Bollettino_Salesiano_198705


Bollettino_Salesiano_198705

1 Pages 1-10

▲back to top

1.1 Page 1

▲back to top

1.2 Page 2

▲back to top
4 LETTERE DAL MONDO
di don Egidio Viganò
6 BREVISSIME
10 VITA SALESIANA
1988 Speciale anno di grazia
Servizio redazionale
12 VITA ECCLESIALE
Nel linguaggio del cristiani entrò
anche la parola sviluppo
di Angelo Paoluzi
16 PROBLEMI EDUCATIVI
I ragazzi e la televisione
un rapporto dlfflcile
di Gaetano Nanetti
22 PROGETTO AFRICA
Una casa con le porte aperte
per I poveri di un piccolo paese
di José A. Rico
In copertina:
Polonia
(Foto Archivio SEI)
(Servizio a pag. 32)
1 MARZO 1987
ANNO 111
NUMERO 4
26 VITA SALESIANA
Tra il sale e la canna da zucchero
fiorisce una speranza nuova
di Giovanni Fedrigottl
32 VITA SALESIANA
Ai piedi della Madonna Nera
con lo stile di Don Bosco
di SIivano Stracca
RUBRICHE
Pigy di Del Vaglio, 6 - Cerchiamo di capire, 9 - Li-
bri & altro, 30-31 - I nostri santi, 37 - 1nostri morti,
38 - Solidarietà, 39.
IL BOLLETTINO SALESIANO
Rivista fondata da san Giovanni Bosco
nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura
religiosa edito dalla Congregazione
Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092
00163 Roma-Aurelio - Tel. 06/69.31.341.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere Don Bosco,
Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco
Bongioanni - Eugenio Fizzotti - Gaetano Na-
netti - Angelo Paoluzi - Cosimo Semeraro.
Archivio: Guido Cantoni
Diffusione: Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione, Impaginazione é stam-
pa: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* Il primo di ogni mese (undici numeri,
eccetto agosto) per tutti.
Il 15 del mese per i Cooperatori Sale-
siani.
Collaborazione: La Direzione Invita a man-
dare notizie e foto riguardanti la Famiglla
Salesiana, e s'Impegna a pubblicarle secon-
do il loro interesse generale e la disponibili-
di spazio.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio
Nazionale Cooperatori (Alfano, Rlnaldinl) -
Via Marsala 42 00185 Roma Tal. (06)
49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 39 edizioni naziona-
li e 18 lingue diverse {tiratura annua oltre 1O
milioni di copie) in: Antille {a Santo Domin-
go) - Ar~entlna - Australia Austria Bel-
gio (In fiammingo) - Bolivia Brasile Ca-
nada Centro America (In Guatemala) - Ci-
le - Cina {a Hong Kong) - Colombia Ecua-
dor - Fillpplne Francia - Germania Giap-
pone - India (In Inglese, malayalam, tamil e
telugu) Irlanda e Gran Bretagna Italia
Jugoslavla (in croato e ln sloveno) - Korea
del Sud Lituania (edito a Roma) - Malta
Messico - Olanda Paraguay Perù Po-
lonia Portogallo Spagna Stati Uniti •
Thailandia . Uruguay Venezuela Zaire
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi
lo richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richie-
sta, nei limiti del posslbile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'in-
dirizzo vecchio.

1.3 Page 3

▲back to top
-----------sB-
1 MARZO 1987 3
Slamo raulstl?
Desidero scrivere per comunicare a
tutti la mia gioia e la mia felicità. Spero
che il BS pubblichi questa lettera.
Ho 27 anni abito a Milano e sono pro-
fessoressa. Ho sposato il 26 luglio
1986 un ottimo ragazzo, un Catanese
che ha frequentato l'università a Mila-
no. È un grande lavoratore, buono, re-
sponsabile e fervidamente cattolico.
La mia famiglia per problemi di ordine
razziale ha preferito combattermi; mi
ha reso la vita impossibile, mi ha fatto
sposare da sola, non si è mai curata
del mio fidanzamento e tanto meno
dei miei problemi. Mi ha depositato
fuori dalla porta come un vecchio mo-
bile che non serve più. Ma il Signore,
Maria Ausiliatrice mi sono stati vicini.
Ho fatto tutto quello che era necessa-
rio per una sposa ed ora sono felice
con mio marito. La mia mamma è sta-
ta sua madre. Purtroppo, per i miei,
mio marito era considerato «l'uomo
dalla pelle scura» e quindi da allonta-
nare e combattere. lo spero che leg-
gendo questa lettera molta gente capi-
sca. Di fronte a Dio siamo tutti uguali;
perché dobbiél}TIO noi fare differenze
geografiche? E meglio mantenere la
propria razza «ariana» e mandare per
strada una figlia? Sono molto delusa
ma estremamente serena e felice del-
la mia nuova famiglia...
A.R.F., MI7ano
Gentile Signora è proprio il caso d 'ar-
rivare a tanto in una città come Milano
sempre cosi accogliente ed ospitale
per tutti e in una famiglia cosi salesia-
na? Suwia, si dia da fare a ricostruire
il rapporto con i suoi genitori facendo
pazientemente capire.
Attendo una risposta
La Signora Flora Marini di Roma, con
la sua lettera apparsa nella rubrica:
«Scriveteci» del Bollettino Salesiano
n. 13, della prima quindicina del mese
di settembre 1986, ha preceduto il mio
intervento.
Ma fin dal mese di febbraio u.s. avevo
scritto al Presidente dell'Unione ex Al-
lievi di Pordenone, esprimendo il mio
risentimento per la stanza n. 21 inseri-
ta nel libro ALBERGO ITALIA di Guido
Ceronetti ed. Einaudi 1986 dal titolo:
«Elementi per una Antiagiografia (Don
Bosco)» ed in relazione ad una anodi-
na recensione apparsa sul Corriere
della Sera, se non erro, nello stesso
mese di febbraio 1986.
È di moda scalzare i Santi dai loro pie-
destalli e strapparne le aureole: è di-
venuto titolo di merito storico e lettera-
rio.
Ma male incolse a Giordano Bruno
Guerri autore del libello: «Povera San-
ta Povero Assassino!» che si vide op-
porre i settantasette errori ed impreci-
sioni storiche, puntigliosamente pe-
scati dalla Commissione Vaticana.
Ora auspico e sollecito una penna d'o-
ro che possa far~ altrettanto esami-
nando e confutando con minuta anali-
si ogni malevola affermazione e ironi-
ca allusione, contenute nella Stanza
n. 21 ; non dovrebbero mancare emi-
nenti storici e letterati Salesiani,
esperti nel campo specifico, e prove
materiali idonee a demolire i sarcasmi
e le calunnie del libello dissacratorio.
Mi auguro ed attendo una pronta ed
adeguata risposta al beffardo detrat-
tore.
Distinti ossequi.
Garlarti Alberico
Ex A/Kevo Salesiano
S. Vito al Tagliamento
La stessa opinione
Leggo sempre con molto interesse la
rubrica affidata ai lettori (scriveteci) e
desidero dirvi che concordo piena-
mente con le considerazioni fatte dai
due lettori di Roma e di Napoli a ri-
guardo dell'ex presidente della Re-
pubblica Sandro Pertlni...
Perciò anch' io mi stupisco per l'atten-
zione data dal vostro Bollettino a que-
st'uomo.
Roberro Dardanello
· Mondavi
Non posso non ribadire quanto è stato
risposto precedentemente.
Chi può aiutare Il slg. Andrea
Sono un vostro affezionato lettore da
molti anni e vi scrivo per esporre la
mia situazione molto difficile.
Mio figlio di 34 anni, quattro mesi or
sono, dopo un incidente stradale, è
stato curato in sala di rianimazione ad
Alessandria, dove è stato curato con
la massima attenzione e serietà.
Purtroppo però le sue condizioni di sa-
Iute sono ancora molto gravi e neces-
sita di ulteriori cure presso un centro
specializzato in riabilìtazione, difficile
da trovare, perché nessuno di quelli
contattati ha un posto disponibile. lo
sono un pensionato, naturalmente so-
no disposto a tutto, ma finanziaria-
mente posso far fronte a ben poco,
quindi desidererei trovare un centro
convenzionato con la mutua. Vi sarei
molto grato se poteste aiutarmi, trami-
te il vostro Bollettino, a trovare un cen-
tro adatto alle condizioni di mio figlio,
che sono veramente gravi. lo sto rivol-
gendomi un po' a tutti, spero anche In
voi. Vi ringrazio, se sarà possibile fare
qualcosa, e se non sarà possibile vi
ringrazio ugualmente per aver potuto
confidarmi con qualcuno.
Messaggi Andrea
Via Verdi, 52
14049 Nizza Monferrato (te/. 0141/726657)
Perché non raccogliete In un Il•
brogli Interventi di Don Viganò?
Il sottoscritto don Giovanni Gentili,
parroco di Monticelli Brusati (BS) rice-
ve da sempre «Il Bollettino Salesia-
no,., che con tanto interesse legge e
poi passa a qualche giovane.
Nel Bollettino Salesiano degli ultimi
mesi del 1986 sono apparsi alcuni arti-
coli sui laici di Don Viganò: articoli che
ho trovato molto interessanti e che mi
necessiterebbero per una catechesi ai
laici. Sarei tanto grato alla Direzione
ed Amministrazione, se la serie del
Bollettino Salesiano dove Don Viganò
parla del laico, mi venisse inviata al
più presto.
Sac. Giovanni Genti/I
Via Manzoni. 6
25040 Mont1ce/11 Brusati (BS)
Leggo mese per mese quanto ci scri-
ve Don Viganò; quella paginetta per
me rappresenta ormai una lettura che
mi orienta e mi guida. Perché non ven-
gono raccolti in un piccolo volume?
Antonio Spariti
Via de, MIiie, 16, Marsala (TP)
Proprio per venire incontro al deside-
rio di molti lettori la libreria ElleDiCi di
Leumann {TO) pubblicherà prossima-
mente una prima raccolta degli inter-
venti mensili di Don Egidio Vigano sul
Bollettino Salesiano.

1.4 Page 4

▲back to top
4 · I MARZO 1981
Don Viganò
ci parla
PER LE STRADE
DEI POVERI
La città!
È la grande e svariata dimora della convivenza
umana.
Ha storia e geografia; ha rappresentatività e profe-
zia; ha rughe e giovinezza; ride e piange; tace nei suoi
cimiteri ma cresce sempre nei suoi quartieri.
La città è, per chi riflette, uno dei temi più affasci-
nanti.
Ti fa pensare all'uomo nella sua dimensione socia-
le, nella sua evoluzione culturale, nella sua multiple
attività e nel suo divenire, nella sua effervescenza po-
litica, nella sua dimensione familiare ed etica, nella
sua sensibilità del bene comune, nel suo progresso e
nei suoi degradi.
Quante città si visitano nei viaggi! da quelle piccole
di 20.000 abitanti (Sondrio) alle metropoli di
20.000.000 di abitanti (Città del Messico), da quelle
antiche (Roma) a quelle recenti (Brasilia), da quelle
ricche di arte e di nostalgia (Venezia) a quelle com-
merciali e industriali (Hong Kong). Per le loro strade
principali LU puoi trovare di tutto; puoi ammirare, de-
siderare e gioire.
Devi, però, scare attento a non dimenticare che ci
sono strade nascoste, spesso le più numerose, in cui
dopo alcuni passi puoi persino sperimentare, quasi di-
rei, la vergogna di essere uomo.
Sono le strade degli emarginati, dei poveri, degli
abitanti che non hanno città. Ecco alcuni nomi para-
dossali, pochi dei molti che si potrebbero fare; è solo
per ricordare viaggi concreti: Rio de Janeiro, San
Paolo, Santiago del Cile, Lima, Caracas, Managua,
La Habana, Port-au-Prince, New York, Bombay,
Calcutta, Rangoon, Saigon (Hochirnin), Manila, Jo-
hannesburg, Nairobi, Cairo.
Se sai imboccare le strade della miseria troverai in
queste e anche in tante altre città il peso delle ingiusti-
zie, le conseguenze degli egoismi istituzionalizzati, le
insensibilità della ricchezza, le prepotenze del potere e
la malizia del cuore umano.
Un panorama veramente agghiacciante. Paesi ric-
chi abitati da poveri, metropoli famose che nascondo-
no gironi d'inferno, progressi tecnici che schiacciano
i cuori, ideologie sociali e religiose che vendono oppio
per nascondere le baraccopoli della città.
Perché questa offesa all'uomo, questa carenza di
fraternità, questo mistero d'iniquità? Ho osservato
più volte in vari Paesi gli sforzi che si fanno per una
liberazione dei reietti. Sono sforzi lodevoli nel loro in-
tento, ma più di una volta parziali e riduttivi e, quin-
di, non sufficienti.
Non basta, anche se è necessario, combattere la
sperequazione economica. Purtroppo anche nelle
strade della miseria e tra gli emarginati c'è, come mi
diceva un apostolo dei poveri a Medellin, una triste
intricata e vasta <<cultura di peccato»: quante miserie
morali!
La liberazione è assolutamente indispensabile. Es-
sa, però, non può mai sbocciare né dal peccalo dei ric-
chi né dal peccato degli emarginati: non può essere
frutto dell'interesse egoista o dell'odio fratricida. Es-

1.5 Page 5

▲back to top
------------sB-
I MAF?ZO 1987 · 5
sa può solo nascere da un cuore illuminato e potenzia-
to dal mistero del Cristo liberatore con lo sconvolgen-
te messaggio della sua «povertà evangelica».
I miei viaggi mi hanno convinto, assai più dei libri
anche belli, che oggi urge ripensare «socialmente» al-
la povertà delle Beatitudini. Essa è un paradosso pun-
golante che riempie il cuore di amore per gli altri; dà
una visione davvero rivoluzionaria circa le ricchezze
della terra a favore del bene comune di tutti; suggeri-
sce una concezione della città a misura cli famiglia e di
fratelli, coinvolgendo in una valutazione teologale an-
che il lavoro, il commercio, l'industria e la politica.
Giustamente a Puebla i Vescovi dell'America Lati-
na hanno parlato della «povertà evangelica» come
dell'unica risposta vincente alle sfide ormai logore di
ogni tipo di materialismo (a destra e a sinistra!); solo
essa apre le porte a soluzioni alternative alle società
dell'ingiustizia; solo essa può fare che la città sia co-
struita su misura umana a favore della dignità di tutti
i suoi abitanti. Se la povertà evangelica abitasse in una
città, per le sue strade transiterebbero abbracciate la
giustizia e la pace, come dice la Scrittura.
Ho ricevuto da un caro Cooperatore una breve poe-
sia che descrive i sentimenti cli un cristiano di fronte al
paradosso della povertà evangelica. Ti invito a legger-
ne i versi con attenta lentezza; essi possono aiutarti a
pensare alla profezia e alle esigenze della povertà pro-
clamata da Cristo e tanto amata dal suo discepolo
santo Francesco.
don Egidio Viganò
Com'è bello essere povero
Sono povero come lo fosti Tu o Signore.
Non ho niente
proprio niente
non fa niente.
Signore com'è bello essere povero!
Se avessi una sola manciata
di quella terra abbandonata
dagli uomini
al suo selvaggio destino
pianterei rose rosse per Te.
Sono povero
non ho niente
proprio niente
non fa niente
Però... ho queste due mani
(Signore beneclici le mie mani)
È il più grande tesoro
che Tu mi hai dato
per lavorare onestamente
e umanamente
per guadagnare il nostro pane
quoticliano
e per vivere su questa terra
facendo tesoro del Tuo
Santo Vangelo
Sono povero
voglio vivere
e morire povero.
I poveri
sono i ceri invisibili
sempre accesi
davanti all'immagine
della Tua Croce.
Se queste fiammelle
venissero a mancare
iJ mondo senza di
Noi poveri
sarebbe una notte senza fine.
(Fiore Giovanni, Cooperatore Salesiano.1

1.6 Page 6

▲back to top
6 · 1 MAFlZO 1981
RUSSIA
Monsignor apelak visita
l'Ucraina
D opo mezzo secolo di
fori.ala assenza
dall'Ucraina, sua
terra natale, il vescovo
salesiano monsignor Andrea
Sapelak, vescovo Eparca
degli ucraini residenti in
Nella foto :
Mons. Sapelak celebra
Il suo XXV di
episcopato. È alla
sinistra del cardinale
Araburu; quello a
destra è monsignor
Calabresi.
Argentina ha potuto visitare Quest'ultimo avvenimento
dal 18 al 25 ottobre 1986 i era stato celebrato il 12
suoi parenti. L'occasione gli ottobre a Buenos Aires alla
è stata offerta dallo stesso presenza del cardinale
presidente dell'Argentina
primate monsignor Juan
do1tor Raul Alfonsin in
Carlos Aramburu, del
occasione deUa visita di
nunzio apostolico,
Stato che questi ha realizzato monsignor Calabresi e di
nell'ottobre 1986. È stato molti vescovi e sacerdoti.
certamente il dono più bello
che monsignor Sapelak ha
ricevuto in occasione del
XXV anniversario della sua PANAMA
consacraepiscopale.
La fe1,'ta di Don Bosco
6 PIU;DICDVA•• ,,
L a devozione dei
P anamensi a san
Giovanni Bosco è
veramente eccezionale. L'ha
riconosciuto lo stesso
Giovanni Paolo 11 inserendo
il Tempio di san Oiovannj
Bosco di Panama fra le
chiese dove è possibile
lucrare l'indulgenza
dell'Anno giubilare 1988.
Senza esagerazione si può
dire che Don Bosco è il
Santo dei Panamensi. La
festa del Santo si svolge dal
22 al 31 gennaio di ogni
anno muovendo mjgliaia e
mjgliafa di pellegrini molti
dei quali, uomini e donne,
indossano una talare come
«voto» al Santo.
La partecipazione alla
novena di Don Bosco è
.,,/)5/1,& CO'-fl,/N/CA ~
B-IONI SOCJ4L.I
o
I Nella foto:
Immagini della festa di
quest'anno.
talmente numerosa che sono
necessari due turni. Mentre
per la processione l'intera
ciuà si riversa dietro la
statua del Samo cantando
con entusiasmo «Don Bosco,
Don Bosco, el Pueblo de
Panamà, Le aclama, te canta,
te tu ayuda pidiendo
està... ».
CILE
Ricordati i 64 anni
di Radio Chilena
I 122 ottobre 1986 Radio
Chilena, ha compiu10
64 anni di attività.
L'anniversario è stato
ricordato con una
significativa e semplice
cerimonia di preghlera e di
ringraziamen10 al Signore
svollasi nella cappella deUa
residenza privata del
Cardinale arcivescovo di
Santiago monsignor
Francisco Fresno,
del!'ispeuore salesiano don
Ricardo Ezzati ed i salesianj
Santiago Bruron, Alfredo
Videla e Maximiano
Ormzar. Era presente al
completo il personale tecnico
e giornalistico della stessa
radio guidato dal direttore
Ernesto Corona.
Radio Chilena - distintasi
più volte come voce libera in
difesa dei diriui umanj - fu
fondata il 22 ouobre del
1922 appena due mesi dopo
che dalla sede del giornale El
Mercurio all'Università era
stato fallo il primo
esperimento radiofonico
cileno.
Dal 1952 ~ proprietà
dcli'Archidiocesi w Santiago
che a sua volta nel 1978 l'ha
affidata ai Salesiam.
Radio Chilena è attualmente
una delle tre radio più
ascoltate del Paese; i suoi
servizi sono ascoltati da
A rica a Punta Arenas.
Anualmente sta potenziando
le sue attrezzature in vista
del viaggio di Giovanni
Paolo Il in Cile: la
commissione organizzativa
infaui ha scelto questa rawo
come organo tecnico w
coordinamento delle
trasmissioni radiofoniche
relative alla visita del Papa.

