Bollettino_Salesiano_199701


Bollettino_Salesiano_199701

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1.1 Page 1

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Mensile · Anno CXXI• nr. 1
Spodizlano in Abb. P.T. camma 27, ari. 2, 1"99" 54.9/95
SP"dizione nr. I/1997
Auloria. Oiret. Pnw. P.I, · 35 I00 Padova - c.M.P.
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877

1.2 Page 2

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IN QUESTO NUMERO
Gennaio 1997
A nn o C X X T
umero I
In coperti na, Pascal Duquenne,
attore down vincitore a annes,
protagonista de <(L'ottavo
giorno » (M STER
PHOTO/Daniele Manno).
LI erv izio è a pag. 21.
3 IL RETTOR MAGGIORE
l l grande .fratello
4 ECUMENISMO
di JUAN E. VECCHI
Lasciatevi riconciliare
6 SALESIANE FMA
Ora che il Capitolo è finito ...
14 GIOVANI EHANDICAP
A Waldwinkel in missione speciale
18 MISSIONARI
Lungo il.fiume Marauia
22 VERSO IL NUOVO SECOLO
I Giubilei di Don Bosco
26 ALCOLISMO GIOVANILE
Sempre più giovani nella bottiglia
30 SUDAN
Do ve.finisce il deserto
36 PADRE AUGUSTO ARRIBAT
È così semplice amare
41 DON BOSCO A FUMETTI
Il mgauo del sogno
di SILVANO STRACCA
di GRAZIELLACURTI
di FRANCESCO MOTTO
di ANGELO BOTTA
di ARMANDO CUVA
di MARIO SCUOU
di MARIA ANTONIA CHINELLO
di TERESIO BOSCO
di GATTIA-BOSCO
RUBRICHE
8 Lei/ere - 1(1 f111/alia, 11el mondo - 17 Prima pagi11a - 21 Ci11ema - 25 11 doc/flr J. - 29 libri -
33 Zoom - 34 om e 1)011 B osco - +1 l ,wslri Stmti - .JS T n ostr i morti - 46 Solidarietà - 47 lii
/JrÌIII {) pìa110
25 Le risposte del doctor J.
GENNAIO 1997 BS
26 I giovani e l'alcolismo.
Sil
fBo~ttino
alesmno
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE :
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Maria Antonia Chinello Gia ncarlo
De Nicolò Franco Levar Francesco Mollo
Collaboratori: Teresio Bosco Angelo Bolla
Erneslo Gattoni - Giuseppina Cudemo
Graziella Curti Margherita Dal Lago - Serge
Ouhayon . Bruno Ferrero - Sergio Giordani • Antonio
Mélida Jean-François Meurs Pietro Moschetto
Angelo Montonati Giuseppe Moranle Gaetano
Nanelti · Angelo Paoluzi Alessandro Risso
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Maria · Franco Marzi
Carla Morselll Guerrino Pera Pietro Scalabrino
Progetto grafico e Impaginazione :
Pier Bertone . Ufficio Grafico SEI
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Tonno)
Fotocomposizione : ED IBIT Torino
Stampa: MEOIAGRAF s.p.a Padova
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
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IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
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Ecuador Filippine Francia Germania -
Giappone India (in inglese, malayalam, tamil e
telugùL· Irlanda · Gran Brela~na llalia Korea del
Sud ìtuania Malta Mess,co - Olanda -
Paraguay Perù Polonia Portogallo Slovacchia
Slovenia Spagna Stall Unito• Thailandia
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1.3 Page 3

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Don Juan E. Vecchi
IL GRANDE FRATELLO
Non ci si può consegnare passivamente al mondo della comunicazione sociale.
Si va sempre più verso sistemi interattivi in cui chi ascolta o vede non è oggetto,
ma soggetto nel dialogo. L'appoggio più grande viene tuttavia dal consumo.
Bisogna imparare ad accendere e a spegnere.
R itorna periodicamente il anche i bambini, che stanno abbandonando i cubetti
dibattito sulla televisione . e i mattoncini colorati per divertirsi giocando col
L'uso stragrande che giovani mouse a distanza, sullo schermo dell'ultimo video-
e adulti ne fanno è scontato. gioco. Notizie , richieste e offerte ci arrivano ogni
La discussione si sposta in- mattina quando apriamo il nostro computer.
vece su ciò che promuove :
qualità cu lturale o qualun- PER MUOVERCI in questo supermercato senza
quismo? Sviluppa valori o è subirne le conseguenze perverse ci vogliono alcune
fondamentalmente indiffe- competenze. La prima è l'attenzione alla qualità dei
rente e diseducativa? E se nostri interessi. Ci sono migliaia di cose utili da fare e
concludiamo che va peg- altrettante belle o interessanti da conoscere. Orientar-
giorando , ciò è dovuto alla deregu- si e orientare verso interessi sani , di buon gusto, di
lation , per cui i meccanismi di concorrenza vera utilità è già un muro contro il consumo facile di
prevalgono sulle finalità
evasione e futilità . La se-
culturali e propositive? Chi
conda è la formazione
va protetto contro la sua
della coscienza e il corri-
seduzione? e chi invece
spondente uso del senso
deve gestirla personal-
critico. Essi portano a va-
mente in un sistema di
lutare i programmi a par-
ampia e totale libertà?
tire da quello che espri-
mono sulla persona, e ci
LA TELEVISIONE è però
solo un aspetto della
comunicazione sociale .
Ogg i qualcuno la consi -
dera addirittura come già
svalutata e perdente in
spingono a selezionare.
Ogni messaggio o imma-
gine accolti lasciano un
segno. La vigilanza e la
capacità di reazione sono
indispensabili.
un universo mediatico in
espansione, come lo fu-
TV E SIMILI sono oggi una
rono i fumetti dopo la
componente importante
furia degli anni cinquan -
della vita civile : non van-
ta. Va crescendo la feb-
no dunque consegnati so-
bre dell'on fine. Sono mi-
lo all'iniziativa individuale.
lioni i navigatori dell 'in-
La mancanza di ogni rego-
ternet. Essi raggiungono
la di rispetto dell 'utente e
informazioni senza limiti,
del bene comune li fa
accedono a immagini e
diventare selvaggi. Non si
messaggi di ogn i tipo,
può rinunciare a influire
distribuiti a rete , e con Atlanta (USA).
ampia possibilità di scel-
Nella redazione del Network internazionale Cnn.
su questa linea e conse-
gnarsi passivamente. Una
ta individuale.
regolamentazione rispet-
I mezzi della comunicazione sociale, ma soprattutto tosa della libertà che coordini diritti e doveri si
il flusso di dati , informazion i, immagini , messaggi , impone. Ma l'appoggio più ambito viene dal consumo.
teorie , commenti sono diventati a misura di indi- La critica più efficace risiede nel rifiuto. Bisogna impa-
viduo . Ciò rappresenta un enorme vantaggio . rare ad accendere e a spegnere. A vedere, ma anche
Viviamo nello spazio virtuale. Non abbiamo bisogno a farsi sentire. Si va sempre più verso sistemi interat-
di muoverci per accedere all'informazione. Lo spazio tivi in cui chi ascolta o vede non è oggetto, ma sog-
è a disposizione anche per diffondere i nostri getto nel dialogo.
messaggi. Questo mondo include ormai i ragazzi e
o
BS GENNA IO 1997

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A partire dal Concilio, gesti più delle parole hanno scandito
LASCIATEVI
RICONC
di Silvano Stracca
Quest'anno, il tema della
«settimana di preghiera>>
si ispira alla supplica
di san Paolo ai Corinti:
«Nel nome di Cristo ...
lasciatevi riconciliare
con Dio».
T ra i molti gesti che hanno se-
gnato il uo lungo pontifica-
to, nell enciclica « Ut unum
sint » Giovanni Paolo Il ne ricorda
uno in particolare tanto ricco di i-
gnificato. Nel ripercoJTere le sue più
significative visite ecumeniche,
pensa ai «tanti e tanti fratelli » incon-
trati. «Tutti », sottolinea, « impegnati
nella dcerca della fedeltà al
Vangelo». Constatare questo, affer-
ma, «è stato per me fonte di grande
incoraggjamento. Abbiamo sped-
mentato la presenza del Signore tra
di noi)>.
Nella mente e nel cuor di Gio-
vanni Paolo II è rimasto impresso
soprattutto «un atteggiamento detta-
to da fraterna carità e improntato a
profonda lucidità di fede )>, da lui
vissuto «con intensa pa1tecipazio-
ne ». Si riferì ce alle celebrazioni
eucaristiche presiedute in Finlandia
e Svezia durante il viaggio nei pae i
nordici de] giugno 1989. Al mo-
mento della comunione, i ve covi
"R,tcbncìCilitìbn
gift of God and source of new lite
111 23 giugno di quest'anno si terrà
a Graz, in Austria, la seconda
assemblea ecumenica europea
sul tema Riconciliazione, dono di
Dio e sorgente di vita nuova.
luterani i pre entarono al celebran-
te. Con quel «gesto concordato )),
scrive il Papa, essi « hanno voluto
dimo trare il desidedo di giungere
al momento in cu i noi , cattolici e lu-
terani, potremo condividere la ste -
a Eucari tia e hanno voluto riceve-
re la benedizione del celebrante.
Con amore io li ho benedetti ».
I Presov (Slovacchia).
Giovanni Paolo Il sosta davanti
al monumento dei 24 martiri
calvinisti.
GENNAIO 1997 8S

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il cammino ecumenico degli ultimi anni.
LA «SETTIMANA
DI PREGHIERA Il
Gesti e parole ricchi di valore ecu-
menjco, che è significativo ripro-
porre proprio alla vigi lia dell 'an-
nuale appuntamento deJla preghiera
per l'unità. Per il '97, infatti , i testi
della celebrazione comune della pa-
rola di Dio giungono da quel labo-
ratorio dell 'ecumenismo che sono i
paesi nordici. Ormai dal 1968 è una
tradizione felicemente consohdata
che essi vengano preparati assieme
da rappresentanti della Chiesa catto-
lica e del Consiglio ecumenico delle
Chiese l'organismo in ter-confe. sio-
nale che riunì ce oltre 330 chiese di
tutto il pianeta.
Que t anno, il tema della <<' etti-
mana » si fonda suila supplica di san
Paolo nella seconda lettera ai Co1in-
Li « eJ nome di Cri to ... lasciatevi
riconciliare con Dio». Una scelta
che riflette il desiderio e l'urgenza
di offrire una testimonianza nuova
al « Vangelo della riconciliazione».
Specie per l'approssimarsi di una
tappa del cammino ecumenico che
vedrà i cristiani divisi celebrare in-
sieme il secondo millennio della na-
scita di Cristo. Per il Duemila, nella
, ua le ttera sul Grande Giubileo,
Giovanni Paolo 11 ha proposto un
incontro "pancristiano" in Terra San-
ta, nei luoghi della Chlesa una e in-
divisa.
I Giovanni Paolo Il con il primate
della Chiesa d'Inghilterra.
George Carey è stato a Roma
il 3 dicembre scorso.
L'INCONTRO DI GRAZ
n 1997 sarà anche l'arn10 di un
importante pas o nel cammino cli ri-
concili azione in quell'Europa dove
ha avuto origine lo «scandalo>>del-
le divi ioni. A Graz, in Austria, nel
pros ·imo giugno . i svo lgerà la
seconda assemblea ecumenica euro-
pea. A otto anni di distanza dalla pri-
ma, a Ba ilea, che ebbe come tema
« pace, giustizia e salvaguardia del
creato)). Nella primavera '89, i mmi
tra Est e Ovest non erano ancora
crollati. E i cristiani di tutta l'Euro-
pa si ritrovarono nella città elvetica
divisi non solo dalle ecolari fron -
tiere religiose, ma anche da quelle
politiche e ideologiche postbelliche.
Dopo Basilea, i muri 0110 caduti
ma è calato anche un certo "gelo"
tra Roma e le Chiese ortodosse del-
l'Est europeo . Soprattutto per le ac-
cuse di proselitismo tra i fedeli del-
l'Ortodossia mosse alla Chiesa cat-
tolica. La tensione toccò l'apice al-
.I epoca del sinodo europeo di fine
'91, con il rifiuto de-i Patriarcati dì
Mosca Bucarest, ecc. d'inviare pro-
pri "delegati fraterni". Anche all'in-
terno delle altre confes ioni e Lradi-
Bruxelles, 1992. La storica
processione per la pace mondiale.
zioni cristiane sono affiorate incom-
prensioni e difficoltà tra Est e Ovest.
Tutto questo conferma l'importanza
dell'appuntamento di Graz ulla
« riconci liaz ione, dono di Dio ) . Graz
è un segno che qualcosa si sta final-
mente muovendo sull'orizzonte ecu-
menico? È impressione abbastanza
diffusa che il movimento per l'unità
sia in una fase di stanca, anzi di re-
cessione, specialmente dopo L'am-
missione delle donne al sacerdozio
nella Chiesa anglicana. Tra gli ecu -
menisti più impegnati c'è pure disil-
lusione per la lentezza che mostrano
le Chiese nel recepire gli accordi
raggiunti nel dialogo teologico tra
la Chiesa cattolica e le altre Comu~
njoni cristiane mondiali.
UN CONCILIO
PER TUTTI I CRISTIANI
A muovere le acque una propo ta
del segretario del Consiglio ecume-
nico delle Chiese, Konrad Raiser.
Che il Terzo Millennio si apra con
un concilio univer ale di tutti i cri-
stiani!
L'impegnativo cammino appare a
Raiser lastricato da una serie di ap-
puntamenti favorevoli. Nel 1996 i
è tenuta. l'assemblea del Consiglio
metodista mondiale, che si è pro-
nunciato positivamente. Nel '97 si
riuniscono la Federazione Luterana e
1 Alleanza rifo1mata mondiale. Nel
1998, la Comunione anglicana. E ,
lo tesso anno, si svolgerà I' assem-
blea mondiale del Consiglio ecume-
nico delle Chiese, che dovrà elabo-
rare la «Magna Cbarta» dell'organi-
smo per il XXI secolo.
Sull agenda del futuro concilio
universale Raiser ha già scritto la
questione più delicata e controver a.
Il ruolo del Papa. Un problema che,
con coraggio Giovanni Paolo Il ha
posto per primo sul tappeto nell'en-
cìcl ica sull'ecumenismo. Ricono-
scendo con lealtà che il ministero
del Vescovo di Roma «costituisce
una difficoltà per la maggior parte
degl'i altri cri. ti ani». E chiedendo
alle altre Chiese di riesami nare in-
sieme la funzione di Pietro, affinché
sia un ministero di servizio e di
unità per tutta la Chiesa.
o
8S GENNAIO 1997

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SALESIANE FMA
di Graziella Curti
ORA CHE IL CAPITOLO
È FINITO...
Quale FMA per il 2000? Una donna che sceglie di mettere Cristo
al centro della sua vita, tesse relazioni di qualità, specie
nel l'ambito educativo, ed è chiamata a dare nuove risposte
nella Famiglia Salesiana.
« La vita religiosa è Gesù » era
stato detto all 'inizio dei la-
vori. Ta le certezza e altri elementi
hanno co llaborato perché in questo
Capitolo , appena concluso , le Figl ie
di Maria Ausi liatrice facessero la
scelta di vo lers i impegnare in una
forte esperienza del Signore ne ll a
loro vita personale . Un 'esperienza
che riuscisse anche a qualificare
tutte le loro relazioni. Prima di tutto
la sensazione, abbastanza comu-
ne, che oggi è necessario un cen-
tro per difendersi dal la dispersione
del l'esistenza. Po i il fatto che per la
donna religiosa l'interiorità abitata è
una cond izione essenzia le per
vivere una sequela nel la gioia e
nella speranza. 11 ritrovarsi , ino ltre ,
di fronte ai fondatori - Don Bosco e
madre Mazzarello - con la loro
forza contemplativa , è stata una
conferma della priorità di quanto
era già stato proposto nell'obiettivo
del Capitolo: essere radicate in
Cristo.
L'IMMAGINE DE LLA RETE è stata
trasversale alla lunga riflessione.
Le capito lari sono venute a Roma
con la risorsa di tutte le reti già
costruite con istituzioni umanitarie,
con le scuole cattoliche, con i
gruppi di volontariato, con le
associazioni femminili , con il mondo
della comunicazione. Anche
Giovanni Paolo 11, ne l corso
dell'udienza alle FMA, ha rivolto un
invito incoraggiante: «Non abbiate
ti more - ha detto - di tessere con
ardore profetico reti di solidarietà
per le nuove generazioni ».
L'educaz ione chiede infatti di
creare ambienti culturali in raccordo
tra loro perché i messaggi siano
più visibi li e si lib9rino
dall'ambiguità.
Capitolo: «Consideriamo una
grazia singolare, un gesto d'amore
del Signore il fatto che la Famiglia
abbia potuto ricevere il vostro
contributo femmini le di salesiane,
consacrate e educatrici e possa
contare su di esso ne l futuro».
Riferendosi poi alle Costituzioni
della FMA, don Vecchi ha chiesto
di «dare portata pratica a tre
elementi: essere parte viva della
Famiglia Salesiana, condividere
l'eredità spirituale, dare un apporto
orig inale». La risposta concreta è
stata l'elezione di una nuova
cons igliera generale, suor Maria de , '
Los Angeles Contreras, che ha il
compito di curare il co ntributo
femminile e mariano nel la Famig lia
Salesiana. La scelta fatta al centro
dell 'istituto è un segno di quanto
deve avvenire in ogni ispettoria,
dove le relazion i fra i membri della
Famiglia sono più concrete. È
,
dunque un appel lo a progettare e a
lavorare insieme. Nell'orientamento
finale del Capitolo si leggono
chiara mente le modal ità con cui le
Figlie di Maria Ausiliatrice
intendono collaborare: come
comunità che vivono radicalmente
in Cristo; con la sollecitudine
materna di Maria. A questo punto
ritorna il ricordo di un dono che il
Rettor Maggiore ha fatto alla Madre
nel giorno della sua elezione:
un'Icona del la Madonna della
tenerezza. C'è sintonia con quanto
Giovanni Paolo Il chiede alle
religiose: essere segni della
tenerezza di Dio. L'identi kit de lla
FMA del 2000 è quindi tracciato.
Definirlo concretamente toccherà a
tutta la Famig lia Salesiana insieme.
d' :v!
IL RETTOR MAGGIORE , don Juan
Vecchi , l'aveva ricordato nel suo
intervento all 'inaugurazione del
Roma. Il nuovo Con siglio generale
delle Figl ie di Maria Ausiliatrice,
eletto nell'ottobre scorso.
GENNAIO 1997 IJS

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1.8 Page 8

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BS DOMANDA
I COMUNI E LA DROGA . contro I spaccio così diffuso
« olti pen ano che quando della droga leggera, tanto che
un giovane si droga la colpa tacitamente pare abbiano scel-
sia solo sua e allora si arrangi. to di indirizzare i propri inter-
L'importante è che non rovini venti di prevenzione e repres-
gli altri e non rubi. La cosa è ione su al tri fromi rnolio più
così? Si può fare qualcosa a gravi. In tulio que 10 polvero-
livel lo socio-politico per vin- ne che si è creato i dimentica
cere la b,11tagl ia contro la tra l'altro il problema delle
droga? Cosa pen-ate della ini- m1ove droghe o droghe sinte-
ziativa di alcuni comuni ita- tiche che non sono per nulla
liani che vogliono "liberaliz- droghe leggere. Anfetamine,
zare·• la droga per eliminare il allucinogeni, ecstasy e, in mi-
mercato clandestino?» (Ful- nor qua nti tà, coca ina, hanno
via Pa11ier, Cuneo).
già superato numericamente i
consumatori di eroina e si
Risponde Domen ico Ric- tanno affermando in modo
ca*. La domanda di Fulvia è vistoso tra i giovani che ven-
comples a, ma è positivo che gono indicati dal senso comu -
ponga il problema in modo ne come "normali...
co l articolato. In que ·10 cam-
po gli slogan e le scorciatoie Sono molt issimi i toss i-
ono pure vie di fuga al proble- codipendenti che non acco-
ma vero. D'altra parte. ogni stano i ser izi o le co mu -
volta che viene fuori il discor- nil.à. E occorre as umere una
so su lla droga. le posizioni si . rrategia che aiuti ad aggan-
radicalizzano, si vestono d'i- ciare quante più per one po. -
deolog ia, e vengono fuori gli sibile. La "riduzione del dan-
schieramenti: destrn-sinisu·a, no" non può essere concepita
proibizionisti-antiproibizioni- come una nuova strategia che
sti, ecc. L'ideologizzazione im- le i. tiwzioni e la società anua-
pedisce di cogliere le più pro- no nei confronti dei devianti
fonde sfo mature e di andare al per difender i o aiutarli ma è
centro che è la persona. Tu tti Ltna nuova cultu ra, un nuovo
si è ..contro la droga•·, ma il modo di por·i di fronte al
metodo per arrivarci non è di agio e alla devianza. Mentre
così ins ignificante. Siamo re- fino a oggi il messaggio che
sponsabili dell a vita dei gio- si dava era "ti aiuto se vuoi
vani e lo stato non può arren- cambiare". e quindi l'aiuto
dersi di fronte a questo feno- pre upponeva l'opzione essen-
meno. Certo vanno individuati zi aie del cambiamento. la
quegli strumenti che colpi co- riduzione del da nno chiede
no il [enomeno là dove i an- invece all a società l'acce11a-
nida: il grande spaccio. il rici- zione di questo di agio diffu.
claggio del denaro sporco, la o come "proprio'' e la di po-
colli sione con altri traffici in- nibi li a mettersi alla ricerca
ternazionali illeciti.
di vie nuove. La scelta cultu-
Dietrn l'ordine del giorno di rale è, dunque, quella di e -
alcun i comuni che propongo- serci comunque. Sorto que-
no al governo una ricerca nel l 'aspetto la riduzione del
senso di ..liberalizzare•· ladro- danno non è per nulla rasse-
ga leggera e di tentare alcune gnazione. È un '" ipotesi di
esperienze di somministrazio- speranza·•.
ne control lata dell'eroina, bi-
sogna vederci il disagio e I'al-
larme sociale che provoca il * Cappella110 del carcere 111i-
numero di ragazzi che finisco- 11orile Ferrame Aponi di To-
no in carcere per reati legati 1i110. segrerario 11a:io11ale del
alla toss icodipendenza. I'im- SCS /Coordi11ame11ro sen·i:i
potenza delle forze di polizia cfrili e sociali salesiani).
GENNAIO 1997 8S
A ME L ' ORATORIO. « Mi
chiamo Daniela, sono nata a
Taranto 25 anni fa. Si può
dire che sono cresci uta in ora-
torio e ri ngrazio ancora la mia
"amichcua·' Stefania r;he mi
portò in que l luogo che avreb-
be egnato la mia vita. Sono
col tempo diventata animatri-
ce e lo sono stata fino a quan-
do mi sono sposata con Mar-
co. Dovendo andare via dal la
mia ciuù. fui costretta a salu-
tare oratorio, ami i. colleghi
di lavoro ... Mi confortava la
consapevolezza di Marco, che
'IGIUZIA. il meM il e del-
l' Africa e del mondo nero,
diretlo dai comboniani. pub-
blica nel numero di novem-
bre il do ·s ier « Ferile a vita»,
~ulle donne che hanno ' Ubi Lo
mutilazioni geni1ali : infibula-
zione. escissione, cl itoridcc-
tomia. Si tratta di fo tti poco
raccontati , di un cost ume pra-
1ic.110 per lo più demro le
mura domestiche e che ri-
sapeva benissimo che ovun-
que saremmo andati, io avrei
frequentato I oratorio e se non
ci fosse stato ... l'avrei fon-
dato io. E così, quasi per ca o,
iamo app rodati a Recale.
guarderebbe 120 mil ioni di
donne, in gran pane africane.
« Le lacri me che ness uno
vede » sono documentale dal
drammatico dossier fotografi -
co. La copia - 4 mila lire
(abbonamento annuale lire
Un po' di smarrimento c'è
stato. L ill um inazione è arri-
vata quando ho scoperto che
35.000) - può e ·sere rich ie~ta
in Vicolo Pozzo. I - 37129
Verona.
in pae e non c'era l'oratorio.
e qui ha avuto inizio la mia
avventura bella e unica che
ancora continua. Ho propo to
l'oratorio e tutti mi dicevano
di non sperarci più di tanto e
di prepararmi a una delusio-
ne. Prima domenica, da sola
con 30 bambini! Abbiamo
pa sato insiem delle ore bel-
li ime: bcms giochi e tante
ero importan te, che dona n-
domi in maniera d isinteressa-
la sarei stata fel ice su l serio.
Chiedo al Signore che la mia
bimba o il bimbo che nasce
in marzo cresca nella gioia
vera e sia orgoglioso/a dei suoi
genitori! ».
chiacchiere per cono cerci me-
Daniela De Barro /omeo,
e-l io. Ne lle domeniche succes-
Recale (CE)
ive il loro numero è aumen-
tato ino ad arrivare a 90 e
fortunatamente sono arrivati LA FORZA CHE Ml TRO-
anche dei g iovani a darmi una VO DE TRO . « Sono uno d i
mano. Ormai il muro de lla quei giovan i vo lontari che
diffidenza era stato abbattu to hanno deciso d i dare la pro-
e ·ono tn 1z1at varie attività. pria vita per gli altri, parte de l
Il nostro oratorio cons iste in loro tempo, per aiutare chi
un grande salone e in un annuncia il Vange lo. L'estate
campo di calcetto polveroso. scorsa sono stato in Albania e
A questo pun to vi chiederete quc to ha segnato un solco
e mio marito ha opportatO nella mia vita. Come volo nta-
tutto que to: ebbene . ì. anzi rio ho incon tra to tante perso-
ha fatto di più. Insieme agli ne che fanno parte della Fa-
altri mariti e fidanzati si sono migl ia alesiana che danno la
dedicati ai ragazzi più grandi. loro testimo nianza e lo dimo-
Il nostro parroco presto lan- strano. Ma ci sono anche di
cerà il progetto per la costru- quel li che mettono il bastone
zione di un ..oratorio vero··, in mezzo alle ruote e che non
con ambiemi . campi sportivi incoraggiano con il loro mo-
e un teatro grandissimo ... do di fare un vo lontario che
Ringrazio il Signore che mi opera all'interno dell 'orato-
ha fatto incomrare delle suore rio, che non capiscono che i
che hanno avu to fid ucia in me tempi sono cambiati , che pen-
e mi hanno fallo crescere con sano che rutto sia dovuto, che
la consapevolezza che anch'io non si debba mai reagire,

