Bollettino_Salesiano_199609


Bollettino_Salesiano_199609

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ANNO 120 N.8
SeHembre 1996
Sped. in Abb. post. (SO) • Torino
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877

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IN QUESTO NUMERO
Settembre 1996
Anno 120
Numero 8
In copertina,
una giovane fami glia
cli Hong Kong.
Nel futuro della Cina
molte le novità
e qualche apertura
(il nostro servizio a pag. 30)
3 IL RETTOR MAGGIORE
Tutti a scuola
10 ATTUALITÀ SOCIALE
Questo pazw mondo
14 LO SPORT
Olimpiadi anno cento
18 GIOVANI
Mai più Auschwitz
21 SERVIZI SOCIALI
Il disagio a un passo da noi
26 REPORTAGE
Missionari in Africa
30 LA MISSIONE
Una pendolare sulla via della seta
35 FRANCESCO CONVERTINI
Diecimila gesti di bontà
di JUAN EDMUNDO VECCHI
di ALESSANDRO RISSO
di SILVANO STRACCA
di GIUSEPPE LUPO
di UMBERTO DE VANNA
e GIANNI FILIPPIN
di LUCA SORRENTINO
di MARIA ANTONIA CHINELLO
di TERESIO BOSCO
RUBRICHE
4 Il punto giovani - 6 1111/alia, nel mondo - 8 Lellere - 13 Prima pagina - 20 Libri - 25 la storia
- 29 Dalle missioni - 33 /I diario di Andrea - 34 Zoom - 38 Come Don Bosco - 40 / nostri Santi-
41 I nostri morti- 42 Solidarietà- 43 In primo piano
1.iji 1
14 Lo sport dei giovani
2 - SETTEMBRE 1996 BS
30 Una suora nella grande Cina
Si~Rollfttino
iàleszano
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE:
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Maria Antonia Chinello Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever Francesco Motlo
Collaboratori : Teresio Bosco - Angelo Botta·
Ernesto Cattoni - Giuseppina Cuderno ·
Graziella Curti - Margherita Dal Lago Serge
Duhayon - Bruno Ferrero - Sergio Giordani - Antonio
Mélida - Jean-François Meurs - Pietro Moschetlo ·
Angelo Montonati - Giuseppe Morante Gaetano
Nanetti Angelo Paoluzi • Alessandro Risso ·
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi
Carla Morse lli - Guerrino Pera Pi etro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Pier Bertene Ufficio Gralico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione : SEI p.a. Torino
Fotocomposizione: EDIBIT - Torino
Stampa : ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2. t 949
Collaborazione : La Direzione invita a mandare
notizie e loia riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviati non
vengono restituiti.
Edizione Cooperatori. A cura dell'Ufficio Nazionale
(Gianni Filippin) - Via Marsala 42 - 00185 Roma -
Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali
e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 10 milioni di copie) in : Antille (a Santo
Domingo) Argentina Australia Austria •
Belgio (in liammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile Canada - Centro America (in Guatemala) -
Cile - Cina (a Hong Kong) - Colombia - Croazia -
Ecuador - Filippine - Francia - Germania -
Giappone· India (in inglese, malayalam, tam il e
M~;;~ ~~~g?L1t~~~r1~
~;~~fc~a--gl~~~~ ~area del
Paraguay Perù Polonia · Portogallo - Slovacchia -
Slovenia - Spagna - Stati Uniti - Thailandia -
Ungheria - Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è un dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
richiede .
Copie arretrate o di propaganda : a richiesta, nei
limiti del possibile.
Cambio di indirizzo : comunicare anche l'indirizzo
vecchio .
Don Bosco in the W orld. È possi-
bile leggere parte di questo numero
al computer. Basta collegarsi via
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INDIRIZZO
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Casella post. 18333
00163 Roma
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Conto corr. post.
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Don Bosco, Roma .

1.3 Page 3

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\\
Si aprono le scuole per milioni di ragazzi e ragazze.
I più piccoli per una prima esperienza al di fuori della cerchia familiare.
Per i più grandi con la consapevolezza che lo studio e la preparazione professionale
sono un privilegio e un dovere.
a scuola è una delle esperienze determinanti del- disadattamento. La scuola tende dappertutto a es-
l'età giovanile e una delle istituzioni fondamentali sere selettiva . Pur evitando le promozioni facili ,
della società. In entrambe lascia il segno. È, si ripe- dovrebbe favorire il desiderio di superarsi e creare
te, un luogo di umanizzazio ne, dove si cresce come percorsi alternativi, nei qual i si possa soddisfare
persone, mediante l'impegno sostenuto per acquisire anche l'obbligo scolastico. Spesso invece scoraggia
un sapere. Così ci si fa una visione del mçmdo e si e non apre strade percorribili. Tali furono un tempo,
approfondisce la conoscenza di se stessi. E pure un e sono da ripensare, i centri di formazione profes-
luogo dove si impara e si arricchisce il senso sociale sionale che immettono nel lavoro con una prepara-
per l'incontro con nuovi ruoli e persone significative. zione sufficiente per guadagnarsi la vita. Il sistema
Attraverso la scuola si entra nella rete dei rapporti e scolastico e i diversi soggetti educativi sono dunque
delle istituzioni sociali. Nella scuola cattolica inoltre ci chiamati a un'opera di autentico salvataggio. Il falli-
si rende ragione del cristianesimo, si acquista una co- mento scolastico è infatti una prova molto dura per
noscenza sistematica e fondata della fede e se ne qualsiasi giovane.
fa esperienza nella comu -
nità educativa. Perciò il si-
stema scolastico di ogn i
nazione è in permanente
veri fi ca e discussione. Ci
vanno di mezzo i diritti e
IL SECONDO E PIÙ GRA-
VE PROBLEMA è quello
della parità econom ica e
dell 'autonomia, che sono
le condizioni per venire in-
doveri dei singoli, delle fa-
contro a tutti secondo le
miglie, dei vari soggetti so-
ciali , del bene comune e
diverse scelte di coscien-
za e possibilità di riuscita.
dello stato . In società de-
Esse si contrappongono
mocratiche come le no-
ad altre due condizioni di
stre ogni cittadino respon-
sabile, 1f di conseguenza
segno contrario: discrimi-
nazione e monopolio. Qua-
ogni cristiano, è chiamato
si dappertutto si va impo-
a farsen e carico secondo
nendo in linea di principio
la propria condizione e la
e nella pratica un sistema
propria cà~acità di influsso .
La scuola ha lasciato di
essere competenza esclu-
siva del rh inistero della
A settembre si riaprono le scuole. L'esperienza
coinvolge milioni di giovani, ma anche tante
famiglie, educatori, operatori scolastici.
globale e integrato per cui
il compito dello stato si
coordina con quello di per-
sone e istituzioni , partico-
pubblicq. istruzione , dei partiti o degli addetti ai larmente interessate e con titol i sufficienti per pro-
lavori. E troppo importante per delegarla con un muovere la gioventù , l'educazione, il sapere , la for-
assegno in bianco:
mazione professionale. Tale sistema comporta un'a-
nalisi della domanda e una distribuzione delle risor-
DUE PROBLEMI EMERGONO OGGI e diventeran- se per appoggiare ogni iniziativa scolastica che ri-
no più gravi nel futuro , se le soluzioni non imboc- sponda alle condizioni ragionevoli stabilite da chi coor-
cheranno la strada giusta. Il primo riguarda le possi- dina lo sforzo per il bene comune.
bilità di curricol i scolastici adeguati per tutti. L'inda- La Famiglia Salesiana promuove, educa e evange-
gine lstat riportata da vari giornali rileva che dei due lizza nella scuola e attraverso la scuola. In essa coin-
milioni e ottocentomila allievi che entrano nella volge numerosi laici e viene incontro alle domande
scuola italiana un terzo si perderà per strada . Ab- di numerose famiglie . Si attende dunque da ogni suo
bandonerà la scuola senza conseguire un titolo o di- membro coscienza della posta in gioco, volontà di
ploma per difficoltà nell 'apprendimento , carenze di intervento , conveniente organizzazione e collega-
personalità, situazione familiare , conflitti personali , mento per una azione efficace.
JJS SETTEMBRE 1996 - 3

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- IL PUNTO GIOVANI
di Carlo Di Cieco
LA VETRINA
DEL PRIVATO
A riflettori accesi i giovani raccontano le loro storie di vita.
La confidenza, lo sfogo, la consulenza si fanno in pubblico,
negli studi della televisione.
A miei miei , atto secondo . Come
per il fortunato film di Tognazzi
e company, anche per il fortunato
talk-show televisivo «Amici» di Maria
De Filippi , si replica il secondo atto
in autunno. Problemi che si agitano
nell'animo e nella vita dei ragazzi in
rapporto alla famiglia e ai genitori
buttati lì, nell'arena di un dibattito ac-
ceso e pubblico. Qualcuno dice sen-
za pudori. Ragazzi che esternano
con lacrime e aggressività le proprie
ragioni. Un armamentario che crea
naturalmente la contrapposizione tra
genitori e figli. È già difficile comu-
nicare faccia a faccia nel dialogo
interpersonale. Lo diventa certamen-
te di più sotto i riflettori come av-
viene anche nelle aule dei tribunali
per le separazioni o l'affidamento
dei figli: gli insulti e la lite raggiungo-
no il parossismo .
L'OCCHIO TELEVISIVO ha licen-
ziato il dialogo, con buona pace di
quanti educatori , pedagogisti , psi-
cologi avevano per anni spremuto
le meningi per mettere a punto le
tecniche di comunicazione di grup-
po. Dove le persone contano più del-
lo spettacolo.
Fare dei giovani ostaggi della comu -
nicazione è facile. Ma l'importante
è saper distinguere davvero ciò che
viene lievitato dallo spettacolo e
quanto accade poi nella realtà. A ri-
flettori spenti sono tantissime, trop-
pe le cose diverse. Nel rapporto tra
genitori e figli nella realtà a volte
accadono cose più truci che nella
finzione. Ma la finzione può dare in-
consciamente la sensazione che sia
la regola della vita, non il caso straor-
dinario .
Ci si chiede se una volta i giovani
avrebbero lavato tanto facilmente i
propri panni in pubblico. Certamen-
te no. Risentivano di una cultura ge-
nerale che reprimeva non solo i sen-
timenti, ma anche la spontaneità. E
contava specialmente la gerarchia
ns 4 - SETTEMBRE 1996
prima della persona. L'autorità era
forte per il contesto sociale di cui go-
deva al di là della propria autorevo-
lezza.
« AMICI» SI PUÒ CONDIVIDERE
E CRITICARE. Tocca tuttavia argo-
menti che stanno a cuore ai ragaz-
zi comuni. Il rapporto genitori e figli
nel nuovo contesto sociale soffre un
problema reale . Non si può conti-
nuare ad alimentare modelli di vita,
altri rispetto al passato, e pensare
che si possa continuare a dialogare
tra giovani e adulti come ai tempi
della memoria. Dire, non basta più
a rendere credibile ciò che si dice.
Si chiedono modelli di vita. Ma an-
che per i genitori vivere in maniera
alternativa rispetto alle correnti in vo-
ga diventa difficile e doloroso. Essi
stessi si trovano a diventare di-
scepoli, in un mondo che cambia in
corsa le regole del gioco.
Perciò , di fronte a molte domande
dei figli che per i giovani sono di
una ovvietà disarmante, i genitori si
chiudono a riccio. Vedono crollarsi
addosso impalcature personali che
credevano solide. Incalzati dal mer-
cato consumistico della TV e della
moda, respirando un'ampia possibi-
lità di frequentare coetanei a tutte
le ore del giorno e della notte, ragaz-
zi e ragazze di oggi faticano a rita-
gliare tempo di dialogo con i genito-
ri. O, quando vorrebbero farlo , per-
ché la vita lascia ferite, vengono sco-
raggiati dal ricorso ai sermoni pa-
tetici di genitori che non portano ra-
gioni.
I luoghi di confronto, di analisi del
proprio mondo e dei propri sogni ,
possono diventare facilmente altri
fuori della famiglia. A volte è più
semplice e porta benessere.
o
I «Amici». I giovani non temono
di mettere in piazza
i loro problemi.

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lJS SETTEMBRE 1996 - 5

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- IN ITALIA N _EL MONDO
UNGHERIA
FIDUCIA NEI LAICI
E NEI GIOVANI
In U ngheri a la vita ecc les iale
e l ' attività stanno lenta mente
rin ascendo. L a nazione coma
ci rca I O mili oni cli abitanti , ma
la popolazione, dal punto di
vista reli gioso, ri sulta abba-
stanza frazionata: il 66 ,2% si
dichiara cattolico, il 2 1,4% cal-
vinista , il 4,5 % evangelico,
per non parl are deg li ebrei e
de l gran numero cli non bat-
tezzati. Proli feran o le se tte e
la Chi esa si trova impegnata a
ricostruire, dopo quarant' anni
di dittarura, una nu0\\1a imma-
gine e una nuova evangeli z-
zazione. In particolare la Chie-
sa cattolica so ll ecit a i fedeli a
essere presenti nell a v ita pub-
blica attraverso la tes timonian-
za e l 'attivit à clei laic i impe-
gnati . A M ogyòrocl , a 16 chi-
lometri da Budapest, le Figlie
di M ari a A usiliatrice sono
presenti dal 1992 e hanno
aperto l' ora tori o e la sc uola
matern a che, dopo tre anni ,
con 56 bambini è un punto cli
riferimento educa tivo per la
gente ci el paese. Du rante I' ul-
tima v isita cli madre Marinel-
la Castagno, c'è stata la pro-
messa cl ei primi cooperatori:
18 tra coppie, ragazzi e ragaz -
ze e alcune giovani mamme.
L ' Esta te Ragazzi ha permesso
di condiv idere con i genitori ,
i ragazz i e un primo gruppetto
cli leaclers una esperi enza cli
I Budapest. In Ungheria
ci sono forze giovani
che si stanno
preparando per aiutare
il paese a crescere.
animaz ione sales iana del ter-
rit ori o. Lu fo rm azione degli
animatori è la scommessa su
cui puntano: un buon gruppo
cli giovani si ritrov a infatti set-
timana lmeme per incontri cli
preghiera e di rifl ess ione sui
grandi temi ciel cri stianes imo.
« li paese », dice suor ftali a D e
Feletti , responsabile della co-
munità, « sta fati cosamente e
lentamente riprendendo vita.
C i riu sc ir~t, perché ques to è
scritto nell a sua stori a. E noi
abbi amo tanta fid ucia: ci sono
forze giovani che stanno arri-
vando; postul anti , novizie e
juniores si stanno formando
per stare accanto al loro po-
polo ».
MINE ANTI-BAMBINO. Sem-
brano giocattoli, le gettano
gli elicotteri e sono destina-
te ai ragazzini. Perché un
bambino cieco o senza ma-
ni manda in crisi una fami -
glia, specie nei paesi pove-
ri. Un bambino invalido è
improduttivo e va accudito.
Questi ordigni non scop-
piano subito, così il bambi-
no se li può portare a casa,
giocarci con gli amici , fino
a quando non avviene l'e-
splosione. Decine di migliaia
di bambini sono stati muti-
lati in questo modo. Le mi-
LE MINE IN CIFRE
Mine anti-uomo
inesplose
100.000.000
Persone mutilate
o uccise ogni anno 15.000
Costo medio
di una mina (Lit.)
15.000
Costo medio per
disattivarla (Lit.) 1.000.000
Mine prodotte
ogni anno
10.000.000
Paesi con mine anti-uomo 62
Maggiori produttori
Cina, Italia, ex Unione So·
vietica
Paesi più colpiti
Cambogia, Afghanistan, An·
gola, Mozambico, ex Jugo-
slavia, Sudan, Somalia, El
Salvador, Kurdistan, Kuwait.
ne colpiscono alla cieca ed
esplodono anche a guerra
finita, colpendo i civili e im-
pedendo il ricupero del ter-
reno per le coltivazioni . Un
« rapporto » del Dipartimen-
to di Stato americano parla
di 85-11 Omilioni di mine an-
ticarro e antiuomo inesplo-
se . A scadenza i governi si
impegnano a bloccarne la
produzione, ma se ne fab-
bricano ancora 1Omilioni al-
l'anno (vedi box) . Un proble-
ma è la riconversione delle
aziende. Nella foto , un bam-
bino afghano vittima di una
mina .
TORINO
presentaro i pezzi più ra ri cli
una co llez ione che è stata per-
MOSTRA
segui ta con una ricerca accu-
rata in ogni angolo del mondo.
FILATELICA
l francobolli sono stari clas-
A VALDOCCO
si ficati e ca talogati e oggi rap-
presentano probabi lmente la
Davvero bello l ' annullo spe- collezione piì:1 completa e qua-
ciale voluto dagli amici fil ate- l ificata. L'annullo speciale pre-
lici di Torino in occasione del- senta Don Bosco e mamma
la mostra che si è tenuta a Val- Margherita presso la casa Pi -
ciocco nella cripta del santua- nardi e commemora i 150 an-
rio di M ari a Au siliatrice nei ni degli inizi clell 'opera cli Val-
mesi di maggio-g iugno. La ciocco e cie l trasferim ento dai
mostra ha avuto per tema « Don
Bosco e l ' opera salesian a nel-
la filatelia universal e>> e ha
Becchi della mamma cli Don
Bosco, giunta a Torino nel no-
vembre ciel 1846.
I
Torino.
Lo speciale annullo del 18 maggio.
E un paio tra i più bei francobolli dedicati a Don Bosco.
6 - SETTEMBRE 1996 IJS

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SINDACI-BABY. Massimo (con un professore) e Gia-
como , due sindaci-ragazzi eletti rispettivam ente a Pom-
pei e a Valdagno (Vicenza) . A capo di mini-consigli co-
munali allo scopo di presentare ai grandi le esigenze
dei più giovani , sono un 'esperienza di educazione civi-
ca . L'idea si sta estendendo in molte città. Dopo le va-
canze estive , probabilmente scadrà il loro mandato ,
ma il gioco "importante" continua ...
SARÀ DON BO-
SCO . Il musical di
Garin ei « Lei ci crede
ai miracoli? », che ha
per protagonista Don
Bosco, avrà come
interprete a novem-
bre il popolare Fio-
rello. Lo ha dichiara-
to lo stesso show-
man presentando il
programma d'autun-
no. Ha detto Fiorel-
lo: « Ci saranno molti
episodi di Don Bosco che in fin dei conti era un anima-
tore , proprio come me. Aveva un modo di fare alleg ro ,
fuori dagli schemi ». E ha aggiunto: « I salesiani ci daran-
no una mano per divulgare lo spettacolo in tutta Euro-
pa e anche in Am erica . Nel 2000 anno del Gi ubil eo, lo
faremo davanti al Papa ».
Nel corso della rassegna
nazionale di grafica Umo-
rismo e satira che si è te-
nuta nei mesi di maggio-
giugno a Do lo (Venezia} ,
una delle maggiori mani-
festazioni del genere in
Italia, è stata ospitata una
personale del nostro col-
laboratore Ernesto Cat-
toni. Sono state esposte
un 'ottantina di tavole di
questo raffinato autore di
vignette umoristiche .
« Eppure, l'albero era questo.. . ,
IL CONGRESSO EXALLIEVI/E. Si svolgerà a Rimini dal
1Oal 13 ottobre . È l'ottavo della serie (il precedente si era
tenuto oltre 15 anni fa) e nelle intenzioni degli organizza-
tori sarà il congresso della svolta. Sul tema « Rinnovarsi per
rinnovare" , gli exallievi si
interrogheranno per affron-
-~iiOER,\\ZIO NE ITALIANA ExAiuEv1/1-:
OIOON BOSCO
tare le prossime sfide. « L'as-
sociazione ha il dovere di
esprimere schiettamente il
suo pensiero di fronte allo
smarrim ento dentro il quale
si trova oggi la maggioran-
za delle coscienze , e risco -
prire la nostra più genuina
identità ", ha detto il presi -
dente Renzo Romor (al
centro nella foto) . Program-
matico per gli exallievi un
passaggio dagli Atti del Con-
vegno di Palermo : « L'impe-
gno che ci aspetta oggi non
è soltanto di rincorrere i cam-
are
biamenti della realtà, ma di
intuirli in anticipo, come san-
no fare i profeti
>
l'.-r l n fa,11<u l 1111I r hcrhlonlt UU<' lrl lll nulon1 l t
OO IIUUn,n.o, \\l•~l•n•L>·U Trl O(JH l>SiU 1:a,U61,WM1Jli
IL GIARDINO DI TERESI-
NA. È nata nell'aprile di cen-
to anni fa, nel 1896, a Fon-
tanarosa (Avellino) , Teresi-
na Barrasse (nella foto, con
il marito Pasqualino Casa-
to). Madre di 12 figli , Tere-
sina trasformò la sua casa
in laboratorio, oratorio e chie-
sa domestica. Conosciuta
come la "sarta di Fontana-
rosa" insieme con l'arte del-
la sarta insegnava anche
quella della preghiera. Mol-
te famiglie le affidavano le figliole perché le istruisse nel-
l'arte del taglio e del cucito e nella via del bene. La recita
del rosario si alternava ai canti sacri popolari , e non man-
cavano i momenti di allegria. Di messa quotidiana, duran-
te la quaresima impartiva lezioni di catechismo ai suoi
figli e ai fanciulli del vicinato. Teresina fu per i poveri e gli
ammalati una vera samaritana. Seguita da figlioli e disce-
pole, con un fagotto di biancheria li raggiungeva nelle loro
case. Anche se non conosceva Don Bosco e il suo siste-
ma preventivo, intuì che, per diventare santi , bisogna com-
piere bene il proprio dovere e vivere la gioia. In tempo di
primavera e d'estate, organizzava allegre passeggiate in
aperta campagna. Ebbe la gioia di vedere cinque dei suoi
figli entrare a far parte del giardino salesiano : don Giu-
seppe, don Luigi (morto a Castellammare di Stabia l'anno
scorso a 69 anni), Alfonso, salesiano laico, suor Maria e
Agata, morta giovanissima prenovizia.
IJS SETTEMBRE 1996 - 7

