Bollettino_Salesiano_198707


Bollettino_Salesiano_198707

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2 · I APRILE 1987
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito dal-
la Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Roma-
Aurelio - Tel. 06/69.31.341.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco. Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bongioanni -
Pierdante Giordano • Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi -
Cosimo Semeraro.
Collaboratori: Nino Barraco - Sergio Centofanti - Paolo
del Vaglio - Umberto De Vanna - Monica Ferrari - Maria
Galluzzo - Maurizio Nicita - Silvano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Fotocomposizione, spedizione: Stabilimento Grafico
SEI - Torino
Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto ago-
sto) per tutti.
• Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione Invita a mandare notizie
e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionan. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell' Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano, Rinaldini) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo In 39 edizioni nazionali e 18 lin-
gue diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in:
Antille (a Santo Domingo) - Argentina Australia
Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada Centro America (In Guatemala) - CIie - Cina (a
Hong Kong) - Colombia Ecuador - ~lllpplne - Fran-
cia - Germania - Giappone India (In Inglese, malaya-
lam, tamil e telugu) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia
- Jugoslavia (in croato e in sloveno) - Korea del Sud
Lituania (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda
- Paraguay - Perù - Polonia • Portogallo • Spagna
Stati Uniti - Thailandia - Uruguay - Yenezuela Zaire
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nel !Imiti
del possibile.
Cambio di indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vec-
chio
SOMMARIO
4 LETTERE DAL MONDO
di Don Egidio Viganò
6 Cronache salesiane
10 VITA SALESIANA
In tutto il mondo le iniziative salesiane per
l'Anno Centenario
Servizio redazionale
12 VITA ECCLESIALE
Da Buenos Aires con responsabilità e im•
pegno
di Giuseppe Costa
16 PROGETTO AFRICA
H~O per don Felipe
di Josè A. Rir::o
20 PROTAGONISTI
A servizio dell'uomo per Irradiare nel mon-
do la carità e la giustizia
di Gaetano Nanetti
23 VITA SALESIANA
Un tredici per la famiglia salesiana
Servizio redazionale
27 PROTAGONISTI
Una speranza da Sonsonate
di Vittorugo Mangiavil/ani
30 PASTORALE GIOVANILE
Esserci davvero: questo è il problema
di Pierdante Giordano
33 PROBLEMI EDUCATIVI
Paninari, squinzie e sfltlnzle ovvero quel
che leggono I nostri ragazzi
di Sergio Centofanti
36 STORIA SALESIANA
A cento anni dalla consacrazione a Roma
della basilica del Sacro Cuore
di Marco Saba
RUBRICHE
I lettori scrivono, 3 - Pigy di Del Vaglio, 6 - Cerchia-
mo di capire, 9- Libri & altro, 14-15 - I nostri santi,
41 - I nostri morti, 42 · Solidarietà, 43.
1 Aprile 1987
Anno 111
Numero 7
In copertina:
Senegal
(Foto Archivio SEI)
Servizio a pag. 16

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- - - - - - - - - - -# -
J APRILE 1987 3
TV e mondo cattolico
La «tavola rotonda.. sulla televisione,
pubblicata sul ..Bollettino Salesiano»
di febbraio, mi è sembrata molto inte-
ressante. Ma a colpirmi di più è stata
la frase del rappresentante delle TV
private, dott. Mazzè, quando ha detto
che se le televisioni oggi spargono im-
magini di violenza o sono diseducati-
ve, la responsabilità è anche del mon-
do cattolico, che non si è mai seria-
mente impegnato in questo settore.
Sono la mamma di due ragazzi, 9 e 11
anni, e debbo ogni giorno combattere
con i programmi delle varie TV alla ri-
cerca di quello che può incidere meno
negativamente sui miei figli. Ma come
laccio a sapere in anticipo che cosa
contengono? Sono costretta ad affi-
darmi al mio... fiuto. Ma vi assicuro
che è ormai ditficìlissimo trovare un
programma accettabile, voglio dire in-
telligente e al tempo stesso privo di in-
gredienti quali la viol~nza, il sesso, il
frasario sconcio ecc. E a questo punto
che dico sempre a me stessa: ecco,
se ci fosse una televisione fatta come
si deve, cioè capace di educare diver-
tendo, sarei più tranquilla e potrei,
senza timore di forzare la volontà dei
miei ragazzi, indirizzarli verso quella
TV. Il mondo cattolìco da sempre dice
agli operatori delle TV che cosa deb-
bono fare per darci programmi onesti,
ma costoro se ne infischiano. Vuol di-
re allora che il mondo cattolico è bravo
in teoria, ma non in pratica... Perché
ciò che è riuscito a certi laici non rie-
sce ai cattolici?
Teresa Trtve/1,nl (Mdano)
Quando Il film su don Bosco?
Il brano del ~trattamento" del film su
don Bosco, che avete pubblicato, mi
ha profondamente commosso. Una
scena bellissima, con quei ragazzi tre-
pidanti per la vita del loro benefattore.
Se il film avrà questo andamento, so--
no sicuro che otterrà il più grande suc-
cesso e consentirà di far conoscere
don Bosco a tanti giovani di oggi. Sa-
pete dirmi la data di proiezione del
mm?
Calt,sto Bafdonl (Napo/Q
È ancora presto per fissare date. Pos-
siamo solo informare che Ennio De
Concini ha ultimato la sceneggiatura.
Ora si tratta di affrontare una serie di
passaggi: la scelta del regista che rea-
lizzera il film, la scelta dell'attore che
interpreterà don Bosco, dare il via alle
riprese, e infine, predisporre il mon-
taggio. Non è lavoro da poco, come
del resto accade per tutti i film. Ad
ogni modo i tempi stringono, anche
perché la RAI è intenzionata a presen-
tare il film al prossimo Festival del ci-
nema di Venezia, che si svolge, come
è noto, in settembre. Terremo infor-
mati i lettori sull'andamento della lavo-
razione del film.
La campana degli antinucleari
All'Istituto San Francesco di Sales di
Catania - vedi -Bollettino Salesiano-
di gennaio - il prof. Zichichi e lo
scienziato sovietico prof. Velikov han-
no parlato dell'energia nucleare. Il
prof. Zichichi ha sostenuto che non bi-
sogna demonizzare la «scelta nuclea-
re» sulla scia del disastro di Cherno-
byl. Anzi - ha detto ancora il profes-
sore - bisogna rendersi conto che è
proprio nell'ambito dell'energia nu-
cleare che va affrontata e risolta la sfi-
da energetica. Bene, questa è la tesi
del prof. Zichichi e io la rispetto. Ma mi
chiedo: non era il caso che alla platea
dei giovani presenti si facesse sentire
anche l'altra campana, quella di colo-
ro che sono contrari all'energia nu-
cleare e si battono per la valorizzazio-
ne di energie alternative meno perico-
lose? Non ho difficoltà a dichiarare
che appartengo a questo secondo
gruppo e so, per averli ascoltati tante
volte, che ci sono scienziati altrettanto
competenti del prof. Zichichi, i quali la
pensano in modo completamente di-
verso e sono capaci di portare argo-
mentazioni altrettanto valide contro la
scelta nucleare. Non si pùò dare ai
giovani una informazione in un solo
senso. Se li si vuole mettere in condi-
zione di decidere su un problema con-
troverso occorre dare loro gli elementi
per fare una scelta meditata.
F1tippa Paliatta - Roma TestacGio
Orizzonti Internazionali
La «Lettera dal mondo• di don Viganò
pubblicata nel «Bollettino Salesiano"
di gennaio (le leggo tutte molto volen-
tieri e con grande profitto spirituale) mi
ha dato, con la descrizione dei viaggi
del Rettor Maggiore, la dimensione
dell'Opera di don Bosco. Sapevo che I
salesiani sono un po' dappertutto, ma
quegli accenni a voli che durano ore e
ore, dalla Terra del Fuoco all'Alaska,
da nord a sud e da est a ovest, mi han-
no dato una sensazione nuova. Forse
non sono il solo. E per questo chiedo
al ..Bollettino• di fare uno sforzo per
allargare sempre di più gli orizzonti
dell'informazione che già cl dà. Cre-
do, per esempio, che l'occasione buo-
na possa essere il prossimo centena-
rio della morte di don Bosco. Perché
non farci conoscere, accanto alle ma-
nifestazioni che si svolgeranno nella
nostra Italia, anche quelle che si svol-
geranno negli altri Paesi, in tutti i Con-
tinenti? Credo che farebbe piacere a
molti lettori.
FerruCCJO Bortolomei (Arezzo)
Siamo lieti di poter accontentare il sig.
Bortolomei già da questo numero.
Trovera infatti una prima sintesi delle
iniziatìve programmate dalle varie
lspettorie salesiane. Ci impegniamo
anzi, man mano che ci inoltreremo
nell'anno centenario, ad aggiornare
l'elenco e, nei limiti del possibile, a da-
re resoconti delle più significaUve ma-
nifestazioni via via che si svolgeranno.
Vecchie annate della «Domenl•
ca del Corriere"
Se è possibile chiedo il favore di pub-
blicare nella rubrica «scriveteci» il se-
guente annuncio:
Vendo vecchie annate della «Domeni-
ca del Corriere»: 1936 - 1937 - 1952 -
1954 - 1955 - 1956 • 1957 - 1958 1959
- 1961 - 1962 1963 • 1964 - 1965
1966 1967 1968 - 1969.
Le richieste verranno accolte sia per
annate intere, semestri, trimestri, bi-
mestri, mensili oppure per singoli nu-
meri separati. Prezzo da concordare
secondo la richiesta. Pregasi unire
francobollo per risposta.
Indirizzare: Nardi Elio - Via Manzoni,
104 - 62100 Macerata.
Ringraziando anticipatamente per la
cortese e benevola ospitalità nel «Bol-
lettino» ossequio e saluto.
Ello Nardi
Pubblicando questo annuncio del si-
gnor Nardi di Macerata ricordiamo ai
lettori che questa rubrica è fatta per
dar voce alle loro opinioni. Gradirem-
mo non pubblicare altro.

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Don Viganò
ci parla
LE MERAVIGLIE
DELLA TECNICA
Sono rientrato da poco dalla Francia, dall'Olanda,
dalla Germania federale e dall'Austria dove ho avuto
l'opportunità di ammirare tante meravigiie della tec-
nica.
Nel l939 il. grande transatlantico <<Augustus» (era
la motonave più veloce del mondo) mi portò da Geno-
va a Valparaiso in 26 giorni. Quel viaggio oggi lo si
può fare in 16 ore di aereo. Attraversare il famoso ca-
nale di Panamà su un piroscafo di più di 30.000 ton-
nellate di stazza fu già allora poter contemplare una
delle meraviglie del mondo: passeggiare tra i boschi e
le colline che separano i due oceani (I'Atlantico e il
Pacifico), non in treno o in pullman, ma in una delle
maggiori navi del mare!
Oggi le meraviglie si sono moltiplicate. Ho ammira-
to le immense dighe dell'Olanda; prima avevo visitato
le colossali turbine dell'lguaçù sul fiume Paranà tra il
Paraguay e il Brasile; ho visto parecchi laghi artificiali
nei vari continenti, le vie di comunicazione degli
USA, i treni del Giappone, le installazioni turistiche
delle Alpi, l'automazione delle grandi industrie, le so-
fisticate macchine tipografiche. Non c'è neppure biso-
gno di lunghi viaggi per constatare la benefica appli-
cazione della tecnica all'agricoltura, la sorprendente
utilità degli elettrodomestici, i massmedia, la telemati-
ca. L'altra settimana, all'aeroporto di Vienna, schiac-
ciando dei bottoni di un Teletex potevo informarmi in
pochi secondi di ben 15 tipi di notizie del momento. E
come non ricordare le imprese astronautiche?
Ciò che più impressiona, tra le meraviglie della tec-
nica, è il suo inarrestabile progresso. Le scienze aiuta-
no a progettare continuamente delle novità tecniche
prima impensate. L'uomo è davvero intelligente; i ca-
valli, i de1fini e gli uccelli sono oggi quello che erano
migliaia di secoli fa, carenti di progresso.
Ma ecco il problema: l'uomo, così intelligente, è
anche veramente buono? Sa amare tutti i suoi fratelli?
Nei viaggi si constatano delle lentezze raccapric-
cianti. In Paesi decimati dalJa siccità non c'è ancora
chi sappia scavare dei pozzi; in tante regioni flagellate
dalla fame l'agricoltura non conosce i progressi della
tecnica: si può veder arare con un lungo chiodo o con
primitivi strumenti di legno tirati, quando c'è, da un
qualche animale denutrito; in moltissimi villaggi non
sono arrivati i progressi della tessitura, non si applica-
no le regole più elementari di igiene, non si vçdono né
medici né medicine, le case sono dei tuguri che neppu-
re sognano gli elettrodomestici, si cammina ancora tra
fango e boscaglia senza strade carrozzabili né veicoli
di trasporto.
Eppure con la tecnica si potrebbero superare tante
arretratezze. Perché non lo si è fatto? E perché dove
aumentano gLi ingegneri diminuiscono i poeti e si
eclissa la mistica?

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-----------sB-
I APRILE 1987 5
Qui emerge il tragico dramma del divorzio umano
tra «intelligenza» e «amore»! La tecnica è in gran
parte, di fatto, al servizio del potere e del benessere:
due modalità catalogate cogeograficamente «nordi-
che» e asettiche all'amore. Il progresso sta inventan-
do l'ingegneria genetica, fa nascere i bimbi senza geni-
tori, insegna a pensare con i massmedia e a ragionare
con i computers, intenta a trovare nelle discipline ma-
tematiche, nella chimica, nella biologia, nella psicolo-
gia e nella sociologia la suprema spiegazione della vita
dell'uomo.
A ragione, dunque, vien da esclamare: l'intelligen-
za umana, così capace e creativa, così acuta e promet-
tente, corre assai, ma spesso fuori strada, quasi alla
ricerca di un tragico incidente finale! Basti pensare
che uno dei settori in cui la tecnica ha fatto i progressi
più spettacolari è appunto quello delle armi, capaci
ormai di provocare l'ecatombe.
In più di una delle mie «meditazionj aeree» ho cer-
cato di rinettere sulle mutue relazioni tra «intelligen-
za» e «amore», sulla sintonia vitale tra «cervello» e
«cuore».
Ho centrato la mfa attenzione sull'uomo più intelli-
gente che io conosca, oggi e ieri e nei secoli, Gesù Cri-
sto. Lui è senza dubbio il più dotato tra tutti i figli di
Adamo. Ha dedicato tutta la sua vita, fino all'effusio-
ne del sangue, a sanare e migliorare la storia dell'uo-
mo. È strano che in tale altissima missione non si sia
preoccupato ili far progredire le scienze e la tecnica
del suo tempo, anche se sappiamo che ne dimostrò
massima competenza nell'opera della creazione, es-
sendo l'espressione perfetta dell'intelligenza del Pa-
dre. Lui, come uomo, ha voluto dedicarsi a proclama-
re e testimoniare il primato dell'amore, impegnando
la più atuta intelligenza umana, la Sua, ed operare per
la salvezza.
Cosl dal suo Vangelo si deduce che la tecnica deve
essere al servirlo della pace, lo sviluppo al servizio del-
l'uomo (ili lutti gli uomini), la cultura al servizio della
civiltà dell'amore.
Guardando alla Sua lezione di Liberatore si può
ben dire che il nuovo nome della pace è lo sviluppo.
Non il cosiddetto «sviluppismo», che insinuerebbe es-
sete meta ideale il semplice benessere economico; ben-
uno «sviluppo» impegpato nel mettere l'intelligen-
za al servizio dell'amore per risolvere i problemi del-
l'emarginazione, della sperequazione economica e
dell'ingiustizia sociale.
È attraente e profetica, in tal senso, l'originale san-
tità apostolica dj Don Bosco, discepolo di Cristo per
i giovani; egli ha saputo apprezzare i valori della pro-
mozione umana, i vantaggi dell'organizzazione e i
progressi delle scienze e della tecnica per metterli al
servizio dei piccoli e dei poveri in vista di una società
veramente permeata dai valori del cuore.
L'amore cristiano, dunque, è amico dell'intelligen-
za; per questo può e deve saper trovare un concreto
punto d'appoggio nelle meraviglie della tecnica!
don Egidio Viganò

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6 · I APRILE 1987
F RANC IA
Da cent'anni solidali con la
gente di Guines
presenti la vicaria generale delle FMA,
madre Pilar, le due ispeurici di
Francia e l'ispettore salesiano di
Parigi. Ampia anche la presenza delle
autorità civili e religiose.
La cittadina di Guines nei pressi di
Calais in Francia ha voluto festeggiare
i cent'anni dell'arrivo delle Figlie di
Maria Ausiliatrice in quel paese: vi
giunsero infatti il 24 maggio del 1886.
Oggi !'«Istituto educativo di Guizelin»
è un'opera sociale per ragazzi, una
scuola materna ed elementare, una
scuola professionale per adolescenti; le
suore inoltre partecipano attivamente
alla vita parrocchiale éon vari servizi.
Alle celebrazioni centenarie è stato
dato uno slogan particolarmente
significativo: «Oggi per mezzo di
ieri», inteso a testimoniare da una
pane il radicamento delle FMA nel
territorio e dall'altra la continuità
educativa. Alla manifestazione erano
Nella foto:
L'istituto de lle FMA di Guines.
______ ___ Cl S/:IRA UN. CAMP/:K:rNA
P€R L _,;;; A ~.Q_L:.V._622A J>U LUPO
La manifestazione ha avuto diversi
momenti. Da quello storico-
rievocativo affidato al presidente della
Società di Storia Patria di Guines, il
signor Louf, che ha inserito l'attività
educativa delle Figlie di Maria
Ausiliatrice nella scoria locale a quello
del « brindisi » con le parole della
direurice suor Bernadette e del sindaco
signor Warnaull che non ha mancato
di souolineare lo sforzo di
adallamento che l'Tstituto ha saputo
compiere pur di venire incontro alle
esigenze della gioventù di Guines.
Naturalmente non è mancato il
momento della preghiera e della festa:
le allieve della scuola hanno
partecipato con due ore di spettacolo,
compresa una sfilata di moda dal 1886
ad oggi.
BRASlLE
A Rio de Janeiro una
chiesa per Don Bosco
La Famiglia Salesiana di Rio de
Janeiro in Brasile ha... riscattato un
vecchio debito con Don Bosco
dedicandogli un moderno tempio. È
queslo il primo segno del Centenario
che i brasiliani si prestano a celebrare
con l'entusiasmo e la passione che li
carallerizza.
Come si può vedere anche dalla foto a
utilizzare il tempio non saranno i
tanti devoti del Santo nella città della
samba ma anche molti ragazzi e
giovani.
,, ,, MA NON P~Afl-/élLO
))
(l

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- - - - - - - - - - -s8-
I APRILE 1987 7
ITALIA
Nove giorni con Don
Bosco a Maddaloni
Per la quarta volta consecutiva i
cooperatori salesiani di Maddaloni,
ciuadina in provincia di Caserta, in
occasione della festa di San Giovanni
Bosco hanno organizzato una serie di
iniaziative socioculturali che hanno
richiamato l'attenzione di molti
cittadini della zona non soltanto
attorno alla figura del Santo ma anche
attorno ad alcuni temi di rilevante
interesse sociale.
Dal 23 gennaio 1987, giorno de.Ila
manifestazione inaugurale della «nove
giorni» con l'umorista grafico Paolo
Del Vaglio, al 13 febbraio con il
convegno dj studio, questa quarta
edizione ha riscosso notevole interesse.
Momenti particolarmente significativi
sono stati quelli della marcia popolare
per la pace e per la vita e il convegno
che ha visto fra i relatori anche il
segretario nazionale delle ACLI
Giacomantonio e il teologo moralista
Mattai.
Tutti i relatori hanno evidenziato il
valore etico della solidarietà che non si
esaurisce in una dichiarazione o in un
gesto, ma richiede in tempi di
«soggettività più esigenti» «una
progetlualità che superi la culLUra
individualistica oggi dominante».
Ha coordinato i lavori del convegno
Giuseppe Ceci del centro cooperatori
di Maddaloni e direttore del giornale
«Amicizia Nuova».
Nominata la Consulta
Mondiale dei cooperatori e il
coordinatore generale
L'associazione Cooperatori Salesiani
ha completato gli adempimenti
regolamentari previsti dal rinnovato
Regolamento. Nominati con lettera del
Rettor Maggiore del 25 dicembre 1986
i membri della Consulta Mondiale,
questi stessi si sono riuniti a Roma dal
16 al 20 gennaio 1987 con all'ordine
del giorno la stesura del regolamento
interno per il funzionamento della
Consulta, il programma triennale
del!'Associazione, la partecipazione
della medesima al Centenario della
morte di Don Bosco.
La Consulta penanto risulta così
composta:
Prof. Sergio Monello (Brasile), Sig.na
M. Teresa Martelli (Argentina), Prof.
Pedro Monsalve (Venezuela), Sig.
Kenneth Greaney (Gran Bretagna),
Sig. Joseph Lazaro (India), Sig.na
llinka Irsic (Yugoslavia), Sig. Katalaie
Kabeya (Zaire), Sig. Jordi Segu
Tarradel (Spagna), Dr. Paolo Santoni
(Italia), Prof. Pierangelo Fabrini
(Italia, D. Mario Cogliandro (SDB),
Sr. Michelina Secco (FMA).
Coordinatore generale
dell'Associazione è stato nominato
l'italiano Paolo Santoni; è stato anche
nominato un amministratore nella
persona del cooperatore spagnolo
Jordi Segu Tarradel.
Una agenzia per la
comunicazione
Il Centro Meridionale Mass-Media
dell'ispettoria salesiana di Napoli ha
realizzato un'agenzia di informazioni
per chi è interessato ai problemi della
comunicazione. CeMM-Lnfo - si
chiama cosl - vuole essere un servizio
di informazione e documentazione e
Nella foto:
Un momento della Consulta.
viene inviata a chi ne fa richiesta
presso lo stesso Centro (CeMM, Via
Solaro, 11 80050 Scanzano (Napoli).
All'iniziativa il BS augura ogni
successo e lunga durata.
EL SALVADOR
Monsignor Rivera
denuncia la frode sui
soccorsi al paese
Monsignor Arturo Rivera Y Damas,
arcivescovo di San Salvador, ha
pubblicamente denunciato il 21
dicembre 1986 la frode sugli aiuti
internazionali d'urgenza predisposti a
seguito del terremoto del IO ottobre.
Interrogato dai giornalisti, il vescovo
ha deplorato che diversi plichi di
denaro siano stati rubati negli uffici e
nei depositi delle poste: ba chiesto che
si puniscano i colpevoli, evidenziando
che alcuni «hanno fatto buoni affari
con gli aiuti internazionali».
In collaborazione con le altre Chiese
salvadoregne, la Chiesa cattolica ha
per suo conto impiantato un comitato
di aiuti urgenti, affidandolo a persone
di trasparente onestà.

