Bollettino_Salesiano_197707


Bollettino_Salesiano_197707

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1.1 Page 1

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RIVI S TA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA DON BOSCO NEL 18 7 7
ANN O 101 N . 7
S PEDIZ. I N A ■ 80NAMENTO POSTAI.I! OAUPPO 2 '10) 1• QUI NDI CI NA
1 APAllf 1a77
(
ro
ello
isto
~ow,)

1.2 Page 2

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IN QUESTO NUMERO
Servizio di copertina, pag. 7
Foto di Teresio Chiesa
FAMIGLIA SALESIANA
1113 Vescovi di Don Bosco
3
Dite che cos'è per voi Il Bollettino
Salesiano
8
Un convegno su Salesiani ed
emarginazione
31
QUESTI GIOVANI
I ragazzi possono essere santi?
20
Portateli alla messa
28
CHIESA E MONDO
Nostro modello è Crlslo
7
NELL'AZlONE
AFRICA CENTRALE. A servizio e
provvisori i missionari
13
AUSTRIA. A Vòcklabruck per la
gioventù
30
Un nodo al fazzoletto
31
BRASILE. Le sette belle doti dei
miei Tucani
15
CECOSLOVACCHIA. In prigione.
Aveva detto...
30
ETIOPIA. Primo, fare amicizia con la
gente del posto
18
INDIA. Poche sedie, tanta simpatia 30
ITALIA. Esercizi spiriluali
12
Ha un nuovo volto « Note di Pasto-
rale giovanile »
14
Gli Exalllevl Parlamentari
29
Stazioni radio salesiane
29
I più numerosi in America Lat.ìna
31
OLANDA. Multa salata per padre
Schlooz
29
PATAGONIA. Sulle piste del primi
missionari
9
VIETNAM. Sempre nuove difficoltà 30
PROTAGONfST•
Aveva detto al Signore: « TI seguirò
ovunque andrai »
23
STORIA SALESIANA
Dal primo giorno lo chiamarono
papà
25
RUBRICHE
Lettere al BS
Libri
BS risponde
Educhiamo come Don Bosco
Ringraziano i nostri santf
Preghiamo per I nostri morti
Solidarietà missionaria
2
14 e 17
20
28
32
34
35
•~=i ii~;]Jr;.!!1! -~iM:
UN DECALOGO PER
EDUCARE COME DON BOSCO
Scrive da Siracusa Il prof. Carmelo Di
Mari (ordinario di filosofia e storia ne,
licei. e preside dì due scuole):
Caro Direttore, sono un Cooperato re
salesiano. Quando ricevo Il BS provo la
sensazione come se il nostro santo Don
Bosco venisse in persona a tarmi visita ».
Ho pubblicato sul quotidiano « La Sici-
lia » di Catania un articolo Intorno all'at-
tualità di Don Bosco...
L ·artico/o, intitolato d! Don Bosco e
noi », è uscito il 30 gennaio scorso. E
reca in conclusione questo d! decalogo
per educare come Don Bosco ».
1. Farete come faceva Don Bosco,
secondo la norma educativa dell'esem-
pio;
2. L'educatore sia sempre fornito della
cultura adatta alle mansioni a cui è chia-
mato;
3. Bisogna usare carità ardente per
ricondurre le anime a Dio;
4, Non prediligere i giovani più intelli-
genti e più buoni;
5 . Fare oggetto di sollecitudine i più
negligenti, che più abbisognano di aiuto;
6. Farsi piccolo tra i piccoli, usando
familiarità e confidenza;
7. Giocare con gli allievi, in modo che
essi considerino Il superiore pìù come
amico che come maestro;
8. Il castigo umilia, deprime, toglie al
fanciullo la fiducia nelle sue forze;
9 . Non stancare !'educando con
lunghe cerimonie o prediche astruse;
10. Non obbligare !'educando alla fre-
quenza dei Sacrament.ì, ma solo incorag-
giarlo.
Carmelo Di Mari
PUBBLICATE QUESTA
,r,'\\.()J1.Jl
--
S.
a
I
e
Bollettino
~1ano
-
Rlv1sta della Famiglia Salesiana
fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale d'informazione
e cultura religiosa
Direttore: DON ENZO B IANCO
Collaboratori
Sr Giuliana Accornero - Pietro Ambrosia
- Teresio Bosco - Carlo De Ambrogio - Sr.
Ella Ferrante - Jesùs Mélìda
Fotografia
Antonio Gottardt
Arch1v10: Guido Canton,
Composizione e Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa: Officine Grafiche SEI - Tonno
Responsabile: Don Teresio Bosco
Autorizzazione del
Tribunale d1 Torino n. 403 del 16-2-1949
PER RICEVERE IL BS
Il Bollettino Salesiano è Inviato gratis
- ai componenti la Famiglia Salesiana
- e agli amici delle Opere di san Gio-
vanni Bosco.
R1ch1este alla D1rez1one o all'Ufficio Pro-
paganda (vedi sotto),
Per Il cambio d'indirizzo
comunicare-, insieme con il nuovo,
anche l'indirizzo precedente
COLLABORAZIONE
La Direzione sollecita a inviare nolizie e
lolo riguardanti ta Famiglia Salesiana, e
s'impegna a pubblicarl e secondo lo spi-
rito e le poss1bilita del BS.
IL BS NEL MONDO
Il BS esce nel mondo con 34 edizioni
nazionali (in 19 lingue diverse, con tira-
tura annua di oltre 1O milioni di copie) ìn:
Argentina - Australia - Austria - Belgio (tn
fiammingo) - Bolivia - Brasile - Cile - BS
Cinese (a Hong Kong) - Colombia -
Ecuador - Filippine - Francia - Germania
- Giappone - Gran Bretagna - India (in
Inglese, più le edizioni minori In lingue
locali) - Irlanda - Italia - Jugoslavia (edi-
zioni ìn croato e sloveno) - BS Lituano
(edito a Roma) - Malta - Messico -
Olanda - Perù - Polonia - Portogallo -
Repubblica Dominicana (per le Antille) -
Spagna - Stati Uniti - Thailandia - Vene-
zuela.
« Questo bambino dietro le sbarre è
una vignetta firmata Marol, apparsa su
una pubblicazione LDC. Forse, come le
vignette migliori, non fa ridere ma pensa-
re. Ricorda agli adulti - io credo - c he
Il bambino è un prigioniero bisognoso di
essere aiutato a liberarsi. E ricorda che
l'educazione in sostanza è tutta qui ».
( S. L. - Sorrento)
INDIRIZZI
Direzione e Amministrazione:
Via della Pisana 111 1 - Casella postale
9092 - 001 00 Roma-Aurelio.
Telefono (06)64.70.2 41 .
Ufficio Propaganda:
Arnaldo Montecchio - Via Maria Ausilìa-
trice 32 - 10100 Torino.
Telefono (01 1)48.29.24.
Versamenti:
su Conto corr. postale 1 / 5115 intestato a
Direzione Generale Oper e Don Bosco -
Roma.

1.3 Page 3

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La Santa Sede ha scelto finora dalle Ule salesiane 113
vescovi. Essi, nel pensiero di Don Bosco, sono un
fortissimo legame della Congregazione con la Chiesa.
Quattro dei 113 sono diventati cardinali, due sono << servi
di Dio ». Ma sono stati e sono in massima parte vescovi
missionari o del Terzo Mondo. O addirittura, sono figli
delle missioni. E si sentono sempre salesiani.
T orino Yaldocco. anno 1855.
" Parecchi chierici e giovani -
si legge nella vila di Don Bosco -
erano attorno a lui seduto a tavola,
e scherzando discorrevano della
loro futura condizi<rne. Don Bosco
rimasto alquanto silenzioso, prese
un'aria grave e pensosa come talora
soleva, e guardando ciascuno dei
suoi alunni disse: << Uno di voi sarà
fatto vescovo >l. L'annuncio riempi
lulli di meraviglia. Poi ridendo sog-
giunse: << Ma Don Bosco sarà
sempre e solo Don Bosco•>. A
queste parole tutti si misero a ridere
divertili.
"Erano semplici chierici, e non
avrebbero saputo indicare sopra chi
potesse avverarsi tale predizione.
Nessuno apparteneva a classe ele-
vata della società, ma sibbene
erano di condizione molto dimessa
per non dire povera, e in quei tempi
sòlevansi innalzare alla dignità ve-
scovile persone di nobile casato.
"Altre volte essi udirono ancora
Don Bosco ripetere nelle sue con-
versazioni familiari: (< Stiamo un
po' a osservare se Don Bosco sba-
glia. Vedo in mezze.) a voi una
mitra, e non sarà la sola. Ma qui già
ve n'è una... ))''.
Quella mitra, quasi trent'anni
più tardi si sarebbe posata sul capo
di Giovanni Cagliero, il capo della
prima spedizione missionaria sale-
siana. E davvero non fu la sola: i
salesiani diventati vescovi sono in-
fatti 113, e moltissimi di loro (< di
condizione molto dimessa per non
dire poveri ».
Un e lemento di unione. Don
Bosco non solo intravide nel futuro.
ma addiriLLura vo!Je - nei limiti in
cui era possibile in una faccenda
che non dipendeva ceno da lui ma
dal Papa - che qualche suo figlio
diventasse vescovo. E non solo per-
ché san Paolo lo aveva deuo al suo
discepolo Timoteo: << Se qualcuno
aspira all'ufficio di vescovo, desi-
dera una cosa bella e buona » (in
fondo Don Bosco lo d.esiderava non
per sé, ma per altri). In realtà la sua
aspirazione era molto più generosa
e nutrita di fede.
Egli lavorava per la Chiesa. e
nella Chiesa. Voleva anzitutto es-
sere << mandato dalla Chiesa>>. rice-
vere da essa l'investitura per la
missione. << Voi - disse a-i suoi
primi dieci missionari - siete man-
dati dal Vicar.io di Cristo a com-
piere la stessa missione degli apo-
stoli, come inviati da Gesù Cristo
medesimo•>. La loro attività doveva
mirare unicamente a<< fare la Chie-
sa >i. Perciò Don Bosco vedeva
nuove circoscrizioni ecclesiastiche
create per i suoi figli, e loro stessi
preposti alle nuove chiese locali.
L'istituz.ione di una gerarchia per
cosi dire salesiana. avrebbe ancor
più rafforzato il legame della Con-
gregazione stessa con la Chiesa.
Con uno squisito senso del vertica-
le, diceva: (< I Vescovi ci uniscono al
Papa, e il Papa a Dio>).
E' davvero cosi. Oggi non meno
di ieri. L'episcopato giunge ai fig li
di Don Bosco come un dono, che la
Famiglia Salesiana accoglie ogni
volta con gratitudine vedendo in
esso un nuovo concreto elemento di
unione al Papa e a D io.
I quattro c ardinali. Nella vario-
3

1.4 Page 4

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pinta galleria dei 113 personaggi. i
4 cardinali occupano un post<> di
tutto rilievo. A cominciare dal pri-
mo. che fu missionario pur non
volendone sapere delle missioni sa-
lesiane: Giovanni Cagliero (1838-
1926). In quel lontano 1875. mentre
Don Bosco preparava la prima spe-
dizione mi~sionaria, andava in giro
dicendo: noi salesiani siamo troppo
pochi. non siamo in grado di ba-
dare alle case aperte in Europa.
Come potremmo aprirne delle altre
ad<liritlura in America?
Poi Don Bosco lo prcccuò per
,;oli mesi tre: avrebbe accompa-
gnato i primi missionarì. :..arehbc
rimasto con loro qualche tempo.
poi sarebb.e tornalo in Italia.. Ma
l'appetito, tome succede, viene
mangiando, c una volta assapMato
il clima missionario don Cagliero
non lo avrebbe lasciato più. Con la
dignità episcopale e poi la porpora,
avrebbe svolto per la Santa Sede
divcr~e mansioni molto delicate.
Il secondo cardinale, Augusto
Hlond (1881-1948). era giunto do-
dicenne dalla nativa Polonia a
Lomhriasco per diventare salesia-
no. Studente all'Università Grego-
riana, diresse il BS polacw (allora
stampato in Italia). In patria dimo-
strò tali doti di organizzatore che
Pio Xl nel 1926 lo nominò PrimaLe
di Polonia. Gli toccò fmn1eggiare
uno dei periodi più neri della storia
polacca, l'occupazione na,ista. Per
la sua intrepida difesa della libertà
e dignità umana conobbe l'esilio e
l'internamento. La morte lo colse
mentre <!fa impegnato con tutte le
sue fone a difendere la Chi~a
polacca dalle nuove ideologie e dai
nuovi metodi introdoui dietro i
carri am1ati russi.
Anche più drammatica è stata la
vicenda del cardinale cecoslovacco
Stefano Trochta (1905-1974). Arri-
vò in Italia senza sapere una parola
di italiano, con al collo li cartello
«Torino-Don Bosco >►. Tornato in
patria giovane sacerdote. prc:.l\\l lo
colse la guerra mondiale e !' inva-
sioni.: nazista. Fu arrestato perché
<<pericoloso)>, internato a Mau-
thausen, ridotto allo stremo. e <1 fi-
nito>> a ct>lpi di pistola. Rinve-
nendo si trovò in un groviglio di
cadaveri, sul carro che lo portava
all'inccncritclre. Ebbe la forza di
lasciar..i scivolare giù. e la fortuna
di venir raccolto. curalo e salvato.
Fu fallo Vescovo giusto in tempo
per esporsi alJe nuove persecuzioni
del nuovo regime. Venne condan-
nalo a 25 anni di carcere per << alto
Il card. Stefano Trochta nel 1964: rilasciato dal
carcere ma ancora privo del dirlltl clviii, lu
manovale. muratore, addetto alle pulizie.
tra<limcnto 11. Ct()(! per << spionaggio
a favore di una potenza straniera >)
(tl Vaticano). AmniMiato. fu mano-
vale. muratore. addetto alle puli1ic.
Nel 1968 durante la« primavera di
Praga )) ricupera i diritti civili e
riprende le rcspon~abilità di Ve~co-
vo. Nel '69 Pa1.)lo Vl Lo nomina
cardinale << in pcctore >>. nel ·73
rende puhblica la nomina. Muore
nel ·74, stroncalo nell'im pari l(ltla
sostenuta tn dife!>a dei dirìui della
Chiesa. Un giorno forse sarà p~lss1-
bile chiarire le vere cause del suo
decesso. <1 Non so se dobbiamo
piangere. o non piullosto ringra-
ziare il Signore. Perché è morto un
martire, che ha dato 1es1imon1an,a
del suo amore al suo Signore e al
suo gregge ».
Queste parole in commemora-
zione del card Trochta sono ~,ate
pronunciate dal card. Raul Silva
Henrlquc,. ~alesiano del Cile.
Anch'egli ch1ama10 a misurarsi con
i potenti della terra. a•nch'egli con-
teso e discusso perché quelli di
sinistra lo vorrebbero a sinistra e
quelli di destra lo vorrebbero a
destra. mentre lui ha scelto di es-
.,ere con il :.uo Signore e il !>UO
gregge. E' il pa.'ttore che ha comin-
ciato col di:.tribuirc le terre della
s ua diocesi ai campesinos. Che
spiega (BS del marzo scorso) co~'è
un cardinale ai bambini dicendo:
<< E' un piccolo prete al quale il
Signore per meuo del Papa ha
affidato una pane deUa sua Chic~a,
e perciò deve essere buono come un
bambim, >>.
A volte nella semplicità c'è una
grandcua che invano cerca nelk
cose complicate.
Due verso gli altari. Due vescovi
salesiani sono incamminati verso
gli allari. U nll è il missionario
nmos. Luigi Ver!.iglia ( J873-1930).
trucidato in Cina mentre tentava di
impedire che alcune giovani della
missione cadessero in mano di pi-
rati senLa scrupoli. Pochi mesi fa la
Sacra Congregazione per le cause
dei santi gli ha ricoMsciuto ufficial-
mente il titolo di martire.
E poi mons. Luigi Olivare:.
( I873-1943), che volle essere sale-
sia no per lavorare con i giovani e
invece fu rallo prima parroco e poi
\\'escovo. lmprc.',sionanle figura di
ascc1a. alla sua morte fece dire aJ
medico curante. jj Uomini cosi po -
i.ono predicare il Vangelo e pretcn-
Jere cli essere a~colta1i da tulli,
anche dagli increduli>>.
Soprattutto missionari. Che
fanno i 61 vescovi i.alesiani viventi'?
A parte otto ~he !.Ono dimissionari
per età o ~alule. ben 41 hanno la
re..,ponsabilità di una diocesi o di
un territorio di missione Altri dieci
sono vescovi ausiliari. cioè cruamati
a collaborare 111 grandi dioce~, col
presule èhe ne ha la responsabilità.
E due sono a Roma, per una colla-
borazione più ~rrctta col Papa nelle
Congregazioni romane.
E' significaltvo - ma potrebbe
essere altrimenti? - che quasi 1u1t1
questi vescovi salesiani siano impe-
gnati. !>e non direttamente in mis-
~ione. certo nel cuore del Terio
Mondo. Solto la loro responsabilità
cadono tra l'altro i 16 territori di
missione che la Santa Sede ha
affidato alla Congregai.ione Sale-
,iana: 9 in America Latina e 7 in
Asia. per una :,uperficie vasta 5
volte l'halia e con venti milioni di
abi1anti (di cui appena un milione
o poco più hanno accolto finora il
Vangelo).
Si sa, le cariche isolano: a una
nuova nomina i Clinoscenti escla-
mano << Un superiore in più. e un
amico in meno». Ma non vale per i
vescovi di mis~ione. Mons. Carrel-
lo, io Thailandia. appena può ~i
butta in mezzo alla gente. Ha impa-
rato la lingua meglio di molti thai-
landesi, cono!.ce a menadito la sto-
ria e la cultura del paese, si tiene
informato sugli avvenimenti. e ogni
occasione - dal treno al bus alla
visita delle opere - glì è utile per...
at1accare bottone con tulli quelli
che incontra.
Da semplici missionari falli ve-
scovi, continuano a vivere imper-
territi secondo ti semplice s1ìle mis-
sionario. Per vent'anni mons. Muz-
4

1.5 Page 5

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Nazione
ARGENTINA
BOLIVIA
BRASILE
CILE
CITTA' DEL
VATICANO
COLOMBIA
ECUADOR
EL SALVADOR
ETIOPIA
HONDURAS
INDIA
MESSICO
NICARAGUA
PARAGUAY
PERU'
POLONIA
REP. DOMIN.
THAILANDIA
URUGUAY
VENEZUELA
ZAIRE
.
~
'
.-
Cognome e Nome
A LEMAN Michelangelo
BONAMIN Vittorio
DE NEVARES Giacomo
LEADEN Guglielmo
MOURE Argimiro
PEREZCarlo
PEYAOU Eugenio
PICCHI Mario
RASPANTI Michele
SAPELAK Andrea
PRATA Gennaro
ALAGNA Michele
AMARAL Edvaldo
BARBOSA Antoni o
CAMPELO Antonio
CHAVES Orlando
COSTA Giovanni Battista
D'AVERSA Michele
FARESIN Camfllo
MARCHESI Giovanni
PAZ Ladislao
PICCI NINI Bonifacio
RESENDE Giovanni
ROSAOnolno
SARTO Antonio
GONZALEZ Tommaso
SILVA Raul
CASTILLO Rosalio
JAVIERRE Antonio
CORONADO Gesù
ALVAREZ Ernesto
PINTADO Giuseppe
RADA Candido
APARACIO Pietro
RIVERA Arturo
WORKU' Sebhatlaab
SANTOS Ettore
ALANGIMATTATHIL Abramo
BAROI Matteo
D'ROSARIO Uberto
FERRANDO Stefano
KERKETTA Roberto
LA RAVOIRE luigi
MARENGO Oreste
SANCHEZ Braulio
OSANDO Michele
MUZZOLON Angelo
OBELAR Alessio
AOLON Ismaele
ALCEDO Ottoniele
GONZALEZ Giulio
VALLEBUONA Emilio
BARANIAK Antonio
RIVASFabio
CARRETTO Pietro
GOTTARDI Giuseppe
NUTI Oreste
RUBIO Andrea
CECCARELLI Enzo
ITURRIZA Francesco
LEHAEN Francesco
-
.
.-
I
Nato
1922
1909
1915
1913
1921
1907
1913
1915
1904
1919
1923
1913
1927
1911
1904
1900
1902
1915
1914
1889
1903
1929
1910
1924
1919
1935
1907
1922
1921
1918
1925
1903
1905
1908
1923
1919
1916
1.932
1925
1919
1895
1932
1892
1906
1922
1926
1898
1915
1914
1913
1923
1930
1904
1932
1912
1923
1919
1924
1918
1903
1908
Vesc.
U f fic i o
1968
1960
1961
1975
1975
1957
1964
1970
195-7
1961
Vescovo di Rio Gallegos
Ausiliare a Buenos Aires e Provicario Castrense
Vescovo di Neuquén
Ausiliare a Buenos Aires
Vescovo di Comodoro Rivadavia
Arcivescovo dl Salta
gfà Vescovo di Comodoro Rivadavla (rinuncia 1974)
Ausillare a La Plata
Vescovo di Mor6n
Esarca per I fedeli Ucraini In Argentina
1960 Ausiliare a La Paz
1967
1975
1958
1950
1948
1946
1962
1954
1962
1955
1975
1952
1970
1971
Prelato del Rio Negro
Ausiliare ad Aracaju
Vescovo di Campo Grande
già Vescovo di Petrolina (rinuncia 1975)
Arolvescovo di Cuiaba
Prelato di Porto Velho
Prelato di Humaltà
Prelato di Guiratinga
i Vescovo coadiutore nel Rio Negro (ora In Italia)
escovo di Corumbii
Arcivescovo di Cuiaba
Arcivescovo di Bahia Bianca
Vescovo coadiutore a Uberlandia
Vescovo coadiutore a Porto Velho
1974 Vescovo di Punta Arenas
1959 Cardinale, Arcivescovo di Santiago
1973 Segretano S.C. per Rev,slone del Codice di Dir. Canonico
1976 Arcivescovo. Segretarlo S.C. per l'Educazione Cattolica
1973 Vescovo di Girardot
1967
1958
1945
Arcivescovo di Cuenca
Vicario Apostolico di Méndez
Vescovo di Guaranda
1946 Vescovo di San Vicente
1960 Ausiliare a San Salvador
1971 Eparca di Adigrat
1958 Arcivescovo di Tegucigalpa
1973
1973
1964
H/34
1970
1939
1951
Vescovo di Kohlma-lmpllal
Vescovo di Krlsllnagar
Arcivescovo di Shillong-Gauhatl
già Arcivescovo di Shillong (rinuncia 1969), ora In Italia
Vescovo di Dibrugarh
già Vescovo di Krishnagar (rinuncia 1969)
Amministratore apostoltco di Tura
1970 Prelato dei Mlxes
1968 Arcivescovo di Managua
1948 gla Vicario Apostolico del Chaco (rinuncia 1969)
1969 Vicrio Apostolico del Chaco Paraguayo
1965 · Are vescovo di Asunci6n
1953
1959
1975
Arcivescovo di Ayacucho
già Vescovo di Puno (rinuncia 1972)
Ausiliare di Plura
1951 Arcivescovo di Poznan
1976 Vescovo di Barahona
1951 Vescovo di Surat Thani
1972
1960
1968
Ausiliare a Montevideo
Vescovo di Canelones
Vescovo di Mercedes
1974 Vicario Apostolico di Puerto Ayacucho
1939 Vescovo di Coro
1959
già Vescovo di Sakania (rinuncia 1973), ora in Belgio
'1:
.. '
. -.
~' '
!•
5

