Bollettino_Salesiano_196607


Bollettino_Salesiano_196607

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BOLLETTINO
SALESIANO

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IN QUEC'tTO NUMERO :
Don Bosco è ancora attuale
(Cardinale Giuseppe Siri)
Contro la fame in India
Appello del Retto, Maggiore
Ho la gioia di presentarvi
gli " Alti del Capitolo 11
Seminò Cristo nell'officina
Il prete dei serpenti
IN COPlPTINA,
Mons. Michele Pellegrino, arclve■ covo di
Torino, alla sua prima visita a Valdocco
Il 31 gennaio scors o. I Coopera tori 1ale1iani,
fedell alle direttive di Don Bosco e allo
aplrlto del Concliio, al me ttono a dlapoalzlone
d el loro P a stori per una Inte nsa collabora•
z lone a postolica a cui Il chiama la loro
vocazione di fajci cristiani
Madras (India) , Don M antovani, Il " Padre del miserab/11 ", dlsl rlbulsee vestiti al
lebbrosi da lui assistiti, che egli chiama " I miei gioie/li". Per 1ccogllerll nel" Centro
di Sol/levo Sociale " (1/ t,uzo che fonda 111/a periferia di M adras), al quale, richiamati
dalla fame, accorrono ogni giorno anche un migliaio di bambini Indiani, Don Man-
to, an/ esl(le solo una lettera di raccomandazione, una lettera - come la chiama lui -
" di carne II di sangue", ossia: faccia smunta, occhi Infossati, corpo piagato, sto-
maco vuoto, nuditA, abbandono. Il drammatico appello del Papa h• fatto pio,ertt a
don Mantovani aluU lnspuatl, primissimi quel/I del lettori di "L• St,mp," df Torino

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ON BOSCO ESEMPRE ATTUALE
Fra le numerose commemorazioni del 150- di Don Bosco riportiamo Il no-
bilissimo discorso tenuto dal Cardinale Giuseppe Siri il 30 gennaio scorso a/
Palazzo Ducale di Genova. Don Bosco non è ancora diventalo un "fuori uso".
ha detto Sua Eminenza, perché iniziò une missione educativa ancor oggi
valida, fu l'uomo delle relazioni umane e Impostò Il modello della vera mo-
dernità del clero.
La nascita. di D on Bosco, al traguardo del suo
centocinquantesimo annuale, viene ricordata oppor-
tunamente e utilmente perchè quel giorno ai Becchi,
con l'umile figlio di un povero contadino nacque una
missione al cui contenuto siamo interessati tutti.
Non si tratta quindi di uno dei molti ricordi da
diversivo, perchè la missione di Don Bosco tocca
profondj problemi di vita. È quello che mi propongo
di dimostrare.
NELL'EDUCAZIONE
SI ERA FORMATO
UN "VUOTO"
Don Bosco nacque con una m1ss1one educativa.
Ciò significa che con lui fu messo a fuoco, fuori dei
cerebralismi di accademia, il più grave problema del
nostro mondo in evoluzione. Vediamo come.
Con la fine del XVIII secolo finisce un'epoca. Era
un'epoca ancora sufficientemente statica, cosi da per-
mettere tranquillamente alle giovani vite in crescita
di assorbire serenamente e senza contrasti, dalla con-
suetudine delle persone e delle cose, gli elementi per
forgiare la propria vita, ossia gli elementi per educarsi.
Padre e madre stavano ordinariamente al loro posto
aiutati protetti o contenuti - magari contro loro
voglia - da un ordine, il quale, nonostante i profondi
fermenti di cui era pervaso, manteneva ancora rap-
porti distanze e consuetudini, capaci di imprimere
un sufficiente e quasi naturale modulo a coloro che
si preparavano per imparare la non facile arte della
vita. L'insegnamento della Dottrina Cristiana non era
generalmente contrastato e tutto procedeva in modo
sostanzialmente sereno. È un errore gravissimo e un
torto dire che allora non si educava. Si educava, ma
ciò avveniva naturalmente, abitudinariamente, ma-
gari con stenosi e ristrettezze, ma in modo general-
mente conclusivo. È un errore credere che non esi-
steva il sistema preventivo nella educazione, perchè
i n quella serenità e tranquillità funzionava la grande
psicologia soprattutto materna e in genere femminile,
tutta naturalmente intrisa di una penetrazione sulla
quale oggi teorizziamo e che hanno tutte le anime,
cristijlnamente formate in ambiente almeno normale.
Però con la Rivoluzione Francese lo scenario cam-
biò; un prmcipio dj rivoluzione entrò in tutte le cose;
l'educazione, che trovava i suoi naturali compensa-
tivi nell'ordine familiare e religioso preesistente, co-
minciò ad esperimentare il vuow. Da allora per il
gran mondo la questione educativa è stata agitata ed
è agitata su questo vuoto, in cui l'ordinamento natu-
rale o non funziona piÌJ o è troppo disturbato dalla
complessità, materialità, superficialità della vita e dei
rapporti sociali È il grande fatto, che ha cambiato il
volto delle cose e ha posto alla Chiesa problemi
senza fine.
A questo punto si ha in tema di educazione un
altro fatto che avrebbe spaventosamente aggravato il
fatto precedente.
Rousseau scrivendo l'Emi/e aveva tracciate le basi
di una nuova filosofia morale e di una nuova educa-
zione, spostando almeno inizialmente al soggetto cre-
scente il vero nerbo della forza educativa. Era un'altra
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costruzione sul vuoto. La pedagogia svizzera cam-
minò in questo senso, arrivando con Pestalozzi non
solo a distinguere troppo pedagogia da didattica o
istruzione, ma a concentrare praticamente le funzioni
della pedagogia nella didattica. La linea continuò
fino a Ferrière e Claparède e oltre. Fu un altro vuoto.
Una notissima linea pcJagogica americana sostiene
oggi che al ragazzo nulla più si deve dare che quello
che lui sceglierà a suo piacimento. Conosciamo tutti
le conseguenze.
Si può riassumere che il secolo scorso - e per la
teoria e per la pratica sempre più indotta - si trovò
a delimitare un terribile vuoto nel fatto educativo.
Tutto questo bisognava dire per capire il grande
prete nato ai Becchi il 16 agosto t815.
LA MISSIONE
EDUCATIVA
I ON BOSCO
Egli camminò verso la sua m1ss1one senza esservi
determinato da fatti culturali; i quali gli diedero
buone cognizioni teologiche e letterarie, ma lo mi-
sero in contatto con certe correnti di pensiero solo
quando il suo orientamento era determinato, e de-
terminato da cause il cui mistero stava solo nel-
l'anima di lui in contatto con Dio.
Don Bosco si è inserito nella storia per motivi del
tutto estranei aù essa e questo riguarda il Santo.
Si dedicò all'educazione, creò tutto, sostenne tutto,
affrontò tutto per l'educazione dei ragazzi, non solo
di quellj abbandonati, ma anche degli altri. Egli av-
verti,•a benissimo che il vuoto educativo minacciava
di succhiare tutti gli altri.
Nell'educazione ebbe il suo sistema che fu quello
di prevenire, convincere e sostenere coi mezzi della
Grazia: confessione, comunione, vita di pietà. Non
si è esatti quando si dice semplicemente che egli fu
l'uomo del sistema preventivo. Ciò è indubbiamente
vero, ma è troppo incompleto. Questo prete riprese
in sè il modulo naturale e cristiano del buon senso
e dell'amore serio proprio di tutti i genitori di tutti
i tempi, quello che aveva sentito usare nei propri
riguardi da mamma l\\Iargherita, e lo applicò.
La scienza, il cervello, le cerebralità, avevano in-
torno al vuoto creato delle accademie e delle espe-
rienze molto formalistiche, dimenticando il libro e il
modulo naturale e cristiano del vero padre e della
vera madre, della famiglia insomma, di quella che
non si rifrange in troppi ambienti estranei e non si
sostituisce con le più comode e debilitanti imprese.
È di questo che fu pioniere Don Bosco ed è con
questo che riempì un vuoto. :Molti contemporanei
capirono che ragionava bene in fatto di educazione
e anche lo ammiravano, ma non si avvidero affatto
del vuoto che succhiava le generazioni e del fatto
che il prete dei Becchi insegnava a riempire il vuoto...
Don Dosco diventò cosl - fuori della sèienza -
ma al di sopra di essa, un richiamo, un simbolo, una
componente del buon senso educativo serio e con-
cludente::, e di questo gli sono debitrici tutte le età
venienti.
Resta tale.
Perchè tuttavia, Qggi, il problema educativo è stor-
nato dal suo alveo.
È ritornata sotto altra forma la pre,•alenza della
didattica sulla pedagogia, tanto è vero che l'infarci-
mento dura ormai da mane a sera fino all'esauri-
mento, non meno di quanto si crede di fare scienza
con della sola bibliografia. È ritornato l'errore pela-
giano di credere i ragazzi mondi dalle conseguenze
del peccato originale e capaci di essere i soli elementi
attivi della loro educazione, il che non è vero.
È sorto - ed è il peggiore di tutti - l'errore che
la morale sta tutta nel culto della personalità, intesa
cosi a sproposito da tracciare in realtà la miglior via
alla inflazione ùei peggiori, freddi e sterili orgogli.
La ragione di ricordare la missione di Don Bosco
sta nel fatto che il vuoto continua. Nè vale orpellarlo
col «gran discorrere~ quando i ragazzi se ne vanno
nella loro tetra solitudine, abbastanza invasa dalle pre-
coci ombre, senza risolvere i loro problemi interiori,
chiusi nell'esperimento dei loro brucianti istinti,
senza sorriso. La scienza non sorride. li vuoto resta,
e per questo va ricordato Don Bosco.
Ho già detto che lui non fu scicnziatQ dell'educa-
zione, anche se non ha affatto esclusa la scienza,
come le sue iniziative di cultura e quelle dei suoi
figli - egregie e memorande - documentano. i\\Ia
lw fu educatore per quello che la scienza non dà
affatto e che pub invece aiutare un solido orienta-
mento di idee e di costumi. Don Bosco tenne la que-
stione educativa sul terreno suo e nel quale unica-
mente sta a suo agio con ogni compitezza, quello
umano e morale. Gli strumenti li ammise e li se-
conciò tutti, ma non li ritenne mai la sostanza ùella
risoluzione.
Ecco i lineamenti. con cw questo Santo si levò sul
problema più arduo - se si riflette bene - tanto
del suo che del nostro tempo. Egli non è ancora di-
ventato un "fuori uso".
ON BOSCO
U L'UOMO
RE AZI
AF
Anche in questo ebbe la sua rnis~ione. Osservate
la sua vita. Mise insieme tutti: bimbi abbandonati,
comuni studenti, artigiani, intellettuali, artisti, no-
bili e plebei, uomini di Chiesa e uomini di Stato,
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uomini di razze diverse, di educazione e di estrazione
diverse, onesti e farabutt~ credenti e miscredenti,
santi e peccatori... Ad un certo momento, quando
nel 1871 parve che in Italia la Chiesa e lo Stato non
fossero più io grado di scambiare neppure una pa-
rola, mise insieme l'una e l'altro, risolse il problema
delle prime trattative, portò pacificamente in fondo
la nomina di oltre trenta Vescovi - tra i quali gli
Arcivescovi di Torino e di Genova - caro, ascol-
tato, seguito da una parte e dall'altra. E tutto questo
non fu mai accozzaglia, perchè quel gran calore di
santità umanissima, che irradiava dalla sua persona
e dalla sua intelligenza, senza parerlo e su un piano
più alto dell'umana meschinità, appianava tutto,
oleava tutto, accostava tutto fino al punto in cui,
di uomini diversi, doveva emergere - quello che li
accomuna - la comune natura, il comune dolore e
molti comuni sentimenti. Era la stessa funzione edu-
cativa fatta però sul piano sociale.
Per fare queste grandi relazioni umane (mise anche
un principe al servizio dei marmocchi), badate: non
si bardò mai secondo le esigenze del teatro di allora,
e parlo non del teatro che conobbe Vittorio Bersezio,
ma del teatro del gran mondo dove non manca mai
la folla dei mimi, dei recitanti e degli aspiranti pro-
tagonisti in funzione esclusiva degli occhi e delle
orecchie altrui. Don Bosco restò sempre tale e quale.
La cosa strana è che non le relazioni umane fecero
lui, ma lui fece a modo proprio e con gaudiose con-
clusioni le relazioni umane. Lo si vide tra collegiali
ed appestati, tra sbirri e bande cli suonatori, adattò
tutto, smussò tutto c di sè adattò nulla. Restò sempre
lui, Don Bosco e hasta. Se ne accorsero persino co-
loro che aVTebbero voluto farlo Monsignore: lui bi-
sognava lasciarlo come era.
Le rivoluzioni avevano lasciato l'uso sociale di
guardarsi in cagnesco il più possibile, si fosse o no
dalla parte della ragione e del torto. Quest'uomo con
tutta la sua vita e senza troppe teorie fu come il sor-
riso riportato tra le vicende umane, anche tra quelle
che, impressionate di salvaguardare la Fede e la mo-
rale, si dimenticavano abbastanza come l'una e l'altra
sia spessissimo dato ritrovarle ancora sotto la più
semplice e schietta umanità. Che egli sia stato caro
ugualmente a Vittorio Emanuele II come a Pio IX
e a Leone XIII non sta ad indicare in lui il Fregoli
capace di cambiare marsina da un momento all'altro;
ma solo che, per essere santo, teneva in mano il vero
e unico modulo delle relazioni umane. Egli non lo
ha detto, ma in realtà ha impiegato tutta la vita per
dimostrare che tra loro, pur diversissimi, gli uomini
si possono ancora mettere umilmente d'accordo, trat-
tarsi umanamente e persino volersi bene, purchè ci
sia un fondo di vera lealtà.
Le relazioni umane diventano un fardello, che si
appesantirà sempre più quanto più queste relazioni
affideremo alla macchina, alla materia, alle sue esi-
G enova Sua Eminenza 11 Cardlnale Giuseppe Sir!
commemora 11150' della nascita di Don Bosco al Palazzo Ducale
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genze e ai suoi tirannici limiti; Dio ci conceda una
boccata d' aria pura per ricordarci delle semplici cose
dette coi fatti da questo umile prete, il qu~e nella
santità del secolo scorso rappresenta l'escursione più
varia, più larga, più pittoresca tra tutti i fatti umani I
DON BOSCO IMPOSTÒ
IL MODULO DELLA VERA
ODERNIT, DEL CLERO
La modernità di Don Bosco fu di accettare tutto
quello che era accettabile senza diventarne schiavo.
Padrone della realtà cangiante senza diventarne servo.
Capisco che per applicare un simile modulo ci vuole
un santo. Comunque è giusto che anche i problemi
della modernità si risolvano al livello della santità.
Volete forse risolverli a un altro livello? Sarebbe
conto sbagliato oltrechè indecoroso.
Perdonare le offese, immediatamente trovare
l'aspetto di bene che si salva anche in fondo ai pec-
cati, aprire a tutti gli strumenti l'onore di servire i
fratelli e nei fratelli Dio, non chiedere posto per sè
pet lasciarlo agli altri, non imporre i propri guai a
nessuno e trattare tutti col sorriso, non dare corpo
alle ombre, cercare sempre l'eccellenza altrui e non
spaventarsene per suggestioni di invidia o di gelosia,
non fare mai la propria persona parte - o peggio -
principio dirimente delle questioni, credere nella
Grazia di Dio sempre e dovunque, imporre i sacri-
fici a noi e mai alla verità, alla morale, alla disciplina,
al rispetto per gli altri: ecco la modernità di Don
Bosco. Arrivava a Roma: era subito a suo posto.
Arrivava in Spagna, in Francia, era più che se ci
fosse nato. Mai fu nell'atteggiamento di lasciare in-
dietro qualcuno troppo tardo o nella posa di sopra-
vanzare altri troppo cocciuti: ecco la modernità di
Don Bosco. Fu popolare, e in genere una certa po-
polarità semplice onesta e devota indica che si è at-
tuato il massimo dell'avvicinamento. Quando capeg-
giava le passeggiate dei suoi ragazzi per i colli del
Monferrato - oh, i bei tempi! - dappertutto, anche
senza averlo visto prima, lo accoglievano come un
trionfatore. Umiltà e carità senza fine fecero la sua
modernità libera e fiera davanti a tutti, perchè la mo-
dernità fu che seppe adattarsi e cambiare tutto, senza
cambiare lui. Don Bosco esclude che il prezzo della
modernità sia se stesso. Le cessioni, i compromessi,
le imitazioni, gli adeguamenti di debolezza, non lo
toccarono mai e rimasero perennemente estranei alla
sua figura e alla sua gloria anche terrena.
Questo uomo è un Santo, certo; ma è anche un
tipo e dei maggiori nella storia vicina a noi. C'è in
quella sua vita ricca e varia un filone umano di
estremo interesse che ancor oggi lo rende simpatico
e vicino, capace di ricordare con un eterno sorriso,
cose che altri non hanno la piena autorità di dirci,
perchè non hanno la piena dignità di farle. I cento-
cinquant'anni non hanno ancora cancellato nulla di
quello che fu vivo allora un giorno felice ai Becchi
di Castelnuovo d'Asti.
La Chiesa ha avuto testimonianza dalla Società di Don Bosco
uJl[i pare che Don Bosco abbia
dato alla Chiesa ed al mo1ldo una
duplice grande testimo11ia11za : la
prima, questa; che La Chiesa, che
sembrava avesse esaurito davvero
la sua capacità istruHiva -
pensate all'illuminismo, pensate
da'vvero a tutta la filosofia, a
tutte le correnti di pensiero
del secolo rcorso e ancora del
nostro - la Chiesa mediante
questo miracolo della Soci,età
Salesiana, diventa a-nCJJra mae-
stra di folle, immen$e folle di
gioventù. E dice loro parole
belle, alte, serene, positive. È
U1la scuola davvero confortevole.
La Chiesa in questo f enome110
si è dimostrata capace oggi di
essere ancora Maestra delle 11uove
generazioni.
E poi questo fenomeno si è ri-
volto risolutamente, prevalente-
mente verso le classi popolari,
verso i figli del popolo, verso
quelli che han110 più bùogno... Bi~
sog11a cavar fuori un popolo che
sappia vivere, che sappia guada-
gnarsi il pane. È nata da gue-
st'ansia di educ~ione popola.te
la scuola che noi adesso i11 Italia
celebriamo come la speranza del
nostro domani, cioè la scuola pro-
f essùmale che connette alle ma-
terie teoriche quelle del lavoro
manuale e del lavoro tecnico e
professionale.
E anche qui la Chiesa ha avuto
testimonianza dalla Società di
Do11 Bosco di essere 11011 soltanto
Maestra ma Madre. E noi dob-
bia,rw essere gratissimi alla Prov-
videnza che sotto i nostri occhi
ci fa vedere come l'antico seme
di Cristo nella sua Chiesa ver-
deggi ancora per questi rami così
potenti e così fiorenti che ci /armo
vedere nella Chiesa le capacità
che il suo divi11 Fondatore vi ha
i11fuso. Don Bosco è stato, direi,
colui che ha tratto fuori queste
energie sepolte dal cuore della
Chiesa, e la Società Salesiana le
va sm.'luppa11do e diffondendo nel
mondo".
CARDINAi.E G. B. MONTINI,
oggi PAOLO VI
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Sono bastate poche parole del Papa. Egli descrisse
la carestia dell'India, la fame di milioni di suoi
abitanti, e aggiunse con accoramento profondo:
"Nessuno oggi può dire: io non sapevo. In certo senso
nessuno può dire: io non potevo e non dovevo. La ca-
rità tende la mano a tutti. Nessuno osi rispo,ulere:
I o non tJoletJo I".
Queste parole bastarono: tutti con una mano al
cuore e l'altra al portafoglio offrirono con generosità.
I ùntinnanti salvadanai dei bambini fecero mucchio
con i bigliettoni grossi degli industriali, e le cifre
si gonfiarono come mai era accaduto in una sotto-
scriz-ione.
'
Il ponte aereo della fraternità
I salesiani, i loro allievi, exallievi, cooperatori
non si sono certo tirati indietro. Stimolati anche
dall'appello del Rertor Maggiore, hanno iniziato una
«Campagna contro la fame in India", che durerà
tutta la quaresima.
Ma i salesiani più implicati e impegnati nella
guerra contro la fame furono e sono i confratelli

