Bollettino_Salesiano_196709


Bollettino_Salesiano_196709

1 Pages 1-10

▲back to top

1.1 Page 1

▲back to top

1.2 Page 2

▲back to top
IN QUESTO NUMERO:
Il centenario della Basilica di Maria Ausiliatrice
Don Bosco tra Chiesa e Stato
L'aggiornamento tra i figli di Don Bosco (dal giornale ,, La Croix ,1)
Questi commandos piacerebbero a Don Bosco
Onoriamo "il Dottore dell'Amore divino»
Il primo Rappresentante del Papa nella ,, Penisola d ,.o,o ,1
Avevano qualcosa da donare al Giappone
IN COPERTINA:
, Quila mia casa, di qui la mia gloria~- ~ la
parola di Maria Ausiliatrice al suo apostolo
Don Bosco. Vn secolo di storia documenta
la realtà di un culto divanuto mondiale
LII statua della Vergine benedii.ente,
In brortto dorato, posta da Don Bosco
•ulla cupola di Maria Ausltlatrlca
cento anni fa (novembre 1867).
Don Bosco invitò a benedirla l'arcivescovo
di Torino mons. Riccerdi. « Solenne fu
l'istante nel quale cadde il velario che co•
priva la statua La banda !strumentale se-
lita sul culmine della cupola attaccò le
note di un inno maestoso in onore di
Maria, alle quali si unirono centinala di
voci cantando: Salve, o Ve,gine divina,
- salve, o fonte di pietà, - Tu sei Madre,
sai Regina - dell'afl/itta umanità •·
La statua risplende luminosa al sole da
cento anni. E a quanti la contemplano da
vicino e da lontano, par che dica: , lo
sono quassù pe, raccogl/e1e /e suppliche
dal miei figli, per arricchire di grazie e di
benedizioni quelli che ml amano,
(Ecc/i. 24, 7; Ptov. 8, 21)

1.3 Page 3

▲back to top
IL CENTENARIO
DELLA BASILICA
DI
MARIA AUSILIATRICE
Il 9 giugno prossimo c'introd,trrà nell'anno centenario
della consacrazione del Santuario di Maria Ausiliatrice,
avvenuta il 9 giugno I868. Le manifestaziom: celebra-
tive della storica data a'lìranno luogo nel r968 secondo
un programma che sarà reso pubblico a suo tempo. Ma
poichè Don Bosco considerò sempre d'importanza fo11-
dame11tale per La f amigHa salesiana questo avve11i-
mento, pensiamo che i nostri lettori gradira11110 riceveme
fin d'ora il prea11mmzio.
La Basilica di Maria Ausiliatrice Ìll Tori110 è il primo
monumento innalzato da Don Bosco a Maria, aiuto dei
Cristiani, è la chiesa "alta e stupenda" vista in sog110
dal Santo 11ell'ottobre del r844, è il tempio di Valdocco
venuto sii a furia dì miracoli, in nwdo che parrebbe leg-
genda se non fosse commossa epopea mariana. « Io non
sono l'autore - ha sempre protestato D011 Bosco -
di queste grandi cose. È il Signore, è Maria SS. che
si degnarono di servirsi di un. povero prete per com-
pierle. Di mio non ci ho messo nulla. La Vergine
stessa si è costruita la sua casa. Ogni pietra, ogni or-
namento segnala una sua grazia >>. Pochi mesi prima
della co11sacrazione affermava : << Ogni giorno cose, una
più strepitosa deU'altra, di Maria Ausiliatrice. Ci
vorrebbero volumi >>. Espressioni simili affiorano so-
'l>'tltle negli scritti di Do11 Bosco quando si parla di
1Ylaria Ausiliatrice.
Tesoro incomparabile della Basilica è il grande di-
pinto dell'Ausiliatrice, da cui sembra partire e dìffon-
d~rsi nel tempio il conforto e la certezza di 1111a visibile
n prese11:::a materna. <• layoro - scriveva Do11 Bosco -
è ben espresso, proporzionato, naturale; ma il pregio
che non mai perderà è l'idea religiosa, che genera una
divota impressione nel cuore di chiunque la rimiri~-
Riprod1Jtta e diffusa i11 milioni di esemplari e di copie,
quest'immagine è ormai divmtata la raffigurazione clas-
sica dell'Ausiliatrice. Anche il Santuario che la ospita
sali iu breve a fama nazionale, poi europea, quindi
mondiale. <1 Non crediamo - è detto nel "Breve" con
cui San Pio X innalzò il Santuario al grado di Basi-
lica - sia da passarsi sotto silenzio come quattro-,
cento chiese, innalzate egualmente in tutto il mondo
in onore della stessa Vergine Ausiliatrice, presentano
la sua immagine eguale a quella che con somma
venerazione dei fedeli si conserva sull'altare del
Tempio di Torino•>.
Queste cifre sono ora raddoppiate e nell'attuale. mo-
vimento mariano, per u1Za11i111e consenso, il Santuario
di Tori1w si allinea con i piu rinomati centri devo::::io-
uali del mondo.
L'amw ce11tenario della Basilica avrà .topraffulto
due scopi: ri11focolare in tutti i membri della tripli.ce
famiglia salesiana la vera e frulluosa devozione verso
l'Ar,siliatrice, voluta da Don Bou;o, ossia, come insegna
il Concilio Vaticano II, «la venerazione e l'amore, la
preghiera e la imitazione» della Vergine; e inoltre
solfoli'neare la mirabile conferma, data dal Concilio al
pensiero di Don Bosro, sul carattere ecclesiale e sociale
della devozione a Moria Ausiliatrice.
La po;e11te Ausiliatrice dei Cristiani, per testimo-
1rianza di Sa11 Giovanni Bosco e dei suoi Successori,
è la prima e prernle11te ragione dello straordinario
sviluppo dell'Opera salesia11a; quindi il centenario del
Santuario è in qualche modo anche il centenario del-
l'Opera di D011 Bosco.
Il prossimo 24 maggio sa1à come il lieto preludio
della fausta ricorrenza, clze offrirà alla nostra famiglia
le occasioni più varie di dire il .mo grazie alla Vergine,
Aiuto dei Cristiani e Madre della Chiesa, e pér par-
tire nel suo 11ome verso nuove conquiste nell'apostolato
cattolico postconciliare, soprattutto nel campo dell'edu-
cazione dei giovani, oggi piu attuale che mai.
1

1.4 Page 4

▲back to top
DON BOSCO
TRA CHIESA
E STATO
A leggere questo titolo qual-
cuno, forse, rischia di immagi-
narsi il Santo simile al vaso d'ar-
gilla di manzoniana memoria,
stretto fra due robusti vasi di
ferro. Non gli resta che finire in
frantumi.
Purtroppo ai suoi tempi tra
Chiesa e Stato le relazioni non
correvano buone; anzi, gradata-
mente andarono peggiorando. Lo
Stato svolgeva ai danni della
Chiesa un programma di ever-
sioni, incameramenti e persecu-
zioni che giustificavano la resi-
stenza di quanti si mettevano
contro le pubbliche autorità, nella
convinzione più o meno esatta di
salvare il salvabile. Erano gli in-
transigenti a oltranza.
Altri invece, più devoti a Ce-
sare che a Cristo, si facevano ac-
comodanti - liberali, si diceva
-allora - e cercavano di trovare
argomenti che levassero gli scru-
poli ai persecutori della Chiesa.
Gli uni, agitando il drappo rosso,
facevano maggiormente infuriare
il toro. Gli altri, sacrificando la
coscienza, vendevano Cristo per
meno di trenta denari.
Restare fuori della mischia co-
me gli ignavi danteschi, poteva
essere il facile ripiego di parecchi.
Ma non cran loro a fare la storia.
TEMPI DIFFICILI
Don Bosco a colloquio col ministro Cavour.
Che cosa farà Don Bosco ?
Pochi giorni prima della morte,
al cardinale Alimonda, andato a
visitarlo, egli diceva le note pa-
role: «Tempi difficili, Eminenza.
Ho passato tempi difficili. Ma l'au-
torità del papa... l'autorità del
papa... >>.
Non era facile a quei tempi
mantenersi sacerdote fedele al
papa e cittadino ossequiente alle
autorità governative. Don Bosco
risolse felicemente, se non facil-
mente, il problema in grazia <lel-
l'accorta sua prudenza, confortata
da larga illuminazione celeste.
Volle stare col papa, e ci rimase
2

1.5 Page 5

▲back to top
fino all'ultimo. Ma volle pure
essere ottimo cittadino, rispettoso
delle autorità e obbediente alle
leggi, sforzandosi in tutti i modi
di diminuire i mali che minac-
ciavano la società civile e di pre-
parare dei validi cittadini per la
prosperità dello Stato. Era un ser-
vitore fedele della Chiesa e nello
stesso tempo un sostenitore sin-
cero, non a parole ma a fatti,
del bene della Patria.
Per quarant'anni - dal 1848 al
1888-simantenne nelgiusto equi-
librio, non col metodo comodo del
tenere il piede in due staffe, ma
con l'altro più dignitoso e corretto
del dialogo amabile, sincero, ri-
spettoso. Un dialogo che se tro-
vava fortuna con l'uomo della
strada, riusciva pure gradito agli
alti papaveri della politica, col-
locati in posizione di comando e
talora venerati e adulati come
semic.lci, eppure poveri uomini in
carne e ossa come tutti gli altri,
e bisognosi, forse più degli altri,
di chi li trattasse amabihnente:
meglio, affettuosamente.
Ecco, dunque, Don Bosco in
dialogo con gli uomini della Chiesa
e con quelli dello Stato; eccolo
assurto, per la simpatia che sa-
peva suscitare, a intermediario
fra le due parti in lotta. È una
delle pagine più interessanti della
vita del Santo: da essa appare lu-
minosamente la missione che egli
perseguiva con nobilissima coe-
renza, al disopra delle parti, anzi
in accordo con esse fin dove gli
era possibile, nell'unico intento di
giovare al progresso civile e cri-
stiano della società.
POSIZIONE DELICATA
I maneggioni politici di quel
tempo sapevano bene che Don
Roseo era col papa. Quando lo
chiamavano il Garibaldi dei Va-
ticano, indicavano chiaramente co-
me la difesa del pontefice fosse
il primo suo impegno.
E naturale che Pio IX ricam-
biasse Don Bosco con altrettanta
fiducia affettuosa. Gli chiedeva
consiglio di presenza e mediante
lettere, trasmesse per via segreta
e fidata, e in circostanze decisive
del suo pontificato volle sentire
e seguire il parere del Santo.
Pensava, anzi, di portarlo a Roma,
rivestirlo di altissima dignità, per
averlo accanto quale illuminato e
prezioso consigliere.
Don Bosco si rendeva conto
della delicatezza della sua posi-
zione e procedeva con i piedi di
piombo. Si asteneva da ogni for-
ma di politica - la sua era la
politica e.lei Padre nostro: venga
il tuo regno! - e cercava di non
dare appiglio a eventuali perse-
cuzioni.
Sua massima era questa: ~ Ri-
spettare le autorità costituite •>.
Rispetto che era ossequio, defe-
renza, obbedienza. Ma egli aveva
fatto suo anche il principio di
Sant'Ignazio: << Entrare dalla loro,
per uscire con la nostra•>. Asse-
condarli, cioè, in tutto ciò che era
lecito, per poter a<lempiere ap-
pieno la propria missione, che si
svolgeva, con identico e siucero
irnpegno, per il bene civile e re-
ligioso degli uomini.
INTERMEDIARIO
TRA CHIESA E STATO
Con questo suo modo amabile
di procedere Don Bosco si era
conquistata la stima e la fiducia
di alte personalità della politica,
le quali lo trattavano con sim-
patia, per le sue ardite opere di
carità a pro dei ragazzi poveri
e derelitti, e anche pcrchè mai
si era mostrato astioso nei loro
riguardi.
Gradualmente il prestigio di
Don Bosco divenne così alto che
da ambe le parti si guardava a
lui, come alla persona adatta a
risolvere questioni vitali per la
Chiesa in Italia. Pur senza vo-
lerlo, egli, stato sempre alieno
dalla politica, veniva ad avervi
una parte importantissima. Al
momento opportuno le supreme
autorità ecclesiastiche e civili se
ne servirono per appianare gravi
divergenze che mettevano in con-
trasto i due poteri.
Questo avvenne nel 1865, 1866
e 1869 per la elezione di vescovi
alle diocesi vacanti d'I talia, e
nel 1872 per le temporalità dei
vescovi e per i primi approcci di
conciliazione tra Chiesa e Stato.
DON BOSCO
PREFERISCE IL BENE
Al BENI
Se con le autorità politiche non
fu mai aggressivo od ostile per
principio, non fece neppure lo
schizzinoso di fronte a impor-
tanti avvenimenti politici, quali il
nuovo Regno d'Italia e l'unità
italiana.
Potè essere in disaccordo sui
mezzi, non sempre onesti, usati
al raggiungimento dello scopo,
ma a cose avvenute egli si alli-
neava prontamente con la nuova
realtà senza recriminazioni, con
senso concreto e lungimirante della
storia. Don Bosco è sempre l'uomo
dell'arione, non dei lagni sterili e
talora ridicoli. 1n una lettera <lel
marzo r86I, diretta al futuro ve-
scovo di Susa, dopo la data ag-
giunge con naturalezza: << del Re-
gno d'Italia 01mo 1 " giorno zo >).
E con altrettanta disinvoltura nel
1867, scrivendo a un'insigne be-
nefattrice, la contessa Callori, egli
predice: <f Stia tranquilla, che avanti
xia compiuta l'unità italiana (ciò
sarà presto) il libro sarà ultimalo•>.
Piti delicata si presentava per
Don Bosco la questione di Roma.
Non si trattava soltanto dell'ul-
timo lembo di potere temporale
rimasto al papa; era in ballo an-
che la equa soluzione della que-
stione che ne sarebbe nata, quando
il papa venisse spodestato. E que-
sto preoccupava Don Bosco molto
più che il territorjo politico. li
bene fu da lui sempre preferito
ai beni.
3

1.6 Page 6

▲back to top
Roma era stata designata a ca-
pitale del nuovo R~no, ma la
cosa si presentava intricata, per-
chè vi era connessa la libertà e
l'indipendenza del papato. La non
lontana esperienza m1poleonica,
quella ancor più recente della
Repubblica romana, non che le
affermazioni incendiarie cli attive
minoranze anarcoidi non davano
speranza che la cosa si sarebbe
risolta semplicemente nella per-
dita cli un dominio temporale.
Ora, la Chiesa e il papato sta-
vano in cima ai pensieri di Don
Bosco. Pur essendo un deciso di-
fensore del potere temporale, con
la sua naturale perspicacia e le
illustrazioni celesti <la cui era fa-
vorito. e,?li veJe,•a chiaro che
questo non avrebbe resistito al-
l'urto delle idee e delle armi; ne
pre,edeva quindi vicina la ca-
duta, e cercava delicatamente di
preparare chi di dovere all'inevi-
tabile sacrifizio.
SPIRITO APERTO
E SINCERO
Don Bosco non era uno dei molli
idealisti, i quali si illudevano, im-
maginando un intervento mir.1co-
loso del cielo a frenare il corso della
storia. Già nel r863 aveva scritto
a Pio IX che non si lusingasse di
conservare a lungo 11 possesso di
Roma. Anche nelle conversazioni
con persone fidate, a!Terma\\'a re-
cisamente che il papa avrebbe
perduto la città; come fece nel
1866 parlando all'arcivescovo di
Firenze, il quale, si capisce, ci
rimase molto male. Ì'\\cl 1870,
trovandosi a Roma, pochi mesi
prima della presa della città, egli
lasciò chiaramente capire come
essa non potesse difendersi da un
assalto esterno. Per questo mo-
tivo lo s1 guardava brutto come
profeta di sventura. E fu il peg-
gio. Perchè se i suoi consigli fos-
sero stati accolti, tante opere ca-
ritative ecclesiastiche, che fiori-
vano a vantaggio della gioventù
e del popolo, non sarcbhero state
inghiottite dalle leggi di confisca.
PER
LA PACIFICAZIONE
DEL NUOVO REGNO
E com iene qui sottolineare l'im-
portanza dell'azione <li Don Bosco
nel preparare Pio IX alla perdita
di Roma e nel convincerlo poi
che, essendo essa definitiva, era
inutile nutrire le speranze di
quella restaurazione, che moltis-
simi allora, in Roma e nello Stato
pontificio, ricantavano imminente.
Lo stesso lavorio, per la ri-
nunzia a eventuali rivendicazioni,
Don Bosco fece con altri prfncipi
italiani spodestati. E questo po-
trebbe giustificare una afferma-
zione alquanto curiosa, che potrà
apparire nuova nella storia del
noMro Risorgimento: e cioè, che
Don Bosco in tal modo cooperò
efficacemente alla pacificazione di
certe re~ioni, di fresco annesse al
nuovo Regno, e in stato di tur-
bolenza e ribellione preoccupanti.
Quando, per esempio, nel 1867,
Don Bosco diceva alla regina
madre <lei re di ?\\apoli che non
avrebbe più riveduto la capitale;
e al re stesso - a cui tutti pro-
spetta\\'ano un rapido ritorno sul
trono avfto - confermava, con
parole che non ammettevano smen-
tita: « Vostra Nlaestà non tornerà
più rul trono ,), viene da pensare
che con le sue parole Don Dosco
gioYava alla pacificazione degli
cx-sudditi borbonici in subbu-
glio, quasi come i centomila sol-
dati, che il nuovo Regno vi te-
neva da anni sul piede di guerra.
Tolta al sovrano la speranza del
ritorno, più faciJmcnte si apriva
la str.i<la all'accettazione del fotto
compiuto.
UN PROGETTO
ARDITO
Anche nei 16 anni che passà-
rono dal 1872 alla morte, Don
Bosco cercò di mantenersi in con-
tatto con le autorità italiane, per
il bene della Chiesa <: della na-
zione. ì\\Ia le cose peggiorarono
con l'avvento aJ potere della Si-
nistra storica. La mentalità lai-
cista e persecutoria di quei go-
vernanti recò danni gravissimi
alla Chiesa e all'Italia. f: un pe-
riodo di storia che stringe il cuore
per le miserevoli condizioni in
cui l' Italia si venne a trovare,
serrata fra le spire soffocanti di
una sètta preoccupata di una
cosa sopra tutte: osteggiare la
religione e la Chiesa.
In quegli anni tristi minore in-
flusso potè esercitare Don Bosco
sui governanti. Ma non per que-
sto se ne stette fermo. Maturava
nella sua mente un progetto me-
raviglioso. Venire incontro alle
centinaia di migliaia di italiani
sparsi nell'America Latina, e ai
molti cbe ogni anno andavano
raminghi per il mondo in cerca
di pane, con la fondazione di una
Colonia tutta italiana nella Pa-
tagonia, allora in gran parte terra
di nessuno. Era un progetto ar-
dito, ma non utopistico. Aveva
un solo torto: veniva suggerito
da un prete, e quindi non fu
neppure preso in considerazione.
Fosse stato attuato, avrebbe risolto
uno dei più gravi problemi che
affliggevano l'Italia in quel tempo.
Cosi, dunque, D011 Bosco, pur
deciso a non occuparsi cli poli-
tica, dalla Provvidenza divina e
dalla benevolenza che per lui
avevano uomini di tendenze di-
verse e avverse, fu costretto a
metterci le mani. li più alto ri-
conoscimento del merito che il
Santo ebbe in questo campo gli
venne da Leone Xl II in una me-
morabile udienza del 1883. Disse
allora il papa: « Voi, neppure voi
conoscete l'estensione della vostra
missione e il bene che essa deve
portare in tutta la Chiesa. Voi
(Jvete la missione di far vedere ol
mond-0 che si può essere buon cat-
tòlico e nello stesso tempo buo110 e
ouesto cittadino, che si può far del
bene alla gioventù povera e ahban-
do11ata in tutti i tempi senza urtare
co11 l'andazzo dtlla politica, ma con-
serva,uiDsi og11ora buo11i cattolici•·
4