1.9 Page 9

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qua lunq ue sia il modo con cui
ti trattano. Allri se ne sono
andati. Ciò che m i trattiene è
la forza che nu Lrovo dentro e
il pens iero di Don Bosco, che
oggi trasmette i suoi idea li
per mezzo di q uelli che ono
rimasti con lu i. Ricordo con
commozione edici anni fa ,
q uando misi piede per la pri-
ma volta all'oratorio, ed ebbi
oltre alla po sibiLità di gioca-
re anche quella di pregare
con tan ti altri ragazzi. Ma il
ri cordo svanisce e i cancell a
a co ntaLto con la realtà di og-
gi. Vorrei che i volontari fos-
sero aiutati a motiva rsi a re-
sponsabi lizzarsi, che fosse
data loro la poss ibilità di con-
div idere le decisioni, che non
fossero Lraltat.i in modo ag-
gre. sivo».
Lettera firmata
EXALLIEVL « Ho ri tirato
cop ia de l Bo llettino Salesiano
u cencio dal la basi lica di Ma-
ria Ausi liatrice. Ho assai gra-
dito e apprezzato l'artico lo di
Angelo Bolla sul "G rande
Oratorio-Famiglia'' di To-Mon-
terosa e ho mandato un ' of-
fe11a per le vostre missioni.
Vo rrei ricevere copia del BS
a ca a ogn i mese. Ma mi
ch iedo: non sarebbe bene che
ne mandaste copia ag li exal-
lievi, almeno a que Ui isc ri tti
come ta li? lo ono iscritto alla
associazione, ma non lo rice-
vo ... » (Enrico Marcon , Tori-
110). << Ho falto le scuole s upe-
riori dai sale iani, I anno
scorso sono usc ito da l novi-
ziato, vonei diventare coope-
ratore e continuo un serio e
assid uo impegno educativo
nel mio oratorio. Ma non ho
mai ricevuto a casa un nume-
ro de l Bollettino Salesiano.
Sembra assurdo... e Jo è! >>
(E-mail soIIoscriI10, Milan o) .
COME BAMBINI VIZIATI.
« Vogl io confermare con la
mia testimonian za qua nto ha
scritto Alessandro Risso nel
nu mero di settembre, a propo-
sito di anima li tenuti in casa.
Mia figl ia ventenne a rri va
fino a rispondermi malamen-
te, e, econdo lei, avrei dov u-
to di farmi di mio marito
perché a causa di una grave
malattia non poteva per il mo-
mento lavora re. Ma ciò che
voglio dire è questo: ad ago-
s to è partita per l'Africa co n
un gruppo del la pan-occhia.
Prima di uscire è andata alla
ricerca del la gatta, l' ha sa.l uta-
ta , baciata, e le ha par lato ...
Poi, come se nient altro esi-
stesse, è partita con i suoi
borsoni , senza neanche un
ciao a suo padre ... d icendo a
me di salutarlo, se volevo».
Lettera firmata
AUSCHWITZ. « Espri mo il
mio d issenso s u quanto ,iferi-
to rrell 'arti colo su lla visita ad
Auschw it z, circa l' impotenza
di Dio d i fron te al ma le uma-
no (ES/settembre '96). Dio
non è impotente, ma se per-
me tte il male è in vi ta di un
bene maggiore in questa vita
o nell'altra . .. » (An I011io Bot-
tino , Roma). «Sfogl io sempre
con interesse il Bollettino Sa-
le iano anche se non sono
cattolica, e stavolta oserei una
mia riflessione su un tema
teologico oggi molto d ibattu-
to, la questione cioè de l!'"on-
nipotenza di Dio" che è sfio-
rato nel bel lissimo arti colo
"Mai più Auschw itz" del nu-
mero di settembre. Confesso
che ogni vo lta che sento o
leggo che non c'è onnipoten-
za di Dio - perché, si d ice, se
fosse onn ipotente, come po-
trebbe essere anche buono,
visto che permette certi orro-
ri? -, mi ento una lama fred-
da trapassare l'anima. Speci-
fico che, pur non essendo
e brea, ho però vissuto tutti gli
orrori della guerra. Dopo che
da una vita anch' io m i tor-
mento u quel problem a, mi
sarei "fabbricata" una mia
teo ria personale: Dio è certo
onnipotente, ma ri pelta a un
punto tale la libertà de ll' uo-
mo, che preferisce lasc iare
che commetta il ma le, piutto-
sto c he ledere questa libertà.
D 'altra parte pe chiama
lut ti co loro che si dicono cre-
den ti a lottare, per così cl.ire,
"con lui", mettendocela tutta
per arginare il male con i
mezzi lecit i, dalla preghiera
(sopratllltto!) a lla paro la, azio-
ne, esempio, testimonianza,
esercizio del bene come con -
trovele no personale e colletti-
vo. Mi sembra poi che oggi i
tenda a sottova lutare un ele-
mento, e cioè il " Giudi z io',
quello che un tempo ven iva
chiamalo il " D ies Irac'', che
non è un generico cataclisma
universale, ma il rend imento
dei conti . Q uando la prova
dell'uomo sulla terra sarà fi-
nita e fina lme nte D io entrerà
in campo, con la s ua giustizia
e onnipotenza, darà a ciascu-
no il suo: l'infamia a clu ha
usa to della sua libertà per il
male, e la gloria per chi J' ha
usa ta per il bene; e anche a
chi, innocente e ine rme, ha
. ubìto il male dalla libertà al-
trui» (lettera firmata, Casli110
d'Erba).
L ~r
liJIJ1 J~l:o
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani ele missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli amici.
Comunicate subi-
to il cambio di in-
dirizzo (mandan-
Per la vostra corr ispo n-
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
via della Pisana 1111
00 163 ROMA Bravetta
fax 06/656 .12.556
E-mail: biesse@sdb.org
BS GENNAIO 1997

1.10 Page 10

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lii /N ITALIA&NEL MONDO
SLOVACCHIA
LA «FESTA
DEI GIOVA NI »
Tutto comi nciò quando un
gruppo partecipò con l' ispet-
toria Veneta a una << Fe ta dei
giovan i ». Erano in 45 e ci
erano andati in pull man per
sole 24 ore. Ma non se ne pen-
tirono. Il ricordo ri mase vivo e
organizzarono anch'essi quill-
cosa di simile si n dal 1994,
quando duem ila giovani si in-
contrarono con il rettor mag-
giore don Viganò, che visita-
va La Slovacchia. È al lora che
nacque praticam nte ne l pae e
il Mov imento Giovan ile Sale-
iano e la tradizionale « Festa
de i giovani». Quell a di que-
st' anno venne preparata con
cura. A ogn i giovane mensil-
men te fu recapitata una busta
con la segnalazione di compi ti
e provocazion i. L'interesse
aumentò di giorno in giorno.
Dagli iniziali 1.800, si coin-
volsero 3700 giovani dai 14
ai 25 ann i, di tutto il paese.
Ogn i mese i giovani si incon-
traro no a gruppi (fu rono pi ù
di 300!). li 28 settem bre ri -
servò una grande sorpresa.
Tuu i quell i che furono coin-
volti nell 'organizzazione e
nel programma (più di 600
pe rsone) apparvero ben pre-
parati. J giovan issimi. carnera-
men, i tecn ici del suono, gl i
incaricati delle luci fun ziona-
rono pe1felta mente. TJ palaz-
zetto dello sport di Zilina si
riempì come ma i prima: 4000
giovanil Scenette e interventi
su l palcoscenico di vario tipo:
canti, coreografie, le scene
mimate, il contatto di retto co l
pubblico ... La televisione sta-
raie ne parlò al te leg iorn ale
della sera. Il programma di
mezzogiorno presentò le ciLtà
in cu i vi erano centri dell a Fa-
migl ia Salesiana, Il cardinale
Jan Chrizostom Korec, molto
apprezzato da i giovani , ce \\e-
brò l'Eucari stia sera le. Que-
st'uomo coraggioso. pagando
di persona con anni di carce-
re, ha clandestinamente ordi-
nato sacerdoti più di 60 sale-
siani durante gli anni della
persecuzione corn unisra. La
« Festa dei giovani », che don
Baranyai definì «un miraco-
Zilina (Slovacchia).
Il « miracolo » della Festa
dei giovani. Nelle foto, in
senso orario, l'arrivo del
cardinale Korec , una
visione d'insieme dei
4 mila giovani e il
momento della
riflessione ; il mimo nella
rappresentaz ione
scenografica
« Missione "i un giovane
impegnato nella ripresa
televis iva .
lo», si concluse alJe ore 18.
Ma è destin ata a ripetersi.
UN FLOPPY DISK PER CONOSCERE GLI ADOLE-
SCENTI. L'istituto di teologia pastorale dell 'università
salesiana ha realizzato una ricerca sul l'esperienza reli-
giosa degli adolescenti e dei giovani italiani: le scelte
della vita quotidiana, i problemi e gli orientamenti, gli in-
teressi e le paure, e soprattutto, il processo di sviluppo
della esperienza religiosa e gli elementi che la influen-
zano. Il materiale di base è costituito da 120 interviste,
in cui gli adolescenti si raccontano, a ruota libera, of-
frendo uno spaccato interessante del loro vissuto quoti-
diano. Questi racconti sono ora disponibili in floppy
disk, attraverso un programma che permette la naviga-
zione per temi, incrociando sugli argomenti principali le
variabili di base (sesso, età appartenenza) . Tutto il
materiale e gli esiti possono essere esportati verso i più
comuni word processor. I destinatari sono gli educatori
interessati a una conoscenza diretta dei giovani, chi
scrive sui giovani e vuole avere citazioni di primissima
fonte , studiosi e ricercatori impegnati a continuare lari-
cerca. Il pacchetto è costituito dalla trascrizione erga-
nizzata delle interviste (quasi 1O MB) e dal software
FOLIO VIEWS 3.1 per la ricerca e gli interventi su i
testi. Il set va rich iesto alla Libreria LAS, piazza dell'Ate-
neo Salesiano 1 - 00139 Roma - tel. 06/87.290.624 -
fax 87.290.628.
GENNAIO 1997 BS

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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IL RETTOR MAGGIORE IN BOLIVIA E da» del Don Bosco Roga, centinaia di giova-
PARAGUAY. A ottobre don Vecchi si è ni paraguayani lo incontrano nella palestra e,
unito ai salesiani di Bolivia e Paraguay tra un numero e l'altro dello spettacolo, gli
per festeggiare il centenario dell'inizio del- lanciano le loro domande: i valori della vita,
l'opera salesiana nel loro paese. Genti- l'amore tra ragazzi, la droga, l'essere giovani
naia di giovani a Cochabamba gli hanno oggi. Alla fine, il pranzo insieme a un centi-
offerto lo spettacolo " Per colpa di un naia di ragazzi della strada, ospiti della
sogno... ». E in una memorabile serata al casa. Ovunque, in Bolivia e in Paraguay, in-
palazzetto della Coronilla - diecimila posti centri con vescovi e autorità, visita ai san-
- gremito di ragazzi e giovani, il sindaco tuari, gesti di grande fraternità con la Fa-
gli ha consegnato l'attestato di ospite d'o- miglia Salesiana. A Santa Cruz l'ispettore
nore. Stesso clima ufficiale e giovanile in don José lriarte ha detto che la presenza
Paraguay. Ad Asunci6n lo attendevano del rettor maggiore era per loro «un pre-
salesiani e giovani per un momento di mio e una benedizione ». Un «premio»
festa in musica, canti , arpa e chitarra. Nel per chi ha dato la sua vita in questi cento
pomeriggio , visita al presidente della re- anni di lavoro; una «benedizione» per il
pubblica, Incontro con i giornalisti. Il 20 ot- futuro di queste due nazioni e per i gio-
tobre a Lambaré tra i « ragazzi della stra- vani dei loro paesi.
INDIA
U A UOVA
PRESENZA PER
I GIOVA I
IN DIFFICOLTÀ
È in fase di completamento la
seconda presenza salesiana di
Jharsuguda nello stato di
Ori ssa, a circa 600 chilometri
a sud-ovest di Calcutta. Sarà
un centro giovani le e il vesco-
vo della diocesi. mons. L uca
Kerkella, ha raccomandato in
modo pa rticolare il ricupero
cli quei ragazzi/e che per vari
motivi non ri escono a portare
a termine gl i studi (dropow).
S i dovranno tudiare le cause
di queste esclu ioni e offrire
I alternativa di un lavo ro uti le
e di corta durata oppure met-
terl i in grado di completare gli
studi. L'opera sarà un interna-
to per un 'ottantina di giovani
dai 15 ai 20 anni. Jhar uguda è
abitata dalle tribù de!J'Orissa,
un nuovo distretto nella zona
mineraria dello tato ed è la
zona più calda di tutta l' India.
Quest'armo in maggio-giugno
il termometro è salito fino ai
48-49 gradi. L'opera farà par-
te de ll a nuova is pettoria sale-
iana di Delhi , che i tac-
cherà entro l'anno da Calcutta
e che dall'Orissa comprende-
rà tutto il bacino de l Gange e
si estenderà fino agli stati del -
1'ove t, Ka hmir e Paki stan .
Jharsuguda
(Calcutta, India).
Ha quasi raggiunto
il tetto la nuova
opera destinata ai
giovani dropout
indianì. Di fianco,
ragazzi della
nuova India.

2.2 Page 12

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& IN ITALIA NEL MONDO
BELGIO NORD
UNA GIORNATA
SPECIALE
Cen tenari o dell" arr ivo dei sa-
lesian i ne lle Fiandre, ricor-
dando l 'c1 per1u ra della prima
opera, a Hech lel. nel 1896.
2500 persone hanno preso
parte ,ill' in izio del le comme-
morazioni ad Anversa. con una
«giornat a pedagogita », pre-
senti autorità ecc les iastiche e
civil i: i vescov i di Geni , A nt -
werpen, Brugge e 's-1-lerto-
gen bosch. i rappresentanti del
governo fiammingo. un gra n
numero di wperiori religios i.
el programma i giovani han-
no avuto un ruolo centra le.
Co ri. ba llet ti. musica e temro.
in un ritmo molto gradevole e
ve loce. si sono alterna ti ai di-
scorsi pedagogici e comme-
morativi. Interventi del l ' ispet-
tore, don Piet Palmans. di don
Luc Van Looy, vicario del
rettor maggiore. di un docente
laico, il prof. Herman Struyf,
di don I oel Bon1e, sace rdote
diocesano . che prese ntò e-
ducazione alla fede dei giova-
ni allra verso l a pedagogia di
Don Bo. co. Il cl ima di gra nde
cord ial ità e piacevo lezza, ha
fa tto dire a molti: « Voi sal e-
siani sapete parlare con schiet-
tezza e se nw co mplessi della
miss ione di Don Bosco oggi.
E con grande vivacità>>. Un
momenl~ parti colam1ente . im-
patico è stato quando un ra-
gazzino di I O anni annunciò
con tono divertito il pmgram-
ma cie l pomeriggio, conclu-
dendo: « ... e qui non si fa
come il mio maestJO a sc uola,
cioè. il programma di oggi co-
mincerà puntualmente». A ltra
Anversa (Belgio).
Centenarìo della
presenza salesìana nelle
Fiandre. Il ragazzino che
ha presentato con
arguzia il programma
del pomeriggio, e due
momenti giovanili della
« giornata pedagogica ».
nota indi mentica bile I'espres-
sione di don Bonte, secondo il
quale un buon sales iano deve
saper «delegare, anim are e
offrire da bere... » . E fu I e-
spres ·ione più ripetuta nella
g i o rnat a.
BOLIVIA
20 BATTESIMl
AL KI DER
A Cochab,1111b,1è stato ammi-
nistrato il battesimo a 20
bambin i/e già grandicelli che
freq uentano il kinder (scuo la
materna) tenurn dalle Sa lesia-
ne Ob late del Sacro Cuore.
L a congregaz ione, che è stata
fo ndata da l vescovo salcsi,mo
mons. Giuseppe Cognata, è
gi unta in Bo livia dieci anni fa,
a Puerto Acosta, tra gl i Ay -
mam. La simpatia ve r. o que-
ste SLIore ha fallO aprire. ben
presto una casa di fo nn azione
a Cochabamba, a cui sono se-
gL1itc altre due fonda zioni a El
Allo e a lnd ipendenci a. La sug-
gestiva ammin istraz ione del
battesi mo i è tenuta all'aperto.
GENNAIO 1997 IIS
IL « DON BOSCO » DI VERONA IN CARCE-
RE. Un gruppo di 13 ragazz i e 1O ragazze del
liceo e della ragioneria del « Don Bosco » sono
entrati nel carcere di Verona-Montorio previo
esame al metal-detector e ispezione. Custodia
cautelare? No. Partite amichevoli con i detenu-
ti/e: di pallavolo per le ragazze, di calcio per i
maschi. I ragazzi sono riusciti a superare per 4 a
1 in un leale incontro gli internati. Invece per le
ragazze, che pure provengono da buone squa-
dre e con ottima preparazione, si delineò subito
una "caporetto", perdendo rovinosamente i
primi due set. Felice tuttavia la soluzione del·
l'incontro: il terzo set si è combattuto a squadre
miste in un clima di cordiale allegria. Nella foto ,
detenute e studentesse non si distinguono e
tutte le accomuna il sorriso pe r la fe lice espe-
rienza di gioco e di fratern ità.
ICochabamba (Bolivia).
Don Fernando Bascopé
amministra il battesimo
a 20 bambini del kinder
tenuto dalle suore
missionarie di mons.
Cognata.

2.3 Page 13

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TRIVENETO
«VAI COL TEMPO ...
SCO ERTIAMO! »
È ormai una tradizione nel
T riveneto Ovest partecipare a
que to appuntamento del Mo-
l'ime1110 Gior(ll1ile Salesiano
(MGS). Ed è un punto di
onore. non appe na si raggiu n-
ge la ·ogliu dell'età · canoni-
a'', ch iedere di entrare nelle
fi la degli ani matori di questa
,d ue giorn i » a Sch io. L ' ini-
ziativa vanta ormai un ·espe -
rienza di diec i anni e si regge
su un a struttura organizzati va
già collaudata. I n due giorni
nel pa l.azzetto dello sport di
Sc hio ·i consuma avidamente
quamo è taro preparato in
tre-4 uatlr me ·i per concorda-
re temar i he. inventare lo-
gan, orchestrare giochi, aui-
vità di grnppo. comattare i ra-
gazzi, cr are i l clima delf atte-
a. Gl i an imatori si rit rovano
il giorno prima per affiatar i
ed emrare nel clima con un
po' di riti ro. Il sabato i pul l-
man stracolmi scaricano cen-
tinaia di ragazzi per la grande
avventura. L'almo fora è di
grande festosità: ban. colori,
mu ' iche, al Iegria. LI rema con-
duttore di quest'anno è ta to
ISchio. Sotto, momenti
della festa dei ragazzi ,
all'aperto e nel
palazzetto. Qui sopra,
la copertina della rivista
del Movimento Giovanile
Triveneto.
quello del comples o musica-
le: come in fomiglia-gruppo-
scuola si i nteragi ce con per-
:one di verse. co ì un gruppo
mu ·icale per funzionare bene
ha bi ogno dell ' intesa tra gli
strumenri e chi li suona. llo-
ra la mu ica può parlare al
cuore e divert ire. Giochi e at-
ti vità aiutavano i ragazzi ad
avere co cienz<1 he le direr-
sità che paiono a l'Ol1e creare
os1acolo, possono hn·ece rra-
4"ormarsi in fonti di ricche::a
e di amici:ia. A concl usione,
ralle ·pettacolo del fanta. i-
tu Paolo Gras ' O. per ·on aggio
bizzarro graditi si mo ai ra-
gazzi. che ha catturato il loro
imere. se con i uoi alti u·am-
po li e èli sc/1erch.
PRIMA RADIO CATTOLICA IN MADAGASCAR.
chiama ovviamente « Radio Don Bosco " ed è la prima
radio cattolica del paese . A tagliare il nastro e a dare il
via ufficiale è stato il cardinale Armand Razafindratan-
dra, arcivescovo di Antananarivo. Erano presenti anche
il vescovo di Antsirabe , i rappresentanti del ministero
delle poste e delle comunicazioni, quelli della cultura,
l'ambasciatore d'Italia e tantissimi amici. La radio con
una potenza di 1000 watt può arrivare a cento chilometri
di raggio. Come ha spiegato il responsabile salesiano
don Luigi Zuppini, intende essere radio cattolica e sale-
siana, giovanile e malgascia, in dialogo quindi con la
cultura e le attese del popolo. Il progetto di " Radio Don
Bosco » prevede anche la produzione di audiovisivi e
video cassette per l'evangelizzazione e la catechesi .
Nelle due foto, il cardinale di Antananarivo benedice gli
studi e rivolge le prime parole di saluto agli ascoltatori.
UNA CASA DOVE C'È
L'AMICIZIA. Il 25 ottobre
nel palazzo dello sport
della città di Hechtel,
dove cento anni fa è
sorta la prima opera sale-
siana in Belgio, si è tenu-
ta una grande festa gio-
vanile. Uno spettacolo
musicale che è stato repli-
cato tre volte nella gior-
nata. Canti, danze, sor-
prese che hanno rievoca-
to e attualizzato l'espe-
rienza pastorale di Don
Bosco. I canti sono stati
raccolti in un CD dal lito-
lo " Una casa dove c'è
l'amicizia ".
IJS GENNAIO 1997

2.4 Page 14

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L'opera di Aschau/Waldwinkel, tra Monaco e Passau in
A WALDWINKEL di Francesco Motto
IN MISSIONE SPECIALE
Una decina di salesiani
e un bel gruppo di
educatori e istruttori.
A servizio di alcune
centinaia di ragazzi
s van taggia ti.
B andier . ventolanti e uno
splend ido sole a Waldw inkel,
come poche volte in Germa-
nia, ci accolgono in occa ione del-
l'inaugurazione di un'opera « pe-
ciale)>, una ca a e una scuola pro-
fe sionale per giovani portatori di
handicap fi ' ici e per riabilitandi con
disturbi nel rendimento e nella o-
cializzazione. Sono con noi un bel
numero di o piti illu tri provenienti
da più parti della Repubblica Fede-
rale Tedesca; da Roma è giu nto ap-
po itamente don Albe11 Van Hecke,
regionale aie iano per l'Europa
centro-orientale, per te. timon iare la
gratitud ine del vertice della congre-
gazione per un'opera che i prean-
nuncia carica di prospettive favore-
voli per i giovani vantaggiari della
pur ricca Ge1mania.
I Waldwinkel (Germania). Un'opera
« speciale », a favore di giovani
portatori di handicap fisici e con
disturbi nel rendimento e nella
socia li zzazione.
UNO SGUARDO
SUL PASSATO
A Waldwinkel, fra Monaco e Pas-
au in una valle a ferro di cavallo
fra le colli ne moreniche del fiume
In n (AJta Baviera), durante la guer-
ra vi era un lager , un depo ito mil i-
tare : qua lche segno di que lla realtà
i può vedere tuttora, a cinq uant 'an-
ni di di tanza. e non manca chi ce lo
mostra con una certa soddisfazione.
e! 1950 i salesiani vi avevano
aperto una Jugendhj lf werk, un 'o-
pera cioè orientata a dare ai giovan i
più poveri del luogo quella forma-
zione profes ionale che Ii pote e
in erire nel mondo del lavoro e
nella ocietà tedesca che . i tava ri-
prendendo dopo la disfatta militare.
Superata rapida mente l'emergenza.
la ca a sale. iana mutò volto : per un
certo periodo di tempo vi vennero
accolti giovani difficili, a rischio,
ocialmente svantaggiati. Crebbero
com ovv io, le diffico ltà e si do-
vette convivere a lungo con proble-
mi di ciplinari e pedagogici propri
di un attività r ieducativa, bisognosa
di notevoli finanziament i, di perso-
nale spec ial izzato, di ampi spazi e
trutture. Tutte co e non empre pos-
sibili.
Negli anru ettanta i partiti del
Bunde ra2 hanno trovato un accor-
do p r p(om uovere la professiona-
lità dei ragazzi portatori di gravi
handicap, prevedendo per essi cam-
mini differenziati rispetto ai giovan i
«no1mali». Cammini che i artico-
Waldwinkel (Germania). Qui , dove
un tempo c'era un lager, nel 1950
i salesiani iniziarono una scuola
professionale. Poi furono accolti
giovani a rischio. Oggi , dopo
cinquant'anni , l'opera cambia di
nuovo faccia e si occupa di
ragazzi socialmente svantaggiati.

