Bollettino_Salesiano_198609


Bollettino_Salesiano_198609

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6

1.2 Page 2

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-----------------------·
3 NOTE SPIRITUALI
don Viganò cl parla
5 BREVISSIME
9 VITA ECCLESIALE
E fra I problemi anche Il libro di testo
di Silvano Stracca
L'attuale dibattito sull'ora di religione coinvolge
anche la preparazione dei libri di testo. Abbiamo
Interrogato tre esperti.
14 COMUNICAZIONE SOCIALE
E se fossimo già pattumiere ottiche•?
di PierDanle Giordano
La Giornata della Comunicazione Sociale cl impo-
ne una riflessione.
Ne proponiamo una con riferimento alla TV.
17 REPORTAGE
La sensazione d 'essere al posto giusto
di Giuseppe Costa
Si conclude, con questo, la serie del servizi sul
Kenya.
21 PASTORALE GIOVANILE
Vacanze: tempo di «esodi•
diP. G.
L'esperienza di un singolare campo-scuola• esti-
vo nell'lspettoria Ligure-Toscana.
In copertina:
Vacanze: tempo di
•esodi•
(Foto PIOQ
(Servizio a pag. 21)
1 MAGGIO 1986
ANNO 110
NUMERO 8
25 VITA SALESIANA
Anche In Spagna tutto è opera di Maria
di Sergio Centofantl
Una carrellata per i •luoghi• mariani e salesiani
della Spagna.
29 VITA SALESIANA
Una società cooperativa ar.l. con Investimento
educazione
di Maurizio Nicita
Ecco cosa possono fare religiose e laici insieme
nel campo della scuola: l'esperienza di Cusano
Milanino.
33 EDITORIA SALESIANA
Cosi mi prese don Bosco
di Luigi Ricceri
Ecco la •Storia vera• di un autentico salesiano: il
sesto successore di don Bosco.
RUBRICHE
Scriveteci, 4 - Plgy di Del Vaglio, 6 - La lettera di
Nino Barraco, 7 - I nostri santi, 37 - I nostri morti,
38 Solidarietà, 39.
IL BOLLETTINO SALESIANO
Rivista tondata da san Giovanni Bosco
nal 1877
Qulndlclnale di informazione a cultura
religiosa edito dalla Congregazione
Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092
• 00163 Roma-Aurelio - Tel. 06/69.31 .341.
Conto corr. post. n. 46.20.02 Intestato a
Direzione Generale Opere Don Bosco,
Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornaro - Marco
Bongioannl - Eugenio Fizzotfl - Gaetano Na-
netti Angelo Paoluzi - Cosimo Samararo.
Archivio: Guido Cantoni
Diffusione: Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione, impaginazione é stam-
pa: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undicl numeri,
eccetto agosto) per tutti.
Il 15 del mese per I Cooperatori Sale-
siani.
Collaborazlone: la Direziona invita a man-
dare notizie e foto riguardanti la Famlgl/a
Salesiana, e s'impegna a pubblicarle secon•
do il loro Interesse generale e la disponibili-
di spazio.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ulflclo
Nazionale Cooperatori (Alfano, Rlnaldlnl)
Via Marsala 42 - 00185 Roma - Tel. (06)
49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo In 39 edizioni naziona-
li e 18 lingue diverse (tiratura annua alt.re 10
milioni di copie) In: Antllle (a Santo Domin-
go) - Argentina Auetralla Austria - Bel-
gio (in fiammingo) Bolivia Brasile Ca-
nada Centro America (ln Guatemala) - Cl-
le Cina (a Hong Kong) Colombia • Ecua-
dor - Filippine l'rancla Germania Giap-
pone India (ln inglese, malayalam, tamll e
lelugu) • Irlanda e Gran Bretagna Italia
Jugoslavia (ln croato e In sloveno) - Korea
del Sud Lltuanla (edito a Roma) - Malta
Messico Olanda Paraguay Perù - Po•
Ionia - Portogallo Spagna Stati Uniti
Thailandia • Uruguay • Venezuela • Zaire
DIFFUSIONE
Il 8S è dono-omaggio di Don Bosco a chi
lo richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richia•
sta, nei limiti del possibile.
Cambio di indirizzo: comunicare anche l'In-
dirizzo vecchio.

1.3 Page 3

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- - - - - - - - - - -sB-
7 MAGGIO 1986 · 3
SACRO
E PROFANO
Il «laico>> vive nel mondo ed opera dall'interno dei
suoi valori, considerati comunemente come
«profani».
Lungo i secoli le religioni hanno innalzato un terra-
pieno di separazione tra «sacro» e «profano», pro-
muovendo un dualismo fallace: il «sacro» sarebbe
una realtà umana dedicata alla divinità e divenuta sua
proprietà, così da costituire un'area riservata solo alla
religione; il «profano», invece, sarebbe l'insieme del-
le cose mondane e dei valori autonomi dell'uomo, nel-
l'ampia area della sua vita individuale familiare e
sociale.
Ieri, l'area religiosa ha cercato di sacralizzare il
mondo e ha costruito una svariata sacralità di tipo
teocratico; ne possiamo vedere un esempio anche at-
tualmente nell'Iran. Oggi, invece, l'area mondana
cerca di secolarizzare la religione. Possiamo dire che
l'attuale secolarismo occidentale ha cercato di disfarsi
del sacro; la conseguenza più negativa, però, è che in
un mondo, divenuto per tal motivo assai frantumato
e abitato dall'angoscia dell'olocausto, non si sa più
quale possa essere la luce che mostri una meta alla sto-
ria e quale la forza organica che ne renda possibile il
raggiungimento.
In un simile divorzio tra «sacro» e «profano>>, non
si capirà mai che cosa sia il {<laico». Egli è, di fatto,
«simultaneamente e inseparabilmente» cittadino del
mondo e membro del Popolo di Dio.
Per capire la sua identità bisogna rifarsi a Gesù Cri-
sto, entrato nella storia per annullare l'abisso scavato
tra sacro e profano. La nuova Religione da Lui inizia-
ta è fondata sull'assoluta indissolubilità di Dio con
l'uomo, dell'area divina con i valori del mondo.
«Tutte le cose create, in cielo e sulla terra, sono sta-
te fatte per mezzo di Lui e per Lui» (Col I,16); il mon-
do intero sarà ricapitolato in Lui (<per formare una
nuova creatura, in modo iniziale su questa terra, in
modo perfetto nell'ultimo Giorno» (AA 5).
La natura umana di Cristo, che è permeata dalla di-
vinità, più cbe «sacra» (ossia, riservata all'area divi-
na) è ((Santa» (ossia, portatrice di Dio al mondo); è il
centro di diffusione della liberazione e del potenzia-
mento dei beni della creazione.
Cristo, infatti, è Dio che si fa uomo (e si fa mondo)
non per effetto di un rito religioso che lo separa, ma
a causa della stessa incarnazione del Verbo che lo uni-
sce. La sua «santità» non appare come l'aspetto più
alto del «sacro» e, quindi, più distante dal (<profa-
no», ma come la fonte prima e inesauribile di quella
energia unitiva dell'incarnazione che amalgama sacro
e profano in una fusione indissolubile.
Così, in Cristo, le due aree acquistano una peculia-
re dimensione di novità:
- l'area religiosa è (muova» perché ha come
obiettivo la santità e non la sacralità; i sette sacramen-
ti, che agiscono in essa, sono un singolare tipo di <(sa-
cro» rivolto all'uomo vivente affinché tutto il Popolo
di Dio divenga, con la sua stessa storia, Sacramento
universale di salvezza per il mondo;
- l'area profana è «nuova» perché anch'essa è
fermentata dall'orientamento dei suoi valori verso la
santità quale suprema perfezione storica dell'uomo;
perfezione che attrae e trasforma i beni profani, asse-
gnando loro come obiettivo non la mondanità ma una
civiltà dell'amore.
Ecco l'alto compito, inesauribile e multiforme, del
laico! A lui tocca l'impegno di incorporare all'immen-
so tessuto del mistero dell'incarnazione i beni del
mondo.
Una simile missione appare come il ricupero, mira-
bilmente rinnovato da Cristo, deJJa vocazione origina-
ria dell'uomo: quella di agire nella storia in qualità di
Profeta Sacerdote e Re dell'universo, ordinando l'u-
nione del sacro con il profano all'edificazione dell'a-
gognata Città futura.
Ha detto un gran teologo: forse, dopo il Valicano
II non è più il laico ma il prete che ha bisogno di
definizione.
Don Egidio Viganò

1.4 Page 4

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Non cerco l'oro ma un lavoro
Scrivo questa lettera in un momento
nero, oggi ho ricevuto il tanto interes-
sante Bollettino; in questo numero ho
trovato il conto corrente per una qual-
che eventuale offerta. Voglio dirvi che
io non posso mandare niente. Sono di-
soccupato da circa un anno e non pos-
seggo una lira, non cerco elemosine,
vivo con la mia famiglia numerosa in
condizioni disagiate. Sono andato in
cerca di un lavoro in casa di parlamen-
tari, conoscenti, amici, sperando nel
futuro, ma ho ricevuto soltanto pro-
messe e basta. Non cerco l'oro ma
una persona di buon cuore che mi dia
un lavoro generico come: lavapiatti,
aiuto-cuoco, facchino ai piani, bidello
in qualche istituto, domestico, com-
messo... Ho il diploma di cuoco, ho la
terza media e sono celibe. In caso di
lavoro vado anche all'estero.
Catalano Fortunato
e Fosso, 5 89036 Brancaleone (RC)
Caro signor Fortunato, di richieste co-
me la sua il Bollettino ne riceve tante:
più che pubblicare la sua lettera non si
può. Quanto all'offerta per il Bollettino
o per le opere salesiane non se ne fac-
cia un cruccio se non può dare niente.
La nostra non è una rivista «quattri-
naia» anche se fa continui appelli alla
solidarietà e all'aiuto dei poveri cosi
come ha insegnato san Giovanni Bo-
sco.
Che tare per sentirm i m eglio?
Vi scrivo perché sono in un periodo di
crisi. Secondo voi è possibile che a 22
anni non si abbia più voglia di vivere?
Piango sempre perché non ho voglia
di far niente e mi sento sempre più
giù. Sono diplomata ma non trovo la-
voro, non sono fidanzata e ho qualche
amica con cui esco. Come potrei fare
per sentirmi meglio? In Chiesa ci va-
do, mi confesso spesso, prendo la co-
munione; come mai neanche la fede
riesce a tirarmi un po' su e a darmi un
po' di serenità? Aiutatemi vi prego.
Vi scrivo ancora per ringraziare Don
Bosco e la Madonna perché mi hanno
concesso una grande grazia. Speria-
mo che mi aiutino anche a superare le
crisi depressive. Vorrei tanto delle pa-
role di conforto ma a che servono se
non si riesce a reagire? Grazie e com-
plimenti per il giornale che è
stupendo.
M .G.D, · 77 · La Spezia
P.S. Non pubblico il mio nome perché
mi vergogno troppo a scrivere queste
cose alla mia età.
Normalmente non prendiamo in nes-
suna considerazione le lettere non fir-
mate o siglate. In questo caso tuttavia
non vogliamo far mancare una parola
Invitando I lettori stessi ad aggiunger-
ne altre.
Cara ragazza di La Spezia per noi la
vita è sempre degna d'essere vissuta
perché è una scheggia d'eternità. Es-
sa non ci appartiene. La «voglia di vi-
vere» poi è un 'altra cosa e nasce dal
significato esistenziale che diamo alle
nostre giornate e dagli obiettivi che ci
prefiggiamo. Senza un quadro chiaro
nemmeno «la fede riuscirà a tirarti
sù». Guardati piuttosto attorno e vedi
cosa puoi fare per gli altri. Vivrai me-
glio la tua giovinezza..
È possibile proporre Il musical
nella mia città?
Ho letto con vivo interesse sul Bolletti-
no Salesiano del 1/12/85 l'articolo
«Ewiva Giovanni ed è subito allegria».
Voglio confidarvi che più andavo
avanti nella lettura, più mi sentivo en-
tusiasta, trasportata nella vita di Don
Bosco e dei suoi ragazzi della Torino
di allora...
Oggi nulla è cambiato da allora: ci so-
no ancora i biricchini e ancora finisco-
no in cella e ancora vengono chiamati
delinquenti, appestati, drogati, porta-
tori di AIDS, emarginati...
In Sardegna, o almeno nella mia città,
Don Bosco deve ancora iniziare il suo
cammino quello di mettersi al servizio
non dei ragazzi qualsiasi, ma dei de-
linquenti: toglierli dalla strada, educar-
li nella religione, istruirli, creare istitu-
ti, amarli; fare tutto per loro. Horn lo
chiama «polivalente» ed ha Intuito be-
ne. Scusatemi per questo sfogo, cau-
sato soltanto dall'enorme malessere
giovanile che è nella mia città, males-
sere senza alternative, senza confor-
to, senza vero amore; un cimitero non
di morti ma di vivi. Per questo vorrei
tentare, lanciare la prima pietra: è
possibile proporre il musical qui, nella
mia città? Richiedere un copione o
una registrazione?
Rita Marras
Casella Postale aperta Succursale N. 7
Latte Dolce 07100
Partitura e disco del musical «Evviva
Giovanni» possono essere richiesti al
Provinzialat der Salesianer Don Bo-
scos/Rixdorfer StraBe 1S - 5000 Koln
80 (Germania).
Ric ordate Mlkl Kanno?
Net BS di novembre abbiamo pubbli-
cato la storia di una signora giappone-
se buddista. L'estensore dell'articolo
invitò i lettori a scrivere alla signora
Kanno. Ebbene l'hanno fatto in molti.
Pubblichiamo una lettera inviata da
Cinisello Balsamo e giunta in redazio-
ne (in copia) da Tokio.
«Carissima signora, siamo due cate-
chiste ed un gruppo di bambine di 11
anni, che hanno letto di lei sul Bolletti-
no Salesiano.
Abbiamo pensato con l'occasione del
S. Natale di scriverle perché anche
noi, seppure lontane, ci sentiamo sue
amiche, perché vogliamo, come lei le
cose buone, belle e giuste. Poiché per
i cattolici il Natale è la festa di un Dio
che si è fatto uomo come noi e ci ha
chiamati amici, vogliamo anche noi di-
re con lei «che gli amici degli amici so-
no amici•, per instaurare quei legami
di solidarietà umana, cosi necessari in
una società che sembra guidata verso
la follia della guerra e della divisione.
La ringraziamo per quanto ci ha dato
con il suo esempio che è per noi fonte
di speranza e di gioia, e ricordandola
sempre nella preghiera le facciamo i
nostri auguri più sentiti per il nuovo
anno. Il nostro indirizzo è:
Oratorio Femminile-Parrocchia Sacra Famiglia
Gruppo 5 elementare del sabato
Via Ari osto
20092 CINISELLO BALSAMO (MQ.
Le inviamo anche dei disegni che illu-
strano il Natale. Seguono le firme.
Ragazzo egiziano cerca corri•
spondentl
Mi chiamo Mohammed Adel abito ad
Alessandria d'Egitto e frequento il se-
condo corso elettricisti presso l' Istituto
Don Bosco di via Sherif 99 sempre ad
Alessandria.
Mi piacerebbe poter scrivere ad altri
ragazzi delle scuole professionali sa-
lesiane. Ciao a tutti.
Mohammed Ade/
Alessandria (Egitto)

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ITALIA
Ricordato a Castello di
Godego Monsignor Giuseppe
Cognata
L a Famiglia salesiana
dell'ispettoria San
Marco ha voluto
dedicare la giornata annuale
1986 alla rievocazione della
figura di monsignor
Giuseppe Cognata,
fondatore delle Salesiane
Oblate del S. Cuore, in
occasione dell'anno
centenario della sua nascita
(Agrigento, 14 Ottobre
1885). L'incontro si è svolto
a Castello di Godego,
cittadina dove il Vescovo
trascorse i lunghi anni
deU'«esilio}>, ed ha visto la
partecipazione di oltre
trecento rappresentanti della
Famiglia Salesiana veneta.
La commemorazione è stata
tenuta dal professore Pietro
Borzomati che in qualità di
docente di Storia del
Mezzogiorno presso
l'Università di Roma ha
avuto l'opportunità di
conoscere bene soprattutto iJ
periodo calabrese della vita
del Cognata. Borzomati più
che ripercorrere l'esistenza
terrena del Vescovo ha
preferito felicemente
analizzare e presentare alcuni
scritti dai quali traspare la
sua grande personalità
spirituale tutta incentrata
nell'adorazione della volontà
di Dio.
Ragazzi in festa a Bologna
M igliaia di ragazzi
hanno preso parte
alla festa che è
stata organizzata per loro da
Salesiani e Figlie di Maria
Ausiliatrice a Bologna il 13
aprile 1986. La
manifestazione che ha visto
la partecipazione della
Superiora generale delle
FMA madre Marinella
Castagno si è articolata in
momenti di gioco, preghiera
e comunicaz.ione.
I Nella foto:
Litografia del Cognata
reallnata dal salesiano
don Ballestrin.
Videocassette missionarie
L a SAF di Torino ha
riprodotto molto
opportunamente in
video cassette VHS 1/2 Poi.
od UMATIC 3/4 di Pol. la
quasi totalità della sua non
piccola produzione di
documentari missionari.
Recentemente poi sono stati
prodotti due documentari
particolarmente efficaci
dedicati rispettivamente
all'attività in India delle
Suore del Sorriso e
all'attività salesiana in India
con particolare attenzione
alla vita di don Aurelio
Per le Suore si è trattato di
un gesto di squisita
generosità spiegato in questa
breve intervista dalla loro
stessa Superiora generale
madre Rosa fnes BaJdion
Rincon.
Avete avuto richiesta di
Iondazione con una
comunità in Italia nella
Famiglia Salesiana. Come
avete ricevuto questa
notizia?
Maschio e di don Antonio
Ale~si. Si tratta di due
documentari umanamente
drammatici ed efficaci che
piaceranno soprattutto a
quanti con contributi di
vario genere hanno reso e
rendono possibile l'attività
salesiana in India.
Le Figlie dei Sacri Cuori
di Gesù e di Maria a Torino
L'Istituto delle Figlie dei
Sacri Cuori ba avuto tre
opportunità per venire in
Italia, ma il cammino della
Divina Provvidenza veniva
tracciato per la «Casa
Andrea Beltrami» a Torino.
Era il 6 agosto del 1984,
quando l'Istituto celebrava i
90 anni dell'arrivo del suo
Fondatore in America. In
quel preciso giorno si prese
la decisione di accettare
questa Fondazione, in
omaggio al nostro Padre,
avve.nimento che ci riempi di
una gioia insolita e fu la
risposta alla richiesta
effettuata in successivi
momenti, dalla Ispettoria
Subalpina, nella persona di
don Ferruccio Calliari.
D aJ 22 settembre 1985
le Suore Figlie dei
Sacri Cuori di Gesù
e Maria fondate nel 1905 dal
Risponde al vostro carisma
la presente fondazione
presso la Casa Andrea
Beltrami?
servo di Dio salesiano don
Luigi Variara ad Agua de
Dios in Colombia, si trovano
a Torino dove hanno
assunto la conduzione di una
Questa fondazione risponde
ad una complementare
vocazione ed è frutto di
gratitudine profonda alla
casa, sulla collina torinese,
che raccoglie salesiani
bisognosi di cure ed
attenzioni varie.
I Nell.i foto:
Il gruppo delle Suore
con al centro
la Superiora Generale

