Bollettino_Salesiano_196703


Bollettino_Salesiano_196703

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IN QUESTO NUMERO:
Don Andrea Beltrami dichiarato venerabile
Don Bosco in Germania
Come lo voleva Don Bosco
Don Luigi Vaula, apostolo dell'America latina
Anche a Goa ora ci sono gli oratori
Bollettino di pace dal Rio das Mortes
IN COPERTINA:
Quaresima: tempo di raccoglimento, di meditazione della
Parola di Dio, di mortificazione e penitenza. Tempo di
unione a Gesù crocifisso per merllare con Lui la gloria
pasquale della risurrezione
(Foto Chieso)
Nuova Delhi Durante un ricevimento offerto al Vescovi. il Presidente
dell'India dr. S. Radhakrlshnan saluta mons. Stefano Ferrando, vescovo
salesiano di Shillong

1.3 Page 3

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DON ANDREA BELTRAMI
DICHIARATO VENERABILE
Il 15 dicembre 1966 Paolo VI dichiarava l'eroicità
delle virtù del sacerdote salesiano don Andrea
Beltrami e lo onorava col titolo di ..venerabile".
~ una nuova gemma che arricchisce la corona della
santità salesiana. Ne esulta la triplice Famiglia di
Don Bosco, che presenta all'ammirazione e all'imita-
zione questo Eroe del lavoro e della sofferenza cristiana
Nell'agosto del 1884 il collegio
salesiano di Lanzo Torinese ce-
lebrava la solenne premiazione
degli alunni. Il direttore degli
studi, nel proclamare l'alunno di
ptima ginnasiale Andrea Beltrami
vincitore del primo premio, ne
diede una motivazione che sba-
lordi: «primo thlla cfa,sse con 111
punti su 110 ». L'applauso dei
compagni confermò il giudizio
espresso con una fo:rmula così
insolita. Era stato il direttore
don Giuseppe Scappini che, col
pieno consenso del corpo inse-
gnante, aveva proposto di ag-
giungere un punto ai pieni voti
assol uti, per significare al pub·
blico che la condotta e il profitto
di Andrea Beltrami erano stati
superiori a ogni elogio.
Quel ragazzo eccezionale per
ingegno e bontà proveniva d a)-
l'industre cittadina di Omegna
(Novara) che sorge a specchio
del lago d'Orta. « La riviera
cusina - scriverà egli stesso -
è uno dei luoghi più deliziosi e ro-
mantici della nost-ra bella Italia...
Il lago si distende e gira a ma•
niera di grand e anfiteatro, inco-
ronato da montagne e vaghe col-
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line, che si specchiano nelle sue onde cristalline,
increspate da soavi zeflìri; diresti che la natura ba
versato a piene mani le sue ricchezze per renderlo
un paradiso terrestre. L'aria è limpida e balsamica,
il cielo di zaffiro, il sole adorno di tutta la sua pom-
pa: in una parola è il fortunato clima d'Italia in
tutto il suo splendore ».
La bellezza naturale della terra natale parve
trasfondersi in lnce di grazia nell'anima di Andrea,
che vi era nato il 24 giugno 1870 da Antonio e da
Caterina Beltrami. Il padre era un industriale di
fede antica; la madre, che ebbe in Andrea il primo
dei suoi dieci figliuoli, era donna di animo squisito
e di profonda pietà cristiana. Stringendosi a1 cuore
il primogenito, soleva pregare così: « Signore, piut•
tosto che Ar1dreino abbia a divenire ca.ttivo, togliete•
melo: a voi lo dono».
Il piccolo Andrea si rivelò suhito sensibilissimo
di cuore, ma non certo propenso ad essere un
santarello; manifestava anzi un'indole vivacissima
e talora esuberanle. « Quanto a condotta - dirà
la suora Orsolina ohe fu sua maesua all'asilo -
fu sempre un caro ragazzino, però non nacque
davvero santo, e le sue scappatelle le fece
anche lui ».
L'affermazione "non nacque davvero santo" fa
pensare a quanto scriverà lui stesso: « Volere è
potere, e chi vuole tenacemente si fa santo, perchè
gli aiuti divini non mancano mai a chi li riceve
con prontezza e li traffica con sollecitudine ».
Nell'autunno del 1877 Andrea prese a frequentare
le ~c uole comunali. Dal 1879 al 1881 terminò l e
scuole elementari come semiconvittore del colle-
gio Zanova; dal 1881 al 1883 fece un corso tecnico
commerciale nel semiconvitto dell'I stitulo Conti,
pure in Omegna. Sempre -primo della classe, silllpa•
tioo, vivace, entusiasta, autoritario per indole, ricco,
tenuto da Lutti come il modello, sarebbe stato facil-
mente un prepotente, be la pietà, i Sacramenti, il
forte volere, J'e<lucazione familiare e il s uo appae-
1:1ionato amore ai poveri, non 1'avessero saivato dal
naufragio. Più tardi, al ricordo delle insidie dei com•
pagni, quante volte pianse quegli anni vissuti alla
scuola laica!
p enaarono quindi ad avviarlo a un isLituto salesiano.
La scel ta cadde sul collegio di Lanzo Torines1i, dove
Andrea entrava il 24 ottobre del 1883. In tre soli
anni vi compi l'intero corso ginnasiale, coronan-
dolo con una licenza splendida, ohe fece parlare
di lui tra i docenti del "Gioberti" di Torino. Su
trentatrè candidati privatisti, furono licenziati solo
tre, dei quali Andrea fu il primo con dieci decimi
in italiano orale e nove in componimento.
A Lanzo Beltrami trovò quello che non aveva
trovato nei due istituti frequentati prima: una con•
vivenza tra superiori e allievi, ohe era come una
continuazione della vita in famiglia; una serenità
lieta ohe rendeva piacevoli tutti i momenti di quella
vita insieme chiassosa e raccolta. C'era l'occhio
vigile dell'educatore sempre presente e sempre di-
sposto ad aiutare; c'era un senso diffuso di amor
fralerno ch e penetrav a nell'animo come un invito
all' operosità, alla bontà, alla schiettezza. C'era
soprattutto un papà, il direttore, che era per i
suoi "cari _figliuoli" come una porta aperta a tutte
le ore. La possibilità di confidarsi col superiore
ogni volta che gli piacesse, gli parve una fortuna
da sfruttarsi per avere una guida sicura nel pe-
riodo delicato del passaggio dalla fanciullezza al-
l'adolescenza. In questa confidenza trovò il segreto
della sua completa trasformazione morale.
Vi contribui il clima religioso che vi si respirava.
Andrea sentiva che la religione lo dominava in
pieno, diventando la sua dolce passione, il suo ali-
mento quotidiano, il suo vialil.'IO in ogni attività.
anche ricreativa. Fino allora le sue mire erano
state puramente umane: piacere agli uomini, far
onore a se stesso e alla famiglia, procurarsi una
p osizione invidiata e lucrosa. « Non più cosi - egli
disse a se stesso - ; 1·oglio compiere og11i dovere solo
p er piacere a Dio ».
DON BOSCO
LO AMÒ
NON COLLEGIO,
MA FAMIGLIA
Andrea era giunto alle soglie dell'adolescenza.
I genitori, convinti che gli studi tecnici non corri-
spondessero all'indole e all'ingegno del ragazzo,
pensarono a una scuola classica. Nella famiglia
Beltrami leggeva il Bollettino Salesiar,o e li nome
dì Don Bosco vi risonava con simpatia. I genitori
Racconta il Vangelo che un giorno Gesù incontrò
un giovane, lo guardò fino in fondo all'anima e
lo trovò degno del suo amore. Anche Don Bosco,
immagine di Gesù buono, un giorno andò a tro-
vare i suoi figliuoli di Lanzo. Andrea lo salutò
con una delicata composizione dal titolo « 11 nostro
Padre». Il sanLo vegliardo osservò quel ragazzo dal-
l'ampia fronte. dagli occhi dolci e buoni, ne intra-
vide i1 candore e lo amò. Fattolo venire a sè, gli
disse parole areane: Andrea ne fu felice e comunicò
s ubito la sua gioia alla mamma, perch è Andrea
adorava la mamma, e il collegio l'a veva reso ancor
più tenero verso i suoi genitori.
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.. --
Con Don Ilo~co era venuto a Lanzo il primo
vescovo salesiano mons. Giovanni Cagliero. L'ar-
dente missionario parlò della s ua Missione Lra i
Patagoni con quella sua eloquenza _franc·a, nervosa.
colorita che fece andare in visibilio l'uditorio gio-
vanile. Da allora Beltrami cominciò a vagheggiarn
anche per FP una vita tutta consacrata a diffondere
il regno di Dio nfi cuori. Era la vocazione. Andrea
la sentì prima confusa, poi più disLinLa, e in lint>
come una voce soavemente imperiosa. che lo chia-
mava, lo voleva. E d egli docilmente :;i di,pose a
seguirla.
Due altri colloqui col Santo. uno dopo la Lerza
ginnasiale durante un corso di Esercizi Spiriluali a
San Benigno Canavese, e l'altro dopo la quinta,
gli tolsero ogni dubbio. Ormai sentiva di dover ci-sere
sacerdote nella famiglia s alesiana. Don Bosco incar-
nava per lui la figura ideale del sacerdote. Gli t'ra
apparso nel tramonto sereno e luminoso cl.i una vita
eroicamente apostolica. Andrea ne era rima~Lo affa-
scinato: an<'he lui sarel1be appartenuto alla schiera
degli ttmili lavoratori a cui Don Bosco aveva 1uo-
messo: « pane, lavoro, paradiso ». E gli piacque im-
mensamente il motto-programma di quegli apostoli
di punta: « Dccmmi le anime, prenditi il resto ».
Ma i gt'nitori come accolsero la notizia? Ne scri-
veva lui stesso al s uo direuore 8piTitttalc: « Io sono
il primogenito, adorato iu famiglia: appena manife-
s tai la vocazione a mamma, diede in uno scoppio
di pianto; poi, vinta la natura, m'incoraggiò sem-
pre. Mio padre dapprima mi diede il consenso, poi,
alla vigilia della partenza - sobillato da alcuni
del paese che gli avevano calunniato la Congrega-
zione - lo ritirò; ma io partii senza indugio, accom-
pagnato dalla mamma. Dopo però, chiarite che
furono le calunnie. fu contento. I miei genitori
operarono da veri cristiani riguardo alla mia voca-
zione, e Dio li premierà ».
Il 26 ouohre 1886, la mamma consegnandolo al
direttore del noviziato di- Foglizzo Canavese, versò
lacrime, ma disse con eroica fortezza: « Ormai
Andrea non è più mio: io lo consegno nelle sue mani;
ella ne farcia ,m sanlo ».
La cittadina di Omegna (Novara). a specchio del lago d 'Ona
Mamma Caterina. donna di ahi sensi a di
profonda pietà cristiana.
La casa natale di don Andrea Beltrami.
La parrocchia di Omegna, che conserva le
spoglie di don Beltrami. Sulla fecciata i
tre Sani.i omegnesi, tra cui don Andrea
11NON SONO PI ù IO
CHE VIVO..."
Foglizzo fu per Andrea la terra promessa. Gli
piacque la verde quiete del horgo canavesano,
ma assai più il clima misiico dcJla casa appena
aperta da Don Bosco: na poverissima, male arre-
data, ma in e:l~a tutto parla-va di Dio. Con lui c'era-
no cento altri novizi della sua età, che formavano
una famiglia con don Eugenio Bianchi. un' anima

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pìena bontà e di candore. Un gruppo scelto di
salesiani completavano la grande famiglia.
Fin dai primi giorni Beltrami si propose un pre-
oiso programma di santità, ehe lo costringeva a
rinunziare totalmente alla volontà propria per vivere
di ubbidienza e di fede. Se l'era formulato cosi:
« Niente, mai, ciò che piace a me, tutto, sempre, ciò
che piace al Signore». Programma eroico in sè,
ma più arduo per Andrea, che doveva soggiogare
una volontà forte e certe esuberanze di tempera-
mento che avrebbero potuto fare di lui un ribelle,
come qualcuno non a torto aveva temuto di An-
drea ragazzino a Omegna.
Concretò meglio il suo programma di santità il
4 novembre, quando ricevette da Don Bosco in
persona l'abito chiericale. Quel giorno scrisse: « Se
non mi faccio sa11to, non posso essere degno figlio
di Don Bosco; dunqiie, sì, sarò degrio figlio di Don Bo-
sco e mi farò santo. Bisognerà farsi violenza? E mi
farò qualunque violenza. Bisognerà agonizare pro·
anima mea? Ebbene, agonizzerò. Dovrò, come Paolo,
castigare il mio corpo? Lo castigherò. Occorrerà com-
battere? Combatterò; porterò nelle membra le stim-
rnau di Gesù Cristo, a tutto risoluto, purchè lo spirito
trionfi e il corpo lo serva ».
Rare volte un proposito fu più virilmente man•
tenuto. Don Bosco, nell'affidare a don Barberis 1a
cura dei novizi, gli aveva detto: « Ho bisogno di
santi! ». Don Barberis era ormai certo di educare
nel novizio Beltrami un santo e di poterlo cònse-
gnare a Don Bosco tra i primi fiori della ancora
piccola aiuola salesiana.
Alla metà dell'anno di noviziato Andrea aveva
già fatto tali progressi che don Bianchi poteva
scrivere a Don Bosco: « Mi pare che Beltrami sia
il primo fra tutti per virtù e scienza ».
I superiori l'avevano costituito assistente dei
compagni novizi; ma egli restò il più umile, il pm
dolce, il più mansueto. Sempre sorridente, compiva
nella comunità qualunque servizio, felice di poter
aiutare, compiacere i fratelli, che non cessavano
di ammirarlo quando pregava come pregano gli
angeli, quando il suo volto pallido, al ricevere la
santa Comunione, si accendeva come quello di
un serafino e lacrime gli sgorgavano dagli occhi.
Il 2 ottobre 1887, gio.rno della sua consacrazione
a Dio, trovò Andrea preparatissimo. Quello fu per
lui un giorno di gioia inesprimibile, accresciuta
dal fatto ohe potè emettere i voti religiosi nelle
mani dello stesso santo Fondatore. Da quel giorno
il -chierico Beltrami ebbe la sensazione chiara che
il Cristo vivesse in lui, e gli divenne familiare il
motto di San Paolo: « Ormai non sono più io che
vivo, ma è Cristo che vive in me ». Scriveva queste
parole anche nei suoi diari intimi, perchè presentiva
che Cristo l'avrebbe voluto vittima con sè sulla croce
e pregustava la gioia di consumarsi sull'altare di Dio.
UNA MALATTIA
MISTERIOSA
Il primo anno di vita salesiana lo passò a Torino-
Valsalice, dove quell'anno (1887) si era abolito il
comritto e aperto uno studentato filosofico per i
chierici. Don .Bosco, ormai al lumicino, aveva accon-
sentito dicendo: « D'ora in avanti starò io qui a
custodia di questa casa ». Pochi mesi dopo veniva
seppellito precisamente a Valsalioe. Su quella tom-
ba don Beltrami passerà lunghe ore in preghiera.
Quelli furono per Andrea anni di lavoro febbrile:
corono 1 suoi studi letterari con uno splendido
esame liceale, si iscrisse in lettere all'Università
di Torino, fu professore in materie letterarie ai
chierici di Foglizzo, attese agli studi teologici;
e tutto questo con un ardore incontenibile. « Sano
o malato - diceva - conviene che io lavori più
che posso ora, perchè, chissà mai?... Chi ha tempo
non aspetti tempo ».
Lavorò_con pari ardore nel campo della carità.
Qui toccò l'eroismo quando gli fu affidato un am-
malato di petto, il servo di Dio don Augusto Czar-
torysk:i, principe polacco, che aveva portato nella
famiglia salesiana, col prestigio del nome e della
stirpe :regale, un'anima illibata e serafica. « Farò tutto
il possibile per curarlo - scriveva Belttami a don
Barberis - so di avere in cura un santo, un angelo
in came ». Incurante di sè, sollecito soltanto del
principe, non lo abbandonava nè di giorno nè di
notte. Lo accompagnò in cerca di salute a Aix-
les-Bains, ad Alassio, a San Remo, a Nizza, vi-
sibile angelo consolatore. Vivevano iu perfetta
sintonia di ideali d'immolazione. Andrea li conii-
dava al successore di Don Bosco. don Rua:
« Già facemmo insieme l'offerta della n, stra vita al
Signore».
Ripreso il suo lavoro d'insegnante e di studente,
un giorno freddissimo, tornando dall'Università, fu
colto dal male da cui non sarebbe guarito che in
cielo. Poichè dal cielo più che dalla natura traeva
origine quel male. Nel passaggio dalla robustezza
di adolescente al languore mortale che lo colse,
qualcosa di misterioso era accaduto. Ce lo svela
lui stesso in una lettera a don Barberis: « I mesi
che precedettero la malattia furono mesi di fervori
straordinari, di generos:i propositi, di una unione
continua con Dio, ohe non era interrotta se non dal
sonno.... È probabile che la causa della malattia
sia staia questa intensità di unione e di amore, che
negli ultimi mesi precedenti la caduta aveva rag•
giunto un grado tale che io credevo di morirne... ».
Era caduto da forte e sulla breccia. Il sacrificio
della .vita in una 6ne prematura era da 'lui agognato.
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Che vale la vita se non in quanto se ne fa un libero
dono per una idea grande, per un amore sovrum.ano?
Questo il pensiero che gli era divenuto abituale.
« Essere la vittima fortunata presceùa da Dio »:
era la forma più nobile dell'eroismo cristiano.
« NON VOGLIO
GUARIRE!»
Per don Beltrami l'anniversario della malattia
era iJ « giorno fausto, pieno di letizia, .fra i più
belli della sua vita ». E voleva che i suoi cari se
ne convincessero (ma l'eroismo non è di tutti)
e scriveva loro: « Vi prego di non addolorarvi.
Entrate nelle mie i-edute: questa malattia non è una
sventura, ma una grazia particolare del Signore.
Io non sono infelice, ma fortunato. Perciò scrivendomi
non istate a farmi condoglianze!... ».
Ancora due mesi prima della morte osservava
alla mamma: « La zia mi dice: - So purtroppo
lo stato di tua salute. - Quel purtroppo indica una
disgrazia. Quanto s'inganna! Questa malattia l'ho
chiesta io al Signore. Propriamente non ho chiesto
una malattia, ma di soffrire, e molto; e Dio m'ha
mandato questo male. Non voglio guarire. Ma tu
sei pazzo, direte. Si, è vero; ma della pazzia della
Croce. Vedremo nell'eternità chi avrà avuto ra-
gione: se io o il mondo ».
A don Andrea per essere felice sull'altare del suo
olocausto manca·va una cosa: essere sacerdo·te!
L'B gennaio 1893 il primo missionario salesiano
mons. Cagliero lo ordinava sacerdote nella cap-
pella attigua alla cameretta donde cinque armi
prima era votato al cielo Don Bosco. Celebrò la
prima Messa sulla tomba di Don Bosco, tra le la-
crime proprie e quelle di mamma Caterina, venuta
da Omegna.
La Messa divenne il centro spirituale della sua
giornata. Aveva un piccolo altare nella SWl came-
retta e alla sacra azione dedicava il tempo tra le
7,3Ò e le 9. I salesiani che gliela servivano auestano
cose sorprendenti. Malato com'era, dopo la consa-
crazione impiegava anche un'ora, un'ora e mezzo.
In tutto quel tempo non tossiva, mentre in altri
tempi tossiva molto; stava ben diritto, tenendo le
braccia aperte senza appoggiaTle ai fianchi, mentre
aveva sempre bisogno di appoggiarsi; si coloriva in
volto, mentre di solito era pallido. Ma rientrato iu
sacrestia, tornava così debole che non poteva nep-
pure ,ilegarsi il cingolo, eppure all'altare aveva
elevato l'Ostia santa con gesto giovanile e aveva
fatto la genuflessione senza sforzo.
Dou Andrea era salito per la prima volta all'al-
tare portandovi l'offerta della sua giovinezza stron-
cata e quasi agonizzante. Ogni volta che ripeteva
il rito eucaristico, rinnovava con più ardore il suo
dono: ormai si sentiva una cosa sola eon la Vittima
divina. L'altare era il suo Calvario; si sentiva
anche sensibilmente crocifisso con Cristo. Il contatto
quotidiano con Gesù immolato gli aumentava la
brama di vivere in una continua immolazione. E
mentre altri Santi ripetono il grido di San Paolo:
« Desidero morire per unirmi a Cristo », egli fece
suo un programma sublime ed eroico: « guarire
morire, ma vivere per soffrire».
TEMPRA
DI SCRITTORE
« Ogni avarizia è un vino ributtante, ma diventa
una virtù se si applica al tempo ». Questa sua mas-
sima lo spinse a occupare intensamente anche i
sei anni di malattia. Nelle condizioni di salute
che conosciamo, respirando a stento, non potendo
fare movimenti senza spasimi, stringendo come po-
teva la penna fra le dita gelate, egli si applicò al
solo lavoro ehe gli fosse possibile: scrivere. Avrebbe
eosi imitato Don Bosco che affidò ai suoi figli anche
Autografo del venerabile don Andrea Baluaml, stralciato da una sua lettera al venerabile don Michele Rua. primo successore di Don Bosco.
l"autografo è datato: «Torino. giugno 1897», valo a dire sei mesi prima della morie
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l'aposto]ato della pcuna, inntandoli a farne stru-
mento di elt>vazione cristiana. Don Andrea scrisse
e stampò in quegli anni diciouo lra volumi e volu-
metli, e nove ne abbozzò, tra i quali la gravosa
traduzione dei primi tre volumi delle Opere di
San Francesco di Sa1es.
Don Beltrami scrittore è salesiano per la sempli-
cità popolare e dignitosa; per la piacevolezza con
la quale, come Don Bosco, rende amabile la virtù
agli altri, anche se lui la pratica duramente; per
l'assenza assoluta di quella vanità che induce tal-
volta gli scrittori a complicazioni ingegnose.
I libri di don Bellrami sono pervasi dei p.iù
nobili sentimenti e di un calore di entusiasmo e di
fede ~he trascina; sono quindi libri altamente edu-
cativi. Lo stile è spigliato, colorito. elegante. E non
mancano pagine vibranti di poesia e dense di J)Cil•
siero. Senza dubbio don Beltrami sarebbe riuscito
uno dei migliori scrittori cattolici del 8UO lempo.
La scuola di energia volitiva che è la scuola di
Don Bosco lo indusse a trattare nei due maggiori
suoi volumi la vila di Napòlf'Olle I, ossia di colui
cbe fu definito un "professore di energia" e dai
cui fasti e nefasti l'autore seppe trarre convincenti
lezioni cristiane; e la vita di Santa Giovanna d'Arco,
ossia della donna più virile ed energica che i secoli
cristiani conoscano.
L'eroina di Domremy è rievocata da don Bel-
trami nella luce puriss.ima della sua innocenza e
grandezza morale, aureolata di santità e circondata
di mistero nel contatto rivelatore con creature celesti:
è il soprannaturale nella storia, la traccia visibile
della Provvidenza cbe guida gli eventi umani e
sceglie dalle <'lassi più umili i più ·veri pionieri di
civiltà. Dof)O le infami pagine di Vollaire e di France,
l'anima i::anta di don Beltrami riafferma con com-
mosso entusiasmo in santa Giovanna d'Arco l'intatta
gloria della Francia cattolica.
Anzi l'autore va oltre e diventa profeta. Scriveva
infatti già nel 1895: « lo non sono profeta figlio
di profeti e ignoro ciò che avverrà, ma forse quando
Giovan.11a sarà collocata sugli altari, potrà venir pro•
clamata protetlrice della Francia e soprallutto dell'eser-
cito>>. Venticinque anni dopo Giovanna d'Arco
venne canonizzata e puntualmente tutta la Francia,
e per primo l'esei:cito vittorioso, si strinse intorno
ad essa e si avviò alla riconciliazione con Ron:.a
nel nome di lei.
Se l'attività del Beltrami scrittore appartenesse
all'wgegno e alle forze di lJ,11 uomo di vita sana e
di durata media, sarebbe già rispettabile. Ma
quando si pensa che essa rappresenta il lavoro del
doloroso crepu~colo di una esistenza stroncata nel
fiore dell'età (27 anni!), non resta che ammirare
commossi una costanza inimitabile e rimpiangere
la perdita immatura di questo forte ingegno, di
questa tempra rara di lavoratore.
LA VITTIMA
È PRONTA
Il 24 dicembre 1897, celebrata con straordinario
fervore la santa Messa, don Andrea si sentì venir
meno: sereno della serenità dei santi, con mente lu-
cida e tranquillo fa la sua confessione, poi si adagia
sul suo lettuccio come sulla sua croce, e si offre al
Signore pronto a patire per tutta l'eternità. La notte
del 29, sentendo avvicinarsi l'ora estrema, cambia da
la biancheria, poi esclama: « La viuima è pronta e
presso ad essere immolata; debbo sempre più purificarla
per renderla meno indegna di Sua Divina Maestà».
Sembra di sentire in anticipo Papa Giovanni.
« La mattina del 30 dicembre - racconta con
semplicità da fioretti il salesiano coadiutore Franck
che lo assisteva - andato da lui, lo vidi assoluta-
mente sfinito. Mi mandò a chiamare il direttore,
che venne prontamente e si trattenne a1quanto
con lui. Ma quando quello si recò a celebrare la
Messa, mi aeeor~i ohe don Beltrami non poteva
stare in nessuna posizione. Baciava con frequenza
il Crocifisso, ma ad un tratto lo lasciò cadere;
io lo raccolsi e glielo appressai aJJe labbra: non
ebbe più la forza di baciarlo. Feci cercare il diret-
tore; arrivò prontamente, ma don Beltrami era
spirato. Sembrava che dormisse >>.
Un terribile sussulto cardiaco aveva stroncato
la giovane vita. Erano le ore 7 del 30 dicembre
1897. Don Beltrami aveva 27 anni di età, 6 mesi
e 6 giorni.
« Volle lddio - ha scritto il card. Mistrangelo,
arcivescovo di Firenze - che, come i] gia:rdino del
meraviglioso Lojola si ahhella di Luigi Gonzaga;
come Giuseppe Calasanzio ebbe il suo angelico Gli-
cerio Landriani, e Paolo della Croce il giglio di
Gabriele dell'Addolorata, così la famiglia di Don
Bosco avesse in Andrea Beltrami il suo Luigi, il
suo Landriani, il i;uo Gabriele, e insieme il mondo
cristiano avesse, nell'ora dell'egoismo, nella febbre
frenetica del piacere e del godimento, nel generale
abborrimento al soffrire, un esemplare insigne di
rarità, di penitenza, di pazienza sublime, quale forse
l'agiografia cristiana non segnò mai».
Oggi il ragazzo che a Lanzo era stato premiato
con la classifica eccezionale di 111 su 110, ha rice-
vuto un a1tro premio di eccezione, che la Chiesa
riserva ai suoi figli migliori: è stato dichiarato un
eroe della vita cristiana o, come si usa dire, "ve·
nerabile". Ma è nel cuore di tutti i] dolce presenti-
m11u10 che presto avrà un premio maggiore e giun-
gerà al più alto traguardo a cui possa aspirare una
creatura umana: l'onore degU altari.
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1.9 Page 9

