Bollettino_Salesiano_199409


Bollettino_Salesiano_199409

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Settembre 1994
ANNO 118 N.13
1" Quindicina Settembre 1994
Sped. in Abb. post. (50) - Torino
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
1877

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IL RETTOR MAGGIORE
di don EGIDIO VIGANÒ
EXALLIEVI:
NON È SOLO NOSTALGIA
,, Dal procuratore
Caselli
a Berlusconi,
da Quinzio a Martino,
la presenza
degli exallievi
nella società.
Il parere del
successore di
' Don Bosco,,
2 - SETTEMBRE 1994
e he cosa rappresenta /'Associazione
exallievi nella storia personale di co-
sociale e politica, in Italia e all 'estero, sono
testimoni di probità, di servizio disinteres-
loro che hanno vissuto qualche anno in sato , di coerenza cristiana , di promotori
una casa salesiana?
del bene comune. Non sono pochi. Non
Certamente la simpatia che ciascun exal-
lievo conserva con l'ambiente che lo ha ac-
colto e fatto crescere. Non si spiegherebbe
altrimenti il voler continuare i contatti il
ricercare le modalità più varie per espri-
mere il proprio attaccamento.
parlo solo di ciò che si verifica nei Paesi
cattolici. Mi .riferisco anche a quanto suc-
cede in Paesi non cristiani. L'ambito della
cultura è il terreno più significativo in cui
l'exallievo può esprimere i valori appresi .
Oggi , qui nel nostro continente, c'è anche
l'ambito della fondazione di un 'Europa
Questa gioia di torna-
dello spirito.
re, almeno una volta al-
l'anno, nella casa sale-
siana, non potrebbe es-
sere una generica no-
stalgia?
Avete al governo più
di un vostro exallievo.
Cosa vi aspettate da lo-
ro? Non vi è m,ai capita-
to di vergognarvi di qual-
Se nostalgia è il «de-
siderio vivo e appassio-
nato del ritorno a casa ,,,
secondo l'etimologia, al-
che vostro "prodotto"?
Ci rallegriamo per chi
occupa un posto di rilie-
lora si può dire che gli
exallievi sono dei nostal-
vo nella società e ammi-
riamo la loro dedizione
gici . Ma di questo non
e la seria volontà di be-
c'è da vergognarsi.
ne comune . Quanto ai
Non si tratta unica-
"prodotti ", in questo ca-
mente di simpatia . C'è
so si tratta di persone
anche la sincera accet-
che dovrebbero venir
tazione dei valori per-
man enti della pedago-
Il ministro degli Esteri Antonio
Martino, exallievo di Messina.
giudicate per l'e duca-
zione ricevuta , e in que-
gia di Don Bosco. Se-
sto delicato discerni-
condo me, questo crea
mento entrano molti fat-
comunione più in là delle differenze . Ci tori dipendenti da cause differenti. Non si
soncp, cioè , atteggiamenti facilmente rico- tratta qui di cercare scuse , ma di far
nosçibi li e legati all 'educazione ricevuta. attenzione alla complessità dei dati. Se da
Chi ' guarda con un po ' di attenzione si parte nostra dobbiamo vergognarci di
rende conto che una matrice comune sus- qualche cosa, non sarà tanto dei "prodot-
siste.
ti ", quanto di nostre mancanze d'incisività
Per esempio : la capacità di accettazione pedagogica. In non poche famig lie ci sono
del diverso ; la voglia di compiere il proprio gravi dispiaceri da parte di qualche "peco-
dovere, qualunque esso sia; l'inserirsi nel- ra nera" che, d'altra parte, non può essere
la società in maniera positiva e propositiva considerata propriamente "prodotto della
e non tanto in forma di contrapposizione a ditta"!
quanto già si va compiendo dagli altri. An -
Gli exallievi ci obbligano, in vari modi , a
che da un punto di vista religioso ci sono rico noscere in noi dei difetti che ci interpel-
caratteristiche che fanno riconoscere lo lano fortemente . Urge rivedere, rielaborare,
stile di Don Bosco .
creare e ricominciare ... In educazione non
ci può essere un lungo sabato di riposo;
Ci sono molti exallievi piuttosto famosi...
bisogna avere il cuore e l'inquietudine pe-
dagogica di ricominciare volta per volta.
Non è il caso di chiamare per nome tanti
exallievi che , impegnati nella vita civile ,
A cura di Angelo Montonati

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olh;ttino
SlllllO
Quindicinale di
informazione e cultura
religiosa edito
dalla Congregazione
Salesiana di
San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE:
UMBERTO DE VANNA
Redaz ione: Margherita Dal Lago - Giancarlo
De Nicolò - Eugenio Fizzotli - Francesco Molto
Collaboratori: Teresio Bosco - Ernesto Calloni -
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Serge
Duthayon - Bruno Ferrere - Sergio Giordani -
Anlomo Mélida - Jean-François Meurs -
Pietro Moschetto - Angelo Montonati - Gaetano
Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro
Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffus ione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione: EDIBIT - Torino
Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del
16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
il primo d i ogni mese
(unidici numeri,
eccetto agosto) per tutti.
'1115 del mese per i Cooperatori Salesiani
Collaborazione : La Direzione invita a mandare
notizie e loto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiani inviati non
vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio
Nazionale Cooperatori (Gianni Filippin) - Via
Marsala 42 - 00185 Roma - Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni
nazionali e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 10 milioni di copie) in: Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Australia - Austria -
Belgio (in fiammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (in
Guatemala) - Cile - Cina (a Hong Kong) -
Colombia - Croazia - Ecuador - Filippine -
Francia - Germania - Giappone - India (in
inglese, malayalam, tamil e telugù) - Irlanda -
s;i~n~;~trJ~fa.-l~~~;i~oreOli~~:~d
Paraguay - Perù - Polonia - Portogallo -
Slovacchia - Slovenia - Spagna -
Stati Uniti - Thailandia - Ungheria - Uruguay -
Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è un dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta ,
nei limiti del possibile.
Cambio d i indirizzo: comunicare anche l'indirizzo
vecchio.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111
Casella post. 18333
00163 Roma
Tel. 06/656.12.1
Fax 06/656.12.556
Conto corr. post.
n. 46.20.02 intestato a
Direzione ç;enerale Opere
Don Bosco, Roma.
'IN·QUESTO NUMERO
Settembre 1994
Anno 118
Numero 13
In copertina,-le reazioni
dei giovani al film
Schindler's list : a pag. 4
un nostro commento
(foto Marzi). Qui di fianco
una scena del film indiano
«Johnny», liberamente tratto
dalla biografia giovanile
di Don Bosco (a pag. 6-7).
2 IL RETTOR MAGGIORE
Exallievi : non è solo nostalgia
di don Egidio Viganò
10 SOCIETÀ
Un milione di posti di lavoro
di Alessandro Risso
14 RELIGIONI
Nostalgia del trascendente
di Silvano Stracca
18 DON BOSCO
Le passeggiate autunnali
dei ragazzi di Valdocco
di Elvira Bianco
21 SPORT
L'isola dei ragazzi d'Europa
di Gianni Frigerio
26 IRLANDA
Una casa lungo la strada
di Maria Antonia Chine/lato
10 PROBLEMI SOCIALI:
li lavoro
che non c'è
30 EX-JUGOSLAVIA
Il diario di Zlata
di Giuseppina Cudemo
34 MISSIONI
Il cammino dell'uomo a Kami
di Umberto De Vanna
38 ANNIVERSARI
Don Elia Comini, martire
di Teresia Bosco
RUBRICHE
Il punto giovani , 4 - In Italia e nel
mondo, 6 - Lettere, 8 - BS doman-
da, 9 - Come Don Bosco , 13 - Os-
servatorio, 17 - Libri , 25 - Il Diario di
Andrea, 29 - Dalle Missioni, 33 - I No-
stri Santi , 37 - I Nostri Morti , 41 - So-
lidarietà, 42 - In Primo Piano, 43
34 MISSIONI:
A Kami
la storia si è fermata
SETTEMBRE 1994 - 3

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1.L PUNTO GI.OVA.N.I.
di Giorgio Torrisi
RAGAZZI
A SCHINDLER'S LIST
Gli studenti portati in massa
a vedere il film di Spielberg
hanno reagito a modo loro,
suscitando pareri contrastanti
tra gli educatori.
"BRAVI!". «È così che si fa! », schia-
mazzi e applausi all 'indirizzo dei na-
zisti che spogliavano gli ebrei. I gio-
vani studenti italiani che i professori
di Genova e Siena hanno condotto a
vedere il film Schindler's list si sono
rivelati immaturi e forse anche raz-
zisti e intolleranti.
Una ragazza senese se ne è lamen-
tata scrivendo a un quotidiano: si di-
ceva sconcertata perché i suoi com -
pagni applaudivano quando il prota-
gonista compariva con la svastica,
per i commenti volgari , perché ride-
vano quando gli ebrei venivano umi-
liati e uccisi. « Dove erano i profes-
sori? », si lamenta la studentessa.
Nessuno degli educatori è interve-
nuto.
UNA MISCELA ESPLOSIVA . Un
preside ha sorriso e ha commenta-
to: « Erano almeno dieci classi . Vuol
dire tre-quattrocento ragazzi in una
sala al buio: una miscela esplosiva
qualunque sia il film ». Una professo-
ressa ha difeso i ragazzi : « Un pub-
blico non adulto di fronte a certe
scene forti reagisce magari con bat-
tute stupide . Forse si è trattato di
una reazione istintiva, quasi di auto-
difesa ». Ma il commento più intelli-
gente mi pare sia venuto dall'esper-
to di cinema Tullio Kezich : « C'è chi
ha approfittato dei fatti di Genova e
Siena per deprecare i soliti giovani
somari che non sanno chi era Bado-
glio, ma una volta tanto vorrei rassi-
curare gli allarmati. L'errore sta nel-
la pessima consuetudine di portare
gli studenti al cinema in branco . La
scuola ha il compito di segnalare ai
ragazzi gli appuntamenti cultural -
4 - SETTEMBRE 1994
mente formativi , ma poi bisogna che
ci vadano da soli ». E ricorda con fi-
nezza : «Quand 'ero balilla ci porta-
vano a vedere "Il Re in Somalia" o "Il
Duce a Trieste", documentari ai quali
era difficile reagire senza incorrere
nei fulmini delle superiori gerarchie.
Ebbene , la determinazione di far
chiasso era tale che inventammo
per una formula inattaccabile. Ogni
volta che comparivano sullo schermo
il Re Imperatore o il Duce , giù ap-
plausi , acclamazioni , cori di italia-
nità. Non potendo fi sch iare, optam-
mo per un entusiasmo sguaiato che
sconfinava nell'insolenza. Sarebbe
tuttavia ingiusto trarne la conclu -
sione che eravamo antifascisti , pro-
prio come non è il caso di definire
antisemiti i giovani disturbatori di
Spielberg : la politica è una cosa, la
cagnara un'altra ».
ANCHE DON MILANI aveva porta-
to una vo lta al cinema i suoi ragaz-
zi di Barbiana, a vedere Roma città
aperta insieme agli studenti di città.
Ma quando si accorse che in sala
era un ridacchiare continuo , che i
ragazzi scambiavano le fucilate di
via Rasella con quelle di un film
western , intervenì decisamente e
rimproverò i ragazzi. Il giorno dopo
invece scrisse ai professori e sca-
ricò tutta la responsabilità su di loro
che non avevano preparato i ragaz-
zi alla visione del film.
Penso che una buona parte di ra-
gione l'abbia Tullio Kezich : la mas-
sa, soprattutto giovanile, ha sempre
la tentazione della gagliardia. Ma
ancor più ha ragione quella profes-
soressa che si è messa dalla parte
dei ragazzi. Un adolescente reagi-
sce d'istinto quando le emozioni per
lui sono troppo forti.
I Roma. A favore degli ebrei,
nei primi mesi dell'anno
gli studenti sono scesi in piazza.

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SETTEMBRE 1994 - 5

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INDIA
NEL Fll.,M "JOHNNY",
DON BOSCO
È UN RAGAZZO
INDIANO
«I ragazzi vogliono diver-
tirsi . E nel film Johnny ap-
paiono così. Ma Johnny non
ama solo giocare e scherzare,
ama anche studiare». Comin-
cia così un servizio su The
Week, uno dei settimanali di
maggior diffusione in India,
dal titolo "Boy oh boy! ", che
presenta il nuovo film Jolmny
prodotto in lingua Malaya-
lam, la lingua del Kerala, lo
stato . indiano che ha il mag-
gior numero di cristiani. Il
film racconta la storia di Gio-
vannino Bosco, dal sogno dei
nove anni alla sua partenza da
casa, dopo che il fratello gli
brucia i libri. Giovanni è un
ragazzo allegro, che racconta
storie meravigliose e fa gio-
chi di prestigio per gli amici ,
ma è disposto ai più duri sa-
crifici pur di poter studiare.
«Il film presenta ai ragazzi
dei nostri villaggi un modello
da seguire», ha detto don Si-
mon Palathingal, coordinatore
del progetto cinematografico.
«E le immagini sono il mezzo
ICochin (India).
Fotogrammi
dal film "Johnny".
Il giovane attore indiano
Tarun Kumar
è Giovannino Bosco.
più adatto per co lpire la fanta-
sia dei giovanissimi». Il film
è girato nei campi di the del
Kerala. Il protagonista è un
giovane attore già conosciuto,
Tanm Kumar. Gli altri sono
volti noti e meno noti del ci-
ne ma e della televisione. Il
regi sta Si van è uno dei più af-
fermati del Kerala. Adesso si
sta lavorando al doppiaggio
(in India ci sono 14 lingue uf-
ficiali!) e si prepara l'edizione
per la televisione nazionale.
The We ek assicura che il film ,
pur avendo un forte messag-
gio educativo, sarà di grande
presa sui giovani.
ASSOCJAl/ONF CARLO IARCJIJN/(fJM!ia)
'UIIA OBRA DE FRATERNIDADE:'
rio~ llgPadeeimqnfo.
Cr.1 .w
BRASILE
CREATIVITÀ
DEI BRESCIANI
Sono passati due anni da
quando il bresciano Carlo Mar-
chini è scomparso nelle acque
del Rio Uaupès ne l!' Amazzo-
nia. Dalla sua morte è nata
una associazione che porta il
suo nome e che raggruppa
oggi un migliaio di soci impe-
gnati a sostenere il lavoro di
preve nzione tra i ragazzi del
Brasile. Oratori per ragazzi
senza riferimento, scuole per
indigeni, centri per ragazzi in
difficoltà, sono queste le o-
pere tipiche sostenute dall 'as-
sociazione e mandate avanti
dai salesiani brasiliani . Ma l'as-
sociazione si impegna diretta-
mente anche con la propria te-
stimonianza di vita. Una cop-
pia ha adottato tre figli e si è
responsabilizzata a distanza per
altri dodici bambini brasiliani.
Una signorina di Apricena ha
coinvolto la comunità par-
rocchiale e mantiene a Barba-
cena (Minas Gerais) 30 bam-
bini . E la creatività bresciana
che viene fuori . Brescia, città
industriale, centro di iniziati-
ve e attività, è oggi anche una
città capace di parlare il lin-
guaggio della solidarietà.
ROMA
ILDE ROSSI
RITORNA
A SAN CALLISTO
TI 20 settembre, nel giorno
centenario della sua morte, le
spoglie di Giovanni Batti sta
de Rossi, il più grande archeo-
logo cristiano, saranno trasfe-
rite dal Verano alla Tricora di
San Callisto. Fu il de Rossi a
individuare le catacombe di
San Callisto. Nello stesso me-
se il noto ricercatore sarà com-
memorato in due convegni di
archeologia cristiana a Spala-
6 - SETTEMBRE 1994
I L'associazione Carlo
Marchini, testimonianza
di un cordiale gemellaggio
tra Brescia e i salesiani
brasiliani.

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to e a Parenzo, mentre al San
Calli sto sono prev iste altre im-
portanti manifestazioni . Don
Bosco incontrò l'archeologo
durante il suo primo viaggio a
Roma nel 1858. Il de Ross i al-
lora mai avrebbe pensato che
sarebbero stati i salesiani di
Don Bosco a occuparsi un gior-
no della custodia di quelle ca-
tacombe. La Libreria Editrice
·Vaticana per la circostanza ha
pubbl icato un a bi ografi a po-
polare del de Rossi curata dal
prof. Antonio Baruffa.
IRoma. Catacombe
di S. Callisto.
Dal 20 settembre
le spoglie del de Rossi
si trovano
nella Tricora orientale.
REPUBBLICA CECA
ROMA.
RESTAURO
CONSERVATIVO
ALLA CASA
GENERALIZIA.
Così si è presentata nei
due mesi scorsi la chiesa
grande della casa genera-
lizia. L'edificio caratteristi-
co, ben visibile anche da
lontano, si è rifatto il truc-
co, o più precisamente è
ricorso ai ripari, dal mo-
mento che le infiltrazioni
d'acqua rendevano preca-
ri il cemento armato e il ri-
vestimento dei muri.
PRAGA ATTO PRIMO
Sono tre anni che le fi gli e di
Maria Ausi liatrice hanno una
casa a Praga. Dopo 1'89 infatti
sono stati indi viduati alcuni
locali adatti a vivere insieme e
a dedicarsi a opere ed ucative.
Quest' anno è stata aperta una
scuola spec iale, ri servata a ra-
gazze che per vari motiv i
hanno dovuto interrompere gli
studi , ma che col tempo hanno
rin·ovato la vogli a di studi are
e di lavorare. La scuola pro-
fess ionale ha per ora solo 20
allieve, con alcuni indirizzi
prec isi: cucina, sartori a, giar-
dinaggio. Ma le iscrizioni per
il prossimo anno sono già al
completo. A giudizio delle al-
lieve, tra i tratti di stintivi di
questa scuola, oltre alla se-
rietà, vi è "l' ari a di fa migli a".
I Praga. "Aria di casa"
nella nuova scuola
professionale delle figlie
di Maria
Ausiliatrice.
SETTEMBRE 1994 - 7

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LETTERE
I
VUOI RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO?
Il Bollettino Salesiano
viene inviato gratuita-
mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi segue
con simpatia il lavoro
salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti
e gli amici. Comunicate
subito il cambio di indi-
rizzo (mandando sem-
pre la vecchia etichetta).
Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
destinatari. Questo causa a volte
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi edi copie che vanno
smarrite.
Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
due numeri consecutivi, sarà suf-
ficiente che ce lo faccia sapere e
rimetteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
Scrivete a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 18333
00163 ROMA
8 - SETTEMBRE 1994
LA SPlNTA DELL'AMBfEN-
TE. «Sono un oratoriano, im-
pegnato in parrocchia. Vorrei
fa re qualcosa per gli altri , ma
non so come. Mi dà fastidio
che la mia città non aiuti gli
extracomunitari; i gruppi cat-
tolici fa nno gruppo a sé, man-
ca la solidarietà. Insomma non
trovo attorno a me un ambien-
te in cui possa inserirmi e del-
le persone con cui impegnarmi
per fare davvero qualcosa cli
utile ».
Fran cesco, Chieri (TO)
L' oratorio e la parrocchia han-
no hisogno di te. Manifesta la
111a disponihilità e impegnati
intanto in qualcosa di concre-
to. Se i11vece pensi a un movi-
mento ecclesiale di piiì ampio
respiro, a Torino per esempio
e' è il Sermig. Il f ondatore e
leader, Emesto Olivero, è pro-
prio della tua ci/là.
PUNTUALE. «Vi ringrazio e
vi chiedo di cambiare il mio
indiri zzo. La cara e bella ri vi-
sta arriva alla mia porta ogni
mese "puntuale come il Nata-
le" !».
Thoma .1· Mylaparamp il,
San !sidro , Argentina
mozione professionale della
donna e al tempo stesso alla
tutela della sua vocazione di
madre ed educatrice. Specia-
le valenza assume , nella Car-
ta dei diritti della famiglia , la
donna che svolge il suo la vo-
ro in seno alla fa miglia: sic-
ché la remun erazione del la-
voro del capo famiglia dovrà
colnprendere anche l'attività
della donna ed essere adegua-
ta al/a forma del salario fami-
liare». Nel corso del/' incon-
tro era stato ricordato che in
Spagna, nonostante la.flessio-
ne economica e la disoccupa-
zione, è stato varato un piano
di appogg io alla famiglia e
gli assegni familiari sono su-
periori ai nostri. La prof
Fornaciari nel suo intervento
ha ricordato che «aiutare la
fa miglia non vuol dire soltan-
lO defiscalizzare, ma anche so-
stegno e interventi .fi'nc111ziari
a fav ore delle donne che la vo-
rano in casa ».
FRANCOBOLLI. «Leggen-
do il BS cli maggio ho trovato
la richiesta ciel lettore cli Rho
che chi edeva fran cobolli co-
me hobby per combattere la
so litudine ... lo oso definirmi
coordi natore o segretario dei
"Pensionati filateli ci", perciò
la richiesta mi consigli a cli
continuare in questa attivi
cli so lidarietà iniziata due anni
fa . E cli domandare a tutti i
lettori francobolli usati com-
memorativi. Prego lei e tutti
cli darmi una mano: una man-
ciata cli fran cobolli può servi-
re a portare conforto e com-
pagnia a qualcuno . Da parte
mi a non c'è scopo cli lucro e
lascerò i miei raccoglitori
come ultimo clono alle mis-
sioni ».
Giulio \\lallerini,
Via dei Bombardi, 8
37131 \\lerona
FEDELTÀ OLTRE OCEA-
NO. «Ho compiuto 90 anni a
settembre. Da 66 anni ricevo
il mio adorato Bollettino Sa-
lesiano. Prima abi tavo a San
Mauri zio cli Pinerolo, dal 1950
vivo in Argentina e continuo a
ricevere la rivi sta. Sento il do-
vere cli ringraziare perché an-
cora vi ricordate cli me».
Maria Bolla vedova Mercol,
Mendoza, Argentina
DALLA VOlVODlNA. «Ab-
biamo ricevuto il Bollettino Sa-
Tra le tante proteste per i lun-
ghi ritardi e i disguidi postali ,
la sua simpatica comunicazio-
ne ci è giunta davvero gradita.
MOVIMENTO CASALINGHE.
«In un incontro dibattito all 'U-
niversità, indetto dal gruppo
MOJCA (Movimento itali ano
cattolico delle casalinghe) sul
tema "La centralità della fami-
gli a", ho provveduto alla diffu-
sione della Caita dei diritti del-
la famiglia , da voi pubblicato
nel numero di novembre. Invio
una sintes i delle relazioni ».
Prr~l Laura Margh erita A(fieri,
Reggio Emilia
Slralcio dal suo interessante
intervento, questo passaggio:
« ... gli organi di governo
hanno l'obbligo di pro vvedere
con leggi opportune alla pro-
- Grazie albero

