Bollettino_Salesiano_199507


Bollettino_Salesiano_199507

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Luglio/Agosto 1995
ANNO 119 N 7
Luglio 1995 ·
Sped. ·,n Abb. post· (50) Tor.ino
'tiJ1tJ i :i:~IA FONDATA
NEL ::~VANNI BOSCO

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di don EGIDIO VIGANÒ
UNO SPORT
CHE EDUCHI
,, Con i giovani
si devono favorire
gruppi differenziati,
per rispondere
con proposte
formative a ogni
loro esigenza
e interesse,,
2 - LUGLIO-AGOSTO 1995 BS
S port, ma non solo. Come si situa l'ora-
torio nei confronti dello sport, che ha
una sua consistenza soprattutto nelle strut-
ture territoriali statali?
anche per le altre associazioni, che otten-
gono dei finanziamenti a seconda delle at-
tività e progetti che realizzano per i giovani
sul territorio.
Credo sia opportuno ampliare la domanda:
noi ci situiamo nel territorio non solo con lo La formazione prima di tutto. È evidente
sport, ma anche con attività di cultura gio- che la nostra prima preoccupazione non è
vanile: cinema, musica, teatro , televisione, quella del finanziamento. Ben altri sono i no-
giornalismo, e con il turismo sociale. Posso stri obiettivi . Ma sentiamo il dovere di essere
fornire alcuni dati per dare un'idea di quan- presenti nel tessuto sociale e culturale del
to siamo inseriti , in Italia; così si può com- Paese, partecipando a pieno titolo , come cit-
prendere anche come e con che tipo di tadini e come educatori, alle politiche che si
rapporti verso l'autorità pubblica. Nei nostri attuano per la gioventù. Il nostro scopo pri-
ambienti promuoviamo i Cinecircoli Gio- mo è quello di aggregare i giovani intorno
vanili Socioculturali (CGS) , che sono oggi agli interessi che li attraggono : offrire loro
circa 250. Sono quasi
una sana proposta di vi-
200 i gruppi del Turi-
ta di gruppo e un cam-
smo Giovanile Sociale
mino di crescita come
(TGS) con circa 15.000
uomini e credenti . Lo
soci in una ventina di
sport che proponiamo è
regioni , pur avendo noi
quello educativo, le at-
lanciato questi tipi di
tività culturali di vario ti-
presenza da pochi an-
po si propongono di es-
ni . Infine arriviamo allo
se re educative , come
sport, una realtà dav-
educativo è il turismo
vero grande: sono cir-
che organizziamo. Sia-
ca 1200 le Polisporti-
mo noti negli organismi
ve Giovanili Salesiane
pubblici di partecipazio-
(PGS) in oltre 80 pro-
ne per questa nostra ti-
vince ; i vari gruppi ag-
pica peculiarità, e for-
gregano oltre 120.000
se , anzi senz'altro, sia-
giovani con migliaia di
dirigenti. Le Polisporti-
ve Giovanili Salesiane
sono oggi la maggiore
I Sport PGS per aggregare i giovani
intorno ai loro interessi,
e in un cammino di gruppo.
mo accettati e apprez-
zati specie per questo.
L'oratorio e il centro
giovanile cercano di in-
associazione sportiva
tegrare adeguatamente
cattolica a livello europeo. Come può nota- e vitalmente queste proposte della loro vita
re, si tratta di una vasta e simpatica realtà di comunità giovanili. Non sono realtà che
giovanile aggregata.
intendono svilupparsi per conto loro. Sono
interessi giovanili e quindi diventano parte
Ricevete finanziamenti pubblici?
Il primo rilievo , che attrae la curiosità gior-
nalistica, sta nel fatto che queste associa-
zioni sono « riconosciute civilmente ». Per
questo godono di tutti i diritti delle altre as-
sociazioni similari esistenti nel nostro Pae-
se. Le PGS ad esempio, essendo affiliate
al Coni , usufruiscono del finanziamento
pubblico, che per la verità corrisponde al
volume di lavoro che viene svolto. Ciò vale
integrante delle iniziative programmate. Que-
sto tipo di aggregazioni rappresenta una del-
le vie che permettono di avvicinare i ra-
gazzi e i giovani in quel tipo di convivenza
del tempo libero che Don Bosco chiamava
"oratorio ". Potremmo dire che l'insieme di
queste iniziative è come l'espressione di un
oratorio salesiano vasto come la nazione.
(a cura di Angelo Montonati )
o

1.3 Page 3

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Sil
~RollJJttino
~szano
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE:
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherila Dal Lago - Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever - Francesco Mollo
Collaboratori: Teresio Bosco - Angelo Bolla -
Erneslo Calloni - Giuseppina Cudemo -
Graziella Curti - Serge Duhayon - Bruno Ferrere -
Sergio Giordani - Antonio Mélida -
Jean-François Meurs - Pietro Moschetto -
Angelo Montonati - Giuseppe Morante - Gaelano
Nanelli - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Slracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi -
Carla Morselll - Guerrino Pera - Pietro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Ufficio Gralico SEI
Archivio: Guido Canloni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione: EDIBIT - Torino
Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
Collaborazione : La Direzione Invita a mandare
notizie e loto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'Impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Tesli e materiali inviati non
vengono restituiti.
Edizione Cooperatori. A cura dell'Ufficio Nazionale
(Gianni Filippin) - Via Marsala 42 - 00185 Roma -
Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali
e 19 lingue diverse (tiratura annua
ollre 1Omilioni di copie) in: Antille (a Santo
Domingo) - Argenlina - Australia - Austria -
Belgio (In fiammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (In Guatemala) -
Cile Cina (a Hong Kong) - Colombia Croazia -
Ecuador - FIiippine - Francia - Germania -
Giappone - India (in inglese, malayalam, tamil e
telugù) - Irlanda - Gran Brelagna - llalia - Korea del
Sud - Liluania - Malta - Messico - Olanda -
Paraguay - Perù - Polonia - Portogallo - Slovacchia -
Slovenia - Spagna - Stati Unili - Thailandia -
Ungheria Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è un dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
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Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.
Luglio-Agosto 1995
Anno 119
Numero 7
/11 copertina,
l' altra estate dei gruppi
giovanili. Sul tema,
il dossier "Non solo mare",
alle pagg. 2 1-27.
Foto C ipriano De Marie.
10 ATTUALITÀ
Non turisti, ma pellegrini
14 REPORTAGE
Le lacrime della Madonna
18 INIZIATIVE PASTORALI
Dio sotto l'ombrellone
21 DOSSIER: L'ALTRA ESTATE DEI GIOVANI
L'estate dei gruppi giovanili
Giappone: I progetti dei giovani volontari
Belgio: Con la Bibbia nello zaino
Italia: La musica e la vita
34 IN MISSIONE
Nella Terra del Fuoco
38 FAMIGLIA SALESIANA
Volontarie di Don Bosco
RUBRICHE
di SILVANO STRACCA
di UMBERTO OE VANNA
di ELVIRA BIANCO
a cura della Redazione
di GRAZIELLA CURTI
di GIORGIO TORRISI
2 li Reflor Maggiore - 4 Il P1111to giOl'lllli - 6 lii Jtafia, 11el 1110111/0 - 8 l elfere - 13 Prima pagina -
17 Osseri1atorio - 20 Il mese i11 libreria - 28 Visto da vici110 - 30 Come /)011 Bosco - 31 Zoom -
32 Cinema - 33 /I diario di A 11drea - 37 Sotitlarietà - 41 / nostri morti - 42 I 11oslri sa11ti -
43 /11 primo pia110
10 Non turisti, ma pellegrini
34 Nel profondo sud dell'America ·
BS LUGLIO-AGOSTO 1995 - 3

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di Carlo di Cieco
L'AMORE
BRUCIATO VERDE
R estare incinte a 18 anni; diven-
tare mamme a 16 o 17. Aborti-
re non di rado a 14, 15 anni nel fio-
re dell'adolescenza.
Capita più spesso di quanto gli
adulti fanno finta di credere . Spe-
cialmente quelli che si credono per
bene . Perché frequentano la chiesa,
sono portati a pensare che i fatti
scomodi degli amori giovanili capita-
no altrove, lontano, a chi se li cerca
di proposito. E invece si tratta di una
possibilità che accompagna la con-
dizione giovanile anche sotto gli oc-
chi degli educatori più esperti e de-
diti ai giovani.
È ACCADUTO INTORNO A PA-
SQUA, in una prestigiosa scuola alle
porte di Roma. Una liceale - madre
a 19 anni - che vive la sua gravi-
danza, ben nove mesi , senza che
nessuno si accorga di nulla. Non i
genitori, non gli insegnanti , nemme-
no gli stessi compagni di classe.
A un certo punto la ragazza pensa
di abortire, ma la USL la respinge
perché troppo tardi. Partorisce da
sola, in casa, e vede nascersi una
bambina con scarsi segni di vita. Le
muove le braccine, cerca di riani-
marla - racconterà poi agli inquiren-
ti - ma per paura e prostrazione la
nasconde nell'armadio . Ricoverata
all 'ospedale viene arrestata per in-
fanticidio e poi prosciolta. Due setti-
mane dopo torna nella stessa scuo-
la, insieme al ragazzo-padre .
IL FATTO VA SUI GIORNALI E DI-
VENTA UN CASO, sfugge al riser-
bo consueto. Appena si placa, i quo-
tidiani ne raccontano uno analogo .
A Licata, ragazza di 17 anni parto-
risce di nascosto una bambina e
l'abbandona nei cassonetti della
spazzatura. I genitori dicono di non
essersi accorti di nulla. L'unica a
sapere è la sorella di 20 anni, sua
confidente.
I genitori e gli educatori coinvolti in
queste vicende si saranno interro-
gati, avranno forse concluso che
4 - LUGLIO-AGOSTO 1995 BS
l'educazione all 'amore e la gestione
della sessualità giovanile sfuggono
alle loro reali possibilità di interven-
to. I giovani in questo campo gesti-
scono in proprio informazioni e mo-
delli di comportamento.
LA VICENDA ALLUCINANTE DEL-
LA RAGAZZA, del tutto impreparata
a gestire sia il rapporto con il giova-
nissimo partner che l'inattesa mater-
nità, in realtà ci assicura che tanto
informati i giovani non sono. E non
bastano i distributori di profilattici nel-
1!=) scuole a risolvere il problema.
E una questione di cuore e di comu-
nicazione.
Gli adulti non di rado abusano dei
giovani e non solo sessualmente.
Anche in famiglia. L'educazione, di-
ceva Don Bosco, è una questione
di cuore. I grandi lo hanno perduto
perché i giovani sono diventati per
loro un problema o qualcosa di ag -
giunto.
Comunicare con loro è diventato fa-
ticoso perché sono portatori di nuo-
vo e sono anche prodotti sociali che
cambiano in continuazione .
Quando gli adulti parlano con loro ,
sempre meno riescono a suscitar-
ne la fiducia. Anche per i genitori di-
venta più difficile comunicare con i
figli . E soprattutto complicato. I con-
fidenti allora, i ragazzi se li cercano
altrove , in genere tra i coetanei. Il
cerchio del loro mondo diventa pic-
colo e con scarsi orizzonti.
Sembra quasi una beffa, un con-
trappasso della storia questa fatica
a comunicare con i giovani in un
tempo di notizie urlate, di scorpac-
ciate televisive, di dancing affollati,
di facili motorini . Hanno tutto i gio-
vani, si dice. Forse troppo, per non
sentirsi cose inutili tra adulti indaf-
farati che vanno in fretta.
o
Amori precoci.
I giovani gestiscono in proprio
il rapporto di coppia.

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IJS LUGLIO-AGOSTO 1995 - 5

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GIORNALI PER RAGAZ-
ZI. UN ESPERIMENTO A
PARIGI. In Francia è già
un caso. Si chiama "Mon
quotidien". È un quotidiano
per giovani tra i dieci e i
quindici anni. Otto pagine
per fare il giro del mondo
in dieci minuti. Al prezzo di
una merendina. « E un'ini-
ziativa unica nel suo gene-
re: un giornale quotidiano
di attualità per i ragazzi, e
sta andando letteralmente
a ruba. In due settimane ha
raccolto diecimila abbona-
menti », scrive Daniela de
Robert su L'Espresso. Ma
l'obiettivo dell'editore è più
ambizioso: « Vogliamo rag-
giungere l'un per cento dei
dieci-quindicenni francesi ,
cioè 45 mila bambini ». Ed
è convinto che i dieci-quin-
dicenni rappresentino una
fascia di età ideale per un
quotidiano. Per oltre due
anni la squadra ha letteral-
mente travolto le scuole di
tutta la Francia per sonda-
re i desideri, gli umori, le
antipatie e gli interessi dei
piccoli francesi. Il risultato è
un giornale poco più gran-
de di un foglio protocollo,
ricco di colori, disegni, foto-
grafie e vignette. A chi dice
che un giornale tutti i giorni
sia troppo per dei giovanis-
simi, rispondono che è più
facile ottenere dieci minuti
al giorno che non un'ora a
settimana. Il giornale ha po-
che pagine, molte imma-
gini, articoli brevi e sempli-
ci . Per garantire che alla
penna dei redattori non
scappino termini o testi trop-
po difficili è stata scelta
una strada del tutto inedita.
Ogni sera, prima di man-
dare in stampa, due ragaz-
zi di prima media vanno in
redazione per rileggere gli
articoli e segnalare le in-
comprensioni e i dubbi. E
anche su indicazione di un
insegnante membro della
redazione, i testi vengono
modificati e le parole più
difficili evidenziate in giallo
e spiegate in un riquadro a
piè di pagina. Stessa sorte
tocca ogni giorno a una
parola inglese, che viene
sottolineata e tradotta.
Goma (Zaire). Nel campo profughi rwandesi di Mugunga.
Col megafono, suor Felistance Mbayo FMA durante
una manifestazione sulla donna africana.
1 DUEMILA GIOVANI A
CONFRONTO. Il Confron-
to '95 si terrà nei giorni
9-15 agosto al Colle Don
Bosco e si concluderà a
Torino-Maria Ausiliatrice .
Sul tema ".. . per narrare
una storia che continua",
si confronteranno duemi-
la giovani dai 18 ai 27
anni. 30/40 gli animato-
ri , scelti tra i partecipanti
e che si ritroveranno al-
cuni giorni prima per cu-
ZAIRE
NEL CAMPO
PROFUGHI
Suor Felistance Mbayo e suor
Petronille Ngama, due fig lie di
Maria Ausiliatri ce zairesi, da
circa otto mesi sono a Goma
(Zaire), ne l campo profughi di
Mugunga, al con fi ne con il
Rwanda, dove sono ammuc-
chiati circa 150 mila Hutu .
Lungo il confi ne zairese si con-
tano oltre un milione di rifu-
giati e altrettanti si trovano nel-
1'Uganda e Tanzania. La visio-
rame la preparazione.
« Sarà un'esperienza for-
te di spiritualità giovani-
le salesiana vissuta insie-
me », afferma la circolare
di convocazione, « un'op-
portunità per rendere più
visibile il dono che si è al-
la Chiesa e nella Chiesa,
il rilancio di un ulteriore
cammino da compiere in
comunione ». Nella foto,
un momento del Confron-
to del '92.
ne è desolante: chilometri e
chilometri di tende blu distri-
buite dall ' ONU e dalle ONG
(Organizzazioni non governa-
ti ve). Nei campi la vita conti-
nua, nonostante le condi zioni
di assolu ta emergenza, e due
FMA lavorano in collaborazio-
ne con la caritas internaziona-
le, e si interessano soprattutto
dei giovani. Seguono c irca 250
ragazze: alfabetizzazione, pro-
mozione umana e piccoli lavori
artig ianali che, rivenduti dalle
ONG , permettono di guada-
gnare qualche soldo per sé e
per la famiglia. « La cosa di ffi -
cile », dicono, «è suscitare sen-
timenti d i pentimento e di ri-
conc iliazione. Anche le g iova-
ni Hutu si dicono fiere di aver
ucciso de i Tutzi. Molte di loro
sono d istratte, di simpegnate,
chi use in se stesse. Alcune par-
lerebbero tutta la giornata de l-
la loro fuga , del tetTore, de lla
lunga marcia da Kigali , capita-
le de l Rwanda, a Goma. 250
chilometri a piedi. Nessuna de-
sidera tornare in Rwanda. Spe-
rano che il governo zairese of-
fra loro la possibilità di stabi-
li rsi defin itivamente nel paese.
Questo non sembra probabile,
infalli i rifugiati sono invitati a
ritornare nelle propri e terre e
parecchi lo hanno già fa tto ».
6 - LUGLIO-AGOSTO 1995 /JS

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AMERICA LATINA
MONS. RODRIGUEZ
NUOVO PRESIDENTE
CELAM
Mons. Oscar Andrés Rodrf-
guez Maradiaga, 52 anni, arci-
vescovo di Tegucigalpa (Hon-
duras), è stato nominato pre-
sidente ciel Celam, la Con fe-
renza episcopale latino-ameri-
cana. L'elezione è avvenuta a
Città del M essico, all ' incontro
cli maggio dei 70 vescovi ciel-
i ' Ameri ca Latina. Al Celam,
che quest'anno ricorda i 40 an-
ni di fondazione, mons. Rodrf-
guez è stato già segretario ge-
nerale ed era l'auuale vice pre-
sidente. Parlando del!' Ameri-
ca Lat ina, in una recente inter-
vista, l ' arcivescovo ha detto:
«Siamo entusiasti del fatto che
il Papa vog li a celebrare un si-
nodo panamericano prima del-
la fine del secolo. Siamo anco-
ra il continente dell a speranza,
pur tra mille problemi ». E a
proposito della Chiesa latino-
americana, che dopo gli anni
dell a teologia della liberazio-
ne sembra essersi " normali z-
zata", ri spondeva: « In questo
momento della nostra stori a,
si nota la mancanza di vere
persona lità, specie nel campo
politico. Ma anche nella Chie-
sa si assiste a un certo esauri-
mento ed è necessario ri sco-
prire l' impeto missionario. È
una grande sfida per I'episco-
pato». ·
Mons. Oscar Rodriguez,
arcivescovo
di Tegucigalpa,
nuovo presidente
della Conferenza
episcopale latino-
americana (Ce/am).
MAESTRA DI VITA. Suor Angela Vanetti in una delle ul-
time, indimenticabili foto, quando il cardinal Martini ha in-
contrato le suore anziane e malate di Triuggio (Milano}.
A 91 anni, quando il Signore l'ha chiamata il 24 aprile
scorso, suor Angela aveva ancora la capacità di guarda-
re dritto negli occhi. Ma lo faceva con l'innocenza dei puri
di cuore. Fu maestra di noviziato ininterrottamente dal
1942 al 1970. Prima a Contra di Missaglia (Como} e poi
nel noviziato internazionale di Casanova (Torino}. Ha
educato almeno mille figlie di Maria Ausiliatrice di tutto il
mondo, insegnando loro a vivere con semplicità e auten-
ticità la propria vocazione.
ROMA
INDIA
BIBBIA
IL SESTO
E COMUNICAZIONE «BOSCOREE»
ALL'ISCOS
DI CALCUTTA
BIBBIA
COMUNICAZ IONE
. MEZZI
l it• 22 ,\\l'ltlLL l !ii:it 5
l' lu ,:.1 ATliN l!O S ALllS I ANO, I
KOt.lA
Roma. Il manifesto
del meeting «Bibbia
Comunicazione Mezzi».
1500 tra scout, responsabili e
assistenti, provenienti da 70
opere sa lesiane cli 13 Stati, si
sono radunati a Ca lculla per il
sesto Boscoree. All ' incontro,
che si tiene ogni tre anni, e che
ha visto quest'anno la massi-
ma partecipazione, per la pri -
ma volta erano presenti anche
i gruppi delle figlie di Maria
A usiliatrice. Il servizio logi-
stico è stato coord inato da don
Joseph Manipadeth, direttore
di Calcutta-Liluah, con la col-
laborazione della Famiglia Sa-
lesiana. Le Poste indi ane per
sottolineare l'avvenimento han-
" La Parola si fece Media" è
lo slogan che ha accompagna-
to il Seminario internazionale
che si è tenuto ad aprile all'U-
niversità salesiana sul tema:
« Bibbia Comunicazione Mez-
zi ». Il meeting, giunto que-
st 'anno alla sua quarta edizio-
ne, era promosso dall'ISCOS
in collaborazione con l ' Asso-
ciazione latinoamericana cli
comunicazion i sociali (PROA)
e il Centro interdisc iplinare
sulle comunicazioni sociali
(CICS) dell'Università grego-
ri am1. Registi, sceneggiatori ,
compositori cli musica, bibli-
sti , produttori e altri profess io-
nisti affe1111a1i in campo nazio-
nale e internaziona le, per cin-
que giorni si sono con frontati
con docenti, studiosi e studenti
delle comunicazioni sociali sul-
le possibilità, problemi e cri-
teri della " traduzione" dell a
Bibbia nei mass med ia. Tra gli
altri hanno presentato la loro
esperi enza i compositori En-
nio Morricone e don Marco
Frisina, il bibli sta Nazzareno
M arconi, il regista Damiano
Damiani, il produttore RAI Lu-
ciano Scaffa, il produttore ra-
diafonico Manuel Olivera, il
direttore dei periodi ci Paolini
don Stefano Andreatta e il pro-
motore ciel progetto " Lube" Et-
tore Bernabei, accompagnato
dal consulente arti stico per la
Germania Heinrich Krau ss.
no emesso per tre giorni un an-
nullo speciale, mentre il presti-
gioso lndi an Istitute of Tech-
nology di Kharagpur ha offer-
to la sua attrezzalllra per colle-
gare via radio gli scout con i ra-
dioamatori. Molte le autorità
presenti . L'arcivescovo di Ca l-
cutta mons. Henry D 'Souza ha
lodato gli organizzatori per il
loro sforzo cli trasmettere al
cuore dei giovani la bontà e la
gioia. Lo slogan delle cinque
giornate è stato Care & Share
("interessars i e condi videre").
i:
Calcutta. Il Boscoree
ha coinvolto 1500
giovani di 13 stati
indiani.
JJS LUGLIO-AGOSTO 1995 - 7