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DON BOSCO
IN GERMANIA
Don Bosco, ancora vivente, noto
ai cattolici della Germania. Nel
Kathol/kentag del 1885 si ri-
chiama l'attenzione dei cattolici
tedeschi sul "significato emi-
nentemente sociale e caritativo"
della sua opera. Un sacerdote di
Ratisbona, venuto a Valdocco
per conoscere Don Bosco, di-
venta propagatore indefesso del
suo pensiero e della sua opera.
I Cooperatori preparano la prima
fondazione salesiana in Germania.
L'opera, colpita a morte dai na-
zisti, risorge più vigorosa dopo
la bufera.
Il 29 novembre del 1916 il
quotidiano di Wiirzhurg "Fran-
kisches Volksblatt" dedicava un
ampio servizio a un avvenimento
piuttosto insolito in quel clima
di guerra mondiale. Accanto ai
titoli: « Le mete del conflitto per
la Germania », << Il trasporto fu-
nebre dell'imperatore Francesco
Giuseppe neUa Hofhurg », « Le
provvigioni di grasso per le po-
polazioni », nel giornale si poteva
leggl're il ~eguente saluto: « Con
il primo dicembre, alcuni sacer-
doti della Congragazione dei Sale-
siani di Don Bosco prenderanno
possesso, in Bauiera, della prima
loro fondazione - che è, in pari
tempo, la prima su su,0lo tedesco -
dopo aver ottenuto l'autorizzazione
del competente ministero imperiale
del culto. Si tratta di un ospizio
per apprendisti ».
Quindi il "Frankisches Volks-
blatt" proseguiva: « P: 1m passo
importante e, come vogliamo spe•
rare, l'inizio di 1m provvidenziale
sviluppo a beneficio della nostra
gwventù maschile che iermirta le
scuole d'obbligo. Il nome di Don Bo-
sco, infotti, è ben noto tinche da
noi... ».
Augsburg (Germania) Veduia panoramica del "'Schulerhelm Don Bosco··

1.10 Page 10

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: IL "KATHOLIKENTAG"
DEL 1885
La prima volta clte ufficial-
mente venne pronunciato il nome
dell'educatore piemontese in Ger-
mania fu nel se'llemhre del 1885,
durante le celebri "giornate cat-
toliche" che si tenevano, in quel-
l'anno, a Miimiter, capoluogo del-
la Westfalia. Giornate che il noto
antagonista di Bismarck, Wind•
horst, definiva le "manovre autun-
nali dei cattolici germanici". In
realtà era la più importante ma•
nifestazione di fede e di cultura
dei nostri fratelli di fede, dal
1848 a tuLt'oggi, oltrr il Bren•
nero. Tn quelle giornate il reve-
rendo Johann Bapti1>t Mehler ri-
chiamava l'attenzione dell'assem-
blea generale delle forze più vive
e impegnate dei battezzati mili-
tanti sulla « provvidenriale atti-
vità del reverendo Don Bosco e
della siia Congregazione a Torino,
nell'Europa del Sud e nell'America
meridio11ale" e sul ''sìg11ificato emi-
rte11teme11te sociale e caritativo di
tali istituti".
Don Mehler raccomandava
quindi di iscriversi tra i Coo-
peratori dell'educatore italiano,
"8rcmde solutore della questione
soriole."', e affermava ancora: '·Da-
teci uomirai come Don Bosco e
il problema della scarsezza delle.
vocazioni sarà prest<I risolto".
Questo zelante ecclesiastico del-
la diocesi di Ratisbona merita
un posto d'onore nella storia della
Congregazione salesiana in Ger-
mania. Non appena ordinato sa-
cerdote, a venticinque anni, don
Johann Baptist Mehler si era
recato a Torino per conoscere
da vicino l'opera di Don Bosco,
in quelJ' "Oratorio San Francesco
di Sales'' che nella seconda metà
del secolo decimonono era diven-
tato il centro dell'interesse peda-
gogico dell'Europa occidentale.
Scrisse il Mehler, dopo quella
sua visita: "Don Bosco aveva allora
settant'anni. 11 lavoro e le preoc-
rupazioni arevano indebolr'.to il suo
fisico; soffriva per un go,rfiore ai
piedi, mentre nnrhe la vista gli si
flra alqtianto indebolita". Riferì
ancora che Don Bosco "si in.te•
ressò minuriosamente degli ap•
prendisti tedeschi e dei giovani
lavoratori, li avrebbe volentieri aiu-
tati e promise di pregare per loro ».
Negli anni seguenti don Mehler,
con l'approvazione e l'appoggio
del vescovo di Ratisbona e del-
l'arcivesco"o di Monaco, divenne
un indefesso propagatore del pen-
siero peJagogico e delle opere
dell'educatore italiano. Nel 1886,
nel frattempo, era uscita alle
stampe la 1,ua conferenza su
Don Bosco, tenuta alle « giornate
cattoliche » di Mii.nster.
Prima ancora cbe il Signore
chiamasse Don Bosco al premio,
erano apparse in Germa11ia pub-
blicazioni sulla sua opera. Ricor-
diamo le biografie del O'Espiney
(1883), di AJben du Bois (1885),
dello Jansen (18Rf>). Anche alcune
operette del fondatore dei sale-
siani erano state tradotte nella
lingua di Goethe, come "Pietro,
ossia fa forza di una buona edu-
cazione" e••Angela, l'orfanella degli
Appennini", edite a Ratisbona da
Josef Habhel nel 1886.
• I COOPERATORI
: AVEVANO PRECEDUTO
• I SALESIANI
Attorno all'attività propagan-
distica per Don Bosco di Johann
Baptist MehJer si raccolsero ben
presto nel mondo germanico nu-
merosi simpatizzanti e amici. A
questi si aggiunsero j Coopera-
tori salesiani veri e propri che
furono, nella sola città di Miin-
ster, all'inizio, ben 110: per lo
più eminenti personalità. Il loro
nome fu comunicato direttamente
a Don Bosco dallo stesso Mehler.
Per tutti queati amici e benefattori
si pensò di creare un bollettino
con le notizie della famigliil sale•
~iana. L'idea sarà realizzata dieci
anni più tardi, nel 1895, con l'edi-
zione della "Salesianische Nach-
rirhten" ( 'otizie Salesiane) con
una tiratura di ventimila esem•
plari. (Oggi il Bollettino in lingua
tedesca raggiunge quasi quota
centomila).
Allorchè, dUJJque, i primi tre
sacerdoti della Congregazione as•
sutlllero la direzione del "Lehr-
lingsheim" di Wu:rzburg, l'edu-
catore piemontese, non solo era
già noto in Germania, ma po-
teva anche contare su una no•
trita schiera di benefattori e di
amici.
In quel 1916, quando i sale-
siani furono invitati a iniziare il
loro lavoro nella città bavarese,
essi avevano già istituzioni nel-
l'Europa centro-orientali'. Fu il
dottor Alfred Wintersteiit, par•
roco del duomo e cappellano degli
apprendisti, che si rivolse ai sale-
siani di Vienna (era allora ispet•
tore don Pietro Tirone, paterna
figura di sacerdote, che in seguito
diventerà direttore spirituale di
tutta la Congregazione) con la
preghiera di inviare i tre sacer-
doti per l'istituto dei giovani ar-
tigiani di Wiirzhurg.
Singolare il fatto che il COllll̕
glio municipale dapprima si op·
pose a questa iniziativa affer•
mando che in città si trovavano
già membri di cinque congrega•
zioni maschili. Poi le difficoltà
furono superate e l'allora diret•
tore dell'istituto di Vienna, Au•
gusto Hlond, futuro cardinale e
primate di Polonia, accompagnò
a Wurzhurg i tre i;alesiani, gui-
dati da don Franz Xaver Nieder-
mayer, che doveva assumere la
direzione dell'opera tedesca. .Al-
l'iniz.io la nuo\\'a fondazione nel-
la città bavarese fece parte del•
l'ispettoria o provincia austro•
ungarica, forte allora di 16 opere.
Il saluto de11a cittadinanza ai
salesiani venne dato il 16 dicem•
bre 1916, al Kolpinsshaus, in
una casa cioè destinata all'assi•
stenza dei giovani artigiani, isti•
tuita da don Adolf Kolping, il
grande padre degli apprendisti
tedeschi, formidabile e chiaroveg-
8

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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gente realizzatore di opere, oltre
il Brennero, in fp vore delle nuove
generazioni che verso la metà del
secolo scorso si affacciavano alla
ribalta del mondo del lavoro, nel-
l'epoca dell'incipiente industria-
lizzazione. Adolfo Kolping, per
il suo apostolato, per la sua aper-
tura ai problemi sociali, venne
chiamato comunemente il « Don
Bosco tedesco >>.
Già all'inizio del 1917 i sale-
siani di Wiirzhurg invitarono la
popolazione per l'annuale cele-
brazione del loro protettore San
Francesco di Sales. Millesettecento
cittadini in quella serata fecero
coi:ona ai tre i;acerdoti, ai set•
tantacinque giovani artigiani e ai
dieci studenti: quanti ne conte-
neva l'opera.
Furono tempi durissimi quelli
dell'inizio dell'attività salesiana
in Germania, in quegli anni della
prima guerra mondiale. L'eco-
nomo percorreva le campagne per
comperare grano e le classiche
kartoffeln onde sfamare i giovani.
A questo si aggiunga la cre-
scente inflazione. l genitori erano
soliti pagare ·1a modesta pensione
al termine di ogni mese. Spesso
però nell'arco dei trenta giorni,
erano stati tanto svalutati i mar-
chi che con quel danaro non si
poteva nemmeno comperare un
solo etto di pane.
LA CATASTROFE
: NAZISTA
1 salesiani trovarono conforto
e aiuto nel cardinale arcivescovo
di Monaco Bettinger e nel Nunzio
Apostolico in Baviera mons. Eu-
genio Pacel1i. Il futuro Pio XII
inviava loro la somma, assai con-
siderevole in quei tempi, di mille
lire.
Poi, a poco a poco, i,orsero
altre opere in tutto il territorio
germanico. Nel 1919 nasceva in
una baracca la J ugendh.eim di Mo-
naco. Oggi questo ospizio è il più
grande centro giovanile composto
di interni della Bundesrepublik.
Junk•r•th (Germania) Il noviziato salesiano. "O beata solitudine, o sola beatitudine!"
Come per le altre Congrega-
zioni e per l'intera opera del1a
Chiesa Cattolica, l'avvento del
nazismo nel 1933 fu anche per i
salesiani un'epoca di prove ter-
ribili. 1 figli di Don Bosvo videro
più di tutti minacciato il loro
lavoro, la loro missione, in quanto
la dittaturl\\ bruna si diresse im-
mediatamente alla conquista del-
le nuove gene-razioni. La gioventii
hitleriana, come organizzazione
giovanile e ideologia, divenne un
continuo assalto e una pressante
minaccia a tutti coloro che mili-
tavano nelle associazioni cattoli-
che o venivano educati negli isti-
tuti religiosi. Non ci fu opera
salesiana che non abbia dovuto
subire le angherie della Hi.tler-
J ugend.
Nel 1935 - per citare un solo
esempio - quei fanatici irruppero
numerosi nel Lehrlingsheim di
Wiirzburg e rinchiusero tutti i
salesiani in una sala, poi tennero
infuocati discorsi ai giovani, bru-
ciarono le bandiere delle associa-
zioni, confiscarono i libri della
biblioteca. Nel 1939, nel medesimo
istituto, altra irruzione della Ge-
stopo, la temuta polizia di Stato,
con conseguente interrogatorio
singolo di tutti e requisizione e
occupazione della casa. Nel 1941
si ebbe la confisca ufficiale da
parte dei nazisti dell'opera di
Wiirzburg, definita ufficialmente
"un'ope-ra contraria agli interessi
dello Stato e del popolo ».
Terribili furono quegli anni
anche per moltissimi salesiani
tedeschi. Spiati nelle prediche,
nelle $cuole, nel contatto con i
g10, ani, non pochi finirono in
campo di concentramento, a Da-
chau, dove morì, tra gli altri,
il direttore dell'opera di Essen.
Con lo scoppio della guerra, nel
1939, sacerdoti, chierici, coadiu-
tori furono chiamati sotto le armi
e sventagliati su tutti i fronti:
in Russia, in Scandinavia, in
Francia, in Africa, in Grecia, in
Italia. Oltre centoventi confra-
telli caddero sui diversi campi
di battaglia.
Passata la bufera nazista e
terminato il conflitto, i salesiani
ripresero la loro opera. Fu neces-
sario ricostruire quasi tutti gli
istituti distrutti dalle bombe, pre-
parare nuovo personale, poten•
ziare il numero degli amici, coo-
peratori e benefattori.
Oggi sul suolo della Germa1ùa
esistono due ispettorie con sede,
rispettivamente, a Colonia e a
Monaco. Le opere dei Salesiani
sono 39 e 30 quelle delle Figlie
di Maria Ausiliatrice.
Oltre le opere, in una terra
dove si dedicano particolari at:ten-
zioni e studi alla pedagogia, com'è
la Germania, è molto conosciuto
Don Bosco quale eminente edu-
catore. Ancora oggi, soprattutto
oggi è valido, oltre il Brennero,
l'elogio che di lui scrisse, già nel
1889, L. Kellner nella Gesch..ichte
der En:iehung (Storia dell'Edu-
cazione): "Vna personalità che
con la sua attività, tutta dedita
sen:w soste ai. giovani, nei settori
del'educazione e dell'istruzione, h.a
fatto convogliare su di l'atteri-
zione di ttttto il mondo cattolico,
richiamando le epoche più belle
e più benefiche della Chiesa".
9

2.2 Page 12

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COME
LO VOLEVA
DON BOSCO
Eaao l ' umile starla di un Oaoperatore sa-
lesiano del Belgio, ohe fu straordinaria
nella sua vita ordinarla
« Siamo arrivati al pu11to in cui
110n si sa più che cosa significhi
cristiannirno ». Si:iren Kicrkegaard,
inquieto padre dell'esistenzialismo,
scrisse queste parole certamente
in un momento di malumore.
Avrebbe fatto meglio a mettere il
cappello in testa e fare un viag-
getto fino a Milmort, piccolo
paese alla periferia di Liegi, in
Belgio. Là avrebbe trovato due
cooperatori salesiani, due sposi
attivi e felici, che sapevano be-
nissimo cosa fosse il cristianesimo,
e per di più lo mettevano in
pratica.
La storia di Jean-Auguste Sal-
mon e di Henriette Moreau è
un quieto succedersi di cose
comuni che non fanno storia,
tanto sono semplici e ordinarie,
ma tutte così limpide e in annonia
con l'universo che la gente di
l\\Iilmort diceva: Se 11011 va11110
loro in paradiso, non ci va più
11essu110.
Si rendeva utile a tutti
Jean-Auguste nacque visse e
morì a Milmort. Di famiglia mo-
desta, studiò molto a lungo, per
quei tempi, e cioè fino all'età di
12 anni. Il paese aveva un solo
maestro per un centinaio di bam-
bini e bambine, ma tutti insieme
si aiutavano nel sillabare e com-
pitare, e chi aveva già imparato
qualche cosa la inseinava ai più
piccoli e ai più lenti. Jean-Au-
guste, intelligente e di buona
memoria, fece il ripetitore per i
suoi compagni, cominciando cosi
fin dalle elementari a rendersi
utile agli altri. Poi bisognò che si
guadagnasse la vita.
I ragazzi allora si trovavano
un posto in bottega, col padre o
da un parente o da un vicino.
Imparavano a usare la pialla, la
forgia, le tenaglie. Puntualmente
i campi maturavano i loro pro-
dotti, e per qualche giorno si la-
sciava la bottega, ci si metteva
sul capo una grossa cesta ripiena
di frutta e ortaggi, e si andava a
piedi fino a Liegi. Erano lunghe
comitive, allegre nella bella sta-
gione, molto meno sotto la pioggia
e il vento. Jean-Auguste fece
questa vita, ma con un brio tutto
suo. Sorretto da una vena felice,
contribuiva all'allegria con favole,
racconti, canzonette, parodie. A
volte componeva lui stesso i dia-
loghi e i canti. Per le feste di
nozze in paese aveva sempre
qualche canzone nuova. Nelle
lunghe sere invernali faceva lo
speaker e leggeva per tutti gli
articoli del giornale. Leggeva agli

