Bollettino_Salesiano_197501


Bollettino_Salesiano_197501

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BIllETTINI SALESIANI ORGANO DELLA FAMIGLIA SALESIANA
ANNO XCIX• N. 1 1 ° GENNAIO 1975
Spediz. in abbon. post. a tariffa intera - 1• quindicina

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BOLLETTINO SALESIANO
Anno XCIX _. N. 1
Gennaio 1975
Direttore responsabile
DON TERESIO BOSCO
Impaginazione
Luigi Zonta - Ufficio Tecnico SEI
Direzione e Amministrazione
Via Maria Ausiliatrice, 32
10100 Torino
C.C.P. 1-6116 intestato a:
Dir. Gen. Opere D. Bosco - Roma
Officina Grafiche SEI
SOMMARIO
Editoriale
2. 1975: Anno Santo e Missionario
Lettera del Successore di Don
Bosco a tutta la Famiglia Sale-
siana
Articoli
8. Una jeep trasformata in Centro
Sociale
12. A Vremde il calore della famiglia
14. Le Editrici salesiane fanno il
punto
16. Tra i lebbrosi per allegria
20. Exallievi: Congresso europeo
21. Michael professa in parrocchia
22. La strada fu tracciata da un sogno
Notizie
della Famiglia Salesiana
6. Due riviste dalla faccia pulita
26. Cambio di guardia in Venezuela
26. Don Ricceri al 75° dei Salesiani
in Sardegna
26. Indetto II Cap. Gen. XVI delle FMA
26. Nel circo la festa di Don Bosco
27. Festeggiato don Margiaria
27. centenario dei Martiri di Torino
27. A Trieste, dopo 75 anni
27. Pordenone: si iniziò 50 anni fa
27. Da 50 anni a S. Cataldo
27. Religiosi laici nel progetto di Don
Bosco
28. Mons. Kerketta da Dibrugarh
28. Figli di emigrati a Erbezzo
28. Darfo: 1O anni fa
28. Rio Bomboiza a volte si arrabbia
29. Un piccolo lebbroso senza nome
29. Pochi danni ai Salesiani nel ter-
remoto del Perù
29. Primo incontro sulla formazione
del Cooperatore
Rubriche
7. Educhiamo come Don Bosco:
« Premiateli con la vostra lode»
30. Grazie per intercessione di M. Au-
siliatrice e dei nostri Santi
33. Pubblicazioni Salesiane
34. Salesiani e Cooperatori defunti
35. Crociata Missionaria
In copertina
Il 31 gennaio ricorre la cara festa di Don
Boscc. Egli torna a parlare a tutti noi.
in questo numero del Bollettlno, con la
lettera del suo Successore. don Luigi
Ricceri (foto SAF).
e m,sswll(lrw
Presentiamo ai lettori
una lettera « che viene
da Don Bosco ». 11 Ret-
tor Maggiore, suo suc-
cessore, l'ha scritta a
tutti i membri della Fa-
miglia Salesiana e a
quanti con essa si sen-
tono spiritualmente
uniti.
Carissimi,
non mancano un po' ovunque, nel
mondo, preoccupazioni, prove e ten-
sioni, e mi pare che anche per questo
la nostra Famiglia sia chiamata a
iniziare con una più forte carica spi-
rituale il nuovo anno. Anno per il
quale formulo a voi fervidi voti au-
gurali, sotto i più felici auspici. Il
1975 offre infatti a tutti noi due
grandi motivi d'interesse. d'impegno
e di gioia.
L'Anno Santo
li primo di questi motivi è l'Anno
Santo. Come figli devoti della Chiesa,
sentiamo il significato profondo del-
l'invito di Paolo VI a tutti i fedeli
perché partecipino e vivano in con-
sapevole coerenza le ricchezze spi-
rituali che l'Anno Santo offre a ogni
credente e - possiamo aggiungere -
a ogni uomo di buona volontà.
Sappiamo come nel piano aposto-
lico spirituale proposto dal Santo
Padre è «il rinnovamento interiore
dell'uomo ►> lo scopo essenziale e cen-
trale delle celebrazioni dell'Anno
Santo. Paolo VI, dopo aver consta-
tato il vuoto, l'insoddisfazione, le
contraddizioni e le incertezze che agi-
tano e affliggono l'uomo moderno,
conclude con queste parole: << Egli
ba bisogno di un rinnovamento inte-
STRENNA DEL RETTOR MAGGIORE PER L'ANNO 1975
Nella luce del Centenario delle Missioni Salesiane la Fa-
miglia di Don Bosco rispondendo con senso filiale all'invito del
Papa per l'Anno Santo s'impegna a vivere con pienezza il 1975
come anno di
conversione a Dio riscoprendo i valori della vocazione cri-
stiana e salesiana,
riconciliazione con i fratelli in comunione di fede, di
amore, d'azione apostolica,
evangelizzazione ispirandosi al « progetto missionario» in-
dicato dall'Ausiliatrice a Don Bosco.