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Documentario SAF sul
Guatemala
Con la regia di Silvio Ciuccetli la
Scuola Applicazioni Fotografiche di
Torino Valdocco (SAF) ha realizzalo
un documentario sul Guatemala, il
Paese del Quetzal, l'uccello che vive
soltanto in libertà. li documentario -
può essere richiesto alla SAF -
uno splendido spaccato di questo
Paese la cui configurazione geografica
sembra «il riassunto della creuione>).
Bagnata da due oceani infatti si
distende in fertili pianure e si innalza,
per due terzi della superficie, con
imponenti catene mon1uose.
In un Paese dove la primavera dura
tuuo l'anno gli operatori salesiani
sono andati sulle orme di Bartolomeo
Las Casas e lungo i sentieri percorsi
dai missionari: hanno cosi ripreso
nello splendore dei loro coloratissimi
abili i discendenti dei Maya, fieri
difensori di una identilà culturale
tultora permanente.
l1 Consiglio Generale
ricevuto dal Papa
U 13 febbraio 1987 Giovanni Paolo Il
ha ricevuto il Consiglio Generale della
Congregazione salesiana
accompagnato dal Retlor Maggiore
don Egidio Viganò e dal suo vicario
don Gaetano Scrivo. A conclusione
delJa sessione invernale il Consiglio
Generale ha potuto in tal modo
esprimere al Santo Padre il grazie
della Famiglia Salesiana per la
benevolenza con cui ha voluto
concedere un «Anno speciale di
Orazia» in occasione del Centenario
della morte di Don Bosco e per la
visita che egli stesso compirà a Torino
nel settembre del 1988.
U o telefono per i ragazzi
maltrattati
Nei mesi scorsi il BS è intervenuto
segnaJando l'iniziativa di Radio Don
Bosco a Roma su «i ragazzi
maltrattati». <di Mattino» di Napoli
del 3/1/1987 ci fa conoscere un'altra
iniziativa presa dall'Istituto Salesiano
di via don Bosco a Napoli.
«Un bambino maltrattalo oggi sarà un
uomo violento domani»; è partendo
da questa incontestabile premessa che i
salesiani di via don Bosco lanciano un
appello: «Facciamo qualcosa prima».
Nella foto:
Il momento della foto ricordo
Ed ceco l'ini1Jativa di un telefono
amico che sotto la sigla CAM (Centro
di Aiuto al Minore in difficoltà) si
propone come risposta <<alle tante
mani alzate di bambini che chiedono
aiuto per i loro problemi, per la
violenza che spesso subiscono». è un
piccolo contributo, sottolinea il
direttore dell'Istituto dei salesiani,
Bruno Gambardella, che vogliamo
dare per risolvere le situuioni spesso
drammatiche di troppi ragazzi, per
non essere soltanto incuriositi dai
titoloni dei giornali, per aiutare le
piccole vittime di violenze.
li CAM, che diventerà una realtà in
questo mese, vuole essere una
struuura ausiliare e complementare dei
servizi sociali 1crritoriali e si articola in
due direzioni: <<pronto soccorso»
contro le violenze o le difficoltà in
atto, sottraendo i minori o dalle stesse
difficoltà o dai maltrattamenti,
ricorrendo al ricovero io un ambiente
sereno; intervenendo sulle famiglie in
crisi, individuando i moùvi della
violenza o del disagio.
Sempre in collaboruione con gli emi
preposti per legge quali il tribunale per
i minorenni, i centri sociali del
comune.
Alla linea telefonica «calda» si
risponderà dalle 8 alle 13 e dalle I5
alle 19; volontari avranno il compito
di accogliere le segnal32ioni di casi
urgenti in difficoltà o di genitori che
chiedono un aiuto. Le denunce dei

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- - - - - - - - - - -~ -
I APRILE 1987 9
erchiamo di capire
maltraltamenti, o di tulle quelle
situazionj che richiedono un intervento
immediato, potranno essere fatte al
CAM dal tribunale per i minorenni,
dalla palizia, dai medici, dai vari
servizi sociali, da insegnanti, e
naturalmente, da privati cittadini o
dalle stesse famiglie interessate.
Il CAM opera in stretta collaborazione
con l' Istituto don Bosco di Napoli che
a convitto accoglie ragazzi dai IO ai 15
anni, con la comunità « La Palazzina»
(un centro di recente creazione per i
giovani dai 16 anni in su), con gli altri
istituti che si occupano di minori della
fascia di età rino a nove anni. E non
viene tralasciato di ricordare che,
essendo una iniziativa privata della
famiglia salesiana, il CAM ha bisogno
dell'aiuto di tutti perché la condizione
minorile di oggi non sia una
condizione a rischio.
Ecco le statistiche che non hanno
bisogno di commenti: secondo i dati
ufficiali del Consiglio d'Europa otto
bambini su cento sono attualmente
vittime di maltrattamenti morali,
sopraffazioni, abusi affettivi,
abbandono, trascuratezze gravi,
minacce; mentre due bambini su cento
subiscono vere e proprie violenze
fisiche. (In Italia le denunce arrivano a
20.000). La nostra regione e la nostra
città non fanno eccezione; anzi le
situazioni di squilibrio sociale troppo
spesso producono emarginazione ed
illegalità. Uno studio presentato
dall'Azione cauoJjca alcuni mesi fa ha
rilevato che in Campania sono oltre
90.000 i ragazzi tra ! 7 e i 14 anni che
IL BAMBINO E IL ROBOT
Siamo tutti capaci di lamentarci dei comportamenti che riscontriamo nei
giovani attorno a noi. Li giudichiamo_ nei ri~ultati senza_ renderci conto eh~,
probabilmente, si tratta del frutto de, nostri abbandoni, delle nostre negli-
genze. Pensiamo, per esempio, che i figli dell'Occidente industriali1.zato nel-
la loro maggioranza trasc~rrono sino a sei anni, sino al momento cioè dian-
dare a scuola, cinquemila ore dinanzi alla televisione. Immagazzinano perciò
una serie di modelli che ne plasmano la psicologia e li abituano a considerare
come normali atteggiamenti non sempre esemplari. La violenza è uno di que-
sti.
Alla ricezione passiva dello spettacolo si aggiungerà da oggi in poi una
partecipazione attiva. Con un giocattolo, manovrabile anche d_a bambi~i sot-
to i cinque anni, che costituisce nel ramo un trionro della tecnica americana,
è maneggevole e, sembra, fisicamente non pericoloso. Esso è formato da
quattro robot, due rossi e due blu, alti 25 centimetri e comandati da una nor-
male tastiera. Corrono, giocano, louano, lanciano laser e raggi, come tanti
che esistono in commercio. Ma gli ultimi inventati sono sensibili a una serie
di filmati trasmessi da varie emillenti televisive, e che agiranno direllamenle
sui loro meccanismi: un qualsiasi bambino in una qualsiasi stanza avrà, a
certe ore della giornata, a propria disposizione i due robot blu per combatte-
re contro i due rossi, manovrati dalle sollecitazioni del filmato. Finalmente
una vera guerra, la forza opposta alla forza. «Siamo all'ultimo gradino per
far diventare i bambini come i cani di Pavlov>> ha detto il presidente del co-
mitato americano per la difesa dell'infanzia dalla TV, William H. Dietz.
Senza enfatiche deprecazioni, rileggiamo assieme qualche passo di ciò che
Giovanni Paolo li ha scritto nel messaggio per la XJII Giornata mondiale
delle Comunicazioni sociali, nel 1979, dedicato alla «tutela e lo sviluppo del-
l'infanzia nella famiglia e nella società». «Affascinati e privi di difesa di
fronte al mondo e alle persone adulte - diceva il Papa - , i fanciulli sono
naturalmente pronti ad accogliere quel che viene loro offerto, sia nel bene
che nel male... Come molle cera, sulla quale ogni pur lieve pressione lascia
una traccia, così l'animo dei bimbi è esposto ad ogni stimolo che ne solleciti
la capacità di ideazione, la fantasia, l'affettività, l'istinto... C'è una--grande
ricchezza di vita nel cuore del bambino; egli però non è in grado di discerne-
re, da solo, i richiami che avverte in se stesso. Sono le persone adulte - geni-
tori, educatori, operatori delle comunicazioni - che hanno il dovere e sono
in grado di farli ad essi scoprire... Serviremo quindi la fanciullezza valoriz-
zando la vita e scegliendo "per" la vita ad ogni livello, e l'aiuteremo presen-
tando agli occhi ed al cuore Lanto delicati e sensibili dei piccoli ciò che nella
vita c'è di più nobile ed alto».
Cerchiamo di capire: faremo tulio questo con la guerra dei robot introdot-
ta nelle nostre case e manovrata dai nostri rigli, anche sotto i cinque anni?
Angelo Paoluzi
svolgono lavoro nero, di cui 35.000
nel napoletano. Un bambino su
quattro lavora, circa il 10 per cento
non è pagato; il 23 per cento
guadagna S.000 lire a settimana; il 43
per cento meno di 10.000, sempre a
settimana; il restante 18 per cento
racimola 20.000 lire. Sono bambini
che lavorano come manovali, garzoni,
apprendisti, senza alcuna tutela sul
piano della salute fisica. E bambini,
ovviamente, per i quali la scuola è
un'utopia. E ancora, strettamente
connessa, la devianza: oltre il IO per
cento dei minorenni, ad esempio,
denunciati in Italia nell'83, sono
napoletani.
È necessario, allora, sottolineano i
Salesiani, dare una risposta concreta e
che ognuno faccia la propria parte.
Carmela ~bietta

1.10 Page 10

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10 · I APRII.E 1987
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IN TUTTO IL MONDO
LE INIZIATIVE SALESIANE
PER L'ANNO CENTENARIO
Oltre alle manifestazioni
particolari in ogni
campo, le Jspettorie
preparanoil«Confronto
DB 88» che si terrà
l'anno prossimo a Torino.
Roma - Sul fiJo diretLo che
collega le lspettorie salesiane di tutto il
mondo con la Commissione centrale di
Roma, corrono ormai da alcuni mesi le
informazioni sulle iniziative che in deci-
ne e decine di Paesi sono programmate
per celebrare il centenario della morle di
don Bosco. L'elenco delle iniziative si
allunga di giorno in giorno e spazia in
ogni settore, da quello spirituale a quelli
della presenza salesiana, della cultura,
della pastorale, della storia, della cate-
chesi. Se le diverse l spettorie sono impe-
gnate nell'organizzazione di iniziative
specifiche, tutte sono chiamate a com-
piere un lavoro comune per il grande
«Confronto Don Bosco 88», che si
svolgerà a Torino dal!' 11 al 16 .settem-
bre 1988, a livello mondiale, ma che
avrà. corrispeuivi a livello locale e ispel-
toriale. «Occorre - dice don Gaetano
Scrivo, Vicario del Reuor Maggiore e
presidente del Comitato centrale D888
- guardare al confronto di Torino co-
me a un incontro preceduto da un cam-
mino di preparazione fatto assieme ai
giovani di Lutti gli ambienti salesiani:
scuole superiori, centri di formazione
professionale, centri giovanili, associa-
zioni di giovani ex allievi ed ex allieve,
giovani cooperatori ecc.>>.
Si pensa fin d'ora a questo grande in-
contro giovanile di Torino come a un
contributo, a livello mondiale, allo svi-
luppo di un vasLo movimento giovanile
salesiano. Non sarà, è meglio dirlo subi-
to, un raduno «di massa», quelli che
vanno tanto di moda oggi. A Torino si
raccoglieranno al massimo 2500 giova-
ni, dall'llalia, dall'Europa e dagli altri
Continenti, ma saranno «effeuivamen-
te giovani», dai 17-18 anni in su (e quin-
di oon preadolescenti o adolescenti) che
avranno fatto localmente - dice ancora
don Scrivo - « un cammino di prepara-
zione al D888, e perciò non giovani in
genere, ma animatori, impegnati sul
fronte del volontariato educativo, lea-
ders ecc.>> Ai giovani salesiani si uniran-
no gli «invitati» delle varie associazioni
giovanili cattoliche, dall' AC a CL, dai
Focolarini agli scou1s ecc.
Che cosa si propone il convegno? An-
zitutto di realizzare un <<confromo» dei
giovani con il messaggio di don Bosco,
riletlo alla luce dell'eredità profetica del
Concilio. Inoltre, il lavoro che verrà
svolto nelle varie Ispettorie per tutti i
giovani, mentre preparerà adeguata-
mente coloro che si recheranno a Tori-
no perché possano offrire un reale con-
tributo al «Confronto internazionale»,
sarà al tempo stesso un'occasione privi-
legiata per dare consistenza pratica e
operativa, su scala mondiale, a un vasto
movimento giovanile nello stile di don
Bosco. Infine, il «Confronto» giungerà
alla stesura di un messaggio ai giovani,
in modo da stabilire un dialogo con lutti
i giovani delle comunità salesiane oltre
che con coloro che hanno interesse per
la gioventù e i giovani concreti. Il «Bol-
lellino Salesiano>> avrà naturalmeme

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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-----------sB
modo di ritornare, per approfondirne il
significato, su questo fondamentale ap-
puntamento torinese.
Vediamo ora, sia pure a volo d'uccel-
lo, le iniziative che le varie lspettorie
hanno in cantiere, impegnandoci a for-
nire ai nostri lettori le ulteriori notizie
via via che giungeranno al Comitato
Centrale. Come si è detto, tali iniziative
spaziano nei più diversi campi, perché le
lspellorie privilegiano, anche in relazio-
ne a specifiche situazioni locali, un tipo
di iniziativa piuttosto che un altro. Nel
settore delle vocazioni, ad esempio, si
distinguono la Bolivia, che ha program-
mato una «settimana vocazionale», l' l-
spettoria argentina di Buenos Aires, che
invierà volontari laici missionari in
Africa, la Spagna, che sollecita l'impe-
gno pastorale vocazionale per tuua la
Famiglia salesiana, le Filippine, con la
creazione di una struttura ispettoriale
per le vocazioni.
Quanto alla «presenz.a salesiana» se-
gnaliamo la Spagna, con la costruzione
di un noviziato interispettorialc a Lo-
mè, nel Togo, l'lndia-Bangalore, con
un Centro giovanile a Pezzonipat, una
stazione missionaria nella diocesi di
Cuddapah-Andra Pradesh, una chiesa
in onore di don Bosco nel centro giova-
nile di Vaduthaia-Chocbin. Varie lspet-
torie si sono impegnate a creare un
<<Fondo don Bosco» per l'educazione di
giovani poveri e meritevoli. La Famiglia
salesiana di Argentina-Rosario ha stabi-
lito di creare cento oratori (ce ne sono
già 70), mentre la Bolivia erigerà un'O-
pera per giovani poveri.
Il settore pedagogia-pastorale-cate-
chesi è particolarmente ricco di iniziati-
ve: oltre a preparare sussidi per l'équipe
di pastorale giovanile sui problemi dei
«ragazzi della strada», il Brasile-Porto
Alegre parteciperà alla campagna di
fraternità in favore degli stessi ragazzi e
organizzerà un corso di specializzazione
sul metodo educativo di don Bosco e la
vocazione del laico a servizio dci giova-
ni. La Spagna è impegnata a dare auto-
nomia e sede al Centro salesiano di pa-
storale giovanile, mentre le Filippine at-
tueranno il <<progetto di pastorale edu-
cativa» con le Figlie di Maria Ausiliatri-
ce e i cooperatori, curando al tempo
stesso la realizzazione di una inchiesta
sui giovani. L'lspettoria del Medio
Oriente tradurrà in arabo il Trattale/lo
sul sistema preventivo, l'India-Banga-
lore creerà un centro per la ricerca sulla
condizione giovanile, l'lspettoria del
Centro-America organizzerà corsi e se-
minari sul sistema preventivo, e I'Ar-
gentina-La Plata un corso per tutta la
Famiglia salesiana sul movimento gio-
vanile salesiano.
Fra le manifestazioni promosse dalla
Famiglia salesiana, di particolare rilievo
la commemorazione di don Bosco du-
rante una seduta congiunta di Camera e
Senato in Argentina, oltre a pellegrinag-
gi, congressi, convegni promossi dalle
varie lspetlorie. Largo spazio è stato
dato alle manifestazioni culturali: dal
congresso mariologico sul tema <<Don
Bosco e Maria», in Ecuador e Antille,
al convegno del centenario in Gran Bre-
tagna, dal simposio sull'inchiesta giova-
nile nelle Filippine al Colloquio sulla
pedagogia di don Bosco alla Facoltà
cattolica di Lione (Francia), dal conges-
so nazionale sul tema dell'educai.ione in
Australia all'incontro delle Comunità
educative in Venezuela.
Particolarmente qualificata la parte-
cipazione dell'Università pontificia sa-
lesiana, con il congresso internazionale
per fare il punto sugli studi su don Bo-
sco e l'attualizzazione del suo messag-
gio pedagogico-pastorale-spirituale, il
concorso DB88 per premiare le ricerche
degli studenti dell'UPS, il completa-
mento della biblioteca don Bosco, non-
ché convegni biblici e seminari.
Per i giovani ci saranno, in molte
lspettorie, festival musicali e della can•
zone, concorsi di pittura, rappresenta-
zioni teatrali, gare di musica. Negli Stati
Uniti, al Madison Sguare Garden di
New York si svolgerà un convegno na-
1 APRILE 1987 11
zionaJe giovanile, in Francia è in pro-
gramma una «notte bianca di festa» per
i giovani. Nel campo dei mass-media si
preannuncia un fitto programma, che
coinvolgerà innanzitutto le varie edizio-
ni dei «Bollettino Salesiano» con il po-
tenziamento della rivista e l'allargamen-
to della diffusione. Inoltre saranno rea-
lizzati filmati televisivi sulla vita di don
Bosco e spot di 15 secondi con pensieri
del Santo da trasmettere sulle TV locali
(Stati Uniti), audizioni radiofoniche (in
varie Ispettorie), telefilm su don Bosco
educatore e operatore sociale (lndia-
Madras), video promozionali (Gran
Bretagna), teatro su don Bosco (lndia-
Bangalore), la Messa teletrasmessa in
molli Paesi il 31 gennaio 1988, radio-
romanzo in 31 puntate su don Bosco
(Brasile).
Ci saranno infine esposizioni, mostre
permanenti e itineranti programmale da
varie Ispettorie, monumenli a don Bo-
sco in Bolivia, in Portogallo e in Argen-
tina, stand sull'opera salesiana alla Fie-
ra internazionale di San Salvador. In
decine di Paesi è prevista l'emissione di
francobolli commemorativi. Iniziative
particolare - su cui riferireremo nei
prossimi numeri del «Bollettino Salesia-
no» - sono inoltre previste dalla FMA,
dagli ex allievi, dai cooperatori.