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dell'India. Essi che vedevano la miseria aumentare
di giorno in giorno sotto i loro occhi, ebbero anche
la gioia di veder arrivare gli aiuti necessari. Sono
venuti loro incontro soprattutto i lettori del quoti-
diano torinese "La Stampa", che mentre scriviamo
hanno già versato qualcosa come 600 milioni di lire
e continuano a inviare offerte. I missionari salesiani
si trovarono incaricati di distribuire una parte no-
tevole di questi aiuti.
Per far fronte alle più urgenti necessità, centomila
dollari raccolti da "La Stampa" furono subito divisi
tra don }.laschio di Bombay, don :\\Iamo,~Jni di
l\\ladras, don Curto dell'Assam e don Casarotti
ispettore di Calcutta. Poi fu lanciato il ponte aereo
della fraternità che partendo dall'aeroporto torinese
di Caselle portò direttamente a Bombay e a Madras
gallette, cioccolato, latte concentrato, olio, vitamine.
Anche la distribuzione di gran parte dei soccorsi
in natura fu affidata ai missionari salesiani.
Xon era la prima volta che i lettori del quotidiano
torinese aiutavano i poveri dell'India.
"La Stampa" di Torino, quando ancora non si
pensava a far sottoscrizioni di sorta, aveva pubbli-
cato una lettera inviata a un benefattore da alcuni
ragazzini strappati alla foresta: non c'erano più i
mezzi per mantenerli alla missione, ed essi avrebbero
dovuto dire addio all'abbecedario e ritornare al loro
villaggio nella seh"a dove avrebbero trovato qualche
radice, qualche foglia, qualche tubero per non morir
di fame. I ragazzini avevano scritto nella lettera:
"Aiutateci a non tornare neHa giungla": la lettera
era stata girata a "La Stampa" e i lettori a\\!evano
mandato le loro offerte.
Quando il Papa lanciò il suo invito, " La Stampa"
sapeva già dove occorrevano gli aiuti e li mandò.
I salesiani accettarono volentieri di farsi distributori
tra le popolazioni più bisognose.
L'epopea di bontà \\'Ìssuta dal quotidiano torinese,
messa in risalto anche dalla televisione, dice quanto
bene può fare un giornale quando lo vuole, e quanto
bene possono fare i suoi lettori.
Don Bosco aveva già sperimentato mille volte
durante la sua vita il cuore generoso dei torinesi;
essi resero possibile la sua opera di bene nel mondo,
e oggi ancora continuano ad appoggiarla in tutti i
modi.
Il " padre dei miserabili "
E come non appoggiare lt vaste iniziative di bene
che raggiungono i poveri senza distinzione di razza,
di colore e di fede? Si prenda per esempio don l\\Ian-
tovani, che lavora a l\\ladras dove la "tigre nera"
della fame si è scatenata come una furia. :\\fadras
ha due milioni e più di abitanti (nessuno sa di pre-
ciso quanti siano), e non pochi di essi nascono, vi-
vono e muoiono sulla strada.
Don Mantovani ha piantato il suo quartier gene-
rale in periferia, che per tanti aspetti è la porzione
di vigna affidata dal Signore ai salesiani. La sua
opera si chiama "Centro di sollievo sociale".
Accanto alla ferrovia, su un terreno annerito da
antichi depositi di carbone, il "padre dei miserabili"
(come lo chiamano laggiù) raccoglie i derelitti che
trova per le strade: gente che non gliela fa più a
vi,,ere, che si stende a terra e si lascia morire. Sono
Yecchi consunti dagli stenti d'una vita grama, ma
anche giovani e soprattutto bambini che hanno il
solo torto di essere venuti al mondo. Don l\\Iantovani
se li porta al "Centro di sollievo" e li aiuta a rimet-
tersi in forze, o almeno a morire sereni. Sul terreno
annerito dal carbone ha tirato su povere capanne e
con l'aiuto di medici e infermieri assiste i suoi
miserabili. Le capanne registrano sempre un "tutto
esaurito" e offrono spettacoli sorprendenti. Un
,·isitatore non si chinò abbastanza entrando in una
capanna, e urtò il capo in qualcosa. Sollevò gli
occhi; un fagottino pendeva dall'allO, e nel fagottino
dormiva un bimbo di pochi mesi.
Don Mantovani sta mettendo su anche un vil-
laggio per lebbrosi. Ha trovato un terreno stupendo,
una piantagione di cocco con una grande cisterna
d'acqua. C'è spa•zio per centinaia di casette an-
cora da costruire. Ora i lebbrosi abitano alla meglio
in capanne provvisorie, conducono una vita quasi
normale e tirano avanti eseguendo piccoli lavori più
o meno retribuiti.
Ecco dove vanno a finire gli aiuti all'India. Occor-
reva dare e dare subito, perchè molti non avevano
più la forza di tendere la mano e di domandare.
l\\la il vero problema, laggiù come altrove, è un
altro. Riempire le bocche può bastare per oggi;
non serve per domani. L'affamato ha bisogno di
imparare a far da sè, a rendersi economicamente
indipendente. E ne ha anche il diritto. Tra le libertà
che vanno riconosciute all'uomo c'è pure la libertà
dalla fame.
Con il prezzo di una Rolls Royce
Un Comitato cattolico da alcuni aMi lancia a
Torino la Quaresima della fraternità co11lro la fame
del mo11do e raccoglie fondi. Quindici milioni di
lire così reperite e deposte nelle mani di monsignor
1\\Iarianayagam, vescovo salesiano di Vellore nel
Sud- [ndia, hanno fatto miracoli, Parecchi villaggi
hanno avuto un motore per estrarre l'acqua dal ter-
reno, e i contadini hanno potuto irrigare anche
durante le disastrose annate di siccità, col risultato
che i loro campi produssero, mentre attorno il sole
spietato faceva il deserto. Diverse famiglie poi hanno
6

1.9 Page 9

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ricevuto mucche, pecore, anitre e galline, alla con-
dizione che nel giro di alcuni anni consegnassero al
Centro di distribuzione qualche vitello o agnello o
anatroccolo o pulcino, destinati ad altre famiglie
Ile/loride ~z,Slilmp11,
che non ne avessero ancora. Gli animali si sono mol-
tiplicati, e le famiglie di buon accordo si sono aiu-
per l'lndia
tate molto tra loro. 1 quindici milioni raccolti in
quaresima (quanti se ne spendono per acquistare
un'auto Rolls Royce) hanno così trasformato interi
villaggi.
Un po' dappertutto i missionari in India cercano,
con queste iniziative o con altre, di avviare le popo-
,
lazioni più bisognose verso l'indipendenza econo-
mica. Aprono scuole e centri di preparazione al
lavoro artigianale e industriale, migliorano con pro-
getti e realizzazioni il lavoro dei campi.
Ha detto in un discorso il Direttore della Fao:
"Chi mm mangìa che a metà, non vive che a metà''.
Non è giusto che tanta gente aricor oggi non possa
condurre una vita dignitosa. Due ostacoli sbarrano
purtroppo la strada ai missionari: mancanza di de-
naro e mancanza di uomini. Eppure anche con pochi
soldi si potrebbe fare molto, e chi andasse ad aiutare
quelle popolazioni troverebbe da parte loro tanta
docilità e tanta buona volontà.
MADRAS. Arrivano gli aiuti de " La Stampa". Ne l
sorriso di don Mantovani lariconoscenzadelle migliaia
e migliaia di poveri sfamati dalla carità del torinesi
La guerra nelle retrovie
La "Campagna contro la fame in India" lan-
ciata dal Rettor Maggiore è ora in pieno svolgi-
mento (e iI Bollettino Salesiano a suo tempo ne darà
relazione). Gli Ispettori hanno radunato i loro
Consigli, hanno suggerito le iniziative, e le case le
stanno attuando. Il Rettor Maggiore a nome di
tutti consegnerà personalmente al Papa le offerte
raccolte.
Una campagna simile, lanciata l'anno scorso per
la prima volta dal ' 'Centro internazionale della Gio-
ventù salesiana", mise in movimento i ragazzi delle
Compagnie religiose e di associazioni non salesiane
che vi aderirono: fruttò quasi venticinque milioni
di lire. Quest'anno i ragazzi dei collegi e degli oratori
faranno certamente molto di più. A loro si aggiungono
i salesiani, le suore di Maria Ausiliatrice, i cooperatori,
gli exallievi e i benefattori, in una gara sportiva
e che fa bene al cuore. L'elemosina, stato detto, è
~il gesto in cui due uomini si riconoscono fratelli.
E i missionari che combattono in prima linea sul
fronte della fame banno bisogno di sentire che nelle
retrovie si lavora con loro e per loro.
Quando il Signore dirà: "Avevo fame e mi deste
da mangiare, avevo sete e mi deste da bere, ero
nudo e mi vestiste", si rivolgerà certamente a tipi
come don Mantovani, "padre dei miserabili", ma
anche a coloro che mettono nelle sue mani il pane e
l'acqua e i vestiti da distribuire ai poveri.
Nel Sud-India, grazie agli aiuti che giungono dal
cuori generosi di Torino e dell'Italia, si possono fare
larghe distribuzioni di cibo ai bisognosi. Qui Il Mis-
sionario salesiano dlsblbuisce latte all'intera popo-
lazione di un vlllaggfo colpito dalla carestia
7

1.10 Page 10

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HO LA GIOIA
DI PRESENTARVI
GLI
''ATTI DEL CAPITOLO"
«Carissimi confratelli, ho la gwia
di presentarvi gli Atti del Capitolo
Generale XIX, attesi con impa-
:lienza da og11i parte della Congre-
gazione''.
Con queste parole il Rettor Mag-
giore ha iniziato il volume di quasi
quattrocento pagine che .raccoglie
le deliberazioni dell'ultimo Capi-
tolo Generale salesiano. E quasi le
stesse parole il Rettor Maggiore ha
ripetuto una sera del febbraio
scorso a Torino, nella Basilica di
Maria Ausiliatrice, mentre si accin-
geva a consegnare personalmente
ai confratelli di Valdocco il grosso
volume degli Atti. "Questi Atti-
aggiunse - ora divengono patri-
monio di tutti e singoli i salesiani,
vita della loro vita, cibo per le ri-
flessioni quotidiane e anzitutto im-
pegno generoso e sincero per la
loro attuazione".
Il volume era davvero atteso;
rappresenta il frutto di mesi e anni
di studio, di riflessione, di discus-
sioni, di votazioni. Reca in più
l'approvazione della Santa Sede,
quindi "fa testo", è "carta costi-
tuzionale" per la Congregazione,
per la sua spiritualità e il suo apo-
stolato.
Anche i Cooperatori sono inte-
ressati agli Atti dell'ultimo Capi-
tolo salesiano, perchè anch'essi
fanno parte della famiglia di Don
Bosco, e perchè il volume dedica
a loro non poche pagine.
SVOLTA
DECISIVA
E
CORAGGIOSA
Torino 11 Rettor Maggiore don Luigi Rlccerl nella BHlllca di Maria Ausl•
llatrlce con1tgna gli " Atti del Capitolo Generale " al Salealanl di Valdocco
Su un centinaio o poco più di
"citazioni" contenute nel volume,
82 sono tratte dai documenti pon-
tifici, specie da quelli del Concilio.
Basta questo per comprendere
quale aria spirasse dorante il Ca-
pitolo Generale. Dalle :finestre del-
1'Ateneo romano, dove fu tenuto,
si poteva vedere la cupola di
8

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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San Pietro, e gli occhi dei "padri
capitolari" erano rivolti là, al Papa,
al Concilio, alla virata storica che
la Chiesa stava compiendo. Nulla
di strano quindi (e gli Atti del Ca-
pitolo lo "dimostrano aU'evidenza)
che la Congregazione abbia seguito
e imitato la Chiesa. "Siamo tutti
d'accordo che la Congregazione l a
una StJOlta", ha scritto il Rettor
Maggiore. "Prima di noi la Chiesa
ha operato la stessa roolta, decisiva
e coraggiosa".
E don Ricceri usa le parole di
Paolo VI per ricordare che col Ca-
pitolo la Congregazione "segna
una tappa, fa il punto (come dicono
i naviganti), conclude un periodo
e ne inizia un altro".
Non si tratta però di archiviare
semplicemente il passato. Tut-
t'altro. Come per la Chiesa, cosi
per la Congregazione: se c'è del
nuovo, è un nuovo "innestato nel
vigoroso ceppo di una tradizione
che ha dato in passato abbondanti
frutti e che non può quindi delu-
derci per il futuro".
Attraverso questa contemperan-
za di antico e di nuovo - che è
segno e garanzia di continuità nel
tempo e di proiezione in avanti -
la Congregazione ba acquisito una
coscienza più approfondita di sè e
del suo compito neUa Chiesa, e
con gli Atti ha posto le basi per il
suo rinttOfJamento.
AL CENTRO
UNA
FIGURA
UMANA
Data l'ampiezza del volume, è
solo possibile scorrerlo a volo d'uc-
cello, in cerca dei fili conduttori e
delJe idee salienti.
Dal cumulo di norme, delibera-
zioni e raccomandazioni che esso
raccoglie, emerge una preoccupa-
zione eminentemente personali-
stica: al centro di tutto "vi è una
figura umana, viva e palpitante, a
cui i Capitolari hanno guardato
con ansia fraterna: la persona del
Salesiano. Non vorrei - ha preci-
sato al riguardo il Rettor Mag-
giore - che la varietà e la mole dei
documenti che avete sott'occhio
vi distogliesse da questa visione
centrale, che è stata la preoccupa-
zione prima e costante di tutto il
lungo Capitolo Generale".
Il salesiantJ: cioè, da formare e
da preparare all'a-postolato mo-
derno, a strvizw della Chiesa.
Verso questo traguardo si sono
orientate tutte le decisioni prese:
la creazione dj nuovi superiori in-
caricati di collegare i confratelli
con i superiori, l'accurata defini-
zione della figura del direttore spi-
rituale, il ritiro mensile con impo-
stazione più impegnata, gli esercizi
spirituali ristrutturati in chiave più
personale, i corsi periodici di ag-
giornamento ascetico, i corsi di
preparazione per i futuri dirigenti
e i formatori del personale, l'ade-
guata preparazione alla professione
religiosa perpetua, la possibilità in
futuro di un secondo novizia!o.
Formazione non solo, ma anche
specializzazione apostolica. «Oggi
la società - afferma il Rettor Mag-
giore - si rifiuta di inserire nelle
sue strutture i generici, gli uomini
senza specializzazione culturale,
tecnica, professionale". E la Con-
gregazione non fa eccezione, per-
chè anch'essa è radicata nella so-
cietà. «Noi no,i possiamo pertanto
adagiarci nella candida illusione che
basti un po' di buona volontà per
fro11teggiare le i111111e11se esigenze
de/I.e nostre opere, e che basti tirare
comunque il carro e arrivare alla
sera sta11chiper il tanto lavoro a cui
ci siamo sobbarcati".
Anche nella specializzazione,
però, don Ricceri indica la giusta
misura: "Non si dice di far colle-
zione di titoli accademici o di alte
specializzazioni; si richiede solo
una preparazione veramente ade-
guata per lavorare con frutto in
qualcuno degli innumerevoli campi
d'azione a cui la Provvidenza ci
chiama".
MONDO
DEI GIOVANI
E MONDO
DEL LAVORO
Le preoccupazioni per la perso-
nalità del salesiano mirano a ren-
dere la Congregazione sempre più
idonea a svolgere nella Chiesa il
ruolo al quale la Chiesa stessa l'ha
destinata. La Congregazione deve
continuare a rendere (sono parole
del Papa) "testimonianza alla vita-
lità del Vangelo e al cuore della
Chiesa, per i bisogni del mondo:
di quello giovanile e di quello la-
voratore in specie".
Sull'apostolato verso i giovani,
nel corso del volume ci si imbatte
in affermazioni significative. È con
questo apostolato - vi si legge -
che "la Congregazione partecipa
alla missione della Chiesa", è con
esso che noi "facciamo Chiesa".
E ancora : "Il salesiano l inviato
dalla Chiesa ai giovani d'oggi".
Sull'altra finalità salesiana, il
mondo del lavoro, ha precisato il
Rettor Maggiore: "Il mondo del
lavoro attende un'anima cristiana.
Sono i giovani apprendisti, i gio-
vani lavoratori, che vanno acco-
stati organizzati seguiti nelle nostre
scuole, nei nostri pensionati, nei
nostri centri giovanili. Il mondo
ha riscoperto il lavoro come f at-
tore economico di primo pia110;
tocca a noi riscopn·rto e farlo
riscoprire come elemento di spiri-
tualità quotidiana e di elevazione
sopra1111aturale".
Apostolato giovanile, quindi, e
istruzione professionale. "Su que-
ste frontiere tutti e ognuno siamo
impegnati. Ogni abbandono di
questi campi - che non sia im-
posto dii particolari circostanze ri-
conosciute dalla Chiesa e consa-
crate dall'obbedienza - suone-
rebbe tradimento e diserzione dalle
frontiere segnateci da Dio". Parole
forti, queste di don Ricceri, ma
chiare e responsabili.
9

