Bollettino_Salesiano_196508


Bollettino_Salesiano_196508

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Noi non ci fermiamo mai;
vi è sempre cosa che incalza cosa••.
Dal momento che noi ci fermassimo,
la nostra Opera
comincerebbe a deperire
DON BOSCO
- .-
-
I
ULLETTINO
SÀLESIANo ·
. . ._---~~-- ~·~~j~.?. ''t_/', i
ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI
A. LXXXIX. N. 8. 15 APRILE 1965. DIREZIONE GENERALE: TORINO 712, VIA MARIA AUSILIATRICE, 32. TELEF. 4&.29.24
li lavoro è redditizio se concorde
L'Ufficio Arcivescovile per l'Apostolato dei Laici
di Firenze ha pubblicato un opuscolo che presenta
tutte le organizzazioni di apostolato laico che agi-
scono nella Diocesi. Una interessante rivista delle
forze organizzate della Chiesa fiorentina. I Coopera-
tori naturalmente sono presenti in questo piccolo
esercito. Ma non meno interessante è 'l'invito'
che il Delegato Arcivescovile fa all'unione delle
forze operanti nella Diocesi
Quello di Firenze è un richiamo e un esempio
di unione tra le forze del bene, che già comincia
a portare frutti concreti, è una prova che ci si può
'integrare' senza perdere la peculiarità statutaria
che ha ogni Associazione; è un segno di maturità e
un indice di cristianesimo adulto che non esiste
dove sono individualismi, competizioni, contrappo-
sizioni, volute ignoranze dell'attività di altri fratelli.
È stato detto che la debolezza deJJe forze sane è
la disunione, l'individualismo; mentre invece le
forze avverse si presentano compatte, solidali e
spesso quasi monolitiche, tanto da rendere formi-
rlabile la loro azione. Eppu:re la preghiera « che
siano una cosa sola » Gesù l'ha fatta per i Buoi
discepoli e per le forze del bene.
Nel recente Convegno di Cou•iglieri e Zelatori
tenutosi ad Alassio, anche il nostro Direttore Ge-
~erale, prendendo lo spuuto dal Vangelo del giorno
dove si leggeva la parola di Gesù: « Ogni regno
cliviso va in rovina », ha rinnovato l'invito che
Don Bosco nel Regolamento dei Cooperatori ti-
volge ripetutamente ai membri della Pia Unione
perchè nel fare il bene siano uniti. Uniamoci - ha
detto - intendiamoci, completiamoci; uniamo le
forze senza esclusivismi o preoccupazioni di pre-
cedenze, di primati. Oggi ci si preoccupa giusta·
mente di unirsi con i non cristiani e con i « fratelli
separati»; ma è più urgente l'unione tra i «fratelli»
senza aggettivi, con le mille prestazioni che occor•
rono per un lavoro costruttivo di fronte alle mille
esigenze che oggi s'impongono e mgono. In questo
clima. nello stesso convegno si plaudiva alle due
iniziative partite- da due Cooperatori per unire,
sia in sede par:rocchiale che interparrocchiale, le
forze di apostolato laico per raggiungere mete che,
procedendo disuniti, non si sarebbero mai raggiunte.
Siamo quindi pronti a unirci con le forze delle
diverse organizzazioni, in campo diocesano, par-
rocchiale, locale. « Clù non è unito - ci ripete
Paolo VI - si smarrisce; gli sforzi, i tentativi sin•
goli vengono travolti dalla vasta marea dei .flutti,
sempre numerosi e accresciuti, di po·tenze esterne
e contrarie. L'attività è fiorente, redditizia se uni•
taria, organizzata, concorde ».
In pratica dobbiamo lavorare uniti anzitutto
tra di noi in seno alla Pia Unione, accanto alla
Congregazione, in cordiale e fattiva intesa con le
altre organizzazioni dell'Apostolato dei Laici, sia
salesiane che parrocchiali, diocesane ecc., nei vari
settori che lo stesso Santo Padre Paolo VI il 7 feb-
braio scorso, tornando sul tema a lui caro dell'u-
nione, ha elencato al Consiglio Centrale degli Uomini
cli .A. C. e che compendiano a meravi{;lia i campi
di apostolato sociale tracciati da Don Bosco ai Coo-
peratori: difesa della moralità del costum.r. pubblico,
spec.ialmente nel campo d.ello spettacolo, « abbas-
sato in troppi casi a livelli difficilmente superabili
di avvilente immoralità », educazione delle gio-
vani generazioni, istruzione religiosa personalmente
approfondila, presenza cristiana nei vari settori
della vita sociale.
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<!J~ienlamtttlo dt!-i
l'REllfESSA
Che cosa significa orientare?
Ogni essere umano maturo è responsahile delle
proprie decisioni. Tocca a ciascuno assumersi la
responsabilità di decide.re la propria vita; nessuno
può nè deve decidere in sua vece. Ciò però è possi-
bile solo quando si è sufficientemente maturi e si
posseggono i criteri per una scelta adeguata.
L'orientamento è precisamente quell'aspetto del-
l'azione educativa che consiste in una assistenza
offerta ai ragazzi, adolescenti e giovani, nel pro•
cesso di maturazione della loro decisione.
Evidentemente si potrà considerare 'educato' solo
il giovane che su basi razionali e principi di fede,
ha scelto una direzione per la sua vita. attraverso
la quale egli otterrà la piena maturazione della sua
personalità cristiana. In corueguenza bisogna af-
fermare che fondamentalmente tutta l'am1ie educa-
tiva deve essere un orientamento.