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Pubblichiamo il numero del
Conto corrente esatto per
l'Etiopia. Nel segnalarlo a
maggio abbiamo messo un 2
in più. Ci scusiamo con Ce-
sare Bullo e i lettori. Ma, gra-
zie alle Poste, assicuriamo
che le offerte sono giunte
ugualmente a destinazione.
Missioni Salesiane d'Africa,
via della Pisana 1111 -
00163 Roma c/c 11862000,
specificando Cesare Bullo,
Salesians of Don Bosco,
P. O. Box 531 Addis Abeba,
Ethiopia.
lesiano. Siamo felici che non
vi siete dimenticati di noi .
Siamo quattro salesiani in Voi-
vodina (Serbia del nord). La-
voriamo tra i cattolici unghe-
resi. Adesso possiamo anche
noi occuparci dei giovani, col
regime precedente era impos-
sibile. Ma ci sono tanti pro-
blemi , ci mancano tante cose.
I giovani sono qui ogni gior-
no, spec ialmente il sabato e la
domenica. Abbiamo comincia-
to con l'oratorio (una novità
per questi giovani). Ci manca
anche lo spazio per tutti i
gruppi. li 15 maggio il nostro
vescovo ha benedetto la nuo-
va chiesa dedicata a san Do-
menico Savio. Vorremo entra-
re in corrispondenza con qual-
che oratorio italiano , per tro-
vare il modo cli aiutare meglio
i nostri giovani».
Don Sebastiano Kalapis,
Zupski dom ,
Mac(jarske komune, 56
23206 Muzlja - Serbia
NON NE VUOLE SAPERE.
« Ricevo il BS da sette anni , da
quando aspettavo un bambino,
che ora ha 6 anni e mezzo.
Ora ne aspetto un altro, ma c'è
una differen za: ho 38 anni , so-
no all a quarta gravidanza e
soffro di ipertensione arteriosa.
Questo nostro figlio non era
atteso, ma ora che c'è, l' atten-
diamo come gli altri. Ma non
so come parlarne al primo fi-
glio che ha 16 anni e non ne
vuole sapere ... ».
Lettern.firmata
Perché un rngazzo di /6 anni
non dovrebbe accettare 1111a
nuova vita ? Forse perché è in-
flu enzato dalla mentalità cor-
rente? Oppure, come tutti gli
adolescenti, è un misto di ge-
nerosità e di egoismo, e com-
prende che il nuovo arrivato
lo costringerà a fargli spazio,
chiedendogli qualche limita-
zione in piiì ? Non occorrono
comw1q11e tanti discorsi: ac-
cef/ando la nuova maternità
gli avete già dello le parole
pilÌ adalte. Capirà certamenre
dopo e ne sarà.felice.
CORRISPONDENTI. « Ho 23
anni, vorrei corrispondere con
ragazze/i che frequentano un
oratorio, a scopo amicizia ».
(Valerio Bonanni, \\lia Berti-
ni, 66 - 55048 Torre del Lago ,
Lucca). « Da molti anni sono
fedele lettore ciel BS. Sono un
pensionato cli 80 anni , solo,
autosufficiente; des ideroso cli
conoscere un "coetaneo" cli
qualunque regione - al pari
mio onesto e serio - che abbia
gli stess i miei problemi d i so-
litudine, così potremo scam-
biarci qualche scritto per farci
compagnia ed eventualmente
ospitarci a vicenda. Assicuro
la mia ri sposta a tutti quelli
che mi scriveranno ». (Gio-
vanni Marra , Piazza Bernar-
do Tanucci , 2 - 50 I 34 Firen-
ze). « Ho 27 anni e desidero
contattare cristiani praticanti ,
amanti della natura, appassio-
nati cli letteratura, musica, ci-
nema. Risponderò a tutti ».
(Giuseppina Cavallazzi, Via S.
Giovanni, 28021 Borgomane-
ro, Novara).« Il nostro gruppo
offre informazioni sulle Sette,
propone la ricerca e invia mate-
ri ale (gratuito, col contributo
spese di spedizione) ». Scrivere
a: Azione Agape, casella po-
stale I69, parrocchia san Lo-
renzo, /0078 \\lenaria Reale
Torin o.
BS DOMANDA
SOLDI ALLA SCUOLA me che i cattolici boicotti-
NON STATALE. «Non no lo Stato e le sue scuole,
riesco a capire come un legga lo scritto che Luigi
buon cattolico possa auspi- Einaudi pubblicò nel 1956,
care con tanto accanimento dove sosteneva che esiste
il finanziamento pubblico la libertà scolastica solo
della scuola privata. Mi ri- quando sono sa lvaguardati
feri sco all 'articolo "Privata i punti cli partenza tra le
o pubblica?" (cf. BS/mag- due scuole, statale e non
gio). Se le scuole private statale, compresa la parità
fossero finanziate dallo Sta- economica; altrimenti I' in-
to, i ragazzi sarebbero qua- giustizia è palese. 1 cattoli-
si divisi in caste: le scuole ci , che eia sempre operano
dei cattolici, quelle delle attivamente nelle scuole
altre professioni religiose e statali, non sono contro lo
così via. Nelle scuole pri- Stato, ma contro una certa
vate, anche se finan ziate concezione dello Stato. Si
dallo Stato, si dovrebbero oppongono allo statalismo
pur sempre pagare delle educativo, che tende a sot-
rette, quindi sarebbero vie- trarre alla famiglia il dirit-
tate ai figli meno abbienti , to/dovere cli scegliere per i
altro che " diritto cli ogni fa- figli le agenzie educative
miglia cli scegliere la scuo- più conformi alle proprie
la che desidera" ! Una con- convinzioni. Il danno vie-
siderazione che però taglia ne attuato soprattutto nei
la testa al toro o che co- confronti delle famiglie
munque dovrebbe far ri- meno ricche, che non pos-
flettere molto è che in caso sono permettersi cli pagar-
di finanziamento pubblico, si questo elementare di-
accanto alle scuo le catto- ritto. E proprio i partiti cli
liche fiorirebbe una miria- sinistra, sempre insensibili
de cli scuole private non cat- a queste esigenze, hanno
toliche che esistono attual- favorito il formarsi in ltalia
mente e che imbrogliano cli un monopolio educativo
parecchie fam iglie promet- statale, impedendo alla
tendo diplomi facili. (Do- scuola catto lica cli essere a
menico Modica, Trapani). servizio cli tutti, specie dei
più poveri , contribuendo a
Risponde Teresio Fraire. crearle la fama di essere
«Chi pensa che la scuola scuola per i ricchi. A o-
non statale sia un pericolo gnuno il suo compito: alla
pér quella di Stato, ricordi . famiglia il diritto priorita-
quanto diceva Benedetto rio dell 'educazione dei
Croce, che era convinto figli , anche nella scelta
che la sleale concorrenza della scuola; allo Stato il
fatta dalla scuola statale ai compito cli garantire la le-
danni della scuoi.a non sta- galità contro gli abusi (an-
tale aveva rovinato en- che cli certe scuole non sta-
trambi. E già nel 1920 so- tali); alla scuola statale e
steneva che "solo la valida non statale la possibilità cli
concorrenza della scuola svo lgere il servizio di
privata" poteva migljorare istruzione e cli educazione
la scuola cli Stato. E un a in un regime cli effettivo
posi zione chiara che la pluralismo; cli auspicabile
storia ha ampiamente con- collaborazione con l' appor-
fermato e che non si può to del proprio progetto e-
non condividere; a meno di ducativo e clell 'esperienza
difendere posizioni cor- acquisita.»
porative di privilegio nel-
l'ambito statale. E chi te-
o
SETTEMBRE 1994 - 9

1.10 Page 10

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SOCIETÀ Convegno torinese sul tema: «Il lavoro che non c'è». Al di là delle
UN MILIONE
DI POSTI DI LAVORO
di Alessandro Risso
"Adotta un disoccupato",
diceva la falsa pubblicità
di Raitre.
Ma il futuro
dell'occupazione
sarà il terreno caldo
per il confronto sociale
d'autunno.
I I milione piL1 famoso· d'Italia in
questi ultimi mesi non è né il li-
bro di Marco Polo né la ricompensa
del signor Bo"naventura sulle pagine
del nuovo Corriere dei Piccoli; ma
il numero di nuovi occupati promes-
si in campagna elettorale da Silvio
Berlusconi e oggetto dei commenti
più disparati , dalle convinte adesioni
allo scherno feroce (cfr. la falsa pub-
blicità sull'adozione cli un disoccu-
pato nella trasmissione "Tunnel" cli
RA/TRE) .
Il lavoro che non c'è
li problema disoccupazione non
va ridotto a terreno di bega partitica,
poiché rimane il più grave per le fa-
miglie italiane in questa negativa
congiuntura economica. E la spe-
ranza suscitata dal leader cli Forza
Italia sull ' inversione cli tendenza con
la creazione di nuovi e tanti posti di
lavoro è stata elemento determinan-
te per ottenere il consenso nell ' urna.
Spiace però ascoltare in diretta TV
dal ministro Urbani , braccio destro
di Berlusconi , che le promesse elet-
torali servono innanzitutto a prende-
re voti . Con le difficoltà di tante fa-
miglie non si può scherzare.
10 - SETTEMBRE 1994
Proprio "il lavoro che non c' è" è
stato al centro di un convegno orga-
nizzato prima dell'estate a Torino
dalla Fondazione Carlo Donat-Cattin.
Il quadro della situazione lo ha forni-
to il professor Frey dell ' Università
La Sapienza cli Roma: in Italia negli
ultimi due anni si sono persi 900
mila posti di lavoro, gravando so-
prattutto sulle regioni meridionali e
sui giovani, rimasti ai margini ciel
mondo del lavoro. Al calo ormai
strutturale di impiegati nell'industria
manifatturiera, nell'agricoltura, nel
settore delle costruzioni , stoppato
da Tangentopoli, per la prima volta
si aggiunge la secca flessione nel set-
tore terziario, con ben 250 mila ad-
detti in meno. Frey ha parlato cli
cause strutturali e congiunturali , ma
l'attenzione cli tutti era concentrata
sul futuro , sulle prospettive cli ripre-
sa: «Nell ' industria il processo cli ri-
strutturazione proseguirà sino al 2005
e quindi neppure la ripresa economi-
ca sarà in grado cli portare un signi-
ficativo aumento cieli ' occupazione.
Nuovi posti cli lavoro ci saranno nei
servizi e nelle costruzioni ». Ma quan-
ti , professor Frey? «Diciamo 500 mi-
la in cinque anni».
Per ottenere questo risultato oc-
corre investire nella formazione uti-
lizzando l'orario di lavoro e rivol-
gendosi anche ai quadri medi e bas-
si, non solo ai manager come è avve-
nuto sinora; poi costruire nelle real-
tà locali un sistema integrato fra a-
gricoltura, industria e servizi , e infr-
ne favorire la mobilità da un posto
cli lavoro a un altro.
Imprenditori di se stessi
La "cultura della mobilità", colle-
gata a una politica cli formazione per-
manente, è stata ripresa da Siro Lom-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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facili promesse elettorali e degli slogan luccicanti.
Un milione di posti di lavoro.
Quasi un miraggio.
bardini, docente all'Università di
Torino e presidente della Fonda-
zione, mentre il vicepresidente
della confindustria Carlo Cal-
Iieri ha addirittura decretato
la fine del "posto fisso" e
della fedeltà aziendale:
«Il lavoro subordinato
avrà sempre minor pe-
so in futuro , molti
lavoratori diven-
teranno imprendi-
tori di se stessi
creando rappotti
di lavoro con più
aziende, senza vin-
coli esclusivi. Negli
Stati Uniti - ha prose-
guito Callieri - vi sono già
6 milioni di "ione eagles", aqui-
le solitarie; si potrebbero defini-
re pendolari telematici, impren-
ditori di se stessi che lavorano
a casa propria con il computer, si
collegano con più aziende trasmet-
tendo il loro lavoro. Tra soli due an-
ni rappresenteranno il 6,5 % di tutta
la forza lavoro americana ».
II sindacato, per bocca del leader
della Cisl Sergio D ' Antoni, ha dato
tre ricette non legate al fascino d'ol-
treoceano, rilanciando la proposta di
riduzione dell'orario cli lavoro e la
partecipazione dei lavoratori al ca-
pitale di rischio delle imprese; infi-
ne ha sostenuto la necessità della
"riscoperta del valore studio". La for-
mazione è il tasto su cui tanti insisto-
no. II professor Antonio Marzano
della Sapienza ha rilevato che « esi-
ste un milione circa di disoccupati
che non trovano lavoro perché rifiu-
tano posti non adatti al proprio li-
vello formativo». Nel bergamasco,
ma è solo uno dei tanti esempi, mol-
te piccole aziende del settore plasti-
co non riescono a trovare periti spe-
cializzati . L' Associazione Industria-
Il murale di una acciaieria
di Dusseldorf che non lavora più.
Manifestazione sindacale in Spagna
a difesa del posto di lavoro.
le organizza corsi di specializzazio-
ne per una cinquantina di addetti al-
la volta, che vengono immediatamen-
te assunti. Manca però nella comples-
siva realtà italiana una formazione
professionale calibrata sulla realtà
produttiva, scuola e aziende non so-
no ancora diventati vasi comunican-
ti : è una delle importanti scommes-
se per i prossimi anni.
I primi provvedimenti
Pare ormai assodato che i prnrn
provvedimenti adottati dal governo
riguarderanno le assunzioni di gio-
vani con il salario d'ingresso, rein-
troducendo in altra forma i contratti
formazione-lavoro che avevano fa-
vorito per alcuni anni l'occupazione
giovanile; la detassazione degli utili
reinvestiti nelle imprese e in grado
di creare nuovi posti di lavoro, la li-
beralizzazione delle assunzioni con
la chiamata diretta per le piccole
aziende, lo sblocco dei cantieri pub-
blici . Sarà decisivo mantenere bassa
l'inflazione, e per questo va rispetta-
to l' accordo del luglio '93 sul costo
del lavoro: i sindacati confederati ,
che lo hanno discusso e approvato,
lo faranno , ma gli autonomi hanno
già fatto sapere che richiederanno il
rinnovo dei contratti.
Non è questa la sola nube all'oriz-
SETTEMBRE 1994 - 11

2.2 Page 12

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Brevi--------
ROM A. L'Ufficio cent ra le dei
cooperatori sa lesiani ha elaborato
una statistica in base alle richieste
di c111es1a1i pervenute nel 1993 . ln
Italia sono ben 438 i nuovi coope-
ratori . In prima linea vi è I' ispet-
tori a Roman a, co n I07 nu ove
iscri zioni . Seguono la circoscri-
zione Piemonte ( I00) e la Meri-
dional e (71 ).
PARMA . Il portiere dell a sq ua-
dra ciel Parma, Luca Bucci, exal-
1ievo, alla domanda ciel giornali-
sta Pi etro Ferraguti: «Qual è il
tuo portafortuna? », ha ri sposto:
« Lo dico pe rché ne vado fiero :
eia giovane so no sta to a scuola
dai sales iani qui a Parma e il mio
portafortuna è una medaglietta cli
Don Bosco che porto sempre con
me. Ma non preci sa mente pe r
vincere le partite. Piuttosto per-
ché mi aiuti a essere uomo , a non
dimenticare i miei ideali ».
TORINO. li 14 aprile cli 50 anni
fa moriva a Guarene (Cuneo) il
co nte Euge ni o Re bauclengo ,
de putato e se nato re ciel Regno
d' Italia, presidente internazionale
dei Cooperatori sa les iani , amico
cli do n Rinalcl i e cli don Ricalclo-
ne, grande benefattore delle mi s-
sioni sa lesiane, soprattutto con la
costruz ione dell 'Istituto mi ss io-
nario "Rebauclengo" cli Torino per
le vocazion i dei sa les iani laici.
La prima pi etra cle ll ' fst ituto fu
co llocata solennemente il IOgiu-
gno 1929, il giorno dopo clell'in-
climenticabile tri o nfo cli Don
Bosco, all ' inclomani dell a solen-
ne Beatificaz ione e il trasferi-
mento della sua urna eia Val salice
a Yalclocco. In 50 anni il " Rebau-
clengo" ha sforna to centinaia cli
missionari e ora prepara i giovani
alla vita e alla scuo la attraverso
va ri cors i pro fessionali.
VARAZZE. Nel 1968 nacq ue tra
Genova Sampierclarena e l' ispet-
toria ciel Medio Oriente un gemel-
laggio che dura ormai eia 25 ann i.
Si tratta cli una presenza giovani -
le cli testimonianza e cli servizio
in campi cl i com unità e cl i lavoro
in terra cli Palestina, Israele, Gior-
dania, Egitto, Siria, Turchia e Li-
bano. Quest 'estate l' iniziativa è
stata sollecitata da l vescovo sale-
siano cl i Aleppo , monsignor Ar-
mando Bortolaso e i campi si so-
no tenuti a Nazaret , Beit-Gemal e
a El-1--loussoun in Libano.
12 - SETTEMBRE 1994
La Presidenza del Consiglio Europeo di Bruxelles ha divulgato un
documento conclusivo dei lavori dedicati all'esame della situazione
economica e alla "lotta contro la disoccupazione", che nella Comunità
ha quasi raggiunto il livello inaccettabile di 18 milioni di unità.
I presupposti alla strategia per la nuova occupazione stanno in una
economia definita SANA (basso tasso di inflazione, controllo della
spesa pubblica , riduzione dei tassi di interesse) , APERTA (salvaguar-
dia del libero scambio contrastando la concorrenza sleale) , SOLIDALE
(elevato livello di protezione sociale, investimenti per crear~ posti di l~-
voro, moderazione salariale) , DECENTRALIZZATA (attenzione all9 di-
mensione locale).
Le misure caldeggiate sono:
- miglioramento dei sistemi di istruzione e formazione ;
- miglioramento della flessibilità nelle imprese e sul me~cato del _lav_oro;
- riduzioni mirate del costo indiretto del lavoro , con minon prel1evI ob-
bligatori ;
- informazione e orientamento dei disoccupati attraverso agenzie spe-
cializzate, pubbliche e private;
- formazione dei giovani che escono dal sistema scòlastico senza una
formazione adeguata;
- ricerca di posti di lavoro che soddisfino nuovi bisogni legati alla qua-
lità della vita e alla protezione dell'ambiente.
La Comunità europea si attiverà sui progetti dei treni ad alta velocità,
dei traspo~ti combinati per decongestionare le strade a favore delle
meno inquinanti ferrovie , di infrastrutture nel settore informazione,
come banche dati , posta elettronica o video interattivo.
L'apporto finanziario sarà di 12 miliardi di ecu annui (22 mila miliardi
di lire) , con possibilità di 8 miliardi supplementari. A dicembre il bilan-
cio sul primo anno di "lotta".
Giovani francesi. La disoccupazione
giovanile preoccupa tutta l'Europa.
zonte: anche la prospettiva di favo ri-
re flessibilità e mobilità viene vista
con un certo sospetto. Perdere lavo-
ro oggi per ottenere un 'occupazione
più sicura domani va bene, ma se la-
sc iare le mani libere all e aziende si-
gnificasse ritrovarsi con maggiori uti-
li e minori posti di lavoro, con più
ricchezza in poche mani e tanta nuo-
va povertà senza tutela? La massa d i
diseredati senza lavoro e senza assi-
stenza negli Stati Uniti non può non
fa r riflettere.
L'arcivescovo di Modena Santo
Quadri , presidente dell a Commi s-
sione episcopa le per i problemi so-
c iali , lo scorso Primo Maggio esortò
tutti i responsabili del nostro Paese,
politici e forze soc iali , «ad avere il
coraggio cli cercare c che non fun-
z iona per porvi rimedi o, ciò che non
è contenuto proprio dell 'economi a,
ma dell' ego ismo um ano, per com-
batterlo e superarlo. Efficienza sì,
ma guidata da so lid arietà effetti va».
Quella solid ari età che è irrinuncia-
bile se cred iamo che l'economi a,
più che all e leggi del mercato, è sot-
to posta ai bi sogni de ll ' uomo.
Alessandro Risso