1.7 Page 7

▲back to top
1 MARZO 1987 · 7
HAITI
Don Louis Kebreau
nomjnato vescovo
I I delegato ispettoriale
per i Salesiani di Haiti,
don Louis Kebreau è
stato nominato vescovo
ausiliare di Port-au-Prince
Salesiana nella varietà delle
sue espressioni.
A don Tito Solari vadano gli
auguri di un sempre più
fecondo servizio ecclesiale
per il Regno.
fflisslone
I
GUINEA
EQUATORIALE-
capitale di Haiti.
11 neo monsignore è nato nel
1938 ed è stato ordinato
sacerdote nel maggio del
1974 dopo aver compiuto gli
In un incidente aereo
muoiono quattro FMA e un
SDB
studi teologici in Canada a
Sherbrook. Per vari anni è
stato anche direttore della
casa salesiana di Petionville
sulla collina a ridosso della
capitale dove ha fra l'altro
edificato una splendida
chiesa dedicata a San
Giovanni Bosco.
A Mons. Louis Kebreau
vadano i migliori auguri di
buon lavoro e di fecondità
apostolica.
BOLMA
Un salesiano friulano di
Pesariis diventa vescovo di
Santa Cruz
E' don Tito Solari. Nato
a Pesariis il 2
novembre 1939, dal
laborioso e noto ceppo dei
Solari, il nuovo vescovo ba
compiuto la sua prima
I I 2 gennaio 1987 a Bata
nella Guinea
Equatoriale sono morti
quattro Figlie di Maria
come il giornalista Silvano
Ausiliatrice ed un Salesiano Stracca e Gaetano Nanetti
dell'Jspettoria di Madrid.
che appaiono anche tra i
Con il salesiano è morta
collaboratori del nuovo
anche una sua sorella che era mensile.
andata a passare le vacanze Popoli e Missione si affianca
natalizie con il fratello don dunque con pari dignità
Rafael Ballesteros prete da grafica e contenutistica
due anni.
all'altra stampa missionaria
La morte è avvenura per
che ormai con sempre più
incidente aereo che ha visto professionalità e serietà
morire fra altri ben undici affronta il problema
religiosi.
missionario nel mondo.
Le Figlie di Maria
Agli amici e colleghi di
Ausiliatrice - questi i loro Popoli e Missione vadano i
nomi: Nieves Dominguez, nostri migliori auguri.
Juana Alonso, Araceli
Moreno, tutte spagnole, e la A San Donà di Piave
giovane professina guineiana spettacolo con Don Bosco
UrsuJa Bosara -
e... quattro maghi
appartenevano alJa comunità
di Malabo nell'isola di
Bioko.
O gni anno, in
occasione della festa
patronale di don
formazione salesiana nel
Collegio di Tolmezzo. È
ITALIA
Bosco, l'Oratorio don Bosco
di San Donà di Piave (Ve), è
stato poi, per il noviziato, ad
consueto promuovere delle
Albarè (Verona) nel 1956
Una nuova rivista a servizio manifestazioni a carattere
passando quindi all'Isola S. dell'idea missionaria
educativo-ricreativo rivolte ai
Giorgio di Venezia per il
<< U tirocinio _pratico e a Torino-
Crocetta per iJ primo ciclo di
teologia che è stato concluso
na sfida, una
sco~m~ssa~>:
cosi scnve ti
all'UPS di Roma. Don Tito cardinale Jozef Tornko,
Solari che fra l'altro, si è
prefetto della Congregazione
anche laureato in sociologia per l'Evangelizzazione dei
a Trento durante gli anni
Popoli, in un breve saluto di
della contestazione, quando presentazione del nuovo
la sua ispettoria di Verona mensile delle Pontificie
gemellandosi con la Bolivia, Opere Missionarie, «Popoli
ha aperto una missione a
e Missione», rivista di
San Carlos, non ha esitato a informazione e azione
partire.
missionaria, diretta da
Nel 1980 poi è stato
Claudio Sorgi, distribuita a
nominato ispettore salesiano partire dal 1" gennaio J987.
della Bolivia dove si è
Capo-redattore della rivista è
adoperato incessantemente, Angelo Paoluzi che, fra
riuscendovi, a potenziare la l'altro, è anche collaboratore
presenza della Famiglia
del Bollettino Salesiano
ragazzi e ai giovani della
città.
Quest'anno l'attenzione è
stata soprattutto per i
ragazzi della Scuola Media,
visto che don Bosco da
piccolo ha usato la magia e i
giochi di prestigio per
aggregare e fare del bene ai
ragazzi della sua borgata; ed
ora è patrono internazionale
dei maghi.
L'iniziativa, presentata da
Gianfranco Scancarello
(presentatore della TV e in
particolare dello spettacolo
per ragazzi «li Sabato dello
Zecchino») e fatta in
collaborazione con la rivista
((Mondo Erre», si è valsa
della presenza di 4 maghi:
Domenico Dante (presidente
dei maghi veneti), Martin,
Kesmir e Renzo Mingardo.
I ragazzi raggiunti con i due
spettacoli sono stati 1.800, e
sono stati molto
impressionati dai trucchi e
dalle tecniche dei maghi, ma
soprattutto dalla figura di
Giovannino Bosco presentata
con maestria e entusiasmo
I Nella foto:
Un momento dello
spettacolo.

1.8 Page 8

▲back to top
8 · r MARZO 1981
da G.F. Scancarello.
La serata del 31 gennaio è
stata per i genitori su un
tema di attualità: Rambo•
Topolino e la Carrà: quale
TV e quale Stampa per i
nostri figli?
Sono intervenuti G.F.
Scancarello e don Valerio
Bocci della rivista «Mondo
Erre».
Domenica l febbraio
Alle ore 9.00 la Messa in
Duomo per la cillà,
presieduta da don Valerio
Bocci.
Subito dopo all'oratorio i
grandi giochi sulla i<GaUia di
Asterix» per tutti i ragazzi
della città.
Nel pomeriggio una serie di
incontri sportivi, allietati
dalla Fanfara dei Bersaglieri
e dalla Banda dell'Oratorio
ha chiuso la giornata.
Don Aurelio Musto,
salesiano da 70 anni e prete
da sessanta
D i solito il BS non
pubblica molte
commemorazioni e
anniversari: quanti nostri
lettori infatti non vorrebbero
quattro parole per il loro 25°
o 50° di matrimonio? Ma a
don Musto, instancabile e
gioioso propagandista della
nostra rivista oltre che
sacerdote zelante e
impegnato non potevano
dire di no.
L'occasione ci è stata data
dal 60° anniversario della
sua ordinazione sacerdotale e
dal 70° di Professione
religiosa.
Don Musto è nato a
Montemiletto, in provincia
di Avellino, ìl 5 maggio
1901. Dopo aver frequentato
in paese le scuole elementari,
si recò ali'Istituto salesiano
di Castcllamare di Stabia per
proseguire gli studi
ginnasiali. Lo scoppio della
prima guerra mondiale
costrinse gli allievi a
trasferirsi ali'Istituto
salesiano di Roma: qui il
giovane ebbe modo di
conoscere don Salvatore
Rotolo, che svolgeva il ruolo
di animatore liturgico e
coordinatore delle attività
rormative di tutto l'Istituto,
e che nel 1937 sarebbe stato
consacrato Vescovo. Le
conversazioni avute con lui e
la partecipazione alle
funzioni nella Basilica
orientarono il suo cuore e la
sua mente alla vita di
consacrazione al Signore
nella grande Famiglia
salesiana. Entrato nel I9 I6
Nella foto:
Don Aurelio Musto e
sinistre nel 60"
anniversario della sua
o rd inazion e
sacerdotale.
al noviziato di Genzano,
emise la prima professione
religiosa 1'8 settembre L918
alla presenza del Rettore
Maggiore dei Salesiani, don
Paolo Albera. Fu quindi per
due anni a Frascati per
attendere agli studi di
filosofia e successivamente
all'Istituto salesiano di
Caserta con l' incarico di
seguire il gruppo degli allievi
interni e di insegnare
matematica, storia e
geografia. Presso il locale
seminario vescovile, egli
intraprese gli studi teologici
che proseguì e concluse a
Napoli. Ordinato sacerdote
dal Card. Ascalesi nel
Duomo partenopeo, don
Musto iniziò cosi quel lungo
e infaticabile cammino che
lo ha portato ad offrire il
gioioso servìzio presbiterale
non soltanto in tutte le opere
salesiane del meridione, ma
anche al di fuori del contesto
salesiano.
A Don Aurelio per
l'occasione sono giunti gli
auguri più affettuosi da
parte dell'arcivescovo di
Napoli Card. Corrado Ursi,
del reuor maggiore don
Egidio Viganò, del suo
Vicario don Gaetano Scrivo
e di tant'altri amici.
li BS si unisce a tutti
rinnovando al simpatico e
benemerito salesiano auguri
e rallegramenti.
La parrocchia
Maria Ausiliatrice dJ PaJermo
rui clnquant'annj
F amiglia in festa»,
questo lo slogan che
i<
ha animato le
manifestazioni celebrative
del 50° dell'istituzione della
Parrocchia Maria
Ausiliatric~ di Palermo e il
25° dell'ordinazione
sacerdotale del Parroco, il
Salesiano Don Nunzio
Barcellona.
Nella settimana dal 9 al 17
novembre la comunità
parrocchiale, pregando,
ringraziando e riflettendo
insieme, è stata chiamata ad
approfondire il senso di
appartenenza alla stessa
Comunità e l'insostituibilità
del ministero che il sacerdote
esercita in essa.
Le manifestazioni poi hanno
avuto inizio con la Messa
giubiJare del Parroco
concelebrata dal Vicario
episcopale Mons. Renato
~1orvillo e dal Direttore
della casa Don Raimondo
Calcagno.
In una Tavola rotonda si
sono affrontati i temi:
Parrocchia Comunione di
Comunità, Parrocchia e
realtà giovanile, Parrocchia e
famiglia, Parrocchia e
territorio.
Una conferenza tenuta dal
Dou. Nino Barraco su
«Parrocchia e Ministero
Sacerdotale» ha fatlo da
intermezzo ad alcuni canti
polifonici eseguiti dal coro
dell'Istituto di Musica
«Vincenzo Amato» di
Palermo.
I giovani e i bambini sono
stati protagonisti di uno
spettacolo animato con canti
e danze folcloristiche. Al
termine sono stari premiati
gli alunni delle scuole che
hano panecipato al
Concorso <d.a Parrocchia:
Comunità cristiana che
opera nel territorio».
Il 15 novembre una solenne
Concelebrazione di
ringraziamenro è stata
presieduta da S.E. il Card.
Salvatore Pappalardo alla
presenul del Sindaco
Leoluca Orlando, di varie
autorità e di una vasta
rappresentanza della
Comunità Parrocchiale.
Una Assemblea parrocchiale
prevista a conclusione delle
manifestazioni celebrative ha
costituito come un ponte che
collega il passato di cui si è
fa1to memoria e il futuro che
si vede ricco di speranza,
confidando nell'assistenza
dello Spirito Santo e nella
crescente presenza
partecipativa e operativa
dell'intera comunità
parrocchiale.

1.9 Page 9

▲back to top
- - - - - - - - - - -5'1-
I MARZO 1987 9
erchiamo di capire
Nelle foto:
don Viganò saluta un •consultlere• e
l'Incontro con Giovanni Paolo Il.
Riunita la seconda consulta
dei Giovani Exallievi
D al 9 ali' 11 gennaio
1987 si è riunita a
Roma presso la casa
Generalizia la seconda
consulla mondiale dei
Giovani Exallievi.
La tre-giorni è servita ad un
gruppo nu1rito di giovani per
approfondire i temi della
spiritualità giovanile e deUa
Parola di Dio. Stimolanti in
tal senso sono state le
relazioni di don Riccardo
Tonelli e di don Giorgio
Zevini.
Una particolare attenzione è
stata data alla prossima
revisione deUo Statuto
dell'Associazione e al ruolo
dei giovani nella medesima.
L'inconuo è stato tuttavia
caratterizzato da alcune
«esperienze>> spirituali che
hanno cenamente segnato i
partecipanti.
1 giovani exallievi hanno
avuto infatti la possibilità di
partecipare alla Mess-a
mattu1ina del Papa (cfr.
foto) e di essere
paternamente intrattenuti da
lui. Altri momenti sono stati
quelli dell'incontro con il
rettor Maggiore don Egidio
Viganò e quello della messa
presieduta dal consigliere per
la famiglia salesiana don
Sergio Cuevas Leon e
celebrata nelle Catacombe di
S. Callisto.
A conclusione dei lavori il
grupp0, seguito dal delegato
confederale don Cini e dal
presidente Giuseppe castelli,
ha preparato una «bozza» di
lettera aperta ai Vescovi e ai
responsabili civili del mondo
a nome di tutti i giovani
exallievi.
Una nota attrice francese si è sentita costreua a presen-
tarsi aUa televisione per dichiarare, facendosi vedere, di
non essere ammalala in punto di morte a causa del-
l'aids, Ja sindrome da immunodeficienza acquisita. La
maggioranza degli italiani, secondo alcuni sondaggi, non
invierebbe i propri figli in una scuola frequentata da un
bambino i cui genitori fossero porta1ori della malattia. La
disinformazione in meri10 aJJ'aids è ancora molto·estesa,
anche se si sta cercando di colmarla atiraverso adeguate
campagne di stampa, promosse dai pubblici poteri. L'im-
pressione prevalente è quella di un'ondata di panico dai
contorni irrazionali, una specie di demoniz.zazione attorno
a un fenomeno per tutelarsi dal quale è invece necessario
e sufficiente avere il massimo di notizie.
L'enfasi di certi litoti di giornali ;- la peste del secolo,
il male oscuro, l'infezione che non perdona, un milione di
morti da oggi al duemila - si coniuga con un modo di-
storto di presentare il problema come una specie di casùgo
divino per i nostri tempi licenziosi e immorali. L'ignoran-
za, purtropp0, è sempre senza memoria: la sifilide, la leb-
bra, il colera, la tubercolosi, la poliomielite sono stati pre-
sentati a lungo come malauie senza rimedio, per sé e gli in-
felici discendenti. Ma un giorno si è trovato un farmaco,
un vaccino, una cura che prima ha contenuto, poi fatto re-
gredire il flagello di turno. Ognuno di loro fu presentalo a
suo tempo, si badi bene, come esclusivo o prevalente frui-
to di colpe o peccati o vite dissolute, o quanto meno incu-
rie. Ora, se è vero che l'aids colpisce in modo particolare
omosessuali e tossicodipendenti, è anche vero che si insi-
nua in organismi - privi appunto di difese naturali o ac-
quisite - di persone che non coltivano il vizio o le de-
vianze.
Probabilmente una parte delle responsabilità è colletti-
va, nel senso che un ceno pennessivismo nei costumi (pe-
raltro non riscontrabile in alcune società extraeuropee in-
dicate come culla della sindrome) e carenze immunitarie
dipendono daJJ'inquinamento ambientale. Causato quindi
anche da chi, auraverso l'uso dell'automobile, la produ-
zione di rifiuti non biodegradabili, gli scarichi industriali e
la polluzione dell'aria, pretenderebbe oggi di istituire cor-
doni sanitari, ghetti, lager o lazzaretti per i presunti appe-
staci. Pochi, per la verità, pensano di fare come Madre Te-
resa di Calcutta che sta erigendo un ospedale per malati di
aids. Quei malati che vanno curati e guariti, se possibile; e
sopratlutto amati come l'uomo che - ricordate? - scen-
deva da Gerico, assalito e ferito dai predoni, fu curato da
un quasi infedele, un Samaritano.
Angelo Paoluzi

1.10 Page 10

▲back to top
_ VITA SALESIANA _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
centenario della morte di Don Bosco
Con il documento
<<Tutti i membri della Chfosa Catto-
lica», Giovanni Paolo TI - accet-
tando una richiesta fattagli in tal
senso dall'arcivescovo di Torino
Card. Anastasio BalJestrero e da
don Egidio Viganò Rettor Maggiore
dei salesiani - ha proclamato l'an-
no centenario della morte di san
Giovanni Bosco «Anno speciale di
Grazia» con la possibilità, per ogni
fedele di lucrare l'indulgenza Ple-
naria visitando alcune chiese appo-
sitamente riportate nel «Breve Apo-
stolico» e qui indicate a parte.
In pratica si tratta di uno speciale
«Anno Santo» che dà alle celebra-
zioni centenarie un significato am-
piamente ecclesiale e che impegna
l'intera Famiglia Salesiana. TI Ret-
tor Maggiore presentando il docu-
mento in due conferenze stampa te-
nute rispettivamente a Torino il 24
gennaio e a Roma il 13 febbraio
l987 ha dichiarato:
«Cento anni fa, il 31 gennaio
1888, moriva a Torino Don Giovan-
ni Bosco.
li Santo Padre Giovanni Paolo Il
ha voluto arricchire le celebrazioni
centenarie della "nascita al cielo"
di questo grande amico della gio-
ventù indicendo uno speciale "An-
no giubilare" per i giovani, secondo
le indicazioni descritte in un apposi-
to Breve Apostolico.
Questo generoso e straordinario
dono è un segno della panico/are
predilezione del Papa verso i giova-
ni e della sua profondasimpatia per
Don Bosco.
Lo speciale "Anno di grazia" in-
vita tutti i giovani e gli adulli loro
educatori e amici a dirigersi alla
grande fonte di vita che è il Cristo
ed a fruire delle ricchezze spirituali
esistenti nella sua Chiesa: sarà un
evento di crescita nel bene e nella
speranza.
Il Papa si ripromette che, in que-
sto anno centenario, i giovani, che
camminano verso il Terzo millen-
nio, si se111a110 coinvolti nell'orbita
del Vaticano li.
Raccogliere con i giovani la pro-
fezia del Concilio significherà lan-
ciare una nuova spiritualità giovani-
le, una nuova e coraggiosa testimo-
nianza ecclesiale, una nuova evan-
gelizzazione, un nuovo protagoni-
smo sociale.
È un programma esaltante che ci
renderà tutti, giovani e adulti, più
Chiesa, fermento di liberazione nel
travaglialo mondo di oggi».
La concessione di Giovanni Pao-
lo li realizza pienamente e nel mo-
do più efficace quanto sin dal feb-
braio 1986 don Egidio Viganò ave-

2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

▲back to top
- - - - - - - - - - -5'1-
va detto a proposito del Centenario:
«Desideriamo riproporre con più
efficacia e credibilità al popolo di
Dio e al mondo d'oggi, la figura e
l'opera di Don Bosco: far risaltare
la sua statura storica di Santo runico
dei giovani, portatore originale di
unmessaggio evangelico, pastorale,
pedagogico e sociale».
L'Anno centenario esce dunque
dall'ambito di una celebrazione fa-
miliare e intimistica e incomincia ad
affermarsi come fatto ecclesiale e
civile di ampio richiamo.
In tal senso incominciano a pre-
pararsi numerose iniziative ovun-
que è presente un Figlio di Don Bo-
sco. In tali iniziative i primi prota-
gonisti sono spesso i giovani che ri-
scoprono in tal modo l'attualità e 1a
ecclesialità del carisma salesiano.
A suo tempo daremo ampie infor-
mazioni su queste iniziative. Per ora
basta dire che luoghi celebri come il
Madison Square Garden di New
York o la Scala di Milano, storiche
cattedrali e mass media in ogni par-
te del mondo riecheggeranno delle
parole e degli ideali diun Santo, che
ebbe l'insopprimibile voglia di por-
tare la salvezza al mondo intero ed a
quello giovanile in particolare.
I
Nella foto a sinistra:
Processione di Don Bosco a Pa-
namà In occasione della festa 1987.
LE CHIESE
DELl!INDULGENZA
1 MARZO 1987 11
1. Il tempio di San Giovanni Bosco che si trova a Castelnuovo Don
Bosco, sul colle che da lui ha preso il nome;
2. la chiesa Collegiata della Beata Maria della Scala in Chieri, do-
ve Giovanni Bosco comprese di essere chiamato da Dio al sacerdo-
zio, e decise di seguire la divina chiamata;
3. la chiesa Cattedrale di Torino: Giovanni Bosco infatti era incar-
dinato nella diocesi di Torino, e specialmente a Torino esercitò il
suo ministero apostolico;
4. la chiesa di S. Francesco d'Assisi in Torino: in questa infatti Don
Bosco Iniziò la sua missione di educare i giovani alla vita cristiana;
5. la basilica di Maria Ausiliatrice in Torino: tu costruita per volontà
di Giovanni Bosco: ivi si conservano le sue sacre spoglie, ed essa
è in certo modo il centro spirituale di tutta la Congregazione Sale-
siana;
6. la basilica del Sacro Cuore di Gesù in Roma, al Castro Pretorio:
la fece costruire, con grandi sacrifici, Giovanni Bosco ossequiente
alla volontà del Sommo Pontefice Leone Xlii: presso di questa i Sa-
lesiani ottennero il loro primo domicilio accanto alla Sede di Pietro,
al centro della Chiesa cattolica;
7. la chiesa di S. Giovanni Bosco nella città di Panamà, ove si nota
un'affluenza del tutto straordinaria di popolo particolarmente devo-
to verso S. Giovanni Bosco.
I Nelle foto sotto:
Le Conferenze-Stampa di Torino e di Roma di don Viganò
Nella prima gli è a fianco il card. Ballestrero mentre nella seconda
il vicario don Gaetano Perino.