E il suo coronamento naturale sarà il momento
in cui il giovane si sentirà in grado di scoprire la
volontà di Dio a suo riguardo e di seguirla con. piena
libertà interiore. È il punto culminante della ere·
scita e quindi la meta finale dello sforzo dei geni-
tori.
Ed ecco le fasi di questa assistenza orientativa.
PARTE J
Aiutare i fi~li a mettere solide
basi per un buon orientamento
A) Con una buona educazione del caraUei·t•
È la prima base affinchè un giovane possa giun•
gere serenamente alla sua decisione vocazionale.
Dare una visione ouimistica della vita e inf!mdere
un ben equilibrato entusiasmo giova11ile. Un gio-
vane e una ragazza che a 17 anni sono già delusi
della vita (anche perchò forse vedono la vita stanca
e amara che i loro genitori trascinano), non avranno
certo grandi ideali. La capacità di accettiu-e con
serenità le inevitabili sofferenze, irJsuccessi, incom-
prensioni, è la base per l'ottimismo e costanza dei
propri ideali.
Le abitudini di ordine, autodisciplina, laboriosità
e antocontrollo, curati progressivamente 6n dal-
l'infanzia, metteranno i giovani in grado di trovare
la via del successo.
Tante vocazioni talliscono di fronte agli insuc-
cessi iniziali, avvenuti per mancanza cli abitudini
di lavoro, autodii,ciplina e costanza.
La capacità di clonarsi, di aprirsi verso gli altri
è condizione inclispensabile perchè qualsiasi scelta
vocazionale sia {come deve essere) l'accettazione
di una 'missione' da compiere in nome ~ di Gesù
Cristo per il bene dei fratelli.
Chi non sa donarsi farà delle scelte basate unica•
mente su motivi egoistici.
Nella famiglia, attraverso l'esempio dei genitori,
e con l'esercizio di una convivenza veramente edu-
cati-va, i giovani devono avere l'opportunità di eser·
citarsi e formarsi a questo spirito di donazione.
B) Con la formazione di una mentalità eri-
st.iana
L'abito di vedne tutte le cose, le persone, la vita
nella luce della Salve-11za, costituisce l'aspetto so-
prannaturale delle basi per una buona decisione
sulla vocazione.
Attraverso l'atmosfera familiare satura di cri-
stianesimo, nella quale la ricerca e l'accettazione
amorosa della volontà Divina sono al centro e in
cui la preghiera è l'alimento spirituale, è necessario
formare 6.n dall'infanzia l'atteggiamento di rispetto
è di ricerca di ciò che il Sigrwre vuole da ciascimo.
Mirabile nel creare questa atmosfera familiare
satura di spirito cristiano fu Mamma Margherita.
Qnesta popolana, che non sapeva leggere nè se.ri-
vere, aveva rm tesoro nella memoria: conosceva
da cima a fondo il libro del Catechismo. E lo inse-
gnava ai figli corredandolo e com=entandolo con
esempi della Sacra Scrittura o della vita dei Santi.
imparati frequentando la chiesa, alla quale era fe.
lice cli accompagnare nei giorni di festa i suoi figli.
Nell'opera alta e ardua della formazione dei
figli alla vita, Margherita prendeva spunto e avvio
da tullo per impartire preziosi insegnamenti. Nel
mondo della natura vedeva 1:illesse le leggi stesse
della vita dell'uomo: un prato fiorito, un cielo stel-
lato, un nido d'uccello offrivano motivo di rifles-
sione e di meditazione. Ciò che aveva colpito la
fantasia del ragazzo passava al cuore, ricco di nuovo
significato. svelato dalla illuminazione materna.
Ma dove l'istinto educativo di Mamma Marghe-
rita brillò di mirabile intuito e generosità, fu nel
guidare la vocazione dei figli, di Giovanni spe•
cialmente. Non ebbe bisogno di studi sul problema
vocazione per intuire che la vocazione è l'azione di
Dio nell'anima dei figli; e giunse a rifiutare il pa-
rere dello stesso parroco, che pure venerava, pa·
rere cbe sarebbe tornato tutto a suo vantaggio.
Ecco le sue parole: « Voglio assol1,tamente che tu
esamini il passo che internli fare, e poi segui la tua
vocazione senza preoccuparti d'a.ltro. La prima cosa è
n la salute dell'anima tua. parroco vorrebbe che ti
dissuadessi da questa decisione, in vista ài un bi-
sogno che potrei avere in avvenire del tuo aiuto. Ma
io ti dico: in queste cose non c'entro, percliè lddio è
prima tli tutto. Non prenderti fastidi per ,ne. Io da
te non voglio niente, niente aspetto da te. Ritieni/o
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r/-igli alla oila SCHEMA
PER LA
2a CONFERENZA ANNUALE
bene: son-0 nata in povertà,, sono vissuta in povertà.,
voglio morire in povertà. Anzi, te lo protesto: se ri
risolvessi al/1> stato di prete secolare e per tua sventura
diventassi ricco, 1:0 non verrò a farti neppure una
sola visita. Ricordalo bene! ».