1.8 Page 8

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~
TTERE
VUOI RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO?
Il Bollettino Salesiano
viene inviato gratuita-
mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi segue
con simpatia il lavoro
salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti
e gli amici. Comunicate
subito il cambio di indi-
rizzo (mandando sem-
pre la vecchia etichetta).
• Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
destinatari. Questo causa a volte
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi e di copie che vanno
smarrite.
• Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
due numeri consecutivi, sarà suf-
ficiente che ce lo faccia sapere e
rimetteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
Scrivete a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 18333
00163 ROMA
8 - SETTEMBRE 1996 BS
LA PAGINA DELLE "GRA-
ZIE". « Diffondo ogni mese ol-
tre 50 copie de l BS . Parlando
co n la gente ho notato che la
pag ina più gradita, più letta e
seg uita è qu e ll a su " I nostri
Santi". Complimenti a don Li -
beratore che cura la rubrica. Il
popolo ama meno le e lucubra-
zioni e più i problemi comuni ,
che ass illano il quotidiano. Do-
mando se non sia possibile por-
tare a due le pagine in merito,
facendo spazio anc he alle gra-
zie meno ec latanti . Tanti anni
fa il BS aveva anche più pag i-
ne in ta l senso e da ragazzi e
salesiani erano molto seg uite.
Allora il Bollett ino Salesiano lo
s i leggeva tuli o in pubblico du -
rante il pran zo ... ».
Le11era fi rmala
PREGHERÒ PER VOI. « Rice-
viamo l' atteso BS e tutte vo-
g liamo subit o sfogliarlo. Sono
una exallieva di Vallecrosia. Ho
conosciuto antiche madri , sia
pure solo in visi ta , qu ali Eula-
li a Bosco, una De Agosrini ...
E anche antichi direttori . Pre-
gherò per voi: con Don Bosco
ho imparato ad avere larghi
ori zzonti . Don Bosco fu ospite
una volra a Rapallo: è ricorda-
to da una piazzeua a lui intito-
lata. Purtroppo and arono vi a le
FMA, che avevano qui ristrut-
turato un grande albergo ne l do-
poguerra. Andavo alla proces-
sione ciel 24 magg io ... ».
Suor Amabile Ferraironi,
Rapallo
ANZIANI. « Ho le tto che a Ve-
nezia 1'amministrnzione comu-
na le dà un a specie di " presala-
ri o" ai g iovani universitari cli-
sposri a vivere insieme a una
persona anz iana. Ri solvendo in
quesro modo due problemi ,
quello de ll ' anziano che non
vuole andare in casa cli riposo
e qu ello dell'univers itario che
difficilmente trova alloggio in
un a c ittà come Ve nezia (a me-
no di non paga re ca noni o rert e
alti ssime). Per non parlare cli
quanro un ragazzo o una ragaz-
za possono imparare dal con-
tatto co n un a persona anziana.
Bisognerebbe che mol ti altri co-
muni facessero la stessa cosa ».
Elena G. , \\licenza
LEVI GJACOBBE. « Il 14 apri -
le a Castelnuovo Don Bosco è
morta all 'età di 87 anni la s i-
gnora Bolmida Caterina, di scen-
dente dir\\!tla de l giovane ebreo
Gi ona, convertito al cattoli ce-
simo a 18 anni da Giovanni Bo-
sco stude nte a Chieri ne l 1834.
Non tutti sanno che Levi Gia-
cobbe (G iona) all 'atto del bane-
simo cambiò nome e cognome
in Luig i Bolmida . Il comm . Se-
condo Caselle, che faceva vo-
lentieri eia guida ai luoghi fre-
quentati da Giovanni Bosco a
Chieri , visitando la chiesa cli san
Guglielmo faceva notare una
stampa conserv ata dalla confra-
ternita dello Spirito Santo in cui
è raffigurata la processione che
accompagnava Levi Giacobbe
in duomo per il bat1esimo; e non
mancava mai di far salutare la
signora Caterina, che abitava
ne lle vic inanze (nella casa già
abitata eia Luigi Bolmida). Nel
settembre 1988 durante la visita
cli Giovanni Pao lo II al Colle
Don Bosco, la s ignora Caterina
è stata ri cev uta per un breve
cordiale colloquio dal Papa».
Rocco Peira,
Colle Don Bosco, Asti
Ci so no certamente dei moti vi
che è di ffici le, per no i laici ,
comprende re. Ma è pur vero
che Don Bosco operava con più
fidu c ia verso " i segni de i tem -
pi ". Anche no i c ittadini di Va-
razze che da 125 anni dimo-
stri amo devozione a tanti illu-
stri salesiani possiamo escla-
mare: "Ci hanno rubato il cuo-
re" . Siam fiduciosi che almeno
l'oratori o potrà rimanere ope-
ra nte » .
Silvio Craviollo, coopera/ore,
\\larazze
RICORDIAMO QUESTI DUE
PRETI. « Quest ' anno ri co rre il
20° a nniversario della morre
di don Cesare Bi sog nin , prete
a soli 19 anni . Colpito da un
mal e inguaribil e , ma sereno ,
amava dire " Vale la pe na but-
tars i per il Signore! ". Vorre i
ricordare anche un a ltro prete,
don Pietro Gonella , che in-
chiodat o ne l suo le tto viveva
il s uo sacerdozio in pie na co-
muni one con Gesù (una sua
bi ografia ha per tito lo "A mi-
g li a ia lo voll e ro prete"). È un
dove re non dimenticare la le-
z io ne cl i qu es ti du e sace rd oti
che hanno sofferto come Gesù
crocifisso, morto e ri so rt o . So-
prattutto ne l nos tro te mpo ».
\\li11orio Lombardo,
S. Stefano Ca111as1ra, Messina
Cl HANNO RUBATO JL
CUORE. « Nel mese di mar zo
a pag. 9 si parlava di Lanzo.
Scrivono, ri ferend o le paro le
cli Don Bosco: " Mi avete ruba-
to il cuore". Pure qui a Varazze
l'opera delle suore sales iane è
stata venduta, e l'antico colle-
gio (dove veniva Don Bosco) è
stato trasfo rm ato in ri covero
per anziani gestito da privati .
LA STRENNA DI DON VI-
GANÒ. « Rin graz io per il Ca-
lend ari o che riporta ogni mese
la Strenna del nostro ri corda-
tissimo don Vi ga nò . Bellissima
questa Strenna: abbiamo tanto
bi sogno di "pazienza": com 'e-
ra pratico il caro Rettor Mag-
g iore ! Ri cevo con g ioia da tan-
to te mpo la rivi sta. lo non ho
EXALLIEVI ITALIANI D'EGITTO. Per festeggiare il
Centenario di Don Bosco in Alessandria, g li exa lliev i d ' E-
gitto, che attualmente s i trovano in Italia, si danno conve-
gno durante il periodo nata li zio (27 di cembre - 6 genna io)
per un a crociera che vorrà ricordare i loro anni giovanili
trascors i nelle scuo le di Alessa ndria o Il Ca iro. Per infor-
mazioni , riv o lgers i alla segreteria ANPIE, piazzale di
Porta Pia, 12 1 - 00198 Roma -Tel. 06/44.25.00.75 - Fax
44.24.32.92.

1.9 Page 9

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«CIAO AMICI» è l'ultima
iniziativa editoriale de «li
Messaggero di sant'Anto-
nio». Lo scopo è quello di
coprire la fascia di età dei
bambini di 6-8 anni. Ben
confez ionata, è condotta da
un gruppo cli giornalisti che
le esigenze dei bambini le
conosce bene. Fumetti, cu-
riosità, bei racconti, poster
sulla natura. Le pagine finali
riguardano " Uno sconosciu-
to di nome Gesù": la "sco-
perta" curiosa del Vangelo.
L'abbonamento annuale costa 30 mila lire (e/e 1354). Si
può chiedere anche copia-saggio in via Orto Botanico, I I -
35 123 Padova.
oro, argento per compen- ordine, cli pulizia, cli allegri a, cli
sa re la gioia che provo ogni voglia cli clonare che avevo di-
vo lta che giunge e mi porta menticato. È stata una occasio-
tanta "buona aria sales iana". ne cli grande gioia ».
Sento cli amarlo e lo diffondo
tra le mie exallieve (già mam-
Ignazio Gi1.1s10, Ca ltanissetta
me e nonne) e tutte si dicono
soddisfatte cli riceverlo. Sono
una sa les iana, già missionaria I VALORI DELLA VITA .
in Medio Oriente: ho 62 anni « Penso che sia indispensab il e
di profess ione, non posso più .assumere nuove abitudini , mo-
insegnare, ma posso pregare, ·c1 ificare il nostro stile di vita
amare, soffrire, offrire ».
1:ier dare ai giovani nuov i mo-
delli da seguire. Per vivere
Suor Maria , Padova non bastano gli alimenti, così
come non bastano una bella
UNA GRANDE GIOIA. « Ieri
ho fatto un ritiro spirituale pres-
so l'oratorio sales iano cli Calta-
nissetta. Questo perché ho ini-
ziato il cammino neocatecume-
nale. Non ero più entrato all 'o-
ratorio eia quando mio fi glio era
ragazzo e studiava. Ho potuto
casa e dei figli "perfetti". I gio-
vani non dovrebbero crescere
privi cli ideali e di rad ici forti.
I giovani si nutrono di modelli
ed è dai nostri stili cli vita che
crescono e si rafforzano (op-
pure si perdono) le loro con-
vinzioni ».
quindi riassaporare il clima di
Fabrizio T. , Padova
...............................
BS DOMANDA
PREDICHE DI SOSTAN- risuona dentro le persone e
ZA. « Vengo dalla messa diviene vita. La Chiesa ci
in parrocchia. La messa dei ricorda che una autentica
ragazzi. Il celebrante ha fat- celebrazione es ige che es-
to battere le mani quattro- sa sia fedele a Dio e fedele
cinque volte. Della sua ome- all'uomo. Che poi è un ' uni-
lia non ricordo nulla, se non ca fedeltà: scegliere le vie
che era senza sostanza: so- migliori per facilitare l' in-
lo esortazioni e curiosità. contro con il Dio della vita.
È così tutte le domeniche o È allora importante ri sco-
quasi. Che sarà della fonna- prire il che cosa si celebra:
zione cri st iana dei ragazzi Cristo, parola d'amore del
dopo anni cli messe cli que- Padre perché l' uomo si
sto tipo?».
salvi .
Carlo Regale/o, Vrhino Il come della celebrazione
è di fo ndamentale impor-
Risponde Guido Novella tanza perché è la modalità
La sua dom anda eviden- concreta per ricevere la co-
zia il disagio che sovente si municazione del dono di
prova nel partecipare al- Dio. Dio ha voluto ass ume-
1'Eucaristia domenicale. Ci re tutto l'umano e lo ha re-
si aspetterebbe di vivere il so capace di trasmettere
centro e il culmine di tutta l' infinita ricchezza della sua
la vita cri stiana, come fe- Parola e del suo amore che
sta della Risurrezione e in- salva. La parola di Dio si è
vece la Messa è piuttosto fatta parola dell ' uomo.
subìta, l'omelia ci appare È dunque necessario sce-
morali stica, la liturgia piat- gliere tutte le moda lità
ta... "chiassosa". C'è poi la espress ive che meglio ser-
preoccupazione ed ucativa vono a comunicare quel de-
verso i più giovani , che terminato messaggio. La li-
sembra essere disattesa in turgia è linguaggio fatto di
liturgie guaii sono evocate tanti elementi : spazio, tem-
dalla domanda del lettore. po, gesto, parola, musica,
li dialogo può essere stimo- si lenzio, vestito, profumo,
lo per una riscoperta. Invi- colore, che devono essere
to a prendere coscienza che armonizzati insieme fino a
tutti, e non solo i ragazzi , raggiungere la bellezza. Al-
siamo chi aniati a conosce- lora non ci merav igl ieremo
re per capire sempre meglio più , ma troveremo oppor-
la liturgia che celebri amo. tuno il suono della chitar-
La celebrazione riguarda ra, il battere le mani, la dan-
tutta l'assemblea perché tutti za, i vari segni, se questi
siamo chiamati all a parte-
cipazione piena, attiva, con-
sapevole e vera. Tutti pro-
tagonisti .e responsabili, sia
pure con compiti e mini -
steri diversi.
L'intera celebrazione (e non
solo l'omelia) dovrebbe es-
sere preziosa catechesi in
allo: la Parola della attra-
verso la proclamazione, la
sp iegazione, i ruoli , i riti,
sono utili a comuni care I' i-
nesauribi le ricchezza del
dono. Con l' incarnazione cli
Dio, tutto ciò cli cui I'uo-
mo si serve per esprimere
vita, morte, disperazione,
speranza e paura, tutto è
diventato carne dell'eterna
Parola e tutto è stato abi li-
tato a dare espressione al-
1' inesprimibile.
o
BS SETTEMBRE 1996 - 9

1.10 Page 10

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Noi e gli animali, un rapporto sempre più intenso. Il loro uso
QUESTO PAZZO E vennero le "mucche
pazze" a turbare
le nostre abitudini
MONDO di Alessandro Risso
alimentari, gli affari
dei macellai e persino
il cammino verso
l'Europa unita.
PRIMO, IL PROFITTO
Grazie alle "mucche pazze inglesi " si sta riconsiderando
il nostro rapporto con il mondo animale.
L' allarme parti to dall a Gran Bre-
tagna può indurci a una seri a ri~
considerazione di come noi uomini
ci rapporti amo al mondo animale.
Veramente l'esame di coscienza an-
drebbe fatto sull ' intero rapporto uo-
mo-natura, quindi su inquinamento
di ari a e acque, effetlo-serra, buco nel-
!'ozono; eppure, limitatamente ai co-
siddetti "ri schi alimentari", sull ' uso
cli pesticidi in agri coltu ra e conse-
10 - SETTEMBRE 1996 IJS
guenti avvelenamenti de i prodotti (a
es. pomodori nel luglio '85 , sedani
nel marzo '96) e dell'acqua (atrazina
a Casale Monferrato), sulle sofistica-
zioni (per tutte il vino al metanolo) o
co lpevo li negligenze (norme igieni-
che non ri spettate per la conservazio-
ne, la pulizia o la cottura dei cibi ,
con epidemie di colera, salmonell a o
semplici intossicazioni , anche nelle
mense cli sc uole elementari).
Limitiamoci tuttav ia ag li anim ali :
quanti pes i sull a coscienza de l più
intelli gente tra loro, l' uomo, che si
atteggia a domin atore delle altre spe-
cie. Che gli rendon o così tan ti ser-
vi gi. .. Gli an im ali sono cavie: utili
all ' uomo, che sperimenta farmac i e
orga ni artifi ciali sull a loro pell e. I
fin i sono sempre sc ientifi ci e quin -
di "nobili"; il più delle vo lte però si
tratta cli es perimenti inutili , come
ricord a chi combatte la vergognosa
viv isez io ne.
Gli anim ali sono diverti-
mento: ma per ammaestrar-
!i a compi ere atti innatu-
rali (non si sono mai vi-
ste foc he in libertà fare
equilibri smi o tigri sa l-
tare tra le fiamme) ven-
gono ten uti digi uni o
picchiati ; senza con-
tare che per un leo-
ne o un elefante,
istintivam ente
abituati agli spa-
- .a. '1'i,!
zi della savana,
~ , il chiuso cli una
-~f -- gabb.ia e' com-
prensibile che
non sia il mass im o dell e as pi razioni .
An imale come cav ia, anim ale co-
me divertimento, ma soprattutto ani-
ma le come cibo. Un te mpo si cac-
ciava per mangiare, ogg i si cacc ia
per "s port", tra polemiche ri correnti
sempre più accese. Le "mucche paz-
ze" hanno av uto il merito cli allarga-
re il dibattito anche ai sistemi cli al-
levamento. La stell a polare cli que-
sta attività economica, come cl i tut-
te, è il profitto . Pure le tanto rec la-
mi zzate "oasi ecologiche" nascono
eia preci se anali si cli mercato e non
eia preocc upaz ioni sa lut istiche. Ogni

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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industriale, gli animali-cavia, da divertimento. Animali "da compagnia".
mezzo è utile se aumenta la produ-
zione, la quantità, e a bass i costi. Si
spi ega così l' utilizzo di farine rica-
vate da carcasse triturate di pecora
per alimentare dei bovini : che da er-
bi vori sono costretti a farsi carnivori
violentando la natura stessa. Che ri -
sponde in modo imprevedibile, in
questo caso facendo " impazzire" le
mucche. Se Leopardi sc riveva , rivol-
gendos i al passero so litario e ai s uoi
s imili che " d'istinto è frutto ogni vo-
stra vaghezza", parre bbe invece che
le 'stravaga nze" anima li sia no con-
segue nza de lle umane "vaghezze" .
Come co ns iderare a ltrime nti l' idea
fissa cli tanti consumatori pe r la car-
ne cli vite llo cli un rosa così tenue
c he sconfin a ne l bianco? « La carne
mi piace ma non posso vedere il san-
g ue». « Que lla rossa mi fa un sen-
so ... » . Sono tanti ss imi g li italiani a
pe nsarla così, se ogni ann o nel no-
stro paese s i consuma no o ltre 360
mila tonne ll ate cli vite llo " bi anco",
di c ui poco più de ll a me tà importa-
to. La dottoressa Ferrante, dell ' Isti-
tuto di zootecnia de ll ' Università cli
Mi lano ha spiegato al Corriere del- .
la sera com 'è prodotta questa ca rne:
« Alcuni giorni dopo la nasc ita, il vi-
tellino viene legato a una posta fi ssa
o immesso in un box con 1,5-2 me-
tri quadrati a di spos iz io ne. Ve rrà ali -
mentato a latte fino al peso di 230 kg,
raggiunti a circa c inque-sei mes i di
vita. L' assenza, ne ll 'a lime nta zione ,
cli ferro e di fibra g rezza provoca
uno stato di ane mia e il mancato sv i-
luppo del rumine, con conseguente
ulcerazione, in a lcu ni cas i, de ll ' abo-
maso (/ ' ultima delle quattro cavità
dello stomaco dei ruminanti). fl pi c-
co lo box, in cui viene legato il vitel-
lo , g li impedi sce inoltre qu als ias i
re lazione soc ial e e una postura nor-
male». Box costruiti in legno: non
pe r usa re un materi ale pili " natura-
le" , ma per evitare che i g iovani bo-
vini, leccando il ferro, possano dar
colo re all a propria carne. Non sono
più animali, ne ppure " bes tie" , te r-
Ocean Park di Hong Kong .
Allevamenti industriali. Addio al pollo ruspante.
IJS SETTEMBRE 1996 - 11

2.2 Page 12

▲back to top
mine che ne ll a cultura contadina non ·
ha va lore spregiati vo. Sono "macchi-
ne": impediti ne i movimenti , privati
de l contatto con la terra, tenu ti al
buio per evitare g li istinti aggress ivi
provocati dal sovraffoll amento, co-
stretti a riprodursi con la fredda fe-
condazione artific iale. Tutto c è
giu stificato dall e leggi del profitto?
e poi questi poveri animali gonfi ati ,
sono ancora "genuini "? Certo che la
qu alità de ll a carne di un po ll o ru-
spante nel! 'aia è superiore al suo s i-
mil e allevato in batteri a e ingozzato
a mang ime, ma sarebbe irreali sti co
QUALCOSA SI ROMPE
del cardinal Ersilio Tonini
L'epidemia inglese, indipenden-
temente che si contagi o no al-
l'uomo, è un segnale, una luce che
lampeggia nel buio e suggerisce
di guardare più lontano.
Fino a ora l'uomo era abituato
ad azioni di portata circoscritta, di
cui poteva calcolare a breve gli
effetti. La Bse (Encefalopatia spon-
giforme bovina) dimostra che sen-
za arrivare a operazioni transge-
niche, semplicemente modifican-
do l'alimentazione tradizionale di
una specie animale , si possono
scatenare nuove malattie di evolu-
zione non prevedibile. Quanto era
vera la prima intuizione dei Greci,
che parlavano del cosmo come
unità indivisa; idea trasformata nel
pensiero ebraico cristiano nel "ri-
spetto della creazione". L'uomo
può fare e disfare, e scegliere so-
lo sulla base di ciò che gli è im-
mediatamente utile; ma poi qual-
cosa, in quell'equilibrio incrinato, si
rompe .
Il card. Ersilio Toninl.
I Anche agli animali sono stati
riconosciuti i loro diritti
(et. le cinque libertà).
pensare che un allevamento di tipo
"contad ino" possa rifo rnire la mo-
de rna rete di vendita dei negozi e
supermercati . Così il problema non
è rifi utare la produ zione " industri a-
le" di carne, o abbracciare tout court
la causa vegeta ri ana, ma da un lato
impedire frodi e abu si che possono
nuocere alla sa lu te de ll 'animale pri-
ma e ciel consum atore po i (a esem-
pi o le overclos i cli antibiotic i e or-
moni), dall 'altro considerare anche
il " benessere" deg li animali.
LE CINQUE LIBERTÀ
E si è così arri vati in amb ito inter-
nazionale a un codice di tute la degli
animali da reddito, basato su c inque
libertà fo ndamentali che devono es-
sere ga rantite: I) libertà dall a fa me
e dall a sete; 2) libertà dal di sagio fi -
sico e termico; 3) libertà dai traumi
e dalle malattie; 4) libertà daUa pau-
ra e dagli stress; 5) libertà dall 'an-
null amento del comportamento nor-
male. Questi princ ipi , el aborati da
sc ienziati che hanno tenuto ben pre-
sente il criterio de lla produttivi tà,
sono g stati recepiti dal legislato-
re, come ad esempio nell a legge 623
del 1985 sul trattamento degli ani-
mali in allevamenti e macelli . Molta
strada è però ancora da percorrere
per trovare il necessario equilibrio
tra le varie es igenze umanitarie ed
economiche . Gli animali , dopotutto,
non pretendono molto. Anche se il
loro destino è crudelmepte segnato,
chiedono all ' uomo almeno il ri spet-
to che è ne lle leggi eterne dell a na-
tura, qu ello del leone verso l'antil o-
pe, de ll ' orso verso il salmone, del
passero verso il verme. Come se tut-
ti avessero la consapevolezza di fa r
parte dell o stesso creato.
12 - SETTEMBRE 1996 IJS
COME BAMBINI VIZIATI
Infi ne qu alche considerazione sul
rapporto con g li animali "da compa-
gni a". Benemerite tutte le iniziati ve
contro l'abbando no di cani e gatti ,
impi cc io estivo al momento di par-
tire per le vacanze. Certo che i toni
dell ' ul tim a campagna (L'unico ba-
stardo sei tu che lo abbandoni) non
si sono mai sentiti rivo lti a chi getta
un neonato nel cassonetto de i rifi uti
e neppure nei reportage sull a sporca
guerra di Bosni a. G li anim ali sti so-
no una tribì:1agguerrita e sempre più
radi ca le ne i g iudi zi e nei comporta-
menti . Non basta la simpati a per le
" bestiole", insufficiente è anche l' af-
fetto : g li anim ali oggi si "amano".
Facile notare che questo amore spes-
so ne surroga altri , più problematici
eia trova re e compless i eia gestire:
sono e loquenti g li spot che recla-
mizzano il cibo in scato la per gatti,
dove donne single cocco lano il pro-
pri o " mi c ione" vari andogli la di eta
con bocconc ini di manzo, po llo , co-
nig lio, e raffin ati paté 5 ste lle, an-
che al sa lmone (a quando il cav ia-
le?). Luci e ambi enti sarebbero per-
fett i per un a cenetta a lume di can-
de la . ..
Dal gatto-amante al cane-che-gli -
manca-so lo-l a-parola: que ll o cocco-
lato come un bambino viziato, lava-
to pettinato profumato, che vede il
veterinario a ogni calo di appetito ...
e fa " i suo i bi sogni " al parco pubbli-
co o sul marciapiede perché " pove-
rino non può mica andare a coman-
do !". Qu anti i padroni con scopino
e paletta? Uno su tre? Uno su die-
c i.. . o uno su cento? Come se l' ig ie-
ne and asse bene per evi tare le pulci
ali ' ado rata bestiola, ma non per ren-
dere piì:1 vivibili i lu oghi di tutti.
La stessa incoerenza cli quell a stu-
dentessa uni versitari a in vacanza
che in via la cartolina di sa luti al suo
gatto, dimenticando però la sua fa-
mi,gli a.
E un fatto accaduto, non un ' in-
venzione e sbaglierebbe chi pensas-
se a una stravagan za iso lata. Biso-
gna convenire che anche ne i rappor-
ti con i propri simili le persone si
dimostrano molto più pazze delle
mu c c he.
Alessandro Risso

