Bollettino_Salesiano_199509


Bollettino_Salesiano_199509

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Settembre 1995
ANN0119N.8
Settembre 1995
Sped. in Abb. post. {50) - Torino
'(J~nn. o RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
~
:e-,
NEL1877
Il SETTIMO
DON BOSCO

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Settembre 1995
Anno l 19
Numero 8
Questo numero è interamente
dedicato a don Egidio Viganò.
Porta la data di settembre,
ma viene spedito il 26 luglio,
giorno in cui il Rettor Maggiore
avrebbe compi uto 75 anni.
Foto di copertina, Arch ivio
centrale (Gu ido Cantoni).
Sal vo altra indicazione,
sono de l nostro Archivio
anche le altre fotografie.
8 IL MISSIONARIO
Il Don Bosco americano
Sempre un po' più avanti
12 REPORTAGE
Il grande viaggiatore
18 SOCIETÀ
Infaticabile innovatore
20 FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
Le cose che resteranno
24 L'IDENTIKIT
La spinta del Concilio
27 PROFILI
I sette Don Bosco
RUBRICHE
di GUSTAVO FERRARIS
di GIUSEPPE NICOLUSSI
di ANGELO BOTTA
di NUCCIO FAVA
di MARGHERITA DAL LAGO
di ANTONIO MARTINELLI
di FRANCESCO MOTTO
3 Editoriale - ~ llpuntogiovani - 6 Rasseg11a sta111pa - 17 J11111issio11e - 22 Letlereefax - 30 Ubri
IMPORTANTE. È possibile leggere parte di questo numero al computer.
Basta collegarsi via WWW (Internet) , a questo indirizzo: http:www.sdb.org
2 - SETTEMBRE 1995 BS
ROMA. Tra le adesioni pervenute alla Direzione
generale per la morte di don Viganò , anche
quella di Giovanni Paolo Il. Il Santo Padre du-
rante la malattia aveva telefonato due volte al
Rettor Maggiore e gli aveva espresso sentimenti
di sincera amicizia. Nel suo telegramma ha ri-
cordato "la sua profonda preparazione cultu-
rale, quale stimato docente di teologia della vita
consacrata e illuminato educatore dei giovani ",
il suo impegno nella nuova evangelizzazione del
mondo contemporaneo e la preziosa collabora-
zione alla Sede Apostolica . Nella foto, don Vi-
ganò con Giovanni Paolo Il alla casetta dei Bec-
chi, nell'anno Centenario (1988).
.~.:,aJl/oellsçztatinnoo
Mensi le di informazione
e cultura religiosa edito
dall a Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTO RE RESPONSABILE:
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago Giancarlo
De Nicolò . Franco Lever Francesco Motto
Collaboratori: Teresio Bosco · Angelo Botta·
Ernesto Gattoni · Giuseppina Cudemo ·
Graziella Curti • Serge Duhayon · Bruno Ferrere
Sergio Giordani · Antonio Melida
Jean-François Meurs · Pietro Moschetto
Angelo Montonati . Giuseppe Morante Gaetano
Nanetti Angelo Paoluzi Alessandro Risso
Silvano Stracca
Fotore porte r: Cipriano De Marie · Franco Marzi
Carla Morselli • Guerrino Pera Pietro Scalabrino
Progetto grafi co e impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Archivio : Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. · Torino
Fotocomposi zione: EDIBIT Torino
Stampa: ILTE Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2. 1949
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviati non
vengono restituili.
Edizione Cooperatori. A cura dell'Utticio Nazionale
(Gianni Filippin) · Via Marsala 42 00185 Roma
Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali
e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 10 milioni di copie) in : Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Australia Austria -
Belgio (in fiammingo) Boemia - Bolivia
Brasile Canada • Centro America (in Guatemala) -
Cile - Cina (a Hong Kong) - Colombia Croazia
Ecuador • Filippine • Francia - Germania -
Giappone - India (in inglese, malayalam, tamil e
telugù) - Irlanda - Gran Bretagna - Italia - Korea del
Sud - Lituania Malta Messico - Olanda -
Paraguay · Perù · Polonia Portogallo • Slovacchia
Slovenia - Spagna - Stati Uniti - Thailandia -
Ungheria - Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFU SIONE
Il BS è un dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
richiede .
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei
limili del possibile.
Cambio di indirizzo: comunicare anche l'indirizzo
vecchio.
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Conto corr. post.
n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.

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EDITORIALE
'
don Juan Vecchi
IL ccDA MIHI ANIMAS>>
DEL SETTIMO DON BOSCO
e on la morte del settimo suc-
cessore di Don Bosco, don
Egidio Viganò , ci sentiamo come
orfani e allo stesso tempo eredi di
nerali , è un altro frutto del suo rettorato . Ne incorporò
numerosi gruppi. Soprattutto sostenne coloro che ave-
vano responsabilità di animazione con ciascuna delle
associazioni. A ciascuno dei rami , collegati dagli inizi
un ricco patrimonio spirituale: sen- alla congregazione salesiana, dedicò lettere illuminanti,
tiamo il dolore della perdita e la raccolte oggi in un volume . Fu studioso appassionato
serena gioia del "guadagno", che di Don Bosco fondatore di un vasto movimento . L'at-
per lui e per noi significa il corona- tenzione ai laici, chiamati a partecipare alla missione e
mento in Cristo della sua esisten- allo spirito di Don Bosco, sarà il tema del prossimo Ca-
za. Le esequie hanno messo in evi- pitolo generale, ed è il coronamento del suo lavoro in
denza il ringraziamento dei confra- favore della Famiglia e del movimento salesiano.
telli e dei membri della Famiglia
Salesiana per il suo servizio di orientamento e anima- LA SPINTA MISSIONARIA. La frontiera Africa è stata
zione. Hanno rilevato la stima di cui godeva negli am- indicata dal Capitolo generale 21 . Ma don Viganò mise
bienti eccles iali e civili . Ma soprattutto hanno fatto nella realizzaz ione la sua carica di audacia e di en-
emergere la comunione , in parte visibile e in parte som- tusiasmo . Coinvo lse molte ispettorie e non badò a
mersa, che la congregazione ha saputo creare nel mon- mezzi. Si recò per animare personalmente le presenze
do attraverso le sue comunità e opere.
e creò consapevolezza missionaria e volontà di parteci-
La scomparsa di don Viganò ci ha fatto rivivere l'e- pazione in tutta la congregazione e in ogni confratello.
spressione di Don Bosco : quando un salesiano muore Dopo l'Africa venne l'Est Europeo. Di nuovo inviti , invii,
lavorando per le anime la congregazione ha riportato solidarietà delle altre ispettorie per Mosca, San Pietro-
un grande trionfo.
burgo , la Siberia. E alle
Chi ha convissuto con lui
porte c'era la Cina.
conosce i ritmi del suo la-
voro e l'intenzione che lo
guidav~ : il "Da mihi ani-
mas". E la sua una vita
spesa per il Signore e
per noi, che giunge al ter-
mine colma di frutti.
LA FORMAZIONE DEL-
LE PERSONE , dei sale-
siani e dei membri della
Famiglia Salesiana, era
però la sua preoccupa-
zione emergente. L'espe-
rienza e i tempi nuovi lo
FU UN FEDELE INTER-
facevano diffidare della
PRETE E UN INNOVA-
superficialità spirituale.
TORE del patrimonio sa-
Promosse allora la forma-
lesiano , giunto a noi da
zione permanente, realtà
Don Bosco e dalla rifles-
fino a quel momento sco-
sione dei Capitoli gene-
nosciuta, ma incalzante .
rali. Ci lascia una rifles -
Si riformularono i piani e
sione organica e fondata
si riconsiderarono le strut-
sul carisma salesiano
nelle sue diverse espres-
sioni: la consacrazione, il
sacerdozio, la dimensio-
ne laicale , la secolarità,
I Don Egidio Viganò. Dimensione mondiale
alla congregazione salesiana, e respiro e~c~esial1;
al carisma di Don Bosco. Nella foto, con I giovani
al Confronto '88.
ture formative di tutte le
fasi . L'impostazione del-
l'Università Pontificia Sa-
lesiana fu rinnovata e vi
nacquero il dipartimento
la componente femmini-
di Pastorale giovanile e
le. Collegato ad essa ci ha offerto una nuova stimolante la Facoltà della Comunicazione sociale.
presentazione dello spirito salesiano come carità pasto- A noi tocca ricevere , reinvestire , far produrre e tra-
rale e la sua traduzione educativa, il sistema preventivo. smettere. Ci sono germi da coltivare , imprese da con-
solidare , nuove frontiere spirituali , culturali e pastorali
LA FAMIGLIA SALESIANA nella crescita quantitativa e da raggiungere .
nella sua identità spirituale, sulla linea dei Capitoli ge-
o
IJS SETTEMBRE 1995 - 3

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di Luc Van Looy
PASSIONE
PER I GIOVANI
La rubrica che don Viganò tenne
per moltissimi anni sul Bollettino
Salesiano ha avuto i due ultimi inter-
venti su Gesù Cristo (giugno) e sui gio-
vani (luglio-agosto). Forse non fu pu-
ra casualità. Scriveva don Viganò nel
1978, l'anno della sua elezione : « La
Famiglia Salesiana è nata dall'amore
di Don Bosco per la gioventù. Ma que-
sta predilezione sgorgava in lui dal -
l'adesione entusiasta e totale a Gesù
Cristo. Non si spiega la predilezione
radicale di Don Bosco per i giovani
senza Gesù Cristo ,,. E diceva, rifacen-
dosi a don Albera: « Non basta senti-
re per i giovani una certa qual natura-
le attrazione, bisogna veramente pre-
diligerli . Questa predilezione , al suo
stato iniziale , è un dono di Dio, è la
stessa vocazione salesiana ,,.
"PROGETTO EDUCATIVO SALESIA-
NO" è il titolo della Lettera in cui don
Viganò esprimeva queste idee. E ri-
portava i ricordi del giovane don Al-
bera: « Don Bosco ci prediligeva in un
modo unico, se ne provava il fascino
irresistibile. Sentivo di essere amato
in modo non mai provato prima, singo-
larmente superiore a qualunque altro
affetto. Tutto in lui aveva per noi una
potente attrazione : operava sui nostri
cuori giovanili a mo' di calamita a cui
non era possibile sottrarsi: ma anche
se l'avessimo potuto , non l'avremmo
fatto per tutto l'oro del mondo, tanto
si era felici . Egli ci attirava a per la
pienezza dell 'amore soprannaturale
che gli divampava in cuore ,,.
QUESTO ERA IL COMMENTO DI
DON VIGANÒ : « La predilezione di
Don Bosco per i giovani divenne la
più grande opzione di fondo della sua
vita ,,. E ricordava che per don Ricce-
ri questa singolare "passione" di Don
Bosco per i giovani era una specie di
"supervocazione" : "Il Signore mi ha
mandato per i giovani , perciò biso-
gna che mi risparmi nelle altre cose
estranee e conservi la mia salute per
loro", diceva Don Bosco . questa
la missione della Congregazione. Noi
dobbiamo avere per scopo primario
la cura della gioventù e non è buona
4 - SETTEMBRE 1995 BS
ogni occupazione che da questa cu-
ra ci distragga". Continuava don Vi-
ganò : « Anche ogg i la Congregazione
deve vivere e crescere in forza di una
vera predilezione pastorale verso i ra-
gazzi e i giovani. Non si riattualizzerà
il sistema preventivo senza questa
chiara scelta preferenziale . Noi sale-
siani siamo mandati ai giovani , spe-
cialm ente ai più poveri , e collaboria-
mo alla creazione di una società nuo-
va promuovendo la pienezza della
loro vita di fede ,,. E invitava alla fe-
deltà nella missione: « Non dovrà me-
ravigliarci che le comunità perdano la
loro ispirazione sales iana dove si
al lontanano , per qualunque pretesto
o motivo , dalla predilezione verso i
ragazzi e i giovani " ·
A CONCLUSIONE DI QUESTA LET-
TERA PROGRAMMATICA , don Vi-
ganò segnalava le strade preferen -
ziali che potevano orientare la prassi .
Ne leggiamo qualche titolo : Coinvol-
gimento di amicizia, Conoscenza dei
singoli e della condizione giovanile,
Evangelizzare "educando ", Educare
"evangelizzando", Urgenza di inven -
tiva, Praticità d'impegno ...
Chi ha seguito don Viganò nei diciotto
anni del suo governo, sa quanto que-
ste idee e la stessa terminologia sia-
no diventate familiari alla pastorale
giovanile salesiana. Idee che ha poi
ripetuto nei vari incontri e nelle Stren-
ne alla Famiglia Salesiana. « Noi at-
traversiamo oggi tempi particolarmente
difficili per la gioventù », era la sua
conclusione: « a noi è stato dato dal Si-
gnore, per iniziativa di Maria, proprio
uno speciale carisma in questo set-
tore. Dobbiamo essere "artisti " capaci
di rifare il clima di quel coinvolgimen-
to di amicizia che caratterizzò l'Ora-
torio di Valdocco ,, .
Io
« Dio abita nel cuore dei ragazzi.
Per un salesiano, la strada
più corta per trovare Dio
e giungere alla contemplazione
è osservare le meraviglie che Dio
opera nel cuore dei giovani »
(don Egidio Viganò).

