Bollettino_Salesiano_199603


Bollettino_Salesiano_199603

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ANNO 120 N.3
Marzo 1996
Specl. in Abb. past. (50) • Torino
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NIL 1877

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IN QUESTO NUMERO
Marzo 1996
Anno 120
Numero 3
In copertina,
l'ex campo di concentramento
di Vasilievka (Siberia).
Don Stanko Ladi lav
celebra l'Eucaristia.
4 IL PUNTO GIOVANI
Messaggio dei giovani al "Capitolo generale"
10 CAPITOLO GENERALE 24
Laici nella comunicazione sociale
14 VALDOCCO IERI E OGGI
Campane di Pasqua a Valdocco
18 COSTA D'AVORIO
Il villaggio dei miracoli
21 DOSSIER RUSSIA
Siberia: Nel paese del grande freddo
Ucraina: Maria-Pokrova-Ausiliatrice
Russia: La parrocchia di Gatchina
30 SETTE E NUOVI CULTI
Le nuove religiosità
34 PROFILI
Il ragazzo che correva dietro ai sassi
di CARLODI CICCO
di DANILO ELAURA LEONARDI
di GIACOMO BARTOLINO
di MARGHERITA DAL LAGO
a cura di ANTONIO MÉLI DA
di JOZEF DANIEL PRAVDA
di EWHEN NEBESNIAK
di ONORINO PISTELLATO
di GIORGIO TORRISI
di ANTONIO BARUFFA
RUBRICHE
3 Prima pagina - 6 In Italia, nel Mondo - 8 L ettere - 13 Zoom - 17 Libri - 28 Come Don Bosco -
33 ll diario di Andrea - 31 Dalle missioni - 38 Visto da vicino - 40 I nostri Santi - 41 I nostri morti -
42 Solidarietà - 43 In primo piano
13 Laici e televisione: i nuovi linguaggi
2 - MARZO 1996 BS
30 L'invasione delle "sette"
Si~Rofk:ttino
ICÙes,ano
Mensile di informazion e
e cultura religi osa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIR ETTORE RESPONSABI LE :
UMBERTO DE VANN A
Redazione : Maria Antonia Chinello - Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever - Fra ncesco Motto
Collaboratori: Teresio Bosco - Angelo Botta -
Ernesto Gattoni - Giuseppina Cudemo -
Graziella Curti - Margherita Dal Lago - Serge
Duh ayon - Bruno Ferrere - Sergio Giordani - Antonio
Mélida - Jean-François Meurs - Pietro Moschetto -
Angelo Montonati - Giuseppe Morante - Gaetano
Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerri no Pera - Pietro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Pier Bertene - Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione : Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: S EI p.a. - Torino
Fotocom posizione : EDIBI T - Torino
Stampa: ILTE - Tori no
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviati non
vengono restituiti.
Edizione Cooperatori. A cura dell'Ufficio Nazionale
(Gianni Filippin) - Via Marsala 42 - 00185 Roma -
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IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali
e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 10 milioni di copie) in: Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Australia - Austria -
Belgio (i n fiam mingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro Ame rica (in Gu atem ala) -
Cile - Cina (a Hong Kong) - Colombia - Croazia -
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Sloven ia - Spagna - Stati Uniti - Thailandia -
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DIFFUSIONE
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PRIMA PAGINA
Silvano Stracca
DOMENICA DELLE PALME
«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna».
Così Giovanni Paolo Il si rivolge ai giovani nella Domenica delle Palme 1996
per l'XI Giornata della Gioventù.
D opo i due indimenticabili raduni del '95, quello mon- «A voi giovani, che fate. della "voglia di vivere" l'orizzon-
diale a Manila e quello europeo a Loreto, nella Do- te dei vostri sogni e l'arcobaleno delle vostre speranze ,
menica delle Palme di quest'anno si celebra in tutte le chiedo di diventare "profeti della vita". Siatelo con le pa-
diocesi dei cinque continenti la Xl Giornata della Gio- role e con i gesti, ribellandovi alla civiltà dell'egoismo che
ventù . In attesa del prossimo grande appuntamento inter- spesso considera la persona umana uno strumento an-
nazionale dell'agosto 1997 a Parigi.
ziché un fine, sacrificandone la dignità e i sentimenti in
nome del mero profitto ».
Al GIOVANI Giovann i Paolo Il chiede di fissare già lo Nessun uomo è un "iceberg" alla deriva nell 'oceano del-
sguardo verso la frontiera epocale dell'anno Duemila. Ri- la storia. Con questa bellissima immagine, Giovanni Pao-
cordando che "il futuro del mondo e della Chiesa appar- lo Il domanda ai giovani di spalancare gli occhi e di apri-
tiene alle giovani generazioni, che nate in questo secolo , re il cuore . Per scoprire l'originale e insostituibile contri-
saranno mature nel prossimo, il primo del nuovo millen- buto di ognuno che , accanto ai mille gesti di tanti fratelli
nio". Invitando i giovani a prepararsi assieme a tutta la spesso lontani e sconosciuti , concorre a costituire il "mo-
Chiesa al Grande Giubileo di fine millennio, Giovanni Pao- saico della carità", capace di cambiare le stagioni della
lo Il anticipa i temi che saran-
storia. « Viviamo », ricorda il
no il filo conduttore delle pros-
Papa ai giovani , « momenti
sime Giornate mondiali. Nel
difficili nei quali è spesso ar-
1997: «Maestro, dove abiti?
duo distinguere il bene dal
Venite e vedrete ». Nel '98 :
male , i veri dai falsi mae-
« Lo Spirito Santo vi insegne-
stri. .. Non cedete mai alle lu-
ogni cosa ". Nel '99 : «Il Pa-
singhe e alle tacili illusioni del
dre vi ama ». Nel 2000 : « Il
mondo che poi, assai spesso,
Verbo si fece carne e venne
si trasformano in tragiche de-
ad abitare in mezzo a noi ».
lusioni ».
Se l'eternità è l'orizzonte di
tutte le generazioni, la storia
È NEI MOMENTI DELLA
è lo scenario dell 'avventura
PROVA che si misura la qua-
quotidiana di ogni uomo. «È
lità delle scelte. Rammentan-
nostro dovere », scrive il Papa
dolo, Giovanni Paolo Il chia-
nel suo messaggio, «vivere
ma i giovani e le giovani del
dentro la storia, fianco a fian-
mondo al "coraggio" della de-
co con i nostri contemporanei,
cisione. Mettendoli in guardia:
condividendone le ansie e le
« Non esistono scorciatoie
I speranze, perché il cristiano
è, e deve essere, pienamen-
te uomo del suo tempo. Egli
non evade in un'altra dimen-
sione, ignorando i ~rammi del~
Giovanni Paolo Il all'incontro europeo di Loreto.
la sua epoca, chiudendo gli
Secondo un'indagine condotta su tre milioni
verso la felicità ». Ammonen-
doli con un linguaggio esi -
gente, che richiama quello qi
Gesù con i suoi discepoli: «E
con senso del dovere e del
sacrificio che dovete cammi-
occhi e il cuore alle ansie
di giovani italiani di 15-18 anni, Giovanni Paolo Il nare lungo le strade della con-
che peNadono l'esistenza. Al
contrario, è colui che, pur non
essendo "di" questo mondo,
è risultato il_pi:rsonaggio più ar:nato
(seguono D1 Pietro e, a molta distanza,
lo showman Fiorello}.
versione, dell'impegno, della
ricerca, del lavoro, del volon-
tariato, del dialogo, del rispet-
"in" questo mondo è immerso ogni giorno, pronto ad ac- to per tutti, senza arrendervi di fronte ai fallimenti , ben
correre là dove ci sia un fratello da aiutare, una lacrima sapendo che la vostra forza è nel Signore ».
da asciugare ».
In questa Domenica delle Palme '96, il Papa vuole che i
giovani siano non solo "profeti della vita e dell'amore",
IL PAPA INVITA I GIOVANI ad opporsi a quella che sem- ma anche "profeti della gioia" in un mondo spesso cupo
bra oggi la "disfatta della civiltà" e a riaffermare, con vi- e triste. Profeti capaci di trasmettere speranza alle gene-
gore, la "civiltà dell'amore". A fare , anzi, dell 'amore la razioni di domani. « La strada che Gesù vi indica, non è co-
nuova "frontiera" della testimonianza cristiana. In difesa moda », sottolinea Giovanni Paolo Il alla fine del suo mes-
della vita "contro ogni pretesa di fare dell'uomo l'arbitro saggio . «Assomiglia piuttosto ad un sentiero che s'iner-
della vita del fratello". Di quello non nato come di quello pica sulla montagna. Non vi perdete d'animo! ».
sulla via del tramonto , dell'handicappato e del debole.
o
IJS MARZO 1996 - 3

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- IL PUNTO GIOVANI
di Carlo Di Cieco
CARO AMICO, -
TI SCRIVO...
Ai salesiani riuniti per il loro Capitolo Generale 24°, il messaggio
che giunge da quasi 6500 giovani di ogni continente.
11 messaggio è amabile nella for-
ma, serio nella sostanza. « Caro
amico, ti scrivo: ti prego, fa' ciò che
ti dico ... "· Sono 2515 ragazze e
3967 ragazzi dai 15 anni in su che,
tramite un'inchiesta voluta dal Dica-
stero per la Pastorale Giovanile in
occasione di questo incontro mon-
diale, mandano a dire la loro. Un
gran gesto quello dei maestri di met-
tersi in ascolto degli allievi che, sa-
liti in cattedra per un momento, rifi-
lano inquietanti interrogativi.
Si tratta di fare i conti non con quel-
lo che i salesiani pensano di essere
per tradizione e progetto pastorale,
quanto con il modo in cui la loro im-
magine viene percepita dai giovani.
LA COSA È SERIA perché i giovani
intervistati singolarmente e in grup-
po non sono ragazzi occasionali, ma
per il 67,8 per cento impegnati nelle
comunità educativo-pastorali e che il
72 per cento si considerano essi
stessi collaboratori dei salesiani.
Più o meno, i segnali che giungono
dai diversi continenti sono omoge-
nei, con variazioni secondarie. Dal-
l'Africa rispondono 336 ragazzi e 54
ragazze; dall'Asia 896 ragazzi e 302
ragazze; dalla Regione Atlantico
623 giovani e 612 ragazze; i ragazzi
dell'Europa del Nord sono 298, 191
le ragazze ; dalla regione Iberica 429
e 367; dal Pacifico-Caribe 506 e
256 ; dalla Polonia 124 e 163; dal-
l'Italia e Medio Oriente 348 ragazzi
e 182 ragazze.
L'inchiesta riguarda sei aspetti sui
quali i salesiani vogliono sapere
come la pensano i giovani : acco-
glienza e comunione, identità voca-
zionale, formazione e qualifica, cor-
responsabilità nella missione, so-
cietà e cultura, Chiesa.
I giovani rispondono chiedendo più
coerenza ai salesiani in ciò che pro-
fessano, una maggiore sensibilità
per la cultura e la politica, un inseri-
4 - MARZO 1996 1IS
mento più profondo nelle Chiese
locali.
NON Cl SONO GIRI DI PAROLE
nelle risposte dei giovani che van-
no diritti al cuore dei problemi: essi
sentono la lontananza da parte dei
salesiani visti come buone e brave
persone ma in ritardo e fuori dal
tempo, senza una mentalità aperta
verso il mondo attuale e i cambi di
struttura.
Insieme alle risposte , i giovani con-
segnano ai salesiani dieci interro-
gativi aperti, domande che ricorro-
no: come affrontare la corruzione?
Quale ruolo della donna nella comu-
nità educativa? Quale senso han-
no i cambiamenti dei salesiani? Co-
me raggiungere i giovani emarginati
e più bisognosi? Perché la Chiesa
ha paura di cambiare? I salesiani
credono e confidano veramente nei
giovani? Sono i salesiani che van-
no incontro ai giovani o invece i gio-
vani che vanno incontro ai salesia-
ni? Quando e per quanto tempo i
salesiani sono pronti ad essere tra
di noi giovani? Perché i salesiani
non entrano nel campo della politi-
ca? Come collegarci con i giovani di
altri paesi?
PESANTI COME PIETRE alcuni di
questi interrogativi. Cercare rispo-
ste credibili potrebbe essere salu-
tare. Se l'inchiesta tra i giovani risul-
ta come un amaro servito a picco-
le dosi, può gratificare la schiettez-
za dei giovani e la considerazione
che, se parlano con tanta libertà, i
loro educatori , nonostante limiti a
I volte vistosi , non hanno mai pensa-
to di creare o alimentare robot.
Roma. Aula magna del Salesianum.
Qui il 19 febbraio è iniziato
il 24° Capitolo generale.
Al tavolo il "regolatore"
Don Martinelli
e il Card. Martinez Somalo.

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/JS MARZO 1996 - 5

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- IN ITALIA NEL MONDO
NIGERIA
L'ACQUA DELLA
PROVVIDENZA
DI DIO
Quando ne l fe bbraio 1982 il
salesiano argentino Gabriele
Wade giunse a Ondo, la sta-
gione era secca, ma il vescovo
gli mostrò una poll a d 'acqua
che sgorgava quas i per mira-
colo nell ' aridi tà del terreno.
Espe110 cl i agricoltura, don Wa-
de si m ise a scavare un pozzo,
aiu tato dal sa les iano laico Gio-
vanni Patrucco. Passò d i un
ita liano della ditta Brunelli , che
vedendo la loro fa ti ca e i mez-
zi rudimentali , si o ffrì di aiu-
ta rl i. Venne, fece g li scav i, il
depu ratore e si ebbe così il pri-
mo pozzo in cemento. Il pro-
blema dell 'acqua ne ll a zona è
drammatico, i ragazzi e la gen-
te cominciarono a veni re ad at-
tingere a quel pozzo. Control -
lata la potabilità, sono ben pre-
sto sorti altr i due pozzi. L ' ul -
timo è di sette metri di pro-
fo ndità, con una vena d 'acqu a
meravig li osa. Don Wade l' ha
battezzato O/u wa Olupese, il
Signore è provvidente. E du-
rante la stag ione secca, matti-
no e sera, la gente, i ragazzi so-
prattutto, vengo no ad attinge-
re con i loro secchi l' acqua ne-
cessari a per i bisogni de lla lo-
ro fa mig lia.
SALESIANI LAICI. L'occasione è venuta da due convegni
sul salesiano laico che si sono tenuti di recente. li primo a
Cebu (Filippine Sud) , che ha interessato le sette circoscri-
zioni dell'Asia Est (Filippine Nord e Sud, Cina, Giappone,
Korea, Thailandia) . Più di 80 partecipanti, provenienti da
sei ispettorie (ai salesiani del Vietnam non è stato conces-
so il visto) . Tra i relatori, Joseph Das, dell'ispettoria di Ma-
dras e l'australiano Peter Swain . li secondo convegno si è
tenuto a Lione (Francia) e vi hanno partecipato 41 salesia-
ni laici e altri 21 giovani conlratelli. Coinvolte le tre ispet-
torie europee di lingua francese (Parigi , Lione e Belgio
Sud) . Qui si è rivelato utile il contributo di Jean Paul Mul-
ler, dell'ispettoria di Colonia. Ebbene, in entrambi gli incon-
tri, a cui ha preso parte don Giuseppe Nicolussi, consiglie-
re generale per la formazione , è stato sottolineato, insieme
ad aspetti nuovi e positivi, il solito problema preoccupante
della diminuzione di numero dei salesiani laici. A noi è ve-
nuto spontaneo il riferimento al passato e abbiamo dato
uno sguardo ai numeri. Con sorpresa abbiamo visto che in
alcuni anni (soprattutto vivente Don Bosco) , il numero dei
salesiani laici superava quello dei preti. Un dato da pren-
dere con senso della storia (si era agli inizi della congre-
gazione e molti erano i chierici in formazione) , ma comun-
que cifre che fanno riflettere (vedi lo schema qui sotto).
Anno
1880
1888
1934
1966
1967
1995
Sacerdoti
128
307
3.463
10.717
10.934
11 .061
Laici
[Jill
286
2.613
4.294
4.268
2.518
Totali SDB
551
1050
10.408
22 .626
22 .810
17.560
Onda (Nigeria). Gioioso rito quotidiano. I ragazzi vanno
ad attingere acqua presso il pozzo salesiano.
SANTO DOMINGO
liadora. Ne l qu arti ere Duarte
vivono gli aprendices, garzoni
cli bottega; mentre i ciripeiros,
«MUCHACHOSCON bambini che cambiano con-
DON BOSCO »
tinuamente lavoro anche ne ll a
stessa g iornata, vivo no ne l
A Santo Domingo il fe nome- quartiere Cristo Rey. Le cau-
no de i ragazzi dell a strada è se prime cli questa presenza in
in aumento. Esistono c irca un strada sono la povertà e lo
migli aio di palomos, ragazzi sgretolamento dell a famiglia.
che orm ai hanno rotto tutti i I dati sono fo rniti da Antoni o
vincoli fa mil iari e vivono sta- Raimondi e Angela Petenzi,
bilmente ne ll a strada, vivono de l VIS (Vo lontariato Inter-
cli espedienti e si arrang iano nazionale per lo Sviluppo) e
rubando. A fi anco di qu esti ra- Eleonora Motta, degli Amic i
gazzi che hanno scelto la stra- de i Popoli , che si sono recati
da, esiste tutta una geografia in quella capitale per ve rifi -
cl i altri ragazzi che passan o care le poss ibilità cli avv iare
mo lto de l loro tempo nella il progetto " Muchac hos con
strada: canillitas, che hanno Don Bosco", a ffi dato all ' l-
un lavoro fi sso vendendo gior- spettori a delle Antille e che
nali o face ndo i lustrascarpe . verrà realizzato con il contri-
Questi vivono prevalentemen- buto cli organismi italiani ed
te ne l quartie re Mari a Au xi- e uropei.
Nel 1880 vivente Don Bosco, i laici erano più numerosi dei preti;
ma i chierici erano ben 241 . Nel 1966 il numero dei salesiani
laici ha toccato il massimo storico. Nel 1967 numero massimo
assoluto dei salesiani. Nei totali sono compresi i vescovi salesia-
ni, i chierici e i novizi.
I Santo Domingo. I ragazzi della strada li trovi soprattutto
dalle parti del marecon, il lungomare.
Nella foto, un piccolo lustrascarpe.
6 - MARZO 1996 IJS

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SU E 20 PER I PONTI. An-
che quest'anno Venezia si fa
cornice per la tradizionale ma-
nifestazione giovanile: suoni,
canti e allegria caratterizzeran-
no la giornata del 17 marzo,
organizzata dal Turismo Gio-
vanile Salesiano dell'ispettoria
Veneta.
CAMBOGIA
PRIMI DIPLOMATI A
PHNOMPENH
I Phnom Penh (Cambogia).
Il principe Ranariddh
e la consorte inaugurano
il Centro professionale
delle FMA.
Roma.
Presso la casa generalizia
di via della Pisana
si è ufficializzato l'inizio
del Peace Comunication Network (PCN),
il nodo informatico dei religiosi .
ROMA
RELIGIOSI VIA
INTERNET
Con la fi1111a da parte della pre-
sidente Marie Gannon, FMA, e
dei responsabili della Telecom,
è partito ufficialmente a dicem-
bre il Peace Comunication
Network (PCN), consorzio a
cui aderiscono vari enti, con-
gregazioni e istituti religiosi:
Clareti ani, Dehoniani, Figlie
della carità, Figlie di Maria
Ausiliatrice, Francescani, Fra-
telli delle scuole cri stiane, Ge-
suiti, Missionari della Consola-
ta, Passionisti, Salesiani, Ver-
biti ... Più di 60 gruppi già
coinvolti (anche il \\latica11 In-
formation Service), ma è auspi-
cabile un allargamento del nu-
mero dei paitecipanti, per rag-
giungere al meglio tutte le po-
tenzialità del consorzio. È que-
sto il parere di don Paul Leung,
che rappresenta i sa lesiani
nel consiglio amministrativo.
« Scopo di questo nuovo orga-
nismo», ha detto suor Marie
Gannon, «è di fornire strumen-
ti nuovi di comunicazione e di
evangelizzazione, rispondere
alle nuove esigenze organizza-
tive delle congregazioni , forni-
re un centro di info1111azione
tecnica, informatica, fiscale, tri-
butaria e ·amministrativa a cui
nmi possano accedere. Il siste-
ma è gift operativo e garanti-
sce tutti i se1vizi di ù1ternet:
('e-mail (posta elettronica), il
WWW (World Wide Web), che
pe1mette di " visitare" bibliote-
che, musei, redazioni di gior-
nali e ogni ambiente collegato
in rete; e la possibilità di creare
una propria Homepage, cioè
uno spazio personalizzato per
offrire info1mazioni sulla pro-
pria attività.
Nel centro professionale delle
Figlie di Maria A usi li atrice a
Phnom Penh, in Cambogia, nel
luglio scorso, 13 ragazze e due
ragazzi hanno consegui to il di-
ploma che li rende idonei a en-
trare nel mondo del lavoro. So-
no i primi riconoscimenti nella
storia di questa neonata istitu-
zione. Attualmente frequenta-
no la scuola, inaugurata lo scor-
so mese di febbraio dal princi-
pe cambogiano Ranariddh, cir-
ca 70 studenti che seguono un
curricolo integrato, cioè con-
temporaneamente alla tecnica
professionale ricevono lezioni
di cultura e di etica. 11 Centro
è l ' unico nel Paese, che sta len-
tamente uscendo dalla repres-
sione comunista, a essere rico-
nosciuto a livello governativo
con programmi approvati dal
ministero dell'educazione.
FORTIN MERCEDES (Argentina) . Pubbli-
cità del macro-documentario su mons.
Jaime Francisco De Nevares rimasto per
vari mesi in programma nei locali pubblici
della città. Mons. De Nevares, vescovo fon-
datore della diocesi di Neuquén, in Pata-
gonia , è rimasto davvero nel cuore della
gente. Di famiglia facoltosa, ricca e profes-
sionalmente attiva, Jaime Francisco compì
parte degli studi in Europa, facendosi sa-
lesiano a 32 anni, quando era già laurea-
to in diritto. Sensibile sin da giovane alla
spiritualità di san Francesco di Sales, co-
me vescovo fu soprattutto un pastore. Don
Juan Vecchi , vicario del rettor maggiore e
argentino , lo ricorda "accogliente e uma-
nissimo, dotato di una straordinaria capaci-
tà di entrare in sintonia con ogni categoria
di persone". Fu un vescovo zelante e gene-
rosissimo, pronto a raggiungere anche gli
ultimi paesi della diocesi, passando dalla
macchina al cavallo, affrontando anche le
50% DE DESCUENTO ESTUDIANTES & JUBILADOS
zone più impervie. Don Vecchi : « La sua
popolarità gli deriva in modo particolare dal-
l'aver tenacemente difeso i diritti umani e la
giustizia negli anni del governo dei militari ».
IJS MARZO 1996 - 7

