Bollettino_Salesiano_196506


Bollettino_Salesiano_196506

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Noi non ci ferm iam o mai;
v i è sempre cosa c h e inca lza cosa••.
Dal mome nto che noi ci f ermassimo,
la nostra Opera
comince r ebbe a d eperire
DON BOSCO
~-
BOLLETTINO
SALESIANO
ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI
A . LXXXIX. N. 6. 15 MA RZO 1965, DI R EZION E GEN ERA LE: TORINO 712. VIA MARIA AUSILIATRICE,32. TELEF. 48.29.24
Diamo un'anima all'apostolato
In questi ultimi anni, per lo zelo dei nostri Diri-
genti, i " Ritiri minimi" si sono moltiplicati. Se
ne tengono a raggio ispettoriale, zonale e anch e
locale. e tornano graditi ai partecipanti, che
vanno aument ando specialmente dove tali ritiri
sono a sfondo decisamente formativo. f; segno
che rispondono a reali esigenze, è segno che ne
vengono frutti evidenti.
Infatti il logorio spirituale e apostolico della
vita quotidiana trova un rimedio, un compenso
nella sosta di quel giorno: una sosta fatta di si-
lenzio, di raccoglimento, di meditazione, di
esame di coscienza e di preghiera ristoratrice;
una giornata che ha il suo centro nella santa
Messa, fonte di vita, nella confessione che pu-
rifica e corrobora; un riposo attivo che rinnova
e arricchisce l'anima con la grazia, con la pre-
dicazione appropriata, con l'incontro tra fra-
telli che hanno in comune l e difficoltà, le gioie
e le pene, che condividono gli ideali, e con gli
ideali, i programmi e i piani di lavoro per le
· anime.
Gli Esercizi Spirituali trovano il loro prolunga-
mento e hanno assicurati i frutti nei Ritiri mi-
nimi, dove l'anima" riprende " e rivive i grandi
momenti degli Esercizi.
La giornata che si dedica al Ritiro non è
una giornata di vacanza, un giorno perduto,
vuoto, ma on giorno di potente ricupero; il
l,'l.orno in cui il Cooperatore, specialmente se ha
responsabilità di collaborazione, opera una vera
"caricaO L'esperienza di centinaia e centinaia di
Consiglieri, di Zelatori, di Cooperatori e di Coo-
peratrici conferma pienamente la nostra affer-
mazione. Per questo diciamo ai Dirigenti: avrete
reso un grande servizio alla P. U., alla Chiesa,
ai Cooperatori, incrementando tali Ritiri: ma che
siano veramente ritiri, con impostazione seria,
con programma ed orario studiati bene prece-
dentemente.
Il tempo di Quaresima - ma non solo questo -
è quanto mai indicato per organizzarne non solo
per i Consiglieri e gli Zelatori, ma anche per i.
Cooperatori e le Cooperatrici. Un Centro P. U.
in tanto sarà vivo e vitale, attivo e fecon do, in
quanto curerà la formazione dei suoi membri
con i mezzi ordinari e periodici quali gli incontri
mensili, ma anche e soprattutto convincendoli a
prender parte agli E sercizi Spirituali annuali e
a prolungarne i frutti con la partecipazione a
qualche Ritiro minimo, così bene organizzato che
lo si distingua dagli Esercizi solo per la durata.
Sarà la più valida premessa per assicurare
un'anima all'apostolato dei Cooperatori dei pro-
pri Centri.
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ACQUA
VIVA
I cattolici siano uniti
Si pensi alle diverse, dij)èrenti ideologie. Un'idea,
oggi, perchè trionfa? Se ta,le vittoria dipendesse dalla
sua verità, noi non avremmo più bisogno di lavorare.
Noi che possediamo la verità in maniera essenziale
ed immediata, saremmo i vittoriosi per eccellenza, nel
mondo. Mo - lo vediamo ogni giorno - le idee si
affermano in proporzione del nmnero di chi le pro-
fessa, non per il valore e la bontà clie ess6 racchiudono
in sè. È indispensabile, pertanto, fortificarsi mediante
la unione, la organizzazione, fa, vita societa.ria, e con
ogni impegno, per mettere insieme numerose volontà.
sì da, o.Dì-ire ai popoli quel fulgore per cui la nostra
dottrina pui'> 1lovunque affermarsi e riuscire benejì,ca,
salvatrice, giacchè tale è realmente la nostra fede.
Ecco: noi dovremmo da·vvero esaminarci se siamo
dei collaborntori o se, al contrario, siamo della gente
pigra, che mormora, distrugge, rende difficile ogni ini-
ziatiua, si fa trascinare; ed ha bisogno di mille ri-
chiami, poichè dimentica e trascura l'onore e il van-
taggio d'essere e di operare d'accordo. Non dimenti-
chiamolo: allora soltanto vi sono problemi insolubili,
quando si è divisi.
