Bollettino_Salesiano_196602


Bollettino_Salesiano_196602

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Noi non ci fermiamo mai;
vi è sempre cosa ohe inoalsa costi...
Dal momento ohe noi ci fermtUsimo,
la nostra Opera
comincerebbe a deperire
DON JIIOSçQ
1BOLLETTINO
SALESIANO
ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI
A. XC. N . 2. U GENNAIO 1966. DIRE;tlON E GENERALE : TORINO 712. VIA MARIA AUSILIATRICE, 3Z. TELEF. 48.29.24
Significato di tre manifestazioni
L'anno incominciato trova i Cooperatori Sale•
siani impegnati in un preciso piano cli attività che
devono rinnovare il fervore cli tutti i Centri. Qui
ricordiamo tre manifestazioni a carattere coma•
nitario.
l. PartecipariornJ al Giubileo. Se è on dovere
per tutti i Cattolici lo è m modo eminente per i
Cooperatori, i quali fanno della adesione agli ap-
pelli deJ Papa e alla vi.:a deUa Chiesa una deJle
loro caratteristiche e debbono con specialissima
preoccupazione prepararsi ad attuare, per quello
che li riguarda, le riforme del Concilio. Non
manchi perciò di programmare tra le varie iniziative
anche una manifestazione religiosa proprio per i
Cooperatori per assolvere l'impegno del Giubileo
ed inserirsi neJ piano vivo della Chiesa attorno al
proprio Pastore. Questo atto potrà essere come
una rassegna e raccolta di tutte le nostre forze
per l'attuazione della campagna che ci è stata pro•
posta dal Rettor Maggiore e potrà inserire quel
"servizio" diretto della Chiesa che si vuole rag-
giungere dal nostro movimeuto.
2. Consegna del Decreto s11ll'Apostolato dei Laici.
Alcuni Centri hanno già avuto incontri con i loro
. Cooperatori per la solenne consegna del testo del
Decreto sull'Apostolato dei Laici, che costituisce
la base della nostra "campagna". A Roma ba
presieduto lo stesso Reuor Maggiore, dopo una
funzione religiosa in cui si è svolta una suggestiva
Liturgia della Parola. Non si trascuri una ceri•
monia che può servire ad impostare su un tono
di serietà tutta la campagna ann11ale rivolta allo
studio dei documenti conciliari. La L.D.C. ba pronto
il testo del decreto sull'Apostolato dei Laièi in
dignitosa edizione al prezzo cli L. 1500.
3. La "Giornata della Fed'!ltà a Do1i Bosco" a ri-
cordo del 150° della nascita del Santo. I Supe•
riori Maggiori si raccoglieranno per un _giorno
presso la casetta natia di Do:n Bosco, per rinno-
vare a nome di tutta la Congregazione l' impegno
di fedeltà alla missione che il nostro Padre ei ha
affidato. È bene che ogni Ce.utro di Cooperatori,
organizzato come sarà possibile a seconda delle
circostanze, ripeta questo atto a cui ci ha ripetu-
tamente invitati il Rettor Maggiore. Il Concilio
e il Capitolo Generale accentuano il significato di
questo atto religioso: anche la conferma che il
Papa ha fatto, nel discorso al nostro Capitolo Gene-
rale, al programma apostolico della nostra Con•
gregazione ci porta a ripetere la nostra fedeltà
a Don .Bosco per potere, in tal modo, aderire più
fortemente al programma rinnovatore della Chiesa.
Tutte queste manifes·tazioni, perchè raggiun-
gano l'esito sperato, debbono essere ben preparate;
se ne curi soprattutto l'aspetto spirituale, non
temendo che non sia compreso dai Soci; si dia UD
giusto c sano rilievo esteriore alla funzione e sarà
più facile inquadrare il significato spirituale delle
cose. Don Bosco, mentre ci fa una buona scuola
pet i fini apostolici che ha proposto ai Cooperatori,
ci è anche maestro per uua decorosa presentazione
clelle nostre manifestazioni, avendo prevenuto quel•
la tendenza comunitaria che è tanta parte della
vita religiosa contemporanea.
l

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ACQUA
VIVA
n post -Concilio frn pegna tutti
li Con~jlio ~n è un erenlo 11Ji11tero e passeg{lNO.
come ltmll eventr. sono nella urmnra dello Cl,icsa r dr/
mond~; ~ ~n evento elio prolunga i suoi effetti brn
oltre ,l pertodo dell11 sua llffe11i1111 cPIPbro::io,w. Deve
du~are, deve.farsi sentire. det•e i11jluire sulla vila della
Chiesa. e c10~ sulla nostra. /IP dcwl'ero noi vogliamo
ressere buoni I' fedeli membri dellCI Chiesa stl?ssa.
arem? ora una semp~il'e OSSl'rva::iom, riguardo
':fl nttegg,a~~".!o che do~fia~o. assumere rispetto al
post-Co11c1ho , come gw si drcP. Perch~ tra i 1•ari
au_eg_einmtn!i. pos.~~bW dovremo scegliere qu.cllo buono.
