Bollettino_Salesiano_198708


Bollettino_Salesiano_198708

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2 I MAGGIO 1987
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito dal-
la Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 • Casella post. 9092 - 00163 Roma-
Aurelio Tel. 06/69.31 .341.
Conto corr. post. n. 46.20'.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero Marco Bongioanni -
Plerdante Giordano • Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzl -
Cosimo Semeraro.
Collaboratori: Nino Barraco Sergio Centofantl Paolo
del Vaglio Umberto De Vanna Monica Ferrari • Maria
Galluzzo Maurizio Niella - Silvano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Fotocomposizione, spedizione: Stabilimento Grafico
SEI• Torino
Stampa: ILTE • Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Il BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto ago-
sto) per tutti.
Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione Invita a mandare notizie
e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano, Rinaldinl) Via Marsala 42 00185
Roma Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo In 39 edizioni nazionali e 18 lin-
gue diverse (tiratura annua oltre 1O milioni di copie) In:
Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia
Austria Belgio (in fiammingo) Bolivia Brasile Ca-
nada Centro America (in Guatemala) - Cile Cina (a
Hong Kong) Colombia • Ecuador f:mpplne • Fran-
cia Germania Giappone • India (in inglese, malaya-
lam, tamil e telugu) • Irlanda e Gran Bretagna • Italia
Jugoslavia (in croato e in sloveno) Korea del Sud
Lituania (edito a Roma) Malta Messico - Olanda
Paraguay - Perù Polonia Portogallo • Spagna
Stati Uniti - Thailandla Uruguay Venezuela Zaire
DIFFUSIONE
Il es è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nel limiti
del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vec-
chio.
SOMMARIO
4 LETTERE DAL MONDO
di Don Egidio Viganò
6 CRONACHE SALESIANE
10 ANNO MARIANO
E Don Bosco disse: tutto è opera di Maria
di Domenico Bertetto
14 ANNO MARIANO
Un Centro di documentazione per la devo-
zione popolare nella cripta del Santuario
servizio redazionale
17 VITA ECCLESIALE
A servizio della giustizia e della pace
di Angelo Paotuzi
20 PROTAGONISTI
Il cineasta della Bovlsa
di Pierdante Giordano
24 PROGETTO AFRICA
Quel Capo così poco verde e molto caldo
di Josè A. Rico
27 PROTAGONISTI
Dal povero trullo della Puglia agli Indiani
poveri del Bengala
di Gaetano Nanetti
30 STORIA SALESIANA
E •l'uomo del secolo• acquistò la cartiera
di Umberto De Vanna
33 PROBLEMI EDUCATIVI
E se l'edlcola aiutasse a scoprire se
stessi?
di Sergio Centofanti
36 STORIA SALESIANA
L'Oriente affascinò Don Bosco
di Francesco Motto
RUBRICHE
I lettori scrivono, 3 Pigy di Del Vaglio, 6 - Cerchia-
mo di capire, 9 - I nostri Santi, 40 I nostri morti,
41 • Solidarietà, 42-43.
1 Maggio 1987
Anno 111
Numero 8
In copertina:
Particolare della statua di
M. Ausiliatrice posta sulla
cupola del Santuario di
Torino
(Foto don Scalabrino)
Servizio a pag. 1O

1.3 Page 3

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- - - - - - - - - - -il1
La legg• •ull'occupazlone
giovanile
Sono Roberto, 20 anni e mezzo, ex al-
lievo salesiano da due con in tasca
tanta voglia di lavorare. Ma è una cor-
sa vana.
Lo scorso anno lavorai cinque mesi
presso uno studio tecnico in zona Lau-
rentina (io infatti sono di Roma ed abi•
lo sulla Tiburtina non molto distante
dall'Istituto salesiano Teresa Gerini
dove ho conseguito l'attestato di dise-
gnatore meccanico).
Per mia sfortuna trovai un datore di la-
voro poco onesto che dopo cinque
mesi - sottopagato e ultrasfruttato -
mi scaricò con la scusa che non avevo
una adeguata esperienza...
Benché sfiduciato, benché riluttante,
continuai a scrivere a Porta Portese
mia unica fonte di speranza. ~Ha fine
di ottobre una telefonata riaccese una
lieve speranza nel mio cuore. Avevo
trovato lavoro presso una ditta elettro-
medicale.
Lavorai un mese, instancabilmente...
Intanto quel contratto professionale a
cui tutti fanno riferimento tardava ad
arrivare... fino a quando il mio datore
di lavoro non mi ha mandato a casa.
Vorrei sapere la vostra opinione a pro-
posito dì questo contratto (Progetto
Formazione Lavoro al sensi dell'Art. 3
Legge n. 863 del 19/2/84). Desidero
una vostra risposta tramite Il «Bollet-
tino•.
Lettera firmata - Roma
Risponde Pasquale Ransenigo della
Delegazione Nazionale CNOSIFAP.
"L'esperienza sofferta che descrivi
nella tua lettera non sembra destinata,
purtroppo, a rimanere isolata e, anche
per questo, merita di essere approfon-
e dita nei tre elementi che tu rilevi.
Innanzitutto, pertinente Il riferimento
che tu fai all'articolo 3 della legge
n. 863, del 19.12.1984, che ha portato
a termine la configurazione istituzio-
nale di quei contratti di formazione e
lavoro (CFL), che si erano introdotti
nel nostro paese con la legge n. 79/83
come strumenti di deregolazione del
mercato del lavoro, al fine di facilitare
una prima esperienza di lavoro per i
giovani In età compresa tra i 15 e i 29
anni.
Alla possibilità, offerta alle imprese di
ricorrere ad assunzioni a tempo deter-
minato con awiamento nominativo e
con incentivo economico - ulterior-
mente allargato con la recente legge
n. 113 de/1'11.4.1986 -, la legge
863/84 aggiunge, però, il vincolo che
obbliga le Imprese a predisporre e a
presentare un progetto formativo a
specifiche Commissioni regionali o
nazionali, al fine di valutare e accetta-
re le richieste di assunzioni.
Un secondo elemento, che tu sottoli-
nei, fa riferimento all'entità del salario
che, nel tuo caso di contrattista forma-
zione/lavoro, ha registrato variazioni
alterne. Su questa materia non è Inter-
venuto fino ad ora nessuna legge, ma
si sono realizzati accordi tra le Orga-
nizzazioni Sindacali CGIL-CISL-UIL
con la Confapi {7. 11.85) e con la Con-
findustria (8.5.86), che Introducono,
anche se in forma indiretta, ilsalario di
ingresso per i giovani assunti con con-
tratto di formazione e lavoro e modifi-
cano le procedure previste dalla legge
n. 863/84.
Infine, rimane la tua amara esperienza
di giovane che, dopo essersi qualifica-
to con un corso biennale presso un
Centro di Formazione Professionale,
constata personalmente e sulla pro-
pria pelle il peso e l 'incidenza delle re-
gole di un mercato del lavoro che offre
ampi spazi alla prevaricazione degli
interessi economici e di profitto e sot-
tovaluta o disattende la responsabilità
etica nei confronti della persona.
Di fronte a questa situazione persona-
le non ti vuoi arrendere: ciò ti fa real-
mente uomo del lavoro che è coscien-
te di avere nella propria professionali-
un potere umano e contrattuale
che, nelle circostanze attuali, sembra
perdente nei confronti di un assetto
Istituzionale e contrattuale che stenta
a dominare la fase critica del cambia-
mento In atto nella nostra società.
Fortunatamente, i casi come il tuo si
stanno Imponendo con forza alla con-
siderazione delle forze sociali, politi-
che e culturall più sensibil/ e respon-
sabili.
Per tali componenti, non è in questio-
ne la opportuna deregolazione, l'av-
viamento nominativo, l'incentivo eco-
nomico o Il salario di ingresso..., quan-
to la qualità dell'esperienza di lavoro
che dovrebbe essere garantita da op-
portuni interventi formativi, corrispon-
denti alla situazione del soggetto in
contratto di formazione e lavoro e al
ruolo lavorativo che viene assegnato a
questi nel processo produttivo.
Con tale vincolo, il tempo determinato
di lavoro e la minore retribuzione di
salario di ingresso verrebbero ade•
guatamente compensati dagli inter-
venti formativi che, anche nel tuo ca-
so, affinerebbero la professionalità In/•
zia/e alle situazioni concrete di im-
piego.
Cultura della formazione e responsa-
bilità etica sembrano emergere come
istanze fondamentali da promuovere,
come tu sottolinei, proprio nel conte-
sto dei rapidi cambiamenti che si veri-
ficano nell'innovazione scientifico-
tecnologica, presente nei processi
produttivi di beni e di servizi.
L'auspicio è che altri giovani, che vi-
vono situazioni analoghe alla tua, sap-
piano trovare disponibilità reali ad af-
frontare adeguatamente e con urgen-
za le situazioni problematiche nelle
quali vivono la propria esperienza di
giovani e di lavoratori•.
Ricordo tutto
Scrivo per dirvi che sono una dalle più
anziana ex allieve di Napoli. Ho no-
vant'anni ed ho frequentato le ele-
mentari a Napoli alla prima scuola del-
le suore.
Il 1903, la prima elementare, una pic-
cola scuola, due appartamenti uniti,
poche classi.
Seduta sulla poltrona spesso ricordo
tutto: la strada, la scuola, la mia cara
ed ultima suora suor Margherita Mar-
telli morta nel 1969.
Spero di poter assistere l'anno prossi-
mo ai festeggiamenti del Centenario...
Altrimenti li vedrò dal Cielo.
Elena Caputo, Via Monte Po/Imo, 2 Roma
P.S. Perdonatemi come ho scritto ma
purtroppo gli anni sono tanti. Ricevo
puntualmente il •Bollettino• e lo leggo
con tanto piacere. Lo ricevevo a Napo-
li sin dai miei giovani anni. La rivista
mi ha seguito a Roma.
A propo•llo di una recen•lon•
Ho letto con interesse la rubrica oclibri
& Altro• apparsa sul numero di dicem-
bre. Non concordo tuttavia su quanto
detto sul libro Carlo Alberto il Savoia
amletico. Per quanto mi riguarda non
c'è nessuna riconciliazione da fare.
.casa Savoia ha sempre compiuto il
suo dovere: adesso come vent'anni
fa.
Fvms ,Jleggib1e MOfldovl

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4 1 MAGGIO me,
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Don Viganò
ci parla
IL TESSUTO
POLICROMO
Gli indigeni tessono ancora a mano.
Amano i colori vivaci. Li armonizzano con arte nei
loro tessuti. Puoi osservare le tessitrici tra i Kctchies
del Guatemala, oppure tra i Quechua delle Ande o in
tante etnie dell' Lndia e nei numerosi paesi dell'Africa.
Senza andare lontano, trovi il gusto della policrorrùa
anche negli antichi costumi folkloristici delJe varie re-
gioni europee.
NelJe riflessioni che uno fa viaggiando, la memoria
e la fantasia aiutano a far rapportare tra loro tante co-
se diverse; sul telaio della mente si intrecciano fatti,
persone, cose, tempi diversi e spazi distanti, per of-
frirti un tema unitario che risulta gradevole e pro-
fondo.
C'è un bel paragone che può spiegare l'arte di una
simile tessitura meditativa: è la Bibbia. Dal primo
giorno della creazione fino agli Apostoli di Cristo la
S. Scrittura intreccia filo a filo, senza mai spezzarsi: il
tesoro della Rivelazione. C'è molteplicità di agiografi,
di genere letterari, di situazioni sociopolitiche, di pro-
blemi umani e di argomenti, eppure tu scopri la mano
di un unico gran Tessitore: lo Spirito di Dio come su-
premo Autore del tulio.
Evidentemente, un simile tessuto non Io scorge
chiunque. Solo il credente ne rimane ammirato e gioi-
sce.
Questo paragone ti può aiutare a capire la riflessio-
ne che ti offro ora.
Tu trovi dappertullo, pur viaggiando tra tanti po-
poli diversi, fa Chiesa di Cristo, in minore o maggiore
proporzione secondo le regioni. La puoi paragonare a
un tessuto policromo. Appare come il « Sacramento
uòiversale di unità>}.
Non tutti la percepiscono così: s uccede! Uno può
guardare il corpo umano considerando le sue risorse
biologiche, l'armonia, le potenzialità, l' agilità, l'am-
mirevole capacità di mediare lo spirito: negli occhi,
nel sorriso, nel pianto, nella parola, nel portamemo,
negli atteggiamenti, nella postura. Un altro, invece, lo
considera solo pessimisticamente nelle sue malattie,
nelle deformazioni, nelle mutilazioni, negli acciacchi,
neIJa senilità, nella morte e nella decomposizione. Ha
un po' di ragione a nche lui.
Ma la Chiesa, che è il Corpo di Cristo nel mondo,
porta in la vitalità della risurrezione. Perciò, g uar-
dare ad essa solo come a una tunica lacerata vuol dire
avere una vista difettosa.
Uno degli aspetti che impressiona il credente che

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- - - -- - - -- - - sB-
viaggia è senza dubbio la pre.!>enL.a d ella lede cri!.tiana
ovunque: quanto è più i11cultura1a, 1anto più incide
nella storia.
Quando, rientrando da popoli di antiche uadi,ioni
non cristiane, o:.servi le culture toccate dal Vangelo,
percepisci subito il balzo di qualità ratto con Cristo
nel transito dall'Antico al Nuovo Testamento: riguar-
do, per esempio, alla dignità della donna, aJ significa-
to e ai limiti della politica, alla purificazione della reli-
gione per opera della fede, al superamento della legge
attraverso il primato dell'amore.
Si constata, tra l'altro, che i grandi segni dei 1empi
~ono nati in regioni e in popoli che hanno approfondi-
to la vocazione dell'uomo con le luci della Rivclalio-
nc; purtroppo, poi, lo stesso fascino della promo,done
dell'uomo porta anche a deviazioni.
Soprattutto è sorprendente vedere come l'incisività
della fede crisi iana ha fatto crescere dappertutto, nei
multiformi gruppi credenti, un senso forte di comu-
nione, di fratellanza, di sintonia di preghiera e di cul-
to, di autocritica e di ricorso alla misericordia del Pa-
dre, di ospitalità. Ti senti davvero tra «concittadini»
nella fede. Il Popolo di Dio, formato da gente chia-
mata da ogni nazione, «costituisce - come dice il
Concilio - per tutta l'umanità un germe validissimo
di unità, di speranza e di salvezza, pur apparendo ta-
lora come il piccolo gregge».
Il tessuto policromo della C hiesa nel mondo presen-
ta ceni colori che risaltano per la loro intensità. Guar-
diamone alcuni che spiccano di più.
La liturgia eucaristica dimostra in 1uui i popoli, con
Jiffcrenti espressioni artistiche, che il rapporto vitale
con Cristo Risorto trascende i tempi e le frontiere.
La venerazione a Maria, Vergine e Madre, assicura
massicciamente il senso di una fede centrata sulla sto-
ria della salvezza: vede nei due nostri fratelli risoni,
CriMO e Maria, il secondo Adamo e la seconda Eva
del nuovo genere umano.
La adesione agli Apostoli del Signore, presenti (per
legittima successjone) nel Papa, successore di Pietro,
e nei Vescovi, è un ratto meraviglioso che mantiene
unilo il tessuto policromo.
Ci sono però, dirai, anche dei limiti, dei peccati,
delle defezioni! È vero; ma non sta qui la vitalità della
Chiesa. Qualche occhio miope vede solo, come dice-
vamo, una tunica lacerata.
Il credente ammira, pur nel realismo delle carenze e
deficienze, un meraviglioso tessuto policromo, fatto
da mano più c he umana. Come dice il Concilio: << Dal-
la forLa del Signore risuscitato (la Chiesa) trova forze
per vincere con pazienza e amore le sue interne ed
esterne afflizioni e difficoltà, per svelare aJ mondo
con fedeltà, anche se sotto ombre, il mistero del Si-
gnore, fino a che alla fine dei tempi sarà manifestato
nella pienezza della sua luce».
Giran do per il mondo viene spontaneo ripetere con
Maria: « Il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore per-
ché ha fatto cose grandi»!
don Egidio Viganò

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AUSTRIA
All'Istituto FMA di
Vocklabruck si scommette su
Don Bosco
<<Scommettiamo che la via della
santità, indicataci da San G. Bosco,
ancor oggi è valida per aiutarci a
cambiare il mondo. Voi siete giovani,
a voi è affidata la sorte del terzo
millennio dell'umanità. Voi, con la
vostra bontà, serenità ed ottimismo
dovete cooperare ad un mondo
migliore. Cosi, come ha fatto D.
Bosco... iniziando da voi, per
conquistare gli aJtri».
Cosi, grosso modo, si è espresso
all'omelia del 3 1 gennaio 1987 il padre
agostiniano Leitner, parroco di
Vocklabruck di fronte a quattrocento
allieve ed insegnanlì delle Figlie di
Maria Ausiliatrice riunite per la
circostanza. L'insistenza del verbo
«scommettere» in questa zona
dell'Austria superiore ha un significato
particolare. Qui infatti suor Farfeleder
prendendo spunto da una nota
trasmissione televisiva austriaca
denominata «Wetten, dass... »
(Scommettiamo che. ..) ha avuto l'idea
di coinvolgere nel gioco l'intera
comunità educativa. E cosi da alcuni
anni la festa di Don Bosco è
partecipata al massimo e fra una
«scommessa» e l'aJtra la gente impara
a conoscere la vita del Santo, a vivere
in serena fraternità e a scoprire il
senso autentico della Famiglia
Salesiana.
INella foto:
Durante Il gioco
•Scommettiamo
che...• I quattro
Padrini
della Festa.
PIG-Y di ):)EL VAu-LlO
SOHD POCHÌ quGU-1
cl-le ReCIT/:lHO t:}N(.D.et:J
7 !_,; IL l20S4RJO
COM€ SI 5P/G{r4
\\.... aue.,ro F€NOM5HO
ITALIA
Corsi per disoccupati a
reddito zero e contratti di
formazione-lavoro
E ... UN Ml5T€RO
, , , .DOLOROSO
Il problema della disoccupazione
giovanile e non continua ad essere
sempre più grave. Per arginare i
licenziamenti e utiJizzare i
«cassintegrati» gli Enti Locali si
rivolgono spesso aJ settore della
formazione professionaJe. È accaduto
in Piemonte dove i Centri CNOS/FAP
di Torino-Rebaudengo e di Torino-
VaJdocco hanno accettato di svolgere
aJcuni corsi che si sono svolti con
serenità e comune soddisfazione. Il
Centro di Valdocco ha anche
reaJizzato un Corso per giovani da
inserire nelle aziende con un contratto
di formazione-lavoro. La disponibilità
di questi due centri salesiani a venire
incontro al mondo del lavoro è
veramente notevole tanto più che
spesso i partecipanti ai corsi si
caratterizzano per la loro eterogeneità.
A proposito del Corso per grafici
tenuto a Torino-VaJdocco, iJ saJesiano
don GaJlenga ha dichiarato: <<Al

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- - - - - - - - - - -.11
I MAGa/0 1987 7
Centro di Valdocco il Corso è servito
per venire a contatto con delle aziende
che non si conoscevano: ciò ha
consentito di ampliare lo scambio di
esperienze, di modi di lavorare, ed ha
anche fauo conoscere la nostra Scuola
Professionale: una conoscenza (anche
se limitata) del mondo salesiano.
Lo svolgimento del Corso ha
inconLrato difficoltà negli alunni
stessi, per la loro forte disparità di
livelJo di partenza culturale e
professionale (dalla 3• media a perito
grafico, al geometra, alla maestra).
Non tutte le aziende poi erano
ossequienti alJo spirito del Corso, per
cui, a volte, i giovani venjvano
trattenuti a lavorare...
Di certo, il giudizio espresso dalla
Commissione d'esame e la valULazione
data dagli Insegnanti ha stimolato
l'interesse dei giovanL
Corsi di questo tipo rientrano in
quell'attenzione che lo spirito di Don
Bosco ha per il mondo giovanile e, in
partfoolare, per quello operaio.
Questo, se avvicinato col cuore della
Scuola Professionale, tradizionale
nell'obiettivo educativo, ma nuova
nelle forme tecrucbe e didattiche, è
aperto al messaggio della promozione
umana e cristiana».
La città di Latina ricorda
il centenario della nascita
del suo primo parroco
li 17 gennaio u.s. in Latina nella
Cattedrale di S. Marco, gremita di
persone, ha avuto luogo la
celebrazione del centenario della
nascita del salesiano don Carlo
Torello, primo parroco della città.
Erano presenti Sua EmineDza il
Cardinale Rosario Castillo Laro,
salesiano, Sua Eccellenza mons.
Domenico Pecile, Vescovo di Latina,
il Sindaco, il Prefello, il Questore e
tutte le altre autorìtà civili e militari,
alcuni parlamentari e deputati
regionali pontini, i Presidenti degli
Ordini Professionali e molti salesiani
che operarono nella parrocchia
S. Marco, con i loro superiori don
Bosoni, don Spera.
Don Luigi Fiora, rappresentante della
Congregazione salesiana presso la
S. Sede, ha tenuto la
commemorazione ufficiale, rievocando
la figura del sacerdote, caro al cuore
di tutti i latinensi. Don f'iora ha
delineato i tratti salienti della
personalità di don Carlo ToreUo. In
una efficace carrellata ha presentalo la
sua vita, dalle origini contadine, alla
esperienza bellica, al lavoro
parrocchiale in Roma, all'avventurosa
vicenda della nascita di Littoria.
La sensibilità, l'umiltà, lo spirit6
arguto, il coraggio, la generosità e
tutte le altre virtù di don Carlo
Torello sono stati tratteggiati e si è
evidenziata la grande opera da Lui
svolta in terra pontina, con la
collaborazione dei confratelli
Salesiani. Sono seguite diverse
testimonianze, rese con profonda
emozione da coloro che le avevano
vissute personalmen1e. L'assemblea si
è commossa nell'ascoltare quan1i si
sono avvicendati al microfono, e la
presenza spirituale di don Carlo
Torello è stata più viva che mai,
palpabile, reale. Tra gli altri, il prof.
Zaccagnini, l'Avv. Palombi, la
professoressa ValJin, il Sig. Silipo, il
Sig. Luzzi hanno riferito episodi
umanissimi e significativi.
Ha chiuso la serie delle teslimonianze
!'On.le Guìdo Bernardi, Sindaco di
Latina al tempo della morte di don
Torello, che ha ricordato con parole
toccanti l'ultima benedizione del
sacerdote alla sua città.
La gente ha applaudito a lungo, non
di rado con le lacrime agli occhi
dimostrando l'affeuo sincero e la
stima che ha per don Torello e per i
figli di don Bosco. li Sindaco di
Latina, d1. Redi, ha ,onsegnato al
direttore salesiano don Riccardo
Macchioni una medaglia d'oro per la
Comunità Salesiana, da parte della
città riconoscente per l'impegno
continuo al servizio della popolazione.
Altro riconoscimento è venuto dagli
Ordini Professionali riuniti, che per
mezzo del loro presidente lng. Sergio
Polese, hanno offerto a loro volta una
targa. Durante la celebrazione
eucaristica il Cardinale Castillo Lara,
che conobbe don Torello
personalmente, nella sua omelia,
prendendo spunto dall'ultima
benedizione impartita dal vecchio
parroco alla sua città, ha detto di lui
che era egli stesso una benedizione
vivente, un dono di cui si deve essere
grati a Dio, il costruttore di una
Chiesa che è viva ed operante.
Ha chiuso la celebrazione il Vescovo
Mons. Pecile, che ha ringraziato il
Cardinale per la sua presenza alla
commemorazione e i Salesiani per
quanto hanno sempre fatto, e faranno
in futuro, per la sua diocesi.
Francesca Del Grande
Riuniti i Dirigenti E uro pei
Exallievi
Dal I3 al I5 marzo 1987 si sono riuniti
a Roma i presidenti e i delegati delle
Federazioni nazionali exalJievi
d'Europa. Presa visione della
situazione nelJe diverse Federazioni
nazionali i dirigenti europei
dell'associazione salesiana hanno
indicato alcune linee operative
Nella foto:
Un momento dell'Incontro
e uropeo di Roma.