Pio XII esorta i genitori a offrire volentieri
al servizio di Dio i _figli che vi si sentissero chia-
mati; e, se nel fare una tale off<'rta provassero tri-
s tezza o dolore, raccomanda loro di meditare quanto
Sant'Amhrogio diceva alle madri di famiglia mila-
nesi: « Parecchie .fanciulle io ho conosciuto, che vole-
vano essere consacrate vergini, ma le loro madri vie-
tm·ano loro perfino di uscire... Se le vostre figlie
volessero amare un uomo potrebbero legittimamente sce,-
gliersi chi loro piace. E così, chi ha il diritto di sce-
gliere un uomo, non ha il diritto di scegliere Dio? ».
PARTE Il
Aprire davanti ai figli il pa.no-
rama della vocazione cristiana
Tutti senza distinzione siamo chiamati a lavo-
rare per il Regno di Dio, a mettere tutte le n ostre
energie al servizio di Cristo per la realizzazione del
Mistero della Salvezza.
È s a. questa base, su questa chiamala vocazio-
nale universale, che ogni decisione della propria
vita deve essere misurata. Perciò il fondamento
dell'orientamento deve essere illuminare i figli
su questa grande realtà e formare in. loro questo
atteggiamento, questa mentalità, questo modo cri-
stiano di pensare e di sentire.
La voea.zione cristiana all'apostolato è la prima
idea che emerge dagli studi conciliaci sul laicato:
Lutti i battezzati non sono soltanto elementi passivi
della Chiesa, ma membri attivi, partecipi di a.na
missione di salvezza, in una sostanzialo correspon-
sabilità con la gerarchia, pur nella chiara diver-
sità dei compiti.
Secondo Paolo VI la vocazione cristiana del
laico è quella di fare da mediatore tra la gerarchia
e il mondo contemporaneo; è gettare un ponte
verso il mondo di oggi per comprenderlo, interpre-
tarlo, conversare con esso, salvarlo.
I compiti dei laici si possono ridurre a due:
évcmgelizza:done, fino a giungere talvolta a un com-
pito sussidiario del sacerdozio; civilizzazione, cioè
presenza nell'ordine temporale; per attuare in est<o
tutti i valori, naturali e soprannaturali, per rico-
struirlo nella pace e nell' amore.
« Un laico - scrive Igino Giordani - imbevuto
della grazia, in quanto cellula del Cristo Mistico,
si fa rappresentanza di Cristo, si sente responsa-
bile della Cf>r,,secratio mundi; agisce nella vita, come
diceva Sant'Amhrogio, da 'Braccia di Cristo'. Egli
neJ suo s tato può svolgere un apostolato efficace.
Si pensi aJJ'iuUusso di un imprenditore convinto
dei princìpi cristiano-sociali; d'un insegnante, che
fonda la scienza umana s ulla sapienza divina; d'un
padre e di una madre di famiglia, che vivono il
'grande sacramento' del matrimonio. Si pensi quale
apostolato abbiano coslituito le opere, i discorsi,
gli scritti d'un Montalemhert, 1m Windthorst, un
Toniolo, un De Gasperi, un Claudel, un Manzoni,
nn Chcstcrton, un Kennedy...
Si tratta di universalizzare siffatta azione diret•
tamen te o indirettamente religiosa nel mondo,
sì che, ciascuno nel proprio ambito, con le proprie
possibilità evangelizzi: consacri ».
Sulla necessità di apostoli laici nelle masse si
meditino queste parole di Pio XII: « La tragica
pagina del Vangelo della condanna di Gesù, avve-
nuta per istigazione del popolo da parte di pochi,
richiaina ancora uua volta la nostra atte nzione
stilla necessità di rendere sempre più reale ed at•
tiva la presenza di anime veram.ente capaci ed
apostoliche in mezzo alla folla degli uo1:nini. Se,
infatti, sono sufficienti le insinuazioni e le istiga-
zioni di pochi sciagurati per intorbidire i cuori,
per seminare discordia, per istigare alla ribellione,
è anchu prevedibile che una schiera di anim~ ge-
nerose riuscirà - purchè lo voglia - a indnrre al
bene quelli ohe tentennano ancora e stanno come
in attesa di ehi venga a indicar loro la meta cui
tendere, il cammino da percorrere.
P e1'lsate, diletti figli, agli innumerevoli casolari
sparsi nelle vostre campagne: non giungerebbe
forse sommamente utile e non sarebbe oltremodo
provvidenziale la parola di un'anima discxeta, ep-
pure sollecita della salvezza e della santincazione
dei suoi fratelli? E nei vostri stabilimenti? In essi
- purtroppo - più facilmente e più abbondante-
mente fu gettata la zizzania dell'errore e dell'odio;
adoperatevi, dunque, per riportarvi la luce e il
fuoco dell'amore».
LA 2• ODNFERENZA
ANNUALE
Un grazie speciale ai numerosissimi Centri che han tenuto
la 1• Conferenza e ne hanno Inviato relazione con relallva
offerta.
I Delegati lspettoria/1 prendano , necessari accordi in
tempo utile, perchè In ogni centro (Salesiani, Figlie di Maria
Ausiliatrice o parrocchiale) non manchi la 2" Conferenza.
La Conferenza sia tenuta, per quanto è possibile, da un
Salesiano. Si svolga la traccia proposta dall' U fficio
Centra le e presentata in questo foglio.
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P,\\RTE 111
Guidare i figli nella scoperta
della loro missione particolare,
nella grande missione tie lla Chiesa
Ognuno ha il suo posto, insostituibile; ognuno
ò neccssorio là dove il Signore lo chiama, per rea-
lizzare la presenza di Cristo con la sua collabora•
zione (Rom. XII, 4-8).