2.2 Page 12

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VERITA
DA VIVERE
E NORME
DA PRATICARE
Alla luce di questi princìpi la
lettura delle quasi quattrocento pa-
gine degli Atti diventa facile e con-
fortante. Per i salesiani si tratta
assai più che di una lettura. La
nuova "carta costituzionale" com-
prende verità da vivere e norme da
praticare.
Una ventina di capitoli coprono
l'arco della vita religiosa e del-
l'apostolato salesiano: le nuove
strutture della Congregazione, le
vocazioni, la formazione del perso-
nale, il salesiano coadiutore, la vita
religiosa del salesiano oggi, la li-
turgia, l'apostolato tra i giovani, le
scuole professionali, parrocchie e
oratori, cooperatori ed exallievi,
gli strumenti di comunicazione so-
ciale, le missioni...
I vari argomenti sono svolti se-
condo uno schema logico: dap-
prima una premessa di natura dot-
trinale che giustifica le susseguenti
decisioni; quindi le deliberazioni
con valore obbligante, infine le
raccomandazioni.
Ma c'è dell'altro, nel grosso vo-
lume. Ci sono le varianti da appor-
tare alle Costituzioni e ai Regola-
menti della Congregazione, i di-
scorsi del Papa e di un Cardinale
ai capitolari, gli interventi più si-
gnificativi del Rettor Maggiore.
E un testo sui Cooperatori sale-
siani che, in omaggio al nuovo
Rettor Maggiore, già Consigliere
Generale dei Cooperatori, fu ap-
provato per acclamazione.
COOPERATORI
A SERVIZIO
DELLA
CHIESA
Il documento si apre con alcune
affermazioni di principio della Co-
stituzione concilfare sulla Chiesa:
«I laici, radunati nel popolo di Dio,
sono chiamati a contribuire con
tutte le forze all'incremento della
Chiesa, e alla sua continua ascesa
alla santità. L'apostolato dei laici
è quindi partecipazione alla stessa
missione salvifica della Chiesa. I
laici sono soprattutto chiamati a
rendere presente e operante la
Chiesa in quei luoghi e io quelle
circostanze in cui essa non po-
trebbe diventare sale della terra se
non per mezzo loro. Sia perciò loro
aperta qualunque via perchè pos-
sano partecipare, secondo le loro
forze e le necessità dei tempi, al-
1'opera salvifica della Chiesa".
A queste chiare premesse del
Concilio, il docwnento ha aggiunto
con altrettanta chiarezza: "La
Congregazione Salesiana riconosce
nelle parole dei Padri conciliari una
specie di invito a organizzare seria-
mente il lavoro apostoli.Co dei Coo-
peratori e a potenziarlo concreta-
mente". Il documento elenca quin-
di una serie di citazioni attinte da
Don Bosco e dai Papi, che mettono
in evidenza la dimensione eccle-
siale dell'apostolato dei Coopera-
tori. In particolare, Don Bosco
ebbe a dire: «Jl vero scopo diretto
dei Cooperatori non è quello di coa-
diuvare i salesiani, ma di prestar
aiuto alla Chiesa, ai vescovi, ai par-
roci, sotto l'alta direzione dei sale-
siani".
Il documento passa in rassegna
i doveri dei salesiani verso la loro
terza famiglia. Doveri di studio,
in primo luogo, per comprendere
sempre meglio il pensiero di Don
Bosco e della Chiesa nei loro ri-
guardi. E poi, dovere di tradmre
questo pensiero nella realtà con-
creta dell'apostolato fattivo, per
mezzo di un "personale che abbia
le doti, il tempo e i mezzi neces-
sari" per lavorare in IllCZZO ai
Cooperatori e al loro fianco.
Con tono evidentemente disin-
cantato il documento osserva tra
l'altro che dove si registra "una
sensazione di scarsa attualità dei
Cooperatori", essa proviene "oltre
che dall'ignoranza della loro vera
natura, anche dai metodi di orga-
nizzazione e dai criteri direttivi,
spesso superati, ristretti, non più
corrispondenti alle esigenze del-
la mentalità e della situazione
odierna".
Questa franchezza di linguaggio,
e le nonne pratiche che lo accom-
pagnano, sono una premessa per
inculcare un ulteriore incremento
e una maggiore vitalità alla Terza
Famiglia salesiana.
In tale prospettiva, gli Atti del
Capitolo Generale anche per i Coo-
peratori "fanno testo", diventano
"carta costituzionale" e attendono
di essere tradotti in pratica.
NON
FEDELTÀ
DA
ARCHIVIO
Il volume è già stato distribuito
ai salesiani italiani; lo si sta tradu-
cendo in francese, inglese, tedesco,
spagnolo e portoghese, e presto
sarà messo io mano ai salesiani di
tutto il mondo.
La Congregazione ha così appro-
fondito la coscienza di sè, e ha
posto le basi del proprio rinnova-
mento. Ora, come la Chiesa del
Concilio, deve aprirsi anche al dia-
logo apostolico. "Urge anzitutto
formarsi una mentalità - ha affer-
mato il Rettor Maggiore, - più
che un inve11tario di cose da prati-
care". Una mentalità nuova, post-
conciliare e post-capitolare, per
dare un'anima all'obbedienza, e
un'adesione personale al dettato
della legge. Perchè, come ebbe a
osservare il Rettor Maggiore par-
lando ai confratelli di Valdocco,
oggi occorre "non fedeltà da ar-
chivio ma progresso nella fedeltà".
La gioia del Rettor Maggiore nel
presentare gli Atti del Capitolo di-
venterà anche gioia di Don Bosco
e della Chiesa man mano che i Sa-
lesiani e i Cooperatori sapranno as-
similarne il contenuto e tradurlo
in vita vissuta.

2.3 Page 13

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SEMINO CRISTO NEll'OFFICINA
Cinquant'anni fa morhta I.eone Harmel, imprenditore cristiano, un precursore nel" campo
sociale, amico e ammiratore di Don Bosco.
Quasi mille operai un pome·
riggio di ottobre aeII'anno 1887
smontarono dal treno aJh sta-
zione di Porta Nuova in Torino,
in,vasero i giardini del Valentino
e li occ1.1parono. Ma non avevano
nulla di truce, di anarchico o di
riv'>luzionario, ti la loro inva•
sione fu del tutto paçj_fj_ça. L'in·
duatria]e che tissi circondava,no
non era un ostaggio ma il loro
capo. Si chiamava Leone Har-
mel, una personalità in Francia.
Era vagamente somigli.ante a Ca-
vour, m,a più,glabro e aoprattutto
più sorridente p,m;hè in pcu:e c11ri
Di'o e çon i, suoi operai.
Li &tava conducendo dalJa
Francia a Roma in pellegrinag-
gio dal Papa della Rerum no-
11arum, kone XIII. La sosta
nei giardini del Valentino era
stata -fissata per due motivi di
t1.1tto rispetto: fare ono,re alla
cucina torinese e incontrare Don
Bosco.
l>on. Bosco era allora al lumi-
cino (tre mesi più tardi il Signore
l'avrel>he chiamato lassù) ma
poichè non poteva ospitarli tutti
nell'Oratorio volle farsi portare
in mezzo a loro.
G-iwise al Valentino in carrozza
verso le sette di sera1 accompa•
gnato da Don Rua. Camminava
eh.e era una pena. e dovettero
metterlo di peso sul seggiolone.
I mille operai francesi Jo asse-
diarono, Avevano voluto vederlo,
e Don Bosco era lì. Li guardava,
sorrideva, benediceva. Volle par-
lare, ma appena i più vicirù udi-
vano il suo esile filo di voce, e
Don Rua dovette sostituirlo. Poi
i mille operai sfilarono a baciargli
la mano. Don Bosco distribuiva
medagliette di Maria Ausiliatrice
e quando il fiato lo coru;entiva
biehigliava una parola all'orec-
chio. I suoi occhi socchiusi, erano
rivolti l0$sù. mentni bisbigliava:

2.4 Page 14

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"Maria Ausiliatrice vi protegga e
vi guidi fino al Paradiso".
Per Leone Harmel fu un in-
contro indimenticabile: tanta
gioia, e anche tanta tristezza di
fronte a quell'uomo che amava e
stimava santo, e che vedeva così
vicino al traguardo.
lndualP/ale
cattollao
una immensa rete di corporazioni
stabilite contro Dio; lo sforzo eh.e
pare difficile oggi, sarà impossi-
bile domani: saremo arrivati troppo
tardi. Perchè dunque abbando-
nare ai nemici di Dio degli operai
di buona volontà, i quali potreb-
bero diventare più tardi il vivaio
di una corporazione cristiana?".
C'erano molte cose in comune
tra Leone Harmel e Don Bosco.
Una di esse era proprio questo
modo di pensare.
carcere e dalla galera, e si cam•
biano in esempi viventi di buona
condotta. Invece il giovane che
cresce per le vostre strade, vi chie-
derà dapprima un'elemosina, poi
la pretenderà, e infine se la farà
dare con la rivoltella in pugno".
Ua anao
,,,.ima di Ma,.x
Leone Harmel, industriale e
cattolico (due qualità che in
quei tempi non era facile far
andare d'accordo), lasciò una trac-
cia di perchè - cosa rara -
aveva idee in testa e sapeva rea-
lizzarle.
Avvertiva che nel sistema eco-
nomico qualcosa di profonda-
mente sbagliato guastava i rap-
porti fra il padrone-industriale e
l'operaio-proletario. Vedeva com-
promesse nel lavoratore la dignità
e le prerogative della persona
umana. Sentiva che si faceva
troppo poco per il suo corpo e
nulla per 7a sua anima. E vide
nella religione l'elemento risolu-
tore del dissidio.
Allora era di moda la parola
"corporazione", e lui vi aggiunse
l'aggettivo ''cristiana". Scrisse un
libro, il Manuale della corpora·
zione cristiana. Diceva tra l'al-
tro: "Un'associazione di datori
d.i lavoro della stessa industria,
e un'associazione parallela dei
loro operai, che avessero per hase
la fede e le pratiche cattoliche,
unite per formare un solo corpo,
tratlando insieme gli interessi
tecnici e professionali, formano
una corporazione, che può essere
considerata come il tipo dell'or•
ganizzazione cristiana del lavoro".
E suhito dopo, temendo di essere
stato \\lll pooo complicato, spiegava:
"Se non volete far nulla di ciò,
le corporazioni verranno instau-
rate egualmente... Attendete qual-
che anno ancora, e gli operai di
fabbrica saranno irreggimentati in
IDove eta la ••lvezz
della •oolatà
Quattro anni prima che si in-
conttassero al Valentino, Don
Bosco parlando a Lione a un
gruppo di benestanti, piazzò loro
tra capo e collo una domanda
esplosiva. Domandò a quei si-
gnori: "Sapete voi dove stia la
salvezza della società?". Attese
qualche istante e poi sparò la
risposta: "La salvezza della so-
cietà, signori miei, è nelle vostre
tasche". Quindi riprese a pero-
rare la causa dei ragazzi poveri
e abbandonati: "Questi fanciulli
attendono i vostri soccorsi. Se
voi adesso vi tirate indietro, se
lasciate che questi ragazzi diven-
tino vittime delle teorie comuni-
stiche, i benefìci che oggi rifiu•
tate loro verranno a domandar-veli
un giorno, non più col cappello
in mano, ma mettendovi il coltello
al collo. E forse insieme con la
roba vostra, vorranno pure la
vostra vita".
Due anni pri=a di quell'in-
contro al Valentino, Don Bosco
a Barcellona, davanti a un altro
gruppo di benestanti, aveva pe•
rorato la causa di altri ragazzi,
raccolti nelle case salesiane di
Spagna. "Da queste case - aveva
dello - escono annualmente mi•
gliaia di giovani utili alla società,
i quali vanno nelle officine e nei
laboratori a diffondere le buone
massime; stanno così lontam dal
Tanto Don Bosco che Leone
Harmel non si limitarono alle
pa.role. Don Bosco aveva 32 anni
quando fondò la sua "Socielà di
Mutuo Soccorso": un anno prima
che Marx esporiesse il suo "Ma-
nifesto", ven1i anni prima che
pubblicasse "Il Capitale".
In tempi in cui la legge non
-proteggeva i diritti dei giovani
apprendisti e spesso i datori di
lavoro imponevano condizioni av-
vilenti, Don Bosco stipulò a fa.
vore dei suoi Tagazzi contratti
in carta bollata. In uno di questi
contratti, conservato, il datore
di lavoro si impegnava a inse•
gnare in tre anni al giovane ap-
prendista l'arte del vetraio, a
sorvegliare la sua huona condotta,
a correggerlo "cQn parole e non al-
trimenti", a occuparlo in lavori
" relativi all'arte sua e non estra-
nei a essa". lnolµe si i=pegnava
a lasciarlo libero nei giorni fe.
stivi e a concedergli ogni anno
quindici giorni di ferie. Anche il
salario era fissato: per il primo
anno una lira alla settimana,
una lira e mezza per il secondo
anno, due lire durante il terzo
anno.
Col passare del tempo Don Bo-
sco dovette abbandonare queste
forme di attività so<:iali, perchè
troppe iniziative lo assorbivano,
e anche perchè non trovò com-
prensione in chi doveva aiutarlo.
Ma quando nel 1871, comincia-
rono a sorgere le "Unioni Catto-
liche Operaie", molte di esse no-
minarono Don Bosco loro presi-
dente onorario. E non a torto.
12

2.5 Page 15

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L'offloln•
aan Il aampanlle
Anche Leone Harmel si era
trovato immerso nell'arroventato
clima sociale fin da giovane.
Aveva 25 anni quando suo pa•
dre, proprietario di un opificio a
Val-des-Bois in quel di Reims
(Francia), mori e gli lasciò il
fardello. Harmel accanto alle co-
lonne dal dare e dell'avere aggiunse
le nuove voci della fede e della
carità. La sua divenne un'officina
cristiana. La munì di una chie-
setta e di un cappellano del lavoro.
Tra i suoi rudi operai sorse una
confraternita di volontari che
pregavano e si prodigavano "per
la conversione dei lavoratori di
tutto il mondo".
Il suo vescovo approvava, tanti
guardavano all'officina di Val-
des-Bois con ammirazione, altri
con disappunto. Se ne discusse
perfino in parlaJDento. Certo, im-
pressionava vedere al mattino
quegli uomini rudi, prima di
aprire il pacchetto della colazione,
aprire la loro anima per ricevere
il Figlio di Dio sotto le specie eu-
caristiche. Leone Harmel com·
mentava: "Seminate il Cristo,
raccoglierete l'eroismo". Amore al-
l'Eucaristia: ecco un altro punto
di contatto tra Leone HaYmel e
Don Bosco.
Se Don Boaao
vorrà fare
Il mlraoalo
Leone Harmel apprezzò e prese
a cuore l'opera salesiana in Fran-
cia: fu uno dei primi a sostenerla.
'.7'isitava gli istituti salesiani, spe•
cialmente quello di Marsiglia, e
parlava ai ragazzi con calore.
Accompagnando i pellegrmaggi
degli operai francesi a Roma,
paasava sempre a trovare Don
Bosco.
Un giorno vide con gioia un
suo nipote, Giulio, farsi chierico
Roma leone Harmel dopo un'udienza da Papa Leone Xlii. Alla
sua sinistra il servo di Dio Padre Dehon, fondatore della Congre-
gazione del Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù
salesiano. Nel 1881 Don Bosco
visitò la Francia, e Giulio fu suo
segretm:io per tutto il viaggio.
Due anni dopo, un male ineso-
rabile afferrò Giulio ai polmoni.
Don Bosco lo attendeva a To-
rino, e invece lui aveva i giorni
contati. La sua famiglia deside-
rava il conforto di assisterlo fino
all'ultimo, ma Giulio obbediente
allo sc;rupolo voleva scendere a
Torino. Forse era anche lui alla
foggia di quei ragazzi di Don
Bosco che chiacchierando in cor-
tile si confidavano in tutta se•
rietà che sarebbe stato bello mo-
rire giovani all'Oratorio, conso-
lati da Don Bosco e da lui tenuti
per mano fin sull'uscio dell'eter•
nità,
Leone Harmel scrisse in quel-
l'occa.sione una lettera che è un
capolavoro di buon senso e di
fede in Dio e nel s-uo santo amico
Don Bosco. Scrisse: "Io chiedo
che si lasci morire Giulio tran•
quillo in mezzo a noi, e che sua
madre e noi tutti abbiamo que·
sta suprema consolazione. Ma
se Don Bosco è deciso di ottenere
la sua guarigione miracolosa, noi
siamo pronti a rimandarglielo sul-
l'istante. Se però Don Bosco
pensa che la volontà di Dio è
di cogliere questo fiore per il
Paradiso, peYchè rimandarlo a
Torino dove non può che creare
disagio, invece di lasciarlo in
mezzo ai suoi cari? M:a a Don
Bosco la decisione...".
Leone Hannel, l'imprenditore
cristiano che semin3 Cristo ne1la
sua officina, amico e ammiratore
di Don Bosco, sorridente percliè
in pace con Dio e con i su,oi operai,
è morto cinquant'anni fa. Oggi
in Francia molti lo ricordano con
simpatia, e tra essi i figli di
Don Bosco.
13