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~
TTERE
VUOI RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO?
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mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi segue
con simpatia il lavoro
salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti
e gli amici. Comunicate
subito il cambio di indi-
rizzo (mandando sem-
pre la vecchia etichetta).
• Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
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lontà. Sappiamo purtroppo di no-
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ficiente che ce lo faccia sapere e
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Scrivete a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 18333
00163 ROMA
8 - MARZO 1996 JJS
PARTIAMO DALLE PICCO-
LE COSE. « Avendo trascorso
quasi 13 anni della mia in fan-
zia in un istituto salesiano, por-
to nel cuore, e ne sono fiera,
quella esperienza. ln realtà la
sento più nelle mie ossa, per-
ché è stata come una forte im-
palcatura eretta fuori e dentro
di me; mi ha accompagnata e
mi accompagnerà per molto
tempo. Purtroppo per svari ati
motivi , non riesco a fare molto
di concreto per mostrare un
minimo di riconoscenza, e leg-
gendo sulla vostra rivista quan-
ti sono e quanto fanno i missio-
nari e ·benefattori in genere,
sento che quella mancanza di-
venta sempre più assenza da
paite mia. Mi piacerebbe quin°
di trovare tra le vostre pagine
una rubrica dedicata alla soli-
darietà più semplice, quotidia-
na, della gente comune. Vorrei
trovare indicato, regione per
regione, ci ttà per cittìt, il punto
cli raccolta di oggetti di neces-
sità, quali di questi oggetti ser-
vono, in quale missione essi sa-
ranno inviati. Vi prego di pen-
sare un attimino anche a chi
come me è di sposta a fare qual-
cosa, che se pur piccolo e di
modeste dimensioni , ha per chi
lo compie, ma forse ancor di
più per chi lo riceve, un valore
inestimabil e».
Gabriella , Torino
Ciascuno de ve inventarsi un
campo di azione a propria mi-
sura. Nel suo caso, direi che
potrebbe cercare uno spazio
nella sua parrocchia , oppure
rivolgersi a una casa salesia-
na (c'è il gruppo dei coopera-
tori, i laboratori Mamma Mar-
gherita, I' associai ione exal-
lieve/i...). Un modo concretis-
simo di collaborare è quello
di scrivere a 1111 missionario
dichiarandogli la propria di-
sponibilità ad aiutarlo in qual-
cosa, magari coin volgendo le
proprie amiche.
VASSULA RYDEN. «Sfo-
gli ando il numero di dicembre
ho letto una notizia che mi ha
fatto trasecolare. Nella rubrica
" 11 mese in libreria" con gran-
de risalto viene reclamizzato
un libro su Vas~ula Ryden, edi-
to dalla LDC. E una donna di-
vorziata, che esprime esterna-
zioni farneticanti e inverosimi-
li . Chiedo che diate una smen-
tita, e che abbia la stessa ri so-
nanza della notizia data » (Lucia
Cairo/i, Luino). «Sono rimasta
davvero meravigliata della pre-
sentazione del libro su Vassu-
la Ryden. È stata proibita la
diffusione dei suoi scritti . .. »
(suor Ida Orbi, Roma).
Il libro Vassula Ryden , Inda-
gine critica (LDC , pp. 174, li-
re 15.000) è del domenicano
François Dermine, doce111e di
teologia a Bologna, studioso
del fe11ome110 delle selle. Nel
libro ojji·e un' indagine cri1ica
acuta e solidamente documen-
tata sulla persona e l' opera
della Ryden . È un libro che lutti
dovrebbero leggere, tanto pi1.ì
dopo la "Notificazione della
Congregazione per la dottrina
della fede". Nel libro.vengono
analizzale lucidamente tulli i
"lati oscuri, ambigui e negati-
vi" (Presentazione) di queslo
f enomeno che "rientra e.fj'e11i-
vamente nel quadro .17Jec/fico
della New Age" (Conclusione).
TUTTE LE ETÀ SONO BUO-
NE. « Ho 25 anni, sono un ex
studente geov ista in cerca di
verità sin dall ' adolescenza. Chi
mi ha riportato sulla retta via
non è stato un cattoli co adulto
e responsabile, ma un amico
coetaneo. Evitiamo dunque di-
scriminazioni nei confronti dei
giovani che vogliono impe-
gnarsi nell 'evangelizzazione.
Mi ri feri sco alla ri spos ta data
nel numero IO del '95. Voi li
definite incompetenti , ma Do-
menico Savio pur giovaniss i-
mo è stato preso sul serio ».
Germano Ruba110, Chieri
COME SUPERARE LA BAR-
RIERA GIOVANI-ADULTI.
« Ho 19 anni e eia molti ss imo
tempo leggo il vostro giorna-
le, che trovo davvero "specia-
le" . N el numero di ottobre ho
letto quella lettera sul rappor-
to tra adulti e giovani . Mi tro-
I
premio
grinzane cavour
MILANO. I GIOVANI E
L'ALDILÀ. Il 15 marzo, nel
corso del Salone del Li-
bro e della Comunicazione
Religiosa, saranno resi noti
i risultati del sondaggio pro-
mosso dal quotidiano Av-
venire e dal Premio Grin-
zane Cavour sul tema: "Cre-
di nell'Aldilà?". L'iniziativa
ha riscosso interesse tra i
lettori sin dai primi giorni. Il
questionario, pubblicato ogni
domenica sul quotidiano, è
stato distribuito anche in
40 scuole e in 5 licei italia-
ni all'estero. Il Premio Grin-
zane Cavour sin dalla fon-
dazione conduce indagini e
sondaggi per conoscere l'at-
teggiamento dei giovani ver-
so le tematiche sociali e cui-
tu rall . Negli ultimi anni ha
promosso due inchieste su
"Chi legge Dio" e "Il Decalo-
go del 2000".
vo in profondo disaccordo con
quel padre di tre figli. Penso
che bas terebbe un po' di com-
prensione-e ri spetto da entram-
bi i versanti per far scompari-
re le barriere. Purtroppo ciò
che si vuole è inquadrare i gio-
vani in schemi fissi e se chie-
dono autonomia, si grida allo
scandalo. I giovani però han-
no fatto anch 'ess i le loro espe-
rienze e sanno di avere un pre-
ci so compito da assolvere nel-
la loro v ita. Certi modi di fare
da parte degli educatori co-
stringono i giovani a gridare
per farsi ascoltare. I genitori
vogliono far arrivare i figli do-
ve non sono arri vati loro, an-
che se i fi gli sono contenti di
accettarsi come sono e cerca-
no di trovare un proprio ruolo
personale nell a vita. Non cre-
do comunque che i genitori ci
ascoltino troppo, altrimenti ci
farebbero sentire di più il ca-
lore confortante di chi ci ama
davvero. T engo però a preci-
sare che non è nemmeno giu -
sto puntare sempre l ' indice
contro gli adulti , perché ci so-
no anche quelli che con il lo-
ro modo di fare ci infondono
sicurezza».
Marilena , Ca1a11ia.

1.9 Page 9

▲back to top
CONTINUARE PER LORO. gazzi. Mi dicono: "Con re mi
« Ho 20 anni e leggo da sem- sento sicura"; " Mari a Rosa,
pre il BS. Sono cresci uta in giochiamo?". "Posso venire
oratorio. Mi pi aceva giocare, con te a fare le compere?". Ma
pregare, stare con gli altri . Di - la soddisfazione più grande
ventata adolescente, qualcosa l'ho provata quando Giusy ha
è cambiato. Qualche ragazzino uti lizzalo il suo tempo, men-
cominciò a fa rmi il fi lo eque- tre gli altTi giocavano, per aiu-
sto non piaceva a qualcuno, tare una bambina handicappa-
tanto che clovelti lasciare la ta a compilare un test. Questo
vita oratori ana. Sono rimasta mi dà la forza cli continuare.
sola per molto tempo. Giravo Vog lio comunque che la mia
per la città in bicicletta e pas- vila sia util e a qualcuno».
sa i dei giorni molto tri sti. Do-
po qualche anno mi propose-
ro di fa re catechismo in parroc-
Maria Rosa,
Barcellona (Messina)
chia. I-Io comincialo quasi per
scherzo, poi impegnai tutta me
stessa. Oggi quei pri mi bam-
bi ni sono ado lescenti e io so-
no ancora con loro e li vedo
crescere con soddisfazione.
Non son mancali screzi e pro-
blemi , sopraltullo con il parro-
co, piuttosto autorilario, ma an-
che con i genilori, che magari
si lamentano perché gli rim-
proveri il fig lio. Ho av uto tal-
volta la tenlazione di abbando-
nare, perché oltre a impiegare
gratuitamente il mio tempo per
me prezioso (studio all ' univer-
si1 f1), e speso denaro per rag-
giungere la parrocchia, lontana
15 km da ll a mia ci1t:1, ricev i
calci in facc ia. Ciò che mi con-
UNA NUOVA FlLOSOFlA
DELLA VITA. « Ho 26 ann i.
Pochi giorni fa mi è capitalo
casualmente tra le mani il BS.
A essere sincera, se mi fosse
capi tato qualche anno fa, non
vi avrei fallo caso. Invece l'al-
tro ieri, un po' perché il pad re
ciel mio fi da nzato è un exall ie-
vo, e un po ' perché ora sono
più attenl a ai problemi dei gio-
vani e dell ' uomo in genere, ho
cominciato a leggerlo con at-
tenzione, scoprendo una realtà
cl i cui sapevo troppo poco. Di
gente che aiuta il prossimo
senza chiedere nulla, una nuo-
va fi losofi a dell a vita... ».
vince a cont inuare sono i ra-
L.P., Bari
NEL POLOR.t CRJ$TIANO NON C'G'SOL/TtJJ?JHe
SI ,l senPRE IN }>(/(5 A 50/=FRIRE
)\\
~-.
t l\\
85 DOMANDA
« Ml HANNO RUBATO terio dominante resta quel-
IL CUORE... ». « Lanzo è lo "pastorale", e quello del-
stata la prima vera scuola sa- la rilevanza "storica" viene
lesiana; a Lanzo Don Bosco necessariamente subordina-
andò molte volte per ritem- to. Don Bosco del resto -
prarsi le forze e fece alcuni che chiudeva, anche in tem-
dei sogni più importanti . A pi assai brevi , le case eia
Lanzo si tennero i primi Ca- lui fondate - ci ha insegna-
pitoli generali . Quell 'opera lo a preoccuparci assai più
era certamente nel cuore cli dell 'avvenire e ciel bene dei
Don Bosco: " I ragazzi cli giovani che non dell ' avve-
Lanzo mi hanno rubato il nire e della durata delle sin-
cuore... ", scriveva in una gole opere. Egli ha voluto
lettera che ancora si conser- i suoi sales iani come "pa-
va. Oggi la scuola cli Lanzo stori cli giovani " e non sa-
è stata chiusa e gli edi fici rebbe felice cli vederli tra-
sono stati venduti . Che sa- sformati in "guardiani di
rà ora delle at1ivit~1giovani- mura", anche se antiche e
li a Lanzo e nei paes i vici- ca riche di glori a.
ni? L'utile della vendita ser- Chiusa la scuola, che ne sa-
virà per opere nuove a fa- rà cli Lanzo? Ci si è preoc-
vore di ragazzi più bisogno- cupati di mantenere la pre-
si di quelli cli Lanzo? Vor- senza in parrocchia e nel-
remmo una ri sposta dal su- !'oratori o, per il quale re-
periore regionale d' It alia ». sta ass icurala la clisponibi -
Seg uono le firm e.
Lanzo (Torino)
lil à deg li ambienti neces-
sari . In prospelli va, in ri-
sposta a una esplicita richie-
Risponde Giovanni Fcdri-
gotti (*). A seguito della vi-
sita straordinaria al Piemon-
te, il Consiglio Generale si
è posta una esplicita doman-
da nei confronti cli quelle
opere sa les iane che hanno
uno speciale significato sto-
rico, ma che oggi sono in
situazione critica. A Lanzo
è venuta meno la presenza
dei ragazzi che frequenta-
vano quella scuola, fonda-
ta eia Don Bosco nel 1864,
e a cui rimase sempre mol-
to affezionato. La chiusura
clell ' internato, il calo demo-
grafico, la scarsità di per-
sonale salesiano, la vicinan-
za della scuola delle suore
"Albertine", con cui si ri -
schiava una concorrenza,
ecc. sono fra i fattori che
hanno contribuito alla dimi-
nuzione degli allievi e alla
conseguente dec isione cli
chiudere la scuola.
sta ciel cardinale Salclarini ,
si estenderà gradualmente
la cura pastorale anche alla
"zona" circostante. Credo
che don Bosco non sia di-
spiaciuto cli questa soluzio-
ne, che, oltretutto, ha scon-
giurato la definitiv a parten-
za dei sales iani eia Lanzo.
Quanto all ' impiego di even-
tuali "ricavi", c'è solo l' im-
barazzo dell a scelta. La si-
stemazione della nuova se-
de della comunità salesiana
in Lanzo, gli impegni pres i
in Nigeria, i costi previ sti
dal pi ano cli solidariefa con
il Sud Italia (Corigliano Ca-
labro), i progetti di inter-
vento in Piemonte a favore
dei minori in difficoltà (per
ricordare solo alcune delle
ini ziative in corso... ), so-
no ta li da esaurirli e da
spingerci a chiedere, sem-
pre cli nuovo, la solidarietà
dei nostri benefattori.
In questa situazione - co-
me in altre analoghe, che si (*) Consigliere regionale per
stanno profil ando - il cri - l'llalia e il Med io Oriente.
ns MARZO 1996 - 9

1.10 Page 10

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Laici cattolici nel mondo della comunicazione sociale. Danilo e
LA TELEVISIONE
E I SUOI LINGUAGGI
di Danilo e Laura Leonardi
La televisione
ci insegna a diventare
professionalmente
così bravi da raggiungere
il maggior numero
possibile di persone,
soprattutto i giovani.
D a circa dieci anni con mia mo-
glie lavoriamo per Rai uno, la
più nota rete televisiva italiana. lo
sono autore cli testi, mia moglie Lau-
ra si occupa di regia e di organizza-
zione della produzione. Come si può
immaginare lavorare alla TV è un
mestiere complesso in cui devono in-
trecciarsi e concordare conoscenze di
tipo tecnico e altre cli tipo organizza-
tivo e culturale. Per un cattolico im-
pegnato in un settore come questo, è
indispensabile possedere doti cli pa-
zienza e tenacia. Anche in un pro-
gramma tutto destinato a raccogliere
ascolto e quindi spot pubblicitari , si
deve provare a tener desta I' attenzio-
ne al contenuto del messaggio desti-
nato agli spettatori , in modo partico-
lare se si tratta cli ragazzi.
I RAGAZZI ALLA TV
Spesso continui amo a rivolgerci ai
giovani pensando cli avere davanti
una persona che, come noi, poss iede
catego rie e processi logici sviluppa-
tisi a partire da una formazione cli ti-
po tradi zionale-libresco; ma la realtà
è ben diversa. Un bambino cli poco
più cli un anno, oggi è già padrone
ciel telecomando, conosce bene il fun-
zionamento cli quella scatola lumi-
nosa che trova in casa, è stregato e
affasc inato dal videoregistratore che
gli consente cli godersi i film in car-
toni animati contenuti in una picco-
la cassetta che il papà o la mamma
gli regalano. Questo stesso bambino
mangia in compagnia dello schermo
illuminato, co,nunque vi trascorre da-
vanti parecchie ore al giorno. Potrà
mai crescere con le abitudini e gli
schemi mentali che abbiamo noi ,
nati quando la TV trasmetteva solo
pochi e misuratissimi programmi?
I Danilo Leonardi,
autore di testi per RAl/1.
10 - MARZO 1996 IIS

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Laura lavorano a Raiuno, il primo canale televisivo nazionale.
UNO STILE DI VITA
Il potente mezzo dell a TV, oggetto
de lle bramos ie di chi detiene il po-
tere, tende spesso a d ivenire mezzo
che produce guasti e catti ve abitud i-
ni: la presentazione d i modelli con-
sumistic i, il bombardamento pubbli-
citario conseguente, la prolife razione
dell ' uso de ll a violenza come evento
spettacol are che cattura l' attenzione ·
degli spettatori , la sessualità rappre-
sentata spesso in maniera di storta e
superficiale, sono queste le colpe che
più di frequente vengono imputate al-
la TV. Sarebbe anche g iusto ricerca-
re il motivo di tale degenerazione.
Non sarà che, anche da parte nostra,
per troppo tempo si è fa tto fi nta che
questo mezzo potentiss imo non es i-
stesse, non avesse un suo ling uaggio
specifico, trascurando di impegnarc i
a fo ndo per sv iluppare le grandi ca-
pac ità positi ve che pure poss iede?
Forse ancora oggi non abbiamo chia-
ra la percezione che la TV (con il suo
cug ino, il computer) ha rivoluziona-
to le stesse capacità cognitive de lle
nuove generazioni.
Danilo e Laura Leonardi sono due
cooperatori di Roma, da poco diven-
tati mamma e papà di una bambina
che hanno chiamato Maria Sole. Le
loro strade si sono incontrate con la
complicità della TV. Si sono infatti
conosciuti e innamorati proprio fre-
quentando i corsi del laboratorio di
comunicazione sociale, una scuola
per ideatori e realizzatori di program-
mi radiotelevisivi, realizzata per ini-
ziativa dell'Ufficio comunicazioni so-
ciali del Vicariato di Roma. Danilo si
è prevalentemente occupato di pro-
grammi per ragazzi e bambini (prima
Bigi, ora Solletico). Laura invece ha
lavorato per i programmi dell'Anto-
niano di Bologna (Sabato dello Zec-
chino, Zecchino d'oro, Festa della
I Mamma.. .) e poi per le "rubriche reli-
giose" (Parola e Vita).
o
Laura e Danllo Leonardl
a Torino, pellegrlnl a Valdocco.
FACCIAMO
AUTOCRITICA
L' un ica via che c i resta per non
perdere contatto con la sua realtà, è
porc i al suo livell o, prov are a guar-
dare al mondo con la sua prospetti-
va, proprio come ci ha insegnato
Don Bosco. Questa, credo, è l' unica
strada educativa percorribile per co-
struire positivamente in una realtà
molteplice come quella odierna. Pro-
prio perché molte sono le agenzie
educative (pensate a quanta plurali-
tà di stimoli e suggestioni porta la TV
nelle nostre case) noi dovremmo cer-
care di saper entrare in concorrenza
con le altre e saperl e battere non so-
lo perché il nostro messaggio è buono
(carico di fo rza positiva), ma perché
noi siamo così brav i profess ionalmen-
te da fa rlo percepire in qu anto tale
dal maggior numero poss ibile di per-
sone, in modo particol are dai giovani.
Certo, è necessario fare un a pro-
fo nda autocritica, perché non abbia-
mo ascoltato con la dovuta attenzio-
ne le raccomandazioni che la Chi esa
« La tivù influisce negativamente sul . m1ss1one del condizionamento -
mio modo di pensare». Lo ammette spiega don Severino De Pieri, che
un adolescente su 4, come fa sape- con don Giorgio Tonolo e altri colla-
re un'indagine del Cospes su « L'età boratori ha realizzato la ricerca - vie-
incompiuta» (LDC, 1995). Fonte di ne spontaneamente fatta soprattutto
« attrattiva irresistibile », in tanti casi da quindicenni, che in modo quasi
la televisione esercita una dipen- istintivo si lasciano incantare da al-
denza problematica sui soggetti più cuni programmi televisivi. Sono sog-
esposti, meno critici e pertanto anche getti che, ancora piuttosto immaturi
più condizionabili. Il 15, 1 per cento sotto il profilo critico e comportamen-
dei ragazzi (14-19 anni ; oltre 10 mila tale, subiscono le pressioni di grup-
quelli intervistati in tutta Italia) affer- po e vivono abbastanza asociali. Ma
ma che « seguire la televisione è più abbiamo il dubbio che il condiziona-
forte di me» , il 6,6 per cento ammet- mento agisca anche sugli altri ado-
te che la tivù « mi condiziona negati- lescenti più scaltri e più avvertiti, an-
vamente », il 18 per cento la ritiene che se non hanno il coraggio di am-
« capace d'influire negativamente sul metterlo» (Francesco Dal Mas).
nostro modo di pensare» . « L'am-
o
/JS MARZO 1996 - 11

2.2 Page 12

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- dal Conc ilio in poi - ha sempre fat-
to ri guardo all ' impegno de i cri sti ani
nel campo dei mass-media. Per mol-
ti, la TV è rimasta uno strumento del
demonio, perciò stesso da evi tare co-
sti quel che costi, altri si sono lasciati
conquistare acri ticamente del mezzo
divenendone quas i succubi , altri an--
cora hanno pensato che troppo arduo
sarebbe stato l' impegno, che sono
necessari tanti quattrini che non si
hanno, che basta proibire qualcosa,
censurare qualcos'altro, per ammor-
bidire la bestia. C anche chi ritiene
che basti pi azzare la telecamera da-
vanti a un prete che fa la predi ca per
sfruttare a pieno le potenzialità del
mezzo; così face ndo, in non molto
tempo, abbi amo consegnato la TV a
chi se ne serve per i suoi scopi com-
merc iaii-affaris ti c i-propagandi sti c i
(multinazionali, partiti po li tici, ric-
coni e simili ).
LO SGUARDO LUNGO
Quali spazi rimangono per noi og-
gi per all argare il numero e gli spazi
di quelli che vogli amo raggiungere
con i nostri messaggi attraverso uno
schermo televi siv o? La difesa e l'al-
largamento de l plu ralismo sono es-
senziali per poter nutrire la speranza
UN PO' DI IGIENE CON LA TV
1. Orientate i vostri bambini nella
scelta dei programmi.
2. Concordate con loro il tempo da
dedicare alla TV. Proponete al-
ternative .
3. Parlate con i vostri figli dei pro-
grammi, ascoltate i loro com-
menti.
4. Non lasciate il televisore acceso
durante i pasti. Se ci sono ospi-
ti , niente TV.
5. Con i figli , non usate la TV come
castigo .
I Bambini, grandi consumatori
di TV, già padroni
dei telecomando.
6. Non esagerate con il teleco-
mando .
7. Mentre fanno i compiti, TV spenta.
8. Non è opportuno che abbiano
un loro televisore in camera.
9. Durante l'anno, staccate qual-
che volta la spina (vacanze, qua-
resima... ).
10. Attenti alle posizioni e ad altri in-
convenienti : sgranocchiare fuori
pasto, troppa vicinanza...
Il noto programma per ragazzi
Solletico. Se ne occupa Danilo.
12 - MARZO 1996 BS
di entrare anche noi , sul serio, ne l-
l' universo multimedi ale ormai alle
porte. Chi potrà irradi are le proprie
onde attraverso i satelliti av r~t in ma-
_no il più grande strumento per colo-
ni zzare il mondo conquistando i cer-
velli de i suoi abi tanti . Pure fo nd a-
mentale è creare scuole dove si im -
pari il mestiere di fa re televisione:
in un 'epoca in cui perfi no la poli tica
d iventa un fatto medi atico, ci pare
di fo ndamenta le importanza diffo n-
dere il più poss ibile le conoscenze
riguardo al mezzo te lev isivo. C un
grande spazio da occupare: dalla fo r-
maz ione all 'asco lto critico per geni -
tori , insegnanti e ragazzi, a quella per
la preparazione di professionalità spe-
cific he che siano in grado di affer-
marsi in questo campo. Non possono
certo bastare un istituto universitario
e qualche sporadica ini ziativa nata
dall a buona volontà di singoli : è ne-
cessa rio un impegno sistematico, a
lungo term ine. Fare fonn azione, an-
che a li vell o spirituale, d iventerà im-
poss ibile se non av remo prim a co lti-
vato quelle capacità di libertà e auto-
nomia di valutare e scegliere, alla ba-
se di ogni itinerario fo1mativo, che lo
strapotere dei medi a rischi a progres-
sivamente d i d istruggere con un ' i-
nesorabi le volontà di omo logaz ione
verso modelli artific iali . Educare co-
me Don Bosco, oggi, è fare come fe-
ce lu i, che intuì con geniali tà la gran-
de forza dei medi a del tempo e si lo-
gorò la salute per scrivere libri e pub-
blicare rivi ste. Dopo ol tre cento anni
noi siamo rimasti ai li bri e all e ri vi-
ste, ma i media sono cambiati e noi
abbi amo fa tto fi nta di non vedere.
Danilo e Laura Leonarcli