Dicevamo, innanzi tulio, 110n buono non logico norr
" ~cclcsu. ilP" l'atte~lf'.ame~1to di. color~' che pe11sn1'10 <li
ritornare, a Conciho fimto, come prunn; di rierrtrnrP
nelle abitudini religiose e morali anteriori al Con-
cilio, e forse non già per il valorf' di tali nl>i111di11i;
-,,u,lte, moltissime an:i. delle quali sono e saranno
da conservare_ e da dife111lere, perchè .farenti parte
o d~l "dcpos,10 della fPdf'", inalienabile e irrefor•
mab~le, o pere/tè co~ii;tuemi il flllrimonio genuino e
prezioso d ,ma tradizione c,1110/1ca, cl,e sareflbe stolto
e ~rrfverl'1Ue cmnbiare o dissipare; ma per la tran-
qu~lht~, .Pe~ la. pigrizia, per il riposo. cht quelle
abitttdiru dt ~rm!a sembrrmo co1tcedere e para,uire.
~uest~ stato d'ammo non sarebbP C"onforn,,. allo spi-
nto rtnrwvatorl' dl!I Concilio e 110n sarebbe dcl{IIO di
.fi.gfi fer11orosi e intelligenti de/I" Chi11sa ...
. Vi è ILI~ altro ntteggiamt>11lo opposto: il "concilia-
rismo", cwè que~lo chP 11orrebbr 11,n Concilio pt:r-
manerite... A.lludwmo allo .~lllto d'animo di coloru
che. vorrebbe,? "me'!ere. in di11r11ssione" prrm,111e11te
t•entà e ll'ggi ormai chwrr e st1tbilite. cofllinmire il
processo dialettico del Omei/io, a11ribue11dosi C'Om-
peten::a e aul.Orità di intro,lurre criteri i,momtori
propr!, o. s~~vertitori, . n.efl'a'.,alisi dei dogmi , degli
statuii, dei rit i, della spi r1t1t<Llità d1,f/o Chiesa cattolica
per uniformare il suo p1msiero e la sua vit" ali~
spirito dei tempi. Sarà sempre tacito ed encomiabile
eh~ Pas,tori. ~ D<>ttori non consl'lltano al Popolo di
Dio un adesione purame11lo pnssiva alla dottrina e
al _costumf' della Chiesa. ma procurino piuttosto di
animarla di com:inzioni vive, di studi nuovi. di
e~pressioni originali; ma tutto questo suppon" 11110
s1cura .Jed1•lùi alfa. realtà religio.~a e morale, omwi
garm,111a dal magistero della Chiesa cattolico. a-
rebbe smentita la sua ,wturt1 /' lrt sua mi.~sione. Sl'
così non fosse.
lT. che 111~01 dire che l'atteggiamento buono, qurllo
che i fedPh ,le/la Chiesa dl't·o1111 oggi as.sumrrl' ri-
spe1u, al Concilio, non è quello di ..mellere in discus-
sione", cioè di mettere iii rluhbio e sotto illcl,iesta le
~ose, eh~ esso. ci ha_ insegnai<•, ma quell-o di metterla
in pratica; di studiarle. di capirle e di npplit-arle
nel contesto effettivo della uit(J cristiana.
PAOLO V I
Come impostare
. Come obbillmo pmmesso 11el Boll~llino Oirig~nti di 11011embrr,
~ianun~wmo .la r~(ci:ione sui R.iliri Minimi renuta dal Dtltl{rllO
1$pellorialo d, /lori do11 Renato ,'Villi ol Com·egno Na:io11alr di
1\\[u=:n110 lo ICOrlO t>llohr~. e ricol11iamll raldo inrilo ai nOJtri Ui-
rig•nJ_i !"'-~'h,1 ro,cli!'no organi:c:nrli 1rr1111P<m·amentr ptr , lori,
Com,~tu,r,, Zrlaton r 1oopera1ori, Lr Jirr11fre avute al Co11r~t111
q1umla I qu, ~•prwo s~rviranno a Jaro a tali Jlitiri una ,mpo•
•ta..-ia,u, 10/ida ,.,J ,jJinu,r,
! , Pe.r .nostri Cooperatori gli Esercizi SpiriI uali fl
l Eserc11.10 della Buona Morie rcstt>ranno come li
de.finì Don Bosco. « la parti· fondamen;ale dcll<'
pratirhP di pietà».
Ma quanli ,:,ono i Coo1wralori che prendono
parte annualmente ai Cor,-i di Esercizi Spirituali?
Un.a. pe.rceutualc minima.
L'esercizio mensile della Buona Morte, così
com'è attuato in molti Centri, lli ridurc alla S. Messa
e alla recita ilollc preghiere tradizionali, prccedl1tc
la sera prima - o seguite nella stessa giomuta
dalla conferenza menlÒile su temi riflettenti la caro•
pagna a1uiuolt•.
Di qui _la necessità di ridimt>nsiona.re o per lo
meno aggiungere qualche altra pratica periodica
per la forma1.ione del Cooperatore.
Lo stesso sig. Don Ricceri noi Convegno Nnzin-
nale celebrato a Loreto dal 4 all'8 magr0rio clel 1964
ba insistilo sulla necessità di dare una fonnazione
<ieria e profonda al maggior numero di collaboratori.
« E la prima maniera - ,•o~l "ugli atti del Con-
rngno - ~ questa dei Ritiri Minimi, ma che sia,10
t·eri ritiri con medita.::ion~, sifon.-.-io e riflessione».