2.3 Page 13

▲back to top
COME DON BOSCO
di Bruno Ferrere
SCUOLA:
L'ELEMENTO
PERTURBATORE
O Collaborare con gli insegnanti.
I ragazzi imparano con più facilità
da una persona che rispettano . I
genitori attenti non criticano l'inse-
gnante davanti ai ragazzi , ma gli
manifestano eventuali perplessità in
privato . Forniscono agli insegnanti
tutte le informazioni utili a capire i
ragazzi , partecipano attivamente
agli incontri organizzati dalla scuola.
La navigazione familiare può farsi
nel complesso alquanto turbolenta ,
anche quando i genitori sono mo -
delli di pazienza, di comprensione e
di buon senso. C'è un elemento per-
turbatore esterno di cu i si dovrebbe
sempre tener conto : la scuola. O
meglio, il feticcio del successo sco-
lastico . Il cosiddetto "profitto" è, se -
condo Bettelheim , una causa impor-
tante di dissapore tra genitori e figli .
L'idea di scuola di Don Bosco era
quella che oggi viene chiamata co-
munità educante : un luogo in cui si
potevano trovare gli strumenti per
costruire se stessi , non semplice-
mente delle "materie" da imparare.
Un buon esito scolastico scaturisce
da un triangolo : studente, insegnan-
ti , genitori. Il lato debole spesso so-
no i genitori . Qual è esattamente la
loro funzione? Che cosa possono fa-
re un papà e una mamma per favo -
rire il progresso dei figli negli studi?
Ecco alcune considerazioni .
O L'inizio della scuola non è un
momento "poetico". È un momen-
to molto serio. La scuola è la prima
vera esperienza autonoma dei figli ,
un 'esperienza di importanza capi-
tale per la loro vita futura , una spe-
cie di prova generale nella quale
sono condensati tutti i problemi che
gli si presenteranno più tardi. Il bam-
bino esce dal centro di relazioni af-
fettive e di attenzioni convergenti su
di lui da più parti, genitori, nonni , zii ,
e si trova ad affrontare la realtà. Si
presenta come ragazzo Tal dei Tali ,
con le sue qualità e i suoi difetti e
deve conquista rsi da solo , con le
sue sole forze , la stima , l'amicizia
dei .compagni , l'attenzione degli in-
segnanti , ecc. Il suo lavoro viene
"valutato". È attraverso tutto questo
che si forma la stima di sé.
I Cosa possono fare i genitori
per un miglior rendimento
scolastico dei figli?
O I genitori devono interessarsi
positivamente. Molte volte i figli
sono feriti dalla constatazione che i
genitori danno maggior peso al
successo scolastico che alla loro
persona. Così almeno la vedono lo-
ro . Per molti ragazzi la scuola è
una battaglia in cui non sempre
riescono ad essere i vincitori . Qual -
che volta hanno la sensazione di
avere "tutti contro ". Arrivati a casa
hanno bisogno di sentire che i
genitori sono degl i alleati prezio -
si . I genitori devono conoscere l'am-
biente sco lastico, i ritmi di lavoro
che gli insegnanti intendono pro-
porre , almeno sommariamente le
materie scolastiche, i libri assegnati
in lettura, ecc. Devono cercare mo-
tivi per elogiare e incoraggiare i fi-
gli, evitando le umiliazioni e il ridi -
colo , spesso abbondanti proprio a
scuola.
Non dimentichiamo mai che la fami-
glia "sostiene": « È vero che , quan-
do il bambino torna da scuola tutto
contento perché ha meritato un bel
voto, il padre e la madre gli esprime-
ranno , come è giusto, il loro piacere.
Ma se riceve approvazione e soste-
gno quando è già contento di sé, e
disapprovazione quando è sconten-
to , come potrà il bambino non avere
l'impressione che i suoi genitori sia-
no come gli amici degli anni del-
l'abbondanza, che ci lasciano sol i
nel momento del bisogno? » (Bru no
Bettelheim) .
O Potenziare l'apprendimento.
L'esempio dei genitori è sempre tra-
scinante . Se il papà e la mamma
mostrano entusiasmo per nuovi libri
o nuove idee, anche i figli reagiran-
no allo stesso modo . I genitori de-
vono insegnare ai ragazzi quanto
sia importante la curiosità durante
la lettura, stimolarli con domande su
argomenti diversi , dare rilievo all 'im-
parare più che al voto o al giudizio.
O Stabilire regole chiare per lo stu-
dio a casa . Un contesto tranquillo e
ritmi regolari sono la base migliore
per un buon esito scolastico. I geni -
tori devono aiutare i ragazzi con
principi molto chiari del tipo : « Uscirai
solo se avrai finito i compiti ».
Ogni ragazzo deve avere a disposi-
zione un angolo silenzioso e ben il-
luminato çlove poter studiare in san-
ta pace. E pericoloso avere nelle vi-
cinanze un fratellino che guarda i
cartoni animati alla tv.
Il tempo da dedicare allo studio deve
essere determinato con precisione. I
figli devono avere un orario equ i-
librato, ma costante e verificabile.
Devono sentirsi responsabilizzati : la
scuola è soprattutto "affar loro".
Nei compiti , i ragazzi possono esse-
re aiutati , mai sostituiti. Molti non ca-
piscono quello che leggono e quindi
si scoraggiano : la mamma o il papà
possono aiutarli a scoprire il filo lo-
gico della pagina che devono stu-
diare .
I figli devono sentire sempre che i
genitori pensano: « Mi interessa quel-
lo che fai , mi sta a cuore ». Per que-
sto è bene che i genitori si interessi-
no a fondo anche dell'ambiente sco-
lastico in generale, dei compagni dei
loro figli e delle attività parascola-
stiche , a volte così importanti .
o
SETTEMBRE 1994 - 13

2.4 Page 14

▲back to top
RELIGIONI Un buddista su tre in Italia ha meno di 29 anni. La sete di spiritualità
Tibet oggi. Un'invasione di turisti.
Di fianco, "arancioni " per le strade d'Europa.
NOSTALGIA
DEL
TRASCENDENTE
di Silvano Stracca
Nel clima
del relativismo europeo,
c 'è chi cerca risposte
nelle religioni orientali.
I nuovi buddisti
in questa intervista
a Marcello Zago,
esperto delle religioni
non cristiane.
gine del buddista italiano è diversa
comunque dal buddista tradizionale
asiatico. Prevale il femmi nile: il 58
per cento sono donne. I buddisti sono
gente istruita e di ceto medio con di-
ploma o laurea, commercianti e im-
prenditori. Vivono per lo più nel cen-
tro-nord e in grandi città come Roma,
Mi lano, Firenze. Sono soddisfatti dei
frutti , anche materiali , che la nuova
capacità di concentrazione loro assi-
cura. Hanno infatti successo, fanno
carriera, acquistano fiducia in sé, tro-
vano nuovi amici .
I nuovi buddisti
S ono piì:1 di tredicimi la i buddisti
italiani di scuola nipponica. Sono
presenti nel mondo dello spettacolo e
dello sport. La figura più carismatica
è quella di Robe1to Baggio. L' imrna-
14 - SETTEMBRE 1994
Questi dati emergono da un ' in-
ch iesta della faco ltà di sociologia
dell'università di Roma "La Sapien-
za" sui nuovi buddisti alla giappone-
se e sul loro movimento "Soka Gak-
kai", presente in Italia dall ' inizio de-
gli anni '80. L' indagine è avvenuta
nel 1992-93 tra i 13 mila aderenti ,
tutti laici. Da.i 4000 questionari tor-
nati con risposte scritte è stato tratto
un campione di 718 persone, uomini
e donne. Ne risulta un movimento
d'età più adulta che giovani le (33%
entro i 29 anni), anche se ora sono in
aumento i giovani. Un 74,7 per cento
ha istruzione superiore e le laureate
superano i laureati . li 70 per cento
lavora e il 21 "sta ancora studiando" .
Tra loro ci sono i delusi dell ' impe-
gno politico e del dopo ' 68. Hanno
all e spalle spesso disagi psicologici o
di tipo sociale, legati al partner, alla
famiglia, agli amici. Un 17,6 percen-
to denuncia pure difficoltà materiali.
Hanno scoperto iI buddismo preva-
lentemente attraverso amici. Fra i be-
nefici interiori indicano soprattutto
l' equi librio e la fid ucia in se stessi.
Tra i problemi, la costanza nella prati-
ca e i vincoli sociali, ma anche un ' in-
coerenza tra principi buddisti e vita
quotidiana. Però restano nel movi-
mento, pur criticando in molti gli ec-
cessi burocratici, che attribuiscono al-
la matrice giapponese.
Sin qui l' interessante inchiesta sui

2.5 Page 15

▲back to top
dei giovani reclama le profondità del cristianesimo.
buddisti italiani di scuola giappone-
se. Ma il movimento "Soka Gakkai"
non esauri sce l' un iverso buddista del
nostro paese. Secondò dati dell ' U-
nione Buddi sta Ita liana, i buddisti
sono in Italia complessivamente
circa 50 mila, ·dei quali 30 mi la ita-
li ani e 20 mil a provenienti dall'este-
ro. Questo " ri sveglio buddista" in I-
talia, e nell'Occidente in genere, non
può più essere considerato solamente
all a stregua d' una curiosità. Ne
parl iamo dunque con uno studioso
del buddismo, non solo giapponese,
padre Marcell o Zago, superi ore ge-
nerale di uno dei più importanti isti-
tuti missionari, g li Obl ati di Mari a
Immaco lata. Padre Zago ha trascorso
molti anni nel sud-est as iatico ed è
stato anche segretari o del Pontificio
Consiglio per il d ia logo interreligio-
so, l'organismo che cura i rapporti
con le grandi t·elig ioni non cristiane.
ghi di culto in Francia, Germani a,
Inghilterra, Svizzera, dagli occiden-
tali che si interessano al buddismo.
Tra i buddisti occidentali si di stin-
guono tre gruppi . Alcuni - molto po-
chi - hanno veramente compreso che
cos il buddismo e la loro diventa
una vera scelta di vita. Un secondo
gru ppo, più numeroso, cerca delle
tecniche di vita spiri tuale per trovare
una calm a interiore, che superi certe
psicosi del mondo moderno. Infi ne
ci sono i seguaci di una moda, e
sono soprattutto persone del mondo
dello spettacolo e dello sport».
Perché quest' interesse? « I moti-
vi», spiega padre Zago, «sono diversi
e collegati un po' con le scelte già in-
Tre gruppi
«Oggi c un interesse verso le re-
ligioni e le cul ture asiatiche », pre-
mette padre Zago, «ed è dov uto a
una maggiore apertura su realtà lon-
tane. Quest' interesse rim ane però un
fatto elitario o superfic iale. Inoltre
c'è un sentimento diffuso di relativi-
smo religioso. Ci si rivolge perciò
anche verso le antiche religioni o-
rientali . Qu anto alla presenza buddi -
sta in Occidente, di stinguerei i bud-
di sti immi grati - tibetani , as iati ci del
sud-est, ecc. - che hanno anche luo-
Buddisti giapponesi a un incontro
ecumenico di Assisi.
Dal film Il Piccolo Budda: l'Incontro degli occidentali con i monaci.
IL PICCOLO BUDDA
Un commento al film con lo scenografo Guido Josia.
Bertolucci ha detto che ha voluto fare un film per i bambini di tutte le
età, un film per coloro che non conoscono il Buddismo...
«In realtà il film era un po' insistito. C'è un po' di compiacimento este-
riore , una lunga riproposta di immagini. C'è sì la meraviglia del bambino
che ha davanti a sé lo spettacolo di colori , della cultura popolare orien-
tale buddista ».
Secondo ·alcuni critici, Il Piccolo Budda sarebbe un film alla maniera
di Hollywood, un Buddismo per il grande pubblico e alla moda, senza
spessore, senza spiritualità...
«In qualche modo anch'io l'ho trovato ti mido nel presentare al pubbli-
co questa religione. All'inizio è forte l'impatto del Buddismo con il
mondo tecnologico americano; poi, nella seconda parte, la spettacola-
rità gli ha preso la mano. Si tratta comunque sempre di ottimo linguag-
gio cinematografico ».
Il regista ha detto: « In un mondo che predilige l'aggressività, la violen-
za, il sesso, c'è ancora gente disposta a una virata di 180 gradi per arriva-
re fino all'oceano della saggezza?».
«Senza dubbio c'è il fondo della religiosità del regista che in qualche
misura viene fuori. Ma questo soprattutto nella prima parte, in cui c'è il
fascino misterioso del Buddismo che viene a sorprendere una tipica fa-
miglia americana di oggi. Poi come dicevo prevale lo spettacolo. Il mi-
stero non pare raggiungere le persone dei protagonisti, soprattutto il
padre, che dimostra una curiosità fine a se stessa, senza andare oltre ».
Lei dovrebbe avere apprezzato scene e costumi.. .
«Evidentemente. Materiali, colori , arredamenti : tutto è stato frutto di
una scelta davvero accurata. E l'ottima fotografia di Storaro lo ha evi-
denziato .. .».
SETTEMBRE 1994 15

2.6 Page 16

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Fatti &
Persone
il buddismo può andare d ' accordo
anche con la secolari zzazione».
Ricerca di spiritualità?
BRASILE. Attendiamo per i primi mesi
del ' 95 il ricono sc imento delle virt ù
ero iche ciel s alesiano don Rod o lfo
Komorek. Polacco, don Komorek è vis-
suto 25 anni in Brasile, dove la gen te lo
chi amava " li santo" . Noncurante di sé, e
ammalato lui stesso, si è dedicato in mo-
do particolare al servi z io dei malati e dei
poveri. È morto in concetto di santità
nella cittì1 di Sao José dos Campos, a 90
chilometri eia Sao Paul o, ne l 1949, all 'e-
tlt cli 45 anni.
BULGARIA . Don Petr Nemee e don
Antonln Kòman, dell ' ispelloria cli Praga,
hanno aperto nell ' aprile scorso un centro
g iova nil e a Sofia. È la prima presenza
salesia na in Bul ga ri a. Qualche tempo fa
Giovanni Paolo Il aveva chiesto ai sale-
sia ni che si impegnassero ne ll a nuova e-
vangelizzazione della Rom ania e della
Bulgaria. A qu esti due salesian i si è ag-
g iunto ora don Richarcl Kalu s, ordinato
sacerdote il 18 g iugno scorso .
AFRICA. La scuola profe. sionale Don
Bosco, alla periferia cli Kankan , seco nda
città della Guinea Conakry, è stata chiusa
durante l'anno scolastico 1994 a causa di
una rivolta cli allievi capeggiati eia un
inseg nante, che aveva no minacc iato di
appiccare il fuoco ai laboratori e alla casa
dei sa les ia ni e minacciato a lcun i in se-
gnanti. La chiusura, concordata co n il
. Vescovo, non imped isce le altre attività
mi ss iona rie. Sono tre le presenze ne ll a
Guinea: a Conakry, Kankan e Siguiri,
mandate avanti eia sette salesiani con l' ap-
poggio clell ' ispettoria mess icana cli Gua-
clal ajara.
GERMANIA . L 'awnenlo della violenza
Ira i giovani -~fida la pedagogia e la pa-
slorale: su questo argomento s i sono te-
nute una seri e di co nfere nze presso la
sc uola cli l'i losofia e teologia di Be ne-
diktbe ue rn , seg uite da oltre 620 tra stu-
denti , educatori , insegnanti e operatori di
pastorale. Tra i temi: Radi calismo cli de-
stra, Violenza nella scuol a, Viol enza
co ntro le donne. Oltre al suggerimento cli
alcune concrete linee di comportamento,
sono state sottolineate le cause della vio-
lenza ne i giovani : la frustrazione perso-
nal e, l' emarginazione, il fallimento de lle
agen zie soc iali , soprattutto de lla fami-
g li a e della sc uola.
16 - SETTEMBRE 1994
Roberto Saggio. Il giocatore
si professa buddista.
dicate. Anzitutto direi che il buddi-
smo è attraente perché è una espe-
rienza profondamente umana. Non è
un credo, ma un modo di capire e
giudicare le cose. Secondo motivo:
nel buddismo si vede una certa spiri-
tualità di cui s' avverte il bisogno in
un mondo consumista, anche se ma-
gari si cerca la spiritualità come
un 'altra forma di consumismo. Que-
sta dimensione spirituale si esprime
con la ricerca del dominio di sé, di
una pace interiore che è molto senti-
ta nella situazione attuale d ' incertez-
za. Infine, il buddismo è una religio-
ne individuali sta. In un certo senso
combacia con l' individualismo della
nostra società. Ognuno può f~u-e le
sue sce lte, prendere le dottrine o cer-
te pratiche buddi ste, senza dovers i
confrontare con un credo, seguendo
il cammino che crede».
A questi moti vi "più seri " di ca-
rattere spirituale e culturale, conti-
nua padre Zago, «si aggiunge l' at-
trazione di una certa moda del bud-
dismo, che è molto ampia soprattut-
to nell ' America del Nord e tra arti-
sti e sportivi di casa nostra. Tutto
questo ha un substrato di diffusione
che sono i media. Il film di Berto-
lucci , 'Il piccolo Budda", è signifi -
cativo in questo senso. In conclusio-
ne c un a grande varietà di motiva-
zioni tra i diversi gruppi di apparte-
nenza al buddi smo. Ri sulta difficile
classificarli. Vanno dall a ri cerca di
forme di meditazione come lo Yoga ,
a forme anche molto materialiste e
utilitaristiche tipo "se faccio questo,
ottengo quest'altro". Molti conserva-
no un carattere secolari zzato, perché
Secondo padre Zago, il buddi smo
fa presa in Occidente soprattutto per
una certa presentazione "a buon mer-
cato", come una forma cli concen-
trazione e di meditazione che aiuta
la persona a trovare una pace inte-
riore cli tipo psicologico. Mentre in
realtà, il buddismo ha « un'apertura
sul trascendente pur non nominando
Dio». Poi c' è l'attrazione che viene
da una dottrina molto adattata alle
persone, ossia « tu credi quello che
ti va a genio».
« Anche nel buddismo tradiziona-
le », continua padre Zago, «ci sono
diversi livelli. La verità è relativa
seco ndo lo stato psicologico in cui
ci si trova. Molta gente, per esem-
pio, è attratta dalla reincarnazione
perché, in fondo, non c ' è niente di
definitivo. Un altro aspetto ciel bud-
dismo che attira l'occidentale, è
quello esperienziale: non conta tan-
to la dottrina, qL~anto l'esperienza cli
tipo personale. E interessante nota-
re, al riguardo, la differenza tra i
buddi sti tedeschi ed austriaci attratti
di più dalla dottrina e quelli italiani
attratti piuttosto eia un tipo cli buddi-
smo consumistico».
Quale giudizio dare, in definitiva,
ciel buddismo occidentale? « Se fosse
un buddismo autentico, abbracciato
da non credenti o gente senza fede,
sarebbe positivo » sostiene padre Za-
go. « Ciò che lascia dubbiosi è il fatto
che anche il buddismo sia preso
come una merce, come una moda o
uno status sociale. li fenomeno ciel
buddi smo in Occidente entra però
anche nel fenomeno più largo della
ri scoperta ciel sacro, se non cli Dio ».
«Questo », conclude padre Zago,
«dovrebbe spingere le comunità cri-
stiane ad essere più attente alla di-
men sione ciel dominio cli sé, ali' inte-
riorità, alla meditazione. La tradizio-
ne cristiana a questo riguardo ha ric-
chezze pari o anche superiori al bud-
dismo . Ma queste ricchezze di meto-
di ulteriori , di meditazione, purtrop-
po, sinora sono rimaste racchiuse nei
conventi o nei monasteri, non sono
state messe a disposizione dei laici ».
Silvano Stracca

2.7 Page 17

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OSSERVATORIO
di Ferenc Tarjanyi
TUTTO
IL BENE
POSSIBILE
,, Negli anni
dell'ateismo
imposto
dal regime,
la fantasia
pastorale ha
tentato tante vie
per portare la fede
ai giovani dell'Est.
Oggi queste
cronache vanno
consegnate alla
storia,,
N egli anni dell'ateismo, quando in Un- agli eserci zi spirituali che tenevo con
gheria si faceva pressione presso le grande circospezione agli universitari e ai
famiglie perché non educassero i figli alla liceisti. I contatti continuavano anche dopo
religione , io , giovane sacerdote, mi senti- il congedo. Mi invitavano al loro matrimo-
vo stringere il cuore. Ma cercai di cavarme- nio, alle feste di famiglia. Il caso più
la sempre. Per 24 anni ho fatto il parroco e avventuroso fu quando dal comando di
trovai sempre in qualche modo di organiz- vigilanza portai alla messa di mezzanotte
zare per i giovani giornate di ritiro, di proiet- la recluta lmre Juhasz. Ne riportò una
tare filmine , di aprire ugualmente qualche grande impressione . Più tardi fece gl i
spiraglio .
esercizi spirituali e infine decise di entrare
in seminario. Oggi è un sacerdote zelante
AL MIO ARRIVO alla parrocchia di Sza- della sua diocesi.
badszallas, mi consigliarono di stare lonta-
no dalla locale caserma. Mi potevano ac- DOPO I GRANDI CAMBIAMENTI, nel
cusare di voler carpire
1990 con il nuovo sin-
segreti militari per tra-
daco della città mi re-
smetterli a qualche po-
cai al giuramento del-
tenza straniera. lo non
le reclute . In tribuna ci
misi mai piede in ca-
fu riservato un posto
serma, nemmenò nelle
di onore . In seguito mi
ore consentite alle vi-
chiesero di benedire il
site dei parenti. Per lo
monumento a re Mat-
più ci si incontrava in
tia Corvino, titolare
chiesa. Sin dal primo
della caserma ; poi la
incontro consegnavo
bandiera del reggi-
la chiave perché potes-
mento . Un 'ordinanza
sero attendermi nel ca-
recente ammise l'istru-
so che fossi momenta-
zione relig iosa ai mi-
neamente assente. Poi
litari e l'anno scorso
proiettavo filmine , par-
tenni lezioni regolari
lavamo dei loro proble-
agli allievi ufficiali. Ora
mi personali. In sacre-
mi sono trasferito nel-
stia tenevo qualche so-
la casa salesiana di
prabito da indossare
Budapest. Anche qui
sopra la divisa militare
mi occupo della cura
mentre servivano la
spi rituale dei militari
messa. Tra la gente a
della caserma Dob6.
volte , sparpagliati e
Ormai si comincia a
vestiti in borghese, ve-
~-
parlare di circoli e di
devo qualche ufficiale. Ungheria. Qui e in alto,
Però mai una denun-
immagini di Budapest.
studio della Bibbia. In
generale i giovani si
cia . Finita la messa,
dichiarano atei, ma
andavo a esplorare il
affermano di sentirsi
terreno. Non scorgendo alcun segno di vuoti senza la fede . La creatività imparata
sospetto , licenziavo i giovani , che torna- da Don Bosco mi aiutò sempre a trovare
vano in caserma.
le strade per arrivare in qualche modo ai
giovani .
QUALCHE MILITARE partecipò anche
o
SETTEMBRE 1994 - 17

2.8 Page 18

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DON BOSCO La carovana estiva dei ragazzi di Don Bosco: un'avventurosa
LE PASSEGGIATE AUTUNNALI
DEIRAGAZZIDIVALDOCCO
- La carovana in marcia. Il tamburo serviva a non disperdere i ragazzi.
Disegni di Nino Musìo.
di Elvira Bianco
Quest'estate
nelle nostre faniiglie
e tra i giovani
c'è stato un fiorire
di attività agrituristica
e di campeggio.
Anche in questo,
a modo suo, Don Bosco
ci ha preceduti
con le sue famose
passeggiate autunnali.
18 - SETTEMBRE 1994
L' anno scolastico a Va ldocco co-
minciava ai primi di novem-
bre, dopo la festività dei Santi. E
Don Bosco pensava anche alle va-
canze dei suoi ragazzi, perché sape-
va che l'estate poteva diventm·e " la
vendemmia del diavolo" . In pochi
giorni un ragazzo poteva cancellare
il lavoro formativo di un anno. Molti
de i suoi ragazzi non avevano genito-
ri o parenti, ma le passegg iate erano
aperte a tutti. Unica condizione, un
buon impegno nello studio.
Operazione "simpatia"
Don Bosco preparava con cura e
in anticipo la passeggiata. Prendeva
prima accordi con parroci e vescov i
per trovare ospitalità, per il vitto e
per i concreti prob lemi logistici cli
un gruppo numeroso e vario. Si trat-
tava cli organizzare la vita d i un cen-
tinaio di ragazzi che dovevano re-
stare fuori per più di 15 giorni , spo-
standosi a piedi da una località al-
i' altra, attraverso senti eri e case cli
campagna. Lo scopo immediato era
di offrire un bel periodo cli svago:
Don Bosco sapeva che l' allegria,
l'aria sana e il movimento all ' aria a-
perta erano preziosi per la buona sa-
lute. Altro obiettivo era quello di
offrire ai ragazzi un " tempo forte "
di convivenza amichevole e un 'e-
sperienza dj vita buona, cristiana, al-
ternativa a quella che spesso i gio-
vani trovavano nel loro ambiente
quotidiano.