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BS SETTEMBRE 1995 - 5

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À1\\e1llre
L'OSS-E~RuVA-~TO,!R:=E =RO-MANO
EGIDIO VIGANÒ, L'ERE-
DITÀ DI DON BOSCO. PER I GIOVANI DEL
« Partecipò al Concilio Vatica- MONDO. « Chi lo ha visto in
no II come perito accanto al mezzo ai giovani, colorito dei
cardinal Raoul Silva Enrfq uez, loro fo ulards ed entusiasta per
una delle figure più profetiche i loro « bans » e le loro canzoni,
dell ' America Latina. Da quel non può dimenticare il «fee-
momento non ci fu appunta- ling » profondo ed immediato,
mento forte della Ch iesa che che si creava fra loro e don
non lo abbia avuto come mem- Egidio. Si sentiva fatto e man-
bro attivo e determinante».
dato « per loro », ed essi si sa-
L' ADDIO AL RETTOR pevano amati e capiti da lui.
MAGGIORE. « Attorno alla Pareva davvero, in tali incon-
sua bara, piantonata da due ca- tri, che fosse passato anche a
rabi nieri in alta uniforme, i sa- lui quel « dono della parola »
cerdoti erano circa c inquecen- che Don Bosco aveva chiesto
to. Molti vescovi e anche otto per sé, il giorn o della sua pri-
cardinali, tra cui i salesiani Ca- ma messa. Tanto don Viganò
stillo Lara, Javierre e Stickler. era elaborato e complesso nel-
Tra i banchi, in prima fi la, c'era lo scrivere, altrettanto era im-
la famig lia di don Viganò. I mediato e felice nel parlare ai
due fratelli Angelo e France- giovan i. Era diffici le misurare
sco, anch 'essi sacerdoti sale-
siani, erano invece sul presbi-
terio ad affiancare il celebran-
te, don Juan Edmundo Vecchi.
L'intera area del Tempio di
se in tali incontri fosse maggio-
re l'entusiasmo che egli comu-
nicava ai giovani , o quello che
riceveva da loro ».
Don Bosco era letteralmente
piena di gente. Il clima era di
quelli solenni, con tanto di co-
ro e orchestra in cui predomi-
navano i fiati delle trombe. In
un angolo dell a navata di sini-
stra, vicino all'altare, c'era pu-
re un computer portatile. Die-
tro la tastiera un prete sa les ia-
no trasmetteva in diretta I' in-
tera celebrazione per conto del-
CON IL SUO SORRISO
HA SEMINATO SPERAN-
ZA NEL CUORE DEI GIO-
VANI. « Particolaimente toc-
cante il rito dell'ultimo com-
miato, quando la bara di don
Viganò è stata sollevata da sei
giovan i sales iani per essere
portata fuori del Tempio. Dap-
prima si è levato uno scroscian-
1'Agenzia internazionale sale- te applauso. Poi si sono impo-
siana di info rmazione. Non ste le note, eseguite dalla ban-
mancava la rappresentanza del- da musicale Don Bosco di Na-
lo Stato, Gaetano Gifumi , Se- poli , di quello che è l'inno sa-
gretario generale della Presi- lesiano "Don Bosco ritorna tra
denza della Repubblica.»
i giovani ancor".
Scrive uno dei corrispondenti de/l'Agenzia salesiana
internazionale di informazione (ANS): «Tutti i materiali
che per la morte di don Viganò l'Agenzia ha mandato
a Zagreb (Croazia) via fax o via Geis o via E-mail li ho
tradotti e trasmessi immediatamente alle Agenzie
"HINA" e "IKA", alla radio e alla televisione. Anche in
Slovenia. Il "Vecernji list", il giornale a maggiore diffu-
sione , lo stesso 23 giugno ha pubblicato un lungo arti-
colo. Domenica il primo canale della TV nazionale ha
dedicato 5 minuti alla notizia, ricordando la vis ita di
don Viganò del 1993. Un altro servizio è stato tra-
smesso nel corso della rubrica religiosa delle 13.30».
6 - SETTEMBRE 1995 BS
IRoma. Lunedì 26 giugno, ore 17. Alcune migliaia di
persone hanno preso parte ai funerali di don Egidio Viganò,
che si sono svolti nella Basilica di Don Bosco,
al quartiere Cinecittà in viale dei Salesiani. Molte le autorità
religiose e civili presenti. Ha presieduto e tenuto l'omelia
il Vicario del Rettor Maggiore don Juan Vecchi.

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fcln:ondt
La Epoca
COBBIEBE DELLA SEBA
«PADRE EGIDIO VIGA - È VISSUTO 32 ANNI IN IL SETTIMO SUCCESSO- MORTO IL RIFORMATO-
NÒ», Rettor Maggiore dei Sa- CILE. « Nel l948 era stato ca- RE DI DON BOSCO, UN RE. « È stato - insieme ai ge-
les iani da 18 an ni , è morto a techi sta alla Gratitud Nac io- CILENO. « Volto rossiccio, suiti Arrupe e Kolvenbach- un
Roma il 23 giugno. Nato in nal, ass istente di tipografia e profilo da pretore romano, ri- protagonista dell 'aggiornamen-
Italia nel 1920, partì per il Cile incaricato dell o sport. In que- servato, di grande lucidità men- to moderato dell a « vita reli -
nel 1939, dove prima fu im - sto periodo Viganò giocava a ta le, questo sacerdote spec ia- giosa » dopo il Concilio. Riser-
pegnato nel mondo degli stu- calcio con i giovani , organi z- li ss imo sapeva trasmettere agli vato e colto, ma anche affabi-
di e poi divenne ispettore. Do- zava delle gite nella Cordiglie- altri la sua ri sata generosa. Fu le, era amato dentro e fuori la
po essere stato pres idente del- ra, d'estate e d' inverno. Nel una delle personali cli rilie- Famigli a Salesiana. Voleva un
la Conferenza latino-americana 1968 , in un momento di gran- vo nel periodo postconciliare aggiornamento senza fug he in
dei religiosi (CLAR) (in real- di trasformazioni culturali , fu in Cile. Fu con il Cardinal Sii - avanti. L'appassionava l' impe-
è stato presidente della Con- eletto ispettore. Organi zzò l' i- va al Conc ili o. Questi due di- gno della Chiesa per i poveri ,
ferenza dei religiosi del Cile , spettori a au mentando la co- scepoli di Don Bosco portaro- ma era contrario alle fo nne po-
ndr), venne a Roma e nel 1977 munione e la partecipazione no a compimento un sogno liti cizzate dell a teo log ia della
fu eletto Rettor Maggiore dei dei sa les iani nell e assembl ee. profetico del santo di Torino, liberazione. Una delle sue ero-
Sa les iani , fondati da Don Bo- Fu eletto Rettor Maggiore nel i! quale sognò che in un con- ci è stato il caso Aristide: il sa-
sco nel 19° seco lo ».
1977 e durante il suo manda- cilio ecumenico un salesiano les iano che veniva dall a teolo-
to, che esercitò in tre period i av rebbe proposto un testo im- gia della liberazione e che è
di sei anni , fece per tre volte portante sull a miss ione dell a oggi pres idente di Haiti. Viga-
FAMIGLIA
CRISTIANA
il giro completo ciel mondo per Vergine Maria. Cosa che si nò lo difese come poté, ma do-
visitare le opere della sua con- reali zzò quando don Viganò vette far valere infine contro di
gregazione ».
preparò un documento per il lui la legge canonica che proi-
cardinal Silva da inserire in bi sce a un religioso le cariche
IL SALESIANO DEL NUO-
VO. « Ha gu idato la congrega-
zione con chiarezza di obiettivi
e con sensibilità culturale aper-
?11.nità
un capitolo del Vaticano II che
riguardava la Madonna. Mo-
strava Maria come prototipo,
figura e modello della Chiesa ».
politiche. Prima dell ' ultima rie-
lezione girava la voce che il Pa-
pa lo volesse in Vaticano, per
un incarico card inali zio ».
ta alle nuove sfide del mondo IERIIFUNERALIDIDON
contemporaneo. Ha ri sveglia- EGIDIO VIGANÒ RETTOR
to la ricchezza dei dinamismi MAGGIORE DEI SALE-
presenti nei confratelli in una SIANI. « Alla presenza di de-
stagione di grandi cambi amen- legazioni giunte eia ogni parte
ti. Ha indicato senti eri nuovi de l mondo, di numeros i cardi-
nell a miss ione e nell a spiritua- nali e cl i una grande fo lla le-
lità di Don Bosco ».
gata alle tante ini ziative sociali
e sco lasti che dei sales ian i, si
sono svo lte ieri sera al Tempio
LA STAMPA
Don Bosco a Cinecittà-Roma
le esequi e de l Rettor Magg io-
re dell a Congregazione, don
CONGREGAZIONE SEN- Egid io Viganò, stroncato al-
ZA CONFINI. Una volta, Egi- l'età di 75 anni da un tumore.
dio Viganò, Rettor Magg iore Poco prim a che don Eg idi o
dei Sales iani , raccontò di una cessasse di vivere, il Papa, che
sua visita a Giovanni Pao lo U. aveva av uto modo di apprez-
« Ma vo i quanti siete? », gli zare la preparazione teo logica
chiese il Papa. «Tra tutti », ri- e le quali tà umane ciel sacer-
spose Viganò, «saremo alme- dote scomparso da quando nel
no I00 mila ». Si rife ri va a tut- 1977 era stato eletto all a gui -
ta la Fam igli a Sales iana, cioè da dell a congregazione salesia-
ai reli giosi , alle reli gio e e ai na, gli aveva voluto telefonare
laici che si ispi rano ag li idea li per rinnovargli la stima e con-
e agli insegnamenti di Don Bo- fo rtarlo nel grande trapasso.
sco. Meraviglia del Pontefice. Anche il presidente Scalfaro
« Ma voi, allora », commentò il ha telegrafato dal Brasile «ram-
Papa, scherzando, « siete più maricandosi» per non essere
potenti dell ' Opus Dei, che ne
ha 80 mila ». «Oh, noi non sia-
mo potenti », rep licò il Rettor
Maggiore, «Noi siamo dei sem-
plici lavoratori ».
presente all a cerimoni a fune-
bre ed esprimendo la sua «alta
stima » per lo scomparso e \\a
sua solidarietà per \\a Famigli a
Sales iana ».
I Roma. Catacombe di San Callisto.
Don Viganò è stato sepolto in _questo cimitero
dei primi cristiani. La proc~ss1onE:, P!~ceduta dalla banda
giovanile del Don Bos~o d1 N~poh , s1 e snodata
in un vespro romano pieno d1 luce.
BS SETTEMBRE 1995 - 7

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IL MISSIONARIO
Don Viganò, il cileno-americano, uomo del nuovo mondo.
IL DON BOSCO Era un giovane robusto,
intelligente e attivo,
sportivo, pieno di vita
AMERICANO
e di entusiasmo.
Lo volevano vescovo
e cardinale. Don Egidio
Viganò nei ricordi
di Gustavo Ferraris
dell'amico, che visse
con lui il periodo cileno.
Santiago del Cile.
iiil
R ic_ordo guando don Viganò ~rri -
vo m Cile nel L939, poco pnm a
della guerra mondi ale, mandato da
don Pietro Berruti , che aveva lasci a-
to il Cile per essere stato eletto pre-
fetto generale dell a congregazione.
Entrò poi come professore di lati-
no nel nostro studentato di filosofi a
e immediatamente facemmo amici-
zia. Era un giovane robusto, intelli -
gente e attivo, sportivo , pieno di vi -
ta e di entusiasmo.
Ricordo quando arrivò a la Grati-
tud Nacional, il nostro grande colle-
gio centrale dell a ispettoria, dove io
ero ass istente degli studenti e degli
elettromeccanici, e lui arrivava nell a
comunità per poter incominciare gli
studi alla Faco ltà di teo logia nell a
Pontificia Uni versità Cattolica di San-
tiago. Tutti vo levano bene a lui e al
SEMPRE UN PO' PIÙ AVANTI
Intervista con Giuseppe Nicolussi
Don Viganò è arrivato in Cile giovanissimo. È per questo
che è uno dei pochi che i cileni riconoscono davvero come
uno di loro?
Don Viganò si è trovato bene in Cile. Aveva un grande sen-
so dell 'amicizia, del rapporto umano cordiale , così diretto, e
lì ha trovato l'ambiente adeguato. Tra gli studenti di teologia
è stato l'amico vicino , intraprendente, creativo . Per questo
io rovescerei la prospettiva . Perché è don Viganò che ha
voluto essere per scelta un "ci leno", e si è inserito tra di lo-
ro entrando a far parte della loro storia e della loro realtà ec-
clesiale. Tra l'altro fu tra i primi a prendere la nazionalità ci-
lena. Quindi più che essere accettato come cileno da altri ,
fu lui che volendo essere profondamente presente dove vive-
va, si inserì nella sensibilità del popolo, nel cammino della
Chiesa, nel cuore della realtà di quella nazione. Tra lui e i
cileni c'è stata davvero questa comunione profonda: l'espe-
rienza di chi ha voluto incarnarsi a fondo tra di loro, otte-
nendo una risposta di accoglienza piena, per cui è stato
considerato , era ed è considerato sempre cileno.
Don Viganò ha lavorato praticamente in case di forma-
zione, nei centri studi e quindi non in opere di periferia,
tra gli emarginati o i ragazzi della strada. Però è passato
per uomo politicamente e socialmente aperto, di avan-
guardia.
Come personalità era un uomo di grande visione e di aper-
tura al senso della storia , alle trasformazioni e al cambia-
mento. Lo direi un uomo secondo la "Gaudium et Spes". È
vero , non ha lavorato direttamente in situazioni di estrema
marginalità; la sua esperienza salesiana più vicina ai giovani
forse è stata quella del periodo della teologia trascorso tra i
giovani di una grande scuola e internato. Ma è vissuto in
Cile in anni segnati da una grande spinta alla partecipazione
e allo sviluppo, da un forte accento sulla solidarietà, da un in-
8 - SETTEMBRE 1995 BS

1.9 Page 9

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L'intensa e vivace giovinezza che lo prepara alle future responsabilità.
B
nostro comune am ico, Livio Mo1i-a,
suo compagno inseparabile di studi e
di vita salesiana, ma soprattutto i gio-
vani . A loro piaceva la sua sempli-
cità, la sua disponibili tà a passare le
ricreazioni giocando con loro a cal-
cio. Lo circondavano spesso in cor-
tile e lui rispondeva alle loro doman-
de su lla fede .
Ottenne il dottorato in teologia e
fu il migliore della Faco ltà, e in se-
guito diventò il più brillante dei "de-
cani". Quell o che dico è sicuro, e me
lo sono sentito ripetere da tutti i suoi
allievi: le sue lezioni erano le più pro-
fonde , le più interessanti, le più vi-
vaci e desiderate.
La prima volta che arrivò in Cile
come Rettor Maggiore predicò il ri-
tiro spirituale al clero di Santiago, e
tutti, uniti attorno all'arcivescovo car-
dinal Fresno che aveva presentato la
"rinuncia", si domandavano se sareb-
be stato il suo successore. Il cardi nale
rideva compiaci uto vedendo l'inte-
resse del clero per lui, che era stato
insegnante di quasi tutti loro , per
averlo come loro pastore.
Cile. 1987. A Santiago in uno dei graditi rientri nella patria adottiva.
Accanto a lui, don Nicolussi, attuale consigliere centrale per la formazione.
UN'AMARA TRAGEDIA
Non posso però tralasciare i mo-
menti dolorosi che abbiamo vissuto
insieme e che non mi è facile di-
menticare: la morte di 21 alunni del
collegio nell a Cordig liera delle An-
Tinguiririca. Don Egidio il "valtellinese" in Cile,
sui Maitenes (Cordigliera).
tensa confronto, e a volte scontro, sui progetti socio-politici.
E l'ambiente ecclesiale era caratterizzato dalla sensibilità e
dallo spirito del Vaticano Il. Questo ha favorito certo quelle
sue espressioni di personalità aperta, quel suo particolare
"senso politico", che sono un interesse permanente per il
rapporto tra vocazione cristiana e impegno nella storia, e per
i processi di costruzione della società.
Anche nella sua visione teologica (lo ricordo come docente
allo studentato) si univano, come dice il titolo del libro degli
Esercizi da lui predicati in Vaticano , "Mistero e storia". Le
introduzioni allo studio dell 'Eucaristia, per esempio , o la
presentazione del mistero della Risurrezione , che negli anni
'60 era esploso con accenti nuovi , lo portavano a vibrare
con quella forza dello Spirito e quell'impegno della fede che
trasforma la realtà.
Ma mi pare che in lui questa sensibilità non partiva da un
atteggiamento politico nel senso ridotto o specifico, ma piut-
tosto dalla capacità di piena convivenza con il momento
storico ; diremmo noi ora, riprendendo un suo tema favorito ,
da quella "grazia di unità" che fa maturare insieme "l'onesto
cittadino e il buon cristiano".
In quegli anni il Cile era una bandiera nel mondo, un labo-
ratorio politico-sociale.. .
Negli anni '60-'70 , il periodo in cui don Viganò partecipò al
Concilio , al la Conferenza episcopale latino-americana di
Medellfn , al Sinodo straordinario dell'archidiocesi di Santia-
go; il tempo in cui fu ispettore e presidente della conferen-
za dei religiosi , il Cile, nazione dalla forte tradizione demo-
cratica, ha vissuto una stagione di intensa e travag liata ri-
cerca nel campo socio-politico . In quel periodo si sono suc-
ceduti per elezione popolare governi con progetti politici ra-
dicalmente diversi, basti ricordare la "rivoluzione in libertà"
di Eduardo Frei Montalva e l'esperienza socialista di Salva-
dor Allende . In questo contesto , non privo di tensioni e, a
volte , di radicalizzazioni anche nell'ambito ecclesiale e
della vita religiosa, don Viganò fu per la sua apertura , la
sua lucidità e il suo equilibrio punto di riferimento per molti .
BS SETTEMBRE 1995 - 9