2.2 Page 12

▲back to top
_ VITA ECCLESIALE- - - - - - - - - - - - - - - - - - -
12 · 1 MARZO 1987
I vent'anni della Populorum Progressio
E NEL LINGUAGGIO
DEI CRISTIANI
ENTRO' ANCHE
LA PAROLA SVILUPPO
L'enciclica di Paolo VI a vent'anni dalla
sua pubblicazione appare di drammatica
attualità. Ricordiamo l'anniversario
consapevoli che la comunità ecclesiale
grazie anche a questo documento è
diventata più «esperta in umanità».
Venti anni sono tra-
scorsi da quel 26 marzo 1967, Pa-
squa di Resurrezione, in cui Paolo
VI rivolse al mondo una delle più si-
gnificative Encicliche del suo ponti-
ficato: nota come «Populorum
Progressio» dalle parole iniziali del
documento in latino, e conosciuta
anche come « Lo sviluppo dei po-
poli».
Da pochi anni, dopo la fine del
secondo conflitto mondiale, si era
praticamente concluso il processo
detto di decolonizzazione, con lo
smembramento dei grandi imperi e
l'acquisto dell'indipendenza da par-
te di molti popoli sino ad allora sot-
toposti al dominio delle potenze eu-
ropee (si ricordi, ad esempio, che in
Africa soltanto l'Etiopia, alla fine
degli anni '50, era un paese sovra-
no). I colonizzatori raramente ave-
vano lasciato tracce di civilizzazione
meno che superficiali, dopo secoli,
in alcuni casi, o lunghi decenni, in
altri, di sfruttamento indiscrimina-
to. Si cercò di lenire il giudizio a
proposito di quei Paesi: furono pri-
ma chiamati sottosviluppati, poi in
via di sviluppo, alla fine li si designò
come Terzo Mondo, dopo il primo,
quello della cultura occidentale, il
secondo, del collettivismo e del so-
cialismo, e con una connotazione
accessoria, in genere, sul piano poli-
tico: neutrali e non allineati.
Le potenze colonizzatrici se ne
erano andate quindi senza curarsi
molto di ciò che si lasciavano die-
tro; altre continuavano (pensiamo
alle estreme permanenze portoghe-
si, spagnole e francesi) nel residuo
sfruttamento. Rimanevano, in alcu-
ne di quelle nazioni ormai autono-
me, tecnici volenterosi e, come sem-
pre, i missionari; ma gli uni e gli al-
tri non potevano sostituirsi alle
strutture burocratico-amministra-
tive o surrogare un vuoto politico
che non era stato colmato. Anche
perché insieme con il fenomeno del-
la decolonizzazione africano e asia-
tico si verificava, altrove, una fitti-
zia, ancorché secolare, indipenden-
za (come in America Latina), soffo-
cata nei fatti dai grandi interessi fi-
nanziari internazionali e pilotata
dalle industire multinazionali.
Questo èil quadro generale all'in-
terno del quale Paolo VI decide di
intervenire con il suo alto ammoni-
mento e con una intuizione che la-
scerà e lascia il segno nella storia. Se
qualcuno dei nostri lettori sarà in-
dotto a ripercorrere il documento
montiniano potrà facilmente chie-
dersi, meravigliato, se veramente
sia stato reso pubblico venti anni fa
o non sia il prodotto di valutazioni
che riguardano questi nostri anni,
diremmo questi nostri mesi. Alcune
locuzioni, che ripetiamo corrente-
mente e patrimonio ormai del lin-
guaggio comune, e che anche in se-
guito sono state riproposte in altri
testi del magistero della Chiesa,
provengono di li, dalla «Populo-
rum Progressio».
Lo sviluppo, il nuovo nome della
pace. La pace non come assenza di
guerra ma come ordine nella giusti-
zia voluto da Dio. Il dovere della
solidarietà nazionale e internazio-
nale. Lo spaventoso accumulo di
debiti dei Paesi poveri nei confronti
delle economie ricche. L'opzione
sociale della proprietà. I popoli del-
la fame in.terpellano i popoli de/l'o-
pulenza. Sono altrettanti capitoli
attorno ai quali oggi si travagliano
la diplomazia e l'opinione pubblica
internazionale e per i quali si cerca-

2.3 Page 13

▲back to top
-----------#-
1 MARZO 1987 13
no toppe e rimedi fittizi, compro-
messi che non stanno in piedi due
giorni perché i ricchi non vogliono
cedere alcunché e i poveri sono ten-
tati dalla violenza (lo diceva già un
grande scrittore cattolico francese,
Georges Bernanos: La collera dei
poveri sarà terribile).
Tutto questo Papa Montini lo
aveva sintetizzato ed espresso. Sen-
za inventarselo, del resto, perché
egli si situava nel solco di una rifles-
sione e di una tradizione che parte
almeno dal)'Enciclica « Rerum No-
varum» di Leone XIII (oltre un se-
colo fa), è continuata con vigorosi
documenti di Pio XI e di Pio XII (di
quest'ultimo radiomessaggi e di-
scorsi), si è precisato con le Encicli-
che «Pacem in Terris» e «Mater et
Magistra» di Giovanni XXIII e ha
trovato la sua piena espressione nel
Concilio Ecumenico Vaticano II,
meno di un quarto di secolo fa,
in particolare con la Costituzione
pastorale sulla Chiesa nel mondo
11 magistero di Paolo VI continua
a «Illuminare»
contemporaneo, la <<Gaudium et
Spes».
Sì, la Chiesa continuava ad essere
quella «esperta in umanità che Pao-
lo VI aveva rivendicato alla tribuna
delle Nazioni Unite, nell'ottobre del
1964. Dalla fìne del 1967, successi-
vamente alla pubblicazione della
«Populorum Progressio», sarà isti-
tuita La Giornata mondiale della Pa-
ce, che da allora ogni 1 gennaio è
destinata a ricordare agli uomini il
bene assoluto costituito dalla pace_;
e da poco era stata creata una Com-
missione pontificia particolarmente
dedicata a quei problemi, «Justitia
et Pax». Su quella scia non sarà
perciò inutile ricordare il documen-
to del 1975 «La Santa Sede e il di-
sarmo», i contributi di appena po-
chi anni fa della Pontificia Accade-
mia delle Scienze sulle conseguenze
di eventuali conflitti atomici, la
convocazione in Assisi, nell'ottobre
del 1986, da parte di Giovanni Pao-
lo II di esponenti di tutte le religioni
per essere «insieme per pregare», il
recentissimo testo di « Giustizia e
Pace» sul debito del Terzo Mondo,
assai severo nei confronti dei siste-
mi e metodi dei Paesi creditori.
Se ci si guarda attorno si può fare
una prima constatazione. La Chie-
sa, fermissima sui principii, è l'isti-
tuzione che, oggi al mondo, resta
maggiormente disponibile al dialo-
go sulle cosa da fare. I regimi auto-
ritari di destra o di sinistra, dal Cile
al Burundi, dall'URSS alla Turchia,
dall'Etiopia al Sudafrica da Cuba al
Paraguay, si pongono in atteggia-
mento critico di fronte ai cattolici e
alle strutture che li rappresentano
perché queste e quelli si battono, ai
vertici e alla base, contro il razzi-
smo, le discriminazioni, lo sfrutta-
mento dell'uomo sull'uomo, i na-

2.4 Page 14

▲back to top
14 I MARZO 1987
zionalismi irrazionali, e restano fatte dell'economicismo degli anni ,
spesso l'ultimo spalto nella lotta e Sessanta - era ancora vicino il ri-
neU'affermazione dei diritti umani, cordo del «boom» che aveva lancia-
spirituali e civili. Preti e fedeli ven- lo alle stelle lo sviluppo dei Paesi in-
gono perseguitati, sono imprigiona- dustrializzati e favorito il decollo di
li e muoiono, oggi, per essere coe- allri, come il nosuo, il Giappone, la
renti in Cristo.
Corea del Sud, Singapore o I'Au-
Quanto diceva Paolo Vl, ripetia- stralia, senza peraltro distribuire
mo, è diventato ormai locuzione co- equamente il progresso economico
mune. La ragione umana si sposa - , ha superato gli egoismi settoria-
alle motivazioni spirituali, l'inse- li, con l'intuizione che una storia di-
gnamento magisteriale aUa com- versa sarebbe stata scritta, non sem-
prensione delle cose del mondo. La pre ottimistica e neppure a lempi
consapevolezza delle necessarie soli- lunghi (il mitico Sessantotto non è
darietà si è fatta largo tra le frasi lontano, come non lo sono lo
SPESE PER
ARMAMENTI
1986
900 miliardi di dollari= 117 mila miliardi di llre (oltre dieci-
mila volte l'intero bilancio dello stato italiano)
sono stati spesi 100 miliardi di dollari in più rispetto al
1985 (più del bilancio italiano dell'anno corrente)
ogni minuto sì spendono 1,7 milioni di dollari per armi e
accessori (oltre 2,7 miliardi di lire)
le spese per le armi costituiscono il 6% del prodotto so-
ciale lordo a livello mondiale
nelle industrie per l' armamento e nelle aziende sottotrat-
tanti lavorano nel mondo 11 milioni di persone
1985
degli 800 miliardi di dollari spesi nel 1985:
dollari = lire
(miliardi) (miliardi)
Stati Uniti
268
Unione Sovietica 237
35 mila
31 mila
USA e URSS insieme costituiscono 1' 11 0/o della popola-
zione mondiale e spendono il 600/o del totale per gli arma-
menti; hanno il 230/o delle forze armate; il 970/o delle te~ta-
te atomiche
1983
secondo i dati disponibili in quell'anno, dopo USA e
URSS seguono nelle spese per gli armamenti: Arabia
Saudita. Gran Bretagna, Francia, Repubblica Feaerale
Tedesca, Repubblica Popolare Cinese
I dati qui citati sono tratti da uno studio pubblicato alla
fine del 1986 e dovuto a Ruth Leger Sivard, già dirigente
dell'organizzazione americana per il controllo degli ar-
mamenti e del riarmo, con l'appoggio della Fondazione
Rockefeller e altri organismi privati.

2.5 Page 15

▲back to top
-----------#-
CONFRONTO
DI REDDITI
I MARZO 1987 15
Popolazione
sull'insieme nel
mondo
Consumo
risorse
mondiali
Prodotto
mondiale
lordo
Commercio
e investimenti
Industria
Ricchezza
scientifica
e tecnica
Paesi ricchi
320/o
75%
88%
80%
930/o
98%
Paesi poveri
68
250/o
120/o
20%
7%
20/o
850 milioni di persone su 4,5 miliardi della popolazione
mondiale vivono in condizioni di povertà assoluta
12 milioni di bambini muoiono annualmente prima di aver
raggiunto il 5° anno di età
la speranza di vita media nel Terzo Mondo è di 40 anni;
nel mondo sviluppato di oltre 70
«shock» petrolifero e una recessio-
ne mondiale generalizzata).
Non ci sembra inopportuno in
questa sede, quindi, ricordare alcu-
ne reazioni che videro la luce dopo
la pubblicazione dell' Enciclica. Au-
torevoli e positivi apprezzamenti
vennero per lo più dal mondo di
cultura francese, perché ci si sentiva
molto vicini alle Linee di fondo del
documento, di cui si considerava la
naturale ispirazione all'elaborazio-
ne teologica dei Maritain e dei Che-
nu, nonché della scuola «Economie
et Humanisme» del padre Lébret.
Anche alcuni commenti inglesi e
nordamericani si mostrarono pen-
sosi e comprensivi del significato
generale del testo montiniano. Ma
non poteva mancare l'accusa di
simpatie per le teorie collettivisti-
che: vi si distinsero giornali italiani,
anche molto autorevoli (alcuni di
essi indulgenti con le destre, nazio-
nali o no), portatori di interessi di
conservazione industriale; parecchi
organi moderati statunitensi, più o
meno gli stessi che oggi difendono
la volontà punitiva del Fondo mo-
netario internazionale nei confronti
dei popoli poveri, debitori e sfrutta-
ti; una notevole fetta della stampa
tedesco-occidentale, particolarmen-
te quella di ispirazione protestante
(ricorderemo soltanto un articolo
del settimanale «Christ und Welt»,
farcito di esemplari luoghi comuni).
Perché, in effetti, per ll il mes-
saggio non «passò» tanto pacifica-
mente. Pensate: parlava di ugua-
glianza di diritti e di doveri. Di im-
pegno morale nella solidarietà. Di
proprietà che non era da considera-
re sacra. Di avidità nel possesso e di
egoismi particolari da superare. Di
debiti (debiti fisici, finanziari, mo-
netari) da condonare. Di sacrifici
cui consentire per permettere ai po-
veri e ai deboli prima di sopravvive-
re, poi di svilupparsi, infine di acce-
dere a una più alta dignità umana.
Quel messaggio ci è stato lascia-
to, venti anni fa. La Chiesa lo ha
fatto proprio, lo ha diffuso, lo ha
concretizzato. E noi cristiani come
abbiamo risposto?
A ngelo P aoluzi

2.6 Page 16

▲back to top
_ PROBLEMI EDUCATIVI._ __ __ _ _ __ _ __ _ _ _ _ __
16 · I MARZO 1987
IRAGAZZI E LA TELEVISIONE
UN RAPPORTO DIFFICILE
(SPECIE PER GLI EDUCATORI)
Il «Bollettino salesiano» ha
organizzato una tavola rotonda
per mettere a confronto gli
« addetti ai lavori»: operatori dei
due maggiori gruppi TV
e rappresentanti del mondo
educativo.
....._-_-..=- Gli educatori di tutto il
mondo si stanno da tempo interro-
gando sul rapporto tra la televisione
e i ragazzi. A sollecitarli non è sol-
tanto l'esperienza concreta di tutti i
giorni, sono anche le molte indagini
condotte da agenzie specializzate
per approfondire, con dati statisti-
ci, i contorni del problema. Se l 'e-
sperienza diretta mette gli educatori
quotidianamente di fronte a feno-
meni, comportamenti, modi di esse-
re su cui è evidente l'influsso della
TV, i risultati delle indagini, seppu-
re tra loro a volte contraddittori,
concorrono tutti, più o meno, a de-
finire la necessità di approfondire
riflessioni.
Le inchieste non sono in genere

2.7 Page 17

▲back to top
~ ~--s/1-
1 MARZO 1987 17
dirette a colpevolizzare la TV, cioè
un mezzo che, nel bene e nel male,
fa ormai parte della nostra vita quo-
tidiana. Sono semmai utili per spin-
gere gli educatori a misurarsi con il
televisore, per raggiungere la piena
consapevolezza del modo di «usar-
lo». In realtà, ciò che più conta è
impossessarsi del mezzo, evitando
di esserne posseduti, come esso ten-
de a fare riversandoci addosso i suoi
messaggi. Se ciò vale per gli adulti,
a maggior ragione deve valere per i
ragazzi, che occorre indirizzare ver-
so il raggiungimento di quel senso
critico indispensabile per allacciare
un <(colloquio» con la TV.
È difficile, diremmo impossibile,
per gli educatori, sfuggire a questa
tematica. Un ascolto medio di TV,
da parte dei ragazzi, che si aggira
intorno alle 4-5 ore al giorno, non
può lasciare indifferenti, sia che si
voglia utilizzare al meglio il mezzo,
laddove è possibile, sia che lo si vo-
glia contrastare qualora a prevalere
siano gli aspetti negativi. La dupli-
cità della televisione è stata messa in
evidenza da una indagine condotta
da due psicologi negli Stati Uniti.
Essa è giunta alla conclusione, da
un lato, che il massiccio uso della
TV senza il controllo degli adulti
può avere effetti dannosi sullo svi-
luppo cognitivo dei bambini nella
prima età scolare. Al tempo stesso,
ha consentito di individuare la po-
tenzialità positiva del mezzo televi-
sivo se si rendono disponibili pro-
grammi adatti ai ragazzi, sotto la
guida degli adulti.
Insomma, gli educatori hanno
davanti a uno sterminato campo
di indagine. Non sempre l'impegno
rivolto a questo settore della comu-
nicazione è sentito come una neces-
sità. Convinto dell'importanza del
tema ai fini educativi, il (<Bollettino
salesiano» ha voluto aprire un di-
battito, organizzando un incontro
fra educatori e operatori della TV.
Nessuna pretesa, ovviamente, di
esaurire un così complesso argo-
mento nell'ambito ristretto di una
tavola rotonda, ma semplicemente
il desiderio di offrire qualche spun-
to, qualche opinione, nella speranza
che essi stimolino a una maggiore
attenzione al mezzo televisivo. Sia-
mo dunque aperti ai contributi che
altri vorranno offrire. Hanno parte-
cipato alla tavola rotonda il diretto-
re del «Bollettino salesiano» don
Giuseppe Costa, il capostruttura
della Rete Uno TV della RAI, dott.
Carlo Fuscagni, iJ dott. Gloriano
Mazzè, direttore dell'Cfficio rela-
zioni esterne della sede di Roma del-
la Fininvest-comunicazioni, cui fan•
no capo le tre reti commerciali del
gruppo Berlusconi, una mamma, la
signora Laura Rozza, già. presidente
della Fuci, suor Margherita Dal La-
go, consulente del Centro interna-
zionale di pastorale giovanile delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, e don
Silvano Missori, responsabile regio-
nale per la comunicazione sociale
dell'Ispettoria salesiana del Lazio,
nonché responsabile di un Centro
giovanile ed ex vice presidente na-
zionale del CGS, l'ente dell'associa-
zionismo culturale salesiano.
G. N.
Costa - I ragazzi, j giovani e la
televisione: è questo il tema della
nostra conversazione. Come diret-
tore del «Bollettino salesiano>) rice-
vo lettere di lettori che lamentano la
scarsa attenzione dedicata dalla te-
levisione alle esigenze educative nel
settore giovanile. C'è addirittura
chi si spinge fino a chiedere di met-
tere sotto accusa la TV come stru-
mento di istigazione alla violenza.
A parte certe forme esasperate di
denuncia, non c'è dubbio che il pro-
blema del rapporto fra ragazzi e te-
levisione è avvertito in tutta la sua
importanza dalla maggior parte de-
gli educatori e anche, sia pure in mi-
sura meno rilevante, da quegli edu-
catori per eccellenza che sono i geni-
tori. Partirei dunque da una prima
domanda rivolta al dottor Fusca-
gni: come si pone la RAI il proble-
ma del rapporto fra TV e ragazzi?
Fuscagni - Credo di avere sulla
coscienza, se così posso dire, il peso
della decisione, che peraltro nessu-
no mi ha mai rimproverato, di abo-
lire la TV dei ragazzi. Era uno spa-
zio che veniva trasmesso ogni po-
meriggio, con la sua brava sigla di
apertura. Perché ho preso questa
decisione? La mia esperienza in te-
levisione, dal settore giornalistico e
quello delle trasmissioni culturali,
al varietà, ha fatto maturare in me
la convinzione che non c'è posto per
quelle che io chiamo «trasmissioni
ghetto», destinate cioè a un pubbli-
co particolare. Le stesse trasmissio-
ni del pomeriggio sono guardate da
quel trenta per cento di italiani che
si trova in casa, quindi sono, sem-
mai, trasmissioni per la famiglia.
Per quale ragione dovremmo farle
solo per i ragazzi? Ma c'è una se-
conda considerazione: siamo andati
avanti per anni senza accorgerci che
il modo di fare televisione era anda-
to cambiando. Proprio come acca-
de a chi, facendosi la barba ogni