Quella della formazione all'apostolato e, primn
ancora, alla vita crii,tiana integrale è una esiaem:a
de! temp_i, di Lutti i tempi, ma particolar~cnt,•
dei no~tr,, caratterizzati da u.na società .industria-
lizzata, da una civiltà di massa, in cui l'uomo o
dirla con Giu-,eppe Bdotti nel s uo magnifico ~' O·
lume li Concilio e i laici, ritma la sua ~istenza i11
due momenti: lavoro e tempo libero. t"endendo~i
..chiavo dell' uno e dell'altro, cedendo a mille solle-
citazioni rstcrne, pur di non cedere alla tentazione
di pensare.
La , ita i.ntoriore è indis pensabile per vivere san-
tamente, ma uucor più per operare santame.nte.
L'ultimo Capitolo Generale dei Salesiani ba
~.ra.t~ato luI1¾(am~nt': _l'importante argomento d1•l
dm110-dovere de, lmci alfApostolato", chiararuenlr
proclamato dal Concilio uclla costituzione De
Ecclesia e nel Decreto su L'Apostolato dei Lairi.
« Le dichiarazioni del Co.orilif, - è detto noi
documento della III Comrnis11io1t(' radunata sollo
l'alta presidenza dc>l rev.mo Don Ricccri - tro-
vano. pcrfettamc~le sensibile la Congregazione
Saleatann. che riconosce nella parole dei Padri
Coocili~ri uno t-pecial': invi~o ad organi::zare seria-
~nte 1/ lavoro apost.ol1co det Cooperatori e a poten•
narlo co11cretomentc ».
Orgauizzarlo e potenziarlo secondo gli schemi
tradizionali cho risalgono a l nos1ro santo Fondatore,
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i Ritiri Minimi per Cooperatori
onde poter rinsaldare sempre pii, lo spirito salesiano,
ma anche con una visione aperta ai problemi e ai
ttrntocli dei tempi.
Per una soda formazione all'apostolato occorre:
1. Dare ai laici una concezione giu.sta delle ·verità
soprannaturali. Molti laici adulti, anche intelleu uali,
sono rimasti a una formazione infantile dal punto
di vista religioso: una formazione che non resiate di
fronte alle- difficoltà della v ita contemporanea.
2. Dare ai Laici una buona formazione della vo•
lonuì, edu,iaudoli a una s ana ascesi cris tiana, incar•
nata nella vita laica, e non rica1cata sull'ascesi del
monaco o del pre tfl.
3. Da:rc ai laici rma formazione apostolica eh.e
metta costantemente Lo evidenza il valore spiri-
tnaJe, apo:1tolico delle energie del mondo del lavoro,
della famiglia, della sciel)za. della tecnica, dell'arte,
della profes$ÌOne, del progresso umano e sociale,
come la s ola ris pos ta pos itiva, dinamica, vittoriosa,
al laicismo ed ai fallii messianismi che oggi minac-
ciano senza pos a l'uomo e il cris tiano.
Un programma meraviglioso ma impegnativo.
Quando i nostri Dirigenti potranno attuarlo?
Il Lempo <lcJicaLo agli incontri mensili è appena
sufficiente per la Conferenza e per l'Esercizio della
Buona Morte.
Occorrono quindi giornate particolari da con-
sacrare interamente ai Ritiri Minimi, onde poler
attendere aJ delicato, urgente triplice impegno
della formazione religiosa, ascetica e apostolica dei
nostri Cooperato.ci.
Le relazioni pubblicate sul Bollettino Dirigenti di
questi ultimi due anni, oltre a sottolineare la bontà
e il felice esito di essi. nonchè i commenti favo·
revoli dei partecipanti, ne suggeriscono anche gli
schemi-base per una attuaziouc proficua.
Quanto alla durata si rileva c.he è bene non linti-
tarli alla sola mattinata. L Cooperatori stessi,
specie quelli che si muovono da zone periferiche
e lontane, non hanno piacere di spostal'si per una
sola mezza giornata, andaJLdo incontro a spese non
proporzionate all'imr1egno e al sacrificio richiesti.
privandosi - tra l'altro - della gioia di star!'
assieme ancora per qualche oretta.
È vero che bisognerà tener prestinti esigenze
particolari e gli orari dei servizi pubblici; ma di
norma un buon ritiro comincia non più tardi delle
9 e termina non prima delle 16- L7.
Diamo qui uno schema-tipo:
Ore 8,30 • Arrivo (Colazione o rinfresco)
9,00 • Meditazione • Intervallo in silenzio
10,30 • Istruzione • Intervallo · Confessioni
12,00 • S. ]\\fossa
13,00 - Prnnzo
15,00 I struzione o conferenza a carattel"e
tecnico
16,00 • Benedizione Eucaristica
16,30 Partenza.
Come si può notare, il mattino è dedicato a
temi formati.vi; iJ pomeriggio a temi organizzativi.
È opportuno collocare la celebrazione della
S. Messa a chiusura della prima parte della gior-
nata. sia per dare la possibilità ai partecipanti di
attendere con assoluta libertà e comodità al Sacra-
mento della Penitenza nel corso della mattinata
e sia perchè la meditazione e l'istruzione preparino
l'atmosfera del grande incontro con Dio attorno
alla Mensa Eucaristica.
Questi Ritiri si possono effettuare per categorie:
a) per Cooperatori in ge.uere;
b) per Zelatori e Zelatrici in blocco;
e) per Zelatori e Zelatrici di settori specifici
(formazione, stampa, organfazazione, voca-
zioni, moralità, ecc.);
d) per Consiglieri locali;
e) per Cooperatori Insegnanti;
f) per Genitori.