1.6 Page 6

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6 • ! MAGGIO 1986
persona del nostro
Fondatore, che noi
dobbiamo incontrare in ogni
salesiano specialmente
ammalato. Tale
orientamento è suffragato da
una opzione operativa del
nostro Vll Capitolo
Generale del 1975. La
particolarità dell'opera come
tale coincide nel trovarsi nel
luogo ove il nostro Padre si
fece salesiano e ricevette la
vocazione missionaria.
Pertanto la nostra presenza
qui, risponde al carisma del
nostro Istituto ed è
particolarmente eccezionale
come opera propriamente
detta·.
Per la Jondazione avete
avuto difficoltà per
l'organizzazione, nel dovere
reperire personale?
Difficoltà di personale non
l'abbiamo avuta perché la
disponibilità fu spontanea e
con sentimento profondo di
partecipazione all'infermità
dei Salesiani. Da un certo
punto di vista si è avuta
qualche difficoltà nel non
aver percepito la peculiarità
dell'opera e la finalità con
cui noi avremmo dovuto
accettare il suddetto invito.
Però, compreso bene
l'oggetto della richiesta,
PluV ~ del ~o
HO 77XO¾70 L0/elv
- D€L SU(> MANTcl..LO
2, i
l'Istituto ha guardato con
grande amore questo
cammino e lo sostiene con
entusiasmo. Si è cominciato
a sentire, nell'lstituto la
necessità di imparare la
lingua italiana per essere più
in sintonia con la nostra
spiritualità universale e
perché le sorelle che
arriveranno poi, possano
trovarcisi con meno
difficoltà delle prime.
Una tesi sul bollettino
salesiano
I I 17 marzo dell'anno
corrente all'Università
statale di Roma « La
Sapienza», lo studente
Sergio Centofanti, iscritto
alla Facoltà di Lettere e
Filosofia, ha difeso la
propria tesi «Cultura,
politica e pensiero sociale nel
Bollettino Salesiano»,
laureandosi in Storia della
letteratura italiana moderna
e contemporanea con il
massimo dei voti e la lode. Il
( E 5alO firllA1J.1ro)
/
2-i
prof. Walter Pedulà, titolare
delJa Cattedra, ha svolto la
funzione del Relatore,
mentre la prof.ssa Elisabetta
Mandello ha fatto da
Correlatrice. Il prof. Achille
Tartaro, preside della
Facoltà, ha presieduto la
commissione di laurea.
La tesi, un lavoro di oltre
400 pagine, ha analizzato la
storia ultracentenaria della
rivista, fondata da don
Bosco, dal 1877, anno di
nascita, al 1985, ponendone
in luce l'originalità e il vasto
campo d'azione: sin dal
primo numero infatti il
periodico salesiano si era
presentato come un giornale
di fatti, più che di parole,
proponendosi di operare a
favore dei giovani e dei ceti
popolari e subalterni. Una
scelta preferenziale ma non
esclusiva che offriva al
giornale una precisa identità
culturale e politica ben
amalgamata con quello
spirito di mediazione che
non verrà mai meno nel
corso degli anni.
Rivista profondamente
popolare e cattolica, e non
populistica e devozionale, il
Bollettino si è sempre
distinto per la sua vocazione
alla pace e
all'internazionalismo anche
nei periodi più difficili della
storia italiana: da.Ile sue
pagine si trae un costante
anelito all'edificazione di
una società umana migliore,
materialmente e moralmente,
da perseguire in spirito di
universalità a partire da
comuni e fondamentali
presupposti etici.
Nel rallegrarsi e
congratularsi con il
neodottore in lettere il
Bollettino Salesiano si
augura che altri studenti e
studiosi ne seguano
l'esempio.
Quarant'anni di una libreria
I n occasione del suo
quarantesimo anno di
attività Ja libreria
editrice salesiana di Verona
ha rinnovato i suoi locali.
Perché tanto impegno e
tanta spesa? La risposta che
danno a Verona è triplice.
In omaggio a Don Bosco
catechista e formatore di
catechisti. Il 31 gennaio 1988
è il centenario della sua
morte.
ln aiuto agli insegnanti di
religione ed ai catechisti.
Per seguire gli insegnamenti
del Concilio Vaticano 2° che
nel decreto Inter Mirifica
dice:
«Tutti i figli della Chiesa si
adoperino affinché gli
strumenti della
comunicazione sociale...
vengano fruttuosamente
usati dalle più varie opere di
apostolato, prevenendo le
iniziative dannose di altri... »
A Verona dunque, rigaste
S. Zeno 13, vicino a
Castelvecchio (tel. 22692) si
trova una libreria dove è
piacevole andare.
I Nella foto:
Un angolo della
llbrerla
NON /)IIUO ,quo STRro t:ltrR.JMéHn .,.., AA>J'HO
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1.7 Page 7

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- - - - - - - - - -sB--
MOZAMBICO
Prime professioni religiose
salesiane
I l 18 gennaio 1986 è
stato un giorno di festa
per i Salesiani del
Mozambico. Due giovani
mozambicani, Franceso
Faria e Rafael Estevao,
24 anni ciascuno, hanno
emesso la professione
religiosa. La cerimonia,
presieduta da don Josè
Antonio Rico, membro del
Consiglio generale e
superiore responsabile per la
« regione ispano-lusitana»,
ha visto a S. Josè de
Lhanguene (Maputo) l'intera
Famiglia salesiana del
Mozambico.
Una festa semplice, ma
sentita. Significativa e
commovente la presenza dei
familiari; la mamma di Fria
è venuta dal lontano Cabo
Delgado, nel nord. Queste
due professioni religiose
seguono l'istituzione del
noviziato avvenuta nel 1985
e lasciano ben sperare per il
futuro del Mozambico dove
nel 2000 è previsto che il
430/o della popolazione avrà
meno di 15 anni ed il 78%
meno di 25 anni.
GERMANIA
A Benediktbeuren riunione
preparatoria ai colloqui
internazionali
I I 24 gennaio 1985 si è
riunito il Comitato
Direttivo dei «Colloqui
Internazionali sulla vita
salesiana», presieduto da
D. Reinhard HELBING,
ispettore di Colonia, per la
preparazione del convegno
che si svolgerà a fine agosto
p.v. sul tema: «Religiosità
popolare e presenza
salesiana».
SIRIA
Ricordata ad Aleppo
una benefattrice
I I 25° anniversario della
morte di Matilde Salem
è stato ricordato ad
Aleppo in Siria con
particolare solennità.
Si tratta infatti di una
insigne benefattrice salesiana
che ancora in vita iniziò la
«Fondazione Georges et
Mathilde Salem» a sostegno
dell'opera salesiana di quella
città.
Grazie a quella Fondazione
migliaia di ragazzi hanno
potuto conseguire una
specializzazione e inserirsi
dignitosamente nella società.
La commemorazione si è
svolta il 2 marzo 1986 alla
presenza del pronunzio
monsignor Rotunno, del
Governatore della città, di
vari parlamentari e del
nipote della Signora, Roland
de Saab. Presente anche
l'ispettore don Alfredo
Picchloni che ha letto il
telegramma di partecipazione
inviato dal rettor Maggiore.
Il ricordo di questa signora
Nella foto:
Una seduta del
Comitato Direttivo (da
sinistra: Dr. Skrabl,
prof. Weinschenk, Don
Elbing, prof. Alberdi,
Dr. Druard, prof.
Semeraro)
I MAGGIO 1986 7
a lettera di Nino Barraco
NON SI VIVE
SE NON SI AMA
Carissimo,
non è facile vivere, no.
Niente vi è di facile sulla terra, niente che non richieda
fatica.
Vivere è sofferenza, è mistero, è eroismo.
Non si passa indenni attraverso le difficoltà della vita.
Quante ferite, quante cicatrici!
Vivere è soffrire la creazione, è portare avanti la crea-
zione, è lottare per la riuscita della creazione.
C'è bisogno di fede, c'è bisogno di fantasia, c'è bisogno
di amore.
L'ho detto altre volte? La ripetizione, come intenso mo-
mento di vita spirituale, non è abitudine stanca. È presen-
za di tutto ciò che è essenziale per vivere.
Non si vive se non si ama, se non si sa di essere amati da
Qualcuno.
Non si vive se non si ha una ragione per vivere.
Non si vive se non si è capaci di credere, di volere il
futuro.
Abbiamo tutti bisogno di amare. Abbiamo tutti bisogno
di un sorriso. E nessuno ne ha più bisogno di chi non rie-
sce a darne agli altri.
Abbiamo tutti bisogno del dono della comprensione,
che ci fa capire il bisogno che hanno gli altri di essere capi-
ti, di essere accettati, di essere apprezzati.
L'amore è quello che veramente vale.
L'amore è la verità più grande, in grado di convertire il
cuore.
L'amore costruisce pace, libertà, gioia, fede. Eternità in
Colui che fonda ogni gfomo il nostro piccolo amore sulla
terra.
Quante situazioni di dolore! Lavoro, malattia, dispera-
zione, solitudine, morte: non si capirà mai abbastanza.
Rabbia di bisogni, grido di rapporti, angoscia, ancora più
profonda, di esperienza religiosa.
Siamo quasi scomunicati, infelici, disperati per mille
conflitti morali, per mille problemi personali, familiari,
economici, sociali. Affamati di speranza, di gioia, di con-
clmione, di arrivo.
Amare, capire, rasserenare, fare misericordia, costruire
pace, serenità. Essere pacificazione di tante coscienze, es-
sere liberazione, chiarezza, motivazione.
Essere aiuto dell'uomo, di ogni uomo che soffre, per la
propria situazione di crisi, di malattia, di disordine, di
peccato. Essere comprensione, ascolto, pazienza,
soccorso.
Essere speranza dell'uomo, della sua riuscita definitiva,
del suo incontro con l'infinita pazienza di Dio che riempie
di luce, di amore, di perdono, ogni giorno per noi.

1.8 Page 8

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8 · 1 MAGGIO 1986
- scrive don Bonato Natale
- è tutt'ora vivissimo ad
Aleppo, per la bontà e la
generosità che manifestò in
vita e soprattutto in morte
allorché offri la sua esistenza
per l'unità dei cristiani e per
la santificazione del clero.
Al pranzo fraterno e molto
gradito, il Sig. Montecchio
ITALIA
ha voluto esprimere a nome
di tuui la loro gratitudine al
Sig. Ispettore per questa
Giornata con i genitori dei bella e simpatica iniziativa,
missionari
' lspettoria
subalpina di
L Torino ormai da
ormai al suo quinto anno.
Tutti posarono davanti al
monumento di Don Bosco
nel cortile per una fotografia
gruppo-ricordo.
alcuni anni organizza in
Nella Sala Rossa Don Elio
occasione della Giornata
Di Lenarda ha dato loro un
Missionaria Salesiana un
cordiale saluto a nome di
incontro con i parenti
tutti i missionari ed ha
(genitori, fratelli, sorelle,
assicurato i Genitori che il
cugini. ..) dei missionari
loro figlio in missione non li
dell'lspettoria che sono
dimentica mai, anche se
almeno sessanta. L'incontro purtroppo tante volte manca
di quest'anno si è svolto il 9 proprio lo scritto. Il lavoro è
marzo.
tanto e a sera inoltrata non
Gli 80 partecipanti a questo si ha più voglia di mettersi a
incontro si trovarono nella scrivere una lettera, che
Chiesa di S. Francesco per la viene continuamente
Liturgia Eucaristica,
tramandata di giorno in
presieduta dal Signor
giorno.
Ispettore, affiancato da Don Venne poi mostrato loro
Matteo Balla, in partenza l'ultimo documentario della
per la Nigeria, da Don Elio SAF: UN SORRISO NEGLI
di Lenarda di Kami
SLUMS, un documento
(Bolivia), temporaneamente drammatico di alta poesia e
in Italia per una breve
di cruda realtà nella grande
vacanza, e da Don Giuseppe metropoli industriale di
Baracca, delegato lsp. per le Bombay (India), dove
Missioni. Vi parteciparono seicentomila persone, paria e
pure i diversi ex missionari lebbrosi, vivono in un kmq e
che si trovano ora qui a
dove le Suore Helpers of
Valdocco, una ventina di
Mary svolgono ìJ loro
essi. Don Cei ha animato la apostolato aiutate da Padre
Liturgia con canti ben
Maschio e Padre AJessi.
appropriati.
Il Sig. lspettore li ha
nuovamente ringraziati per
I Nella foto:
Il gruppo dei partecipanti
la loro presenza e per aver
dato un loro figlio a Don
all'Incontro
Bosco.
Festa di Don Bosco
COD il Papa
U n gruppo di giovani
aspiranti salesiani
della Comunità
«Proposta» di Caserta ha
avuto Ja gioia di celebrare
con Giovanni Paolo n
l'Eucarestia proprio in
occasione della festa di San
Giovanni Bosco il 31
gennaio 1986.
dei Santi ha promulgato il
Decreto che dichiara
l'eroicità delle virtù di
Alberto Marvelli.
La proclamazione a
venerabile dell'ingegnere
ferrarese (ìJ Marvelli nacque
a Ferrara il 18 marzo 1918)
riempie di soddisfazione la
Famiglia Salesiana e
soprattutto gli Exallievi di
Rimini, città dove il
Venerabile visse e mori il 5
ottobre 1946. Di questo
salesiano delJ'anima che
trovò nell'oratorio di Rimini
una eccezionale palestra di
impegno e di servizio
torneremo a parlare e
scrivere.
La vita di Alberto Marvelli,
La Celebrazione si è svolta
nella Cappella privata del
Papa animata dai giovani
con le letture cd i canti.
Durante il canto finale,
dedicato a Don Bosco,
Giovanni Paolo Il ha sorriso
compiaciuto. AJ termine
della Celebrazione Giovanni
Paolo si è intrattenuto
affabilmente con i giovani
chiedendo ad ognuno la
provenienza, ricordando don
Egidio Viganò, rettor
Maggiore, e inviando una
benedizione particolare
ali'Ispettoria Meridionale.
Alberto Marvelli
proclamato venerabile
I l 22 marzo I986 alla
presenza del Santo
Padre la Sacra
Congregazione per le Cause
I Nella foto:
Il gruppo di aspiranti
saleslanl di Caserta
attorno al Papa
breve ma eccezionalmente
dinamica, ha avuto un
motore potente: l'amore di
Dio che lo bruciava, il suo
continuo anelito alla
perfezione cristiana.
Una cena signora Savelli era
molto aiutata da Alberto.
Un giorno, incontratolo, gli
disse: «Ingegnere, come
posso ricompensare tanto
bene ricevuto da lei?»
Rispose: « Pregate che mi
faccia santo: questo è il
regalo più grande che mi
potete fare». Si era prefisso
un programma di perfezione
spirituale audace: «O vivere
salendo o morire».

1.9 Page 9

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_ VITA ECCLESIALE --------------sB-
l'.ora di religione
1 MAGGIO 1986 9
E FRA I PROBLEMI
ANCHE IL LIBRO
DI TESTO
In questo mese di maggio
nelle scuole
si discuterà di adozione
di testi. C'è anche
il libro di religione.
Il Bollettino Salesiano
ha chiesto a tre esperti i
problemi legati
all'elaborazione di un
testo di religione e
all'entrata in vigore
dell'Intesa concordataria
fra il Ministero della
Pubblica Istruzione e la
Conferenza Episcopale
Italiana.
Come nasce un testo
per l'insegnamento religioso nella
scuola media? L'acceso dibattito,
seguito alla firma dell'«lntesa» fra
il Ministero della pubblica istruzio-
ne e la Conferenza episcopale italia-
na, ha riportato d'attualità anche
quest'interrogativo. Per cercare una
risposta - e per vedere com'è cam-
biata la fatica di chi prepara un li-
bro di religione - abbiamo riper-
corso il cammino compiuto in colla-
borazione, negli ultimi anni, dal
Centro catechistico salesiano di
Leumann e dall'Istituto di cateche-
tica della facoltà di scienze dell'edu-
-
cazione dell'Università salesiana di
Roma.
«Abbiamo cominciato a lavorare
in equipe nel 1962», ricorda don
Ubaldo Gianetto, docente di storia
della catechesi. «In quell'anno ven-
nero infatti approvati i nuovi pro-
grammi per le scuole medie. C'era,

1.10 Page 10

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10 · 1 MAGGIO 1986
dunque, bisogno anche di nuovi testi
per l'insegnamento religioso. Allora
predominava la cultura cattolica e
l'insegnamento della religione nelJa
scuola era accettato abbastanza pa-
cificamente. li risultato del nostro
lavoro fu «La scoperta del Regno di
Dio». Un testo di tipo kerigmatico,
di annuncio cioè delJa fede cristiana
a partire dalJa Bibbia e dalJa tradi-
zione, che si concludeva con le do-
mande del catechismo cli Pio X».
«Limiti di quel testo? L'esperien-
za personale del ragazzo restava in
secondo piano. Con il cambiamento
di clima degli anni settanta si avviò
la sperimentazionedi un testo di tipo
più antropologico, costruito a parti-
re dalla lettura del Vangelo accosta-
ta fortemente all'esperienza umana
del ragazzo. Lo pubblicammo nel
1975. La cosa di cui ci accorgemmo
subito, fu che i catechisti non erano
preparati a ricevere un libro di quelJa
natura. Era un testo molto nuovo ed
interessante come modello di pensa-
mento catechetico. Anche efficace
per chi lo sapeva adoperare. Ma in
genere si scontrava con l'incapacità
degli insegnanti».
«Giungiamo cosl al 1979», conti-
nua don Gianetto, «alJ'adozione di
nuovi programmi ufficiali di reli-
gione per la scuola media nel qua-
dro del rinnovamento generale dei
programmi scolastici. Anche se la
legislazione era la stessa, si respira-
va già un clima nuovo. Era mutata
la sensibilità in un senso molto vici-
no all'attuale. Si insegnava ancora
la religione cattolica, sapendo però
di parlarein un ambiente pluralista,
dove l'insegnamento non era per
tutti approfondimento della propria
fede, ma un approfondimento della
fede cristiana. Abbiamo iniziato a
quel punto a preparare un testo
aperto anche a chi non fosse creden-
te ed accessibile a tutti i livelli di
fede».
Usciva così, nei primi anni ottan-
ta, «Religione e Vangelo oggi in Ita-
lia» per le edizioni «LDC». Un'o-
pera in tre volumi, che mira a pro-
porre, in maniera documentata, co-
me si presenta ai nostri giorni il pro-
blema religioso alla luce del grande
avvenimento che è stato ed è per il
nostro paese l'incontro con il Van-
gelo di Cristo lungo duemila anni di
storia. Il testo privilegia la linea del-
r
l'esposizione narrativa e documen-
taria, facendone la base per una
proposta di sviluppo della persona-
lità dell'alunno nella dimensione re-
ligiosa, in relazione al contesto sto-
rico-aro bientale.
Il Vangelo viene presentato nel
suo impatto prima con il mondo
greco-romano fino al secolo IV (pri-
mo volume) con particolare atten-
zione a Roma e all'Italia, poi con i
popoli nuovi che, aderendo al cri-
stianesimo, formano la civiltà me-
dievale (secondo volume) e quindi
con lo sviluppo di essa in un mondo
secolarizzato e pluralistico, che co-
stituisce la grande sfida alJa conce-
zione religiosa della vita e alle Chie-
se cristiane in particolare, sfida ac-
cettata ed affrontata dal Concilio
Ecumenico Vaticano Il, in dialogo
con tutti gli uomini di buona volon-
tà (volume terzo).
Per la presentazione ricca di dati
oggettivi, l'illustrazione a colori e
l'ampiezza relativa delle trattazioni,
il testo tende a porsi a livello di
quelli di storia e delle antologie ita-
liane, in modo che l'insegnamento
della religione si presenti, cultural-
mente, all'altezza delJe altre disci-
pline, mantenendo però lo specifico
religioso e senza invadere campi di-
versi o divenire storia o psicologia
della religione.
«L'obi6ttivo di fondo», sottoli-
nea don Gianetto, «è di scoprire su
che cosa si fonda, a quali valori si
ispira, come si sviluppa, a quali me-
te conduce l'agire proprio dell'uo-
mo religioso e del cristiano. La ri-
flessione è condotta soprattutto sui
grandi avvenimenti culturali e stori-
ci italiani o universali, che hanno
portato a quelJo straordinario svi-
1uppo dell'uomo caratteristico del
mondo moderno e contemporaneo,
e sulla lettura che di essi hanno fat-
to grandi spiriti religiosi.
« Un particolare accento viene
posto sulJ'educazione della coscien-
za, punto molto importante della
maturazione umana e religiosa an-
che per chi non fosse cattolico o cri-
stiano, e che deve portare il creden-
te a confrontarsi sia con le norme e
le leggi rivelate, sia con le situazioni
e i problemi concreti della vita».
Il metodo è quello della ricerca e
della lettura dell'esperienza. Esso
viene proposto come suggerimento
anche per le altre discipline scolasti-
che, perché tutte insieme - secon-
do i programmi delJa scuola media
- sono «educazione» e formazione
delJ'uomo e non vi è cosa educativa
e formativa quanto la «lettura» og-
gettiva, ma anche creativa, delle più