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8 I MAGGIO 1/181
concrete :.ulle qunli far camminare
l'A~ociulone.
In parlicolare a livello organiuativo
saranno avviari incontri co11
I'AssociaLione delle Exallieve delle
figlie dj Maria Ausiliatrice in vista
anche delle celebruioni centenarie.
Una particolare auenzione è stata daia
al senore giovanile così come un
rilancio dell'Associazione non può
prescindere da uno stretto vincolo fra
gli exallievi e le comunjtà salesiane
locali.
In occasione dell'incontro poi è Malli
presentata una lettera (verrà
pubblicata nei prossimi Atti del
Consiglio Generale) del Rettor
Maggiore ai Salesiani che ha per
argomento proprio gli exallievi e 11
rilancio del loro movimento.
Palaaetto è !.lato trasformato in un
grande hepping dove gioia, colori,
musica e parole hanno fatto vivere un
momento certamente per ru11i
indimenticabile. Senza <<Sbavature» e
«leziosaggini)> si è assistito ad uno
spettacolo semplice e ben comato dcne
il gruppo di dat12a di Cusano Milanino
la Prato's big band di Milano, il mago
Sales e un presentatore intelligente
hanno dato a tulti i partecipanti un
messaggjo di serenità e di pace. Una
bella soddisfazjone per il gruppo di
Figlie di Maria Ausiliatrice che dirige e
redige il quindit.inale.
MOZAMBICO - - - - -
Festa di primavera per
duemila teenagers
Almeno duemila adolescenti hanno
festosamente partecipato
all'appuntamento annuale di
primavera organizzato dall'omonima
rivista diretta dalle Figlie di Maria
Ausiliatrice di Cinisello Balsamo. La
manifestarione si è svolta domenica 15
marzo 1987 nel Palazzetto della città
lombarda. Ad essa hanno par1ecipa10
gruppi di ragazze - ma non
mancavano singole lettrici venute di
loro iniziativa - provenienti dalle
regioni del nord llalia e unite dal fatto
che leggono tutte la rivista Primavera.
All'insegna del motto « Happy life» il
prime professioni religiose
L'ispettore salesiano del Porrogallo
don Josè Pacheco nella sua recente
visita al Mozambico ha ricevuto a
nome del Rettor Maggiore alcune
sjgnificative professioni religiose. Ln
cerimonia è avvenuta il 31 gennaio
1987 ed a professare sono state
rispenivamente Gabriel Musole -
essendo dell'Angola è il primo
salesiano ili quel Paese - e Amèrìco
Chaquisse, il quale essendo del
Mozambico è il terzo salesjano di
questo Paese. Altri due giovani,
Francisco Faria e Rafael Estevao
hanno invece rinnovato la loro
adesione alla regola salesiana.
«ì'l questo per il Mozambico - ha
Nelle foto: Momenti della manifestazione.
Nella foto:
Il gruppo del giovani professi
con l'Ispettore.
dichiarato don Pacheco - un
momento deslinato a dare frutti: i
salesiani sono oltre una ventina con
qua.lche novizio ed un gruppo ili
aspiranti mentre le Figlie di Maria
Ausiliatrice sono oltre trenta con
cinque novizie ed un gruppo dj
aspiranti; i cooperatori hanno tre
centri>>.
EL SALVADOR
L MJS alla XII Fiera
Internazionale
La Xli Fiera internazionale di 61
Salvador che si è svolta nella capitale
di questo Paese ha visto fra i suoi
stands anche le organizzazioni
giovanili salesiane. I giovani del
Movimento Giovanile Salesiano (MJS)
infaui hanno partecipato con uno
stand in cui oltre ad un piccolo
campionario ili pubblfoazioru salesiane
hanno voluto far conoscere la
presenza della Fam iglia Salesiana in
Centro America soprattutto alla vigilia
dell'anno centenario della morte di
don Bosco. Il giorno
dell'inaugurazione della Fiera - si è
svolta dal 14 febbraio al IO marzo
1987 e vi hanno partecipato numerosi

1.9 Page 9

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, MAC.()1() 1'18 9
erchia1110 di capire
Paesi latino-americani, europei cd
asiatici - numero1>i visitatori hanno
potuto partecipare ad una speciale
serata salesiana con la partecipaiione
dell'orchestra giovanile Don Bosco,
del coro «Escoge» e del gruppo dei
fratelli Alejandro della parrocchia
Maria Ausiliatrice di San Salvador.
Nella foto:
Il manifesto del movimento•
presentato alla Fiera di San
Salvador.
ITALlA - - - - - -- -
A ggiornamento
sull'emarginazione giovanile
Un corso di aggiornamento per
operatori ed educatori che svolgono il
loro lavoro tra adolescenti e giovani in
condizioni di disagio, emarginuione e
dirricollà, è offerto dall'Istituto di
Soclologia dell'Università Pontificia
Salesiana di Roma.
I contenuti del corso si articolano in
due unità tematiche: un training su
dinamiche di gruppo condotto dalla
dou. G. Tavazza e daJ dott . M .
Traversi con lo scopo di abilitare
l'operatore a meglio comprendere le
situazioni che si creano nella vita di
SALVARE PAULA COOPER
Sono trentuno negli Stati U11i11 1 minon!nm III atlel,a d1 c:.~crc giu:.1111,ltt
dopo la condanna a morte. A lavo, e di una fra loro, la giovane negra P aulu
Cooper, gli scout irnliani avevano rnccoho migliaia di firme, che poi hanno
l'a110 avere a l Papa, du,ante la loro Route na:,ionale dell'c~tatc ~cor~a in
Abruuo. L'appello i: destinato a nche al Prei..id ente americano. Ronald Rea-
gan, attraverso il suo amb~ciatore in Italia.
Paula Cooper uvc,a uccii..o, meno che quindicenne, la i..ua mac\\tra di cate
chismo durante una rapina per runo . Nell'Indiana, lo scato nd quale era sta
10 commesso l'omicidio, il limite di età per ~fuggii e all'csccu:,ione è di dicci
anni, come nel Vermont . mentre nel Montana è di 12 e nel Mi:,i,issippi 13
Dall'inizio del \\CCOlo, negli Stati Uniti la condanna sui minori di 18 anni e
stata eseguita duecento vo1te.
Secondo Amnel,ty lntcrna11onal, !>i tratta d1 una ((orribile lotteria» e d1
una violazione da parte degli USA d i 1ra11a1i imcrmtzionali so11oscritt i dal
governo. Questi accordi - bibogncrà comunquc ricordarlo non ~ono mai
stati ratificati dal Congrei..so. Ma, a pane qucMo elemento, la denuncia del
l'organizzazione umanitaria si rivolge comro un 5iMema giudi11ario nel quale
«politica, denaro, razzimio e il luogo dove il crimine è commesso SYolgono
un ruolo più importante delle circostanze del c rimine stesso». In altre paroh:.
se un negro aSl,assina un bianco, ha nove probabilità su dicci di Yedcrsi con
dannato alla pena capitale, menti e a un bianco che uccide un negro ne tocca
una su diec i.
L'appello degli scout italiani (che è stato inviato anche ai loro giovani col
leghi americani) in favore della Coopcr ha un punto centrale c he c1 sembrn
importante per capire la logica di un aneggiamento profondame111e crbtia
no: tutti sono redimibili, la spera111a di una conversione non deve mai mori
re. «Crediamo - bCtiYono nel me~i,aggio - nella vita e nella posl,ibilità dei
ragaui di maturare dei cambiament i di rolla e scelte positiYc nei confro nti di
questo mondo, anche quando devono nru.cere in realtà faticmc o addirittura
ostili».
li clima d i conn1uualnà della ~ocietà americana (e in quella europea «pro
gredita» ci si sta arrivando) è giunto a livelli di c~asperazione tali da forniH
una spiega.tione anche all'ondata di suicidi gio\\lanili: in genere, questi ultin11 ,
fra bianchi educati in scuole prestigiose, con l'auto a sedid anni. senta nn
mediati bibogni di lavoro e di l,Opravvivcn,a .
Lo spettacolo della violena1 é quotidiano e lo secerne la \\tessa culrurn
USA dei nostri giorni. La ricerca del successo immediato a quabiasi co\\tO,
del « qui e ora11, della soddisfazione rapida di ogni voglia è un Yeleno che \\t
trasmette a 1u111, spede agli clementi più deboli della comunità . Dell'omici
dio compiuto da una ragazz.ina negra e responsabile - oltre naiuralmentc
chi lo ha perpetrato - anche, se vogliamo, un'intera comunhà, i suoi porta
voce. i suoi valori e disvalori. Si potrà inYcce riu~cire, avendo pietà di c hi hu
sbagliato, ad avere finalmente pietà di se stei..si.
Angelo Paolu,i
gruppo ed avviarle a soluzione e un
approfondimento dei problemi di
educazione morale che si incontrano
nelle comunità di accoglienza, di
riabilitazione e rieducazione, con
particolare riferimento a situazioni
a dolescenziali. Qucst 'ultimi
approfondimenti si faranno con il
contributo della dott.ssa G . Mo re110,
del prof. G. Gatti, mentre Luigi
Mclesi, V. Chiari e R. Ruggiero
diranno la loro esperien,a m merito
alle carceri, aJla rieducazio ne dei
minori e alle comunità di accoglienLa.
Il corso si svolgerà presso l'IJotel
halia di CorYara in Badia ( Bolzano)
dal 18 al 25 luglio 1987. Quanti sono
interessa t i possono rivolgersi alla
Segreteria dell'Istituto di Sociologia
dell'Università SaJesiana di Roma
(Piazza dell'Ateneo Salesiano, I 00139
Roma - Tel. (06)8132041 .

1.10 Page 10

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_ VITA ECCLESIALE_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
10 f MAGGIO 1081
Anno Mariano
Statua devozionale
In terracotta del
XVII secolo
E DON BOSCO DISSE:
TUTTO È OPERA DI MARIA
All'inizio deltAnno
Mariano proponiamo ai
lettori questo intervento
di Domenico Bertetto,
docente di Mariologia
alrUniversità Salesiana e
autore di molte
pubblicazioni.
San Giovanni Bosco non
ha mai trascurato le varie forme lo-
cali di devozione mariana, trovate
nei vari luoghi in cui si è svolta la
sua formazione e la sua a11ività sa-
cerdotale. li suo spirito pratico e la
sua mente aperta lo hanno sempre
condotto a valorizzare per e per
la propria missione di educatore e di
fondatore, quanto di buono egli
trovava sul suo cammino. Vediamo
perciò fiorire in lui ed esser da lui
valorizzate le varie forme di devo-
1.ione mariana proprie dei luoghi e
dei tempi in cui egli è vissuto: la de-
vozione all'Addolorata, alla Conso-
lata, alla Vergine del Rosario, alla
Madonna del Castello, venerata a
Castelnuovo, alla Madonna delle
Oraz.ie, venerata a Chieri, ecc.
Per questo egli coltiva pure fin
dall'inizio della sua formazione sa-
cerdotale la devozione all'lmmaco-
lata Concezione dì Maria, s.ia per
l'innusso dei vari ambienti in cui si
è operata tale formazione: il Semi-
nario di Chieri e il Convitto eccle-
siastico di Torino, ove taJe devozio-
ne era fiorente; sia per influsso del
clima spirituale del tempo, partico-
larmente permeato di fervore e di
devozione verso tale privilegio ma-
riano, di cui erano ovunque in auo
l'interessamento e lo studio in ordi-
ne alla preparazione della definizio-
ne dommatica; sia anche per le sue

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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' - - - - - - - - - - - - - -sB
speciali condizioni di spirito, parti-
colarmente orientato al culto ed alla
pratica della purezza personale, che
egli desiderava trasfondere nei gio-
vani, ai quali sentiva di esser in mo-
do speciale destinato da Dio.
La devozione all'Immacolata
Concezione di Maria diviene però
ben presto nota dominante della sua
spiritualità mariana; fin da quando,
agli albori del sacerdozio, la Vergi-
ne Immacolata lega al Suo nome ed
alla Sua festa l'inizio e le tappe più
significative dello sviluppo dell'ope-
ra del Santo a bene della gioventù.
L'Immacolata diviene cosl per
San Giovanni Bosco la Madonna
delle origini dell'Oratorio, la vera
madre che assiste e favorisce lo svi-
luppo dell'Opera che Ella ha susci-
tato, l'ideale sublime dell'immaco-
latezza e del candore, che deve fiori-
re nei giovani e in quanti si consa-
crano alla loro educazione cri-
stiana.
L'Immacolata si rivela perciò, in
modo sempre più luminoso ed effi-
cace, l'Ausiliatrice di Don Bosco,
delle sue istituzioni, dei giovani e in
generale di tutte le necessità della
Chiesa. I «tristi tempi» delle siste-
matiche opposizioni al Papato e alla
religione cattolica da parte della
coalizione settaria e rivoluzionaria,
e le speciali manifestazioni dell'in-
tervento di Maria a favore del Cor-
po mistico di Gesù Cristo e del suo
Capo, - tra cui ebbe singolare riso-
nanza il prodigioso ritrovamento
della miracolosa immagine di Spo-
leto - rendono Don Bosco sempre
più compreso della missione sociale
dell'Immacolata, quale Aiuto del
popolo cristiano, ossia quale Patro-
na della Chiesa e del suo Capo visi-
bile. A questo si aggiungono specia-
li illustrazioni celesti attraverso ai
suoi sogni profetici, e la serie sem-
pre crescente di prodigi con cui la
Vergine accredita il titolo che Don
Bosco, anche per esortazione di Pio
IX, ha voluto dare al nuovo tempio
che sorge in Valdocco, quale chiesa
madre della Congregazione Sale-
siana.
Ecco quindi apparire e dominare
sempre più nella devozione e nell'a-
postolato mariano del Santo, il tito-
lo Auxilium Christianorum, che la
voce popolare denomina ben presto
la Madonna di Don Bosco.
Questo titolo però in Don Bosco
non succede a quello dell'Immaco-
lata Concezione, né lo sostituisce,
sibbene lo integra e completa, in
quanto mette in evidenza la missio-
ne di aiuto e di protezione in ordine
alla collettività cristiana ed ai suoi
membri, che compete a Colei che è
venuta all'esistenza senza il peccato
di origine, per essere la Madre di
Gesù e di tutti i redenti. La sostitu-
zione avvenne rispetto ad altri titoli,
non rispetto a questo.
Nel 1867, mentre sorgeva il tem-
pio all'Ausiliatrice, si sostituì nel-
l'Oratorio la giaculatoria Maria
Auxilium Chrislianorum alla giacu-
latoria Sedes Sapientiae, nelle pre-
I MAGGIO 1987 11
ghiere prima e dopo lo studio e la
scuola e questa prassi si estese a tut-
te le case salesiane e dura tuttora.
La devozione all'Immacolata in-
vece continua ad avere, anche nel-
l'ultimo periodo della vita di San
Giovanni Bosco, l'importanza ed il
fascino che aveva nel primo periodo
della sua vita e attività sacerdotale.
Solo la spiritualità del Santo e la
sua efficienza di irradiazione maria-
na, in tale periodo si arricchiscono,
per il nuovo crescente impegno di
valorizzare e di propagare il culto e
l'invocazione deJ patrocinio del-
l'Immacolata, espresso nel titolo
Rellqularlo In legno e
metallo del XIX secolo

2.2 Page 12

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12 · l MAGGIO 1981
La Madre del Redentore
La Madre del Redentore ha un
preciso posto nel piano della
salvezza, perché, «quando
giunse la pienezza del tempo,
Dio mandò suo Figlio nato da
una donna, nato sotto la legge,
per riscattare coloro che erano
sotto la legge, perché ricevessi-
mo l'adozione a figli. E che voi
siete figli ne è prova il fatto che
Dio ha mandato nei nostri cuori
lo Spirito del suo Figlio, che gri-
da: Abbà, Padre» (Ga/ 4, 4-6).
Con queste parole dell'apo-
stolo Paolo, che il Concilio Vati-
cano Il riprende all'inizio della
trattazione sulla Beata Vergine
Maria, desidero anch' io avviare
la mia riflessione sul significato
che ha Maria nel mistero di Cri-
sto e sulla sua presenza attiva
ed esemplare nella vita della
Chiesa. Sono parole, Infatti, che
celebrano congiuntamente l'a•
more del Padre, la missione del
Figlio, il dono dello Spirito, la
donna da cui nacque il Reden-
tore, la nostra filiazione divina,
nel mistero della ..pienezza del
tempo•.
Questa pienezza definisce il
momento fissato da tutta l'eter-
nità in cui il Padre mandò suo
Figlio, «perché chiunque crede
in lui non muoia, ma abbia la vi-
ta eterna» (Gv 3, 16). Essa de-
nota Il momento beato, In cui •il
Verbo, che era presso Dio, ... si
fece carne e venne ad abitare in
mezzo a noi• (Gv 1, 1.14), fa-
cendosi nostro fratello. Essa se-
gna il momento, in cui lo Spirito
Santo, che già aveva infuso la
pienezza di grazia in Maria di
Nazareth, plasmò nel suo grem-
bo verginale la natura umana di
Cristo. Essa indica Il momento
In cui, per l'ingresso dell'eterno
nel tempo, il tempo stesso viene
redento e, riempiendosi del mi-
stero di Cristo, diviene definiti-
vamente «tempo di salvezza•.
Essa, Infine, designa l'inizio ar-
cano del cammino della Chiesa.
Nella liturgia, infatti, la Chiesa
saluta Maria quale suo esordio,
perché nell'evento della conce-
zione immacolata vede proiet-
tarsi, anticipata nel suo mem-
bro più nobile, la grazia salvatri-
ce della Pasqua, e soprattutto
perché nell'evento dell'Incarna-
zione incontra Indissolubilmen-
te congiunti Cristo e Maria: co-
lui che è suo Signore e suo ca-
po e colei che, pronunciando il
primo fiat della Nuova Alleanza,
prefigura la sua condizione di
sposa e di madre.
Giovanni Paolo Il
(dalla Lettera Enciclica
Redemptoris Mater)
vittorioso di Auxilium Chrìstiano-
rum.
Le speciaJi circostanze e necessità
in cui si trovava la Chiesa nella se-
conda metà del secolo XIX e i vari
altri fattori a cui abbiamo accenna-
to, avevano reso persuasq Don Bo-
sco che non bastava più guardare
aJl 'lmmacolata come a fulgido mo-
dello di perfezione e di ascesi indivi-
duale, ma era più che mai necessa-
rio di invocarne l'aiuto potente con-
tro gli agguerriti nemici, che atten-
tavano alla vita ed all'azione della
Chiesa, colpendola nel Capo e nelle
membra.
Immacolata Ausiliatrice! Ecco la
formula che contraddistingue ed
esprime nei suoi elementi più carat-
teristici il contenuto dottrinale e le
manifestazioni pratiche della devo-
zione mariana di San Giovanni Bo-
sco e dei suoi figli spirituali.
li titolo di Jmmacolata richiama a
lui ed ai suoi religiosi l'origine del-
l'Opera Salesiana e ne mette in rilie-
vo l'ideaJe di purezza, che costitui-
sce il segreto della sua vitalità ed
espansione, garantendo altresì l'ef-
ficacia della sua missione educativa.
La Vergine stessa in rìpetute illu-
strazioni soprannaturali aveva ri-
chiamato Don Bosco a questa inde-
rogabile esigenza di purezza, neces-
saria per quanti lo dovevano coa-
diuvare nel condurre, attraverso a
questa stessa virtù, le schiere giova-
nili alla vita di carità e di grazia.
Va ricordata la visione del pergo-
lato delle rose, in cui la celeste Pa-
storella ammonì circa il distacco
dalle affezioni sensibili, che ostaco-
lano la missione educatrice.
Anche nella visione di Lanzo del
I876, San Domenico Savio si fa
portavoce, dall'oltretomba, di que-
Statuetta della Vergine col
Bambino in terracotta policroma