Su ciascuno di noi Dio ha un progcllo partico-
lare. La responsabilità ed il compito dei genitori
consisto nall'aiutare i figli a ~coprire questo disegno
personale di Dio nci loro riguardi. Essi devono,
com e collaboratori di Dio, aiutare ciascuno dei
loro figli a realizzare ques to piano di Dio.
Per guidarli in questa scopcrLa:
A) Illuminarli 1mll4' varie s 1t·1ulc della vila
per le quali il Signore chiama gli uomini a collabo-
rare con Lui nel tempo presente.
Se per l'avvenire di un giovane o di una giovane
è di grande importanza la scelta della profossione,
o dell'arte che dovranno esercitare nella società,
ancora più importante è la scelta dello stato di
vita in cui si deve entrare.
Mentre le professioni sono molteplici. gli stati
di vita ai quali lddio può chiamare un cri•Linno
souo appena tre: stato mau:imonialc, s tato religioso,
sacerdozio.
Lo s1uto matrimtmialo fu istituito da Dio fin
dall'inizio del genere umauo, ed elevato poi da
Gesù alla dignità di sacramento: sacramento grande,
com e insegna San Paolo, perchè tiiml,oleggia l'u•
nionc di Cristo con la Chiesa. \\ vendo esso per
fine primario la prole, i genitori, nel comunicare
la vita ttnturale, partecipauo a un'opera squisita-
mente divina, e cooperano con la Chiesa a far co-
noscere e amare dai propri figli quel Padre Cefostc
da cui di~cende ogni paternità, e che appunto glieli
affida perchè li aiutino a raggiungere l'eterna felicità.
Opcrn importante e meritoria fa chi erige un
tempio per il culto divino, anche se l'edificio potrà
finire eon il tempo. Opera ancora più importante
e meritoria fanno gli s posi cristiani che, in ciascuno
dei figli, edificano templi allo Spirito Santo, desti-
nati a durare in eterno.
L o stelo religioso comporta un modo di vivere
in comune, uel quale i cristiani, oltre nlJ'osservamrn
dei divini comandamenti, si oblJligano a seguire i
consigli cvanaelici, mediante i voti di castità, po•
vertà e ubbidienza.
Lo scopo di l'iùran,i dal mondo, e vivere in un
Istituto religioso è in primo luogo di facilitare
l'opera delJa propria santificazione e, in secondo
luogo, di cooperare alla santificazione del pros-
simo, servendosi prÌl1cipalmente o della preghier a
(Orcli11i di vita èonlemplativa), o dell'azione (I sti-
tuti di vita attiva), o unendo preghiera e azione
(Ordini o Is tituti d.i vita mista).
Vi sono anch.e gli Jstituli secolari, cioè società
i cui membri, pur n on avendo v ita comune pro•
priamente detta, n è abito religoso, si consacrano a
Dio con voti, giuramenti o promesso di osservare
la castità perfetta; di ubbidire ai legittimi s upe-
riori nell'l'.scroizio dell'apostolato e nelle opere di
carità, e di limitare il libero nso dei beni, a norma
delle costituzioni. Essi sono legati al proprio I sti-
tu.to con vincolo perpetuo o t emporaneo, e vivono
la loro vita religiosa 'nel secolo', anche attendendo
a occupazioni o professioni compatihili con il loro
stato di religiosi, come le comuni pcn,onu del mondo.
li Sacerclo::i.o cattolico ~ la diretta chiamata di
Dio a predicare il \\ angelo, a celebrare il divin Sa-
crificio t• ad amministrare i sacramenti, guidando
le anime nella via clic condllCC al Cielo. Questa
chiamata imrlica per Lutti - Vescovi e sacerdoti,
diaconi e- :=;u<lcliacon.i. - l'obbligo del celibato, non
però quellu della riuun:,Ja al possesso dei beni ter-
reni, benchl' molti sacerdoti facciano anche questa
rinunzia. entrando a far parte di fatituti religiosi.
Nel primo caso si hn In categoria dei così detti
sacerdoti secolari o clioccsani, e nel secondo quell11
dei sacerdoti religiosi.
BJ P ortàre i figli pronrt-.sshamcntc ad uno.
a d c!J1rnu1 conoscenza di s è ste---.i, d e lle loro
alLiludini, dC'Ue loro inclinazioui. La via nor-
male attraverso la quale- il Signore indica la sun
volontà noi riguanli lii urta persona cl~Lcrminata è
quella del suo atto creatore col quulc 'scrive' in
quella nnturu concreta il suo piano che si traduCì'
in attitudini cd inclinu.r.ioni.
La sollecitudine amorosa dei genitori dovrà sco-
prire, intuire, questi "doni divini' nei loro figli, sve-
larli ai loro occhi ancora incapaci di vederli, alle
loro menti uon ancora avvezze alla ri0cssione su
se stessi.
Dio non ci lia falli in blocco: Egli non crea lo
anime in fascio, e ne1,purc si serve di u.uo stampo
o di uo conio. in modo da crearle tutte ideDtichc.
Le fa una ad una, si,tgillatim. Qltindi ha creato
l'anima di ciascuno cli noi cou tu_tta fa cura e la
dilige~a che sa usare Dio, e con tutto l'amore di
un padre dal cuore intimamente a[ettuo,;o. e ci ho
dotati di bellezze e doli pr oprie. Siamo perciù
risultati uno diverso dall'altro: non vi sono foglie
uguali, molto meno vi saranno anime identiche.