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VUOI RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO?
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mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi segue
con simpatia il lavoro
salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti
e gli amici . Comunicate
subito il cambio di indi -
rizzo (mandando sem -
pre la vecchia etichetta).
Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
destinatari. Questo causa a volte
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi e di copie che vanno
smarrite.
Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
due numeri consecutivi, sarà suf-
ficiente che ce lo faccia sapere e
rimetteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
Scrivete a:
Il ~JII tt1r Salesia'1o
Diffusione
Casella Postale 183'.13
00163 ROMA
8 - LUGLIO-AGOSTO 1995 IJS
che a Tremo nel maggio scor- tutti con una gran vogli a cli clo-
so ha riconoscil(tO i gruppi narsi di amare Dio e la gente,
giovanili dai loro canti. Ha di spalancare la propria anima
dello: da come cantate vi ri- ali 'a ltro. Ho capito che si può
conosco: si vede che siete crescere anche tramite una let-
GEN , che siete di Comunione tera ».
e Liberazione, e poi salesiani,
carmelitani, gesuiti, dome11i-
ca11i , giuseppini... scout , di
Elena Johanna Reb11jjini ,
T orin o
Azione Cattolica.
Nei nostri ambienti sono nati
molti gruppi che hanno espres-
so attra verso la musica le lo-
ro idee e la loro spiritualità.
Si tratta di in1'entare una fo r-
mula per f arli circolare di
Presentando la lettera, Elena
scrive : «Sarei fe lice che altri
giovani potessero conoscere
questa mia esperienza che
p/(ò diventare provocatoria
in una società in rni il valore
di una buona lettera è stato
VI RICONOSCO DAI CA N- pilÌ.
sostiI/lito dal fax, da l compu-
TI. « In seguito all ' arti colo
ter. dal telefono. da un dialo-
ciel mese cli aprile sul conve- UN CERC HIO DI CARTA. go con il televisore... » .
gno nazionale dei giovani co-
operatori , mi è ritorn ato in
mente la questi one " musica "
all ' intern o dell a Fami glia Sa-
les iana, soprallullo nel M ovi-
mento Giovanile Salesiano
(MGS). Essendo io un giova-
ne legato a questo M ovimento
e che pmtecipa quasi atti va-
mente alla " Scuola animatori ",
che comprende quindi lo spiri-
to che c' è al suo interno, mi
chiedo perché dobbiamo sem-
pre prendere a prestito i canti
cl i altri mov imenti o associa-
zioni . Se è vero che una ca n-
zone nasce eia un cuore ri co l-
mo cli spiritualit~t, perché nel
nostro M ov imento non nasce
nulla o quasi? L eggevo un no-
me: i Groo ve Machine cli Li-
vorn o, aggiungo i Diapason
cli M ess ina e qui finiscono le
mie conoscenze. Suggerirei
quindi di dare spazio soprat-
tutto ai testi e alle canzoni già
esistenti che si rifanno alla no-
stra spiritual ità. E se c'è qual-
cuno cli buona volontà che
vuole mettere a disposizione
testi e musica cli propria com-
pos izione, sarei lieto di rice-
verli e a mia volta scambi arli .
Cominciamo da noi stess i a
creare " unità", senza "cavalli "
"cavalieri " (termini ri cor-
« Tutto è cominciato un anno
fa. Una sera d ' in verno, sfo-
gli ando il BS , notai il mes-
saggio di un sacerdote, padre
Gino, francescano cli T agli a-
cozzo, che offriv a la propri a
disponibilità a giovani che
avessero voluto instaurare con
lui un rapporto cli amicizia
tramite uno scambi o epistola-
re. Quella notte ci pensai su,
indecisa e anche un po ' timo-
rosa , ma anche fiduciosa cli
conoscere un sacerdote pro-
babilmente di verso da quelli
della mia parrocchi a. Pres i il
coraggio e gli scri ssi . Poche
se ttim ane dopo giunse la sua
ri spos ta. Se devo essere sin -
cera, credevo che nonostante
l 'annuncio fosse uno cli quei
tanti consacrati un po' troppo
spiri tuali ... M a padre Gino
era ed è diverso. N on rinun -
cia a sch erzare, a sdramma-
ti zzare. E se c'è un problema
ce la mette tutta per aiutare
l ' altro, per fa rgli capire che
non è solo. L o dimos tra la
sua costan za epistol are. È
bell o tornare a casa eia scuola
e trovare il segno dell a sua
amicizia sul tav olo. Ma non
è tutto. D a qualche mese ab-
biamo creato una catena cl i
A PECHINO, A PECHINO!
« Si amo un gruppo cli donne
interessate al ru olo e all o sv i-
luppo ciel femminile. V orrem-
mo partecipare alla con fe ren-
za di Pechino, ma non sappia-
mo a quale ti to lo e se è poss i-
bile. V orremm o un aiuto ... » .
Lettera fi rmata , Torino
La commissione parlamenta-
re pari opportunilà sarò pre-
sent.e a Pechino con una de-
legazione che rappresenterà
lo stato italiano. E già pronto
il dornmento che sarà letto
al 'assemblea . Ma a Pechino
saranno presenti molte orga -
nizzazioni 11011 governati ve ,
tra le quali le Acli, l' Azione
Cattolica, il Vides, e molte
altre, anche le e.rallieve sale-
siane. Le adesioni ufficiali si
sono però chiuse ad aprile.
Ma a Pechino si terranno si-
curamente tante altre man(fe-
stazioni parallele e fo rse di
dissenso. Penso che per par-
tecipare a ma111festazioni di
questa portata sia indispen-
sabile aggregarsi a Cf!ralche
movimento (anche per il pro-
blema del passaporto) .
renti in quel cli ... cli Rimini)». montaggio: abbiamo comin-
Alessio D' Angelo
Via Collegio, / 4
940 13 Leonfo rte EN
ciato a mettere in comune i
nostri indirizzi. I suoi amici
pi an piano sono di ventati i
miei amici. Ragazzi differenti ,
SEMPRE DI DON BOS CO.
« Sono stato sa les iano, ma me
ne anela i dopo i vo ti tri enn ali .
T anti i lontani ri cordi . Vorrò
Sem bra essere cl' accordo con giovani norm alissimi, con una sem pre bene a Don Bosco e ·
te anche Giovanni Paolo Il . vita più o meno tranquill a, ma lo seguirò, anche se per un ·a1-

1.9 Page 9

▲back to top
tra corsìa . . . Meno male che
eil Boll ettino Sa les iano.
Ogni volta che arriva è per
me giorn o di festa. Da sa le-
siano ri cordo di non averl o
mai ma i ma i (lo ripeterei 100
vo lte) letto, aperto, ten utomi
la cop ia. Ora quando arriva ...
ho detto ai miei figl i/e, quan-
do arri va non me lo toccate:
lo apro io e po i lo potete leg-
gere voi .. . ».
Lettera.fi"rmata, Como
EXA LLI EVI. «Da due anni è
sorto nell a nostra zona il
" Gru ppo exall iev i-Alto vicen-
ti no" , attualmente fo rmato da
oltre 150 exa ll iev i delle case
di I vrea, Penango, Reba uden-
go, Chieri , Colle Don Bosco,
Canelli , T rento, Verona, ecc.
Ci siamo riuniti nel nome di
Don Bosco non per un senti -
mento di nostalgia, ma per
sentirci ancora part e dell a Fa-
mi gli a Salesiana. La neo-
unione coinvolgendo le fami -
glie si è fa tta promotrice di
varie iniziati ve » (Se rgio 80-
110110, Thiene, \\lice11za).
«Come exa ll ievi non possia-
mo uni camente dare impor-
tanza all a carriera e al sue-
cesso arrivistico, - dimentican-
do gli aspei-ti reli giosi e mo-
rali . A volte si vanta la mae-
stri a nel mondo degli affari e
del lavoro cli alcu ni exa lliev i
diventati personaggi famosi ,
diment icando che non vivono
gli insostituibil i va lori dell a
famig li a, del matrimonio, dei
fig li . Questi non sono esempi
di coerenza agli insegnamenti
ricevuti dai nostri instancabi Ii
ed ucatori » (p rof Cleme11te
Bernacchio, Roma) .
« Dopo due anni di totale
inattivi tà, si è riattivata l 'U-
nione exa lliev i. Tra i 15 mil a
abitanti, i sa lesian i han no la-
vorato per oltre 20 anni. Do-
po il loro ri tiro sono rimaste
le fig lie di Maria A usi liatrice,
che in alcune circostanze dagli
altoparlanti fanno risentire
l ' inno Cilì dai colli per radu-
nare i fede li . Ritrovandosi, gli
exalli evi hanno eletto la pre-
sidenza e si sono dati un 'or-
gani zzazione. Il neo-pres iden-
te Nino Vinciguerra ha detto
che le pri me ini ziative saran-
no dirette ai giovani del pae-
se, all a loro socia li zzazione e
alla ricerca di forme occupa-
zionali » (lettera.fìrmata, Maz-
zarino. Caltanissetla).
Al> fJ5PtRE
IL COMPVJER-;
'-
IL PRO<::rf:JTO
PI J:>IO
I L CONTADINO ANTO-
NIO. «A proposito dell a
vita di san Giovanni Bo-
sco, mi pi acerebbe sa pere
qualcosa di più dell a per-
sona del " fratellastro" A n-
tonio. Questa figura mi in-
curios isce: non è poss ibil e
che qualche storico non
abbi a mai preso in consi-
derazione un personaggio,
nolente o volente, abba-
stanza eviden te. Tra I'a l-
tro il nostro Don Bosco è
relativamen te recente per-
ché non si sappia null a o
quas i nulla ciel fra tello>>
(D io11isio Matera, Roma).
Risponde Francis Desra-
maut. « La persona cli An-
tonio, i I fratell astro cli Don
Bosco, non è rimasta sco-
nosc iuta nell a stori ografia
sa les iana. Dopo la divisio-
ne dei ben i famili ari fç1rta
eia Mamma Margherita nel
1830, A ntonio, che allora
aveva 23 anni , il 22 mar-
zo 183 1 sposò A nna Ma-
ri a Rosso, una ragazza che
aveva qualche anno più di
lui , e si fece costruire una
casa proprio vicino all a ca-
setta dei Becchi . L a casa
c'era ancora nel 19 15.
Antoni o ebbe 7 fig li , dei
quali uno morì il giorno
stesso in cui nacque. Ma
non visse così a lungo da
vedere sistemata la sua di-
scendenza : morì in fa tti ai
Becchi il 18 gennaio 1849.
A bbiamo noti zie dei suo i
discendenti in linea ma-
schile fin o a oggi. Lasc ia-
rono i Becchi all ' ini zio ciel
nostro secolo e li trov ia-
mo sempre in Piemonte,
sia a Gassino che a Ver-
none. Don Bosco non ha
mai parlato con favo re
nelle sue memorie e nelle
sue conversazioni ciel fra-
Lellastro, che avrebbe vo-
luto vederl o lavora re i ter-
reni dell a famigli a - ai
quali egli era molto attac-
cato - piu ttosto cli anelare
a scuola per fars i prete. A n-
tonio, troppo realista, non
poteva immaginare l 'avve-
nire.
Gli attuali discendenti so-
no delle persone ri spetta-
biliss ime, che devono ave-
re tutte le belle qual ità dei
loro conterranei piemon-
tesi . Ho davanti ag li occhi
il ritratto cl i suo nipote
Francesco ( I 887- 1959) nel
giorno delle nozze nel
1920. Il portamento nobi-
le, le s01:tracciglia nere e
fo lti, i baffi a punta vi rili ,
iI collo ri gido e la cravatta
fantasia, dimostrano che
fu sicuramente un uomo
solido ed energico come il
nonn o.
La storia sa les iana, tutta
presa dai contrasti cli G io-
vannino Bosco con il "fra-
tell astro", senza vo lerl o ha
un po' maltra ttato il co11-
1adi110 A ntonio».
o
/JS LUGLIO-AGOSTO 1995 - 9

1.10 Page 10

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Sono milioni: a Padova, per l'anno di sant'Antonio, a Lourdes,
NON TURISTI
Religiosità popolare
o gite di massa?
Turismo mascherato
MA PELLEGRINI o sete di spiritualità?
In tutto il mondo
il pellegrinaggio
è in crescita
di Silvano Stracca
e non conosce cnst.
effigie nella stragrande maggioran-
Torino-Valdocco
za delle chiese dei cinque continen-
I'
e Colle Don Bosco (nella foto),
mete di pellegrinaggi nazionali
e internazionali.
ti. Devoti di sa nt' Antonio si trovano
anche tra i fede li di altre religioni, a
ulteriore testimonianza del! 'universa-
lità di questo santo.
In questo 1995 saranno milioni an-
che i pellegrini e i visitatori che si so-
no già messi in cammino, o stanno
per farlo, verso un altro dei più anti-
chi tra i santuari "storici" della Chie-
sa cattolica. La Santa Casa di Loreto.
Anche il santuario di Maria sull'alto
di un colle marchigiano celebra un
centenario, il settimo, da quando è
mèta di ininte1rntto pellegrinaggio.
Da sette secol i, l'umile costruzione
palestinese che la tradizione ricono-
sce come la casa di Nazareth, si trova
a Loreto. Da allora lunghe teorie di
pellegrini sostano tra i tre muri di
pietra addossati a una grotta, muti te-
.stimoni del "sì" della giovane Maria.
Saranno tra i sette e gli otto milio-
ni i pellegrini e i visitatori che
nel '95 si sono già recati o giunge-
ranno nei prossimi mesi a Padova.
Per rendere omaggio a sant' Antonio
nell'ottavo centenario della nascita.
Uno dei momenti cu lminanti dell'-an-
no del "Santo", originario di Lisbona,
saranno le celebrazioni del 15 agosto,
anniversario della nascita dell'umile
frate, morto a 36 anni e proclamato
da Pio XII nel 1946 "dottore della
Chiesa universale".
10 - LUGLIO-AGOSTO 1995 BS
PADOVA E LORETO
Antonio, secondo i dati di una re-
cente indagine demoscopica, è in Jta~
lia il santo più popolare e venerato.
Ogni anno, alla basilica che ne ac-
coglie le spoglie a Padova, giungo-
no più di quattro milioni di pellegri-
ni da tutto il mondo, cifra che do-
vrebbe raddoppiare quest'anno. La
devozione per il "Taumaturgo" in tut-
to I'"orbe" cattolico è testimoniata
dalla presenza di un altare o cli una

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

▲back to top
a Fatima, in Terra Santa. Un fenomeno in crescita.
BS
zione come Medjugorje, piccolo vil-
laggio dell'Erzegovina, sono andati
emergendo nell'universo com uni sta.
Il linguaggio dei numeri documen-
ta lo sviluppo del fenomeno " pelle-
grinaggi". A Lourdes dal 1979 in poi
il flusso delle presenze è oscillante
attorno ad una media annua di 4-5
milioni di persone. Di queste, alme-
no il 75 % sarebbero state spinte da
ragioni em inentemente religiose. Ol-
tre 70 mila sono ogni anno i malati
e gli handicappati che hanno biso-
gno di un'accoglienza particolare. E
circa centomila sono i volontari che
offrono generosamente il loro servi-
zio a quanti soffrono, pagando di ta-
sca propria le spese di viaggio e di
soggiorno. La folla internazionale
Alla basilica del Santo a Padova si sono aperti
il 15 febbraio scorso i festeggiamenti per l'ottavo
centenario della nascita di sant' Antonio. Sono attesi
otto milioni di pellegrini. Molte le iniziative
per il centenario, mostre e convegni, progetti
per i meninos de rua in Brasile. Nella.foto a destra,
santuario di sant' Antonio tra le montagne di Sebaste
in Albania. Ogni anno il 12-13 giugno centomila
pellegrini si arrampicano verso questo piccolo
santuario alla riscoperta di valori a lungo negati.
Lourdes. Pellegrinaggio
dei nomadi d'Europa.
A sinistra, pellegrini ad Assisi.
NEGLI ULTIMI VENT'ANNI
Padova e Loreto registreranno pro-
babilmente, quest'anno, la punta più
alta dei pellegrinaggi. Ma è dalla
metà degli anni ' 70 in poi che i cat-
tolici in Occidente, dopo un periodo
di stasi, hanno ripreso a recarsi in
gran numero ai santuari. E il revival
del fenomeno non è limitato all a
so la Chiesa cattolica. Questo risve-
glio, secondo i sociolog i, va visto nel
quadro della rivitalizzazione della
religione in generale, e della religio-
sità popolare in particolare, nella
società contemporanea. Santuari tra-
dizionali come Lourdes e Fatima, al
pari cli Loreto e sant' Anton io, sono
stati testimoni di un costante aumen-
to dei pellegrini negli ultimi 15-20
anni. Mentre riuovi centri di elevo-
nella città dei Pirenei riunisce perso-
ne cli 150 nazionalità diverse.
A Fatima, nella prima metà degli
anni '80, la media annua cli presen-
ze si è mantenuta sui due milioni,
crescendo in seguito cli anno in an-
no. Nel corso del 1985, nel santua-
rio portoghese, han no ascoltato la
messa 2.630.000 persone e sono
state distribuite 724. 11 4 comunioni.
A Loreto, dal 1977 al 1988 i pelle-
grini veri e propri erano passati eia
1.400.000 ad almeno 2.500.000, su
un totale di tre milioni e mezzo di
visitatori . A Medjugo1je, dal 198 I
allo scoppio della guerra nell'ex Ju-
goslavia, si parla cli quasi 15 milioni
di visitatori cli ogni nazionalità, an-
che se la Chiesa non ha ancora pre-
so posizione ufficiale circa le appa-
rizioni della Madonna a sei ragazzi.
IJS LUGLIO-AGOSTO 1995 - 11

2.2 Page 12

▲back to top
Giovani a Jasna Gora (Czestochowa). 1115 agosto
è l'appuntamento per milioni di polacchi.
IN EUROPA
E NEL MONDO
li pellegrinaggio ha una consisten-
za numerica macroscopica anc he
fuo ri d'Europa. Negli Stati Uniti , nel
1987-88, al santuario cli Nostra Si-
gnora delle Nevi , a poche miglia dal-
la confluenza del Missouri nel Mis-
sissi ppi, i visitatori aveva no supera-
to largam ente il milione. Di ess i cir-
ca il 65 per cento erano catto li c i, il
35 per cento non cattolici. Nel san-
tuario dell ' Aparecida, in Brasile, i
pellegrini si aggirano annualme nte
sui sei milioni. E milioni sono i de-
voti che ad ogni ora del giorno s'i ngi-
nocchi ano dinanzi all a Vergine " me-
ticcia" di Guadalupe in Messico. Nel
santuario argentino di Lujan, tra i
pellegrini molti sono i giovani che
percorrono a piedi gli 80 chilometri
eia Buenos Aires.
Anche in Europa va sempre p1u
diffondendosi il pellegrinare a piedi,
a l modo degli antichi " rome i" diretti
a Roma o a Santiago cli Composte-
la. In Polonia si suol e dire ancora
oooooi che Czestochowa s i trova a o. t-
to giornate cli camm ino da Varsavia.
[I tradizionale pellegrinaggio. polac-
co si svolge da tre secoli su questo
percorso e non si è mai interrotto
negli anni dell 'ateismo cli stato. An-
zi, sotto il comunismo, sono comin-
ciati i pellegrinaggi internazionali,
specie g iovanili , sempre più affolla-
ti. Si arriva a quattro milioni di pel-
legrini l' anno. Almeno 200 mila co-
prono il percorso a piedi , e que lli
che partono da più lontano cammi-
nano anche per 600 km . L'80 per
cento sono g iovani.
A lungo s i potrebbe continu are ad
elencare statisti che sul flu sso di gen-
te· verso i più diversi luoghi di pelle-
grinaggio. Da Pompei ad Assisi, clal-
1' Europa dell ' Est alla Terra Santa,
12 - LUGLIO-AGOSTO 1995 BS
dalla Grecia ali ' Africa del Nord. Die-
tro le cifre c'è una macchina orga-
ni zzativa che s i è andata sv iluppan-
do cli pari passo col crescere del fe-
nomeno della mobilità umana , di cui
il pellegrinaggio è ormai un aspetto
tra i più significativi. Ogni parroc-
chia, ogni diocesi , vari gruppi e mo-
vimenti organi zzano il loro pellegri-
nagg io. Esistono numerose organiz-
zazioni religiose, grandi e pi ccole,
che favo ri scono i pellegrinaggi. Non
solo i grandi santuari di fama inter-
nazionale o nazionale, ma anche quel-
li con minor raggio di attrazione so-
no mète di pellegrini e vis itatori.
Un sociologo sosteneva tempo fa
che quas i 15 milioni cli italiani par-
tecipano annualmente_a un pellegri -
naooio o ad un a vi sita in un santu a-
rioo. oUna rice rca più recente ha veri"f·"1-
cato che se circa il 30 per cento de-
gli intervi stati non è ma i stato pelle-
orino 6 visitatore di un luogo sacro
peculiare, nondime no oltre il 2 1 pe r
cento lo è spesso e quasi il 48 per
cento lo è stato una o più volte ne l
passato. Si sono anche tentate alcu-
ne letture delle varie forme cli pelle-
grinaggio. Quello devoto, caratteriz-
zato da uno spirito esclusivamente
reli g ioso. Quello turi stico-religioso,
in cui s i registra un misto cli inte res-
s i. Quello dec isamente turisti co , che
vede invece i santu ari come un ele-
mento tra i tanti che compongono il
programma di un viaggio.
IL CHI È DEL PELLEGRINO
Che cosa pensi in realtà, cosa chie-
da, cosa senta nel proprio cuore, chi
lasc ia la sua casa per andare a Lour-
des, Fatima, Loreto e altrove è anco-
ra in larga misura avvolto nella pe-
nombra. Da una ricerca socio-cultu-
rale degli anni '80 sui tre santuari
mariani sopracitati e su Mecljugo1je,
emerge che il "messaggio" proposto
in que i luoghi ai pellegrini è piuttosto
semp lice. Fondamentalmente è ana-
logo: preghiera, conversione, peni-
tenza. A Fatima, e ancor più a Mecl-
jugo1je, sono enfatizzati la pace e la
riconciliazione. A Loreto il " messag-
~oioC' aèsai"decnotmifiecaatmobciotonelamsetemssoari"aSealno--
quente dell ' annunciazione a Maria,
dell ' incarnazione cli Gesù, della di -
mora della Sacra Famiglia.
La stessa ricerca ha messo a fuoco
l' identikit ciel pellegrino medio. Egli
va a messa e si comunica regolannen-
te la domenica. Si confessa ogni mese
o quando ne sente il bisogno. Attri-
bui sce " molta" o "abbastanza" impor-
tanza all a preghiera. Connette il ter-
mine " re ligione" ai concetti di "crede-
re in Dio" oppure cli " meditazione e
preghiera" . Inoltre, il pellegrino me-
dio è un figlio lea le della Chiesa. Cre-
de nella pace interiore, ma anche nel-
l'amicizia, nell ' amore, nella fedeltà
come principali valori dell ' es istenza.
L'essere stato nel luogo sacro signifi-
ca per lui fare esperienza cli una Chie-
sa capace cli essere veramente cattol i-
ca, cioè di aprirs i agli altri .
La pastorale non può però fennar-
s i al pellegrino g vicino all a Chie-
sa. Le possibilità cie l pellegri11aggio
per una " nuov a evangeli zzazione"
dei tiepidi , di chi si è allontanato, de-
oli indiffe re nti , sono molteplici ma
difficili per la complessità stessa de l
fenomeno " pellegrinaggi". Un solo
esempio. Su oltre 5 milioni cli per-
sone che Lourdes attrae ann ualmen-
te, nel ' 92 i pellegrini " ufficiali", cioè
s icuramente in qualche modo " toc-
cati" dalla pastorale, erano appena
700 mila. Come raggiungere tutti gli
altri perché il passaggio ne lla città dei
Pire nei non resti un fatto episodico?
Silvano Stracca