2.3 Page 13

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ROMA. Immagini dal 24°
Capitolo Generale, iniziato
al Salesianum il 19 febbraio
con la celebrazione eucari-
stica. Alle 1Oin aula magna
la sessione di apertura, con
i discorsi del card. Martinez
Somalo {nella foto), prefetto
della Congregazione degli
istituti di vita consacrata, e
del vicario don Juan Vecchi ,
presidente dell'assemblea.
ROMA. Don Vecchi {nella
foto): « Il Capitolo Generale
è il principale segno di unità
della Congregazione. La no-
stra non è soltanto un'adu-
nanza di amici, né un conve-
gno di studiosi. È il punto di
convergenza di circa 17 mila
salesiani per capire il servi-
zio che devono rendere alla
Chiesa e ai giovani in que-
sto momento della storia ».
ROMA. Ad affrontare il tema
del Capitolo Generale 24°
{Salesiani e laici: comunio-
ne e condivisione nello spi-
rito e nella missione di Don
Bosco) , sono presenti 208
salesiani, tra ispettori e de-
legati. Vi partecipano an-
che 7 salesiani invitati e 20
laici {tra cooperatori , exal-
lievi, VDB , giovani e colla-
boratori) .
ROMA . Madre Marinella
Castagno ha portato il salu-
to delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice. Ha detto: « Negli ul-
timi sei anni "insieme" ab-
biamo fatto un buon cammi-
no ». E ha auspicato "uno
sforzo ulteriore per unire
maggiormente le forze a
livello locale" e realizzare
una migliore condivisione
pastorale.
ROMA. « C'è molta attesa
da parte di noi laici coope-
ratori nei confronti di que-
sto Capitolo Generale .. , ha
detto Roberto Lorenzini
{nella foto) . Gli exallievi/e
da parte loro hanno ricorda-
to che il tema del Capitolo
sul laicato si pone in conti-
nuità con le tematiche
nuove emerse dal Vatica-
no Il.
ROMA. Ben 136 capitolari
{il 65%) partecipano a un
Capitolo Generale per la
prima volta. Sarà determi-
nante il loro voto per l'ele-
zione del nuovo Rettor Mag-
giore, ottavo successore di
Don Bosco. Tra le novità di
maggior rilievo, l'immediata
trasmissione delle notizie
in ogni parte del mondo via
Internet e posta elettronica.
IJS MARZO 1996 - 13

2.4 Page 14

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Il giorno di Pasqua del 1846 Don Bosco portava i suoi primi
CAMPANE DI PASQUA
A .VALDOCCO di Giacomo Bartolino
T orino, 12 aprile 1846. Sui prati
di Valdocco c'è aria di festa. Un
giovane prete piange ,di gioia, in
mezzo ai suoi giovani. E il prete dei
ragazzi , il giovane Don Bosco dei
Becchi di Castelnuovo. Qualche an-
no prima in una sacrestia aveva in-
contrato Bartolomeo Garelli , orfano
e analfabeta, e con lui aveva comin-
ciato a riunire altri ragazzi . Da quel
momento cominciò la difficile ricer-
ca di una sede fissa per il suo orato-
rio di periferia. Oggi, 12 aprile, a
Valdocco è Pasqua, festa di Resur-
rezione.
FINO ALLE LACRIME
Soio la domenica precedente, do-
menica delle Palme, Don Bosco ave-
va vissuto l'amarezza di un nuovo
sfratto. Ce lo confessa lui stesso
nelle sue Memorie: «In sulla sera di
quel giorno rimirai la moltitudine
dei ragazzi che giocavano sul prato
Filippi. Ero solo, sfinito di forze , la
salute malandata. Ritiratomi in di-
sparte mi posi a passeggiare da solo,
e non riuscii a trattenere le lacrime.
"Mio Dio - esclamai - ditemi quel-
lo che devo fare". In quel momento
Le umili origini
di un'opera di Dio
che ebbe inizio
nell'estrema periferia
di Torino 150 anni fa.
arrivò un certo Pancrazio Soave,
che balbettando mi disse: vero
che lei cerca un luogo per fare un
laboratorio?" . "Non un laboratorio,
ma un oratorio". " Non so che diffe-
renz~ ci sia. A ogni modo il posto
c 'è. E del signor Pinardi; venga a ve-
derlo". Era una lunga tettoia (metri

2.5 Page 15

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ragazzi nei prati di Valdocco e inaugurava la cappella Pinardi.
I Torino. Piazza Maria Ausiliatrice.
La celebrazione Eucaristica
di Giovanni Paolo Il nell'88.
I5 per 6), btssa; da un lato si ap-
poggiava al muro della casa, dall 'al-
tro scendeva fino a un metro da
terra. Poteva servire da magazzino o
da legnaia. Ci sono entrato a testa
bassa per non picchiare contro il tetto.
"Troppo bassa, non mi serve", di ssi.
" La farò aggiustare come vuole. Sca-
verò, cambierò pavimento". Trecento
lire d 'affitto. Contratto concluso».
Per questo, oggi, a Valdocco è fe-
sta. La tettoia si è trasformata in cap-
pella per la santa messa di Pasqua.
Ci sono le panche, e sull'altarino i
candelieri, la croce, la lampada e un
piccolo quadro di san Francesco di
Sal es.
Lontano riecheggia lo scampanio
festoso della città. Qui, sui prati di
Valclocco, non c'è nessuna campana.
C il cuore de l giovane prete che
chiama tutti i suoi ragazzi a far festa.
E dopo la messa, sul prato, la gioia
dei giochi: le bocce, i trampoli, la
tromba e il tamburo. « Avevamo pre-
so possesso della nostra casa», an-
noterà Don Bosco nelle Memorie.
Qui , in questa tettoia vecchia e
umida, povera ma calcia cli amore, si
respira aria di casa paterna. C'è il ca-
lore del nido e si ri scopre l' ispirazio-
ne carismatica del Fondatore per la
gioventù povera e abbandonata. Qui
Mamma Margherita con il giovane
figlio prete ha aperto la porta e il
cuore ai primi giovani ospiti, ragazzi
senza tetto, raminghi e affamati. E
dietro alle finestre si vedeva il lume
acceso fino a noi te tarda in cucina.
Sul tappeto verde di questi prati ,
negli anni accesi ciel Ri sorgimento,
da una finestra della Cappe lla Pinar-
di esplose un colpo cli archibugio
che forò la veste di Don Bosco tra il
braccio e le costole, e fece un largo
squarcio sul muro della sacrestia.
I Don Bosco, Valdocco, I giovani:
In questo fantasioso dipinto
di Muslo l'eccezionale opera di Dio.
Ma sugli stessi prati fioriva irresisti -
bile la grande primavera della san-
tità giovanile, con Domenico Savio,
Miche le Magone e Francesco Be-
succo; prendeva vita la congrega-
zione salesiana: don Rua, don Ca-
g liero, don Rinalcli ...
, accanto alla vecchia tettoia , il
"campo dei sogni". La Madonna po-
il suo piede: « E vidi una gran-
dissima chiesa, precisamente nel luo-
go dove avvenne il martirio dei santi
della Legione Tebea ». « La Madon-
na vuole che noi la onoriamo sotto
il titolo di Auxilium Christianorum».
Otto soldi per incominciare, ed ecco
il sogno realizzato per la gloria di
Maria Ausiliatrice: « Hic domus mea,
inde gloria mea ». In questa chiesa-
basilica Don Bosco abbraccia i pri-
mi suoi missionari, mandati ai giova-
ni di tutto il mondo , in uno slancio
che non ebbe confini.
1846-1996
Nella cappella Pinardi , sua prima
casa, Don Bosco siede a mensa coi
suoi figli , condividendo il pane della
Provvidenza per oltre 30 anni. Qui,
ospite alla sua tavola nel 1883 sarà il
giovane sacerdote Achille Ratti che,
divenuto papa Pio Xl , lo eleverà agli
altari.
1888. Casa Pinardi vede partire
l' urna di Don Bosco, padre de i gio-
vani, per il suo riposo alla casa cli
Valsalice. Ma sarà la prima ad accla-
marlo nel ritorno glorioso de lla bea-
tificazione e canonizzazione. «Og-
gi , o Padre, non più so lo a V.aldocco
IIS MARZO 1996 - 15

2.6 Page 16

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IN QUESTI MESI A VALDOCCO
Torino-Valdocco è sede della Cir-
coscrizione speciale Piemonte e
Valle d'Aosta: ben 840 i salesiani,
più di 50 le opere. L'ispettore don
Luigi Testa, 55 anni (nella foto è
con un gruppo di ragazzi torinesi),
ha già messo a punto il program-
ma per i 150 anni.
IMamma Margherita in un disegno
di Muslo. Il 22 aprile si concluderà
a Torino il Processo diocesano per
la sua "causa di canonizzazione".
Anche la mamma di Don Bosco
entrava 150 anni fa a Vaidocco.
torn i ancora. Dei tuoi fi g li immenso
stuolo t'accompagna a tua di mora».
La tua casa è questa.
Le pag ine d i stori a si srotolano
veloci. Attorno a casa Pinardi , il cuo-
re di Valdocco si è dil atato: scuo le,
laboratori , oratorio fest ivo e quotidia-
no, casa generalizia, parrocchia, exal-
1iev i, Fig lie di Mari a Ausili atrice,
ampliamento della basilica.
APRILE 1946. l cento ann i di
vita di casa Pinardi racco lgono la
Fami g lia Sales iana attorno all a pic-
co la cappe ll a, dopo la bu fera de ll a
seconda guerra mondia le. Si respira
ari a di libertà, e volontà di ri costru-
zione. Si impara ad aprirsi ai segni
de i tempi , fede li al cari sma de l Fon-
datore, nello slanc io profe tico de l
Conc ili o Vati cano Il.
1988. Casa Pinardi si riveste con
l'abito di fes ta. Nell 'anno centenario
della motte di Don Bosco, giovani e
pellegrini vengono ad attingere l'ac-
qua fresca del suo spirito: momenti di
studio ~ riflessione, memoria e pre-
ghiera. E un anno di grazia, con la vi -
sita del papa Giovanni Paolo Il venu-
to a onorare questa terra benedetta da
cui è germinato il carisma di Don
Bosco, e a valorizzarne l'attualit~t del
messagg io.
16 - MARZO 1996 IJS
Don Testa, com Valdocco oggi?
« Se Don Bosco tornasse oggi trove-
rebbe ancora qui gli stessi ragazzi
poveri e abbandonati di allora. Non
più i ragazzi delle nostre valli pie-
montesi o della Valtellina di un tem-
po, ma i figli degli immigrati o dei ter-
zomondiali, che trovano accoglienza
nelle due scuole di Valdocco e nel
popolare oratorio parrocchiale, e con
lo stesso spirito di allora ».
Quest'anno tra le iniziative di rilie-
vo ci sarà la nascita di un paio di
nuovi oratori.
« Il 4 di febbraio abbiamo già collo-
cato la prima pietra dell'oratorio di
Corigliano Calabro, città gemellata
con la nostra ispettoria; l'altro verrà
inaugurato il 4 di maggio ad Akure, in
Nigeria. Un oratorio a Sud d'Italia e
un altro in Africa : è l'oratorio di Don
Bosco che continua e si estende. Ma
abbiamo già approvato per quest'an-
no il progetto "La casa del vicino" a
servizio dei ragazzi in difficoltà nel-
l'ambito delle attività dell'oratorio-par-
rocchia san Paolo a Torino. E dare-
mo impulso alle iniziative oratoriane
già in atto in alcune zone di frontiera
della città ».
Quali manifestazioni avete pro-
grammato per questi mesi?
« Sarà tutto un intrecciarsi di inizia-
tive. Il 12 aprile per la Famiglia Sale-
siana sarà una giornata di preghie-
ra, e si concluderà con un momento
1996. Ce lebri amo i 150 anni. En-
triamo ne lla penombra e nel silenzio
de lla cappell a Pinardi , rannicchi ata
in quel piccolo angolo di Yaldocco,
ancora caldo come un nido di rondi -
ni. C i accoglie sull o sfondo JI C ri-
~to, ri so rto da l bui o de l sepolcro.
E ancora Pasqua di risurrezione. Co-
me in que l lontano 12 aprile 1846. La
di riflessione per i giovani. Domeni-
ca 14 ci sarà il grande convegno per
gli exallievi di Valdocco e il 25 la ma-
nifestazione religiosa per l'ispettoria.
Per questa occasione speriamo di po-
ter avere tra noi il nuovo Rettor Mag-
giore e qualcuno del nuovo Consiglio.
La manifestazione esterna ufficiale,
alla quale prenderanno parte le au-
torità civili e religiose della città e
della diocesi, la terremo invece il 17
maggio. Ancora ad aprile inaugure-
remo la nuova casa di accoglienza e
di ritiri giovanili Casa Mamma Mar•
gherita (ricordiamo che quest'anno
è anche il 150° anniversario della ve-
nuta di Mamma Margherita a Valdoc-
co). Ad aprile-maggio Valdocco ospi-
terà la mostra itinerante sulle "dimen-
sioni missionarie della vocazione sa-
lesiana" allestita dalla procura mis-
sionaria di Valdocco. Mentre l'edificio
delle camerette di Don Bosco sarà
ristrutturato in modo che chi viene a
visitarlo non si incontri soltanto con
dei documenti del passato , ma riceva
quei messaggi che provengono dalla
storia e dallo sviluppo dell'opera sa-
lesiana ».
o
Tettoia Pinardi , questo vecchi o libro
di tante memorie, continu a a rac-
contare c che avvenne in que l lon-
tano mattino di primavera. Que l pra-
to verde fu l' inizio, la meta d 'amore
de l padre dei g iovani . "Eravamo po-
chi , eravamo poveri , ma c'era lui ... ";
e suonavano le campane di Pasqua.
Giacomo Bartolino

2.7 Page 17

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IL MESE IN LIBRERIA
Libri novità a cura di Giuseppe Morante
PRENDERSI CURA DI SÉ
PER PRENDERSI CURA
DEI FIGLI
Proposta di training
per genitori
di Raffaele Mastromarino
LDC Leumann (To) 1995
pp. 222, lire 19.000
Appare come un dato di
fatto la situazione di disagio
in cui si trovano, forse senza
colpa, i genitori di oggi che
fanno molta fatica ad assu-
mersi il compito di educare i
figli , lasciandoli così in una
confusione esistenziale. Que-
sto libro analizza le cause pro-
fonde del disagio educativo,
offrendo un aiuto concreto per
diventare "buoni genitori" cioè
"educatori". Comprendere se
stessi per comprendere i figli ,
aiutandoli adeguatamente in
ogni stadio di crescita: confi-
denza nella vita, allargamento
della propria esperienza, nor-
male apertura agli altri, orien-
tamento e vocazione, attività
creativa, costruzione e com-
petenza, separazione affetti-
va, emancipazione.
Il libro, più che un aiuto alla
riflessione personale, si offre
come una guida per una
scuola dei genitori per ani-
matori pastorali, perché richie-
de il confronto e suppone un
itinerario pratico di apprendi-
mento esperienziale.
PASSI VERSO LA BIBBIA
Primo accostamento
alla Parola di Dio per gruppi
di Annelise Hecht
LDC, Leumann (To) 1995
pp. 104, lire 9.000
Il volumetto è inserito in una fa-
cile quanto interessante collana
(Bibbia. Proposte e metodi) ,
oggi assolutamente importante,
che vuole favorire la compren-
sione e la diffusione della Bib-
bia. La concreta metodologia
descritta vuole aiutare a legge-
re la Bibbia in gruppo e propo-
ne a tale scopo indicazioni pra-
tiche in forma breve e chiara.
LE SETTE
Che dire? Che fare?
di Jean Vernelle
LDC, Leumann (To) 1995
pp. 238, lire 20.000
Il problema delle nuove religioni
che prolificano in questo tempo
di fine millennio (conquistando
anche fette rilevanti di cattolici)
preoccupa la Chiesa perché
crea confusione anche tra la
gente semplice. Sembra che il
sacro, buttato dalla porta dalle
spinte materialistiche , stia rien-
trando dalla finestra .
li libro, in modo semplice e con-
creto, legge questo fenomeno
religioso nelle sue varie com-
ponenti (da quelle più innocue a
quelle più aggressive), e offre
suggerimenti su come affron-
tarle pastoralmente, con lo sco-
po di evitare le confusioni e gui-
dare a una comprensione del
fenomeno .
J. Schopena
R. Mlon
J, Bljffl
A. JlmtnlZOrtlz
F. Demmlul
R.Alberdl
J.•M. PtlKcllre
R. TonoUI
M. Mldall
I GIOVANI
FRA
INDIFFERENZA
E NUOVA
RELIGIOSITÀ
Acurn di Cosimo Semerc110
-COLLOQUI 17
EOl!HICE ELLE OICI
I GIOVANI
FRA INDIFFERENZA
E NUOVA RELIGIOSITÀ
Situazione e orientamenti
di Cosimo Semeraro (a cura di)
LDC , Leumann (To) 1995
pp. 264, lire 25.0oo·
Gli Atti di questo Colloquio in-
ternazionale salesiano analizza-
no, sotto diversi aspetti, la que-
stione emergente del fenome-
no della indifferenza religiosa e
della nuova religiosità, riferita al-
la realtà giovanile . L'operatore
della pastorale giovanile non si
può tranquillizzare con l'idea
che si tratti di una semplice cri-
si di crescita nello sviluppo ver-
so un orizzonte più ampio. Una
cosa sembra fuori dubbio nella
cultura moderna : come la vita
lotta per una vittoria costante-
mente in pericolo sulla malattia
e sulla morte, così la fede deve
lottare per una vittoria sempre
rinnovata s.ul dubbio, sull'indif-
ferenza, sulla incredulità e su
una religiosità senza ragione. È
su questa linea che si impegna
ogni discorso educativo e cate-
chelico, compito non facile ma
certamente impegnativo ed ar-
ricchente .
LA FAMIGLIA PER
L'EDUCAZIONE DEI GIOVANI
Problema? Ostacolo?
Risorsa?
di Guglielmo Malizia (a cura di)
LAS, Roma 1995
pp. 256, lire 30 .000
Non si offre un trattato scientifi-
co sull'educazione familiare , ma
le riflessioni e le indicazioni di
un convegno di aggiornamento
pedagogico organizzato dall'U-
niversità Salesiana, nella ormai
tradizionale proposta di ogni ini-
zio d'anno : tra riflessione teori-
ca e propositività operativa.
Una parte è dedicata alla de-
scrizione dell'analisi della situa-
zione familiare , nel tentativo di
recuperarne la sua forza edu-
cativa, utilizzando le voci dal vi-
vo di genitori e figli. In un'altra
si analizza il vissuto facendone
emergere bisogni, domande, si-
gnificati. Si offrono poi prospet-
tive operative percorribili e adat-
tabili alle condizioni attuali , in vi-
sta di un futuro più umano per
la famiglia e per i giovani.
Va richiesto in piazza dell'Ateneo
Salesiano, 1 - 00139 Roma.
LA COMUNITÀ CROCE
E DELIZIA
Le gioie e le difficoltà
del vivere Insieme
di Carlos G. Valles
Paoline, Milano 1995
pp. 136, lire 14.000
La vita religiosa comunitaria og-
gi non è facile, perché anch'es-
sa è soggetta al travaglio delle
trasformazioni culturali. Ma nes-
sun prontuario può adeguata-
mente esprimere la complessa
realtà di un gruppo di persone
(uomini o donne) che passano
tutta la vita condividendo abita-
zione e cibo, mentre lavorano
per il Regno. La scelta degli ar-
gomenti di questo libro è corag-
giosa e attuale: intimità, com-
petizione, dialogo, sensibilità,
potere. Sono le questioni scot-
tanti di ogni comunità, e cia-
scuna è trattata con compren-
sione e ricchezza di esempi,
con tatto e chiarezza.
CAIU.OS C . \\'AtJ,l!S
La comunità
croce edelizia
Le gioie e le difficoltà
del vivere insieme
BS MARZO 1996 - 17

2.8 Page 18

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Figlie di Maria Ausiliatrice e salesiani lavorano nella parrocchia
Al Villaggio Marie
Dominique l'anno
scolastico è al primo
rodaggio.
I giovani approdano
qui portati dall'incertezza,
in cerca di lavoro
e di casa.
- Abidjan (Costa d'Avorio). Francine, venditrice d'acqua.
Sullo sfondo i grattacieli di Abidjan
sembrano irreali. Là è la grande
ville, la città del sogno, la Venezia
dei tropici , distesa sulla laguna. Ma
lungo le strade di Koumassi ci sono
case cli una stanza e, se ci si avven-
tura a piedi tra i vicoli ciel quartiere,
si scopre che forse la parola casa è
trqppo grande.
E qui il mio primo impatto con la
gente della Costa d' Avorio, in un cal-
do giorno d'estate. Qui abitano 300
mila persone, in gran pmte esuli dal
Burkina Faso, dal Ghana, dal Mali. In
cerca di lavoro, di stabilità, di pace.
18 - MARZO 1996 BS ·
QUATTRO PASSI
A KOUMASSI
Koumassi è un quartiere coloratis-
simo, a ridosso dell ' aeroporto, deli-
mitato da una delle grandi arterie che
lo collegano al centro di Abidjan. Ma
basta inoltrarsi nel quartiere e per-
correre qualche strada per incontrare
un altro mondo. La gente vive prati-
camente sulla strada. I muezzin rit-
mano il tempo del giorno, da prima
dell ' alba fin dopo il tramonto. Alle
sei la prima luce e la vita si accende
di rumori e di colore. Allora la gente
comincia a riversm·si sulle strade.
Lungo la strada si vende di tutto:
dalla frutta alla carne arrostita. Del
resto basta un pezzo di legno come
tavolo e qualcosa per proteggersi dal
sole per mettere in piedi un punto-
vendita. Il mercato vero e proprio è
indescrivibile: bisogna conoscerlo per
non perdersi tra un banco e l' altro e
non cadere nelle innumerevoli bu-
che. Già perché qui il comune non
ha previsto nessun servizio e lungo
le strade scorrono rivoli scuri e ma-
leodoranti . La laguna ci arriva con
acquitrini malsani dove la malaria
imperversa.
Sulla strada, di giorno, ci sono gli
incontri, le amicizie, le soste al ripa-
ro di strisce d'ombra. Sulla strada, la
sera, i bambini si in saponano e si
sciacquano, mentre le mamme, poco
più in là cuociono il riso o le pan-
nocchie sul fuoco.
A qualunque ora del giorno i ra-
gazzi ti corrono incontro gridando
" ma soeur" (mia suora), e se intuisco-
no un obiettivo fotografico sono su-
bito in posa per esibire uno di quei
loro magnifici sorrisi. Ma girare per
la bidonville del quartiere, che si
estende dietro il villaggio Maria Do-
menica con una macchina fotografi-
ca, mi sembra un gesto violento.
Si vede solo grigio antracite: tutto è
nero e non basta il sole dell'equatore
a dare un tocco di allegria. Ancora
una volta solo i bambini riescono a
sorridere, a giocare con le macchini-
ne costruite con le lattine vecchie, a
rubarsi una gomma bruciacchiata da
far correre.
«Cosa possono fare tre suore in un
ambiente in gran parte musulmano,
in mezzo a una babele di lingue? »,