2.3 Page 13

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PRIMA PAGINA
Riccardo Ezzati*
QUALCOSA DI NUOVO
SULLA VITA CONSACRATA
Giovanni Paolo Il il 25 aprile ha pubblicato l'esortazione apostolica « Vita Consacrata».
Per la prima volta un documento su questo tema
si rivolge all'intera comunità ecclesiale. Nuove la sensibilità e il linguaggio.
L' Esortazione apostolica si colloca sulla scia degli L'Esortazione incoraggia a guardare e ad accogliere
ultimi sinodi episcopali , e completa, in certo mo- una sfida tipica della nostra storia: la sete di fraternità
do, la riflessione sulle forme concrete con cui i battezzati umana "presente in un mondo lacerato dall'odio etnico
possono rispondere alla chiamata di Gesù a seguirlo. Il o da follie omicide "; il desiderio di unità, "in una so-
sinodo del 1987 ha avuto come tema : « La vocazione e cietà percorsa da passioni e da interessi contrastanti,
la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo », e quel- caratterizzata dalla mondializzazione e insieme dal
lo del 1990: « La formazione dei sacerdoti nella situa- ritorno degli idoli del nazionalismo" e "incerta sulla via
zione attuale ». Due esortazioni apostoliche di Giovanni da prendere". I consacrati sono chiamati ad "additare
Paolo Il - la Christifideles laici e la Pastores dabo al mondo l'esempio di comunità nelle quali l'attenzione
vobis, hanno offerto alla Chiesa i risultati dei due si- reciproca aiuta a superare la solitudine , la comunica-
nodi. I tre ultimi sinodi episcopali,
zione spinge tutti a sentirsi cor-
quindi, hanno avuto come scopo
responsabili e il perdono rimar-
« esplicitare meglio l'identità dei
gina le ferite , rafforzando in cia-
vari stati di vita, la loro vocazione
scuno il proposito della comu-
e la loro missione specifica nella
nione".
Chiesa»
Infine di fronte alla tentazione di
LE NOVITÀ. Sottolineo quattro sti-
costruire una società edonista e
moli molto presenti.
materialista, avida di possesso
L'invito ad aprire lo spirito alla
n meraviglia e allo stupore per la
bellezza della vocazione consa-
crata, riflesso della "bellezza divi-
na ", « splendore di fronte al quale
ogni altra luce impallidisce, l'infi -
I'
nita bellezza che , sola può appa-
gare totalmente il cuore dell'uo-
mo ». Di ciò, i consacrati e le con-
sacrate sono segno e profezia per
la comunità dei fratelli e per il mon-
do. Non per merito proprio, ma per
« un dono di Dio Padre alla sua
e facile a/l'esclusione sociale e cul-
turale, dove trova facile spazio l'im-
poverimento dei più poveri e l'e-
marginazione dei più deboli, i con-
sacrati sono chiamati a diventare
"epifania dell'amore di Dio per
l'uomo". Infatti "lo sguardo fisso sul
volto del Signore non attenua nel-
l'apostolo l'impegno per l'uomo;
al contrario lo potenzia, dotando-
lo di una nuova capacità di inci-
dere sulla storia, per liberarla da
quanto la deturpa".
Chiesa ... , dono prezioso e neces-
« VITA CONSACRATA » È UN
sario anche per il presente e per La "Vita consacrata", una chiamata
il futuro del Popolo di Dio ». Anche
per l'oggi.
DOCUMENTO PROPOSITIVO-
EDUCATIVO, CAPACE DI CON-
in questo senso , per la comunità
DURRE I GIOVANI A SCELTE
cristiana e per il mondo, la vita consacrata è una "straor- VOCAZIONALI? L' Esortazione è molto positiva e in-
dinaria ricchezza".
coraggiante. Giovanni Paolo Il ricorda che la vita con-
Il ruolo particolare della vita consacrata nel contesto
secolarizzato della nostra società. Messi a confronto con
le molteplici sfide della secolarizzazione , i consacrati
sono chiamati ad assumere l'impegno di testimoniare e
di essere artefici di quel progetto di comunione che sta al
vertice della storia dell'uomo secondo Dio. Nel nostro
mondo, dove sembrano spesso smarrite le tracce di Dio,
si rende urgente una forte testimonianza profetica, che
verterà innanzitutto sull'affermazione del primato di Dio.
An zi con la loro esistenza i consacrati diventano «una
sacrata non ha solo una gloriosa storia da raccontare ,
ma una grande storia da costruire! Nella molteplicità
delle tomie e nella ricchezza dei servizi che rende al-
la Chiesa e all 'umanità, la vita consacrata contribui-
sce perché a questo mondo non manchi un raggio
della divina bellezza che illum ini il cammino del-
l'esistenza umana. Un bisogno e un servizio necessa-
rio anche per il terzo millennio. E una vocazione sti-
molante .
delle tracce che la Trinità lascia nella storia perché gli
uomini possano avvertire il fascino e la nostalgia di Dio ». *eletto nel mese di giugno vescovo di Valdivia (Cile).
BS SETTEMBRE 1996 - 13

2.4 Page 14

▲back to top
Le Olimpiadi, gli sponsor, il ruolo del prete-cappellano, in questa
di Silvano Stracca
Incontro con
don Carlo Mazza,
il sacerdote
e ' era un a volta Olimpia. Qual-
cuno aveva prov ato a serbar-
ne lo spirito. M a po i s'è perso anche
que llo. Soprattutto qu ando i soloni
, de l comitato in ternazionale hanno
dec iso di assegnare i Giochi del cen-
tenario ad Atl anta anziché ad Ate-
ne. Preferendo la città dell a Coca
Cola alla cull a de lle Olimpiadi , an-
ti che e moderne. Più ci ell' idea le po-
lo spon sor. De ll 'edi zione '96 re-
stano poche rom antiche istantanee.
Lo stupore cli chi si è ritrovato vin-
citore in as pettato. O la gio ia cli chi
ha partecipato ancora decoubertia-
namente e ce l' ha messa tutta per
superare, prim a degli avversari , se
stesso. Il resto è so lo business, affa-
ri, come dicono gli ameri cani . «C'è
un fium e, la tradi zione di Olimpi a,
che si è man mano riempita cli tanti
elementi che non attingono all o spi-
ri to dei Giochi. Questo spirito c an-
co ra, però dentro mo lte scori e». La
suggesti va imm agine qu as i mi tiga
la crudezza dell a rea ltà. A parl arne ,
con cogni zione cli ca usa, è don Car-
lo M azza, il sacerdote bergamasco
che è stato cappell ano de ll e spedi-
zioni azzurre all e ultime tre avven-
ture olimpi che. Da Seul a Barce ll o-
na, ad Atlanta, ha potu to rendersi
conto dell 'accelerazione, sempre più
marcata, che l' irru zione degli in te-
ress i economi c i ha prodotto ne ll o
I, sport.
1 « Lo sport si sta sempre pi Lt all on-
tanando dall a purezza de lle ori g ini .
Cambi ato cl all ' intervento mass iccio
deg li sponsor, e lementi spuri ri spet-
to a que ll o che è il gioco, all o stesso
agoni smo. Il denaro e g li as petti
commerc iali orm a i sov rastano tutto.
Natu ra lmente hanno portato anche
qualche as petto posi ti vo. Io capi sco
perfettamente quelle che sono le es i-
genze de ll o spettacolo. M a ne han-
-...,.
no mu tato i connotati e l'identità si-
no a farne un 'a ltra cosa. Ora non di-
co che questa " cosa" necessariamen-
te sia catti va, ma dev'essere almeno
chi aro che non è più sport ».
ca
dell
azz
ulti
oli
izioni
le
SPORT SENZA RESPIRO
Don M azza non vuol fare una " re-
du cti o ad unum " de ll ' atti vità sporti-
va in genere . « Se non cambi a il . /
è ;y !Ht t,1· lii
' 1111
ÌT
I~
trend, aneliamo verso uno sport a due
veloc ità, come si di ce per l' Europa.
Da un canto, lo sport profess ionisti- t"
co, che cammina per conto suo. Con
le sue log iche, le sue regol e e le sue
de lu sioni . Dall 'altro, l'attività cli ba-
se, lo sport di tutti i g iorni praticato ~•
eia chi campione non è. Questa sa
!!i! 1T
111
liii
1111
ii!!
-F?r 1T
1T
1T
1T
1111
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1
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-t:'ff 111
1T
11!1
1T
I 1T :
.,....,
un ' area sempre più vasta, man ma-
R_, ,
1111
no che andrà aumentando il tempo
\\llanta
libero . M entre lo sport profess ioni - l
-;;,,"
1111
sti co di venterà sempre più un fa tto
eli tari o. Lo sport de i campioni dov rà
però a iutare lo sport cli tutti . Con - ~:.:,mi.i
vogli ando il surplus economi co ver-
so le ini ziative di base».
1.-·-.--.---=- \\996
.
~ o Q§)
·-.- y,~:~!(V,l.,.;,,.1.t.-;L-- /11
Dell o sport dei campioni le Olim -
pi adi sono l'evento per antonoma-
sia. Uni che, ha scritto un g iorn ali sta
sportiv o, perché ancora non infl azio-
nate come al tri avvenimenti grazie
all a loro cadenza quadrienn ale. Tre
settim ane senza respiro di all ena-
menti e di gare sul fi lo de i secondi .
J
ITT
~
I
-=
.:. ~,, .i..~,,...].
,..-,-,q-../· .l,:;~-..
-:1'1
10 f1;Jo,1Cflll•J•J
·■
Preparazione di anni bruci ata a vo l-
te in pochi attimi. T ra medag lie, re-
·1
cord , amarezze, c'è spazio per il
" prete"?
« La presenza del sacerdote ha due
11,,. 1'• nul
'•I Clurl-•
I!!!'!
volti. Uno spec iali stico, l'ass istenza
re li g iosa in senso stretto . L' altro ,
mo lto più particolare e ricercato: sta-
re vic ino agli atleti in modo di verso
rispetto a tutti gli altri. L'a ll enatore,

2.5 Page 15

▲back to top
intervista al direttore dell'ufficio nazionale della CEI.
'1
.li
l!.,
Il
lll-.
11 Il
11r
r
!
j
I] ~ ~ ~ •
~
~
il
17
.,,,.
GIOCARE DI SABATO? Ricordate
le reazioni all'idea avanzata da don
Mazza di anticipare al sabato gli in-
contri di campionato? E la levata di
scudi degli sponsor e di chi temeva
un calo delle giocate al Totocalcio?
Eppure il sottofondo della proposta
era etico prima ancora che religio-
so. Restituire alla domenica il senso
di un tempo per l'uomo, per le sue
esigenze più profonde. Lentamente
però le cose stanno cambiando. Sia
pure solo per l'interesse dei club
maggiori a giocare al sabato per pre-
parare meglio le partite infrasetti-
manali delle Coppe europee.« Sì »,
osserva don Mazza, « l'idea ha cam-
minato, anche se in parte per moti-
vazioni solo tecniche ed economi-
che . Nel '94 la percentuale dei favo-
revoli allo spostamento era del 23
per cento. Ora siamo sul 43-45 per
cento. La nostra proposta parte da
considerazioni di ordine sociologico
e culturale e non solo religioso. Cer-
tamente l'obiettivo preminente è che
il cristiano possa vivere la domeni-
ca come tempo del Signore. Ma non
è soltanto questo. L'uomo d'oggi è
inserito in una catena del tempo con-
fezionata da altri per lui. Noi voglia-
mo che recuperi per un giorno la li-
Don Carlo Mazza.
bertà di dire: faccio quello che vo-
glio. Altrimenti l'uomo, rinunciando
alla sua creatività, diventa sempre
più arido, cioè meno uomo. Sbaglia,
dunque, chi pensa a un'azione fun-
zionale e strumentale solo alla mes-
sa domenicale. Nelle domeniche sen-
za pallone non cresce purtroppo la
frequenza nelle chiese. La posta in
gioco è ben più alta ,, .
[J
il medico, lo psicologo ai utano I' a-
tl eta a raggiungere i propri obiettivi.
Tutti parlano con lui , nessuno lo
asco lta. In rea ltà, l'atleta ha bisogno
cli parlare, cli esprimere quello che
sente dentro di sé. Il sacerdote è la
persona che è lì per asco ltare e, in
caso, ri spondere. Ma già l' asco lto è
l' atteggiamen to pili richiesto, più im-
portante. Ed è un ascolto mai passi-
vo, sempre att ivo e interessato ».
« Durante tutto l'anno», ricorda don
Mazza, «gli atleti sono sba ll ottati eia
un capo all ' altro del mondo. Diffi-
cilmente hanno momenti cli vero
relax , di riposo non solo fisico. E
quand'anche li avessero, probabil-
mente non avrebbero mai a portata
cli mano una persona che li sapp ia
asco ltare. In vece, duran te un perio-
do relativamente lungo come le
Olimpiadi , c'è la possibilità cli un a
vicina nza concreta e disinteressata.
Più fac ilmente si è disponibili a in-
I Atlanta 1996. Le Olimpiadi
dei cento anni. La città è stata
preferita ad Atene per motivi
pubblicitari. Atlanta è la città
della Coca Cola.

2.6 Page 16

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contrare il prete e a intessere un rap-
porto solido. In base all 'esperienza
fatta posso dire che la presenza de l
sacerdote è molto util e. Purc hé s ia
di screta, s il e nziosa, ri spettosa, non
invadente ».
Don Carlo in siste molto su queste
«caratteristiche» del prete che si ac-
costa al mondo dello sport. Quest ' i-
dentikit s'attaglia anche a chi opera
nel pianeta calcio? Sappiamo di suo-
re apertamente "scese in campo",
sia pur con nobilissi mi propositi , ma
ferocemente dilegg iate, schernite, in-
sultate dalle tifoserie avversarie. Preti
che inte rven gono a me tter pace tra
gli idoli caduti nell a polve re e le
frange più calde dei supporter. Om-
bre e luci , in somm a. Be n note al sa-
cerdote bergamasco, incaricato dai
vescovi itali ani della pastorale dello
sport.
« Sono c irca una qu arantina i preti
che seguono le squ adre profess io ni-
stic he. C'incontriamo un paio cli vol-
te I anno pe r uno scambio di espe-
rienze, pa re ri , cons ig li . Dove il pre-
te è richiesto, almeno informalmen-
te, la presenza è positiva perché svol-
ge un lavoro pre?-ioso, anche se po-
co appariscente. E una presenza che,
se s istematica, riesce a risolvere mol-
ti problemi di cosc ienza o familiari.
Certo vi sono dei limiti da non su-
perare . li prete deve stare molto at-
tento. Non che debba operare di na-
scosto, ma non dev'essere ·visibile
soprattutto dai mass medi a. Deve sa-
pe r fare sempre un passo indi e tro,
non dime nticando mai che non è lui
il protagoni sta ».
UNA FEDE PIÙ LIBERA
Città blindate quando calano ifans
avversari. Episodi cli violenza a ca-
tena. Si ha l' impressione che non s ia
più " la domeni ca della buona gente".
Don Mazza non fa mistero cli pen-
sarl a come Arrigo Sacchi, il tecn ico
della nazionale. « Bisogna avere il co-
raggio di gesti forti pe r obbligare a
rifle ttere . Anche smettere cli g ioca-
re, se necessario ». Ma non sembra,
conte mporaneamente, credere a mi-
sure draconiane tout court verso i
tifosi più esagitati . Piuttosto andreb-
be cercato il dialogo anche con i
16 - SETTEMBRE 1996 IJS
Le scuole di calcio. Mezzo milione di ragazzini sognano
di diventare campioni. Solo uno su 45 mila riesce a sfondare.
LE SCUOLE DI CALCIO. Si dice
che lo sport tenga lontano i ragazzi
dalla strada e dalla droga. Ma esi-
ste pure una droga del successo. Il
miraggio dei soldi che ruotano so-
prattutto attorno al mondo del cal-
cio . Lontani sono i tempi di quando
le borgate pullulavano di campetti
dove il primo dribbling era con la
polvere. Oramai quest'immagine ro-
mantica s'è persa, anche se soprav-
vivono quelle fucine di campioni che
sono gli oratori. Adesso calciatori in
erba scimmiottano i campioni in club
organizzati. Spinti dai genitori che
sognano l'America pallonata. Facili
prede, specie al Sud, di scuole che
diventano uno sfruttamento di mino-
ri. « È una "tratta degli schiavi" dei
nostri giorni ;,, dice don Carlo Maz-
za. « Fondata sull'illusione alla qua-
le cedono troppi genitori. Sotto la
pressione di qualche milione incas-
sato sottobanco. Primo perché nul-
la garantisce che un bambino di 8-
1Oanni abbia un futuro solo perché
già palleggia con maestria. Ma, al
di là dell'incerto domani , il fatto è
deprimente per tante ragioni. Innan-
zitutto per il rispetto dovuto allo stes-
so bambino che non è in grado di
decidere. Ci si sostituisce alla sua
libertà. È terribile che lo si sottrag-
ga alla sua famiglia e al suo am-
biente, quale che sia. Nemmeno la
povertà giustifica una tale estrapo-
lazione ».
supporter piL1 turbolenti. « Alcuni sa-
cerdoti hanno costituito una sorta
cl ' associazione degli ultrà. Cercano
cli frenarne l'entusiasmo perché non
degene ri in viole nza. Certo durante
la partita, con la tensione cie l mo-
mento, è difficile. Ma fuori dello sta-
dio s i possono ottenere buoni ri sul-
tati . Lo dimostrano le iniziati ve di
solidarietà che proprio eia queste as-
sociazioni sono partite. Non c'è so-
lamente aridità nel mondo del pallo-
ne, a dispetto de i miliardi che vi cir-
colano, ma un humus fertile . Molto
dipende dall'agricoltore. Se il prete
ha carisma, sa essere pers uas ivo e
penetrare nel cuore delle persone, può
fa re veramente miracoli ».
Assi cli calcio. Storie differe nti , a
volte diametralmente opposte. Il
bomber svedese Kennet Anclerson di-
chiara a un g iornale : « Per me Di o
non è niente ». Gli replica sullo stes-
so foglio un altro goleador, Abel Bal-
bo: « È terribile la vita senza fede.
Pe nsare che e tuo figlio muore fii1i-
sce ne l nulla. La fede è un gran clono
cli Dio ». La TV divulga impie tosa-
mente l' imm agine di giocatori c he, a
ini zio pai:tita, s i fanno il segno della
croce e poi bestemmiano per un ri-
gore non concesso.
Nei lunghi periodi trascorsi in com-
pagnia di atleti, specie alle Olimpia-
di , che idea si è.fatta don Mazza della
religiosità degli sportivi?
« Mediamente una spedi z ione olim-
pica, tra atleti e resto dell ' équipe, si
compone di quasi 600 persone. Ci
sono quelle più religiose, che ven-
gono a messa regolarmente, si con-
fessano, fa nno la comunione. Alcu-
ni sono credenti convinti e non han-
no paura di manifesta re pubblica-
mente la loro fede, di vincere quella
spec ie di pudore o il desiderio di na-
sconde rsi che si ri scontra in taluni
ambienti, anche sportivi. La menta-
li tà, comunque, è decisamente cam-
biata rispetto al passato. Oggi c un
magg ior senso di libertà e questo vale
anc he per la relig ione . Chi lo è, s i
professa tranquillamente credente ».
Sii-vano Stracca

2.7 Page 17

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Popotus. Il primo giornale
d'attualità per bambini
Ogni sabato gratis con Awenire
Nasce Popotus. Finalmente ogni sabato i bambini hanno
il loro quotidiano, il loro inviato speciale in Italia e nel mondo.
Popotus pensa a informarli sui fatti più importanti della
settimana: cronaca, attualità, sport, spettacoli. ..
Li fa riflettere e li diverte; li aiuta a crescere e li fa sentire
grandi. Per questo piace anche a mamme e papà.
Popotus. Divertendo, informa

2.8 Page 18

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400 studenti italiani e polacchi ad Auschwitz. A 50 anni dalla
MAI PIU' AUSCHWITZ
di Giuseppe Lupo
Pellegrinaggio
degli studenti FIDAE
i
ad Auschwitz.
Tra di loro,
cento studenti
delle scuole cattoliche
polacche.
Il primo ammonimento,
ripetuto nelle varie lingue.
D opo l' anness ione al terzo Reich,
per quasi cinque an ni (maggio
1940 - febbraio 1945) il Konzentra-
tionlager Auschwitz costruito dai na-
zisti nei sobborghi de l dolce vi ll ag-
g io polacco di Oswiecim , funz ionò
come strumento di terrore e di ster-
mini o, con il carattere, le dimensio-
ni e le strutture di un enorme combi-
nai de lla morte per uomini e donne,
ad ulti e bambini , giovani e vecchi
di ogni opinione politica, di ogni re-
li g ione, di ogni professione. M a, so-
prattutto, ebrei!
A uschwitz fu s inonim o, il più del-
le vo lte, cli stermini o immed iato e
dire tto: dai treni all e camere a gas !
Spesso, infatti , si ometteva la fase
intermedia del previo sfruttamento
s ia pure pe r poche settim ane (in al-
tri "campi " così cons_ueto) per con-
durre alla morte attraverso un mo-
struoso e moderno sistema d ' inno-
minabili sevizie.
Quanti milioni di uomini fu il pro-
dotto cli tanto tragico combinar... ?
quanti altri milioni di assassinati nei
campi di Buche nwa lcl , Mauthausen,
Rave nsbruck, Be lsen, Dachau , Strut-
hof, Sachsenhausen, Majdanek? La
18 - SETTEMBRE 1996 BS
cifra agghi acc iante verrà a sapersi
so lo all a fine della g uerra: undici
milioni! Pe rò la dime ns ione apoca-
littica e bestiale di tanti delitti non
deve farci fuorviare. Gli " artefici"
non erano dei pazzi. Purtroppo non
erano pazzi! Un giudi zio s imile, in
sé sottilmente g iu stifi catorio (e fal-
so) , può va lere solo come rifug io
conso latorio pe r chi s i rifiuta cli c re-
dere che quanto è stato, è avvenuto
proprio pe rché, lucidamente, uomini
normali lo han no voluto. Se voglia-
mo che il maJe non abbia ancora una
vo lta a rinverdire nell 'i nesorabil e
snodarsi de ll a storia dei nostri g iorni ,
di tali uomini dobbiamo compren-
derne le motivazioni cli fondo , le ra-
g ioni soc io-ideo logiche ed econom i-
co-pol itiche che giacciono alle radi-
ci. E proprio in ciò sta - spaventoso
- il pericolo che incombe ancora.
APRIRE GLI OCCHI
E LA MENTE
È stata questa la spinta al progetto
cul turale « Mai più Auschwitz » e al-
la s ua sistematica reali zzazione: por-
re il più attento rimed io pre ventivo-
educativo e dilatare la me nte, g li oc-
chi e il cuore dei nostri giovani su
tutto ciò. Auschwitz sta orm ai al cuo-
re cieli umanità , come s imbolo , con-
danna, stimolo . Q ui s i ri conoscono
ogni popolo e ogn i cultura che vo-

2.9 Page 19

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guerra mondiale, per ricordare lo sterminio di sei milioni di ebrei.
In teatro, accolti dal sindaco
di Oswiecim (attuale Auschwitz).
. L'ebrea austriaca Elisa Springer con alcune allieve
di Cemmo di Capodiponte (Brescia).
gliono percorrere sino in fondo la
via della libertà, della gi usti zia e
dell a pace. L'educazione, particolar-
mente l'educazione tramite la sc uo-
la, ha senso solo perché diviene
ed ucazione all 'autorifiessione critica
e all ' impegno umano e cristiano. La
barbarie di Auschwitz continuerà a
sussistere, finché sostanzialmente
rimarranno le condizioni che la fece-
ro maturare. Ecco perché I es igenza
che Auschwitz non si ripeta si è
situ ata in modo primario nel nostro
campo educativo. Spesse volte pare
che l' umanità stia dimenticando
quell ' orrore, quasi obbedendo al-
l'o rdine di Hitler di cancell are ogni
traccia della soluzione finale. Ma
Auschwitz non è un episodio, è
un inci dente di percorso. È un a cifra
e un evento - sacro e profano - dell a
storia del Mondo, dell ' Uomo e di Dio
nel tempo e nello spazio. Per questo
possia1110 e dobbiamo parlare gi usta-
mente di un prima e di un dopo.
« Ad Auschwitz il Dio infinita-
lllente buono ha rivelato la sua radi-
cale impotenza nei confronti del
male: una verità amara per I' uma-
nità perché ne assegna all ' uom o - e
solo all ' uomo! - in ogni tempo e in
ogni luogo la responsabilità (... )
Solo infatti se saprà fare se stesso a
immag ine e somi gli anza della bontà
infinita cli Dio (e non della sua pre-
sunta onnipotenza) l' ulll anità potrà
salvars i dalla soluzione finale del
problema u111an o» (Hans Jonàs).
GIORNI INTENSI
11 nostro pellegrinaggio era stato
lungamente preparato coinvo lgendo
i professori di storia, filosofia , lette-
ratura, reli gione cli oltre 70 sc uole
med ie e superiori .
Il primo giorno lo abbiamo passa-
to nel campo di Auschwitz. li se-
condo tra Cracov ia e Birkenau. Ad
Auschwitz è stato proiettato un fil-
111ato sulla vita quotidiana nei campi.
Più tardi siamo andati nella Casa
della Cultura, e dopo un ' introdu-
zione sto rica abbialllo asco ltato la
testimonianza cli due sopravv issuti .
Il benvenuto ce lo ha dato lo stesso
sindaco di Oswiecim; poi c' è stato
lo scambio di doni tra i giovani di
diversa provenienza e cli diversa re-
li gione. A Birkenau abbiamo vissu-
to il momento della accensione del-
le fiaccole , della luce, dell a proces-
sione, della lllemori a. Ha concluso
Tullia Zevi, vice presidente delle
com unità ebraiche europee, che ha
esortato tutti a non dimenticare.
L' ultimo atto è stata la deposizione
di un mazzo di rose rosse. Si con-
cludeva così il nostro pellegrinag-
gio, ma i cuori erano cambi ati e ini-
ziava per tutti un nu ovo impegno di
vita.
L'ingresso del campo di sterminio di Auschwitz.
Auschwitz. Una delle camere a gas semidistrutta.
BS SETTEMBRE 1996 - 19