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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- - - - - - - - - - -#-
-
grandi esperienze dell'umanità, per
metterne in rilievo i valori ed assi-
milarli nella propria vita. In questo
l'educazione religiosa può essere -
anche metodologicamente - fonte
di ispirazione per il progetto educa-
tivo di tutta la scuola.
In tutti e tre i volumi cli <(Religio-
ne e Vangelo oggi in Italia» viene
sollecitata l'«attivizzazione», ossia
la partecipazione attiva dei ragazzi,
personale e per gruppi, attraverso
l'uso di schede cli riflessione sull'e-
sperienza proposta. Esse indirizza-
no, con l'aiuto dell'insegnante, la
loro attività per aiutarli a scoprire
anche i primi «segni dei tempi», le
proprie chiamate scandite dal tem-
po della storia personale, all'inter-
no della grande storia del mondo.
«Si è voluto fare uno strumento
culturale», precisa don Gianetto,
«adatto a tutti, che approfonclisse
la conoscenza del nostro paese co-
me praticamente non fa nessun al-
tro testo. Vengono affrontati meno
gli aspetti negativi, perché il proble-
ma della non autenticità della reli-
giosità di noi italiani è complesso.
Si accennano di più gli aspetti posi-
tivi, non per fare però un'apologeti-
ca, presentando esempi di religiosi-
tà autentica come san Francesco o
santa Caterina da Siena. Qua e si
fanno comunque vedere anche le
ombre, che possono esserci nell'ac-
cettazione del cristianesimo per in-
teresse o per altri motivi.
«Un testo di questo genere ri-
sponde alla situazione cli pluralismo
esistente oggi nena scuola. Il timore
è sempre quello di fare un insegna-
mento di tipo culturale senza fare
un insegnamento specificamente re-
ligioso. Ci sono due scogli da evita-
re: quello di snaturare l'insegna-
mento della religione, facendone un
insegnamento solamente storico; e
quello di prenderlo invece in senso
strettamente confessionale. Que-
st'ultima scelta non sarebbe però
adeguata alla situazione della scuo-
la oggi, la quale non impone nessun
credo ma lo propone e lo spiega o
approfondisce dei valori senza in-
culcarli clirettamente.
«La finalità di un libro come
"Religione e Vangelo oggi in Ita-
lia" è quella di una presentazione
dei valori cristiani, passati e presen-
ti, e del loro incontro con i valori
umani del nostro paese; una presen-
tazione che possa servire a tutti; al
cristiano per approfondire la pro-
pria fede, ~ chi non è cristiano-
1 MAGGIO 1986 · 11
cattolico o non cristiano per com-
prendere la presenza di questi valori
nella storia del suo paese. Penso che
un simile insegnamento della reH-
gione possa essere fruttuoso - an-
che se non è l'unica linea possibile
da seguire - perché si presta ad un
approfondimento interdisciplinare
con l'insegnamento della storia,
della musica, della letteratura».
Ma che rapporto c'è tra iJ testo
della <<LDC» e il «catechismo dei
ragazzi» della Conferenza episco-
pale Italiana? «È sempre stato det-
to», risponde don Gianetto, «che i
catechismi della CEI non sono per
la scuola, ma per la catechesi in par-
rocchia. Di fatto i programmi della
media si muovono sulla stessa linea.
Ne deriva un'integrazione vicende-
vole fra la catechesi vera e propria e
l'approfondimento culturale nella
scuola. Il catechismo dei ragazzi poi
segue il Vangelo di Marco; il nostro
testo iJ Vangelo di Luca. Si possono
dunque studjare e far risaltare le
differenze e le integrazioni fra i due
Vangeli».
Don Gianetto conclude mettendo
in rilievo un'ultima caratteristica
del testo: <(Tutta la critica della reli-
gione, che è stata fatta nel secolo
scorso e viene fatta nel nostro, viene
molte volte accettata. Non si tratta
infatti cli una critica alla religione,
ma di una critica della religiosità
non autentica del nostro popolo. La
critica ci aiuta a purificare la reli-
gione. Può servire perciò a tutti per
vedere dove sta realmente il fatto
religioso. Spesso esso non è accetta-
to o è osteggiato proprio perché non
è autentico. E il primo a combattere
la religiosità non autentica dev'esse-
re il cristiano».
L'immagine come
comunicazione
<<Il titolo "W la vita" vuole esprime-
re immediatamente lo spirito che anima
tutto il progetto» - dice don Franco
Lever, esperto di comunicazioni sociali,
scorrendo le pagine dei cinque fascicoli
del corso di educazione religiosa nella
scuola elementare, realizzato dall'Istitu-
to di Catechetica dell'Università Sale-
siana con la collaborazione di un'equipe
di esperti e di insegnanti.
« li nostro testo - continua don Le-
ver chiarendo il senso di questa propo-
sta religiosa per i ragazzi dai sei agli un-
dici anni - è davvero un invito alla
gioia e a quella operosa vitalità che na-
scono da un triplice incontro: con il
«Dio della vita», con il suo inviato Ge-
sù Cristo, venuto perché gli uomini
<<abbiano la vita e l'abbiano in abbon-
danza; con la comunità degli uomm1
che vivono questa fede nella Vita».
«Crediamo che l'insegnamento reli-
gioso nella scuola - sottolinea don Le-
ver - non abbia i medesimi obiettivi
della catechesi parocchiale: la scuola
non ha il compito di preparare il bambi-
no alla vita sacramentale, alla liturgia...
Lo stiamo preparando piuttosto ad
aprirsi ad una delle dimensioni fonda-
mentali della vita umana, a saperne co-
gliere anche il valore culturale; lo aiutia-

2.2 Page 12

▲back to top
12 · I MAGGIO 1986
mo ad acquistare un linguaggi.o con cui
comprendere e dire l'esperienza religio-
sa. In tutto questo lavoro c'è però un
nucleo essenziale, che ci interessa in mo-
do particolare. È un po' ciò che capita
nell'educazione alla poesia e alla musi-
ca: la cosa più importante è farne sco-
prire al fanciullo la bellezza, il valore. Il
resto verrà da sè. Così per l'educazione
religiosa: è importante che il bambino
capisca e sperimenti che essere religioso
non significa essere meno uomo, ma
esattamente il contrario».
Don Lever non si nasconde le diffi-
coltà espresse da coloro che chiedono
all'insegnamento della religione una più
grande attenzione alle verità della fede.
«Ci sono in circolazione testi per la
scuola elementare nei quali i dogmi ven-
gono presentati in modo esplicito: a mio
avviso questi libri rischiano di essere
delle mini-trattazioni teologiche. Noi
non crediamo molto in questo tipo di
intervento educativo. Ciò però non vuol
dire che rifiutiamo le sintesi teoriche op-
pure qualsiasi formula: le sintesi, le for-
mule le vogliamo, proponiamo anche di
impararle a memoria; ma devono collo-
carsi alla fine di un percorso di com-
prensione della propria esperienza, co-
me sintesi di una conquista».
L'esperto salesiano di catechetica e di
comunicazioni sociali fa un'esempio:
«Si può parlare della Creazione parten-
do immediatamente dall'affermazione
che Dio ha creato il cielo e la terra e pre-
sentando il testo biblico. Un tale modo
di procedere porterà il bambino ad ac-
quisire una serie di informazioni: ma in
che misura queste diventeranno suo pa-
trimonio vitale?
"W la vita" preferisce cominciare in
un altro modo. Preferisce partire dall'e-
sperienza del bambino, il quale sta inco-
minciando ad avvertire che ogni cosa at-
torno a lui ha una storia, che lui stesso
ha una storia, che l'umanità ha attra-
versato momenti di conquista e di scon-
fitte. Approfondendo questa esperienza
emergono interrogativi importanti, vi-
tali, carichi già del vissuto del bambino:
a questo punto l'incontro con il raccon-
to della creazione e gli episodi che pre-
sentano il "peccato originale" - la di-
sobbedienza di Adamo ed Eva, Caino
ed Abele, la torre di Babele - non è sol-
tanto l'incontro con un documento, ma
è risposta concreta alle domande che il
bambino è andato scoprendo...».
Don Lever mette poi l' accento su un
altro elemento importante che ha guida-
to il lavoro dell'equipe che ha curato
«W la vita»: la scelta di privilegiare il
momento educativo scolastico. «W la
vita» propone un approccio vasto e arti-
colato al fatto religioso, tale da coinvol-
gere la classe secondo un itinerario in
cui abbiano rilievo anche gli altri mo-
menti di educazione scolastica. li pro-
getto educativo offerto anno per anno
dal testo si propone come un «filo con-
duttore» a cui si riconducono le espe-
rienze umanizzanti che si vivono nella
scuola, i discorsi «seri» e gli interrogati-
vi «esistenziali» che già si affacciano al-
l'esistenza del fanciullo.
«Così noi □teniamo che lo strumento
educativo più efficace non sia il testo di
religione, ma piuttosto l'incontro uma-
no allievi-educatore. Il testo deve met-
tersi a servizio di questo incontro, per
aiutarlo ad essere il più fecondo possibi-
le: dovrà essere aperto, lasciare spazi al
lavoro di gruppo, proporre un itinerario
ricco, stimolante. Non è un libro con
tutte le cose da imparare, bell'e fatto al-
l' inizio dell'anno. È un libro da fare, da
costruire insieme: una specie di "mappa
del tesoro " e di diario personale. Eque-
sto perché la religione è una realtà da vi-
vere prima che una vecità da imparare.
Obbedisce a questa scelta anche l'uso
che si fa dell'immagine. Anche se vor-
remmo che il libro che introduce il bam-
bino al dialogo tra l'uomo e Dio fosse il
libro più bello che egli ha in mano, non
è questa la ragione che ci fa usare tante
immagini. L'immagine non è mai utiliz-
zata come «ornamento>>; è sempre pen-
sata come un veicolo di comunicazione
capace di dare spazio alla creatività dei
piccoli lettori. Non è mai tanto chiara o
immediatamente leggibile da non richie-
dere un'analisi attenta, fatta di dialogo,
interrogativi, ricerche, letture.
In tutto questo lavoro il bambino non
leggerà solo quanto il testo gli offre: fi-
nirà per leggere e mettere in discussione
la sua esperienza, la sua relazione con le
cose e con le persone che lo attorniano.
Un testo scritto credo lascierebbe mino-
ri occasioni di approfondimento e di in-
tegrazione del proprio vissuto».
Il messaggio di fondo di « W la vita»
«Dare libri di
buona fattura
espositiva
essenziali e
lineari»
Quali i criteri per la scelta dei libri di te-
sto per l' insegnamento della religione
cattolica nelle scuole? È una domanda
di non secondaria importanza ai fini di
assicurare alle giovani generazioni quel
«genuino» insegnamento religioso che è
preoccupazione primaria degli accordi
- lo si è già visto all'inizio - è che
«credere in Dio significa credere nella
vita». «Una conferma della validità di
questo modo di affrontare l'educazione
religiosa - afferma ancora don Franco
Lever - ci viene dalla sperimentazione
concreta di questi anni. Lo verifichiamo
sia esaminando il lavoro dei ragazzi, sia
nel dialogo con i maestri. Alcuni inse-
gnanti che ci dicono di aver come risco-
perto la loro fede lavorando a questo
modo; ed anche maestri non credenti
accettano volentieri di collaborare per-
ché non si sentono affatto estranei al
discorso».
Un ultima parola sulle prospettive fu-
ture di un testo come «W la vita». «Più
che un testo il nostro è un metodo: per
questo i testi sono già cambiati più volte
sotto la spinta dell'esperienza e con gli
apporti di coloro che li utilizzano (ogni
anno facciamo un convegno nazionale a
Roma, presso l'Università Salesiana).
Ora però ci sono anche altre motivazio-
ni e nuove urgenze che sollecitano una
revisione dei testi: c'è il Concordato ed
attendiamo i programmi che la Confe-
renza Episcopale Italiana sta definendo.
È un momento di attesa: vogliamo
muoverci in coerenza con il progetto na-
zionale. Siamo convinti che non si trat-
terà di mutare l'impianto generale del
progetto. Non mancano poi idee. ln
questo lavoro potremo far tesoro anche
delle proposte che arrivano dalla base
- conclude don Lever. Mi piace rimar-
care questa caratteristica, che è anche
una novità: il metodo «W la vita» è il
frutto dell'incontro dell'università con
la scuola. La ricerca universitaria studia
delle ipotesi; la scuola le vaglia, le speri-
menta, le verifica, indicando poi alla ri-
cerca universitaria nuove vie da appro-
fondireì>.
fra Stato e Chiesa cattolica. Abbiamo
intervistato a questo proposito don
Franco Costa dell'Ufficio Catech.istico
Nazionale.
O. Quali sono le novità introdotte
con l'Intesa del 14 dicembre 1985 tra
autorità scolastica e Conferenza episco-
pale italiana in materia?
R. U Concordato lateranense
(art. 36) stabiliva che, per l'insegna-
mento della religione cattolica nelle
scuole pubbliche, «non saranno adotta-
ti che i libci di testo approvati dall'auto-
rità ecclesiastica». L'autorità ecclesia-
stica che approva i testi scolastici era, ed
è l'Ordinario diocesano competente. La
Santa Sede però, all'indomani del Con-

2.3 Page 13

▲back to top
- - - - - - - - - - -# -
cordato, aveva stabilito c he essi venisse-
ro esaminati preventivamente dalla
Commissione istituita a tale scopo pres-
so la Sacra Congregazione del Concilio.
A parlire dal 1967 questa revisione pre-
liminare dei testi è passata alla Congre-
gazione per il clero.
L'Accordo Concordatario del 18 feb-
braio 1984 non fa parola, nel contesto
deU'articolo 9, dei testi scolastici di reli-
gione. Il Protocollo addizionale stabili-
sce invece che «i criteri per la scelta dei
libri di testo» vengano determinati con
intesa «tra le competenti autorità scola-
stiche e la Conferenza episcopale italia-
na» (n. 5, lettera B).
Ecco La novità introdotta con l'Inte-
sa. Pur restando l'«lmprimatun) di
compelenza dell'Ordinario diocesano
- a norma dei canoni 823 e 827 del Co-
dice di Diritto canonico - è ora la Con-
ferenza episcopale ilaliana che deve rila-
sciare il «nulla osta» previo perché i te-
sti siano adottabili nelle scuole.
Inoltre, è possibile che in seguito al-
i'Accordo del 18 febbraio 1984 vengano
editati per le scuole elementari sussidiari
in cui la parte dedicata aUa religione
cattolica sia in un volumetto distinto.
L'Intesa del 14 dicembre 1985 prevede
che anche in questo caso il testo scola-
stico di religione sia distribuito agli
alunni con le stesse modalità e perciò
gratuitameme.
D. In materia di libri di testo per la
religione vi è già qualche delibera nor-
mativa della Conferenza episcopale
italiana?
R. A nonna del secondo paragrafo
del canone 823 del codice a; del diritto
canonico, e riconoscendo che si tratta di
una esigenza di carattere nazionale, la
XXVI assemblea generale straordinaria
dei vescovi ba deliberato una precisa
procedura. La delibera, che attende ora
il necessario riconoscimento della Santa
Sede, non è ancora in vigore e non è
pubblica. Sostanzialmente questa deli-
bera prevede che l'Ordinario diocesano
competente - quello dell'autore del te-
sto di religione o del suo editore - ri-
chieda alla Presidenza della CEI il «nul-
la osta>) per la pubblicazione ad uso del-
la scuola.
D. Quale rapporto esiste tra i testi
scolastici di religione cattolica ed i
catechismi?
R. I catechismi sono strumenti privi-
legiati nella Chiesa locale della catechesi
che vede quale primo catechista il Ve-
scovo. In questo senso, si potrebbe dire
che i catechismi sono strumenti popola-
ri, ma qualificati del magistero dottri-
nale e morale dei Vescovi, e solo dai Ve-
scovi possono essere approvati e adona-
ti per la catechesi nella Chiesa.. I cate-
Don Franco Costa dell'Ufficio
Catechistico Nazionale
chismi, infine, trovano la loro sede più
appropriata nelle comunità ecclesiali e
negli itinerari dell'iniz.iaz.ione alla vita
della Chiesa.
I libri scolastici invece, curati normal-
mente da espeni anche nella pedagogia
e nella didauica della scuola, vengono
adottati nelle scuole dai singoli inse-
gnanti di religione, sentito il parere del
collegio dei docenti come per tutti gli al-
tri libri di testo. Ai testi scolastici si
chiede che custodiscano « l'integrità del-
la verità della fede e dei costumi» (cano-
ne 823) e, nello stesso tempo, che ri-
spondano alle esigenze di un insegna-
mento della religione che deve essere as-
sicurato «nel quadro delle finalità della
scuola» (Accordo Concordatario,
art. 9,2).
In primo luogo, pertanto, i testi di re-
ligione per le scuole devono essere con-
formi ai programmi. Inoltre devono fa-
vorire un metodo di lavoro consono alla
r MAGGIO 1986 · 13
scuola, adatto all'età evolutiva, in dia-
logo interdiscìplinare aperto alle solleci-
tazioni e al confronto delle altre
materie.
Se l'impostazione di fondo nella
scuola deve sviluppare i contenuli della
religione, della fede e della morale, in
modo da farne emergere i riflessi e i va-
lori culturali più significativi, nella vita
della persona e delle comunità umane
(vedi il «valore della cultura religiosa»);
e se l'insegnamento della religione deve
avvalersi, in particolare, dei riferimenti
storici collegati al territorio, alle tradi-
zioni e al «patrimonio storico del popo-
lo italiano», anche i testi scolastici di re-
ligione devono «sussidiare>) la didattica
con itinerari, documenti e fonti adegua-
ti aUe esigenze della scuola.
1catechismi italiani banno sviluppato
delle linee interessanti e significative di
pedagogia religiosa per le diverse età,
suUa esistenza cristiana, sulla vocazione
dell'uomo discepolo di Cristo nella
Chiesa. La (<verifica dei catechismh> in
ano lo conferma, anche se dà indicazio-
ni utili per rieditarli in termini ancor più
convincenti sotto il promo pedagogico.
Vi sono autori e editori che hanno già
sperimentato libri scolastici di religione,
creati mediando i contenuti dei catechi-
smi .nella scuola. È questa, penso, la
strada.
D. Che cosa dunque ci si deve allen-
dere per i testi di religione con la nuova
disciplina?
R. Senza misconoscere fatica e meriti
di autori le cui opere sono diffuse nella
scuola, credo che famiglie e alunni, e
prima ancora gli insegnanti di religione,
si aspettino libri scolastici di nuova qua-
lità. Certe preoccupazioni, prevalenti
da dieci-quindici anni in qua, di facilita-
re e quasi prescrivere agli insegnanti la
didattica spicciola (con le domande da
porre, i questionari, i «fatti di vita», gli
slogan di moda...), hanno fatto il loro
tempo.
Gli alunni hanno bisogno di tornare a
misurarsi, anche per la religione, con li-
bri di buona fattura espositiva, essen-
ziali e lineari nel presentare, per l'uomo
d'oggi e nella cultura contemporanea, il
contenuto di quel che la Chiesa crede,
insegna e vive. Ben inteso: attraverso un
accostamento ordinato aUa Bibbia, alle
altre fonti e alla storia, avendo sempre
presenti gli interessi dei fanciulli o ri-
spettivamente degli adolescenti nella
scuola. Ma occorre offrire libri scolasti-
ci che non privino l'insegnante del
diritto-dovere di prepararare da sé la
sua lezione, e l'alunno del diritto-
dovere di confrontarsi con una propo•
sta culturalmenre impegnativa.
Servizio di S. Stracca

