Bollettino_Salesiano_199506


Bollettino_Salesiano_199506

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Giugno 1995
ANNO 119 N.6
Giugno 1995
Sped. in Abb. post. (50) - Torino
ttino RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
A COPENAGHEN,~
IG/lANDI ~~
DEll.A TER/lA j.~-

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di don EGIDIO VIGANÒ
L'AMORE
....
DELL'UOMO <iESU
,, La devozione
al Sacro Cuore:
al di là dei riti
popolari,
scoprire il mistero
che nasconde:
nessuna persona
ti amerà più
di Gesù Cristo , ,
2 - GIUGNO 1995 BS
La devozione all 'amore di Gesù Cristo at- Meditiamo allora di più sui contenuti di que-
traverso la figura simbolica del cuore è sto mistero. La devozione al S. Cuore si rife-
una devozione abbastanza recente nella risce proprio all 'amore umano di Gesù , os-
Chiesa. È stato il Papa Pio IX nell 'agosto sia l'amore di carità in Cristo uomo . Se Ma-
del 1856 a estendere questa festa alla Chie- ria è l'espressione suprema di chi crede, Ge-
sa universale. Quindi è poco più di 130 an- sù è l'espressione suprema di chi ama. Nes-
ni. Però questa devozione affonda le sue sun uomo potrà amare di più e dimostrare
radici nel Medioevo, quando meditando il mi- più amore di Gesù Cristo. Dio che si fa uomo
stero di Cristo, la Chiesa e i credenti hanno porta evidentemente con sé l'amore infinito
incominciato a sottolineare e ad adorare di Dio , ma crea nel cuore di quest'uomo la
l'umanità di Cristo, la sua pass ione, le sue grazia dell 'amore di carità, una realtà vitale
piaghe. San Bonaventura già parlava del sua in quanto uomo , che divenne poi sor-
Cuore di Cristo, di quel cuore aperto dalla gente dell'amore proprio della Chiesa, di noi
lancia da cui esce acqua e sangue, ossia i uomini , la carità creata, dono dello Spirito
simboli della pienezza del suo amore per la Santo ; e gliela con tale abbondanza che
vita della Chiesa.
diviene la fonte , la "grazia
Nel sec. XVII è poi esplo-
del Capo" che influisce in
sa questa devozione attra-
tutte le sue membra lungo
verso l'attività, la riflessio -
i secoli , per tutti gli uomini.
ne e l'apostolato dei Ge -
suiti e di S. Margherita Ma-
ria Alacoque . Però non è
stata una cosa tranquilla.
Ha avuto molteplici oppo -
sizioni , soprattutto da par-
te dei Giansenisti , piutto -
sto razionalisti ; mentre que-
sta devozione era tacciata
di sentimentale e di set-
toriale nella visione del mi-
stero.
Se pensiamo alla nostra
spiritualità salesiana, dob-
biamo evidentemente risali-
re a Don Bosco. Egli ci ap-
pare piuttosto sobrio in que-
sto campo . Don Bosco ha
donato la sua vita e la sua
salute per costruire il tem-
pio del Sacro Cuore al Ca-
stro Pretorio di Roma. Però
don Rinaldi ci dice che Don
Bosco non parlava molto
E poi è venuto il Conci-
della devozione al Sacro
lio Vaticano 11. Con il Con-
I cilio, che ha aperto con
chiarezza le profondità del
" Lasciate che i bambini
vengano a me,,
Mistero, soprattutto nella li-
(da un poster del 8S peruviano).
Cuore, anche se era stata
estesa a tutto il mondo pro-
prio nel periodo della sua
maturità di prete, nel 1856.
turgia , tutte le devozioni
E invece insisteva moltis-
hanno sentito uno scossone. Basta pensare simo sulla devozione all 'Eucaristia dove c'è
a come la devozione mariana ha dovuto es- Gesù vivo presente per noi in forma sacra-
sere ripensata e approfondita secondo gli mentale ma reale e dove insieme al corpo e
orientamenti del Concilio. Così anche la de- al sangue di Cristo c'è anche il suo Cuore.
vozione al S. Cuore. Si può dire che questa Una devozione al Cuore di Gesù che ci porta
devozione è ancora un po' in regresso, for- all'Eucaristia, quindi , e mi sembra che questa
se perché non si è divulgato un lavoro di ri - sia la strada che ci suggerisce proprio il Vati-
pensamento come si è fatto con la devozio- cano Il per rinnovare questa devozione. Per-
ne alla Madonna. Ripensamento necessa- ché, carissimi , qual è il centro della vita della
rio , perché le modalità di espressione di que- Chiesa? Qual è il centro di tutto il mistero della
sta devozione - il linguaggio, l'iconografia, i storia della salvezza? È Cristo nell'Eucaristia.
pii esercizi con cui si celebra il mistero del-
l'amore di carità - non corrispondono molto
alla mentalità odierna e c'è bisogno di ri-
pensarla.
Nei mesi scorsi il Fh,ttor Maggiore era bloccato
a/l'ospedale. Abbiamo ripreso da scritti prece-
denti il testo per l'attuale rubrica.
0

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il
:A}aR/eosll,çattinnoo
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE:
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever - Francesco Motto
Collaboratori: Teresio Bosco - Angelo Botta -
Ernesto Cationi - Giuseppina Cudemo -
Graziella Curti - Serge Duhayon - Bruno Ferrero -
Sergio Giordani - Antonio Mélida -
Jean-François Meurs - Pietro Moschetto -
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Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
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del 16.2.1949
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e toto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
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Edizione Cooperatori. A cura dell'Ufficio Nazionale
(Gianni Fillppin) - Via Marsala 42 - 00185 Roma -
Tal. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali
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Giugno 1995
A nno 119
Numero 6
In copertina,
capi di Stato e di governo
alla Conferenza di Copenaghen
sullo sviluppo mondiale.
Poche le decisioni
significative.
Il nostro servizio a pag. 10'
(nella foto di Augusto Musso,
bambini del Burkina Faso).
10 COPERTINA
Quale sviluppo molldiale
14 FORUM
L'America dei giova11i
18 FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
La Bottega d'Europa
22 ANNO DELLA TOLLERANZA
I nuovi poveri
30 IN MISSIONE
Costruire la pace dopo gli accordi
34 MESSICO
Il sorriso del VescollO
38 LE OPERE
Quelli del Palazzo
di ALESSANDRO RISSO
di JOE BOENZI
di GRAZIELLA CURTI
di SILVANO STRACCA
di EDMUNDO VALENZUELA
di ANGELO BOTTA
di WALDEMAR MASSEL
RUBRICHE
2 Il Rei/or Maggillre - 4 11 P1111to gi01,,111i - 6 lii 1/alia, nel momlo - 8 Lettere - 13 Prima pagina -
17 Osserl'D/Orio - 21 Il mese in libreria - 25 Cine11w - 26 Come 0011 Bosco - 27 Zoom -
28 Visto da vicino - 33 // diario di Andrea - 37 / nostri Santi - 4J / nostri morti - 42 Solidarietà -
43 /" primo 11ia110
14 Forum: giovani USA
30 Angola: passi verso la pace
BS GIUGNO 1995 - 3

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di Carlo di Cieco
LA PRIMAVERA
01· FERRUCCIO
P er Ferruccio, 15 anni, le manette
scattano a scuola. I carabinieri
di Lecce sono piombati in classe nel
bel mezzo della lezione, con la terri-
bile accusa di concorso in omicidio e
rapina .
È stata una primavera impietosa con
giovani e adolescenti. Tante storie di
minori, protagonisti o complici di atti
violenti, a volte odiosi, hanno reso i
giornali un po' raccapriccianti '.
Con tre calci alla testa, 5 improvvi-
sati giustizieri non ancora ventenni
uccidono Sandro, tossicodipendente
di 39 anni reo di aver aggredito una
ragazza del loro gruppo.
MORTE VIOLE~TA E GIUSTIZIA
SOMMARIA accomunano nord e
sud d'Italia. Accade a Caltanissetta
che Carmelo, 18 anni , pianifica un
assassinio a fucilate di Walter, suo
coetaneo , solo per certi apprezza-
menti in discoteca nei confronti di
una ragazza, comune conoqcente.
Negli Stati Uniti, paese leader della
civiltà occidentale, muoiono, a pochi
giorni di distanza le une dalle altre,
alcune coppie di sposi uccise per
mano dei figli . I giornali parlano, con
comodo pretesto, di sindrom13 omici-
da indotta negli adolescenti dalle
sequenze agghiaccianti di "Assas-
sini nati " provocatorio film di Oliver
Stone .
LA PRIMAVERA DEL '95 rovescia
sui lettori dei quotidiani l'incµbo de0i
ragazzi assassini cresciuti perfino in
seno a famiglie definite 17ormali .
Adolescenti per i quali la vita, quella
degli altri specialmente, non vale un
dollaro bucato . Cultori di una fero -
cia che lascia interdetti e che stem-
pera, fin quasi a cancellarla, la con-
sueta immagine vitale e cor,fidente
degli adolescenti attardati nei sogni ,
impacciati , al massimo irrequieti.
4 - GIUGNO 1995 /1S
Ma viviamo un tempo impietoso, una
primavera senza fine che continua
a ripresentare l'altra faccia della
medaglia della violenza: quella su-
bita dai ragaz zi e dai giovani. Sto-
rie amare e allucinanti , sevizie , ab-
bandoni e mutilazioni che ci sono
sempre parse orribili ma possibili ,
forse scontate. Una scuola negati-
va di vita alla quale sono costretti
ad abbeverarsi un numero incredi-
bile di bambini. È una sequenza im-
memorabile . Uno degli ultimi foto-
grammi ci ha raccontato di un bam-
bino di 8 anni violentato ripetuta -
mente da ben cinque suoi parenti.
Sono tanti i racconti che parlano di
ordinaria follia e libidine senile nei
confronti delle bambine. Ma non c'è
una violenza solo delle persone.
C'è una violenza dal contesto di vi-
ta che le società si sono date. So-
no più di 2000 i giovani che ogni an-
no muoiono sulle strade italiane e
quasi 100 mila sono i feriti, molti
dei quali con lesioni irreversibili. In-
felice condizione di assassini e as-
sassinati , che chiama in giudizio la
nostra convivenza civile e i nostri
sistemi educativi . I giovani,.come gli
adulti , sono metà angeli e metà be-
stie, per dirla con Pascal. Non van -
no certo idealizzati acriticamente .
Ma neppure demonizzati. Se sulle
loro malefatte e i loro slanci repressi
le società dei nostri paesi non saran-
no capaci di esaminarsi e corregger-
si , metteranno le premesse della
propria fine . Senza giovani, o con
dei giovani depredati della gioia di
vivere, non si può intravvedere fu-
turo possibile. Per nessuno.
I Aprire al giovani il futuro.
Al di là delle cronache quotidiane
del loro malessere.

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BS GIUGNO 1995 - 5

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Il giornale australiano
Herald-Sun ha pubblica-
to in prima pagina la foto
di don Anthony Quang,
un salesiano vietnamita
approdato in Australia nel
1982 con i "boat peo-
ple". Ordinato prete nel
1986, si occupò sempre
anche della pastorale tra
gli emigranti vietnamiti.
Attualmente è vice diret-
tore ed economo alla
Don Bosco Youth Cen-
tra di Brunswick, ma è
impegnato anche come
cappellano tra i vietna-
miti e professore di lin-
gua vietnamita all'univer-
sità di Latrobe. La foto lo
ritrae tra i ragazzi di una
parrocchia di emigranti
della zona orientale di
,Herald Sun ~
Melbourne, molti dei quali
sono vietnamiti. Don An-
thony dà una mano in
parrocchia e nella scuo-
la. Era Il appunto quando
reporter e fotografo del-
I' Herald-Sun sono venuti.
FILIPPINE
di abitanti, con tutti i proble-
mi delle grandi città dai forti
contrasti . Una volta all' anno
RAGAZZI
le FMA celebrano anche la fe-
DELLA STRADA
IN PRIMA PAGINA
sta degli streer children. Que-
st'anno hanno risposto all 'ap-
pello in tremila e ognuno ha
Sono fini te in prima pagina le
figlie di Maria Ausiliatrice di
Manila. Insieme ai loro srreer
chi/dren e i secchie lli colorati
sono state immortalate dall'/11-
quirer, che ha dedicato a loro
la copertina. Da anni le FMA
si occupano dei ragazzi e del-
le ragazze della strada e han-
trovato un secchie llo colorato
con dono-sorpresa. [I secchie l-
lo è un regalo utile per ragaz-
zi che hanno la strada come
casa: diventa doccia e lavatri-
ce insieme. L ' iniziativa non è
isolata, e il momento di festa
e di speranza offre l'agga ncio
per altri riferimenti educativi.
I no aperto il Centro Laura Yi-
cufia, condividendo la vita con
i ragazzi più poveri. Manila è
Nelle Filippine le FMA
hanno una dozzina
una megalopoli di 12 milioni
di opere, quattro
nella capitale Manila.
Roma. I missionari a Cassino in gita culturale.
In alto, un simpatico break dalla fatica dei lavori
durante li "Corso di missionologla".
99 GIORNI PER LE MISSIONI. Si è conclusa il 19 mag-
gio a Roma una delle iniziative di maggior rilievo orga-
nizzate dai salesiani per la formazione dei loro missio-
nari. Per tre mesi, 50 salesiani e figlie di Maria Ausilia-
trice provenienti dai cinque continenti hanno preso
parte a un "Corso di missionologia" che si è tenuto per
la parte accademica all'Università salesiana, e_per la
convivenza nelle rispettive case generalizie. « E stata
un'esperienza molto positiva », dice l'olandese John Vis-
ser, missionario per molti anni in Thailandia e da tre
anni in Cambogia. « Ce ne andiamo con un nuovo en-
tusiasmo per la chiamata missionaria, e con una visio-
ne più completa di ciò che dobbiamo fare, arricchiti di
contenuti teologici e di spiritualità ». L'unico punto de-
bole è stato forse l'uso sistematico della lingua italia-
na; in compenso hanno sperimentato un bel clima di fa-
miglia, rispetto reciproco, desiderio di conoscersi e di
scambiarsi le esperienze. E molte sono state raccon-
tate dal vivo dagli stessi protagonisti, a voce e anche
per immagini. Tra di loro c'erano missionari di lunga
esperienza e altri di "primo pelo" (in missione. da cin-
que anni) : gente che ha fatto comunque la scelta di
spendere la sua vita in esperienze difficili e profonda-
mente evangeliche. « Bella anche l'opportunità di do-
ver passare questi giorni a Roma, a contatto con il cen-
tro della congregazione e della Chiesa. Due volte sia-
mo stati dal Papa! Questi nostri 99 giorni li abbiamo vi-
sti come un'importante e pienamente riuscita esperien-
za di formazione permanente missionaria, anche a li-
vello di "ricupero" per quanto non è stato fatto al mo-
mento della nostra partenza per le missioni. Sono certo
che l'iniziativa verrà ripetuta, anche perché questa vol-
ta il numero chiuso di 50 non ha permesso a molti altri
che lo desideravano di partecipare ».
6 - GIUGNO 1995 BS

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I Caracas (Venezuela).
Apertura delle
celebrazioni centenarie
al Collegio
San Francesco di Sales.
CENTO ANNI FA
IN AMERICA LATINA
È stato un avanzare senza so-
ste. Nel 1875 i salesiani entra-
vano in Argentina (fu la prima
spedizione missionaria), e l'an-
no dopo in Uruguay ( 1876).
Seguirono il Brasile ( 1883), il
Ci le ( 1887), l'Ecuador ( 1888),
la Colombia ( 1890), il Perù
nel 1891, nel 1892 il Messico,
il Venezuela nel 1894. L'anno
prossimo si ricorderà l'ingres-
so in Bolivia e in Paraguay
( 1896), poi in El Salvador
( 1897) e nelle Antille ( 1898) . ..
Oggi la presenza salesiana in
America Latina è davvero va-
sta e notevole. Per i festeggia-
menti in Venezuela si è mo-
bilitato anche il cardinal Ro-
salio Castillo Lara, salesiano
venezuelano che presiede al
governo della Città del Vati-
cano e vi ha portato un mes-
saggio personale di Giovanni
Paolo IL Presenti 5000 perso-
ne, ha ricordato che Don Bo-
sco si è fatto venezuelano nei
suoi figli, portando il Vangelo,
il suo metodo educativo, il gu-
sto e la possibilità del lavoro
per il miglioramento della so-
cietà. Oggi in Venezuela i sa-
lesiani hanno una quarantina
di opere, scuole di ogni tipo e
grado, centri pastorali e giova-
nili. E una presenza missiona-
ria significativa tra g li indige-
ni della foresta amazzonica.
INDIA
scene della violenza di ogn i ti-
po ormai dilagano. Qualcuno
ha deciso di scendere in cam-
PER UN CINEMA
po. Il gruppo "Mov imento per
DIVERSO
lo Sviluppo della Dignità Uma-
na" ha subito pianificato alcu-
Un viaggio di protesta. Così è ne attività che hanno coinvol-
stata definita la campagna con- to gli studenti, la gente dei vil-
tro la violenza e la pornogra- laggi, organizzazioni a favore
fia nel film, che i soci del Me- della donna, autorità e im-
dia Club dell'Auxilium Colle- prenditori. Cinquemila carto-
ge di Vellore hanno condotto line postali firmate sono state
negli ultimi mesi. L'India è tra inviate al presidente della re-
i primi produttori di film a bas- pubblica, al primo ministro,
so costo. Le strade di Madras alle associazioni del cinema.
sono tappezzate dai grandi car- Gli incontri cli coscientizza-
telloni pubblicitari. I bambini zione sono culminati con una
e le bambine, che lavorano du- marcia alla quale hanno par-
ro tutto il giorno agli angoli tecipato più cli 6000 persone.
delle città vendendo fiori, ami Ne hanno parlato la stampa lo-
e esche per la pesca, sono di- cale e nazionale. Interviste, ap-
sposti a non mangiare pur di parizioni in Tv e pubblici in-
non perdersi l'ultimo film. Le terventi.
Vellore, Madras (India). La marcia dei 6000,
contro la violenza nel cinema.
CONGRESSO MONDIALE
ASSOCIAZIONE COOPERATORI SALESIANI
1CXJ anniperil futum
bobgna 13-15 ottobre 95
EDUCARE COME DON BOSCO
Il logo del Congresso mondiale
dei cooperatori che si terrà a Bologna.
BOLOGNA
trovandosi nella città nei gior-
ni 13-15 ottobre di quest'an-
no. Le attese parlano della pre-
SI PREPARA
senza di 2000 cooperatori eia
IL CONGRESSO
tutto il mondo. Sul tema
Educatori come Don Bosco, il
Nel 1895 a Bologna si tenne il programma comprende rela-
primo Congresso internazio- zioni del prof. Albertazzi e di
nale dei cooperatori salesiani. don Vecchi, un talk-show gui-
Fu una tappa storica per i sa- dato da suor Rosanna, la
lesiani e l'associazione, ne par- commemorazione ufficiale e
larono la stampa italiana ed il pellegrinaggio al santuario
estera. L'iniziativa allora fu della Madonna cli San Luca,
dell'arcivescovo di Bologna, il con omelia ciel card inal Biffi.
cardinal Domenico Svampa, Tutte le sezioni locali dei coo-
amico di Don Bosco, e furono peratori sono già in movimen-
presenti tra gli altri 25 tra car- to per rivivere l'avvenimento
clinali, arcivescovi e vescovi. · e sostenere questo Congresso
A distanza di cento anni Bolo- centenario che probabilmente
gna e i cooperatori vogliono non avrà meno risonanza del-
rivivere quell'avvenimento ri- l'altro.
IJS GIUGNO 1995 - 7

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VUOI RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO?
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mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi segue
con simpatia il lavoro
salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti
e gli amici. Comunicate
subito il cambio di indi-
rizzo (mandando sem-
pre la vecchia etichetta).
• Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
destinatari. Questo causa avolte
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi edi copieche vanno
smarrite.
Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
duenumeri consecutivi, sarà suf-
ficientechece lo faccia sapere e
rimetteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
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Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 18333
00163 ROMA
8 - GIUGNO 1995 JJS
,~-o__Eplll e%1r0NaI:t o19r95i.
Salesia ni
Da gennaio lo speciale
COOPERATORI SALE-
SIANI viene allegato al
Bollettino Salesiano. Gli in-
teressati ricevono insieme
le due ri viste. li supple-
ment o esce ora a colori e
con un ritmo 111ensile (pri -
111a usciva sette volte all 'an-
no). L' ini ziati va dei coo-
peratori itali ani è stata ac-
colta con favo re. Il delega-
to nazionale do n Gianni
Filippin , nell 'editori ale di
presentazione ha scritto che
in questo modo "s i fa più
stretto il lega111e tra i coo-
peratori e il Bollettino Sa-
lesiano". Anche se un rap-
porto pri vi legiato BS-coo-
peratori es iste da sempre.
OBI ETTORI E SERVIZ IO
ALLA PATRI A. « Leggo se111-
pre con interesse il BS , ma
purtroppo nel nu111ero di gen-
naio ("li punto giovani ": Cre-
sco,10 i cittadini obiettori ) è
apparso un articolo che mi ha
spinto a scrivervi. li fa tto per
111e è di una gravità estre111a...
La parola stessa "obiettore" è
in trad uci bile, un coacervo di
titoli contra ri a ogni regola di
buon costu111e: biasimo, ri fiuto,
oppos izione, negazione, con-
testazione, di sapprovazione .. .,
anarchi a per la 111ancanza asso-
luta di rispetto alle autorità pre-
costituite. Occorre anda rsi a
rileggere gli articoli 52, 54, 87
della Costituzione, che se non
mi sbaglio sono ancora operan-
ti ... li signor di Cieco sa per-
ché rifi utano e vanno in cerca
di puerili scappatoie, perché la
disc iplina , l'ordine, il rispetto,
le leggi, i regolamenti , la fedel-
tà danno noia. In ogni caso,
perché non vo.lontari delle For-
ze Annate? ».
Antonio Nuti,
ex sottl(/jfriale di Marina,
Pie1rasa111a (LU)
La sua le11era, che abbiamo ri-
portato integralmente nei pas-
saggi centrali , è arrivata pro-
prio nei giorni i11 cui il Senato
i1a/ia110 vo1a11a: I ) la "smilita-
rizzazio11e" del servizio civile,
nel senso che ogni competenza
veniva sottraila ai militari, cm-
che in campo organizzativo ;
2) riconoscime1110 del/' obiezio-
ne quale diritto sogge11ivo in-
tangibile: 3) stessi dirilli e do-
veri per obiellori di coscienza
e militari di leva. Al Senato i
voli a fa vore sono stelli 138, i
co111rari 36, 16 le aslensio11i.
Allri particolari li polremo co-
noscere in seguilo, quando le
disposizioni diventera11110 ese-
cutive, cioè dopo I' approvazio-
ne alla Camera.
UN BEL NI ENTE DA RI-
METTERE IN PIEDI ? << Ho
letto la ri sposta clarn dal si-
gnor Petitclerc all a donna che
avendo una relazione con un
divorz iato, vi chiede a quali
problemi andrà incontro, pur
sapendo che "av vita dura
nell a Chiesa" (cf BS DO-
MAND A/gennaio '95). Secon-
do Peti tc lerc dunque ci sareb-
be la poss ibilità che "un di vor-
ziato possa ri fa rsi una vita".
Dico, ma sti amo scherzando?
Chiunque ha un minimo di
conoscenza della clottTina del-
la Chiesa dovrebbe conoscere
bene il monito " l' uomo non
divida ciò che Di o .ha con-
giunto" e che di conseguenza
non esiste nessun a possibilità
cli rimettere in piedi propri o
un bel niente».
Alessandro Pasini, Ferrara
La /e1tera 11011 parla di •·rela-
zione", ma di amicizia con 1111
antico amico di oratorio che
sta rischiando di aprirsi a
qualcosa di pi1ì serio , perché
I' 1101110 desidera "rifarsi una
vila". Giuliana nella lei/era
dimostra di conoscere bene,
come dice lei, quale sia la
"do11ri11a" della Chiesa . Il
.fi'ancese Petitclerc, sacerdote
salesiano e 11010 psicologo, re-
sponsabile diocesano delle as-
sociazioni di carallere sociale
e direi/ore di una comunità
giovanile di ricupero. ha pre-
sen/C/ IOcon realismo quale sia
lo stato d' a11imo di chi è pas-
sato da 1111' esperienza matri-
moniale negali va.
NON CE LA FACCIO PIÙ.
« Sono un a ragazza cli quas i 18
ann i. I miei amici, se pure così
posso chi amarli , non mi con-
siderano, perché non sono co-
.,
CUM
CEIALCEIAS
CENTRO UNITARIO
PER LA COOPERAZIONE
MISSIONARIA TRA LE CHIESE
Costitu ito dolio
Conferenza Episcopale Ita liano
CORSO
DI PREPARAZIONE
ALL'ASIA
E OCEANTA
Verona 26 giugno-29 luglio 1995
Quinta edi zione ciel corso
per operatori pastorali
in missione
(religiosi, religiose,
laici e sacerdoti diocesani).
Un'esperienza
in te rn az ionale
per sintonizzarsi
sul cammino cultu rale,
sociale, pas torale dei paesi
del continente asiatico
e dell'Oceania.
Per info rmazioni
e iscrizioni:
Direzione Corsi CUM,
via Baci/ieri .Ila
37139 Verona
Te /. (045) 89 .00.329
Fax 89.03 ../99