1.10 Page 10

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I
alla gita, ma il direttore del teo logato,
l'attual e cardinale Raùl Silva Henrf-
quez, dandogli un grande dispiacere
non glielo aveva pennesso. Ma in
seguito, sempre, da quel 195 3, ricor-
dava che gli aveva salvato la vita.
Quand; don Silva fu nominato
cardinale arcivescovo di Santiago,
volle che lui fosse suo ass istente
teologo al Concilio Vaticano II , e
così don Viganò ebbe la grande op-
portunità di seguire tutte le sess ioni
del Concilio e cooperare con la sua
saggezza e profondità di dottrina a
scrivere i testi degli interventi del
Cardinale all'assemblea.
UN AMICO
Dopo il Concilio lasciò il Teolo-
gato e la Facoltà per diventare il su-
periore dell ' ispettori a del Cile. Fu
ispettore dal 1967 fino al Capitolo
generale del 1971 , qu ando fu eletto
Consigliere generale per la forma-
zione, con grande soddisfazione di
tutti noi , ma anche con molta pena
perché sapevamo che lo avevamo
perso per la nostra ispettoria.
Don Viganò fu un grande amico e
un compagno fedele . Eravamo soliti
anelare sulla Cordigliera a sciare, nella
valle del Rio Maipo. Una volta era-
I Amore per la montagna.
In tenuta da sciatore sulle nevi
delle Ande cilene.
de, e con loro il suo grande amico
Livio Morra, sepolti da una valanga
di neve durante una gita organizzata
come premio per la loro riuscita ne-
gli studi. Don Egidio fu il primo ad
arrivare sul luogo della di sgrazia, a
cercare di ricuperare i corpi dei gio-
vani, badando al riconoscimento e a
trovare finalmente, dopo quasi un
mese, il corpo di don Livio , g iov ane
sacerdote di 33 anni , che aveva sa-
crificato la sua vita per accompagna-
re i suoi giovani fino all a fine. In
quella occasione don Livio aveva in-
vitato anche lui ad accompagnarlo
I Santiago (Cile). La sede della "Gratitud Nacional".
Qui don Egidio Viganò è vissuto alcuni anni,
studiando teologia.
Il rapporto con il cardinal Si/va quanto ha influito alla for-
mazione della personalità di don Viganò?
Don Viganò ha vissuto accanto al cardinal Silva il periodo
della sua maturità. Quando è iniziato il Concilio don Viganò
aveva 42 anni. Da giovane sacerdote lo aveva avuto come
direttore. Essi hanno condiviso sin dall 'inizio una grande
magnanimità nel vedere le cose , la società, la vita eccle-
siale. Anche se non dialogavano tanto , erano in sintonia.
Quando divenne Rettor Maggiore, il cardinal Silva vide in
don Viganò il Don Bosco che gli piaceva, cioè il Don Bosco
aperto , non solo il Rettor Maggiore della Congregazione ,
ma la presenza di Don Bosco nella Chiesa e più in là. E cre-
do che don Viganò abbia trovato nel cardinal Silva il pasto-
re che sa veramente tradurre in un 'azione pastorale ampia
lo spirito e le intenzioni di Don Bosco: non solo l'attenzione
al povero, ma una visione sociale e politica che si fa pro-
getto di promozione integrale e di solidarietà. Non solo far
crescere un ragazzo e dargli capacità di affrontare la vita
ma interessarsi delle prospettive di ampiezza storica, con il
coinvolgimento di tutte le forze sociali , dagli intellettuali ai
sindacalisti.
Don Viganò ha avuto l'opportunità di vivere accanto al car-
dinal Silva un momento storico in cui , come dicevo prima ,
la Chiesa nel Cile ha voluto e ha saputo farsi serva e prota-
gonista. E in Cile don Viganò ha vissuto quella che è stata
la caratteristica di tutta la sua vita: è stato sempre un po'
più in là di dov'era. Quand'era direttore era più in là, quan-
do fu ispettore era con i religiosi , nell 'università, era nella
Conferenza episcopale ; come Rettor Maggiore sappiamo
quale respiro ecclesiale ha dato alla Congregazione .
Il cardinal Silva stato conquistato da Don Bosco", come
dice lui stesso, e questo lo ha proiettato a vivere da protago-
nista la storia del suo paese. Credo che don Viganò in Cile
abbia sentito respirare la sua personalità, la sua visione
teologica, la sua vocazione salesiana, l'essere Chiesa, l'ap-
partenenza al popolo in una forma che ha contribuito a
dargli orizzonti più ampi.
10 - SETTEMBRE 1995 BS

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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1981. All 'aeroporto di Santiago, accolto da salesiani e giovani.
.;-_ .-
I Santiago (Cile). 1991. A ogni rientro, si rinnovano i segni di amicizia.
Al centro della foto , il card. Silva Henriquez. Alla destra di don Viganò,
l'ex presidente Patricio Aylwin. A sinistra, i ministri della giustizia
e dello sviluppo e pianificazione.
vamo saliti ai tremi la metri , cercando
di notte il rifugio sepolto dalla neve,
scavando con una pala per trovarlo,
col dubbio che avevamo sbagliato il
posto preciso e col rischio di passare
la notte all'aperto in pieno inverno.
Invocammo insieme Maria Ausilia-
trice e quando avevamo già perso la
fiducia, toccammo con la pala un an-
golo del tetto. Noi sei sales iani della
spedizione potemmo così entrare e
passare una meravigliosa settimana
di vacanza, sciando dai pendii e ap-
profittando del passaggio scavato al-
l'entrata del rifugio per imparare a
saltare con gli sci.
Ho fatto visita a don Viganò l'ulti-
ma volta a Roma l'anno scorso, già
operato. In quell 'u ltima am ichevole
conversazione aveva ancora una vol-
ta pensato al Cile. Mi disse che il suo
desiderio era di ricuperare la salute
per poter visitare il cardinal Silva
nella sua carrozzina di infermo e
condiv idere di nuovo con lui l' affet-
to e la stima che li aveva sempre te-
nuti uniti.
o
Chiari. Egidio (con l'asterisco)
a 13 anni, tra gli aspiranti
del San Bernardino.
Egidio Viganò è nato a Sondrio il 26
luglio 1920, ottavo di dieci figli, da
una famiglia brianzola: il padre Fran-
cesco e la mamma Enrichetta si era-
no trasferiti in Valtellina in cerca di
una miglior sistemazione economica.
Qui i tre figli maschi, Egidio, Ange-
lo e Francesco, conobbero i salesia-
ni frequentando l'oratorio. Ne rima-
sero affascinati e decisero, tutti e tre,
di arruolarsi tra i seguaci di Don Bo-
sco. All'origine della vocazione di
Egidio c'è anche un gesto di genero-
sità della madre, rivelato da lei stes-
sa nel testamento. Da piccolo Egidio
si era ammalato gravemente ed En-
richetta aveva fatto una specie di
patto con Dio: « Fammelo guarire »,
disse nella sua fede semplice e forte;
« non per me: sarà per te! ». Il più ir-
requieto, il « meno da prete » dei tre
fratelli, pareva proprio lui. Così lo
descrive la madre: « Bisognava usa-
re con lui le maniere forti. Nel gioco
era spericolato, sul ghiaccio si ruppe
una gamba, stuzzicando un cane ne
fu aggredito, a scuola la maestra Pa-
sini lamentava la sua scarsa applica-
zione. Allora il papà doveva ricorre-
re alla minaccia della cinghia per far-
lo studiare ». Mandato all'aspiranta-
to di Chiari (Brescia) per freq uentar-
vi il ginnasio, al terzo anno rischiò
d'essere rispedito a casa per il suo
carattere giudicato un po' difficile.
Fu ancora mamma Enrichetta a in-
tercedere in suo favore presso il di-
rettore: «So che Don Bosco lo vuole;
questa è la sua strada ». Lo riprese-
ro, e tutto si aggiustò. La svolta de-
cisiva della sua vita religiosa è do-
vuta a un equivoco. Nel 1939, quan-
do era ancora chierico, ricevette per
lettera « l'obbedienza » che lo desti-
nava al Cile. In realtà la domanda di
partire missionario non l'aveva pre-
sentata lui, ma un omonimo, Pietro
Viganò.
BS SETTEMBRE 1995 - 11

2.2 Page 12

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REPORTAGE I mille incontri di don Viganò nei suoi viaggi attraverso il mondo.
IL GRANDE
VIAGGIATORE
di Angelo Botta
Cronache dalla vita
di un grande viaggiatore.
Ritmi vorticosi,
tra ufficialità
e incontri di famiglia.
La gioia di trovarsi
tra le masse giovanili.
L e scarpe di don Viganò brillava-
no. Il ragazzino della "casa-fa-
miglia" di Caracas, scelto fra i com-
pagni per la sua bravura, guardò l'o-
spite con un son-iso orgoglioso. Don
Viganò gli disse: «Bravo! Sei il se-
condo che lustra le scarpe al Rettor
Maggiore ». « Chi è stato il primo?»,
sparò l'artista con un principio di in-
vidia. «Io».
Pochi giorni più tardi , a Santo Do-
mingo, una grande statua posta al-
1'ingresso dell 'opera salesiana spariva
improvvisamente sotto un grappolo
di giovani "Giù dai colli", cantava-
no dall'alto , insieme ai compagni ri-
masti a ten-a. Il direttore salutò don
Egidio: «Le diamo la chiave della ca-
sa: i ragazzi! ». E lui, contemplando
il grappolo vivente: «Difficile che nel
mondo ci sia un monumento di Don
Bosco più bello di questo ».
Una settimana dopo, nelle foreste
del Brasile, taglia il nastro di una
strada aperta dai missionari e sale in
macchina per il primo percorso uffi-
ciale. Contemporaneamente parte la
gara della staffetta a cui partecipano
uomini nerboruti, dipinti di rosso e
di nero. I "testimoni", tronchi di no-
vanta chili, passano dalla spalla del-
l' uno a quella dell 'altro come se sci-
volassero sull 'acqua, senza rompere
il ritmo della corsa. Hanno una quin-
dicina di chilometri da fare, cosa de-
cisa da loro stessi dopo una inte1mi-
nabile discussione quel mattino. Uni-
co premio per i vincitori: la gloria.
Don Viganò attende al traguardo, do-
ve i testimoni sono catapultati a ter-
ra tra sbuffi di soddisfazione. Inizia
il saluto ufficiale: « Oggi abbiamo
Don Bosco con noi! ». Corona sul ca-
po del Rettor Maggiore, arco e frecce
nella mano. Poi i Xavantes danzano.
Il sole batte forte sulle schiene robu-
ste, il sudore scende a rivoletti scio-
gliendo il rosso e il nero ...
12 - SETTEMBRE 1995 BS
In Brasile, tra gli Xavantes
di San Marco. 1983.

2.3 Page 13

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Accolto ovunque con il saluto: « Benvenuto, Don Bosco!».
TERRE SOGNATE
DA DON BOSCO
Storie di ordinaria amministrazio-
ne nella vita di un grande viaggiato-
re. Don Egidio Viganò scalava da
sempre le montagne. Diventato Ret-
tor Maggiore, ha scalato il mondo,
percorrendolo interamente in ognu-
no dei periodi del suo mandato: per
tre volte, dal 1977 in qua, lo hanno
visto arrivare i paesi dove arde il fuo-
co acceso da Don Bosco, e gli hanno
spalancato le porte. « Il nostro Padre
faceva queste strade in una notte -
osservava il suo settimo successore-.
Io impiego mesi per un pezzettino e
mi sento più stanco di lui ». Puntua-
lizzava: « Ce1ti critici di e1meneutica
onirica, prima di dire come un so-
gno si interpreta, dovrebbero control-
lare, come ho fatto io. Contemplan-
do la realtà dei sogni di Don Bosco,
forse lascerebbero da parte Freud e
penserebbero ali ' Amore di Dio ».
Così ha ascoltato "Giù dai colli"
in cento lingue diverse. Ha sentito
innumerevoli vescovi e cardinali tes-
sere le lodi del lavoro che svolge la
Famiglia Salesiana nelle loro dioce-
si. Ha complicato ancora di più i
percorsi per arri~are a nov!~ia_ti l~n-
tani - " Centro d1 speranza , h chia-
I
In tutte le culture e tradizioni
popolari. La vog~ia di trovarsi bene
e di fare contenti.
I
Korr (Kenya). 1985. Una delle prime
presenze salesiane, nella zona
desertica a nord del paese.
BS
\\