Per favorire una più larga partecipazione dei
nuclei familiari, la cui compagine è hene non rom-
pere, particolarmente nei giorni festh·i, si sugge-
risce di assegnare a due Suore o a due brave Coope•
ratrici iJ compito di assistere - in luogo appar-
tato - i bambini durante il tempo delle Confe-
renze e delle sacre Funzioni.
Rignardo alla periodicità e all'area, i Ritiri pos-
sono essere effettuati:
a) mensilmente: ritiri locali per i singoli Centri;
b) trimestralmente: ritiri zonali per più Centri
della stessa zona o città (indicatissimi per Zelatori
e Consiglieri);
e) semestralmente: ritiri regionali o ispettoriali
per tutti i Centri della R egione o dell' lspettoria.
Non si manchi di allestire una 1Uostra-vendi.ta
di libri formal:ivi. Negli intervalli si esiga il silenzio,
come elemento indispensabile per la riflessione e
per il co~oquio con Dio. Ove_ sia to!~!~ile, si pos-
sono proiettare cortometraggi o
e su argo•
menti religiosi e sociali; ma queste proiezioni non
debbono disturbare la parte ascetfoa del Ritiro.
Quella dei Ritiri è un'opera che richiede molti
sacrifici e una grande fiducia; per essa dobbiamo
chiedere la collaborazione dei nostri migliori Coope-
ratori e Coosigliel'i, affidando loro l'organizzazione
m.aleriale (inviti, servizi logistici, ritiro quote ecc.).
Ag}j ini:iii molti sa.ranno gli ostacoli, ma quando se
ne vedranno i frutti, si sarà d'accordo con i nùgliori
maestri di s pirito, tra cui il Padre Blouet che scrive:
« È noto che le Diocesi in cui la Gioventiì Cattolica•è
più fiorente sono precisa11um.te quelle in cui gli Eser-
cizi e i Ritiri spirituali sono meglio orgcmizzati. ».
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I CONSIGLIERI NELLA PIA UNIONE
DEI COOPERATORI SALESIANI
Con questo numero i"izio.rno u.na breve e. pratin1 trulJ.(U.ion~ sui
Con,iig/i..,., e Zelatori dei Cooperatori, Salui;iani. allo scopo ili
illustrarne i compiti in seno alla noatra Tar:a Famiglia e dare
,.,Il, direuive chia7e
.fuw:;ioni loro auribriiu e •ulle at1ivi1tì che
101w ch-iamati a svolg.ere.
Premessa
La struttura attuale della Terza Famiglia spi•
rituale di San Giovanni Bosco è soprattutto opera
dell'attuale Rettor Maggiore, rev.mo Don Luigi
Ricceri, il quale, come Consigliere Capitolare dei
Cooperatori, ha adeguato l'organizzazione alle esi-
genze dei tempi.
Don Bosco e i suoi successori si erano limitati a
formare i quadri dei Dirigenti essenziali, mettendo
a fianco dei Direttori e degli 1spettori un sacer-
dote salesiano i.o <>gni ispettoria ed in ogni casa col
titolo di "Corrispondente Ispettoriale", "Corri•
spondente locale". Ad essi nel 1951 il Rettor l\\iag•
giore Don Ricaldone diede rispettivamente il titolo
di "Delegato l spettoriale" e "Delegato locale".
In aiuto poi ai Corrispondenti, o Delegati locali,
già il ven. Don Rua aveva approvato la scelta di
Zelatori e Zelatrici in numero proporzionato allo
sviluppo dell'apostolato nei singoli Centri.
L'attuale Rettor Maggiore, per valorizzare p1u
organicamente la collahorazio11e dei Cooperatori e
delle Cooperatrici, decise che si costituisse un Con•
siglio, tanto presso il Superiore Centrale a cui è
affidata la direzione della Pia Unio11e, quanto
presso gli I spettori e ì Direttori delle singole case
salesiane.
Sicchè oggi noi abbiamo: il Consiglio Superiore
della Pia Unione presso il Direi Lore Generale; j}
Consiglio I spettonale presso gli Ispettori; il Con•
siglio Locale presso ogni casa dei Salesiani e delle
Figlie di Maria Ausiliatrice che ha un Centro rego•
lare, e presso gli stessi Decurioni che ne vedono
l'opportunità.
I Consiglieri vengono nominali, secondo le norll1e
fissate dal Manuale Diri<•imti, pagg. 65-66: dal
Rettor Maggiore, su proposta del Direttore Gene·
rale, per il Consiglio Superiore; dagli Ispettori, su
proposta del Delegato ìspettoriale, per i Consigli
ispettoriali; dai Di.rettori, s u proposta dei Dele•
gati locali, per i rispettivi Centri.
Essi vengono scelti tra gli Zelatori e le Zelatrici
più. ferventi e più qualificate, con una triplice fun.
zione: di consulenza, di rappresentanza, di collabo-
razione qualificata.
« Oltre a essere forniti di doti personali di rilievo
e ferv ido spirito salesiano, i Consiglieri clevono
spiccare per vita cristiana profondamente vissuta
e disporre di tempo e di me?,zi sufficienti p er poter
compiere le mausioni particolari loro affidate e
per poter prestare ai Dirigenl'i il loro valido aiuto»
(Man. Dir. c. IV; C.1 art. 1-2).