1.9 Page 9

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me loro. Non vado in discote-
ca, non fum o, non amo la bir-
ra e la musica assordante. Mi
piace invece leggere un libro,
guard are un film romantico.
Per g li altri sono una " fu ori
da l mondo". E così mi ritrovo
sola, e mi pare che nessuno sia
disposto ad asco ltanni . A vo l-
te v01Tei annullarmi e scom-
parire ... » (Maria Agata , Ca-
1r111ia) . « Ho 15 anni . Vi scri vo
perché ho pochi amici e la mia
fa miglia non mi piace e mi
sento incompresa. Mio padre
si crede cli essere perfetto, ma
non lo è e mi innerv osisce.
Mi a madre è sempre nervosa
e quando le domando qu alco-
sa s' incavo la. Ho un frate ll o e
una sore lla, e mi dicono sem-
pre poco, perché non si confi-
dano con me, ma tra cli loro.
Litigo spesso con loro. Certe
volte non ce la facc io più e
vorrei morire. Mi piace legger-
vi e mi fi do cli voi. Datemi un
consiglio ».
· (Lettera.firmata , Brescia)
IL MIO SOGNO MISSIONA-
RIO . « D a pa recchi anni leggo
il BS con interesse, anche se è
intestato a mi o padre. Ha atti-
ra to la mia attenzione una let-
tera, dove si parl a cli un g io-
vane che sta face ndo cie l bene
e un sacerd ote g li di ce addi-
ri ttura cli anelare a lavorare con
lui in Bras ile, ne lla sua par-
rocchia. Questo ha risvegliato
in me il des ideri o che ho sem-
pre av uto cl i aiuta re il prossi-
mo. E mi pi acerebbe sapere
se ci fosse qualcuno (ragazzo o
ragazza) disponibile a fare un
vi agg io con me in Brasile o
altrove per fa re un ' esperi enza
di questo tipo. In due mi pare
che sarebbe più fac ile. Sarei
pronto a rinunc iare a tante co-
se pur cli provare questa espe-
rienza. Ho 26 anni e lavoro la
campag na. fn passato ho fatto
di versi lavori: mu ra tore, car-
pentiere, fa bbro . Ne l mio pae-
se non c i sono giovani che ab-
biano questo interesse ».
Lei/era .firmata , Aosta
Ti ho fatto rispondere in pri-
vato come hai chies/o. Chi ha
desideri "missionari" o sem-
plicemenle allruistici come il
/u o , può lelefonare a uno dei
11umeri che pubblichiamo a
pagi11a 42.
GRUPPI MISSIONARI. «Nel
numero cli marzo ho trovato
una ri chiesta di informazione
per costitu ire un gruppo mi s-
sionari o parrocchi ale. Mi ha
interessato l'argomento, per-
ché il mio compi to, come mis-
sionario della Consolata attual-
mente impegnato nell'anima-
zione missionaria in Italia, è
anche questo. Chiedo di poter
entrare in contatto con il grup-
po di Potenza Picena (MC) ».
Padre Stefano Bonifetto
Missionari della Consolata
12045 Fossano (CN)
. DICE Clft LE ~
ZONI R/Ft.ETTAWO
OSTRO 07T/fv!/SM0,..
I
D
z:
L
85 DOMANDA
MAMME "CHIOCCE" porre la fusione persa, se
E FIGLI IMMATURI. vuo le essere capace di pro-
« Ho sentito dire che i gio- iettarsi sul mondo esterno.
vani a l g iorno d ' oggi vivo- Ma per alcune mamme que-
no le cris i di sempre, ma sto ruo lo educati vo è a vo i-
che sono diventate più com- te difficile da accettare. A
plicate a causa dell ' inva- volte non vog liono accor-
denza de i ge nitori che vo- gersi che i loro fi g li sono
g li ono " aiutarli " a superar- cresc iuti e si sentono con-
le. Mi a zia tratta suo fi g lio lente di vederli dipendenti
di 18 anni ccime un bambi- da loro. E continuano a svi-
no: non può andare al cam- luppare degli atteggiamen-
peggio, e se lo lascia ancia- ti di grande vicinanza, an-
re g li te lefona ogni sera. È che quando il fi g lio è di-
chi aro poi che i giovani co- ventato grande. Questo mo-
me lui vanno in crisi: non do di fa re non è senza ri-
si decidono a sposarsi e se schi per lo sviluppo de l fi-
vanno a fa re il mili tare s i glio, in particolare sul pia-
esauriscono. Credo che una no de lla matu razione ses-
vo lta, quando le mamme suale e affetti va. Troppo
avevano tanti fig li (la mia bloccato dai des ideri de ll a
bis nonna ne aveva 12 !) e madre, avrà difficoltà a ren-
si viveva ne l monclo conta- dersi indipendente, a en-
dino, i g iovani erano mol to tra re in re lazione con gli
piLt liberi di adesso. Che altri , ad ass umersi de lle re-
ne di te? » (Giovanna M., sponsabilità personali. Per
Palerm o) .
entrare ne l suo ruolo edu-
cativo, la madre deve così
Risponde Jean-Marie Pe- superare il pi acere che pro-
titclerc .
va a mantenere il fi g lio in
Il motto latino "educare" si- una situazione fu sionale e
gnifica "condurre fuori da" favorire il suo progressivo
(e-ducere) . Questo è il si- "distacco" . "Staccarsi" non
gnificato profo ndo cie li 'e- significa amarlo di meno,
ducazione: riconoscere una ma al contrari o permettere
personalità propria a l fi- a lui di amare! È importan-
glio e condurlo fu ori dall 'e- te che la madre continui a
tà cieli ' infanzia, che poss ia- mani fes tare la sua tenerez-
mo considerare come "età za ai suoi fi gli , ma non po-
d i d ipendenza fusionale" : trlt usare con il fig lio di ven-
il fanciullo è in effetti to- tato grande le stesse paro le
talmente dipendente da lla e i medes imi attegg iamenti
madre e ha un profondo di quando e ra piccolo.
desiderio di ri creare l'unità È questo uno de i messaggi
con lei. Si tratta poco alla essenziali di Gesù. Anche
volta di condurlo verso una lui ha fatto scoprire a sua
situazione di soggetto capa- madre la sua necess ità di
ce di prendere la parola, di prendere un po ' di distanza
entrare in re lazione con g li da le i, se voleva essere ca-
altri , di ri conoscerli come pace di ass umere la Mis-
d ifferenti da sé, di opporsi, sione de l Padre. E nel Van-
cli amare . . .
gelo in mo lte occasioni Ge-
Così educare è fo ndamen- mette in guardia i geni-
talmente aiutare il fi gli o a tori contro la tentazione di
uscire eia questo mondo fu - voler stabilire una re lazio-
sionale. Per fa re questo bi- ne di " possesso" con i loro
sogna che lui capisca che gli fi g li.
è vietato cercare di ricom-
o
BS GIUGNO 1995 - 9

1.10 Page 10

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COPERTINA A Copenaghen capi di stato e di governo si sono confrontati con
QUALE SVILUPPO
MONDIALE
di Alessandro Risso
Il summit dell'ONU sullo
sviluppo sociale.
Un vertice globalmente
deludente. Ma la
coscienza collettiva
mondiale diventa più
consapevole.
Tra gli svantaggiati,
200 milioni di giovanissimi.
V i ricordate cli Copenaghen? No,
non della capitale danese, con i
suoi canali, la languida Sirenetta e il
Tivoli dei divertimenti. Parliamo in-
vece del Vertice ONU sul tema "Lo
sviluppo sociale", svoltosi dal 6 al
12 marzo scorso con imponente par-
tecipazione di capi di Stato e di Go-
verno, 122 sulle 185 delegazioni pre-
senti. Tutti questi potenti del mondo
erano lì, a Copenaghen, per affron-
tare il tema della povertà su solleci-
tazione delle Nazioni Unite, che già
avevano riunito analoghi consessi a
Rio de Janeiro (giugno '92) per af-
frontare il problema ambientale e al
10 - GIUGNO 1995 /JS
Cairo (settembre '94) per quello de-
mografico.
Ebbene, cosa è rimasto di quella
settimana danese nel nostro ricordo,
come ci ha segnati l'evento vissuto
attraverso i mass-media, quale im-
magine ha colpito la sensibilità col~
lettiva? Fidel Castro in abito blu da
cerimonia, cravatta in tinta a piccoli
disegni sulla camicia candida. li
" leader maximo" per la prima volta
senza la divisa militare, mai dismes-
sa dai giorni della rivoluzione cuba-
na: ecco il flash tramandato alla sto-
ria e fissato nelle nostre menti di os-
servatori distratti.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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le grandi povertà del n.ostro pianeta. Fumose le conclusioni.
BS
C'è stato altro di memorabile? « Le
conclusioni », potrebbero suggerire
qualcuno. « Qualcosa si sarà ben de-
ciso, per combattere la fame nel mon-
do: altrimenti che senso avrebbe or-
ganizzare simili adunate? », aggiunge
la voce ciel buonsenso.
Certo, gli impegni non sono man-
cati. Dieci quelli riportati nel docu-
mento finale: creare le condizioni
per consentire ai_popoli il proprio svi-
luppo, favorire i progetti cli coope-
razione, promuovere la piena occu-
pazione, difendere i diritti umani
quale base per l'effettiva integrazio-
ne sociale, adoperarsi per la parità
di diritti tra uomo e donna e per la
tutela del diritto allo studio, con I' i-
struzione vista come primo veicolo
di sviluppo. Chi non si riconosce-
rebbe in simili obiettivi? Difatti il
documento ha raccolto l'unanimità.
Su impegni solenni ai quali si sareb-
bero potuti aggiungere l' impegno al-
la ricerca della felicità, come nella
costituzione "stelle e strisce", e il
proponimento a essere tutti più buo-
ni , come nelle preghierine prima del-
la nanna.
SENZA LEGARSI LE MANI
Sarcasmo ingiustificato? Scettici-
smo e disfattismo a buon mercato? I
buoni propositi si misurano sulle
scelte concrete. Non sulle parole, ma
sui fatti. E da Copenaghen ne sono
emersi pochi .. . molto pochi. Prati-
camente nessuno. I Paesi ricchi,
quelli che con il 20% della popola-
zione mondiale assorbono l' 83% del-
le risorse del pianeta, dovrebbero de-
stinare lo 0,7% del prodotto interno
lordo, cioè della propria ricchezza,
alle nazioni povere. li condizionale
però è più che mai d'obbligo, dato
che lo stesso impegno fu già sotto-
scritto venticinque anni fa, ma ri-
spettato soltanto da Olanda, Dani-
marca, Norvegia e _Svezia - e tanto
di cappello alle civiltà del Nord Eu-
ropa! -. Gli altri, nella migliore del-
le ipotesi, si sono autoridotti gli im-
porti : la Francia allo 0,63 %, l'Italia
allo 0,30%, gli Stati Uniti ad un mi-
sero O, 15%, che difficilmente verrà
aumentato dalla maggioranza Re-
pubblicana in Parlamento, che si è
già distinta per i pesanti tagli alla
spesa sociale interna. Che la gene-
rosità non fosse sentimento domi-
nante al Vertice lo si è capito anche
dalla disputa sulla cancellazione del
debito estero dei Paesi sottosvilup-
pati: questi avrebbero voluto precise
indicazioni, impegni di "cancellazio-
ne" e non cli " riduzione", "effettiva"
e non "realistica", "entro il 1996" e
non in un futuro indefinito. Cosa pen-
sate sia stato deciso? Nessuna sca-
denza per nessun impegno preciso,
neppure di " riduzione", rinviato a
trattative bilaterali tra le Nazioni in-
teressate. I ricchi preferiscono discu-
tere a quattr'occhi con i poveri , e
senza legarsi le mani in anticipo.
E così da Copenaghen non è uscito
alcun vincolo per la riduzione delle
spese militari, consigliate quasi sot-
tovoce per non urtare la suscettibi-
lità di tanti partecipanti del Terzo
Mondo in alta uniforme, saliti al po-
tere grazie alla efficace forza per-
I Fidel Castro in abito blu.
Interesse e curiosità finita
in prima pagina,
più del documento finale.
suasiva di carri armati e mitragliato-
ri. E nessun limite di tempo è stato
fissato per onorare i pur generici im-
pegni sottoscritti, lacuna macroscopi-
ca evidenziata con vigore dalle Or-
ganizzazioni Non Governative riu-
nite in un Congresso parallelo. Così
anche l'unica promessa formulata
con precisione, la destinazione del
20% degli aiuti esterni e del 20%
dei bilanci di spesa dei Paesi poveri
ad interventi per lo sviluppo sociale
di base (scuole elementari , ospedali,
piccola impresa contadina e artigia-
nale) , manca di qualsiasi scadenza,
il che ne stempera l'efficacia.
LA COSCIENZA
E LE CIFRE DEL DISAGIO
122 capi di stato o di governo,
185 le delegazioni presenti.
A Copenaghen la partecipazione
è stata imponente.
Tante •parole ma pochissimi fatti.
Rimane la speranza che la "semina"
porti comunque ad una maturazione
progressiva della sensibilità mon-
ns GIUGNO 1995 - 11

2.2 Page 12

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LA LOTTA
PER SOPRAVVIVERE
I«Ci impegniamo nell'obiettivo
di eliminare la povertà nel mondo»,
afferma il documento finale
di Copenaghen. Nella foto,
la Croce Rossa distribuisce cibo
in Angola.
diale su i temi del sottosviluppo. Me-
glio far leva sull ' ottimismo , anche
senza il fattivo conforto dell a realtà ,
che abbandonarsi allo scettici smo,
giustificato ma steri le. Ecco spiegati
i comme nti positivi. «Credo che po-
co per volta i princìpi afferm ati in
queste occasioni entrino ne lla co-
sc ienza dei Governi» , ha dichiarato
il cardinal Sodano, segretario di Sta-
to della Santa Sede; e il portavoce
vaticano Joaquin Nava rro ha ribadi-
to : « Il valore del doc umento firma-
to sta ne l fatto che è vincolante dal
punto di vista della coscienza».
Se gli Stati di cosc ienza ne hanno
ioca, dato che la Storia - mica sol-
ante Machiavelli - insegna che i lo-
·o rapporti sono da sempre e so ltanto
rapporti di forza , occorre investire
su lla forn, azione degli individui. E
per noi che abbiamo la fo rtun~ di vi-
vere nel Nord ricco del mondo, g io-
va sbatte re il naso, e riflettere, sulle
cifre del sottosvi luppo. Le stati sti-
che, aride sì ma eloq uenti nell a loro
crudezza, c i dicono che sull a nostra
cara Tena un miliardo e trecento mi-
lioni di persone vivono "sotto la so-
glia di povertà", cioè in mi seri a, con
la fame per compagna abi tuale di
vita. All'incirca un individuo su due
tra g li abitanti dell'Africa subsaha-
riana e de ll ' Asia meridionale, il 30%
della popolazione nordafricana e me-
diorientale, il 25 % di quella in Ame-
rica Latina. Con gli stessi parametri,
i "poveri " Paesi dell'Europa orienta-
le hanno un tasso di mi seria ciel 7 %.
12 - GIUGNO 1995 IJS
Se poi da ll a sogli a della fa me ci
alziamo a que lla de lla povertà, non è
il caso di guard are lontano per com-
prendere le dime nsioni ciel proble ma.
In Itali a, che m algrado la debolezza
della lira e della finanza pubblica ri-
mane uno dei Paesi più indu stri ali z-
zati e ricchi del mondo, le famiglie
povere, cioè con un reddito infe riore
alla metà del reddi to medio degli abi -
tanti, sono oltre due mili oni , per un
totale di otto milioni e mezzo di per-
sone. Occorre poi aggiungere che
questi dati sono appross imativi per
difetto, in qu anto le " pove rtà estre-
me" sfuggono anche a cens imenti e
stati sti che: i "senza fi ssa dimora",
barboni, tossicodipendenti, nomadi ,
sono saliti a quasi 100.000 unità
secondo i rilievi più attendibili .
Allargando poi lo sguardo all a
ricca Comunità Europea, sono " po-
veri" o ltre 45 milioni di individui, il
15 % della popolazione, ma non esi-
stono dati freschi, ed è corretto ipo-
tizzare un peggiorame nto della s i-
tu az ione .
Ricordi amoci però sempre c he
questo andame nto negativ o non è
null a rispetto a quanto ga loppa la
miseri a nel Sud cie l pi aneta: nella
settimana de ll e chi acchiere , pardon ,
ciel Summir di Copenaghen, sono
nati 600.000 bambini che hanno ini-
ziato la loro quotidiana lotta per so-
pravvivere, condannati all a denutri-
zione ed esposti al le malatti e. Se
riu sc iranno a supe rare i primi anni
di vita, il futuro c he li aspetta è l'a-
na lfa betismo, la disoccupazione ( 120
milioni , più 700 milioni di sottoccu-
pati in attività non produttive) o lo
sfruttamento: sono 200 milioni i " pic-
co li schi av i" costretti a lavori duris-
simi , I0-12 ore a l g iorno, per gua-
dagnarsi un pugno di ri so. E se dal
punto di vista dei bambini s i passa a
quello delle donne, scopri amo altra
mi seri a, altre umiliazioni , altro sfrut-
tamento.
Proprio sull a condi zione delle don-
ne è ince ntrata la prossima Confe-
renza dell'ONU, a Pechino in set-
tembre. Anche in quella sede ci sa-
ranno autorevo li dibattiti, unanimi
documenti, so le nni impegni .
Alessandro Risso
IL DECALOGO
PER UNA NUOVA
QUALITÀ DELLA VITA
Ecco i dieci impegni assunti dai capi
di Stato e di Governo presenti a Cope-
naghen :
1. Ci impegniamo a creare un am -
biente economico, politico, sociale, cul-
turale e legale che permetta ai popoli
di raggiungere lo sviluppo sociale.
2. Ci impegniamo nell'obiettivo di eli-
minare la povertà nel mondo, attraver-
so decisive azioni nazionali e la coope-
razione internazionale, quale imperati-
vo etico, sociale, politico ed economico
del genere umano.
3. Ci impegniamo a promuovere l'o-
biettivo del pieno impiego quale priori-
tà delle nostre politiche economiche e
sociali, e di permettere a tutti gli uomi-
ni e donne di ottenere una qualità di vi-
ta sicura e sostenibile attraverso lavori
produttivi liberamente scelti.
4. Ci impegniamo a promuovere l'in-
tegrazione sociale forgiando società
che siano stabili , sicure e giuste e ba-
sate sulla promozione di tutti i diritti
umani, e su non-discriminazione, tolle-
ranza , rispetto per la diversità, egua-
glianza di opportunità, solidarietà, si-
curezza e partecipazione di tutta la
gente, comprese le persone e i gruppi
svantaggiati e vulnerabili.
5. Ci impegniamo a promuovere il
pieno rispetto della dignità umana e a
raggiungere l'uguaglianza e l'equità tra
donne e uomini, e a riconoscere e raf-
forzare la partecipazione e i ruoli di re-
sponsabilità delle donne nella vita po-
litica, civile, economica, sociale e cul-
turale e nello sviluppo.
6. Ci impegniamo a promuovere l'ac-
cesso universale all'istruzione qualifi-
cata al più alto standard ottenibile di
salute fisica e mentale e l'accesso di
tutti ai servizi sanitari di base.
7. Ci impegniamo ad accelerare lo
sviluppo economico , sociale e delle ri -
sorse umane dell'Africa e dei Paesi
meno sviluppati.
8. Ci impegniamo ad assicurare che
laddove si concordino programmi di
aggiustamento strutturale, essi inclu-
dano obiettivi di sviluppo sociale.
9. Ci impegniamo ad aumentare si-
gnificativamente e/ o utilizzare più ef-
ficientemente le risorse destinate allo
sviluppo sociale.
1O. Ci impegniamo a migliorare e
rafforzare la cooperazione internazio-
nale , regionale e sub-regionale per lo
sviluppo sociale attraverso l'ONU e al-
tre istituzioni multilaterali.

