Bollettino_Salesiano_196609


Bollettino_Salesiano_196609

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IN QUESTO NUMERO:
Maria, la Mamma della Chiesa
Il Papa al Testaccio
Anche noi siamo la Chiesa
Sono stato strumento
della carità italiana
Coloane, villaggio di fratelli
IN COPERTINA:
MACAO (Cina.) Bambine cinesi che pregano
Maria, Madre e Ausilla.trlce della Chiesa., per
I milioni di fratelli della Chiesa d'oltre cortina
ROMA , Il Santo Padre nella sua visita alla Parrocchia di Santa Maria Liberatrice
al Testacelo, è stato accollo dal Retlor Maggiore don Luigi Rlccerl, che a più riprese
ebbe occasione d'lntraltenersl con Paolo VI. Nella foto don R/ccerl presenta al Papa
I ragazzi dell'Oratorio

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MARIA
LA MADRE
DELLA
CHIESA
A Roma nel V secolo dopo Cristo morì un bam•
bino cristiano dal curioso nome di Mago. La la-
pide che ricoprì il suo corpicino è pervenuta fino
a noi, e si può vederla ora nel Museo Lateranense.
Essa dice i sentimenti dei parenti in lutto:
« Mago, bimbo innocente, w liai già cominciato n
vivere tra gli innocenti. Come à sicura ora la wa
vita! Quama felicità per te che, appena uscito da
questo morido, sei stato accolto dalla Madre della
Chiesa! Reprimiamo du11qt1P i gemili del 11ostro
cuore, e asciughiamoci le lacrime dagli occhi ».
C'è tanto calore di poe~ia e di fede. in questa
fredda lastra tombale. Il piccolo fanciullo romano,
pe-rso dalla ma mamma terrena, è corso a rifugiarbi
sulle ginocchia della Mamma celeste. E sorprende
che quei lontani fedeli abbiano chiamato la Ma-
donna col nome .l\\1ater Ecclesiae, Madre cl.ella Chiesa:
lo stesso titolo cioè che Paolo VI nel Concilio
Ecumenico Vaticano II ha conferito ufficialmente
a .Ma:ria.
Il Papa, concludendo il 21 novembre 1964 la
terzo sessione del Concilio, tenne in San Pietro
una calda allocuzione, punteggiata dagli applausi
dei Padri conciliari e dei fedeli accorsi in gran
numero. Tra l'altro il Papa disse: « A gloria della
Vergine, e a 11ostro conforto, Noi proclamiamo Maria
Sa11tissima "Madre della Chiesa''. cioè Madre di
lutto il popolo di Dio, 1a11to dei fedeli come dei pa•
siori. che la chiama110 Madre amorosissima. E vo-
gliamo che con qtiesto soavis$imo lito/o la Vergine
sia d'ora innanzi sempre più onorata e invocata da
ltttto il popolo cristia110 ».
Questo titolo - Maria, Madre della Chiesa -
non è peraltro un titolo nuovo. Fissato miUe e cin-
quecento anni fa sulla pietra tombale del piccolo
Mago, fu usato sovente dai cristiani. Lo attestano
gli scritti dei teologi e i libri liturgici e di devo-
zione. In un inno liturgico del 1200 si trova questa
strofa: « O Vergine, Madre della Chiesa, Porta
della gloria eterna, prega per tuui noi che a te fac•
ciamo festa». Nel 1300 era diffusa tra i fedeli que•
sta preghiera: « O Ai,vocata nostra, Madre della
Cliiesa, volgi verso la Chiesa tua figlia i tuoi occhi
pieni di misericordia e di splendore». Gli studiosi
elencano decine di testimonianze simili a queste.
Al bel titolo mariano mancava solo l'approvazione
ufficiale della Chiesa, e ora il Papa gliel'ha rico-
nosciuto.
UN SEGNO GRANDIOSO
APPARVE IN CIELO
La maternità di Maria nei con.fronti della Chiesa
risulta dalla Bibbia (anche se non , i si trovano
riportali esplicitamente questi termini), e non solo
nel Nuovo Testamento ma in qualche modo anche
nell'Antico Tcstamc11to, poichè è un fatto che si
inscrive nel misterioso disegno di redenzione, na-
scosto nella mente di Dio da tulti i tempi.
All'inizio della ~torio della salvezza, quando Dio
promise all'wnanità un Salvatore, disse pu,re al
Serpente che aye,·a indotto i progenitori aJ pec-
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cato: « lo pongo inimicizia fra te e la Donna. e fra
il tuo seme e il seme di lei. Esso ti schiaccerà il capo,
e w insidit>rcri il s1t0 calcagno ».
Il seme ùella Donna: questa sua discendenza va
intesa solo in senso inà.ividuale, cioè lim.itata al
solò Sah•atore, o non va piuttosto intesa iJ1 senso
collettivo, cioè comprendente tutti i membri del
Corpo Mistico <li Cristo, il regno stesso ùel M.essia,
la Chiesa intera?
San Giovanni nel capitolo XII della sua Apoca-
lisse la risp0!:<ta al problema: sono 1>ochi ver-
setti, ma preziosi, che la liturgia ha trascelto come
prima leU-ura nella Messa in onore di Maria Au-
siliatrice. li '·veggente di Patmos'· "; descrive una
visione dram.matica da lui avuta, che rappresenta
al vivo la lotta tra il Serpente e la Donna, e tra
le loro à.iscendenze. Dice: « U,i segno grandioso
apparve in cielo: una. Donna.. Il sole l'twvolgeva
come di un manto, la. luna era sotto i snoi piedi e
dodici stelle le coronavano il capo ». Ed ecco com-
parire nella visione l'avversario della Donna: « Ap-
parne nn secondo segno in riPlo: rm e,wrme Dragone
rosso{unco » che è « l'antico SerpPnte, il Demonio,
cioè Satana, il seduttore ilei mondo intero>>.
San Giovanni <lice ancora <lel Dragone: « La sua
coda trascinm,a via 1,n. te~zo delle stelle del cielo, e
le precipitò sullo. terra ». Tu queste stelle precipi-
tate i teologi concordemente vedono gli angeli ri-
bellatisi a Dio: costituiscono la discendenza del
Serpente. E Giovanr.ù _presenta auche la éliscen-
denza d,ella Donna: « La Donna mise al mondo 1w
B imbo maschio, col,ii chP deve governare tutte l.e na-
zioni co,i u.no sceltro di ferro ».
Ecco quindi lo scontro preannunciato nell'An-
tico Testamento: « Il Dragone si preparava a sbrn-
nare il Bimbo di lei », ma i suoi piani andarono a
vuoto perchè « il Figlio fii rapito fino a Dio e al
suo trono (parole che adombrano l'ascensione),
mentre la Donna fuggì nel deserto do·ve Dio le aveva
preparato uri rifugio l'assunzione di Maria)».
L'ULTIMO DISPERATO
COMBATTIMENTO
« Allora - prosegue San Giovanni - si accese
una ba1taglia ili cielo: Michele e i s,ioi angeli com-
batterono il Dragone. Il Dragone attaccò, appoggiato
dai suoi angeli; ma essi ebbero la peggio e non ci fii
pi-ù. posto per loro in cielo. L'enorme Dragonè fu
scaraventato sulla terra e i suoi angeli precipitati con
lui. Allora - continua Giovanni - udii una voce
potente gridare nel cielo: "Ecco, ormai la vittoria
la pote,iza e la regalità sono appannaggio del nostro
Dio, e l'impero è del suo Cristo... Siate dunque nella.
gioia voi, cieli e abitatori dei cieli!">).
La battaglia però e:ra tutt'altro c he finita. Sem-
plicemente si è spostata daJ cielo alla terra. « Gu.ai
a voi - ammoni~ce San Giovanni - guui « voi,
terra e mare, perchè il Demonio è sceso s1t voi Jre-
me11te di collera e <'Onsapet·ole di arere i giorni con-
ta.ti ». Dopo aver tentato inutilmente di insidiare
la Dotrna, l'antico Serpente ingaggiò uu ultimo
disperato comhatLimcnto, che dura ancor oggi, e
del quale gli uomiui sono spettatori e partecipi.
Allora - conclude San GfoYanni - il Dragone,
«furioso di rabhia contro In Donna, andò a muovere
guerra contTo i rimanenti figli della Donna, contro
coloro che obbediscono agli ordini di Dio e rendono
testimonianza a Gesù ».
Queste parole rhiuclono la vigorosa visione del
"veggente di Patmos". Giovanni, è bene notare.
non inà.ica come discendeuza della Dom1a ,.olo
« il Bimbo destinato a go1•ernare lutte le nazioni con
scettro di ferro », ma parla anthc dei « rimanenli
figli della Do11na ». rli « coloro che ubbidiscono agli
ordini di Dio e testimoniano a Gesù». La Donna
è dtinque partecipe di una nuijleriosa e ricchis:;ima
maternità: è anzitutto madre d..i Gesù Cri.sto, ma
è pure madre spirituale clei seguaci di Gesù Cristo.
La discendenza di Maria va perciò intesa non in
sens(l individuale. ma in senso collettivo. Giusta-
mente i fedeli lungo i i-ecoH hanno chiamato Maria
Madre della Chiesa; e a pieno diritto il Papa ba con-
feri.nato la legittimità di questo titolo.
LA MAMMA PER I SUOI FIGLI
Quale mamma terrena non ai.utcrtihùc i suoi figli?
A maggior ragione lo fa la :Madonna, che tra le
mamme è la più buona e la più potente.
Da buona mamma, cominciò per tempo a darsi
da fare. A Cana influì sul primo lllÌracolo di Gesù,
il miracolo çhe destò nei discepoli la scinLilla della
fede. Sul Calvario. dove Gesù a prezzo del suo
san!!Ue pagò il riscatto clegli uomini, Maria si as-
sociò a lui, col suo dolore e con la sua obbedienza,
nella loro liberazione dal peccato. Il giorno cli Pen-
tecoste, quando Gesù vivificò la sua Chiesa col sof-
fio del suo Spi:rito, Maria era presente nel cenacolo
con la sua intercessione efficace. Agli albori della
sua vita la Chiesa godette della materna assistenza
rli Maria, sempre presente nella prima ~umunità
cri&1.iana, tutta intenta a seguirla nei suoi primi
passi, come già aveva seguito Gesiì. bambino. Ora,
dopò la s ua assunzione in cielo. Maria esercita la
sua maternità sulla Chiesa con la sua mediazione
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e col suo aiuto. Perchè è Afodre della Chiesa., s i fa
Aiuto dei Cristiani.
Il nuovo titolo mariano certamente sart'hbe pia-
ciuto molto a Don Bosco, il quale vide sempre la
Madonna inscindibilmente legata alla Chiesa. TI
quadro dell'Ausiliatrice, concepito da Don Bosco,
presenta la Madonna io mezzo agli Apostoli solo
pcrchè il pittore non rìuRcì a raccogliere l'immensa
vi~ione di cui gli parlaYa il Santo. Don BObCO in
realtà avrebbe voluto presentare la Madonna in
mezzo a tutta la Chiesa come Madre e Regina.
PERCHÈ DURANTE IL CONCILIO
Perchè il Papa ha voluto attribuirglielo proprio
durante il Concilio? Ci fu qualcuno che in quei
giorru se ne stupì e non nascose un certo malcon-
tento. La dottrina della Ch.ie~a sulla .Madonna, i;i
sa, è uno dei punti di divisioni· fra i cattolici e i
protestanti. « Per un c>rrato concetto di ecume-
11Ì5mo - ha notato al riguardo il cardinal Siri in
un discorso - alcuni .incautamente hanno rreduto
che fosse utile attenuare nella Chiesa l'eRpressione
del culto alla Madonna. Ma non sappiamo - ha
replicato il Cardinale - che proprio i protestanti
stanno cercando una Madre'? Vecranno alla Chiesa
perchè la Chiesa ha una Madre, Maria Sautissima.
Il richiamo a Maria, Madre ùella Chiesa, varrà duu-
que ad avvicinare a noi i protestanti ».
Il Cardinal Siri portò anche un altro motivo.
dicendo che la Chiesa mai l·Ome in questi tempi
ha avuto bisogno della pro1ezionc della )fadonna.
Troppi pericoli minacciano ora l'umarutà. « "el
mondo di oggi - ba osscrva·to coli arguzia - i
pazzi ci sono, anzi ..ono cresciuti! Crescendo i pazzi,
cresce anche la possibilità che la pace del mondo
sia insidiata. Ecco perchè la Chie~a si è sentita
come -un fanciullino: ha sentito il vento farsi più
impetuoso contro di lei. Allora ha steso la mano
e ha detto alla Vergine: "'Nlamma, ti, ha·i portato
Gesù, l'hai nutrito, l'hai safvato, l'hai accompagnato
nella sofferenza e ti sei ritirata nell'ora del f7'ionfo.
Sei ricomparsa, nell'ora tlel clolore e sei andata in-
contro al tuo .Viglio sulla via della rroce. Allom,
Mamma, ricordati di essere Niamma a,11che per
noi''».
Preghiera semplir,r e filiale, che corrisponde ap-
pieno alle Ì.lltenziuui di Papa Paolo, che procla-
mando Maria Madre della Cl1iesa disse: « In tal
modo irwmdiamo affidare a.lle cure della celeste 'Wa-
dre l'intera famiglù1 uma,ia., con i suoi problemi e
i s1wi affanni, con le sue Legitiime aspirazioni e le
sue ardenti speranze ».
24 11'l,ltgg10
f e8ta di
llfARI.A_
A USILIA TRICE
La data, prima che sul calen-
dario, è impressa nel c uore degli
.innumerevolj devoti di Maria Au-
siliatrice sparsi in ogni part,e del
monùo. A tutti presentiamo la
invocazione di Don Bosco a Maria
Ausiliatrice, che sembra com-
posta oggi per ~faria "Madre
della Chiesa":
O Nlaria, Vergine poteme: T,~
grande e illustre presidio della
Chiesa: Tu, aiuto meraviglioso dei
Cristiar1i: Tu, terribile come eser-
cito schierato a battaglia: Tu, sola,
hai distrutto ogni eresia in tutto il
mondo: Tu. nelfe angustie, nelle
lotte, nelle strettezze difendici dal
nemico, e nell'ora della morte ac-
cogli l'anima nostra in Paradiso.

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SE LA SONO MERITATA
LA VISITA DEL PAPA
La prima visita del Papa alla parrocchia del Testaccio ricompensa i salesiani
del tanto lavoro svolto tra una popolazione che minacciava di cadere preda
di anticlericali e sovversivi
Mai un Papa aveva visitato,
prima, il Testaccia cli Roma.
Paolo VI vi giunse il 20 marzo
scorso, tra un festoso sventolìo
cli bandiere bianche e gialle. A<l
agitarle e a gridare di gioia erano
i bambini e le bambine degli ora-
tori del Testaccia.
Era la domenica quarta di
Quaresima e il Papa, che è Ve-
scovo di Roma, compiva una delle
ormai consuete e pur tanto attese
visite alle sue parrocchie.
Fu ricevuto dal Rettor Mag-
giore alle 16,30 nel cortile del-
l'oratorio salesiano, ascoltò il cli-
scorsetto di un bimbo di sei anni,
trepidò per lui vedendo che in-
cespicava e perdeva il filo, lo
coperse sotto il manto per conso-
larlo, ricevette dalle sue mani le
offerte "per la fame del mondo"
che i bambini avevano racimo-
lato, ascoltò ancora il discorso di
una bambina e gradì infine un
mazz.o di fiori . A questo punto
l'entusiasmo dei piccoli Testaccini
diventò straripante e le autorità
faticarono non poco a riottenere
il silenzio. Paolo VI esortò i suoi
piccoli tifosi a voler sempre bene
alla parrocchia e a darsi da fare
per crescere buoni cristiani; re-
citò con loro un'Ave, salutò quelli
delle prime file e, mentre si le-
vava un volo di colombe, si avviò
processionalmente alla chiesa per
celebrare la Messa.
Don Carlo Torello, l'ottuage-
nario salesiano reduce dai tempi
eroici del Testaccia, in quell'oc-
casione commentò: «Il Testaccia
se l'è meritata, la visita del
Papa 1). E chi sa come andarono
le cose allora, non può che essere
d'accordo con lui.
La « Oina » di Roma
Com'era, allora, il Testaccia?
Pio XI ne _lasciò un ricordo che
risale ai tempi dei suoi studi, agli
anni 1879-86: «Vi era qualche
catapecchia, simulacri di ct1Se, e
poi... il deserto ►>.
La teppa di Roma ne aveva
fatto il suo covo. Poveracci senza
tetto nè pane scansavano la città
e si rifugiavano in quelle depres-
sioni della ba11lieue per sottrarsi
alla vigilanza e per architettare
in tranquillità le loro imprese
poco pulite. Ad essi man mano
si ag~iunsero elementi di ogni
estrazione e provenienza, privi di
tradizioni comuni e difficili da
amalgamare. Mancava la chiesa,
mancavano troppe infrastrutture
sociali. Il Testaccia era un campo
spianato e arato, pronto a rice-
vere il seme dell'anticlericalismo.
E il seme cadde abbondante.
Il parroco del Testacelo, don Arturo Monterumlci
presenta a Paolo VI Il dono simbolico
degll operai del vicino mattatolo: un canaldo agnellino
Il Papa - 'papà':
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i momentl più belli di Paolo VI
tra I 'Testaccini'