Per bene stare insieme, diciamo la grande parola
che il mondo moderno non vuole quasi udire: bisogna
essere obbedienti. Aia obbedie11ti non per diventare
macchine o numeri, clie si comportano quasi aittomi,
e si lasciano trascina.re. Si. deve essere obbedienti per
essere intelligenti, desti. alacri. nella mirabile rina-
scita che la Clriesa e la società cristiana sollscitano per
dare nuovo volto al mondo contemporaneo. Bisogna
essere più disciplinati. Così fondc1.1nentale dote •va rac-
comandata specia.lmente in ordine ai problemi nuovi,
cl,,e nascono sia 11ella comunità ecclesiastica che in
q1tella ci·vile. Mettetevi insieme, studiate i problemi,
cercate di, aiutarvi; isrituite comitlJli, gruppi di stiidio,
esperienze d'insieme. Non dividetevi. non opponetevi gli
uni agli altri; sappiate trn11sigere sufle cose secondarie
in favore delle essenziali; abbiate cowvinta stima della
respon.sa,bilità associa.ta, per giungere alfa unione, nlla
concordia, alla fusione degli animi. Arrivin.mo, così,
cil più alto, cristiano trag1Jartlo, ove è <lgevole a,scoltare
la voce di Dio: abbiate la ca,rità.
La carità è l'amore fratemo; La carit1\\ pone gli
animi volonterosi nella libertà, nella concordia, nel
rispetto reciproco e nella gioia del restare insieme.
Come è bella una famiglia in cui regna.na l'tmifor-
mità e la pace! Ne abbiamo esempi eloquenti nelle
nostre associazioni. Che gioia nel sentirsi fratelli e
sorretti dall'esempio, dall'appoggio, dalla consonanza
cli t11tti gli altri! L 'a:do1ie è redditizia se unitaria, or-
ganizzata, concorde...
PAOLO VI
Collaboriamo!
Al Conveg110 Consiglieri e Zelatori di Mogliano
Veneto il rag. Giuseppe Mereghetti, Dinrttore Dioce-
sano per il Segretariato 1\\tlora.lità ,li Treviso, parlò
della nec6$sità di lavorare imiti. I Cooperatori pos-
sono e debbono af/iancarsi all'Azione Cattolica e agli
altri movimenti di Apostolato laico nella dif6$a della
moralità. Scendendo quindi al concreto. portò Consi-
glieri e Zelatori sul campo pratico di problemi che
sono di un'attualità più o meno scottante do·vnnque la.-
vora110 i no$tri Cooperaiori. Ne elenchiamo alcuni ad
esempio e stimolo per tutti i, Consiglieri e Zelatori dei
nostri Centri, con l'a11g11rio che la, loro collaborazione
venga coronata di successo e m.eriti di essere segnalata
ad esempio ed ed~fica:done dal notiziario del Segreta-
riato Centra.le della Moralità, come più volte è già
av·venuto.
° - 1 Problemi della moralità in generale, con par-
ticolare riguardo ai manifesti. Facilità ed efficacia
degli interverrLi offerta dalla Legge 12-xn-1960,
n. 1591 (Legge Migliori). Ai convenuti è stato eon-
llegnato un fascicolo contenente il testo della legge
e alcune sentenze della Suprema Corte di Cassa-
zione, a comprova dell'asserto.
- Controllo dei film, specialmente perchè non
vengano inseriti « provini » o presentazioni cli film
esclw;i durante la proiezione cli film elai,sificati « per
tutti». Nella nuova legge s ulla censura cinemato-
grafica è contenuto il divieto di abbinare a un film
non vietato ai minori la programmazione - il co-
siddetto « provino » - di un film, se que$to film
è vietato ai minori di anni 14 o 18, con la nuova
legge, e di 16 in base alla vecchia legge (a:r-t. 5
della Legge 21-TV-1962, n. 161 ).
30 - Televisione, radio. Enorme jnfluenza sulla
pubblica opinione di questi strumenti cli massa. Ri-
chiamo al Decreto conciliare Inter mirifica sui
« Mezzi di comunicazione sociale ». Sono portati
della civiltà, sono strumenti del progresso, la cui
elevazione ad elemento costruttivo e formativo è
nella nostra possibilità. Respomabilità e potere dei
cittadini in regime rlemocratico. Efficacia dell'in-
tervento in massa.
Adc~ione all'AIART. Far presenti le manchevo•
lezze. Protestare. Elogiare quanto è fatto bene. Sug-
gerire spostamenti cli orari per trasmissioni utili e
interessanti e di trasferii:c ad ore inoltrale trasmis-
sioni riservate a ... certi ceti di telespettatori.