2.2 Page 12

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- vlTA ECCLESIALE
12 · I APRILE 1987
Giornata Mondiale della Gioventù
DA BUENOS AIRES
CON RESPONSABILITÀ
E IMPEGNO
Il l2 aprile 1987, dome-
nica delle Palme, a Buenos Aires in
Argentina si svolgerà la Giornata
Mondiale della Gioventù. Ci sarà
anche papa Giovanni Paolo II.
È una «Giornata» che a più moti-
vi non può non appartenerci.
Ne elenchiamo almeno due.
L'avvenimento, primariamente.
Esso si svolge in una terra - il
Papa la chiama «continente della
speranza» - dove da oltre un seco-
lo i salesiani operano per i giovani
scommettendo giorno per giorno la
loro esistenza di educatori.
Le tracce di questo impegno non
sono sparse nel vento di un qualche
deserto patagonico ma vivono nella
memoria collettiva di intere popola-
zioni e neU'engagement educativo
quotidiano con il quale migliaia di
operatori, nel nome e con lo stile di
Don Bosco, contribuiscono alla for-
mazione dell'«uomo nuovo» lati-
no-americano. Senza la presenza sa-
lesiana in America Latina - ebbe a
dire una volta il cardinale Baggio -
il cristianesimo di questo continente
sarebbe diverso.
L'altro motivo che rende questa

2.3 Page 13

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----------#
1 APRILE 1987 · 13
«Giornata» nostra è lo specifico ca-
risma salesiano che ci fa essere per
costituzione «segni e portatori deI-
l'amore di Dio ai giovani».
Giovanni Paolo U nel messaggio
inviato per questa domenica, che
vedrà riuniti attorno al Papa e alla
Chiesa milioni di giovani di tutto il
mondo, fa sua, trasmettendola a
noi, la testimonianza dcli'Apostolo
Giovanni: «Noi abbiamo ricono-
sciuto e creduto all'amore che Dio
ha per noi. .. » (1 Gv. 4,16).
È la testimonianza d'ogni salesia-
no. Il messaggio pontificio al-
l'incontro del 12 aprile un significa-
to di «comunione di preghiera, di
amicizia e di fraternità, di disponi-
bilità e di impegno» con tutti i gio-
vani. Con esso il Papa ricorda
quanto afferma nella sua prima en-
ciclica, la Redemptor hominis:
«L'uomo non può vivere senza
amore. Egli rimane per se stesso un
essere incomprensibile, la sua vita è
priva di senso, se non s'incontra
con l'amore, se non lo sperimenta e
non lo fa proprio, se non vi parteci-
pa vivamente».
È un pensiero che ci fa pensare
quanto importante sia l'«amore»
verso i giovani nel pensiero educati-
vo di San Giovanni Bosco e nella
prassi salesiana. «Posto - dice an-
cora il ·Papa nel suo messaggio -
che l'uomo senza amore non può vi-
vere né essere compreso, vi invito
tutti a crescere in umanità, a porre
come priorità assoluta i valori dello
spirito, a trasformarvi in "uomini
nuovi", riconoscendo ed accettan-
do sempre più la presenza di Dio
nella vostra vita, la presenza di un
Dio che è Amore; un Padre che ama
ciascuno di noi da tutta l'eternità,
che ci ha creato per amore e tanto ci
ha amato da dare suo Figlio Unige-
nito perché fossero perdonati i no-
stri peccati, per riconciliarci con
Lui, per vivere con Lui una comu-
nione di amore che non avrà mai
fin-e».
Nello stesso messaggio il Papa
non manca di dare a quest'«amore»
le dimensioni dell'unità e della soli-
darietà. Si direbbe anzi che Giovan-
ni Paolo il faccia un appello ai gio-
vani in quanto tali rilanciandoli in
un protagonismo nuovo. Disoccu-
pati, poveri, soli, emarginati e am-
malati, tutti i giovani - afferma il
Papa - vanno accolti nell'unico
grande abbraccio della carità frater-
na. È un invito, quello del Papa, a
non rassegnarsi e a ricercare tutte
quelle vie che rendono dunque la
solidarietà un fatto concreto e visi-
bile.
Fra le migliaia di giovani presenti
a Buenos Aires non mancheranno i
rappresentanti delle organizzazioni
giovaniJi salesiane: ne giungeranno
dall'Europa e dalla stessa America
Latina. È il piccolo grande «segno»
che anche noi siamo convinti che
«non può esservi un'autentica cre-
scita umana nella pace e nella giusti-
zia, nella verità e nella libertà, se
Cristo non si rende presente con la
sua forza salvifica».
Alla vigilia deU'Anno centenario
della morte di Don Bosco questa
Giornata ci spinge a riflettere sul si-
gnificato sociale ed ecclesiale del ca-
risma salesiano che in tempi di gio-
vanilismo non pagante ha scelto
questo passaggio, per noi obbligato
per il rinnovamento della società e
della stessa Chiesa.
E del resto, dice ancora il messag-
gio pontificio: «La costruzione di
una civiltà dell'amore richiede tem-
pre forti e perseveranti, disposte al
sacrificio e desiderose di aprire nuo-
ve strade alla convivenza sociale,
superando divisioni ed opposti ma-
terialismi. È questa una precisa re-
sponsabilità dei giovani d'oggi che
saranno gli uomini e le donne di do-
mani, agli albori del terzo millennio
cristiano».
Per quanti si ritrovano per un
motivo o l'altro ad avere San Gio-
vanni Bosco come «padre e mae-
stro» questa Giornata Mondiale
della Gioventù è dunque un avveni-
mento che sa di provocazione e al
tempo stesso di incoraggiamento.
Mai come in questa Giornata il cari-
sma salesiano è un fatto tanto eccle-
siale; mai come in questa circostan-
za il messaggio del nostro Fondato-
re è così attuale.
Giuseppe Costa

2.4 Page 14

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14 · I APRILE 1987
Un llbro, un problema
L'attuale momento storico è carat-
terizzato da una serie di dinamiche
ove l'attenzione alla persona appa-
re - in diversi casi - più enuncia-
tiva che operativa.
A livello nazionale, malgrado un
movimento riformistico, la politica
sociale conserva ancora un carat-
tere di contenimento.
A livello locale la legislazione re-
gionale talora utilizza spazi di com-
petenza per recepire contenuti
emersi in molteplici dibattiti, ma so-
vente non riesce a trasformare ten-
denze Innovative (es. assistenza
domiciliare) in diffuse prassi stori-
che.
In tale contesto l'azione promossa
da gruppi di volontariato assume
oggi un ruolo che non è più di mero
sostegno a mentalità assistenziali-
stiche. Il volontariato si è trasfor-
mato in coscienza critica. È pre-
sente nei luoghi della consultazio-
ne (es. in tema di protezione civile)
e della programmazione (es. azioni
mirate con riferimento al soggetti in
età evolutiva).
È soprattutto portatore di esperien-
ze gestionali (es. centri sociali) ove
la promozione umana assume il
volto di una valorizzazione globale
della persona.
In particolare la difesa della quoti•
dianeità di ogni cittadino (dal no-
made all'ospedalizzato), soprattut-
to degli «ultimi• (es. i c.d. barboni,
i soggetti con problemi di salute
mentali, i portatori di handicap gra-
vi, ecc.) richiede scelte più radicali.
Essere interlocutori di organismi
pubblici è Importante, ma è un
obiettivo che esige formazione e
organizzazione.
Ciò spiega da una parte il sorgere
in Italia di scuole (o comunque di
corsi) per il volontariato, mentre -
dall'altra - varie formazioni sociali
assumono la veste giuridica di as-
sociazioni di volontariato (anche
perché richiesto dalla legislazione
nazionale e regionale).
Nell'ambito dell'Impegno laicale
(sulla cui importanza si sofferma la
riflessione del prossimo Sinodo dei
Vescovi) il servizio al fratelli ha si-
gnificato un approfondimento della
propria vocazione (basti pensare
all'Anno di volontariato sociale del-
le donne) e una elaborazione di
progetti-obiettivo i cui risultati sono
presentati annualmente in conve-
gni (del MOVI, della Caritas, del
Volontariato Vincenzlano, ecc.) e
in pubblicazioni (del FOCSIV, dei
Dehoniani di Bologna, dell'AGE-
SCI, ecc.).
Questi rapidi cenni motivano il per-
ché di una nuova iniziativa del-
1'Editrice salesiana Elle DI Ci
(Leumann-To).
Si tratta di una collana per il volon-
tariato. È già uscito nel 1986 il 1° li-
bro (Pier Luigi Guiducci, ..Sicurez-
za sociale oggi/I•, pagg. 296,
L. 25.000), mentre all'inizio '87 sa-
in distribuzione il 2° volume (..Si-
curezza soc. oggi/2• - stesso ·A.).
Con riferimento ai primi due volumi
lo scopo è quello di presentare un
quadro generale del sistema di si-
curezza sociale italiano secondo
criteri che superano il settcrialismo
per evidenziare i processi di inte-
grazione.
A tal fine, attraverso questi studi, i
gruppi di volontariato trovano una
sintesi divulgativa dei vari Interven-
ti socio-sanitari a favore delle diver-
se età.
La medicina sociale, il diritto assi-
stenziale, la politica economica, la
politica dei servizi, il diritto del lavo-
ro, ecc. non sono più visti in un'otti-
ca che procede a compartimenti
stagni, ma ogni aspetto scientifico
è continuamente elaborato in mo-
do da convergere verso una unità
di riferimento che è la persona
stessa.
Quanto promosso dalla Elle Di Ci
(LDC) esprime, infine, una idea
centrale: non basta stare negli am-
bienti per qualificare una esperien-
za di volontariato.
Occorre, In particolare, una prepa-
razione interdisciplinare, un ag-
giornamento, una costante verifi-
ca, un confronto tra diverse iniziati•
ve presenti sul territorio al fine di
attuare un ..servizio• veramente
evangelico.
Questo perché la gente non è ca-
via per nostre sperimentazioni. Ma
è il luogo ove ogni sì vocazionale si
consolida e cresce.
JACQUES CHEVRIER
Letteratura negra d'espressio-
ne francese, Collana «La Nuo-
va Africa», Pag. 304, L. 26.000.
La ricerca di Chevrier che gli
è valsa il riconoscimento del-
1'Accademie Française, copre
l'arco di tempo che va dai primi
del Novecento ad oggi, facendo
il bilancio di sessanta anni di let-
teratura francofona nell'Africa
nera. Tende a dare una visione
reale dei suoi sviluppi analiz-
zando i singoli autori e le opere
e proponendo, In chiusura, un
esame delle prospettive future.
Affronta i problemi della diffu-
sione della cultura francese nel-
le zone che furono sotto domi•
nio politico, delle difficoltà di
convivenza con la letteratura
autoctona e il suo autonomo svi-
luppo e quello delle difficoltà
che incontrano le popolazioni
africane ad esprimersi nella lin-
gua francese scritta.
I
ARMANDO OBERTI
(a cura di)
Giuseppe Lazzatl, Vivere da
laico, AVE, Roma 1986; pp.
504, L. 18.000.
Selezionate con acribia e or-
ganicamente sistemate per aree
d'Interesse (biografico, cultura-
le, politico ed ecclesiale) dal
successore di Lazzati alla presi•
denza dell'Istituto secolare «Cri-
sto Re», le 80 testimonianze che
formano Il grosso di questo vo-
lume sono opportunamente In-
trodotte da un fitto e articolato
saggio di P. Vanzan, della Clvii-
i~ Cattolica, che avvia un'ipote-
si biografica tanto suggestiva
quanto inconsueta, incentrata
sulla categoria deilo starez e il
trinomio Chiesa-mondo-regno di
Dio. Abbiamo cosi le due parti di
un libro, prezioso e tempestivo,
che aiuta non poco ad approfon-
dire la conoscenza di un perso-
naggio non facile: sia perché

2.5 Page 15

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- - - - - - - - - - -5'1
d'indole riservata - anche se
capace di grande comunicazio-
ne - sia perché, nella sua non
comune azione civile ed eccle-
siale, ha saputo sintetizzare con
originalità ispirazioni e valenze
per nulla omogenee, cercando
quell'unità del distinti che resta
un po' il distintivo della sua vita.
in queste pagine si cerca di
nascondere la difficoltà dell'im-
presa, attenuando aporie o na-
scondendo tensioni, anche in
ambito eccleslale, cosicché ri-
sulta abbastanza chiaro a quale
prezzo Lazzati abbia aperto
sentieri interrotti nell'ardua ri-
cerca di una laicità compiuta•,
funzionale al regno di Dio che
inevltabllmente passa per l'u-
manesimo integrale e, d'altra
parte, come e quanto egli sia
cresciuto via via nell'ideale della
•laicità consacrata•, anche a
costo di amare solitudini e di do-
lorose incomprensioni, salendo
l'arduo monte della Trasfigura-
zione.
Perciò non meraviglia se, da
queste pagine, trapela un Laz-
zati •segno dì contraddizione•,
né è difficile prevedere il dibatti-
to che s'accenderà attorno a
questo libro, magari criticando
la categoria dello starez attribui-
ta a questo pedagogo spirituale,
o l'utopia del regno di Dio con slogan, si sottrae alla fatica del-
cui vengono spiegale e unificate la cultura e della politica in sen-
le sue diaconie nel diversi •labo- so alto (che qui risulta essere
ratori• della politica, dell'univer- quello mounier-marilainiano).
sità, dell'Azione Cattolica e de- La sensazione conclusiva,
gli istituti secolari (Il tutto finaliz- chiudendo questo libro, è che
zato alla •Città dell'uomo•, Ico- con uomini come Lazzali i catto-
na della Civitas De,). Osservan- lici possono ben scendere In
do comunque che la specificità campo aperto, scontrandosi e ri-
cattol ica del suo pensare e agire componendosi al diversi livelli
fu sempre cosl forte, e perciò con ogni ideologia e sistema,
tanto aperta e dialogica, da non sfatando deflnllivamente le diffi-
temere il confronto con nessun denze degli opposti inlegrismi,
uomo di retta coscienza e buo- che vorrebbero fare della buona
na vòlontà, avendo semmai laicità o una riserva regressiva e
qualche riserva per le miopie di premoderna del clero, o un'in-
chi non sa pensare in grande e, sensata fuga in avanti laicista e
privilegiando le scorciatoie dello anticlericale.
L'AUTORE
Miche! Quoist è certo uno degli autori
di spiritualità più letti ed apprezzati nel
mondo; le sue meditazioni e preghiere
hanno affascinato e formato, dal punto
di vista religioso e umano, migliaia di
giovani. Nonostante la lunga attività di
scrittore, nonostante i cambiamentì di
mentalità, di tempi e di mode, le sue
parole, I suoi messaggi restano più che
mai attuali: forse per la capacità di usa-
re toni semplici, limpidi, poetici; forse
per la volontà di porre a tema I valori
più grandi, le domande più urgenti ed
inestirpabili dal cuore dell'uomo.
Anche questa sua ultima opera, Par-
lami d'amore (ed. Varia SEI) è una gui-
da spirituale, un aiuto nella ricerca di
un senso e un volto nuovo da dare all'a-
more, un sentimento troppo spesso tra-
visato e mistificato. Ma senza affetta-
zione, senza sdolcinature, perché, ci
tiene a sottolineare Quoist, •il cristiano
non vive sospeso tra le nuvole, ma nel
quotidiano, e deve rendere materia,
carne, gli ideali e la fede•. Quolst ama
molto la decisione, la chiarezza dell'im-
pegno e ben lo dimostrano la sua attivi-
di animatore della Joc, di responsa-
bile delle missioni della Chiesa france-
se, il suo lavoro coi movimenti giovanili
e operai.
D. Miche/ Ouolst, quanto sono cam-
biati I giovani cui lei si rivolge, e sono
tanto diversi da Daniele, Anna Maria, i
protagonisti dei •Diari• di vent'anni fa?
R. No, affatto; cambiano le forme
esteriori, le mode, I gusti musicali, l'ab·
biglìamento, gli Interventi in campo po-
litico e sociale: ma I problemi, le aspira-
zioni, le domande del giovani sono
sempre le stesse. È la ricerca della fe-
de, di un significato per la vita, il proble-
ma dell'incontro con Cristo, le difficoltà
con la famiglia, In campo affettivo: sono
esigenze radicate in ogni uomo, in ogni
parte della terra, attraverso gli spazi e i
tempi; è Il mondo che cambia, non i de-
sideri della persona. ·
D. Infatti i Suoi libri sono tradotti In
decine di lingue, letti in Sudamerica co-
me in Giappone, in Italia e in India...
Non è necessario usare linguaggi di-
versi per tradizioni e culture tanto diffe-
renti?
R. Il messaggio da diffondere, quel-
lo del Vangelo, è uno solo, e non può
essere modificato. Bisogna saperlo
spiegare nei modi e nelle lingue più
adatti, cosi come ogni tipo di musica ri-
chiede uno strumento particolare. Ml
sono sempre sforzato di parlare ai gio-
vani cercando di identificarmi con loro,
di servirmi del loro linguaggio: sono i
ragazzi che ho incontrato gli autori, i
correttori, gli ispiratori dei miei libri: per
questo Il capiscono, li sentono veri.
D. Ma nei giovani di oggi, dell'Bl,
non è più forte lo scetticismo, Il dulfbio,
che non le certezze della morale e della
fede?
R. La fede è sempre una scommes-
sa, c'è e ci deve essere un momento
per il dubbio, l'inquietudine. È come
per l'amore: si vuol bene per tanti moti-
vi, ma uno solo è importante: amo que-
sta ragazza perché è lei, ed ho fiducia
In lei: è il salto della fiducia che rende
capaci di rischiare, di credere, di testi-
moniare, di superare le incertezze. lo
do ai giovani delle ragioni per credere,
per cercare questo Padre che sembra
nascondersi al nostri occhi e che pas-
siamo tutta la vita a riconoscere, per in-
contrarlo e vivere finalmente cort Lui.
Perché per amare bisogna incontrare
chi si ama, e poi vivere insieme, desi-
derare di mettere in comune tutti gli
spazi dell'esistenza.
D. Lei insegna ai giovani le parole
più belle dell'amore umano; la preghie-
ra è l'amore per Dio...
R. SI, è la stessa cosa. Pregare è
parlare a Dio, è rispondere alle lettere
d'(lmore çhe Lui ci h{I scritto con i Van-
geli. È stato Lui a cercarci per primo,
Lui a pregarci prima delle nostre pre-
ghiere, a donarci i segni della natura,
delle profezie, suo Figlio, per ricono-
scerlo. Abbiamo le sue parole per dialo-
gare con Lui, e un indirizzo per ritrovar-
lo se l'abbiamo dimenticato: la Chiesa,
i segni del sacramenti, Il cuore di ohi
ama i suoi fratelll, soprattutto se poveri
e sofferenti.
Monica Mondo

2.6 Page 16

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- PROGETTO AFRICA
16 · I APRILE 1987
Senegal
L'impegno dell'Ispettoria
di Le6n (Spagna) a
sostegno della presenza
in Senegal. Oratori e
scuole professionali da
Tambacounda a Thiés.
La parte africana che si
spinge maggiormente nell'Atlantico
è il Senegal, con la sua capitale che
in posizione privilegiata, quasi un
balcone, s'affaccia a ponente.
li Senegal non è molto esteso; ap-
pena duecentomila chilometri qua-
drati; la popolazione si avvicina ai 7
milioni dei quali almeno un milione
vive a Dakar; seguono poi le città di
Thiés con centoventimila abitanti,
Kaolack con centodiecimila abitanti
e di Saint Louis con novantamila
abitanti.
I portoghesi nel secolo XV si sta-
bilirono nell'isola di Gorée e la
chiamarono Palma, famosa perché
nel XVIII secolo venne trasformata
nel più grande « magazzino» di
schiavi africani in procinto d'essere
imbarcati per l'America. Più tardi,
nel J8 l4, la Francia mise piede in
Senegal rimanendovi fino al I960,
anno in cui concesse l'indipendenza
a questo Paese fino a quel momento
unito al Mali. Successivamente an-
che il Mali divenne uno stato indi-
pendente.
Padre della patria e primo presi-
dente è stato il poeta-filosofo cri-
stiano Léopold Sédar Senghor che
ha saputo guidare il Senegal per vie
veramente democratiche garanten-
do il massimo rispetto per il plurali-
smo religioso e ideologico.
Nel 1980 rinunziò alla presidenza
dando spazio ad un primo ministro,
Abdu Diuf, che continua la sua
stessa linea politica.

2.7 Page 17

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-----------#-
I APRILE 1987 17
INelle foto: a destra signora in
abito tradizionale a sinistra il
direttore di S. Louis con un
gruppo di ragazzi e sotto festa
lungo Il fiume Senegal.
li Senegal è una repubblica presi-
denziale con piena libertà per i par-
titi politici. l gruppi etnici senegale-
si sono molti; il più importante è
quello Wolof (36070), seguitp dal
Fulano (170/o) e dal Serer (16,50/o).
La religione dominante è quella
musulmana (850/o), seguita dalle re-
ligioni tradizionali (I 1O"/o) e da un
gruppo minoritario ma innuente di
cristiani.
I cattolici non superano le due-
centosessantamila unità (3,90/o del-
l'intera popolazione) e sono distri-
buiti in cinque diocesi e in una pre-
fettura apostolica. I sacerdoti dio-
cesani sono poco più di settanta
mentre i religiosi il doppio. Nutrita
la presenza delle suore: oltre cin-
quecento e in costante crescita nu-
merica. Lo stesso cardinale arcive-
scovo di Dakar, Hyacinte Thian-
dum, è un senegalese.
L'economia del Paese dipende
soprattutto dagli arachidi la cui
produzione annua è di 700.000 ton-
nellate; il Paese sfrutta anche fosfa-
ti e coltiva riso, mandioca e olio di
palma. Il reddito procapite è di 450
dollari.
Diffusasi la voce che i Salesiani
avevano lanciato il Progetto Africa,
alcuni vescovi senegalesi bussarono
immediatamente alla porta della
Congregazione.
La lspettoria spagnola di Le6n fu
subito disponibile a lavorare in quel
Paese. Si era nel 1979. Una visita
dell'ispettore del tempo Don Aure-
liano Laguna servì per conoscere le
situazioni, i bisogni e anche le possi-
bilità di aiuto. La prima spedizione
missionaria che avrebbe aperto il
cammino sarebbe stata composta
da due salesiani: un sacerdote e un
coadiutore. Si voleva in tal modo
dare l'immagine di una Congrega-
zione formata non da « padri sale-
siani» ma da «salesiani», laici e
preti, sacerdote e coadiutore uniti
insieme nella vita della missione sa-
lesiana.
Lo stesso Rettor Maggiore volle
consegnare il croci fisso missionario

2.8 Page 18

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18 · I APRILE 19111
Salesiani coadiutori di
Tambacounda con
ragazzi.
ai primi due; li fece venire a Roma e
il 30 dicembre del 1979 in una cele-
brazione eucaristica diede loro un
abbraccio di saluto ricordando il so-
gno missionario cli Don Bosco del
1885 nel quale, fra le altre terre, il
Santo aveva visto anche il Senegal
come campo di lavoro per i suoi fi-
gli.
La visione profetica del Santo in-
cominciava dunque a diventare
realtà. U 25 gennaio 1980 si trova-
vano già a 475 chilometri da Dakar,
a Tambacounda, città di oltre tre-
centomila abitanti.
Val la pena ricordare che l'ispet-
tore di Le6o incontrando l'episco-
pato senegalese aveva suggerito
d'inviare subito in Spagna per una
specializzazione tre giovani capaci
di diventare istruttori: ovviamente
tutto fu a spese dei salesiani. I tre
giovani si specializzarono e tornan-
do io Senegal si affiancarono ai
missionari.
I primi due salesiani cominciaro-
no a lavorare nella parrocchia-
cattedrale con circa tremila fedeli;
successivamente presero contatto
con i villaggi della zona e avviarono
le attività proprie d'ogni chiesa mis-
sionaria: catecumenato, catechesi,
culto, sacramentalizzazione.
E, naturalmente, iniziarono nel
modo più modesto che si possa im-
maginare, i laboratori di elettricità
(in una capanna a 40 gradi di calo-
re), di meccanica (in una vecchia ca-
sa già in rovina) e l'oratorio. Presto
incominciò a notarsi qualcosa di
nuovo fra i cristiani e non del posto.
Nell'ottobre del 1980 si organizzò
una seconda spedizione missionaria
per il Senegal formata da quattro
salesiani: due sacerdoti e dua coa-
cliutori ai quali presto si aggiunsero
un altro sacerdote e altri due coa-
diutori.
Il personale si di.stribuì tra Tam-
bacounda e La nuova fondazione cli
Saint Louis alla foce del fiume Se-
negal.
Qui era stata affidata ai salesiani
la chiesa dedicata alla Madonna di
Lourdes nei pressi delJa residenza
del vescovo.
Anche a Saint Louis i salesiani
capirono che dovevano manifestarsi
con l'oratorio e le scuole professio-
nali.
L'oratorio si riempì presto di ra-
gazzi in massima parte musulmani
mentre i laboratori di falegnameria
e meccanica avviarono corsi bienna-
li per la formazione dei ragazzi del
paese.
Uno dei più alti funzionari del
Ministero dell'Educazione visitò
quei primi laboratori, comprese il
IDon Josè Rico, autore di
questi articoli, In visita
alla comunità salesiana
senegalese.