2.9 Page 19

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San Francesco d'Assisi, alla periferia di Abidjan.
chiedo a suor Laura, una romana vi-
vac issima, che riesce a scambiare
quattro parole anche in burkinabé.
«Abbiamo cominciato a venire nella
bidonville tutte le domeniche. Ci ha
guidate Agnes, una giovane che co-
nosce le abitudini e la lingua della
gente. Ci siamo fatte conoscere un
po' per volta. Abbiamo incontrato so-
prattutto le donne. Le abbiamo ascol-
tate. Era inutile fare progetti di inter-
vento senza sentire quello che vole,-
vano, quello di cui hanno bisogno. E
un lavoro lungo. Ma forse qui ci pos-
sono venire solo le suore. Un prete
fa più fatica, anche perché i musul-
mani non accettano che un uomo ri-
volga la parol a alla sua donn a».
Mentre camm iniamo, i bambi ni si
aggrappano al vesti to: mi toccano per
vedere se sono di plastica, così bian-
ca come sono. E il cuore è stretto.
Come si può crescere nella polvere
gri gia di queste catapecchie affolla-
te? Le ragazze sono quas i tutte anal-
fa bete. Bisogna cominciare presto a
rac imolare qualche soldo vendendo
acqua gelata, arrostendo pannocchie,
vendendo qualunque cosa. Scambi a-
mo poche parole con le donne.
IL PRATO DEL SOGNO
Il Villaggio Maria Domenica con-
fin a proprio con questa zona di Kou-
massi dove si ammassano i rifugiati .
Era un prato, solo due anni fa. Ora c'è
una casa chiara, su due ali, pronta ad
accogliere il centro giovanile, corsi
di alfabetizzazione, un centro di pro-
mozione femminile, piccoli stands
per vendere i prodotti, e un foyer per
ragazze sole o in difficoltà.
Nessuno poteva sperarci , neppure
madre Marinella Castagno che aveva
seminato qualche medaglia di Mari a
Ausiliatrice, pregando che le trattati-
ve andassero in porto.
li 1993 era passato cercando terre-
ni e padroni e fi nendo sempre in un
intrico di problemi. Om1ai le suore si
erano rassegnate a comprare due pic-
coli appezzamenti , uno per la casa e
uno per il centro cli promozione. Ma
il prato del sogno era sempre : non
troppo lontano dalla parrocchi a,
non troppo lontano dalla casa dei sa-
lesiani . Tra i più poveri. Suor Ber-
narda, una spagnola intraprendente,
e suor Laura non volevano darsi per
La Costa d'Avorio è un grande Paese
dell'Africa Ovest, sulla sponda atlanti-
ca. Era tra i più ricchi della regione, fino
al 1970, quando l'esasperazione di una
politica economica volta all'estero
(caffè, cacao, cotone ...) ha progressi-
vamente impoverito la produzione di
generi per il consumo interno. Il 40 per
cento dell'intera popolazione (12 milio-
ni) vive nella capitale Abidjan, ammassa-
ta in grandi quartieri privi quasi sempre
di servizi. L'analfabetismo raggiunge il
30 per cento della popolazione, perché
per potersi iscrivere occorre avere al-
meno le scarpe, un quaderno, un vesti-
to. Le famiglie che non possono assicu-
rare questo minimo equipaggiamento
mandano i figli a vendere qualcosa per
le strade. Ma il sogno di avere un posto
negli uffici climatizzati della "grande
ville", spinge i giovani a trovare ogni si-
stema pur di avere i soldi necessari per
studiare. Peccato che il colpo di grazia
venga dalla corruzione della classe in-
segnante. La ripresa economica appare
molto lontana. Passerà attraverso la ri-
presa della produttività della terra. Ma il
sogno della città è troppo forte . Anche
per i disperati. Nella foto, spirito di ini-
ziativa di una ragazzina, che vende per
le strade.
Koumassi (Abidjan-Costa d'Avorio). li quartiere
della parrocchia salesiana San Francesco d'Assisi.
Nella parrocchia salesiana San Francesco d'Assisi in
Abidjan (Costa d'Avorio) i Salesiani hanno awiato per i ra-
gazzi il Centro Don Bosco e le Figlie di Maria Ausiliatrice il
Villaggio Maria Domenica. Arrivate nel 1992, le suore
hanno iniziato un centro di promozione femminile, corsi di
prima alfabetizzazione, attività culturali e di sostegno sco-
lastico. Sta per sorgere un foyer, cioè un piccolo centro di
accoglienza per ragazze in difficoltà e ci sono in cantiere
mille progetti per dare alle ragazze la possibilità di impa-
rare a guadagnarsi il piatto di riso. L'opera dei Salesiani e
delle suore è riconosciuta dal governo come "organizzazio-
ne non governativa": ciò facilita l'impegno di intraprendere
qualsiasi iniziativa culturale a favore dei giovani.
IAbidjan (Costa d'Avorio).
Suor Bernarda Garcia e suor
Laura Gaeta. A Koumassi
si sta costruendo
il villaggio "Marie Dominique".
/JS MARZO 1996 - 19

2.10 Page 20

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Ebbe davvero il cuore mis-
sionario e fu un grande benefattore
dell 'India don Antonio Alessi ju-
nior, morto a Torino a 81 anni nel
febbraio scorso. A Vehololi, a 80
km da Bombay, e a Kurkuria, nel
Bihar, impiantò due "città dell'a-
more", con ospedale, casette per i
lebbrosi, laboratori e piantagioni. A
questo scopo fondò l'associazione
I Fratelli Dimenticati. Con l'aiuto
di molti generosi benefattori pro-
curò a decine di migliaia di bam-
bini vitto, alloggio e istruzione.
A Foppenico, in provincia di
Bergamo, per iniziativa del pan-o-
co don Franco Gherardi è sorta la
Cooperativa Don Bosco. «Il nostro
obiettivo è l'addestramento profes-
sionale di ex tossicodipendenti, di-
sabili, ammalati psichici, ecc., vale
a dire di persone che avrebbero
difficoltà a inserirsi nel mercato
del lavoro», dice il paiToco. La
cooperativa è stata intitolata a Don
Bosco per la fiducia che questo
Santo ha riposto nei giovani in dif-
ficoltà nella Torino del suo tempo.
L'arcivescovo di Foggia-
Bovino mons. Giuseppe Casale
ha tenuto una solenne concelebra-
zione in cattedrale per 500 fedeli
laici, ai quali ha conferito il man-
dato di annunciare il Vangelo nel-
la diocesi. I missionari , scelti nel-
le 50 parrocchie, andranno a due
a due, porta a porta in tutte le ca-
se. Nei loro incontri raccoglieran-
no anche infom1azioni per un ' a-
nalisi sulla religiosità dei foggia-
ni, le loro speranze, l' immagine
di Chiesa. «Non possiamo più vi-
vere nell'immobilismo », ha detto
mons. Casale, « bisogna rischiare
strategie pastorali».
Il neo laureato Paolo Ferre-
ro ha discusso nel dicembre scorso
presso l'università di Torino la sua
lesi sul tema: La figura e l'opera
dell'architetto Giulio Valotti, sale-
siano laico ( 1881-1953). L'archi-
tetto salesiano, un lombardo ac-
colto giovanissimo a Valdocco da
don Rua, divenne presto responsa-
bile dell'Ufficio Tecnico della con-
gregazione salesiana e diresse i la-
vori di un gran numero di chiese e
istituti a Torino e a Roma.
ns 20 - MARZO 1996
vinte. Cullavano la speranza di arri-
varci, ma non si illudevano troppo,
avendo ormai pratica degli infiniti
dedali della burocrazia, anche africa-
na. Puntuali , i Santi del cielo sono
arrivati.
I Suor Laura e suor Bernarda.
Appena fuori Abidjan,
un altro mondo.
tivo. Possono intraprendere qualsiasi
attività a favore dei giovani e delle
donne della Costa d'Avorio.
DOVE OSANO LE AQUILE
« Avete bisogno di qualcosa? ». La
domanda le colse di sprovvista. Era-
no capitate ali ' incontro degli organi-
smi non governativi per caso. Uno
dei casi della Provvidenza. E quella
signora dall'età indescrivibile veni-
va loro incontro, quasi intuendo i
progetti, tutti nel cassetto, perché non
c'era l'ombra del terreno. Madame
de Corssou, moglie del console fran-
cese, dal febbraio 1994, fa parte del-
la sto~ia del Villaggio Maria Dome-
nica. E una di quelle donne che non
si fermano di fronte a niente, che
tempestano i grandi senza lasciar lo-
ro troppo tempo per decidere. « [ po-
veri non possono aspettare ». Tra don-
ne della stessa tempra l' intesa è stata
spontanea. Alcune domande precise.
Alcune intuizioni che sembravano
irrealizzabili . È bastato questo a far
scatenare le domande e i progetti. Il
grande terreno sognato è stato con-
cesso dal comune. In un anno, con
l'appoggio della cooperazione fran-
cese che ha finanziato l'opera, sono
sorte le prime due ali della casa, tanto
da poter avviare l'attività scolastica.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice, og-
gi, sono l'unica congregazione reli-
giosa femminile riconosciuta dal go-
verno come organismo non governa-
I SENTIERI PORTANO
LONTANO
« Qui sorgerà un salone polivalen-
te ». «Qui, vicino all'entrata, ci sarà
un maquis, cioè un piccolo pu,nto-ri-
storo e la boutique ». Pennetteranno
alle ragazze di vendere i prodotti. «E
laggiù il foyer ». Suor Laura mi mo-
stra quello che ancora non c'è dentro
il grande muro di cinta, ma che è stato
studiato fin nei minimi particolari.
La processione di ragazze e ragazzi ,
che vengono a leggere la grande ba-
checa con le attività dell'anno è con-
tinua. « E per chi ha più di vent ' an-
ni? », chiedono molte donne, con
bambini sulla schiena. « Anche noi
vorremmo imparare a leggere e a
scrivere o a fare qualcosa ». Anche i
ragazzi reclamano. Per fortuna per
loro c'è il Centro Don Bosco.
Molti chiedono « Chi è don Bosco
o chi è Maria Domenica? ». « Vieni .
Ti racconteremo », è l' immancabile
risposta. Già. Perché a Koumassi il
carisma salesiano è tutto da impian-
tare. E il quartiere è grande. Le forze
poche, calcolando il numero dei gio-
vani . Ma alla speranza non si può
tarpare le ali.
Margherita Dal Lago

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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DOSSIER
a cura di Antonio Mélida
I
~
LA RUSSIA E VICINA
Sulle rovine dell'impero russo si sta muovendo ovunque
una nuova sensibilità sociale, culturale e religiosa.
La presenza salesiana per la ricostruzione della fede, soprattutto dei giovani.
I I cambio di regime ha po1tato in Russia grandi no-
vità, e ha provocato conseguenze impreviste in tutti
i settori, non escluso quello religioso. I dati statistici
non sono certo in grado di rilevare I.a situazione reli-
giosa in tutta la sua profondità, ma dalle statistiche ri-
sulta che circa il 25 per cento della popolazione co-
sciente dice di credere in Dio. Questo dato è in costante
aumento a partire dal 1987: indica quindi una tenden-
za che non dovrebbe mutare almeno nei prossimi anni.
Benché dall'inizio degli anni Sessanta la stragrande
maggioranza della popolazione avesse cessato di cre-
dere agli idoli proposti dal comunismo, ciò non signi-
fica che si sia verificato un passaggio automatico dal-
1'ateismo alla fede in Dio. Occorre tener presente che,
per tanti decenni, "credente" e " ignorante" sono stati
in Russia termini sinonimi.
Quel che si può invece considerare tramontato è l'atei-
smo militante e aggressivo. Gli atei convinti non supera-
no oggi il 16 per cento della popolazione e solo il due
per cento giudica che la religione sia nociva alla società.
Taskent. Bambini intorno
al monumento dedicato ai popoli.
BS MARZO 1996 - 21

3.2 Page 22

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Foua·attorno alla chiesa ortodossa.
Mosca. Nella capitale e ovunque
una gioventù ormai senza idoli.
Russia, 1991.
McDonald anche a Mosca.
22 - MARZO 1996 BS
La mentalità dominante non è più
atea, ma non è neppure cristiana: è
vuota. Da campo infestato dalle
male erbe, la terra russa è diventata
un deserto con qualche religiosità.
Se dovessimo giudicare dai numeri
fomiti dalle statistiche dovremmo
concludere che la Russia è diventata
"territorio pagano".
IL CAMMINO
DELLA CHIESA
La Circoscrizione Est «Immaco-
lata Concezione di Maria », fondata
ufficialmente il 15 agosto 1994, pre-
senta oggi un quadro pastorale che
ha del prodigioso, se consideriamo
le difficoltà che ha dovuto superare.
Sono 68 i salesiani impegnati nel -
l' immenso territorio dell 'ex Unione
Sovietica, 13 case e 18 altre presen-
ze sparse in cinque nazioni: Ben 42
i giovani salesiani in formazione.
19 i novizi: 14 a Oktiabrskij (Rus-
sia), 3 a Kopiec (Polonia), 2 in Ita-
lia (a Pinerolo). Complessivamente
i salesiani della Circoscrizione Est
sono 102 (59 sacerdoti, 1 salesiano
laico, 42 chierici).
I salesiani e le loro opere si pon-
gono a servizio della nuova sete di
religiosità che vedono diffusa ovun-
que, indipendentemente della pre-
senza o meno di una chiesa o di un
sacerdote. Ricordiamo che in Russia
oggi si diventa credenti non tanto
per nascita, quanto per la conversio-
ne di persone adulte. La religiosità
non è dunque acquisita per tradizio-
ne, ma per scelta personale, esigen-
za accolta e assecondata.
Senza considerare l' Ucraina, la
Lettonia, l'Estonia e la Lituania, la
Chiesa è mticolata in sei diocesi. Tre
di esse sono situate in Bielorussia,
dove i cattolici superano i due milio-
ni, una è attiva nella Russia europea
con sede a Mosca, una in Siberia (co-
stituisce la diocesi più vasta dei mon-
do, affidata a un giovane vescovo po-
co più che qum·antenne e a 33 sacer-
doti), e una copre le cinque repubbli-
che asiatiche ciel Kazakistan, Uzbeki-
stan, Turkmenistan , Tagikistan e Kir-
ghizistan, dove la maggior parte della
popolazione è musulmana.

3.3 Page 23

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PRESENZA SALESIANA NELL'EX UNIONE SOVIETICA
21 sacerdoti, 1 salesiano laico.
3 Figlie di Maria Ausiliatrice a
Mosca.
Aldan : cappelle, oratorio, cate-
chesi, visite missionarie.
Mosca: sede della Circoscrizione
Est, parrocchia, oratorio, cateche-
si, insegnamento nelle scuole.
Samara: parrocchia, oratorio, ca-
techesi.
Sankt PetersburglGatchina: par-
rocchia, scuola grafica.
Saratov: parrocchia, oratorio, ca-
techesi.
Rostov : parrocchia e cappelle,
oratorio, catechesi.
Yakutsk : progetto centro giovani-
le, pastorale generale, cappella.
8 sacerdoti e un chierico tirocinante
6 Figlie di Maria Ausiliatrice a
Kaunas; una a Vilnius
Alytus : parrocchia, gruppi giova-
nili, catechesi.
Kaunas: parrocchia, oratorio, cate-
chesi, associazioni, centro coo-
peratori, centro exallievi, cappel-
lanie.
Rumsiskes : parrocchia e chiese
liliali, oratorio, catechesi, pasto-
rale nelle carceri minorili.
VIinius: parrocchia, catechesi,
centro Volontarie Don Bosco.
13 sacerdoti e 3 chierici tirocinanti.
Figlie di Maria Ausiliatrice: 3 a
Lviv e 3 a Odessa.
Korostysiv: parrocchia con par-
rocchie filiali, oratorio, catechesi.
Lviv: parrocchia, oratorio, cate-
chesi, cappellanie.
Odessa : parrocchia, oratorio, cap-
pellanie, catechesi.
14 sacerdoti e un chierico.
3 Figlie di Maria Ausiliatrice a
Smarhon.
Asmiana : parrocchia con una fi-
liale, cappellanie, oratorio, cate-
chesi.
Llda: parrocchia con parrocchie fi-
liali, cappellanie, oratorio, cate-
chesi.
Smarhon: parrocchie, oratorio,
catechesi, cappellanie.
3 sacerdoti.
C'chaitbila: 5 parrocchie, orato-
rio, catechesi.
Tbilisi: residenza nunziatura apo-
stolica per i paesi del Caucaso.
Turc'ch: 1O parrocchie, oratorio,
catechesi.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice di
Russia hanno sette novizie (a
Roma, in via Cami/luccia) e una
FMA in formazione a Roma.
I Mosca, 1991 . La Chiesa dell'Immacolata, oggi parrocchia
salesiana. Al centro il vescovo mons. Kondrusiewic,
a destra il parroco don Zaniewski, a sinistra
don Cusinato, direttore di Mogliano Veneto, dell'ispettoria
Veneta Est, gemellata con la Russia.
Federazione Russa
Lituania. Madre Marinella Castagno
e alcune FMA alla "Collina delle Croci ".
Yaku lsk
Aldan
Ragazzini per le strade di Mosca.
Piccolo venditore di giornali.

3.4 Page 24

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Il mondo salesiano è impegnato quest'anno nel «Progetto Yakutsk»,
per la costruzione di un centro giovanile nell'estremo nord-est della Russia.
I modesti inizi di una missione coraggiosa nella grande Siberia.
PRIMI PASSI NEL PAESE
DEL GRANDE FREDDO
di Jozef Daniel Pravda
L a missione siberiana ha dei pre-
cedenti lontani. Dopo il colpo di
stato dei bolscevichi nell'ottobre
1917, in Cecoslovacchia cominciò
una corrente di preghiera per la con-
versione della Russia. Molti giovani
cechi e slovacchi sj preparavano nel
Collegio "Russicum" per lavorare in
Russia. Dopo la Seconda guerra
mondiale, quando la Cecoslovacchia
era caduta sotto la dominazione rus-
sa e la Chiesa era duramente perse-
guitata, i credenti cattolici pregaro-
no ancora di più per la Russia. C'e-
rano contatti continu i tra le due Chie-
se perseguitate, cattolica e ortodos-
sa; attraverso la Slovacchia passava
molta letteratura religiosa all 'Unio-
ne Sovietica.
Con i cambiamenti del 1989, i
contatti divennero più liberi e più in-
tensi: un gruppo di seminaristi sale-
siani si manteneva in corrispondenza
con Padre Bytautas, cli Novosibirsk,
l'unico sacerdote cattolico che lavo-
rava in quel momento in Siberia.
Grazie alle sue lettere, i seminaristi
vennero a sapere che la situazione
era completamente cambiata e che
c 'era una grande apertura verso la re-
ligione, in particolare verso il cristia-
nesimo.
Nella primavera del 1991 partii per
la Siberia e trovai che l'ambiente era
molto propizio per aprire una prima
presenza salesiana. AJ mio rientro a
Vilnius (Lituania) incontrai il nuovo
amministratore apostolico per la Si-
beria, monsignor Joseph Werth, che
manifestò il desiderio di avere i sale-
siani nella sua diocesi, la più grande
del mondo.
I superiori dell' ispettoria di Brati-
slava (Slovacchia) decisero di invia-
re me e don Joseph Toth in Siberia
24 - MARZO 1996 BS
per esaminare la situazione in modo
più approfondito. Rientrammo con un
contratto in tasca che consentiva di
collaborare con il dipartimento per
l'educazione popolare della regione
cli Aldan. Il dipartimento ci permet-
teva di costruire una casa e aspettava
da noi una collaborazione nel!' ambi-
to dell'educazione etica e delle lin-
gue straniere.
LA POVERTÀ DEGLI INIZI
Quando, un anno dopo, i primi tre
salesiani arrivarono a Aldan, niente
era stato fatto di ciò che era previsto
nel contratto. Decisero tuttavia di
restare ad Aldan e di incominciare
qualche attivi tà in un piccolo appar-
tamento in un edificio di legno alla
Aldan (Siberia).
La prima comunità salesiana.
periferia della città. In pochi giorni
il pavimento dell 'appartamento crol-
lò. Era l'estate 1992. Incominciam-
mo a insegnare in varie scuole lingua
francese, etica, introduzione alla re-
li gione, e ci mettemmo in collabora-
zione con l' orfanotrofio dello stato,
mentre cominciammo a costruire una
casa per i salesiani e per i ragazzi al
centro della città, esattamente dove,
negli anni '30, la CEKA (madre del
KGB) fucilava i cattoli ci.
La nostra comunità cattolica era
molto piccola: a volte arrivavano a
quindici i partecipanti all a liturgia
domenicale. Intanto abbiamo fatto
le prime esperienze con i giovani e
lavoravamo in quattro scuol e. La
gente s'interessava molto alla reli-
gione e ci invitava di continuo. Era
il momento del primo entusiasmo
dopo il periodo della repressione.