1.6 Page 6

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zolon ha continuato a visitare le sue
comunità cristiane sul battello, e. a
far cucina da solo. Per sé e per il
suo pilota. Le cortesi. lettrici che·
avessero occasione di incontrarlo.
potrebbero farsi confidare il segreto
di suggestive ricette forestali.
Tornati in ambiente civile, a
volte si trovano a disagio. Come
mons. Pasotti. tornato in Halia nel
1Q48 per riferire al Papa. Poi salta
in treno per riferire a Torino al
Rellor Maggio re. Naturalmente col
biglieuo di terza classe. << Eccellen-
za, non è dignitoso per un vesco-
vo>). << Hai ragione. ma io non sono
un vescovo come gli altri: sono un
povero vescovo missionario )}. A
mezzogiorno estrae dalla borsa il
panino, e la gente va a gara per
offrirgli qualcosa di meglio.
Sentono il peso delle responsabi-
lità? Certo, ma - spiega per tutti il
card. Silva - (< io le condivido con
Dio~-
Vescovi autoctoni. "Durante gli
anni della seconda guerra mondiale
mi capitò un episodio curioso. Ero
ragazzino alla scuola della missione
salesiana pi Tezpur in Assam. ed
e ra la festa di Don Bosco. Il nostro
vescovo mons. Ferrando venne a
far visita alla mia classe, e prese a
domandarci: << Che cosa vuoi diven-
tare tu ne11a vita? >1 Chi diceva
insegnante, chi altro. Quando toccò
a me. dissi molto serio: << lo desi-
dero diventare vescovo». Mons.
Ferrando non si mise a ridere. Mi
posò una mano su lla Lesta, e rispo-
se: << Va bene. Lo diventerai>>''.
Quel ragazzino «nero come un
chicco di caffè tostato>>, nato in una
povera famiglia di braccianti che
lavoravano a giornata nelle pianta-
gioni di tè e guardavano all'alfa-
heto come a qualcosa di misterioso,
è diventato davvero vescovo. Si
chiama mons. Roberto Kerketla, e
governa la diocesi di Dibrugarh:
125 mila Kmq, quattro milioni e
mezzo di abitanti. appena 76 mila
cattolici. Per ora.
E mons. Kerketta non è runico
vescovo dell'Assam passate) dalla
tribù e dalla scuoletta saJesiana alla
suprema responsallilità del suo po-
polo: c'è mons. Baroi, mons. Alan-
gimallathil... Questi vescovi auto-
ctoni sono la riprova che nelle
missioni nasce una Chiesa nuova,
giovane ma già capace di badare a
se stessa e al suo avvenire.
I motti. Ogni vescovo, per vene-
randa consuetudine. si fregia di uno
stemma e di un mollo.
6
Uno degli ultimi vescovi nomina-
ti. mons. Bonifacio Piccinini, ha
tradotto in latino sia il nome che il
cognome: << Bon um facere parvu-
lis >>, fare del bene ai piccoli. LL cbe
- dopo tutto - è anche squisita-
mente. salesiano.
Vescovo si, ma... U fatto è che.
anche divenuti vescovi. e magari
costretti a vivere lontano dalle co-
m unità salesiane, continuano a sen-
tirsi figli di Don Bosco a Lutti gli
effetti.
Del resto. se vescovi missionari.
sovente trovano nelle opere della
Congregazione la nervatura della
NELLA FOTO: mons. Roberto l(erketta sull'e-
lefante, con..• l'autista. Da ragazzino diceva:
«Da grande farò il vescovo».
Quanti sono: 113 vescovi, df cui 61
viventi e 52 deceduti Di essi. 28
sono stati nominati arcivescovi (13
viventi), e 4 cardinafl (uno vivente).
I Papi che li hanno nominati:
Leone Xlii {1878-1903): 3 vescovi,
Pio X (1903-1914): altri 3;
Benedetto XV (1914-1922): 7 ve-
scovi e il primo cardinale (Caglie-
ro):
Pio Xl (1922-1939): 22 vescovi e li
secondo cardinale (Hlond);
Pio Xli (1939-1958): 36 vescovi:
Giovanni XXIII (1958-1963) 13 ve-
scovi e il terzo cardinale (Silva);
Paolo VI {dal 1963): 29 vescovi e il
quarto cardinale (Trochta).
Nazioni in cui lavorano (o lavorarono)
I 61 vescovi viventi:
14 in Brasile;
10 in Argentina;
7 in India:
3 in Ecuador. Paraguay, Perù e
Uruguay;
2 in Cile, Cl'ttà del Vaticano, El
Sall.'ador, Venezuela;
1 in Bollvla. Colombia, Etiopia,
Honduras, Messico, Nicaragua,
Polonia. Rep. Dominicana, Thai-
landia, Zaire.
loro diocesi. Loro assillo è di dare
vita a un clero diocesano, ma non
sempre è possibile, almeno a breve
tennine. Così di fatto i missionari
salesiani vengono a costituire in
vaste zone il clero nella sua quasi
totalità. Al punto che la gente del
popolo è persuasa - come capita
in cene parti della Patagonia - che
se uno è sacerdote. è senz'altro
anche salesiano.
Ln realtà tra vescovi salesiani e
Congregazione si realizza una pro-
fonda unità di intenti e d'azione.
Nel gennaio del 1976 una ventina
di questi vescovi di missione, su
invito del Rettor Maggiore, si sono
trovali a Roma per incontrarsi: tra
loro. e con la Congregazione. Veni-
vano da India. Brasile, Paraguay,
Cile, Ecuador. Etiopia. Messico.
Thailandia. Venezuela. Affronta-
rono come docili scolareui le fati-
cose sedute di studio. Per alcuni
ogni lezione era (( più faticosa che
selle leghe a cavallo nella foresta>>
(come precisò un monsignore abi-
tuato più alla sella del cavallo che
al sedile del banco). Ma ciò che più
appassionò i vescovi fu lo studio
degli << aspetti specifici salesiani
ddle mis~ioni >>.
Era la prima volta che avveniva
un incontro del genere: non solo
nella Famiglia Salesiana. ma forse
in a~soluto. I vescovi se ne sono
tnrnali con la persuasione - csa!la
- che la Congregazione non ab-
bandona certo i suoi figli divenuti
vescovi 1>.
Vero è che la Congregazione.
quando la Santa Sede li chiama. in
un ceno l>enso li perde. Ma è rasse-
gnala fin uall'inizio, an7i è piena di
gioia. come i genitori che vedono i
figli lasciare l'antica casa per an-
dare a fondare una nuova famiglia.
Cosi la Congregazione dona figli e
opere. rerché diventino Chiese ma-
ture e si stacchino da lei...
Ma il legame rimane. << Vescovo
sì, ma sempre figlio di Don Bosco>>
ha detto uno loro durante l'in-
contro di Roma. E mons. o·Rosario
nel !>aiuto finale a l Rcllor Maggiore
ha voluto dire à nome di Lutti -
c1)n una bauuta - il senso di
\\marrimcntn che proverebbero se
tagliati fuori della Famiglia Sale-
siana. Ila ract(intato di quel bam-
bino indiano, tanto picC\\llO e
~empre altaccato al «sari » ddla
mamma. che un brutto giorno si
smarrisce. E va in giro sconsolato
domandando a quanti incontra:
<1 Avete visto ùa qualche parte la
mia mamma sen7a di me? 1>.
ENZO BIANCO

1.7 Page 7

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CHIESA NEL MONDO
lostro modello
è Gesù Cristo
Don Bosco centrava vigorosamente l'esistenza sulla
figura del Cristo risorto e vincitore del male, fatto perciò
modello di vita. Ecco un suo breve brano, rivolto al
« cattolico che pratica i doveri del buon cristiano ».
I ~-:6, I brano, scrit10 !w_l i ris~me in
parte della religwsaa del/ epoca.
por/ara a surwlineare piuuoslo le
(, virr1ì passive» anche nell'immagine
del Cristo. La moderna riflessione
teologica porrerehbe II solloli11eare
anche ol1ri dati. come (( la libertà di
Gesii di fronte a ogni pressione, la
s 1111 Jor:a audal'e. la sua Jede!là
sen:a s111arrii11e11ti. il suo amore che
pri1•ilegia i po1·eri e i piccoli... >) (Giu-
seppe A uhi:-,,·). A pane ques1a riserva.
rimane in tu/la la sua .for::a morale
/'rrffemw:ione centrale di Don Bo-
sc·o: 1, Nello l'ita e nell'a::ione di un
cris1ia110. si devono tro,·are le a::ioni
e la l'ira di Gestì Cris10 medesimo».
Il modello che ogni cristiano
deve copiare è Gesù Cristo. Niuno
può vantar~i di appartenere a Gesù
Crii,tc), l,e non ~i adopera di imitar-
lo. Pen:ib nella vita e nelle azioni di
un cristiano dcvonsi trovare la vita
e le azi,ini di Gesù Cristo medesi-
mo.
Il cristiano <leve pregare, siccome
pregò Gesù Cristo sopra la monta-
gna: con raccoglimento. con umiltà.
con confidenza.
LI cristiano deve essere aaessibile
come lo era Gesù Cristo: ai poveri,
agli ignoranti. ai fanciulli. Egli non
deve essere orgoglioso, non aver
prelen~ione, non arroganla. Egli si
fa tulio a tutti per guadagnare tutti
a Gesù Cristo.
Il crìstiano deve trallare col suo
prossimo. siccome trattava Gesù
Crislll coi suoi seguaci: perciò i suoi
tralli dcvon,> essere edifìcanti. cari-
tatevoli. pieni di gravità. di dol-
cezza e di semplicità.
• Il c.:ristia,w deve essere umile.
siccome fu Gesù Cris10. il quale
gin()CChinni lavù i piedi ai suoi
apostoli. e li lavò anche a Giuda
quantunque cono!>Cesse che quel
perfido doveva tradirlo. Il vero cri-
~tiano si con'.>idera come il minore
degli altri. e come servo di tutti.
11 cri~tiano deve t1bbidire, come
ubbidl Gesù Cristo. il quale fu
sottomesso a Maria e a san Giusep-
pe. e ubbidi al suo celeste Padre
fino alla morte e alla morte di
croce. li vero cristiano ubbidisce ai
suQi genitori e ai suoi superio ri,
perché egli non riconosce in quelli
se non Dio medesimo. di cui quelli
fanno le veci.
• Il vero cristiano nel mangiare e
nel bere deve essere come era Gesù
Cristo a lle nozze di Cana in Galilea
e a Betania. cioè sobrio. temperan-
te. allento ai bisogni altrui. e più
occupato del nutrimento spi rituale
che delle pietanze di cui nutrisce il
suo corpo.
II buon cristiano deve essere con i
suoi amici siccome era Gesù Cristo
con san Giovanni e san Lazzaro.
Egli li deve amare nel Signore e per
amor di Dio: loro confida cordial-
mente i segreti del suo cuore: e se
essi cadono nel male, egli mette in
opera ogni sollecitudine per farli
ritornare nello stato di grazia.
li vero cristiano deve soffrire con
rassegnazione le privazioni e 1a po-
vertà. come le soffrì Gesù Cristo. il
quale non aveva nemmeno un
luogo ove appoggiare il capo. Egli
sa tollerare le contraddiLioni e le
caJunnie. come Gesù Cristo tollerò
quelle degLi scribi e dei farisei.
lasciando a Dio la cura di giustifi-
carlo. Egli sa tollerare gli affronti e
gli oltraggi. siccome fece Gesù
Cristo allorché gli diedero uno
schiaffo. gli sputarono in faccia e lo
insultarono in mille guise nel Preto-
rio.
• n vero cristi ano deve essere
pronto a tollerare le pene di spirito.
siccome Gesù Cristo quando fu
tradih) da uno dei suoi discepoli.
rinnegato da un altro. e abbando-
nato da tutti.
Il buon cristianò deve essere di-
sposto ad accogliere con pa:ienza
ogni persecuzione. ogni malattia e
anche La morte. siccome fece Gcl.>ù
Cristo, il quale con la testa coronata
di pungenti spine. col corpo lacero
per le battiture. con i piedi e le
mani trafitte da chiodi, rimise in
pace l'anima sua nelle mani del suo
celeste Padre.
Di maniera che il vero cristiano
deve dire coll'Apostolo san Paolo:
(( Non sono io che vivo. ma è Gesù
Cris10 che vive in me l). Chi seguirà
Gesù Cristo secondo il modello ivi
descritto. egli è certo di essere un
giorno glori ficato con Gesù Cristo
in cielo. e regnare con lui in eterno.
J~~ç)~~~-
7

1.8 Page 8

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INVITO Al LETTORI
Dite eos'è per voi
cose che entusiasmano. e fanno
capire che il mondo non è lutto
callivo ►>: << E' una lettura serena e
piena di speranza »...
li <<Bollettino Salesiano>>
Un invito ai nostri amici lettori: scrivete e dite che cos'è,
che cos'è stato, il BS per voi, nella vostra vita, nella vita
dei vostri cari, delle persone che conoscete. Le testimo-
nianze più significative verranno pubblicate.
P erché questa iniziatil'a? Due mo-_
tivi spingono a proporla agi,
amici le11ori del BS.
1. Nei prossimi mesi il BS compie
cent'anni di vita: pubblicare lestimo-
nianze vive a suo riguardo. sembra il
modo rnigliore di ricordare questa
sempre giovane creatura di Don Bo-
sco.
2. Di fatto, i lettori mandano già
le loro testimonianze, anche senza
esserne richiesti. E qualche volta il
BS le ha pubblicate. Per esempio...
Ecco alcune voci giunte nell'ultimo
anno.
F in dal primo numero. Hanno
scritto le sorelle Ersilia e Giovanna
Vedani: << Questo bel giornaletto
entra in casa nostra da quando è
stato fondato, fin dal primo nume-
ro. Era abbonato prima un nostro
proz.io, poi la nostra mamma. e
adesso noi. Il nostro prozio abitava
a Torino presso la Consolata. e da
ragazzino era oratoriano di Don
Bosco (proprio di Don Bosco. non
dei suoi successori). Potete immagi-
nare con quanto piacere riceviamo
il vostro caro giornaleuo: ci inte-
ressa lutto quanto riguarda Don
Bosco>).
Da 80 anni lettrice. Da Chioggia
informano che la signora Elvira
Nordio <<dal lontano 1897, cioè da
quando aveva 14 anni. riceve in
casa sua e legge il BS. E" con tutta
probabilità la più fedele lettrice che
vanti oggi la rivjs ta di Don Bosco.
La signora Elvira è entrata nel 94°
anno di età, e è ancora in gamba>>.
E continua a leggere il BS.
L'abbonato più giovane. L'abbo-
nato più giovane - non si può
ancora dire lettore - dovrebbe
essere Gianluca Marcolongo dj Vi-
cenza. L'anno scorso la sua nonna
ha scritto a BS: << Il 25 ottobre è
nato Gianluca. Io. sua nonna. che
bo avuLo sempre tanta fiducia in
Don Bosco, desidero abbonare
ques·to bambino a l vostro BS >>. E
come non accontentarla? Per ora il
BS serve ai suoi genitori. e a Gian-
luca per fare le barchellc: ma un
giorno forse anch'egli vi troverà
qualcosa di più importante...
Che dire di quest'idea (forse qua
e è consuetudine) di abbonare al
BS dei neonati. quasi fosse un bat-
tesimo di salesianità?
Che cos'è per mc. Lettera di
Marinella (giugno 1976): << Carissi-
mi, sono Marinella. 24 anni. A casa
mia arriva sempre il BS, e lo leggo
ogni volta con grande gioia. Anche
oggi è arrivato. e ho sentito il
bisogno di scrivervi per dirvi grazie.
Ogni notizia è bellissima, esprime
con intensità la gioia di servire e di
amare Dio. Fa piacere conoscere la
vita e l'esperienz.a di tanti fratelli
che amano Dio e fanno opere
grandi per lui. Non esiste soltanto
la cronaca nera! E poi sono felice di
conoscere sempre più Don Bosco, a
cui voglio bene. Vorrei diventare
anch"io una brava educatrice... >>.
Le ttura piena di speranza. Altri
giudizi dei lettori mettono a Juoco
un'intenzione precisa di Don Bosco
nel dar vita al BS: << Ci sono nel BS
E' il nosiro conforto. Una studen-
tessa universitarfa: << Ricevevi) il
BS. ma non gli prestavo molta
attenzione. Un gjomo in cui mi
sentivo mollo depressa e triste (ciò
che allora mi succedeva spesso), mi
misi a leggere il BS. e ne trassi un
gran sollievo. Da allora è diventato
il mio conforrn e la mia guida.
Senza il suo aiuto sarei sprofondata
sempre più in quel vortice di ango-
scia che mi attanagliava senza la-
sciarmi respiro. Pubblicale questa
mia, perchè possa essere di incorag-
giamento a coloro che soffrono...
Nadia>>.
S arà poi vero? Anche il Direllore
del BS ha una testimonianza da
portare. Tenendo una conferenza a
un gruppo di Salesiani, un giorno
diceva: << Giovani che no n avevano
mai conosciuto i Salesiani, e sape-
vano quasi nulla di Don Bosco, letti
per caso alcuni numeri del BS vi
hanno trovato l'orientamento della
vita. Oggi sono Salesiani. Figlie di
Mada Ausiljacrice, missionari >). TI
direttore parlava con poca convin-
zione. ripetendo cose sentile dire. e
domandandosi segretamente: << Sa-
poi vero? ►> Dal fondo deUa sala
si alzò una mano, e una voce: (< lo
sono uno di questi giovani>>.
U n certo Angelino. Si potrebbe
ricordare un certo Angelino, ra-
gazzo di campagna. che da piccolo
sentiva leggere nella stalla il BS. e
cominciò così a voler bene a Don
Bosco. Un giorno poi. di.ventato
Papa col nome di Giovanni XXTIJ,
dichiarò con tutta semplicità: << Non
ultimo motivo del nostro nome
Giovanni, è la nostra devozione
verso san Giovanni Bosco>>.
Con queste e simili testimonianze
la Famiglia Salesiana intende ricor-
dare il BS nei suoi cento anni di vita,
e rendere il giusto riconoscìmemo a
D011 Bosco che ha volwo quesw suo
giornale a ser11izio della fede. della
giovenriì. e delle missioni.
Si desidera che le testimonianze
siano firmate (anche se nella pubbli-
cw:ione. per certi casi, sarà conve-
niente tacere i nomi).
Scrivere dunque a:
Direttore Bollettino Salesiano
Casella postale 9092
00100 Roma-Aurelio
8

1.9 Page 9

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NELL'AZIONE / PATAGONIA
Dagli Appennini alle Ande: 33 Cooperatori Salesiani
hanno visitato le antiche missioni aperte dai figli di Don
Bosco nella Patagonia. Una Patagonia che - grazie
anche a quei pionieri - è oggi avviata verso il benessere,
pur con le sue residue inquietanti sacche di povertà.
I .frammenti che seguono. sono lolli
da 1111 'ampia rela::i<J11e di Teresa
Francioso, scrittrice e studiosa di
problemi sociali, che ha partecipalo
al 1•iaggt0. lii essi l'autrice descrive il
lavoro svolto dai missionari. E con
/'occhio a11en10 alla realtà sodale.
indugia rn/la perdurante sirua::ione
di indigenza ('/1e qua e là ancora
s'incomra. in un ambiente naturale
avverso e spielato. Così pure illustra
la lolla (in qualche caso impari) che
i figli di Don Bosco co111in11ano
ostinatamenle a combauere al.fianco
delle popolazioni phì povere, p<•r la
loro promozione umana e cristiana.
Scoperta di un mondo. Ripercor-
rere le miglia.ia di chiJomeu-i che in
passalo per un secolo - dal 1876.
quando i primi salesiani sbarcarono
a Buenos Aires - haru10 percorso a
piedi e a cavaJJo, coraggiosi uomin.i
di fede, in nome di Don Bosco;
vedere con occhi avidi gLi ambienti,
baracche, grandi edifici costruiti
con fatica e stenti dai (<padri>>;
constatare iJ loro impegno per por-
tare un risveglio in terre abbando-
nale, per difendere i perseguitati -
come gLi indi delle varie razze (A-
raucani. Tehuelches, Alakalufes,
Ona) o i miserabili. meticci -
contro forze prevaricanti di potere e
di arbitrio. è staio per noi una reale
~coperta. La scoperta di un mondo.
che ci ha peraltro sorpresi. per le
sue affermazioni validissime :.pecie
in campo sociale e della promo-
zione umana..
La soffit ta di mons. Fagnano.
Siamo passati per Babia San Seba-
stian, nella Terra del Fuoco deso-
lala e arida. il cui segno di vita oggi
è dato da un complesso di pozzì
petroliferi (il petrolio preconizzato
da Don Bosco). Le comunicazioni
con il resto del mondo sono l'unica
strada. e il trasporto aereo. Tullo il
resto è negazione della vita. Eppure
in questa baia approdarono. a fine
autunno 1893, i missionari salesia-
ni. i primi in questo estremo lembo
di terra.
Si accamparono per trascorrervi
l'inverno, e poi solerti e infaticabili
partirono per il sud, alla ricerca di
anime. Ma cominciarom> con i cor-
pi. con l'alleviarli <lai disagi piu
gravi. Erano 1a111i i disagi degli
indigeni. afflitti da una miseria en-
demica, trascurali nel migliore dei
casi. quando non gli si dava la
caccia da gente che aveva interesse
al loro sterminio.
Abbiamo visLO a Punta Arenas la
casa abitata da mons. Fagnano,
modesta. di legno. Soprattutto ci ha
lascia:10 pensosi la soffi Ila. dove egli
nascondeva gli indi perseguitati e
destinati a morte. per poi a suo
rischio farLi giungere in terra sicura.
L'abbraccio che prende l'anima.
A Bahia Bianca. Carmen de Pata-
gones, Viedma. Junin de los Andes,
edifici improntati quasi tutti al me-
desimo stile (pareva di rivedere
quelli d'ltalia, ma più poveri) che
facevano sentire la continuità con-
fortante dell'opera salesiana. Una
presenza ripetuta. una stessa volon-
tà di allargare le braccia ai ragazzi
del nord, del centro, del sud, della
costa. dell'interno, della pianura,
delle alture. per l'abbraccio affet-
tuoso e paterno che preade l'anima
curnndo il corpo, che cambia le
generazionì lavorando sulla fan-
ciullezza e sull'adolescenza, che
segna una svolta sociale in mezzo a
una popolazione arretrala e molto
dispersa.
~
9

1.10 Page 10

▲back to top
(< Ho studiato dal salesiani >>-
Nella Terra del Fuoco siamo pas-
sati per la strada che da Rio
Grande porta a Ushuaia e ci siamo
sentiti dire: << L'hanno costruita i
primi salesiani>>. I Salesiani hanno
costruito anche città: << Rio Grande
è sorta quando si Cissù qui la se-
conda missione :.alcsiana, nel
1895 ». Ugualmente altri centri,
altre strade, dove prima era deserto
e desolazione inabitabile.
Negli incontri nelle molte città
della Patagonia non era raro vedere
improvvise e animate conversazioni
fra qualcuno dei nostn e altri, sco-
no~ciuti: per la strada. nei posti di
frontiera, negli aeroporti. Ed ecco
sorrisi, abbracci. una confidenza
aperta c cordialissi ma, festosa. Per-
ché? Davanti a personaggi autore-
I barrios. Nei centri m1ss1onari
più lontani dai nuclei abitati, si è
vi!>to come solo amando, istruendo.
e << sgrossando ►> i ragazzi della di-
spersa popola.done india e me tic-
cia, si può portare un effettivo e
radicale miglioramento a una situa-
zione aspra e innaturale.
Il confronto balza immcd1ato.
Ricordo qualche casa di indi. deso-
lata nell'angustia di due localetti
oscuri di paglia-fango-lamiera e ne-
rume, mentre fuori sole e terra
sterminata facevano da stridente
contrasto. Penso alla promiscuità di
ques1a gente. ai rapporti incestuosi.
ai figli deformi (e ne abbiamo visti).
Penso che d'c!,tate essi ricevono
visite da qualcuno - un missiona-
rio. un Cooperatore per la scuola
degli adulti - . ma d'inverno per sei
questi barrios. e sono parecchi at-
torno alla citlà - alcuni hann" una
scuola. un polito medico. apl.rt1 da
salesiani: altri ancora auendono.
Oltre a questo. i salesiani aprono
laboratori per i poveri. fanno tenta-
i.ivi per 1ncremcntarc l'agricoltura.
Ma la maggiore allenzi,mc la rivol-
gono ai piccoli. Perché <• i grandi
non cambiano, e sono difridenti:
troppe promesse andate a vuoto)}.
In una sala ùi un istituto sale-
siano a Bahia Bianca. ben significa-
tive risultavano le parole del
grande Tagore riportale in casti-
gliano: « rinché ci saranno fanciul-
Li, c'è sempre speranza che il
mondo diventi migliore•>.
E i !.alcsiani lavorano da un
secolo in Patagonia, per a11uarc
questa speran7.a. Tanti problemi di
ieri ,onu stati da essi rbolti: tanti
problemi di oggi Uigono. e le loro
braccia in tanti posti non i.ono più
sufficienti per le angosce che grida-
no, anche nel silenzio degli ~tracci,
nel sudiciume, nell'abbrutimento.
nell'ubriacatura.
Romano cof\\ l ragani di Trelew. Come Don Bosco sul praU di Valdocco. Foto a pag. 9: Il sole della
ore 23,30.
voli o meno, era sufficiente dire:
«Siamo salesiani)}. che scattavano
come all'incontro di amici carissi-
mi. Un minuto prima non ci !.i
conosceva.
*lo ho studiato dai salesiani!»,
dicevano. E subito era un ml.!ttersi a
disposizione, un rist,lvcrc difficoltà
con appelli radio. un informare
autorità superiori per ottenere con-
cessioni altrove impensabili
Per esempio. il dirunamento di
un aereo di linea per consentirci di
raggiungere una località ~ullc Ande
in tempo. per la nolle di Natale.
Pe r esempio. la ripresa televisiva
della nostra , isita al Governatore
di Santa Cruz (~ Lo sviluppo della
Patagonia si deve a i Salesiani ,>,
dice pubblicamente il Governato-
re).
mesi restano tagliati ful)fl total-
mente. bloccati dalla neve. Penso ai
barrios (rioni) nurd, 1.west.. ecc. della
Villa Miseria attorno a Trdcw.
nello staio <li Chubut. con le cata-
pecchie di pochi metri quadrati, per
Qtto-dieci persone che· dormono
rannicchiate perché non c'è spa.z:io
per stendersi.
E la cappella per la no'itra mc~a
<li Natale a San Carlo.s dc Banlo-
chè: una baracca con c.:inque banchi
~cr 150 bambin!, ?Ue buchi per
finestre (con fogli d1 plastica !)VCn-
tolati da raffiche d1 vento). un
trnnco d.i legno per altare. e dietro
sulla pare1e un canone con una
figura sacra ritagliala i.u carta colo-
rala...
Finché ci saranno fanciulli. l)i
10
Per riscaldarsi. i cani. Dire << è
qui vicino•> in Patagonia. ~ig-nifica
dire <' è a due o trecent<, Km di
distanza >/, Chilometri du percor-
rere ~u auLO rnbw,tc. lungll ~Lrade
di terra bat1u1a. fra polveroni ros-
~icci o grigi provocati dal pampero.
il vento della Pampa che '>ùffia
feroce e a :.trappì. e non ha pietà
dei povai ricoveri degli indigeni.
delle cm,truàmi elevate a fatica dai
missionari Così - ci hanno deu~,
- la mi"1onc <• Hoear ~ama r-.1ar-
garita *(raggiunta da nor Jop\\) pa-
recchie ore di bus nella pampa del
Malleo) i: ,1a1a :.copcrchiata due
volte nel1'1n1 crnt, ),tor~o. Ahbiamo
visto un interno dell'edificio: un
ambiente modei,to. pieno di letti a
castelletto. con materassi e coperte
ammw.:chiate da stringere il cuore
per la povertà. Ci.rea 70 ragaJ..ti indi
vi frequentano la scuola. E mentre
fuori il sole ~folgorava. dentro era
quasi buio per le finestrelle co-
struite anguste per dare meno presa
al vento. Il freddo qui è a~pro
quando cade la neve. e la nrn,:.i<,ne
rimane Ì!)c>lata dal mlmdo per interi
mesi. Per ri~caldarsi. gli indi nei
loro tuguri allevano i cani.
Acquattarsi sotto il letto. A San
Martin de lo), Andes. ncll'Mfano-
trofio, il giorno dopo '-=atalc ab-
biamo vbh> 1 bimbi più pcwcrì Je1
poveri Solo alcuni. pm i di fami-
glia - 1 genitori magari uccisi per
vendeIle - . erano n ma,ti nella