Le differenze dei volti sono indice cleUe differenze
dello bpirito, molto più profonde e numerose.
Il Signore, nel farci in un modo piutto,.to che in
un altro non agì senza un motivo, tutt'altro: aveva
uno scopo e ci ha fatti proprio per questo scopo,
dandoci delle attitudini adatte al fiue che aveva
quando crllava ciascuno di noi.
Prima dunque di fissarsi il tipo di vita che deve
condtirre, 11n giovane ,leve conoscere la siruUttra
della sua anima p er ,con destinaTla II delle finalità
per le quali non ha ouiruclini.
Un ra~a:r.zo di molta sensibilità che piongc quando
vede soffrire, non è fatto per la carriera militare;
per un poeta lo s tudio C' l'insegnamento della ma-
tematica ri.aulieranno un vero tormcnlo; e un'anima
delicata che prega volentieri. che giot-.ce quando
fa la i;anta Comunione o può effondere il suo cuore
dinanzi o GeRÌl in sacramento, godrebbe di una
grando pace nella solitudu1e di un chio~tro o uellc
opero di apostolato <lei sacerdozio o della vita re•
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lil!io•a. mtnl:l't solfrircbht> di continuo se dovesse
, h <•re ud mondo. se111.a a~ere la forza di soltran,i
al ~uo inilu!>&O, co--tn'IIO i.o,ente a violenlarc la
propria co"lcienza e le indinarioui nobili del "IUO
animo per debolezza di corattere o per rispetto
umano.
C) lnsennare ai figli n comprendere e a ,,alu•
tare le cia•co~tanz<- p1•ovvldt•11zlali <l ella loro
vilu che, in vari modi aegnalono. delimitano e preci-
~nno In direzione ,erso la quale il Signore li in, ita.
Si pos,-ono citare figure <li primo piano. la cui
vocar.ionc e missione fu determinata da circostanze
pro,, idenziali.
ln esempio tipico è quello dei genitori di Santo
Teresa del Bambino Gesù.
Luigi Martin. un santo gio, anc, si presenla al-
l'Ospizio San Bernardo per Psservi accettato come
monaco. TI superiore lo rifiula perchè non ha fi.
nilo gli Rtudi classici. Li riproude con entusinsruo,
ma tatlc ammalato e non può continuare.
Zelia Guérin, piL1 o me110 alla slessa epoca, si
presenta all'ospedale di \\len<;on per farsi suora di
carità. È una santina, ma la superiora le dic-hiara
che tale non è la volontà di Dio. Allora, convinta
di c;.stre chiamata allo stato coniugale, si sposa
con Luigi Martin, ancb'essn respinto dal convenlo.
Dio sPrbaYa a.i due santi coniugi una vocazione
moroviglio~a e invicliabiJe: tJucUa di essere geni-
1ori 11i cinque Carmelitane, tra le quali una gran•
disi,ima Santa.
Una circostanza non meno provvidenziale tolse
ogni iuùcrisione al Conte Cays, nel farsi salesiano.
JI Contl', già deputato al Parlamento Subalpino,
0011 rill6civa a superare qualche dubbio sulla pro-
pria ,·ocazione. Era la vigilia della festa di Maria
Ausitintriec del 1876. Egli atLendeva nell'anlica-
mera di Don Bosco il suo Lurno per avere un'u-
dienza dal Santo. C'era ad attendere, tra i molli.
una mamma con una bambina paralitica. Il CouLe
pen-,ì, tra sè: « Se que~La l,ambina esce guarita, è
segno che Dio mi vuole salesiano ». Mamma e figlia
furono ricevute da Don Bosco. Poco dopo uscl per
prima la bamhina piangendo di gioia e gridando di
essere guarita.
TI conte Cays non ebbe bisogno d'aJtro. Entrato
nella camera di Don Bosco e dettogli della condi-
zione posta e avverata, soggillllSe: « Se mi accetta,
io sono salesiano!>> (Memorie Biografiche, X III,
p. 222).
Ancora Wl esempio, che potremmo dire di fa.
miglia. San Francesco di Sales si è cli recente lau·
reato in legge. Am•or giovnnis~imo. è rlt>llo i,euatore
daJ duca Carlo Emanuele 1. E nobile, ricl"o, ha cli-
nanz:i un avvenire brilluntissimo. . 'ell'allraversare
Ja foresta di Sonnaz, il cavallo inciampa. lo scuote,
lo isbalza; la spadn t•adc. esce dalla guaina, forma
con essa una croce perfetta. Così una seconda,
così una terza volta. Francesco vede uri fatto un
avviso del Cielo di t•ambiare la opatla nella croce•..
Le vite dei S,wli s0110 piene ùi episodi ùcl ge-
uore. Non si clcbhouo <"erto attendere pe r i propri
figli tali circostanze pro, viùenz.iali e miracolo~e, ma
occorre insegnar loro a leggere la volontà cli Dio,
che si dimostra in tante maniere.
CONCLUSIONE
1. Educazione e orientamento sono due aspetti
della missione alli~i;ima affidata ai genitori. In
questa coruisLe la loro collaborazione ull'opern di-
vina, la rea}il,zazionl' rif'lla , oca7ione a cui il Signore
li ha chiamali mediante il matrimonio.
2. Dio non cli rado !òUole premiare l'opera di cri-
stiana formazione orientamento dei tigli col far
sbocciare in famiglia qualclie vocaz:io11,:, al sacerdo:io
o alla vita religiosa. ln questo ca~o i genilnri riror•
dino queste due sentenze di San Giovnnni Bosco:
n« più gran dono rhe Dio possa f nre (l(l ,ma fa•
migli<l è 1m figlio sac11rdot<' » (l\\le,11. Biogr., VI, 111).
