Bollettino_Salesiano_198706


Bollettino_Salesiano_198706

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ANNO 111 - N. 6 2• QUINDICINA 15 MARZO 1987
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Giubileo per «Don Bosco 88»
Il Papa ba concesso uno «speciale anno di grazia» in occasione del centenario della morte del santo
Cento anni fa, il 31 gennaio 1888, moriva a Torino Don
Giovanni Bosco.
Il Santo Padre Giovanni Paolo [I ha voluto arricchire le
celebrazioni centenarie della <mascita al cielo» di questo grande
amico della gioventù indicendo uno speciale «Anno giubilare»
per i giovani, secondo le indicazioni descritte in un apposito
Breve Apostolico.
Questo generoso e straordinario dono è un segno della
particolare predilezione de) Papa verso i giovani e della sua
profonda simpatia per don Bosco.
Lo speciale «Anno di grazia» invita tutti i giovani e gli
adulti )oro educatori e amici a dirigersi alla grande fonte di "Vita
che è il Cristo ed a fruire delle ricchezze spirituali esistenti
nella sua Chiesa: sarà un evento di crescita nel bene e nella
speranza.
Il Papa si ripromette che, in questo anno centenario, i gio-
vani, che camminano verso il Terzo millennio, si sentano coin-
volti nell'orbita del Vaticano Il.
Raccogliere con i giovani la profezia del Concilio signifi-
cherà lanciare una nuova evangelizzazione, un nuovo protago-
nismo sociale.
È un programma esaltante che ci renderà tutti, giovani
e adulti, più Chiesa, fermento di liberazione nel travagliato
mondo di oggi.
Don Egidio Viganò
Reltor Maggiore dei Salesiani di Don Bosco
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Il «Breve apostolico» Pubblichiamo amplissimi bra-
ni del ccBreve Apostolico» con
cui Giovanni Paolo II indice,
dal 31 gennaio 1988 al 31 gen-
di Giovanni Paolo II naio 1989, uno speciale Anno
di Grazia, e concede l'Indul-
genza plenaria a quanti si re-
cheranno nelle chiese indicate
e compiranno i riti prescritti.
Tutti i membri deUa Chiesa cattolica - afferma la Lumen
Gentium - , «sia che appartengano alla gerarchia, sia che da
essa siano direlli, sono chiamali alla santità>) (LG V, 39). Per-
ciò il popolo di Dio, che vive pellegrino sulla terra, «celebra il
consorzio vitale con i fratelli che sono nella gioria celeste con
grande pietà (ivi Vll, 51), perché questa sua intima «unione
nello Spirito sia consolidata datresercizio della carità fraternai>
(ivi Vll, 50), e godendo di tale comunione possa ouenere «dal-
la vita dei Santi l'esempio, e dalla loro intercess_ione l'aiuto»
(ivi vn. 51).
È opportuno perciò che lo stesso popolo si impegni attiva-
mente e comunitariamente nel conseguire i prodigiosi frutti che
derivano dal culto dei Santi, specialmente nella celebrazione di
particolari ricorrenze secolari. quando gli eventi della loro vita
terrena sembrano rivivere ricchi dei doni carismatici dei quali
Dio ha favorito q_uesti suoi amici.
Sen7.a dubbio pertanto nel Centenario della morte o meglio
del «dies natalis» di San Giovanni Bosco deriverà nuovo inere-
men10 alla vita ecclesiale dalla devota ed opportuna iniziativa,
sorta per suggerimento del Nostro Venerato Fratello, il Cardi-
nale Anastasio Alberto Ballestrero, Arcivescovo di Torino, e
del diletto sacerdote Egidio Viganò, Rettore Maggiore della
Congregazione Salesiana. Per tale iniziativa speciali riti di rico-
noscente pietà saranno celebrati dai fedeli di lutto il mondo,
ma specialmente da quelli dell'Archidiocesi di Torino e dai
membri della medesima Società salesiana e della Congregazio-
ne delle Figlie di Maria AusiliatTice, nonché dall'immensa
schiera affidata alla loro attività apostolica.
1988: Anno di grazia, un do110 del Papa alla F.S.
Nell'intento di dilatare ognor più il regno di Dio, saranno
promosse approfondite ricerche nella· scienza catechetica e pe-
dagogica, perché meglio sia conosciuta e maggiori frutti produ-
ca l'arte dell'educazione della gioventù, voluta e promossa dal
Fondatore. Meritatamente il Nostro Predecessore Pio XI, di
felice memoria, nell'omelia pronunciata durante la solenne Ca-
nonizzazione, potè dire che Don Bosco aveva rubaio il cuore
dei giovani.
Volendo dunque Noi impreziosire tali celebrazioni, che
confidiamo ridondino a vantaggio della Chiesa universale, con
la testimonianza della Nostra grande devozione verso San Gio-
vanni Bosco, abbiamo deciso di arricchirle col dono delle Ln-
dulgenze, desunte evidentemente dall'inesauribile tesoro della
Chiesa; in esso, oltre gli infiniti meriti di Cristo e la suprema
virtù della Beatissima Vergine Maria Mediatrice ed Ausiliatrice
del popolo cristi.ano, confluiscono anche i meriti dei Santi.
Pertanto. con l'autorità Nostra Apostolica, e relativamente
ai luoghi sotto elencati, nelrintervallo di tempo che intercorre
dal 3/ gennaio 1988, giorno commemorativo del centesimo
anno dalla morte del Santo, al 31 gennaio /989, a tutti i fedeli
che devotamente visiteranno una delle chiese sotto segnalate,
concediamo l'indulgenza plenaria lucrabile alle solite condizioni
della Confessione sacramentale e della Comunione Eucaristica,
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Roma - Il Papa in visita alla nostra parrocchia di
Maria Ausiliatrice
aggiungendo una preghiera secondo le Nostre intenzioni. E
precisamente:
I. nei giorni in cui sar,mno iniziate e concluse le solenni ce-
lebra•zioni in onore di S. Giovanni Bosco, a coloro che devota-
mente assisteranno al sacro rito;
2. in un giorno liberamente scelto da ciascuno, aggiungen-
do la recita del Padre Nostro e del Simbolo della fede;
3. ogni volta che in gruppo devoto giungeranno pellegrini
in· chiesa e reciteranno parimenti con religiosa piet.à il Padre
Nostro ed il simbolo deUa Fede.
D dato in Roma, presso San Pietro, con l'anello• sigiUo del
Pescatore, neUa solennità dell'Immacolata Concezione della
Beata Vergine Maria, il giorno 8 dicembre 1986, nell'anno
nono del Nostro Pontificato.
Giovanni Paolo n