2.3 Page 13

▲back to top
- - - - - - - - - - -sB-
c;ta stessa ammonizione.
E soprattutto nella visione del
1886, la Vergine stessa, riapparendo
a Don Bosco sotto le sembianze di
pastorella, come già nel 1844, ed in-
dicandogli le tappe della futura
espansione dell'Opera Salesiana da
Valparaiso a Pechino, rivela pure il
<;egreto di tale espansione che a 70
anni di distanza si può già riscontra-
re, almeno in parte, realizzata: « Vi
è una cosa sola da fare: raccoman-
dare che i miei figli coltivino la virtù
dj Maria».
A questa luce è pure facile ren-
dersi conto della speciale continua
presenza dell ' Immacolata nell' ori-
gine e nello sviluppo dell'Opera di
Don Bosco, quale efficace richiamo
ed espressione della sua caratteristi-
ca spirituale e pedagogica.
«Ciò che deve distinguerci dagli
altri - ammoniva lo stesso Don
Bosco facendosi eco delle illustra-
1ioni celesti, - ciò che deve essere il
carattere della nostra Congregazio-
ne è la virtù della castità: che tutti ci
<;forziamo di possedere perfetta-
mente questa virtù e d'inculcarla, di
piantarla nel cuore altrui».
IJ titolo di « Auxilium Christiano-
rum», col suo primario signil1cato
storico e dottrinale, esprimente il
patrocinio dell'Immacolata sulla
Chiesa e sul Papa, manifesta invece
lo spirito cattoHco e papale di San
Giovanni Bosco e della sua Opera,
intesa ad affermare l'insegnamento
e l'autorità del Papa e a formare e
promuovere nei giovani e nei fedeli
il sentire cum Ecclesio.
« La Congregazione e i Salesiani
- disse Don Bosco in punto di
morte, quale testamento spirituale
ai suoi figli - hanno per iscopo
speciale di sostenere l'autorità della
Santa Sede, dovunque si trovino,
dovunque lavorino ... i Salesiani so-
no per la difesa dell'autorità del
Papa... ».
Per questo Don Bosco ha propa-
gato ovunque la devo1ione a Maria
Auxilium Christionr>rum, ossia a
Maria, Patrona della C hiesa e del
Papa.
La formula Immacolato Ausilia-
trice è anche l'espressione dei prin-
cipali motivi dottrinali e devoziona
li mariani che distinguono il secolo
X IX, e sono legati aJ magistero cd
a ll'attività apostolica di Pio IX, il
I
Quadro dell'Immacolata (la
Donna dell'Apocallsse)
commissionata da Don Bosco al
pittore G. Rolllnl nel 18.82
Papa dell' Immacolata; di Pio VII,
il Papa che ha introdouo nel 1815 la
festa liturgica del titolo Auxilium
Christianorum, come riconoc;ci-
mento dello speciale patrocinio che
Maria esercita sulla C hiesa e sul suo
Capo; e di Leone XIII, il Papa della
mediazione di Maria, ampiamente
proposta e inculcata nelle sue enci-
cliche sul Rosario.
San Giovanni Bosco, sotto la gui-
da dello Spirito di Dio che forma i
c;uoi Sanli, si è intonato col pro-
gramma mariano del suo secolo e lo
I MAGGIO 1<18 13
ha vissuto intensamente e irradiato
con fervida passione di apostolo, le-
gandolo in eredità alle Famiglie reli-
giose da lui fondate.
In tal modo egli ha efficacemente
contribuito a quel movimento di de-
vozione ed amore filiale verso la pu-
rissima e Jmmacolata Vergine Ma-
ria, che costituisce, secondo l'affer-
mazione di Pio XII, il più impor-
tante e confortante segno dei nostri
tempi, e che si è affermato e conti-
nua anche dopo il Concilio Vatica-
no Il con l'Esortazione Marialis
cultus di Paolo Vi e il Magistero
Mariano di Giovanni Paolo Il.
Domenico Ber1etto

2.4 Page 14

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_ ANNO MARIANO_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
14 · I MAGGIO 1987
Grazie a/l'impegno di
don Pietro Ceresa si
sviluppa sempre più uno
straordinario museo
mariano fatto di tante
piccole «storie».
Lourdes, Fatima, Czesto-
chowa, Loreto, Guadalupe, Apare-
cida ...
La sera di sabato 6 giugno, vigilia
dell'apertura dell'Anno Mariano, le
immagini dei maggiori santuari dei
cinque continenti appariranno sui
televisori dj tutto il mondo. I fedeli
di ogni parte della terra reciteranno
il Rosario, nelle principali lingue
moderne, in collegamento diretto
con la basilica di Santa Maria Mag-
giore a Roma, la più antica chiesa
del mondo dedicata alla Madre di
Dio, da dove il Papa Giovanni Pao-
lo Il guiderà la preghiera mariana.
Quando sul piccolo schermo co-
minceranno a sfilare, in mondovi-
sione, le suggestive immagini che
documenteranno l'amore dei catto-
lici di tutto il nostro pianeta per la
Vergine, a Torino Valdocco per un
amabile sacerdote salesiano sui 67
anni, don Pietro Ceresa, sarà quasi
il suggeJlo della fatica di tutta una
vita, appassionatamente spesa per
documentare la devozione che il po-
polo cristiano ha sempre nutrito
verso la Madre di Dio.
«Fin da bambino avevo questa
singolare devozione alla Madon-
na», confessa don Ceresa, cordiale
come un padre ed entusiasta come
un ragazzo, accompagnandoci a vi-
sitare un "museo" davvero unico,
allestito da circa nove anni negli
ampi sotterranei del santuario di S.
Maria Ausiliatrice. «Sentivo», sog-
giunge, «una vera attrattiva nei
confronti della Vergine; andare ad
un santuario: quello di Caravaggio,
di Rezzano, di Treviglio, era per me
una vera festa».
Le origini lontane dell'attuale
«Centro salesiano di documentazio-
ne storica e popolare mariana» ri-
salgono alla storia di un ragazzo
che, neanche decenne, nel suo paese
natale, Rivolta d'Adda, spendeva in
modo proprio singolare i centesimi
che talvolta il padre gli dava di
mancia.
«Quando», ricorda con soddisfa-
zione don Pierino, «mio papà alla
domenica mj dava 20 centesimi, e
allora erano un patrimonio, invece
di comprare delle golosità, andavo
dal cartolaio a comprare delle im-
maginette della Madonna. C'erano
quelle che costavano 5 centesimi ed
erano le più scadenti, quelle che co-
stavano 10 centesimi ed erano in
cartonctno, più robuste; ma quelle
da 20 centesimi, col pizzo intorno,
erano il mio sogno, il mio incanto».
Entrato ancora giovanissimo tra i
salesiani, don Ceresa ha continuato
a collezionare santini, finché la
guerra non gli disperse tutto. E sen-
te ancora oggi l'amarezza per la
perdita di quei suoi piccoli ed amati
tesori. Ricominciò, ma senza uno
scopo preciso, a raccogliere imma-
gini ed altro materiale, finché, nel-
l'anno mariano del 1954, il materia-
le raccolto «vide la luce», giacché
don Ceresa era stato incaricato di

2.5 Page 15

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=----------------5'1-
I MAGGIO 1987 · 15
UN CENTRO
DI DOCUMENTAZIONE
PER LA DEVOZIONE
POPOLARE
NELLA CRIPTA
DEL SANTUARIO
allestire a Bologna una mostra sui
santuari mariani d'Italia. La buona
riuscita deJJa mostra gli fece com-
prendere che il suo non era un sem-
plice hobby, ma una vocazione vera
e propria.
Cosi, il materia.le della mostra
non venne disperso, ma collocato in
altra sede e continuamente arricchi-
lo perché parecchi collezionisti ma-
riani, raggiunta la soglia della vec-
chiaia e nel tiniore che il frutto della
loro annosa fatica venisse disperso,
cedettero volentieri a don Ceresa le
loro raccolte, certi che egli le avreb-
be utilizzate nel migliore dei modi.
Dopo ventiquattro anni, per la
fatica di Don Ceresa, c'è stato un
salto di qualilà: nel 1978, infatti,
tutto il materiale, « 11O quintali»
specifica don Pierino, è stato porta-
to a Torino, nei locali della cripta
dell'Ausiliatrice. <<Per un salesiano
non poteva ovviamente esserci sede
più indicata», sottoHnea don Cere-
sa precisando che la sua non è la
prima mostra del genere organizza-
ta a Valdocco.
«Già nel 1918 un anziano missio-
nario di ritorno dal!'America, dopo
una trentina d 'anni di lavoro nella
Terra del Fuoco, don Maggiorino
Borgatello aveva organizzato qui un
"Museo del culto di Maria Ausilia-
trice" nel mondo. Dopo la sua mor-
te, tutto entrò nell'ombra e nel si-
lenzio fino a quando, in seguito ai
lavori di ampliamento del santua-
rio, ad allagamenti, ai bombarda-
menti aerei, il materiale del museo
andò disperso».
« Ma si vede>>, continua don Pie-
rino, «che la Madonna voleva ac-
canto al santuario un "sottosantua-
rio" che documentasse il ·valore ed
il vigore della pietà popolare maria-
na. Cosi, sessant'anni dopo l'inau-
gurazione della prima raccolta ma-
riana, mi parve importante far rivi-
vere quell'iniziativa che, oltre al re-
sto, avrebbe avuto lo scopo di sot-
tolineare anche, in forma visiva, le
parole profetiche della Vergine a
don Bosco: «Qui la mia càsa, da qui
nel mondo la mia gloria».
Entrando dalla portineria nel pri-
mo ampio cortile di VaJdocco, si
trova subito a sinistra la porticina
del centro di documentazione, nel
grande edificio della basilica. La
po~ticina conduce in basso, diretta-
mente sotto il pavimento del tem-
pio, in una lunga serie di corridoi e
di sale spaziose, dove tutto il mate-
riale si allinea in bell'ordine per la
curiosità del visitatore.
Cominciamo il nostro viaggio in
questo mondo affascinante della
devozione popolare mariana dalla
sala di consultazione. La sala è af-
folJata di libri a contenuto storico,
geografico, teologico, oniletico,
ascetico, artistico, ma· tutti incen-
trati sulla figura della Madonna. n
centro, è bene precisarlo, non si
propone scopi di studio e ricercà
leologica, biblica, patristica, filoso-
fica, giuridica, letteraria, artistica e
sociale, ma solo di documentare la
storia della presenza di Maria nella
devozione ecclesiale in generale e
popolare in particolare.
Nei locali del centro sono raccolti
libri antichi e moderni su santuari,
chiese, oratori e cappelle, cattedra-
li, congregazioni, confraternite,
compagnie religiose, feste liturgiche
e popolari, tradizioni locali ...
Quadri, pitture ad olio, incisioni,
litografie, immagini di ogni genere,

2.6 Page 16

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16 · I MAGGIO 1987
fatte con paglia, francobolli, fram-
menti di vetro e di maiolica, semi
vari ...
Cartoline, fotografie, diaposi-
tive, filmine, cassette musicali, di-
schi ...
«Se uno - spiega don Ceresa -
volesse documentarsi in modo serio
sulle più importanti manifestazioni
della devozione a Maria in una de-
terminata zona d'Italia o del mon-
do, può venire qui e trovare il mate-
riale già pronto, già raccolto».
Ma non è tutto, presegue; «C'è
poi tutta la cornice attorno: la rac-
colta di francobolli mariani, delle
monete e medaglie, la raccolta delle
opere d'arte (tra l'altro un Salvator
Oalì), del folclore, perfino deUe ...
bestemmie. Si, certe espressioni so-
no delle vere bestemmie contro la
Madonna, e anche questo è un
aspetto che si può documentare».
fl cronista vorrebbe condurre il
lettore di vetrina in vetrina fra le
molte migliaia di oggetti esposti, rria
8arebbe troppo lungo ...
Dobbiamo però soffermarci al-
meno per un istante, commossi, vi-
cino ad un consunto asse di legno
con quattro buchi agli angoli e, si-
5temati su di essi, quattro pioli di le-
gno. È uno dei pezzi più cari a don
Ceresa, e si comprende il perché. Si
tratta di una panchetta della casa
dei genitori di Giacinta, la più pic-
cola dei veggenti di Fatima. La ma-
dre, durante la malattia che condus-
se la bambina alla morte, nelle ore
diurne, poneva la piccina su quella
panchetta, accanto al focolare, per
poterla assistere meglio.
Curiosiamo ancora ... Ecco l'in-
credibile raccolta di corone: chi
I
La copertina del volume che
Illustra il materiale raccolto nel
Centro
avrebbe mai immaginato che ce ne
fossero di tanti tipi? ... Ecco degli
astucci di metallo, che sembrano dei
bossoli di pistola e contengono delle
mini-madonne da portare con sé in
tasca; un'usanza diffusa, fino al se-
colo scorso, nelle regioni del Nord
Italia ...
Ecco le immagini mariane fatte
con paglia intrecciata dagli indios
dell'America Latina ... E i punti
Star con riferimenti mariani, i rita-
gli della «Settimana enigmistica»,
le etichette di acque minerali e le
medicine con denominazione ma-
riana: ci sono persino delle pillole
della «Madonna della Salute», pro-
dotte fino a non molti anni fa a Bo-
logna ...
Don Ceresa ci congeda sulla so-
glia di questo centro che vuol racco-
gliere, come dice il suo nome, tutto
ciò che è possibiJe sulle manifesta-
zioni popolari che in un modo o nel-
1'altro, direttamente o indiretta-
mente, sono state ispirate dalla fi-
gura della Vergine.
L'importanza del centro di Tori-
no Valdocco va però ben oltre le
tante belle cose raccolte e le rispetti-
ve storie, che sono quasi sempre
«storie d'amore>>. Qui, evidente-
mente, non c'è tutto ma sarebbe
difficile immaginare una raccolta
più ampia sul ruolo di primo piano
che Maria ba avuto e ha nel culto
popolare.
Alla vigilia dell'Anno Mariano,
tornano così alla mente del cronista
- quasi un suggello dell'opera sa-
gace e appassionata di don Pierino
Ceresa - le parole di Paolo VI nel-
l'esortazione apostolica del 1974 sul
culto alla Madonna: «All'uomo
contemporaneo, non di rado tor-
mentato fra l'angoscia e la speran-
za, prostrato dal senso dei suoi limi-
ti e assalito da aspirazioni senza
confini, turbato nell'anima e diviso
nel cuore, con la mente sospesa dal-
1'enigma della morte, preda della
nausea e della noia, la beata Vergi-
ne Maria ... offre una visione sere-
na e una parola rassicurante: la vit-
toria della speranza sull'angoscia,
della comunione sulla solitudine,
della pace sul turbamento, della
gioia e de!Ja bellezza sul tedio e la
nausea, delle prospettive eterne su
quelle temporanee, della vita sulla
morte».
O

2.7 Page 17

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_ VITA ECCLESIALE - - - - - - -- -- - - -s/1-
Giornata Mondiale
delle Comunicazioni Sociali
J M4G(;IO 198' 17
AL SERVIZIO
DELLA
GIUSTIZIA
E DELLA PACE
Passare dalla «giornata»
ad un vero e proprio
itinerario pedagogico e
pastorale che incida nel
necessario cambio di
mentalità.
=-=~ Il dinamismo culturale
della Chiesa postconcillare trova
manifestazione anche in sempre
maggiori coerenze di natura, dicia-
mo cosi, pedagogica; non avrebbe
senso, altrimenti, impartire lezioni
se queste non avessero esiti educati-
vi, non si intrecciassero fra loro per
un disegno globale più alto. Per far-
la breve: in pochi mesi possiamo re-
gistrare l'incontro di Assisi, dell'ot-
tobre 1986, il messaggio per la ven-
tesima. Giornata della Pace, JO gen-
naio 1987, su «solidarietà e svilup-
po: chiavi della pace», il documen-
to della Commissione «Justitia et
Pax» suJ problema del debito estero
dei Paesi poveri, il discor o di Gio-
vanni Paolo Il in occasione dei ven-
ti anni, marzo 1987, dalla promul-
gazione dell'Enciclica di Paolo V I
« Populorum Progressio», il mes-
saggio per la ventunesima Giornata
mondiale delle Comunicazioni so-
ciali, 31 maggio I987, « a l servizio
della giustizia e della pace».
Parlavamo di coerenza: abbiamo
già fra le mani qualcosa di più per-
ché l'insegnamento della Chiesa ha
imboccato una strada dalla quale il
credente, e non soltanto lui, non
potrà prescindere, anche nei com-
portamenti quotidiani. Ed è chiaro
- lo ha ribadito il Papa nel cita-
to discorso commemoratìvo della
«Populorum Progressio» - che
l'interesse del mondo ca11olico, del-
la Chiesa «esperta in umanità» per
il sociale non è episodico, non nasce
da un'etica della siLUazione o da
conformismi di opinione pubblica.
È intima essenza, necessità di impe-
gno.

2.8 Page 18

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18 · MAGGIO 1987
Per il momento, quindi, il mes-
saggio per la Giornata delle Comu-
nicazioni socia)j è l'ultimo e più re-
cente episodio di un ciclo che peral-
tro Giovanni Paolo Il tiene costan-
temente aperto a nuove sollecitazio-
ni con i propri interventi durante i
suoi viaggi apostolici (se si è fatta
attenzione, per esempio, a ciò che
ha ribadito di recente in Argentina,
Cile e Uruguay). ln armonia, come
si è detto, con l'insieme delle tema-
tiche sottolineate dalla Chiesa, le
Comunicazioni sociali «al servizio
della giustizia e della pace» seguono
e specificano precedenti messaggi:
1968, «stampa radio, televisione e
cinema per il progresso dei popoli»;
1971, «i mezzi della c.s. al servizio
dell'unità degli uomini»; 1983, «le
c.s. e la promozione della pace».
Senza contare che in tutti gli altri
non mancano riferimenti specifici
alla pace, alla riconciliazione (a
quest'ultima è dedicata la Giornata
del 1975), allo sviluppo della perso-
na e qwndi dei diritti e del benessere
di tutti gli uomini.
Giovanni Paolo Il indica le tappe
attraverso le quali dar vita a una
«strategia della fiducia» nel campo
delle comunjcazioru sociali. In pri-
mo luogo è necessario far prendere
coscienza dei problemi, e farlo in
modo intelligente (non a caso, ri-
cordiamo, nel 1986 il tema riguar-
dava il contributo che i mass media
dovevano offrire alla «formazione
cristiana dell'opinione pubblica»).
Basti pensare alla fatica con la qua-
le gli strumenti cattolici della c.s.
aprono la strada e proclamano va-
lori spesso misconosciuti e disattesi,
se non apertamente irrisi. Seconda-
riamente, vanno denunciate tutte le
cause di violenza e di conflitto. ln
questo senso la Cruesa, oggi in par-
ticolare, può rivendicare a la pro-
pria parte di gloria e di sconfitte su-
gli spalti della difesa dei diritti della
persona (dalla libertà di-esprimersi
a quella di nascere); talvolta, come
ultimo combattente rimasto su
quelle trincee nel generale trionfo
dei disvalori.
li credente è tenuto, poi, a rinun-
ciare alle radici della violenza e del-
l'ingiustizia, come è stato ed è con-
tinuamente ripetuto in ogni sede,
come avevano detto Paolo VI nel
celebre discorso alle Nazioni Unite
dell'ottobre 1964 e Giovanni Paolo
II sempre all'ONU e durante i viag-
gi apostolici, nei quali si rinfresca
ogni volta il ricordo di quei princi-
pii. Perché, nella citata «strategia
della fiducia», si tratta di superare e
rimuovere tutti gli ostacoli alle ope-
re di giustizia in vista della pace,
contribuire alla costruzione di que-
sta attraverso quella, e farlo sapere.
Farlo sapere, appunto; e tutto il
mondo dei mass media dovrebbe
sentirsi chiamato in causa da una
tanto grande responsabilità, quan-
do non sembra che ad essa siano
neppure preparati in molti casi l'o-
pinione pubblica cattolica, né gli
strumenti collegati. Eppure si pensi
a certe presenze capillari, dai setti-
manali diocesani (un milione e cen-
Le foto di questo articolo
sono della LDC