2.3 Page 13

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di Guido Gatti
SIAMO IL POPOLO DELLA VITA
Le nuove generazioni, la famiglia, l'educazione a confronto con l'enciclica Evangelium vitae.
Un appello ai giovani credenti e alla comunità cristiana a proporsi con maggior chiarezza
come "popolo della vita". Le nostre domande al moralista Guido Gatti.
B ene o male tutti hanno sentito parlare della "Evan- enciclica, come già la Centesimus annus, termina
gelium vitae ". Anzi, l'enciclica ha suscitato reazioni quindi con un appello rivolto agli educatori. "Agli
contrastanti. Può riassumerne in poche parole l'ap- educatori , insegnanti, catechisti e teologi spetta il
pello centrale?
compito di mettere in risalto le ragioni antropologiche
« Evangelium vitae significa buona notizia a proposito
della vita. Questa buona notiziad è stata data in Cri-
sto: "Gesù è il Figlio che dall'eternità riceve la vita dal
Padre ed è venuto tra gli uomini per farli partecipi di
questo dono" (Evangelium vitae , 28) . Raggiunti da
questa buona notizia siamo diventati "il popolo della
vita" (EV 79) ; "Illuminati da
che fondano e sostengono il rispetto della vita
umana" (EV 82) . "Nell'annunciare questo vangelo -
dice il Papa - non dobbiamo temere l'ostilità e l'im-
popolarità, rifiutando ogni compromesso e ambiguità"
(EV 82).
Per questa promozione della cultura della vita, è in
particolare "decisiva la re-
questo vangelo della vita,
sentiamo il bisogno di pro-
clamarlo e di testimoniarlo
nella novità sorprendente
che lo contraddistingue ";
siamo perciò mandati ad
annunciare a tutti gli uomi-
ni il vangelo della vita (EV
79) . Questo annuncio è
oggi tanto più urgente in
sponsabilità della famiglia :
è una responsabilità che
scaturisce dalla sua stessa
natura - quella di essere
comunità di vita e di amo-
re·- e dalla sua missione
di custodire, rivelare e co-
municare l'amore" (EV 92).
La famiglia educa anzitutto
con l'accoglimento incondi-
quanto viviamo in un mon-
do permeato da una "cultu-
ra della morte", che a sua
volta si esprime in compor-
tamenti collettivi , e perfino
in forme di legislazione ci-
zionato della vita e con
ogni forma di servizio alla
vita. La famiglia educa con
l'insegnamento umile e co-
raggioso : rientra nella mis-
sione educativa dei genitori
vile, fautori di morte. L'enci-
clica chiama i cristiani e
tutti coloro che amano la
insegnare è testimoniare ai
figli il valore della vita, così
come anche il vero senso
vita a contrastare questa
cultura. Il Papa invoca per - Chiamati a vivere il "vangelo della vita".
della sofferenza e della
morte ».
questo anche una politica
diversa e, almeno dai cristiani, anche un diverso L'enciclica afferma che anche al di fuori del recinto fa-
comportamento , meno remissivo e più coraggiosa- miliare, "urgono una generale mobilitazione e un comu-
mente testimoniale, nei confronti di quelle leggi che so- ne sforzo etico per mettere in atto una grande strategia
no apertamente lesive della vita. Si tratta in particolare a favore della vita " (EV 95).
delle leggi che autorizzano o favoriscono l'aborto, l'eu-
tanasia e la manipolazione genetica irresponsabile.
Ma poiché alla base dei comportamenti collettivi e
delle leggi che li autorizzano e li legittimano, c'è una
cultura, l'impegno principale dei credenti deve essere
rivolto alla cultura; a cercare di far prevalere la cul -
tura della vita sulla cultura della morte ».
« Un compito particolare al riguardo spetterà alle comu-
nità cristiane, attraverso la formazione delle coscien -
ze, l'educazione della sessualità e dell'amore (EV 97) .
Ma, come ogni altra educazione, anche questa educa-
zione sarà efficace soltanto nella misura in cui sarà so-
stenuta e resa credibile dalla testimonianza di vita delle
comunità cristiane e quindi degli educatori e degli
Come si può in concreto costruire una "cultura della
vita "?
« Agire sulla cultura significa educare : anche questa
evangelizzatori : tale testimonianza sarà resa tanto più
credibile quanto più incarnata in un autentico servizio di
carità ».
o
IJS GIUGNO 1995 13

2.4 Page 14

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Come giovani giudicano gli Stati Uniti e il processo di pace nel mondo.
L'AMERICA
DEI GIOVANI
di Joe Boenzi
Continuano i nostri
«forum internazionali»
con i giovani del mondo.
Questa volta sono
gli americani a farsi
conoscere e a pai·lare
del loro paese.
M entre ci incontriamo, la gente
è presa dalla febbre delle ele-
zioni. La violenza e l'immigrazione
clandestina sono gli argomenti che
maggiormente infiammano l'eletto-
rato più giovane, mentre gli adulti
sono presi dai problemi dell'econo-
mia, del lavoro, dell'ordine pubblico.
Al forum per iI Bollettino Salesiano
ho invitato quattro giovani di Rich-
mond, California. Sono quattro gio-
vani che paitecipano con vivacità al-
le attività che si organizzano nell'am-
bito della pastorale giovanile della
scuola. Ci troviamo per parlare del
mondo dei giovani, dei loro orienta-
menti e problemi sociali; ma anche
di come i giovani vedono il proces-
so di pace nel mondo e il ruolo che
gli Stati Uniti possono giocare.
Ho lasciato che ciascuno di loro
intervenisse con la massima libertà.
Io mi sono limitato a fare le doman-
de, senza interrompere, se non per
proporre una nuova domanda. E la
conversazione si è fatta sciolta. Come
si vedrà, sono i due giovani a pren-
dere più spesso la parola.
Parliamo di giovani USA. Pensa-
te che essi stiano cedendo le armi, o
che invece siano capaci di lasciarsi
coinvolgere in qualche cosa che val-
ga? A, ere degli amici con i quali co-
struite qualcosa di a/ternari, o?
Genevieve: Proprio in questo mese
abbiamo unito le nostre forze. Ab-
biamo organizzato una campagna per
raccogliere viveri e abbiamo raccolto
molto scatolame per le famiglie po-
vere. Questo è stato un modo di lavo-
rare insieme, e un'idea che si è con-
cretizzata.
tre organizzazioni. Si sa, da solo non
puoi fare più di tanto, ma insieme, a
scuola, abbiamo raccolto più di 3000
scatole di viveri per dar da mangiare
a chi ha fame. La chiave è organizza-
re, unirsi, e fare.
È possibile ai giovani americani
operare per un nuovo mondo ? Forse
è troppo impegnativo parlare di tut-
to il 111011do, ma potete voi e i vostri
amici fare qualcosa per migliorare
l'ambiente in cui vivete?
Paulo: è stata un'iniziativa pa-
storale della nostra scuola. Abbiamo
sponsorizzato scatolame a favore di .

2.5 Page 15

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I valori a cui i californiani sono più sensibili.
Genevieve: Una delle cose che
noto sempre più è quanto la gente
può essere superficiale. È questo il
motivo per cui molti ragazzini en-
trano in gruppi sbagliati, e rovinano
la loro vita o conducono una vita
che non ha valore. Non hanno nulla
a cui attaccarsi. Come vivere senza
un obiettivo? Anche se il tuo scopo
fosse quello di raggiungere un gior-
no un buon impiego, tu dovresti co-
minciare a capire cosa fare: studie-
rai di più, ti guarderai attorno.
Paulo: Molti ragazzi non hanno
punti di riferimento. Essi non si so-
no mai messi in discussione, non cer-
cano nulla, non hanno obiettivi.
Genevieve: Come puoi alzarti al
mattino dovendo fare soltanto cose di
nessun conto? Ma temo che la mag-
gior parte dei giovani non abbia nes-
sun obiettivo 'importante.
Sekyi: A Richmond i salesiani so-
no una delle cose più furbe che ab-
biamo in città. Le porte sono aperte
ed essi ti lasciano entrare e lavorano
per te. Questo è ciò che mi ha colpito
quando sono venuto in questa scuola
quattro anni fa. Certo è duro lavorare
con alcuni giovani, ma quando sono
venuto ho visto parecchi di questi ra-
gazzi difficili e i professori che si oc-
cupavano di loro. Alcuni di questi ra-
gazzi non si erano mai inseriti, e alla
fine venivano abbandonati o persino
invitati ad andarsene. Invece ho visto
che l' ambiente li ha aiutati e oggi so-
no migliorati. Ho sentito che i salesia-
ni stanno cominciando a organizzarsi
in modo un po ' diverso, e forse diven-
teranno un po' più selettivi. Essi ora
prendono i ragazzi buoni e cercano di
farli diventare dei giovani leader, ma
io mi domando a proposito di questi
ragazzi difficili: saranno abbandona-
ti? Non gli verrà più data una chance
e non si lavorerà più per loro?
Amy: Molti di questi adolescenti
sono ribelli. I loro genitori lavorano
entrambi, e loro che sono i più gran-
dicelli devono occuparsi dei fratelli e
delle sorelline. Ciò significa che non
c'è una guida in casa. Sono giovani e
possono avere problemi. A volte pen-
so che gli adolescenti entrino nelle
gang alla fin fine perché questo dà a
loro anche un ce1to sostegno. Essi
cercano amore e nelle bande trovano
affetto e accoglienza. Non so se in
queste bande ci sia davvero la violen-
za. Ma quando i genitori non sono
mai in casa, come possono insegnare
Amy Scott. 16 anni,
yive a Pinole, California.
E della parrocchia
San Giuseppe, dove suona
alla messa delle 12.15
e si prepara a ricevere
il sacramento della cresima.
Amy è una junior (= grado 11 )
alla Salesian High School.
Fa parte della squadra
di pallavolo ed è arbitro
di pallavolo nella scuola
elementare parrocchiale.
Paulo Abreu. Ha 17 anni.
È nato in Portogallo,
ed è immigrato con la sua
famiglia negli Stati Uniti
quand'era bambino.
Come Amy vive a Pinole,
ed è anche lui della parrocchia
San Giuseppe. Ha interesse
P.er le scienze e la matematica.
E un senior (grado 12)
al Salesian High School,
e fa parte del comitato
scolastico. Paulo lavora
part-time al Lucky's Market,
gioca a calcip e a football
americano. E anche uno scout.
Genevieve Delane. È nata
a San Francisco. Ha 16 anni
e vive a Hercules, California.
Genevieve è una junior
al Salesian High School,
e ama il ba~ket, la pallavolo
e l'atletica. E stata una
delle organizzatrici di una
memorabile raccolta benefica
per aiutare famiglie in difficoltà.
Nonostante tutte queste
attività, Genevieve manda
avanti bene i suoi studi.
Si sta preparando alla cresima
nella sua parrocchia
San Patrizio.
Kofi "Sekyi" lnkabi. Questo
alto e chiacchierone senior
del Salesian High School è nato
a Oakland , California, ma vive
a Richmond. Il padre di Sekyi
proviene dal Ghana, la madre
dall'Oklahoma, e la sua famiglia
è impegnata a conservare i valori
delle due culture. Sekyi ha fondato
recentemente il "Global Village
Committee" per promuovere
il multi-culturalismo
tra gli studenti. Sekyi gioca
a pallanuoto, e lavora part-time
come bagnino e istruttore di nuoto.
Anche lui, come Paulo,
fa lo scout.

2.6 Page 16

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Il nuovo museo di San Francisco.
qualcosa ai loro figli adolescenti e
guidarli? Come possono offrire loro
degli esempi?
Paulo: Una vera piaga della no-
stra società è il divorzio. Io mi sento
davvero fortunato, perché ho entram-
bi i genitori e la mia famiglia è
unita e affiatata. Ma guardo attorno
a me e ho pena per i figli del divor-
zio che non possono avere il privile-
gio di una relazione con un padre e
una madre. Ed è triste, perché i va-
lori familiari sono saltati.
Amy: Gli avvocati non aiutano i
figli. Essi mettono i genitori in lotta
per ottenerne la custodia, e molte
volte i genitori li usano come arma
contro il loro ex-partner. I figli sono
costretti a scegliere tra papà e mam-
ma, ma nessuno dovrebbe fare que-
sto tipo di scelta.
Cosa pensate della violenza, so-
prattutto di quella che si vede al ci-
nema e in TV? Avere visto il j,lm di
O/iver Stone "Assassini nati'" (Na-
tural born Killers) ?
Sekyi: Non ho visto il film , ma
penso che i media traggano profitto
dalla violenza. Per esempio, se guar-
di il Channel Two , le New ar Ten o
qualsiasi altro notiziario, senti che lo
speaker è pronto a raccontarti tutti
i fatti di violenza che sono capitati
nel giorno. E così promuovono la
violenza perché attirando I' attenzio-
ne su questi fatti negativi , pensano
cli aumentare l'interesse.
Genevieve: Neanch'io ho visto il
film . Ma dico che i media sono vera-
mente negativi nei loro servizi e in
questo modo promuovono la violen-
za. Molti ragazzi finiscono per pen-
sare che la violenza sia okay, e pos-
16 - GIUGNO 1995 IJS
sono addirittura dare la colpa alla TV
per il loro comportamento violento.
Paulo: Nella nostra società ciò che
influenza maggio1mente i più gio-
vani è la televisione. Essi tornano a
casa e la prima cosa che fanno è ac-
cendere la TV. I media sono interes-
sati a ciò che attira la tua attenzione.
Se essi riescono a shoccarti , tu guar-
derai il loro programma, e così il lo-
ro prestigio cresce. Ecco il perché
presentano sempre le cose negative.
La violenza fa crescere l'audience.
La bontà non attira la tua attenzione.
Se qualcuno fa qualcosa per gli altri,
tu dici che è cosa buona, ma· a chi
realmente interessa? Invece, se vedi
un servizio in cui sei persone sono
state assassinate in Texas, beh . . . que-
sto attira la tua attenzione.
Sekyi: Vi è un altro aspetto. Rara-
mente trovi qualcuno che 'ti qual-
cosa per niente. L'industria delle no-
tizie non è realmente interessata a da-
re qualcosa a qualcuno. Essi voglio-
no " venderti" qualcosa. Non importa
quale sia il programma, la gente si
eccita con la violenza. Vedi bene che
finisce tutto nel sangue, ma ti aggan-
cia e stai a guardare ugualmente.
Paulo: I risultati di tutto questo so-
no abbastanza tristi. Vi è tanto san-
gue in TV che la società in generale
e i bambini in particolare sono diven-
tati insensibili. Ho sentito alcuni ra-
gazzi che giudicavano il film "Schin-
dier's List" noioso e irreale perché
non era abbastanza violento. Essi di-
cevano che quando la donna veniva
uccisa, non era caduta bene e la sce-
na risultata falsa.
Sekyi: Sì, e con tutta questa vio-
lenza la gente viene distratta dai veri
problemi.
Genevieve: Sembra che l'unica
cosa che interessi i media sia il sen-
sazionale. A volte la violenza si ma-
nifesta anche nello sport.
Paulo: Sì. Questo tipo di sensazio-
nalismo Io puoi vedere anche nelle
riviste. Noi in classe leggiamo New-
sweek e in ogni numero ti presenta
importanti articoli su alcune situazio-
ni cli crisi: Haiti, Rwanda, Cuba ...
ma poi guardi il numero seguente
per av~re altre notizie e non trovi più
nulla. E tutto "superato", come se non
fosse capitato niente.
Amy: Un motivo per cui i media
non seguono troppo certe crisi mon-
diali è perché esse sono deprimenti.
Se essi mostrano troppo i morti per
fame o le carestie, la gente non lo
vuole vedere e cambia canale.
Sekyi: Vi è una differenza tra un
notiziario e un fi lm alla TV. La gente
accetta la finzione, ma non la vera
vio lenza.
Come giudicare il processo di pa-
ce nel mondo ? Quale ruolo pensate
abbiano oggi gli Stati Uniti ?
Paulo: Gli USA fanno i loro inte-
ressi. Se c una crisi in un paese
lontano, si lasciano coinvolgere so-
lo se ci può essere un interesse na-
zionale. Credo che se non c 'era pe-
trolio nel Kuwait, g li USA non si
sarebbero messi contro Saddam Hus-
sein. Invece gli siamo saltati addosso.
Sekyi: Abbiamo appena fatto le
elezioni. I repubblicani dicono che
l'americano non dovrebbe farsi coin-
volgere, a meno che non siano mi-
nacciati i nostri interessi nazionali. I
democratici fanno grandi discorsi sui
diritti umani , ma alla fine, nessun
uomo politico, repubb licano o demo-
cratico, è disposto a rischiare la sua
carriera. Questa è molto più impor-
tante, anche se essi parleranno di tas-
se da pagare o della vita dei soldati
americani .
Paulo: Così è avvenuto per il
Rwanda, dove non avevamo interes-
si che potessero farci muovere. An-
che se erano in gioco questioni uma-
ne e vite umane, non ci siamo mossi
perché non avevamo niente da gua-
dagnarci.
Sekyi: Molti operatori di pace sie-
dono alle Nazioni Unite, e gli USA
pare facciano molto, ma gli america-
ni si domandano perché gli altri stati
non si muovono. Perché gli USA de-
vono intervenire? Perché non si muo-
vono le Nazioni Unite per un inter-
vento più significativo e completo
quando vi è una crisi?
Amy: Penso che l'America do-
vrebbe avere un ruolo attivo nel pro-
cesso cli pace. Noi non possiamo se-
derci e vedere ciò che capita. Ma, tu
lo sai , ci sono un sacco di cose qui
in casa nostra che dovrebbero anda-
re meglio. Vi è un sacco cli violenza,
crimini , gente senza lavoro. Non pen-
si che dovremmo occuparci di que-
ste nostre cose prima di cominciare
a occuparci delle cose difficili degli
altri paesi del mondo?
Joe Boenzi

2.7 Page 17

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di Bruno Ferrero
LA VIOLENZA
È COME L'AIDS
U no dei più singolari capolavori
pedagogici di Don Bosco ebbe
inizio una sera d'autunno del 1857.
Don Bosco attendeva davanti alla
stazione di Carmagnola il treno per
Torino. Confuso nella nebbia, un
gruppo di ragazzi giocava rumorosa-
mente. Uno dominava su tutti. Don
Bosco si avvicinò al gruppo, che al-
l'arrivo di un prete si disperse. Sol-
tanto un ragazzo, il capo, rimase a
sfidare l'intruso, con le mani sui fian -
chi e l'aria spavalda. Si chiamava Mi-
chele Magone e quanto ad aggres-
sività ne aveva da vendere . Don
Bosco non si fermò al ciuffo ribelle
e alla voglia di provocare del picco-
lo capobanda. Intuì semplicemente
che tutta quella aggressività poteva
essere incanalata verso una meta e
diventare una forza meravigliosa.
Così fece . Dopo un anno e pochi
mesi, quanto visse ancora, Michele
Magone era diventato un ragazzo
esemplare, studioso, riflessivo , do-
tato di autocontrollo , come lo de-
scrisse Don Bosco: « Di carattere
focoso come era, non di rado si la-
sciava trasportare ad involontari im-
peti di collera; ma ,bastava il dirgli :
Magone, che fai? E questa la ven-
La violenza come spettacolo,
manifestazione di un ambiente
aggressivo.
detta del cristiano? Ciò bastava per
calmarlo, umiliarlo così , che andava
egli stesso a domandare scusa al
compagno pregandolo di perdo-
narlo ».
LA VIOLENZA sta diventando l'Aids
della nostra società. È evidente che
se si vive in un ambiente aggres-
sivo in modo distruttivo , si finisce
per diventare violei:iti e aggressivi
in modo insensato. E il pericolo rea-
le che corrono i ragazzi di oggi. La
violenza è epidemica, come si nota
anche dalla cronaca. La documen-
tazione dei fatti diventa addi rittura
spettacolo di violenza: le guerre in
diretta, i lanci dei sassi dal cavalca-
via, i processi ai mostri che accendo-
no il fascino del perverso.
C'è una forte richiesta di spettacoli
violenti tra i giovani : per uscire dal-
l'ordinario, per noia, per provare sen-
sazioni sempre più forti , seguendo
la legge che obbliga ad aumentare
l'intensità e la novità di uno stimolo
per superare la soglia dell'assuefa-
zione.
I GENITORI STESSI talvolta spin -
gono i figli ad una competitività esa-
sperata. I prepotenti sembrano aver-
la sempre vinta. Lo sport può esse-
re un ottimo strumento di canalizza-
zione delle pulsioni aggressive, ma
il fenomeno del "tifo" lo prende a
pretesto per un 'assurda guerra di
bande.
È importante quindi aiutare i figli a
non cadere nella trappola dell'ag -
gressività prepotente. Possono es-
sere utili , nel disegno complessivo
di una educazione che "costruisce",
alcune attenzioni particolari :
Davanti a comportamenti ag-
gressivi dei figli, i genitori devono
chiedersi sempre, prima di reagire :
"Voglio costruire o distruggere?".
Costruire significa evitare la lotta
per il potere, proporre e non com-
battere, canalizzare l'energia dei fi-
gli in modo positivo.
Evitare la noia e l'ozio. I bambini
e i ragazzi con niente da fare
tendono a "sfogarsi" coh comporta-
menti inutilmente aggressivi.
Non premiare mai il comporta -
mento aggressivo. I genitori devono
essere fermi e decisi su questo
punto : mettere ben in chiaro che
l'aggressione non paga. E ricordar-
si di fare i complimenti ai figli quan-
do cooperano, aiutano e si compor-
tano in modo corretto . Purtroppo
molti genitori prestano più attenzio-
ne ai gesti aggressivi che a quelli
normali.
Dare l'occasione di qualche suc-
cesso. Molta aggressività nasce dal-
la frustrazione . Un ragazzo con un
sano autorispetto e pieno di sicu -
rezza di sé non ha bisogno di esse-
re aggressivo .
I genitori devono essere "giusti".
I piccoli sono molto sensibili alla
giustizia familiare . Uno spruzzo di
legge ed ordine nella casa evita va-
langhe di battaglie e discussioni.
Dare il buon esempio. Quando i
genitori urlano, sgridano o schiaf-
feggiano, di fatto rinunciano alla pro-
pria posizione di mature guide mo-
rali e scendono sullo stesso piano
del bambino rabbioso ; a quel punto
si tratta solo di stabilire chi urla più
forte e più a lungo.
Presentare_ degli ideali, indicare
delle mete. E importante parlare
spesso con i figli delle loro prospet-
tive, dei loro sogni, del loro futuro .
Inserire i figli in ambienti "costrut-
tivi". Il gruppo, l'associazione, l'ora-
torio aiutano i ragazzi a riscoprire !'il
piacere di stare insieme".
o
BS GIUGNO 1995 - 17

2.8 Page 18

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FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
..
-- ~
Laboratorio di inglese con le nuove tecnologie.
LA BOTTEGA
D'EUROPA
di Graziella Curti
Quattro stanzette colorate,
una serie di computer
per i pacchetti
multùnediali,
una saletta-teatro
per l'espressività:
sono gli ingredienti
di una scuola di lingue
dove s'impara giocando.
Sono quasi duecento gli alunni del-
la Botlega. Divisi in dieci livelli,
trascorrono cinque ore la settimana
facendo teatro in inglese. Tutti d'ac-
cordo nel dire che si divertono un
sacco entrando nel cuore delle fiabe
classiche non solo come uditori, ma
da protagonisti.
Così la fatica dell ' apprendimento
della lingua straniera viene assorbito
dal godimento dell'esibizione. An-
che la qualità della pronuncia si raf-
fina con la voglia di farsi capire e la
modulazione si adegua alla realtà da
rappresentare.
L'idea di suor Caterina Cangià
funziona. Da anni aveva intuito che:
« La Bottega d'Europa»
è una scuola che fa apprendere
in modo leggero,
coinvolgendo e attivando.
18 - GIUGNO 1995 JJS