2.5 Page 15

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Germania. Una casa e una scuola professionale per giovani portatori di handicap.
I
Waldwinkel (Germania). Ben 27 le specializzazioni. Dall'informatica all 'edilizia, dalla meccanica all'elettrotecnica, dalla
falegnameria al giardinaggio, dalla culinaria alla tessitura. I giovani vengono aiutati a decidere da educatori, medici ,
psicologi costantemente al loro servizio.
lavano in vari settori: preparazione e
fom1azione professionale, cuoia pro-
~ ionale speciale convitto, tempo
libero, servizi pecializzati, amm ini-
strazione e mantenimento, ecc. Da al-
lora sono sorti una cinquantina di tali
i tituti; i sale iani dal loro canto ne
hanno accettati e fondati due: uno ad
Augusta per adole ·centi <<ritardati » e
I altro, quello di Aschau/Waldwinkel.
Ovviamente potevano fare se I e
di altro tipo magari indirizzandosi,
come altrove in Europa e in ltalia,
ver o scuole a indirizzo las ico o
scientifico o tecnologico. È embra-
to loro invece c he la Ge1111ania Fe-
derale oggi aves e maggior bisogno
del loro impegno nel settore cl li 'as-
istenza ociale per ragazzi portatori
di ha ndi cap. Del resto da l!'Oratorio
di Valdo co non erano forse usciti
nel ecolo scorso l'exallievo don
Orione e l'ex salesiano don Guanel-
la, fonda tori di congregazioni dedite
proprio ali 'assistenza al r cupero
dei disabili?
Per la terza volta in oli cin-
quant'ann.i l'istituto di Waldwinkel
cambia dunque faccia, cambiando la
tipologia dei ragazzi < più pove1i ed
abbandonati »: questa volta accetta
una sfida con cui mai si erano misu-
rati. La storia salesiana ha cammina-
to rapidamente e da quella casetta Pi-
nardi di Torino del 1846 è nata una
fore ta di case in tutto il mondo
sono oltre 3000): una si chiama
Waldwin.kel. Ce .lo ricordano i ragaz-
zi del Centro con una meravigliosa
coreografia che am10nicamente inse-
riscono nella liturgia eucaristica con
cu i si apre la giornata inaugurale.
LA SEDE ODIERNA
Di quanto c 'era 25 anni fa, è rima-
sto ben poco: tutto è tata ristruttura-
to, riammodernato, ricostru ito, gra-
zie anche al pieno accordo e al con-
creto appoggio econom.ico delle au-
torità del la Repubblica Federale
preoccupate come non mai della cre-
cente di occupazione g iovanile e
della carenza di tru ture in grado di
offrire un futuro meno nero a questi
giovan i sfo11unati di fine m.illennio.
L opera è compie sa: quattro grand.i
ed ifici, nuovi imi acco lgono dal
lunedì al venerdì ·era - ma è possi-
bile fermarsi anche per il fine setti-
mana - gli oltre 300 giovani di età
fra i 17 e 25 anni , provenienti non
so lo dalla Bavi ra, ma anche da
tutta la Germania. Sono divi i in va-
Waldwinkel (Germania). L'opera è complessa: quattro grandi edifici nuovissimi accolgono oltre 300
giovani dl eta fra i 17 e 25 anni. Sono divisi in vari gruppi, sotto la responsabilità di un adulto.
BS GENNAIO 1997

2.6 Page 16

▲back to top
I Waldwinkel (Germania). Vi sono
palestra e piscina, campi da gioco,
sale di ritrovo e di tempo libero.
I
Waldwinkel (Germania). Al gruppo
dei salesiani si affiancano a tempo
pieno educatori e istruttori laici esterni.
OLTRE LE DIVISIONI
Il prof. Matthias Jonischkeit, un
protestante evangelico lavora
nel centro professionale salesia-
no di Waldwinkel.
D. Perché ha deciso di dedicarsi
ai giovani handicappati?
R. Anni fa un salesiano attirò la
mia attenzione verso l'opera di
Waldwinkel. Per me fu una sfida,
mi aprii a un nuovo campo di la-
voro .
D. Lei è di religione evangelica
ed è impegnato nella sua comu-
nità. Non sorgono difficoltà nel la-
vorare in un ambiente cattolico?
R. Ma io penso che proprio oggi
- mentre tanti cercano la salvez-
za nell'esoterismo, nel materiali-
smo o nelle sette - i cristiani non
dovrebbero mettersi a litigare.
Bibbia alla mano, dovremmo per-
correre insieme la strada della
fede. Il compito dei cristiani è
sempre lo stesso: andare, am-
maestrare i popoli, battezzandoli
nel nome del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo. Sicuri della
presenza di Gesù fino alla fine
del mondo (Mt 28, 19-20).
ri gruppi sotto la responsabilità di
un adulto. Lo tes o giorno d li i-
naugurazion , otto gli occhi di tutti
noi , questi adulti hanno preso in
consegna le chiavi del proprio isola-
to. Jnsieme alle chiavi rie vono
dalle mani di don Van H cke anche
la Bibbia: il libro-guida di un edu-
catore cristiano che vuole sere
tale. A poca di. ranza dalle quattro
re idenze i ergono altre moderne
costruzioni: ono gli artrezzatis imi
laboratori profe sionali. Quante spe-
cializzazioni? Ben 27. E non c è da
meravigliarsi, se ·i tiene presente
GENNAIO 1997 BS
D. Non ha avuto delle riserve
nell'essere assunto?
R. Mi fu domandato se avessi dei
problemi a lavorare in un ambien-
te cattolico. lo non ne avevo e, mi
pare, non ce ne furono nemmeno
da parte dei salesiani.
D. E la sua posizione nei con-
fronti di Don Bosco?
R. Don Bosco, come Gesù Cri-
sto, si è impegnato a favore degli
uomini senza prospettiva, per i
poveri. Grazie a lui molti giovani
hanno dato un senso al loro avve-
nire . Il suo lavoro è benedetto da
Dio e serve di esempio per molti
altri.
D. Incontra gli apprendisti anche
fuori de/l'orario di lavoro?
R. Vengono spesso a trovarmi.
Ho dei contatti con alcuni exallie-
vi. Alcuni li incontro anche alla
serata biblica in Waldkraiburg .
Recentemente mi venne da sorri-
dere quando permisi a un ap-
prendista che di sabato portasse
a termine il suo lavoro non com-
piuto per una assenza ingiustifi-
cata. Se dovessi dare loro retta,
dovremmo lavorare anche tutto il
sabato.
O
che ono destinate per giovani con
gravi handicap, p r i quali I' in e-
gnam nto deve qua i esser indivi-
dualizzato se vu le es ere valido.
Dall ' infmmatica al i'edilizia dalla
me canjca ali' I ttrotecnica, dalla fa-
legnameria al giardinaggio, dalla cu-
linaria alla te situra. C'è dunque
un ampia scelta e i giovani vengono
aiutati a decidere da ducatori medi-
ci p. icologi costantemente al loro
ervizio.
Giovani abbiamo detto, e non olo
maschi , perché la malattia non fa di-
' tinziooe di ses o e il centro aie ia-
no fa altrettanto accogliendo anche
numerosis ime ragazze e offrendo
cor i professionali adeguati e quel-
l'a ' i tenza ocio ·anitaria di cu i
hanno bisogno. A li intern o cieli ope-
ra non mancano, come è natura le
una grande ala per la mensa una
pale tra, una pi cina, campi da
gioco, sale di ritrovo e di tempo li-
bero. I giovani cerc heranno di tra-
scorrervi in serenità e allegrja, un
pezzetto non facile della loro vita.
Ma è I intera ca ·a che è luogo di
fom1azione e di apprendimento: dal-
1 officina e dal laboratorio che pre-
parano al lavoro, al l' internato che
aiuta l'inserimento sociale, alle atti -
vità di tempo libero eh facilitano la
. ocializzazione. Lo dicono e lo ripe-
tono a fine mattinata le varie auto-
rità civili e religio. e che prendono la
parola nella grem itissima palestra,
trasformata per i·occasione in au la
di con~ renze e in teatro, dove i gio-
vani del centro si catenano in un
commovente recital tutto danze, luci
e colori per la gioia e la orpresa dei
presenti.
A lla decina di aie. iani di Wald-
winkel tocca un compito arduo: di-
rigere l'opera e animarla sott il
profilo religioso: ma, come diceva-
mo non sono soli : con loro lavora-
no a tempo pieno qualificati educa-
tori e i truttori, alcuni dei quali col-
laborano da molti anni all'interno di
un preci o e condiviso progetto edu-
cativo. Le premes e dunque ci sono
tutte: per one, strullure fondi entu-
sia mo tima reciproca. Ma soprat-
tutto fiducia nel sistema educativo
di Don Bosco: per oltre un secolo
ha funzionato sotto tutti i ciel i. Per-
ché non dovrebbe capitar lo te so
in questo angolo del la verde e mera-
viglio. a Baviera?
Fra ncesco Motto
Ha collaborato .loha1111es Borchardt

2.7 Page 17

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PRIMA PAGINA
Francesco Maraccani
11 Capitolo generale 24 ci
ha dato l'ottavo succes-
cipale, riguardo ai criteri per
l'apertura e chiusura di ope-
sore di Don Bosco e un rin-
re e attività , è il confronto
novato Consiglio generale.
con il progetto ispettoriale,
Ma ha nello stesso tempo
in rapporto alla significatività
risveg liato energie nuove in
della presenza nel territorio
coll aborazione con nume-
e alle forze disponibili. Su lla
rose altre forze aposto liche.
linea de ll e proposte de l
Tra le novità strutturali, è da
CG24, sono già divers e le
segna lare la creazione di
opere che sono state affi-
un 'apposita «regione » per
date al la gestione dei laici
l'Africa e il Madagascar (il
(specie della Famigl ia Sale-
cui consig liere ha il compito
siana), all'interno de l pro-
di porta re a compimento il
getto ispetto riale.
« Progetto Africa »). Quanto
al le ispettorie dell' Est Euro-
pa, sono state so lidalmente
Sri Lanka. Aspiranti nel nuovo noviziato
di Dambowina.
LE NUOVE VOCAZION I.
Dobbiam o prima di tutto dir
legate alla regione del l'Eu-
ropa Nord. Le prospettive,
che sono già entrate nella
NUOVE OPERE
grazie al Signore, che con-
tinua a far dono alla co n-
gregazione di giovani forze
programmazione elaborata
dal Consiglio generale , si
riferiscono sia all 'attuazione
degli orientamenti de l Capi-
tolo sul coinvolgimento e la
TENDENZE/
ORIENTAMENTI
apostoliche, numerose e
valide. Nell'ottobre 1996, al
momento di pubblicare l'E-
lenco annuale degli SDB, nei
noviziati sa lesiani erano
partecipazione dei laici , che
all'impeg no dì qualificaz ione
La congregazione salesiana all'inizio
presenti circa 650 novizi
(ne ll'ottobre '95 erano 680,
delle persone e alla qualità
dell'azione educativa e pa-
storale.
del '97. In questa panoramica che ci viene
offerta come ogni anno dal «segretario
generale)), le cifre e il quadro delle novità
approssimativamente). Si de-
ve però riconoscere - come
altre volte si è notato - che il
flusso vocazionale è distri-
NUOVE OPERE IN CON-
GREGAZIONE NEL 1996.
TE NDE NZE E ORIENTA-
strutturali, ma anche le tendenze
di maggior rilievo.
buito in modo differente nei
diversi continenti: le voca-
zion i sono più num erose in
MENTI. A prima vista - se
Asia in Africa e in alcun i
si guarda strettamente ai numeri - potrebbe apparire paesi dell'America Latina, meno nell'Europa Occidentale,
che nel 1996 ci sia stato un minor slancio in fatto di negli Stati Uniti e nell'Australia. Ovunque, a ogni modo,
presenze e re alizzaz ion i nuove , almeno di grosso come diceva il rettor magg iore nel discorso conclus ivo
impegno. In parte ciò può essere vero , po ic la del CG24 , la pastorale vocazionale rimane « uno deg li
cong regaz ione era im pegn ata nel Capitolo generale. impegni priori tari nel quale coinvolgere l'intera comunità
Tuttavia sono state 26, nell 'insieme, le nuove presenze educativa pasiorale e i gruppi della Famig lia Salesiana».
salesiane avviate nel 1996, così distribuite: 11 in Asia
(4 in India, 2 in Corea, Filippine e Sri Lan ka, 1 in Thai- LA FAMIGLIA SALESIANA SI È ALLARGATA. 11 18
landia) ; 7 in America (rispettivamente in Ve ne zuela, luglio 1996 è stata ufficialmente riconosciuta l'apparte-
Ant ille, Brasile, Colomb ia (2], Haiti, Stati Un iti); 5 in nenza alla Fam iglia Sa lesiana di un nuovo gruppo :
Europa (Be lgio Nord , Rep . Ceca , Croazia, Po lonia, l' Istituto delle Figlie della Regalità di Maria Immacolata,
Bielorussia); 3 in Africa (Angola, Mozambico, Eritrea) ; è istituto secolare femmin ile, fondato dal salesiano don
anche prosegu ito l'i mpegno di consolidamento delle Carlo Della Torre e operante soprattutto in Thailandia.
presenze in Malawi e Zimbabwe , e di quella in È il diciottesimo dei gruppi ufficialmente appartenenti
Manciu ria. Tra le presenze nuove più sign ificative si alla Fam iglia Salesiana. Altri ce ne sono " in lista d'at-
possono ricordare , come sempre , quelle miss ionarie tesa». Ma, al di di questo atto, la Fam iglia Salesiana
(Ind ia, Sri Lanka, Angola, Eritrea, Mozamb ico) , ma ha ricevuto un rinnovato impulso dai Capitoli generali: il
anche presenze tipiche per ragazzi in difficoltà, come CG24 ha stimolato la riflessione sul coinvolgimento e la
quelle di Oostende in Belgio e di Seoul in Corea. Altr e promozione dei laici; e il CG20 delle FMA ha creato,
opei"e caratteristiche sono gli oratori-centri giovai rili (even- tra l"altro , u11a nuuva «cons ig liera,, per animare la
tualmente legati alla parrocch ia) e qualche oµera sco- Fa11riglia Sales iana. La prospettiva è que lla di un
lastica. Non mancano case per la formazione dei sale- magg ior lavoro d'"insieme" , perché la missione sale-
siani ; in particolare , l'avvio del noviziato proprio in Haiti . siana possa rispon dere sempre meglio alle necessità
Nel '96 ci sono state anche alcune chiusure : 13 case in dei giovani d'oggi.
tutto (5 in America e 8 in Europa) . L'orientamento prin-
o
/JS GENNAIO 199 7

2.8 Page 18

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Nelle immense missioni del nord del Brasile vivono gli yanomami
Tommaso Di Stefano,
salesiano laico
di Cap ranica.
Dopo la licenza
in teologia e la laurea
in pedagogia è partito
per le missioni
del Brasile.
/< Q ue to è il loro vilJag-
'.:
gio, 250 yanomami.
Questa è la mis ion , a
neppure cento metri di distanza. Se
qualcuno litiga, se c' è un brusio
particolare, me ne accorgo ubito ».
Parla al singolare Tomrna o Di St -
Fano. aie iano laico. Ca o ingoiare
lui tes o: da quattro anni è da alo
a Marauia, nel nord del Brasile, a
fare il mi· ionario. Uno dei gruppi
etnici di quelle foreste che non fini -
GENNAIO 1997 O
scono mai sono appunto gli yano-
mami, scesi dal Venezuela enza
preoccupar i di confini tracciati
ulle cartine geografiche. Si uddi-
vidono in numero i ottogruppi dai
nomi strani e difficili , che i posta-
no periodicamente, ma empre al-
l'interno di un t rritorio fi o e, con
frequenza, si combattono tra di loro.
« Lungo i] fiume Marauia », conti-
nua Tommaso, « ci ono altri cinque
in ediamenti enza una struttura par-
ticolare con un totale di 800 perso-
ne almeno. Ho iniziato uno cheda-
rio. li problema incomincia dal no-
me: quello yanomami ognuno ce l'ha,
ma lo a olamente lui e i genitori ,
ne un altro. E non lo i può nean-
che dire: è una o~ a. on lo usano
neppure quando uno è morto. Ade -
' O i è incominciato a dare un nome
portoghese ».
Com· è il matrimonio ? e' è parità
fra uomo e donna ?
«Generalmente . ono monogamici.
Quanto al lavoro, c'è una divisione
abba tanza netta. Il padr è cacciato-
re, la donna è sottomessa, ma non
ch iava. Ho vi to casi che dimo tra-
no che sa farsi enti re e come >>.
C'è 1111 capo villaggio ?
« Sì, ma più che altro i tratta di
una certa ascendenza. Le grandi de-
cisioni le prende riunendo tutti i ca-
pifamiglia. Come quando devono
cambiare zona perché la ca eia è di-
ventata car a. G li uomini cercano
il po to , lavorano quattro-cinque
giorni per abbattere alberi e fa.re la
casa. Poi vengono a chiamare gli
altri. Ti alzi al mattino e qui □o n c ' è
più ne uno ».
LAUREA IN PEDAGOGIA
Tomrna o Di Stefano ha 57 anni,
ed è di Capranica (Viterbo). Dopo
e er i fallo alesiano ha pre o il
diploma magi trale e la licenza in

2.9 Page 19

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e molte altre tribù indigene. Vi lavorano 150 salesiani.
teologia, poi una laurea in pedago-
gia. Ma andato missionario nel
Brasile. E un salesiano laico, un
coadiutore di Don Bosco. Lo abbia-
mo i.nterv istato in occasione de l
corso per i missionari che si tiene
ogni anno a Roma. « Mio fratello
Luigi era . acerdote sale iano, ed è
morto in un 'altra missione degli ya-
nomam i. Dopo il lavoro era molto
sudato, è andato a fare iJ bagno nel
fiume e ci è rimasto. Nel 7 1. lo ho
ch iesto di andare in mi sione nel
'79, dopo la laurea. Non che pen-
assi a rimpiazzare mio fratello. Ma
mi hanno destinato al Brasile e la-
voro tra gli yanomam i, come lui ».
Gli yanomami sono conosciuti nel
nostro mondo grazie agli scritti del-
l' indimenticabile don Luigi Cocco,
che li ha seguiti nel Venezuela.
Razza primitiva nel senso più tipico
della parola. Legati tra parenti in
modo tale che quando uno muore,
letteralmente lo mangiano al funera-
le seguend o macabri riti che rac-
chi udono un profondo significato re-
ligioso e ociale. 0110 ·tante che il
governo abbia creato per loro una ri-
serva vastissima 0110 in pericolo di
e tinzione per le malattie introdotte
dalla nostra civiltà e perché calpe-
stano terre che celano oro, l)etrolio e
allri tesori. « Fuori i elvaggi», dico-
no aJcuni stenn inandoli a colpi di
fucile. ~salviamoli per la scienza »,
ripetono gli antropologi, sugg rendo
steccati da zoo. «Rispettiamol i nelle
loro culture e traclizioni, arricchen-
I Insieme ad archi e frecce, gli indios del fiume Marauià impugnano i fucili,
ma portano ancora il crocchio di tabacco in bocca e fanno uso di allucinogeni
per le loro danze.
doli con la pre enza di Gesù Cri-
·to» insistono i missionari.
1n chiave alesiana, il nord del
Brasi.le è affidato a una i pettoria
che, da un capo ali altro, misura piu
di 2000 km in linea d'aria e racchiu-
de ci ttà enormi tipo Manaus e
Belém, così come villaggi grandi e
piccoli di Tucan.i e Tuyuca, De ' ani
e Piratapuyas, Macus e Yanomami.
I salesiani 0110 meno di 150. Il la-
voro li dis emina nel territorio im-
m n o e possono trovarsi sol i. È ca-
pitato a Tommaso.
QUALE
EVANGELIZZAZIONE
A Marauia aLTivò per primo nel
l 958 U brasiliano don Amonio Goi .
Riuscì ad avvicinare gli indio ,
cercò di in egnare un po ' di agricol-
tma, di introdurre ga lline. <Coltiva-
zione di banane, mandioca, fagioli,
ri o», osserva Tommaso. « Per gli
animali h·mno un problema: quelli
che allevano sono con iderati di fa-
mi glia e non vogliono ammazzarli .
Il cane non ne parliamo, lo uccidono
Yanomami. Quando la caccia è diventata scarsa, si trasfe-
riscono. Gli uomini cercano il posto, liberano il terreno da-
gli alberi e sistemano la casa, poi vanno a chiamare gli altri.
Il governo ha creato per gli indios una riserva vastissima,
ma sono in pericolo di estinzione per le malattie
introdotte dai bianchi.
ns GENNAIO 1997