2.3 Page 13

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Blneux - Lies,I (Belgio) • La sala delle
macchine e la belle-fleur del pozzo della
miniera. dove Jean-Auguste' lavorò per
40 anni come meccanico di estrazione
analfabeti la corrispondenza, e
scriveva le lettere cli risposta.
Quarant'anni
nella miniera
A 25 anni Jean-Auguste lasciò
la botteguccia e si industrializzò.
Fu assunto come meccanico di
estrazione in una miniera di car-
bone a Bàneux, non molto lon-
tano da Milmort. Una sbuffante
macchina a vapore avvolgeva e
sy-olgeva il pesante cavo a cui era
legata la sorte della vetturetta
che portava su e giù dentro il
pozzo i minatori e il loro carbone.
La miniera funzionava 24 ore al
giorno e sette giorni la settimana.
Jean-Auguste e un altro operaio,
dandosi il cambio, avevano l'in-
carico di manovrare le leve di quel
portento di tecnica a vapore, e di
presiedere all'incolumità degli uo-
mini e dei carichi. Ventiquattro
ore su ventiquattro, sette giorni
su sette, domenica compresa (con
suo grande disappunto). Jcan-
Auguste tenne duro in questo
lavoro per più di quarant'anni,
fino alla pensione. E siccome
aveva salute straordinaria, non
mancò mai, neppure un giorno,
all'appuntamento con la sua mac-
china portentosa. Erano tempi di
violente agitazioni sindacali, ogni
poco scoppiava uno sciopero, ma
anche allora Jean-Auguste occu-
pava fedelmente il suo posto.
Non già che facesse il crumiro
(come si dice); ma restavano in
fondo al pozzo delle povere crea-
ture incapaci di scioperare e biso-
gnose di mangiare, cioè i cavalli
e gli asini addetti al trasporto del
carbone lungo le gallerie, che ave-
vano diritto qi mangiare anche du-
rante lo sciopero.
Il sentiero che da l\\'lilmort
conduceva alla miniera passava
accanto alla chjesa d'un convento.
La campanella che chiamava i
religiosi all'incontro quotidiano col
Signore trovava anche Jean-Au-
guste sul sagrato, pronto a en-
trare. Aveva già fatto un'ora e
un quarto di strada a piedi, e per
giungere in tempo si era alzato
alJe quattro del mattino. Dapprima
questa levataccia la faceva per
non perdere la l\\Iessa del pre-
cetto, ma poi la fece tutti i giorni
con o senza precetto, per qua-
rant'anni.
lntanto vicino a casa sua, lungo
la strada selciata, costruiva a
tempo perso una casetta nuova
per la sua futura famiglia. Hen-
riette Moreau viveva a l'vlilmon
in una famiglià povera, e lavorava
a giornata per guadagnarsi il pane
e preparare il corredo. Quando
la casa fu finita, si sposarono.
Vissero insieme 5~ anni. E non
si può dire che s1 siano resa la
vita impossibile, perchè lui mori
a 83 anni, e lei a 97. Comperarono
iI terreno adiacente la casa e ne
fecero un orto, Quando vennero
i figli (due bambine e un ma-
schietto), comperarono altro ter-
reno e lo lavorarono, lui nel tempo
libero dalla miniera, e lei tra una
faccenda domestica e l'altra. Il loro
orto produsse una quantità enorme
di fragole, perchè bisognava tenere
i figli all'onor del mondo.
Tra I dubbi e I dogmi
dell'atelemo
Intanto pregavano. Jean-Augu-
ste non stava mai con le mani
in mano. Se non impugnava le
leve della sua vaporiera o la
zappa dell'orto, teneva tra le dita
i1 rosario. Dopo pranzo, alla mi-
niera, era capace di mettersi gi-
nocchioni in un canto e pregare.
Tra i suoi compagni di lavoro c'e-
rano miscredenti della più bel-
l'acqua, ma nessuno si permetteva
di deriderlo. Non era facile, nelle
discussioni, metterlo nel sacco.
Aveva l'arte di scardinare le loro
convinzioni atee e materialistiche.
Diceva, battendo loro una mano
sulla spalla: «Senti, amico: se io
non credessi in Dio, non avrei nessun
ritegno a uccidere, rubare, ingannare.
Perchè mai no11 dovrei farlo? È
la religione che mi dire di non fare
il male, che mi tiene sulla strada
diritta •>. E loro ammettevano:
« Andiamo d'accordo volentieri con
u110 che va a Messa lutti i giorni,
ma poi fa come te. Tu vai a Messa,
ma resti l'amico di tutti*· Infatti
era cordiale, leale, sempre pronto
ad aiutare. Viene da pensare al
manovale che disse un giorno di
Papa Giovanni: « È u11 uomo col
quale berrei volentieri un bicchiere
di vino all'osteria >).
Erano tempi, quelli, in cui i
medici cercavano l'anima con il
bisturi, e non trovandola conclu-
devano che non esiste. Il medico
di Milmort apparteneva a questa
scuola.
<• Allora, - gli disse un giorno
Jean-Auguste - lei dottore non
crede alla preghiera? ,►•
« Certo che non ci credo •> rispose
sicuro il medico.
« Ma mi permette di preiare per
lei?•>.
~ E che vuol.e che me ne im-
porti... >).
~ Supponiamo - insinuò Jean-
Auguste - che io domandi a Dio
che la ]accia diventare cieco•>.
Ah, 110! Questo poi no!~ scattò
vivacemente iJ medico.
*Vede, dottore, che lei crede
alla preghiera?>>. Concluse Jean-
Auguste, lasciandolo perplesso tra
i "dogmi" e i "dubbi" del suo
ateismo ...
11

2.4 Page 14

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In punta di piedi
Dal giorno in cui andò in pen-
sione, Jean-Auguste si mise a
disposizione della parrocchia e
divenne il braccio destro del suo
parroco. Ovunque c'era da dare
una mano, accorreva; poi, finito
il lavoro, si ritirava discretamente
in disparte, come se non avesse
fatto nulla.
Era attentissimo al problema
delle vocazioni, e seguì due gio-
vani passo passo fino al sacer-
dozio.
Iscritto ai Cooperarori Sale-
siani, si sentiva di casa nell'isti-
tuto di Liegi. Vi si recava di sera,
dopo il lavoro, con maggior fre-
quenza quando fu in pensione.
Aiutava i salesiani in mille modi.
Teneva aggiornate le liste dei
Cooperatori che ricevevano il Bol-
lenino Salesiano. Quando occor-
reva urgentamente un'automobile,
mandava il figlio con la sua. I
salesiani in Belgio poterono aprire
le case e mandarle avanti grazie
agli aiuti forniti dai Cooperatori
e benefattori, caldamente solle-
citati dai vescovi. I primi sale-
siani giravano e parlavano, e
raccoglievano offerte. Milmort fu
uno dei paesi più generosi, e
Jean-Auguste non è estraneo alla
faccenda. Spesso egli prendeva
sotto la sua protezione il salesiano
mandato alla questua, lo condu-
ceva dai benefattori, teneva un
discorsetto appropriato ed effi-
cace, e il salesiano doveva poi solo
fare conca con le mani e ringra-
;r,iare. Chi a Milmort voleva fare
un'offerta a Don Bosco, la con-
segnava a Jean-Auguste: ci si
poteva fidare.
Quest'uomo dalla salute di
ferro, dalla Comunione quotidiana,
dalla vita trascorsa - come dis-
sero di Gesù - ~ facendo il
bene•>, se ne andò vent'anni fa,
quasi in punta di piedi, e in fretta,
senza recare fastidio a nessuno.
Il ro novembre 1947 si alzò alla
solita ora mattutina non ostante
che provasse un certo malessere,
ascoltò la Messa, fece la Comu-
nione, visitò un amico invalido
di guerra profondamente malato,
si fermò a pranzo in casa sua, si
avviò per tornare, e un embolo
lo fermò per la strada. Ebbero
tempo di amministrargli il sacra-
mento degli infermi. Aveva detto
tante volte alla sua Henrierte e ai
figli: ~ Io domando a Dio di non
darvi alcun fastidio per curarmi,
quando suonerà la mia ora•>. Fu
ascoltato.
tllssutl l'uno per l'altro
Jean-Auguste, la sua Henriette
e i suoi figli, erano vissuti insieme
l'uno per l'altro, aiutandosi con
un affetto profondo, superandosi
in bontà. La loro famiglia fu
davvero una piccola cellula del
Corpo Mistico di Cristo.
C'è stato nulla di straordinario
nella vita di Jean-Auguste, o
forse tutto fu straordinario. Dice
Sertillanges: « Una cosa da 11ienle,
f alta da un'anima grande, è una
grande cosa •>.
Don Bosco a sua volta aveva
detto: «Verrà un giorno in cui il
nome di Cooperatore sarà sinonimo
di buon cristiano >>. Questo fu vero
per Jean-Auguste e per Hen-
riette, è vero anche per i loro
figli che sono Cooperatori sale-
siani, ed è vero anche per i loro
nipoti più grandicelli, che sono a
loro volta Cooperatori.
NOSTRI SERVI DI DIO
·
Sulla eroicità
delle virtù
del principe polacco
don Augusto Czartoryski
L"11 ottobre u. s., alla presenza del signor cardinale
Carlo Gonfalonieri, Ponente della causa del servo di Dio
don Augusto Czartoryski, sacerdote salesiano, nel pa-
lauo delle Congregazioni a piazza Pio Xli, si è adunata la
Congregazione dei Riti antepreparatoria, nella quale i Pre-
lati Officiali e i Consultori teologi hanno discusso sulla
eroicità delle virtù del Servo di Dio.
Don Augusto Czartoryski, di famiglia principesca po-
lacca, nacque a Parigi nel 1858. Rinunciò generosamente
a un avvenire, ohe poteva affascinare il cuore di un giovane
di ingegno e di entusiasmo com'egli era, e volle consa-
crarsi a Dio nella famig lia di Don Bosco a 29 anni. Mori
ad Alassio nel 1893 in fama di santità. Nel 1921 fu ini-
ziato il processo diocesano e nel 1941 quello apostolico
per la sua beatificazione.
Causa di beatificazione
di suor
Maddalena Caterina Morano
Alla Congregazione dei Riti si sono discusse, il 15 ot-
tobre scorso, le Introduzioni delle cause e le relazioni dei
periti teologi sugli scritti di alcuni Servi dì Dio: tra essi
Suor Maddalena Caterina Morano, Figlia di Maria Ausi-
liatrice.
Maddalena Caterina Morano nacque a Chieri il 15 no-
vembre 1847; frequentò prima la scuola materna presso
un'insegnante privata, quindi passò alle scuole pubbliche.
Tanto progredl negli studi che a 14 anni venne incaricata
dell'insegnamento nelle scuole elementari a Montalto To-
rinese. Conseguito il diploma di maestra elementare, nel
1878 entrò nell"lstituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice a
Mornese, dove fu esempio a tutte di pietà e di laboriosità.
Nominata Ispettrice della Sicilia. vi fondò 32 case.
Il servo di Dio cardinale Dusmet, arcivescovo di Catania,
che la conobbe bene, diceva di non aver conosciuto una
donna più energica. più attiva, più affabile e più pia di
Madre Morano. Morì a Catania il 26 marzo 1908.
Ponente della causa è il cardinale Benedetto Aloisi Ma-
sella, vescovo di Palestrina. Postulatore don Carlo Orlando,
salesiano.
12

2.5 Page 15

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"PIA UNIONE "
perahè?
Negli atti ufficiali la Terza Fa-
miglia di Don Bosco è chiamata
Pia Unione dei Caoperatari Sale-
siani. Il nome riflette il h.wf;O
travaglio del Santo fondatore nel-
!'ottenerne iJ riconoscimento giu-
ridico.
Don Bosco aveva caldeggiato
la grande idea di Salesiani cao-
perqtori, aggregati agli altri Sa-
lesiani come "membri esterni",
ossia operanti in seno alla società
civile, per 11nimarla cristianamente.
Dovevano essere apostoli laici nel
proprio ambiente, mossi dallo
stesso spirito salesiano dei loro
"confratelli" di vita in comune.
Comprendere sotto un unico nome
di "Società Salesiana'' i suoi Sa-
cerdoti, i suoi Coadiutori e i suoi
Cooperatori non gli fu concesso:
era il primo esempio e parve
cosa troppo nuova. Ottenne al-
lora il riconoscimento canonico
dei suoi "Salesiani esterni" come
associazione collaterale con il nome
di Pia Unione dei Cooperatori
Salesiani.
Don Bosco mise l'accento sul
termine significativo di Uniune.
La p3.$sione dell'unità delle
menti e dei cuori tra tutti i buoni
cattolici era alla base della fonda-
zione dei Cooperatori. Non a
caso Don Bosco fu paragonato
anche a Cavour: mentre questi
tesseva l'unità d'Italia, l'altro suo
concittadino tesseva con non mi-
nor perspicacia l'unità dei cat-
tolici, chiamando a raccolta "tutti
i buoni".
Nel Regolamento scritto da Don
Bosco per i Cooperatori Sale-
siani leggiamo infatti: • In ofli
tempo si giudicò nece!lsam I u-
nione tra i buoni per giovarsi vi-
cendevolmente nel fare il bene e
tener lontano il male. Cosi fa-
cevano i Cristiani della Chiesa
primitiva, i ~uali, (I uniti in un
cuor solo e un anima soùn si ani-
mavano l'un l'altro a stare saldi
· nella fede e pronti a superare gli
incessanti assalti da cui erano mi-
nacciati... Noi cristiani dobbiamo
unirci in questi difficili tempi... •·
L'aggc!ttivo Pia davanti a U-
nione è spesso tFalasciato come
superfluo; ma nel 1876 quel-
l'aggettivo ci voleva: nell'arroven-
tato clima politico dell'unità ita-
liana era bene si sapesse che
l'unità dei cattolici si basava sulla
fede ed era opera di pietà cristiana.
COOPERATORI SALESIANI
Roma . Convegno Consiglieri e Zelatori del Lazio per r,mpostaz,one della çampagna 1967
sul "dialogo", Presiede il direuore generale dei Cooperatori don LulRi F,ora
Mll•no Il prevosto don Pietro Lajolo Inaugura la nuova sede del "Club Universitario",
che è anche sede dei Cooperatori giovani e degli Exallievi
Lo,.to Trentasette giovani Exallievi e Cooperatori universitari hanno fatto loro
Esercizi Spirituali con molto entusiasmo e con esito lusinghiero

2.6 Page 16

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EDUOHIAMO OOME DON BOSOO
Educate/I alla gioia
Una sera Giovannino Bosco e
suo fratello Giuseppe se ne stanno
a contemplare il tramonto; il
sole incendia l'orizzonte e pen-
nella le nubi con il colore del-
l'oro.
- Mamma, com'è bello! di-
cono insieme.
- È Dio che ha fatto tutto
questo. Egli è grande l - mor-
mora mamma Margherita.
Scende la notte. l bimbi stanno
a lungo, col nasino in su, a mirare
il brillìo delle stelle.
-Mamma, cç>m'è bello!
- È Dio che ha seminato tante
stelle. Se è così bello il nostro
cielo, quanto sarà bello il Pa-
radiso.
Con questa educazione spicciola
ad ammirare Dio nella natura,
Giovannino Bosco visse anni di
serenità e di gioia.
Adolescente a Chieri, fonda
l'originalissima ~ Società dell'al-
legria>), un club di amici che si
obbligano a vivere nella gioia. La
Società dell'allegria ha un regola-
mento composto di due soli arti-
coli, chiari come il sole.
Primo: << Ogni membro della So-
cietà dell'allegria deve evitare ogni
discorso e ogni azione che disdica
a un buon cristiano~-
Secondo: << Esattezza nell'adem-
pimento dei doveri scolastici e dei
doveri religiosi».
Più tardi, fatto prete, chiederà
spesso a qualche ragazzo.
- Vuoi essere amico di Don
Bosco?
+ - Oh, si.
- Allora devi essere a b - c.
Sai che cosa significa a + b - c ?».
- No.
- Te lo dico io. Devi essere a,
cioè allegro; più b, cioè più buono;
mfl110 c, cioè meno cattivo.
I ragazzi, Don Bosco li voleva
sempre nella gioia. La gioia è il
clima più propizio per far fiorire
quelle esili pianticelle che sono le
anime giovanili.
Occo"e abituare i ragazzi ad
amare e ammirare La natura. Per
esempio, fate loro notare il chia-
rore delle stelle sulla neve fresca,
oppure la vista inattesa di un
prato stellato di mughetti. La
gioia << è giubilo, letizia; è quanto
di più intenso ha l'allegrezza 1>.
Entrano nella composizione della
gioia un certo sbigottimento, un
certo mistero, e anche un senso
di umiltà e di gratitudine. Si
avvertono a un tratto tante cose
vive: una foglia, un fiore, una
nuvola, il moscerino ronzante sullo
stagno, la rondine che stride
garrula.
Occorre abituare i ragazzi a
,:ustare la vita di famiglia. Sen-
tendosi amati dai loro cari, i fan-
ciuIli avvertiranno sbocciare in-
sensibilmente nei loro cuori la
gioia che in certi momenti, come
a Natale o a Pasqua o in altre oc-
casioni, diventerà più intensa del
solito. << Se manca la gioia, manca
tutto 11, scrisse il romanziere Ste-
venson. I momenti della gioia
sono come l'aratro che rovescia
la terra in un campo secco e in-
selvatichito.
Per gustare la gioia, occorre abi-
tuare i ragazzi a mantenere l'anima
perennemente in grazia. Don Bosco
li voleva «più buoni e meno cat-
tivi». Solo così i ragazzi conser-
vano la freschezza del loro senso di
scoperta. La presenza del Signore
nella loro anima apre il cuore
alla gioia, anche se avessero fisi-
camente qualche dolore da sop-
portare. Il naturalista inglese Jef-
feries, povero e gravemente am-
malato, ma ricco di Dio, escla-
mava dalla sua poltrona di inva-
lido: «Ogni filo d'erba è mio,
come se io l'avessi piantato; tutte
le erbe mi appartengono e io le
amo. Ogni falco che passa alto
nel cielo è mio; c'è cdsa più bella
della curva descritta dal suo volo
contro l'azzurro? Oh, giorni fe-
lici, felici! ►1.
Occorre abituare i ragazzi a
sentirsi uniti gli uni con gli altri.
È questa la gioia di amarsi scam-
bievolmente, la cosiddetta gioia
della «comunione dei santi », cioè
la gioia di sentirsi fratelli nel Si-
gnore. Lo spirito Santo stabilisce
tra tutti noi una comunione, una
solidarietà. Bisogna far capire ai
ragazzi che ognuno di loro vale
molto di piu se messo insieme
con gli altri che non isolato. I
ragazzi hanno bisogno di affiatarsi
con i loro compagni per essere
veramente se stessi; hanno bi-
sogno di vivere nella carità fra-
terna per essere veramente figli
di Dio, Non si è cristiani per se
soli. Il vero lievito della gioia è
l'amore fraterno, è il volersi bene.
Don Bosco sussurrava all'o-
recchio di qualche ragazzo: «Devi
essere a + b - c. Sai che cosa
significa ? Allegro, più buono, meno
cattivo 1>.
14