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TORINO - Il Santuario
no di Maria Ausiliatrice -
Snal9esgiiau--
gno del 1868, a Torino in regione Val-
docco, veniva consacrato il Santua-
rio di Maria Ausiliatrice. Il pomerig-
gio di quel giorno, Don Bosco era at-
torniato da un folto gruppo di perso-
ne che erano state invitate alla festa
ed avevano pranzato col Santo. Tutti
guardavano la grande costruzione,
che allora, non ancora circondata da-
gli attuali edifici, doveva apparire in
tutta la sua vasta proporzione. Don
Bosco a tutti coloro che si congratu-
lavano per quella realizzazione, non
si stancava di ripetere: «È Maria che
ha voluto questa chiesa, è Lei che se
l'è costruita, io non sono che un po-
vero strumento nelle sue mani>>.
Oggi il Santuario di Maria Ausilia-
trice, ampliato ed arricchito dalla de-
vozione e dalla riconoscenza dei de-
voti di tutto il mondo, è più che mai
la grande «casa della Madre», e da
ogni terra qui giungono per incon-
trare Lei ed il suo grande servo Don
Bosco.
A cento anni dalla santa morte del
Fondatore egli vive ancora sia nel
cuore dell'opera sua, qui a Valdocco,
sia in tutte le opere salesiane di ogni
continente, nessuna delle quali è sor-
ta senza una materna presenza di
Maria Ausiliatrice. E nell'anno cen-
tenario, le schiere dei giovani che qui
affluiranno potranno ancora cogliere
l'arcano mistero di un santo che fu
straordinario ministro e plenipoten-
ziario dell'amore materno e della te-
nerezza di Maria per loro.
CASTELNUOVO - Il Tempio di
Don Bosco - La borgata dei Becchi,
sopra Castelnuovo d'Asti, cento anni
fa era formata da una decina di case
sopra una collina coperta di vigneti.
La sua fama futura fu segnata quan-
do, il 16 agosto 1815, vi nacque Gio-
vanni Bosco, il futuro apostolo della
gioventù. Era nato nella cascina Bi-
glione, dove suo padre era mezzadro;
ma dall'età di due anni trascorse la
sua vita in quella che in tutto il mon-
do è chiamata «la Casetta di Don Bo-
sco». Qui ebbe il sogno profetico dei
nove anni; qui coltivò le sue grandi
aspirazioni; qui si prodigarono le
cure di mamma Margherita.
Dopo la morte di Don Bosco, avve-
nuta a Torino il 31 gennaio 1888, l'af-
flusso dei pellegrini spinse alla co-
struzione di un santuario dedicato a
Maria Ausiliatrice; fu inaugurato nel
1918, mentre cessava l'immane fla-
gello della guerra.
Ma dalla beatificazione (1929) e più
ancora dalla canonizzazione di Don
Bosco (1934), i pellegrini italiani ed
esteri assunsero vaste proporzioni
Così, durante il secondo conflitto
mondiale, i Salesiani concepirono il
voto di erigere sul Colle natio un
grandioso Tempio dedicato a san Gio-
vanni Bosco.
La prima pietra fu posata 1'11 giu-
gno 1961. Per un curioso gioco della
Provvidenza. il Tempio sorge proprio
sul luogo un tempo occupato dalla
cascina che gli ha dato i natali. È for-
mato di due chiese sovrapposte, con
una capienza di circa mille persone
ciascuna. La solenne consacrazione
avvenne per mano del card. Anasta-
sio Ballestrero il 1° maggio 1984.
Poco lontano dal Tempio è sorto il
nuovo edificio che ospita il Museo et-
nico missionario, mentre altri lavori
di notevole portata sono in cantiere.
TORINO - Cattedrale dt San Gio-
vanni Battista - Don Bosco non
svolse mai particolari funzioni in
questa chiesa, ma la amò e servi
come ogni buon prete ama la chiesa
del proprio vescovo, e non rifiutò
mai i suoi più umili e discreti servizi.
TORINO - Chiesa di San France-
sco d'Assisi - Secondo antiche tra-
dizioni raccolte dagli storici torinesi,
l'attuale chiesa di S. Francesco sorge
sul luogo di una precedente chiesetta
di S. Vittore.
I frati Conventuali rimasero in
questa residenza torinese fino alla ri-
voluzione francese, ed abbandonaro-
no definiq.vamente il luogo soltanto
nel 1808. E in quest'anno che l'Arci-
vescovo di Torino mons. Della Torre
nominava rettore di quella chiesa il
teologo Luigi Gualla. Nasceva così,
prima in forma nascosta, e poi dal
1814 in forma riconosciuta, l'opera
del Convitto Ecclesiastico. Qui lavo-
rò e spese le sue migliori energie S.
Giuseppe Cafasso.
Qui per tre anni fu prima alunno e
poi ripetitore il giovane sacerdote
Giovanni Bosco. In questa chiesa di
S. Francesco, all'altare dell'Angelo
Custode, assistito da Don Cafasso,
Don Bosco celebrava la sua prima
messa in giorno 6 giugno 1841.
CHIERI
Maria della
Collegiata di
Scala - Chieri
eSlaanstea-
conda patria giovanile di S. Giovanni
Bosco: qui egli trascorse gli anni del-
la sua preparazione al sacerdozio, dal
1830 al 1841. Cuore di questa industre
cittadina è il suo bellissimo Duomo,
da sempre dedicato alla Madonna, e
dopo il voto fatto durante la peste del
1630, santuario della Madonna delle
Grazie. Qui Giovanni Bosco studen-
te, secondo quanto dicono le Memo-
rie Biografiche del Santo, si recava
regolarmente due volte al giorno per
la S. Messa e la visita quotidiana alla
sua celeste Madre e Maestra.
ROMA LA Basilica Salesiana
del Sacro Cuore - Il terreno sul
quale sorge l'attuale Basilica del Sa-
cro Cuore al Castro Pretorio in Roma
fu comperato dal Papa Pio IX nel di-
cembre del 1870.
Il 26 agosto 1879 fu benedetta e col-
locata la prima pietra del nuovo tE!ID-
pio. Il 5 aprile del 1880 Leone XIIl
chiedeva a Don Bosco di accettare
l'onerosa impresa della costruzione
di quella chiesa, ed il Santo accettò.
Egli stava già costruendo la chiesa di
S. Giovanni Evangelista a Torino,
quella di Maria Ausiliatrice a Val-
lecrosia.
L'inaugurazione del tempio fu fatta
il 14 maggio 1887. Don Bosco celebrò
la messa una sola volta nel tempio: il
lunedì 16 maggio, all'altare della Au-
siliatrice. E durante quella messa il
Santo pianse molte volte. Per lui la
Madonna non era in mezzo al grande
quadro dell'altare, ma era li accanto,
come l'aveva vista nel sogno dei nove
anni. Solo che allora Maria gli ave-
va detto: «Non temere, a suo tempo
tutto comprenderai», mentre ora gli
sussurava: «Vedi, ora tutto hai com-
preso!».
Accanto al tempio sorse la grande
casa dei ragazzi e giovani del vasto
quartiere.
PANAMÀ - n Tempio dt Don "Bo-
sco - Unica chiesa fuori d'Italia in
cui sarà possibile partecipare al dono
dell'Indulgenza giubilare, è quella
dedicata a S. Giovanni Bosco nella
città di Panama.
Il privilegio è stato concesso dal
Papa per la devozione del tutto
straordinaria di quel popolo verso
il Santo.
L'anniversario della morte (31 gen-
naio) è considerato giorno festivo an-
che agli effetti civili e la processione
che si svolge in tale giorno raduna ol-
tre centomila fedeli.
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Progetto «D.B. 88» - Testimonianze
Marsala: un oratorio
nel cuore di un quartiere popolare
«Negli anni passati ho fatto un po' di tutto: ca-
techismo per la preparazione alla prima comunio-
ne, per la preparazione alla cresima, incontri con
i genitori dei comunicandi e dei cresimandi, orga-
nizzazione di piccoli spettacoli e scenette assieme
ai ragazzi in particolari ricorrenze, ecc. La mia
casa è stata un centro di formazione cristiana, un
via-vai di ragazzi, con turni di catechismo per tut-
to il pomeriggio e a volte anche la sera dopo cena,
per quei giovani che, lavorando, non potevano se-
guire un turno pomeridiano. Ma quest'anno non
lo posso più fare. Non posso più mettere a disposi-
zione la mai casa, per motivi di famiglia, ed io
stessa non sto più tanto bene, non posso affronta-
re gli stessi sacrifici che ho fatto per tanti anni. E
tutto, purtroppo, rischia di finire».
Così mi diceva una sera confidenzialmente la
signora Giuseppina, mentre tornavamo in mac-
china da una riunione della Consulta Diocesana
dell'Apostolato dei Laici, di cui entrambi faccia-
mo parte, lei in rappresentanza del Terz'Ordine
Francescano Secolare, io in rappresentanza dei
Cooperatori Salesiani. E mi ha raccontato come il
quartiere dove lei vive (uno dei più popolari e
popolosi, alla periferia della città) è poco servito
sotto il profilo religioso, non per colpa di qualcu-
no, ma semplicemente per... mancanza di «ope-
rai». Il quatiere, infatti, per la distribuzione terri-
toriale delle parrocchie, appartiene alla Chiesa
Madre, ubicata ovviamente nel centro storico e
perciò distante qualche chilometro, e l'arciprete,
anziano, sofferente e soprattutto poco collabora-
to, non può assicurare ad esso una regolare pre-
senza pastorale. E di una particolare presenza pa-
storale, invece, il quartiere avrebbe estremo biso-
gno, essendo esso all'avanguardia in fatto di di-
soccupazione, giovanile e adulta, di carenza di
promozione culturale, di situazioni familiari spes-
so difficili, di evasione dell'obbligo scolastico, e
soprattutto di delinquenza minorile e di accatto-
naggio. Furti, scippi, atti di vandalismo varii sono
cronaca quotidiana, e non passa settimana che
non venga rotto qualche vetro nelle due scuole
presenti nel quartiere, la scuola elementare e la
media inferiore, da quegli stessi ragazzi che le do-
vrebbero frequentare o magari le frequentano la
mattina. I ragazzi soprattutto, tolta la scuola,
hanno solo la strada come luogo di ritrovo.
Mentre la signora Giuseppina mi diceva que-
ste cose, io pensavo fra me: «Ecco una Valdocco
d'oggi». Quando poi lei mi confessò che quest'an-
no non si sentiva più le forze per continuare a
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fare da sola catechismo come negli anni prece-
denti e che non poteva più mettere a disposizione
la sua casa, io mi sentii costretto (li per lì non sa-
pevo da Chi) a prometterle che d'ora in poi sareb-
be stata aiutata (e pensavo a me stesso, ai pochi
Cooperatori del mio centro, a qualche aspirante
cooperatore, a qualche collaboratore nuovo). Da
quella mia «promessa», grazie alla collaborazione
di tanti, e prima di tutto della stessa signora Giu-
seppina, è nata la realtà di un mini-oratorio.
Si trattava, anzitutto, di trovare dei locali da
prendere in affitto. Li abbiamo trovati: tre stanze
più un piccolo servizio. Ma l'affitto, come pagar-
lo? L'arciprete, felice dell'iniziativa, si è impegna-
to a firmare il contratto e a pagare una parte del-
la somma; la rimanente parte ci siamo impegnati
a raccoglierla, approntando qualcosa noi stessi e
soprattutto confidando nella generosità di paren-
ti, ainici, conoscenti. E la generosità non si è fatta
aspettare: chi ha dato 5.000 lire, chi 10.000 lire, chi
20.000 lire, insomma i soldi per pagare l'affitto li
abbiamo trovati. E non solo per l'affitto, ma an-
che per comprare un po' di mobilio indispensabi-
le (l'arciprete ha messo a disposizione le sedie) e
dei gìochi per i ragazzi. Sì, perché la nostra idea è
stata quella di creare un piccolo oratorio, dove
poter fare catechismo e intrattenere i ragazzi con
giochi praticabili in un locale chiuso. Abbiamo
petciò comprato un biliardino, una dama e alcuni
giochi femminili per le ragazzine.
E i collaboratori? Una Cooperatrice salesiana
si è messa a disposizione per il catechismo; un'al-
tra catechista l'abbiamo trovata in una nostra
amica, insegnante nella stessa Scuola Media del
quartiere, che ha accettato in un primo momento
con qualche esitazione ma che è felice ora di fare
l'esperienza per lei nuova di catechista con quei
ragazzi, alcuni dei quali sono anche suoi alunni.
Queste due catechiste, assieme alla signora Giu-
seppina, assicurano la formazione cristiana e la
catechesi di preparazione alla Prima Comunione
e alla Cresima per tre pomeriggi la settimana. Al-
tri due pomeriggi sono invece dedicati alle attivi-
tà ricreative e ai giochi, per i quali abbiamo coin-
volto nel ruolo di animatori quattro giovani di un
Gruppo Giovanile Salesiano (che assieme a me
stanno compiendo un cammino di formazione cri-
stiana e salesiana), i quali si sono subito conqui-
stati la simpatia e la benevolenza di tanti ragazzi.
Già il primo giorno, quando Peppe, Stefania, Mas-
simo e Valeria si sono presentati con la chitarra
in mano e li hanno intrattenuti con canti, religio-