3.5 Page 25

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-
Yakutsk (Siberia). Il centro giovanile è sorto
in un vecchio magazzino.
LA QUESTIONE RELIGIOSA IN SIBERIA
In Siberia il comunismo ha distrutto praticamente tutte le chiese e
i monasteri : qui era tanto più facile dato che, per le condizioni cli-
matiche, erano di legno. A Yakutsk c'è per ora una chiesa di
legno che funziona, e un'altra fabbricata in mattoni nella quale si
trovano gli archivi di stato. Questa sarà restituita alla Chiesa orto-
dossa. Al di fuori di queste due chiese, ce n'è ancora un'altra in
provincia, che è stata adibita a museo. La popolazione attuale
russa si dichiara per principio cristiana ortodossa. Questo non si-
gnifica assolutamente che sia credente e, meno ancora, prati-
cante (per gli ortodossi però è sufficiente andare in chiesa una
volta all'anno per confessarsi e comunicarsi) . I Yakuti vivono in
uno stato spirituale confuso: la maggior parte si dichiara pagana.
Una parte di essi sta per il ritorno alle credenze degli antenati. Gli
altri stanno per l'ortodossia. Alcuni entrano nelle sette protestanti.
C'è anche un buon numero di Yakuti che, sentendosi asiatici,
preferiscono le religioni di origine asiatica o lo stesso islamismo.
È un popolo comunque che cerca Dio.
Yakutsk (Siberia). Nonostante i 20° sotto zero
i ragazzi non rinunciano al pallone.
- Aldan (Siberia). Al mercatino locale.
PROSPETTIVE
Ad Aldan e dintonù i giovani sono
molto vulnerabili, nervosi, aggressivi:
sono le vittime del passato regime che
ha creato un clima da campo di con-
centramento, cioè, di sospetto, denun-
cia, persecuzione; le vittime di circo-
stanze familiari difficili (non c'è prati-
camente una famiglia senza un divor-
zio), dell'alcoolismo. L'alcooJismo
arriva al 60 per cento della popolazio-
ne (alcuni dicono al 90 per cento).
Nell'estate 1993 due cooperatrici
salesiane ci hanno raggiunto e lavo-
rano nelle scuole e nell'orfanotrofio.
La nostra casa funziona come centro
di giovani, centro di attività sociali e
caritative e come cappella/parrocchia
della comunità cattolica, che si è mol-
tiplicata.
Tentiamo ora di acquistare un pez-
zo di terreno v1c1110 alla casa per
campi di gioco e bisognerà pensare
a una specie di internato per gli ado-
lescenti che escono dagli orfanotrofi
dello stato e che si trovano senza tet-
to e per la strada.
Nel J994 abbiamo organizzato co-
lonie estive per ragazzi e giovani
della città, con l' aiuto di otto giovani
volontari slovacchi e di giovani del
posto: è stato un vero successo. Que-
sta esperienza dei giovani volontari
ha avuto una forte risonanza nella
stessa Slovacchia e ha provocato la
nascita di un movimento missionario
fra i giovani e fra gli adulti.
L'ispettoria di Bratislava (Slovac-
chia) ha deciso di aprire una seconda
presenza salesiana in Siberia, a Ya-
kutsk e due sacerdoti salesiani con
una Volontaria di Don Bosco vivono
e Lavorano nell.a capitale della Yaku-
tia dalJ 'ottob1·e scorso, con lo scopo
preciso di studiare possibilità e for-
ma di aprire un centro giovanile.
Sono a contatto con le autorità lo-
cali, che si mostrano molto favore-
voli a questa idea. Hanno offerto alla
congregazione uno dei vari immobili
in costruzione, non finiti a causa
depa forte crisi economica del paese.
E il "Progetto Yakutsk": Centro
giovanile '96: si tratta di finirne la
costruzione e organizzare il Centro. I
salesiani vivono in un piccolo appar-
tamento e lavorano con successo in
due scuole, insegnando per ora solo
educazione etica, perché la costitu-
zione russa non permette attività reli-
giose nelle scuole statali. Hanno af-
fittato un locale che funziona come
mini-centro giovanile e serve alle
riunioni della comunità cattolica.
BS MARZO 1996 - 25

3.6 Page 26

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Il ricupero della chiesa dei fedeli di rito latino a Leopoli.
La nuova pastorale, attenta al rito bizantino e ai giovani. L'amicizia con gli ortodossi.
MARIA-POKROVA-AUSILIATRICE
INUCRAINA
Leopoli (Ucraina). Per l'Inaugurazione della chiesa
era presente anche don Omero Paron, del. Consiglio
generale (primo a sinistra). Al centro don Dziedziel,
delegato del rettor maggiore; di fianco, il superiore
della Circoscrizione Est, don Weder.
A destra, la chiesa dopo il restauro.
Pokrova in italiano significa "Au-
siliatrice". Ricordate il sogno di
Don Bosco? La statuetta della Ma-
donna nel cortile di Valdocco, allar-
gando il suo manto, salvò dall'ele-
fante tutti coloro che vi sj rifugiaro-
no. Ebbene, ali' AusWatrice-Pok:rova,
che in Ucraina vuol dire appunto
manto-rifugio, è stata consacrata una
chiesa a Leopoli. Una cbjesa che ha
una storia singolare e travagliata.
Sorta negli annj '30 per i fedeli di
rito latino e affidata ai salesiani del-
1'ispettoria polacca con sede a Cra-
covia, dopo la seconda guerra mon-
diale fu trasfomrnta dai russi in un
magazzino di libri. Tutto intorno vi
piantarono degli alberi che col tem-
po ne coprirono la vista e proprio da-
vanti alla facciata le autorità militari
innalzarono una specie di piedistal-
lo con un carro annato, per celebrare
la vittoria sui tedeschi.
Dopo il crollo del comunismo, nel
1991 l'Ucraina divenne stato indi-
pendente, e i cattolici comindarono
a chiedere la restituzione delle varie
26 - MARZO 1996 BS
chiese che erano state sequestrate ne- vuole partire sconfitti in partenza. I
gli anni del regime. Nel 1994, dopo cattolici di rito latino secondo le ul-
molte traversie, la chiesa deJI ' Ausi- time statistiche sono soltanto qual-
liatrice-Pokrova fu consegnata ai sa- che migliaio in tutta l'Ucraina Occi-
les ianj ucraini di rito greco-cattolico. dentale e hanno a disposizione 57
Primo parroco di questa chiesa, che è chiese, che sono pii:1 che sufficienti.
una delle più belle di Leopoli , fu de- · La maggioranza della popolazione è
signato don Vasyl Sapelak.
di rito orientale ed è in questa pro-
spettiva che si deve lavorare per ri-
sultare efficaci. Si devono preparare
i salesiani eh.e vogliono lavorare in
IL QUADRO PASTORALE Ucraina a imparare la lingua e a co-
noscere il rito orientale. Non sarà
Primo impegno di don Vasyl fu facile, ma è necessario. Ogni popolo
quello di far uscire la chiesa-parroc- ha un suo modo di lodare e venerare
chia dallo stato di abbandono in cui Dio. Si tratta in fondo di "incultu-
si trovava. E il restauro fu eseguito rarsi" nel paese. Chi oggi vuole an-
in collaborazione con l'Istituto delle dare a fare il -missionario in Mada-
Belle Arti. Don Vasyl fece anche ta- gascar, impara prima la lingua, stu-
gliare alcuni alberi e rimuovere il dia la cultura dei malgasci, e poi in-
carro armato. Più impegnativo fu il comincia la sua missione. La stessa
lavoro pastornle, che privilegiò tre cosa si deve fare con l'Est! Altri-
aree: il rito bizantino-ucraino, il la- menti si corre il pericolo che i fedeli
voro tra i giovani e l'i ndirizzo ecu- identifichino i salesiani con la Chie-
menico.
sa latina (o con i polacchi o i bielo-
L'adozione del rito bizantino-ucrai- russi), cioè con una Chiesa importa-
no appare fondamentale, se non si ta dall 'estero.

3.7 Page 27

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A GATCHINA L'EX FALEGNAMERIA DIVENTA PARROCCHIA
di Onorino Pistellato
A Gatchina, presso San Pietroburgo, abbiamo ottenuto il
prolungamento della Convenzione che permette al nostro
Centro di operare nella scuola statale e nel convitto. I sette
anni previsti inizialmente sono diventati venti. Si può guar-
dare così con maggior fiducia al futuro . Finalmente sono
state consegnate anche le chiavi dei locali del sotterraneo
della chiesa cattolica Beata Vergine del Carmine. La parte
superiore, cioè la chiesa vera e propria, è inservibile e di-
roccata. Si tratta di una ex falegnameria, di un garage e un
magazzino. L'ex falegnameria funziona ora provvisoria-
mente (ma fino a quando?) da luogo di celebrazione e di
incontro. Lo stato attuale si presenta peggio della tettoia
Pinardi del primo oratorio di Don Bosco.
Domenica 3 dicembre è stata celebrata la prima messa,
presenti una cinquantina di fedeli. Il giorno dell'Immacolata,
in Russia non festivo, è stata benedetta con una certa so-
lennità, ma anche in un ambiente ancora "freddo, spoglio e
povero" una statua della Vergine Immacolata, la Madonna
dei progetti di Dio.
Ai cinque salesiani si sono aggiunti un giovane in forma-
zione della Georgia e un sacerdote polacco proveniente
dall'Ucraina. Lavorava in una parrocchia non lontana da
Cernobyl e la sua salute risente delle radiazioni. Vi sono
anche tre ragazze volontarie, due tedesche e una ameri-
cana. La nostra è una comunità di cinque nazionalità di-
verse , se includiamo la cuoca russa !
Abbiamo 121 ragazzi che frequentano i corsi del nostro
Centro: tre classi di grafica e due classi di commercio.
L'oratorio è frequentato da una cinquantina di ragazzini.
Domenica 1O dicembre a San Pietroburgo è stato ufficiai-
mente riaperto il seminario della sconfinata diocesi della
Russia Europea (dal Baltico agli Urali!). Era stato chiuso
con la grande rivoluzione socialista del 1917. Si è trattato di
un avvenimento storico: presenti cinque vescovi, i rappre-
sentanti della Chiesa ortodossa, luterana-finlandese e tede-
sca e i rappresentanti di varie organizzazioni che aiutano la
Chiesa dell'Est. La celebrazione è durata quattro ore e
mezza. Sono cinquanta i seminaristi di tre diocesi. I primi
preti li avremo nella Pentecoste del 1999 e si spera che sia
lo stesso Papa a ordinarli. Mons. Kondrusiewic, arcivesco-
vo di Mosca, nell'omelia ha detto: « La Russia cattolica ora
vive di trasfusione di sangue. Sono circa 80 i sacerdoti stra-
nieri che lavorano qui. Ma questi seminaristi sono autentico
sangue russo che permetterà al corpo di irrobustirsi! ».
del Carmelo, che ospiterà la
.- .-,
_;_-:-J'- _-_· .-.--
-
-
-,.:y ,r-:,ora .:c.
- Una via centrale di San Pietroburgo.
I GIOVANI
. E L'ECUMENISMO
Sono mol ti i giovani a Leopoli, e
non vedono davanti a sé un futuro
troppo brillante. In chiesa ci vengono
e in molti. Don Vasyl, c0n un gruppo
di chierici e prenovizi, li raccoglie in
gruppo. Le suore hanno un oratorio.
I giovani collaborano con la parroc-
chia e l 'oratorio; individuando per
esempio le famiglie povere a cui de-
stinare glj aiuti che vengono dalJ 'Oc-
cidente. E stato stampato un catechi-
smo che fo rse sarà adottato come
testo ufficiale nella scuola pubblica.
Sono già usciti i primi due vollUni, e
gli altri tre sono in 1.avorazione. Per i
giovani si organizzano anche gite in
pullman. Insomma c'è una discreta
attività. L'episcopato tedesco fi nan-
zierà la costruzione di un grande cen-
tro giovanile presso la chiesa e Lo da-
rà in gestione alla parrocchia. Le pro-
spettive sembrano buone.
I salesiani di rito orientale sono
molto amati a Leopoli e da tutti , per-
ché ,rappresentano una novJt~. I reli-
giosi che vivono qui da parecchio
tempo non hanno avuto modo di
evolversi, fanno fatica ad aprirsi alle
cose nuove. Chi è venuto recentemen-
te dall ' Occidente è portatore solo di
novità sia nel campo della liturgia
che nel lavoro apostolico. Con que-
ste novità, ma anche con una buona
dose di umiltà e apertura verso tutti,
La comunità salesiana ha trovato l' a-
micizia degli ortodossi. Don Vasyl
invita per le :feste il vescovo orto,-
dosso, che a s ua volta ricambia. E
nata una bella e stabile amicizia con
la comunità ortodossa. Il o.uovo cen-
tro sarà aperto anche agli ortodossi
e tutti potranno usufruire di quella
nuova sbruttura. Chissà ohe un gior-
no i salesiani , siano ess i ucraini ,
siano russi o polacchi, non diventino
fa utori con il loro umile lavoro di
una un ione duratura.
O
BS MARZO 1996 - 27

3.8 Page 28

▲back to top
- COME DON BOSCO
di Bruno Ferrero
ALLA MESSA SI EDUCA "timbrare il cartellino" e tutto quello
che desiderano è che finisca presto.
· Ecco alcuni degli atteggiamenti es-
I N F A M I G L I A senziali per partecipare e non solo as-
sistere alla messa. Tutti devono es-
La vita di fede dovrebbe essere come l'acqua per i pesci,
sere in qualche modo "educati prima".
Prepararsi per un avvenimento im-
qualcosa di indispensabile in cui si vive facendo le cose portante e sentire la festa. In fa-
importanti dell'esistenza. miglia, è importante imparare a pre-
parare con gioia le feste, gli ono-
U na madre domandò quando
avrebbe dovuto iniziare a edu-
care la figlia . « Quanti anni ha la
bambina? », domandò a sua volta
l'esperto. « Cinque ». « Cinque! Corri
a casal Sei già in ritardo di cinque
anni! ». Se questo è certo per l'edu-
cazione in generale, è verissimo per
l'educazione spirituale. Le riviste reli-
giose e i parroci sono sempre più
spesso assillati da domande del tipo :
« Ho allevato i miei figli nella fede ,
ma adesso che sono grandi si ri -
fiutano di andare a messa. Che cosa
devo fare? ». Le risposte sono quasi
sempre farfugliati inviti a pazientare,
il comportamento dei genitori
conta più delle loro parole;
non bisogna avere paura di dire
chiaramente quello che si pensa,
fosse anche un deciso "no", ai propri
figli , perché qualunque sia la rea -
zione visibile , hanno un bisogno
vitale di punti di riferimento.
ciò che i genitori si dicono tra di
loro è più importante di ciò che essi
dicono ai figli : non si può pretendere
che i bambini prendano sul serio la
vita spirituale se non sentono i geni-
tori parlare d'altro che di automobili,
soldi, mangiare, scuola o sberle.
mastici e le ricorrenze , anche quelle
degli amici, e predisporre l'atmosfera
giusta. La messa deve essere sentita
come uno splendido evento per il qua-
le si vestono a festa il corpo e il cuo~e.
La gioia di incontrarsi e di essere
accolti. Quando si riceve o si ricambia
la visita di parenti e di amici, i bambini
sono chiamati a partecipare all 'in-
contro e ai suoi riti : abbracci, strette di
mano, dialoghi, scambi di doni.
Perdono. È difficile dire: "Perdonami".
Lo è altrettanto dire: "Ti perdono". Ma
solo se queste esperienze sono real-
mente vissute in famiglia, si compren-
dono i riti iniziali della messa.
a pregare, a sperare.
LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA. Ascolto. Quanto ci si ascolta in fami-
Molti genitori si sentono sinceramente Questo è valido anche per educare i glia? Pochissimo. Le orecchie sono
in colpa e si chiedono in che cosa figli a quel pc1rticolare e fondamentale costantemente "occupate" da· suoni
possano avere sbagliato. Parlando momento della vita cristiana che è la elettronici. Così è difficile ascoltare le
dell'educazione spirituale in famiglia, santa messa. Perché la messa entri a parole vive, semplici e dirette che più
abbiamo affermato che la vita spiri- far parte della vita, i bambini devono volte nella messa sono definite "Parola
tuale si forma nel clima di un'educa- percepire e vivere gli atteggiamenti di Dio", e che dovrebbero arrivare al
zione "atmosferica". Le linee portanti che in essa sono celebrati. Si va a cuore di chi ascolta.
di questo tipo di pedagogia potreb- messa per piacere e non per dovere. Lettura ad alta voce. Per molti bam-
bero essere riassunte così :
Mentre troppi vanno a messa per bini la lettura ad alta voce rischia di
essere un semplice rumore di fondo.
Fare silenzio. Bisognerebbe ogni
tanto giocare con i bambini "ad
ascoltare il silenzio".
Rispondere. Quando si va a una fe-
sta, non si va soltanto ad ascoltare.
Si parla, si condividono i ricordi e i
pareri, si grida talvolta la propria gio-
ia e il proprio consenso . I bambini
devono imparare che si va a messa
non solo per ascoltare e ricevere .
Nella messa esprimiamo il nostro
accordo con la Parola di Dio con
l"'Amen" e !"'Alleluia" e diciamo forte
la nostra fede nel "Credo".
Sentirsi parte di una comunità .
"Far parte di. .. " è un'esperienza che
di solito i bambini vivono con entu-
siasmo.
I Un ragazzo irlandese fa la
Comunione al calice. Anche i più
giovani devono partecipare alla
messa, non solo essere presenti.