2.9 Page 19

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- - - - - - - - - - -# -
tornila copie complessive) alle rivi-
ste di grande tiratura come «Fami-
glia Cristiana» e «li Messaggero di
Sant'Antonio», a mensili qualifica-
ti e largamente diffusi come il no-
stro, all'insieme delle pubblicazioni
missionarie, oltre quaranta con più
di un milione e mezzo di copie ogni
mese, anche se a livello di quotidia-
ni, poi, si registra una brusca cadu-
ta; alla esistenza di una miriade di
emittenti radiofoniche locali, alcu-
ne delle quali consorziate fra loro
(deficitaria invece la situazione sul
piano degli audiovisivi); alla presen-
za di case editrici i cui prodotti non
hanno molto da invidiare a quelli
del settore «laico», né per la forma
per i contenuti, e i cui prezzi so-
no, generalmente, più a buon mer-
cato. E tuttavia si ba l'impressione
di vagare in circuito chiuso, senza
capacità di penetrazione; di ascolto
e persuasione.
Perché - è il punto finale della
«strategia» enunciata dal Papa -
tutto ciò deve servire ad affermare i
diritti inalienabili della persona
umana e le sue libertà fondamenta-
li. E parola e immagini, nella nostra
civiltà della comunicazione, diven-
tano l'indispensabile tramite per
ogni evangelizzazione, affiancano i
mezzi tradizfonali, catechesi e omi-
letica; senza di esse si resta senza
volto e senza voce, ci si condanna
all'incapacità della testimonianza.
In varia misura il mondo cattoli-
co prende coscienza di tutta una se-
rie di insufficienze e ritardi nel vis-
suto, nonostante che non manchi
una preparazione, diciamo così,
teorica e di enunciazione. Come di-
mostrano gli stessi messaggi annuali
frutto, a loro volta, del Decreto
conciliare «Inter Mirifica» (1963) e
della successiva Istruzione pastorale
« Communio et Progressio» (1971),
l'una e l'altra punti di arrivo di una
coscientizzazione riguardo al pro-
blema.
La Chiesa italiana ha dedicato al-
la Giornata una, sembra, più accu-
rata riflessione all'inizio dello scor-
so febbraio, con una riunione della
Commissione per le Comunicazioni
I MAGGIO 1981 · 19
sociali della Conferenza episcopale.
È stata annunciata l'iniziativa di un
«seminario di studi» sui mass me-
dia e la crisi del costume morale,
per richiamare, fra l'altro, l'atten-
zione degli operatori e degli utenti
sugli stessi strumenti, la cui potenza
di attrazione si estende sempre di
più, anche a causa di una rapidissi-
ma evoluzione verso forme nuove e
diverse di comunicazione.
La Commissione ha sottolineato
come sia necessario ripensare la « fi -
losofia» dell'impegno nei confronti
della Giornata per non isolare l'ap-
puntamento a una occasione annua-
le, da dimenticare una volta trascor-
sa, ma per trasformarlo in un «iti-
nerario» durante il quale si prenda
sempre maggior coscienza del valo-
re degli strumenti della c.s. affinché
essi <<contribuiscano efficacemente
a sollevare ed arricchire gli animi,
ad estendere e consolidare il regno
di Dio», cosl come si esprime !'«In-
ter Mirifica». In concreto, c'è stato
in marzo un incontro della Com-
missione con i vescovi incaricati d~l
seltore nelle singole conferenze epi-
scopali regionali; si è prevista la
preparazione di sussidi per la Gior-
nata (una videocassetta, un poster,
un messaggjo); si è annunciato il
lancio di un concorso fra gli studen-
ti delle scuole medie superiori e del-
le università.
Forse prima o poi sarà anche ne-
cessario operare a livello umano e
individuale, sollecitando la costitu-
zione di dipartimenti che, nelle uni-
versità cattoliche, curino la prepa-
razione di giornalisti e perfezionino
quelle buone volontà che non man-
cano, ma per cavarne valori profes-
sionalmente sicuri (non sarà male in
questo senso dare un'occhiata al-
l'attività dei Paolini). Non basta
avere duemila, forse tremila testate
sul complesso delle diecimila del
mercato italiano per sottolineare e
sollecitare adesioni e mettersi al ser-
vizio della giustizia e della pace. Co-
me non basta prenderne coscienza,
se non si hanno le forze di far diven-
tare costume quella consapevolez-
za, e ritrovarsi assieme a tanti uomi-
ni di buona volontà nell'afferma-
zione di principii anche umanamen-
te positivi in una comune, naturale
moralità.
Angelo Paoluzi

2.10 Page 20

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_ PROTAGONISTI _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
20 I MM,Gll1 l"IJ
Ermanno Olmi
IL CINEASTA DELLA BOVISA
Il regista de «Il posto» rievoca per i lettori del BS la sua
esperienza salesiana e parla del suo lavoro.
r---- Affonda stancamente nel
veccnio divano. La sua figura vigo-
rosa, ma incavata dalla lunga ma-
lattia, acquista un profilo severo al-
la tenue luce dell'abatjour che, da
solo, non sostiene l'illuminazione
della stanza. Soccorre un neon, che
riserva la sua luce soprattutto per
l'angolo opposto della st retta man-
sarda dove la moglie, Loredana
Dello (già protagonista di un suo
film , « Il postO>>) armeggia ai for-
nelli per preparare la cena. Nell'an-
golo ,;emibuio di questa occasionale
abitazione, modestissima ncll'arre-
do e resa ancor più umile dalla bo-
riosa vicinanza dei torrioni del Ca-
stello Sforzesco, nel cuore di Mila-
no, Ermanno Olmi, parla, in esclu-
siva per il Bollettino Salesiano, del
suo ultimo film, della sua esperien-
za nella scuola salesiana, delle sue
convinzioni religiose. La conversa-
zione sfugge ai canoni dell'intervi-
sta e assume il tono confidenziale di
una calorosa te~timonianza che
coinvolge, superando i limiti del-
l'informazione, per divenire rivela-
zione di sé e ansia cli partecipare
emozioni, ricordi, ricen:he, cntusia-
Foto tratta dal film.
•lunga vita alla
signora•
(Foto SACIS)
smi, fede. Le mani, ancora contrat-
te per il morbo di Guillan- Barré che
lo ha immobilizzalo per lunghi ter
ribili mesi, riempiono faticosamen-
te di gesti ciò che la voce roca e in-
debolita dalla fatica del set sembra
non trovare la forza di esprimere.
Ma la vitalità interiore è dirompeme
e, a tratti, nell'indebolita figura di
Olmi assume slanci di fervido vigo-
re e di convinta passione.
Inizia pacalo, quasi scorresse im-
magini fin troppo familiari:
« Il mio incontro con il mondo sa-
lesiano è avvenuto a tredici-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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- -- - -- - - - -5'1
qua1tordici anni, per un fallo insie-
me accidentale e contingen1e. Acci-
dentale, la guerra. Contingente, la
necessità di provvedere da parte dei
miei genitori a una mia sistemazio•
ne quotidiana in un ambiente scola-
stico protetto da una quasi totale
cancellazione di riferimenti che una
città come Milano aveva subilo ne-
gli ultimi anni di guerra. Nel mo-
melllo in cui noi abbiamo perso la
casa, il quar1iere era diventato im-
praticabile e per mia madre sapermi
dai Salesiani era motivo di tranquil-
lità. Proprio in quei mesi perdem-
mo il papà e mia madre, dovendo
andare a lavorare per mantenermi,
aveva il problema di non lasciare il
figlio allo sbando. Per cui la scelta
dei Salesiani fu una necessilà. Fre-
quentai qui a Milano, in Via Coper-
nico, per un anno. Feci la Ter1a
Media. Un solo anno, ma devo dire
che quell'anno è stato determinanlc
per la mia formazione.
Non tanto in relazione a una pe
dagogia particolare o alla prassi
scolastica o alla pratica religiosa,
ma in riferimen10 alla qualità delle
persone. Andando aJ di là del di
scorso che riguarda l'istitu1ione, ho
avuto in don Angelo Viganò uno
dei miei migliori maestri di vitan.
L'ultima parola è sottolineata da
Olmi con particolare calore. li volto
si allarga aJ sorriso e lo sguardo ti
penetra come volesse comunicare.
senza smarrire nulla, una ricchezza
esplosiva dj cmoz.ioni. H o la sensa
z:ione che queste immagini della
preadolescenza ripercorrano con
quotidiana familiarità la memoria
del grande artista che ne « L'albero
degli zoccoli» in particolare, nel re
centissimo romanzo li rogozw della
Bovisa e nel prossimo film « Lunga
vita alla signora» ha saputo strap
pare al passato e alla dimentican1a
le immagini più vive e umane della
sua inranzia.
« Ricordo che il mio profitto sco
lastico era abbas1anza discontinuo
- riprende Olmi con una ruga di
sorriso - sia per le difficoltà del
momenio, sia per il mio tempera-
mento. Facevamo lezione negli
scantinati di Via Copernico tutti
puntellati da travi di legno, sollo
l'eco dei bombardamenti. Per cui
c'era l'ironia di una lezione sul De
Bello Gallico. dove c;i parlava di
lance e di cavalieri, mentre sopra le
nostre teste scoppiavano le bombe.
In questo contesto non si potc;va
pretendere una continuità di profit-
to dagli allievi. Ma la discontinuità
dipendeva anche dal mio tempera-
mento: non ero un allievo rigoroso.
Ho avuto alcune tirate d'orecchie
da parte di don Viganò. In senso fi-
gurato. Mi diede dui: o tre "driaa-
te" che mc le sono ricordate per tut-
ta la vita: circa il mio orgoglio, circa
atteggiamenti che in un ragazzo di
quell'età, magari con delle idee di
grandeu.a in testa, potevano pormi
ln una condizione non del tutto con-
sona a quella omogeneità della clas-
se di allievi che giustamente l'ispira-
zione salesiana richiede. Per omo-
geneità non intendo livellamento,
ma una uguaglianza pur nella diffe-
renza dei caratteri e dei tempera-
menti. QuaJche volta io tendevo ad
essere sopra tono. Tutto questo al
lora mi sembrava una eccessiva im-
posizione, ma non ho dovuto aspet-
tare molti anni per capire il valore
di questo tipo di educazione. Alla
fine dell'anno, pur avendo un pro-
fitto scompensato, venni promosso
per la qualità di un tema. Don An-
gelo mi disse testualmente: "Sei
scarso in matematica, sei distrailo
in quest'altro... ma dentro qucs10
tema ci ~ono le ragioni della tua
promozione". Mi ricordo che c'era
mia madre. A lei disse: "Ci sono i
segni di una maturità". Per quegli
anni mi sembrò un conce1to decisa
mente all'avanguardia,).
Azzardo chiedere se, in quell'an-
no di esperienza salesiana, a l di là
dell'impegno scolastico. Olmi ha
raccolto stimoli dalla tradizione
ricreai ivo-espressiva del tea1 ro ~ale-
siano, che hanno inciso in modo
tangibile nella sua scelta di artista
nel cinema e nel teatro.
<( Ricordo che li il teatro aveva
una grande importanza - si accen-
de, quasi fosse stata aperta un'atte-
sa pagina di memorie -. Ricordo
che racemmo un "S. Tarcisio".
Quell'anno è stato per me impor-
tante per la qualilà del rapporto tra
allievo e maestro. Con una grande
qualità morale e pedagogica le mie
qualità peculiari, che erano quelle
della fantasia e dell'espressività, so
no state da un lato contemlte, dal -
l'altro considerate. È que~to che ca-
rattcriaa il mio rapporto con il
mondo salesiano, in particolare con
quello della scuola>).
- Un epi~odio che non ricorda
volentieri - accenno mali?iosa
mente.
« Allora io sopportavo con poca
umiltà. Ero abbastanza ribelle. La
prassi rigida e pesante della scansio-
ne giornaliera, l'imposi7ione della
disciplina, gli orari, il fischietto del
Foto tratta dal film MCammlna. cammina•

3.2 Page 22

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22 · I MAGGIO 1987
consigJjere... col tempo mi sono ri-
creduto. Oggi probabilmente la li-
beralizzazione di una certa metodo-
logia educativa non è utile all'allie-
vo. Un dato distintivo dell'educa-
zione salesiana era una grande rigi-
dità in un gran'de rispetto. Questa
severità ora la ritengo utile e la in-
terpreto come segno di amore».
- Lei svolge un lavoro dai ritmi
febbrili. Dove trova la possibilità di
recupero di risorse interiori per la
sua vita di credente?
«Non nelle riflessioni di ordine
teologico o filosofico. Leggo molto
volentieri la Bibbia: è uno dei libri
che mi tengono compagnia molto
spesso. Ma questo momento serve a
capire meglio un tipo di emozione,
quindi un tipo di provocazione, che
mi viene dal rapporto con gli altri.
Durante il periodo più buio della
mia malattia, ossia il periodo della
disperazione totale, invocavo la
morte per interrompere uno stato di
condizione fisica che non sopporta-
vo più. In questo momento di dispe-
razione non mi interessava niente di
niente. Non mi importava avere un
riferimento all'aldilà, nel Padre
Eterno. L'unico riferimento al qua-
le ho potuto aggrapparmi, quel filo
d'erba che ti trattiene dal bu·rrone,
sono stati gli altri, le persone a cui
volevo bene, i miei familiari, gli
amici, anche quelli che non cono-
scevo. Ho capito che quello che mi
teneva al mondo era l'amore per gli
altri e degli altri per me. Quando so-
no uscito dal buio della disperazio-
ne, mi sono chiesto perché non me
ne importava di Dio. Ma probabil-
mente è questo che Dio vuole e che
ci ripete da tanto tempo: la nostra
religiosità non ha senso se non pas-
sa attraverso gli altri, c he sono la
cosa che sta più a cuore a Dio. Per-
ché Dio ci dice: prima di venire a
me, andate dagli altri. Tutto ciò che
di religioso ci può essere nel mio la-
voro non è altro che la restituzione
a Dio della ragione stessa per cui vi-
vo: il piacere di stare con gli altri».
- Ha appena concluso le riprese
del suo ultimo film, « Lunga vita al-
la signora», che dovrebbe uscire al-
la fine dell'anno. Cosa può antici-
pare di questo film?
«È un tema che mi stava a cuore
25 anni fa e che mi è ritornato tra le
ERMANNO OLMI
Nasce a Bergamo il 24-7-1931
Si trasferisce a Milano e successivamente ad Asiago.
Impiegato giovanissimo presso la Edisonvolta, è sostenuto dall'azien-
da nell'attività dopolavoristica di cineamatore e successivamente svol-
ge per la stessa azienda una Intensa attività di produzione cinemato-
grafica nel documentario.
Frequenta anche l'Accademia di recitazione e cura la regia di varie
rappresentazioni teatrali. Alterna la produzione di lungometraggi cine-
matografici con commesse televisive per la RAI e con regle teatrali di
opere impegnative a Milano e a Firenze. Recentemente (19B6) ha de-
buttato come scrittore nel suo primo romanzo a sfondo autobiografico
(Il ragazzo della Bovisa).
Uscirà a novembre il suo ultimo film •lunga vita alla signora».
Tra le produzioni cine-televislve di Ermanno Olmi:
1954-1961: lungo periodo di attività nel documentario cinematografi-
co: produce una quarantina di film di mediometraggio
(continuerà anche in seguito con alcuni servizi speciali
per la RAI-TV).
Lungometraggi:
1959: IL TEMPO SI È FERMATO
1961: IL POSTO
1962: UNA STORIA MILANESE (solo interpr.)
1963: I FIDANZATI
1965: E VENNE UN UOMO (il film su Papa Giovanni XXIII)
1968: UN CERTO GIORNO
1969: I RECUPERANTI
1971: DURANTE L'ESTATE
1973: LA CIRCOSTANZA
1974: ALCIDE DE GASPERI (3 puntate per la RAI-TV)
1978: L'ALBERO DEGLI ZOCCOLI (palma d'oro a Cannes)
1979: elabora un progetto su Tolstoi
1983: MILANO 1983 (mediometraggio)
1983: CAMMINACAMMINA
1987: LUNGA VITA ALLA SIGNORA (attualmente in montaggio)

3.3 Page 23

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- - - - - - - - - - -~ -
Foto tratta dal film :•
«Cammina, cammina•
mani casualmente, ma con una con-
sapevolezza diversa risl_)etto a quel-
lo che ero 25 anni fa. E il tema del
momento in cui un ragazzo abban-
dona l'infanzia per assumere un
ruolo nella società. Per assumere re-
sponsabilità. Ritengo il periodo del-
l'infanzia un periodo fondamentale
nella formazione di un uomo. Av-
vertiamo l'importanza di valori co-
me la libertà, la gioia, l'amicizia.
Tutto questo a livello di percezione
non razionalizzata e credo che, non
avendo la possibilità di razionaliz-
zare e quindi strumentalizzare que-
sta esperienza, noi la viviamo nella
Ma maniera più piena, con abbandono
totale. da un certo momento in
poi tutto questo passa attraverso la
consapevolezza che si fa più lucida,
più attenta, che impone scelte mo-
rali. Quando si è bambini, tutto
que.sto non esiste. La stagione del-
l'infanzia dovrebbe essere, da parte
della società adulta, protetta il più
possibile perché avvenga nella ma-
niera più naturale, più libera possi-
bile. Quando il ragazzo entra nella
vita, comincia a verificare tutto ciò
che aveva avvertito solo attraverso
le ragioni del cuore e non della men-
te. U film racconta questo momen-
to. fJ momento in cui il ragazzo en-
tra nelle sue responsabilità di adul-
to. Avverte che i giochi nella società
degli adulti non sono sempre giochi
leali, che le carte si mescolano con
astuzia, tenendo conto dei rapporti
di forza. Avverte che non potrà più
avere quegli abbandoni che nell'età
dell'infanzia poteva avere. Quindi
tenta, con un moto ingenuo, ma
istintivo, di prolungare ancora per
qualche ora, per qualche giorno, la
sua stagione infantile. Io non con-
cludo mai i miei film assegnando un
destino ai miei protagonisti; in ge-
nere concludo lasciando i miei per-
sonaggi alla soglia di una decisione,
che prenderanno loro. lo però, con
tutta la mia buona volontà, rivolgo
loro degli auguri. Che cosa auguro
al protagonista di questa storia?
Che possa ritrovare, dopo aver at-
traversato il mondo della responsa-
biJità, dell'impegno, della razionali-
tà, delle scelte giuste o sbagliate che
farà, che possa ritrovare se stesso
come era nei primi anni dell'infan-
zia: con la gioia dell'abbandono al-
la libertà, all'amicizia, all'incanto,
allo stupore. Senza timori... Mi per-
metta di ritornare a don Bosco: don
.Bosco è stato un grande bambino.
Ha giocato tutto senza calcolo, con
abbandono. Nel momento in cui la
sua iniziativa diventa istituzione è
come un bambino che diventa adul-
to: entra nel gioco delle parti, nel
gioco delle responsabìlità, anche
delle convenienze, nel senso buono
della parola: per il posto di lavoro,
I MAGGIO 1987 · 23
per difendere il legame della fami-
glfa... ».
- l personaggi dei suoi film,
quindi, sono «osservati» dal suo
sguardo di regista; auguro loro una
riuscita. Non pensa che il suo cine-
ma sia proposjtivo , che intenda co-
municare valori, offrire dimostra-
Z.J O n l' ?• . • .
«Cosa vuole che possa dimostra-
re il cinema? Le dimostrazioni si
danno attraverso la vita che vivia-
mo. Nel momento in cui attraverso
il cinema proponiamo dei modelli,
compresa la vita dei santi, ci accon-
tentiamo di vederla H. Non si fanno
proposte moltiplicando immaginet-
te. Un film è un po' un'immaginet-
ta. lo ho paura di un certo cinema o
di una certa letteratura che indica
modelli. Cosl come ho paura di una
cultura che confeziona proposizioni
culturali e dice: ti ào il pacchetto,
mettilo in tasca e va'.
lo devo dare stimoli perché ognu-
no possa operare la sua sintesi. Un
prete non deve consegnarmi la sua
idea di Dio perché è prete, ma deve
fare in modo che io senta la nostal-
gia di Dio e io, poi, me ne faccia
una idea originale. La Chiesa, come
istituzione, tante volte ha frenato
come la madre che, in buona fede,
frena lo sviluppo della personalità
del figlio perché ha paura che diven-
ti un'altra cosa da quello che è lei,
perché se no non è tranquilla. Ero-
vina il figlio. Nella nostra Chiesa
ognuno di noi deve amare Dio con
la propria idea originale di Dio. So-
lo così Dio si diverte, è contento,
perché ha una sinfonia di amori e
non una monotonìa».
- È per questa ragione che fa ci-
nema? che opera professionalmente
nella comunicazione di massa?
« Da ragazzo ero affascinato dal-
lo spettacolo. Era una emozione, un
momento magico. La cosa che mi
interessa oggi non è il cinema. Non
mi considero un sacerdote del cine-
ma. Il cinema non è altro che un
mezzo che mi facilita una risposta
di gioia che gli altri mi danno. Con
il cinema posso convivere con gli al-
tri attraverso una emozione comune
che non nasce da me come genio
isolato, ma dalla gioia di convivere.
Il cinema è la voce con cui rispondo
agli altri».
Pierdante Giordano

3.4 Page 24

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_ PROGETTO AFRICA _ _ __ _ _ _ _ __ _ _ _ __ _ _ __
Capo Verde
QuELCAPO
così
POCO VERDE
E MOLTO
CALDO
Risale agli Anni Quaranta la
significativa presenza dei
salesiani portoghesi in questo
Paese.
L'arcipelago di Capo
Verde situato - poco più poco me-
no - a 500 chilometri dalla costa
africana all'altezza di Dakar, occu-
pa quattromila chilometri quadrati
distribuiti tra dieci isole e cinque
isolotti. Le isole del gruppo di Bar
lovento sono: S. Antào, S. Nicolau.
Boavista, Sai, S. Vicente e Santa
Lucia. Quelle di Sotavento sono:
Santiago, Brava, Gogo e Maio . La
capitale è Praia, nell'isola di Santia-
go con quarantamila abitant i e sede
dell'unico vescovo.