2.4 Page 14

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Swaziland. 1980. Tra gli studenti
dell 'High School di Manzini.
A Torre Annunziata nel 1981 .
Per le FMA dell 'ispettoria napoletana.
!;' c;.n.a, !3 Pec_hino, _n_e,(la piazza Tienanmen (1989)
an i i giovani, tanti i sogni nel cassetto ".
.
14 - SETTEMBRE 1995 BS
mava - , o per sa lutar~ un confratel-
lo benemerito. Il salesiano laico si-
gnor Ettore Sne ider, per esempio,
piccolino e grassottello, costruttore
di quindi c i chiese: 97 anni di età e
arzillo al momento della visita.
Presenze anti che , dove i mi ssio-
nari di oggi si danno da fare con
l' intensità allegra degli iniz i. «La-
voro 24 ore al giorno », gli ha ri spo-
sto un sacerdote a cui raccomanda-
va di non strapazzarsi troppo. « Sol-
tanto qu ando è necessario lo facci o
anche di notte ».
E presenze nuove, oltre fro ntiere
varcate recentemente gr~zie all ' im-
pulso ricev uto da lui. « E la prima
volta che in Congregaz ione si inizia
qualcosa non partendo dall 'Europa,
si rompe l'eurocentri smo e lo si fa
con gioia », esclamò nel consegnare il
croc ifisso a un gruppo di novi zi in In-
di a. E aggiunse: « Inoltre, non era
mai capitato che tutti i nov izi, al gran
completo, ricevessero il crocifisso
mi ssionario. Qui si tocca il senso cen-
trale della nostra vocazione ».
PER MILLE STRADE
Anni di corse contro i fu si orari ,
poco ri guardos i verso chi li maltrat-
ta in modo eccessivo. Gli aerei dei
nostri giorni , anche se comodi, .pos-
sono stancare. Mettersi al lavoro do-
po quindi ci ore di volo e correre da
un impegno ali 'a ltro per un periodo
altrettanto lungo, imprime all a gior-
nata un _rit,mo sfi brante. Peggio se,
da una c1tta a livello del mare come
Roma, si passa ai 4100 metri di La
~az: ,Quando po i, prima di partire, si
~ g1a c~1.·ato un turno completo di
1~peg111 111 sede, al tirare le somme
s1 va a letto quarantotto ore dopo es-
sersi alzati.
Ma ~er don Viganò ques ti erano
~-ettagl1 se~za importanza, pignole-
1ie da lasc iare al segretario. Emer-
geva daWabbracc io di una folla po-
co ,disciplinata che lo aveva acco lto
ali a~ro~orto (« Una massa pericolo-
sa di gwventù », osservava soddi-
sfat_to) , p~s ava all a sala-stampa per
1~ mterv1ste all a televisione o al
giorn ale, salutava l'arcivescovo in -
cont~·ato due mesi prim a al S inodo
s?rb1va_ un_ caffé. Subito conferenz;
aJ s~l~s1~111, altra all e fi glie di Maria
A usiJrntr1ce, incontro con le Volon-

2.5 Page 15

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tarie di Don Bosco, festa di seimila
giovani del posto rafforzati da altri,
venuti da 400 chilometri di distanza.
Lo hanno segnato in fronte con un
punto rosso, al collo reca una enor-
me collana di fiori, porta in capo un
cappello di stile locale. I cartelloni
proclamano: « Benvenuto, Don Bo-
sco! ». Ha luogo una danza raffina-
tissima, si ascolta l'immancabile
"Giù dai colli" nella lingua del po-
sto. Parla: « Vengo da Roma. Vi por-
to la benedizione del Santo Padre. E
vi porto l'intercessione e l'amicizia
di Don Bosco, con un messaggio che
recherete nel cuore: è bello essere
giovani. Non si tratta solamente di
una età, ma di una responsabilità;
non del lusso di alcuni anni, ma di
una missione nella società e nella
Chiesa. Ve l'affida Gesù Cristo risu-
scitato, lui che è la novità più gran-
de di tutti i tempi ».
Bisogna affrettare il pranzo, per-
ché lo aspettano in municipio dove
gli conferiscono la cittadinanza ono-
raria e ascoltano un suo discorso.
Segue la visita agli arnn1alati, gli fan-
no attraversare una baraccopoli, lo
incamminano verso il teatro ricolmo
di cooperatori, exallievi, genitori, col-
laboratori.
Mozambico. 1991. Distribuzione delle caramelle ai "fernandinhos".
Basteranno per tutti?
SEMINANDO
ENTUSIASMO
A essi parla del Concilio Vaticano
II, dell ' ultimo Sinodo, del coinvol-
gimento dei laici. Spiega il segreto
che vincola centomila e più persone
di gruppi diversi nel mondo, pe1met-
tendo loro di chiamarsi salesiani: «E
quello di Don Bosco: essere disce-
polo ardente di Gesù, amare Maria
Ausiliatrice, donare le proprie ener-
gie alla gioventù ». Segue un periodo
di domande-risposte ed è incredibile
la sua prontezza penetrante e incisi-
va nel rispondere alle domande più
impensate. Poi si va in chiesa.
« Celebro questa messa per la vo-
stra intensità interiore, per la vostra
perseveranza, per la vostra fecon-
dità apostolica. Prego il Signore di
concedere, a ognuno di voi, un cuo-
re orante e mani operanti. L'unità di
questi due poi costituisce la spir~tu~-
lità salesiana: stando con Dio s1 di-
venta buoni, stando tra i giovani si
lavora ». I gruppi rinnovano la pro-
India. Al St. Paul's di Nuzvid nel 1992.
Con il regionale don Thomas Panakezham e l'ispettore don Benjamin Puthota.
Messico. Con i giovani
di Guadalajara nel 1993.
BS SETTEMBRE 1995 - 15

2.6 Page 16

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MANAUS (Brasile), 1986. Il volo
che deve portare il Rettor Mag-
giore a Recife è spostato e l'attesa
si prolunga. Lo vengono a sapere i
postnovi zi che si precipitano al-
l'aeroporto e trovano il Rettor Mag-
giore ne l grande corridoio cl ' in-
gresso. Hanno portato le chitarre,
s i accoccolano sul pavimento at-
torno a lui e improvvisano un con-
certo di musica e canti. La gente si
ferma un momento, osserva e ascol-
ta sorridendo , pro seg ue. Un s i-
gnore attempato si avv icina, chie-
de pennesso per fare fotografie, ese-
gu isce e se ne va, dicendo: «Grazie.
Non faccio la genuflessione perché
no n sono cattolico».
LIMA, 1991. Centenario dell'opera
salesiana ne l Perù. Don Egid io Vi-
ganò e Madre Rosalba sono conde-
corati dalla Camera dei Deputati e
dal Senato della Repubbl ica. Il de-
putato che ha motivato le condeco-
razioni, nostro exallievo, elenca i
meriti dei suoi educatori e osserv a:
« La loro opera ci ha influenzato in
modo tale che va ri cli noi , aJTivanclo
alle ultime conseguenze, abbiamo
sposato una exallieva delle fi glie cli
Ma ria A us iliatri ce». Don Viganò
in izia la sua risposta dicendo: «Pai·-
lo anche a nome de lle FMA con le
quali siamo supersposati . Un super-
matrimonio spirituale, che speria-
mo sia indi sso lub ile come que llo
del signor deputato».
VI JAWADA (India), 1992. Dopo
la messa, mentre il Rettor Maggiore
esce da lla ch iesa, la folla lo preme
per avere ancora una sua benedizio-
ne. Una vecchietta si china, si incu-
nea a forza alle sue spalle, arr iva
fino a lui. Come la donna del Van-
gelo, gli tocca un lembo della veste.
Po i si raddrizza sorridendo soddi-
sfatta e lo lascia allontanare. Quan-
do alla sera lo raccontiamo al Rettor
Maggiore, lu i: « Ma io non ho senti-
to nessuna forza uscire da me ».
ROMA, 1995 . Le fig lie di Maria
A usiliatrice sono state molto vici-
ne a do n Viganò durante l' ultima
malattia. A una rico rdava che ogn i
volta che tornava a casa dal Ci le
fo rse un po ' orgog lioso delle espe~
n enze fatte, la mamma oli d iceva:
" American, tien bassa la~esta!».
Suor Celestina e suor Teresa le due
più fede li , le chiamava le s'ue due
"canadesi", pe rché diceva di sen-
tirsi sicuro con loro come con du e
sta mpe lle canadesi.
16 - SETTEMBRE 1995 BS
Ho Chi Mihn (Vietnam). Nel 1993, all'uscita dall'aeroporto.
messa di impegno. Tra i doni pre-
sentati all 'offertorio c' è il formag-
gio di un cooperatore il cui bisnon-
no ne ha regalato uno della stessa
marca ai primi salesiani anivati nel-
la zona. Tante com uni oni.
Ora di cena. Che può essere un
" asado" popolare all 'aria aperta per
centinaia di persone. O aver luogo
in un ristorante dove una cinquanti-
na di tavole da dodici posti (numero
perfetto) vedono sfila.re quindici por-
tate d i cibi strani e saporiti da con-
sumarsi con gli stecchetti : speciali-
tà, questi banchetti, degli exallievi
cinesi. Alla fine , buona notte. Più di
una volta don Viganò l 'ha chiusa con
un sonoro " Buon giorno! " , perché
le 24 erano passate ormai da tempo.
Poi bisognava alzarsi alle cinque,
perché l' aereo verso la nuova desti-
nazione partiva presto. Il program -
ma si ripeteva, con variazion i locali,
durante quindici o venti giorni di se-
guito. Non sempre con i ritmi di cui
sopra, ma costantemente a livelli po-
co raccomandabili per la salute.
Oggi, magari , porta sulle spalle lo
shamma e ha in mano lo scacciamo-
sche dei notabili etiopici. O applau-
de allo scoprire che qui, in Papua
Nuova Guinea, la bandiera naziona-
le ha i colori del suo Milan. O regala
un cammello ai nomadi di Korr. O
d istribuisce, sorridendo, le caramel-
le ai ragazzi di Maputo, mentre al-
l' orecchio la figlia di Maria Ausilia-
trice gli susswn: «Mi raccomando
soltanto una, perché non bastano »'.
O parla brillantemente - senza una
nota! - nell'aula magna dell ' univer-
sità, svolgendo il tema "Nuova edu-
cazione, nuova cultura, nuova evan-
gelizzazione". O si congratula con i
salesiani che rinascono, dopo cin-
quant 'anni di catacombe e persecu-
zioni, in un paese ex-comunista. O
con quelli che curano amorosamen-
te il seme collocato nella terra buo-
na di una nuova nazione del catalo-
go salesiano.
PASSATO
IL CICLONE11
«Questi viaggi mi fanno perdere la
nozione del tempo e delle stagioni,
in un ambiente salesiano è sempre
primavera », affe1ma, rientrando sfi-
nito a Roma. Intanto il Bollettino Sa-
lesiano di una ispett01ia appena visi-
tata presenta te varie tappe sotto un
titolo unico: "E passato il ciclone".
Ciclone benefico di gioia e di vi-
talità, di spinte in avanti, di corre-
zioni di rotta in momenti difficili, di
certezza che esiste più futuro che
passato, di polmoni ricolmi di Spiri-
to Santo. « Non parlo di elementi su-
perati e dimenticati , ma di fatti che
costato adesso », affermava sicuro.
« Ottimismo e coraggio si fondano
sull a realtà. I problemi non manca-
no, ma fanno coreografia ».
Spiegava: « Uno studioso di storia
mi ha detto che Don Bosco è una
delle tante vette di un a cordigliera
del secolo scorso. Gli ho chiesto:
"Ha osservato fin dove arriva l'om-
bra di questa vetta?". Io la trovo in
tutto il mondo. E poi, il nostro fon-
datore ha dato inizio a una vocazio-
ne non perché fosse intelligente, che
lo era; non perché fosse lavoratore,
che lo era; ma perché lo Spirito San-
to lo ha voluto. Dopo tanti viaggi
traggo una conclusione certa: la Fa-
miglia Salesiana non è opera di un
genio, ma intervento di Dio ».
Angelo Botta

2.7 Page 17

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IN MISSIONE
Luciano Odorico
LA MISSIONE NEL CUORE
« Don Viganò capiva d'istinto e appoggiava ogni nuova proposta missionaria»,
dice il Consigliere centrale delle missioni in questa intervista.
D on Viganò è partito missionario
giovanissimo. Sembra per uno
scambio di persona ...
Non so esattamente come sia andata
la vicenda. Pare che sia partito a so-
stituzione di un altro. Al di là di que-
sto, credo che sia stato un bellissimo
gioco della Provvidenza. Perché lui
non solo ha accettato la scelta mis-
sionaria, ma l'ha fatta propria durante
tutta la sua vita, specialmente attra-
verso un lavoro di inculturazione nel Cile sudamericano , e
posso dire che la dimensione missionaria ha condizionato
positivamente tutta la sua scelta salesiana.
Lei più di altri può dire come si è manifestata la sua vici-
nanza ai missionari...
Don Viganò ha sempre appoggiato in forma massiccia quello
che chiamiamo "cooperazione missionaria", ossia gli aiuti che
si danno alle missioni. A ogni semestre, per così dire, "svuo-
tava la cassa" delle risorse, che è poi quella delle Procure
missionarie, per venire incontro a tutte le attese e le richieste
dei missionari. Ma soprattutto durante i suoi numerosissimi
viaggi in ogni parte del mondo, in un certo senso ha sempre
privilegiato le presenze missionarie. Questo anche a scapito
della sua salute , perché a volte faceva dei viaggi massacran-
ti in strade impossibili per arrivare a delle località missionarie
in luoghi lontani e fuori mano. E lo si vedeva davvero molto
interessato al cammino della inculturazione missionaria.
Don Viganò ha spinto la congregazione verso nuove fron-
tiere. Con lui è partito il Progetto Africa, c'è stato l'ingresso
in Russia. E si parlava ultimamente della Cina.
Don Viganò ha ereditato la congregazione in un momento di
profonda crisi. Quando ha assunto questa responsabilità la
Congregazione era diminuita più o meno di cinquemila sa-
lesiani. La crisi più grave dalla fondazione. E invece di dire
"ritiriamoci, ristudiamo le nostre presenze, ridimensioniamo",
lui ha avuto l'intuito profetico di dire: "Apriamo nuove frontie-
re, nuovi orizzonti e diamo alla congregazione nuove sfide".
Dopo 18 anni , possiamo dire con certezza che quella intui-
zione è stata veramente una grazia dello Spirito e che la
storia gli ha dato ragione. Solo un dato: in questi ultimi anni
per la prima volta siamo entrati in una trentina di nuovi pae-
si e tutti del Terzo Mondo, in zone di vera missione o in na-
zioni ex-comuniste. La Congregazione con lui ha investito
sul futuro, anche con nuove prospettive vocazionali. Don Vi-
ganò non solo ha accettato queste sfide missionarie, ma è
stato sempre l'uomo che in prima persona ha incoraggiato,
anzi ha fatto a volte la prima proposta per nuove fondazioni .
Tutto questo non è stato soltanto una intuizione di tipo cari-
smatico, ma obbedisce a una costante, a uno stile del suo
governo: direi che aveva l'ossessione della speranza, che si
traduceva nel concepire il futuro come sfida del presente .
Sapeva che la prospettiva missionaria avrebbe dato nuovo
spazio, nuova aria, nuova speranza alla situazione a volte di
crisi della congregazione . Il " Progetto Africa » è stato certa-
mente il macro-progetto missionario di don Viganò , storica-
mente paragonabile solo al macro-progetto dell'America La-
tina della prima generazione e al macro-progetto dell'Asia
della seconda generazione. Però il Progetto Africa ha avuto
uno sviluppo così rapido, specialmente dal punto di vista
geografico e di coinvolgimento dell 'intera congregazione ,
che supera in rapidità, in quantità e forse anche in intuizioni
metodologiche missionarie, i due precedenti progetti.
Quanto agli altri progetti, don Viganò ha sempre spinto con
coraggio tutte le nuove aperture: nel sud dell'Asia, special-
mente in Indonesia, Papua New Guinea, nelle isole Samoa,
in Cambogia, nelle isole Salomon , ecc. Aveva in sogno an-
che la spinta verso la Cina, e qualcosa si sta già muovendo.
Ha poi appoggiato con coraggio tutto quello che faceva pro-
gredire il "Progetto Est ».
«Traccia una linea», dice la pastorella,
«da Pechino a Santiago del Cile,
passando per il cuore dell'Africa: avrai un'idea
di quanto dovranno fare i tuoi salesiani»
(dal sogno di Don Bosco a Barcellona-Sarria.
Dipinto di Borrelf).
BS SETTEMBRE 1995 - 17