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si e non, è stata festa grande.
<<Prima di iniziare questa esperienza - confes-
sa Stefania - ero poco convinta della mia capaci-
tà di saperci fare con i ragazzi. Oggi non riesco a
fare a meno di incontrare i ragazzi di via Istria
(così si chiama il quartiere). Ci accolgono festosa-
mente, ci stanno appiccicati attorno, qualche ra-
gazza ci ha portato anche dei doni simpatici. Cre-
do che siamo li più a ricevere che a dare».
Per una cinquantina finora di ragazzi, insom-
ma, il mini-oratorio di via Istria è diventato un
punto di riferimento. Certo, ancora ci manca
qualcosa. Ci manca soprattutto la celebrazione
della Santa Messa nei giorni festivi, che dovrebbe
a poco a poco richiamare anche gli adulti. Ma
contiamo di avere fra non molto anche questo:
Don Antonio, un giovanissimo sacerdote ordinato
da appena un mese, ci ha promesso che troverà il
tempo per venire a celebrare settimanalmente, o
il sabato pomeriggio o la domenica mattina, la
Santa Messa. Davvero le vie del Signore sono infi-
nite. E quando io ripenso a come è nato questo
piccolo oratorio, esclamo fra me stesso: «Grazie,
grazie Don Bosco, che mi avete "costretto" quella
sera a fare quella "promessa". Allora mi pareva
un atto doveroso di fraterna col1aborazione; oggi
ci vedo la chiamata ad un disegno più grande».
Un Cooperatore Salesiano
NAPOLI - Interessante iniziativa
della Famiglia Salesiana
Una <<palazzina>>
per ragazzi in difficoltà
Per offrire ai giovani un sostegno morale
e una possibilità di riscatto. Come una famiglia!
Affianca l'Istituto salesiano «Don Bosco», nel
compito precipuo di proteggere i giovani e di met-
terli in condizione di poter lavorare e di costruir-
si in questo modo un futuro, la «Palazzina», una
comunità di accoglienza per giovani in difficoltà,
gestita dalla stessa Famiglia Salesiana che tiene
il «Don Bosco».
La «Palazzina» è strutturata in modo da poter
dare alloggio ad una quindicina di giovani, sedici
al massimo, che per particolari motivi non hanno
la possibilità di rientrare in famiglia e che hanno
chiesto liberamente di fare l'esperienza in comu-
nità. L'edificio, adiacente alla costruzione dell'I-
stituto salesiano, comprende una sala giochi, una
sala-Tv con la possibilità di tenere incontri, e i
servizi igienici al piano terra; al primo piano la
cucina, la sala da pranzo e cinque camere singole
abbastanza ampie anche per due ed infine una ca-
merata per ospitare dai sei ai dieci ragazzi.
L'accoglienza è riservata a giovani che abbia-
no compiuto i sedici anni di età; tra gli obiettivi
principali che la comunità religiosa si propone
troviamo questi più immediati e concreti: assicu-
rare ai ragazzi ospiti un alloggio, aiutarli a conti-
nuare gli studi sino a conseguire un titolo di stu-
dio, cercare di inserirli nel mondo del lavoro se-
condo le possibilità di ognuno e seguirli durante
le prime esperienze lavorative attraverso fre-
quenti contatti con i datori di lavoro. Per ovviare
alla notoria carenza di posti di lavoro e facilitare i
ragazzi, si provvederà alla costituzione di una
cooperativa di lavoro.
Tutto questo, che rivela il carattere di struttu-
ra di estrema necessità della «Palazzina», è ac-
compagnato da un compito molto più importante,
per il personale educativo che opera all'interno
della comunità: quello di riuscire a ricreare intor-
no ai ragazzi ospiti un ambiente familiare e so-
prattutto educarli ad una convivenza di tipo fami-
liare, aiutandoli a sentirsi responsabili della pro-
pria vita, dell'andamento del gruppo e dei singoli
nel gruppo.
Questo mira ad un graduale reinserimento
non conflittuale nella realtà territoriale, perché
possano in tal modo giungere ad una matura e
completa autonomia e responsabilità nei confron-
ti di se stessi e degli altri, non disgiunta e favorita
da una formazione umana e religiosa in linea con
lo spirito salesiano.
Il metodo educativo seguito alla «Palazzina» è
quello del cosiddetto «sistema preventivo» di Don
Bosco, secondo le modalità tracciate nel progetto
educativo dell'Istituto salesiano. Il personale edu-
cativo presente nella struttura è costituito da uno
o due Salesiani e da due obiettori di coscienza che
sono pienamente inseriti nella vita della comuni-
tà come volontari della Famiglia salesiana. Il re-
golamento della vita comunitaria sarà disciplina-
to da un documento stilato sia dagli ospiti che da-
gli educatori, atto ad assicurare il buon andamen-
to della comunità stessa.
5/37

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Progetto «D.B. 88» - Riflessione
Un documento del Vescovo di Bergamo Mons. Oggioni
L'oratorio strumento efficace
per la pastorale giovanile
«L'oratorio come istituzione per una formazio-
ne cristiana dell'età evolutiva si inserisce nel di-
scorso generale della formazione alla fede e in
quello più specifico dell'educazione alla fede dei
fanciulli, dei ragazzi, degli adolescenti e dei giova-
ni. Nella nostra diocesi l'oratorio è e deve rimane-
re l'espressione più tipica, lo strumento più effi-
cace e più qualificato dell'azione pastorale che la
comunità parrocchiale possiede per la formazio-
ne delle giovani generazioni: con esso la parroc-
chia attua la sua missione di educare alla fede
fanciulli, ragazzi, adolescenti e giovani».
Non capita spesso che in una chiesa locale un
intero documento dell'autorità diocesana sia de-
In risposta alle sollecitazioni del Papa in occa-
sione dell'<<Anno internazionale della Gioventù»,
indetto nel 1985 dall'Onu, dal 25 maggio 1985 al 10
maggio 1986 si è tenuto l' c<Anno della gioventù
bergamasca», con numerose manifestazioni a li-
vello parrocchiale, vicariale e diocesano e con di-
versi e qualificati contributi. Anche i Consigli
Presbiteriale e Pastorale, gli incaricati vicariali
per la pastorale dell'età evolutiva, i direttori degli
oratori e i religiosi e le religiose hanno offerto
vari contributi.
Tutto questo vasto materiale è stato raccolto e
riordinato da una apposita commissione diocesa-
na e dall'Ufficio per la pastorale dell'età evoluti-
Il teatro: un prezioso strumento educativo.
dicato agli oratori, una struttura pastorale anco-
ra ben presente, operante e vitale in tante diocesi
soprattutto del Nord Italia. Una struttura che fa
da base, ad esempio, del progetto educativo di un
«amico dei giovani» quale fu San Giovanni Bosco
e dei suoi figli e figlie spirituali, i Salesiani e le
Salesiane.
Le «Direttive pastorali per gli oratori della dio-
cesi di Bergamo» è uno di questi rari documenti.
È stato pubblicato sotto l'autorità del Vescovo
Mons. Giulio Oggioni, ed è il risultato di un lun-
go lavoro.
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Il canto: espressione di allegria.
va. Così sono state redatte le «Direttive>> che ven-
gono ora pubblicate, con l'approvazione del ve-
scovo, dal vicario episcopale per la formazione
e l'educazione del popolo di Dio, Mons. Achille
Belotti.
Il testo è molto organico e articolato. L'orato-
rio è inteso anzitutto come «comunità educante»
composta da fanciulli, ragazzi, adolescenti, giova-
ni, educatori, genitori sotto la guida del direttore
nella persona del parroco o di un vicario parroc-
chiale: «è un ambiente che favorisce il formarsi di
amicizie cristiane ed offre strutture e possibilità