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I circoli anarchici allignarono e
prosperarono in barba alle leggi,
e sopravvissero anche al fascismo.
Don Torello ricorda queste bat-
tute, scambiate con un capoccia
anarchico.
- Quanti siete?
- Siamo 655, - dichiarò il
capoccia con 11n certo orgoglio.
- E non avete paura?
IL capoccia strizzò l'occhio:
- Siamo tutti armati.
Le organizzazioni dette "re-
pubblicane" non erano meno ag-
guerrite nè meno anticlericali.
Un sacerdote che si avventu-
rasse per le vie dal Testaccia
doveva guardarsi dalle sassate
della marmaglia o per lo meno
dalle colorite ingiurie di cui è
ricco il gergo romano. Nel horgo
si predicava e si praticava il sa-
crilegio, si parodiavano i riti, si
battezzava col vino. La storia
minore di Rom,1 racconta di
peggio, ma son cose ora difficili
a credersi e penose da ricordare.
A buon conto un cardinale, il
Vivcs, definì il Testaccia "la
Cina di Roma".
Con una manovra da cata-
combe il cristianesimo penetrò
nel quartiere: la prima Messa,
nel 18871 fu celebrata nella bot-
tega di un calzolaio trasformata
in cappella. Poi una comunità
di suore ebbe il fegato di ac-
camparvisi, e nel 1889 offrì la
cappella del suo istituto come
chiesa parrocchiale provvisoria al
primo parroco del Tcstaccio. Par-
roco che per anni ritenne pru-
dente abitare in un altro borgo.
Le suore aprirono un oratorio
per le ragazze; qualcosa di si-
mile mise su un laico per i ra-
gazzi; spuntò una scuola elemen-
tare pontificia, e perfino una Con-
ferenza di San Vìncenzo. Una
lesta di ponte era stabilita, ma la
battaglia era ancora tutta da in-
gaggiare.
Per colpa di un sasso
I salesiani si stabilirono al Te~
staccio per colpa di un sasso.
Nell'ottobre del 1900 un monsi-
gnore del Vicariato aveva abbor-
dato don Cerruti, membro del
Capitolo superiore salesiano di
passaggio a Roma, e lo aveva con-
vinto a fare una passcigiata in
carrozza fino al Testacc10. Trin-
cerati dietro le discrete tendine
della carrozza, i due ecclesiastici
avevano percorso le vie del peri-
coloso borgo inosservati e senza
incidenti. Al ritorno, salendo in
carrozza, erano stati scorti dalla
marmaglia e un loro -proiettile, il
sasso appunto, scagliato con raf-
lìnata perizia, aveva attraversato
prima uno sportello e poi anche
l'altro mandando in frantumi i due
vetri. Monsignore aveva commen-
tato:
- Vede, don Cerruti, se c'è
bisogno che i salesiani vengano a
stare qui?
- Sì, monsignore - aveva ri-
sposto don Cerruti. - Ce n'è
proprio bisogno. Li manderemo.
Già da due anni alcuni sale-
siani residenti al Sacro Cuore
ogni giorno venivano al Testaccio
a far lezione nella scuola ele-
mentare pontificia. Nel r9or si
stabilirono dcfìnitivameote in un
caseggiato d'affitto, vi trasferirono
la scuola e aprirono l'oratorio.
Subito accanto a loro si aprì un
ricreatorio foraggiato dagli anti-
clericali, e si accese la lotta. Vola-
rono titolacci, sassate, bastonate e
qualche colpo di rivoltella.
Per nulla intimoriti, i salesiani
Dl·l 1903 aprirono una scuola se-
rale e pensarono a costruir~ la
chiesa parrocchiale, Santa J\\Iaria
Liberatrice, che ora ospita di-
pinti appartenuti alla più antica
chiesa romana dedicata alla Ma-
donna.
Naturalmente mancavano i soldi
per costruire, ma i Cooperatori
su invito del Bollettino Safe.1"ia110
vennero incontro generosamente.
I muratori, quasi tutti anticleri-
cali del posto, soioperavano vo-
lentieri per tirare il più possibile
in lungo, e affermavano: <• Ora
fabbrichiamo la chiesa, ma poi un
giorno la butteremo giù •>. Fu inau-
gurata nel 1908, e per la prima
volta un Papa, i1 zo marzo scorso,
vi ha celebrato la Messa.
Don Torello, iJ superstite ùei
tempi eroici, ricorda che ùue sale-
1;iani furono bastonati. Ricorda
anche le sue peripezie per inse-
gnare il catechismo. Allora nelle
scuole statali la religione era in-
segnata solo dietro richiesta dei
genitori, e don Torello, incari-
cato del catechismo in una scuola
non molto lontana, doveva recar-
visi scortato dalJe guardie fin sul
portone. Il primo giorno trovò
dodici sparuti ragazzini in una
aula enorme; poi man mano gli
alunni aumentarono, riempirono
l'aula, non ci stavano più, erano
oltre il centinaio. Un giorno,
spinti dall'estro festoso che è un
dono dell'infanzia, tutti insieme
accompagnarono don Torcilo a
casa. In piazza alcune operaie
vedendo il prete lo insultarono.
I fanciulli non ci videro più e
raccolsero sassi per tirarli alle
donne. Don Torello riuscì a fer-
ma.rii, poi si rivolse alle operaie:
«Che vi ho fatto di male? Guar-
dateli: sono i vostri figli. Li istrui-
sco, Ii faccio giocare. Perchè mi
insultate? >>
Ohi avrà più filo
farà più tela
Il primo parroco salesiano del
Testaccia si sentì. un giorno apo-
strofare da un mangiapreti locale:
- Perchè siete venuti qui, voi
salesiani?
Perchè ci sono i giovani.
Ci siamo già noi per i gio-
vani.
Ma sono giovani cattolici.
Macchè cattolici I Sono no-
stri. Toglietevelo pure dalla testa,
non vincerete.
- Vedremo - gli rispose il
parroco. - Chi avrà più filo farà
più tela.
Erano gli inizi del 1909. Per
lunghi anni, fino alla prima guerra
mondiale, la parrocchia ebbe vita
tribolata. Specie sugli inizi i fe-
deli erano pochi e timidi. Il primo
mese mariano della parrocchia fu
disertato. Pochi ragazzini, trenta
donne, tutto U. Alla processione
finale molti ragazzi e quasi nessun
adulto. La processione uscì dal
cortile e fu bersagliata con i sassi.
«I padri - narra la cronaca -
tiravano sassi contro i figli >>.
Nel maggio seguente, 1910, fu
peggio. Erano ancora di scena i
"repubblicani". Schierati davanti
alla chiesa, insultavano e mole-
stavano i ragazzi, venJvano a botte
con i giovanotti del circolo, di-
sturbavano la predica del panoco.
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Quando la statua della Madonna
usci sul sagrato, successe il fini-
mondo: urla, imprecazioni e be-
stemn1ie. I fodeli, ora numerosi e
decisi, ~ridavano "f"iva .1laria",
e gli altri rispondevano: "Viva
Giordano Bruno". I due cori si
davano sulla voce e cercavano ùi
sopraffarsi. Don Torello colse
sulle labbra di una popolana que-
sta preghiera che non è riportata
in nessun libro di devozione ma-
riana: • O ,Uaria, santa ,llarit1
bella, ce l'lunmo ,011 te, cc /'l,a11110.
Falli mori ammazzati, q11ei 111a-
scafoo11i ! •>. Tra giaculatorie e im-
precazioni non tutte riferibili (nep-
pure le giaculatorie), la proces-
sione andava a rilento quando il
fra~tuono fu tagliato da alcuni
secchi squilli di tromba: giunge-
vano le guardie con un commis-
sario. La marmaglia ripiegò in
disordine. I fedeli terminarono I.i
processione, presero parte a una
piccola accademia e tornarono n
casa alta chetichella. Non tutti
però ci arrivarono sani: pili cli
uno fu picchiato per la strada.
Non molto dopo gli anarrhici
del Lazio, convocati e arringati
da un muratore che aveva lavo-
rato alla costruzione della chiesa
compirono una "marcia sul Te-
staccio". La gente, odorata l'aria
infida, :iveva sprangato porte e
finestre. I mangiapreti sfilarono
al rullo dei tamburi, ben inqua-
drati, preceduti da raga~zi in di-
visa di bersa~lieri, sventolando
un'ottantina di bandiere. Giun-
gendo darnnti alla chiesa capovol-
gevano le bandiere in segno di
scherno.
Altra bravata la compirono ai
danni di una povera croce di le-
gno issata sul Monte Testaccio.
Il Testaccio bene ricordarlo)
è un monte, o almeno lo era nel-
l'estimazione ùegli antichi ro-
mani che lo costruirono ammuc-
chiando durante i secoli i cocci
delle loro anfore rotte, e lo chia-
marono appunto J\\.fons Tts/ace11s,
ciot- l\\Iontc di Cocci. In cima
c'era una croce di legno, e i
"repubblicani" l'abbatterono. Sul
posto fasciarono uno straccio rosso
con la scritta: "Per vendetta".
I fedeli del Testaccia fecero una
sottoscrizione, acquistarono una
solida croce di ferro battuto e la
issarono su un solido basamento
di calcestruzzo nel punto esatto
dove sorge\\•a la prima. R an-
cora 1à.
La grande guem mondiale gettò
molta acqua sulla piccola guerra
del Testaccio; ma ritornata la
pace, tornarono anche le intem-
peranze dei SO\\ versivi. Nel 1920,
alla vicina parrocchia di San Saba
una processione corre,•a il ri-
schio di andare a monte perchè
nessuno osava portare la statua.
Se ne incaricarono i giovani del-
1'oratorio del Testaccia. Al ri-
torno furono a(tgrediti e picchiati.
Don Torello ncorda che medicò
undici teste sanguinanti e accom-
pagnò all'ospedale quattordici ra-
gazzi.
Poi la masnada sovversiva si
disperse. Sopravvenne il venten-
nio e i fascisti furono molto più
Dove un giorno
&I lanciavano sassi contro I 'preti',
oggi si porta In trionfo Cristo
e Il suo Vicario
gentili: si accontentarono di strap-
pare i distintivi dell'Azione Catto-
lica dai giubbotti dei ragar.r,i.
I salesiani avevano avuto più
filo e hanno fatto la tela.
I soldi aer,Petl del Papa
Og~i la parrocchia del Testac-
cio conta diciottomila fedeli e si
distingue tra le più attive della
città. La vita religiosa permea e
lievita la vita comunitaria. La
pietà eucaristica i! intensa: nel
1965 $i sono distribuite 215.000
comunioni, quasi seicento al gior-
no. A far l'elenco delle opere re-
ligiose che vi sorgono, delle asso-
7

1.10 Page 10

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ciazioni sempre in fermento e
delle iniziative suscitate a getto
continuo, si andrebbe per le
lunghe.
San Pio X nel 1908 aveva già
in qualche modo previsto e pro-
fetato questa primavera dello spi-
rito. Ricevendo Don Rua in oc-
casione della consacrazione della
chiesa, aveva detto: «Sarete com-
in battuti dai vostri nemici, ma 11011
vi scoraggiate. Estote fortes bello
[siate forti nella battaglia]; se
persevererete - come ne sono certo
e come appare dall'azione spiegata
fin qui dai miei cari figli di Don
Bosco - i frutti che a wi 11e ver-
ranno saranno copiosi e remune-
rativi. Oui sulla terra vedrete
numerose persone accorrere alla
casa di Dio e frutti copiosi avrete
a11-che in cielo perchè Dio saprà.
ricompensare a usura la vostra
opera&.
E Pio X non si limitò alle pa-
role. Nel 1910 i salesiani facevano
scuola ancora nella casa d'affitto,
con tutti i disagi che si hanno
in casa altrui. Avevano prepa-
rato i progetti di una nuova co-
struzione, ma al solito non ave-
vano i soldi, 150.000 lire, per rea-
lizzarla. Pio X ricevette in udienza
il salesiano don Concili.
- Ho bisogno di un servizio
da voi - gli disse.
- Comandi, Santo Padre.
- Il Testaccio non ha ancora
scuole sue.
- È vero, Santo Padre.
Don Conelli e il Papa studiarono
ta situazione. Alla fine Pio X
concluse:
- Dunque, sentite: voi fatemi
le scuole come credete meglio, e
io metto a vostra disposizione le
150.000 lire. Di voi mi fido; so
che non mi darete fastidi. - Poi
aggiunse con vivacità: - Però a
una condizione.
- Quale, Santo Padre ? - do-
mandò don Concili.
- Che nessuno, assolutamente
nessuno, sappia che io vi do i
denari. Dunque cominciate su-
bito.
I salesiani del Testaccio non se
lo fecero dire due volte e l'anno
dopo inaugurarono la nuova scuola,
costruita con i soldi segreti del
Papa.
La casa
dovo •I stava meglio
Alla conquista del Testaccio
contribuì non poco un suo par-
roco che it Papa troppo presto
rubò alla parrocchia per farlo
vescovo e che ora è avviato agli
altari, il servo di Dio Luigi oti-
vares. Gli anziani del Testaccio
ricordano che un giorno nel 1914
fu preso a schiaffi sulla pubblica
via perchè aveva tentato di sepa-
rare due ragazzi che si picchia-
vano. Ricordano che fu lui a col-
locare la nuova croce di ferro sul
Testaccio. E dicono con convin-
zione: era un santo. Don Torello
a sua volta ricorda questa bat-
tuta, scambiata col solito capoccia
anarchico. Gli aveva domandato:
- Perchè voi odiate i preti ?
Gli rispose l'anarchico:
- Vede, se tutti i preti fos-
sero come don Olivares, mi farei
prete anch'io.
Alcune anziane signore del quar-
tiere conservano nel loro libretto
di preghiere un altro caro ricordo:
un'immaginetta che ricevettero nel
1934, al termine degli Esercizi
Spirituali in preparazione alla
Pasqua. Aveva predicato in Santa
Maria Liberatrice un giovane Mon-
signore della Segreteria di Stato
che si chiamava Giovanni Battista
Montini. Il futuro Papa aveva
fatto stampare l'immaginetta a
sue spese, e sul verso aveva det-
tato i "ricordi" in forma di acro-
stico, ricavandoli dalla parola
Immacolata. Eccoli:
I mitate il candore di Maria
1.-tantenete fede ai vostri propositi
~-Ieditate le sue virtù
Amate la comunione frequente
Custodite il vostro cuore
Offritelo a Gesù
Lasciatevi guidare da Lui
Armatevi di pazienza
Tacete con gli uomini
Apritevi con Dio.
A poco a poco non solo i buoni
ma anche i tiepidi erano diventati
fervorosi e perfino parecchi anti-
clericali arrabbiati avevano fatto
pace con Dio. Un caldo spirito
di famiglia animava il gruppetto
di salesiani dei tempi eroici, e
provocava quel disgelo spirituale.
Molti . ragazzi del quartiere ave-
vano lasciato la famiglia per farsi
salesiani. Oggi se si domanda
loro il perchè, rispondono: «Ci
siamo fatti salesiani perchè ab-
biamo visto voi ». TI superstite
don Torello che ricorda gli in-
sulti, le sassaiole, le bastonate e
i colpi di rivoltella, confessa per~
suaso: <• Credo che la casa del
Testaccio fosse la casa dove si
stava meglio di tutte >>.
« Un quartie re bollo,
eletto, buono»
Il 20 marzo scorso Paolo VI,
entrato solennemente nella chiesa,
che i muratori anticlericali tira-
rono su e si dimenticarono di
buttare giù, recitò con i fedeli le
promesse battesimali. La gente
rimasta fuori (non stavano tutti
in chiesa) non gridava più come
una volta: "Viva Giordano Brtt-
no I" ma ripeteva con fede :
"Credo, prometto, rinunzio".
Poi il Papa celebrò la Messa
in italiano, ricevette dal Parroco
l'offerta di un milione per ta fame
nel mondo e dagli operai del vi-
cino mattatoio il dono di un
agnello. Ricambiò con un'offerta
per i poveri, e col dono alla par-
rocchia della pianeta e del calice
da lui usati.
Aveva detto oeJl'omelia: <t Te-
staccia, nome che un tempo inm-
teva un po' di diffidenza e paura,
è diventato un quartiere bello,
eletto, buono, pieno di tante energie
spirituali».
Intanto circolava già tra la
gente una poesia in romanesco,
"Er Papa a Testaccio" .
S'incammina verso la parrocchia,
E pe' le strade vede
La gente che saluta e s1inginocchia
De qua e de là su tutto er marcia-
piede...
Poi co' le braccia aperte sur quartiere
Raccoje le miserie della gmte
Na lacrima, na peria, 11' dispiacere.
Ogn'anima imwcente
Vestita di cm1dore
Pe' offrilli sull'altare der Signore.
Anche per questo estroso omag-
gio J?Opolare il Testaccio meritava
la visita del Papa.
8

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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ANCHE NOI
SIAMO
LA CHIESA
In passato si poteva lrovare una mentalità che
collocava il laico fuori della Chiesa, in posizione
quasi estranea e passiva, talora ostile, il cui atteg·
giamento esplicito o inespresso, ma di fondo e pra-
tico. si condensava nell'equazione: Chiesa = preti.
Come nel campo civile, parlando dello Stato, si
pensava all'autorità, cosi nel campo ecclesiastico,
varlando della Chiesa ci si riferiva ai "sacri mi_.
nistri", senza vera coscienza di essere direttamente
parti in causa nella Chiesa. Nell'ipotesi migliore il
laico - almeno in quel>ti ultimi secoli della storia
della Chiei;a - si sentiva un memhro della Cniesa
in termini minimi, quasi con Ull diritto secondario
cli cittadinanza.
Per reagire a tale mentalità i predicatori pote•
vano raccon lare cou mi.a certa efficacia l'episodio
del cinesino c he, i.11 procinto ili andare a servir
l\\Iessa, si sente dire dalla madre cne durante la
notte i rivoluzionari banno distrutto la chlesa, la
missione e portato via i.I missionario. Per nulla
turbato il ragaz7,o, si direbbe con intuizione teolo-
gica, risponde: « Mamma, allora adesso la Chiesa
siamo noi! ».
Sul piano degli studi è stata elaborata graduai-
teologia del laicato; ricordiamo

2.2 Page 12

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che qualche anno fa Igino Giorda11i aveva inlito-
lato un s uo ,·olumcHo: Noi, la Chiesa! Iuollre c'era
l'a1.ionc aposlolica ùel laicato che prel ud.-va ai
tempi nuovi.
QueS'to con~ola.nle movimento ha ricevuto so•
lcnne ricono~cimenlo dai Documenti conciliari. Ch_i
auche frettulo~amcntc scorra la Costituzione sulla
Chiesa, il Decreto sull'apostolato dei laici e la Co-
stituzione pastorale della Chiesa 1wl mondo con-
temporaneo, non può non avvertire l'immenso pro-
gres$o fa ll1l dalla teologia del laicato e il l)r.nelìco
soffio penLccostal,• che fa apparire un tlUperato
anacronis mo la mentalità che abbiamo descritta.
Giustamenle è stato detto che, come il Concilio
di Treni o è stato il concilio del Cler<,, che ne è
u scito rinnovato, rosì il Vaticano l1 passerà alla
~toria come concilio del laicato cattolico, perchè
in esso quesli ha trovalo la sua magna clwrta, la sua
precisa identificazione quanto all'essere e quanto
a l l' a g ir e.
livamcntc (1" antipaticamente) come WlO che
non è s acerdote n è religioso, viene positiva-
mente qualificato dal Documento conciliare come
un membro a pieno diritto, senza menomazioni o
riduzioni, del Popolo di Dio, di que:;ta comunità
di salvezza che, come segno l1wato Lra i JJopoli,
compie il suo pellegrinaggio, realizzando ora uel-
l'omhra della fede, poi nel meriggio de1Ja Gloria,
quello clic l'antico popolo scelto da Dio, aveva
profeticamente preannunciato.
LA CARTA D'IDENTITA
DEL LAICO NELLA CHIESA
UN CAMBIO DI PROSPETTIVA
Si-ronòo gli schemi tratlizionali. il discorso sulla
Chiesa avrebbe dovuto incomim·iare da una <'hiara
defìnizionl' cMla Chil'sa comi' ~ucie visibile. poi
si ,sarebbe trattato del Papa, elci Vescovi, ùcl cli-ru
religioso e secolare "' finahrnmte dei laici.
a Imecc - ecco cambio di prospclliva - prima
di parlare delle diil'e:renze grrarçhiche. il mirabile
Doc umento eoneiliare L11me1t Gentium, al Iacca il
dìsrorso dall"unirà fomlamrntalc dr,! Popolo di Dio.
cli cui tutti facciamo parte: unità s'inlPnde non
monocolore e incli[cccni-;iata, ma organi.ca, coine
tut10 ci,'> 1·he r \\':ivo, e quindi cnu delle sperifìca-
zioni e vari<'1 à nei compiti e nelle f=ioni dei m llm·
hri. Ma l'unità è preRuppO$ta eome il fondo Ja c ui
ogni distinzioni' em erge e in cui finisce colJ'essere
in definitiva rias~orhita: w1ità del popolo di Dio
che è sacra men1,o drll'u.nitÌI ,-tessa di Cri::.to.
Ed eccot.li a un alLro mirabile cambiamenlo di
proi-pcttiva ~u tu! ta la Cllicsa: •rucsta r1on viene
più presrntata esdusivamente o prevalenlemertte
come società, ma l'Omc un mistero, \\Ul sacramento,
ossia come un ro11ue10 visi/,ile e h.e ci rinvia acl un
co11creto invisibile. signifitalu e realizzato: comunità
di salvezza in cui i crcdcnt_i si incontrano cou Cri-
sto, vivo e risorto, nello Spirito Santo, animatore
dell'intero organi~mo.
Il laico <rrundi prima cli essere presentato nega-
<< Col nome di laici s'ir1tc11dono Lutti i fedeU ...
che dopo essere stati incorporati a Cristo nel Bal-
tes imo e costituiti Popolo di Oiu e nella loro uli-
sura res i partecipi dell'ufficio sacerdotale profetico
e regale del Cristo, per la loro parte compiono
nt!lla Chù•sa ç nel mondo la misi;ion.e propria di
L11LL0 il vopolo cris tiauu ».
Nel breve giro di queste fras i, estremamente
ricche e aperte a ulteriori svilu1>pi la Costituzione
conciliare ci rivela il pro6Jo genuino del laico
cattolico e le traiettorie della sua spe~:ifica attività,
che mentalità c<L eventi d1•l pas,;ato avevano con-
tribtrito a oscurare.
Iniziamo a metterle in luce con il grato e fervido
~luporc che avrebbe oggi pervaso l'animo Ji Don
Bosco, il quale soprattutto istituendo i Cooperatori
sales iani, aUora uon pienamente capili, preparò r
prea11nunciò in qualche moùo questo giorno 1)ri-
maverile dello Spirito, che egli vide « da lontauo
esultando ».
Il laico è incorporato a Cristo
Auravcr so il Battesimo - porta d'ingresso uclla
Famiglia o Popolo cli Dio - l' uomo viene incor-
poraLO, i1u1esLato vitalruc111c in. Cris to: ne assume
l'immagine da es~cre riconosciuto dal Padre
rome figlio.
Sotto questo prnfilo dcU'incor1>0razione a Cristo
e ùella divina figliolanza riella. Chiesa siamo tutti
eguali: varia solo il graclo e la misura della G-razia
e della corrispondenza personale. Essere figli: ecco
la condizione prere<iui8ita acl ogni altro discorso
s u diffe renze di compiti e funzioni nella Chiesa.
10