« Quando ,m figlio lascia i genitori per seguire
la voca:.ione, il Figlio ili Dio, Gesù, pren1/e il stto posto
nella famiglia» (Mem. Biogr., IX. 70 J.).
SCHEMA DELLA OONFERENZA
Premesso Educar, = Orientare
Alutue I Agli a mettere le bHI 1• Con una buona 1duca:lon1 del coratltn
per uo buon orleotam~nto 2• Con la forma=lon• d, uno mM/oi,td cristiano
11. Aprine davanti al figli U po•
norama della vocazione crlstlnno
1• Concetto crisi/ano dtlla 11/la
2• Tutti I ba1t~:;;fJfl sono mtmbri a1tfv/ della Chiesa
, Un campo lmmMso si apre ol/'apos10/ato do! loie/
lii. Guidare , figli n scoprire
la loro missione partlcolarc nello
a-rande missione della Chleu
1" 1/lumlnor// sulle 11orlc strade della vita
2• Portar// f1 conoscer, se stessi
l" ln!egnart loro o vedtrt lo volontd dJ Dio nt/le var/t circostanze dello loro vi/o
Conclu.,lone Educa:z:loM t or/tntomtnto: $0nO I dut OSPtltl dùlo mla/ont a/J1ulma d<1 ttnltorl.
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PSNSJCRI PER LA CONF'CRSNZA MENSILE
Educare al divertimento
[I] I grandi principi di Don Bosco
Alcuni genitori credono di fare già molto quando
tollerano , i divertimenti dei Agli come concessione
faticosa a pretese di chi dovrebbe invece sempre ba·
dare al dovere e al lavoro, e soprattutto stare in pace
e lesclare in pace. Oppure • concedono qualche
forma che più si avvicina alla compostezza manierata
degli adulti.
Altri fanno un passo in più: hanno capito che i
ragazzi hanno diritto e bisogno di divertirsi. Perciò
gliene forniscono la libertà, il tempo, i mezzi.
Don Bosco giunge a tanto, ma va oltre e può essere
il modello dei genitori che vogliono risolvere bene
Il problema.
Anzitutto eglJ è profondamente convinto che la ri·
creazione in _genere non sia nè da negare, nè da ab·
bandonare come parentesi neutra fra lavoro e lavoro.
La ricreazione ha 1,11 posto importante nella vita del
giovani ed è una leva delicata d'educazione in mano
di chi sa mOJ1ovrarla. Come?
a) Don Bosco riconosce al ragazzi il diritto di d/v11rtlrsi
È conseguenza del suo grcmde trinomio: la ra·
gione • fa comprendere e riconoscere ciò di cui il
ragazzo ha bisogno vitale; la religione è festa
d'anima lieta per la grazia di Dio e per la pace della
coscienza e vuole che la gioia esploda; l'• amorevo-
lezza , inclina ad amare senza difficoltà ciò che i gio·
vani amano.
QUESTIONARIO
1. Puch~ J /llovan/ /tanno dir/No al divut/monto?
•· Comt i p<Wibllt, ossuvando f figli mtntr• giocano, cono-
•cere Il foro t~mpuom•nto?
,. /; ancoro posslb/1~ v11/fart I figi/ nel loro divutlmentl, Offl?
4 , Come si può proibire con roglone, religione, omorevolc::a,
quando I figli vo1/iono. In oasa o fuori. diver//men11 per/•
colosi?
1. Quali dlverlfmenff si pouono ancoro organl:::zare In fam/11/0.
fra 1en/tori e fl11// 'J
6 Cltt ne pensate ddla televisione? CÒn qual/ crlttrl di $Ctlta
usarla? Come u/111::::::are I pro1ramml pu J'educa:lonc dtl
f)1,ll?
7 Che ne pensate dtf c/ntmo? Con quali crlttrl sce1//trt?
Come utili::zar/q?
8 Che ne pensate dtllo letture? Come difendere I giovani dalle
ftltur• dtJ grondi? Come difendere I giovani dal per/colf?
Come fornir• foro 1/brl buoni e 11tl//?
o. Che no pensate degli s11orts? I= dei flgfl che voillono darsi
al profeos/onJJmo? E delle f/1//e che vogliono fare dello sport?
so. Cf/e e turismo sono da favorire pu i figlf? Con o stnzo la
famiglia? E le vacan~•?
1 , // tempo 1/btro dtl filll I solo tempo di dtvu11mento ?
Ne consegue che Don Bosco pone l'allegria addi·
rittura nel programmo che regge la vita deJ suoi gio-
vani: • Pietà Studio - Allegria•· E nell'opuscolo
sul Sistema Preventivo dichiara il principio: • Si dia
ampia libertà di saltare, correre, schiamazzare a pia-
cimento•·
b) Don Bosco partecipa alla ricreazione del suol giovani
Questo forse fu il più delicato segreto del Santo
educatore. Più difficile da imitare di quanto sembri.
Nella lettera da Roma del 1 88-t- scrive: ... essendo amati
In quelle cose che loro piacciono col partecipare alle
loro inclinazioni Infantili, imparino a vedere l'amore
in quelle cose che naturalmente loro piacciono poco... ,.