2.9 Page 19

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- - - - - - - - - - --s/1-
1 APRILE 19(11 19
Il U ti
.Il Il 11
(~
senso promozionale dei programmi
e riconobbe che quello era quanto
necessitava al suo popolo.
Così incomfaciano ad uscire dai
nostri laboratori diverse generazio-
ni di giovani sufficientemente pre-
parati per sapersi guadagnare one-
stamente il parte e aiutare il proprio
popolo nello sviluppo.
Agli allievi uscenti viene conse-
gnata l'attrezzatura perché possano
esercitare il mestiere appreso e molti
vengono anche aiutati a costituirsi
in cooperative.
Intanto si è voluto assicurare una
certa quantità d'acqua in una zona
dove le piogge cadono soltanto nei
Moschea di Thies.
mesi di luglio e di settembre. Perché
non scavare qualche pozzo? Gli ex
allievi salesiani dell' lspettoria di
Le6n in Spagna si sono preoccupati
di lanciare una campagna per il
«pozzo H20 di Don Felipe». Don
Felipe è il primo sacerdote della pri-
ma spedizione. Purtroppo il primo
pozzo non ha dato il risultato spera-
to. Se ne faranno altri.
Intanto si è andato pensando ad
una terza presenza nella citlà di
Thiés, non lontana da Dakar, dove
La scuola come
presupposto di sviluppo.
sembra che i cristiani siano più nu-
merosi. Con l'aiuto di vari enti eu-
ropei, cattolici e non, sono stati co-
strujti quattro laboratori con le ri-
spettive aule. Nei dintorni c'è anche
una scuola di Corano molto fre-
quentata: presto anche questi ragaz-
zi diventeranno nostri amici.
U rettor maggiore Don Egidio Vi-
ganò, già nel 1982 volle incontrare i
salesiani spagnoli che lavorano nel
Progetto Africa e lo fece a Dakar,
accompagnato dal coadiutore italia-
no Renato Romaldi che poteva dare
un contributo d'esperienza alle inci-
pienti scuole professionali. Proprio
in quella occasione il Rettor Mag-
gi ore lasciò un orientamento:
«Ogni istituto lavori conforme al
proprio spirito. Voi conoscete quel-
lo di Don Bosco: la promozione
umana e l'evangelizzazione; c-ate-
chesi e scuole professionali; e tutto
e sempre con il sistema educativo
salesiano e con l'amore ai ragazzi.
Tuui devono sentirsi amati da voi».
L'opera continua. Voglia Dio che
presto possano vedersi salesiani se-
negalesi, incarnazione dello spirito
di Don Bosco tra i giovani del Sene-
gal.
José A. Rico , sdb
Consigliere Regionale
per la Spagna e il
Porlogallo

2.10 Page 20

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_. - PROTAGONISTI
20 · I APRILE 1987
CAl=OD
~ .............J,_,...
CARlt/4$
SCHWEIZ
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dividere, q
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raggio di di
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che abbiam
abbiamo
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amo e pi·
disposti a don
oi avete u
raviglioso com
assolvere
1'ambiLo della
nternationa
lis: quello di por
mondo 1
spirito di condiv
sta buo
na novella d'amor ;
so gli
alLri, e non a parole,
·o-
ne concreta». Queste
state pronunciate alcuni a~ a
vanti all'assemblea dei rap
tanti delle Caritas di tutto il mo
da una intrepida donna che della
condivisione ha fatto il segno distin-
tivo della sua vita dedicata ai più
poveri fra i poveri: madre Teresa di
Calcutta.
E per rafforzare con un esempio
il suo pensiero, madre Teresa ha
n-a,.,..,..,
to da
tini.
.~.,..,,.,........,,...,-:r,
-
a l-
cosa per una
con otto
bambini che non mangiavano da
giorni. Portai a quella famiglia
· . La madre lo prese, ne
·
·
lml-:-.'U..SllO..D.l.m:Jrl8.-tt!"
o
Mi rispose: a i i v1cinJ han-
no fame».
Madre Teresa parlava a persone
provenienti da tULti i Paesi di tulli i
continenti, dove sono impegnate in
icerca dei
sono nel
~P~
e, o colo-
nno sosti-
vo a Ro-
generale
lis, l'orga-
iniziativa
i. Con es-
I intende-
va dare una
creta della
comunità c
Ile sofferenze
provocate
flitto mondiale,
dalla
ttosviluppo.
i lnternationalis fa
fitta rete. delle Caritas
. Alcune di esse, sia pure
ominazioni diverse, erano
enti in taluni Stati e Diocesi
fin dall'injzio del secolo. Si sono
poi andate estendendo via via che
nel Terzo Mondo nascevano, con
l'indipendenza, nuovi Stati. Oggi
esse sono 120. Naturalmente non
sono tutte uguali, presentano anzi

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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- - - - - - - - - - -~ -
r APRILE 1987 21
caratteristiche spesso molto diversi-
ficate, a tal punto che è impossibile
descriverle secondo un criterio vali-
do per la loro totalità. Non c'è da
stupirsi. È una diversificazione che
nasce in relazione alla g rande varie-
di ambienti naturali, umani, so-
ciali in cui la Chiesa si trova ad at-
tuare la propria pastorale sociale.
Anche se il servizio al povero, all'e-
marginato, al bisognoso rimane il
tratto caratteristico comune.
Di qui l'esigenza di un coordina-
mento capace di favorire la collabo-
razione fra le diverse Caritas nazio-
nali, lo scambio fra le esperienze
compiute, la crescita quantitativa e
qualitativa del servizio reso a chi si
t rova nel bisogno. li compito è as-
solto dalla Caritas Internal ionalis ,
che è così diventata il centro motore
della presenza cristiana nel mondo
dei d iseredati, l'organismo che
mantiene viva la concezione fonda-
mentale della Caritas intesa non co-
me semplice associazione caritativa
Il Papa e don Larry lorenzoni (a
Idestra), ricevuto in udienza con
il cardinale Do Nascimento e Il
dott. Gerhard Nieier,
rispettivamente presidente e
segretario generale della Caritas
lnternationalls.
e umanitaria, bensì come strumento
di crescita della comunità cristiana
io quanto comunità d'amore che si
realizza mediante attività pastorali
di assistenza materiale e morale ai
poveri, di promozione umana e so-
ciale degli individui, deJle famiglie e
deJle collettività, e di difesa e li bera-
zione degli oppressi.
A fornirci questi rapidi cenni sul-
le caratteristiche della Caritas lnter-
nationalis è un salesiano, don Larry
N. Lorenzoni, dall'ottobre dello-
scorso anno chiamato a dirigere,
nella sede di palazzo San Callisto,
nel cuore della Roma trasteverina, il
Centro di documentazione e il servi-
zio informazioni. Don Larry è ve-
nuto in Italia dagli Stati Uniti, pre-
cisamente da San Francisco, dove
ha lavorato a lungo presso l'ls petto-
ria della California e ha insegnato
matematica presso l' università del-
l'lllinois del sud. n cognome di don
Larry rivela la sua origine: egli è na-
to difatti in Italia, a Marostica, in
provincia di Vicenza, la città nota
per la partita a scacchi con pedine
viventi in costume d'epoca, che si
giuoca ogni anno neUa piazza prin-
cipale. È emigrato negli Stati Uniti
a 13 a nni e è diventato sacerdote
di don Bosco. Quanto al nome,
Larry, è quello che ha assunto al
momento di prendere la cittadinan-
za americana, ed è lo stesso che ne-
gli Stati Uniti gli amici gli avevano
affibbiato derivandolo dal cogno-
me, essendo per gli americani
straordinariamente arduo pronun-
ciare il suo nome italiano, che è Ne-
reo.
Don Lorenzoni ha preso il posto
occupato per 25 anni, con totale de-

3.2 Page 22

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22 · I APRILE 1981
dizione, da un missionario di San
Francesco di Sales, padre Charles
Grange, del quale dke di voler se-
guire le orme anche per utilizzare
l'enorme bagaglio di esperienze ac-
quisite in tanti anni dal predecesso-
re. Da buon salesiano, don Larry -
alla Caritas InternationaJis lo chia-
mano tutti così - è sempre allegro,
è capace di coglierti di sorpresa con
divertenti battute di spirito o con
qualche giochetto di prestigio, gli
piace scherzare con tutti, anche con
i molti personaggi di fama interna-
zionale con i quali intrattiene rap-
porti, uomini politici, attori, eccle-
siastici. E anche con il Papa. Du-
rante l'udienza che Giovanni Paolo
II gli ha concesso nel gennaio scor-
so, don Larry ha detto al Papa:
«Santo Padre, dopo tanti anni negli
Stati Uniti, mi hanno... confinato
in Vaticano...>>.E il Papa, di riman-
do, bonariamente: «Anche me, an-
che me... ». In quell'occasione don
Lorenzoni era accompagnato dal
cardinale Alexandro Don Nasci-
mento, presidente della Caritas Ln-
ternationalis e dal segretario gene-
rale dott. Gerhard Nieiev.
Ma torniamo alla Caritas lnter-
nationalis. Come si articola con la
sua attività sul campo? Premesso
che non agisce direttamente con
azioni proprie e che quindi non di-
spone, a questo fine, di mezzi pro-
pri, essa si mantiene in continuo
contatto con le Caritas nazionali, a
loro volta raggruppate in «regio-
ni»: Africa Subsahariana, il Medio
Odente e l'Africa séttentrionale,
l'Europa e l'America del Nord, l'A-
sia e l'Oceania, l'America Latina.
di cui sono responsabili rispettiva-
meme Denis Cangy, padre Roman
Staeger, don Robert Vitillo, padre
Joseph Fernando e la signorina Ma-
ria Pinta.
Tenere i contatti vuol dire, per
esempio, organizzare conferenze
periodiche, come quella che si è
svolta nello scorso febbrafo ad Ad-
dis Abeba con la partecipazione del-
le Caritas di 44 nazioni africane. Es-
sa ha affrontato i purtroppo innu-
merevoli problemi che affHggono il
Continente, dalla fame aJ sottosvi-
luppo, dalle guerre fratricide al
dramma dei profughi,· dai diritti
dell'uomo alla giustizia sociale, sen-
za trascurare aJtri temi, quali la col-
laborazione con le Chiese locali, l'a-
nimazione e l'organizzazjone delle
comunità ecclesiastiche di base, le
esperienze di incultura2ione, il ruo-
lo della donna nella società, a testi-
monianza del!'ampiezza dell'arco di
attività delle Caritas.
Ma non è solo l'Africa ad avere
dei problemi che richiedono la pre-
senza fattiva della comunità cristia-
na. Ne ha numerosi anche l'Asia (in
particolare quello dei profughi, che
sollecita un impegno internazionale
senza precedenti), ne ha il Medfo
Oriente (e non c'è neppure bisogno
di sottolinearne ampiezza e gravi-
tà), l'America Latina, la stessa
America del Nord dove sono emerse
nuove forme di povertà. E anche
l'Europa, dove le Caritas si impe-
gnano per il Terzo Mondo senza di-
menticare che all'interno dei Paesi
europei ci sono gli anziani abbando-
nati, i ragazzi senza famiglia, gli
handicappati, gli emarginati, i di-
soccupati.
Ciascuna Caritas conserva la pro-
pria autonomia organizzativa e
strutturale, sotto la responsabilità
dei rispettivi Episcopati, ma tutte
confluiscono nella Caritas lnterna-
tionalis, che diventa cosl un corpo
organico, una autentica confedera-
zione. È grazie alla sua struttura di
centro operativo verso cui conflui-
scono le informazioni da tutto il
mondo, che la Caritas lnternationa-
lis può tempestivamente sollecitare
la collaborazione delle Caritas na-
zionali nei momenti del bisogno ur-
gente. «Per fare un esempio - ci
dice don Lorenzoni - in Ang0la
era arrivato un carico di riso che ri-
schiava di marcire per la mancanza
di mezzi di trasporto. La Caritas lo-
cale ci ha informati via telex e subi-
lo da Roma sono state interessate le
Carilas che potevano più rapida-
mente intervenire, cosicché il riso
ha potuto arrivare a destinazione.
Ma gli interventi da noi sollecitati
sono decine ogni anno. La Caritas
Internationalis lancia anche appelli
in occasione di calamità naturali o
provocate dalJ'uomo, facendo con-
vogliare verso le Caritas locali in-
genti aiuti fii;ianziari».
Inoltre la Caritas lnternationalis,
attraverso appositi servizi, assiste le
Caritas nazionali indicando i mi-
gliori criteri di intervento e di soc-
corso urgente, coordina il flusso de-
gli aiuti e la loro distribuzione, fa-
vorisce la cooperazione bilaterale e
multilaterale che vede diverse Cari-
tas partecipare a programmi comu-
ni, con un'ottimale divisione del la-
voro. Insomma, un servizio prezio-
so, arricchito da un'esperienza più
che trentennale a contatto con l'uo-
mo, e rivolto a «irradiare la carità e
la giustizia nel mondo».
Gaetano Nanetti

3.3 Page 23

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- vlTA SALESIANA- -- - - -- -- - - - -- ~ -
Settimana di Spiritualità
I APRII.E 1/.'81 23
UN TREDICI PER LA
FAMIGLIA SALESIANA
Intense giornate di
studio dal 22 al 27
gennaio 1987. Gli
interventi e il giudizio
dei partecipanti.
Il documento
conclusivo.
Da ormai tredici anni
cento e più appartenenti alla Fami-
glia Salesiana si ritrovano a Roma
presso la Casa generalizia, in prossi-
mità della festa di San Giovanni Bo-
sco per svolgervi una settimana di
spiritualità.
Religiosi e religiose, laici e laiche
provenienti da molti Paesi europei e
non, convocati da don Sergio Cue-
vas Leon, superiore generale per la
Famiglia Salesiana, anche quest'an-
no 1987 dal 22 al 27 gennaio hanno
ripetuto l'iniziativa per affermare
una «consanguineità» spirituale e
riflettere su un tema che nel 1988
coinvolgerà quanti vorranno vivere
la celebrazione del centenario della
morte di Don Bosco: «Con i giova-
ni raccogliamo la profezia del Con-
cilio».
La Settimana si è articolata in la-
vori assembleari e di gruppo attor-
no ad una serie di «provocazioni»
che hanno fatto rivivere il ricco ma-
gistero del Concilio Vaticano Il e
nel contempo fatto conoscere me-
glio la realtà giovanile.
« In venti anni - ha detto don
Sergio Cuevas Leon introducendo i
lavori - il Concilio è cresciuto as-
sieme ai giovani di oggi. Concilio e
giovani sono dunque coetanei che
banno attraversato e vissuto gli stes-
si tempi della Chiesa e del mondo».
Dopo un intervento di carattere
storico da parte di don Pietro Brai-
do che ha tratteggiato la dimensione
ecclesiale del Santo fondatore, è
toccato a don Riccardo Tonelli ri-
spondere ad un importante interro-
gativo: « Le sfide della cultura al•

3.4 Page 24

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24 · I APRILE 1987
tuale al Concilio: rivisitazione come
riformulazione?».
«Nell'Europa segnata dalle crisi
delle grandi narrazioni messianiche
- ha affermato Tonelli - stanno
sorgendo modelli antropologici
confezionati per un uomo in pro-
fonda crisi, quasi per restituirgli la
capacità di sopravvivenza attraver-
so un modo diverso di autocom-
prendersi».
Tonelli ha indicato nella «scoper-
ta della soggettività», nell'afferma-
zione di una «identità debole» e di
una appartenenza «a basso investi-
mento» accompagnate da un modo
nuovo di esprimere la <<domanda di
senso», alcuni elementi culturali ca-
ratterizzanti l'esperienza giovanile.
Soltanto mettendosi «dalla parte
della vita» - ha concluso l'ex diret-
tore di «Note di Pastorale Giovani-
le» - si può riscrivere il Concilio
per i giovani d'oggi.
Don J. Schepens, dell'Università
di Lovanio, ha affrontato in parti-
colare il rapporto «chiesa-giovani»
diventato, ha detto fra l'altro lo stu-
dioso, «piuttosto difficile dopo una
prima euforia nell'immediato dopo-
concilio a causa di certe esperienze
di "communio" e di "diakonia"».
Suor Antonella Meneghetti, do-
cente alla Facoltà di Scienze dell'E-
ducazione «Auxilium» di Roma, ha
proseguito l'analisi dei problemi af-
frontando il rapporto «giovani-
liturgia ».
«Non è possibile - ha affermato
Le loto di questo articolo sono di
Franco Marzi - Roma.
la figlia di Maria Ausiliatrice - de-
limitare troppo strettamente lo stu-
dio considerando il rapporto di una
particolare età con la liturgia senza
tener conto che essa è principalmen-
te dono di Dio Trinità e azione di
tutto il suo popolo. Una fascia di
età o una situazione della vita può
essere senz'altro rapportata alla li-
turgia, ma soltanto da un punto di
vista metodologico. Come il mes-
saggio cristiano non può essere pre-
sentato al bambino in maniera di-
luita, edulcorata o parziale per il so-
lo fatto che egli è piccolo, ma meri-
ta una proposta integrale, adatta al-
la sua età, così è della liturgia».
L'intervento della Meneghetti,
particolarmente apprezzato dall'as-
semblea, ha radiografato una situa-
zione piena fra l'altro di ritardi e di
«iniziazioni non avvenute».
«Qui - ha concluso la suora -
non servono ricette su misura, ma
una forte capacità di coniugare
competenza, acuta sensibilità peda-
gogica, esperienza diretta e contem-
plata del mistero di Cristo, l'Offe-
rente, incondizionata docilità allo
Spirito, vera ed unica fonte di crea-
tività».
Per il biblista Cesare Bissoli che
ha parlato su «giovani e Parola di
Dio» si tratta di rileggere il Concilio
alla luce della stessa Parola cercan-
do di riattualizzare quest'ultima e
favorendo metodologicamente al-
cune costanti come l'ecclesialità nel
suo duplice aspetto di comunione e
di condivisione, il rispetto della di-
namica della Parola di Dio intesa
come « bella parola» da attualizzare
nella propria e nell'altrui esistenza.
Per parte sua poi il vescovo di Li-
vorno monsignor Alberto Ablondi
intervenendo sul rapporto «giova-
ni-concìlio» ha parlato di «una sin-
tesi difficile perché il Concilio rap-
presenta un momento di chiesa in