2.6 Page 16

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EDUCHIAMO COME DON BOSCO
UN SEGRETO
DA INSEGNARE
Al GIOVANI
Una sera Don Bosco disse
ai ragazzi: "Se Savio Dome-
nico, morto da più di dieci
anni, venisse ora qui all'Ora-
torio e vedesse così poche
comunioni quotidiane, certa-
mente direbbe: Ai miei tempi
eravamo solo r 50 e tutti, si
può dire, facevamo la comu-
nione quotidiana, a eccezione
di pochiss,irni e si stava cosl
bene in chiesa. E adesso?
Si sta cosi male in chiesa.
Su 800 ragazzi, appena un cen-
tinaio si accostano ogni giorno
alla comunione. Coraggio, ra-
gazzi miei: mostrate la vostra
fede". I ragazzi a quelle pa-
role di Don Bosco non fiata-
rono; il dolce e accorato rim-
provero di Don Bosco Ii rat-
tristava, ma nello stesso tempo
era uno stimolo al coraggio
delle proprie convinzioni reli-
giose.
Qualcht: sera dopo, Don Bosco
alla "buonanotte" diceva que-
ste parole: "Uno di voi andrà
in Paradiso presto, forse prima
della metà di giugno. Preghia-
mo per lui...". Poi passa-va
a un altro argomento e diceva:
"Vi sono attualmente due gran-
di celebrazioni nel mondo:
una a Parigi e l'altra a Roma.
L'una è l'esposizione mondiale
di Parigi; l'altra è il Cente-
nario di San Pietro. L'una
mostra ciò che di più grande
può produrre l'ingegno del-
l'uomo; l'altra presenta una
religione eterna e incorrotta.
Quanto sono piccole le gran-
dezze umane in confronto a
quelle spirituali! Basta un soffio
a spegnerle. Coraggio, cari
giovani: slanciatevi con ardore
nella via soprannaturale. È la
più bella e la più ricca".
Don Bosco dava grandi ideali
ai suoi ragazzi e li abituava al
coraggio della fede "che vince
il mondo". Ci sono due tipi di
coraggio. Il primo è spontaneo,
è un'esplosione di istinti solle-
citati a far fronte in qualche
crisi improvvisa. Il secondo è
costante e capace di resistere
agli insuccessi e alle ripetute
sconfitte; i pugili lo chiamano
"spirito agonistico": è quella
forza, cioè, che fa scattare in
piedi ogni volta che si è messi
a terra. Di questo coraggio ne
occorre parecchio ai giovani
quando si avventurano nel mon-
do. I ripetuti scacchi sono le
frecce indicatrici sulla via del
successo. Sbagliando, ma ri-
sollevandosi, si fa un passo
avanti verso la piena riuscita.
Un dilettante dal cuore te-
nero allevava farfalle per pas-
satempo. Era tanto commosso
dalla fatica che facevano quegli
insetti per sgusciare dàl bozzolo,
che una volta per un erroneo
senso di bontà ruppe il boz-
zolo con l'unghia del pollice,
in modo che la piccola pri-
gioniera potesse uscirne senza
difficoltà. Quella farfalla non
potè più adoperare le ali.
Cosi fanno molti genitori con
i loro figli: vogliono rispar-
miare loro lo sforzo di aver
coraggio di fronte alle difli-
coltà, e cosi li rendono inetti_
al sacrificio.
Ogni volta che un ragazzo
affronta una difficoltà e la
supera, le sue ali si rinforzano.
Ogni volta che deve decidersi
ad agire co1i ri.solutezza, si
arma di nuovo cqraggw.
L'inventore Wcstingbouse
perfezionò il freno ad aria
compressa prima di avere trenta
anni, ma dovette lottare acca-
nitamente più di dieci anni
perchè la sua scoperta venisse
accettata e riconosciuta per
una delle più importanti del
tempo. Molte scoperte sono
andate perdute perchè gli in-
ventori non ebbero il coraggio
di perseverare.
Giuseppe Verdi diceva che
"il genio è un lungo tirocinio
di perseveranza". Non gli si
può dar torto. Il segreto per
riuscire nella vita, un segreto
che Don Ilosco inculcava fre-
quentemente ai suoi ragazzi,
è quest-0: il coraggio di perse-
verare nello sforzo.
14

2.7 Page 17

▲back to top
ESEBUIZI SPIRITUALI 1-966
Oli Eserol.zi Spirituali sono anoh'<l$SÌ un segno del
tempi. L'Interesse cl1e oggi sllflclta tutto qnanto
st riferisce o.gli "Esercizi", l'esigenza ovunque mar•
cata di silenzio, di meditazione, di ritorno, anche
a.ttra.vorso ques_tt mezzi, a.ile sorgenti, costituiscono
una. sicura realtà.. Si calcola ehe mezzo milione di
lta.Uani si accostano ogni a.nno agli Esercizi negli
oltro 5000 corsi che si tengono nelle va.rie Case.
I 50 corsi organizzati per i Cooperatori saleslanl
vogliono essere altrettante gocce di questo bene6co
torrente di grazia ohe scorre a vivificare le a.nlme
del volenterosi che vi prendono parte.
r,,r Coo IJ"l'<tf,01·i
PIEMONTE
Al'tlzzano Biellese (Vcroolll): 17-21 agosto
Muzzano BftUese (Vercelli): ·12-16 agosto
(riservato. a coniugi)
LOMBAIIOIA
Gallianp E11pilio (Como): 26-29 giugno
Gall ia,i.o Eupilfo (Como): 30 lugllo-2 agosto
Gallia,10 Eupilio (Como): 27-30 agos to
VENETO
Ciso" di Val.marina (Treviso): 17-21 aoosto
Eremo Rocca di Garda (Ve.rona): 31 lugllo--i agosto
LIGURIA
Col di Nava (Alassio): 21-25 settem bre
Genova · Villa. S . Ignazio: 29 seltembre-3 ottobre
EMILIA
Bolouna. S&n Luca: 11-14 agos to
TOSCANA
Pi•lr<J11anfa (Lucca): 3-6 agosto
MARCHE
Lcrelo-Monlereale: 28-31 lug Uo
Lcreto-Mcmltreal.e: 24-27 o,gosto
CAMPANIA
Pacoanano di Vico Equern1, (NapoU): 12-16 agos to
(per Coopera.tori coniugi o genitori cli salesiaDl)
Pacoanano di Vico EQueuse (Napoli): 18-2!! ago11to
(Coo11. gtova.ol e adulti con predlcaz1ono dl!!tlnta.)
PUGLIA
Ostuni · Istituto Sa.leslano (Brindisi): 6-10 lugllo
BASILICATA
PQ/c,i.za Casa. s. Cuoce: 27-:n Juglio
CALABR IA
(NB. I Coopera.tori della. Ce.le.b:ri& parteciperanno al
turni di PMogne.no)
SICILIA
Zat/erana Etnea (Ca.tanla): 7-11 settembre
Pet· e( OJ>entfrici
PIEMONTE
M"""'ano Biellese (Vercelli): 30 lugllo-3 agosto
Muzzano Biellue (Vercelli): 3 agosto-7 agosto
Muzzano Biellese (Ver cell!): 21-2l> agosto
ROC1Javione (Cuneo); 4-8 scUtmJ1rc
Giaveno (Torino): 11-15 settembre
LOMBARDIA
Varese · Oeabeno: 23-27 agosto
Zoverallo (Intra.): 15-19 Sl'ltembre
VENETO
Oesuna. - Villa. Ta.bo.r (Vicenza.): 13-17 luglio
i\\Ionlebelluna (Trevlso): 24-28 agos to
LJGURIA
Genova - .Assunzione (V. Portlna.co, 18): 11-16 sett.
Oneulia - VUla. Ranixe: 10-20 settembre
(per Cooperatrlcl e coppie di spo!d)
E MILIA
Bofogna - Sa.n Luca: 30 giugno-3 luglio
TOSCANA
Calct (Pisa): 6-10 agosto
MARCHE
L oreto-Montereale: :¼- 27 luglio
Loreto-Montereale: 28-31 agosto
Loreto-Montereale~ 4-8 settembre
LAZIO
Ft,,uai (Froshione): 29 glogno-3 lunllo
(NB. Un secondo cor30 a. L oreto dal J e.11'8,sett.)
CAMPANIA
Pacorma110 di Vico Equtnse CNA): 26 yiugno-2 luullo
(Coop. giovani o adulte con predicazione distl.nta.)
PacO(lnann àf Vico Eqmnse (Ne.poli): H-18 sel-
teml,re
(Coop. giova.nl e adulte con predicazione distinta.)
P UOLIA
Osluni - Ville. Sp ecchia (Btlndlsl): 6-10 lnglio
BASILICATA
Potenza Ca.sa S. Cuore: 1-4 ar,os lo
CALABRI/\\
Bova ll!artna Istitut-0 l\\!.A.: 19-23 s elteJDbre
Soi:erato (Catanzaro): 24-28 seu embre
S ICILIA
ZaQerana Etnea. (Clatania): 30 aprile-4 maggio
Za(!erana Etnea (Catania): 29 g iugno - 3 luglio
Per signorine dlli 18 al 25 anol clrca, chè' rogllono
S.]Jprofondire Il problema dell'o.rient&meoto della vita.
Montebelluna ,Treviso): 24-28 agosto
(rivolgersi al Delegato IspottodaJe Cooperatoci,
Se.leslanl, Moglie.no Veneto (Treviso-)
Fiuggi (Frosinone): 4-0 luglio
(rivolgersi e.I Delegato lspettori(\\le Cooperatori
di Roma, Via, l\\Iarsala, 42)
Bari - Oa.sl Fra.ncesca.na.: 13-17 luglio
(rivolgersi al Delegato ldpettoriale Coope!'atori,
Via 'Martiri d'Otranto, 65 - Bari)
Zaffe-rana Etnea (Cata.nla): 12-16 t,1eUembre
(ri"voJgersl &I Delegato I spettorl&le Coo_pcratori,
Via Oifa.11, 7 - Cata.nla )
Pet· Sflc,•nloti coopeJ'f1lo1·i,
exallied , sini/)atizzanti
"1 corso per Il Nord:
Mq::z/Jno Eielkse (Vercelli): 4-10 settembre
2 ° co-..so per il S ull:
In località da d estioa.rsl: 18-24 seU e.wbre
Per Iscrizioni rlvolgers.l al Dele gato Cooperatori
de lla locale C a s a salesiana o alla D elegata del
locale Istituto deUe Figlie dJ Maria A u_siliatrice
15

2.8 Page 18

▲back to top
DEU.A NASOTA DI 5. GIOVANNI BOSCO
A MILANO
I Salesiani di Milano per ono-
rare Don Bosco a 150 anni dalla
sua nascita hanno scelto il modo
migliore, la testimonianza concreta
delle opere, e delle opere più care
al Fondatore perchè destinate al
servizio diretto del popolo.
Di queste opere, varie e tutte
rispondenti alle esigenze dei tempi
nuovi, parleremo in un altro nu-
mero. Qui ci limitiamo al nuovo
11Centro Salesiano", un grandioso
complesso di opere che offre: ai
giovani: il Centro Gwvanile Sale-
siano "Umberto Dei", con am-
bienti, sale, palestra, auditorium
per incontri giovanili con iniziative
di carattere sportivo, culturale e
formativo; agli educatori: il Cen-
tro Studi "Don Bosco" per l'infor-
mazione, l'aggiornamento, su pro-
blemi educativi, in contatto col
Pontificio Ateneo Salesiano di
Roma e con specialisti nel campo
pedagogico; alla parrocchia di
Sant'Agostino: la Sede delle Atti-
vità Sociali per il lavoro di assi-
stenza e di animazione religiosa
nella zona tra la stazione centrale
e il centro direzionale.
Il Centro è stato dedicato a
"Umberto Dei", perchè è la per-
sona che più ha collaborato alla
realizzazione dell'opera. Tra le
tante pagine della sua vita, ricche
di dinamismo sportivo, di lavoro
intelligente, di probità e saggezza,
ha voluto aggiungere quest'altra,
profondamente significativa, anche
perchè il suo contributo giunse
proprio in un momento in cui i la-
vori ristagnavano e ne permise la
ripresa. Sembra uno di quegli epi-
sodi che si leggono nella vita di
Don Bosco, quando le opere si are-
navano e arrivava puntualmente il
provvidenziale benefattore.
La solenne inaugurazionC; del
magnifico complesso è avvenuta la
domenica 30 gennaio, presenti:
l'arcivescovo di Milano Sua Em.
il card. Giovanni Colombo; il pre-
sidente della Camera, on. Buccia-
relli Ducci; il rappresentante del
Governo, sottosegretario on. Et-
tore Calvi; il rappresentante del
Rettor Maggiore, don Ernesto Gio-
vannini; le autorità di Milano.
Dopo l'esecuzione dell'inno na-
zìonale, Sua Eminenza ha bene-
detto il nuovo Centro, che mira
- come ha detto il direttore, -
a dare ai giovani "quei valori che
la famiglia, la scuola, la società non
sempre possono dare: valori fisici,
affettivi, culturali, sociali, morali
e religiosi".
Il presidente della Camera ba
quindi pronunciato il discorso uf-
ficiale sul tema: "Don Bosco e la
realtà sociale di ieri e di oggi",
mettendo in forte rilievo la t1Wder-
11ità del Santo. L'oratore anzitutto
ha analizzato i profondi mutamenti
strutturali e culturali avvenuti
nella società italiana del secondo
Ottocento, passata da una struttura
esclusivamente agricola ad una
preindustriale; questo passaggio
- ha detto - implicò confusioni
e contraddizioni che Don Bosco
seppe capire e superare. Egli intui
che, se la massa adulta era pres-
sochè inaccessibile e impenetrabile
dati i secolari sedimenti di igno-
ranza e di mortificazione, la gio-
ventù invece poteva offrire i pre-
supposti di una società nuova.
Don Bosco intuì anche che era
finita l'epoca del lavoro generico,
dell'offerta di braccia "tuttofare"
e che stava per cominciare quella
del lavoro qualificato per il quale
era necessaria l'istruzione. Propu-
gnò come istanza fondamentale
della democrazia sociàle il diritto
di tutti di parti.re con uguali possi-
bilità verso la vita. Uomini politici
anche non di estrazione cattolica,
come Cavour, Rattazzi e Crispi,
valutarono l'importanza del mes-
saggio e delle iniziative di Don
Bosco. Questo mèssaggio e queste
iniziative sono validissimi anche per
la società contemporanea, dominata
dall'attuale rivoluzione tecnologica.
Il presidente della Camera ha
quindi ricordato come fin dagli
inizi del Novecento la stessa indu-
stria abbia subito grandi trasfor-
mazioni per la scoperta di nuove
fonti di energia; l'evoluzione ha
raggiunto il suo vertice con l'auto-
mazione, ma non si è ancora fer-
mata; lo sfruttamento dell'energia
nucleare apre orizzonti ancora im-
precisati.
Sempre a proposito delle tra-
sformazioni della società italiana,
J'on. Bucciarelli Ducciha detto che
il materialismo minaccia la nuova
società; proprio sulla strada in-
16

2.9 Page 19

▲back to top
IN ITALIA
dicata da Don Bosco - ha sog-
giunto - che si può evitare il pe-
ricolo della materializzazione della
vita e dello svuotamento cultu-
rale".
Il presidente della Camera ha
quindi analizzato un'altra caratte-
ristica del nostro tempo; la piani-
ficazione, la quale ha indubbia-
mente giustificazioni economiche,
ma tende fatalmente a compren-
dere anche il costume, le relazioni
umane, la scuola. Affinchè questo
pur giusto fenomeno non si mecca-
nicizzi come avviene nei Paesi in
cui il finalismo è esclusivamente
terreno, occorre che la classe diri-
gente, quella esecutiva, gli opera-
tori sociali, gli educatori impri-
mano ad essa un soffio di spiritua-
lità e infondano una linfa morale
adeguata alla natura e alle tradi-
zioni del nostro popolo. In altri
Paesi la strapotenza dello Stato, la
sua tendenza a tutto controllare ha
reso inutili o inoperanti gli orga-
nismi nati in altri tempi dalle ini-
ziative generose di uomini e di
gruppi. In Italia lo Stato, pur giu-
stamente proteso nello sforzo di ri-
parare a secolari negligenze e di
tutti assistere ed aiutare e a tutto
sopperire, non intende e non deve
sepprimere o limitare quell'inizia-
tiva particolare di istituzioni o enti
sorti dall'ardore sociale e dalla ca-
rità in epoche lontane e recenti e
garantiti, del resto, dalla Costitu-
zione.
La differenza fra l'azione di un
organismo cattolico e quella di un
ente laico è tutta nel finalismo; i
cattolici propugnano una lìbertà e
MIiano Il nuovo "Centro Salesiano Umberto Del",
un complesso di opere per I giovani,
per gli educatori, e per la parrocchia di S. Agostino
Sua Em. li Card. Giovanni Colombo,
Il Presidente della Camera Bucciarelll Duccl e le altre Autorità
all'inaugurazione del " Centro Salesiano"
17