2.9 Page 19

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La scuola romana di suor Caterina Cangià e suoi duecento allievi.
"q uando usiamo le parol e queste so-
no vestite non solo di suono ma an-
che d ' intonazi one, di accento, di
spessore .. . e vengono confe rmate o
smentite dai gesti , dagli sguardi e
dalle pause tipicamente personali".
Nella sua vasta esperienza lingui -
stica - parl a correntemente il fran -
cese, l' ing lese, l'arabo, l' italiano - ,
suor Caterina si è trovata più volte
nell ' ocèas ione di dover far scuola
con modalità che non la convince-
vano. La sua pass ione, invece, è in-
segnare in maniera creativa. Quindi,
prima in Libano, dove si trovava mis-
sionari a, e poi di ri torno in Italia, ha
delineato, step by step , un percorso
che si impone per la sua orig inalità
ed efficacia. «Il metodo che mi piace
- dice - si esplic ita con la curiosa
partnership tra un a tecnolog ia de-
cisamente avanzata e un 'atti vità fo r-
temente partec ipativa. Compu ter e
teatro coinvolgono totalmente i g io-
vani utenti che vivono, nell 'estesa
stagione evolutiva, fo tti priorità: de l-
!'azione/g ioco, dell a motricità, della
sensorialità e de l senso de ll ' indu-
striosità» .
Per questo nella Bottega d' Europa
le parole della lingua straniera non
sono mai asettiche o incasellate negli
schemi grammati ca li , ma avvolgo-
no, accarezzano, graffiano, si vesto-
no, come creature vive che vogliono
comunicare qualcosa.
UN PAESE MAGICO
L'avventura linguistica di suor Ca-
terina iniz iò anni fa in Libano dove
insegnava a bambin i arabi . Si trovò
a doversi costruire il materiale didat-
tico dal null a. Infatti non volle ade-
guarsi ai vecchi libri francesi illustra-
ti con la torre Eiffel e la Senna. Scat-
tò di apositive sul posto, con soggetti
noti agli alunni e creò un metodo
multimediale "Io vivo qui", che è sta-
to adottato in molte scuole del Liba-
no e de ll a Siria.
Tornata in Italia, ripres i g li studi
universitari , scoprì che il suo inse-
gnamento avrebbe potuto avvalersi
del com puter. La sua tes i di laurea
fu appunto lo studio osservativo del-
\\IIE ~ .!AXJ A t.e1
Il laboratorio si trasforma ogni settimana In un mondo magico,
in cui trionfano le fiabe.
Cinque ore sono destinate al teatro in lingua Inglese.
Caterina Cangià, di nazionalità ita-
liana, è nata ad Alessandria d'Egitto,
ha compiuto gli studi secondari nelle
scuole francesi ottenendo il bacca-
laureato all'Accademia di Lione. Ha ot-
tenuto un dottorato di ricerca su « Un
copione ipermediale nella didattica in-
fantile della lingua straniera. L'osserva-
zione esplorativa dell'interazione bam-
bini-computer nel contesto di appren-
dimento della lingua inglese facendo
teatro ». Attualmente ha l'incarico di
docente di « Nuove tecnologie a servi-
zio dei processi di insegnamento/ap-
prendimento », di «Comunicazione e
società » e di « Lettura educativa del ci-
nema e della televisione » alla pontifi-
cia Facoltà di scienze dell'educazione
Auxilium di Roma e di « Glottodidatti-
ca infantile della lingua straniera » al-
l'università pontificia salesiana. Ha fon-
dato l'associazione senza scopo di lu-
cro « La Bottega d'Europa ,, per utenti
dai 5 ai 16 anni , che è anche centro
di ricerca e produzione di materiale
multimediale.
Ha pubblicato, per i paesi arabi, un
metodo di insegnamento delle lingue
francese, inglese e araba per i bambi-
ni della scuola materna « ICI JE VIS /
I LIVE HERE / ... (arabo) ». Con Giunti
Multimedia e Philips ha pubblicato un
CD-I dal titolo «EUROPEAN PARTY »,
in sei lingue, per home consumers dai
7 agli 11 anni. Ha pubblicato numerosi
articoli e recensioni per « Orientamenti
pedagogici» , rivista internazionale di
Scienze dell'educazione, pubblicata
dalla SEI. Attualmente stanno uscen-
do 11 articoli su « La vita scolastica »
di Giunti Gruppo Editoriale riguardanti
la glottodidattica infantile della lingua
straniera. È in via di pubblicazione il
primo libro cartaceo ed elettronico per
l'insegnamento della lingua inglese
nella scuola elementare.
Le linee filosofico-educative che so-
stengono il lavoro della Cangià, dedi-
cato principalmente a bambini e ragaz-
zi, si sintetizzano nell'uso non passiviz-
zante della tecnologia. In particolare,
ogni pacchetto multimediale si pro-
pone di rendere attivi i giovani utenti
perché chiede loro di "fare " e "realiz-
zare" compiti pratici e socializzanti.
o
l' interazione dei bambini con un iper-
testo: " Il mondo di Oz".
Aveva tentato, con esito fe lice, di
convalidare, attraverso un racconto
pieno di poesia e di fasci no , il valore
pedagogico/didattico della sua intui-
zione metodol ogica. Da allora il la-
boratorio/bottega sforna ogni anno
una nuova fia ba. I ragazzi apprendo-
no giocando co l computer. Imparano
a memoria le battute dei dialoghi , si
doc umentano sulle avventure de la
"S irenetta" o scoprono "Alice ne l
paese delle Meraviglie". Imparano le
danze e i canti de " La Bella e la Be-
stia" o si arrampicano fino ai tetti
ns GIUGNO 1995 - 19

2.10 Page 20

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Brevi--
AFRICA. Madre Marinella Ca-
stagno, superiora generale de lle
figlie di Maria Ausiliatrice, ha
visitato quest'anno i paesi più
poveri della zona est del Conti-
nente africano: Sudan , Etiopia,
Zambia. « La situazione è inde-
scrivibile », ha detto. Ma ha sot-
tolineato anche la speranza che
proviene da un a presenza tra
queste zone di estrema povertà.
Una presenza femminile corag-
giosa, che si affianca al corag-
gio di altri cristiani ugualmente
fo rti .
SUBIACO. Suor Maria Pia
Giudici ha partecipato a un con-
corso di poesia su l tema "don-
na" e ha vinto il primo premio,
un milioqe di lire, con la poes ia
Conchiglia di misterioso mare.
BANGKOK (Thailandia). La
banda degli allievi della St. Do-
minic School ha vinto la King 's
Cupe la medaglia d 'oro. È sta-
to anc he premiato il miglior
tamburino . Questo durante il
14° co ncorso nazionale delle
bande si nfonic he a fiato che si è
tenuto nel National Stadium di
Bangkok. Gli 80 elementi della
banda hanno lavorato duramen-
te, superando la fase distrettua-
le , provi ncia le e nazio na le.
« Con questa vittoria la banda
mantiene alta la tradizione mu-
sicale sa les iana », ha scritto il
giornale Udomsarn .
SA.O PAOLO (Brasile). È
uscito l'ottavo elisco che riporta
le 12 canzoni finaliste de l Fe-
stival giovanile Sacra-S0111. La
manifes taz ion e na sce da un
conco rso per g iovani autori e
interpreti su temi giovanili ed è
arrivata alla diciottesima edi-
zion e. li Festival è promosso
dall 'ispettoria Sao Paolo, che
per l' ultima edizione ha visto
partecipare giovani di 13 regio-
ni e ha avuto per terna quello
della solidarietà, in sintonia con
la campagna di solid ari età per
il 1995 promossa dai vescov i
del Brasile.
20 - GIUGNO 1995 BS
della Londra di " Oliver" . Possono
esprimere la loro voglia di fare , co-
struendo le varie scenografie, insie-
me con genitori e teachers.
E proprio nel fa re, si scoprono ta-
lenti. C chi, come Eleonora, dise-
g na tutte le storie c he costitui scono
il libro elettronico di ogni fiaba. C ' è
Roberto che compone musica col
computer. Tutti pezzi orig inali che
la dolcissima Susan insegna cantan-
do e ritmando . Non si tratta di cose
da poco, ma di elementi professionali
che serv irann o per ed itare il CD-
ROM presso case editric i di prest i-
gio. Ma dove è nascosta la tradizio-
nale noia da sc uol a?
Natalia ( 15 anni), che ha recitato la
parte cli Olive r dice: «Qu~nclo vengo
all a Bottega mi diverto. E bello sta-
re insieme. Ricordo che tornando dal
camposcuola d'inglese ho· pianto tre
giorni ». Anche Laura (11 anni) e Fla-
minia (8 anni ) condividono: « Qui
s' impara in a llegri a, è diverso dalla
scuola ».
Suor Caterina è convinta che "fa-
re cose con le parole" , coinvolgere i
sens i attraverso atti motori è la stra-
da "attraverso c ui la lingua matura in
un 'esperienza di tipo cele brativo".
Così si apre la porta segreta verso il
paese magico.
SISTER AMOREVOLEZZA
Clic, la foto li ha fissati in un mo-
me nto di espressività inte nsa. I ra-
gazzi stanno rec itando " Il libro della
g iungla", sono già nel mondo, altro,
della fantasia. Al di del computer
tra le q uinte s i confe1ma, qui e ora, la
grande intuizione educativa di Don
Bosco:_il valore ~el teatro cc_)lne ag-
gregazione, crescita, espressione to-
ta li z z a nte.
A La Bottega s i viaggia sullo stes-
so binario e si nav iga nella stessa dire-
zione per creare l'ambiente adatto.
« A ll ' inizio di tutto c lo stupore »,
scrive suor Caterina Cangià. « Questo
stupore e questa magia posso no esse-
re spinta al molto che seguirà e pren-
derà il nome di motivazione, coin-
vo lgimento, apprendimento ». Qui le
teachers hanno assunto il cuore del
metodo didattico, cioè puntare sul
positivo, sull a s impatia, su ll ' incontro.
Esistere e comunicare, secondo Bu-
ber, sono concetti inseparabili. Ed è
Gli allievi sono suddivisi
in dieci livelli. Sempre supportati
dalle nuove tecnologie.
appunto attraverso una qualità dico-
municazione che la lingua straniera
non viene più considerata so ltanto
una materia da insegnare, ma "come
sfida e chance per allarga re gli spa-
zi com unicativi ".
« Caricarmi di un 'autentica, costan-
te e leggibile amorevolezza è per me
la traduzione quotidiana del pors i in
dime nsione pe rsonali sta e dialog ica ,
nei confronti dei bambini-interlocu-
tori sui percors i della scuo la ». Que-
sta rivelazione cli suor Cateri na è al-
la base del sistema ed ucativo salesia-
no che s' incultura anche nei pro-
gramm i con supporti tecnologici e
ne diventa l' anima. L'amorevolezza,
l'ambiente familiare e comunitario
sono cors ie privilegiate dove gli in-
terlocutori stanno a loro agio.
E la sc uol a dei ragazzi diventa
scuol a per le teachers e per gli uni-
versitari , all ievi di suor Caterina che
qui fanno il loro tirocinio. In partico-
lare le suore studenti della pontificia
Facoltà di scienze del' educaz ione
Auxilium vedono qui delinearsi i nuo-
vi profili docenti. Scoprono inoltre
che La Bottega cl' Europa è una
scuol a di ling ue, un laboratorio tea-
trale, una centra le di nuove tecnolo-
gie multimediali. Ma soprattutto spe-
rimentano che l' amorevolezza è l'am-
biente essenziale di quella architettu-
ra didattica che rende il ragazzo pro-
tagonista dell'apprendimento.
Il futuro che si respira a La Botte-
ga sembra avere piccoli conto rni .
Dentro, comunque, c i sta una gran-
de passione: co ntagiare la sc uola
con la fe lic ità.
Graziella Curti

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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□[s lì'iJ~~ o~ [s□mr-n-~-rn-0-&-------------------------------
Libri novità a cura di Giuseppe Morante
L'AVVENTURA
DI DIVENTARE
CRISTIANI ADULTI
Teologia per giovani ani-
matori
di Riccardo Tonelli
Elle Di Ci , Leumann (To) ,
1994
pp. 136, lire 8.000
Il libro risponde ad un bi-
sogno di oggi: riflettere sulla
necessità di diventare adulti
nella fede , in una società
che offre una variegata mol-
teplicità di proposte religio-
se che spesso creano incer-
tezza e confusione in tante
persone. Tale situazione cul-
turale rende perciò necessa-
rio un discernimento perso-
nale, confrontandosi con la
proposta cristiana. Il cammi-
no proposto è semplice ma
impegnativo : scoprire la figu-
ra ideale del cristiano adul-
to ; individuare il cammino
per diventarlo; impegnarsi in
una esperienza matura di
vita quotidiana.
La riflessione vale per tut-
ti, ma è soprattutto per colo-
ro (gli educatori) che si met-
tono accanto ai ragazzi e
giovani per indicare la meta
della crescita cristiana.
lazione. Il suo messaggio pene-
tra come una lama di luce nel
buio di questo nostro mondo co-
sì travagliato dall'odio , dalla vio-
lenza, dal pregiudizio e dal di-
sprezzo per la vita umana. Con
parole semplici ma profonde , ri -
camate di immagini poetiche ,
lancia il suo messaggio che può
cambiare il mondo. L'amore di
relazione è un seme seminato
nel cuore di tutti , e che ognuno
può coltivare.
A PREGARE S'IMPARA
PREGANDO
di Rossi De Gasperis-Pacomio
Edizioni Paoline, Milano, 1994
pp. 198, lire 14.000
La preghiera è il respiro del-
l'anima, e, quando si prega in-
sieme sulla Parola di Dio, l'ani-
ma vive la sua avventura eter-
na. Questo respiro ha un suo ti-
rocinio ; cioè a pregare si impa-
ra. Gli autori descrivono incon-
tri di preghiera biblica, propo-
nendosi di favorire nei fedeli
l'accesso alla Parola di Dio , per
farvi specchiare la vita come
luce che fa vedere, camminare,
vivere nel misterioso quotidia-
no . E come itinerario offre an-
che uno strumento per aiutare
il cammino : una scheda di ap-
profondimento per la preghiera
personale e la condivisione.
llfrnard Gols• . Marrlne Oloch
in9uietanti
adolescenti
CAPIRLI PER AIUTARLI
piacente per gli adolescenti ,
una ricetta semplicistica a uso
di educatori. Ha tuttavia un'am-
bizione: rispondere alle doman-
de che gli uni e gli altri si pon-
gono, ovviamente per ragioni di-
verse .
IL RITORNO DEL PROFETA
di Anonimo
Elle Di Ci , Leumann (To), 1995
1) L'istruzione del cuore
pp. 126, lire 10.000
2) I segreti dell'amore
pp. 128, lire 10.000
atlrrfce <Ile di cl
INQUIETANTI ADOLESCENTI
Capirli per aiutarli
di Bernard Golse-Martine Bloch
Elle Di Ci , Leumann (To), 1994
pp. 304 , lire 24.000
L'anonimo autore di questi li-
bretti profeticamente nasconde
sotto una sigla (Am-Re) la forza
vitale che sta alla base di ogni
esperienza umana: amore e re-
Riflettendo su documenti clini-
ci (lettere, brani di diari) , gli au-
tori esaminano una serie di pro-
blemi adolescenziali frequenti e
tuttavia complessi, riuniti attor-
no ai temi del corpo, dei dinami-
smi psicologici dell'io, del com-
portamento .
I commenti permettono di ca-
pire meglio che cosa succede
ai ragazzi di questa nostra com-
plessa società ed offrono a co-
loro che vivono con loro (geni-·
tori, catechisti, educatori, inse-
gnanti) degli aiuti per superare i
momenti difficili.
È da precisare però che il li-
bro non è uno specchio com-
IU
DEL
PRoFE'm
!DIIIICl!l11.EIJl1
IL MONDO L'UOMO
L'ETERNO
di Pietro Rossano
Edizioni Dehoniane, Roma, 1995
pp. 190, lire 20.000
La riflessione di questo bibli-
sta affronta i temi più cari alla
formazione e alla cultura cristia-
na (di oggi e di sempre): l'uo-
mo nella Bibbia, la visione di-
sincantata del sapiente israeli-
ta, il Cristo prefigurato nell'Anti -
co Testamento, il mistero della
sua risurrezione, il martirio cri -
stiano, cultura e messaggio cri-
stiano a confronto , la sfida del
secolarismo, la libertà religiosa.
Sono argomenti trattati in for-
ma colloquiale e familiare, ma
ricchi di approfondimenti che ri -
velano la "parola di Dio come
lampada che brilla nel luogo
oscuro" della vita umana.
Il volumetto appare come uno
strumento utile per chi vuole en-
trare nel mondo della Bibbia,
senza perdere di vista la vita e
la cultura attuale, e vederne at-
tualizzato il messaggio.
BS GIUGNO 1995 - 21

3.2 Page 22

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ANNO DELLA TOLLERANZA La situazione dell'immigrazione in Italia. Il ruolo
/NUOVI
POVERI
di Silvano Stracca
Intervista a mons. Belotti
della Fondazione
"Migrantes". «Tra i paesi
europei industrializzati
siamo quelli che hanno
meno stranieri», afferma.
I talia, paese meno "multirazziale"
e più scarso di appeal nei con-
fronti dei poveri del mondo? Secon-
do il ministero degli Interni sembre-
rebbe di sì. Infatti, gl' immigrati ex-
tracomunitari con regolare permes-
so di soggiorno al 31 dicembre del-
1' anno scorso erano 779.607 , rispet-
to agli 834.451 della fine del 1993.
Oltre 900 mila gli stranieri
in Italia con regolare permesso
di soggiorno. Africani, asiatici,
ma anche ex-jugoslavi e albanesi.
Una perdita complessiva consisten-
te, verificatasi soprattutto in alcune te il problema immigratorio: "Stra-
aree del Centro Nord. Tra le cause nieri o fratelli?". Nei decenni ' 80 e
del decremento c la crisi economi- '90 aumentano sempre di più fino a
ca che ha inciso non poco anche raggiungere i 920.394 alla fine del
sulle speranze di chi in Italia cerca 1994. Questi i soggiornanti in Italia
lavoro. Ma, nonostante il calo nu- con un permesso regolare. Gli irre-
merico, iI problema dell 'immigrazio- golari o clandestini sembrano rag-
ne resta per molti versi drammatico. giungere la cifra di 300-400 mila.
Ne parliamo con monsignor Bartolo Ognuno poi la gonfia o la diminui-
Belotti, direttore della Fondazione sce a seconda del proprio tornacon-
« Migrantes », l'organismo della Con- to politico o sociale.
ferenza episcopale per l'assistenza Anche se il numero degli immigra-
pastorale ai migranti.
ti è per noi rilevante, in percentuale
non raggiunge il 2 per cento della
popolazione. Tra i paesi europei in-
IL DUE PER CENTO
dustrializzati siamo quelli che han-
. no meno stranieri. Si può dire che
tutte le regioni e città sono toccate
Può tracciare un quadro generale dal fenomeno. Con maggior proble-
del.fenomeno immigratorio in Italia ? matiche: Milano, Roma , Torino, Fi-
« In Italia avvertiamo il fenomeno renze, Napoli, Palermo, Mazara. Con
al suo nascere negli anni 1970. Di- un po ' di buona volontà e con una le-
fatti la Chiesa italiana celebra una gislazione seria è un fenomeno con-
giornata con una tematica riguardan- trollabile e regolabile.
22 - GIUGNO 1995 BS
Intolleranza verso gli immigrati.
Manifesti a Torino.
Il gruppo più forte è quello dei tu-
nisini, seguono i filippini , i senega-
lesi, i marocchini, gli algerini. Tra
gli europei: quelli della ex Jugosla-
via e gli albanesi».
Che cosa accomuna gli immigrati
extracomunitari?
« La povertà dei paesi di origine
che li ha spinti a cercare lavoro e sus-
sistenza altrove. La partenza e la ne-
cessità sono contrassegnati da sogni
a occhi aperti. Credono di trovare in
Italia o in Europa il paradiso terre-
stre, ma non è sempre così. La stra-
da che li attende è in salita e irta di
difficoltà di ogni genere. Per altri il
motivo è la guerra, la situazione po-
litica tesa e pericolosa».