2.10 Page 20

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IL MESE IN LIBRERIA
Libri novità a cura di Giuseppe Morante
IL CRISTIANESIMO
IN 50 LEZIONI
di Teresio Bosco
. LDC , Leumann (To) 1996
· pp. 254, lire 20.000
Per la prima volta un auto-
re, con lo stile del giornali-
sta, ha il coraggio di scrive-
re un libro a lezioni sul cri-
stianesimo mettendolo a di-
sposizione di chi vuole sa-
pere tutto e in fretta, secon-
do la mentalità di oggi. Lo
stile è semplice , essenziale,
piacevole a leggersi. Da
duemila anni l'occidente vi-
ve con la mentalità creata
dal cristianesimo che ha pro-
dotto la rivoluzione più gran-
de che l'umanità abbia mai
compiuto. Il lettore ne sco-
pre le sue autentiche radici:
chi è veramente Gesù di
Nazareth; quali sono le fonti
del suo insegnamento straor-
dinario ; chi sono veramente
i cristiani ; a quali condizioni
l'uomo può diventare segua-
ce di Gesù .
ma anche donne comuni che
nella maternità, nell'educazio-
ne , nel lavoro domestico han-
no svolto un ruolo socialmente
rilevante. Il secondo offre una
raccolta antologica che per la
prima volta storicizza la pre-
senza della creatività della don-
na nel romanzo italiano di que-
sto secolo, che oggi è molto
vitale. Offre brani scelti sia
delle grandi autrici della narra-
tiva femminile che delle espo-
nenti delle giovani generazio-
ni, espressioni genuine di un
mondo con miti e linguaggi
propri.
« SCEGLI CHE COSA
AMARE ... E IL RESTO
VERRÀ»
di Ersilio Tonini
Riflessioni ai giovani
del Duemila
Paoline, Milano 1996
pp. 126, lire 12.000
Un cardinale anziano parla ai
giovani di oggi con una simpa-
tia e uno spirito profetico che
annulla il gap generazionale e
rivela una sintonia di desideri
che solo chi si ispira alle fonti
del messaggio salvifico può
fare . Suggestivo è il riferimen-
to : la vigilia del terzo millennio
che si preannuncia ricco di
eventi per il destino dell'intera
umanità. L'autore parla con la
passione dell'uomo di Dio, con
grinta che abbiamo imparato a
conoscere dai suoi interventi
televisivi , con lo spirito profetico
di chi guarda lo svolgersi della
storia alla luce di Dio.
fa:-:ili1, Tonini
«SCEGLI
CHE COSA AMARE
,_E IL RESTO VERRÀ»
llijlL~ i1111i t1i J;ÙMmi 1M o,wmi/11
LA RELIGIOSITÀ
POPOLARE
Provocazioni culturali
ed ecclesiali
di Giacomo Panteghini
Edizioni Messaggero ,
Padova 1996
pp. 256, lire 29.000
Il tema della religiosità popola-
re , al crocevia di varie scienze,
sacre e umane, è sempre stato
all'attenzione delle persone di
Chi esa, anche quando la real-
su cui gli studiosi rifletteva-
no era dichiarata in fase di
eclisse del sacro. Sulla base di
un'accurata disanima critica
delle interpretazioni culturali (so-
prattutto moderne e post-mo-
derne) l'autore tenta ·una sua
rifondazione teologica. Ne de-
riva una visione dinamica di
una sempre più diffusa espe-
rienza religiosa popolare , che
ne esalta i valori e gli aspetti
positivi senza mascherarne li-
miti e diletti.
LA MEMORIA DI LEI
Storia delle donne, storia
di genere
di Zarri Gabriella
SEI, Torino 1996,
pp. 21 O, lire 19.000
CARTA DI DONNA
Narratrici italiane del '900
di De Giovanni Neria
SEI , Torino 1996,
pp. 258, lire 24.000
Si tratta di due testi "nuovi" nel
loro genere , significativi per il
momento culturale delle pari
opportunità in un contesto più
o meno maschilista, e che inte-
ressano la scuola. Il primo ten -
ta di ricostruire il dibattito teori -
co che riflette sul rapporto don-
na-storia come una vera disci-
plina scientifica. I profili biogra-
fici sono esemplificativi di que-
sta ricerca e offrono proposte
di approfondimenti didattici : so-
no personaggi di grande rile-
vanza politica, religiosa , civile,
IL VANGELO
SECONDO UNA DONNA
Ieri e oggi
Paoline, Milano 1996
pp. 272 , lire 24.000
È il vangelo di Luca interpreta-
to e scritto per la prima volta
tutto al femminile . Protagoniste
ne sono due donne, l'una di
ieri , l'altra di oggi , che ne vivo-
no il messaggio tenendosi per
mano, anche se duemila anni le
separano . La prima è Myriam ,
delusa della propria esistenza
di moglie e di madre, che ac-
cetta l'invito di Gesù a seguirlo
sulle strade della Galilea e vive
una storia di amore infinito che
la porterà ai piedi della croce .
La seconda è una donna di oggi
che, fortemente attratta da Cri-
sto , cerca di leggere alla sua
luce le tante fatiche del nostro
tempo . Il filo che le lega ideal-
mente è la tenerezza di Gesù
verso le donne, alle quali affi-
derà il messaggio più importan-
te : quello della risurrezione.
20 - SETTEMBRE 1996 BS

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Da vent'anni in prima linea, sulle strade della devianza.
IL DISAGIO
A UN PASSO
DA NOI di Umberto De Vanna
« È cambiata in questi
ultimi anni la faccia
del disagio. Prima era
emargmazwne,
devianza esplicita.
Oggi il disagio
è generalizzato»,
dice don Domenico
Ricca, segretario
nazionale
del coordinamento
dei servizi civili e sociali.
IL NUOVO
COORDINAMENTO
Los Angeles. Un ragazzino di 15 anni,
in attesa che si decida qualcosa sulla sua sorte.
D a molti an ni orma i, da lla Sicil ia
al Veneto, in Pugli a, in Tosca-
na, in Piemonte, una bell a manciata
di salesia ni è presente nelle comu -
ni tà di accoglienza, tra i toss icodi-
pendenti, gli amm alati cli Aicls, tra i
ragazz i del di sag io, tra i drop-out in
vario modo esclusi dal tessuto socia-
le. Ognuno di loro, soprattutto agli
inizi, ha dato una marcata im pronta
personale all'opera, come avviene
per ogni fo ndazione. Erano un po'
tutti, come si di"ceva allora, "battitori
liberi ", non di rado in contestaz ione
con l' istituzione, che li tollerava, pur
guardando li magari con rispetto, an-
zi a vo lte presentandoli come il fio-
re all 'occhi ello delle fro ntiere edu -
cative. In concreto dovevano però
arrangiarsi quas i da soli per ri solve-
re i loro problemi. «Oggi le fi la si so-
no ormai ri annodate », di ce don Do-
meni co Ricca, 50 anni , eia 17 cap-
pellano del carcere minoril e Ferran-
te Aporti di Torino. «L' intesa tra l' i-
sti tuzione salesiana e le varie comu-
nità è aperta. E una parte del merito
va sicuramente al coordinamento na-
zionale dei servizi civili e sociali
(SCS) nato tre anni fa ».
Don Ricca è il segretari o di que-
sto coordinamento sorto nel 1993 e
che vede riuni ti quasi per mi raco lo
alcun i salesiani "storici". Tutta gen-
te un po' speciale, solida, abi tuata
davvero a farsi le ossa sul campo. Si
ri trovano periodicamente per con-
frontarsi e indi viduare programm i,
linee comuni, magari un po ' soffer-
te. Dice don Ricca, «Costretti ad ar-
rangiarsi, sono diventati particolar-
mente abili nell 'entrare in di alogo
con il territori o, e trovare le relaz io-
ni im portanti . Spesso hanno costrui-
to opere notevoli quasi da soli, men-
tre in istituzioni analoghe lavorano
un a dec ina cli operatori . Hanno im-
parato a favori re la collaborazione e
a delegare tanti compiti ai laici».
Laici che hanno trovato in queste
opere preziosi spazi operativi cli vo-
lonta riato, scoprendo poi in qualche
modo tu tto il resto: l' aggancio sale-
siano, la bellezza dello stile cli fa mi-
glia, un a vera scelta cli fede.
I partecipanti del coordinamento
chi edono prima di tutto cli essere ri -
conosciuti come "nonnali", e non dei
"di versi" che lavorano con i "diver-
si". « Chi edi amo poi che la questio-
ne disagio venga affrontata veramen-
te in termini culturali , strutturali , in
ogni comunità», prec isa don Ricca.
«Non ci basta predi care ai giovani,
vogliamo parl are ai salesiani. E que-
sto perché è cambiata in questi ulti -
os SETTEMBRE 1996 - 21

3.2 Page 22

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Nella comunità di Viagrande,
diretta da don Scucces a Catania.
La " Comunità dei giovani "
di Albaré (Verona).
I Don Luigi Giovannoni
al "Soggiorno Proposta"
di Ortona.
I
Il coordinamento nazionale, a Roma nei mesi scorsi.
Al centro con la barba, don Domenico Ricca.
Alla sua sinistra, don Gianni Fìlippin.
mi anni la facc ia de l di sag io . Prim a
era più marcata sull a toss icodipen-
denza e i fe nome ni co ll egati . Era
emarg inazione, una dev ianza espres-
sa, espli c ita. O ggi è o rm ai acqui s iLo
c he il d isag io attraversa ta11tiss imi
g iovani ed è genera li zzato. E tempo
c he tuLti gli o perato ri ales iani ne
prendano atto: il di sagio sla ne i loro
cortili , ne lle loro a ul e e parrocc hie,
ne lle o pe re cl!e un te mpo si crede-
vano esenti . E o rm ai un fa tto tra-
sversale. È din amico, re lazio nale.
Tutti sono co in vo lti , g li stes ·i ragaz-
zi de ll a scuola medi a».
TRE LE AREE
DI INTERVENTO
I mino ri , gli ex tracomunita ri e i
toss icodipende nti sono le Lre aree cli
inte rvento segui te dal coord inam en-
to SCS. L'area de i mino ri parte eia
un di sagio dell a fa migli a, ma a nche
dal di sagio-scuola e da que ll o de l
g ruppo. Pe r don Ri cca la fa mi g li a
di ce molto ed è centrale, ma s i deve
stare atte nti a no n co lpevoli zzarl a
tro ppo, perché in realtà no n ri ceve
g li stTUmenti tecni ci e le ri o rse ma-
teri ali per venirne fu ori . «La questio-
ne invece co invol ge tutti : fami g li a,
22 - SETTEMBRE 1996 BS
scuo la, contesto te rrito ri ale, va le a
dire istituz io ni eccles ia li , la parroc-
chia, i g rupp i spo rti vi ».
Qual è il primo problema della fa -
m ig lia : la povertà?
« N o n so lo. La povertà c'è ancora
ma il te no re economi co in gene ral e
si è e levato. Se s i leggono alcune sto-
ri e di v ita s i vedono i rappo rti con-
flitt ua li inte rni de ll a fami g li a, la cli -
g regaz ione, i due coniu g i a:senti ,
in lite pere nne . È comunque la so-
c iefa c he è pro bl eni atica. Ripeto, al-
la fa mi gli a c hiedi amo de lle cose che
no n è più capace cli da re. La fami -
g lia no n è più in g rado cli ed ucare
ne mme no in contesti cli no rm a li e
ha bi sogno de ll o speciali sta, de ll ' e-
spe rto, de ll a consulenza. Il ri schi o è
che la fcm1i g li a dovendo fro nLeggia-
re troppi compiti rinunc i, o ppure ri -
te ne ndo i fi g li più ad ulti cli q ue l che
sono, di a lo ro tro ppa .libe rtà, o al
co ntra rio, facc ia un 'ope ra cli re pres-
s io ne che no n ha più senso ».
Tra gli emarginati seri, i risultati si
ragg iun go no ?
« Una grossa fe tta cl i g iovani certo
ne esce . . . M a è meg li o no n qu anti -
fi care . C'è il ri schio cli basarsi su·
dati fa ls i. Un g iovane può andare
be ne per qualche anno e poi c i ri ca-
de . Spostiamo in vece il di scorso e
vedi amo che tipo di re lazione riu-
sciamo a impostare con i g iovani ,
c he tipo cli educaz io ne all ' auto no-
mi a riusc iamo a da re. Pe rché se la
comunità c rea atto rno a un a gran-
de dipende nza , ha cambiato ne l g io-
vane so ltanto la dipende nza . . . Se un
g iovane no n riesce a vivere e nza il
co ll egame nto con la comunit à - ri -
peto - ha cambi ato so lta nto la di -
pe nde nza . L' o bi e tti vo che mo lte co-
munità s i danno è c he i g iovani v i-
vano slegati il più poss ibil e da ll a
loro c itt ade ll a, tanto è vero c he mo l-
ti no n accettano gli ''.ex" come o pe-
rato ri cli comunità, pe rché vogli o no
che vivano in un contesto soc iale più
no rmal e, c he non rimangano ,chiu s i
ne ll 'alveo de ll a comunità. E una
scommessa ».
Quali sono le vostre richies/e ag li
uomini e a lle donne della politica? ·
« L' atte nzio ne ai g iova ni , natural-
mente. Da a nni sti amo c hiede ndo
mo lto so prattutto ai responsabili de l
te rrito ri o. Chiedi amo una po liti ca
sociale che s ia attenta a ll e cli sug ua-
g lia nze. E se g uardiamo a i progetti ,
c hi edi amo soprattutto ai po liti c i lo-
ca li la capacità cl i essere in ventivi:
so luzio ni , spazi, progetti ei a studi a-
re , eia rea li zzare, trasparenza. No i

3.3 Page 23

▲back to top
siamo di sposti a coll aborare. Senza
sentirci né i primi , i econd i. Sap-
piamo di essere accanto a ta nti altri
che vogliono fa re delle cose. Una cer-
ta parte dell a società in questo seno-
re è molto avanti . A vo lte abbiamo
soltanto da imparare, ei a offrire il no-
stro contribu to. Anche noi certo ab-
biamo qu alcosa cli ori gin ale da por-
tare in termi ni cli educazione, di va-
lori, cl i contenuti , di attenzioni. Ma
è un cli più che dobbiamo dare so-
prattutto con l'entu: iasmo dell a vi-
ta , con l'esperienza, con il quotidi a-
no viss uto.
Se c un a di versificaz ione che do-
vremmo offrire come sales iani è !a
capacit~1 cli . inventiva e una grande
vogli a di stare con i giovani. Su que-
sto terreno oggi rischi amo di finire
battu ti, perché siamo sempre pi ù
chiamati a lavorare dietro le quinte,
con i collaboratori laici in prima li-
nea. Attenzione a non diventare sem-
pli cemente i manager de ll 'eclucazio-
ne e dell ' anim azione, a non perdere
il contatto qu otidi ano con i giovani».
IL « SCS-CNOS » SERVIZI CIVILI-SOCIALI
di Gianni Filippin*
Il «SCS-CNOS » è una federazione fondata il 9 luglio 1993,
che si occupa di tre settori :
- emarginazione e disagio giovanile (EdG)
- obiettori di coscienza (OdC)
- volontariato sociale (VS)
L' «SCS-CNOS » per il settore "emarginazione e disagio gio-
vanile" ha curato in questo periodo tre pubblicazioni che co-
stituiscono la mappa delle presenze salesiane nel mondo
dell 'emarginazione .
«PIANETA MINORI ADOLE·
SCENTI ,, presenta l'opera sale-
siana accanto ai minori in diffi-
coltà. A fare da battistrada vi è
l'ormai collaudata opera di Arese
(Milano) , con le sue varie sedi, a
cui hanno fatto seguito l' Istituto
Gesù Adolescente di Palermo
negli anni '60 e il Centro Sociale
Don Bosco di Napoli , che attual-
mente assiste oltre cento ragazzi
affidati dal tribunale per i mino-
renni e dai servizi sociali ; e altri
150 che sono raggiunti con l'in-
tervento diurno.
In questi anni sono varie le strut-
ture salesiane che hanno avuto il
coraggio di operare una ristruttu -
razione di vecchi ambienti per ac-
cogliere in picç:oli nuclei - stile fa-
miglia - ragazzi che non hanno famiglia . E il caso di Cagliari ,
Castel de' Brit1i (Bologna) , Chàtillon (Aosta) , Chiari (Brescia) ,
Corigliano d'Otranto (Lecce) , Foglizzo (Torino), Udine.
Altre presenze sono nate nuove con ministrutture di risposta
immediata alle domande dei servizi sociali del territorio: Ba-
dia Settimo (Firenze), Camporeale (Palermo) , Casale Monfer-
rato (Alessandria) , Livorno e Savona.
Una parola a parte merita il centro di accoglienza del Sacro
Cuore di Roma, che dopo essere stato per vari anni un ser-
vizio per immigrati , ora è un centro di servizio diurno per mi-
norenni entrati nel circuito penale o giovani sia italiani che
stranieri che provengono dall'area della dispersione scolasti-
ca. Dice don Alfano , responsabile del centro : " I ragazzi del-
l'area penale vengono mandati per forza dal giudice. L'al-
ternativa è il carcere, per cui vengono al centro. Essi non so-
lo chiedono di uscire dalla situazione penale , ma si cerca di
farli uscire dalla loro intera situazione di rischio, dall'influen-
za dell'ambiente, dal circolo vizioso. Gli inizi sono formali , uffi-
ciali , poi man mano subentrano il coinvolgimento, la parteci-
pazione , l"'affetto"».
«NON HANNO ANCORA DOVE POSARE IL CAPO ». Più
recente è l'impegno dei salesiani tra gli immigrati, così come
è presentato in questo volumetto . Sono molti gli oratori, le
scuole e soprattutto i centri professionali che accolgono
anche ragazzi di colore ; meno le
strutture con un servizio specifi-
co. La più complessa e struttura-
ta è l'Opera Santa Chiara di Pa-
lermo, che dà alloggio, assisten-
za medico-legale, sportello occu-
pazionale, sostegno scolastico,
recapito telefonico e postale. Dal
1987, quando l'opera si è aperta
agli immigrati provenienti dai pae-
si extraeuropei , ha accolto finora
alcune migliaia di persone. Dice
don Meli , attuale direttore : «Ci
sembra di essere a pieno titolo
nel solco del carisma salesiano. I
giovani immigrati sono ad altissi-
mo risch io di essere coinvolti nel-
le potenti organizzazioni criminali
locali ; privi del necessario per vi-
vere, possono essere facile esca
. .•
per gli organizzatori del crimine ». Le altre strutture sono d1 d1-·
mensioni più ridotte. Alcune specifiche per servizio e acco-
glienza immigrati , come la casa di accoglienza Santa Teresa
di Casale Monferrato (Alessandria), il Centro di pronta acco-
glienza di lntra-Verbania, altre servono contemporaneamente
ragazzi in difficoltà e immigrati : Centro di accoglienza Auxi-
lium di Chiari (Brescia) , il Centro di ospitalità notturna Casetta
Don Bosco di Torino, la Scuola Popolare multietnica di Ro-
ma-Sacro Cuore, la Casa-Famiglia di Scandicci (Firenze) o il
Centro Gavinel/i di Castel de' Brilli (Bologna) .
«VENT'ANNI SULLA STRADA... » . Più collaudata l'esperien-
za salesiana tra i tossicodipendenti. I vari fondatori sono ap-
prodati oggi non solo ai giovani tossici , ma fanno opera di pre-
venzione. Mi limito all'elencazione delle opere: La Comunità
Giovanile di Conegliano (Treviso - 1976), l'Associazione "La
cordata " di Ferrere d'Asti (1989) , la comunità Sulla strada di
Emmaus di Foggia (1978), il Cen-
tro Italiano di Solidarietà di Livor-
no (1978) , il Soggiorno "Proposta "
di Ortona (1985), la comunità di
Emmaus 3 (Otranto - 1985), co-
munità giovanile La Viarte (Udine
- 1983), Comunità dei Giovani di
Verona (1972) e la Casa Naza-
reth di Catania (1989). Sono pre-
senze nate sotto lo spirito di Don
Bosco e tali vogliono restare dopo
vent'anni di esperienze. Sono in
genere unità fluide e poco struttu-
rate, disponibili a servire anche i
malati di aids, in dialogo con il ter-
ritorio, capaci di coinvolgere laici
professionali e volontari.
Delegato nazionale
Servizi Civili e Sociali
IJS SETTEMBRE 1996 - 23

3.4 Page 24

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NON INTERROMPERE
LA CATENA
lnfine ancora due richieste prec ise
da parte ciel coordinamento ai sal e-
siani : «Nel campo ciel di sagio sia-
mo disponibili a collaborare anche
in fase cli progett o, ma chiedi amo
che que ta coll aboraz ione sia cerca-
ta e riconosciuta. Troppe volte si
fanno progetti sull 'emarginazione e
il di sagio e qualcun o si improvv isa
es perto, senza consultare chi ques te
realtà le conosce davvero da vicino.
Non vogli amo fare gli esperti , ma
chiediamo che siano riconosciute
una speci alizzazione e una profes-
sionalità che ci siamo conqui state
con le nos tre scelte.
« Chiedi amo inoltre che si facc ia
spazio ai giovani salesiani perché
possano dedicarsi ai giovani in dif-
ficoltà. Anche noi abbiamo bisogno
cli risorse giovani nuove. Liberi amo
almeno qualcuno perché continui a
occ uparsi cli queste comunità. Si per-
metta a qual cun o cli " ripartire dalla
strada", come abbiamo fatto molti
di noi. A vo lte ci pare che molti gio-
vanj sales iani non siano più capac i
di stare con i giovani senza prote-
zione: si ha bisogno del gruppo, del-
la classe . .. non c'è più la capacità
di stare sul muretto a di scutere con i
giovani comuni, dove puoi essere
ben accolto, ma anche sbeffeggiato
e mandato a quel paese .. . ».
Umberto De Vanna
PRIMO, EDUC~RE
ALLA LIBERTA
di Domenico Ricca
Al mercato del ricupero molte sono
le linee educative, diversi i metodi
di intervento. A volte profondamen-
te diversi e persino in polemica tra
di loro. I salesiani sono andati avanti
per molti anni ispirandosi ora agli
uni , ora agli altri. Pian piano si è
fatta strada però una linea di ricu -
pero tipicamente nostra che è quel-
la di Don Bosco e che parte dall 'e-
ducazione .
Educare alla libertà: questa è la no-
stra linea di intervento e il nostro sti-
le. Se ogni comunità terapeutica de-
ve avere delle regole perché segue
necessariamente una modalità or-
ganizzativa, deve nello stesso tempo
salvare questo principio: sì alle re-
gole, ma nella crescita della libertà
e nell'educazione alla libertà.
È chiaro che ci deve essere un pat-
to tra chi entra e chi accoglie, un pat-
to che può essere scisso in ogni mo-
mento, ma che, finché permane, va
rispettato. Però il respiro che si co-
glie nelle nostre comunità terapeu-
tiche mi pare sia "salesiano", carat-
terizzato cioè da amorevolezza, ra-
gione, religione .
L'amorevolezza è accoglienza,
spirito di famiglia. E la presenza del
salesiano responsabile, dell'adulto,
dà il timbro allo stile di famigli.a.
• La ragione: è immettere in que-
sta quotidianità la cultura come cre-
scita della persona. Non è soltanto
un fare delle cose, un riempire le
giornate, ma un ragionare sulle
I
Il disagio può cominciare
presto, nel proprio quartiere,
presso casa nostra.
esperienze che si fanno : quindi mo-
menti di verifica reciproca, un riflet-
tere sul proprio comportamento, di
condivisione della responsabilità.
Non solo quindi il "vogliamoci be-
ne", ma abilitare al ragionamento,
alla motivazione, a prender coscien-
za degli impegni, a dare delle moti-
vazioni , a fare sintesi sulle cose che
ogni giorno si fanno .
• La religione invece aiuta a pren-
dere i giovani dove sono, con le lo-
ro storie di vita. Si sa che i giovani
che entrano in comunità vivono la
loro fede in un contesto di disgre-
gazione. La comunità si pone tra gli
obiettivi quello di aprirli alla trascen-
denza, alla ricerca sul senso della
vita al di là delle cose quotidiane. In
molti questa ricerca sfocia in una
nuova pratica religiosa, in altri in
un sentimento di curiosità, in altri ri-
mane ancora assopito, ma alla lun-
ga potrà venir fuori forse qualcosa.
Giovani a Militello (Catania). Svago e lavoro. L'incontro ossigenante con gli altri e la natura.
24 · SETTEMBRE 1996 IJS