2.7 Page 17

▲back to top
A 88 anni di età ai 6 spento a
Mendoza don Luigi Vaula, che i
Salesiani di Argentina, Uruguay
e Paraguay veneravano come un
padre.
La famiglia Vaula era una fa-
miglia patriarcale di contadini
piemontesi. fl padre, per un'am-
bizione non infrequente nelle fa-
miglie numerose dei nostri con-
tadini del secolo scorso, aveva de-
siderato che il terzogenito, Dome-
nico, per la sua riuscita negli studi,
fosse avviato alla carriera eccle-
siastica. <1 È intelligente, ne fa-
remo un prete e sarà per noi un
onore•·
C'era anche il fratellino Luigi,
l'ullimo della nidiata di dieci
figli, mite come un agnello e buono
come un angelo, che sognava il
sacerdozio, e passava il suo tempo
libero nel fabbricare altarini e
nel celebrare messe che qualche
coetaneo gli serviva con serietà.
La mamma, una donna di bontà
eccezionale, si reca,·a ogni mat-
tina alla prima messa delle cinque
e mezzo, accompagnata dal suo
Luigino. Un giorno sussultò di
gioia al riceverne le prime con-
fidenze. Si trattava però di espu-
gnare il padre, che aveva deciso:
« Di preti, basta Domenico I"· La
mamma approfittò dell'euforia del
marito per la brillante licenza ele-
mentare di Luigi e propose timi-
damente di avviarlo al seminario.
li padre disse un •no• che le tolse
ogni speranza. Però, come somma
concessione, permise che Luigino
frequentasse il ginnasio statale.
La famiglia abitava a Lucemo,
nella periferia di Torino, e il
ginnasio più vicino distava quasi
un'ora di cammino a piedi e non
c'erano mezzi di comunicazione.
La mamma soffriva e pregava.
'el maggio del 1892 ebbe un'ispi-
razione. Un sabato, nel portare il
suo carico di ,,erdura a Porta
Palazzo, volle con sè Luigi. Al
ritorno fecero tappa a Maria Ausi-
liatrice. Era prossima la festa del
24 maggio. Madre e figlio ver-
sarono le loro angustie nel cuore
dell'Ausiliatrice. All'uscita s'im-
batterono nella candida figura del
coadiutore ::\\larcello Rossi. Ba-
starono poche battute perchè il
santo salesiano intuisse il dramma
interiore di quelle due creature.
Subito li accompagnò da Don Rua,
che li ricevette con quella ama-
bilità sorridente che apre i cuori
alla confidenza. La mamma con-
fidò al Venerabile la vocazione
contrastata del fiilio. Don Rua,
indicando al tirrudo ragazzino i
vasti cortili dell'Oratorio, gli disse:
Questa sarà la tua casa •· Pochi
giorni dopo Luigi entrava nel-
l'Oratorio di Valdocco. L'anno
seguente passò a Ivrea, dove
terminò i1 ginnasio e compi i1
suo noviziato, seguito dalla pro-
fessione salesiana perpetua il 29 set-
tembre 18g7.
L'anno dopo Don Rua asse-
condava le sue aspirazion i mis-
sionarie inviandolo a don Giu-
seppe Vespignani, ispettore a Bue-
nos Aires, con 9uesta semplice
presentazione: • V1 mando il San
Luigi di Valdocco •·
Una lunga vita apostolica con-
fermò il giudizio del Successore
di Don Bosco. Il ventenne chierico
italiano piacque subito ag-li ar-
gentini. Il riso franco, aperto, che
risonava frequente sulle sue labbra,
dava l'impressione che fosse por-
tatore di un messaggio di gioia,
proprio come i primi salesiani
vissuti con Don Bosco e venuti in
Argentina con un segreto incon-
fondibile: la letizia salesiana.
Com'è buono il Signore!»: era
il suo intercalare spontaneo, ac-
compagnato da un sorriso che
conquistava i cuori.
Anticipatore del Concilio
A Vignaud, nella immensa pam-
pa argentina, dove il 90% della
popolazione era piemontese, don
Vaula fu l'apostolo di quegli
emigrati italiani. Riusci a innal-
zare una magnifica chiesa, che
volle splendente di marmi d'ltalia,
ma soprattutto calda della fede
degli avi, che a,•eva saputo rin-
focolare tra quei coloni ancora
moralmente sani. Potè così rac-
cogliere una messe eccezionale di
vocazioni. Non meno di 50 sa-
cerdoti e di 40 suore uscirono da
quelle famiglie ancora fondamen -
talmente buone. L'aspirantato di
Vignaud fu così la base della
nuo\\'a ispettoria di San Francesco
Solano, che sorse nel 19271 smem-
15

2.8 Page 18

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brata da quella di Buenos Aires.
Nella scelta del primo maestro
dei novizi della lspettoria non
ci furono perplessità: don Vaula
assomma.va in sè le virtù del
maestro ideale. Come non si
esitò nel 193 I a eleggerlo primo
direttore del nuovo studentato
teolo~co interispettoriale di Vil-
lada m Cordoba.
Tre anni dopo l'irradiamento
pastorale di don Vaula potè al-
largarsi in campi di più vasta
responsabilità quando venne no-
minato ispettore dei Salesiani del-
l'Uruguay e del Paraguay con
sede a Montevideo. Resse l'ispet-
toria per r5 anni, conquistandosi
più che l'ammirazione, l'affetto
di tutti per la santità personale e
per l'energia del governo, vellu-
tata di dolcezza salesiana. Il pro-
gramma che svolse con orgarucità
e notevole successo si può compen-
diare in due parole: Vocazioni e
Catechismo. Con le vocazioni mi-
rava ad assicurare alla Chiesa sa-
cerdoti numerosi e degni; con
l'istn1zione religiosa si proponeva
di fare dei laici - specialmente dei
Cooperatori e degli Ex.allievi -
autentici apostoli la cui vita fosse
una palpitante testimonianza di
Cristo. Molte iniziative di don
Vaula in questo campo appaiono
oggi una anticipazione del Con-
cilio.
Compagni di viaggio: i buoi
L'lspettoria comprendeva anche
la missione del Chaco Paraguayo.
Potè cosl soddisfare il suo zelo
missionario visitando più volte
i centri della missione e vivendo
la vita missionaria con le sue
gioie e con i suoi disagi.
Di uno di questi viaggi ci ha
lasciato la descrizione il visitatore
straordinario don Pietro Berruti.
• Alle 22 del 28 settembre (1933)
si parte per Asunci6n, l'Ispettore
[don \\'aula] e io, sul "Pararirin",
piccolo rimorchiatore fluviale che
affianca una chala per buoi (ne
viaggiano con noi oltre un cen-
tinaio) e per mercanzie. C'è un
dormitorio comune, che è anche
sala da pranzo. Noi si dorme
all'aperto su due sedie a sdraio,
ma in realtà si veglia tutta la
notte.
Non si può celebrare: manca
un locale decente, pazienza I Gior-
nata monotona trascorsa sul fiume
interminabile, seduti, sudando,
stanchissimi per le notti anteriori;
è dall'altro lunedl che non si
riesce ad avere una notte tran-
quilla: il letto, i moscerini, il
battello che arriva o parte di
notte, il caldo... Dio sia bene-
detto!
Don Vaula è ammirevole: pa-
ziente, mortificato, pio, è un
continuo esemplare datomi dal
Signore per questi giorni. t un
uomo di Dio: non mostra di vedere
molto in ciò che è materiale,
comodità ecc.; ma quando si
tratta di anime, di confratelli,
vocazioni, spirito cristiano ecc.,
ha occhi d'aquila•· (Don Pietro
Berruti. SEI, p. 324).
Don Vaula però non era solo
un uomo di Dio; ci teneva anche
a coltivare le relazioni umane e a
cattivarsi la benevolenza delle
autorità. Lo stesso presidente della
Repubblica del Paraguay a don
Berruti che si scusava per averlo
incomodato con la sua visita,
disse: • Non sono i s.alesiani che
desiderano visitare il Governo;
è il Governo che desidera la visita
del Superiore dei salesiani •·
Don Vaula come ispettore del-
1'Uruguay e del Paraguay ebbe
le sue difficoltà, anche gravi e
dolorose, ma esse servirono a
dar risalto aUe sue virtù. Qualcosa
si può arguire da questa scenetta.
Don Berruti stava congedandosi
dai confratelli di l\\Iontevideo. Gli
si strinsero attorno e brindarono
in suo onore. 11 più anziano saltò
su a dirgli:
- Don Berruti, vorrei farle
una domanda che le parrà indi-
screta.
- Sentiamola!» rispose.
- Vorrei sapere qual è il giudi-
zio che lei si è fatto della nostra
ispettoria. Don Berruù rispose:
- Sì, la domanda è indiscreta
per il luogo, ma voglio soddisfarla:
voi siete nella Congregazione i
birichini di Don Bosco. Siete
buoni salesiani, siete insigni lavo-
ratori, avete buono spirito e siete
sacrificati... ; però ci date molto
da fare: è piuttosto vivace lo
spirito degli Uruguayani I
Tutti sorrisero e applaudirono;
molti guardarono a don Vaula...
Giovane a settant'anni
I salesiani argentini appartenenti
all'ispettoria di Cordoba nel 1949
gioirono alla notizia che sarebbe
tornato tra loro come ispettore
don Vaula. Nonostante i suoi
70 anni si sentiva ancora giovane.
Ricominciò quindi a Cordoba il
complesso di attività organizzative,
formative e pastorali che aveva
svolto con successo a Montevideo.
Puntò soprattutto su quelle che
erano le sue specialità: l'istruzione
religiosa e il movimento Compa-
gnie. E perchè l'entusiasmo su-
scitato nei confratelli non fosse un
fuoco di paglia, fondò la «Com-
missione lspettoriale del Catechi-
smo» e la «Cof\\federazione lspet-
toriale delle compagnie•• che con
le loro comunicazioni e visite pe-
riodiche, con i convegni e gli or-
ganismi subalterni mantenessero
viva l'attività di tutti.
Quando, nel 1954, don Vaula
lasciava il governo dell'lspettoria
a 76 anni di età, poteva dirsi sod-
disfatto. E si ritirava sereno nella
casa di l\\Iendoza per compiervi
un lavoro non meno fruttuoso.
Predicazione, confessioni, consi-
glio a ogni categoria di per-
sone fecero di questo ottantenne
figlio di Don Bosco un portatore
di luce, di vita spirituale, di no-
bile ottimismo. E quando i ma-
lanni lo obbligarono al riposo con-
tinuò, attraverso la corrispon-
denza e le visite, a diffondere
col suo intramontabile entusiasmo
serenità, amore alla Chiesa, al-
1'Ausiliatrice, a Don Bosco.
La morte gli si accostò silen-
ziosa il 30 agosto 1966, dopo
avergli lasciato iodcre la gioia
del giubileo di diamante.
I salesiani, i cooperatori e gli
cxallievi dell'Argentina, dell'Uru-
guay e del Paraguay ricordano e
venerano in don Luigi Vaula un
uomo straordinario, ricco di una
spiritualità di autentico conio sa-
lesiano; un santo moderno e
aperto che, pur nei suoi 88 anni,
si è sentito a tutto suo agio con
le idee ecumeniche del nostro
tempo; un Apostolo che i suoi
futuri biografi, studiandone a fon-
do la spiccata personalità, non
faticheranno ad allineare con le
migliori glorie salesiane.
16

2.9 Page 19

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NEL MONDO
SALESIANO
CHIUSURA DEL PROCESSO INFORMATIVO SULLA FAMA DI
SANTITÀ DEL SERVO DI DIO SIMONE SRUGI DI NAZARETH,
COADIUTORE SALESIANO
Il Processo Informativo sulla fama di santità, virtù e mi-
racoli del servo di Dio Simone Srugi (1877-1943) è stato
chiuso solennemente nella sede del Patriarcato Latino di
Gerusalemme il 28 novembre 1966, dopo due anni dal-
l'inizio {11 maggio 1964).
Al termine del cerimoniale, i documenti vennero appro-
vati e firmati da S. E. mons. Alberto Gori, Patriarca Latino
di Gerusalemme, e dagli altri componenti il Tribunale Ec-
clesiastico: mons. Giorgio Bateh, Giudice Delegato e Pre-
sidente del Tribunale, don Jacub Abd el Nur, Notaio
Attuario, dai Giudici Aggiunti don Butros Sleiman e
don Sleiman Samandar e dal Promotore della Fede
can. Emilio Shehade.
Tutto veniva sigillato e affidato al Postulatore Generale
dei Salesiani don Carlo Orlando, affinché lo consegnasse
alla Sacra Congregazione dei Riti.
Erano presenti alla cerimonia anche mons. Giacomo
Beltritti, vescovo coadiutore. e mons. Neameh Simaan,
vicario generale ad Amman.
Tra i salesiani, oltre al Postulatore Generale, interven-
nero l'Ispettore, don Francesco Laconi, I membri del Con-
siglio lspettoriale al completo, i direttori delle case più
vicine e alcuni confratolli.
Dopo la cerimonia di chiusura allo Studentato teologico
di Cremisan aveva luogo l'agape fraterna, durante la quale
prendevano la parola Il sig. Ispettore, il coadiutore Naim
Combaz a nome di tutti i coadiutori dell'lspettoria, e, in
rappresentanza del Patriarca, mons. Beltritti. Questi rie-
vocò il ricordo dei suoi incontri e delle sue relazioni con il
Servo di Dio, che aveva avuto modo di conoscere e sti-
mare come persona santa, quando era direttore della Tenuta
Patriarcale di Rafat, non lungi dalla Casa di Beitgemal.
Cosi si concludeva felicemente una giornata storica per
la Congregazione Salesiana; glornata che ha segnato la
prima tappa del lungo tragitto che portetà il concittadino
di Gesù Simone Srugi, primo coadiutore salesiano candi-
dato all'onore degli a ltari, all'auspicata glorificazione su -
prema.
CINE-CLUB DON BOSCO
Palermo
A Palermo da alcuni mesi funziona con
s uccesso Il Clne-Club Don Bosco, ade-
rente al Centro Studi Cinematografici di
Roma, con I seguenti scopi: 1 . offrire al
propri iscritti, attravers o programmi •
dibattiti, la possibiliù di estendere la
conoscenz.a critica dalle produzione ci-
nematografica mondiale; 2. farsi inizia-
tore di c ora i di studio, convegni, incontri,
dibattiti; 3. promuovere quanto occorra
par diffondere la cultura cinematogre-
fiça nella città di Palermo e più in gene-
ra!• n•II• Regione Slcillena. Un• prima
realizza.:ione ufficiale di tali finalità à
stata la " Tre Giorni FIimica" che al à
svolta del 28 al 30 novembre con grande
afflusso di Cooperatori ad Exalllavl e che
li stata diretta da docenti di primo pia n o,
quali il prof. avv. Franco Boffa, docente
di critica estetica all'Università di Roma,
e Il prof. don Giacomo Mondallo della
Pres idenza Nazionale del Centro Studi
Cinematografici di Roma.

2.10 Page 20

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Torlno-Rebeudengo , Il Rettor Maggiore concelebra col nuovo parroco (alla sua destra) e con alcuni direttori dell'Istituto
.
ERETTA LA PARROCCHIA << S. GIUSEPPE LAVORATORE »
IN ZONA REBAUDENGO A TORINO
Attorno al nostro Istituto Conti Rebaudengo nei tren-
tacinque anni dalla sua fondazione si è formato un auten-
tico rione popolare di oltre 12.000 anime.
L'Oratorio salesiano è sempre stato il centro spirituale
e religioso della zona. Per questo due anni fa il Rettor
Maggiore don Ziggiotti aderiva al desiderio del Cardinale
Fossati di aprire presso il nostro Istituto una parrocchia
dedicata a San Giuseppe Lavoratore.
Con decreto del 1o dicembre 1966 la Parrocchia veniva
eretta tra la soddisfazione della popolazione, che vedeva
realizzarsi un antico desiderio. Il piccolo nucleo di famiglie
tanto affezionato all'Oratorio adesso è integrato da centi-
naia di altre, giunte da tutte le parti d'Italia, in modo par•
ticolare dal Veneto, dalla Calabria e dalla Sicilia.
I festeggiamenti sono stati solenni: dopo l'immissione
canonica del parroco don Aldo Fantozzi la sera della festa
dell'Immacolata, la domenica 11 dicembre l'Arcivescovo
di Torino mons. Michele Pellegrino vi ha celebrato la
prima Messa pro populo, accolto da una folla di fedeli,
e a chiusura il Rettor Maggiore ha concelebrato con alcuni
superiori attuali e antichi dell'Istituto Rebaudengo, dando
cosl inizio ad una nuova attività dei figli di Don Bosco in
questa borgata periferica di Torino, tipicamente operaia e
industriale.
INCONTRO DI COOPERATORI A BUENOS AIRES
Circa mille Cooperatori dei Centri di Buenos Aires e din•
torni, regolarmente iscritti, si sono riuniti per l'assemblea
annuale presso il Santuario di Maria Ausiliatrice.
In una Messa vespertina fuori orario e tutta per loro as•
sistettero alla concelebrazione presieduta dall'ispettore
don Mario Picchi e si accostarono ai Sacramenti.
Quindi nel salone-teatro del Collegio Pio IX il Presi-
dente del Sovrano Ordine di Malta, dr. Luigi N. Magna-
nini, tenne una conferenza su « I Cooperatori Salesiani
alla luce del Concilio Vaticano Il». In essa, con accosta-
menti originali, stabili un parallelo fra il regolamento scritto
da Don Bosco e i decreti conciliari, e dimostrò la piena
coincidenza tra il pensiero del Santo fondatore e quello dei
Padri Conciliari. Quindi mons. Giuseppe Borgatti, sale-
siano, vescovo di Viedma, Invitò i Cooperatori all'unione
nella carità e nell'apostolato.
I cori dell'Aspirantato « P. José Vespignani ». e la banda
della « Casa del Coadiutore» rallegrarono l'assemblea.
L'incontro lasciò in tutti il desiderio di nuovi convegni
di studio e di organizzazione.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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QUINDICIMILA CATTOLICI
A SHILLONG INNEGGIANO
ALL'EUCARISTIA
La festa del Corpus Domini a Shillong (Assam-lndia) è
ormai un avvenimento che interessa cristiani e pagani. I
primi accorrono anche dalle colline Khasi, dalle regioni
Naga e dalla valle del Bramaputra; i secondi vedono in
essa una '"parata" piena d'interesse.
I 15.000 cattolici che vi accorsero lo scorso novembre
rappresentavano 12 differenti tribù. Tra essi un gruppo di
Apatani, che vennero a Shillong per la prima volta: le ra-
gazze con due monete grosse come un 50 lire attaccate
alle narici, e i ragazzi col tatuaggio di una crocetta sul
mento, la cui origine non sanno spiegare. Il pontificale si
svolse all'aperto, al "Calvario·•. un ampio anfiteatro di
verde dinanzi alla cattedrale, un naturale scenario di bel-
lezza e di arte. Furono una sorpresa per tutti le preghiere
e gli inni in khasi a 4 voci, cantati da un coro di ragazzi
della tribù « Bhoi >>, finora considerati come i beoti del-
l'Assam.
La processione si snodò per tre ore attorno alla collina
di S. Edmondo. A godersi lo spettacolo c'erano migliaia di
non cattolici accorsi da ogni parte di Shillong. Quella
grande massa di popolo che sfila ore e ore e arriva osan-
nante sul grande ovale del Calvario davanti alla cattedrale
tutta illuminata, quel coro devoto e potente di 15.000 cuori
Shillong (Assam-lndia) Ragaue Apat,rni, per la prima volta e Shlllong
per il Corpus Domini. Si notino le grosse monete al naso.
che scandiscono all'unisono la preghiera finale. è una ma-
nifestazione di fede tale da costituire per i non cattolici
una esperienza unica ed emozionante. Ci sono ancora gli
anziani che ricordano le prime processioni con qualche
centinaio di cattolici.
Un'altra nota non priva d'interesse: l'organizzazione è
cosi perfetta che gli agenti dell'ordine non hanno da fare
altro che guardare con ammirazione. I cattolici di Shillong
rivelano in questa occasione una maturità religiosa e so-
ciale che è un persuasivo collaudo dell'efficacia dell'opera
dei nostri sacrificati missionari e un premio ben meritato
alle loro fatiche.
I SALESIANI NELL'« ISOLA SPLENDENTE»
Ceylon è un piccolo Stato, ma vi si contano sei diocesi
e un milione di cattolici. Attualmente si vive in un clima
di libertà per tutte le religioni. La sede arcivescovile di Co-
lombo è affidata agli Oblati di Maria Immacolata, ed è
retta da un Cardinale.
Nella città di Negombo, che conta 80.000 abitanti, il
90 per cento sono cattolici. Le famiglie cristiane sono molto
religiose; recitano il rosario in comune ogni giorno e sono
fedeli ai loro doveri. In esse si trova un terreno propizio per
le vocazioni, che sono numerose e con possibilità di scelta.
Significativo il fatto che il Consiglio municipale ha dato
alla via dei Salesiani il nome di via Don Bosco.
La casa salesiana di Negombo aperta nel 1962 svolge
queste attività: pensionato per studenti, scuola professio-
nale, aspirantato e oratorio.
La scuola professionale comprende i reparti di mecca-
nica e falegnameria per allievi esterni. Gli aspiranti coadiu-
tori vi seguono i corsi e si preparano a divenire I futuri
istruttori.
Gli abitanti del quartiere sono pescatori che in qualche
periodo dell'anno emigrano in cerca di lavoro; sono cosi
costretti a trascurare l'educazione dei figli, che vengono
accolti nell'Oratorio. Qui sono assistiti dal salesiano coa-
diutore Christy, che li fa divertire e insegna loro il cate-
chismo. Molti oratoriani assistono ogni giorno alla Messa
comunitaria e frequentano con assiduità i sacramenti. In
Ceylon l'oratorio è una novità ben vista dalle famiglie e
dai parroci.
Nel 1964 il governo non voleva che gli studenti andas-
sero a compiere i loro studi o a fare il noviziato ali'estero.
Per questo, i salesiani hanno mandato gli aspiranti a com-
piere gli studi superiori nel Seminario Maggiore tenuto dai
Padri Oblati di Maria Immacolata.
Per ora a Ceylon i salesiani sono soltanto tre: un sacer-
dote, un chierico e un coadiutore. Ma vi sono due chierici
studenti nel Seminario e altri cinque sono già nello stu-
dentato salesiano dell'India, mentre tre stanno facendo il
noviziato. Gli aspiranti sono 40. Dopo il corso ginnasiale
verranno inviati a Tirupattur {India) per seguire i c:orsi pre-
universitari prima del noviziato.
Praticando il sistema di Don Bosco e cercando di capire
il carattere dei ceylonesi, i salesiani anche in questo Paese
riescono a fare del bene ai giovani, tra i quali cominciano
a raccogliere buoni frutti per la Chiesa e per Don Bosco.
F•enza , Alla destra del vescovo mons. Giuseppe Battaglia. il maestro novantenne
Secondo Guadagnini, exailievo e cooperatore, per 60 anni solene segretario degli
Exalliev,, attivo Cooperatore, maestro di musica, organista e assistente all'Oratorio.
che frequenta da oltre 80 anni.