2.10 Page 20

▲back to top
una giustizia sociale effettive ma non
fini a se stesse; se il progresso tec-
nico, sociale, economico e anche
culturale non avesse dinanzi la pro-
spettiva del progresso morale e spi-
rituale, sarebbe incapace di procu-
rare all'uomo l'appagamento della
propria anima; basti pensare che
in certi Paesi, in cui il progresso
pratico ha raggiunto un elevato li-
vello, la felicità è tutt'altro che dif-
fusa e l'insoddisfazione si mani-
festa anche in espressioni tragiche.
Concludendo, il presidente della
Camera ha detto che "Don Bosco
fu un santo pratico, concreto, ag-
giornato, contemparaneo della sua
epoca ma anche della nostra e di
quella di domarti"; e ai suoi pro-
secutori "insciò il segreto per la con-
tinuazione di una battaglia sociale
e morale in favore dell'umamtà di
ogni tempo".
Al termine del discorso, che fu
vivamente applaudito, le autorità
e i fedeli hanno raggiunto 1a chiesa
di Sant'Agostino, dove il cardi-
nale Colombo ha celebrato la santa
Messa.
Al V angelo Sua Eminenza ha
rilevato come Don Bosco abbia
sviluppato in modo particolare la
preferenza evangelica verso i gio-
vani; una preferenza che vive
nelle sue Congregazioni, maschile
e femminile, sparse in tutto il
mondo.
I giovani - ha detto il Cardi-
nale - vanno dove sentono chia-
rezza; accorrono da chi presenta
loro degli ideali grandi, concreti.
E questo vale anche per i giovani
d'oggi. Possono sembrare dispersi,
superficiali, "bruciati" e dissipati.
Ma anche nelle cose che essi sen-
tono di più, come le canzonette,
lo sport, c'è un valore terreno
buono che Don Bosco avrebbe
conservato. Inoltre i giovani sen-
tono ancora gli ideali; e se i sale-
siani, sull'esempio del loro fonda-
tore, sapranno far brillare questi
ideali, i giovani saranno presenti
come ai tempi di Don Bosco.
Dopo la Messa il Presidente
della Camera e le altre Autorità
hanno visitato i locali del Centro.
A ROMA
Alla presenza dell'Eminentissi-
mo cardinale Efrem Forni e di nu-
merose personalità, il Sindaco di
Roma dr. Amerigo Petrucci, il
29 gennaio scorso, all'Istituto
Pio XI ha commemorato la figura
di Don Bosco, proiettandone l'o-
pera nel difficile periodo del risor-
gimento italiano e mettendone in
luce l'azione di conciliazione "tra
la fede antica e il secolo nuovo",
tra "il progrediente fenomeno ca-
pitalistico e il portatore della mas-
sima espressione ~ana, che è il
lavoro".
«Che meraviglia - esclamava
il primo Cittadino di Roma - os-
servare la Provvidenza che dispone
i personaggi sulla scena, con la sua
logica, con le sue finezze!... Come
spiegarsi altrimenti la fioritura di
Santi nella Torino ottocentesca ?
Perchè 11, con quella sovrabbon-
danza e con quella caratterizza-
zione di intraprendente carità so-
ciale ? E perchè proprio dei Santi,
quando, a Torino, col ruolo nazio-
nale che la città stava per assu-
mere, sarebbero semmai occorsi i
condottieri e i trascinatori ? Il
fatto è che 1a storia non è fatta di
date di battaglie e di nomi di re
e di generali; tutto ciò ne costi-
tuisce solamente l'apparato simbo-
lico. A nostro avviso, la storia si
scrive più in basso. Può occorrere
l'eroe per risolvere una situazione,
la guida politica per dare risposta
ad una esigenza. Ma le forze si
maturano in basso, l'ambiente si
crea nelle masse, la possibilità di
un certo svolgimento di fatti si de-
termina attraverso il pensiero,
l'amore, lo studio, le attese di tutta
la gente che compone un popolo.
E per l'appunto, i Santi, i Santi
della pasta di Don Bosco, di Don
Cafasse, del Cottolengo e poi di
Don Orione, sono certamente, alla
maniera loro, dei condottieri e
anche dei legislatori, ma sono so-
prattutto "popolo", sono lievito
della gente comune per la quale
costituiscono dei maestri, degli
esempi, dei consolatori. Essi sono
fatti per maturare delle situazioni
dal basso.
18

3 Pages 21-30

▲back to top

3.1 Page 21

▲back to top
Il Sindaco di Roma
dottor Americo Pe-
truccl commemora
Don Bosco nel 150•
della nascita al-
l'Istituto Pio Xl
Genova Al Pa-
lazzo Ducale Sua
Em. Il Card. Slrl,
dopo la commemo-
razione di Don Bo-
sco, s'lnltattlene
con le A utorltà e I
Superiori Salesiani
Nel Piemonte d'allora, dove sta-
va raccogliendosi la classe politica
che avrebbe "fatto" l'Italia e che,
per un complesso di equivoci, fi-
losofici e storici insieme, l'avrebbe
fatta all'insegna della reazione alla
tradizione cattolica del suo popolo,
occorrevano dei maestri di cose
spirituali, che sapessero parlare al-
l'orecchio del popolo, che sapes-
sero accostarsi alle comuni mi-
serie, che sapessero elevare il con-
tenuto sociale del Paese >>.
Il dr. Petrucci continuava sot-
tolineando " la operosità eminente-
mente sociale della vita di Don
Bosco, e la validità presente del-
1'azione che dai suoi princìpi i suoi
discepoli fanno discendere ".
Al termine della sua dotta rie-
vocazione il Sindaco di Roma di-
chiarava che la cittadinanza ro-
mana ha un suo particolare debito
d\\ gratitudine per i " servizi sale-
siani" che si sono moltiplicati con
l'espandersi della città; "un de-
bito - affermava - che io auspico
aumenti ancora, mentre indico alla
intraprendenza salesiana le dimen-
sioni che Roma è sicuramente
chiamata ad assumere in un pros-
simo avvenire ".
A GENOVA
.___
Genova ha celebrato il terzo cin-
quantenario della nascita di San
Giovanni Bosco dal 27 al 31 gen-
naio.
Sua Em. il cardinale Giuseppe
Siri iniziò i festeggiamenti, det-
tando una elevata meditazione al
clero genovese sul tema: «Educa-
zione della gioventù alla scuola di
Don Bosco 1>. Poi l'Ispettore don
Giovanni Raineri presentava la fi-
gura del Santo come modello di
sacerdote, apostolo, amico della
gioventù. La giornata si chiuse con
una conferenza di don Braido agli
insegnanti sulla attualità del si-
stema educativo di Don Bosco.
Domenica, 30 gennaio, nel sa-
lone del Palazzo Ducale di Genova
ebbe luogo la commemorazione uf-
ficiale. Presenti tutte le autorità
e una folla di cooperatori, exallievi
e ainici, Sua Em. il Card. Arcive-
scovo con l'elevato discorso che
abbiamo riportato come editoriale,
mise in risalto il profondo intuito
educativo di San Giovanni Bosco,
destinato a colmare il "vuoto"
prodotto nelle coscienze dal lai-
cismo dominante dopo la Rivolu-
zione francese.
La schola cantorum degli Isti-
tuti salesiani di Genova esegui in
apertura la Vergine degli Angeli e
a chiusura la Salve Regina del
M0 don Ercoli.
La festa liturgica ebbe inizio con
la Messa e l'Omelia di Sua Em.
l'Arcivescovoe si chiuse con una so-
lenne concelebrazione nella chiesa
parrocchiale gremitissima di fedeli.
l A TORINO
A Torino, dopo la commemora-
zione ufficiale di Valdocco, ha
avuto un carattere del tutto parti-
colare quella dell'Oratorio annesso
all'Istituto San Giovanni Evange-
lista.
19

3.2 Page 22

▲back to top
Qui Don Bosco, 1'8 dicem-
bre 1847, iniziava la sua seconda
opera col nome di Oratorio S. Lui-
gi: «In quel giorno - si legge
nelle Memorie Biografiche di San
G. Bosco - uno sciame di cari mo-
nellucci, guidati dal teol. Borel,
partiva da Valdocco, dopo la
Messa e la colazione, alla volta di
Porta Nuova, sfidando allegra-
mente la neve che cadeva turbi-
nosa e fitta>>. Qui Don Bosco nel
1882 costrui la bella chiesa di
San Giovanni Evangelista, quale
monumento di pietà e di ricono-
scenza al papa Pio IX, e un Isti-
tuto che ha già formato alla vita
cristiana varie generazioni.
L'Oratorio San Luigi ebbe al-
terne vicende, ora liete ora tristi,
non escluse le distruzioni dell'ul-
tima guerra. Eppure in locali po-
verissimi e nel ristretto spazio ha
forgiato centinaia di giovani, che
nel piccolo Oratorio hanno sempre
trovato il calore di una famiglia.
Finalmente, il 27 giugno scorso,
un bel fabbricato a tre piani, con
ampi e luminosi saloni e una pa-
lestra nel seminterrato, sostitul la
vecchia casetta, e il 6 febbraio fu
inaugurato.
Alla commemorazione di San
Giovanni Bosco, si volle unire
quella del beato Leonardo Mu-
rialdo, che per 8 anni fu direttore
dell'Oratorio, e del beato Luigi
Guanella, che lo diresse per 2 anni.
Il bel «San Giovannino » era gre-
mito di giovani e di fedeli, stretti
intorno all'arcivescovo mons. Pel-
legrino, per la Messa comunitaria
in canto. L'Arcivescovo poi inau-
gurò ufficialmente il nuovo Ora-
torio e benedisse una lapide com-
memorativa, che ricorda i direttori
più illustri: i beati Leonardo Mu-
rialdo, e Luigi Guanella, il vene-
rabile don Michele Rua, il servo
di Dio don Filippo Rinaldi e
mons. Vincenzo Cimatti.
* Abbiamo notizia di molte altre
celebrazioni in centri grandi e pic-
coli; ma 1um ci è possibile, in
questo numero almeno, darne rela-
zione anche solo sommaria.
Ci limitiamo a dire che le cele-
brazioni hanno offerto l'occasione
di presentare Don Bosco alle più
svariate categorie di perso11e: edu-
catori e allievi, studenti e appren-
disti, intellettuali e gente del popolo.
Alle manifestazioni sono interve-
nuti gli Ecc.mi Vescovi e le altre
Autorità.
Dovunque è emersa la viva at-
tualità di Don Bosco, del suo me-
todo educativo, della sua ansia sal-
vatrice per lagùY1Jentù di ogni tempo,
in piena armom·a co1i le direttive
della Chiesa del Vaticano Il.
Treviso Sua Ecc. Mons. Antonio Mlstrorlgo
concelebra nella Cattedrale con I Direttori delle
case salesiane della sua Diocesi nel 150• anniver-
sario della nascita di Don Bosco, presente la
famiglia salesiana della Diocesi
T
Formia (Latina)
L'avv. Guido Bernardl, Sindaco di Latina, alla presenza dell'Arcivescovo
mons. Lorenzo Gargiulo, e di altre autorità,
commemora Il 150• della nascita di Don Bosco.
Promotori dell'lntzlativa I Cooperatori di Formia e di Gaeta
T
20

3.3 Page 23

▲back to top
NEL MONDO
SALESIANO
Torino Nella Basilica di Maria Ausiliatrice S. E. mons. Santo
B. Quadri, vescovo ausiliare di Pinerolo, tiene il panegirico di
San Francesco di Sales, titolare e patrono della Congregazione
Snlesiana.
La Pampa (Argentina)
Monumento al ealeslano don Ange o Buodo
A Generai Acha (Pampa - Argentina) all'incrocio delle st.rade 35
e 152, è stato eretto un imponeote monumento al "Grande
Missionario della Pampa Patagonica", Don Angelo Buodo, nato
a Bru:co di Udine nel 1867 e morto a Buenos Aires nel 1947.
Il Governatore della Provincia, dott. Ismaele Amit, nell'inaugu-
rarlo, ba me~so in risalto la personalità e l'opera di don Buodo.
Lo l1a dette;, "autentico pioniere della Pampa, ingegnoso, otti•
mista, valente e intraprendente, degno di appartenere alla stirpe
leggendaria degli antichi eroi".
PERO Una onorificenza creata dal Go-
verno per premiare i benemeriti dell'edu-
cazione e della cultura è detta "Las Pal-
mas Magistcriales". Recentemente quattro
salel!iani l!Ono stati iruigniti con tale deco-
:rrucione. Tra di essi il Vescovo di Ayocucbo,
:Mons. Ottoniele Alcedo, che presentiamo
nell'atto di rice,·cre l'onorificenza.
21

3.4 Page 24

▲back to top
In adesione aJ Concilio Vati•
cano II un grande pellegrinag-
gio al santuario di Nostra Si-
gnora di Lujan è stato or-
ganizzato dalla chiesa degli
Italiani"Mater Mlsericorcliae"
cli Buenos Aires. Da 57 anni
la comunità italiana della par-
rocchia compie questo pelle-
grinaggio, voluto quest'anno
anche per commemorare il 90°
onniver&ario dell'arrivo dei
Sale6iani in Argentino. Infatti
l'assistenza agli emigrali it.a-
liani fu ilprimo apostolato dei
figli cli Don Bosco a Buenos
Aires, che presero sede nella
chiesa "Mater Misericordine".
Al pellegrinaggio vollero par-
tecipare anche il Console ge•
nerole d'Italia dott. Roberto
De Cardona con la consorte e
altre autorità diplomatiche e
consolari. Alla fine della gran•
clios_a manifestazione il Console
generale si compiacque del
lavoro spirituale che i salesiani
fanno in mezzo alla collettivi
italiana, esortando i connazio-
nali1a mantenersi fedeli alle
sane tradizioni della Patria
DIO BENEDICE LE PENTOLE GRANDI
I coniugi Domenico e Romualdo Pérez hanno avuto 15 figli
tutti vivi: 14 sposati e una figlia rimasta a far compagnia alla
mamma e tutta declitn nll'npostolato. I nipoti sono 156, dei
quali 138 vivi; i pronipoti sono già 38, dei quali 33 vivi. Il
primogenito ha avuto 20 figli. Vivono tutti nella povertà,
ma non nella miseria. Il babbo fu uu modello cli lavor_atore
cristiano, lo testa dirigente, il con sigliere ascoltato della sua
grande famiglia. Amò Dio e s~ppe farlo amare.•-Ulo sua morte
lascii) iu eredità ui snoi 6gli questo amore, che ha creato altri
focolari di vita cristiana, nei ({uaU tutt.i frequentano con assi•
duità i Sacramenti e sono di esempio al prossimo. Tre nipo•
tini sono aspiranti salesiani, e due nipoLine aspiranti a Figlie
di i\\iaria Ausiliatrice. Nella zona dove vivo1to c'è una cappella
assai frequentalo con lo catechesi a 800 frn bambini e bom•
bine. Pnreechi nipoti sono catechisti, altri sono assidui al ca•
techismo. Lo domenica 21 novembre il Parroco salesiano don
Luigi Sertore vQlle riunire tutta 111 gnnde famiglia per nna
saut.a Messa e per un banchetto. Intervennero 250 parenti. Fu
un giorno di felicità per loro e di meraviglia per i fedeli della
parrocchia. Al centro della foto si vede lo mamma (che ha
tra le llUlni la Benedizione del Santo Padre), fervente Coo-
peratrice salesiana, vera educatrice cristiano dei figli. Do_po
s,1 anni di matrimonio gode ottima salute e vive felice, cir-
condata dall'affetto premuroso di tanti nipoti e pronipoti, e
in attesa di vedere la quarta generazione. Aveva ragio·ne Papa
Giovawri quando diceva che Dio benedice le pentole grondi!
22

3.5 Page 25

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IN CINA
NON Cl TORNERO
PIU-
DON V INC ENZO RANDI
mlulomuio sal~slano di Hong Kong
Domenico è un .ragazzo cinese
che frequenta la scuola salesiana
di Hong Kong. Il suo vero nome
non è Domenico, ma per prudenza
noi lo chiameremo così. Anche se
è solo un ragazzo, lui sa già come
si vive nella Cina liberata da Mao,
perchè quella vita l'ha vissuta per
sette giorni (e gli son bastati).
In Cina Domenico ha la mamma
e tutta la famiglia. Un giorno che
il cielo è grigio, Domenico stu-
dente a Hong Kong si ammala
d'un male che colpisce tutti i ra-
gazzi lontani dalla mamma: la no-
stalgia. Lo dice ai superiori del suo
collegio, e col loro aiuto fa la do-
manda per andar a vedere la mam-
ma. Riempie moduli su moduli,
poi attende qualche mese, e infine
il permesso giunge. Domenico è
felice: trascorrerà quindici giorni
interi con la sua mamma.
Parte da Hong Kong col treno,
arriva alla frontiera, passa il ponte
e riprende il treno dall'altra parte.
Alla stazione del suo paese, un ra-
gazzo della sua età lo attende.
- Di dove vieni ?
- Vengo da Hong Kong.
- Si sta meglio a Hong Kong
o in Cina?
- Lasciami provare qualche
giorno, poi te lo dirò.
- La tua mamma adesso lavora
alla comu,u. Tu non puoi vederla.
Stasera mangerai con gli ospiti,
mentre la mamma mangia con le
donne alla com,m~. Poi io ti ac-
compagnerò a casa.
A cena, di ospiti ci sono soltanto
lui e l'amico. Dopo cena l'amico
lo porta a casa. La mamma ha già
messo a letto i due fratellini di otto
e quattro anni, e lo attende sulla
porta. Eccolo! l\\Iadre e figlio com-
piono i rituali inchini secondo la
consuetudine cinese, poi entrano
in casa.
- Siediti, figlio. Come stai?
- Sto bene, mamma. E tu ?
Bene.
- E il babbo?
- ZittoI - risponde con un
sibilo la mamma.
Si guardano in volto a lungo,
come per leggersi negli occhi, poi
la mamma lo mette a letto.
Al mattino Domenico si sveglia
un po' tardi. La mamma è già al
lavoro e i fratellini sono via. AlJa
porta c'è però l'amico che lo
aspetta.
- Hai dormito bene ? Ti piace
la tua patria ? E la mamma ieri sera
che cosa ti ha detto ?
- La mamma mi ha chiesto:
" Stai bene? " e io le ho risposto:
" Sto bene ".
- E altro?
- N ient'altro - risponde Do-
menico. E pensa: " Ma che gliene
importa a lui, di ciò che m'ha detto
la mamma?".
A mezzogiorno mangia nella
sala degli ospiti. Questa volta ci
sono dicci ragazzi molto allegri che
chiacchierano e ogni tanto gli do-
mandano:
- La mamma, che ti ha detto
ieri se.ra?
Dopo cena lo riaccompagnano a
casa. Rimasto solo con la mamma,
di nuovo la domanda:
- Dov'è il babbo? - Ma la
mamma ancora lo zitµsce. Si guar-
dano a lungo negli occhi, in si-
lenzio, poi la mamma lo mette a
letto.
Sei giorni trascorrono cosl: sei
giorni perfettamente uguali. Il
sesto giorno Domenico dice al-
l'amico:
- Domani tomo a Hong Kong.
- Ma hai un permesso che dura
quindici giorni - osserva l'amico.
- Sl, ma io voglio tornare.
Alla sera lo dice anche alla
mamma. Ancora una volta la mam-
ma lo guarda a lungo negli occhi.
Poi si alza e controlla le porte e le
finestre: sono tutte ben c~iuse.
Allora mette a letto Domenico,
spegne la luce, siede sul letto del
suo .ragazzo, gli prende la testa tra
le mani e sussurra con voce ap-
pena percettibile:
- Giurami, figlio, che di quanto
ti dirà ora la mamma tua, non ri-
peterai una sola parola, finchè
sarai in Cina.
23