3.5 Page 25

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- - - - - - - - - - -~ -
DOCUMENTO CONCLUSIVO
I APRILE 1981 25
CON I GIOVANI RACCOGLIAMO LA PROFEZIA DEL
CONCILIO.
1. COME CREDENTI
Amiamo pensare all'ESPERIENZA CONCILIARE
come:
- ACCOGLIENZA UNIVERSALE
- ACCONDISCENDENZA
- ADATTAMENTO
- COMUNIONE PROTAGONISTA
- SERVIZIO RESPONSABILE
che nel DIO TRINITARIO trova il fondatore
l'icone
l'impegno
per rivivere nella cultura contemporanea l'esperienza di
chiesa tipica nella celebrazione conciliare.
2. COME SALESIANI
Guardiamo a DON BOSCO EDUCATORE:
cioè preoccupato di una pedagogia ecclesiale in conti-
nua evoluzione, nell'adattamento ai tempi e che vive
l'esperienza di chiesa in modo Intenso.
Guardiamo a DON BOSCO PROFETA:
cioè credente con intenzioni personali con capacità di
integrazione tra aspetti Istituzionali e carismatici, con
prospettive di novità, con forza di analisi e di crlteriolo-
gia per compiere noi oggi il servizio ai giovani nostri
contemporanei come Don Bosco.
A.
1. SIAMO DI FRONTE
ad una particolare situazione giovanile.
2. PRESENTATA COME
- scoperta della soggettività
- identità •debole•
- appartenenza a basso rendimento
- crisi di circolazione del senso oggettivo.
3. CON RIFLESSI SULL'ESPERIENZA RELIGIOSA
- domanda religiosa è invocazione e ricerca di fon-
damento OLTRE
- esperienza religiosa è una delle altre esperienze.
B.
4. L'ESPERIENZA CONCILIARE
riletta da punti di osservazione SINTESI e Costitutivi
della vita, essere e agire, della CHIESA:
Parola di Dio
Sacramento di Cristo
Chiesa sacramento
Mondo contemporaneo.
5. Cl RIPORTA AD ALCUNI ANNUNCI SIGNIFICATIVI
AD UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
con elementi capaci di DARE/RICEVERE:
- dalla presentazione dell'OSSERVATORIO chia-
mato •PAROLA DI DIO•
- fatica dell'ascolto/memoria/risposta da parte gio-
vanile
- parola di Dio corrle AVVENIMENTO/SVELAMEN-
TO DI UN RAPPORTO/TRADIZIONE E BIBBIA
- parola di Dio per LA vita, NELLA vila, CON la vita
- parola di Dio PRIMO ASSOLUTO che costruisce e
costituisce la Chiesa.
6. Dalla presentazione dell'OSSERVATOAIO chiamato
•SACERDOZIO DI CRISTO•:
- c'è innanzitutto un invito rivolto agli ADULTI e agli
EDUCATORI per l'utilizzazione di un elemento in-
teressante, formativo e spirituale, qual è la liturgia;
- c'è poi da cogliere alcuni aspetti teologici (prima•
rletà di Cristo), spirituali (Iniziazione), antropologia
(adattamento, partecipazione, simbologia) che co-
stituiscono la natura e l'efficienza della liturgia;
- c'è ancora da considerare
il versante GIOVANI: I giovani richiedono alcune
novità che mostrino la corrispondenza alla propria
vita;
il versante LITURGIA: la sostanza del sacerdozio
di Cristo richiede alcuni atteggiamenti tipici nei
giovani;
- c'è inffne tutta la ricchezza dell'espressione reli-
giosa oggi da riconsiderare: ELEMENTI CHE
PONGONO GLI ADULTI EDUCATORI In particola-
re attenzione di fronte ai giovani.
7. Dalla presentazione delt'OSSERVATORIO chiamato
•CHIESA SACRAMENTO•:
- è a partire dalla coscienza della Chiesa nella rifles-
sione della costituzione Lumen Genllum che si ma-
nifestano una serie di problemi
volendoli chiamare per nome:
dialogo difficile all'interno
emarginazione della realtà Chiesa e della realtà re-
ligione
non identificazione nel modello Chiesa
appartenenza difficile
messa in questione dei valori
distanza culturale
- è a partire dalla Chiesa che bisogna rifare:
il senso di appartenenza
l'impegno ecclesiale.
8. Dalla presentazione dell'OSSERVATORIO chiamato
~RAPPORTO CHIESA/MONDO~:
- è grandi problemi della vita:
secolarismo
indifferenza
ateismo
ingiustizia e pace
sviluppo della cultura
discriminazioni molteplici (cfr. donna)
- interpellano e rendono problematico il rapporto
chiesa-mondo, Il rapporto religione-giovani.
c.
IL NOSTRO RITROVARCI NELLA FEDE ECCLESIALE E
NELLO SPIRITO SALESIANO DECENTRATI SUL SER·
VIZIO Al GIOVANI IN QUESTO NOSTRO MONDO CON•
TEMPORANEO.
a) Obbliga noi ADULTI EDUCATORI
b) Impegna il NOSTRO SERVIZIO.

3.6 Page 26

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26 I APH/1 f 1987
LA SETTIMANA
NEL GIUDIZIO
DEI PARTECIPANTI
La 13• settimana di spiritualità è stata animata dal delegato degli
ex llievi don Charles Cini. Essa ha avuto momenti di fraternità e di
preghiera. Particolarmente gradita a molti partecipanti è stata poi
l'udienza pontificia del mercoledl 28 gennaio.
Abbiamo scelto un campione• di partecipanti per farci dire Il toro
giudizio sulla Settimana.
Walter Sudanese, ex allievo: «Una settimana molto proficua e
molto spirituale. Naturalmente abbiamo maturato alcune idee che
cercheremo di portare nella realtà degli exallievi•.
Francesco Giorgi, cooperatore: È stata una settimana molto in-
tensa. Tanto intensa che avrei desiderato un po' di relax. I temi trat-
tati potranno esserci molto utili per il lavoro dell'Associazione•.
Liana· Cuozzo, cooperatrice: ..un tema certamente Indovinato.
Dal punto di vista organizzativo avrei desiderato dei gruppi lingui-
stici anche per rendere più efficace Il lavoro e una maggior cura
della preghiera non lasciata troppo all'improwisazlone del mo-
mento•.
Therèse Angelet, FMA: È stata arricchente. Un confronto con la
nostra vita in mezzo ai giovani•.
Piero Bernini, cooperatore: «Per me è stata veramente meravi-
gliosa, abbiamo lavorato tanto e bene. È mancato li lavoro nei grup-
pi ma per il resto tutto perfetto•.
Raffaella Cerreti, suora oblata: Per me è stata una cosa meravi-
gliosa. Ha risvegliato in me il senso di attaccamento alla Chiesa e
alla Famiglia Salesiana. Tomo al lavoro quotidiano piena di buona
volontà•.
Rodriquez Conception Munoz, FMA: - È stata ricca per la varietà
del partecipanti e per gli spunti pedagogici per il nostro lavoro•.
Maria Fisiche/la, FMA: «Mollo Interessante. Il problema sarà tra-
smettere quel che abbiamo ascoltato».
Carla Barberi, FMA: •Una bella esperienza di Famiglia Salesia-
na. Cl auguriamo che possa essere l'Inizio di un cammino insieme
per diventare veramente missionari dei giovani•.
Marianna Buffa, VDB: ..complessivamente tutto bene. Ho molto
apprezzato l'intervento del Rettor Maggiore•.
Patricia Devlne, FMA: «Un incontro molto bello e molto utile per
il lavoro pastorale. Nel modo di svolgimento avrei preferito meno
conferenze "magisteriali" e più coinvolgimento dei partecipanti•.
Carla Menotti, FMA: •A me è piaciuta. Avrei voluto più tempo per
pensare e riflettere».
Pasquale Massaro, salesiano: Ho l'impressione che i contenuti
siano stati molto più solidi delle settimane precedenti•.
Rosina Canalis, FMA: «Il giudizio è globalmente positivo, anche
se c'è stata molta teoria che è possibile trovare nel libri•.
Giuseppe Capra, salesiano: ..Mi ha fatto molto bene anche per-
ché siamo lontani dai Paesi che hanno partecipato alla Settimana.
Avrei voluto più esperienze•.
cammino che si è aper ta al tutto del
Dio Trinitario ed a "tuui " gli uo-
mini».
li professore Pierangelo Fabrini
dell'Università di Pisa, parlando su
« I nodi problematici della condizio-
ne giovanile di fronte alla missione
nel mondo» ha invitato a guardare
la realtà giovanile nella sua varietà.
«Non c'è una gioventù - ha detto
- ci sono mille gioventù concrete
che riflettono l'ambiente a cui ap-
partengono».
Alla Settimana di Spiritualità è
intervenuto anche il rettor maggiore
don Egidio Viganò il quale ha par-
lato su: « I Salesiani con i giovani
nell'orbita del Vaticano Il ».
Fra I partecipanti alla settimana
l'Ispettore di Milano don
Giambattista Bosco (a destra) e
Il delegato dei cooperatori don
Zanardini.
Dopo aver presentalo il Concilio
come «la più importante profezia
della Chiesa del XX secolo», a pro-
posito della parola «or bita» don
Viganò ha detto:
«ll termine "orbita" è stimolan-
te: indica una traiettoria in veloce
movimento, non stati ca costretta
a progredire assoggettata a dei bina-
ri fissati da qualche ingegnere per
un itinerario già dettagliatamente
programmato. Il Concilio ha aperto
orizzonti, esige continua creatività
lungo i decenni che decorrono, l'ac-
celerazione della storia (che è uno
dei segni dei tempi) richiede un co-
stante adeguamento tra Chiesa e
Uomo, se si vuole considerare dav-
vero il Popolo di Dio come il ' ' Sa-
cramento di saJvezza" nell'oggi».
Le ouo relazioni sono state con-
ciuse con una tavol a rotonda su « I
gruppi della Famiglia Salesiana rin-
novati cercano di consegnare il
Concilio ai giovani attraverso la
propria missione».
Hanno partecipato: Don Juan
Vecchi, consigliere generale per la
pastorale giovanile, madre Elisabet-
ta Maioli, FMA, consigliera per la
pastorale gicwanile, Pina Bellocchi
per le Volontarie di Don Bosco, Ro-
berto Rinaldini per i cooperatori,
G ianni Sartore per gli ex aJlievi,
suor Palma Dinicola per le Suore
Oblate Salesiane.

3.7 Page 27

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- PROTAGONIST1-- - - - - - - - - - - - -sl1-
I APRILE 1987 27
UNA SPERANZA
DA SONSONATE
Intervista con monsignor
Carmine di Pietro, primo vescovo
della nuova Diocesi salvadoregna.
Di origine italiana - è
nato a Foggia il 3 settembre 1928 -
monsignor Di Pietro si trova ormai
in Centro America da oltre tren-
t'anni. È stato anche ispettore per
un sessennio delle Case salesiane
presenti in questa zona del mondo
molto nota all'opinione pubblica
sia per avvenimenti politici sia per
calamità naturali.
Monsignor Oj Pietro è stato no-
minato vescovo il 2 giugno J986 da
Giovanni Paolo ll; la sua consacra-
zione è avvenuta in uno stadio di
Sonsonate alla presenza di oltre cin-
quantamila persone.
Siamo andati a trovarlo per par-
lare della sua nuova diocesi e dei
problemi ai quali va incontro.
«Già neJ 1932, epoca della prima
rivoluzione, - ci dice - questa fu
la zona più colpita: migliaia di mor-
ti e feriti anche a causa di una fero-
ce repressione, a pagarne un prezzo
altissimo gli indios ed i contadini, le
città più colpite lsalco, Soosonate,
Armenia.
È un ricordo ancora vivo fra la
gente, fra quanti soprattutto, come
ieri, oggi con la guerriglia non han-
no nulla a che fare.
Le attività di guerriglia si sono
fatte sempre più rare, scarsa la loro
presenza ed è pertanto una delle re-
gioni di questo nostro martoriato
Paese dove la vita quotidiana scorre
più tranquillamente. Di conseguen-
za la situazione economica ne bene-
ficia enormemente. Sonsonate ha
un reddito rispetto a quello generale
del Paese più che doppio, la regione
offre occasioni di lavoro anche a
migliaia di persone, veri profughi in
patria, che qui giungono dalle pro-
vince dove la guerra si è fatta sem-
pre più aspra e dove vivere è quasi
una scommessa. Vengono soprat-
tutto da ChaJatenango (n.d.r.: la
provincia più interessata dagli scon-
tri fra la guerriglia e l'esercito).

3.8 Page 28

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28 I APRILE 1981
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D. In quesLO contesto, che come
Lei ha detto, è pur sempre di gran
lunga più positivo che in altre parti,
l'educazione dei giovani quale spa-
zio ha?
R. «La diocesi e quindi tutto
quanto essa vuol dire beneficia deUe
condizioni migJìori di Sonsonate.
La città capoluogo ha molte scuole,
collegi privati ma accessibili quasi a
tutti e migliaia di studenti ogni mat-
tina la invadono dai centri vicini.
La scolarizzazione in città e nei cen-
tri più grossi ha fatto progressi no-
tevoli, si può quasi dire che le nuove
generazioni saranno tutte alfabetiz-
zate. Rimane il problema dei centri
più lontani, sperduti villaggi dove
molte volte i maestri non vi giungo-
no quasi sempre per le modeste re-
tribuzioni economiche di cui godo-
no e che di certo non li possono ri-
pagare dei disagi. È un grosso pro-
blema. Dal canto suo la Diocesi di-
spone di 15 parrocchie con appena
il sacerdote. Troppo pochi ed alcu-
ne parrocchie hanno più di 60.000
abitanti. Sonsonate è di antica e so-
lidissima religiosità, frutto della
missione svolta per secoli dai Do-
menicani e dai Francescani qui
giunti facilmente, dopo il passaggio
dal Guatemala verso sud degli spa-
gnoli».
·
D. A vele in corso dei programmi
specifici d'aiuto?
R. «Abbiamo in corso un pro-
gramma d'aiuti alimentari. Ogni
giorno siamo in grado di distribuire
ben 10.000 razioni per l'infanzia
povera ed abbandonata. li governo
italiano ha offerto per Sonsonate
iniziative di cooperazione per circa
6 milioni di dollari: dovrebbero fa-
vorire lo sviluppo della piccola e
media impresa, per la costruzione di
mangimifici ecc., ma il programma
è in ritardo sui tempi stabiliti, dovu-
I
Monsignor DI Pietro nel giorno
della consacrazione officiata dal
cardinale Obando Bravo.

3.9 Page 29

▲back to top
-----------s8-
IIAPA OFICIAL
DE LA
~ REPtJBLICA DE BL SALVADOR
to ad una serie di problemi tecnici
del nostro Ministero dell'Agricol-
tura.
Come diocesi abbiamo avviato
iniziative autonome a favore degli
agricoltori: un parroco, padre Wal-
ter Guerra, a San Antonio del Mon-
te sta sviluppando un vasto pro-
gramma di riconversione agricola
impiegando i contadini ed i piccoli
agricoltori della zona a coltivare
soia, importante perché copre una
serie di necessità delle famiglie che
vivono in campagna.
Padre Flavjan Mucci, canadese
ma di origine italiana, francescano,
ha costruito poi un piccolo ospedale
per gli anziani ed un centro di arti e
mestieri. ln città poi siamo riusciti
ad assicurare a 70 anziani abbando-
nati tre pasti al giorno. Purtroppo
non ci sono ancora case salesiane,
abbiamo avuto poche ordinazioni
sacerdOLali, ma fra tre anni pensia-
mo di fare un'opera salesiana. Una
casa in cui i giovani possano incon-
trarsi, in ... ecco un bel centro gio-
vanile, manca del tutto da queste
parti, lo riteniamo indispensabile».
D. Il dialogo sembrava, due anni
orsono, riavviato e con buone pro-
spettive per tempi relativamente
brevi. Il dramma invece si è fatto
sempre più grande e le azioni che
contano appaiono solta1110 quelle
militari. A Sonsonate si vive anche
questo clima? E si verifica il triste
fenomeno dei desaparecidos?
R. «Certo anche qui il fenomeno
dei desaparecidos, anche qui la sof-
ferenza che attanaglia il Paese giun-
ge con tutti i suoi lutti e le tragedie.
C'è uno sforzo congiunto di tutti
però qui, più che altrove, e sta a di-
mostrare anche quanto la comunità
voglia vivere in pace, in uno sforzo
per non estremizzare le posizioni ed
i connitti d'interesse. C'è un dialo-
go ben avviato e comunicativo, vi-
vace, convinto e profondo; c'è da
parte di tutti il rispetto delle respon-
sabilità proprie e degli altri. E tutto
ciò, in condizioni tanto difficili, è
più di un dono, una conquista, una
speranza».
I
D. Che cosa, Monsignor Di Pie-
tro, produce più di rutto questo sta-
to di cose?
R. « L 'ingiustizia soprauutto.
Penso che pesi in misura preponde-
rante fra i "motivi sociali" di tante
difficoltà. Sette e più anni di g uerra
sono il frutto di situazioni preesi-
stenti che si sono sovrapposte ad al-
tre quasi senza soluzione di conti-
nuità. Ma quel che poi fa precipita-
re ed aggravare irrimediabilmente la
crisi è l'estremismo di due parti, de-
stra e sinistra. Estremismo che non
è altro che egoismo di due conten-
denti che si bloccano a vicenda e che
chiudono il Paese in una morsa.
Come può in queste condizioni un
governo pensare di poter, non dico
risolvere, ma affrontare ì problemi
della gente, quando quotidiana-
mente, e continuamente, si .distrug-
ge la vita di migliaia di persone, la
ricchezza di intere regioni? La de-
stra cerca di soddisfare per intero i
propri interessi, la guerriglia usa il
metodo della distruzione.
C'è poi, diciamolo francamente e
con chiarezza, un problema in più:
I APRILE 1987 29
anche se i guerriglieri volessero tor-
nare ad una vita normale si porreb-
be e si pone il problema della loro
reintegrazione. Gli altri hanno pau-
ra di loro ed essi stessi temono; un
circuito chiuso e l'alternativa a loro
non appare altra al momento che
continuare, cercando le proprie ri-
vincite, la vittoria finale».
D. In cosa è diverso un vescovo
che è stato un salesiano? In che mo-
do continua a sentire su di l'esser
appartenuto alla famiglia di Don
Bosco?
R. «Un vescovo salesiano gode
della stessa simpalia dei suoi con-
fratelli e mi contraddistingue, come
tutti i salesiani, l'equilibrio, che ho
conservato. Nessuna opzione, nes-
suna scelta in campo ideologico. I
salesiani, ed io con loro, hanno fat-
to una sola scelta: stare con il popo-
lo, con i poveri, con i giovani. Ab-
biamo cominuato a seguire le regole
di Don Bosco. cercando di fare pro-
gredire gli altri attraverso l'educa-
zione ed il lavoro. Non ci siamo fat-
ti manipolare. Purtroppo altri reli-
giosi di altre congregazioni per ri-
solvere i problemi sociopolitici han-
no scelto a volte l'opzione della vio-
lenza. Noi abbiamo preferito quella
di vita con i poveri, del lavoro ac-
canto ad essi, con loro abbiamo for-
mato classi di operai, ingegneri, tec-
nici, intellettuali, professionisti. Ci
siamo preoccupati di risolvere il
problema dell'ingiustizia formando
l'uomo che a sua volta serve il pro-
prio Paese e la società. Altri soste-
nevano che era passato troppo tem-
po per l'ingiustizia e non si poteva-
no superare i problemi con metodi
pacifici e democratici. Oggi si ac-
corgono dell'errore, del cammino di
violenza che tanti danni sta causan-
do e riconoscono di aver sbagliato;
ma per loro tornare indietro si sta
rivelando molto problematico».
D. E il Centenario?
R. «Una grande occasione per
far conoscere di più e meglio Don
Bosco e per suo tramite lanciare il
nostro messaggio che è sempre con-
temporaneo e nuovo. È una testi-
monianza che passa da una genera-
zione ali'altra».
Intervista a cura di
Vittorugo Mangiavillani

3.10 Page 30

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- PASTORALE GIOVANILE
30 · I APRILE 1987
Giovani a La Spezia
EssERCI DAVVERO:
QUESTO È
IL PROBLEMA
Oltre trecento giovani
s'incontrano a La Spezia
per« raccontarsi» il
significato della loro
presenza nel territorio.
L'intervento di don Juan
Vecchi e il ritorno al
«quotidiano».
«Siete voi il sale del
mondo. Ma se il sale perde il suo sa-
pore, come si potrà ridarglielo? Or-
mai non serve più a nulla; non resta
che buttarlo via e la gente lo calpe-
sta. Siete voi la luce del mondo. ..
Non si accende una lampada per
metterla sotto il secchio... ».
La dizione pacata del testo evan-
gelico si allarga sulla variopinta as-
semblea che ha gremito iJ cinema-
teatro Salesiani di La Spezia. Un
lungo silenzio consente ai giovani
raccolti in preghiera di interiorizza-
re una Parola che intendono tradur-
re in occasione di riflessione e in
motivo di impegno.
È il 15 febbraio 1987 e oltre 300
giovani animatori della Liguria-To-
scana avviano, con la preghiera mat-
tutina, la giornata conclusiva di un
CONVEGNO GIOVANILE orien-
tato a preparare il Centenario di
Don Bosco per i giovani dell'ispetto-
ria. Dalla cittadina di Vallecrosia, a
due passi dal confine francese, lungo
uno stretto arco che conduce a Sar-
teano, in provincia di Siena, sono
convenuti al «S. Paolo» di La Spe-
zia rappresentanze qualificate di gio-
vani, suore, salesiani e collaboratori
di 33 opere. La variegata assemblea
trova un elemento visivo di unità nel
tenue filo rosa che punteggia e lega
strettarneme i presenti in sala. È il
colore della cartella contenente i ma-
teriali di lavoro, su cui spicca un ti-
tolo: «SE È VERO CHE Cl SONO,
VOGLIO ESSERCI DAVVERO».
Su questo slogan i giovani riflettono
per due intense giornate e su questo
stesso slogan le parole di Gesù, ri-
portate dall'evangelista Matteo,
suonano come un richiamo nuovo e
costringente.
Tutto ebbe inizio alla fine di set-
tembre dell'86. Conclusi i tradizio-
nali campi estivi di formazione, ani-
matori e salesiani compresero che la
ricca architettura delle proposte
formative dell'estate non doveva ri-
schiare lo smantellamento nel corso
dell'anno: bisognava continuare
con occasioni di crescita e favorire
ulteriormente l'impulso dell'ormai
affermato Movimento Giovanile
Salesiano (MGS) presente nell'i-
spettoria. A marce forzate, i re-
sponsabili ispettoriali della Pastora-