2.3 Page 13

▲back to top
diPaulleung
IACiCilA E E ON o
CON ccl TERN T>> .
Le nuove tecnologie a servizio del prossimo capitolo generale,
che si terrà nei mesi di febbraio-aprile 1996.
Sono attesi 215 salesiani rappresentanti di ogni regione del mondo.
I "regolatore" del capitolo generale 24 ha chiesto a Cooper, OFM , docente presso l'università dei gesuiti
tutte le ispettorie di fornirsi di un accesso Internet di Los Angeles , allo scopo di creare un collegamento
per facilitare la comunicazione tra il Consiglio gene- Internet almeno tra le case generalizie.
rale e le varie ispettorie del mondo , in vista dell'inizio
dei lavori che si terranno a Roma tra circa sei mesi. QUALI I PROBLEMI ORGANIZZATIVI. Quanto costa
Internet? Le università, gli enti di ricerca, ecc. sono fi-
COS'È INTERNET. Internet è il sistema multimediale nanziati dagli stati. Chi vuole collegarsi come P!ivato,
interattivo del futuro. Ormai quasi tutte le nazioni ne deve passare attraverso un Service Provider. E pos-
sono provviste. Perfino la Cina si è sentita costretta a sibile un grande divario nei costi del canone annuale,
fare uso di Internet per non tagliarsi fuori dai contatti a seconda del Service Provider a cui ci si rivolge . I
internazionali. Internet è una rete che collega milioni Service Provider che vendono accessi Internet in que-
di computer in tutto il mondo e
sti ultimi anni sono cresciuti
consente agli elaboratori colle-
come funghi . L'economicità di
gati di "parlare" tra di loro, di
Internet è però enorme per gli
scambiarsi informazioni , invia-
utenti : un messaggio da Roma
re files, immagini , ecc.
a New York viene a costare
come se fosse trasmesso da
NAVIGARE CON IL COMPU-
TER. Vuoi sapere tutto su Fa-
tima, Assisi , Medjugorje, la Cit-
del Vaticano o la Casa Bian-
ca? Vuoi conoscere i domeni-
cani e i francescani? Apri il
computer e riceverai le rispo-
ste che desideri : testo, imma-
gini, suoni, dati storici. E al co-
-
. _li.-.,,....
.
•■:-::
Roma a Roma.
B
Internet si diffonde a ritmo ver-
o
tiginoso, si calcola una cresci-
s
ta del 300 per cento all'anno.
e
o
N
Per il collegamento, occorrono
un computer, un modem, una
E
linea telefonica e un software
T
di comunicazione .
Alcuni problemi sono legati al
sto di un solo gettone. Già og-
gi puoi leggere il Time Maga -
sistema di trasmissione e con-
versione dei messaggi, ma so-
zine e l' Unità, puoi conoscere
no problemi che si risolvono
il testo delle Costituzioni reli -
giose dei francescani , gli indi-
rizzi di tutti i loro provinciali ,
entrare in migliaia di bibliote-
che del mondo. Pensiamo al -
le possibilità apostoliche che
Solo i salesiani australiani hanno la propria
banca dati che si chiama BOSCONET.
Per collegarsi:
http: ll www.ozemail.com.au:80 ~jbfox/ .
uno alla volta, consultando chi
ne sa più di te e familiarizzan -
do con questi nuovi strumenti .
È IL FUTURO. In vista del
prossimo Capitolo generale, 32
ci vengono offerte , se sapre-
ispettorie salesiane si sono già
mo anche noi entrare in questo mondo e fornire una procurate un accesso Internet, altre stanno organizzan-
nostra banca-dati! In futuro anche // Bollettino Sale- dosi. Lo hanno richiesto anche singole case. Qualcuno
siano potrà farsi leggere elettronicamente.
non lo ha fatto perché non sa trovare un Service
PER L'INFORMAZIONE INTER-ECCLESIALE. Le
Conferenze episcopali europee hanno in progetto un
collegamento Internet che si chiamerà "European
catholic news Forum", che collegherà gli uffici e le
agenzie stampa ecclesiali , per scambiarsi notizie e
documenti in tempo reale. Ad aprile per i religiosi si è
Provider che fornisca questo servizio o perché non ne
ha ancora compreso il meccanismo. Come dicevo ,
però, a parte il Capitolo generale, Internet è il primo
esempio di "mass media" interattivo, verso il quale si
sta orientando il futuro del mondo della comunicazione.
E chi non ci sta, finirà con l'essere superato.
tenuto a Roma un convegno organizzato da Angus
8S LUGLIO-AGOSTO 1995 - 13

2.4 Page 14

▲back to top
REPORTAGE Dalla Madonna che piange ai famosi "fatti di Civitavecchia".
Fabio Gregari con la piccola
Jessica.
Hanno visto per primi
le lacrime della statuina.
La città dove
la Madonna ha pianto
è una città-caserma,
con migliaia di soldati.
Una città-porto,
dove vivono russi
e bulgari, torinesi
e siciliani,
e dove l'emigrazione
è sempre di casa.
LE LACRIME
DELLA
MADONNA
di Umberto De Vanna
D a Roma ci arrivi in un 'ora di
macchina, passando per la nuo-
va autostrada, o per l'Aurelia, attra-
versando città turistiche come Ladi-
spoli e Santa Marinella. Ma a Civi-
tavecchia non trovi l'eleganza della
città. Quasi rasa al suolo dalla guer-
ra, è stata ricostruita in fretta. Le
abitazioni non hanno l'ascensore e
gli oltre 50 mila abitanti vivono in
quartieri di difficile accesso. Ti chiu-
dono al loro interno, facendoti vive-
re come in un paese. Civitavecchia
è una città-porto, con una popola-
ziÒne composita, disposta a partire
alla prima occasione. Vi si trovano
russi e rumeni, bulgari e marocchi-
ni, torinesi e sici liani, veneti e napo-
letani. Una città-caserma, con mi-
gliaia di giovani di leva e di militari
di carriera. II turismo, nonostante la
vicinanza del mare e i monti della
Tolfa, non ha un grande sviluppo.
L'amministrazione cittadina non rie-
sce a superare la soglia dell ' indispen-
sabile, e per i giovani sono pochi i
luoghi di incontro e gli spazi cul-
turali.
Porto di Civitavecchia.
I traghetti per la Sardegna.

2.5 Page 15

▲back to top
Una città con tanti giovani, che continua a far parlare di sé.
B
« Mi sembra cli vedere un c lima fa-
vorevole alla verità del fatto, più che
diffidenza od ostacolo. Lo stesso ve-
scovo che all'inizio si era dichiarato
scettico, ora lo considera un fatto
serio. Facendo la via crucis per le
strade della c ittà ci raccontò di essere
stato testimone diretto cli ciò che era
avvenuto, ricordò che la Madonna
aveva pianto davanti a lui ».
Il clima è du nque di simpatia, di
disponibilità . ..
«Sì, sento più voci di assenso che
di opposizione. In questo momento
si sa che l' autorità gi udiz iaria ha
posto, i sigilli e ha seq uestrato la sta-
tua. E stato quindi rimand ato tutto
ciò che era in programma: una de-
corosa collocazione in chi esa, e il
resto, cioè le strutture per accogliere
gli eventuali pellegrini ».
Schie!famente, le pare che sia pos-
sibile che quel fenomeno sia nato da
uno stato di esaltazione ?
« La famiglia cli Fabio Gregori che
aveva la statua, è una fam iglia nor-
male, tranquill a, serena. ln un primo
momento sono stati persino infasti-
diti eia tutta questa curiosità. E sono
tutt 'oggi presi d'assedio. Tra l'altro
il loro allogg io è stato fru gato dalla
polizia in ogni angolo. Può star cer-
to, nessuna esaltaz ione... ».
La chiesa parrocchiale
di Sant'Agostino,
dove verrà collocata la statua.
UNA CITTÀ IN MANO
Al GIORNALI
Don Manfredo Leone è parroco a
Civitavecchia da quasi un anno. Nuo-
vo della parrocchia e della città, può
forse percepire più di altri il clima
che si respira. JI pianto dell a M adon-
na ha scosso non solo Civitavec-
chia, ma il mondo intero. Al di là cie l
prodigio, la gente vuole capire. C'è
chi collega questo pianto ai fatti di
qualche tempo fa, quando Civitavec-
chia è finita sui giornali per tristi vi-
cende che ebbero per protagonisti dei
giovanissi mi. Fatti che la città sem-
bra aver quasi dimenticati . Ma la sta-
tua viene dall a ex-Jugos lavia e il ri-
feri mento a que l paese, vittima cli una
terribile e assurda g uerra, si fa an-
che più spontaneo.
Qual è, don Manfredo, il clima in
città? Cosa si pensa di questa Ma-
donna che Fersa lacrime di sangue?
Il sindaco ha già proJpettato un
grande santuario, pensa a un par-
cheggio per mille macchine. Ha dello
che questo potrebbe dare laForo ai
disoccupati della città, che sono mi-
gliaia... Cosa pensa di questi pro-
grammi del sindaco di sinistra ? E poi
un'ultima domanda: qual è il suo
giudizio personale sulle lacrime della
Madonna?
« È ev idente che il nostro sindaco
ha un interesse prevalentemente am-
mini strativo e commerciale. Quanto
al secondo quesito, vale a dire qual e
sia la mia opinione su questo feno-
meno straordinario, è una domanda
che la gente continua a farmi. La
prudenza di fro nte a fatti come que-
sti è importante. Mi pare però che
questa volta la consistenza de l pro-
digio sia notevole. Non solo perché
ne hanno parlato giornali e televi-
JJS LUGLIO-AGOSTO 1995 - 15

2.6 Page 16

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75 ANN I FA si inaugurava il grande
monumento a Don Bosco cli piazza
Maria Ausi liatrice, proprio di fronte
alla basilica. A 75 anni di distanza,
present e la banda , la sera del 23
maggio di quest 'anno si è ripelllto il
cl ima d i quella giornata. li monu-
me1110 era staia un ' ini ziati va deg li
exallievi. In occasione del congresso
internazionale che si svolse nel set-
tembre del 19 11 , un exallicvo che
non aveva potut o partecipare, in -
viando la sua ades ione aveva pro-
posto di innalzare un grande monu-
ment o a Don Bosco nel centenario
della sua nasc ita proprio in pia zza
Maria A usilia tri ce. L ' iniziativa fu
accolla con fa vore, ma a causa della
prima guerra mondiale, e superando
non pochi ostacoli, era staio inaugu-
ralo iI 23 maggio 1920.
SONO DURATI DU E MESI i lavori
di restauro della Cappell a Pinardi e
dell a Chi esa di San Francesco di
Sales. È stat o il professor don A ldo
Gi raudo a present are alle comunità
di Valdocco il sign ilicato di questa
preziosa res titu zione all a Fami glia
Salesiana, che collega presente e tra-
dizione, storia e spiritualità.
OGN I ANNO, a piccoli gruppi ,
giungono da ogni parie del mondo
sales iani e fi gli e cli Maria A usilia-
trice: si ferm ano alcuni giorni I er
vcclcrc, pregare, asco ltare e riparti -
re ri storali dal conrro1110 con la Val-
ci occo del San to elci giovani . Mo lti
gli "esercizi spirituali itineranti " .
L A SERA DEL 29 MARZO il Si-
gnore ha chiamalo a don V illori a
Ta tak , 73 anni. Nalo nell 'ex Ceco-
slovacchia, era staio condannalo ai
lavori fo rzali in Germania dai nazi-
s1i . Rit ornat o in patri a e di ventato
salesiano, l'u cos1re11 0 a lasciare il
suo paese. Venn e ordinal o sacerdo-
te a Torino e da allora per oltre 40
anni si occupò dell ' Ufficio viaggi,
diventando pu nt o cli riferim ent o e
di ùppoggio per migliaia di missio-
nari. Don Vitt ori o continuò la sua
a1tivi 1ì1anche quando perse la salu-
te e fu cosireIlo al la carrozzell a.
16 - LUGLIO-AGOSTO 1995 IJS
Civitavecchia. Oratorio salesiano.
Don Clemente con alcuni giovani.
sione. Ma perché il fenomeno appa-
re seri o, degno di considerazione. Il
liquido è stato anali zzato scientifi-
camente ed è ri sultato senza alcun
dubbio sangue umano.. . li vescovo
non vuol e parlare cli miracolo e ha
nominato una commi ss ione teologi-
ca per valutare i falli , ma penso che
iI prodigio sia destinato a fa rci ri -
fl ettere».
UNA CITTÀ DI GIOVANI
Sono tanti i giovani a Civitavec-
chia, li vedi in ogni angolo, nei bar,
sui motorini , giocano a ca lcio dove
c'è un po ' d'erba. I giovan i militari
sono una marea, anche se gli abitanti
li tengono a distanza. Nelle città do-
ve ci sono le caserme spesso dilaga
un certo malcostume. E i parroci si
sono incontrati con i cappellani mi-
litari , cli ·posti ad apri re le loro strut-
ture ai soldati che ci vogliono anda-
re. Qualcuno si è presentato, giovani
che hanno già un legame con la par-
rocchia cli origine o che fanno parte
cli un movimento eccl esiale.
A Civ itavecchia c'è un oratori o
salesiano freq uentati ss imo. Gestito
oggi in co llaborazione con le suore
sa lesiane, che poco vi cino hanno
anche scuola materna ed elementare
è eia sempre il principale se non l ' u-
nico ve ro centro di aggregazione e
cli incontro per i giovani della ci ttà.
Ci sono gli scout, si organi zzano at-
tività formative e sportive. C'è un
bel teatro di quasi 500 posti. Don
Clemente Procenesi dirige ques to
oratori o e coordina le att ività. Lo in-
co ntri amo mentre di stribui sce pall o-
ni e chiav i. La Madonna piange, gli
diciamo, e qualcuno ha voluto fare
il proce. so ai giovani dell a cittt1. li
ri cordo dei " fatti di Civ itavecchia" è
ancora molto fresco nell a gente. È
cli questi mesi la quas i assoluzione
in massa dei giovani co lpevoli e i
giorn ali hanno riaperto la ferita . Si è
letto che alcune ragazz ine hanno
dovuto trasferirsi altrove. Don Cle-
mente non co ndivide il processo ai
giovani : « La nostra è una gioventù
cli paese », dice. «Quell e ragazz ine e
quei giovan i sono venuti come tutli
all ' oratorio, prima e dopo quei fatti .
Quel che è capitato è un epi sodio
ultraisolato . Si sono fa tte troppe pa-
role. I giovani di Civitavecchia sono
co me quelli di ogni altra città. Anzi
qui i giovani sono anche pi L1co rdi a-
li , fondamentalmente sani ».
Tutto dimenticato, dunque? Tutto
rim osso? In un certo senso sì. I gio-
vani ne parlano come per sentito di -
re. Se non ci fosse stata quella terri -
bil e "vendetta" del padre della ragaz-
zina, forse non sarebbe successo nul -
la. « Ciò che man ca a Civ itavecchi a
è una vera poli tica giovanile, delle
vere ini ziative culturali , altri centri
cl i aggregazione. Abb iamo qui tutte le
scuole, dalle class iche agli istituti tec-
nici, ma se uno vuol e trovare degli
spazi cultura li deve anelare a Roma ».
Umberto De Vanna

2.7 Page 17

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di Vincenzo Donati
s
E IL S D
Per la prima volta il nome di Don Bosco è entrato in tante case sudanesi.
Ci è entrato attraverso la televisione. Per i giovani più poveri e la scuola professionale.
e hanno parlato anche i quotidiani. Ecco come fatto di aver frequentato la scuola dei missionari com-
sono andate le cose. I 18 salesiani e figlie di Ma- boniani intitolata a Don Bosco.
ria Ausiliatrice che lavorano in Sudan, operano in tre « Lei , signor ministro, sa bene che il governo sudane-
centri alla distanza di mille chilometri l'uno dall'altro . A se è nelle mani dei musulmani integralisti ... ».
Khartoum , con una scuola professi onale e con altre « E con ciò? Non siete voi per l'educazione tecnica?
scuolette per ragazzi rifugiati, oltre che l'assistenza ai E di questa abbiamo gran bisogno, e siamo disposti
campi di rifugiati di Kala Kala , dove si prodigano le ad aiutarvi! ».
suore di Don Bosco. A mille chilometri più a sud, nella « Dunque un 'opera per i ragazzi rifugiati potrà essere
cittadina di Wau , in zona militare, troviamo un altro in ,linea con la politica governativa? ».
gruppetto di salesiani-salesiane con tante attività tra le « E evidente! Ditemi, insomma: che fanno questi ra-
mani: educative, assisten-
gazzi? Riempiono soltanto
ziali (nel dispensario medi-
le strade di Khartoum e un
co e tra i rifugiati) e infine
giorno finiranno in prigione.
tante altre attività supple-
Vogliamo o no che diventi-
mentari: dalla cura del se-
no utili a se stessi e alla na-
minario diocesano, alla con-
zione? Lasciate fare a me.
duzione della tipografia; dal-
Combinerò per voi un incon-
l'animazione giovanile, alle
tro con il primo ministro. Voi
attività musico-ricreative.
intanto preparate i piani ».
Ancora più a sud, a Kaku-
ma, in un angolo del de-
ED ECCOCI NELLO STU -
serto kenyota, un manipolo
DIO PRIVATO del primo mi-
di dodici exallievi tengono
nistro del governo islamico
in piedi un'attrezzata scuo-
rivoluzionario , Al Bashir.
la professionale per ragaz-
Cordiali strette di mano e
zi sudanesi rifugiati .
saluti, mentre le cineprese
televisive entrano in azione.
MA SI DEVE FARE DI PIÙ,
Al Bashir si mostra disteso
perché i bisogni sono tanti.
e disponibile. Ricorda la vi-
I giovani sradicati a causa
sita del Papa con compia-
della guerra riempiono le
cenza . Dice: « La ringrazio
strade di Khartoum . Il mini-
per questo dono che ci fate
stro degli affari sociali ci di-
di una scuola tecnica per
ce che sono almeno dieci -
ragazzi rifugiati. Dove in-
mila. Fare di più , ma che
tendete costruirla? ». Il go-
cosa?
verno ha promesso la terra.
« Ci vorrebbe un "centro di
Ci sono varie scelte. Abbia-
accoglienza" per questi ra-
gazzi della strada, una "cit-
dei ragazzi" con corsi
Khartoum. Il salesiano Giacomo Comino visita
con i giovani "aspiranti " il terreno su cui sorgerà
la scuola professionale.
mo scelto un posto vicinis-
simo ai rifugiati e vicino an-
che alla zona industriale.
professionali, con program-
Padre Jacob, superiore sa-
mi di igiene e una buona nutrizione per rimetterli fisi - lesiano, e il signor Comino, il salesiano laico che am-
camente in sesto, far loro ritrovare l'affetto di una ve- ministrerà la scuola tecnica, mentre discendevano le
ra famiglia , e avviarli a un mestiere ... ».
scale del palazzo governativo , dicevano : « Don Bo-
Ad accogliere l'idea e con entusiasmo è addirittura il sco , con la scuola professionale sarà la carta vincen-
ministro del lavoro, il sig. Bakhit. « Sono anch'io exal- te in Africa ». Anche a Khartoum .
lievo di Don Bosco », dice sorridendo , giocando sul
D
IIS GIUGNO 1995 - 17