1.7 Page 7

▲back to top
[aggiornamento tra i figli di Don Bosco
Il 12 marzo scorso il giornale cattolico francese « La Croìx » usciva con questa interes-
sante intervista al Rettor Maggiore dei Salesiani. La presentiamo tradotta ai nostri lettori
Dopo la nostra inchiesta sull'aggiornamento della vita
religiosa in tre a.otiche famiglie religiose: i Dome-
nicani, i Cistercensi e i Fratelli delle Scuole Cristiane,
abbiamo interrogato il Superiore generale di una delle
congregazioni religiose moderne più dinamiche e più
numerose: Don Luigi Ricceri, Rettor Maggiore della
Società salesiana di Don Bosco.
Prima di proporle qualche questione sull'aggioma-
111e11to del silo Istituto, oggello dei lavori dell'11lti1110
Capitolo Generale del I965, mi permetto di chiederlr
qualche indicazione sullo stato attuale dei Salesiani uel
mondo.
Attualmente la nostra Società conta circa 22.800
soci, d i cui 4200 sono Coadiutori (religiosi laici).
All'inizio del 1900 i salesiani erano meno di 4000;
8000 circa nel 1930. li periodo tra il 1930 e il 1950
vide il più intenso sviluppo : si giunse a circa 16.000
soci. Presentemente la Congregazione ha un incre-
mento di circa 400 soci all'anno, ma risentiamo anche
noi, come tutti gli altri Istituti religiosi, la crisi delle
vocaz1om.
Ricevendo i membri del vostro Capitolo Generale, il
Santo Padre definiva con queste parole l'aggiornamento
di un Istituto religioso: << Occorrerà disti11guere le forme
essenziali da quelle conti11genti... le forme valide sempre
da quelle che le mutate condizioni dei tempi rendessero
stanche o inefficaci •>. Può farei qualche esempio?
Non è facile sempre definire con netta distinzione
quanto sia sostanziale e quanto sia contingente nella
vita d i un Istituto religioso e perciò quanto si debba
conservare o abbandonare. Quasi ad esemplificazione,
come lei chiede, posso precisare alcuni punti.
·L a nostra Congregazione, nel recente Capitolo Ge-
nerale, ha riaffermato decisamente la nost ra vocazione
particolare all'apostolato tra i giovani e la nostra pre-
ferenza per i giovani delle classi popolari. La vastità
e la gravità dei problemi dei giovani nella società del
nostro tempo ci conferma sempre più nella attualità
della missione che Don Bosco ci ha lasciato nella
Chiesa. Anche il vivo interesse per le classi umili d i-
5

1.8 Page 8

▲back to top
mostrato dalla Chiesa del Concilio ci conferma a
continuare su questa direttrice di apostolato.
In questo senso la nostra Congregazione si propone
di dare uno sviluppo piì1 ampio a quella forma di
apostolato giovanile e popolare da Don Bosco chia-
mato "Oratorio", naturalmente adeguandola neHe
strutture e nelle attività all'evoluzione e alle esigenze
sociali dei tempi c dei luoghi.
Per la stessa ragione noi guardiamo con predile-
zione alle scuole professionali, per cui vediamo mol-
tiplicarsi tutti i giorni le richieste nei paesi a grande
sviluppo industriale e in misura crescente in quelli
in via di sviluppo.
Un secondo settore di attività che la Congregazione
volle mantenere, per restare fedele alle finalità fis-
sate dalle costituzioni, è quello dell'apostolato popo-
lare nella forma specifica della catechesi. Noi inten-
diamo adeguarci o questo compito sviluppando al
massimo i nostri centri catechistici, da quello del-
!'Istituto Superiore di Pedagogia del Pontificio Ateneo
Salesiano a quelli nazionali e delle singole province.
Il Centro Catechistico Salesiano di Torino-Leumann
è un principio e un esempio di quanto intendiamo
realizzare; vogliamo preparare dei salesiani specia-
lizzati, iotensificare la produzione di testi e sussidi
didattici, utilizzare gli strumenti di comunicazione
sociale, specialmente la radio-tv, per una catechetica
rispondente alla realtà del nostro tempo. Sentiamo
così di contribuire nei limiti delle nostre risorse al
poderoso sforzo di evangelizzazione che sta com-
piendo la Chiesa postconciliare.
Anche l'attività missionaria ci fa sentire più ur-
gente questa vocazione lasciataci in eredità da Don
Bosco. t: la nostra risposta all'appello missionario del
Concilio. Siamo presenti in tutti i continenti, ma per
l'orientamento dato dal nostro Fondatore stesso, il
flusso dei nostri missionari si rivolge da quasi un
secolo in misura più accentuata verso l'America La-
tina: i recenti inviti della Chiesa ci confermano in
questa direzione di apostolato.
Questi sono alcuni degli elementi essenziali da man-
tenere; quanto agli elementi e alle forme contingenti,
le porto qualche esempio.
Il Capitolo Generale ultimo, pur mantenendo for-
temente l'unità dello spirito, ha voluto un sistema di
governo articolato, per venire incontro alle esigenze
sempre più vaste e varie dei singoli paesi. Cosi il
Consiglio Superiore e stato portato a 13 membri col
Rettor l\\1aggiore: alcuni di essi sono incaricati di se-
guire i problemi generali della Congregru!ione, mentre
altri hanno il compito di mantenere i rapporti tra le
ispettorie stesse e il centro della Congregazione. Le
ispettorie a loro volta, a seconda delle particolari af-
finità geografiche, storiche ecc., sono raccolte in con-
ferenze ispettoriali per lo studio e la soluzione dei
loro problemi.
Elemento nuovo, per molti aspetti, e anche il fatto
che tutti i Confratelli, anche i laici, sono stati chia-
mati a una più diretta responsabilità nella vita e nel-
l'azione dell'Istituto: a tutti i livelli si chiede l'inter-
vento del loro consiglio e delle loro decisioni in modo
che tutte le forze della Congregazione vengano valo-
rizzate e impegnate per gli interessi comuni.
Il richiamo all'apostolato dei laici fatto dal Concilio
ci ha trovati particolarmente sensibili perchè Don Bo-
sco aveva già chiaramente affermato questa esigenza.

1.9 Page 9

▲back to top
La nostra Congregazione intende perc10 tmpegnarsi
validamente per la formazione e la valorizzazione dei
laici sia a integrazione delle nostre opere (nelle scuole,
nell'insegnamento catechistico, negli oratori, nelle
missioni) sia in attività indipendenti proprie dei laici.
Quali s0110 gli strumenti di cui si serve la vostra
Società per l'aggiornamento?
L'aggiornamento ha preso evidentemente le mosse
dal Capitolo Generale, che ha tenuto conto degli in-
segnamenti del Concilio e ha armonizzato con essi
tutta la lunga serie delle sue deliberazioni. li Capitolo
Generale inoltre ha potuto valersi della collaborazione
di tutti i confratelli, perchè a esso sono conAuite le
proposte dei singo1i membri della Congregazione e
quelle delle varie commissioni e degli esperti che ave-
vano studiato insieme e in forma sistematica gli ar-
gomenti presentati al Capitolo Generale stesso. Mi
pare perciò che l'aggiornamento promosso dalla Con-
gregazione sia interprete da una parte degli insegna-
menti generali della Chiesa e, per altro riguardo, della
voce dei confratelli.
Dopo il Capitolo Generale cooperano all'opera di
rinnovamento il Consiglio Superiore nella sua nuova
strutturazione e le Conferenze Ispettoriali, di recente
istituzione, ma attivissime nello svolgimento dei loro
compiti. Si aggiungano a questi organismi le Consulte
di esperti, composte da salesiani e da non salesiani,
da confratelli sacerdoti e laici, che sono incaricate di
fornire agli organi di governo a tutti i livelli gli ele-
menti tecnici intorno ai dive,rsi settori e alle diverse
attività del nostro apostolato.
A
Il Retto, Maggiore ho riaffermato la vocazione
specifica dei salesiani all' apostolato tra i gio-
vani, in un clima di confident.a che apre ì cuori.
• Noi guardiamo con predilezione alle scuole pro-
fessionali». ha affermato don Rlccerl. Nella foro:
il Rettor Maggiore e (alla sua destra) l'avv.
Gianni Agnelli. Presidente della FIAT. nell'offi-
cina dl meccanica dell'Istituto Agnelli, assistono
...alla commemorazione del sen. Giovanni Agnelli.

1.10 Page 10

▲back to top
un po' dappertutto si tratta di distinguere fra Tradi-
zione e tradizioni, tra quello che è valido e fecondo
nel nuovo e quello che dobbiamo invece respingere.
Per quanto riguarda più direttamente la nostra
Congregazione, noi ci troviamo in una situazione spe-
ciale perchè essa è relati\\'ameme giovane: da una
parte, per l'eredità stessa rice,'Uta da Don Bosco e
per lo spirito che egli ba impresso alla sua opera, noi
abbiamo molti elementi della nostra tradizione che
facilitano l'adesione alle caratteristiche del mondo
moderno; d'altra parte, proprio percbè questa tradi-
zione è recente, legata direttamente a Don Bosco e
alla prima generazione salesiana, da cui noi stessi
siamo stati formati, ci riesce più difficile la distin-
zione tra valori perenni e valori contingenti del nostro
patrimonio spirituale.
Dera proti alla Chleso il una sacra eredità chB Don Bosco ho lasciato
ai suol figh e che ha evu10 la più autorevole conferma dal Conc,llo.
Anche i Consigli locali e ispettoriali sono orientati
a collaborare all'aggiornamento con l'aumentato nu-
mero dei membri, tra i quali ci sono anche dei reli-
giosi laici, con una più larga partecipazione di tutti
i confratelli alle responsabilità delle singole comu-
nità e delle ispettorie.
Cn elemento fondamentale dell'al{giornamento è
dato poi dal ridimensionamento voluto dal Capitolo
Generale e per il quale ogni ispettoria entro due anni
deve preparare 1111 preciso piano. 't. in atto a tal fine
in tutta la Congregazione, con l'apporto di tutti i
confratelli, una indagine per raccogliere gli elementi
utili alla realizzazione di questo piano. Il nostro in-
tento è quello di fare una coraggiosa re,•isione delle
opere nelle strunure e nella vitalità per n:nderle
aderenti alla realtà d'oggi e nello stesso tempo per
consentire a.i confratelli quella specifica qualificazione
che oggi è richiesta dalle varie branche del nostro
apostolato.
Si intende che prima ancora di ogni strumento
esteriore, per quanto valido, il Capitolo Generale si
è preoccupato del rinnovamento della vita spirituale,
senza di cui si svuoterebbe la dinamica della Congre-
gazione: e a tal fine sono stati deliberati molti prov-
vedimenti.
Quali sono le prùu:ipali difficoltà che i11co11trate i11
q1testo sforzo di sintesi tra fedeltà e apertura?
Sono in gran parte le difficoltà comuni a ogni isti-
tuzione nel particolare momento storico che viviamo:
nella straordinaria varietà delle opinioni e delle ten-
denze, nel disorientamento teorico e pratico che regna
L'aggiomammto spirituale dei vostri religiosi m,rà
delle co11stgue11::;e sui vostri metodi di educazio11e della
giove11 t ù ?
Certamcme. L'aggiornamento spirituale porterà i
religiosi a una forma più personale e autentica di
,;ta, a un atteggiamento più aperto di fronte a1
mondo, a un senso di più n,-a responsabilità per gli
interessi comuni, a un accostamento più cordiale degli
uomini per mezzo del dialogo e a una più sensibile
coscienza apostolica.
Tutto questo naturalmente avrà il suo riflesso nella
educazione dei giovani: essi acquisteranno una ade-
sione personale e autentica alla fede sia attraverso
una catechesi aderente alla mentalità attuale sia con
una approfondita vita liturgica ed ecclesiale, avranno
un esercizio più cosciente della loro libertà, senti-
ranno di dover partecipare più direttamente alla or-
ganizzazione della propria vita e delle proprie atti-
vità, sarnnno più cordialmente aperti all'ambiente,
non resteranno chiusi agli interessi e ai bisogni degli
altri. I giovani, in complesso, troveranno un più con-
sapevole e valido inserimento nella società e assolve-
ranno con più larghe possibilità il compito di anima-
zione cristiana del mondo a cui il Concilio chiama i
laici.
Quali sono, seco11do la vostra esptritmza, i religiosi
che incidono più profo11damente e più durt1Vol111mzte sui
giovani?
Sui giovani esercita l'influenza più efficace l'edu-
catore che sa capirli, che sa donare e donarsi con
disinteresse, dar loro fiducia e impegnarli. Il reli-
gioso deve incarnare l'ideale in cui anche i giovani
sono capaci di credere, ma che essi esigono di ve-
dere attuato nella sua autenticità in coloro che vo-
gliono essere loro guida. In una parola incidono più
profondamente sui giovani quei religiosi che appa-
iono loro più ricchi t: come uomini e come religiosi.
8

2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

▲back to top
EDUCHIAMOLI DOME DON B0S00
EDUCATELI
A DIRE IL ROSARIO
~ Ho fatto un sogno 1>, raccontò
Don Bosco ai suoi ragazzi il
20 agosto 18621 nella buonanotte
dopo le preghiere della sera. I
ragazzi tesero subito le orecchie
verso Don Bosco.
«Mi pareva di trovarmi con
tutti i ragazzi a Castelnuovo, in
casa di mio fratello Giuseppe. Ed
ecco accostarmisi uno sconosciuto
che mi invita ad andare con lui.
Lo seguii in un prato attiguo al
cortile. A un tratto lo sconosciuto
mi segnalò col dito un serpen-
taccio che strisciava tra l'erba,
lunghissimo ed enorme: agghiac-
ciava di spavento. Impaurito feci
un balzo indietro e mi volsi per
fuggire. Se quel serpentaccio mi
si avvinghia addosso - pensai -
mi stritola. Ma lo sconosciuto
mi rassicurò: " ron temere, non
ti farà alcun male". Poi andò a
prendere una corda e me la porse.
" Afferra - mi disse - questa
corda per un capo; io prenderò
il capo opposto. Poi l'alzeremo
sopra il serpente e gli sferzeremo
la schiena ". E mi ripctè: " Non
temere, non ti farà alcun male ".
A un suo cenno, cominciammo
a flagellare la schiena del rettile
con la corda. li serpente si di-
batteva, scattava con la testa per
mordere la corda, ma ne rima-
neva impigliato come in un nodo
scorsoio. " Adesso tieni stretta la
corda ", mi gridò lo scon9sciuto.
E intanto la legò tra un albero e
l' inferriata di una finestra. Vidi
allora un fatto strano: il serpente
imprigionato e legato da quella
corda continuava a dibattersi emet-
tendo sibili. Ma intanto le sue
carni si staccavano sotto gli schfoc-
clù delle frustate; rimase alla fine
uno scheletro spolpato. Poi, lo
sconosciuto staccò la corda e la
ripose dentro a una cassetta.
Chiuse la cassetta; i ragazzi mi
si erano affollati intorno. Riaprì
La cassetta. Guardammo: la corda
si era spontaneamente disposta a
formare dne parole: Ave Maria.
"Vedete, - spiegò lo sconosciu-
to - il serpente raffigura il demo-
nio; la corda è simboli' del Rosario.
Col Rosario si possono sconfiggere
tulfi i serpenti i11femali " i>.
Don Bosco nell'educazione dei
ragazzi reneva molto al Rosario.
E 'ci teneva per quattro motivi.
Primo: perchè il Rosario è un
condensato del Vangelo. La medi-
tazione dei misteri fa sfilare sotto
gli occhi i fatti e le parole prin-
cipali di Gesù e di Maria: mi-
steri gaudiosi, dolorosi e gloriosi.
Secondo: perchè il Rosario è la
preghiera che 1111;ggiormente piace
alfa Madonna. Nelle apparizioni
di Lourdes e di Fatima, la Ma-
donna invitò i fanciulli a recitare
il Rosario. Il Rosario è una pre-
ghiera estremamente semplice, fa-
cile, lineare, trasparente, alla por-
tata di tutti. L'hanno chiamato
~ il breviario dei fedeli ». A Fa-
tima, Lucia chiese alla :\\iladonna:
- Donde viene Vostra Grazia ?
- Io vengo dal Cielo.
- Lei viene dal Cielo ?... E 10
ci verrò un giorno, in Cielo ?
- Si, ci verrai.
- E Francesco? - domandò
Lucia accennando al cuginetto.
La Madonna sorrise al fanciullo,
poi rispose:
- Si, anche lui ci verrà, ma
prima dovrà recitare molti Rosari.
Raccontò ancora Lucia: «La
Madonna era tutta luce, più bril-
lante di un raggio di sole. Dalle
sue mani pendeva la corona del
Rosario•>.
Terzo: perchè il Rosario è /atto
di ripetizioni che 110n annoiano
mai. Una mamma non si stanca
mai delle carezze del himbo e
delle sue dichiarazioni di amore.
La ripetizione è una legge del-
l'amore. L'amore non è mai mo-
notono nell'uniformità delle sue
espressioni. La vocazione del-
l'amore materno - è stato detto
dagli studiosi - consiste per una
mamma nel rimanere teneramente
accanto al suo figlio. «Se voi sa-
rete pèr me figli devoti - disse
la Madonna ai ragazzi in un so-
gno raccontato da Don Bosco -
io sarò per 1.:oi madre pietosa ».
Gesù chiama i suoi « quelli che
tu, Padre, mi hai dato. Erano
tuoi e tu li hai dati a me >>. Ma
dalla croce Gesù ci ha dati a sua
Madre: <e Donna, ecco tuo figlio >>,
Quarto: perchè il Rosario attira
l'amore materno della Madonna
su clzi lo recita. L'amore materno
aiuta i fanciulli a crescere e a
svilupparsi. I pediatri notano que-
sto curioso fenomeno : « I bimbi
ai quali manca la dolcezza ma-
terna, per quanto ben curati, si
sviluppano più lentamente, cre-
scono meno Lieti e socievoli, e sono
più facilmente preda della morte
che non coloro che crescono sotto
la protezione deUa mamma >>.
Don Ilosco l'aveva intuito. Per
questo non si stancò mai di rac-
comandare ai ragazzi la recita del
Rosario.
9

2.2 Page 12

▲back to top
Di sigle cc n'è tante, un'infla-
zione, ma questa avrebbe interes-
sato anche Don Bosco. UNA si-
gnifica Unione Nazionale A11tibla-
sfema : i suoi anni di vita si con-
tano sulle dita di una mano, ma
è già ramificata in tutta Italia e
agisce con tecniche moderne. Gio-
vanotti, signorine, uomm1 ma-
turi, operai, impiegati, studenti
- saranno in tutto cinquecento,
ma ogni anno quasi raddoppiano
di numero - portano all'occhiello
il distintivo vistoso con la loro
sigla, si aggruppano in commandos,
e combattono la loro intelligente
guer.riglia contro la bestemmia.
CHI RAGIONA
NON BESTEMMIA
Avvicinano il carrettiere, l'av-
ventore al bar, il tifoso allo sta-
dio, l'uomo della strada, e gli di-
cono: << Scusi, lei perchè be-
stemmia?~- Enlrano nelle osterie,
nei caffè, nei circoli, e distribui-
scono tra gli avventori dei car-
toncini. Un cartoncino reca la
figura di Papa Giovanni e queste
sue parole: «Figlioli carissimi, vi
prego, vi raccomando : non be-
stemmiale più 1).
Tra gli avventori c'è chi sor-
ride con sufficienza, e chi ammic-
cando furbescamente passa il car-
toncino a chi gli sta accanto di-
cendogli: << Io non bestemmio;
prendilo tu, Beppe, che fa per
te >>. Molti accettano e ringra-
ziano, e i cartoncini finiscono nel
portafoglio con le fotografie care.
In genere nessuno risponde
male; anche chi non crede in Dio
sa che la bestemmia è per lo
meno di cattivo gusto. «C/zi be-
stemmia non ragiona, chi ragiona
non bestemmia i>, si diceva una
volta.
L'idea di fare la guerriglia al-
l'offesa di Dio la lanciò il titolare
di una piccola azienda alla peri-
feria di Torino, il signor Giuseppe
Calligaro. «Vengo dalla gavetta
- dice. - Ho cominciato a la-
vorare in fabbrica a dodici anni,
e ne ho smtite, di bestemmie, in
officina!>>. Quelle offese di Dio
se le portava dentro di sè come
punture di spillo: leggère ma
tutte insieme insopportabili. Rac-
conta: << Un giorno (ero a un con-
vegno delle Acli) mi d,~si: si be-
stemmia troppo, si bestemmia sem-
pre di più, si bestemmia dapper-
tutto. E non solo i carrettieri, ma
anche chi ha tanto di laurea. E
nou solo chi 11011 crede in Dio, ma
anche chi ci crede. Ora la tuia
vita corre così in fretta e i() valgo
così poco : bisogna clte mi decida,
che mi metta a fare qualcosa per
impedire alla gente di offendere
Dio >1. Il signor Calligaro, tornato
dal convegno, cominciò a par-
lare agli amici della sua idea, e
insieme fondarono i'UNA.
I COMMANDOS
ALLO STADIO
Dapprima studiarono la tec-
nica dell'azione. Scartarono di-
scorsi, articoli, manifesti, i car-
telli appesi ai muri: la gente vive
troppo in fretta, è sempre di
corsa e non bada a queste cose.
Decisero invece di avvicinare le
persone e intavolare con loro ami-
chevoli conversazioni. Un po' co-
me nelle guerre moderne, dove
non ci sono più fronti e t.rincee
ma c'è la guerriglia che penetra
dappertutto. Il signor Calligaro
fondò con i suoi arnie.i i commandos,
cioè gruppetti che si recano in
" missione speciale " dove si.
sa che facilmente si bestemmia.
Un giorno un commando tori-
nese andò allo stadio per la par-
tita della Juve. Durante il primo
tempo registrarono più di cin-
quanta bestemmie; nell'intervallo
distribuirono i loro cartoncm1
(quelli per i tifosi sono d.rastici
e senza complimenti; dicono:
«Sport e tifo, sì; bestemmia e
sclz1fo, no>>). Durante il secondo
tempo udirono solo più sei be-