2.9 Page 19

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attività di animazione per le strade del Monferrato.
E per raggiungere i suoi scopi.
Don Bosco riusciva a coinvolgere in-
tere popolazioni, parroci, ragazzi e
autorità locali. Una vera e propria
animazione religiosa e ricreativa dei
paesi in cui la carovana si fermava o
che semplicemente attraversava.
Era questa anche un 'ovvia opera-
zione "simpatia" per il prete, per
Don Bosco stesso, i suoi ragazzi e la
sua scuola. La gente gli affidava vo-
lentieri i suoi figli, a lui che amava
tanto stare con i ragazzi e riusciva a
educarli con allegria.
I ragazzi dei vari paesi familiariz-
zavano con quelli di Torino. Alcuni
non riuscivano più a staccarsi dal
gruppo e lo seguivano, partecipavano
ai pranzi , ai divertimenti, alla pre-
ghiera.
·
Giornate di formazione
Questo stare insieme in carovana,
il sentirsi accomunati nella stessa
festa, negli stessi itinerari e obietti-
vi, sudori e passi, condividendo le
difficoltà e stanchezze, facevano un
tuttuno con il fascino dell'avventura.
Ma altri ancora erano i particolari
educativi di quei viaggi: la banda, il
teatro, il canto e la schola cantorum,
le belle liturgie e il breve colloquio
individuale con i ragazzi nuovi. Il
repertorio musicale era anche fatto
di pezzi importanti. li Prevosto di
Castelnuovo aveva una sua partico-
lare attenzione alla musica di Save-
rio Mercadante e quando si andava
da lui per la Sagra della Polenta bi-
sognava fargli sentire la Messa per
due tenori e basso. Insomma, nell a
strategia educativa di Don Bosco, le
passeggiate erano giornate di for-
mazione della persona dei ragazzi ,
insieme distensione, elevazione del-
lo spirito, animazione del territorio ,
comunione con il prossimo e con
Dio: una iniziativa originale di pa-
storale giovanile popolare.
Si procedeva ce1to aL!a buona. Per
l'alloggio, ci si accontentava anche di
un " paglione" alla militare; e per vit-
to pane e minestra o polenta; oppure
pane, formaggio e frutta , più rara-
mente sa larne. A volte le cose anda-
vano principescamente, come nel
caso dell'ospitalità della marchesa
Doanclo, a Primeglio, che preveden-
do un appetito eia trecento, fece ucci-
dere un vitello!
A suon di banda
Don Bosco a Valdocco avvisava per
tempo il maestro cli banda, in modo
che preparassero bene i piccoli suo-
natori. C 'era un repertorio vario, sem-
pre qualche marcetta nuova. La
banda entusiasmava i giovani ed elet-
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Le colline del Monferrato.
Per questì paesi e su queste strade
le passeggiate di Don Bosco.
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Secondo una consuetudine ormai
consolidata, il vescovo di Bolo-
gna ogni anno è ospitato in un'au-
la dell'Università, dove propone la
verità cristiana ai docenti che ne
accolgono l'invito. Il volume racco-
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SETTEMBRE 1994 - 19

2.10 Page 20

▲back to top
trizzava tutto il paese. I bambini le
andavano incontro all'ingresso e poi
la precedevano per le vie e tutti ac-
correvano dalle campagne, dai caso-
lari, dalle borgate e dai paesi vicini,
richiamati dal suono delle campane
che serviva come segnale festoso non
appena il sagrestano vedeva da lonta-
no la gloria di polvere che avvolgeva
la compagnia di Don Bosco in mar-
cia. Il quale per prima cosa si recava
in chiesa. Le strade rigurgitavano di
gente che si riversava fuori dalle case.
Ogni piccolo musico durante le
passeggiate doveva portare con il
proprio strumento musicale, com-
presa la grancassa. Una volta, calato
il buio, Don Bosco aveva battuto a
lungo con le sue mani sulla grancas-
sa fino a farsi male. Era notte e quel-
la specie di tam-tam di richiamo ser-
vi va a non disperdere i ragazzi.
Quella volta il tamburo sulla schiena
lo portava un ragazzo di 13 anni che
poi diventerà salesiano, miss ionario
e vescovo, Giacomo Costamagna.
Alcuni poi dovevano pensare al
teatro e preparare già lungo l'anno
una serie di drammi e di farse. E si
portavano dietro costumi e trucco.
Dopo aver camminato per ore, quei
ragazzi avevano ancora l'entusiasmo
di tirare su il palco con pali, assi e
carri agricoli, e recitare la sera stes-
sa! La gente si commuoveva fino
alle lacrime davanti a certi drammo-
ni. Ma capitava il finimondo quando
- Nei vari paesi l'incontro con i ragazzi si faceva personale.
compariva l' immancabile Gianduj a.
Conoscitore dell ' animo popolare
e dei sentimenti umani , Don Bosco
concludeva la permanenza della sua
carovana in un paese con il ricordo
dei defunti di quelle famiglie con
una liturgia funebre cantata.
Cin-cin, bum-bum!
Immaginiamoci come si sentiva
un ragazzo di Valdocco, prima ab-
bandonato e magari preso a calci e
ora a sfi lare tra due ali di folla plau-
dente. Don Bosco amava la gioia
esplosiva e la banda era il s uo bi'-
glietto da visita più adatto. Don Fran-
cesia scri sse: « A noi ci pareva di
andare in capo al mondo . Colla mu-
sica in testa, ridenti , festevoli, con le
più care speranze nell'animo ... >>.
Don Bosco camminava avanti e in-
dietro, richiamava, esortava, inco-
raggiava: «molto sudore gli colava
dalla fronte e sul collo ». I giovani
andavano a gara a stargli vicino ed
egli usava mille arti per non lasciar
calare l'entusiasmo.
Don Bosco non era silenzioso.
Una volta il chierico Reffo, che sa-
rebbe diventato uno dei più illustri
Giuseppini, accompagnò san Leo-
nardo Murialdo a Valdocco. E men-
tre i due santi erano a colloquio, \\I
Reffo in un angolo della camera si
sentiva sconcertato per il chiasso
che veniva dal cortile e dalle prove
degli ottoni della banda. «Se fossi
Don Bosco non permetterei tanto
baccano neppure nelle ore della ri-
creazione ... », pensava. «Non in
commotione Dominus». Ma Don
Bosco troncò il colloquio con il
Murialdo, si avvicinò al chierico e
gli di sse imitando piatti e grancassa:
«Sì, sì, Don Bosco ha ragione. Cin-
cin , bum-bum! È così, è così che
vuole il Signore! Chiasso, allegria,
frastuono ... Cin-cin , bum-bum, a
suo tempo ... ».
- «Allegria: è così che vuole il Signore ».
20 - SETTEMBRE 1994
Elvira Bianco

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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=~ ···- -?-!•]~... Piu= di mille atleti a Malta per giochi d'Europa.
L'ISOLA
DEI RAGAZZI D'EUROPA
di Gianni Frigerio
Intervista
a Gianfranco
Scancarello, autore
e producer
del progranuna
di Raiuno dedicato
ai Giochi Europei
della gioventù salesiana.
O rganizzata dalla PGS di Malta, si
è svolta, dal 28 apri le al I O mag-
sa gio I 994, la ed izione dei Giochi
E uropei dell a Gioventù Salesiana.
Più di I000 ragazzi, provenienti da
Croazia, Slovacchia, Sloveni a, Re-
pubblica Ceka, Irlanda, Poloni a, Por-
togallo, Spagna, Italia, Francia, Ger-
mania, Austria e Israele, hanno dato
vi ta ad una grande kermesse spor-
ti va.
Come sempre, nello spirito dell ' at-
tività sportiva salesiana, non si è trat-
tato solo di agon ismo, ma anche di
" incontro" e soc ializzazione fra gio-
van i provenienti da culture e realtà
soc io-politic he diverse.
RAIUNO , il 6 maggio, ha dedica-
to all ' avvenimento uno spec ial di
UNO PER TUTTI, il programma
te levis ivo pomeridiano per giovani
e ragazz i, riproponendo le immagini
e i contenuti de ll ' incontro in terna-
ziona le maltese.
Si è trattato di un indovinato re-
portage, che, nel " raccontare" i Gio-
c hi , attraverso g li effetti vi protago-
ni st i di ess i, i ragazzi e uropei , ha sa-
puto coni ugare l' informazione g ior-
na li stica co n un modul o com unica-
In alto,
presentazione delle
bandierine delle
nazioni partecipanti.
SETTEMBRE 1994 - 21

3.2 Page 22

▲back to top
tivo "mirato" al pubblico televisivo
giovan ile, fa tto di espedienti speci-
fici dell a fiction.
Malta è emersa come il luogo de-
putato dell 'incontro dei giovani eu-
rope i, sia per la capacità di acco-
glienza de lle sue strutture turistiche
e sportive, sia per le sue testimonian-
ze storiche, archeo logiche, artistiche.
Gi anfra nco Scancarell o, gio rn ali-
sta, autore e producer di UNO PER
TUTTI, ha ideato e seguito perso-
nalmente la reali zzazione del repor-
tage. Lo abbiamo intervistato.
D .: Quali problemi ha dovuto af-
_fi-ontare ne ffa realizzazione del re-
p ortage ?
R. : Una de lle difficoltà magg iori
La trama del reportage di RAIUNO "L'isola dei ragazzi d'Europa".
L'elicottero per la visita all'isola.
Un giovane conduttore televisivo , Dado Caletti, ancora intento a rus-
sare, viene svegliato all'alba da una serie di squilli telefonici. All'altro
capo del telefono qualcuno gli ordina un reportage fotografico sui Gio-
chi di Malta. Questi rapidamente si prepara e vola alla volta dell'arcipe-
lago maltese. All'aereoporto gli viene consegnata la chiave di un fuori-
strada decappottabile che lo accompagnerà per tutto il reportage . At-
traversa le strade di Valletta per arrivare puntuale all 'inaugurazione del
Giochi. Accompagna il tedoforo nella corsa verso il braciere olimpico e
comincia a scattare click fotografici che danno vita, di volta in volta, a
momenti, "catturati" a sorpresa, dall'occhio indiscreto della macchina
fotografica-telecamera.
Una visita di atleti "in ricreazione" alla Cattedrale di San Giovanni a
Valletta si alterna con una frazione di gioco di basket femminile. Una
gita in carrozza trainata da cavalli , con atleti a riposo, per le strade di
Mdina si avvicenda a un round di gioco della finalissima di volley. Un'e-
scursione in elicottero, di altri atleti , per visitare dall'alto l'arcipelago e
una gita in barca per vedere dal basso i bastioni di Sant'Elmo, seguono
ad altri momenti sportivi e a momenti significativi come la Messa e la
Marcia della Pace.
Insomma un reportage televisivo che usa l'espediente dei click foto-
grafici sia per consentire la massima agilità nella narrazione, sia per
costruire un ritmo incalzante fatto di assonanze e contrappunti .
Al termine , dopo tanti click e molti incontri, compresi quelli con il
Primo Ministro Fenech Adami , con Giuseppe Bracco, Presidente delle
PGS italiane e con l'artefice ed organizzatore dei Giochi don Charles
Cini, al giovane fotoreporter, circondato da decine di ragazzi , non resta
che trarre l'unica conclusione possibile: "Malta è l'isola dei ragazzi d'Eu-
ropa! ".
22 - SETTEMBRE 1994
era que lla di trovare una "chiave di
racconto" che fosse gradita a un pub-
bli co vastiss imo ed eterogeneo, fo r-
mato sia da ragazz i e da giovani , sia
da mo lti adul ti. Il problema, infatti,
era que llo di "fa r entrare", in 50'
cixca di progran-i ma, la ricchezza di
esperienze, suggestioni, stimoli che i

3.3 Page 23

▲back to top
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pi scuola estivi.
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Malta. Panoramica fotografica sui Giochi d'Europa:
coreografia del Vangelo nella grande piscina, la marcia
notturna, presidenti firmatari dello Statuto Europeo
delle PGS, manifestazioni di apertura e chiusura.
GIULIO CARPI
GIOCAPERCHÉ
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Sussidio per campi estivi e per chi
organizza e «anima » esperienze
educative.
Pagg. 172, lire 15.000
G iochi E uro pei d i M alta proponeva-
no. Non volendo rid urre il re portage
ad una reg istrazione di dati sulle
gare in corso, mi pone vo l'obiettivo
di t,rasferire ne l reportage il clima di
festa e di incontro, proprio delle
manifes tazioni g iovanil i sales iane.
C iò che più mi avv inceva, era la
sfida a rappresentare lo spmto di
Don B osco presente ne lla proposta
PGS. La difficoltà maggiore consi-
steva ne l riu scire a com unicare i va-
lo ri educativi , cul turali , sociali e po-
litici de ll' attività sporti va sales iana,
no n professionistica e tesa a "creare
se stess i" , insegnando a sfidarsi , più
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
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Tel. 011/95.91 .091
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SETTEMBRE 1994 - 23

3.4 Page 24

▲back to top
MICHAEL FRENDO,
MINISTRO MALTESE
PER LA GIOVENTÙ.
ALLA CONFERENZA STAMPA
DI PRESENTAZIONE
DEI V GIOCHI EUROPEI
«Vorrei dire che questi Giochi
non sono prima di tutto un avveni-
mento sportivo: questo è un avve-
nimento politico e anche sociale.
Un fatto culturale. Lo presentiamo
nel nostro teatro nazionale perché
appunto lo sport è cultura, è modo
di vivere. E i salesiani sono stati
forse tra i primi a individuare l'im-
portanza dello sport per aiutare i
giovani, e per creare un modo di vi-
vere più pulito, a utilizzare lo sport
per creare una società più sana.
E un avvenimento politico perché
lo sport è un momento di contatto
umano, e poi perché parla dell'Eu-
Michael Frendo.
ropa. E la scelta di Malta ha un suo
significato. Siamo un paese di fron-
tiera, che ha assorbito tutte le cul-
ture e può essere considerato un
esempio di tolleranza culturale.»
·- --
L ..:..
Pallacanestro. Ai Giochi hanno partecipato 1200 atleti provenienti
da 13 nazioni.
che a sfidare, a crescere nell ' onestà,
nella lealtà, nell a solidarietà, nella
comunicazione con gli altri.
Insomma, c' era da rappresentare
Malta come "l'isola che c'è".
D.: "L'isola che c'è" ? Che vuol
dire?
R.: Vuol dire l' esatto contrario de
"L'isola che non c 'è" di Peter Pan.
Malta e i suoi 1200 ragazzi europei
qui convenuti , mi sono apparsi co-
24 - SETTEMBRE 1994
me un ' isola vera, concreta, rea le e
non solo in senso geografico. Ma lta,
in qu ei giorni, si è proposta come
" isola", fra le tante, "dell ' arcipe lago
dell'impegno giovanile sales iano".
D. : Il repo rtage si intitolava "L'i-
sola dei ragazzi d 'Europa " e ha va-
lorizzato anche la storia di Malta ...
R.: Il reportage non poteva non ri-
ferirsi alla grande avventura del! ' i-
sola, quella dei Cavali eri di Malta.
A Malta, in quei giorni, si è con-
sentito a ragazzi, provenienti dai di-
versi paesi europei, cli "sentirsi insie-
me" e testimoniare uno stesso ideale,
quello sales iano. A quel punto, come
non accennare a quei Cavalieri , pro-
venienti dalle diverse regioni d'Eu-
ropa, che, in altro contesto storico,
proprio a Malta, "si sentirono insie-
me" per difendere la cri stianità e im-
pegnarsi, poi nell ' assistenza ospe-
daliera?
D .: Insomma, l'isola di Malta, in-
vasa da 1200 ragazzi, ha evocato
immagini stimolanti ?
R. : In effetti , al di della bellez-
za dell 'arcipelago maltese e del suo
essere testimonianza millenaria del-
!' avventura mediterranea, l'isola, su
una persona come me, nata e vissuta
sempre in aree continentali, esercita
un particolare fascino.
È un mix di suggestioni, fatto
anche di sogni infantili e di fantasti-
che avventure adolescenziali.
"L'isola che non c'è" di Peter
Pan, raggiung ibile dalla "seconda
stella a destra e, poi, sempre diritti
jùw al mattino", che esploravo da
bambino, e la passione per Corto
Maltese, il personaggio nato dalla
matita di Hugo Pratt, ma presumibil-
mente proveniente da questo arcipe-
lago, altro compagno di mille fanta-
sticherie, credo siano stati la mappa
inconscia di quell 'immaginario av-
venturoso su cui ho costruito il mio
rapporto diretto, vero, concreto con
Malta e i giovani qui giunti da tutta
Europa.
D .: Quali altri mornenti dei Gio-
chi ha sottolineato nel suo reporta -
ge ?
R.: Alcuni momenti "forti" come
la Messa in piscina, la Marci a della
Pace e la firma dello Statuto dell e
PGS europee. .
D .: Come è. stato accolto il pro-
gram ma dal pubblico televisivo ita-
liano ?
R.: Molto bene, direi , stando agli
indici di ascolto. La trasmissione ha
raccolto più di un milione e trecen-
tomi la telespettatori. Inoltre, sono
stati molti coloro che hanno telefo-
nato al centralino di UNO PER
TUTTI per informazioni su Malta e
le PGS , con la cui collaborazio ne,
RAIUNO ha potuto realizzare il re-
portage.
Gianni Frigerio

3.5 Page 25

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IL MESE IN LIBR.ERIA
Libri novità a cura di Giuseppe Morante
EDUCARE A TUTTO
CAMPO
Per l'impianto
di un uomo totale
di Pino Pellegrino
Elle Di Ci, Torino 1994
pp. 206, lire 22.000
Due coniugi , alla nascita di
un figlio , intraprendono la
professione assolutamente
unica a tempo pieno di esse-
re "genitori". Quanti genitori
si trovano impreparati a
qu/esto compito! Quante
volte si sente dire: «Ci vor-
rebbe una scuola per genito-
ri!» .
Una professione difficile
dunque, anche se gratifican-
te. Il modo migliore e più
semplice è quello di avere
qualcuno , con esperienza e
convinzione, che possa fare
da guida all 'educazione
familiare , come fa l'autore di
questo libro. Un libro che
non rimescola i problemi,
ma favorisce risposte leali ,
essenziali, chia re con il
fascino di uno stile caloroso
e piacevole, con la passione
'Jé'i;tprevenfL,__:JempfeverilL.:.....:..Jempreven-l
I FIORETTI DI DON ORIONE
di Andrea Gemma
Ed . Dehoniane , Roma 1994
pp. 216, lire 22.000
Imprevedibile nella carità ap-
pare da questi fioretti la figura
del beato don Orione che, co-
me il poverello d'Assisi, ha a-
vuto la stessa passione : vivere
autentica per l'arte di educa-
re tutto l'uomo: l'intelligenza,
la volontà , la relazionalità ,
l'onestà, la gentilezza , gli
atteggiamenti della religio-
sità e della fede.
Insegna ai genitori a deposi-
tare , nel cuore dei figli , valori
come la sessualità, l'interio-
rità, la creatività, la pace, la
meraviglia che porta alla
contemplazione. Un 'opera
educativa a tutto campo,
aperta alle cose importanti
della vita.
il vangelo senza compromessi.
Una gradevole lettura fa tra-
sparire il suo stile di vita : la
radicalità della sua vocazione
cristiana, le sue vulcaniche ini-
ziative apostoliche, la sua cari-
tà che può apparire pazza ...
Gli aneddoti hanno la freschez-
za di una fede gioiosa, trasc:ritti
fedelmente , così come sono
scatu riti dalla sua vita e dalle
sue parole.
CHIESA SOCIETÀ POLITICA
di Enrico dal Cavolo
Aree di "laicità"
nel cristianesimo delle origini
Las, Roma 1994
pp . 188, lire 18.000
Che valore dare al tema della
laicità nella cultura del nostro
tempo? Come affrontare da cre-
denti il problema del rapporto
tra cittadino ed istituzioni politi-
che? Il tema è nato con la Chie-
sa, ma oggi è molto attuale, per
recuperare il vero significato
laico degli autentici valori umani.
Si tratta di un tentativo nuovo,
che raccogliendo testi rel ativi
all'atteggiamento dei primi cri-
stiani dinanzi ad alcune realtà
umane (come la ricchezza e la
povertà, le istituzioni politiche ,
la condizione femminile) vuole
offrire ai credenti di oggi alcuni
criteri "scientifici" di confronto.
I VANGELI
Chi li ha scritti,
perché, come leggerli
di Gérard Rossé
Città nuova, Roma 1994
pp. 104, lire 9.000
I giovani possono trovare in
questo libretto un'essenziale e
gradevole introduzione ai Van-
geli. Attraverso numerosi esem-
pi , vengono introdotti alla cono-
scenza di quella storia della
fede in Gesù che fonda la vita
cristiana e le dà respiro e spes-
sore , con le sue straordinarie
ricche zze .
Un libretto agile , semplice. Si
legge tutto d'un fiato , quando
la fede si fa domanda, diventa
bisogno dell'intelligenza , si fa
esigenza di amore. Questa let-
tura aiuta a riscopri re le basi di
quel processo di crescita cri-
stiana che è iniziato con il ca-
techismo parrocchiale e che
richiede alla fede più salde ba-
si di conoscenza e di esperien-
za personale .
PERSONA E SALUTE
Itinerari educativi
di Maria Teresa Cairo
La Scuola, Brescia 1994
pp . 284 , lire 35 .000
Pur interessando molti, questo
libro ha un chiaro messaggio
educativo che può esse re effi-
cacem ente interpretato da in-
segnanti nella scuola , perché
affronta il vasto tema della sa-
lute umana e della sua promo-
zione. La visione è multidisci-
plinare: permette di valori zzare
i contributi delle scienze uma-
ne che imprimono un orienta-
mento preciso all'azione edu-
cativa .
Il libro appare come l'unico ten-
tativo italiano attuale che chiari-
sce termini come educazione
sanitaria, educazione alla salu -
te , prevenzione e informazione
sanitaria, protezione della salu-
te .. . Tutti dicono che la salute e
la qualità della vita devono
essere assolutamente tutelate,
ma non sempre si indicano le
vie più idonee , come invece
s'impegna a fare l'autrice di
quest'opera .
SALVARE LA CREAZIONE
di Ignazio IV
Ancora, Milano 1994
pp. 102, lire 14.000
L'autore riflette su due dei mag-
giori problemi della storia con-
temporanea: quello del rapporto
terra-umanità, ormai tutto preso
dalla tecnologia che spesso
schiavizza l'uomo, e quello del-
l'elaborazione di una civiltà pla-
netaria, oltre ogni steccato.
In questi tempi, in cui la vita sul-
la terra è sempre più minacciata
da un incontrollato sviluppo
della tecnica, l'Oriente cristiano
fa sentire la sua voce: la sua
teologia, la sua liturgia, la sua
spiritualità hanno un carattere
cosmico, perché le energie divi-
ne che si irradiano da Cristo Ri-
sorto ricolmano l'universo e fan-
no vedere la vita come un se-
gno sacramentale di Dio.
Come testimone e attore del
rinnovamento dell'Ortodossia
in lingua araba, attraverso un
atteggiamento essenzialmente
evangelico, il libro sostiene la
necessità di un profondo dialo-
go con l'Islam e le diverse reli-
gioni, nella cornice di una civil-
tà planetaria.
SETTEMBRE 1994 - 25