2.8 Page 18

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PASTORALE Da vent'anni fanno pubblicità a Dio sulle spiagge e in montagna.
DIO SOTTO
L'OMBRELLONE
di Elvira Bianco
Decine di migliaia
i manifesti.
Un 'associazione
che si propone
di f àr pensare
chi si è allontanato
dalla fede.
E' partita da Torino la campagna
di messaggi murali che da qual-
che anno sbatte il nome di Dio sui
muri delle città. Mescolati ai mani-
festi delle creme solari , o dei cor-
netti dal cuore di panna, hanno la-
sciato qualcuno perplesso. Così scri-
veva Massimo Spampani sul Corrie-
re de lla Sera, meravi g liandosi che
l'onnipotente Dio potesse diventare
oggetto cli campagne pubblic itarie,
che l' onnipresente Dio avesse biso-
gno di manifesti per farsi vivo tra la
sua gente.
PER PORTARE DIO
Al LONTANI
La cosa è seria. Si tratta ormai de l-
la settima campagna a livello nazio-
nale. L' ini ziativa è cieli 'associazione
«Informazioni su Cristo», fondata
nel I974 dal padre cappuccino Giu-
seppe Maria Borgia. Con lo slogan:
" lanciare Dio come una saponetta",
ha l'intento dichiarato di servi rsi
della pubblicità per parlare cli Dio,
avvic inare i più lontani , i non prati-
canti , co loro che spesso non si sono
nemmeno posti il problema dell'esi -
stenza di Dio. « Dio c'è anche in va-
18 - LUGLIO-AGOSTO 1995 BS
canza », affe1ma Lidia Be lliardo, im-
pegnata ne ll ' assoc iazione sin dal
1989. « Chi è in vacanza spende e
spande, poi non è mai soddisfatto.
Mancano i valori fondamentali, man-
ca la fede , il senso de lla vita. Noi vo-
gliamo richiamare questi valori per-
duti ». E a chi si dice perplesso e chie-
de come gi udica le reazioni non sem-
pre entusiastiche, assicura: « Noi lan-
ciamo messaggi, ognuno li interpreti
come vuole ».
UNA SEDE
PER L'ACCOGLIENZA
L' iniz iativa è partita modesta, al-
cuni caitelloni, opuscoletti e dépliant.
Poi alla fine degli anni '80 i primi
veri manifesti, le prime 500 copie,
collocati in punti strategici. Col tem-
po è aumentata la tiratura, si esten-
dono di anno in anno le regioni di
influenza. Il manifesto ciel nome di
Dio cancellato col gessetto rosso fu
già stampato in IO mila copie. Oggi
esce un manifesto nuovo ogni tre
mesi.
« Alla nostra sede in corso san Mar-
tino giungono tante persone con do-
mande e problemi, a volte assalite
da superstizion i. Alcune protestano
perché infastid iti dai messaggi dei
manifesti, oppure c i scambiano per
appartenenti a una setta. Ma tanti in
20 anni si sono avvicinati».
C dunque Dio sotto l' ombrello-
ne. E naturalmente è anche in mon-
tagna. La campagna d'agosto que-
st'anno è ripresa, nonostante le po-
lem iche. In qualche modo è la ripro-
posta di Dio in una cultura seco la-
rizzata, anche se c chi non è cl ' ac-
non siamo matti!
È sempre con noi.
Parliamone
Sei proprio sicuro?
Cerchiamolo
insieme
Manifesti dell'associazione
" Informazioni su Cristo".
La campagna pubblicitaria
incuriosisce e riapre
il discorso su Dio.

2.9 Page 19

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cordo. Si dice perplesso ad esempio
il direttore di "Studium Christi":
«Questo aspetto pubblicitario non mi
va a genio. Preferisco che parlino le
cose. Anche se potrebbe essere I'in-
dizio di una vera ripresa spirituale,
dopo un secolo iniziato con il "Dio
è morto" di Nietzsche».
« Dio. Non siamo matti , è sempre
con noi: parliamone»; «Sei proprio
sicuro? Cerchiamolo insieme»: so-
no questi alcuni degli slogan della
campagna pubblicitaria. Anche così
può accendersi la scintilla per ria-
prire un discorso sospeso. Per senti-
re l' appello di Dio e magari ritrova-
re la strada della propria chiesa di-
menticata ...
L'ULTIMO TABÙ
«Quando ero giovane prete, d'e-
state andavo in giro nei luoghi di
villeggiatura per predicare», ricorda
Franco Peradotto, vicario generale
della diocesi e rettore della basilica
della Consolata a Torino, che si dice
favorevole a questa forma un po'
nordamericana di parlare di religio-
ne. «Ricordo interminabili nottate in
un ristorante di montagna, a discu-
tere su ll'esistenza di Dio. E poi al
mare, in spiaggia tra i bagnanti». Og-
gi invece si direbbe che "parlare di
Dio" sia l'ultimo tabù sopravvissu-
to. E si finisce per farlo uscire sem-
plicemente dal nostro quotidiano. Per
questo, aggiunge Lidia Belliardo, da
settembre siamo entrati anche in al-
cune grandi città, come Milano, To-
rino e Roma. E il manifesto nella no-
stra società diventa volutamente pro-
vocatorio, non solo curioso, come po-
trebbe far pensare l'accostamento pal-
lone-Dio nei giorni del Mundial. Del
resto, nulla qui nasce a caso, ma con
il contributo di professionisti della
comunicazione. Come il grafico Ma-
rio Brunetto e la celebre agenzia Ar-
mando Testa.
o
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ASSOCIAZIONE INFORMAZIONI SU CRISTO
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BS LUGLIO-AGOSTO 1995 - 19

2.10 Page 20

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Libri novità a cura di Giuseppe Morante
LA SFIDA DI BEELZEBUL
Complessità psichica
o possessione diabolica?
Eugenio Fizzotti (a cura di)
Las, Roma, 1995
pp. 118, lire 14.000
L'interesse per il satanismo
ha un alto indice di gradi-
mento nella cultura contem-
poranea. Il presente libretto ,
frutto di un approfondito e
serio seminario di studio, con
uno stile semplice e acces-
sibile a ogni tipo di lettore ,
aiuta nel discernimento de-
gli eventi apparentemente in-
decifrabili , con la luce della
psicologia e della sociologia,
della bibbia e della demono-
logia.
Disturbi fisici , infestazioni
locali su case, oggetti o ani-
mali, ossessioni e impulsi
personali fino al tentativo di
suicidio, vessazioni tali da
perdere la coscienza e da
compiere azioni o pronun-
ciare parole in odio a Dio e
al sacro : ecco alcune delle
espressioni dinanzi alle quali
ci si domanda se la perso-
na è posseduta da satana,
oppure se soffre di dissocia-
zione psicologica o di isteri-
smo.
ligioni e culture diverse per un
reciproco arricchimento?
Nel Mediterraneo orientale,
con 100 milioni di arabi musul-
mani , vivono anche 12.000 mi-
lioni di arabi cristiani che nei
secoli hanno svolto un ruolo im-
portante nella vita dei loro pae-
si. Sono queste pagine di sto-
ria dimenticata che vuole inter-
rogare la responsabilità dei cre-
denti , e la coscienza dei giova-
ni per colmare l'atavico fossato
che separa popoli di cultura e
fede diversa, ma credenti nello
stesso Dio.
Giuseppe
SamirEid
« DA QUEL MOMENTO
LA PRESE CON SÉ »
Maria e gli "affetti "
del discepolo
di Carlo Maria Martini (e altri)
Ancora, Milano, 1994
pp. 144, lire 14.000
Tra i tanti modi di vivere un
pellegrinaggio, quello scelto dal
cardinal Martini con i giovani preti
della diocesi di Milano ha una
sua singolare peculiarità docu-
mentata da queste pagine: ri-
flessioni , testimonianze dirette,
coinvolgimento personale. Si
tratta di una meditazione di gran-
de intensità spirituale che mette
in evidenza sentieri e compiti an-
tichi e nuovi della devozione alla
Madonna. L'itinerario spirituale
proposto attraverso la voce di
una testimonianza di vita che
coinvolge nel confronto e nella ri-
cerca personale rendono incisi-
vo il discorso proposto, che vie-
ne offerto all'attenzione di un
pubblico più vasto, come parola
che illumina e rincuora.
CHIESA AL MICROFONO
Domande a 60 personaggi
su 20 parole-chiave
del Catechismo Universale
di Vito Magno
Editrice Rogate , Rom a, 1994
pp. 222 , lire 25.000
È possibile evangelizzare la
Borsa Valori? Un vescovo può
sbarrare la porta della chiesa
alle esequie di un conosciuto
mafioso? La cultura cattolica
può tenere fronte alla cultura
laica? La catechesi oggi può
avvalersi in maniera nuova del
mezzo televisivo? Sono alcune
domande a cui rispondono cri-
stiani della più diversa estra-
zione culturale, professionale e
sociale .
Domande e risposte essenzia-
li. Uscendo dal tempio, la Chie-
sa non teme l'invadenza del mi-
crofono, ma svela la sua voca-
zione missionaria itinerante che
percorre le strade del mondo,
incontra l'uomo com'è, dove si
trova, ne accetta il dialogo, sen-
za imporlo. Si tratta di un libro
fatto di molte voci che può esse-
re utile a giovani e adulti.
CRISTIANI E MUSULMANI
VERSO IL 2000
Una convivenza possibile
Paoline, Milano , 1995
pp. 198, lire 16.000
Stiamo assistendo ad una for-
te immigrazione da paesi a lar-
ga maggioranza musulmana,
per i più vari motivi : espulsio-
ne, instabilità politica, squilibrio
demografico ed economico, fu-
ga dalla disoccupazione verso
la sopravvivenza. A quali con -
dizioni il fenomeno può offrire
occasione di un confronto tra re-
Un a co nvivenza 1,oss ihil c
ONORE AL PADRE
di Ariberto Spinelli
Joppolo editore, Milano, 1994
pp. 184, lire 29 .000
In una specie di esordio auto-
biografico , l'autore rende un
forte contributo alle sue radici
umane , collocandosi nel ver-
sante giusto della storia: rac-
conta di un mondo non lontano
nel tempo , nel quale il suo ge-
nitore onorò la sua passione
per i campi, per gli studi troppo
presto interrotti, per la musica
sacra e per l'avvenire culturale
e spirituale non solo della sua
famigliq, ma anche della sua
gente. E certamente un mondo
lontano dagli occhi delle nuove
generazioni in ricerca di valori ,
ma ben vivo nello scrigno della
memoria di milioni di italiani. Al
compimento dell'affettuosa ri-
cerca la figura paterna ripren -
de nella forza della memoria
una magica vita nuova.
20 - LUGLIO-AGOSTO 1995 IJS

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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DOSSIER: L'ALTRA ESTATE DEI GIOVANI
SOLO MARE
DAL VOLONTARIATO ESTIVO DEI GIOVANI GIAPPONESI,
ALLE TRASFERTE ESTERE DEL GRUPPO "LIFE".
IL MOVIMENTO BELGA "EPHATA" CHE FA LE SUE PROPOSTE
DI SPIRITUALITÀ GIOVANILE CON BELLISSIME PASSEGGIATE
NEI BOSCHI E IN MONTAGNA.
I
GIAPPONE. D'estate
un gruppo di giovani
giapponesi lascia
il paese con spirito
missionario, ·
per incontrare
altre culture e realizzare
mini-progetti.
S0110 25 mil ioni i giapponesi fra i
15 e i 30 anni. Giovani nuovi ,
piuttosto diversi da ll o stereotipo tra-
dizionale. Ma ancora fedeli a una tra-
dizione tutta giapponese di autos uf-
ficienza. l giapponesi abitano un ' i-
sola e da sempre d'istinto vogliono
bastare a se stessi. Non sentono il bi-
sogno di conoscere altre lingue e di
entrare in comunicazione con altri.
Mesi fa, dopo il terremoto che ha se-
mi nato morte e distru tto interi quar-
tieri , pur di fronte a una situazione cli
tragica emergenza, hanno rifiutato la
solidarietà internazionale. In compen-
so nelle settimane che seguirono quel
terribi le 17 gennaio non si era mai vi-
sto un così grande impegno eia parte
dei giovani. Tanto che si disse che in
quel. momento nasceva il vo lonta-
riato nazionale in Giappone.
ECCO IL VOLONTARIATO
GIOVANILE
li vo lontariato giovanile m1ss10-
nario internazionale si sta diffonden-
do anche in Giappone. Le cifre sono
ancora modeste, ma ciò che ha di
straordinario è questo: aiu ta i giova-
ni giapponesi ad aprirsi. 1 volontari
che realizzano progetti cl i solidarietà
e si rendono uti li in paes i lontani, fi-
niscono per conoscere altra gente, in-
contrano altre lingue e culture, sono
costretti a capire che il loro paese non
è il tutto, che comu nicare con altri è
ricchezza. È davvero una nuova pa-
gina per la gente giapponese. Una
realtà che sta ai utando anche gli ad ul-
ti, e forse gli stessi salesiani, che pen-
sano a volte al volontariato come a
una fuga dall a realtà, a un'es perien-
za di evasione. E si domandano: per-
ché anelare fuo ri dal Giappone, con
tanti bisogni che abbiamo qui? E il
volontariato si trasforma per i giova-
ni in un cammino cli formazione.
BS LUGLIO-AGOSTO 1995 - 21

3.2 Page 22

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L'ALTRA ESTATE DEI GIOVANI - - - - - - - - - - - - - ~ - - ~
Il servizio fotografico
fa riferimento all'Impresa
di Rabaul, nella East Brltaln lsland,
Isola del nord di Papua Nuova
Guinea. Dall'alto In basso,
l'Incontro con i giovani, la festa,
il lavoro.
MINI PROGETTI
Quando ritornano dopo aver incon-
trato la popo lazione di Papua o del-
le isole Salomone, sono più attivi:
se sono cattolici si fanno più con-
vinti; se non lo sono, manifestano il
desiderio di avvicinarsi di più. Sono
molti che dicono: sono partito con
buona volontà, pensando solo di ren-
denn i utile. Non sapevo esattamente
a che cosa andavo incontro, cosa
avrei fatto. Al ritorno riconosco che
è più quello che ho ricevuto di que l-
lo che ho dato . I giovani che incon-
trano sono meno complicati. A con-
tatto con loro imparano ad amare le
cose semplici, a fare bell e esperien-
ze di preghiera di gruppo, a danzare
e a cantare insieme.
Oltre alle esperienze di volonta-
riato - o vacanze impegnate - nelle
Filippine e in Papua Nuova Gu inea,
l'anno scorso per la prima volta una
22 - LUGLIO-AGOSTO 1995 IIS
decina di volontari sono andati nelle
isole Salomone, dove non c i sono i
salesiani. Mons. Adrian Smith, arci-
vescovo della capitale Honiara, ha in-
vitato i salesiani, che si sono impe-
gnati ad andarci alla fine di quest'an-
no o ali 'inizio del prossimo. Tre sa-
lesiani si stanno preparando nella
lingua e nella spiritualità per recarsi
a lavorare nella missione di Tetere,
nell'isola di Guadalcanal, la più gran-
de delle isole Salomone. L'arcivesco-
vo è convinto che si può fare qualco-
sa di nuovo, dare impulso alla pasto-
rale giovani le.
«Noi abbiamo quasi fatto da batti-
strada», dice don Achille Loro Pia-
na, incaricato della pastorale giova-
nile in Giappone. «Ci siamo andati
con un gruppo di volontari per ini-
ziare un rapporto di collaborazione
e pensare a un progetto iniziale».
« li volontariato internazionale
spesso parte da progetti precisi, am-
biziosi e ben programmati», aggiun-
ge don Loro Piana. «Quando noi par-
liamo di progetti invece, ci riferiamo
a una piccola costruzione, a un pol-
laio, a un mini laboratorio ».
Sono piccoli gruppi quelli che par-
tono, quattro ogni anno, con c irca
una decina di partecipanti. Le quat-
tro mete di quest'anno sono: Mati,
nell'isola di Mindanao, Fi lippine; Ta-
nagai, sobborgo di Honiara, capitale
delle isole Salomone; Kundiawa,
nelle 1-ligh Lands della Papua Nuo-
va Guinea e Santa Cruz in Bolivia.
Ma attorno a questi giovani volontari
ruota una organizzazione di molta
efficienza. L'itinerario di fo rmazio-
ne prevede radun i mensi li per met-
tere a fuoco i progetti e motivarsi me-
glio. E quando ritornano sono tutti
impegnati a raccontare ciò che han-
no vissuto, a documentare a cono-
scenti e a benefattori quanto è stato
fatto e visto: e lo fan no con il video,
oppure proponendo in teatro le dan-
ze che hanno imparato e i canti. Rea-
lizzano anche piccole mostre foto-
grafiche, che hanno poi anche il si-
gnificato di una documentazione che
viene trasmessa allo stato. Lo stato
infatti sovvenziona i progetti.

3.3 Page 23

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Don Loro Piana: « I nostri progetti
li presentiamo al governo giappone-
se. Se accetta di finanziarli , lo fa al
50 per cento. Al resto dobbiamo pen-
sare noi. I giovani si pagano per me-
tà il viaggio e la permanenza. Ma ab-
biamo anche 250 benefattori che re-
golannente collaborano con offerte e
sostengono le iniziative missionarie».
SEGNI DI COMUNIONE
Sappiamo che il Giappone 50 an-
ni fa voleva conquistare il mondo e
dove è arrivato ha lasciato ovunque
non pochi semi di risentimento. In
Corea, in Cina, nelle Filippine e din-
torni la gente non ha dimenticato.
Da anni ormai i giornali danno spa-
zio alle ex ragazzine che durante la
guerra sono state violentate e costret-
te a prostituirsi per l'esercito giap-
ponese. Adesso, ormai anziane, pre-
tendono di essere risarcite. I giappo-
nesi capiscono che devono pagare,
chiudere questa campagna di risen-
timenti.
Questi piccoli gruppi di volonta-
riato sono una testimonianza di fra-
ternità e di condivisione di valori cul-
turali. È un'esperienza limitata, ma
che semina frutti importanti di pace
e di comunione che porteranno a ri-
sultati nuovi magari tra qualche anno.
o
In teatro, per raccontare
l'avventura missionaria.
Due di questi giovani volontari
si sono conosciuti durante
una esperienza di volontariato
e si sono sposati. Il primo anno
del loro matrimonio hanno voluto
regalarlo alle missioni
e sono andati a Santa Cruz
In Bolivia, dove c'è un missionario
giapponese che vi lavora
da 13 anni.
BS LUGLIO-AGOSTO 1995 - 23

3.4 Page 24

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L'ALTRA ESTATE DEI GIOVANI
ON ABIBBIA
NELLO ZAINO
<<I giovani cl'oggi hanno un certo
pudore a esprimere la loro fede.
Lo fanno però volentieri se pregano
insieme, oppure se fanno una ricerca
o una discuss ione di gruppo. Allora
la loro interi orità e le loro problema-
tiche trovano la strada per venire fuo-
ri ». Chi parla è l'incaricato della pa-
storale giovanile del! ' ispettoria del
Belgio sud, don Guy Dennoncl, che
attualmente risiede a Liegi e dirige il
movimento giovanile "Ephata".
Il mov imento aiuta i g iovani dai 16
ai 24 anni ad approfo ndire la loro fe-
de e ad accostare la Bibbia incontran-
doli nei week-end, organizzando del-
le camminate nei boschi e in monta-
gna e vacanze di gruppo.
24 - LUGLIO-AGOSTO 1995 8 S
BELGIO. Giovani che
vogliono approfondire
la loro fede e lo fanno
in gruppo. Approfittando
dei week-end e soprattuito
delle vacanze estive.
ASSETATI
DI SPIRITUALITÀ
«Che significa avere la fede? Che
fare di fron te a que i giovani che vo-
gliono qu alcosa di più di un a lezio-
ne di religione? A che serve pregare?
Perché ti se i fatto sa les iano? : sono
queste le domande che molti g iova-
ni ti fa nno, al di là dell e varie atti vi -
cul turali o sportive che organi zzi
per loro. Sono domande serie, che ri-
chiedono risposte prec ise». Comin-
cia così un fasc ico lo che presenta il
movimento giovanjle "Ephata". « Più
che di un movimento si tratta di un a
proposta cli fo rmazione a partire dal-
la Bibbia. Con Ephata abbiamo rea-
lizzato l' incontro tra alcuni giov ani
che sentivano il bisogno di una "spi -
ritualità gio iosa" e alcuni sales iani
che vo levano usc ire dai limiti di una
attività sco lasti ca che non riusciva
Pausa di riflessione.
Giovani del movimento Ephata,
sorto in Belgio una quindicina
di anni fa.