3.5 Page 25

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- - - - -- - - - -- sB-
Nei riquadri: la chiesa
costruita dal salesiani e la
distribuzione mattutina
del latte
n nome di Capo Verde porta al-
l'immaginazione abbondanza di bo-
schi e di prati; ma quando dall'ae-
reo si contempla questa manciata di
isole l'impressione vera purtroppo è
quella che si sta atterrando in terre
desertiche.
I forti venti dell'Oceano Atlanti-
co e una ostinata siccità - da alme-
no 18 anni nell'isola di S. Vicenle
, non piove - hanno convertito il bel
nome in un sarcasmo.
Nell'arcipelago vivono comples-
sivamente 350.000 abitanti, il 90%
dei quali sono meticci; il resto è rap-
presentato da popolazione nera
proveniente dalle coste dei Paesi vi-
cini come la Guinea, il Senegal, la
Sierra Leone.
A scoprire queste isole completa-
mente spopolate nel 1460 furono i
Portoghesi. Successivamente porto•
ghesi e africani diedero vita all'at-
tuale meticciato. Nei secoli XVI e
XVfl, Capo Verde servì come riser-
va di sc hiavi per i bisogni dei ne-
grieri.
Il 5 luglio 1975 il Portogallo con-
cedette l'indipendenza con Aristide
Pereira come presidente. La popo-
lazione è povera - il reddito pro-
capite è di 340 dollari - ma alfabe-
tinata all'85%, cifra quest' ultima
poco frequente in Africa . Il lavoro
di evangelizzazione è iniziato sin dal
1466 e la popolazione è in massima
parie cattolica.
La lingua ufficiale è il porto-
ghese.
l salesiani portoghesi sono giunti
nell' isola di S. Vicente nel 1947;
quattro anni prima lultavia aveva-
no incominciato a lavorare nell'iso-
la di S . Nicola. Capo Verde allora

3.6 Page 26

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26 · I MAGGIO 1987
I
I salesiani di Capo Verde
attorno al consigliere
regionale don José Rlco
dipendeva dal Portogal1o. I sessan-
tamila abitanti dell'isola furono af-
fidati alle cure pastorali dei figli di
Don Bosco.
In tutta l'isola - misura 35 chilo-
metri da una punta all'altra - esi-
ste una sola parrocchia situata a
Mindelo.
La comunità salesiana segue que-
sta parrocchia con attenzione favo-
rendo le diverse fasce di popolazio-
ne nel culto, nella catechesi e anche
nella distribuzione di aiuti materia-
li. Fin dal principio i Salesiani han-
no aperto una scuola elementare e
una di formazione professionale co-
struendo anche una bellissima chie-
sa dedicata all'Ausiliatrice.
Fu un lavoro dedicato in partico-
lare ai giovani poveri che a centi-
naia accorrevano nella casa di Don
Bosco.
Con l'indipendenza arrivò il co-
munismo al potere, come in quasi
tutte le ex colonie portoghesi d'A-
frica; il comunismo di Capo Verde
tuttavia non è radicale ed è abba-
stanza tollerante.
È vero ci vennero tolte le scuole
ma ci si permise di nominare gli in-
segnanti e di dedicare alla formazio-
ne cristiana il tempo libero. Da tre
anni in qua poi abbiamo potuto
aprire una scuola superiore con au-
torizzazione governativa. Natural-
mente ci piacerebbe tornare a far
funzionare la scuola professionale.
Chi visita l'isola di S. Vicente tro-
va gente molto affettuosa ed ospita-
le che unisce una intensa religiosità
con una forte povertà.
Né data la siccità potrebbe essere
diversamente. Tutto è arido; i pozzi
non danno acqua e i campi non pro-
ducono. Si guarda con speranza alle
nuvole che incrociano il cielo nella
vana attesa della sospirata pioggia.
Il Portogallo aveva creato dissa-
latori d'acqua marina ma essi sono
oggi assolutamente inadeguati oltre
che insufficienti per l'irrigazione.
Da questa situazione ha origine una
intensa fuga emigratoria da parte
dei giovani che partono aJla ricerca
di lavoro in Europa. Da qui manda-
no alle proprie famiglie il frutto dei
loro sudori attivando una serie di
lavori edili che vedono sempre più
trasformarsi in case di cemento am-
massi di legno e di lamiera.
È notevole e degno d'attenzione
l'attaccamento di questi giovani alla
loro terra: appena possono tornano
a casa.
Gli oltre cinquecento ragazzi che
frequentano la nostra scuola ricevo-
no un bicchiere di latte a metà del
mattino e del pomeriggio. Per molti
di essi e per un buon numero di
giorni è questo l'unico alimento.
Questa situazione ha fatto scattare
la solidarietà della famiglia Salesia-
na Ispano-lusitana che si è impegna-
ta generosamente a dare un vero e
propri pasto facendo intervenire an-
che l'UNICEF.
l giovani collaborano in tutto
quel che si chiede e fra essi non
mancano quelli che si dedicano alla
catechesi e alla animazione orato-
riana organizzando feste, attività
sportive, programmi radiofonici.
Si spera che qualcuno possa an-
che diventare salesiano.
Le altre isole hanno già dato due
sacerdoti e un coadiutore mentre un
gruppetto si sta preparando ad ac-
cedere al noviziato.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice
pur non avendo opere a Capo Verde
hanno già avuto le prime vocazioni.
Non si può chiudere questo reso-
conto della presenza salesiana in
Capo Verde senza ricordare questi
figli di Don Bosco che si sentono fe-
lici in una terra cosi povera e tra i
più poveri, con immensa generosità
nella donazione della propria vita e
delle proprie cose affinché la chiesa
sia sempre più presente ed adempia
alla sua missione di evangelizzazio-
ne e di promozione umana dei più
bisognosi.
José A. Rico, sdb
Consigliere Regionale per la Spagna
e il Portogallo

3.7 Page 27

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s11_ _ PROTAGONISTl_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
1 MAGGIO 1987 · 27
DAL POVERO TRULLO
DELLA PUGLIA
AGLI INDIANI POVERI
DEL BENGALA
La straordinaria figura
di Francesco Convertini,
missionario salesiano in
India. Una vita dedicata
ai bisognosi, con
sacrificio e amore.
,---,---.- Don Francesco Conver-
tini era in missione in un villaggio
indiano del Bengala quando, verso
sera, alcuni uomini giunti da un vil-
laggio vicino gli dissero che c'era un
cristiano moribondo che invocava
la presenza del sacerdote.
Don Convertini voleva mettersi
subito in marcia, ma gli indigeni
tentarono di dissuaderlo: stava
scendendo la notte e nella regione si
aggirava una tigre famelica, che già
aveva assalito e sbranato uomini.
La belva approfittava dell'oscurità
per sorprendere i malcapitati che si
attardavano nella jungla. Ma il sa-
cerdote non si lasciò convincere.
Per lui, più importante ancora de!Ja
sua vita era il dovere di rispondere
alla chiamata che veniva da un uo-
mo in punto di morte e che deside-
rava ricevere i Sacramenti. Si mise
dunque in cammino, accompagnato
da alcuni uomini che non vollero la-
sciarlo andare solo. Stavano proce-
dendo nella foresta quando davanti
a loro fiammeggiarono gli occhi
della tigre. Tutti si fermarono, te-
mendo l'assalto della belva. Ma don
Convertini, fatto loro cenno di non
muoversi, avanzò verso la tigre e
con voce ferma le ordinò di mettersi
da parte. L'animalè obbedì. Il grup-
petto di uomini poté cosl riprendere
il cammino fino al villaggio dove il
sacerdote svolse la sua missione.
È, questo, uno dei tanti episodi
che punteggiano gli oltre 50 anni di
vita missionaria io India del sacer-
dote salesiano Francesco Converti-
ni. Un episodio davvero singolare.
È narrato in un libro scritto da un
altro salesiano, don Nicola Palmi-
sano, che ha compiuto sulla vita e
sull'opera di Francesco Convertini
rfoerche durate anni, in Italia e in
1ndia. Esce da questo libro, vigoro-
so e appassionato, la figura straor-
dinaria - e che merita veramente di
essere conosciuta - di un missiona-
rio salesiano che ha dedicato, in pie-

3.8 Page 28

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28 · r MAGGIO 1987
I
Don Convertini mentre
Impartisce la benedizione ad
alcuni giovani Indiani
na umiltà, la sua vita alle popola-
zioni indiane dell'As am e del Ben-
gala, sempre in cerca di anime da
salvare, ma attento anche ai bisogni
materiali di gente che a stento riu-
sciva, ma non sempre, a procurarsi
l'indispensabile per non morire di
fame.
La sua Patria
spirituale
Donando se stesso all' India, don
Francesco finì per innamorarsi del-
1' India. divenuta la sua Patria spiri-
tuale, tanto che nel 1950 chiese e ot-
tenne la cittadinanza indiana. L' In-
dia che egli conobbe, fra il 1930 e il
1970, non è quella di oggi, tuttora
alle prese con enormi problemi, con
una povertà diffusa, con mille osta-
coli sulla via dello sviluppo, ma
proie1tala verso la moderniZ7azionc
e, soprattutto, in grado di sfamare.
con la raggiunta autosufficienza ali-
mentare, la sua popolazione. L' In-
dia di don Convertini, e in partico-
lare la regione del Bengala, convive-
va con siccità, carest ic, inondazio-
ni, cui si aggiungevano cicloni, epi-
demie di colera e di lifo, mentre la
malaria mieteva ogni anno decine di
migliaia di vittime. Ma lui, nato po-
vero in un povero paesino delle Pu-
glic, vissuto in un trullo e abituato
ad accontentarsi di pane e olive, la
povertà del popolo indiano la fece
propria, la condivise senza mai la-
mentarsene e, quando gli fu possibi-
le, si impegnò per allentarne la
morsa.
Per sé, don Francesco non chie-
deva nulJa. Mai. Quando arrivò nel
Bengala indossava la veste nera che
portava a Shillong, località della
sua prima destinazione, posta a
1600 metri sul mare, in un clima mi-
te. Nel Bengala, invece, a dominare
è il caldo tropicale, che nei periodi
precedenti l'arrivo del monsone
raggiunge anche i 45 gradi. Per di-
fendersi in qualche modo, sarebbe
stata indispensabile una leggera ve-
ste bianca. Ma la missione di Bho-
borpara era poverissima·, e gli stessi
missionari. non sempre avevano il
necessario per sfamarsi. Sarebbe
stata un'impresa raggranellare i sol-
di necessari per acquistare una veste
e don Francesco non volle pesare
sulle magre finanze dei confratelli.
Continuò a portare per molto tem-
po la pesante veste nera nonostante
la tortura inflittagli dal caldo tor-
rido.
Conobbe anche la fame durante
le sue incessanti peregrinazioni da
un villaggio all'altro, sempre a piedi
o al più in bicicletta (il cavallo gli
sembrava un lusso, e poi non gli an-
dava di dover salutare la povera
gente dall'alto di una sella), nella
stagione asciutta e in quella delle
piogge torrenziaJi, di giorno e anche
di notte. Ci furono periodi io cui
camminò digiuno per giorni interi,
preoccupato solo di incontrare il
maggior numero di anime e parlar~
loro di Gesù, delJa Madonna, della
Chiesa, di don Bosco.
Non chiedeva niente a nessuno,
neppure un po' di cibo: non se la
sentiva di prendere qualcosa a chi
possedeva tanto poco. Ma erano i
poveri che insistevano perché sedes-
se alla loro mensa: lo sentivano uno
di loro, lo ascoltavano, spesso ne
accettavano l'insegnamento e si
convertivano. Non è che gli man-
casse l'appetito, anche per via della
sua robusta costituzione. Si rifaceva
dei digiuni allorché dalle sue pere-
grinazioni rientrava in qualche cen-
tro missionario, specie quello dioce-
sano di Krishnagar. Un giorno, a
tavola, fece il bis di tulio e ai con-
fratelli che lo stavano guardando
disse, quasi scusandosi: «Poi non
mangio per due o tre giorni. .. >>. E
talvolta i giorni erano più di due o
tre.
L 'incontro
decisivo
Don Convertini era giunto in In-
dia all'inizio del 1927. Lasciava alle
spalle la natia Puglia, la famiglia
che lo aveva allevato bambino dopo
la morte dei genitori, il servizio mi-
litare prestato durante la guerra
1915-18, undici mesi di prigionia in
Polonia e un triennio di « ferma»
nella guardia di finanza. In divisa
da finanziere, Francesco approdò a
Torino, la città che in quegli anni -
siamo nell'immediato dopoguerra
- conservava intatto il ricordo di
don Bosco, morto poco più di tren-
t'anni prima. Nel suo nome, i Sale-
siani moltiplicavano le opere realiz-
zate o avviate da don Bosco, por-
tando la loro azione educativa nelle
misere periferie cittadine, a vantag-
gio dei giovani del popolo con scuo-
le, oratori, laboratori di arti e me-
stieri.
E fu a Torino, nel santuario di
Maria Ausiliatrice, che Francesco

3.9 Page 29

▲back to top
- - - - - - - - - - -5'1-
La casa natale di don Francesco
Convertlni a Locorotondo
incontrò don Angelo Amadei. Un
incontro che avrebbe deciso tutta la
sua vita futura. Difatti, dopo qual-
che tempo, dopo diversi altri incon-
tri, don Amadei, che aveva preso a
stimare quel giovane e a scanda-
gliarne l'animo, rivolse a Francesco
la domanda: « Vuoi diventare mis-
sionario?». Prima di rispondere,
Francesco dovette superare non po-
chi problemi interiori e anche di al-
tro genere (al paesello natio c'era
una ragazza, PaJmina, con la quale
aveva aUacciato un rapporlo senti-
mentale). Ma al termine di lunghe e
travagliate meditazioni, la risposta
di Francesco fu: «Sì». Da quel mo-
mento e per tutta la sua vita fu solo
ed esclusivamente missionario.
Destinato in India, approdò a
Calcutta nel gennaio 1927, un anno
prima dell'arrivo in quella città-
aJveare di una sconosciuta suorina
di l 8 anni, che avrebbe fatto in se-
guito parlare di sé il mondo intero,
fino ad essere insignita del premio
Nobel per la pace: suor Teresa della
Congregazione delle Suore di Lore-
to, madre Teresa di Calcutta.
Francesco fu inviato in uno sper-
duto villaggio, Shillong, e poi a Ri-
liang, altro villaggio, se possibile,
più sperduLo ancora, dove i Salesia-
ni si erano arrampicati per impian-
tarvi uria scuola agraria, allo scopo
I MAGGIO 1987 29
di insegnare agli abitanti - che vi-
vevano in una condizione semipri-
mitiva e nel più totale isolamento -
il modo di sfruttare meglio la terra.
li 7 gennaio 1932, a 34 anni, emise
la professione perpetua, e il 29 giu-
gno 1935 fu ordinato sacerdote. Dal
momento del suo arrivo in India,
don Convertini non si fermò un so-
lo istante, le sue gambe macinarono
migliaia di chilometri, per andare di
villaggio in villaggio, di casa in ca-
sa, all'incontro diretto, personale,
con la gente, per portare alla fede il
maggior numero possibile di anime.
Svolgeva la sua oper a missionaria
con rispello per gli a ltri, per gli indù
e i musulmani con i quali veniva a
contatto, anche se soffriva nel vede-
re tanta genle seguire gli idoli e
mantenere tradizioni spesso crudeli
e disumane. Non sapeva niente di
ecumenismo, ma si comportava co-
me se sapesse lutto. Gli bastava la
fiducia nella verità, la fede in Dio,
l'amore per la Madonna.
U «
uomo
di Dio»
Questa sua apertura di spirito,
questo farsi povero tra i poveri,
questo rispetto per gli altri, tutto ciò
faceva si che la gente si fidasse di
lui, gli aprisse le porte, lo accoglies-
se come uno di casa. I poveri gli vo-
levano più bene di tutti: chiedevano
- anche i non cristiani - le sue
preghiere. Tutti dicevano di lui: (< È
un uomo buono». E i più colti: «È
un uomo di Dio ». E i religiosi fra
gli indù: «Se lui viene a noi, se la
sua benedizione viene a noi, abbia-
mo la certezza che Dio stesso è con
noi con la sua benedizione».
Sparse, nelle regioni indiane che
si trovò a percorrere, un bene im-
menso, e ricevette in cambio altret-
tanto amore. A sua volta amò l'In-
dia profondamente. Ormai vecchio,
sofferente di cuore, consumato dal-
la sua incessante attività missiona-
ria, nel 1974 don Convertini fu
mandato dai Superiori in ltalia per-
ché si concedesse un po' di riposo e
si curasse. A Torino ebbe uno degli
ormai consueti attacchi di cuore e
fu ricoverato a ll'ospedale Cottolen-
go. Ma si riprese, benché i medici
gli proibissero di tornare in climi
tropicali. Ma il c uore di don Con-
vertini batteva in India. <<Sto qui a
far niente, mentre i miei amici in-
diani mi aspettano». L'ebbe vinta e
riprese l'aereo per il Bengala. Ai
suoi poveri amici indiani, don Fran-
cesco dedkò anche gli ultimi giorni
di vita.
E quando, 1' 11 febbraio 1976,
mori, quegli amici si contarono e
scoprirono di essere una moltitudi-
ne. «Sembrava - scrive Nicola Pal-
misano nelle ultime pagine del suo
bel libro - che tulle le strade di
Krishnagar portassero alla cattedra-
le dove la salma era stata esposta.
Ci fu un afflusso impressionante di
popolo. Uomini di ogni casta e di
ogni religione piangevano, sentiva-
no quella morte come la morte del
più caro tra i propri familiari. Tutta
la città si sentì unita per la morte di
un uomo, il padre e il fratello di tut-
ti... E questo continuo afnusso di
uomini, donne, bambini aveva il
senso della benediz.ione per l'amico,
disponibile a tutte le ore e per qua-
lunque necessità, che tante volte era
venuto in loro aiuto quando aveva-
no perso ogni cosa, e soprattutto
quando la fiducia e la speranza si
stavano spegnendo nei loro cuori>>.
Un confratello salesiano disse di lui
(ma non fu il solo): <<Ho rivisto don
Convertini per dieci minuti, a Val-
docco, nell 'ultima sua venuta in Ita-
lia. Mi parve un santo».
Gaetano Nanetti

3.10 Page 30

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_ VITA SALESIANA _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ _ _ __
30 · I MAGGIO 1987
Un piccolo museo a Mathi
E ccl!UOMO DEL SECOLO»
ACQUISTÒ
LA CARTIERA
L'ispettore scolastico di
Nizza Mare, in visita nel 1885 alla
cartiera di Mathi, esclamò che vera-
mente Don Bosco era l'uomo del se-
colo. Effettivamente Don Bosco,
acquistando quella fabbrica nel
1877, si era lanciato in un'impresa
che il suo biografo definì « un po'
azzardata» (MB XIlJ, 660), ma che
confermava la sua apertura sociale
e il suo atteggiamento positivo ver-
so iJ progresso tecnico.
A Mathi Don Bosco era succedu-
to al Cavalier Michele Varetto,
morto quando la cartiera era in
buona efficienza. Dopo la sua mor-
te la produzione entrò in crisi e la
vedova, la signora Curtino Casta-
gneri Clotilde, donna di esemplare
pi<!tà, generosa con la Chiesa e con
i poveri, non sapendo e non volen-
do dedicarsi alla conduzione di
un'azienda così impegnativa, la ce-
dette ai Salesiani con un contratto
favorevole. Don Bosco, che aveva
due tipografie in continuo sviluppo
e attivissime, sentiva da tempo la
necessità di rendersi indipendente
nel rifornimento della carta. Oltre a
questo, sperava di poter agevolare
anche i giornali cattolici, vendendo
loro carta di buona qualità a buon
prezzo. Dopo un periodo stentato,
durante il quale Don Bosco volle af-
fidare la direzione ad aJtri, seguiro-
no anni di crescente noridezza, sot-
to la spinta competente di un grup-
po dirigente interamente salesiano.
Emerge tra tutti il salesiano coadiu-
tore Luigi Crosazw, direttore della
«In tutto il mondo, all'infuori
di Valdocco e di Castelnuovo,
penso che non ci sia paese che
abbia una parentela così stretta
con i Salesiani come
la nostra», afferma l'attuale
parroco di Mathi Torinese.
Per 50 anni furono presenti
nel piccolo paese sette case
salesiane. Inaugurato ora un
piccolo museo, con l'umile
cameretta di Don Bosco e
la ex cappella salesiana.
cartiera per ben 35 anni'. Questo sa-
lesiano instancabile si acquistò mol-
ta stima tra la popolazione, che lo
elesse ininterrottamente consigliere
comunale.
L 'Esposizione
Generale del 1884
La cartiera di Mathi visse un mo-
mento di grande popolarità quando
il comitato direttivo dell'Esposizio-
ne Generale Italiana dell' Industria e
del Commercio, che si sarebbe tenu-
ta a Torino, invitò anche la Società
Salesiana. La cartiera aveva appena
acquistato una modernissima mac-
china per la carta e accessori e il Co-
mitato propose di metterla in piena
funzione in occasione della grande
Esposizione del VaJentino. La dire-
zione della cartiera accolse l'invito e
chiese collaborazione alla tipografia
dell'Oratorio di VaJdocco. Fu così
che Don Bosco poté fare le cose alla
grande. In fatti entrando nel padi-
glione saJesiano, si poteva vedere
progressivamente come veniva fab-
bricata la carta, come si preparava