3.3 Page 23

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degli organismi ecclesiali e delle famiglie religiose.
ANCHE NOI POPOLO
MIGRANTE
l'apertura delle frontiere di un ex
paese cl' emigrazione come il nostro
ha coinciso con l' emergere di feno-
meni cl' intolleranza . Quali?
«Fenomeni di intolleranza verso le
minoranze ci sono e ci sono sempre
stati in Italia e altrove. Pensiamo al-
i' atteggiamento critico e sovente di
tensione delle popolazioni del nord
verso quelle del sud; alle incompren-
sioni che si creano a causa delle dif-
ferenze linguistiche; alle posizioni
dure che i cattolici assumevano - og-
gi meno - verso chi professa un cre-
do diverso, ecc.
li popolo italiano - popolo migran-
te - sa bene cosa vuol dire razzismo,
xenofobia, rigetto dello straniero.
Sembra però che la scuola non gli sia
molto giovata, almeno non a tutti,
anche se questo non deve far con-
cludere che l' intolleranza è un feno-
meno generalizzato nella nostra pe-
nisola. Certamente · l'aumento della
popolazione immigrata ha creato si-
tuazioni di di sagio e qua e là di ten-
sione e di violenza ».
In che misura l'intolleranza è ri-
coffegabile offa congiuntura econo-
mica, offa disoccupazione?
« Una situazione di agio, di tran-
quillità economica, di lavoro sicuro,
All'ufficio immigrati di Milano.
Un punto di raccolta.
Quasi tutti giovani.
rende meno tesi i rapporti con gli "al-
tri", mentre ogni tipo di sofferenza
morale o fisica, cerca facilmente ne-
gli "altri " il capro espiatorio, il re-
sponsabile, il nemico. Questi "altri "
sono quanti godono meno diritti; gli
stranieri per esempio visti e conside-
rati piL1 come stranieri che come po-
veri. Torna comodo giustificare, o me-
glio collegare, l' intolleranza al feno-
meno della disoccupazione e della
crisi economica, che non dipendono
esclusivamente dalla presenza degli
immigrati. Tutti sanno che i posti oc-
cupati dagli immigrati non sono am-
biti dagli autoctoni. L' intolleranza ha
radici più profonde: viene da un cuo-
re capace di apprezzare la presenza
del diverso e del povero solo quando
si ha bisogno di lui e quando questi
è lontano. Non è così che si misura
il grado di solidarietà ».
LE COMUNITÀ
ECCLESIALI
Cosa fa con,cretamente la comunità
ecclesiale per l'accoglienza sul piano
materiale?
« Guai se non ci fosse la comunità
ecclesiale per gli immigrati! È stata
la prima ad accorgersi di loro, a farsi
vicina, come samaritana, ad assisterli
Tipofogi.1 c.• cnmo(ogi.i clcì flussi 1111);r,11ori
Anni d nqu;1111a:
la ricos1ru1.ionc
posll ,cllic;,
I 1it:t111giungimcnti
fomi liari
1\\11ni oua nIa-11uvanI.1:
i 110twi Oussi
IJS GIUGNO 1995 - 23

3.4 Page 24

▲back to top
Roma. Alla festa dei popoli
in parrocchia.
secondo le proprie capacità. È prati-
camente impossibile enumerare le
iniziative ai vari livelli. A livello par-
rocchiale sono innumerevoli i gesti
di solidarietà, che si possono generi-
camente così enumerare: prima ac-
coglienza, emergenza, alloggio prov-
visorio, pasti , case di accoglienza,
luoghi d ' incontro, ecc. A livello dio-
cesano si moltiplicano le ini ziative
de lla Caritas e di altre istituzioni per
trovare lavoro, per regolare i posti
di ritrovo, per creare cooperative, ecc.
A titolo privato non pochi si aprono
all'accoglienza di famiglie e di sin -
gol i gara ntendo alloggio e lavoro ».
E che cosa creare per una vera
cultura de l 'accog lienza?
« Innanzitutto vanno ribaditi alcuni
princìpi-valori sull a persona che ri-
teniamo scontati in teoria, ma in pra-
tica sono facilmente calpestati: ugua-
le dignità della persona autoctona e
straniera e rispetto dei suoi diritti
umani , civili e reli g iosi. La comuni -
civile e reli g iosa deve poi adope-
rarsi, e lo sta lodevo lmente facendo ,
anche se con fatica, per creare consa-
pevolezza che il diverso porta sem-
pre ricchezza; per evidenziare che la
società monoculturale , monorazzia-
le, oggi non es iste più: quindi l' a-
pertura al dive rso, garanzia cli armo-
ni ca convivenza, è condizione sine
qua non; per educare fin da lla scuo-
la alla co nosce nza clell '"altro" e alla
disponibilità ad accoglierlo; a impar-
tire una catechesi rispettosa del mi -
grante; a porre come singoli e come
comunità segni ev identi di accoglien-
za e di so lidarietà».
Ci si preoccupa anche cieli' evan-
gelizzazione di questi immigrati, pur
nel rispetto delle loro com inzioni re-
ligiose?
24 - GIUGNO 1995 IJS
« La Chiesa anche se si preoccupa,
più di ogni altra istituzione, dell 'a-
spetto assistenzia le e caritativo, non
può fermarsi ad esso. Si è sempre
preoccupata della fede ciel migrante,
dandogli come guida e compagno di
viaggio, un sacerdote che possibil-
mente sia della stessa lingua e cultura.
Nella chiarezza e nel rispetto delle
altrui credenze un po ' ovunque si
stanno facendo incontri di riflessione
su tematiche di interesse comune con
impegno di concretizzare iniziative
comuni, come pure momenti di pre-
ghiera che fanno ri saltare ciò che spi-
ritua lmente ci unisce. La presenza
degli immigrati ci "dovrebbe" aiutare
a testimoniare meglio la nostra fede e
a saper guardare con riconoscenza la
testimonianza che essi ci offrono ».
Le radicate convinzioni religiose
di alcuni immigrati possono essere
di stimolo per le comunità cristiane
arricchendole e rinno vandole?
« L' immigrazione va considerata
per la Chiesa in Italia un grande "se-
ono dei tempi ", una forte chance,
~onché uno stimolo. La cristianità
italiana, vecchia di 2000 anni , manca
di spinte salutari e rischia, minat_a
com dal! 'i ndividualismo, consumi-
smo e indifferentismo, di spegnersi ,
di perdere grinta e influenza. Parec-
chie comunità di immigrati vivono
con freschezza la loro fede. Anche i
musulmani ci danno fotti stimoli nel-
l'attuazione di alcuni messaggi so-
vente dimenticati : la preghiera, il di-
giuno, la so lidarietà, la conoscenza
della Paro la, la fedeltà alla pratica re-
lig iosa».
LA FAMIGLIA SALESIANA
L' immirvazione può essere uno
stimolo i~ particolare per la Fami-
glia Salesiana, spingendola a rin-
novare spirito e strutture?
DISTRIBUZIONE DEGLI STRANIERI
PER SESSO E PER FASCE DI ETÀ AL 31/12/94
Oali del Ministero dell'Interno
COMUN ITARI EXTRACOMUNITARI
Anni
Masdhl Femmine Maschi Femmine
0/6
7/ 14
15/ 18
Totale
Minorenni
19/40
4 1/60
61. ..
Totale
Adulti
Totale
286
516
231
395
547
685
1064
1596
2660
30.594 48.362
16.577 17.119
11.351 14 . 124
56.522 79.605
138.127
140.787
Comunitari
4661
4 709
4271
4387
6551
5967
15.483 15.063
30.546
326.985 235.827
79.273 64.605
20.856 21.515
427.114 321.947
749. 061
779.607
Extracomunitari
33.206
887.188
920.394
Generale
1. I dati si riferiscono agli s1ranieri presenti in llalia con
regolare permesso di soggiorno. Non includono gli ir•
regolari né gli slranieri che hanno ollenuto c111admanza
ilaliana probabilmente i bambini nali in llalia e non
ancora 0iscrilti nel permesso di soggiorno dei genitori.
2. I minorenni sono una modesta minoranza, ma si regi-
stra di anno in anno un continuo aumento in numero
assoluto e in percentuale.
{Fon/e: Migronres)
« La Famiglia Sa lesiana, come tutti
g li istituti e le congregazioni con fi-
nalità missionaria, può fare molto.
L'esperienza acquisita all 'estero può
ri sultare preziosissima se messa a
servizio delle comunità cattoliche im-
migrate nel nostro paese. La missio-
ne viene a noi , e noi dobbiamo saper-
la accogliere e debitamente affronta-
re. A Roma, per esempio, molti isti-
tuti (sa lesiani , appunto, e combonia-
ni , scalabriniani, gesuiti, monforta-
ni, cappuccini , ecc.) aprono le loro
case e mettono a disposizione sacer-
doti o fratelli laici per l'assistenza
spirituale e materiale deg li immigra-
ti. Così in tante altre città d'Italia.
Se poi penso che la congregazione
sa lesiana è aperta in modo speciale
ai oiovani e alle loro problematiche,
no; posso fare a meno di creder~ che
l' immigrazione è per essa una sfida e
un richiamo forte ad affrontare le
moderne e vecchie povertà: la droga,
che sta lacerando le giovani genera-
zioni degli immigrati, la prostituzio-
ne maschi le e femminile, i giovani
immigrati in carcere, i ragazzi del la
strada. Sono problemi che fanno ve-
nire i brividi, ma è il terreno prefe-
renziale sul quale penso - da esterno
e da profano - un moderno san Gio-
vanni Bosco chiamerebbe a impegno
i suoi figli. Non dico di abbandonare
i fio~(i delle famigl ie italian. e. , .che.
pure stanno diminuendo, dati 1 ntm,
della attuale denatalità, ma di preve-
nire con una azione profetica, il de-
generarsi di una presenza a rischio ».
Silvano Stracca

3.5 Page 25

▲back to top
l'intervista a Guido Josìa scenografo
Il film è leggero e spumeggiante. Al di là della contrastata messa in scena
di un'opera teatrale negli anni '20, è in gioco una rappresentazione della vita.
L e recenti vicende familiari del regista potevano cui Allen riesce a vedere il lato debole dell'uomo, senza
spegnerlo come uomo e come uomo di cinema. condannarlo. Condividendone i drammi. È l'intelligenza
Invece è saltato fuori questo film , candidato a sette di chi conosce a fondo l'animo umano e lo vede con
Oscar. Un film divertente e riuscito, degno del miglio- realismo e tolleranza. C'è nel film la solita filosofia di
re Woody Allen.
Allen : ti vedo come sei e ti accetto. Ci scherza sopra,
Certo, è un film che incoraggia il mondo del cinema, un
artista ritrovato . Ciò che mi ha colpito di più , oltre al-
l'ottima confezione, è la tematica -di fondo , il dilemma
centrale uomo-artista, il pa-
rallelo tra l'arte e la vita di
tutti i giorni . Il teatro della
sdrammatizza, forse per il desid~rio di essere lui stesso
visto e accettato così come è. E l'uomo di cultura che
fa scattare non tanto una risata liberatoria, ma ironica,
che ti rappresenta come
sei, per farti ridere di te
stesso e migliorarti.
vita e ~uello del palcosceni-
co ... E un film autobiogra-
fico e intelligente, come è
sempre stato del migliore
Woody Allen . Un film ame-
ricano, che rappresenta pe-
rò la problematica dell'uo-
mo di ogni continente.
importante essere ar-
tisti, ma prima bisogna es-
sere uomini": potrebbe es-
sère questa la morale del
film ? Goffredo Foti dice
che il film un messaggio
chiaro contro gli scarsi
talenti ". Il protagonista è
Il film è stato definito "uno
specchio del nostro vivere
quotidiano di quell'immen -
so palcoscenico che è l'esi-
stenza" (Enzo Natta) .
un autore mediocre, ma
che in fondo ha una sua
autenticità. Per arrivare al
successo dovrà piegarsi a
molti compromessi. .. E al-
la fine non ci sta.
dttvpipbCceagpprmaneiiaaignrrrrrbtoodzeeeoeaamocamsidussstnscohliaipteectèhed,neaieaeginneiienfopbrrtottgiAntcgeeaeoaliandilaolaalàlneicfleidcnenritstol.rsilloicedmneolato~atanaEisaal,clcedmiarveevèmeèltiDleiiiavinntbsvttpauicoaatelpiteiscoaaamorv,.rsutcoarnteroitnsenhdaieeipCadaptoeegn,pe.ditnr'qlziirèeirritsloetcouiIàefe'ionsiauhvlevsmcnmsolrnerrlloteooolaiaafemo.elinsmpeltpallritooaiIs-,--pd---rl.ptpirilseeiuctscaoietcàmnmh.toiaeoO,TCCdvtNPidnoiaargalheidaaolWulnlauecllscccnoaizotlsoeoraatzeniyfoptnzrfooPsiedeifcUtclorrcaoyegraeohlnelsl,imansAemensdoDlutaltiienoafslniaiielamnaBmldltmnanec.egrcp.onroolFC:hgiaCe,n,afodeioiroodDltiWmammosunwiscganim.iaeiJlunrysaoitnsitfh(beisUeanduScaaiilW:oSaocereeJCtnCcA,dmoilieulseealbho''saost1artrnannttal9tir,aoloat.knt9lCuJitaz,s4deoIueanilg)tiolsna,tlllapWneePiani,aakiosofldlsaeemucoiponrbacadeccaTh.yrietfieitlrallialltytA'alàuigi,.,lolilel-e'miunl,oout,imppmccaiohhcaree,eontvApuccmrnIililisihoneom'ldtèèeulcrfàtimer,iuaa,,ohlatanmiad-pcemnincsurepenhpetsheooudeicetsrisèeremenehrceoetnncmosaernounruoeeooen,iuoeno.nofsm,npimnmm:usdltaaIeaccaetilnsaao'airresnireentmasvespritmsicaolrcedt.euptratedhcliiuiaigiesoeo.ÈlciintontrforrpsaaeSaecemtmecepaitr.eev:rtceodii,onsasrtùhiisvo,laitcst'eeeoaeltcoDe'biciacmrdnhmcreoaturseeooeoèe-----iii
can~ella l'uomo, non è più arte . L'artista in fondo chi
" Si ride molto: con piacere, con abbandono, con gu- è? E un uomo che avendo più sensibilità, più umanità,
sto... », ha scritto Lietta Tornabuoni.
ne trae ispirazione per l'opera d'arte.
Si ride per intelligenza, acutezza, per la profondità con
o
/JS GIUGNO 1995 - 25

3.6 Page 26

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Il consigliere regionale per paesi di lingua inglese.
DEARFATHER
MARTIN!
././Era nato in Scozia father Martin e aveva
, , da un paio di mesi compiuto 70 anni.
Nella sua famiglia, oltre alla sorella suor Geor-
gina, figlia di Maria Ausiliatrice, consigliera g~-
nerale per la pastorale giovanile, un fratello si
era fatto gesuita. Lui divenne salesiano a 19
anni, prete dieci anni dopo. Trascorse poi gran
parte della sua vita in case di fonnazione: per 11
anni fu maestro dei novizi , 12 anni con i post-
novizi, 4 anni con i teologi. «Ebbe sempre una
grande attenzione alla persona. In lui prevaleva-
no l'umanità e la facilità ali' incontro», dice il vi-
cario generale don Juan Vecchi, ricordandolo.
«Conserverò sempre il giudizio prudente e mi-
surato, una speciale predisposizione al dialogo».
Nel 1984 venne eletto al Consiglio generale,
"regionale" per l'Africa meridionale, I' Austra-
lia, il Canada, la Gran Bretagna, l'Irlanda e gli
Stati Uniti . Fu confermato nell ' incarico sei anni
dopo, sempre circondato da grande simpatia e
stima. I salesiani inglesi lo avevano eletto per
ben tre volte loro delegato ai Capitoli generali
20, 21, 22.
Fu un uomo di profonda e genuina spiri-
tualità. San Francesco di Sales più di altri lo
ispirò nel suo vivere quotidiano. E san France-
sco di Sales, ma anche il suo patrono san Matti-
no, furono le sue devozioni . Con don McPake
la convivenza comunitaria era gradevole e
ricca. Era scozzese e si vedeva: amava l'allegria
e la compagnia. «Era sensibile, fine, umano »,
aggiunge don Vecchi. «E sapeva riconoscere la
cultura. Una cultura senza frontiere: apprezzava
in modo particolare il mondo francese e l'Ita-
lia ».
Aveva una grande simpatia per il beato Michele
Rua, successore di Don Bosco, che aveva tenuto
i contatti con i primi salesiani in Gran Bretagna.
Di don Rua conservava con cura un centinaio di
lettere originali, e a lui si era affidato durante la
malattia.
« Ero un povero e piccolo ragazzo quando
sono entrato nella congregazione salesiana.
Sempre, e ora in particolare, tutti hanno avuto
cura di me! », confidava alla sorella Georgina.
«Se Gesù mi chiede di andare verso il tunnel
della sofferenza, prega ora perché abbia il corag-
gio di farlo ». E faceva riferimento all ' ultimo
anno della sua vita, passato in gran parte ali' o-
spedale o a letto. Due operazioni, tanta sofferen~
za, ma anche un'insistente speranza di guarire,
una gran voglia di ritornare in comunità e di ri-
prendere il lavoro. Invece il Signore lo ha chia-
mato con sé di mattina, il martedì dopo Pasqua.
26 - GIUGNO 1995 ns
Don Martin McPake in una delle sue visite
ai salesiani della California.

3.7 Page 27

▲back to top
LEUMANN (Torino) . È
dedicata a Gesù Cristo
primo Evangelizzatore la
nuova cappella dell'Editri-
ce LDC e del Centro Ca-
techistico. Come si vede,
l'originale linea architet-
tonica della chiesa è stata
real izzata all 'interno di
due ali di palazzo dell'edi-
trice.
LEUMANN (Torino). Molti
hanno contribuito alla
realizzazione di questa
nuova cappella: la comu-
nità salesiana commit-
tente, ìl progettista, il direi-
tore dei lavori, il costrut-
tore, il personale che l'ha
realizzata. Sono riusciti a
dare forma a un luogo di
preghiera in un ambiente
di lavoro.
LEUMANN (Torino) . Il di-
rettore don Angelo Viga-
nò (a destra), con padre
Costantino Ruggeri di
Pavia, che l'ha progettata
e impreziosita con le sue
vetrate , l'altare, l'ambo-
ne, la cattedra. La cap-
pella è stata inaugurata
dal Rettor Maggiore.
LEUMANN (Torino) . ·.. La
chiesa deve essere un
luogo in cui la gente entri
anche solo per la bellez-
za, e una volta entrata
senta qualcosa del miste-
ro che essa tenta di espri-
mere », ha detto il cardi-
nal Saldarini. Nella foto ,
la comunità salesiana in
preghiera.
ZAMBIA. Madre Marine!-
. la Castagno ha inaugu-
rato il Laura Vicufia
Center a Kasama. Nella
foto è con l'ispettrice
suor Geraldine Reakes,
don Piotr Boriczka, supe-
riore della circoscrizione
SDB e alcuni salesiani di
Lusaka.
ROMA . Il presidente
Scalfaro ha ricevuto il 22
febbraio scorso don Raf-
faele Farina, rettore del-
l'UPS, preside e profes-
sori dell'istituto superiore
di Latinità (facoltà di Lette-
re cristiane e classiche)
nel 31 ° anniversario di
fondazione. Il cordiale in-
contro si è concluso con il
canto gregoriano dell'Ave
Maria.
IJS GIUGNO 1995 - 27

3.8 Page 28

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di Teresio Bosco
ccDON BOSCO Ml LAVÒ
I PIEDI NEL CilOVEDÌ
SANTO>>
« S ono Giovanni Villa, d'anni
55 , nativo di Ponderano
(Biella), confettiere (= dolciario) con
esercizio (= azienda, negozio) pro-
prio. Ho conosciuto Don Bosco nel
luglio 1855 in Torino (aveva 16 an-
ni). Però ne avevo già sentito parla-
re. Il mio parroco aveva detto in una
predica che molti dei giovani che
andavano a Torino per fare il mu-
ratore, nelle feste si trovavano in pe-
ricolo e senz'assistenza. Ora egli
sapeva che un buon prete giovane
si era messo a raccogliere tutti quei
poveri giovani e mentre dava loro
campo a divertirsi, li istruiva e li trat-
teneva onestamente . Ci raccoman-
dò di fare un'abbondante elemosina
per aiutarlo.
Da quel momento desideravo cono-
scerlo, e tre anni dopo, venuto a To-
rino per circostanze di famiglia , mi
sono fatto premura di andare a tro-
varlo . Da allora non mancai mai di
frequentare l'Oratorio festivo, ed ebbi
sempre modo di parlare con Don
Bosco ».
chi poteva avvicinarlo e baciargli la
mano. Diceva una parolina nell 'o-
recchio che faceva una santa im -
pressione ».
PIY SI FACEVA CHIASSO,
PIU ERA CONTENTO
« Don Bosco dava ai giovani la co-
modità di divertirsi , di giocare, di
cantare, scorrazzare, suonare ... Più
si faceva chiasso nel cortile e più
ne era contento . Quando vedeva
che eravamo alquanto malinconici,
o anche non troppo vivi, egli stesso
si dava attorno per rianimarci con
mille industrie, con giochi nuovi, per
cui noi tutti eravamo pieni di con-
tentezza. E quando veniva il tempo
opportuno, egli suonava il campa-
nello o lo faceva suonare, cessava
in un istante ogni gioco e ci porta-
vamo in chiesa ».
PANI, SALAMI E BOTTIGLIE
APPESE
MAMMA MARGHERITA
« Ho conosciuto la madre di Don
Bosco, che noi giovani dell'Oratorio
chiamavamo Mamma Margherita.
Era il tipo di una buona massaia, di
spirito veramente cristiano . All 'Ora-
torio faceva veramente l'ufficio di
una buona e pia madre, e in essa
noi giovani avevamo confidenza filia-
le. Tutti eravamo molto edificati dalle
sue virtù .
In quel 1855 vidi Don Bosco attor-
niato da circa 200 giovani interni;
alcuni dei quali già chierici, e da un
600 giovani esterni che frequenta-
vano l'Oratorio festivo. Quando Don
Bosco veniva in cortile , tutti ci as-
siepavamo attorno a lui , fortunato
28 - GIUGNO 1995 IJS
« In alcune feste dava a tutti cola-
zione con pane e salame. Ricordo
che un anno, nella festa dello Sta-
tuto , perché noi non andassimo in
città a prendere parte a divertimenti
pericolosi , comprò salami , pane e
piccole bottiglie di vino, e appese
tutto a una corda . Poi disse : "Un si-
gnore mi ha dato qualche cosa per
far un po' d'illuminazione per la fe-
sta dello Statuto. E io ho pensato di
comprare questo per voi. Ora ognu-
no estrarrà un numero: il primo pren-
derà il pane, il secondo il salame, il
terzo la bottiglietta del vino ". Cosl
abbiamo fatto , e per gruppi di tre ,
lieti e contenti facemmo merenda.
Con queste industrie egli ci chia-
mava attorno a sé ».
IL SEGRETO DI DON BOSCO
« Mi ricordo che nel 1862, trovan-
domi in Osimo nel 10° fanteria (per
il servizio militare) fui interpellato da
un buon prete giovane di colà, don
Salvatore, qual segreto avesse Don
Bosco per attirarsi il cuore dei gio-
vani così potentemente, e mi inca-
ricò di chiederglielo . Venuto poco
dopo in licenza, gli riferii l'incarico
ricevuto , e Don Bosco mi disse che
non lo sapeva, e che quel buon p~e-
te, se amava Dio, sarebbe pure riu -
scito meglio di lui.
Il metodo di educazione di Don Bo-
sco era tutto paterno. Insomma era
un padre amoroso in mezzo ai suoi
figli. Li assisteva continuamente egli
stesso , e non potendo, incaricava
altra persona di sua fiducia, o chie-
rici o laici ».
GIOVANNI VILLA
DOLCIARIO
Giovanni Villa, da Ponderano
presso Biella, nacque nel
1839. Emigrato giovanissimo a
Torino in cerca di lavoro, andò
a cercare Don Bosco e fre -
quentò il suo Oratorio festivo
per undici anni. Si confessò da
lui per tutto quel tempo . Tor-
nato a Biella, incontrò nuova-
mente Don Bosco che lo invitò
ancora a Torino. Qui riprese a
frequentare l'Oratorio e Don
Bosco, mentre si faceva una
bella posizione come dolciario.
Divenuto padre di famiglia, po-
se due figli nel collegio salesia-
no di Lanzo. Aiutò anche finan-
ziariamente Bosco , che gli fu
paternamente riconoscente.
Testimoniò al "Processo di san-
tità" di Don Bosco sotto giura-
mento dal 16 al 26 gennaio
1894. I giudici ecclesiastici fu -
rono i canonici Carlo Moroz-
zo , Marco Pechenino, Gaspa-
re Alasia. Le sue testimonian-
ze sono contenute nel mano-
scritto del Processo Ordina-
rio, copia pubblica, nei fogli
1505-1555.