2.3 Page 13

▲back to top
I quattro «romei» alla loro partenza da Torino.
stcmmie, sfuggite di bocca in
momenti di travolgente passione
sportiva.
Questi ragazzi sanno che oggi
si bestemmia come niente, cosl
come si fuma una sigaretta. C'è
chi allinea mattoni nel cantiere e
bestemmia, porta sacchi e be-
stemmia, aggiusta La motoretta e
bestemmia, perde il treno e be-
stemmia.
PAPA GIOVANNI
BENEDISSE I COMMANDOS
Le statistiche dicono che i be-
stemmiatori sono più numerosi al
nord (Piemonte, Lombardia, Ve-
neto, Emilia, Toscana: le regioni
che si vantano di essere più evo-
lute). Tra queste ce n'è una che
ha il triste primato dell'inventiva
più fervida e più audace nella ri-
cerca degli epiteti offensivi.
I ragazzi dell'UNA riflettono
su queste cose, e si dànno da fare.
Hanno fondato 70 centri sparsi
in tutta Italia; tengono convegni
e conferenze per estendere il loro
movimento, fanno irruzioni nelle
bettole, nei giochi di bocce, nei
circoli ricreativi. Hanno già te-
nuto due convegni nazionali; nel
marzo si sono riuniti a Sotto il
Monte per onorare il loro protet-
tore Papa Giovanni.
Nel 1963, quattro di loro par-
tirono da Torino a piedi e, zaino
in spaUe, compirono un pellegri-
naggio fino a Roma per reclamiz-
zare la loro iniziativa. I quattro
" romei " non avevano un soldo
in tasca, vivevano di carità, si
fermavano sulle piazze a parlare
alla gente. Giunsero fino a Papa
Giovanni, che il mattino di Pasqua
li ricevette con simpatia e bene-
disse le loro barbe lunghe, i loro
capelli arruffati, i loro ideali e il
loro coraggio.
Un sacerdote, qualche mese fa,
ha voluto vedere un commando
all'opera, da vicino; si è messo
in borghese, e si è unito alla pat-
tuglia. Ne è rimasto entusiasta.
Per forza. Questi ragazzi avvici-
nano il bestemmiatore con il mas-
simo rispetto'; lo invitano a ren-
dersi conto che bestemmiare è un
controsenso perchè se egli crede
in Dio lo offende e se non ci
crede è inutile pigliarsela con chi
non c'è; poi lo lasciano con una
stretta di mano, persuaso e stu-
pefatto.
Anche Don Bosco sarebbe en-
tusiasta di loro, e se i'UNA ci
fosse stata ai suoi tempi, vi
avrebbe iscritto i suoi ragazzi. Egli
aveva insegnato loro una tattica
molto simile a quella che usano 1
commandos.
Un giorno Domenico Savio
tornava da scuola e s'imbattè in
un carrettiere che spingeva avanti
il cavaUo più con i moccoli che
con la frusta. Ci rimase male.
Sfoderò il più bel sorriso, gli si
avvicinò e gli domandò:
- Scusi, mi farebbe un fa-
vore?
- Volentieri, ragazzino - ri-
spose l'omaccione.
- Ecco, mi saprebbe indicare
dove si trova l'Oratorio di Don
Bosco?
- Mi dispiace, proprio non
saprei.
- Allora, - continuò Dome-
nico prendendo la paUa al balzo -
mi farebbe un altro favore?
- E q_uale?
- Di non bestemmiare più. La
bestemmia è peccato, e offende il
Signore.
- Hai ragione, ragazzo - disse
il carrettiere mortificato. - È una
brutta abitudine, e bisogna pro-
prio che non Lo faccia più.
Domenico Savio non si sa-
rebbe trovato a pennello, in un
commando dell'UNA?
Chi desidera informa.zioni s criva a:
Unione Nazionale Antlblasfema,
Leumann (Torino)
11

2.4 Page 14

▲back to top
Questo ro1ra1to di Son FrJncesco dì Sale, fu dipinto nel
1618, quattro anni prima della mono dol Somo. e si vo-
nera nel monastero della Visitazione In Torino.
Onoriamo
il dottore
dell'amore
divino
Il 21 agosto prossimo ricorre, com'è noto, il quarto
centenario della nascita del vescovo di Ginevra,
San Francesco di Sales, che Don Bosco ha scelto
per sè e per la sua Famiglia quale titolare, modello
e patrono.
Paolo VI, per commemorare l'aYvcnimcnto, ha
scritto una Lettera Apostolica diretta ai vescovi di
Francia (il Santo era francese di nascita), della Sviz...
1,era (fu vescovo di Ginevra) e del Piemonte (alla cui
giurisdizione politica appartenevano allora la Sa,·oia
e Ginevra). In essa esorta caldame11te a onorare i,i
questa felice occasione il Dottore dell'Amore divino e
della dolcezza evangelica ».
La domenica 29 gennaio, festa del Santo, il Papa
stesso presentava questo documento ai fedeli raccolti
in piazza San Pietro e definiva San Francesco di
Sales u11a delle più gra,uJi figure della Cliif'Sa e della
storia •, il • Protettore dei giornalisti e dei pubblicisti»,
il «J\\1aestro di spiritualilà clte insegnò la perfezio11e
çristiaua a lutti gli stati della vita», un «precursore
del Co11cilio Vatica110 Il•>, e concludeva affermando
che i grandi ideali di San Francesco di Sales sono
tuttora attualissimi.
Noi pensiamo che lo siano tanto più per i membri
della nostra Famiglia, divenuta per antonomasia sa-
lesiana, e per ciò stesso destinata a diffondere il suo
spirito e la sua dottrina, già perfettamente assimilati
da Don Bosco e da lui genialmente trasfusi nel suo
sistema educativo.
*
Oggi che il Concilio ha richiamato il dovere della
santità per tutti i laici, acquista particolare importanza
la dottrina ciel nostro titolare, che ha il merito di
avere affermato fin dai suoi tempi, contro certe false
dottrine alloro correnti, l'universale vocazione dei
laici alla santità. Secondo il suo stile fiorito e ricco
di similitudini tratte dalla natura, egli illustra questa
vocazione con una immagine pittoresca: «Dio nella
creazione coma11dl, alle piante di produrre frutti og71u11a
secondo la ma specie. Allo steuo modo vuole che i cri-
stùmi - piante vifle della sua Chiesa - producano
frutti di det.•o~one, tiasçu110 secondo la propria qualità
e vocazione ».
L'anno centenario offre alla nostra Famiglia grandi
possibilità di approfondire la dottrina salesiana, alla
quale sembra crescere attualità il clima postconciliare.
Si pensi anche solo al tema del "dialogo" proposto ai
Cooperatori e agli Exallievi come campagna annuale.
U nostro Rettor Maggiore nella lettera di capodanno
rilevava già la felice coincidenza: « La campagna del
dialogo - scriveva - viene a coirn:idere con il quarto
centenario della 11ascita di San Francesco di Sales, da
cui prmde il nome e a cui si ispira la nostra Co11grega-
=io11e •· Invitava quindi a guardare a lui, come vi ha
12

2.5 Page 15

▲back to top
guardato Dott B osco, che ai primordi del suo apostolato
attinse dai mirabili esempi del santo Vescovo di Gi-
nevra il metodo educativo dei "cuori aperti". Preparia-
moci - concludeva - a rivivere spiritualmente il dolce
messaggio di bo11tà e di dialogo che, attraversò quattro
secoli, ci è gianw intatto dal rwstro santo Protettore e
Titolare».
*
Per facilitare la conoscenza di questo i< messaggio
di bontà e di dialogo>> la Società Editrice Internazio-
nale ha pubblicato in edizione speciale ed economica
per i Cooperatori salesiani le opere più celebri del
santo Vescovo di Ginevra. Anche la Libreria
della Dottrina Cristiana sta preparando una elegante
edizione della Lettera Apostolica di Paolo VI e un
volumetto sulla spiritualità salesiana. Noi ci permet-
tiamo di fare queste segnalazioni perchè tali opere
serviranno ai membri della nostra terza Famiglia e a
quanti vivono nel suo spirito per meditazioni, let-
ture, conferenze sulla spiritualità di San Francesco
di Sales. Sarà una vera riscoperta dello spirito del
nostro santo Patrono, che il Papa oggi addita come
maestro di santità a tutti i laici impegnati.
Anche il Bollettino Salesiano si propone di illu-
strare in vari articoli l'attualità del Santo e della sua
dottrina, di farne conoscere la spiritualità e i vincoli
che legano gli insegnamenti di San Francesco di Sales
con la spiritualità e la pedagogia di Don Bosco, note
appunto sotto il titolo di "salesiane".
*
In quest'anno centenario non mancheranno le ce-
lebrazioni indette dai Vescovi della Francia, della
Svizzera e del Piemonte. Ad esse daremo la nostra
fervida adesione; ma anche la nostra Famiglia ha
in programma varie manifestazioni in onore del
Santo. Tra queste, una solenne commemorazione
di San Francesco di Sales al Pontificio Ateneo Sale-
siano, che sarà l'atto ufficiai.: con cui la Congrega-
zione onora il suo Titolare nel quarto centenario della
nascita. Altre commemorazioni si terranno in tutti
gli studentati salesiani. Inoltre cooperatori, exallievi
e fedeli delle nostre parrncchie stanno organizzando
pellegrinaggi ad Annecy, dove si venera il suo corpo,
e a Treviso, dove le suore della Visitazione, che sono
le sue Figlie spirituali, conservano la reliquia prezio-
sissima del cuore del Santo. Lo stesso Rettor Mag-
giore col Consiglio Superiore dei Salesiani farà un
pellegrinaggio ad Aru1ecy, che sarà l'omaggio della
devozione di tutta la Famiglia Salesiana verso il suo
Titolare e Maestro.
*
A quanti onoreranno il nostro santo Patrono au-
guriamo che si compiano i voti espressi da Paolo V]
nella Lettera Apostolica di cui abbiamo parlato: <• I I
Dottore della direzione spirituale introduca in folta
schiera i suoi discepoli nelle deliziose e sante vie, che
egli ha tracciato con norme adatte; susciti una fiamma
più ardente di carità, riaccenda negli uomini il desi-
derio della salute eterna, insegnando ai suoi devoti
ad amare non a parole, ma con le opere, sinceramente;
... custodisca be11igno la famiglia salesiana di San Gio-
va1111i Bosco, e le altre che da lui hanno preso il me-
todo, i princìpi e la forma di vita spirituale; ... e a
quanti in suo onore celebreranno queste foste cente-
narie, conceda che cresca in essi, secondo il suo in-
segnamento, l'albero del desiderio della sa11tità >>.
SAN FRANCESCO DI SALES
LA FILOTEA
lntrodultlone alla vita devota
Pagine 537 Formato tascabile L 600
SEI Torino
IL TEOTIMO
Trattato dell'amor di Dio
Voi. 1• • Pagine 607 • Formato tast;abile L 600
Voi. 2• • Pagine 587 Formato tascabile L 600
SE I • Torino
SAN FRANCESCO DI SALES
nella tua realtà e nel tuo momento
Lettere a mo/ti
Pagine 525 • Formato tascabile L. 600
SEI Torino
GIUSEPPE TISSOT
L' ARTE DI TRAR PROFITTO DALLE PROPRIE COLPE
s econdo San Frances co di Sales
Pagine 240 Forma10 tascabile L. 600
SEI Torino
*ATTUALITA DEL MESSAGGIO
DI SAN FRANCESCO DI SALES
Lettera Apostolica di Paolo VI nel IV centenario della nascita e
Lettera Enciclica di Pio Xl nel lii centenario delle morte del Santo
LOC • Torlno-Leumann
P. LAJEUNIE
LA SPIRITUALITÀ DI SAN FRANC ESCO DI S.ALES
Breve profilo biografico-spirituale che presenta le linee fonda-
mentali della spiritualità salesiana. (In preparazione)
LDC Torino- Leumann
SAC. DOMENICO BERTETTO
SAN FRANCESCO DI SALES
medltazioni tratte dalle a ua Opere
in 2 volumi
LDC Torino- Leumann
13

2.6 Page 16

▲back to top
Madre Teresa a Valdocco
Madre Teresa, la suora a cui il Papa Paolo VI
donò la macchina americana che gli aveva ser-
vito nel suo viaggio in India nel marzo scorso.
ha visitato la Casa Madre dei Salesiani. Madre
Teresa è assai nota per le opere dì carità da lei
fondate a Calcutta, dove la « Casa dei mo-
renti» e gli slums dei poveri e dei lebbrosi rice-
vono l'amorosa assistenza di 300 piccole suore
indiane e di una ventina di fratelli, che hanno
accettato di vivere la vita dei più poveri indiani.
A Torino Madre Teresa venne per invito del
« Comitato Cattolico Torinese contro la fame nel
mondo» e fu ospite della Superiora Generale
delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Nella sua per-
manenza pregò ripetutamente e a lungo nel San-
tuario dell'Ausiliatrice, visitò le camerette di Don
Bosco e parlò con commozione dei suoi rapporti
di amicizia con i salesiani di Calcutta, dei quali
apprezza altamente la collaborazione nelle atti-
vità assistenziali della Congregazione da lei fon-
data. Le Suore che vi appartengono fanno un
quarto voto: quello di dedicarsi solamente ai più
poveri. Nella foto: Madre Teresa (al centro) tra
i salesiani e i giovani della Scuola Media « Don
Bosco» di Valdocco.
Folclore
e beneficenza
Nel 1924 i salesiani apri-
rono in Poiares (Portogallo)
un aspirantato nel quale sono
passar, centinaia d1 aspiranti,
molti dei quali oggi sono sa-
lesiani. Ma la vecchia sede
non è più sufficiente al bi-
sogno. Si senti quindi la ne-
cessità d1 una sede nuova.
che è in fase d1 avanzata
costruzione. La popolazione
di Poiares e dei paesi vici-
niori volle dare il suo appeno.
Per questo organizzò una
grande festa popolare. che
culminò in una sfilata folclo-
ristica con numerosi carri
sfarzosamente addobbati e
ragazze in costume recanti
sul capo doni in natura e bi-
ghetti di banca. entro cestelli
infiorati.
14

2.7 Page 17

▲back to top
Don Bosco e Domenico Savio acclamati in una scuola di Roma
I
Roma. Nel giorno della festa di San Giovanni Bosco i
600 alunni del « Borgo Ragazzi di Don Bosco i> hanno por-
tato i quadri di Don Bosco e di San Domenico Savio alla
Scuola elementare «Andrea Doria » del Quarticciolo. Gui-
dati dalla banda musicale, si sono schierati nel cortile d' in•
gresso, dove il direttore didattico prof. Giuseppe Cardaretli,
exallievo salesiano, con altre autorità accolsero i due qua-
dri. Il Delegato Nazionale per la pastorale giovanile don
Elio Scotti li benedisse. Poi il prof. Cardarelli tenne un
elevato discorso, esaltando i principi della pedagogia di
Don Bosco. Don Scotti celebrò per gli scolari e i maestri la
santa Messa con una appropriata omelia. La manifestazione
terminò con una conferenza ai maestri della scuola, tenuta
da don Valentino del Mazza del Pontificio Ateneo Salesiano.
"Bisognerebbe suonare il campanone della cattedraleJJ
"Quando lddio pone il germe de!la vocazione sacerdotale di un giovane scrive mons. Marty - bisognerebbe
suonare il campanone della cattedrale". E quando questo germe giunge a maturazione? È la gioia che la Famiglia
Salesiana ha goduto il 18 marzo scorso, quando mons. Luigi Bettazzi. vescovo d'Ivrea, conferl l'Ordinazione sa·
cerdotale a 32 diaconi salesiani dello Studentato Teologico Internazionale di Bollengo (Torino). La cerimonia ha
rivestito i caratteri di una particolare importanza per l'internazionalità dei novelli sacerdoti. Essi infatti appartengono
a cinque nazioni (Italia, Inghilterra, Cecoslovacchia, Stati Uniti, Cina) e rappresentano dieci diverse lspettorie.