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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- - - - - - - - - - -sB
I MAGGIO 1987 · 31
Facciata esterna del
Museo Don Bosco nella
cartiera
... .J..
I
I
I
/CÌ'
Sopra: cameretta di Don
Bosco e sotto don Burzlo
con l'attuale discendente
della tam. Bosso
un quaderno, la stampa del libro.
Gli operai e le operaie prendevano il
vitto presso un ristorante cooperati-
vo, che distribuiva cibo buono e ab-
bondante a prezzi onestissimi. L'al-
tro personale addetto ai macchinari
della tipografia, legatoria e libreria
erano giovani artigiani dell'Orato-
rio Salesiano di Valdocco, guidati
dai propri capi d'arte e assistenti.
Le cronache sottolineano che per ri-
spetto e osservanza del precetto del
riposo festivo, tutte le domeniche e
gli altri giorni festivi la Galleria del-
la Carta (cosi veniva chiamata) era
chiusa al pubblico; in questo modo
sia gli operai che i giovani di Don
Bosco diedero una beJla testimo-
nianza cristiana, tanto più singolare
perché di festa i visitatori erano
molto più numerosi. Unica nota
amara, fu la decisione della giuria,
che forse prevenuta, assegnò alla
Società Salesiana la semplice meda-
glia d'argento. « Medaglia che noi
naturalmente rifiutamnu»>, com-
menta Luigi Crosazzo, (<contenti
del giudizio più sereno e giusto del
pubblico che numeroso tutti i giorni
affollava con vero entusiasmo e lo-
dava la coraggiosa e non tanto faci-
le impresa».
Don Bosco a Mathi
« lo penso che in tutto il mondo,
aJl'infuori di VaJdocco e di Castel-
nuovo Don Bosco, non ci sia comu-
ne o parrocchia che abbia una pa-
rentela così stretta con i Salesiani
come la nostra», afferma l'attuale
parroco di Mathi, don Secondo
Burzio. «Infatti per ben 50 anni so-
no state presenti contemporanea-
mente in Mathi tre case salesiane: la
cartiera, la casa in via Don Bosco
per sacerdoti e coadiutori e l'Istitu-

4.2 Page 32

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32 · I MAGGIO 1987
to Chantal; quattro case delle Figlie
di Maria Ausiliatrice: l' Asilo Varet-
ro, il Convitto della cartiera, la Ca-
sa Chantal, il Convitto del Cotoni-
ficio Valle Susa. Questa parentela
risale in linea retta fino al Fondato-
re e quindi è di primo grado!». Don
Burzio ricorda con soddisfazione
che Don Bosco stesso fondò la car-
tiera e acquistò dalla contessa Clau-
dia Nuvoli per lire novemila il terre-
no e i fabbricati per la creazione di
una casa di formazione per i Figli di
Maria, vale a dire per le vocazioni
adulte. E fu la Fondatrice che apri a
Mathi per le Figlie di Maria Ausilia-
trice la prima e la seconda casa.
Nella Casa Chantal ino ltre visse e
morì la sorella di lei, suor Felicina
Mazzarello, sepolta nel cimitero del
paese.
/i piccolo Museo Don
Bosco
I Sopra: la Casa Chantal come appare oggi e sotto
la cappella salesiana nella cartiera dopo i restauri
Nel dicembre 1919 la cartiera fu
acquistata d alla società Cartiere
Giacomo Bosso di Torino. Oggi ne
conse1 va il nome, anche se la pro-
prietà è passata nelle mani dei fin-
landesi. In tutti questi anni l'affetto
per Don Bosco non è venuto meno,
tanto che la cartiera continua ad es-
sere chiamata «Cartiera Do n Bo-
sco »; i dipendenti poi spesso dicono
semplicemente in dialetto «Io lavo-
ro a Don Bosco». Ancora oggi la
<< macchina continua TV » (ormai
computerizzata) conserva una visto-
sa targa che la mette sotto la prote-
zione del «Beato Giovanni Bosco».
Una piccola statua dell'Ausiliatrice
sormonta ancora l'antica facciata.
Nonostante i passaggi di proprie-
e le necessarie ristrutturazioni de-
gli edifici e il bisogno di spazio, la
famiglia Bosso ha conservato con
cura fino ad oggi nella cartiera la
cameretta di Don Bosco e la cappel-
la dei Salesiani e delle Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice. In questa umilissi-
ma camera, Don Bosco accolse
molti visitatori che si recavano da
lui come in pellegrinaggio, quando
negli ultimi anni di vita si recava a
trascorrere qualche giorno di riposo
nella quiete di Mathi, a respirare
l'aria salubre della Valle di Lanzo,
aJla sinistra della Stura. Qui trat-
tava di affari ma faceva anche qual-
che passeggiata e gli ritornava l'ap-
petito. Oggi, con felice pensiero, la
Direzione della cartiera ha provve-
duto a un decoroso restauro, sia
della cameretta che della cappella.
All'inaugurazione del piccolo mu-
seo era presente l' ispettore Don
Luigi Testa, vari salesiani e Figlìe di
Maria Ausiliat rice, una rappresen-
tanza dei vicini allievi di J.anzo, il
sindaco di Mathi , ex aUievo salesia-
no, l' attuale parroco Don Secondo
Burzio e una nutrita schiera di di-
pendenti della cartiera. La famiglia
Bosso, presente al completo, ha
simbolicamente consegnato alla F a-
miglia Salesiana il frutto del suo at-
taccamento a lle proprie radici e a
Don Bosco. L'88 potrà così offrire
ai pellegrini anche la conoscenza di
questa pagina di storia salesiana, te-
stimonianza dello zelo instancabile
e inventivo di Don Bosco e dell'af-
fetto degli abitanti di Mathi per il
Santo.
Umberto De Vanna

4.3 Page 33

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.s'l_ _ PROBLEMI EDUCATIVl _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
r MAGGIO (987 · 33
E SE l!EDICOLA
AIUTASSE
A SCOPRIRE
SE STESSI?
Si conclude il« viaggio »
in mezzo alla colluvie
dei giornali destinati ai
ragazzi. Un po' più di
attenzione in chi scrive,
in chi legge e in chi paga
non nuocerebbe.
<<Argent !» , danaro, que-
sto il magico motto c he par di leggc:-
re sul frontone di quella sorta di
tempio delfico che si definisce, jn
sintesi, edicola. Un chiosco dispen-
satore di qualsivoglia oracolo pur-
ché sia di faciJe commestibilità. In
questo oculus mundi, bando alle
ciance moralistiche, continuiamo,
in parte, il nostro viaggio nella
stampa che vuol parlare ai ragazzi.
In parte, perché non tutto ciò che si
legge passa per un tal mediatore. C i
riferiamo a tutte quelle riviste che
giungono ai rispettivi destinatari

4.4 Page 34

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34 · 1 MAGGIO 1987
tramite abbonamento non avendo
trovato ancora un miglior canale di
diffusione.
Pensiamo per esempio alle tre pub-
blicazioni del mondo scout, «Gio-
chiamo», «Avventura» e «Cammi-
niamo insieme», povere nella loro
veste tipografica, così poco dotate
di luci e colori ammalianti quanto
ricche di contenuti e proposte valo-
riali.
Attualità, politica, economia e
cultura, musica e giochi, sono pre-
sentati con vivacità di toni anche se,
e questo è il limite, vengono talora
analizzati nel chiuso ambito del
mondo scoutistico. Un difetto che
potrebbe essere una caratteristica o
una scelta ma pur sempre limitante.
Diverso invece è il caso del «Cor-
riere dei Piccoli» che ben si attaglia
alle esigenze della moderna edicola.
Del vecchio «corrierino» è ormai ri-
masto ben poco. Si tratta oggi di un
foglio semi-nipponico ridottosi a
far da cassa di risonanza delle TV
private: le avventure di Sandy infat-
ti, si premette, sono trasmesse su
Italia Uno, così come quelle di Da-
vid Gnomo e di Holly e Binji. in
quanto alle realizzazioni ricorrono i
nomi orientaleggianti di Makimura,
Koizumi, Kodansha e Tsuchida che
basano le loro invenzioni su un for- il grande .
te spirito di competitività. Un com-
plesso di valori ingenui e semplici-
g1orna1e de1. ragazzi
stici che invade anche la sfera affet-
6va: nel numero del 19 marzo per
esempio compare la patente del
«Super-papà», che auspica un pa-
dre superintelligente, superbello,
supersportivo. Di diversa fattura
« Il Giornalino» che può dirsi, a
questo livello, il rivale del «Corriere
dei Piccoli », rispetto al quale risulta
senz'altro preferibile sia per i conte-
nuti che per la grafica: a tal propo-
sito ci piace ricordare i disegni di
Gianni De Luca nell'affascinante
storia di un Paolo di Tarso trasferi-
to nel futuro. Pace, europeismo,
ecologia, solidarietà universale,
questi i valod che ricorrono costan-
temente nel «Giornalino», anche se
il richiamo dell'Argent del falso
frontone delfico alla fine non può
che essere ineludibile. Così accanto
alle storie di Mosè e dei profeti
compaiono, in un pot-pourri tutto
commerciale, gli oroscopi e gli
astrologi, le stelle e i pianeti che ag-
giungono un pizzico di fantasia e di
mistero a quella che vuole essere la
realtà della fede.
Non cade nel tranello un'altra ri-
vista, «Primavera», che aggira con
furberia l'ostacolo dei bisogni di
una società ultratecnologica che si
rintana sempre di più nelle plaghe
del paranormale e del magico. Qui
infatti possiamo leggere il ridosco-
po, ovvero l'oroscopo per ridere.
Vediamo l'Ariete: «capirete che
non siete un magnete, abbatterete
un abete su una parete, cavalcherete
un ariete seguendo strane come-
te... », dove il gioco simbolico e pa-
radossale pitta con una pennellata
di nonsense la bizzarria collettiva
degli anni '80. Ma veniamo ai carat-
teri generali di «Primavera»: una
rivista sicuramente vivace e ricca in
cui compaiono tutte le fantasmago-
rie utili ad abbacinare le pupille me-
no sensibili ai fotoni: lampomusic,
giocotest, lineagiovane, bricolage,
world, cucina e maxiposter com-
pongono insieme all'attualità il
quadro della rivista. Ma tutto que-
sto lampeggiare di colori iridescenti
è inserito in una trama coerente di

4.5 Page 35

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valori e di proposte cristiane precise
e incalzanti. E anche se qua e il
tono può apparire talora edulcorato
nei temi più scabrosi il risultato
complessivo è senz'altro assai buo-
no: pure, ci sentiamo di dire, da un
punto di vista linguistico, benché si
trovino in qualche luogo accenni
post-moderni a «scarpe tornate, sfi-
tinzie e cuccate», propri dei dialetti
tipici dell'«Argenl>> odierno.
Molto vicina a « Primavera» è
un'altra rivista, « Mondo Erre», che
si occupa di tutto ciò che a un ra-
gazzo potrebbe e dovrebbe interes-
sare: dallo sport ai problemi di at-
tualità, dalla musica alla vita socia-
le. In «Mondo Erre», a differenza
di «Primavera», non mancano i fu-
meni e un interessante inserto mo-
nografico ogni mese. Questa rivista
reclama per sé « intelligenza e fanta-
I MAGGIO 19/Jl · 35
sia» e dichiara di non voler essere
solo un piacevole passatempo ma
anche uno stimolo a pensare. E noi
non osiamo dargli torto. Ma presu-
me un po' troppo e si inalbera al-
quanto dove afferma con albagia di
essere addirittura l'« unico mensile
che fa cultura per ragazzj e ra-
gazze».
Ed eccoci giunti a «Linus», una
rivista sinistrorsa e radicaleggiante,
ma non solo: anticonformista, anti-
clericale, antiborghcse e, insomma,
«anti ». Onnipresente infatti è la vis
polemica a sé stante che s'inserisce
in un progetto editoriale intelligente
e proposiùvo ma troppo spesso an-
gustamente ideologico. Questo men-
sile, in effetti, non ha niente a che
spartire con la placida e insinuante
ironia del filosofico personaggio di
Schultz. Cosicché il grossolano e la
gratuità sboccaeciata si fanno «com-
pagne)> di contenuti e valori univer-
salmente accettabilì. Tuttavia i let-
tori mostrano una realtà più ampia
di quella che appare nella rivista.
È il caso di due « figiciotte di 16 e
19 anni» che affermano la necessità
«di allearsi con lo pseudonemico>>,
superando «le eticheue politiche,
sociali e religiose», per raggiungere
l'agognata pace nel mondo. Sempre
le due ragazze si chiedono quale fu-
turo si aspettano i « ragazzi delle
Timberland» e più in concludo-
no: «noi non ci arrenderemo di
fronte a questa dilagante epidemia
di menefreghismo>> .
Atleggiamento che viene rifiutato
pure dalle riviste missionarie indi-
rizzate ai ragazzi, tra cui « ltaJia
Missionaria». Di esse, Domenico
Volpi, un noto studioso della stam-
pa giovanile, ha detto che, seguen-
do « l'evoluzione della Chiesa dopo
il Concilio, prestano l'auenzione
più viva alla realtà degli altri popoli
e delle altre religioni, ai problemi
del terzo mondo, con il vantaggio di
poter offrire materiale in presa di-
retta>> grazie alle testimonianze rac-
colte dagli stessi missionari. Da più
parti però si lamenta l'eccessiva po-
vertà tipografica di questa stampa.
Sul frontone del tempio di Apollo
a Delfi, nell'antica Grecia, non era
scritto «Argent», ma «gnothi seau-
tom>, ovvero, conosci te stesso.
Estrapolando questo motto da quel
contesto filosofico potremmo dire
che sarebbe auspicabile oggi poter
leggere una tale massima anche in
testa alla simbolica edicola che ab-
biamo citalo all'inizio. Sarebbe bel-
lo cioè che i ragazzi potessero usu-
frui re di una stampa che li aiutasse
a scoprire se stessi nella verità e at-
traverso questa via a conoscere la
realtà che li circonda. Grazie a una
informazione dunque che formasse
da un nocciolo interiore. Che non
porterebbe certo all'egoistica apo-
teosi dell'«Argent».
Sergio Ccntofantj
FINE
(la precedente puntata è ~taHI pubblicata
nel fascicolo di aprile 1987).

4.6 Page 36

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_ STORIA SALESIANA _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
36 I MAGGIO 1981
Un sogno del 1885
Foto Archivio SEI • Ricatto
l!oRIENTE
AFFASCINÒ
DON BOSCO
Nel 1936 Don Eugenio
Ceria pubblicava il volume XVIJ del-
le Memorie Biografiche di San Gio-
vanni Bosco. Alle pagine 645-646
l'autore, dopo aver riportalo l'inte-
ro sogno che Don Bosco aveva rac-
contato al Capitolo superiore la se-
ra del 2 luglio 1885, così conti-
nuava:
«Queste sono le tre cose che Don
Bosco vide più distintamente, che
meglio ricordò e che narrò la prima
volta; ma, come espose successiva-
mente a Don Lemoyne, egli aveva
visto assai più. Aveva visto tutti i
paesi nei quali i Salesiani sarebbero
stati chiamati con l'andare del tem-
po, ma in una visionefugace, facen-
do un rapidissimo viaggio, in cui,
parlito da un punto, era ritorna-
to. Diceva essere stato come un
lampo; tuttavia nel percorrere quel-
lo spazio immenso aver distinto in
un attimo regioni, ciuà, abitanti,
mari, fiumi, isole, costumi e mille
falli che s'intrecciavano e cambia-
menti simultanei di spettacoli im-
possibili a descriversi. Di tuffo per-
ciò il fantasmagorico itinerario ser-
bava appena un ricordo indistinto
sapeva più farne una particola-
reggiata descrizione. Gli era sem-
brato di aver seco molti, che inco-
raggiavano lui e i Salesiani a non
mai arrestarsi per via. Fra i più ani-
mali a spronare perché si andasse
sempre avanti, appariva Luigi Col-
le, del quale scriveva al padre il IO
agosto: " li nostro amico Luigi mi
ha condotto a fare una gita nel cen-
tro dell'Africa, terra di Cam, diceva

4.7 Page 37

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- - - - - -- - -- - sB-
I M4GCIO /981 37
Nell'autunno del 1986 la Famiglia
Salesiana del Giappone alla presenza di
Don Egidio Viganò ha ricordato il 60° di
attività salesiana nel Paese del Sol
Levante. Per lhccasione qualcuno ha
ipotizzato una nuova interpretazione
del sogno missionario di San Giovanni Bosco
del 1885. Abbiamo chiesto allo storico
Francesco Motto di scriverne per il BS.
egli, e nelle terre di Arfaxad ossia in
Cina. Se il Signore vorrà che ci Tro-
viamo insieme, ne avremo delle cose
da dire".
Percorse una zona circolare in-
torno alla parte meridionale della
sfera terrestre. Ecco la descrizione
del viaggio, secondoché Don Le-
moyne asserisce averla udila dalla
sua bocca. Partì da Samiago del Ci-
le e vide Buenos Aires, S. Paolo nel
Brasile, Rio de Janeiro, Capo di
Buona Speranza, Madagascar, Gol-
f o Persico, sponde del Mar Caspio,
Sennaar, monte Ararat, Senegal,
Ceylan, Hong-Hong, Macao sul-
l'entrata di un mare sterminato e
davanti all'alta montagna da cui si
scopriva la Cina; poi l' fmpero Cine-
se, l'Australia, le isole Diego Rami-
rez; si chiuse infine la peregrinazio-
ne con il ritorno a Santiago del Cile.
Nel fulmineo giro Don Bosco di-
stingueva isole, terre e nazioni spar-
se sui vari gradi e molte regioni po-
co abitate e sconosciute. Dei nomi
di tante località vedute nel sogno
più non ricordava con esattezza i
nomi; Macao, per esempio, la chla-
mava Meaco».
Di tutti i «problemi» che pone
questo testo (non ultimo: quando
Don Bosco fece il sogno? Probabil-
mente due o più mesi prima), vo-
gliamo qui affrontare quello relati-
vo proprio all'ultima affermazione
del memorialista: Don Bosco in so-
gno vide la città di Macao, ma, sba-
gliandosi, disse di aver visto Meaco.
Ci domandiamo: l'errore è stato di
Don Bosco, che disse Meaco anzi-
I
Nella pagina precedente: Tokio,
il nuovo centro di Shinjuku e
sotto antica cartina di Tokio

4.8 Page 38

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38 · I MAGGIO 1987
ché Macao, oppue si sbagliò Don
Lemoyne correggendo il Meaco cli
Don Bosco in Macao?
Per trovare la soluzione al nostro
quesito, non c'è altro da fare che
controllare 'la documentazione cu-
stodita nel!'Archivio Centrale Sale-
siano. Da questo risulta che il succi-
tato testo di Don Ceria dipende da
quello dei Documenti di Don Le-
moyne, con l'unica eccezione, per
ciò che riguarda il nostro caso, che
al posto di «davanti all'alta monta-
gna» si legge «dopo la quale città vi
è quelJ'alta montagna». A loro vol-
ta le bozze di stampa dei Documenti
si fondano su una redazione mano-
scritta di Don Lemoyne, nella quale
l'inciso circa la montagna - che in
questo testo risulta «altissima» -
non è collocato all'interno dell'elen-
co delle localilà viste in sogno da
Don Bosco, bensi in un successi~o
capoverso.
Si ha pertanto una prima conclu-
sione: Ja correzione di <<Meaco»
(pronunciato da Don Bosco) in
« Macao» è stata operata dal Le-
moyne già nel primo stadio redazio-
nale del testo. Appellandosi al fatto
che Don Bosco non ricordava con
esattezza i nomi, Don Lemoyne nel
suo -manoscritto entrambe le volte
scrisse «Macao» ed altrettanto fece
in una lettera autografa a mons.
Cagliero nella quale riassumeva il so-
gno cli Don Bosco. Fra l'altro in que-
st' ultimo manoscritto il Lemoyne
corregge in sopralinea la parola <<al-
ta» montagna in «altissima» monta-
gna. n termine «Meaco» dunque
compare solo nei Documenti.
In attesa di altre attendibili testi-
monianze che illuminino il nostro
quesito, le ipotesi possibili ci paiono
due, anzi tre, ciascuna con dei moti-
vi a favore ed altri contro.
L 'ipotesi Macao
È questa l'opinione di Don Le-
moyne, che fu il depositario del so-
gno ed il diretto recettore della spie-
gazione ·di Don Bosco (MB xvrr
643-647).
Don Bosco doveva ben conoscere
Macao, anche solo per jl fauo che
da anni stava trattando per una fon-
dazione a Hong Kong e non poteva
non essere in qualche modo infor-
mato della vicina colonia portoghe-
se, praticamente quartier generale
dei missionari della Cina e dell'E-
stremo Oriente.
Inoltre col termine Macao si indi-
cava la zona di Castro Pretorio in
Roma, dove i gesuiti avevano acqui-
stato proprietà con fondi prove-
nienti da quella città e dove Don
Bosco proprio negli stessi anni del
sogno stava costruendo la chiesa del
Sacro Cuore.
Lo stesso non si potrebbe dire, a
stretto rigore, delJa sua conoscenza
della città giapponese di Meaco
(Kyoto). È vero che nella «quarta
edizione migliorata» della Storia
Ecclesiastico od uso della gioventù
del 1871 ad una nota al capitolo se-
sto dedicato alla beatificazione dei
martiri giapponesi si citava più vol-
te il nome di Meaco come città di
nascita o dj morte di afcuni di loro.
Ma è da tener presente che la nota
in questione si fonda su un mano-
scritto allografo, anche se rivisto da
Don Bosco, che vi ha apportato del-
le correzioni stilistiche a matita (Ar-
chivio Salesiano Centrale 133; mi-
croscheda 365 C 10-11; 366 D 4-12).
Pertanto pare plausibile che Don
Bosco non avesse una conoscenza
ugualmente profonda delJa città ci-
nese e cli quelJa giapponese. Inoltre
nel contesto del sogno Don Bosco
parla di Hong Kong e di Meaco
(leggi Macao) sull'entrata di un ma-
re stermfoato e davanti alla monta-
Toklo, veduta generale
(Foto Archivio SEI - Ricatto)
gna da cui si scopriva la Cina. Ora è
molto probabile che il nostro Santo
immaginasse le due città quasi fos-
sero adiacenti (in realtà distano una
cinquantina di km) e quindi come
monte della sua visione profetica
può facilmente aver scambiato un
alto monte cli Macao (che non c'è) o
col massiccio montagnoso della pe-
nisola di Kow-lonn {Hong Kong),
daJla cima del quale (monte Tai Mo
Shan 3,140 ft. = 1000 m circa) si ve-
de la Cina, ovvero con la catena di
monti del territorio confinante che
giunge quasi fino a Macao. Non si
deve dimenticare che Don Bosco co-
nosceva i luoghi solo da informa-
zioni orali, articoli, carte e disegni
del tempo, non sempre precisi ed
accurati.
Quanto all'immenso mare che
stava di fronte, nell'ipotesi del Le-
moyne, è facile riconoscervi l'Ocea-
no Pacifico che lambisce Macao ed
Hong Kong (il Mar Cinese).
L 'ipotesi Meaco
Conoscendo Don Bosco, come
abbiamo appena detto, sia la città
di Macao che quella di Meaco, non
si è sbagliato nel pronunciare il no-
me della città giapponese. ln sogno
vide Meaco ed ai suoi ascoltatori
disse Meaco.