2.8 Page 18

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EXALLIEVI NEL SOCIALE
BS SPECIALE
INFATICABILE
INNOVATORE
di Nuccio Fava
I Il giornalista Nuccio Fava,
responsabile RAI delle "tribune
e accesso e dei servizi
parlamentari. "
M i torna chiarissimo alla memo-
ria, a poche ore dalla morte del
Rettor Maggiore, un incontro estivo
di due anni fa a Ponte di Legno. Un
incontro occasionale, con sorpresa
reciproca, in questo estremo lembo
della provincia bresciana, l'alta Val
Camonica, cara a don Egidio non so-
lo perché a contatto con le montagne
della sua Valtellina, ma perché a
Chiari - in provincia di Brescia ap-
punto - don Viganò ha fatto I'aspi-
18 - SETTEMBRE 1995 8S
rantato e messo alla prova la sua si-
cura vocazione di futuro salesiano.
Il ricordo di quell'incontro mi ri-
porta in un lampo la personalità di
don Egidio nella sua interezza: un
atteggiamento di serenità e di grande
vivacità, sempre pronto all'ascolto e
a infondere fiducia, non però espres-
sione di ottimismo di maniera, di sot-
tovalutazione dei problemi e delle
difficoltà.
Al contrario (mi viene da pensare
a papa Giovanni), l'interlocutore av-
vertiva bene che tutte le grandi que-
stioni, i grandi travagli del nostro
tempo, trovavano nel suo animo co-
me un filtro, una sapiente decanta-
zione, perché venivano compresi e
partecipati alla luce di una ragione
d'amore più alta, che mette l' uomo
alla prova, alla continua ricerca del-
la presenza misteriosa del disegno di
Dio ne ll a storia, e lo impegna nella
sua libertà per corrispondervi conse-
guentemente.
Nell'emozione e nel dolore di que-
ste ore trovo qui, sinteticamente, il
punto centrale della personalità del
settimo successore di Don Bosco.
UNA STAGIONE DI
GRANDI CAMBIAMENTI
Aveva del resto vissuto intensa-
mente la stagione conciliare e la lun-
ga esperienza in Cile e in America
Latina, per essere avvertito in modo
concreto e diretto che problem i, dif-
ficoltà, tragedie dell'umanità, inter-
pellano in modo esigente la coscien-
za e la responsabilità del credente;
richiedono condivisione partecipe,
attiva, soprattutto impegno per rispo-
ste autentiche a difesa della dignità
Continuo, insistito
il richiamo al Concilio.
Ma anche il riferimento
in termini globali alle
sollecitazioni del mondo
contemporaneo. « Di don
Viganò mi colpiva
la sua serenità:
autentica, conquistata·
accogliendo le nuove
sfide della società».
I ricordi dell'exallievo
inserito nel mondo della
comunicazione sociale.
umana e per la sua promozione. L'in-
cessante, quasi febbrile operare, I' in-
faticabile viaggiare del successore di
Don Bosco, esprimevano bene que-
sta urgenza interiore, la responsabili-
tà di corrispondere ai bisogni dei fra-
tel Ii in ogni continente.
Ecco perché la serenità di Don Vi-
ganò - nella prosecuzione dinamica
del carisma di Don Bosco e nel con-
tinuo insistito richiamo ad appro-
fondire lo sp irito del Concilio - col-
piva l'interlocutore come serenità
autentica, conquistata consapevol-
mente, attraverso la conoscenza di -
retta delle nuove sfide del mondo
contemporaneo, in termini davvero
globali: sud e nord, est e ovest, pace
e guerra, giu stizia e svi luppo, fame
materiale e sete di Dio.
I tanti aspetti della sua personali-
tà: i suoi studi e i suoi interessi teolo-
gici sempre coltivati; la fine e robusta
spiritualità che hanno costantemente
alimentato la sua vita interiore, nel
contatto assiduo con la parola di Dio
e l'Eucarestia; l'equilibrio di inno-
vatore e la capacità di persuasione
rifondatrice con cui ha condotto -
specie nei passati più delicati di ra-
dicale contestazione e di confuse,
seppur generose, istanze di cambia-
mento - la sua lunga opera di Rettor
Maggiore, sono tutti aspetti che an-
dranno analizzati e approfonditi .

2.9 Page 19

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I GIOVANI E LA
COMUNICAZIONE
SOCIALE
Ma pur nei limiti di un mio perso-
nale ricordo, non posso tacere di due
autentiche urgenze che don Egidio
aveva sempre presenti: quella dei
giovani, a partire dai più poveri e
dai più esposti , perenne questione
aperta per la Chiesa e per la società,
oggi più acuta che mai nel mondo
intero: ai giovani si deve attenzione
e rispetto; non si devono lesinare
energie e mezzi per farli divenire
protagonisti consapevoli del loro fu-
turo, lungo percorsi formativi cen-
trati sull'intelligenza e la sfera inte-
riore. E l'urgenza della comunicazio-
ne, non meno cruciale in una stagio-
ne storica che registra tanti smarri-
menti e rischi di nuove divisioni e
incomprensioni, ma che esprime nel-
lo stesso tempo un bisogno profon-
do, una domanda drammatica di ri-
cerca di senso, di significato.
« Voi giornalisti avete responsabilità
enonni, ma non solo voi », mi disse
un giorno, parlandomi con passione
dell'Osservatorio della Gioventù e
dell 'Istituto di Scienze della Comuni-
cazione Sociale (Iscos), due iniziative
del! ' Università Salesiana di Roma.
In modo dinamico e creativo è così
proseguita (vedi la bella intervista ad
Angelo Montonati, edizioni Paoline
- 1993) la "staffetta" del settimo suc-
cessore di Don Bosco, lungo la stra-
da tracciata dal Santo Fondatore.
Nella commozione per la diparti-
ta, sentiamo tutta la gratitudine esi-
gente per il compito che ci affida:
"ricostruire relazioni impegnate a re-
stituire a ogni persona la gioia di vi-
vere , la capacità di sperare e la co-
scienza di riconoscersi protagonista
della propria libertà".
Certo, sempre alla luce della fede,
ma che, se autentica, non sarà mai in
contrasto con una autentica laicità,
perché al servizio generoso e libero
di tutti gli uomini.
Roma. Al Sinodo del 1987.
Un'intervista di Dante Alimenti per la RAI.
« Mi disse che ero stato nominato ispet-
tore. Cominciai allora la mia litani a di ri-
serve a partire dai miei problemi. E lui a
continuare l'elenco: "Non ti senti prepa-
rato , non ti vedi autorevole, non hai ab-
bastanza cultu ra ... Soprattutto preferire-
sti lavorare con i giovani". E concluse:
"Anch 'io"».
« Gli fec i notare che quell 'obbedienza
non mi trovava preparato, che stavo già
orientandomi diversamente». E lui : «Non
ti ascolto neanche! Siete in pochi adatti
a questo lavoro ». «Ma perché non si pre-
parano i rincal zi?». « D 'accordo: ci dico-
no che dobbiamo preparare i nuovi pro-
fessori per l'Ateneo, i nuovi fom1atori,
soprattutto i maestri dei novizi. Bisogna
rreparare chi sarà direttore o ispettore ...
E giusto. Intanto facci amo quel che pos-
siamo, come ha fatto Don Bosco"».
Aniva un sa les iano chiamato da lonta-
no. È stato convocato dal Rettor Maggio-
re, ma teme che gli chieda di lavorare nel-
la casa generalizia. Prima di entrare, glie-
lo dice. Poi, dopo un buon quarto d'ora,
esce dopo essersi arreso: «Niente da fare.
Devo proprio venire. Quando gli ho det-
to che volevo continuare la mi a attività
tra i giovani , lui si è alzato in piedi, e bat-
tendo un pugno sul tavolo, ha esclamato:
" Noi , qui , cos'altro sti amo facendo?"».
Un ispettore ha ricevuto un a lettera
non propriamente di elogio e risponde
dicendo che va bene, che lui "sa di box e
incassa i colpi". Don Vi ganò di rimando:
« Non si trattava di colpi . Era soltanto
una tazzin a di caffè . Magari con poco
zucchero, ma buono».
« Mi ero lamentato con lui per non aver
potuto rea lizzare una ini ziativ a di qua-
lità a causa di permess i negati , dei so liti
limiti della nostra vita comunitaria: man-
canza di mezz i, pi cco le incomprensioni
e contrattempi . "Se stai ad avvi sare tutti
e ad aspettare che tutti ti spianino la stra-
da, stai fresco", mi dice. " Datti da fare tu,
arrangiati , prendi l' iniziativa, senza bi-
sogno di troppe autorizzazioni". Mi ven-
ne in mente la sera in cui distribuì le nuo-
ve Costitu zioni in una basilica piena di
sales iani di tutte le età. Aveva detto, più
o meno: "La nostra Regola è Don Bosco,
non un libro stampato ».
Sapeva che i giovani salesiani in fo r-
mazione hanno tutto il tempo, l' intelli-
genza e la metodol ogia per criticare le
cose che sono suscettibil i di cri tica. «Te-
nerli tutti insieme in certi cas i è come
raggruppare le partice lle di un 'atomi ca
in esplosione», diceva. Quando fu Con-
sig li e re pe r la fo rm az ione era no anni
caldi, di "teologia dell a liberazione". Un
gruppo di giovani teologi gli disse: «La
con gregaz ione è orm ai finita ».
Risponde: « Non sono venuto qui a fare
un funerale. Finché ci sarò io, la congre-
gazione esiste ed è viva ».
BS SETTEMBRE 1995 - 19

2.10 Page 20

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FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
BS SPECIALE
LE COSE CHE
RESTERANNO
di Margherita Dal Lago
Le figlie di Maria
Ausiliatrice gli hanno
dato l'ultimo,
affettuosissimo
abbraccio corale
il 31 dicembre scorso.
Con il sorriso largo di
sempre, ma il passo già
incerto, don Egidio
Viganò era andato per il
consueto appuntamento
di fine d'anno,
in un'aula magna
straripante.
"PERFORARE
IL QUOTIDIANO"
Val Viola (Valtellina). Nel 1986, l'antica passione
per la montagna. Con le FMA.
E ra appena stato eletto. Veniva dal-
1'America Latin a dove i rappor-
ti tra fi glie d i Maria Ausili atrice e
sales iani sono più semplici e spon-
tanei perché un po' tutta la vita ha
un tono più fa miliare. Gi rava da so-
lo, senza troppi accompagnatori. Nel-
le case era capace di pioverti dentro
improvvisamente, con que ll a risata
che contagiava, togliendo perfi no
I' imbarazzo di un 'accog lienza che
prt?c ludeva, per forza, i cerimoniali .
E nato così un rapporto spontaneo,
che gli anni hanno trasfom1ato, ap-
profondito, custodito e accresciuto
gelosamente. La veste del teologo la
si trovava negli Atti del Consigli o ge-
nerale o nei d iscorsi ufficiali , ma nel-
le comunità era il narratore appass io-
nato di una vi ta di cui era testimone,
di un 'avventu ra ini ziata rapid iss ima.
20 - SETTEMBRE 1995 BS
A noi raccontava storie dell 'altro
mondo: quell o dei suo i vi aggi, de i
suoi incontri ; c i diceva delle sorelle
lontane, de lle comunità in fro ntiera,
delle fa tiche, delle avventure . Non
amava teorizzare sui probl emi. Iro-
ni zzava sorridendo anche sull e fa ti-
che. Da bravo mi ss ionari o, quell e
erano sul conto. Si fennava piuttosto
sul segreto della missione e sui te-
stimoni - suore e sa lesiani - che de-
cifravano Don Bosco e M adre Maz-
zarello , e in ogni parte del mondo,
ne cercavano il volto. E questo dava
molto entu siasmo, la voglia di fare
cose nuove. Ascoltavamo sempre
incantate. Era l'eco dell a v ita, come
la sua risata, che resta nelle orecchie
a dirci: « Prendete sul se rio la vita,
ma prendete la con all egria perché
siamo di Don Bosco ».
Q uale sia stato, anche negli anni
immedi atamente success ivi , il con-
tributo di don Eg id io all a ri scoperta
de ll a spiritu alità sa les iana v issuta a
Mornese, lo sc ri veranno altri . M a
chi tra noi non ha letto e riletto la
raccolta de ll e predic he agli Esercizi
spiritu ali delle Ispettrici " Non se-
condo la carne, ma secondo lo spiri-
to" (1978) ha perso qualcosa. Così
pure que l fascicoletto verde, "Risco-
prire Mornese", del 198 1. Erano tem-
pi in cui ancora si parl ava poco di
spiritualità salesiana, tra di noi , in
cui i pell egrinagg i a Mornese erano
rari e fo rse q ue llo spirito di Morne-
se che le prime missionarie avevano
tra pi antato ne ll a prima stagione del-
la Terra del Fuoco c i sembrava per-
fino un po ' povero. Arriva Lui. E
l' immag ine di una FMA con la tri-
ve ll a in mano, all'opera per "perfo-
rare il quotidiano" non c i ha abban-
donato per anni . Ci si sentiva pio-
niere. Alla scoperta di uno spirito che
dava sapore al presente. Era la sua
sfida all a contemplazione nel!' azio-
ne, in un tempo in cui già si sentiva
il bi sogno di ritrovare profo ndità.
"Perfora re il quotidi ano" è stato un
suo slogan per dirc i che la Mazza-
rell o, in fo ndo, aveva uno stile di san-
tità proprio come que ll o di Don Bo-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Lima {Perù). Con Madre Rosalba Perotti
per le feste del Centenario del 1991 .
Haiti, 1993.
sco: non la fuga sp iri tuali stica. Ma
l'incarnazione. Sembra passato un
altro secolo, da all ora. Ma quando
tentiamo d i interrogarc i su "ragione,
re li g ione e amorevo lezza" a Morne-
se e sul significato di que ll a "preven-
tività", andiamo necessari amente a
intrecc iare l'autocosc ienza fe mmi -
nile che caratteri zza la rifl ess ione di
ogg i, con quelle in tui zioni che ci
hanno dato la spinta più autorevo le
pe r un camm ino di cui ancora non
sa ppiamo tutta la ri cchezza .
dei suoi regali. F in dall ' ini zio aveva
affidato a noi - che Don Bosco ha
definito monumento di grazie al/'Au-
siliatrice - il compito di tener desto
nella Fami g lia Sales iana l'amore al-
la Verg ine. Ce lo ha ri cordato infini-
te volte dal! ' iniz io de l suo mandato.
Lo senti va come un ' urgenza.
Lo spi rag li o de i ri co rdi si all arga
a m ill e a ltri incontri e a tutto qu e ll o
che ogg i costitu isce l'eredi de ll a
nostra fa mi glia, passata in questi
anni attrave rso la bea tifi caz ione d i
do n Rin ald i, di Laura Vi c uìì a, di
M adre Morano.
Quando si comincia a guardare in-
dietro, si mi sura quello che Di o ha
fatto sull a nostra strada. E allora il
cuore scoppia di riconoscenza per-
ché un incontro così profo ndo, viva-
ce, provocatore, a volte, come quel-
lo di don Eg idi o, ha certamente mo-
difi cato anche la nostra stori a. Sia-
mo quell o che anche lui c i ha regala-
to, come successore di Don Bosco,
sognatore di cose imposs ibili , capa-
ce di lottare perché di ventino vere.
DUE MANI IN PREGHIERA
Quel1 '8 settembre 1984 eravamo
curiose di vedere cosa aveva portato
in do no a Madre Marinella Casta-
gno per la sua elezione a Superiora
Genera le. Sono sa ltate fuori dall a
carta due mani di marmo in pre-
ghiera. S'era fa tto silenzio. Non oc-
con evano più parole, né tanti bi-
glietti. Il messaggio era così chiaro
che que lle mani sono rimaste sull a
sc rivania dell a Madre. Mani che
pregano, si incontrano anche e san-
no cercare come co ll aborare e sanno
inventare strategie per superare le
incrostazioni . Ed è così che molte
cose sono nate da allora, e stanno an-
cora cercando di trovare fo rm a.
Sei anni dopo, era orm ai notte
quando è incominciata l'Eucari sti a
di chiusura del Capitolo Generale de l
1990. La solenne conce lebrazione
all a "Mad re dell a santa speranza"
ha rip reso un tema antico: un altro
« Il carissimo don Viganò ci ha trasmesso la ricchezza della sua interiorità,
la forza comunicativa del suo entusiasmo, la sicurezza dell 'intuito profetico.
Ci ha sostenute e incoraggiate a dare al carisma salesiano, sulle orme di
madre Mazzarello, l'impronta originale della nostra femminilità, e guidare le
giovani alla reali zzazione del disegno di Dio sulla donna » (Madre Marinel-
la Castagno. Nella foto don Viganò al Capitolo generale del 1990, quando
fa alla madre e alle FMA il dono di una scultura di mani in preghiera) .
BS SETTEMBRE 1995 - 21