2.8 Page 18

▲back to top
18 · I MARZO 19f!T
mattina, non si accorge che la sua
faccia invecchia. Poi incontra un ex
compagno di scuola che gli dice: ma
come sei cambiato! E lo costringe a
mettere i piedi per terra. Ecco, noi
abbiamo continualo a fare la TV
dei ragazzi con gli stessi criteri che
usavamo venti, trenta anni fa, senza
renderci conto che nel frattempo
erano passati, appunto, venti o
trenta anni. Dovevamo continuare,
o non era piuttosto il caso di cam-
biare registro?
Costa - Lei vuol dire che dopo
tanti anni gli atteggiamenti dei ra-
gazzi nei confronti della TV sono
cambiati, che i ragazzi di oggi non
sono più quelli di ieri?
Fuscagni - Voglio dire che ira-
gazzi oggi non aspettano più, per
mettersi davanti al televisore, di
sentire la sigla della TV dei ragazzi.
La riprova la si ha da un dato stati-
stico, secondo cui la trasmissione
più seguita dai ragazzi è il telegior-
nale delle 20. È inoltre provato che
le trasmissioni con un più alto indi-
ce d'ascolto convogliano una mag-
gior percentuale di ragazzi. Di qui
la considerazione fondamentale: fa-
re trasmissioni solo per i ragazzi è li-
mitativo, non ha senso. Riproporre
oggi una TV dei ragazzi sarebbe co-
me ripescare un reperto archeolo-
gico.
Mazzè - Volendo rimanere per
un attimo ancora sul terreno della
rievocazione, diciamo così: «stori-
ca», è curioso osservare che mentre
Fuscagni, col quale bo lavorato a
lungo e con profitto, seppelliva la
TV dei ragazzi, noi delle TV com-
merciali la facevamo rivivere. Nel
1976 si era appena liberalizzato l'u-
so dell'etere e per le emittenti priva-
te che si affacciavano sulla scena si
imponeva l'esigenza di raccogliere
determinati tipi di pubblico allo
scopo di convogliare il flusso pub-
blicitario. A quell'epoca individuai
nella famiglia il pubblico cui rivol-
gerci, la famiglia intesa soprattutto
come ragazzi e persone anziane. Fu-
scagni, dal suo punto di vista, non
ha torto, la RAI era in fase di ulte-
riore crescita. Noi, invece, eravamo
ancora in fasce. E debbo dire che la
nostra fu una scelta vincente. Quel-
la che allora era la Quinta Rete del
gruppo Rusconi diventò, con il
«pomeriggio in famiglia» e «l'ora
- Carlo Fuscagni
dei ragazzi», una delle TV private
più seguite.
Fuscagni - Ma ancora oggi io
non nego che si possano fare tra-
smissioni rivolte ai ragazzi. Come ci
sono programmi speciali per deter-
minate categorie, ad esempio, gli
agricoltori, la domenica mattina,
così ci possono essere e ci sono pro-
grammi per ragazzi. Tuttavia, in
questo caso, diventa necessario
identificare accuratamente le fasce
d'età. Non si può fare la stessa tra-
smissione per bambini di cinque an-
ni e per ragazzi di 14.
Mazzè - D'altra parte, nel no-
stro caso, il recupero deJla TV dei
ragazzi fu più un'esigenza che una
scelta. Nella selva delle TV private,
tutti cercavano un'affermazione.
C'era chi pensava di averla trovata
con i film, chi con altri spettacoli.
Noi seguimmo la via tradizionale,
che puntava sul rispetto dei valori
della famiglia. In seguito sono nate
le televisioni del gruppo Berlusconi,
che hanno potuto adeguàrsi ai nuo-
vi modi di fare televisione. Difatti
piuttosto che dedicare un'attenzio-
ne specifica ai ragazzi si sono creati
dei contenitori in cui trovano posto
dei serial televisivi di cartoni ani-
mati.
Fuscagni - Vorrei però chiarire
che quando ho abolito l'etichetta
della TV dei ragazzi, non per questo
ho smesso di interessarmi dei ragaz-
zi. Anzi, con una serie di trasmissio-
ni come Furia, Happy day, Haidy
ecc. ho di fatto aumentato il nume-
ro dei ragazzi di fronte al video. Pe-
rò insisto nel dire che oggi non si
può fare televisione pensando che i
ragazzi siano interessati solo alle
trasmissioni che si rivolgono espres-
samente a loro. Il problema è più
vasto, perché i ragazzi oggi guarda-
no tutta, ripeto tutta, la televisione.
Mazzè - Sono d'accordo nella
valutazione dell'ascolto da parte dei
ragazzi e quindi sulla necessità di
avere nei loro confronti un'atten-
zione che investa tutta la program-
mazione della giornata. Difatti, del-
le tre emittenti del gruppo Berlusco-
ni, Italia Uno è quella più attenta
alle esigenze dei ragazzi non in un
determinato momento, bensì in
un'ampia fascia della sua program-
mazione.
Fuscagoi - Mi permetto tuttavia
di rilevare che ciò avviene in un'ot-
tica diversa da quella del servizio
pubblico, il quale, quando si rivol-
geva ai ragazzi, metteva l'accento
sul fatto educativo. Non voglio dare
dei giudizi, ma è chiaro che la scelta
di una TV commerciale di rivolgersi
a un pubblico formato in larga par-
te da ragazzi, è una scelta commer-
ciale, indirizzata a portare su quel
canale la pubblicità dei prodotti che
possono essere richiesti dai bam-
bini.
Mazzè - Certo, l'obiettivo di da-
re un palcoscenico, una vetrina a
certi prodotti ha fatto sì che si spe-
cializzasse una rete. Le esigenze
commerciali nessuno le nega, per-
ché sono proprie delle TV commer-
ciali, che si muovono nel rapporto
- Floriano Mazzè

2.9 Page 19

▲back to top
- - - - -- - - - --sB-
- Margherita Dal Lago
fra prodotti commercialj e pub-
blico.
Costa - Bene, abbiamo lasciato
che i rappresentanti dei due maggio-
ri gruppi televisivi si. .. sfogassero,
per chiarire le rispettive posizioni.
Ma è venuto il momento di sentire
la «controparte». La signora Laura
Rozza è una mamma...
Rozza - Sì, una mamma con
bambini ancora piccoli. Posso dire
però che il problema televisivo si
presenta presto. Non appena sono
in grado di capire, i bambini voglio-
no vedere la TV. Non posso certo
imporre la scelta che fu dei miei ge-
rutori, i quali ritardarono molto
l'ingresso . in casa del televisore,
consentendomi di leggere di più.
Oggi questa via è impraticabile, di-
rei quasi una crudeltà, che, per di
più metterebbe il bambino in una
posizione troppo differenziata ri-
spetto ai coetanei, perché la TV fa
ormai pane della nostra vita quoti-
diana. Piuttosto mi sembra preva-
lente la tendenza ad attribuire alla
T V un ruolo consolatorio. Ci si
mette davanti alla TV per rilassarsi,
quindi in una condizione di passivi-
tà. E questo non mi piace. Perciò
tento di spiegare ai bambiru che la
televisione la possono vedere, ma
senza assorbirla passivamente. In
altre parole, mi sforzo di far nasce-
re in loro, fin da piccoli, uno spirito
critico nei confronti della TV.
Dal Lago - I suoi bambini sono
fortunati perché vedono la TV as-
sieme alla mamma. Ma negli strati
sociali meno abbienti, i bambini so-
no spesso soli davanti al video, non
c'è qualcuno in grado di indirizzar-
li. E per questi ragazzi diventa mol-
to difficile distinguere, ad esempio,
uno spettacolo dalla realtà, poiché
neppure il preadolescente, cioè l'a-
lunno delle medie, ha definito den-
tro di la linea di demarcazione fra
il fantastico e il reale.
Rozza - Confesso che anch'io
qualche volta uso la televisione co-
me baby sitter, per avere un po' di
tempo Libero. So anche che questa è
la tendenza diffusa tra le farruglie
italiane. Invece occorre essere pre-
senti, guardare la TV assieme ai fi-
gli, cercare di farli ragionare su ciò
che vedono, fornire le spiegazioni
che richiedono. li più piccolo dei
miei figli non riesce a cogliere la dif-
ferenza fra cartoni animati e pub-
blicità, forse a causa dei gradevoli
motivetti musicali che accompagna-
no gli uni e l'altra. Ciò è grave, per-
ché fa diventare un blocco unico
tutto ciò che scorre sul video. Senza
contare che c'è da inorridire di
fronte a certi pupazzetti che si tra-
sformano in superuomini, in mac-
chine da guerra, in autentici mostri.
A questo punto mi chiedo: non sa-
rebbe meglio, anziché importare
tanti mostri dal Giappone, produrre
qualcosa da noi, per proporre valori
più reali?
Costa - La domanda mi sembra
pertinente, soprattutto in conside-
razione dellagrande quanlità di car-
toni animati immessa sul video e del
loro impatto sui ragazzi.
F uscagni - Non c'è dubbio che i
cartoni animati giapponesi hanno
avuto ampio spazio nelle televisioni
italiane perché costano relativamen-
te poco.
Mazzè - Certo, i cartoni animati
di Walt Disney non sono come quel-
li giapponesi. Ma per noi, TV com-
merciali, allorché entrammo in
campo, nel 1976, era impossibile ri-
proporre cartoni che la RAl aveva
già abbondantemente trasmesso. l
giapponesi ci offrirono i loro cano-
ni a prezzi competitivi. Non aveva-
mo scelta.
Rozza - Ma il servizio pubblico,
la RAl, non potrebbe promuovere
la ricerca e attivare una produzione
propria?
Fuscagni - RaiUno ha già una
consistente produzjone di cartoni
I M4FfZO 1987 19
- Laura Rozza
animati e cercherà di svilupparla in
futuro. Ma sia chiaro; il problema
non si restringe ai cartoni, destinati
a una fascia sempre più ridotta di
bambini, dato che di bambini pur-
troppo ne nascono sempre meno. Il
problema è di tutta la programma-
zione TV.
Mazzè - Difatti, il problema del-
la produzione estera, importata so-
prattutto dagli Stati Uniti, coinvol-
ge altri prodotti, specie i telefilm, e
solleva un grosso problema cultura-
le. TI rischio è che con i cartoni ani-
mati e i telefilm si importino model-
li culturali che ci sono estranei. Ma
la questione è sempre quella dei co-
sti, che occorre abbassare. La RAI
sta già facendo qualcosa e credo che
si metteranno su questa strada an-
che le TV commerciali.
Costa - Adesso vorrei che pun-
tualizzassimo meglio l'aspetto edu-
cativo. Suor Margherita, che cosa
ne pensa?
Dal Lago - L'esperienza concre-
ta ci mette di fronte a realtà diffe-
renziate a seconda che ci si muova
nella scuola materna, in quella ele-
mentare e in quella media. Di fronte
al grande consumo di televisione da
parte dei ragazzi, spesso manca, in
noi educatori, la comprensione del
ruolo svolto dal mezzo televisivo. E
pretenderemmo di fare educazione
astraendo dalla TV, ignorando che
oggi i ragazzi vivono in questo con-
testo di comurucazione e che, quin-
di, non c'è solo il momento della
scuola o del gruppo . È ormai acqw-
sito, invece, che l'ascolto della tele-

2.10 Page 20

▲back to top
20 · I MARZO 1987
visione favorisce l'apprendimento
del linguaggio nell'età prescolare, e
che i ragazzi che guardano la TV ar-
rivano a scuola con una competenza
maggiore di quelli che non la guar-
dano, anche se poi nell'arco delle
elementari le cose si aggiustano. È
altrettanto certo che i ragazzi tendo-
no a scrivere con Lo stesso linguag-
gio che usa la TV, a flash, operando
quasi un assemblaggio di idee stac-
cate. È allora che la scuola parte al-
1'attacco dicendo che la TV uccide il
pensiero creativo, la capacità di ra-
gionare.
Fuscagni - Questo io lo conside-
ro un luogo comune ormai superato
dai fatti. Può darsi che ci sia del ve-
ro, magari in un periodo transitorio
della crescita dei ragazzi, ma certa-
mente non è vero in assoluto. È co-
me se dicessi che le finestre aperte
fanno male. Potrei dimostrare che
da quando c'è la televisione gli ita-
liani leggono di più discutono di
più, hanno più fantasia.
Dal Lago - In ogni caso credo
che l' impatto della televisione sulla
struttura del pensiero ci sia real-
mente, e g]j effetti li riscontriamo
nelle nuove generazioni. Anche nel
tempo Libero i ragazzi oggi procedo-
no quasi per spot, tendono a intro-
durre tempi sempre più brevi e si ri-
duce la loro capacità di inventare in
proprio, con mezzi poveri.
M.issori - Sono d'accordo col
dottor Fuscagni quando dice che è
impossibile ormai parlare di una te-
levisione per bambini o per ragazzi,
perché penso che la TV sia ormai
utilizzata da un pubblico molto arti-
colato e vario. Ma il problema è
proprio qui. Esiste una enorme dif-
ferenza fra il modo di un adulto e il
modo di un ragazzo di porsi davanti
alla televisione. Dal punto di vista
educativo, ciò è di fondamentale
importanza. Un conto è affrontare
una trasmissione con l'esperienza di
vita reale che l'adulto possiede, tut-
t'altra cosa affrontare la stessa tra-
smissione sprovvisti di quella espe-
rienza, come èil caso del bambino o
del ragazzo. li mondo televisivo fi-
nisce per diventare qualcosa di
estremamente irreale, incapace di
evocare situazioni concrete della vi-
ta. E questo è un problema serio.
Nelle TV private, il pericolo è ac-
centuato dalle inserzioni pubblicita-
rie, un altro modo certamente pieno
di fascino, ma altrettanto incapace
di dare contenuti concreti rispetto
alle situazioni create dalla vita. A
mio parere, ciò vale anche per il te-
legiornale. È vero ciò che si dice cir-
ca la forte presenza di ragazzi e di
adolescenti alle trasmissioni di in-
formazione. Ma anche qui c'è da te-
ner presente il fatto che molte volte
manca la capacità di distinguere ciò
che è reale da ciò che è irreale nel
mondo dell'informazione, che ten-
de a presentarsi in forma di spetta-
colo. Credo che sia un grosso pro-
blema anche per chi fa televisione.
Fuscagni - Lo è di certo, tanto è
vero che la RAl, e specialmente
RaiUno di cui faccio parte, in tutta
la sua programmazione tiene conto
che davanti al video ci sono molti
ragazzi. Però io vorrei dire che oggi
i ragazzi sono molto agili di mente,
più informati, più partecipi, non si
sorprendono di nulla. C'è la storiel-
la del padre che vede in TV un razzo
in partenza e si affanna a chiamare
il figlio che gioca poco lontano:
«Vieni a vedere un razzo che sta an-
dando sulla luna». E il ragazzo, im-
perturbabile: «Papà è un razzo, do-
ve vuoi che vada». La realtà è che i
ragazzi la televisione la succhiano
con il latte. Noi dobbiamo prendere
atto che la TV è un dato che fa parte
della nostra vita e quindi sarebbeun·
errore demonizzarla.
Foto Archivio SEI
Missori - Non si tratta di demo-
nizzare la TV, ma di constatare che
oggi la televisione si prende uno
spazio sempre più ampio nel mondo
giovanile e quindi interviene nella
dimensione educativa. Allora il
confronto è tra l'educatore e la tele-
visione. Bisogna chiedersi qual è il
ruolo della scuola, della famiglia,
delle associazioni, insomma di tutto
il mondo educativo che ruota attor-
no. a ragazzi ancora sprovvisti dei
mezzi critici necessari per interveni-
re sul linguaggio e sui contenuti del-
la TV, e che può aiutare questi ra-
gazzi a cogliere ciò che è utile alla
loro crescita e alla formazione della
loro personalità, respingendo tutto
ciò che può essere dannoso.
Fuscagni - Non nego che possa-
no esserci anche comportamenti ste-
reotipati indotti dalla TV, ma se vo-
lessimo scrivere la storia del nostro
Paese dovremmo riconoscere che i
ragazzi che hanno fatto la contesta-
zione erano quelli allevati con « La-
scia o raddoppia» o con i Festival di
Sanremo, vale a dire trasmissioni
che erano esattamente il contrario
dj quel fenomeno contestativo.
Costa - Che lo si voglia o no, la
televisione diventa comunque un'a-
genzia educativa. In particolare lo è
La RAI, in quanto ente pubblico.
Ora le esigenze educative sono mol-
to nette. Non c'è educazione, per
esempio, se il ragazzo non viene
messo dj fronte a delle scelte, se non
gli vengono presentate delle propo-
ste alle quali possa dire liberamente
sì o no. Mi chiedo se l'ente pubblico
ha questo tipo di preoccupazioni
educative.
Fuscagni - Non saprei dire quale
tipo di filosofia l'ente pubblico è
impegnato a portare avanti rispetto
all'educazione dei ragazzi. Esiste
una linea editoriale dell'ente pubbli-
co, anche se caratterizzata in modo
diverso nelle singole Reti, ed è quel-
la di rispecchiare iJ più possibile i
valori della società del tempo in cui
viviamo.
Rozza - Eppure basta guardare i
cartoni animati per rendersi conto
che essi esaltano acriticamente il mi-
to del successo ad ogni costo. Si
punta molto, in questi cartoni, al
settore sportivo, ma è facile per un
ragazzo trasferire il mito del succes-
so ad altre attività.