40 • Lettere di aclesio11e e di plauso a magistrati
che con i loro intervcnù o sentenze stroncano certi
aspetti del malcostume.
L'oraLore convalicla il suo dire con episodi perso-
nali di interventi di vario genere, coronati da suc-
cesso. Tuttavia esorta a non abbattersi per eventuali
scacchi, e cita il detto di Sertillanges: « I successi
gridano al cristiano: Continua!; mentre gli insuccessi
gli dicono: Ricental ».
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Organizziamoci !
AIUTARE I GIOVANI A RICONOSCERE
E COLTIVARE I GERMI DELLA LOBO VOCAZIONE
I migliori
Percorrendo il pieghevole intitolato 20 risposte
sulla Pia Unione dei Cooperatori, ci si imbatte nella
domanda: « Gli Ex allievi dei Salcsia11i e le Ex al•
lieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice possouo ap-
partenere alla Pia Unio11e dei Coo1.1cratori? ».
RISPOSTA: « A nzi, possono essere i migliori Coopera•
tori e le migliori Cooperatrici, appmllo perchè ediicati
jfo dall'adolescenza alla scuola di Don Bosco. Ai
tempi del Santo quasi tntti gli Ex allievi si facevano
un vanto di iscriversi alla Pia Unione e sentirsi così
Salesiani nel secolo ».
In perfetta sintonia con il pensiero e con il desi•
derio di Don Bosco è la seguente lettera dì un ottimo
ex allievo delle Marche indirizzata all'Ispettore sa•
lesiano di Ancona:
Al!coli Piceno, 28 ottobre 1964
/',,folto rev. sig. Ispettore,
La presente, per pregarla di iscrivere tra le Coope-
ratrici Salesiane la mia ultima _figlia, Laudi Giulietta,
che ha compiuto sedici anni proprio oggi. Penso, anzi
sono cert,o, che non avrei potuto farle miglior regalo
di questo: metterla sotto la paterna protedone del
nostro Do1l Bosco Sa11to a lavorare nella grande Fa.-
miglia Salesiana per l'edificazione di un mondo vera•
mente nuovo, secondo il Cuore di Cristo e dell'Aiisi-
liatrice.
Sono 1m Ex allievo degli Istituti di Macerala e d1'.
Bologna (oggi modesto Cooperatore): ho cinque figli
viventi e, non avendo potuto educarli negli Istituti Sa-
lesiani per ragioni economiche, ho cercato di inculcare
in essi lo spiri10 salesiano. iscrivendoli tutti come
Cooperatori nella grande Ft,miglia di Do1t Bosco.
Sono riuscito a fame diplomare due come Periti
industriali elettronici, altre due come Maest.re e l'u.l-
tima darà l'esame di staw il prossimo a,mo. Forse ci
trasferiremo tutti all'estero per ragioni di lavoro ma,
<!_1Lel che più conta per me e per il bene di tutta la mia
famiglia, è che ovu1lque andremo, lo spirito di Don
Bosco aleggi tra noi e in q_tia.lsiasi altra parte clel
mondo. per il bene di tutti e particolarmente di questa
119s1ra gioventù esposta a tanta im,mualità e a tanti
pericoli.
Voglia scusare questo sfogo del cuore e mi creda
dev.mo Ex allievo e Cooperatore Salesiano
GIOVANNI LAUDI
(Seguono i dnti per l'iscrizione dello figlio}.
Questo bravo Ex allievo non s'è accontentato di
iscriversi tra i Cooperatori, ma col suo entusiasmo
apostolico l1a portato a Don Bosco tutti i m embri
della sua famiglia. Senza dubbio il nostro caro Padre
si compiace di lui e benedice i suoi figli.
A Roma dal 26 al 28 gennaio u. s. si tenne u.n
Convegno nazionale di approfoudimento e arric•
chimenlo per un apostolato Vocazioni. Il Salesiano
don P. G. Grasso patlò della '· sociologia " delle
Vocazioni.
Come sono i giovani rispetto agli atteggiamenti
caratteristici dei nostri tempi, sia per la cultura per•
sonale (mentalità, sensibilità, costume...) sia per il
senso sociale (società civile, società r eligiosa)?
Non mancano aspetti negativi: questi nostri gio-
vani sembrano in crisi di ideali, in gravi difficoltà
morali, intimoriti e ansiosi per la loro fede religiosa
contrastata nei princìpi e nei fatti.
Si devono considerare anche gli aspeui positivi:
i giovani di oggi crescono aperti s ulla realtà della
vita religiosa; non hanno ideologie e neanche pre·
giudizi pratici; sono 'disponibili·•.
Sono autonomi nelle scelte professionali, perchè
le nuove famiglie non hanno tradizioni professionali;
anzi tendono a cambiare; e si costatano meno con-
trasti di una volta tra professione desiderata e pro•
Cessione realizzata.