1.7 Page 7

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per un sano ed educativo uso del tempo libero»,
ma è opportuno aprirlo a tutti i fedeli della par-
rocchia, adulti e anziani, «quale ambito in cui le
varie generazioni si incontrano, si conoscono, si
scambiano valori ed esperienze, ma senza trasfor-
marlo in una generica "casa della comunità" per-
ché l'oratorio è luogo di educazione giovanile».
Se ne sottolinea anche la funzione «missiona-
ria»: «un oratorio propositivo dal punto di vista
cristiano ed educativo per la sua serenità, per l'a-
micizia e la gioia di quanti lo frequentano, può es-
sere una testimonianza e un invito anche per gli
adolescenti e i giovani che cercano il piacere e la
gioia in altri ambienti».
Al primo posto tra le varie attività - collegate
ad un preciso «progetto o piano educativo» - ci
sono quelle educative, che rispondono alla «finali-
dell'evangelizzazione, e cioè la catechesi per-
manente e sistematica come vero itinerario di fe.
de; la preparazione ai sacramenti della riconcilia-
zione, dell'Eucaristia e della Confermazione; la
vita di preghiera liturgica, comunitaria e perso-
nale; le iniziative di apostolato e di servizio cri-
stiano; quelle per il risveglio e la scoperta della
propria vocazione». Accanto a questa c'è la «fina-
lità della promozione umana», e cioè le attività so-
ciali, culturali, ludico-sportiva e di tempo libero.
Il documento indica quindi i responsabili del-
l'oratorio ai vari livelli: nella diocesi l'Ufficio per
la pastorale dell'età evolutiva; nel vicariato, in
un'ottica di pastorale di insieme, «gli oratori tro-
veranno un ampio spazio di incontro, di aiuto e di
Largo sp~zio è dedicato alla figura degli educa-
tori laici. «E indispensabile - asserisce il docu-
mento ,diocesano - la presenza di educatori (spo-
si, genitori, catechisti e animatori di tutte le atti-
vità, adulti e giovani) che siano testimoni autenti-
camente cristiani, motivati, consapevoli e ade-
guatamente preparati. Essi devono avere: un vivo
senso ecclesiale, che si esprima nella comunione
interiore e visibile con la Chiesa e nella coralità
dell'azione pastorale; e una profonda convinzione
di essere educatori missionari, inviati da Cristo
per una chiesa missionaria e un oratorio missio-
nario. Devono essere allenati al dono gratuito di
sé, alla capacità di dialogo, al senso della gerar-
chia dei valori, e cioè l'apertura e l'accoglienza di
tutto ciò che è nobile, bello e sano».
La catechesi, svolta in forma sistematica, per-
manente e interessante, è componente fondamen-
tale della vita oratoriana: «è necessaria la presen-
za dì educatori sposati, capaci di arricchire la
proposta educativa con la grazia del Sacramento
del Matrimonio. Anche l'animazione del tempo li-
bero è un importante momento educativo nell'ac-
costamento delle nuove generazioni».
Particolarmente necessaria, la presenza e l'in-
serimento dei genitori per la ricchezza di espe-
rienze che portano e per la loro «primaria respon-
sabilità educativa: spetta ad essi educare cristia-
namente i figli sul piano civile, morale e soprat-
tutto su quello della fede>>. Utilissimi, a questori-
guardo, gli incontri per i genitori che in qualche
modo affiancano il cammino di crescita dei figli.
Vita di gruppo.
esperienza>>; nella parrocchia il responsabile
principale è il parroco «poiché l'oratorio è l'azio-
ne pedagogico-pastorale della parrocchia per la
fonµazione cristiana delle nuove generazioni».
E necessario che la realtà oratoriana sia pre-
sente e operante in ogni parrocchia, anche in
quelle piccole: poiché qui il parroco è solo, «si
rende particolarmente necessaria la presenza di
educatori laici ben preparati», e in queste comu-
nità la direzione dell'oratorio può essere affi-
data a una religiosa o ad un laico particolarmen-
te idoneo.
Lo sport: amicizia e... crescita psico-jisica!
Tra le attività educative che l'oratorio deve
privilegiare ci sono la catechesi, la preghiera, la
liturgia, i Sacramenti, la formazione del compor•
tamento cristiano e all'apostolato e allo spirito di
servizio, la vasta gamma delle attività sociali e
culturali, l'educazione al volontariato inteso
come (<Servizio dìsinteressato alla comunità» che
si esplica negli ospedali e nelle case di riposo, nei
servizi pubblici sul territorio, in risposta a pover-
tà antiche e nuove (non malati, tossicodipenden-
ze, ::ilcoolizzati, malati mentali).
Ovviamente anche il gioco e lo sport hanno
7/39

1.8 Page 8

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Liturgia e Sacramenti.
spazi importanti. Nell'oratorio vanno privilegiati
«i giochi comunitari che sviluppano in particola-
re la capacità di relazione dei ragazzi, facendo
emergere gli aspetti utili alla crescita umana e
cristiana». Lo sport non è un'attività a sé stante.
Le iniziative sportive devono ispirarsi ad alcuni
inderogabili criteri, come «favorire lo sviluppo
psico-fisico delle persone e la coscienza della loro
dignità; far riconoscere il diritto allo sport di tut-
ti, anche dei più deboli e dei meno dotati; rifiu-
tare un agonismo ad oltranza soprattutto quando
pregiudica il sano sviluppo e il rispetto della di-
gnità umana».
Campi scuota: formazione ed esperienza comunitaria.
Infine il tempo libero: «Non equivale a tempo
di evasione, anche se esso viene molte volte e in
molta parte impiegato, specie dai giovani, nel di-
vertirsi. La finalità principale del tempo libero in
oratorio è quella di un tempo di riposo per dedica-
re uno spazio a Dio e al proprio spirito, per ri-
prendere forza e serenità, per vivere in famiglia,
nella propria comunità, per realizzare attività
culturali».
Pier Giuseppe Accornero
da r<L'Osseruatore Romano11 del 6-12-1986
1987 - ANNO DELLA SOLIDARIETÀ PER LO SVILUPPO E LA PACE
Da vent'anni, orma,, per iniziativa di Paolo VI, il primo dell'anno nuovo viene celebrato come auspicio di pace,
nella ricerca di ciò che conduce, che giova alla pace, di ciò che può instaurare e mantenere la pace.
Già Giovanni XXIII, nella sua enciclica «Pacem in terris•, aveva indicato i quattro pilastri della pace: libertà, verità,
giustizia, carità Sono, infatti, gli elementi costitutivi di una vita veramente umana secondo il piano di Dio.
La libertà, nella verità e nella giustizia guidale dalla carità, è il primo e fondamentale elemento della dignità
dell'uomo.
La libertà a servizio dell'errore, dell'ingiustizia, dell'odio, della violenza, del sopruso conduce alla sc.hiavitù, al·
l'oppressione, allo sfruttamento, alla ribellione..., distrugge non giova alla pace.
Èla verità nella g1ust1z1a vivificata dalla cantà, che unisce gli uomini e i popoli e li fa liberi. Libertà dall'egoismo,
dall'amb1z1one, dal denaro, dalla superbia, per essere capaci di altruismo, di solidarietà, di disinteresse; per cammina-
re Insieme, uniti non divisi, alla ricerca di sviluppi politici e sociali sempre più equilibrati e perfetti, scevri da discrimi-
nazioni, da egemonie o differenziazioni umilianti, ingiuste e pericolose.
Sviluppo e solidarietà. Sono i temi analizzati più volte. Chi non ricorda l'espressione felicissima di Paolo VI: «Svi-
luppo è il nome nuovo della pace»? Echi non sente ancora nelle orecchie Il ritornello di Giovanni Paolo Il che chiama
la pace •valore senza frontiere•, quasi per sottolineare che solo una convinta solidarietà tra i popoli può salvare dalla
catastrofe planetaria gli inquilini di questo rvillagg,o globale>?
«Solidarietà e sviluppo•, nella libertà, nella verità. nella giustizia e nella carità: queste le •chiavi• che Giovanni
Paolo Il mette nelle marn degh uomini di •buona volontà•, perché in quest'anno, 1987, guardando alla Madre della
grande famiglia umana Mana, e imparando da lei. possano davvero trovare unità e pace.
8/40