3.2 Page 22

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PRIMA PIETRA
DELL'ASILO e< LINA»
NEL VIETNAM
Tam Ha (Vietnam) L'Amba·
sciatore d'Italia S. E. Giovanni
d'Orlandi, assistito dal Delegato
lspettoriale don Mario Acquista·
pace, colloca la prima pietra del•
l'Asilo "Lina"
A Tam Ha, presso Saigon, il 22 ottobre scorso S. E. Gio-
vanni d'Orlandi, Ambasciatore d'Italia e decano del corpo
diplomatico, pose la prima pietra dell'Asilo « Lina». che
si costruirà col contributo di 150 milioni di lire otteno
dal Governo italiano. È una nuova opera di pace che
si aggiunge alle benemerenze italiane a vantaggio del tra-
vagliato popolo vietnamita. L'Asilo potrà accogliere 300
tra bambini e bambine, di preferenza orfani.
Intervennero alla cerimonia il Vescovo Ausiliare di
Saigon, l'Ambasciatore del Vietnam presso il Governo ita-
liano, i Comandanti delle Forze Armate Americane, le au-
torità e personalità locali. La banda salesiana e i cori delle
aspiranti e dei bambini della Scuola diedero il benvenuto
alle autorità. Segui il ringraziamento dell'Ispettrice al Go-
verno italiano. Quindi l'Ambasciatore espose le ragioni per
cui il Governo italiano aveva preferito la costruzione di un
Giardino d'Infanzia ad altre opere. « I bambini - disse -
sono quelli che più ingiustamente soffrono le conseguenze
della guerra)). Chiuse rallegrandosi che l'opera fosse stata
affidata alle Figlie di Maria Ausiliatrice, benemerite nel
mondo intero per la loro opera educativa e umanitaria.
Prima di allontanarsi l'Ambasciatore si compiacque nel
vedere in parlatorio il ritratto della Mamma, signora Lina
d'Orlandi, al cui nome s'intitola la nuova opera.
La stampa locale mise in rilievo il generoso gesto del
Governo italiano verso l'amico popolo vietnamita. Il gior-
nale cattolico Xay Dung concludeva: « Noi cattolici dob-
biamo rallegrarci che quest'opera venga affidata alle Figlie
di Maria Ausiliatrice, che hanno una decina di novizie e
di religiose vietnamite che si stanno preparando in Italia
e che qui nel Vietnam a Tam-Ha hanno già una scuola
gratuita, un aspirantato e un oratorio festivo 1>.
Australia Questi religiosi ap·
panengono a dodici differenti
Ordini e Congregazioni e sono
tutti fratelli laici. Da sinistra
a dest.ra: Oblato, Passlonista,
Francescano. Pallottino, Sacio
Cuore, Domenicano, Redento-
rista, Sacramentino, Salesiano.
Marista, Gesuita. Carmelitano.
Essi hanno istituito in Mel·
bourne (Victoria) la "Assccia•
zione San Giuseppe•· che ha
lo scopo di studfare insieme i
vari aspetti della loro vocazione
di religiosi-laici e il modo di
farla conoscere tra i cattolici.
20

3.3 Page 23

▲back to top
lii BREVE
ITALIA
Prima pietWJ di una
nuoua pa,.,,.occhia a Poten~a
li venerando mons. Anguoto Bertaz-
zoni, vescovo di Potenza, exallievo di
Va1docco vivente Don Bosco, ha visto
realizzato uno dei suoi più ardenti voti
con la benedizione dello prima pietra
della nuova parrocchia di San Giovami.i
Bosco nel popoloso Rione Ri""rgimento,
dove da ,1ue.lche anno i salesiani lavorano
con frutto. Alla cerimonia i: intervenuto il
Ministro del Te11<>ro on. Emilio Colombo.
ARGENTINA
Scopm·t.a di pezzi archeologici
dell'epoca precoto,nbiana
TJ salesiano don Ruhen Ala, direttore
del « Museo Zeffirino N11muncur11 » di
Cordoba, in una confererua tenuta a.ll'U·
Diversità « Juan A. Maza » di )fendoza
ha annunziato Ja scoperta di pezzi ar•
cheologici e vegetali dell'epoca preeolom•
biana, reperiti in varie province argentine.
Egli ha !iegnalato che in quattro anni di
studio di oltre 200 giacimenti il Museo
Namuncura ha potuto localizzare nelle
province di Mendoza e di San Juan
diver:ai gruppi di giacimenti paleoindigeni,
detti aceramici o della civiltà precera•
mica. Tale scoperta è un pre:tloso apporto
ella conoscenza dei remoti tempi del po•
polamento della regione Cuyo.
BELGIO
Una Congregazione belga
si unisce alle
Figlie di Maria Ausiliatrice
Con decreto della S. Congregazione dei
Religiosi è stata autorizzata l'unione della
Congregazione religiosll belgB delle Oblate
Regolari di S. Benedetto con l'Istituto
delle Figlie di l',laria Ausiliatrice. La
fl())enne cerimonia ebbe luogo nella casa
madre delle Oblate Benedettine a He-
verlé. Le 43 religiose, già rivestile del
nuovo abito di Figlie di Maria Ausilia•
trice, alla presenza di don Ter Schure
del Cons.iglio Superiore dei salesiani, dei
due Ispettori del Belgio e del Delegato
Vescovile, a una a una pronunzinrono la
formula dei santi voti. A ricevedi la
Superiora Generale Madre Mgela Vespa
aveva delegato la Madre Ispettrice del
Belpo.
BHUTAN
Cosa pensa ·il Re, dei Salesiatd
Il 21 ottobre scorso iJ Direttore della
« Don Bosco Technical School » di Phunt•
sholing ebbe l'onore di una udienza privata
dal Re del Bhutan, che lo intrattenne
per un'ora e mez.zo. s'interessò della scuo•
la e .rimase lietamente stupito nel ve•
dere una picrnla monra di lavori ese-
guiti dagli allievi con finezza e perfezione.
Infine il Re cosi si esp~se: « Sono
lieto di costatare che i giovani. nel breve
giro di un anno e mezzo, banno imparato
a eseguire lavori co~ perfetti. La .nostra
gente non ha ancora alcuna idea del
vivere moderno. Voi state perciò reo•
dendo un immenso servi:tlo a noi, prepa•
rando i nostri futuri cittadini e leader•.
Ringrazio di cuore lei e tutta la sua
comunità e, attraverso essa, tutta la
Società di Don Bosco, per il prezioso
lavoro a favore del nostro popolo ».
Agsiunse che aveva disposto che la
banda della "Scuola Don Bosco", la
prùna ,lei Bhutao. facesse un viaggio
di istru:tloru, in India. Promise una sua
visita alla scuola appena gli impegni
di Stato glielo avessero perme~so.
PERO
La p1·inw cll:iesa declicata a
Maria "-Uater Ecclesiae"
S. E. mons. Otoniel Alcedo, arcivescovo
di Ayacucho, ha consacrato solennemente
a Chosica, a 40 chilometri da Lima, uno
moderno chiesa dedicata a Maria " Mo1er
Ecdesioe el Au:tilium Chrislùinorum ": è
la prima dei Perù che porta tale titolo.
Con questa sono tre le chiese dedicate
all'Ausiliatrice successivamente i11 t.re
celebrazioni giubilari dei Salesiani nel
Perù: per il 25° (1915) si consacrò
la chiesa di Maria Ausiliatrice ad
Arequipa; per il SO• si consacrò la
.Basilica di Maria Ausiliatrice a Lima:
e ora, per il 75°, la chiesa di Chosicu.
Nell'abside un mosaico di 82 mq. rap•
presenta la Madonna in alto di pro•
tegg,:re il Perù. Durante l'ultimo terre•
moto la chiesa non ba subito clanni,
perché è tutta una massa di ferro e
cemento. Anche la popola:tlone vicina
non ha sofferto danni persone.li, pur
essendo caduti dal vicino monte dei
grossi massi. La }fadonna ha protetto
i suoi figli.
PORTOGALLO
Una nuoi,-o Libl'e-ria Salesiana
L'hanno aperta a Evora i salesiani per
incrementare l'apostolato stampa, che
Don Bosco affiancò ~mpre a quello del·
l'educazione della gioventù. Accanto u
Bon Bosco fondatore taumaturgo ajfa.
scinatore di giovani, si vuole che il pub·
hlico portoghese conosca anche Don Bosco
apostolo della stampa come scrittore,
editore, creator e di scuole grafiche. La
Nuova Llhrerin vuole appunto essere
un omaggio al nostro titolare San Fran·
cesco di Sales, patrono degli sc.rittori
cattolici. e a San Giovanni Bosco, patrono
degli editori cattolici. Pi:omotrice deJJ'o.
pera è la Cooperatrice salesiana Donna
Mario José Saturnino, che mise a clispo•
sizione parte della sua casa sita nel cuore
diilla cittìl.
SVIZZERA
Utl Salesiano net Consiglio
Direttivo della Connnissione
I,iter11azfonale Cattolica
pm· l'Emigra~ione (I.C.!Jf.C.)
TI 29 agosto 1966, la Sacra Congrega•
~ione Conei~toriole nominava il nostro
don Pietro Cosentino dello Casa del
Cairo, membro effettivo del Consiglio
Direttivo della Commissione lntuna•
zionale Cattolica per l'Emigrazione (lu·
ternationnl Catholic Migration Commi••
sion) che ha la sede centrale a Ginevra.
La nomina è stata accolta molto favorevol•
mente presso gli ambienti interesi;ati ed
è stata definita un « concreto, meritato
riconoscimento e.l lavoro serio, diljgente,
perseverante, apostolico, fatto con cuore
salesiano e altissùno spirito religioso ed
ecumenico » dal nostro confratello, e
servizio della Chiesa,
THAILANDIA
Lo TV pa,•la dei Salesiani
lJ giorno 8 novembre la TV della Thai•
landia trasmetteva per la durata di un
minuto la visita di Paolo VI al Pontificio
Ateneo Salesiano. La tTa~nù•~ione ,;ervi
a far conoscere l'Opera di Don Bosco
e.l popolo thailandese. La TV thai infatti,
dopo aver illustrato il fine della visita
pontificio e.l PAS, concludeva: « I Sale•
siani lavorano con zelo indefos11<>, con
metodo aggiornato, con onimo grande e
giovanile nel settore scolastico-educativo
in tutte le nazioni del mondo ».
VENEZUELA
n pri-,no am·eo
atterra tro i Guaicas
Un aereo siglato "RANSA YV-CARY''
per la prima voita è atterrato nella mis•
sione dei Guaicas (Alto Orinoco • Ven.e•
zucla). L'impresa si è potuta realizzare
grazie al lavoro del coadiutore salesiano
Ovidio Sanchez cbe, con l'aiuto di un
~osso lratto~ç offerto da.Un FIAT, ba
preparato una buona pista, lihMando
dolle macchie hosch.ive qnasi 2000 metri
quadrati. Qui è atterrato l'aereo, che
tanta curio•ità e anche spavento ha
causato nei Cuaicas semplici e primitivi.
Se si pensa che i missionari salesiani
ebbero il primo contatto con i Guaicas
solo nel 1959, ai poli dedurre quanto
cammino abbia fatto la missione.
21

3.4 Page 24

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ANCHE A GOA ORA
Goa in India è una fervente comunità cristiana in cui
mancavano solo gli oratori. Ora ci sono: li ha portati un
errabondo missionario salesiano.
Il territorio di Goa (6oo.ooo
abitanti, cristiani quasi la metà)
sembra un lembo di cattolicità
strappato dall'Europa e incuneato
nell'enorme fianco dell'India. C'è
a Goa tutto quel che si può augu-
rare a una comunità cristiana.
C'è un patriarcato ~ecolare; c'è
il tempio cattolico più ampio di
tutta l'Asia; ci sono le reliquie
del più spericolato missionario in
oriente: San Francesco Saverio;
ci sono fedeli fervorosi che al
suono dell'Angelus giungono le
mani e pregano. E l'Angelus lo
si ode suonare dappertutto, per-
chè le chiese e le cappelle del ter-
ritorio sono cinquecento, e le
campane sono molte di più.
Fino a qualche anno fa però
mancava una cosa che nelle co-
munità moderne e ferventi è
come il bòcciolo sul ramo: man-
cava l'oratorio per i ragazzi. Ora
c'è: l'ha piantato un salesiano,
un missionario senza missione ca-
pitato a Goa seguendo gli impre-
vedibili ghirjgori disegnati dalla
Provvidenza.
Quei ghirigori oggi hanno fatto
tappa in Sicilia, dove si può tro-
vare don Vincenzo Scuderi an-
cora solido nonostante gli anni,
col mento sprofondato nell'ampia
barba missionaria, parroco a Riesi,
roccaforte dei protestanti in Si-
cilia.
22

3.5 Page 25

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I SONO GLI ORATORI
UN TIPO SOSPETTO
E PERICOLOSO
Racconta: Ero ispettore i11 Assam,
il ro giugno I940, quando l'Italia
e,itrò in guerra. Due ore appe11a
dopo la dichiarazio11e del conflitto,
si presentarono le guardie a pre-
levare i missionari italia11i per
condurli in campo di co11ce11tra-
mento. Domandai:
«Perchè li portate via?•>.
~ Sono italiani».
«Anch'io sono italiano».
«Non abbiamo mandato di cat-
mw tura contro di voi».
Era vero; il mmte figurava
i',1 un.'altra lista. Protestai:
~ Ma io voglio Sl'guire i 1111e1
confratelli: prendete anche me •>.
Mi acco11tentaro1w subito.
11 campo raccoglieva quasi 600
prigionieri italiani: famiglie in-
tere, ma anche moltissimi marinai
di navi che il 10 giugno si tro-
vavano nelle acque indiane. Il
cibo era passabile, non altret-
tanto il trattamento morale. Don
Scuderi a capo dei suoi nove
confratelli organizzò l'assistenza
spirituale del campo. Corsi sco-
lastici, teatrino, preghiere in co-
mune. l missionari traducevano
dall'inglese i notiziari, e avevano
un ascendente enorme. Le guardie
non ne erano per nulla entusiaste.
lo come capo
racconta
don Scuderi - dive1111i presto un
tipo sospetto, addirittura pericoloso,
e nel I943 mi inviarono tutto solo
in un altro campo. Doveva esure
una pu11izio11e; i7mece mi toccarono
i tre anni più belli del mio aposto-
lato. Vissi in campagna, lavorando
i campi; potPi accostare famiglie
protestanti, i loro pastori, le stesse
guardie. Nel '46 fui liberato, ma
ero diventato ormai così sospetto
e pqricoloso per l'a'l,'Ve11ire del-
l'India, che le autorità decisero
di rimpatriarmi.
Ancora adesso don ~cuderi,
quando racconta, non nescc a
nascondere un velo di amarezza,
per essere stato respinto dalla
sua patria di adozione.
UNA SERA
DI CENT'ANNI DOPO
Il Patriarca della colonia por-
toghese di Goa, ora cardinale
Da Costa Nuiies, era amico dei
salesiani: aveva conosciuto il mar-
tire salesiano della Cina monsi-
gnor Versiglìa e sarebbe stato
lieto di avere i suoi confratelli
nella diocesi. Ma don Scuderi,
che avrebbe volentieri aperto la
serie degli arrivi, dovette fare i
conti con la burocrazia e con la
carta timbrata.
Don Vincenzo Scuderl (lnconfondìbile nella
sua bianca barba) a colloquio col VI Suc-
èessore di Don Bosco. don Luigi Rìccen
23

3.6 Page 26

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Per Francesco Saverio nel lon-
tano 1542 era stato molto facile
entrare a Goa. Il Santo aveva in
tasca un lasciapassa.re di Papa
Paolo III, che lo accreditava:
«Legato pontificio presso tutti i
principi, e sig1wri àelle isole del
Mar Rosso, del Mar Persiano e
dell'Oceano, delle province e città
dell'India di qua e di là dal Gange,
di qua e di là dal Capo che si chiama
Buona Speranza ij' e di vari altri
posti. Don Scuderi invece aveva
solo la nomina di individuo peri-
coloso e sospetto. Ma era deciso
a non farsi rimpatriare. Tempestò
di domande le autorità inglesi,
bussò alla porta del Console por-
toghese, telegrafò al Patriarca di
Goa, che a sua volta telegrafò a
Lisbona. La burocrazia si mosse,
i timbri fioccarono sugli incarta-
menti, e finalmente giunse il
permesso.
Il 5 aprile 1946, sul fare della
sera, don Scuderi entrava nel
territorio portoghese di Goa. Con
quel buio era sconveniente pre-
sentarsi al Patriarca. Che fare?
Dove andare? Non sapeva. Non
sapeva neppure (se ne accorse
molto tempo dopo) che esatta-
mente cent'anni prima, quello
stesso giorno 5 aprile, proprio di
sera, Don Bosco seduto sul ciglio
di un prato si era lasciato vincere
dallo sconforto e aveva pianto.
Su quel prato allora stavano gio-
cando i suoi primi ragazzi, ma lui
era stato sfrattato senza miseri-
cordia, e la domenica seguente
non avrebbe avuto più un palmo
di terreno su cui intrattenerli.
Poi era sopraggiunto un conta-
dino e gli aveva indicato una tet-
toia in vendita, la tettoia Pinardi
in località Valdocco; ed era stato
l'inizio di tutto.
Don Scuderi quella sera di
cent'anni dopo, a Goa, non trovò
un albergo conveniente e gli con-
sigliarono di dormire nel ricovero
dei vecchi. Per riguardo, i custodi
lo condussero in uno stabilimento
vuoto, destinato ai futuri amplia-
menti del ricovero, e lì passò la
notte. L'indomani osservò con
cura lo stabile, vide che non era
troppo male per incominciare il
suo lavoro e contrattò. Poi corse
dal Patriarca e gli disse:
<s Ho già trovato il posto dove
cominciare la nosiYa opera! ».
Questo, il Patriarca non se
l'aspettava. Lo pregò di restare
suo ospite per qualche giorno,
ma don Scuderi tagliò netto:
«Se vengo qui, e mi fermo,
non comincio più». E rartì per la
sua "tettoia Pinardi' .
I COOPERATORI
PER CORRISPONDENZA
Racconta: «Avevo solo più 12 ru-
pie. Comperai un pallone e lo
feci vedere di lontano a un gruppo
di ragazzi scalzi, rhe corsero subito
a gwcare. Comperai ,ma bicicletta
di seconda mano, e le dodici rupie
erano sfamate. Ma bicicletta e
pallone fecero iT miracolo: i ra-
gazzi vi si attaccarono come mosche
alla marmellata, e l'oratorio di
Panjim fu inaugurato. Oratorio era
una 11ovità, nessuno sapeva cosa
fosse, e dietro i ragazzi vennero
gli adulti, curiosi di sapere. Ven-
nero anche i preti secolari meravi-
gliati di vedere una tonaca come la
loro che co"eva dietro il pallone.
Il putiferio però lo causò un gior-
nalista, che capitò lJ una sera, mi
fece un sacco di domande e di fo-
tografie, e l'indomani spiattellò tutto
sul giornale. Goa intera venne cosi
a sapere di questo prete salesiano,
di questa specie di bestia rara
che giocava con i ragazzi della
strada».
Le sorprese non erano finite.
Don Scuderi a questo punto è
solito raccontare con molti elogi
(meritati, del resto) le vicende dei
"Cooperatori per corrispondenza".
Benchè a Goa prima non ci fossero
mai stati i salesiani, c'erano già i
loro Cooperatori, con tanto di
diplomi incorniciati e appesi alla
parete di casa, ricevuti per corri-
spondenza da Torino, firmati e
autenticati dai Rettori maggiori
Don Rua, Don Albera, Don Ri-
na/di. I Cooperatori salest·a,ii erano
già pronti a dare una mano. E il
cenno lo diede 1:z giornale di Goa,
con l'articolo sul mio oratorietto.
L'indomani, infatti, alcuni si-
gnori capitarono in mezzo ai ra-
gazzi, mi obbligarono a interrom-
pere la partita e mi domandarono:
«Dove sono i salesiani?».
«Qui, tutti qui» risposi indicando
me stesso.
«E la casa? Padre, dove dor71Je
lei? Vogliamo vedere~-
lo non mi sentivo proprio di
introdurli in casa.
«C'è clausura... » mi schermivo,
ma non ci fu verso. I CoopflTatori
entrarono, ispezionarono e se ne
andarono scuotendo il capo. Tor-
narono portando it letto, il mate-
rasso, qualche tavolino, qualche
sedia.
Una sera - racc011ta ancora
ilon Scuderi - avevo mo,1dato a
casa i ragazzi dell'oratorio, ma
uno era rimasto in cortile. Mi av-
vicinai e gli domandai:
«Non torni a casa? )l.
«Non so dove andare ~ rispose il
ragazzo chinando il capo. «La
mamma mi ha lasciato solo ».
Da quella sera fummo in due.
L' UZZOLO
DEGLI ORATORI
La casa salesiana si sviluppò
in proporzione geometrica. Aiuta-
vano don Scuderi sacerdoti e
chierici del clero locale, marinai
italiani in attesa del rimpatrio,
e poi man mano i confratelli sale-
siani mandati dall'ispettore a for-
mare una casa regolare. Con gli
aiuti ricevuti, don Scuderi acqui-
stò il terreno tutto intorno e
costrul nuovi edifici. Ora a
Panjim oltre all'oratorio c'è l'ospi-
zio, con scuole elementari, medie,
ginnasiali e professionali per alun-
ni interni. Non molto lontano,
due altre case salesiane sono state
aperte.
I sacerdoti e i chierici del clero
locale che agli inizi dettero una
mano a don Scuderi, hanno com-
preso quanto sia necessario occu-
parsi dei ragazzi, e lo fanno. Così
a Goa, fervente comunità cri-
stiana in cui mancavano gli ora-
tori, ora ci sono. Quello impiantato
da don Scuderi è come la falsa-
riga degli altri; e anche se i ghi-
rigori della Provvidenza hanno
portato ora la lunga barba bianca
di don Scuderi lontano da Goa,
laggiù egli ha però lasciato l'idea
e l'ùzzolo degli oratori, per i ra-
gazzini scalzi di Goa.
24

3.7 Page 27

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BOLLETTINO.DI PACE
DAL RIO DAS MORTES
PoicJiè mi si domandano notizie
"dal fronte" - scrive il salesiano
monsignor Camillo Faresin - ecco
poche righe che non sono un "bol-
lettino di guerra" ma, grazie a Dio,
un "bollettino di pace". C'è u11
bel riweglw di vita cristiana nella
mia Prelatura: i fedeli prmdono
sempre più coscienza delle loro
respo11sabilità, e le opere della
Chiesa sono in continuo wiluppo.
Ma ecco le mie risposte.
Ect'ellerlZa, <lo1·e si h·o1Ja escd-
tauumte la sua prelatura?
Sedici gradi di latitudine sud,
53 gradi di longitudine ovest.
Mi spiego meglio. C'è un Paese
che fa incetta delle iperboli:
possiede il fiume più lungo del
mondo, le cascate più alte, la
foresta vergine più estesa e più
densa, il deserto più inospitale e
selvaggio, la capitale più fanta-
stica e più inventata del mondo:
è il Brasile. Uno dei 22 Estados
Unidos do Brasil è, da solo~ esteso
quattro volte l'Italia e ha poco
più di un milione di abitanti,
uno per chilometro quadrato: è
il Mato Grosso. C'è una fetta del
Mato Grosso, piuttosto in rilievo,
che è un pullulare di sorgenti
di grossi fiumi che si dirigono
poi in tutte le direzioni, nord,
sud, est, ovest: è vasta due terzi
dell'Italia, ha 16o.ooo abitanti e
sulla carta geografica del regno
di Dio si chiama Prelatura de
Registro do Araguaia. È la mia.