3.9 Page 29

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Pregare. La preghiera con la mam-
ma e il papà è una di quelle espe-
rienze che si imprimono nella perso-
na in modo indelebile. Ed è il modo
migliore di imparare a pregare.
Donare. I bambini devono scoprire la
soddisfazione di ricevere e di fare
piccoli regali.
Il sacrificio fatto per amore. Per
questa esperienza i genitori possono
davvero essere i maestri più adatti, a
patto di volerlo essere.
Memoria . I bambini e i ragazzi di
oggi vivono praticamente solo nel
presente , in una specie di "tutto e
subito" quasi ossessivo. Hanno biso-
gno di imparare la bellezza e l'utilità
del ricordare le persone e gli avve-
nimenti del passato.
Padre. Se la parola non ha un senso
profondo e vivo nella vita quotidiana,
difficilmente lo acquisterà durante la
messa. E finirà per essere una
parola cincischiata in più.
Scambiarsi segni di fraternità.
Sorridere ai vicini , salutare cordial -
mente, augurare bene e felicità a chi
si incontra : la civiltà dell'amore co-
mincia così.
Mangiare insieme. A tavola , in fa-
miglia, si impara a condividere il cibo
e le parole . Solo se questo avviene
davvero, i bambini possono com-
prendere il senso della parola
"banchetto" che tante · volte ricorre
durante la messa.
Ringraziare. La gratitudine chiara-
mente espressa, l'apprezzamento re-
ciproco , la riconoscenza dovrebbero
essere alcuni dei valori portanti della
convivenza familiare .
Essere benedetti. È una sensazio-
ne bellissima, ma oggi quasi scono-
sciuta. Nel "Benedizionale" ufficiale
della Chiesa c'è anche la bene-
dizione ai figli data dai genitori. Ma
quanti genitori lo sanno?
Ricevere una missione di testimo-
nianza e di impegno. Quando ci si
lascia, dopo una festa o dopo un
incontro, si fanno tante promesse .
Spesso si prendono impegni per il
futuro : "Non ci dimenticheremo!". Se
la festa è stata bella e piena di gioia,
si desidera soprattutto ritrovarsi .
Nello stesso tempo si è più sod-
disfatti, più ricchi dentro. Anche i
bambini possono accorgersi che esi-
stono avvenimenti ed incontri che
cambiano la vita. E la messa è il più
grande di tutti.
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angelo. Trovare le parole giuste
per dirlo ... perché si deve tener
conto delle orecchie che ascoltano.
Don Bosco si adattava all'uditorio,
prendeva a parte i ragazzi per far
loro catechismo. E si può parlare di
Dio anche senza nominarlo, senza
offre un futuro, un mestiere per
rendersi utile alla società, un avve-
nire possibile? Padre è colui che ti
apre un avvenire, che ti chiama a
"essere". Non c'è educazione senza
attenzione alla "vocazione", senza
"pro-vocazione".
far pensare ai ragazzi che devono
per forza far parte di una "tribù ".
ome Gesù. Amare cristianamen-
L'educatore cristiano può contri - te , è amare "come ". Amare come
buire a un vero risveglio della fede Gesù, fare come Gesù. Don Bosco
favorendo lo sguardo cristiano su ricorda spesso nei suoi scritti che si
ciò che lo circonda : sul giovane, il deve agire come Gesù. Ha un sen-
mondo, la cultura .. . Ama la formu - so profondo dell'Incarnazione. È im-
la: evangelizzare educando.
portante per verificare la verità dei
nostri atteggiamen-
hiamati (a es-
~ ti e dei nostri slan-
sere). Non ci si
deve stup· ire se i@LHélENO:NBF4A RCHB,E: ~
g1o~ani si muo~o- PARLARE !)El
no incerti . tra v10- .suo &ES<l!!
~ lMIO Gf<SV~,-
q,
ci religiosi. È con
Gesù che dobbia-
mo confrontarci . I
giovani a Valdocco
lenza e noia, quan-
dd? l'un!cot. prohgett~
1 socie a c e s1
~~~1 AP
/ ~\\' ,,
~
~
pregavano molto,
ma il loro modo di
fare non era quello
offre loro è quello _:_....;-=~-------'--r',_ di una "setta".
•............................
INTI.ICa n.u: Na
INSEGNARE RELIGIONE
Rivista bimestrale. Strumento di
lavoro per l'insegnamento
della religione cattolica nella
secondaria inferiore e superiore.
Cinque numeri all'anno
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IJS MARZO 1996 - 29

3.10 Page 30

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- . . - - .,., -:-' . .
i_EJJ5\\/\\ cULi\\
A volte si sorride, come scelte di vita stravaganti e folcloristiche.
...
LE NUOVE RELIGIOSITA
di Giorgio Torrisi
Un fenomeno in crescita
che sta modificando
il panorama religioso
e culturale di molte
regioni del mondo.
E manda in crisi
la nostra pastorale.
IUn seguace di Shoko Asahara
in meditazione. Proprio un anno fa
la Aum Shinrikyo, la setta guidata
da Shoko, è stata accusata
di aver compiuto l'attentato al gas
nella metropolitana di Tokyo.
ri cercata secondo gli esperti nel
disagio di fronte all a società mo-
derna tecnologica e complessa.
La religiosità, dicono, aiuta a
superare i disagi, offre prote-
z ione, un ambiente più "a mi-
sura d ' uomo", meno massifica-
to. Così sarebbe per /-lare Kri-
shna, dove la convivenza co-
munitaria aiuterebbe gli ade-
renti a ricuperare valori al-
ternativi e spesso sconosci uti
all e società moderne. In altri
casi e in altre confessioni il con-
tatto con la società addirittura viene
rifiutato e contrastato: si abbandona
il mondo e le sue contraddizioni al
suo destino. È questo il caso dei te-
stimoni di Geova, il gruppo in Itali a
più diffuso e vivace, circa 175 mila.
UNA CLASSIFICAZIONE
L e cifre sono eloquenti e proble-
matiche. Sarebbero 30 milioni
g li aderenti alle sette in America
Latina, un paio di milioni in Euro-
pa, dieci milioni in Africa. Un feno-
meno in crescita e comp lesso. E in
movimento, perché il panorama si
fa ogni giorno più vasto e complica-
to, mentre i dati hanno bisogno di un
continuo aggiornamento. Sono de-
30 - MARZO 1996 IJS
I
cine di migliaia le sette nuove e tra-
dizionali, molte delle quali traggono
ispirazione dal Vangelo. In Italia il
ministro degli interni Coronas al ter-
mine del '95 nel suo rapporto di fi-
ne anno si è occupato anche delle
nuove sette e ne ha individuate 366.
Ma c'è chi dice che sarebbero di più,
addirittura 600. L'origine di queste
forme nuove di religiosità andrebbe
Seguiamo Massimo Jntrovigne,
presidente del CESNUR (Centro in-
ternazionale di studi sulle nuove re-
ligioni) e presentiamo un quadro
riassuntivo di questi fenomeni. In-
trovigne, autore di vari libri su lle
nuove religiosità e uno dei massimi
esperti in questo campo suddivide
in quattro categorie questi movi-
menti religiosi.
1. Gli evangelici e i pentecostali.
Gli aderenti sono ancora protestanti
nella dottrina di fondo, ma si distin-
guono per un attaccamento più let-
terale alla Bibbia, una maggiore at-
tenzione ai temi apocalittici e mira-
co los i (riti di guarigione, dono delle
lingue), meno disponibilit~1, anzi osti-

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

▲back to top
Ma milioni di persone in ogni parte del mondo aderiscono alle nuove religioni.
lità, verso l'ecumenismo, un prose-
litismo spesso aggress ivo. Trovano
l'appoggio delle cosiddette « para-
chiese», che spesso fa nno capo a pre-
dicatori statunitensi di grido o alla
diffusione di libri di successo. Co-
storo presentano un "cristianesimo
evangelico", invitando gli ascoltatori
ad aderire a una Chiesa di loro scel-
ta, purché "fedele alla Bibbia". Spes-
so vengono semplicemente scambia-
ti per nuovi gruppi protestanti o set-
te, non senza equivoci.
2. Le sette in senso stretto. Si
tratta di gruppi che rivendicano
un 'origine cristiana, ma non rientra-
no in nessuna delle linee di sviluppo
del cristianesimo, come i testimoni di
Geova, i mormoni, la chiesa neoapo-
stolica. La loro espansione sembra-
va avere raggiunto il culmine negli
anni '80. Oggi approfittano molto del
clima di libertà dell 'Europa dell 'Est,
dove confluiscono in modo massic-
cio con uomini e mezzi.
3. I gruppi di origine orientale.
Si dice che in Europa siano in decli-
no, ma questo è abbastanza vero so-
lo per i gruppi indiani , non per quel-
li giapponesi. Coloriti nei gesti e nel-
1'abbigliamento, movimenti come gli
Hare Krishna e gli «arancioni » di
Rajneesh, sono oggetto di curiosità
e guardati a volte con simpatia. La lo-
ro consistenza numerica è stata spesso
sopravvalutata, tuttavia pur limitati
di numero, eserci tano una certa in-
fluenza nel costume, contribuendo
per esempio alla diffusione dell a cre-
denza nella reincarnazione. lntrovi-
gne ri ferisce che la reincarnazione,
secondo alcune inchieste, viene ac-
cettata da un inglese su tre, uno sviz-
zero su quattro, un italiano su cin-
que. È un fatto che mostra come la
nuova religiosità coinvolga molte più
persone di quante non vi aderi scano
form a lm e nte .
4. I movimenti magici. È una ca-
tegori a " nuova", in quanto partendo
e susc itando curios ità nei confronti
dell a magia, lo spiritismo e il sata-
ni smo, questi gruppi si organizzano
in modo simile ai nuovi movimenti
religiosi. Nel suo libro Il cappelfo
del mago lntrovigne ha censito oltre
200 mov imenti di ·questo genere,
spesso piccoli . Alcuni però raggiun-
gono decine di migliaia di seguaci,
come il movimento gnostico fond a-
to in America Latina dal colombia-
no Samuel Aun Weor, oggi diffuso
anche in Europa.
LEGATE
DA UN FILO ROSSO
Individuare in poche righe le cau-
se dell' affermarsi di queste nuove re-
ligiosità, sarebbe presunzione. C
chi sottolinea che spesso questi mo-
vimenti nascono dal di sagio verso il
cri stianes imo tradizionale. Non so-
lo, ci sono cristiani che pensano che
la Chiesa sia oggi così corrotta ,che
non è più poss ibile riformarl a. E la
corrente da cui hanno origine nor-
malmente le sette cristi ane. In que-
sto senso molte comunità ecclesiali
sono chiamate in causa. Ma come
ricordavamo, il nostro è un tempo
di grandi cambiamenti culturali, e
c chi sente forte l'esigenza di ri-
trovare la propria umanità, di dife n-
dersi dalla cultura dei medi a, dall ' ur-
banizzazione, dalla tecnologia, dalla
stessa organizzazione religiosa. Molti
poi sentono una forte esigenza di spi-
« I nuovi movimenti religiosi comin-
ciarono con un successo insospet-
tato all'inizio degli anni '60, prima
negli USA e poco dopo anche in Eu-
ropa e in altri continentì. Il primo
impatto fu conflittuale sia per il coin-
volgimento di giovani che entravano
in lotta con le loro famiglie, sia per-
ché i mass-media davano notizie so-
vente sensazionalistiche a riguardo
delle nuove "sette" esotiche, molte
volte di origine orientale. Le cifre dei
seguaci dei singoli movimenti furono
e vengono tuttora gonfiate per motivi
di propaganda . C'è d.a aspettarsi
che all'avvicinarsi del 2000 diventino
vivaci. Intorno al magico cambio di
millennio si collega una generale
paura del futuro » (Jol e Bajzek) .
« Negli ambienti della nuova religio -
sità si rinuncia persino alla realtà di
un Dio personale e, naturalmente, a
ogni tipo di contenuti dottrinali. Sol-
tanto attraverso una sintonia e iden-
tificazione mistica con la natura e
l'universo l'uomo arriverà alla libertà,
sviluppando tutte le sue potenzialità
personali. Questa spiritualità senza
trascendenza personale è un ele-
mento essenziale nel movimento del-
la New Age . La maggior parte della
gente inizia la ricerca spirituale co-
me una ricerca di significato. Si sen-
te una nostalgia crescente per le co-
se spirituali in mezzo al materialismo ·
consumista, ma si rifiuta la religione
tradizionale come luogo dove trovar-
le » (Antonio Jiménez Ortiz) .
o
I Liturgie e ritrovi suggestivi.
Nella toto, pentecostali
che si preparano al battesimo.
BS MARZO 1996 - 31

4.2 Page 32

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32 - MARZO 1996 BS
ritualità che le Chiese di oggi non
riescono a soddisfare efficacemente.
Sono in tanti a desiderare forme
espressive religiose nuove, cariche
di emotività e di contenuti biblici. E
mentre le parrocchie appaiono spes-
so troppo vaste e impersonali, le set-
te si presentano come delle piccole
comunità nelle quali la persona si
sente conosciuta e valorizzata. I laici,
uomini e donne, spesso assenti o po-
co coinvolti nella nostra pastorale,
qui trovano ruoli di comando.
Alla nostra liturgia a volte fredda e
sbrigativa, le sette rispondono con in-
contri religiosi in cui emerge una fe-
de vivace e pa11ecipata. Alle nostre ti-
midezze nell'inculturarci tra le masse,
le sette non temono di parlare il lin-
guaggio del popolo e di incarnarsi an-
che a livelli culturali molto semplici.
Nei paesi del terzo mondo in parti-
colare la vasta diffusione delle sette
trova spiegazione nella loro proposta
religiosa, che viene ricercata come li-
berazione dalle pàure inconsce, come
protezione contro le stregonerie e le
vaiie malattie. Su questo versante le
sette promettono molto e subito.
NON BASTA
CONDANNARE
Sette religiose, parachiese, culti
esoterici, satanismo: uno strano cock-
tail di Bibbia, magia, oriente e altro,
che si beve anche in Italia. Come fer-
mare l'emorragia di fedeli? È eviden-
te che le sette e i nuovi culti riescono
a sfruttare a loro favore i punti deboli
della nostra pastorale. Sappiamo che
mentre molti di noi cattolici ignorano
le prime nozioni di catechismo, essi
ci sovrastano citando a memoria i
versetti biblici. Alla nostra pastorale,
le sette contrappongono i loro discor-
si accattivanti di rinnovamento radi-
cale della società e parlano di una
spiritualità dell'incontro personale
con Gesù Cristo, un ' adesione radica-
le e rassicurante alla morale biblica.
È un fatto che in alcune nazioni le
sette si oppongono alla dottrina so-
ciale della Chiesa, specialmente per
ciò che riguarda la difesa dei poveri
e gli sforzi per una promozione uma-
na integrale. Si sa che le sette non
sono estranee ai grossi giri finanzia-
ri , e che i loro fondatori non di rado
si sono spudoratamente arricchiti. Ma
non tutto in questi nuovi movimenti
merita disapprovazione. La vivacità
del loro movimento missionario, l' im-
pegno affidato ai nuovi "convertiti",
l'efficacia dei loro mezzi di diffu-
sione devono metterci in discussio-
ne e spingerci a rendere più dinami-
ca l'attività evangelizzatrice della
Chiesa. Vi sono metodi usati da al-
cune sette che sono contrari allo spi-
rito evangelico, non rispettosi della
libertà. Ma non ci si può limitare a
condannare. Anche se la Chiesa de-
ve difendersi da queste sette e nuovi
movimenti, non può assumere sol-
tanto un atteggiamento negativo, con-
siderando gli aderenti solo come ne-
mici da combattere. Secondo il car-
dinale nigeriano Francis Arinze, pre-
sidente ·del Consiglio per il dialogo
interreligioso, si deve cercare il dialo-
go con tutti, dove è possibile, e so-
prattutto rispondere ai bisogni insod-
disfatti dei cristiani, su cui fanno le-
va le sette per fare proseliti.
Giorgio Torrisi

4.3 Page 33

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IL DIARIO DI ANDREA
di Jéan-François Meurs
IO HO UN CONTO
IN BANCA
Dicono i genitori: «Sappiamo cosa sia il piacere di avere dei soldi
e che cosa sia non averne». Ma sulla "paghetta" da dare ai figli,
non hanno le idee chiare e si domandano:
«Quanto e come dare? E se diamo troppo? O troppo poco?
Come valutare le loro necessità?
Ecome fare accettare le diverse esigenze a seconda dell'età?»
ché non aveva un conto in banca .
« Ne ho già avuto uno. Ma era sem-
pre vuoto . Preferisco chiedere di
volta in volta, quando ho bisogno di
qualcosa: ti giuro che ci guadagni.. .
lo conosco i miei vecchi , vogliono
essere dei buoni genitori e fanno di
tutto per farmi contento ».
«E se te li rifiutano? ».
«Credo che loro abbiano paura che
io rubi o add irittura che spacci dro-
ga! Per questo non hanno il corag-
gio di rifiutarmeli , perché non faccia
delle sciocchezze ... ».
e arlo ha avuto un bellissimo ln-
victa . Per lui è un affare : lo ha
pagato "solo" 250 mila lire . Se lo
può permettere! Da parte mia que-
sto lo considero un bel malloppo!
Ti rendi conto? Un lnvicta! E tutti a
sbavare d'invidia!
Carlo non avrebbe dovuto cambiare
scuola. I suoi compagni adesso so-
no tutti fighetti che vestono solo ro-
ba di marca. E lui non può fare a
meno di tutto ciò che hanno gli altri.
Noi invece siamo ben contenti di
comperare ai mercatini.
«Bisogna che io passi dall"'ufficio ri-
ch ieste"! », mi ha detto . L'ufficio ri-
chieste è la cucina, se si rivolge alla
madre: e poi aspettare che sia oc-
cupata nei piatti o nel forno; allora,
standç> dietro di lei, si getta là la ri -
chiesta. Altrimenti bisogna aspettare
sulla scala dopo il film , quando papà
va a dormire. Questo gli è già riu -
scito molte volte , perché vengono
colti di sorpresa, e non hanno nes-
suna voglia di discutere.
Il fatto è che i suoi genitori gliela dan-
no facilmente vinta. Da parte mia, con
un padre come il mio, glielo sconsi-
glierei, perché per parlare di una co-
sa importante (e i soldi sono sempre
una cosa importante per i genitori) bi-
sogna che lui sia dispqnibile. Quindi
nessun rischio inutile. E meglio sce-
gliere il momento giusto, e preparare
con calma ciò che si deve dire.
«CHIEDO UN AUMENTO . È norma-
le, sono stato promosso e poi, com-
pirò diciassette anni il mese pros-
simo, e posso chiedere un anticipo
sulla mia festa ».
Carlo scambia la sua fam iglia per
un'azienda e suo padre come il pa-
drone. D'altra parte, quando lui fa un
servizio, viene sempre pagato: se la-
va la macchina, quando scarica le
immondizie ... Da noi , sarebbe as-
surdo. E poi, questo non ci piace: tutti
fanno qualcosa per aiutare in fa-
miglia. A volte rompe, ma non ci si fa
caso , e non si fanno contratti. Al -
meno, non troppo ... Non ci sono ta-
riffe secondo gli anniversari. La mam-
ma ci ha spiegato come nostro padre
guadagna i suoi soldi e come lei si dà
da fare . Diamo la precedenza a chi
ha bisogno, e si cerca di mantenere
un certo equilibrio. Dal momento che
siamo molti, basta parlarsi.
«IL MIO VECCHIO naturalmente mi
farà ancora la predica », continua Car-
lo. Dice: «Si direbbe che hai un buco
nel tuo portafogli. Credi che il denaro
venga giù dal cielo? ». Carlo nota che
da quando suo padre ha delle bigliet-
terie automatiche, non dice più: "credi
che i soldi escano dai muri?".
Questo mi ricorda di un giorno in cui
mio padre si lamentava delle fatture
da pagare. Joris, che era ancora pic-
colo , gli aveva detto: " Ma basta che
tu vada a comprare i soldi
in banca, come fa la
rriamma! ». Lei era anda-
ta a ritirare il denaro allo
sportello e Joris lo aveva
trovato bellissimo . " Ah,
perché tu credi che i sol-
di escano dai muri? Bi -
sogna lavorare, per que-
sto ». Allora Joris, che
era già abbastanza sve-
glio, gli aveva ricordato
che lui aveva appena ta-
gliato il prato. Quanto va-
leva quel lavoro? Ed era
andato a dirlo all'impie-
gato di banca: gli spiega-
va il lavoro che aveva fat-
to e voleva essere paga-
to per dare i soldi a papà.
Ho ch iesto a Carlo per- ·
HO LAVORATO DURANTE LE VA-
CANZE e ora ho un conto in banca.
Non potrei più accontentarmi dei
guadagni di qualche .lavoretto. Quan -
do ho bisogno di un supplemento, lo
chiedo . Ma preferisco la mia autono-
mia fin che è possibile; e non dover
rendere conto. Per la mia nuova bici
ho risparmiato, e loro hanno voluto
aiutarmi , perché quest'anno non si
partiva per le ferie . Con papà, le di-
scussioni sono più complicate , ma
imprevedibili. Sembra che non si pos-
sa proprio insistere e all 'improvviso,
accetta. Mamma invece è molto più
paziente e astuta. Con Anna Cate-
rina che spende un po' troppo , l'ha
obbligata a scrivere tutte le spese
che avrebbe voluto fare nei quindici
giorni. Poi hanno esaminato insieme
il budget, e concluso che se lei abo-
liva metà cioccolato , avrebbe ricupe-
rato la metà di ciò che chiedeva.
Mamma ha voluto mettere la sua
parte per il CD. Poi le ha consigliato
di rivendere i dischi che lei non
ascoltava più. È una buona idea!
IJS MARZO 1996 - 33

4.4 Page 34

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Giovanni Battista de Rossi e la sua passione per l'archeologia
IL RAGAZZO
CHE CORREVA
DIETRO Al SASSI
Fu il fondatore
dell'archeologia
cristiana.
Le sue spoglie riposano
nella Tricora
delle Catacombe
di san Callisto.
di Antonio Baruffa
I I de Rossi sentì fin da bambino
l' inclinazione per l'archeologia. A
chi gli chiedeva come gli era sorto
questo interesse, rispondeva: «lo non
lo so. Nessun fatto particolare mi ha
spinto su questa strada. Sentivo den-
tro di me, fin dalla mia-prima fan-
ciu llezza, qualcosa, che mi spi ngeva
a simi li indagini. E questa la voca-
zione a cui Dio mi ha chiamato ».
Leggeva con interesse le vite dei mar-
tiri dei primi secoli del cristianesimo
e alla domenica visitava insieme a
papà qualche basilica antica o i mo-
numenti del Foro Romano. A quat-
tordici anni mise in difficoltà uno dei
più dotti cardinali del tempo, Ange-
lo Mai, prefetto della Biblioteca Va-
ticana. Giovanni Battista si trovava
nella Galleria Lapidaria ciel Vaticano
a trascrivere su un quadernetto alc u-
ne epigrafi greche. Il cardi nale Mai
lo vide e rimase meravigliato nel ve-
dere con quanta attenzione il ragaz-
zo compisse il suo lavoro. Avvicina-
tosi all'insolito ricercatore, gli toccò
leggermente la spalla: «Che stai fa-
cendo? », gli domandò.
«Eminenza, trascrivo sul mio qua-
derno alcune iscrizioni greche ».
«Riesci a capi re ciò che dicono le
iscrizioni?» .
Rispose che le intendeva benissi-
mo. Di un'epigrafe non comprende-
va una riga, in verità alq uanto con-
fusa per taluni nessi di lettere. Il
cardinale si accostò alla lapide per
ai utarlo nella traduzione. Purtroppo,
nonostante la sua vastissima erudi-
zione, dovette ammettere la sua in-
capacità di essergli di aiuto. Quelle
sigle erano troppo complicate, quel-
le abbreviazioni troppo astruse.
A POCHI PASSI
DAL PANTHEON
Giovanni Battista de Rossi, il fo n-
datore dell'archeologia cri stiana mo-
derna, era nato in un palazzo cli piaz-
za della Minerva, a pochi passi dal
Pantheon. Aveva trascorso la sua fan-
ciullezza accanto a papà Camilla Lui-
gi e alla madre Marianna. Tre le so-
relle, Maria, Teresa e Luisa, prime
compagne dei suoi giochi. Nel 1834
gi unse anche un fratellino, Michele
Stefano. Sarà un ragazzo vivace e in-
traprendente. Diventerà poi di vali-
do aiuto ali 'archeologo nell 'esplora-
zione delle catacombe e diventerà un
esperto geologo e vulcanologo.
Ebbe sempre molti amici fin dai
primi anni di scuola. Di indole quie-
ta, i modi garbati, non fece mai pesare
la sua precocità intellettuale sui com-
pagni. La sua compagnia era deside-
rata, stare con lui un piacere. Qualcu-
no trovava un po' difficile capirlo,
quando andandogli a fare visita, lo sor-
prendeva alle prese con qualche og-
getto di antiquariato o una pergame-
na. Come pote:'a un ragazzo sveglio
come lui trovare gusto per quelle co-
se antiche? E cos'era quella mania cli
correre dietro ai sassi?
34 - MA RZO 1996 BS
I Pio IX prega nella Cripta
di santa Cecilia.
Al lato destro estremo del dipinto,
Giovanni Battista e il fratello.

4.5 Page 35

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sacra. A Roma scoperse ed esplorò le più importanti catacombe dei primi cristiani.
Il salesiano Martin Dfaz Sanchez presso i resti mortali
del de Rossi alla Tricora orientale delle Catacombe di
san Callisto. Grazie alla tenacia di questo salesiano
laico e alla disponibilità della Pontificia Commissione di
Archeologia Sacra, furono ritrovate nel 1990 le spoglie
del de Rossi e della moglie Costanza nel cimitero del