4.9 Page 39

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Ora dj fronte a Meaco c'è si il
Mar del Giappone, cerio non picco-
lo anche se non «sterminato» come
l'Oceano Pacifico (che comunque si
trova alle sue spalle) ma non c'è al-
cuna «alta>> montagna. È poi da
escludersi che da Meaco si possa ve-
dere la Cina. Rimarrebbe inoltre da
spiegare perché Don Bosco, che era
ad Hong Kong-Macao, avrebbe do-
vuto trasferirsi in Giappone per ve-
dere di ciò che non si vede (la Ci-
na) mentre dai monti delle colonie
anglo-portoghesi si poteva facil-
mente vedere. Evidentemente il di-
scorso vale solo in rapporto ad una
inlerpretazione «oggettiva» dei da-
ti; rullo invece è possibile se tali dati
vengono letti aJl'interno di un so-
gno, di una visione fugace, nella
quale in un attimo Don Bosco ha vi-
sto «regioni, ciuà, abitanti, mari,
fiumi, isole, costumi».
E se fosse Tokyo?
È l'interpretazfone di mons. Ci-
matti che in una lettera al Reuor
Maggiore, Don Ricaldone, 1'8 mar-
zo 1940, cosi scriveva: « La Meaco
del sogno ha innanzi a sé "un mare
sterminato" ed alle spalle un'"alta
montagna", che penso non possa ri-
ferirsi a Macao, che non è in tale po-
sizjone, mentre si può riferire assai
bene alla capitale dell'Impero Giap-
ponese. Meaco o Myaco in giappo-
nese sìgrufica la ciltà ove risiede
l'Imperatore. Ai tempi del Saverio
la capitale era Kyoto (ed il Saverio
parla appunto di Meaco), che però
non ha i requisiti di posizione indi-
cati nel sogno. Tokyo invece ha di
fronte a il più grande mare del
mondo e aJle spalle la montagna sa-
cra, la più celebre in Estremo Orien-
te, il Fugiyama. Dal Fugi non si ve-
de certo ad occhio nudo la Cina, ma
Don Bosco narra un sogno profeti-
co, non bisogna dimenticarlo» (An-
nali... , 1, p. 554).
Si potrebbe aggiungere che solo
dal 1868 l'imperatore si era trasferi-
to a Tokyo, abbandonando l'antica
capitale di Meaco, e Don Bosco po-
teva non essere al corrente del fatto.
Altro non trascurabile indizio:
Meaco aveva pure il nome di Sajkio
che significa «capitale dell'Ovest»;
Tokyo invece «capitale dell'Est».
L'ipotesi di mons. Cimatti è se-
ducente: mentre Don Bosco credeva
di essere su un punto di osservazio-
ne vicino alla Cina, in realtà profe-
tizzava l'andata dei Salesfaru in
Giappone, da cui poi sarebbero par-
titi missionari per la Cina. Rimane
però il problema succitato a propo-
silo di Meaco: perché Don Bosco si
sarebbe trasferito in Giappone per
vedere la Cina (che da là non si ve-
deva)? Inoltre se a Tokyo c'è il ma-
Tokio, la Ginza
(Foto Archivio SEI
Ricatto)
I MAGGIO 1967 39
re e la montagna, Don Bosco ha pe-
pronunciato la parola Meaco (o
Macao) e non Tokyo. Ed ancora,
con un ragionamento post factum:
non era più facile andare in Cina da
Macao (dove i Salesiani si trovava-
no dall'inizio del secolo) che dal
Giappone, dove vi erano giunti ven-
i'anni dopo e che per trasferirsi in
Cina dovevano prima attraversare
la Corea e la Manciuria? È poi fuori
discussione che in quegli anru l'at-
tenzjone di Don Bosco era molto
più rivolta alla Cina che verso il
Giappone. li che tuuavia non esclu-
de la possibilirà dell'interpretazione
di mons. Cimatti.
C onclusione
L'analisi documentaria, «oggetti-
va» delle fonri ci lascia dunque in
un alone di grande incertezza. Per
quanto si cerchi di affrontare la que-
stione dal punto di vista geografico-
linguistico, si finisce inevitabilmen-
te con domande che rimangono sen-
za risposta. I forti limiti ru esattezza
nelJe descrizioni geografiche, già
presenti in vari scritti di Don Bosco,
sono ancor più evidenti nei sogni
missionari, non escluso quello da
noi preso in parziale considerazio-
ne. Problematico è anche distingue-
re l'effettiva consistenza del nucleo
onirico rispetto alla «elaborarione»
successiva da parte di Don Bosco (e
dei suoi memorialisti).
In tutti i casi la discriminante ri-
mane l'analisi del fenomeno oniri-
co, ed è noto come addentrarsi nel
complesso mondo dei sogni di Don
Bosco non sia semplice, stame la
somma di valori allegorici, didasca-
lici, pedagogici, spirituali... in essi
presentati dal protagonista. Alcune
volte è possibile pervenire alla «ve-
rità»; altre volle se ne può dare solo
qualche spiegazione.
Per quanto concerne il caso in
questione, ci pare che tutte e tre le
ipotesi suaccennate abbiano, più o
meno, valide ragioni per essere po-
ste. AJ lettore la libertà di dare la
preferenza aJl'una o all'altra, a pat-
to che mantenga aperto i1 carattere
interrogativo e problematico di
quella per cui opta.
Francesco Motto

4.10 Page 40

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NEONATO COLPITO
DA BRONCOPOLMONITE
L eggo 11 Bollettino Salesia
no da poco tempo ma col
pita e commossa dalle continue
grazie elargite da M Ausmatnce
al suoi devoli ml sono subito ri-
volta a Lei per ottenere la guari-
gione di un mio carissimo nipoti
no-neonato aftetto da bronco-
polmonite.
Le possibilità di salvezza era
no molto scarse ma Maria Ausi
llatnce ha esaudito le mie pre-
ghiere. Ora Il mio nipotino sta
bene e io di cuore ringrazio M
Ausiliatrice.
Lei/era firmata
DAL GUATEMALA
UN BIMBO
MERAVIGLIOSO
D opo tani! anm d1 mammo
nio, lrascorsi nella vana
attesa di un bambino che allie-
tasse la nostra casa, capii che il
Signore voleva cl dedicassimo
ad un altro tipo di maternità e
paternità
Pensai all'adozlone. ma con
molta delusione m, resi ben pre-
sto conto che In Italia è quasi
Impossibile poter arrivare a
canto.
Ml rivolsi a S O Savio e fu su
bilo luce Ebbi l'indirizzo di una
missione in Guatemala e nel gi-
ro di un anno è arrivato un bam
bino merav1ghoso. Tuttavia all'I-
nizio noslro llgllo Luls era insi-
curo e nervoso, gli misi al collo
l'abitino dì S D Savio e dall'og•
gl al domani Il p,coolo Luis è di·
venlato 11anquillo e sereno.
Il grazie più riconoscente al
grande piccolo sanlo.
Angelo Concaua
NODULO
ALLA MAMMELLA
P oco p1u di un mese la, m,a
madre si lrovò un nodulo
alla mammella destra Si spera•
va in una ciste. ma le vislle che
seguirono mostrarono una ben
più grave reallà: tumore.
Essendo ex allievo salesiano
m1 rivolsi con fiducia a D. Bosco,
e a S D Savio che ho sempre
sentilo tanto vicini
Non hanno mancato di esau
dirmi perché l'lnlervento riguar•
dante purtroppo l'asportazione
della mammella è andato bene
Ora mia madre è tornata a ca•
sa e sta bene, se si eccettuano
alcune (lortunamente poche)
comprensibili crisi:
Con riconoscenza esprimo Il
mio grazie e Imploro la protezio-
ne del miei cari santi.
Lettera ftrmata
UN SEMPLICE GRAZIE
D es1dero rmgraz,are Mons
Vers,glla e don Caravario
per la felice guarigione di mio
fratello e Implorare la protezione
di Sr. Eusebia su mia sorella per
un posto di lavoro
Sr. Zena,da J D. - Filippine
UNA DIFFICILE
GRAVIDANZA
A andiamo pubbhche grazie
a M Ausìliatrice e a S D
Savio per aver, entrambi, fatto
portare felicemente a termine
una dilhcile gravidanza, con la
nascita di una bambina alla qua•
le è staio posto Il nome di -Gra-
zia• appunto per la grazia rice-
vuta.
G1org10 Ventura Modica Alls
GRAZIE OTTENUTE
D ue anni fa a m,o cognato
è stato asportato un rene
e versava In gravi condizioni Lo
scorso anno, mio nipote, In un
s• Incidente sul lavoro riportò una
frattura alla vertebra. Alcuni
mesi fa un'altra mia nipote ha
avuto un forte esaurimento ner-
voso. Ora tutti e tre stanno bene
e questo grazie alla protezione
di M. Aus11iatrlce, S. Giuseppe e
suor Eusebia Palomlno a cui ci
s,amo rivolti sempre con tanta
fede.
FMA Casare, (ME)
CORSO PER INFERMIERA
H o fallo la novena suggeri-
ta da don Bosco e la mia
figlia minore ha vinto il Concor-
so per Infermiera Proless,onale
Ora è entrala in ruolo presso
l'Ospedale S Corona di Pietra
Ligure
Il grazie riconoscente di una
mamma a D. Bosco.
Fausta Cassine/I, ,n Vetr1a
Caragna (SV)
DISTURBI
ALL'APPARATO
DIGERENTE
U na m,a car1ss1ma parente
accusava seri disturbi al•
l'apparato digerente SI temeva
qualcosa di brutto. Grazie alla
protezione della Vergine Ausi-
liatrice, tulio è risultato negativo
ed è stata necessaria soltanto
una semplice cura per bocca.
Segnalo ques1a grazia con in-
linila riconoscenza.
Angela Bollo GE
INCOMPRENSIONI
IN FAMIGLIA
e on l'aiuto di suor Eusebia
sono riuscita a superare
delle fort, Incomprensioni sorte
in famiglta e ad ottenere il buon
esito di un esame difficile soste-
nuto da mia figlia.
M. G
È ARRIVATO DOMINIQUE
S iclllana, sposala da selle
anni con un francese non
riuscivo ad avere la gioia d1 es•
sere madre M1 sono rivolta con
tanta speranza a S. D Savfo e
dopo quattro mesi è iniziata
dentro di me una nuova vita
Ora è venuto al mondo anche
Il bellissimo Dominique. Sono
felice e con questa gioia grande
ringrazio Il santo delle culle.
Francesca Cambiano So/1/aux
Partgi
INCIDENTE
AUTOMOBILISTICO
A ingrazio M Ausiliatrice,
S G Bosco, S D Savio
per avermi latta uscire quas, 11•
lesa in un incidente automobili
stico in cui la mia cinquecento è
stata d1stru11a
Con IUIIO il cuore. GRAZIEI
LUC/8 Pas,a
DESIDERIO ESAUDITO
11 mio grall8 a suor Eusebia
Palomino per avermi con-
cesso quanto desideravo
Mafia Rosa Vanzeito
DOPO LUNGA ATTESA
E sprim,amo 11 nostro gralt8
a S D Savio per la gioia
dell'arrivo di Laura Dopo una
attesa lunga e sofferta per avere
un figlio, li piccolo Santo cl ha
concessa questa grazia Conti·
nuiamo ad Implorare la Sua pro-
tezione
Assunta e Angelo Sanche/11
Palazzolo Milanese (Ml)
DALL'ETÀ 0111 ANNI
S eneo il dovere d1 ringrazia-
re pubblicamente S O
Savio per la protezione e le con
tinue grazie r,cevute per la sua
intercessione nell'arco d i ven•
t'anni All'età di 11 anni 011enn1
la guarigione da una peritonite
acuta con l'Imposizione, da par•
te delle suore dell'ospedale,
dell'abitino di D Savio.
Sposa1aml, nonostante le dii•
licoltà della prima gravidanza e
di un successivo aborto, per l',n-
tercess,one del mio piccolo
Santo salesiano a cui ml rivolsi
ogni sera per tutto 11 periodo del-
la terza gravidanza, anch'essa
iniziata con minacce di aborto,
ho avuto un bel maschietto a cui
ho dato Il nome di Giulio Dome-
nico
Clorinda Sch1a1tarella
Vimercate (Ml)

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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- -- - - - - - - - -sB-
CAVOLI TINA ved . TAVERNA
Cooperatrice I a La Spezia
Cooperatrice piena d1 entUl>lasmo
e di generosrtà cl ha lasciato nel set-
tembre u.s. E stata tra le londatrìc1
della nostra Associazione, aulvissi-
ma In ogni iniziativa parrocch,ale La
sua età e gli acciacchi non le hanno
1mped110 dI conservare fino al suo ul•
timo gloino un comunicativo sorriso
ed una vivacità tutta seleslana.
ATAL.LAH s lg. J OSEPH t nel ltba·
no a 63 anni
Era particolarmente legato ali.i Fa·
m,gha Salesiana e dìvenne segreta•
no dell'Associavone locale del eoo.
paratori Sales,anl
Negli anni cinquanta si interesso
!attivamente per favorire la presenza
del Salesiani e delle F M.A nella sua
regione e Imo agli ultimi glOfni Inco-
ragg,o il rilancio delle attività dal llgh
di Don Bosco iri quel paese sconvol-
to da 12 anni dl guerra.
Mostrò sempre viva sens1blhtè SO·
ciale ed eccleslale e I suoi menu turo-
no r,conosciuti con pubbliche onorìlì-
cenze, tra cui la 0ommenda dell'Or-
dine di S. Silvestro, conferitagli dal
Santo Padre Gioi/anni Paolo Il.
MONTOLI rag. RAFFAELE Coo-
peratore t Busto Ars {VA) e 84 anni
Appresa fin da ptecolo la davouo-
ne a don Bosco, cercava d• viverla
con la •sanhfocaz1011e del lavoro•
Fedele alla sue mansioni di lmple-
gato, dedicava Il lampo libero, oltre
che alla famiglia, all'Oratorio locale
con la ava attività filodrammatJCB e
alle Associazioni Cauoliche Negli
anni della guerra e subito dopo, pro-
fuse le sue energie nelle scuola pro-
fessionali serali per qualificare gfj
operai. 01 carattere schivo a riserva-
to, si può dire che -non sapeva la si-
nistra cosa faceva la destra• nelle
opere buona.
Dall'assidua rlllesslone sulla ,111a
di don Bosco, proveniva la sua pro-
verbiale serenità. Aveva Imparato,
da Lui, ad essere buon cristiano e
buon cittadino a lo insegnava agli al•
ui con tutli I mezzi.
VIRZI don SALVATORE CALOGE-
RO sacerdote salesiano 1 Randaz-
zo (Cn a 76 anni
Entrato gIovamSS1rno tra I Salesla•
m don Vìrzl ha VISSU10 più della metà
della sua vile, salesiana. e non, a
Randau.o, cittadina dova ha seda la
prima casa salesiana apena da Don
Bosco in Sicilia E dì Randazzo don
Varzi è stato Il massimo stonco e ri-
cercatore.
Educatore auento e senslb1la, jn
p,u dj cinquant'anni dI cattedra fo,glò
intere generazioni di giovani che in
lul vjdero sempre un amico e un sa-
cerdote. La sua passione storiografi-
ca oltre che da una sensibilità oullu-
rale eccezionale nasceva aneha dal
desiderio di perpetuare nell'oggi la
memona dJ valori parenn, v1ssutI nel
passato. E an0he in questo fu un
educatore La cittadina di Randazzo
l'ha onorato concedendogli In vita la
cmadinanza onorarla, ma ntenlamo
che dovrà considerano per Il futuro
uno dI quei cittadlm da non dimenti-
care
RAVERA don GUGLIELMO · s.cer-
do\\e salesiano t Colle Don Bosco a
46 anni
Ha concluso 1mprowlsamente la
sua Intensa giornata terrena. tutta
spesa nell'apostolato giovanile e con
11 desiderio di mete p,ù alte
Sapeva dfra molte e belle cose, ma
ha dato Il più grande insegnamento
con la sua llita e con le sue apere,
anche sa con uno stile semplice,
senza toni celebrativi e senza pra-
tese.
Era un uomo dall'Impegno totale,
sempre disponibile ad ogni nchiesta.
senza guardaread oran e coma cosa
del tutto normale ministero del Sa-
cramenti e della paIola di Dio, anima-
zione giovanile, scuole, assistenza,
sport a gioco con I giovani ed I ragaz-
zi, sos111uzìon1, aiuto a chiunque;
esercizio, senza p1asunziona, del-
l'autorlià, non cercata, ma sofferta
con una cena apprensione. Aveva
appena chiuso Il suo mandato come
Direttore dalla Casa salesiana di Cu-
miana ed iniziava fa sua preparazio-
ne per la miss10na del Kenya, cui era
destinato, quando fu chiamato all'e-
Iernità menlre si recava In pellegri•
nagg,o con un gruppo dI gIovanI
A lui s1 possono apphcare le parola
do Don Bosco •Ho prom8li50 a D,o
che fin l'ultimo mio respiro sarebbe
stato per i miei giovani-
CHIARINI slg. GIOVANNI · H allie-
vo f Faenla a 62 anni
Amava la p1otess,one di provetto
ufettriclsta, la lamlgfla e Don Bosco
che lo aveva conquistato fin da quan
d0 m,se piede nell'Ot-atorlo gli è ri-
masto sempre fedele onorandolo
con una vita esemplare.
POLO slg . GUIDO cooperatore
salesiano t '2'.ìano (TN) a 92 anni
Nato a Zlllno (TN) In un chma larru
IlarecaratterìUato da allegria. studiO
e socievolezza, studiò a S Michele e
d MIiano divenendo apprezzato p eri-
to agrario Dal ganf1orl altlnse quel-
l' amore e devozione a M Auslllatrice
a a D BoSC0 che lo rasero capace di
se11a educazione di ben 9 hgll.
Alla Soclelà S. Paolo donò genero-
samente la figlia Paola, e alla Con-
gregazione Salesiana fi suo appraz-
LBmento e aiuti materiali spec,al-
mente nei difficili inizi della Scuola
Materna che prima o ttenne nel T ren-
i/no le Figlie di M. A usllletrlce
GANDINI sfg.ora TERESA ved.
A STUTI - cooperatrice salesiana I
Alessandna a 84 anni
Aveva conosciuto in g,ovoneaa la
hgura di Don Bosco.
Aveva imparato ad amarlo a a farlo
amare. Nella cappella costrulla ac•.
canto ala sua casa colonica, con ri-
conoscente devozione e alfallo face-
va celebrare due novene. a Ma11a
Ausilialnca e a Don Bosco.
Con stile salesiano amava In parti•
<:olare I giovani e ne era riamata.
Cl rimane dì lel la testimonianza d,
una fede viva a d1 una v,ta gioiosa•
mente dedicata agli altri
ZtNGALES CATENA slg.ra AMATA
n I S Agata M llltello a anni
Dopo cinque mesi d1 dura e sotter-
t.1 malattia. accettata con c11stiana
1assagnazìona e altev,ata dafl'aflet-
tuosa quotidiana asslslanza dalle
F M,A ,, chiusa dolcemente la sua vi-
ta terrena nel giorno dedlcalo alla
commemorazione della Vergine d1
Loreto, conio/lata dalla benedizione
dal Sa nto Padre, dI cui custodiva ge-
losamente l'autografo assieme alla
corona del S. Rosario, e dalla pre-
l>&nza del flgliO sacerdote salesiano,
che ella seppe seguire con la pre-
ghiera materna e l'offerta defla pro-
pria vita rlno all'altare.
GARBARINI slg. ALFREDO colla-
boratore oratoriano f Genzano
(RM), a 66 anni
La sua scomparsa ha susct1ato un
vivo cordogho nella cinadona di Gen-
zano Cresciuto nell'Oratorio dì Gen-
zano non sa ne allontanò mal
La sua vita fu tulle dedicata all 'a•
ducazlone del giovani sia netl'atlivl-
tà oratoriana. sia nella Scuola Media
come lnsegname di Educazione Fi-
sica.
Talmenle alta era la stima ohe si
era guadagnato che per tulti elfetb.JO•
samenle l!ra •Il Professore•
Nella sua opera dl educatore inse-
gnava a, giovani soprattutto la rathtu•
dine morale e la grand ezza dalla pre-
ghiera.
PANAROTTO aac . GIOVANNI· sa
leslano t Cuial)à (Malo Grosso), Il
13 11.1986
lnvesllto da una macchina menue
.ittravarsava la strada pet recarsi a
celebrare la S Massa Fu lascla10
sanguinante sull'asfalto.
Trasportato In ospedale visse an-
(;()ra qualche giorno ma In stato co-
matoso.
DI poche parote ma dI grande v,ra
111Iarlora, proluse I 43 anni di sacer-
dozio nel servizio alle popolazioni più
povera. Superava qualsiasi dllfi00llà,
vincendo con la sua moto i disagi di
11laggI pencolo$, per strada piane dI
polvere nell'astale a di fango nell'e-
poca delle piogge, pur di attendere a
lanta povera gente
A quanti hanno ch,esto ,nforrnaz,on,, annunciamo che LA DIRE·
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, rico-
nosciuta giuridicamente con D.P del 2-9-t971 n 959, a L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con seda In TORINO, avente perso-
nahtà giuridica per Decreto 13-t- 1924 n 22, possono legalmente ri-
cavare Legati ed Eredìtà.
Fo1mule valida sono:
- sa si traila d'un 1aQaI0 lascio alla D 1reEOne Generale Ope-
re Don Bosc;o con sede In Roma (oppure all' /s/1/_ufo Sales,ano per
le mlss,on, con sede in Tonno) a 1,toto di legato la. somma di lira
(oppure) l'immobile sito on. per gh scopi perseguiti dall'Ente, a pan,-
cotarmenla per l'oserclz,o del culto, por la formazione del Clero e
del Reflgiosl, per scopi missionari e peI l' educazione crlstìana
se s1 tratta Invece do nominare e1ede di ogni sostanza l'uno
o l'altro del due Enli su lndieah
annullo ogni mia precedente d,sposwona teslamenta11a Nom,
no m10 erede universale la Direzione Genera/e Opere Don Bosco con
sede In Roma (oppure l'Istituto Salesiano pe, le Missiom con sede
In To//no) lasciando ad esso quanto ml appartiene a qualsiasi titolo,
peI gli scopi pelSl!Qui1i dall'Ente, e partIcolarmanla par !'esercizio del
culto, per la forma.Z1011e del Clero e dei Religiosi, per scopi missione•
11 a per l'educazione cristiana
/luogo a data)
(firma per disteso)