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Il gruppo del Cooperatori saleslanl (lavanti alla chiesa di Fortin Mercedes.
LA VISITA ALLA PATAGONIA
Date: la visita é durata 20 giorni, dal 18.12.1976 al 7.1 1977.
Partecipanti: 33 Cooperatori salesiani o simpatizzanti.
Itinerario: Buenos Aires (le prime opere salesiane in America), Bahla Bianca,
Patagones e Vledma (primevere residenze missionarie), Fortin Mercedes (tomba di
Zeffirino Namuncurà). Natale a San Carlos de Barìtoche e Tfelew, poi Junin de Los
Andes (Laura Vicuiia)... e poi giù lino a Punta Arenas, la diocesi più australe del
mondo.
Scopi: dare al turismo una dimensione missionaria. Ripercorrendo l'Itinerario
compiuto dai primi missioriari salesiani. prendere visione diretta delle difficoltà e
necessità missionarie d'oggi. Verificare Il proprio cristianesimo e rendersi più
dìsponìbìte. Al rJtorno tarsi moltìpfìcatorl, nel proprio ambiente, dell'ideale della
cooperazione missionaria
Giudizi: «Annovero la visita alla Patagonia tra I migliori viaggi che ho avuto la
fortuna di fare ». « Viaggi come questo sono estremamente positivi, pongono di
fronte a problemi ignorati dai più ». «: In viaggi dì questo genere si dia sempre la
priorità a missioni come il Malleo o tra i baraccati di Trelew ,. « Rimane, e ogni
giorno si accresce nel ricordo. la notevole esperienza umana, il valore missionario,,
l'esempio eroico dei pionieri ».
E adesso? Giungono le prime notizie Un giornalista presente al viaggio sta
diffondendo artlcolL Una Cooperatrice tiene conferenze nel Centri. Un'altra: «Sto
facendo propaganda per Trelew.., Nel mio stabìlimento abbiamo raccolto grembiuli
nuovi e stoffa da mandare.,. l/.
A Corchiano (il paese di un giovane Cooperatore che lavora a Trelew come
volontàrio) si è svolta una« Giornata per i bambini di Trelew »: raccolti 6-7 quintali
di vestiti e medicine, piu una consistente somma In denaro.
Viaggi precedenti. La ilisìla alla Patagonia è Il quinto viaggio O(ganlzzato dai
Cooperatori Salesìanl. I precedenti si erano svolti in India. negli anni 1967-75
111ss1one: un visetto esotico. occhi
alcunj vivaci a l1ri attoniti, vei;titini
consunli... Fino a una ventina di
anni fa - ci spiegano - simili
ragazzi sottratti alla fame e portati
negli islituti cli Oòn Bosco, la prima
sera andavano ad acquattarsi sotto
il !elio. Ignoravano la funzione di
un teno.
E' stata per noi la meditazione
più profonda che potessimo fare sul
Natale. Sulla povertà che è grava-
me. e grida condanna quando non
è una scelta. E è nalo in noi il
ringraziamento più convinto che
potessimo rivolgere a Don Bosco.
Le suore. Numerose le opere
rette dalle Suore di Don Bosco. A
vederle, subito balzava la diffe-
renza con le opere maschili: più
accurale, ingentilite, anche se mo-
destamente, da mani· femminili.
Perfino con aria civettuola.
E dentro. un discreto cinguellìo
di voci: suore tedesche, argentine;
spagnole. italiane, cilene, jugosla-
ve... Credevi di trovarti accanto a
giovinette festose: guardavi. e in-
vece vedevi volti an7jani, maturi.
Qualcuno fresco. Ma sorrident~
con la pelle trasparente per la gioia
interna, per la freschezza dell'a-
nima non invecchiata accanto al
corpo. insegnando e istruendo.
Romano e Bernardino. A Trelew
abbiamo incontrato due Giovani
Cooperalori - Romano e Bernar-
dino - giunti da poco per un'espe-
rienza di tre anni fra i baraccati.
C'era nei due il ricordo dello sgo-
mento del primo arrivo, il coraggio
di dopo, la fede semplice e fone...
Che emozione vedere i bambini
scalzi e mal vestiti correre incontro
ad essi, e abbracciarli stretti. e
baciarli. E loro •li ripulivano col
proprio fazzoletto, e ridevano tutti
insieme.
lo pensavo ai quar1ieri comodi
delle città che i due avevano la-
sciato volontariamente. Pensavo al
frastuono. alla fretta. alle impen-
nate giovanili dei loro coetanei...
Sono potenti? Molte volte ab-
biamo toccalo con mano quanto
possono i salesiani in Patagonia.
Basta nominarli: si aprono le porte
più serrate, si sciolgono i nodi più
aggrovigliati, si spalancano le brac-
cia. Ci veniva da dire: << l salesiani
qui sono potenti, possono ottenere
tutto, realizzare imprese impossibili
nel giro di poche ore. A nostro
vantaggio. è stato proprio così. Ma
subito ci parevano frasi stona te.
Mal si adatta l'idea dclJa potenza
come la intendiamo comunemente,
con l'aria semplice. modesta, calma,
perfino djmessa dei salesiani che
abbiamo conosciu10. Segno che la
loro potenza è di altra natura.
E' forse nella cultura molteplice e
vasta, come in padre Aristide che
dirige la Escuela Agrotecnica nella
missione di Rio Grande (lo ab-
biamo visto spesso accanto a noi.
sollecito e silenzioso appia,natore di
tanti nostri contrattempi, guida im-
pareggiabik, infOimato di tulio,
senza orgoglio sfoggio, ma con
una risposta esauriente per ogni
tipo cli domande).
La potenza salesiana è forse
nell'insegnamento di vita e di la-
voro che hanno dato a ragazzi cli
molle generazioni, e continuano a
dare.
E' forse neU'impronla di fes1osità
che accompagna i loro sacrifici
giornaUeri, la loro povertà, anche le
loro strellezze, specie in alcune re-
gioni. Missionari veri. dalle scarpe
rotte e i capelli polverosi. Pronti ad
alzarsi nella notle se avvertono fuo-
ri, l'eco di lamenti...
Quanto può l'amore. Una delle
cose più splendide, cli quelle da
conservare nell'anima col calOie
più segreto: l'umanità dei missiona-
ri, la loro semplicità, la loro pre-
mura accettata da noi quasi con
occhi umidi. Tanto era umile. cal-
da tenera. senza venature stonate.
11

2.2 Page 12

▲back to top
E il loro sorri,o Non un artificio di
vol11ntà - rure apprezzabile -.
ma un"illumina,ione interna <lcll'a-
nima. che vive di grazia. di gen.:ro-
:.ità. della frcschcua dei ragani.
dei loro eiochi. del loro crescere. del
loro aprir,i a una vita più con~are-
Vlile.
Questa nostra csperienn1. ar-
rena accen1tata qui. ci ha dello
quanto pos-,a realizzare l'amore
<lèll'unmo per l'umanità !>e l'uomo.
amando come ha saputo amare
Don Bosco. dimentica !.e -,1c~-,o per
darsi agli altri. in ogni momento.
~enta riserve e st>mpre èùn leliLia.
Un secolo d1 questa donai.ione
ncll'immen-,a Patagonia. ha avul(l i
~uoi splenditli rruui.
Che cos'è una radice. L'ultivilà
del presente l'abbiamo toccata con
mano: scunk. laboratori. orranutrn-
fi. u»pcdali. .imbulutori mc<lici. Che
!>nno anche frutto del pa~!.alO.
Del passato concluso abbiamo
vi!>lO un altro tipo di testimonian,.a:
i numerosi monumenti a Don
Bosrn nelle pi:1nc <li varie cillà, le
!>tradc a lui intitolate. k !>UC effigi
negli aeroporti.
E i nomi geografici legati a salc-
sinni. A don Dc Agostini (il primo
c:,ploratore della Patagonia Meri-
dionale) a cui i! detlicaw uno I.lei
più bei fiordi del mondo. Po·1c·e la
Sierra col nome di Beauvo1r. c'è il
lago Fagnano, i: ricordato il pàdre
Stefanclli << ,copritore del pct rolio
patagonico >>...
Dei salesiani parlano pure i mu-
!>CÌ. di grande interei.se etnico. geo-
logico. storico, che cs:-1 hanno
creato in molti centri. E gli osserva-
tori astronomici (\\i vede anc1>ra il
primo sorto nella Patagonia. im-
riantato da loro)...
\\fa i sale:,1an1 non hanno hi-
sugno di pe!n,;ieri di riconrn,cenLa.
per continuare a lavorare in pieno
spirito di Don 80:,co. In una mis-
sione ho letto e copiato unn frase
che ben si adatta a loro: <' Una raiz
es una fior quc dc:.deiia la rama,>.
Una radice è un fiore che disdegna
la fama.
Cccù, questo mi pare il simbolo
del mondo salesiano: lavorare
come lavora la radice. com1nciundo
da basso. dal fondo, capillam1ente.
non intcressando,i degli apparati di
,uperficie: scavare e irrobu~tir,i per
dare maggior nutrimento. La
pianta di sopra. poi. cresce rigoglio--
su: è a essa ~!tanto. alla sua fiori-
tura, alla matura,ione dci frutti che
va l'allenzione altrui.
TERESA FRANCIOSO
12
PER COOPERATORI
Campania PACOGNANO 01
~991ugno
Lazio
___ I
VICO
EQUENSE
---
(N-A)
-
- -settembre
,
VILLA TUSCOLANA
22-25 giugno I
(Frascati)
5-8 settembre I
Marche LORETO
I
aperti a tutti
(Casa San Francesco} 27-31 agosto
Piemonte MUZZANO (VC)
Puglla I ANDRIA (BA)
8-11 settembre 1
3-7 luglio I aperto a tutti
PER COOPERATRICI
Liguria
Marche
Piemonte
Slcllla
Toscana
BOCCA DI MAGRA
LORETO
(Casa San Francesco)
MUZZANO (Vercelli}
ROCCAVIONE
(Cuneo)
CASELETTE (TO)
NICOLOSI
(Catania)
VALL.OMBROSA
primi di settem.
22-26 agosto
' 1-5 agosto
n-,òagosto
~settembre
20-24 agosto
24-28 agosto
11-15 settembre
17-21 agosto corso di orient
per signorine
I 19-22 agosto
1
PER GIOVANI COOPERATORI
_Campania
Puglia
Veneto
PACOGNANO 01 V E. I 9-13 settembre
OJSTERNINO (BA) ~ 8 agosto
CENCENIGHE (BL)
7-14 agosto
I I PER SOLI CONIUGI
Piemonte MUZZANO (VC)
11-15 agosto
PER GRUPPI DELLA FAMIGLIA SALESIANA
I Veneto
I CISON DI VAL.MARINO 23-28 agosto
« Esperienza forte di Dio », sono stati definiti Perciò i Cooperatori salesiani ne
organizzano numerosi corsi ogni anno
Durante l'estate 1977 sono in programma 22 corsi di esercizi splrlluall nelle varie
parti d'Italia. La tabella qui sopra Il elenca la ripartizione geografica ha solo intenti
prat1c1. chiunque può dare il suo nome a un corso d1 una regione che non sia la sua.
Per fnlormazlonl e iscrlz.ionl, I Cooperatori possono nvolgers1 al Cons1gho
lspettoriale della propria zona

2.3 Page 13

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AFRICA EQUATORIALE
-
A senlzlo e pronlsorl
nel continente nero
« Questi missionari si abituano all'idea che un giorno
dovranno andarsene, quando il loro contributo pastorale
non fosse più richiesto dalla Chiesa locale o dai regimi
politici dei paesi in cui lavorano >>. Così padre Pierre
Pican, ispettore salesiano di Parigi, al ritorno da una
lunga visita alle opere salesiane nel cuore dell'Africa.
Padre Plcan: una visita di 15.000 chilometri.
Una manciata di missionari. sparsi
io pae:;i immensi. Padre Pìerre
Pican. ispeuorc salesiano di Parigi, di
recente è andato a trovarli: ha com-
piuto per questo un viaggio di 15<XX>
chilometri nell'Africa Equatoriale.
Giovane (41 anni), alto, dinamico,
ottimista i:: realista insieme, in prece--
dcnL.a aveva lavorato a lungo in me1,20
alla gioventù in Libano e a Caen. ln un
articolo apparso sul BS francese ha
descritto la situwione dei missionari
salesiani in Congo. Gabon, Camerun e
Zaire. Ha verificato il nuovo atteggia-
mento Ji servizio alle Chiese locali
richiesto ai missionari oggi. ha consta-
tato tulla la necessità della loro presen-
za e insieme tutta la loro provvisorietà.
~Ai salesiani - ha detto - sono
sta/i qffìdali compiti molto diversi, se-
condo i 1·ari paesi. L è11vluzione delle
loro altività è molto legata ai cambia-
menti socio-politici e alla ,1·1essa accele-
razione della storia in questi paesi >>.
Congo dopo la . nazionali12azione.
Nella Repubblica popolare del Congo
(un po' più vasta <lell'1ta1ia con ap-
pena 1.300.<XX> abitanti, di cui un lerw
cattolici). i salesiani hanno un'opera
complessa a Pointc-Noire. il porto
principale del paese, e una parrocchia
appena avviata nella capitale Bra.zza-
vi.Ue.
A Pointe-Noire essi arrivarono nel
1959 su invito del vescovo, e presero in
consegna oltre alla parrocchia una
scuola tecnica con internato. Al loro
fianco lavoravano col laboratori e pro-
fessori congolesi. Nel 1%5 la scuola
venne nazionalizzala, e ciò lungi dal
provocare il ritorno dei m~ionari in
Francia. li spinse a una riconversione
completa delle attività Il sul posto. Essi
cercarono e trovarono modi nuovi per
evangelizzare la gioventù. elaborarono
strutture nuove di apostolato. Attra-
verso UD ct:ntro di animwJone dei
giovani ora riescono ugualmente bene
a educare nella fede i giovani delle
scuole, che pure vengono SOlloposti -
negli ultirrti anni - a corsi di ideologia
marxista. (Dopo quasi dlx.lici anni
dalla nazionalizzazione delle scuole,
ben pòChi missionari del Congo rim-
piangono oggi il cambiamento provo-
cato da quel radicale provvedimento
governativo.)
Un giovane prete salesiano del Ga-
bon, padre Paul Ebome, ha aperto a
Pointe-Noire un centro giovanile (ora-
torio, biblioteca e sala di lettura. centro
dÌ educazione catechistil:a e sala delle
riunioni) molto frequentato dai giova-
ni. Vi si ritrovano per discutere, riflet-
tere. pregare. E i catechisti vi prepa-
rano le loro lezioni. Padre PauJ sta
intanto sperimentando un progetto lii
gestione del suo centro da parte ùei
giovani stessi: <' in Congo le comuniuì
crisriane c:umi11cia110 a respo11sabiliz-
::arsi molto attivamellli? >}. osserva padre
Pìcan.
Una scena di Ieri (e anche di oggi). Ma le comunità cristiane dell'Africa cominciano a
responsablllzzarsl. E Il missionario venuto dall'Europa è chiamato a un nuovo rapporto con queste
comunità, fatto di servizio, disponlbllltà e provvisorietà.
Presenza duttile in Gabon. Nel
Gabon (un po' più piccolo deU-ltalia. e
meno di un milione di abitanti) i
salesiani hanno tre comunità. Due sono
piccoli seminari. o meglio pensionati
per seminaristi. affidati dai vescovi ai
salesiani: uno sorge a Libreville, la
capitale, e l'altro (per vocazioni adulte)
a Sindara.
A Libreville padre Garnier è incari-
cato dei progran1111i cattolici alla televi-
sione (un'ora di trasmissione ogni do-
menica). E guardando con realismo al
futuro. sia costituendo un'équipe di
tecnici gaxonesi che pos.sano domani
fare da soli.
Un certo numero di giovani espulsi
13

2.4 Page 14

▲back to top
dalla Guinea Equatoriale si ~ono rifu-
giati a Libreville: un salesiano si oc-
cupa di queUi più in difficoltà. Altro
salesiano della capitale è animatore del
movimento << Coeurs Vaillants >> per il
Gabon: cura una pubblicazione mensi-
le, che pemielte ai giovani di organiz-
zare da soli con regolarità le loro
riunioni L'inizialiva è seguita anche
nei villaggi sparsi in mezzo alla bosca-
glia.
A Fougamou due salesiani hanno la
responsabilità pastorale di una decina
di villaggi e altri gruppi sparsi in centi-
naìa di chilometri di boscaglia.
Ancora: a Port-Gentil. il porto prin-
cipaJe del paese. zona ricca di petrolio
e con le prime industrie. i salesiani
hanno una parrocchia. e hanno il loro
da fare con una gioventù studentesca
(poca). ma soprattutto operaia, spesso
sottoccupata se non disoccupata <1 L "e-
sperien:a è arida ma esaltante>>.
scrive padre Pican.
li Gabon è l'esempio lan1pante di
una presenza missionaria quanto mai
variegata e duuile, di fronte ai bisogni
mutevoli della realtà.
Un salesiano in Camerun. C'è un
solo salesiano in Camerun, un sacer-
dote esperto in agronomia, impegnato
nella pastorale ùella diocesi di Bafia.
Ma il vescovo vorrebbe una comunità
intera di sale~iani, a cui affidare una
scuola professionale quanto mai urgen-
te. intanto padre Alain mette la sua
testimonian:t.a sacerd()tàle e la sua
competenza specifica al servizio del
movimento cooperativislico che sta svi-
luppandosi nel mondo rurale.
Un'intera lspettoria. Nel vastissimo
Zaire (Otto volle l'Italia, 24 milioni di
abitanti, di cui dieci cattolici), i Sale-
siani costituiscono un'intera lspettoria
con 184 missionari e 28 centri, (di cui
alcuni nei vicini stati Rwanda e Burun-
di).
La chiesa zairese !>i dimostra molto
vivace, con un episcopato consapevole
e coraggioso cli fronte ai problemi
en()nni del paese.
Sarebbe lungo descrivere la presenza
dei salesiani in Zaire. Le loro opere
sono concentrate maggiormente nel
Katanga, regione dell'interno ricca di
miniere. Sono opere traboccanti di gio-
ventù. che nelle scuole soprattutto te-
cniche e professionali si preparano alla
vita.
L'avvenire. (r E' difficile prevedere
/"awenire - dice padre Pican - . Le
missioni in Africa sono neflamente tra-
sformare rispetto al/'epoca coloniale. i
missionari dipendono da una gerarchia
in gran parre qfricana, che dt{finisce e
orienta autonomamente fa propria pa-
stora/e. I missionari colllinua110 a ren-
dere uri/i servi:i. sovente ris,iltano inso-
stituibili ancora oggi. ma si sw11no abi-
tuando altidea che un giorno potrebhero
anche andar via. quando il loro contri-
bwo pa.çtorale non fosse phì richiesto
dal/a Chiesa locale. o non fosse pilì
conrentito da regimi politici ostili.
(< Ma 11011 siamo ancora giunti a
questo punro. An:i, per quel che ri-
guarda i vescovi di questi paesi, essi
so/lecitano 1111 ra.ffonamento della pre-
sen::.a missionaria.
(< In sostanza - conclude padre
Pican - la Chiesa in Africa 1•ive e si
espande. E anche se oggi più di un
tempo i missionari si sentono solo a
servi::io e provvisori, quelle Chiese focali
lwn110 ancora hisogno - e molto - di
essere aiutate >).
(Da un articolo di Georges Lairesse)
LE RIVISTE -
«. Note di Pastorale Giovanile». l'unica
rivista italiana Interamente consacrata
alla Pastorale Giovanile, si è data un
nuovo volto. La rivista, redatta dal
« Centro Sales.iano Pastorale Giovanile »
di Torino, e pubblicata dalla LDC, è
entrata quest"anno nel secondo decennio
di attività, e ha sentito il bisogno di
ristrutturarsi. Annunciando la nuova for-
mula, Il direttore Elio Scotti ha dichiarato
Il suo intento: essere antenna e ripetitore.
Ecco le sue parole: « Essere antenna che
capta le molte voci del giovani e del loro
animatori; e poi ripetitore di .proposte, di
idee, delle pulsazionl nuove che la gio-
ventù è dì continuo chiamata a Immettere
nella Chiesa, per la giovinezza dell'uma-
nità».
Dieci anni. NPG era nata nel gennaio
1967, sul troncone di precedenti pubbli-
cazioni salesiane attive fin dal 1948. Era
una risposta al Concilio: un'accettazione,
e un prolungamento. Cioè un contributo,
sotto tanti punti di vista stimolante, per i
lettori che hanno avuto la costanza e la
volontà di seguire passo passo la non
facile marcia della rivista. « Non abbiamo
trovato molti aiuti negli studi teologici,
pedagogici, metodologici - riconosce
ancora il direttore - . Abbiamo dovuto
cercare qua e là i filoni del discorso ». Un
discorso che non è risultato comodo, e
ha impegnato anche il lettore lungo vie
poco battute. Ma non poche pagine della
rivista hanno trovato eco In vari docu-
menti ecclesiali, e lettori attenti le hanno
trapiantate In contesti pastorali diversi,
anche all'estero.
La nuova formula. Ora NPG volta pagi-
na. Gli argomenti continueranno a essere
gli stessi (e non potrebbe essere diversa-
mente): la corresponsabilità dei giovani, Il
gruppo come luogo di educazione ed
evangelizzazione, la liturgia. la dinamica
dì gruppo, la scuola, Il centro giovanile, il
quartiere. la professione, la vita politica...
Ciò che cambia, sono anzitutto « gli ado-
lescenti dì tipo nuovo, che stanno emer-
gendo dopo il turbinio di questi anni
esplosivi ». E poi. sulla carta, l'imposta-
zione della rivista.
Ogni fascicolo da gennaio si apre con
uno Studio impegnato, che porta l'opera-
tore di pastorale a riflettere. E chiude con
un sedicesimo dedicato Ai preadolescen-
ti, con presentazione di esperienze e
sussidi pratici. La parte centrale è costi-
tuita da un Dossier a carattere monogra-
fico. e articolato. Anzitutto, per i singoli
problemi, è avviala l'analisi dei fatti;
quindi la ricerca delle prospettive In vista
di una progettazione; infine per l'azione:
itinerari, sussidi e strumenti di lavoro.
I Dossier del 1977. Il fascicolo d i gen-
naio ha anticipato gli argomenti dei dos-
sier che saranno presentati nel 1977. Essi
sono: Incontrare Cristo; Fare esperien-
za..., Il linguaggio della pubblicità; Il
campo estivo; Gruppi giovanili e cultura;
Giovani cristiani e scelte marxiste; Gio-
vani e parrocchia; Il tempo libero dei
giovani.
I primi fascicoli dell'anno, già usciti,
testimoniano lo sforzo dei redattori per
rendersi più accessJbilì. Per quanto è
possibile. Perché, se è assurda l'astruse-
ria fine a se stessa, non è certo da
incoraggiare la ricerca del facile e del
pratico a tutti i costi. Non é stato detto
che e sono proprio rprincipi astratti quelli
più pratici? »
(Abbonamento annuo lire 4.400. CCP
2/27196 intestalo a LDC - 10096,
Leumann-Torino).
14

2.5 Page 15

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BRASILE
Le sette belle doti
dei miei Tucani
L'ospitalità, il lavoro comunitario, l'allegria, il senso del
pudore, la capacità d'imitare, l'onestà a tutta prova e il
senso della dignità rendono bella la vita di questi uomini
primitivi dell'Amazzonia, e li dispongono a un felice
incontro con il Vangelo. Ecco il profilo morale dei Tucani,
nel ricordo affettuoso del vescovo salesiano che per 50
anni lavorò per loro: mons. Giovanni Marchesi.
U n celebre etnologo un giorno
ha voi uto esaminare le caratte-
r
ristiche degli indi Tucani. e ha
catalogato ben 24 loro qualità: 17
risultavano negative. e 7 positive.
In altre parole. i miei Tucani avreb-
bero 17 difetti e 7 virtù.
Alla scuola dei. miei maestri di
missiologia - Don Bosco, ~an
Francesco di Sales e Papa Giovanni
- io preferisco mettere in luce le
loro sene belle doti, che sono quelle
per cui li ammiro e stimo (quanto ai
loro 17 difetli. essi... si riscontrano
in grado più o meno spiccato presso
lutti i popoli del mondo). Io scelgo
le virtù, anche per obbedire a san
Paolo. Egli diceva ai cristiani di
Filippi: << Fratelli, tullo quel che è
vero. nobile. giusto, puro, amabile.
onorato. quel che è virtù e merita
lode. lullo questo sia oggetto dei
vostri pensieri>>.
L'ospitalità. La prima virtù dei
miei Tucani è l'ospitalità. un'ospi-
talità proverbiale.
Aristotele definiva l'uomo (( un
vivente socievole>>. L'isolamento fa
nascere il bisogno di comunicare
con il proprio simile e la felicità di
ospitarlo. li Rio Negro, che prima
delle attuali ~uper~trade (quella
Amazzonica e quella Perimetrale)
contava un abitante ()gni otto chilo-
metri. era nelle condizioni più alle
per sentire il gran bene dell'ospita-
lità. Qu.alsiasi persona bussi alla
porta della maloca o della casetta
tucana, viene benevolmente ricevu-
ta.
Dopo il primo saluto, l'ospite è
fatto sedere su di un uapicaçaua
(sedile di legno durissimo. model-
lato a fuoco). Comincia la conver-
sazione tra uomini. mentre le
donne preparano cibo e bevanda in
quantità. Le novità recate dall'o-
spite alimentano le conversazioni
fino a sera. quando gli viene offerto
un posto per sospendére la sua
amaca e passarvi la notte. Al mat-
tino preslù, dopò il bagno nel fiu-
me, tutti si intrattengono di nuovo
con l'ospite. All'ora di colazione
tutti si mettono in circolo, per man-
giare con lui. Alla partenza tutti si
salutano con grande rispetto. se-
guendo un formulario d'etichetta
che si perde nei secoli. E per chi
parte c'è il << cestino da viaggio>),
con frutta e mandioca. per far
fronte a una giornata di cammino.
Grazie a questo senso di ospitali-
cordiale e generosa. io potei
compiere lunghissimi viaggi, anche
di mesi, trovando sempre tutto il
necessario per vitto e alloggio, ta nto
nelle maloche che nelle casette.
Il lavoro comunitario. Si suol dire
che l'indio è pigro, che lavora poco.
Si dovrebbe dire che è lento, ma
lavora sempre: fino a tredici ore al
giorno.
La sua giornata comincia verso le
quattro, al primo canto del gallo. Si
a lza - o meglio scende dall'amaca
- quando è ancora buio, e in fila
indiana (prima gli uomini e i ragaz-
zi, poi le donne e le ragazze) si
avvia al chiarore di fiaccole alla
riva del fiume per prendere il ba-
gno. Tornato alla maloca per la
colaz.ione (pappa di mandioca e
pesce. comincia la sua giornata la-
vorativa: caccia. pesca, coltivazio-
ne, segheria, fabb rica di mattoni.
tessitura, confezione di manufatti
folcloristici da vendere a Manaus,
ecc. Ma sono tutte attività svolte in
<< équipe >).
fn questo lavoro in cooperativa
non è neppur supposta la furbizia
europea di... lasciar faticare gli al-
tri. Per loro è un vero peccato di
disonestà e di egoismo. In occasioni
speciali il lavoro in cooperativa non
è affatto rimuneralo. è squisita-
mente caritativo. E allora viene
fatto con maggior impegno. quasi
con entusiasmo. per l'ideale di bene
che lo sorregge. C'è per esempio, da
preparare una casa, o da realizzare
una piantagione di mandioca. per
una famiglia colpita da epidemia.
in cui nessun membro in grado di
lavorare. I miei Tucani non si ti-
rano indietro!
Un bel lavoro coUettivo si fa
anche quando c'è da fondare un
nuovo gruppo di case o un vi llag-
getto. Si spiana il terreno. si sca-
vano le fòndamenla per le singole
case, e anzitutto per la cappella e la
scuola. E prima ancora si innalza
una croce, fatta con due grossi
tronchi prelevati dalla selva
sempre uno spettacolo commovente
il trasporto e l'innalzamento della
croce di fondazione!).
Anche l'apertura di una nuova
strada o la costruzione di un ospe-
dale1to viene fatta col concorso di
lutti, e sempre gratuitamente.
Sono esempi di una maturità
civica che dà dei punti ai bianchi. Il
cristianesimo ha trovalo nel Rio
Negro un sustrato di fraternità.
molto migliore del nostro indivi-
dualismo.
Alle~ria dì fanciulli. Uomo al-
legro 1I ciel l'aiuta. Ma l'allegria
15