2.10 Page 20

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I Gli yanomami sono tanto legati in famiglia
che quando uno muore ne mangiano le ceneri.
Nella foto, uccisione di un puma.
I La vita è primitiva. Ma la terra
che calpestano nasconde oro,
petrolio e altri tesori.
solo quando muore il padrone. Qual-
che giovanotto intraprendente viene
addi1ittura a 'prelevare" una gallina
della mis jone piuttosto che metter-
ne in pentola una del proprio nucleo
familiare».
L evangelizzazione incominciò con
modalità da preconcilio e ci furono
alcuni balte imi. Poi è sembrato più
conveniente aspettare. Oggi, in ie-
me con archi e frecce, gli indio del
fiume Marauia impugnano fucili,
ma portano ancora il crocchio di ta-
bacco tra labbro inferiore e gengiva,
si ins ufflano droga attraverso le na-
rici, non sono cristian i e hanno g li
tregoni. «Lanciano urla be tiali si
attaccano alla parte del corpo dove
iJ malato dice che sente maJe e uc-
chiano, putando per terra. E fanno
altre cose che io, inceramente, non
ho capito. ci deve essere qualco-
sa di molto pit, se1io che da noi
quando andiamo a bere un caffè. A
un certo punto, durante il giorno, un
uomo si fa una sniffata e poi inco-
mincia a danzare da solo in mezzo
al villaggio, gli altri magari stanno a
lavorare. Oppure si radunano alla
sera prima del tramonto chiacchie-
rano, fanno la te sa cosa».
E tu , evcmgeli:zi?
« [o to con loro, offro la po ibi-
lità di medi ìne. La malaria li fa
soffri re molto . Ogni tanto qualcuno
viene nella cappellina. Con 1 poche
parole che o di yan omami, o anche
GEN/\\IA/O 1997 BS
in portoghe e, gli dico: que to è
Ge ù questa è la Madonna. Però il
d iscorso catechi tico approfondito è
diffici le. Tutti gli anni metto su il
presepio, spiego: ecco il Bambino,
ecco la Madonna. Ma far capire che
Gesù è morto per i nostri peccati
fargli intendere che il peccato è of-
fendere il Signore... A parte il fatto
che non so che tipo di concetto
hanno di peccato. Sono convinti che
certe co e i devono evitare, con-
dannano in modo pa1ticolare I ava-
rizia e d icono cbe l'avaro va alJ'in-
ferno » .
La rua giornata?
« Non mi è po bile . candirla con
un certo orario, è molto variabile.
Al mattino e aJla era vado in giro a
cu rare i malati. O vengono loro. An-
che e non hanno le categorie men-
tali per dire: "sono malato vado al
di pen ario . Poi una volta pre a
una medicina non è che pen ino alla
cura completa. Per la malaria, per
esempio, il minimo di cura è tre
giorni. S uccede be con la prima
dose la feb bre mette e chi i è vi to
si è vi to. L"individuo aveva tabili-
to di andare a caccia il giorno dopo?
Gli dai la m dicina, anch per la tu-
bercolosi che è molto comune, il
giorno gt1ente vai e non c è: è an-
dato a caccia».
Che altro fai?
« Li dif ndo. L"unica trada con
l'e terno è il fiume eh da Santa
lsabel fino a noi, presenta cinque ra-
pide pericolose. Ciò malgrado ogni
tanto arrivano dei bianchi e i sopru-
si non mancano. Intervengo di retta-
mente, o faccio ricorso a1 vescovo o
alla FU Al (Fundaçcio Nacional do
Indio. un organismo del govemo).
Da anta I abel viene periodica-
mente la barca a motore di quella
no tra mi sione con materiale di cu i
gli indio. hanno bi ogno: vestiti,
rnachetes, cartucce per la caccia.
Pagano con banane, ce ti intrecciati
da loro. Così evitiamo che li imbro-
glino commercianti venuti da fuo-
ri».
E per l' evangelizzazione non si
intravedono spiragli?
«Per onalmente non ho potuto
fare di più per la mia iruazione. Il
fatto di trovarmi da olo e di non
po sedere la lingua mi crea dei pro-
blemi. n mio ispettore mi ha pro-
me so che provvederà pre lO con
altro per onale».
L' i pettore è taro di parola perché,
mentre criviamo queste righe, sen-
tiamo che Tommaso lavora, in ieme
ad altri sale iani non più a Marauia
ma a aturaca. aln-a mi ione yano-
mami. Mentre tanti pregano, nel
mondo e in particolare nel Brasile.
perché aumenti il numero dei mi sio-
nari ne uno di loro abbia a rima-
nere nuovamente da olo.
Angelo Botta

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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I
CINEMA
I
'
Guido Josìa
J
I film è la storia dell'in -
contro tra un uomo di
successo e un ragazzo
down. Per Harry (Daniel
Auteuil) lavorare e produrre
è tutto, non c'è posto per i
sentimenti e la normatita
del quotidiano. L'incontro
con Georges (Pascal Du-
quenne) lo trasforma.
largo
uso di elementi
Nel film vengono presentati
due mondi geometricamen-
te contrapposti . Da una
parte que llo tecno logico o-
dierno, una società dai ritm i
snervanti, dove tutto è rigo-
rosamente programmato.
Dall'altra la vita di un «di-
verso» che presenta un
modello di vita parallelo ,
Il regista Jaco van Dormael, Danlel Aute uil
e Pascal Duquenne alla prima romana
de « L'ottavo giorno».
poetici, infantili, fiabeschi.
Ma se l' argomento fosse
stato trattato in altro modo,
forse sarebbe risu ltato me-
no gradevole. Il regista non
vuo le raz ionalizzare il pro-
blema sociale dell'handicap.
Si lim ita a mettere a con-
fronto due mondi e risulta
vincente quello del down .
fatto di umanità, semplicità,
gen ialità, poesia: l'amicizia,
la coccinella, l'erba, l'albero ,
il topo che canta. .. Un mon-
do del l'i nfanzia privo di
quelle sovrastrutture intellet-
tuali e artificiali costruite dal-
l'uomo e dalla società. Una
«diversità » quella di Geor-
ges che risch ia di scompa-
rire. Un'umanità vergine , un
insieme di valori che so lo
se vengono rispettati viene
fuori l'uomo.
Pi CAL, IL
NDO VI T
UN OWN
Miglior attore a Cannes per <e L'ottavo
giorno», Pascal Duquenne dice:
«Spero che ora la gente guardi no i down
in modo diverso)),
I film con gli handicapp_ati
spesso infastidiscono. E il
caso di Pascal? Il Corriere
della Sera ha scritto che
Pascal è di « una bravura
stupefacente " e Avvenire
che Pascal Duquenne è «un
attore al cento per cento ».
Pascal Duquenne è un at-
tore a tutti gli effetti. Ha
semplicemente recitato e
torse il risultato è stato mi-
gliore proprio perché è un
vero down ... I due prota-
L'ex-ministro Antonio Guidi ha detto: «Il film ci fa gon isti offrono una recitaz ione di tu tto rispetto e il
toccare la natura più vera delle cose, attraverso chi riconoscimento di Cannes è senza dubbio me ritato .
ne appare più lontano ». C'è qualcosa di universale Nessuna forzatura, nessun elemento che deformi le
nel messaggio de «L'ottavo giorno?» .
loro personalità. De l resto recitano ben iss imo anche
Nella prima parte del film e nel la realtà de lla nostra gl i altri attori, dalla cameriera alla commessa , all o
vita sociale , il «d iverso» viene all ontanato. La stesso gruppo dei down.
poesia, la semplicità, l'assenza di difese fanno quasi
paura , disturbano ... Paradossalmente però il di-
scorso potrebbe spostarsi dal l'handicap di ch i ha un
cromosoma in più , a quello di chi vive in una società
caotica considerata normale. L'handicap vero qui lo
vivono i tecnocrat i. E all a fine , quando il giovane
down si lancia nel vuoto , quas i per una sub lim a-
zione , dal suo sacrificarsi tutti capiscono che i valori
dell 'am iciz ia, de lla riscoperta della natura e dell a
quotidian ità, sono fatti per l' uomo e po rtano all a
riscoperta di sé.
Molti gli occhi rossi e la commozione tra gli spettatori.
«L'ottavo giorno ,, è un film poetico e sentimentale?
Qualcuno ha scritto che il film è "ricattatorio ", nel
senso che sfrutterebbe furbescamente l'handicap
per il successo. Affermare «down è bello » è sempli-
cistico, ed è sconfessato dalla realtà sociale...
Mi pare che il film voglia offrire una paro la di
conforto e di speranza a ch i in casa ha un ragazzo
down o è down eg li stesso. E la conclus ione mi
pare questa: nella nostra società tecno log ica c'è
posto anche per loro, anzi essi sono migliori noi,
perché ci insegnano ad apprezzare la vita istante
per istante . Ci introducono all o stupore del quoti-
diano , alla grazia de l «minimo », di que ll e piccole
cose di ogn i giorno che no i non ved iamo più. Nel
Il film fa di tutto per coinvolgerti , forza la mano, utilizza mondo dei semplici, non solo i down , anche le cose
un linguagg io popo lare, addirittura kitsch, ma cog lie apparentemente meno importanti in realtà lo sono : è
nel segno. Il regista, che in passato è stato un clown , fa più importante la coccinella di una convention.
BS GENNAIO 1997

3.2 Page 22

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VERSO\\JO SECOLO
\\LNUO
Così Don Bosco e salesiani vissero gli cc anni santi». Gli
I GIUBIILEI diAnnandaCuva
DI DON BOSCO
Frammenti di storia.
Nel clima di preparazione
all'anno santo del 2000.
I giubilei legati alla
nostra storia.
IDon Bosco in San Pietro. Durante
l'Anno Santo del 1933-1934, nella
domenica di Pasqua del 1934 vi fu
la canoniz.zazione di Don Bosco.
Pio Xl parlò d i « giubileo
salesiano ». La fotografia è del
cinese David Tse.
Don Bo o vis e dal 1815 al
1888. In questo pazio di
tempo furono cel brati due
anni santi, nel 1825 e nel 1875. Fu-
rono anni anti ordinari, di quelli
cioè che generalmente si celebrano
a ogni quarto di ecolo (l'anno 25,
50 75 100). Avrebbe dovuto esser-
ci in queg li anni un terzo a11110
santo, nel I 50. ma non poté r
elebrato a causa della peciale i-
tuazione in cu i venne a trovarsi lo
stato pontificio dal 1848 al 1850.
Quale fu la partecipazione di Don
Bo co agli anni santi del suo tempo?
Le cronache hanno registrato poco al
riguardo. La no. tra devozione a Don
Bosco ci spinge però a gettarvi al-
meno un o sguardo. Completeremo il
no tro e ame facendo qualche rilie-
vo suI man ato an no sanr d I 1850
e u due particolari giubilei legati
alla memoria di Don Bosco.
GENNAIO 1997 BS
L'ANNO SANTO 1825
Lo i celebrò durante il pon tifica-
to li Leon Xll ( 182 - 1829 . Fu il
XX anno samo ordinario. Era tato
molto atteso, perché gi un geva alla
distanza di ci nquant'anni dal prece-
d nle del 1775. Infatti gl i avveni-
menti politici dell a fine del e olo
XVTfl avevano impedito l'indizione
dell'anno anto nel 1800. Si pen i
soprattutto alla rivol uzione france-
e. on fu facile a Leone XII indire
l'anno santo del I825 a causa delle
particolari difficoltà attraver ·at da l-
la Chie a dopo la morte di Pio VII
( 1823). Il papa lo indis e dopo aver
uperato l'opposizione di vari tati e
dell a ste sa cu ria pontificia. La sua
celebrazione i sv I a Roma dal
atale 1824 al alale del 1825 on
pi no ina penato succe so. Venne
e teso a tutto il m ndo cattolico per
lo spazio di sei mesi del 1826.
Spettò ai . ingoi i ve ·covi fis are il
periodo di celebrazione nelle loro
diocesi e precisarne le modalità di
e ecuzione. Nella arch idioce i di
Torino l'anno santo ven ne celebra-
to, per decreto dell'arcive covo mon-
ignor Colombano Chiaverotti , dal
12 ma rzo al 12 ettembre 1826.
Fu proprio in que to periodo to-
rico, particolarmente ricco di signi-
ficato r ligio o, che si realizzò nella
vita di Giovannino Bosco un evento
di grande importanza, la sua prima
piena partecipazione alla celebra-
zione eucaristica mediante la prima
comunione sacramentale. Ciò av -
venne in occasione della Pasqua del
1826, eh in quel) 'anno cadde il 26
marzo. Era allora consuetudine che
i fanci ulli faces ero la prima comu -
nione nei primi giorn i dell a ettima-
na ·anta o subito dopo la domenica
di Pa qua. Vi erano amme si gene-
ra lmen t all'età di dodici-quattordici
anni . Per Giovannino si fece un ec-
cezion , essendogli ·tato concesso
di fare la prima comunion non an-
cora undicenne. tenuto conto del
grande de iderio da lui manifestato
di ricevere I E ucaristia, non di -
sgiunto da un accurata i truzione
religiosa a cui contribuì mol to Mam-
ma Margherita.
e ll a mente di Don Bosco il ri-
cordo dell a ua prima comunione ri -
ma e collegato molto probabi lmen -
te al giubileo del 1825- 1826.
Si deve forse a qu to il fatto che
egli, crivendo nella ua tarda età I
Memorie de/l'Oratorio di Valdoc o,
collegò con questo giubileo un altro
importante avvenimento dell a ·ua

3.3 Page 23

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straordinari 1929 e 1934, con la beatificazione e canonizzazione di Don Bosco.
I
1929, beatificazione d i Don Bosco. 119 giugno a Torino l'urna si trasferisce da Valsalice a Valdocco. Nel 1929 veniva
celebrato il giubileo straordinario per Il 50° di sacerdozio di Pio Xl. 111929 fu anche l'anno della conciliazione dell'Italia
con la sede apostolica. Qualcuno vide in Don Bosco « il Santo della Conciliazione ».
vita i1 provvidenziale incon tro con
don Calos o, cappellano di Murial-
do, che fu dec isivo per il uo avvio
allo stu dio e alla fu tura missione sa-
ce rdotale. In rea ltà, come risulta da
un accurato esame dei documenti.
ra ie incontro avvenne tre anni dopo
nel 1829, in occasione di una sacra
pred icazione tenuta a Buttigliera
d'A ti per di ·porre i fede li a parte-
cipare al giubileo (non anno santo)
che, nel 1829, seguì l'elezione di
Papa Pio VIli. Fu durante que, ta
pred icazione che Giovannino, in-
contrato i con don Calo. o. diede
prova di stra rdinario ingegno e di
tenace memoria, manife tando il
su de iderio di diventare sacerdote.
Don alosso ne rimase mnto ammi -
rato da spianarg li la via per il rag-
giu11gi111ento della meta.
IL'Incontro di Giovannino Bosco
con don Calosso nel 1829, di
ritorn o dalla predicazione tenuta a
Buttigliera d'Asti in occasione del
giubileo del 1829 per l'elezione di
Paµa Pio VIII.
IL MANCATO
ANNO SANTO DEL 1850
Come si è accennato, il giubi leo
del 1850 non poté aver luogo. Pio
IX non poté indirlo a cau a deg li
avvenimenti poli tici che lo avevano
co: tr tto ad a , entar. i da Roma da l
24 nove mbre 1848 al 4 aprile 1850.
Ma alla fine del 1850, per speciale
conce ·ione cl I papa, fu pos ibile
lucrare nelle ingole dioce i l'indul-
genza plenaria in forma di giubileo.
Don Bo co in quella cir o tanza si
trovò a Mi lano per una nutrita serie
di prediche sulrindulgenza, eh si
poté lucrare, per di posizione del-
1'arcive ·covo 111011 ignor Carlo Ro-
milli , da l 5 al 20 dicembre 1850. La
predicazione di Don Bosco fu mo lto
apprezzata e ricca di frulli pi rituali .
Si può anche ri ordare che, in colle-
gamento ideale con l'indul genza ple-
naria in forma di giubi leo de l 1850,
n v nn conce a un'altra da Pio
lX ubito dopo , in dala 21 no em-
bre l 851.
ell ' arcidioce i di Torino il vi a-
rio g nerale m nsignor ri lipp Ra-
vina labilì che l" indu lgenLa si po-
te se lucrare dal 15 genna io al 13
febbraio 1852. L avvenit 1ento ebbe
una sp cial ri sonanza nell ' Oratorio
di Valdocco. ella capp · Ila cl 11" 0-
ratorio si fecero le vi ile presc rille
per l'acqu i. to dell"indu lgenza e Don
Bo o preparò nven i 111 m nle i
u i giovani. rut uno in vi tati lra
l'altro a . crivè1e . u u,1 fogli llo i
loro propositi . Molti vi posero il ti-
tolo «li mio giubi leo ».
L'ANNO SANTO 1875
Fu il XXI anno sa1110 ordinario. Si
era nel periodo irnmediatamenl'e
successivo alla fine del potere tem-
porale dei papi (1870). Le diffico ltà
del momento non permisero la tra-
diziona le solenn ità e. teriore. Venne
celebrato in forma ridotta. Non ci fu -
rono neppure le caraneristiche fu n-
zioni degli anni santi deU apertura e
de lla chi usura delle porte sante. Per
la prima vol ta nella . toria I ind ul -
genza giubi lare si poté lucrare con-
temporaneamente a Roma e fuori
Roma nelle singole dioces i. Nono-
lame la 1iduzion del l'apparato este-
riore la celebrazione gi ubilare ebbe
una not vo le riu cita.
In che modo vi p,utecipò Don
Bo co? lnnanzitutto egli curò la pu b-
blicazione di un fasc icolo delle Let-
111re cattoliche dal titolo «Il Giu bi-
leo del 1875. Sua i tituzione e prati-
che divote per la visita delle chiese
del a . Giovanni Bo CO >>. Veniva ri-
pre o il volumetto curato per un giu-
bileo straordinario de l 1854 eri. tam-
pato per un altro giubileo. quello
straordinario del 1865. Don Bo co,
inoltre, p r fa il itare l' acqu isto del-
l'indu lgenza gi ubilare ai giovani del
suo Oratorio chiese alla sacra peni-
1en2ieria la commu tazione del le visi-
te pre critte alle chiese con altre
opere. Ciò p rché l'autorità civile
aveva proibito di compiere olenne-
m nte l proc ·ioni che prec deva-
no I vi ile ali chie e. La richiesta
non ven ne accolta. Si perm ise sol-
tanto che le proce, sioni i svolges e-
us GENNAIO 1997

3.4 Page 24

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IN LIBRERIA
EmR1CUllHJIO
Teresio Bosco
DON BOSCO
VISTO DA VICINO
pp. 224, lire 16.000
Venti persone, sotto giura-
mento, narrano ciò che
Don Bosco ha fatto sotto i
loro occh i, ciò che ha detto
alla loro presenza, come si
è compor1ato davanti a
loro . Fatti straordinari , er-
rori umani , sogni profetici ,
tentativi falliti , gesti di bon-
tà, norme per la vita quoti-
diana, ammonimenti per il
futuro , progetti riusci ti,
sacrifici commoventi. Narra-
no non la leggenda ma la
storia vera e bella di Don
Bosco .
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o direttamente alla:
ELLE DICI
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TRE ANNI AL DUEMILA
Nei giorni in cui il «giubileo » era vi-
sto come occasione di business e di
nuovi finanziamenti per Roma, Gio-
vanni Ruggiero ha intervistato mon-
signor Sergio Sebastiani, segretario
del comitato del giubileo. Riportiamo
alcuni passaggi dell'intervista rila-
sciata ad Avvenire.
Che cos'è il Giubileo per la Chiesa?
« È principalmente ricordare e cele -
brare con gioia e gratitudine il fon-
damentale mistero dell'incarnazio-
ne. Quanto avven ne 2000 anni fa
non è solo commemorazione, ma è
un evento memoriale che rende pre -
sente in forma sacramentale tutta la
ricchezza e la bellezza della Buona
Novella. Ricordando il Vangelo di
Luca, è anche evento di contempla-
zione» .
Il Giubileo va visto come un passo
importante nel nuovo cammino di
evangelizzazione?
« Questo è il tempo della nuova evan-
gelizzazione per imprimere all'inizio
del terzo mi llennio un forte e rinno-
vato impulso all'an nuncio del Van -
gelo, specialmente nel vasti aeropa-
ghi dell'occidente che secolarizzan-
dosi si allontana dalle sue radici cul-
tu rali cristiane . Forse dopo il 2000 il
problema centrale della Chiesa occi-
dentale sarà ancora quello della se-
colarizzazione, anche delle strutture,
dall'università alla legislazione . Tut-
tavia si intravedono già i segnali di
nausea del secolarismo e del mate-
Roma. Nel duemila di nuovo al
centro del mondo.
rialismo nel diffuso e impetuoso ri -
torno al sacro,, .
Si dice che la Chiesa che si avvia
al 2000 è in mezzo al guado al ter-
mine di una lunga fase della sua
storia per aprirne un'altra. Condi-
vide?
« Per me questa fase è già iniziata
con il Concilio Vaticano Il e il Giubi-
leo del 2000 dovrà evidenziarla fa-
cendo passi da gigante. Se volessi-
mo delinearne le caratteristiche po-
tremmo individuarle nel Concilio
stesso specialmente con il ruolo
sempre più marcato che nella nuova
evangelizzazione dovranno assu-
mere i laici e in particolare la donna
col suo genio femmini le di cui ama
parlare Giovanni Paolo Il ».
ro in modo semp lice. La mancanza
della solenn ità esteriore non imp
ai giovani di Don Bosco di compiere
con devozione le pratiche prescritt
per l 'acquisto dell ' indul genza.
SUCCESSIVE
CELEBRAZIONI
Ecco, infine, un cenno su due giu-
bilei , durante i quali, a distanza di
t mpo dalla morte di Don Bosco, i
sono avute autorevol i conferme
dell a sua santità. Va ricordato prima
di tutto il giubileo straordinario
(non anno santo) celebralo nel 1929,
dal 6 genn aio al 31 dicembre, per i l
50° anniver ario dell'ordinazione
sacerdotal e di Pio Xl. Durant tale
g.iubileo ebbe luogo la beatiji'cm.io-
ne di D on Bosco (2 giugno). 11 1929
fu l 'anno dell a conciliazione dell'I-
talia con la sede apostolica ( 11 feb-
braio) . Lo scrittore Egilberto M·uti -
re, commentando la be~Ùificazione
di Don Bosco. di se tra l'altro che
in tale occa ·ione il novello beato
venne acc lamato come « il Santo
della Conci Iiazione».
na menzione specia le merita poi
il giubileo straordi11ario (anno
santo) celebrato 11el 1933-1934 (da l
2 april e J933, domenica prima di
Pa sione, al 2 aprile 1934, lunedì di
Pasqua) per i l XlX centenari o della
Redenzione. li 1° apri le 1934, do-
menica di Pasqua, ebbe luogo la so-
lenne canoni:zazione di Don Bos ·o.
La . orprendente celta della data
del la canonj zzazione, il giorno di
Pasqua, « quasi a coronam nto del-
I Anno Santo » come di se Pio XI ,
e la notevole partecipazione a essa
della Famiglia Salesiana permisero
allo stes o papa di parlare del giubi-
leo degl i anni 1933- I934 come di
<un giubileo sale iano », di un
«anno anto aie ·iano >>.
Armando Cova