2.3 Page 13

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Il laico è sacerdote
Dal fatto che il laico è membro vivo di Cristo
ne deriva come logica conseguenza rhe egli part11•
cipa alle st esse doti e prerogative di Gesù Cristo.
Ora, dopo lunghe disrussioHi sulla terminologia da
usare e molta perplessiLà s ulle pos!Uhili interpre-
tazioni. il Concilio ha coraggiosamente ripreso e
inculcalo la dottrina tradizionale: ogni battezzato
è partecipe del sacerdozio tli Cristo. Oltre il sacer-
dozio gerarchico, che <là il potere pcrnliare di agire,
consacrare, assolvere, santificare, insegnare com e
i;trumenti di Cristo, esiste un sacerdozio comune,
espre~~o n ei testi ri velati e tlai s.anti Padri, ., di
cui ogni fedr.lc è im,ii:,rnito in forza del Battesimo.
Tutto il Popolo di Dio è un popolo sacerdotale,
abilitato al cuho di Dio: anche il " laico", quindi,
come dice l'etimologia st essa della parola, strana-
mente sfigurata dal " laicismo". viene ad avere dal
Battcsim.o u.n carat1ere sacro, che lo re,ide idoneo
a ojj'Tire a Dio un cu.lto sacrificale.
In quanto ~acerrlote, il laico può e ,leve offrire
a Dio ostie e sacrifici spirituali, ossia:
l'osSt>ffU-Ì.ù della roe111c nell'atto di f erie;
la sudditanza della volontà nella f edeltà alla legge
di Cristo;
il proprio corpo, 1:ome ·'ostia a Dio gradita";
la partecipazione p cr~onalc ai sacramenti e in
particolare al cullo eucaristico, cui tutti i Sa-
cramenti sono finalizza ti;
la sua attività "secolare". " profa na", familiare,
profes5ionale, civica;
le sue "ele mosine", la dispouihilità comune dei
beni, p erchè affiuiacano a tulti gli uo1nini.
Il laico è re
Cristo è re, peTchè ha il suo supremo dominio
su tutti: uomini, spiriti e cose. Turto il Padre ha
creato iu Lui; tutto ha riposto nelle :sue mani:
tutto Egli ha salvato P tutto coru-egnerà al Padre
per la restaurazione finale.
Di questa dignità regale ogni battezzato è fauo
partecip e. Il laico (che r nel mondo, anche se o.on
·'del moudo"') è chiamato ad avere il saldo do1ni11io
di sè, liberandosi 11rogrcsltivamenre dalla servitù
<lei vecchi formeuti della colpa; a liberare gli uo-
mi:ni, la famiglia e la società dalla ~chiavitù cli
Satana, dalle sco.ric del peccato. rlalle bmtlrue che
li avvilli3cono, umanizzando, animando e restau-
rando cristianamente tutti e 'lutto, pc:rchè il Re-
gno di Dio trovi la sua progressiva incaruazione
nel mondo e la persona umana non :!Ìa asservita
alle strutture e alle cose, ma possa, u sandone per
il suo sviluppo, essere veramente libera e rico110-
sccrc Dio come unico Sif-'Ilore.
Tale "animazione cri~tiana" dell'ordine tempo-
rale, chiamata anche roit,~P.cratio mundi (termino-
logia rla cui, per il pericolo di ambiguità, i Docu•
menti conciliari ~i astengono), C'Ostituisce i.I com-
pito s pècifico, anche se non esclusivo, del laicato
cattolico, in lluanto secolare.
II laico è profeta
Non ~i deve· prnsare alla cap acità di annunziare
eventi lihPri e futuri, I' ncppurr al potere ,li inSl"·
gnare infallibilmente. In senso più largo è profeta
r.olui che testimonianza a Dio <·011 la propria
vita, con la parola, con l'azione apostolica.
Il Lail'O che vive nel mondo, M n la , ila f,·<ld<·
al Vaugelo rleve climos1rare che il Cristo è ;,l'mpre
attuale, che Egli solo ci può salvarr. Questa Lc~1 i-
monianza, a cni ~oprattutto il sacramento dcUa
Crrsi ma abilita, 1>lt re chi' nella vita, si manifesta
nella parola franca, nel d,ialogo apcrLo, nella pro-
fessione competente e per vasa di sen&o cristiauo.
nelle molteplici formt' e arrirolazioni cldl"aposto-
lato proprio drJ laici.
Per questa prerogativa profetica tutto il Popolo
di Dio trH imonia pure che Dio è fc•Jde neJ com-
pimento dr lle sue promessr e chi' l'unione amorosa
nello Spirito di Ge~ù . carallcristica foudam,:utale
dell'assemblea cri11tiana, è un preannunt'io della
piena realizzazione unitaria finale, quamlo Dio ~ar à
tutto in tulli.
Da non dimenticare, infine, che il Popolo di Dio,
p er l'ir\\clefouihilc as~istenza clellu Spirito Santo,
quando unitariamente (laici e gerarvbia) professa
ut1a verità di fede, gode dell'infallibilità e costituisce
argomento per everttuali definizioni dogmatiche,
come è avvenuto per l'lmmacolata Concezione e
p er l'Assunzione di Maria.
Con questa mirahil<· ·'carta ,l"i,lentit à" il laico
cattolico può, Renza complessi minoritari, alTrou-
tare qualunque i<lenlogia che van I i prcrtcse umaui-
stichc: nessuna più alta glorificazionr dell'uomo che,
naturalmente, voglia riconoscere i limiti della crea-
tura, è mai ~tata po.:nsata.
Essa p erò uo11 è titolo tl'orgoglio o blasttne gen-
i ilizio, che si possa sfoggiare: è- impcgllo. Si riactta
s u queste parole, le più gra,·i pronunciate (la un
Concilio, che volutamente ha bandito ogni anat1·ma:
« Si ricordino beni: i figli, della C/&iei;a drn lei loro
privilegiata condiàone /IOTI ,,a ascritta ai loro me-
riti, ma ad una speciale grozia di Cristo; per cui
se non vi corrisporulorw col pensiero, con le parole
e con le opere, non solo non si salveraruw, nui anzi
saran110 più severamellte giudicati ».
11

2.4 Page 14

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SONO STATO STRUMENTO
Don Aurelio Maschio,
il missionario salesiano
a Bombay
che i telespettatori
hanno visto più volte
comparire sul video,
racconta come ha distribuito
tra i poveri
gli aiuti inviati all'India
dai lettori della "Stampa".
Al prossimo numero
la relazione di don Mantovani,
Il "padre del miserabili" di Madras
Capanne, bambini, stracci
Tante fervide preghiere per I benefattori
Da tutta l'India la povera gente,
colpita dai flaielli della siccità o
rovinata dalle inondazioni (quante
cose contraddittorie capitano in
questo immenso sotto-continen-
te!), si sta riversando nella città
di Bombay, con la speranza di
trovare lavoro e cibo. E non trova
l'uno l'altro. Anzi, il co-
stante aumento di questi fore-
stieri aggrava sempre più la pe-
nuria e la sofferenza generale.
A Bombay sono centinaia gli
istituti di beneficenza: molti sotto
la cura dei religiosi, diretti da
sacerdoti o da suore; molti altri
a cura del governo o sovvenzio-
nati dalle autorità. Ma non ba-
stano. La miseria, specie nella pe-
riferia, è agghiacciante.
Chi prende un tassì e fa a
caso un giro per le strade e i
viottoli di Ilombay, vede decine
di migliaia di capanne e tuguri
ripieni di povera gente. È una
povertà assoluta, una sofferenza
crudele che muove a pietà e su-
scita il desiderio di fare qualcosa.
Questi mali non sono di ieri;
io li ho visti da sempre, nei do-
dici anni che ho vissuto in vera
missione e nei trent'anni cli la-
voro svolto a Bombay. Solo mi
pare che la sofferenza, invece di
diminuirr, stia crescendo sem~
pre più.
Nei tanti orfanotrofi per ragar.ti
e ragazze il numero dei benefi-
cati cresce di anno in anno. Noi
facciamo 'ogni sacrificio per rac-
coglierli sotto il nostro tetto e per
dar loro cibo, vestito e una buona
educazione. Solo nell'orfanotrofio
"Don Bosco" di Bombay migliaia
di fanciulli abbandonati hanno
trovato la salvezza. Ma non siamo
soddisfatti: desideriamo fare di
più, costruire altre case di bene-
ficenza, salvare altre migliaia di
piccolini.
Gli aiuti che gli italiani, acco-
gliendo l'appello del Papa per
l'India, hanno inviato, hanno fatto
tanto bene a questa Nazione, e
hanno pure giovato a far cono-
scere le qualità più belle della
nostra Jtalia: il suo cuore gen-
tile, .la sua squisita sensibilità per
il dolore, la sua passione per re-
care aiuto ai sofferenti.
Grazie a "La Stampa" di To-
rino, sono pervenuti in India
18 aerei carichi di latte conden-
sato, cioccolato, olio, latte in pol-
vere e vitamine. Io ho avuto la
gioia ùi diventare uno strumento
della carità dei nostri italiani, di-
stribuendo cibo e denaro agli isti-
tuti più bisognosi. Non ho scelto
secondo il bisogno, perchè tutti
gli istituti qui sono bisognosi.
Sono andato puramente a caso,
raggiungendo i più vicini, per
recare al più presto i primi soc-
corsi. Avrei voluto avere tanto di
più, di viveri e di soldi, per dare
a tutti e con abbondanza.
Al poverelli
della nostra parrocchia
La prima distribuzione fu fatta
tra i poverelli che vivono in tu-
guri posticci lungo la ferrovia, o
accanto le mura di fabbricati, op-
pure completamente all'aperto. Un
bastone, pochi sacchi accostati
l'uno all'altro, ed ecco l'apparta-
mento dove vive una povera fa-
miglia. Niente acqua potabile e
niente igiene.
Ci sono qui oltre mille famiglie,
cioè seimila e più poveretti esposti
al sole, alla pioggia e alle intem-
perie, e senza speranza di un av-
venire migliore.
Con la cooperazione del sale-
siano indiano Padre Matteo, ab-
biamo Jistribuito migliaia di sca-
tole di latte condensato e di vi-
tamine per i piccini e per gli am-
malati. Due milioni di lire sono
12

2.5 Page 15

▲back to top
DELLA CARITA ITALIANA
stati assegnati per aiuto imme-
diato ai più bisognosi. Fu com-
movente. Molte mamme piange-
vano di gioia: non avevano mai
ricevuto tanto ben di Dio.
Questa scena di bontà (come
pure l'arrivo del primo aereo ca-
rico di viveri) fu vista in televi-
sione in tutta l'Italia.
Al'~~ Orfanotrofio
dalla Madonna 11
Durante il Coo~resso Eucari-
stico di Bombay il Papa ave\\'a
visitato il povt!ro "Orfanotrofio
della Madonna''. Gli orfanelli ave-
vano ascoltato la Messa celebrata
dal Papa, ricevuto la Comunione
dalle sue mani e fatto colazione
con Lui.
Erano bimbi raccolti dalle strade
della città. Sono in 220 c vanno
costantemente aumentando. In-
dossano ancora i vestitini donati
dal Papa, che sono a brandelli e
attendono un cambio. Apparten-
gono a razr.e e a religioni diverse,
ma sono tutti uniti nella carità
di Cristo. Le loro facce parlano
di intensa sofferenza; molli di
loro non hanno mai avuto il sor-
riso di una mamma; molti do-
vranno soffrire · tutta la vita per
la denutrizione patita nell'infanzia.
Distribuii abbondanti provviste
di latte, cioccolato e vitamine, e
diedi un contributo di due mi-
lioni per immediato soccorso.
Alla Scuola- Orfanot rofio
u Sant'Antonio ,,
È un internato con ~oo bambini
e bambine. I masch1etti riman-
gono qui fino all'età di sette anni,
poi vengono passati ad altri isti-
tuti maschili. Le fanciulle com-
piono i loro studi e imparano
cucito, ricamo, tessitura. Tutte
passano un periodo in cucina
dove apprendono a preparare un
13

2.6 Page 16

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buon pasto. Non c'è molta va-
rietà nei cibi, ma hanno il com-
pito difficile di cucinare bene con
molto poco.
I viveri e il cioccolato porta-
rono gioia indicibile. Finalmente
potevano avere un pasto com-
pleto, e quanto mai gustoso (ci
vuole proprio poco per rallegrare
ragazzi che hanno sempre sof-
ferto I).
Alla Superiora coni;egnai due
milioni di lire perchè desse alle
sue fanciulle cibo migliore e qual-
che capo di vestiario.
Privilegiati: possono perfino andare a scuola
Al Brefotrofio
~~ San G/use1111e 1111
Anche qui centinaia <li bambini
e bambine con le stigmate della
fame fortemente impresse sulle
loro facce. Sorridevano davanti al
grande mucchio di casse, ciocco-
lato e vitamine, ma sorridevanq
stentatamente perchè tutta la loro
vita era stata immersa nella soffe-
renza più crudele. Hanno cono-
sciuto solo pianto e povertà.
Visitai le piccole culle dei neo-
nati portati all'istituto in condi-
zioni pietose: bambini raccolti
dalla strada, o trovati nell'immon-
dezzaio, o portati qui dall'ospe-
dale municipale (le mamme che
non li possono nutrire scappano
dall'ospedale abbandonando i fi-
gli; le autorità poi portano i pic-
cini al Brefotrofio, affidandoli alle
suore).
La madre Superiora piangeva
quando le misi in mano il pac-
chetto d i due milioni di lire: non
aveva mai avuto una somma così
vistosa.
Alf!IAnand Kendra
Anancl Kendra vuol dire "Di-
mora della Felicità". È ~in modo
di dire. Se si pensa che questo
bel gruppo di ragazzi prima al-
loggiava sui marciapiedi della città,
con tutti gli inconvenienti che si
-possono immagina.re, bisogna con-
venire che ora, avendo una casa
tutra propria, può considerarsi
fortunato di vivere nella "Dimora
della Felicità".
L'opera è curata <la alcune
buone signore di Bombay che
cercano con tutti i mezzi di dare
cibo, \\·estito e una buona educa-
zione ai ragazzi.
I più piccoli frequentano la vi-
cina scuola elementare, i più
grandi vanno a scuola di tessi-
tura, falegnameria e meccanica.
L'opera è all'inizio. Sperano di
poter raddoppiare lo spazio e di
costruire altri locali per racco-
gliere un maggior numero di
bambini della strada.
La signora Tata, 1noglie di un
grande industriale indiano, cura
quest'opera con suo notevole sa-
crificio di soldi e di tempo.
Anche qui consegnai molti vi-
veri e due milioni di lire per le
spese immediate.
Le loro mamme Il hanno abbandonati
Hanno braccini sottili come un nostro dito
Alla Casa
di ~" Santa Caterina ,,
Fu l'ambiente che mi commosse
di più. Sono oltre 700 ricoverati,
in maggioranza povere fanciulle.
La sezione dei trov<1telli fa tanta
pena. Piovono qui dopo casi do-
lorosi di ogni genere: un bam-
bino abbandonato sulla strada,
una ragazzina tormentata dai suoi
disumani genitori... Ho visto tanti
scheletrini con le gambe o le
braccia dello spessore di un no-
stro dito. Le suore fanno di tutto
per restituire ai piccini le forze
perdute. Hanno bisogno di molto
latte, di cibi per neonati, di vita-
mine. {< Questa è la nostra più
grande pena: -- mi confida la
Superiora - sono cibi che co-
stano un occhio. Chi mi aiuterà
a dare a questi 250 bambini un
nutrimento che rimedi alla mal-
nutrizione del passato e assicuri
loro una vita forte, degna di es-
sere vissuta? •>.
«Cara Madre - le dico -
ecco qui il primo dono di viveri
e la prima offerta di due milioni.
Le prometto che farò di tutto per
interessare i nostri amici d'Italia.
Sono certo che ci manderanno
altri soccorsi ».
In 43 anni questa Casa ha sal-
vato 14.000 neonati condannati
alla m,orte prematura.
14

2.7 Page 17

▲back to top
Al lebbrosario uAcworth:,:,
Il lebbrosario, - che dista solo
200 metri dall'Istituto Don Bo-
sco - fu fondato nel 1890 da
un certo Acworth, con la coope-
razione di persone benefiche.
Andò sviluppandosi nel corso
degli anni: furono costruiti padi-
glioni per gli uomini e per le
donne; l'ospedale si è ammoder-
nato e utilizza le ultime scoperte
della medicina.
Attualmente ospita 51o leb-
brosi. Alcuni sono ancora al prin-
cipio della lebbra e sperano cli
guarire completamente. Altri, e
sono molti, sono troppo avanzali
nel male. Vivono in speciali dor-
mitori e ricevono cure e cibo
dagli aiutanti del lebbrosario. Una
visita a questi locali causa nausea
e ribrezzo. Eppure dobbiamo pren-
derci cura anche di loro.
Il governo e il municipio danno
una· somma annuale per il man-
tenimento degli ammalati, ma è
insufficiente. I lebbrosi meno in-
taccati dal male lavorano e si
guadagnano qualche soldo; gli
altri sgusciano spesso di tra le
maglie <lella sorveglianza, si ap-
' postano nei crocicchi e doman-
dano l'elemosina. La vista atroce
di u11 corpo disfatto ha il suo
effetto: sovente tornano a casa
con un bel gruzzolo.
I salesiani hanno la cura spi-
rituale del lebbrosario e si prodi-
gano per i più bisognosi, specie
per i bambini e i moribondi. Ho
consegnato i viveri al capo del
lebbrosario e due milioni al sale-
siano don Fern,mdes perchè prov-
veda ai casi più urgenti.
Vivono In tuguri posllccf
Hanno conosciuto I morsi della fame
Questi lebbrosi stanno megl/o eguariranno.
Gli altri...
Alla uoasa del Fanciullo:,:,
Questo lstìtuto, interamente pa-
gano, lavora con la cooperazione
di w1 comitato. I giovani ven-
gono raccolti dai diversi centri
della città. Sono 700, divisi in
tre gruppi. Circa 500 giovani ab-
bandonati ricevono qui cibo, ve-
stito ed educazione; un centinaio
furono portati qui per imputa-
zione di colpe o per delitti gio-
vanili: sono qui a espiare e a
correggersi; altri sono giovani ri-
tardati e per loro l'avvenire non
ha nessuna speranza. Qui almeno
hanno un posto per dormire e
un piatto di cibo. Tre altri centri
sono uniti alla "Casa del Fan-
ciullo'', per un complesso di
145 e ragazzi.
I più giovani fanno gli stut.li
nell'istituto annesso; alcuni pri-
vilegiati frequentano le vicine
scuole superiori per specializ-
zarsi. Tuui i grru1diceUi imparano
uno di questi mestieri: agricol-
tura, meccanica, falegnameria, sar-
toria.
Autorità civili e private danno
il loro contributo. li Catlzolic
Relief Servìce americano prov-
vede la maggior parte del cibo
necessario. l\\Ia solo la carità pri-
vata arriva a supplire a tante de-
ficienze.
Distribuii anche qui una forte
quantità di viveri e due milioni
di lire.
Altre distribuzioni
di viveri
Il Centro Soccorso della par-
rocchia Sion conta parecchie mi-
gliaia di capanne e tuguri, abi-
tati da gente poverissima. I Fran-
cescani della parrocchia di Sion
cercano di alleviare tanta soffe-
renza. Si sono rivolti a noi per
avere aiuti, e con gioia ho potuto
dare loro un bel carico di viveri
e una bella somma di denaro.
Fui lieto di distribuire uguali
quantità di latte, cioccolato e vi-
tamine anche ad altri tre istituti
salesiani che avevo visto sorgere
con la carità dei buoni: l'Orfano-
trofio "Don Bosco" di ~Iatunga,
la Scuola professionale "San Giu-
seppe" di Kurla, e il Seminario
"Don Bosco" di Lonavla. Con-
segnai pure due milioni di lire
caduno. La somma copre le prime
necessità.
In tutte queste opere ho promesso
ulteriori offerte di cibo e denaro.
Ma tutto dipenderà dall'aiuto che
riceverò dall'Italia.
Io sarò sempre lieto di essere
uno strumento di bene per i fra-
telli sofferenti, ben volentieri di-
stribuirò equamente tutto l'aiuto
che riceverò. Sono sicuro che la
carità degli italiani non verrà
meno, perchè l'avvenire è ancora
tanto brutto e nuvoloso e le ne-
cessità sono immense.
Di fronte al quadro doloroso
che ho presentato solo in piccola
parte e con poche pennellate,
non mancheranno i cuori buoni
che vorranno essere strumenti
della Provvidenza per tanti loro
infelici fratellini.
DON AURELIO MASCHIC
missionario salesiano
Dormono su stuoie distese in terra
15