3.5 Page 25

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;
, . LA:·sTORIA
.
·, ·.i..-. .....
·. ::
Alberto Cencia
N on si sa di rapporti
diretti tra Don Bosco
rebbe sul da farsi: l'Api-
cella nel frattempo pensi
e il nuovo "beato", don
pure in quale altro modo
Filippo Smaldone. Don Fi-
possa assicurare l'esi-
lippo era però certamen-
stenza del suo istituto: se
te tra i sei preti che nel
credesse di affidare i suoi
1884, insieme con 25
ospìzii alla congregazio-
confratelli coadiutori in
ne salesiana, essa non
abito talare, dirigevano le
avrebbe difficoltà di accet-
quattro case per sordo-
tare ciò che dopo la sua
muti fondate da don Lo-
morte le lascerebbe"» .
renzo Apicella a Napoli,
Ma don Rua suggerì in-
Casoria e Molfetta. Pos-
vece una risposta molto
siamo perciò supporre
secca: « Si risponda sem-
che fosse a conoscenza Favorire la " comunicazione" è stato l'obiettivo
dell'intenzione di don Api-
educativo del "beato" Filippo Smaldone.
plicemente che in gene-
re il progetto ci piace, ma
cella di affidare le sue
che non possiamo ac-
opere a Don Bosco, per
cettare ». E Don Bosco :
meglio assicurarne la
continuità, come appren-
I SORDOMUTI
«Si aggiunga almeno : per
ora non possiamo accet-
diamo da una lettera
partita da Napoli il 26 di-
DIDON
tare».
cembre e giunta a Tori -
no il giorno dopo (cfr Me-
morie Biografiche, XVII ,
MALDON
IL DISCORSO VENNE
RIPRESO dallo stesso
don Rua, primo succes-
224-226) .
Il "Capitolo" dei salesia-
ni , con lodevole tempe -
Il 12 maggio è stato proclamato "beato"
il sacerdote Filippo Smaldone,
sore dì Don Bosco, nel
1909, quando il cardinal
Prisco di Napoli gli offrì
stività , esaminò la pro-
posta nella seduta pome-
ridiana dello stesso gior-
no. Don Bosco sembra-
fondatore delle Suore Salesiane
dei Sacri Cuori, che si dedicano
all'educazione dei giovani sordomuti.
la casa per sordomuti si-
tuata nel quartiere di Tar-
sia. Don Rua, fedele in-
terprete del pensiero dì
va orientato ad accettare
Don Bosco, accettò . La
la richiesta e concludeva così il suo discorso: « Si casa ospitava appena 24 sordomuti. I salesiani
potrebbe scrivere a don Apicella che venga egli introdussero subito alcune novità:
stesso a trattare in Torino .. . ma ora essendo - abolirono le questue per le chiese e le case pri-
troppo fredda la stagione, differisca la sua venuta vate per le quali venivano impiegati due sordomuti
dopo Pasqua ». Notiamo qui la particolare delica- "maleolenti e malvestiti da far pietà e ammaestrati
tezza di Don Bosco.
in certe mimiche atte a toccare il cuore di coloro ai
Gli altri membri del "Capitolo" si dichiararono con- quali si avvicinavano, chiedendo la carità";
trari , soprattutto per la scarsità del personale, te- - organizzarono gli studi e il lavoro, trasformando
nuto conto anche della preparazione necessaria la casa in un vero e proprio istituto professionale;
per lavorare con i giovani sordomuti. Motivazioni - rinnovarono l'edificio con l'aiuto di persone ge-
certamente valide , ma non convincenti per Don nerose, costruendo belle aule scolastiche, refet-
Bosco, che torna a insistere con molta discrezio- tori allegri, vasti dormitori e officine ben fornite di
ne e rispetto: « Tempo fa mi si fecero molte insisten- macchinari.
ze perché accettassi istituti di ciechi , ma io non Il numero degli alunni passò presto da 80 a 120,
volli mai accettare. Per i sordomuti invece la fac- più una decina di alunni esterni. Tralasciato il
cenda va bene altrimenti : avrei desiderio di fare vecchio sistema dei gesti, i salesiani adottarono il
tutto quello che so e posso in loro vantaggio. Si metodo razionale , secondo ìl quale i giovani sor-
risponda all'Apicella in questi termini: "Presente- domuti dovevano sforzarsi di articolare la parola e
mente non si potrebbe accettare l'offerta per di intendere il movimento delle labbra (cfr Annali
mancanza di personale : in quest'anno si riflette- della Società Salesiana lii, 766-768).
D
/JS SETTEMBRE 1996 - 25

3.6 Page 26

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Sono partiti a marzo, con la loro figlia di due anni. Hanno
MISSIONARI
IN AFRICA
di Luca Sorrentino
Una coppia di volontari
laici argentini,
Kike e Maria Elena.
Prima di partire,
hanno voluto dare
ragione della loro scelta.
L' Africa è più vici na all ' Argen-
tin a dell 'Europa. Tanto tempo
fa faceva addi 1\\ttu ra parte de ll o stes-
so cont inente. E comu nque una ter-
ra lontana e misteriosa. Ognu no di
noi si è costrui ta un imm agine del
continente nero, alimentata dall e cro-
nache dei giornali e telegiornali, da i
racconti e dalle pe lli co le ci nemato-
grafiche , dai d iscorsi deg li eco log i-
sti . Quale idea se ne sono fatta Enri -
que " Kike" Angheben, un ingegnere
idraul ico d i 29 anni , e M arfa Elena
Fern andez Iri arte, insegnante d i 26?
C he cosa li ha sp inti a deci dere un
g iorno cl i lasciare tutto, il loro ottimo
posto cli lavoro , la loro famig li a e
g li am ic i, per partire verso un a terra
sconosc iu ta?
PERCHÉ L'AFRICA?
Maria Elena e Enrico Kike Angheben con la loro piccola Maria de la Paz.
Hanno sorpreso tutti scegliendo la missione in Angola.
Ne l sa lotto de ll a sua casa, Elena
sorride a queste domande: « Perché
l'Africa? Ce lo ch iedono tutti e non
sappiamo nemmeno noi cosa ri spon-
dere. La dec isione non è stata fred-
damente razionale, anche se c i ab-
biamo pensato a lungo. T utti e due,
anco r prim a di dirce lo, ci portava-
mo dentro questo desiderio, questa
vocazione a essere miss ionari " ad
gentes", che vo leva dire lasciare tut-
to per parti re. E sempre abbi amo pen-
sato ali ' Africa e in modo spec iale
ali ' A ngo la. Per il fatto che si par-
la portoghese, e perché sempl icemen-
te abbiamo scelto così ».
Entrambi sono legati fo1temente ai
salesiani , impegnati entrambi nel mo-
vimento giovanile: Kike è stato scout,
Marfa E lena ha studiato ne l colegio
Mar fa Auxiliadora d i La Pl ata , e ha
26 - SETTEMBRE 1996 /JS
Le strac:le dell'Angola,
danneggiate dalla guerra.

3.7 Page 27

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raggiunto Dondo, in Angola. Lasciando la loro casa, il lavoro, la famiglia.
Jonas Savimbi,
leader dell' Unita.
Dos Santos, presidente
dell ' Angola .
Angola
Superficie: 1.246.700 kmq (4 volte l'Italia)
Popolazione: oltre 1Omilioni
Capitale: Luanda : 1.193.000
Governo: repubbl ica con a capo José Eduardo dos
Santos
Lingua: portoghese e vari linguaggi bantu non ufficiali
Religione: cattolici (68%), protestanti (20%), animisti
Unità monetaria: Kwanza
Risorse: foreste, allevamento, pesca - cotone, manio-
ca, caffè , mais - diamanti, oro , fe rro , petrolio , rame ,
manganese, fosfati .
ZAIRE
Kananga
Kalulo (Angola). L'argentino don Agustinho Pascualini
avvia i ragazzi al lavoro dei campi. Il missionario
ora è direttore e maestro dei novizi a Namaacha
in Mozambico. I novizi sono quattro, tutti angolani.
Silva Porlo
Luso
Nova Lisboa
serpa Pinlo
Cullo Cuanavale
, - ----....- -• Cuangar
Kll we
ZAMBIA
Lu sa ka
NAMIDIA
lavorato all ' oratorio, in perifer ia.
Questo legame ha av uto certo a c he
fa re con la loro scelta.
I due, insieme al la fi glioletta M arfa
de la Paz cli due anni , and ra nno in
mi ss io ne a Do nclo. « L' Ango la è sta-
ta sempre mo lto legata ai sa les iani
argentini. Adesso ne ll a mi ssione in
c ui aneli amo ci sono tre sacerdoti ar-
gentini. Nostra fi g lia si chi ama M arfa
de la Paz perc è nata quando s i
firm ava la pace in Ango la. Ri sa le ad
a ll o ra la nostra dec isione. Ne aveva-
mo parlato g ià quattro anni prim a,
cl i questa nostra voglia cli dive nta re
una fa mi glia mi ssio nari a, a servizio
de ll a mi ss ione con le nostre capa-
c ità profess io nali . Qu ando riceve m-
mo iI benestare il 25 giugno cle ll ' an-
no scorso, lo comuni cammo subito
a ll a nostra fa mi gli a ».
AFRICA MIA
È stato un anno pi e no cli fa ntas ie
afri cane . Po i le ntame nte le imm agi-
ni sono di ventate più reali . Oggi han-
no un a conoscenza prec isa cie l posto
e de i proble mi c he li as pe ttan o. « Il
clima è tropicale, la vegetazione mol-
to lu ssureggiante sull a terra rossa,
tranne ai confini con la Namibi a. C i
sono colline e il paesagg io è be llis-
s imo. Potrebbe essere un paese ri c-
co, pe rò la g uerra c ivil e ha rovinato
la sua econo m ia. Ha petro lio, di a-
manti e un ' agri co ltura cli tipo fa mi-
liare. Do nclo si tro va in una zona
mo lto ca lcia cie li ' Ango la, più cl i 40
gradi . È costruita accanto al fium e
Cu anza che passa pe r la capita le
Lu anda, a 180 c hil o me tr i. Le strade
sono a una sola cors ia, l' asfa lto è
stato da nnegg iato dall e bo mbe e dal
passaggio de i carrarm ati ».
Do nd o ha 30 mil a abitanti , ma è
costru.ita senza regolarità. Le case
no n hanno po rte né f inestre, solo un
passaggio. La mi ssio ne sal esiana è a
fo rm a c irco lare, con un cortile cen-
tral e . Qu attro gli ambi e nti dove si
svolgono le princ ipali attività: scuo-
la , c hi esa, scuola pro fess io nal e e di-
spe nsario. Donclo al te mpo della co-
loni zzazione era una stazio ne di com-
me rcianti, per cui vi sono il gas , l' e-
lettricità, l' acqu a potabile, cose im -
pe nsabili per il resto de l!' Ango la.
Kike in segne rà nell a scuo la profes-
sionale, e bade rà alla parte idraulica
de ll a zona rurale . Marfa Ele na pe n-
serà all ' istru zione cli base, all ' alfa-
betizzazio ne, e si impegnerà ne lla ca-
tec he s i.
/JS SE TTEMBRE 1996 - 27

3.8 Page 28

▲back to top
COLOMBIA . La Conferenza
Epi scopale L atin o A meri cana
(CEL AM ) che si è riunita a San-
tafé di Bogot,1, sollo la pres idenza
di mons. Oscar Rodrfg uez M ara-
di aga, ha denunciato il prestito a
usura prati cato dalle banche inter-
nazionali ai paesi latino-ameri ca-
ni. L ' indebitamento alluale, che
ammonta a 533.800 mil ioni di dol-
lari , e che nasce dal moltiplicare per
undic i le somme inizialmente pre-
state, blocca per sempre qualsiasi
possibilit à cl i sv iluppo.
AUSTRIA . La «Don Bosco-Haus»
cl i Vi enna prom uove una espos i-
zione cli di pinti esegui ti dai giova-
ni autori cl i varie reg ioni ciel mon-
do salesiano. Lo scopo è cultu rale,
ma anche benefi co, dal momento
che il ricavato della vendita dei
quadri sarà desti nato soprattu tto a
ragazz i che a causa della pove1tà
non possono andare a scuola. La
« Don Bosco- Haus» è frequentata
eia migliaia cli giovani , ma anche
da gruppi di adulti, per incontri cul-
tu ra li e cli spiritualità. Per parteci-
pare o avere altre in formazioni :
N ikolaus L ink, D on Bosco-Haus,
St. Veitg. 25-A-11 30 WIEN.
SPAGNA . Il rapporto sales iani-
popolazione è stato sempre molto
stretto. I comuni cieli ' A ndalusia in
parti colare, quasi tutti cli sini stra,
hanno spesso ri conosciuto uffic ial-
mente il lavoro svolto dalla con-
gregazione nel campo cultura le ed
educativo. Utrera ha proclamato
nel 1969 la congregazione salesia-
na "figlia adottiva" dell a città; Si-
viglia le ha conferito la medaglia
della città ( 1985), Cad iz la targa
d'argento dell a pro vincia ( 1989),
Montilla (195 1), Carmona ( 1974),
A lgeciras ( 1987), Cacliz ( 1988), Po-
zoblanco ( 1988), La Lfnea ( 1989),
Mor6n ( 1990), A lcah1 de Guaclai-
ra ( 1990) e Utrera ( 1992) la meda-
glia d'oro della città. M alaga ( 1994)
la medag li a d' oro per il centenario
della presenza in città. Nel 1995 il
re di Spagna Juan Carlos ha dato
al Colegio Mayor San ./11011 Bosco
di Sev ill a l ' onorificenza " A l fonso
X el Sabio", a riconoscimento per
il mezzo secolo cli formazione un i-
versitari a.
28 - SETTEMBRE 1996 BS
DOPO GLI ACCORDI DI LUSAKA
di Edmundo Valenzuela*
Le sofferenze e la precarietà degli
angolani continuano. A causa del pe-
trolio, dei diamanti e degli altri beni
che l'Angola possiede, come la pe-
sca marittima. Gli interessi dei po-
tenti in Angola, da ogni parte, del go-
verno, ma anche dell'UNITA, insie-
me a quelli delle nazioni straniere,
fanno sì che il raggiungimento della
pace avrà un processo molto lento.
È minacciata da continui attacchi e
accuse reciproche . Ma sempre più
questa è la strada certa. Tutti cerca-
no la pace, parlano di pace, ma pre-
parano la guerra... La carta delle Na-
zioni Unite non appare né convin-
cente , né chiara. Mentre essi fanno i
loro interessi per il servizio che dan-
no alla pacificazione, non manca chi
considera la loro presenza solo co-
me un autentico turismo. Tutto som-
mato , sembra che sia altro che inte-
ressa dell'Angola, dell'Africa, dei "ne-
gri", dei poveri . Emergono chiaramen-
te tanti interessi politico-economici .
In questa situazione la voce della
Chiesa è sempre più la voce di chi
non ha voce . I vescovi denunciano
frequentemente i ritardi nel dialogo,
la mancanza di realizzazione dei patti
del Protocollo di Lusaka (Zambia) del
passato novembre 1994. La lentezza
nello sminare il paese, nel liberare
le strade, la situazione di estrema po-
vertà in cui vive la gente. In mezzo a
tanta ricchezza naturale ...
È incredibile l'ingordigia di ricchezza
e di potere che si vede. Tra l'altro du-
rante quest'anno - destinato a con-
solidare la pace - viviamo nella co-
stante instabilità, con la minaccia del-
la ripresa delle armi, e non si tratta
di parole. L'ONU penso che si muo-
va in modo da non ripetere l'avven-
tura della Somalia, dove sono entrati
vittoriosi e trionfanti , fermi a voler im-
porre la pace con le armi . Su cos'al-
tro del resto possono contare i gran-
di della terra per imporre la pace? In
Angola si tratte-
rebbe di accompa-
gnare il dialogo tra
le parti.. .
In mezzo a que-
sta situazione, la
nostra m1ss1one
appare importante
e ricca di speran-
za, anche se è
come una goccia
d'acqua in mezzo
a tanto fuoco .
Sempre precaria la pace in Angola.
*direttore e parroco
a Luena
« Siamo cosc ie nti di lasc iare una clericale. Dicono di aver sempre av u-
situaz ione d i s ic urezza, il lavoro so- to degli amici di qua rtiere e di lavo-
prattutto, c he sono cose fo ndamen- ro c he non si dicevano re li g ios i. Non
ta li pe r la vita e la fa mig li a. Mo lti hanno vo luto che la loro v ita fosse
avre bbero potuto invidi are la nostra totalme nte assorbi ta dall ' impegno
pos iz ione. A nc he per questo la no- con i sales iani , non s i sono rinc hiusi
stra scelta può risultare incompre n- in modo esc lu sivo in un mov ime nto
s ib ile all a maggio r parte de ll a gente. · catto li co. A nche per questo le loro
Noi parti amo sapendo c he condurre- fa mi gli e s i sono stu pite de ll a loro
mo una vita du ra. Stiamo bene, sia- scelta. Pe rò qu esto è servito a farri -
mo fe lici, ma le nostre moti vazioni fl e tte re mo lti, a mand arli un poco in
sono profo nde e libere ».
c ri s i. Pe r nove mes i li hanno ri em-
piti di domande. « Non sono supe r-
fic iali , anche se non approvano la
nostra dec isione. Ma c hi è d 'accordo
GIOVANI NORMALI
in pi eno con noi, sono que lli de ll a
nostra comunità, c he c i considerano
Marfa Ele na e Ki ke non vogli ono come i loro rappresentanti ».
lasc iare di un ' im magine tro ppo
Luca Sorrentino

3.9 Page 29

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. . -. - '
.
- ·- -~.
DALLE MISSIONI
Elvira Bianco
S on già passati di qui
più di 700 ragazzi.
dell 'Educazione, mentre
l'avviamento al lavoro è
140 ogni anno trovano
finanziato dal Servizio Na-
ospitalità per mangiare ,
zionale per la Promozio-
dormire e istruirsi . Don
ne Professionale. I ragaz-
Bosco Roga si fregia del
zi qui trovano un letto per
privilegio di essere la pri -
dormire, la sala da pran-
ma casa del Paraguay a
zo, una chiesetta, labo-
essersi posto il problema
ratori attrezzati, centro po-
dei ragazzi della strada.
lisportivo e anche una
Dal 1988 a oggi funziona
bella e igienica piscina.
senza interruzione. Sotto
Potranno lavorare e gua-
la guida di don Martfn
dagnare anche all 'inter-
Rodrfguez, uno spagno-
no dell'opera, fabbrican-
lo trapiantato da 20 anni
in Paraguay e che vive
tutto per la sua missio-
ne, ha dato vita a uno dei
I Asunci6n (Paraguay). All'inizio i ragazzi
del «Don Bosco Roga» ogni giorno ritornano
sulle strade a continuare il loro mestiere.
Nella foto un piccolo limpiabotas (lustrascarpe).
do mattoni e mattonelle,
manici di scopa, betonel-
le per il selciato e reti me-
talliche.
migliori progetti sociali
del paese. «Questa casa
è destinata ai bambini
UNA CASA
«C'È DA NON CREDER-
Cl », precisa don Martin.
della strada. A volte ven-
gono genitori che ti pre-
CHE SALVA
« Don Bosco Roga ha co-
minciato a funzionare sot-
sentano il figlio, dicendo
che è un ragazzo difficile
e che ha dei problemi ,
I RAGAZZI
to gli alberi , come gli in-
di ». Ma oggi si propone
di trasmettere nei ragaz-
DALLA STRADA ma no, non lo prendiamo:
qui ospitiamo solo ragaz-
zini la voglia di tornare a
casa loro, di far sentire il
zi della strada », dice. I
gusto della vita di fami-
ragazzini li vanno a cer- Ad Asunci6n (Paraguay) Dòn Bosco Roga: glia; e soprattutto di dar-
care amichevolmente. A
volte sono davvero l'ul-
timo riferimento per que-
sti piccoli venditori di gior-
un'opera che accoglie e aiuta i ragazzi
più sbandati, proponendo un cammino
di formazione a tappe.
gli una formazione più
completa possibile.
« In questa casa i ragaz-
zi entrano liberamente »,
nali, lustrascarpe o i la-
tiene infine a precisare
vavetri ai semafori. Per-
don Martfn Rodrfguez,
ché si trovano nelle strade? Perché ormai non « ci stanno liberamente e sono liberi di
vogliono o non possono rimanere in famiglia. Il andarsene ». Ai ragazzini viene proposto un cam-
più delle volte sono maltrattati o visti male dal mino fatto di tre tappe. La prima ha lo scopo di
compagno della madre, che ogni tanto cambia.
permettere al ragazzo di ambientarsi, e non gli
viene chiesto molto di più. Nella seconda il
FORMAZIONE INTEGRALE. «Don Bosco Roga » ragazzo viene inserito in una classe , si ferma a
è una casa di formazione integrale. Qui i ragazzi dormire , comincia a collaborare alle pulizie e a
hanno l'opportunità di completare gli studi primari fare alcuni lavoretti nella casa. L'ultima tappa è
e poi di imparare un mestiere: idraulico, fabbro, quella dell 'assestamento: al mattino lavora, alla
elettricista, muratore , meccanico. La scuola pri- sera frequenta la scuola professionale .
maria ha delle insegnanti pagate dal Ministero
IJS SETTEMBRE 1996 - 29