3.5 Page 25

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"Ephata". Lavori di manutenzione.
A destra, il momento della sosta.
Sotto, il logo del movimento
giovanile.
ad aiutare i g iovani a fare un vero
cammino cli approfondimento dei
grandi interrogativi de i giovani. Ab-
biamo cominciato 15 anni fa orga-
nizzando alcuni week-end durante
l' anno. E delle camminate e convi-
venze estive durante le vacanze. Ma
sempre mettendo al centro la forza
della Bibbia».
Esistono com unque, oltre all ' acco-
stamento della Bibbia, tre obiettivi di
fondo che durano nel tempo e ven-
gono proposti a tutti e che sono rias-
s unti in tre parole. Essi sono l'iden-
tità, che significa rispondere alla do-
manda: chi sono io? La celta dei
brani biblici propone l'incontro per-
sonale con Ges ù e la scelta vocazio-
nale; la reciprocità: come incontro
con l' altro e con Dio. Gioia e osta-
coli della com unicaz ione personale,
del dialogo, dell ' amic izia, dell 'amo-
re; relazione quotidiana con Dio; la
solidarietà: attenzione agli svantag-
g iati , impegno per la costruzione di
un mondo più giusto.
IDENTITÀ, RECIPROCITÀ,
SOLIDARIETÀ
I giovani provengono quasi tutti
dalle opere sa les iane e s i organizza-
no in gruppi che non superano i cin-
quanta. I più si inseriscono attraver-
so il passa-paro la di un amico, I'in-
vito di un professore. C i si incontra
durante l'anno nei week-end e si vi-
vono insieme momenti di istruzio-
ne, cli celebrazione, di preghiera per-
sona le, di discussioni , di laboratori ,
cli al legria. Ma i momenti che per co-
dire caratterizzano il gruppo sono
le passeggiate, soprattutto il periodo
che si passa insieme durante le gran-
di vacanze estive.
Gli obiettivi si dire bbe che si pre-
cisano cli anno in anno. Cambia la
sensibilità, maturano i giovani. Non
so lo, rimangono ne l g ruppo anche
quelli che ormai escono dai confini
dei 24 anni e si sono sposati (li han-
no battezzati i Fossili). E ne l movi-
mento sono ormai entrati anche ado-
lescenti più giovani , di 14-15 anni ,
che hanno esigenze specific he lega-
te alla loro età.
QUALI VACANZE
f giovani del movimento " Epha-
ta" sono animati da un obiettivo che
è decisamente "spirituale": non fer-
marsi ne ll ' impegno di vivere e ap-
profondire la propria fede. E hanno
scoperto un modo originale e giova-
nile di farlo: ritrovarsi in gruppo ,
riempiendo il tempo libero dei week-
end e quello de ll e vacanze cli occa-
sioni per conoscere la Bibbia e per
pregare. li vivere insieme, condivi-
dendo la seren ità della vita di grup-
po, una pa seggiata, un faticoso la-
voro di manutenz ione per rendere
più accogliente la casa delle loro va-
canze, li aiuta a non buttare i loro
giorni . E a cap ire il destino vocazio-
nale della loro vita.
IJS LUGLIO-AGOSTO 1995 - 25

3.6 Page 26

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L'ALTRA ESTATE DEI GIOVANI
LAM
E
CATANIA. A Biancavilla
è sorto il centro
giovanile cc Life »,
che si serve della musica
per trasmettere i suoi
messaggi. Quest'estate
andranno a Malta
a presentare il loro
recital "Anch'io
mi chiamo Giovanni".
E faranno il loro
12° "campo scuola
espressione"
alle pendici dell'Etna.
Uno dei musical del gruppo Lite:
lo spettacolo musicale "Godspell".
S i è battezzato significativamente
« Life », un gruppo cli una quaran-
tina cli giovani siciliani amanti della
musica, che hanno scelto cli portare
il Vangelo per mezzo di canzoni e
musical. Il centro giovanile è cresciu-
to a Biancavilla, in provincia di Ca-
tania, alle falde clell ' Etna, in una cit-
tà dove ci sono le figlie di Maria Au-
siliatrice, ma non i salesiani. L' inizia-
tiva è tutta laicale, nata in una abita-
zione privata e condotta per l' intra-
prendenza cli alcuni rappresentanti
della Famiglia Salesiana.
26 - LUGLIO-AGOSTO 199511S
CREATIVITÀ E MUSICA
La Sicilia l'hanno già percorsa tut-
ta presentando i loro spettacoli e le
loro canzoni in teatri e piazze. Musi-
cal su Don Bosco, sulla vita di san
Francesco, sul problema della dro-
ga... E i messaggi sono evidenti: "sii
anche tu oggi come Don Bosco", si
suggerisce. E già il titolo è significa-
tivo: " Anch ' io mi chiamo Giovan-
ni". Con "Benvenuta povertà", il 11111-
sical su san Francesco, si apre un di-
scorso di contestazione al consumi-
smo, di ricerca della semplicità. Con
quello sulla droga, si propone una
scelta di vita contro la cultura della
morte. Messaggi efficaci , che si col-
locano al centro delle problematiche
più immediate tra i giovani d'oggi.
Il g ruppo è guidato da animatori
laici adulti, che tengono da molti an-
ni a tutti sistematiche e gratuite le-
zioni di musica (chitarra, tastiera, bat-
teria .. .). Ma anche incontri formati-
vi: settimanali di preghiera, giornate
di ritiro e di formazione, campi esti-
vi. Tutto in chiave musicale e in for-
ma creativa.
Mentre si stanno occupando di un
manipolo di più giovani , per i neces-
sari rincalzi e per estendere anche ai
giovani ssimi lo stesso spirito, sono
già sorte alcune coppie giovani , che
anche dopo il matrimonio continua-
no a far parte del gruppo.
Da vent' anni «Life » scrive can-
zoni e spettacoli musicali, e da sem-
pre è impegnato ad animare i quar-
tieri e le parrocchie. Sono bravi. In-
seriti nella consulta di pastorale gio-
vanile della diocesi, hanno avuto pili
volte il compito dì coordinare musi -
ca, liturgia e coreografie dì grandi in-
contri giovanili, come quello allo sta-
dio di Catania per l'arrivo di Gio-
vanni Paolo H, o la Pentecoste an-
nuale dei gruppi giovanili diocesani.

3.7 Page 27

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Kezmarok (Slovacchia).
"Anch'io mi chiamo Giovanni",
musical su Don Bosco.
A destra, il sindaco della città.
Vienna. Il gruppo Lite
in una sosta verso l'Est.
IN SLOVACCHIA
Più volte sono stati per l'Italia a
presentare i loro musical. A Roma si
sono esibiti sempre con successo. Ma
la loro "impresa" più ardita è quella di
aver voluto portare i loro messaggi
nelle terre dell'Est. La tournée-testi-
monianza in Slovacchia li ha costretti
a grossi sacrifici a un totale autofi-
nanziamento. Ma è stato entusiasman-
te. Prima di partire avevano fatto tra-
durre i testi, perché gli slovacchi po-
tessero comprendere i dialoghi e li
hanno proiettati nel corso dello spet-
tacolo. Si sono presentati in quattro
città, compresa la capitale Bratislava,
in teatri, nelle piazze, nelle ex case del
popolo. Tra l'entusiasmo della gente,
sono entrati nei cortili, hanno cantato
nelle strade, mentre la gente usciva
dalle case per sentirli. « Nei dibattiti
che seguivano gli spettacoli, il dialo-
go è stato sempre reciprocamente ar-
ricchente. Anche chi si diceva ateo, si
è sentito coinvolto. I nostri ragazzi
hanno capito tante cose: il valore del-
la libertà, la gioia di vivere la fede e
apprezzare chi è stato costretto a farlo
in clandestinità», dice Pina Bellocchi,
che con Anmmdo coordina le attività
ciel gruppo. «Molti ci hanno detto:
grazie, ci avete dato il coraggio della
testimonianza».
Biancavilla. Sacra rappresentazione.
Il gruppo Lite di Biancavilla nel musical "Benvenuta povertà".
BS LUGLIO-AGOSTO 1995 - 27

3.8 Page 28

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di Teresio Bosco
IL PICC LO ORFANO
DEL COLE
ono Enria Pietro Giuseppe,
nativo di S. Benigno Cana-
vese (Torino) d'anni 52. Apparten-
go alla congregazione salesiana co-
me laico professo. Nelle mie deposi-
zioni mi attengo a quanto so di mia
scienza propria. Ho conosciuto Don
Bosco nel settembre 1854 nel con -
vento dei Domenicani , ove si rac-
coglievano i fanciulli rimasti orfani a
causa del colera che imperversava
(in Torino e in Italia). lvi un giorno
venne Don Bosco a visitarci (erava-
mo un centinaio) accompagnato dal
direttore dell 'orfanotrofio . lo non
l'avevo mai visto , aveva un'aria ri-
dente e piena di bontà che si face-
va amare prima ancora di parlargli.
Fece un sorriso a tutti, e poi doman-
dava nome e cognome, se sape -
vamo il catechismo ... Passò final -
mente vicino a me ed io mi sentii
battere il cuore non per timore, ma
per affetto che sentivo verso di lui.
Mi domandò nome e cognome e
poi mi disse: "Vuoi venire con me?
Saremo sempre buoni amici finché
possiamo andare in Paradiso. Sei
contento?". E io risposi : "Oh , si -
gnore" . Poi soggiunse: "E questo
che hai insieme è tuo fratello?". "Sì,
signore", risposi. "Ebbene, verrà an-
che lui"».
QU A
« Pochi giorni dopo fummo condotti
tutti e due all 'Oratorio. lo avevo 13
anni e mio fratello 11 . Mia madre era
morta di colera e mio padre era tut-
tora aggravato dal male. In quell'oc-
casione Don Bosco ricevette nel-
l'Oratorio una cinquantina di poveri
orfani. Da quel momento io restai
sempre nell'Oratorio di Don Bosco,
dove egli e sua madre ci accolsero
con amore.
Noi guardavamo la madre di Don
Bosco come la nostra, e le porta-
vamo un grande amore. Era una
28 · LUGLIO-AGOSTO 1995 BS
donna di grande pietà (= amor di
Dio) e di una carità ardente più che
materna.
Nel 1854, quand'io entrai all 'Ora-
torio , i giovani erano in numero di
circa quaranta, e in quell'anno arri-
varono a cento. Don Bosco portava
un grande amore verso sua madre,
ne parlava con venerazione, e alla
sua morte si mostrò afflittissimo . Ci
disse in quell'occasione : "Abbiamo
perduto la madre, ma sono certo che
essa ci aiuterà dal Paradiso. Era
una santa! ". Don Bosco non esa-
gerò nel chiamarla santa, perché es-
sa si sacrificò per noi , e fu per tutti
una vera madre ».
LA TESTIMONIANZA
DI PIETRO ENRIA
SALESIANO LAICO
Pietro Enria, nato a S. Benigno
Canavese (Torino) ed emigrato
con la sua famiglia a Torino, ri-
mase orfano a 13 anni nel cole-
ra che spopolò Torino nel 1854.
Fu accettato da Don Bosco nel-
l'Oratorio insieme al fratellino
di 11 anni e a una cinquantina
di altri orfani . Visse i tempi d'oro
dell'Oratorio, accanto a Giusep-
pe Buzzetti , Michele Rua, Gio-
vanni Cagliero , Domenico Sa-
vio, sotto gli occhi di Mamma
Margherita. Fu il delicatissimo
infermiere di Don Bosco nel gra-
ve malore che lo colpì a Varaz-
ze nel 1871, e anche nel 1887-
88 durante l'ultima malattia.
Testimoniò nel Processo di san-
tità di Don Bosco dal 27 gen-
naio all'8 febbraio 1893, davanti
ai giudici ecclesiastici can . Moli-
nari, can. Ramello e can . Peche-
nino. Le sue testimonianze sono
contenute nel manoscritto del
Processo Ordinario, copia pub-
blica, nei fogli 982-1043.
UN RAGAZZO POVERO
E INSOLENTE
« Ricordo che nel 1857 accettò nél-
l'Oratorio un giovane che le guardie
della città trovarono abbandonato in
un angolo di piazza Castello, tutto
intirizzito dal freddo . Dopo qualche
giorno Don Bosco stesso lo condus-
se presso un falegname onesto cri-
stiano in Torino , raccomandandolo
alla sua cura. Il giovane per due set-
timane si conservò buono e docile,
ma poi per la sua indisciplinatezza
quel padrone fu costretto a conge-
darlo. Don Bosco pazientò, e lo con-
dusse a un altro padrone, ma anche
questi dopo appena una settimana
dovette congedarlo, e ciò continuò
per circa due anni. Si può dire che
ha fatto perdere la pazienza a tutti i
padroni della città. Quando fu con-
gedato dall'ultimo padrone, tornò al-
l'Oratorio e andò difilato in refettorio
dove Don Bosco si trovava a pran-
zare, e gli disse che il padrone l'ave-
va congedato, e quindi gli cercasse
un altro padrone. Don Bosco gli ri-
spose :
- Abbi pazienza, aspetta che abbia
finito di pranzare. E tu hai già pran-
zato?
- - rispose il giovane.
- Allora aspettami - soggiunse Don
Bosco. Ma il giovane così rispose :
- Voglio che venga subito.
Allora Don Bosco si volse verso di
lui e gli disse :
- Non vedi che non c'è più nessu-
no che ti voglia accettare nel suo
laboratorio , perché sei la dispera-
zione di tutti? Non vedi quanti pa-
droni hai già stancato ? Se continui
su questo passo non verrai capace
di guadagnarti un pezzo di pane.
Il giovane uscì dal refettorio, e po-
co dopo senza dire parole ad alcu-
no se ne andò . Fece il commesso
da caffè, il soldato, esercitò altri me-
stieri.
Un giorno cadde ammalato, e duran-
te la convalescenza si recò all 'Ora-
torio e si presentò a Don Bosco.

3.9 Page 29

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Don Bosco volle confessars i dal
parroco, e don Francesia gli portò il
santo Viatico nel giorno seguente.
Don Bosco passò quella giornata in
ringraziamento . Il giorno dopo il ma-
le si calmò alquanto. Non si lamen-
tava, e a chi gli diceva: "Quanto de-
ve soffrire !", rispondeva ridendo : "lo
sono un pigro e sto godendomi que-
sto letto, e chi soffre sono quelli che
mi devono assistere"».
UN RA 1\\
H PIANG VA
Disegno a china. I primi tempi
dell'Oratorio.
Gli domandò perdono dei dispiaceri
che gli aveva dato . Don Bosco lo
confortò , gli disse che gli voleva
sempre bene e che aveva sempre
pregato per lui. Gli soggiunse an -
cora : "Guarda, l'Oratorio è sempre
casa tua. Quando starai meglio, se
vuoi venire Don Bosco è sempre il
tuo buon amico, che altro non cer-
ca che la salvezza dell'anima tua".
Ho udito questo fatto dal giovane
stesso ».
IM MA A L
(6 dicembre 1871. Mentre si trova
alla stazione di Varazze, Don Bosco
cade a terra svenuto. I presenti lo
portano alla casa salesiana diretta
da don Francesia. La malattia si ri-
vela gravissima). Don Rua invia da
Valdocco ad assisterlo Pietro Enria.
Riporto la sua testimonianza giurata
riguardante questo avvenimento) .
« lo partii subito , pronto a dare la
mia vita purché Don Bosco riaves-
se la salute . Don Bosco era ricono-
scente al più piccolo servizio che
gli facevo , e mi ringraziava con gran
cuore. Alcune volte, dovendogli fare
dei servizi un poco ributtanti mi di-
ceva :
- Vedi , Enria, a che stato sono ri-
dotto. Fa' questo per amor di Dio!
E io gli rispondevo :
- Ma che cosa dice, signor Don Bo-
sco? È nulla quello che io faccio per
contraccambiarlo di quello che egli
ha fatto per me e per i miei com-
pagn i. Eh! lei ha fatto per noi dei
servizi ben più bassi. Ci ha lavato ,
pettinato, ha cucito i nostri abiti, ha
fatto per noi quello che potevano
fare le nostre mamme , e ancor più
di esse. E non vuole che le faccia
questi servizi? Quanti dei miei com-
pagni si chiamerebbero fortunati se
potessero essere al mio posto!
Ricevevo da Torino lettere piene di
tenerezza filiale . (Giuseppe) Buzzet-
ti, mio compagno , mi diceva: "Guar-
da , Enria, il nostro padre è nelle
tue mani , guai a te se non lo assisti
bene, ne avrai da rendere conto a
Dio! Digli che noi preghiamo di gran
cuore il Signore e Maria Ausiliatrice
che presto torni tra noi in salute".
Intanto il male peggiorava e la feb-
bre aumentava sempre. L'eruzione
dei migliori (vescichette dure a for-
ma di grani di miglio che si forma -
vano sulla pelle) era copiosissima e
gli dava molto tormento . Ma egli
non si lamentava mai. I suoi affanni
erano sempre per noi che temeva-
mo di perderlo, e ci diceva con gran
fede : "Dio provvede gli uccelli del-
l'aria, perciò penserà pure ai poveri
figli dell'Oratorio".
Intanto da Torino volevano notizie,
e io non potevo darle buone perché
il male era sempre grave. Molti gio-
vani dell 'Oratorio , come seppi poi,
erano andati in chiesa all 'altare di
Maria Ausiliatrice e avevano offerto
a Dio la vita per la conservazione
di Don Bosco. Sentendo leggere
queste e altre lettere , Don Bosco
pianse di consolazione e disse : "Po-
veri giovani , quanto amano questo
povero Don Bosco!", e m'incaricò di
ringraziarli .
« La malattia fece il suo corso. Don
Bosco dovette stare a letto più di
due mesi senza muoversi. Aveva la
pelle della schiena rotta in più luo-
ghi , e cambiò tutta la pelle. Eppure
non mosse un lamento e diceva
sempre d'essere nelle mani di Dio,
pronto a fare la sua volontà. Men-
tre era gravemente ammalato, sentì
un ragazzo piangere. Non potè re-
sistere e mi disse subito : "Fa il pia-
cere, Enria, va a vedere che cos'ha
quel ragazzo ". Corsi , e seppi che
era un giovinetto che piangeva per-
ché era partita sua madre che era
venuto a trovarlo . Il cuore di Don
Bosco non poteva resistere che i
suoi giovani soffrissero.
Godeva quando qualcuno gli par-
lava dei primi anni dell'Oratorio . lo
sovente, mentre era ammalato, glie-
ne parlavo : "Si ricorda, Don Bosco,
quando la sua madre lo sgridava
perché accettava sempre nuovi ra-
gazzi? Essa gli diceva : Tu ne ac -
cetti sempre , ma come si fa a man-
tenerli , a vestirli? In casa non vi è
nulla, e comincia a far freddo! .. .".
Capitò a me di dover dormire pa-
recchie notti sopra poche foglie con
addosso non altro che una piccola
coperta . E alla sera, quando noi
eravamo a letto , lei , Don Bosco , e
la sua madre ci aggiustavate i pan-
taloni e la giacca logora, perché ne
avevamo una sola". Don Bosco sor-
rideva al sentir questo , e diceva :
"Quanto ha faticato la mia buona
mamma! ... santa donna! ... Ma la
Provvidenza non ci è mai mancata!".
Il giorno in cui Don Bosco scese di
letto, io telegrafai a Torino all'amico
Buzzetti, e si fece gran festa all'Ora-
torio, e si suonò la banda musicale ».
o
JJS LUGLIO-AGOSTO 1995 - 29

3.10 Page 30

▲back to top
di Bruno Ferrero
A VOLTE,
PARLANO...
S aper ascoltare è il primo dovere
dell'amore. Ascoltare non è solo
un diritto dei genitori , bensì anche un
"dovere". Ci si accorgerebbe che i figli
sanno dire cose interessanti. Ecco al-
cuni esempi.
« Gli adulti vivono in piena con-
traddizione. Dicono: "Non mettere le
dita nel naso ". Ma poi loro lo fanno.
Dicono: "Non fumare". Ma loro fuma -
no. Dicono: "Non bere alcolici!" Ma poi
loro bevono come delle spugne. Dico-
no: "Vai sempre a letto presto!" Ma poi
loro sono come le civette. Ci vietano
di guardare dei film gialli o polizieschi
alla televisione. Ma poi loro rimangono
alzati a vederli fino a notte fonda. Più
invecchiano e più dicono cose che non
fanno » (Anna, 12 anni). L'esempio non
è la cosa principale per educare i figli:
è l'unica. I figli amano e ammirano i
genitori. E se li vedono sempre stanchi ,
sempre di corsa , insofferenti o villani
senza dubbio si comporteranno , a
scuola o nella vita, in maniera simile. I
genitori preoccupati del modo in cui si
comportano i loro figli, farebbero bene
a dare un'occhiata alla loro vita. Il mo-
do migliore di curare i figli è curare se
stessi.
« Mamma, tu devi essere felice
perché così dopo sono felice anche
io!» (Lorena, 5 anni) . Si diventa ge-
nitori e figli nel medesimo istante. E
da quel momento la felicità degli uni è
quella degli altri. Nessuno in famiglia
può dire : "lo non c'entro". « Mamma,
la sai una cosa? lo volevo proprio na-
scere, perché volevo proprio una mam-
ma come te! » (Cristina, 4 anni). Se ci
pensiamo bene, possiamo con poco
costruire la felicità di quelli che vivono
con noi. Allora, perché non lo faccia-
mo? Il «grazie, perché ci sei » ha una
forza immensa.
« Sai, papà, io volevo che tu mi
dessi una sculacciata ieri sera quan-
do continuavo a piangere. Eri tu che
dovevi aiutarmi a smettere, io da solo
30 - LUGLIO-AGOSTO 1995 BS
non ci riuscivo! » (Andrea, 5 anni) . «Al
mio papà non importa niente di me!».
« Perché? ». « Perché non mi sgrida
mai». (Franco, 13 anni). I figli "voglio-
no" essere corretti, vogliono essere
aiutati a controllarsi. Sanno benissimo
che la disciplina è una grande e au -
tentica forma d'amore·. « La famiglia
ideale : il papà non alza la voce. La
mamma non brontola. I figli aiutano
volontariamente. Solo il gatto può fare
quello che vuole » (Caterina, 11 anni) .
Stare con i figli deve essere il pia-
cere più profondo e riposante , qual-
cosa che nutre , riscalda. « Lascia
tranquillo il papà che ha lavorato tan-
to », dice sempre la mamma. « Ma io
non sono un lavoro» (Ornella, 5 anni).
Le famiglie si sfasciano quando co-
minciano a essere più stressanti del
lavoro stesso. Non bisogna trasfor-
mare la vita familiare e l'essere geni-
tori in una "croce".
« Cosa ti piace di più di papà?», « La
mamma » (Mariella, 4 anni). La cosa
migliore che un papà può fare per i
suoi figli è amare la loro madre. E vi-
ceversa. « Quando si vede che il papà
e la mamma si baciano ancora, si sa
che allora la famiglia è dawero super»
(Martina, 13 anni) .
« Papà, ma almeno tu, sei rimasto
mio?» (Umberto, 4 anni, in lacrime alla
nascita della sorellina) . « lo conosco
una magia, quando sono triste soffio in
una trombetta e le tristezze volano via.
Ho provato anche a soffiare in faccia a
mio fratello, ma lui c'è ancora » (Carlo,
5 anni). Avere un fratello o una sorella
significa doversi dividere lo stesso pa-
pà e la stessa mamma. È difficile, deli-
cato, bellissimo: « lo ho la macchinetta
sui denti, mio fratello ha una benda ne-
ra sull'occhio, siamo una forza, faccia-
mo paura a tutti» (Leonardo, 4 anni).
La paura è sempre tanta: « Sicco-
me tutti i miei compagni di scuola ma-
terna dormono con il lumino acceso e
io no, sono andata a casa a piangere
che nessuno mi vuole bene. La mam-
ma e il papà mi hanno spiegato che
anche lei e papà dormono senza lu -
mino. lo ho detto ma intanto dormite
in due » (Martina, 5 anni).
« /o credo che il problema non sia-
no gli esami e la scuola. Il fatto è che
io ... è come .. . come se non avessi
l(Oglia di crescere!» (Marco , 14 anni) .
E diventato più importante essere un
bambino intelligente che buono o ad-
dirittura sano. Non si può mai misura-
re un figlio con quel tremendo siste-
ma "punti" che è il rendimento scola-
stico. L'importante per i figli non sono
tanto i bei voti sulla pagella, quanto
piuttosto imparare a star bene con se
stessi, a costruirsi dei valori morali,
spirituali, pienamente umani.
In ogni caso, i figli sanno perfetta-
mente che il compito dei genitori è
arduo : Il papà manda in camera sua
Giorgio, 6 anni, che ha fatto il monel-
lo tutto il· giorno. Più tardi , quando va
a dargli un 'occhiata, lo vede inginoc-
chiato accanto al letto. « Dio mio», pre-
ga, « fammi diventare buono. Papà e
mamma non ci riescono ».
o