E quando le cose non vanno come dovrebbero, è perchè
Superiori non sono più f anima della ricreazione •·
e) Don Bosco aiuta I suoi giovani a dlverllrsl
Tanto varrebbe riconoscere il diritto, se non si
aiutasse a soddisfarlo. Ecco i cortili, 111 ginnastica, la
musica e il canto, la declamazione, il teatrino, le pas·
seggiate, le letture ecc. E negli orari di lavoro e di
pietà viene incluso il tempo conveniente per dare li-
bertà di divertimento.
d) Don Bosco mantiene la ricreazione a livello educativo
Infatti il divertimento ricreativo ha funzione psico·
logico, perchè l'espansione gioiosa e libera è bisogno
fondamentale di vita, è legge di giovinezza. La di-
stensione della gioia è ottima premessa per la disci-
plina, l'ubbidienza, lo studio e il lavoro, il servizio
di Dio e la moralità.
Ha funzione diagnostica. Mai come nel giuoco e
nei divertimenti In genere i giovani mostrano la loro
vera indole, il loro carattere, il loro modo di pensare,
sentire, reagire personale, sociale e anche morale..
E infine funzione pedagogico. Nel clima di gioiosa
espansione e simpatia, sentendosi compresi e asse·
condati, nella conoscenza più intima da parte degli
educatori, è possibile ogni richiamo, ogni invito, ogni
correzione, ogni aggiustamento. Nel giuoco Don Bo-
sco diceva le famose a paroline all'orecchio~. richia-
mava i problemi dell'anima, invitava a confessarsi, o
rasserenava.
Sembra pertanto che questi principi possano essere
assuntì In blocco dai genitori, come principi di base
per il proprio metodo preventivo di educazione.
!] ] V a ntaggi e pericoli dei dive rtim e nti
L'allegria di Don Bosco ha origine morale e reli·
giosa: nella grazia di Dio e nella giovinezza che Dio
ha donato. E ha come fine ultimo l'aumento della me·
desima grct::la, con la salute, il benessere, la cultura.
Purtroppo nei divertimenti non è sempre cosl. E
i genitori sono i primi a sentirsene preoccupati. Già
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i gioi1 ani tendono a smcdare nella quantità dei diverti-
menti, togliendo ttmpo e attenzione allo studio, al
lavoro, alla preghiera, al riposo, al servizio. Nei di-
vertimenti inoltre essi manifestano anche disordinate
e perfìno viziose inclinazioni. E inflne gli stessi d iver-
timenti offerti dalla industria pubblica sono spesso
tutt'altro che inviti all'onestà, all'intelligenza, alla cul-
tura, ali'educazione.
[]] P ro blemi educativi che ne conseguono
a) Dovere di vigilanza
In casa e fuori casa. Un momento di inavvertenza
può distruggere o compromettere tutta una forma-
zione. Ai nostri tempi, si fa necessaria una più estesa
ed accurata vigilanza, quanto più sono cresciute le
occasioni di naufragio morale e religioso per la gio-
ventù inesperta.
Vi sono purtroppo anche genitori cui poco im-
porta la rovina dei figli, la perdita della fede e dei co-
stumi, della onestà sociale. Sono genitori immaturi
e falliti essi stessi. Ma altri ci tengono almeno un po'.
Però non avvertono dove stanno le cause. Deprecano
e piangono le conseguenze soltanto. È ingenuità spesso
colpevole. La regola inve.ce è: vigilare i fìgli, e vigilare
i loro divertimenti, affìnchè nulla sia contrario allo svi-
luppo della loro sana personalità e rechi nocumento a
qualsiasi aspetto di essa.
b) Intervenire con delicata e comprensiva fermezza
È cosa da fare nel contesto di tutta l'azione educa-
tiva, nel clima generale. A volte i flgli avvertono il
pericolo, o sono comunque pronti all'obbedienza.
Altra volta si incontra più difficoltà: non vogliono
persuadersi, o non hanno la for za di imporsi alla na-
turale inclinazione. I genitori devono anche in tal
caso mostrare fermezza. Però sen za tono poliziesco,
senza mai drammatizzare, senza mortificare.
Don Bosco ancora insegna: intervenire con ragione,
religione, amorevolezza. Amorevolezza di modi e di
amore protettivo; Religione, come motivo di luce per
la mente e di forza per la volontà; ragione, che non
concede ciò eh~ è nocivo, che non proibisce ciò ch e
è lecito, ragione che fornisce i motivi, che spiega e
aiuta a comprendere col linguaggio concreto di valu-
tazione o svalutazione oggettiva e soggettiva, ragione
che cerca d( far assimilare ai tigli i princìpi di scelta.
c) Offerta di buoni divertimenti, numerosi, vari, in-
teressanti. I: intervento più consono alla situazione.
I giovani non saprebbero in genere aderire a una pura
preservazione del male.
Per questo la Chiesa tanto insiste perchè i cristiani
facciano ogni sforzo nel senso organizzativo e di pro-
mozione di letture, spettacoli, divertimenti ~ vera-
·mente educativi... nei quali la virtù non solo non
abbia nulla da perdere, ma bensì molto da guada-
gnare~ (Pio XI, conclusione della Enc. Sulla Edu-
cazione}.
Qualcosa possono fare direttamente le famiglie. Molto
chiedono giustamente alla scuola, alle autorità civili,
agli oratori, e alle associazioni. Però anche quando
il divertimento viene da fuori casa, resta il dovere e
il diritto di vigilare, di intervenire, di protestare.