2.8 Page 18

▲back to top
Don Carlo Crespi
ha celebrato
la sua Messa d'oro
Il Ministro dell'educazione. nel decorare con e medaglia
al merito educativo di prima classe» il nostro veterano
delle Missioni dell'Ecuador, don Carlo Crespi, l'ha defi-
nito «esempio di sacerdote al servizio dell'educazione,
della scienza e dell'arte» e ha dichiarato la « profonda
riconoscenza del Governo per il suo servizio a beneficio
del popolo». L'opera sociale svolta da don Crespi è tale
che 11 giornale e Mercurio» scriveva recentemente:
«Avanti, Padre Crespi I Continui a prendersi cura dei suoi
duemila ragazzi poveri, a servire tutti con la sua bontà
inestimabile. I nostri visi. induriti dalla superbia, abbiso-
gnano dello schiaffo del suo esempio. Vediamo se così
riesce a convertirci all'amore». Alla sua Messa d'oro hanno
preso interesse autorità e popolo, esaltandone le alte bene-
merenze sociali, specialmente a favore delle classi povere.
Macau
Una chiesa par i lebbrosi di Coloana
Il v1llagg10 dell'Addolorata ha la sua nuova chiesa. ~
moderna nel suo stile a tenda, ha una buona ventilazione
assicurata da 14 porte laterali: cosa assai importante per
il clima umido e caldo. Cara1teristico l'altare posto al cen-
tro. secondo lo spinto del rinnovamento liturgico. La fac•
cIata è sormontata da un art1st1co crocefisso in bronzo
(alto m. 2.60) opera e dono dello scultore Francesco
Messina. La benedizione fu impartita dal vescovo dloce•
sano mons. Paolo José Tavares. che ringraziò la Congre-
gazione salesiana per aver dato al lebbrosario. nella per-
sona d1 don Nicosia, uno zelante missionario che. oltre a
dedicarsi al bene materiale e spmtuale degli ammalati,
estende la sua opera apostolica anche ai pagani dei vari
v1lla9g1 dell'isola.
IN INDIA
CON I COOPERATORI SALESIANI
Per tempi nuovi. forme nuove di apostolato.
11 Concilio ha insegnato che oggi tutta la Chiesa si fa
m,ss,onaria, ma non ha mancato dr sonohneare la ne-
cessità che i canolici studino forme nuove di impegno
mrqionario, in favore di quelle popolazioni le quali. perché
sottosviluppate e indigenti, hanno un dinno dt preferenza.
Oltre le tradizionali e sempre vahde attività per le Mis-
sioni, perché non studiare "da vicino" il problema mis-
sionano 7 Perchè non andare in loco. non da tunstì ma
da apostoli, non tanto per dare quanto per ricev~re?
Perchè se si crede dt poter risolvere il problema m1ss10•
nario solo in chiave economica, non lo si nsolverà mai.
S1 crederà di essere ricchi, perohè si può daro qualcosa ai
poven. mentre 11 pcvero, il lebbroso, ti cieco (soprattutto
nella luce della Fede) possono dare, molto della loro rie•
cheua interiore. Per non parlare della ded1z1one senza h-
mi11 del missionario, che - visto da vicino - può scuo•
terci e farci arrossire della nostra p,gnzia spintuale
E cosi che i Cooperatori Salesiani d'ltaha per 11 pros-
simo novembre lanciano l'iniziativa dr un ''viaggio apo-
stolico", per la durata d1 venti g1om1.
~ stata scelta l'India, con le horenti M,ss,om salesiane
dr Madras. Bombay. Calcutta, Shillong. Tezpur e altre.
. Coloro che lo desiderano potranno v111ere una espe-
r,enza nuova, con la quale poi maturare forse qualcosa di
veramente grande e bello.
Nel prossimo numero sarà pubbhcato il programma della
v1S1ta alle Missioni salesiane dell'India. Fin d'ora però
lanciamo l'appello a quanti sono aperta a esperienze nuove
e sensibili al problema missionario. m parttcolare ai gio-
vani, agli insegnanti. 01 medie,, a coloro che zelano le
vocazioni e si interessano dr problemi missionari siano
essi Cooperatori o s1mpa1iuont1.
Vengano con no, I Questa volta non per dora. ma per
ricevera!
Pe, lnformulonl rlvolgual
all'UFFICIO NAZIONALE COOPERATORI
li/aie del S.,._,_,, I Roma

2.9 Page 19

▲back to top
Don Bosco onorato
dagli apprendisti
Siviglia (Spagna) - Il car-
dinale arcivescovo Em.mo
José M. Bueno y Monreal
parla ai tremila apprendisti
della « Universidad Labo-
ral » diretta dai Salesiani,
illustrando l'opera di Don
Bosco, loro patrono. anti-
cipatore e ispiratore delle
provvidenze dell'odierna le-
gislazione a vantaggio
d el giovane apprendista.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice
a Riesi (Caltanissetta)
Fin dal 1940 quando, per espresso Invito di Pio Xl I, i
salesiani diedero inizio all'Opera sociale di Riesi, l'opera
avrebbe dovuto essere completata da altra analoga per la
gioventù femminile. Grande perciò è stato il compiaci-
mento per l'arrivo delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Per
l'inaugurazione dell'Asilo, dell'Oratorio quotidiano e del-
l'incipiente Scuola di lavoro è intervenuto il Vescovo d1
Piazza Armerina mons. Catarella, che nella parrocchia di
San Giovanni Bosco, a ricordo del venticinquesimo del -
l'Opera Salesiana, ha consacrato il nuovo altare dedicato
al Santo. Dalla chiesa parrocchiale, autorità e fedeli passa-
rono al vicino Asilo, pronto per l'inaugurazione. La Signora
del Sindaco tagliò il nastro aprendo l'ingresso al Vescovo.
accoltovi dalle oratoriane, primizie di quei giorni, e da un bel
gruppo di exallieve festanti per l'arrivo delle Suore. Il diret-
tore salesiano don Scuderi tessè la storia dei primi cinque
lustri di apostolato salesiano a Riesi e salutò l'inizio dell'at-
tesa opera femminile, come l'accendersi di una nuova luc e,
destinata a irradiarsi benefica su tutto il paese. Mons. Ve-
scovo espresse il suo compiacimento per l'apostolato dei
salesiani, che oggi a Riesi lavorano in quattro parrocchie.
e fece i suoi migliori voti per l'opera parallela delle Suore.
Un raro giubileo
La signora Gisella Fels. lo scorso 27 aprile, ha festeg-
giato Il suo secolo di vita. La signora Fels è una delle po-
chissime persone viventi che hanno potuto vedere e par-
lare personalmente con San Giovanni Bosco. Per la
signora centenaria questo avvenne nel lugho del 1883,
quando Don Bosco si recò a Frohsdorf. in Austria, per vi -
sitare e guarire il conte di Chambord, gravemente malato.
Allorchè si incontrò con Don Bosco aveva 16 anni e ri-
corda ancora al vivo il Taumaturgo di Tonno. Suo padre
era allora cameriere presso il Conte di Chambord. Da qui
la possibilità per la figlia di vedere Don Bosco. I salesiani
d'Austria amano sentirla rievocare l'incontro col Santo, e
la signora Fels ripete con commozione ìl suo ritornello;
(I Don Bosco: /'ho visto, gli ho parlato, mi resta indimen-
ticabile!». La signora Gisella, come omaggio per i suoi
cent'anni. ha ricevuto dallo Stato un viaggio gratis a Gerusa-
lemme. L'ha desiderato tanto di vedere la Città Santa, e ora
dopo aver atteso un secolo, può appagare il suo desiderio
17

2.10 Page 20

▲back to top
I
)
- a:;~~:::~-:-"'~,--;.~=;-:;::-:;;:;;::;:;:::;::::=::::::=;;:::;=::;=.:=== - -- --_:_ __ ....._ t
'
--
.'
-,
2
I Salesiani nel Vietnam
Dopo solo 14 anni dall'entrata dei figli di Don Bosco
nel Vietnam, i salesiani vietnamesi sono 47, i novizi una
decina e gli aspiranti parecchie centinaia divisi in tre case.
Se si pensa alla guerra continua che ha travagliato e tra-
vaglia questa povera Nazione, c'è da ringraziare Maria
Ausiliatrice per il lavoro che si è potuto fare tra la gio-
ventù e per le molte vocazioni attualmente in formazione.
Nelle foto:
1. Un'ala della casa di Govap (Saigon). la più grande.
2. La « Regina della pace» pellegrina verso il cc Don
Bosco» di Tram Hanh.
3. La banda delle scuole professionali di Saigon.
4. Cameratismo cristiano: un jazz di soldati americani alla
3
nostra casa di Saigon.
5. I novizi salesiani del Vietnam.
5
4

3 Pages 21-30

▲back to top

3.1 Page 21

▲back to top
Il primo Rappresentante del Papa
nella «Penisola d'oro»
Il Delegato Apostolico in Thailandia mons. Angelo Pe-
droni visita il sud della Missione di Ratburi. Una pioggia
ostinata e fuori stagione non gli impedisce di rile-
vare le grandi promesse che offrono alla Chiesa i po-
poli del Sud-Thailandia, ancora in gran parte buddisti
Mons. PIETRO CARRETTO, salesiano, Vescovo di Ratburi (Thailandia)
Nel 1929 la Sacra Congrega- metri, che si estende per tutta la in 3 delle 19 province che formano
zione di Propaganda Fide erigeva penisola siamese fino ai confini il territorio della Missione, mentre
la nuova "1\\1issione di Rajaburi" della Malaysia. I Salesiani a cui in tutta la ''Penisola d'oro", come
staccando dalla Missione di Bang- venne affidata la nuova Missione la chiamano i Thai, lunga oltre
kok dei Padri delle Missioni Estere vi trovarono nove residenze mis- rooo chilometri, non vi era alcun
di Parigi un territorio di 118 chilo- sionarie, tutte situate al nord e solo centro cristiano.
............................................~
Il Delegato Apostolico in Thailandia mons. Angelo Pedroni festosamente accolto a Bandon. Alla sua destra mons. Pietro Carretto.
19

3.2 Page 22

▲back to top
TI primo Vicario Apostolico
mons. Gaetano Pasotti si preoc-
cupò anzitutto di rintracciare e as-
sistere, per mezzo dei missionari
viaggianti, i pochi cattolici sparsi
lungo tutto il territorio. Poi fondò
gli importanti centri di Htla Rin,
Haad Yai e Beto11g, scaglionaù ri-
spettivamente al 212 , 900° e
1340° km. da Bangkok.
Quando nel 1950 ne raccolsi
l'eredità, fu mio impegno dare il
massimo incremento al lavoro mis-
sionario lungo la penisola apren-
dovi nuove residenze e scuole.
Oggi, grazie a Dio e ai nostri be-
nefattori, i centri cattolici nel ter-
ritorio della Missione sono 26,
sparsi in 13 province.
Nessun Delegato Apostolico
aveva mai visitato, finora, le resi-
denze del sud della penisola. L'at-
tuale rappresentante del Santo Pa-
dre mons. Angelo Pedroni ha ac-
collo con entusiasmo l'invito che
gli ho rivolto di visitare l'estremo
sud. Per questo viaggio scelsi il
mese di gennaio perchè più pro-
pizio per due motivi: meno caldo
e senza piogge.
La pioggia
non rispetta
le tradizioni
Cosl mi diceva l'esperienza di
40 anni. Invece il tempo non fu
galantuomo, e piogge e inondazioni
vennero a intralciare il nostro pro-
gramma.
Partimmo il 3 gennaio c. a. Con
un volo di 2 ore da Bangkok arri-
\\'ammo a Phuket, L'isola dello sta-
gno, a 950 chilometri dalla capi-
tale, e a 500 chilometri dall'estre-
ma punta sud della Missione. In
quest'isola di quasi 6o.ooo abi-
tanti, la Missione ba due fiorenti e
bellissime scuole, una maschile di-
retta dai Padri Stimmatini e una
femminile diretta dalle Suore
Francescane di Saint Louis, l\\Iis-
souri. Era la prima volta che l'isola
accoglieva un rappresentante del
Santo Padre. Le scuole gli diedero
un simpatico benven.uto con canti
e attestazioni di fedeltà al Papa
che essi, pur essendo buddisti in
massima parte, conoscono e :unano
per aver mandato loro i missionari.
Bambine e bambini della Scuola Materna di Haad Vai, asslsti1i ,n ricreazione dalle Figlie di
Maria Austliatnce.
L'isola di Phuket è chiamata
l'isola dello stagno: non poteva
quindi mancare un'ispezione a una
draga e a una miniera sfruttata a
forza idraulica. Da due anni a
Phuket c'è anche una modernis-
sima fonderia, dove tutto lo stagno
prodotto nel paese viene purificato
e ridotto in lingotti. La visita a
questo stabilimento, già di per
interessante, venne resa più gra-
dita a Monsignore dalla cordialità
del capo, un americano sposato
con una cattolica.
A Pbuket il cielo comincib a dare
segni di insofferenza delle tradi-
zioni meteorologiche secolari: nel
periodo che avrebbe dovuto essere
più secco avemmo due acquazzoni
quasi a preludio di quel che ci at-
tendeva nella provincia di Trang.
Una nuvolaglia densa e oppri-
mente, con relativi scossoni all'ap-
parecchio, stese w1 senso di tri-
stezza sui passeggeri.
All'aeroporto di Singora, le fra-
gorose note della banda della
• Seng Thong Scbool •• unite ai
più clamorosi• Ciai Yo »degli sco-
lari e delle aJlieve della "Thida-
nukhro", venuti da Haad Yai, ac-
colsero l'arrivo del Delegato Apo-
stolico, del Vescovo e dell'Ispettore
salesiano don Pietro Jellici, che era
diretto a Bctong. Pumoppo il cielo
non si lasciò commuovere dai sor-
risi giovanili, e per tutta risposta
lasciò cadere una pioggerella sem-
pre piu fitta.
Era in progetto una grande pa-
rata attraverso le vie principali di
Haad Yai, a 30 chilometri da Sin-
gora, con in testa i duecento
sco11ts in bicicletta, ma rimase un
b<'I desiderio: quando il Delegato
Apostolico arrivò alla scuola, i
16oo ragazzi avevano dovuto ac-
calcarsi sotto la tettoia, mentre la
pioggia continuava. Non riusci
però a smorzare i canti e gli evviva
in onore deU'ospite venerato.
Anche la scuola femminile "Thi-
danukhro", diretta dalle Figlie di
Maria Ausiliatrice, volle offrire al
rappresentante del Papa una ele-
gante accademia. Ma un velo di
preoccupazione incominciò a sten-
20

3.3 Page 23

▲back to top
dersi sul volto di tutti. Le suore
fecero vedere al Delegato Aposto-
lico e al vescovo i disastri causati
nella prima decina di dicembre da
una inondazione di cui non si ri-
cordava l'uguale. E c'era di peg-
gio. Le autorità avvertivano di te-
nersi preparati per disastri più
gravi. Difatti non erano passate
40 ore dall'annuncio che le acque,
per la seconda vclta in un mese,
avevano già invaso i. cortili, la cap-
pella, il pianterreno, raggiungendo
l'altezza di 1,40, venti centimetri
di più dell'inondazione precedente.
•••••••••••••••••••••••••••••••••••
Mete
non raggiunte
A tarda sera e il mattino seguente
le notizie si facevano sempre più
preoccupanti. La ferrovia che da
Haad Yai porta al confine della
Malesia stava per essere chiusa al
traffico; le strade verso il sud erano
tutte impraticabili. Dovevo pren-
dere una decisione. Sapevamo che
a Pattani, a Yala e soprattutto a
Betong, l'ultimo centro a soli
7 chilometri dal confine, cristiani
e allievi delle scuole ci attendevano
con ansia. D'altra parte il Delegato
Apostolico desiderava arrivare fino
a Betong; ma contro la furia delle
acque, nulla da fare. Avrei desi-
derato che a Pattani monsignore
vedesse la piccola cappella dedi-
cata all'Arcangelo San Gabriele,
poche centinaia di passi dietro la
bellissima moschea, costruita dal
governo per la popolazione della
cittadina, musulmana per 1'8oo/o.
Sua Eccellenza avrebbe notato il
contrasto tra la grandiosità del-
l'una e la povertà dell'altra, e al
tempo stesso avrebbe visto l'Ar-
cangelo Gabriele onorato dai mu-
sulmani. Ma una telefonata da
Yala ci dissuase. Dalla sera prece-
dente l'acqua aveva invaso la re-
sidenza << Sant'Andrea ». Tre fa-
miglie cristiane avevano chiesto
rifugio, perche le loro ca.panne
erano sott'acqua fino al tetto.
E Betong? L'unica strada che
unisce Yala a Betong in diverse
Dove ro,gnava sovrana la foresta, oggi sorge il villaggio " Stella Mattu1ina ...
Ne/18 foto: l'allora Vicario Apostolico mons. Carretto al lavoro con i suoi due aiutanti.
località era diventata un torrente;
i ponti mfriacciavano di crollare e
le frane rendevano impossibile il
transito.
E dire che Betrmg era la mèta
più desiderata. Là da tre anni il
nostro don Forlazzini si prodiga
per la crescente comunità cinese
e, aiutato dalle suore diocesane
<< Ausiliatrici >>, sta facendo fiori re
una scuola che ha raggiunto i 400
allievi. Betong ha ancora la cap-
pella in legno, ma si spera di so-
stituirla con una chiesa in mura-
tura. Mons. Pedroni avrebbe do-
vuto benedirne la prima pietra.
Nella città madre
del buddismo
Con nostro rincrescimento dob-
biamo lasciare il sud e dirigerci al
nord. A I 50 chilometri a nord di
Haad Yai stanno sorgendo le nuove
cristianità di Ron Phihul e di
Nakho11 Si-Thammarat. Decidiamo
di visitarle. Il viaggio di 4 ore in
treno fa svanire la speranza di ve-
dere un po' di sereno... Alla sta-
zione di Ro11 Phibul nessuno ad
attenderci. Per entrare in casa dob-
biamo scalzarci, perchè la strada
è inondata.
Nel vederci arrivare in quella
tenuta così poco prelatizia, il mis-
sionario del luogo don Carlo Ca-
setta uscì in esclamazioni di mera-
viglia, che presto si mutarono in
una esplosione di gioia. In serata
ricordammo al Delegato Aposto-
lico come la Provvidenza ci avesse
dato modo di aprire quella resi-
denza servendosi di un signore
buddista, il maresciallo dei carabi-
nieri Vichai Thyaphong. Questi,
volendo rendersi benemerito della
sua città d'origine, nel 1965 donava
alla Missione cattolica un terreno
di oltre 19.000 mq., in amenissima
posizione, ai piedi di una catena di
colline, alcune delle quali raggiun-
gono i mille metri ; la più alta si
chiama «Khao Luang >> (Monte
Reale). Nel maggio di quello stesso
anno, anche con il generoso aiuto
della diocesi cfi Mondovl (Mons
Regalis), vi si apriva una scuola
dedicata a San Domenico Savio e
si progettava un'opera sociale che
ci aiuterà ad assicurare il pane ai
nostri coloni, riducendo la foresta
a fertili coltivazioni.
21
.I'