Il lo.ro numero va proporzionato al numero dei
Cooperatori che formano il Centro organizzato, e
~e attività di apostolato che ogni Centro svolge.
E sufficiente che siano tre o quattro. Ordinaria-
mente non dovrebbero superare il numero di sei.
Anche perehè ci sono sempre gli _Zelatori e le
Zelatrici che picstano collaborazione capillare nello
svolgimento dell'apostolato.
Solo i Centri molto numerosi, e impegnati in atti•
vita straordinarie, possono aggiungerne qualcuno
in più.
11 Consiglio è anzitutto in servizio di consulenza
presso i dirigenti, Delegati e Decurioni.
Vivendo a contatto con le masse, fra le varie
classi sociali, in mezzo a1 popolo, ne sentono il
polso; e sono quindi in g:rado di indicare ai diri•
genti le vere uccessità della vita spirituale ed anche
materiale dell'ambiente, del paese, della zona in
cui il Centro Cooperatori funziona. Sono anche in
grado di suggeri.re i mezzi e i modi più pratici di
orientare e potenziare l'apostolato nei vari settori,
secondo le circostanze.
Quest'i1fficio riclùede naturalmente perspicacia,
sano criterio pratico e discrezione. Il dirigente deve
potersi fidare delle informazioni dei Consiglieri, delle
loro indicazioni. dei loro suggerimenti. Guai se
fosso mal consigliato!
La prima clote pertanto di un buon consigliere
è l'equilibrio psicologico; l'intelligente pondera•
zione delle situazioni, dei problemi, delle possibi-
lità di apostolato: la serena presentazione dei casi
e delle proposte; la saggia valutazione delle risorse;
l'assoluta rettitudine degli intcutlimenti. Egli non
deve avere mai altra passione che quella clel bene
comune, della salvezza delle anime, della gloria
di Dio.
Sta ai dirigenti scegliere con oculatezza e, se
occorre, formare lo spirito dei consiglieri, perchè
essi possano rispondere adeguatamente a questa
loro delicata mansione.
Meglio un numero più ristretto di persone fidate,
che correre il rischio di qualcbe elemento meno
equilibrato.
(continua)

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Laici e laicisti PENSIERI
PER LA CONFERENZA
MENSILE
Introduzione
Laico e laicista: due parole che suonano in modo
tanto simile; fanno subito pensare che ci sia qual-
cosa in comune nel loro significato; ma proprio
pcrchè messe così, una a fianco dell'altra, ci fanno
sos pettare qualcosa dj diverso; altrimenti bastava
metterne una.
Sorgono allora spontanee le domande: cosa ha di
comune il laico col laicista? Cosa ha di diverso?
Potrà sembrare che queste domande ci portino
lontano dalJ'argomento trattato la volta scorsa,
ma non è così. Dalle risposte ci accorgeremo che
abbiamo solo continuato iJ primo argomento.
Chissà a quanti sarà allora venuto in mente il
pensiero: uniti a Gesù consacrare il mondo al Padre;
ma come si fa questo? Oppure: ora so che cosa
distingue il laico nella Chiesa; ma che cosa distingtie
il laico dagli altri; clii è il laico nel mondo? EhLene,
cercheremo di dare una risposta anche a queste
domande.
Che cosa hanno
1 di comune laici e laicisti
Sono come operai nello st esso cantiere, e trat•
tauo gli stessi materiali: le realtà terrene. Ci si può
chiedere se in questo grande cantiere vi sia del
materiale (qualche realtà terrena) riservato a uno
solo de:i due, o se vi siano dei lavori che può farf'
uno solo di essi. Una risposta data in blocco potrebbe
essere intesa non rettamente, e quindi lasciare
perplessi. Meglio un passo per volta:
a) Prima di tutto diciamo che nell'impegno per
la produzione e nell'uso delle realtà materiali, la.ico
e laicista sono su un piano di p11rità, hanno t1itto in
comune. È facile capirlo. Non verrà m.ai in mente
a nessuno che un ago sia migliore pcrchè prodotto
da un laico anzichè da un laicista; o che nell'usarlo
per cu cire o rammendare se la cavi bene (senza
pungersi le dita!) solo la sposa del laicista e non
quella del laico. Ora tutti sappiamo che al mondo
non si producono e si usano solo aghi per cucire...
Vi è tutto lo sforzo grandioso e i risultati sorprcn•
denti degli scienziati, dei tecnici, degli operai:
tutti sullo s t esso campo, siano essi laici o laicisli.
Una cosa così sempUce purtroppo può venire
dimenticata; e allora, cosa curiosissima, si ha il
segreto desiderio che la propria posizione personale
(laica o laicista) serva... a reclamizzare quella
bontà che \\ID prodouo non ha. Oppure (questo è
un pericolo solo per i laici) si spera scioccamente che
il Signore (siamo o non siamo suoi amici?) per vie
misteriose faccia passar per buono ciò che non è,
favorendo così la neghittosità o l'inettitudine.