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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- - - - - - - - - - -5'1-
le Giovanile presero contatti con gli
Uffici nazionali, con il Dicastero
animato da don J. Vecchi, con i gio-
vani delle varie comunità salesiane
delle Figlie di M. Ausiliatrice e dei
Salesiani presenti ne)J'ispettoria, in-
terpellarono gli animatori e i loro
gruppi, avviarono un sondaggio per
definire le tematiche che più interes-
savano i giovani per un loro cammi-
no di formazione. L'esito delle nu-
merose consultazioni ammiccava
dai manifesti murali all'uscita delle
autostrade, nell'atrio della stazione
e lungo le strade di La Spezia: «Se è
vero che ci sono, voglio esserci dav-
vero - Convegno Giovani del Mo-
vimento Giovanile Salesiano /
Liguria-Toscana».
Non soltanto un anticipato sole
primaverile ha risvegliato, nelle pri-
me ore del pomeriggio di sabato 14
febbraio, la tranquilla stazione fer-
roviaria di La Spezia e l'attiguo
quartiere dove ha presenza l'opera
salesiana «S. Paolo» voluta dallo
stesso don Bosco; ma l'effervescen-
te presenza di oltre trecento giova-
ni, oltre i 17 anni, ha contagiato
l'ambiente. Una folata di entusia-
smo ha attraversato l'angolo di Via
Roma, sul portone che immette nel
cortile dell'opera salesiana. È stato
un caloroso ritrovarsi tra amici, co-
nosciuti ed apprezzati in occasione
di tanti precedenti incontri che han-
no dato vita al MGS ispettoriale.
Pochi minuti concessi all'euforia,
poi, l'impeccabile organizzazione
del Convegno ha imposto il suo rit-
mo serioso. Tempi strettissimi, ca-
denze rigorose, informazioni pun-
tuali e minuziosa distribuzione degli
incarichi tra i quaranta giovani or-
ganizzatori dell'iniziativa hanno
consentito ai 350 partecipanti l'otti-
male utilizzo del tempo, nelle due
giornate di lavoro. È stato il supe-
riore don Vecchi, responsabile del
Dicastero della Pastorale Giovanile
Salesiana, a dare la traccia del lavo-
ro. Nella manciata di minuti con-
cessigli dagli organizzatori (il Con-
vegno voleva essere di «partecipa-
zione» dei giovani e non di «rela-
zioni»!), don Vecchi ha richiamato
alcuni tratti significativi della figura
di Don Bosco, proponendoli come
attitudini per il servizio di presenza
degli animatori tra i giovani e nel
territorio. Ciò che ha caratterizzato
I APRILE 1987 31
la passione di Don Bosco per i gio-
vani - ha ricordato don Vecchi -
è stato il suo entusiasmo di fronte al
mistero deUa loro vita, un entusia-
smo che ba portato a far esplodere
le loro possibilità partendo dagli
elementi più minuti: per il giovanis-
simo Garelli è bastato saper fischia-
re per consentire al Santo di avviare
con lui un cammino spirituale. Ca-
ratteristica di Don Bosco è stata an-
che la sua tenace volontà di essere
presente là dove si giocavano i desti-
ni dei suoi giovani, là dove si discu-
tevano e si risolvevano i loro pro-
blemi. Il «sociale» era familiare al
Santo torinese: Don Bosco vi inter-
veniva, ci stava dentro, per i suoi
giovani. La sua passione e la sua te-
nacia erano sempre sorretti da una
forte speranza, giustificata dalla fi-
ducia in un Dio conosciuto e amato
come amico e come Padre: l'incrol-
labile fede in Dio è il terzo elemento
che Don Bosco consegna come so-
stegno per l'impegno della «presen-
za». «Vi è di conforto sapere - ha
concluso Don Vecchi - che in cen-
to nazioni, in tutto il mondo, que-
st'anno, giovani come voi condivi-
dono lo stesso entusiasmo di Don
Bosco per la vita, la sua volontà di
promuoverla e di difenderla e la sua
fede nell'azione del Signore». li
compatto numero dei giovani si è
frammentato immediatamente in
una puntiforme rete di gruppi di la-
voro: venti gruppi distinti, interes-
sati ad approfondire quattro dense
tracce di lavoro predisposte dagli
organizzatori.
I nuclei tematici affidati ai singoli
gruppi sono stati sintetizzati con i
seguenti titoli: «Ma è vero che ci so-
no?», «C'è chi vorrebbe che io non
ci fossi...», «Per esserci davvero»,
«Voglio esserci!». Titoli emblema-
tici e provocatori che hanno portato
all'analisi di atteggiamenti, di men-
talità, di abitudini e di progetti che
formano il tessuto vitale delle tren-
tatré opere salesiane presenti nel
territorio ligure-toscano.
La fitta conversazione all'interno
dei gruppi ha consentito un rileva-
mento realistico degli ambienti e un
corrispondente impegno di presenza
orientato a formulare progetti pra-
ticabili. Ci si è chiesti in che misura
oratorio, parrocchia, il gruppo, la
classe vengono vissuti dai giovani

4.2 Page 32

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32 · 7 APRILE 1987
come luogo di crescita e di matura-
zione nella responsabilità o, al con-
trario, possono trasformarsi in co-
modo rifugio che addormenta e im-
pigrisce; se è sufficiente «fare» per
«esserci», se la qualità della presen-
za è dettata da uno stile faccendone,
incostante, impulsivo, egoista...
Per un altro gruppo la riflessione ha
portato ad analizzare i condiziona-
menti che inquinano un modo cor-
retto di presenza: la dipendenza da
qualche mascherato «potere», l'af-
fidamento a «idoli» assunti dalla
mentalità giovanile, le distorsioni
indotte dal diffuso benessere... Dal-
lo sguardo sui tratti deformanti, al-
tri gruppi hanno spostato l'atten-
zione a ciò che può dare significato
costruttivo e «salvante» alla presen-
za dei giovani animatori. 11 punto di
partenza di questa prospettiva è sta-
to il recupero dei valori che defini-
scono la persona: «un uomo è pie-
namente realizzato quando... » sug-
geriva la traccia di lavoro. lmpossi-
bile riassumere le molteplici indica-
zioni, ma gli slogan che hanno sin-
tetizzato le riflessioni possono esse-
La Spezia, anche Il teatro è
comunicazione di festa.
re indicativi: «A cuore pieno per gli
altri», «La vita è un dono», «Ho
cercato la gioia, ho trovato l'uo-
mo» ... L'elenco potrebbe continua-
re. Ma non riuscirebbe a riassumere
tutte le intuizioni e le ricche consi-
derazioni che i giovani hanno
espresso, dando prova di serietà, di
grande maturità, di capacità di as-
sumere responsabilità e di sensibili-
verso valori che concretamente li
impegnano nel loro servizio di ani-
mazione presso le opere salesiane
della Ligurfa e deUa Toscana.
Un tocco di profonda emozione,
con pertinenza ai temi affrontati, è
stato offerto al termine della prima
giornata di lavoro dallo spettacolo
teatrale presentato dai giovani di
Arese: il «Gio&Na» dei Barabba's
clowns. La loro testimonianza ha
toccato profondamente. «È stato
molto opportuno lo spettacolo dei
ragazzi di Arese - confessava una
biondina di Livorno -. Secondo
me ha ripreso e ricalcato il tema del
nostro convegno. Sono rimasta im-
pressionata, però, dalla presenza di
quei ragazzi. Sono persone piene di
vita, di entusiasmo. lo mi scoraggio
e mi abbatto pe.r piccole cose, loro
invece, che banno attraversato espe-
rienze molto più drammatiche di
quelle che possiamo vivere noi, mi
hanno colpito per la loro serenità,
per la voglia di comunicarci la loro
gioia».
Anche la rappresentazione clow-
nesca della figura biblica di Giobbe
ha contribuito, quindi, a capire me-
glio il ruolo che l'animatore è chia-
mato ad assumere, perché invitato e
scelto da Dio, in ambienti difficili
per «servire» l' uomo. Senza muso-
nerie né irritazioni rabbiose, ma con
una salda speranza che nasce dal sa-
pere un Dio paziente, un Dio che
pone fiducia nell'uomo, un Dio che
vuole la vita e la gioia di chi sembra
umanamente fallito e perduto.
li Convegno ha proseguito, do-
menica 15 febbraio, con i consueti
ritmi sostenuti. Cinque « mini-
assemblee» hanno fornito una pri-
ma sintesi dei risultati emersi all'in-
terno dei venti gruppi di lavoro. È
stato poi compito della grande as-
semblea pomeridiana tracciare le li-
nee conclusive del convegno e offri-
re le indicazioni operative utili per
una omogeneità maggiore nell'im-
pegno di animazione che i vari gio-
vani avrebbero portato presso i vari
ambienti di provenienza. Don Vec-
chi, nel concludere con apprezza-
menti positivi l'intenso lavoro svol-
to, ha sottolineato l'importanza di
continuare ad «esserci» come punti
saldi di una rete che accoglie un
consistente numero di giovani spar-
si nelle regioni Liguria e Toscana.
Ha incoraggiato a mantenere fisso
lo sguardo su Colui che costituisce,
per ogni animatore, il parametro
corretto per una produttiva qualità
di presenza: Gesù Cristo. Eha salu-
tato l'assemblea con l'augurio indi-
rizzato particolarmente ai giovani
di saper affrontare, con la stessa re-
sponsabilità e la stessa forza di
gioioso impegno, dopo le due gior-
nate di convegno, anche la fatica
del terzo giorno, il «giorno più lun-
go», quello che definisce gli effetti
positivi della loro presenza.
Pierdante Giordano

4.3 Page 33

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- PROBLEMI EDUCATIVl- - - - - - - - - - - - -5'1-
I APRILE 1987 33
cc PANINARI,
SQUINZIE
E SFITINZIE,,
OVVERO
QUEL CHE
LEGGONO
I NOSTRI
RAGAZZI
La preoccupante carenza di
tensioni educative di molta
stampa per ragazzi. Una carrellata
di esempi tratti dai giornali più
letti da teenagers. Che /are?
«Sta arrivando al bru-
cio l'inverno ed occorrono nuove
compilations di attrezzature per il
new cucadoreggiamento! Ecco un
po' di hardware. Stereobeccatelo e
meditatelo with irony». Non ci vor-
certo un Champollion per deci-
frare questo geroglifico moderno,
tuttavia va da che più di qualche
adulto incontrerebJ>e non poche dif-
ficoltà a capire il senso di queste
frasi, stralciate da un giornalino
adolescenziale per «paninari, squin-
zie e sfitinzie».
Non c'è niente di più utile per
comprendere il mondo dei giovani,
come sono oggi, che addentrarsi in
quell'oceano di carta stampata che
permette loro di essere, una volta
tanto, protagonisti e padroni di se
stessi. ln una società complessa co-
me quella attuale, che spesso li
esclude o peggio li sfrutta, a loro in-
saputa, i ragazzi dai 12 ai 16 anni, e
forse anche più, sembrano aver co-
stituito una specie di quarta dimen-
sione: per gli adulti «hic sunt leo-
nes».
ln questa zona proibita a chi teen-
ager non è, tutto è superlativo: un
anello in metallo oltre a essere fan-
tastico è anche un « regalissimo»; i
giornalisti che lavorano in queste ri-
viste non sono semplici mortali,
bensl « Rambo-reporters» capaci di
«superintervistare»; gli adesivi in
regalo sono «troppo giusti» e spes-
so anche «follemente adesivi»; infi-
ne apprendiamo da una lettrice di
« Rosa Shocking» che questa rivista
I
I
... ~
...••••
~
••• a:
...o
••• 5
~e
••• f
•• !/
- · - !Il
è un giornalino «tostissimo», che
naturalmente merita un «super-
ciao».
Oroscopi, arcani, tarocchi e sogni
non possono mancare. ln genere re-
gna l'ottimismo: se le cose vanno
bene «vai forte» e «il mondo ti sor-
ride», se male « non disperare»; nel-
la peggiore delle ipotesi «auguri! ».
Onnipresente il <<vippegolezzo»
che si accompagna alle «vipnews».
«Sensazionale. John Taylor: vo-
glio un figlio», oppure «Dio li fa ed
Hallò! li accoppia». Il giornalino
«Cioè» annuncia a gran voce: « Il
cantante dei Drum Theatre ha sem-
pre amato cucire e tagliare stoffe».
Inoltre «Rosalino Cellamare detto
Ron ha sempre nella tasca sinistra

4.4 Page 34

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34 · I APRILE 1987
dei suoi calzoni un portafortuna».
La firma della rubrica spiega alcune
cose: «Hallomaniacalmentevostro-
fansissimo »...
Per quanto riguarda i fatti d'a-
more è significativo il titolo di
un'altra rubrica: «Pronti! Tabù...
via!» parallelo al gioco allusivo
«Test...iamoci». Le risposte date
agli adolescenti sono fornite spesso
da specialisti (uno di essi si chiama
«Doctor»), anche se con qualche
impaccio linguistico, perché in ef-
fetti «è un momento che ognuno sa
che rappresenta un cambiamento»
Non mancano i «manuali per co-
piare a scuola». In «Wild Boys»
viene proposto il metodo deJl'orolo-
gio giapponese: «Gli orologi al
quarzo hanno il cinturino di metallo
facilmente apribile: sotto iJ cinturi-
no si nasconde una sottilissima stri-
scia di carta contenente regole va-
rie. All'arrivo del prof si chiude iJ
cinturino e la striscia scompare».
D'altro canto alcune riviste svi-
luppano una propria letteratura.
Quella che segue è un'«ode» del-
I'«Ars paninara»: <<Siamo i panina-
reretti / siamo quelli coi berretti /
abbiamo le timberland originali /
che ci fan diventare rari. / Con l'El
Charro sempre addosso / siam tra i
fighi al primo posto. I Cucca solo, /
cucca bene, / credi a me che ti con-
viene».
Niente politica in queste riviste.
In una di esse gli «Skin Heads» mi-
lanesi rilasciano in una intervista
questa affermazione: «o ce ne fre-
ghiamo di politica o siamo di de-
stra... )>. Più rappresentativa ci pare
una nota di cronaca riportata dal
giornalino per ragazze « Dolly»:
«Beneficenza sì, politica no» dice il
titolo in rosso. Si tratta del rifiuto
opposto da Bob Geldof ai socialde-
mocratici inglesi che gli avevano
proposto di candidarsi nelle liste del
partito. La risposta del cantante
sembra riflettere un certo umore
prevalente nei giovani lettori di que-
ste riviste: «Organizzare concerti di
beneficenza è il mio modo di fare
politica. Quella "seria" non m'in-
teressa».
La parte del leone comunque è
svolta dal]a musica, che, rigirata in
varie salse, si trasforma spesso in
«Fast-music». Seguono gli altri ar-
gomenti: cinema, moda («galla, pa-
ninara, metallara, cucadora, tozza
o yuppie»), bellezza, « igiene intima
per lui e per lei>), fotoromanzi a co-
lori, referendum, shopping, video-
manie e test, chi più ne ha più ne
metta. Un autoadesivo in più può
rivelarsi decisivo nell'acquisto di un
giornalino. E le idee agli editori cer-
to non mancano, anzi non possono
mancare, visto che il mercato di
queste riviste risulta essere uno dei
più difficili. Gli adolescenti sono in-
fatti assai mutevoli in quanto a opi-
nioni, mode e gusti, e, come recen-
temente ha affermato un giornali-
sta, «concepire un giornale per essi
significa realmente costruire sulle

4.5 Page 35

▲back to top
-----------sB-
as 1 APRII [ 1987 •
sabbie mobili».
Rimane il fatto, a onta della tele-
dipendenza, che i giovani leggono: è
una realtà innegabile. Le ragazze
più dei ragazzi. Questi ultimi si dirj-
gono spesso verso periodici letti an-
che dagli adulti: i filoni più classici
sono lo sport, i motori, l'ecologia,
l'enigmistica e talvolta la pornogra-
fia.
Altre riviste, della famiglia
deU'«lntrepido» e del «Monello»,
come «Skorpio» e «Lancio Story»,
anche se rientrano più nella catego-
ria dei fumetti, non fanno parte del-
le letture preferite dalle ultine gene-
razioni, a cui quelle stode appaiono
ormai complicate e, direi, poco «te-
levisive». Topolino rimane una let-
tura di tutti, anche se paradossal-
mente riscuote oggi maggior succes-
so tra i più grandicelli. Questione
forse di cuore.
Il panorama fin qui tracciato,
parziale e incompiuto, cercheremo
di completarlo in un prossimo arti-
colo, pone alcuni interrogativi so-
prattutto all'educatore. I messaggi
veicolati dai prodotti cellofanati per
ragazzi sottendono spesso la «longa
manus» di industrie e centri di pote-
re, il più delle volte senza tanti scru-
poli, e per i quali l'importante è fare
commercio. Il condizionamento
operato dai miti epocali viene certo
a complicare quella che già di per sé
è l'intricata matassa dei rapporti tra
figli e genitori: questi si trovano ta-
lora invischiati in un giovanilismo
oltranzista tutto-concedente obera-
to dai cosiddetti complessi del so-
pravvissuto. Altri educatori invece
credono di far meglio adottando la
semplificatoria tattica del «no» to-
tale, barbogio e monolitico. Tutto
sta forse nello scoprire e nel far sco-
prire cosa si cela dietro i bagliori
ammalianti di certe mode passegge-
re. Non è tutto oro quello che rilu-
ce. Tutto sta infine nella capacità di
utilizzare il senso di una critica in-
telligente e coraggiosa, alimentata,
questo sì, dal valore di alcuni prin-
cìpi fondanti.
Sergio Centofanli
I continua

4.6 Page 36

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- STORIA SALESIANA
36 · I APRILE 1987
GII affreschi
dell'abside e della
cupola.
AcENTOANNI
Le ultime battute per la
consacrazione del Sacro Cuore fu-
rono anche le ultime della vita di
DALLA
Don Bosco.
Il Santo venne a Roma 20 volte in
29 anni. La prima volta, nel 1858
CONSACRAZIONE sembrò un viaggio turistico e dob-
biamo dire che fu la prima ed ulti-
AROMA
ma volta che Don Bosco poté visita-
re i monumenti della Roma cristia-
na. Questa visita non era nata nella
DELLA BASILICA
testa di Don Bosco ma nella lungi-
miranza di Mons. Franzoni che gli
consigliò di prendere contatto con
DEL SACRO CUORE Roma e con il Papa.
Aveva 43 anni; era in trincea per
il bene dei giovani poveri ed abban-
donati da 17. Funzionavano a pieno
ritmo in Torino tre oratori festivi da
lui fondati ed a Valdocco, scuole e
laboratori. Nella sua mente era già
maturata l' idea di fondare la con-
Ripercorriamo le fatidiche
giornate del maggio 1887.
gregazione: nella sua valigia vi era
un manoscritto in calligrafia delle
prime regole; la serie dei primi cin-

4.7 Page 37

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-----------#-
1 APRILE 1987 37
que anni delle «Letture Cattoliche»
finemente rilegate, la Storia eccle-
siastica e la Storia d'Italia ed una
lettera molto importante di Mons.
Franzoni a Pio LX.
L'ultimo viaggio a Roma; il ven-
tesimo vedeva un sacerdote carico
di una grande esperienza in mezzo
ai giovani, la congregazione già ap-
provata dalla Santa Sede, case in
Europa ed in America ed i s~oi 72
anni che erano stati vissuti ad un rit-
mo almeno doppio di qualsiasi co-
mune mortale, le fatiche veramente
grandi per la costruzione del Sacro
Cuore diedero una accelerazione ta-
le al suo fisico da f~lo sembrare un
ultracentenario.
«Ma perché va a Roma in queste
condizioni? » - gli fu chiesto ad
Arezzo da un ecclesiastico con mol-
ta confidenza. - «Che volete, ri-
spose, è un comando del Papa e al
Papa non si può dire di no. Fra po-
chi giorni avremo la consacrazione
del Sacro Cuore a "floma ed il Papa
avendo saputo che per la mia salute
forse non sarei potuto andare, disse
che voleva la mia presenza, altri-
menti non mi avrebbe firmato il
passaporto per il Paradiso. Come
vedete è mio interesse andare a
prendere questo prezioso documen-
to di cui avrò bisogno certamente
fra non molto».
Aveva iniziato l'anno 1887 molto
malato; viveva ritirato nella sua ca-
mera, riceveva con molta fatica. Il 5
aprile stette molto male, perse la pa-
rola e sembrava paralizzato tanto
che si dovette metterlo a letto come
un bambino. Quando il 20 aprile
partì da Valdocco, scrisse Don Laz-
zero, pareva non sarebbe arrivato
neppure a Moncalieri.
Per arrivare a Roma impiegò die-
ci giorni proprio per non affaticar-
si, ma S. Pier d'Arena, La Spezia,
Firenze, la tappa più lunga, ed
Arezzo, l'unico giorno di distensio-
ne, non furono certo di grande ri-
poso.
I Maria Ausiliatrice.
Quadro di G. Rolllnl.
(Publlfoto)
B isogna fare la
consacrazione
il 14 di maggio,
costi quello che costi
Il 30 di buon mattino partì per
Roma e vj arrivò alle ore 15. Lo fe-
cero entrare da via Magenta. Il por-
tichetto, che è un gioiello di archi-
tettura, sepolto nell'oblio della co-
siddetta Garbatella, era vestito a fe-
sta non solo dei suoi stucchi, degli
archi e delle colonne nuove di zecca
ma dell'accoglienza gioiosa e fe-
stante dei giovani, dei salesiani e di
un gruppo scelto di personalità e di
benefattori. Un cartello ili grosse
dimensioni appeso nella parte ester-
na dell'abside diceva: Roma si allie-
ta e .si esalta nell'accogliere tra le
sue mura in novello Filippo Neri:
Don Giovanni Bosco. Suoni, canti,
discorsi, una Accademia in piena
regola senza tenere nessun conto
delle otto ore di viaggio, degli anni e
degli acciacchi di Don Bosco, il
quale paziente e sorridente mentre
si avviava alla sua camera ebbe a di-
re che si era parlato di tutto ma non
del pranzo. Tutto era pronto, anche
un folto gruppo di personalità che
col principe Czartorischki gli fecero
corona. Il contatto col suolo della
città eterna fu per Don Bosco mira-
coloso, i suoi acciacchi sparirono
come per incanto e si assicurò che
passassero tutti a Don Rua che in
quei giorni stette veramente male.
«Chi sta meglio di tutti, scriveva
Don Viglietti, è Don Bosco».
In questo clima di festa una noti-
zia triste ed inaspettata telegrafata
da Don Durando il 6 maggio: «Teo-
logo Margotti morto ore quattro e
15, fui presente, che santa morte,
quale perdita!». Don Bosco sentì
moltissimo la scomparsa di questo
suo grandissimo amico. Poco prima
di partire per Roma gli aveva conse-
gnato 3000 lire per il Sacro Cuore.
Le sue offerte erano però nulla in
confronto all'aiuto che aveva dato a
Don Bosco per quaranta anni, pri-
ma con !'«Armonia» e poi con
!'«Unità Cattolica)). Aveva soste-
nuto e pubblicizzato al massimo
qualsiasi iniziativa di Don Bosco.
Don Bosco da Torino aveva scrit-
to chiaramente a Don Sala e a Don
Datmazzo che la consacrazione si
doveva fare per il I4 di maggio e
non volle sentire nessun ma, anche
se ce n'erano molti. O si faceva in
quel tempo o lui non ci sarebbe sta-
to più.
Questo ultimatum così patetico
mise il fuoco sotto i piedi a Don Sa-
la e a Don Dalmazzo che fecero mi-
racoli o quasi, perché il giorno della
consacrazione, di veramente finito
oltre alle pitture della cupola e della
navata centrale, c'era solo l'altare
di Maria Ausiliatrice con la tela ori-
ginale ed ancora fresca di pittura
che il Rollini. aveva fatto da artista
ma specialmente da ex alJievo rico-
noscente a Don Bosco; il resto degli
altari era solo sulla carta, dell'altar
maggiore si riusci a far piazzare la
mensa il giorno prima della consa-
crazione.