3 Pages 21-30

▲back to top

3.1 Page 21

▲back to top
- - - - - - - - - - -# -
I partecipanti al dibattito (ii servi•
zio è di Franco Marzi • Roma)
Fu.scagni - È vero che si tratta di
un valore aggiunto alla nostra tradi-
zione culturale, importato dall'este-
ro. La nostra tradizione è meno os-
sessionata dalla corsa al successo, è
più solidaristica, agganciata alla co-
munità contadina, alla cultura cat-
tolica. Ma questa faccenda del suc-
cesso non è tipica della TV, è tipica
ormai di tutta la nostra società. La
TV si limita a rispecchiarla. L'ente
pubblico è certamente più attento a
contenere le spinte che vengono dal-
la società quando esse sono in più
stridente contrasto con i valori di
fondo della nostra tradizione. Però
debbo dire che non si pone, a parte
certe trasmissioni, come televisione
educativa. È lo specchio, il più lar-
go possibile, delle voci che circola-
no nella società.
Costa - Ma in questa ricezione
di valori o di non valori, la TV non
ba il dovere, di servizio, diciamo,
da parte dell'ente pubblico, morale
da parte delle altre emittenti com-
merciali, di una vigilanza nei con-
fronti, ad esempio, dei programmi
intrisi di violenza?
Fuscagni - Sì, certamente, ma
anche l'ente pubblico è fatto di mol-
ta gente, c'è un dibattito interno fra
le varie componenti, e poi 18 ore di
tramissione al giorno sono molte...
Mazzè - Quello della violenza è
un problema che esiste nella nostra
società. Secondo me bisognerebbe
intervenire alla radice, cioè sull'esi-
bizione di violenza che si riscontra
nella cinematografia e che la TV fi-
nisce per recepire con i film che poi
trasmette. In alcuni Paesi si è forse
più attenti ad evitare che nel circui-
to delle comunicazioni si introduca-
no messaggi di violenza. Da noi i ra-
gazzi, da questo punto di vista, so-
no poco protetti. Però la violenza
esiste, deve essere rappresentata,
senza tuttavia confondere la realtà
con la finzione, ciò che si vede nei
telegiornali e ciò che si vede nei tele-
film. In ogni caso, va eliminata la
violenza gratuita e soprattutlo la
complicità, cioè l'uso della rappre-
sentazione della violenza per attira-
re più pubblico. Bisogna educare i
ragazzi a stare attenti al televisore,
perché altrimenti finisce per parlare
solo lui, e invece dobbiamo parlare
anche noi.
DaJ Lago - Stiamo parlando
della TV non per criminalizzarla,
anche perché è vero che essa diventa
punto d'incontro di molti altri mez-
zi, dal cinema alla musica, dallo
sport al varietà. 1n realtà, sfoglian-
do i rotocalchi ci accorgiamo che
quello che circola in TV va a finire
sulla carta stampata e viceversa. Lo
stesso discorso vale per il cinema.
Ma insisto nel dire che i ragazzi so-
no troppo spesso lasciati soli davan-
ti alla TV senza che nessuno li aiuti
a sviluppare iJ senso critico. Il fatto
è che molte volte non sappiamo da-
re una alternativa educativa, e la
TV, a sua volta, è sempre alle prese
con il problema dell'audience.
I MAffZO 1987 · 21
Fuscagni - È indubbio che l'esa-
sperazione della gara agli indici d'a-
scolto danneggia la TV, tutte le TV,
perché abbassa il livello, tende a da-
re spazio alle tinte forti. Invece ci
vuole una TV che inviti a riflettere,
a pensare.
Costa - Io non chiedo alla TV di
fare l'educatore, ma di fatto educa.
Ritengo che le motivazioni commer-
ciali o spettacolari vadano per lo
meno messe in discussione dal pun-
to di vista educativo.
Fuscagni - In questo ba ragione.
Allora bisognerebbe cominciare a
dire che non c'è distinzione fra ser-
vizio pubblico e TV private. La TV
è di per sé sempre un servizio reso al
pubblico, perché strumento di co-
municazione. Quindi anche le TV
private debbono sentire la responsa-
biJità che deriva dall'avere davanti
un pubblico di tutte le età e quindi
fare in modo che per tutti i pro-
grammi si tenga presente che all'a-
scolto ci sono dei ragazzi. Io resto
comunque dell'idea che la TV è solo
un momento della giornata e che
l'esempio che viene dai genitori, da-
gli educatori è di gran lunga il più
imponante di qualsiasi altro model-
lo educativo.
Mazzè - È vero quello che dice
Fuscagni circa le responsabilità del-
le TV, pubbliche o private. Ma mi
sia consentito di dire che anche il
mondo cattolico ha delle responsa-
bilità in questo settore. Poteva im-
pegnarsi di più e invece si è limitato
a qualche tentativo per poi abban-
donarlo, almeno a livello nazionale.
Missori - Resto convinto che, al
di là delle programmazioni pubbli-
che o commerciali, ci sia una re-
sponsabilità generale della televisio-
ne. È vero che la TV riflette la situa-
zione della società, ma è anche vero
che tende a omologarla, per cui fini-
sce per presentarla come «buona»,
tra virgolette. Si sa che è vero ciò
che dice il giornale non perché sia
vero in assoluto, ma perché lo dice
il giornale. Con ciò non voglio dire
che tutte le responsabilità siano del-
la TV. Bisogna chiarire, in questo
contesto, il ruolo della scuola, della
famiglia, delle associazioni. Ma la
televisione dovrebbe tenere in mag-
gior conto la vita reale piuttosto che
gli indici d'ascolto.

3.2 Page 22

▲back to top
__ PROGETTO AFRICA _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
22 · l MARZO 1987
I Salesiani nel Benin
UNA CASA
CON LE PORTE
APERTE
PER I POVERI
DI UN PICCOLO
PAESE
Dove si trova il Benin?
Per trovarlo sulla mappa deU'Afri-
ca bisogna cercare il Golfo di Gui-
nea guardando la Nigeria. A sini-
stra di questo grande Paese, quasi
una striscia di terra incuneata fra la
Nigeria e il Togo, si trova il Benin.
E un piccolo paese di 112.600 chi-
lometri quadrati abitato da poco
più di quattro milioni di abitanti
che vivono con un reddito fra i più
poveri del mondo: 320 dollari al-
l'anno per abitante. L'economia è
fondamentalmente agricola e non
copre nemmeno il fabbisogno na-
zionale. E del resto come si può vi-
vere producendo olio di palma, ara-
chidi, cotone, manioca e caffè?
Anche se le statistiche parlano di
un Paese alfabetizzato al 65%, si
calcola che soltanto il 28% degli
adulti sa leggere e scrivere.
li sistema politico è quello repub-
blicano con un unico partito: il Par-
tito della Rivoluzione Popolare di
Benin.
Colonizzato dai Francesi del 1893
il Benin è stato uno dei luoghi afri-
cani più famosi per la tratta degli
schiavi. Dal primo agosto 1960 è in-
dipendente avendo cambfato il no-
me da Dahomey in Benin. La prima
richiesta di aiuto ai Salesiani giunse
nel 1979.
La risposta è stata generosa e con
le migliori intenzioni di collaborare
seriamente allo sviluppo e alla evan-
gelizzazione di questo Paese inmas-
sima parte animista e musulmano.
Il vescovo di Lokossa proprio
quell'anno venne a Roma per chie-
dere al Rettor Maggiore la collabo-
razione dei Salesiani. Fui incaricato
di andare in quel Paese con l'obiet-
tivo di conoscere la situazione e di
preparare la prima presenza sale-
siana.
Ebbi l'occasione di incontrare
riuniti nel seminario di Ouidah, tut-
ti e sei i vescovi della Nazione.
1 cattolici rappresentano una mi-
noranza: appena il 14% della popo-
lazione; essi in massima parte sono
concentrati lungo la costa. La ra-
gione di questa scarsa penetrazione
all'interno è semplice: i missionari
andavano dietro ai mercanti e que-
sti, ovviamente, erano interessati al-
la costa.
L'ispettoria salesiana di Bilbao si
impegnò a farsi carico delle nuove
presenze in Benin.
Nell'agosto del 1980 arrivarono i
primi salesiani; fino al gennaio del
1981 vissero assieme al vescovo di
Lokossa impiegando quel tempo
nella conoscenza del luogo e nel-
l'apprendimento della lingua del
posto condizione essenziale per ogni

3.3 Page 23

▲back to top
- - - - - - - - - - -s/1-
1 MARZO 1987 23
Un reddito pro-capite fra
i più bassi del mondo. La
popolazione è in gran
parte musulmana e
animista. Eimpegno dei
Salesiani a partire dal
1979. Per il 1988 si
prepara una nuova opera.
- Festa di Maria Ausiliatrice nel Benin
evangelizzazione. Quindi venne lo-
ro affidata la parrocchia di Comè;
essenzialmente parrocchia rurale at-
torno ad essa ruotano ben dieci sta-
zioni missionarie. I Figli di Don Bo-
sco portavano nel cuore un'atten-
zione preferenziale per ragazzi e
giovani e avrebbero desiderato subi-
to un oratorio e una scuola profes-
sionale; anche quest'ultima non po-
aprirsi immediatamente dal mo-
mento che le scuole ìn Benin sono
esclusivamente statali.
I ragazzi notarono immediata-
mente che quei missionari li voleva-
no molto bene e stavano volentieri
con loro: le porte di quella casa era-
no sempre aperte, il cortile era sem-
pre Il per farli giocare. Non poteva
non sorgere un'amicizia. E cosi ra-
gazzi e salesiani incominciarono a
tirare insieme l'acqua del pozzo
profondo trentacinque metri e a

3.4 Page 24

▲back to top
24 I MARZO 1/167
VUOI
RICEVERE
Il BOLLETTINO
SALESIAN01
Dal lontano 1877
questa rivista viene
inviata gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Scrivi subito il tuo
indirizzo a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA
Manuel Cambronero e lsaac Pa-
scual con due Figlie di Maria Au•
sllìatrice del Togo nel giardino
della missione
coltivare l'orto. Naturalmente la
chiesa incominciò a disporre di sim-
patici chierichetti tutti ben vestiti
con vesti azzurre e poi di giovani
cantori in gran quantita per le fun-
zioni liturgiche.
Il secondo gruppo di salesiani an-
a Porto Novo, l'antica capitale
cambiata con l'attuale Cotonou:
erano tre sacerdoti e due giovani sa-
lesiani. La parrocchia loro affidata
è dedicata proprio a quel San Fran-
cesco Saverio la cui patria d'origine
fu la stessa zona di Bilbaò della loro
provenienza. Si può immaginare la
gioia di quei credenti che da parec-
chi anni non avevano un sacerdote
nel vederne di colpo tanti disposti a
tutto, pieni di zelo e con molta vo-
glia di lavorare. I risultati si potero-
no constatare quasi subito: un risve-
glio generale della vita sacramenta-
le, un incremento del numero dei
catecumeni e dei battesimi; numero-
se manifestazioni di pietà popolare
(novene, viacrucis, processioni...).
La parrocchia è di tipo urbano e
da essa dipendono anche alcune sta-
zioni missionarie extraurbane. Biso-
gna subito osservare che la devozio-
ne a Maria Ausiliatrice si è rapida-
mente diffusa a Porto Novo attra-
verso la fondazione di una apposita
associazione, quella, appunto dei
Devoti di Maria Ausiliatrice. Da
Baracaldo si preoccupano di far
giungere tutto ciò che può sostenere
tale devozione; in particolare è stata
accolta con molto entusiasmo una
statua del!'Ausiliatrice alta due me-
tri. Nella festa del 1985 ho avuto la
fortuna di consegnare la medaglia
di appartenenza ali' Associazione a
quasi duecento persone adulte che
giungevano a quella cerimonia do-
po mesi di preparazione. Quello
stesso giorno potei partecipare ad
una imponente processione per le
vie della città.
Sul finire del 1983 si è incomin-
ciata una terza presenza nella città
di Parakou nel nord del Paese.
Si deve dire un grazie molto cor-
djale al Vescovo di quel posto per-
ché ha avuto un grande cuore ed
una grande disponibilità verso le
esigenze della vita religiosa; è stato
un vero padre verso i tre salesiani
appena giunti nella sua djocesi.

3.5 Page 25

▲back to top
-----------sB-
Naturalmente è stato necessario
iniziare da zero costruendo la resi-
denza e gli edifici necessari per il
culto e le attività parrocchiali. La
chiesa non è stata ancora costruita e
attualmente per le funzioni religiose
viene adibita una sala in futuro de-
stinata a diventare biblioteca.
La popolazione è molto ben di-
sposta nei nostri confronti ed i gio-
vani sono numerosissimi.
Il lavoro dei salesiani consiste
nella cura pastorale di un gran nu-
mero di villaggi disseminati lungo le
piste carovaniere. ln molti casi si
tratta di prima evangelizzazione cri-
stiana. Trovandomi là mi hanno
presentato una coppia di giovani
sposi il cui bambino era stato bat-
tezzato con il nome di Savio Dome-
nico; proprio mentre parlavo con
loro un giovane musulmano mi dis-
se: «lo mi stò preparando per il bat-
tesimo e mi chiamerò anch'io Savio
Domenico». A Parakou funziona
già l'oratorio e un centro giovanile
con molte attività che avvicinano
molti giovani e ragazzi. Grazie a
Dio funzionano, anche se artigia-
nalmente, i laboratori di meccanica, -
di falegnameria e di edilizia. Natu-
ralmente si spera quanto prima di
poter realizzare un grande edificio
destinato all'istruzione professiona-
Processione di Maria Ausiliatrice
1 MARZO 1987 25
le; non si potrà chiamare «scuola>>
a causa dell'attuale legislazione ma
sarà ugualmente utile allo sviluppo
del Paese. Proprio da questo posto
sono giunte le prime richieste a di-
ventare salesiani e cosi l'Ispettoria
di Bilbao ha anche deciso di impe-
gnarsi con un centro vocazionale.
La parrocchia di Comè intanto è
stata riconsegnata al vescovo di Lo-
kossa mentre è in costruzione una
nuova opera a Cotonou; l'ha richie-
sta l'arcivescovo della città. Qui si
trovano già i Salesiani e stanno co-
struendo abitazione, chiesa e scuola
professionale in un quartiere pove-
ro della capitale popolato da molti
cristiani.
Instancabile come il suo Patrono,
San Francesco Saverio, « il divino
impaziente», l'Ispettoria salesiana
di Bilbao sta preparando una nuova
fondazione a Kandi nel nord del Be-
nin. Sarà il dono dei Salesiani di
Bilbao a Don Bosco nel centenario
della sua morte.
José A. Rico, sdb
Consigliere Regionale
per fa Spagna
e il Ponogallo

3.6 Page 26

▲back to top
_ VITA SALESIANA_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ _ _ __
26 · 1 MARZO 1987
Nord Est Brasile
TRA IL SALE
E LA CANNA DA ZUCCHERO
FIORISCE
UNA SPERANZA
NUOVA
Viaggio ad Areia Branca, Maceiò
e Murici. Una cooperazione con
la chiesa brasiliana che cresce
sempre più. /.:apporto dei laici.
Se osservi il Brasile sul-
la carta geografica, non può sfug-
girti la città di Recife, collocata su
quell'angolo del poligono brasilia-
no che guarda, da lontano, il golfo
di Guinea. Procedendo verso Nord
e girando ad occidente, a metà della
spiaggia che corre fra Natale Forta-
Ieza, appoggiata all'estuario del rio
Mossorò, c'è la cittadina di Areia
Branca (Rio Grande do Norte). Qui
lavorano Carlo, Giuseppe e Gio-
vanni.
Se, tornando indietro con lo
sguardo, ripassi per Recife e volti
verso Sud, incontri la capitale del-
1'Alagoas, Maceiò, nei cui pressi si
trovano le due cittadine di Matriz di
Camaragibe, sede di Diego, Toni e
Valerio, e di Murici, da pochi mesi
affidata a Bernardo e Brenno.
Sono le tre missioni che l' lspetto-
ria di Verona «San Zeno» ha aperto
negli anni recenti, per servire i più

3.7 Page 27

▲back to top
- - - - - - - - - - -5'1-
I MARZO 1981 · 27
poveri, donando ad essi otto dei
suoi confratelli più generosi.
Ho passato un mese con loro, per
raccontare qualcosa anche a voi.
Non riesco a dimenticare quella
gente, i cui padri furono liberati
cent'anni fa dalle catene, ma non
dalla miseria; quei lavoratori peren-
nemente espropriati dal latifondo o
dalle saline industriali; quei volti di
ragazzi e di bambini che, se colpi-
scono per la loro straordinaria va-
rietà e bellezza, ti feriscono, ogni
volta che li osservi più attentamen-
te, con la durezza della storia che li
ha precocemente segnati.
Del Nord-Est avevo sentito mol-
to, avevo visto molto attraverso la
documentazione disponibile ... Ep-
pure stare con loro, pregare e
cantare con loro, mescolarmi a loro
nei mercati (incredibile mostra di
povertà!), respirare ogni giorno la
polvere secca di quella terra è stata
un'esperienza irrepetibile e trauma-
tica.
La povertà non si può raccontare
chiamare per nome: nessun rac-
conto la comunica, nessun nome la
definisce.
Povenà - mi spiegava il salesia-
no Diego Vanzetta che lavora a Ma-
triz da oltre un anno - è incapacità
di fare processi logici, di mettere in-
sieme causa ed effetto, di immagi-
nare le figure geometriche più ele-
mentari, di sapere, mentre costrui-
sci la casa, il punto cui devi arri-
vare.
P-overtà significa non avere nien-
te di tuo: né i figli che ti sono rubati
da una morte precoce, sempre in ag-
guato sull'uscio di casa; né la mo-
glie che ti viene sedotta e strappata,
mentre ti massacri tra i fasti anneri-
ti della canna da zucchero; né la ca-
sa, da cui il padrone può buttarti
fuori ad ogni momento, nel caso
che essa sopravviva agli scrosci di
pioggia che ne sciolgono le pareti di
fango.
E quel che è peggio - aggiungeva
-
Case alla pertterla di Areia Branca
Valerio - è che non hai a di<iposi-
zione neanche i mezzi minimi per li-
berarti. Non hai il voto, che spesso
viene comprato da politici senza
scrupoli, a beneficio dei loro candi-
dati. Non ti aiuta la culrura, che
non dispone di spazi in cui vivere e
comunicarsi. Basta osservare come
funziona la scuola: per gli insegnan-
ti viene dopo gli impegni più vari;
per le famiglie viene dopo il lavoro;
per gli allievi viene sempre in coda a
tutto il resto.
Povertà è, ancora, ignorare il no-
me della moglie o dei figli e mettere
al mondo bambini col desiderio in-
conscio di vederli presto morire. Ed
è, per la donna, trovare al più pre-
sto un qualsiasi uomo cui sottomet-
tersi come una schiava, sapendo che
l'infedeltà sarà in futuro l'orgoglio
del marito.