2.6 Page 16

▲back to top
co,;tante è prerogativa del fanciullo.
che sa dimenticare, e vive alla gior-
nata. Ecco perché Gesù dke: (< Se
non diverrete come fanciulli non
entrerete nel regno dei dcli 1>.
Il Tucano l: un fanciullone. E'
,cmprc allegro. anche nei periodi
tristi di carestia o epidemia, ,Lnche
<lurante le fatiche più mw,:.acranti.
e La beUa risata sonora l'eleml'nto
scoppiettante di tulle le sue conver-
,.vioni.
Se l'uomo è cosl pensare al fan-
ciullo. E' un amore di gaicua! lo
non mi sentivo ùi rimproverare i
ragani dopo qualche birichinata,
e per non vederli tristi neanche per
un poco. li mio unico castigo
'>Cmpre stato quello suggerito da
Don Bosco: la privazione del salu-
t~l. Bastava 4uesto mio atlcggia-
mcnto serio. per rendere pensosi
tanto i ragavi che gli uomini. Per-
ciò dovevo io pure studiarmi di
e~ere abitualmente allegro e chiac-
chierino come loro. altrimenti mi
avrebbero giudicato scontento di
loro anche quando non lo ero.
essere lasciati in pace da loro.
I miei Tucani io li conosco <la
cinqunnt'anni, c non da un'inter-
vista superficiale e morbosa. Fin
dai rrimi tempi ùclla missione ab-
hiamll trovato più modesti e riser-
vati questi indigeni quasi nu<l1, che
non le donne europee in mini o
maxigonna. In realtà il loro i,Cnso
ùel pudore è una veste quant(l mai
decorm,a.
La perfetta imitazione. Noi
bianchi siamo troppo razionali per
riuscir a imitare alla perfe'.lione:
vogliamo darci ragione di q ucllo
chc ci proponiamo di riprodurre, e
cosi risultiamP lenti e imperfetti
nell'apprendere. Il Tucano 1mccc
impara un mestiere o un'arte in
pochissimo tempo.
Ma c'è di più. Anche il ragazzino
di prima elcml.!nlare. a parità di
comportamento ingenuo del bam-
bino europeo. riesce a copiare Jal
voro profesi.iooale. e cosi la mag•
gior parte <lei giovani alla fine dei
corsi avevano imparato bene tre
mestieri. G uarùare e (< rubare il
me$tiere ,) per loro è tutt'uno. Di
fatto i nostri exallicvi riescono
sempre a trovare un 1mp1ego.
Altro vantaggio della perfetta
imita7ÌOIH! si rivela nella musica:
hanno un orecchio finissimo. Ap-
pena sentita una mclodi~ sanno
ripeterla. Nel 1929 il missionario
don Giacone condus~e a Manaus.
capitale dello stato Amazooas. i
suoi trenta piccoli cantori. e fece
eseguire nel Teatro Polyteama canti
patriollici inframcuati da saggi
ginnici Mise a scalpore la città.
Onestà a tutta prova. Ricordo
e che dn raga12i noi i.i diceva: roba
trovalo mezzo rubata. Ma i miei
Tuc~1ni non immaginano neppure
che si pos~a chiedere un compenso
nel consegnare ciò che si trova
li senso del pudore. Nella fami-
glia <lei nostri 1n<ligeni si riscontra
un senso di pudore che impressio-
na. Lo si rileva in molle circoi,tanze
s i g n i f i c a t i ve .
Tutte le malline, per esempio, i
Tucani prenc.lono il bagno: ma gli
uomini lo fanno sempre io luoghi
distinti e distanti <la quelli delle
donne.
Tra i giovanotti e le ragau.c poi
c'è molto riscrho e molto rispello.
Gli an2-iani sono rigori~imi nel
riprendere il giovane quando notas-
sero piccoli ~chcl7i o leggere-ne con
le donne.
Anche prima che fossero cristia-
ni. i genitori che dovevano assen-
Un vlllas,glo presso Toracua (Rio Negro) costruito dal Tucani sollo la guida del missionari. I muri
sono di paglia e argilla. E fatto Il primo, I Tucani sono capaci di lame allfl come quello.
tarsi per lunghi viaggi, pregavano
k suore di accogliere nella mi.,~ione vero aM,ai prima e con molta più Anche chi contrae debiti non si
le figliole. e di custQdirle lino al precisione. Dopo quallro mc:.i i sottrae mai al dovere <li pagare fino
loro ritorno.
raga77elli delln nrn,sione sono in all'ultimo centesim(), a costo di la-
C'ene affermazioni di e tno logi grauo di scrivere in huona calligra- vorare a giornata senza rettibu-
circa esperienze prematrimoniali, fia qualsiasi pagina di dettalo. Nel zionc fino a estin.lionc completa del
sono assurde. La legge tribale. uiscgno -,ono campioni.- non per debito.
prima ancora che il cristianesimo. inventiva ma nella riprodu.lil>nC dal Ogn1 centro di mi.,smne aveva un
imponeva lo stato dj verginità nel modello.
magazzino-cooperativa, per evitare
presentarsi alle noae. Di vero c'è il
Gli uomini. dopo aver aiutato il che gl'ind1 dovessero andare fino a
fallo che a lcuni giovanotti tucani, (< mi~~innario >) a costruire un villag- Manaul> (con lunghi disagi di viag-
interrogati con insistenza e in1lp- gello. sapevano cu:.1ruime altri con gio in c.:anoa. a V<Jltc 18 giorni ai
portunamente sui problemi ses.<,ua- la l>tcs~ planimètria e la :,tessa remi). e ,;oprallutto perché non fos-
li. per liberarsi dttlla petulun.la prcci-,ione. e seni.a alcuna assi- ser('I vittime di ~trouinaggìo. I
degli investigatori risposero a tulle stcnla <li capomaslri
nostri maga.,.zini infatti misero in
le domande: <1 Isso mesmo » (Pro-
La dote dell'imitazione perfotta crisi i lo~chi affari di molti commer-
prio cosl)! Era una risposta che li ha contribuito non poco alla quali- cianti c contrabbandieri della zona.
liberava e.la Iunghe tiritere. E questi fica.lione dei nustri allievi nd di- Le 1111:rcanzie che il coadiutore
I impudenti europei non si accorge-
vano d'essere giocati dai Tucani.
che ,,olevano \\Olo farla finita cd
verlìi mestieri. Dopo un anno di sale~iano Gioacchino Da Valle ci
tirocinio sapevano già quanto oc- procurava mese per mese da Ma-
correva per destreggiarsi in un la- naus. veniHmo Ja nm ~cambiate
16

2.7 Page 17

▲back to top
con le derrate alimentari. prodotte
dai Tucani. necessarie a mantenere
j loro figli divenuti nostri alunni
interni e alunne delle suore. Nel
gestire queste cooperative noi era-
vamo quanto mai remissivi e disin-
teressati. e gl'indi se ne meraviglia-
vano al punto da domandarsi sul
serio se noi fossimo dei... bianchi!
Senso della dignità. In tutti gli
indi del Rio Negro ho sempre ri-
scontrato un alto senso de11a pro-
pria personalità. E questo stupisce
se si pensa alla vita comunitaria che
essi conducono nella maloca e al
lavoro fatto abitualmente in coope-
rativa per la caccia. la pesca e le
coltivazioni. Il Tucano è una per-
sona e non mai un numero.
Il senso della propria d.ignilà è
forte anche nel ragazzo. E favorisce
la (e promozione divina>> degli indi-
vidui. ossia il cristianesimo. che fa
di ogni essere umano un figlio di
Mons. Giovanni Marchesi (autore del lesto):
una vita per I Tucani.
Dio e un fratello di Gesù.
Tra i Tucani il ragazzo è oggetto
di tutto il rispetto possibile! Deve
capire il suo dovere da sé. senza
coercizioni. Il boom della culturiz-
zazione cristiana dei Tucani in soli
cinquant'anni è dovuto alla loro
predisposizione verso il sistema
educativo di Don Bosco, che è
basato sul dspetto della personalità
del raga..a.o. e cerca di condurlo
senza costrinzione ad accenare e
desiderare la formazione.
lo fui accettato come padre, e
persino come 11 Pajé-retè >> (mas-
simo stregoae), solo per il rispetto
che ho usato verso gli indigeni,
grandi e piccoli. Mai che io abbia
rimproveralo i mlei Tucani per le
loro superstizioni o per le loro man-
canze, anche g1avi. Il mancalo sa-
luto - come ho già detto - era il
più grande castigo.
Soprattutto con i ragazzi mi sfor-
zavo di avere la pazienza di Giob-
be, e di non castigare nessuno. ll
ragazzo tucano è orgoglioso di ap-
partenere alla sua razza: uno
sgarbo fano a lui. lo ritiene subito
come Iauo a 1ut1i i Tucani. L'im-
pegno degli allievi nell'imparare a
scrivere e a lavorare è dovuto anche
a un puntiglio di razza: vogliono
evitare qualsiasi osservazione da
parte degli i,nsegnanti bianchi.
Un'osserva?.ione fatta in pubblico,
o un castigo inflitto davanti a Lutti.
è perciò un disastroso errore
pedagogico!
L'interrogazione deJle lezioni va
falla a c<>lpo sicuro, ossia... quando
c'è la certezza che tutti i ragazzi
sappiano cavarsela almeno con la
sufficienza.
La premiazione dei migliori com-
porta la premiaz.ione... di tutta la
classe. Si doveva ricorrere ad atte-
stati di buona riuscita appena dille-
renz.iati (di I0 , 2°, grado), perché
lutti avessero qualcosa da mostrare
con orgoglio ai loro genitori.
Cercate prima il regno. I miei
Tucani sono convinti che noi
bianchi sappiamo un sacco di cose
che loro non sanno. ma.sono allrel-
Lanto convinti che i bianchi a Joro
volta non se la caverebbero a vivere
da !;Oli tra fiumi e foreste. Non
saprebbero fare neppure dieci passi
nella selva senza smarrirsi; tanto
meno saprebbero remare nei fiumi
senza capovolgersi. Divenuti cri-
stiani. dpetono con persuasione:
~' Ogni popolo ha dal buon Dio i
propri doni 1). E per quel che li
riguarda, non hanno torto.
Ora essi hanno acquisito il senso
della dignità umana e cristiana in-
sieme. che non è frutto di orgoglio
tribale ma di una splendida somma
di due cullure. Lo dimostra già il
loro contegno esteriore, fa nobiltà
del loro tral-lo. n sapersi esprimere
io tre lingue, il possedere una o pjù
qualificazioni di lavoro. Tutto ciò li
pone a un livello medio, che è
superiore a quello degli stessi
bianchi di Manaus.
lo ne sono felice, perché vedo
avverato il monito deJ Signore:
<1 Cercate per prima cosa il regno di
Dio, e tutto il resto vi sarà donato
in soprappiù>).
Mons. GIOVANNI MARCHESI
(Condensalo dal volume (I Tra fiumi e fCJre-
sre 1)
LIBRERIA
Le mani
ir Canti per la preghiera dei giovani »
Disco LDC 1977. 33 giri. stereo-mono.
Lire 4.500.
Libretto con parole e musica, Lire 350
« Le mani , di Cristo, inchiodate sulla
croce, sono una condanna perenne
contro ogni forma di violenza >... Il disco
raccoglie 6 canti ricchi di contenuto
religioso-sociale, che toccano problemi
profondamente sentiti dai giovani.
I testi sono di E. Ferretti, la musica di
A. Bagni. I cori sono eseguiti da ragazzi e
ragazze di istituti salesiani. Dopo ogni
canto, il disco presenta la base orche-
strale per un facile apprendimento.
Adatto per la preghiera, la riflessione,
celebrazioni varie.
Teresio Bosco
Il mondo mia patria
SEI , 977. Pagine 280, Lire 2.800
Dalla presentazione dell'autore:
« Questo libro vorrebbe dare una mano
all'educatore, nel portare il preadole-
scente a elaborare un progetto di vita
aperto: non il progetto di un piccolo
borghese chiuso nel guscio dell'indivi-
dualismo, ma quello di un ragazzo che si
sente e vuole reallzzarsi come cittadino
del mondo.
« Gli parliamo della Terra come sua
patria. Gli raccontiamo la storia della sua
scoperta, la lunga lotta che è stata com-
battuta in tutti i continenti per la libertà e
la giustizia; gli parliamo dei problemi non
ancora risolti, delle piaghe tuttora aper-
te... Al termine lo aiutiamo a fissare lo
sguardo sulla Terra di domani, che anche
lui dovrà contribuire a costruire >.
E' un 1/bro per la scuola, per una
scuola più coraggiosa.
A cura di Pietro Brocardo
La Formazione Pennanente Interpella gll
Istituti religiosi
LDC 1976. Pagine 464, Lire 6.000
Frutto della collaborazione di 22 autori
specializzati, questo volume di studio -
0
ricchissimo di dati e di stimoli - costi-
tuisce un notevole contributo su un tema
di urgente attualità per il rinnovamento
della vita religiosa .
17

2.8 Page 18

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ETIOPIA
Primo fare amicizia
o
eon la gente del posto
o
o
o.
~
.
' ~ '
"., ...e!~.:i-
o Dove in certi anni si muore di
siccità, un pozzo ben costruito e
profondo è un dono di lncalcola-
blle vatore.
o Centro giovanile: si comincia con
la pallavolo e il calcio. Il gioco è
un modo etemo di lare amicizia
con i ragazzi.
o Oh, meraviglia della tecnica: si
gira uno strano arnese chiamato
rubinetto, e l'acqua zampilla senza
doverla tirare su dal pozzo!
o E meraviglia della natura: due ele-
gantissime gru crestate.
o Giovane diacono della Chiesa or-
todossa copta.
0 I quattro salesiani di Makallè con
Il loro vescovo mons. Workù. Da
sinistra: padre Abraham, Joe
Reza, Cesare Bullo, padre Pat.
Forza, ragazzi! Se vogliamo Il
campo per giocare, dobbiamo
prima prepararcelo.
Bambine della prima Comunione,
o e due catechiste. La comunità cat-
o tolica di Makatlè è minuscola (400
ledell) ma mollo Impegnata.

2.9 Page 19

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La scuola tecnica verra. E' la più
difficile da avviare. ocx;orre ancora tro-
vare i fondi. Intanto i quattro salesiani
che dall'anno l,COrsO hanno messo su
casa a Makallè neJ Tigrai. hanno già
aperto il centro giovanile e si stanno
impegnando nelle opere sociali.
Bisogna anzitutto fare amici.zia con
la gente. si è li per loro. Bisogna
imparare e capire la loro lingua e la
loro mentalità. Centro giovanile e
opere •,ociali sono per questo due passi
indispensabili. I ragazzi che danno una
mano a preparare il campo di calcio su
cui giocheranno. che aiutano gJi operai
nel costruire o rifare i pozzi delJ'acqua,
domani :.aranno i primi ad affoJlarc la
scuola.
Una scuola di... studi superiori. dove
si imparerà a fare i falegnami. i mecca-
nici. gli elettricisti. In tutto il Tigrai
non t..>siste scuola del genere, le più
vicine sono ad Asmara e Addis Abeba.
I suoi <<laureati>> saranno in grado di
aprire una loro bottega, e di rendersi
utili a !,(: e agli altri.
La gente ha già accettato i quattro
salei>iani. Le autorità appoggiano il
loro lavoro sociale. al17i propongono
nuovi progetti. Per esempio un dispen-
sarlo medico, perché l'ospedale è lon-
tano. E come no? Ma una cosa per
volta. ..
o
f
(
oo
19

2.10 Page 20

▲back to top
Scorrendo la rubrica « Ringraziano I nostri santi >> ml imbatto nei visetti puliti,
quasi di bambini, di Domenico Savio e Laura Vicuna, che fanno tenerezza... E ml
domando: possibile che quesli ragazzini possano essere santi? La santità pare cosa
tanto seria e da adulti...
Antonia Paolicchl - Grosseto
Lei, Signora Paolfcchl, non Intende certo contestare l'operato della Chiesa che ha
canonizzato Il piccolo Domenico e più recentemente Maria Goretti Piuttosto. crediamo
desideri comprendere come e perché si possa essere santi, anche in calzoncini corti.
Argomento tanto più sconcertante - per non dire Impopolare - in questi tempi in cui
c da domandarsi se possano ancora sbocciare ragazzf santi nell'attuale pesante
clima di edonismo e consumismo,
La risposta del BS si ispira soprattutto allo studio dello psicologo Giacomo
Lorenzini « La p readolescenza e la capacità di esercitare le virtù eroiche » Studio che
egli condusse in riferimento appunto alla piccola Serva di Dio Laura Vicuna, l'exallieva
delle FMA morta non ancora tredicenne ( 1891-1904) sulle Ande argentine.
papà»; poi si arrampica ancora, ed
esclama: «Adesso sono Dio! ».
Nella fanciullezza il piccolo è come
prigioniero dell'ambiente familiare,
giunge al primo contatto cosciente con
Diò per mezzo della preghiera che im-
para sulle ginocchia materne. Dio gli
appare qualcuno a cui si parta senza
vederlo né sentirlo, ma da cui si è visti e
ascoltati. E' un processo di personifica-
zione spontaneo nel bambino, che è por-
tato a dare personalità Indifferentemente
anche ad animali, piante. oggetti Inani-
mati. alle stesse forze della natura.
Ma la sua fede Incipiente e le sue
credenze religiose hanno un·origine In
genere autoritaria, sono cioè basate sul
prestìgio dell'adulto che gliele comunica.
I ragazzi possono essere
1t Nel nome del padre. della mamma...
amen » Tra questo primissimo fallimen-
tare tentativo di «segno della Croce » -
attribuito dalta studiosa Johanna Klink al
piccolissimi nel loro incerto approccio
con Dio - e la piena visione e vita di
fede, quanta acqua ha da passare sotto i
ponti! Ma di sicuro la Chiesa ritiene la
grazia di Dio capace di forgiare per gli
altari anche ragazzi dodicenni come
Maria Goretti. E dal canto suo la psicolo-
gia dell'età evolutiva è in grado di gettare
una notevole luce sugli aspetti umani
della maturazione alla santità.
La maturità Infantile. Il periodo che va
dai 9 ai 12: 13 anni è di transizione,
caratterizzato da una « stabilizzazione »
nella quale Il giovane essere. uscito dalla
crisi di allungamento della fanciullezza, si
prepara ad affrontare le grandi crisi
dell'adolescenza.
Si verifica in lui un fortunato equilibrio
già sotto l'aspetto fisico, ma anche sotto
quello psichico, al punto che gli studiosi
parlano di «. maturità infantile» l'età
bella, in contrasto con la successiva età
ingrata).
Anzitutto Il ragazzo si apre all'oggetti-
vità. Il bambino e Il fanciullo erano affa-
scinati dalle fiabe, vivevano in un mondo
di sogno e come immersi nei prodotti
della loro immaginazione. più che a con-
tatto con il reale. Nel ragazzo invece
l'immaginazione per cosi dire regredisce,
e le funzioni Intellettuali e critiche sì
trovano sviluppate già quel tanto che
basta per una presa diretta sulle cose. Il
ragazzo diventa curioso, ha sete di sape-
re, si trasforma in un « fanatico della
verità ». Questo piccolo indagatore
scopre tra l'altro il proprio io, ben distinto
dal mondo circostante, « centro perso-
nale interiore ». Mentre prima ripeteva le
idee altrui, ora diventa capace dei primi
giudizi autonomi. Scopre anche « l'al-
tro », il tu, anch'esso autonomo. soggetto
di diritto, capace di amicizia, e magari
meritevole della propria de-dizione.
Questa fase di stabillzzazione favo-
risce nel ragazzo il sorgere delle migliori
disposizioni - rispetto al periodo prece-
dente - anche riguardo l'assimllazione
delle verità religiose e la risposta di fede
nella vita concreta.
Lo sviluppo religioso. Il fanciullo ha
una disposlzione naturale alla rellgiosltà,
un atteggiamento basato su elementì an-
cora solo istintivi e Intuitivi. Comincia a
formarsi una prima vaga idea di Dio
Dio è padre. proprio come papà. Però
è Dio ». dice una bambina di 4 anni). Si
forma un'idea Ingenua della sua trascen-
denza. Ancora Johanna Kllnk racconta
della bambina che si arrampica sulla
scaJa a pioli e, giunta all'altezza della
madre che sta accanto, esclama: « A-
desso io sono la mamma »; poi sale un
altro gradino, e dice: « Adesso sono Il
Le sculture riprodotte in queste due pagine
sono opera del coadiutore salesiano LUIGI
RIVA. Brianzolo cresciuto nei laboralorl del
mobile della erranza, ha completato la sua
formazione artistica nella famiglia di Don B~
sco. Ha Insegnato a Torino, e per dieci anni in
Argenlina. Ora a Parma si dedica escluslva·
mente e con successo all'arte sacra.
Egli c rede ciò che I genitori gli dicono, e
basta. In fondo ha una concezione solo
antropomorfica di Dio, degli angeli e
delle realtà superiori: se le figura sotto un
aspetto umano.
Solo l'età dei perché porta li ragazzetto
a un'esperienza veramente valida di Dio,
Egli allora si sente intimamente attratto
dall'idea di Dio, sente svilupparsi in sé Il
bisogno della vita religiosa. La sua fed e è
meno ingenua, meno basata sull'autorità
dell'adulto. Egli prova 9101a intensa per
quanto riguarda Dio, nutre interesse per
la rellgione, ha gusto nel partecipare alle
attività che lo concernono. E' l'età dei
chierichetti, tanto spesso dissipati. ma
anche capaci di profonde emozioni
nell'incontro con Dio. 1t Ho sentito la
presenza di Dio come creatore - dice la
testimonianza raccolta da uno studioso
- , l'ho sentlto e riconosciuto dinanzi al
religioso silenzìo delle campagne, di-
nanzi ai monti aspri e austeri, dìnanzì
all'infinità del mare ».
Provano inclinazione alla preghiera.
che offre loro. sotto la guida di educatori
20

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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sensibili momenti ìndlment1cab11ì di sere-
nità, d1 conforto, d1 sollievo Pred1flgono
la preghiera spontanea, che sgorga libe-
ramente dall 'Intimo del cuore. Mentre,
sempre secondo le divertenti testimo-
nianze della Klink, Il fanciullino di 4 anni
dice. • Buon giorno. Gesù. Amen Mam-
ma ho g,à pregato! , , ,1 preadolescente
ha veramente qualcosa da dire. e sa
trovare te parole. Si legge su un diario.
«Conversavo con Gesù, e preferivo dirgli
parole mie piuttosto che parole imparate
a memoria.. >.
L'inconrro con D,o ora lo impegna a
realizzare se stesso e La religione -
santi!
dice ancora la teshmonlanza di un dodi-
cenne - ml rende più generoso, meno
fiacco, meno dissipato, piu impegnato »
Senza elle ci s1 accorga, si trovano ac-
canto agli adulti dei piccoli cristiani che
vivono una lede più profonda e pIu auten-
tica di molti uomini latti .
Lo sviluppo morale. Lo sviluppo della
rellg1osltà rafforza nel preadolescente Il
parallelo sviluppo della vita morale
Il fanciullo ricava soto dall' esterno le
norme d1 vita, cIoe dall'autorita indi-
scussa dell'adulto. E può giungere a
queste (perdonabili) contraddizioni
e Gesù, aiutami a essere buono. Ma
posso essere cattivo almeno una volta al
giorno? > Invece nella preadolescenza
prende avvio un processo d1 Interiorizza-
zione della legge morale Il processo è
lungo, lento, ma viene facilitato dalla
presenza d1 modelli vahdl, di una guida.
dalla presentazione di Ideali relig1osl La
figura amabile d1 Gesu Cristo esercita un
vero lascino per la sua santità, bontà,
bellezza, giustizia. In lui Il ragazzo vede la
realizzazione del piu nobili ideati che la
mente umana possa concepire.
La vita, che a1 suol anni freschi appare
ancora tanto lunga, e ricca dI poss1b1htà
indefinite, sotto lo stimolo di idea.li positivi
gli risulta per così dire tutta da riempire di
azJoni bette verso chi gh è accanto, e
sotto 10 sguardo incoraggiante d1 Dio li
peccato ha per ,1 ragazzo la doppia ango-
scia del male compiuto, e di un progetto
- un capolavoro, la propria esistenza -
che si sta sciupando Il bene è visto con
schiettezza, con la naturalezza delle cose
ow,e e che rendono felici.
In questa prospettiva 1I ragazzo accetta
anche Il sacrif1010, la rinuncia, I-a soffe-
renza. SI llanno ragazzi Inchiodati da
mali inesorabili, che accettano di unire la
loro sollerenza a quella redentrice di
Cnsto AagaZZl maturi che affrontano col
coraggio d1 adUIIJ le cure più dolorose.
perché sanno d1 collaborare con gli uo-
mini della medicina nella lotta ci;mtro la
malattia, a vantaggio dell'umanità
Questo quadro Impressionante che la
psicologia sa tracciare dell'eta verde che
sale. viene a dire che ragazzi poco più
che decenni sono capaci dI eroismo
Ciò che ch iede la Chiesa. Sono anche
capaci d, s;intita? La Chiesa considera
santo, e lo propone atl'im1taz1one dei
fedeli, chi in Vita pratica la v1rtu m grado
eroico. La fede. la speranza. la carità. La
prudenza, fa giustizia, la tortezza, la tem-
peranza Vjrtù teologali e virtù cardinali Il
Papa Benedetto XIV m un documento
« sulla beahhcaz1one dei Servi di Olo »
ha indicato i cnteri con cui giudicare se
questa ero1c1ta è stata raggiunta. E par-
tendo da tali criteri viene la conferma che
i ragazzi possono essere santi.
e Chi possiede la virtù eroica -
dìce Il documento della Chiesa - agisce
con fac1/11à, prontezza. e gioia , E' Il
pnmo criterio. Una gioia evidentemente
dello spinto, che rimane anche quando si
accompagna con la sofferenza fls,ca E'
la gioia che Domenico Savio conobbe
bene. quando seppe da Don Bosco che
poteva « lar consistere la sanhta nello
stare sempre allegrl » E un giomo che
Don Bosco. vedendolo chiuso e concen-
trato, gli domandò con preoccupazione:
« Sotlri un male? ». egli replicò· « Anzi,
solfro un bene > Pio Xl lo detm1rà < Pic-
colo, anzi grande gigante dello spirito, a
quindici anni! ,
Il documento della Chiesa domanda
pure che K sì agisca per un fine sopran-
naturale, senza calcoft umani , Ora ci
vuol poco ad ammettere nei ragazzi -
soprattutto se cresciuti In ambienti auten-
ticamente cristiani - una sorprendente
capacità di dedizione disinteressala
• Terzo, il documento richiede che
, s, agisca m modo superiore a/l'ordma-
rfo » quanto dicono le biografie del
ragazzi che la Chiesa ha canonizzato.
Una Maria Gorett1 consapevole di 010 che
è male, e decisa a evitarlo a costo della
morte. La Serva di Dio Laura Vicul'\\a che
offre la propria esistenza per ottenere da
010 11 ritorno della sua mamma a una vita
onesta Domenico Sav,o che decide e la
morte ma non peccati ». E sI tratta d1
gesti non Isolati ma come Incastonati In
un contesto normale di eroismo
E' tacile scoprire ,n tali comportamenti
alcune carattensticl'le comuni Anznutto
la precocità d1 quesll ragazzi , che ap-
paiono ,n genere d1 intelligenza notevole
(come dimostrano le stesse pagelle sco-
lasliche) Poi il sano ambiente, le guide
sicure che hanno avuto al loro fianco. E
mflne l'lnsondab,le ma decisivo lavoro
della Grazia. Quanto basta per conclu-
dere (con la Chiesa) che il loro era
eroismo da ragazzini, ma vero eroismo.
Sono ancora possibili queste santrtà
giovanili? L 'ambiente sociale di ogg, è
d1fllc1llss1mo. Lo stimolo al male e senza
ntegnl Ma quando Gesù disse e La-
sciate elle i fanciulli vengano a me. per-
ché di quelli come loro è il Regno del
Cieli », non pose distinzione df epoche.
L '1mponante è che genitori e educatori di
0991 non si hmitlno a offrire alle nuove
leve I pannolini e le proteine. ma abbiano
Il coraggio di proporre gli Ideali e Il
sacrificio
21