4.8 Page 38

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38 · I APR/Lé 1987
L 'ultima udienza
di Leone XIII
Poco prima che arrivassero le re-
liquie da porre nel sepolcreto del-
l'altar maggiore, Don Bosco e Don
Rua erano partiti per il Vaticano
dove li attendeva per una udienza
speciale Leone XIII. Erano stati in-
vitati per le ore I8, l'ora degli amici
intimi. Pio IX ne aveva concesse pa-
recchie a Don Bosco in queste ore
della sera.
Fu l'ultima udienza di Don Bosco
con il Papa. Fu la più espressiva e
carica di stima e di affetto di Leone
XIII per Don Bosco. Si occupò di
lui anche materialmente con un in-
teresse che non sembra esagerato
chiamare materno.
Quando rientrarono a casa anco-
ra fortemente commossi per le acco-
glienze e per la stima del Papa tro-
varono salesiani e giovani in pre-
ghiera. Dopo una frugale e frettolo-
sa cena Don Bosco e Don Rua si
unirono alle preghiere della comu-
nità implorando dai Santi protettori
della nuova chiesa una benedizione
speciale.
U alveare
fino all'ultimo
momento
In mezzo a tutti questi preparativi
per la consacrazione della chiesa e le
dimostrazioni di affetto, Don Bo-
sco aveva una pena. Quella di non
avere a Roma una rappresentanza
dei suoi ragazzi di Valdocco; gli era
venuta l'idea di far venire la Schola
Cantorum di Dogliani, ma si tratta-
va di muovere una ottantina di per-
sone e con i tempi che correvano,
con tutta quella massa di operai da
pagare al Sacro Cuore, e con tanti
debiti, non gli venne neppure in ani-
mo di esprimere il suo desiderio ma
la provvidenza si incaricò personal-
mente della cosa. Chiamati a Geno-
va per lé feste centenarie di Santa
Caterina Fieschi, i ragazzi di Do-
gliani si fanno onore e vanno a Ro-
ma a spese della loro bravura e della
benevolenza di una benefattrice che
paga loro il biglietto di andata e ri-
torno. Don Bosco se li vede a Roma
come per miracolo e saranno la so-
lenne e gioiosa colonna sonora di
tutte le feste della consacrazione.
Il grande manifesto fatto stampa-
re dal Cardinal Vicario e affisso in
tutte le chiese di Roma annunciava
già dal 9 maggio la consacrazione
solenne del tempio universale della
devozione al Sacro Cuore con gran-
di tributi di lode a chi l'aveva co-
struita con grandi sacrifici.
Le campane, benedette solenne-
mente, e messe nella cella campana-
ria - non molto prima in modo un
po' rocambolesco, perché all'ulti-
mo momento si accorsero che non
entravano attraverso le colonnine
delle trifore e si dovette scoperchia-
re il tetto per calarle al loro posto -
annunziarono con un vero concerto
il grande avvenimento. Erano cin-
que ed ognuna portava inciso nel
bronzo il nome del donatore; tre di
esse, le più grandi, portano il nome
del Conte Colle, della moglie e del
figlio Luigi. Don Bielli ci fa sapere
anche le tonalità, il peso e le dimen-
sioni di ogni campana, a noi interes-
sa che quel concerto partendo dal
campanile più alto e più bello di Ro-
ma (così lo aveva definito la stam-
pa) attirò molti fedeli a questa gran-
de festa.
U concerto
degno di Roma
Oltre al festoso concerto delle
nuove campane, il dodici ed il tredi-
ci ci furono due giorni di concerto
d'organo ad altissimo Livello dal
mattino alla sera. Era il collaudo
ufficiale dello strumento fatto da
Bernasconi di Varese (per l'esattez-
za era il I60° che aveva costruito).
Quest'organo è formato da tre or-
gani messi insieme intorno ad un
piccolo ma prezioso organo regala-
to a Don Dalmauo da un certo spi-
tower e che fin dalla inaugurazione
del coro e del presbiterio fatta già
nel 1884 fu il re incontrastato della
musica al Sacro Cuore. Le quattro-
mila canne furono messe a disposi-
zione di valentissimi maestri tra cui
il Petrali, direttore del Conservato-
rio di Pesaro; il Renzi, primo orga-
nista di San Pietro; il Capocci, or-
ganista di San Giovanni in Latera-
no; il Moriconi, direttore d'orcbe-
stra di Santa Maria Maggiore ed il
Bersano, ex allievo di Don Bosco ed
organista della Metropolitana di
Torino. Fu un trionfo dell'abilità
dei maestri e della perfezione dello
strumento.
Dopo il collaudo, gli organisti sti-
larono un giudizio, veramente su-
perlativo dello strumento, tanto che
Bernasconi si commosse ed invece
di far pagare a Don Bosco le 40.000
lire pattuite gliene chiese solo
20.000. Così capitò un po' per la te-
la del Sacro Cuore del De Rhoden;
La chiesa del S. Cuore di Gesù a
Roma in una stampa del 1885.

4.9 Page 39

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-----------#-
si pattul per 6000 lire ed il pittore fe-
ce dono a Don Bosco di 3000 lire.
AI concerto che come ho detto
era quasi ininterrotto dal mattino
alla sera si era ammessi mediante in-
vito personale. Un postscriptum in-
vitava tutti ad un'offerta per pagare
l'organo.
Il tema dell'elemosina, dominan-
te in tutto il tempo della costruzione
del Sacro Cuore, in questo periodo
prende degli accenti particolari cli
vivacità e di forza convincente, e
non c'è occasione in cui Don Bosco
non lo metta in campo. Per lui era
la manifestazione più pratica ed an-
che più semplice di carità cristiana,
specie per i ricchi.
Interno della
Basilica.
I APRILE 1987 39
La firma
del Sacro Cuore
sulla vita di Don Bosco
U giorno 14 alle sette in punto, il
Cardinal Vicario Lucido Maria Pa-
rocchi, protettore della Congrega-
zione, era già al Sacro Cuore, accol-
to dai salesiani e dai giovani. Venne
con tutta solennità, con la sua anti-
camera al completo, col suo cerimo-
niere e con tutto ciò che poteva dare
segno di grande avvenimento. Tra
preliminari, vestizione e preparazio-
ne si arrivò puntualmente alle sette
e trenta, ora fissata per l'inizio della
consacrazione che fu fatta, secondo
il cerimoniale, a porte chiuse con la
partecipazione di pochissimi invita-
ti, tra cui naturalmente Don Bosco
e Don Rua.
La funzione durò cinque ore e
grande fu la commozione di Don
Bosco ed anche la stanchezza; si
premurò cli accompagnarlo in ca-
mera tenendolo per mano, dopo la
cerimonia, Mons. Domenico laco-
bini segretario di Propaganda Fide,
molto amico del Santo. 11 cardinale
si riposò per qualche minuto e poi
corse in camera ad abbracciare Don
Bosco ed a congratularsi ancora per
la grande impresa del.la chiesa del
Sacro Cuore.
Nella chiesa intanto, aperta ai fe-
deli, si celebrarono una dopo l'altra
tre sante Messe; la prima la celebrò
Don Dalmazzo, la seconda Don
Bielli e la terza Don Pirola. Don
Bosco a tavola, circondato da tanti
amici e personalità, intervenne due
volte pubblicamente: la prima volta
per rettificare una affermazione di
Don Dalmazzo che nel suo discorso
aveva affermato la grande benefi-
cenza dei Romani; Don Bosco batté
il bicchiere col coltello e disse:
«Non è vero». E lui lo sapeva molto
bene, perché alcune famiglie dell'a-
ristocrazia romana si erano preno-
tate per fare tutte le colonne della
navata centrale e poi non poche si
ritirarono. Al brindisi parlò più a
lungo per ringraziare il Cardinale di
lutto ciò che come protettore aveva
fatto per la Congregazione e per
tutto quello che avrebbe fatto, rac-
contò con molta semplicità le grazie
che il Sacro Cuore aveva fatto pro-
prio in quei giorni.
Ua messa che vale
una vita
Il giorno dopo la consacrazione
del Sacro Cuore, 15 maggio, era do-
menica. Don Ceria dice che Don
Bosco celebrò la famosa messa al-
i'altare dell'Ausiliatrice due giorni
dopo la consacrazione. Don Bielli,
testimone oculare, che ci lascia dei
particolari inediti in una cronachet-
ta di una trentina di pagine, ci dice
due volte che Don Bosco celebrò la
Messa all'altare della Madonna il
giorno dopo la consacrazione alle
ore sette. La Chiesa era già affollata
e tutti si riversarono atLorno all'al-
tare di Maria Ausiliatrice, dove con
passo stanco e, sorretto da Don Vi-
glietti, Don Bosco si avviava per ce-
lebrare la prima e l'ultima Messa al
Sacro Cuore.
L'altare fu un dono del principe
Alessandro Torlonia che a quel
tempo era sindaco di Roma. In un
angolo di Villa Torlonia c'era una
montagna di marmi di una chiesa,
precisamente quella di Santa Tere-
sa, una delle prime vittime del piano
regolatore di Roma capitale. Questa
chiesa si trovava proprio all'angolo
tra via XX Settembre e via della
Consulta. Don Dalmazzo che non
aveva mai soldi, nonostante tutte le
peripezie di Don Bosco per procu-
rarglieli, era sempre in cerca di
qualche cosa che fosse utile alla
chiesa del Sacro Cuore e che costas-
se poco, o meglio, niente. Si fece ar-
dito, chiese al principe la possibilità
di poter utilizzare quei marmi e riu-
scì a mettere insieme questo bellissi-
mo altare. Tentò anche il colpo per
farlo montare a spese del principe
ma non vi riuscì; scrisse alla figlia,
la duchessa di Ceri, promettendo
una bella lapide commemorativa e
riconoscenza imperitura, ma le sei-
mila lire per metter su questo altare
non vennero da quella direzione.

4.10 Page 40

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40 I APRILE 1987
Dopo sei mesi di Lavoro, si era arri-
vati appena alla metà; bisognava
adattare, aggiustare, fare qualche
pezzo mancante, fu un lavoro da
certosini. Fu il primo ad essere èo-
struito e finito. L'altar maggiore, il
giorno della consacrazione, aveva
come sfondo un grande drappo ros-
so aJ cui centro era stato sistemato il
quadro del Sacro Cuore.
Anche il quadro dell'Ausiliatrice
era arrivato da poco. Don Dalmaz-
zo aveva scritto a Don Cesare Ca-
gliero direttore di Valsalice di dare
copia della Madonna dell'Overbek
aJ Rollini, ex allievo di Don Bosco e
l'autore deJ più conosciuto ritratto
di mamma Margherita. Secondo
Don Dalmazzo nessuno più del Rol-
lini sarebbe stato adatto a fare un
quadro del genere e poi aggiunge:
«È stato anche già pagato». Dob-
biamo dire che il quadro di Maria
Ausiliatrice del Rollini è originale:
PAusiliatrice del Sacro Cuore è di-
versa daUa Madonna del Lorenzoni
che è nella Basilica di Maria Ausi-
liatrice.
Don Viglietti non sapeva come
fare per trovare l'«Jte missa est» di
questa celebrazione. Don Bosco
sembrava non volesse mai arrivare
aUa fine, ogni poco si fermava,
piangeva, ripigliava, e poi ancora...
l'attento segretario contò ben 15 in-
terruzioni.
Come Dio volle la Messa finì.
Sorretto sempre da Don Viglietti,
con gli occhi ancora lustri, Don Bo-
sco si avviò verso la sacrestia. l fe-
deli gli si strinsero intorno per ba-
ciargli la mano, per toccarlo, per
avere ona benedizione; quei treqta
metri che lo separavano dalla sacre-
stia parvero a Don Bosco chilome-
tri. Finalmente si giunse ai tre sc~li-
ni che separano l'antisacrestia dalla
sacrestia vera e propria; a questo
punto tutti i fedeli che avevano se-
guito Don Bosco fin prima di ve-
derlo scomparire chiesero a gran
voce una benedizione ed il Santo
ancora con gli occhi rossi disse: «Vi
benedico, vi benedico», ma non riu-
scì a sollevare la mano. Si chiuse la
porta perché la gente voleva seguir-
lo anche in sacrestia e dopo averlo
fatto accomodare su una poltrona,
si attese un pochino perché si qil-
masse e poi Don Viglietti gli chiese
che cosa fosse capitato durante la
S. Giuseppe.
Quadro di G. Rolllnl. (Publifoto)
Messa. Ho rivisto, disse, tutto il so-
gno dei nove anni, sentivo le voci
distinte di mia madre, dei miei fra-
telli e la Madonna che mi diceva «A
suo tempo tutto comprenderai».
La pienezza del tempo giunse per
questo Santo proprio all'altare de-
dicato a Maria Ausiliatrice a coro-
namento della non comune fatica
per la costruzione della chiesa del
Sacro Cuore. Questo altare è uno
dei reliquari più significativi della
vita di Don Bosl::o.
Nell'ultima Messa celebrata a
Roma, la prima, nella basilica con-
sacrata del Sacro Cuore, il grazie di
Don Bosco venne unito a quello di
Gesù attraverso il Cuore di Maria.
La guida materna die.tro cui Don
Bosco si era decisamente incammi-
nato fin dalla sua prima fanci ullez-
za, lo precedette sempre e lui non
l'abbandonò mai.
Morì col pensiero
del Sacro Cuore
Prima di partire da Roma Don
Bosco pensò al modo di diminuire i
debiti della costruzione che secondo
la relazione fatta da Don Sala al Ca-
pitolo Superiore era di 300.000 lire.
Si fece ardito, scrisse a Leone XIII
chiedendo che lo aiutasse a saldare
Je 51 .000 lire che mancavano ancora
per pagare la facciata. Il voto nazio-
nale italiano per costruire la faccia-
ta· deJla chiesa fruttò 170.000 lire e
se ne spesero 250.000. Scrisse anche
ad altri amici e non smise di pensare
al Sacro Cuore fino a pochi giorni
prima di morire. Voleva morire sen-
za lasciare nessuno nei pasticci e
tanto meno Don Rua. Morì, ed i de-
biti restarono, erano ancora
250.000 lire, ma solo per poco, per-
ché subito dopo la morte, certamen-
te per suo diretto intervento, si sal-
dò tutto ciò che lui aveva costruito
per il Sacro Cuore.
Da quel giorno
cento anni
Da quel giorno, cento anni di di-
sponibilità continua del Sacro Cuo-
re di Gesù per tutti coloro che sono
approdati a questo luogo di pre-
ghiera e di accoglienza a due passi
da una delle zone più trafficate d' I-
talia: la stazione Termini.
I pellegrinaggi ufficiali di molte
nazioni d'Europa, la consacrazione
ufficiaJe dell'America Latina in oc-
casione del Congresso latino-
americano, la consacrazione di mol-
ti vescovi e le funzioni ufficiali sono
una piccolissima cosa in confronto
alle decine dj migliaia di sacerdoti,
di religiosi, di fedeli di ogni nazione
che sono approdati qui per avere
una parola di conforto, una spinta
per continuare il cammino.
Questo nuovo quartiere nato dal-
la breccia di Porta Pia, ha visto sor-
gere come per incanto ministeri, vil-
le e case per i funzionari, ed a fer-·
mento cristiano di tutto ciò, matu-
rare come per miracolo questo tem-
pio universale del Sacro Cuore.
Se l'idea e la volontà per quest'o-
pera si deve a due Papi ; la realizza-
zione per cui Don Bosco ha brucia-
to gli ultimi sette anni di vita è do-
vuta a lJa sua immensa fede. Cento
anni si possono conlare, ma il fiume
di grazie che è scaturito dal Cuore
di Gesù in questa chiesa che è nel
cuore di Roma, non si potranno
mai contare.
Marco Saba