Ritornando agli aghi... sarehl>e come sperare
l'arrivo di angeli ad appuntire gli aghi maJ fatti da
una macchina difettosa! Il laico deve d,mqne ricor·
dare che in queste cose materiali ha tutto e solo ciò
che ha il laicista. Di qui deriva il suo energico e
intelligente impegno umano, la sua correttezza nel
.riconoscere lealmente la realtà delle cose (chi è
inetto), e la sua volontà di non approfittare (= trarre
profitti materiali) della sua situll'tione spirituale.
b) Ma gli uomini, in questo mondo, non s'inte•
ressano solo di cose materia.li, ma anche del loro
spirito. Si interessano della loro istruzione e di
quella dei loro figli, di comunicare agli altri le loro
ricchezze spirituali, s'interessano del loro modo di
comportarsi, delle relazioni con gli altJ:i nella fa.
miglia, sul lavoro, lra cittadini, tra nazioui. Tutte
queste sono .realtà terrene, che il laico, unito a Gesù.
deve consacrare al Padre.
Cos'hanno in comune laico e lafoista nel trattare
queste cose? cioè, nell'istruirsi, nell'istruire ed
educare, nel fare dell'arte, del sindacalismo, del-
l'am.ministrazione, della politica?
Si tratta di attività w,wne, e ql1indi nessuna per-
sona pu,ò essere esclusa dall'impegnarsi in queste
cose; e chi lo fosse sentirebbe profondamente, e
con ragione, che sla subendo un'ingiustizia.
Non è forse vero che in fatto di "sapere", può
sapere quando mori Napoleone o quando parte
il pullman sia il laico che il laicu;ta? e possono sapere
alla pari molte altre cose dello stesso genere?
Per la nostra " campagna'' sull'Apostolato del Laici
L'AIART
In gennaio ha cor~o i1 rin.novo del tes,eramento
per i ioci d,l/'AIA.RT (A,socia:ione Italiano Ascol-
tatori Radio Te/,spettatori).
L'impor1Q11za, sopro1111110 mora/e, del/' À$,,ocia-
:ione - « e~sr,re forti soprattutto p8r numero d"i
soci rappresentati» - è be1• noia,
Esortiamo quindi l no."ri DirigMti a una maggior
opera di propaganda e diffusione dell'A,,sociàz.ione
in tuui gli ambienti in pariicolar modo trn i Coopc•
ratori, olio scopo ,li aver« una TV più rispondent.e
nl i/iri110 naiurale familiare. Non occorre rilevare
t·he l',U.ART è una 'rorma di Apostolato dei Laici
della massimo attualità e 1trgenza per la moraliz-
7.azioue dei mezzi di comunicazione sociali!.
l'\\'Ia per raggiunger• il s,w scopo I'A IART ha bi-
sogno di contare su di un forte numero di aderenti.
onde potur rappre~elllare co11 maggior for~a le e&ige1u,•
dell'A..ociozio1u, stessa presso gli organi compcunti
della TV,
I nostri DirigenLi conDscono le modalità per l'iscri-
=ione. Del reslo og11i Delegato f•pe11ariole ~ sempre a
dillpo,,i=ione informa:,ioni e materiale di propa-
ganda, (' per n,uove iscrizioni.
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E così può scrivere un bel romanzo, comporre
una bella musica, fare lW he] palazzo, realizzare
qualunque opera d'arte sia il laico che il laicista
che ne abbiano le doti.
Possiamo dire la stessa cosa delle altre attività
11ma11e?
Pensiamo a c1uello scherzo interessante che comin-
cimno ancora hambi1ù, quando vogliamo sempre
andare da un "percbè" all'altro, fincl1 è "i grandi".
airnoiati o non sapendo più cosa rispondere, ordì-
••••••••••••••••••••••••••••
IL DON BOSCO "TASCABILE"
Meridiano 12 nel 15!)0 della nascita di Don Bosco,
dal dic;,mbre scor,o diffonde largamente una vita del
•i.o Fondatore, al solo prezzo di 300 lire.
È un volume di J6{) pngine, con copertina cartonaw.
di formalo la6cabilf com e i 110/umelti ora di moda.
n co111enuto ~ qnello trridi.ionalo delle vile di Don
Boaco, ma è presentato con un linguoggio f,-e,co,
vivo, gfomali.,tir.o. Lo si l1>gge d',m ,/iato e si pro,,n
rincrescimento quaudo ,., finito.
È scritto per tuui. ma per i giovani •opratlutto.
Cli opisodi gai e commoventi, eome colpi di scalpello,
,lclineano nell'anima la }ìg,tra indimenticabile del
Sa1110 innamorato di Dio, dei ro.gu=i e di 1,J.110 ciò
nhc il. bello e buono.
Tutti dovrebbero avere nel loro C03Setto di questi
uolumetti regolarli ai loro amici piccoli• grandi come
prAmio, ira. cambio d'ur, .fai1ore, come sagno di amicizia.,
•••••••••••••••••••••••••••
nano di smetterla. Noi, senza farlo apparì.re, con-
tinuiamo quello scherzo (ch e è in realtà una cosa
molto seria) per tutta la vita. Ebbene, questo risa-
lire da un perchè all'altro fino agli ultimi perchè,
quelli che fanno passare la voglia di domandare
ancora altri p erchè, questa curiosa occupazione (è
l'occupazione un po' di tutti gli uomini, ma spe-
cialmente degli scienziati e soprattutto dei filosofi)
se la può prendere sia il laico che il laicista. Basta
che osservino l'unica regola del gioco, uguale per
tutti: trovare sempre il vero perchè, e, possibil-
mente, arrivare all' ultimo.