3.2 Page 22

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- « Per molti anni don Egi-
dio fu per me un amico: come
Superiore generale e come Se-
gretario generale dell'Unione
dei Superiori Generali, ho avu -
to molte volte l'occasione di
di scutere con lui di ciò che
sembrava il meglio per la vita
consacrata oggi . Era un uomo
pieno di buon senso, di pro-
fondità intellettuale e spiritua-
le. Convinto e capace di con-
vincere. Se mpre cordiale e at-
tivo, senza aggressività per nes-
suno. Era ascoltato con atten-
zione. Non stupisce che in oc-
casione dei Sinodi fosse desi-
gnato volentieri dai Superiori
generali al Santo Padre per es-
sere uno dei dieci privilegiati
a portare la presenza e la voce
dei religiosi » (Marce/ Gen-
drot, Missionnaires Montfor-
tain s).
Roma. Al Sinodo del 1991, con i Superiori generali.
Il secondo alla sua sinistra è padre Kolvenbach.
- « Più di dodici anni fa, ap-
pena eletto Preposito Genera-
le, mi recai da lui , nella sua qua-
lità di presidente dell 'Unione
Superiori Generali. Fu l'inizio
di una lunga serie di incontri
in occasione di sinodi e di se-
dute plenarie, di cerimon ie e di
riunioni. Sempre, in quelle oc-
casioni , aveva qualcosa di pre-
zioso da dirmi. Senza dubbio
egli era più vicino a san Gio-
vanni Bosco che a sant ' Anto-
nio, l' erem ita, ma aveva rice-
vuto dalla tradizione dei padri
del deserto il dono di arricchi-
re, d ' incoraggiare o di illumi-
nare l'altro con una "parola"
ricca della sua es perienza unica
della vita consacrata, della sua
fede forte, realista, eppure otti-
mista, del suo amore senza ri-
serve o ambiguità per Cristo e
la sua Chiesa, Don Viganò non
mancherà soltanto ai Salesiani
e alla Famiglia Salesiana, ma
a tanti altri , in particolare ai
suoi confratelli, i superiori ge-
nerali » (Pe1er-Hans Kolven-
bacl-1., S.J.).
- « Ringrazio per la trasmis-
s ione del vostro " Notiziario"
(quello de/I'ANS, l'Agenzia sa-
lesiana internazionale d' ù?for-
n]i1zione). Sono stato veramen-
te colpito nel leggere que lle
pagine. Che bel documento a
ricordo del nostro amato padre
e amico! Io sono convinto che
un giorno sarà dichiarato dot-
tore della Chiesa. Sia ringra-
ziato il Signore! » (J. Sesto, New
Rochelle, USA).
- «"C'è più futuro che pas-
sato nei cooperatori: 100 ann i
di passato e secoli di futuro" .
Furono queste le parole che
don Viganò d isse ad alcuni
cooperatori cinque g iorni do-
po la sua prima e lezione a set-
timo successore di Don Bosco
nel dicembre 1977. Caro don
Egidio, permettimi questo lin-
guaggio fa miliare, ora che an-
che le più piccole forma lità non
hanno più senso per te che ti
trovi nella certezza della spe-
ranza e de lla fede. Io credo
che Don Bosco continui a fare
a metà con chi, come te, ne ha
preso il posto alla guida della
nostra grande famiglia. Io cre-
do che l' aria che si respira sul
pianeta salesiano ha sempre lo
stesso profumo di quel pane
nero che Giovannino Bosco ha
scambiato con il compagno di
pascolo; ha l'odore della pol-
vere dei cortili e de lla muffa
sui muri de lle celle della Ge-
nerala; ha il sapore di que lle
castagne che non finivano mai:
il gusto delle povere mines tre
preparate da Mamma Marghe-
rita. Arrivederci don Egidio,
padre, maestro e amico » (Pom-
peo Santorel/i e cooperatori).
22 - SETTEMBRE 1995 BS
«Per tutti noi del "Sog-
giorno Proposta", don
Viganò era una figura amica
e motivo di orgoglio, perché
ci sapevamo nel suo cuore.
Egli sarà sempre vivo nei
nostri 1icordi e gli saremo
per sempre grati , perché è
grazie anche a lui che ora
noi stiamo amando la vita!
Sappiamo che è sempre sta-
to vicino al nostro don Lui-
gi, condividendo il progetto
che ha dato l'opportunità a
tanti giovani di ritornare ad
avere fede nella vita. Noi ra-
gazzi e ragazze ora formia-
mo una grande famiglia e
solo oggi siamo consapevoli
della enorme differenza che
c'è tra la vita e la morte:
mentre fuori disprezzavamo
la prima avendo come com-
pagna di giochi la seconda.
Ora che ci siamo svegliati
da quell 'incubo, proviamo
una profonda tristezza nel
pensare che La vita di un no-
stro amico si è spenta. L'u-
nico pensiero che ci allevia
un po ' il dispiacere è il fatto
che credendo in Dio, credia-
mo anche che L'anima del
nostro caro Rettor Maggiore
sarà accolta nel cielo e ci
aiuterà nel nostro cammino.
Tutti coloro che hanno potu-
to conoscerlo, sono per noi
persone fortunate, noi lo ab-
biamo sempre desiderato.
Purtroppo di persone così ce
ne sono poche al mondo,
persone che dedicano tutta
la loro vita agli altri, al bene
degli altri, di quelli poveri,
di quelli emarginati, di quelli
che soffrono. Ora lui sta in
un altro posto, forse potrà
anche ascoltare le nostre pa-
role o leggere nei nostri pen-
sieri. Nel nostro cuore don
Viganò sarà sempre vivo.
Con amicizia » (/ ragazzi del
"Soggiorno Proposta", An-
tonella , Leo, don Mario e
don Luigi).
I Ortona. Don Luigi Giovannoni presenza
al Rettor Maggiore le sue comunità-ricupero
dalla tossicodipendenza.

3.3 Page 23

▲back to top
- «Gli avevo scritto di re-
cente, inviando augwi e assicu-
rando lo de l mio ricordo nella
preghiera. Come tutti coloro che
lo hanno conosciuto, anch ' io ho
sempre stimato profondamente
don Egidio e gli ho vol uto bene;
anche per uno spontaneo moto
di riconoscenza. Infatti in molti
luogh i di Missione i salesiani
hanno acco lto e aiutato in tanti
modi i miei co nfratelli e me
personalmente. E quando mi so-
no rivo lto a lui personalmente
per un qualche ai uto, è subito in-
tervenuto perché la mia richie-
sta fosse accolta. Non posso di-
menticare il gesto ecclesiale con
cui, in Thailandia, in occasione
della celebrazione dell ' ottavo
centenario della nascita di san
Francesco, ha voluto che gli
fosse dedicata un a nuova chie-
sa costruita dai suoi missionari.
Siamo stati ass ieme per dodici
ann i nell ' Unione Superiori Ge-
nerali , dove la sua presenza era
sempre desiderata e i suoi in-
terventi attes i. Abb iamo colla-
borato nella Congregazione per
l'Evangelizzazione dei popoli e
ho av uto la fo1tuna di parteci-
pare a tre dei numerosi Sinodi
ai quali egli è stato presente. I
suoi interventi, sempre e do-
vunque, facevano cogliere pron-
tamente il senso pieno di iden-
tità e totale appartenenza alla
Famiglia di Don Bosco; come
pure la chiarezza delle posizio-
ni e motivazioni che esprimeva.
Anche quando succedeva di es-
sere di idee differenti , non si po-
teva non apprezzare i suoi con-
tributi. E sempre lo animava
un a visione aperta e costruttiva
dei diversi problemi e un senso
di profondo attaccame nto alla
Chiesa» (Fra Flavio Roberto
Carrara OFM Capp.).
1
'
1 Roma, 24 maggio 1995. Nella cappella dell'ospedale
"Sacra Famiglia", la celebrazione
dell'Eucaristia con le novizie FMA.
- « Aveva un a personalità
tutta originale e creativa. Eppu-
re lo trovavi sempre al suo lavo-
ro in ufficio. Soffriva come tut-
ti coloro che servono gli altri a
quel li vello, ma sapeva nascon-
derlo. Sapeva sorridere, scher-
zare, stare co n gli altri; parlava
di c ultura; ricordava i nomi an-
che solo dopo un incontro. Sa-
peva dare il giusto consiglio
quando dovevi prendere una de-
cisione importante nella quale
erano coinvolte altre persone.
Mi invitava ad affrontare le dif-
ficoltà con serenità, ma anche
con un a ce1ta durezza, e a non
giudicare le cose a livello solo
umano. Era un real ista. Diceva:
"Non ti preoccupare. Facciamo
quel che possiamo, come Don
Bosco"» (Charles Cini, Malta).
I Roma. È quasi sicuramente l'ultima foto di
don Egidio Viganò, qui alla casa generalizia il 31 maggio
scorso per la "Festa annuale del Rettor Maggiore".
In teatro due ore di allegria con il Mago Sales e tanti ragazzi.
- « Vo1Tei che don Egidio
Viganò mi sentisse vicino, as -
sieme a tutta la Chiesa livorne-
se. Grazie per ave r offerto alla
C hiesa, di oggi , fedele e attua-
le, la presenza di Don Bosco;
per la vocazione salesiana che
il vescovo Ausili are ci ha do-
nato; per le vocazioni salesia-
ne operanti con tanta pastorale
amic izia e fecondità tra noi; per
averlo avuto insieme, ascoltato-
re umile ma ispirante, nel corso
degli Esercizi Spirituali che ho
dettato ai Superiori Maggiori;
per l'esempio personale di an10-
re al Cristo, di servizio obbe-
diente alla Chiesa, di gra nde at-
tenzione aJl 'uomo » (mons . Al-
berto Abloncli).
Torino. Nella Basilica di Maria Ausiliatrice il 1° luglio,
notevole la partecipazione alla concelebrazione
di suffragio per don Viganò. Ha presieduto
l'arcivescovo, il card . Saldarini (nella foto) ,
presenti i rappresentanti della città e della regione.
La Conferenza episcopale piemontese
era rappresentata dal segretario, mons. Pescarolo,
vescovo di Fossano.
BS SETTEMBRE 1995 - 23

3.4 Page 24

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L'IDENTIKIT Un uomo instancabile, che ha lasciato un'impronta di grande
LA SPINTA
DEL CONCILIO
Intervista con Antonio Martinelli
In don Egidio Viganò
teologia e sensibilità
pastorale battevano
al ritmo della Chiesa
e di Don Bosco.
Quasi un bilancio
di 18 anni di governo.
Dal 1977, quando pochi giorni pri-
ma di Natale fu eletto settimo
successore di Don Bosco, la vita di
don Egidio Viganò si è interamente
identificata con quella della congre-
gazione salesiana. Raramente una
" base" si è così ritrovata in un supe-
riore, nel quale teologia e sensibilità
pastorale battevano al ritmo della
Chiesa e di Don Bosco. Nelle sue let-
tere ai salesiani l' attualità ecclesiale
era sempre presente. Nel 1980 scri-
veva che era questo il modo di con-
tinuare "la missione di Don Bosco e
di attualizzare le sue scelte".
Pochi salesiani come lui sono stati
così rappresentativi. Ognuno dei suoi
moltissimi viaggi diventava un av-
venimento e finiva sulle pagine dei
quotidiani. Ma raramente si parlava
di lui. Al centro era sempre l'attività
dei salesiani, il "Don Bosco oggi",
che lui incarnava nel modo più cre-
dibile.
Con don Antonio Martinelli, con-
sigliere per la Famiglia Salesiana e
la Comunicazione sociale, vogliamo
parlare questa volta di lui. Non tanto
per ricostruire la sua biografia (lo si
fa altrove in questo stesso numero),
ma per individuare alcune costanti
della sua attività e delle sue sce lte.
Non ci proponiamo un vero e pro-
prio bilancio, ma un primo tentativo
per ricordare l' impronta che il setti-
mo successore di Don Bosco ha la-
sciato alla storia sales iana con i suoi
quasi 18 anni di governo.
L'INTERVISTA
Roma. Con i cardinali salesiani Castillo Lara, Obando Bravo e Stickler. Gli altri
due cardinali salesiani sono Antonio Javierre e il cileno Silva Enriquez.
24 - SETTEMBRE 1995 BS
« Diceva don Viganò a pochi anni
dalla sua elezione: "La Famiglia Sa-
lesiana di Don. Bosco è un fatto eccle-