1.9 Page 9

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Progetto
Trelew
Una esaltante esperienza,
seme di una nuova frontiera missionaria
Più di una volta è stata informata l'Associazione, at-
traverso le pagine del nostro Bollettino, della presenza
dei nostri Cooperatori a Trelew e della verifica in atto
di tale progetto. Dopo questa serena e approfondita ri-
flessione, sembra opportuno, per evitare equivoci ingiu-
stificati, ricordare il cammino percorso, e offrire in sin-
tesi la conclusione del progetto.
1. L'esperienza Trelew. È stato un dono non solo
per l'Associazione ma per tutta la F.S., oltre natural-
mente per la gente del posto. È un giudizio emerso in
ogni sede e momento di verifica o di confronto. Non so-
lo. Si ritiene questa esperienza di volontariato laico mis-
sionario seme di tante nuove sensibilità, oggi presenti
un po' ovunque. La crescita di un centro comunitario
«vivo e accogliente» è senza dubbio il segno della gene-
rosità dei nostri giovani volontari e della solidarietà di
tutti i Cooperatori d'Italia. La validità e l'originalità del
progetto resta nella forza di coinvolgimento che è stata
trasmessa in modo tangibile a tutti i Centri. Missiona-
ri a Trelew lo sono stati un po' tutti: con la persona e
con il cuore.
2. La verifica. Durante gli ultimi due Consigli na-
zionali (specialmente quello dell'86), si è a lungo esami-
nato l'impegno dell'Associazione per Trelew.
Non sono mancati incontri e riflessioni con il gruppo
dei «volontari» che vi hanno lavorato.
Anche in alcuni seminari zonali e nei due seminari
nazionali si è discusso ampiamente del Progetto Trelew.
In sede competente pertanto, nell'ultimo C.N. di Aric-
cia, si è preso atto, anche se a malincuore, della difficol-
tà a rinnovare la Convenzione tra Cooperatori d'Italia e
l'Ispettoria di Bahia Blanca; non ultima difficoltà la mu-
tata struttura nazionale prevista dal RVA. Si è chiesto
ufficialmente allora a tutti i Consigli Ispettoriali la di-
sponibilità o meno ad assumersi la prosecuzione del
Progetto. Le risposte sono state tutte negative.
3. Le prospettive. Alla luce delle sensibilità emerse
in sede di verifica, si è concordi nel continuare ad esse-
re presenti nella missione di Trelew:
- con il sostegno economico, continuando la raccol-
ta e l'invio di offerte, come si è sempre fatto;
- con l'invio, di intesa con la nuova struttura nazio-
nale e la comunità salesiana di Trelew, di missionari
Cooperatori anche per tempi brevi e con modalità da
concordare con gli interessati;
- questo «nuovo rapporto» ovviamente potrà meglio
essere definito dalla costituente Conferenza nazionale.
4. Una nuova frontiera. Ogni considerazione su
questa esaltante esperienza missionaria laica lascia un
.,
..· q..;.;..,.;.,:f., •
I
;.
:..
Trelew - Non è mezzogiorno difu'1co: ma Rosa, Olimpia, Giuseppe, Oliviero, Maria Concetta... Volontari missionari!
9/41

1.10 Page 10

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Mattone su mattone è venuto sù... il Centro Comunitario!
vuoto, se non si tengano ben presenti i nuovi orizzonti
missionari che si aprono alla vocazione del Cooperato-
re: Il «patrimonio Trelew» resta la forza di una nuova
frontiera, più ampia, più radicata nei progetti missiona-
ri ispettoriali e in stretta condivisione con gli altri
Gruppi della F.S. Basti pensare che in questi anni i Coo-
peratori che sono stati in terre di missione e non solo in
Africa, per breve o lungo tempo, sono tantissimi. Occor-
re in questa nuova luce:
- potenziare la dimensione missionaria di ogni Coo-
peratore con opportuna formazione e costante informa-
zione: la figura dell'incaricato Missione nei Centri va
definita e presentata meglio!
- inserirsi come protagonisti (umili, ma attivi!) nei
progetti missionari Ispettoriali.
- non «mollare» il riferimento per Trelew: raccolta
offerte e ricerca e cura di volontari.
In conclusione: non è tutto, ma sono le idee essenzia-
li emerse in questi anni di sereno e serio confronto.
Il resto è nelle mani di Maria, Regina degli Apostoli.
Pace e gioia.
Don Alfonso Alfano
Rev.mo Don Benjamin STOeeHETTI
Inspectoria Salesiana
Vieyles 150 - e.e. 155
8000 BAlllA BLANeA (Argentina)
Roma, 16 gennaio 1987
Le inviamo questa lettera per augurare innanzitutto
un «salesianissimo11 anno 1987 tutto proteso verso l'88,
anno centenario della morte del n/s Santo fondatore Don
Bosco.
Avremmo, sinceramente, voluto prorogare la n /s pre-
senza a Trelew sino all'88 considerando quello che avreb-
be rappresentato, ma purtroppo l'Associazione non riesce
più a far fronte a questo tipo di presenza per mancanza
di Cooperatori missionari che accettino la permanenza al
Barrio Northe per almeno tre ann~· mentre rimane aper-
to invece un discorso con un.a permanenza di un mese,
due, tre e così via che qualche Ispettoria ci potrebbe ri-
chiedere e che noi auspichiamo.
Rimane inoltre aperto il discorso relativo ai contribu-
ti economici in quanto tutti gli aiuti che ci perverranno
per Trelew Le saranno riconosciuti nei modi d'uso.
· Resta inteso che tutti i beni e le strutture create al
Barrio Northe dai Cooperatori missìonari, come da con-
venzione tra l'Associazione e l'Ispettoria di BahiaBlanca
sono di proprietà dell'Ispettoria stessa.
Prima di concludere ci permetta di ringraziare Le~ i
suoi confratelli che l'hanno preceduta nell'incarico di
Ispettore, le due comunità di salesiani e àelle F.M.A di
Tre!ew per tutta la disponibilità che hanno dimostrato
nei confronti dei Cooperatori missionari italiani presenti
al Barrio Northe, in particolare Don Sabatti, Sr. Car-
men, Padre Baldo e l'attuale Parroco.
Un grazie di cuore anche ai Cooperatori ed amici che
hanno aiutato in questi dieci. anni di presenza i Coopera-
tori missionari, in
Preparandoci a
pvaivretirceollaarGeiLoornuaistaeMMoanrdiiaald.eeldCelalarmGeion:.
ventù che Sua Santità ha gradito si celebrasse a Buenos Ai-
res, La salutiamo fraternamente in Cristo e in Don Bosco.
Alfano Alfonso - Paolo Santoni
***
Cari fratelli,
vi scrivo per dirvi che ho ricevuto la vostra lettera
inviatami il 16 gennaio scorso. Vi ringrazio di cuore ed
approfitto di questa occasione per esternare i nostri
sentimenti di ammirazione e di gratitudine per tutto
quanto avete fatto per il progetto «TreleW)>.
Penso non sia il caso di ripetere ancora che non c'è
stato nessun fallimento, anzi, riflettendoci bene su, te-
nendo conto di limiti di diversa natura, e soprattutto te-
nuto conto della «novità» del Progetto possiamo ritener-
ci soddisfatti in quanto l'esperienza ha lasciato molti
frutti. Penso sia il caso che voi e noi si faccia un ultimo
sforzo per portare a termine il Progetto e magari affida-
re ad altri tutto ciò che è stato fatto dai Cooperatori.
In quanto alla nostra Ispettoria quanto prima parlerò
della vostra lettera per programmare una soluzione più
opportuna sia dal punto di vista pastorale che salesiano.
Per quanto riguarda la possibilità di collaborazione
di cui ci parlate, la terremo presente; comunque per
solo attività di breve durata, penso dovranno essere
programmate ogni volta insieme alle Comunità Salesia-
ne di Trelew.
Ne abbiamo già parlato, però in una maniera informa-
le; la lettera adesso mi l'occasione di riprendere l'argo-
mento in modo più preciso anche in prossimità della pro-
grammazione del nuovo anno, nel mese di febbraio.
Trasmettano i nostri affettuosi saluti ai Cooperatori
che hanno dedicato alcuni anni della loro vita alla no-
stra gente di Trelew. A loro ed a voi chiedo di pregare
per l'aumento, la perseveranza e la santità delle voca-
zioni nella famiglia salesiana.
Beniamin Stocchetti
Ispettore Argentina - Bahia Blanca
ULTIMISSIME - Chi è rimasto a Trelew? Nessun volontario. Tiziana è rientrata in novembre. Le atti-
vità del Centro Comunitario sono in mano ai Cooperatori locali... e con buoni risultati. Il seme i
suoi primi frutti...: era l'obiettivo della partenza ed è anche il nostro... augurio!
10/42