3.9 Page 29

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DON BOSCO IN PRIGIONE?
« Nel 1860 Don Bosco ebbe una
perquisizione domiciliare per opera
del Governo , il quale credeva che
Don Bosco tramasse qualche cosa
contro lo Stato. (Era appena finita la
seconda guerra d 'indipendenza, e
gran parte dello Stato Pontificio si
staccava dal Papa e veniva annes-
so al Piemonte) . Si sparse la voce
in Torino, portata dai giornali, che
Don Bosco era stato messo in pri-
gione. Alla domenica io corsi all'Ora-
torio, e lo trovai in chiesa che con-
fessava. Dopo pranzo vi tornai pre-
sto per vederlo e sentire da lui quel-
lo che gli era successo. Don Bosco
era attorniato da un duecento gio-
vani circa, e ricordo che disse: "In
Torino dicono che Don Bosco è in
prigione, e invece Don Bosco è qui
prigioniero in mezzo ai suoi giovani".
I miei compagni poi mi narrarono
che vi erano state varie guardie di
questura e un delegato, che entraro-
no nella sua camera, e rovistarono
ogni cosa, però invano ».
UN FALÒ DI LIBRI CATTIVI
IN CORTILE
«Tutte le opere di Don Bosco ave-
vano unicamente questo fine: la sal-
vezza delle anime. Difatti teneva nel-
la sua camera un cartello su cui ave-
va scritto a grossi caratteri : Da mihi
animas, coetera talle (Dammi le ani-
me e prenditi tutto il resto), e questa
massima Don Bosco ce la spiegava
sovente.
Ricordo che nell'anno 1859 veniva
all'Oratorio un giovinetto il cui pa-
dre faceva il mestiere di vendere in
città dei giornali quasi tutti cattivi ,
contrari alla santa religione. Don Bo-
sco odiava questo mestiere, perché,
come ci diceva, con esso si coo-
pera direttamente al male . Perciò
un giorno si recò dinanzi al banco
dei giornali tenuto da quel padre, e
tanto disse e fece che lo persuase
a farsi cedere tutti quei libri e gior-
nali cattivi, che erano bibbie dei pro-
testanti e libri e giornali cattivi. Se li
fece portare all'Oratorio , e in con-
traccambio gli mandò un'altrettanta
quantità, un carretto , di libri buoni ,
tra quali il Giovane Provveduto , Il
Cattolico, (manuali di preghiere e di
vita cristiana scritti da Don Bosco)
e opuscoli delle Letture Cattoliche
(mensili di lettura cristiana e diver-
tente). Di quei libri dei protestanti e
giornali cattivi, Don Bosco ne fece
poi un mucchio nel cortile dell'Ora-
torio, e li incendiò e ridusse in cene-
re alla nostra presenza ».
QUANDO Ml LAVÒ I PIEDI
« Si conosceva da tutti che egli cam-
minava alla presenza di Dio . Un
mio compagno mi diceva un giorno
che non si poteva negare, nel con-
I Un disegno di Alarico Gattia.
Dalla traduzione francese
del fumetto "Storia di Don Bosco"
(di Bosco-Gattia, LDC) .
templare Don Bosco in tutto il suo
esteriore contegno , che fosse sem-
pre per così dire in faccia a Dio.
Sempre raccomandava a noi giova-
ni la stessa cosa , ossia l'esercizio
della presenza di Dio. Voleva che
tutti i giovani s'accostassero con fre-
quenza ai sacramenti della Peni -
tenza e della Comunione, ed egli si
prestava volentieri .a confessarci ,
impiegando varie ore successive.
Chiamava pure in aiuto vari sacer-
doti estranei, ma la maggior parte
desiderava confessarsi a Don Bo-
sco ,I ed io stesso pe( poter confes-
sarmi al mio turno, ho dovuto varie
volte aspettare sino alle 1O di sera.
Nella Settimana Santa celebrava
egli stesso le sacre funzioni. Face-
va pure la lavanda dei piedi, e una
volta fra i dodici giovani scelti fui
pure io chiamato da lui medesimo,
e ricordo che egli fece quella lavan-
da con uno spirito di fede , umiltà e
semplicità, che inteneriva e com-
moveva i nostri cuori.
Lo sentii più volte dire : "Che piacere
quando saremo tutti in Paradiso! ".
Egli mi diresse spiritualmente per
undici anni , e se attualmente sono
quel che sono e per riguardo al-
l'anima e per la posizione, devo tut-
to a Don Bosco ,, .
o
IJS GIUGNO 1995 - 29

3.10 Page 30

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In Angola, tra scenari di povertà e diffidenza. Il lavoro tra giovani,
COSTRUIRE LA PACE
DOPO GLI ACCORDI
Intervista al brasiliano
Joaqufm Gomes,
da sei anni missionario
in Angola. Una guerra
cl.hgew. nvaornu.h. a risparmiato
La riorganizzazione
della pace, le priorità
pastorali.
L'INTERVISTA
Sei anni di presenza missionaria
nella città di Luena, ali' interno del-
!' Angola. Ti hanno certo lasciato
tracce profonde e forti .. .
Nei tre primi anni a Luena, ho avu-
to il compito di coordinare la pasto-
rale giovanile nella parrocchia e col-
laborare alla stessa pastorale a livello
diocesano. Il contatto diretto e gior-
naliero con i giovani, sia nella sede
parrocchiale che nei diversi quarti<::ri ,
fu molto interessante. I migliori ri-
cordi si riferiscono al "fa.re insieme",
I I brasiliano don Joaqufm Maurf-
cio Gomes da Cruz ha lasciato la
missione di Luena in Angola, dopo
nessuno pare reagire di fronte ai se-
gni della fame , la denutrizione, le
malattie, la presenza di un gran nu-
alle attività sportive, al teatro, ai riti-
ri, ai corsi per leader, agli incontri
diocesani , ai contatti con i giovani
più lontani, alle campagne ecologi-
che, alla fabbricazione di mattoni per
il quartiere più povero e alle tante al-
averci lavorato per sei anni. Ora si mero di miserabili di tutte le età. Di tre attività apostoliche. I raduni setti-
trova a Roma per un corso-formato- fanc iulli e giovani ai quali manca tut- manali con i vari gruppi erano uno
ri. Dopo una breve sosta nella sua to. Don Joaqufm parla tranquillo e spazio privilegiato perché i g iovani
patria, ora ritorna in Africa.
. pacifico. La sua simpatica figura di riflettessero e comunicassero le loro
Prima della pmtenza lo abbiamo missionario e la vitalità dei suoi qua- inquietudini e aspirazioni anche a li-
intervistato. Nelle sue parole si sente rant'anni o poco più, sottolineano, vello soçio-politico.
da vicino la dura cronaca di questi con movimenti pacati, le sue consi- · Il protagonismo giovanile si ma-
anni, in un ' Angola dove guerra e derazioni. Ora che in Angola l'assur- nifestava nei raduni mensili della
speranza di pace si mescolano in mo- da e stupida guetTa fratricida è finita, commissione parrocchiale della gio-
do drammatico. Oggi l'Angola è una siamo in attesa di nuove prospettive. ventù: i giovani stessi con le loro
nazione immersa neila miseria. Più Anche per la missione salesiana.
discussioni e proposte si coinvolge-
30 - GIUGNO 1995 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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resi incerti e privi di prospettive a causa della guerra civile.
Dondo (Angola). Ragazzi
della parrocchia salesiana
N.S. del Rosario.
vano nell'evangelizzazione degli al-
tri giovani. Qualcuno di loro oggi si
è fatto salesiano, dando una svolta
sicuramente positiva a questo lavo-
ro. Negli ultimi tre anni come parro-
co ho avuto la fortuna di lavorare
con i laici in una dinamica crescente
di partecipazione corresponsabile. È
tanto il volume di lavoro che si so-
no assunti con responsabilità, tanta
la loro dedizione. Questa è stata una
delle gioie più grand i: partecipare
con i laici a impiantare il Vangelo in
questa zona.
I momenti più difficili sono da
collegare alla guerra, soprattutto nel
suo .rincrudire del '91 e del '93. In
queste due occasioni siamo stati ob-
bligati ad abbandonare la casa e la
missione a causa dei bombardamenti
e a trovare rifugio con la popolazio-
ne in un posto più sicuro. In pratica
si bloccarono tutte le attività pasto-
rali. Diventò routine convivere col1'i
fanciulli denutriti, con adulti che ave-
vano perso le loro case, con giovani
timorosi di essere portati via per en-
trare nell 'esercito e partecipare alla
guerra.
Si dice che la cultura angolana sia
eminentemente "comunitaria". Tutto
si fa a partire da consultazjoni e in-
sieme si decide il da fare. E così an-
che nel' attività pastorale?
Si è fatto un grande sforzo per in-
tegrare nella prassi pastorale questo
ANGOLA,
PASSI VERSO LA PACE
Fine gennaio 1994 - Il governo
angolano di Eduardo Dos Santos e il
movimento guerrigliero dell'Unita di
Jonas Savimbi raggiungono l'accordo
sulla futura composizione dell'eserci-
to e delle forze di polizia.
6 febbraio - I combattimenti intor-
no alla città di Kuito provocano 175
morti. Governo angolano e Unita si ac-
cusano reciprocamente di boicottare
il processo di pace .
10 febbraio - Il Consiglio di sicu-
rezza chiede al governo di Luanda e
all'Unita un maggior impegno per il
cessate il fuoco e il raggiungimento di
un accordo di pace, entro il quadro del-
la risoluzione dell'Onu. In primo luogo
chiede di sospendere immediatamen-
te tutte le azioni di offensiva militare
da ambedue le parti. Rivolge un appel-
lo alle agenzie umanitarie internazio-
nali per accrescere gli aiuti.
22 febbraio - Stasi nelle trattative
di Lusaka. L'Unita chiede al governo
angolano una paritaria partecipazio-
ne nelle imprese strategiche, banche
e compagnie aeree, controllo dei porti
principali e posti-chiave nella gestio-
ne del potere, compresa la Segrete-
ria di stato.
valore cultural e che favorisce la
corresponsabi lità del gruppo. Lo ab-
biamo fatto in parrocchia, tramite il
consiglio pastorale, che rappresenta
i diversi settori, e nei consigli delle
comunità che, simile alla tochta
(1{jango) tradizionale, giudicano la
vita e i problemi della comunità nel-
1'ottica evangelica.
LA GUERRA E I GIOVANI
Quali sono stati i problemi più sen-
titi dai giovani in questi anni?
I giovani sono vissuti nell ' incer-
tezza e nella mancanza di prospetti-
va riguardo al futuro per via della
guerra, e questo ha portato gravi pro-
blemi che hanno compromesso le
loro giuste aspirazioni. Soprattutto i
3 marzo - Un aereo C-130 Hercu-
les del Programma mondiale per l'ali-
mentazione (Pam), carico di aiuti, vie-
ne incendiato nell'aeroporto di Ma-
lange.
7 marzo - Unita e governo angola-
no, raggiunto l'accordo su 12 dei 17
punti in agenda (compreso il ruolo
dell'Onu nella supervisione della ri-
strutturazione delle forze di polizia e
l'aiuto umanitario almeno per due an-
ni dopo il cessate il fuoco, a tre milioni
di persone) affrontano il nodo crucia-
le della riconciliazione nazionale e del-
la spartizione del potere.
20 novembre - Ancora una volta
viene siglato il cessate il fuoco tra il
governo di Eduardo Dos Santos e
l'Unita.
8 febbraio 1995 - Una forza di in-
terposizione delle Nazioni Unite ritor-
na in Angola per garantire il cessate il
fuoco e per contribuire alla prepara-
zione delle elezioni politiche previste
nel 1996. Verranno impiegati per due
anni 6.450 caschi blu forniti dal Brasi-
le, Uruguay, India, Pakistan, Roma-
nia, e Zimbabwe. Sarà avviata anche
un'operazione di sminamento (si
stima che in Angola siano dissemina-
te 1_0 milioni di mine).
(Fonte: Nigrizia)
Luena (Angola).
Missione cattolica salesiana.
ns GIUGNO 1995 - 31

4.2 Page 32

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Fatti-&---.
Persone
COLLE DON BOSCO. Il Con-
fro nto '95 si terrà nei giorni 9-15
agosto al Colle e si concluderà a
Torino-Maria Ausiliatrice. Sul te-
ma " .. .per 11arrare una sroria che
co11tinua", si confrontera nno due-
mila giovani dai 18 ai 27 an ni .
30/40 gli animatori , scelti tra i
partecipanti e che si ritroveranno
alcuni giorni prima per curarne la
preparazione. «Sarà un 'esperien-
za forte di spiritualità giovanile
salesiana vissuta insieme», affer-
ma la circolare cli convocazione,
« un 'opportunità per rendere piì:1
visibile il dono che si è alla Chie-
sa e nell a Chiesa, un rilancio cli un
ulteriore camm ino da compiere in
com unione ».
BANGALORE (India). L 'UNI-
CEF e il governo indiano hanno af-
fidato al BOSCO (Bangalore Oni-
yavara Seva Coota - un progetto
salesiano che si occupa del ricupe-
ro dei ragazzi della strada), l'orga-
nizzazione di una serie cli incontri
per la fo rmazione cli ufficiali e
agenti di polizia che gestiscono i
problemi dei ragazzi e dei giovani
e che sono a diretto contatto dei
ragazzi della strada, specialmente
dei piccoli criminali . «Questo cor-
so cambierà un po ' alla volta i me-
todi brutali della polizia contro i
bambini », ha affe1mato George
Kollashany, fondatore ciel progetto
BOSCO, alla conferenza stampa cli
presentazione.
SPAGNA. Il Bollettino Sales iano
spagnolo ha pubblicato una lunga
intervista a don Santiago Marti-
nez, da 5 anni direttore della rivi-
sta Ju ventud Misionera, che fe-
steggia i 70 anni cli uscita. « Don
Bosco fu animato sempre da una
grande pass ione per le missioni »,
ha detto, «e i suoi immediati suc-
cessori, don Rua e don Rinalcli , lo
seguirono in questo impegno. Don
Rinaldi nel gennaio 1923 fondò la
rivista Gioventiì Missionaria. Due
anni dopo usc iva l'edizione spa-
gnola ». Ora le rivi ste sono diven-
tate due: Misiones Salesianas, con
una tiratura di 95 mila copie, e Ju-
ventud Misionera, di 9 mil a co-
pie. Sempre piì:1 curati i servi zi,
grazie alla coll aborazione cli tanti
corrispondenti presenti in ogni par-
te ciel mondo.
32 - GIUGNO 1995 ns
I Kuito (Angola). Giovani pastori
mutilati per lo scoppio delle mine.
In Angola sono sepolte milioni
di mine, e sono migliaia le vittime.
maschi si sono trovati nella quas i to-
talità a non poter più andare a scuo-
la. Hanno dovuto fo rzatamente ab-
bandonare i libri e imbracciare le ar-
mi . Sono stati presi e inviati in altre
province per combattere. Una volta
nella truppa, lon tan i dalla loro terra
di orig ine e dalla loro fa mi gli a, mol-
ti si sono vist i abbandonati a l loro
destino e si sono dati al bere, all a
droga, alla prostituzione e al furto .
La guemt ha portato con la cor-
ruzione e non ha ri sparmiato i gio-
vani , corrompendone i valori mora-
li; attirando li con l' attrattiva de l-
l' immed iato, del guadagno faci le, la
ricerca dei piaceri, l' indiffe renza da-
vanti alla realtà sociale, l'estensione
dell 'aborto. Nel campo religioso i
giovan i si sono trovati di fronte al
problema cli integrare la fede con ciò
che faceva no , vivendo in pratica una
doppia vita.
L'ATTIVITÀ DEI LAICI
Neg li anni della guerra in Angola
l'azione pastorale ha trovato certo
grandi d('ff'icoltà . Cosa potrà essere
fatto ora?
È sempre possi bile fare qualcosa.
La situazione di g uerra ha fa tto
che tutti cercassero sfrade altern ati -
ve per la pratica pastoral e. L' attività
de i laic i ha dimostrato che è poss i-
bile fare molto , anche se il contatto
con la gente è diventato più diffici-
le . So cli parecchi laici che in vista
della situaz ione politica sono stati
obbli gati a rifug iarsi nell ' interno del-
la provincia, nei boschi ; e fan no ger-
mogli are la Paro la cli Dio in villaggi
dove da vent' anni i cristiani non ve-
devano il mi ss ionario; sono a fa re
catechesi, a formare catechi sti , a ra-
dunare la gente per far sentire il Van-
g e lo.
Quando av remo la vera pace, sarà
necessario programmare di nuovo,
insieme ai laic i, per affrontare le prio-
rità pastorali che non sono poche.
Quale altra impressione persona-
le puoi trasmetterci sulla presenza
salesiana nella diocesi di Luena?
Nella diocesi si apprezza molto il
lavoro che noi salesiani facc iam o.
Chi è ven uto prima di noi ha contri-
buito molto perché il ca ri sma di Don
Bosco fosse acco lto con simpatia e
apprezzato. Tocca a noi dare conti-
nuità a questa immagine positiva che
ess i hanno costruito con ze lo instan-
cab il e e con creatività.
Eclmundo Valenzuela

4.3 Page 33

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di Jean-François Meurs
MA L'AMICIZIA
È QUALCOSA DI PIÙ
11 postino ci viene spesso a salu-
tare al mattino, alla fermata del
bus. È un uomo davvero simpatico
e in fondo si vede bene che sta al
gioco e si diverte a vedere la nostra
impazienza quando ci porta le let-
ter~ che ci scriviamo tra amici. Co-
me sempre, la maggior parte sono
per Mirella. Questa mattina erano
cinque. È una campionessa della
posta del cuore. Il postino vuole un
bacetto pér ogni lettera. Lei paga
molto volentieri, e noi ci scherziamo
sopra, facendo un po' di cine.
Una volta nel bus, a seconda dei
giorni, la tattica è diversa. A volte re-
siste il più a lungo possibile al desi-
derio di leggere le lettere. Le gira e
rigira. Spesso ci sono già dei mes-
saggi sulla busta, dei cuoricini , op-
pure: "A pagina 2, messaggio impor-
tante". Spesso lei non resiste al de-
siderio e apre tutte le buste in fretta,
si sprofonda nella lettura e non si
cura più di noi. Ogni tanto si mette a
ridere divertita. Ma più spesso si chi-
na sulle pagine e il suo volto spari-
sce dietro i suoi lunghi capelli. Si ve-
de solo un dito che fa ruotare una
ciocca di capelli.
QUANDO C'È STATO UN WEEK-
END AL DON BOSCO, tutti se ne
accorgono: la settimana dopo c'è il
pieno di corrispondenza. Ogni volta
ci si scambia le impressioni, si com-
menta ciò che si è provato di pro-
fondo nei carrefours, nei momenti di
preghiera, o nel "a due a due", quan-
do si parte senza scegliersi per cer-
care di dire il più possibile su un te-
sto del Vangelo o anche per parlare
della propria vita cristiana.
Le lettere di Mirella non sono soltan-
to delle lettere di compagni-compa-
gne: sono lettere di amicizia. Sono
piene di segreti , vale a dire di cose
che si possono solo dire ai propri
amici, è sempre un rischio parlare
senza maschere.
I COMPAGNI SONO COME LE BI-
BITE che prendi al distributore auto-
matico. L'amicizia invece è come
una sorgente che scopri nelle mon-
tagne o in un bosco al momento in
( ("
At-1!
l
~
'-
\\
~éJj\\t'> QUESTA E'
6-IOUA !
~/
rr
'~~
lllht.
"
cui tu hai molta sete: hai camminato
a lungo, eri sicuro di trovarla, ma
non era obbligatorio, quindi è come
la fede. Quando la trovi, è un dono,
quasi un 111iracolo. Lei spezza la
roccia ed è per te. L'acqua traspa-
rente lascia passare i raggi del sole.
L'amicizia è sempre una nascita. E
per una nascita ci vuole un minimo
di fiducia. A scuola si possono ave-
re un sacco di compagni. Si va e si
viene come al fast-food . Dici buon-
giorno, come va , tu sai già tutto ,
allora cominci a parlare di calcio, di
automobili, o del film del giorno pri-
ma, ogni incontro è mandato giù
più in fretta di un hamburger e mez-
z'ora dopo hai di nuovo fame. Si
passa dall'uno all'altro e ciò che ci
si scambia sono solo delle scioc-
chezze, perché abbiamo tutti paura
l'uno dell'altro, non si sa se ci si
può davvero fidare. In fondo è lo spi-
rito del preservativo: ti proteggi sem-
pre un poco, perché tu non sai. Tu
puoi fare l'amore centinaia di volte
con un preservativo, ma non nasce-
rà mai un bambino. L'amicizia è co-
sì. Tu puoi incontrare centinaia di
volte i compagni , e non passa nien-
te. Non è un avvenimento. Se vuoi
far nascere un amico, si deve an-
dare con lui senza schermi. Se ci
credi, è un avvenimento. lo con Giu-
lia, la nostra conversazione è sem-
pre nuova, ho l'impressione dièam-
biare amica ogni giorno , visto che
non conosco mai il testo in anti-
cipo. E poi lo imparo a memoria!
ALL'ULTIMO WEEK-END sono ve-
nuti anche Valeria ed Elena. E ab-
biamo davvero fatto la loro sco-
perta. Siamo insieme ogni giorno in
classe , ma non sapevamo vera-
mente chi fossero, ciò che pensa-
vano, come vivevano le cose. Han-
no avuto il coraggio di aprirsi e ora
le vediamo con occhi così diversi
da prima. Soprattutto sono loro stes-
se a sentirsi diverse. Erano delle
compagne, ma ora c'è qualcosa di
nuovo che è appena nato. .
Il postino ha portato due lettere per
Elena. Lei si era fatta dei comples-
si, credeva che non avrebbe mai
avuto degli amici.
.Per oggi mi fermo qui. Vado a rileg-
gere la lettera di Giulia.
D
BS GIUGNO 1995 - 33

4.4 Page 34

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MESSICO Monsignor Sanchez, da 25 anni vescovo nella prelatura mixepolitana
IL SORRISO
DEL VESCOVO
A capo di una comunità
ecclesiale missionaria,
il vescovo ha portato
il sorriso e la speranza
tra gente che vive
in una povertà secolare.
di Angelo Botta
'/ Nebbia, acqua, fango e una
<~ miscela di tutte e tre, ecco il
clima in cui viviamo. Da noi infatti
si dice che le quattro stagioni sono
una de agua, una de niebla, una de
lodo y otra de todo », completa mon-
signor Braulio Sanchez, passando al-
lo spagnolo.
Messicano e salesiano, monsignor
Sanchez ha appena definito il clima
della prelatura mixepolitana, posta
nel territorio di Oaxaca. Aggiunge:
« Siccome le abitazioni della nostra
gente sono povera cosa, con questo
tipo di stagioni ci piove dentro e si
soffre il freddo, il caldo, l'umidità ».
Gli dico: «Senza dubbio lavorate
in una zona diversa da Città del Mes-
sico, famosa in tutto il mondo per le
meraviglie che offre. E l'acqua cor-
rente in casa?».
« Non c'è. Però arriva ai villaggi
grazie all'abbondanza di sorgenti na-
turali. Ciò che adesso hanno tutti è la
corrente elettrica ».
TRE ETNIE ORIGINALI
Monsignore è venuto a Roma per
la periodica "visita ad limina" in Va-
ticano. Giovanile ed energico a 72
anni, fu lui ad iniziare, insieme a un
salesiano laico, la presenza salesia-
na cli Tlahuitoltepec. Il caratteristico
nome sciogli lingua non è spagnolo
ma della parlata del luogo, abitato
da mixes, chinantecos e zapotecos,
tre etnie originali della nazione. A
loro Giovanni Paolo II ha detto,
quando è stato laggiù: «Nelle vostre
persone vedo con gli occhi della fe-
de le generazioni di uomini e donne
che ci hanno preceduto nella storia ».
34 - GIUGNO 1995 BS
Il giovanile sorriso
di mons. Sanchez,
da 25 anni vescovo missionario.
Monsignor Sanchez è con loro or-
mai da 32 anni e nel maggio scorso
ne ha fatti 25 come vescovo. «Non
siamo diocesi. Occupiamo una super-
ficie di diecimila chilometri quadrati
sulle montagne, con 200 mila abitanti
molto sparsi. Le parrocchie sono se-
dici , affidate a un totale di 24 sacer-
doti, a una trentina di suore e a un
migliaio di catechisti ».
Nell'intervista che ci ha concesso,
monsignor Sanchez spiega che cer-