3.5 Page 25

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dinamicità alla Famiglia Salesiana negli ultimi vent'anni.
siate. Tutti insieme costruiamo nella
Chiesa una specie di etnia spiritu a-
le". Può dirci, don Martinelli , qual
è stato l' atteggiamento di don Viganò
nei confiw1 ti di questi gruppi legati
dalla stessa spiritualità?».
Non è un 'esagerazione affermare
che dell a Famiglia Sales iana don
Viganò è stato uno strenuo " dife n-
sore" e un convinto assertore per la
ricchezza e il dinamismo che poteva
imprimere a tutta la vita sales iana.
Diventato Rettor M aggiore, quindi
" padre e centro di unità della Fami-
gli a Sales iana", ha vi sto la Fami g lia
di Don Bosco come impegno m is-
sionario da condi videre tra tu tti co-
loro che si ispirano al nostro stile e
cari sma, come pro lungamento de ll a
presenza e dell' attività sales iana nei
contesti concreti dell a vita: in casa,
ne l territori o c ivile ed eccl esiale, sul
terreno dell a cultura, nell ' im pegno
soc iale, nella ricerca della giusti z ia
e della pace attraverso l' educazione;
la creaz ione di un ambiente acco-
g liente per un a gioventù povera e bi-
sognosa.
«Come ha operato in concreto per
raggiungere questi obiettivi?».
Si disse di Don Bosco che aveva
un cuore grande come le sabbi e del
mare. Don Viganò "ha fiutato" il sen-
so salesiano che viveva in tutti gli
amici di Don Bosco. E si è messo a
disposizione, provocando ed aiutan-
do nell 'approfondimento della real-
tà di ciasc uno de i Gruppi. Alle fi-
glie di Mari a Ausiliatrice ha indica-
to nello "spiri to di Mornese" un a ri-
LA MADONNA DEI GIOVANI. A sor-
presa, don Viganò si è presentato ai
salesiani dopo la sua elezione con
una lettera sul tema: "Maria rinnova la
Famiglia Salesiana di Don Bosco". In
seguito altre lettere hanno fatto rife-
rimento a Maria. È in quel primo scrit-
to che don Viganò quasi inventava
una terminologia che esprimesse in
termini nuovi l'Ausiliatrice . La chiama :
"Madre della Chiesa", la "Madonna
dei tempi difficili", la "Madre dei giova-
ni". « Don Viganò parlò di affidamento
a Maria, più che di consacrazione »,
dice don Martinelli, « Affidamento co-
me risposta di un credente dinanzi al-
le meraviglie della grazia compiute
nella Vergine. E vide l'Ausiliatrice co-
me Madre della Chiesa , ispiratrice
della missione universale. E anche
questo un segno di quanto don Viga-
abbia camminato col passo della
Chiesa ».
lettu ra de ll 'esperi enza sales iana. Ha
amato intensamente i Cooperatori ,
per i qu ali ha voluto la rev isione del
Rego lamento d i vita aposto li ca. Con
gli Exa lli ev i ha condi viso gio ie ed
entusiasmi , chi amandoli all 'appell o
per il momento mag ico del centena-
rio della morte di Don Bosco. Ha sol-
lecitato la revisione dello Statuto con-
federale per adeguare l'associazione
alle nuove prospettive ecclesiali e
sales iane. Le Volontari e di Don Bo-
sco hanno av uto da don Vi ganò la
stessa attenzione che aveva riserv a-
to loro don Filippo Rinald i; le ha ac-
compagnate nell a ricerca e defini-
zione dell ' identità all a luce del Vati-
cano II. I gru ppi della Famigli a Sa-
les iana - durante il rettorato di don
Egidi o Vi ganò ne sono stati ricono-
sc iuti all ' incirca 15 - g iu stamente lo
hanno vi sto e amato come il padre
di c iascuno e di tutti.
«Si sa che don Viganò ha respira-
to come pochi la dimensione eccle-
siale. E ha aperto a tutta la Fami-
glia Salesiana questa sua sensibi-
lità, facendo la uscire da una vita
personale e comunitaria troppo cir-
coscritta ».
Don Egidi o Vi ganò non ha mai
pensato la Famiglia di Don Bosco
isol ata e al di fu ori dell 'orbita della
- Exallievi e cooperatori (a destra): al cuore della Famiglia Salesiana.
BS SETTEMBRE 1995 - 25

3.6 Page 26

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Chiesa. Personalmente sentiv a e vi- durre la grande stori a della Chiesa e
veva il respiro della Chiesa intera. la piccola storia degli uomini. Ave-
Si è messo al suo servizio e vi ha va anche condotto la sua, facendolo
condotto anche l'intera Fami glia di paitecipare al Concilio, per metterlo
Don Bosco. Ha dato mo lto del suo a di sposizione della congregazione
tempo , non rifiutando mai le ri chie- salesiana. Sappiamo che fu esperto
ste che giungevano dal Papa e dai teologo del cardinale Raul Silva
Vescov i. Le riflessioni maturate in Henrfquez, che ebbe una funzione
lunghi anni di studio e nell 'esperien- di mediazione molto significativa tra
za dell a paternità nello sti le di Don i vari episcopati del mondo nella
Bosco sono diventate patrimonio del- struttura del documento po1tante tutta
la Chiesa intera.
la novità del Concilio, e cioè la costi-
tuzione dogmatica Lumen Gentium.
« Lui stesso è stato coinvolto perso- Ricordiamo le sue partecipazioni
nalmente e autorevolmente per oltre alle Assemblee episcopali latino-
30 anni nei grandi avvenimenti della americane di Medellin, Puebla, San-
Chiesa dei nostri giorni... ».
to Domingo. Era una persona attesa,
La sera dell a sua elezione a Rettor
Maggiore, guardando indietro nella
sua vita, afferniava che è Dio a con-
conosc iuta, stimata, benvoluta. E a
lui assegnavano abitualmente i la-
vori di sintesi e di approfondimento.
Mai che si lamentasse, anche se do-
veva a volte passare la notte a pre-
~ parare la stesura del documento da
studiare e votare. Ricordava di esse-
re stato festeggiato nell 'Assemblea
di Puebla del 1979, in coincidenza
con la so lennità di san Giovanni
Bosco: un giusto riconosc imento non
alla sua persona so lamente, ma a
quanto poteva rappresentare Don Bo-
sco per il continente latino-america-
no . E infine ricordo ancora il suo
contributo alla Conferenza dei Su-
periori Generali dei Religiosi, di cui
fu presidente.
Con i cardinali Castillo Lara
(al centro) e Silva Henrfquez.
26 - SETTEMBRE 1995 BS
« Don Viganò fu ispiratore di nuove
metodologie pedagogiche. Caratteri-
stiche alcune espressioni che si rifa-
cevano a Don Bosco come quelle feli-
ci del ''.farsi amare" e del "cuore ora-
toriano"».
Come tutti i sales iani , don Egid io
Viganò è stato sempre e ovunque il
grande ambasc iatore dei giovani. Si
potrebbero ripetere per lui le parole
dette per Don Bosco: « Non diede
passo, non pronunciò parola, non
mise mano a impresa che non aves-
se di mira la salvezza della gio-
ventù ».
Per loro con espressioni nuove
e modi di dire che divennero patri-
monio comune. La più ricordata è
" cuore oratoriano" per indicare un
in sieme di attegg iamenti di acco -
g lienza di fronte ai giovani piì:1 bi-
sognosi. Per loro inventò nuovi oriz-
zonti d' impegno salesiano e sognò
nuove metodologie pedagogiche.
Per i giovani rilanciò i grand i con-
tenuti della spiritualità giovanile
salesiana.
NON PERDERE
IL SUO SLANCIO
La vita, l' uomo, la Chiesa, Gesù
Cristo: sono state le parole-guida di
quest'uomo instancabile, che ha la-
sciato un ' impronta di grande dina-
micità all a Famiglia Salesiana negli
ultimi vent 'anni . Anche il suo modo
di parlare aveva queste tonalità:
« L'Afric a è un 'esplosione di nov ità
e di futuro » scriveva nel 1980, par-
lando del "Progetto Africa". E invi-
tava a lavorare per un " Don Bosco
africano". Avrebbe vol uto la Fami-
glia Salesiana più presente nel cam-
po dei media, perché, diceva: « Fare
comunicazione sociale diventa sem-
pre più un a presenza ed ucativa di
massa, plasmatrice di mentalità e
creatrice di cultura ».
Aveva a cuore la promozione dei
laici , li voleva davvero protagonisti
secondo lo spirito del Concilio. Af-
ferm ava che bisognava consegnare
anche ai poveri le chiavi verso il
giu sto progresso e la propria libe ra-
zione sociale e personale. E grazie
a lui la Congregazione si trovò
spesso su posizioni socialmente co-
raggiose. Con don Viganò la Con-
gregaz ione non ha smesso di so-
gnare, di avere fiducia nelle proprie
risorse. Per la cresc ita dell ' uomo .
Per i giovani. Il suo ri cordo ci aiu-
terà a non diventare pauros i o tran-
quilli.

3.7 Page 27

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LA NOSTRA STORIA
BS SPECIALE
I SETTE
DON BOSCO
di Francesco Motto
Da don Rua
a don Viganò:
un filo rosso collega
i "successori
di Don Bosco"
al carisma e alla santità
del Fondatore
dei salesiani.
DON MICHELE RUA
(1888-1910)
A METÀ CON
DON BOSCO
Torinese, nato nel 1937.
Crebbe all 'Oratorio di Val-
docco e fu membro del primo
gruppo di "Salesiani". Condi-
vise sempre con Don Bosco
vita e ideale. Fu il suo braccio
destro per oltre 20 anni, gli
succedette e ne continuò l'o-
pera assic urandone una salda
organizzazione interna ed una
mirabile espansione esterna.
Durante il rettorato di don
Rua le case salesiane da 64 di-
vennero 341 e la congregazio-
ne si radicò in Svizzera, Co-
lombia, Belgio, Algeria, Pale-
stina, Messico, Portogallo, Ve-
nezuela, Perù, Austria, Tuni-
sia, Bolivia, Egitto, Paraguay,
USA, Sud Africa, El Salvador,
Antille, Turchia, India, Cina,
Mozambico, Costarica, Hon-
duras, Panamà... e dire che nel-
le alte sfere vaticane qualcuno
aveva pensato al i'immediato
Don Michele Rua,
primo Rettor Maggiore.
crollo della congregazione sa-
lesiana alla morte di Don Bo-
sco!
Fedeltà al fondatore, apertu-
ra pastorale e sociale, opero-
sità e temperanza, predilezio-
ne per i giovani e gli operai,
spirito oratoriano, zelo per le
missioni: furono le caratteri-
stiche più salienti del servizio
reso alla congregazione da
don Rua, che lo hanno portato
ad essere beatificato da papa
Paolo VI il 29 ottobre 1972.
Ancora ragazzino, glielo
aveva "profetizzato" Don Bo-
sco: « Noi due faremo sempre
a metà ». Don Rua, ossia la con-
tinuità di un carisma e di una
santità.
DON PAOLO ALBERA
(1910-1921)
IL PICCOLO
DON BOSCO
Anche don Albera fu sog-
getto di profezia "donboschia-
na": in un momento di patema
confidenza, Don Bosco aveva
preannunciato che sarebbe sta-
to il suo "secondo".
Nato a None (Torino) nel
1844, vissuto molti anni a
Valdocco, coprì vari ruoli di
responsabilità nella congre-
gazione, fino a diventare Ret-
tor Maggiore, carica che rico-
prì fino alla morte. Tempi dif-
ficili i suoi , con la prima guer-
ra mondiale che sconvolse gli
equilibri politici, sociali, eco-
nomici, religiosi di mezzo
mondo.
Massimo dunque fu il suo
impegno di promozione di va-
ste opere di carità e di assi-
I Don Albera. Don Bosco
disse di lui che sarebbe
stato il suo "secondo".
stenza alle vittime della guer-
ra, aiutato in ciò dai confratel-
li, per la cui formazione spi-
rituale aveva tracciato precise
direttive, da uomo di azione,
ma soprattutto di azione inte-
riore qual era. Diede fortissi-
mo impulso alla associazione
dei cooperatori e degli exal-
lievi , che volle impegnati nel
sostegno delle opere salesiane
e nella diffusione del messag-
gio cristiano e salesiano nelle
famiglie, nelle istituzioni, nel-
la società.
Definito in Francia il "pic-
colo Don Bosco" per quanto
aveva fatto oltralpe, a Valdoc-
co ebbe la fortuna di celebrare
la sua Messa d'oro, di assiste-
re ai festeggiamenti per l'im-
posizione dello scettro d 'oro a
Maria Ausiliatrice, di presen-
ziare all'inaugurazione del mo-
numento di Don Bosco davan-
ti alla Basilica. Don Paolo Al-
bera: 1' uomo di pietà, che in-
tese fare dei salesiani degli uo-
mini di preghiera.
DON FILIPPO RINALDI
(1922-1931)
DIDON BOSCO
GLI MANCAVA SOLO
LA VOCE
Nativo di Lu Monferrato,
Alessandria (1856), terzo suc-
cessore di Don Bosco - che
lo aveva voluto salesiano a
tutti i costi -, fondatore del-
l'opera salesiana in Spagna e
per 21 anni vicario di due ret-
tori maggiori, don Rinaldi as-
sunse la responsabilità in con-
gregazione nel primo dopo-
guerra.
Operatore tanto umile quan-
to instancabile, animatore di
movimenti laicali, molto at-
tento all'educazione della don-
na, fu il promotore di quello
che sarebbe divenuto l'Istituto
secolare delle "Volontarie di
Don Bosco". Promosse la spi-
ritualità del lavoro santificato,
si occupò con slancio della
vita interiore dei confratelli, dei
cooperatori, degli exallievi, in-
crementò forme associative e
di difesa degli operai, dei gio-
ni
-1,'
'~
•( ·· .·.·
Don Filippo Rinaldi,
il terzo Don Bosco.
BS SETTEMBRE 1995 - 27