Alcuni lasciano intravedere già dai primi anni
della lo.ro adolescenza i segni di una " vocazione "
in senso religioso, cioè l'intenzione e l 'azione .di Dio
s ulla loro vita per averli collaboratori nell'opera di
salvezza.
L'intenzione e l'azione di Dio si realizzano non
solo nei doni di natura (salute, intelligenza, volontà,
carattere) e ùi grazia (vita tutta impegnata con Dio
in senso morale, spiri1uale c apostolico), ma anche
in una certa·' inclinaz.ione ", che dovrà manifestarsi
sempre più chiara, sincera e autonoma.
]] ragazzo è obbligato a riconoscere in questi
clementi della "vocazi-,ne ". a proteggerli e a colti-
varli. Lo può fare da solo? Chi "notifica " ai ragazzi,
cioè dimostra loro che hanno i •·segni" di una au-
tentica vocazione, con i doveri cl1e ne derivano,
anche nei confronti della famiglia? Ch.i. li aiuta a
prenderne coscienza, a preclisporre un piano di vita?
Iddio opera con la grazia attuale, che illumina
le menti e muove le volontà; iJ Sacerdote ce:rca dj
parlarne nel modo più efficace. Ma non lo può fare
però sistematicamente, in quei pochi incontri quasi
sempre di massa che ha con La gioventù.
E questi ragazzi, dai " segni " indubbi di voca•
zione, s ono perplessi e in difficoltà. Hanno bisogno
di aiuto. Hanno bisogno che i laici si preparino a
compiere anche questo apostolato.
(seguirà: Un plano di azione. I più efficaci collaboratori)
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CONOSCIAMO
IL NOSTRO
REGOLAMENTO
XII
L'art. 7 del c. ITI del Regolamento stabilisce:
« Ogni Ire mesi, ed anche più sovente, con un BolleL•
tiLto, o foglietto a stampa, si darà ai soci un raggtuiglio
delle cose proposte, fatte o che si propongono a farsi..
Verso la fine poi di ogni a11,no saranno comunicate
ai soci le opere che nel corso dell'anno successivo
sembrano doversi di preferenza promuovere; nel tempo
stesso si darà noti::ia di quelli che nell'anno decorso
fossero stati chiamati alle,, vita eterna, e che verranno
raccomandati alle comuni preghiere ».
L'idea di questo potente mezzo di collegamento
tra il Superiore e i Cooperatori nacque subito nella
mente di Don Bosco, appena stese il primo abbozzo.
Ma in forma molto semplice: « Una volta l'anno il
Superiore darà notizia: 1o di coloro che fossero pas-
sati a miglior vita nel corso cli quell'anno; delle
cose che sembreranno più urgenti a farsi per la mag-
gior gloria di Dio nell'anno seguente » (X, 1314,
art. 11).
Nel secondo abbozzo inverti soltanto le parti:
prima, la comunicazione delle opere da farsi; poi
l'annuncio dei decessi (X, 1316).
Nel terzo passa dal foglio annuale al foglio men-
sile: « Ogni mese con un Bollettino, o foglietto a
stampa, si darà ai soci un ragguaglio deTie cose pro-
poste, fatte o che si propongono a farsi. Sul fine
poi di ogni anno il Superiore comunicherà ai soci
le opere che nel corso dell'anno successivo semhrano
doversi di preferenza promuovere, e nel tempo stesso
darà notizia di tutli quelli che, nell'anno trascorso,
fossero chiamati alla vita eterna e li raccomanderà
alle comuni preghiere» (c. V, art. 7; Xl, 538).
Chissà perchè nel testo definitivo del 1876 limitò
il progetto ad « ogni tre mesi, od anche più so-
vente »? Forse per non spaventare quelli che l'anno
se.guente, al 1° Capitolo Generale del 1877, si op-
posero alle Conferenze mensili. per zelo d:i discre-
zione (XIII, 262).
Il fatto è che quando Don Bosco iniziò Ja pubbli-
cazione del Bollettino, nell'agosto del 1877, lo fece
subito mensile, sia pure col titolo associato di Bi-
bliofilo Cauolico (organo della LihTeria Salesiana Edi-
trice, curato dal Coacl. Pietro Barale) o Bollettino
Salesiano Me,i,suale. lJ timore di una pubbliéazione
mensile, all'aprirsi del Capitolo Generale era già su-
perato. Durava l'opposi1-...ionc alle Conferenze men-
sili pel' la ragione che molti, pur amando di essere
Cooperatori e facendo veramente del bene, avevano
ripugnanza a comparire in pubblico o trovavano sco-
modo recarsi alle adunanze. Don Bosco ammise la
ragione addotta e si appagò della raccomandazione
di tenere le Conferenze almeno due volte all'anno,
con la speranza che quell'almeno avrebbe stimolato
una maggior frequenza.