Verano a Roma.
' . ·, .
:I . .
' ·. I
,1,,"
~
I J.
Dall'album della famiglia de Rossi. Giovanni Battista
(a sinistra), il fratello Michele Stefano e una delle sorelle.
CONTRO
I PREGIUDIZI
Un ruo lo davvero importante ne l-
la sua fo rmaz ione lo svo lsero alcune
persone di rilievo de ll a cul tura de l
tempo : il ges uita padre Secchi , che
lo fece appass ionare all 'epigrafi a gre-
ca e latina; il g ià ricordato cardina le
Ange lo Mai, che consentì il s uo in-
gresso alla Biblioteca Vaticana, an-
che se giovanissimo; e sopra tutti il
gesuita padre M archi, che all ora svol-
geva la funzione di "custode delle ca-
tacombe". Eg li capì il non comune
talento de l g iovane, che da so lo ave-
va g ià racco lto mig lia ia d i sc hede di
iscrizioni e lo invitò a collaborare con
lui , offrendogli proprio l'edizione cri-
tica de lle epigrafi conservate ne lle
catacombe .
Il giovane de Ross i era ansioso di
visitare le catacombe, ma la sua aspi-
razione trovava un serio ostacolo nel-
la vo lontà del padre, non del tutto im-
mune dai pregiudizi de l suo tempo.
Nella mente de l popolo, infatt i, le ca-
tacombe erano luoghi malsani, di ster-
minata ampiezza, e addirittura "cov i
di briganti" o nascondig li di ogni sor-
ta d i animali pericolos i. Per questo i
genitori avevano imposto e ottenuto
dal fi glio la promessa di rinunciare
per sempre a un simile inconcepibile
propos ito. Padre Marchi si prodi
con tutto il peso e il prestig io dell a
sua carica per ottenere dal padre di
Giovanni Battista lo scioglimento del-
la promessa. E c i riuscì. Ma a una
condizione ben precisa: il fig lio po-
teva visitare le catacombe solamente
in compagnia ciel sacerdote gesuita.
LE PRIME
GRANDI SCOPERTE
Le magg iori soddi sfazioni dell a
sua carriera sc ientifica al de Ross i
vennero dal comprensorio limitato
dai percorsi de lle vie Appia e Ardea-
tina e che va sotto il nome di Cata-
combe di san Callisto. Prima di tut-
to riuscì a chiarire, con l'a iuto de lle
fo nti letterarie e archeo log iche di-
sponibili , la topografia di que ll 'area.
Poi fece un a serie di im portanti sco-
perte. Bas ti ricordare la Cripta de l
Roma. Catacombe di san Callisto.
La Cripta dei Papi.

4.6 Page 36

▲back to top
STATI UNITI. Suor Mari a Evangeli-
na Arroyo, FMA, ha dato vita a un ori-
ginale « foocl program » (programma
alimentare) con le donne indigenti cli
Los Angeles. Al termine cli ogni setti-
mana vanno insieme nei supermercati
e ri chiedono i prodotti alimentari rima-
st i invenduti. Organizzano poi la sele-
zione e la distribuzione. I pacchi rag-
giungono in 4uesto modo 200 famiglie.
Il gruppo, più di 50 donne, cresce ogni
giorno, ed è formato in gran parte da
immigrate, per lo più senza lavoro e in
difficoltà con il marito o il fidanzato.
Con quelle che sono in grado cli farlo,
suor Arroyo, oltre a condi videre il ci-
bo, organizza momenti cli coscientizza-
zione al femminile.
INDIA. L(ft 11p yo11r /·leart.1· (In alto i
nostri cuori) è il tit olo cli un recente li -
bretto cli preghiere a uso dei sa les iani
laici. Nelle sue 80 pagine preparate dal-
la comunità Don Bosco cli Yiclyanike-
tan-Kalyani , presso Calcutta, sono pre-
senti le temati che tipi che cli una spiri-
tualit11 laicale: Portatori di pace, El'a/1-
gelizza/ori del mondo del la\\loro, Pre-
ghiamo San Gi11seppe, Costmltori del
mondo, Chiamati da Dio per essere
come L11i, li salesiano laiw e i giol'a11i
prJlleri, In 11nio11e con il nostro Dio, li
laico salesiano e il coil111olgi111ento so-
ciale, Presenti nel 1110ndo.
FILIPPINE. Il vulcano Pinatubo ha
seppellito 4uasi del tutto la Don Bosco
Acaclemy di Bacolor (San Fernando,
Pampanga). La lava, che ha quasi rag-
giunto il secondo piano degli edifici, ha
costretto più cli 400 abi tanti della zona a
rifugiarsi nell ' ultimo piano clell'ecli f'i-
cio, nelle soffl tte e sulle terrazze. Gli
otto salesiani si sono ora spostati a Ma-
nila, dove sono stat i anche accolti gli
allievi cli Bacolor che lo hanno potuto.
L'arcivescovo cli San Fernando ha chie-
sto ai salesiani cli non lasciare la zona e
si sta già pensando a una nuova sede.
ISOLE CANAIUF In uno elci quar-
tieri a più alto rischio giovanile cli L as
Palmas, si è svolta la fase concl usiva
del "Progetto Horizon" , condott o dalle
FMA cli Spagna. Destinatari: gli adole-
scenti tra i 16 e i 25 anni. Attraverso la-
boratori pratici, i partecipanti hanno ac-
quisito nozioni cli base per un minimo
cli integrazione con il mondo del lavo-
ro. Il progetto, finanziato dalla Comu-
nitì, Europea e dal Governo, ha in pro-
gramma un ' ulteriore rase con la forma-
zione di cinque mini-imprese, sotto for-
ma cli cooperati ve, per dare possibilità
concreta cli lavoro ai ragazzi.
36 - MA RZO 1996 /1S
ANIONIO ~
kATAKVMBY
SWlrrEGO kALIKSTA
papa martire san Corneli o e la sua
lapide originaria riconosciuta dal de
Rossi in persona. Nel 1854 portò
all a luce la famosissima Cripta dei
Papi, che aveva acco lto la deposizio-
ne di ben nove pontefici del terzo se-
colo. Scoperta questa che gli meritò
tra l'altro un madrigale da parte del
poeta rom anesco Gi oacchino Belli.
Poco tempo dopo ritrovò la Cripta
di santa Cecilia, adorn ata di pitture
e di vestigia di mosaici. Infine rico-
nobbe la Cripta del papa san Gaio,
del papa martire sant'Eusebio e quel-
la dei soldati martiri Calògero e Par-
tèni o. Nel 1850 fu quas i preso per
matto da un suo professore. Lo ave-
va convinto a vis itare con lui le ca-
tacombe e dopo vari giri si era mes-
so a gridare con voce ferma: «Quan-
do saranno portati via questi cumuli
di maceri e, sotto cli ess i troveremo i
sepolcri di Sisto, di Cecili a e dei
loro compagni ». Ma il professore gli
aveva consigliato di calmarsi e di non
esporsi al ri schi o cli mettere in ridi-
colo se stesso e l'archeologia.
Non tutto natu ra lmente correva
sempre li scio. Le esploraz ioni delle
catacombe comportavano enormi fa-
tiche e anche qualche pericolo. Pro-
prio nell e catacombe cli san Call isto
rischi ò tre volte cli perdere la vita. Un
giorn o si smarrì nel labirinto sotter-
raneo insieme al fratell o Michele Ste-
fano e a un opera io. Fortunatamente
quando onrn1i si stava esaurendo l' ul-
tima candela, riuscirono a trovare la
vi a d' uscita.
LA PRODUZIONE
SCIENTIFICA
Per decenni il de Rossi svolse un 'o-
pera instancabile cli esploratore e di
ricercatore. Fu autore di ponderosi
volumi sulla " Roma sotterranea cri -
sti ana" e sulle iscrizioni datate di Ro-
ma, suo primo amore. I suoi interes-
si furon o vasti ssimi : si occupò di to-
pografi a delle catacombe e di pi ttu-
re, cli sarcofag i e di lucerne, di edifi-
ci di culto e di codici mini ati. Anche
se con il progredire della scienza so-
no state riviste alcune sue teorie e cor-
rette talune sue dataz ioni , i princì pi
generali che hanno trasform ato l' ar-
cheologia cri sti ana "da mero passa-
La Libreria Editrice Vaticana ha pub-
blicato un'edizione speciale sulle Ca-
tacombe di san Callisto. Si tratta di un
elegante volume di 50 pagine a colori,
stampato nelle lingue boema, polac-
ca, slovacca, e slovena. « È il nostro
contributo al Giubileo del 2000 per le
genti dell'Est », ha detto l'autore, il prof.
Antonio Baruffa. « Questi popoli, usciti
di recente da un'esperienza di soffe-
renza e di martirio, nei loro pellegri-
naggi sempre più frequenti , hanno
una grande venerazione per le memo-
rie dell'antica cristianità ».
tempo cli amatori a vera scienza sto-
rica" - come di chi arò il grande epi -
grafista tedesco Theodor Mommsen
- sono rim asti tuttora validi ssimi .
RITORNO
ALLE CATACOMBE
Nell 'autunno del 1892 il de Rossi
fu colto dai primi sintomi di paralisi,
ma non volle sospendere o diminuire
la sua attività. Nell 'anno seguente il
male si aggravò, immobilizzandolo
in tutta la parte destra ciel corpo. Tut-
tav ia, con grande forza di volontà
(aveva imparato a scrivere con la si-
ni stra) portò a tennine l' impegnati va
edizione critica ciel "Marti rologio
Gero nimi ano".
Per in vito di papa Leone Xlii si
trasferì nell a villa pontificia cli Ca-
stelgandolfo, ma nonosta nte tutte le
cure prestatigli, il 20 settembre 1884
spi rava sussurrando: «O voi tutti santi
martiri , pregate per me!» . Cento an-
ni dopo, i suoi resti mortali furon o
trasferi ti dal Verano alle Catacombe
di San Callisto e ora ri posano nell a
Tricora Ori enta le. Acca nto ai suoi
predil etti, i sa nti martiri cristiani .
Antonio Baruffa

4.7 Page 37

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•-
r•
DALLE MISSIONI
Piero Gaviali e Piera Tortore
« Q uesta storia ha il
sapore triste e com-
Georges non si perde
d'animo : deve trovare don
movente di quelle del libro
Mario che lo aiuterà a
"Cuore" che da bambina mi
trovare il suo papà in
facevano piangere fino a
Europa.
quando non avevo più la-
Nel disastro di questo pe-
crime », racconta Piera.
riodo non è difficile per
Georges è un bel ragazzo
di circa 14 anni : la.sua pel-
le chiara, i suoi lineamenti
Lubumbashi (Zaire). Piero Gavioli con alcuni
giovanissimi protagonisti dei suoi racconti .
due ragazzi svegli e furbi
di trovare aiuto per ritor-
nare in Zaire : su un pic-
esprimono chiaramente
colo aereo di fortuna i due
quella parte di "sangue
arrivano a Goma (nord
bianco" che scorre nelle sue
vene. Il ragazzo è un me-
IL PICCOLO
dello Zaire). Senza perder-
si d'animo, si fanno accet-
ticcio, figlio di una zairese
e di un belga. Non conosce
suo padre, ma il suo più
AFRICANO
tare su un aereo che tra-
sporta merci a Kinshasa.
Qui si sentono quasi arri-
grande desiderio è quello
di poterlo incontrare presto.
BIANCO
vati. Restano tuttavia qual-
che mese all'aeroporto fin -
ché qualcuno avverte i sa-
LA SUA STORIA HA DEL-
L'INVEROSIMILE. Abban-
donato per la strada qui, a
Georges, figlio di una zairese e di un belga,
attraversa tutta l'Africa
lesiani della città. Georges
racconta la sua storia e
quella del suo amico : a
Lubumbashi, anche lui vie-
ne raccolto da don Mario e
alla ricerca di una famiglia.
tutti i costi debbono arriva-
re a Lubumbashi. Così ven-
ospitato alla Maison Mago-
gono imbarcati questa vol-
ne. Di qui cominciano le ri-
ta su un aereo passeggeri
cerche della sua famiglia. Si trova la madre, che fa per e con una destinazione precisa: Lubumbashi, Maison
professione la prostituta. Essa promette di lasciare Magone.
Lubumbashi per Kalemie, una città sul lago Tanga-
nika a circa 1000 km da qui, di occuparsi del bambi- GEORGES HA VINTO CON IL SUO CORAGGIO la
no e di cambiare vita .
prima parte della sua impresa: trovare don Mario e
A Kalemie la donna si sposa, ma continua la sua affidargli anche il suo amico di sventura. Ma non può
squallida "professione". Inoltre il marito non vuole fermarsi qui: deve trovare il suo papà. Attraverso al-
vedere il bambino "diverso" dagli altri.
cune testimonianze , viene a sapere che si trova in
Georges scappa di casa: il suo desiderio è tornare a Belgio chi potrebbe essere suo padre: l'interessato
Lubumbashi , ma non sa veramente come arrivarci. ammette di aver vissuto per un breve periodo con la
Trova un "passaggio" prima su un battello, poi su un madre del ragazzo, ma ignorava di avere un figlio da
camion, e il ragazzo si ritrova in Burundi, a Bujumbura! questa donna. Prima di vedere il ragazzo, chiede che
Lubumbashi è sempre più lontana.
vengano fatte alcune ricerche per stabilire, nel limite
Georges fa amicizia con un altro bambino che vive del possibile, se Georges è veramente suo figlio. Il ra-
anche lui sulla strada dopo che i Tutsi gli hanno di- gazzo segue con calma, ma anche con determinazio-
strutto la casa, uccisa la madre e i fratelli. Georges ne, ogni passo fatto in questa ricerca : è fiducioso, an-
promette al suo nuovo amico che presto troverà una zi è sicuro che prima o poi abbraccerà il suo papà.
casa: a Lubumbashi c'è un padre che è amico di tutti
i ragazzi della strada, vorrà bene anche a lui.
Così i due amici si mettono in viaggio per ...
Lubumbashi. Uno sguardo alla carta geografica e ci
si rende conto dell 'impossibilità dell 'impresa. Ma
Piero Gaviali è direttore del Theo/ogìcum di Lubumbashi. Piera Tortore
è una volontaria Italiana che da sei anni esercita la professione di medi-
co al Policlinico Don Bosco nella stessa città. Mario Pérez è direttore
della Maison Magone, che ospita ragazzi in dilficoltà.
IJS MARZO 1996 - 37

4.8 Page 38

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VISTO DA VICINO
di Teresio Bosco
BB
DO osco z
e
i chiamo Luigi Piscetta, na-
tivo di Comignago (Novara),
di anni 36. Sono sacerdote salesia-
no, dottore collegiato in sacra teo-
logia e professore di teologia mora-
le teorica nel seminario metropolita-
no, direttore del seminario delle mis-
sioni estere nella casa di Valsalice
fuori Torino. Ho conosciuto Don Bo-
sco nell'ottobre 1870 (aveva 12 an-
ni), quando fui accettato alunno nel-
l'Oratorio di Torino. Da quel tempo si
può dire che sono sempre stato con
Don Bosco. Quando entrai nell'Ora-
torio ho visto Don Bosco attorniato
da numerosi giovani, sorridente, buo-
no, e mi ha fatto l'impressione di un
buon padre in mezzo ai suoi figliuoli
(Don Bosco aveva 55 anni) . Ho sem-
pre avuto molto affetto per Don Bo-
sco, riconoscendo in lui tutta la mia
istruzione ed educazione, anzi quanto
sono: posso dire di essere stato ac-
cettato gratuitamente nell'Oratorio ".
IL METODO EDUCATIVO
DI DON BOSCO
"Quanto al metodo di educazione e
di direzione ho udito più volte parla-
re Don Bosco stesso e i suoi primi
alunni. Principio informativo di que-
sto metodo era la carità che previe-
ne e impedisce il male, vigilando e
facendo vigilare continuamente i gio-
vani , in modo da mantenerli nell'im-
possibilità di commettere disordini.
Massima praticata da lui e i[lculcata
ai suoi cooperatori era di farsi ama-
re più che temere, e di accompagna-
re costantemente ogni suo coman-
do, avviso o correzione colla carità e
pazienza, sì che da tutto il suo mo-
do di fare appariva evidente non cer-
care egli altro che il bene dei giova-
ni. Altra sua massima era che si evi-
tasse possibilmente ogni castigo, e
si facesse servire per castigo la sot-
trazione verso i colpevoli di qualche
segno di benevolenza praticato ver-
so i più buoni. Assolutamente proibi-
ti i castighi umilianti e irritanti, e il da-
re titoli ingiuriosi ".
38 - MARZO 1996 IJS
UOMO DI F DE
"Quanto alla fede , manifestava di
averla vivissima in molti modi. lo l'ho
udito molte volte inculcare la gratitu-
dine a Dio per averci fatti nascere nel
grembo della santa Chiesa, e rac-
comandare la corrispondenza a que-
sta grazia, col professare coraggio-
samente e senza umano rispetto la
fede in faccia agli uomini, colla fuga
dal peccato e l'osservanza della di-
vina legge. L'udii raccomandare il
pensiero della presenza di Dio con
tali termini, che si vedeva averlo egli
sempre dinnanzi alla mente. Questa
mia persuasione mi era confermata
dal portamento sempre modesto,
come chi cammina o sta alla pre-
senza d'un gran personaggio. Ebbi
agio di vederlo moltissime volte a
mensa nel refettorio comune e talo-
ra anche a parte, e mi ha sempre
edificato il suo contegno, e fatta l'im-
pressione di uno che è tutto compre-
so del pensiero della presenza di
Dio. lo pensavo tra me che in chie-
sa, dinnanzi al SS. Sacramento non
avrei potuto stare con più modestia» .
DEVOZIONE AL PAPA
« (Il suo) attaccamento alla Chiesa
l'ho scorto , fra gli altri segni , nella
raccomandazione che faceva di non
raccontare troppo facilmente , nem-
meno nella scuola se non era pro-
prio richiesto dalla necessità, fatti
che potessero tornare a disdoro di
personaggi ecclesiastici, e special-
mente dei Papi. Questa raccoman-
dazione fece a me stesso quando fui
incaricato della scuola di storia ec-
clesiastica in seminario (nel 1885) .
In questa occasione l'udii biasimare
l'Alzog (studioso cattolico tedesco,
autore di una diffusa "Storia della
Chiesa") perché, quantunque buono
sotto molti aspetti , non parla molto
rispettosamente di alcuni Papi , e
perché non gli sembrava troppo
adatto a formare intelletti e cuori svi-
sceratamente devoti alla Santa Sede.
E siccome il cardinale Alimonda ,
arcivescovo di Torino, mi aveva ad-
ditato questo testo, volle che io scri-
vessi o parlassi allo stesso arcive-
scovo , dicendogli che Don Bosco
non era contento di quel libro di te-
sto. E sebbene io mi rifiutassi mode-
stamente a far tal cosa, volle assolu-
tamente che la facessi , e il cardi -
nale riconobbe la giustezza del pa-
rere di Don Bosco e mi dispensò dal-
l'adottarlo. In questa medesima oc-
casione mi diede gravi ammonimenti
e mi raccomandò ch'io avessi di mi-
ra di far conoscere e mettere in bel-
la luce il posto che ha nella storia il
Papato. "Gran parte degli storici mes-
si in mano ai chierici non parlano -
disse - abbastanza del Papa, e non
fanno risaltare nella narrazione dei
fatti che centro e anima di quel che
si opera nel mondo cattolico, e pres-
so gli infedeli, fu ed è la Sede Ro-
mana» .
LUIGI PISCETTA
SACERDOTE SALESIANO
Luigi Piscetta entrò all'oratorio
di Valdocco ragazzino di 12 an-
ni, quando Don Bosco aveva già
55 anni. Manifestò subito intelli-
genza profonda e ordinata. Sa-
cerdote, si laureò in teologia, e
nel 1885 (tre anni prima che
Don Bosco morisse) venne ag-
gregato giovanissimo (27 anni)
alla Pontificia Facoltà Teolo-
gica presso il Seminario Arci -
vescovile di Torino, e fu profes-
sore di Storia Ecclesiastica,
Diritto Canonico e Teologia
Morale per un quarantennio.
Don Bosco curò moltissimo la
sua formazione. Don Rua lo
chiamò nel 1907 a far parte del
Consiglio Superiore della con-
gregazione salesiana. Fu am -
mirato dovunque per la vasta e
profonda cultura e per l'equili -
bratissimo giudizio.
Testimoniò al "Processo di san-
tità" di Don Bosco sotto giura-
mento dal 17 aprile al 7 luglio
1894, davanti ai giudici ecclesia-
stici can. Morozzo, can. Peche-
nino, can . Alasia. Le sue testi-
monianze sono contenute nel
manoscritto del Processo Ordi-
nario, copia pubblica, nei fogli
1771 -1884.

4.9 Page 39

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se pareva conforme al divino bene-
placito. Accertatosi di questo, vi si
accingeva senza badare alla man-
canza dei mezzi , sperandoli dalla
Provvidenza. E veramente la Prov-
videnza, come l'udii da lui stesso
negli ultimi suoi anni, non gli venne
mai meno . E ho veduto io stesso
imprese molto difficili condotte feli-
cemente da lui a termine ».
La foto è del 1886 ed è l'ultima foto di Don Bosco vivente, a 71 anni.
«Ml RIPOSERÒ IN PARADISO»
« Più volte l'ho udito parlare del Pa-
radiso con tale accento che ben ri-
velava la ferma fiducia in lui di arri-
varvi. A ogni pié sospinto, si può di-
re, egli parlava del Paradiso. Si no-
minavano per esempio le vacanze,
ed egli, come l'udii dalla stessa sua
bocca, diceva: "Le nostre vacanze
le faremo in Paradiso". Tornato dal-
la città dove era stato a questuare,
il segretario don Berto , o uno dei
suoi aiutanti tra i quali il sac. Pietro
Giordano mio compagno di scuola,
lo invitavano a riposare un tantino
prima di mettersi al lavoro, perché
lo vedevano stanco. Egli risponde-
va: "Mi riposerò in Paradiso"».
Il METODO
PER UNA NUOVA OPERA
« Ho udito dallo stesso Don Bosco
qual metodo tenesse nell'intrapren-
dere le sue opere: egli esaminava
prima bene se ve n'era la necessi-
tà, se era di maggior gloria di Dio,
RI Dl DO ClSSIMI
« Quando mi dirigeva nella scelta
dello stato (= ne/l'orientamento del-
la mia vita) e mi parlava del chieri-
cato e del sacerdozio a cui sarei
stato assunto , il suo discorso era
continuamente sulla grazia di Dio e
salvezza delle anime a cui voleva
mi consacrassi tutto ; e lo vidi ralle-
grarsi visibilmente parlando del be-
ne che egli sperava avrei fatto poi .
Se un salesiano si recava al paese
natio, egli si informava se presso la
famiglia avrebbe avuto tutto il ne-
cessario; e quando conosceva che
la famiglia non era troppo agiata,
dava al salesiano buona somma di
denaro, e lo invitava a scrivergli tutte
le volte che avesse bisogno di qual-
che cosa. Occorse a me di trovarmi
non ammalato, ma alquanto indispo-
sto, e tuttavia obbligato a lavorare.
Egli mi chiamò e mi raccomandò ri-
petutamente di domandare tutto quel-
lo che avessi giudicato opportuno .
La sua carità si manifestava anche
nel pensare talora, in mezzo a mille
importanti cure, ai più minuti parti -
colari. Ero a casa in vacanza, e gli
scrissi informandolo della mia vita.
Quantunque non vi fosse alcun bi-
sogno, mi fece rispondere racco-
mandandomi di prolungare il riposo
e la ricreazione . Più tardi,
quand'ero chierico, mentre partivo
per una visita ai parenti, mi do-
mandò se avessi bisogno di qual-
che cosa, e risposto che no , mi
soggiunse di scrivergli poi , se mi
fosse occorso. La sua carità si este-
se anche ai genitori e specialmente
alle madri dei salesiani. Parecchi di
questi (genitori) io conobbi in qual-
cuna delle case salesiane.
Rigu ardo alle madri, parecchie ne
accolse in varie case delle suore, e
inoltre aperse una casa apposta in
Mathi presso Torino, nella quale ca-
sa morì anche mia madre ».
BS MARZO 1996 - 39

4.10 Page 40

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I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
Alessandrina da Costa, una
delle più grandi mistiche del
nostro secolo, è stata recen-
temente dichiarata Venerabi-
le. Chi si reca in pellegrinag-
gio alla sua tomba, a Balasar
in Portogallo, rimane stupito
nel leggere le tante dichiara-
zioni di grazie ottenute per
sua intercessione.
r UN COMA MOLTO
PERICOLOSO
Mio figlio era rimasto vittima di un
grave incidente stradale. Entrò in
coma . Speravamo che tutto si
risolvesse quanto prima ma egli
non usciva dal coma. Natural-
mente più i giorni passavano, più
la nostra preoccupazione aumen-
tava. Quando la situazione diven-
ne dawero pericolosa, noi ci rivol-
gemmo, con tutta la fiducia pos-
sibile, ad Alessandrina . Subito
mio figlio si riprese : uscì dal
coma e in pochissimo tempo rag-
giunse la piena guarigione.
Maria Alice Amorim da Si/va
Vi/a do Conde (Portogallo)
r NON GLI
RESTAVANO PIÙ
DI DUE MESI
Mio padre era sofferente di un
male allo stomaco. Fu sottopo -
sto ad intervento chirurgico. Ma
ciò non valse a migliorare il suo
stato. I medici ormai si erano di-
chiarati impotenti , non sapendo
più che cosa fare . Pronosticaro-
no che ormai non gli restavano se
non due mesi di vita. Fu a que-
sto punto che mettemmo il caso
nelle mani di Alessandrina. Mio
padre cominciò a riprendersi.
Guarì. Ora sta bene e lavora co-
me prima.
Lettera firmata
r LE MIE POVERE
OSSA
Soffrivo di dolori atroci provocati
da una malattia ossea. Ormai
avevo trascorso anni interi in mez-
zo a tali sofferenze quotidiane.
Un giorno venni a conoscere la vi-
ta di Alessandrina da Costa.
Fu per me spontaneo raccoman-
darmi a lei. E lei non tardò ad
ascoltarmi. Infatti sono guarita e
rendo grazie a Dio che per sua
intercessione mi ha ridato il dono
della salute.
Felisbela Rodriguez
de Sousa Pires
Rio de Janeiro (Brasile)
r SIMISE
A CORRERE
Desidero render pubbliche ben
due grazie ottenute per interces-
sione di Alessandrina da
Costa , mentre chiedo perdono
per aver ritardato tanto a pubbli-
carle .
Quando avevo dieci anni, mia ma-
dre era molto ammalata. Già da