3.8 Page 28

▲back to top
vani, degli immigrati. Cultore
di valori salesiani, ricco di ini-
ziative, seppe incarnare nel
modo migliore la bontà di Don
Bosco, pur avendo di lui tutto,
tranne la voce, come ebbe a
dire chi conobbe bene entram-
bi, don Francesia. Non poteva
non condividerne post mortem
l'onore degli altari. G iovanni
Paolo II lo ha annoverato fra i
beati il 29 aprile 1990.
Don Fil ippo Rinaldi (1856-
1931) : " la paternità di Don
Bosco" fatta persona, che sep-
pe però portare la congrega-
zione salesiana da 4.788 mem-
bri e 404 case a 8.836 in 644
case.
DON PIETRO RICALDONE
(1932-1951)
STRAORDINARIO
ORGANIZZATORE
Nato a Mirabell o (A lessan-
dria) nel 1870, resse la con-
gregazione sales iana per un
ventennio, dopo aver percor-
so tutto il cursus honorum: in-
segnante, direttore, ispettore,
visitatore, prefetto generale .
Uomo lungimirante e d i gover-
no, diede enorme impulso alla
formazione spirituale e pro-
fessionale de i salesiani , agli
istituti di cultura superiore, di
cui resta il frutto più maturo
l' Università Salesiana di Ro-
ma, all 'incentivazione di quali-
ficate scuole di lavoro, con per-
sonale tecnico specializzato.
Sotto il suo rettorato si in-
tensificarono l'espansione mis-
sionari a, l'animazione catechi-
stica, le imprese editoriali
(LDC) e massmediali. I con-
fratelli ragg iunsero la cifra di
I Don Pietro Ricaldone:
fu Rettor Maggiore
dal 1932 al 1951.
quasi 15 .000 in oltre mille ca-
se, nonostante le tenibili vicen-
de della seconda guerra mon-
diale e le tristi vicende della
Spagna, dell ' Europa Orienta-
le, della Cina.
Con il suo magistero episto-
lare, con la collana di forma-
zione salesiana e con i viaggi
dei suoi collaboratori, don Ri-
caldone portò in tutto il mon-
do l' altezza delle sue direttive
e la grandezza del suo affetto,
che nascondeva sotto la dura
scorza dell 'eccezionale tempra
di tenace e imperioso organiz-
zatore.
I Don Renato Ziggiotti.
Per primo volle
incontrare di persona
tutti i salesiani
del mondo.
DON RENATO ZIGGIOTTI
(1952-1965)
LA SECONDA
GENERAZIONE
Fu il primo Rettor Maggio-
re non piemontese, il primo a
non aver conosc iuto personal-
mente Don Bosco, il primo a
ch iedere di non essere più rie-
letto al termine del suo man-
dato. Padovano, nato nel l892,
fece la professione alla pre-
senza di don Rua, prima di es-
sere ch iamato alle armi, da cui
fu congedato col grado di ca-
pitano e una ferita. Ascese ra-
pidamente alle cariche di re-
sponsabilità: direttore a 32 an-
ni, ispettore a 39, nel Consiglio
generale a 45. Nel 1950 fu no-
minato vicario; due anni dopo
ven ne eletto Rettor Maggiore.
Rim ane famoso in congre-
gazione il suo giro del mondo
che lo portò a contatto con tutti
i confratelli, per spronarli alla
ricostruzione nello spirito del-
1'unità comunitaria che gli
eventi bellici avevano insidia-
to con anni di separazioni e di
segregazioni . Dalla sede di To-
rino continuò l'opera organiz-
zatrice di don Ricaldone; a
Roma accompagnò l' urna di
don Bosco in occas ione della
consacrazione del Tempio di
Cinecittà; sempre nella città di
Pietro partecipò al Conci lio
Vaticano II, al cui termine la-
sciò volontariamente il campo
di superi ore ad uno più giova-
ne, ri entrando nei ranghi . Si
spense ne l 1983 ad Albarè di
Costermano (Verona), dopo
aver servito come rettore il san-
tuario di Don Bosco al Colle.
DON LUIGI RICCERI
(1965-1977)
IL DIFFICILE
RINNOVAMENTO
Nato in Sici lia nel 1901 , do-
po ann i di governo loca le e di
animazione, come superiore
magg iore, del laicato cristiano
attraverso i due importanti set-
tori dei cooperatori e del la
stampa, g iu nse all a mass ima
responsabilità ne lla congrega-
z ione negli anni di profonda
inquietudine sociale e cu ltu ra-
le, 1iesprimibile, in qualche mo-
do, nel termine "sessantotto".
Dovette dunque impegnarsi a
fondo per " un Don Bosco vi-
vo oggi per rispondere alle esi-
genze del nostro tempo e alle
attese della Chiesa".
Nel tentativo di mantenere
lo slancio verso l'avvenire e
l' unità malgrado le tensioni,
si sobbarcò a viaggi , frequen-
ti , rap idi e operativi. Soffrì
come pochi lo sconvol g imen-
to delle istituzioni nell 'arduo
periodo de lla "contestazione"
in tra ed extraecclesiale. Pre-
siedette il Cap ito lo Generale
Speciale, che occupa un posto
partico larissimo, non solo per
la lunghezza insolita (giugno
1971-gennaio 1972) ma anche
per l 'ampiezza e la novità del-
l' obiettivo: promuovere il rin -
novamento e l' adattamento del-
la congregazione in conformi-
tà con g li orientamenti del
Concilio Vatica no II.
I Don Luigi Ricceri
(1965-1977):
gli anni caldi
della contestazione.
Da quel momento, per respi-
rare la vitalità del cuore geo-
grafico, organizzativo e spiri-
tuale dell a Chiesa, tutti i Capi-
tol i generali sono stati tenuti a
Rom a, presso la Direzione ge-
nerale della Società salesiana,
che si era trasferita dalla Casa
Madre di Valdocco, orn1ai de-
stinata a diventare centro stori-
co e di rinnovamento spirituale
per la Famiglia Salesiana.
Dal 1989 la salma di don
Ricceri ri posa nel cimitero sa-
lesiano presso le Catacombe
di S. Cal li sto, che ora accog lie
pure que ll a de l suo immediato
successore, don Egidio Vi-
ganò.
« Il vostro Rettor
Maggiore è morto.
Ma il nostro vero
superiore, Cristo Gesù,
non morrà »
(Don Bosco}.
28 - SETTEMBRE 1995 BS

3.9 Page 29

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I Don Ricceri passa il testimone al "cileno" don Viganò.
Il cuore della congregazione batterà al ritmo
del mondo e della Chiesa.
DON EGIDIO VIGANÒ
(1977-1995)
IL RESPIRO ECCLESIALE
Lombardo (Sondrio, 1920). Fu
"missionario" fin dalla giovinezza,
profondamente radicato nella cultura
sudamericana, di cui coltivò soprattut-
to la riflessione teologica, prese parte
come esperto al Concilio Vaticano II.
Da quel momento visse in prima per-
sona tutti i momenti significativi delJa
Chiesa, sia in Roma, pai1ecipando a
numerosi Sinodi, ivi compreso quello
straordinario del XX ann iversario del
Concilio, sia in America Latina, con i
suoi interventi alte assemblee di Me-
dellfn, Puebla, Santo Domingo.
Con tale eccezionale curriculum
"ecclesiale", cui si aggiunse quello
" religioso" vissuto nell 'ambito del-
l'Unione dei Superiori Maggiori , di
cui fu anche presidente, si può com-
prendere il respiro uni versale di Chie-
sa dato alta congregazione e alla Fa-
miglia Salesiana, cui fece giungere
nuove e stimolanti proposte "al servi-
zio dei giovani, col carisma di Don
Bosco".
Questo sentire cum ecclesia, il rin-
novamento delle Costituzioni sale-
siane nell'ottica del "Regolamento di
vita", il ricupero, in linea dinamica,
dell ' identità dei membri e dei gruppi
della Famiglia Salesiana, la riscoper-
ta del criterio oratoriano come meto-
do pastorale, il "Progetto Africa" con
decine e decine di nuove presenze,
l' apertura all 'Est Europeo, con il so-
gno 1imasto inappagato delta Cina,
costituiscono alcuni fra gli aspetti
dell ' azione di don Viganò, il cui ret-
torato, presumiamo, passerà alla sto-
ria come quello della sintes i teologi-
ca delle istanze di "sales ianità" con
quelle del Conc ilio e della Chiesa di
questo fine millennio.
LA PRIMA INTERVISTA
D. Parliamo del Rettor Maggiore.
Quali qualità avranno cercato per
eleggere lei Rettor Maggiore?
R. Francamente questa domanda
bisognerebbe farla agli altri e non
a me. Ma sospetto che sia stato
fattore determinante il fatto di
essere nato qui in Italia, e cresciu-
to in un'altra cultura e con un'al-
tra visione delle cose . .. Il poter
fare da ponte fra una tradizione e
una prospettiva di futuro.
D. Che cosa si sente quando il pro-
prio nome arriva alla maggioranza
assoluta?
R. Si pensa alle cose più profonde
della propria vocazione, davanti a
Dio. E si lasciano da parte tutte le
altre cose ... Perché questa è per
me un 'autentica Pasqua, un tran-
sito: è passare dall 'Egitto al deser-
to. È finita la libertà, non ti rimane
un minuto per te.
D. Lei crede che la Congregazio-
ne ha compreso i segni dei tempi?
R. La Congregazione ha preso una
decisione chiara nel Capitolo del
1971, assumendo con sicurezza
assoluta le prospettive nuove della
Chiesa emanate dal Vaticano Il.
D. Stiamo invecchiando?
R. Un salesiano di ottant'anni ma
ricolmo di Spirito Santo e di entu-
siasmo - come per esempio era il
cardinal Cagliero - non invecchia
mai.
D. Cos'è la speranza, don Viganò?
R. La speranza è trovarsi davanti a
un lavoro che è un milione di
volte superiore alle proprie forze,
e avere la certezza che lo si può
fare perché Dio è con noi .
D. Lei crede in Don Bosco "rinno-
vato" oggi?
R. Credo nella Congregazione rin-
novata, credo nei Salesiani che han-
no entusiasmo.
D. Questa certezza che lei possiede
è una qualità positiva o negativa?
R. In una situazione di cambia-
menti uno che sta cercando insie-
me agli altri, ha incertezze. Ma
non ho mai capito come si possa
lodare l'incertezza come virtù su-
periore.
(a cura di Jestis M. Mélida, 1977)
BS SETTEMBRE 1995 - 29

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IL PUBBLICISTA
Giuseppe Morante
MAESTRO DI VITA SPIRITUALE
D on Egidio Viganò è stato un attento protago-
nista della cultura contemporanea, interpretata
in fedeltà dinamica alle fonti. Ne fa fede la sua va-
sta e significativa produzione editoriale . I suoi scritti
sono espressione di un convincente "maestro di
vita spirituale e apostolica".
Della sua vasta produzione, diciamo qualcosa solo
dei filoni più significativi.
Giovanni Paolo Il nel suo telegramma di condo-
glianze, riconosce in don Viganò una "profonda
preparazione culturale quale stimato docente di
teologia della vita consacrata e illuminato educa-
tore dei giovani secondo il metodo del venerato
fondatore ". Le sue parole dette in tante occasioni ,
ma soprattutto scritte per una comunicazione più
incisiva, sono espressione del suo amore paterno
verso i membri di tutte le istituzioni della Famiglia
Salesiana, di cui era guida spirituale e racchiudono
una grande ricchezza di principi e di idee da leg-
gere, meditare, assimilare. Avvertiva profondamen-
te la responsabilità del carisma di Don Bosco ed
era stimolato da un'ansia apostolica per la sua at-
tualizzazione nelle mutate condizioni storico-cultu-
rali , senza tradirne il vigore originario.
Molti suoi interventi, nelle principali lingue dei paesi
dove è più presente la Famiglia Salesiana, hanno il
concreto obiettivo di rivisitare la comune vocazione
cristiana nell'ottica della vocazione salesiana.
Si possono consultare , a titolo di esempio, alcuni ti-
toli più significativi a questo riguardo:
CARISMA Y PROYECTO DE VIDA SALESIANA,
Salesiana, Santiago de Chile 1977, pp. 134.
NON SECONDO LA CARNE MA NELLO SPIRITO,
FMA, Roma 1978, pp. 254.
UN PROGETTO EVANGELICO DI VITA ATTIVA,
LDC , Torino 1982, pp. 256.
LA FAMIGLIA SALESIANA DI DON BOSCO (a
cura di J. Aubry), LDC, Torino , 1988, pp. 269.
DON BOSCO RITORNA (a cura di Angelo Monto-
natJ) , Edizioni Paoline, Milano , 1992, pp. 245.
RADICATE NELLA SPERANZA. Esercizi spirituali
alle novizie dei noviziati d'Italia FMA, FMA Roma
1994, pp. 164.
Dice ancora di lui Giovanni Paolo Il: « Don Viganò
è stato generosamente impegnato nella nuova
evangelizzazione del mondo contemporaneo e pre-
zioso collaboratore della sede Apostolica ». Prota-
30 - SETTEMBRE 1995 BS

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gonista e divulgatore degli insegnamenti del Con-
cil io, ~i.è impeg~ato a rileggere il Vaticano Il per
farlo rivivere oggi e alla sua luce riscoprire la realtà
del Mistero nella Chiesa, il significato della sua
natura sacramentale ; a ridefinire il compito della
Curia Romana, dei Vescovi , il valore della collegia-
lità e del primato di Pietro (negli Esercizi spirituali
predicati alla Curia) ; a far riconoscere il ruolo del lai-
cato nella Chiesa e nella Famiglia Salesiana, a far
attribuire importanza vitale alla cultura e alla politi-
ca educativa.
Dal suo magistero emerge chiara, in quest'epoca di
accelerata trasfo rmazione culturale e di sconcer-
tanti equilibri e contraddizioni , l'urgenza di una nuo-
va missione evangelizzatrice della Chiesa: rendere
veramente appetibile la fede cristiana all 'uomo
perché sia più se stesso. In tal modo il Mistero si
manifesta come profezia nella storia ed egli può
scoprire più oggettivamente e a fondo se stesso.
Tra i testi più significativi in questo filone ricordiamo :
TEOLOGIA E PROGETTO UOMO IN ITALIA (Au-
tori vari ), Cittadella, Assisi 1980, pp. 326.
MISTERO E STORIA. Dono e profezia del Concilio.
Introduzione di Giovanni Paolo Il, SEI , Torino 1986,
pp. 270.
CONSACRACION APOSTOLICA Y NOVIDAD
CULTURAL, CCS, Madrid 1986, pp. 180.
LA PAROLA DI DIO CORRA E SIA BEN ACCOL-
TA, ABS, Roma 1984, pp. 128.
LAICATO , CULTURA E TEOLOGIA, LAS , Roma
1988, pp. 68.
LA NUEVA EVANGELIZACION , Sales iana , San-
tiago 1990, pp. 108.
Non vogliamo tralasciare , a conclusione di questa
breve rassegna , un filone interessantissimo per la
varietà e l'approfondimento delle tematiche peda-
gogiche e cu lturali trattate: quello della Lettera del
Rettor Maggiore, con la quale don Viganò apriva
ogni numero degli « Atti del Consiglio Generale » e
Il Commento alla Strenna, offerta all 'inizio di ogni
anno alla Famiglia Salesiana. Non citiamo argo-
menti e titoli (si tratta di una produzione costante di
quasi 18 anni). Pensiamo però che si tratti di un
magistero che possiede ancora una straordinaria
attualità per chi si occupa di giovani e di pastorale
giovanile.
EGIDIO ,
VIGANO
Mistero
e stona ..
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BS SETTEMBRE 1995 - 31

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