3.8 Page 28

▲back to top
28 · I MARZO ! 987
Da povertà nasce povertà: quella
economica genera la povertà cultu-
rale, e queste quella affettiva, e tut-
te insieme quella religiosa. Qui la
religione - mi diceva Brenno - è
fatta di un solo sacramento: quello
del Battesimo, ricercato con magi-
che attese. È testimoniata da un so-
lo sesso, poiché è disonorevole per
un uomo farsi vedere in chiesa. È
vissuta nel suo semplice aspetto sa-
crale, mutilato da ogni dimensione
che libera e promuove.
È una povertà che aggredisce con
brutalità anche te, che sei li di pas-
saggio e ti va giù per la gola lascian-
dotela amara, e ti scende nel cuore,
dove resta a lungo, per mesi, come
una ferita da infarto. E prima di te,
vai scoprendo lentamente, ha aggre-
dito i tuoi missionari, tirando e
smagrendo i lineamenti del viso. Ma
essi stanno testardamente H, a in-
ghiottire bocconi amari ed a coltiva-
re piccoli «segni di speranza», come
quel centinaio di piccole case che i
poveri si sono costruite con l'aiuto
di Toni e di soldi italiani e interna-
zionali.
Ad Areia Branca (800 chilometri
a Nord-Ovest di Recife), Giuseppe,
Carlo e Giovanni si danno da fare
per aiutare a risolvere il problema
della casa, per difendere la poca ter-
ra dei poveri - tutto il resto è salina
- dell'occhiuta bramosia dei fazen-
deros. Fanno i preti, è vero - e co-
me sono calde le liturgie curate da
Bernardo -, ma insieme promuo-
vono piani di sviluppo, creano sen-
sibilità civile, mobilitano aiuti e co-
scienza internazionale. Accanto a
loro, Annarosa e Claudio (due gio-
vani sposi poco più che ventenni)
curano una folla di ragazzi e giova-
ni, che piovono gioiosamente a tut-
te le ore nel Centro Giovanile, sor-
to, come per incanto, dalla solida-
rietà delle case salesiane, dei gruppi,
degli amici europei. scompare
dai volti quella sottile tristezza che li
sembra appannare. Li sono felici
come i nostri ragazzi. capisci che
anche un'ora di gioia è un dono che
non si può misurare (e lo capisce an-
che quel popolo di adolescenti, a
giudicare dalle mille feste che fanno
ai due sposini...). Ma i più contenti
sono loro, Claudio e Annarosa, fe-
lici di realizzare così la loro vocazio-
ne di Cooperatori Salesiani.
Lavoratori nelle
saline
Claudio e Annarosa
missionari laici

3.9 Page 29

▲back to top
-----------#-
1 MARZO 1987 29
Altri tre salesiani: Valerio, Diego
e Toni lavorano adesso a Matriz di
Camaragibe (200 chilometri a Sud-
Ovest di Recife). Una terra bellissi-
ma, lussureggiante e ferace, che
promette tutto, ma non può dare
nulla alla povera gente. Ogni zolla,
fino alle soglie della città, fin sulla
porta di casa è schiava della canna
da zucchero. Canna benedetta, per-
ché, per quanto mal retribuito, for-
nisce un lavoro; canna maledetta,
perché, insieme alla terra, fa schia-
vo anche il popolo. Ed è essa stessa
segno della dura servitù imposta aJ
Brasile, che con la canna fa alcool
per le sue automobili e zucchero per
le sue esportazioni, per far fronte
ad un debito estero da capogiro, che
rischia di metterlo in ginocchio.
Da pochi mesi, a Murici, 80 chi-
lometri da Matriz, si è aperta una
terza missione. Vi lavorano Bernar-
do e Brenno, ambedue fondatori di
Areia Branca, che cominciano ora a
dissodare un terreno con quella
stessa tenacia, che ha reso feconda
Don Carlo insieme alla gente del-
le spiagge
anche l'avara terra salata di Areia.
Con la nuova missione sono cÌica
200.000 i nordestini affidati alle cu-
re degli otto salesiani, che, dai molti
amici lasciati a Verona, ricevono un
sostegno sempre più costruttivo.
Come Annarosa e Claudio, infat-
ti, stanno per partire anche Daniela
e Teresa, che si sono spècializzate
per un servizio di animazione e di
educazione sanitaria nella zona di
Passo, non lontano da Matriz. E,
dietro di loro, altri si apprestano a
partire, per dedicare una stagione
della loro vita a questi fratelli, la cui
unica ricchezza è la nostra generosi-
tà. E dietro ogni partenza si intrav-
vede disponibilità di famiglie, soli-
darietà di gruppi, sensibilità di case
salesiane, amicizia di chiese locali.
È un modo concreto e silenzioso,
per accompagnare la Chiesa del
Brasile nella sua grande avventura,
tutta tesa a ridurre le sacche di mise-
ria e di schiavitù di un Paese desti-
nato ad un grande avvenire. Poiché
anche se nei villaggi miserandi del
Nord-Est non giungono segni della
prosperità del Sud, si sente che quel
popolo giovane cresce e si va libe-
rando poco a poco, verso giorni mi-
gliori.
Anche i nostri « magnifici otto» lo
sanno, e sono contenti di stare li. A
seminare, a piene mani una Parola,
che viene restituita al popolo pove-
ro che l'ha fatta. A cantare Salmi,
che riacquistano il loro sapore di
terra. A diffondere i canti delle Co-
munità di Base, nuovi Salmi del po-
polo, che esprimono in tutto il Bra-
sile la sofferenza che accompagna il
cammino della libertà».
Con loro, vincendo a poco a poco
la « paura di finire con le formiche
in bocca» ad opera di qualche pisto-
lero, duecentomila poveri coltivano
una speranza nuova.
Giovanni Fedrigotti

3.10 Page 30

▲back to top
30 1 MARZO 1987
LA CHIESA
IN TELEVIDEO RAI
Per iniziativa de
«// messaggero di sant'Antonio»
Sul «Messaggero di sant'Antonio• di febbraio, un arti-
colo a firma di Fernando Plerl Illustra una Importante
iniziativa. Dal prossimo maggio, infatti, il sommario
del televideo (Il servizio Informativo della Aai) avrà una
nuova voce: •Chiesa oggi•. In sei pagine saranno sin-
tetizzati, freschi di giornata, i discorsi del papa, gli in-
terventi del vescovi, i documenti della Cel o dl'Confe.
renze di altri paesi. E ancora: un profilo del santo del
giorno, una breve riflessione sul tempo liturgico, una
frase del vangelo da meditare, gli Incontri, gli appunta-
menti più importanti che interessano il mondo cattoli•
co e il movimento ecumenico, e infine le novità libra-
rie.
Ad offrire il nuovo servizio è l'Unltelm. una società na-
ta recentemente dal tronco novantenne ma sempre fe-
condo del «Messaggero di sant'Antonio•.
•t:awento delle nuovetecnologie applicate all'editoria
- dichiara padre Luciano Marini, direttore generale
del Messsaggero - cl hanno convinti a meccanizzare
la gestione dell'intera nostra struttura: dagli abbona-
menti all'amministrazione. Alla fine ci siamo trovati
con un parco computer e un bagaglio di esperienze
superiori al loro effettivo utilizzo Interno. E allora ci sla-
mo chiesti: perché non metterci al servizio di altri, del-
le comunità ecclesiali ad esempio. E non solo per of-
frire un sistema Informativo assai utile nell'organizza-
re il proprio lavoro, ma anche per renderle via via In
grado di dialogare con persone che Il nuovo linguag-
gio dell'informatica e della telematica sta inesorabil-
mente trasformando•.
t:lnformazione religiosa quindi, tramite Il televideo, è
per ora la più largamente accessibile. Ma sono In fase
di sviluppo anche altre inziative, e forse di Importanza
ancor ,maggiore. La banca dati, ad esempio.
•La banca dati - continua l'articolista - praticamen-
te è una biblioteca: solo che i testi, anziché essere
contenuti in libri, sono inseriti nella memoria di un
computer. Ad essi si può accedere anche standosene
comodamente a casa, utilizzando un altro computer
collegato al primo. Ecco un esempio. Affidati alla me-
moria del computer i quattro vangeli, se si desidera
sapere quante volte in essi Gesù parla della sua mise-
ricordia, il computer è in grado di rispondere. Lo può
mostrare sul video o trasferirlo sulla carta•.
«I potenziali fruitori di questi servizi sono molti - in-
forma Virginio Grillo, che è il direttore deli'Unitelm. -
Si va dagli studiosi al giornalisti che operano nel setto-
re dell'informazione religiosa, ai centri culturali, allo
studente che deve preparare la tesi di laurea, agii in-
segnanti di religione, fino al parroco, che può trovare
nella banca dati tutte le informazioni per ogni Interven-
to su temi ecclesiali, pastorali e sociali•.
Nella banca dati sono già stati inseriti tutti i documenti
pontifici dal Vaticano Il ad oggi, i documenti della
Conferenza Episcopale Italiana, l'Enchiridion Oecu-
menlcum e la Bibbia di Gerusalemme.
PAOLO SINISCALCO re un lungo processo tuttora in
corso, aiuta a prendere posizio-
Laici e Laicità, AVE, Roma,
1986, pp. 86, L. 8.000.
ne: Il cammino storico della lai-
cità somiglia ad una via crucis
Molte discipline ed esperien- con molte ricadute•... egli dice
ze possono concorrere a chiari- in premessa. La sua pur breve
re il grande tema a due termini sintesi può bene introdurre al
•laicato e laicità». La teologia, grande tema.
soprattutto, ma anche la filoso-
fia e la storia, la sociologia e il
diritto: per dare lumi ad una pa-
storale autentica ed aggiornata,
TERESIO BOSCO
per costruire una Chiesa docile Don Bosco ti parla, Edizione ri-
alla parola dl Dio e a servizio del legata, copertina a colori, pagi-
mondo, per consentire infine ne 260, Lire 12.000, Codice
che la evangelizzazione trovi 11669, Editrice Elle Di Ci, Leu-
strade appropriate ed efficaci. mann (TO).
Nel profondo si tratta di porta•
re contributi al classico proble-
ma dei rapporti tra fede e ragio-
ne, di rendere credibile la fede
come •stimolo a difendere e ad
allargare gli spazi della ra-
gione,,.
Don Bosco fu un evangelizza-
tore, uno che porgeva con la
stessa mano ai giovani il pane, il
lavoro e il catechismo. Ma non
esponeva il catechismo in forme
solenni, da pulpiti elevati. Lo
porgeva ai suoi studenti, al suoi
I
imberbi operai analfabeti nella
forma pìù semplice del mondo:
mentre giocava con loro seduto
sull'erba di un prato, mentre
camminava lungo le rive della
Dora, nella chiesìna di San
Francesco che avevano costrui-
to insieme, e che la domenica
pomeriggio era piena come un
barile di acciughe.
E queste •lezioni di catechi-
smo» Don Bosco le scriveva, di
notte, con una grafia pessima,
con una lingua povera ma tra-
sparente come un cristallo. E
poi le faceva stampare nella pic-
cola tipografia con •due macchi-
Paolo Siniscalco offre un aiu- ne a ruota•, perché le potessero
to serio con questo suo profilo leggere tanti ragazzi poveri, che
storico su laicato e laicità a negli ultimi anni della sua vita
quanti, credenti e non, vogliano affollavano gli oratori salesiani
avvicinarsi al tema e proseguire di tutta l'Italia, della Francia sud
per ulteriori approfondimenti. e dell'Argentina.
Da studioso di storia dell' anti- Lui le chiamava «riflessioni
chità cristiana e in coerenza con spirituali•, ma a guardarci den-
l'insegnamento del suo grande tro sono vere lezioni di catechi-
I maestro Padre Michele Pellegri-
no - che in questi giorni, dopo
lunga soffferenza ha concluso
in Dio il suo itinerario terreno -
egli conduce per mano il lettore
smo. Ne piazzò 22 all'inizio del
suo libro più diffuso, che ha un
titolo decisamente fuori moda, Il
con rapidi passaggi alla cono-
scenza della evoluzione storica
del tema. Egli offre la cornice
storica per individuare il signifi-
cato e la valenza dei termini lai-
cità, laicato, e dipana una spe-
cie di filo conduttore lungo I se-
coli per mostrare l' importanza e
la complessità del tema. La fati-
ca che egli compie con passio-
ne di credente e con rigore di ri-
ferimenti storici aiuta a prende-
re coscienza, aiuta a ripercorre-

4 Pages 31-40

▲back to top

4.1 Page 31

▲back to top
- - - - - - -- - --sB-
1 MARZO 1987 · 31
- -A scuola di pace e di sviluppo con il Bollettino Salesiano - - - - - .
È appena uscito a cura dell'Editrice
Lucarini di Roma •Da Harlem a Nalro-
bi•, una raccolta dei reportages dl viag-
gio che ha compiuto In questi anni per Il
Bollettino Salesiano don Giuseppe Co-
sta.
Il volume di 112 pagine è stato corredato
da annotazioni e piste di ricerca diven-
tando in tal modo un utile strumento di-
dattico e di animazione.
Da tempo si parla di introdurre nelle
scuole l'educazione allo sviluppo. Non
si tratta ovviamente di un'ora particola-
re ma di educare a quelle dimensioni
universali e solidaristiche che fanno gli
uominl solìdali tra di loro.
Questo volume che l'Editore Lucarini di
Roma ha coraggiosamente pubblicato
mette in mano ai ragazzi i problemi del
Terzo Mondo raccontati dalla viva voce
dei suoi protagonisti, I missionari. È un
volume che può essere adottato nelle
scuole come testo di narrativa o stru-
mento in appoggio ai corsi di geografia
e di religione.
Oltre éhe per la scuola il volume ci sem-
bra molto utile anche per gruppi giova-
nili e non, impegnati in campo missio-
nario e in appoggio ai popoli che fanno
parte del •sud• del mondo.
Per acquisto di copie rivolgersi a:
LUCARINI EDITORE
Via Trionfale 8406
00135 ROMA
PREMIO GRINZANE CAVOUR 1987:
giovane proweduto. Ne piazzò
altre in tanti libri e opuscoli, che
riusci a mettere tra le mani dei
suoi giovani.
Teresio Bosco ha radunato 60
di queste «riflessioni spirituali•.
Le ha riscritte e in parte rielabo-
rate per i ragazzl di oggi (indi-
cando in una appendice punti-
gliosa tutte le «varianti• appor-
tate al testo del Santo). Ha inti-
tolato il libro DON BOSCO TI
PARLA. Poteva intitolarlo «//
sussidiario del cristianesimo
scritto da Don Bosco•.
Ha provato a leggerlo insieme
ad alcuni ragazzi. Ha visto i loro
occhi addensarsi di serietà
mentre Don Bosco (con quella
sua maniera magicamente sem-
plice e coinvolgente) parlava lo-
ro di Dio, narrava la storia di Ge-
sù, presentava i sacramenti e i
comandamenti, spiegava le vir-
tù, lmpensieriva sul peccato,
proiettava l'attenzione sulle
•realtà ultime•: la morte, Il giudi-
zio, Il castigo e il premio eterno,
spingeva agli impegni di un fi-
glio di Dio, invitava a confidare
nella Madonna.
San Giovanni Bosco propone
In queste pagine un cammino
spirituale semplice e tranquillo,
sodo e entusiasmante. Non ha
paura di parlare di verità scomo-
de e di impegni laboriosi, con la
schiettezza e la semplicità dei
santi, che questo cammino
l'hanno percorso per primi.
Avranno il coraggio, gli edu-
catori, gli animatori, i sacerdoti,
i genitori cristiani di oggi, di por-
tare queste pagine tra le mani
dei loro giovani, e dire loro:
«Proviamo a leggere e a cammi-
nare insieme•?
DESIGNATI I SEI VINCITORI
Assegnato il Premio di Traduzione Carmen D'Andrea
La Giuria dei Critici del Premio Grinzane Cavour - sorto per iniziativa della Società
Editrice Internazionale, della Città di Alba, della Cassa di Risparmio di Torino, della
Cassa Rurale di Gallo Grinzane e della Regione Piemonte, in collaborazione con il Mi-
nistero della Pubblica Istruzione - si è riunita a Torino il 31 gennaio e ha designato,
tra i 155 in concorso, i sei vincitori per il 1987.
Per la narrativa italiana:
Franco FERRUCCI, Il mondo creato (Mondadori)
Ermanno OLMI, Ragazzo della Bovisa (Camunia)
Nico ORENGO, Dogana d'amore (Rizzoli)
Per la narrativa straniera:
il francese Jean LÉVI, Il grande imperatore e i suoi automi (Einaudi)
il portoghese José SARAMAGO, L' anno della morte di Ricardo Rels (Feltrlnelll)
l'inglese Graham SWIFT, Il paese dell'acqua (Garzanti)
Le sei opere sono state scelte tra una prima rosa di 20 titoli sui quali si era precedente-
mente espressa la Giuria. Tale prima selezione comprendeva anche le opere: Marco
LODOLI, Diatlo di un millennio che fugge (Theoria); Laura MANCINELLI, // fantasma
di Mozart (Einaudi); Claudio MARABINI, Viaggio all'alba (Rizzali); Marta MORAZZONI,
La ragazza col turbante (Longanesi); Roberto PAZZI, La principessa e Il drago (Gar•
zanti); Massimo ROMANO, Fantasmi di carta (Studio Tesi); Aldo SALVO, Mal di Roma
(Il Ventaglio); Quentin BELL, Le Garte segrete di Mary Brandon (Feltrinelli); J. M.
COETZEE, La vita e Il tempo di Michae/ K. (Rizzoli); Danilo KIS, Giardino, cenere
(Adelphi); Antonio OLINTO, Il re di Keto (Jaca Book); Anne TYLER, // turista involonta-
rio (Longanesi); Fred UHLMAN, L'amico ritrovato (Feltrinelli); Peter HANDKE, Lento ri-
torno a casa (Garzanti).
Le sei opere selezionate saranno ora inviate agli studenti di undici centri di lettura, di-
slocati in altrettante scuole superiori italiane, i cui voti determineranno i due supervin-
citori, per il 1987, delle sezioni di narrativa italiana e straniera. Ad essi andranno cin-
que milioni di lire ciascuno. Ai restanti quattro autori, due milioni cadauno.
Il Premio di Traduzione Carmen D'Andrea é stato dalla Giuria assegnato a Oreste Ma-
crl per la sua attività completa di traduttore dallo spagnolo e di autorevole diffusore
della cultura ispanica.
Un premio speciale della Giuria è stato attribuito a Paolo PAULUCCI, Alla corte di Re
Umberto (Rusconi), a cura di Giorgio Calcagno.
la premiazione si svolgerà a fine maggio, nel castello di Grlnzane Cavour, àl termine
dei lavori del Convegno sul tema: «La letteratura e la critica: vizi o virtù?•.

4.2 Page 32

▲back to top
_VITA SALESIANA_ _ _ _ _ _ _ __ _ _ _ _ __ _ _ __
32 7 MARZO 1987
Polonia
A1 PIEDI
DELLA MADONNA
NERA
CON LO STILE
DI DON BOSCO
Il santuario di Jasna
Gòra
La presenza salesiana a
Czestochowa e l'intensa
catechesi giovanile. A
Poznan una nuova chiesa
dedicata a san Giovanni
Bosco. !:indimenticabile
memoria dell'arcivescovo
Antonio Baraniak.
Sulle rive del fiume
Warta, lungo la strada che da Var-
savia conduce a Katowice, sorge
Czestochowa, città di industrie e di
operai. Nella parte occidentale,
Czestochowa è dominata da una
collina di bianche rocce calcaree,
dalle quali proviene il nome di Ja-
sna G6ra, che in italiano vuol dire
«chiaro monte» o «montagna lumi-
nosa». Su questa collina si trova il
più celebre santuario mariano della
Polonia, meta ogni anno di oltre
quattro milioni di pellegrini.
I nomi di Czestochowa e di Jasna
G6ra sono ormai inseparabili. Cze-
stochowa ha circondato la collina di
Jasna G6ra con i suoi vasti quartieri
e le sue ciminiere. Guardando la cit-
tà dall'alto del monastero unito al
santuario, si nota la simbologia del-
le due correnti della vita polacca: la