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

▲back to top
. Africana la linea
tonica e le decora-
tistiche del nuovo.
io a Maria Ausilia-
ugurat~ a Nairobi
Ideazione e realizzazione
sono state affidate ad arti-
sti del posto. La struttura
rappresenta la casa africa-
na, uno spazio con molte
case.
KENYA. La benedizione
del santuario si è svolta so-
lenne: dopo lo snodarsi del-
la processione, si è spalan-
cato il portale (nella foto) .
Oltre duemila i presenti. Al-
la cerimonia è seguita la fe-
sta. Grande partecipazione
giovanile. Il portale rappre-
senta la donna in Africa, ed
è opera di Expedito Mwebe
(Uganda).
PORTOGALLO. All 'Euro-
bosco degli exallievi di
Estoril, è stato dato spazio
anche al wuppo Kdadalak:
23 giovani rifugiati di Timor,
molti exallievi, mantengono
viva la loro cultura - vestiti
di tais, suonano chitarre,
violini , badadok - e lan-
ciano in questo modo verso
il loro paese messaggi di
liberazione.
MALTA. George Louis
Zammit, un ragazzo di Go-
zo, ci racconta la grande
festa che si è tenuta al-
l'oratorio Don Bosco, alla
quale sono stati invitati tutti
gli studenti dell'isola. Otto le
scuole rappresentate. Gio-
chi , allegria, corse a osta-
coli. Coppe ai gruppi vinci-
tori, a tutti medaglie ricordo.
CORIGLIANO CALABRO.
"Camminata" dal centro
della città al nuovo oratorio
salesiano. Pulmini, macchi-
ne e moto hanno intasato
le strade: circa 750 i parte-
cipanti, più genitori e pa-
renti. I primi fanno i 6 km in
20 minuti; gli ultimi in 2 ore.
Tanta allegria, entusiasmo,
vivacità, grazie alla collabo-
razione di tutti.
ns LUGLIO-AGOSTO 1995 - 31

4.2 Page 32

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l'intervista a Guido Josìa scenografo
SE UESTA LA e OLA
Un film divertente e sconcertante. "La scuola" di Daniele Luchetti,
regista de "Il portaborse". Ultimo giorno dell'anno scolastico:
un amaro bilancio tra allievi pascolanti e un allucinante collegio docenti.
I l a scuola " è un film-denuncia sulla situazione
scolastica italiana?
Lo è, ma più che denunciare la scuola, ne fa un qua-
dro drammatico e senza sbocchi , nel senso che rico-
struisce una situazione scolastica e sociale al limite
del credibile e tollerabile, pur facendolo non con tinte
fosche , ma con mano leggera, quasi divertita.
personalità, non vi è apertura a un discorso giovani-
adulti, ma solo scontro di generazioni . Insegnanti e al-
lievi appaiono ineducati a un incontro nella scuola e ·
nella società. C'è molto pessimismo. Si pensa: se la
scuola è così , allora !"'apocalisse" è vicina.
Come giudica il film dal punto di vista cinematografico?
Ho visto per così dire due film diversi. Nella prima
Secondo alcuni, il film sarebbe soprattutto un'impietosa parte si assiste a una rassegna di episodi raccontati
e grottesca accusa della classe insegnante.
in modo popolare, quasi da luogo comune; ma anche
Il film presenta la scuola come microcosmo di una so- una rassegna di situazioni paradossali e improbabili
cietà alla deriva. È un film severo verso gli insegnanti, in una stessa classe . Nella seconda parte il film as-
ma anche verso gli allievi. Suscita indignazione verso sume una densità di toni e di stile notevoli. Si direbbe
una istituzione che pare non avere futuro. Gli inse- alla Buiiuel, anche se in modo meno surreale. Il colle-
gnanti non sono all 'altezza
gio dei docenti per lo scruti-
dei loro compiti, nessuno di
nio di fine anno è davvero ef-
loro ha la stoffa del maestro
ficace: una galleria di perso-
di vita, neanche Vivaldi , l'in-
naggi chiusi in una stanza,
segnante dem ocratico , ma
da cui salta fuori tutta la vita
tutto sommato demagogico.
della scuola, un'analisi della
Anche gli allievi però sono
società intrecciata a vicende
ineducati alla scuola e appa-
personali ... Si poteva mon -
iono come lo specchio della
tare il film partendo dallo
società, una metafora dram-
scrutinio e tradurre man ma-
matica dell'ignoranza.
no in immagini il resto. Il re-
gista ha fatto invece la scel-
Tullio Kezich ha scritto che il
ta di introdursi presentando
film ricorda Prova d'orchestra
il mondo della scuola in mo-
di Fellini, ma La scuola "nel
do più immediato e descritti-
vortice del suo catastrofismo
regala due soldi di speranza ".
LA SCUOLA. Italia, 1995. Regia di Daniele Luchetti. vo. Scegliendo di parlare pri-
Con Silvio Orlando, Anna Galiena,
ma al grosso pubblico .
Non è facile trovare tracce di
speranza in questo film. For-
se sarà nella lucidità della de-
nuncia, come a dire: dove an-
Fabrizio Bentivoglio, Anita Laurenzi.
"La scuola" ha vinto il David
come "miglior film dell'anno".
Nella foto , una scena del film. Il Collegio docenti
a Verona , durante la gita scolastica.
Pur tra le risate, il film ha una
sua morale. Ruota attorno
al misterioso Cardini, l'unico
dremo a finire? Mi pare piuttosto un film disperante, un studente bocciato ? Oppure attorno al professore
campionario di situazioni che ti fanno dire: come ha po- Silvio Orlando, l'unico che è sempre dalla parte degli
tuto ridursi così la scuola italiana? Da quanto tempo è allievi?
così? E di chi è la colpa?
lo credo che il film inviti gli spettatori - e non solo i
Lucchetti descrive gli allievi "provenienti da ambienti
incolti, i primi alfabetizzati delle loro famiglie, violenti
nel loro cupo razzismo ". In realtà - ha scritto Mirella
Poggialini - appaiono le " vittime inconsapevoli di
strutture sclerotizzate e di sforzi inutili ".
benpensanti - a indignarsi e a chiedersi: ma dov'è la
scuola? Che significa oggi andare a scuola? Un pro-
fessore ripete : « Vadano a zappare »; ma il mondo
contadino aveva una sua dignità, una sua saggezza,
pur nell'analfabetismo. Qui non c'è cultura, anche se
leggono il giornale . Come educare questi rag azzi?
Il mondo degli allievi appare completamente ottuso, re- Che sia il volo simbolico della mosca a rappresenta-
frattario. Nessuna accettazione di una pur benevola re il disagio di questa scuola?
autorità. Con gli insegnanti, ben caratterizzati nella loro
o
32 - LUGLIO-AGOSTO 1995 IJS

4.3 Page 33

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di Jean-François Meurs
TEMPO DI FORTI
EMOZIO
l Si direbbe che l'uomo d'oggi, inca-
pace di progettare nel profon~o,
vada solo alla ricerca di emozio-
ni forti. Si butta a rischio nel vuo-
to attraversa gli oceani in so/itu-
di~e, varca i ghiacciai lascia~~o-
si cadere da un elicottero o si im-
merge nella_ natura o_stile de/1'~-
mazzonia. «E l'esaltaz1one del sin-
golo, il declassamento d~ tutte le
manifestazioni di coraggio collet-
tivo. Si butta a rischio solo la for-
za assoluta e lo spettacolo sensa-
zionale, a scapito della coscienza
della fragilità umana, soprattutto
delle esigenze di solidarietà per
affrontare le difficoltà più reali della
società » (Gabriel Ring/et).
non mi stupisce, lui cambia idea co_-
me cambia di camicia , e questa e
una cosa che tu puoi fare in quattro
e quattr'otto, non c'è bis?g~o di un
grande esercizio fisico, ne ~1 pr?Qet-
tare troppo . Se sei un po su1c1d~
poi hai una facilità in più per fare 11
salto. Penso che non si debba esse-
re tanto a posto con la testa per fare
questo. Si salta, ~ p~zz_esco, è tutt~!
Se poi sei un es1b1z1onista, allora I~
con il pubblico che ti guarda, tu hai
una cattiva ragione in più per fare 11
gesto insensato. Tu _non vin~i la pau-
ra, la neghi . Non vedo pero alcuna
ragione per far passare ~uesto per
uno sport, è un abuso. E un m?do
per avere delle sensazioni forti. E
non mi vengano a raccontare che
uno dopo si senta meglio!
ristoforo - ma lo chiamiamo
"Palla" - mi ha invitato al Salo- HO DETTO TUTTO QUESTO A
ne dell'Avventura. Straordinario! Ora, "PALLA". Lui mi ha risposto : ti sba-
l'avventura è un prodotto che si ven- gli per il tuffo..~rin:ia ci volevano_ sei
de bene. Ma un 'impresa condivisa mesi di eserc1z10 intenso e teorico ,
da autocarri pieni di turisti inquinan- ma ora ci sono dei nuovi metodi di
ti è ancora un'impresa?
apprendimento , ci vogli?no m~no
"Palla" è indeciso tra il "benji" e il tuf- sforzi ed è più veloce. In cinque gior-
fo sottomarino. Che faccia il "benji " ni e quattro tuffi tu puoi ottenere un
1Acc IDENTI,
( 1- CREDEVO
.DI PAR◊cLA
.SOLO 10 /,,
EQUELU
CHI Sotvo?!
piccolo brevetto valido in tutt? il mo~-
do e che autorizza la pratica turi -
stica di questo sport (c'è scritto sul
dépliant) .
.. .
È tutto "Palla", questo. Tranquilli!_L~1
ama le sensazioni per le sensaz1on1.
Lui si tufferebbe nudo dal suo ela-
stico come si fa in certi posti. « Cer-
to, h~ detto, tu hai ancor più sensa-
zioni !». E poi, se ci sono delle r~ga~-
ze che guardano, allora non puoi esi-
tare, salti perché è così o niente!
FINALMENTE Cl SONO ANDATO
AL SALONE , e Fabiano è venuto
con noi. Lui pensava al suo campo
con i lupetti. Questo dà delle buone
idee per le attività, i giochi,_ i! ~ate-
riale . E Fabiano non solo s1 e diver-
tito molto, ma ha avuto l'emozion~
della sua vita. Vi era un numero d1
tombola sul biglietto d'entrata, e ha
vinto un viaggio di tre giorni per an-
dare a saltare con l'elastico al Gran
Canyon . "Palla" era verde di invidia!
Ma Fabiano non ci vuole andare .
Tutti gli dicono che è scemo, che è
un'occasione unica.
È vero, lui muore dalla voglia di an-
darci al Gran Canyon , ma per po-
terci stare per una settimana e pi~,
e sedersi sul bordo per vedere 11
sole sorgere e tramontare, e_ lasciar~
si riempire dal vento e dai grandi
spazi. Il Grande Canyon vale certo
più per questo che per I~ al!re co-
se. Fabiano non ha voglia d1 pren-
dere il suo posto in fila prima di la~-
ciarsi nel vuoto, e poi di ritornare 1n
tutta fretta. Dice che è fare un torto al
Gran Canyon.
MA SOPRATTUTTO, LUI È AKELA,
e questo cade nei gio_rni d~I suo
campo con i lupetti. Prima d1 _tutt?
non si possono abbandonare gli ami-
ci , e poi quando si è vissu_to un pro-
getto settimana dopo settimana d~-
rante tutto un anno, il campo vuol di-
re il coronamento di tutto, traguardo!
E lui preferisce la magia del campo,
sogna i falò sotto la notte st~llata. Se
ne infischia di andare a stringere la
mano a Mickey: "avventura", per lui ,
sono i suoi piccoli lupetti. . .
Fabiano ha regalato il suo b1gl1etto
a "Palla". E io sono davvero conten-
to di avere un fratello così.
o
IJS LUGLIO-AGOSTO 1995 - 33

4.4 Page 34

▲back to top
7N . .
M- ~.'
I
S
S.
I
O
N
E
~
--
Presenza salesiana nel profondo Sud del mondo. Madre Marinella
O 200 400 600
I•
di Graziella Curti
Don Bosco l'aveva
msot.gssnza.otnaacrzo.am. e patria
Monsignor Fagnano
percorse per przmo
a cavallo la pampa
flagellata dal vento,
a sud dello Stretto
di Magellano.
Nel 1893 vi approdarono
i salesiani.
Nel 1895 arrivarono
cinque figlie
di Maria Ausiliatrice.
34 - LUGLIO-AGOSTO 1995 /JS
A ll ' ini zio del 1895, La Naci6n di
Buenos Aires pubblicò un lun-
go articolo sull a presenza dei sale-
siani in Terra de l Fuoco. Le noti zie
g iungevano da Ushuaia, il nucleo
umano più australe, e parlavano di
trecento indigeni Ona a cui salesiani
e fi g lie di Maria Ausiliatrice dove-
vano dare " insieme con l' istru zione
relig iosa e civile, alloggio, vitto e ve-
stito". Più di cento indi risiedevano
all a missione, chiamata Candelaria.
D all a cronaca e dalle lettere del
tempo si riescono a ricostruire alcu-
ne coordinate geografiche e culturali
che connotano questo inizio da epo-
pea, che a volte assume i caratteri del-
la tragedia. La terra del sogno di Don
Bosco ha orizzonti sconfinati.
Sull ' immensa mesera si alzano i fu-
mi dei fuochi accesi vicino ai toldi,
capanne d i frasche e di fango. Dap-
prima gli Ona, indiani a piedi (per
La Patagonia argentina si estende
per oltre 800 mila chilometri
quadrati dal rio Colorado
allo stretto di Magellano.
La grande regione è, a causa
del suo clima freddo, poco abitata
e le città sono, a parte Viedma con
i suoi 383.896 abitanti, poco più
che dei villaggi. L'interesse
del governo per queste zone
è aumentato da quando si sono
iniziate le perforazioni petrolifere.
distinguerli da quelli che vanno in
barca o a cava ll o) sono diffidenti, si
nascondono. Temono che i nuovi ar-
rivati gli rubino i figli. Hanno gran-
de statura. I più alti raggiungono i due
metri . Anche le donne, in generale,
sono ben messe. Ne i primi incontri
sono totalmente nudi , nonostante il
freddo, da cui si riparano spalman-
dosi con grasso di balena. Solo in se-
guito si copriranno con pelli di gua-
naco o con cope1te e vestiti distribuiti
dai missionari.
Il lavoro delle figlie di Maria Au-
siliatrice e de i sales iani si esprime

4.5 Page 35

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Castagno ha voluto rifare quel cammino missionario cent'anni dopo.
con interventi di tipo assistenziale
per salvare g li indi da una morte si-
cura dovuta alla fame e alle febbri.
Il contatto con altri bianchi, infatti,
è spesso tnwmatico: vengono ucci si
per occuparne le terre o ne prendo-
no le malattie contro cui non hanno
difese.
Ma i missionari guardano più in là:
vanno a cercare g li indigeni, li di-
fendono dalle razzie degli avventu-
rieri , iniziano le prime scuole. Suor
Luigia Ruffino realizza un vocabo-
lario bilingue (lingua Ona e spagno-
lo) che rivela l'alto grado di incultu -
razione attuato in pochissimo tempo.
I sales iani, oltre a insegnare una pro-
fessione, raccolgono dati interessan-
ti sulla geografia e i costumi del po-
polo.
LA MAGIA DEL NOME
Rileggere oggi le pagine di don
Borgatello vuol dire entrare nel cuo-
re di un'avventura, che avendo co-
me scopo l'evangelizzazione, si ser-
viva comunque di tutti gli elementi
di una cu ltu ra per mediare un mes-
saggio di cui già esisteva la doman-
da nel cuore degli indi. Curiose le
annotazioni sull'uso, tra g li Ona , di
imporre un nome o un nomignolo ai
figli, ma anche agli adulti che vedo-
no per la prima volta o con cui trat-
tano anche qualche tempo, siano es-
si indiani o bianchi. Osservano mi-
nutamente l'indiv iduo, e poi trovata
la qualità più spiccata, subito fabbri-
cano il nomignolo che passa di boc-
ca in bocca.
Monsignor Fagnano lo denomina-
no Gmétk Kém (uomo grande con oc-
ch iali); don Dalmazzo O/kécen (naso
storto); don Borgatello Macen ayin
(dolce padre, perché aveva regalato
dolci). Le figlie di Maria Ausiliatri-
ce "uccelli pinguini" per il colore del
vestito. La stessa tendenza nel dare
nomi secondo le caratteristiche piì:1
evidenti, si nota anche nel designare
le cose. Racconta don Borgatello:
« La prima volta che videro delle no-
ci, io chiesi a vari indiani come si
ch iamavano. Tutti risposero: "niente
sapere nome" (erano una decina); ne
misi una in bocca e la schiacciai coi
denti, qualcosa produsse un rumore.
Tosto essi diedero il nome all a noce
dal rumore che udirono, cioè: creck
creck. E d 'allora in poi chiamarono
le noci creck creck». Per lo stesso
motivo i vetri delle finestre perché
trasparenti, li chiamarono si6n, cielo.
INCENDIO
ALLA MISSIONE
Il 12 dicembre 1896, all a Cande-
laria scoppia un incendio devastan-
te. Non ci sono mezzi per spegnerlo
e il vento fortissimo lo allarga a tutte
le povere case di legno. In meno di
mezz'ora rimangono solo ceneri. Ol-
tre il danno materiale, inizia I'ango-
scia del freddo e della fame. Nel por-
to è in partenza la goletta per Punta
Arenas (Cile). Le suore sono invita-
te ad andarsene da quella landa deso-
lata, almeno per quel tempo che sa-
rà necessario a ricostruire qualcosa.
Missione di Candelaria.
Giuseppe Fagnano,
pioniere missionario,
primo prefetto apostolico
delle terre magellaniche.
Non accettano di lasciare le indie.
Dopo tre mesi di una vita durissi-
ma, suor Luigia Ruffino, la giovane
direttrice, scrive un appe llo accorato
a don Rua, allora rettor maggiore dei
salesian i: « Il freddo aumenta ogni
giorno di più, e noi non abbiamo an-
cora dove ricoverarci. Due capanno-
ni improvvisati, dove penetra il ven-
to e la pioggia, formano uno l'abita-
zione dei salesiani coi loro 46 gio-
vani convitto ri indiani, l'altro quella
delle suore di Maria Ausiliatrice con
41 fanciulle indiette. Inoltre vi sono
qui intorno 300 altri indi adulti, che
non vog liono allontanarsi dalla Mis-
sione... »
Quell 'anno arriva in visita alla Can-
delaria madre Caterina Daghero, su-
periora genera le, e nel vedere la po-
Fortln Mercedes. In questa
chiesetta è custodito il corpo
del giovane "venerabile"
Zefferino Namuncurà.