3.6 Page 26

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IRLANDA Il. St. Martin's Centre di Limerick. Un progetto alternativo per
di Maria Antonia Chinello
Il prograninia educativo
delle figlie
di Maria Ausiliatrice
di Limerick punta
al ricupero
degli adolescenti
"travellers" d'Irlanda.
L imerick. St. Martins's Centre. U-
na casa, nascosta nel verde degli
alberi e della campagna irlandese,
adagiata lungo la riva del fiume
Shannon, a pochi chilometri dall 'O-
ceano Atlantico.
Mentre mi avvio per incontrare la
comunità delle suore e i giovani
ospiti del Centro, mi colpisce l'ordi-
ne e la cura con cui alcuni lavorano
nel giardino. È un'immagine che mi
resta dentro insieme alla frase:
«Qui, c' è qualcuno che ci pensa».
Qui qualcuno ci pensa e, spesso,
non donne di notte per pensare a
cercare vie nuove per sfondare pos-
sibilità e occasioni di ampliare pro-
getti e iniziative.
Incontro suor Teresa Devine, di-
rettrice della comunità e suor Mary
Carme! O'Donoghue, fondatrice e
26 - SETTEMBRE 1994
responsabile del Centro giovanile,
due figlie di Maria Ausiliatrice im-
pegnate a tempo pieno nel servizio
scolastico e di animazione del Cen-
tro. Sono in una pausa della loro at-
tività. Non è difficile farle parlare e
lasciare che la loro esperienza di-
venti comunicazione della passione
per i giovani.
·
I tempi nel garage
La storia, mi dice suor Mary Car-
mel, inizia da lontano. Nel 1971 ,
quando si trovava come insegnante
nella casa di Fernbank, su suggeri-
mento della direttrice la comunità
aveva cercato i modi di rispondere
ai bisogni dei piccoli travellers che,
a quei tempi , arrivavano in numero
sempre più massiccio a Limerick,
secondo grosso centro clell'lrlancla
dopo Dublino, la capitale. Si orga-
nizzarono così alcune classi speciali
di scuola primaria per i bambini e i
ragazzi travellers.
Si andò avanti fino al 1977, ma la
comunità· si rendeva conto che non
bastava. Suor Mary Carme!, soprat-
tutto, era convinta che fosse neces-
sario fare un passo in più, instaurare
u~1 discorso educativo continuato,
che non abbandonasse i piccoli a se
stessi, o alla strada, alla fine della
giornata e del periodo della scuola.
Assunse così il compito di seguire i
giovani e venne trovato un garage
in disuso al centro della città e qui
cominciò a radunare i più grandi per
attività di recupero e di impegno nel
tempo libero.
Ben presto alcune giovani volon-
tarie la affiancarono e fu così possi-
bile iniziare un programma didattico
ed educativo che mirava al recupero
dei 24 adolescenti che avevano ade-
rito all'invito e frequentavano il
neonato centro.
Nel 1979 si decise di aprire le
porte anche ai ragazzi e alle ragazze
del posto, con particolare attenzione
a quelli più poveri e che vivevano
esperienze di emarginazione a scuo-
la e cli disagio familiare. Da allora i
programmi e le iniziative furono ri-
volte a entrambi i gruppi.
Nel 1982 il Centro cambiò casa.
Era finalmente stata trovata una si-
stemazione più stabile e adatta al
numero dei ragazzi che andava sen-
sibilmente aumentando. A Thomon-
clgate, un quartiere alla periferia
nord-est cli Limerick, con l'aiuto dei

3.7 Page 27

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rispondere ai bisogni dei giovani irlandesi in difficoltà.
ragazzi e delle famiglie, fu possibile
ristrutturare un edificio e, in seguito
a una concessione, si ottenne il per-
messo di costruire uno stabile per
impiantarvi i laboratori . Nel 1990,
questi furono distrutti in parte da
un incendio. Ma la tenacia delle
Lavorazione del legno con
l'istruttore mr. Pat Rainsford.
suore e il desiderio di tanti am1c1
del St. Martin's 1icostruirono in po-
co tempo ciò che era andato distrut-
to. L' amicizia e la benevolenza dei
volontati, degli assistenti e dei ra-
gazzi furono tanto potenti che anche
la comunità delle suore, nel 1991 ,
poté stabilirsi definitivamente ac-
canto al Centro.
Il richiamo della strada
e della casa
Sono circa un centinaio, ogni anno,
i ragazzi che frequentano il Centro
giovanile. L'età è compresa tra i 12 e
St. Martin's (Limerick). Il gruppo del
corso professionale con le istruttrici.
i 25 anni. Molti hanno abbandonato
la scuola per vari motivi, senza con-
cludere il normale ciclo di studi, altri ,
perché non ritenuti all ' altezza di
corsi più specifici, sono alla ricerca
di una qualificazione professionale.
La maggioranza ha alle spalle seri
problemi dovuti alle difficoltà econo-
miche o di costituzione delle fami-
glie. Molti sono stati abbandonati dai
genitori, altri vivono solo con uno
dei due e questo incide sulla loro per-
sonalità e sul loro modo di affrontare
la vita e la giovinezza. Molti proven-
gono da famiglie di tradizione travel-
lers , ma la gran parte fa patte ormai
dei residenti in Limerick.
« Si può parlare di giovani a ri-
schio» , afferma suor Teresa: «ladro-
ga, la violenza, la prostituzione e
altre forme di devianza convivono,
come contrasto, accanto a una co-
munità tranquilla e dedita, prevalen-
temente, all'agricoltura e all'alleva-
mento ».
«Molti dei ragazzi», aggiunge
suor Mary Canne!, «per loro natura
e per la famiglia da cui provengono,
vivono in modo instabile il loro con-
tatto con il Centro. Mancano di con-
centrazione e si scoraggiano facil-
mente. Sono vulnerabili e, per que-
sto, sentono il bisogno di essere
guardati e curati con affetto. Spesso
capita che qualcuno ci lasci per alcuni
giorni o, anche settimat1e, ma poi, ine-
vitabilmente, ritornano. Sanno che le
nostre porte sono sempre aperte per
tutti quelli che vogliono fare espe-
rienza con noi . Il nostro servizio si
gioca così , spesso, sull a fatica e sul
rischio di non essere subito ripagati
e di non vedere risultati confortanti a
breve termine. Come il Signore, sia-
mo chiamati a vivere di pazienti e
lunghe attese».
.
Il lavoro del Centro è ampiamente
riconosciuto da organismi e da enti
statali. C'è un giorno particolare i-
scritto nella storia del Centro e ri-
cordato nell'album di famiglia. Nel
1992 il Presidente della Repubblica,
la signora Mary Robinson, ha visita-
to ufficialmente il Centro Giovanile
e ha dichiarato la sua felicità e la
sua riconoscenza a chi si dedica con
passione per dare speranza ai giova-
ni e a riavvicinare le culture presenti
sul territorio irlandese.
Tre tappe per credere alla vita
li Progetto del St. Martin 's Centre
si sviluppa in tre tappe:
Junior Education Workshop fu ini-
ziato nel 1978. ~ per i ragazzi tra i
12 e i 15 anni. E la prima tappa di
ingresso per coloro che, per varie ra-
gioni , non hanno affrontato la scuola
secondaria, o non sono riusciti a en-
trarvi non avendo superato l' esame
di ammissione. Per entrare al St.
Martin's, in questa tappa, bi sogna a-
vere il permesso della scuola fino ad
allora frequentata. Si sono stabiliti
così i rapporti con le altre istituzioni
sco lastiche e assistenziali che segna-
lano i casi in difficoltà alla direzione
del Centro.
È possibile così, attraverso un in-
segnamento differenziato e persona-
lizzato, far riacquistare la fiducia in
sé stessi e la bellezza di conoscere
cose nuove. Nessun esame deve es-
sere sostenuto al termine dei due
anni di frequenza del programma. Si
può passare con tanto coraggio alla
tappa successiva.
Vec Youthreach f'rogramme è per
coloro che hanno acquisito un
minimo di conoscenze scolastiche di
base. È un tempo di rinforzo di ciò
che è stato appreso in precedenza e
di iniziale contatto con attività pro-
fessionali che il centro offre: taglio e
confezioni, cucina, lavorazione del
legno, orticultura e giardinaggio.
Sono dai 15 ai 18 anni .
Fas Community Training Work-
shop è, come tappa finale, la qualifi-
cazione professionale in uno dei
quattro indirizzi che il Centro pro-
pone. I ragazzi e le ragazze dai 18 ai
25 anni , hanno la possibilità di ap-
prendere praticamente il lavoro e di
specializzarsi ricevendo fin dal pe-
riodo di formazione professionale
un picçolo stipendio per ciò che
fanno. E questo un modo di respon-
sabilizzarli e renderli autonomi. Le
ore di laboratorio sono molte e tutti
hanno la possi bilità di essere seguiti
da vicino da uno staff che non lascia
tregua in competenza, generosità e
passione per il proprio servizio e la-
voro.
SETTEMBRE 1994 - 27

3.8 Page 28

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In ques ta tappa è anche prev isto
uno stage presso alcuni centri , enti e
industri e per cimentarsi direttamen-
te a contatto co n una professione al
cli f uori delle mu ra ciel Centro.
Qualche storia
e quattro chiacchiere
Mu riel, 17 anni . Vi ve con la madre
e con i fratelli e §Orelle. Il padre non
si sa dove sia. E la magg iore. Fre-
quenta il Centro eia qu alche anno. Ci
va vo lentieri anche se, spesso, si di-
mostra insofferente all e attenzioni
dei volontari e delle suore. Un gior-
no spari sce. Nessuno sa dove sia.
Senz' altro la strada, e la vog li a cli av-
ventura hanno preso il sopravvento
su cl i lei. E nuove esperienze le si
aprono davanti. Così per alcune setti-
mane. Poi, un lunedì, eccola cli
nuovo tra il suo gru ppo. Poche do-
mande e una sola spiegazione:
«Sono torn ata perché qui sto bene.
Sono M urie l e non una cosa ».
Catherine, 15 anni. La mamma è
morta clanclol a all a luce. li padre,
cerca ndo cl i sbarazzarsi cl i lei, quan-
do aveva qu attro ann i, la bu ttò per
terra. D a all ora è sempre v iss uta in
isti tuto, fino a quando la nonna, an-
ziana, la vo i le con sé per poterl e clo-
nare un po' cli affetto e cli famig li a.
Ma Catherin e soffre. Ri acqui stare la
ficl L!cia in e negli altri non è fac i-
le. E un cammi no len to il suo. Viva-
ce e in traprendente , eia qu ando f re-
quenta il Centro, il sorriso spunta
Limerick (Irlanda). Il gruppo
dei giovan i costruttori.
28 - SETTEMBRE 1994
TRAVELLERS
Miti e leggende avvolgono i tra-
vellers, i viaggiatori irlandesi. Ci
sono diverse versioni e racconti
sulla loro origine. La più accreditata
è quella che li fa discendenti dei
campesini che, spogliati delle pro-
prie terre, diventarono nomadi a se-
guito anche di conflitti di natura reli -
giosa, politica o, semplicemente,
per la carestia. Un'altra versione li
vuole discendenti degli antichi Celti
e, l'ultima, dice di loro che proven-
gono da lavoratori del V secolo che,
specialisti nella lavorazione della
chincaglieria, si spostavano conti-
nuamente in cerca di lavoro.
Comunque sia, documenti del se-
colo XVI , riconoscono i travellers
come forza-lavoro indispensabile al
tessuto sociale, con una propria
identità culturale e con una propria
lingua, il cant.
Lungo il tempo la situazione è
cambiata. Sono stati fatti diversi di-
segni di legge per ostacolare il no-
madismo, specifico della loro cultu-
ra. Nel passato i travellers dormiva-
no in tende e utilizzavano i carrozzo-
ni con i cavalli per gli spostamenti.
Ora i viaggi e gli spostamenti si sono
fatti più rari per le difficoltà imposte
dalle leggi dei camping . Per questo
sono costretti a restare più a lungo
in un posto e ad· assumere la vita
stabile in una città. Il richiamo del-
l'avventura, della scoperta di nuovi
posti, la conoscenza di altre culture
resta un sogno sempre presente e
qualche giorn o in pi ù sull e sue lab-
bra e i suoi occhi brillano.
Siamo sedu ti sul prato, accanto
all a fo ntana. C i sono qu as i tutt i.
Considerato il periodo estivo che,
per i più picco li prevede vacanza, i
" grandi" continuano a frequentare i I
Centro e a prod urre.
«C i piace sta re qui , c'è aria cl i fa-
mi gl ia. Lo staff e le suore sono
am ici. E anche tra cl i no i, a parte
qualche liti gata, tutto fi la l isc io »
(.fohn).
«lo ho sce lto il, giarcli nagg io. Im-
paro molte cose. E sempre be ll o ve-
dere gli altri contenti per i l lavoro
che tu hai fatto; ques to mi spinge a
fare con in te lligenza e amore il mi o
lavoro. Ciò che guadagno, all a fi ne
dell a settim ana, ha un sapore di-
verso » (Sean).
«.È eia poco che mi sono inserita
nel gru ppo. Pri ma non sapevo cosa
St. Martin's (Limerick).
Giardinaggio.
così si spostano quando lo ritengo-
no utile, necessario o solo attrattivo.
È difficile puntualizzare la cultura
travellers. Punti forti sono il viaggio,
l'identificazione della persona con
la storia della famiglia e della tradi-
zione, i valori condivisi con tutto il
clan. I ragazzi ricevono la loro edu-
cazione insieme agli adulti . Esiste
poca differenza di doveri e diritti tra
un bambino e un adulto. In questa
visione sociale il bambino impara
presto a sopravvivere per contribui-
re alla vita della compagnia.
In questi ultimi anni sia il Gover-
no che la Chiesa irlandese hanno
tentato un riavvicinamento e una ri-
valorizzazione della cultura tra vel-
lers. Il dialogo interculturale e la
tolleranza a livello politico ed etnico
sono strade lunghe, ma aperte. O
fa re duran te il giorno. A scuola era
parecchi o che non ci anelavo pi ù,
perché non riuscivo bene. Poi m i
hanno inv itata a ven ire qu i, ma sono
con tenta cli aver accettato. Ci sono
altre am iche e penso che le inv iterò
a venire» (G loria).
« M i piace l 'ambiente sc hietto, in
cui si può parl are chi aro. Per me è
una condizione ind ispensabile per
crescere e crescere bene. D a quando
sono qui , non me la sento più cl i non
essere sincera » (Sheila) .
« A l St. Martin 's non c' è so lo
scuola. A nche tutte le altre attiv ità
ciel cl ub cl i chi tarra e cl i canto sono
in teressanti e ti aiutano ad all argare i
tuoi interessi. Ci vengo volentieri
anche perché so che non sono eia so-
lo e che le suore mi seg uono anche
al cl i fuori ciel Centro » (James).
Ma ria Antonia Chinello

3.9 Page 29

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IL DIAR.10 DI ANDREA
di Jean-François Meurs
DIO E' IL MIO JOLLY
Giuliana trovò geniale che Stefania
sia riuscita a venirne fuori. Anche lei
è d'accordo che Dio esiste , ma non
sa perché. Senza dubbio perché ,
DOMENICA 7 MARZO. Sera. Il ritiro
spirituale che ho fatto in questo
week-end è appena finito. Ma è
inutile che cerchi di studiare questa
sera, tanti sono i pensieri e i ricordi
nella mia testa. Abbiamo riso , pre -
gato, riflettuto . Non mi ricordo di tut-
to , ma su ciò che abbiamo detto ho
preso nota sul mio diario. Non si ha
sempre il coraggio di dire ciò che si
pensa . Gianni ha ragione: non si
può parlare di cose seri e a gente
che non crede in niente . Ma là
abbiamo potuto confidarci , perché
tutti credevano in qualcosa.
La fede è una faccenda perso-
nale, ma nasce e si sviluppa in-
sieme agli altri . I giovani a volte
diventano per i loro amici i primi
testimoni e i loro missionari. Co-
sì avviene nel Movimento Gio-
vanile Salesiano . Ma nei con-
fronti degli adulti, più di quanto
lo vogliano ammettere , contano
sulla loro fedeltà e autenticità di
adulti . Perché quando sono cir-
condati da gente che non crede
in nulla, questo diventa per loro
la peggiore delle catastrofi!
così , non si lotta per niente, tutto non
è perso. Se è vero , il mondo è più
bello .
O più confortevole? O più rassicu -
rante? (Michele)
Francesco pensa che questo non
sia più confortevole o rassicurante,
perché se Dio esiste , tu devi impe-
gnarti. Sarebbe più confortevole il
non credere in niente e cercare di
vivere per sé , approfittando il più
possibile di tutto e di tutti.
Ciò che è duro , è, come dicono
tanti , che se Dio esiste, il male non
dovrebbe esserci. Francesco pensa
che molto spesso Dio non può aiu-
tarci. In ogni caso non come uno
NON È FACILE CREDERE IN DIO.
Ma forse è anche più difficile essere
atei. La migliore prova che Dio
esiste , forse proprio questa: tu vai
avanti , credi ormai che il problema
non ti si ponga più ... e tutto d'un
colpo ti capita qualcosa che ti
costringe a riproporti la domanda ...
Mariolina dice che ha paura delle
stelle e del buio. Per lei l'universo è
un barattolo senza coperchio . L'a-
pertura è dappertutto, e le fa paura.
A meno che non ci sia Dio, perché
allora il barattolo non si rovescia da
nessuna parte. Ma lei non riesce ad
arrivare davvero a Dio , a causa
delle cose assurde e della sofferen-
za. Per Stefania, ciò che la fa pen-
sare che Dio esista, è che lui è arri-
vato grazie al nostro gruppo. Lei sta-
va facendo delle sciocchezze con
un'amica e frequentava dei ragazzi
che fanno scherzi stupidi agli altri. Vi
è un momento in cui tutto scricchiola
nella vita. Finché sei bambino , tu
vorresti parlare di tutte le porcheriole
che esistono nel mondo, ma questo
non ti tocca veramente. Poi tutto
d'un colpo, tutto ti coinvolge , tu non
sai perché, ma questo diventa il tuo
problema. E l'età che ti fa essere
così : non puoi più chiudere gli occhi ,
ti rendi conto che questo non è
Beverly-Hills , è molto più reale. Ar-
riva di colpo e ricevi come un pugno
nella bocca: il mondo è marcio, non
l 'O I\\
e\\ t-.. \\
fI V \\V t:...
AC/LE
-
ES)E RE Alt /.. ~';),
vorrebbe . Dobbiamo cavarcela da
soli . Ma noi , noi possiamo aiutare
Dio, e quando si aiuta Dio, ci si ren-
de conto che lui esiste veramente in
noi , e senza dubbio che lui era già
là. Ma prima era solo un 'idea. Do-
po, un'esperienza.
Quando tu dici di credere , gli altri
ti prendono in giro . Anch 'io , un
H\\Q
.... I\\
b \\Q \\ \\
'I • .
~" ///::✓).
,
n·✓'i'
giorno , che ero di traverso , ho
detto alla mamma : «Sai , al
· tuo Dio , io non ci credo
.. "
più ,,. Lei non mi ha
risposto . Mi ha
.... ~
guardato. Era
~ - - ~~ ~- ~~ t'/ .~ . /~,. ·
~
~~
.,1
,
,
·
tutta calma al ~
l'apparenza, ma
l'avevo t~ccata
" ~I. P~?pno . nel
J I,~ p1u intimo .
In quel mo-
mento , mi
sono sentito
un verme . Avrei preferito che si
si fermano le guerre . I tuoi genitori
non sono come tu li credevi , non
sanno rispondere alle tue domande,
si comportano a volte come degli
idioti e ti senti ·terribilmente sola.
fosse messa a piangere o che mi
avesse fatto una predica. Quando
è venuta Giulia, lei ha capito che io
avevo qualcosa. Volevo stare zitto ,
perché anche Giulia è una che
crede forte . Mi ha chiesto : «Vuoi
TUTTI ABBIAMO REAGITO, tutti ci
sentivamo come lei. Stefania è ve-
nuta al ritiro per caso, perché Milena
non l'aveva invitata. E venuta al mo-
che io cambi? Ti farebbe piacere
se io non credessi più? ». Allora mi
sono reso conto! «No , questo no .
Tu non devi cambiare , Giulia! ».
mento giusto, questa è stata la sua
fortuna ...
SETTEMBRE 1994 - 29