3.5 Page 25

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IL DOCTOR J.
di Jean-François Meurs
A CHE COSA SERVE
UN CRISTIANO?
"Caro Doctor J., ho trovato indovi-
natissimo il suo modo di affrontare
le cose. La storia di quella donna
che aveva paura che suo figlio si
facesse prete, giurerei che è vera I
Ha fatto bene a risponderle così: è
proprio la risposta che si meritava!
Ma, chiedo, è sempre bene ridere
su tutto? Ecco la mia domandai Ne
abbiamo parlato nel mio gruppo.
Alcuni dicono che non è da cristiani
prendere in giro la gente. Ma alla fin
fine: cosa vuol dire essere cristiano?
A me i cristiani fanno pensare a
gente piccola e grigia, paurosa, che
scivola come fantasma nella nebbia,
per paura di urtare, e questo non mi
fa sentire a mio agio. Noi giovani
invece amiamo ridere, e di tutto, se
è possibile. E questo fa bene alla
salute. O no? " (Aldo, 16 ann i).
Caro Aldo ,
La storia del mese scorso sem -
brava inverosimi le proprio perché
era ve ral È per questo che in certi
casi lo scherzarci sopra è un buon
rimedio. Ti ho dato l'impressione di
deridere quella persona? Mi dispia-
ce. Non voglio deridere nessuno
ma ridere con loro. Forse dobbiamo
Imparare a ridere e a compren -
derne Il senso. Dire i che si rimane
giovani finché si è capaci di sorri -
dere. Il riso è una cosa troppo
importante per lasciarla nt:ìlle mani
di ch i è invecchiato male! E neces-
sario , e da cristiano, imparare a
ridere de ll e rigidità dello spirito
umano, di ciò che rende l'anima
storta, che intorbida l'immagine di
Dio in noi. Questo libera! Gesù ha
fatto così...
Approfitto pe del la tua lettera
per ricordare ai lettori le rego le
del la più elementare prudenza:
questa pag ina apparirà solo una
volta al mese e sotto controllo me-
dico. Questo dovrebbe bastare
come garanzia ! Sebbene niente ti
proibisca di leggere questa pagina
ogni giorno per 30 giorni di
seguito ... Quanto agli effetti secon-
dari, sono quell i normali e anche
auspicabili, e non impediscono di
vivere normalmente : sorrisi di com-
plicità, ilarità, risate incontenibili,
accelerazione dei battiti cardiaci, e
soprattutto la sensazione, che non è
semp lice illusione , di comprendere
meglio certe cose. Sono buon
segno , bisogna perseverare nel
trattamento .
A proposito , Aldo , su quale tono
tu leggi la frase del Vangelo: « Non
ved i la trave che è nel tuo oc-
chio?». Con gli occh i scuri e la
fronte corrugata, con una voce sini-
stra e arrabbiata? Sul tono di un
bamb ino co lto nel momento de ll a
marachella? Perché non invece nel
tono di una battuta di spirito? Ah , la
gente ha riso di vogl ia quel giorno
quando Gesù ha preso i malvagi in
castagna! Se ne è parlato dapper-
tutto , se ne parla ancorai Per me
non ho alcun dubbio : se Gesù era
invitato cosl spesso ai banchetti , è
perché le sue storie , a volte pun -
genti , divertivano i convitati , ma
davano una lezione ! Lui era di
quell i che ridono , e immagino che
oggi lo si vedrebbe meno nelle sale
delle conferenze che su un palco , a
fare divertire la gente con i .suoi
sketches .
COSA VUOL DIRE ESSERE CRI-
STIAN I, allora? Non ho intenzione
qui di dare ri -
sposte esau-
rienti. Ma penso
che il cristiano
abbia sempre
un lato "picco-
lo principe »,
che ride su ll'e-
sag e raz ione
della gente che
si prende trop-
po su l serio!
Il cristiano è la
lisca di pesce
che impedisce
al mangione di
accelerare il
"via vai " della
forchetta che si
serve nel piatto degli altri convitati.
Il cristia no è la chiusura lampo che
si inceppa in pieno ricevimento ; la
fetta di pane che cade su ll a cra-
vatta dal lato della marmel lata ; la
maniglia che si attacca alla tasca
dello smoking di ch i si crede impor-
tante.
Il cristiano è il bambino che pone la
domanda "i ngenua" che ti fa man-
dare a tutti i diavoli !
11 cristiano lo riconosci perché si
intenerisce di più davanti a un
fiorire di acne , che davanti a uno
sbocciare di rosa.
È l'uccello che fa il nido nel lo spa-
ventapasseri, proprio al posto del
cuore , dove è meglio imbottito e
confortevo le.
Il cristiano è la pietruzza nella scar-
pa del vescovo. A lu i decidere: o to-
gliersi la scarpa in pubblico , o con -
tinuare a soffrire con dignità.
Il cristiano ha talvolta l'insolenza di
Gesù: « Allora? cosa aspettate a
gettarg li la prima pietra? « Ma io,
di queste pietre posso fare dei figli
di Abramo ... ».
Il cristiano veste dì amore i pensieri
interessati degli altri.
Un bambino domandava: « Dimmi,
papà , a che cosa serve un cri -
stiano?» .
Un cristiano serve a ricordare l'inu-
tile ...
È efficace quando ricorda che tutto
l'esistente non risponde a criteri di
efficienza.
Il cristiano morde nella mela
acerba, e trasforma la sua smorfia
in sorriso !
o
EUff, ..
[
FòSSOMErTFl<E
UN 'FO I /)/
''POLVERE DA
_,\\ I
I··
I
\\
,'RNAE1LiACORL.eLoIl.?,.,
,,. 'PeR.
D!MOSTRARF
CH-EJONO
OR/Jì!A!/0,,.
IJS GENNAIO 1997

3.6 Page 26

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
...
SEMPREPIU ALCOLISMO
GIOVANILE
GIOVANI L'ALCOL È IL KILLER
NUMERO UNO DEI
GIOVANI AMERICANI.
.-,
MA ANCHE IN
NELLA GERMANIA E IN
ITALIA IL CONSUMO
DI ALCOL TRA I
Q
BOTTIGLIA GIOVANI È
DIVENTATO
PROBLEMATICO.
' AIDS è spesso argomento
dei quotidiani, così come
L la droga, che minaccia so-
prattutto la vita dei giovani. Un
altro pericolo sociale che non ri-
guarda solo gli adulti, come per il
passato, ma gli stessi adolescenti e
i giovani, è l'alcolismo. La rivista
americana Tlre Nationa! Geo-
graphic in un dossier parlava del-
1'alcol come di una « legai drug»,
di una droga legalizzata. Senza eu-
femismi, senza circonlocuzioni.
di Mario Scudu
Una droga. Spesso sottovalutata,
ma regalata. pubblicizzata, consu-
mata.
Alzare il bicchiere per un brindisi
è uno dei rituali più antichi. Ma
l'abuso di alcol distrugge la vita.
rovina le famiglie, riempie prigioni
e ospeda li, uccide su strade e auto-
strade.
COLOSSALI SBORNIE
Sono tutti d'accordo, l'alcol è il
killer numero uno dei giovani
americani. Sono tanti gli
strumenti di morte in mano ai
leen-agers USA, dalla cocaina al
crak e alle armi , ma certamente
l'alcol è il più micidiale e attivo.
Tutti sanno che gli studenti duran-
te lo « spring break» o pausa di
primavera emigrano verso il sud
del paese. verso il Messico e i Ca-
raibi , con il pretesto di un 'alterna-
tiva alla fati ca scolastica. In realtà
l'intenzione è di farsi delle colos-
sali sbornie. All armante per le fa-
miglie è la sbornia seuirnanale per
ragazzi e ragazze (sì, l'alcol è
ormai unisex), premessa all ' alcol-
dipendenza. Fine sellimana di an-
goscia per i loro genitori in attesa
del peggio, quando al
ritorno i loro figli gui-
dano in stato di esal-
tazione o di ubria-
cheaa, con conse-
guenze mortali.
Il 75 per cento dei
cinquemila suicidi
dei teen-agers a1,1e-
ricai1i s0110 dovuti
ali"alcol. E l'ubria-
chc:aa ~isle11ialica
GENNAIO 1997 ll.S

3.7 Page 27

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I ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Dice un proverbio giapponese:
"Prima l'uomo beve un bicchiere.
Infine il bicchiere beve l'uomo ».
Sensazioni nuove. Vanno di moda gli smart-drlnks
bevande eccitanti, dai nomi esotici e dagli
effetti dannosi.
tra i giovani è cresciuta insieme al-
i' incremento dei divorzi , e in ge ne-
rale alla disgregazione della fami-
glia. Con il con-
umo dell'alcol
sono aumentati
le gravidanze in-
volontarie gli
stupri. e ora
anche l'AIDS.
Con I alcol ogni
precauzione sci-
vola via ogni paura viene e orcizza-
ta. « Un terzo degli omicidi com-
me si negli Stati Uniti avv iene in
stato di ubriachezza», denuncia un
medico, ufficiale delle forze arma-
te U A. « La metà degli incidenti
strad ali mortali che uccidono i ra-
gazzi avvengono in stato di ubria-
chezza. Circa 400 mila studenti
I giovani crescono in una cultura
radicale del "tutto è lecito» o del
"proibito proibire ». è fatta
strada la cultura del vivere a
rischio e del provare tutto.
sono bevi tori accaniti prima di ar-
rivare alla terza media; 600 mila si
sbronzano regolannente all'ultimo
anno de!Ja scuo-
la superiore». E
gli studenti uni-
versitari escono
dai college an-
che laureati in
alcoli smo.
Secondo un 'inchiesta del etti-
manale Der Spiegel, per i tedesch i
i problem i che as illano la gente
sono il numero degli stranieri la
disoccupazione e la difesa dei gio-
vani dalla droga. Ma in qu sta lista
c'è un peccato grave di omissione:
poca l' imporran za attri buita alla
droga-alcol, killer in Gennania al-
meno quanto cocaina ed eroina.
Medici, psicoterapeuti e insegnanti
vedono la ituazione diventare sem-
pre più drammatica. Più di 500
mila sono i giovani considerati al-
coli zzati o prossimi a divenirlo. Si
tratta dell'otto per cento dei rag z-
zi/e dai 13 ai 21 anni. ei mass
media crive il giornali ta, si parla
di alcol ismo solo davanti alle im-
pre e dei naziskin o degli hooli-
gans, op pure quando si contano i
morti del dopo-discoteca. Ma i
danni sono pari alle droghe quelli
al cervello sono proporzionali al-
1 età dei consumatori. Nella stes a
inchiesta ri sultava che I 80 per
cento dei giovani beveva con J ap-
provazione dei genitori.
GIOVANI E ALCOL
IN ITALIA
In Italia non siamo migliori dei
grandi bevitori USA e tedeschi.
Anche da noi il problema giovani e
alcol diventa sempre più grave.
L'ultimo allam1e arTiva eia una ri-
cerca del Cospes, della Doxa e del
Progerto Europa. Risultato: aumen-
tano 'empre più i giovani che si la-
ci.ano sedwTe da alcolici e superal-
colici. Le cifre sono poco confor-
tanti: il 61 per cento dei ragazzi fra
i 15 e i 17 anni bevono, e la percen-
tua le sale fino al 78 per cento con-
siderando i giovani fra i 18 e i 24
anni. Aumentando l'età, aumentano
anche le percentuali: il picco mas-
simo si ha nella fascia tra i 25 e i
34 ann i con l' 8 I per cento di bevi-
tori, oprattutto attuari. ln Italia
sarebbero più di 200 mila i giovani
in ser.io rischio alcolico.
La cau a di queste percentuali in
ere cita econdo don Luigi Ciotti
del Gruppo Abele cli Torino, è do-
vuta anzitutto al bombardamento
pubblicitario. Secondo una ricerca
dell'università di Torino sul rappor-
to i giovani e la TV, il 45 per cento
dei ragazzi tra i 14- 17 anni guarda
la televisione in med ia tre ore al
giorno , assorb ndo circa 40 «mes-
saggi» pubblicitari. Di questi il 12
per cento ono su bevande alcoli-
che. Mille spot sull 'alcol all anno.
«La pressione pubblicitaria e la
proposta di modelli facili» dice
don Ciotti , «di ricerca di soluzioni
attraverso l u o di so tanze legali e
lJS GENNAIO 1997

3.8 Page 28

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•••••
••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Le cooperatrici di Guaya-
qui I (Ecuador) hanno inaugurato
un nuovo edificio della cuoia
Hogar Padr Cayetano Tarruel.
che esse dirigono e amministrano
sin dal I984. Questo è il terzo
ampliamento voluto dalle coope-
ratrici, e permel!erà di accogliere
comples ·ivamentc 700 allievi del-
la scuola primaria circa 300 gio-
vani e cor. i per 1300 donne . li
costo di qu st.i nuova impresa è
stato di 700 milioni di sucri in
gran parte ricavati con un grande
« bingo » tra i benefattori (Don
Bosco insegna!).
Don Gianni Filippin è 'lato
inviato in Albania. La presenza di
Don Bosco nel paese sta crescendo
e molte ono le iniziative da coor-
dinare e da portare a tem1ine. Don
Gianni lascia così il suo incarico di
a. sistente nazionale cooperatori,
compito di animazione che ha con-
dotto per due anni con particolare
eflicacia e dinamicità.
L' u TCEF iJ 24 di settembre
ha conferito aUa cooperatrice
Claudia Rodas il « Premio per la
comunicazione/categoria reportage
televisivo » per il 1996. Claudia
Roda , licenziata in comunicazio-
ne, lavora per Canale quauro, una
delle principali eminenti televisive
dell'El Salvador. Ogni settimana i
uoi reportage documentano un
importante aspetto della vita socia-
le salvadoregna.
« li Vangelo per la città del-
l'uomo » è il tema fom1ativo dei
cooperatofi italiani per il biennio
1996/97. Eque to anche il tema del
Convegno nazionale a cui . ono in-
vitati soprattutto i giovani coopera-
tori e che si svolge nei giorni 3-6
gennaio a Roma/Mondo Migliore.
« Non pos ·iamo più i olarci )►. ha
detto Giu eppe Ceci all"ultimo in-
contro della ·' cuoia di formazione"
che si è tenuto nei me i corsi au ·A-
quila. « ell'era della secolarizza-
zione e della globalizzazione, ci
viene ri hiesta una te timonianza al-
l'altezza dei tempi. Si tratta di
'·sporcar i di storia". . .».
Gl:NNA/0 1997 IJS
Anche in Italia come i grandi bevitori USA e tedeschi ,
aumentano i giovani che si lasciano sedurre da alcolici
e superalcolicì.
non ha un· influenza negativa u
una parte dei giovani. Sono tan te
fanne di medjazione e di fuga.
elle persone in difficoltà, fragili e
in ricerca, la o tanza a sum un
aspetto econdario, i ceglie quella
più con ona ai propri modell i q uel-
la che rappre enta qualco a tra-
gres ione o imitazione».
La pubblicità certo. ma non solo.
Abbiamo avuto nella società italia-
na, figlia del " m iracolo economico
degli a nni -o-60, una profonda
trasformazione degli titi di vita. 1
con umi ano aumentati. è cresciu-
to il tempo libero, c'è più disponi-
bilità di denaro, più sollecitazioni a
consumare. I giovanj i sono ad -
guati con rapidità e enza fatica,
spe so con l'as enso tacito dei ge-
nitori . Enzo Biagi ha critto:
« Dopo le vitamine diamo ai no tri
figli anche i valori >>. Akune fami-
glie invece hanno adottato per i
loro figli una strategia educativa di
accompagnamento morbido, val a
dire permissi1•0 (« ano giovani »),
tollerante edere pan abilizzante.
Molt i rae:azzi hanno vi uto il
loro appro;cio ali alcol ali interno
di una cultura radicale del « tutto è
lecito » o del « proibito proibire»
dove i è fatta trada la cultura del
vivere a ri chio e del provare tutto
- per curi.o ità o per adeguamento
agli altri - indotti da sottili ma ni-
polatori pubblicitari influenzati
da una cultura di massa, da una
ce1ta opin ione pubblica. D'altra par-
te per un ragazzo il bere ha un va-
lore imbolico e ps icologico , così
come per il pri m o pacc hetto d i si-
garette. E la sensazione di entrare
in que to modo nel mondo degli
adulti. di sentirsi più liberi e indi-
pendenti. Come diceva un ragazzo
n etl'inchie ta di Der Spiege!: «Be-
re, bere . .. ti fa enti re adulto ».
L ' alcol diventa qua i una <~ pozione
magica » che ti dà enza sforzo
q uell'extra di cui hai bi ogno per
sentirti forte, coraggioso, super.
Q uasi sempre l'iojziazione alla bot-
tiglia avviene in gruppo, dove ogn i
adol cente trova ri posta al suo
bisogno di socializzare, di evadere.
di costruire la propria identità.
Dic un proverbio g iapponese:
« Prima l'uom o beve un bicch iere.
Poi il bicch iere beve un bicchiere.
Infine il bicch iere beve l'uomo».
L'opera educativa di cuoia. fami-
glia c h iesa e istjtuzioni ha dava nti
la grande fida di educar i giovani
a rimanere« uomini » anche davanti
a un bicchiere, e a non far. i ridurre
in c h iavitù.
Mario Scudu

3.9 Page 29

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IL MESE IN LIBRERIA
Libri novità o curo di Giuseppe Moronte
DON BOSCO NON FINI-
SCE DI STUPIRE
pp. 200, lire 18.000
DON BOSCO E LA FAMI-
GLIA SALESIANA
pp. 214, lire 18.000
due volumi
di Bruno Martelossi
Edizioni del noce, Campo-
sampiero (PD)
Si tratta di un'opera unica,
una vera "summa salesia-
na", presentata in due volu-
mi per motivi pratici. Appare
un Don Bosco ai raggi x, ri-
vissuto con la sensibilità di
oggi, anche se con una
punta di esaltazione. Non ci
si annoia a leggere questa
poderosa e moderna pre-
sentazione di Don Bosco e
della sua opera. Tra i vari
pregi, la descrizione del pro-
getto educativo salesiano e
la giusta dimensione data
alla Famiglia Salesiana. I
libri vanno richiesti all'Edito-
re, 35012 Camposampiero
(PD)- Tel./Fax 049.9302012
CESNUR
Cl!tnlfO Studl sulle Nuova Rl!!!tigtoni
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MASSIMO INTROVIGNE
LA DIREZIONE SPIRITUALE
OGGI
Una proposta di ricompren-
sione
di Raimondo Frattallone
SEI , Torino 1996
pp. 350, lire 34.000
Con i valori in libera uscita e
con persone dall'identità fragile
e contusa, sembra sempre più
necessario oggi lanciare anco-
re di salvataggio. La direzione
spirituale perciò appare un'esi-
genza per intrecciare un dialo-
go sincero e accompagnare
una persona in un impegno
che può durare tutta la vita.
L'autore ne ridefinisce l'essen-
za e le modalità di attuazione,
alla luce dell'esperienza della
Chiesa e dei contributi delle
scienze umane odierne, ele-
menti indispensabil i per entrare
in dialogo con l'uomo contem-
poraneo .
ALBERTO MARVELLI
Ingegnere manovale della ca-
rità
di Fausto Lanfranchi
San Paolo , Cin . Balsamo (Mi)
1996
pp . 230, lire 27.000
Nel panorama attuale, scar-
samente significativo per mo-
delli di vita cristiana incarnati
nella cultura, il personaggio pre-
sentato in questo libro appare
come una figura di grande ril ie-
vo , non solo per l'integrità della
vita, ma anche per l'impegno
sociale e politico , nel clima del-
l'Italia post-bellica. Il giovane
Ingegnere Marvelli ha vissu to
da protagonista i grandi avve-
nimenti storici moderni , antici-
Fausto'Lanfranchi
ALBERTO
MBVELJ:;;I
~ ' m anovale della carità
panda profeticamente il ruo lo e
la vocazione del laico cristiano
proposti dal Concilio , dedican-
dosi senza riserve alla costru-
zione del regno di Dio nella fa-
miglia, nel lavoro , nella cultura,
nella polilica. Si può dire che
con lui l'evangelo è entrato nel
cuore della società.
CAMMINARE CON L'ADOLE-
SCENTE
Una proposta di educazione
alla Fede
Salvatore Currò (a cura di)
LDC , Leumann (To) 1996
pp. 240, lire 18.000
Il libro contiene una proposta
qualificata per educatori e cale-
chisti che guidano quegli adole-
scenti "comuni" che non hanno
altri punti di riferimen to . La
prima parte fa una presentazio-
ne globale della proposta e una
riflessione su come favorire la
loro maturazione spirituale e
rel igiosa. La seconda contiene
13 unità didattiche , centrate su
tematiche tipicamente adole-
scenziali, che concretizzano la
proposta. Il Catechismo dei gio-
vani/1 ,, lo ho scelto voi" è pre-
sente nel testo con un rimando
esplicito. Il testo può essere
utilizzato nei gruppi di forma-
zione degli educatori degli ado-
lescenti.
iVtasrri\\ ~ r i l C I A ~ IS1tll)~DIC-.TffftEl'fCA
C€1J,1!1Jf;,1J111tirm.tJ1Jre c@l!lt
I' adol cente
LA SFIDA PENTECOSTALE
di Massimo lntrovigne
(a cura di)
LDC , Leumann (To) 1996
pp. 200, lire 20.000
Il volume analizza nel suo evol-
versi storico e nella dimensione
sociologica, il moderno movi-
mento pentecostale: una corren-
te carismatica che aumenta di
adepti ogni anno vertiginosa-
mente, e che rappresenta oggi Il
più grande movimento di risve-
glio religioso nella storia del cri-
stianesimo. A chi interessa se-
riamente di problemi religiosi
nella cultura del nostro tempo,
questa ricerca del CENSUR offre
elementi che lo aiutano a com -
prendere un fenomeno che na-
sce e si sviluppa sia all'interno
che all'esterno della Chiesa, co-
me movimento di riscoperta del-
lo Spirito Santo e dei suoi doni.
LE CONFESSIONI DI PIETRO
Guardare a Gesù nei giorni
sereni e nel giorni di tempesta
Carlo Maria Martini
Piemme, Casale M. (Al) 1996
pp. 100, lire 12.000
Il pastore insegna al suo greg-
ge che la parola di Dio aiuta a
superare la paura di chi si mo-
stra incerto dì fronte alla confu-
sione culturale e rel igiosa del
mondo d'oggi. Fa una proposta
per ritrovare la propria identità
di seguace di Cristo, con la cer-
tezza che lo Spirito agisce nel
credente allargando gli spazi
del suo cuore e della sua
mente così da far trasparire vi-
sibilmente il mistero di salvezza
offerto a tutti gli uomini.
Carlo lvfaria
MAR11NI
LE CO FESSIO
DI PIETRO
Gu;1rd:lre :l c~ sì1 i1ti .~ 1nrni !'iCrt'nl
1,; nt i i::iorni di te rn pc.st11
BS GENNAIO 1997