2.8 Page 18

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Ednehian10 <'01nc Don Bosco
ALLENATELI
AL SACRIFICIO
L'n giugno 1867 Don Bo!'co
alla sera parlò cosi ai suoi ra-
gar.zi: ~ Oggi è incominciata la
novena della Madonna, della Con-
solata. Vi propongo questo fio-
retto per i nove giorni: usate
molta ùiligenza nell'adempimento
del \\'ostro dovere in scuola e spe-
cialmente in chiesa nelle pratiche
di pietà. Occupate hene il tempo.
Inoltre io co11siglio a tutti qual-
che sacrificio. Ricordatevi che "il
ciclo e la terra scompariranno
prima che la !.\\ladonna abbandoni
chi la invoca" •>.
Ecco un insegnamento utilis-
simo. Dicono i sociologi con forte
preoccupazione: la 11ocietà mo-
derna, gli uomini d'oggi, soprat-
tutto i giovani, stanno disimpa-
rando a sacrificarsi. ?--;essuno di
noi ha una vita privata. lo non
sono responsabile soltanto di me
stesso; c'è una solidarietà ct>-
mune. la solidarietà dei fedeli.
dei battezzati che formano la
Chiesa. Per quanto insignificanti,
siamo gli anelli di una catena.
Se gli anelli. trascurati, arruggini-
scono, la CHLena si spezza.
rn ragazzo fu sorpreso a ru-
bare nel borsellino della mamma i
inventò una hugia e se la cavò
con una semplice ramanzina.« Non
è una birichinata - disse impie-
tosita la mamma - . tutti i ra-
gazzi rubacchiano come le ~azze ~-
Quando non voleva. fare 1 com-
piti di casa, glieli facern il babbo:
quell'aiuto era un inganno bell'e
buono. Anni dope, fatto adulto,
divenne vicepresidente di una
banca. ln quel posto di respon-
sabilità fece delle speculazioni di~
sastrose I! alterò i bilanci. Finì
col procurare a sè la prigione e la
rovina a molti suoi concittadini.
Sua madre confessò: (i Mio figlio
cominciò a essere disonesto da
bambino quando rubava a me.
Suo padre e io coltivammo le sue
debolezze. Non gli abbiamo mai
chiesto 1m sacrificio, e cosl lo
abbiamo rovinato noi~.
t facile chiudere un occhio
sullt< ombre e- sugli angoli polve-
rosi. _:\\,la ogni trascuratezza lavora
con una misteriosa alchimia e
volge in peggio il meglio di noi
stessi.
Don Bosco aveva '-}Uesto se-
greto: per iniettare nei giovani lo
spirito di sacrificio si serviva dcll.a
figura soave della L\\ladonna. Ogni
invito al sacrificio, accompagnato
dall'immagine di 'Maria, pene-
trava più efficactmente nell'animo
dei suoi ragazzi. La prima educa-
trice è sempre la mamma.
Nello stesso tempo Don Bosco
si serviva della Madonna per fare
balenare dinanzi agli occhi dei
suoi ragazzi l'immensa ricom-
pensa di chi si mortifica e lotta
per tenersi in grazia di Dio.
Racconiò una volta: «In una
delle ultime notti del mese di
Maria, il 29 o 30 maggio, pen-
savo ai n1iei cari ragazzi e dicevo
fra me stesso: ''Oh, se potessi
sognare qualche cosa che fosse di
loro vantaggio!". Ed ecco che mi
addormentai. Di colpo mi trovai
in una zona incantevole, in un
gran prato verdeggiante, colmo dì
ogni sorta di erbe profumate,
smaltato di fiori bellissimj, con
freschi boschetti e ruscelli di
limpide acque, Qui vidi un gran-
dissimo numero di ragazzi, tutti
allegri e sereni, che con i fiori
del prato si stavano intrecciando
una veste vaghissima.
- Chi sono questi ragazzi? -
chiesi a chi mi accompagnava.
:\\-1i rispose:
- Sono quelli che si trovano
in grazia di Dio.
~ posso dire di non avere
mai veduto cose e persone così
belle e splendenti, nè avrei mai
potuto irnmag;inare tali splendori.
- 8uggeriscimi qualche cosa
da dire a,i miei ragazzi, - chiesi
ancora.
- lnculca loro questo: che se
conoscessero quanto è preziosa e
bella agli occhi di Dio la virtù
della purità, la virtù di Maria,
sarebbero disposti a fare qualun-
que sacrificio pur di conservarla.
Di' loro che si facciano coraggio
a praticare questa stupenda virtù,
che supera le a.ltrc in bellezza e
splendore. I ragaz:r.i puri sono
quelli che "crescono come gigli
dinanzi al Signore"... ,>.
« Qualw1que sacrificio >>, diceva
Don Bosco. La lotta per tenersi
in pari non conosce sosta. È
una grazia che nsici1mente, men-
talmcnte e spiritualmente ci siano
sempre per i giovani dei sacrifici
da fare. Tutto ciò è stitnolame:
è come un sorso d'acqua che spe-
gne la loro sete istintiva di supe-
rarsi, di migliorare.
16

2.9 Page 19

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,, COOPERATORI"
per,chè?
• L'opera più santa <li tutte le
opere sante è quella di cooperare
alla salvezza delle anime~. Que-
sta sentenza di San Giovanni Cri-
sostomo cn.1 divenuta cosi fami-
liare a Don Bosco che la citava in
tutte le Conferenze ai Coopera-
tori salesiani, quasi uno slogan da
far penetrare come un santo chio-
do nelle loro menti e nei loro cuori.
Contiene la ragione stessa del loro
nome. E il Crisostomo l'ha for-
giata su San Paolo, che afferma
che noi siamo i cooperatori di Dw
nel piano della salvezza.
Perciò il nome dato <la San
Carlo ai suoi laici che coopera-
vano coi parroci e viceparroci a
curare le anime dei giovani negli
Oratori festivi, traduceva meglio
di ogni altro l'idea cli Don Bosco
sul 'Cero cristiano, che si preoccupa
di salvare non solo se stesso ma
quanti gli vivono d'attorno.
Con questo SÌ({nificato paolino
di "cooperatori di Dio" nel piano
della salve1,ia furono sempre in-
tesi i Cooperatori salesiani dai
Sommi Pontefici, da Pio L'--
a Papa Giovanni. :"Jell'(.;fficio
Centrale della Pia Unione c'è
anzi un autografo di Giovanni
X.'{lIJ, sotto un suo bel ritratto
a colori; fu veripto alla fine della
memorahile udienza c.."Oncessa la
sera dell'Ascensione del 1959 ai
Cooperatori nel cortile di San
Damaso. L'autografo definisce con
tre sole parole latine tutto il
programma dei Sale~inni esterni.
«Cooperatorihus ministcrii nostri:
.li cooperatori del 11ostro ministero•·
li ministero del Papa, dei \\'e-
SCO\\'i, dei sacerdoti è essenzial-
mente quello di salvare le anime.
.Papa Giovanni ha visto nei mem-
bn della Terza Famiglia Salesiana
sparsa in tutto il mon<lo cattolico
i validi collaboralori dd suo mù1i-
st.ero papale. Don Bosco avrebbe
pianto di gioia nel leggere queJle
tre parole, perchè il suo ideale
era appunto quello <li (are una
U11io11e di laici a diretlo servizio
del Pupa e della Chiesa, tanto che
in un documento egli chiamò
l'Unione dei Cooperatori • l'Opera
del Papa•·
17
COOPERATORI SALESIANI
Huarupampa (Huaraz-Perù). Maria Auslllatrlce è entrata trionfalmente In questa
parrocchia, portata dal novello sacerdote diocesano don Victoriano Méndez, che
è ammirato della !Jasformaz.lone monile che la Madonna Ausiliatrice ala operando
nella parrocchia
Muu.Ano Blellese, Parteclpanll alla quarta giornata di splritualltà ealeelana per
Industriali, Imprenditori e dirigenti
Ca-lcl (Plaa). Coopera1rlcl che hanno partecipato agli Eserclz.l Splrlfuall presie-
duti da Mons. Ugo Camozzo, arcivescovo di Pisa

2.10 Page 20

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NEL MONDO
SALESIANO
NEL 50• DEI SALESIANI IN CINA
L"lstituto l mmncolata Concc1:ionc di :\\Jacnu, la ct1•0 nu,drc
dei Snl~•-iunl in Cino, ha celolirnlo il 60• dj fondnzione,. 11 pi<··
rnlo p;rup1m di mì,sioruui partÌ\\•,1 Il 17 gennaio 1906, ()lll'l1111dn
come un tr,oru una beuedìzion~ uulO!(t11fn ::,an Pio X. Tril
di es~i, due èllll"•Ìani sauti: don l.uìjri Ve.rsiglin, fhl' fu poi il
primo \\'icnrio Apo,tolfro dl Shiu-clw" e morì martitt ,lrlln
purcua. ,: don Lutlo,ico Oli,~ che. ammalato-i o mort,: du-
rante il no, i,iuto, era slnto nur11colo•amente guaritn do \\loria
Au•iliotrirr. appan-a a Don Bn•N nello notte clol 3 ol I p.rn•
nruo I 886. lA' ,lifficoltìi de~li inb.i furono ~rn..-i~•im~, ma l'~roico
spirito di sncrilìcio di quei pioni~ri riportb completa , ittorin.
~Ions. Vergiglla lnsciò scritto: « l o fui sovente sul punto di
abhnndonorc tuUo; ma don Olh•c crn h\\: un hrev~ collo<p1io
cou hù bnol0\\111 " ri<lnrmi il coroi:ri;io "· Co,l •i ,;piega la for11n•
dità ddl'Op.-ra oalesiana in Cina, chr In violt'nza comunil!la
ha temponrneumenle stroncato ndln C.inn ro=a, mn eh~ con•
tinua n 611ri,... o Hong Kong. a \\lDcuu e nelle Filippinte. ,lo,e
molti mis,,ionari deUa Cina lumn11 tro, 1110 un nno, o prolll('t•
lentissimo cnmpo ol loro zelo. ·'"" " foto: :\\luNtu: due n111-
lll('llti d e ll,, eelebrazioni fjiuhHuri.
18

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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GLI 80 ANNI DEL PATRIARCA DEI VESCOVI SALESIANI
A Carpitta, ciltaclina dello Stato di Pernarnbuco nel nord•
est del Brnsile, l'l l rehbraio scorso mons. Antoni<> de Almeida
Lustosa, decano dei Vescovi salesiani, ha compiuto, festeggia•
lissimo, 80 aruù t.!i età e 41 di episcbpato.
Mou,-. Lu.stosa, dopo aver retto le dioce~J di Belém e di Por-
ta'leza, oggi vi,,e in cdilìcaI1te esempJarjti\\ la sua 'vita di lavo•
rntorc instancabile tra gli aspiranti salesia,u dj Carpina, diri-
11endo varie comunità religiose, lenendo confereuze, predir,ando
R~erci,.i Spirituali anche con quattro prediche al giorno.
Il 28 genoma scorso il Rcttor Maggiore gli porgevo gli au-
guri di tulto l'episcopato salesiano e della Congrri,:azionc, scri-
vendO{!li tra l'altro: « Vorrei clic al ,nio posto in questo mo-
mento vi fosse Don Bosro a esprimrrle tutta la riconoscenza
della Congregazione... Sento l'umilio.nte spropon.ione delle pa·
:rolr di fronte alla mole di luvoro svolto da V.E a servizio in-
condiz.ionato della Chi~sn e della no•tra Conirregazione. Qunnte
anime snlvale! quanù sacerdoti avviati e cont'-111·rAti! quanti
confrntelli edi6cati e santi6cati dalla ~un op~r" di Pustore e
di Padre! Tutto l'Episcopato snle•iano in questo momento
guarda n V . E. come al suo l,uon Patriarca. ol Vescovo pii'r
anziano di ele:Gione e di consacraùone...
E quasj non ba~tas~e Lutto ciò, itt questi anni V.E. va cdi•
ticando itt umi.lt1, di dedizio11e la nostra COllllllÙtà ,li aspiranti
di Carpina... Grazie, Eccellenza, grazie dj tulio!... ».
GIAPPONE Il Ministro della Pubblica Istruzione visita la Scuola professionale II Don Bosco" di Tokyo
TI 5 marzo u. s. il ~linistro nipporuCll dolln Pubhlica I stru•
zio11e, sign,or N'akamura Umek.i,;.i, ha onorato <li una sun visita
In Scuola professiounlc '·UorL Bosco" di Tokyo in occasione
dell'inaugurazione della macchina tipografica "Atena", che la
società Nebiolo di Torino ha voluto con gesto mmufico doun.ro
al repn.rto tipografico della Scuola.
li Minirtro, nonoslftnte fosse OCCU[laùssimo alla Camera dei
Oeputaù, volle in_ un momento di sosta dei lnv01:i venire cli
_presenza per dimostrare il suo compincimeuto per l'opern che
i figli dj Don Ilosco vanno svolgendo -nel cnmpo educativo,
sqpratlutto in quello professionale, di cui il Giappone ba estre-
mamente bi~ogno. Ebbe parole cli lode e di inc,;,rnggiamento in-
trattenendosi dopo la cerimonia con grande familiarità col
ilireltore don Giovuoni Petracco, eoi superi<>ri e professori e
per$ino con ~li allievi, ai quali strinse ln mano e li animi) a
studillre con costiuv.11.
Come ricordo della sua visita volle scrivere nell'albo d'oro
della Casa un molto che pòti-emm() tradurre con _pn.rolo del
Vangelo: Kòshin nicigl1e1s11 no g111osbi, e rioè: « Amale i vostri
nem.i()i affinchè siate figli del Padre vostro, ohe è uci cieli, che
fa sorgere il suo sole su maligni e buoni, e fa piovere su giusti
e ini,riusti ,1.
HAN-PONG
Incontro di tre salesiani col Supremo
Patriarca buddista di Thailandia
11 1 febbrruo scorso la città di Ban-Pong cm in fes-ta per
accogliere il Supremo Patriarca buddista cli Thnllandin. Era
la prima , •isita che, dopo la sua elevazione alla snprema carica
:religioso (l963). faceva alla sua città natale. Per la solenne
circostanza furono invitati anche il direttore del locale col-
legio Sarasitb, don C. n. Colombiru, il dircLtore diclat lico della
scuola, don A. Sanith, e il parroco don G. Ulliona, tutù sale•
siani. Ncll'auesa, un bonzo del seguilo, membro del Supreuw
Cousiglio buddista, s'intratlenne con i missil)uari mauifestll.lldo
la sua sodrusfazionc per la loro presenza. A11che il Su_premo
PatriarM fu favorevolmente sorpre,o nel vedere i snce,rdoti
cattolici, che salutò con affabilità prima cli pn•ndere posto
sul trono.
Finito il cerimoniale di venernzione da porte clelle autorità,
il Patriarca lasciò il trono e, seguito da ur\\o sciame di foto·
grnfì, and() a sedersi vicmo ai n:wi,ionari, coi quali si intrat•
tenne in cordiale colloquio. Ricordò con compiacenza la visita
19

3.2 Page 22

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GLI APPRENDISTI DI SPAGNA
HANNO FESTEGGIATO
IL LORO PATRONO
SAN GIOVANNI BOSCO
di cortesia fattagli nello scorso dicembre dal c1trdinale Car-
dijn, presente a Bangkok per il III Consiglio Internazionale
della J .O.C., e l'invito rivoltogli per una visita n Roma, vi~ita
che il Patriarca intende programmare. Disse delJ'armonia e
delJa carità che deve unire le varie religioni, anche per fare
fronte unico all'invadente comunismo che in 'fhailandia è
fuori legge. La presenza del sacerdote cattolico, in quella cir-
costanza, fu fèvorevolmeute commentata dalle autorità .-
dalla stampa buddista.
Il giorno seguente, 5 febbraio, un gruppo cli 50 impiegati
governativi del ministero della Pubblica lstruiio1le, dal q"ale
dipcurle il Oipart.imento delle Rel4,oioni, fece vi§ita 11 don Gio-
vanni Ulliana, parroco salesiano di Ban-Pong. La visita volle
essere un omaggio a don UJlianu che tiene loro in Bangkok,
un l'orso di couferen,,e eul cmùanesimo. Erano a ricevere il
qualilìrat<o gruppo il sindaco della città con tulle le autorità
locali. Durante il rranzo pre~so il collegio Sarasith, l'argo-
mento dei <·ommensali fu la eomune soddisl;'azioue per l'intesa
cordinle che regna tra buddisti e cattolici, nel nuo,,o clima
creato dal Concilio Ecumenico Vatican.o Il.
La Direzione Generale dcfi'Jnsegnamenlo Professionale si è
fotta promotrice di solenni conun~morazioui attraverso le
Giunte Provinciali dello Formazione Professionale iudmtriale
e in coUabora.zione con i Salesiani. L'invito delle autorità go-
vernative scolastiche veune esteso a tlltle le Scuole Professio-
nali superiori e inferiori, governative e privale. I.a celebrazione
fu commemorata allu Televisione e nlla Radio Nat.ionale. La
stampa diede risalto aJla comm.emorazione con interi !lrticoli
sul Santo del lavoro.
Il giorno 31 gennaio, festa di Don llosco, a 'fadrid si dicùero
convegno, al pala..zo ddlo Sport, non meno cli 10.000 appren-
disti per ascoltare la S. Messa celebrata dal vescovo vicario
generale di Madrid, che tenue l'omelia del Saulo. Erano pre-
senti anche le autorità civili e acçndemiche deU'insegn.omento
professionale e i membri del Segrct11riato Nazionale di Forma-
zione Profe,Kionule delle Scuole Caunliche. Si ehlJero oltre
3000 Comun.ioni. li monumentale altare era ,.tato alle.•tito dal
Minislero delle Informazioni o del Turi.smo.
Dopo la colazione distribuita a tutti i partecipanti, l' irnpo-
uente massa giovanile inrn:ggiò al 8UO sanl0 Patrono. Seinn-
vano gare e competizioni sporti"e tru le varie scuole, ed esi•
bizioni ili danze regionali tla parte tl~llc allieve delle Scuole
lndustrinll femminili. 11 Direttore CenernJe dell'fo~e,..<'llamcuto
Profe"llionale mise in .risalto la figura di Don Bos1•0, che seppe
prevenire i tempi con le Scuole Professionali da lui fondate.
Anche iu vari altri centri della Spagna In festa di Don Bosco
patrouo degli apprendi1',ti si è svolta con grondi manifesta1.ioni
di masse giovanili che hanno assistito alla Messa al campo,
a trattenimenti nccndemici in onore del loro Patrono e a com-
petizioni sport.ive negli stadi cittadini.
GO VAP · PROVVIDENZA E MUSICA NEL MARTORIATO VIETNAM
Anche agli aspiranti salesiani del martoriato Vietnam il
Natale ha portato un po' di gioia e di Provviden1.a.
ll 24. dicembre i giovani videro discendere nel bel me1,zo
del cortile un elicott~ro, dal quale smontò sorridente "Papà
Notale", accompap,atu dal c11ppellano militare P. Sheeren.
Con Papà Natole giunse nncbe lo Provvidenza oon un grosso
camion militare carico di ogni ben di Dio che bastò per la casa
di G-0 Vap, di Thu Due e per quella delle Figlie di M.oria Au-
siliatrice. Nella notte santa sei giovani Ticevettero il batte-
simo e 50 ollievi ~i recurono all'aeroporto per cantare durante
la "1es$a celebrato per le forze armat11 runericaue dal card. Spell-
man, che si compiacque con i piccoli cantorj e ilonb o ciascuno
una corona del rosario.
Nei giorni precedenti, la banda degli aspiranti si era recato
quattro voltt a ,<uonare nei campi milita.ri, dove i soldati Ctil·
tolici avevano organizzato }lesse, processioni e veglie 1utLaliz.ie.
n 30 dicembre i Rotariani tem1ero nel 1·or1ne della casa
salesiana la cena uffir.iale di fine d'anno. Erano ollre 700 per-
sone tra cui diplomatici, industriali e personalità. Il salesiuno
don Generoso presentò gli auguri di buon anno e parlò del
150° della nascite di Don Bosco.
20