2.4 Page 14

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_COMUNICAZIONE SOCIALE_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
14 · 1 MAGGIO 1986
Giornata Mondiale
E SE FOSSIMO GIÀ
ccPATTUMIERE OTTICHE»?
1:11 maggio è la Giornata Mondiale per la
Comunicazione Sociale. Fino a che punto
l'opinione pubblica è cristiana
e fino a che punto i cristiani fanno opinione?
Proviamo a riflettere sul medium TV.
::::======= L'allarme si estende. Il
primo avvertimento è dato dal tren-
tenne regista Daniel Helfer con «Il
record», film presentato all'ultima
Biennale di Venezia. Protagonista
dell'insolito racconto cinematogra-
fico è un giovane (soprannominato
«pattumiera ottica» per l'insaziabi-
le voracità di programmi televisivi),
che si sottopone alla dmissima pro-
va di resistere per ben 240 ore con-
secutive davanti al televisore ac-
ceso.
Con il record, il giovane concor-
rente, si guadagna anche un irrever-
sibile coma da TV che lo trasforme-
io una «stazione ricevente» in
carne ed ossa e con cui sarà possibi-
le comunicare solo attraverso tele-
camera e via etere. Il moloch TV ha
compiuto la sua vendetta.
È significativo che, contempora-
neamente a questo film, ne siano
usciti altri due, carichi dello stesso
atteggiamento critico e un po' ag-
gressivo nei confronti delJ'invaden-
te presenza televisiva: «Azzurri» di
Masciari e «Ginger e Fred» di Felli-
ni. Ognuno, a modo suo e _per sue
ragioni, sputa veleno contro «mam-
ma TV». È sintomo di un malesse-
re, ma insieme, di una consapevo-
lezza che sta dilagando. Il cinema
l'ha raccolta ed evidenziata. Già da
tempo tavole rotonde, convegni,
pubblicazioni si erano fatti interpre-
ti di preoccupazioni culturali, socia-
li, morali, educative nel tentativo di
suscitare attenzione e misure di si-
curezza di fronte al prevedibile per-
verso dominio dell'innocuo so-
prammobile che ora assume il volto
arcigno del nemico.
Chi ha dato il colpo fatale al ge-
nerale torpore del pubblico è stato

2.5 Page 15

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- - - - - - - - - - -~ -
lo scomposto e spesso irriverente
scenario delle televisioni private, il
cui principale obiettivo, fin dall'ini-
zio della loro esistenza (siamo negli
anni 1975-76), è stato quello di cat-
turare «audience» (la più larga fetta
possibile di telespettatori) per tra-
sformarla in disponibile platea da
affidare ai messaggi imbonitori dei
pubblicitari. Questa perfida filoso-
fia è stata perseguita con tanta con-
vinzione che, nel momento più cru-
do di reazione deJ pubblico, si sono
viste emittemi televisive private
vantarsi di riuscire a trasmettere per
intero un film, senza interruzioni
pubblicitarie. È ormai sotto gli oc-
chi di tutti la drammatica situazione
raggiunta. Da più parti si invoca
«regolamentazione». Le stesse
emittenti televisive invocano equili-
bri e assestamenti. U West dell'ete-
re, caduto sotto i colpi del <<boy»
più forte del momento, attende lo
sceriffo riordinatore. Ma è ancora
lontano. Qua e là, intanto, emergo-
no i sintomi di uno stato di salute
che denota cancrena. Statistiche
sufficientemente credibili parlano
di 600 emittenti televisive in Italia,
oltre la RA1, struttura di Stato. Au-
mentano i network. Dopo l'arram-
picata conquistatrice di Berlusconi,
profetico esemplare di imprenditore
del futuro, varie emittenti televisive
cercano accordi e alleanze per non
crollare sotto i doppi colpi dell'atte-
sa legge di regolamentazione dell'e-
tere (una delle tante reiterate «pro-
messe» del carrozzone politico no-
strano) e dei boss dell'eilllttenza pri-
vata. Sopravvivere è una terribile
impresa. Ma più esasperata è la lot-
ta di sopravvivenza sofferta dal te-
leutente medio italiano. Di lui si di-
ce che è abituato a consumare quo-
tidianamente non meno di 4 ore di
programmi televisivi, che il 75%
della sua formazione viene dai
mass-media (con TV al primo po-
sto!). Se è sedicenne, ha già raccolto
15.000 ore televisive, pari a I anno,
8 mesi e 20 giorni della sua vita; in
questo breve arco di anni ha già
avuto la fortuna di sorbirsi 600.000
annunci pubblicitari e 18.000 omici-
di. La faccenda sarebbe di ordinaria
criminalità se lo scenario della co-
municazione televisiva non lo met-
tesse in condizioni di aggravare le
sue responsabilità. La sfida contro
la soglia di libertà individuale è lan-
ciata dal nuovo sviluppo della tec-
nologia. Una manciata di anni e il
panorama subirà un radicale cam-
biamento. E si comincerà proprio
dalle pareti domestiche.
Il piccolo televisore a pochi polli-
ci sarà sostituito da grandi schermi
piatti con riduzione delle dimensio-
ni di ingombro: potranno stare alla
parete come un quadro. L'apparec-
chio sarà dotato di alta definizione
e le immagini appariranno come
sullo schermo cinematografico. Ta-
le effetto potrà essere ottenuto an-
che tramite videoproiettori (già ora
sul mercato) che producono un qua-
dro visivo dell'ampiezza di quattro
metri e oltre. Il televisore digitale
I MAGGIO 1986 15
consentirà di seguire, sullo stesso
schermo, più programmi contem-
poraneamente, mentre l'audio su
più canali (da gennaio RAJ 3 tra-
smette in stereo) consentirà l'ascol-
to simultaneo di più lingue, dì più
oratori. A Tsukuba è già stato pre-
sentato anche il televisore a immagi-
ne tridimensionale. La parete-video
domestica si prevede come «termi-
nale», cioè stazione di arrivo di infi-
nite informazioni provenienti dallo
spazio, da banche dati, dai cavi tele-
fonici. I satelliti (alcuni già in orbi-
ta) saranno lanciati a catena nei
prossimi due-tre anni: iJ 1988 sarà,
soprattuto per l'Europa, l'anno di
massimo impiego di satelliti per te~
lecomunicazioni. La TV domestica
permetterà, quindi, possibilità fino
ad ora impensabili. Chi avrebbeim-
maginato, fino ad un paio di anni
fa, una esperienza come il mega-
concerto Londra-Filadelfia per l'A-
frica? Oppure le serate «in diretta»
New York-Roma della Carrà? O la
diretta Parigi-Milano per l'inaugu-
razione di « La Cinq » realizzata ad-
dirittura da un privato? E chi pote-
va pensare ad inseguire, con l'oc-
chio dentro i suoi misteri, la cometa
HalJey sfrecciante a 150 milioni di
chilometri dal nostro pianeta? La
TV ha sessant'anni e ha rivoluzio-
nato la storia. Una piccola scatola
luminosa ba cambiato il mondo: ne
ha modificato ritmi di vita, abitudi-
ni sociali, conoscenze, cultura, an-
sie e preoccupazioni, valori e aspi-
razioni. Quell'inarrestabile pennel-
lo elettronico che scorre instancabil-
mente il video ci ha conquistati. Sia-
mo disposti a perdere qualche ora di
lavoro in ufficio, ma non la partita
di calcio in diretta. Rimandiamo la
riunione di condominio, ma non sa-
crifichiamo la terza replica di una
delle infinite puntate di «Dallas».
Si può ciondolare di sonno un'inte-
ra giornata, ma guai lasciarsi sfug-
gire la «star» musicale di turno che
arriva nel cuore della notte! C'è
qualcosa di magico e di diabolico in
quel soprammobile che, dal sog-
giorno, ormai si è trasferito in tutte
le stanze della casa.
Abbellito~i , ri~petto a qualche
anno fa, di colore, di alta definizio-
ne, di audio stereofonico e arricchi-
tosi di cento canali, ormai ci soggio-
ga. Ha saputo servirsi della forza

2.6 Page 16

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16 · 7 MAGGIO 1986
suggestiva del linguaggio audiovisi-
vo per controllare la nostra emotivi-
tà. La televisione si sta sempre più
appropriando delle caratteristiche
di fascino, di comunicativa e di sug-
gestione tipiche del linguaggio au-
diovisivo e in particolare del suo di-
retto concorrente: il cinema. Lo ha
talmente studiato, circuito, scim-
miottato che ora è pronta a sosti-
tuirlo. Superandolo. Videoregistra-
tore e videoproiettore sono soltanto
le prime timide zannate di un preve-
dibile soffocamento. Per di più, a
favore della TV, c'è la magia della
«diretta». È la sua indiscutibile for-
za. Tutto ciò che accade, in qualsia-
si parte del mondo o dell'universo,
«accade» nello stesso momento in
casa nostra, sotto i nostri occhi. Ci
siamo anche noi; c'è la nostra pre-
senza. Eravamo anche noi a Vermi-
cino a sperare e a lottare contro la
voragine della terra per tentare di
strapparle la vita di un bambino.
Eravamo anche noi nel Friuli, nel
Belice, vicini a chi lottava col fan-
go, con la fame e il freddo per rico-
struire la vita e la dignità di interi
paesi. Eravamo a Bruxell, nello sta-
dio, a soffrire e ribellarci interior-
mente per uno sport offeso e non
più umano. È l'incontestabile pote-
re del video. Un potere, però, che
abitua alla dipendenza. È la patolo-
gia dello spettatore televisivo. Il
«video-credente» è sempre più por-
tato a sacrificarsi per la sua piccola
divinità elettronica. L'adorazione
diventa ossequio e accondiscenden-
za; le si dà ragione in tutto: dai pan-
.nolini ai serial, dai quiz agli atti ter-
roristici, dalle esercitazioni retori-
che dei politici ai megaspettacoli,
dalle gare sportive ai conflitti a fuo-
co. Tutto diventa credibile alla stes-
sa maniera. Tutto si accoglie con la
stessa intensità emotiva. Tutto rive-
ste uguale importanza. «L'ha detto
la TV!» si sente ripetere e questo ri-
mane il riferimento perentorio. Ci
siamo abituati a dare ragione e con-
tinuiamo a tenere acceso perché è
stato sollecitato in noi il bisogno di
dare ragione a qualcuno. Sarcasti-
camente Fellini, nel suo ultimo
film, presenta come «caso mostruo-
so» la casalinga che ha resistito un
mese senza guardare la TV, ma...
«per nessuna ragione al mondo -
sussurra l'eroina in stato comatoso
- ripeterei un simile disumano
esperimento».
Quanto inferno, sembrerebbe ad-
densarsi in quel pie.colo rettangolo
di vetro! ... E questo solo guardan-
do all'impazzita frenesia degli im-
pulsi elettronici. Se lo sguardo si
sposta alla stanza dei bottoni, non è
difficile trarne interrogativi inquie-
tanti. Una cosa è certa: chi control-
la il mezzo di comunicazione, detie-
ne un enorme potere ideologico.
Controlla e orienta la pubblica opi-
nione: i gusti, gli interessi, le scelte,
le idee, le emozioni della gente. Si
comprende, allora, l'affannosa cac
eia a queste zone di controllo. E in
prima fila, tra i grandi cacciatori,
troviamo industriali e politici. Le
multinazionali hanno la meglio:
producono tecnologie e con esse i
programmi. Così canali di comuni-
cazione e messaggi veicolati hanno
Ja stessa paternità; vanno a benefi-
cio dello stesso padrone. È tutt'al-
tro che facile sfuggire a questa trap-
pola insidiosa. Una sottile manipo-
lazione fùtra, attraverso la suggesti-
va presenza del video e del suo ac-
cattivante linguaggio, truccato di
«realismo», fino a penetrarci l'ani-
ma e il cervello: siamo disposti a
credere. Come tele-spettatori, trop-
po spesso, esprimiamo una sola at-
titudine: «stare a guardare»; conse-
gnarci, passivi e indolenti, all'im-
plodente aggressività del piccolo
schermo, lieto di scaricare su di noi
quanto più gli interessa.
Pierdante Giordano
Le illustrazioni dì quest'articolo
sono di Pietrantonio Paolo e so-
no ricavate da un simpatico
«Dossier» per la GlORNATA
MONDIALE DELLE COMU-
NICAZIONI SOCIALI curato
dalJ'autore dell'articolo, in colla-
borazio11e con alcuni giovani del-
1'Associazione CGS.
D «dossier» può essere richiesto
direttamente alJa SEGRETERIA
NAZIONALE CGS V.le Salesia-
ni, 9 - 00175 ROMA (Tel. 06
74.82.575).

2.7 Page 17

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-s'l-_ _ REPORTAGE _______________
Kenya / Distretto di Embu
I MAGGIO 1986 · 17
LA SENSAZIONE
D'ESSERE
AL POSTO
GIUSTO
Visita a Siakago
e Embu.
La presenza
delle FMA.
Ancora progetti
per il juturo.
Tornando da Korr a
Nairobi e costeggiando in senso
orario le prime pendici del Monte
Kenya, si attraversa iJ distretto di
Embu che copre un'area di circa
21.274 kmq. E un distretto pretta-
mente agricolo - come del resto lo
è l'intero Paese - popolato da al-
meno 300 mila abitanti in massima
parte Kikuyu o cli una qualche tribù
ad essi legata. Qui secondo statisti-
che governative si pensa che esista-
no almeno 37 mila fattorie a condu-
zione familiare con circa due ettari
di terra ciascuno nella zona di Ru-
nyenjes mentre nelle zone di Siaka-
go e Gachoka si trovano fattorie più
estese. Nonostante le difficoltà da
queste parti del Kenya l'agricoltura
riesce a dare un piccolo reddito:
mais, piselli, patate, sorgo, miglio,
arrowroot, manioca, caffè e cotone
ne sono i principali prodotti.

2.8 Page 18

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18 · I WIGGIO 1966
Sulla collina
di Siakago
IA sinistra: un gruppo di saleslani
della zona di Embu.
Accovacciato don Dario
Superlna.
A destra: presso l'ambulatorio di
Slakago
I Salesiani e le Figlie di Maria Au-
siliatrice dal gennaio del 1981 sono
subentratj al lavoro dei Padri e delle
Suore della Consolata, veri eroici
protagonisti con i Comboniani del-
1'evangelizzazione cristiana del
Kenya.
«Siakago - racconta don Dario
Superina, "fondatore" di questa
presenza salesiana - è un paesino
dell'Embu, duecento chilometri a
nord di Nairobi. Il territorio di que-
sta missione è molto vasto: settecen-
to chilometri quadrati con circa cin-
quantamila abitanti. A parte i pic-
coli negozietti ed alcune casette in
muratura e le costruzioni della mis-
sione, la popolazione vive sparsa
per la campagna e la boscaglia, col-
tivando il proprio pezzetto di terra
o portando al pascolo i pochi ani-
mali che rimangono».
La sede della missione si erge sul
pendio di una collinetta ed in essa è
concentrato un po di tutto: abita-
zioni, chiesa, ambulatorio, labora-
torio, aule per la scuola e la
catechesi.
Da qui don Superina - con luj
Una delle cappelle visitate
periodicamente da Don Superina
vive anche il salesiano coadiutore
argentino Burja Esteban - parte
per raggiungere i suoi parrocchiani
sparsi, dice egli stesso «come una
sparata di pallini da caccia».
A Siakago si trova anche una vi-
vace pattuglia di Figlie di Maria
Ausiliatrice.
«Con loro - osserva riconoscen-
te don Dario - si riesce a fare in tre
mesi quel che forse si farebbe in tre
anni».
E del resto, a vederle all'opera,
non gli si può dare torto; un dispen-

2.9 Page 19

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- - - - - - - - - - -~ -
QUANDO SULLA TERRA...
I MAGGIO 1966 · 19
Quando sulla terra tutto era sia•
to creato,
Ngal, dio, aveva dimenticato
l'acqua.
Gli uomini gli si rivolsero,
ma il dio era occupato
e non poteva rispondere.
Allora gli anziani pensarono:
se le piante nascono,
vuol dire che sotto la terra c'è
acqua.
Ma un giovane che aveva viag-
giato lontano,
disse: •Sotto la terra c'è Il
fuoco:
io l'ho visto uscire
dalla cima di una montagna•.
Allora lo stregone e il re dissero
insieme:
«Se dentro la montagna c'è
qualcosa,
noi faremo un buco e vedremo
che cosa esce.
Se esce fuoco moriremo.
Se invece nasce l'acqua avre-
mo da bere.
- Manderò cento guerrieri -
disse il re.
- Non basteranno - rispose
lo stregone.
- Dovrò mandare duecento
scavatori? - chiese il re.
- No, rispose lo stregone,
manderai soltanto tua figlia,
Nyeri.....
Cosl Nyeri, la bellissima,
sali sulla montagna e si mise a
scavare.
Mentre scavava cantava:
Ho desiderio di acqua
ho paura del fuoco,
ma scavo la montagna
percM cosi ordina mio padre!
E sono pronta a morire
per il bene del villaggio!
Ngal, dio, che aveva sentito la
canzone,
fece scaturire dalla montagna
tutta l'acqua di cui avevano
bisogno.
Nyeri fu travolta dall'acqua e
affogò.
Ma Ngai le disse:
"Tu non sei morta,
tu sei l'acqua stessa
e non finirai mail•.
(Leggenda Kikuyu)
tanto che un anziano m1ss10nario
una volta ebbe a dirmi: darei qual-
cuno dei miei cinquant'anni tra-
scorsi in terra d'Africa per capire in
un'ora cosa c'è sotto la pelle di un
africano».
Lascommessa di
Embu
sario medico frequentato da almeno
cento ammalati al giorno, un asilo
con cento bambini, l'assistenza ad
almeno un migliaio di giovani ma-
dri con i relativi bambini, laborato-
rio di taglio e cucito per le ragazze:
ecco alcune «cose» fra le tante che
fanno le suore.
Difficoltà? «La prima difficoltà è
la lingua - risponde pronta una
suora - senza di essa è come essere
separati dalla gente con un muro
più alto di quello di Berlino».
Ma don Superina, di difficoltà
preferisce sottolinearne fondamen-
Il fiume Rublngase che scende
dal monte Kenla e passa vicino
alla casa salesiana di Embu
talmente due. La prima è la
povertà.
«Qui, dice, non bisogna farsi illu-
sioni: il giorno in cui cessano gli
aiuti economici ed alimentari è la
rivoluzione)).
L'altra difficoltà è l'incul-
turazione.
<<L'Africa è un mistero - affer-
ma ancora il parroco di Siakago -
Poco più di mezz'ora di viaggio a
bordo di una robusta macchina fuo-
ristrada ed eccoci, più impolverati
che mai da una sottile, appiccicatic-
cia terra rossa, ad Embu.
Qui è sorta una vera e propria cit-
tadella salesiana... in doppio gene-
re, maschile e femminile.
Su un terreno in parte regalato
dal vescovo di Meru monsignor Si-
las - Embu e Siakago fanno parte
di questa Diocesi - ed in parte ac-
quistato dall'lspettoria Centrale di
Torino è sono un grosso complesso
adibito a scuola professionale ad in-
dirizzo meccanico ed agrario.
È la risposta salesiana alle esigen-
ze del territorio di Embu. Su un ter-
reno contiguo, poi nella zona Ga-
choka è quasi ultimato il complesso
delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Verrà ufficialmente inaugurato