3.10 Page 30

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Un progetto per un futuro che incomincia già da oggi: un villaggio per
DOVE FINISCE
IL DESERTO
di Maria Antonia Chinello
Non c'è tregua per il
Sudan. Ma nonostante i
molti contrasti nel paese,
cresce la presenza
salesiana tra i giovani.
Si stanno concretizzando per I
rifugiati il progetto « Don Bosco
Technical School » e il « Vocational
Training Centre-Girl's section ».
Prevede corsi professional
e altre iniziative sociali.
È stato approvato dal governo
che ha concesso il terreno.
IL VIAGGIO
DELLA SPERANZA
E' geograficamente uno dei più
grandi pae i africani, ma
anche il più povero. Ex colo-
nia ingle e, il Sudan ha ottenuto I in-
dipendenza nel 1956, e da allora
combatte una gue1Ta infinita che di-
vide il nord dal ud. Il regime fonda-
mentali. ta i }amico di Khattoum
vuole imporr non solo la legge del
corano. ma anche co turni e tradizio-
ni arabe nel ud del pae e dove vi-
vono africani, che ono in maggio-
ranza cri tiani o eguaci delle reli-
gioni tradizionali . Dal 198 i è ina-
sprita una seconda guerra di indipen-
denza. TI focolaio si localizza nel ud
del paese ed è l estremo tentativo di
ferm are 1'islamizzazione di questi
territori e ottenere il ricono cimento
GENNAIO 1997 8S
Khartoum (Sudan). Ragazzine
della scuola primaria parrocchiale.
dell'autonomia. Infatti fin dai primi
anni del!' indipendenza. l popolazio-
ni del centro- ud hanno ubho una
marginalizzazione da parte del go-
verno centrale islamico. Vari accordi
di pace tentativi di riconciliazione
sono sempre tati violati fino a
quand I annuncio da pa1te del pre i-
dente imeiry del! imminente intr -
duzione della " haria'', la legge isla-
mica. è tata la goccia che ha fatto
traboccare il va o. Una guerra che ha
provocato un milione e mezzo di vit-
time. li conOino n·a nord e sud non
ha però olo radici religio e: ve ne
sono anche di origine etnica, il . ud
africano contro il nord arabo· ed
economiche: nel ud c'è petrolio, al
nord avanza il de erto.
Nella capitale Khartoum anivano
carichi di attese non olo i turi . ti,
ma oprattutto coloro che dal ud
partono tentando la fortuna. Lascia-
no la povertà della propria ten-a e si
avventurano al nord , apendo che
gli aiuti economki. i migliori posti
di lavoro, vengono per primi a· e-
gn~ti agli arabi del nord.
E co ì che da un paio di anni, si
assiste a un lento spo tamento dì
gente all'interno del pae e .
La popolazione udane. e è calco-
lata in cir a 30 milioni, e il 75 per
cento vive nel nord. L maggiori
concentrazioni urbane si hanno a
Khartoum. Kl,artoum North Om-
durman. Le tatistiche indicano che,
ultimamente, circa 4 milioni di per-
sone si sono ·' postate' per raggiun-
gere le aree del nord. Sanno che è
un viaggio nza ritorno. Approdati
a Kha11oum li artende una capanna
di tracci cartoni e ba toni co truita
abu ivamenle su terreni venduti dal
governo ai ricchi del posLo. È terra
abbandonata da chi già possiede
mollo. La polizia vigila e periodica-
mente giunge a fare ·pulizia". Ma i
poveri. ostinatamente, ritornano ari-
costruire. I villaggi si moltiplicano e
avanzano. Una sfida a1 deserto dove
mancano cibo e acqua.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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giovani al di là del deserto.
UN DISPENSARIO A WAU
Qui, dove il cielo nella tagione
delle piogge, embra fare alleanza
con la terra e specchiar i nell'acqua
che trasfo1ma le strade in torrenti , le
Figlie di Maria Ausiliatrice ono pre-
enti con due comunità: a Wau, nel
sud, dal 1986, e a Khartoum dal
1989. Affiancate ai sale ian i hanno
iniziato i] lungo cammino del dialo-
go: con la gente, con i giovani, le
giovani, con il mondo mu ulmano.
A Wau, una cittadina pro perosa e
florida di circa 500 mila abitanti,
l'esodo ha lacerato le famiglie. I
campi sono stati abbandonati, gli
uomini costretti alla guen-a, le don-
ne e i bambini sono rimasti unici
custodi delle capanne e dell'affetto.
Le suore, dopo molte pe1ipezie, "'._i
hanno impiantato un dispen ario. E
I unico nella zona e con gli aiuti,
che arrivano goccia a goccia è pos-
ibile aprire le porte a tutti e acco-
gliere anche chi viene da lontano.
Difficile è stato assicurarsi un
luogo sicuro in cu i dare avvio alle
attività. Anche loro come la gente,
Kh artoum (Sudan). Suor Teresa Roszkowska al campo dei rifugiati.
Tragica povertà. Ma i ragazzi sono sempre pronti a sorridere.
i ono vi te frattate e hanno a ag-
giato l ' amaro disagio di trovarsi per
strada, enza una casa. Ma la pa-
zi enza africana ha in egnato loro a
non desistere.
CANTIERI AL NORD
A Khartoum invece, suor Teresa
e la comunità hanno imparato le
corciatoie per raggiungere i campi
profughi del ud e per tare con la
gente. L emergenza le ha portate più
volte dove uomi ni e donne rac-
contano, con poche parole e molti
fatti, storie di poverta e di fiducia
nella provvidenza di Dio e di Allah.
Come quella di Agata, una giova-
ne mamma di ci nque figli . Viene da
Juba. Il marito con il suo lavoro
guadagna al mese circa 40 mila
pounds udanesi. La fam iglia è però
numerosa. Si contano in ven ti con i
nipoti orfani giunti dal sud. U biso-
gno è di circa 100 mila pounds solo
per il cibo.
Progetti per l'alimentazione per
la salute e l 'igiene programmi di
assistenza a tempo prolungato sono
le iniziative che fi no ad ora sono
state tentate per venire incontro alle
prime nece sità della gente. Da alcu-
I Dei 30 milioni di sudanesi, il 75 per
cento vive al nord. Quattro milioni
di persone si sono "spostate" dal
sud per ragg iungere le grandi aree
di Khartoum North e Omdurman.
SALESIANI IN SUDAN
A WAU . Qui i salesiani lavorano
per la diocesi in una scuola
media, 400 allievi, e nelle supe-
riori, 150 allievi. Ci sono tipografi a
e parrocchia e la cura pastorale
di varie cappelle nei vi llaggi, dove
tra molte difficoltà si cerca di apri-
re qualche scuola elementare.
Don Ryszard Sajdak è direttore
del seminario minore nazionale.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice a
Wau hanno un dispensario, scuo-
la materna e primaria e colla-
borano all'attività pastorale.
A KHARTOUM . Figlie di Maria
Ausiliatrice e salesiani si occupa-
no dei ragazzi rifugiati. I salesiani
hanno iniziato per loro corsi di
quattro mesi con refezione gra-
tuita. Le FMA corsi di taglio e cu-
cito, attività di promozione della
donna, progetti per l'alimentazio-
ne, la salute, l'igiene. A Khar-
tou m è soprattutto in atto la rea-
lizzazione di un grande progetto
che prevede Centro FMA per le
ragazze, una scuola tecnico-pro-
fessionale per i ragazzi , oratorio-
centro giovanile, alcune iniziative
a favore dell'agricoltura.
BS GENNAIO 1997

4.2 Page 32

▲back to top
I r rifugiati trovano a Khartoum una capanna di stracci,
cartoni e bastoni costruita abusivamente sui terreni
dei ricchi del posto. I villaggi si moltiplicano e avanzano.
Una sfida al deserto dove mancano cibo e acqua.
I Khartoum (Sudan). Tra i rifugiati
Figlie di Maria Ausiliatrice e
salesiani collaborano agli stessi
progetti.
ni me i, invece, i sta concretizzan-
do, con i salesiani animatori dei ra-
gazzi, il progetto per i1 «Don Bosco
Vocationa1 Training Centre-Gi rl '
section ». « Il piano prevede inter-
venti in tema di salute, alfabetizza-
zione e promozione della donna »,
preci a uor Teresa. «È soprattutto
lei che, come in molte altre parti
dell'Africa, si trova a dover o te-
nere il peso più grande delle con e-
guenze della povertà, della guerra.
delJ'emarginazione religiosa e o-
ciale. La situazione di rifugiate le
porta a scontrarsi con la mancanza
di centri di assistenza anitaria, di
scuole. di scarsità di lavoro e di ci-
11giovanissimi arrivano a
Khartoum carichi di attese.
Lasciano la povertà della propria
terra e si avventurano al nord per
un viaggio senza ritorno e dove Il
attende una vita anche più difficile.
GF:NNA!O 1997 B
bo. Vogliamo intervenire per evitare
che I unica trada per la giovane
donna udanese, in questo frangente
di tempo, sia quella della prostitu-
zione e della devianza ».
U progetto ' stato approvato dal
governo che ha concesso jl teueno e
un su si dio per l' avvio dei primj la-
vori. Il centro ta orgendo a circa
tre chilometri dai campi dei rifugia-
ti. f giovani re tano il primo obietti-
vo ia per le suore che per i salesia-
ni. el Sudan, infatti, recenti ricer-
che hanno dimostrato che il 50 per
cento del totale della popolazione '
al di otto dei vent'anni. E loro arri-
vano. In tanti. Si possono contare le
etnie da cui provengono. Molti 0110
figli dei musulmani più poveri, i vi-
cini di ca a delle uore, che abitano
nel villaggio Kreyab. In tanti abita-
no in ieme con i cugini o figli di co-
noscenti che sono morti nella guerra
o nel lllngo viaggio verso Khar-
toum. « E anche in questo modo che
vogliamo educare alla pace e alla
convivenza », dice suor Teresa. «Il
progetto è ljbero da ogn.i discrimi -
nazion razziale o religio a. Certo
ogni giorno dobbiamo metterci di
fronte alla imprevedibilità del com-
portamento dei musulmani. Ma la
Provvidenza è grande».
La scuola funziona già. Ha il tetto
e le pareti fatti con le palme. Per i
e-iovani e i bambini del Sudan la
scuola non è un fatto scontato nella
vita. Ci arrivano al mattino, dopo
aver p rcor. o chilometri nel fango o
nella polvere, aver aiutato in ca a
essere anelati a procurare la legna o
aver portato litri cli acqua. ulle spal-
le o sulla te ta aver accudito ai fra-
teli ini o alle sorelline. « Il re to ciel
progetto », spiega suor Teresa, « è in
fase di avviamento: la clinica e il di-
spensario, i fabbricati per il centro
di promozione femminile, di sarto-
ria e di artigianato locale, la piccola
scuola materna ed elementare. La
gente ci conosce e viene già a tro-
varci e insieme a noi osserva il pro-
gredire dei lavori ».
IL RISCHIO
DI ESSERE CRISTIANI
L'animazione pastorale dei cri-
stiani è lenta e richiede la pazienza
del chicco gettato nel solco. Non è
semplice essere cristiani in Sudan.
È una scelta coraggio a. con i tempi
che con-ono. Soprattutto per i giova-
ni. Essi hanno grande voglia di im-
parare e dj preparare un futuro più
dignito o e umano per la loro terra.
Ma le scuole sono a prezzi proibiti-
vi. i po ti di lavoro preclusi e di -
cruararsi cristiani significa venirne
esclu i in partenza. E la vicenda cli
Alberta, vedova con due figlie. La-
vora come dome ti.ca pre o alcuni
arabi. È stata già due volte in pri-
gione perché vendeva marissa (una
bevanda alcolica proibita secondo la
legge i lamica) per arrotondare il
magro salario. Le due figlie hanno
diritto, poiché orfane, al l'istruzione
statale gratuita. Ma Alberta è cri-
tiana. Il Pre ide della cuoia pre-
tende il pagamento, « perché», af-
ferma. « la ua Chie a può pagare
anche per le due bambine ».
Maria Antonia Chinello

4.3 Page 33

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...
COLLE DON BOSCO-BEL·
GIO-OLANDA-FRANCIA.
1500 chilometri sudati sui
pedali. 20 giorni «insieme »,
giovani ed educatori. Mulini
a vento, canali , santuari,
Van Gogh e Rembrandt. E
qualche km con don Van
Looy. Nella foto è con gll or-
ganizzatori. Prossima im-
presa a Parigi, per l'incontro
dei giovani con Giovanni
Paolo Il.
r
INDIA. Alcuni salesiani di
Calcutta e due collaboratori
laici davanti all a prima chie-
sa catto lica costru ita ad
Arun achat Pradesh, a nord-
est dell'India. La zona è di
"- difficile evangelizzazione, e
il cristianesimo si diffonde
grazie alla testimon ianza
dei giovani che frequenta no
la scuola oltre confine.
ANGOLA. L'ispettore ar-
gentino don Juan Cantini
visita Luanda. Città dì 150
mila abitanti , i salesiani
hanno un centro professio·
nale con 150 giovani, con·
ducono varie attività pasto-
rati e catechistiche, e aiuta-
no i giovani al cambio di
mentalità per superare le ri-
va lità e divisioni.
KOREA. Più dì 3000 giova-
ni hanno partecipato l'esta·
te scorsa ai campi organiz-
zati dai salesiani al mare, in
co llina e in riva al fiume. I
chierici salesiani hanno guì-
dato questi giovani per una
breve ma densa vacanza dì
fraternità e di allegria.
TIMOR. Mons. Belo, " No-
bel per la pace " 1996, alla
commemorazione dei 50
anni di presenza salesiana
nell'isola. Nella fo to il ve-
scovo è accompagnato da
don Luciano Odorico, supe-
riore delle missioni, e da
don José Carbone!, delega-
to ispettoriate per l' lndone·
sia. E un momento di cu ltu·
ra popolare e di folclore.
,
TIMOR. Mons. Belo a Diti-
Comore saluta Il missiona-
rio padre Nacher. È 1'1 1 ot-
tobre 1996, giorno dell'i·
nauguraz ione della nuova
.._ cappella del Centro Tecni -
co Don Bosco. Al ce ntro, in
secondo piano, don Odori -
co , che ha sottolineato con
la sua presenza I 50 anni
degli inizi dell'opera sale-
siana a Timor.
8S GENNAIO 1997

4.4 Page 34

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- COME DON BOSCO
di Bruno Ferrero
SERENIPADRO I
DI SE STESSI
Mentre arava il suo campo, un contadino fu sorpreso dal
frenetico galoppare di un cavallo. Dopo un po' vide passare un
cavaliere che aveva perduto le redini e le staffe del suo cavallo e
si teneva disperatamente aggrappato al collo della povera bestia
che correva a perdifiato. «Ma dove vai?» , gridò il contadino.
«Chiedilo al mio cavallo... )).
una virtù che consente in ogni
occasione di dirigere il cavé!llo
della vita dove vuole il cavaliere. E il
vero segreto della felicità. Si chiama
te mpe ranza .
La temperanza non significa nulla
di castrante , di limitante: è la virtù
che libera il piacere e la gioia. Sap-
piamo tutti quanto sia sgradevole
accorgersi di essere trainati e as-
soggettati dai nostri impulsi dalla
nostra collera, dalla nostra sessua-
lità. Eppure nell'epoca in cui lo "sca-
tenarsi" è un mito, temperanza è
diventata una parola oscena.
Uno dei motti della congregazione
salesiana voluti da
Don Bosco , è pro -
prio "lavoro e tem-
peranza''. Nella co-
struzione della per-
sona secondo la
pedagogia salesia-
na, questa virtù ne-
gletta oggi ha una
grande importanza.
La temperanza è la
bellezza della per-
sona umana: istinti-
vamente siamo tutti
portali ad ammirare
coloro che "sanno
controllarsi", senza
diventare fred di o
indifferenti. La tem-
peranza consente
di scoprire la ric-
chezza della perso-
na, quel tesoro
interiore che rimane
nascosto quando
l'individuo perde il
suo tempo a con -
frontarsi con model-
li imposti dall'e-
sterno .
Ecco alcuni degli
obiettivi educativi .
Giovani anni '50, così simili a quelli d'oggi.
Il mito della libertà secondo James Dean:
fragilità e paura di vivere.
La sobrietà. Mol-
ti la esercitano in
nome della "linea",
altri in quello del
"collettivo", in realtà
non serve a controllare solo il peso.
Come il tanto bistrattato pudore,
significa la capacità di dominare i
propri istinti. La sobrietà inoltre
consente di scegliere veramente.
L'impianto pubblicitario-consumistico
della nostra epoca tende impietosa-
mente a mercantilizzare i bambini,
a tenerli sotto pressione, a inserirli in
una spirale di desideri imposti e
superflui.
La castità. Oggi bambini e ra-
gazzi vivono in una realtà forte -
mente erotizzata. Donata, 14 anni:
"Essere vergini , a diciotto , dician -
nove anni , al giorno d'ogg i è una
vergogna, significa che non sei co-
me tutti gli altri , che sei troppo
"salame", e in ogni caso i ragazzi ti
dicono : Se non vuoi venire a letto, ti
mollo ». La castità è la maturazione
di tutto l'essere dell'uomo a vivere
l'amore e ad esprimerlo con il
corpo nella verità e nella sincerità.
Non è semplicemente la regola-
zione dei rapporti sessuali. Non
mostra solo il retto uso del sesso e
del linguaggio corporeo dell'amore,
ma educa il corpo a esprimere real-
mente l'amore ed educa i senti -
menti alla tenerezza e alla sensibi-
lità. Per questo riguarda i pensieri ,
oltre che le parole e le azioni . Ma
per arrivare a questo risultato , i
genitori devono imparare a parlarne
con i figli con grande sincerità.
La gentilezza. Non si riduce alla
semplice osservanza della buona
educazione (anche se sarebbe già
molto). In una società dove sbrai-
toni e arrabbiati, con la morale
dell' uomo di Neandertal, finiscono
per vincere sempre , saper domi-
nare la propria aggressività, la
collera e il risentimento può sem,-
brare un 'apparente sconfitta . E
invece l'inizio reale del mondo
nuovo.
Il gusto nel vestire. Il vestito è
segno del corpo e il corpo è segno
dell' anima. C'è un linguaggio dei
vestiti come c'è un linguaggio del
corpo. Con la scelta del modo di
vestire, i ragazz i e le ragazze
sanno ben issimo di «voler comuni-
care ,, qualche cosa . Con l'aiuto
discreto dei gen itori possono chia-
rire a se stessi questo aspetto del
crescere.
GENNAIO 1997 IJ.S

4.5 Page 35

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La tolleranza e il perdono. Una
delle preghiere più belle che co-
nosco dice: « O Signore, che tutti i
cattivi diventino buoni; e che tutti i
buoni diventino tolleranti ». Chie-
dere perdono e perdonare, essere
indulgenti , esercitare la compassio-
ne, sono atti di volontà . Difficili . Ma
questo è uno dei vertici del compor-
tamento umano. Come affermava
un saggio: « Lascia perdere . Perché
riman i legato alla sofferenza? Non
puoi fare nulla per i torti di ieri, e
non tocca a te giudicare. E allora
perché aggrapparsi proprio a ciò
che ti tiene lontano dalla speranza
e dall'am ore? ". Uno dei doni più
grandi che Gesù ci ha fatto , sono
le parole: « Rimetti a noi i nostri
debiti , come noi li rimettia mo ai
nostri debitori ».
L'umiltà e l'umorismo. È il
co raggio di non essere perfetti. In
clima da "superuomini" è difficile
im brigliare i "superorgog lì" con l'e-
sito inevitabile di creare un perenne
clima di prepotenza. L'evoluzione
umana non è neppure pensabile
senza l' imperfezione. Chi si sente
perfetto e contento di sé non cerca
niente di nuovo, perciò non trova
niente di nuovo. Il sale de ll o svi-
luppo sono gli imperfetti, quelli che
cercano . Sono coscienti della pro-
pria imperfezione e tendono a supe-
rarla. Amare se stessi e gli altri con
indulgenza, significa accettarsi per
quello che si è con bontà, con la
« voglia matta » di darsi una mano ,
perché solo tenendoci per mano
possiamo _proseguire per la strada
co mune. E dalla presu nz ione che
nascono le più feroc i frustrazioni.
L'umiltà è più della semplice auto-
accettazione: è far partire tutto ciò
che ci riguarda da lla fe licità di
esistere. Il solvente di tante tensio-
ni che nascono dalla prepotente
voglia dì autoaffermazione , è l'umo-
rismo. L'umorismo dà il coraggio di
scendere dal piedistallo su cui ci
colloca la nostra immaginazione è
la forza di riconci liazione continua
o con la vita, crescita verso il più .
DIZIONARIO PEDAGOGICO
a cura di Jean-François Meurs
S ISTEMA. Don Bosco ha ragione
di parlare di « sistema educativo » a
proposito della sua pedagogia,
perché lui ha stabilito un legame
coerente tra il ragazzo e il metodo
applicato in una determinata Istitu-
zione. Il sistema educativo dì Don
Bosco tiene conto di tre variabili
essenziali con i giovani : la compo-
nente biologica (età, faticabilità) ; la
componente psicologica (età,
personalità, temperamento) ; la
componente sociologica (le origini
sociali). Don Bosco è guidato da
un'idea, quella della "preven-
zio ne ». Ha scelto un metodo,
quello della bontà. Ha creato un
luogo educativo: Valdocco.
G RUPPO. Valdocco era una
comunità educativa: un gruppo di
giovani , con la presenza di qualità
di alcuni adulti. L'individualismo del
nostro tempo ha delle incidenze sul
modo dì fare gruppo dei giovani.
Ciò che funziona oggi è sia il
piccolo gruppo di 3-5 componenti ,
sia il grande gruppo di migliaia. Nel
primo caso , le differenze quasi
scompaiono. Si adottano gli stessi
punti di riferimento, sia sul piano
degli abiti che dei valori ou lturalL
Nel grande gruppo, si vibra al
calore fusionale di mille individualità
riunite . Nei due casi non si esce
diversi dall'esperienza di gruppo. È
prevalso l'io.
Al contrario , a tenere in piedi un
gruppo di 15-30 adolescenti si va
incontro a delle difficoltà. Perché è
inevitabile confrontarsi con le diffe-
renze, con la divisione dei ruoli ,
delle responsabilità. Si esce
sempre trasformati da questa
esperienza di gruppo.
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BS GENNAIO 1997

4.6 Page 36

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Emanava dalla sua persona una dignità che si imponeva.
...
...
ECOSI
SEMPLICE
AMARE di Teresio Bosco
I salesianifrancesi il 19 marzo del 1995
hanno iniziato la causa di canonizzazione
di padre Giuseppe Augusto Arribat. Con la
sua vita ha fortificato la fede di molti.
I 1 17 dicembre 1879 Don Bo co
ricevette dal Conte di Parigi un
gentile biglietto con l' offerta di
500 franchi (cinque milioni in lire
di oggi) « per aiutare le tante opere
buon da Lei intraprese» (MB 14 .
721). on fu iJ dono più prezioso
che in quel giorno Don Bo co rice-
vette dalla Francia. In quel 17 di-
cembre, infatti a Trédou, ne l dipar-
timento dell Aveyron , na ceva il se-
condo dei sette figli della famiglia
Arribat. Una famig lia contadi.na, po-
vera e profondamente cri tiana che
battezzò quel bimbo coi nomi di
Giu eppe Augusto. Giu eppe Augu-
sto A1Tibat diventerà uno splendido
sacerdote aie iano, il primo sale-
siano france e di cui è iniziato il
proce o di santità. Giuseppe Angu-
sto (che tutti per brevità chiamano
soltanto Augu to) è fedele all a ua
teJTa, tenace e cristiana. La povertà
della famiglia lo tiene lontano dagli
studi per tanti anni. Ma quando la
sua famiglia supera appena il livello
della povertà d egli compie L8
anni va a bussare alla ca a salesia-
na di Marsiglia e chiede di iniziare
gli studi. Non è per nulla impensie-
rito dal prendere posto n I banco di
scuola con un ragazzino che di anni
ne ba appena undici. Affascinato
dalla figura di D01J Bosco, chiede di
es er aie iano. E accettato tra gli
aspiranti come vocazione adulta
mentre fa l'animatore nel C nlro
giovan iJe di Toulon-Montéty.
GENNAIO 1997 BS
ESPULSO IN
ITALIA
I partiti anticri- Padre Arribat. "Noi avevamo l'impressione
sti·am· che governa-
di incontrare Dio nella sua bontà».
no la Francia negli
ultimi anni d I 1800 e ne.i primi del chierici dal beato Michele Rua. Di-
1900 puntano alla scii tianizzazione venta salesiano a 25 anni. Tornato
della società francese. Vengono sop- in Francia, Augusto iniziò Ja sua
pres i i cappellan.i mifaari i simboli vita apostolica accanto ad altri sale-
religio i nei tribunali e negli ospe- siani in una condizione di semi-
dali, e pecialmente viene laicizzata clandestinità. Non potevano dichia-
la scuola, che viene chiamata pro- rar i religiosi, indo sare l'abito
grammaticamente «scuola senza religioso , e dovevano gestire le ca e
Dio ». I cattolic.i, soppo1tando note- e le cuole non come salesiani ma
voJ iss imi sacrifici finanziari, co- come uniti in libere a ociazioni.
struiscono accanto a quella statale Augusto poté co ì studiare da prete
una libera sc uola cri tiana. È così e lavorare ome sale iano a Mar i-
efficiente (e la gente è co ) per uasa glia e a La avane. Veru1e ordinato
che 1 educazione cri tiana della gio- sacerdote nel 1912, a 33 anni.
ventù è nece saria) che nel 1898 le
cuole cattoliche ospitano il 41 per
cento degli alunni della scuola BARELLIERE NELLA
media e uperiore (Aubert, La Chie- GRANDE GUERRA
sa nella società liberale).
Nel 1902 è capo del governo il ra- 3 agosto 1914. La Gennan ia di-
dicale Combes. Egli reagisce in ma- ch iara guerra alla Francia, e manda
niera feroce a que ta situazione. Con ali ' attacco le ue divisioni. Inizia la
alcune l ggi dichiara espul i dalla angLùno issima prima guerra mon-
Francia 30 mila religiosi s'impa- diale. Di fronte aJJa minacci.a porta-
dronisce delle loro case e delle loro ta ai confini della Francia, le lotte
scuole. I sale ìani espul i varcano le anticlericali cessano. La mobilìta-
Alpi e portano il loro fiorente novi- zion generale chiama anche i reli-
ziato in Piemonte, ad Avigliana. Tra gìo i e pulsi alla difesa deUa patria.
i novi zi c'è Augusto Anibat. Egli Ed essi ritornano. 25 mila acerdoti ,
compie i primi pa ·si della ua vit·i religiosi e em inari ' ti indo ·suno la
alesiana nella terra di Don Bo co, e divi a militare. 460 moriranno ui
il 20 ottobre 1903 ricev la ve le dei campi di battaglia. Anche padre Au-