3.3 Page 23

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SAN GIOVANNI BOSCO
UFFICIALMENTE RICONOSCIUTO
PATRONO DELLA PATAGONIA
Il 31 gennaio l 966 re11terà neTin storia delln
Pnta@:onia come il giorno ilei riconoscimento
uflìciale del suo santo Patrouo da parte deUe
cinque prorince che formano il territorio patago-
nico. Per la prima volta il 31 gennaio fu celebrato
in luttn la Patagonia come giorno festivo. A
Comodoro Rivnda...ia il D elegato personale del
Don Carlos Leònc.io du S.ih'a,
Salesiano, il 19 marzo sco:rso ba cele-
brato in Lorena (Brasile) il suo Giu-
bileo d'oro sacerdotale. Don Le6ncin
è uno dei salesiani più benemeriti che
il çande Brasile ba offerto alla Con-
gregazione Salesi11na. Il compianto
Rettor Maggiore don Ricaldone, co-
nosciutane la competenza nel ~ampo
pedugogico, volle affidargli il nascente
Istituto Superiore di Pedagogia che,
solto la ~da di don Leòncio, si avviò
decisamente verso quegli sviluppi e
perftz.ionamenti che oggi ba rag-
giunto nell11 sua nuova sede romana.
1)011 Leoncio è anche membro fon-
datore del « Paedagogium » presso
l'Università Cattolica di Milano, dell'« Union Mondiale dei; Educateurs Ca-
tholiques » e della « Società Internazionale di Pedagogia » cli Madrid. Nel
1952 fu il rappresentante uflìciale del Brasile nella settima Conferenza Tnter-
nnzionale deU'Unesco, celebrata a Parigi. La bontà e la snlesianitù di
don Leuncio hanno creato attorno olla sua persona uno foll.a schiera di
discepoli e ammiratori &parsi in ogni parte del mondo, che diffondono il
metodo p~dagogico di Don Bosco con lo stesso devoto entusiasmo con cui
l 'hanno appreso dal loro veneruto Mae~tro.
Torino Il cardinale Leo Jozef Suenens, Arcivescovo di Mechelen-Brussel
(Belgio), col Rettor Maggiore don Ricceri nei cortili di Valdocco, dopo una
solenne celebralione della "Leglo Mariae" nel Santuario di Maria Ausiliatrice
Presidente delln Repubblica, dr. Rodolfo Aram-
bani, Sottosegretario al Minist<rro del Culto,
impose le insegne ufficiali di « Patrono di tutta
la Patagonia» alla statua di Don Bosco, che
ei-a Etatn benedetta da Giovanni XXIII nel 1959.
Paolo VI aveva benedetto le insegue (ben visibili
nella foto che presentiamo) il 25 agosto scorso.
Così il Profeta della Pnta~onia San Gio,·an:n.i
Bosco che in vita aveva preso tanto a cuore
gl'interessi della Patagonia ino~pitale del secolo
scorso, continuerò dal cielo la sna benefica operu
di assistenza e di protezione su quelle terre oggi
in pieno e febbrile sviluppo economico e sociale.
21

3.4 Page 24

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IN BREVE
ITALIA
A ttor,w e&lla Busilfr,a 1·01'1Ul11a
cli San Giot·anni Bosco
A R9ma. uèl quarlicre Don no5çO,
attprno alla Basilica del SunLo, suno
stole inlitolnte a nomi snJesiani due
nu11"e ~cuole elemeutari statali. Cosi,
ohrf' le tre M:uole p-rivate: :-cuòln ele-
mentare e metlia ma1,rhi1(' San (~i,)Vunni
llnsco, Scuola eleu,entart• ,, media fem-
miulle Sa11 Ciovanni Bosco e !-1:u1tla
elemen tru:e e rurili11 mista Sau Domf'-
oico Savio, portano nomi snle-oirtni tifi•
che le ,cgnenti scuole rta, rui: Scuola
media San Giovanni Bosru, Sruola de-
mcniare ])on Michele flua, Scuola ~1.,.
ruenlare Don rnolo .\\Ibero, Scuola dc-
mcmare Don l,'ilippo Rinaldi. Scuola
elementare Mamma Mnr1:h~rila.
LO SAPEVI?
C.irra cpnto anni fo Don Bosco, ap·
pena eretto il Santuario di Valdocoo
allu sua Madonna. desideroso di met-
lerP. sotto la protezione della Vergiru,
Ausiliatrice i suoi devoti, fondò la
.. Pi:t l.'uiOIII' dt•i Ile \\ oli
cli .\\laa-ia \\u-.Hiall'it:t• ••.
Oli;,..,,.,,,,., degli is,·ritti sonu PSLre-
n,umeute semplici:
Jo vita rrh,tiana;
2" coltiv,u~ e iliffonolere secondo le
proprie possihilit11 il rullo a Gesù
Eucaristico e la divozio ne o!la Me-
donnn;
olle 1>reglriere quotidiane aggiun-
gere le giaculatorie:
Sin /odaro ,, ringraziato ogni momenro
il santissimo e divinissimo Sacrameneo.
J\\/,,ria, A11.~ili11m Christia11ormn,
ora pro ,iobis.
Pe.- ism·ive1·si. se la Pia Unione non
~ eretta nella vropria p1tuoechia, chie-
dere l'iseri:oione alla Casa dr.i Salesiani
o delle figlie di Moria Ausiliatrire
più vicina o scrivere ul "Centro Devoti
Maria Alllliliutrice" · via Maria Au-
siliatrio:e, 32 • Torino.
Genwllaggio
fJ'(• I salesiani cli Milano
e (Jnelli del Congo
Full fclfoe imv.iativll è ~tala llltualll
dai balr,ittni ni \\lilnn1i: iuhilltivu chi'
inquadra nella pro~pettiva mi~~ionarin
tlrllti 1li11rei-i 11mhro~iana. che si è fntla
pat r6n11 di una ~u11 mi,'\\ionc a Korihn
in Rb()do•bÌù, L·Ispettocia lombarda dri
sulesiani si Ìl affiancata in qnesto ~piriLo,
ollnrciando nn ..gemella;(14io'" con l'bpC'l·
toria d(tll' Afriç11 c~ntrnle, chr 1·orupl'ende
i Pae;i del K11t11ngo, ilei lhin11d II e tiri
Burundi, ('OO 20 case o <:~ntri di mi&-
siouc. L'hpellore Ji )1iluno doti Mario
Un•si. nnnunziunJo oi Mle,iru-,i il 1·ou-
l'Ordalo gemellaggio, invila « d ontttert
in rionllo Ira i gio,ani Jei:li :srituti e
c1r111 ori rhe non è solo un aiuto pura•
mente materio!~ quello ,·he si dovrà
1larr: ma il !#emdlaggio ~ig:nitkn un
vivo ~~n,o di c~ttolicitò che, ol di so-
pra di barriere razziali e nn><ionolistiche,
d,:,·e iuJurrP 11 prel!:llre. ,;,>lfrirr • tlr,11are
anthr di pc.r~ono, ,f ~ po,;.-ihile, pt'r il
regno di Dio nell'Africa».
Scuola intitolata
<il /Haestm 1l<m n e nm1is
TI Commissario ol Comune di San Cio-
,·anni Rotondo (FOj!:jlia). dillt. Nereo
Ca,.tagnll. ha deci,u di Ìt1Lilola.rc all'il-
lu•lre cone,iHatlino mae,Lro ,lou AJe,-
l\\llndro De B11ni$. •nfosiruio. il 1mos-o
edificio o('ula ,, ico in cor,o di cos"tm•
ziot1e n,•llà co,,1 rada .,Piano"', u po,·a
,Ji,ts,11.a du!Ja CH"ll untin dcU'iotlinien-
Licabilc ma~ruo compositore, I n ileli-
bnn del Conrnne è 11ivcnuta esecuth·a
r.o\\ visto del Prefetto del 19 gr,maio
ilct>r,o, neU'annivcrsnrio della tnort~ del
mae•lro rlon I)e Boni,. :1vv~nul11 a Na-
poli il 25 ~eonuio IQ65, P~r oltre 20 nnni
~1 i ffveva int1.t•1tnutn musicn sacra al
Coruwrvutori,, di 'l'apnli.
AUSTRALIA
Allo fei.tn cucari,tkn. dw 1\\0 :15 onni
ha luogo presso la cnsa ,;nlesiann di Rn•
pertswood, intervennero circa 32.00ll
per,òne. conOuile da Melbourne e din-
torni. Lu ,ol~1me procei-sione de_! San-
lh'filruo. cui parteciparono folti 1-,rru'ppi
di strauicri nci loro pittorescbi costumi
ru,rionali, si ~-nodi\\ nel vastissimo parco
dclla ca_sa ,ulesi.ana per <JllO~i un chilo-
1netro. Que~ta ••festu eururi~t.ica", ch,:io
ha segnato il r.oncor~o più nomèroso di
4uesli ultimi unni, volle essere anche
In commemorazione del 150• anniver-
~aric:, d_ella istituzione della festa di
Matiu AW!iliatrice, Patrono Jrl/'Austrolia.
Infatti, il temn dellll celebra,,ione era:
« /\\,[aria Au'rilia1ric:e ci 11i«ta a ottener•
l"uni11l d.i rristiani ».
AUSTRIA
Le suM·e di Don JJosco
i11 1111 q11a1•tiere ope,·aio
del S·ud Tit-olo
Col nuovo anno scolo~tico è tnato
inuue;u_rjltO à Bl11de,i:-Yararlber,s Il nuovo
eJuìcio della S<·uolu mater11a ''San Gio-
vanni Bosco", inizialo nu .attuo fa in
, ecchi Inculi. Per ln modertH1 lltlrezza•
tura, le aule [ltl'llC .:li lu('C, le ~pazio~e
sale da gioco, i porticati aperti, il pruto
e giardino che lu <;irrondn, I' la 5le~•a
po•izioue panara,1,ico. In Scuola è rile-
rmta la ptil. Jwllu Jella n)jnùlle. Il par•
ro,·o <lo,> Rbcinbcri:cr ~i di•,e lietc1 di
H<ler affidata la sua opcrll allr Figlìt
d1 Mnriu Ausiliatrice, cbe giti nei vecchi
locali banno snputo a11irar~i la bene•
, ,,ltn7.a rli tuttr le famiglie dcl <J)lar-
tiere ~udtirolt•,e. fom1àto ,la opuni, in
erau parte ituliuni o 6µ1i di italiani.
BRASILE
" ( 'nnip<igna rlella J1·aff')'llità "
a Po,·t(, 17e l/io
La U'Mmittenlc "Radio Caiari" clelJa
Prelatura di Porto Velho, h11 rarcolto
uttraverso l'etere l"ini2i1u.iva pH una
··C:amp,.gu1t della fraterniLì,". la11ciata
daiù, diocesi ,li Rio de Janeiro. li !\\no
dirtLLore. don Vittorio Ugo, salesiano. &r
ne è fa, to promotore nel tei;ritorio di,lla
Prelatura affidata ui 8ale.,iuni. Scopo di
,,nesta 1,.-nmpagna pi~ che di raccogliere
iiinti rnateriuli, fu tJUl'llo di infondere
nn .enso oristiono alla beneficenza che
le case commcrcinli di Porto Velho
fanno ron geuerosiL1,, L'iniziativa ebbe
pieno successo. La c.illlt di Porto Velho,
che è punto terminalé dtlla navig11zione
del Rio Madeira e sbocco pe_r tntto il
territ.rrio di Uo11dnnio e pc? lo Boli'via,
ha pronlemi sociali r.omplessi, La l!lla
popola,.ion~ è formala d11 un piccolfl
irruppo cli privilegiati e di una massa
di paria. U ;.enijo filantropico> è pc,rò
molto vivo in tutti, e la crunpagnn ha
mirato o dargli un volto criS-tinno.
22

3.5 Page 25

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REPUBBLICA DOMINICANA
Due nrtove 114t-roèchie
affl,date ai Salesiani
Nella 'Repubblica D<>mi.11foana sono
stato affidate ai Sale>1iani due nuon
parrocehie. Una. qu.ella di C:Tisto Re, si
trova nella Cllpitale domiuicana ed è
stata staccata dal tenitorio dtlla par-
rocchia salesiana di Santa 'l'er"!la, dove
già si svolgeva ioteruia atòvitò sociale.
L'altra parrocchia è io JarabacQa;
prQv~riairu,nte funge di). cbie$a µar-
rocchiale la chiesa dell'aonesso aspirnn•
tato salesiano che da molto tempo as-
~te spiritoalmçnte la _p()pol112ione della
zona. L'Arcivescovo di Santo D<1ming<1,
mone. Ottavio Bcras, vi ha tenuto una
con<ielehrmone aJJa quale partecipa•
rono i ~ parroci salesiani della capitale.
SPAGNA
Un p'l'emio alle
"Edirioues Doniittyo Savio ,.
La Co:mmù!l'ione di Informazioni e
Pubblicazioni Giovauili del Ministero
delle lnforma-~ioni e Turismo ha asse•
jpHltO il premi<> nazionale per il « rui-
i:;lforr progetto di rivista femminile»
per ragazze dni 13 ai J6 anni, ulle "Edi•
ciones Domingo Sa,·io" di l'larcdonn.
n premio consistente in 100.000 pesetas
è stato cq,i.segn.at" all'Editrice 11al~siana,
che è speciali¼~ata in stampa giovanile.
Essa edita le riviste "Jòvencs". "Cbi.ri•
bin~' e le collane '*Ardilla~'. "Geyser'\\
"Héroe.s µe la virtud", "lléroei< hibli-
cos", "Damasco'' e altre. L'anno ~cor.so
era &toto conferito lo st~so premio alla
rhistn °Jovines".
GIAPPONÈ
Tokyo - Còme i pmtest.auti
stfrnano la t·radu;:fone
cattolica della Bibbia
L'orl(ano ufficiale delle Chiese Prote•
stanti in Giappone il ·'Cristo Shn,lmn"
pubblica all'i;li2io (li ogni aruw i dieci
maggiori avvenimenti dell'ouno deç,ors11.
La scelta <li 4uesti dieci maggiori avve-
nimenti viene fatta per votazione se-
greta da uu gruppo <li pèrsonalitù del
campo pQlitico, letterario, nrus-tico e
Teligio,o. Qoest•anno al qu.into rnsto
figurava lu. traduzione cattolica di ·tutta
1a Bibbia del salesiano don Federico
Barbaro, per il sno nito -valoTe letterario,
eulturalc e religioso,
FRANCIA
Nuova patrocchia
de<ltoo.ta a Dou Bosco
Una nuova parrqeçhia è ,;tata fortùata
nella città di Tonlon e dedic,no. a San
Giovanni Boaco. La ehiesn panocchiale
è in co11tru~ione. TI VOl!COVO diocesano
d) Fi:éjub ne ba benedetto la prima
pietra: essa contiene un po' di terra
raccolta presso la casetta m1t-ale del
SantC> e UJla scheggin di piel'ra .del Colle
Don BQSCO. Il nuovo panoco, del cle:ro
diocesa,to, accompaguuto dal direttore
della casa ulesiann di Toiùon, si è re·
calo espressamente in pellegrinniigio al
Colle Don Bosco J)er invQCare l'=i•
$teuz11 del Santo sulla nuova parrocchia.
VENEZUELA
" Gion,af,a, tiella fraternità"
Per in,ìziativn dell'lspetlort sale;,Jano
don Ro~o.rio Cn,;tillo, nel [.iceo San José
di Los Teques si è tenuta la prima
"Giornatn della ftntern.itll ''. Vi parteci•
1n1rono circa 250 semiiu1risù <: religi11si:
Gesuiti, Salesiani, Fratelli delle Sniole
Cristiano ecc. Pu una giornata indiuien•
Lic;ibil~, trllJ!Conn nel clima ili Don Bo-
~co, cordiale, :iercnu. aperti) ed ecunw-
nico. l.'!lllegria d~i tlostri c.mto chierid
piacque II tutti. Nello spirito ecume•
nico dello Chiesa del Concilio <Jllestn
frote-rnità dei saçcrcloti e religiosi ~ una
esigenza e un preludio dell'unione r
dell'amore di tutti i cristiani.
INGHILTERRA
Quattl'o dep1,ttati iridiani allo
Scuola'" 1'lla1·i.a .tlusllitJh'ire"
di Live,7,oor
A Liverpool-Gillmoss le 460 alunne
della nuova Scuoln Superiore '"~faria Au•
silia.tricc" tru le pri,ne visite ehhero
quella di quot~l Dcpuu,ti indiani, aUoro
n Liverpoo.l per st,11iiaroe lo •vilnppo in•
dustriale. Desiderosi e.li conoscerne nuche
il progre,so nel campo srolastico, ven•
oeco imitali 111Jìcialmcntc dal Direttore
dell"Edu~-aziono a prendere , i.ione ddln
nuova scuola ·•Moria Ausiliatrice", ritc•
nuta la ìllÌgliore di tntto il distretto.
Gli illu:;tri m,piti, accompagnati da. spie•
ente personalità inglè~l dell'Ufficio "Edu-
ea.'l'ionc1\\ vlsitotn nùnutamcute ogtLÌ
parto del graude complesso 11cola~tico,
esp.resse,·o la loro profonda lll'.llIIli.ruzione.
DON BOSCO
IN OGNI
FAMIGLIA
Il "DON BOSCO" che abbiamo
annunziato nel numero di gennaio,
è diventato il "best-seller" dei
libri di MERIDIANO 12:
in tre mesi - tre edizioni
centomila copie
li successo, veramente eccezio-
nale, del volume non è dovuto
soltanto al suo costo, volutamente
popolare: lire 300 la copia.
La forma semplice e moderna, lo
stile rapido e suggestivo rendono
vivi, immediati, attuali gli episodi
della vita di Don Bosco.
Scrive Licinio Lucchl, Cooperatore
di Sasso Marconi (BO): "Ho letto
e fatto leggere DON BOSCO da voi
stampato: è un piccolo capolavoro.
Grazie, Meridiano 12, dice il mio
cuore pieno di riconoscenza per il
grande bene spirituale che ml ha
procurato la lettura del libro" .
Questa lettera riassume un po' il
cons enso che da ogni parte giunge
a Meridiano 12.
Leggere questo DON BOSCO si-
gnifica veramente provare la sen-
sazione di sentirselo vicino.
Perciò il volumetto merita di entrare
in ogni famiglia: in tutte le case
dei Cooperatori e dei loro amici.
Per le ordìnazioni scri v-ere diret-
tamente a MERIDIANO 12 (Piazza
Maria Ausiliatrice, 9 - TORINO -
Conto Corrente Postale 2 19562) o
servirsi del modulo di conto cor-
r ente allegato a questo fascicolo,
specificando però bene sul retro:
« Verso L. ... per copie ... del tasca•
bile "Don Bosco"».
23

3.6 Page 26

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COLOANE
VILLAGGIO DI FRATELLI
C'è un lebbrosario,
ai confini della Cina,
dove molti malati, una volta guariti
preferiscono rimanere
anzichè tornare liberi tra la gente
Oggi la lebbra non fa più
paura: moltissimi malati guari-
scono, lasciano i lebbrosari e
tornano fra i civili per condurre
una vita normale. Anche nel leb-
brosario portoghese di Coloane,
di fronte a Macau ai bordi della
Cina, si guarisce dalla lehbra;
ma, caso strano, non pochi dei
guariti non vogliono saperne di
andarsene, di ritornare alla nor-
malità e alla libertà, e pregan{)
don Nicosia, il salesiano che di-
rige il lebbrosario, di tenerli con sè.
Il fatto è così fuori del nor-
male che merita di essere inda-
gato.
Un ciclone benefico
Coloane è un'isola che, in-
sieme con un'altra isola e una
penisola, tutte grosse come faz-
zoletti, forma la minuscola co-
lonia portoghese di Macau, quat-
tro volte più piccola di San l\\1a-
rino.
Coloanc si crogiola al sole in
un'eterna primavera. I cicloni che
da quelle parti imperversano senza
misericordia quasi non osano sfio-
rare Coloane, come se su quello
stupendo giardino naturale ci fosse
il divieto di calpestare le aiuole.
I lebbrosi del resto meritavano
questo privilegio, in compenso
del torto ricevuto nelle loro carni
dalla malattia.
Nel lontano r 568 Macau aveva
già avuto il suo primo Ves,covo,
che qualche anno più tardi aveva
costruito il primo lebbrosario.
Oggi esso è un ospedale. Cento
ill1ni fa i lebbrosari erano due:
uno femminile a Coloane, e uno
maschile, amministrato dai Por-
toghesi sopra un isolotto cinese.
Quando Mao-tse Tung "liberò"
quell'isolotto, i lebbrosi malati
pur di sottrarsi alle cure di Mao
si trasferirono a Macau, e nel 1957
presero posto anch'essi a Coloane.
dal 1930 sorgevano cinque
padiglioni e una chiesetta; per i
nuovi venuti furono allestiti altri
due padiglioni. Il governo prov-
vedeva al sostentamento dei ma-
lati ma essi dovevano arrabattarsi
a fare cucina da sè. Il loro era
un lebbrosario come tanti altri,
un ricettacolo di sofferenze silen-
ziose e angosciose. Di tanto in
tanto un sacerdote salesiano da
Macau visitava i battezz:1ti e di-
ceva per loro la Messa. Non po-
teva fare di più. Tra l'altro, era
direttore della vicina Scuola agri-
cola salesiana. Si chiamava don
Luigi Montini ed era cugino del
Papa. Quando morì, i lebbrosi lo
piansero a lungo.
Dall'agosto del '63 hanno un
sacerdote tutto e sempre per sè.
È il salesiano don Nicosia. L'anno
seguente si aggiunsero a lui due
suore, Annunciatrici del Signore,
fondate da mons. Versiglia, e per
la prima volta Coloane fu inve-
stita dal ciclone: un ciclone be-
nefico, fatto di carità e di spirito
di sacrificio, ùi pazienza e di en-
tusiasmo contagioso.
Tutti si rendono uU/i
J tre missionari si meritarono
la stima del governo portoghese
e la simpatia dei buoni (che in
questo mondo sono più numerosi
24