3.10 Page 30

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I giovani seminaristi sono il futuro della Chiesa cinese. Liberi dal
UNA PENDOLA E
SULLA VIA DELLA SETA
di Maria Antonia Chinello tura cli un certo numero cli seminari:
uno nazionale a P·echino, se i reg io-
nali, una decina tra provinciali e dio-
E' nata a Macao ed è cresciuta f
Hong Kong, suor Maria Ko. E
dunque cinese purosangue, ma so lo
tardi ha potuto incontrarsi con la
grande Cina con tinen tale. Solo quat-
tro anni fa ha messo piede nella sua
patria. E non vi è e ntrata come turi-
sta c uriosa, né come g irovaga che
ritornava a cercare le propri e radi-
cesani , i seminari sti impegnati negli
studi sono circa un migliaio.
Con la politica cli liberali zzazione
promossa negli anni ' 80, l' atteggia-
me nto del governo cinese nei con-
fronti della Chiesa cattolica, si è fat-
to più tollerante. Lo stato continua a
dichiararsi ateo e le persecuzioni con-
tro i cristiani, soprattutto quelli de l-
la chiesa clandestina, non so no ces-
c i, ma invitata dalla Chiesa uffic ia- sate. Dopo il 1989, anno in cui il sa-
le per insegnare Sacra Sc rittura nel les iano don Giuse ppe Zen , e un al-
seminario di Shanghai. Da all ora,
suor Maria divide il suo tempo tra
l' in segname nto alla Pontific ia Fa-
co ltà di Scienze dell'Educazione Au-
xilium cli Roma, e alcuni semin ari
diocesani e reg iona li all ' in tern o del -
la Re pubblica Popo lare Cinese. Una
pendolare sulla via della seta cie l te r-
zo mill e nnio . L'antica strada cli col-
tro sacerdote cinese di Hong Kong,
ottenevano un breve permesso per
insegnare teologia e filosofia nel se-
minario di Sheshan, a ltri vi hanno
potuto accedere per contribuire alla
formazione dei giovani sacerdoti . So-
no ormai più di dieci , secondo lesti-
me di suor Maria, quelli che vi in se-
gnano e provengono eia Hong Kong,
legamento tra l' Ori e nte e I' Occ ide n- Taiwa n ma anche dagli Stati Uniti e
te, è diventata idealmente il segno
cli un itinerario cli penetrazione cli
nuova evangeli zzaz ione del grande
subcontinente cinese.
dall ' Europa. « La situazione», affer-
ma suor Maria, «è complessa e am-
bi gua. Non è un ' esagerazione dire
che, qualsiasi cosa tu ascolti della
Cina è vera in que llo stesso tempo e
nello stesso luogo e che in un altro
posto non lo è. Per questo la mia
LA RINASCITA
DELLA CHIESA
esperienza della Cina è limitata ai
seminari che ho visitato e in cui ho
insegnato in quest i ultimi quattro
anni ».
Lo sv iluppo che sta avendo la Chie-
sa in Cina, in questi ultimi decenni ,
è qualcosa che ha ciel sorpre nde nte.
Una Chiesa, che ha subito un taglio I GIOVANI SEMINARISTI
ne tto nelle re lazioni con il resto ciel
mondo e della cristianità per oltre· I seminari sono il punto strateg ico
quarant' anni , sta lentamente rinascen- per la rinasc ita della Chiesa cinese,
do. Secondo le stat istiche del I' uffi- il c ui futuro dipende in gran parte
c io central e de lla Chiesa " uffi c iale" · dalla nu ova generazione di preti e cli
a Pechino, i catto lici sare bbero oltre leader di comunità cristiane. I semi-
di eci mili oni ; le chiese riaperte ne- nari, come tutte le organizzazioni re-
gli ultimi I5 anni quattromila; oltre ligiose, sono sottomessi al controllo
70 vescovi e circa 1500 sacerdoti . Il de llo stato in tutti i de ttag li ciel loro
regime ha permesso anche la riape r- fun zioname nto . È facile, di conse-
30 - SETTEMBRE 1996 BS
Da quattro anni suor
Maria Ko, una FMA
cinese, torna nella sua
patria per insegnare
nei seminari
e contribuire
alla formazione
dei futuri preti
e delle religiose.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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peso del passato, possono ntribuire a una vera riconciliazione.
I Siamo in Cina ed è oratorio
a tutti gli effetti, per bambini
e adolescenti.
I Shanghai (Cina). Suor Maria Ko
insegna Sacra Scrittura
in seminario.
Pechino. Sguardi dl speranza
sulla piazza Tlennanmen.
In Cina la libertà religiosa
è ancora molto limitata e c'è chi
parla di centinala di sacerdoti
e alcuni vescovi ancora detenuti;
ma Il clima sta lentamente
cambiando.
g uenza, immag in are i tanti proble mi
cui devono far fronte: scarsità di do-
centi e cli formatori , mancan za di
libri cli testo e cli suss idi pe r l' in se-
gnamento e lo studio, assenza cli qua-
dri organi ci cli riferimento ne l cam-
mino di formazione , inadeguatezza
cli o ri e ntamenti pastorali e sp iritua li.
Esiste una ev id e nte sproporz ione tra
la forrnazione insuffici ente, condot-
ta in stil e antiquato, .e le es igenze
rea li de i futuri rnini stri cli Cristo in
una società cornp lessa corne è q ue l-
la de ll a C in a oggi .
La sensaz ione di suor M aria , e cli
chi con le i condivide questa nuova
mi ssione , è que lla cli fare qualcosa
in fretta , ma anc he cli procede re con
di screz ione ed estrema prudenza .
Racconta suor Maria: « Nel 1993
mi sono inserita in questo nuovo apo-
stolato significativo e fecondo e ho
ottenuto il permesso cli inseg nare nel
serninario cli Sheshan , uno de i me-
g lio strutturati e con il numero più
elevato di semin a ri sti . In quell 'anno
erano 150. In un semestre ho potuto
tenere circa 200 o re di lezione. Ne l
1994 invece, ho svo lto un corso s i-
mile in Xian , al centro-ovest, dove
g li studenti erano un centinaio. Nel
1995 ho fatto circa I00 ore di lezio-
ne, un mese intero a Shanyang, ne l
seminario regionale de l nord -est. I
giovani qui e rano ci rca 80 e il corso
era frequentato anche eia una trenti-
na di suore. È stato al termine di que-
sto periodo di in segnamento che, al
di dell e mie aspettative, sono riu-
sc ita a pubbli care un libro di lntro-
du zione al Nuovo Testamento, otte-
nendo l'autori zzazione dell ' ufficio
Affari Reli g ios i. Ormai il libro c ir-
cola in tutti i seminari e va in mano
a tutti g li stude nti ».
Gli studenti de i seminari prove n-
gono , per la magg ior parte, eia fami-
g lie cattoli che cli antica data . Hanno
die tro cli un 'educazione semplice,
ricca cli va lo ri e ca lore umano . Sono
giovani iI)te lligenti , buoni , aperti, im-
pegnati. E ne ll a catechesi svolta ne l-
le famig lie che ricevono i primi e le-
rn enti de ll a tradizione biblica. La
loro fo rmazione re li g iosa di base è
elementare e arretrata, come quella
di tutti i cristiani cinesi in genere.
Ciò è comprensibi le in una Chiesa
priva d ' una tradizione cri stiana so li-
da e per molto tempo costretta al s i-
lenzio., Lo studio della Bibbia è agli
ini z i. E da poco che il governo ha
pennesso cli stamparne ci rca un mi-
lione e mezzo di copie. In genere i
semin aristi, come le giovani suore,
hanno un a ce rta famil iarità con gli
episodi più noti de ll a stori a cli Israe-
le e con i fatti della vita di Gesù, ma
si tratta di una conoscenza fra mmen-
taria. È mancata poi tutta la ricchez-
za che è de riv ata dal Concil io Vati -
cano II e che ha rivolu zionato I'ap-
proccio al testo biblico. « Accompa-
gnare i g iovani seminari sti cinesi
nel loro cammi no cli conoscenza del-
la Bibbia è meraviglioso. Si appas-
s ionano in fretta e profondamente.
Non fanno molta fatica a entrare ne l-
la prospetti va del lo studi o stori co-
critico, ma soprattutto co lgono con
BS SETTEMBRE 1996 - 31

4.2 Page 32

▲back to top
-
I de legati di ocesani per l'« am-
bi to giovanile », che si sono ritrovati
per approvare le proposizioni che
non erano state votate a l Convegno
cli Palermo, hanno fo1m ul ato la ri -
chiesta alle Chi ese locali di f arsi ca-
rico delle proposte del servizio CÌl'i-
le, alternativo a quello militare, e del-
/' anno di volontariato sociale, poi-
ché tali esperienze ha11110 1(11 fo rte
valore fo r111m ivo. Non solo, i g iovani
hanno cliiesto cli promuove re ques ta
form a di servi zio evangelico « per la
sua va lenza ed ucati va», anche a
quelli che si preparano al sacerdo-
zio, in vece di chiedere l' esonero.
-
Ha frequentato pe r c inque an-
ni la sc uo la sales iana del Testacc io
cli via Za bag lia, l'attua le parroco cli
San Pao lo Fuori le Mura, l' abate pa-
dre Is idoro Catanesi, da ll ' anno scor-
so presidente de lla Congregazione Be-
nedettina Cassinese. Vero "exallievo
a tuni g li effetti", conserva un ri cor-
do parti colare de ll'allora preside don
Gorgog lione e de l consig liere scola-
sti co don Carraro, ma anche cl i tutti
g li altri insegnanti .
- fl VID ES (Volontariato Inter-
nazionale Donne per l' Educazione e
lo Sviluppo) è stato acco lto co me
membro effetti vo de l CCSV I (Co-
mi de Coorclinati on clu Serv ice Vo-
lonta ire Internati onal), la piattaforma
de l vo lontari ato giovani le presso
l' UNESCO . Recentemente la Comu -
nità E uropea ha fatto una donaz ione
g lobale cli 60 milio ni cli lire all ' asso-
ciazione co me riconoscimento per il
lavoro svolto negli ultimi sei anni .
La somma sarà investita in mi cropro-
getti per Vietnam, Repubblica Do-
min icana, Filippine , Etiopia e Cam-
bogia.
-
Elisa Marocchi , una studente
de l liceo classico Maria Aus ili atrice
di Roma, ha vinto il primo premi o
de l concorso " Alla rice rca di Dio".
La manifes tazione era inseri ta nel
programma del Convegno « Cento an-
ni di Bienna le e cli Cinema - La pre-
senza della Ch iesa» promosso dal
Comitato ecclesiale per il centenario
e l' Ufficio naz ionale de lle comuni ca-
zioni sociali de ll a CEI. La scuo la
Mari a Ausiliatri ce di via Dalmazia
ha partec ipato co n alc uni temi e labo-
rati dag li studenti a segui to della vi-
sione del film La settima sw nza sull a
vita cli Ecli th S te in , la re iig iosa car-
me litana di ori g ine ebra ica, morta
ne l campo di concentramento cli Au-
sc hwitz e bealificata eia G iovan ni
Pao lo I[ ne l 1987.
32 - SETTEMBRE 1996 8 S
Suor Maria Ko Ha Fong non è
l'unica a essere coinvolta nel "Pro-
getto Cina". Con lei c'è un gruppo
di sacerdoti salesiani che, essendo
stabili a Hong Kong , possono assi-
curare periodi più lunghi e regolari
di permanenza nei seminari cinesi.
Don Lanfranco Fedrigotti condivide
con suor Maria l'insegnamento del-
la Sacra Scrittura e altre iniziative
di spiritualità biblica per i seminari-
sti. Anche don Giuseppe Zen e don
Savio Hon insegnano nei seminari
teologia e filosofia.
Suor Maria Ko è nata a Macao
nel 1950 ed è Figlia di Maria Ausi-
liatrice dal 1970. Ha compiuto tutto
il periodo della formazione in Italia.
Ha studiato scienze dell'educazio-
ne a Torino e teologia a M0nster, in
Germania.
Si è laureata in teologia a Mun-
ster e dal 1978 è docente di Sacra
Scrittura alla Pontificia Facoltà di
Scienze dell 'Educazione di Roma e
I Shanghai (Cina). Suor Maria Ko
insegna Sacra Scrittura
in seminario.
all'Holy Spirit Seminary di Hong
Kong . Collabora a diverse riviste e
fa parte della Commissione teolo-
gico-storica per la preparazion~ del
grande Giubileo dell'anno 2000 ed
è consultore della sacra congrega-
zione per gli istituti di vita consa-
crata .
partico lare sensibilità il pi ano dell a
ri ve laz ione ».
Suor Mari a assicura che questo è
favo ri to clall ' indo le cinese propensa
a fa re memori a e a custodire nella
v ita la storia degli antichi : « Noi c i-
nes i siamo abi tuati a sentirci eredi d i
una preziosa tradizione di vita e cli sa-
pienza, a lasc iarc i guid are dall' es pe-
rienza degli antenati , a trovare nei
test i class ic i i criteri e il quadro cli
riferimento per la nostra condotta
mora le. Non è difficile per no i, dun-
que, rileggere la Bibbia come storia
della salvezza e trovarci coin volti ».
IL FUTURO
È NEI GIOVANI
Prim a cie l 1950 c 'e rano , in Cina,
più di settemila re li g iose, i due terzi
delle qua li di origi ne c inese. Il de-
stino de lle congregaz ioni re li giose,
dopo l'avvento a l potere de l partito
comuni sta, non è stato di verso eia
que ll o che ha colpito i sacerdoti.
Chiusura dei conventi , es pul sione
delle re lig iose straniere, internamen-
to de ll e c ines i nelle prig ioni o ne i
campi cli lavoro. Nonostante tutto,
mo lte cli lo ro , incuranti de ll e d iffi-
co ltà, hanno continuato a vivere la
propri a vocaz ione in pri vato. Ora , la
vita re lig iosa sta lentamente riemer-
gendo. Recentemente molte case re-
lig iose hanno fo rm alme nte o info r-
malmente riaperto le loro porte. Il
numero delle s uore che vive allo sco-
petto, o in stato semi pubblico, s i
agg ira sull e duemil a. Non si cono-
sce null a, invece, de ll e relig iose del-
la Ch iesa c landestina.
Per s uor Maria il futu ro dell a C i-
na risiede nei g iovani. A loro guar-
da con speranza perché li ritiene ca-
pac i cli contribu ire all a co llaborazio-
ne e riconcili azione tra la C hiesa uf-
fi c iale e que ll a cl andestina. Più libe-
ri dal peso de l passato, ess i sono ca-
pac i di vivere esperienze sincere di
fraternità e di amic izia. Si gioca pro-
pri o qui la speranza che accompa-
gna questo lento rifio rire dell a vita e
dell a fi ducia nella "cultu ra cristiana"
anche da parte de lle autorità gover-
native de l paese. « La via de lla seta,
che partiva dal cuore de lla Cina rag-
g iungendo Roma duemil a anni fa, e
che un iva l'As ia con l'Euro pa, era
stata costru ita a fatica, con piccoli
pass i. Era tina strada su cui si porta-
vano e si scambi avano doni , prodot-
ti. Anche ogg i, pass i di solidarietà
tra la C hiesa cinese e il resto cie l.
mondo possono essere intrapres i su
una nu ova via dell a seta, soprattutto
in vista de l 1997, anno in cui il pro-
tettorato ing lese su Hong Kong sca-
drà e la co loni a ritornerà sotto il go-
verno di Pechino».
Maria Antonia Chìnello

4.3 Page 33

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IL DIARIO DI ANDREA
di Jean-François Meurs
SCEGLI LA TUA
FELICITÀ
Questa è la mia felicità: scrivere una lettera per Amnesty,
preparare una giornata o un campo scout,
spedire un container ad Ha'iti. Non mi bastano la tele,
il calcio o il club Méditerranée.
C onosco un tipo, è felice perché
ogni mattina trova un posto per
parcheggiare. Mentre tutti gli altri ar-
rivano all'ufficio di cattivo umore, lui,
il pacifico Raoul , non si è snervato
negli ingorghi stradali, e si mette su -
bito al lavoro. Non si occupa degli
altri. Il suo trucco? Si alza un quarto
d'ora prima degli altri, non di più.
Prende l'auto e raggiunge il suo an-
golo segreto, sempre libero in quel
momento. E questo è il primo van-
taggio. Secondo vantaggio , niente
pedaggio. Si è comperato un rasoio
a pile e si rade in macchina. Finisce
di vestirsi, si mette calze e scarpe,
si pettina. Ha risparmiato dieci mi-
nuti, e questo è il terzo vantaggio.
Poi prende il suo termos, i panini,
fa colazione, sempre in macchina.
Risparmia così altr[ dieci minuti :
quarto vantaggio . E l'ora in cui
aprono i chioschi. Lui esce , compra
il giornale, torna in auto e si mette
a leggere. Ha risparmiato un'altra
mezz'ora. Quinto vantaggio. Que-
ste sono cinque occasioni di felici-
tà. Ed ecco, la felicità è semplice co-
me dire "buon giorno". Bisogna sce-
gliere ...
IL SUO VICINO, qualunque sia il suo
umore la sera rientrando dal lavoro,
dà un calcio alla moglie e abbrac-
cia il suo cane. O il contrario. Tanto
non è importante. Poi va alla toilet-
te e dopo tutto soddisfatto si mette
davanti al televisore. Schiocca le di-
ta e il suo cane gli porta le ciabatte
e la pipa. Rimane fino all 'una di
notte, facendo zapping. Al momen-
to del telegiornale , altro schioccare
di dita e la moglie gli porta gli spa-
ghetti e il vino. Quando arriva Tele-
mike, schiocco di dita e la moglie
sparecchia, gli porta un brandy. Que-
sta è la sua vita. Con un telecoman-
do, due dita che schioccano, l'uomo
è un animale sedentario e felice . È
una scelta.
IL PADRE DI CARLO , il sabato o
la domenica, prepara il suo travesti-
mento sin dal mattino: un cappelli-
no e una sciarpa a strisce rossone-
re . Man mano che si avvicina l'ora
della partita, si scalda, la sua voce
si rischiara, la faccia diventa più ros-
sa, i suoi occhi più neri. Diventa ag-
gressivo, nervoso e gioca con il suo
portachiavi , che porta stampigliato
sopra un pallone con gli esagoni ros-
si e neri. Pulisce l'auto per masche-
rare la sua impazienza, sbatte la pol-
vere dal giocatore di pezza, rad -
drizza il gagliardetto a frange, incol-
la un altro adesivo. Prende la sua
trombetta ad aria e parte. Va verso
le più belle ore della settimana. La
sera, registra la sintesi della partita.
Per tutta la settimana non parla che
delle più belle azioni , e se non ci so-
no programmi sportivi, si guarda la
cassetta registrata. Scommetto che
lui sente nelle vene e fin nei suoi ge-
ni , la pulsione primitiva degli ante-
nati cacciatori che inseguivano la
preda, e si sente un "uomo", un anel-
lo essenziale per la salvaguardia del-
la specie umana.
La forza primitiva
della felicità.
BENE, MA A ME
IL PARCHEGGIO,
IL CALCIO O LA
TELE non mi por-
tano al settimo cie-
lo. lo sono un po-
vero insoddisfatto
che desidera sem-
pre qualcosa di
più; e sono anche
un brontolone in-
tollerante contro i
razzisti , i violenti , i signori della
guerra, come quelli della ex Jugo-
slavia, il Ruanda, il Sudan, Timor...
Quand'è che io sono felice? Quan-
do scrivo una lettera per Amnesty
lnternational, quando preparo una
giornata o un campo per i miei lu-
petti , quando ho caricato un con-
tainer per i poveri di HaHi. Sono
triste quando non riesco a passare
un po ' di tempo con Giulia, o con
Beppe, o quando li trascuro. Ma non
sono geloso per tutto il tempo che
Giulia dedica ai piccoli del dopo-
scuola, al contrario , ne sono orgo-
glioso. Da parte mia, vado a stirare
i pantaloni e a dare una mano a
Vittorio, che è vedovo e ha 90 anni.
Non riesco a non interessarmi delle
sciocchezze di Carlo. Fa di tutto per
mettersi nei pasticci, ma non posso
non aiutarlo. Ho un debole per i ca-
ni piedi di pulci e anch'essi attraver-
sano la strada per venirmi ad annu-
sare.
IO SOGNO GRANDI COSE PER LA
MIA VITA e i politici mi propongono
la televisione, l'abbuffata , gli abiti
griffati, il club Méditerranée. Que-
st'anno finisco il liceo. Devo sce -
gliere gli studi superiori. Sono inde-
ciso. Avrei voluto fare medicina, ma
c'è la matematica. Professore di let-
teratura? Preferirei certo guarire la
gente raccontando loro delle belle
storie. È sicuro, comunque : se non
trovo lavoro dopo gli studi, andrò co-
me volontario all'estero. Per esem -
pio, ci sono tante cose da fare nelle
Ande, piuttosto di restare ad abbru-
tire sprofondato sui cuscini.
o
V/EIJl,AWDIZEA f
Af.JDIAMO IN
b{SC,OTEGA !(
ns SETTEMBRE 1996 - 33

4.4 Page 34

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l ~ B . PROGETTO UNICEF:
~ ~ trSmdaci
~
SANTERAMO IN COLLE
(Bari) . Il sindaco della città
ha conferito la «cittadinan-
za onoraria » ad Alfonso
Setti, salesiano laico nativo
di Rovereto . Tra le motiva-
zioni , la passione educati-
va oratoriana e l'amore del-
la terra. In trent'anni ha pian-
tato ben 500 piante, crean-
do nella casa salesiana una
straordinaria oasi di verde.
INDIA. I bambini della scuo-
la parrocchiale elementare
di Seling (M izoran) im pe-
gnati con la loro maestra
nell 'ora di ginnastica . La
scuola è stata aperta nel
1993. Fatta di bambù e le-
gno , si trova in una zona
montuosa ed è il primo ve-
ro punto di appoggio per
l'avvenire dei ragazzi di
questa zona.
PAPUA NEW GU INEA. Pri-
mo traguardo importante
per gli studenti dell'ultimo
anno del la Don Bosco
Technical School di Badili.
Come ogni anno, nel corso
di una cerimonia, i Trainees
ricevono il dip loma a ll a
presenza degli insegnanti e
delle autorità governative.
TERRA SANTA. Solenne
anche a Nazareth la chiu-
sura dell'anno scolastico e
la distribuzione degli atte-
stati ai nuovi diplomati. La
scuola tecnico-professiona-
le di Nazareth propone ai
concittadini di Gesù corsi di
falegnameria, meccanica,
elettronica. 550 il numero
degli allievi della scuola.
GHANA. Per il loro primo
Congresso i cooperatori afri-
cani di Ghana, Nigeria e Li-
beria si sono dato appun-
tamento a Sunyani (West
Africa) , dove vi è una mis-
sione gemellata con i sale-
$iani della Germania Nord.
E crescente in tutte le ope-
re salesiane d'Africa la pre-
senza laicale dei coopera-
tori.
34 - SETTEMBRE 1996 11S
INDIA. Nella nuova parroc-
chia salesiana di Marian
Nagar (West Tripura) . A
destra il primo parroco don
Anthony Thaiparambil. L'an-
tichissima comunità risale
ai primi evangelizzatori por-
toghesi , ma si è presentata
particolarmente difficile per
le numerose divisioni tra i
cristiani.

4.5 Page 35

▲back to top
La leggenda missionaria di un ragazzo del sud.
DIECIMILA Giovanissimo orfano
di Teresio Bosco e poverzsszmo,
~ dopo la guerra
GESTI DI BONTA sceglie la missione
e parte per l'India.
N ell a contrada di Papari ello, nel-
la Murgia dei tr ulli e delle quer-
ce, Francesco perse suo papà Sante
quando aveva solo tre mes i cl i vita,
e vide morire sua mamm a Cateri na
quando aveva undi ci anni . Era il
1909. Francesco era nato in un o dei
bianchi trul Ii cli pietra dalla cupola
gri gia, che popolavano la campagna
attorno all a sua parrocchia cli Loco-
rotondo (Bari ). Sua madre, in quell a
ca mpagna riarsa dall a siccità e spo-
polata dalla mi se ria, lo copriva col
suo delicato amore e lo chiamava Ci-
cilluzzo . Fece in tempo a insegnar-
gli i mi steri ciel rosario (che rimar-
ranno per sempre il suo catechismo)
e a di rgli tante volte (mentre gli cla-
va eia compi ere i primi lavoretti ):
« Metti amore ! Metti amore! ». Se ne
anelò con Dio mentre cercava cli da-
re all a luce il terzo figlio.
Cicil!uzzo e suo fratell o Samuele
( 13 anni) furono portati all a fi era
dove si affittavano i ragazzi-pastore.
Ebbero la fortuna cl i essere presi eia
Vito e Anna Petruzzi cli Fasano (Brin-
disi), il paese dell a loro mamma. Fu-
rono tenuti come fi gli , ed ess i li chi a-
marono " papà" e " mamm a" e tutte
le sere rec itavano il rosario con lo-
ro. Ma in quella terra cli povera gen-
te, Francesco vide che per sfruttare i
più poveri veniva usato anche il ro-
sa rio. Quando quindi cenne, comin-
ciò a fare il mietitore pagato a gior-
nata , sapeva che il tramonto del sole
segnava la fine ciel lavoro. Ma il pa-
drone proprio in quel momento fa-
ceva cominciare il rosario, e lo tira-
va a lungo fino a buio, quando i mie-
titori dovevano reagire con rabbia:
«Basta falce, e basta rosari o! ».
Aveva un grande desiderio: impa-
rare. Nelle serate invernali andava
eia nonno Erasmo, mu ratore, che per
mezza lira la settimana insegnava a
leggere a scri vere e a far di conto
tracciando le cifre sui muri , perché
la lavagna non c'era.
PRIGIONIERO
Al LAGHI MASURI
Nel magg io del 1915 l' Italia entrò
nella prima guerra mondi ale. Fran-
cesco fu chi amato alla visita cli leva
nel gennaio 19 17, e nel magg io en-
trò in Iinea sul fronte ciel Trentino,
con il 124° reggimento "Chieti". Ave-
va 18 anni e mezzo, ed era alto 1,56,
due centimetri in più ciel minimo ri -
I
Don Francesco Convertini.
Nel 1991 è stata introdotta
la sua "causa di canonizzazione".
chiesto. Sembravano bambini man-
dat i al macell o, con quell e mantelli-
ne più lu nghe di loro. Le mitragli a-
trici au striache, quando i fantacci ni
italiani usc ivano dall e trincee per
l' attacco, facevano stragi enormi . J
vuoti ve nivano cinicamente colmati
Calcutta oggi e trebbiatura in un villaggio. Don Convertini è vissuto fino al 1960 nei villaggi del Bangladesh,
a nord-est di Calcutta, e fino al 1975 a Krishnagar.
IJS SETTEMBRE 1996 - 35