4.3 Page 33

▲back to top
-----------#-
1 MARZO 1987 · 33
corrente religiosa e la corrente del
lavoro. Czestochowa e Jasna G6ra
sono un po' come Roma e il Vatica-
no. Roma è Czestochowa, il Vatica-
no è Jasna Gora.
La presenza salesiana a Czesto-
chowa si inserisce in questo duplice
filone. Già prima dello scoppio del
secondo conflitto mondiale era sta-
to acquistato un terreno in una zona
poverissima, all'estrema periferia
deUa città, abitata da operai dell'in-
dustria tessile. Dopo la fine della
guerra, gli abitanti sono in preva-
lenza lavoratori di una grande fon-
deria o tessitori. Sostanzialmente,
la situazione sociale non è molto
mutata. Nei dintorni della parroc-
chia salesiana si possono vedere
molte case, la cui costruzione, ini-
ziata prima della guerra, non è stata
tuttora portata a termine.
Anche i lavori per la costruzione
della chiesa e della casa salesiana
erano cominciati in quegli anni. Ma
non si andò oltre la realizzazione di
una baracca che serviva come chiesa
per la gente del posto e della casa
canonica. Dopo la guerra, nella mu-
tata situazione socio-politica, i la-
vori non poterono andare avanti e,
anzi, gran parte della proprietà ven-
ne nazionalizzata. Solo a metà degli
anni settanta le autorità hllllJlO fi-
nalmente concesso prima il permes-
so per la costruzione della nuova
chiesa, e poi di locali per la cateche-
si e di una casa destinata ad ospitare
le Figlie di Maria Ausiliatrice.
Chi visita oggi questo grande can-
tiere, alla periferia delJa «capitale
spirituale» della Polonia, difficil-
mente può rendersi conto del cam-
mino percorso negli ultimi quaran-
t'anni. La storia della parrocchia
salesiana di Czestochowa rispecchia
fedelmente le alterne vicende dei
rapporti fra Stato e Chiesa dalla fi-
ne della guerra. E di questa storia, il
capitolo del rilascio dei permessi per
la costruzione di nuove chiese e di
edifici per la catechesi costituisce
uno dei capitoli più tormentati.
La Via Crucis del santuario
(Xl stazione)
La parrocchia salesiana di Cze-
stochowa è emblematica anche sot-
to altri due aspetti. Basta vedere co-
me la cappella è affollata di giovani
e di uomini durante le Messe festive
per rendersi conto che, realmente,
in questo paese, la Chiesa non ha
conosciuto lo scandalo della separa-
zione della classe operaia. E basta
visitare i locali destinati sinora alla
catechesi per rendersi conto delle
condizioni di estremo disagio in cui
ha operato per tutto questo tempo il
clero polacco.
La catechesi - scrivevamo, con-
cludendo la prima parte di questo
servizio nello scorso numero del
«Bollettino» - è la chiave per capi-
re la vitalità attuale della comunità
cattolica polacca e, di riflesso, la vi-
talità della famiglia salesiana piena-
mente inserita nei programmj pa-
storali della Chiesa del proprio pae-
se. Solo grazie al generoso sforzo
quotidiano di sacerdoti, suore e ca-
techisti laici, è stato possibile, infat-
ti, neutralizzare gli effetti di un
martellante processo di ateizzazione
e laicizzazione di tutta la vita pub-
blica.
Dopo la bufera nazista, il gover-
no comunista del dopoguerra aveva
trovato una Chiesa cattolica forte e
fedele a Roma. Alla sua guida, co-
me Primate di Polonia, c'era un sa-
lesiano, il cardinale Augusto
Hlond, arcivescovo di Gniezno e di
Varsavia. L'8 settembre del 1946,
davanti a più di settecentomila fede-
li accorsi spontaneamente da tutto il
paese a Jasna G6ra, Hlond ringra-
ziò la «Madonna Nera» per la libe-
razione dall'occupazione nazista e,
assieme a tutto l'episcopato, consa-
crò solennemente il popolo polacco
al cuore immacolato di Maria. Due
anni dopo alla morte di Hlond, gli
succedeva come primate il nuovo
arcivescovo di Gnie.zno e di Varsa-
via, Stefano Wyszynski.
Per tutta la Chiesa, salesiani in-
clusi, si preparava una nuova epoca
di prove. Le autorità cominciarono
con il proibiie l'insegnamento della
religione nelle scuole statali, soppri-
mere tutte le associazioni ed orga-
nizzazioni giovanili, espropriare le
diverse opere sia diocesane che reli-
giose. Il peggio però doveva ancora
venire. Nel 1953, il primate Wy-
szynski fu imprigionato e alcuni ve-
scovi e preti - anche salesiani - ne
seguirono la sorte. Ma la persecu-
zione servì soltanto ad incoraggiare
i cattolici nella loro fedeltà alla
Chiesa polacca ed a Roma.
In quarant'anni, la fede della na-
zione non è mutata in Polonia.
Quasi tutti oggi sono credenti. Oltre
il 90% della popolazione è pratican-
te. Il cattolicesimo polacco è più che
mai garante dell'identità nazionale.
La fede del popolo, scrive un socio-
logo dell'università cattolica di Lu-
blino, è «il plasma connettivo della
società, il suo principio di integra-
zione».
La Chiesa era uscita dalla guerra
estremamente provata. A seguito
delJa presa del potere da parte del
partito comunista, il clero si trovò
privo di locali, senza mezzi di so-
stentamento, costretto a vivere solo
della generosità quotidiana dei fe-
deli. Ai sacerdoti, in pratica, non
restava altra possibilità di lavoro
che quell'offerta dal servizio pasto-
rale nelle parrocchie. Ma proprio

4.4 Page 34

▲back to top
34 · 1 MARZO 1987
queste condizioni di estrema diffi-
coltà dovevano preparare quella ri-
nascita che ha sorpreso fl mondo al
momento dell'elezione del Papa po-
lacco, gettare le basi del «boom»
delle vocazioni sacerdotali, favorire
l'unità d'azione fra vescovi, sacer-
doti e laici, nonostante i ripetuti
tentativi del potere di dividere la
chiesa, minandone la compattezza
interna.
Dappertutto, privati delle opere
tradizionali, i salesiani ricomincia-
rono da zero. Molti non aveveno
neppure di che vivere o dove abita-
re. Cominciò la diaspora, la disper-
sione delle forze, la ricerca di una
nuova identità nelle nuove condi-
zioni socio-politiche. Una ricerca
non facile, lunga, che si è conclusa
solo alla fine degli anni sessanta.
TI problema, in definitiva, può
sintetizzarsi in questi termini: come,
da un lato, lavorare assieme a tutto
il clero per trasmettere la fede alle
nuove generazioni; e dall'altro, co-
me conservare contemporaneamen-
te una specifica identità salesiana?
Un problema reso ancor più com-
plesso dai limiti di attività e di mo-
vimento rigidamente fissati da un
sistema che, per forza di cose, al pa-
ri di tutti i regimi autoritari, è por-
tato a guardare con particolare so-
spetto chi cerca di lavorare tra i gio-
vani.
La risposta è venuta gradualmen-
te, col tempo, attraverso gli alti e
bassi dei rapporti fra Stato e Chiesa
in un quarantennio di coesistenza
non sempre pacifica, spesso anzi di
confronto duro se non di scontro
aperto, talvolta di vera e propria
persecuzione.
Le parrocchie affidate ai salesiani
dai vescovi e le cappelle annesse alle
case salesiane che non erano state
requisite dal regime, sono state in
questi anni il principale campo di
lavoro. Soppresso l'insegnamento
della religione nelle scuole pubbli-
che, non restava altro che organiz-
zare la catechesi nei locali parroc-
chlali. Ma questi, il più delle volte,
altro non erano che sale piccole,
scomode, ricavate con mezzi di for-
tuna e a mala pena adattate alla bi-
sogna.
Tante erano le classi nella scuola
pubblica, tanti .i gruppi di catechesi
in parrocchia. A tutte le ore del
giorno e della sera, secondo gli im-
pegni scolastici dei fanciulli, dei ra-
gazzi, dei giovani. Alla mancanza di
libri di testo si sopperiva con ap-
punti ciclostilati o ricopiati a penna
e trasmessi di mano in mano, di ge-
nerazione in generazione.
Accanto all'impegno cbe ciò do-
mandava al clero c'è da tener conto
dei sacrifici - specie nelle campa-
gne - e del coraggio che frequenta-
re i corsi di catechesi esigeva sia dai
giovani sia dalle loro famiglie. Nel
1961, le autorità stabilirono tre con-
dizioni per rilasciare il permesso
d'impartire la catechesi nelle par-
rocchie: l'approvazione statale degU
incaricati, che dovevano inoltre es-
sere solo sacerdoti; la presentazione
preventiva alle autorità delle liste
degli allievi; il controllo dei locali
da parte della «Milicja», la polizia.
La reazione del clero e della po-
I Quadro originale della Madonna
Nera. Il quadro risale al XIV se-
colo
polazione a tali restrizioni fu decisa.
I vescovi impartirono istruzioni di
non sottostare a nessuna condizio-
ne. Le liste degli insegnanti e degli
allievi non vennero infatti mai sot-
toposte alle autorità. E quando gli
uomini della «Milicja» si presenta-
vano in qualche parrocchia per con-
trollare i locali, i sacerdoti chiama-
vano i genitori che occupavan.o le
sale non lasciandole se non al ritiro
dei poliziotti. Ci vollero più di dieci
anni perché la pressione alla fine si
allentasse.
Evangelizzare educando, educare
evangelizzando. Lo slogan dell'ulti-
mo capitolo generale si attaglia
molto bene al lavoro dei salesiani in

4.5 Page 35

▲back to top
-----------#-
Polonia, ieri ed oggi. Gli anni cin-
quanta avevano mostrato che l'im-
portante era non aver paura. Così,
con gli anni, accanto all'opera di
catechizzazione, le parrocchie sale-
siane cominciarono a caratterizzarsi
per il più forte accento posto sulla
pastorale giovanile. Non potendo
avere oratori veri e propri si puntò
sulla creazione, dovunque, di grup-
pi di ministranti e di «scholae» -
di cui fanno parte anche le ragazze
- con il compito di preparare la li-
turgia festiva o i gruppi « Luce e vi-
ta» di approfondimento della vita
religiosa e dell'impegno apostolico.
Negli anni a noi più vicini, l'im-
pegno salesiano tra i giovani si è al-
largato all'organizzazione di cam-
peggi estivi, visti non solo come
un'occasione di riposo festivo e di
attività sportiva all'aperto, ma co-
me un momento di formazione più
I
Quadro donato al monastero dal-
le donne polacche nel 1926 e at-
tualmente venerato
approfondita sul piano biblico e li-
turgico. Questi campeggi offrono,
inoltre, un'importante <<chance»
per raggiungere i ragazzi ~d i giova-
ni che non frequentano normalmen-
te la catechesi, pur essendo magari
battezzati, perché appartengono a
famiglie di funzionari statali.
Può sembrare sorprendente que-
st'allargamento del campo d'azione
alla Luce di guanto detto sin qui sul-
le limitazioni poste all'attività della
Chiesa, alla quale, in pratica, è con-
cessa solo la libertà di culto.
In Polonia, molto spesso una
barzelletta può aiutare a capire una
situazione meglio di un complesso
giro di parole. Ce n'è una valida an-
che per il nostro caso. La domanda:
I MARZO 1981 35
qual è la differenza tra la Germania
dell'Est, la Polonia e l'Unione So-
vietica? La risposta: in Germania
Orientale tutto ciò che è proibito è
realmente proibito; in Polonia tutto
è permesso anche quando è proibi-
to; in Unione Sovietica tutto è proi-
bito anche quando è permesso...
In poche parole: non aver paura.
Pur nei limiti obiettivi imposti dalla
convivenza con un sistema sociali-
sta, si può dire che ci sono ancora
molte possibilità di lavoro da esplo-
rare per i salesiani in Polonia. In
questa prospettiva si inserisce il pro-
getto per un centro di studi sulla pa-
storale giovanile da mettere al servi-
zio di tutta la Chiesa polacca. L'i-
dea è maturata dopo una visita, la
scorsa primavera, di don Roberto
Giannatelli, rettore della Pontificia
Università Salesiana.
L'importanza di questa iniziativa
appare in tutta la sua luce se si con-
sidera la grave crisi della gioventù
polacca. L'ideologia comunista
esercita ancora meno fascino che in
passato sulle nuove generazioni. La
mancanza di prospettive scoraggia e
deprime i giovani. Si pensi solamen-
te che, per avere una casa di un paio
di stanze, bisogna aspettare dieci
anni o più. Alla mancanza di ideali
molti reagiscono cercando rifugio
nella droga.
La Polonia, al pari di altri paesi
d'olti"ecortina, deve fare i conti con
la droga, né più né meno che le na-
zioni occidentali. Si parla di trecen-
tomila drogati. Ciò ha spinto le au-
torità ad una campagna di preven-
zione anti-droga iniziata nella pri-
ma metà del 1983. La <<crisi» polac-
ca si verificò verso la metà degli an-
ni '70 in maniera assolutamente ori-
ginale, ma spiegabilissima nell'otti-
ca dei narcotrafficanti.
Un perito chimico di Varsavia de-
scrisse e propagandò un metodo
semplice di produzione di estratti
biologicamente attivi da capsule e
pagliuzze di papavero dell'oppio,
contenenti oppiacei naturali. Il mer-
cato e l'introduzione di tali prepara-
ti hanno contribuito non poco al-
l'aumento dell'abuso dì droghe in
Polonia. In realtà, niente poteva es-
sere più ovvio in un paese che conta
ben settecentomila contadini dediti
alla coltivazione delle piantagioni di
papaveri d'oppio.

4.6 Page 36

▲back to top
36 · I MARZO 1987
Così - come i narcotrafficanti
avevano previsto - il «brevetto»
dell'anonimo chimico di Varsavia
ha registrato una rapida diffusione.
E il fenomeno ha assunto dimensio-
ni tali da preoccupare la Chiesa che
ha aperto, per i ragazzi e le ragazze
che cercano di uscire dal «tunnel»
della droga, due centri a Czestocho-
wa. Anche i salesiani si interessano
dei giovani drogati. Alcuni di loro
sono riusciti ad inserirsi nell'am-
biente dei drogati in occasione di un
festival rock, che si tiene ogni anno
nei pressi di Poznan.
Dal passato il discorso si è, poco
a poco, spostato sul futuro della
presenza salesiana in Polonia. Per il
presente c'è da far menzione di un
ragguardevole traguardo editoriale
raggiunto con l'apporto di due sale-
siani docenti di catechesi, rispettiva-
mente all'Università cattolica di Lu-
blino e ali' Accademia teologica di
Varsavia. Sotto la loro direzione è
stato preparato un sussidio in quat-
tro volumi dal titolo «Incontro con
Dio» per i giovani dei licei e delle
scuole tecniche. Hanno preparato e
sono in stampa i sussidi fatti appo-
sta contro il programma statale di
ateizzazione dei giovani. Sinora era-
no disponibili solo i testi per L'inse-
gnamento della religione ai ragazzi
della scuola dell'obbligo.
Naturalmente, al primo posto nei
programmi per l'immediato futuro,
Chiesa di S. Giovanni Bosco a
Poznan
figurano i preparativi per il centena-
rio della morte di don Bosco. La
preparazione spirituale all'avveni-
mento. è stata già avviata secondo
gli orientamenti del Rettor Maggio-
re per tutta la Congregazione sale-
siana. Come ricordo dell'avveni-
mento si conta di completare e di
consacrare nel maggio 1988 una
nuova Chiesa a Poznan dedicata a
san Giovanni Bosco, con annesso
un centro per giovani abbandonati
dalle famiglie. Un'opera che resterà
indissolubilmente associata alla me-
moria dell'arcivescovo salesiano di
Poznan Antonio Baraniak, scom-
parso il 13.8.1977.
Molte le iniziative in cantiere per il
centenario. Un festival della canzo-
ne giovanile. Mostre deJJè edizioni e
degli artisti salesiani. Cna riedizio.
ne della vita di don Bosco di A.
Auffray. La ristampa dei suoi di-
scorsi e scritti. La diffusione di un
calendario e di numeri speciali del
«Bollettino». La pubblicazione di
un catalogo completo dei salesiani e
la storia documentata con le foto
delle opere salesiane e delle Figlie di
Maria Ausiliatrice in Polonia. Un
libro su Maria Ausiliatrice.
Tutto questo potrebbe sembrare
un obiettivo modesto solo a chi
guarda alla realtà polacca con occhi
occidentali. Per valutare appieno la
portata di tali progetti c'è da tener
conto, tanto per fare un esempio,
dei limiti insuperabili rappresentati
dai modesti quantitativi di carta as-
segnati all'editoria cattolica dallo
Stato. Per il « BolJettino salesiano»
solo da poco tempo è stato rilascia-
to il permesso di stamparne duemila
copie. Inizialmente, il permesso era
solo per 500, poi per mille. L'ultima
edizione di una vita completa di don
Bosco risale a prima della guerra;
dopo ne sono state pubblicate solo
edizioni ridotte.
La possibilità di stampare il libro
su Maria Ausiliatrice, in polacco, si
è concretizzata solo grazie alla gene-
rosità dei lettori italiani della rivista
del santuario di Torino. La loro
pronta risposta ha messo a disposi-
zione gli otto milioni e mezzo di lire
necessari per l'acquisto della carta.
Sulle pagine del libro che i salesiani
di Polonia da tanto tempo sperava-
no di poter pubblicare, e che final-
mente sarà pubblicato, la gratitudi-
ne per gli amici italiani sarà espressa
a chiare lettere.
Il libro sull'Ausiliatrice ci riporta
alla presenza delJa Madonna in tut-
ta l'opera salesiana in Polonia, ci ri-
porta a Czestochowa, al suo santua-
rio sulla «montagna luminosa», ai
milioni di pellegrini che hanno
trovato la riconciliazione con Dio e
il rinnovamento spirituale della Loro
vita.
Un altro elemento importante ha
contribuito allo sviluppo del san-
tuario. Vi si ritrova praticamente
tutta la storia della nazione polacca,
le sue tradizioni religiose e folclori-
stiche, la sua gloria e la sua gran-
dezza, le sue sventure e le sue soffe-
renze.
Ogni sera, aUe nove, il rintocco
delle campane giunge da Jasna Go-
ra come un invito, a tutta la nazio-
ne, a unirsi spiritualmente davanti
al suo trono di Regina deUa Polo-
nia. La preghiera che sale in rispo-
sta all'invito, è un programma e un
impegno, per oggi e per domani,
per i milletrecento salesiani e. per
ogni polacco: «Maria, Regina della
Polonia, sono con te, mi ricordo, io
veglio».
Silvano Stracca ·
(2 fine)

4.7 Page 37

▲back to top
I NOSTRI
SANTI
1 MARZO 1987 · 37
AVEVO CHIESTO
UN SEGNO
I n una grave situazione di ri-
fiuto a seguire la voce della
mia coscienza che mi esortava
a seguire l'amore di Dio e ad uti-
lizzare al meglio le risorse che
Lui mi ha messo a disposizione
come salvezza, chiesi aiuto a
Maria Ausiliatrice chiedendole
di farmi rivivere una particolare
situazione narrata in un episo-
dio della vita di D. Bosco.
Segnalo l'aiuto ricevuto.
Lettera firmata
POTEVA COSTARLE
LA VITA
SITUAZIONI DIFFICILI
D esidero, unitamente alla
mia famiglia, ringraziare
Maria Ausiliatrice, D. Bosco, S.
D. Savio per !e innumerevoli at-
tenzioni dimostrateci e che han-
no permesso la soluzione di si-
tuazioni difficili.
Famiglia Rizzo/io
TERRENO
FINALMENTE AFFITTATO
E NON VENDUTO
SA. EUSEBIA
C'È RJUSCITA
D a parecchio tempo aveva-
mo molti contrasti con un
nostro mezzadro, cause, peri-
zie, ecc., non c'era verso di farlo
ragionare.
Ci rivolgemmo con fiducia a
Sr. Eusebia pregandola di met-
tere fine a tutte quelle liti. C'è
riuscita! Ora siamo tutti molto
soddisfatti.
Continuiamo a chiedere la
sua protezione per la risoluzio-
ne di un altro grave problema.
Lettera firmata
S ento Il dovere di ringrazia-
re pubblicamente S. D.
Savio per aver aiutato mia ma-
dre a superare un particolare
momento della sua salute che,
decisamente, poteva costarle !a
vita.
Adesso la mamma sta bene e
continua a fare la solita vita.
D a parecchi anni non riu-
scivamo ad affittare un
terreno. Venderlo ci costava
troppo affettivamente. Mi rivolsi
allora a S. M. D. Mazzarello e
Lei che aveva conosciuto la fati-
ca del lavoro dei campi ma an-
che l'amore che un contadino
porta ad essi, ci ha esaudito.
Tina Giongrandi - (CT) In poco tempo si è risolto
quello che non era stato possibi-
le in tanti anni di ricerche. Rin-
grazio di cuore la Santa e conti-
nuiamo a sperare nella sua pro-
ESAME DIFFICILE
tezione.
L Cortese - (PV)
S ono una ragazza di 18 an-
ni e vorrei ringraziare pub-
blicamente M. Ausiliatrice e S.
D. Savio per avermi aiutato a su-
perare un difficile esame. Conti-
nuo a chiedere la Loro protezio-
ne sui miei studi.
INFIAMMAZIONE
AL COLON
È GRAZIE
A M. AUSILIATRICE
SE ORA SONO VIVA
G razie alla tede dei miei
genitori fin da bambina
ho sperimentato !a potenza ma-
terna di M. Ausiliatrice. È infatti
grazie a Lei se ora sono in vita.
Ebbi una malattia che al tempo
della mia infanzia dava poche
possibilità di sopravvivenza op-
pure lasciava, nel migliore dei
casi, menomati e con gravi tur-
be psichiche.
In seguito, da sposata, per in-
tercessione di D. Savio, è stato
esaudito un altro mio grandissi-
mo desiderio; ho dato alla luce
una bellissima bambina. Grazie!
M. P. - Torino
Franca Ciccopiedl - (TO)
UNA GRAVIDANZA
PERICOLOSA
D opo una brutta esperien-
za di gravidanza interrot-
ta ho pregato con fiducia Maria
Ausiliatrice e S. D. Savio. Non
mi hanno deluso.
Ora io e mio marito abbiamo
un bambino che gode ottima sa-
lute.
Francesca Martino - (RC)
E ra il giorno di S. Pietro e
Paolo 1986, mi trovavo a
!etto con forti dolori addominali
dovuti ad infiammazione al co-
lon. Sapevo di essere grave e di
dover decidere per un Interven-
to. Pregai M. Ausiliatrice e ini-
ziai !a novena certa del Suo aiu-
to miracoloso. Alla sera il medi-
co mi visitò e trovò un migliora-
mento inaspettato.
La Madonna mi aveva ascol-
tata, come sempre in ogni circo-
stanza della mia vita.
Esprimo Il mio ringraziamento
e la mia devozione.
Maria Rosa Viola Biella
È SBOCCIATO UN FIORE:
DOMENICO SALVATORE
Q uello che per noi era un
miracolo si è compiuto.
Nella mia casa è sbocciato un
fiore dì nome Domenico Salva-
tore.
Sposala da sette anni e mez-
zo desideravo tanto avere un fi-
glio. Dopo vario peregrinare da
uno specialista ad un altro ebbi
la risposta: non sarei potuta di-
ventare mamma.
Decisi allora di affidarmi com-
pletamente a M. Ausiliatrice e a
S. D. Savio. Misi l'abitino e ini-
ziai una novena che è durata
ben sei anni. Dopo tanto prega-
re ecco il miracolo: aspettavo un
bimbo. Il dottore stentava a cre-
dere dato il mio stato di salute.
Dopo la visita si rivolse a mio
marito dicendogli di andare ad
accendere un cero al Signore
perché dove la scienza non era
arrivata lo aveva fatto Dio.
Ora la nostra vita è totalmente
cambiata, c'è tanta gioia e tante
piccole grida... Continuiamo a
chiedere la protezione di S. D.
Savio.
Lettera firmata
GROSSO CALCOLO
AL FEGATO
G razie a Maria Ausiliatrice
e a D. Bosco l'operazione
non è stata più necessaria. Un
grosso calcolo al fegato si è sta-
nato passando negli intestini
senza recarmi danno.
Caterina Bollati
UN ESAME
UNIVERSITARIO
TANTO DIFFICILE
I I mio ragazzo doveva soste-
nere un esame universitario
particolarmente difficile. L'ho
raccomandato alla protezione di
Suor Eusebia Palomino e l'esa-
me è andato bene.
Riconoscente ringrazio e pre-
go Sr. Eusebia perché continui
la sua protezione sul mio ra-
gazzo.
B.F. - Messina
POSTO DI LAVORO
G razie a M. Ausiliatrice e a
Don Rua a cui mi sono ri-
volta.con grande fiducia e tanta
preghiera ora mio figlio ha un
posto di lavoro.
P.C.M. - Torino