3.7 Page 27

▲back to top
di quanto non sembri), e attira-
rono su Coloane una pioggia di
aiuti.
Il governo mise a nuovo tutti
gli edifici, li mwù di luce elet-
trica e di acqua potabile, costrul
un bacino idrico, due comode
vasche, un pollaio e un porcile.
Fece anche cementare la strada
principale del villaggio, lunga
250 metri. I molti benefattori do-
narono la pompa per estrarre
l'acqua, il generatore della cor-
rente elettrica, un furgoncino
"Ape", un camioncino, un grosso
frigorifero per la cucina, un ap-
parecchio da proiezione e tanti
altri oggetti. Fu anche possibile
acquistare un pezzo di terreno
che ora è trasformato in orto.
Ora i lebbrosi fanno cucina in
comune e presto avranno una
attrezzatura in regola con l'igiene
la modernità.
Le autorità civili e religiose ac-
corsero all'inaugurazione della
strada, e in quell'occasione il
lebbrosario cambiò nome. Venne
chiamato in cinese "Sing Mo
Chung", in inglese "Our Lady's
Village", in portoghese "Vila
Nossa Senhora" e in parole po-
vere "Villaggio della Madonna".
Era un modo di dire "grazie"
alla Madonna per tanti suoi fa-
vori piovuti dal cielo.
Il villaggio si sta organizzando
sempre meglio. L'autorità civile
esercita la sua vigilanza, ma lascia
carta bianca ai missionari. Essi
radunano ogni settimana un "con-
siglio" che rappresenta tutto il
villaggio e prende le decisioni.
Prima di diventare esecutive, le
decisioni vengono "pubblicate"
in una bacheca e poi approvate
una seconda volta dal "consiglio".
Ogni mese un amministratore
espone nella bacheca anche il re-
soconto delle entrate e delle uscite.
Tutti i lebbrosi idonei al la-
voro si rendono utili alla comu-
nità. Coltivano i campi e gli orti,
allevano gli animali, fabbricano
mattoni per i futuri edifici, cu-
rano la manutenzione di case,
strade e giardini. Sono mecca-
nici, muratori, falegnami, sarti,
agricoltori, floricoltori, cuochi, in-
fermieri. C'è _perfino un autista.
Il loro lavoro è retribuito; anche
chi è del tutto inabile percepisce
qualcosa. Nel villaggio circola
una moneta che vale solo all'in-
terno, ma ha vero valore, e serve
per gli acquisti e le vendite.
Il villaggio è trasformato: al-
beri sempreverdi, fiori in tutte le
stagioni, ruscelli freschi, uccelli
che cantano in libertà, un para-
diso terrestre.
Peggiori della lebbra:
i pregiudizi
La lebbra, che Nostro Signore
prese a simbolo del peccato, gode
di una cattiva fama. È considerata
malattia schifosa, inguaribile, dalla
quale è bene tenersi alla larga.
Ma il diavolo non è poi cosi
brutto come lo si dipinge. [I
bacillo che causa la lebbra è
oggi conosciuto e validamente
combattuto, al punto che si ot-
tengono moltissime guarigioni, e
anche se il male era troppo
progredito, con opportune opera-
zioni di chirurgia si riesce a re-
stituire l'integrità fisica.
25

3.8 Page 28

▲back to top
Per di più la lebbra è pochis-
simo contagiosa. A parte le ga-
ranzie fornite dall'igiene, nove
pe1·sone su dieci sono natural-
mente immunizzate dalla lebbra
e potrebbero frequentare i leb-
brosi senza pericolo di sorta,
solo che ne avessero il coraggio.
l lebbrosi di Coloane, grazie
alle cure assidue del medico,
stanno meglio, le loro pene sono
diminuite, molte delle loro piaghe
sono risanate e la gioia di un fu-
turo più sereno brilla nei loro
occhi. In questi giorni una de-
cina di loro sono stati dichiarati
completamente guariti e potranno
venire dimessi.
Chi è colpito dalla lebbra di
solito si sente inferiore agli altri;
prova ritrosia a mostrarsi in pub-
blico, e al giungere di forestieri
preferisce nascondersi. Non così
a Coloane. l malati di Coloane
hanno accettato la lebbra come
un male da cui sanno che. sa-
ranno liberati; vedono attorno a
sè solo amici che li comprendono
e li aiutano, e si aprono alla fi -
ducia. Quando giungono al vil-
laggio (per lo più sono pagani),
si sentono profondamente infelici.
La conversione alla fede trasforma
il loro atteggiamento di fronte
alla vita. Anche coloro che il
male ha scardinato in profondità,
anche coloro che non hanno spe-
ranza di guarire, trovano nelle
verità della fede la forza di ac-
cettare con gioia la loro croce.
C'è però qualcosa che è peg-
giore della lebbra: sono i pregiu-
dizi che circondano la lebbra. La
società teme questo male in forma
irrazionale. Se in una famiglia
c'è stato un lebbroso, la gente
evita anche i suoi familiari. Un
lebbroso guarito difficilmente tro-
va lavoro; diventa un morto ci-
vile, una specie di delinquente da
e sfuggire. Questa la battaglia più
dura che attende il lebbroso:
una volta guarito, riguadagnarsi
un posto in società. Non si vuol
capire che il lebbroso è un ma-
lato come gli altri, e che una
volta guarito ritorna un uomo
come gli altri. Einstein ha detto:
«E più facile spaccare l'atomo die
spaccare u11 pregiudizio >).
Agnese e Stefano
Ecco due semplici vicende uma-
ne: quella della piccola Agnese, e
quella di Stefano Lam.
Agnese è una bimba di undici
anni, lebbrosa. Arrivò a Coloane
due anni fa, accompagnata dalla
mamma, dalla quale non voleva
a;;solutamente separarsi. Pianse
tutte le lacrime di cui è capace
una bambina. Le suore a poco
a poco riuscirono a far breccia
nel suo cuore, e ora Agnese non
piange più. La sua mamma le ha
fatto festa quando qualche tempo
fa Agnese ha ricevuto il batte-
simo. La bambina ora si accosta
alla comunione tutte le mattini!,
pn:ga per la mamma., per le so-
relle più grandi e per quella più
piccola che tutte insieme stu-
diano il catechigmo. Sta molto
meglio, e presto dovn:hhe gua-
rire completamente.
Stefano Lam, in, ece, alcuni
anni fa era suddito di Mao e non
si chiamava ancora Stefano. Suo
padre era docente universitario,
sua madre insegnante di scuola
superiore, i fratelli e le sorelle in
posti di responsabilità oltre la
cortina di bambù. Lui era solido
come una quercia, laureato, gio-
vane direttore di una centrale
elettrica. Un giorno rabbrividendo
scopri che era infetto da lebbra.
Cercò ùi curarsi; ebbe migliora-
menti e ricadute. Senti parlare di
Coloane, e con la complicità di
amici decise di raggiungere il
"ViHa.ggio della Madonna". Scap-
di notte, con una barca. Alle
quattro del mattino si presentò
a Macau, e ottenne di essere ac-
colto al lebbrosario.
Lam, curioso di vedere tutto,
entrò anche nella chiesetta del
villaggio. Ci ritornò. Provò inte-
resse per il Vangelo, lo lesse,
poi lesse l'Antico Testamento.
Domandò di seguire un corso di
istruzione catechistica. Prese il
nome di Stefano al fonte batte-
simale. Sta meglio e guarirà. In-
tanto si rende utile più che può.
Non solo nel campo dell'elettri-
cità, dove ba un'autorità indi-
scussa, ma anche nel fare scuola
ai più giovani, nel coltivare i fiori
e perfino nell'aiutare in cucina.
Stefano e Agnese, due casi fra
tanti. Salute del corpo e salute
dell'anima a Coloane camminano
a braccetto. li "Villaggio della
Madonna" è un villaggio cri-
stiano. Solo tre donne e otto uo-
mini non hanno ricevuto il bat-
tesimo. La vita cristiana è in-
tensa. Al mattino quasi tutti
partecipano alla Messa, alla sera
recitano il rosario e le preghiere,
e ascoltano il pensiero della buon.a
notte. La Messa è comunitaria,
in lingua cinese, secondo la nuova
liturgia, con breve omelia tutti i
giorni. Le comunioni sono sem-
pre pressochè generali. Si fanno
i primi venerdì e i 24 del mese,
la commemorazione di Don Bo-
sco, l'esercizio della buona morte,
e rlue volte all'anno gli esercizi
spirituali. Le novene, le proces-
sioni e le accademie sono secondo
lo stile salesiano. E in sovrappiù
festeggiano anche le solennità del
calendario cinese.
La chiesa del villaggio era troppo
piccola per accogliere tutti. Se ne
sta costruendo un'altra nel punto
più bello dell'isola, e sarà dedi-
cata alla l\\lladonna Addolorata.
Sulla facciata collocheranno un
crocifisso in bronzo alto due metri
e sessanta, dono prezioso dello
scultore Francesco Messina.
Perchè rimangono
Un membro delle Nazioni Unite
q_uaJche mese fa fece visita a
Coloane. Quando si vide circon-
dato di lebbrosi festanti, con la
gioia negli occhi, con i loro fiori
e i loro canti, non riuscì a capa-
citarsi. Si era aspettato di vedere
un tetro lazzaretto e aveva trovato
un piccolo eden. In realtà i leb-
brosari di solito sono ben altra
26

3.9 Page 29

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cosa. Raoul Follereau, l'aposlolo
dei lebbrosi, così ha descritto
quelli da luj visitati qualche anno
fa: << Gli Stati che ospitavano leb-
brosi li respingevario in grandi
lager recinti di filo spi11ato, sorve-
gliati da sentinelle e da ca11i.
Arrivavano una volta al giomo
gli ailtocarri, e gli uomini getta-
vano oltre le siepi di filo spinato i
sacchi di viveri e di medicinali con
le istruzioni accluse, stampate. l
lebbrosi vivevano come sequestrati,
ma erano già morti, e quando
qualcuno moriva veramente, il suo
cadavere era sotterrato dagli altri
infetti, perchè nessu11 sano osava
sfiorare quelle membra corrose dal
male».
Coloane differisce da qt1esti
lebbrosari come il giorno dalla
notte, come la serenità dal do-
lore, come la speranza cristiana
dalla disperazione senza conforto.
questo in fondo il motivo per
cui molti guaritj, con tanto di
autorizzazione medica che li rende
liberi cittadini del mondo, prefe-
riscono restarsene Il, al villaggio.
Il signor Chan, per esempio. Era
arrivato sei anni fa. Da un pezzo
si è sbarazzato del suo male: il
medico lo ha già dichiarato gua-
rito a tutti gli effett.i e gli ha spa-
lancato le porte del lebbrosario.
Lui è autista, e ha buone possi-
bilità di sistemarsi fuori. Ha pa-
renti che lo aspettano. Ma a Co-
loane ha trovato con la salute del
corpo anche la fede. Ci ha pen-
sato a lungo e ha concluso con
tutta semplicità: (< Rimarrò qui a
servizio dei miei fratelli >>.
Perchè fanno così ? La risposta
forse sta in queste altre parole di
RaouJ Follereau, che di lebbrosi
se ne intende: <• I lebbrosi 11011 vo-
glw,w La solidarietà umana, 11è
tanto meno le elemosine. I lebbrosi
vogliono la carità cristiana >).
A Coloane, appunto, l'hanno
trovata. Don Nicosia e le due
suore che lavorano con lui non
chiamano mai gli abitanti del
loro villaggio col nome di lebbrosi,
ma sempre col nome di fratelli
e amici.
...
- ,- ....,_;._ 1!1111111~ - :_,I-_
Coloane (Macau) Nel Villaggio defl'Addolorata don Nicosia, pur occupandosi da
buon padre di tutti I lebbrosi, ha le sue predilezioni per i giovani.
A Coloane non mancano gli onesti divertimenti, come voleva Don Bosco. Ecco una
scena di un teatro composto e recitalo dal lebbrosi.
Il Vescovo di Macau mons. Paulo José Tavares ha una predilezione per la parte più
infelice del suo gregge e visita frequentemente Il lebbrosario: la foto lo presenta da-
vanti alla chiesetta col gruppo degli uomini.
27

3.10 Page 30

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Q1iesta 1·ub1·ica
lia cento 11/1i1ii
La prima grazia di Maria Ausiliatrice veniva pub-
blicata da "L'Unità Cattolica" cento anni fa, e pre-
cisamente nel numero del 29 aprile r866. «Era la
prima grazia - si legge nelle Memorie Biografiche
di Don Bosco (VIII, 369) - che si pubblicava, affine
di provare coi fatti la bontà di Maria SS. verso co-
loro che cooperavano all'edijica::;ione della sua chiesa
in Va/docco e all'incremento delle imprese salesiane.
Si voleva che il pì!Ì- illustre fra i giornali cattolici
d'Italia avesse questo onore. Dopo questa pubblica-
zione si sarebbe continuato, come infatti si fece, a dar
co110sce11za al popolo cristiano di quanto la Madonna
sotto il titolo di Ausiliatrice avrebbe meravigliosamente
operato dal 1movo Santuario a vantaggio dei suoi
devoti>>.
Ecco il testo della grazia.
Vi,·a l\\faria Ausilialt•ic.-!
Ili.mo Sig. Direttore,
Mosso dalle molte cose, che ogni giorno leggo a
favore della nostra Cattolica Religione nel pregia-
tissimo giornale di V. S., mi feci animo a porgerle
preghiera di volere nelle colonne del medesimo pub-
blicare la seguente relazione di guarigione straordi-
naria, direi quasi miracolosa, che io ottenni ad in-
tercessione di Maria Ausiliatrice. Da nove mesi
travagliato da un malore che aveva aspetto di ossifi-
cazione cancrenosa, io giaceva in un letto consu-
mato dal morbo e da acuti dolori. Una parte del
capo e la guruicia sinistra era venuta preda del morbo
vorace. Medicine d'ogni genere, valenti medici in
particolare ed in consulto erano stati da me richiesti,
ma tutto inutilmente. La cosa in cui i periti dell'arte
si accordavano, era questa: se il male veniva in sup-
purazione, locchè già si conosceva inevitabile, sarei
morto istantaneamente; altrimenti avrei dovuto fra
breve egualmente soccombere alla violenza del male.
Pertanto in mezzo ai dolori ed alla tristezza, io ve-
deva la morte che a grandi passi mi si andava bgni
giorno avvicinando, senza speranza di farle ritardare
l'arrivo fatale.
In quel tempo per tratto di bontà l'ottimo sacer-
?ote Don Bosco venne a visitarmi, e dopo aver
mte~a _la narrazione della malattia, mi disse che al-
cum s1 erano raccomandati a l\\l[aria Ausiliatrice cd
avevano ottenuti non ordinarii favori e mi suggerì
di fare una novena a questa Madre Celeste, e: << Se
da. Maria otterrà la guarigione, mi diceva, porterà
po! qualche oblazione per continuare i lavori della
chiesa posta in costruzione in Valdocco appunto
sotto il nome di Maria Ausiliatrice•>. N~n avendo
più . s~e:anza nei mezzi. umani, di buon grado mi
app1~ha1 a. q_uel s~g~erm~ento, e per nove giorni
la mta famiglia, am1c1 ed 10, per quanto il male me
lo permetteva, pregavamo all'uopo di disporre in mio
prò per intercessione della B. V. la clemenza divina.
L'ultimo giorno della novena il prelodato sacer-
dote si compiacque di rinnovarmi la visita, sempre
c1:mfort_and~mi nella speranza di Maria SS., e, prima
d! ~asciarmi,. dopo. breve preghiera, mi diè la bene-
diz10ne e m1 soggiunse che al domani avrebbe ce-
lebrata la messa per me.
. All'il_ld~mani alle sette e un quarto del mattino
St commcta la messa, da quanto mi venne narrato,
e noi pregavamo in famiglia, ed alle sette e mezzo
mi sento un'esacerbazione del male, e mentre lo
spasimo mi faceva temere sinistre conseguenze, mi
accorio che comincia una violenta suppurazione.
Il rruglioramento comincia subito sensibile ed è
perseverante. L'allegrezza si spande per tutta la
f~iglia, ed in breve, potrei dire istantaneamente,
m1 trovo perfettamente guarito: e mi trovai guarito
da un malore che a detta dei medici era incurabile
e qualora anche si fosse trovato metodo di cura,
avrebbe richiesto mesi ed anni di dolorosa e difficile
convalescenza.
Ora io non solamente sono perfettamente guarito,
ma godo di uno stato di salute tale, che anche prima
della mia malattia non godevo. Questo favore lo
riconosco da Dio, ottenuto dall'augusta sua Madre
sotto il titolo di Maria Ausiliatrice.
La prima cosa che feci fo di ringraziare lddio di
un cosl segnalato favore, e tosto andai a compiere
la mia promessa con una oblazione per il novello
tempio che maestoso si va elevando in questa città
nella regione di Valdocco.
Quale omaggio alla verità desidero che la pre$ente
relazione sia letta o pubblicata nel modo che sem-
brerà tornare a maggior gloria di Dio e ad onore
della Beata Vergine Maria.
Torino, jl 29 marzo , 866.
MORELLI GIUSEPPE,
111là sindaco di Caselle
Visto per la stampa:
Can. A. Vogliotti, R. Ecclesiastico.
28