Vi sono. infine, tulte le atti.vità umane che riguar•
dano il modo di comportarsi, sia individualmente,
sia con gli altri. Qui, a elencal"e tutto nou si fìni..
rebbe più.
Ora per tutte queste attività, che sono estrema-
mente serie (quale Cooperatore non sente, per
esempio, l'estrema importanza dell'educazione della
gioventù; di istruire e sfamare tanti nostri fratelli;
di evitare le guerre?...), gli uomini fanno un po'
come i ragazzi u el gioco del labiTinto. Voi lo cono-
scet e: si deve entrare da una parLc in 110 quadrato,
tutto intersecato da righe e angoli, e attraverso
tanti andirjvicni, bisogna uscire dall' altra. Quanti
tentativi inutili: la strada, forse dopo un lungo
percorso, è sbarrata: vicolo cieco. L'uscita è unica,
uniche o pochissune le vie buone. Così fanno gli
uomini nel cercare e .ricercare la via migliore per
aiutarsi e aiutare gli altri a progredire, per realiz-
zare una società ben costrujta. E naturale che i.u
questa difficile ricerca vi siano incertezze e di-
spareri.
Ora proprio in questo "gioco seriissimo" i lai-
cisti sovente s'indispettiscono contro i laici, .fino
a giungere al loro disprezzo. P erchè? Ritorniamo ;JI
gioco del lahirinto. Un ragazzo orgogliosctto, che
vuol riuscirci da solo perchè se ne sente capace,
soffre di sentirsi suggerire la strada da uu com•
pagno; il g.ioco non sarebbe pi-à intere$sante! Così
i laicisti si sentono capaci di giungere gradual-
mente a migliorare le persone e la società sfruttando
tutte le energie buone che constatano nell'uomo e
Lene1tdo anche conto di ciò che, oell'uoru(), ne
ritarda il m.iglioramento.
Hanno torto? Non sembra. Anche I laici iuten-
cl,ono fare la stessa cosa. Solo che i laicisti non sanno
che quelle energie buone sono un regalo (= grazia)
di Gesù benedetto. regalo di cui non ci si accorge
qum1do è fauo, perchè fatto sempre cou eRtrema
discrezione... come fa la mamma: fa trovar.e tutto
l'occorrente al momento opportuno senza farsi
notare.
Quindi i laici si possono mettere, anche per qLLesto
lavoro, alla pari coi laicisti. È vero, loro conoscono
certi espt•d ienti ch e (riferiamoci ancora al gioco
del labirinto) facililano il percorso, anche se non
troppo: anche loro hntmo tenLennamenti e dispa-
reri. Si traLLa, lo comprendiamo tutti, delle diret-
tive della Gerarchia. Ma devono aver la pazienza
di attendere che gli altri si convincano pensandoci
su. Poichè la coscienza degli altri merita la massima
venerazione.
Così, ria.ssumendo, abbiamo constatato chi- nel-
occuparsi delle realtà di cui è intessuta la nostra vita
terrena, laico e laicista lianno tutto in comune. Ma
allora in cl1e cosa si diversificano?
2 Che cosa hanno
di diverso laici e laicisti
a) ll laico ha un suo modo di vedere le cose tutto
suo proprio. È come se avesse il potere di pene-
trare in profondità dentro le cose, u_n potere, per
usare un paragon e, come hanno i raggi X. E così,
per esempio, in quell'Uomo giustiziato 1930 anni fa
circa, che si chiamava ~sù, lui vede il Figlio di
Dio, Redentore di tutta l'umanità; in quel "bar-
bone" ch e dorme sotto il ponte, avvolto negli
stracci, vede un figlio di Dio (pl"l'tsiamo cosa vuol
dire " figlio"!).
Ora quando lu:i adopera questo suo potere per
guardare in profondità le realtà terrene, vede che
sono tutte fatte perchè gli 1tomi11i vivano uria vita
degna di Figli ili Dio.
.
Di qu_i un fatto curioso. Il suo modo di agrrc è
sempre marcato come da una " impazienza" , come
di temperamento (2 Cor. 5, 14) : ha la volontà pro•
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tesa costantemente a mettere sempre più a serv1z10
degli uomini, Figli cli Dio. tutte Le cose. E all'oµ•
posto, il suo agire è come frenato da una le11de11:.,;a
alla "prudenza". Sa che ogni cosa. tanto buona
in se stessa, è un pericolo in più, perchè può essere
usato male, come il temperino ilegli scolari: serve
a far la punta alla rnatita e a sbucciare le dita; o
come l'energia atomica. Forse gli sarà impossibile
sottrarsi a questj due sentintenti. impazienza e
prudenza, che sono come due poli di calamita tra
cui deve muoversi. Ci sarà anzi chi si lascia attrarre
più dall'uno che dall'altro,
Dunque il laico può vedcn• tutk le cose in pro•
fondfrà (ha l'occhio della fede) e se ne fa un'idea
veramente completa, quella avuta da Dio nel
crearle (uisione di .feile), e da essa ò guidato nel
suo agire. In pratica non si lascia sfuggire ocra-
sione per mettere ogni cosa a servizio dell'uomo,
nel quale vede un Fi~lio del Padre, un suo fratello
in Gesù.