2.10 Page 20

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20 • 1 MAGGIO 1986
questo mese in occasione della festa
di santa Domenica Mazzarello. In
esso si prevedono diversi servizi so-
ciali: dispensario, clinica, ambula-
torio mobile ma soprattutto un cen-
tro di educazione femminile con
corsi di economia domestica, cuci-
to, artigianato locale, asilo.
L'insieme dei due complessi è ve-
ramente notevole e una domanda
sorge spontanea dopo aver rivolto
un pensiero a quanti hanno genero-
samente collaborato per queste co-
struzioni: saranno una «cattedrale
nel deserto»? Oppure Salesiani e Fi-
glie di Maria Ausiliatrice con questi
training centers riusciranno a spez-
zare il cerchio della miseria?
Ciò che impressiona in questi uo-
mini e donne è la loro capacità di la-
voro, la loro tenacia, la loro certez-
za che i sogni possono diventare
realtà. Né si può dare loro torto dal
momento che hanno incominciato a
far fiorire un quasi deserto. A dare
man forte giungono di tanto in tan-
to ad Embu alcuni volontari mentre
la Fondazione Tovini di Brescia, un
organismo di volontariato interna-
zionale, partecipa all'opera dei figli
di Don Bosco con propri uomini e
mezzi.
Intanto si guarda al futuro e così
è stato presentato al sottosegretario
Forte un progetto di finanziamento
- Capanne nel dintorni di Slakago
I Distribuzione di cibo a Slakago.
A destra suor Antonietta
Scompasin FM~
per la realizzazione di una coopera-
tiva agricola nella zona, poco di-
stante, di Thika. Dovrebbe servire
per l'avviamento al lavoro dei ra-
gazzi che ultimeranno i corsi al trai-
ning center...
Osservando questi salesiani e suo-
re, il loro sereno coraggio, non si
può non rileggere quanto Karen Bli-
xen ha scritto in «La mia Africa>>:
« ... Il tratto più caratteristico del
paesaggio, e della vita lassù, era l'a-
ria. Ricordando un periodo passato
sugli altipiani d'Africa si ha la sen-
sazione sconcertante di essere vissu-
ti nell'aria. Il cielo era di solito cele-
ste pallido o violetto, solcato da nu-
bi maestose, senza peso, in conti-
nuo mutamento, erte come torri;
ma aveva in sé un tale vigore d'az-
zurro da colorare anche i boschi, e
le colline accanto, di una tinta fre-
sca e profonda.
Nel pieno del giorno l'aria, in al-
to, era viva come una fiamma: scin-
tillava, ondeggiava e splendeva co-
me acqua che scorre, specchiando e
raddoppiando tutti gli oggetti,
creando grandi miraggi. Lassù si re-
spirava bene, si sorbiva coraggio di
vita e leggerezza di cuore. Ci si sve-
gliava, la mattina, sugli altipiani, e
si pensava: "Eccomi qui, è questo il
mio posto"».
Giuseppe Costa

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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_PASTORALE GIOVANIL- - - - - - - -- - - - - -- 5 8 -
I MAGGIO 1986 21
\\lcANZE:
TEMPO DI ccESODI»
Mentre i primi vacanzieri
partono presentiamo una
simpatica esperienza di
campo-scuola. È finalizzata
ai ragazzi ma può servire
anche agli adulti.
Fervono i preparativi.
Mentre nelle varie ispettorie salesia-
ne d'Italia, in questo mese, si con-
sumano le ultime solenni «feste dei
giovani», si pensa all'estate. Da
qualche anno, quel pugno di setti-
mane libere da preoccupazioni sco-
lastiche o quei quindici giorni strap-
pati al dovere del lavoro sono di-
ventati concentrazione di energie e
iniziative per occasioni «forti» di
crescita e di formazione. Si sono
moltiplicati i «Campi-scuola» esti-
vi. Per molte associazioni e comuni-
tà costituiscono la fatica più impe-
gnativa dell'anno . C'è da chiedersi
se ancora l'estate conservi la sua
connotazione di evasione, disimpe-
gno e relax.. . È certo che, in casa
salesiana, ormai non esiste riposo.
Torna di attualità l'espressione di
don Bosco: riposare significa «cam-
biare occupazione». Con questo
spirito si sta pensando ai mesi del
solleone. Tra le tante, positive espe-
rienze, una sembra di particolare in-
teresse, anche perché trova il con-
forto di più di sette anni di riuscita
e di progressivo assestamento. Si
tratta di una proposta educativa
suggerita dai Salesiani e dalle Figlie
di Maria Ausiliatrice dell'ispettoria
Ligure-toscana. Consiste in un
complesso itinerario formativo, a
1 11 campo del più piccoli regge
tutto sulle spalle degll
animatori ! . . .

3.2 Page 22

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22 · I MAGGIO 1966
sfondo vocazionale, teso a orientare gazze invitati a «ricercare» le radici
e qualificare ragazzi e giovani delle della propria vocazione umana e
diverse opere salesiane del territorio cristiana il CCR 1 per età 14-15
per un loro impegno di inserimento anni), <<ricercare» la propria idemi-
nella dinamica dell'animazione edu- 1.à facendo riferimento ad un mo-
cativa. Ha dato i suoi frutti . Per dello riuscito, Gesù Cristo il CCR
questo è diventato l'elemento di 2 per età 15-16), «ricercare» il senso
forza di un progetto di pastorale della propria appartenenza alla
verso i giovani che corre per tutto Chiesa (CCR 3 per età 16-17). Dal
l'arco dell'anno e che trova nel mo- CCA al CCR 3 i ragazzi vivono
mento estivo il clou del proprio svi- quattro anni intensi e impegnativi
luppo. La proposta formativa rag- (l'itinerario formativo non si limita
giunge diversi livelli di età con mo- al periodo estivo, ma raggiunge i
dalil.à e contenuti specifici. Sull'a- vari gruppi dei ragazzi anche in altri
nagrafe salesiana tosco-ligure suona momenti nel corso dell'anno), per
con strane sigle: CCA (=Campo essere in grado di inserirsi con-
Comunità Amicizia): accoglie ra- venientemente nell'ultimo e deter-
gazzi e ragazze di 12-13 anni; per es- minante arco di esperienza forma-
si la formazione è in direzione del- tiva vocazionale chiamata CBA
1'educare al «gruppo» come luogo (=Campi Base Animatori). È una
di amicizia, collaborazione, espe- proposta impegnativa distribuita in
rienza di appartenenza alla co- tre anni e che tende a inu-odurre nel-
munità-Chiesa; CCR (=Campi Co- la logica dell'animazione. II trien- -
munità Ricerca): per ragazzi e ra- nio CBA ha già offerto alle comuni-
Passaggio del Mar Rosso
Rlro del Sole: è alla fine del

3.3 Page 23

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- - - - - - -s/1-
1 MAGGIO 1986 23
«Gesù, che uomo!»
salesiane della Liguria e della To-
scana molti giovani, tra 20 e 30 an-
ni, impegnati come cooperatori in
svariate iniziative promosse soprat-
tutto per ragazzi e giovani con la
passione educativa tipica di Don
Bosco. Ha anche regalato alla Chie-
sa e alla Congregazione giovani più
sensibili e generosi che, in questo
itinerario, hanno scoperto il biso-
gno di un dono totale a Dio, incon-
trato attraverso una disponibilità ai
fratelli, con la scelta del volontaria-
to, della vita religiosa o sacerdotale.
Impossibile addentrarci nei detta-
gli. Una complessa pubblicazione è
in preparazione nell'intento di rac-
cogliere e riordinare gli elementi più
significativi e propositivi. Ma, per
pregustare le potenzialità positive
dell'estate, possiamo fare una fret-
tolosa incursione in uno di questi
campi estivi. Scegliamo il CCR. Per
la Liguria si vive a Torriglia, vicino
a Genova. Per la Toscana al Casta-
gno d'Andrea, sopra Firenze. Due
amene località di montagna che fa-
voriscono, per le disponibilità del
soggiorno e per il paesaggio, tali
esperienze. Raggiungiamo la locali-
tà Castagno per osservare. L'impat-
to è sconvolgente. «È l'ora del-
J'haggadàh!» grida una quindicen-
ne, con la fronte nascosta da un na-
stro vivace di stoffa. Dal piccolo
Alla terza giornata del CCR 2 si
presenta il tema: «Gesù, che uo-
mo!». Riportiamo una riflessione di
una ragazza di I S anni (stralciamo
alcuni brani dal suo «persona)
book»).
«... Non avevo mai seriamente
pensato a questo lato della vita di
Gesù e ne sono rimasta "sconvol-
ta", essendomi risultata una cosa
nuova. Fin da piccola al catechismo
mi avevano detto che Gesù era uo-
mo, ma io lo avevo sempre inteso
come se la sua umanità fosse solo
una "dimora" della sua Divinità.
Non avevo mai pensato che Gesù
potesse essere cosi uomo. Tutto que-
sto mi è servito a sentirlo più vicino
perché ho detto: "Ma allora è stato
ed è più presente di come lo credessi
io!" ...Non si finisce mai di impara-
re. Non avevo mai pensato al fatto
cbe sotto ogni parola del Vangelo ci
potesse essere un diverso significato,
un lungo discorso alle spalle. Così
mi sono proposta di leggerlo più at-
tentamente. Scoprire questo lato di
Gesù è stata una cosa che mi ha fatto
veramente piacere)).
Sempre nel CCR 2, durante incontri
pomeridiani, ciò che si è visto nella
vita di Gesù lo si confronta con la
propria. Questo momento è chiama-
to: «La mia vita come un libro...».
Nella seconda giornata l'interrogati-
vo è: «perché "crisi" a quindici an-
ni?». Dal «persona! book» di una
ragazza di 15 anni:
bosco di pini, dalle zone ombreggia-
te dai castagni, dai dislivelli dei pra-
ti sbucano sciami di ragazzi che non
avevo notato. Tutti con nastri va-
riopinti sulla fronte e un· fascio di
fogli alla mano. Un fitto silenzio
aveva reso impercepibile la loro
presenza.
Aumenta il mormorio a mano a
mano cbe si avvicinano e si incon-
trano. Un biondino, uscendo da
una vistosa tenda abbellita da illu-
strazioni di scene bibliche, si rivolge
a un amico: «Aser non ha ancora fi-
nito le pergamene!» E una voce di-
stinta, più in là: «Per l'haflèl ricor-
dati di portare La Toràh!». Poi:
«Shalom! Shalom! ...» mi salutano
quando mi avvicino. Stento a capi-
«È proprio vero che questa mia età è
quella della crisL Lo sento dire sem-
i;,re anche dai ragazzi della mia età.
E cosi strano che l'uomo sia cosl
"catalogabile" nelle età della sua vi-
ta. Anch'io sono in crisi. Soprattut-
to nel campo della fede. Mi arrivano
tante altre proposte di vita e devo
andare contro corrente. A volte mi
sento sicura, ma altre... Anche que-
sti sbalzi di umore sono caratteristici
del mio stato attuale e mi danno un
po' noia. Anche adesso mentre scri-
vo mi sento a momenti entusiasta
perché sento la vicinanza di Gesù e
subito dopo mi sento "sola" e que-
sto fatto mi mette paura, infatti ho
paura di crollare. (...) Ho paura di
fare le cose per abitudine, ho paura
di perdere il coraggio di andare
avanti. (...) Signore, sono tanto tri-
ste perché non sono riuscita ad
"aprire gli occhi" come tu mi chie-
di; aiutami a non prendere strade
sbagliate, perché mi sento tanto con-
fusa (...) Sono contenta che altre
mie amiche provano gli stessi pro-
blemi perché così ci possiamo con-
frontare e discutere, ma provo rab-
bia per quelle persone della mia età
che vivono pacificamente senza
crearsi il minimo problema, preoc-
cupandosi solo del proprio benesta-
re, provo rabbia, non invidia, rab-
bia. Vedi, Signore, devo cambiare
proprio in molte cose».
(stralci dal «persona! book>> di una
ragazza di I S anni).
re. Sospetto di avere sbagliato pia-
neta. Poi la conversazione si fa fitta
fitta con l'ingolfarsi delle voci dei
ragazzi che vogliono spiegare tutto.
Dicono di essere divisi in gruppi,
chiamati «tribù», con lo stesso no-
me delle storiche tribù ebraiche: Za-
bulon, Neftali, Aser... Hanno, co-
me capi-tribù, giovani animatori
che li guidano nell'«Esodo» per
una intera settimana. Sono già a
metà. Hanno trascorso la notte in
una « veglia» accanto al fuoco e al-
i'alba hanno attraversato a piedi
nudi un fiume per fare «Pasqua».
La tribù di Aser ha distribuito a tut-
ti delle pergamene su cui ognuno ha
scritto un giudizio sulla propria vita
passata e un progetto sul suo futu-

3.4 Page 24

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24 · 1 MAGGIO 1986
ro. All'alba le pergamene sono state
consegnate al fuoco, durante un
«rito» comunitario, per compren-
dere che il male va distrutto e che il
proprio futuro migliore deve diven-
tare luce e calore per gli altri, quelli
che ci stanno intorno. Ora, stavano
concludendo le proprie riflessioni,
annotandole sul «persona/ book»,
un quadernino personale su cui
ognuno annota le proprie riflessio-
ni, i propri problemi, i propri pro-
getti. Ogni giorno, mezz'ora. Serve
per educare a riflettere e a ripensare
se stessi con le proprie esperienze. li
programma del giorno prevede,
ora, l'haggadàh: chiamano così la
riunione di tutte le tribù insieme,
mentre chiamano qahàl la riunione
delJe singole tribù con i propri capi.
Li seguo. Si comunicano con molta
spontaneità e serietà le proprie ri-
flessioni, aiutati da un coordinatore
che chiamano seriosamente Mosè
poi si alJontanano per un «rito».
1 1 ragazzi stanno montando la
tenda, resterà come luogo•
simbolo della presenza di Dio
Lungo il ripido percorso, mi indica-
no una cima (1100 mdi altitudine):
«Vedi quella cima, è il monte Sinai.
È che stiamo andando. Mosè farà
iJ rito dell'alleanza. L'anno scorso,
durante la notte, abbiamo fatto il
rito delle Beatitudini». Resto sem-
pre sconvolto. Non afferro bene
quello strano linguaggio che per i
ragazzi sembra normale, quotidia-
no, ricco di riferimenti. Noto che
ogni ragazzo porta consé una pietra
che riproduce vistosamente il suo
nome. Ognuno ha anche una gra-
ziosa pergamena; vi si distinguono
due parole: berlth - amen.
Partecipando . al «rito», finisco
anch'io per capire, favorito soprat-
tutto dalla voce chiara di quella ra-
gazzina che legge un lungo racconto
dal libro sacro dell'Esodo. Si rac-
conta di Mosè che, rappresentando
il popolo, incontra Dio e da Lui ac-
coglie il dono dell'Alleanza (in
ebraico: Berlth). Dopo qualche in-
certezza anche il popolo dà la pro-
pria totale adesione e si impegna
con il proprio Dio (è l'amen, il pro-
prio «sì» a Dio).
-
La pergamena ricordo del campo
Dopo la spiegazione della lettura:
canti, danze, gesti che mi fanno
comprendere con quale emozione
interiore gli Ebrei avevano vissuto
quel momento e che cosa continua-
va ,a significare per quei ragazzi.
Quind.i, un'altra lettura ricavata dal
Nuovo Testamento (una «Nuova
Alleanza») mette insieme il capitolo
5 e 7 di Matteo, la lettura delle
«Beatitudini» e la conclusione di
Gesù: «Chi ascolta queste parole è
come colui che costruisce sulla roc-
cia... ». In silenzio i ragazzi, con le
pietre recanti il proprio nome, co-
struiscono una specie di altare a for-
ma di croce: abbondante cemento
tiene insieme le pietre. Al centro,
affondato nel cemento, ma visibile,
un recipiente di vetro raccoglie le
pergamene «berith-amen» firmate
dai singoli ragazzi e dai capi-tribù.
È l'alleanza, cementata nella croce
di Gesù. La giornata continua in un
susseguirsi incalzante di gesti, di ri-
ti, di azioni simboliche, cariche di
riflessioni e di partecipazione molto
intensa dei ragazzi. Lascio gli ebrei
e ritorno nel mio mondo. Con un
po' di nostalgia e tormentato da va-
ri pensieri. In quel grande gioco,
vissuto con tanta intensità da parte
dei ragazzi, ho capito che la storia
del passato può conquistare e diven-
tare significativa anche oggi: ha
qualcosa da dirci. E la sua ri-
celebrazione diventa occasione di
maturazione.
Ho capito anche che i ragazzi
hanno tante ricchezze da esprimere
e tanti valori da condividere. Sanno
anche insegnare. Ho capito che, an-
che in tempo di vacanza, si può con-
tinuare a crescere.
P.G.