3.4 Page 24

▲back to top
Anche se il bel tempo si fa
desiderare, non rinunciamo a visi-
tare Nahlzon Si-Thammarat. Questa
città è la prima che accettò i mis-
sionari buddisti mille anni or sono;
qui esiste la prima pagoda buddi-
sta che vanta una insigne reliquia
del Budda. La città ha moltissime
pagode. E proprio dietro alla pa-
goda principale chiamata della
Grande Reliquia, la Missione pos-
siede una casetta, cambiata in cap-
pella col significativo nome di
<1 Mari:a, Madre della Chiesa•>. Nella
città madre del buddismo in Thai-
landia, la <1 Madre della Chiesa »
ha preso umilmente il suo posto.
L'opera sociale
è la più urgente
Un ultimo tentativo per trovare
iJ bel tempo: a.ndiamo a Tra11g, a
70 chilometri a sud-ovest di Ron
Phibul, sulla costa occidentale della
penisola. li Padre Giovanni Cere-
satto, Stimmatino, avvcrLito del.no-
stro progetto, ha cercato di disto-
glien:i, avvisando che tutte le adia-
cenze della casa missionaria sono
sommerse. Ha spedito tre tele-
grammi, ma nessuno ci è arrivato.
Arriviamo quindi inaspettati alla
residenza immersa come in un
lago. Nonosta.ntc la pioggia e
l'inondazione, il gruppo dei fer-
vorosi cristiani viene a ossequiare
il rappresentante del Papa e a ri-
ceverne la benedizione. Il giorno
seguente Sua EccellenZ3 ha il pia-
cere di benedire la prima pietra
della <1 Darunothai », la nuova
scuola, la ventiseiesima della mis-
sicne di Ratburi.
Lasciata Trang, ci dirigiamo
verso l'ultima mè.ta del nostro
viaggio. Sei ore di treno ed eccoci
a Btmdon. Finalmentl' il cielo si è
aperto I Due massicce scolaresche
danno il benvenuto al Delegato
apostolico. Mons. Giovanni Gor-
don, primo Delegato apostolico,
aveva visitato quella residenza, ma
allora si era 0ll'inizio. Adesso due
belle scuole, la << Thephamit Suk-
sa » e la « Thida Me Phra », se-
gnano un deciso progresso nel no-
stro lavoro missionario. Ma quel
che più interessa Sua Eccellenza
è la visita alla nuova colonia agri-
cola << Somvang >l, che sta apren-
dosi la via dove poco tempo fa era
ancora foresta. È un bel lavoro so-
ciale quello che la Missione, aiu-
tata dalla <• Misereor >> della Ger-
mania, sta sviluppando. Abbiamo
chiamato una ventina di famiglie
di agricoltori diretti ai quali, oltre
il terreno, provvediamo iJ neces-
sario per i primi mesi, mentre essi
trasformano la foresta in tetreni
produttivi: banane, tapioca, agru-
mi, cocomeri, ortaglie: ecco i primi
prodotti, mentre le piante di cocco
cominciano a levare alta la loro
chioma. Sua Eccellenza vuole la-
sciare un ricordo e un aiuto ai no-
stri uomini. Tra i primi lavori ef-
fettuati è stato un canale che mette
in comunicazione col fiume. Che
nome dare al nuovo canale ? Tutti
sono d'accordo: lo chiameremo
canale <1 Thepharak •> (il canale del-
!'Angelo Custode), e la nuova chie-
setta che sorgerà sarà la chiesa del-
1'Angelo. Monsignore offre subito
la statua che adornerà la futura
cappella. Così il ricordo della sua
visita resterà in benedizione.
Biondeggiano
le messi evangeliche
Bandon dista 650 chilometri da
Bangkok. L'espresso li divora. Per
circa 600 chilometri si viaggia an-
cora nella parte settentrionale della
Missione di Ratb~ri. A 354 chilo-
metri da Ba.ngkok, dove ancora
quindici anni fa regnava sovrana
la foresta, s'incomra il villaggio
Stella Nlattutina, al centro del quale
sorge l'imponente santuario dedi-
cato a N. S. di Fatima, innalzato
nel 1965 a ricordo del XXV del
mio sacerdozio. Oltre al santuario
la Missione vi ha aperto una scuola
assai fiorente e dà lavoro a un mi-
gliaio di cristiani e neofiti, che han-
no trasformato la foresta vergine in
ubertose piantagioni. A 235 ,chilo-
metri ecco la cinadina di Pran-Buri
che, posta sulla foce del fiume Pran,
si affaccia sul Golfo del Siam. lvi
nella storica data dell'u ottobre
1962 nasceva, coetanea del Conci-
lio, w1a nuova residenza missio-
naria dedicata alla Sacra Famiglia.
A 212 km. si incontra la citta-
dina balneare di Hua Hin, che ac-
coglie il noviziato e l'aspirantato
salesiano, dove si preparano le
nuove leve. E, finalmente, al
km. 95° si raggiunge il capoluogo
di provincia Ratburi, che dà il nome
alla diocesi di recente erezione.
E qui mi piace rilevare il fatto
che il nostro Vicariato Apostolico,
eretto in <1 Diocesi di Bang-Nok-
Khuek I> nel dicembre 1965, per
decreto della Sacra Congregazione
di Propaganda Fide del 21 otto-
bre i966, ha cambiato il nome in
quello di <1 Diocesi di Ratburi 1>. Il
cambiamento del nome e quindi
della sede è dovuto al fatto che,
mentre Bang-Nok-Khuek - pur
con forte contingente di fedeli -
è un semplice villaggio, Ratburi è
il capoluogo della provincia omo-
nima con episcopio e seminario,
con casa madre delle Suore dioce-
sane «Ausiliatrici >>, casa del clero
e due fiorenti scuole: la <1 Daruna
Ratburi » per ragazzi, e la <1 Nari
Vithaja >> per ragazze.
Dopo Ratburi il treno espresso
toccò ancora i centri di Ban Pong
e di .Ban Tan, rispettivamente al
km. 46° e 55.,, per poi entrare nel
territorio della Diocesi di Bangkok.
Da Bandon noi viaggiammo
senza scendere> ma i missionari e
i fedeli dei vari centri sopra elen-
cati erano accorsi alla stazione per
0ssequiare il Delegato Apostolico,
che visibilmente godeva al costa-
tare che in quelle immense regioni
che ancora ignorano Cristo, qua e
là biondeggiano campi assai pro-
mettenti di messi evangeliche, e
gli venne spnntaneo l'augurio che
la molta acqua scesa contro ogni
previsione durante la visita del
Rappresentante del Papa, fosse sim-
bolo della benedizione di Dio e del
fecondo avvenire della Chiesa tra i
16 mila cattolici e i 5 milioni di non
cattolici della diocesi di Ratburi.
22

3.5 Page 25

▲back to top
<• Andate fino ai confini della
terra a predicare la Buona No-
vella a tutte le creature )), Questo
comando di Cristo per i salesiani
del Giappone venne quarant'anni
or sono, cd essi come tutti gli
apostoli di tutti i tempi risposero
con entusiasmo all'appassionante
chiamata.
Quarant'anni fa il Giappone
era ancora un nome misterioso
del misterioso Oriente. li mondo
moderno aveva appena conosciuto
il Giappone per le sue strepitose
vittorie contro i Russi nel 1904
e per l'invasione in Occidente
delle biciclette e degli orologi
giapponesi, cosi a buon mercato
. che non pareva una realtà ma un
sogno. Erano i primi bagliori
dello sviluppo sbalorditivo del-
l'industria giapponese dopo la se-
conda guerra mondiale.
Ma chi conosceva la situazione
religiosa del Giappone all'inizio
del nostro secolo? Chi in Europa
aveva nozioni chiare del Giap-
pone, qual era in realtà? Le sfere
intellettuali conoscevano il Giap-
pone poetico e romantico di qual-
che scrittore. Si pensava al monte
Fuji, alle gheise, ai fiori di ciliegio
o ai suoi guerrieri, ma più in là
non si andava. Eppure il Giap-
pone non era per nulla un paese
di sola poesia ; aveva problemi più
di quanti se ne potevano imma-
ginare. U Giappone era un paese
non solo assetato del progresso e
della tecnica occidentale, ma in-
teressato a tutte le correnti filo-
sofiche, religiose e sociali dell'Oc-
cidente. Cent'anni fa il grande e
lungimirante imperatore Meiji,
aprendo il Giappone al contatto
col mondo e col pensiero occiden-
tale, aveva dato il via a quello
sviluppo mirabile in rutti i campi
dello scibile che oggi ammiriamo.
La Chiesa naturalmente non
dormiva. Il cristianesimo, im-
piantatovi quattrocento anni pri-
ma da San Francesco Saverio,
per una tenace persecuzione che
mietendo innumerevoli martiri era
durata trecento lunghi anni, era
scomparso, almeno alla superficie.
Appena la restaurazione di Meiji
lo permise, la Chiesa rientrò in
questa terra santificata dal san-
23

3.6 Page 26

▲back to top
gue di tanti martm e riprese il
suo duro cammino apostolico.
I salesiani, per ovvie ragioni,
non furono tra i primi missionari;
ma già il primo successore di Don
Bosco, il venerabile Don Michele
Rua, aveva desiderato di inviare
i suoi figli nella Terra del Sol Le-
,-ante. li felice compimento di
questo voto toccò al terzo succes-
sore di Don Bosco, alla grande
figura di salesiano e di santo che
fu don Filippo Rinaldi.
I Un s•nto
Invi• un altro santo
La Prowidenza clispose che
fosse un santo a inviare un altro
santo a iniziare l'opera missio-
naria in Giappone. Infatti don
Rinaldi scelse don \\·incenzo Ci-
matti, altra grande figura d1 sale-
siano e di missionario.
Il 26 dicembre 1925, una rigida
mattinata dell'inverno torinese, in
un angolo dell'Oratorio di Val-
docco, stava adunato intorno al-
l'altare, nelle camerette di Don
Bosco, un piccolo drappello di
apostoli, destinati ad aprire la
missione salesiana nel C iappone.
Il sacrificio della messa era of-
ferto dal Rcttor Maggiore don
Filippo Rina.Idi e i missionari
erano sei sacerdoti e tre coadiu-
tori, capitanati dall'ardente sale-
siano romagnolo don Vincenzo
Cimatti.
Don Rinalcli parlò con la bontà
paterna che lo distingueva, con
commozione, volgendo sovenle lo
sguardo a don Cimarti che tanto
stimav;1 e amava. Disse: Caris-
simi, t'O'Ì andate ntl Giappone.
l\\·011 crcdwte d'ave-re acco.r:lìe11ze
solem1i e successi immediati come
i missionari delle altre missio11i,
d01.1e con fr1cilità attirano le mas.te;
i,, i,oi a11date 1111 paese molto di-
'Cerso, mullo progredito nella ei-
viltà. ,'i'c t1oi studierete la sua
stona sia nel campo lellcr,mo come
iii quello scie11tifico e ortistrco, t1i
accorgerete che non ha 1111lla do
impartire dt1ll'Occide11te. Non po-
tréle drmque dare 11ie11tc di 11/IO'IJO
al Giappo11e? Voi possedete una
cosa che il Giappone ancora rum
lza e che attende da voi: la carità.
Questa carità il Giappo11e 11011 l'ha
perchè 11011 co11osce ancora il vero
Dio, qui11di il vostro apostolato sarà
i11 propor::ione della carità di Cristo
che da 'VOÌ irradierà sul popolo
giappo11ese •·
I Un canto
e un balletto
I missitrnari, santamente con-
tagiati dal buon umore di don
Cimatti, partirono da \\'aldocco
pieni di brio e di giovialità, ma
quando la nave si staccò dal
molo, un nodo alla gola li fece
ammutolire. li distacco da tante
persone e.tre e dalla patria strappb
a più di uno lacrime silenziose e
calde. Don Cimatti, il più sensi-
bile di tutti, non solo seppe dissi-
mulare la sua commozione, ma
pensò anche a. distrarre i suoi mis-
sionari intonando un canto, che
accompagnò con una specie di
balletto ritmico. Uno de, com-
ponenti la spedizione, don Anto-
nio Ca,•oli, anche lui romagnolo,
pensò: ~ E questo è il canto decan-
tato don Cimatti, stimato come
salesiano santo? >>. <• Nel ricor-
dare questo giudizio affrettato e
a,,ventato - mi confida oggi don
Cavoli
mi vergogno •· Solo
più tardi compresi la carità di
don Cimatti. Egli infatti, ,·eden-
doci oppressi dalla nostalgia del
distacco, volle distrarci e solo
quando vide sui nostri volti ri-
tornare la serenità, c'invitò alla
preghiera, intonando una lode
ali'Ausiliatrice.
Dopo quar.intadue giorni di
viaggio i missionari toccano final-
mente lo terra del Sol Levante.
Si trovano in un mondo nuovo,
e passano di meraviglia in mera-
viglia: tutto è piccolo ai loro oc-
chi, uomini e case. Essi hanno
l'impressione di essere arrivati in
un paese lillipuziano. Ciò che
e non è piccolo il formicolio della
gente, e pensano con amarezza
che l'idea cristiana non ha an-
cora fatto breccia in tutte quelle
anime. Comprendono allora la
grandezza della loro missione di
portatori di Cristo in un mondo
dominato da una civiltà plurimil-
lenaria.
DaJla città di Moji a quella di
~agasaki fece ro il primo viaggio
di parecchie ore in un trenino
che non correva certo a velocità
supersoniche. Nagasaki è la Ro-
ma cristiana del Giappone, la
città dei martiri e della fede in-
vitta. Dopo una settimana tra-
scorsa come ospiti gracliti di mons.
Comba.z, vescovo diocesano, par-
tono per Miyazaki, il campo di
apostolato affidato dalla Santa
Sede ai figli di Don Bosco.
I Non orti
ma corti/I
Essi non conoscono ancora la
difficilissima lingua del Giap-
pone, ma si lanciano al lavoro
con tanta fiducia in Dio. A forza
di studiare giapponese cominciano
a capirci qualcosa e a balbettare
qualche frase. Ma non si può
stare sempre tutti in una sola
residenza. Ed ecco un primo ti-
mido sciamare. Difficoltà di ogni
genere, scoraggiamenti di apostoli
inesperti; ma don Cimatti è sem-
pre per tutti e accanto a tutti
guida, aiuto, conforto; ascolta con
pazienza, consiglia con saggezza e
trova per tutti la soluzione dei
problemi più difficili. Cosi rin-
francati, i missionari cominciano
ad assaporare i primi frutti del
loro ~elo. A ;'\\,1iyazaki da buoni
salesiani trasformano senza rim-
pianti l'orto della missione in un
bel cortile di ricreazione e vi
aprono l'oratorio quotidiano. Cosi
fanno negli altri centri che man
mano vanno a iniziare.
Dopo Miyazaki vengono Oita e
Beppu; a tre a tre i salesiani si
sono attendati nelle due nuove
residenze dove lavora.no sodo e
con entusiasmo. Dopo l'oratorio
il lavoro si estende alla ricerca dei
cristiani che la mancanza d'istru-
zione, la povertà o la lontananza

3.7 Page 27

▲back to top
dalla m1ss10ne ha staccato dalla
pratica della vita cristiana. I viaggi
non si contano più; alle volte
sono infruttuosi, ma il Signore
non lascia loro mancare le con-
solazioni.
I piccoli oratori cominciano a
fiorire, la cristianità a poco a
poco si rinnova e fa sorgere nei
missionari il desiderio di posse-
dere una tipografia per la diffu-
sione della parola stampata, di
cui i giapponesi sono ghioui, e
penetrare così dove è impossibile
arrivare di persona. li sogno si
avvera a Oita dove con la tipo-
grafia si inizia una minuscola
scuola professionale grafica. il
seme di una grande opera che si
svilupperà più tardi in una gran-
diosa scuola e in una editrice che
terrà alto il nome della Chiesa e
di Don Bosco.
concertisti non si esibivano solo
nelle missioni cattoliche, ma an-
che nelle scuole, nelle fabbriche,
nei grandi teatri, negli ospedali e
persino nelle prigioni. La musica
penetrava in tutti gli ambienti,
sempre bene accolta, sempre de-
siderata; e intanto la figura del
prete cattolico entrava nella mente
dei giapponesi che non avevano
mai veduto e neppure sentito
parlare di Chiesa e di sacerdoti
cattolici. Il terzetto infatti si pre-
scntava sempre in veste talare,
rendendo ovunque familiare la fi-
gura del prete cattolico, che ap-
pariva in un alone di simpatia.
I concerti eseguiti in quegli anni
superarono i tremila.
Quando mons. Cirnatti, eletto
prefetto apostolico, fece la prima
visita ad limina a Roma, il grande
pontefice delle missioni, Pio Xl,
dopo averne ascoltato con molto
interesse il resoconto, disse in
tono bonario: (( Voi, monsignore,
"Bravi/ - disse il Papa -
I Continuate/»
Per un caso che oggi appare
provvidenziale don Cimatti con
alcuni dei suoi inizia un aposto-
lato fuori programma, quello della
musica. Per l'occasione del cen-
tenario di S. Francesco d'Assisi i
Francescani di Kagoshima ne fe-
cero la commemorazione in uno
dei massimi teatri della città. I
salesiani vi parteciparono con suo-
nate e canti. Fu un successo.
Don Cimatti, anima eminente-
mente apostolica, ne intuì la por-
tata e iniziò un lavoro a cui si
sentiva preparato. Prendendo
spunti da canti popolari giappo-
nesi e dalle poesiole che tutti
avevano imparato sui banchi delle
scuole elementari, compose dei
canti tanto belli e melodici che
piacquero moltissimo. In un batter
d'occhio la fama si sparse in
tutto il Giappone e nei paesi di
influenza giapponese, la Corea e
la Manciuria. Tutti volevano sen-
tire il terzetto famoso dei mis-
sionari italiani : don Ciro.atti, don
Margiaria, don Liviabella. I tre
Tokyo. - Parrocchia di Maria Ausiliatrice. Festa di bambini attorno all'allora Internunzio Apo-
stolico in Giappone mons. Mario Cagna.
non mi dite tutto, mi nascondete
una cosa o. Don Cimatti rimase
sorpreso e dichiarò di aver detto
tutto con la sincerità di un fi-
gliuolo, ma il Pontefice con grande
bontà esclamò: << Ho sentito dei
vostri concerti - e qui don Ci-
matti pensò a una tiratina d'orec-
chi - e voi non me ne parlate.
È un apostolato molto bello.
Bravi! Continuate! e che il Si-
gnore vi aiuti 1>.
I Nel quartiere più povero
di Tokyo
Memori delle parole di don
Rinaldi, i missionari diedero gran-
de impulso alle opere di carità
verso i poveri, gli orfani e gli
ammalati. Le Conferenze di San
Vincenzo ebbero uno sviluppo
impensato e la Provvidenza si
servì di esse per dare il via a
una congregazione indigena fem-
minile, la Congregazione deUe
Suore della Carità di Miyazaki
fondata da don Antonio Cavoli
sotto la spinta di mons. Cimatti.
Questa Congregazione ha avuto
uno sviluppo mirabile: conta già
circa trecento suore con opere
sparse in tutto il Giappone e con
case in Corea, in Bolivia e presto
nel Brasile.
La Santa Sede il 27 marzo 1928
erige a Missione Indipendente le
due province di Miyazaki e di
Oita e l'affida ai salesiani. Il
25

3.8 Page 28

▲back to top
28 gennaio 1935 la Missione In-
dipendente viene eretta in Pre-
feuura Apostolica e mons. Ci-
matti e nominato primo Prefetto
Apostolico.
A poco a poco il personale au-
mentà e cosi l'opera di evange-
lizzazione si allarga, si consolida
e si raccolgono frutti consolanti.
Miyazaki vede sorgere il Piccolo
Seminario accanto alla casa ma-
dre delle Suore della Carità.
Quest'ultima diverrà il vanto di
tutta la provincia di Miya:i:aki
per il suo meraviglioso lavoro a
pro dei vecchi, dei poveri, degli
ammalati e della gioventù ab-
bandonata.
l\\fa il lavoro salesiano non po-
teva esser contenuto nelle due
sole province di Miyazaki e di
Oita; il pensiero di mons. Cimatti
correva alla capitale, alla grande
Tokyo, centro non solo politico
e industriale del Giappone, ma
anche culturale e morale.
L 'insigne amico e benefattore
dei salesiani in Giappone, mons.
Alessio Giovanni Chambon, ar-
civescovo di Tokyo, volle i figli
di Don Bosco in uno dei quar-
tlen pw poveri della capitale,
quello di Mikawashima, nel di-
stretto di Arakawa e Adaci. I sa-
lesiani vi trovarono un amhi.ente
ideale per il loro lavoro. Era il
gennaio 1933. Don Pietro Pia-
cenza, il chierico Claudio Filippa
col coadiutore Emilio Ragogna
presero possesso dell'opera, che
divenne la parrocchia di S. Gio-
vanni Evangelista. Da qui co-
minciò il lavoro di espansione
dei salesiani nella capitale. Don
Piacenza, chiamato il «Padre dei
poveri >>, diede alla parrocchia di
Mikawashima uno sviluppo in-
sperato. Ad essa accrebbero no-
torietà il numerosissimo oratorio
e il gruppo di esploratori, guidato
dal compianto don Francesco Du-
pont, trucidato dai comunisti del
Viet Nam alla fine della seconda
guerra mondiale nei pressi di
Saigon, dove aveva preso la dire-
zione di un orfanotrofio.
I Un seme potente
e fecondo
Dopo la parrocchia di Mika-
washima, Tokyo vide sorgere la
scuola professionale «Don Bo-
sco ►>, che era quella di Oita tra-
piantata in un'atmosfera più adatta
per il suo futuro sviluppo. Don
Angelo Margiaria con intuizione e
coraggio aveva acquistato 1m vasto
terreno alla periferia di Tokyo.
Qui, tra boschi e campi, si im-
piantò prima la scuola professio-
nale e poco dopo lo studentato
salesiano, anch'esso immigrato da
Miyazaki. Ricordo che il grande
benefattore della scuola profes-
sionale Sua Ecc. Aurici, allora
ambasciatore d'Italia in Giap-
pone, partecipò all'inaugura:i:ione
del teatro della scuola professio-
nale. Ci fu il tradizionale taglio
del nastro, ma il teatro inaugu-
rato non era a.ltro che una tettoia
aperta ai quattro venti, col pavi-
mento di terra battuta e col tetto
di lamiere di zinco, che al primo
tifone se ne volò nel bosco cir-
costante. Quella povertà iniziale
fu il seme potente dello sviluppo
sbalorditivo della scuola profes-
sionale nel dopoguerra.
Accanto alla scuola crebbe e si
sviluppò anche l'editrice << Don
Bosco », che divenne una delle
più quotate editrici cattoliche del
Giappone. Nel 1950 si separò
dalla scuola perchè il lavoro era
cresciuto a dismisura e aveva
bisogno di un posto al sole e dello
spazio necessario per un adeguato
lavoro di propaganda.
Dopo la bufera della guerra il
Giappone risorse dalle ceneri più
che mai giovane e pieno di forze.
Anche le opere cattoliche si ri-
scossero da un letargo for:i:ato e
incominciarono a farsi sentire. Le
scuole, le opere di carità, le par-
rocchie, gli ospedali si moltipli-
carono. 1 salesiani alle vecchie
opere ne aggiunsero delle nuove
sempre più belle. La vecchia e
gloriosa scuola professionale « Don
e Bosco 11 oggi diventata un << Tsti-
tuto Superiore di Insegnamento
Professionale ►> con tre facoltà di
cinque anni: le facoltà di disegno in-
dustriale, di arti grafiche e di elet-
trotecnica con mille e cento allievi.
Accanto alla Scuola Professio-
nale, dal 1949 fiorisce la Parroc-
chia di Maria Ausiliatrice con
una bella e ampia chiesa e soprat-
tutto con una fervorosa cristia-
nità. Dalla fondaz ione e tutt'oggi
sono stati amministrati mille e
cinquecento battesimi, cifra no-
tevole, se si pensa che dei quasi
undici milioni di abitanti della
immensa Tokyo solo cinquanta-
mila sono cattolici.
// generale Chase
I dona loro il suo cavallo
Nel distretto di Megurò opera
una scuola media inferiore e un
grande asilo d'infanzia con più di
quattrocento bambini. Subito do-
po la guerra sorse un'opera che
senza duhbio ha fatto gioire Don
Bosco, e cioè l'orfanotrofio di
Kokubunji. Nell'immediato dopo-
guerra Tokyo pollulava di ragazzi
abbandonati, orfani, sbandati,
sporchi, laceri, ladruncoli, che
erano la preoccupazione delle au-
torità civili. I figli di Don TIosco
non potevano stare a vedere e si
misero all'opera. Ricevettero dal
comando militare americano al-
cuni capannoni dell'ex-campo di
aviazione militare giapponese di
Narimasu e iniziarono il lavoro
coadiuvati per i più piccoli dalle
Suore giapponesi della Carità e
per i più grandi dai chierici del
vicino studentato filosofico-teolo-
gico salesiano. Fu un'opera che
raccolse le simpatie delle autorità
militari americane e di quelle
civili giapponesi. Fu tanta l'am-
mirazione per l'orfanotrofio sale-
siano che il generale Chase, co-
mandante la famosa Prima Divi-
sione di Cavalleria, donò il suo
cavallo all'orfanotrofio con im-
mensa gioia dei ragazzi. Ma pre-
sto l'opera dovette sloggiare per-
chè il vecchio campo d'aviazione
doveva trasformarsi in villaggio
per le famiglie dei militari aine-
ricani, e dopo tante peripezie si
26