3.8 Page 28

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Chi S<mo, Eccellem:<l, gli fll>i-
umti della sun pi·elatw'O,'?
I più famo~i sono gli indi Bo•
roro e Xavantes. Stiamo scoprendo
altre tribù dai nomi complicati
come Galapalos, Tapirapés, Ca-
rajàs. Tutti insieme sono appena
qualche migliaio, il tre per cento
della popolazione. Anche i bianchi
sono pochini. La quasi totalità
delle 160.000 anime a me affidate
è formata da meticci, discendenti
dagli antichi colonizzatori por.
toghesi e spagnoli.
Qutmti .<;0110 i ,·atft>lici:'
Più del 90 per cento.
I Bororo sono già ben inte-
grati nella società civile: la loro
conversione costituisce una bella
pagina di storia della Chiesa e
della Congregazione. I Xavantes
si stanno convertendo; le altre
tribu non hanno ancora preso
contatto stabile con i missio•
nari.
I meticci' sono in genere reli-
giosi, ma molti vivono un cri-
stianesimo piuttosto superficiale
e superstizioso, per mancanza di
istruzione. Nel 1914, quando sorse
la Prelatura, essi erano sì e no
30.000; ora sono quintuplicati
grazie alla migrazione interna,
e la loro assistenza spirituale
crea gravi difficoltà. La Prelatura
er_a sorta soprattutto per portare
alla fede gli indi; ora invece deve
dedicare i suoi sforzi maggiori ai
meticci. Ma vale la pena lavorare
in mezz.o a loro: ovunque i mis-
sionari stabiliscono contatti nor-
mali con la popolazione, subito
il clima spirituale migliora e si
sviluppa una sana comunità cri-
stiana.
I ·uol ,lfrci qualt·osti sui \\"n-
vantes?
Volentieri: sono dei bei tipi e
si meritano un discorsetto tutto
per loro.
Fino a dieci anni fa, erano
ancora il terrore dd Rio das
Mortes (due missionari salesiani,
don Fuch.s e don Sacilotti, nel
1934 furono da loro trucidati).
Sono una razza sana, corag-
giosa, intelligente, desiderosa di
imparare e laboriosa. Hanno una
vaga idea di un Essere supremo,
conducono vita familiare buona e
lontana dai disordini, accettano
volentieri le verità religiose e la
morale cristiana. In questi anni
affluiscono spontaneamente alle
due ~ Colonie indigene* di
San 1\\larcos e Santa Teresina,
al lestite per loro suI Rio das
Mortes. Lavorano i campi e sce).
gono con estro i prodotti da colti.
vare: canna da zucchero, gran-
turco, riso, mandioca e altre
piante locali. Sotto la guida dei
missionari imparano i rudimenti
di falegnameria e meccanica, e
l'arte del muratore. Le suore in-
segnano alle indie il ménage fami•
liare, fanno scuola alle frotte di
indietti tranquilli, tengono I'Jm-
bulatorio, e attingendo dai cal-
deroni fumanti della loro cucina
distribuiscono a tutti due volte
al giorno grosse scodelle di mi•
nestra.
Qualche anno fa, i Xavantes
che non avevano ancora fatto
amicizia con i missionari attac-
carono I'aldea (o villaggio) dei
Xavantes accampati presso la mis-
sione di Santa Teresina. Arri-
varono in un centinaio, al gran
galoppo, dipinti di rosso, nero e
bianco, con archi, frecce e armi
da fuoco. L'attacco durò quattro
ore - scena da Far West - e
quando un missionario finalmente
riusci a pacificarli donando loro
un sacco di mandioca, sul ter•
reno c'erano un morto e dodici
feriti.
Tristi ricordi. Ora battezziamo
un centinaio di Xavantes all'anno,
e vediamo che tengono fede alle
promesse battesimali. Hanno una
bella voce, e durante le funzioni
cantano che è un piacere sentirli.
1::t'<'C'llt>n-:<t. nw/ 1><11·lc11·d 1/t-lle
rliffi1·•1/tti 1•hP i11('m1tiv, nel ~""
f(ll'()l•t1'!
A dirle tutte, le difficoltà, do•
vrei recitare una lunga litania.
Cominciamo: povertà, mancanza
di istruzione, superstizione, ma•
lattie.
Frequenti sono le malattie tro•
picali; serpeggiano anche la lebhra
e la tubercolosi. Gli indi sono i
più esposti ai mali. Mesi fa,
nella nostra colonia di San Marcos
scoppiò la scarlattina: 450 Xa-
vantes caddero malati; per molti
di essi, giunti da poco dalla fo-
resta e quindi deboli e denutriti,
si aggiunse la complicazione di
polmoniti, bronchiti e perfino en-
cefalite. L'aviazione militare tra•
sportò subito sul posto medici,
infermiere e sangue per trasfu•
sioni. Spendemmo più di tre mi-
lioni solo in medicine: spesa enor-
me per noi. Nonostante le cure,
67 indi morirono. Se rimanevano
nella foresta, era la strage. Nel 163,
in un villaggio di trecento indi
ne sopravvissero 120; in un altro
di ro6 indi, tre soli scamparono
alla moria.
A questa litania delle difficoltà
va aggiunta l'ofposizione della
massoneria c i settarismo di
alcuni pastori protestanti. Spiace
dirlo, ma i più accaniti sono ex cat•
tolici. Altri pastori ci conside-
rano con simpatia; noi li ricam•
biamo con altrettanta cordialità,
e andiamo d'accordo.
Ancora due voci dolorose, nelle
mie litanie: la mancanza di mezzi,
e la scarsità del clero.
l~t·t·elle11-::u, ·"" t/t1flli fon:e p111ì
,·m,t,u•p J>('I' ' " />Pll(!f l'(IZÙ>IIP
missimu11·i"'.'
Lavorano con me 26 sacerdoti,
12 fratelli laici e 48 suore; troppo
pochi, per 160.000 anime. Posso
dire con sincerità e orgoglio che
tutti sono sopraccarichi di lavoro,
e non se ne lamentano.
Le suore hanno aperto scuole
elementari, un ginnasio, una scuola
magistrale; insegnano religione
nelle poche scuole pubbliche, la•
vorano nelle parrocchie e fanno
"miracoli" nei centri indigeni.
I missionari sono fiancheggiati
dai catechisti. La scuola magistrale
istruisce ottime attiviste. I Xa•
vantes vengono preparati al bat-
tesimo dai loro compagni più
istruiti nella fede.
Abbiamo già avuto vocazioni,
per la congregazione salesiana,
per il clero locale e p er le nostre
suore. Le migrazioni interne por-
tane spesso alla Prelatura buone
famiglie in grado di dare ottime
vocazioni. Dieci nostri seminaristi
frequentano il ginnasio nella dio-
cesi di Cuiabà, mentre sta sor-
gendo il seminario minore nostro,
costruito con gli aiuti della Santa
26

3.9 Page 29

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Sede e dell'organizza:r.ione carirn-
tiva tedesca Adveniat.
Tutli insieme non giungiamo
per ora a fare tutto, ma ci conso-
liamo con le fiduciose parole di
Papa Giovanni: Faccia.mo quel che
possiamo; il resto lo farà il Si-
g11ore.
1·1wlè /1(11'1111·1·i. l<.'1·N•llt•11:::11, 1fr//t•
l"èOli:::::11z i1mi ("òlll/JÌllfè ti«i .~1wi
ru i.'lsimm 1·ft
Abbiamo una decina di par-
rocchie, tre colonie per indi, pa-
recchi oratori e scuole elementari,
un ginnasio, una scuola agricola.
una scuola professionale per aspi-
ranti coadiutori, due ambulatori,
e perfino di1e osservatori meteo-
rologici.
Nuove strade collegano i centri
piccoli e grossi, e rendono più
facile ai missionari visitare le
comunità sperdute. Dieci anni
fa avevamo una sola Jeep, ora ne
possediamo otto. Si viaggia a
cavallo, in canotto e in aereo.
Abbiamo costruito 19 chiese;
molte di esse attendono di essere
elevate al rango di parrocchie ma
mancano i parroci.
Queste cifre possono sembrare
aride; invece per noi sono impor-
tantissime: quando riusciamo a
farle lievitare anche di una sola
unità, è segno che un nuovo grup-
po di cristiani sta per liberarsi
dalle sue superstizioni e si avvia
a vivere la fede con schiettezza
e nuova maturità.
Anche la riforma liturgica, ap-
plicata bene, è servita a riavvi-
cinare i fedeli e ad accrescere la
frequenza ai sacramenti.
Guiratinga, centro della mia Pre-
latura, ha sl e no 5.500 cattolici;
nell'ultima settimana santa ha re-
gistrato più di mille Comunioni,
contro le trecento sears,: di qualche
anno fa.
Un moderno ospedale è in
costruzione, e sarà affidato alle
suore Vicentine di S. M. Bertilla.
Per creare posti di lavoro i mis-
sionari hanno avviato tre fabbriche
di mattoni, due di mattonelle, tre
segherie e perfino un caseificio.
In Guiratinga sono state costruite
40 case nuove per i poveri. Al-
lestite con gli aiuti della Misereor
tedesca, sono tutte molto più
belle del mio cosiddetto palazzo
Br••il•- Mato Gr0$$0 Missione salesiana tra I Xavantes.
Contro le malattie più comuni della selva Il missionario
vaccina I ragani Xavantes
episcopale. Ma c'è ben altro a cui
pensare: il 60 per cento delle
case di Guiratinga sono inabi-
tabili. Con gli aiuti fornitici dalla
Caritas degli USA, i missionari
somministrano alimenù a quasi
1600 famiglie povere.
I missionari si adattano a fare
di tutto, con una versatilità quasi
incredibile.
!)1mli so1111. , ..,.,.,,flpw:u . I P .'ili«'
111·1>1·i si1111i JI"'. il f11t11 ,-o?
Queste notizie che invio dai
nostri avamposti del Mato Grosso
aprono prospettive di speranza
e di fiducia.
C'è un episodio, accaduto pochi
mes.i fa lungo il Rio das Mortes,
che è come un simbolo.
Una sera gli indi Xavantes
della colonia di Sangradouro rien-
trarono da una caccia durata di-
versi giorni, felici come non erano
mai stati. Ne avevano motivo:
portavano 34 cervi, 8 tapiri e
molli altri animali piccoli e grossi.
· In p1u, portavano ai rruss1onari
una preda imprevedibile: un uomo,
un civile, più morto che vivo.
<i Lo abbiamo trovato a otto
leghe dal villagzio - spiegò il
capo tribù. - Ci sembrava morto.
Lo abbiamo fatto bere al ruscello
e si è svegliato. Vedendoci, si è
spaventato perchè tsmeva che lo
uccidessimo. lo allora ho ricordato
ai miei uomini ciò che ci hai ù1se-
g11ato tu, padre: che uccidere è
peccato. Te lo portiamo perclzè tu
lo guar,:sca •>.
Curato dai missionari, il civile
si riprese in fretta . Disse che ,;i
era smarrito, e confermò il rac-
conto del capo tribù. Se i Xa-
vantes non lo avessero raccolto,
sarebbe stata per lui la fine.
E sono gli stessi Xavantes
- o i loro ti.gli - che trent'anni
fa sul Rio das M:ortes avevano
massacrato don Fuchs e don
Sacilotti.
e S1:rivo dal fronte, sì, ma il
mio non un bollettino di guerra.
È, per grazia di Dio, un bollettino
di pace.
27