3.5 Page 25

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_ VITA SALESIANA-- - - - - - - - - - - - -s11
Spagna
1 MAGGIO 1986 · 25
ANCHE
IN SPAGNA
TUTTO
È OPERA
DI MARIA
Il centenario di una visita.
Da Utrera in tutta la
Penisola. Una devozione
festosa e concreta.
Cent'anni fa don Bosco
intraprendeva il suo ultimo viaggio
in terra iberica: ormai più che set-
tantenne, non vol1e cedere alla tena-
ce insistenza di coloro che lo invita-
vano alla prudenza, a desistere dal
proposito di tentare un'età cosi ve-
neranda. E partì. L'8 aprile del
1886 era a Barcellona. Lo stesso an-
no vi giungevano le Figlie di Maria
Ausiliatrice. Oggi la città catalana
celebra questo centenario con una
serie di manifestazioni che si pro-
traggono per tutto l'anno, quasi
fossero le prove generali del1a gran-
de festa dell'88.
«Marìa Auxiliadora»
Uno degli eventi più interessanti
nell'ambito delle commemorazioni
del centenario appare il terzo con-
gresso nazionale devoti di Maria
Ausiliatrice, la cui presenza in Spa-
gna è strettamente contestualizzata
all'opera di don Bosco. Si tratta di
una spiritualità mariana tipicamen-
te salesiana, tanto pregna d'una
quotidiana fattività quanto aliena
da eterei intimismi contemplativi.
Preghiera e azione si agganciano in
un solo punto: l'incontro con una
persona vera, viva, non un «sue-
fto», ma un'esperienza che parte
dalla fede e ad essa ritorna, con un
che d'iberico, di passione «calien-
IL' Ausiliatrice
della Scuola
Professionale
di Madrid
Plata Castilla

3.6 Page 26

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26 · I MAGGIO 1966
te)) e «innamada», nell'amore per
una Madre che sa essere, ed è, ma-
dre di tutti.
È una fede intrisa d'impegno, che
fa della docile accoglienza d'un sl
una gemma destinata a crescere e
ramificare in mezzo all'uomo, mai
ripudiato dalla nascita fino alla
morte e oltre, in una fedeltà presen-
te e operosa il cui esempio figura
nella madre di Nazaret. E uomini,
quelli che più gridano la loro uma-
nità sofferente e bisognosa, sono la
«juventud» e il «pueblo». Per que-
sto la mariologia salesiana si forgia
nel ventilabro della popolarità, svi-
luppando un'opera, una cultura e
un'arte tutte protese ai giovani e ai
ceti sociali più deboli, di cui vuole
interpretare i sentimenti e le esigen-
ze con un linguaggio dinamico che
sia concreto e accessibile.
À cominciare da
Utrera
«Todo lo ha hecbo Ella», tutto
ciò è opera sua, ebbe a dire don Bo-
sco nel constatare l'incredibile svi-
luppo del mondo salesiano. Case,
luoghi di culto, scuole, centri socia-
li, di cultura, di lavoro, tutto è nato
da un granello di senapa, per la me-
raviglia di multinazionali e hold-
ings, basate sulle ferree leggi dell'e-
conomia e del profitto. L'esperien-
za dell'incredibile e in un certo sen-
so la scientificità della fede sono a
loro volta testimoniate dalla presen-
za mariana verticale e orizzontale,
nella profondità degli animi e nelle
costruzioni fisiche che solcano in
lungo e in largo la penisola iberica.
A cominciare da Utrera, la prima
casa della Spagna salesiana, il prin-
cipio dell'opera dì don Bosco, si era
nel 1881, già fondato sul duplice
Mistero di Maria, in Cristo e nella
Chiesa: il santo nel 1885 aveva fauo
inviare da Marsiglia una statua raf-
figurante l'Ausiliatrice nell'intento
di propagarne la devozione. Nel
1981, l'Anno Centenario Salesiano,
questa stessa statua sarà solenne-
mente incoronata dal cardinale di
Siviglia Bueno Monreal alla presen-
za del Rettor Maggiore, nella indi-
menticabile serata del 23 maggio.
I Campobosco 1983: ci si
interroga sulla devozione
mariana
Il germe di Urrera, che unisce l'a-
more salesiano per i poveri e i gio-
vani con la fede in Maria Ausiliatri-
ce, Madre del Cristo, doveva fiorire
in tutta la Spagna, come testimonia-
no le parole di F. Hernando al 11
Congresso Nazionale di Maria
«Auxiliadora» in Salamanca, nel
maggio del 198I : «Quasi tutte le
chiese delle nostre case sono dedica-
te a lei. Quo su undici nella Ispelto-
ria Tarragonese; nove su tredici nel-
la lspettoria Celtica; e otto su tredi-
ci nella Ispettoria Betica. Le altre
hanno un altare o una cappella a lei
dedicate. Tutte le cappelle salesiane
sono dedicate a Maria Ausi-
liatrice».
L Gotico di Barcellona
Fu la venerabile Dorotea Chopi-
tea a imprimere un maggiore impul-
so alla devozione mariana fondan-
do nel I884 l'opera salesiana di
Barcellona-Sarrià. n Santuario di
Maria Ausiliatrice ba conosciuto
parecchie traversie nel corso degli
anni: la cosiddetta chiesa «interna»
è andata distrutta da un incendio
nel I970. Quella «esterna», costrui-
ta nel classico stile gotico verticaliz-
zato, divisa in tre suggestive navate
a creare pastosi coacervi di luci e
ombre, fu bruciata durante la guer-
ra civile spagnola insieme a opere di
grande valore, come il quadro del-
1'Ausiliatrice dipinto dalla mano di
Cristobal Montserrat. La fede e l'o-
perosità dei salesiani non hanno
mai desistito dal rinnovare le
costruzioni.

3.7 Page 27

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I MAGGIO 1986 · 27
I Parrocchia di
Maria
Ausiliatrice a
Guadalajara
iberica vi sono giunti nel 1899 ed i
primi devoti dell'Ausiliatrice furo-
no proprio i ragazzi che frequenta-
vano quella scuola. Nel 1924, fra le
altre iniziative mariane, venne pub-
blicata una rivista che informava
sul culto alla Madonna. Lo svilup-
po successivo dell'opera salesiana
rese necessaria la costruzione di un
nuovo, più ampio tempio. Venne
inaugurato il 29 giugno del 1971.
Oltre 1500 madrileni aderiscono al-
la locale associazione dei Devoti cli
Maria Ausiliatrice.
L moderno di Malaga
LaVergine a Bilbao
- Festa popolare a Siviglia
A Bilbao-Deusto sorgono, insie-
me al Santuario, le scuole professio-
nali salesiane, grazie all'opera cli
Tomàs Urquijo e Piedad Izaguirre,
fortemente meravigliati dal Colle-
gio di Atocha-Madrid, che ebbero
la gioia di visitare nel 1928. Devo-
zione mariana e lavoro, religiosità e
impegno sociale si ritrovano ancora
una volta uniti nel modello salesia-
no della Madre di Dio. Marcelino
Olaechea, il vescovo che alla tavola
di Franco mangiava il pane dei po-
veri, poté benedire la Chiesa nel
1940: si tratta di una costruzione
neo-gotica, in cui moderno e antico
si amalgamano senza guasti estetici
a formare un' aura di ieratico racco-
glimento levitante nella linea ascen-
sionale dell'architettura. Le tre na-
vate, strettamente connesse alla ba-
se in una sorta d•amplesso fraterno,
sono protese verso l'abside, ove si
stagHa l'immagine della Vergine col
Cristo e lo scettro, in un susseguirsi
di luci che si tingono secondo I'o-
scillare della prospettiva.
N ua capitale della
Nazione
Cuore della devozione mariana
dell'lspettorfa di Madrid è il tempio
di Ronda de Atocha, proclamato
santuario della stessa ispettoria il 5
giugno 1982.
I primi salesiani nella capitale
Malaga fu la seconda città iberica
ad accogliere i salesiani: era il 1883.
Il soggiorno doveva essere tempora-
neo, però, perché l'anno seguente la
comunità lasciava il capoluogo an-
daluso per trasferirsi a Barcellona-
Sarrià. Solo nel 1895 vi sarebbero
ritornati e questa volta per piantare
salde radici. Anche qui la devozione
popolare per Maria Ausiliatrice ha
attecchito molto presto, trasmetten-
dosi senza cedimenti di generazione
in generazione, concretizzandosi in
opere cli evangelizzazione, catechesi
e assistenza, con una particolare at-
tenzione al terzo mondo. Il Santua-
rio Ispettoriale di Malaga è affatto
moderno e può unire a una certa
freddezza metallica della struttura
l'afflato teporoso di un ambiente
d'ascolto piuttosto circoscritto, in
un contrasto sfumato che non giun-
ge a stridere. Per gli abitanti di Ma-
laga «è la stessa Vergine che ha pa-
gato il suo tempio» per le grazie che
ha concesso al suo popolo.

3.8 Page 28

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torsioni espressive, rese viepiù asce-
tiche nella dilatazione verticale dei
corpi: solo il duo centrale, la figura
composta di Madre e Figlio sembra
esente da questa trasfigurazione sti-
listica e adagiata in una quiete lumi-
nosa senza tempo.
Per i giovani di
Alicante
Devozione semplice e spontanea
di un ragazzo
Don Rua a Vigo
Nel 1894, quando la città della
Galizia contava appena 25.000 abi-
tanti, oggi tocca i 300.000, giunsero
da Barcellona i due salesiani Matìas
Buil e Jesùs Carballo: Vigo acquistò
presto una nuova e duplice dimen-
sione trasformandosi in ·una città
salesiana e mariana, il cui retaggio
perdura tuttora. Ad attestare questa
fede, veramente popolare, di cui go-
de la Vergine, gli abitanti di Vigo le
hanno dedicato la via che giunge fi-
no al monumentale Santuario. Don
Rua si fermò due volte in questa cit-
tà, nel 1899 e nel 1906, incoraggian-
do i salesiani a proseguire nella loro
duplice vocazione. Ancora oggi il
ricordo del secondo successore di
don Bosco è assai vivo nella città
galiziana.
Sue el greco a
Salamanca
L'opera salesiana di Salamanca,
collegata fin dagli inizi alla devozio-
ne per Maria Ausiliatrice, affonda
le sue origini nel remoto 1898 con il
«Protectorado de Industriales j6ve-
nes». Undici anni dopo.viene final-
mente inaugurato il prestigioso
«Colegio de Marla Auxiliadora»
che formerà schiere di futuri profes-
sionisti, scienziati e docenti univer-
sitari. Nel 1945 Maria Ausiliatrice
può contare anche su un imponente
Santuario a lei dedicato: in stile go-
tico e diviso in tre navate si distin-
gue per il carattere particolare che
Carlos Moreo ha inteso dare alla
sua pittura. L'imitazione di El Gre-
co è solare: l'affresco dell'abside è
un interpretazione del quadro di
Maria Ausiliatrice in Torino. Le im-
magini sono sottoposte a violente
Ad Alicante tutto cominciò dalla
pastorale giovanile: due sacerdoti
non bastavano per soddisfare le esi-
genze dei ragazzi alicantini. Fu allo-
ra che pensarono di chiamare i sale-
siani. Era il 1905. Ma con l'opera di
don Bosco non poteva non giungere
anche la fede in Maria Ausiliatrice:
così nel 1909 un'«hermosa» statua
della Vergine fu traslata da Barcel-
lona alla Chiesa di San Nicola in
Alicante, per essere di nuovo trasfe-
rita nel tempio a lei dedicato nel
1914. Il Santuario era la prima chie-
sa della città dalla doppia vocazione
mariana e giovanile: recentemente il
vescovo di questa diocesi ha potuto
dire: «No se comprende a Alicante
sin Maria Auxiliadora».
L'esperienza della
fede
Maria Ausiliatrice è una realtà in
Spagna: non una donna platonica,
non un eterno femminino, l'illu-
sione nevrotica di un complesso edi-
pico collettivo, ma l'esperienza di
un incontro che nasce dalla fede. I
rischi e gli abusi che può ingenerare
un certo tipo di devozione mariana,
legata soprattutto al miracolistico e
alla carenzialità affettiva, devono
servire a ricordare che il culto reso a
Maria è fatto di venerazione, amo-
re, imitazione, preghiera. « La de-
vozione mariana vera - dice il car-
dinale Suenens - parte non dal
basso, ma dall'alto: è retta non dal-
l'affettività, ma dalla fede». E con
Bouyer concludiamo: «Maria è co-
lei mediante la quale gli uomini arri-
vano a Gesù, e colei mediante la
quale Gesù arriva agli uomini».
Sergio Centofanti

3.9 Page 29

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_ VITA SALESIANA - - - - - - - - -- -- - -s/1-
Cusano Milanino
1 MAGGIO 1988 · 29
UNA SOCIETÀ
COOPERATIVA Ar.l.
CON INVESTIMENTO
EDUCAZIONE
A pochi chilometri da
Milano, proprio quando
tutto sembrava finito
un'opera educativa è
tornata a vivere. La
lungimiranza delle Figlie di
Maria Ausiliatrice ed il
coraggio della gente.
In mezzo all'immensa
distesa di cemento che copre Milano
ed il suo interland c'è un'oasi verde,
più a misura d'uomo. Cusano Mila-
nino, ventimila abitanti, pochi chi-
lometri a nord della grande metro-
poli, ha una conformazione un po'
particolare. All'antico centro, Cu-
sano sul Seveso, si è unito agli inizi
del novecento un complesso costrui-
to in cooperativa, Milanino, che se-
gue i canoni tradizionali delle case
inglesi. Due piani in altezza e giardi-
netto davanti: un colpo d'occhio
niente male per chi è abituato a ve-
dere gli enormi casermoni che carat-
terizzano la vicina Cinisello Bal-
samo.
Buffoli è il nome del fondatore di
questa grande cooperativa, ed a Cu-
sano Milanino c'è un viale intestato
al suo nome. Proprio in questa stra-
da si erge la scuola popolare «Maria
Ausiliatrice». Un edificio semplice,
ma funzionale, ospita oggi una
scuola che rappresenta l' espressione
di una volontà popolare, che inten-
de a tutti i costi salvaguardare il
principio della libertà d'educazione
e del diritto allo studio.
Ma andiamo per gradi. Nel 1937
giungono a Cusano Milanino le Fi-
glie di Maria Ausiliatrice. Sono
chiamate a gestire un convitto, dove
vivono le figlie degli operai dell'in-
dustria «Gerli Rajon». Il convitto si
trasforma negli anni in scuola ele-
mentare, mentre tutta la vita del
Paese continua a girare attorno alla
«Gerli Rajon» che assicura lavoro a
quasi tutta la popolazione. La crisi
economica degli inizi del ' 70, mette
in ginocchio il complesso industria-
le, che fallisce.
Alle Figlie di Maria Ausiliatrice

3.10 Page 30

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30 · 1 MAGGIO 1986
Suor Maria Nazarena De Gradi
preside della scuola
viene posto, da parte dell'azienda
proprietaria dell'immobile, un aut-
aut. Comprare lo stabile della scuo-
la, altrimenti sloggiare, facendo co-
sì scomparire un punto di riferimen-
to sicuro per la gente di Cusano.
È a questo punto che entrano in
scena i genitori degli alunni, pro-
prio nel momento in cui le suore -
impossibilitate ad acquistare lo sta-
bile - hanno deciso di andare via.
Siamo nel '76 e nasce un vero movi-
mento popolare di genitori che vuol
difendere il proprio diritto di educa-
re i figli. Non si tratta però di una
protesta effimera, tutt'altro. Così
1'8 marzo 1977 viene costituita la
società coooperativa a r.l. «Scuola
Popolare Maria Ausiliatrice».
L'intento, come già detto, è quel-
lo di tutelare la scuola cattolica. Co-
la cooperativa si sostituisce alle
suore nel contenzioso con la «Gerli
Rajon» ed il Comune.
« Da allora - interviene il presi-
dente del sodalizio, ragionier Ro-
lando Tamagnini - la cooperativa
gestisce amministrativamente la
scuola, che nel frattempo cresceva.
Il riscontro immediato della gente,
parlo del '77, fu positivo e ci diede
uno stimolo in più per continuare su
quella strada. Oltre cinquecento ge-
nitori aderirono immediatamente
all'iniziativa. E non si trattava sola-
mente di chi usufruisse direttamente
del servizio con i propri figli, ci so-
no state persone che l'hanno fatto
esclusivamente per una questione di
principio».
Cosi la cooperativa cresce e si
consolida, e con essa anche la scuo-
la. Dopo le elementari vengono
aperte le medie e contemporanea-
mente, siamo nel '79, nasce il Liceo
Linguistico, vero fiore all'occhiello
dell'intera organizzazione. Le iscri-
zioni si moltiplicano, e si passa dai
180 alunni del '77, al tetto dei 500 di
quest'anno. Già, proprio iJ tetto
perché la struttura di viale Buffoli
non può offrire più di tanto.
Oltre alle cinque classi delle ele-
mentari, alle sei delle medie e alle
cinque del Liceo, la scuola dispone
anche di un modernissimo laborato-
rio linguistico, di una biblioteca, di
un laboratorio scientifico e di una
efficiente mensa, che ospita per il
pranzo gli alunni, specie quelli delle
elementari, che fanno il «tempo
pieno».
Una crescita graduale, dovuta al-
la precisa spartizione di ruoli all'in-
terno della struttura. «Noi - conti-
nua Tamagnini - ci occupiamo
esclusivamente della gestione ammi-
nistrativa della scuola, mentre le Fi-
glie di Maria Ausiliatrice sviluppa-
no con i ragazzi il progetto
educativo».
«Sl - conferma la direttrice del-
l'istituto, Suor Fernanda Ramella
- , così noi ci siamo potuti dedicare
a fondo alla nostra missione salesia-
na. Questo ci permette di lavorare
sempre con grande entusiasmo, an-
che perché sappiamo di avere il pie-
no appoggio dei genitori. Vorrei ag-
Un'aula della
scuola elementare

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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-----------sB-
- Una classe della 3• media
Il rag. Tamagnlnl presidente
della Cooperativa
giungere che, pur esistendo dei ruoli
ben precisi, la cooperativa ha svolto
una funzione determinante anche in
campo educativo. La loro voglia cli
organizzare attività collaterali e ri-
creative non si esaurisce mai e que-
sto, per la nostra comunità, è moti-
vo di arricchimento interiore».
La vita della scuola si svolge nel-
l'arco dell'intera giornata, in ma-
niera - oseremmo dire - quasi
frenetica. Alle 7 e 30 del mattino in
istituto cominciano a giungere i pri-
mi studenti. Alle 8 iniziano le lezio-
ni per medie e liceo, mentre alle 8 e
30 è il turno delle elementari. Poi al-
le 10 prima ricreazione per i piccoli,
dunque alle li è la volta dei più
grancticellL L'uscita dalla scuola, la
refezione per i più piccoli, le lezioni
pomeridiane, il doposcuola, si acca-
vallano fino all 18 e 30, quando di
solito gli ultimi ragazzi tornano a
casa. Ma a questo punto iniziano a
giungere i genitori: quasi ogni gior-
no c'è una riunione, e poi i corsi se-
rali cli lingue per adulti. Insomma
quando alla sera le suore si riunisco-
no a pregare nella piccola e graziosa
cappella, concludono stanche, ma
estremamente soddisfatte la loro
missione fra i giovani della zona.
Una missione ed un'attività so-
ciale che ha riscontro anche sul ter-
I MAGGIO 1986 31
ritorio. «La nostra scuola - ci con-
ferma la preside, Suor Maria Naza-
rena De Gradi - ha avuto sempre
uno stretto legame cli collaborazio-
ne con la parrocchia. Il parroco in-
segna qui da noi, e partecipa rego-
larmente alle riunioni del consiglio
di amministrazione della cooperati-
va, vivendo così direttamente il
cammino della scuola. Da un punto
cli vista strettamente religioso noi
facciamo riferimento alla parroc-
chia, e di questa utilizziamo anche
la palestra. Il connubbio è notevole,
ed abbiamo potuto constatare con
piacere come diversi nostri ragazzi
(tutte le classi sono miste ndr) siano
inseriti nell'attività della parroc-
chia. Noi, infatti, cerchiamo sem-
pre di educarli aJl'impegno non solo
scolastico, ma anche sul territorio e
quindi nella parrocchia».
Frattanto la cooperativa continua
a crescere: in otto anni i soci si sono
più che raddoppiati raggiungendo
quasi le 1200 unità. A Cusano Mila-
nino la « Scuola Popolare Maria
Ausiliatrice>> ha ormai consolidato
una sua presenza e tradizione che
ottiene il rispetto anche da parte di
chi non condivide le scelte educative
di fondo.
La forma di associazionismo coo-
perativo nell'ambito della scuola
Suor Fernanda Ramella direttrice
della scuola