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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La Madonna dice: « Accontentalo! »
Oggi come cento anni f a è ancora sempre l'i11-
tervento di Don Bosco presso la sua ll<Jtulo1111a
che ottiene grazie e veri prodigi. &co u11a rela-
zione ricevuta da Alessandria d' Egttto a.Ila fine
dello scorso marzo.
Ero già stato operato di appendicite acuta.
Tre mesi dopo mi ammalai nuovamente.
All'Ospedale Italiano, dopo varie analisi, fui
dimesso. Passarono pochi giorni e fortissimi
dolori all'addome mi costrinsero a ritornare
d'urgenza all'ospedale, dove fu riscontrata la
perforazione all'intestino dovuta a tifo, di cui
nessuno si era accorto, poichè le febbri alte
erano state attribuite ad altre cause.
I medici, appena apertomi, volevano ri-
chiudermi vedendo che non c'era più n ulla
da fare. Assisteva all'intervento la Madre Su-
periora, amica di fam iglia, che Ji pregò di
tentare l'operazione. Rimasi cinque giorni tra
la vita e la morte. Uno dei chirurghi, mio
amico intimo, mi assistette per cinque notti
consecutive; alla sesta, non si senti più di
rimanere perchè avevo cominciato a 'rendere'
e si prevedeva imminente la mia fine.
Quella notte io non ne potevo più e mi
sentivo morire. Quando vedo nella mia stanza
San Giovanni Bosco. Lo chiamo con ansia.
E lui: "Che vuoi?". "Aiutami, non ne posso
più!". ''Ebbene, domanda alla Madonna quello
che tu vuoi". In qùel momento a destra del
mio letto era apparsa la figura di Maria Au-
siliatrice. Piangendo la supplicai di salvarmi.
La Madonna, rivolta a Don Bosco, gli dice
una sola parola: "Accontentalo!". Allora Don
Bosco si avvicina al mio letto e, accarezzan-
domi la testa, mi dice: 'Dormi, stai tranquillo".
Alle 5 del mattino seguente il chirurgo do-
mandò alla suora come stavo, non avendo il
coraggio di venire a vedermi morto. La suora
venne e mi trovò calmo e sereno. Pochi giorni
dopo potevo assistere alla Messa celebrata in
ringraziamento nella Scuola Salesiana proprio
il 3 e gennaio, festa di Don Bosco. Tutti attorno a
me pregavano e ringraziavanoMariaAusiliatrice
è Don Bosco. I medici, quando seppero la mia
guarigione, confermarono unanimi che essi non
avrebbero più potuto far nulla per salvarmi.
A le~sandria d'Egitto
GIOVANNI BRUNO
~xalliwo wll!~io110
01 HAIIIIO PURE SEOIIAtATO ORAZIE
Abbioti Lina • Aecvedo Ollra • Aga~ni CàrOlloa • Al$1on-
dria Mariaogela - ,\\libe.rti Maria • Aliperta. Olimpia • .Almigi
Anna • Andreotti Iole ••'u<lcnzj Elviro • AvCllllti Ma.da • Avi•
dono Giuseppe • Ba:iloni Giuseppina • Balduui. Paola Balla
Paolo - Dallero Giov=i • Bnloaso Giuseppina • Bttrbarello
Marca,ttoniq Frane~sca • Barbieri Mercedes • Battis1a èon-
oetti.n1 Baziano Ercole • Livia • llede1chi Marianna • llcl-
litteri Teresa - Bellone LUijlia - 13ellorn Céretti VaM\\ll • Bel-
loatll Lucia Delrramc Carlrut - Bcltrarnl Antonietta e C!eofe •
Beltramo Felicina • Jk11.Zi Ponzano :Pierina • Derruto Fam. •
Bert.iglia Emilia • Bertolfna Giovanni e Maddlllt11a • J3iaJJChi
L uìlfi - Bianchi Marìà in Montulli - Dimco lnnn • Rocca Corto
e Maria • Bocca Rosa - l3oocia Emilis - BoUgJj &,sa • Bona-
cina. Romana - Donaiti Srefooo . BDl'ldi t:·austo • Bon.sigDorio
Paola • Bortrini Giuseppina • Boria Egidio - Bormolini Mi-
chele• llosia Ghirardi Loura - l¼ttani Sorelle• Bracco Mario •
Bravo Isolirut • Bricom,JJq Olimpia • Bri86 Caterina • Bd-
gnolo Carmcla • BrQOCa Nbf:rico • Brunetti Giacinta • llnmi
Anna • B,ruoo Amnlia e Fllllfa • .Ducci FmnceS<:o • Buv.eno
Frida • Caflliro Ines• C,ti Teresina • Cailono 'rcrcsln• - CaJ-
darclla Margherita - Caldori L<>ìrtt - Cnmponllri Maria · Can•
delero Giacomo • Canepa Leonildo • Cnntil Fam.. • Capelloro
Odile • Cnpimne Teresa - Capn, Lu.!:ia • Carorui Rina • Carli
IOC3 vcd. Pozzetti • Carlino MUJ!herita - Camino Tcesa •
Casadoi Claudino • C•~-• Michele • Casazz., M. lrmt1
Castagna Clau1in - Castalnuovo Maria • C:utcllino Anna e
Lorenzo • Castelnuovo Bianca. • Castiglione M1tria - C..Sti•
glioni Giuseppin:, • C..tiglioni Vencgoni Luìlli• • CaV'8lli
Delfina • Caval!Q Domeniçu - Cavaroh> 0Mrio • Cavittiia
AllJ,lclo - Costabloz ~•ìrut • Cçsareo Eh·ira • Chillcmi Rosa •
Chioni Pirolo Annn • Cocci1> Maurilfo • Cocl Maria • Cola•
bianchi Giulia - Colombo Elvira • ColombQ Luil{i • Colonna
Poolo e FeUoc • Corbellini Fam.• Corbellìnl Nedda - Cor-
nog.,"Ìa Ilde - Corona Aldo • Cortese Alda • Corti Assuntll •
Costimtino Valeria C<mi•si Giovanna ved. Spinotti • Cn-
mon\\\\81 Giulia • Cuberti Anna - Curto Rosario • DrubOSèO
Fam. - O-.tlle M •r11hexita ved. Colosso • Daimasse Rina e
Gioranni • Damiano Pi.,.Jno Gaetana • Qecarlini Andrea •
De Cieoo Mod~f" • Dt Cri•tofaro Frttnca • De Folco Ciu-
scr>,>ina - Del (,audio Giovanni - Dcll'l&oln, Antonio • Del·
l'Oshel De Coolsoi lnes De Paoli Franoo-1,.ina e Bruno •
Dettoma An~ela - Di Lìrero R. - DI Maria Anna • Di Mar•
tino Carmela - Di Noto O.ra,:io • Donat~llo Luid • Denno·
rumms Rosa - D'Onofrio Clotilde - Dorig_o Antonia • Fabbri
Ecnma • 'Fafigliola Silvia Fo!anga Sarimi - Fangazio Piero
e Carmen • Fassi Carmelo - Fattor Ester • Ferraris runa e
Costant!nn • FeO'el'Q Angela • Ferro Vola Giunppin• - Fer·
ronato Maria • Fiducia dott. Antonino - Fiorito Giuseppe -
Florio M$ria • Fontann Vittorfa - Formigalli R,osa • Forn~-
eicr CAV. Giuseppe • Fornelli Angela • ForneJH Margherihi •
Fossa~! Maria Rosa • Fnin,,QS'j Lea - Fraticelli Pnsquola • Fri-
"'°ne Giampiero • Gab•tto lda • Cagliano Anr.,nietu • Ga-
11liardi Elena • Gnlaflot-0 Gaetano • Cslìmberl'i Gianfn,nco •
Gallenca C. · Gallian Caterina • GaUino Fam. • Gallino Tc,-
regn - G,unbarìni Eddn • G11mbino C..rolina • Ganglio Spi•
rito • Garrono C. - Gattu"° J\\iàddalena • OerblnQ Promi•
Cristina - Gertannl Rina e Giovanni - Ghigo Antonella • Gi-
Jorcli Cesarina • Ghirnrdelli Frnnco • Giacosa Pasqualina •
Ciannìni Ràffaelina • Gnnotti Ciovnnn.'l • Gippini J\\nna-
mttrfa • Oiudicé dott. Giovanni • Gi1JStclto Frntèlli • Gaggia
O;ovannn • Colino Lucia - Goizio Ciovonni • Gonella Alca•
!!,Indro• Gr1111so Cina - Gri•eri Mario - Gusla cav. Ales,andrq
Cubai.cllo Rita • Guidi Giutcppe • fnvcrnale Santo • La Duta
Antonino • Lo Monica Giuseppirut - Lomputi Mru:ia e Oiu-
«PPÌM Lano Angela "' Giùse.PPc • Lnnzelloni Aurora ·
La Pii1rui M:uia AntQnina • La TOI11ia Ninetta • Lèoncìni
Rainu,ndo - Lerivano Terino • Lisn I,ucill • LodolD Cnre-
rina . Lo Presti Tindari Giuteppina • Lupo Franccsca • Ma-
ciana P.uquilc • Madaro Fam. • Madonini Bergomi N,u:alina •
Magnìno Fam, • Magrone dott. Pasquale • Mama Mariti •
Maina Valerio Domenlco - ManctLso Concetta - Manent<e
Bruno • Mangiapane geom. Mario • Manzonc C..ar& • Man-
1.otti Carmela - Mare,,rit.tl Maria • Mari Giuseppina • Massa
Silvia e Aleas:tndl"I! • M<\\ttioli Domeniq, - Matt11.\\1.l!i AMela •
= Matutini Fulvi C~tcrlna • Maugéri Nunzia • Meaggia l<' n,n-
Metcltioai Maria • Melis Nina • Mcl.le Maria • Mi•
chelctti Veroniéa • Michctti Giovanni • Mili Mariano • Ml-
raglia Angelina - Modic:a Sant:t • Molteni Caterina • Monaro
Giuseppe - Montape,rto Carmela • Montefameglio Março •
Monti Attenice · Morra Giu~ppc - .Nutini Rina · O«dll
Fam. • Odesti C.are • Oliveti Gio-Bàtlll • Olivcro Ma.rill •
Olivieri Gìw,eppe e Caterina - Orlando VlllO~ • Pace '!S<n-
tole • Paci&i Gabtialla - Plimpalolli Elvìl'll • Pamumzio Anno -
PanttJSa Lina • Paazardi Lucia • Paraninfo Angelo • Parato
Fom. • :Pal'Ì$i Rooina • Parrinello Leon:irda - Pastorino Laura •
Pastorino M:>.ria • Penna Mo.raherita • PetUllbene Ortinì Mario
- Pensotti Tcnca Maria • Pernigoni Luci• - Pernigotti Maria -
Pesanu Putzolu Moria - Pcveri Teresa • Pezzini Celestina •
Piccin Pierioo • Piclc<:o Michele • Pini Rinaldi Marta • Pi-
storello Antonio - POiiiO Gabçella e Domenico.
29

4.2 Page 32

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Grazia o miracolo?
Ero caduta in con<,lizioni tali da temere
conseguenze mortali. Invocando la Madrmna,
potei rialzarmi, ma con forti dolori alla g-ainba
sinistra.
Non essendoci modo alcuno cli fare una
radiografia nel Lazzaretto di Contrataci6n,
dove mi trovavo, e sperando si trattasse solo
di strappo muscolare, mi fecero alcuni mas-
saggi; il male, però, si accentuava. Allora la
Direttrice, comprendendo che i mezzi cura-
tivi non erano adatti al caso, mi affidò a Santa
Maria Mazzarcllo, chiedendo preghiere alla
comunità e a tutti gli ammalati del Lazzaretto.
Non tardai a sperimentare l'aiuto della cara
Santa: il male infatti andava diminuendo no-
tevolmente. Avuta poi l'occasione di recarmi
a nogota, la Direttrice volle farmi fare una
radiografia, ùa cui risultarono due fratture .il
femore, ma perfettamente saldate.
Il radiologo, meravigliato, fece studiare iJ
caso da uno specialista in traumatologia;
questi confermò il fatto, dicendo che in tanti
anni di professione medica non aveva mai co-
statato un caso simiJc. La saldatura era così
perfetta che sarebbe l'.tato un andare contro
coscienza, come affermò lo specialista, ordinare
qualsiasi altra cura.
Se sia grazia o miracolo altri potrà giudi-
care; io so soltanto che caddi e mi frantumai
il femore in due posizioni delicate e che ora
l'osso è perfettamente saldato senza alcuna
cura medi~a, anzi con massaggi controindicati
in casi di fratture.
Bogotti (Colombia) SR. LlLIANA GRASSI - F.M.A.
Le fissa anche il tempo della grazia
Una mamma della tribù "Xavantes" portò
all'ospedaletto della Missione il suo bambino
di nove mesi ammalato. Si cercò di curarlo
come si poteva, ma non essendoci medici,
non si sapeva neppure diagnosticare il male.
Il piccolo Abel - cosi si chiamava - dopo
un mese di cure continuava sempre a pian-
gere di dolore giorno e notte. Pareva che il
san~ue gli si fosse trasformato in pus, che iti
usciva m gran copia anche dalle orecch1e,
mentre le pupille gli diventavano bianche, e
tutto il corp1cciolo tremava dolorosamente,
senza cessare un istante.
Dopo aver tanto pregato insieme alla Co-
munità, una sera, non potendo pi.;i reggere
dinanzi allo strazio di quel povero piccino,
30
mi rivolsi con fede a Santa Maria Mazza-
rcllo, dicendole: (! Perdonami se non ti ho
invocata pdma, e fa che questo bambino do-
mani cominci a migliorare'&.
Il giorno seguente, il bimbo si tranquillizzò
e continuò nel miglioramento fino alla com-
pleta guarigione.
Ora sta bene, è allegro e vivace come se
non fosse mai stato ammalato; e senza darci
aJcun disturbo, rimane tutto il giorno con
noi, lasciando libera la mamma di lavorare
tranquillamente in campagna.
SangradiJuro (Brasile)
S,R. IBRAN'.flNA PANIACO
Direttric,
Madre e figlia prodigiosamente aiutate
Alcuni anni fa mia figlia, ricoverata al-
l'ospedale per appendicite, dovette essere ope-
rata anche per peritonite. r medici, però,
dissero che nonostante gli interventi, non
v'era più nulla da fare; allora posi la reliquia
di Santa Maria l\\lazzarello suJla ferita della
malata, invocandone la guarigione. In meno
di otto giorni mia fi*lia, dichiarata fuori
pericolo, potè lasciare l ospedale e i medici
dissero che la sua guarigfone poteva consi-
derarsi un vero miracolo.
Anch'io ho sperimentato l'efficaci,, d'inter-
cessione della Santa, alla quale avevo affidato
l'esito di un'operazione agli occhi, andata
bene nonostante le previsioni dei dottori.
Milan"
GIUSEPPINA l.lE GlORGl
Non c'era più speranza di salvarla
La mia piccola Aba si ammalò it 18 aprile
1963 di nefrosi lipoidea, senza speranza di
guarigione. Mi rivolsi costernata alle Suore
della Scuola materna "Virginia Agnelli", che
la bimba frequentava, per implorare preihiere.
La suora portinaia, a cui raccontiµ il mio pie-
toso caso, mi fece dono di una reliquia di
Santa Maria Mazzarello.
Affidai subito la mia piccina alla sua prote-
zione, iniziando una fervorosa uoven.i; al se-
condo giorno appena la bimba fu dichiarata
fuori pericolo. Rimase ancora all'ospedale fino
al 29 g iugno in osservazione; ed ora gode
buona salute, come dichiarò lo stesso profes-
sore, dopo averla sottoposta 11d un nuovo
esame.
Torino
FRANCA MASUE"RO IN Pll"RADOTTO

4.3 Page 33

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CARD.ALFONSO CASTALDO
Arc/reacoro di #at,oll
t Il 3 marzo all'etli di 76 anni
La macchina si apre
e il bimbo vola via
Stavo rincasando con i miei due bambini.
Per l'ora tarda spinsi la macchina a velocità
elevata. A un tratto una porta aprì e l'aria
strappò e portò via il piccolo G~an Battis~
di due anni e mezzo, che stava ntto davanti
al cristallo. Bloccai sull'istante le ruote, ma
la macchina proseguì per una quindicina di
metri, in un cigolio agg:hia~cia~~e. .
.
Col fiato sospeso tornai sui m1e1 passi, quasi
per raccogliere i resti del figlio. :'.\\Ila quale non
fu la mia meraviglia quando mi vidi il figlio-
letto davanti che iridava nel pianto: <I Papà 1}:
Era evidente un intervento celeste. Ne ebbi
conferma all'ospedale di Schio, doye tr3:-
sportai il figlio. Il piccolo, sottoposto a1 ragg1,
fu trovato illeso, senza neppure una contu-
sione. Ecco le parole del primario: <I Se crede
in Dio e nei Santi, faccia celebrare qualche
Messa)>,
Attribuisco la grazia a Domenico Savio,
sotto la cui protezione mio figlio è stato
posto fin dalla nascita. Il santino ha certa-
mente sorretto il mio piccolo quando nel suo
volo spaventoso rasentava un paracarro e un
palo telefonico e veniva sbattuto nel fossato
vicino.
Siamo riconoscentissimi al piccolo grande
Santo.
Piove116 Roccl,~rte (Vicenza)
FJR.'\\1INO CARRETTA
Prof. 1>011. Domenlco Perinl (Chioggia - Venezia) per
divozione a S. O. S. gli intitolò una scuola media e fu
ricompensato con valida assistenza in una malattia.
Margherita e Doroenlc.o Gola (Torino) per grazia di
S. D. S. hannò avuto due gemelli, felicemente, contro
le umane previsioni.
Cannellta Cavallero (Voghera - Pavia) per la protezione
di S. O. S. ebbe salvo un bambilll) cagionevole perchè
nato prematuro.
Una F. M. A. {Torino) validamente assistita da S. D. S.
potè riprendersi da seria malattia.
Giuseppe Sonzlno (Morueu R,oero - CunéO) ebbe salvo
il suo piccolo Mauro operato di stem1si pilorica dopo
due giorni dalla nascita•
.Anna e Giuseppe Zenarl (M'.ontorio - Verollll) sono rico-
noscenti a S. D. S. per la prima creatura avuta.
Roman"' Demarla (Alba - Cuneo) ha sperimenta~ due
volte la protezione di S. D. S. sulla sua cara bimba.
Lina Sortino (Palermo) in un momento di trepidazioni:
per sè e per la creatura sperimentò la protczione di
S. D. S11vio.
Angelo Coòll'<!li (S. Antonio V, M. - Ticino, Svizzera)
el}be salvo il primogètrito, _nato prematuro, ,:accoman-
dandolt> a S. D. Savio.
Maria Enrlca Mollnari (Saluzzo - Cuneo) ,con invocazìon!
a S. D. S. èbbc guarito il figlio da maligna :fonu1colos,
ribelle alle cu1·e.
Quando la violenza del male ne stroncò ogni resi-
stenza fisica, si raccolse in preghiera e volle? d?po ch_e
gli fu amministrato il Sacra~ento d~gh 1nferm1!
baciare le ampolle che racchiudono 11 sangue d1
San Gennaro. II suo fu il saluto del figlio devoto al
Santo di Napoli; e il Santo g_li diede_ ~ seg1;10 _della
sua particolare benevolenza: t can~ruc1 mfattl_ videro
chiaramente che alcune gocce d1 sangue s1 e_rano
liquefatte come nei giorni del miracolo. Il Cardinale
sorrise e fu quello il suo ultimo sorriso sulla· t_er_ra.
Il sentito dolore del popolo napoletano, che uun-
terrottamente per tre giorni ha sfilato in preghiera
davanti alla salma, come l'imponente corteo _f~ebr<:
al quale hanno preso parte parecchie centmaia di
migliaia di persone di ogni età e di ogni ceto sociale,
dicono quanto egli fosse amato.
.
Il Cardinale Castaldo fu veramente il Pastore
buono1 sensibile a tutte le necessità spirituali e ma-
teriali del suo gregge: ma ebbe una particolare pre-
dilezione per gli umili, p~r i poveri, _pe~ i bjso&nosi:
lo attestano le imponenti opere caritative realizzate
per accogliere i vecchi, l'infanzia e la gioventù,
porzione eletta del suo cuore.
Amava Don Bosco e lo dimostrò col partecipare
con gioia alle feste salesiane, alle q~ali appor_tò sem-
pre il contributo della sua parola di Padre e 11 lustro
della porpora cardinalizia.. E~a fel~ce di trovarsi tra
i fedeli e soprattutto tra I g1~vam delle nostre_ n~-
merose opere dell'Archidiocesi napo_letana, e s1 di-
ceva lieto di poter cosi dimostrare_ d~ ~ssere Co?pe:
ratore salesiano. Presiedeva volent1en I convegru de1
Sacerdoti Cooperatori dell'Archidio,cesi e volev~ <:he
essi da Don Bosco apprendessero l amore per 1 gio-
vani e per l'Oratorio. ~u~nte il suo gove:no. volle
anche affidare ai Salesiam una parrocchia m un
rione popolare di Napoli, dedicandola a San Gio-
vanni Bosco.
L a Famiglia salesiana, riconoscente, si è unita al
lutto dell'Archidiocesi di Napoli e della Dio~esi di
Pozzuoli nel ricordo commosso e nel suffragio per
l'anima eletta del compianto Porporato.
31