4.7 Page 37

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Aperto e sorridente, fu un singolare figlio di san Francesco di Sa les e di Don Bosco.
gu 'tO (35 anni) viene chiamato alle
anni. E i.nfermiere e bar llì r nel
groviglio dell trincee e delle retro-
vie. «Quando si parlava dei tempi
della gu n-a, argomento che egli
non amava, padre AJTibat non vole-
va che i cherzasse ull'eroi smo e
ui acrifici dei soldati - scriv un
te timone -. Egli aveva vi to la
morte in faccia ali mitragliatrici e
nelle trine e inva dalle pulci ».
Terminata la guerra, il clima reli-
gio o della Francia cambi'. Il ca-
merati mo che aveva legato il prete
l'insegnante nel fango delle trin-
e e e otto il fuoco dei cannoni, la-
ciò dei egni profondi. Le elezioni
del 19 19 porlarono alla carnera dei
deputati una maggioranza fatta di
moderati. che all'inizio del secolo i
erano opposti alle legoi anticlericali
di Combe.
Anch l'opera aie iana 'i vi-
luppò e si organizzò. Padre Anibat
ripre e a lavorare inten amente a La
avaJTe (tra Nizza e Tolone). Fu ani-
matore della vita religio a dei giova-
ni fino al 1926. In quegli anni i calto-
lici della Francia fecero una grave
scoperta. Padre Lhande pubblicò il
libro Cristo in periferia ( 1926). In
quelle pagine i credenti e gli te i
preti scoprirono che nell loro te. e
parrocchie esistevano masse di uo-
mini (gli opera.i) alle quali il cristia-
ne imo non olo era e traneo, ma
scono ciuto. Da quella s op ria-pro-
vocazione nacque la JOC (.leunesse
Ou vrière Chre1ié1111e). I cr denti en-
tirono l' urgenza di portare il me ag-
gio cri riano al mondo dei lavoratori.
ln quel 1927 padre Arribat fu man-
dato dall 'obbedienza a in egnare e
ad animare cri ti anamente i iriovani
lavoratori che confluivan ne0a casa
«Don Bosco » di Nizza.
VISO APERTO
E SORRIDENTE
el 1931. a 52 anni. l'obb di nza
lo chiamò per la prima volta al r-
vizio di direuore. Come tale ru in-
viato a La avarre, mentre veniva
incaricato contemporaneamente del-
la parrocch ia Sanl'I idoro nella valle
di Sauvebonne. «Si è detto di lui -
crive Morand Wirth - che non era
nato per la direzione o I ammini-
trazione. Probabilmente era vero.
Ma ciò che ' ammirevole è che que-
ti lavori, che di per é non erano il
uo ruolo , non lo ctiminuirono per
niente davanti agli allri. Emanava
dalla ua persona una dignità, anzi
una nobi ltà che I imponeva. Vi o
aperto e sorridente, que to figlio di
an France co di aie di Don Bo-
sco non faceva fuggire nes uno.
Mentr la ua magrezza e il uo
a ·ceti mo richiamavano il Curato
d·Ars, il suo oJTi o e la sua dolcez-
za erano davvero di un aie iano. Fu
l'uomo più pontaneo del mondo,
pieno di pi.rito, immediato nelle ue
reazioni giovane d'animo. Come
confe ore la sua linea abitua le era
qu Ila di cu are, compalire, inco-
raggiare. Un altra ua caratteri tica
ra il ri petto qua i cerim nio o che
egli aveva ver o tutti, oprattutto
ver o i piccoli. A una giovane don-
na di 33 anni criveva: "Venerata
ignora", a un ragazzino dava del
' Signore" e del "voi" Una educazio-
ne ;Ll'antica? Probabilmente. Certo
non fai ità. Egli ri pettava talmente
l'altro che lo obbligava a in nalzar i
alla dignità di figlio di Dio. E ciò
enza neppur parlare di religione.
Salutava l'operaio comuni. ta che
abitava nella ua parrocchia toglien-
dosi il cappello ogni volta che 1 in-
contrava. E operaio finì per la-
ciar i vin ere da tanta bontà ».
LEZIONI DI CATECHISMO
A MORGES
Dopo tre anni a La Navarre, fu
mandato a Morge, . nel cantone di
Vaud, in Svizzera. Vi re t oltanto
un anno, 1934-35. Ma uno dei
suoi e all ievi ricorda ancora le
. u I zioni di cat chismo.
« elle nostre te-
te di ragazzini e
n Il no tre con-
ver azioni infan-
Parigi. La
grande scultura
posta di fronte
alla chiesa
di Saint-Eustache.
Un volto buono
e una carezza,
un invito alla bontà
ti li, dopo aver entito raccon tar la
vita del Curato d' Ar , noi ci imma-
ginavamo che pad re rribat fosse il
Curalo d Ars tra di noi. Le ore di
catechismo, in un linguaggio em-
plice ma vero erano eguite con
grande attenzione. Noi avevamo
l'impre sione di incontrare Dio nel-
la ua bontà, e ciò ha segnato i no-
stri giovani anni)>.
Dal 1935 al 1941 I obbedienza lo
as egna come direttore all 'opera sa-
le iana di Mi llau nella diocesi di
Rodez. Qui egli vede arrivare su ll a
Fran ia nuovamente la bufera della
guerra. li 3 ettembre 1939 Francia
e Inghilterra dichiarano guerra a!Ja
Gem1ania del dittatore nazi ta Hi-
tler, che da due giorni ha fatto inva-
dere la Polonia. Padre Arribat ha 60
anni. Partono per la guerra tutti i
confrat li i valid i ed egli ripensa
con pena ai giorn i delle mitragliatri-
ci e dei ma acri che stanno tornan-
do. AggrediLa da ll 'offensiva tedesca
il 10 maggio 1940 la Francia crolla
nello pazio di un me e. li 14 giu-
gno i oldati tede chi occupano Pa-
rigi. ell ' autunno del 1941 viene
mandato a dirigere I opera sale iana
di Vili mur- ur-Tarn,_pres. o Tolo a.
Vi rim ane ei anni. E questo il pe-
riodo de11a sua vita più den o di p -
rico[j e di grazie. Hitler ha e teso
alla Francia le leggi anti-ebraiche
che da an ni in Gem1ania hanno dato
inizio all'olocau to del popolo ebreo.
Gli arcive covi di L ione e di Tolosa,
Gerlier e Saliège nelle loro lettere
pa tornii ai cristiani, hanno definito
qu te leggi « barbare e an ti-cri tia-
ne ». Sac rdoti, r ligio i e istituzioni
BS GENNAIO 1997

4.8 Page 38

▲back to top
- La venezuelana suor Maria
de Los Angeles Contreras è stara
nominata dall ' ultimo Capitolo
generale delle Figlie di Maria
Ausiliatrice consigliera per la Fa-
miglia Sales iana. Si tratta di un
nuovo dicastero, volu to per hé le
FMA possano dare iJ loro appor-
to «femminile e mari.ano » all a
crescita della comunione e colla-
borazione nella Famigli a alesia-
na. A suor Contreras viene chie-
sta una particolare attenzione alle
exallieve, «perché realizzino con
re pensabilità e autonomia la lo-
ro vocazione laicale>>.
- «Comunicazione sociale,
televi ione e cinema » è il tema-
dibattito di una serie di incontri
guidati da don Renato Bulera per
gli exalliev i dì Catania. Questo
gruppo che si ritrova a ogni pri-
mo venerdì del mese per la me. -
a e un incontro fraterno in ·ede,
organizza altri momenti di ag-
giornamento sui temi dell' ultimo
capitolo generale Salesiani e
laici ») e su quello del congresso
nazionale di Rimini Rinnovar-
i per rinnovare»). Domenica 22
dicembre hanno festegg iato il
quarto anniversario di una loro
iniziativa di particolare impegno
sociale, «Il telefono contro la so-
litudine».
- Gli «artigiani » del Don
Bo.co di Verona nel 1896/97
erano 20 ragazzi impegnati nel-
l' arte dei sarti , calzolai, falegna-
mi e fabbri. Il 6 ottobre scorso
gli ultimi exallievi arti giani so-
pravvissuti a questi mestieri
hanno ricordato que to centena-
rio con un incontro semplice e
familiare, carico di ricordi, rin-
novati nelle pagine più belle da
un ex-consigliere di quei tempi,
don Aldo Bort. E hanno rin gra-
ziato per il bene ricevuto. Da
quel «Don Bo co », 25 anni fa è
germinato il << San Zeno » con
nuove specializzazioni adeguate
ai tempi e gestite con grande pro-
fe sionalità.
GENNAIO 1997 BS
reli giose, ri chi ando feroci rappre-
saglie nascondono molti ebrei e li
salvano dalla deportazio ne nei cam-
pi di term inio. Nell opera di Ville-
mur padre Arri ba! nasconde ragazzi
ebrei, e quando la divisione delle
SS occupa la scuola salesiana, padre
Arribat deve usare tutta la ua sere-
nità e gentilezza per evitare una ca-
tastrofe. L as enza dei confratelli
più va]i di, richiamati alle arm i, i fa
senti re. Padre AJTibat, che nel l 944
compie 65 ann i, cerca di moltiplica-
re il suo lavoro per suppl ire a tutto.
L'im magi ne che i te ti moni con-
servano di lu i è prima d i tutto quel la
del ervo, nel senso più umile. Spaz-
zaJe il cortile, pulire i gabinetti, la-
vare i piatti, curare e vegliare i ma-
lati, decorare la cappeIla, allacciare
le scarpe ai fanciulli 0 110 ue azioni
di tu tti i giorni. Offriva la sua came-
ra all 'ospite di pa, saggio era vicino
con gentilezza a chiunque prestava
il uo lavoro nella ca a: contadino
operaio, cuoca, guardarobiera.
GLI ANNI DELLA PACE
La pace tornò nella primavera del
1945. Tornarono i confratelli in di-
visa mili tare, a riprendere il loro la-
voro di ed ucatori cristian i. Per qua l-
che tempo ci fu molta scarsità di
cibo. Un testimone ricorda che come
don Rua, padre AlTibat raccoolieva I
croste di pane e le metteva ne lla mi-
nestra. Soff,iva quasi con tinuamen-
te di tomaco, e si curava co n una
tazza di acqua calda. Un'u lcera di -
ceva, non fa morire. Un allievo di
queg li ann i ricorda un particolare
gentile: «Nella mia infanzia incon-
trni a Vi llemur un padre aie iano,
don Arribat. Era di una grande
bon tà non solo verso I p r on , ma
anche ver o gli animali . Il suo affet-
to per loro mi impressionò. Li alli-
rava, parlava con loro. Mi faceva
pensare a S. Francesco di Assis i».
el 1947, quando già aveva 69
anni , fu mandato ancora a diriger
l' opera di Thonon , nella diocesi di
Annecy. Vi ri mase dal 1947 al 1953.
[n quel periodo in cui le vocazioni
eccle ·iastiche e r li gio e comincia-
vano a scar eggiare, «egli che si cre-
deva di qualche util ità ·olo per i pic-
coli. gli ammalati capace solo di
spazzare corti li ha fatto maturare
vocazion i di religiosi. di preti, dì lai-
ci, di cui non si può calcolare il nu-
mero » (Phalippou). Un sai siano ha
testimoniato: «lo ero un giovane stu -
d nte di famiacia, freque11tavo il
centro giovanile di Thonon . E tato a
padre Arribat che ho confidato il mio
desiderio di essere prete per occupar-
mi dei giovani. Fu in quell 'occasione
che apprezza i la sua di erezione e
prudenza. Egli vedeva ciò che biso-
gnava dire e fare , e lo comunicava
con una empli ità una umiltà di-
sarmanti. Ci , i sentiva illumi nati e
perfettamente liberi ».
IL CANE LUPO
E LE COLOMBE
el 1953 padre Arribat compiva
74 anni, e accettò co n g ioia di e ere
mandato a La Navarre, dove aveva
lavorato tanto negli anni giovanili.
Tn lui i più giovani alesiani vedeva-
no una pietà sempli ce, trad izionale,
mH profondamente vera. Un sale ia-
no ricorda: « Vederlo Lracciare u di
un grande egno di croce, con o-
lennità, era un rich iamo per ciascu-
no alla presenza di Dio. n uo racco-
glimento all 'altare faceva impre sio-
ne ». Un altro, che l'osservava negli
ultim i anni nello sforzo di fa re la ge-
nuflessione davanti all 'altare, cri -
e: « Egli ha fortificato la mia fede ».
Padre Arribal rimase a La Navarre
fino al 1963 , anno ciel suo incontro
definitivo con Dio. Gli ultimi tempi
furono tribohti da acciacchi doloro-
si , che però non diminu irono la sua
bontà verso tut ti. Un exa llievo di La
Navarre, divenuto sale iano testi-
mon ia: «Sono ' lato impre ionato
da pad r Arribal che visse tra d i noi
i uoi ultimi giorn i. Ho av uto de ' i-
derio di e. ere salesiano come lui ».
E un altro: « Il buon padre, con una
scatola da ·carpe piena di briciole
sotto il bracc io, aJTancava a piccoli
pa si dolorosi dal refettorio alle sue
colombe ».
Dio gli veDne incontro il l9 marzo
1963. Aveva 84 a011i, e aveva Lnse-
gnato a tutti eh «è co ì emplice
ama re ». Un cane l upo che lui solo
era riu ·cito ad addome ti care, venne
ad ac ucciar i accanto alla sua bara.
Teresio Bo co

4.9 Page 39

▲back to top
La storia di Don Bosco raccontata a fumetti.
osco
Da que to numero il Bollettino Sa-
le iano esce con quattro pagine in
più che vengono de tinate ai giova-
nissimi. A cento anni daUa nascita
del fumetto, pubbli ch iamo a puntate
la biografia di Don Bo co
per immagini. Tra le varie
edizioni mondiali , abbia-
mo scelto queUa di Gat-
tia-Bosco pubblicata
dal ! Editrice LD . La
storia de l "ragazzo
del ogno" racconta-
ta con lo strumento
fanta io o del di-
egno e de l fumet-
to conquisterti cer-
tamente l'animo
dei più giovanj,
ma probabi lmente
troverà interes. e
anche tra gli altri
lettori, oprattutto tra
i cuJtori di que to genere.
CENTO ANNI FA
Il primo fumetto ha fatto la sua
comparsa nel New York World del
16 febbraio 1896. Cento anni fa,
dunque. Raccontava le vicende di
un ragazzino destinato a passare in
qualche modo al la storia. Si chia-
mava Ye/low Kid e indossava un as-
surdo camicione gial lo a cono tron -
co che lo copriva sino ai piedi. La
testa calva gli occhi piccoli e furbi
aveva due vistose orecchie a svento-
la e la bocca sorridente che mostra-
va i denti porgenti . Era di fatto il
primo vero per onaggio dei fumetti
american i, e apriva la strada a quel -
le nuvole parlanti che si sarebbero
diffuse con successo in tutto il
mondo. Da allora uperoi e cow-
boy, poli.ziotti e fuorilegge, extrater-
restri e per onaggi della
fantasia di ogni tipo
hanno popolato iI magico
mondo del fumetto.
Cresciuto insieme al ci-
nema, il racconto a fumetti
si conqui tò pre to una
collocazione precisa nella
nuova civiltà dell immagi-
ne grazie a una forma
espressiva efficace e im-
mediata , capace per di più
di una grande forza di sug-
gestione sul pubblico. Col
tempo il fumetto inventò
un uo linguaggio, riuscì a
definir i e a collocarsi, di-
venne importante qualcuno
lo definì un ico e insostituibile.
Se ali inizio sembrava rivolgersi
e clu ivamente ai ra-
gazzi, ci si accorge
poi che faceva presa
anche, e forse di più.
ugli adu lti. Piccoli e
grandi in que. ti cento
anni furono conqu ista-
ti dai loro b niamini di
carta.
Gent di ogn i cate-
goria, frustrata dal
quotidiano o empli-
cemente desiderosa
di darsi a una I ttura
meno impegnativa e
distensiva, finì per
identificarsi in questi
eroi eternamente vincen ti, trovando
la trada per alleggerire, sia pure per
pochi minuti , la quotidiana lotta per
la vita e per . ognare.
LA CRISI DEL FUMETTO
Qualcuno ha . eritro che dopo
cento an ni il pianeta fumetto denun-
cia una crisi. « Di vendite certo, ma
anche di mancanza di idee )) ha
detto Ferruc io Alessandri uno dei
fondatori de lla rivista Comi.r. Tant'è
vero che si ricorre oggi a trovate di
dubbio gusto, come la morte e il ri -
torno alla vita di Super-
man. Anche Disney ha
fin ito per cambiare:
Topolino si trasfor-
ma momentanea-
mente in un perfido
topo maleducato e
con lo sguardo assassi-
no, Qui Quo Qua crescono
e diventano ado lescenti,
mentre lo zio Paperino si
prende una rivincita ul -
l'eterno fortunato cu-
gino/rivale Gastone vin-
cendo un qu iz televisivo
organizzato da l network
di zio Paperone.
ns GENNAIO 1997

4.10 Page 40

▲back to top
ca. «Cambia il gu to dei giovani i
è fatto meno stretto iI raj;lporto h·~ iI
lettore e il suo eroe preferito ». E il
discorso potrebbe contin uare, facen-
dosi complesso. Comunque alcuni
fumetti in ltalia tengono ancora:
aliti Tex, Dylan Doge Topoli110.
DON BOSCO
PER IMMAGINI
Per motivi storici Don Bo co non
ha potuto servi rsi del linguaggio del
fumetto. Amante del teatro e del
gioco gli sarebb però piaciuto
anche il fumetto. E 'è da scommet-
tere che lo avrebbe utilizzato non
solo come mezzo di pas atempo di-
stensivo ma anche di più per far
passare più facilmente i suoi me -
Altri si sono chie ti se non sia la saggi e l' istruzione popolare.
televisione a uccidere il fumetto.
La vita dei tempi d'oro
Con la ua pre-
dell 'Oratorio di Valdoc-
UDNB_D_SCà. valenza di im-
magini e I abi-
tudine all a pas-
co è stata tramandata
come un 'epoca favo losa.
.,,
. Il cortile era tutto moto,
ività, la televi-
tutto allegria . Si ca nta-
sione non favo-
ri ce certo la ca-
tegoria dei letto-
ri. «Li realtà è la
società che cam-
bia», dice Aie -
sand rini, che è
anche insegnante
di computer grafi-
fan tastico del fumetto. Ba. ta pen are
ai grandiosi panorami dei uoi
sogni , dei uoi progetti. Senza dub-
bio, Don Bosco avrebbe amato e
utilizzato il fumetto. Lui che era dì
una «di namicità immensa », come
cri se nel 1988 Gerhard Trenk ler
pre idente degli editori cattolici eu-
ropei. li quale ricordava che «es ere
fe lici, far de l bene, far cantare gli
uccelli » era il programma di vita ri-
cevuto da l mondo salesiano.
Don Bosco ha tentato ogni sentie-
ro pa tarale per giungere al cuore
dei giovani e renderli felici. Certa-
mente sarà compiaciuto di trovare
sul «suo>> Bollettino il fumetto che
traduce in immagin i la bell a favola
della sua vita.
O
GENNAIO 1997 11S
va, si giocava, si rideva. E quel
cl ima gioioso i intrecciava con le
vicende della vi ta di Don Bo co
piena di fatti ·traordinari che veni-
vano ascoltati dai ragazz i come le
fiabe più belle del ~mondo. Don
Bo co aveva il dono di . ap r rac-
contare anicchendo le vicende di
particolari interessanti e drammatic i,
elementi visivi che i rampavano in
modo ind lebile nella mente dei uoi
ascoltatori. Era un modo di parlare
immaginifico, tipico del li nguaggio

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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Il ragazzo del sogno
F'Ee,Bt;ZA/0 :Z92';1'. UNA
!::>El<.4 NELLA CUCI N4
01 CAf>A aoe,co Al
BECCHI, UNA BORGAT,4
DI POCHE C4!:>E ~PAR-
!:>E ~ UNA COLLINA
DEL M0N~é~RATO,IN
PIE:MONTE.
ANTONIO,
n PREGO,
GIUANIN LAVORA
COME: GLI ALTl21 .
!::>E POI VUOLE
LEGG.ERE,
CHE TE NE
IMPORTA.'"'
.ME NE
IMPOl2TA PERCHE'
ooe,e,1AMO LAVOl<IA-
RE TUTTI, E NON
~PREGARE TEMPO A
!':>TlJDIARE . IO 'i:,ONO VE·
NUTO ~ GRANDE E
E NON
Bl'bOGNO
ANCl4E
IL NO!::>TRO
Ae>INO
NON E• MAI
ANDATO
A e?CUOLA •..
M ARGHE1<1rA aosco E' IMPO-
TENre O! FRONrE 4LLA VIOLEN•
ZA OE:L t;?UO FIGLIOLO PIU' Gl<ANOI:
. .• E: GIOVANNI ANCOl<A UNA '4:>L7'A
LE PRENDE 01 !:JANTA RAGIONE.
BS GENNA IO 1997

5.2 Page 42

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GIUAN IN,
E' MEGLIO CI-IE
TU VADA VIA
DA CA<;:,A . AN10-
NIO NON Duo·
VEDEl<TI E P0T~E88E
FARTI DEL MALE
CON LA FORZA OEI
'bUOt DICI0T-
T'ANI-JI .
G1ovANw1 PARrt:
LA MATTINA 0000.
IN UN PICCOLO
l=AGOTTO: . . .. AL-
CUNE CA.MICIE, I
~01 OUE LIBRI,
UNA GRO~~
PAGNorrA.
TENTA
.ALLA CAOC-1 -
NA M0GLIA
A M0NCUCCO.
CHIEDI DEL
~IGN0R LUIGI ,
COME GAR -
ZONE TI
Pl.!ENOERA' .
"'1AMM 4 M4RGHERITA RI -
M A NE A GU4RDARI: IL <!x../0
PICCOLO l:,<,/IG/<4NTE FINO
A G/U4NOO NON !!:1COMPA/!i!E
IN M EZZO ALLA NEBBIA .
GENNA IO 1997 BS

5.3 Page 43

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Mé\\ 10
DEVO VEDEl2E
Il ç,,1GNOR
MOGLIA,
IL ~IGNOR
LU IGI
MOGllA.
Ee>TA ~T..J.
."NOI LI P
MO ALL-'I
RZO, OIG
CIIE TU, D
' MEGL IO
TORNI
8S GENNAIO 1997