4.6 Page 36

▲back to top
gettando al fuoco quei giovanottini
che mai avevano saputo cosa fosse
l' Austria, e per cui nessun a sc uola
si era aperta per insegnare cos 'e ra la
patri a. Il 24 ottobre 1917 g li austria-
ci sferrarono un a violenta offensiva.
Sfondate le linee itali ane a Caporet-
to , avanzarono in quindici giorni fi-
no al Piave, catturando 300 mil a pri-
gionieri . Accanto all a marea dei so l-
dati in rotta, camminava la fo ll a de i
profughi : vecchi , donne, bambini .
Trasc inav ano la loro povera roba su
carrette o in spalla. Il fa nte France-
sco Convertini partec ipò alla batta-
glia del Piave che in novembre arre-
stò l'avanzata austriaca. Il 23 dicem-
bre era in linea con il suo regg imen-
to . In un inferno di fuoco e di gas fu
preso pri g ioniero con il s uo reparto .
Dopo un interminabil e e disastroso
viaggio a pi edi , fu internato in un
campo di concentramento presso i
laghi M as uri , in Polonia. Vi rimase
undi c i mesi , e là patì la fame vera,
quella che uccide. Ne vide morire tan-
ti , de i suoi compagni. La guerra finì
il 4 novembre 19 I8. Francesco, let-
teralmente scheletrito, fu restituito al-
t' Itali a il 15 novembre, e subito fu
agg redito dall a meningite, la malat-
ti a (a quei tempi) dei bambini e dei
so ld ati. Fu mandato in iso lamento
all ' ospedale di Cuneo e fu a un pas-
so dall a morte. Ma se la cavò. Appe-
na tornato all a sua terra , andò a pi e-
di al santuario di Alberobello. In quel
19 18 aveva vent ' anni , e ormai sape-
va che il mondo non finiva con i
trulli . Che fa re de lla vita? Il fratello
Samuele, che aveva fatto la guerra
pure lui , decise di emigrare in Ame-
rica. Francesco, dopo essersi inginoc-
chi at:o alla tomba di suo padre e di
sua madre, mise la firma ne lla Guar-
dia di Finanza per tre anni . Fu a
Trieste, a Pola, poi a Torino come
" attendente" di un capitano. E a To-
rino lo as pettava Don Bosco.
LA SPEDIZIONE
DEI MISSIONARI
Devotissimo della Madonna, ap-
pena g iunto a Torino si recò al san-
tuario cli Maria Ausiliatrice, e si ac-
costò al primo confessore per chie-
dere il perdono cli Dio. Chi lo con-
36 - SETTEMBRE 1996 BS
fessò era don Angelo Amadei , un o
de i grandi bi ografi di Don Bosco.
Fu impress ionato da l! 'onestà e dall a
fede di quel giov anottone in divi sa
militare. E Francesco tornò a con-
fessarsi da lui , a parlarg li , a sentire
da lui , nel co1tile dell 'Oratorio, la sto-
ria di Don Bosco e delle sue opere
che orm ai copri vano il mondo. Il 23
ottobre 1923, ne l santu ario d i Maria
Ausiliatrice gremito cli gente, Fran-
cesco vide il commovente addio a
undic i miss ionari sa les iani partenti
per l'India. Don Angelo Amaclei , ve-
dendolo molto colpito, buttò là: «Per-
ché non diventi mi ss ionario anche
tu? ».
Francesco ci pensò. Sarebbe stata
una maniera be lli ss ima cli spendere
la vita. C 'era un istituto sales iano
che preparava a lle mi ss ioni g iov a-
nottoni come lui , poveri di studio e
ricchi di buona volontà: il " Cardinal
Cagliero" di Ivrea. Francesco vi en-
trò il 6 dicembre 1923. Affrontò lo
studio con la stessa volontà feroce
con cui aveva zappato, falciato , era
andato ali ' assa ito con la baionetta.
E c i riuscì . A stento, ma c i riuscì .
La pagella impietosa dell'ultimo an-
no sco lastico (l 926-27), ne ll a casel-
la " matematica" registra uno zero in
febbraio, un sei all 'esame finale.
L'anno terminò con la "festa de lle
destinazioni" . Nell ' ampi a sa la di stu-
dio affollata dai compagni , presente
don Filippo Rinaldi , successore di
Don Bosco (e oggi " beato"), « ci di -
stribuirono quei fog lietti con cui ci
di vi devamo il mondo - ri cord a Ce-
sare del Grosso suo compagno -: tu
in Indi a, tu in Venezuela, tu in Pata-
goni a, tu in Cina. Eravamo quaranta
giovanotti appena rivestiti della to-
naca nera e pronti ad andare in capo
al mondo ».
LA LEZIONE
DI 11FADAR BENDRA»
Francesco ebbe appena il tempo di
anel are a sa lutare ami c i e parenti
di Papariello e Locorotondo. 11 7 di-
cembre 1927 s ' imbarcò co n i com-
pagni di missione sull a motonave
Genova. Il 26 approdarono a Bom-
bay. Proseguirono in treno per Cal-
cutta. Venne a raggiungerli monsi-
gnor Mathias, vescovo della mi ssio-
ne sa les iana . In treno costegg iarono
la vastissima pianura formata dai del-
ta congiunt i cie l Gange e ciel Braha-
maputra, fe rtili ss im a ma devastata
dagli uragani , oppressa da un clima
umido insopportabile per g li euro-
pei . Al confine della pi anu ra, una
corriera dalle panche di legno li
portò ai 1640 metri di Shillong, la
capital e de llo stato indi ano del! ' As-
sam, centro cli quell a mi ssione sa le-
s ian a.
Durante il novi ziato ( 1928) e g li
studi cli filosofia ( 1929-30) France-
sco imparò a fare il mi ss ionari o
guardando e accompagnando don
Costantino Vendrame, "Fadar Ben-
dra" , come lo chiamava la gente.
Era un grande camminatore . Al mat-
tino , caffè e fetta di pane, za ino in
spall a e avanti con passo sostenuto
di villaggio in villaggio. Entrava
nelle capanne, sedeva al fumoso fo-
colare, giocherellava con i bambini,
viveva la vi ta della gente . Don Ven-
drame fu il libro mi g liore che Fran-
cesco Convertini studi ò, imparò e
imitò in tutta la sua vita di mi ss io-
nario .
1935. Francesco viene ordinato sa-
cerdote il 29 gi ugno , all 'età di 37
anni. L' obbedienza g li chiede subito
di abbandon are I' Assam e di rag-
g iungere la mi ssione sales iana cli
Krishnagar.
Mon signor Ferrando, vescovo di
quella mi ss ione, lo affidò al parroco
di Bhoborpara, uno dei villaggi ora
ne l Bangladesh. E cominciò la sua
mi ss ione. Kri shnagar era una dioce-
si molto povera, con sei milioni di
abitanti , metà musulm ani e metà in-
dù, sparsi in 12.500 vill aggi. I catto-
li ci erano l' uno per mill e: una mi -
croscop ica zo ll a nel! ' immensa pi a-
nura. Fin dai primi g iorni fu circon-
dato da uno stuolo di ragazzi, che
divennero i suo i maestri , ben fe lici
di insegnarg li la lingua bengalese.
Nelle pred iche, don Francesco -dice-
va poche paro le, ripeteva le grandi
verità ciel Vangelo che non hanno
bi sogno cli tante paro le. Andava per
i villaggi numerosissimi attorno a
Bhoborpara. Camminava a piedi nu-
di , così ri sparmi ava le scarpe e con
quei soldi poteva comprare qu alcosa
eia mangiare per la gente.

4.7 Page 37

▲back to top
an SOCIETÀ EDITRICE
Z/ INTERNAZIONALE
Anni '50. Don Albino Fedrigotti (con il cappello)! . .
..
del consiglio generale, visita l'India. Il pnmo a sm1stra e don Convertm1.
INCREDIBILMENTE
BUONO CON TUTTI
Don Francesco è buono, per que-
sto tutti lo vogliono per amico. Le
case deoli indù sono severamente
chiuse :aoli
lo afferrano
estra ne
per la
i. Ma
veste
i
e
bam. bini
lo t1rnno
dentro le loro case. E lui parla a tut-
ti , indù e mu sulmani , di Gesù , del
suo amore per tutti. E venerato da
tutti come un gra nde sadhu , m_o1~aco
che porta la pace di Dio. !)1g1una
oiorni e oiorn i mentre cammma, per-
~hé quella gente ha tanto poco da
sfama rsi. Da quando sanno che ha
" l' acqua di Gesù che salva", mol_ti
vecchietti che aspettano la morte 111
silenzio, gli ela chiedono con mill_e
sotterfugi, per non offendere _la _reh-
o<Tione ufficiale dell a loro fami glia. E
don Francesco finisce per battezzare
mi oli aia di persone, dopo aver loro
pa1iato di Gesù. La vita di tutti que-
sti suoi anni di missione non ha nul -
la di clamoroso. È fatta di diecimi la
gesti di bontà che non offrirebber? a
un giornalista in cerca di sensazio-
nale nemmeno il necessari o per un
articolino di cronaca. Famiglie cat-
toliche hanno accettato il protestan-
tesimo per avere degli ai uti materia-
li. Don Francesco non sgrida nessu-
no, le invita a continuare a pregare,
a rim anere ami ci. Dorme in qu alun-
que capann a, tra top!, seq?i e scor-
pioni. E anche quelli lo n ~pettano.
Raccontano che nelle paludi , mentre
portava il viatico a un moribondo,
ha incontrato la tigre. E ha pregato
anche lei di lasciarlo passa re, per-
ché quell ' uomo stava morendo. E la
belva l' ha lasciato passare. Quando
il monsone cattivo ha di strutto pon-
ti capanne strade, è andato a racco-
oÌiere la g~nte con la zattera, e l'ha
~ortata sul tetto della chiesa, che è
come un ' isola su un lago grande.
Quando la stagione è bella e la cam-
pagna fiorente, don Francesco :fa _la
processione della _Mado1~rn~ tr~ 1 ~Il-
laggi: una process1011~ d1 d1ec1 .cl~il~-
metri , con un fiume d1 gente, cnst1a111 ,
musulmani, indù. Gridano e cantano
alla Signora bella, mamma di Gesù.
DUE VOLTE IN ITALIA,
A CURARSI IL CUORE
Poiché il cuore cominciava a zop-
picare per il grande c~ld? e il gran-
de cam min are, i supenon lo manda-
rono in Italia due vo lte, nel 1952 e
nel 1974. Poté ri abbracciare suo fra-
tell o Samuele, rientrato dall ' Ameri-
ca e dare la prima comunione alla
nipotina Cristangela. ~ a rima~e spa-
ventato al vedere che il rasano non
s! si diceva più nelle famig lie, e ~he
gettava via tanto ~ane, 1~1entre I _sum
bambini bengalesi monvano d1 fa-
me. Ritornò alla sua Krishnagar con
il cuore sempre più stanco. Una spe-
cialista in cardiologia, visitandolo in
Puglia, gli aveva dett? crudamente
la verità: con un cuore 111 quelle con-
dizioni ooni oiorno di vita era un
miracolo.0 Rin~ovò il miracolo fino
ali ' 11 feb braio 1975. Le -ultime pa-
role che riuscì a dire furono: « Ma-
dre mia, non ti ho mai dispiaciuto in
vita ... ora, aiu tami! ».
La cattedrale che acco lse i suoi
resti mortali si riempì cli cri stiani,
mu sulm ani , indù . Piangevano la per-
dita di un amico, di un fratello.
Teresio Bosco
LA RIVISTA PER INSEGNANTI,
GENITORI ED EDUCATORI
La Rivista sviluppa in maniera se-
ria e scientifica un articolato discor-
so di divulgazione pedagogica e di-
dattica, avvalendosi della collabo-
razione delle migliori firme in que-
sto campo (docenti universitari ,
esperti , operatori scolastici). L'a_rgo-
mento di volta in volta scelto viene
affrontato sotto l'aspetto pedago-
gico-educativo, psicolo$ico e - se
necessario - antropologico e socio-
logico ; se ne presentano i risvolti
metodologici e didattici, facendo
riferimento alle esperienze in atto o
a possibili itinerari applicativi. All 'in-
terno del più ampio contesto della
continuità che vede alla ribalta più
ordini di scuola, è privilegiato l'arco
di tempo corrispondente alla Scuo-
la dell 'obbligo e del biennio . Il di-
scorso proposto cerca di interessa-
re e coinvolgere tutte le discipline,
in maniera trasversale , senza scen-
dere nel particolarismo di ciascuna
materia, pur offrendo esempi di ap-
plicazione che riguardano le vane
aree del curricolo.
Direzione, amministrazio!1e
pubblicità e abbonamenti:
SOCIETÀ EDITRICE
INTERNAZIONALE
10152 TORINO
CORSO REGINA MARGHERITA, 176
Tel. 011/5227.1
/JS SETTEMBRE 1996 - 37

4.8 Page 38

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- COME DON BOSCO
di Bruno Ferrere
LA CASA
La casa è il guscio protettivo, la seconda pelle.
I bambini identificano la casa con la sicurezza.
È il primo vero punto fermo della loro vita dopo i genitori.
D opo un a vi sita a Valdocco , ai
tempi di Don Bosco, il direttore
di una grande scuola rilasciò un
commento sorprendente e incante-
vole nello stesso tempo : « Voi avete
una gran fortuna in casa vostra, che
nessun altro ha in Torino e che nep-
pure hanno le altre comun ità religio-
se . Avete una camera, nella quale
chiunque entra pieno di afflizione , se
ne esce raggiante di gioia ». Il biogra-
fo di Don Bosco che riferisce il fatto
aggiunge : « E mille di noi han fatto la
prova ». Ancora oggi le camerette
di Don Bosco conservano un
singolare profumo di acco-
glienza serena e pacifi-
cante intimità. Caratteri-
stica che dovevano ave-
re tutte le sue "case".
Don Bosco non parlava
quasi mai di "istituti" . Il
suo sogno era una "ca-
sa dei giovani ", casa di
preghiera e cultura, cen-
tro ricreativo (nel senso
pieno della parola), punto di incon-
tro, in clima di libertà e amicizia, con
educatori dal cuore e dall'intelligen-
za aperti e disponibili.
« La parola "casa" », scrive Henri
Nouwen, « riunisce in un'unica imma-
gine un 'ampia gamma di sentimenti
e di emozioni : è l'immagine di una
dimora dove si sta bene , è la casa
dell'amore. Probabilmente non esi-
ste espressione migl iore di "senza
casa" per sintetizzare la sofferenza
del nostro tempo . Essa rivela una
delle realtà più profonde e più pen-
sose, l'essere privi del senso di ap-
partenenza, il non avere un luogo
dove sentirsi sicuri, accuditi ,
protetti e amati . La fede cri-
stiana ci invita anche a spe-
rimentare la vita come un
"andare verso la casa" e la
morte come un essere fi-
nalmente arrivati a casa"».
La casa ha un significato
vitale per la vita familiare ,
per i figli che crescono
in particolare.
È il nido dell'inti-
mità, il ·1uogo dove
non esiste paura,
dove ci si sente
veramente liberi : liberi dalle preoc-
cupazioni , liberi dalle tensioni , liberi
dalle pressioni. Il luogo dove si pos-
sono deporre tutte le maschere , i
trucchi , le costrizioni. Quando le co-
se non stanno così , quando anche
in casa si vivono paura o tensione ,
il malessere che si prova è fortis-
simo, perché viene sentito come un
incredibile tradimento, un'ingiustizia
clamorosa della vita.
È l'espressione materiale del-
l'armonia e dell'amore familiari. I
muri della casa parlano. Don Bosco,
molto prima della moda dei taze -
bao, volle che sui muri dei portici di
Valdocco , frequentatissimi dai ra-
gazzi, fossero scritte delle frasi del-
la Bibbia. Tendine, tovaglie a colori ,
fiori , l'ordine e la pulizia sono quasi
sempre segni della gentilezza delle
persone che vivono in una casa e
dell'amore che provano gli uni per
gli altri. Il crocifisso o un'immagine
sacra sono molto più che ornamen-
ti. Una lavagnetta appesa in cucina
si può rivelare un toccasana: vi si
possono scrivere i turni per i lavori
domestici, ma soprattutto i messaggi
di incoraggiamento e d'affetto. Quelli
del tipo : «Vi voglio bene. Papà ».
È l'oasi della tranquillità , del ri -
poso, della quiete spirituale e fisica.
Il posto dove c'è sempre qualcuno
che aspetta. « Quando rientro tardi la
sera mi fa piacere che i miei geni-
tori abbiano lasciato la luce accesa
all 'ingresso per me », confida un di-
ciassettenne. I più piccoli , e non so-
lo loro, devono imparare a rispetta-
re il riposo degli adulti. In ogni fami -
glia dovrebbe esistere il "momento"
in cui mamma e papà hanno il dirit-
to di starsene un po' in pace.
È il porto dove ci si attrezza per
affrontare il grande mare "fuori". Qui
si impara come funzionano i rap-
porti con le persone, come si risol-
vono i problemi , quali sono i limiti
della libertà individuale , come si di-
venta responsabili , come si accol -
gono gli ospiti e gli amici .
38 - SETTEMBRE 1996 8 S
È la clinica del cuore . Il posto
dove si sa di trovare sempre perdo-
no e incoraggiamento. Dove si può
piangere quando se ne ha voglia, do-
ve c'è sempre qualcuno che asco!-
Casa, dolce casa. ta senza giudicare .

4.9 Page 39

▲back to top
l!I È la palestra dove ci si allena .
E l'unico posto in cui ragazzi e gio-
vani possono provare le loro forze e
le loro idee, anche le più strambe ,
sapendo che , in ogni caso , sono
amati. « Dalla vita ho imparato », scri-
ve un cinquantenne, « che se l'amo-
re non ci viene insegnato in casa, è
difficile che si riesca ad impararlo
altrove ». In casa si può imparare
sbagliando, senza per questo cor-
rere dei grossi rischi.
È lo scrjgno dei ricordi, della
memoria. E il luogo dello scambio
affettivo fra le generazioni, il foco -
lare intorno a cui gli anziani trasmet-
tono la saggezza ai più piccoli.
È il terreno dove affondano le
radici dell'identità. I muri della casa
operano una distinzione tra il "den-
tro" e il "fuori ". All 'interno della casa
nasce il "noi", la nostra famiglia.
È il santuario dei sentimenti , il
posto dove si apprende c_he cosa si -
gnifica "legame sacro". E bello che
esistano dei piccoli riti , per i pasti, il
sonno , la domenica e la preghiera.
È il posto più bello dove vivere
e crescere . In casa dobbiamo dare
il meglio di noi stessi. È esattamente
il contrario di quello che molti pensa-
no. « Mio marito sa essere dolce, te-
nero e affettuoso », ammetteva una
donna, tormentando il manico della
borsetta. « Con il cane si comporta
così ». Troppe persone sono tenere
e affettuose "fuori " e trattano la loro
abitazione come una specie di pattu-
miera di tutte le frustrazioni. È vitale
insegnare ai figli ad amare la casa
della famiglia e a sentirsene respon-
sabili. Perché il messaggio che tutti
trasmettono sia sempre: « Sono così
felice di stare qui, con te ».
O
DIZIONARIO PEDAGOGICO
a cura di Jean-François Meurs
O ttimista . Don Bosco è un
"esperto in umanità". Vede chia-
ramente il cuore dell'uomo, e sta
all 'erta : sa fino a che punto il
male può impossessarsi di cia-
scuno e sfigurare l'immagine di
Dio . Ma più ancora ha fiducia
nella potenza di Dio , che tutto
può salvare. Prevale l'ottimismo.
Non quello fondato sulla bontà
della natura, come dice Rous-
seau, bensì quello che si fonda
sulla bontà di Dio. La fiducia
che dà ai giovani non è che un
aspetto della sua fiducia in quel
Dio che può cambiare i cuori. È
per questo che l'educatore non
smette di affermare la possibi-
lità del cambiamento e rifiuta di
arrendersi.
diventare un figlio di Dio, la re-
ligione ha un grande posto nel-
la pedagogia salesiana.
La religione è nello stesso tem-
po un mezzo potente per far
emergere l'uomo, per educare
al bene . Il salesiano ama la
formula : educare evangeliz-
zando .
Per questo è molto difficile ap-
plicare integralmente il sistema
preventivo nel nostro mondo
secolarizzato. Degli adattamenti
sono possibili, a condizione di
dare sempre un posto impor-
tante al senso della vita, a tutto
ciò che tocca la vita morale,
all'elevazione spirituale . D'altra
parte, i giovani stessi hanno un
senso alto del loro avvenire, es-
si vogliono fare qualcosa di
buono ...
R eligione. Poi-
ché l'obiettivo fina-
le dell'educazio-
ne secondo Don
Bosco è di rivol-
gere il ragazzo
verso Dio e di in-
trodurlo sul cam-
mino che lo farà
IN LIBRERIA
Umberto De Vanna
RAGAZZI & RAGAZZE
come sono cambiati
come credono
come vivono insieme
pp. 176, lire 14.000
Un libro nuovo, che affronta
un argomento poco presente
in libreria.
Il tema centrale è la riappro-
priazione della fede da parte
degli adolescenti d'oggi . Essi
vivono in un contesto educa-
tivo profondamente rinnovato
e inedito : sono adolescenti
"nuovi", in forte dipendenza
dalla società e dalla cultura
del loro tempo.
Tra le novità di maggior rilie-
vo , la pacifica convivenza di
ragazzi e ragazze anche ne-
gli ambienti ecclesiali. Una
"coeducazione" che porta con
sé molte chance, anche sul
piano della educazione alla
fede , ma che esige una mag-
gior attenzione educativa.
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
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Tel. 011 /95.91 .091 - c/c Postale 8128
ns SETTEMBRE 1996 - 39