3.10 Page 30

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SARAJEVO cc lo amavo la mia infanzia, e ora una terribile guerra mi sta portando
IL DIARIO DI ZLATA
di Giuseppina Cudemo
I Zlata e il suo diario.
La testimonianza
della nuova Anna
Frank travolta dalla
guerra a Sarajevo.
30 - SETTEMBRE 1994
Il diario di due terribili
anni vissuti
da una ragazzina
di 13 anni
nella ex-Jugoslavia.
Da dicembre Zlata vive
a Parigi.
Nel suo racconto, l'orrore
e l'angoscia della guerra,
la voglia di pace di tutti
i bambini del mondo.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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via tutto. Una guerra che non renderà felice nessuno. Perché?»
L e guerre non sono tutte uguali,
alcune sono brevi, altre lunghe.
La guerra di Bosnia è lunghissima e
atroce.
Da tempo non si erano visti sulla
faccia della terra eccidi così sangui-
nosi e una volontà tanto pervicace di
distruzione. Sono riapparsi i campi
di concentramento, gli stupri etnici e
le lunghe file di croci, a testimoniare
che tanti, troppi sono morti.
Si dice che i bambini a Sarajevo
non schivano più i colpi dei cecchini
e che accettano di morire perché sono
stanchi di vivere: i loro occhi hanno
visto troppe atrocità, forse nel loro
cuore non c' è più posto per la spe-
ranza.
Mai , come in questa guerra assur-
da, la vita è valsa così poco. E le
grandi potenze sono state zitte per
troppo tempo, perché non c'erano
risorse da sfruttare, non valeva
quindi la pena, evidentemente, di
coinvolgersi, di sprecare tempo ed
energie.
Una bambina simbolo
Eppure c'è ancora chi ci insegna a
sperare. Una bambina di 13 anni, di
Sarajevo. Si chiama Zlata Filipovic
ed è figlia di un avvocato. Da quan-
do il 5 marzo 1992 la guerra scoppia
in Jugoslavia, ha assistito a bombar-
damenti quotidiani, ha passato le notti
in cantina, ha patito la fame e il fred-
do, ha visto la morte. Al suo candore
si sostituisce il dolore per chi le ha
rubato la sua infanzia felice. Ha de-
scritto tutto questo su un quadernet-
to nero, che ha chiamato Mimmy,
perché 50 anni fa un ' altra bambina,
vittima come lei della guerra, aveva
chiamato il suo diario Kitty: era An-
na Frank. Zlata ha scritto: «Non vo-
glio fare la stessa fine di Anna, vo-
glio tornare a essere una bambina
con un ' infanzia serena». Da Natale
Zlata vive a Parigi con i genitori ed è
diventata il simbolo di tutti i "bam-
bini della guerra". Non ha dimenti-
cato l'inferno di Sarajevo, il buio, il
freddo , il sibilo delle granate. Ricor-
da gli amici ammazzati e quelli che
sono riusciti a scappare; ricorda la
fame, la paura, l' orrore. E ha lascia-
to a malincuore la sua casa, ma la
cameretta aveva i vetri rotti dalle
granate e il pianoforte impolverato
non suonava da mesi , perché in sa-
lotto arrivavano gli spari dei cecchi-
ni . Ha lasciato la sua casa con i ma-
terassi per terra e i vasi sul davanza-
le, dove i fiori erano stati sostituiti
da patate e cipolle. Per strada in quel
giorno di dicembre, l'aspettavano
due cingolati dell ' ONU, che hanno
superato posti di blocco e campi de-
vastati dalle bombe. AU'aeroporto un
C 130 ha caricato la piccola Zlata, il
padre Malik e la madre Aliza: Sa-
rajevo se la portavano nel cuore, in-
sieme al ricordo struggente di un
tempo che era stato felice. Ora si la-
sciavano alle spalle solo la desola-
zione e la morte.
CaraMimmy ...
Sfogliando il "Diario di Zlata"
(ed. Rizzoli, 1994) ci sfilano davanti
agli occhi espresse con l' immedia-
tezza e la semplicità dell ' adolescen-
za, le assurdità della guerra: la fame ,
la paura, bombe che distruggono
la posta, la scuola, il mercato, tutto.
Zlata ha descritto i genitori dimagriti
e invecchiati, il bagno nella tinozza
con l' acqua piovana, i pasti cucinati
PONTIFICIUM CONSILIUM
PROFAMILIA
INCONTRO MONDIALE
DI GIOVANNI PAOLO Il
CON LE FAMIGLIE
Roma, 8-9 ottobre 1994
SABATO 8 OTTOBRE
ORE 10-12
INCONTRO
DI PREGHIERA
NELLE BASILICHE
DI SAN GIOVANNI
IN LATERANO
E SAN LORENZO
FUORI LE MURA
ORE 16-19
«FAMIGLIE: Ml SARETE
TESTIMONI»
INCONTRO DI FESTA
E TESTIMONIANZA
DOMENICA 9 OTTOBRE
ORE 1O IN PIAZZA
SAN PIETRO
EUCARISTIA DI
GIOVANNI PAOLO Il
RINNOVAZIONE
DELLE PROMESSE
MATRIMONIALI
La prenotazione degli alloggi a
Roma e di altri servizi logistici
può essere effettuata tramite la
«Peregrinatio ad Petri Sedem», piaz-
za Pio Xli , 4, 00120 Città del Va-
ticano, tel. 0396 . 69.88.48.96 -
Fax 0396. 69 .88.56.17.
SETTEMBRE 1994 - 31

4.2 Page 32

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in cortile, i carrelli del supermercato
usati per fare provvista d' acqua, la
stufa dove il papà d' inverno ha bru-
ciato sedie e tavoli per fare un po' di
caldo, la tavoletta di cioccolata,
come un miracolo di felicità e il re-
galo più prezioso, un vaso con un
pomodoro.
Riportiamo qui alcuni brani c\\el
suo diario che ha il valore di una te-
stimonianza e l' attendibilità di un
documento: «Cara Mimmy, oggi la
mamma è tornata a casa piangendo
e ci ha dato una noti zia molto, mol-
to tri ste: Mlaclyo è stato ucciso ieri
davanti a casa sua. Il funerale era
oggi , ma lei l' ha letto sul giornale
I Con l'arrivo dei Caschi
Blu dell'ONU è giunta
un po' di speranza.
quando già era troppo tardi. È terri-
bile. Quello che sta succedendo qui
è davvero incredibile. La gente vie-
ne ucci sa, scompare, viene seppelli-
ta, e gli amici più cari non possono
neanche andare al funerale ... ».
«Cara Mùnmy, adesso è mamma
che va a prendere l' acqua. È dura,
ma non c' è altra soluzione. L' acqua
non è ancora tornata, e neanche l' e-
lettricità. Forse non te l'ho mai eletto
Mimmy, ma ho dimenticato cosa si
provi a veder uscire l' acqua dal ru-
binetto, a fare una doccia vera .. .».
« Cara Mimmy, si gela. L' in verno
32 - SETTEMBRE 1994
è ormai arrivato nella nostra città.
Un tempo mi piaceva moltissimo e
attendevo il suo arrivo con impa-
zienza, ma adesso è un ospite sgradi-
to a Sarajevo. I nostri fiori sono ge-
lati . Si trovavano nelle stanze non
riscaldate. Noi adesso viviamo in
cucina. È l' unica stanza che possia-
mo riscaldare e in cui la temperatu-
ra raggiunge i 17° ... Abbiamo spo-
stato i materass i in cucina e clormia-
mo lh.
«Cara Mimmy, ho un ' altra brutta
notizia per te. Bobo è morto. Bobo,
il figlio della zia Disa. L' hanno ucci-
so nel giardino della zia Melica. È
stato un cecchino. Orribile. Il giarcli-
no era pieno di gente, e il cecchino
ha scelto lui come bersaglio. Davve-
ro un peccato! Era un u01110 stupen-
do. Lascia la piccola Ines, la figlio-
letta cli quattro anni , profuga insie-
me alla mamma. La zia Disa è quasi
fuori cli dal dispiacere. Continua a
ripetere: "Forse non è morto. ~on è
vero. Mio figlio tornerà eia me". E ter-
ribile Mimmy, non ce la faccio più a
seri verti ».
L'intervista a Zlata
Alla prese ntazione ciel suo dia-
rio Zlata ha rispo sto ad alcune do-
mande .
D. Il tuo diario inizia quando cm-
cora non è scoppiata la guerra e
parla di un periodo sereno ... '
«Allora anelavo a scuola, a lezio-
ne di mu sica e giocavo con le mie
amiche; guardavo la TV, andavo a
mangiare la pizza. C'erano le vacan-
ze ... Insomma, era una vita tranquil-
la normale, ma per me era bellissi-
ma. Poi , il 19 Ottobre I99 l , ricordo
che dovevamo anelare a Jahorina per
il week-end ma quando sono tornata
eia scuola ho trovato la mamma in
lacrime e papà in uniforme. Quando
papà ha eletto che era stato richiama-
to in Polizia come ri servi sta ho ini-
ziato a piangere, ma papà non aveva
scelta e così è anelato via. Poi dopo
due giorni fortunatamente è tornato ,
ma ormai a Sarajevo la situazio ne
peggiorava di ora in ora».
D. Perché chiami nel tuo diario
"ragazzini " i politici ?
«Perché sono quelli che giocano
con la vita degli altri, che litigano
per un pezzetto cli terra e non si met-
tono mai d' accorcio. Proprio come
ragazzi ; però, i loro "giochi" sono
terribili, significano guerra e morte».
D. Questa guerra ti ha anche ru-
bato un'amica, Nina.
«Nina è morta colpita eia una gra-
nata nel parco dove anelavamo sem-
pre a giocare insieme. Aveva 11
anni, era così dolce. Di lei mi è rima-
sta soltanto una foto . È a Sarajevo,
insieme a quasi tutte le mie cose».
D. Che cosa hai lasciato ?
«Quasi tutto: i miei nonni , la mia
amica Mirna, la mia casa, i pupazzi
cli peluches. Quando sono partita, la
figlia dei vicini mi ha prestato le
scarpe: durante l' assedio ero cresci u-
ta, ma non avevo più potuto co111-
prarne cli nuove ».
D. Quando la guerra sa finita ,
tornerai a Sarc1jevo ?
«Sì , amo il mio paese. Spero cli
poter ritornare a casa, fare una vita
normale, andare a scuola, suonare il
pianoforte, giocare e chiacchierare
con gli amici. Ma quello che vedo
intorno a me, mi fa capire che sarà
molto difficile che tutto torni come
prima ».
Giuseppina Cudemo

4.3 Page 33

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DALLE MISSIONI
di Vincenzo Donati
LA LEZIONE DI GERO
Khartoum. A scuola nel campo dei profughi sudanesi.
«DOV'È GERO?». «Sarà in ritardo,
perché i ragazzi delle tecniche sono
ancora in laboratorio». Certo, natu-
rale. Finito il pranzo, rimetto la ca-
raffa nel frigo , perché Gero, tornan-
do dal laboratorio per fare pranzo ,
possa dissetarsi con l'acqua fresca .
Che caldo, qui a Kartoum!
IL GIORNO DOPO. «Dov'è Gero?» ,
domando ancora. Stessa risposta:
«Mah, sarà ancora in laboratorio! ».
Però mi pareva strano. Gero viene
da Colonia. I tedeschi sono ordinati
e metodici: perché questi ritardi?
Gero è un ragazzo di 16 anni. Suo
cugino, Rolf Ruppert è qui, a fare il
volontariato di due anni, come inse-
gnante di meccanica. È una vera
benedizione per la nostra scuola
tecnica che insegna un mestiere ai
ragazzi del sud del campo profughi.
I genitori di Rolf anni fa avevano fat-
to i volontari nella scuola tecnica di
Nazareth ed erano ben contenti che
il loro figlio avesse seguito il loro
esempio. Contenti loro, contento
Rolf, contenta anche Sabina, la fi-
danzata di Rolf. Rolf ha 25 anni ,
laurea in ingegneria meccanica, ap-
passionato di lavoro, carattere aper-
to e franco. Ma la sua passione per
l'Africa ha contagiato anche il cugino
Gero. Gero ha solo 16 anni, nori ha
ancora finito gli studi , ma ... almeno
una vacanza di un mese perché non
farla? E Gero è venuto qui a dare
man forte al cugino.
«Ma dov'è Gero?, perché non vie-
ne a mangiare?». Il terzo giorno mi
insospettisco . «Forse non gli va il
nostro cibo».
VADO A VEDERE nel laboratorio
dei meccanici. Gera è nella sezione
saldatura, e lavora con i suoi com-
pagni africani per saldare banchi
scolastici in lamiera, come qui si
usa. Il legno in questa zona deser-
tica è costosissimo. Gli dico: «Gero,
vieni a far pranzo!» . Mi risponde:
«Già fatto , grazie», e continua a la-
vorare, rimettendosi gli occhialoni da
saldatore. È stato uno dei ragazzi
africani a spiegarmi la cosa. «Gero
mangia sempre con noi!».
Qui dovrei spiegare molte cose. Nei
paesi arabi si beve un tè appena
alzati, si fa una sostanziosa colazio-
ne verso le 1O (chiamata fatur) ,,, si fa
pranzo verso le 15 e cena verso le
21 , quando il fresco della sera rilas-
sa il corpo e stuzzica l'appetito. Così
spiegano le guide turistiche. La real-
è ben diversa. La gente qui è allo
stremo delle risorse economiche e
delle forze fisiche, in un paese mes-
so in difficoltà da una guerra che si
trascina da tredici anni e che ingoia
due milioni di dollari al giorno. La
gente ha fame; i rifugiati , poi ... Così
la scuola, grazie alla cooperazione
internazionale, passa il fatur, la cola-
zione delle 1O, che consiste in una
bacinella di fagioli da mangiare in
quattro. Con le mani , s'intende . E
questo per molti è l'unico pasto della
giornata. Il minimo per poter stare in
piedi e lavorare. A volte mi doman-
do come fanno a tirare avanti man-
giando così poco. A volte penso che
questo è il miracolo della moltiplica-
zione dei pani a rovescio: Gesù tie-
ne in vita questa gente con un altro
miracolo più grande, senza moltipli-
care il pane.
MA TORNIAMO A GERO . Quando
gli ho chiesto : «Ma perché ... ?», la
sua risposta è stata semplice: «Vo-
glio fare come loro!» . E per fare
come i suoi compagni africani, Ge-
ro mangia una sola volta al giorno,
intingendo la mano nella bacinella.
Caro Gera! Tu, giovanotto cresciuto
negli agi, che ami lo sport e la mu-
sica, che suoni il clarino e alla do-
menica servi messa nella cattedrale
di Colonia ... tu ci dai la più grande
lezione di missionologia: fare come
loro!
SETTEMBRE 1994 - 33

4.4 Page 34

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■ =I•)IWrj Missione dura ai quattromila metri di Kami. Una scelta che ha portato
Un popolo
legato alla terra
e alla nziniera,
sconfitto dai problemi
internazionali
e dalle malattie.
Alcuni missionari,
rischiando la pelle,
hanno scelto
di condividere con loro
un pezzo di storia.
A Kami i minatori sono entrati
in crisi quando nel 1985 il mi-
nerale ha perso il mercato interna-
zionale. La crisi si è aggravata con
la caduta del m_uro di Berlino, per-
ché la Germania per il tungsteno si
rivolse alla Russia. Di qui un emi-
grare alla ricerca di fortuna nelle
pianure di Cochabamba, Santa Cruz,
Oruro. Un tempo la Bolivia per alcu-
ni minerali godeva di primati mon-
diali. Oggi i mercati praticamente so-
no chiusi o il materiale viene sven-
duto.
Quando i primi tre salesiani sono
arrivati tra queste montagne, i mina-
tori stavano bene, anche se la loro
vita era disordinata. Guadagnavano
bene e spendevano male. C'è anco-
ra la cooperativa che gestisce la mi-
niera e che dovrebbe anche occu-
parsi dell'ospedale. Ma con la crisi
economica non riesce più a farlo , di
conseguenza la salute della gente è
crollata. Da sempre la gente del po-
sto è soggetta alla tubercolosi e alla
silicosi.
Case di lamiera o difango
Kami si trova tra i 3500 e i 4500
metri, a 160 chilometri da Cocha-
bamba. Dei circa 25 mila abitanti,
10-12 mila sono campesini, gli altri
minatori. La gente è sparsa su un
territorio di 900 chilometri quadrati.
Le mulattiere sono strette, curve. Si
sale e si scende tra burroni insidiosi
e ripidi. È possibile andarci solo in
jeep o in moto. Il campesino è po-
34 - SETTEMBRE 1994
vero, ma sopravvive. Coltiva patate,
fave, piselli, granoturco, l'oca (una
specie di patata dolce). I minatori
vivono in baracche di lamiera, terri-
bili d'estate e d'inverno. La tempe-
ratura arriva a 5-6 sotto zero e prati-
camente a Kami fa sempre freddo,
d'inverno e d'estate. D'inverno il
sole scalda dalle dieci al pomerig-
gio. D'estate piove e c'è umidità.
L'acqua potabile I'hanno portata i
salesiani, ma non arriva nelle case.
La Bolivia è forse la nazi.one più po-
vera del! ' America Latina ed è quella
che in percentuale ha il maggior nu-
mero di indigeni. A Kami ci sono
gli aimara, i discendenti degli indi,
e i quechua, misti spagnoli.
Missionario a 50 anni
Don Elio Di Lenarda è partito con
il gruppo dei primi ed è vissuto 14
anni a Kami. «L'idea di andare in
missione mi è venuta presto», dice,
« ma ho sempre avuto paura di par-
tire». C ' è andato poi a 51 anni e a
Kami gli è venuta davvero la voca-
zione missionaria. « Ho perso tutte le
paure e non mi sono mai pentito di
essere partito. Sono arrivato a Kami
senza conoscere né la lingua que-
chua, l'aimara, ma ho vissuto un
Le donne confezionano
le bellissime maglie.

4.5 Page 35

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la dignità ai campesini e ai minatori aimara e quechua.
bellissimo di alogo con la gente. So-
no stato il primo a legare con la po-
polazione. Le donne a Kami sono
molto ri servate, ma un giorno mi
hanno messo il poncho e il cappello
dei campes ini e mi hanno fatto balla-
re con loro ». Per motiv i cli salute ora
ha lasciato Kami , ma non se l'è sen-
tita di lasc iare la Bolivia. Da un
anno è parroco al Sagrado Coraz6n
di Santa Cruz, nella parte bassa ciel
Paese, in una zona grande come l' I-
ta li a.
Don Elio ricorda che 14 anni fa i
tre nuovi miss ionari sales iani , lui ,
don Francesco Borello e Michelan-
ge lo Aimar, non erano destinati a Ka-
mi. Furono le suore dei Sacri Cuori
cli Ges ù e Maria a richiederli . Le
suore mandano avanti la scuola cli
Kami. Sono suore spagnole, ma che
conoscono bene i salesiani in India
e in Spagna e li hann o ri chiesti per
Kami. «I salesiani non in tendevano
accettare», di cono le suore, «ma ab-
biamo fatto novene a Mari a Ausilia-
trice per un anno intero ». «Noi tre
eravamo destinati a Escoma», sorri-
de don Elio, «ma nella città c'era ag i-
tazione e all ' ultimo momento siamo
stati mandati a Kami ».
li loro primo intervento fu a favo-
re della salute. Il 40 per cento dei
bambini moriva prima dei due anni .
li secondo impegno fu sul versante
sociale. In questi obiettivi sono stati
sostenuti dai volontari lombardi cli
padre Barbieri. A turno , una quaran-
tina cli persone. Hanno studi ato i
problemi , le cause, cercato solu zio-
ni e trovato soccorsi anche interna-
zionali . Hanno lavorato molto per la
medicina preventiva, ottenendo per-
fi no il riconosc imento del governo.
Per i minatori hanno provvedu to un
complesso di macchinari in grado cli
trattare il minerale dalla cava alla
purificaz ione. È stata un ' impresa
grandi osa, se si pensa che sono stati
investiti 4 miliardi e mezzo.
Quanto ai giovani cl i Kami , più di
un migliaio frequenta la sc uola delle
suore. Sono allievi dai 7 ai 20 anni ,
con oltre 70 insegnanti laici. I gio-
vani la frequentano, ma molti presto
preferi scono andare a lavorare in
miniera o nei campi . Dalle cinque cli
sera è aperto per loro l'oratorio. Gi o-
cano nel coliseo, una grande palestra
dove si può fa re bas ket, pall avo lo,
cal cetto. Don Elio: «Ci siamo impe-
gnati molto soprattutto perché anche
i vari villagg i cli campesini avessero
- Festa nella scuola di un villaggio.
L'originale tabernacolo
della chiesa di Kami.
la sc uola. Gli insegnanti oggi sono
pagati dallo stato, ma noi diamo lo-
ro un dollaro al giorno, se no non ci
vengono. Sono per lo più giovani ti-
rocinanti. Tra i campesini gli inse-
gnanti sono 80 per le varie pluriclas-
si. Per pagarli si devono trovare ogni
anno 20 mil a dollari ».
Il gemellaggio con l'Italia
Du rante la cri si clell ' 85 a Kami è
stato introdotto l'arti gianato. «Mol-
te fami glie ricorrevano alla parroc-
chi a per sopravv ivere e abbiamo in-
trodotto la fil atura della lana. Poi le
donne hanno imparato a tessere, a fa-
SETTEMBRE 1994 - 35

4.6 Page 36

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FARMR[IFI .. ... 1
VIRGEN IJiE Y[ OYA
--, .
,~._~. . :.-:-...:_
Kami. Qualche foglia di coca prima di entrare nella miniera.
DON SERAFINO CHIESA
A Kami è diventato la voce della popolazione , attraverso
la radio e la cooperativa.
Don Serafino, in quale contesto umano opera la vostra missione ?
«Tra gli aimara e i quechua, •grande cultura andina, sviluppata in
America Latina pe r molti secoli, con il massimo splendore intorno al
1100-1200. Sono chiamati comunemente inca, ma in realtà è stato il
popolo che ha saputo assimilare il meglio dell'idioma, della tradizione,
della cultu ra preandina. Questa cultura aveva come base - come tutte
le culture precolombiane - la comunità ; l'individuo viene inserito, pro-
tetto e condizionato dalla comun ità. Il missionario cerca di operare
scelte pastorali integrate e rispettose di questa cultura locale ».
Tu ti sei occupato a fondo di Kami e della sua miniera ...
«Kami è un centro recente, importante dopo lo sviluppo della miniera
di stagno. Attivata nel 1870, fu acquisita da un signorotto locale, Plati-
nio, detto "il re dello stagno", intorno ai primi ann i del secolo. Nel '53
vennero nazionalizzate le miniere e Kami passò allo Stato che la
sfruttò ancora per dieci anni.
Poi si scoprì in miniera anche il tungsteno e si iniziò a sfruttarlo, ma
questo metallo andò in crisi. Nel '66 fu chiusa dal Governo, i minatori si
organizzarono e formarono una cooperativa, la Minerai progresso Kami
limitada, che esiste tuttora ».
I minatori fanno uso della coca...
«Bisogna essere chiari , la produzione.della foglia di coca è tradizio-
nale e sacra per le popolazioni andine. E il dono degli dei per poter vi-
vere a quelle altezze, al freddo , alla fatica, ecc. La coca fa parte della
loro vita come nella cultura piemontese il pane era l'alimento sacro.
Ogg i, però, l'uso folle che si fa della cocaina a livello di speculazione
mondiale ha dissacrato questo valore e l'andino si sente violentato e
mortificato da questo.
L'assurdità è che a livello mondiale si vuole l'estirpazione totale della
pianta di coca, le popolazioni bol iviane dicono che è un loro diritto stori-
co. D'altronde il caffè , il tè , il tabacco , le bevande alcooliche continuano
a persistere nelle tradizioni locali di tutto il mondo ; perché mai il bolivia-
no non deve masticare coca? ».
36 - SETTEMBRE 1994
La farmacia di Kami a servizio
dei campesino.
re delle belle mag lie co lorate. U na
giovane volontari a italiana è rimasta
q uassù tre anni per insegnare come
s i fa. Due volte all ' anno s i fa un bel
carico e si invade il mercato itali a-
no. S i tratta di 20-30 q uinta li di ma-
g li e ogni vo lta. È stata una so luzio-
ne ideale, pe r valori zzare la persona
e non rico rre re all ' e lemos ina, e ora
sono più di d uecento le fa m ig lie che
possono contare su q uesta entrata. Il
prob lema è q ue ll o d i conti nuare a
trovare il mercato ». Per ora in Ita-
lia, e anche in A ustri a, le magli e si
vendo no bene. G razie soprattutto a
un ponte d i so lidarietà con alcune
fa m iglie di Cuneo e d i Torino.
Il ponte con l'Itali a è stato poss i-
bil e graz ie all a presenza di giovani
vo lontari e a un collegame nto-rad io
che ha mantenu to vivi i contatti e le
ini ziative di sostegno.
In Boli va le stazioni -rad io salesia-
ne sono sette . E ce n una anche a
Kami , a raggio parrocchia le. In tutte
le famiglie c ' è almeno un piccolo
trans istor, c he rende possi bil e l' a-
sco lto anche dove non arri va l'ene r-
gia elettri ca. La rad io un isce la par-
rocchi a, crea fa mi gli a, comunità. La
gente la considera una cosa sua:
serve a fa re gli auguri, le fe licitazio-
ni, a trasmette re musica, fo lcl ore, tra-
d iz ion i popo lari, cul tura. Intervista i
m in atori , fa conos,cere i problem i e
le storie di tutti. E stato un grande
strumento cli promozione soci ale. La
c ris i mineraria sta rendendo tutto
estremamente più d ifficil e, propri o
quando la storia cl i Kami stava co-
m inc ia ndo g iorni nu ovi .
Umberto De Vanna