3.9 Page 29

▲back to top
stabilì nel sobborgo di Koku-
bunji, dove prospera a tutt'oggi,
conosciutissima in T okyo per i
risultati ottenuti col metodo di
D on Bosco tra tanta gioventù po-
vera e abbandonata. Presentemente
conta duecento interni, di cui più
di un terzo sono divenuti cattolici
tra le mura dell'orfanotrofio.
Questo elenco scheletrico delle
principali opere salesiane in Giap-
pone forse dice poco a chi non
conosce il lavoro che vi si compie.
I salesiani in Giappone sono
molto conosciuti per la loro atti-
vità educativa tra i giovani; so-
prattutto hanno stima dei figli di
Don Bosco e del loro lavoro le
autorità civili. Tra le opere più
stimate ci sono le due grandi
scuole medie inferiori e superiori
di Myazaki e di Osaka con più
di mille allievi ciascuna, e l'Or-
fanotrpfio di Nakatsu nell'isola
del Kyushu .
kuen », che ne conta più di 2150.
Oggi l'lspettoria Giapponese «Al-
ma Mater >> ba 17 case in Giap-
pone e 3 in Korea, con scuole, orfa-
notrofi, oratori e apprezzatissime
opere sociali e un fiorente noviziato.
Attualmente quasi tutto il perso-
nale dell'Ispettoria è giapponese.
Il bene che si va compiendo
in tutte queste opere dai Salesiani
e dalle Figlie di Maria Ausilia-
trice non può essere catalogato in
un'arida statistica perchè opera in
profondità nelle anime e trascende
ogni calcolo umano. Se però si vuol
dare qualche importanza alle cifre,
possiamo dire che i primi 9 missio-
nari oggi sono diventati 240 e le
opere sono ormai 22. I salesiani
in Giappone seminano a larghe
mani, e spendono tutto se stessi
per la grande causa dell'educazione
della gioventù giapponese. r ri-
sultati ottenuti finora sono già
consolanti, ma si è ancora nella
fase della seminagione; un giorno
I Una parola
divenuta realtà
Anche le Figlie di M?-ria Au-
siliatrice si aprirono la via con la
carità. Iniziarono il loro aposto-
lato nel Giappone subito dopo la
beatificazione di Don Bosco nel
1929. Donandosi con diuturno
sacrificio ai bimbi poveri, orfani
e abbandonati, s'imposero all'am-
mirazione delle stesse autorità,
che non potevano comprendere
- e lo dissero più volte pubbli-
camente - come delle straniere
potessero dedicarsi di giorno e di
notte con tanto amore ai bimbi
della loro terra.
Ed ebbero dalle autorità aiuti
e riconoscimenti anche con alte
onorificenze offerte alle prime
missionarie e particolarmente alla
compianta Sr. Letiz,ia Begliatti,
che a capo della prima spedi-
zione vi rimase fino alla morte
(1963), in un fervore di zelo e
di carità che non conobbe soste.
Attraverso la carità riuscirono
a dare vita a opere fiorentissime
con migliaia di alunne, come la
grande Casa di Tokyo «Seibi Ga-
Osaka. Le Ffglie di Maria Ausilia1rice Inaugurano fl nuovo edificio di una delle grandi e
fiorentissime Scuole che hanno In Giappone.
non lontano altri mieteranno, pur
continuando a seminare con amore
la parola di Cristo in tanti gio-
vani cuori.
Anche il contributo dei sale-
siani alla causa della buona stampa
non è trascurabile, Si pensi an-
che solo all'opera monumentale
della traduzione in lingua parlata
di tutta la Bibbia a cura di don
Federico Barbaro e della pubbli-
cazione della medesima a cura
dell'editrice « Don Bosco>>. Pos-
siamo affermare senza falsi pu-
dori che in questi quarant'anni i
salesiani in Giappone banno por-
tato al grande edificio della Chiesa
la loro pietra, piccola se si vuole,
ma preziosa perchè in essa tanti
cuori generosi hanno incastonato
le gemme splendenti dei loro sa-
crifici silenziosi e talora eroici.
<< Voi avete una sola cosa che
il Giappone non ha e che potete
portargli, la carità>>: queste parole
di don Rinaldi ai primi missionari
del Giappone si sono tradotte in
realtà. E dove c'è la carità, c'è
Dio. E dove c'è Dio, si compiono
meraviglie.
Monsignor Cimatti con i mis-
sionari che l'hanno preceduto in
paradiso continua a lavorare per
il suo amato Giappone. Ed è
anche per questo che la Provvi-
denza dà tanto lavoro ai figli di
Don Bosco in questa nobile terra
del Sol 1,evante.
DON GIOVANNI MANTEGAZZA
missionario salesiano a Tokyo
27

3.10 Page 30

▲back to top
D'un tratto si vide l'aereo precipitare
Dodici Figlie di Maria Ausiliatrice viaggia-
vano da :\\lanaus a Belém (Brasile) su <lue
aerei: tre s11 un piccolo idroplano, e nove su
un "Duglas" mili1arC". l due aerei partirono a
cù1que minuli d'.intervallo l'uno dall'altro:
dopo due ore e me-~zo ili volo, il più piccolo
scese all'aeroporto d.i Santarcm, a metà per-
corso tra l\\1anaus e Belém. Le suore pensa-
vano che l'altro, assai più veloce, L'avesse
preceduto, invece non era ancora arrivato. La
loro preoccupazione si fece più viva, quando
seppero che l'aereo militare era stato avvi-
stato a girare sulla città, ma senza atterrare.
FinalmenLc lo si vide comparire, ma anche
questa volta ripetè larghi giri; quando parve
scendere, d'un tratto lo si vide precipitare in
un prato a duecento metri di distanza. Nel-
l'urto una ruota saltò via, l'altra s'incendiò e
le fiamme s'alzavano già fino all'ala sovra-
stante: s,i attendeva da un momento all'altro
lo scoppio del motore. Non trornndosi sul
posto i pompieri, accorsero gli addetti al-
l'aeroporto con gli estintori, mentre il disastro
si pre$entava inevitabile. Ma furono solo po-
chi minuti <li angosciosa sospensione: subito
la porta dell'ae.reo s'aprì e si precipitarono fuori
tutti i passeggeri - una trentina - sani e salvi.
Tutti, in preda alla più viva commozione, escla-
mavano: <' È la prer:Jziera delle Suore a 1Waria
Ausiliatrice che ci ha sah:atQ lu -.:itll l •>.
La prodigiosa protezione di l\\laria Ausilia-
trice apparve davvero in modo sensihile: lo
dicevano anche i resti dell'aereo, ridotto in
tale stato da non poter più essere ricuperato.
(ria u1111 rda:s,nn,• alle S11prrioY~)
IL MESE DI MARIA AUSILIATRICE
23 aprile - 23 maggio
Nel suo Santuario di Valdocco, ogni giorno
del mese a Lei sacro, i fedeli accorrono a
onorarla e a invocarne l'aiuto potente, par-
tecipando a una delle tre funzioni quotidiane:
ore 17: predica e benedizione
ore 19,30: predica e benedizione
ore 20,30: rosario, predica e benedizione
28
Eta caduto dall'altezza di undici metri
l\\'Iio fratello, caduto da un'impalcatura del-
l'altezza di undici metri, fu portato all't'spc-
dale privo di conoscen7.a, con sospetta frat-
tura alla spina dorsale. Lo raccomanda.i su-
bito a Maria Ausiliatrice, di cui come exallieva
sono molto devota, lo misi sotto la sua pro-
tezione e con mc si unirono in preghiera tutti
i miei familiari. Dopo una settimana di ansia
per il fratello, sempre in gravissimo stato, la
Madonna esaudì la n(lstra preghiera. Referto me-
dico: «Fuori di pericolo e senza alcuna lesione>>.
Ringrazio sentitamente la Madonna e mando
una modesta offerta chiedendo la sua prote-
zione per l'avvenire.
Villt, CorMe (Miluno) RINA MORELLO lN RABl3OLIN1
Guarita da grave paresi
Mia maùre, di 45 anni, il mattino del 31 mag-
gio J965, non riusciva più ad articolare la pa-
rola e i suoi movimenti erano paralizzati. Fu
ricoverata all'ospedale, dove dopo alcuni esa-
mi, ì medici dichiararono che si trattava di
una paresi grave con molte complica7.ioni,
per cui disperavano di salvarla. Una mia zia,
Figlia di l\\Iaria Ausiliatrice, vedendo le gravi
condizionj della mamma, suggerì di rivolgersi
a Maria Ausiliatrice e a S. O. Ilosco. Essendo
tutti molto devoti della Madonna e del Santo,
jncominciammo subito a pregare, promettendo
che se fosse avvenuta la guarigione, tutta la
famigli;l sarebbe andata in pellegrinaggio aUa
BasiJica di Maria Ausiliatrice in TorintJ per
ringraziarla e avrebbe fatto puhhlicare la
grazia sul Bollettino Salesiano, facendo una
offerta per le opere di Don Ilosco. A distanza
di quasi due anni, la mamma continua a star
bene, perciò adempiamo con gioia la nostra
promessa.
Robecco ml N(1f}Ì(:li11 (Milano)
GlllSEPPl:-.IA PURTCELLI e famiglia
Scompare un sarcoma
dichiarato incurabile
Mio figlio fu colpito da tumore all'addome.
Nel giro di pochi giorni il tumore crebbe spa-
ventosamente. I medici risolsero di operarlo
per sapere con certezza di che cosa si trattasse.
Dopo l'operazione si verificò che si trottava

4 Pages 31-40

▲back to top

4.1 Page 31

▲back to top
di un tumorè maligOP, di un mixo-sarcoma,
considerato gravissimo e praticamente incu-
rnhilc. Il bambino rimase appena un giorno
all'ospedale, perchè, seguendo il consiglio dei
medici, credetti meglio portarlo a morire in
casa. Il giorno seguente, ebbi la felice ispira-
zione Ji andare all'Istituto Teoll:lgico Pio Xl,
per chiedere ad alcuni salesiani miei amici
che pregassero. incontrai il padre Albano,
che mi diede una reli~uia dì San Giovanni
Bosco e mi suggeri c.11 aiutare un chierico
salesiano, se il ragazzo fos.,;e guarito. Il padre
Albano, certo che Don Roseo a\\'n:bbe fatto
la grazia, mi disse che avevamo concluso un
"hul:ln :iffare" con D011 Bosco. Aggiunse che
avrebbe chiesto preghiere ai raga7.zj dell'ora-
torio festivo. Finalmc:mte mi assicurò che, tor-
nando il sabato pro$sÌmo, avrei a, uto una
bella notizi,1 e.la comunic;ugli. Quel giorno era
un giove,li. Alla fine della :,ettimana, il medico
-volle prendere la radiografia dell'addome per
conoscere l'andamento del male. E proprio il
sabato a cui padre Albano si riferiva, mi fu
comunicato che non era apparsa 11tss1ma
macd1ia, i11 nt'SSllll on:ann t' i11 nessun osso,.
Tutto ciò apparve incredibile ai medici.
Corsi a portare la notizia al Pio XI, e il
padre Albano mi di:-sc che il cuore gli diceva
che al r-Jgazzo non sarchhe successo niente di
grave. Quanto alla duta prevista, si trattava
del sabato dopo la fc:.ta di Don Bosco.
l.t1r,11,, S<1H Pa"lò /Ornsole)
DO"IT. DA~ILO J\\f\\RCHESE
Cat.,rina Torta (Torino) nnjtfn>:ia ;\\I.aria Aua,luurke e
S. G 13o11CO u nome Jd mani,, eh" si nacab11l dopo un
trnuma cr~nico nport.110 m un mc1d1:nte automob1h111co.
Camlllo Tlraboscbi (Ber11amo) mvìa offerto di irratitu-
dm1· u S. G . Bosco per 1! li11lio guanto da tifo e p;,r In
fial,a gr1u;H1tA in un Rl'UH! ,nvcsumento.
Trasmissione TV
dalla Basilica
di Maria Ausiliatrice
Il giorno 21 maggio p. v., alle ore 11,
dalla Basilica di Maria Ausiliatrice sarà
trasmessa in TV una S. Messa
comunitaria.
Sarà la prima funzione celebrativa
del centenario della Chiesa, costruita
e inaugurata da San Giovanni Bosco
il 9 giugno 1868.
Cl HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Ra!di J\\n.Qda - TIJ!'iosi Rtnaw ... 8r1tll..tr1ln \\. l1.itti1Hi Atut., •
Bellano Dr,~om - Helloi <~inn J-'.ujla Dt:nni Gma • H1.·r.ruet
lda .. U...rttJldo C~tc.·rin.a - BcrtttHs:do l A.-c.,n1rdu:r.i ..\\nn.:11 .. lhaoch,
l\\larla Gr•7b - Jh~lcr Giuscpfk\\ Hi\\on;r, Giot~nm - Jllund.t
AVllro X,colin• - Hombelh \\lana - llonoccoT,o l om1cn -
Bo.uni, Gn,..,,,.,,na - Bon.:111 l,isctl• • Honol• Sofia - 11<,oc;t>
Rina - .8òloo M,rlonc An~d• - l!n,cco :-.onafin, - llnmt,,lla
Riceardn - ltn1111onc \\laddaluta - llrin1 :\\lari.a - U1oc<1rrlo
Do=mco - llrunuzi P,etn> - llulf• l'h>11!dc - llum, <;,•-
coni .Adll - Uthlh1 /\\u1iu~to - Ca, 'f'crt~a - Wm1nottu Dunna ..
Camm.:anna Annn - Ca0l04li0 Aotomt-tta .. Candida \\lat1ll -
Capra '!\\·hr11 Silvi:i • Cardonr 'l't·rr,:1 - Ca1,rdlanu •t', rc:s,1
<.;:11.«~uo O!t,t~, • ('.tl'7.Ulo R.os-u • c...tiM.· ( ;IUS<:Pt">c - Ccrn :\\h,1n!j
<.:h1nJn1 \\14\\rnt• .. Citu,ci '\\-hr11 - ('inqurman1 e.in. ~o1lvi1..
torc - <..:ltr1~1 l.uu:1 - Cocchi 1am - <.«o \\ttu-it:rPl.l - C()clini
Ros• - Co1ctta lt«.in.:;a .. Colornho 1-AK•• .. Conii auur C.u~-
nru - C:ordtro l'.-:lm,ra - C«t1n1 !\\f•n• - C'osta kt"11m~ l.o-
:.tanu Carm~I• <.:rata Gu,ncatlo • D11lnuao :\\.luuu I<-=a -
Da.mia.no O'JUkPltc D'Amor,:- \\Jebnl1,,• - D.an1rli 01ta\\ll -
I>axnti I orn1,1e1a1 i prof. ~taru1 l.u1u - l>.: Bencdc1t1 \\nna
D• CNrli l"«:tli• • Ilo D<rna A11.1,1, .\\nu• - Dcwo ROSJt l>,1-
r,ino Fd1ce Ile
'N1colu L>omc-n1ç11
·MD11er,dSoih'\\1f1a1Jn\\,la-rifill>\\ "•nnur..i,tH'r5il.$Cc:n'l1n,,u.•cd.fnor1ron
-
ln>,t
M,r,a Mlln• - l.>i l'aola Carn1oln - Dornmid Lin,1 - l)urdli-
Silui fam , - F1tmnc E,,.,, - l'•nruu l\\,hcli.,t,- f·.,r,ì l.m••
nueb: • l·arcllo C.1111como - fatto, Onnrma - Fazio f:"n:u l·c:t•
rara C1•1lJc • l·'crnn C1USC1>Pm■ l·crn.ns ( ,n1scpsnm1 e
S..nttna . Fi!1<dt1 G,uaeppin.a - ~ ,lu Oh•• - Franr., R,na -
f'°"'"" Foco Lucu - l·ontarut C01J1UJ!'1 .. 1-on~na Rita. Fornen■ ,tar10
\\1•ri• Rot. - Fnrnallotu c;,.nm - J, ..,.,,.,., Ccc,11■ -
Frigicri !\\1111n■ - C...a11cuà S1h·•• (,.-mb.i Fnnc-""--sca (;.arn-
bmo .AndrrA e M.ana - Gaw,tero t\\limmu .. Cì~rahellu ("11rr1n1t -
Gasu C11tn1nn ... ÙM1t.o Spos.itu (•armdn - Gcnt,J l u1, 1111
Gio:r1tim• - Ghu,lnnzoni Eh111 - Cìrnu·htt11 C:-c:-lè"StJOu <,i.,n-
neuo Fn1nc-tliC:. ... Giannetto Ciu ~pi,~ - (~ilnli::tf,:Q ~1.r1a
Gildul, Ansrel• ei Catc:rina - tì1oc ond,1 -.:..:ih otric, <,i,Ju, "I e-
resa - Giordano Flv,n - GnnalJI Ro■a .\\!bina - Gru.o G,na -
Crumoffin, \\n1on1ft - c;......., Id• - Gu.l•ndri, Ann• • <,u,n-
zanj FAh·r • C,uukttJ Cl4.111 - (..ou1dotu T~rcu --- Gumo ~n-
tonìo - Jan,n ~pera~ ... lngrno :-;1n1, La GammA f hu
,li• - :\\ Laruli Carlo - l.ombanli F.mm• - I.o \\tonaco Pina - M•«•-
riru. .Rooann• · Ma~ni '.la,ino - :\\lai:nr 0,1
b~ri $,n-
tin.. • l\\l•uu11l1•ni Emilia - \\l•nd111<n ltoaana :\\lnnc,nni
Concctt,1.1. - ~fop\\1lli Lina - l\\,10n:huc t:.,rmdu. ... 7'·1ar, GJU•
acppin" - Mnrhu Couc:eua - .:vlar11ni Ciiu"''PP\\' - ~ar11nuul
Gfor1110 - Mali••• Paola • l\\1-,ni I ulv,1 - l\\ldchior f,rmm,a -
Metà :Srno - \\l,nrtt Antonia - \\l•tr•no ,\\nru, - .'.\\li,ruo M.r1• -
Minb1lc 1am. • :\\fO<lLnin, \\ ,ttanna - .\\loJ<>l2 do11. f mii o -
Monticx,n., \\cklc - tonnd, A111tcl1112 - :\\lon:ù DantffilC. -
Morcddu Lut,~ - :\\1orcaco E,•o - Mon \\l■ria Mo■ •nino
futmn.a - 1'aa:1 Teresa - :-iardd!o Or■ol4 - "'"' I>1b11 Il
Lu,~, e :-;<Jnna - :S:u:alin, lal•ncLI - :\\oc•n< I.ma - :-;ogara
CiUS<.'Jlr• ,. ,\\ntta - Noto G,u..rrino • Oli,·ieri llcn,l,lc • 01-
tobon Aldo l'~eliarm ~t.cfantl - Pallcc:rhj Ùr$0)a - P1luml'K>
Pils.im G1u~tl')IW • fl'nnzacchi Pla l 1Arrindlo ~un7111h1 - P'.n
atel:to :'.\\>hr1tlu.·r11,1 Pat'UZZt AJrnt•lc - P1'utasso !\\.-larta f',:.
<lnicini \\,Mc - l'eJrctti lrtn,• - l'nlron! lni,s - Prn•ll R<:•
nata - l'i:tmnc ,.hraa. - Petun.uoli L}lha - Pe1.·cn 'fcrna •
Pia .Allf\\t!Se - P1;1a1 ~au:hna ... f'J«- nJo Rc:n,o - Pa.e1accuu
&,r,rio - l',redda Fr■nce$CO - P11u Carlo - P,uomo F,onno -
P""lianr Enn~ - l'oli i\\lMta Pon,, I ranco • Pontoli C,,nc,.,. -
Pcn:u R:tffad~ - Po,.ulr !\\IIno • Pezzo Lodouco - Pr•<:• n~.
Andrea - l'rutt lfooalia - Pratolc,,- Aru:d■ - Primo IJa -
PN>la G•lmdl• - l'ronr G,u..:ppm• · l'ul"' G,uhan, - lt.-
g•nmi F1u,t1nA Ruiala M,chclo Homazzono Bll•• - Ho•
veli~ Ed,·t~c - Rcp,,6Si Rosina - Hctto111 GiQ\\'on11l - 1ltcoJ1nt1
.soreUc • R1Cctlhrnf.'I Lina - Rinuld1 •\\n1,1do - Rìnaldl V,uuno •
Riva fulrrto - lt<•• ,\\nirela - Ro,.ro l:or,nno - Rudil.,..., Sanca
- Sa.~lu.:tll 'hrta - S:ihné G1weppe • Samm•rco lnnc,,t -
Sanna .;:\\dchn1 • .:-,i1rtOl'c TC'rcsa - Scaha l.ma - !Sei.rJoru auor
Emrlia - Scan,·llo Luc,a - :-.Chunon Muu - Sdttluv Lcdra -
Seriwno LUl1t1 e S~hina - Simon>lo R,na - Simonc,lh fior-
bora - :;«al C..rla - Sofui ca,·, t.: ml erto - Sola c;...,11. - So-
Jìna1 Gra.111 - Sorcc Vinccnr.o .. S1cfan1 Celestina ~h:111
Giulio - Sur,,,rchJ Ui!O - T!llmo,,, ,\\nl{d• - Tancrrdi Uiu -
1.~odone lham:a Tt,rli Natalmt> • 'l"os1 f..liltr - Tn,\\ er•1.1 l.'c•
san, - 'l'rentln \\1'111,-0 - Tr,_ Marra - 'l'ropea Felicia · •rurlà
Gìo\\·■nna l ras t·~.1tnny .. Valenti R.rlinra - Vannini &mar•
dina ... Vanonc1 Palmira - V«duo :-;.1h-"•tnrc ... \\'cndnmin
Domcntca • \\ crdc dact.. Càl011cro - \\'1aanh Cecilia - \\'111•
;\\faru, - \\ucomi ?'\\hri1 - \\'ÌW\\t■Jn<r ,\\lfonso - \\'ictonc, \\l•n• -
\\",ttonc Mana \\nna - Za<X1111runo :.,h-.,ot~ - Z-n.odorrn Adnano,
29