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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VITA ASSOCIAZIONE
MARSALA
za caricante, spiritualmente fecon-
da, da ripetere certamente con
Dopo qualche anno di silenzio e
di isolamento, finalmente i centri
di Alcamo, Trapani'e Marsala han-
no ripreso l'esperienza, già molto
proficua in passato, degli incontri
zonali. Domenica 14 dicembre,
Cooperatori e sunpatizzanti dei
tre centri della provincia di Tra-
più frequenza e con una certa re-
golarità. E allora perché non fissa-
re, prima di passare ai saluti la
data del prossimo incontro?
Certamente: ci si rivedrà tut-
ti domenica 22 febbraio '87, ad
Alcamo.
Arrivederci.
pani si sono incontrati a Marsala
per un pomeriggio di riflessione e
di fraternità.
TORINO-«Centrale»
L'incontro ha avuto inizio con
una festosa accoglienza riservata
dai Cooperatori di Marsala ai loro
fratelli di Alcamo e di Trapani:
una accoglienza fatta anzitutto di..
cuore, ma anche di tagllancozzi e
buon marsala stravecchio. Quindi
ci si è trasferiti nel clima raccolto
della cappella, dove il delegato
del centro di Marsala, Don Peco-
rella, ha sviluppato una riflessione
sul tema: «La vocazione del Coo-
peratore ali'interno della Famiglia
Salesiana>>. Dalla riflessione di
Don Gianni si è preso spunto,
dopo una breve pausa, per un ul-
teriore approfondimento del te-
ma, con numerosi interventi, an-
che animati. incentrati soprattutto
sulla questione dell'identità del
Cooperatore Salesiano, anche alla
luce del nuovo Regolamento di
Vita Apostolica, di cui si sono letti
anche dei passi dagli articoli ri-
guardanti il tema.
La celebrazione eucaristica è
stata, poi. il momento più intenso,
che ha completato l'arricchimento
La promulgazione e la conse-
gna del NUOVO REGOLAMENTO
DI VlTA APOSTOLICA per i Coo-
peratori ha rilanciato l'associazio-
ne e coloro che la animano verso
una maggiore e più intensa opera
di attenzione alla vera identità del
Cooperatore. Anche le Comunità,
sollecitate dallo stesso Rettor
Maggiore ad avere fra le mani il
nuovo testo, sembrano maggior-
mente sensibilizzate e impegnate
sulla realtà della Famiglia Salesia-
na nel suo ramo laico. Parecchie
comunità infatti hanno invitato il
Delegato e il Coordinatore ispet-
toriale dei Cooperatori ad una
conversazione sul tema, appunto,
del Nuovo Regolamento. Altre
sappiamo che l'hanno in program-
ma per i prossimi mesi. Quello
che ci sembra positivo è il fatto
che piano, piano, questa realtà vo-
luta da Don Bosco sembra apprez-
zata e voluta anche dai Salesiani
d'oggi. Segno di una volontà di
«camminare insieme».
spirituale dell'incontro. Quando è I Giovani Cooperatori ed
finita la Santa Messa, erano già le Exallievi che fanno riferimento al
20, 15. Si poteva ritornare ad Alca- Centro Ispettoriale, aspiranti SDB
mo e a Trapani a stomaco vuoto? ed FMA, parecchi animatori del
Una corsa in pizzeria e dopo mez- Centro Giovanile del Rebaudengo
z'ora si era tutti a tavola, o meglio si sono incontrati per una serata di
alcuni seduti altri in piedi, con una veglia e di preghiera nelle Came-
pizza fra le mani e un bicchiere di rette di Don Bosco. Il desiderio di
vino nero offerto dai confratelli. attingere presso le fonti lo spirito
Una cena frugale, certamente, ma che ha animato tutta l'azione di
consumata in un autentico clima di Don Bosco, li ha qui condotti alla
famiglia, tra brindisi, conversazio- ricerca costante di quanto può fare
ni, informazioni sull'attività dei crescere, genuinamente, la loro
propri centri, impressioni sull'in- vocazione. Preghiera, riflessione,
contro stesso. Positivo questo, a ascolto ha impegnato i giovani
giudizio di tutti: anZl un'esperien- presenti a questa prima espressio-
ne del Gennaio Salesiano.
I centri dei Cooperatori del-
l'Ispettoria si sono raccolti a Val-
docco 1'11 gennaio ultimo scorso
per una giornata di ritiro, a pre-
gare e meditare attorno alla Stren-
na '87 del Rettor Maggiore. La
giornata fredda e le strade ghiac-
ciate non hanno impedito ad un
buon numero di fruire della felice
occasione per un incontro così sa-
lesiano. Ha animato la giornata
Don Nazer, vicario della Ispettoria
Subalpina.
ROMA
Il 12 gennaio e .a. si è riunita a
Roma la «Commissione Centrale
DB 88», presieduta da Don Gaeta-
no Scrivo, Vicario del Rettor Mag-
giore. Vi fanno parte alcuni dei
Superiori del Consiglio Generale,
la Rev.ma Vicaria delle FMA, M.
Maria Leton del Pilar, la consiglie-
ra per la pastorale giovanile, M.
Elisabetta Maiali, i massimi re-
sponsabili delle VDB, dei Coope-
ratori salesiani, degli Exallievi e
delle Exallieve, vari salesiani, tra
cui Don Piero Scalabrino, incari-
cato del coordinamento organiz-
zativo-logistico a Torino in vista
del Centenario.
Dalla panoramica di quanto è
stato esposto è emerso l'impegno
unitario per la preparazione del
1988: quasi ovunque sono sorte
commissioni a livello di ispettoria,
con la partecipazione di tutte le
componenti della Famiglia Sale-
siana. È molto bello constatare che
non si parla tanto e solo di cele-
brazioni, ma soprattutto di appro-
fondunento vocazionale, di lavoro
apostolico. In particolare coopera-
tori, exallievi ed exallieve hanno
manifestato il proposito di dare
nuova attenzione ai giovani e ra-
gazze attraverso gli oratori, so-
prattutto nelle zone popolari
meno favorite. Ovunque inoltre
sono state coinvolte le chiese par-
ticolari: il centenario infatti è un
avvenimento di Chiesa, prima che
della Famiglia Salesiana. Una buo-
na parte della seduta è stata occu-
pata nella ulteriore messa a punto
di un «Confronto DB 88»: un in-
contro internazionale d1 giovani
impegnati, animatori e leaders,
che si svolgerà a Torino dall'll al
11/43

2.2 Page 12

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quello di dare, quanto di rendersi
partecipi delle realtà altrui.
Missionarietà, allora, diventa in-
troduzione negli organismi eccle-
sialì e sociali, diventa promozione
di attività specifiche, diventa im-
pegno del singolo ad avvicinare
gli altri personalmente e ad aiu-
tarli a maturare una coscienza
missionaria d'amore di Cristo.
LATINA
Latina Il momento della (<Promessa» davanti alla comunità parrocchiale.
16 settembre 1988. In esso i giova-
ni stessi affronteranno, in clima di
gioia e di responsabilità, 1 proble-
mi cruciali della gioventù di oggi
e le tematiche della spiritualità
giovanile.
TORRE ANNUNZIATA
Con la partecipazione di circa
cinquanta CC.GG., si è tenuta la
seconda giornata di spiritualità sul
tema dell'anno, con una particola-
re presentazione di una esperien-
za nel Madagascar.
Sono ormai queste giornate una
valida occasione di crescita.
Il Delegato Ispettoriale sulla
partecipazione alle Giornate di
Spiritualità ha opportunamente
sottolineato la necessità che i Coo-
peratori giovani o aspiranti parte-
cipino a tutte le attività, dall'inizio
alla fine, compreso il pranzo a
sacco (senza andare al ristorante o
a casa), perché il pranzo è un mo-
mento forte di vita comunitaria ed
incrementa lo spirito di famiglia e
di gioia, caratteristico dello spirito
salesiano, ed a maggior ragione
all'Eucaristia, momento culminan-
te e più importante di tutta la gior-
nata: tutto il resto non ha senso e
valore senza l'Eucanstìa.
Tra l'altro si è ricordato che sia-
mo invitati come cristiani, ed an-
cora di più come salesiani, a par-
tecipare alla missione della Chie-
sa: è necessario quindi che ognu-
no si faccia portavoce dell'annun-
cio di salvezza già nei propri Cen-
tri, in ogni istante della propria vi-
ta. E anche se ognuno di noi vive
la propria missionarietà in manie-
ra diversa, lo scopo unico è tanto
EDIZIONI COLLANA IDEE
LETTERA AI COOPERATORI SALESIANI
del Rettor Maggiore Don Egidio Viganò
Richiederla all'Ufficio Mondiale CC - Roma-Pisana
A Latina, quest'anno il giorno
della festa di Don Bosco, è stato
solennizzato in modo addirittura...
memorabile.
Infatti, per la prima volta nella
storia della giovane opera salesia-
na e del suo vivo Centro Coopera-
tori, si sono avute le promesse di
Cooperatori Giovani. Insieme ad
altre cinque sorelle adulte validis-
sime animatrici del «Laboratorio
Mamma Margherita», Mirella,
Paola, Giorgio e Sandro si sono
impegnati, davanti alla Comunità
composta di giovani, ragazzi ed
adulti, a vivere la loro vita come
salesiani lruci al servizio dei gio-
vani. Ha celebrato l'Eucarestia
Don Alfonso Alfano, Delegato Na-
zionale e lspettoriale.
Il momento della «Promessa» è
stato guidato dal Direttore della
casa, Don Riccardo Macchioni.
Giorgio e Paola hanno dato te-
stimonianza del loro impegno con
parole permeate di viva emozione
e Mirella e Sandro hanno voluto,
nella preghiera, ricordare i gio-
vani ed i salesiani dì tutto il mon-
do. Erano presenti anche amici
venuti da Roma per condividere
la loro gioia.
Tutta la comunità parrocchiale
ha seguito con interesse ed emo-
zione questo atto apostolico, per
molti forse nuovo e certamente
uno stimolo ed un esempio.
I Cooperatori di Latina, felicissi-
mi di questo nuovo dono del Si-
gnore, Lo ringraziano ed augura-
no ai giovani una vita lieta, gioiosa
e ... tutta salesiana.
12/44