4.7 Page 37

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Il NOSTRI SANTJI~
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
r
ANCORA PRIMA
DELLA NASCITA
Sono la nonna di un bambino
nato prematuro e quindi con
qualche problema da superare;
ad un mese dalla nascita, sem-
brava che tutto si fosse norma-
lizzato, quando una forte pertos-
se ci ha costretti ad un nuovo
ricovero all'ospedale dei bambi-
ni dove è rimasto per venti gior-
ni con pericolo di soffocamento.
Ancor prima della nascita io l'a-
vevo affidato alla protezione di
san Domenico Savio . E a lui
mi sono rivolta con tanta fiducia
nel momento più critico. Adesso
ha sette mesi e sta bene . Lo
comunichiamo per esprimere la
nostra riconoscenza.
Giannone Rosa, S. Cataldo (Cl)
r PARLERÒ DI LUI
CON TUTTI
Per un'ulcera allo stomaco, ho
avuto una pericolosa emorragia
per cui mi hanno ricoverata d'ur-
genza all'ospedale . Dopo varie
visite, si fissò l'intervento chirur-
gico per l'indomani. Mi portarono
da casa l'abitino di san Domeni-
co Savio. lo lo poggiai con fidu-
cia sullo stomaco e mi addor-
mentai serena. All'indomani , rivi-
sitandomi , mi trovarono guarita
e dopo pochi giorni potei tornare
a casa. Terrò sempre con me
l'immagine di questo santino e
parlerò di lui a tutti.
biondo dagli occh i azzurri e
piangevo di gioia. Ho voluto rac-
contare questa storia sia per rin-
graziare Domenico Savio, cono-
sciuto in questa circostanza, sia
perché è il momento che amo
ricordare di più .
Tambè Maria, Barrafranca (EN)
r lL PIÙ BEL DONO
Non riuscivo ad avere bambini e
il Parroco del mio paese mi ha
dato l'abitino di san Domenico
Savio. L'ho indossato con tanta
fede, sicura di essere ascoltata.
Dopo poco tempo mi sono accor-
ta di aspettare il più bel dono
della mia vita. La gravidanza
però si presentava molto proble-
matica. Ho continuato a rivolger-
mi al santo protettore delle culle
e tutto è andato per il meglio. A
luglio mi è nato un bel maschietto
sano e buono. Lo affido a Dome-
nico Savi o perché lo protegga
sempre .
C.E. , Milano
dei grossi vasi" al cuore. Gli fu
praticato subito il cateterismo e
tra la vita e la morte fu trasporta-
to d'urgenza a Massa Carrara e
qui, esattamente ad una settima-
na di vita, il mio Cosimo fu ope-
rato. Non mi hanno permesso di
andare ma il mio cuore era sem-
pre con lui. Ho avuto tanta fidu-
cia nell'intercessione di Dome-
nico Savio. Ho voluto che il suo
abitino accompagnasse costan-
temente il mio bambino. E Do-
menico Savio ha esaudito la mia
preghiera. Quando, dopo quindi-
ci giorni , ho potuto raggiungere
mio figlio , questi era stato dichia-
rato fuori pericolo . Oggi il mio
bambino ha quattro mesi e gode
ottima salute . lo non mi stan-
cherò mai di ringraz iare il suo
santo Protettore.
Cornelia Lacanfora,
Montescaglioso (Mt)
r
DUEVOLTE
SULLA SOGLIA
DELLA MORTE
Il nipotino di una mia zia era
affetto da leucemia ed è arriva-
to alla soglia della morte per
ben due volte . Ma con l'aiuto di
san Domenico Savio , tanto
invocato per questa circostan-
za, ha superato il peggio. Suc-
cessivamente gli è stato prati-
cato il trapianto del midollo e
adesso è guarito del tutto.
Costa Giuseppa, Favara (Ag)
Lapone Rosaria,
Castronovo (Pa)
r QUASI FOSSE UN
APPUNTAMENTO
Ero in ospedale, nel reparto ma-
ternità. Erano trascorsi già nove
mesi e qualche settimana, ma la
mia creatura non veniva alla
luce. Vedevo altre mamme arri-
vare e ripartire con il loro tesoro.
Ed io ad attendere .. . Una signo-
ra, di passaggio, saputo del mio
caso, mi assicurò: «So io quale
strada seguire! ». Confesso che
per mi spaventai un po'. Ma
il giorno seguente si presentò
con un libretto di san Domenico
Savio e mi disse di leggerlo e di
pregare il "santo delle culle". Era
sera. Mi distesi sul letto , lessi
tutto il libriccino e alla fine quasi
si trattasse di un appuntamento
programmato, incominciarono le
doglie del parto. All'indomani io
avevo in braccio un bel bambino
- San Domenico Savio.
r
NONMI
STANCHERÒ MAI
DI RINGRAZIARLO
Ancora una volta ho esperimen-
tato la protezione di san Dome-
nico Savio . Mi era nato un bel
bambino, dopo una gravidanza
priva di prob lemi . Purtroppo ,
improvvisamente a dieci ore dalla
nascita, il mio bambino diventò
cianotico e me lo strapparono
dalle braccia per controlli urgenti.
Tenendomi all'oscuro di tutto, lo
trasportarono in elicottero all'o-
spedale di Potenza dove gli fu
diagnosticata una "trasposizione
r
COME
IN UN SOGNO
Una giovane madre , Giusep-
pina Trapanai , che aveva invo-
cato l'intercessione di san
Domenico Savio , aveva tanto
atteso la sua piccola Marika
che purtroppo nascerà con
parto cesareo all'ottavo mese e
sotto peso, creando dei proble-
mi. La neonata infatti rimarrà
una settimana in incubatrice e
poi per quindici giorni sarà sot-
toposta a terapia intensiva. La
donna che aveva posto la sua
fede nell 'intercessione del
santo, vedendo la brutta piega
dello stato di salute della sua
creaturina, colta dallo sconforto
si abbandona al pessimismo e
per alcun i giorni sospende di
pregare . Ma la fede in Dio e
nell'intercessione di san Dome-
nico Savio ritorna impellente.
La bambina migliorerà a vista
d'occhio e alla fine , come in un
sogno , ogni preoccupazione
svanisce e la bimba viene di-
messa dalla clinica pienamente
ristabilita in salute con grande
meraviglia dei medici.
Sac. D. Natale Zuccaro,
SDB, Trapani
Hanno segnalato
"grazie"
Pappalardo Giuseppina, per in-
tercessione di san Domenico
Savio , Catania. Gasparoni Ma-
ria Rosa, per intercessione di
san Domenico Savio, Valdagno
(VI) . Taricco Maria , per inter-
cessione di san Domenico Sa-
vio, Narzole (CN) . Pagin Dona-
tella, per intercessione di san
Domenico Savio , Rovello P..
(CO) . Pievani Anna Maria, per
intercessione di san Domenico
Savio, Nese (BG) . Dalla Velia
Luigina , per intercessione di
san Domenico Savio , Thiene
(VI) . lenna Giuseppina, per in-
tercessione di san Domenico
Savio, Palermo. C.O. , per inter-
cessione di san Domenico
Savio, Torino. Cristiano Bruna,
per intercessione di san Do-
menico Savio , Cosenza. Mar-
tarano Maria, per intercessione
di san Domenico Savio , Riesi
(CL). Bongiovanni Biagia, per
intercessione di san Domenico
Savio, Pietraperzia (EN). Pire/li
Ada, per intercessione di san
Domenico Savio , Alessandria.
Ferraris Gianna, per interces-
sione di san Domenico Savio ,
Alessandria. A/essi Gianna, per
intercessione di Maria Mazzarel-
lo, Padova. Bigotti Mario SDB,
per intercessione di suor Palo-
mino , Vercelli . labichino Raf-
faella , per intercessione di Fi-
lippo Rinaldi , Modica A. (RG) .
Fam. Giovinazzo, r,ier interces-
sione di san Domenico Savio ,
Leinì , (TO). Sanzey Jean, per
intercessione di mons. Versiglia,
Parigi. Maria Zanovello, per in-
tercessione di Maria Ausilia-
trice , Padova. Vanzotti Tere-
sina, per intercessione di Don
Bosco, Cardè (CN) . R.L. per in-
tercessione di Maria Ausilia-
trice , Catania. G.P., per inter-
cessione di Laura Vicuna, Ro-
ma. Suor Girolama Pecoraro ,
per intercessione di san Dome-
nico Savio, Palermo. E.P., per
intercessione di san Domenico
Savio, Padova. C.R., per inter-
cessione di Don Bosco, Costan-
zana (VC) .
SETTEMBRE 1994 - 37

4.8 Page 38

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ANNIVERSARI A 50 anni di distanza dal sacrificio di don Elia Comini, la gente
di Teresio Bosco
Il I O ottobre 1944,
insienie a molti altri
innocenti, don Comini
fu martirizzato a 34 anni.
Aveva dedicato
le ultime settimane
a dare conforto
e fede ai suoi compagni
di prigionia.
DON ELIA COMINI,
\\I
t
<< E ro l' insegnante della scuola
elementare di Salvaro di
Grizzano », ricorda Dina Rosetti Pe-
scio. «Terrorizzata dai bombarda-
menti su Bologna dove risiedevo,
avevo trovato calda ospitalità nella
sede parrocchiale, presso il parroco
monsignor Mellini. M'illudevo che
la guerra terminasse da un giorno al-
i' altro e che i tedeschi in ritirata fug-
gissero frettolosamente lungo la stra-
da provinciale Porrettana. Con la
stessa pia illusione, quasi tutti gli
abitanti rimasti a Pioppe (una 0a-
zione di Salvaro) erano corsi a rifu-
giarsi verso le colline e i monti limi-
trofi; un gruppo numeroso aveva
trovato, come me, rifugio in parroc-
chia. Passavano i giorni e diventam-
mo tanti. Monsignore ci sistemò
com'era possibile nelle camere an-
cora libere, nelle scuderie, nelle can-
tine, nelle · dispense. Tra paure di
bombardamenti e di visite pericolo-
se la vita si svolgeva alla meno peg-
gio. Ogni tanto correva voce che so-
prusi e rapine e uccisioni avveniva-
no nei casolari lungo la Porrettana . ..
Un brutto mattino però ci accorgem-
mo che parte della colonna tedesca
s'era fermata proprio sotto di noi e
che stava installando mitragliatrici,
mentre grossi cannocchiali scrutava-
no verso il Monte Salvaro. Passaro-
no poche ore e un gruppo di radiote-
legrafisti arrivò da noi e s' installò
nelle stanze dell'ufficio parrocchia-
le. Vollero sapere il numero dei pre-
senti. Nessuno poteva allontanarsi .
38 - SETTEMBRE 1994
I
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I,
I
b
f.I
,J ' .J. :.;
. iì"Jr 11 . ,
.
.
'
'
Intanto le notizie delle stragi aumen-
tavano. I partigiani, numerosi tra i
boschi della Creda, erano ricercati
senza sosta. I civili delle case colo-
niche sparse lassù, scesero e fu dato
asilo ancl~e a loro. C'era una cantina
(già occupata da alcuni giovani) alla
quale si accedeva eia una botola che
avevamo nascosto con ciel grano, che
ogni tanto spostavamo per dar loro
un po' d'aria. La riempimmo al mas-
simo, ma tutto diventava sempre più
difficile: bastava il minimo errore
per essere scoperti».
«Arrivò zoppicando
don Elia Comini»
«La bontà divina venne in nostro
soccorso: al tramonto di uno di quei
giorni, mentre sul piazzale vigilavo
per avvertire qualche improvviso pe-
ricolo, vidi arrivare un giovane sa-
cerclote zoppicante, che si sosteneva
a un improvvisato bastone. Seppi
che era don Elia Comini che, come
ogni estate, veniva a passare le va-
canze a Salvaro, dove viveva la sua
vecchia madre. Era arrivato da Tre-
viglio, dove insegnava nel collegio
salesiano. Lungo il viaggio, per aiu-
tare una persona, si era rovinato se-
riamente una gamba (una corriera
l'aveva investito). Gli altri ospiti ,
che lo conoscevano dall ' infanzia,
diedero proprio in urla di gioia, e io
ne fui contagiata. Il suo viso sereno,
la sua calma, le sue buone parole ci
ridettero la speranza nella sopravvi-
venza. Incurante della ferita, che do-
veva fargli tanto male e che aveva-
mo disinfettato alla meno peggio,
era il consolatore, l'organizzatore e
il moderatore.
Dopo di lui arrivò un altro sacer-
dote, padre Martino Capelli, missio-
nario del Sacro Cuore. Era un tipo

4.9 Page 39

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della sua terra non dimentica la sua testimonianza.
MARTIRE
I
La Creda, dove le SS uccisero
70 persone, fra cui 16 bambini.
Sulle vittime cadde la paglia
incendiata e bruciò le salme.
Per essere accorso a confortare
qui i rastrellati, don Elia
fu accusato e imprigionato.
Di fianco, un busto
di don Elia Comini eseguito
dal salesiano Luigi Riva.
molto riservato e silenzioso: passava
le sue giornate in montagna, dove
esplicava la sua missione fra le per-
sone che vivevano lassù ... ».
Tra il gorgogliare del Reno
«li luogo esatto dov ' era nato don
Elia Comini è la casa attigua al ve-
tusto tempietto della Madonna del
Bosco, a poco più di un chilometro
dalla chiesa parrocchiale cli Calven-
zano, sulla riva ciel fiume Reno»,
racconta Angelo Carboni. «Di qui la
famiglia Comini si trasferì ben pre-
sto sulla opposta riva ciel Reno, e
sebbene a pochi passi di distanza
dalla casa natale, tuttavia in un'altra
parrocchia, quella cli Salvare, nel
comune cli Grizzana».
Elia nacque il 7 maggio 1910. Po-
che notizie sulla sua prima infanzia,
che si svolse serena nella q~1iete do-
mestica, in compagnia ciel fratello
Amleto. Il babbo morì che lui era
ancora piccolo, ma il lavoro sacrifi-
cato e sereno della mamma e gli
aiuti ciel bravissimo parroco, non gli
fecero pesare la situazione cli orfano.
Il primo incontro con i figli di
Don Bosco avvenne a Finale Emi-
lia, dove si iniziava un aspirantato
salesiano. Elia aveva 14 anni. I suoi
modi erano impacciati, ma in classe
si rivelò molto intelligente e si clas-
sificò tra i primi. Nel 1825 entrò nel
noviziato cli Castel de ' Britti , e a 16
anni era salesiano.
Studiò filosofia a Torino Valsalice,
lavorò come chierico tra i giovani, e
il 16 marzo J835, a Chiari, fu ordi-
nato sacerdote. La prima Messa al
suo paese anelò a dirla con solennità
il 28 luglio, festa della Madonna cli
Salvare. Nella processione accom-
pagnò la statua della Vergine tra il
fruscio dei pioppi e il "giulivo gor-
gogliare ciel Reno", come ricorda il
numero unico stampato per I' occa-
sione. Poi tornò a Chiari, a insegnare
e a studiare, e il 17 novembre 1939
si laureò in lettere classiche all'Uni-
versità cli Milano con 11 O e lode.
L' aria non era ormai più festosa, per-
ché dal l O settembre, con l'ag-
gressione cli Hitler alla Polonia, era
iniziata la seconda guerra mondiale.
Nel 1942 don Elia Comini è chia-
mato dall ' ubbidienza a Treviglio, in-
caricato cli gestire la vita di studio
nella grande scuola salesiana. «Era
da ammirare la sua continua calma»,
ricorda il suo Superiore salesiano:
«ricordo cli non averlo mai visto per-
dere la pazienza nel trattare coi gio-
vani, ottenendo con facilità una buo-
na e ragionevole disciplina ... Non
ha mai amato la popolarità; fu sem-
pre modesto e umile».
L'amore tenerissimo a sua madre
fu u1J segno costante della sua vita.
«Ti penso sola nella nostra piccola
casa a pensare ai tuoi figli lontani e
a pregare per loro», le scriveva nel
Natale 1940. «Ti sia di consolazione
e cli conforto il nostro affetto che
cresce con gli anni comprendendo
tutto il bene che ci hai fatto ... ».
Inizia la passione
Alla pairncchia di Salvare, stipata
di clandestini nascosti alla meglio e
cli tedeschi armati, le cose precipita-
rono nel mattino ciel 29 settembre. La
maestra Dina Rosetti ricorda: «Era
la festa cli San Michele, patrono della
parrocchia. Mentre don Elia stava ce-
lebrando la santa Messa ed il rumore
cli tanti scoppi fuorviava la nostra at-
tenzione, irruppe in chiesa un gruppo
di parrocchiani attetTiti a chiedere
aiuto. Lassù, alla cascina Creda, c'era
stato uno scontro tra partigiani ed SS.
Un capo delle SS era stato colpito, e
la feroce rappresaglia era stata imme-
diata. Vecchi, donne, bambini (uno
nato eia pochi giorni della famiglia
Macchelli) erai10 stati catturati, am-
mucchiati come bestie, depredati cli
ogni avere, mitragliati, dati alle fiam-
me (le SS di Raeder usavano i lan-
ciafiamme). Sapemmo che tra i morti
c'erano dei moribondi, e don Elia e
don Mai·tino ebbero un solo impulso:
portare il Viatico e salvare qualche
vita. Io avrei dovuto seguirli dopo co-
lazione e dopo aver trovato qualche
medicinale. Purtroppo il loro viaggio
di consolazione fu breve: catturati
quasi subito come spie, furono co-
stretti come bestie eia soma a portare
munizioni dalla pianura al monte. La
sera furono accomunati con altri
ostaggi alla Scuderia della Canapie-
ra. Fu eletto loro che li avrebbero
consegnati a Bologna ali ' Arcivesco-
vado, mentre gli uomini validi sareb-
bero stati avviati ai campi cli lavoro
in Germania».
Il processo e la condanna
Nella Scuderia si imbastisce una
farsa cli processo. Un giovane di-
ciassettenne, mezzo impaurito e mez-
zo vigliacco, dice di aver visto i due·
preti coi partigiani cli Caprara. Essi
sono veramente anelati a Caprara,
ma per predicare e confessare in
preparazione alla Madonna ciel Ro-
sario. Ma come spiegarsi con gente
SETTEMBRE 1994 - 39