3.6 Page 26

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- Sl, mamma.
- Giurami che se ti domande-
ranno: «Che ti ha detto la mam-
ma ?» tu risponderai: e Mi ha
detto arrivederci e basta*·
- Si, mamma. Lo giuro.
Allora la mamma nel buio del.la
notte, nella casa sprangata a chiave,
con un filo di voce gli parla di sè,
del babbo, dei fratelli. Il babbo, da
tanto tempo l'hanno portato via.
Dove? La mamma dice "lontano",
come se fosse un paese o una città.
Il fratello maggiore è scomparso
anche lui e non si sa più nulla. La
mamma è costretta a lavorare nella
comune e può vedere i suoi bam-
bini solo per poco tempo, la sera, e
basta. La mamma racconta e pian-
ge e mescola parole e lacrime per
due ore, dando sfogo al suo dolore.
Il mattino dopo, alla porta Do-
menico trova ancora l'amico che
lo aspetta. Ma ora Domenico sa
bene che cosa rispondere.
- Si sta meglio in Cina o a
Hong Kong?
- La Cina è la mia patria; dun-
que si dovrebbe stare meglio.
- Allora perchè vuoi tornare a
Hong Kong ? Che ci vai a fare ?
- Studierò a spese degli impe-
rialisti, e poi verrò a servire la
patria.
- Bravo I È così che si fa. E
la mamma, che ti ba detto ieri
sera?
- Mi ha detto arrivederci e
basta.
Sul treno, un signore siede vi-
cino a Domenico.
- Bambino, sei vestito bene,
tu. Vieni da Hong Kong ?
- Sl, e adesso ci torno.
- E la mamma, che cosa ti ba
detto prima di partire?
«Ma perchè - pensa Domenico
con stizza - perchè nessuno
chiede che cosa mi ha detto il
babbo? Lo sanno, dunque, che lui
non c'è, e sanno anche tutto di me,
questi spioni I &.
A un'altra stazione sale un altro
signore.
- Tu vai a Hong Kong?
- Sl.
- Studi a Hong Kong?
- Sì.
- E in quale scuola studi?
- Nella scuola salesiana di
Tang King Po.
- Il tuo direttore non ti ha mai
detto che noi lo abbiamo messo in
prigione?
- Come? Don Suppo in prigio-
ne? Ma se è cosi buono! E perchè?
- Perchè era una spia degli
imperialisti. E il tuo maestro, sai
come si chiama?
- Si chiama Yip.
- E ti ha detto che quando era
generale noi lo abbiamo scacciato
dalla Cina? Era uno dei tanti cani
di Ciang Khai Shek. Perciò lo ab-
biamo cacciato fuori.
«Anche quest'uomo - pensava
Domenico - sa tutto ».
Finalmente il treno giunge al
confine. Ecco il ponte. Mentre lo
varca con altri pochi passeggeri,
Domenico ode un altoparlante che
strombazza alle sue spalle: e Ri-
cordatevi che siete cinesi, e che la
vostra patria è la Cina. Ricordate
che solo il popolo cinese dev'essere
servito, e non i cani degli imperia-
listi. Tornate alla vostra patria!•·
Domenico ripensa alla mamma,
al babbo, ai fratellini. Le lacrime
gli gonfiano gli occhi, ma le sue
labbra sillabano meccanicamente:
In Cina, fin che ci siete voi a co-
mandare, non ci tornerò più I •·
24

3.7 Page 27

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DON GIOVANNI MANTEGAZZA
Appena i ragazzi di Tokio scor-
gono da lontano don Richard Go-
ris, se lo indicano con un gridolino
di gioia, esclamando: "Il prete dei
serpenti!"; poi gli corrono in-
contro e gli si stringono attorno
restando col naso in su ad ascol-
tarlo. Don Goris, giovane sale-
siano di origine americana, visto
una volta non lo si dimentica più.
Alto uno e ottantacinque, con
spalle da pugile e scarpe in cui en-
trano comodi tre piedi giapponesi,
sorridente anche quando è serio e
sempre pronto a scatenar risate
d'una virulenza contagiosa, ha
ormai simpatizzanti in tutto il
Giappone. La TV giapponese si t
interessata parecchie oolte di lui e
dei suoi terribili amici, i serpenti.
Per fare un paragone, la TV ita-
liana ha l' "amico degli animali"
e quella giapponese ha "il prete
dei serpenti''.
Epl.odl da brivido
Le prime volte, la TV se ne in-
teressò a titolo di cronaca, per epi-
sodi da brivido. Un giorno un suo
grosso pitone si era eclissato senza
dir nulla a nessuno; ma era un pe-
ricolo pubblico e lo ricercarono.
Lo trovarono un mese dopo, a
z5 chilometri di distanza, che si
crogiolava al sole sulla spiaggia
d'un fiume, in una specie di
week-end. E i camerame11 si diedero
da fare. Altra volta, mentre don
Goris con un tassi ritornava da una
conferenza, un boa disubbidiente
era uscito dal sacco in cui lo ave-
vano racchiuso, e si era accocco-
lato sul sedile. Don Goris non lo
vide, ma lo vide bene la signora che
dopo di lui volle prendere il tassi:
apri il portello, cacciò un urlo e
svenne. Ancòra i camerame11 si die-
dero da fare. Una terza clamorosa
marachella gliela combinò un ve-
lenosissimo serpente a sonagli ma-
lato. Don Goris stava disinfettan-
dogli la boccuccia, ma quello strano
paziente perse la pazienza e lo ad-
dentò a un dito. Era la prima volta
che un crotalo avvelenava un uomo
in Giappone: accorsero una ven-
tina di medici specialisti e accor-
sero di nuovo i cameramen, tutti
per vedere come ùon Gor is se la
sarebbe cavata. Se la cavò benone,
e perdonò al suo avvelenatore.
L'anno scorso in Giappone ri-
correva l'anno del serpente (il vec-
chio calendario locale comprende
cicli di dodici anni, n cui corrispon-
dono dodici animali simbolici), e
don Goris fu chiamato alla TV
per una serie di trasmissioni sui
serpenti. Vi portò anche i suoi al-
lievi, e i telespettatori col fiato so-
speso videro ragazzini giocherel-
lare con i cobra e ragazzine pavo-
neggiarsi con al collo " stole " di
boa vivi.
Un hobby 011rloao
e 11erlcolo•o
Naturalmente per don Goris i
serpenti sono soltanto un hobby,
curioso e pericoloso fin che si
25

3.8 Page 28

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vuole, ma pur sempre un hobby.
(Incominciò a coltivarlo da pic-
colo, allevando i suoi amici a san-
gue freddo nei cassetti del comò,
all'insaputa della mamma che gli
aveva proibito di frequentare que-
sti... cattivi compagni. In Giap-
pone è stato tra gli iniziatori della
"Società Giapponese di Erpetolo-
gia» che studia i serpenti, e l'anno
scorso ha pubblicato un volume
di suoi studi sui rettili).
Ma anche se nessuno riuscirà a
togliergli dal cuore la sua passione
per i serpenti, don Goris ha molte
altre cose più importanti a cui ba-
dare. Insegna la lingua inglese
nell'Istituto T ecnico Salesiano di
Tokio, e dirige l'Oratorio.
Il grande ufficio in cui lavora
(che è anche la direzione del suo
oratorio) rispecchia in pieno le sue
svariate attività quotidiane: acco-
glie un miscuglio di giochi per
ragazzi, di libri in inglese, di com-
piti da correggere, poi le suppel-
lettili: il tutto sorvegliato attenta-
mente da duecento gelidi occhi di
serpenti. I serpenti, comodamente
installati in cassette di legno con
porticina di vetro, occupano tre
pareti su quattro dell'ufficio. Ne
ha di tutte le razze e di tutti
i continenti: dalle innocue bisce
d'acqua ai boa con le spire mi-
cidiali, agli anaconda, ai cobra,
ai crotali col morso che non per-
dona. Due coccodrilli e i grossi lu-
certoloni li tiene in cortile. È in
rapporto con studiosi di tutto il
mondo e si procura i serpenti ba-
rattandoli con bisce, ramarri e sa-
lamandre giapponesi.
Al Qiapponosl
Il serpante piaoe
Don Goris ha saputo dare al suo
hobby una funzione. apostolica.
Professori di università, medici,
maestri, giornalisti e semplici cu-
riosi che hanno assistito ai suoi
programmi televisivi vengono a
cercarlo perchè vogliono parlare
con questo strano prete cattolico
26

3.9 Page 29

▲back to top
Come appare
sugli
schermi della TV
don Gorle,
Il "prete
del serpenti "
Ragazze
glapponeee
con una collana
di nuovo tipo:
un grosso boa vivo
I telespettatori
giapponesi
poterono vedere
ragazzi divertirsi
con I cobra
e ragaue
pavoneggla'81
coJ1 al collo
stole di boa vivi
che familiarizza con i serpenti. Ciò
che conta, in un primo momento,
è sempre il serpente ma poi,
com'era già accaduto nel Paradiso
terrestre, giunge anche per gli
amici di don Goris l'ora dell'inter-
vento di Dio.
Quand'era ancora chierico, quat-
tro studenti andarono a interpel-
larlo su una questione riguarJante
i rettili. Divennero amici. Trascor-
sero insieme ore e ore a cacciare
le bisce. D chierico parlò di Dio,
e i quattro ragazzi presto si accor-
sero che Dio era più interessante
dei serpenti. Poi don Goris venne
ordinato sacerdote, e due giorni
dopo ebbe la gioia di battezzare i
suoi quattro amici. Uno di essi ora
è chierico salesiano.
Una profonda amicizia lega don
Goris con la famiglia del presidente
della "Società Erpetologica". La
moglie del presidente ha già chie-
sto il battesimo, e il marito ha
espresso l'intenzione di seguirla
nella fede. Cosl questo sacerdote sa-
lesiano che mena a spasso i ser-
penti come se fossero cagnolini, si
imerisce nel mondo della cultura at-
tirando simpatia e stima sulla gio-
tJane Chiesa giapponese. È il mira-
colo di don Cimatti che si rinnova:
don Cimatti lo operò col piano-
forte, don Goris con i serpenti.
Del resto il serpente è bestia di
tutto rispetto, i11 Gi'appo11e. Non
solo fa strage di topi, ma è simbolo
di pace, di prosperità, di fortuna
e di salute. Chi sogna un serpente,
secondo la cabala di quelle parti,
certamente diventerà ricco. Ai
giapponesi il serpente piace, al
punto che a Tokio hanno aperto
un ristorante dove se ne può man-
giare a sazietà. Don Goris non
fa altro che approfittare della...
congiuntura cosi favorevole tra
il suo hobby e la mentalità giap-
ponese.
L'apostolo San Paolo, che di-
ceva: "Provate tutto e attenetevi
a ciò che è buono", e che di forme
d'apostolato se ne intendeva, c'è
da credere che approverebbe io
pieno l'apost0lato di don Goris,
"prete dei serpenti."
UNA FINESTRA SUL COLLE
Dopo la solennità del 3r gennaw e il giuramento di
fedeltà del Cot1$iglio Superiore nella sa11ta Casella, il
Colle DoTL Bosco invita i devoti e i bene/attori a con-
templare il Tempw, che si appresta a raggiungere l'ul-
tima f nse dei suoi Laoori di costruzio11e.
So110 ormai scomparsi lutti i po11ti all'esterno e nl-
l'i11ter110. A giorni sarà smontata la potente .gru che ha
f u11zio11ato per tre 01111i solleva11do i gravi pesi del ma-
teriale e riducerul.o quasi a zero i pericoli ck in tali
ma11ovre minacciano i muraturi e gli stessi dirigmti.
Come dobbiamo essere grati al Signore che dura11te tutti
questi lavori, alcuni dei quali arditi e pericolasi, ci ha
protetti, impedendo qualsiasi infortunio per ce11li11aia
di O'perai !
Ora, visto da tutti i lati, il Tempio grandeggia e
punta l'occhio del suo faro in tutte le diTezio11i, quasi
per sorridere e ringraziare i donatori della << campag11a
dei malto11i ».
Co11 Do11 Bosco, anche i Superiori ,\\r!aggiori e ife•
lici abitatori dell'Istituto "Ber-nardi Semeria" ringra-
ziano e invocano benedi::rioni su tutti e Sll ciascuno degli
innumerevoli benefattori.
Ed ora che il compito di costruzio11e della benemerita
Ditta Stura si può dire termi11ato, 11oi tJOTremmo ef-
fettuare il rivestimento dei muri interni, /are i pavi-
menti, erigere gli altari, creare lo scalone d' ingresso,
rendere il piazzale degno del Sa11tuario e comodo per
l'accesso dei perlegri11i.
Vogliamo pure difendere la i11comparabik Casetta
dal deterioramento dooulo al tempo, alle intemperie e
anche alla devozio11e... troppo sensibile di molti visita-
tori. Cara Casetta! è I.e, Reliquia piii. commo'l;enle del-
l'i,ifan::1ia di San Giova1111i Bosco; parla da sola agli
occhi e al cuore di tu/li e dobbiamo preoccuparci di co11-
serllarla intatta CiJme w1 prezioso tesoro.
Do11 Bosco clze, si,scila11do tanti cuori ge1terosi, ha
reso possibile erigergli sul Colle uatìo 11,i degno 111011tt-
mento, continuerà a benedire quanti ci aiuteramw a con-
durlo a termine. Noi fota11to di qui co11ti11uiamo a pre-
gare per lutti i nostri Bene/attori.
DON RENATO ZIGGIOTTI
rettore
27

3.10 Page 30

▲back to top
La macchina uscl di strada
Viaggiavo diretta a L\\lcdellin per partecipare
con Suor Adele G6mez a un convegno cate-
chistico. Il tratto da Andcs a Mcdcllin si per-
corre costc~giando due. fiumi, ri<_> S. Juan e
rio Cauca, fino alla località ùcnorrunata Bolom-
bolo. Alle 5 del mattino salimmo sulla mac-
china pubbÌica. Eravamo già sul margine del
rio Cauca quando l'autista a~cele~ò }a mar-
cia per fare un sorpasso e la!lc1are 111d1etro un
automezzo che sollevava molt,1 polvere. Appena
effettuato il sorpasso, la macchina uscì di strada
e dopo aver fatto alcuni giri su di un ripido
pendio, si fermò miracol<!samente .sopra una
pietra che si trovava nel humt:, evuando co_sl
di precipitare nelle acque.,·ort1cose, do~de m
casi simili non è mai uscito nCl;Suno Vl\\'O.
A nessuno dei passegger~ successe n~~la dt
grave; alcuni rimasero lcg~crmcnte ferali, t~a
questi Suor Adele. Attri~111amo. quest~. gr~1a
alla visibile protC'.tione ,d1 l\\lana A11;,;!hatr_1ce!
perchè :-nentre la macclnna ro~o.la,·a g1u,_ g!"1dat
ripdutamente: "'.-~faria! Au:n/,wn <;:hrut1an?·
rum, ora pro 1wb1s , stnnge_ndo ogm v~lta p1u
forte il ro:.ario, che sono solita portare m. mano
durante i viaggi.. Anche tt~tti i pa_~~en attri-
buirono la grazia a :\\lana Aus1hatnce, della
quale sono ferventi de,·oti.
Antfn (Cnlomhi.1)
SR. 01.CA ACEYEDO F.M.A.
direttrice "Colciiio Otpartamcntal"
Pregano sapendo di chiedere un miracolo
Il nostro Gian Domenico (che cinquanta
giorni prima, ..illa sua nascita, avev~mo chia-
mato così in 011ore di Don Bosco e d1 San Do-
menico Savio) fu colto òa febbri altissime e
da dolori addominali. Portato d'urgenza al-
l'ospedale, fu dichiarato in pe~colo di vita
per ernia strozzata, trascurata m prt:Cede~za
per diagnosi errate. Il profes~re s1 dec1~e
a operarlo, pur declinando ogm responsabi-
lità e dichiarando il caso disperato. Nel frat-
tempo pregam!l'o con la f~de di chi sa di
chiedere un miracolo: supplicammo Don Bo-
sco, ma soprattutto San Domenit(! Savio,
di cui ave\\'o sperimentato la protezione alla
nascita <lei mio bambino. Con noi pregaro~o
le Figlie di Maria Ausiliat~ice._ E la gr~1a
ci fu concessa completa. Oggi G1~n Domen(C~
per gli stessi medici che lo anumrano stupili,
28
è una prova vi\\'entc che la fiducia nei Santi
è premiata anche con prodigi.
Sono pure grata a San Domenico Savio
che liberò la mamma da calcoli al fegato,
proprio quando era ormai deciso il ricovero
all'ospedale.
A.",GELA POLA !\\'EGRO
La sua fede non venne meno
l\\lio padre, la sera dell'u novembre u. !I.,
venne colpito da una forma aller~ica che, in
breve tempo, si sviluppò in tutto 11 corpo. Si
pensò a una semplice infezione, quando di
colpo sopr:iyvenne un colla~ eh~ fece teme~c
per la sua vita. Tutto sembrò mutile, ma la mia
fede in San Giovanni Bosco, anche in un mo-
mento cosl terribile, non venne meno: afferrai
disperata la statuetta ùcl Santo che teniamo
sul comodino e con fìllucia la posai sul letto di
,mo padre, che ormai non dava segni ùi vita.
:\\liracolosamente si riprese e dopo poche ore
fu dichiarato fuori di pcri1."0lo. Insieme con mio
padre, mia madre e. i miei fratelli,. ringrazio il
nostro Protettore, sicura che contmuerà a ve-
gliare sulla nostra famiglia.
P/,uonico (Rtggio Ca!.)
FLORA MUSURAC.\\
" Tu Le doni un figlio,
Lei ti ridarà la salute "
Sono madre di due chierici salesiani. Il più
giovane, Dino, tenuinat_i gli s~u~i ~innasi~li
a l\\lirabello, ottenne dai supenon d1 parur~
missionario per il i.\\Ieùio Oriente. Io gli dicci!
il permesso richiesto, pur essendo da anm
tormentata da un male contro il quale le cure
si mostravano inefficaci, e che più volte mi
aveva ridotta in uno stato tale da far temere
il peggio.
Prima di partire, Dino mi disse: "Ma~ma,
affidati a Maria Ausiliatrice: tu Le doni un
fi~lio, Lei ti ridarà la sai ute".
..
Pochi giorni dopo la sua parten7.a m1 scnt_u
meglio, tornò la salute e potei ripren~ere le mie
occupazioni. E ora da ohre due :i-001 st?.he~e.
Ringrazio quindi di cuore Mana A~siliatnce
e chiedo la pubblicazione della grazia.
Font (Yuona)
GEMMA CUARDl!l<I