2.3 Page 13

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VERSO IL <<SINODO SUI LAICI►►
Anch'io posso solo puntualizzare e sottolineare alcu-
ni punti che già abbiamo visto nella relazione del pro-
fessor Siniscalco, specialmente nella prima parte.
Mi è stato chiesto di trattare 11 rapporto fra secolari-
tà, o laicità, del laico e quello di tutta la Chiesa, il pro•
prium dunque del laico.
Ml riporto ancora al documento di lavoro, che ci fa
notare che nel dopo Concilio non si è fatta - e cito -
«...molta strada nella promozione del laicato per il rap-
porto Chiesa-mondo, che è st.ato privilegiata, anche con
risultati apprezzabili, quasi solo la promozione infraec•
clesiale>l.
Mi pare che occorra aggiungere qui che almeno nei
primi anni dol dopo Concilio, a differenza degli anni
Cinquanta, molto ricchi di studi sui laici e sul laicato,
nel dopo Concilio, nei primi anni, il tema promozione
del laicato, nel senso di un laicato di laici, caratterizzato
di indole secolare, di cui ci parla la «Lumen Gentium»
al n. 31, questo tema è praticamente sparito dalle biblio-
grafie e dalle pagine delle riviste per alcuni anni.
È st.alo sostituito pochi anni dopo dal tema proprio
della laicità, usato nella maggioranza dei casi non per
indicare il proprium dei fedeli ma nel senso, più astrat-
to ma anche profondo di una dimensione di tutta la
Chiesa. cioè della Chiesa vista soprattutto alla luce del-
la «Gaudium et Spes» e alla luce del mistero della incar-
nazione.
Prima del Concilio - è stato già accennato - nei la-
vori teologici e anche nelle riflessioni dell'Azione Catto-
lica e dei movimenti di apostolato, nei lavori delle Orga-
nizzazioni Internazionali Cattoliche, nei Congressi Mon-
diali dei laici. si è faticato per mettere in luce il valore
ecclesiale, e cioè il valore per la missione della Chiesa,
della vit.a quotidiana, del semplice fedele cristiano.
I laici qualche volt.a lamentavano che i teologi non
si interessavano assolutamente, nemmeno i pastori, di
quello che facevano i laici dal lunedi al venerdì, e forse
anche al sabato.
Si è cercato - siamo sempre prima del Concilio -
una «definizione positiva» del laico; il Concilio darà non
una definizione ma la «descrizione tipologi.cai> della
«Lumen Gentium». Dopo il Concilio questa preoccupa-
zione, cosi viva negli ultimi anni prima del Concilio,
sembra quasi assente. Perché? Era solo perché il Conci-
lio aveva detto delle parole decisive per individuare, per
valorizzare questo compito primario del laico, come di•
Paolo VI, questo esercizio della loro indole secolare, e
che così era vinta la partita, non c'era più da rivendica-
re o da faticare?
Mi sembra di no. Si trattava, piuttosto, di sostituire
l'interesse alla secolarità del laici del pre-Concilio con
l'interesse, anzi l'entusiasmo, per due temi nuovi: l'en-
tusiasmo per il discorso che sembrava nuovo della cor•
responsabilità infra-ecclesiale vista in termini di servizi
e ministeri, di dialogo, di partecipazione; talvolta di una
democrazia comunitaria poco ecclesiale all'interno del-
la Chiesa, cioè tutto quello che vedeva il laico non più
solo come subordinato alla gerarchia.
Dall'altra parte, fra i teologi.. ma non solo fra loro,
l'entusiasmo per la gioiosa scoperta fatta nella «Gau-
dìum et Spes» di una «laicità» che riguardava tutti, an-
che loro, i teologi, di una Chiesa non di fronte al mondo
o contro ma in solidarietà con il mondo. Tuttù questo
evidentemente è vero ed è tutto bello, ma forse non ci si
è soffermati abbastanza, pertanto della «Gaud.ium et
Spes», sul n. 43 della Costituzione per meditare i rappor-
ti diversi dei pastori e dei laici, del clero e dei laici, con
questo mondo scoperto nella sua laicità positiva.
Tra questi due entusiasmi i laici concreti, cioè i fede-
li, nelle loro condizioni normali di vit.a, erano troppo
spesso dimenticati. In fondo - si diceva, e qualche volta
si dice ancora - perché parlare ancora di laici? Non
siamo tutti fondamentalmente uguali nel popolo di Dio?
Non siamo tutti corresponsabili della missione della
Chiesa, anche di questo aspetto della missione della
Chiesa che chiamiamo laicità?
Una ecclesiologia tot.ala - la parola è di Congar - è
vero, non è nè una «geracologiai> una laicologia; in
questa ecclesiologia tutta la Chiesa - e cit.a «Gaudium.
et Spes» - cammina insieme con tutta l'umanità e spe-
rimenta insieme con il mondo la medesima sorte terre-
na. È come un fermento, quasi l'anima della società
umana, destinata a rinnovarsi in Cristo, a trasformarsi
in famiglia di Dio» (n. 40).
Certo - dice ancora la «Gaudium et Spes» - la mis-
sione <,affidata da Cristo alla sua Chiesa, non è di ordine
politico, economico, sociale, è religiosa; eppure precisa-
mente da questa missione religiosa scaturisce una fun.
zione, una luce e le forze che possono contribuire a co-
struire e a consolidare la comunità degli uomini secon-
do la legge divina» (n. 42).
La Chiesa dunque, con la sua dimensione di laicità,
al mondo; la Chiesa riceve anche dal mondo.
Cosa riceve?
Riceve qualche cosa dalle scoperte fatte dagli uomini,
dalle culture dei popoli, dai progressi della storia Pen-
siamo a quello che è st.ato nella Chiesa tutt.a la promozio-
ne d.ella donna, che è cominciata nella società proprio in
tempi recenti. Ma per quello che al mondo con la sua
dimensione di laicità il peso principale cade necessaria-
mente sui fedeli che chiamiamo laici; sono loro che devo-
no portare questo peso di essere la Chiesa presente in
tutte queste realtà.
Anche quello che la Chiesa riceve dal mondo le vie-
I Consigli lspettoriali sono invitati a scegliere il tema per la seconda Conferenza annuale,
come deciso nel Consiglio Nazionale.
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ne soprattutto tramite i suoi fedeli laici, e dalla loro col-
laborazione con i fratelli e le sorelle dell'umanità.
Da questa laicità non sono esclusi evidentemente
preti e religiosi, ma non è quello che specifica la loro vo-
cazione, la loro partecipazione alla missione del•
la Chiesa.
Ci è chiesto, infine, nel documento di lavoro: il pro-
prium dei laici è solo nella funzione o anche nella natu-
ra di essi?
Se dobbiamo parlare di natura mi pare che è solo
come natura umana, comune a tutti gli uomini. Ontolo-
gicamente il laico in senso ecclesiale è in primo luogo
uomo o donna creato ad immagine di Dio, poi è battezza.
to, incorporato a Cristo, membro del suo corpo, parteci•
pe del suo sacerdozio per la salvezza del mondo.
Può essere laico in questo senso anche se incapace di
partecipare normalmente alla vita familiare, di lavoro,
della società (pensiamo a malati gravi), ed anche se de-
dicato principalmente a compiti ministeriali della Chie-
sa.
Proprio per questo la «Lumen Gentium» non ci dà
una definizione ma solo una descrizione del laico, in ter-
mini di «indole secolare».
Allora, questa laicità è semplice funzione? Ma il lai-
co può avere tante funzioni nella Chiesa e nel mondo.
La sua laicità non è una sola funzione, è fatta di tanti
elementi: doni personali, circostanze di vita, chiamate
successive della sua esistenza. Insomma, fa parte della
sua vocazione, del suo itinerario di vita cristiana, se-
guendo la volontà di Dio, attraverso i momenti diversi
della vita, le sollecitazioni degli uomini e della società,
partecipando in varia misura alla laicità della vita cri-
stiana.
Questa mobilità, questo passare da un momento al·
l'altro a modi diversi di esercitare la laicità, questa im·
prevedibilità anche della vita, fa parte dell'essere Chie-
sa del laico (anche del prete o del religoso, ma entro cer-
ti limiti).
La laicità della Chiesa, condizione della sua missione
salvifica- non solo per gli uomini ma con gli uomini di
tutti i tempi, di tutte le culture - richiede indispensa-
bilmente la secolarità, la laicità dei laici, ma questa evi-
dentemente va guidata, orientata, sostenuta dalla mini-
sterialità della Chiesa e in modo particolare dai ministe-
ri dei pastori. Quello che si dice per il laico può essere
detto, mutatis mutandi, delle vocazioni delle varie ag-
gregazioni, che portano ciascuna il proprio contributo
alla missione della Chiesa, che esercitano ciascuna la
sua parte di laicità, non solo perché ha una maggioran-
za e una minoranza di membri ma perché avrà in vari
modi e gradi il compito di esprimere e sviluppare tra le
realtà temporali la sua partecipazione alla missione del·