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don Lorenso Gaggtno
B mancato a Rom-a più che ottungenario il 22 marzo scorso, dopo di esser~
passato attrovcrso la durn prova di una paralisi che fermò improç,yj.
tamcnte sette anni fa la sua instancabile: attività di sacerdote. ln quc..
seuJtimo periodo di vita emerse. il suo spirito di fede e di 1acrifieio1
di pre~hiero e di se.rena rassegnazione, cost come durante H s_uo lungo
apostolato avevamo ammirato in lui il lavo-ro inde.{esso per le ani.me.
l'ardore della predicazione. il carattere battagliero ed entusiasta per
111 causa del bene. Fu pacroco, direttore di orntorio, incaricato di varie
opere giovanili, cappellano nùlitare. Lo scoppio dell'ultima gUerra
lo trovò p.arroco di "'fobruk, e là visse con abnegazione verorne.nte
eroit·a tutte le dolorose vicende delle nostre rruppe. Nel travaglio
della guerro apporve più luminosamente quello che don Gaggino
è stato duJ'antè tutt.a la. sua vita: un sacerdote dallo zelo ardente e co...
raggios.o aJ servizio solo del Signore e de.Ile anime.
Don Vlllcenso Spano t a Roma (Pontificio Ateneo Salesiano),
t. il primo confratello che il Signore ha voluto chiamare a dalla
nuova sede del Pontificio Ateneo Salesiano. L'offerta che il caro don
Vincenzo ha fatto di al Signore è .stata pronta e generoso, conclu.
rione. di un3 vita che e.ra -stata tutta unii donazione, nclfa semplicit:A
dell'apostolato sacerdotale e salesiano. Laureato in scienze e in filo-
sofia, doo Spano aveva chlvonci n se una bella prospettiva di lavoro
scientifico e di apostolato, e aveva alirnentato le più belle speranze
per i r isultati ottenuti tra i giovani di vari istituti, tra i nostri chierici
e nell' attività dttlln stampa. 11 gioioso sacrificio delta sun vitn confona
il papà e la famiglia e lo innalza come luminoso richiamo di fede, di
umiltà e di impegno ••cerdotalc al nostro Ateneo.
Don ErmenegUdo Bosc:a.-din t nella Clinica "Madonna del Grappa"
di Basstino.
Mons. Stefano Feu-ando, che lo ebbe per tanti 11nni valido collabo-
ratore nella Missione de.Il'.1\\ssam, scrive di lui: • Un atleta, pioniere
di Gesù ncJle trincee più avanzat~; tale fu don .Boseardin nei suoi
40 anni di ,·ita missionaria. Egli aprl quattro nuovi campi di l~voro
in te:r:ra ancora vergine, ìn condizioni difficilissime, vero ardito cd
eroico battistrada di Cristo nella giungla., che per il .suo zclo inarre-
stabile si trasformava e fioriva in u.n giardino con scuola, nmpj çor....
tili e una bella chiesa,. Solo un mRle terribile - un cancro alla -man-
dibola inferiore - lo arrestò. Allora il caro don Gildo cambiò il letto
in altare offrendos.i vittima per la sua diletta A.ssam. Per due anni
soffd immobile, egli che era stato sempre in moto. Oio lo chiamò al
premio proprio nel giorno in cui. nell'ultima Missione da lui apcrtll,
si c:ompiva il suo sogno con l'inau,::urazione dell'edificio per le scuole.
Don Giuseppe Beurra t a Niteroi (8rasile) a 89 anni.
Don Giovanni Sobel t a Coxipò da Ponte (13rasìle) a 85 anni.
Don Stanislao Adalberto Krygler t a Oswiecim (Polo_nia) _. 70 anni.
Don Giusto Ducco t a Buènos Aires (Arl!entina) a 78 anni.
Don Federico Hai,rer t a Bnntberg (Germania) 73 anni.
Don Alfredo Varga t a Bala$sogyamiat (Ungheria) 72 anni.
Don Enrico KreutzJans t a Lorup (Cermnnia) a 71 anni.
Don Defcndente Defendt t a Bolirare (Bergamo) 62 anni.
Don Andrea Vljvcrbug t a 'S-H~crenberg (Olanda) • 51 anni.
Don Giovanni Rynkowskl t a Trzebicko Gome (Polonia) n 50 anni.
Coad. otuseppe Botti t o Piossasco • 67 anni.
Coad. Luigi Adame t a S. Luis Potasi (Messico) a 56 anni.
COOPERATORI DEFUNTI
S. E. Mons, Dionigi Casaroll, Arcivescovo di Gaeta, t a 97 anni.
Nato a Minerbio e compiuti gli studi nel Seminario di Bologna,
svolse un rninist~ro saoc.rdornle vario e ricco, che lo rese caro a tuti-e
le popolazioni d ella zonn. F.letto Arcivesoovo di Gaeta nel 1926, iniziò
la sua missione pastorale con queste parole: • Vet1go in nttz.to a voi
per .sert•ire •• che furono il programma dci quarant'anni di lavoro epi...
se.opale. La sec-oodn guerra mondiale rappresentò per mons. C-a.sa-
roli un vero calvario: pdma ramingo sulle montegne con la suo po-
polazione, poi prigioniero in un campo di concentramento a 7◄ anni
di età e finalmente esule o Roma. dove Pio X11 lo çolmò di gentilezze
e cU premure paterne e dove fu ospite per qualche mese dei $Blesiani
al Sacro Cuoro, parte.cipando alla mensa dei tre Superiori eh.e il Re-Ltor
!\\1.aggion: aveva inviato a Roma per dirigere la parte della Congrega...
zione staccato da Torino. Don Bosco gJi dava cosi un piccolo, ma
commovente segno della sua riconoscenza pe.r il gran bene che sveva
sempre. voluto :,i suoi figli. Mons. Casaroli. infarti, fin dal 1928 eta
riuscito n otrenere dal servo cli Dio Don Filippo Rinoldi che j Sale-
siani andassero a Gaeta e prendessero possesso delJ'ex convento dei
F'rancesc:ani, alloro caserma.. che dal dem.ninio militare e:rn stato ce-
duto alla Curia. Ai Salesiuni volle anche affidare P11nnessa mon'\\Jmen..
tale Chiesa di San Francesco. focor11ggiat0 e sostenuto dalla patemn
bontà dell'Arcivescovo, il primo direttore don Masera ben presto
s-i era attirato la stima d.ì tutti i Grietani, aprendo Ja via a quella pro-
ficua. opera di bene che i Salesiani•in Questi quarant'anni hanno svolto
tra gli aspiranti sa.lesiani e la. gioventù gae.tana che. frequenta l'Ora-
torio festivo. Mons. Casaroli n chi gll chiese un giorn<> il segreto dei
suoi successi, cispose: "La Fed~". Realmente la Fede gli hs fatto per-
correre animoso il lungo cah•ario; ma fu H suo gra.nde amore a Dio
e alle anime che gliene fece acccttué sorrldcnte le spine.
Don Pletto Mareina t San Berruu:do d'lvrea a 77 anni.
NelJ'Oratorio di Valdocco, in un ambiente ancora tutto dominato dalla
preseru:<1 spirituJlle di Don Bosco da poco volato al Cielo e sotto l'influsso
benefico del suo primo successore, ii venerabile don Rua, il piccolo Pietro
maturò la sua vocazione al !acerdozio. E fu, per oltre mezzo tecolo, il
..cerdore zelante che mentre aspira di continuo a perfezionarsi davanti
a Dio, profonde per le anime a lui oJlìdatc le ricchezze del suo instancabile
ministero pastorale. Taio fu la V'ita di don Marcina da viceparroco, da
cappelJuno militare durante Jn prima gu~rra mondiale e- n,i 39 :inni in
cui fu parroco a Son Bernardo d'lvrea. Grande conforto al suo cuore affe-
2"ionato n Don Doseo fu sempre il puuicro de.Ifa vocazione saletian.a. del
nipote comm. Giacomo Pagliassotti.
Virgilio Borino t o Villata (Vercelli) il 21-11-1066.
~.,-orlava di essere fratello di t.re Salesiani: il noto studioso don Giovanni
Battista Borino (Roma). don Luigl (PiQssasco) e il coadiutore Valentino
(Milano). La sua gioi_a fu al colmo quando potè anche •-re papà di una
Figlia di Maria Ausilia.tric.e. Degno cristiano e Cooperatore salesiano,
ebbe in morte dal Parroco il pubblico elogio di "Uomo di preghiera".
cav. Giova nni Viacuone t Torino.
E cco una "lta che non conobbe rip0$o. Ne.Ila famiglia tra i numerosi
figli, nell'impiego, nelln parrocchia e- nelroratorio profu$c tutte le
sue energie ton profondo senso cli one$ti.\\. e dedizione. Collaborò an-
che con il Centro lspertoria!c dei Cooperatori, portandovi la sua. nota.
carntteristica di ottimis-roo, di fede concreta e di amore a Don Bosco.
Torquato Meano t a S. Ambrogio (Torino) il 31 (!ennaio.
La sua vita fu uo costante esempio di vita cristiana vissuta fino al-
1'eroismo e- di amo.re sincero alle opere ~alesiane. .Negli ulomi istanti
fu tentito bisbii;rlìarc: Sono contento di morire OJ?gi. fcs-ra di Don
Bosco, anche percbè gJj bo donato lo mia cara figliuola ncll'Tstituto
delle Figlie di Maria Ausiliatrice,.
Pietro De Zanche t a Caselle di Tencarols (Padova).
Nobile figura di Zelnrore salesiano, visse fino a tardissima età diffon-
dendo intorno a sè ommirn.1Jone e simpatia per l'Open,. Salesiana,
ma specialmente le divo2ionj a Maria Ausilintrh:e e a Don "Bosco.
Giuseppe De Marco t a Elisnbeth, New Jersey, US.\\, a 51 nnni.
Cattolico esemplare, ani\\oissimo Coop~rntore, consigliere oppre:u:ato
dei salesiani cli Elisabe.th, fu rhiamnto al premio improvvisamente
mentre teneva un discorso alla folla dei parrocduani.
Cateri na Zito t a S. Agatn Militello a 86 anni.
Anima eucaristica e anelante nlla perfezione cristiana, d'accordo con
la sorella Giulia, sì privò in giovane età dei suoi beni per aprire Jue
ì,tituti per l'educilZione della gioventù del p,1ese. Fervente Coope-
ratrice e insiu-ne benefattrice delle Opere 11:ilesiane, per la cura de.Ila
gioventù femminile chiamo le Figlie di Maria Ausilfotrico, che da
50 anni vi svolgono la loro attività. Per il _ramo maschile, dopo un
ventennio, chiamò i salesiani, 9j quali fece trovare preparato 11 Isti-
tuto 11 Sn0ro Cuore.'\\ appositamente f'O:ttruito. Se in S. Agnta Mili•
tello ai fa tanto bene, li deve alla grande _generosità delle Sorelle Zito.
che pur avendo ereditato molti beni, vollero condurre una vita di
nascoodimento, di semplicitò e di povertà e\\."1\\ngelica.
TemporeUI Maria ved. Crevacore t a Veruno a 86 anni.
Visse di fede, sempre e solo preocu: pnta dtJ be.ne e non mui di se
stessa. Venne ~hiamata al premio dopo aver sopportato pazientcmenrc
le sofferenze che il Signore volle mnadarle. La gioia più grande dello
sw vita tu quella di aver potuto doruire a Dio nella Congrcgoziòne
Salesiana il figlio don AJfonso, missionario in Giappone.
Isabella Moscatelli f • Collef<rro (Roma) li 10-z-1066.
Cooperatrice fervente e pia, assidua agli incontri mensili, con l1esem-
pio e con la parola e.duci> i suoi otto figli al lavoro e alla preghiera.
Aperta a Qgni opera di beoe, lascia una scio di bontà e di apostolato.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
Actis Ottorino - J3arracu Caterina - Beltramo Corlo - Betolini For-
naru Albi.na - Bevilacqua Amalia - Bosco Gemma .... Bosisio l\\llaria -
Cadcddu Giovanna - Caglieris Maria - Calcabrina Vittoria - Canotl
Mel11nia - Casnrotti Giuseppe - Castellino Felicita - Cavagni& Linda -
Cerrato Battista - Consegni D. Marsilio - Consolaro Eugenio - Cro-
sazza Aug-usto - Cusin Giulia - Dslls Torre Giuseppina - Demichctis
Caterin• - Demichelis Celestina - D'Onofrio Bianca - Durante Anna -
.Eilposito Buonerba Eli•a - Facchini Emma - Falaguem, Roberto -
Fattori Edelwaiss - Fava Dcmichelis Morgberita - Ferrari Giovanni -
Fin!luro Roberto .. Fochesnto Matilde - Fornara Natalina - Fu.rlan
Armando - Fuschi Rosa - Gabbiadini Angela - Gallo Giovanni - G9-
spardo Cirillo - Gasperini Avv. Gr. Cr. Gino - Giandotti Cav. Ma-
rio - Goffi Elvira ... Gorisi Enrica - Oranzino Secondo .. Guarnacci
Mons. Raffaele - Guerra Amelia - Tncao Valentino - Laila Suor An-
nunziata - La Rosa. Emilia .. Lnzz.arini Ida ved. Casali .. Levet Tito ..
Lucania Giu,eppina - Macario Antonia .... M::mtovanì AJmerinn ....
Marino Domenico - Masala Peppino - Maaala Peppino fu Daniele -
Melchiorre .Ermelinda - Meneguzzo Angelo - Mereu Leonarda - Mi-
gliorini 1da - MineJla Luigina - Monteru.mici Maria .. Morgantini
Teresa - Morselli Alce.re - Muraro Oiov. Battista - rassaricllo C)olia -
PermuniBn Ruffani Augusta - Perucc-a J\\lfaddalena - Piacentini A.o•
tonio .. P.ira.s Maria Giuseppa .. Pi,ano Domenico .. Precivale Giu-
seppe - Provero Eusebio - Puddu Licberi Antoniangela - Puzzolu
Pasquale - Radice Natalina - Raffa Maria - Ragusi Eliaa - Reale Ca-
terina - Reba1;1di Aprosio [da - Rinaldi Maria - Roberi Teofilo • Ro-
sati O. Salvatore - Rossi Giulia - Rossi Pietro - Sanna Mariantonia -
Sa.ntagiuliana Domenico - Sardo Francese.a Schiavo prof. Fran-
cesco - Schettino Angela - Scrlgnoli Luigia - Serra D. Camillo - Sica
Rubina - Silvestri Domenica - Tansini Giuseppe - Tardini Bianca -
Terrosu cav. Luigi ... T escari prof. Onorato • Tinivella Cesare .. Tom....
masi cornm. dr. Corrado - Torretta rag. Enrico - Vernengo Laz~ara -
Vignaroli Clarn - Villa R oberto - Zace11ria Giuseppe - Za:ni Antonio -
Zenoni Nino - Zinna Csrolina.
32

4.5 Page 35

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CROCIATA
MISSIONARIA
TOTALE MINIMO PER BORSA L, 50,000
Avvertia mo che la pubbllcazlone d i una Borsa Incompleta al effettua quando il versame nt o lnl•
zlale raggiunge la s omma di L 25.000, ovvero q ua ndo tale s omma vien e raggiunta con offerte successive
• Non potendo fondare una Borsa, si può contribuire con qualsiasi somma a completare Borse già fondate
BORSE COMPLETE
·
Borsa: Mons. Vincenzo Clmatti, n cura di
Ferrere Ida (Torino). L. 50.000.
Borsa: Mons. Augusto Smeraldi, i11 s11ffragio e
ricordo, n cura della rupote Augusta Smeraldi,
Porrettn Terme (Bologna}. L. 50.000.
Borsa: Lino e Antonino Faldeua, in- sujfragio
e -ricordo, a cura della famiglia Faldetta
(Pisa). L. 50.000.
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria Ausilia•
trlce e Santi Salesiani, prot-t'ggete la mia Ja-
miglia, a cura di Carrobbio Camilla (Colzate-
Bérgamo). L. 50.000.
Bor,;a: Anime Sante del Pureatorlo, a cura di
N.N. L. 50.000.
Borsa: S. C. di Gesil, Maria Ausiliatrice,
Don Bosco e Don Rua, p.g.r., a cura di A. Fer-
raro (Torino). L. 50.000.
Borsa: Dott. Giuseppe Solera, ,',, memoria eri-
cordo, a cura della famiglia. L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco,
pregate per 11oi e prottgg,teci s,mpre, a cura
di P. G. e C. (Torino). L. 50.000.
Borsa: Cavallarl-Murat Galileo e Rosina, P•r
i missionari in India, a cura Cavallari-Murat
Augusto (Torino). L. 50.000.
Borsa: Beato Giovenale Ancina, p.g.r., a cura
di Maria Garnero (Frassino-Cuneo). L. 50.000.
Borsa: Bernru:d.lno T11volada, in mffragio e ri-
cordo, a cura dei coniugi Tavolada (Rivoli-
Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di Maria
Savelli Feyles (Genova Sestri}. L. 50.000.
Borsa: Masera Prospero Rino, a cura di D'Ago-
sùno Maria ved. Masera (Trofarello). L. 50.000.
Bona: Don Rl.naldl, in suffragio dell'anima
di Penna Manrico, a cura dei coniugi prof.
Alessandro Costanzo e Zemira Costanzo
Penna (Roma). L. 50.000.
Borsa: Luigi e Maria Re, ;,. mffragio e ricordo,
a cura di Gianna Torri Re e consorte (Ber-
gamo). L. 50.000.
Borsa: Glrola Giuseppe, a s"ffragio e ricordo,
a cura di M. V. v. G. (Varese). L. 50.000.
Borsa: Pio XII, affindiè il Signore gli conuda
presto gli onori dell'A /tare e implorando pro-
tezione, a cura di [nes Ghezzi (Casalmaggiore).
L. 50.000.
Borsa: Brlgl Don Tolmino, a cura della fa.
miglia Brigi (Verucchio). L. 50.000.
Borsa: Missionario, salva anime e prega per
le intenzioni di C. A. Z. L. 52.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e Don
Pietro Berruti, a cura di Alberto Amodo
(Roma). L. 50.000.
Borsa: Don Angelo Amadei, a cura di Zucca
Italo (Torino). L. 50.000.
Borsa: Don Michele Rua, a cura di Comastri
Ennio e Mamma (Roma). L. 50.000.
Bo.l'Sa: Don Ferdinando Ferrar!, i11 memòria ti
suffragio, a cura di Angela Maria Valsecchi,
Franco e famiglia (Como). L. 50.000.
Borsa: Madonna dei Mughetti, a cura di Luigi
Vecchlo (Pray-Vercelli). L. 50.000.
Borsa: S. G. Bosco, i11 111/fragio della mamma,
a cura di N. N. (Ascoli Piceno). L. 100.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
S. Lucia, proteggeteci sempre, a cura di Gennaro
e Immacolata Basso (Grumo Nevano-Napoli).
L. 50.000.
Borsa: Anime del Purgatorio, a cura dei co-
niugi Martina (Orbassano). L. 50.000.
Borsa: Lovatl Michele, exallievo di Lombriasco,
i11 s-uffragio e mt-moria, a cura dei genitori
(Sedriano-Milano). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, a
cura di Caglicro Maria (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Sacro Cuore di
Gesù e S. G. Bosco, p.g.r., a cura di Bia Ester
(Collecchio-Pa.rma). L. 50.000.
Bona: San Francesco d'Assisi, Don Luigi
Orione, papa Giovanni XXIll, p.g.r., e da rice-
vere, a cura di M. L. C. (Arenzano). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco, a cura
di N. N. (Torino). L. 50.000.
Borsa: Servo dl Dio mons. Luigl Ollvares, a
cura d,i Giuseppe Cubeta (Messina). L. 50.000.
Borsa: S. G. Bosco, incocattdo protezione, a
curadi Rinae Edoardo Valli (Parma). L. 55.000.
Bona: SS. Cuori di Gesil e di Maria, salflate
l'anima mia e q11el/a dei mia cari defunti,
a ricordò del 50• anno dì iscrizione fra i Coo-
peratori Salesiani, a cura di un Valtellinese.
L. 50.000.
Borsa; Regina de.Ile Missioni, a cura del prof.
Francesco Calderaro (Palermo). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, ir,vocando grQ.:J/Ìe, a
cura dei coniugi N. G. T. (Savona). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco, a
cu_ra di Rosset Palmira ved. Fondon (Nus-
Aosta). L. 50.000.
Borsa: S. Gemma e S. G. Bosco, a. cura di Salsi
Walter (Varese). L. 50.000.
Borsa: Reaina delle Missioni, proteggi i
seminaristi Indiani, a cura di don Giovanni
Palombella (Aegua\\,ìva delle Fonti, Bari).
L. 50.000.
Borsa: S. G. Bosco, proteggimi, a cura di Ste•
fanini Domenico (Bologna). L. 50.ooÒ.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco, S. D.
Savio e Don Serlè, a cura di l\\.fastrjlli Ofelia
(Monteverde-Avellino). L. 50.000.
Borsa: Mons. Vincenzo Cimattt, a cura di An-
tonio Dolce (Montebello di Bertona, Pescara).
L. 50.000.
Borsa: Cuor di Gesil, confido ln Voi, a cura di
Lina Mangini (Genova). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, papa Giovanni XXIll
e Santi salesiani, invocando protezione, a cura
di Avataneo-Aosaldi Lucia (Poirino-Torino).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco,
esauditemi, a cura di Zucco Caterina (Udine).
L. 50.000._
Borsa: S. G. Bosco, prottggi la mia famiglia, a
cura di Passarin Gianna (Vicenza). L. 100.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
S. D. Savio, 11el 50• amriversario di laurea
i11t1oao preghi,r~ p,r me e per i miei cari vivi l!
defu.,,ti, a cura d~I ùott. Pietro Filìppello (Ma-
cerata). L. 50.000.
Borsa: Cav. Fagiolo Tommaso, a cura della
moglie Cesira (G.:n?.ano, Roma), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco,
secottdo le intt11Zioni di Adelaide L,,ini (Mi-
lano). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatr ice, a perenne riconoscenza
p.g.r. e a sujfra,rio dell'anima di Amedeo Laz-
:,aretti, n cura di Caterina Lazzaretti Stagni
(Roma). L. 50.000.
Borsa: Gesil Sac.raznentato, Maria Ausiliatrice,
S. G. Bosco e Santi salesiani, per ott.n.rt u11a
grazia spirituale, a cura di G.C.B. (Torino).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Ven. Don Michele
R ua, in suffragio del q1arito Natan Vincenzo,
a cura di Naton Lina (Murano). L. 50.000.
Borsa: S. G. Bosco, ;,, suffragio dei dt!f11nti della
famiglia Del Signore (Chiavari). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesil, Maria Ausilia-
trice e S. G. Bosco, i·11 suffragio dei S?tnitori e
illflocando protezio11e mila propria famiglia,
a cura di Michelina Gorini Melis (Cagliari).
L. 50.000.
(OOllrDIVA)

4.6 Page 36

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Quest o l ibro - Il primo e sinora l'unico a nostra
conoscenza - si rivolge alle vedove, affronta I loro
specifici problemi: vuol aiutarle a scoprire nel loro
lutto, nonostante t utto, una vocazione.
A queste pagine, nate da una esperienza viva, do-
lorosa, solcata talora da scorci tragici, hanno colla-
borato direttamente e Indirettamente molte donne-cui
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il 15 del mese per i Dirigenti della Pia Unione
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