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

▲back to top
- - - - - - - - - - -sB
DON CIMATTI
L'HA PROTETTO
e onobbi Il Servo di Dio
Mons. Cimatti attraverso
Il mio defunto marito, già ex al-
nevo di Valsalice. A don Cimatti
cl raccomandiamo ogni sera
perché vegli su tulla la nostra
famiglia. Ed è per questo che at-
tribuisco a lui la salvezza di mio
nipote.
Militare (mlo nipote) presso il
distretto di Savona era a casa
per una licenza. Il giorno
29.12.1985 in compagnia di un
suo amico uscirono in macchi-
na. Sulla via del ritorno si ferma-
rono per comperare le sigarette.
Mio nipote restò ad allendere in
macchina. Poco dopo un veico-
lo pesante in forte velocità inve-
stì in pieno la macchina.
Con grande meraviglia di tutti
mio nipote usci dalla macchina
sano e salvo mentre essa era
completamente distrutta.
Non possiamo non elevare il
nostro grazie riconoscente a
don Cimalli.
Florinda Ama/berlo ved. Arigo
ESAMI SUPERATI
IN ACCADEMIA MARINA
M io nipote Ettore, termina-
to lo scientifico, andò al-
1'Accademia di Livorno. Per po-
tervi restare occorreva superare
tutti gli esami.
Abbiamo pregato con tanta fi-
ducia D. Bosco e non ha manca-
to di esaudirci. Quest'anno Etto-
re ha terminato e tutto è stato
superato con risultati eccellenti.
Siamo molto riconoscenti a D.
Bosco e lo preghiamo di voler
continuare la sua protezione sul
nostro carissimo Ettore che ora
sta navigando i Mari del Nord
sulla •Stella Polare•.
Australia Pigonl - La Spezia
IN OSPEDALE
DA UN ANNO
V oglio ringraziare Don Au-
gusto Czartoryski pubbli•
camente. Mi sono rivolta, e con
me I miei amici, a D. A. Czarto-
ryski per ottenere la grazia del
superamento di una lunga ma-
lattia.
Ero in ospedale da un anno
sollo cure lunghissime e doloro-
se. Ora son potuta tornare final-
mente a casa. Ho ancora il cuo-
re che deve essere operato ma
mi affido con la stessa fiducia e
con tanta preghiera all'Interces-
sione del Venerabile D. A. Czar-
loryski e spero così di poter otte-
nere la guarigione completa In
modo da poter contribuire alla
sua glorificazione.
Urszu/a dalla Polonia
GRAZIA VERAMENTE
STRAORDINARIA
S entiamo Il bisogno di rin-
graziare pubblicamente
S. D. Savio per una grazia che
riteniamo veramente straordina-
ria.
Una nostra nipote era in atte•
sa di due gemelli e noi li abbia-
mo subito posti sotto la protezio-
ne di S. D. Savio. Nei primi mesi
tutto procedeva per il megllo;
notandosi poi qualcosa di nuo-
vo•, si fecero tutti gli accerta-
menti del caso e la diagnosi evi•
denziò la presenza di un solo
bambino; per Il secondo si parlò
di •riassorbimento•... Cosi fino
al termine della gravidanza. Fu
in questo momento che si scopri
la vera realtà della situazione:
uno dei bambini era morto da
ben quattro mesi, costituendo
un grave pericolo per la vita del
fratellino e della mamma mede-
sima. Fu subito eseguito un pic-
colo intervento e - grazie alla
protezione di S. D. Savio - tut-
to si è risolto in bene. Continuìa-
mo a chiedere protezione per Il
pìccolo Luìgì e sua sorella di cin-
que anni.
Sorelle Pulvfrenti
MOMENTO DIFFICILE
G razie a M. Ausiliatrice e
don Bosco a cui mi sono
rivolta con fede e tanta fìducia
sono riuscita a superare un mo-
mento difficile durante l'anno
scolastico e ad essere pro-
mossa.
Lettera firmata
Quando sono incapace di rea-
TRE OMBRE NEL FEGATO gire mi rivolgo sempre a Loro
con tanta fiducia e speranza.
A distanza di sei mesi da
un delicato intervento
chirurgico, mia madre dovette
sottoporsi a degli accertamenti
che rilevarono tre ombre nel fe-
gato. Pregammo con ianta tede
la Madonna Ausiliatrice e dopo
altri esami si scoprl che le tre
ombre non esistevano, erano
solo effetto di un errore nel mac--
chinario.
Ora il nostro Incubo è finito e
ringraziamo di cuore la Vergine
Ausiliatrice.
Lettera firmai.a
PROVE D'ESAME
CON SEGNI
DI RICONOSCIMENTO
I nconsapevolmente avevo
posto delle sottolineature
come segni di riconoscimento
nelle prove d'esame per cui cor-
revo il rischio di essere elimi-
nata.
Mi sono rìvolta a M. Ausiliatri-
ce e a Don Bosco con tanta fidu-
cia e con gioia ho potuto vedere
Il mio nome nella lista del pro-
mossi. Con riconoscenza.
M. Grazia - Bari
DIFFICOLTÀ DI UN ESAME
D esìdero ringraziare la ca-
rissima Sr. Eusebia P. a
cui ml ero rivolta con tanta fìdu-
cia per ottenere la sua protezio-
ne duranle un esame molto diffi-
cile.
Non ha mancato di essermi
accanto.
Lettera firmata
P. F. - Cuneo
UN PARTO PERICOLOSO
D opo Il normale periodo
della gestazione fui rico-
verata presso l'Ospedale Civile
di Piazza Armerina In attesa del
parto, ma le doglie erano lente e
fastidiose tanto da trascorrere
ben 13gìorni oltre ì nove mesi. Il
tutto faceva prevedere prospet-
tive abbastanza allarmanti al
momento del parto. Mi sono ri-
volta a S. D. Savio e con sbigot-
timento dei medici ho dato alla
luce un bel bambino senza biso-
gno di intervento chirurgico. Il
bambino porla il nome di Mario
per riconoscenza a M. Ausilia-
trice.
SIivia lngria
INFEZIONE FARINGEA
A seguito di un'infe.zione
faringea a mia figlia fu ri-
scontrata un'endocardite reu-
matica mollo seria.
Cl siamo rìvolti con fiducia a
S. D. Savio e dopo poco più di
un mese d'ospedale la bambina
è stata dimessa, sta meglio e
tutto sembra essersi risolto per
il meglio.
Desìderiamo ringraziare S. D.
Savio con tanta riconoscenza.
R. P. e famiglia
SCOMPARSI I SINTOMI
DI UNA GRAVE RICADUTA
Ml RIVOLGO
SEMPRE A LORO
S ano molto riconoscente a
M . Ausiliatrice ea S. M. D.
Mazzarello per il grande aiuto
concessomi in momenti tanto
dllflcili e per quello che stanno
elargendo alla mia famiglia nel
prendere decisioni Importanti in
questioni economiche.
U n mio familiare, già mala-
to gravemente e operato
qualche anno fa, da un po' di
tempo avvertiva dei sintomi che
avrebbero potuto significare
una fatale ricaduta. Dopo una
novena piena di fiducia a Maria
Ausiliatrice è staio completa-
mente liberato da questa perico-
losa ricaduta e ora desidero se-
gnalare la grazia per ricono-
scenza.
Lettera firmata

5.2 Page 42

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42 · I APRILE T987
LEONE slg. EMILIO • Coadiu tore
Salesiano 1 Piedimonte Malese
Fln da piccolo frequento l'Oratorio
salesiano di S. Severo (FG), suo pae-
se natale, e ru Il cha senti nascere 11
desìdeno di stare con don Bosco.
Dopo il Noviziato a Portici. nel 1932,
completo la sua formazione a S. Be-
nigno Canavese.
Specializzatosi in falegnameria
ebanlstlca. per lunghi anni ne Inse-
gno I segreti creativi e artistici a nu-
merosi giovani prima a Bari e poi a
Pledlmonte Malese, ove trascorse gli
ultimi suol trent'anni di vila
Apprezzato molto sia per la com-
petenza tecnica che per l'assiduità e
l'Impegno serio al suo lavoro. Spiccò
non meno pe,r il suo profondo spirito
dì pietà.
La sua risata omerica e gorgo-
gliante riempiva di festosa allegria gli
ambienti e gli animi di IUlti.
Colpito. negli ultimi anni, da gravi
disturbi renali e diabetici, si recava a
Fiuggi per le cure. e qui fu colto da
infarto.
BORETTA slg.ra CLEMENTINA
ved. BRACCO Cooperatrice t
Roppolo (VC) a 92 anni
Visse una vita semplice e ricca di
amabilità. Lavoro nel Gruppo di Azio-
ne Canolica nella sua Parrocchia.
Dono a Don Bosco l'unica sua figlia.
Rimase vedova a 53 anni.
Amava con tanto calore Don Bo-
sco perché, era solita ripetere, é
.uno delle mie colline e mio padre
l'ha conosciuto•.
Visse l suol ultimi cinque anni a Rop-
polo. assistita dalle Figlie di M Ausi-
lialrlce.
CASSAR slg.ra MARCELI.A - Coo•
peratrlce t Victoria. Gozo (Malta) a
79 anni
Devotissima di M. Ausiliatrice e dl
S. G. Bosco. Donna di profonda te-
de, dedita alla famiglia e a tutti coloro
che l'awicinavano.
L"esempio della sua vita semplice,
retta e ricca di cantà vive nel cuore
dei suoi cari e di tutti coloro che
l'hanno conosciuta.
ZANINI sig.ra ITALIA 1 Vicenza a 79
anni
Donna generosa, animata da una
fede semplice e di grande buon sen-
so. Sapeva affrontare ogni sacrificio
per salvare I veri valori cristiani.
Lascia un esempio di vita vissula
nella dedizione e nel sacrificio, Edu-
co i suol sei figli con amore e con
gioia ne dono una a don Bosco Ira le
F.M .A.
ATTANASIO avv. RAFFAELE · ex
alllevo t Gragnano (NA) a 79 anni
Fin dalla nascita ha respiralo aria
crls1iana e salesiana, educato come
fu da una famiglia di sani principi rell-
glosl e morali che credeva mollo nel
•metodo educativo, d1 Don Bosco al
punto di att,darlo all' Istituto Salesia-
no di Caserta, come interno, per gli
studi medi.
Ben presto si innamorò anche lui
d1 Oon Bosco e continuò l suol studi
dI ginnasio-liceo a Torino Valsalice.
Era fiero della sua salesiamtà che
con tanto entusiasmo cercava di
mettere in ogni sua attività. Appoggio
generosamente le Flglie di Maria Au-
siliatrice ed in particolare l"lst1tuto
delle Figlie di Mana Ausiliatrice di
Gragnano.
Educo all'amore nella Scuola di
Don Bosco i suol salta figli; costretto
a lelto negli ultimi anni della sua vita
diede lezione preziosa di capacità
oblativa nella sofferenza tenendo
sempre vivo il ricordo di Don Bosco.
COLOMBtNI doti. ANTONIO · coo•
paratore salesiano t Mantova a 82
anni
Cooperatore dal 1940, fratello di 3
F.M.A. di cui una missionaria In Co-
lumbia, padre dJ 7 figli che educo con
amore e sacriflcio.
Per 45 anni profuse abbondante•
mente la ricchezza dei suoi doni di
bontà, di carità. di complela disponi-
bilità e di generosità eroica nella sua
professione di medico.
Amava molto Don Bosco. ne aveva
assimilalo Il suo spirito, sentiva Il bi•
sogno intenso di aiutare I giovani e
gli adolescenti. A Bondanello dt Man-
tova fondò un circolo sportivo per 1
giovani e dopo aver otlenuto Il terre-
no ctaJ Municipio. arricchi 11 paese dI
un campo sportivo impegnando an-
che i suoi risparmi, oltre al suo
tempo.
Negli ul1.1mi anni d1 immobilità, era
commovente sentirlo ripetere: •Ora
ho solo da offrire a Dio la mia soffe-
renza, per I giovani .. poi prego •.. e
se Il Signore ml vuole sono prontol•.
GIORDANO sig.ra FRANCESCA
ved. GUGLIELMETTI Cooperalrl•
ce t Rivarolo C. a 88 anni
Cooperatrice d1 profonda fede e
preghiera si nutriva ogni giorno della
SS. Eucarestia. Sempre la prima alle
funzioni e ai radum mensili. Seppe
infondere sentimenti di amore e di fe•
de al figlio.
Palermo Sampolo. In questo lavoro
non manco di incoraggiare, prepa-
randoJI, i giovani all'Impegno nel so-
ciale. Il suo attaccamento alla Con-
gregazione fu veramente notevole.
Per essa non mancò di coinvolgere
quando lu li caso anche la sua fami-
glia d'origine; per essa si appassio-
nava e soffriva. Visse ìl problema del-
la scuola In prima persona come re-
sponsabile a diversi livelli della FI-
DAE e di altre organlzzazlonl. Parte-
cipò intensamente alla vita ecclesia-
le catanese anche come vice assi-
stente prima e ass1sten1e dopo def-
1'Azione Cattolica diocesana lemmi•
nile. Predicatore brillante, educatore
at1enuoso negli ultimi anni soffr1 non
pochi dolori familiari che certamente
hanno contribuito alla sua morte re-
pentina.
ANFOSSI LUIGINA ~ed. BOTTERO ISOARDI cav. GIUSEPPE Coope-
. Cooperatrice t Cas1elrocchero retore t Saluzzo (CN) a 87 anni
(Al) a 82 anni
Vlsse una lunga serena esistenza,
Visse In semplicilà I suol giorni,
che furono di dedizione alla lamlgna,
di lavoro Intenso e di sofferenza.
Anima eucaristica e mariana ha la•
sciato la testimonianza di una pro-
fonda adesione alla volontà di Dio,
fatta di lede profonda, di preghiera
continua e filiale, di amore vero alla
Chiesa ed alla Congregazione.
Fu amato da tutti per la sua bontà,
mite e semplice, per il suo ottimismo
sorridente e per la sua straordinaria
sorretta da grande lede.
capacità d1 comprendere gli allrl.
Offri con gioia alfa Congregazione
Salesiana ìl figlio Giancarlo, missio-
NICOLETTt don STEFANO · sacer- nario in Amazzonia.
dote salesiano t Randazzo (CT) a
70 anni
VANZETTA don ETTORE · coope-
Nato a Palagonla (CT) nel 1917 sln
da ragazzo conobbe i salesiani lre-
ratore salesiano t Bolzano a 82 anni
quentando la scuola dell'lshtuto S. Uscito da una tam1gha numerosa e
Francesco di Sales di Catania. Nel pia, visse ìl suo lungo sacerdozio in
t 931 iniziò li lungo iter di formazione fedeltà di servizio prima nel diversi
che ne avrebbe fallo un sacerdote paesi dove fu cappellano, come par-
stimato e brillante. Fu ordinato sacer- roco poi di Tonadico e lmer (TN),
dote Il 6 febbraio 1944 dopo aver fat• esphcO un dono speciale nell'inse-
to I suoi studi all'Università Gregoria- gnare la dottrina cristiana e nel cura-
na. Tornato In Sicilia si dedicò per un re i nuclei familiari, da dove vide
quindicennio all'opera sociale di sboccla,re numerose e preziose vo-
Ca1ania-Sale1te come parroco e co- cazioni sia maschlll che femminili.
me dlreltore, coinvolgendo per Il rl• Sono dei suoi giovani i 3 fratelli Loss,
scatto sociale di quel quartiere tutte attivi salesiani. Quasi senantenne si
le energie sane della città. L'atten- dedico con passione per 1Oanni an-
zione al problemi sociali e politici fu cora come cappellano dell'ospedale
una costante che don Nicoletti porto di Arco (TN).
anche quando l'ubbidienza lo desti- Visse i suoi ultimi anni nella sem•
no a dirigere I grandi istituti scolastici pllcità e carità pensando ed aiutando
dì Catania S. Francesco dì Sales e di I sacerdoti e missionari.
A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede In ROMA, rico-
nosciuta giuridicamente con D.P . del 2-9-1971 n. 959, e L' ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22, possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato: ... lascio alla O,rezione Genera/e Ope-
re Don Bosco con sede In Roma (oppure all'Istituto Salesiano par
le missioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire...,
(oppure) l'immobile sito In... par gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmenle per l'eserc1zio del culto. per la formazione del Clero e
del Religiosi, per soopl missionari e per l'educazione cristiana.
- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno
o l'altro dei due Enti su Indicali:
...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opera Don Bosco con
sede In Roma (oppure l'Istituto Salesiano par le Missioni ccn sede
In Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi lilolo ,
per gli scopi perseguiti dall'Ente. e particolarmente per l'esercizio del
culto, per la formazione del Clero e del Religiosi, per scopi missiona-
ri e per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)

5.3 Page 43

▲back to top
- - - - - - - - - - -# -
Borsa: Don Rlnaldl, per particolare
protezione sulla famiglia, a cura di
Zavattaro Licia e Guido, Borgo $.M.,
L 1.000.000
-
--
-
- borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla Direzione
opere Don Bosco
I APRILE 1997 43
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in suffragio del defun-
to Gino, a cura di Pedreschi Vanna,
LU
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per protezione sulle
famiglia , a cura di S.R., Alice Castel-
lo, L. 500.000
Borsa: Maria Auslllatrice e Don Bo•
sco, in memoria di Alessandro Mar-
chese, a cura di Marchese Cristina,
Genova, L. 250.000
Borsa: PercM Il Natale sia sereno
per tutti, a cura di N.N., L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco e Mam-
ma Margherita esauditeci: per gra-
zie ricevute e da ricevere, a cura di
Musuraca Cecilia, Rocceila Jonica
(RC), L 200.000
Borsa: Don Bosco, aiuto al lavorato-
ri, a cura di Anna Carena, L. 200.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
siliatrice, Don Bosco, ringraziando
e Implorando protezione sulla fami-
glla, a cura di M.A., L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, Implo-
rando protezione, a cura di Olga An-
lossl, L 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, a cura di Baleria Fulvio, Poni
Can. (TO), L 200.000
Borsa: Maria Auslllatrice, S. Gio-
vanni Bosco, in memoria del miei
defunti, a cura di R.R., L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Don Rua, chiedendo grazia di
conversione di persone care e una
santa morte, a cura di Bechelll Rosi•
na, LU, L 200.000
Borsa: In memoria e suffragio del
genitori, a cura di P. B., L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, per gra-
zie ricevute e In suffragio di Ercole
Lodovico, a cura di Ercole Lucia, Ca-
nale (CN), L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e s. Glo•
venni Bosco, per la protezione sulla
famlglla, a cura di mamma Marcella,
L. 200.000
Borsa: 5. Giovanni Bosco, In me-
moria del marito Dante, a cura di Bo-
nonclnl Evelina, Bologna, L. 200.000
Borsa: Maria Auslflatrice, Imploran-
do protezione per tutti noi, a cura di
Pizzolo Nuzza, Brooklyn, U.S.A.,
L. 157.000
Borsa: Marta Ausiliatrice, in ringra-
ziamento e protezione, a cura di Feli-
ce a Marianna, L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, per ringraziamento e per prote-
zione del miei cari, a cura di N.N.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Glo•
venni Bosco, invocando protezione
e in suffragio dei nostri defunti, a cu-
r~ di A.LV., L. 150.000
Borsa: Beato L. Rua, per la sua ca-
nonizzazione e Implorando guarigio-
ne, a cura di N. N., Torino,
L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a ricordo
e suffragio di Maria e Roberto Reno-
glio, a cura della figlia Giovanna,
L. 150.000
Borsa: Maria Auslllatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in ringraziamento e
implorando protezione perLudovica,
a cura della mamma, L 150.000
Borsa; Don Bosco, a cura di Mazzo.
Borsa: Maria Ausiliatrice, aiuti la
mia famiglia e I figi/ negli studi, a cu-
radi G.C., CN
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
siliatrice, Don Bosco, ringraziando
e implorando protezione per i miei
cari, a cura di N.N., Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, implorando
grazie per tutta la famigl'a, a cura di
L.M., Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di A.M.P.
Borsa; S. Domenico Savio, a cura
di Scarel Bruna, Gorizia
la Maria, FR
_B_o_rsa_;_M_a_rl_a_A_u-s_l lia__tr-lc_e__e O_o_n_B_o_-
sco, in memoria e suffragio di Ghlol-
di Antonio, a cura di Ghioldl Giusep-
pina, Fenegrò, (CO)
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, proteggete I miei figli Carlo e
Gianfranco, a cura di Spartà Diego,
Olgiate Com.
Borsa: Maria Ausiliatrice, ringrazia-
mento per grazia ricevuta, a cura di
Pucci Rosy, Firenze
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, proteggete i miei cari,
a cura di Reggio Maddalena, Acqui
T. (AL)
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Saleslani, In ringraziamento e perot-
tenere protezione in vita e in morte, a
cura di N.N., L 150.000
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria
Auslllatrlce, Don Bosco, in suffra-
gio di N/cola e i miei defunti, a cura di
Maizza Rosina, Ostuni (BR),
L 150.000
Borsa: s. Domenico Savio, in rin-
graziamento, a cura di N.N.,
L. 110.000
Borse Missionarie
da L. 100.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, per una
grazia desiderata e In suffragio dei
defunti, a cura di Selgle Padoan Pi&-
rina, Francia
Borsa: Maria Ausllfatrtce, a cura di
Gagliardo M. Francesca, Settimo
Tor.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando per posto
di lavoro ottenuto dalla figlia, a cura
di Valdano Marcella, Crescentino
Borsa: Maria Ausllfatrlce e Sr. Eu-
sebia Palomino, per protezione sul
lavoro e per la famiglia , a cura di
N.N.
Borsa; Don Bosco, a cura di Conti
Camio Giovanna, Agliano (Al)
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, a cura di N.N.
Borsa: Maria Ausiliatrice, per gra-
zia ricevuta, a cura di Mazzurl Lucia,
TO
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani, ringraziando e invocando
protezione, a cura di Vicino Antonel-
la, Nichelino (TO)
Borsa: Maria Ausiliatrice, in memo-
ria e suffragio di Paolo Terranova, a
cura della moglie Pasqua
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani, ringraziando e invocando
protezione e In suffragio del defunti,
a cura di De Crescentis Maria
Borsa: D. Cosimo Glun1a, a cura di
Pietro Insana, Messina
Borsa: O. Leone Llviabella, Apo-
stolo dell'Amicizia, a cura di Pie1ro
Insana, Messina
Bor8S: Maria Ausiliatrice e S. Glo•
venni Bosco, in ringraziamento B In·
vacando protezione, a cura di N.N.
Borsa: SS. Cuori di Gesù e di Maria
e S. Giuseppe, invocando protezio-
ne per la figlia Stefania, a cura di Fal-
cone Oraziantonlo, TO
Borsa: Santi Salesiani, rfngrazian-
do e invocando protezione, a cura di
Re Giannina, Castellanza (VA)
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani, in ringraziamento e lnvo-
cando protezione, a cura di A.G.
Borsa: Maria Auslllatrlce e Santi
Salesiani, per protezione sulla fami-
glia, a cura di Mensitleri Giorgio e
Ivana, Latina
Borsa: Don Bosco, per protezione
del nipotino Alessandro. a cura di
Bottazzi Margherita, Genova
Borsa: S. Domenico Savio, per la
nascita di Domenico: In ringrazia-
mento e per protezione, a cura di
P.G., VIiianova (Al)
Borsa: Marta Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in suffragio dei genitori e del fra-
tello, a cura di Ormezzano Rosanna,
Vallemosso (VC)
Borsa: SS. Cuori di Gesù e di Ma-
ria, in suffragio dei defunti e per pro-
tezione, a cura di Pastrone Elvira,
Rosta (TO)
Borsa: Maria Auslllatrlce, in memo-
ria della sorella Emilia, a cura di Lu-
maohi Maria, FI
Borsa: S. Giovanni Bosco, In suffra-
gio di Rlvalta Oreste e famiglia Pe-
no/di, a cura di Rivalta Benilde P. AL
Borsa: S. Domenico Savio, implo-
rando grazie e protezione sulla fam/.
glia, a cura di Valente e Roberto, To-
rino
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, chiedendo protezione
per i miei fratelli e nipoti, a cura di
Baldi M. Laura, Reggio Emilia
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au•
slllatrice, Don Bosco, In ringrazia•
mento e invocando protezione, a cu-
ra di Gualteronl M. Teresa, Bergamo

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