3.2 Page 22

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PROTAGONISTI
Aveva detto
al Signore:
« Ti seguirò
dovunque»
Suor Innocenza Vallino, missionaria in
Assam , per seguire il suo Signore ri-
partiva sempre da zero. Le portavano
le orfanelle in ceste. Lei vendeva calze,
maglie e sottane per aprire le scuole
dei villaggi. Così un anno dopo l'altro,
finché per seguire il suo Signore entrò
nella casa del Padre, dove non si parte
più da zero ma dall'Infinito.
S uor Innocenza Vallino aveva
detto, consacrandosi al Signore,
come san Pietro: << Ti seguirò ovun-
que andrai>). Nativa di Gamalero
in provincia di Alessandria, a To-
rino era divenuta Figlia di Maria
Ausiliatrice mentre il nuovo secolo
si affacciava alla storia: agosto
1900. Era l'inizio. uno dei molli
inizi nella vita di suor Innocenza.
Aveva 24 anni quando emetteva
i primi voti religiosi, ne aveva il
doppio quando potè finalmente
realizzare il suo sogno missionario.
Proprio mentre slava convincendosi
che ormai, col passare degli anni,
non sarebbe più stata favorita da
tanta grazia.
Missionaria. a dire il vero, lo era
già staia anche senza varcare gli
oceani. Nella disponibilità con cui
aveva accolto la volontà di Dio
espressa nelle circostanze. A pochi
mesi di noviziato aveva lasciato
l'atmosfera raccolta della casa di
formazione per assumere l'insegna-
memo nella scuola di Re presso il
santuario mariano al confine i1alo-
svizzero. Più tardi l'avevano spedita
in Sicilia, perché occorreva la sua
carica di affabilità e la sua generosa
donazione.
Il Signore non si fermava, e lei lo
seguiva. A Balestrate prima, poi a
Caltagirone. il Signore metteva
nelle sue mani una comunità da
gu idare con serenità e tatto. La
scuola interna. le opere parrocchiali
22
e l'insegnamento nella scuola stata-
le, l'as!Sistenza fra gli anziani di
un'istituzione caritativa ai quali
ogni settimana suor Innocenza ri-
servava, con il catechismo. le sue
delicate attenzioni filiali.
Destinata in Assam. Venne anche
la malattia a visitarla: probabil-
mente il tifo, che per poco non se la
portò via. Allora rinnovò la sua
offerta al Signore: le pareva che
ricuperare salute e nuova vita fosse
chiaro invito a rinnovare l'impegno
apostolico. Perciò la sua gioia fu al
colmo quando le comunicarono che
era staia destinata alla prima spedi-
zione missionaria delle FMA in
Assam.
Con le sue 48 primavere, si sen-
tiva di affrontare lo studio dell'in-
glese e di chissà quali altre lingue.
di doversi abituare a costumi e
climi nuovi in paesi sconosciuti, di
affrontare un lavoro da pioniera
senza poter contare su molti mezzi
a disposizione.
Ma è pronta, anche se le costa
lasciare il vecchio campo di aposto-
lato che sta dando buoni frutti. e in
cui si sente cosi cordialmente ben-
voluta. Dice nel congedarsi : <1 Pen-
savo. con la professione religiosa. di
essere morta a lutto. In questo
momento comprendo invece che
cosa significhi lasciare patria. geni-
tori, parenti, e le sorelle che hanno
condiviso il nostro apostolato. Sol-
tanto ora capisco che cosa voglia
dire intraprendere un nuovo tipo di
lavoro. adattarsi a lingue scono-
sciute e a nuove abitudini... 1).
La lingua del cuore. Partirono da
Genova il 15 novembre 1923: sei
suore. Era con loro il salesiano don
Eugenio Médcrlet. iJ futuro arcive-
scovo di Madras. Giunsero a Shil-
long per la festa dell'lmrnacolata.
Ma non si poterono fermare: le
attendeva Gauhati, l'antica Pragio-
ytispur, la << città della prima luce>).
Secondo gli indù infatti questa era
staia per Urahma la base per il
lancio di miriadi di stelle in tutto lo
spazio celeste. E Gauhati fu la
prima base di evangelizzazione per
le FMA: un lancio diverso, per la
luce della verità.
Si comincia da zero in 1uuo:
atlrezzature. possibilità di comuni-
care, mezzi di trasporto... Quanti
zeri. Cifre djverse si registrano solo
con la temperatura che sale troppo
spesso e troppo in alto, con le
formiche bianche (quelle sì a miria-
di. come le stelle di Brahma). con le
lingue parlate (più di centocin-
quanta nell'Assam). E anche i bam-
bini. Quanti! Bruni, longilinei e
intelligenti. Sorridono nei loro
pochi cenci, quando affacciandosi
paurosi a lla porta della capanna,
vedono passare la << madre >>. Ben
presto tu Ili chiamano cosi suor Val-
li no. Un appellativo estraneo
r

3.3 Page 23

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all'u\\O delle suore. e deri\\'alo 1u110
dalla spontanea sceha della gente.
rn1anto SUllr Innocenza. esube-
rante di vita, non :.i renna a contare
i guai che le capitano, e neppure le
lingue che deve imparare. << La
nostra lingua sarà q uclla del cuo-
re >), aveva deuo a Torin~, partendo
per l'India.
VaJlone, non Vallino. Ecco le <,ci
all'opera: hanno cominciato a visi-
tare i villaggi e a incontrare la gente
che come loro è a 1,cro. E ci si
intende presto. Pic.:montesismi cd
espressioni popolari siciliane ranno
mil.cuglio con le poche parole in-
glesi imparate. C poi ci sono segni e
gesti a non finire. C'c soprattutto il
cuore. che condivide la povertà di
lutti e ne assume i disagi con cor-
dialità evangelica.
Dalle visite ai villaggi a volle si
LOrna in compagnia: un gruppo di
orranellc. raccolte qua e là, viene
ad abitare la p()vcra casa delle
suore. on siamo più a zero... Nel
J926 le ragave raccolle sono già
una sessantina: dapprima impa-
rano la gioia d1 essere al mc,ndu. e
poi il modo di meritarsi Lale gioia.
Intanto la piccola riserva di de-
naro raccolto m llalla se n'è andato.
divorata dalle ripara1ionj alla casa
che deve ingrandin,i per far po:-to
alle giovani. Bi:.(>gna industriar:.i di
più: le suore cercami di collocare
lavori di cucito e ricamo. bussano
alla porta delle pc.r,onc benestanti.
Talvolta il giro riesce proficuo. altre
volte no. In qualche caso le suorl!
\\ono costrellc a vendere la loro
biancheria. L'indigenza è enorme.
ma più grande è il cuore di suor
Innocenza. d1 cui al.cuni ora conte-
stano iJ cognome: <• Vallone 1> vor-
rchhero chiamarla. perché per la
sua grande carilà un<, Vallino >> n<>n
pare adegualo.
Intanto lei si dà da fare perché la
ProvvideOLa... provveda. Chiede a
benefauori. scrive lettere iUu-
strando le finalità dclropera. porta
articoli ai giorm1li. Sacrifici su saeri-
rici. si arriva a provvedere un pia-
nofone che consente di impartire
le;,ioni di musica. Poi si iniziano
lc1joni di pillura e di inglese. E. al
primo posto, rcvangelizzazionc per
r,icroli e adulli. Talvolta i piccoli
imparano più prontamente. e di-
ventano incom.ape, oli evangdiua-
wri neUe loro famigl.ie. Saggi acca-
demici, trallenimcnti corali e musi-
cali... Le autorità si compiacciono
di quella scuola. e presto traducono
rar,prezzamento in appoggio con-
creto.
La vita ora è meM difficile. ma
suor lnooccnta non è tipo da dor-
mire sugli allori. Del resto non
mancano insinuazioni subdole, e
opposizioni palesi, alla sua creativi-
tà. Ma non bastano a rermarla:
(I Signore, ovunque tu andrai>>. Esa
benissimo che quel cammino porta
verso una croce...
Intorno a suor Vallino - è l'c-
da Shillong.
Un percorso fra ripide rocce e
precipizi. da coprire in due giorni di
marcia. A piedi, naturalmente. Lei
e le tre compagne attraversano fo-
reste solitarie, impenetrabili al ~ok.
Eccole al fine fra i Khasi animisti, e
fra i protestanti che vi hanno già
si.abilito una IMO roccaforte. Con
costumi nuovi e lingua sconosciuta:
la Lcrza da imparare io tre anni di
India.
La povera abitazione e sprov-
vista di tullo. La stanza più deco-
e r()sa della refettorio. ma viene
adibita agli usi più,diversi. E' anche
cappella: sulla tavola sgangherata
- la sola reperibile - si appo$gia
l'altare portatile: alcuni listelli di
legno fungono da candelieri. un
grosso registro avvolto in una pezza
diventa il tronetto per respo~izione
del Santissimo. Molti fedeli sono
venuti da lontano, è festa grande. Si
respira 1anla fede e tanta pace. A
sera. per dormire. «un calino di
ferro smallato. la seUa di un cavallo
e un parapioggia. ecco i nm,tri
guanciali 1>, ~cnve suor Innocenza
Si rci.1>ira pace. Quando la ca-
e picnLa massima della casa di Gau-
hati stata da un pezzo oltrepassa-
la. le suore si trasferiscono in
un'altra parie della città, dove è
possibile mt:llerc su un vero edu-
candato.
Ma come ~)stcnerlo? E' il pro-
blema di sempre. Eppure suor In-
nocenza non esita a raccomandare:
<< Se incontrale ragane bisognose
che desiderano venire alla nostra
scuola. accettatele. Anche se non
sono in condizioni di pagare alcuna
quota. Madre ManareJlo non le
respingerebbe, e il buon Dio prov-
vederà anche per loro >>.
Ragazze del gruppo etnico Garo nel Meghal•Yl\\ (India Nord-Est), dove ha lavoralo suor Innocenza.
sperienza di molti - si respira
pace. unione e gioia. Le ragazze
dell'educ.andalo provengono da tri-
diverse, con lingue e caratteri
tanto differenti: ci sono Mundas.
Oraons. Kharia,, Garos. Khasis.
Miki~, anglo-indiane. ecc; _ma fra
loro regna una stupenda annonia ,>.
Un catino, una sella, un parapiog-
gia. Dopo tre anni la fase pio nieri-
stica a Gauhali si può dire supera-
ta. è ora di aprire una nuova o pera.
Si traua di ,alirc sulle colline di
Jaintia e stabilirsi a Jowai. 50 Km
sulla cronaca.
Su questa tonalità di povertà e
gioia evangelica e salesiana si ini.lia
il nuovo lavoro. La visita alle co-
munità cattoliche disperse nei vil-
laggi lon1anj reca conforto e spe-
ranza. i catechisti si sentono soste-
nuti. nuovi centri dì evangcli7..za-
zione si aprono nei villagg-i pagani
In ollobre ceco la scuola per le
bimbe interne. e un piccolo labora-
torio per alunne povere del posto.
Tre in una cesta. Il problema del
sostentamento lii ripresenta in tutta
23
,-

3.4 Page 24

▲back to top
la sua crudezza. Neanche da pen-
sare di poter vendere lavori di
ricamo in quel grosso viJlaggio pri-
mitivo, e niente più. che è Jowai.
Alle missionarie sembra di essere
tornate all'insicun:zza e all'indi-
genza delle prime sume di Morne-
se. << Vogliamo forzare iJ cielo con la
preghiera - annota al solito suor
lnnocenw -, perché la Madonna
ci protegga e ci aiuti come fece con
le prime FMA di Mornese>).
Dice ancora la cronaca: (< Dal
villaggio di Mawlong le suore
hanno condol~on sé quallro or-
fanelle... JI 4 vembre giungono
altre tre orfanell , vestite di poveri
brandelli. e portate in una cesta da
quasi 100 miglia di distanza... >>.
Un giorno si vorrebbe aprire una
scuoletta nel villaggio di Momenta-
du, ma occorrono come primo ver-
samento 8 rupie. E la cassa è vuma.
Di nuovo, << abbiamo venduto i
nostri oggetti personali: calze. ma-
glie, sottane >).
Un giorno durante la messa al
Una delle rare loto di suor Innocenza Valllno.
villaggio il sacerdote ha tenuto
un'omelia che non è risultata certo
un capolavoro di chiarezza. a causa
della lingua. Dopo il rito, suor
l nnùcenza vorrebbe rivolgere ai fe-
deli qualche parola di spiegazione:
il missionario però le ricorda l'in-
giunzione cli san Paolo: << Le donne
devono tacere in chiesa! >). D'accor-
do: suor Innocenza lascia che la
gente esca. e la ferma sulla porla.
Poi spiega, e dice tutto quello che il
cuore fraterno le detta.
Ancora si riparte. Per ogni diffi-
CQltà appianata. un nuovo impegno
24
di donazione. Suor Innocenza non
smette di guardarsi attorno: i vil-
laggi l'attirano. come il luogo privi-
legiato di incontro col Cristo soffe-
rente. abbandonato, infermo. da
vestire e da istruire. Pozzanghere,
fango. fiumi rigonfi e strade con
l'acqua al ginocchio. che cosa sono,
se al di là c'è Cristo che soffre e
attende? lntanto a poco a poco. a
preuo di sacrifici. ùi pazienLa e
umiliazioni, è sorta anche a Jowai
una ca~a solida, un vero centro di
diffusione del Vangelo. Sono stati
sei anni di eroico sacrificio. di la-
voro duro e continuo. E' dunque
tempo di seguire il Signore altrove.
e di ricominciare tulio da zero.
Questa volta il salto è nel sud: a
Madras. 1.700 miglia piu lontano,
in una regione che conosce il tor-
mento della siccità a volle per anni
di seguito. E ancora persone, lingua
e costumi completamente diversi.
Ora ~uor lnnocenLa è segretaria
ispetloriale, poi economa. e ha il
suo da fare. Ma nel 1936 rieccola
alle prese con uo'opera nuova su!Jc
rive del maestoso Brahmaputra,
ceni~) miglia a nord-est di Gauhati.
La nuova fondazione è a Tezpur, e
suor Innocenza ha ormai ses-
sant'anni.
E anche lì. in quella casa-
per-modo-d1-dìrc. che potrebbe
fungere benissimo da succursale del
purgatorio, mancano le cose essen-
ziali: la luce e ogni impianto indi-
spensabile. Ancora si riparte da
zero. per edificare un nuovo pezzo
di Chiesa: catecumenato. educan-
dato, giardino d'infanzia, scuola
diurna, ambulatorio. visite ai vil-
laggi.
Le soggezioni secolari. Suor In-
nocenza sente l'urgenza di un inter-
vento deciso per la promozione
della donna. per Ja sua vera libera-
7.ionc da soggezioni secolari. che
predetem1inann il destino delle gio-
vani a volte prima ancora della loro
nascita. Bisogna educare. le giovani
a valersi della propria personalità, e
sensibilizzare i genitori sui limiti
della loro (< patria potestas >/.
ln avvento e in quaresima le
suore si addossano il superlavoro di
un corso prcmaLrimoniale, con pro-
gramma di formazione globale:
evangelizzazione, doveri verso lo
sposo e la famiglia. igiene, cucito,
manutenzione della casa, cucina e
puericoltura. Centinaia di nuove
famiglie trovano nei corsi l'orienla-
menlo alla fede e al ... buon senso.
Tantissime ragazze trovano modo
di sottrarsi alle esigenze assurde
della superstizione. alla condanna
irreversibile a una vita grama.
Anche a Tezpur crescono le ope-
re. si moltiplicano i focolari in cui
l'amore. verità. e grazia non sono
più parole vane. E per le suore il
pane quotidiano è ancora la morti-
ficazione. il sacrificio silenzioso ri-
vestito di gioia. E' il (< discorso delle
beatitudini>> raccontato con gli in-
numerabili pas!>i sotto il sole cocen-
te. firmato con la paglia che serve
per il riposo notturno. celebrato nei
pasti improvvisati alla meglio da
neofiti che pure offrono del loro
meglio.
Dove non manca più nulla. Così
suor Innocenza ha brucialo le tappe
di quel pionierismo troppo in1.-:nso.
fatto di privazioni e di disinvolta
immolazione. Alleviata dalle re-
sponsabiljtà direttive, continua a
lavorare anche fra le martorianti
inquietudini interiori che le soprav-
vengono negli ultimi tre anni. Pe-
riodi di deperimento e di angoscia.
Un ragano Garo col tipico tamburo delle
danze per I giorni di lesta.
affrontati con ,umile rassegnazione.
E' la notte buia in cui si cerca
Cristo a tentoni. un'esperienza non
ancora incontrata nel suo continuo
ricominciare da capo.
E chiude la sua esistenza missio-
naria durante un viaggio, mentre
da Tezpur si reca a Gauhali.
Dopo tante visite ai villaggi, nelle
case dei poveri dove manca tulio,
eccola giunta a visitare la << Casa
del Padre)) dove non manca più
nulla. perché li non si comincia da
zero ma dall'Infinito.
E' il 22 maggio 1946.
SUOR OTUL1ANA ACCORNERO

3.5 Page 25

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STORIA SALESIANA
Un ex generale d'armata, ex governatore, e sindaco - e
primo Cooperatore salesiano fuori dell'Europa - ha
svolto un ruolo decisivo per la prima spedizione missio-
naria salesiana e per il sorgere del primo collegio di Don
Bosco in America: si chiamava Francesco Benitez.
T r ra poco... ». << Si ancora un
poco e c:i siamo... ,1 come un
brivido corre lungo la Imo schiena:
i d11~ci primi missionari <li Don
80!-co. capeggiati dal fu1ur~1 ct1rd.
Caglicro. quel 14 dtccmbrc 1875
stanno per raggiungere la lor(1 terra
promessa. Buenns Aires e appena
dietro il filo <lelforizw111e. Non
riusccnJn a c..lormire mentre La nave
bruda le ultime miglia. s1 l>OHO
alzati quandn era buio: alle cinque
i sacerdoti hanno già celebrato. e
Lulll l>ono schierati in coperta. Ecco
in lontanallla la costa. le case più
alte.
Le emo1.1oni sono appena agli
inizi. Ira l'altro quel giorno avreb-
bero l>Copert,1 di avere anche in
America un amico e <•papà>>. Dopo
Don Bo!>CO: un secondo papa.
li saluto. Il transa Ilantico <e Sa-
voic >> getta l'ancora a IO miglia
dalla città: due vaporelli avanzano
vdod alla loro volta. D"improv, iso
un bl)ato. è il rombo di un cannone.
Una rivoltuionc? La guerra?« Nes-
suno :-.i spaventi! - griùa il capi-
lano della nave - . E. il saluto di
Buenos Aires ai bravi missionari
salesiani! >l Naturalmente non è
, ero (ogni nave proveniente da
oltre 1lcèan11 è accolta in quel nw-
Ùll). e t11t11 ndono della battuta. In
rcallà quegli avventurieri del Van-
gelo erano stati la ,1mpat1ca 111Lra-
,jlmc ddla lunga tra-.t>r:.ata. E la
,tona <lira che mcmavano davvero
un cuipo d1 cannone...
Proprio pa loro im ecc sta arri-
\\ ando uno dei d uc vaporell1. La
nera sagoma di un ecclesiastico :.i
,bilanda in ruon. con esagitati gesti
di saluto. E' don Ccccarelli, il pur-
roco <li San Nicolas dc Los Arroyns.
la ci11adina dove ,orgerà il pri1110
collegio salesiano 1fAmerica. Vicne
a prelcrnrli. << Oh. il giubilo del suo
abbraccio. come fu consolante! -
racconta cntusia.,ta la cronaca di
, iaggio - . Noi di persona non ci
cono~cevamo ancora. ma già tanto
ci amavamo. Da tanto tempo egli
desiderava tlì vedere e cono~cere
noi. e noi nwrivamo dal desiderio
di abbracciare coloro che in Ame-
rica tanto si impegn4vano per la
nostra mis:.ione! Tuili piangevamo
di gioia 1).
Sul molo. altro incontro sorpren-
dente: << Più dj 200 i1aliani. con
parecchi exallievi dell'Oratorio di
Valdocw, infonnati del nostro arri-
vo. ci aspellavano! >> E qualcun
altro attenc..lcva i m1~sionari con
enorme impa,icnLa: qud ,ccchio
patriarca di 79 anni che presto i
mis~ionari chiameranno papà:
Frnncc!>c0 Benitcz.
Un venerando \\'cgliardo. <i Figu-
ratevi - lu lkscri\\ e la cmnaca -
un , cncrancfo vegliardo. vcge10 e
rohu,tu della persona. già governa-
tore e geocralt: d'armala. <lollo let-
terato, che maneggia la hngua ita-
liana. ,pagn\\1la e latina con mcravi-
glll1sa degan,.i t: facilità. dotaco di
memoria fcrr1.:a ... Aggiungete una
carica umana e cordialità tutta pa-
1rian.:ale. e avrete cosi un'idea
c.Jl'lru1,mo che ci accolse a braccia
aperte dicendosi nostro amigo, e
che fin dal primo istante noi chia-
mammo e 11alutamnw col care>
nome di padre >>.
Papà Benitt:L ha un palaao di
<,u,1 pmprietà in Bueno!> Aires, e li
accoglie i i,uoi nuovi amici. Essi gli
devono lanlo. Lui aveva messo in-
sieme e mandato a Torino i soldi
per le spese di \\ iaggio. Lui si è rauo
in qua uro per preparare il collegio,
lui prima ancora aveva pungolato
la cittadinani'a perché il progetto
frn,~c acceltato.
San Nicolas ave\\'a c.Jodicimita
abitanti. e nessuna scuola ~cconda-
ria. Nel 187 1 Benilez era sindaco. e
creò una commissione per affron-
tare quel problema. U municipio
forni il terreno: e la commissione
doveva trovare il denaro per la
25