Il Capitolo però lo confortò riconoscendo ufficial-
mente al Bollettino la funzione di •vincolo naturale
di unione (XIII, 263). E per assicurare il retto orien-
tamento lo curò dapprima pe.rsonalmente, poi ne
affidò la direzione all'agile pen.na dell'abilissimo e
fidatissimo Don Bonetti, riservandosi di ste11dcre
egli la circolare di capodanno con le indicazioni delle
opeTe che riteneva più urgenti. Così continuano a
fare i suoi successori. La circolare viene tradotta
nelle varie lingue e si pubblica integralmente in tutte
le edizioni, sicchè la parola del Rettor Maggiore
giunge annualmente a tutti i Cooperatori come di-
rettiva generale di maggiore attualità.
Gelosissimo dell'unità di dfrezionc e dell'unifor•
mità di svolgimento dell'apostolato dei Cooperatori,
il Santo volle che anche le edizioni estere, man mano
che se ne vedeva la convenienza, si redi,gessero e si
stampassero a 'l'orino, sotto gli occhi del ReLtor
Maggiore. Cosi fece con le edizioni francese e spa-
gnuola che egli stesso riuscì ad avviare. E così con·
tinuarono a fare i successori finchè i conflitti inter-
~ionali non costrinsero a trasferrre le pubblicazioni
nelle rispettive nazioni.
I Superiori però vigilano pcrchè le varie edizioni
non perdano quel carattere internazionale che il
Santo sosteneva con tanto ardore parlando ai Su-
periori il 17 settemhre 1885: « Il Bollettino n.on
dev'essere un foglio particolare per cia.scuna regione,
come Francia, Spagna, Italia ecc.; ma dev'essere l'or-
gano generale di tutte queste regioni, cioè dell'Opera
Salesiana rion in particolare, ma in generale. Le no•
tizie siano raccolte in modo che tutte le regioni diverse
vi abbiano inleresse e che l1ùte le edizioni in varie
lingue siano identiche. Per qu.esto fine, in tulte le varie
lingue, siano stampate nella casa madre, perchè così
si darà l'indirizzo uguale a tutti. È un'arma potentis-
sima che non deve sfuggire dalle mani del Rettor
Maggiore » (XVIl, 668).
Oggi l'uuità di spirito e l'uniformità di apostolato
della Pia Unione sono mantenute in modo speciale
dal BollettÌ/to Dirigenti (che esce a metà mese ed
è già stampato anche in spagnuolo) e dall'Ufficio
Stampa Centrale, che fa pervenire tempestivamente
ai redattori dei vari Bolleuini gli articoli di fondo,
il materiale più importante e le migliori fotografie.
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I ESEMPI I
Convegni di Consiglieri e Zelatori
Ormai è verità acquisita dall'esperienza che l'apporto
dei Consiglieri e degli Zelatori e Zelatrici è indispen-
sabile ai Delegati e alle Delegate per il funzionamento
dei singoli Centri, e che là dove si trascura questo
elemento essenziale di collaborazione, ben poco si
riesce a realizzare.
Appunto per questo i nostri Delegati ispettoriali
ogni anno raccolgono a convegno i Consiglieri e gli
Zelatori dei loro Centri. Dalle relazioni a noi pervenute
appare evidente il cammino percorso in questi ultimi
anni nella formazione e organizzazione di sl preziosi
collaboratorL Non potendo pubblicarle, stralciamo da
esse qualche notizia che serva a dare un'idea del
movimento organizzativo d ella P. U. in Italia.
Nell'ambito delle Ispettorie Centrale e Subalpina
si sono tenuti con ottimi risultati i seguenti convegni:
A Cuneo: 10 Centri provincia - 4_.L partecipanti.
A Tonno: 1-; Centri diocesi - J5 partecipanti.
Ad Ivrea: 19 Centri Canavese - 80 partecipanti.
Ad Alba: 9 Centri diocesi - J5 partecipanti.
A Pinerolo: , Centri diocesi - z5 partecipanti.
A Torino: 13 Centri città - J7 partecipanti.
Direttiva fondamentale e programmatica di questi
convegni, quella del signor don Ricceri: ~ Aiutiamo i
nostri Cooperatori a lavorare. La P. U. non raggiunge
lo scopo per cui Don Bosco l'ha creata se noi non ci
diamo il massimo impegno di unirla, istruirla, guidarla a
fare qualcosa. Non si tema di far troppo; basta a con-
vincerci a intensificare il nostro zelo quello che va
pubblicando Settimana del Clero circa il lavoro orga-
nizzativo e '' formativo" della direzione del partito co-
munista in Italia ~-
Anche l'lspettoria Novarese-Elvetica ha organiz-
zato quattro convegni per Consiglieri e Zelatori: a
Novara per le diocesi di Novara e di Vigevano e per
il Canton Ticino; ad Alessandria per le diocesi di
Alessandria e Casale; ad Asti p ?r le diocesi di Asti,
Acqui, Alba; a Vercelli per le diocesi di Vercelli e Biella.