due anni era impossibilitata a
muoversi. Un'amica di mia ma-
dre le propose di andare in pel-
legrinaggio a Balasar sulla tom-
ba di Alessandrina. Nel ritorno ,
con grande sorpresa di mia cu -
gina e dell'amica che l'aveva ac-
compagnata, la mamma si mise
a correre davanti a loro. Da quel
momento in poi , non ha più risen-
tito conseguenze del male che
per tanto tempo l'aveva afflitta.
Tredici anni fa , fui ricoverata in
ospedale in condizioni tali che i
medici disperavano ormai di sal-
varmi. Chiedevo a Dio che per in-
tercessione di Alessandrina mi
fosse concessa la grazia della
guarigione non tanto per me
quanto per i miei bimbi ancora bi-
sognosi di cure materne. Comin-
ciai a migliorare e benché i me-
dici insistessero per l'intervento
chirurgico, io ci rinunziai e a tut-
t'oggi mi sento bene e svolgo re-
golarmente il mio lavoro .
Vitoria Ramos de Oliveira Silvino
Toronto (Canadà)
r GRANDEFU
LA NOSTRA
MERAVIGLIA
Improvvisamente e inspiegabil -
mente un giorno è apparsa una
ferita su un dito del piede sinistro
della nostra bimba di due mesi.
Sembrava cosa da poco eppure i
rimedi cominciarono a risultare
inefficaci. La ferita fu sottoposta
ad attento esame ma la situazio-
ne non migliorava. Dopo esser ri-
corsi, senza alcun esito positivo,
a tutti i rimedi suggeriti dalla scien-
za, ci raccomandammo ad Ales-
sandrina da Costa. Grande fu
la nostra meraviglia nel costatare
che in pochi giorni la ferita si ri-
marginò perfettamente, senza la-
sciare traccia.
Miguel Fonseca
e Du/ce Arminda Gomes
Vi/a do Conde (Portogallo)
r LE SPERANZE
ERANO ORMAI
FINITE
Intendo rendere pubblico un fatto
prodigioso avvenuto dietro la mia
personale invocazione di Ales-
sandrina da Costa.
Enrico, in seguito ad un inciden-
te stradale, fu ricoverato all'ospe-
dale di Viana do Castelo (Por-
togallo) . Gli fu asportata la milza,
lacerata a causa dell 'incidente.
lo ricorsi all 'intercessione di
Alessandrina affinché quel-
l'organo così importante gli fosse
restituito.
Qualche tempo dopo, Enrico fu
colpito da meningite virale , per
cui venne trasportato d'urgenza
all'ospedale Curry Cabrai di Li -
sbona. Il caso si presentava gra-
vissimo secondo l'opinione ge-
nerale dei sanitari ma special-
mente del Direttore del reparto .
Il paziente si dibatteva in preda
a convulsioni epilettiche. Le spe-
ranze di recupero andavano man
mano affievolendosi : secondo
l'opinione del Direttore, solo 1'1
per cento di casi simili, guarisce
ma conserva una menomazione
per tutta la vita. I genitori dell'am-
malato, quando fu certo che non
c'era più nulla da fare , pensava-
no ormai di trasportarlo a casa,
anzi , prevedendo il peggio, inca-
ricarono qualcuno che tenesse
pronto un loculo al cimitero. Fu
proprio in questo contesto che mi
rivolsi di nuovo ad Alessandrina.
Il giovane si avviò verso la gua-
rigione . Ora gode ottima salute.
P. José Fernandes de Oliveira
Lisbona
r NEPPURE
UN TAGLIO
Un giorno mi fu regalata da un
amico, l'immagine di Attilio Gior-
dani e mi si consigliò di rivolger-
mi a lui nelle mie necessità. Era
il 23 giugno 1995. Due mie ni-
potine stavano vedendo la tele-
visione mentre io ero in cucina a
preparare loro il pranzo. Improv-
visamente un urlo terrificante mi
fece correre in sala. Il sangue mi
si gelò nelle vene nel veder Fran-
cesca , la nipotina più grande,
con la testa e il collo circondati da
punte aguzze di vetro ; la finestra,
infilata sopra la sua testa, pog -
giava sulle spalle della bambina
che era terrorizzata e bianca co-
me la cera. Era successo che
dondolandosi su una sdraio era
andata a sbattere contro il vetro
della finestra. Come io sia riusci-
ta a liberarla, non lo so. So sol-
tanto che mi venne spontaneo in-
vocare Attilio Giordani. E - cosa
ancor più inspiegabile! - quan-
do esaminai testa e collo , co -
perti com 'erano di frammenti di
vetro , non riscontrai. . . alcun ta-
glio. Forse quel mio amico fu ispi-
rato nel darmi l'immagine di Atti-
lio Giordani, il servo di Dio che
egli aveva conosciuto personal-
mente e al quale io attribuisco
questo miracolo.
Spolita Anita Adele
Deiva Marina (SP)
Milano. Si è conclusa il 19
gennaio la prima sessione
del Processo di canonizza-
zione del servo di Dio Attillo
Giordani , che si era aperta
alla fine del '94 sotto la pre-
sidenza del cardinale Carlo
Maria Martini.
Per la p11bblicazio11e 110 11 si
tiene conio delle lei/ere 11011
.firmale e senza recapito. S11
richiesla si po1rà omel/ere
l'indicazione del nome.
40 · MARZO 1996 l1S

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI MORTI
DEL COL sac. Luigi , salesiano , t a Beppu
(Giappone) il 19/10/1995 a 75 anni.
Partì da Ivrea per il Giappone a 16 anni.
Appena ordinato sacerdote, il venerabile
don Cimatti , amministratore apostolico di
Miyazaki , lo volle suo segretario . Fu pro-
fessore di sacra scrittura nel seminario dio-
cesano e di latino nell'università Sophia di
Tokyo. Fu un noto pubblicista in lingua giap-
ponese , per 6 anni direttore dell'Editrice
Don Bosco Sha. Tradusse, in collaborazio-
ne con un altro friulano , don Barbaro, la
Bibbia in lingua corrente giapponese e fu
un grande successo editoriale. Curò una
rivista per la predicazione , diresse la rivista
"Vita cristiana", scrisse libri , un messalina
festivo e feriale , centinaia di articoli su gior-
nali e riviste . Tradusse in giapponese il
messale e gli altri libri liturgici e la sua tra-
duzione fu riconosciuta come ufficiale dalla
Conferenza episcopale giapponese . Fu
anche parroco di una grande parrocchia
per 8 anni. Nell'insieme il suo fu un lavoro
davvero notevole e di qualità . Quando
Giovanni Paolo Il visitò il Giappone , don
Luigi ebbe l'incarico di preparargli i testi
per la messa in latino e giapponese.
GIANNONE sac. Francesco, salesiano, t
Alì Terme (Messina) il 25/3/1995 a 83 anni.
educatore , direttore spirituale ricercato e
apprezzato . Nel 1992 si trasferì nel novi-
ziato di Lanuvio. L'ultimo periodo, a causa
della paralisi , lo trascorse nella casa per gli
ammalati dell'ispettoria romana, dove fu
considerato un grande poeta della sua
patria, la Slovacchia.
FISTOLA Giovanni , exallievo , t Bari
1'8/10/1994 a 71 anni.
Distintivo d'oro degli exallievi, l'ing. Fistola
è stato presidente regionale exallievi della
Puglia e consigliere nazionale. Professore
di topografia negli istituti tecnici , ha lavora-
to molto per le opere salesiane, progettan-
do e dirigendo i lavori per le opere di
Santeramo in Colle e Cerignola, della cap-
pella dell'istituto Redentore di Bari e di
altre opere in Puglia.
BAFFI suor Maria , Figlia di Maria
Ausiliatrice, t Livorno il 29/4/1995 a 65 anni.
Visse con dignità e fortezza una lunga sof-
ferenza, senza smettere di essere anima-
trice di entusiasmo dei giovani . Aveva
appena cominciato gli esercizi spirituali
quando il Signore l'ha chiamata a cantare
per sempre il Magnificat.
Per 25 anni lavorò con stile davvero sale-
siano nell'oratorio di Messina, dove volle
rimanere anche durante la guerra, quando
i bombardamenti distrussero l'edificio.
Quando fu costretto a partire, volle cele-
brare un 'ultima messa tra le macerie. Ad
Alì Terme rimase 35 anni, impegnato nella
catechesi , nell'amministrazione dei sacra-
menti e nella cura degli ammalati.
ZANELLA Ernesto, salesiano, t Varazze il
16/12/1995 a 74 anni.
A 13 anni entrò a Castelnuovo Don Bosco,
quindi a Torino-Rebaudengo, dove iniziò la
sua vita di salesiano, che portò avanti con
soddisfazione per ben 55 anni. Dopo la
gioia di alcuni anni di attività con i ragazzi ,
fu a servizio della Casa generalizia, prima
a Torino e poi a Roma, dove trascorse 22
anni. Collaborò nell'ufficio centrale dei coo-
peratori e fu solerte e sacrificato incaricato
della sacrestia. Di animo sereno, semplice
e cordiale , amava il teatro e la musica .
Con il violino e le sue composizioni poeti-
che rallegrò tanti momenti di festa. Memo-
rabili i suoi assolo di alleluja, che la comu-
nità gli riservava nella celebrazione eucari-
stica quotidiana.
SANDOR sac. Andrea , salesiano, t Roma
il 27/7/1995 a 82 anni.
Entrò in congregazione a 26 anni e dopo
soli due anni di sacerdozio fu internato nel
campo di concentramento. Fuggì e fu mis-
sionario per 11 anni in Argentina. Dal 1963
fu chiamato a Roma nel seminario minore
"Ss. Cirillo e Metodio", dove fu insegnante,
KANNO Miki , t Tokyo (Giappone) il
23/6/1995 a 78 anni.
Miki Kanno era una pia buddista che seguì
a lungo gli insegnamenti del salesiano don
Leone Liviabella . A conclusione di un
lungo itinerario spirituale di avvicinamento
al cristianesimo aveva infine ricevuto da
don Carmelo Simoncelli il sacramento del
battesimo . Negli ultimi dieci anni , quale
"Maestra di Amicizia", titolo che le era stato
conferito a Tokyo nel settembre 1985, Miki
Kanno aveva visitato in missione di solida-
rietà 18 paesi.
CARLINO Maria Addolorata, ved. Avantag-
giato, cooperatrice, t a Roma il 16/5/1995 a
89 anni.
Madre di quattro figli, è morta tra le braccia
di don Gianni, il figlio sacerdote. Per que-
sto figlio "lontano" ha pianto tanto prima,
ma poi ha gioito immensamente, avendolo
avuto vicino negli ultimi 14 anni di vita.
VISONÀ suor Maria , Figlia di Maria
Ausiliatrice, t Saint Cyr il 1/5/1995 a 87 anni.
Nata a Cornedo (Vicenza) , dopo un'adole-
scenza provata dalla fatica e dalla perdita
della mamma, si dedicò con tutta l'anima al
servizio del Signore, come le suore cono-
sciute in paese, appena divenne maggio-
renne . Fatta la professione religiosa ,
domandò di partire per le missioni e fu la
Francia la sua terra adottiva. Umile, discre-
ta, sempre disponibile : è così che ha rega-
lato anche ai fratelli salesiani la testimo-
nianza di un grande amore.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
in formazioni , annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosc iuta
giuridicamente con D.P. ciel
2-9-1 971 n. 959, e L' ISTITUTO
SALES IANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1 924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d' un legato:
« ... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all 'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di li re ... , (oppure)
l' immobile sito in .. . per gli scopi
perseguiti dall ' Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la form azione del
Clero e dei Reli giosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l' uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mia
precedente dispos izione
testamentaria. Nomino mio
erede uni versale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure /' Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qual siasi
ti tolo, per gli scopi perseguiti
dall 'Ente, e particolannente per
l'esercizio ciel culto, per la
formazione ciel Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scrit-
to per intero cli mano propria
dal testatore.
BS MARZO 1996 - 41

5.2 Page 42

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GUIDA ALLE
ASSOCIAZIONI
GIOVANILI
SALESIANE
MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO (MGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/49.40.442
Via San Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.43.855
GIOVANI
COOPERATORI
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.09.45
GIOVANI
EXALLIEVI (GEX)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.85.22
OBIETTORI
DI COSCIENZA
SERVIZIO CIVILE
Via Marsala, 42
,00185 Roma
Tel. 06/446.09.45
MISSIONI
E VOLONTARIATO
INTERNAZIONALE
VIS , via Appia Antica, 1
00179 Roma
Tel. 06/513 .02.53
VIDES, via S. Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.50.048
CINEMA
E COMUNICAZIONE
SOCIALE (CGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/44.70.01 .45
POLISPORTIVE
GIOVANILI
SALESIANE (PGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.21.79
TURISMO
GIOVANILE
SALESIANO (TGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/44.60.946
42 - MARZO 199611S
SOLIDARIETÀ
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
IBombay (India). Padre Aurelio Maschio,
all'ospedale da vari mesi,
riceve la visita di Madre Teresa di Calcutta.
Il popolare missionario
ha compiuto 87 anni il 12 febbraio scorso.
Maria Ausiliatrice, Santi Sale-
siani, Mamma Margherita, invo-
cando protezione per la famiglia, a
cura di Angela Vacca, L. 200.000.
Don Egidio Viganò, a cura della
Famiglia Salesiana di Mazzarino,
L. 200.000.
Don Bosco e Domenico Savio, in
memoria di R.C., L. 200.000.
Don Bosco e Domenico Sav io,
in memoria di R.C., L. 200.000.
Don F. Rinaldi e Don G. Favini,
invocando protezione per la mia
famiglia e in suffragio della mia
sposa Margherita, a cura di Alla-
ria Eugenio, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
a cura di M. Assunta, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio: ringraziando e
in memoria di R.C. , L. 200.000.
Regina delle Vittorie, a cura di
Treglia Pia, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e S. Giovan-
ni Bosco, in vocando grazie per i
nipoti , a cura di Rota Teres a,
L. 200.000.
Maria Ausiliatrice , a cura di
N.N., L. 200.000.
Don Bosco, implornndo protezio-
ne per la mia famig lia, a cura di
Pinaluga Maria Rosa, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, a cura di Bre-
scian i Fausta, L. 150.000.
Maria Ausiliatrice, Santi Sale-
siani , a cura di Pecc hi oli Luc ia
Mangini , L. 150.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
in suffragio di Suor Piera Roveda
FMA, a cura dei fratelli Guido, Ar-
mido, Chiara Roveda, L. 150.000.
In memoria di Don Egidio Viganò,
a cura di Peverelli Pio, L. 140.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
in suffragio dei miei defunti , a
cura di Z.M., L. 140.000.
Maria Ausiliatrice, a cura di Si-
nitò Grazia, L. 150.000.
S. Domenico Savio, in suffragio
di Giavari Giuseppe, a cura di Fu-
magalli Calon i Nilla, L. 150.000.
Beato Don Rua, in suffragio dei
miei genitori , a cura di Zavarise
Maria Carmela, L. 120.000.
Horse missionarie da
L. 100.000
Maria Ausiliatrice, per gu ida e
protezione , a cura di S.M.P. -
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Mamma Margherita, invocando
protezione per le nostre famiglie,
a cura di Brevi Mario. - Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, in vo-
cando salute e protezione per la
famiglia e per la nipote Federica,
a cura di Z.R. - In suffragio del
cugino Sasso Marcello, a cura di
Rubino Francesco ed Elisa. -
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Mamma Margherita , in suffra-
gio del papà Fiori Giacinto, a cu-
ra di Fiori Silvana. - Sacro Cuo-
re di GesÌI, Maria Ausiliatrice, a
cura di N.N. - Dogliani - In me-
moria di Don Egidio Viganò, a
cura di N.N ., exallieva, Faenza. -
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, in memoria di
Don Egidio Viganò, a cura di
Bruno Maddalena. - Don Man-
tovani , a cura di Cavanna Giu-
seppina. - Maria Ausiliatrice, a
cura di Olivetti Bartolomeo e Lu-
cia. - Don Bosco, a cura di Be-
clussi Orsola. - S. Maria Mazza-
rello e Santi Salesian i, pregate
ed es;mdi te i desideri dei miei fi-
gli , a cura cli N.N. exallieva Faen-
za. - Don Bosco e Domenico Sa-
vio, per pace e ass istenza in fa-
miglia, a cura cli don Ugio Di
Biagio. - S. Giovanni Bosco, a
cura di Buffa Maria Luisa. -
Maria Ausiliatrice, Don Bosco
e Domenico Savio, per ringrazia-
mento e protez ione, a cura di
Grezzana Lucia. - S. Giovanni
Bosco, in memoria e suffragio dei
defunti Fabiani, a cura di Fabiani
Alba. - S. Giovanni Bosco, a cu-
ra di Lucchetti Alberto. - Maria
Ausiliatrice e S. Giuseppe, invo-
cando protezione, a cura di N.N.
- Maria Ausiliatrice, in memo-
ria e suffragio dei miei defunti , a
cura di Pradel Pierina. - Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, in me-
moria cli Gallosi El isa, a cura cli
Lagutti Maria Ange la . - Maria
Ausiliatrice, a cura di Tozzi Au-
rora. - Maria Ausiliatrice e S.
Domenico Savio, a cura di Pucci
Rosa. - Maria Ausiliatrice, Don
F. Rinaldi e Fr. Giovanni Zuc-
colo, a cura di Stefani Nicola. -
S. Cuore di Gesì1, Maria Ausi-
liatrice , Don Bosco , a cura cli
F.C.N. - Don Bosco, a cura cli
Conti Giovanna Carnio. - Maria
Ausiliatrice e Santi Salesiani, a
cura di Parlani Giorgina. - In suf-
fragio cli Leanza Nunziatina, a cu-
ra del fig lio Mario. - Don Rodol-
fo Komorek: prega per me e i
miei figli , a cura di N.N . - Maria
Ausiliatrice, a cura di Yalentini
Maria. - Maria Ausiliatrice, a cu-
ra cli Olivetti Bartolomeo e Lt!cia,
Don Luigi Bianchi, a cura cli
Bianchi Elena. - Maria Ausilia-
trice e S. Giovanni Bosco, in
suffragio cli mio marito Vittorio,
a cura cli Monragna Giannina. -
In memoria di Franco Buonoco-
re, a cura cli Buonocore Rosanna.
- In memoria di Francesco e
Adelina Buonocore , a cura di
Buonocore Rosanna. - Maria
Aus iliatrice , Don Bosco, Do-
menico Savio, in suffragio dell a
mamma Giambra Rosa, a cura di
Narese Calogera. - S. Giovanni
Bosco, a cura di Marino Giovan-
na. - S. Giovanni Bosco : pro-
teggi Massimo e i suoi fratelli , a
c ura di N.N. exa lli e va. - Don
Egidio Viganò, a cura cli Pelle-
grino Ester. - Maria Ausiliatrice,
a cura cli Cremona Francesco. -
Maria Ausiliatrice , a cura cli
Bianco Pittore Angela. - Maria
Ausiliatrice e Don Bosco , per
grazia ricevuta e invocando prote-
z ione sulla figlia Sara Maria , a
cura di Spadaro Rosario.

5.3 Page 43

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Maria del Carmen Larai
Figlia di Maria Ausiliatrice.
È nata a Tenerife,
nelle Isole Canarie.
Dal 1975 è missionaria
in Africa. È responsabile
della Comun ità di Kasenga
(Zaire) e incaricata
della pastorale giovanile
a livello diocesano .
Da quanti anni sei missionaria ?
Da venti: sono partita nel 1975 e sono stata 12 anni nello Zaire poi, con il
"Progetto Africa", sono partita per il Rwanda. Ci sono rimasta 7 anni. Sono
infatti uscita lo scorso anno, dopo la guerra scoppiata al mese di aprile.
Dove la vori attualmente?
Ora mi trovo a Kasenga, un villaggio al sud dello Zaire, 25 mila abitanti.
Le attività primarie sono l' agricoltura e la pesca. Le case, qui, sono ancora
di paglia e fango, per i più fortunati in mattone. Non c'è acqua, se non
quella del fiume Lwapula. Siamo senza luce, ma ci bastano le piccole luci
a petrolio che si confondono con le stelle così chiare e numerose ...
La mia vita (e quella delle altre tre FMA): 55 ragazze della strada (tra i 10
e i 17 anni), 45 bambini (dai 3 ai 5), 22 ore di scuola al liceo, la pastorale
giovanile in parrocchia.
Che cosa ha lasciato dentro di te l'esperienza del Rwanda?
Sentimenti abbastanza contrastanti. Delusione e scoraggiamento di fronte
al ripetersi di una storia millenaria. Ma anche una sfida e una domanda: se
si dovesse ritornare, come impostare l'evangelizzazione?
Come guardare oggi ali' Africa ?
Senza pregiudizi: conoscerla e capirla senza condannarla. Umiltà per uno
scambio sereno sui valori, senza fare "tabula rasa", né imporre dal di fuori.
Un cammino di amore e di conversione, lontano dall 'autosufficienza.
Questo mi sembra possa aiutarci a vivere in Africa, per "fare insieme" e
non su binari paralleli che non s'incontrano.
Quali sfide lancia l'Africa al mondo occidentale?
Una nuova visione della giustizia: comprare le materie prime al loro effet-
tivo prezzo; che finisca il "teatro" della guerra con i figli d'Africa e sulla
terra africana: non ci si può tranquillizzare la coscienza mandando generi
alimentari; basta con il mercato delle armi; uno sguardo più umano e non
di compassione o disprezzo: prendiamoci sul serio per mano e le guerre
finiranno; lasciare che l'Africa cammini con i suoi piedi.. .
Cosa si aspetta lo Zaire da noi salesiani?
Siamo una congregazione per i giovani. Proprio perché lo Zaire, come tut-
ta l' Africa, è un continente giovane ci viene richiesto un maggior impe-
gno nella formazione dei giovani, con un'attenzione politica come la in-
tendeva Don Bosco: preparare cittadini per una nuova società zairese.
FOCUS
IL "TAMTAM':
VOCE DELL' AFRICA
Il tamtam è lo strumento più signi-
fic ativo del popolo africano. La sua
voce esprime _quanto sta nel cuore
dell ' uqmo: la gioia di una nascita, il
dolore di una morte, la nostalgia di un
distacco , l'aggress ività di un a lotta...
Il ritmo del tamtam racconta della
vita e scende nel profondo di chi l' a-
scolta. Nel silenzio della foresta, nell a
animazjone di una fun zione liturgica,
nella gioia rumorosa di una festa, il
tamtam mi parla di questa Africa che
amo come una voce unica, irripetibile,
che esprime la storia e i costumi di que-
sta terra. Mi piace ascoltare il tamtam
come una preghiera . Come tale, copre
distanze infinite, fa intravvedere oriz-
zonti lontani, mi dice che il cuore del-
1' uomo è lo stesso sotto qualunque cie-
lo. Signore, perché questo ritmo risve-
glia in me tanta nostalgia? Forse perché
mi ricorda che sono pellegrina in terra
straniera? Forse perché il tamtam rac-
conta la vita e vivere è tanto fati coso
quanto bello? Signore, oggi lascio che
nel mio cuore scenda lento o festoso il
ritmo del tamtam, per dirti
grazie per avermi, ancora una volta,
permesso di venire tra questa gente,
grazie per tutti i fratelli che mi
hanno accolta con un calore sim il e al
sole della loro terra
grazie per avermi dato la gioia di
poter ancora camminare su questa
terra rossa circondata da tanti fratelli.
Ti prego, Signore, per questo mar-
toriato Zaire, per il suono di questo
tamtam che sa le verso il cie lo come
una invocaz ione, una di sperata richie-
sta di aiuto.
E quando al suono dell ' ultimo tam-
tam verrò da Te, fa ' che non sia sola,
ma in compagni a di una fo lla di que-
sti amici: affamati , sporchi, laceri,
malati , che Tu ami immensamente e
per i qu ali hai preparato un Paradi so
simile al mi o. (Piera Tortore)
BS MARZO 1996 - 43

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C.M.P.
~
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 -10152 Torino
Do111e11ico Del Rio .•1n,a,e/o rn'I/()I11:,J.
~ALESIANl&GESUITI
J"'.t.:..t:ioù1c:hh•:iru al/'iutenu, ,1· I
Ctmgrc~11:.im1i re/i~it>se
I t Ile ,!:rtmtfi
l'rtfirjv,,~ di Cìhm ,..-nmn, Sl'l"Jm:11, t'lri
F. Desramaut
Don Bosco en son temps
(1815-1888)
Rel igione, pag . XX + 1452, rii. , L. 56.000
Questa nuova biografia di Don Bosco si propo-
ne di liberare la figura del santo piemontese
dagli stereotipi di certa agiografia devozionale
per collocarla nel suo tempo. L'Autore si inte-
ressa più allo spessore dell'uomo che all'icono-
grafia tradizionale del santo, avvalendosi del-
l'apporto delle scienze sociali, in particolare
della psicologia, per restituirci un Don Bosco
«reale », figlio del suo tempo e creativo inter-
prete del futuro .
-
I
ooaz:
:Que.
oz
li:
D. Del Rio - A. Paoluzi
~
Salesiani & Gesuiti
Q
o
Viaggio inchiesta all'interno
iu3:
di due grandi Congregazioni religiose
:u:.,.
Religione, pag . 176, L. 22.000
o:i
~
Il volume è un viaggio, ricco di appuntamenti ,
·5
.t:
ti
di interviste, di notazioni curiose, all'interno di
~
due mondi religiosi in continua evoluzione : per
-~o.
il rapporto speciale che intrattengono con l'am-
rl
~
biente in cui operano; per il crescere storico di
o
una migliore comprensione del proprio compito
ceui:i
ecclesiale e civile, così come progettato dal
"E"
militare Ignazio di Loyola e dal contadino
'5
o
Giovanni Bosco.
(/)
rl
E
Francis Desramaut
!D~O-N!a~BNOSTCEOMPS