4.10 Page 40

▲back to top
che invece della legge agita il mi-
tra? Essere stati a Caprara, in quel
momento, è una colpa che merita la
condanna a morte.
Nel pomeriggio due suore corag-
giose portano cibo e vestiti ai prigio-
nieri. Fra urla e spintoni riescono so-
lo ad arrivare sotto le finestre della
Scuderia, e a scambiare poche paro-
le con don Elia: «Come mai si trova
lì?». «A far la carità si paga», riesce
a dire il prete. Alza il dito verso il
cielo e aggiunge: «li premio è vici-
no. Portateci un breviario». Un tede-
sco infuriato punta il fucile sulle
suore e le costringe ad allontanarsi.
Nella mattinata del IO ottobre
giungono alla Scuderia Emilio Veg-
getti , persona autorevo le cli Vergato,
e Luisa Bettini. Tra i prigionieri c' è
un loro nipote. Sono decisi a salvare
almeno qualcuno. Emilio Veggetti
affronta coraggiosamente il coman-
dante delle SS. «Sono il sindaco di
questo paese», dice mentendo. «Tra
i vostri prigionieri ci sono due preti.
Dovete liberarli ». Il comandante te-
desco si mostra esitante. Don Elia si
affaccia alla finestra: «No, signor
Yeggetti. O ci libera tutti o nessu-
no» . A ltri vo lti vengono alle fine-
stre: «Don Eli a è il nostro unico
conforto. Rimane con noi ».
Poche ore dopo, coraggiosamente,
si presentò la maestra Dina Rosetti .
Racconta: «Al milite di guardia mi
presentai come sorell a di uno cli
loro e mi permise cli salutarlo per
pochi minuti. Entrai: dal fo lto grup-
po (una cinquantina di uomini) si
alzò don Elia. Col solito senso del
decoro, si rassettò la veste, col soli-
to sorriso sereno cercò cli confortare
me, pregandomi di rassicurare sua
madre, poi mi benedisse. Padre
Martino , che si era anche lui avvici-
nato, non aprì bocca e seguitò a pre-
gare, mentre gli altri uomini implo-
ravano i sacerdoti di non lasciarli e
pregavano me cli far qualcosa per
tutti. 11 tempo che trascorsi con loro
fu più breve cli quello che mi serve
ora a descriverlo. La guardia mi tirò
fuori in malo modo. Le implorazio-
ni che ancora giungevano alle mie
orecchie mi accompagnavano per il
lungo tratto cli strada verso la par-
rocchia».
Ciò che avvenne nella sera di quel
l O ottobre fu raccontato da Aldo An-
saloni e Pio Borgia, scampati mira-
colosamente dal "mucchio" dei giu-
40 - SETTEMBRE 1994
Don Comini tra gli allievi
a Chiari Rota nel 1934.
stiziati . Nella incerta luce ciel cre-
puscolo le SS fanno alzare dalla pa-
glia della sc uderia i 52 prigionieri e
li scortano alla " botte" : la vasta ci-
sterna rifornita dal canale che pas-
sando porta acqua dal fiume Reno
alla Canapiera. Non c'è acqua nella
cisterna, ma solo un profondo strato
cli melma. I prigionieri devono
schierarsi ai bordi della "botte", e
davanti a loro vengono piazzate al-
cune mitragliatrici. Le povere vitti-
me urlano come impazzite, e don
Elia intona le litanie della Madonna :
«Santa Maria, prega per noi; Santa
Madre di Dio, prega per noi .. .».
Quando i soldati si curvano sulle
mitragliatrici grida: «Pietà! Pietà Si-
gnore! ... ». Le mitragliatrici sparano
nel mucchio, e i 52 cadono nella ci-
sterna. Per spegnere i lamenti cli chi
è stato solo ferito, le SS gettano tra i
corpi e la melma diverse bombe a
mano.
Ignoti martiri
La maestra Dina Rosetti finisce
così la sua testimonianza: «La sera
del IO ottobre, mentre pregavamo,
giunse fino a noi l'eco del crepitìo cli
tanti colpi, ai quali seguì un si lenzio
agghiacciante, li mattino seguente,
insieme ad un ' altra donna, scesi ver-
so la Canapiera. Nella "botte", fra la
melma e l'acqua arrossate dal san-
gue innocente, vedemmo galleggiare
la salma di padre Martino ... Il corpo
di don Elia doveva essere stato co-
perto dai cadaveri degli altri inno-
centi , perché non lo vidi. Tutto era
stato consumato. Dopo qualche gior-
no, per le piogge torrenziali , fu dato
(non so da chi) l' ordine di alzare le
griglie, così quelle salme martoriate
anche dall ' inclemenza del tempo, sa-
ranno andate forse verso il mare,
ignoti martiri ».
Nell ' aria di allora e di sempre è ri-
masto solo quel grido, contro la cat-
tiveria e la crudeltà ripetuta cli tempo
in tempo: «Pietà! Pietà Signore!».
Teresio Bosco

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI M.ORT·I
SARTORI sac. Ottorino, salesiano, t To- DELLA RICCA suor Anita, figlia di Maria
rino il 23/4/1994 a 81 anni.
Ausiliatrice, t Roma il 20/5/1994 a 83 anni.
Nato a Bregan ze (Vicenza) , frequentò le
scuole ginnasiali a Valdocco. Giovane prete,
fu direttore dell'oratorio di Chieri e poi di
varie case delle ispettorie Veneta e Su -
balpina. Dopo essere stato direttore alla Ca-
sa Generalizia di Roma, ritornò a Valdocco
per occuparsi degli exallievi della Casa
Madre. Uomo di notevole equilibrio, seppe
dare di sé il meglio anche in situazioni non
facili , facendosi apprezzare per le sue doti di
governo , non disgiunte da quella paternità
che fu seme di amicizia in tutti coloro che lo
conobbero e avvicinarono. Uomo di robusta
fede, di grande amore alla congregazione, a
Don Bosco, all'Ausiliatrice.
SERGIA sac. Battista, salesiano , t Tori-
no il 26/2/1994 a 79 anni.
A 18 anni lasciò tutto e riprese gli studi per
seguire la vocazione salesiana. Laureatosi
in scienze , amò profondamente la natura e
la fece amare sia nella scuola che nelle
gite, o nella cura dei fiori. Fu amico sincero
dei giovani e dei confratelli. Amò la Chiesa
e la vita salesiana, sempre disposto a _qual-
siasi obbedienza. Amministratore fedele
per tanti anni , conservò per sé la più asso-
luta povertà. Negli ultimi anni, provato dalla
malattia, diede esempio di rassegnazione ,
offrendo le sue prove nella preghiera ;
dimostrando grande riconoscenza ai suoi
confratelli per le visite e le delicatezze che
gli riservavano.
MATTEUCCI suor Nella Anna , figlia di
Maria Ausiliatrice, t Catania il 12/1/1994
a 89 anni.
Il nome di suor Anita è legato alla formazio-
ne professionale: un mondo che ha amato
e per il quale ha lavorato con tutte le sue
forze e la sua intelligenza. Fino all'ultimo si
è dedicata ad aprire spazi per la formazio-
ne sia a breve termine che post diploma.
Diceva: « È un modo per far entrare i giova-
ni nel mondo del lavoro ». Di poche parole e
molta preghiera , di moltissimo lavoro e
sacrificio, la sua è stata una vita spesa per i
giovani, pur tra la tanta burocrazia che ha
riempito le sue giornate.
BISSOLA suor Mariangela, figlia di Maria
Ausiliatrice, t Roma il 13/5/1994 a 57 anni.
Ci sembrava che avesse ancora molto da
dare quando il male l'ha colta. Aveva già
fatto una lunga esperienza come maestra
delle novizie e ora era responsabile di una
casa dove si formano come educatrici gio-
vani suore di tutto il mondo . Ci lascia la
testimonianza della vita: semplice, serena,
ancorata all'essenziale , capace di costruire
la pace.
DEPLANO Giovanni, salesiano , t Lanu-
sei (Nuoro) il 10/1/1994 a 84 anni.
Come infermiere, ha donato le sue energie
per i giovani studenti a Gualdo, Genzano ,
Frascati, Santu Lussurgiu , Cagliari, Lanusei,
e lo ha fatto con tutto l'amore di un salesia-
no laico "coadiutore" vecchio stampo. Ma si
è prodigato anche per i salesiani anziani
non autosufficienti, che curava anche con le
sue argute trovate.
Incontrò le figlie di Maria Ausiliatrice per
caso, invitata a una delle tante feste . Fu
conquistata dallo stile semplice e familiare
tipico delle case di Don Bosco. Nonostante
le difficoltà dei genitori , riuscì a rimanere
fedele alla sua vocazione a cui rispose con
amore anche quando si trovò in obbedien-
ze difficili. Forte, materna, zelante, fu supe-
riora e sorella buona, che accettò l'anzia-
nità con dolcezza, mantenendo un grande
interesse per la vita.
SAMMATARO Alfonsina, ved . Boscia,
cooperatrice, t Messina il 27/1/1994 a 87
anni.
MORAZZANI sac. Guglielmo, salesiano, t
Alessandria d'Egitto il 31 /7/1993 a 78 anni.
Era stato ispettore del Medio Oriente dal
1966 al '72. Laureato in matematica e fisica,
aveva acquisito anche nella sua vita religio-
sa uno stile fatto di esattezza e metodicità.
Lavoratore instancabile, amante della lettura,
dell'aggiornamento e della formazione per-
sonale, insisteva perché i salesiani si qua-
lificassero e studiassero la lingua, la cultura
e le tradizioni locali. Di profonda pietà, amò
sempre Don Bosco, la congregazione e la
sua ispettoria.
Sposa e madre esemplare, offrì al Signore
tre dei suoi sei figli , di cui uno salesiano,
don Giovanni, una figlia di Maria Ausiliatri-
ce, suor Graziella, già volata al cielo a soli
43 anni, e un missionario laico. Fino a quan-
do lo potè , andò ogni giorno alla S. Messa
con edificazione dei parrocchiani. E quan-
do un male incurabile la colpì alla base
della lingua, impedendole di mangiare, offrì
in piena lucidità di mente fino all'ultimo, le
sue sofferenze per la santificazione dei
sacerdoti.
PENASSO Valentina ved. Lagna, coope-
ratrice, t Asti 10/1 /1994 a 88 anni.
Fu cooperatrice salesiana sin dal 1926 ,
anno in cui giovane sposa era approdata ai
Becchi ed ebbe modo di conoscere tante
figure care di salesiani. L'amore per Don
Bosco crebbe quando una sorella si fece
figlia di Maria Ausiliatrice e partì per le mis-
sioni del Venezuela. Dopo anni di intenso
lavoro nei campi, rimasta vedova, trascorse
gli ultimi anni in casa di riposo a Montafia.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
info rmazioni , annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule va lide sono:
- se si tratta d' un legato:
« . . . lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure ali ' lslitulo
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma cli lire..., (oppure)
l' immobile sito in ... per gli scopi
perseguiti dall ' Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
mi ssionari e per l'educazione
cri sti ana.
- se si tratta invece di
nominare erede cli ogni sostanza
l' uno o l'altro dei due Enti su
indicati :
« . .. annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentari a. Nomino mi o
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'/s1i111/o
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino ) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qual siasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall ' Ente, e particolarmente per
l' esercizio del culto. per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi mi ssionari e
per l'educazione cri.sti ana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
SETTEMBRE 1994 41

5.2 Page 42

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SOLIDA.RIETÀ
.
·
Santa Zita , in memoria e suf-
fragio di Irma Zita Pe ll er in o, a
cura di Rosso- Ross i, Pe llerino,
L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
siani, a cura di De Maneis Anna e
Maria, L. 500.000.
S. Sebastiano martire, in suffra-
gio dei familiari defunti , a cura di
Chillari Filippo, L. 500.000.
Mari.a Ausiliatrice e Santi Sa-
lesiani: proteggano le tappe di
cresc ita e di vita dei miei figli , a
cura di una Mamma, L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
a cura di Zanin Ivana, L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
ringraziando e invocando prote-
zione per la famiglia, a cura di
N.N ., L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, in suffragio
dei miei defu nti , a cura di Brac-
ciali Ugo, L. 400.000.
Don Bosco, in memoria dei de-
funti coniugi Rapisarda Carlo e
Arnta Anna, a cura di Rapisarda
Carlo, L. 400.000.
M11ria Ausiliatrice e S. Giovan-
ni Bosco, in memoria di Luigia
Verardo, a cura di suor Maria
Caiotto, L. 400.000.
Maria Ausiliatrice, Santi Sale-
siani, invocando protezione, sa-
lute, tranquillità , e in suffragio dei
nostri defunti, a cura di G. e C.F.,
L. 300.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per continua protezione della fa-
miglia, a cura di Favre Lino e
Burgaj Luigina - AO, L. 300.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, per protezione
della famiglia e in suffragio dei
miei defunti , a cura di Scagliotti
Esterina, L. 250.000. ·
Don Bosco e Domenico Savio,
in memoria del marito, a cura di
R.M.C.C. , L. 207.000.
Gesù sacramentato, Maria Ausi-
liatrice e Don Bosco, per prote-
zione de lla famig lia e in suffragio
di mio padre Gerardo, a cura di
Musuraca Flora, L. 200.000.
Cuore immacolato e addolorato
di Maria , ti consacro mio figlio e
la sua famiglia , a cura di N.N.,
L. 200.000.
ln memoria e suffragio di Gio-
vanni Fioretri, a cura della sorella
Maria Teresa, L. 200.000.
In memoria e suffrag io di Enrico
Fioretti , a c ura della figlia Maria
Teresa, L. 200.000.
In memoria e suffragio di suor Sa-
veria Fiorelli, a cura della sore lla
BORSE DI STUDIO
per giovani missionari
pervenute
alla Direzione
Opere Don Bosco
Mangalagiri (South India). Casa di accoglienza
per ragazzi in difficoltà. Nella foto un gruppo di disabili.
Maria Teresa, L. 200.000.
In memoria e suffragio di Giusep-
pina Fioretti, a cura della figlia
Maria Teresa, L. 200.000.
In memoria e suffragio di Ange la
(Li na) Fioretti , a cura dell a sorel-
la Maria Teresa, L. 200.000.
Don Bosco, a cura di Tavani Al-
fonsina, L. 200.000.
Maria Ausiliat•·ice, Don Bosco,
Don Rinaldi , in memoria dei no-
stri defunti , a cura di Maria e At-
tilio Teli , L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in suffragio dei genitori Giacomo
e Teresa Mazza, a cum della figlia
Rosa Anna, L. 200.000.
Don Beltrami e Don Quadrio, in
suffragio delle an ime del purgato-
rio, a cura di Z .M., L. 200.000.
S. Maria Mazzarello e Mamma
Margherita , a cura di N.N. - CE,
L. 150.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
invocando protezione e in suffra-
g io dei miei defunti , a cura di
R.L. , Varese, L. 150.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
invocando protezione sulla fami-
gli a, a cura cli B.A., L. 150.000.
Maria Ausiliatrice, a cura di Polli
Ernestina, L. 150.000.
In ricordo dello z io don Antonio
Pian, a cura cli Pizzamiglio Rita ,
L. 150.000.
SS. Cuori di Gesù e Maria, San-
ti Salesiani, ringraziando e invo-
cando protezione, a cura di B.C.,
L. 120.000.
Borse missionarie da
L.100.000
Don Rinaldi , per grazia ricevuta,
a cura di Castelli Giuseppina.
Maria Ausiliatrice e S. Giovan-
ni Bosco, per grazia ricevuta, a
cura cli Clemente Nerina.
S. Giovanni Bosco: ricordati dell a
tua exallieva, a cura di N.N.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in suffragio cli Schepis Sal-
vatore, a cura della moglie Nina,
Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
siani, 'per protezione della fami-
glia, a cura cli Piserni Eralda e M.
Ausilia.
S. Giovanni Bosco, in memoria
di don Agostino Dominoni , a cu-
ra di Tesoro Laura.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per ringraziamento e protezione, a
cura di Elena e Salvatore Poggese.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per protezione della famiglia , a
cura cli Caporaso Gerardo.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, per protezione
della famiglia, a c ura di Bruno
Maddalena.
SS. Cuori di Gesù e Maria , a
cura di N.N.
ln memoria di Carlo Braga, a cura
cli Braga Giovanna Domenica.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per protezione della famig lia, a
cura de i geni tori Jrene e Angelo
Minoggi .
Maria Ausiliatrice, per ringra-
ziamento e protezione, a cura cli
Galanto Adriana.
Maria Ausiliatrice e S. Giovan-
ni Bosco, per protezione dei nipo-
ti Dino, Luca e Giuseppe, a cura
di Massano Licorclino.
SS. Cuori di Gesù e Maria e
Santi Salesiani, in suffragio e per
ringraziamento, a cura di Ferrari
Antonella.
Maria Ausiliatrice, Santi Sale-
siani , in ringraziamento, a cura cli
Aimino Giovanni.
Maria Ausiliatrice, Papa Gio-
vanni , Padre Pio, a cura cli Bruno
Ferrari.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
suor Eusebia, a cura di Ferrari
Giuliana.
Don Rinaldi , Santi Salesiani: mi
affido a voi , a cura cli N.N. ex al-
li eva.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Papa Giovanni, invocando aiuto
e protezione, a c ura cli Pirola
Ca1111ela.
Maria Ausiliatrice, Santi Sale-
siani, per ringraziamento e prote-
z ione, a cura di Parlani Giorgina.
S. Giovanni Bosco, per grazia
ricevuta, a c ura di Roccatagliata
Mario.
Don Bosco, a cura cli Caporusso
A n g e la.
Beato Michele Rua , a cura di C.L.
Don L. Zavattaro e Don F. Meot-
to, in suffragio ciel Dott. Ottavio
Gairnne, a cura dei condiscepoli di
Valdocco (Il A 1934-35) ed amici.
S. Domenico Savio, per grazia ri-
cevuta, a cura di Benedicenti Rosa.
Maria Ausiliatrice, per ringrazia-
mento, a cura cli Zucconi Della
Valle E.
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in suffrag io dei nostri defun-
ti , a cura di Cocco Pasquale.
Don Bosco, a cura di Cantino
Luigi.
Don Rinaldi , per favore ri cev u-
to, a cura cli N.N.
Don Bosco, a cura di Terzolo Ro-
mano e Rita.
ln suffragio dei mie i defunti , a
cura di Varnldo Teresa.
S. Giovanni Bosco, prega per il
mio Massimo e per tutte le mie ne-
cessitì1, a cura cli N.N. Exallieva.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, per protezione
di Lorenzo e Danie la, a cura cli
Stell a Anna.
42 - SETTEMBRE 1994

5.3 Page 43

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IN PRIMO PIANO
Nome: Suor Alma Calchi
Nata a: Bergamo
Attività : figlia di
Maria Ausiliatrice in Cile.
Altre notizie uti li : è partita
missionaria a 20 anni.
Qual è stata la sua prima attività
missionaria?
Ho cominci ato in una modesta ca-
sa di accoglienza simile all 'hogar
dove ho lavorato negli ultimi no-
ve anni. Oggi è una grande scuol a
con 1200 allievi .
Quali erano le sue occupazioni?
Ho fatto di tutto. La musica e il
canto sono stati la mia passione
sempre. Anche il teatro. Ho inse-
gnato economia domestica. Sono
stata anche preside. Negli ultimi
nove anni sono stata direttrice del-
1'hogar Ines Riesco Liana di San-
ti ago.
Cosa ha imparato in questi nove
anni'.?
Ho imparato molto . Che bi sogna
avere tanto amore per superare le
difficoltà, q uando si lavora tra ra-
gazze che hanno dietro di sé sto-
rie di totale abbandono. Le nostre
ospiti vengono dall 'alcol, dalla stra-
da, dal di stacco fa miliare... A b-
biamo creato qui un bell ' ambi en-
te di fa mi g li a, dove ognuna può
sentirsi davvero a casa sua. Le aiu -
tiamo a raggiungere un posto nel-
la società. Quest'anno sono usci-
te 7 segretari e, due insegnanti , due
ass istenti sociaIi.
Ne l marzo del 1985 c'è stato in
Cile il grande terremoto che ha
coinvolto anche voi .. .
Ero arrivata al! ' hogar come diret-
trice solo da dieci giorni. Eravamo
appena andati a letto quando ci fu
il subbuglio. Siamo uscite fuori e
mi sono trovata al centro di un
grappolo di ragazze che si aggrap-
pavano a me urlando e piangendo.
Mentre la casa crollava tra una nu-
vola di polvere. Mi dicevano: « Ma
a noi che manchi amo di tutto, per-
ché dobbiamo perdere anche que-
sta casa?» . Piangendo mi di ceva-
no di non lasciarle sole. A quel
punto feci il proposito di vi vere
tutta per loro. Siamo rimaste in
pi azza fino al giorno dopo, poi ci
diedero una stanza dove insieme
si mangiava, si giocava, si dormi-
va, si studiava. . . Siamo viss ute
così per un anno. È arrivata fi nal-
mente la ricostruzione della casa,
grazie agli aiuti della nostra ma-
drina madre Marinell a Castagno.
Adesso è ritornata a Punta Are-
nas ...
Sì, e dopo tanti anni di grande at-
ti vità tra queste ragazze, non so
come mi sentirò senza di loro.
Come vede /'hogar, ora che lo ha
lascia to ?
È un 'opera veramente salesiana.
Tra tutti i poveri , queste ragazze
sono le più povere. Le ragazze che
escono dall 'hogar quest'anno ci
dicono che vale la spesa lavorare
con loro. Sono riusc ite a inserirsi
nella società con dignità. Con loro
mi sono sentita doppiamente ma-
dre. Una di loro dopo anni è torna-
ta a salutaimi con la sua bambina e
le ha detto: «Va' dalla nonna ... ».
Focus - - - - - ,
TI VOGLIO BENE
di Naeran Yerheyen
Era la fes ta di Dio e tutta la
creazione si dava da fare per re-
galare a Dio la cosa più bella
che poteva trovare. Gli scoiatto-
li , le noci più croccanti ; i coni-
gli , dei bei pacchi di verdura, la
più fresca. Tu tti gli animali sem-
bravano aver trovato un dono
speciale per Dio, tranne l ' uomo.
N iente sembra va all ' uomo de-
gno di Di o, e le cose che pare-
vano adatte eran o già state scel-
te dagli altri animali.
Povero uomo! Aveva fatto il gi-
ro de l mondo per trovare qual-
cosa per Dio, ma era rientrato
con le mani vuote. Era dispera-
to! Quando ve nne il momento
de lla celebrazione, non sapeva a
che santo votarsi. C 'erano anche
degli oggetti che veni vano dagli
altri pianeti, poiché, evidente-
mente, tutte le creature dello
spaz io eran o state in vitate. Ma
l' uomo non riusciva a pensare a
nient ' altro che al regalo per Dio.
Finalmente arri vò il momento
dell a consegna dei regali e tutte
le creature di Dio si misero in fi-
la, tanto erano numerosi. L ' uo-
mo si ficcò al fo ndo, perché non
aveva trovato null a. La fil a co-
minciò a procedere.
Dopo un po' di tempo, qu ando
erano rim as te so lo più un a ven-
tina di creature, l' uomo comin-
ciò a essere davvero preso dal
pa ni co.
Quando arri il suo turno, si ri-
cord ò di un a cosa alla quale in-
vece non aveva pensato. A llora
lui fece ciò che nessun animale
aveva osato fare . Corse verso
Dio e saltò sulle sue ginocchia,
poi gli suss urrò qu alcosa alle
o recc hi e.
Subito il vo lto di Dio si illuminò.
Era il volto più fe lice che si sia
mai visto e che mai si vedrà. Per-
ché l' uomo aveva su surrato al-
l' orecchio di Dio le tre parole più
belle: «T i voglio bene!».
(Naera11. 14 a1111i ,
i11 EPHATA DON BOSCO ,
ri vista del Movimento Giol'a11ile
di li11g11a francese)
SETTEMBRE 1994 - 43

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C.M.P.
éQ)
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
G. Calchi Novali
Il Corno d'Africa
nella storia e nella politica
Etiopia, Somalia e Eritrea
fra nazionalismi , sottosviluppo e guerra
La Nuova Afri ca, pag. 292, rii ., L. 33.000
Questo libro cerca nel la storia
passata e in quella più recente ,
senza scivolare nell'ottica
total izzante del colonialismo,
i motivi del travagl io politico ed
economico di un'area in cu i tre
stati - Somalia, Etiopia e Eritrea -
stanno drammaticamente cercando
stabi lità e identità definitive.
La realtà di oggi ha rad ici che
affondano nelle vicende imperiali
e nazionali , nell'influenza esercitata
dal Cristianesimo e dall'Islam
e nelle peculiarità di un ambiente
che fra altopiano e deserto ha
contribuito a modellare uomini,
istituzioni e culture.