Da notare che in preparazione a detti convegni il
Delegato lspettoriale convocò il Consiglio lspettoriale.
In esso fece rilevare la convenienza e l'utilità che ai
-convegni -per Zelatori e Zelatrici fossero stati presenti,
almeno in parte, i Consiglieri isµettoriali con parte-
cipazione attiva. l Consiglieri si dissero tutti disposti
a dare la loro collaborazione a tali convegni.
Nell'Emilia il Delegato Regionale per facilitare l'af-
fluenza a questi imp;irtanti convegni quest'anno ne
ha organizzati quattro: uno a Parma per i Centri di
Parma, Piacenza, Bibbiano e Barco; uno a Reggio per
i Centri del Reggiano; uno a .Ferrara per i Centri di
Ferrara, Bologna e Comacchio; uno a M udeno per ,
Centri del Modenese.
Questi convegni ebbero una loro caratteristica: ai
Consiglieri e Zelatori fu data una parola d'ordine:
revisione e consolidamento delle attività ordinarie pro-
prie della P. U.; non mirare al nuovo, ma portare
nel proprio Centro una carica di entusiasmo per le
attività normali di ciascun Consigliere e Zelatore.
Anche nella lspettoria Pugliese-Lucana furono or-
ganizzati quattro convegni per Consiglieri e Zelatori,
rispettivamente a Barletta, Taranto, Potenza e Cori-
gliano d'Otranto, con la complessiva partecipazione di
140 elementi.
In tutti i convegni s'insistette su tre punti cardinali
per la salvaguardia della famiglia cristiana: la mora-
lità, la stampa, le vocazioni.
Dalla Sicilia abbiamo avuto notizia di tre convegni
di Consiglieri e Zelatori: uno a Catania, organizzato
dal Delegato regionale della Sicilia Orientale; un
secondo a Palermo e un terzo a Caltanissetta, organiz-
zati dal De.legato regionale della Sicilia Occidentale.
Nei convegni di Palermo e di Caltanissetta fu pro-
posto una specie di decalogo dello Zelatore, che pre-
sentiamo ai nostri Dirigenti perchè potrà offrire loro
lo spunto per illustrare le virtù umane e cristiane
dello Zelatore:
1. Si fa be11e solo quel che fa per amore.
2. Credere, sperare, amare: credere in quel
che si intraprende e sperarne il successo;
amare il proprio lavoro e offrirne per amore
il frutto agli uomini.
3. Esser convinti per riuscire a convincere.
4. Bisogna essere ottitn.isti: l'ottimismo edifica;
il pessimismo distrugge.
5. Aver poca fiducia in se stesso; aver fiducia
illimitata nel Signore.
6. Essere umili si traduce cosi: « Non ho di-
ritto di vantarmi dei miei talenti; ma ho il
dovere cli farli fruttare a servizio degli altri ».
7. ~ meglio avere poche idee e realizzarle,
piuttosto che averne molte e non realìzzarne
nessuna.
8. Le difficoltà sono fatte per essere superate:
esse non son.o un ostacolo, ma un trampolino.
9. Si diventa vecchi quando non si ha la forza
di rinnovare i propri schemi mentali.
10. Ci sono sempre più cose da fare che non
tempo per farle,
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PENSIERI PER LA CONFERENZA MENSILE
Guidare e preparare i figli
Entro e fuori della Chiesa si insiste molto, sempre
più, che per la restaurazione delJa società occorrono
migliori famiglie, e per avere migliori famiglie un
mezzo indispensabile è la preparazione al matrimonio.
Pio X l nell'Enciclica sul Matrimonio cristiano Casti
Connubii dichiarava con ragione: i valor i della per so-
nalità che hanno dato una fanciullezza e una gioventù
pura, fioriscono in fedeltà e felicità; mentre i difetti
di personalità manifestati nelJ'impurità, si sviluppano
in cause di rovina, in unioni disgraziate.
[I) Quali le linee di una buona formazione al ma-
trimonio cui v ariam ente i genitori sono t enuti a
colla borare?