4.2 Page 32

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32 · 1 MAGGIO 1986
- Il laboratorio llngulstico
- La biblioteca
cattolica è relativamente nuova. Sin
dalla fine degli anni '50 esistevano
infatti dei sodalizi del genere. Nello
specifico della scuola salesiana, Cu-
sano Milanino rappresenta proba-
bilmente il capostipite di una realtà
che va allargandosi a macchia d'o-
lio dando uno slancio maggiore a
queste attività.
«Per quanto ci riguarda ·- con-
cludeil presidente Tamagnini - noi
non abbiamo, per fatti contingenti,
possibilità di allargare la struttura,
ma di migliorarla senz'altro si.
Contiamo di realizzare in un futuro
abbastanza imminente un program-
ma sull'informatica, acquistando
nuovi macchinari. A prescindere da
questo tipo di crescita è però impor-
tante per noi continuare ad essere
strettamente legati alla realtà locale
che ci circonda. Rifiutiamo il «cli-
ché» della scuola per ricchi, chiusa
a riccio nei confronti di chi la cir-
conda. Penso che in questo senso
siamo nella giusta strada ed i frutti
di questo lavoro cominciano a
vedersi».
È un invito per tutti i genitori ed
i religiosi ad una collaborazione più
concreta e fattiva: la strada è già
aperta, non resta che imboccarla e
seguirla con il coraggio della fede e
l'entusiasmo tipico salesiano, Don
Bosco e Maria Ausiliatrice faranno
poi il resto.
Maurizio Nicita

4.3 Page 33

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y1_ EDITORIA_ _ _ _ _ _ _ __ __ _ _ _ _
1 MAGGIO 1986 33
Così Ml PRESE
DON BOSCO
La. collana «Storie vere di
Vita Salesiana» della
ElleDiCi di Leumann ha
pubblicato il primo dei due
volumi autobiografici
previsti di don Luigi
Ricceri, il non dimenticato
sesto successore di san
Giovanni Bosco.
Pubblichiamo alcune
pagine dell'interessante
volume.
Q,el Bollettino Salesiano
Avevo appena sei anni (siamo nel
primo decennio del secolo). Comin-
ciavo a leggere discretamente (ave-
vo iniziato la prima elementare a
cinque anni presso una maestra
amica), e la mia attenzione era at-
tratta dall'unica rivista che arrivava
in casa. Vi trovavo infatti curiose il-
lustrazioni che colpivano la mia
fantasia. Si trattava del Bollettino
Salesiano. Guardavo incuriosito
quelle strane foto con i «selvaggi»
seminudi, armati di lance e frecce,
affiancati da preti vestiti come quel-
li del mio paese. Mi è rimasta pure
impressa la copertina che nel retro
presentava ogni mese un certo oro-
logio che troneggiava nella pagina:
doveva essere una pubblicità. Del
Bollettino di quegli anni ho poi an-
cora viva una sensazione caratteri-
I Don Luigi Rlcceri
festeggiato da una
tribù

4.4 Page 34

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34 · 1 MAGGIO 1986
stica. Quella carta stampata emana-
va un odore come di petrolio.
Questo il mio primo incontro col
mondo salesiano. Oggi, a guardare
gli eventi a posteriori, mi viene
spontanea una riflessione: come
«gioca» la Provvidenza nella vita
degli uomini. Il Bollettino Salesiano
mi fa scoprire a sei anni quel mondo
che doveva diventare la ragione del-
la mia vita. Non solo, a distanza di
molti anni, proprio del Bollettino
Salesiano mi sarebbe toccato di oc-
cuparmi per un periodo di tempo
tra i più cari nel mio non b_reve ser-
vizio con Don Bosco.
Rmi contatti e incontri
col «mondo salesiano»
Un contatto in certo modo ravvi-
cinato col mondo salesiano potei
averlo presto, quando mio fratello
maggiore entrò per gli studi ginna-
siali nel vicino collegio salesiano di
Catania. A causa del disastroso ter-
remoto di Messina (1908) rientrò ec-
cezionalmente per alcuni giorni in
famiglia. Nella divisa collegiale mi
sembrava qualcosa di importante, e
lo guardavo con un senso misto di
rispetto e di invidia. In casa poi non
parlava che del suo collegio, di quei
salesiani, li nominava e col «don» (i
preti io li chiamavo «canonici»), ne
descriveva a suo modo i pregi nei
campi più diversi, e specialmente la
valentia nei giochi di corsa, cosa
mai immaginata da me tra i molti
«canonici» del paese; insomma nel-
la fantasia dei miei sette anni, quel
collegio era un privilegiato piccolo
mondo dove i ragazzi vivevano
felici.
Il primo salesiano dal vivo potei
vederlo dopo qualche mese nell'O-
ratorio organizzato in paese da due
zelanti giovani sacerdoti. Ricordo:
un pomeriggio, entrando nel corti-
le, vedo con stupore un nugolo di
ragazzi inseguire inutilmente un
«prete» che correva e saltava come
un folletto: sentii dire che era un
chierico salesiano, il quale - venu-
to a visitare i suoi - dava ai ragaz-
zini evidente saggio di uno stile pa-
storale del tutto inedito in paese. È
chiaro - e ne è prova il ricordo an-
cora vivo che conservo dopo tanti
anni - che quel folletto di chierico
mi rimase fortemente impresso, an-
che perché dopo molti anni lo rividi
in condizioni ben diverse. Nella
guerra 1915-18 era stato ferito gra-
vemente e aveva dovuto subire
l'amputazione di una gamba. Dive-
nuto sacerdote, valoroso professore
di scienze naturali, assai esperto in
medicina, ebbe a soffrire molto a
causa dei postumi dell'amputazio-
ne, e morl ancora in buona età.
Nel medesimo mini-oratorio po-
tei incontrarmi ancora col mondo
I Immagini di don Luigi Rlcceri,
rettor maggiore. In basso a
sinistra affettuosa caricatura
eseguita da un salesiano
salesiano attraverso il teatrino. Fra
drammi e commedie mi piaceva sen-
tire negli intermezzi le romanze del
Cagliero (il salesiano, si diceva tra i
responsabili del teatro). Ho ancora
negli orecchi la melanconica melo-
dia dello «spazzacamino»: non ca-
pivo cosa volesse dire quel nome,
ma il canto di quel ragazzino mi su-
scitava una dolce commozione. 1n
conclusione, sinché fui a Mineo, per
me l'immagine del salesiano era as-
sociata ad un insieme vago e confu-
so di preti fra selvaggi, preti che
fanno scuola nei collegi, ma che
sanno giocare con i ragazzi e fanno
per loro le belle canzoni.
Neua città di don
Sturzo: entro nel Circolo
Don Bosco
Tale immagine prese corpo e si
fece molto più concreta quando,
ancora undicenne, per continuare
gli stucli dopo le elementari dovetti
trasferirmi con la mia famiglia a

4.5 Page 35

▲back to top
-----------5'1-
Caltagirone, sede di un Ginnasio-
Liceo statale e capoluogo di circon-
dario. Questa cittadina cominciava
allora ad occupare le cronache dei
giornali, per merito di don Luigi
Sturzo, un prete che entro qualche
anno sarebbe stato uno dei protago-
nisti della politica nazionale. Nella
nuova sede, assai diversa dal mio
paese, mi trovai presto coinvolto in
un bel gruppo studentesco calamita-
ti dal locale oratorio salesiano, che
col suo Circolo Don Bosco era un
vivace centro di formazione cristia-
na e di interessanti iniziative in
quell'ambiente studentesco e cultu-
rale di provincia.
I salesiani erano venuti da poco a
Caltagirone, proprio per interessa-
mento di don Sturzo, sindaco della
città, e del Vescovo, per prendere la
direzione di uno orfanotrofio e
aprire un pensionato per i molti stu-
denti che provenivano da altri co-
mwù. Ma, come era per loro natu-
rale, i salesiani provvidero subito ad
iniziare l'oratorio col Circolo Don
Bosco, destinato in modo particola-
re alla gioventù studentesca.
L'oratorio salesiano presto di-
venne il luogo dove abitualmente
passavo il tempo libero. Vi trovai
un gruppo di salesiani tutti a me as-
sai simpatici: giovani e meno giova-
ni, sacerdoti, chierici e coadiutori, e
tanti compagni, quasi tutti più
grandi di me (io frequentavo le pri-
me classi del ginnasio, mentre molti
del Circolo Don Bosco erano
liceali).
Ma non c'era affatto discrinùna-
zione, anzi si fraternizzava con mol-
ta spontaneità, e da tutti si viveva
con gioiosa intensità la vita dell'o-
ratorio salesiano nelle sue tipiche
attività.
Oltre alla Messa festiva e le altre
iniziative religione, noi del Circolo
Don Bosco avevamo a parte la le-
zione di catechesi tutte le settimane.
Era un chierico a tenerci la lezione e
a interrogarci volta per volta; ed era
I MAGGIO 1986 · 35
nostra preoccupazione prepararci
seriamente sul catechismo di Pio X
che man mano ci veniva spiegato.
Per noi funzionava pure una picco-
la biblioteca circolante, e fu merito
di questo servizio offerto a noi stu-
denti se presi ad amare la lettura e la
buona lettura. Per la verità, accanto
a questo centro di interesse... cultu-
rale, ce n'era un altro ancora più
«interessante». Un altro chierico
salesiano, molto bravo in latino e
greco, ci dava volentieri una mano,
e spesso più di una mano, per supe-
rare ostacoli duri e misteriosi che
Cicerone e Senofonte ponevano sul
nostro cammino di studentelli poco
esperti.
Teatro e musica con
catechesi e cultura
Però l'attività alla quale ci dedi-
cavamo con vero entusiasmo, impe-
gnandoci come oggi fanno i ragazzi
per il calcio, era il teatro, e insieme
la musica. Ricordo che vissi setti-
mane di euforia per tutto il periodo
delle prove dell'opera musicale di
Soffredini: «Tarcisio». Era un bel
melodramma. lo non ero tra i pro-
tagonisti, ma un semplice corista;
mi sentivo orgogliosamente coin-
volto per l'esito di quella prima ese-
cuzione, che si sarebbe svolta con
accompagnamento di orchestra e al-
la presenza delle massime autorità
cittadine, primo fra tutti don Stur-
zo. A casa per tanto tempo mi senti-
vano cantare beatamente gli assolo
e i corali del melodramma, che a fu-
ria di prove avevo imparato.
Delle recite teatrali ricordo quella
del «Figliol Prodigo», un drammo-
ne in cinque atti che in quegli anni
teneva banco nei teatrini dei nostri
oratori. Questo drammone è legato
nella mia fantasia a don Albera.
Come Rettor Maggiore, visitando
nel 1914 le case della Sicilia, era ve-
nuto anche a Caltagirone. In suo
onore, tra l'altro, si era presentato
il «Figliol Prodigo». In quell'occa-
sione mi rimase impressa la figura
diafana, dolcissima, di don Albera:
circondato da tanti invitati, durante
i cinque lunghlssimi atti, dornùva
col capo chino, come un passero.

4.6 Page 36

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36 · 1 MAGGIO 1986
I Don Ricceri incontra in Sicilia Il
sen. Giuseppe Alessi, già primo
presidente della Regione
Siciliana e grande amico
WICil RICCERI ftl.RJJ1
IO BAMBINO NEL
DIDUCEZIO
Anche la SEI ha
pubblicato un volume
autobiografico di
don Luigi Ricceri.
S'intitola «lo bambino
nel regno di Ducezio»
ed entra nella collana
l'Altra Infanzia.
Il volume arricchito da
illustrazioni di Sergio
Toppi è destinato
particolarmente ai
fanciulli ed ai ragazzi.
Sono pagine di ricordi
ma anche di vita.
Caro e buon don Albera! Seppi,
tanti anni dopo, che l'addormentar-
si negli ultimi tempi per lui era fre-
quente, un effetto dell'età e più an-
cora della grande stanchezza per le
fatiche a cui si sottoponeva.
La visita di don Albera mi rimase
anche impressa per un episodio as-
sai triste che funestò il pranzo so-
lenne a lui offerto, con la partecipa-
zione di autorità, benefattori e ami-
ci. Fra gli invitati c'era un anziano
sacerdote; a un certo punto viene
colto da improvviso malore. Vano
ogni soccorso, muore. Si può im-
maginare la costernazione dei com-
mensali, e come la gioia di quell'in-
contro conviviale si sia per il buon
don Albera mutata in una grande
pena.
Conferenza
anticlericale
Tornando alla vita del Circolo
Don Bosco, ricordo che sotto la gui-
da dei salesiani partecipavamo tal-
volta alle iniziative culturali che si
promuovevano nella cittadina.
Avendo un liceo, era naturale che
esso fosse anche centro di cultura.
Una volta gli studenti del Circolo
Don Bosco, in buona parte liceali,
erano stati invitati ad una conferen-
za. Vi partecipammo capeggiati dal
Direttore dell'Opera salesiana, mol-
to noto in città e circondato da lar-
ga stima.
Il conferenziere era un professore
noto nell'ambiente cittadino come
acceso anticlericale di buona marca.
E non volle smentire la fama che
godeva. A un certo punto cominciò
a indirizzare pesanti bordate contro
la Chiesa, i papi, ecc., con la solita
litania dell'anticlericalismo patriot-
tardo e garibaldino del primo Nove-
cento. Ed ecco il colpo di scena.
Mentre il professore carica la dose
dei suoi attacchi laicisti, il pubblico
vede il Direttore dei salesiani alzarsi
e uscire, seguito con gran trambusto
da tutti i giovani del Circolo Don
Bosco. Superfluo dire la movimen-
tata, imprevista conclusione della
conferenza culturale.
Era il clima del tempo.
Luigi Ricceri

4.7 Page 37

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I NOSTRI
SANTI
1 MAGGIO 1986 · 37
OPERAZIONE
CHIRURGICA EVITATA
S egnalo C<?n r(conoscenza
una grazia ricevuta me-
diante l'intercessione di Maria
Ausiliatrice, di cui sono molto
devota e che già in altre occa-
sioni mi ha aiutato, per l'esito fe-
lice di un esame diagnostico, il
quale, secondo le previsioni
avrebbe dovuto confermare la
necessità di un'operazione chi-
rurgica che Invece è stata esclu-
sa. Con infinita riconoscenza,
invocando ancora la proiezione
della Beata Vergine per I m iei
familiari e per me, segnalo la
grazia pubblicamente.
Lettera firmata
SERENITÀ E PACE
P er grazie ricevute dalla
Madonnina Ausiliatrice e
Don Bosco e S. Domenico Sa-
vio. E che la loro benedizione
sia sempre su tutta la mia fami-
glia, affinché non ci abbandoni-
no mai, dandoci serenità e
pace.
Maria Saitta Ma/etto (CT)
UNA SERIA OPERAZIONE
M ia madre di anni 83, ha
sostenuto una seria ope-
razione ed ora a distanza di 6
mesi gode ottima salute ed ha
ripreso i suoi piccoli lavori di ca-
salinga. Tutta la mia famiglia è
riconoscente a Maria Ausiliatri-
ce e a Don Bosco che hanno
ascoltato le nostre misere
preghiere.
Maria Giacobino Barolo (CN)
TRE BAMBINI
E UN LAVORO
S ono ex allieva di un Istitu-
to Salesiano; grazie ad un
sacerdote che mi ha avviata alla
devozione a S. Domenico Savio
ho avuto la grazia di avere tre
bellissimi bambini, nonostante
la mia precaria condizione di sa-
lute specialmente nell'ultima
gravidanza. In questo periodo
ho invocato molto S. Domenico
Savio e Maria Ausiliatrice affin-
ché aiutino mio marito a trovare
un lavoro che possa darci la
possibilità di vivere serenamen•
te e spero che i cari santi possa-
no ancora aiutarci In quanto per
Il bene della nostra famiglia ciò
è indispensabile.
Lettera firmata
Roccavione (Cuneo)
AIUTO E SERENITÀ
V orrei ringraziare pubblica•
mente, come avevo pro-
messo tante volte, Maria Ausi-
liatrice, Don Bosco e tutti I Santi
salesiani, perché in molte circo•
stanze mi hanno aiutato e dato
serenità. Invoco sempre M. Au-
siliatrice affinché protegga sem-
pre Il mio bambino che ha due
anni, tutti i miei cari e tutti coloro
che soffrono.
Rosanna Mele Bolotana (NU)
LA MIA UNICA SPERANZA
S ono una ragazza di 24 an-
ni e desidero rendere gra-
zie pubblicamente, come avevo
promesso, a Maria Ausiliatrice
per ç1vermi aiu!.ita a super.ire
sempre gli ostacoli. Lei è stata
la mia unica speranza, la mia
forza, e ancora una volta in que-
sto momento ho tanto bisogno
di Lei e della sua protezione.
Lettera firmata
Ruttano (Lecce)
DOPO DUE ABORTI
P regherò molto S. Dome-
-
nico Savio finché la vo-
stra casa sia allietata da qual-
che bimbo. Ti includo l'abitino e
il relativo libretto: raccomandati
a lui e promettigli che farai pub-
HA SEMPRE DETTO
S ono una A.D.S. e vorrei
ringraziare pubblicamen-
blicare anche questa grazia•. te S. Domenico Savio, che ho
Cosl mi scrisse Suor Antonietta imparalo a conoscere all'età di
da Catania. Avevo avuto due 11 anni (ora ne ho 20), perché
aborti e la terza gravidanza si ho sperimentato più volte la sua
presentava molto delicata. Le intercessione presso Dio affin-
parole del ginecologo mi ritorna- ché si risolvessero diverse si-
vano sempre alla mente: «lo so- tuazioni. Lo ringrazio per avermi
no un essere umano, solo Dio fatto concludere col massimo
può aiutarla•. Le mie preghiere dei voti I miei studi; per avermi
sono state esaudite e ora ho tra fatto trovare, dopo molte difficol-
le braccia il mio bambino, sano. tà, un buon lavoro. L'ho pregato
Anna Maria Bolz
Bremen (Germania)
insistentemente per far awici•
nare una persona cara ai senti-
menti e alla fede in Gesù Cristo,
e tutto ciò si è verificato. San
Domenico Savio ha sempre det-
to sì alle mie richieste. Ora che il
PERICOLO
DI AMPUTAZIONE
mio cuore è turbato da una
grande sofferenza ho bisogno
che mi faccia una nuova grazia.
Aspetto con molta fiducia.
V orrei ringraziare Don Bo-
sco e Maria Ausiliatrice
Ersilia Patalano Ischia (NA)
per una grazia concessami, do-
po tante preghiere, a riguardo di
mio figlio. Infatti mentre giocava
a pallone si è fratturato tutte e
due le ossa del medesimo brac- UN DOLOROSO ASCESSO
cio provocando una ferita anche
esterna. All'ospedale lo hanno
ingessato senza tener conto
della ferita: l'infezione che di Il a
breve è sopraggiunta ha presto
causato una cancrena renden-
do necessaria l' amputazione.
Con tutto l'animo disperato ma
con tanta fede mi sono rivolta a
Don Bosco e a Maria Ausiliatri-
ce chiedendo di salvare mio fi.
glio. E mi sono venuti in aiuto.
Ora Il braccio lo muove, anche
se non riesce a chiudere le dita.
D esidero comunicare una
grazia dei Beati martiri
Versiglia e Caravario. Da tempo
soffrivo di un ascesso al dente
che tardava a placarsi con gli
antibiotici. Il mio dentìsta aveva
deciso di estrarlo il 25 febbraio,
festa del loro martirio: per que-
sto Il ho pregati. L'ascesso si è
estinto il 24 cosicché l'estrazio-
ne non mi ha fatto quasi soffrire.
Li ringrazio vivamente.
Per questo prego ancora tanto:
perché un giorno possa chiude-
Anna Bassanesi - Roma
re anche la mano.
. Margherita Marchesi
Borgonovo (Piacenza)
GUARIGIONE COMPLETA
PREOCCUPAZIONI
PER LA NIPOTINA
A vevo un rigonfiamento
sotto le ascelle e per que-
sto ho invocato e pregato con fi-
ducia e a lungo Maria Ausiliatri-
ce. Tutto si è risolto nel migliore
Q uando ml rivolgo fiducio- dei modi: il rigonfiamento è
sa a Suor Eusebia Palo- scomparso totalmente e la visita
mino, le mie preghiere sono medica ha confermato la guari-
esaudite. Recentemente ho gione completa. Ringrazio con
avuto una grazia per la mia ni- devozione l'Ausiliatrice per
potina che ho messo sotto la quanto ha fatto in questa e altre
sua protezione sia per la vita occasioni ed esorto tutti quanti a
spirituale sia per quella terrena. fidare nel Suo aiuto.
Maria Felice Piazza - Palermo
Lettera firmata