3.10 Page 30

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L'aiuto dell'Ausiliatrice è stato evidente
Sento il dovere di segnalare la guarigione
di tte fra i miei più cari parenti, colpiti da serie
malattie, durante questo anno decorso. Attri-
buisco le grazie a Maria Ausiliatrice, alla quale
mi sono rivolta con insistenti preghiere, novene
in continuazione, offerte alle Opere salesiane
per ciascun ammalato, e sante Comunioni. Gli
ammalati sono stati: una nipotina di sette anni
con epatite virale; una mia cognata con paralisi
ali'occhio sinistro; un'altra parente con la metà
del corpo, gamba e braccio destri paralizzati.
Le tre malattie si sono risolte in bene e prima
del previsto dai medici curanti. L'aiuto del-
1'Ausiliatrice è stato evidente.
Du1moma111111 (Ca<1l11U'.i)
LAVINIA FASCETTI ved. PODDA
Sarebbe rimasto paralizzato
per tutta la vita
Mio fratello Riccardo, sposato con tre bam-
bini, aveva ottenuto un'ottima sistemazione
presso la Compagnia "Iber-Duero". :Vla nei
primi giorni di lavoro fu vittima di un pauroso
mcidente che gli causò la frattura della colonna
vertebrale. I medici diagnosticarono che il
caso era gravissimo e che, se fosse sopravvis-
suto, sarebbe rimasto paralizzato per tutta la
vita. Al conoscere la dolorosa notizia, mio
fratello salesiano e io cominciammo pieni di
fiducia una novena a Maria Ausiliatrice, sicuri
che ci avrebbe ascoltati. In realtà non era fi-
nita la novena, che il fratello veniva dichiarato
fuori di pericolo. Oggi è completamente rista-
bilito e ha ripreso il suo lavoro.
Barcd/ona (Spagna)
Suor PTEDAO CARRETERO F.M.A.
Alla cortese attenzione
dei Lettori
Il nostro grazie riconoscente a quelli
tra i Lettori che hanno avuto la bontà
di mandare la loro offerta per soste-
nere le ingenti spese del Bollettino;
agli altri la nostra fiducia di non
essere dimenticati nella loro carità
28
La fede in Maria Ausiliatrice ci ha salvati
In compagnia dei miei familiari mi tTovavo
in macchina sulla statale 16 fra Cerignola e
Foggia. Tornavo da Taranto dove avevo accom-
pagnato una rrùa cognata direttrice delle Figlie
di Maria Ausiliatrice, Ero in procinto di fare
un sorpas$0 a un autotreno, quando il rimorchio
si è staccato dalla motrice e ha urtato contro
la nostra macchi~ (una 1500L). Al forte urto
l'auto usci di strada, saltò una cunetta e andò
a fermarsi a circa sette metri dalla strada.
Nello stesso tempo il rimorchio, carico di
semola, si capovolgeva dalla parte opposta.
Noi, storditi dal forte urto, non credevamo a
noi stessi: eravamo incolumi! Maria Ausilia-
trice ci aveva protetti. Ringraziamo di cuore
la Madonna, che ci ha scampati da quell'orribile
incidente, che poteva avere conseguenze mortali.
S. Set1erO (F<1ggia)
GIUSEPPE DEL VECCHlO
cooperatore salesiano
Con la novena evita una terza operazione
Fui operata di appendicite acuta. Subito dopo
incominciarono forti coliche epatiche. Soffrii
per mesi, dopo i quali dovetti subire un se-
condo intcrvenro: avevo la cistifellea l'iena di
calcoli. Tornai a casa che stavo benino, ma
dopo soli quattro giorni, incominciarono dolori
atroci. Mi praticavano continue iniezioni per
calmanni, ma erano inutili. Allora il chirurgo
prospettò un terzo intervento pensando che
qualche calcoletto si fosse infiltrato nella bile;
tuttavia non mi avrebbero potuto operare che
dopo cinque o sei mesi.
Io che ho tanta fede in Maria Ausiliatrice
e in San Giovanni Bosco e che sono una
Cooperatrice, incominciai una novena a tutti
e due con tanta fiducia di essere esaudita, e
promisi che avrei fatto pubblicare la grazia. Ora
posso mantenere la promessa perchè da allora
è passato un anno e non ho più avuto dolori.
Avelli,ro
NICOLINA PALAIA
Quattro famiglie nel dolore
Ci trovavamo in pena per un nostro parente
ingiustamente accusato di aver approfittato
degli assegni di un suo dipendente. Poichè
si trovava all'estero, venne condannato in
contumacia a due anni e otto mesi di carcere.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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L'avvocato dava sempre speranza, ma nulla
portava a compimento. La moglie per la pena
si a.mm.alò; il caso era vcramerite pietoso e
quattro famiglie erano immerse nel dolore.
Ci rivolgemmo allora con fiducia a Maria
Ausiliatrice, Regina e Signora della nostra
famiglia. La sua statua benedetta alta metri 1,35
troneggia dalla parte più alta della nostra casa.
benedicendo chi passa per la via. Grazie alla
potente Ausiliatrice, l'accusato vide ricono-
sciuta la sua innocenza e dopo pochi mesi
potè ritornare fra i suoi cari pìenamente
assolto. Per dimostrare la nostra riconoscenza,
oltre la recita del Rosario quotidiano, instal-
leremo l'Ave Maria al neon ai piedi della
nostra Regina.
D;lia (Caltanissetta)
FAMIGLIA LO PORTO
Cl HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Abbate Carolina - Abbate Drajja Silvano • Abctlonto Gio~anno
- Acuto Rita. • Adornotto Maria - ~ i Rachele - Agnelli
Ferdinanda - Agnello Erald(I Atberuuzi Giulio - Alby Maria
- Ale,ii Giovanna - Ales•i Domenica - Alcssj Rosario - Alfmo
(.;armela • Allasino 'I',·rcu - Allorio Lc:bole Maria • Aloi110
Ernea1ina - ,\\m1onc R. • Andorno Luigi • Andrcoru- Martino
- Angiolini Adele • Ansaldi Lucia veci. Avacaneo • Anto~'ll•
Concetto - Ardisson lda - Ardissone Aristide - Arduino C1-
1erinl - AT1iuin<> M•rRhuita · Arena Gemma - Areni Solva-
tore • Arrò Erba Lucia - Arre S1in• - Arrobbio Gioconda
Avidnno 1\\ldo - Boghino Angela - Baldi Anminti3t• • 11:ùdtott<>
Filomena - Bolumo Maria - ll,,rharlni Fausto • Barbera Moria
- Bo:rberis Domenico fu Andrea - B•rbieri Bertilla • Barcella
Anna• Ilario M•rlann• Yed. Aschero - &r«chi Ida - Barrera
Franceq - Jlasilio .\\nna - Banog.li• Lucio • llàttJlglia Miche•
lino - Baue7.Y.nti Elcnn • Battoeleni Maria - neduzzi Adn ved.
Oneta - Beffa Notolma - Belloni M,u-iu C:onceUl! - Btnedcni
Mnrìo. - Jlcrgaotl Arnoblle Bl!-rgonzi Camillo - Bel'Jluct V!n•
ce~o - Bcrnasconi Roé-ali3 - JJertòt F. • Bcrtuccelli Vi11i~~n:a
Betti:ni R.,dema - Benone Maria - Uianchi Peverollo tldn -
131anconi Elda - Biazzi F,lidc - Bioler OiullCJ)pc - Rincllo Ono-
rina - Bi&eo.ldi Luigina .. Bionaz Livia - Bocc.acc:10 Gincintu -
Uocci11nonc Rosa - 1:locc=i M1ri:herito vcd. Caldarola -
llodrero Carla - Bl>ffl Giuseppina • Hombardieri Lina • l!om-
t,-rdieri MariM TercSa - Bonardi -Rovue Cntet1Dà - Hone.llJ.
Luig1 - Bone1to Giovanni Batti~•• - Bor<ies,, Treiso Angela -
Barelli Cruùi - Borronc Marino Gnui• - Bot<,lli Bianca •
Bosoni Livio • Bo,w,uo AJmo - Bouiulli ElJa • Bo%%o C0ttr•
Dome.nico ... Bro.ncato Carmelina - Hnndino Giu:4eppina
lkeg• Antonienu - Bre..anelli Gitl!èf)pe - Briano Wilma -
Dricalli Alfredo - Bril[UJdlo FranCf:SCo • llrovarone Pierxo -
Bruschera PaJQuale - B~n• Maria - Busso Giuteppina ·
f!USSòlirù M. Maddalena - Cacciatore Rosnrio - Caffarano Manu
Piera • Cajplani Amos - Cal!nasso Blsa • Cai Teresa - Calamari
Emma - Caldera Cìucom<I - Qtl<krim Lm• • Caldona1.lli Au-
guSlo - Calla Erncs10 • Callell,ari l,uìgi. Cì,10'$00 Don Mtohéle
- Calussi Ìtalin - Campugna Maria Campan T~rcu • Canepa
Milena - C.nzani EJ,•ira - C•p<:Jto R.OOIII - Capoferri Bortolo -
tappelluti 1'fet>lètta • Caprioglio l.ui,tina - Caputo Giacomo -
Ca.retto Carm•la .. Cori Anna Maria - Carlossa Angelo - Car-
melino Salvi Oionnna - Carola Tcre"1l • Carta Arc11ngclo -
Carta Dora - Cuolborc Matilde C,,samorau, Mari• Graz;,.
• Castc,llo Giuseppe e Teresa - Casucci Rooa - Cananco Giu-
&eppc - Ca,·adi Scarlala RO$a - Cavagliano Oom;!nico - (.;avalli
Ausilià - Cavicclù Leòntina - Cc<oni Magda - Celèòia Ros,ns •
Cena Matilde - Cenci Bianca - Cerioui Angdo • Cerri Albini
Chiaomonti Gino ved. RollUUlì . Clù,.ri Isola - Chiarle An-
gela - Chiadep Vatcnuno - Clerid Lina - Coero Bor1:a Tom•
muo - Cògotzi ùiann1 - Coiazza Adelina - Colla Serafina -
Col1!a Ma.ria - Colombo Carolill!l - Colombo Enrica - Co!Qlllbò
Giuseppe - Colombo Palmira - Comozzi Alberto - Cornetti
Santina • Conci Fabrizio - Con•agra Mendola llo•alia • Con-
sonni Voleri• • Cora~ Mlltilde - C-orbanei;e Adolfo - Corrotti
Maria Rosa • CQS"'1tina Ciuliana - Co..eddu Maria Antoniu
- Cossu Maria - Cotto Secondina - Cravero Si1V11na - Cw:-ei
France,ca - Currò Nicoletta • C\\111i Saetti don. Luciena -
D,gn._ Francesco - Dc1rrad.i Maria - D'AJ;;,a,andro lmm.11colata -
Oallari Dina - Dalmo$30 Mu•so Lea - D'Angelo Angelina -
Danna Cou,rina - D'Antoni Terranova, Moria Angéll - Delfin<>
Mllria • Del Gaudio Giovanni • Del Giudice Lucre2ia - Del-
pino Felice • Del Vì1to Maria • Dcn~ Pietro - Oepaoli Vit•
torio - Oesaymonet Agata Maria - Dessi Remigio • Deyoannea
Pietro - Di llclla l.;eoruu-di Antonietta - Di Franco Rosa - Di
~1e.nto ll.os:ali:o - Oistefano Cantone ROJa ... ÙJ Vittorio Car-
mela - Domina CiovallllJI - D'OMMO Clotildè - Do~io Mo.ria
• Dussin! An!ldina - Emanuele Lulll • Enrico Rina - Fabiana
Antonio ... Faechinenj (;julin ... F'accao Giuseppina ... Fait Na-
talia • Fanchiru Feliciou - Farun Speranza - Fuciolo Mad-
dalen.i • Fu·re Palmira • Fazio Paola e Lud•n• - Fenili An-
1:clica ,·ed. Durame - FenoRlio Sorelle - Ferrara Margheritn
• F11~• Dorina - Ferrar10 Edoardo - Ferrario Mllr!!herita
• F=rl• Clelia - Ferrau' Casella Mario Roaa - Fcrrero Gian-
carlo e Piero - Ferrero Giovanni - FerreTO Canagna Ciuscp-
pma - Fcrrcro José - Ferrer<> Mario - Filippi Adriaru, • Flnani
Gior)lio - Fino Maria e Ermmia • Fìsi~hdla Paolo • Foglia
Anna Maria ved. FrAssato - Fortini Eugenin • Fos,:lùni Cc:o1ra
• Francia. Luigi• Frnni.isci Giulia - Franco S\\cfano è Gèrtuna -
Frani C.lerina - Franzc1ti Petronilla - Fras,ialc Carlo - Fr"'1,gi
Anna - Frigeri D. Giacinto - Fulin Anna - Oalh,ati Ambrogio
e '.\\1aria Galeazzi lrene - Galesso Baracco Culatta • Gall.a-
ruo AnNt - Galli Vittorio • O.Ilo Aldu - G~llorto Domenico
,·ed. - Gornba F-rancesa, - Gambo.relli Fam. •- Gombell,n Emilia
- Gandolfo Angelo e Ros~na Carbuioo Antonio Oagino
• Guharino Gi(lt'Kio • C-,.,,rigt,ano Rosa • Ganione Maria -
Garufi Maria - Cart, Lyn • Gattone Carlo - Guzoli Maria
-
Genesio Giuseppina -
Gldrardini Alfonso -
<G_c;h&i&uOèULPi•ietroGl•ùgGliioancelùòMoa.CriaarLi•uiwsa
E:nrico ~ Giacometti Pietro e Giustino - Giambronc Fra.nce8CO
- G1anda Filipp0 - Giangreco Nunzia!Jl - Giannantonìo Nin•
- Gltnrumo Giuseppa - G,wini Radice Michelina - Giglio
Tos Anna Mari• - Gioona Cuolina • Gioia Bianca • Gioia
Giuseppe - Giurdanello AmelJo Giordano Cate.r)na • Gior-
gianni Pietro • Giudice l-4renzo - Gitùianelli Giusepp<, -
Gnocchi Franca - Coitre Teresina • Oonella Alessandro ·
Gooella Felicina \\'ed. Martini • GG1magl.ia. Giovanni - Granda
Claudio - Gnmdis Moria - Grassi Antonicttll • Grossi Claudia
• Greco Quat1rone lmrnacolata - Creghi Elena - Frosso Ro-
se111 - Gu:tla l11na7,io , Cuarnaa:i• Raffaella ved. Faria - Gùc-
ciradA Vincenza ve<!. \\'ou - GucrN Maria • GuèJ:rina Elvira
• Guidetti Francesco • Guido d',\\dda Adelaide - Gurp,no
Calvi ,Angetlca - hehino Luisa. - Jadevaio Anita • lmboldi
Suor Adele • Incarboni Ce11ina - Inglese Pani,ia!H Giusep-
pina fnl!Ol:'li• Vinceru:o • Jos>1lata Antonia - Jorl$. 1.,,no •
lavino CillSer,pa - lvuldi C:lelio • L:ibanca Vitina • U Bruna
Cordati Cettina U Go1tuRa RO$alia • Lamru'ltia Gina - L,pi
Maria - Lapo Luigi • La Reltinn Coniugi • Lo Rossa Paolo
- La Rosa Rosaria - 1...àuroni P. - Lnttal'it1I Pieu • Lconelti
Maria Ant<inieaa - Liberali Edvjge - Lillo Froncellco - Liotta
AJ\\tonina - Liuz,;i Antonìno - Lo Cascio t'rovddenza • Loca·
relh Ca.ria • Loet,tcll1 Virginia • Lomu,,ti don. 'I'. - Lomhardo
Angellna - LonBino<ti Stefanlll - Longis LéwJa - Longo Pa-
trizin e Tcrc.~a - Longom Angelina - Londria Maria • J..o Pic-
col.a FrantMC3 • LoruS1'Q Gio,•ann,11 - Luce"""; Luigi - Luongo
Amtli<t • Macaluso Vincenza - M.actarfoj Ciampaolo - Mac-
carini Rosnnna - M«o.cbi Guido - Mn(era Alba - Magni M.
- Mlimone M1rill - Mald.ino Marta - Maltoni Ed.qan:la - Mo-
mino Giuseppe e Felidta - Manc.lanioi Francesca • Manda-
nieci Anna - Manera Anselmo - Manfrini M11rio - ~langanaru
Te,.,.,. - M:lflllana Diego - Mangano Nkonna - Manzoni
Tentorio Luutia - Marcantonio Anl(ela - Marchesi Ilda -
Marchisio Caterina - MarchisoneMargherita - Marepco Claud10
e Ales,;andru - Maren.eo M,rit - MDfRiocco Rosa - Mari Giu•
seppia• - Mariani Rina • Marini Miriam - Marino Anna Mari•
MMitano Maria - Morletta Ra.rdini 'Laura - Martinelli Silvia
•ì• veli. B•noni • Martino Cànnèla - MIUtoranA Maria Mattin
Angelo - Mascherpa Giacima • Mo.. Gemma • Mastroianni
Carlotta - Mauri Mira - Mozzala Moria • Meazzinl Allgela
- Mela Fini - Mella Pusalia Fral)CB - Mern,g-i Linda - Me-
negbd Romuno Emilia - Mentigazzl Giuseppina - Menu"
l3crtt!Jl Maria Adele - Merenduuo Erne&tQ - Merlo Cberichi
Jn.. - M...nuini Edmon,da - Mcxzaa&lma Annunziata • Ml•
cheti Colomba • Nicolino Santa - Niconi Luigia e Fra""""""
- Miele Valentino - Mllaneoe Pierina - Mmto Ros.ina-.
29

4.2 Page 32

▲back to top
Graziato al termine della seconda novena
Ero caduto in una grave crisi di salute.
Dolori alle gambe con tremori, vertigini con
capogiri, vuoti cerebrali coo alternanze di
sudorazioni e brevi deliqui mi avevano get-
tato in una profonda prostrazione fisica e
morale tale che aYevo dovuto essere ricoverato
e cessare di celebrare la S. Messa. In tali
penose condizioni mi rivolsi al venerabile
don Rua con una prima novena, fatta seguire
immediatamente da una seconda, al termine
della quale mi sono sentito rinvigorito, solido
nelle gambe e libero alla testa, tanto che ho
potuto riprendere a celebrare la S. Messa con
la massima tranquillità. Ke rendo grazie a
Dio e al venerabile don Rua, a cui chiedo di
poter essere rneno indegno figlio CIJoperatore
della grande Famiglia Salesiana.
Tesura p,,, Campa/t,, (Venezfa) OON LutGl SCATTOLIN
Prima ancora che morisse
la sua intercessione era potente
:\\ilesi fa fui colpito da infarto. Se sono in via
di guarigione, non lo debbo che in parte alle
cure dei medìci, i quali non avevano subito
inJovin.ata la diagnosi. Nel momento cruciale
supplicai il ven. don Rua che mi ottt:nesse la
grazia dalla Vergine Ausiliatrice e fui esaùdito.
Posso inoltre dichiarare che mi sono sempre
ritenuto un protetto particolare del ven.
don Rua, perchè fin dal novembre 1908,
mentre don Rua era ancora vivente, avendo
dovuto farmi ricoverare nella clinica torinese
del prof. Gradenigo per un'operazione urgen-
tissima, mi raccomandai alle preghiere di
don Rua come ex-allievo di Moglian.o Veneto
e di Bologna. Infatti l'intervento riuscì be-
nissimo, anche se durò 5 ore e mezzo. Poi al
mio risveglio quale non fu la mia meraviglia
nel trovarmi davanti la figura ieratica di
don Rua, che mi confortò assicurandomi una
perfetta guarigione! Ed ora che sono trascorsi
quasi 60 anni senza ricadute e complicazioni
degne di rilievo, nuovamente graziato da
don Rua, mi sono deciso di segnalare anche
la prima grazia, ottenuta per le preghiere del
Venerabile un anno e mezzo prima che morisse.
Pad(JtJ{I
PROF. AN'fENORE UGUCCIONI
Guarisce due volte un seminarista
l\\li sento in dovere di far conoscere due
grazie ricevute dal ven. don Michele Rua.
La prima volta mi salvò in occasione di
un'appendicite acuta "in condizioni perico-
losissime". L'intervento chirurgico durò duè
ore e lo stesso chirurgo affermò che ero ~ scam-
pato dalla morte per un filo».
La !-econda volta don Rua mi guarì da
un'art· ue che il consulto medìco aveva defi-
nito «artrite acuta in stato gravissimo*· Anche
allora ricorSi fiducioso al mio solito protettore
don Rua e in pochi giorni guarii. E passato
ollre un anno e il male non è più tornato;
anzi mi ha lastiato in condizioni di salute
migliori di quelle degli anni precedenti.
Sì vede che don Rua vuole che contii'tUi
bene gli studi che mi porteranno al Sacerdozio.
Cr<illlui (Bl'll.9il) - Serniru1rio Crisi(! Rei
MJGlJEL ÀNGELO DA SILVA
Cristina Scagliotti (Robe/la di Trino - Vercelli)
si rivolse con fede a don Michele Rua per la
sorella che doveva essere operata allo stomaco
e che era tanto debole da far temere che non
Superasse l'operazione. Don Rua l'ha esaudita.
Con stupore di tutti la sorella è guarita e ha
ripreso i suoi lavori di casa. Rende quindi
grazie a Dio e al Venerabile e si augura che lo
facciano presto santo.
Margherita Raineri (Torino) è lieta di ren-
dere testìmonianza a don Rua sull'efficacia
della sua intercessione, avendola esperimentata
a vantaggio del proprio figlio.
L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, eretto in Ente Morale con Decrtto 12 gennaio 1924. n. 22, pub
legalmente ricevere Legati ed Erediti!. Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule:
Se trattasi d'un legato: «... lascio a!l'/stflulo Sales/ano per le Missioni con sede In Torino a trtolo di legato la somma di Lire..•
(oppure) l'Immobile sito In•.• ».
Se trattasi, Invece, di nominare erede di ogni sostanza l'Istituto, I form1Jla potrebbe essere questa:
«•.. Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede universale l'lsUlulo Salesiano per le Missioni con
stde In Torino, lasciando ad esso quanto ml appartiene a qualsiasi titolo».
(luogo " data)
{(Irma per esuso)
30

4.3 Page 33

▲back to top
L'ulcera non c'era più
Conobbi una dottoressa in lettere, affetta
da ulcera duodenale e molto addolorata
perchè non otteneva la guarigione dai
medici dai Santi. Una domenica la in-
vitai a pregare il servo di Dio Don Andrea
Beltrami. Da parte mia ogni giorno mi as-
sociavo aHe sue preghiere con tanta fiducia
che avrebbe interceduto per lei. Dopo circa
tre mesi di attacchi dolorosi, seguendo il pa-
rere di diversi medici,venne stabilito che la
paziente si sarebbe dovuta recare a Padova
per essere operata. Giunse l'ora della par-
tenza. lo, quasi esasperato, mi rivolsi a
Don Beltrami dicendogli: (1 Non avrei più
ragione di pregarvi! Ma resto ancora fidu-
cioso nel vostro aiuto. Rendetelo palese fa-
cendo in modo che la sofferente, giunta a
Padova, non abbia più bisogno di essere
operata. Tanto vi chiedo anche per la vostra
causa di beatificazione». La mattina dopo
l'arrivo a Padova, la dottoressa si presentò
alla clinica. Il chirurgo che avrebbe dovuto
operarla, dopo svariate radiografie e analisi,
nonchè accurate visite, ebbe a dirle che l'ul-
cera non c'era più e che la paziente era cli-
nicamente sana. La dottoressa oggi è rien-
trata a casa e sta bene. Date le precedenti
diagnosi di diversi sanitari, per me si tratta
di un miracolo operato da Dio per interces-
sione del suo servo Don Andrea Beltrami.
Mmrnti, via Garibaldi
ERNESTO GERACI
Un padre Gesuita la consiglia
di pregare mons. Olivarea
Una mia figlia sposata a un medico da circa
sei anni, non aveva inai avuto figli. Era questo
un-dolore così grande che avvelenava la sua esi-
stenza e anche la mia, perchè temevo di ve-
deda impazzire da un momento all'altro. Avevo
pregato tanto, ma inutilmente.
Non avevo mai sentito parlare di mons.
Luigi Olivares. L'estate passata andai da
P. Luigi Fontana della Compagnia di Gesù,
che essendo ammalato, non poteva più venire
a trovarmi. Fu allora che mi parlò di mons.
Olivares, del quale egli un tempo era stato
Cerimoniere, e consegnandomi alcune imma-
ginette mi disse: «Lo preghi perchè i Santi,
durante la causa di beatificazione, sono mag-
giormente impegnati ed è più facile ottenere
grazie1>.
Padre Fontana conosceva bene questo nostro
grande dolore, anzi ne aveva presa viva parte.
Tornaia casa rincuorata e cominciai subito apre-
gare con tutto il fervore mons. Olivares perchè
intercedesse la grazia e promisi che l'avrei se-
gnalata. Ho continuato a pregare con tanta in-
sistenza, ed ho passato un lungo periodo &a
speranze, timori e incertezze; poi finalmente la
grazia è venuta. Mia figlia ha avuto una bella
bambina sana e salva. Non posso descrivere la
gioia di mia figlia e di suo marito.
Non potei parlare a lungo di questa grazia
con il Padre Fontana, perchè lo rividi morente
e potè dirmi solo: «Questo è quasi un mira-
colo».
Professo per mons. Olivares una profonda
gratitudine e lo prego perchè continui a inter-
cedere per il bene materiale e spirituale della
mia famiglia.
Li,wrno
IIlA MllRI..lNl
Evita un'operazione dichiarata necessaria
Quand'ero ancora direttrice della nostra
casa di Betlemme, il 24 aprile 1966, una conso-
rella di quella casa fu colta improvvisamente
da una crisi violenta di calcolosi renale che le
cagionò acutissimi dolori. Chiamato d'urge11,1a
il medico, questi dichiarò che era necessario
quanto prima procedere ad un intervento
chirurgico. Pensai allora d'invocare con fede
il servo di Dio Simone Srugi di Nazareth,
e invitai a farlo anche le mie consorelle, affinchè
con la sua intercessione ottenesse alla Suora la
grazia di poter evitare la dolorosa operazione.
Le nostre suppli<;he insistenti e reiterate
al Servo di Dio vennero esaudite. La consorella
ottenne la liberazione dalle sue sofferenze
senza il temuto intervento. Ora sta bene,
non ha più avuto da lamentare disturbi del
genere e desidera rendere pubbliche grazie al
Servo Di Dio.
Co,ro (Egittt>)
SR. MARGHERITA ALESSIO F.M.A,
direttrice
31