4.2 Page 32

▲back to top
La grazia venne nel giorno fissato
Noi due sorelle avevamo il dolore di sapere
i nostri genitori uniti da più di trent'anni
senza il yjncolo del matrimonio religioso.
Avevamo già pregato molto senza ottenere
quanto desideravamo, quando fummo inco-
raggiate a raccomandàtci a Santa Maria Maz-
zarello. Cominciammo a pregarla tre mesi
p rima della sua festa, chiedendo per quel
giorno la grazia desiderata. Alla vigilia, il
13 maggio scorso, ripetemmo con maggior
fervore la supplica.
Alcuni giorni dopo, la mamma venuta a visi-
tarci, portò il certificato di matrimonio, cele-
brato propcio il 1.4 maggio, festa della Santa.
Talea (Cile)
(Relazio11e firmata)
Il bimbo non si reggeva
sulla spina dorsale
Una domenica, mentre ritornavamo dal Ca-
techismo di periferia, ci venne incontro una
donna pregandoci di voler andare a visitare
il suo bambino tanto ammalato. Andammo.
Il bambino, in conseguenza della meningite
avuta nove mesi prima, non si reggeva sulla
spina dorsale, era tutto un tremito doloroso,
col volto contraffatto da penose contrazioni e
gli occhi stravolti e bianchi. Cercai di confor-
tare la povera mamma addoloratissima, inco-
raggiandola a incominciare con fede una DO-
vena a Santa Maria Maizarcllo.
Non passarono due settimane, che venne
alla Scuola un gruppetto di povera gente con
un mazzo di fiori di campo. La donna, appena
mi vide, mi pr~entò tutta lieta il figlioletto,
dicendomi: «Ecco il bimbo malato! ». Sten-
tavo a riconoscere i.n quel bambino allegro e
vivace, il povero bimbo dolorante e Co1-.vulso;
ma era proprio lui! La mamma mi disse che
iniziando la novena, nor, gli aveva più som-
ministrato alcuna medicina, e che subito il
bimbo aveva cominciato a migliorare, tanto
che alla fine dei nove giorni era perfettamente
guarito.
Tutti si recarono in cappella a deporre i
fiori ai piedi di Santa ~aria MazzarcUo; e
per parecchi mesi consecutivi ritornarono il
giorno 14 a ringraziare la Santa, accompa-
gnando il bimbo, che ora è perfettamente
normale, sano e intelligente.
Moron {Argentina) SUOR DIO!\\'ISIA GALANT - F.M.A.
30
Al tocco della reliquia
il bimbo apre gli occhi
L'autista che guida il rmllman della no-
stra Scuola, mi disse un giorno piangendo:
<t Voi suore, che conoscete le medicine, veni-
temi in aiuto. 11 mio bambino di un anno,
colpito da diarrea e vomito, da tre giorni
non riticnt più nulla. L'ho portato all'ospe-
dale, ma non migliora, anzi peggiora sempre
più e il dottore ha scosso la testa, come per
dire che ormai non c'è più nulla dn fare ,1.
Gli diedi, con i suggerimenti del caso, qualche
medicina, ma il bimbo continuò a peg~-iorare,
tanto che un'altra Suora, andata a visitarlo,
lo trovò in tali condizioni da pensare che non
avrebbe potuto sopravvivere. !\\fondai allorn
ai genitori la reliquia di Santa Maria l\\lazza-
rello da mettere sul petto del bambino, rac-
comaoclando di pregare con fede la Santa;
l'avremmo pregata di cuore anche noi. Al
toccJ) della reliquia, il bimbo che sembrava
morente, aperse gli occhi e la bocca, e poi si
assopi. Da allora cominciò a migliorare fino a
completa guarigione.
T'tllo,e (Sud lndiu) SR. EUGENIA CAZZULT - F.M.A.
Famiglia Tajè (Legnano - Milano) nttrlbuisçe nll'inter-
cessione di S. M. Mazznrello là guarigione di un pa-
rente, malato di tetano e ridotto agli estremi eia nitre!
gra-vi complicuziuni~
Suor Maria F. Femandez (Gunyaquil - Ecuador) ring:nt•
zia S, M. Mazzarello, di e.ii sperimentò la va1idn pro-
tezione in un int~rvento chirurgico, che :ton lè tnsciò
i postumi prevÌ$ti dai medici.
Suor L. C. (Romn) affidi> ~ S. M. Mnzznrello lo libcra-
?.ione da un male all• testa ehe potevo fnr presaqirc
xrnvi conseguenze, e fu pien.imrnte esaudita.
« ~ bello considerare Maria
Domenica Mazzarello nella lu-
ce stessa di Maria. Anch' Ella
può ripetere: " 11 Signore ha
guardato con infinita benignità
la mia umiltà, e per questo
beatam me dicent omnes ge-
nerationes...". Ecco infatti tut-
te le genti del mondo già co-
noscono il nome suo, le case,
le opere, le sue religiose».
PIO Xl, nel proclamarne !"eroicità delle virtù

4.3 Page 33

▲back to top
Un caso ritenuto disperato
Mio cognato Todaro Vincenzo, tornando
dal lavoro in auto, in una curva. veniva inve-
stito da una utilitaria che transitava in senso
opposto e che voleva effettuare un sorpasso.
A causa del violento urto si fratturò un piede
ed ehbe altre lesioni. Ricoverato all'ospedale,
non potè subito essere operato pcrchè diabe-
tico. Dopo 15 giorni di cure per far scompa-
rire lo zucchero dal sangue, venne operato.
Tutto andò henc per i primi giorni, quando
all'improvviso fu colpito a brevissimi inter-
valli da due infarti cardiaci che fecero dispr--
rare per la sua vita. :Noi parenti, chiamati
d'urgenza, trovammo i medici che si consul-
tavano fra loro sul caso ritenuto disperato.
Appena avemmo la possibilità di avvicinarci
al c.ape.zzale dell'infermo, lo trovammo mo-
ribondo. Io misi subito al collo del cognato
l'abitino di San Domenico Savio e invpc:.>i
con fede anche Don Bosco affinchè assieme
al suo allievo ottenesse da Dio il miracolo.
I ,a notte mio cognato riposò tranquillo e l'in-
domani cominciò a migliorare fino al punto
di rimettersi a camminare.
Ag,igmtu
MARIA PILATO
Gli appare la raggiante figura
di San Domenico Savio
Dopo un difficile intèrvento chirurgico su-
hito ne.J Policlinico di Roma, ebbi un collasso
cardiaco. 11 medico di guardia, non sapendo
che fare, mi ordinò l'ossigeno. Respiravo af-
fannosamente e non c'era modo di superare
fa crisi, che si protrasse per ore.
Chiesi allora che mi fosse indossato l'abi-
tino di San Domenico Savio e che mi fo~sc ·
amministrata l'Unzione degli Infermi. Passò
qualche ora; io avevo perso la conoscenza e
apparivo esanime. A un tratto mi apparve la
raggiante figura di San Domenico Savio.
Ciridai: « S. /),nnenico Sa:vio, fammi vivere,
per la mia famiglia, per i miei figli>>. Riacquistai
allora piena conoscenza e quando giunse il
cardiologo, costatò solo dolMi intercostali e
ordinò che mi si levasse l'ossigeno, perchè
stavo bene. Ero salvo. La guarigione era av-
venuta per mezzo del piccolo s;vio, che non
n1i ha abbandonato in così grave pericolo.
Trt·11i (P«ugi&)
BRUNO 1'A\\'ANI
Con stupore di tutti si mise a camminare
La nostra Drona di anni 12, mentre spen-
sieratamente giocava nei prati, metteva inav-
vertitamente il piede contro la lamà affilata
della. falce. Pe,r poco il piede non veooe re-
ciso. Fu portata d'urgenza all'ospedale per le
cure del caso e i medici affermarono che erano
stati tagliati tutti i tendini. Rimase a letto
per pocò meno di tre mesi, immobile. Il ver-
detto dei medici dava poca soddisfazione; ma
fummo informati della potenza di interces-
sione di San Domenico Savio e suhito ini-
ziammo ferventi preghiere, appendendo con
fede al collo della fanciulla l'abitino ciel Santq.
Dopo lunghe preghiere fu portata alla visita di
uno spe.cialista. Trasportata a spalla nel gabinetto
dello specialista, con stupore di tutti si mise a
camminare senza alcuna complicazione. Ora la
Bruna è guarita bene; non zoppica neanche.
Gurro (Novarn) CERIOLI ('ATERINA nata DRESTI
Domenica Visconti (Chieri - Torino) -professa ricono-
scenze a S. D. $. per la felice nascita del figlio senza ri-
corso a una temuta operazione chirurgica.
Rosaria Scavone (Catania) efllitte ptr la perdita della
prima creatura, si rivolse n S. D. Sa..io, dal qunk fu ussi-
sma all'ov,denzo nèlla seconda m8tetniu\\.
Delia Orange,; Florenzan.o (Oriximinit - Brasile) inv:1no
aveva atteso dnlk risorse umane una crcaturo; qvuodo si
rivolse a S. D. Savio fu e$audito.
Olnnela J'rultl (Krtnzlingen - Sviziera) avendo nn rartll
complicnto con due intt:rventl chirurgici, si mi$e sotto
In pI0tezion" di S. D. Savio e ne uscl salva con la hambina.
Ml.dea e Luciano Gelmlni (Nichelinò - Torino) attribui-
scono n S. D. Savio In ft.licc nascita del primogenito.
Teresa Terragnì (Milan()) in un diffidi<! parto raccomun-
dalasi a $, D. Savio, superò ogni avversa contingenn.
L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORJNO, eretto in Ente Morale con Decreto 12 gennaio Hl24, n. 22, può legalmente
ncevttrci legati ed Eredità. Ad evitare possibili contestationi si consigliano le seguenti formule:
Se tiattasl d:un legato: «... lascio all'Istituto Ssleslano por le Missjoni con .sede in Torino a titolo di leQato la somma dì Ure... (oppùre) l'lm-
mob,le s ito ,n... ».
Se t,attasi, invece. di nom,nore Ofede di ogni sostanza l'Istituto, la formula potrebbe essere questa:
•··· Annullo ogni mia precedente disposizione testamentario. Nomino mio erede universale rtslitut<, S11/esfsno per le Missioni con sede In Torino,
lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo•·
(/1.1ogo e data)
(firma per esreso)
31