Pio X l ha dato nella conclusione dell'Enciclica un
grande prindpio: « Da questa necessaria vigilanza
non segue tuttavia, che la giovenftì debba essere se-
gregata dalla società nella quale pur deve vivere e
salvare l'anima, ma che oggi, più che mai, deve essere
prttmu11ita e fortificata cristianamente contro le sedu-
zioni e gli errori del mondo... ».
(I] Programma educativo: educare al divertimento
Si tratta di fornire ai fìgli buone abitudin i, prima,
poi buone direttive, infine buoni princlpi, perchè
sappiano usare del divertimento con equilibrio di
t empo, con intelligenza e valid ità di scelta, con giusta
varietà, appunto evitando i pericoli di ogni gen ere,
fisici, culturali e morali e dando loro il giusto posto
gerarchico (variabile anche secondo l'età).
·
Qui il Conferenziere può esemplificare trattando di
qualche divertimento in particolare: lettura, cinema,
televisione, ballo, sport.
Cfr. gli schemi e le t rattazioni che ne ha fatto Don
Pietro Bongiovanni in F ERMENTO CRISTIANO, T orino.
L .D.C.
BIBLIOGRAFIA
I. r. SCHNEIDER, Tu e i tuoi figli, Roma, Paoline, 1962. (Gio-
cattoli, cinema, televisione, letture).
2. M. AJASSA, I figli alunni, Roma, C.D.N. Scuola-faml-
glJa, 1962; cap. XIV, Ricreazione e tempo libero; XV,
l'Impiego delle vacanze; appendice, televisione e respon-
sabilità educativa.
; . TV Coa/ce e commento ad uso degli educalo,/, Roma, a
cura del Centro Cattolico TV, via della ConcUiazione 2-c.
4- L'Editore Maliplero di Bologna ha pubblicato lnteressanti
monografie su:
li Fanc/ul/o e le bl/ilio/cche, li Giocattolo e ti gioco, li Bam-
bino e la televisione, li Cinema e la Radio, La le/1ura, li
Teatro.
s. c. JAQUIN, L'educazione attraverso Il gioco, Milano, An-
cora, 19i8
6. e, MAROCCO, Giochiamo, Torino, L.D.C.
7. Per la guida delle letture dei giovani segnaliamo:
- Esiste un Segnalrrlore dello s/ompo periodico pubbli-
cato presso PRESBYTERIUM - Padova.
- Ottimo sussidio e il Segnalatore librar/o edito annual-
mente a M ilano, piazza S. fedele, presso la redilzionc
della rivista LETTURE.
8. Per gli spettacoli televisivi e per le trasmissioni radìofo-
nlche, rende un ottimo servi.zio alle famiglie la Guida allo
~pettacolo, settimanale, a cara dell'Ente Cattolico dello
Spettacolo, vlo della Conciliazione 2-c, Roma.
Q. Per i fllms li medesimo Ente pubblica Dis«> rosso con J.,
classificazioni, aggiornandolo mensilmente con foglietti.
L'Editrice Cavanis di Vicenza pubblica la guida S.O.S.
1 o. Il CENTRO SPETTACOLO EDUCATIVO salesiano di via Maria
Aus!liatr1ce :,2 Torino, ha una sua rivista Letture dram-
matiche con articoli e cronaca, con schede fllmografiche
utili per I giudizi, per le scelte, per gli spunti dl prepara-
zione e di commento educativo.
1 1. Buone e slcuTe Collane di narrativa pl!r bambini, ragazzi
e giovani, hanno le editrici S. Paolo, SEI, Lo Scuola,
Lo Clviltd Cattolica, So/ani, Ancora, Fabbri, Plme, IPL,
Massimo.
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Spedizione In abbonamento po-
stale • Gruppo 21 21 quindicina
novità
D. GUIDO FAVI NI
ALLE FONTI DELLA VITA SALESIANA
Pagine 267 • L. 1000
Dalla miniera delle •Memorie Biografiche di Don Bosco'
Don Favlni ha pazJenlemente estrallo e coordinato pre-
ziose documentazioni della spiri ualltà di Don Bosco,
che cl svelano Il Santo nella sua più alta statura di
fondatore d famiglie religiose (Salesiani · Figlie di
Maria A usiliatrice • Coopera'orl Salesiani), maestro
di ascelica, plasmatore di anime apostoliche, di santi.
In 267 pagine egli ha condensato la storia della So-
cietà Salesiana e delle sue Costituzioni; poi ne ha
anallzza•o e messo bene a fuoco lo spirito di pietà,
di povertà, di castità, di obbedienza salesiana, di la-
voro e di temperanza, indispensabile per l'attuazione
della grande missione affidala da Dio alle sue prov-
vide tslltuz•oni, alla cristiana educazione della glo•
venlù, alla cura delle vocazioni ecclesiastiche e rell•
glose, allo zelo apostolico richiesto dai nos1ri tempi.
L'lnteressantlssrma documentazione si chiude nella
luce di San Francesco di Sales, al palpho della
carità. È una rivelazione della scuola di Don Bosco!
Per ordinazioni rivolgersi alla
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
Corso Regina Margherita, 176 - Torino• C. C. Postale n. 2/171
BOLLETTINO SALESIANO
I" SI pubblica 1• dt1/ mese per t Cooperatori Salesiani
1115 del mese per I D lrlgenlf della Pia Unione
S'Invia gratuitamente ai Cooperatori, Benefattori
e Amici delle Opere Don Bosco
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