4.5 Page 35

▲back to top
di Oaxaca, tra mixes, chinantecos e zapotecos.
BS
Catechiste di Totontepec. A loro è affidata
la catechesi dei villaggi.
Tlahuitoltepec. Padre José Luls Escobar.
La gente è buona, la loro fede ha radici antichissime.
Nella diocesi vi sono 23 figlie di Maria Ausiliatrice
e 21 salesiani. Ma incominciano le vocazioni
per Il clero diocesano, anche tra gli indigeni.
I Tlahuitoltepec. Le case sono povera cosa:
ci piove dentro, si soffre il freddo, il caldo,
l'umidità.
cano di prepararli bene, questi cate-
chi sti - uomini e donne - , perché
soltanto loro riescono a raggiunge-
re, in forma capillare, anche gli ulti-
mi ranchos. « La gente è buona, ha
radici antichissime nelle terre dei
loro antenati, ha ricevuto la fede da
santi evangelizzatori c inque secoli
fa. Ma a causa della scarsità di preti
si sono prodotte devi azioni nella vi-
ta cristi ana. Adesso noi incrementi a-
mo la catechesi, abbiamo messo in
atto successivamente due piani pa-
storali , ne prepariamo un terzo nel
Sinodo in corso, che chiuderemo a
febbraio del 96 ».
Missioni mixes.
Diecimila chilometri quadrati
tra le montagne.
NIENTE INDUSTRIA,
POCA AGRICOLTURA
« Dei sacerdoti , 21 sono salesiani »,
gli dico. « Sì. Ma incominciamo ad
avere preti diocesani , tre fi nora. Ci
sono 23 fi glie di Maria Ausiliatrice
e suore di altre congregazioni, tra le
quali le clarisse francescane che alla
prelatura assicurano la presenza mis-
sionari a contemplativa».
I problemi che dovete afji-ontarè?
«Tanti. Forse il principale è la po-
vertà, perché su quelle montagne è
poco ciò che si riesce a produn-e. Una
pove1tà secolare, tradizionale, carat-
teri zzata dall 'assenza di industrie ed
espo1tazione, aggrappata a una agri-
col tura di sopravvivenza. Nella parte
bassa, dove è possibile l'allevamento
del bestiame, questa attività è in ma-
JJS GIUGNO 1995 - 35

4.6 Page 36

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GRUPPO
MISSIONI
GESÙ E GU INDIFFERENTI
7-11 luglio 1995
Il mondo più estraneo alla Chiesa è
oggi il mondo degli indifferenti.
Com(è annu nciargli il Vangelo? Ri-
spondono: don Marco Granara e
l'esperi enza dei "cammini cli ricer-
ca" .ciel Centro Banchi cli Genova
(Dall'indifferenza ai valori) - don
Oscar Battaglia, biblista dell'Isti-
tuto teologico cli Assisi: lettura ciel
Vangelo cli Luca, sperimentazione
cli metodologie e strumenti di ricer-
ca biblica: studio ciel "contesto im-
mediato e remoto".
«COME RICOSTRUIRE
LE COSCIENZE
E LA "CITTÀ" »
OGGI IN ITALIA?
12-16 agosto 1995
Con mons. Ribolcli , vescovo cli
Acerra e don Chino Biscontin,
direttore di Servizio della Parola.
Don Adriano Tessarolo, biblisra
cli Vicenza: lettura del Vangelo di
Luca, strumenti cli interpretazione
della bibbia conìunicati ai laici per
la conoscenza e l' annunc io della
Parola.
I LAICI NELLA NUOVA
EVANGELIZZAZIONE
E NELL'IMPEGNO
POLITICO
I8-22 agosto I995
Incontro ecumenico con la parteci-
pazione della dott. Aija Kaarti-
nen, pastore della Chiesa luterana
finlandese, cli suor Cristiana dello
Spirito, clarissa cli S. Colette, cli Ri-
naldo Canalis della Fraternità della
Speranza, SERMIG, cli Torino.
Per adesioni e ul!eriori
informazioni:
06081 ASSISI
Cas. Post. 94
Tel. 075/81.32.31
36 · GIUGNO 1995 BS
no ad altri, non agli indigeni, e a volte
nascono lotte ».
Pensiamo al Chapas, zona messica-
na della quale da mesi parlano gior-
nali e radio. Oaxaca non è entrata in
una simile spirale di violenza male-
detta e speriamo che non abbia a spe-
rimentarla mai.
Come vi governate?
« Abbiamo 25 municipi , di dimen-
sioni assai ridotte se si esclude Ayu-
tla con i suoi tre-quattromila abitanti.
I paesi sono dispersi, le strade di ten-a
battuta non facilitano i collegamenti.
Si viaggia a piedi, o su camion gene-
ralmente senza sedi li e che ai passeg-
geri riservano la parte posteriore. In
alcuni settori l'unica via di comuni-
cazione è offerta dal fiume».
IL FUTURO
È DEI GIOVANI
Dalle statistiche vediamo che i ra-
gazzi costituiscono una percentuale
molto elevata de!Ia popolazione.
Come sono le scuole?
«I municipi mantengono la scuola
elementare nei centri di qualche im-
portanza, 50-60 bambini, general-
mente con più di un maestro in ogni
scuola. Poche le medie. Adesso lo
stato ha iniziato alla TV, su circuito
nazionale, una serie di lezioni di alfa-
betizzazione affinché tutti imparino
lo spagnolo. Prosegue con le medie ».
Non è un quadro molto stimolan-
te. E voi che cosa.fate?
« I risultati delle scuole di paese
sono insoddisfacenti e, inoltre, forse
il novanta per cento dei giovani non
pensano neppure a fare le medie. Fi-
nite le elementari, tanti se ne vanno
a Oaxaca, Puebla e altre città a in-
crementare la massa degli spostati.
Noi siamo interessati a una educa-
zione profonda, che dia importanza
anche ali ' aspetto religioso, che leghi
le nuove generazioni alla loro terra.
Vogliamo giovani che diventino pro-
motori di progresso nelle loro comu-
nità. Allora abbiamo messo in piedi
I"'IMCI Don Bosco" ([MC! = lnsti-
tuto para Mejoradores de las Comu-
nidades lndigenas) , un insieme di
centri per la formazione di leader.
Raggruppiamo un totale di mille al-
lievi nelle elementari e poco più di
300 nelle medie ».
Fate scuola al mattino e al pome-
n.ggw. .?
« . E siccome abitano a tre, quat-
tro o cinque chilometri di distanza, .
sono semiconvittori e hanno il pran-
zo a scuola. Altri, di famiglie ancora
più lontane, sono interni».
Per questi, anche colazione e cena.
A loro spese ?
« Alcuni arrivano con un po ' di
granoturco e fagio li , altri po1tano
qualche so ldo: un appo1to simbolico.
Al resto dobbiamo pensare noi e le
assicuro che 1300 minestre al giorno
con qualcosa che le completi, tutti i
giorni, non sono un problema da po-
co. Per questo dico che sono figlio di
Don Bosco ma devoto di Don Busco,
che in spagnolo significa uno che cer-
ca: cerco continuamente benefattori ».
Questo vostro lavoro finisce con
le medie?
«Mai più! I migliori vanno avanti:
siamo riusciti a formare dei leader
impegnati e capaci. Inoltre abbiamo
già sacerdoti, religiosi e suore indi-
geni, anche se non è facile. Per la
nostra gente è importantissimo spo-
sarsi, una persona non ha peso nella
comunità se non è sposata, vedono il
celibato come sistema di vita che
appartiene a un altro mondo».
Stamane lei è stato dal Papa. Le ha
detto qualcosa?
« Ci incoraggia a proseguire nel no-
stro lavoro. Gli ho parlato anche del
Sinodo, e lo ha benedetto. Conosce a
fondo le nostre difficoltà, ci aiuta in
molte maniere ma specialmente attra-
verso ·la Congregazione per la propa-
gazione della fede. Lo sentiamo vici-
no. Nell ' ultima visita alla mia patria
ha detto agli indigeni: «Siate voi gli
artefici instancabili del vostro svilup-
po integrale: umano e cristiano».
Giovanni Paolo II sa che cerchiamo
di mettere in pratica proprio questo
programma, ed è contento ».
Angelo Botta
Mons. Braulio Sanchez
Prelatura Mixepolitana
/-ler6ico Colegio Militar , 721
Col. Reforma
68050 OAXACA Messico

4.7 Page 37

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a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
Dopo un accurato esame
da parte dei teologi, avve-
nuto il 29 novembre 1994 e
dopo un successivo esame
da parte dei cardinali avve-
r UNAMORTE
SERENAMENTE
CRISTIANA
Un mio cognato, pur essendo
un uomo molto buono e incline
a far del bene a tutti , era però
abitualmente lontano dai Sacra-
menti. Era cresciuto in una fami -
glia cristiana ma la sua vita si
era orientata man mano in altra
direzione : aveva optato per la
massoneria. Alla fine dello scor-
so anno si è ammalato di diabe-
te. Le cose sono subito precipi-
tate tanto da rendersi necessa-
ria un'amputazione. Devota co-
me sono di padre Rodolfo Ko-
morek ho messo l'ammalato
sotto la sua protezione e ho
chiesto soprattutto il ritorno ai
sacramenti. Un giorno portai a
mio cognato un 'immagine del
servo di Dio. Egli la ricevette con
gioia e con lede , il che mi fece
molto· sperare . Qualche giorno
dopo cercai un sacerdote dispo-
nibile a fare una visita all'amma-
lato e disporlo alla Confessione.
Quando questi arrivò , la gioia di
mio cognato fu grande e sorpre-
se tutti noi. Lo accolse escla-
mando: « Lei è la persona che
più desideravo vedere! ». Si è
confessato e poi ha voluto la co-
munione e l'unzione degli infer-
mi . Dieci giorni dopo subiva il
difficile intervento chirurgico che
lo portò alla morte. Ma il suo spi-
rito era ormai in pace con Dio.
Morì recitando il Padre nostro
insieme a mia sorella.
Lyette Palma do Marco Bassine/lo
Piracicaba, SP, Brasile
nuto il 14 marzo , Giovanni
Paolo Il ha emesso il De-
creto sulla eroicità delle vir-
del Servo di Dio RODOL-
FO KOMOREK (1890-1949),
che d'ora in poi viene chia-
mato Venerabile. Fattosi sa-
lesiano quando era già sa-
cerdote nella sua Polonia,
fu inviato in Brasile dove la-
vorò sino alla morte senza
più tornare in patria. Figu-
ra di grande asceta e dedi-
to a penitenze straordina-
rie , ha goduto vasta fama
di santità, avendo avuto an-
che poteri taumaturgici. La
gente lo chiamava "il pa-
dre santo".
Riportiamo alcune delle tan-
te grazie che continuano a
essere attribuite alla sua in-
tercessione.
r UN TERRIBILE
INCIDENTE
Un mio zio ha avuto un incidente
molto grave , sbattendo violente-
mente con la moto su cui viag-
giava. Era ormai in coma. lo l'ho
affidato subito a padre Rodolfo
Komorek verso il quale ho sem-
pre nutrito tanta devozione . E
anche questa volta il servo di
Dio ha superato ogni nostra
aspettativa perché lo zio è usci to
dal coma e si è ristabilito così
bene da riprendere la sua vita
normale. Una guarigione da giu-
dicare veramente straordinaria!
Maria das Neves F. Cavalcanti
Carpina, PE, Brasile
r UNA NASCITA
PROBLEMATICA
Al quinto mese di gravidanza è
stato necessario sottopormi ad
un intervento chirurgico per
asportare una cisti. Ho avuto
tanta paura per la creatura che
portavo in me. Mi son rivolta con
fiducia a padre Rodolfo Ko-
morek chiedendogli che nulla di
male capitasse al mio bambino.
Così in realtà è avvenuto, perché
non solo tutto andò bene ma il
mio recupero fu - secondo i
medici - eccellente . Ma le diffi-
coltà non erano finite. Al momen-
to del parto, le cose si sono ina-
spettatamente complicate al
punto da procedere al parto
cesareo. Vissi momenti di paura
e ancora una volta mi rivolsi al
servo di Dio. Oggi ho una bella
bambina sana e vivace che co-
stituisce tutta la nostra gioia.
Maria do Carmo
da Costa Caribé
Sao Paulo, Brasile
r HADORMITO
TUTTA LA NOTTE
La febbre di mio figlio , che io at-
tribuivo ad una normale influen-
za, aumentava di giorno in gior-
no. Gli occhi man mano si arros-
savano e per di più cominciava a
rifiutare il cibo . Ricoverato in
ospedale le condizioni sembra-
rono peggiorare. Abbiamo cam-
biato clinica. La cura si era fatta
molto intensa. lo davanti a tutte
quelle medicine fui colta da tanta
preoccupazione . Quel giorno
pregai con profonda lede padre
Rodolfo Komorek , di cui porto
sempre con me l'immaginetta .
Gli chiesi che facesse cessare il
vomito e guari sse mio figlio.
Questi dormì profondamente per
tutta quella notte. Al mattino, con
l'immaginetta sul petto, si svegliò
visibilmente migliorato. In pochi
giorni riacquistò la sa lute di
prima .
Maria Nogueira dos Santos
Manaus, AM, Brasile
r DUEVOLTE
ASCOLTATA
Cinque anni fa , le radiografie
accusarono l'esistenza di "chi -
stosistose". Le cure ordinatemi
sembravano del tutto inefficaci.
Ricorsi con fiducia a padre Ro-
dolfo Komorek che ho consi -
derato mio particolare protetto-
re . Mi recai sulla sua tomba e gli
chiesi la grazia della guarigione.
Quando alcuni giorni dopo ripe-
tei gli esami , il risultato fu pro-
prio quello desiderato.
In un 'altra circostanza affidai a
padre Rodolfo mio figlio assalito
da forti coliche renali dovute a un
calcolo . E già si parlava di in-
tervento chirurgico. Una notte in
cui i dolori erano molto forti rin-
novai la mia supplica a padre
Rodolfo perché guarisse mio
figlio rendendo inutile l'intervento
chirurgico. La nostra gioia fu
grande quando al mattino se-
guente constatammo la fuoriu-
scita del calcolo. Ho fatto cele-
brare una santa messa in ringra-
ziamento .
Ariete Gonçalves Araujo
Cruzeiro, SP, Brasile
r UN PRETE
Ml HA PRESO
IN BRACCIO
Una bambina di sette anni che
non sapeva nuotare è caduta in
mare in un posto dove questo
era molto profondo . Per tre ore
circa la bambina è rimasta im-
mersa nell'acqua senza che la
si potesse rintracciare. I familiari
(dieci persone) visti vani tutti i
tentativi si sono raccomandati a
padre Rodolfo Komorek per-
ché facesse apparire la bambi-
na, anche se morta. Dopo tre ore
questa è apparsa su un 'altra
spiaggia abbastanza lontana.
Presa in braccio, la bambina ri-
peteva continuamente: « Sono
annegata, sono annegata! ». Ep-
pure non aveva ingurgitato ac-
qua ed era in perfetto stato di sa-
lute. Contenta e vivace come è
sempre stata, non sapeva dare
altra spiegazione che la se-
guente: « Un prete mi ha preso in
braccio ». E di sicuro era stato
padre Rodolfo!
Suor Emilia Michielin FMA
Sao José dos Campos, Brasile
r MIERA
SCOMPARSO
TUTTO
Nel settembre scorso, in una vi-
sita medica, mi fu riscontrato un
nodulo al seno: mi fu ordinato di
fare una radiografia , poi una
cura per due mesi e successiva-
mente non sarebbe stato impro-
babile un intervento chirurgico.
lo mi sono recata subito alla tom-
ba di padre Rodolfo Komorek
e gli ho chiesto che facesse
scomparire questo nodulo prima
del tempo fissato per la radio-
grafia. Rinnovai questa visita sul-
la tomba del servo di Dio, tutti i
giorni sino al 3 ottobre , quando
recatami a fare la lastra si potè
constatare che non c'era più
alcun nodulo.
M. Auxiliadora F. Nogueira
Sao José dos Campos,
SP, Brasile
Per la p11b/Jlicazio11e non si
1ie11e conio delle leuere 11011
firmal e e senza recapiio. Su
richiesta si potrà omei/ere
I' i11dicazio11e del 110111e.
JJS GIUGNO 1995 - 37

4.8 Page 38

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LE OPERE La prima casa per minori in Polonia gestita dai salesiani. Tutto
QUELLI DEL PALAZZO
di Waldemar Massel
Sono 36 ragazzi
dagli 11 ai 18 anni.
Hanno trovato una casa
e un centro educativo
che si occupa
del loro avvenire.
Trzciniec (Polonia). La palazzina
oggi, vista dal parco.
Trzciniec (Polonia). Si rimette
a posto la casa.
nel 1992 una comunità-alloggio -
"Dom Mlodziezy sw. Jana Bosko" a
Trzciniec, a nord-ovest della Polo-
nia.
IL 11P/CCOLO M-3"
G li anni antecedenti alla seconda
guerra mondiale sono stati anni
molto favorevo li per i salesiani in Po-
lonia. Essi potevano con tranquillità
svo lgere la loro missione tra i gio-
vani aprendo diverse opere di tipo
educativo (scuole, internati, oratori).
La situazione venne a cambiare radi-
calmente quando i comunisti saliro-
no al potere. Negli anni '50 essi chiu-
sero tutte le scuole e le altre opere
educative gestite dai religiosi. I qua-
rant'anni del governo comunista han-
no obbligato alcune congregazioni a
38 - GIUGNO 1995 BS
ridimensionare la propria mi ss ione,
e in alcuni casi a chiudere del tutto.
Così avvenne anche per i sa lesiani,
che dovettero " ritirarsi" nelle pairnc-
chie (eccetto la scuol a professionale
di Oswiecim-Auschwitz), dove con-
tinuarono come poterono la missio-
ne di Don Bosco.
Il crollo del muro di Berlino ha ria-
perto di nuovo ai salesiani la possibi -
lità di lavorare con i giovani, e non
solo in ambiente parrocchiale. Sono
state riaperte le scuole, gli internati,
gli oratori e altre opere, tra le quali
La storia cli ques ta casa inizia a l-
cuni anni prima, quando la Signora
Zofia Langows ka, un 'educatrice di
Czaplinek, chiamata dagli amici Zo-
sia, cominciò a radunare nel suo pic-
colo M-3 la sigla con la quale i
costruttori descrivono un alloggio cli
due stanze e che spesso viene usata
nella lingua comune) i ragazzi che
chiedevano aiuto. Si trattava di g io-
vani che avevano problemi persona-
li, familiari o scolastici. La porta di
casa era sempre aperta, e chiunque
poteva venire per parlare, per incon-
trare gli altri e anche per dom1ire
quando c'era bisogno. Alcuni proble-

4.9 Page 39

▲back to top
I ha avuto inizio dalla intraprendenza di una donna.
B
mi superavano le possibilità di aiuto
di Zosia. L'alloggio, già piccolo, co-
minciò a diventare insufficiente e
gl' impegni di lavoro non permette-
vano di dare un'adeguata risposta ai
bisogni di questi ragazzi. Zosia co-
minciò a domandarsi: che cosa pos-
so fare di più per loro? Le vennero
diverse idee, ma tutte sembravano
troppo grandi per le sue forze. Ma
non si arrese. Affidò questi pensieri
al Signore e continuò a cercare la so-
luzione.
tro di aggiornamento per i dipen- ·
denti dell'azienda. Lo stato dell'edi-
ficio era pietoso, ma Zosia decise di
accettarlo insieme a sette ettari di
terreno. Per poter svolgere l'attività
legale e ottenere dallo stato diversi
permessi e aiuti finanziari (che alla
fine erano molto pochi), fonda il
5 aprile 1990 la Società Sociale del-
1'Educazione con sede a Czaplinek.
CE L'HAI UN POSTER?
17 FEBBRAIO
Zosia va in giro, chiede consigli,
guarda qua e là, e finalmente un gior-
no, verso la metà del febbraio 1990,
va a bussare alla po1ta degli uffici del
PGR (azienda agricola statale), per
chiedere se non ci fosse qualche cosa
per lei, sapendo che era il periodo nel
quale, venendo sciolte queste azien-
de, tutto il loro mobilio veniva liqui-
dato a prezzi molto bassi. Trova una
risposta positiva. Viene pmtata a Trz-
ciniec, un paesino di pochi abitanti
non lontano da Czaplinek, per vedere
una trasandata palazzina che una vol-
ta era la casa dei signori del paese e
negli ultimi anni serviva come cen-
In giugno cominciarono i lavori di
restauro e il "pellegrinaggio" attra-
verso tutta la Polonia per trovare ma-
teriali edili e benefattori. I primi di-
ciassette residenti che arrivarono nel
settembre del 1990 trovarono la casa
ancora in condizioni molto precarie.
I ragazzi coprivano i buchi delle pa-
reti con i poster presi dai giornali.
Mancavano i servizi, la cucina e tante
altre cose. Ma il primo ambiente che
venne messo a posto completamente
fu la cappella, che divenne presto il
cuore della casa. Come ai tempi di
Don Bosco, anche oggi i ragazzi pre-
gano quando l'economo va a cercare
il cibo e le altre cose, perché la casa
vive in gran parte grazie alla genero-
sità dei benefattori.
I giovani della piccola comunità per la festa
di Capodanno.
I Trzciniec (Polonia). Gruppo
di autogestione della comunità
giovanile.
Cl VORREBBE
UN SALESIANO
Per tutto il primo anno di attività
della casa, Zosia è l'unica persona a
stare tutto il tempo con. i ragazzi. Ma
a un certo punto si accorge, come già
una volta nel suo M-3, che non è in
grado di portare avanti da sola que-
st'opera. Si rivolge allora a don Casi-
miro, salesiano e parroco di Czapli-
nek, il quale aveva già una lunga
esperienza di lavoro con i giovani,
chiedendogli se non voleva dare una
mano nella "Palazzina". Don Casi-
miro accetta la proposta e va a "ser-
vire", come dice Zosia, da loro. Nel
frattempo la casa cambia notevol-
mente il suo look grazie a diversi
benefattori e specialmente grazie al
lavoro dei ragazzi stessi. L'anno se-
guente la Società Sociale dell 'Edu-
cazione conoscendo lo stile e la mis-
sione dei salesiani, propone loro di
prendere dallo stato la casa di Trzci-
niec come loro proprietà. Da quel
momento comincia la sua attività la
prima casa per minori in Polon'ia ge-
stita dai salesiani.
IJS GIUGNO 1995 - 39

4.10 Page 40

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DIP
Por oducaro I bambin i alle preg hiera
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Lo stato di abbandono
della palazzina, prima dei lavori.
E ADESSO?
DI DOVE SEI?
Sono 36 i ragazzi che si trovano
attualmente nella palazzina. Proven-
oono da tutta la Polonia, mandati dal
Tb ribunale dei Minorenni. , dat. curatori.
scolastici o eia persone che sono a
conoscenza di ragazzi che vivono i_n
fami olie con grav i carenze educati-
ve. L'età dei ragazzi va dagli 11 ai 18
anni . Il Centro ha come scopo la loro
rieducazione e il reinserimento, il re-
cupero scolastico ? la fonn az_i_?n~
profess ionale e socmle. Tutt_o ~10 s!
vuole ottenere con l'aiuto d1 d1 vers1
mezzi: puntando molto sulle rel_azio-
ni interpersonali , privi_legiand~ 1mo~
menti di dialogo tra I ragazzi e g!t
educatori ; e accentuando progressi~
vamente la responsabilità dei ragazzi
nella oestione della casa, promuo-
vendol 'educazione scolastica. Quelli
delle medie vanno nella scuola del
paese. l più grandi frequentano i cor-
si di avvi amento al lavoro per elet-
tromeccanici tenuti nel Centro e per
il tirocinio pratico si rivolg_ono alle
fabbriche della città. I corsi profes-
sionali sono frequentati anche dai ra-
. gazzi ciel paese. La casa ~ rr~ olto
aperta al contatto co~1 11 terri torio, e
spesso capita a quelli che domanda~
no ai raoazzi da dove provengono d1
sentire bla ri. sposta. : " DaI paIazzo,,,
perché questo è il nom_e ch_e è ~ntrato
nell ' uso corrente deglt ab1tant1 della
palazz in a.
Anche se la casa nel suo aspetto
esterno sembra molto bella, non è
certo priva di problemi. ~ abbiamo
ricordare che sono passati appena
cinque anni dagli inizi di Zosia._~ n-
cora mancano tante cose materi ai! e
soprattutto il personale educativo. Gli
anni ciel comunismo non hanno per-
messo ai salesiani di preparare i con-
fratelli a questo tipo di lavoro. ~er
adesso nel Centro ci sono tre salesm-
ni a tempo parziale, perché olt1_-e . al
lavoro in comunità insegnano rel_1g_10-
ne nella scuola e aiu tano nella v1cma
pa,rncchi a. Ci sono poi t1_-e educatrici
e una cuoca. Trovare ti personale
laico adatto non è un ' impresa facile'.
perché da una_part~ m_an~at~o i s~ld1
per assumere_, protess101_11st1, dall al-
tra i volontari sono pochi e non sem-
pre riescono a risponder~ alle esig~n:
ze del Centro. Uno dei problemi _e
anche l'organizzazione d~I tempo li-
bero. La casa essendo situata 111 un
paese di campagna non _ha abbastan~
za attrezzature per orgarnzzare gruppi
d' interesse come musica, sport, tea-
tro, fo toob rafi a o altro. Ulti. mamente è
stato acquistato un pulmmo p_er tra-·
sporto persone che pot1:à se1_vtre p~r
le uscite più lunghe a p1ccol!_~ruppi.
Una cosa utile sarebbero le b1c1clette.
Malorado tutto "quelli del palazzo"
b
.
non perdono la speranza, e contmu a-
no a ri costruire la loro casa e a matu -
rare affidandosi all a Provvidenza.
Waldemar Masse!