4.8 Page 38

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38 · I MAGGIO 1986
I NOSTRI
MORTI
TRAVAGLINI sac. MARINO sale-
t alano Cìvila/1ova Marche a 84 anni
Nato a Budrio, entra in Seminario
(1915), dove c'era un clima salesia-
no, •senza conoscerlo all()ora•, dirà
tul stesso.
Lascia Il Seminario, entra a Genzano
per 11 Novl:tiato.
1928 è ordinato sacerdote a Temi da
Mons. Boccolerl.
1953 - 25° di ordinazione Sacerdota•
le a Gualdo.
1978 50° di sacerdozio.
Gli ultimi mesi sono stati di sofferen-
za crescente, sopportata In silenzio e
fiducia In Dio
•Della vita terrena, ciò che conta per
Il cielo sono I nostri dolori e le nostre
lacrime•, lascerà scntto.
Sapeva tacere e nascondere i suol
d1sa91. nell'ulllmo periodo della sua
v,ta, non riusciva ad Inghiottire, re-
spirava faticosamente; tossiva conii•
nuamente. Anche allora scriveva
•Non lamentarsi mai, non dare gludi•
zl sull'andamento della casa, alme-
no... per ora. Devo convincermi che
la mortificazione è di assoluta neces-
sità al rellgloso per evitare Il peccato
e per progredire nella perfezione•.
Era prepa.rato alla morte! Don Bo-
sco lo premiava per il suo attacca•
mento alla Congregazione e per Il
suo lavoroIndefesso, chiamandolo in
cielo per la sua festa.
Carattere scarno dl parole, portato
al sllenzlo, alla riflessione, alla con•
cretezza, ella preghiera e alla devo-
zione della Madonna.
.... che la Madonna possa rivolger-
mi alla sera uno sguardo di compia•
cenza e dirmi: Sono contento di tel•
Ha lasciato un grande vuoto nella
nostra •Casa di Riposo• di Villa
Con1l.
Quando II lempo glielo permetteva
nelle pause del suo impegnativo la-
voro tornava a rivedere, soprattutto a
Milano, il volto amico di chi aveva co-
nosciuto negli armi giovanili e ad affi-
darsi sempre più all'asslstenu e alla
protezione di Maria Auslliatrice e di
San Giovanni Bosco.
Portò anche nell'ambiente di lavo-
ro che si era creato oon la sua Intelli-
genza e con la sua creatività lo spiri-
to di gioia e di serenità Imparata da
don Bosco e sempre vissuto anche
nel momenti difficili della vita come
testimonianza di Vangelo realizzato
nell'ottica salesiana.
PATTARO slg. AMADEO, coopera-
tore t Trebaselghe a 74 anni
Nel primo anniversario della sua
scomparsa ricordiamo in lui, con af•
letto e nostalgia, la persona onesta,
laboriosa, ottimista e allegra: tutta
dedita alla famiglia e al lavoro
Era assiduo alla lettura del Bolletti•
no e ne diffondeva Il penodlco anche
nell'ultimo periodo in ospedale. du-
rante la malattia
Con entusiasmo raccontava di
Don Bosco e dei suoi luoghi nat1Vi fa-
cendone conoscere il carisma
Ancora più si è sentito cooperatore
salesiano nell'accogliere l'Invito del
Signore donando la llglla all'lslltuto
delle FMA.
MARTIN slg. ARMANDO, ex alUevo
t Treviso a 60 anni
LARENO stg. CARLO ex allievo t
5/10/1985
Nipote del grande missionario sa-
lesiano don Bassano Lareno Faccini
che operò per lunghi anni In Cina ac•
canto al protomartire Mons.r Versi•
glia attinse dallo zio e dall'educazio•
ne salesiana ricevuta nei Collegi di
don Bosco a Torino e a Milano un
grande amore al santo dei gÌOVan1 e
alla sua Opera.
Fu ex allievo entusiasta e sempre
sensibile al problemi mlssionan per I
quah fu sempre munifico collabo-
ratore.
Dopo essere stato per alcuni anni
nell'lstrtuto salesiano di Pinerolo. dal
quale peraltro ha preso awio anche
ta vocazione di suo fratello maggio-
re, Italo, sacerdote missionario In Ar-
gentina da più di 50 anni, uscitone ha
cercato di mettere a frutto I talentl da-
tigli dal Signore Impegnandosi nella
parroe<:hla, nella società o nel le.vo-
ro. dove ha sempre cercato il trionfo
della dignità umana, della giustizia e
dell'onestà.
Fu amk:o, marito e padre esempta•
re Nella famiglia egli credeva a gioi•
va ringraziando nSignore per I doni
che gll aveva donato. Per questo si
adoperava soprattutto a favore d• co-
loro che pìù soffrivano, I poveri, gli
handicappati, le persone sole, vicino
alla parrocchia ma anche attraverso
l'impegno politico e nella souola.
Aveva poi assunto l'incarico di
coordinatore della S. Vincenzo loca•
le per poter coordinare e potenziare
gli sfori! In aiuto delle persone biso-
gnosa.
Don Bosco, a chi con cattiveria
chiedeva quando pregava. risponde-
va elle lutto ciò che faceva per I gio-
vani era preghiera e Armando, fedele
a Lui. ha calcato le sue orme. acco-
standosi comunque li più frequente-
mente possibile al SaeramenU ed.
amando tanto la sua chiesa,
A chi lo conobbe e lo amO manca
tanto oggi la sua gioia di vivere e la
serenità dell'amico sincero e sempre
disponibile. Tutti costoro oonfìdano
nella sua intercessione presso Dio
affinché sia generoso con tutti come
lo fu con lul.
LEOTTA slg. SALVATORE, coope-
ratore t Aareale a 37 anni
Gioviale e generoso, Il nostro Sal-
vatore, ha lascialo questa terra •in
punta cl1 piedi•. cosi come entrava In
ogni ambiente che l'accoglieva, per•
ché sempre timoroso di disturbare.
Forse nessuno di noi gli ha saputo
comunicare tanto calore da fargli
passare la •paura•, da farlo sentire
più fiducioso. da metterlo più •a suo
agk>• in questo mondo.
Quale contrasto per un giovane
che aveva l'arte nel sangue e l'umo-
rismo nell'intelletto, due cose che so-
no state patrimonio salesiano per la
sua vita consacrata Ira un romantico
sentimentalismo e uno scetticismo
razionale nella reallà. Tale contrasto
si rifletté anche nella sua fede religio-
sa, che de un lato lo sosteneva e pro-
teggevo. ctagli e.ll11ççhl t,rusçnl della
vita, da l'altro glr Incuteva un tJmore
di non poter attuare abbastanza I
suoldàveri dicredente. Era Inpratica
una fede che doveva essere anoora
vissuta e maturata per rieavame
maggior solidità e abbandono. Gli è
mancato il tempo.
MERLINO elg. ALFONSO, coadlu•
tore t Savona a 86 anni
Con ammirazione guardiamo alla
vita di questo nostro confratello an-
ziano, a lode del Signore, che ha
operato In lul con i doni della voca•
zione rehg1osa e m1ss1011aria.
Entrò con il fratello Pio nella Con-
gregazione di Don Bosco, a lavorare
come tipografo, ma più che tutto a
donarsi el giovani, procurandosi la
sua santificazione Realizzò questo
programma con generosità ed entu•
sìasmo salesiano: le note del suo ca-
rattere, schivo, misurato, diritto co-
me la sua persona, fino all'ultimo,
delinearono una lucida testimonian-
za nella vita di comunità.
Fu un uomo pio. In costante umo-
ne con Dio, manlfestalB dalla compo-
stezza esemplare nella preghiera.
B1S10 uc. GIOVANNI BATTISTA,
salesiano t Varazze a 77 anni
Coma per Don Bosco, si può dire
di lui che fu un •vero prete• sempre,
dovunque e con tutti. Tre carauerlstl-
che erano evidenti: la pietà solida, 11
senso liturgico e la dlsponlbilltà al mi-
nistero. Questa ricchezza egli portò
nella sua missione, che fece poggia-
re sul pilastri del lavoro e della pover-
tà. Affrontò con vigore le molte re-
sponsabdltà di dìreZlOne e di fiducia
affidategli e le Impostò sulla chiarez-
za e sul suo Intuito del concreto. Era
Interiormente sereno e comunicava
con franchezia, talvolta ruvida, spe-
cie nel periodi particolarmente gravi,
come quello della guerra e del dopo-
guerra. Valga l'evidenza della sua
opera a Flghne Valdamo, per la qua-
le Investi coragg10samente tutte te
sue forza con cuore oratoriano. Fu
un uomo generoso e Infaticabile, d,
animo pronto e mente aperta. nel
portare avanti gli Impegni e gli In-
contri.
OHO slg.ra AGNESE in RAVERA t
Torino a 69 anni
Donna semplice e tutta dedita alla
famiglia. considerò come un dono la
vocazione del liglio Guglielmo, sa-
cerdote salesiano, pur soffrendo per
l'lnizmle distacco.
Spese la sua vua nel lavoro casa-
lingo e nell'atteno per Il manto, i figli
e nipoti.
A quanti hanno chiesto Informazioni. annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA. rico-
nosciuta giuridicamente con D.P. del 2·9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, avente perso-
naht• giuridica per Decrelo 13-1-1924 n. 22, possono legalment.e ri-
cevere Legatl ed Eredità
Formule valide sono:
- se sl tratta d"un legato: • ... lascio alla OlreZione Generale Ope-
re Don Bosco con sede In Roma (oppure all'Istituto Salesiano per
le missioni con sede in Torino) a tttolo di legato la somma di lire.•.,
(oppure) l'Immobile sito In... per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti·
colarmente per l'esercizio del culto, per la formazione del Clero e
dei Religiosi, per scopi missionari e per l'educailone crìstlana.
- se si tratta Invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno
o l'altro dal due Enti su Indicati:
...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sed6 In Roma (oppure l'lstlt11to Salesiano per le Missioni con sede
in Torino) fasciando ad esso quanto ml appartiene a qualsiasi titolo,
per gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente per l'esercizio del
culto, per la formazlone del Clero e dei Religiosi, per scopi missiona-
ri e per l'educazione cristiana
{luogo e data)
(firma per disteso)

4.9 Page 39

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SOLIDARIETÀ
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla Direzione
Opere Don Bosco
1 MAGGIO 1986 · 39
Borsa: Don Bosco, «grande avvoca-
to•, per grazia ricevuta, a cura di
N.N., L. 1.000.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, proteggi-
cl e aiutaci, a cura di una e.x allieva
salesiana di Faenza
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di L.D.A.F.,
L. 900.000
Borsa: In memoria di Pippa Maria
Frigo, L. 600.000
Borsa: Maria Auslllatrice e Don Bo•
sco, in ringraziamento e invocando
aiuto e protezione, a cura di Capra
Lucia, Chieri TO, L. 500.000
Borsa: In memoria di Tu/Ilo Gal/lei, a
cura delle Famiglie: Fantino Bruna e
Pierantonio-Falco Emanuele-Trovant
Gino e Alessandro Mura Nadla-
Vessìo Gina e Saverio-Gallici Ansel-
mo, Laura, Riccardo e G ino,
L. 600.000
Borsa: In memoria e suffragio del
marito Vittorio, a cura di N.N.,
L. 500.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, pregate
per noi, a cura di Garavelli Gianni
Cingia de' Botti CA, L. 450.000
Borsa: Don Bosco, a cura di N.N.,
Novara, L. 300.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, Invocando grazia e
protezione, a cura di Tavano Maria,
Palmanova UD, L. 300.000
Borsa: A suffragio di mia suocera
Emma, del marito Antonio e del figlio
Bruno, a cura di Mattiusso Santina e
F., Venegono VA, L. 300.000
Borsa: Maria Auslllatrlca a Santi
Salesiani, per ringraziamento, a cu•
ra di Crespi Dr. Giancarlo, Robec-
chetto Ml, L. 300.000
Borsa: In memoria di Tullio Gallici. a
cura delle maestranze delle Ditte
S.A.P.S. e C.E.T. • Cascine Vlca TO,
L. 250.000
Borsa: Don Bosco, a cura di Attilio e
Luisa Masotti Cristofoll, L. 250.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, in suffra-
gio del marito M. Dante, a cura della
moglie Mazzoli E., L. 210.000
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria
Auslliatrlce, S. Giovanni Bosco, in-
vocando protezione per i miei genito-
ri in vita e in morte, a cura di Musura-
ca Flora, Placanica RC, L. 200.000
Borsa: Maria AusUlatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio, In rirgrazia-
mento e per protezione di tutta la fa-
miglia, a cura di Emanuela, Simona
e Alex Flora, Ghemme, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, S. Maria Mazzarello,
per guarigione di Maria M.i e per
continua protezione, a cura dì T.F.J.,
L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco. in memoria e suffragio del geni-
tori, a cura della f iglia Angela,
L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di Neretto Gio-
vanni e Famiglia, Torino, L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, In me-
moria di Bertacchi Ezio, a cura di
Bertacchl Rlna. Forte del Marmi GR,
L. 200.000
Borsa: Santi Salesiani e Don Rlnal-
dl, in ringraziamento, a cura di Lana-
re Giuseppe, Schio VI, L 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, invocan-
do protezione per la famiglia, a cura
di Sertori Camlllo, Ponte In Valtellina
so, L. 200.000
Borsa: Don Bosco, a cura di Bram,
bilia Maria , Cinisello B. M l ,
L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S . Gio-
vanni Bosco, nel XXV dal nostro
matrimonio, a cura di Teli Maria e At-
tilio, Torino, L. 200.000
Borsa: Daniele e Marta, a cura di Ca-
sartelll Dina, Como, L. 200.000
Borsa: In memoria e suffragio della
mamma, a cura di Bernasconl Piero,
Torino, L. 150.000
Borsa; Merla Auslllatrlce e Don Bo-
sco, implorando protezione sulla fa-
miglia, a cura di Santini Sacchi Ele-
na, Tolentino, L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, a suffragio di Giovanni e Rosa,
a cura delle figlie. L. 150.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Santi
Salesiani, per protezione, a cura di
Bruno Caterina, Pertuslo TO,
L. 120.000
Borse Missionarie
da L. 100.000
Borsa: Don Bosco e Domenico
Savio , per la pace In famiglia, a cura
di Don Ugo DI Biagio, Spoleto
Borsa: Maria Ausiliatrice e s. Gio-
vanni Bosco, per la salvezza del
miei cari, a cura di Zorzo Vanda, Pre-
gnana Ml
Borsa: Sr. Eusebia Palomlno, per
grazia ricevuta, a cura di Totaro An•
tonietta, Messina
Borsa: In memoria di Tullio Gallici, a
cura del cugino Vittor Ettore TO
Borsa: Maria Ausiliatrice, per gra-
zia ricevuta e invocando protezione,
a cura di G. Paolo Donato
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, con tanta fiducia e In ringrazia-
mento, a cura di Maggioni Cesare e
Umberto, GE-Pegll
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, per protezione alla famiglia e in
ringraziamento, a cura di Prlcco
Francesco, S. Giovanni Canav.
Borsa: Maria Auslllatrlce, per rin-
graziamento e protezione, a cura di
Dossena Giovanni, Monza Ml
Borsa: Don Bosco, In suffragio della
sorella Anna e del miei defunti, a cu-
ra di Prati Luigi, Dasindo TN
Borsa: Maria Auslllatrlce e Santi
Salesiani, a cura di Ciovali Assunta
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, Invocando protezione,
a cura di Guidotti Vittorio e Z.,
Modena
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, in suffragio dei genitori, a cura
di Rocca Tomaslna, Marsaglia PC
Borsa: S. Giovanni Bosco. a c ura di
Renaboldo Pietro, Trino VC
Borsa: Maria Ausiliatrice e s. Glo-
venni Bosco, ringraziando e invo-
cando protezione, a cura di Visconti
Borsa:A suffragio di mio figlio Mario,
a cura di Sanna Salvatorica SS
Borsa: S. Domenico Savio, per pro-
tezione, a cura di N.N.
Borsa: Maria Ausiliatrice, In suffra-
gio del defunti, per ringraziamento e
invocando protezione, a cura di Corsi
Mario e F., Bari
Borsa: Maria Aualllatrlce, Don Bo-
s~, Domenico Savio, in suffragio
deigenitori Giacinto e Caterina , a cu-
ra di Ravaglia Giorgio, Mordano BO
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, in memoria e suffragio
di Rocco Armentano, a cura di A.L.
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Don Variare, per ringraziamen-
to e protezione, a cura di Gado Mau-
rizio, Viarigi AT
Boraa: Don Bosco, a cura di N.N.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Glo•
vannl Bosco, Invocando aiuto e pro-
lezione, a cura di Anna e Mario
Borsa: Mons. Clmattl e Don Livia-
bella, a cura di Roslo Carlos, Cinisel-
lo B., Ml
Borsa: Santi Salesiani, In ringrazia-
mento per la buona saluta di mia co-
gnata e per protezione ai miei cari, a
cura di Diemoz Maria, Chambave AO
Borsa: Maria Auslllatrlce e Santi
Salesiani, per protezione in vita e in
morte, a cura di N.N.
Borsa: In suffragio e memoria della
cognata Anna, a cura di N.N.
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cura di
Lazzarl Marta, Bellano CO
Borsa: Maria Ausiliatrice a Don Bo-
aco, in suffragio del miei genitori e
della sorella, a cura di Pessina Tere-
sa, Milano
Borsa: In suffragio della moglie Ma-
ria, e cura di Dal Sasso Umberto,
Asiago
Borsa: Don Bosco, par ottenere
santa vocazioni, a c ura di P.G.S. Ju-
nior, Palermo
Borsa: S. Giovanni Bosco, in rin-
graziamento, a cura di Bertalmio De-
Ila, Perrero TO
- - - - - -- - - - - - -
Borsa: Don Bosco, a cura di Polettl
Giovanni, Borgomanero TO
Borsa: Maria Auslllatrlce, Santi Sa-
lesiani, invocando/I in un difficile mo-
mento, a cura di Zambiasi Ilda, Tre-
score Crem.
Borsa: Marson Vinicio, e I suol cari,
a cura di A. G., Valenza
Borsa: SS. Cuori di Geaù e di Ma-
ria, a cura di N.N.
Borsa: S. Giovanni Bosco, in suffra-
gio di Don Agostino Dominoni, a cura
di N.N.

4.10 Page 40

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SpediL In abbon. postale - Gruppo 2° (70) - 1• quindicina
«Ringraziamo il nostro carissimo
predicatore, siamo molto grati per
tutto quello che ci ha detto durante
questa settimana in modo articolato,
molto chiaro e molto sistematico.•.
egli ha rivelato, non solo il carisma
proprio del Predicatore, ma la sua
fedeltà al carisma del Fondatore; e,
come penso, è giusto che il Rettor
Maggiore della Società di San
Giovanni Bosco sia un portatore
precipuo del carisma di un simile
Fondatore. Per questo siamo grati al
Signore»
Giovanni Paolo O
Raccolti in volume gli Esercizi Spirituali predicati al
Papa da Don Egidio Viganò, Rettor Maggiore dei
Salesiani.
Una rilettura del Concilio Vaticano Il alla
luce del carisma di Don Bosco