3.6 Page 26

▲back to top
costruzione, e dei religiosi educato-
ri. Sul posto non se ne trovavano,
andarono a cercarli in capo al mon-
do. Una serie di curiose circostanze
aveva portato l'appello di Benitez
dal parroco don Ceccarelli al ve-
scovo di Buenos Aires, al console
argentino in Savona e a Don Bosco.
Quando era giunta la risposta posi-
tiva di Don Bosco, Benilez sempli-
cemente si era inginocchiato a terra
e, li dov'era. aveva cantato tutto il
Te Deum dal primo all'ultimo ver-
setto.
E subito si era messo al lavoro.
Sul terreno assegnato appena fuori
della cittadina, si cominciò a co-
struire l'edificio a un piano, circon-
dato da una cancellata di ferro e col
bel corlile interno per i giochi dei
ragazzi. Intanto Benitez mandava a
T orino - togliendoli dalla biblio-
teca privata - i libri utili per i
San Nlcolés: Il primo collegio costruito da
papa Benilez è ora trasformato In casenna. Ma
la cappellina (nella loto) è rimasta, con la
suggestione di quel tempi.
missionari. non solo per conoscere
Buenos Aires e dintorni, ma anche
la Patagonia e i suoi abitatori pri-
mitivi da evangelizzare.
Una lettera in latino. Don Bosco
intanto a Yaldocco nella << buona
notte ~ teneva informati i suoi.
<< Questa sera - diceva il 12 mag-
gio 1875 - vi parlerò di San Nico-
las... Oggi è arrivata l'ultima ri-
sposta definitiva. Chi vuol partire si
metta all'ordine... Il sindaco di là.
ricevuto il nostro foglio di accetta-
zione, subito mi ha risposto che
pone a nostra disposizione il colle-
gio con un terreno atto a pascolare
ottomila pecore. con orto. cortile,
eccetera.
<< lo quei paesi ci sarà da lavorare
per ogni fatta di persone. Ci vo-
gliono predicatori, ci vogliono pro-
fessori per le scuole, ci vogliono
cantanlì e suonatori perché là si
ama tanto la musica, ci vuole chl
conduce le pecore al pascolo, chi le
tosa, le munge e fa il cacio... >>.
26
Poi c'era stata la corsa per i_
preparativi. Ora i missionari sono
arrivali: giovani, allegri, pieni di
coraggio. Papà Benitez prende la
penna i_n mano e scrive da Buenos
Aires a Don Bosco: << Ci aspettiamo
ottimi frutti. T suoi confratelli do-
vranno avere molla pazienza, supe-
rare le difficoltà della lingua, sop-
portare ingiurje e cal unnie. adat-
tarsi al cibo, al vestito, alle abitazio-
ni. La vita dei discepoli non sarà
migliore di quella del loro maestro
Gesù >>. Questa lettera estrema-
mente realistica. giunta a Torino,
suscita meraviglia. Benitez l'ha
scritta in perfetto latino.
n discorso finisce io lacrime.
Dopo una settimana di sosta a
Buenos Aires. Papà Benitez porla i
suoi figli a San Nicolas. La prima
parte del viaggio è in treno. col
biglietto omaggio ottenuto dal go-
verno. e in prima classe. Fa effetto
quel vagone con soffitto a casset-
toni tutto dorato. Poi sulla nave a
vapore lungo il fiume Paranà. La
cronaca descrive le sponde, glj albe-
ri, i fiori. «i salici piangenti che
sembrano inchinarsi al nostro pas-
saggio, lambendo soavemente la
prora del bastimento >>. Anche l'ar-
rivo a San Nicolas è di buon matti-
no. E' il 22 dicembre. Dal fiume
papà Benitez indica con la mano la
guglia della chiesetta del collegio, e
insieme ringraziano ad alta voce il
Signore.
Due carrozze li portano dall'im-
barcadero al collegio. La gente è
accorsa a vedere la novità. Beoitez
in piedi sui tre gradini dell'ingresso,
con posa oratoria, improvvisa il
discorso. Improvvisa anche don To-
matis, in uno spagnolo abbastanza
fluido e corretto. Poi commette l'er-
rore di ricordare Don Bosco e la
patria lontana. L'emozione lo tradi-
sce. e il discorso finisce in un tor-
rente di lacrime.
Il collegio è da ultimare. e i
salesiani sono di nuovo ospiti di
papà Benitez. in casa sua. Per tre
mesi fa loro scuola di lingua spa-
gnola e di cultura argentina,
Intanto la Commissione fonda-
trice del collegio avrebbe dovuto
provvedere a tutto. ma non ce l'ha
fatta. Mancano i fondi, e papà
Benitez paga di tasca sua. Paga per
la costruzione, le suppellettili. la
cappelletta. Compera le prime pe-
core per la cascina. Altre saranno
portate dai genitori dei primi allie-
vi, che pagheranno cosi la retta dei
figli << in natura >>. (Del resto, pecu-
lio non deriva forse dal latino pe-
cus, cioè pecora?). Tutte insieme le
pecore raggiungeranno il numero
di mille, non mai le 8 mila sognate
da Don Bosco, e il motivo c'è. Tre o
qualtro ogni settimana verranno
mangiate dai collegiali.
<< Asado >> per tutti. lntanto arriva
il 29 gennaio, giorno giusto per dire
grazie a papà Benitez. NeU'antico
calendario è la festa di san Fran-
cesco di Sales, e quindi doppia festa
per lui, che è nato in quel giorno
stesso, e chiama Francesco. La
festa comincia in chiesa, dove la
messa composta dal Cagliero viene
eseguita con armonio, due violini.
flauti e trombone.
LI primo marzo comincia la scuo-
la. Il primo allievo iscritto nel re~
gistro (primo assoluto per tutte le
scuole salesiane d'America) si
chiama Fiorenzo Martinez. Quel
giorno arriva sul far del mattino. e
fa anticamer~ perché vuol essere il
primo anche ad entrare. Poi gli
altri. alla spicciolata, sponivamen-
le. a cavallo. A giugno saranno
quasi cento. Intanto il 23 marLO la
scuola è inaugurata in forma uffi-
ciale. presenti tutti i Vip. E' l'ottava
opera di Don Bosco nel mondo.
Da Buenos Aires sono venuti il
vescovo Aneiros e don Cagliero. le
pone di casa sono spalancate, la
gente corre per vedere e partecipa-
re. Mons. Aneiros ci guazza in
mezzo ai ragazzi. con la naturalezza
di un chierico salesiano. Papà
Benitez dirige lutto. vede tutto,
provvede a tutto. Si lettura dei
documenti ufficiali, poi i discorsi.
l'inno ùell'is titutc>, la romanza
<< Spa27,acamino >> di Cagliero. ecc.
L'indomani il commiato al ve-
scovo avviene sotlo una pioggia
torrenziale. J ragazzi sono schierati
all'imbarcadero sollo il diluvio.
fermi come soldati. Quando il va-
pore salpa, lo saluta il rullo dei
tamburi e lo sventolio dei fazzoletti.
Poi a casa. per tutti c'è l'asado con
cuero, vitello arrostito allo spiedo,
piatto nazionale.
A notte alta, quando tutto è
finito, si cerca papà Benitcz. Lo
trovano nella quiete della chiesetta.
ai piedi del quadro dell'AusiJialrice
portato da Torino, sprofondato
nella preghiera.
li magone se ne va. E la vita
srotola serena in mezzo a difficoltà
d'ogni genere. Si vede il discttore
don Fagnano, ex garibaldino, rim-
boccarsi la sottana per correre in
cortile con i ragazzi, lo si vede - oh
decoro ecclesiastico! - impennarsi
,-----

3.7 Page 27

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Avvolto nelle... nuvole, p11pà Benitez In una
foto storica attorno c1II'anno 1880.
!>LII pa.:,~avoltante. Si vede papà
Benitel fare scuola tli catechismo e
insegnare ai ragazzi le preghiere. In
tempo esami, eccolo esamJnato-
re. e naturalmente per il Ialino.
Arrivano gli slrumentì per la ban-
da. e le spade per le lezioni di
~cherma ...
Ma le spese sono tante, e non si
può far pel!are tutto sul generoso
papà Benitez.
Un giorno per pagare i debiti si
de,ono vendere tutte le pecore
della casci na. I ragani sono molto
vivaci. La cittadinanza per lo più è
entusiasta r,cr la pres~nza salesiana.
ma non mancano i nemici all'in-
term, della :.lessa commissione. A
,ohe tlun Fagnano è preso dallo
i,coraggiamento.
<< In questi casi - scrive in una
lcllcra a Don Bosco - mi ritiro in
camera mia e legge, « ricordi >> che
lei ci ha dato prima di partire... Mi
sembra di udire dal vivo la s ua
voce. e cosi mi tranquìllizzo 1).
Ricordi formidabili, venti pen-
sieri capaci di rinverdire gli ideali:
<< Cercate anime. ma non denaro.
nè onori, nè dignità. Prendete cura
speciale degli ammalati. dei fan-
ciulli, dei vecchi e dei poveri... Il
mondo conosca che siete poveri
negli abiti, nel villo, nelle abitazio-
ni. e sarete ricchi in faccia a Dio, e
d1verre1c padroni del cuore degli
uomini. Fra voi amatevi, consiglia-
tevi correggetevi... Nelle fatiche e
nei patimenti. non si dimentichi che
abbiamo un grande premio prepa-
rato in ciclo!}. Per poca fede che si
abbia, il magone se ne va.
E poi c'è sempre la presenla
silenziosa. discreta. efficace. gene-
rosa. di papà Benitez. Quando si
rende conto di qualche necessità,
non si dà pace finché non riesce a
soddisfarla. I salesiani hanno piena
fiducia in lui. papà Benitez nei
salesiani. e tulli insieme la ripon-
gono nella Provvidenza.
I salesiani presto sentono la sua
assenza in forma drammatica. l
nemici deJ collegio si fanno più
accaniti. L'opera salesiana ha un
punto debole. il terreno su cui sor-
ge: appartiene al municipio. E c'è
chi farà di tutto per cacciarli via.
U na foto e le scarpe. Un giorno
Don Bosco fa giungere a papà
Benltcu una curiosa richiesta. Dal
momcn 10 che sono ambedue
troppo anziani per afuontare un
viaggio oltre l'Oceano allo scopo di
conoscersi di persona. Don Bo::.co
desidera ricevere aImeno una sua
fotografia. Papà Benite1 lo accon-
tenta, ma aggiunge nel bigliello di
accompagnamento una richiesta:
<< Desidererei che mi lasciasse in
eredità le sue ~carpe, come un
nuovo mantello di Elia '>- Don
Bosco è d'accordo. Ma non sarà
possibile: questo vegliardo di di-
ciannove ,mni più anziano di Don
Bo~co. quest'uomo del '700 (i! nato
nel 1796) morirà sei anni e tre
giorni prima di Don Bosco.
Il Mw declino comincia nd 1878.
I Salesiani gli sono accanto più che
mai. Quando uscire gli è diventato
difficile, allestiscono in casa sua
una cappella e ogni giorno cele-
brano la messa per lui. Lui nor, si
darebbe pace dt doverla perdere.
(Ma di domenica è in parrocchia,
con la \\Ua comunità). Da sempre
era solito risolvere i problemi nella
preghiera. Ora si rifugia sempn: più
nel colloquio con Dio.
Il 28 gennaio 1882 la morte bussa
alla r.ua pona. e lo trova i,ereno e
pronto all'incontro con quel Si-
gnore che ha amato tulla la vita.
Che ha servito come generale d'ar-
mata. sindaco, governatore. e come
<< papà)) dei primi salesiani d'Ame-
rica.
11 solito tamburo. Chi sono questi
nemici? P~one che (( parlano di
filantropia. di progresso, di far del
bene - scrive un missionario -
ma che non ho mai sentito parlare
della carità di Dio )}. A San Nicola.s,
quella minuscola cilladina. prospe-
rano tre logge massoniche. A par-
tire dal 1884 esse rendono la vita
nel collegio sempre più difficile.
Nell'86, approfillando di quattro
casi di difterite ~oppiati in colleiio.
ne ordinano la chiusura provv1,;o-
ria... Ce n'è a sufficienza per andar
a costruire altrove.
C'on enonni sacrifici si acquista
un terreno. e mattone su mallone
lentamente si tira su la casa. li 26
novembre 1900 una lunga carovana
di carri - prestati con entusiasmo
dalla popolazione - parte in fila
indiana dal vecchio collegio e tra-
por ta banchi. mobili e suppellettili
nella sede nuova. L'edificio è più
grande. più bello e più moderno del
primo. Dietro i carri. camminano in
file compatte i 174 ragazzi del colle-
gio, ritmando il passo al rullo del
solito inseparabile tamburo.
E la casa è aperta ancora oggi.
per i ragazzi di San Nicolas dc los
Arroyos.
La Congregazione Salesiana
conia oggi nel mondo 1.532 case
che si occupano della gioventù.
Dietro quante di ~e c'è la figura
silenziosa, discreta, ma decisiva, di
un 9ualche papà Benitez? Agli an-
geli il compito di fare il calcolo.
FERRUCCIO VOGLINO
11 ~ colleglo, aper1o dal flgll di Don Bosco a San Nlcoias nell'anno 1900. Foto di pag. 25:
rc1~azil esploratori del collegi o, con trombe e tamburi, nell'anno 1927.
27

3.8 Page 28

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EDUCHIAMO COME DON BOSCO,; ·,,~--~ri!··-=:
ci », si esprime un altro. Gianni dice: « lo
non ci trovo niente ». Eppure I ragazzi
sentono Il bisogno della Messa. E confes-
sano che se In certe Messe si annoiano
mortalmente, In altre Invece, più ricche di
spontaneità, si sentono invasi da un tor-
rente di gioia.
I ragazzi hanno bisogno di com-
prendere ciò che viene celebrato durante
la Messa, di partecipare con la loro
intellìgenza e col cuore all'azione che vi
si svolge, di ripartirne Illuminati maggior-
mente nella lede. Spesso invece le ome-
ile che tiene il sacerdote non li toccano, Il
e linguaggio della liturgia in parte per
loro ermetico, non sentono spiegazioni
che siano alla loro portata. una ragazza
di nome Veronica dice; « Vado a Messa
per approfondire Il Vangelo, se la predica
é chiara»
Portateli alla messa
Il 31 gennaio 1886 Don 8osco chiamò
attorno a sé i suoi ragazzi dell'Oratorio, e
disse loro: « Ho fatto un sogno. Dopo la
Messa della comunità passeggiavo tra
voi. Tutti ascoltavate volentieri le mie
parole, uno però mi voltava la schiena;
teneva In mano un bel mazzo d1 fiori a
varie tinte· bianchi, rossi, gia/11, vlolacef.
Gli chiesi che per piacere si voltasse
verso di me: lui mi volse il viso per un
attimo, ma poi ml girò di nuovo le spalle.
Quando lo rimproverar. sentii una voce
che diceva. "Costui che fa da guida agli
altri, e come la campana che invita i
fedeli alla chiesa, ma poi ne resta fuori".
Al suono di quelle parole mi svegliai ».
La curiosità dei ragazzi era giunta al
colmo.
« Chi è? Chi è?». domandavano tutti.
Don Bosco rispose: ,., Non posso indicar-
velo ». A parte, poi, Don Bosco Informò i
suoi più intimi che quel ragazzo si chia-
mava Calzinari, Sembrava buono, ma
sfuggiva Don Bosco.
Nel 1888, dopo la morte di Don Bosco,
1/ ragazzo Calzinari scrisse al beato don
Rua per informar/o delle sue condizioni
morali Era vissuto a lungo nel peccato,
ma Don Bosco lo aveva esortato tanto
spesso a cambiare vita, a farsi coraggio,
ad accostarsi al!'Eucaristia che gli sa-
rebbe stata,., il Pane dei forti». Il ragazzo
concludeva: « Solo la calma di Don Bo-
sco, solo il suo linguaggio Intriso di tanto
amore, di compassione viva e soave,
riuscirono a farmi abbandonare il pec-
cato e a riprendere coraggio ».
Don Bosco aveva saputo inculcare in
lui ciò di cui i ragazzi hanno di più
bisogno. Imparare 11 valore della Messa
nella lotta contro il peccato, il valore
del/ 'Eucaristia che la forza.
..
« Val a Messa? »: ecco la domanda
che si può fare al ragazzi. Le Inchieste
rendono noto che Il 51 % ci va alla dome-
nica, ma tanti più per consuetudine che
per altro. « La Messa non è la mia gioia »,
dice un ragazzo di nome Federico. « I
miei genitori non mi obbligano ad andar-
I giovani sono terribilmente esigenti
sulla verità della celebrazione liturgica:
non possono tollerare ohe la maniera con
cui sono vissuti i riti ne contraddica il
contenuto: non vogliono essere pura-
mente spettatori, vogliono essere prota-
gonisti, vogliono Impegnarsi personal-
mente Un ragazzo di nome Vincenzo ha
azzeccalo giusto dicendo: « La Messa è
un incontrare Cristo. Non é facile Incon-
trarlo nella vita di ogni giorno, e la Messa
è una maniera più personale per Incon-
trarlo».
Patrlz.la di 15 anni dice: (e Vado a
Messa per avere un aiuto durante la
settimana, e offrire a Gesù la mia setti-
e mana >>. Ecco: la liturgia vera solo se
Invita a questa adesione Interiore
Il giovane può realizzare tale adesione
alla Messa, se i genitori e gli educatori
sanno Insegnargli bene tre cose:
? primo, a tenersi o a mettersi In grazia
di Dio per la massima partecipazione alla
Messa, che è la santa Comunione: Con-
fessione e Comunione sono le colonne
che devono reggere un edificio educati-
vo, diceva Don Bosco:
secondo, a prepararsi alla Messa su di
un libretto che rechi una spiegazione
breve e semplice delle letture bibliche.
Meglio ancora se la preparazione viene
fatta con esplicito dialogo tra figlio e
genitori. o tra allievi e educatore,
terzo a seguire attentamente la procla-
mazione della Parola di Dio, per appli-
carla non agli altri ma a se stessi.
Secondo Don Bosco, « La santa Mes-
sa, la visita a Gesù Sacramentato, la
frequenza della Confessione e della Co-
munione sono di massimo gradimento
alla Madonna » Effettivamente, la Ma-
donna porta a Gesù.
Carlo De Ambrogio
28

3.9 Page 29

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MULTA SALATA
PER PADRE SCHLOOZ
Padre Franz Schlooz, il mtssìonarlo
che dirige a Madras Vyasarpady Il Centro
delle Beatrtudlnl e Il /ebbrosar,o Giovann,
XXIII. nel febbraìo scorso viaggiava m
treno dal'Olanda alla vo/fa dt Milano e
Roma. Racconta.
Avevo preso posto nel vagone delle
cuccette, e ml ero sistemato per bene In
uno scompartimento ancora vuoto. Avevo
con me un'infinita d1 vahgse e pacchi
pieni zeppi di roba per la mia opera A un
tratto entra il controllore delle ferrovie
olandesi, e ml domanda se per caso tutta
quella roba è mia Rispondo di sl « E ha
pagato anche Il relativo blglietto? > No.
Allora 11 controllore comincia ad agitar-
si « Sa che lel occupa qui tre poso
Invece di uno? Per tutto questo bagaglio,
lei deve pagare un biglietto di vane de-
cine d1 tiorm1, e una multa salata. Ml
mostri I suol documenti ».
Gh presento Il passaporto. Il control-
lore lo apre. guarda. e resta Interdetto
e Lei è padre Schlooz. quello del lebbro-
sario In India?» Sì. rispondo. « Ma allora
non posso domandarle niente... >.
Si guarda attorno con aria circospetta,
e visto che nessuno è nel paraggi. prose-
gue: « Lei s, chiuda nello scompartimen-
to Se qualcuno bussa per entrare e
occupare glì altri posti, lel non apra. Poi
domani mattina vedremo » E se ne va.
portandosi via Il passaporto, come è con-
suetudine, per I controlli d'uso
Il mattino seguente, un delicato toc toc
alla por1a « Ecco, padre > E' Il controllo-
re, e ml restituisce il passaporto e Devo
pagare per il biglietto?> e Tutto è a
posto • e se ne va con un saluto.
Ma non è proprio cosi Guardo nel
passaporto, e vf trovo qualcosa che la
sera precedente non c·era: una banco-
nota da 50 fiorini olandesi, circa 20.000
lire per la mia missione.
STAZION I RADIO SALESIANE A
MACERATA E MOGLIANO VENETO
Giungono not1z1e d1 altre due stazioni
radio private, gestite da salesiani m Italia.
Radio Astori a Mogliano Veneto, e Radio
Nuova Macerata.
Dal gennaio scorso, dopo un periodo
di sperimentazione, è entrata regolar-
mente In funzione Radio Astori Mogliano,
che trasmette In stereo sulla lunghezza di
103,35 MHz.
L'inlzlallva è sorta nell'ambito del Col-
legio Aston d1 Mogliano Veneto· è una
« trasmittente gestita dai giovani per I
loro coetanei >, allo scopo di e promuo-
vere gh interessi dei giovani nella zona
Mestre-Treviso >
Ogni giorno la radio malie In onda una
sene di trasm1ss1on1 a par11re dalle 14, e
le replica nel tardo pomengg10. I pro-
grammi comprendono rnus1ca, rubriche
culturali e notiziari di cronaca locale. La
rubrica cùlturale affronta nei diversi
giorni della settimana temi riguardanti i
gruppi g1ovanlli per il Terzo Mondo, la
scuola. la cultura religiosa. lo spettacolo.
problemi di psicologia e sociologia
In Radio Nuova Macerata I Salesiani
sono Invece subentrati dopo che la tra-
smittente e era sorta un po' male, dal
punto di vista sta tecnico che organizzati-
vo >, Dice una relazJone: e Per prima
cosa cl siamo preoccupati della parte
organizzativa: di creare cioè un'équ1pe d1
collaboratori qualificati e impegnati, per
curare più rubriche possibili, e natural-
mente . grahs t
Sono cosi riusciti a coinvolgere profes-
sori universitari, sindacalisti, esperti nel
van settori. Risultano in elenco una tren-
tina d1 rubriche settlmanafi, molte d1 vero
impegno: « Non cl pare che esistano altre
radio private con una sene di rubriche
impegnate come la nostra •·
Radio Nuova Macerata comincia a im-
porsi e a far breccia· e Abbiamo tante
telefonate, e da alcuni sondaggi risulta
già un buon numero d1 ascoltatori. E
OSPITI DEL RETTOR MAGGIORE GLI EXAL,LIEVI PARLAMENTARI
Quattro ch1acch1ere in salotto. la messa (toto sopra) come a1 tempi antichi
del c0Ueg10. cena m refettorio .. Su 46 Ellallìev, salesiani contati tra gli eretti
nella presente legislatura, 20 hanno risposto con la loro presenza all'Invito del
Rettor Maggiore. altri non potendo partecipare hanno Inviato la loro cordiale
adesione
« Cari Exalllevi parlamentari - ha detto loro don Rlccerl nell'omella - noi
vi accompagniamo con la nostra preghiera perché possiate, da fedeli ExafHevi
di Don Bosco non servirvi del nome d1 Cnstlarn nella vostra attiv1ta, ma essere
generosi ed efticac1 servitori di questo nome di cui v, fregiate ,. E ha ricordato
loro l'esortazione del Concilio, perché quanti esercitano «l'arte politìca, così
difficile ma insieme cosi nobile. agiscano con Integrità e saggezza contro
l'ingiustlz1a, l'oppressione, il dominio arbllrarfo, l'intolleranza...• e s1 prodighino
con serietà ed equità al servizio di tutti >
Nell·occasione si sono contati meglio. e Il numero dei Parlamentari
exalllevJ e salito a 60 Torneranno a Incontrarsi. è stato deciso. nel periodo
pasquale
29

3.10 Page 30

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poi... arrivano anche le prime reazioni
contrarie: proteste, minacce, Insulti...
Buonsegnol ».
Oltre a Radio Nuova Macerata e Radio
Astori, il BS ha dato notizia in passato di
altre emittenlì salesiane: Antenna Don
Bosco a Bova Marina, e Radio Speranza
a Roma. Di altre stazioni già in funzione
non sono ancora glume notizie particola-
reggiate. DI altre, si sa che sono in
allestimento ,
Ma il settore non risulta facile. e Non
sappiamo quale sarà la sorte di quest.e
radio libere - dice ancora la relazione
da Macerata - . Certo è che si sta or-
dendo una congiura nel loro contronti,
per sopprimerle: se non direttamente,
almeno imponendo tasse Siae Insosteni-
bili. Inoltre. secondo Indiscrezioni, il rag-
gio di irradiamento verrebbe ridotto a soli
15 km.
e Ma noi andiamo avanti lmpertemti,
finché ci sarà consentito , .
SEMPRE NUOVE DfFFICOLTA'
PER I SALESIANI IN VIETNAM
Dal Vietnam giunge notizia che per
una deliberazione governativa tutti I gio-
vani vietnamiti tra I 18 e I 25 anni do-
vranno presentarsi per Il servizio militare
e volontario .t. Anche i religiosi e i semi-
naristi. Ciò comporterebbe che lutti i
novizi e I chierici studenti di liceo e
teologia salesiani - ,n pratica 70 su 120
confratelli - dovrebbero interrompere la
loro tormaZ1one, essere dispersi fuori co-
munità per anni, e Intanto venire... riedu-
cati
A parte questa nolizia che attende
conferme. si sa di crescenti d11ficoltà per
la vita religiosa ìn Vietnam. Alcun! sale-
siani hanno dovuto fare conoscenza col
carcere. Uno di essi, appena ordinato
sacerdote, si era recato in famlglla per
celebrare con I genitori la prima messa.
Trovò che la chiesa parrocchiale era
chiusa. e Il parroco In prigione. Per non
avere difficoltà da parte delle autorità
locali, Il sacerdote novello pensava di
celebrare la prima messa in forma privata
in famiglia. Suo padre ritenne più pru-
dente domandare l'autorizzazione e cele-
brare nella chiesa parrocchiale L'auto-
rlzza;;:1one fu accordata, e la messa
venne celebrata con notevole partecipa-
zione dei parrocchiani. E questo fu fl
guaio
Dopo la cerimonia, ciascuno tornò al
suo lavoro, e Il salesiano venne arrestato
Motivo. perturbazione dell'ordine pubbli-
co. Infatti la gente risultava convocata
senza autorizzazione! Sei mesi piu tardi,
Il giovane sacerdote risultava sempre in
carcere; poi mancano notizie.
L'alt1vità fondamentale dei salesiani. il
lavoro tra I giovan,, risulta al momento
parahz.zato in VJetnam. L'educazione de,
giovani è totalmenle nelle mani dello
stato I salesiani possono occuparsi di
loro solo nella catechesi In chiesa (una
situazione che ricorda quella polacca),
In conseguenza i salesiani si orientano
verso le parrocchie, e trovano In tale
scelta Il pieno incoraggiamento del ve-
scovi
(Dal notiziario belga~ Inter»)
POCHE SEDIE
E TANTA SIMPATIA
La parrocchia missionaria e Regina
Mundi , di nruvannamalai (d1oces1 di
Veliore, India) ha poche sedie. servono
solo al missionario. La gente è abituata
ad accoccolarsi a terra. Cosi il parroco,
don Federico Caplaghl, si è trovato nel
pasticci un sabato sera dell'anno scorso,
quando gli si sono presentale per ascol-
tare la sua messa alcune signore indub-
biamente europee, e perciò abituate a
sedersi all'europea
Un Imbarazzo tanto più grande,
quando conobbe il rango di quelle perso-
ne. Erano - certe cose non capitano
solo nelle habe - la regina d1 Spagna
donna Sofia, la regina madre Federica d i
Grecia, 1tre principini, e la loro istitutrice
Irlandese
Che rare? Don Caplaghl rovistò la ca-
nonica e i dintorni. e riuscì a mettere
insieme sedie e oggetti affini in modo da
far accomodare all'europea ì suoi Illustri
ospiti Poi celebrò la messa nella locale
lingua Tamll per la gente che riempiva la
chiesa, Ma ogni tanto traduceva per g li
ospiti In inglese
All 'inlz10 del rito non mancò di presen-
tare l e reali > ai suol parrocchiani. che
rimasero mollo impressionati nel vederli
accostarsi alla comu1'11one in mezzo a
loro e come loro. Al termine della messa
quel bravi parrocchiani hanno improvvi-
sato un'accademia, e secondo la loro
usanza hanno coronato gli illustri osp1tI
con ghirlande di fiori
Cl sono poche sedie a Tiruvannamalal,
ma tanta simpatia.
(Angel Martin Gonzalez)
A V6CKLABRUCK, A SERVIZIO DELLA GIOVENTU'
Ora l'opera è Il, completa e funzionante. e piena di gìoventu Ma quando s,
era posata la pnma pietra, le F1glle di Maria Ausiliatrice di Vocktabruck (diocesi
di Linz, Austria) si domandavano preoccupate: riusciremo a condurla a termine?
In realtà è costata quasi 4 miliardi di lire. Ma un po· tutti hanno contribuito a
edificare. Il Mfnlstero della Pubblica Istruzione e la Regione con un miliardo e
mezzo Anche il Comune ha tatto fa sua parte. Poi , molti Cooperalorl salesiani.
gh Exalliev,, gli amici dell"Opera di Don Bosco Le Figlie di Maria Ausiliatrice
avevano messo l'opera sotto fa prote21one della Madonna. e non sono rimaste
deluse
Nel dicembre scorso c'è stata I·1naugurazlone ufficiale, presenti tutti I V f,P
e tanti amici. E' stato un congratularsi a vicenda, per ciò che lutti insieme si era
riusciti a realizzare. Cìoe un edllìc10 moderno, su 23 mila mq di superficie, In cui
funzionano già la scuola professionale di economia domestica e la scuola
magìstrale E tante altre im1lat1ve seguiranno
30
IN PRIGIONE. AVEVA DETTO:
«ASCOLTATE LA RADIO VATICANA»
Per aver esortalo I giovani della sua
parrocchia ad ascoltare la radio della
Santa Sede, il salesiano slovacco don
Stefano Javorsky, parroco di Muran, è
stato condannato a due anni di priva-
zione della libertà, da scontare e In un
gruppo di rieducazione » Il tribunale re-
gionale di Kosice ha riconosciuto Il reli-
gioso colpevole anche di aver proiettato
ai giovani delle pellicole, di aver dato loro
pubbUcazìonì, di aver copiato nastri ma-
gnetici, allo scopo di aumentare il nu-
mero del « laici att1vlst1 rehg,osi >.
Il tribunale, soppesata la e pencolosttà
sociale del comportamento di don Javor-
ski , (come dichiara la Pravda di Bratisla-
va). non poteva che Impartire al sacer-
dote salesiano quella salutare lezione
In omaggio, evidentemente. a, princ;pl
di Helsinki