Ecco pere/tè e come il laico consacra le cose di
questo mondo al Padre.
b) Ora veniamo al la.icista. Come si distingue
dal laico?
Diciamo subito eh.e ci sono laicisti i11 appuren.za,
dj nome, ma che in cuore sono dei Laici. Sono coloro
che uou hanno ricevuto la possibilità di uno sguardo
più penetrante (In fede), e perciò del mo11do non
hanno una "visione di fede", o, come si dice, sopran·
naturale, perchè è la visione cl1e ha solo Dio di
tutte le cose di questo mondo. Tuttavia essi "ve-
dono giusto": riconoscono di essere delle creature
nelle mani di Dio, cioè lianno una "visione reli-
giosa" della vila e del mondo, e la manifestano
col loro modo dj agire. Sono come operai comuni.
cl1e non sanno, come quelli specializzati, leggere
anche i disegni dell'architetto divino; ma il loro
lavoro è ugualmente utile per edificare il palazzo.
Ed è giusto che gli specializzati li abilitino a leggere
anche il disegno di Dio, gradualmente, con rispetto,
tenendo presente ch e essi lavorano già, senza sa•
perlo, per il regno del Padre.
Il vero laicist11 invece ha anche Iui, come il laico,
un modo di veder le cose tutto suo propri(),
soprannal-urale, religioso. È come UD poveretto
che veclesse tutto capovolto perchè ha avuto gli
occl:u rovinati da un incidente. L'incidente gra-
vissimo è capitato aJ laicista nel momento in cui
ha giudicato che tutte le cose di questo mondo
sono per l'uomo (e 6.n qu:i, tutto hene; anche il
laico pensa cosi), ma che l'uomo non ha e non
deve aver nulla a che fare con Dio. Una vera pro•
fessione lutida di irreligiosità. Presa di posizione
tragica, che è come il cuore del peccato, compiuta
·per la prima volta da Satana.
Purtroppo Satana tende a diffonderla. Ed è
ovvio che sia così. Potremmo chiamarr questa
lendenza: "satanis mo". Per il laicista vero capita
lo stesso. Il suo modo irreligioso di veder le cose è
come un marchio di fabbrica, che lui tende a stam•
pigliare su tutto ciò che fa; è una tendenza, quasi
islintiva, a invischiare il mondo di peccato.
Lavorerà du1.1que per mettere a disposizione
dell'uomo tutte le realtà terrene, come fanno i
laici: può darsi persino eh.e lo faccia con un impe•
gno, se non più alacre (cosa di più alacre della carità?),
••••••••••••••••••••••••••••Convegno sacerdotale
Po,· commemorare il 1500 dello na,,ciu1 di San Ci,,.
uanni Bosro ~ $lato indetto nella Casa J\\fndrv ,li Torino.
Via J\\farin Ausiliatrice 32, 1111 Convegno inlercegio-
uale cli Sacerdoti, Decurioni, Cooperntori, Exallievi.
li Convegno avrà lu.ogo "e/l'ultima seuimana dì
~prile e durerà una sola giornata: dalle ore 9,30 del
mauino al pomeri,~ffio, Mentre In Diréz-ioru de!fo
Confederazione ExalJievi invin l'invito ai Sacerdoli
Exallievi, la Direzione dei Cooperatori lo rivolgo
cordialmentft ai rev.mi Direttoti Diocesani, Decurioni
e Cooperatori SaccrtloLi del Pi,monte, della Lom•
bardia della Liguria, pregllndo i Deleffali J,petlo·
ria/i e LOCllli o concordate la par1ecipa=iono o a far
reroenire all'Ufficio Ce111role oven1uoli suggerimenti.
li J3olleuino OirigenLi del mese prossimo d4rà i
r particolori. orario e l'ordinr del giorno. Il prlln:;ò
••••••••••••••••••••••••••••• verrà offerto dal Reuor /1,foggiore.
più frenetico: Jui deve far presto, perchè poi tutto è
finito... Ma l'uomo per lui è un essere ritorto su
se stesso, come un guscio di chiocciola, è finisce
nel nulla.
Conclusione
Laico IJ laicista lavorano in comune per meuere
a disposizione dell'uomo 11/tte le rea.ltà terrene. Ma:
a) il laico le consacra,, perchè le mette a dispo•
sizione dell'uomo con una visione religiosa e sopran•
naturale: l'uomo è re del creato, sì, ma unito al
Padre di cui è Figlio io Gesù. Ecco chi è il laico nel
mondo.
b) il lai-cista le profana, perchè anche lu:i mette
le realtà tor.rene a disposizione dell'uomo, ma
l'uomo non è più consacrato a Dio, e quindi anche
le s ue cose non sono più sacre. L'uomo diventa
"grande", ma non grande come l'ha voluto Dio.
Il Conferenziere scenda, al pratico e dia un efficace allarme ai Cooperatori perchè non cadano
vittime del gravissimo pericolo in cui si trovano di bere a larghi sorsi lo spirito laicista attraverso
l'opinione pubblica, nei quotidiatù, nelle riviste e mediante tutti 1 mezzi di comunicazione sociale, •
sempre più potenti e incisivi per i continui progressi della tecnica.
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Direzione e amministrazione:
via Maria Ausiliatrice 32, Torino • Telefono 48.29.24
Direttore reapon•ablle Don Pietro Zerbino
Alltorluulone del Trib. di Torino n. 403 del 11 febbraio 1849
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