la Chiesa, di essere anche dentro la Chiesa una presen•
za dell'ambiente o del settore della vita e della società
nel quale lavora e dà testimonianza.
Un'ultima funzione di laicità del laico singolo e dei
laici associati è il loro contributo alla riflessione teologi-
co-pastorale. Una sottolineatura particolare va fatta alla
necessità che anche le donne partecipino a questa fun-
zione.
Questo apporto di riflessione è stato insostituibile
per la preparazione del Vaticano Il e questa funzione è
riconosciuta dal Concilio quando dice che i laici devono
contribuire ad enucleare, difendere e rettamente appli-
care i principi cristiani ai problemi attuali, cioè anche
contribuire ad enucleare la dottrina di fronte ai proble-
mi nuovi che sono di sfida alla laicità cristiana dei laici.
Dott. Rosemary Goldie
Consultore Pontificio Consiglio per i Laici
DON FILIPPO RINALDI «VENERABIIE»
Il 3 gennaio 1987, alla presem.a del Santo Padre, è stato promulgato il decreto riguardante le virtù
eroiche del Servo di Dio Don Filippo Rinaldi - 3° successore di Don Bosco - che ora viene invocato
col titolo di «venerabile».
Per la sua beatificazione è necessario ancora il riconoscimento di una guarigione straordinaria (mi-
racolo), ottenuta per sua intercessione. Nel caso nostro un presunto miracolo è già awenuto: la docu-
mentazione relativa sarà quanto prima presentata al competente tribunale della S. Sede.
Le tappe fondamentali «verso gli altari» del neo Venerabile sono state anzitutto il «processo ordi·
nano» da parte dell'arcivescovo di Torino, dal 1947 al 1953; quindi, l'approvazione degli scritti, nel
1956. Nel 1977 Papa Paolo VI diede il via al «processo apostolico» esso pure condotto a Torino nel
1980-1981. Da tutto il materiale raccolto fu elaborata una esposizione «sulle virtù» del Servo di Dio; e
tale esposizione venne esaminata prima da una commissione di teologi, poi, il 23 dicembre 1986, da
una commissione di cardinali. I pareri positivi di queste commissioni hanno portato al decreto del
3 gennaio.
Dal vaglio estremamente esigente di questi processi emerge una figura dolce e patema, altamente
spirituale, e, contemporaneamente, di grandi capacità di iniziativa e di governo aperta alle novità del
mondo moderno. Un uomo, Don Rinaldi, che riveste note di particolare attualità, nella valori7.zazione
dell'apostolato dei laici, nella promozione della donna, nella visione missionaria ed ecumenica.
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_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ SOLIDARIETÀ_ _ _ _ _ _ _ _ ____,
AUTOrlMAN71AMENTO
30 aprile 1986-28 febbraio 1987
CC. Via Alvlno Napoli
CC. Brescia . . . . . .
CC. Ercolano Napoli .
CC. Lecco . . . . . . . . . .
CC. Richelmy Torino . .. .
CC. Castello di Godego . .
CC. Orio . . . . .
CC. FMA Agliè .
CC. Vercelli S.C.
CC. Novi Ligure .
CC. Gubbio . . . . . . . . . . . . .
CC. Novara . . . . . . . . . . . .
CC. 1st. S.G. Bosco Messina . . . . .
CC. M. Ausiliatrice Palermo . . . . .
CC. Novara S. Lorenzo . . . . . . . .
Roberto Cristiano . . . . . . . . . ..
Marabescgi Maria . . . . . . .... .
CC. Via Bonsevin Milano . . . .. .
CC. Melzo . . . . . . . . . . . . . . .
CC. S. Cuore Vomero Napoli . . . .
CC. Gualdo Tadino . . . . . . . . . .
CC. Brescia Don Osvaldo Paganelli
CC. Bari . . . . . . . . . . . . . . . .
CC. M. Mazzarello Palermo . . . . .
CC. Centri lspettoriali Alessandria .
CC. Via Marghera Roma . . . . . . .
CC. Siracusa . . . . . . . . . . . . ..
CC. Conegliano Veneto . . . . . . ..
CC. Torino Falchera . . . . . . . . .
CC. S. Cuore Romma . . . . . . . . .
CC. Andria . . . . . . . . . . . . . . .
CC. Ruvo . . . . . . .. . . . . . . . .
CC. S. Saba Roma . . . . . . . . . .
CC. S.M. della Speranza Roma . . .
CC. Lecce . . . . . . . . . . • . . . .
CC. Via Dalmazia Roma ..
CC. Soverato
...........
CC. Savona . . . .. . . • . . . .. .
CC. Pavia . . . . . . . . . . . . . . .
CC. Schio ..
CC. Bolzano .
L. 30.000
L. 50.000
L. 20.000
L. 50.000
L. 100.000
L. 50.000
L. 5.000
L. 15.000
L. 25.000
L. 70.000
L. 40.000
L. 50.000
L. 25.000
L. 25.000
L. 14.000
L. 10.000
L. 25.000
L. 100.000
L. 25.000
L. 50.000
L. 60.000
L. 50.000
L. 70.000
L. 50.000
L. 228.000
L. 175.000
L. 15.000
L. 25.000
L. 100.000
L. 50.000
L. 50.000
L. 30.000
L. 25.000
L. 25.000
L. 100.000
L. 100.000
L. 50.000
L. 25.000
L. 100.000
L. 100.000
L. 100.000
Laboratorio MM. Via Provolo 16, Verona
CC. Ercolano . . . . . . . . . . . . .
CC. Lecce . . . . . . . . . . . . . . .
CC. Laboratorio M.M. Caserta . . . .
Novi Ligure Don Bosco . . . .
CC. Monteortone . . . . . . . . . . .
Emilio Fergnani . . . . . . . . . . . .
M. Felicia Motta . . . . . . . . ... .
Gualdo Tadlno .. . ......... .
Monteortone . . . . . . . . . .
Aosta ........ .
S. Lucia Palermo
Flora Broglio
Marano ..... .
L. 350.000
L. 75.000
L. 215.000
L. 850.000
L. 100.000
L. 100.000
L. 50.000
L. 20.000
L. 150.000
L. 100.000
L. 100.000
L. 100.000
L. 500.000
L. 500.000
Ringrazi amo vivamente tutti sia per le offerte di
Trelew che per l'autofinanziamento. SI chiede scu-
sa per eventuali omissioni. Nel caso fosse sfuggita
qualche «annotazione» preghiamo di farlo presente.
SI ricorda che Il versamento va Inviato all'Ufflclo
Nazionale di Via Mar sala, 42 (00185 Roma) sul
C/C 45256005 non a Roma Via della Pisana.
Collana
DO NUOVO
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30 aprile 1986-28 febbraio 1987
Villafranca d'Asti .. .. .. .
CC. Carlo Severi . . . . . . .
CC. S. Cuore Vomero . . . ..
CC. Conegliano . . . . . . . .
CC. Cisternlno . . . . .
.....
CC. Brindisi . . . . . . . . .. . .
CC. Conegliano
.....
CC. Andria. . .
. ... .
Terzigno
L_
...... .
L. 30.000
L. 150.000
L. 500.000
L. 200.000
L. 50.000
L. 730.000
L. 130.000
L. 300.000
L. 100.000
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oe:
5
I-
SpediL In ebbon. postele - Gtuppo (70) - 2A quindicine
BOLLEfflNO SALESIANO
Quindicinale di Informazione e di cultura reflg/ost1
es L'edizione di metà mese del à particolarmente de-
1tlnata al Coop«atort Salesiani. Direzione e ammlnl-
atrazlone: Via della Pluna, 1111 C.P. 9092 00100
Roma Aurelio - Tel. 59.31.341 .
Direttore reaponublle: GIUSEPPE COSTA
Redattore: ALFANO ALFONSO Via Marula, 42 -
00185 ROMA Tel.: 495.01 .85; 49.33.51.
Autorlzz. del Trib, d i Torino n. 403 ci.I , , fllbbnlo 1149. - e .e .
Postale n. 2·1355 lnllalato a: Olralone Gffler'8le Op«• Oon Bo-
lCO Tonno. - e .e .P. 412002 lni.telo a Olr. Oen. ~ Don
Botco Roma. - P• cambio d'lncllrtuo Inviare anche l'lndlrtuo
precadente.
. . - - - - - - -Iniziative estive,!!E!!!~======:;;;;;===i=-=~=::::::i
ESTATE AL SOGGIORNO DON BOSCO· Fontanazzo (Trento)
Sono aperte le iscrizioni per il soggiorno estivo per Cooperatori e amici della F.S. sul le Dolomiti
in Val Di Fassa.
• Le vacanze hanno lo scopo di offrire ai soci, ai familiari ed amici, un soggiorno sereno in clima
di sana amicizia e spirito salesiano n·e11a tranquillità di un ambiente sufficientemente conforte-
vole. Gli animatori provvedono ad organizzare escursioni, incontri formativi e ricreativi e ad of-
frire un opportuno servizio religioso.
Periodo: 27 giugno-25 luglio, d1v1so m quattro settimane
• Quota settimanale:
Adulti: L. 220.000.
Bambini (2-8 anni): L. 176.000.
Bambini (meno d1 due anni): L. 25.000.
Prenotazione. Per una o più settimane, a esaurimento di posti.
Non sono disponibili camere singole.
CONVEGNO PER COOPERATORI INSEGNANTI· 30 giugno-4 luglio 1987
• Tema. «Il Sistema Preventivo applicato nella scuola degli anni 80».
Invitati: Cooperatori e Aspiranti CC docenti nelle scuole elementari, medie inferiori e superiori,
sia pubbliche che private.
• Sede: Soggiorno alpino Don Bosco - 38030 Fontanazzo (Trento) - Tel. 0462/67113
• Quota: L. 130.000 (dalla colazione del 30 giugno alla colazione del 4 luglio).
• Note: È possibile antIcIpare l'arrivo anche al sabato mattino 27 giugno o prolungare di una set-
timana (non di giorni) il soggiorno fino alla colazione di sabato 11 luglio, al prezzo dì L. 32.000
al giorno per eventuale anticipo, di L. 220.000 (con sconto bambini) per prolungamento di una
settimana.
Oltre i partecipanti possono usufruire del soggiorno anche , familiari.
Prenotazioni: Non oltre il 20 maggio.
INFORMAZIONI: C/o Ufficio nazionale Cooperatori
Via Marsala, 42 - 00185 Roma
Tel. 06/4950185 - Lunedì, mercoledì, venerdì - Ore 9,00-13,00.
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