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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I PIU' NUMEROSI
IN AMERICA LATINA
Il Ceial (Centro Ecclesiale Italiano per
l'America latina) ha reso note alcune
statistiche rfguardant1 1 rellgfosl ltallanl
recatisi a lavorare in America Latina, Essi
risultano in lutto 6.373, e precisamente:
3.077 religiosi (sacerdoti o laici consa-
crati) appartenenti a 59 Istituti diversi, e
3.296 suore appartenenti a 194 Istituti
I Figli d, Don Bosco nsullano I più
numerosi. Tra gli Istituti maschili, i Sale-
siani sono 837 (al secondo posto i Cap-
puccini. 300; al ten:o I missionari della
Consolata con 236 presenze)
Tra gli Istituii femminili sono al primo
posto le Fighe di Maria Ausiliatrice in
tutto 485 (al secondo posto le Figlie di
Sant'Anna, 150: al terzo te missionarie
della Consolala, 130)
UN CONVEGNO SU
SALESIANI ED EMARGINAZIONE
Nel giorni 19-24.2.1977 si è svolto
presso il Saleslanum di Roma un e Semi-
nano dI studio sull'apostolato salesiano
nelle periferie :.; bldonvilles, favelas.
slums ».
All'iniziativa. che si inscnve ancora
nell'ambito del Centenario delle Missioni
Salesiane. hanno preso parte 19 salesiani
e 3 Figlie di Maria Ausiliatrice. prove-
nienti da Brasile, Ecuador. Fìlippme. Hai-
ti. India. Italia, Macau, Messico, Perù,
Venezuela, Zaire Si è trattato di Figli di
Don Bosco veramente Impegnati nell'a-
postola to in ambiente di emarginazione.
capac1 di presentare In forma riflessa le
toro esperienze, e di riportare po, ai loro
contratelll una rinnovata coscienza e
sensibilità apostolica.
Scopo d1 queste stimolanti giornate di
studio è stato doppio Anzitutto per I
partecipanti, analizzare a fondo e con-
frontare fra loro le esperienze in corso,
studiare le cause di disadattamento e
d'emarginazione. ricercare enter! e meto-
dologie d'intervento per una promozione
umana e cnsUana, precisare Il sIgnff1cato
della presenza salestana in questo set-
tore.
I lavori del seminario si sono svolti
attraverso l'esposizione delle esperienze
(molte delle quali traumatizzanti). la ri-
flessione di gruppo. e I contributi degll
esperti
In un rilievo , partecipanti si sono
trovati concordi: nel rifiutare il carattere
d1 eccezionalità del loro apostolato, quasi
fosse dovuto a una vocazione speciale, a
un carisma privilegiato. SI tratta - hanno
convenuto - di un apostolato salesiano
normate, quell'apostolato di periferia a
cui Don Bosco dedicò gli anni p,ù avven-
turosi e commoventi della sua vita.
Un tipo di apostolato che Paolo VI ha
riconosciuto loro nell' udienza del 23 feb•
braio: « Sappiamo, figli carissimi, della
vostra attività preziosa e ditticlle a un
tempo, e sappiamo che la esercitate nel
quartieri p1u desolati delle grandi città. In
Brasile si chiamano (e le abbiamo viste
anche noi una volta, con grande ramma-
neo) le favelas. Ma non è necessario
andare in Brasfle: ne abbiamo anche qui
a Roma...).
« Dio vi benedica. Sappiate che vi
seguiamo con grande interesse. Sappiate
che la nostra preghiera è per voi. Sap-
piaie che vi c1hamo volentien come
esempio, perché altri abbiano a imitare la
vostra virtuosa attenzione per I più mise-
rabili,.
IN BREVE
Un Indio tucano dal novembre
scorso è consigliere cdmunale: si chiama
Paulino Vfelra, e rappresenta il distretto
di Jauareté presso il comune di Sào
Gabriet. Ha studiato nelle missioni sale-
siane, dove ha frequentato le scuole ele-
mentari e Il ginnasio. E' Il primo Indio che
da quelle parti raggiunge la canea dI
conslghere comunale, e la sua elezione è
stata un pieno successo: è risultato Il
secondo eletto.
Gesù di Nazareth, chi sei? E' Il titolo
di un ampio dossier pubblicato da « Pri-
mavera > (la rivista delle FMA per le
adolescenti) in data 1 marzo. Preparato
In collaborazione con l'azione Cattollca
Ragazz, d1 MIiano, ln 20 pagine sllmolanti
avvia un discorso vivo e provocatorio su
Gesù. Propone piste di ricerca per la
nllessione personale e il lavoro dl grup-
po, e inoltre canti con accompagnamento
di chitarra, e preghiere. Un ottimo sussi-
dio per la catechesi, incontri di preghie-
ra. lavoro di gruppo. esercizi spirituali
(Richieste a e Primavera », via Laura
Vicuna 1 - 20092 Cinisello Balsamo, Mi-
lano)
UN NODO AL
FAZZOLETTO
Con • un nodo al tazzo.
letto padre Sigfrido Hor-
nauer ha vinto il secondo
premio al « Xlii Festival in-
ternazionale del cinema
educativo , svoltosi a Te-
heran nel dicembre scorso
Padre Hornauer. direi•
tore del BS austriaco e in-
caricato nazionale dei Coo-
peratori, è uomo dalle ri-
sorse inesauribili. Con un
fazzoletto è capace di in-
lrattenere I ragazzi per ore.
SI è esibito ln esUaranti
spettacoli alla telev,slone, e
recentemente ha realizzato
Il cortometraggio « Un
nodo al fazzoletto con cui
ha ottenuto il riconosci•
mento di Teheran
Don Giuseppe Gevaer1 - docente
d1 Metodologia catechetlca presso l'Unl-
verslta Pontificia Salesiana. nel febbra,o
scorso e stato annoverato dal Papa tra 1
consultori della Sacra Congregazione
per Il Clero.
La Casa salesiana di Chiari ha fe-
steggiato nello scorso gennaio il 50° di
vita. Antico convento. fu da prima novi-
ziato per i giovani salesiani, poi scuola di
formazione per aspiranti alla vita salesia-
na. Può vantare 206 novizi. 556 giovani
preparati al noviziato. altri 200 entratì In
seminario, oltre 1.500 Exalllevl
A Chiari e anche nato il Mao, Movi-
mento Antl Ozio, una geniale proposta
educativa per Il tempo libero. che per
anni ha mobilitato tanti giovani.
Cento anni la esatti (1'8 aprile 1877)
veniva affidata al Salesiani la loro prima
parrocchia. Era la parrocchia detta della
Boca. In una delle bOrgate allora più
difficili della capitale argentina (il BS ha
ricordato Il fatto con un articolo pubbli-
cato nell'aprile 1976. a pag. 22).
Le parrocchie affidate al Salesiani
sono oggi ufficialmente 808, ma in realtà
sfiorano il migliaio. Molte Intatti in alcuni
paesi non possono essere giuridicamente
costituite. ma esistono dI fatto (che è quel
che importa).
Anche due mucche hanno... preso
parte al Convegno Exattlevl svoltosi
l'anno scorso a Bahfa Bianca (Argenti-
na). Naturalmente hanno partecipato a
modo loro: erano di prima qualità,, ed
erano state donate da due exalllevi per
placare la fame dei 500 Intervenuti all'In-
contro. Sono state macellate per bene e
trasformate In saporito asado. Il piatto
nazionale argentino, a cui tutti hanno
fatto onore col massimo impegno
31

4.2 Page 32

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COME 35 ANNI FA NEL DESERTO...
(La /unga e Interessante re/azione dello
scrivente, che riduciamo per ragioni di
spazio, è corredata dalle fotocopie dei
referti radiografici che confermano la
verità dei fatti).
Sono stato allievo dell'Istituto Sale-
siano Pio Xl di Roma quand'era direttore
il venerato mons. Salvatore Rotolo. Li ho
imparato a conoscere e ad amare don
Bosco e Maria Ausìliatrice.
Nel maggio del 1940 lui richiamato alle
armi con destinazione Libia. lvi, presso il
Golfo di Soilum. il giorno 8 dicembre
stavo per soccombere sotto il fuoco infer-
nale deli'oflenslva inglese. Raccoman-
davo la mia anima a Dio, quando sentii
una voce: « Non è ancora giunta per te
l'ultima ora >. Riuscii a salvarmi.
Nei trent'anni successivi alla guerra
non mancarono I guai, ma io trovai
sempre la salvezza nella recita dei Rosa-
rio, come aveva raccomandato Don Bo-
sco.
Nel maggio dei 1975 cominciai ad
avvertire acuti dolori intestinali che mi
costrinsero a ricoverarmi al Policlinico di
Perugia. Successivi e ripetuti controlli
radiografici confermarono una diagnosi
infausta: tumore al polmone sinistro e
complicazioni a quello destro. Prova evi-
dente del male: in meno di sei mesi persi
ben 30 dei miei rispettabili 95 chili.
I familiari cercavano di nascondermi la
gravità del male, ma io me ne rendevo
perfettamente conto. Ml aggrappai a Dio:
quasi ogni giorno partecipavo alla Messa
e ricevevo Gesù Eucaristia. Inoltre chie-
devo a Maria Ausiliatrice, a Don Bosco e
a Mamma Margherita che mi conservas-
sero per Il bene della mia famiglia.
Una sera. mentre pregavo con le la-
crime agli occhi, improvvisamente sentii
la stessa voce udita 35 anni prìma nel
deserto: « Se tJ abbiamo aiutato allora,
perché non ti dovremmo aiutare anche
adesso? >. E la notte successiva sognai
Don Bosco che mi sorrideva. Da allora
ebbi la certezza della guarigione. Comin-
ciai a ricuperare peso. Un controllo ra-
diografico nel febbraio del 1976, con
grande meraviglia dei sanitari, risultò dei
tutto negativo: i segni del mio male erano
scomparsi.
Ora a distanza di un anno sto magnifi-
camente bene; ho riacquistato tutto il mio
peso..• e sono infinitamente grato a Maria
Ausiliatrice e a Don Bosco.
Corciano (Perugia) Giuseppe Brugnami
Accornero C. E. (Viarigi, Asti) ringrazia
Maria AuslHatrlce per aver ottenuto da
Dio la guarigione di un anziano familiare
da grave bronchite.
32
Margherita Maspoli (Torino) ringrazia
di cuore Maria Ausiliatrice per aver otte-
nuto una grazia tanto desiderata.
Mario Falco (Sessa Aurunca) scrive:
« stavo per essere colpito da una forma
di leucemia. Invocai e mi affidai a Maria
Auslllatrlce, Don Bosco e gli altri Santi
della famiglia salesiana. Sono in perfetta
salute >.
La signora M. R. (Ottaviano, Napoli) è
riconoscente a Maria Ausiliatrice per la
guarigione ottenuta a una sua sorella,
Figlia di 1\\,1.A., da un male dichiarato
inguaribile. Mentre tutto faceva preve-
dere il peggio, essa si rivolse con piena
fiducia alla Madonna sicura di essere
esaudita. Ora la sorella ha ripreso ìl
lavoro con maggiore entusiasmo e gene-
rosità.
Irma Schiavino Maggiora (Asti) ringra-
zia con riconoscenza Maria Ausiliatrice,
san Giovanni Bosco e san Domenico
Savio per la particolare assistenza in
varie difficili circostanz.e; non ultima un
incidente che poteva avere gravissime
conseguenze,
Annamaria Bergese (Torino), afflitta da
grave esaurimento nervoso, era ricorsa
invano alle cure di diversi specialisti.
Quando era ormai senza speranza, iniziò
una novena a Maria Ausiliatrice e a san
Giovanni Bosco, e con suo grande sol-
lievo cominciò a migliorare, fino a com-
pleta guarigione.
Louis LonginoHi (Bury Lancs, Inghilter-
ra) operato di cancro, ma. a parere del
medico, senza alcuna speranza di guari-
gione, invocò con lede san Giovanni
Bosco. Il male si arrestò a guarì perfetta-
mente. Esprime pubblicamente la sua
riconoscenza.
M. Trisog/lo (Lu Monferr.) ringrazia
Maria SS. Ausiliatrice per aver ottenuto
una grazia quasi miracolosa.
SI PRESENTO' L'ALTERNATIVA:
O 10 O LA BAMBINA
la mia creatura
non poteva nascere,
perché lo soffrivo di
doppio fibroma. Per
otto mesi , passati
sempre a riposo. mi
raccomandai ogni
giorno a san Dome-
nico Savio. Superai
due pericoli d'abor-
to, ma all'ottavo mese si presentò l'alter-
nativa: o io o la bambina. Ebbi fede, e
riuscii a tirare avanti ancora quei dieci
giorni necessari perché si formasse la
membrana che ricopre i polmoni del neo-
nato e gli permette di vivere. La sera
dell'11 maggio lui sottoposta a taglio
cesareo e operata dei ·fibromi: nacque
Chiara, una bellisslma bambina di quasi
tre chili e mezzo, tra la meraviglia di tutti.
Sarò sempre grata a san Domenico
Savio!
Monza (Milano)
Gianida Moschini
Ml SEMBRAVA UN SOGNO
Ml sono sempre sentita salesiana, gra-
zie a due fratelli salesiani. Ho avuto tre
figli, e ogni volta mi sono affidata a san
Domenico Savio perché tutto andasse
bene. Ora vorrei ringraziare il piccolo
Santo per due grossi favori ottenuti.
Il primo riguarda Il mio Michele di 11
anni, che volevo iscrivere alla prima
media nel Collegio Salesiano. Fu sotto-
posto a esame preventivo, ma poi passa-
rono I giorni e non mi arrivava nessuna
risposta. Assieme al ragazzo abbiamo
pregato tanto, e finalmente dopo un mese
ci arrivò la comunicazione che era stato
accettato. Abbiamo pianto di gioia.
Un'altra volta, andando ai mercato,
dlmentJcai il portamonete sopra un ban-
co. Conteneva una cifra notevole. Me ne
accorsi quasi subito, e tornai Indietro, ma
era già sparito. Pregai Domenico Savio di
scuotere il cuore di quella persona che
l'aveva preso. La settimana dopo tornai a
quel banco, e il negoziante mi disse che
al mattino presto era venuto un frate a
consegnare una busta. Dentro c'erano I
miei soldi. Mf sembrava un sogno, anche
se portamonete e documenti erano spa-
riti per sempre.
Bruna Lamon Terzarìo/
Martellago (Venezia)
L'ABBIAMO CHIAMATO DOMENICO
Siamo sposati da due anni. e il nostro
più grande desiderio era avere un figlio.
Purtroppo, la prima volta persi la mia
creatura al terzo mese, e le speranze di
averne un'altra erano scarse, date te mie
condizioni fisiche. Confidammo la nostra
pena a una Figlia di M.A., ed essa ci
Invitò a rivolgerci con fiducia a san Do-
menico Savio. l 'abbiamo pregato per
tuttl i nove mesi, e a dicembre ci è nato
uno splendodo bambino che abbiamo
voluto chiamare Domenico.
Alessandria
Lucia e Nazzareno Gola
Famig/la Martin/ (Milano): «. Siamo
tanto riconoscenti a san Domenico Sa-
vio, che abbiamo vivamente pregato du-
rante la malattia della nostra piccola
Maria Teresa. L'Intervento chirurgico,

4.3 Page 33

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gnore che me la conservi ancora pertanti
anni.
Villanova d 'Asti
Maria Ronco
Teresa Gallina (Torino) desidera espri-
mere pubblicamente la sua riconoscenza
per due grazie ricevute per Intercessione
di Maria Auslllatrlce e Don Rua, Invocati
con tanta l1ducla, perché proteggano la
sua figlia.
SIA~•O q1M"STI TUTT1 SORPRFSI
Sono un'exallleva salesiana e assidua
lettrice del Bollettino Salesiano Sono
molto devota del beato Michele Rua, e
nel momenti più dilfi-ci1i mi rivolgo a lui.
Ora debbo comunicare una grazia che
con grande gioia e nello stesso tempo
con immenso stupore ho ricevuto Il 29
novembre scorso
Mia madre, già avanzata in età. colpita
Improvvisamente da un grave malore,
perse la conoscenza, tacendoci temere
per la sua vita Allora Invocai ad atta voce
Il beato Don Rua. ed ecco che la mamma
Immediatamente sl riebbe e riprese la
conoscenza, davan11 al parenti e al vicini
accorsi In mio aiuto Slamo rimasti tutti
sorpresi. e abbiamo credulo al miracolo.
Grammichele (Catsma)
Franca Viola
varie agenzie e numerose Inserzioni sul
giornali, non si era concluso nulla La
nostra situazione si faceva sempre più
grave, e allora mi rivolsi a don Flllppo
Rlna1di, nostro zio, di cui altre volte ave-
vamo sperimentato l'aiuto paterno Parrà
strano. ma il suo intervento tu fmmedlato:
in quello stesso giorno si presentarono
due coniugi. che trovarono la casa di loro
gusto e adatta alle loro esigenze. per cui
si firmò subito li contratto con reciproca
sodd1slaz1one
Genova
Filippina Rmald1,
pronipote del Servo di Dio
e• ~ORNf.TO L'AMORE S'..CERO
Nella famiglia di uno dei m ìel più cari
era venuta meno la pace. SI viveva In una
s1tuaz1one di angosciosa sofferenza che
rendeva assai difficile la convivenza Tale
situazione si prolungava da anni, finché
chiesi aiuto a don Rlnaldl con fiduciosa. e
Instancabile preghiera Don Ainaldl mi ha
fatto costatare l'efficacia della sua Inter-
cessione facendo brillare un raggio dì
luce m quella lamlglla Ora é tornato
l'amore sincero, la vicendevole compren-
sione, l'unione Ira tutti
Roma
Una Figha d1 M.A.
un·origlnale Marta AuslUatric-e scolpita dal
1aleslano olandeu don Comelio Goorts.
lungo e difficile, é riuscito perfettamente.
e la bimba è del tutto guarita , .
Pia Gregor, (Verona)' « Stavo attraver-
sando u11a strada molto movimentata,
quando corsi pericolo di essere investita
da un·auto che sembrava guidata da un
pazzo. Trascorsi momenti 1errlb1II. ma
finalmente pote, mettermi in salvo. Sono
riconoscente a san Domenico Savio, del
quale porto sempre l'abitino ,.
TRA LO STUPORE DEI MEDIC"I
Da tempo mia
mamma soffriva di
un male che I medie,
non riuscivano a dia-
gnosticare. Deperiva
molto, tanto che
dopo numerose vi-
site decise d1 entrare
in ospedale. Furono
fatte le analisi, e le si
riscontrò una forma di cirrosi epatica. Il
professore che l'aveva in cura non na-
scondeva la sua preoccupazione
Fu un duro colpo per me: temevo che
non ci tosse più speranza di guarigione.
Allora ml rivolsi con lede a Don Rua, che
già altre volte ml aveva aiutata Passò un
mese, e la mamma venne sottoposta ad
altre analisi di controllo. Con stupore e
quasi incredulità, i medici non riscontra-
rono più In lei alcuna torma di cirrosi Ora
sta abbastanza bene, e io prego Il Si-
Teresa Gallina (Torino) desiderava
esprimere pubblicamente la sua ricono-
scenza per due grazie ricevute per Inter-
cessione d1 Maria Ausiliatrice e Don Rua,
invocati con lanta fiducia, perché proteg-
gano la sua figlia
Anna Rlbero (Altare, Savona) desidera
ringraziare pubbllcamenle don Ftllppo RI•
naldl, a cut s, era affidala per un dllffclle
intervento chirurgico. risoltosi nel mi-
gliore det modi contrariamente a ogni
previsione.
DON RINALOI, NOSTRO ZIO
Tempo fa per ne-
cessità di famiglia
abbiamo dovuto tra-
slocare da La Spezia
a Genova. L'acquisto
di un nuovo alloggio
secondo le nostre
esigenze fu abba-
stanza facile. Non
cosl la vendita della
CASA CHE AVEVAMO A La Spezia, che
pure era necessaria per la nuova mste-
mazione. Nonostante l'Interessamento
SUL BOLLETTINO A\\IE\\10 LETTO...
Ero affetta da gravi disturbi e dovevo
ncoverarrnl In ospedale per svariate ana-
lisi. Ma come lasciare la mia famiglia? Sul
Bollettino Salesiano avevo letto di una
grossa grazia fatta da don FIiippo Rlnaldl
a una bimba d1 tre anni Così m, rlvols1
anch'io con viva fiducia al venerabile.
perché ml accordasse la grazia di guarire
senza ricovero In ospedale. Ne sono st ata
esaudita, e ora esprimo a don Rlnaldl
tutta la mia riconoscenza.
Verona
Maria Giuseppa Cane/11
Cl HANNO, PURE SEGNALATO GRAZIE
-
Ahl>crti \\>tan.1 - Angehm Dclfin~ - Antonim Lma
Bcrtolino L1Jia Benolù f.mma - Btunch1 Ebe -
IJonanno $Jh,ttore - Bong1oann1 Aonn - 80111no
I ero," Bovo Cìuullicro llmncato G,no Bnin
I ufro~inu - Burchcn Ro,-inu - Cagn,t Ernc,rn
Campione { um1ela - Carhno Conccuma C,mu-
ner I mma C•"'norn B l.u1gi - Castellano Paolo
Cavalngho Maria - Ca,·Jllouo Angelo e fam. .
Ccrruh Manu C',ra,egna I lv1ro - CotclJ G,u-
,cppc - Con,ah Vittoria Con'>OI0 Angelan11 . De
Clero M0Je,1a Dei Ca, LuisJ - DeHiore M,1ria .
Dcmattèt< Luclu - Dc Muro Evcluu Ocvol
Angela · Dudy Alfon\\lnn Favre Palmira -
Ficarrolla hanca - follo C;1u.,cpp1na FonUlna
l::h'll · Fornntu•m Fernanda Fratmo M1~hela .
Gabella Tcrcsllu Gh.imrdl L•ura - Gid11ro VilJ!i-
nin - GiorJa M orghcrìta OiuJlce falcr. Grasso
Catcnna - Jcnna Alba - Lunnri Giuseppina . Lido
Anna - Loren11 Celesung Marenco Mnna .
Martino Sabina Marocco Angela - Ma.\\lna
Lu1gra - Migl,a,·J= Angiolina Milo Boscaglia
Ido MtSSana Cuhna Des,rnon Montana Mana
1-rancc,;ca - Murdh Pasquale - Municr Alhcr1ina -
Nurtlclla Ma.ro:1 - Navone Lu1:.a (a D Rua) -
Occhi Ester - Op<>'Si Frnncoca - Pappulardo
R,,.,eua Pàm1 ·1erCSll - PaSS'1canullo Gemma -
Pepe Prof. 8:.tlJa,sMe - Pcf">(lncua2 Ehua e
Craldu - Potcml Mariella - Porccllato Cc.,at< -
R1111nll1 Giulin Ra11u Giovann:, - Rcvcrdilo Rina
R1naldi Mariti Ro,tn_gno Marl4 Ru"'° fina -
Saliari Prima . Slnntrn Sorclle - Sinisi Atuho -
Su,ala N,ncita • Quawcr.Erm1111a - Tcnch11> FIJa
T1ln Maria - I otbol Carmellt Ubakh 'lino -
U-.11 GwscppmJI. Velali Carolina Viola fr.tnca -
Violo Giovanon -VoltaJolanda(a D. Rua)-Xaltc
RoMna - Zerbone Maria - Znno110 Ersilia . Zurnbo
Rosa
33