4.6 Page 36

▲back to top
Fatti-&-~
Persone
GERMANIA. Dal 14 al 2 1 agosto
a Benediktbe uern si terrà la "Se-
conda settim ana europea per i gio-
va n1". Sarà un 'occas ione di in-
co ntro tra cento giovani europe i
des id eros i cli co nfrontarsi m a
anche cli ·trascorrere una setti1~ana
in sieme. li programma prevede
conversazioni , camminate in mon-
tagna e gite, celebrazioni liturgiche
e momenti cli festa.
NAPOLI . "G iovani e lavoro" è il
tema del convegno cli pastorale gio-
vani le orga ni zza to dal I' ispenoria
meridi onale nei giorni 28-3 I ago-
sto a Pacognano. " Mondo ciel lavo-
ro e reultà giovanile", "Lavoro e for-
mazione", " L ' Europa e i giovani " ,
" Imprenditori alità giovanile e coo-
perazione sociale", " Pastora le ciel
lavoro e per giovani lavoratori ", so-
no alcune delle aree tematiche sulle
quali si svolgeranno le giornate.
VALLE D'AOSTA . "Stato e de-
mocrazia: occidente e islam a con-
fronto" è il tema della VI settima-
na di ed ucazione all a mondialit 11
orga ni zza to ad agos to dal VIS
(Volontariato intern azionale per lo
sv iluppo). Tenendo co nt o de ll e
espe r ienze fatte nell e settima ne
estive precedenti , verrà affrontato
quest'anno il tema dell a forma del-
lo stato e dell a democrazia in un
confron to tra la visione islam ica e
l 'esperienza storica degli stat i oc-
cidentali .
TREVISO. I sa les iani della casa
genera lizia per l 'annuale gita-pelle-
grinaggio, il 4 maggio sono stati al
monastero delle Vi sitandine "A lle
Corti" di Trev iso, dove è custodito
il cuore di san Francesco di Sales.
li giorno dopo si sono recati a Pa-
dova, dove all a Basilica del Santo
hanno reso omaggio a sani ' A ntonio
nell'ottavo centenario dell a nasci ta.
AFRI CA. Secondo gli ultimi dati
della Organizzazione Mondiale
della Sanità, sarebbero dieci milio- ·
ni i colpiti cli Aids in Africa. I più
sono giovan i dai 15 ai 24 anni. La
situazione più critica la sta vivendo
l ' Uganda , che ha un milione e
mezzo cli infetti su una popolazione
cli 17 milioni cli abitanti. In Etiopia
solo in un anno si sono verifi cati
oltre 500 mila ca i.
36 - LUGLIO-AGOSTO 1995 /JS
Madre Marinella Castagno
nella Terra del Fuoco
per il centenario dell 'arrivo
delle prime figlie
di Maria Ausiliatrice (1895).
Indossa il poncho
di monsignor Fagnano.
vertà delle sue figlie, piange. Di not-
te, nella capanna, si vedono le stelle
e si trema per il freddo. Anche ma-
dre Angela Vallese, la pioniera della
Terra del Fuoco, a Punta Arenas, do-
ve ha appreso la noti zia dell ' incen-
dio, nella sua impotenza, ottiene il
miracolo che le mi ssiomu·ie resistano
fin o all ' arrivo degli aiuti.
Le pagine delle memorie continua-
no sullo stesso registro: in quell ' ul-
timo lembo di Terra al 55° parallelo
Sud , dove anche i nomi geografici
sono sa les iani , i giovani e le ragazze
muoiono vedendo gli angeli e la Ver-
gine. La pampa comincia a fiorire.
CENT'ANNI DOPO
Proprio alla mi ss ione Canclelari a
nel lungo tramonto del 3 1 marz~
scors?, madre Marinella Castagno,
superi ora genera le delle figi ie di Ma-
ri a Ausiliatrice, ha ripercorso un trat-
to cli strada verso la chiesetta cen-
trale scortata da dieci cavai ieri della
pampa. Lei indossava il poncho di
Monsignor Fagnano. Un si mbolo sin-
tesi. Cent 'anni cli stori a mi ssionaria
sono stati condensati in tre giorni in-
tensi di celebrazione. Alcune cose so-
no rim aste intatte nel tempo: accan-
to alh chiesetta primitiva, e alle pic-
co le casette .in legno diventate museo,
s'allineano basse costru zioni bianche
con i tetti rossi. Vista dall'alto, dalla
grande croce, la mi ss ione sembra un
abbraccio di case, che guard a al ma-
re. Alle spa lle, il grande grad ino del-
la meseta la ripara dai venti. Verso
la spiaggia, riposa il piccolo cimi te-
ro con i resti di alcuni indigeni e di
due figlie di Maria Ausiliatrice.
Nonostante il vento incurvi i pochi
alberi e soffi spesso alla velocità cli
50 km orari , la prima impressione è
quella che il tempo, qui , si sia fer-
mato. Non è così. La scuola agro-
tecnica dei sa lesiani è frequentata eia
300 alunni ed è la migliore delle ter-
re australi. Qui si applicano le piì:1
moderne tecnologie per l 'allevamen-
to del bestiame e nelle serre si co lti-
va tutto I anno frutta, verdura, e pri-
mizie di qualità. Più di 100 ragazzi,
sono residenti e acquisiscono una pro-
fessiona lità molto apprezzata nelle
numerose estancias.
Le figlie di Maria Ausiliatrice, dal
1947 quando ormai gli indigeni Ona
si andavano estinguendo, si sono tra-
sferite in città, a Rio Grande. Qui ani-
mano una grande sc uola dove si può
entrare bimbe ed uscire maestTe. Han-
no ed ucalo e continuano ad educa re
intere generazioni cli donne, che in
occasione del centenario hanno ricon-
fe1ma10 la loro appartenenza alla
Famiglia Salesiana.
Certo la cittad ina cli Rio Grande
!ia non più nulla del deserto fueghi-
no. E rim asta una sola discendente
diretta degli Ona. li resto della po-
polazione (50 mila abitanti) è forte-
mente mobile. Essendo questo ulti -
mo lembo della Terra del Fuoco zo-
na franca , spesso la gente viene so lo
per guadagnare di più. Gli atteggia-
menti dei giovani sono gli stessi che
si trovano negli USA o in Europa.
Stesse le marche dei vestiti , delle
scarpe, dei prodotti. Una insospetta-
ta vita notturna. Insomm a, cent'anni
hanno il loro peso. Eppure la sfida
educativa continua.
Graziella Curti

4.7 Page 37

▲back to top
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
Bangkok {Thailandia).
Allievi della Don Bosco Technical School.
Maria Ausiliatrice, ringraziando e
implornnclo ancora protezione su
llllli i miei cari , a cura cli Cle-
mentina Caluori-Lalli, L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice e Santi Sa-
lesiani , per rin graziamento con
propi ziazione, a cura cli N.N. ,
L. 600.000.
Maria Ausiliatrice e S. Dome-
nico Savio, per ringraziamen to e
protezione della picco la Chiara,
a cura della Fami glia Cal cagno,
L. 600.000.
Don L. Zavatt aro e Don F. Meot-
to, in suffragio cli Fornas Sabino.
a cura cl i familiari e della Fami -
glia Vi smara e Vi ganò Brianza,
L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
siani, in memoria e suffragio cli
Pressato Antonio , a cura della fi-
glia Pressato Giorgia. L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco.
ringraziando e implorando pro-
tezione per la propria famiglia, a
cura cli N.N ., L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, a cura cli Af-
fara Raimondo. L. 500.000.
S. Giovanni Bosco e S. Maria
Mazzarello. a cura delle Coopera-
trici Salesiane cli A lessandria, pel-
legrine a Roma, L. 300.000.
Maria Ausiliatrice, per ringra-
ziamento e in suffragio ciel marito
e familiari defunti , a cura cli N.N ..
Imperia , L. 300.000.
Maria Ausiliatrice. S. Giovanni
Bosco, in suffragio cli Beffa Prospe-
ro-Gi useppina-Luisa ed Enrica, a
cura cli Merlo Luciana, L. 300.000.
S. Giovanni Bosco. a cura cli Can-
tino Luigi. L. 300.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco
e Mamma Margherita: aiu tatec i
e proteggetec i sempre, a cura cli
Musuraca Cecilia. L. 200.000.
Sr. Eusebia Palomino, per grazia
ricevuta, a cura cli A.S., L. 200.000.
In memoria cli mia zia Leda Vanni ,
a cura cli Rita Ficile. L. 200.000.
Don Bosco e Domenico Savio, in
memoria cli R.C. , a cura della Fa-
miglia M .G.M.C.C., L. 200.000.
S. Giovanni Bosco e Mamma
Margherita. invocandone prote-
zione a cura cli N.N. , Arignano,
L. 200.000.
In memoria cli Mons. Cognata, a
cura cli N.N. , L. 200.000.
S. Cuore cli Gesù, Madonna del
Rosario, Beata Maddalena Mo-
rano, per grazi e ricevute e invo-
cando protezione sulla Famiglia, a
cura cli Giovanna Ruta, L. 200.000.
., Borse missiom rie da
(
Maria Ausiliatrice. in memoria
cli don Gabriele Zucconi SDB, a
cura cli Damagio avv. Saverio . -
S. Domenico Savio, Santi Sale-
siani, vi affido i miei cari , a cura
cli N.N. exallieva. - Maria Ausi-
liatrice, a cura cli Daglia Deicida
Anna. - Gesù Sacramentato, Ma-
ria Ausiliatrice, Don Bosco, a cu-
ra di Vittone Anna. - Maria Au-
siliatrice, a cura di Oli vetti Barto-
lomeo fu Giacomo. - In memoria
di Lazzari Faustino e genitori , a
cura delle sorelle Elsa e Valeria. -
Maria Ausiliatrice, a cura di Fran-
cese Maria. - Maria Ausiliatrice
e Don Bosco, in suffragio di Au-
gusto Martinelli , a cura della mo-
glie. - Don Bosco, Domenico Sa-
vio. in suffragio dei miei defunti.
a cura di N.N.. Vi gonc. - Beato
Filippo Rinaldi , per protezione,
a cura cli G.G. , Ri vo li . - Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, Dome-
nico Savio, per aiuto e prorezio-
ne, a cura di E.C. - Maria Ausi-
liatrice, Santi Salesiani, per rin-
graziamento e protezione, a cura
di A.G. - Maria Ausiliatrice e
Don Bosco, per aiuto e protezio-
ne, u cura di Morella Renata. -
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per rin graziamento e protezione,
a cura di N.N. - Maria Ausilia-
trice e Don Bosco, ringraziando e
invocando protezione, a cura di
Coutandin Cesarina. - SS. Cuori
cli Gesù e Maria. in suffragio dei
fami liari Fabi ani ,·a cura di -Fabia-
ni A lba. - Maria Ausiliatrice, in
ringraziamento. a cura di Rezza
Caterina. - S. · Cuore di Gesù,
Maria Ausiliatrice, Santi Sale-
siani, invocando protezione, a cu-
ra cli Salvi Maria Rol. - Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, Dome-
nico Savio, per ringraziamento e
protezione e suffragio dei miei
defunti, a cura di Resc1a Ielma. -
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, proteggete Pie-
tro Domenico e Paolo Maria, a
cura dei geni tori . - Maria Ausi-
liatrice e Don Bosco, in suffragio
di Schepi s Salvatore a cura della
moglie Nina. - Don Bosco e Do-
menico Savio, per ringraziamen-
to e protezione, a cura di Cirtesi
cav. Giuseppe. - Maria Ausilia-
trice, Santi Salesiani, invocando
protezione in vita e in morte. a
cura di Poggese Salvatore. - Ma-
ria Ausiliatrice, in suffragio dei
miei genitori e della sorella Ca-
terina, a cura di Gazzaniga Gio-
vanna. - Maria Ausiliatrice, in
memoria dei defunti fami liari , a
cura di Rossi Antonietta. - S.
Cuore di Gesù e Maria Ausilia-
trice, a cura di Cort esi cav. Giu-
seppe. - Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, invocando protezione sul
nostro lstitut-o e in suffragio delle
Consorelle defunte. a cura di Agne-
se Deorsola. - Maria Ausiliatri-
ce e Don Bosco, a cura di Brevi
Maria. - Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, Domenico Savio. a cura
di Narese Calogero e Rosina. -
Maria Ausiliatrice, a cura di
Ruffin Maria Lui sa. - Maria Au-
siliatrice e Don Bosco, per una
felice soluzione, a cura di T esta
Oddone. - S. Cuore cli Gesù; Ma-
ria Ausiliatrice e Don Bosco, in-
vocando protezione e serenitìt nel-
la famiglia , a cura cli Patrono Giu-
1ia. - S. Giovanni Bosco, guarda
con benevolenza i miei fi gli e la
famig lia. a cura cli N.N. exallie-
va. - Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, in ringra-
ziamento, a cura di P.B.D. - Ma -
ria Ausiliatrice, a cura di Miche-
lazzi Maria.
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Tel. 06/49.40.442
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Tel. 06/57.43.855
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Don Gianni Filippin
Tel. 06/446.09.45
Don Ilario Spera
Tel. 06/446.85 .22
Don Giuliano Vettorato
Tel. 06/49.40.442
VIS: Tel. 06/5 13.02.53
VIDES : Tel. 06/57. 50.048
Don Gigi Di Libero
Tel. 051/35.85.01
Suor Mariolina Perentaler
Tel. 06/57.43.855
IJS LUGLIO-AGOSTO 1995 - 37

4.8 Page 38

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Nate dal cuore pastorale di don Rinaldi, oggi le "Volontarie"
VOLONTARIE
Vigilia della quarta
Assemblea generale
delle VDB.
DI DON BOSCO L'istituto secolare
nei ricordi del professor
don Stefano Maggio,
di Giorgio Torrisi
uno dei protagonisti
della loro storia.
A TRAVES, DURANTE
LA GUERRA
Volontarie di Don Bosco (VDB),
impegnate nella Chiesa
e nella società.
Ausiliatrice di Torino -Va ldocco tra il
Qui, nella catechesi parrocchiale.
1917 e il 1928.
<< T L'edi zione stampata del Quader-
erzo giorno della novena in no Carpanera porta un 'introduzione
preparazione al la Pentecoste di don Stefano Maggio, che di que-
e vigilia del triduo in preparazione sto gruppo di donne consacrate si oc-
alla so lennità di Maria Au sili atrice. cupò ufficialmente dal 1956 in avan-
La rev.ma signora ispettrice suor ti, dandogli la struttura organizzati-
Felicina Fauda presentò le tre fig lie va di base e facendolo riconoscere
di Maria: Verzotti Maria, Riccardi quale istituto secolare.
Francesca e Carpanera Luigina, al re- Incontro don Maggio nella sua
verendissimo signor direttore don Fi- stanza, presso la sede dell ' università
lippo Rinaldi , prefetto generale della salesiana di Roma . Da pochi mesi i
Pia Società Salesiana e gli espose il pitt giovani della comunità lo hanno
loro vivo desiderio di essere figlie di festeggiato per i suoi 82 anni, ma ha
Maria Ausiliatrice nel secolo . .. ». Co- una memoria lucidissima. E conser-
mincia così il famoso Quaderno Car- va un grande amore per l' istituto se-
panera, che raccoglie gli appunti del- colare delle Volontarie cli Don Bosco
le conferenze spirituali che don Ri- · (VDB), di cui negli anni '50 fu uo-
naldi tenne alle Zelatrici di Maria mo provvidenziale.
38 - LUGLIO-AGOSTO 1995 BS
Don Maggio ricorda che si occu-
pò delle VDB quasi per caso. Duran-
te la seconda guerra mondiale si tro-
vava a Lanzo e fu incaricato di tene-
re una conferenza in un paesino del -
la valle a pochi chi lometri di distan-
za. Erano gli anni della guerra e la
valle di Lanzo era in mano ai parti-
giani. Faceva il suo ingresso a Tra-
ves il nuovo parroco che ven iva da
Torino, ma ness uno se l'era sentita
di accompagnarlo fin là. Fu così che
don Maggio ebbe l' incarico cli elar-
gii il benvenuto. Ricorda ancora che
durante l'accademia prese la parola
per sviluppare questo pensiero: "i l
sacerdote è l'uomo cli tutti proprio
perché ha scelto di essere l'uomo di
nessuno". « Questo pensiero colpì in
modo particolare una delle presenti ,
la torinese Teresa Frassati , sfollata
con la famiglia a Traves. Essa mi
venne a cercare addirittura cinque an-
ni dopo, e mi fece conoscere la sto-
ria e la spiritualità delle future Vo-
lontarie cli Don Bosco. Disse tra l'a l-
tro che con la morte di don Rinaldi,
più nessuno si curava cli loro. Ricor-
do che quella sera mi lessi il loro
Regolamento e feci un salto. Si trat-
tava cli un vero e proprio istituto se-
colare ante litteram: don Rinalcli ave-
va cominciato nel 1917 ciò che lo
stes. o Agostino Gemelli avrebbe ini-
ziato due anni dopo, ne l 191 9!».
GLI INIZI
In realtà tutto aveva avuto inizio
qualche anno prima. Sin dal 191 O
alcune exal lieve cli Valclocco al loro

4.9 Page 39

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sono presenti in tutto il mondo con la loro inconfondibile spiritualità.
primo convegno manifestarono pub-
. blicamente a don Rinaldi il deside-
rio di unirsi maggiormente a Don
Bosco e di esercitare nel mondo le
stesse opere dei salesiani. Una di lo-
ro fu perfino incaricata di tracciare
un regolamento, ma don Rinaldi non
lo trovò rispondente ai bisogni di una
persona che deve vivere nel mondo.
Solo qualche anno dopo lo stes o
don Rinateli avrà chiara l'idea di pro-
porre a queste ragazze l'impegno ciel
voto, uno solo, quello cli castità, per
una consacrazione che ali 'inizio non
poteva che essere privata. Ma un po-
sto importante ebbe subito l'aposto-
lato attivo nel mondo.
a don Rinaldi , non aveva voluto oc-
cuparsi di questi gruppi , che soprav-
vi ssero proprio grazie alle FMA. Do-
po il mio incontro con Teresa Fras-
sati, fui io a presentare al nuovo ret-
tor maggiore don Renato Ziggiotti
questo movimento femminile. Gli
raccontai dell'iniziativa di don Ri-
naldi e del piccolo Regolamento che
aveva preparato. Egli sgranò gli oc-
chi e volle che don Luigi Ricceri ed
io ce ne occupassimo più da vicino ».
VOLONTARIE
DI DON BOSCO
Don Maggio, quale rapporto ave-
vano queste ragazze con le figlie di
Maria Ausiliatrice?
«Queste donne erano legatissime
alle suore. Nate negli oratori delle
FMA, vissero nelle loro case fino al
1956, quando cambiarono nome e si
orientarono decisamente verso I'i-
stituto secolare. Prima cli quell 'an-
no, don Pietro Ricaldone, succeduto
Com'è nato il nome "Volontarie di
Don Bosco" ?
« Fino al 1956 si chiamavano Zela-
rrici di Maria Ausiliatrice. Quando
si vide che l'orientamento era quel-
lo dell'istituto secolare indipenden-
te, qualcuno suggerì di sostituire il
nome cli Maria Ausiliatrice con quel-
lo di Don Bosco, e don Ricceri, re-
sponsabile mondiale dei cooperato-
ri, le battezzò Cooperatrici oblate
di san Giovanni Bosco. Ma il nome
non piaceva. Pareva anche poco se-
colare. Intanto nasceva una prima
rete organizzativa, con l'attiva col-
laborazione della professoressa Ve-
lia Ianniccari. Esisteva ormai il con-
siglio centrale, c 'erano i consigli re-
gionali e locali. Facemmo una ricer-
ca vivace e allargata. Furono sugge-
riti tantissimi nomi . Alla fine piac-
que quello che avevo suggerito io,
" Volontarie cli Don Bosco": donne
liberamente donate a Gesù Cristo, a
servizio della Chiesa, nello spirito
di Don Bosco ».
Alcune VDB oggi operano
in terra di missione.
VOLONTARIE DI DON BOSCO
La IV Assemblea generale delle Volon-
tarie di Don Bosco si tiene al Salesianum
di Roma nei giorni 15-25 luglio. Tema:
« Secolarità consacrata e missione " .
Le VDB nel mondo sono attualmente
1235: 8 in Africa, 390 in America, 93 in
Asia, 1 in Australia, 743 in Europa (ovest
ed est).
Scrive l'attuale Responsabile maggio-
re: « L'Assemblea è un momento di in-
contro. Un incontro con la presenza di
tutte le Volontarie ; anche se la maggio-
ranza di noi non si muoverà dalla sua
abituale residenza e non interromperà le
sue normali occupazioni, tutte saremo a
Roma convocate dallo Spirito, aiutate
per l'espressione umana, dalle nostre
rappresentanti. .. " .
Don Stefano Maggio nel 50°
dell'ordinazione sacerdotale.
È nato a Cammarata (Agrigento)
nel 1913. Per molti anni
fu professore di storia
ecclesiastica e di archeologia
sacra all'Università salesiana.
« Devo la mia vocazione salesiana
· a un sacerdote diocesano
che amava molto i giovani
e che invitò la mia famiglia
a non mandarmi in seminario,
ma da Don Bosco, sicuro che
mi sarei trovato bene».
Il beato don Filippo Rinaldi,
fondatore delle Volontarie
di Don Bosco.
(da un dipinto di Musio).
BS LUGLIO-AGOSTO 1995 - 39