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Fortunata Muna!ò (Barcellona P. G. - Messina) accorsa
al capezzale del figllo mllitarc quasi morente, lo racco-
mandi> a S, G. B. e lo riebbe salvo.
Leonilde Benedetti (Livorno) sottoposta con la sorella
a grave intervento chirurgico, sl raccomandò a S. G. 8.
e ambedue furono esaudite.
Rosa Alme (Cuneo) degente all'ospedale S. Croce senza
moto e parola, raccomandata a 1\\,1. A. e a D. F. R., potè
ricupeni.re la salute.
Angela Bogni (Torino) due volte sotto dolorosa opera-
zione, si raccomandò a M. A. e a D. F. R. ottenendo
la guarigione.
Teresa Virano Rubatto (Torino) ringrazia M. A. e S. G. B.
per e per la figlia per grazia ottenuta.
Maria Canepa (Torino) fu esaudita da M. A. e da D. F. R.
ottenendo la grazia implorata.
Gaspa,:e Genco (Trapàni) ringrazia M. A. e S. G. B.
per il fratello il)giustllmerue detenuto e _poi assolto.
Llciaoa Passeri (Pisa) bisognosa di un nuovo apparta-
mento, pregando$. G. B., lo trovi) proprio in via Don Bo-
sco.
Giuseppe Plcco (Martignacco - Udine) rende vive grnzie
a M. A. e a $. G. B. per la ricuperata salu~.
Giuseppe Manto (Gangi - Palermo) rende pubblica la
gratitudine a M. A. sua e della figlia, uscita salva da
una difficile operazione.
Maria Mus ved. Torgnon (Torgnon - Aosta) presenta
un'offerta a M. A. in ringraziamento per il figlio ristll-
bilito dopo un infarto al cuore.
Ida Fenaris (Quinto - Vercelli) scioglie il suo voto di
ringraziamento a M. A. e a S. G. B. per gnzia ottenuta.
Francesco e Pina I.ngiulla (Biancavilla - Catania)
ringn,zÌ!lno M. A. e S. D. S. per la bambina felicemente
operata di calcoli renali.
Maria Ferrar! (Torria - lmperfa) manifesta la ricono-
scenza sua e del fratello a M. A. per aver ritrovato l'auto
cbe era stata rubata.
Maddalena l'in (Andora - Savona) invìa offerta per le
Missioni ringraziando M. A., S. G. B. e i Santi Snlesinnl
per il felice esito cli una operazione subita dal fratello
in condizioni criticbe.
01 HAIIIIO PURE SEGIIAI.ATO GRAZIE
Agar Almigi - Agosto Angelo - Airo Lilian,, - Allegri Marianna
- Alviggi Armida - Am6deo Maria - Ansaldl Felicita - Anne-
riu Gina - Asècnzi Elvina - Averna Alessandro • Balbo Antomo
- Baldi Alba - Balocco Franca - .l:laloin Moria - Balsomo Prof.
Sa!Yatorc • Bw-beris A = - Bassi Maria ved. Zucchi - Bela-
tani Bos,,o Giovanna - Bellin Maria - Benedetto Caterina -
Bergamo Gino - Bergcse M.a,gberita - Bertelli Luisa - Bethaz
Albertina - Bianchini Aurora - Bln Mluia - Binelli Natalina
- Bisinella Domenica - Donacina Romana- Bonatti Giuseppina -
Bonctti Evelina - Bongiomo Fioa - Bongi(lvanni Maddalena
- llonura Rosa - Bono Odoretti Fiorina - Bortolusoi Ofelia -
Botoodorl Gjuseppe - Bovati Ambr01rio - Bozzano Iolanda -
Branoaleone Ernesta - Brezzo Caterina - Bruno CQncettina -
Buonora Cogliandro Moria - Busc;a:ni Lorenzo - Callepro Gioa
-· CaWgaro Papinutti Gemma • CalOllfa Francetta - Canevaro
Maria ved.. Mordiglia - Campailla Franca • Campaillil Vìt-
torlo Caporl.inaua Ant.onictta - Capm Giuseppina - Canvell.o
Gnzia - Carbonese Adolfo - Cardano Achille ed Elda - Car-
dona Tett!!ia Carnielli Angdioa Canurier Emma - Caaa.le
Ambrogina - Castelli Gi111eppe - Castello Olga - Catalani
Carlo - Cataldi Fausta - Cattaneo Giuseppe - Cava-noa Toso
Virllinia - Cecilio Antoniangelo • Cerri Adele - Cerutti Pietro
- CbJttria.n Proopcrina - Cbi•cia Eugeola - Ciappo &none
Antonietta - Cinquema.ni Can. Salvatore - Colli Sorelle - Col-
lini Rosa - Colombo Roberto - Cqrti Adalgisa - Crema4CO Gio-
vanni - Creveso Teresa - Croce Giovanna - Cucola Consilina
- Cugnod Anselmina ved. Ca,,c,..,.,.o - D'Ahhnccio Pasquale
- D'Amico Marcella - Damolini Aspasio - De Filippo Alfon-
sina Del Gaudio Giov,moi • Dellarole Pier Culo. - Dell'Isola
Antonio - Uelfflllrco Lidia - Del Vecchio Novelli Gìovnnn1\\ -
De Matteis Maria - bemolli Moria - Desaymonet Agata Maria
- De Sih•a Marjsa - Deotefanis Miria - Dingia Franco - Di
J3dla Giovanna - Di Maggio Fraru:u - Di Nalllll Angela - Di-
rettrice Iat. S. Cuore - Di,,o Ferrarese Giulfa • Oistefano
Cantore Rosa - Fftbrioi Amabile - Fabris Alice Linuccia •
FaiJln#a Sarina - Fantina! GiQvann• - Fava Ereole - Favre
Anita - Favr., Palmira - Fedrizzi Giuseppina • Ferdliero 'J·~
rcsa • Feilllri rag. ViJ'llilio - Filippo Colombo Adalgiaa - Fi•
Li_ppi Franca Paola - Filippì Noemi • Filippi Vincenza - Fìlip-
pina Denna - Fontana Gaetana - Fragapane Rosario • Fxanchini
Anita • Franco Ra~atul Teresa - G,,ggino Miclièle - Gait
Dani!Q - C..lbiati Rina - Gaietti Giulio - C..llese Giuseppina
- Galli Villo Bambina - C..llo Carlo ed Elisa - Gilndolfo Ines -
Gard.ini Maria ved. Bertcllo - Gatti Cesare - Gay Uelaani Le-
rizia - Genuardl Luoianb • Gbidoni Luigi - Ghisleri Rooa -
Giaogerrà Sebastiano - Oianquinta Cumela vcd. RAngonc -
Gilardi Serafina - G<Jl:inelli Saverio - Grisetti Cesira - Guar-
nic:ri Maria - Guardi Di Mamno Tèrtsa - Gubbiotti T<ere,,a -
Ianni Sbarra Anna - La Mendola Roso ved. Nocera - La Sito
Agostina - Latino Anin - Ledda Don Paolo • Legé Martherita
- Lconardi Ros• - Leoru:ini Frnnca • Leone Marfa - Leroy
Brown - Lon!IO Rosaria - Lo Re Antonino - LupareUo Achille
- Luttira Moria - Madaro Fam. - M.ccanù Rosanna - Mac-
cario Camillo - Magnanioi Luiiria - Mai•ieri Inme e Alma -
Manca Pasquale - Ma.neo Dia.neo Lucia - Manera OnoriDll -
Mangano Diego - Manniero Salvatore • f,,tanzi Ida - Manzini
L. - Mammtonio Giulia • Marcolongo Virginia - Marini
Amabile - Maroncini Maria - Marsano Luci• - Martinelli
Laura - Mutìnelll PieriM - Mattini Margherita - Masoc,ro
Franco - Masi,ero Luisa - Mas•uo Anna - Mazu Antonio -
Muzoli Mlrella - Messann Antonietta - M"""""° Trofimena
- Messina Suor Concettina - Meuroni Adelina - Miscrcnd.ioo
Pina - Mocller Falconi Teresa - Moja Erminia - Moimas Vio-
letto - Moisio Fiuseppe - Maitre .Edera - Mondo,a Enrico •
Monfritti Morie - Montagnina Letizia - Montn!bllll() $te.Ca-
nina - Montles Marfa - Mornndi Angelina - Moretti Fnnca
• Mosca Giulfana - Motter Irene - Muraglia Ceailia - Muz-
zani Uguzio Giuseppina - Nardi Battista - Natale Rigoli Angela.
• Nava GioVàOOl e Maria - Negroni Valentina - Noceti Contessa
Eliaa - Novorese Marcbisio Fam. - Olivetti Giuseppe - Oleo-
Lina :Elisa - Orlando Gi=i - Paderno Atciu - Pagliariao Mad-
dalena - Pag.litt0 Grazi11 - Puliurello Lucia - Pallaviclno Do-
menko - Palmcri Enza - Palmieri Giovanna Maria - Palumbo
Glu,seppe - Pn.mpinella Caterina - Paolamooi Giuseppina -
Paolini Darla - Papoto Sarini• - Parodi Lorenzo - Poscoli
Faustino - Paulon Amabile • Pe<)1;8l'isi Maria - Pcll<wino Giu-
seppe - Pellicano Francesca - Pennati Luìgi - Pe:rnntoni Eliaa-
betta - Pcruzo Rita - Peroni Francèsco - Peruccbione Bra-
eoni M111ia - Peruzzoni Antonio - P<:Senti Paolina - Peserìco
Luigi - Piccoli MuiJ1 - Piet:11\\nt<mio 1nunncolata - Pighin
Ll.lCia - Pili Valerio - l'ilotto Lucio - Pistoìa Elvira - Pi%zorni
Martini Centina - Polifronì Rita - PoltrQneri Cesare - Pozzi
Emilia - Presti Mendalia Giuseppa - Prina Ten11a - Proni
Junangcla e Piera - Proto Beniamino - Provern Adele - Pud-
dori Antonio - :Puggi Rosy - Puiatti Rina - Radaelli Besana
Lucia. - Raffacli Ernesto - Ruchetti Ida - Redit Ida - RC$tuecia
Giuseppa - Ribizzi Caterina - Ricèi Vittorio - Rieonda Lucia
- Rigeio Ros,rin - Rignani Francesca - Rizzo Frnru:esca -
Rooco Valentino - Roggero Luigina - Ro11aru1in Emanuele -
Romagnoli Francesca - Romnn Cristiano - Roncber Regina -
Rongbi Lucia - Ros.upina Antonio - Rosati Domenico - Roalati
Mmnd~ - Rosetto Toescbi Fernanda - Rossi Maria ved. As-
aauto - Rotulo Fam. - Rubinelli Msrio Santina - Ruffino Gianna
- Ruggiero Alfredo - Russo Nunziata - Sabbati Antonio - Sabre
~ • Sacchi Rita - Sala Maria - Salvo Paola - Saxcletti
Serafina - Savoye Serafino - Scala Carmelo - Scapin Amedeo
- Scbisa Maria ved. Greco - Serci FIUll. - Seride Rigoli Iole
- Silvestri ltwia - Sinisgalcbi Mlchclìna ved. Di Pietro - Sola
Fam. - Sozzi Angela - Spadaro C<:>ncettiDll - Stefani Zanclla
Cèlestina - Stella Cecilia - Stirati Norma - Suocbi Maurizia
- Tamburini Carmela - Tamohi Rot~a - T~ftl'O Adalgisa
ed Emilia - Tealdi Guglielmina - Thea Stefano - Tinebrn
Mena - Tomazzoli Rina - 'rorrassi Concetto. - Tone Gi1.14eppina
- Trai.bi Gerlando - Trainotti Luigi - Usai Giovanna - Vac:,.
carino Giovanna ved. Damonte - Valenza Tedesco Gina -
Va]gum:nera Giuseppa e Lia - Valpolini Maria - Varenna
Pietro - Vargin Vittoria - Verdino Anielo - V,golo Filomens •
Viola Battista - Viti Annn - Zamparolo Gasso Caterina - Zu-
meda Baltieri Piuina.
29

4.2 Page 32

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Indossa l'abitino e subito migliora
Il mio nipotino, Eu~enio Bonamigo, cli
12 anni, studente al Seminario di Thiene (Vi-
cenza) fu ricoverato all'ospedale con appendi-
cite perforata, peritonite e altre complicazioni.
I genitori giunsero che già il ragazzo era in sala
operatoria. Il professore asserl di avere tentato
l'operazione, indispensabile, con pochissime
speranze. Nei giorni successivi infatti le condi-
zioni del nipote andarono gradatamente peg-
giorando, finchè ì medici dichiararono che non
vi era più speranza di salvarlo.
Mia sorella ricordò cli avere l'abitino di
San Domenico Savio, che io le avevo mandato
alcuni anni fa, e che già era stato di aiuto a
qualche familiare in pericolo. Essendo in fa-
miglia tutti devoti del piccolo Santo, special-
mente il nostro Eugenio, glielo indossò. Subito
si ebbe un miglioramento tale da far dire ai
medici che si trattava di un vero miracolo. Ora,
dopo due mesi, il ragazzo è del tutto ristabilito
e attende di riprendere gli studi in Seminario.
Riconoscente pubblico la grazia e affido an-
cora alla protezione di San Domenico Savio il
nipotino e gli altri familiari.
Bibbia"o (Rcg.i::io Emilia)
SR. AMABlLE RONAMIGO F.M.A.
Un bimbo doppiamente graziato
San Domenico Savio è stato veramente
buono con me. Dopo varie speranze deluse di
avere un bambino, mi venn.e l'occasione di pro-
curarmi un abitino del Santo. Appena lo in-
dossai, sentii una forza interiore e una fede cosi
viva che da quel giorno ebbi la certezza che
questa volta tutto sarebbe riuscito felicemente.
Perciò promisi fin d'allora cli pubblicare la
grazia per incoraggiare tutte le mamme che si
trovano nelle mie condizioni a mettersi sotto la
protezione del caro Santo. n piccolo Ugo Do-
menico nacque felicemente, ma un mese dopo
non stava più bene. Il professore, visitatolo,
disse che bisognava sottoporlo a una operazione.
Allora invocai nuovamente San Domeruco
Savio e, appena misi al collo del bimbo l'abi-
tino, il male scompanre. Per queste due grazie
e per altri favori non finirò di far conoscere
quanto sia miracoloso questo piccolo grande
Santo.
Gela (Calranissettn) DOMENICA BERTANI MANDRÀ
30
Bimbo di un mese
che piomba col capo sul pavimento
Sono padre di tre .figli, due ragazze e un
maschietto di pochi mesi.
Tempo fa il piccolo Carlo fu salvato miraco-
losamente da morte sicura. Dopo solo un mese
dalla nascita per una crudele imprudenza il
bimbo stramazzò col capo sul pavimento in
modo mortale. Mia moglie, avendo sempre por-
tato con sè l'immaç:ine di San Domenico Savio,
all'istante invocò 1J Santo; poi tremante rac-
colse il bimbo da terra credendolo morto. Egli
invece aprì gli occhietti e si mise a sorridere,
senza accusare dolore alcuno. Mia moglie fuori
di sè per la gioia e per la riconoscenza, promise
a questo grande Santo il proprio anello di sposa.
Io avrei preferito portare subito questo ricordo
al Santuario dell'Ausiliatrice dove c'è l'Urna
di Domenico Savio, ma date le mie misere pos-
sibilità, perchè sono un povero muratore da
tempo senza lavoro, pensai di portarlo questa
estate quando la stagione è buona. Verremo
cos] a Torino tutta la famiglia, compreso il
piccolo Carlo a cui mostrerò il Santino che un
giorno lo salvò da morte sicura.
Samara~ (Varese)
STEFAtò/O BONOLDl
Pla Rebor11 (Genova) professa ricQnoscenza a S. D. S.
per sè e per una nipote che sostenne un'operazione.
senza danno per la propria crèat~a.
Mlretta Trefoloni (Meleto Valdarno - Areµo) con cuore
riconoscente comunica la valida protezione di S. D. S.
in una operazione di ulcera gastrica subita dal marito.
Ada Deldda (Mon7,a - Milano) fece indossare l'abitino
di S. D. S. a un nipotino ammalato e lo vide ris!JlbiUrsi
presto.
Maria De Donas {Napoli) ottenne che una nipotina
guarisse all'inizio di una novena a S. D. Savio.
Pasquale e Marianna Musicaro (Raffadali - Agrigento)
ringraziano S. D. S. per la loro Domenica, la prima
creatura nata viva, che, malatà di cuore, potè essere
operata con felice esito.
Tbea Sartorl Calza (S. Giovanni Lupatoto - Verona)
consacra a S. D. S. la sua creatura, venuta al mondo
in circostanze difficilissime.
Rino e Bianca Crlppa (Calco - Con\\o) dopo sni llljni di
maqimonio, h.1nnb avuto la loro prima creatura pur la
protezione di S. D. Savio.
Alda Zambl.asl (Trescore Cremasco - Cremona), mentre
ringrazia S. D. S. per la guarigione del marito da epatite,
affida i .figli alla protaione di S. D. Savio,
Una F. M. A. (Nizza Monferrato - Asti) raccomandò
a S. D. S. un nipotino gravemente ammalato e ne ot-
tenne la guarigione.
Luigina Valli della Ca.a (Rodero - Como) è riconoscente
a S. O. $. pcrchè potè a'1ere un bambino senza le gravi
complicazioni sperimentate altre volte.