4.4 Page 34

▲back to top
PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don Umberto Se bastiaoJ t ad Arbore• (Cu11lianì 8J ann,.
~ti 1cminariu di U..-bino l'anru•c l'1dcolc 111.lcM-ntno e divenne un Jc,:u,o
figln'I di ()on Bo,co: laborioso, 1er~no, 11r11uw. Duran1~ I~ ll"òrra,
come Uiretrnrc dcll'istituro di San f'rarci•ic, alle Catacombe, ttpcnc Jn
caisa e: pi\\J ancora il c.uo-re ai r1umc:ro31Ì trihu11ti Ji quel doloroau pe•
riudo.
Don Salvatore Mangione t a R.ond•no 78 anni.
Don Ohuepp& Blcs t a E.,.,n (Oorman,1) a 7!> anru.
Don V i to Massone t a l:auni• a 511 anni.
Don Roberto ~ t a CaJ>è Town (Sud ,.\\fnca) a 58 anru.
Don Oscar Unsbauer t a Johnsdorf (.\\u11ria) a 5-1 anni
Don Ella Hopwell t • Shìllona (lndu • \\nam) a -47 anni
Coad. Pa trb lo BrassU t • l.onJn, • 01 unni.
Coad. Pietro De castro t • Val~r• (Venezuela) • so anni.
Coad. OloV1lllnl Batdllta Plrlu t 11 !.,HHl11~0 (Cile) 3 8 r anm.
Coad. Antonio Del Bello t o Rorno A 71 anni.
Coad. Paolo Hartmann t o l'\\11rocnhou1t11 (Gerroanin) • /,~ unnl.
Coad. Olullo Baron t a Bnaot~ (Colombi•> • 61 anni.
Coad. Eraldo Dresel t a \\tonaco (Ctrmama) a SQ anni.
Coad. Ma.ria Lu.f&i Andu10sa t B•rc•lona (Spagna) • 17 ann,,
COOPERATORI DEFUNTI
Don Giuseppe Baro t q \\1oche (t'orino)
'l<wreturot> 11cn,·nl, d.,.ll'Oi><ra tl•ll'i\\1norr lnAnito. • C'appellano di fl<:1»ni•
t..l~I ~llcro L'uorc., in Visc.h:! ('l'oriflt'I), hu ttrminnto 111.sua lung11 e l•borlosu
R"iornurn h.: ru:n.n lo scors-o 5 rrrnr1.o, 11 Don·u;-n1çn !.a.euare,.. Fu una flnr d"'"""
dt tulll In •un \\'ho, eroica tt-llimunfanz" ni.lesione alla ,1olonu\\ di l>lu.
,·inu1..i ni:lh• )(ioi11 e ncllu ri~p-<\\Ktft J '■mure al]'.\\1nnr di Dio.
E~h 11 \\. urnpr..: at,ntlto legato alhl Famil(lta Salesiani. di c:ui 1pprcu11\\·a
lo ,p,roro "n ti• qu•ndo conobbe il ç,;mpiun10 e ,·c:naa.10 Cardinal Cawhcru
nei Ubt .UJll,(ioml :t. \\'15Chc.
Can. Giuseppe Val.U, canonico ddla C<1lleKio.ta <li Arona (:-o,·arel.
..-u buon Cuopcratorc, pio uctrdotr, dt'\\.-Oci•1imo di Don 8o•co. Sul-
r~cmp10 ei con lo spirito del Santu Jtrt••e per molti •nni un Orr•no•
croho t' zdò le vocazioru. Si ~pente unulmcntc: e silenziosamcntr come
era vi•tuto.
Gluuppe Galeanl t n hchoa do Cauro (\\'iterbo) a 84 anno
Fervcn1c Cooperatore sal,,..ionu fin d,I ro,7. offrl lieto nllu Con11re-
R.t~ionc S11lr1tiantt il suo urùco fit:cHo rnuchio. fra le: cui braccia aeruu1-
mcmc 1r,1rò.
Glusepi,e Crosta t Lìon di Albi11n.sc,ro (Padova) n 88 anni
1-"u uoono d•II• profonde con\\'in~oon/ reli11io1, Ebbe otto fi11h, 11 pnono
deo quoli otrrl a Pon Bosço. Fece dd lavoro un ideale di aan1ili e ,~ue
contento dt!-lla •ua po'\\'"crtà. Pa11ò ali ulumi d,ec.i anni in conunu• prc--
.ehil"ra, ?'\\c:I at:nno tnpuso frrce dc:111 lun.aa ,·ita un dono, confernuto
nrJl'uluma ■ua p1"egh1era_: • Si fac,,a. o Sianore. la tu.a volontà•·
Teresina Verri vedova Lasagna t a Cutdleno d'Orba (.\\lc&Undrial
a 8~ ann,.
'-•u dia l•m•lllia profondiamentc rtli11101U, di,ode, nella aua lun~• 1ior-
na1■ terrena, nurabilt:. csèrr\\pio d1 C'n1tì1n~ virtù in una usolut.a. dc-
di%ionc .a, auui cari, felice di t1\\.crc: nulla Cong-rega1:1one .s1lu11n11 11
fialio don r.u;g,, che. insieme II fruelh è •Il• •orell•, ebbe I~ aro:i~ ,h
■l'IÌltcrc al tuo St.?rCno, 9anto tr~puno.
Maria TomasonJ vedova Perolarl t Romnno di l.omb•rdl~
(8cr11nmul a 70 anni.
Aninu rlrc11. di ft:de, \\.'issi: eaemplitrmtmtc 1■ vita cris:tiann. ~1a11,m.1 t!i
un 11çerdcte- saics,ano. Jun \\ndrC'o PHolun, e sorella di un ..1hr-o,
don Gàuu:pp,:, Tomuoru, amò uucn.an,ente Don Bo.sco e ne pro-
p1,111ò con cntu'-.i_atmo la de\\·ozionc.
Lulc-la Morgantl nata Planlnl t • Lug•n<1 a Qo anm.
1-"u ,-..u da chi la conobbe «.mc la Donna forte, leale e pia tlci Pro-
t·trbi1 allcn•I• o1i sacrifici, cost.an1cmcnrc <edclc alla legge di Dio. J1
auo cri•tianni mo e ,11uo d, opcrC' p1u che di parole. Dopo 15 ann,
d, m1cnmon10 rima.se vcdo,·a c.·c,n ditd fis,:li. La sua f~c le di'°dc un
coragi;t10 1 tutt-a pro,·a, e nell'umdr~ e nuo1tnaz:ione d(rc,ntl, le pene
ohe ol Si~nore le aveva dato, cducondo i 1uo, figli ali• &cuoia di Don llo-
1co1 lhc uveva peraomt.lmt:tnt~ c-ono•ciutc;,. Ricca di meriti, hatc:itt un
riaortlo luminoso di esempi ~netinni e femi liari. Per i fiSJli b di con-
forco 11 pc:.ns1cro di avere 1lV1JtO 1n trrra una rn.imma coi\\ buona t: h,
ccrlà•• di ••erla pro1e1tricc in Cl<lo.
Saveria AJecd veci. Aplcella t a So,•c,u10 (Catanzoro) a ~o anni.
8on1!, 1c,mphci1i, amore alla f•m1alia, cariù pu il pro..ìmo, profonda
fede furono le aut: ca.ranerinic:he . ~1adrt: etemplue, eduN.trice cri...
,tiana dei OO\\'C figli. tra cw don Ferruccao 1alesiano, fu per n.,i t'-\\n11:<lo
benefico e tutelue. Sempre ru1e11nau nelle l\\'Veniù.sempre sorridente
anche nelle •ofl'eron~e dell'ultima m.abnia, con,ervò fino all'ultimo
la se.reru'tà propria de.I le anime ~erte.
Maria Ghuepplna GrUJo ln Barbero f a S. Oiovanno d, Rocca, erano
(Asti) 3 58 anni,
Spese tutta lo aua vito nell1nmore di Dio, della fo111ìalin e del prot-
11010. Donò CQn giuia P Don Bosco il tuo Piero, pruni=- o conucrore
Oio nt.11• F•mi11lia Saltaiana tutti I qu•t1ro autoi fi11II.
•Il• Amalia Crovero t a Morialdo d1 Cutclnuo,·o (,\\su)
Ricca di fod•. ,·iu• tUll4 dedita alb Chieu,
fam111h• e al b,·oro.
Donna .Agnese Unlnl ved. Longo.
La suu ,,ta fu un e.empio luminoso di ogni ,nnu cri•ti:ana. , ...iene
da pensare •Ila D11nn• forte dJ cui parb la Sacro Scnuura. L una-
bile sorriw ne rivc:1111~• l1 hont:i interiore. Prtprc tra ti auo cibo e b
su■ passione; ■uilll a-101• csacrc- accanto &J sofferenn e d■re., d.A.ce- sempre
r con ge.ne.ro,-,ti\\ I..• ,ua \\ila. coramt.t da un.a morte, pre.tiosa.,. resta
per quanu fa tonobbèro un~ lezione di bontà, dt dtlfcact-1:t•, di san..
tltil..
Erminia Anedda t A ChiA,•Ari (Genova) 8q anni.
Cristiana fervente, 11ccc1tb ton spirito oobilhn:imo tutte le sofferenze
di cui il Signore ,oli~ arricclure la sua lu""" vii•.
Vfrglnla Prlod I a luo~nc (Aosta} a 70 nnnl.
Cuore: umile e ac:m:ro,o, dedicò la s-u.a esi1tenz11 11 010, ■Ila Cam1,zJia..
al lavoro. \\mala " a11ro1t1 da 1u1ti. lucia in quan11 la conobbero il ri-
cordo di una \\·iu cacmplar~.
SUvt.a Mard&nt:nc: t • l••o11nc (.-\\osta) a J7 annt .
La nobilù del uo animo la pc,rti> , una tenera dc,·otoone alla \\'.,._
aine ;\\u!ìliatricc-, eh~ onorò con una ,·111 t1ttnpl1rmt:n1e c:ristiaru.
Leonilda Cour t • lqo~ne m 82 anni.
l\\ladr~ profontiltmentt rrhsuosa, '\\1i.sse run-a ptr Lt ramiMlia, 1ruc.orrendo
le 1-ue gioma1c n~H" pn:gh.icra, net la.varo e nc.1 11nrificio. Partecipò
con zelo a 011nl auh·ih' csutoliCA, parrocc.hiAlc e:: 1alcsian111.
Maria Giulia Montar1olo Plazu t n 85 anni.
Solo ora ,·cn1amo a conQtce.rc ha m-o.rte di que:tHa ventranda Coopcra-
1rice chlO, cosi.ntcmcnte Illuminare e sorrolta dalla redo, fortè nelle
prove, sag~a. nd contiRliC>, cons.acrb intenmtnu, al servizio degli
altr, la sua lunsra c10wtcnza. 1..a coru:acra:,::ione cp11c.opale di uno de,
1uo1 figli. mon,. ,\\lc-undro P,nu, \\".,,co,·o do .\\lben~•. iu in terra
Ja 1u.a gioia 1:upr~m•.. .i\\\\·r:v■ conosc.iu10 Don Boaco S. Siro in G,e...
nova nel 1885. ~n uno dei suoi più cari rkorc,h : , O,,,. Bosco ,·ith mr
p,ccina &on fil ,.,o,nw,a. AJr /ttt ul'rititra,t, Ml Jirdt l,t mntto da ba.:.iarr.
mi •o"fr#t-.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
Actis Caporale l':h10 • i\\n~elini dott, Mario Ar,ientero Giuseppe •
\\ronnnasco Mar!onn• vcJ, R/ni - flrduino Vcr1111 Ca1erioa - Avcna1i
prof. C.ar)o Alberto lltub~ro Piero - ll:i.rbie-ro Pietro di Agostino -
lteìsone Pietro• Ucl1ran10 Paolo • 13crnardi Oiu1c1111• • Ucrnardi Luigi
1Ju11 Giscomo lu Lu,ui - Bertdlo Alfredo - Hertello Lu;gia - 13cr10-
lìno Gallenca Ida llertol/no Lui,.~ - lloggio \\n1onio fu Culo • Bog,iio
Giacomo - Bono San.~ Oomcnìca - Bono :\\lanthcnta • Bosio C1-
tcrin.1 di M1t1~ • C•rletu Lucia Canio, Dom•noea • Caulis F:n-
r-ic.o - Cau~lhna Fr■nce1ca - C:ute.Uina Giovanni - l:utellina Gio•
.-anni <li P1crro • Curclhna Oua,·i• • C.:ler,ci Sommo Cloulde - Crrnuu
Gius.,pp< - Crcu"' Catcrin• - D■ll'.-\\glio Jolc - Ddlorian Maria - De
Gennaro l•~dr.rico De lulli• ra~. Franc:nco De Julli.1 ca.v. &\\'\\'
Giunppc - De J ul111 Mario Dcl~giacoona Bona Ocll•ntomo Mad-
dalena - Do«ia C~llittll - Oolzo Cat1<rina - Fanu Robus1cllini Man•
Fe.rn:ro Domenico • Farrcro Rertello Emilic:1 • Fln Gio,•anni - Fn1nln1
Rosa - Fusero J\\l01110 Mnro• - Gallen,ia Cotorinn • Cnllenca Simone!,
Cateritlli ... Guravaui Gioru10 .. Cara,,at ti SlfnondU in•. ~1n.ria - Gnrella
AJ111essc Gnirin11hcllo Tcreoa - Giacho1ti Mt1r11hrr!t• fu Domenico
Greci Michele • Grcllo Teresa • Gubit011i V.nrico • Cuglldmetti Me-
tild• - lnJCrra f'ran<CIICO Paolo Jono Oon110 • La\\'a11no \\'incenzo -
Lo,·era Bartolomeo Mancini Purelh Beatrice - l\\laritoru G•llo Rtn1
\\-1uchcro Lui11i lllnsa,oh Lino - :\\-lcnom Clouldt - Micheletll
Corutti Domcn,ca \\-1,cheletti Luigi M,laneaio Bernardo -\\-loqavcro
Lu.cinetta ... 1\\1oriondo 1uor G•hric1la - Oli\\'C~ro Fr&ncesco - Olh:icro
Tosano Genoveffa • Pane Carolina • Pane l'ran,..co fu Pieno - Pane
Bertotino M•rahcnta Pane Vttj!ll Maria Pclle11rini C,:orc, - Pcn-
tangl"lO can. don. Ludovico P~noccionC' Laurttta - Porc:-t.lli .Antonio -
Prota Antomcn1 • Qu1rlc:ri Pùmno - Ricano Oomc:ruca R.ecenn C3...
tcrina - Rcinero ,\\n11•l• • Reinero Ann• - Rono Anna Rosso (;a.n-
dida - Rosso Francesco ... Rotso Giacomo ... Ro1110 i1~ri1.t fu Antonio ...
Rosso Maria fu C 1ovRnni .. Rosso Pietro fu Pietro .. ltosso TommRSO
di Pietro - S•luno Giovanni - $ah.ano Ro•• - lsoneo~ Ciachclli Mnria
Scocca Beniamino • Sl11n1ruli i\\rtibon o • S1mondl)1'at1lina - Speme
don Andrea Ta.-.bolo Antoruo • Tib8ld1 (;arlo • '!'omasi Bri11ida
Tosatto Ceno\\'•ll'a • Tua Oomonico - Tua Carella - Maria \\'allero
Antonio - Vera• Carlo - Vtram. Giacomo fu .\\ndrea - Ver,r• Giuseppe -
\\Tenta Paolo \\'i11ru .\\ntooio • \\'igna Luaa \\'111na Mana · Volon-
ru.no Giuseppe - Zanolo Domenico fu An1onio - Zcmo C,uscppe fu
Cìiuse:ppe...
32

4.5 Page 35

▲back to top
T OTALE MINIMO PER BORSA L. 50.000
Avvertiamo che la pubbllcazlone di una Borsa Incompleta si effettua
quando Il versamento Iniziale raggiunge la somma di L. 25.000, ovvero
quando tale somma viene raggiunta con offerte auc:cesalve
Non potendo fondare una Borsa, si può contribuire con qualsiasi somma
a completare Borse già fondate
CROCIATA
MISSIONARIA
BORSE COMPLETE
.
Borse: Don Rufillo Uir<tccioni, in mtmoria,
a cura delle sorelle Elena, Ernesta, Anto•
nietta, Giuseppina e del nipote M• Edoardo
Monaci. L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, i11
mmroria tu n1mm11a, papa e ,ro11na Pina, a
cura di Maria Demolli (Varese). L. 50.000.
Borsa: Zoe Favretto. a cura del nipote Giu-
seppe Panizza (Mestre). L. 50.000.
Borsa: Sacra Famiglia: G~ù, Maria. Glu•
seppe, a Clll'll della sig.na Jeanne Libotte
(Belgio). L. 50.000.
Borsa: Yen. Don Andrea Beltrami. in ricordo
e suffrogio di Maria Prin, a cura delle so•
relle Ti=. Ida, Emma (Chàtillon - Aosta).
L. S0.000.
Borsa: Marla Ausiliatrice e S. G. Bosco, bi-
sognosa di grazio a ooi mi affido, o cura di
Va.ninetti Sofia (Delebio - Sondrio). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
S. D. Savio, a cura di C. P. L. 50.00Ò.
Botsa: Sacro Cuore di Gesù, Sacro Cuore
di Marla, S. Pietro e S. Rita da Cascia, a
cura di C. P. L. 50.000.
Borsa: San. Pio X e Papa Giovanni, i11 rico-
,roscnura, a cura di Savoini Rosa (Novara).
L. 50.000.
Borsa: Marla SS. Ausiliatrice e S. G. Bosco,
p. g. r., a cura di Vittorio Di Bella {Palermo).
L. 50.000.
Borsa: Maria Auslliatrlce e S. G. Bosco, in
ncffragio di Jawuuci Giuseppe, a cura della
moglie Moria (Fondi). L. 50.000.
Borsa: Salus Jnftrmorum, 11 curs di Gio-
vanna Ferranti (Palermo). L. 50.000.
Borsa: Marla Auslllatrlce e S. G . Bosco, a
cura deUa prof. Emilia Orsini Barone (Roma).
L. 50.000.
Borsa: Maria Auslliatrlce, S. G. Bosco e
S. D. Savio, a cura di L. G. (Avellino).
L . . 50.000.
Borsa: Faggiotto Alessandro, novizio snle-
tiono, a memoria e rnffragio, a cura della so-
rella Faggiotto C:aterina (BasS11no del Grappa).
L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, apostolo del-
l'esercizio di Buona Morte, a cura di Zimn•
glia Tomaso (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco,
perclii ci protegg0110, a cura dei coniugi Bian-
chini (Alassio). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
S. D. Savio, p. g. r., t i11wcondo prot,::ione,
n cura di Repossi Rosin• (Ahbiategro.sso).
L. 50.000.
Borsa: Giuseppina Montanaro Acblno, in
memoria, a cura di Montanaro J\\fario (To-
rino). L. 50.000.
Borsa: Ges"ù, Ma.da SS. e Santi Salesiani,
protrggettci ed esauditeci, a cura èi Fran-
cesca Davico (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, n cura di N. N.
(Bari). L. 50.000.
·
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, a
cura di M. G. (Agrigento). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
S. D. Savio, implorando gt azin, n cura di
Santa Marcella Briguglio, Cooperatrice sa-
lesfana (Misterbianco - Catanu). L. 50.000.
Borsa Maria Ausiliatrice e S. G. Bos,;o, pro-
teggete i missumari, a cura di N. N. (To-
rino}. L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Boo;co,
protegg,:te i miei figli, a cura di Maria Zucca
(Plaisance du Gers - Francia). I,, 52.900.
Borsa: Maria AU$Uiatrice e Don Bosco, i,,
ncffragio dei miei COt'i d~funti, a cura di Maria
Nigroni Frigeri (Como). L. 50.000.
Bor&a: SaJus infinnorum, ora pro nobis, i1,-
tJocando grazia, a cura di Giacomini Giuseppe
(Brescia). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice -e S. G. Bosoo, itt
suffragio dei miei cari defunti, a cura di De-
mattio Elisa (Carano - Trento). L. 50.000.
Borsa: Don Filippo Rinaldl, a cura di N. N.
L. 50.000.
Borsa: Marla Ausiliatrice e S. G. Bosco, a
curo di N. N. (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco,
con profonda riconoscenza supplico prollfziont,
a cura di M. N. (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giuseppe, pro-
teggete la nostra famiglia in dta i11 morte, a
cura di N. N.!(Stellanello - Savona). L. 50.000.
Borsa: Mario Pinna, i,, ricordo, n cura del
babbo Antonio Pinna (Cngliuri). L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, a cura di N. N. (Cuneo).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatclce, S. G. Bosco e
S. D. Savio, proteggete sempre la nostra fa•
miglia, a cura di G. B. (Nizza Monf. - Asti).
L. 50.000.
Borsa: San Do.meotco Savio, p. g. r., a cu.ra di
Russo Giovanna (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria AusiUatrlce, i,r suffragio e prote-
zio11e, cura di A. M. (Cuneo). L . 50.000.
Borsa: Divina Provvidenza, a cura di Boglione
Francesco (Torino). L. 50.000.
Borsa: Don Abbondio Anzlnl, a cura di G . I.
(Vercelli). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausillatrlce, in suffragio dei fra-
telli Marciante e familiari, o curn di fu Cele-
stina e Vincenzo. L. 100.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, ;,, suffragio dei
fratelli Marcia11te e fa,,tiliari, a cura di fu Ce-
lestina e Vìncenzo. L. 100.000.
Borsa: Marla Ausiliatrice e S. G. Bosco, ;,,
memoria e suffragio di Emma Per,gr>, a cura del
marito Carlo Tagliabue (Monza). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, in s,,ffragio dei fra-
telli Davide e Am1a per volontà della defunta
sorella Ester. L. 200.000.
Borsa: San Gtovannl Bosco, in suffragio dei
Jrate/U Davide e A.1111a, per volontà della dè-
funta sorella Ester. L. 200.0J)O.
Borsa: San Giuseppe, protettore della buona
morte, a cura di Cansvesio Angelinn (Ver-
celli). L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, a cma del dotror Paniz,J
Carlo, exallievo di Alassio (Badalucco - Im-
peria). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausillatrlce e Don Bos,;o, p10-
1eggete nostro figlio Marco, a cura di R . e
R. V. L. 50.000.
Borsa: Maria Auslliatrice e S. G. Bosco, i11
ringra::iame11to e in,loc;and,. la loro protezio11e,
a curn di L. R. L. (Torino). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, proteggete le mie
nipoti111!, a cura di N. N. (Torino). L. 100.000.
Borsa: Ma.ria Ausiliatrice e Don Bosco, in
rÌtlgraziammto, a cura di V. T. (Torino).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosce e Santi
Saleslanl, conrilluate a proteggere min figlia, a
CUl'II di Bou1122iMargheritn(Genova). L. S0.000.
Borsa: Don Bosco Santo, exaudl oraUonem
meam, ;,, st4]ragio di Don Luigi Peduuia,
a cura di Maria Welleda Ceniti (Simbario -
Catanzaro). L. 50.000.
Borsa: Don Telesforo Corbelllni, mistio11ario
11t!Ll'Equa101 e, i11 memoria, 3 cura di Fèlidta
Assandro (Alessandria). L . 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, in memoria di
Ulrico An1111 Brocco, a cura di Alina Bracco
(Romn). L. 50.000.
Borsa: Maro•o Alfolllio, in ricordo e suffragio,
a cura di Maroso Pia (Vicenza). L. 50.000.
BorsH: Don Vlncew,0 Allegra, a cura di Cu-
betA Giuseppe (Messina). T.. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatric" e Sac. Nunzio
Marzè, prt>l/!)lgete l" 111ia rasa, n cura di Ran-
dn:izo Pina. L. 50.000.
Borsa : Gra:r;ic, Don Bosco, aiutami ancora,
a cura di PoJ?gio Bianca (Asti). L. 50.000.
(OOJITHIU.A)

4.6 Page 36

▲back to top
Spediz. in abbon, poatale Gruppo 2• • 1• quindlçlna
FRANZ VEVERGANS
GENTE FELICE
SAGGIO SULLA SPIRITUALITA CONIUGALE
Pagine 187 L 900
L'amore coniugale e familiare, non sem-
plicemente accettato e subito, ma voluto,
costruito, sublimato e prolungato negli
anni, nonostante i drammi interiori ed
esteriori della quotidiana convivenza
* MISTERO E MISTICA
DEL MATRl·MONIO
PAGINE FONDAMENTALI PER UNA SINTESI
DEL PENSIERO CRISTIANO SUL MATRIMONIO
Pagine 335 L 1600
Nelle migliori Librerie e direttamente presso la
SEI -Corso Regina Margherita, 178 •Torino -c.c.p. 2/171
BOLLETTINO SALESIANO
Si pubb/ia:
1/ 1• del mesa P6f i Cooperatori Salesiani
il15dlime:11per i Di1ig9n,fdel Coopemtori
S'Invia gratuitamente ai Coo-
peratori, Benefattori e Amici
delle Opere Don Bosco
Direzione e a mministrazione:
via Maria Ausiliatrice, 32
Torino - Telefono 48.29.24
Direttore responsabile
Don Pietro Zerbino
Autorizzazione del Trib. di Torino
n. 403 del 16 febbrelo 1949
Per Inviare offerte servirai del conto
corrente postale n. 2-1365 Intestato a:
Dlrez.lone Generale
Opere Don Boac:o Torino
Per cambio d'indirizzo lnvla,re anc:ha
l'lndlrlz:u> precedente
Officine Grafiche SEI • Torino