5.4 Page 44

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- I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
All'inizio di un nuovo anno ,
può risultare di interesse
comune , preannunciare gli
even ti che entreranno ne l
calendario agiografico sale-
siano del 1997.
È in fase di arrivo il Decreto
sulla eroicità delle virtù della
Figlia di Maria Ausiliatr ice
EUSEBIA PALOMINO che
diventa cosi venerabile .
Seguirà a ruota, intorno alla
data di Pasqua, quello ana-
logo sul salesiano laico
ARTEMIDE ZATTI . Il 1997
vedrà quindi salire a dodici il
numero dei nostri venerabili.
Si prevede inoltre, nel corso
dell'anno , la conclusione di
due "processi" attua,lmente
in corso: quello del card.
Augusto Hlond iniziato cin-
que anni fa a Varsavia , e
quello di Don Elia Com ini
Iniziato due anni fa a
Bo logna.
Si spera Infine di avere nei
primi mesi dell'anno i Decreti
di validità di due processi
conclusisi nel 1996: quello di
Mamma Margherita e quel-
lo di Attilio Giordani.
Può sembrare una scaletta
di sapore burocratico, ma
sono in realtà le tappe lumi-
nose del graduale riconosci-
mento della santità dei nostri
fratelli e delle nostre sorelle.
r ATUTTE LE
MAMME
Ero circa al quarto mese di gravi-
danza quando dal mio parroco
mi fu dato l' abit ino di san
Domenico Savio con il rispettivo
libriccino. Tutte le sere ho recita-
to la preghiera della "mamma in
attesa" indossando sempre l'abi-
tino. Ciò mi ha dato forza e mi ha
fatto affrontare con grande fidu-
cia la mia gravidanza non priva
di problemi. Oggi i miei due bam-
bini - sono due gemelli - hanno
spento la loro prima candelina.
Desidero rivolgermi a tutte le
mamme in attesa per invitarle ad
avere sempre la massima fiducia
in san Domenico Savio.
Anna Doria Pecoraro - Lecce
r SIAMO STATI
ESAUDITI
Mia nuora era al quarto mese di
gravidanza, quando dopo ripe -
tute analisi i medici sostennero
fosse in corso la rosol ia, nono-
stante essa ritenesse di averla
già contratta in giovanissima età.
Ci affidammo a san Domenico
Savio facendo indossare il suo
abitino e inco minciando una se-
rie di novene. Siamo stati esau-
diti. Alessandro è nato sanissi-
mo . Ora ha sette mesi ed è la
gioia di tutti noi.
Favara Agnese Arignano (TO)
r RECANDOMI A
COLLE D. BOSCO
Nel mese di settembre mia ma-
dre di 87 anni , già sofferente di
cuore e di enfisema polmonare,
ebbe due o tre gravi crisi cardia-
che per cui disperavamo per la
sua vita. Abbiamo passato giorni
e giorni al suo capezzale temen-
do che sarebbe venuta meno. In
quei giorn i mi sono recata al
Colle Don Bosco per un incontro
di preghiera e in quell'occasione
l'ho affidata a Mamma Marghe-
rita . Piano piano si è rimessa ed
oggi , Festa di san Giovanni
Bosco, adempio la promessa di
far pubblicare la grazia, con nel
cuore la gioia di avere ancora tra
noi la nostra cara mamma.
Wilma Martini
Pavone e.se (TO)
r VIDI UN MUCCHIO
DI IMMAGINETTE
Il giorno della festa di san
Giovanni Bosco mi recai a pre -
gare nell 'omonima parrocch ia
del la mia città e in un angolo
della chiesa vidi un mucchio di
immaginette di Mamma Marghe-
rita con un cartello che invitava
a ricorrere alla sua intercessio-
ne, essendo in corso la causa di
beatificazione. Le rivo lsi subito
la richiesta di aiutare mio marito
a non restare disoccupato , dal
momento che il suo lavoro stava
per esse re soppresso. Dopo
poco più di un mese , pri ma
ancora che avvenisse il temuto
licenziamento , la sua azienda
gli comun icò d'ave r trovato un
altro posto cu i avrebbe potuto
essere trasfe rito . Ora in un clima
di ritrovata seren ità, ademp io
all a promessa di pubblicare la
grazia.
I.M. Torino
r A CONTATTO CON
LA RELIQUIA DEL
SANTO
La mia nipotina Agata era entra-
ta in coma in seguito ad una
brutta cadu ta. Dopo aver messo
la rel iqu ia di san Domenico
Savio a contatto con lei, è uscita
subito dal coma. Deside ro rin -
graziare pubblicamente Domeni-
co Savio la cui intercessione in
questo caso è stata proprio evi-
dente.
Fam. Sanzafame
Biancavilla (CT)
r L'ABBIAMO
CHIAMATA
BENEDETTA
Tutto procedeva bene quando,
al secondo mese di gravidanza
risultarono positivi gli esami rela-
tivi alla roso lia e alla toxopla-
smosi. Si sa che ciò comporta
un grave pericolo di malforma-
zione nel feto . Non è da meravi-
gliarsi se c'è stato ch i mi ha con-
sigliato di abortire . Ci rivolgem-
mo con grande fe de a san
Domenico Savio verso il quale
nutriamo una profonda devozio-
ne poiché ci era stato già di
grande con forto nella preceden-
te gravidanza . Feci a lui una
novena prima di sot top ormi a
nuovi esami. Le cose comincia-
rono a migliorare: delle due ana-
lisi, una fu negativa, l'altra positi-
va. Nonostan te il rischio , noi
decidemmo di portare avanti la
gravidanza. Il 28 aprile è venuta
alla luce una bella bambina che
gode ottima salute!
Bonino Roberto e Udia
Bagnolo P.te {Cuneo)
r SOLO UN
MIRACOLO
AVREBBE
SALVATO SILVIA
La mia gravidanza è stata un tor-
mento: ho dovuta trascorrerla in
gran parte in ospedale. Un giorno
una mia amica, venendom i a visi -
ta re appunto in ospeda le , mi
portò l'abitino di san Domenico
Savio. Da quel momento in poi
l'ho tenuto sempre con me e ho
pregato ininterrottamente il picco-
lo santo soprattutto quando, nata
Lisa prematura, mi dissero che
sol ta nto un miraco lo l'avrebbe
potuta tenere in vita. Ora Li sa
gode di ottima salute ed è robu-
sta. Anzi a farle compagnia oggi
c'è anche Luca, un bel bambino
di quattro mesi. lo non faccio altro
che affidarli alla protezione di san
Domenico Savio da cui reputo di
aver ricevuto questi doni.
Silvestri Loretta
S. Pietro in Gu (PO)
r POCHI MINUTI
PRIMA CHE SI
INABISSASSE
Sono un 'exallieva, tanto devota
dei santi salesiani , sotto la cui
protezione ho messo tutti i miei
fi gli e i m iei ca ri. Ebbene una
settimana fa, mio tigl io Alberto, il
più giovane dei sei, ha avuto un
incidente gravissimo con la mac-
china da cui è uscito illeso per
miracolo. L'auto su cu i viaggiava
è caduta in una scarpata dopo
aver capottato due volte, ma mio
fig lio è uscito miracolosamente
dalla portiera pochi minuti prima
che la macchina si inabissasse
nel canale sottostante profondo
vari metri. Attribuisco la grazia
al l'intercessione di san Dome-
nico Savio al quale affido sem-
pre Alberto. Desidero perciò ren-
dere pubbliche grazie al "santo
dei giovani".
Adriana Dal Pane Faenza (RA)
r TUTTOSI È
CONCLUSO
FELICEMENTE
Il parto si era presentato subito
di fficoltoso e per dodici ore la
puerpera ha sofferto moltissimo.
lo ho pregato con grande lede il
nostro san Domenico Savio.
Grazie all a sua intercessione
tutto si è concluso felicemente ,
anche se si è dovuto ric orrere al
parto cesareo . Il nostro santo ha
pro tetto visibilmente sia la pic-
cola Alessia che la mamma.
Gabriella Vigano Biffi
Monza (Ml)
Per la p11bb!ir:a:ione no11 si
tiene conto delle /ellere 11011
firmal e e senza recapi!o. Su
richiesw si polrà ome11er e
r i11diccd o11e del nome.
GENNA IO 1997 fJS

5.5 Page 45

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I NOSTRI MORTI
FARACI suor Concettina
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Palermo il 2/5/1996 a 52 anni.
Rimasta orfana in tenera età, fu accolta ed
educata dalle FMA di Mazzarino dove
maturò la scelta di consacrarsi al Signore .
Avviata allo studio della musica, ne diven-
ne insegnante appassionata e animatrice
liturgica. Era paziente e disponibile ad
accogliere le prove della vita. La corona
del rosa rio fu la sua fedele compagna .
Quando le si manifestò il male che le deva-
stò progressivamente la persona, l'accolse
serena, consegnandosi al Signore come
sposa adorna per il suo Sposo.
LIBRALATO sac. Severino, salesiano,
t Negrar-Verona il 13/2/1996 a 65 anni.
Nato a Trebaseleghe (Padova), partl per il
Medio Oriente dopo il noviziato fatto a Villa
Maglia. In Terra Santa completò gli studi,
tranne una parentesi italiana per la laurea in
lettere. Fu per molti anni direttore, attento e
sacrificato secondo il cuore di Don Bosco
animatore e docente fedele e competente:
religioso esemplare, purificato dalla malattia
negli ultimi anni.
RADDI sac. Fortunato
salesiano , t Genova-Sampierdarena
Il 14/6/1996 a 81 anni.
Non è possibile in poche righe raccogliere
tanta storia e tanto amore profuso soprattut-
t~ a Borgo S. Lorenzo (Firenze) e a Sam-
p1erdarena . Un suo exallievo ne delinea in
questo modo la personalità: " Attento osser-
vatore di quanto lo circondava, con il suo
parlare buono , semplice e sottilmente ironi-
co, sapeva sempre ottenere da tutti il massi-
mo, sia nella scuola (era laureato in inge-
gneria), che nella formazione cristiana e
salesiana ». Non meno della cattedra di
docente , teneva moltissimo a quella della
direzione spirituale, morale ed educativa dei
giovani e dei genitori.
MIZANIN sac. Francesco
salesiano, t Vjsnj-Sebes (Slovacchia)
il 10/2/1996 a 68 anni.
Lasciò la sua patria e venne in Italia per
real izzare il suo sogno: diventare salesiano
e_sacerdote. Le sofferenze subite nei campi
d1 concentramento e la "drammatica fuga"
lo segnarono profondamente per tutta la
vita. Svolse con fedeltà, dedizione e sacrifi-
cio gli incarichi che gli furono affidati nelle
varie opere e tra i giovani in difficoltà.
TRAVERSA mons. Michele
cooperatore, t Taranto 10/9/1996 a 81 anni.
Salesiano nel cuore e nel la formazione
sacerdotale, nel 1944 era stato costretto per
motivi familiari a lasciare l'amata congrega-
zione. Nel 1952 fu nominato direttore dioce-
sano dei cooperatori salesiani. Fu parroco
delle chiese di Sant'Antonio , della Cat-
tedrale di San Cataldo, della Madonna delle
Grazie. Fu rettore del seminario diocesano
vicario episcopale per la catechesi e i ministe~
rdi i,reatstosrisetedniotecedsioacneosadenlol 'udffiicAioz iocanetecChaistttoicloica~
delle pontificie opere missionarie, docente di
religione nelle scuole statali. Negli ultimi
anni esercitò il ministero del dolore, vivendo
nella sua carne la via crucis della sofferen-
za, impegnandosi finché gli fu possibile
nella direzione spirituale.
VARGAS GUERRERO Angel
salesiano, t Agua de Dios (Colombia)
il 2017/1996 a 68 anni.
Salesiano laico , nei primi anni della sua
v\\ta salesiana fu sarto , poi ricoprì l'incarico
d1 economo . Amante del lavoro e della vita
austera, amò la congregazione e visse con
fraternità lo spirito di famiglia . Svolse la
sua attività in diverse case , sempre con
gioia e generosità.
DEMARIA sac. Tommaso
t Torino il 1217/1996 a 87 anni.
Nato a Vezza d'Alba (Cuneo), fece la teolo•
gla alla Gregoriana di Roma. Dopo la laurea,
insegnò teologia a Chieri , Torino-Crocetta,
Roma-UPS e Cremisan , in Terra Santa. I
s~oi numerosi exallievi lo ricordano appas-
sionato studioso e ricercatore di modi più
efficaci di trasmettere la verità, un salesiano
di sostanza e fedele, attento al sociale.
TORELLO Mario
cooperatore, t Nizza Monferrato (Asti)
il 3/2/1995 a 74 anni.
Fu un cattolico di grande preghiera, un coo-
peratore fedele, legato a Don Bosco e al
salesiano don Celi dell'oratorio di Nizza.
Crebbe nella fede una famiglia unita. Seppe
sacrificare i suoi interessi al bene della città.
ABBÀ Mario , exallievo,
t Borgoricco (Pd) il 23/8/1996 a 49 anni.
L'"uomo della Baita" era impegnato in par-
rocchia nella pastorale e nel sociale. Erano
profondi e toccanti i suoi scritti e le sue
poesie. Appassionato benefattore delle
missioni salesiane, ha dedicato la sua vita
alla moglie e ai tre figli , al servizio del
bene , alle montagne , dove cercava un
appuntamento più facile con Dio.
SENESTRO Caterina, in Marengo
cooperatrice, t Castagnole Piemonte
(Torino) il 28/9/1 996 a 71 anni.
Donna di sani principi , virtuosa e buona,
per tanti anni provata dalla malattia, lascia
in tutti un esempio da imitare . Per alcuni
anni consigliera del centro di Castagnole,
fece sentire la sua presenza di cristiana
impegnata. Maria Aus iliatrice è venuta a
prenderla in giorno di sabato e ora dal
cielo prega per noi.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
infonnazioni. annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, ricono ciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959. e L 'ISTITUTO
SALE-SIA O PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 o. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Fonnule valide sono:
- e i tratta d'un legato:
«... lascio alla Dire::.ione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all'Jstitlllo
Salesiano P,er le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire ... , (oppure)
l'immobile sito in ... per gli copi
per, eguiti dall 'Ente,
e particolannente per l'esercizio
del culto. per la formazione del
Clero e dei Religiosi per scopi
mi ionari e per l'educazione
cri tiana.
- e i tratta invece di
nominare erede di ogni so tanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
« .. . annullo ogni mia
precedente dispo izione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qual iasi
titolo, per gli copi perseguiti
dall Ente, e particoJannente
per l'esercizio del culto, per
la fom1azione del Clero e dei
Religiosi , per copi missionari
e per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
NB. ll testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
IIS GENNAIO 1997

5.6 Page 46

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GUIDA ALLE
ASSOCIAZIONI
GIOVANILI
SALESIANE
MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO (MGS)
Via Marsala, 42
001B5 Roma
Tel . 06/49.40.442
Via San Saba , 14
00153 Roma
Tel. 06I57.43.B55
GIOVANI
COOPERATORI
Via Marsala. 42
001B5 Roma
Tel. 06/446.09 .45
GIOVANI
EXALLIEVI (GEX)
Via Marsala, 42
001B5 Roma
Tel . 061446.B5.22
OBIETTORI
DI COSCIENZA
SERVIZIO CIVILE
Via Marsala, 42
001B5 Roma
Tel. 06/446.09.45
MISS IONI
E VOLONTARIATO
INTERNAZIONALE
VIS, via Appia An tica, 1
00179 Roma
Tel. 061513.02 .53
VIDES , via S. Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06157 .50 .04B
CINEMA
E COMUNICAZIONE
SOCIALE (CGS)
Via Marsala, 42
001B5 Roma
Tel. 06/44.70.01.45
POLI S PORTIVE
GIOVANILI
SALESIANE (PGS)
Via Marsala, 42
001B5 Roma
Tel. 06/446.21 .79
TURISMO
GIOVANILE
SALESIANO (TGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/44.60.946
GENNAIO 1997 BS
SOLIDARIETÀ
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
liari vivi e defu nti. a cura di
Aruga Ferdinando, L. 220.000.
ln memoria e ·ufTrag io di Casé
11r ilisa. a c ura d i More ll i
Francesca, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice. san Giovanni
Bo co e papa Giova nni in ringra-
ziamento e protezione della fomi-
gl ia, a cura di Balli ta e Giu-
seppina Rufatlo, L. 200.000.
aria Ausi liatrice e an Gio-
va nni Bosco. per ringraziamento e
protezione a cura di Marchisio
Giovanna. L. 200.000.
aria Ausiliatrice e Don Bosco.
in ringrnziamcn to, a cura di
Viuorio, L. 200.000.
I Harare (Zimbabwe). Si prepara il momento della festosa
Eucaristia. Celebrerà il consigliere per le missioni
don Luciano Odorico.
an Giovanni Bo co, alla memo-
ria di Luciella e Peppina Te · ta
Vinci , a cura di Te ta Prof. don
Giovanni. L. 10.000.000.
Don Bosco , in memoria di
Francesca Del Pozzo, a cura del-
1' ing. Giro lamo Di Genova,
L 2.050.000.
Dvn Bosco, per grazia ricevuta e
protezione, a cura di Cirio Cle-
m0ntina, L. 2.000.000.
acro Cuore di Ge ù, Maria
u iliatrice, anti Salesiani, per
grazia ricevuta , invocando conii-
nua protezione e in suffragio del
papà Gerardo, a cura di Musuraca
arta Luisa, L. 1.000.000.
Maria Au ilialrice . a cura di
Mari a Musuraca Bombardieri , L.
1.000.000.
Sacro C uore di Gesù e Maria
Ausiliatrice, in memoria e suffra-
gio del frnrello Anuro e della sorel-
1a Maria, a cura di Colombano
Renzo. L. 1.000.000.
In uffragio di Nardo Mario e
Giacinta, a cura di Di Nardo
baldo, L. 1.000.000.
Don Filippo Rinaldi. a cura di
The ia aria Lodovica , L.
1.000.000.
Maria Ausiliatrice, a cura cl i
N.N.. L. 600.000.
Maria Ausiliatrice e don
Filippo Rinateli, per protezione e
in suffragio dei miei defunti, a
cura di .N .. L. 500.000.
In memoria dei miei defunti. n
cura di N.N., Chieri. L. 500.000.
an Giovanni Bo cu , a cura di
Moschen Giuliana, L. 500.000.
In memoria di Giovanni e Ange la
Pe ll egrini . a c ura della fig li a
Maria Carolina, L. ·oo.000.
acro uorc di Gesù. Maria
Au ilialri ce, an Giusep pe. a
cura di ilve tri Italia, L. 500.000.
Don Filippo Rinaldi. a cura di
Ugo lini omini Rosanna. L.
400.000.
Maria Ausiliatr ice. a cura cli
Terrnzzoni Ann a. L. 330.000.
an Domenico Savio e Mamma
Margherita , per nascita di Allea,
a cura della fam. Bonatesta-
otario, L. 300.000.
Maria Ausiliatrice , a cura cli
Michelazzi Maria. L. 300.000.
Beato Filippo Rinald i, per gra-
zia ri cevula, a cura di Rinaldi
antina, L. 300.000.
Echrige Carboni, in uffragio dei
miei genitori Francesco e Caterina
Acca rdi, a cura di Accarcl i Maria,
L. 300.000,
Maria Ausiliatrice e Don Bosco.
a c ura di A.M ., L. 300.000.
Don Bosco e Domenico Savio. in
memoria di R.C., a cura del la
famigl ia M . .G.M. ., L. 240.000.
Ma ri a usiliatrice. in memoria
e ·uffrn gio della mamnrn Borio
Augu ta Amelia. u cura cli Borio
Dina c Lina. L. 250.000.
Maria Ausiliatrice e sa n G io-
anni Bo sco. in memoria de i
mie i ge nitori clel'un ti . a cura di
.B., L. 250.000.
Don Filippo Rin a ld i. a cura di
Zavanaro Guido. L. 250.000.
an Domenico avio per prote-
lione alunni ls1i 1u10 san Giovanni
Bo co, a cura suor Agata Borzi
e alunni. atania, . 230.000.
an Domenico avio, a cura di
Camilotto aria, L. 220.000.
Maria u iliatrice e Don Bvsco,
invocando prorez.ione per i fam i-
Borse mis ionarie da
L. 100.000
Don Bo co e Mamma Mar•
gherila. protezione per i miei
figli. a curn di N.N. - Don Bo co
e Domenico avio. invocando
protezione, a cura cli
Maria usiliatrice e San Gio-
varmi Uosco. in vocando prole•
zionc e gruzie desiderate, a cura
di N. . - anti Salesiani , pe r
buon esi to st udi o dei miei fi gli, a
cura di N.N . - In memoria di
Franco Qu umienti e clef'umi Alfe-
rano. a cura di Quarnienu Stefa-
no. - Maria Au iliatrice e Don
Bosco, per protezione di Stefano.
a cura di Quamien ti Stefano. -
Maria Au iliatrice, invocando
protezione per la famig lia, a cura
di Albcni lot ilde. - :.m Dome-
nico avio. per protezione dei ni•
po1i11i Manin e Michel a cura di
N. . - Maria usiliatrice, Don
Bosco. Dumenico Savio. per gru-
zia ricevuw da ll a piccola Cri s1 ina
e invocando pregh iere e protezio-
ne. a cura di Nonna Rita. - Ma-
ria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura della famiglia Landucci . -
Ma ria Aus iliatrice e Don Bosco,
invocando protezione, a cura
de ll a fam iglia Morella Clemente.
aria Ausiliatrice. San Giu-
·eppe, Don Bosco, per rin grazia-
mento. a cura di G.B. - Maria
Au iliatrice, Don llosco. Dome-
nico Savio, invocando aiu10 e
protezione. a cura di E.C. - Maria
Ausiliatrice. per protezione delle
nosLre famig lie. a cura di Brev i
ario. - Don Bosco per pro1ez.io-
ne del le famig lie. a cu ra di Brevi
- 1111 Giova nni Bosco. in suf-
fragi di C:ipu lo . alvatore, a cura
della moglie L. Graziella. - San
Domenico avio, ringraziando
per l'aiuto dato al mio Alberto,
che affido al la tua protezione, a
cura di .N.

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I Mons. Joseph Zen,
64 anni, nato a Shanghai (Cina),
vescovo coadiutore di Hong Kong.
Riandando alla storia de{{c, s11a Pita e de{{a sua Iocazione, come 1'il-e
questo 1110111ento di servi:io responsabile ne{/a Chiesa?
Devo dire che tutta la mia vita è stata emplice e tnnqui1Ja senza mo-
menti _cl.raf!lmatici , né deci i~ni eroi he. Tutto ·embrava naturale. Que-
sto e 11 pnmo evento eh m1 ha sco so: è una respon abilità immensa
con un futuro pieno di incert zze. Ma appunto pen ando alla pa sata
« fortuna » goduta, come po so dire di no alla prima vera chiamata alla
Croce? on ono pronto, ma è il momento per convertirmi ul erio.
Può tracciare in poche parole l'identikit della dioce i di Hong Kong?
Hong Kong: area l.076 kmq, popolazione 6 milioni , cattolici circa 250
rnjla, preti cir a 340 religio ·i circa 940. Cominciò ne l 1 41 e fu affidata
·uccessivamente ai France cani , ru Padri delle i ioni E tere di Parigi,
e al PIME. Venne eretta a dioce. i nel 1946. I cattolici, pur e endo
meno del 5 p r cento della popol azione, ono attivi e influenti nella so-
cietà di Hong Kong, pecialment per I loro op r di educazione e di
as istenza ociale. Gli orientamenti del Vaticano U ono recepiti nella
mentalità e nell'organizzazione deUa diocesi. Le vocazioni ono ancora
car e, ma i fedeli, pecialmente i giovani, 0110 impegnati: tudiano
teologia e si danno all apostolato.
Come si prepara la città al grande evento del luglio 1997?
È difficile dire quale prevale, in un groviglio di entimenti contradditto-
ri. La fine del colonialismo è certamente una cosa giusta de iderata da
ogni cinese. Ma non manca un enso di incertezza e dian ietà. Pen ate a
tanta gente che è venuta a Hong Kong dalla Cina per fuggire il regime
comuni ca. Parecchi si tra ferirono aJtrove in que ti ultimi tempi , molti
non lo hanno fatto olo perché non ne avevano la possibilità. oi preti e
religio i naturalmente non abbiamo ne una intenzione di emigrare.
Abbiamo il dovere di ssere ottimisti, valerci della Joint Declaration e
della Basic La1,,1 , le quali promettono ' una patria con due istemi ' una
concezione geniale, senza precedenti, molto difficile a realizzarsi. Di
tanto in tanto ci accorgiamo già che l'altra parte fa fatica a capire il no-
stro istema. La speranza è che ci apriamo a un vero dialogo, per capire
e rispettare l'altro ... Che il Signore ce la mandi buona!
Come vivrà da salesiano questa num a esperienza ecclesiale?
Mi pare ia parte dello spirito alesiano quello di far i tutto a tutti. Nel
cuore sarò empre sale iano, ma cercherò dì farmi dioce ano con i dio-
cesani, diventando un fratello amoro o per ogni pret . Spero p i cli con-
tri buiie alla funzione di pome tra il popolo cristiano le nuove autorità
come ho cercato di fare. in misura molto mode ·ta. tra la Chie a univer-
ale e la Chie a in ina in que ti ultimi anni.
...... "".......................
······ . ····F·.O..C..U...S........... .
SOLO UN MI TO
Propo ili per l' anno nuovo
di Riccardo Michiela11
Al l' ini zio di un nuovo anno
iamo tutli pieni di propos iti
buoni . Si parte s mpre dicen-
do: « Que l'anno darò il meglio
di me ~·te so! ». Come mai-poi
a tanti buoni propositi non
mpre . eguono bu oni e. iti ?
Perché Ira il dire e il fa re c è di
mezzo la vogli a di fa re e so-
prattutto la fede ltà.
La fedeJta non è un a lunga
cor. a, ma tante piccole corse.
S uno mi dice: « lo res isto a
tudiare sol o per mezz'ora »,
« Va bene», io g li rispondo
« domani prova per 31 minuti )) .
os'è ma i un minuto? È lo
po tamento del proprio limite.
« l mie i propo, iti durano . olo
un giorno! ». E va bene . Doma-
ni arà un altro g iom .
Papa Giovanni era alito ripe-
tere: « olo p r ogg i ». Solo per
oggi -rarò talm nt attento in
eia e. ol o p r oggi fa feli ci
le persone che incontrerò . Solo
per ogg i sfrutterò tutti i miei
talenti . Solo per oggi... arò
capace di fare ciò che non riu-
cire i a fare per tutta la vita!
I grandi uomini lo 0110 diven -
tati perché hanno avuto il co-
ragg io di ricominciare ogni
ma tt ina .
Ci si promette olo per una gior-
nata. Si comincia ogni volta!
BS GENNAIO 1997

5.8 Page 48

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
~
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
kJ a servi.zi·o della cultura
I.
j b ~ e dell'educazione Collana
JlAIIO fIORE -.
LII SPIA DI HA88JN
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G. Nebiolo
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lasciapassare
pag. 290, L. 27.000
E
I. Fiore
la spia di Harbin
'5
pag, 340 , L. 29 ,000
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