4.4 Page 34

▲back to top
preghiamo per
m0ri1ato la Mcdasha d'Oro per la feclella nl lavoro
e Iµ Medaglia d'Oro dell"AVIS Uorno d, lede
~emplice ma profonda. cm orgogli,r.,(l di polr!r
servire la mc.sa al figlio dcln Mario. don:ll(l a don
Bo~CQ.
SALESIANI DEFUNTI
Sac. Glo.anoi Busa1o+a Verona a 64 a.om
Cercò e volle lare la ,,otontà di Dio in 1u11e le
tappe della ,un vita: insegnante u1 diri110. diret•
tore in vane Case. an11natorc delle Compagnie.
dei Cooperatori e degli Exalhevi. Reno re della
ba,ilìca M~ria Ausiliatrice a Tonno. Am,\\ ln1en,a-
men1e i g.iovani. ,cmpre 1fopos10 a riceverli e a
Jialugare con loro: erano lo scopo della ,ua vita.
sua gioia e ,offcren.1a insieme. S, intere~ alle
vocazioni laicali e agli apo,1olati ,ocial1. Collivò la
passione rcr il libro: per lui ern il regal<1 p1ù
gradito. I oon lrd.>tO mai del tutto composro tra
ramill 1.kll"ao,me e l"~igcOLa profonda di con-
1emplt11.ione gli fu d1 allllO per cogliere le is1anze
più vive dell"animo giovanile e per proopellare
,olu1joni cri,tiane ai loro problemi.
Sue. Mario Brusca+a Macerata a 69 anni
Entrò in una Co~a ~alcsiana a IOanni. e da al lora
non la.'iCiò piu don Bosco Nurriv!I una prt>fonòn
pa&,ìone per la musica. cl aJ essa tleclicò tanta
parte della s ua esì,1cn1.a e del suo )avoro. con
riconosciuta competenza. Era attaccatissimo ali<>
spiri1t1 e alle tradi,Joni del la vi ra sa l.:,iana. Ne.gli
ultimi anm 11 Signore lo provò con molteplici e
prolungate sofferenze ,pirituali. che h.> a,._'iin1iln-
rono al Cristo ncll"agonia del Getsemani.
Sac. Fiorenzo Giacomelli +a Còrdoba (Argentina)
a 68 anni
Era nam a Mathi torinese, e d1vcnlato ~aJe.,1ano
volle partite per l"Argenuna. Tra.scorse parte ne>IC·
\\'Ole della ,ua vita a San Juan come. in~egnante e
catechista nel Collegio Don llo,co. Ma la ca11edra
più ellièace del suo npo,1ola10 ru il conless1onale.
dove mi,e a sef\\➔zio dei frarelli 11 dono del
consiglio. ricevuto in at,bondan,a dallo Spinm
Santo. CarJtterc allegro e ,en,a complessi
pieghe. oos.tituiva un elemento prezioso nella vita
comunìtarià. Durante gli ultimi qua uro anni offri
l'e,,empio di serena occe1taz1one de) dolore e di
abbandonQ alla volunu\\ di D,o.
Sac. Giuseppe Kirschner+a Neuburg(Germanin)
a 73 anni
A 19 aniu s1 presentò ai sale.sioni per 1111zia.re gli
s1udi e prepararsi al sacerdozio. Nel I92ti lasciò la
Cecoslovacchia sua patria. i geni tori e cinque
fratelli. per le miSj;ioni del Pèrù. Per42 anni lavorò
,n Perù e Bolivia. poi tornò in patria nel 1entativo
di ricuperare la salute malandata. Ma la mala1tia
lo costrinse a lullga degen,.a in ospeJale. uve la
morte lo _pl)rtò al premio del suo lavoro e della
fedeltà a !:>on Bosco.
Sac. Maurizio Billiet+a MaIle (Belgio) a 64 anni
Dedicò la maggior parte della ,ua vira ,ulesiana
all"attiviul pa.rroochiale. Era un paswre secondo il
Vangelo: cono,ceva le,uc pecorelle e per esse era
di.lpos10 a dare la vita. Quanto rosse amaro dai
suoi parrocchiani lo si è v1sio nel giorno uci ,uoi
funerali. e nel luno della comunilA. che perJcva in
lui un c,empio e un modello.
Sac. Ma,sin111iano Schmein~ +• Trier{Germania\\
a 76 anni
Dimo,1 la ,ua prudenza e la ,ua c,Jragg_io,a
fermezza nell'aflr<lntarc le,i1uaiioni dillici'Ji in cui
~i venne a trovare la -;ua comuniul. per,eguì1ata e
dispersa dalla Ge<tapo. Fu parroco, dirc11ore.
macs1ro dei novi,L sempre pronto ad as.solvere i
compiti t:he gli venivano assesnuti l'Qn umile
obbedien,.a e con quell'ouimi,mo sale1.iano che
non glì \\'enne mCn(I neanche durante l'ultima
grave malatua_
Sac. Ricunlo Hauffon +a Loh lelden (Gennania)
a 77 snn,
Sacerdote instancabile. <i dedicò sopr~1tu110 u1
profughi. I salcsill.Jli perdono in lui un fratello
sempre lie10 ed entusiasta. un amico dai relic1
con,a1ti umani e religiosi.
COOPERATORI DEFUNTI
Alfon~o Sh'ilotli +• Pignano d1 Ragugna (Uclme)
a 8~ anni
Co<>pera1Qre e an,m,ratore delle Opere Mlcswnc.
cristiano di fede esemplare. uomo giuMo e one,10.
diede ai ,uoi dieci r,~li l'e,emp10 di una vi1a d1
lavoro e una guida ,lluminarn. Ha donato una
riglia. ,uor R osalbu. a ll'bti1u10 \\!elle FMA
Domenica Dct1rsoln Quarantu + 3 Chieri \\Torino)
a 84 anni
Mamma profondamente cri..sllan~ ha se mpre der
nato n IUltl honlà e mtere,;.~:!menro. Era felice di
avere il figlio J o n Rodo!Jo tra i Sale,iam di don
llo.<co. e di aiutare le opere. le vocazioni e le
r11i;;sìC1ni ,ale,ranc De,idcrnva ianw lasciaro
que.sto mondo per raggiungere il Signore. e la
Vergin~ lmmaco la1a. chi: tanto amava. l'accompa-
gnli al Cielo uurante la sua novena.
Alberto Besozzi + a Ca.~tclveccann (Varese) n 81
anrn
Fedeli~imo exaJ.hevo e generoso i;OOperarore, è:
tornato al Signore come servo t>uono e fedele.
Poche ore prima ui morire leggeva ancora con
,odJisft1lÌune unii lc11em del Reuor Maggiore che
lo rrngraliava per 3lcune hor)l,e mis.,1ùn:1rìe offerte
qualche giorno prima
Anna Caldarcr• n-d. Barlcua+ a Catania a ~O anni
Educò i figli a.Ila scuola di ,an f'ilippo Neri
f1n!1ovata in :;:in Giovanni Hosto. ru ~cmpre
vicina a1 sale$rnm, spccmlmcntc ai mis..1iionari.. In
partic?lare hann_o _gQdut\\> delle ,ue preghiere è dei
s uoi a,uu Jon Lmnbella e una giovane vo,-a,jone
giapponese. In 0<.-casione della ~ua morte, I fiilì
hanno raccolto una somma da inviare alle mis-
sioni salesiane del Giappone. ecru dì onorare cosi
nel modo migliore la ~ua cara memoria
G iuseppe Morra+ a llene.vagienna (Cuneo) a 75
anni
Uomo d, lavoro. ricco .solo delhl sua volontà e
1enacia. fu vero arlefice del la sua vita e ~Megno
della numero,,a famiglia, Dbponibile ,empre. e
generoso vCr<(l tUlli. grJndi. pirroli e ,orrcren1L hu
Giuseppe Ronco+u C h1en (Turino) a 52 unn,
Appena i Sale>1ani apnrono rorarorìo presso il
nm·i,iaro di Villa Muglia. il g,ovane Pino comin-
ciò a fn,qucnrarh, con assiduità: era il primo nu
arrivare e l"ull1mo a parure. Diventò poì d loro
collaboratore. sia com• presidente d1 A.C. srn
come animatore del 1eatro: era ,,enc:ggiatore.
tl'\\lt'<'att1re e a11ore va lente Continuò 1ale au,viW
anche dopo la chi usura del no~iziato. fino a che la
cru.a ru poi cedu1tl
Giu.,cppiua Burdino+a Ch,eri (Torinq) a $8 anni
DQuna semplice. ma labnrio,11 e ,elaq1e. per ben
an_ni prestò_ lu ,ua opera rre,iosa pre,so il
No,wa10 u1 Vtlla ,\\foglia {Chieri). Anche □e&li
ul11n11 nnni il suo pensiero nanda\\·a sovente C11
1emp1 tra,cor.,1 pr"'>o il No,·11.ia1,,. è nel ,uo
Ro~ario n~cm..lav~ fUlll I ~illc~iani e I n\\)Vi/J
con~1>c,utL ! Le \\'cnu<lucmila raia di calzè chi, h,,
ra11oppa10 - Mlermava ,orridcndo - saranno
ahrcuanu gradini vcr,o il l'arnd1«) •·
MQtia Zeduri
Solerte. madre di famiglia. condivbc 111 pieno ron
il mari10 f"cdu cn,i(lnc d~i numerosi ligh e l"apo-
~tolato criMinno e !<iSlesmno. V1,~e ùi (eJe~ d1
senuta t:: c....'Qnv1nl~• relii!m-;;11.i. the :i:eppe tra~fon-
dere profondamente nei figli e nipoti.
Cesare Vigo+u Milano a 70 anni
Si men~va membro della ~am iglia Salesiana ftn
dai nove anni. quando 1nc<,m1m:iò a convS<.-eredon
Bo,co e I S:ilesian1. rra cur il card, Cagliero. /\\1 hgli
la.,dò un e<empio ui vita di lede. Ji la\\'Onl e di
bon1à.
Lcm,dro Fcrrnro+a Ro,1111
Amo e onorò don Busco me11endo a ,un d1,po>1-
7Jone IJ ,uii p re,rigi(,,~ urtc <.11 pillore. f.ru nato a
Mon1emagn11 u"Asri. terra ,aJes111na. e molli I sti-
tuti SuJc~iaui ',le\\ Piemon1c c(.>n!-.ervorto 1 '\\UOi
diprnli che ritraggono don Bosco, Q altre ligure e
,cene »1le$1ane. li ,u,, , Svg1HJ d1 D11n llo><Co ij
con,crvato uJ A,ri van$c nel 1'139 il ccmcurso
niuionale a Roma. lm,ieme con la ,orelln A~"'unta
è gli altri familiari. i Sa le,,i~ni ricorduno e,,., >1ìma
e rironoscenza lo scompar!',,O p,uore,
Nalàlina ('aprll+a T urinu
A11acca1a a don Bo,cu. .:on il ,uo la\\'oro umile e
silct11io~o nel lnhorutorio missionario ttiu1ò con
g_mnde am<>re le mcss1on1 e l"opera ,ale.aana
Cc.sa re Trinchieri+a Torine>
Tenne allo Il nome ui exallievu e i-ooperatore ccm
11 ,uv amore e il ,uo ,clo. Si prtidìgi> C<1>Wn1e.
mcate per l"Opera ,alesiana con il con,ig_lio e
razione. .aiutando ogni qual vohu si r'"1correva a IUJ.
F..nninia Galli~ani+ n Torino
Parrone;,.-,;a Uell"ORATORIO San LUig1 di Tonno.
e poi cooperatrice, nutri per Don Bosco e la sua
opera un.a graod.e amrniraz.mne.
Maria Bcllinelli ,cd. Bonc1ri+a Ogg_mna (Vare~CI
Anima ,emplice ma di grande (ede. seppe lare
della sua lunga viul un a stuola di vinù, Coopern-
cos tnce generosa e buona. orfri le sue sofferenze al
Sìgnoré. e la,cji, que,1a terra ,ilen11<»a111cn1e,
come :,iJenztO!>ame.ate em vissuta.
All"'sundro Bucci . Ed,·ige Rho Bellinelli • Giu-
seppe Frosoni - Carlollii Stella. Jol•ndn Tuscano.
Per quanti ci hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-
sciuta giuridicamente con D.P. del 2-9-1971 n. 959 e L"ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente personalìlà
giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22, possono Jegalmenle ricevere
Legati ed Eredità. Formule legaimeme valide sono:
se trattasi d'un lega1o: • .. lascio alla Direzione Generale Opere Don
Base.o con sede In Roma (oppure all'Istituto Salesiano perle miss/on, con
sede In Torino) a litolo di legato la somma di lire . .
(oppure)
l'Immobile sito 1n .•.. . per gll scopi perseguiti dall'Ente. e particolar-
mente dr assistenza e beneficenza. di Istruzione e educazione, di cullo e
di religione ·
se trattasi, invece, di nominare erede di ogni sostanza l'uno o l'altro del
due Enlf su Indicati.
c. ...annullo ogni mia precedente disposizione tesfamentaria. Nomino mlo
erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure l' Istituto Salesiano per le Missioo1 con sede In Torino)
lasciando ad esso quanto mi appartiene a Qualsiasi titolo, per gfi scopi
perseguili dall"Ente. e particolarmente di assistenza e beneficenza. di
istruzione e educaz,one. di culto e di religione •
(luogo e data)
(firma per disteso)
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4.5 Page 35

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60t1<a: M,rtu Ausiliatrice e Oon lJo-
,co. irrvocanJu In loro p,01,:u,>ne. 1n
memoria J, /)r,,1 D. \\/1fdn.:.1/t>, a cura
de, pron,r,ull, Sc111m11 Tor.. I..
200.000.
Don": Murb Ausllintric~. ~ cura di
Dc Belht (li,wanlll. C•glillri. L.
160.000
Bor.a: Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani. ;,, memori<1 e suffragio
dell'a11ima b1w1111 di J,11e/a,111, ù curo
1.lclln moglie, I l)rino. L 150.000.
Bona: l\\laria A 1L'iilialrke e S. Cio-
•..nni B(l'<cn, ,moca,u/o fu lnro prote•
:iune per m~ ~ pt•r I mi~, <'art. a cura dt
Rusconi Anna. Ne,c \\flO), L.
150.000
Borsa: Maria Au,matrice t S. Gio-
111nnt B~co, ,,·,·ondo t, mi,- lmerc:.111·
ni, a cur3 d1 Mannra l>on Alberto.
Oomodo,,ola (NO). L. IS0.000.
Borsa: In mtmcJn'a del ,·omparrot•
, hiww ,• mluu>nr1r,'o wlt•.~ll1no Don
8eno11 Gw1·h1•11/, a cura dei__parrot·
chrnn; d1 ll.1un1aho Dura (TO), L
105.000.
Boria: Siltro C uore di G~(I. Cuor-e
mat..mo di Maria Ausiliatrice, S. Gilr
va.uni Oo~co, per lmpe.rrart• lt1 guor;.
xiom: dl'llu f/~1111 Mari/emi. a cura de,
coniuga Canbon,, LcC<-o (CO). L
lll0.000.
Borsa: S. Rilw da Casdu e Sanai
Sillcsiani, prr tmpl·trare la g1Jarigfo11e
della /ig(,o Marilrna, a curn dei co-
nI ug I Carlb1>n1 Lcct<l !CO), L.
ICXl 000
Bono: Maria A u~ilia.trk<' e ~. Gio-
••nni Bo<,eo. 111 ml!monn r ru(frogio
,Id DQ/1 So/ha (iiosanm, r,.af/ie1'0
;u/en'"'w· u curo Jclle ~orell e, Robbio
(PV). L 100 000.
Bors:a: l\\1ari1 Au,iliatrire " S. Gio-
unni ·eosco, 111 mrmon·a r •11Jfru,:10 dt
SaJ,..., Lu,,:,. o cura delle ,orcllc,.
Robbio (PV). I.. 100.000.
Dorso: M~ria Ausiliatrice é' S. Gio-
•anni Bo-.<u, /n,•oca,rda f(ra:lr prote•
:/t/ne, a curJ d1 TcalJ, Duu Prof
C"leha. ~fondovi Breo (CN), L .
100000,
Oor;a: Sacro Cuore di c.,.11, Maria
Au,llfa1rice ~ S. G io•~u11I 11<>,u,o. in
c1n aslan~ J~/111 ,uu f~ta. tn 111ffragiu
d,tla :ia l.111,:ina ~ d;i nonni Coppola
Ilaria ,. Ca1rr1u Mau<'a. ~ cura di
Angelillo Munn. Aver..a (Cf), L
l l,U,(X)()
Bor,,u: Rtm<'Oni rranuu•<>, n ~ura Ji
N .. S1radB Ca,enhnn {AR). L.
IOIHIOO.
Bo,.,a: Sarru Cuor<' di G"'A, Maria
Aw.lllatrkc t Oon Bosco, 11 cura d1
l'ostai Eg1d10. I.. IIXJ.000.
Bur<a: Maria A u,Ulacrice e Don Bo-
~co. i1niltanJo pru1,:;:it1nt' ~ ,n u,.ffm•
fllO dei /w111/111rt defunti, a rum d1
Paghanu (j,u,cp~. C1uen ( lO). L
100.(XJO.
Son.a: Marta All,ilialrice e S. Gio-
~•nnl BO\\co, In rìngra.,om~ntn per
g1u:itt rirr,1 111t ,. ~rrhi tu,,tmuinu Ja
/uro prato.lOM, "cura di Mu,u Pom-
peo. Rcp. S. M.tnno. L. 100.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Salc..-.iani. aflinrM 1111erreda110 da Dio
/,i gra:iu rhe 111'(/e111eme111e tl•slilcro. a
curo t.li 8ecc.1rclli Giuseppina, Borgo
V di Taro(PR). I 100 000
Bona: Maria Ausili1Cricc. a CUOI di
Palermo \\l.ana, Molucmo (PZ). L ,
100.0<IO.
Borsa: In memoria de/ coro Don Carlo
f Saino. 'illic1/a110, a cura di B P M..
Torino. L. 100000.
Borsa: Maria AusiUatrke. ,,, su/fra
fliO di Ro:ru Martrlfi Ve.d r,::011i. a
curo Ji Fin.11111 Giuseppina, Novara.
L. 100.00t\\
Bortt: Maria Ausiliatrice. S. Gio-
l'anni Bo,co, Beato Don Rua. a cura
eh N.N Ccrm Maggiore (Ml), L
100.000.
r Borsa: Divina Pro.-lde-nza. a cura di
Boglione rance-.co. L. 60.000.
60™1: Maria Au~llalrice , Don Bo-
sco. rn mt'lrll/na ,. su/fragm J1 Magni
Fdomena, a turn di J\\fagna I.i baldo.
llo11egone (PT). L. 60.000.
Bona: Maria Au,lllatriec. Don B~co
<' Santi Sah..-.hani, per ,mprlttJN! una
gra~ia grandr r 11,g~nu. a ~-ura d1 una
cxallicva d, ramm (Ra). L. 60.000.
8or<a: Sanll Salesianì e Glotanni
XXIII. a ru//roglo di LodCJviro F'uma•
,w, a cura dcli.i moglie e ùcl figli.
l'hllro. L. SK.ùOO.
Borsa: In m,·mona ~ wjfro,:111 di In•
~irtmti Gio,·<11w,. "cura Ja lnvcmitti
Muna, frua:,iuarm [Ml), L . 50.000.
B or<u: Marh, Ausiliutric~. S. Clo-
•unni 80:,,:<1 e Be,110 M. Rua, /,r
11n11ro:ia111,•11111. 11 cura di N N,. Mele
t<ìl:1. L. 50.0lltl
Bor<a: Maria Ausiliatrice. Don Bo-
scu. Don Ruu: µre11a1~ per ,ml.I, n cura
Ji Orusascht110 Moria A. Vill,1tlcali
(AL). L. 50.000
BOJ~a: S. Gio1anni Bosco. In memoria
,. ru/fra~io di Btglim Gionmnl. s cura
d 1 B1ghcn Luisa, Valenw (AL), L
50000.
Domi: Maria Ausilialriçe. l11 memoria
,. ,uffragio J, Badai/a Biglim '4arian•
ru. a cura d1 Bigheri Lur~,1 VJl<'llza
(AL). L. S0.000.
0 0111a: Bealo M. Rua, In memoria e
J1,jfrilf!.Ì/J di /J/1</ieri Luisa, A cura
Jcll,1 ,cessa Vulcn,a (AL), l. S0,000.
Borsa: M aria Au~lliatric<', In ringra-
;1am~ntu ~ mrplorando al'K'ora prote-
:lànr t! tusnlM:a. a cura di 7.aruni
Mnddnle1111. (iardone Ri,.fora (BS).
L 50000.
80111a: Maria Aar,-Jllatricc e S. Cio-
t•nnl Bosco. "' r1ngro=.wme111t1 ,• .JU~
pl1<unJa protr:ion,·. a cura d1 Colon•
nclll> Brocll Anna, M ,lano, L 50.000.
solidarietà
BORSE DI STUDIO PER I GIOVANI MISSIONARI
PERVENUTE AL BOLLETTINO SALESIANO
Buna: Don 111110 Gi11reppt!, 111 ntl'llto•
ria. a Cl/Ili della Associarionc Exal•
he,i ddl'Oru1om> S. P.aolo d, fonno.
L. 50.000.
Bona: Mon~. Vcrslglìa e Don C'nn,.
,·erlo, ,n memor/i, t sujfrag/1) del deff
O Carlo Bo/fa Can. O Bernardino
J,.,l.i•a. Virarlo d, S .4nionmn. (Ura
Cooperatori Satesiam J1 Bra
(C:N). L 50000
Borsa: Ban,blno Gesù. Mnrla Ausllla•
trlce e S. Gio•anni Bosco. I11vnro11do
pro1r..ioneµr no, ,. lo pau n~J munJo.
u cura di P.O. e C L S0.000
Borsa: l\\l •ria Au~lliarricc. a cura d1
MnrcelluClam, 1. 50,000.
Bor;a: M"ri• Ausiliatrice e S. Cio-
••onl Rose.o. à cura della f an11glia
Vago Anna l'>farUt. Inveruno (Ml). L.
50000.
Bors.1: In •uJfru,,,,o d~i d11f11nti dr/la
Fomiglia Glo,gl. o cura di 01orgi
Teno. Tonno, L S0.000.
Bor;a: Gesù Sacramcnu,10, Maria
All'lllau ice e S. Clo,anni Bo<co.. per
gto=ia rirc,·111a. a cura di O.V . l on•
no. I.. 50.000.
Bor~•: Garbar/no Marglrerild Ved
M11ron:ana. a c-ura dei figlL C~lcer-
mclh (AL). L. 50.000
Borsa: Maria Au<llialrice, S. Gio-
•annl Bosco e S. Onmenicu S•1io, a
c.urn di Scalc11u Lc1i,ja, Tonno, L.
SO.ODO
Bor<a: Suor Onurlna Lanfra11co. a
cur,1 d1 Lanlr11nco Lucg,. fonnn. L.
50000.
Borsa: Maria Au,iliatrice e S. Gio-
va,,ni Bosco, eo11 profonda rtcono•
S(1tnt'1 e inl-'OCcmdu nm:ora prot~;ume,
a wr~ di M.N.• Pino Tonne:.c, L.
S0.000.
80,,,.1: Ma.ria Au..Jllalricc e S. Gio-
.anni B<Kco. In r/11,:m:iamema, 11 cura
di l>orinelli Adu, rorino. L. 50,000.
Bor-<a: In suffrax1a del cll!fu11t1 tlt,lla
m,o Jonuglia ~ P'" o//ml!J't! la gra:ia
«Ila c-011..,.niunr J1 f"'tsona fttm, a
cur~ di Lucci Mun3 Ved Cu,,x:h,,
Chiaravalle (AN), L 50.000.
Bor<a: In memoria m/Jraglo d(·llo
sorr/la Tt!rt!<a. mvocalldo protcJione
I!." mc ,. JJ"r I /umtlian. a cura di
Baron, Mana. R" <>lta d'Add~ (CR).
L. 50.000.
OonjM: $. Giovun11i Bosco, per wa:fr,1
rlrl'lula " /11 vo.-011da
mia figliuola. a cur:i
dprioa1r..el0.1.1Tr ir1a11n/lou
(SO). L 50.000
Bo.,,a: Don R11a, per gro:ia n11m11a,
in,'{)11Jndo pro1~:/1)11<' d ben,Ji:l11rr1 per
11111/ I mivlf1çll, a cura di N.N.. nniicn
oromriana d, iirnno (SO). L 50 000
Bo.,,•: Maria Au,llla1ric.- e S. ca.-..
,anni Busco. J}<'r U/ltnerr pro1r~i1J11< r
Jiall'rua etema prr noi ~ ,wr I n<mn
cari, a cura dj N N, Chivasso CTO). L
50.000.
Borsa: Sacro Cuor~ di Gesù. a,u,ud
Tu', pr 011entr. fa protr.ion, 1ulla
mia fmniglio e '" qurlfr de, mieiftgli.
• cur~ di Brandi Filomena. Bari. L
50.000.
Borsa: Maria Au,lllutrice e S. Cif)-
•anni BÒ'<co, per rironOJC<"n:JJ. lmpfu-
rundo ancora xra:ie ~ prole:iont.• r In
ruUragio dei rari d~funti, a cura di
Os.'°la \\/1. Tere<.a, Novara. L. 50.000.
Bo.,,a: S. Cicwanni Bosco. a ~ura d1
Cor,n,110 Wilma. Orv1c10 (1 R), L.
50.IKJO
Boru: Maria Ausiliatrice e Santi
Sah,-lani. pregatr ['_er noi, a cur.a d1
8u,-ct11 Mana. Turbigo (Ml), L
so.ouo
Bolli'II: lleato Michele Rua, a curn del
Gruppo Fila1elieo , Don Bo~<'Q d1
A nc,1na. L 50 O()()
llorsa: Maria Au,lliatricc. S. Cl.,.
,·anni Bosco e Bea10 M. Rua. a cura
J1 unà Conpcralrrce di Ruma, L.
50.1)()0
Bor<a: Sucro Cuore di Gesù. Marta
Au;,lllatrice. Don F. Rioaldl. a cura d1
R maIdi Piera. O,clla fVC), L. ~O 000
Borsa: B ""to Don R ua, p11r 1ra:1a
r/tt't'ltla ~ prr fa tua rausa di conoi,i:
:tdon~. a curo J, N.N.. Savonu, L.
5().()()()
Bo,.,a: Sacro Cuore dl Ge.-il. Maria
A11>lll11ricc. S. Glo••nnl B~co e
Santi Sa.le<,iani. fnwxando una gra:10
tonta detid60to, cura d1 R1nald1
Mana O. Ki11,4 Monf. (Al ), L.
50.000
Bor,a: Maria Au,illatrlce e S. Glo-
•annl 13ixco. nn11:,~lw1do I! lmplu•
randa una gra:-111, cura d1 80,.so
Eugen111, BruSJ>:,co (l'O). L. 50,000
Bor"ia: Maria Auslllalri<e e S. l)ome-
nicc> Sn,110, in rlngra:ìament() tt im,1(1·
,·ando prt>tl':1on1• \\Il tulll i miei ron,
cura J, Toescb, femando. Ronco
all"Adige ( VR), L. SQ,000.
Bo=: In suffrui:iu d~I Doli. A Ido
Tlt'l'i, n cura J1 Marchese Cn.,tana.
O enova, L. 50.000.
B- : Maria Au\\lllotrice e S. Gio-
...nnl B~o. in•«a,ulo ron1i11uu pm-
1~:lune, cura Ji Amelio Cipnano,
Vcn01~-a. L 50.000.
Bon,a: Maria Au•lll•trlce, S. Gio-
1annl Bosco e S. Domenico Sa,IO. a
curu di Clemcnld Valenrìna ra._,t.1
Paganellu ITNJ. L. S0.000.
Bor'ia: Maria Au,Ularrice, in mrmona
I! ,11ffro11io d~lla 111011/i~ Gio1·a11110. a
curo ui flelliccionl Giovann.l, Porcnn
(FJJ, L 50.000.
Bor,a: . Gio,annl Bosro. in mmwrtu
r •11Utr1glo dt A 11nihtilr P A •rtr>, a
cura Jc:lla wrclla rJcna. v,ge,~no
(PVJ. I.. 50.000.
Bo""' l'er 111(jr<11(11re l'anima ,J,,, mir'/
def/1111/. a cura d, luricrolo 01.,,·nnn,
Ca,~J.re (S\\'). L. «l.OINI
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