4.8 Page 38

▲back to top
38 · ! MARZO 1987
I NOSTRI
MORTI
D'AVENA slg.ra M. LUIGIA ved.
PRATTICHIZZO, cooperatrice t S.
Severo
Donna di autentica fede cristiana
ha lasciato di sé un ricordo affettuo-
so per Il suo gran cuore aperto a tutti,
GENOVEFFA slg.ra CARMELA,
cooperatrice t S. Severo
L'esempio della sua vita sempllce,
retta e ricca di umanità viva nel cuore
del suol familiari e di tutti coloro che
la conobbero.
RICCARDINO sac. PIETRO, Sale-
siano t Madonna dei Boschi di Peve-
ragno (CN} a 72 anni
La profondità, la semplicità dei
suoi scritti all'Ispettore di Torino ne-
gli anni In cui fu Cappellano degli
operai della FIAT In Germania, rive-
larono tutta la sua grandezza e bontà
d'animo, nonché l'enorme zelo sa-
cerdotale che l'animava.
Nei suoi 56 anni di professione re-
ligiosa e 47 di sacerdozio ha profuso
in quanti hanno avuto la fortuna di
avvicinarlo le sue doti dì mente e di
cuore.
Negli ultimi anni lo ricordiamo co-
me instancabile confessore, consi-
gliere, cappellano delle F.M.A. eco-
me Il grande amico sorridente.
BIANCO slg. GIULIO t Costigliole
d'Asti a 81 anni
Cresciuto In una numerosa, bella e
religiosa famiglia, vide, oltre al due
fratelli Angelo ed Aldo, anche un fi-
glio, Emilio, far parte del Salesiani di
don Bosco, e con semplice ma vivo
orgoglio, ha goduto di tale privilegio
del Signore.
Innamorato della vita, aperto ed
entusiasta delle novità, visse inten-
samente l'ambiente familiare e so-
ciale, pur con l'Intima sofferenza per
quanto gli fu llmlte o condizione a de-
sideri o progetti.
DI spirito vivace, sempre interes-
salo e pur discreto, la sua cordialttà
lo ha fatto benvolere. Con i senti-
menti religiosi profondi cui si educò,
fece quel controllo e miglioramento
di sé, manifestando con semplicità e
speranza la sua fede nella beata
eternità in cui amiamo vederlo.
GOLINELLl slg. SAVERIO, ex allie-
vo, t il 9.9.1986
Dall'educazione salesiana ricevu-
ta attinse una grande devozione a M.
Ausiliatrice e don Bosco. Lo stesso
amore trasmise alla sua famiglia,
chiamando Il figlio, Giovanni, In ono-
re di S. G. Bosco.
Fu un uomo buono, riservato e ge-
neroso con tutti.
PRIOD sig.ra M. VIRGINIA, coope-
ratrice t Hone (Aosta} a 90 anni
Considerò sempre li suo lavoro di
insegnante come una missione per
p-:,rtare il suo contributo ad una cri-
slìana educazione della gioventù.
Rimase per tutta la sua vita un
punto di riferimento e di richiamo al
fervore cristiano.
Godette e umilmente si compiace-
va di veder tra la f.M.A. e missiona-
ria, una sua nipote e anche di molti
suoi allievi chiamatl a seguire Cristo
nella vita religiosa e nel sacerdozio.
ZAVATTARO canonico EVASIO,
Decano ex alllevl Unione Borgo S.
Martino t Casale a 89 anni
L'anima buona del Canonico Eva-
sio Zavattaro, chiamato familiarmen-
te da tutti •don Vasòt• è volata in
cielo.
Da giovane ebbe la fortuna d'in-
contrare figure di grandi educatori
salesiani ed egli amava parlarne
spesso. Ancora ultimamente ogni
qualvolta sentiva le note dell'Inno
•Giù dal colli...• si commuoveva per-
ché gli tornavano alla mente tanti ri-
cordi di vita dell'ambiente salesiano
e soprattutto perché egli era stato Il
primo al mondo che aveva cantato Il
famoso ritornello: Don Bosco ritor-
na...•, nel lontano 1929 el Valentino
di Casale.
Fu ordinato sacerdote all'età di 38
anni, nel 1935; viceparroco a Ticine-
to, parroco a Cervoto, Rettore dell'O-
spedale S. Spirito in Casale, parroco
di Roncaglla negli anni difficili della
guerra.
Nel 1958 fu nominato Prefetto di
Sacrestia in Duomo e poi Canonico
della Cattedrale; da allora, silenzio-
samente e fedelmente, restò al servi-
zio della sua Cattedrale.
Il buon «don Vasòt• ha servito la
Chiesa per tutta una vita. Prima col
lavoro e poi con tanta preghiera e
sofferenza. Devotissimo della Ma-
donna Ausiliatrice, ora riposa In pace
nel cimitero di Borgo accanto ai fami-
liari e a tanti amici che sempre lo
hanno benvoluto e apprezzato.
VECERE slg. NICOLA - Coadiutore
salesiano t Piedimonte Motese
(CE). a 71 anni
Conobbe la Congregazione Sale-
siana attraverso la lettura del Bolle1tl-
no Salesiano e si sentl subito attratto
dallo spirito di don Bosco. Consiglia-
tosi oon Padre Pio ed avuta da lui
piena approvazione entrò come Fi-
glio di Maria nell'Aspirantato di Gae-
ta, desideroso di raggiungere Il sa-
cerdozio. Purtroppo quel desiderio ri-
mase solo un ·sogno vagheggiato,
perché travolto dagli avvenimenti
bellic, si ritrovò prima soldato sul
fronte russo, poi prigioniero dei tede-
schi In Francia.
Tornato avventurosamente In Italia
nel 1945, fu accolto prima nell'lspet-
toria Ligure e poi In quella Meridiona-
le. Si Interessò con impegno e affetto
degli alunni e confratelli infermi. In
seguilo anche della cura e decoro
della cappella
Fu sua dote caratteristica la sem-
plicità evangelica e il candore infanti-
le che lo spingeva a porgere e a far
accettare la buona parola anche a
chi sembrava meno Incline.
MUSSI slg. AMELIA · Cooperatrice
t Oggiona, a 75 anni
La devozione a Maria Ausiliatrice
caratterizzò tutta la sua vita. Come
Cooperatrice amava don Bosco ed
era entusiasta nel partecipare alle
iniziative proposte dall'Associazione.
La sua partecipazione agli Esercizi
annuali e alle giornate di spiritualità,
portava serenità al gruppo, ed erano
per lei motJVO di ricarica e di gioia.
La prova della malattia l'ha trovata
preparata. Nel suo lungo soffrire è
stata di esempio a noi tutti.
ZAPPALÀ don FRANCESCO - Sale-
siano t S. Gregorio (CT} a 75 anni
Missionario In India dal 1937 al
1948. Periodo non molto felice a cau-
sa del sopraggiungere della guerra
mondiale durante la quale fu fatto
prigioniero nel campo di concentra-
mento di Dehra-Dun. Durante la pri•
gionia contrasse una colite ulcerosa
che lo costrinse, subito dopo la libe-
razione, a tornare in Italia.
Lavorò come guida alle Catacom-
be di S. Callisto a Roma, poi a Lati-
na, a Catania, a Palermo, Caltagiro-
ne, Agrigento ed infine a S. Gregorio.
Grande fu la sua devozione alla Ma-
donna e il rispetto verso I Superiori
quale espressione della Volontà di
Dio.
NAVALESI CLARA ved. BIRSA ·
Cooperatrice t a La Spezia
Catechista per circa 30 anni, assi-
dua nelle. recita quotidiana del Rosa-
rio e della Messa giornaliera. Donna
forte nella fede, coerente nelle scelte
di vita è stata per tutti un chiaro
esempio di cristianesimo vissuto.
A quanti hanno chiesto Informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, rico-
nosciuta giuridicamente con D.P. del 2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22, possono legalmente ri-
cevere Legati ed Ered/M.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato: • ... lascio alla Direzione Generale Ope-
re Don Bosco con sede In Roma (oppure all'Istituto Salesiano per
le missioni con sede In Torino) a titolo di legato la somma di lire...,
(oppure) l'Immobile sito in... per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmente per l'esercizio del culto, per la formazione del Clero e
del Religiosi, per scopi missionari e per l 'educazione cristiana.
- se si tratta Invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno
o l'altro del due Enti su indicati:
• ...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede In Roma {oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede
in Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo,
per gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente per l'esercizio del
culto, per la formazione del Clero e del Religiosi, per scopi missiona-
ri e per l'educazione cristiana.
{luogo e data)
(firma per disteso)

4.9 Page 39

▲back to top
SOLIDARIETÀ
borse di studio
per giovani Mlaalonarl
•Il•pervenute
Direzione
Opere Don Bosco
I MARZO 1987 39
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di FavarO Barto-
lomeo, Poirino, TO, L 1.000.000
Borsa: S. Cuore di Geali, M aria Au-
slllatrlce, Don Bosco, In ringrazia•
mento, a cura dì Glachlno Luigi,
L t.000.000
Boru: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, per grazia ric6vuta e Invocando
continua protezione sulla famlglla, a
cura di N.N.. L. 1.000,000
Borsa: Maria Auslllatrlce, In ringra-
ziamento d'una vita dignitosa, a cura
di Nava Giuseppe, exalllevo di Val-
docco, L. 1.000.000
Borsa: In memoria di Giovanna Sa/a-
ro/I, a cura di Mons. Mano Salaroll,
Bergamo, L 1.000.000
Borsa: Vittoria Sara, In memoria e
suffragio, a cura di Boe Maria, Padria
ss, L. 1.000.000
Borsa: Don Domenico Ercollnl, in
ringraziamentoperla nascita di Ced-
lls, a cura di Balsamo Giovanni, Ro-
ma, L. 1.000.000
Borsa: Don Filippo Rlnaldl, fnvo-
csndo una grazia, a cura di N.N.,
L. 500.000
Borsa: S. Giovanni Bosco. a cura di
Piccione Pietrina. L. 500.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, per gra-
zia ricevuta, a cura di N. N.•
L. 500.000
Boraa: Maria Auslllatrlce e Don Bo•
sco, per grazia ricevuta, fnvocando
altri favori. a cura di N.N.• L. 400.000
8Qr9: Mari, A11•lll1trlço o S. Gio-
vanni Bosco. perprotezione e a suf-
fragio dei mieidefunti. a cura di A.A.,
L 300.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco. In suffragio diAmedea e famllia-
rl defunti e Implorando protezione, a
cura di G.P., L. 300,000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
aco, Domenico Savio, ,n ringrazia..
mento e chiedendo continua prot&-
zione, a cura di Nuccia Riva,
L. 300.000
Borsa: In memoria dei miei genitori,
parenti e conoscenti, a cura di Calllni
Teresa, Arconate Ml, L. 200.000
Borsa: Don Natale Noguler de Mall-
Jay, apostolo della Sacra Sindone
(11° Borsa), a cura di Don Luigi Fos-
sati, SOS, L. 200.000
Borsa: Maria Ausillatrlce, Santi Sa-
leslanl, In ringraziamento e invocan-
do protezione sulla famigl/a, a cura di
G. Costanzo, Casale Monf.•
L 200.000
Borsa: Marta Auslllatrlce e S. Do-
menico Savio, In ringraziamento e
per protezione, in attesa della sua
creatura, a cura di Rolla Silvana,
L. 200,000
Borsa: In memoria di Mons. Scuderi,
a cura d Cubata Giuseppe, Messina
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Do-
menico Savio, per ringraziamento. a
cura di Grezzana Lucia VA
Borsa: Maria Auslllatrfce e Sr. Eu-
sebia Palomlno, per benidlzJone sul
lavoro e sulla famlglla, a cura di B.C.,
CN
s. Borsa: In memoria e suffragFo di Borsa: MarlaAuslllatrice, Dome-
Margara Prof. Piero, a cura della mo- nico Savio e s. Luigi, Implorando
glie. Torino, L 200.000
protezione, a cura dì N.N
Borsa: In memoria d, Don Cocco. a
cura d1 C Ba.lzarro, L 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, a suffragio dei mfe defunti, a cu-
ra di Gina Bernardls, L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, impfo.
rancio protez,one, a cura di Giuseppi-
na Flssore, Bra
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo•
sco, a cura di Rappelli Pina, Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice e s . Do-
menico Savio, a cura dell'Associa-
zione Marra Ausiliatrice di Bisceglie
BA, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Don Rlnaldl, per protezione ri-
cevute, a cura del Coniugi Rosso,
TO
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, In memoria di Riccardo Giorgio
e conforto della famiglla, a. cura di
Enrico, L. 160.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo•
sco, Domenico Savio, per ottenere
grazia, a cura di Ferrare, Alvoll, TO
Borsa: Maria Auslllatrlce e Beati
Mons. Versl glla e Don Caravarlo. In
ringraziamento e protezione, a cura
di N.N., L 150 000
Borsa: Maria Auslllatrlce, per gra•
zia ncevuta e ,n memoria di mia
mamma Bona Luigina, a cura di
B.M.. Tonno
Borsa: Maria Auslllatrice e S. Glo•
vannl Bosco, Invocando protezione
per Il fratello ammalato, a cura di
Palero Giuseppina, PN, L. 140.000
Borsa: Divina Provvidenza, a cura
dl Boghone Francesco, TO,
L 110.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, per rin•
grazismento e Invocando protezione
e grazie, a cura di A.A., Torino
Boraa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, Invocando protezione
per noi e pece nel mondo, a cura di
P.G eE.C.
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
slllatrlce, S. Domenico Savio, Invo-
cando protezione, e cura di Tona Ca-
terina, Riva di Chiarì, TO
Borse Missionarie
d a L. 100.000
Borsa: Mamma del Cielo, S. Luigi,
S. Domenico Savio, pregate per no,
e per loro, a cura di N.N .• Castìghone
Tinella
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo•
sco, Maria Mazzarello , in ringrazia-
mento, a cura di Chlrìco Bello Assun•
ta, Reggio Cal.
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Glo•
vannl Bosco, Implorando la guari-
gione di mio marito, a cura di Carroz-
zo Antonia, Rrvello. PZ
Borsa: Maria Auslllatrfce e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziandoe mvocan-
do grazia e protezione per ,1 figi/o, a
cura dl Rossetti Angela, Piacenza
Borsa: In memoria e suffragio di Don
Giovanni Bisio, salesiano, a cura di
Bormio Ines, Savona
Borsa: Merla Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, In memoria
di miopadre e Invocando protezione,
a cura di M.AF.
Borsa: Don Bosco e Domenico Sa•
vlo, per la pace in fam,glla, a aura di
Don Di Biag10
Borsa: Maria Auslllatrice, a cura di
Versino Anna, Catania
Borsa: Beato Don Rua, In suffragio
del genitori Dante ed Emilia, e cure
di Pisani Lidia, Soverato CZ
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Saleslanl, invocando graz,e e prot&-
zione, a cura di M.G.
Borsa: Don Bosco, in memor,a e
suffragio della zia Carmela. a cura di
Borrelll Sigfrido, Ari, CH
Borsa: Marta Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio. a cura di
N.N.
Borsa: Maria Auslllatrlce, per gra•
zia rlC6vuta e invocando protezione
per I miei cari, a cu1a di Tammaro
Celestine, AV
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au•
slllatrlce, Santi Salesiani, per rin-
graziamento e protezione, a cura di
Cellerino Franca. Roma
Borsa: Don Bosco, a cura di Roma•
no Antonia, Trieste
Borsa: Maria Ausilfalrlce, a cura di
Conati Angelo Palazzolo, VA
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio. in ringraz,s-
mneto e Invocando protezione. a cu-
ra di Vacca Angela
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, a cura di F.lii Cavadlnl
Borsa: S. Domenico Savio, a cura
di Scarel Bruna, Gorizia
Borsa: Maria Auslllatrlce, proteggi I
miei cari, a cura di N.N.. Oogllanl
Borsa: In memoria del sales/a/IO Pie-
tro Ferraris, a cura di Ferraris Cesa-
re, Alessandria
Borea: Maria Auslllatrlce e S. Glo•
venni Bosco, In suffragio del merito
Angelo, a cura della moglie Cleofe
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani. Implorando aiuto e prote-
nons. a cura dl M.P.
Borsa: S. Giovanni Bosco, a cure di
Maccario Ala Franca, Torino
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cure di
Pagllasso Candida, Monteu Roero
Borsa: S. Cuore dl Gesù e Maria
Auslllatrlce. Invocando protezione
in vita e In morte perla famlglls, a cu•
ra di Argento Slerrazza Rosana AG

4.10 Page 40

▲back to top
BOaAsiVl IOSON
LNC'AEOFLNRIITIOCEANIIPDOORANEO
PLa.g0.40000
PLieelrloreuche
UDONIDPFIAUCGTEUUERRORA?
UPgeorone
MEIOIEDIEIRONRIITAI
....,r_o L a - - t i
Jdiecl IlUrlptOo
l....
dlail
,laclll
-•cnotto