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

▲back to top
r
MONSURRÒ Alfonso , exallievo, t Torre
Annunziata (Napoli) il 10/10/1994.
Padre premuroso , di grandi doti umane ,
aveva fondato alcuni anni fa il mensile "Noi
Ex", di cui era ancora direttore , curando
personalmente ogni numero, sia per la col-
laborazione che per la spedizione. Uomo di
vasta cultura, autore di libri, era sempre
presente alle iniziative degli exallievi di
Torre Annunziata, di cui era presidente
onorario.
iniziò il suo apostolato tra gli indigeni del
Mato Grosso , che conquistò con la sua
amabilità , la co nd ivisione dei loro usi e
costumi , imparando la loro lingua, inse-
gnando le coltivazioni, lavorando egli stesso
accanto a loro, Di lui mons. Faresin disse:
«Nessun uomo al mondo ha tanto lavorato
di zappa e badile come questo missiona-
rio! ». Morì a Legnago, dove trascorse gli
ultimi due anni di vita, sognando il ritorno in
Mato Grosso per morire tra i suoi indios.
DA ROS sac. José, salesiano, t Guatemala
il 17/10/1994 a 89 anni.
Totalmente consacrato al suo ministero ,
dimostrò speciale attitudine per la predica-
zione ai ragazzi e ai ceti popolari , sapendo
renderla attraente con un 'inesauribile mi-
niera di sentenze e fatti edificanti, che rac-
colse poi in numerosi e agili volumetti. Con-
fessore ricercato e sempre disponibile. I do-
lorosi acciacchi degli ultimi anni arricchirono
di meriti la sua lunga vita.
GIUA sac. Piero, salesiano , t Cagliari il
29/01 /1995 a 77 anni.
Ultimo di tre fratelli sacerdoti salesiani, al
cui padre Don Bosco stesso ad Alassio
aveva preannunciato la futura vocazione
dei figli , don Piero ha svolto il suo ministero
sacerdotale principalmente nel Lazio e in
Sardegna, dove negli ultimi 37 anni ha ri-
coperto in varie case la responsabilità di di-
rettore e parroco. Impegnato intensamente
negli ultimi vent'anni nella CISM, sia a livel-
lo regionale che diocesano, è stato anche
un grande promotore dell'Associazione dei
devoti di Maria Ausiliatrice. Lavoratore
instancabile e intraprendente , ha conqui-
stato la stima profonda e la fiducia di tante
persone che con spirito di servizio ha acco-
stato nel suo apostolato, sprigionando sem-
pre serenità, fede profonda e un filiale
amore a Maria.
CONVITI suor Marcellina , figlia di Maria
Ausiliatrice, t Roma il 10/02/1995 a 59 anni.
Cresciuta all'oratorio di Trastevere, ha con-
servato sempre Lin cuore oratoriano, attivo
e creativo. Per circa 30 anni ha seguito con
impagabile amore le ragazze dei corsi pro-
fessionali, aiutandole a inserirsi nel mondo
del lavoro con seria professionalità. Il Si-
gnore l'ha chiamata quando aveva ancora
tanti progetti di bene.
LORENZI sac. Luigi , salesiano, t Legna-
go il 03/09/1994 a 79 anni.
Secondo di 9 fratelli, l'attrattiva per le mis-
sioni lo portò all'aspirantato di Trento e a
partire per il Brasile dopo il noviziato che
fece al Manfredini di Este. Sin da chierico
MARENGO suor Rosina , figlia di Maria
Ausili atrice , t Agliè (Torino) il 12/02/1995
a 82 anni.
Per lunghissimi anni ha lavorato nel silen-
zio della segreteria generale delle figlie di
Maria Ausiliatrice , prima a Torino , poi a
Roma. Quando anziana rientrò a Torino, è
stata la portinaia attenta e sorridente di
Castelnuovo Nigra, fino a quando il Signo-
re le ha fatto condividere lo spogliamento
degli ultimi anni e l'attesa serena del cielo.
DURANDO Sebastian , salesiano, t Mel-
bourne (Australia) il 15/08/1994 a 86 anni.
Salesiano laico , partì per l'Australia nel
1930, dopo aver fatto un corso professiona-
le a Torino. In Australia si distinse per l'im-
pegno nel lavoro, ma anche per lo spirito
salesiano di preghiera e la deyozione alla
Madonna , fedele al rosario. E morto nel
giorno della festa di Maria Assunta.
MASOERO sac. Louis, salesiano, t Bell-
flower (California) il 15/02/1995 a 88 anni.
Seguì nella vocazione salesiana il fratello
don Bernardo e dopo gli anni di formazione
partì per gli Stati Uniti , diventando uno dei
pionieri della presenza salesiana in Cali -
fornia e Canada. Fu direttore e parroco in
varie case. Uomo di grande .energia e spiri -
to di iniziativa, franco, gioviale e generoso,
nel dopoguerra suscitò in California gli aiuti
per la ricostruzione dell 'opera di Torino -
Monterosa distrutta dai bombardamenti .
Passando dalla facile battuta scherzosa alle
vecch ie canzoni italiane, sapeva inserirsi in
quanti lo avvicinavano, destando interesse
e allegria, lasciando messaggi di simpatia e
di fede. Creativo e formativo , aiutava e inco-
raggiava soprattutto i giovani. Si ricorda di
lui una lettera che gli scrisse l'amico Ronald
Reagan, allora governatore della California,
in occasione del suo 50° di sacerdozio. Don
Pietro Ricaldone , IV successore di Don
Bosco, in più di un'occasione si augurava
che mai dovesse perdersi lo "stampo" di
salesiani come i fratelli don Luigi e don
Bernardo Masoero!
UNO SCAMBIO DI DATA . Il missionario don
Luigi Mazzarello è morto il 26 dicembre 1994 a
79 anni a La Cisterna, Santiago (Cile) . Il 15 luglio
era invece la data di nascita. Ce ne scusiamo
con i lettori e i familiari.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TOR[NO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13- 1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
« ... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire..., (oppure)
l'immobile sito in ... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio .
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
mi ssionari e per l'educazione
cri stiana .
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
« .. . annu llo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall ' Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
BS GIUGNO 1995 - 41

5.2 Page 42

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VUOI ENTRARE
NEL MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO?
Se desideri conoscere e
partecipare al Movimento
Giovanile Salesiano
(MGS), rivolgiti a uno di
questi incaricati nazionali :
MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO
Don Giovan Battista Bosco
Tel. 06/49.40.442
Suor Gabriella Scarpa
Tel. 06/57.43.855
GIOVANI
COOPERATORI
Don Gianni Filippin
Tel. 06/446.09.45
GIOVANI
EXALLIEVI
Don Ilario Spera
Tel. 06/446.85.22
OBIETTORI
DI COSCIENZA
SERVIZIO CIVILE
Don Giuliano Vettorato
Tel. 06/49.40.442
MISSIONI
E VOLONTARIATO
GIOVANILE
INTERNAZIONALE
VIS : lei. 06/513.02.53
VIDES: Tel. 06/57.50 .048
CINEMA
E COMUNICAZIONE
SOCIALE
·Don Gigi Di Libero
Tal. 051 /35.85.01
Suor Mariolina Perentaler
Tel. 06/57.43.855
42 - GIUGNO 1995 BS
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
Horse missionarie da
L. 100.000
Manaus (Brasile).
La parrocchia ospita l'opera sociale "Pr6menor"
per ragazzi poveri e corsi professionali.
(Foto Corrado Tiago)
Don Bosco, in suffragio di Naretto
Giovanni, a cura di Naretto Ma-
tilde L. 2.000.000.
S. Giovanni Bosco, a cura di
De Francesco Teresa ed Ester
L. 1.000.000.
SS. Cuori di Gesù e di Maria, in
memoria e suffragio dei miei fa-
miliari defunti, a cura cli Renzo
Colombano L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice, a cura cli Ce-
sare Valle, Associazione Coopera-
tori Salesiani, Roma L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
a cura cli N.N. L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in suffragio cli nonno Gino, a cu-
ra dei nipotini L. 500.000.
S. Giovanni Bosco, in suffrag io
cli Giovanna Barlocco, a cura cli
Barlocco Luigi L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco e
S. Biagio, a cura di Silvestri Italia
L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in memoria e suffragio di Barbera
Osvaldo, a cura della sorella An-
dreina L. 500.000.
In memoria e suffragio cli Luisa e
Attilio Masotti Cristofoli, a cura
della famiglia L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, a cura di Cul-
trera Lucia L. 50Q.000.
Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
siani, invocando intercessione di
grazia per salute, vista e tranquil-
lità e in suffragio dei nostri defun-
ti, a cura di G. e C.F. L. 300.000.
Maria Ausiliatrice, Santi Sale-
siani, invocando protezione, pro-
sperità e salute e in suffragio dei
defunti G. e C.F. L. 300.000.
Gesù Sacramentato, Maria Au-
siliatrice, Don Bosco, invocando
protezione sulla famiglia , a cura
di B.G.A. L. 300.000.
S. Domenico Savio, in ricono-
scenza, sentendolo vicino a illu-
minare il mio cammino, a cura di
Rusconi Luca L. 300.000.
Maria Ausiliatrice, in memoria
e suffragio dei gen itori Cherubi-
na e Antonio Repossi, a cura del-
la fig lia Rosina L. 300.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, per protezione
della famiglia e in suffragio dei
miei defunti, a cura di Scagliotti
Caterina L. 250.000.
Maria Ausiliatrice e S. Giovan-
ni Bosco, in suffragio di mia ni-
pote Amalia, a cura di Fulvia De
Marco L. 250.000.
Don Bosco, a cura dei coniugi
C.R. L. 250.000.
Maria Ausiliatrice, a cura di
Benzi M. Luisa L. 250.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per protezione della famiglia e in
suffragio del padre doli'. Gerardo, a
cura cli Musuraca Flora L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, per grazia rice-
vuta a cura cli A.B. Alessandria
L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, ringraziando e invocando
protezione per Maria Luisa e Al-
berto, a cura cli Roclolosi comm.
Alberto L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Papa Giovanni, in memoria dei
genitori defunti, a cura di N.N.
L. 150.000.
Maria Ausiliatrice, Don· Bosco,
suor Eusebia, ringraziando e in-
vocando protezione, a cura di
F.G.F.P. L. 150.000.
Maria Ausiliatrice, S. Giuseppe e
Santi Salesiani, a cura cli N.N. - S.
Cuore di Gesù, Maria Ausiliatri-
ce e Don Bosco, invocando pro-
tezione, a cura di Olivini Anna e
Rina. - Maria Ausiliatrice per
grazia ricevuta, a cura di Scaleran-
di Margherita. - In suffragio di
Bruno Sola, a cura di Cavallo Ar-
tusio. - Mamma Margherita,
pensaci tu, a cura cli Totaro Anto-
nietta. - Beato Michele Rua, invo-
cando protezione, a cura di Moli-
nero Michele. - Don Rinaldi , in-
vocando protezione sul figlio e ni-
poti, a cura di M.G. - Don Bosco,
S. Maria Mazzarello: pregate per
i miei figli e per la mia mamma, a
cura cli N.N. exallieva. - S. Dome-
nico Savio e Mamma Marghe-
rita, a cura di Conti Giovanna. -
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, in memoria cli
Pietro Cibin, a cura di A.L. - In
suffragio dei defunti, a cura di Dal-
lase1rn Gina. - S. Cuore di Gesù,
Maria Ausiliatrice, Don Bosco, in
ringraziamento, a cura di Poggese
Salvatore. - Maria Ausiliatrice,
Don Bosco, Madre Morano, a
cura di Giuffrina Giusy. - Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, invo-
cando protezione per Clara, a curn
cli Ennio Montagna. - Maria Ausi-
liatrice e Don Bosco, in suffragio
dei suoceri Cannelina Cristalcli e
Nicolò Cucé, a cura di Rosario
Spadara. - Maria Ausiliatrice e
Don Bosco, in SL_tffragio di Paolo
Temmova e del figlio Giuseppe, a
cura della moglie e madre. - SS.
Cuori di Gesù e Maria e Santi
Salesiani, per grazia ricevuta e per
protezione dei miei figli, a cura di
Scarciotta Francesco. - Don Bo-
sco, a cura cli Perolini Carlo. - Ma-
ria Ausiliatrice, a cura di lnchin-
golo Altomare. - Don Bosco, in
suffragio dei genitori Donata e
Francesco, a cura di Ungaro Gio-
vanni. - In suffragio di Carmelo
Arecchi, a cura della fig! ia prof.
Caimela. - Maria Ausiliatrice,
Santi Salesiani, a cu111 di B0nacos-
sa Giuseppe. - Maria Ausiliatri-
ce, a cura cli Odisio Renzo. - Ma-
ria SS. Immacolata cli Lourdes, a
cura cli Babuscio Si lvana. - Dome-
nico Savio, per la nascita cli Ni-
colò, invocando protezione sul pic-
colo e sui genitori, a cura cli Ra-
claelli Franco. - Maria Ausiliatri-
ce e S. D. Savio, invocando prote-
zione per Marcello, a cura cli Do-
nati Marcello. - SS. Cuori di Ge-
sì1 e Maria a cura di N.N. - Ma-
ria Ausiliatrice e D. Filippo Ri-
mtldi, per grazia ricevuta, a cura cli
Ninella Figuera Torrisi.

5.3 Page 43

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Arturo Solis Ortfz,
28 anni, messicano
<;li Tlaquepaque.
E un salesiano laico
e da tre mesi è missionario
in Africa , nella Guinea Conakry.
Si è qualificato come grafico
neg li Stati Uniti
Come ti è venuta la vocazione missionaria ?
«Da giovanissimo desideravo andare in Cin a. In oratori o non si par-
lava d 'altro . In seguito, durante le magistrali , mi entu siasmai per l' A-
fr ica. Di ventato salesiano ho chi esto molte volte di partire, ma prima
hanno volu to che di ventass i maestro, poi mi hanno fatto fa re fi losofia
e infi ne la specializzazione in grafi ca. Ho fa tto tirocinio a Sahu ayo,
dove ero responsabile di 300 ragazzi delle elementari ».
Ora fina lmente sei partito per l' Africa.
« Sì. Molti sa les iani mess icani vorrebbero come me partire per le
miss ioni . La nostra ispettoria è gemell ata con la G uinea Konakry.
Questo paese africano è poverissimo e io ho sempre des iderato vivere
tra i più poveri . Lavorerò in tipografia, che è anche a servi zio della
dioces i, e all ' oratorio ».
Hai papà e mamma ? Cosa hanno detto della tua vocazione missio-
naria ?
« Ho solo più la mamma. Mi ha lasciato partire, ma è convinta che
anche in Mess ico ci sono tante necess ità pastorali . .. ».
La tua è una scelta definitiva ?
« Quando si parte per le miss ioni si è a di sposizione e si rimane tutto
il tempo necessario. In ogni caso non meno di cinque anni ».
Cosa ti aspetti dalla tua vita missionaria ?
«Mi trovo in un paese diffic ile, dove ci sono tanti musulmani. An-
che nella nostra tipografia gli operai sono mu sulmani. Coi ragazz in i
dell 'oratorio è più facile. I musulmani non danno importanza ai pi ù
piccoli. Cercherò di dare la mia testimonianza, mi impegnerò nella ca-
teches i».
Ti sei fa tto salesiano laico "coadiutore". Sei soddisfatto?
«Io ho capito che tutti i salesiani amano i ragazzi, ma il sacerdote in
Messico è trattato con troppo ri spetto e un certo distacco. Il salesiano
coadiutore, esse1:do laico e avendo una competenza pratica, è molto gra-
dito ai giovani . E meno targato del prete. Comunque sacerdoti e coadiu-
tori sono due braccia forti per l' impegno salesiano tra i giovani ».
Come hai conosciuto i salesiani e com'è nata la tua vocazione?
« Ero un ragazzo molto vivace. Facevo gruppo con altri ragazzini
come me. Eravamo un po' sbandati , circo lava tra noi addirittura la
mariju ana, anche tra i più picco li. Avevo 13 anni, quando un giorno
con le pietre abbiamo rotto tutti i vetri dell 'oratorio . Un salesiano è
riusc ito a prendermi per un braccio in chiesa e mi ha detto: d 'ora in
poi per penitenza verra i ali 'oratorio! Io non conoscevo niente di loro .
Ho conosciuto così i salesiani e mi sono entusiasmato. A 20 anni mi
sono fa tto sales iano .anch' io ».
o
Focus----..
VESCOVI
DELLO ZAIRE
Non si potrebbe sc rivere ni ente di
più c hiaro, preciso, autorevole e co-
raggioso del Messaggio che l'intero
Comitato dei vescov i dell o Zaire riu-
nito a Kinshasa ha scritto. 12 pagine
destinate "ai cattolic i e ag li uomini
di buona volontà", dal titolo: " N uov i
dirigenti per la salvezza del popo lo".
E loquenti i tito li: I) Un popo lo non
govern ato e auto rità noc ive; 2) Un
paese che mu ore; 3) False discussio-
ni e fa lse trattative dei po li tic i; 4)
Elezioni: necessari o e urgente che il
popo lo si facc ia arbitro. Il documen-
to si conclude co n alcune raccoman-
dazioni: all a classe politica, all e for-
ze ann ate È immorale e ing iusto
c he si utilizzi il pote re politico e
l' autorità mi litare pe r darv i o rd ini
c rimina li. Un so ldato rimane sempre
una persona responsabile davanti a
D io e ai suoi fratell i. . . »); al popo lo;
agli operatori pastorali Contribui-
re all a fonn az ione de l popo lo è an-
che aiutarl o a diventare una nazione,
a combattere ogn i spirito di div isione
e di e tni cizzazione dei problemi so-
cio-po litici... aiutarl o a capire I' im-
portanza dell a democrazia, soprattut-
to al momento de ll e elezion i... Viri -
cord iamo che anche se vi fossero
delle press ioni , il clero non dov rà as-
sumere un ruo lo d i suppl enza ne ll a
conduzione de lle cose dell o stato.
Non sare bbe util e all a Chiesa,
all a naz ione »); a ll e nazioni alleate
dell o Za ire Aiutate moralmente e
materi alme nte lo Za ire a insta urare
una vera democrazia »). E si conclu-
de con queste paro le: « Il Sig nore ac-
colga e renda feco nde le nostre sof-
fe re nze! Benedi ca e salvi il nostro
paese ! » (seguono 13 firme, prima
quell a dell 'arcivescovo d i Kinshasa,
cardinal Etsou).
Zaire. L'esercito è usato spesso
contro il popolo.
BS GIUGNO 1995 - 43

5.4 Page 44

▲back to top
TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C.M.P.
év
SOCIETA' EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
Per, chi si occupa di educazione
C1l
·isn;
aw .
.!!!
~
w
'eoOc.
o·C.::l:)
(.)
C1l
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_;cOw;.l
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o::E
oz
1c
o
l-
o
uo
u::
IL
::)
José Manuel Prellezo - Rachele Lanfranc hi
(sostenuta dal continuo riferimento alle fonti del pensiero
cri
.~ Educazione e pedagogia
.€
pedagogico) un taglio essenziale ma esaustivo, l'atten-
zione costante ai valori e ai metodi formativi: questi ele-
in
~
nei solchi della storia
menti , caratteristici e decisivi per la funzionalità del lo
·.o9..
C1l
3 volumi
strumento scolastico, rendono i tre volumi anche parti -
colarmente adatti a chi opera nel settore educativo, nella
(.)
~
mo
(.)
e
La pratica educativa e le teorie pedagogiche sono pre-
sentate nel loro emergere , articolarsi, svilupparsi o con-
formazione dei giovani , nell'impegno costante a favore
della promozione integrale della persona umana.
C1l
E
cludersi attraverso la storia della cultura occidentale, sino Conoscere e comprendere la storia della pratica educa-
'6
o
alla loro attuale configurazione all'interno del villaggio glo- tiva e delle teorie pedagogiche per orientare e fondare
Cl)
C1l
bale e dell'era informatica.
responsabilmente ogni attuale intervento formativo ed
(.)
E
Un linguaggio piano e immediato, una struttura agile , educativo.