5.2 Page 42

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42 · I MAGGIO 1987
Borsa: Don Bosco, por il Mondo,
a cura di D. Bruno Ba,dan Salesiani
- Mogliano Veneto, L 2.800.000
Boru: In memoria di Albino Fedri•
gotti, a cura dei nipoti, L 1.100.000
Borsa: Maria Aualllatrlce e S . Gio-
vanni Bosco, a cura di Favara Bano-
lomeo. Poirino TO, L. 1.000.000
Borsa: Don Bosco, grande avvoca-
to, a cura N.N ., L 1.000.000
Bo(sa: Marfa Auslll■trice e Don Bo-
eco, per prott1zlone-guarigione della
mamma, a cura di Cerini Antonello,
Roma, L 1,000.000
Bona: Marf, Au1lllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, In nngrazìamento e
implorando ancora protezione. cu•
re dl A.M., L. 1.000.000
s. Boraa: Marfa Aualllatrlce, Dome•
nico Savio, In ringraziamento e invo-
cando ancora protezione, a cura di
N.N., L 1.000.000
Borsa: Maria Ausllla1rfce. in suffra•
gio a memoria Valerla e Antonio
Badino, a cura del figli. L 1.000.000
Borsa: Mana Auelllatrlce e S. Glo•
vannl Bosco, in suffragio d1 Achille e
lino, a cura d1 A.B . • Enego,
L 1 000.000
BOfH: Marfa Ausiliatrice e Don Bo-
sco. in ricordo di Carboni Tf1resa,
a cura di Chelllni Rina, SI.
L 1.000.000
Boru: Maria Aualllalrice e S. Gio-
vanni Bosco, In memoria dei nostri
defunti, a cura di L.D.F., L 800.000
Boraa: Maria Aualllatrlce e S. Glo•
vannl Boaco, In memoria del mie/
defunti, a cura di lvaldl Angela AL
L 500.000
Borsa: Maria Ausmamce e s. Glo-
vaMI Bosco, ,n r,ngraz,amento, a
cura di Bono-Brandone CN,
L. 500.000
Borea: ven. uon F. Rinaldl, m rin-
graziamento e Invocando ancora
prol8ZÌOllfJ sulla famiglia, a cure d1
e.e.. L. 500.ooo
Borsa: S. Domenico Savio, In rin•
graziamento e Implorando ancora
protezione, a cura d i M.G ,
L 500.000
Borsa: Marfa Au1lllatrlce, s. Dome-
nico Savio, per ringraziamento e
protezione sul p/ccoJo Michele e fa•
miglia, a cula di N.N., L 500.000
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla Direzione
opere Don Bosco
Borsa: SS. Cuori di Gesil e Maria,
Don Bosco, In nngrazìamento per
''°•posto dilavoro ortenuto dal fig(,o Ma-
a cura della mamma, L 500.000
Borsa: Maria Aualllalrlce e Don Bo-
llCO, perprot8ZK/lfl6 e aiuto, a cura d1
Scdan Giuseppe, Ospitaletto (BS),
L 200.000
Bora■ : Maria Auslllatrlce, S. Gio-
vanni Boeco, In memoria e suffragio
di Pierina Raimondo, a cura dei suol
can, L. 500.000
Bona: Maria Ausiliatrice, S . Gio-
vanni Bosco. per ringraziamento ti
protezione sul nlpo/1, a cura di catta•
nea Irma TO, L. 400.000
Borsa: S. Glova.nnl Bosco, In mtJ.
moria di Lu,sa e Attilio. a cure d1
Maso~rlstololi - PO. L 350.000
Borsa: Maria Auslllatrice e S. Gio-
vanni Boaco, ,n memoria e suffragio
di mio marito Luigi, a cura della mo-
glie, L. 300.000
Borsa: Ma.rta Auslflatrl ce, Don Bo-
sco, in suffragio d6I Cooperarore Sa·
lesrano Alessandro Marrama, a cura
della Parrocc:h,a D . Bosco di Bolo-
gna, L 300.000
Borsa: Don Bosco e Don Rua, a cu-
ra di A.A., L. 200 000
Boraa: Maria Aualllatrlce, Santi Sa·
lealanl. f16I grazia r/cevulJJ, a cura di
A.S , L 200 000
Borsa: Maria Au1lll1trlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio, a suffragJo
del marito Paolo, a cura della moglie
Luigia, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice. P8f gra-
zia ricevura, a cura di Roveda G10--
vanni, Broni (PV), L 200.000
s. Borsa: Domenico Savio, a cura
di Fam. Traverso-Leporl AL,
L. 200.000
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to a perprotezione studio. salute, la-
\\loro, a cura di Irene, Annamaria e
Luigino Davide, L 200.000
Borsa: Maria Auelllel/lce e Don Bo•
aco. Invocando protezione, a cura dl
Muuanl Ugaz,o Giuseppina PV,
L. 300.000
s. Borsa: Giovanni Bosco , In rin-
graziamento Implorando ancora
protezione, a cura di M A .,
L.200.000
Borea: Maria Auslllalrice e S. Gio-
vanni Soeco, In ringraziamento e
par proiezione, a cura di A.A..
L. 300.000
Borsa: Maria Auslflatrlce, Invo-
cando protez,one per I miei cari, vi•
111 e defunti. a cura di Santarelll Ma-
ria Bertacchl, Stazzema (LU),
L 300.000
Borsa: Don Bosco, a cura di Toma•
selll Pappalardo Agata CT.
L 300.000
Borsa: Mari, Auslllatrlce e Don Bo•
sco, per grazie ricevuta e lmptoran•
do ancora protezione sulla famlglla,
a cura di Schlavlno Savio - Torino,
L 300.000
Borsa: Mari• A.ualllatrlce, chteden-
do prsghl8f'B, a cura di Ferrigato Sii•
vio, Begosso (VA), L 250.000
Borsa: Maria Auslliatrlce e Don Bo-
sco. In memoria del nostri cari, a cu•
ra Tell Maria e Attilio - Torino,
L 250.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
eco, Invocando grazie partlctJ!ari, a
cura dì N.N., L. 200,000
Borsa: Maria Aualllatrfce e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di Granier Cle-
lla TO, L. 200.000
Borsa; San11 Salaalanl, in suffragio
di Mu,a Giuseppe e Sanna Mar,s, a
cura di Mura Carmina OR.
L.200.000
Borsa: Don Aln■ldl e San11 S■lesla-
nl, in rmgraz1smen10, a cura di Lana•
ro Giuseppe. Schio (VI), L 200 000
Borsa: Mons. Verslglla e Don Cata•
vario, protsggereml sempre, a cura
di Agabio Stoppani Rina NO,
\\.. 200.000
Borsa: Maria Auallla1rlce, S. Glo•
v■ml Bosco, In ringraziamento e In•
vacando protezione sulla famiglia, a
curs di Dellucca Ma,cella TO,
L 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Glo•
vaml Bosco, Invocando aiuto e pro-
tazlone. a cura di Fam. Reggio,
L 150.000
m• Boraa: S . Giovanni Bosco, m
moria da/ nonni Giuseppe Ines-Leo e
Invocando protezione, a cura di Ca•
stello Michele ve, L. 150.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S . Gio-
vanni Bosco. In nngraziamento e In-
vocando prorezlone, a cura dì Arredi
Marga• Roma, L. 150.000
Borsa: Don Boaco. a cura di Ten-
gattlni Angelo · 8S, L 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, a cura di De ln1inis Teresa . PE,
L. 150.000
Borsa: Mari• Auslll■trlce, Don Bo-
sco, Don Rua, ringraziando e ln'IO-
cando protezione perenna sulla mia
lamlgJìa, a cura di M.C.• L 150.000
Borsa: Don Bosco e Don Aua, ,m.
plorando protezione, a cura di Adele
Zappa, L. 150.000
Borsa: Maria Aualllatrlee, ringrazio
peraverterminato gli studi, a oura d,
Gatti Auret10 Milano, L 150.000
Borsa: In suffragio d1 Ferralo/o Gfo.
vanni, a cura della moglie Addolorata
- CE. L. 150.000
Borsa: Maria Aualllatrlce e Santi
Salesiani. Invocando ptOtazlone, a
cura di Uoy Rosa, Venosa (PZ),
L. 150.000
Borsa: Maria Au1lllatrlce, Santi Sa•
leslani, per nngrazlamsnto e prote-
zione, a cura di Parlani Giorgina - Bo-
logna, L 120 000
Borsa: Marta Auslllatrice, Don Bo-
sco, In suffragio e riconoscenza al
misi Cen/6 defunti, a cura di B .M.,
L. 120.000
Borsa.: In menlOlla e suffragio d1
Ester Monrsgner, a cura dei colleglu
della figlia TO, L 115.000
Borse Missionarie
da L. 100.000
Borsa: Maria Au,tuatrice, Don Bo-
sco, Oomenleo Savio, ringraziando
per la nascita di Marco Mario e Im-
plorando protezione par la famìglts, a
cura della norina Campagnolo Ma•
riuccla
Borsa: M■rfa Ausiliatrice e Santi
Salesiani, In memoria di Luigi Casta•
gno e implorando protezione, a cura
della moglie Rosa e famiglia
Borsa: Don FIiippo Rlnaldl, a cura
di N.N•• Torino
B ~: Maria Aualllatrfce, ,n tm>mO-
rla e suffragio di Aldo Pao/onl, sale-
siano, a cura di Temei Enrico - Via-
reggio (LU)

5.3 Page 43

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- -- - - - -- - - -sB
1MAGGIO 1987 · 43
Borsa: Beato M. Rua e Papa Gio-
vanni, in suffragio di Lodovico Fon-
tana, a cura della moglìe e deì figli
Borsa: Madonna di Lourdes e B. M.
Rua, per ringraziamento, a cura di
Pinna Nuccia - CA
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, invocando protezione e grazie,
a cura dì Tealdi Doti. Prof. Clelia -
Mondovl (CN)
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per protezio-
ne e grazie sul figi/ Cecilia e Andrea,
a cura di Plat Rosina - AO
Borsa: Maria Auslllatrlce e Santi
Salesiani, a cura di M.G. • Vigone
Borsa: In memoria e suffragio di
Ester Montagne,, a cura dei figli Olga
e Aldo
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria
Auslllatrlce, Don Bosco, in ringra-
ziamento e per protezione, a cura di
Gonella Maria - Torino
Boraa: Don Bosco, a cura di Tem-
porlti Bruno - Mesero (Ml)
Borsa: In suffragio di Soldini Alce-
ste, a cura di Soldini Assunta Romoll
-VT
Borsa: Don Bosco, in ringraziamen-
to e In suffragio dei miei morti, a c ura
di Gìaume Adelina - PC
Borsa: Maria Auslllatrlce, invocan-
doprotezione, a cura di Francini Giu-
lia - AR
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in memoria di mio marito e miei
defunti, a cura di S .R.
Borsa: Maria Ausiliatrice, invocan-
do preghiere e benedizioni per I miei
cari, a cura di Grattarola Maria - Mo-
lare (AL)
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in suffragio dei parenti e per
protezione, a cura di N.N.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco e Sr. Eusebia, in memoria e suf•
fragio del marito, a cura di Rocca Gu-
rini Elisa • SO
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, In suffragio drpapà e mamma e
implorando una grazia, a cura di Ci-
orlano Aniello - Venezia
Borsa: Maria Ausiliatrice, In memo-
ria e suffragio dei parenti e benefat-
toripiù dimenticati, a cura di Zambon
Benedetti Giuseppina • BL
Borsa: Alla memoria di Ferrero A lfre-
do e Cristina, a cura di Ferrero Carla
-CN
Borsa: Signore, proteggici, a cura di
Bindi Alberighl Maria - Siena
Borsa: Don Bosco, Don Rlnaldl,
per grazia ricevuta e protezione, a
cura di Vito Calcagno
Borsa: Maria Auslliatrlce e Santi
Salesiani, implorando p rotezione, a
cura di Palazzi Ernesto
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sempre Manuela Satta, a cura di Sal-
ta Luigi· CA
Borsa: Don Bosco , In memoria del
padre Giovanni e del caro amico Don
Luigi Zavattaro, a cura di Russo Va-
leria - Conegliano (TV)
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bo&eo, invocando preghiere
per la salute, a cura di Mazza Maria -
Tirano (SO)
Borsa: Maria Auslflatrlce, Don Bo-
&eo, Papa Giovanni, per protezione
per la famiglia, a cura di Artoni Bice -
Milano
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sco, in suffragio dei mieì defunti, a
cura di Pessina Teresa - Milano
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, In memoria
di Bondanza Carolina e perprotezio-
ne, a cura di Boccioni Elisa - GE
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, In ringraziamento e per prote-
zione, a cura di Fabrizi G.P. e fami-
glia
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sco, in ringraziamento a per prore,
zlone, a cura di Augusta
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noscenza, a cura di Mellonl Clelia ·
CO
Borsa: Maria Ausiliatrice, perché
protegga i miei cari, a cura di N.N.
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Salesiani, per avere aiuto In vita e In
morte, a cura di N.N.
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Genco Giuseppe - Orbassano (TO)
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vanni Bosco, Implorando una gra-
zia, a cura di I.M. • Asti
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Saleslani, invocando protezione e
aiuto, a cura di A.A. - Torino
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vanni Bosco, in memoria e suffragio
del miei defunti, a cura di Bignardi
Nenella TO
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, In memoria e suffragio
di Tina e Margherita, a cura di G. Cri-
vello
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graziamento e chiedendo protezio-
ne, a cura di Simone
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tezione e in suffragio del miei defun-
ti, a cura di Bosso Sandra - TO
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graziamento e protezione, a cura di
Pugno Ines - Torino
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sco, Domenico Savio, per grazia e
protezione, a cura di P.G. • Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, per ringraziamento, a
cura di Marnetto Pierino - Torino
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ria e suffragio di Giuseppe Audisio, a
cura della moglie
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di Bogllone Francesco - Torino
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sco, in suffragio di Conte Angela di
Verzuolo, a cura di Ghibaudo Gio-
vanna - CN
Borsa: S. Giovanni Bosco, per rin-
graziamento e protezione, a cura di
Farro Mario
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio•
venni Bosco, in memoria e suffragio
di Luigi Bemasconi, a cura della mo-
glie e del figlio
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sco, in m8moria e suffragio di mia ni-
pote Prof. A. Bonomi, a cura di Fulvia
Di Marco
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vanni Bosco, in suffragio e memoria
dello Zio Leonardo, a cura di Leonettl
Antonio
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delle nozze d 'oro, a cura di Russo
Antonio SV
Borsa: Don Bosco, per ringrazia-
mento, a cura di Malavenda Giusep-
pe e Jolanda Trieste
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do Marisa e Gaetanina Patanll, a cu-
ra di Vagriasindi Michele - CT
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Anselml Maria - Perugia
Borsa: Don Bosco. a cura dell'Asso-
ciaz. M. Ausiliatrice - Bisceglie (BA)
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co Savio, in ringraziamento e per
prolazione della famiglia, a cura di
a.o.e.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Sa-
lesiani, in memoria e suffragio dei
miei genitori e parenti, a cura di An-
na B. Marzolla - PR
Borsa: Maria SS. , Madre nostra, a
cura di Ferruccio Cav. Lazzaro - PD
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, a cura dell'Aw. Virgi-
lio Farenga • Roma
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vanni Bosco, a protezione della mia
famiglia, a cura di Moretti Franchi
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e Papa Giovanni, a cura del Centro
Cooperatrici di Messina
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sco, chiedendo aiuto e protezione, a
cura di P, Carducci
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sco, proteggete la mia famiglia, a cu-
ra di Bozzini Romano - NO
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candone continua assistenza per il
bambino nato p er sua intercessione,
a cura di Gaeta Prof. Manfredo - CH
Borsa: Beato M. Rua, per grazia ri-
cevuta, a cura di Gaeta Prof. Manfre-
do· CH
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, In memoria e suffragio dei miei
defunti, a cura di Mastrla Rina
Borsa: S. Giovanni Bosco, S . Do-
menico Savio, In riconoscenza, per
grazia ricevuta, a cura di Galleano
Francesca - CN
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per ringrazia-
mento e protezione per mio figlio e
sua famiglia , a cura dì N.N.
Borsa: In memoria dei miei parenti
defunti, a cura di Traietto Leonardo -
Civitavecchia
Boru: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per la felice
nascita di Valeria e invocando gra-
zia, a cura di Vecchio Colacino Prof.
Maria - CZ

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TASSA IIISCOSSA
Vl'f'fOR.10
M-ESSORl
\\ncbiesta.
sul cristianesuno
. ?"
•'Sei tu i\\ Messia cbe deve venire•
~opo il successo
I~ tutto il mondo
d1 Ipotesi su Gesu
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I ittorio Messeri
Pag. 344
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pagherò alla~
CRISTIANESIMO
na (L. 20.000 IVA ·inclusa porto
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VRaitraiaglSiaerei ceos:Soed~:to.'"n.obuEsmtaancuheiulesaIl,a:92-10121 Tor.ino
«Torno eocc1·uto aporre le domande più
quelle sullequali lasf~plici eterribili,
Grandi uomini e sta o cade•.
rendono .ragione deliaelogrroanpdoi d·o·nne
d1fronte aGesu, .Il Nazsa1Zre1nonoe.