1) La formazione generale fino alla maturità umana
e cristiana dei flgli: intelligenza che capisce e valuta le
cose della vita nella sua realtà di valore; sentimento al-
lineato con la gerarchia dei mede~imi valori; volontà
di autodominio diretta da precisi ideali di bene e di
ordine; condotta vivace, convinta, entusiasta, entro un
piano di vita ormai delineato secondo una precisa vo-
cazione.
z) li superamento sereno delle diverse fasi dello svi-
luppo sessuale maschile o femminile. Importantissime
sono perciò le reazioni dei genitori durante le prime
osservazioni dell'infanzia, alle domande della fanciul -
lezza, nei momenti cruciali della pubertà, alle domande
e curiosità più determinate dell'adolescenza, al desi-
derio di avviare più stretti incontri con i giovani del
sesso opposto. Violenta repressione e condanna; indif-
ferenza e abbandono con qualche raro intervento per
evitare il peggio; prudente e progressiva interpreta-
z ione e guida positiva verso j signifìcati e le condotte
del bene: sono i tre comportamenti che possono te-
nere i genitori. Rovinosi entrambi i primi due; valido
QUESTIONARIO
1. Come I yen/tori possono preparore I figli al matrimonio?
2. Come guidarli al superamento serena delle dNerse fasi dello
sviluppo se.~uale?
3. Quale condotta sunrrire al figli nel primi l11cnntrl con >O.!<-
gtttl del/"altro sesso?
4. Come trattare i fig/J caduti vitlime della prime scivolate ed
errori?
5. Qual/ le direttive da dare af figi/ per Il periodo di fidanza-
mento?
6. Come trattare i fhtll, :spoSi noHIIJ e giovani gen,tor/?
7, Quale Il compito dei nonni? quale metodo devono usare coi
nipotini?
il terzo, unica premessa per gli sviluppi rich iesti dal
fldanzamento e dop o.
3) Buon avvio degli incontri prima occasionali poi in-
tenzionali con soggetti del sesso opposto. Già tutta la
traccia della scoperta progressiva di un altro sesso ha
importanza. Mistero, vergogna e peccato? O avven-
tura, libertà e sfruttamento egoistico? O conoscenza
di ricchezze nuove di umanità, di impegni e vocazioni
comuni?
Si comprende in questo caso l'importanza del con-
cetto che il ragazzo si fa della donna, di ogni donna,
di colei che domani potrà essere la sua compagna.
La prima opinione decisiva se la farà dalla condotta
della propria madre, dal contegno che verso di lei avrà
il padre: prepotenza, d isprezzo, sfruttamento, asservi-
mento, trascuratezza e infedeltà o sdolcinature, ido-
latric1, morbosità oppure invece affetto rispettoso, di-
gnitoso, premuroso, protettivo, con evidente conside-
razione delle sue qualità di madre, di donna e cristiana.
Lo stesso sì dica della flglia nei confronti degli uomini,
di ogni uomo, dell'uomo che sarà compagno della sua
vita, in riferimento alla madre.
Poi ci sono i primi incontri esterni, fuori famiglia:
scuole, strade, gite, cinema, inviti fra amici, presenti
o Invitati i fratelli e le sorelle, le prime simpatie, le
amicizie più intime.
Valgono sempre i principi di sorveglianza, di fer-
mezza piuttosto diffidente, di avvio per altre compagnie
e occupazioni. Però al punto in cui si è, l'unica via
sicura è la formazione di giovani di matura personalità.
Solo tali flgli e flglie sanno evitare i pericoli senza di-
ventare dei timidi e degli impreparati alla vita; atten·
dere il tempo della giusta maturità; dedicare il tempo
libero e l'esuberanza delle energie ad attività serie di
lavoro, di studio, di servizio, di apostolato; fare per
tempo e bene le loro scelte.
E dato che le scivolate e gli errori sono facili, I ge-
nitori devono essere ; primi a capire, ad aiutare le
riprese, in qualsiasi situazione, altrimenti s i rendono
responsabili di eventuali peggiori conseguenze.
4) Assistere e dirigere la libertà dei figli e delle figlie
nelle conoscenze, nelle scelte, nella preparazione pros-
sima, nel fidanzamento.
In un colloquio ininterrotto sebbene delicato, i ge-
nitori devono aiutare i figli a comprender e la psico-
logia femmin ile, e viceversa, in e in relazione con
la propria, e soprattutto con le esigenze di una fa-
m iglia futura, di vita coniugale e parentale, educativa.
Sanità fisica e mentale, doti di intelligenza e cultura,
solidità di prlncìpi morali e religiosi, prevalenza della
ragione sul giuoco dei sentimenti e delle passioni, sui
pregiudizi e sulle pressioni dell'ambiente, sono i valor i
che devon o esprimersi nell'attrattiva della bellezza fl -
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al matrimonio
inserirsi nel metodo dei Agli-genitori. Tanto più che la
realtà dice che in molti casi i nonni hanno quasi l'esdu-
siva dell'educazione morale e religiosa dei nipotini.