4.10 Page 40

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- I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
e nostro figlio ha cominciato a ri-
prendersi. Gli stessi medici af-
fermavano trattarsi di un miraco-
Il
Il
lo . L'unica conseguenza : una
gamba più corta dell'altra.
Martino Comceicao Santos
Figueiro d~s Vinhos
~t,flERAt,-E"<
u~ .,,., P•Ml•JIOOOOO
BRASILE . L'B febbraio di quest'anno a Sao José dos Campos
(Stato di Sao Paulo) sono stati riesumati i resti del venerabile
don Rodolfo Komorek, "o padre santo", un salesiano polacco
vissuto in Brasile per 25 anni. Tante le grazie attribuite alla
sua intercessione, sempre piena di fiori la sua tomba.
r lN UN CLIMA
DI TIMORI
r PENSANDO ALLA
CAUSA IN CORSO
All 'inizio della mia gravidanza ,
avevano sospettato che avessi
contratto la to xoplasmosi e mi
parlavano addirittura di un'even-
tuale interruzione della gravidan-
za. lo mi sentivo disperata da-
vanti a questa ipotesi. Mi rivolsi
allora con tanta fede a san Do-
menico Savio giacché nella mia
famiglia c'è molta devozione
verso di lui. Ho indossato il suo
abitino e ho atteso con fiducia.
È stato, è vero , un parto molto
difficile accompagnato da molti
timori. Ma alla fine tutto è anda-
to bene ed io ho dato alla luce
una bambina bella e sana. Desi-
dero ringraziare il santo delle cul-
le, pubblicando la grazia.
Desidero testimoniare pubblica-
mente l'efficacia dell'intercessio-
ne di Mamma Margherita per
una grazia da me ricevuta. Il 1°
settembre scorso mi è nata Maria
Laura. La nascita di questa bam-
bina costituiva un desiderio di
lunga data. Sapendo che era in
corso la Causa di canonizzazio-
ne della mamma di Don Bosco,
ho pregato lei perché portasse a
compimento questo mio ardente
desiderio. Ora con animo grato
comunico il gran dono ricevuto.
Vanna Piovano Nebbia
San Mauro Torinese (TO)
Ganducci Paola
Prato
r CON ME LA SUA
PREZIOSA
RELIQUIA
Desidero rendere pubblica, se-
condo promessa da me fatta ,
una grazia ricevuta per interces-
sione di san Domenico Savio.
Dopo varie sofferte peripezie che
non sto a narrare mi è stato fat-
to dono di un'altra maternità. Pur-
troppo le cose non procedevano
bene e si temeva il peggio. lo mi
sono rivolta con tanta fede a Do-
menico Savio ed ho tenuto sem-
pre con me la sua preziosa reli -
quia. Alcuni mesi fa, con vera sor-
presa di tutti, senza che si pre-
sentasse difficoltà alcuna, mi è
nata una bellissima bambina.
A/ecci Margherita
Tribiano (Mi)
r RIDOTTO
IN FIN DI VITA
Un nostro figlio fu ricoverato in
ospedale pediatrico in seguito
ad un incidente stradale che l'a-
veva ridotto in fin di vita. Duran-
te ben sedici giorni restò in stato
comatoso . I medici ormai non
nutrivano più fiducia di salvarlo.
Affermavano inoltre che nel ca-
so fosse sopravvissuto, il cervel-
lo sarebbe rimasto gravemente
lesionato con tutte le conseguen-
ze facili ad immaginarsi. Noi ci
siamo rivolti con fiducia al-
l'intercessione di Alessandrina
r NONOSTANTE
UN INCIDENTE
STRADALE
Mia figlia Adriana era stata pro-
vata per ben due volte da una
maternità non condotta a termi -
ne . Una mia sorella, figlia di Ma-
ria Ausiliatrice , le procurò un abi-
tino di san Domenico Savio in-
vitandola ad avere fede in lui. Lo
abbiamo tutti pregato con insi -
stenza . A mia figlia è nato un
bambino vispo e sano, nonostan-
te che , durante la sua attesa,
avesse subito un incidente stra-
dale.
Rita Busato
Cerro Veronese (VR)
r MIAVEVA
PARLATO
CON ENTUSIASMO
Ho da segnalare una grazia otte-
nuta per intercessione di Attilio
Giordani. Avevo ricevuto da un
amico la sua immaginetta. Un
mio cugino stava morendo. Era
lontano da Dio e dai sacramenti.
lo ho cominciato a pregare que-
sto laico di cui si è introdotta la
"Causa" e di cui il mio amico mi
aveva parlato con tanto entusia-
smo. Mio cugino, prima di mori-
re , si è accostato ai sacramenti
ed ha ricevuto i funerali religiosi.
Bigi Gabriella
S. Ilario d 'Enza (RE)
r IL SUO SORRISO
INCORAGGIANTE
Da vari anni soffrivo di disturbi cui
i medici non riuscivano a trovare
alcun rimedio. Giunta all'estremo
della sopportazione, mi rivolsi al
servo di Dio Giuseppe Quadrio
chiedendo a lui che illuminasse i
medici. Ci fu un ennesimo ricove-
ro all 'ospedale con esami ed
intervento . Ma questa volta ne
uscii guarita del tutto. Lo devo a
Giuseppe Quadrio che col suo
sorriso sembra incoraggiare il
ricorso alla sua intercessione.
Lucia Ducali
Milano
r SEMBRAVA CHE
Ml DICESSE:
"ALZATI"
Avevo 12 anni quando mi am-
malai gravemente e fui in fin di
vita. Il dottore mi aveva data per
spacciata. Eppure un giorno im-
provvisamente io mi alzai e mi
misi a sedere sul letto , gridan-
do : «Mamma, mamma, guarda
lassù: c'è Don Bosco che mi
guarda e mi sorride ». Ero guari-
ta! Ora ho 80 anni e sono rian-
data a quell'episodio per un al-
tro intervento speciale da parte
del beato Filippo Rlnaldi. Qual-
che tempo fa sono stata presa
da un forte dolore alla schiena.
Non potendone più, ho preso l'im-
magine di don Filippo Rinaldi e
mi sono raccomandata a lui. A
me è sembrato che mi dicesse:
«Alzati! ». Ho provato a muover-
mi e ci sono riuscita. Il dolore è
scomparso del tutto ed io oggi
mi sento guarita.
Parei/o Battaglino Vittoria
Vezza d 'Alba (CN)
r lMEDICI
SI MOSTRAVANO
SCETTICI
Mio padre fu colpito da una gra-
ve malattia. Tutti i medici si mo-
stravano scettici su un suo even-
tuale miglioramento. Per me que-
sto è stato un motivo in più per
porre tutta la mia fiducia nel Si-
gnore. Ricorsi all 'intercessione
di san Giovanni Bosco . Invitai
anche altre persone che si unis-
sero a me nella supplica. E così
la grazia mi è giunta. Contro ogni
previsione medica , mio padre
ha cominciato a migliorare ed
ora ormai è avviato verso una
guarigione completa.
Enrico Ceresole
Rivoli (To)
Per la puhhlicazio11e non si
1ie11e conto delle leltere non
.fìrmate e senza recapito. Su
richiesta si potrà omettere
/' i11dicazione del nome.
40 - SETTEMBRE 1996 11S

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI MORTI
r
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
GIUSTO sac. Giovanni , salesiano, t Va-
razze (Savona) il 7/1/1996 a 71 anni.
« Fu un uomo, un prete, un salesiano in cam-
mino, appassionato e inquieto nella ri cer-
ca, tormentato dall'amore di Dio e dell'uo-
mo », ha detto di lui il suo ispettore, don Maz-
zali. Spirito generoso ed entusiasta, fu for-
matore dei giovani prima nell'ambito scola-
stico , poi nelle varie attività pastorali , so-
ciali e sacerdotali. Dal 1968 fino al 1995 si
è sempre prodigato per i campi giovanili in
Terra Santa, con la diffusione del Vangelo
in lingua araba, stabilendo contatti perso -
nali e legami di amicizia profonda. A que-
sto impegno non venne meno nemmeno
nei momenti di difficoltà e di malferma sa-
lute. Il suo cuore ha cessato di battere im-
provvisamente nel giorno del Signore.
MARCHISIO Maria Elvira, ved. Quagliot-
to , t Nizza Monferrato il 15/9/ 1995 a 94
anni.
Mamma di don Francesco, SDB, fu una don-
na saggia e dal cuore grande, che parlò di
Dio ai figli e lo rese presente con la sua
persona. Fedele e generosa, ebbe sempre
come compagno di viagg io il Bollettino
Salesiano, entrato nella sua famiglia trami-
te don Amadei, confessore del marito .
BARBERO suor Adele , Figlia di Maria Au-
siliatrice, t Casale Monferrato il 13/8/1995
a 89 anni.
È ricordata da tutti come una maestra at-
tenta, generosa, pronta e disponibile a tut-
ti. Dopo anni di insegnamento si ritirò nella
casa di riposo ma non smise mai di sorride-
re e rendere piccoli servizi alle sorelle infer-
me. Quando, per la sopraggiunta cecità, do-
vette sospendere, sofferse molto e si dedi-
cò interamente alla preghiera e alla contem-
plazione.
CRISTINO suor Elisabetta , Figlia di Maria
Ausili atrice, t Nizz a Monferrato (AT) il
31/7/1995, a 79 anni.
Nacque a Chieri e all 'Oratorio respirò fin
da bambina il clima salesiano delle origini
denso di memorie di Don Bosco e dei primi
successori. Dopo la professione suor Elisa-
betta lavora in diverse case dell'ispettoria.
Rivela ben presto il suo talento di artista.
Equilibrata e semplice, serena e comunica-
tiva, sa sempre creare un clima di fiducia e
di pace in comunità e tra le giovani che l'ap-
prezzano e le vogliono bene. Per la sua mal-
ferma salute e le ripetute degenze in vari
ospedali aveva imparato a capire il dram-
ma di chi non ha più forze fisiche e morali.
Amava intensamente Maria e si impegnò
per farla conoscere e pregare.
AYERRA MUNARRIZ sac. Gregorio, sa-
lesiano , t Asunci6n (Paraguay) 1'1/1/1996
a 83 anni.
A 42 anni lasciò la Spagna e partì per le
missioni del Paraguay. Lavorò per sette
anni con gli indigeni, poi fu segretario ed
economo isp ettoriale, incaricato della Li-
breria e Editoria/ Don Bosco. Fu per 40 an-
ni apprezzato confessore per salesiani, par-
rocchiani , allievi.
GUERCI sac. Francesco, salesiano, t Cam-
po Grande (Brasile) il 2/1/1996 a 74 anni.
Conobbe Don Bosco e i salesiani a 13 an-
ni , entrando nella casa di Bagnolo Piemon-
te. A 17 anni era·già missionario in Brasile,
dove fece il noviziato. Intelligente, attivo e
generoso, fu sensibile ai giovani e ai poveri
nel suo lavoro parrocchiale.
ROMANO Felicetta , cooperatrice, t Brin-
disi il 22/4/1996 a 75 anni.
Tra le prime cooperatrici salesiane di Brin-
disi (ha visto sorgere la casa salesiana) ,
ha sempre curato meticolosamente l'ordi-
ne, la pulizia e la bellezza della casa del Si-
gnore, fino agli ultimi giorni di una intensa
vita dedica,ta alla comunità salesiana. La
ricordano sempre con il sorriso e la mater-
na esperienza.
TUTEL sac. Brizio, sal esiano, t Torino il
17/2/1996 a 79 anni.
Valdostano di Nus, fin da giovane fu attrat-
to dal carisma di Don Bosco . Dopo l'ordi -
nazione sacerdotale gli furono affidati deli-
cati e importanti incarichi di insegnamento
e formazione dei giovani. Invitato a recarsi
in Canada e poi negli Stati Uniti , ebbe l'in-
carico della direzione di importanti istituti e
di popolose parrocchie. Rientrato in Italia,
continuò nell'impegno pastorale in varie
opere del Piemonte e Valle d'Aosta.
Così il nostro collaboratore Jean-
François Meurs, salesiano belga, ha
ricorda to suo padre François, morto il
21 maggio a 77 anni: « Tu eri sensibile
alla gioia come spiga di avena è sen-
sibile al vento. Grazie di aver giocato
e riso con noi. Grazie di averci amati.
Abbiamo molto cantato con te. Se hai
arato i campi, questo fu per aprirci co-
me solchi all'ossigeno del Cielo e al-
l'accoglienza degli altri. Hai seminato
le tue parole e sono diventate l'albero
interiore che ci tiene in piedi , capace di
accogliere gli uccelli selvaggi - i nostri
dolori - , e quelli variopinti - le nostre
gioie più belle. Fino all'ultimo , anche
nella malattia, ci hai obbligati a cresce-
re. Ci hai insegnato ciò che di umano
c'è nel Regno dei Cieli ».
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROM A, riconosc iuta
giuridicamente con D.P. del
2-9- 1971 n.959, e L'ISTITUTO
SALESfANO PER LE
MISSTONI con sede in TORINO,
avente personal ità giuridica per
Decreto 13-1 - 1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d' un legato:
« .. . lascio alla Direzio11e Generale
Opere D011 Bosco, co11 sede in
Roma (oppure all 'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire..., (oppure)
l'immobile sito in ... per gli scopi
perseguiti dall ' Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la form azione del
Clero e dei Religios i, per scopi
missionari e per l'educazione
cristi ana.
- se si tratta invece cli
nominare erede di ogni sostanza
l' uno o l'altro dei due Enti su
indicati :
« ... annullo ogni mia
precedente di sposizione
testamentari a. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere D011 Bosco con
sede in Roma (oppure /' Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particol armente per
l'esercizio del culto, per la
form azione del Clero e dei
Religiosi, per scopi miss ionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(jìrma per disteso)
NB. ntestamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
JJS SETTEMBRE 1996 - 41

5.2 Page 42

▲back to top
VUOI ENTRARE
NEL MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO?
SOLIDARIETÀ
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
Borse missionarie da
L. 100.000
Rivolgiti alla più vicina
casa salesiana o contatta
i responsabili della tua regione
ADRIATICA
Giancarlo Manieri:
tel. 07 1/84.3 14
LAZIO
Patrizia Militi:
tel. 06/84 .17.081
Silvano Missori:
tel. 06/444.07.72 1
LIGURIA/ TOSCANA
Nila Mugnaini :
tel. 0586/81.41 .74
Paolo Gambini :
tel. 010/646.92.88
LOMBARDIA / EMILIA
Silvia Biglietti:
tel. 051 170.21.40
Maurizio Spreafico:
lei. 02/670.74.344
MERIDIONALE
Mariangela Cecalupo:
tel. 080/53.43 .379
Carlo Tucci:
tel. 081 /75.11 .970
PIEMONTE
Manuela Robazza:
tel. 011 /43.65.676
Egidio Deiana:
tel. 011 /52.24 .238
SARDEGNA
Sandra Bona:
tel. 0785/ 70 .293; 70 .895
Giuseppe Casti:
tel. 0783/800.238
SICILIA
Gina Sanfilippo:
lei. 095/76.49.433
Giorgio Roccasalva:
tel. 095/72.11 .201
VENETO/TRENTINO
FRIULI
Mafalda Diana:
tel. 0438/41 .06.13
Gianfranco Ferrari:
tel. 045/80 .70.793
M. Cristina Zanaica:
049/ 80 .2 1.666
42 - SETTEMBRE 1996 IJS
I
MESSICO. Pellegrinaggio della missione di Oaxaca
al santuario di Guadalupe. Lo guida il vescovo ,
mons. Sanchez.
Ma ria Aus iliatr ice e S. Gi usep-
pe. in memoria di Giuseppe e Gio-
vanni Naret1 0, a cura cli Na re110
Malilde. L. 2.000.000.
Ges ù Sacramento e Mar ia Ausi-
liatrice, per promessa falla e in vo-
cando proiezione, conforlo e sol-
l ievo, a cura cl i N.N. L. 1.000.000.
Don I.losco, in sulTra!.!io dei defun -
1i A merigo-Schi aro li Geremia. ·a
cura cli Rigano Maria. L. 600.000.
Maria A usiliatrice e S. G i ovann i
Bosco, per ringrazia111en10 e propi -
ziaz ione, a cura di C. P. L. 500.000.
S. G iovanni B usco, in memoria
d i P. José M. Ben o la, a cura dell a
ni pole Laura . L. 500.000.
Ma ria A usiliat r i ce e Don Bo-
sco. per g razia ricev u1a . a cura cli
Silves1ri h alia. L. 500.000.
Maria A usiliatrice e Santi Sale-
si ani. in ring ra zia111cn10 e in m e-
moria del pad re L uigi. a c ura di
M.E , Gaeia . L. 500.000.
Ma ria Ausiliatrice e Don Bo-
sco. in sul'fral! iO dei !.!enito ri Ma -
ria e Rina ldo~e per ri71graz ia111en-
10 e proi ezio ne. a cura cli A.B .L.
L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco.
implorando la conve rsione d i A n-
drea e la pace in famig li a. a cura
di A.M .D. L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Santi Sa le-
siani , in vocando proiez ione e sa-
lute, e in suffrag io dei defunli, a
cura cli G . e C.F. L. :rno .000.
S. Cuore cli Gesù. Maria Ausilia-
t rice , Don Bosco , in suffrag io dei
miei dcl'un1 i , a cura di Di l uli o
Io landa . L . 300.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco.
Domenico S:iv io per rin graz ia-
111 en10 e proi ezi one, e in suffrag io
dei mi ei defun1i , a cura di Sc,1-
gl io11i Es1erina . L. 250.000.
S. Cuore di Gesì1, M:i ria Ausilia -
trice , Sa nti Sa lesia ni. per r ingra-
z iamcn1 0 e pro iez ione. a cura cli
Pavesi G ianfranco. L . 250.000.
Ma .-ia Ausili:itrice e Don Bo-
sco, ringra ziando e in vocando pro-
tez ione, a c ura d i Ci ri o A ug us1a .
L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, a cura di Ca lli gari s Raffaella.
L. 200.000.
Don Bosco. a cura di .N .. Pon i
(Torino). L. 200.000.
Mari a A usiliatrice e Don B osco.
a cura di N.N . L. 200.000.
Maria A usilia trice e Sa nti Sale-
siani . per r ingraziamen1 0 e proi e-
zione, a cura di N .N . L. 200.000.
Eusebia Palomino. in ringrazia-
men1 0, a cura di An na Apo1e C.
L. 200.000.
Bealo don F. Rin aldi , invocan-
do ne proi ezione. a cura cl i Rinal -
di Ade le. L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Don Rin aldi , per grazia ri cev uia, a
cura cl i Rinalcli Sanl ina. L. 200.000.
Don Bosco e Domenico Savio, in
memo ria delle mo nache agos1ini a-
ne suor A nna e suor Veronica . a
cura di San1olini A ldo. L. 200.000.
In suffrag io d i papi1 Carn1cl o e
ma1111na G iuseppina, a cura della
prof. Carmela Arecchi . L. 200.000.
S. Cuore di Gesù , Maria Ausil ia-
trice, Don Bosco. in suffrag io
dei miei defunli e per proiezione
in v i1a e in m on e. a cura cl i Z. M.
L. 200.000.
Don Bosco. Domenico Savio, in
mem oria cli R.C. , a c ura della fa-
mi glia M .M.G .M . L. 190.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco.
per ring ra zia rnen l o e proi ez ione e
suffragio dei nostri del'unli . a c u-
ra di M.R. L. I50.000.
Maria Ausili atri ce, a cura d i Pe-
verelli Pio. L. 129.000.
S. Giova nni Bosco. a cura di Ma-
ri a M ichc lazz i . L. I :i0.000.
Ma ria Ausiliatrice e Domenico
Savio , in voca ndo pro iez ione sul -
le mie nipo1i . a cura cli Co ll o M .
- Maria Ausili atrice. per ringra -
z iamen1 0 e pro iez ione. a cura cli
Pugno l n.:s. - Mar ia Ausiliatrice
e Don Bosco. per proiez ione, a cu-
ra di Bog ino Lina . - Don Bosco ,
per proi ez ione dell a famiglia t:
aiu1 0 nell o s1udio a cura di R. G.
- In su ffra l!iO dei miei ca ri a cura
cl i C avazz,~m Maria. - S. Dome-
nico Sav io . per gra zia ricev u1 a, a
c ura di G iuseppe G enco. - Maria
Ausiliatrice e Don Bosco , ring ra-
zi ando e invocando proi ez ione, a
cura di M .C. - Domenico Savio .
in rin g ra ziam enl o per la picco l a
Sara. a c ura dei nonni . - Ma ri a
Ausili atrice e Sa nti Salesiani. in
suffrag io dei parenli dcfun1i a cu-
ra cl i G iorgi o e I va na 1Vl ensi1 ieri .
- Ma ria Ausiliatrice e Don Bo-
sco , a cura di C ucco G iu seppin a
Maninoni. - Beato Filippo Rinal -
cli , a cura di Rinalcli Pierina. - Ma-
ria Ausiliatrice e Don Bosco, im-
p lorando proi ez ione, a cu ra di La
Con e l'vlarinella. - Ma ria Ausilia-
trice . in suffrag io elc i defun1i fa-
miu lia G uerci-Bernasconi-Lambri.
a c~1ra cli Bern asco ni G iova nni . _:
S. f;iova nni Bosco, in rin l!razia-
111e 1110 . a cura cli Vio la Rosa.-- Ma-
ria Ausilia trice e Don Bosco, a
cura di Siri ollo Luc ia . - Ma ria
Ausi li atri ce . in mem oria del sa-
les i ano don Gabr iele Z uccon i. a
c ura cli Damagio avv. Save ri o. -
Maria Ausi liatrice e Santi Sa le-
siani. ,1 <.: ura cl i Sell e Lu ig ina. -
Maria Ausiliat rice e Don Busco,
a cura d i Ca l!.!aro Marin o. - Ma-
ria Ausiliat rice , a cura cli M clan-
dri A urelia Va les i . - Ma ria Au-
siliatrice, Don Bosco, Domenico
Savio , per protez ione cli Roben o .
a cura d i Totaro A n1on ic11a. - Ma-
ria Ausiliatrice, in mem ori a del
pap/1 Mario e per proi ez i one della
fami g li a, a c ura cli Rocca1ag li a1a
Franca. - Do n Bosco: pro1 egg i i
miei fi g li , in parli co larc Mass i -
m o, a cura cli N. ., ex all içva. -
Don Bosco e Domenico Savio ,
in memo ri a cl i F li ce alo ni e in -
vocando proi ezio ne, a c ura cli N i l-
la Caloni. - Don Bosco e Dome-
nico S,1vio . in suffragio di Vi sco-
si A ugusto, a cura d i Buonocorc
Rosa1)1Ul. - S. Giova nni Bosco , in
mem oria del padre Giovanni e
degli zii U rnben o e Francesco, a
cura d i Ru sso Va leri a. - Mar ia
A usiliatrice. a cura cli Lazzari
Faus1ino e Fam iglia .

5.3 Page 43

▲back to top
Suor Mary Mullaly
è una Figlia di Maria Ausil iatrice
statunitense. Dopo il dottorato
e molti anni di insegnamento,
ora presso la St. Mary University
di San Anton io
(Texas, Stati Uniti} è direttrice
del Programma della Catholic
School Leadership e docente
di Educazione per la scuola
seconda ria .
Suor Mary, sei stata incaricata della direzione di un curricolo di studi
innovativo nel!' università americana: la formazione dei presidi e degli
animatori delle scuole cattoliche sia primarie che secondarie.
« Nelle scuole cattoliche statunitensi la media è di 8 laici per ogni reli-
giosa/o. È evidente che la formazione dei laici per un loro protagoni-
smo nelle scuole è cruciale, perché implica anche la sopravvivenza della
scuola cattolica come mezzo efficace di evangelizzazione nella Chiesa.
Finora i presidi e i vicepresidi laici non hanno avuto la possibilità di
una formazione adeguata per il loro specifico compito. È importante,
dunq ue, che essi comprendano che nella scuola cattolica essi stessi,
nella loro funzione di leader, hanno una responsabilità spirituale verso
gli insegnanti, i genitori e gli studenti».
Dicono che insegnare per te è una sfida. Ti pare che a Don Bosco sa-
rebbe piaciuta l'opportunità di formare insegnanti che, a loro volta,
sarebbero diventati educatori?
«Durante le lezioni è possibile far passare molti validi principi di una
corretta metodologia e filosofia. Spesso immagino che Don Bosco
stesso insegni al mio posto e cerco di indovinare quali aspetti educativi
sottolineerebbe oggi. Di fronte agli insegnanti della scuola cattolica
che si stanno preparando per il loro compito di personale direttivo, met-
to a fuoco megliol'urgenza che si rileva di avere uomini e donne pre-
parati, competenti e responsabili, soprattutto in campo spirituale ».
Accanto ali' insegnamento ti sei fatta promotrice insieme ad altri di una
serie di incontri chiamati "Giornate per la crescita spirituale" per in-
segnanti della scuola elementare e secondaria.
« Il programma è molto semplice: presentare e vivere insieme un cam-
mino di educazione alla fede approfondendo il ruolo dell ' insegnante in
rapporto all'identità e alla missione della scuola cattolica. li punto di
partenza però è la preghiera. L'obiettivo è stato recepito con un entu-
siasmo così forte da parte degli insegnanti che, quest'anno, vogliamo
continuare la proposta iniziata e fornire a chi ha già partecipato ulteriori
riflessioni sul ruolo del laico nella Chiesa oggi, alla luce della Christifi-
deles laici di Giovanni Paolo II ».
FOCUS
ORMAI LA NOSTRA
VITA È UN TUONO...
di Riccardo Michielan
Diceva AJbert Einstein : «Vorrei
conoscere i pensieri di Dio. Il re-
sto sono dettagli ». Per questo è im-
portante il silenzio. Viviamo nella
società del fracasso. Ieri si diceva:
« la vita è un lampo ». Oggi si do-
vrebbe dire: «la vita è un tuono ».
Regione che vai , televisione e ra-
dio che trovi. Sembra che nessuno
si risparmi la soddi sfazione di
dire stupidaggini. Diceva uno psi-
cologo contemporaneo: «Il bacio
è un esped iente gen iale per impe-
dire agli innamorati di dire troppe
sciocchezze». Il silenzio non ha più
un minuto di pace. Fino a quando
non dici una parola, questa è tua
schiava; come la dici, diventa la
tua padrona.
Dove tutto è fracasso, niente è idea.
Abbiamo moltiplicato il rumore ed
è scomparso Io stupore.
Chi può negare che oggi abbiamo
bisogno di menti più aperte e di
bocche più chiuse? « Meglio star
zitti e dare l' impressione di essere
stupidi che parlare e togliere ogni
dubbio », ci ripeteva una volta la
maestra.
Diceva Maria Montessori : «È im-
possibile che in una scuola fracas-
sona circolino grandi idee».
Verissimo. Solo nel silenzio le
nozioni diventano convinzioni e
si di spongono a trasformarsi in
azioni.
IJS SETTEMBRE 1996 - 43

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C . M.P.
(Q)
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
V. Magno
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Un po' di. .. Dio
Cronaca e vangelo attraverso
Vito Magno
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la nota rubrica radiofonica
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"Ascolta si fa sera"
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Relig ione , pag. 240 , L. 25.000
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Oltre due anni (gennaio 1994,
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