4.3 Page 33

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Soffriva al trigem ino da tre anni
Da circa tre nnni ero sofferente di trigemino.
Un male atroce mi teneva per settimane senza
poter aprire la bocca. A nulla erano valse le
cure di diversi specialisti e il mio male progre-
diva sempre, tanto <la essermi ridotta in cattive
condizioni di salute. :\\Ii rivolsi allora con
grande .fiducia al Yenerabile don l\\lichele Rua.
Feci una novena senza risultati. Perseverai e
durante la seconda novena mi trovai guarita.
Riconoscentissima, adempio la promessa per la
sua beatificazione.
Torillo
MARIA TERESA GALLO
Ricupera l'uso del braccio destro
Pregai don Rua perchè fosse di aiuto nella
guarigione di una mia zia, una seconda mamma,
ricoverata all'Istituto San Camillo di Alberoni
(Venezia) per una malattia delle ossa. Non po-
teva più adoperare il braccio destro che, oltre
tutto, le dava dei dolori insopportabili. Fui
e:;audita. La zia è stata dimessa dalla clinica
completamente guarita e sta bene.
È mio preciso dovere segnalare quanto sopra,
certa che <lon Rua ci ha aiutati. A lui conti-
nuiruno a rivolgerci con molte preghiere nella
fiducia che sarà sempre di aiuto per me, la mia
cara zia e i miei figli, tanto legati al grande
San Giovanni Dosco.
La Sp«zia
GAU,SI AG,'ESE VF.D. SENALLI
Don Rua: un Santo che ascolta i bisognosi
Mio figlio, dott. Giulio Seghetti, abitante a
Taranto, il 17 novembre 1964, fu investito vio-
lentemente da una macchina riportando 13 frat-
ture per cui era ridotto a pezzi. All'ospedale,
dove fu portato, i dottori ,·edcndolo cosi maJ
ridotto, temevano che non potesse tornare in
condizione di poter camminare. Un giorno
venne a far visita a mio marito in clinica a
Frascati don Chiari, Preside del Liceo Sale-
siano, suo buon amico, al quale raccontammo
il triste episodio. Don Chiari ci confortò con-
sigliandoci di ricorrere al venerabile don Mi-
chele Rua p romettendo un'offerta per la sua
beatificazione. E don Rua ha esaudito le nostre
preghiere. Infatti mio figlio, piano piano è mi-
gliorato e, dopo un anno, è tornato a cammi-
nare, anche se non perfettamente. Ora attendo
da don Rua Ja guarigione completa. Ricono-
scente sento il dovere di mantenere la promessa
e di far pubblicare la grazia nffinchè tutti co-
noscano in don Rua un Santo che ascolta e
protegge i bisognosi.
Io, per parte mia, in"oco da lui protezione
per i miei figli e rassegnazione per me, per la
perdita di mio marito.
Frasca/I (Roma)
FRANCHI SECHBTTI OLGA
Era il ferragosto e non si trovavano medici
Sono una studentessa universitaria, frequento
medicina e sono exallieva delle Figlie di ì\\Iaria
Ausiliatrice. Per questo conooco il Bolleuino
Sa/esimio.
Voglio comunicare una grazia riceYuta dal
venerabile don Rua. Nel mese di agosto ebbi
un violento attacco appendicolare che poteva
trasformarsi in peritonite. Era iJ ferragosto e
non si tro, avano medici; io sta,·o molto male
e non sopportaYo più il dolore. '.\\li riYolsi allora
a don Run: dopo un po' i dolori sono calmati.
Ora sto discretamente e non è stato necessario
fare urgentemente l'operazione di appendi-
cectomia. Ilo promesso a don Rua di pubbli-
care la grazia sul Bollettino Saltsiano.
,\\fessit1a
ANNA MARIA GA\\IBARDELLA
Caterina Ida Rossi (Parma) ringrazia con viva
riconoscenza il ven. don Rua eer averla gua-
rita da un attacco di appendictte senza inter-
vento e per altra grazia importante.
L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, eretto In Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n. 22, pul)
I eoalmente rlcevero Lega/J ed Ered/lA. Ad evitare posslbill conteshulonl si con&lollano le aeouentl formule:
Se trattasi d'un legato: «... lascio all'/sUlulo S1fHfano per le Missioni con sede in Torino a titolo di legato la somma di Lire... (oppure)
l'Immobile silo In..• •·
Se trattasi, Invece, di nominare erede di ogni sostanza l'Istituto, la formula potrebbe euere questa:
«-·Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede unlversele l'/sutulo Sa/es/ano per le M issioni con
sede In Torino, losclando ad esso quanto ml appartiene a qu11lsla1I titolo•·
(luogo e data)
(firma per esteso)
31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALES/A#/ OCFU#TI
lac. Domenico Cascae t a Venou (Pot enza) a 88 anni.
Don RlccaNlo Dola t Lubin Legnlcki (Polonia) a 75 anni.
Don Antonio Gu.zik t • Ranucy (Stati Unlri) 73 anni.
Don IEmanuele Stodcsyk t a C~•pllnek (Polonia) a 68 anni.
Don l'lorenso Cerfont t a Tournai (Belgio) a 65 inni.
Don Lufsl Coba t a Riob•mb• (Eroador) a 62 anni.
Don GluMppe l'ogliocti t • Junln de 101 Ande, (Argentina) a 59 anni.
Coad. Qlova.nnJ llepak t a Oawiecim (Polonia) • 81 aruù
Coad, Oloacblno Caeuao t a Jau■ret6 (Brasile) • 31 anni.
OOOPERATORI DEFUNTI
Monti. Oliviero l'oscbian+ parroco del Duomo di Monfalcone.
Fu allievo del no,tro Collegio d, Gorizia, ove maturb la •u• ,oeuionc.
A Teno d'Aquileia, a Moua o poi a Monfalcone svol•e ortivldo palto•
ra.U e aulsrenziali va.rie e opportune, ampiamente Jumeggi1to dall'Ar-
civcacovo di Gorizia nel discorso ruoebrc. Spirito 1perto, dinamJc:io,
amabile, dimo1trb il suo amore a Oon Boaco propagandone la divo-
zione, avviando alunni alla 1cuol1 11la1i11na, seguendo lo api.rito de1
santo Educatore nella cura dtlla gioventb.
can. AadNa Lopes t a Brindial.
Parroco o Cooperatore ulante, fin che le forze glielo permisero, fu
coofcaaore premuroso dei sale,ioni e dei ragazzi del noatr0 Istituto.
un:. Gt-.
pl'Of". re4e:rko Gdcnolo t a Torino--Valsalice il 15.1-1966.
Nella aua lunp, nobile, laboriosa ui•tc,nu nolse per quaai 60 anni
ranìvi.ti profes&ionale di ocuti1t11 ricoprendo per 23 anni 1a carica
di Prlm•rio dcll'O1pedalc Oftalmico di Torino. Un quotidiano oc
caaltava 11 mano 0 pruia.a e sicura, lieve nel tocco e rapld.a nell'azione
nel 1e1tore ou•i delicato della vJota". Operò ì1 1cn. Guglielmo Marconi
'dopo un incidente automobil(atlco.i.fu oculista della Caaa Reale o del
defunto Reuor Mairgiore Don ,<Jcaldone, al quale •ra cor!ulmo.
GentiJuomo d'antico stampo, di vuta cu.ltura e ricco di umaniti, che
1i riBctteva anche nella gcntileua del tntto • della parola, ,i diat!nto
per Il vivo •e.mo di cariti eriatiana che lo re,e illligne benefat•
toro dei p0v11ri e degli Jatituti rclirloai. Colpito da disturbi ■anirari,
truconc ali ultimi anni tra la lettura e la preghiera, circondato d.al-
l'aft'c,tto dei familiari, d11 rico1U>ttente amore dei beneficati, tra i quali
numcrooi *"l~i•ni, e dli un Colto rruppo di valorosi ditcepoli.
AVY, Nfc:ola Mastelloni Duca di lalsa f a .Napoli il 18-t-1966.
Godeva cll essere riconosciuto come il "Decano dci Cooperatori Sale-
1ianl di Napolì". Fu infatti uno del primi iscritti alla no11ra ter~•
Faml)llia nella cim\\ partenopèa e partecipò 1empre a tutte lo nottrc
manlfcnaiioni. Cooperò attivamente mettendo a diapooizione dei Aali
di Don Bosco la aua valentia pro{euionnlc e prestò di•intcraseaumcntc
jJ auo nome illuatre e J-a sua competcn~o giuridico-a mmini1trativ1 u
vantaaaio di tutte le nostre cuc deJl'ltalia Meridionale. Si prealò
inoltre per tutte le opetc caritative della città e fo per molti anni 110,cr-
natore di numerose Opere Pie. Ebbe la Medaglia d'oro per i 60 anni
di ulivi.. profCl!io=le e di ■J)Oltolato IOCialc,
kn. pror. Michele Gortanf t • Tolmeuo il 24- 1-,966 a 83 anni
Ceua,•a di \\'iwcre il giorno dedicato a Maria Ausiliatrice, di cui en
particolarmente divoro. Alfez,onato Cooperatore 51Ùesiano, neva lavo-
rato per ■vere I Salesiani a Tolmcuo, centro dtlla regione della Carnia,
o au di Clii eontava per l'educazione della gio,•entù del luogo. llluatrc
profea1t0co univcraitario, aeolo10 di !ama inte.rruizionale, co,c.icnzio•o
parlamentare, univa all'altezza del aapcrc una coerente Yita cristiana
e tantll bonti per j bi:sognosi.
Carlo Conte t a Paderno (Treviso).
Spo10 e padre eaemplare, amb Don Boaco e la Famiglia Salesiana, ati-
mandool onorato di essere fratello di Urtll Fi11lia di Maria Aualliatrice.
Uno doloro1iuima malattia ne rivoli> lo fede tolda e lo apirito di pre-
8t ahiera, che lo mantcon.ero sereno Ano all'ultimo.
Gfova.nn.f GJordano t a Napoli a anni.
Anima !on.e e aene.ms.at in og-ni aci•eura mon.c di un figlio sulla atrada,
perdita dcli• cau dopo La IIUena) sempre ripeteva: "Sill fatta la volondo
di Oio". Oonb al Sianore una 611lia nell'Ordine delle Onolino del-
l'Unione Rom■n• e un fis-lio rnl•1ion1rio Salesiano.
Peppino Muala t a Sanluri a 93 anni.
Uomo profondamente relig,010, laborio10 e di ottimi costumi, ebbe
come letture prcfor,te fino agli ultimi giorni la Sacra Bibbia e U Dol•
lettino SJJlmia.no, che forffUl,vano l'oraorncnto delle sue coovcraazloni.
Bruno Peac:quJn t a 1ssognc (Ao110) a 59 anni.
Padre Clemplare, educò 111 familflla alla pratica della vita crriadana.
La1ci1 ne.I euo paese l'esempio di una reliaiosit.à convinta o operante,
DomcnJco ear•o Pastore t a Genova a 83 anni.
Nativo di Morncae e quindi concin•dino di Santa l\\-hria Mnzarcllo,
•Poi• fu 1cmpro affezionato alle Opere di Don Boeco, che seguiva llell'attcnta
lettura del Bollettino. lnoieme con la
seppe educare la Camirlia
al 1cnao del bene e dcll'•J>06tolato.
Au,custo Patap t ad Avenza (Carrara) a 81 anni.
Fu uomo retto, cristiano fervente, padre cacmplarc di otto fia.li, due dei
quali donll al Sianore: un Sacerdote e una Figlia di Maria Àu1iliatricc.
Rac- Emico Torretta t ad Arnste di Callarate a 46 anni.
La rna condott• l!Semplare fu di incitam.,nto a tanti auoi concittadinl
anche nella pubblica amminiatcazione. Sopporti, lunahe sofferenze
aoaetto dalla preghiera costante e dalla frequente Comunione. Come
Cooperatore lncamb il tipo dolio Zelatore apottolo.
Vfnc:auo G.lannctto t Santa Teresa Riva a 65 onni.
Cooperatore fin dal r933, era li primo in tutto le iniziative della par-
rocchia. Il suo scio rene_ro10 lo spinaew anebc a benefica.re i Mi••
aionaà. gli orCa.ni e le Opere aa,lcsia,ne..
Aawua Amb,-JanJ t a Ulzio (Torino) a 70 anni.
Nobile fil!Ura di ai1ti1na, cooperava attivamente all'apoctola.to soprat-
tutto come :ielatrice ddla stampa. L'uaidua lettura di libri e riviatc
religiose, apecialmffllc ulcaìane, fu il aoate.no di tutr• la sua vita.
Quinta~ In Macc:ario t a Torino il 29-1-1966 a 77 anni.
Amare soffrire aorridcre: fu il prolfl'llmma dcli• aua vita laboriosa e
mode,ta. La fede io Dio, l'amore alla famiglia e lo ztlo per U prossimo
ne impreziotirono )*c,iatenza benefica di Dama P11rone-ssa Salesiana.
Cllrlotta PlrOvano vcd. Rtva t a Crema il a2-a-r966 a 90 anni.
E•cmplore figuro di madre cristiana, educb nella fede e n~llc opere di carità
la sua numerosa prole e fu acmpre luce di eaempio a quanti l11vvicinavano.
Nella sua lunp ,111 aoppor1ò con fede tutte lo traversie. Del nove fiali
ebbe la gra ndc 11iola
flTCllllione Salcaiana,
cll donarne due al Signore:
e Suor Albertina, Suora di
CIlar6,mrl
io
di
Luigi nella Con-
Maria Bombina.
Doftlla Maria Donadvl t a Brindi&i il 7-2-1966.
Jl Comi•lio locale dei Cooperatori ha perduto in lei la •ua cassiera.
Pronta a ogni inuiativa dl bene, partecipb acmprc • tutte le iniziative
della Pia Uolone. Quando non Pot~ più muoverai, le riunioni del Con-
aiglio locale si tuntro nella aua cna, attorno a lei che era suta il
cenrro dtlle attività dei Cooperatori dl Brindiai. ( Salcaiani della cit..
la ricordano con commoua riconoscenza.
Giovannina Risano t Santa Teresa Riva a s6 anni.
Anima ricca dì vini.I, Cooperatrice e Consi11llera zclante e saggia,
nutri un omoro a Maria Au•iliat rice e a Don Botco che giungeva anche
a afumatw:e. cornc quella di non lasciar mancare i fiori ai loro altari.
BJsocUo Carolina t a Cuccaro Monfer:ra10 a 76 anni.
Consacrb la aua eu11cnza allo famiglia, ,pargendo attorno •t il soo,·o
profumo dell'amor dl Dio. Fu Cooperatrice attiva e zelante.
Adcl~ Massarcllo t a Mornese (Ale,u.ndria) a 72 anni.
Seppe con la aua fede e foneua cristiana aopponarc le prove della vita,
aull'csecmpio e alla scuoi• di Santa Maria Muurello, che venenava
eome la Santa cli eaaa, e della quale parla,.. con entU1inmo e diffon-
deva la di,-odone.
Giovanna Ga.Nlln ln l'urlan t a Cacnno (Treviso) • 66 anni.
Durante tutta la vita I• aorres:ae uno spirito profondamente cristiano. per-
meato di pietà e di uione. Con oei figliuoli da allevare trovava ,1 u,mpo
per la M"""' quotidiana • per l'ora settimanale di 1doruione. li Signore
Ja premiò con tre 6$11 .religiosi: un Salesiano e due Suore, di cui uoo
Missioruu:ia in Africn.
ALTRI OOOPERATORI DEFUNTI
Abbatoo E.mili• • Acomanni D. Leone • Alberti Tereu - Antignati
GiUJep-pc Avlgo Giuseppe • Baldi O. Re_na10 Oar■ tto Solidea •
Busi D. Giovanni • Bnso Norma • Butioru Vt1conti Teresa - Belleri
Giuaeppina • Renaio Emma Carolina • Bin Catcnna ved. Capptllato
• Bonazxi Luigìa • 0oucro 11,1add11ena . Braccio Ada ved. Ravera
Bre!c:iano ]l.1arahcrita • Butsini Rononi Angcl■ Calloni Giovano! •
Candra Maria. Cappellaio Ca1erioa. Carbogno Emma • Cuni O. Mario
• Ceeconi D. Omero • Cerutti Maddalena • Ciniiano Silvia Cioni
D. Giuacppe • Conti. Lin• • Conti D. Ottavio • Coppini D. Carlo
Corradini Renzo • Curti Carolina • Dalle FrAtte Riccardo - De Mi-
randa Mon1. Giuaeppc • Di Forti prof. Loren~Q • Di Francesco Sal-
vatore • Evongt!Jati Giovanna • Ferrari Giulio • Ferrarlo Ada Fer-
rcro Sera.fin• • Fevrc MatiJdo Fioravanti O. Demetrio • Frcri Marcella
• Fuligmti D. Francctco • Go.lbiati D. Puquale • Gallo D. Antonio •
G.rbarino Ca.rollna • Garbarino Paolo • Gattino Francesco Gelmi
Maria ved. Gclrru • O,tona Ca.rio • Giordani Battina Giumento
Pietro - Goffrini Maria . Guunm Marianna • Landl Focacci Maestrà
Pia I.azzero Glu1eppa • Lconardi Angela vcd. Noce • Linimcto
l\\laria Lombardl Gilda Lunghi D. Fnnce,eo • Mafaraci Gaetano
• Mameli lerio • Mameli Ilario . M&Keddu Aventino • Ma.aotto
prof. Achille • Muoni dott. D. Giuseppe • Maucrinl Pietro • Mer•
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