4.4 Page 34

▲back to top
PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don Aurelio Guadagn.ln.l t a Torino a Q2 anni.
A Valdocco era l'unico salesiano superstite che aveva c.onosciuto
Don Bosco. Ed e ra beUo vederlo commuoversi rievocando i suoi tre
incontri col Santo. lJ primo a ValsaJice, dove g!i allievi di prima ,gin-
nasiale di, poco entrali a Valdocco furono condotti appunto perché
conoscessero Don Bosco ormai ca.dente - mancavano pochi me.si
alla morte - che vi presiedeva un corso di Esercizi Spirinmli dei
Salesiani. Là sfilRrono uno a uno a baciare la mano al Santo, che per
ognuno aveva u.na parola buona. A Guadag-nìni chiese di dove fosse.
Alla risposta che vem va da Trento, disse: A Trento ci aspettano e
andremo presto•· Poi Guadagnini assisrette al suo ritorno a Valdocco.
accolto trionfalmente dalla mass.a dei giovani. ln fine ebbe un altro
incontro più intimo c-he lo decise a restare. con Don Bosco per sempre.
E fu il s-nlesiano buono, semplice, povero. sacrificato1 tutto per gli
altri e niente per tè. Nei 30 anni che la,·orò in Austria e in Germa.nia
con mansioni dt re..sponsabilit.\\, cç,me neUe case d'Italia, don Guadagnìni
se.ppe attira.ai la bcnc,·olenza di tutti e col suo otthYli!mO e bontà
paterna rendere amabile lo. \\rita reli,qio,a e salesiana.
Don Angelo l's-anco t a Picnasco il 6 dicembre 1966.
Oegnis.simo fiqlio di Don Bosco, nel lu.ng·o corso di vita salesiana,
profuse i tesori della sua bontà particolarmente nelle tspettorie del-
l'lniihilferra e degli Stati Uniti. Il suo fervido attaccamento alla Chiesa
e alla Congregazione, la !IU8 chiara intelligénza, messa unic-amente
al servizio d1 Dio nell'apostolato tra i giovani, la prudenza nella di-
re.2:ione di importanti case di formazione, fecero di lui il salesiano
secondo il cuo·re dj Don Bosco. La ptatica esemplare e ama.bile delle
virtù religiose accese nel cuore di tanti giovani la fiamma della voca-
zione alla vita salesiana.
Don Giuseppe CuccbJara t Hong Kong a 77 anni.
Figura tra le più note de.i nostri missionari della Cina, già compagno
di fatiche apostoliche del nostro martire mons. VerSiglia nel Vicariato
Apostolioo di Shiu-chow, svolse un apostolato ardente, dinamico,
ricco di spirito d"iniziativ-a. Per don Cucc.hiara segreto dJ successo,
oltre la ba.se solida di unn vita csctnpll\\r-e, fu l o spirito di letizia serena.
e conquistatrice c:he lo rese caro a tutti e gli oprl tutte Je vie, anche
le più diffic!li. In fine le soffercn,e de.Ile frequenti malattie soppor-
tate con coraMgio ammirevole ne rivelarono l'eroica fortezza dtan.imo.
Don scerano Giorct t a Recife (Brasile) • 94 anni.
Don Giuseppe AJdana t a Talea (Cile) a 85 anni.
Don Giuseppe Torrents t a Granada (Nicaragua) a Sa anni.
Don Alfredo Tel>ben t a Bendorf (Germania) a 8, anni.
Don Carlo Mario CN:mascbl t • Buenos AiTes (Argentina) a 69 anni.
Don Giovanni Bertoldl t a Novara a 62 anni.
Don Guglielmo Penaacch.loll t a Rtcanati a 53 anni.
Don Giuseppe Michele Martin t a Cadiz (Spagna) o 51 anni.
Don Ancelo Graziani t a Roma a 45 onni.
Don Giuseppe Blalek t a Vratimov (Cccoslovac,:,hia) a 44 anni.
t Don Gh111eppe Kaslk a Chomutov (Boemia) a 40 anni.
Coad. Ghueppe Badosa t o Matarò {Spagna) a 86 anni.
Coad. Giuseppe Ivone t a Napoli • 84 anni.
Coad, Anton.lJlo Ferrelra t a Lisbona (Ponoiia!lo) a So anni.
COOPERATORI DEFUNTI
Mons. Giovanni Galiml>erti f a Busto /\\rsizio a So anni.
Una cara ~ degna pe,,-sona lo defin~ l'allora cardinale Giovanni Bat-
tista Montini che, parlando dtl suo sacerdozio, lo di11"e oper()so ed
~-ump,are ». Sono i due termini che cornpeadiano la vita e J'or,cra di
mons. Galimberti, prim.n nelle molteplic.tl, drlìcate mansioni a cuj
l'aveva chiamato nell'archidiocesi di M.ilano il santo card. Ferrari,
poi come prevosto di Busto Anizio. .:'\\lnto nel 1886 a LazT..ate, n 1 , aonì
fu ammes$O tra i primi alunni salesiani dell'htituto di l\\<filKno, che si
inaugurava aUon,. Fino 111 termine della vi.ta - si le((ge nell'Osser-
vatore Rom11no del 18 dicembre - mon1. Galimberti ricorderà quel
tempo trascur-so in una casa dei figli del santo eduearnre piemontese◄
con vivil rioonos:cenza e nostalgia, che si rradussero in un filiale amotc
per Don Bosco e la sua opera, che egli s~tenne e -prnpaJrandò alacre-
mente ìn qualità di decurione dei Cooper-atori sBl~13nj oltrechè come
.ex-allievo•. L•orpno degli ExaUicvi , Voci Frnierne parlerà della
figura e deJJ'gpera di questo degnissimo Exatlievo di Don Bosco.
Mons. Glovann.l Battisl3 Secondo t ad Alben11• a 76 anni.
;\\ffezionato e:x:allitvo di AJassio. era da 23 anni zelante arciprete de!la
Cartedrole di Albenga e attivo direttore dei Cooperatori ..tesiani della
Diocesi. Filialmente devote, di Maria Ausiliatrice e di Don Bosco,
ne divulgava, la devozione. con la solenne celebrazione delle feste in
loro onore e con l'efficace predicazione, E la Ver.l!{inc lo portò al premio
il giorno della sua Assunzione aJ Ci~lo.
Rag. DI Matteo Tommaso t a Paglietta (Chieti) 53 anni.
La cara immagine paterna di Don Bosco lo conquistò fanciullo ntl•
l'istin.uo di Faenza e gli rimase nel cuore insieme con quella dei suoi
educatori. L'educazione salesiana gli ispirò il motto: Aiutarl!. l'umanità
bisognosa•· A tal fine si .ser-vl con magn-enjn1ità della sua condizione
di banchiere, Do agli altri - diccve. - pv non correre il puieolo
di rit~ntrt per mt •· Cararteristi ca sua, un.a de\\·ozione teneri.ssima a
Mario Ausiliatrice e a S. G. Bosco. Nei dolori degli ultimi giorni a
chi lo confortava rispondeva •ereno: • Sia fatta la volontà di Dio,.
Agostino GobettJ t a Tarcento (Udine) a 96 anni.
P adre del nostro do·n Luigi, missionario ìn Indi.a, ebbe una vita labo-
riosa, ma sempre illuminata dalJa fede e dalla gioia di partecipare at-
tivamente alla vita della Chiesa nelle associazioni pa.nocchinli e nella
lituTgia. Finchè gli fu possibile non tralucib di offrire quotidiana-
mente la S. Messa. n I Bollettino Salesian<> • era la lettura più gradita
perchè amava Don Bosco e la sua Opera,
Dott. Alcide Toffoloni t n Milano a 60 a nni.
Nota figura di dirigente cattolico e di cristiano senza rispetti umani..
nutr\\ pe.r Don Bosco una fervida dìvozione che manifestò anc.be con
la s.ua generosa opera di Cooperatore salesiano.
Raimondo Bandi.no t a San.turi (Cagliari) a 81 anni.
Affezionatissimo all'Opc.ra delle figlie di Maria Ausiliatrice, ero sempre
pronto ad ogni lavo·ro senza chiederne compenso. Partecipava pure
ad ogni attività di bene che si svolgeva neJla parrocc.hìa. Sopportò
une. penosa malattia e l'amputazione di tu.tte e due le gambe con taJe
fortezza da essere ammirato da tutta la popola,;ione.
Conte Carlo Mapel.11 Mos"I t o Roma.
Cooperatore di cuore e di fatto. trascorse una vita ani.JTU1ta da spirito
cristiano e salesiano, Scriue nel suo testamento mora)e: t St la tJ-ita
ttrrena giungt al t,rmin~, la vera w·ra continua a fianco di Ge1U; la morte
non t di~ un arrivo •.
Geom. l'errucc:to Glcli t a Cute! Gandolfo.
Coope.ntorè afl'ezionarissimo a Don Bosro, non si era Plposato per
consacrarsi a Dio e alle anjme. Viveva d.a anni presso ln pia Opera
•Mater Dei•· papà felice degli orfani innocenti. li 24 novembre scorso,
verso le 16 si ritirò sta.neo nella sua cameretta. Alle 17 fu trovato steso
sul suo lettino, \\·e$"tito a festa. col Crocifisso e il rosatio tra le · mani
e e.on l'abituale .sorriso suJ volto. Sembrava dormisse, ma era spirato.
Nel suo tt"Stamcnto avtov·a scritto: « Dtm'duo 1:ht il mio miJt,.o corpo sia
npolto nella nuda terra ,o,, la cassa dei pOfJeri e in ,tt~zzo ai pòu~ri. li
danaro ,ht. si vorr~bb, spend~re per tuUt lt vane apparerize umane, ffQ
dùtribuito ai povtri più. bisognosi•·
Antonio Marsoni t a .Ronchis (Udine).
E.xallievo di Mogliano, rimase per tuua Ja vita saletiano di spirìro e
quindi fervente cristiano e Cooperatore convinf9. Ancora in mone
raccomandò fedeltà a. Maria Ausiliatrice e a Don Bosco.
Conlucl Giuseppe e Lutcla Galli t a Polazzolo Milanese.
Genitori esemplari e Cooperatori ferventi, educarono i loro sene. .figli
con Jo splrito di Don Bosco. 11 Signore li premiò con due voca2ioni
salesiane: don Silvio e Suor Ines.
Maria MaurantonJo ved. Napoletano t a Triggiano (Bari).
Mamma dalla fede adamantina, sostenne da sola l'educazione di quattro
figli, affrontando eroic-amentc una situazione di estrema povertà, e
riuscendo a raggiunstere un certo benessere che la mi.se in condizione
di aiutare chi era più pove.ro di le.i. Fu l'inizi•trice delle Bone di s.tudio
per aspi,ranti poveri di Puglia c. Lucania e beneficò anc.hc i missionari,
si quali spedì ancora l'ultima sua pensione.
Glsa De Simone t a Roma a 62 anni.
A1adre profonda.mente r-eligiosa, intesseva le sue giornate di preqhiera,
lavoro e sacrificio, Educò nello stesso spirito i suoi figli. Coopernrrice
esemplare, seppe santificare le molle sofferenze di cui la Provvidcnzn
disseminò il suo cammino.
Giuseppina Zun1nl t a Savona.
Devotìs.sìma de.li'Ausili.atrice e di Don Bosco, predileue neUo su-a
carità l'Oratorio Salesiano di Savona, di cui fu fervida ammiratrice e
benefattrice gene.rosa.
Maria Pia l'ib ved. Bellono t a Romano o 88 anni.
Partecipò interu3am.ente alla vita della Chiesa militando ncll'A. C. e
tra le Cooperatrici sa lesiane. Promosse la devozione a Maria Ausilia ..
trice orga.niziando nella parroc.chia la Messa dc.1 ~4 che mcns.Hmente
si canta da 30 anni. Dio 1a benediss.e con la consacra:&ione dei due
figli nelle Congrcguioni di Don Bosco.
Domenica Onolin t a Siroc (Trento) • 83 anoi.
Madre esemplare per fede e lavoro e zelante Cooperatrice, offri A Dio
il fiitlio coadiutore salesiano e un.a figlia tra le Suort=: di Maria Ausi-
liatrice.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
A11o~ti Giuseppe - Baldrati Giovanni .. Ba.raJe Cravero Gi.useppìna
- 11-roni Bortolo • Beisone Giacomo • Bertoni Gerolnrm1 - lkttinzoli
Tilde ved. Bolieri - Biella Paolo • Bigotta Marghenta - Boldrirri Dio-
nigio - Borgarino Fassio Emma - Chiahod Eugenia - Colombo Roso
- Coua Angela .. Cremuco Giovanni .. Cristini Antonia - Oal'anzo Gio-
vanna - Deho Cam!llina - De Ne.!!ri Albertina • Facchetti Paolo -
Facchini cav. Pietro - Fenacini D. Antonio - Finali Giacomo - Fos-
sati Erme!linda - Franco Costanzo - L~ntelme .Licinia - Laverda Mad-
dalena - Li Causi Giovanna - Locatelli Giuli• - Maggi Teresa - Ma-
lupina Giuditta - Malgarini Rosa - Mast•i Edvige - Nani Lina - Nardi
Ad,le • Negri Lui11i Negri Con. D. Tito - Noris Petronilla Panceri
Giacinto - Pa,ini Maasimo ... Pe.cori Elena Carmen - Pifferi C.ir.lo -
Pizzo·rno Ermenelinda - Prondini Giacomo ... Rl'asio Emilia - Sagnato
Lui~a - Sala Pietro - Scarlatta Angelo - Scia Coterina • Solari Silvio
- Superin;; Mari~ - Testa Giuacppe - Usni Sil\\•ia - V•raido Alessandco
- Vcdovaro lt:alo - Vegis Franca - Vianz.one Cesare - Victti Pierino •
Zinghirino Can. D. Michele.
32

4.5 Page 35

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TOTALE MINIMO PER BORSA L. 50.000
Avvertiamo che la pubblicazione di una Borsa Incompleta si effettua
quando li versamento Iniziale raggiunge la •omma di L, 25.000, ovvero
quando tale somma v iene raggiunta con offerte successive
Non potendo fondare una Bor5a, si può conlrlbulre con qualsiasi somma
a completare Borse già fondate
CROCIATA
MISSIONARIA
BORSE OOMPLETE
Bo.rsa: Turco Dottor Nunzio, n mrmo,;a t
suffragio, a cura c.ld don. Quirino Turco
(Catania). L. 50.000.
Borsa: Cannolo e Luigia Magnano di San Lio,
a memuria e suffragio, a cura del dott. Quirino
Turco (Catania). L. 50.000.
Borsa: Centoz Maria, i,, memoria e su/JTagio,
a cura di Centoz Laura {St. Pierre-Aosta).
L. 100.000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, in mffragio dri
def,mti famiglia A. F. (Torino). L. J00.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, i11 suffragio della
famiglia A. L. (Torino). L. 100.000.
Borsa: Coniugi Camilla e Domenico Cicogna,
1•, a memoria e suffrogiti, a cura di C. D.
L. 56.250.
Borsa: Coniugi Camilla e Domenico Cicogna,
2•, a memoria e suffragio, li cura di C. D.
L. 56.200.
Borsa: Maria Ausiliatrice, p.g.-r. t i·1roocamlo
protezione a cura di L S. F. (Roma). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni 13osco, p.g.r. e i,,vQca11do
protezione, a curo di T. S. F. (Roma). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, a suffragio dei
miei familiari defunti, a cura di Davoli Ga-
briella (Reggio Emilia). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, Ma.ria Ausilia•
trice e San Giovanni Bosco, proteggete me e
tutti i miei familiari, a curo di Davoli Ga-
briella (Reggio Emilia). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, p.g.r. e a suffragio
di Carlino Mangiarotti, a cura di R. M.
(Broni-Pavia). L. S0.000.
Borsa: M.llo Derossi Dado, exallievo, ;,, .wf-
fragio c ricordo, a curn della mamma Derossi
Idae Famiglia(Ponderano-Vercelli).L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, in memoria di Na-
tale Vi11c,mzo, a cura del fràtello Luigi (Roma).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e San Giovanni
Bosco, a cura di Annunziata Mondini in
Jacopucci (Pontedera-Pisa). L. 50.000.
Borsa: Ada Cappelli ved. Dal l'ino, in suffragio
e ricordo, a cura del fratello dolt. Luigi (Fi-
renze). L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, a curo del dott, Ponizzi
Carlo (Imperia). L. 50.000.
Borsa: Divina Provvidenza, a cura di Boglione
FranceijCO (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco e Papa
Giovanni, n curn di Biolano Domenica (Al-
pignano-Torino). L. S0.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e San Giovanni
Bosco, bi rbigrazlamento e invocando prote-
zione m Wtta lo fami;:lia, a cura di Gallcnca
Graziella. L. S0.000.
Borsa: Ven. Don Michele Rua, a cura di Masah,
Angelina (Nuoro). L. 50.000.
Bor,;a: Don Bosco, invocando celesti favori,
a cura di D ora D'Ermc (Latina). L. 50.000.
Borsa: Mrucia Ausiliatrice, San Giovanni
Bosco e Don F111ppo Rinaldi, a cura di M.A.P.
(Vicenza). L. 50.000.
Borsa: Gesù, Maria SS. e Santi Salesiani, pregate
p~r noi e per i 11Qslri dc/umi, o cura di Olimpia
Cavagli:\\ e sorellu. (Santena-Torino). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, a cu.ra di Giuseppe
Petetti per i propri defunti e per il bene dei suoi
congiumi viventi (Ancona). L. 50.000.
Borsa: Sac. Canonico Carlo e Giuseppe
Berlola, a cun di N. N. (Collegno). L. 50.000.
Borsa: Do.n ChifJredo Per.mo. vicario fora11eo
di Busca, a ricordo e suffragi,,, a cura della
Famiglia Marchisio (Cuneo). L. 50.000.
Borsa: Ven. Don Michele Rua, i11 ri11gTazia-
t11ento, a cura ùi Morello Giuseppina (Roddi
d'Alba-Cuneo). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e San Giovanni
Bosco, implora11do grazia per il figlio, a curo
di G. B. (Nizza Mon.to). L. 50.000.
Borsa: Ramondetti Giuseppe fu Giuseppe,
nel ci11qutu1/Mtario dtlla s11a 11101 re la famiglia
lò ricorda (Torino). L . 50.000.
Borsa: Tavolada Bernardino, in 111emon'a e suf-
fragio, a cura dei coniugi Tuvolada (Rivoli-
Toriro). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, ill suffragio dei
defunti, o cura di L. F. (8iclla). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrieè e San Giovanni
Bosco, imploramio 11110 grande gTa:,ia, n cura
di N. N. L. 50.000.
Borsa: Don Fillppo Rlnaldl, i11 ri11grttziamento
e i111plora11do altre gra:::ic, a cura di N. N.
(Torino). L. S0.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e San G!ovannl
Bosco. a suff,agio delle anime dei mil'i cari
defunti e a prote111ione delle vocazitmi Sacerd<>-
tali, a cur3 di~- N. (Borgomanero). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice_, San Giovanni Bosco
e San Domenico Savio, a cura di N. N. (Poi-
rino-Torino). L. 50.000.
Borsa: Sub tuum Pracsldium, a cura di N. N.
(Savona). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e San Giovanni
'Bosco, a cura di Pia :\\laria (Torino). L. 50.000.
Borsa: San Domenico Savio, p.g.r., a cura di
Stobbione Maria in A,•idano (Castagnole
Monf.to-Asti). L. 50.000.
Borsa: Don Angelo Amadcl, a cura di Riz-
zolio Guido (Rivolj-Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e San Giovanni
Bosco. in ringraziamento, prouziono dei viui
e suffragio dei defu1tti, a cura di Maria Brunetti,
(Montemagno d'Asti). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausillaldce, invoca11dfl grazia,
a cura di Rosallrul Sala {Arcore-Milano).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, San Glovannl Bosco
e anime del Purgatorio, a cura di Demattio
Elisa (Carano-Trento). L. 50.000. (oolnllV'-)
BORSE DA COMPLETARE
Borsa: San Giovanni Bosco, padre e maestro
del giovani, a curu di Lia Pinto (Mil,mo).
L. 25.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, i11
suffragio di tutti i mi~i cari defunti, a cura ,;li
Venieri Leonilda (Lugo-.Ravenna). L. 25.001).
Borsa: Lidia Virano-Torchio. L. 25.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a cura
di Galligani Erminia (Torino). L. 25.000.
Bo.rsa: San Domwco Savio, a cura di Tardfri
Crispina. L. 25.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, San Giovanni Bosco
e San Domenico Savio, a ricordo e suffragio
di Ribaldotte Enrio, a curn della Moglie Ri-
bnldone Rosina (Lu Monf.to). L. 30.000.
Borsa: Teresa Favetta e congiunti, a suffra1:io
e ricordo, a cura di Maria Nigrone (Como).
L. 25.000.
Borsa: Marla Ausiliatrice, a cura del dott. Pa-
nizzi Carlo, exallievo (Badalucco-lmperia).
L. 25.000.
Borsa: Don Bosco, a cura del dott. Pa-
nizzi Carlo, exallicvo (Badalucco-Impcria).
L. 25.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e San G iovanni Bosco,
a suffragt'o dell'a,rima bmedetta del doli. U/-
rico Bracco, u curn della Cooperatrice sale-
siana, Alina Bracco (Milano). L. 25.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e San Giovanni Bosco,
aiutate la nostra famiglia, a cura di B. M.
(Torino). L. 40.000.
Borsa: Cenzon Aldo, a suffragio e ri.cordo, a
cura dei genitori e famiglia. L. 35.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e San Giovanni
Bosco, p.g.r., a cura di Sainaghi Giovannina,
(Rho-Milano). L. 25.000.
13orsa: Maria. Ausiliatrice a San Giovanni Bosco,
proteggete lo mia famiglia, a cura di Foresto
Albina (Torino). L. 25.000.
( 0 1 > n , . . . .,

4.6 Page 36

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Spedlz. in abbon. postalo Gruppo 2• - 1• quindicina
NOVITA'
UNA
ECCEZIONALE
TESTIMONIANZA
EVANGELICA
JEAN-FRANçOIS-SIX
CHARLES DE FOUCAULD
Traduzione di Bice Tibiletti
Pagine 344 - L. 1700
Collana "La Scala di Giacobbe "
Una biografia viva e severamente documentata, condotta
lungo l' itinerario della grazia che farà del ricco e brillante
ufficiale l'ardente portatore di Cristo.
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che aggiunge prestigio a La Scala di Giacobbe, la
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peratori, Benefattori e Amici
deUe Opere Don Bosco
Direzione e amministrazione:
via Maria Ausiliatrice, 3Z
Torino - Telefono 48.Z9.Z4
Direttore re.sponsabile
Don Pietro Zerbino
Autorizzazione del Trib. di Torino
n. 403 del 16 febbraio 1949
Per inviare offerte servirsi del conto
corrente postalen.2-1356Intestatoa:
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Opere Don Bosco • Torino
Per cambio d'indirizzo inviare enche
l'lndlrlzzo precedente
Officine Graficha SEI• Torino