Capiscano che ormai *i tempi sono cambiati >►, che
anche i metodi di vita e di educazione sono evoluti,
e non seml)re In peggio. Perciò correggano e consiglino
i figli. Ma si sforzino di capire. Saranno meglio capiti.
sica e degli altri titoli. Una madre per le propr ie figlie;
un padre p 2r i propri figli.
Libri di aiuto non mancano. I genitori ne procu-
rino, specialmente alle figlie per sottrarle dai sogni.
ai Agli per richiamarli agli impegni.
Nulla di più bello poi che tra genitori e figli regni
tale conAdenza che proprio in questi momenti più che
in altrj il padre e la madre possano essere ancora le
guide dei figli, con limpidità di discorsi.
Che cosa è lecito ai fldanzati? Coltivare il loro
amore e l)repararsi al dono reciproco di collaborazione
totale nella vita. Ciò che vi conduce è bene; ciò che
allontana o devia è- male. Ciò che costruisce le loro
personalità pronte per la vita, è bene; ciò che consuma
prematuramente e prepara indebolimento fisico, af-
fettivo, morale, volitivo, male. Amore è risi:>etto e pro-
tezione, autodominio per ìl bene altrui. li vizio è solo
domanda e asservimento, anche se il calore della pas·
sione lo maschera di amore. E sopra tutti i discorsi
umani deve erigersi l'invito e i.I dovere della legge di Dio.
[fil E dopo il matrimonio ? Che fare per i figli , gio-
v ani sposi e genitori ?
I genitori devono aiutare la nuora o il genero ad
entrare affettivamente nella comunità parentale, ciò
che non sempre avviene.
Oggi. è sempre più raro il caso dì un assorbimento
domestico (famiglia patriarcale). Nel clima attuale,
meglio la relativa indipendenza. Vicinanza per ogni
evento; ma ogni unità familiare abbia la sua indipen-
denza. Se non fosse possibile o conveniente, la nuova
famiglia deve ugualmente sentirsi indipendente, pa-
drona, specialmente il nuovo venuto, almeno delle
espressioni più strette dì famiglia.
Specialmente le mamme evitino la tentazione di ri·
conquistarsi il dominio dei fagli o delle figlie.
Aiu·tino invece i Agli a concertare giorno per giorno
con coraggio e coscienza le modalità della condotta re-
ciproca, dell'economia domestica, del superamento
delle prime difficoltà e dissensi, del sul)eramento di
eventuali più serie difficoltà; prudentemente sorreggano
gli impegni della fedeltà coniugale, e aiutino ad assol·
vere il compito della !t'enerosa paternità e maternità
(povere mamme quelle che sconsigliano le nascite, in
· clima di gretto egoismo!); e consiglino e richiamino
gli impegni della vita religiosa in casa e fuori.
[]] N onni
Per lo pit1 ora aumenta il bisogno di essi. Non sia
una rivincita prepotente di chi s'incarica di dare ai
nipoti tutti i vizi che ha corretto nei figli. È un feno-
meno naturale e comprensibile. Però ora essi devon o
@1 I figli che non si sposano
Quando ciò avviene perchè seguono una vocazione
di castità perfetta, non si pongono problemi. li loro
amore è fiorito nel più alto e generoso dono, fecondis-
simo di paternità e maternità spirituale. I genitori ne
condividono il merito, e la loro discendenza diventa
spirituale, ma realissima.
E quando i flgli intendono farlo, ma tardano troppo?
Bisogna che i genitori vedano le vere ragioni, la con-
dotta che nel frattempo i figli tengono, e soprattutto
l'equilibrio di personalità che conservano.
Per le figlie specialmente vale il principio: non
troppo presto, non troppo tardi. Per non rischiare sor-
prese o per non doversi accontentare di quel che tro-
vano. (Fra i zo e i 25 anni).
Per i figli, se non c'è ragione plausibile, qualcosa in
loro non funziona, quando lasciano passare i z7-30 anni
senza concludere. Anche se per loro non è mai troppo
tardi per trovare.
E le fìglie che restano zitelle contro la loro volontà?
È un gravissimo problema. Con sforzo concorde, ge-
nitori, parenti, amici, sacerdoti ecc. e naturalmente
l'interessata, bisogna trovare il modo di permetterle
di farsi un solido e soddisfacente scopo di vivere in fa-
miglia, nella professione, nel tempo libero, nell'apo-
stolato. Più gli anni passano e peggiore diventa la si-
tuazione. Comunque, non c'è altra soluzione. È se c'è
intelligenza e comprensivo aiuto, ne escono ancora
meravigliose esistenze, anche se forse non manche-
ranno i momenti in cui bisognerà fare appello all'eroi-
smo della virtù, alla forza del sacrificio per non umi·
liare nella volgarità ciò che non si è potuto impegnare
nell'amore familiare.
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