4.10 Page 40

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Prol . n. 1.S. 285
KWU~ •..Au
lllffl1f'O ClrlU •61• DI " " " ~ u nt :i,
Quando arrivarono le approvazio-
ni? E come divenne istituto secolare?
« U no dei problemi ri correnti era
quello di garantire il futuro a questo
mov imento, che aveva attraversato
un lungo periodo di cri si. Per questo
ci vo leva il riconoscimento ufficiale
da parte dell ' autorità ecclesiasti ca.
Nacque così l ' idea dell ' istituto seco-
lare. Di fa tto come tale venne ri co-
nosciuto nel 1971 nella diocesi cl i To-
rino e nel 1978 ottenne l 'approva-
zione dell a Santa Sede, come "Isti-
tuto secolare di diritto pontificio".
Natura lmente con questo ri conosci-
mento, si determinò lo sganciamen-
to dalle figlie di M ari a A usili atrice,
e in parte dai salesiani , che non eb-
bero piL1 ruoli organi zzativi, ma solo
l 'assistenza spiri tuale ai gruppi ».
Oggi le VDB sono oltre 1200: si
poteva pensare negli anni '50 a uno
sviluppo così vasto ? E potrebbe rias-
sumere per noi la spiritualità tipica
delle \\IDB ?
« Lo sv iluppo fu senza dubbio de-
termin ato dal fatto che i tempi erano
maturi per questo tipo cli vocaz ione
secolare apostolica. Qu anto alla spi -
ritualità, è presto detto: è la spiritu a-
li tà apos tolica vissuta nella Chiesa
con lo spirito cli Don Bosco. È testi-
monianza cristi ana nel mondo, apo-
stolato diretto nelle parrocchie e
diocesi. Oggi i voti sono tre e le VDB
hanno un modo tutto tipico cli viver-
li . Il voto cli povertà deve permette-
re a loro che vivono nel mondo di
possedere e amministrare; e l 'obbe-
dienza è soprattutto fedeltà all a loro
vocazione, all a consacrazione asso-
ciata, quindi partecipazione all a vita
del loro istituto. M a obbedienza è
anche impegno apostol ico nella loro
Chiesa locale».
Il Regolamento delle Volontarie
di Don Bosco ha segnato
la loro storia.
l ' appartenenza alla Famiglia Sa-
lesiana come si esprime?
« A questo riguardo direi che è be-
ne prima di tutto ri cord are che le
VDB non si sono consacrate a ser-
vizio dell a Famigli a Salesiana, ma
del mondo e della Chiesa. Ciò pre-
messo, l' adesione al cari sma sale-
siano da parte loro è espli cita. Basta
leggere le Costituzioni . Al! 'artico lo
5 si dice che le VDB "fanno propri o
il ca ri sma ·alesiano che le qualifica
nella Chiesa e nel mondo". A l n. 16,
cli "continuare nel mondo I opera
apostolica cli D on Bosco" facendo
propri i princìpi del sistema preven-
ti vo. E si accenna sempre in questo
numero alla bontà, all 'ottimi smo, al
clima cli confidenza e cl i famiglia, al
binomio salesiano " lavoro e tempe-
ranza" . Infi ne al n. 17 si afferma cli
condi videre l' amore " preferenziale
per i giovani , i ceti popolari , le mis-
sioni e le vocazioni"».
E del famoso "segreto" che cosa
può dirci ? Non tutti ne comprendono
il senso e l' opportunità.. .
«All ' ini zio il ri serbo era necessa-
ri o perché non si conosceva l 'esito
di ciò che stava ini ziando. Oggi, con
l 'approvazione dell ' istitu to, le VDB
sono diventate un fatto pubblico. M a
questo riguarda l'esistenza del! ' isti-_
tuto, non delle singole. Esse hanno
diri tto a una loro identità pri vata. E
questo~ comune a tutti gli isti tuti se-
colari. E un segreto dell a persona.
Nel loro ambiente professionale è la
loro testim onianza di persone non
"targate" a di ventare efficace» .
Giorgio Torrisi

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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VALSECCHI sao. Tarcisio, salesiano, t Are-
se (Milano) il 4/8/1994 a 66 anni.
Come salesiano fu impegnato nella pastora-
le della scuola dal 1956 al 1978: a Ferrara,
Sondrio, Parma, Treviglio e Milano-Sant'Am-
brogio, portando con sé sempre un carat-
tere buono e mite, una calma proverbiale,
una fede semplice e attenta alla vita eccle-
siale. Crebbe in lui in questi anni anche
una spiccata passione per la ricerca stori-
ca: pubblicò molte opere pregevoli che rac-
colgono cenni storici, documenti e curiosità
di varie località lombarde. Fu quindi chiama-
to a Roma, a lavorare nell'Archivio storico
della congregazione salesiana. Erano gli
anni in cui si stava riorganizzando tutto l'Ar-
chivio e si iniziava la microfilmatura dei ma-
noscritti di Don Bosco. Don Valsecchi si di-
mostrò in questo lavoro disponibile e compe-
tente , sostenuto sempre da un'ottima me-
moria e da un temperam ento senza forma-
lità e cordiale, tali da lasciare in chi si rivol -
geva a lui il più bel ricordo .
ESPINOSA LEON sac. Rafael Antonio , sa-
lesiano, t Sutatenza, Boyaca (Colombia)
1'8/1/1995 a 79 anni.
Le ispettorie di Colombia ricordano padre
Rafael come il formatore di varie genera-
zioni , prima, per sei anni, come maestro dei
novizi, e poi come direttore dello studentato
filosofico . Seppe affrontare con prudente
energia gli anni difficili della protesta e dei
rinnovamenti. Lo ricordano anch e come un
amico cordiale, lavoratore instancabile, sa-
cerdote di fede e preghiera , di animo apo-
stolico .
PAGANO suor Gaetana , figlia di Maria
Ausiliatrice, t Torino il 27/1 /1995 a 88 anni.
Era appena professa quando, senza averne
fatto domanda, fu mandata in Medio Oriente
come missionaria. Ci rimase 36 anni , fino a
quando, per motivi di salute, dovette tornare
in Italia. "Concedimi di mantenere indiviso il
mio cuore", lasciò scritto. Parole che riassu-
mono tutta la sua vita.
VITTORINI Alfredo, cooperatore , t Frascati
1'11 /2/1995 a 63 anni.
Era riccçi di valori umano-cristiani , stimato e
benvoluto da tutti . Sincero, amante del la-
voro, capace di suscitare amicizie profon-
de, generoso e pronto a offrirsi disinteres-
satamente . Richiesto di un normale lavoro
manual(;l, vi perì tragicamente . Fu beneme-
. rito della società, particolarmente nei 35
anni di <;1ppartenenza ai vigili del fuoco , do-
ve opere> con dedizione non comune anche
in zone terremotate e alluvionate ; ma an-
che della diocesi di Frascati, nella creazio -
ne e riparazione di strutture educative. Per
diversi anni dedicò le sue ferie nell'iniziati-
va "campi di lavoro e di animazione cristia-
na" dei c;ooperatori, in regioni depresse d'Ita-
lia. Non poche opere salesiane, comprese
quelle cjel Madagascar, si avvalsero della
sua opera veramente preziosa. Cooperato-
re fin dal 1970, visse fedelmente la sua fede
cristiana nello spirito di Don Bosco, "sale-
siano a tutti gli effetti", come amava ripetere.
PELTRINIERI Anna, cooperatrice, t Legna-
go il 20/10/1994 a 80 anni.
Si distinse per lo zelo verso il decoro della
cappella dell'istituto salesiano e per le pre-
stazioni nel laboratorio Mamma Margherita
a favore delle missioni e della locale comu -
nità salesiana.
GALLI suor Giuliana, figlia di Maria Au silia-
trice, t Fortaleza (Brasile) il 22/2/1995 a 57
anni.
Partì per il Brasile dopo parecchi anni di la-
voro nelle scuole di Milano. Ed è nelle fa-
velas più povere che diede il meglio della
su a vita con una radicalità che stupiva chi
l'aveva conosciuta prima. Colpita da can-
cro aveva voluto restare tra i poveri per
condividere anche la sofferenza e la fragili -
tà. Il fratello che era stato coinvolto dallo
slancio di suor Giuliana nell 'andare incon-
tro ai poveri è giunto al suo letto in tempo
per raccogli ere le ultime parole : un'eredità
perché i poveri non restino soli.
RICCI Antonietta, ved. Coccé, cooperatrice,
•t Samarate (Varese) il 25/1/1995 a 94 anni.
Anche negli ultimi anni della sua vita ha di-
spensato largamente i segni della sua ge-
nerosità e della su a disponibilità soprattut-
to nell 'atten zione e nel servizio ai sacerdo-
ti. Ha dato alla Chiesa un suo figlio che è
stato parroco di Desio e che ha visto pre-
maturamente morire. Grande benefattrice
della scuola materna delle figlie di Maria
Ausiliatrice di Samarate.
SALAMEH Issa, salesiano , t Betlemme il
3/3/1995 a 80 anni.
Salesiano laico, era concittadino di Gesù,
essendo nato a Betlemme nel 1915. Conob-
be Don Bosco tramite l'opera salesiana del-
l'orfanotrofio. Divenne sal esiano a 20 anni
e nella sua vita svolgerà molte mansioni ,
sempre qualificate .·Fu maestro sarto ad
Alessandria, direttore della tipografia a Cre-
misan e provveditore ad Aleppo, Cremisan
e Betlemme.
SIRO Maria, cooperatrice, t Tortona (AL)
il 10/2/1995 a 88 anni.
È stata coordinatrice della associazione per
circa 1Oanni. Giovanile e buona, ha saputo
organizzare gruppi di partecipazione agli
esercizi spirituali e l'assistenza agli amma-
lati. Fu animatrice assidua negli incontri for-
mativi e nelle manifestazioni della Famiglia
Salesiana. Di molta pietà, seppe affrontare
le numerose difficoltà della vita con fede vi-
va. Devotissima di Maria Ausiliatrice e Don
Bosco.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA , riconosciuta
giuridi camente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d' un legato:
« . .. lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all 'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire... , (oppure)
l' immobile sito in ... per gli scopi
perseguiti dall 'Ente, e
particolarmente per l'eserci zio
del culto, per la forma zione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cri stiana .
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l' uno o l'alb·o dei due Enti su
indicati :
«... annullo ogni mi a
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure/' Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missiona,ri e
per l'educazione cristi ana.
(lu ogo e data)
(firma per disteso)
BS LUGLIO-AGOSTO 1995 - 41

5.2 Page 42

▲back to top
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
HANNO SEGNALATO
"GRAZIE"
Per intercessione di Maria Au-
siliatrice: B.M., Bollate (Ml) -
T.C., Leinì (TO) - Canova Giu-
seppina, Muzzano (VC). Per
intercessione di san Giovanni
Bosco : Fenili Gabriele, Gra-
gnano (LU) - L.B., Rivoli (TO)
- Fazio Geronima, Varazze
(SV). Per intercessione di san
Domenico Savio: M.V., Tren-
to - L.B., Mussameli (CL) -
Fiorito Belmonte Vittoria, Schio
(VI) - Maria Teresa Carta, Ca-
gliari - Falletti Sabrina, Torino
- Brusorio Manuela, Ispra (VA)
- D.R., Vigevano (PV) - Mes-
sina Antonello, Canicattì (AG)
- S.F. , Caluso (TO) - Fernan-
do Lombardi, Colleferro (Rm)
- Sabrina e Guido Rupil , Tol-
mezzo (UD) - Adelina Pisano,
Sinnai (CA) - R.F., Genova -
Mazzitelli Maria, Vibo Valentia
- Ernesto e Rita Scollo, Gliaca
(ME) . Per intercessione della
beata Laura Vicui\\a : P.G., .
Novi Ligure (AL) - N.M., Impe-
ria. Per intercessione del ve-
nerabile Vincenzo Cimatti :
Anna Pierina Bassanesi, Ro-
ma. Per intercessione di suor
Eusebia Palomino : P.Z., Na-
ve (BS). Per intercessione di
Alessandria da Costa : M.A.,
Ormea (CN).
TUTTE ABBIAMO
GRIDATO
AL MIRACOLO
Viaggiavamo in quattro in mac-
china quando ci capitò un gravis-
simo incidente : l'auto completa-
mente sfasciata, il guardrail qua-
si raso a terra, due alberi•forte-
mente scorticati e noi quattro ille-
se ! Tutte abbiamo gridato al mi-
racolo. Tornate il giorno dopo sul
posto del disastro, abbiamo visto
infilato nel finestrino dalla parte
dell'autista, un segnalibro metal-
lico di Maria Ausiliatrice e una
sua minuscola statua perduta
molto tempo prima nel motore.
Sentiamo che la nostra vita la si
deve alla sua materna protezione.
Quattro Figlie
di Maria Ausiliatrice
Voklabruck (Austria)
LA SCIENZA
SI DICHIARÒ
IMPOTENTE
~io marito di 74 anni fu colpito da
ictus cerebrale con conseguente
coma. Trasportato all'Ospedale
nel reparto neurochirurgico, do-
po accurati esami fu operato al-
la testa senza però alcun esito
positivo. A questo punto la scien-
za si dichiarò impotente. Ci rivol-
gemmo allora con fiducia al ve-
nerabile Vincenzo Cimatti ed
iniziammo una novena. Nel frat-
tempo la situazione del paziente
si aggravò ulteriormente: oltre al
coma , dichiarato irreversibile
intervennero polmonite, blocc~
renale , fibrillazione. Ormai si te-
meva il decesso da un momen-
to all'altro. Al nono giorno della
novena, però, la situazione clin i-
ca di mio marito si ribaltò com-
pletamente: si svegliò dal coma,
superò brillantemente la polmo-
nite, il blocco ai reni e la fibrilla-
zione. Insieme ai medici pensam-
~o ad un miracolo ottenuto per
intercessione di mons. Cimatti.
Mio marito migliorò di giorno in
giorno ed ora vive tranquillamen-
te in famiglia per la gioia mia e
dei miei figli.
Torello Bianca
Nizza Monferrato (AT)
NON SO
SE POSSO
CHIAMARLO
MIRACOLO ...
.. .ma è certo un caso straordi-
nario !
Il 1O Ottobre 1994, verso le h
20, mi venne un improvviso mal
di capo, seguito da un malesse-
re diffuso e da vomito. Ero luci-
da di mente, ma un po' alla vol-
ta il respiro mi diventò più diffici-
le e tutte e due le mani comin-
ciarono a irrigid irsi. Dopo ciò ,
sentii chiaramente che si stava-
no paralizzando. Fu chi amata
urgentem,ente l'ambulanza e fui
trasportata all'Ospedale cittadi -
no. Fortunatamente era di turno
Il venerabile
mons. Vincenzo Cimatti,
missionario in Giappone.
il medico chirurgo del cervello. Mi
sottopose subito all'esame CT
(e fin qui ricordo tutto, poi niente
più). La diagnosi fu : emorragia
cerebra le causata da "emorra-
gia subaracnoida". Prima di pro-
cedere all'intervento chirurgico
- già pericoloso in - c'era da
fare un'analisi altrettanto perico-
losa. Furono ch iamati i parenti
più stretti e furono messi al co r-
rente della gravità del caso. Per
verificare se gli aneurismi del
cerve llo erano rotti o meno, oc-
correva fare un'iniezione di con-
Barcellona (Spagna).
Il tempio del "Tibidabo",
di cui don Juan Canals
tu rettore.
Vogliamo ricordare da questa
pagina dedicata ai nostri san-
ti, il salesiano spagnolo don
Juan Canals, 65 anni, colpi-
to improvvisamente da infar-
to il 6 aprile scorso. Era stato
ispettore a Barcellona, respon -
sabile del "Tibidabo", il gran-
de tempio spagnolo dedicato
trasto e ciò avrebbe potuto cau-
sare un 'emorragia e quindi la
morte. L'intervento ebbe luogo il
giorno seguente ad opera di
quattro chirurghi e durò cinque
ore. Intanto in tutte le com unità
delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
il mio caso fu affidato all'inter-
cessione di mons. Vincenzo Ci-
matti . Seppi poi dal medico che
sia durante l'analisi previa, sia
durante l'operazione, sia duran-
te le due settimane successive;
la mia vita fu appesa ad un filo,
a causa del pericolo, molto rea-
le, di un'emorrag ia. lo tuttavia
superai molto bene tutte queste
fasi. Già il giorno successi vo
all'intervento, ero in grado - con
meraviglia di tutti - di riconosce-
re le persone . Continuai a mi-
gliorare sempre più in fretta tan-
to da poter essere trasportata in
una camera a due e poi in una a
sei. Non si verificò nessuna del-
le conseguenze che si temeva-
no. Potei tornare a casa, dopo
solo 53 giorni. Presso i medici e
le infermiere è convinzione
comune che l'esser potuto to r-
nare a casa senza aver subìto
alcuna conseguenza, può consi-
derarsi una vera grazia del Si-
gnore. Ora posso dire di stare
bene e di essere tornata alla vi-
ta normale.
Una figlia di Maria Ausiliatrice
Tokyo, Giappone
al Sacro Cuore, più volte diret-
tore, anche in Italia, presso
l'Università salesiana di Ro-
ma. Ma lo ricordiamo qui per-
ché è stato lui a riprendere e
a portare a termine il lungo e
complesso lavoro sui 96 mar-
tiri spagnoli. Questa "causa",
suddivisa nelle tre circoscri-
zioni geografiche di Madrid,
Siviglia e Valencia, giace•; a
ferma per vari motivi da una
trentina d'anni. Don Canals
fu incaricato di riprendere lo
studio due anni fa. E questo
spazio di tempo gli è bastato
per giungere alla stesura de-
finitiva di una Positio super
martyrio di ben 1700 pagine,
ora in fase di stampa. Si deve
alla sua eccezionale laborio-
sità e metodicità, se un così
vasto compito si è concluso
in breve tempo. Determinante
senza dubbio è stata la sua
"passione" per questi Testimo-
ni. Oggi gli esprimiamo la no-
stra gratitudine, e chiediamo
ai "suoi" martiri che gli otten-
gano l'ingresso nella gloria.
42 - LUGLIO-AGOSTO 1995 BS

5.3 Page 43

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Suor Suzanne Blais,
figlia di Maria Ausiliatrice .
È stata ispettrice delle FMA
di Francia e adesso è direttrice
dell'opera La Provvidenza
a Parigi. È vicaria ispettoriale,
incaricata della continuità
formativa.
Suor Suzanne, dicono che avete ripensato il "Piano di forma zione"
delle FMA , per renderlo più a vostra misura...
« Stiamo affrontando un cammino di appartenenza all'Istituto delle
FMA che si sta facendo sempre più profondo e che è stato individuato
a costo di molta sofferenza. Il nostro è un lungo cammino determinato
dalle circostanze che hanno inciso sulla nostra storia. Ci ha portato a
riscrivere molte cose, ma ci sembra di vivere il carisma in maniera più
consapevole, oggi, dopo una purificazione che ci ha segnato ».
li '68 da voi ha lasciato tracce profonde.
«È difficile spiegare cosa è stato per noi il '68. È stata una rivolu-
zione culturale. Ci ha colte di sorpresa e impreparate. Si è trattato di
decidere dove stare. Con chi stare. Cosa scegliere. Nei primi anni '70 i
giovani non avrebbero mai accettato, in Francia, di andare in un gruppo
dove c 'era una suora con l' abito. Abbiamo dovuto interrogarci a lungo
sull'essenziale. E ci è costato perfino il silenzio che è calato nelle no,-
stre case. La mancanza di vocazioni_ che ci ha logorato per anni. E
stata per noi una lunga purificazione. E stato allora che abbiamo dovu-
to ripensare il ruolo dell 'autorità dentro la comunità, la centralità della
preghiera nella dispersione degli impegni, la scelta della missione tra i
giovani come elemento fondante della nostra vocazione».
Molte delle suore giovani hanno fatto il noviziato in Italia. Al loro ri-
torno, come affrontano la vita religiosa diciamo così in stile "francese "?
«Le giovani hanno un lungo cammino di fede da fare e ci siamo ac-
corte che occorre sostenerlo con pazienza, partendo da poche verità
capaci di unificare e dare senso alla vita. L'essenzialità con cui cer-
chiamo di vivere è certamente frutto di un cammino. Non concluso.
Ma è legato al fatto che siamo poche. Che lavorian10 molto con i laici.
Questo ci ha portato a fare unità intorno a poche cose, condivisibili ».
Attualmente I' Jspettoria Fran cese ha nove suore temporanee, quat-
tro postulanti e alcune ragazze che stanno orientandosi alla vita reli-
giosa salesiana.
« Sì. Un gruppo di ricerca, a cui partecipano anche salesiani e figlie
di Maria Ausiliatrice giovani, chiamato G.R.U.S. (Groupe recherche
vocation salésienne), fa un cammino con i giovani che stanno cercando
di studiare più da vicino la spiritualità salesiana. È un cammino siste-
matico che parte dalla chiamata e scopre via via la ricchezza dei nostri
fondatori e la specificità della vocazione salesiana nella Chiesa».
o
Focus---------.
LA "WANDISSIMA"
DAL CUORE D'ORO
La chiamavano la "Wandissima"
ed è stata la soubrette più popolare
del dopoguerra. I giornali si sonori-
cordati di lei nel novembre scorso,
quando alla sua m01te si venne a co-
noscere che per 16 ann i aveva aiu-
tato fra Romano Confo1tini, un cap-
puccino laico miss ionario nella Co-
sta d ' Avorio (Africa) . Fu un comu-
ne amico a presentargliela. Fra Ro-
mano 1icorda che Wanda Osiris ele-
gantiss ima, con un enonne turban-
te, non gli aveva detto molte parole,
ma porgendogli una busta, soltanto :
« Non ho molto, ma quello che ho
glielo do ». Il miss ionario pensava
di trov are la solita offerta e invece
la somma gli permi se di costruire
un di spensario. « Cara Wanda, qui
i bambini muoiono come mosche »,
le scriveva. E le i lo incoragg iava,
andava a bussare a tante porte per
aiutarlo. Oggi all'ingresso del repar-
to maternità dell ' ospeda le di Mon-
ga in Costa d ' Avorio, c ' è una targa
con questa scritta : "Don de la sou -
brette italienne Wanda Osiri s" (do-
no dell a soubrette italiana Wanda
Osiris). «Tu sei un piccolo frate, ma
io vorre i essere con te », scriveva
a fra Romano, e nelle lettere non
mancava mai un 'offe1ta. Volle an-
che adottare a di stanza una piccola
african a e fu contenta di darle il
suo nome, Osiris. Un grande cuore,
quello di Anna Menzio, in arte
Wanda Osiris. Le vie della bontà e
della profondità dell'amore riesco-
no a farsi strada anche tra le abba-
glianti luci dello spettacolo.
Wanda Osiris
BS LUGLIO-AGOSTO 1995 - 43

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C.M.P.
SOCIETA' EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
PEI(. L'ESTATE
DEI VOSTRI RA&AZZI
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1A LEGGENDA DI RE ARTù
pag . 138, rii. , L. 24.000
pag . 142, rii. , L. 24.000