1.3 Page 3

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Centenario
delle Missioni Salesiane
riore; dunque bisogna rifare l'uomo
dal di dentro ~- La strada di questa
uautorinascita » è quella della co11-
tJersio11e, che - cl.ice il Papa - non
importa solo un aspetto negativo di
allontanamento e di distacco dal pec-
cato, ma soprattutto un aspetto po-
sitivo di orientamento e di avvicina-
mento a Dio e, nel nome di Dio, al
prossimo•>.
Tale «avvicinamento al prossimo ~,
sulla base del principio cristiano
eogni uomo è mio fratello •• viene
tradotto nel termine d.i riconcilia-
zione •• che vuol essere il frutto ob-
bligato del rinnovamento interiore e
della conversione personale.
È ancora Paolo VI eh.e spiega i
contenuti profondi di questa ricon-
ciliazione: ~ Abbiamo anzitutto bi-
sogno di ristabilire rapporti autentici,
vitali e felici con Dio, bisogno d'es-
sere riconciliati nell'unità e nell'amore
di Lui, affinché da questa prima co-
stituzionale armonia tutto il mondo
della nostra esperienza esprima una
esigenza e acquisti una virtù di ri-
conciliazione, nella carità e nella giu-
stizia, con gli uomini, ai quali su-
C'è un secondo motivo del tutto
speciale, per chi sente l'apparte-
nenza alla Famiglia Salesiana, per
dare un particolare accento di gioia,
di riconoscenza al Signore, e di im-
pegno, al 1975: per noi non è solo
Anno Santo, ma è insieme anno
straordinariamente missionario. Nel
prossimo novembre infatti, esatta-
mente il giorno II, cade il cente-
nario della prima partenza dei mis-
sionari salesiani per l'America del
Sud. t una ricorrenza che non può
1 lasciarci indifferenti, e tanto meno
possiamo lasciare che passi inosser-
vata. A ragione lo storico della Con-
gregazione - don Ceria - parlando
ai quella partenza commenta: «Co-
minciava veramente... per la Società
SaJesiana, una nuova storia ». In-
fatti da quel giorno, in cui pren-
deva corpo la fiamma missionaria che
ardeva da sempre nel cuore di Don
Bosco, è stato un susseguirsi si può
dire ininterrotto di partenze di Sa-
lesiani, quindi di Figlie di Maria
Ausiliatrice, prima per i vari paesi
dcli'America e poi man mano del-
1'Asia, dell'Africa, dell'Australia.
Ho nominato le Figlie di Ma.ria
Ausiliatrice, che anche nelle mis-
sioni danno ai Salesiani il loro pre-
zioso e insostituibile apporto di col-
laborazione e integrazione. Sono lieto
di comunicare che esse, anticipando
un po' la scadenza dei cento anni
dalla partenza del loro primo gruppo,
bito riconosciamo il titolo innova- si uniranno a noi nelle celebrazioni
tore di fratelli. La riconciliazione si centenarie.
svolge, poi, su altri pian.i vastissimi Al momento attuale i Salesiani
e realissimi: la stessa comunità ec- presenti in Africa, America Latina
clesiale, la società, la politica, l'ecu- e Asia, sono 7500 e quasi 7000 sono
menismo, la pace... •·
le Figlie di Maria Ausiliatrice (il
Dalla celebrazione dell'Anno Santo gruppetto della prima spedizione
- possiamo dunque concludere - contava dieci Salesiani, quello delle
il Papa spera che vengano il «rinno- Figlie di Maria Ausiliatrice sei...).
vamento e la riconciliazione come Oggi, grazie a Dio, in quasi tutti i
fatti interiori, non solo, ma pure paesi di missione dove operano i
come attuazioni concrete di unità Salesiani e le Figlie di Maria Ausi-
di fraternità, di pace, che si espan- liatrice sono sbocciate e fioriscono
dano in tutta la Chiesa e verso tutta vocazioni autoctone, che collaborano
la società umana, sulle vie della ca- felicemente e vanno sostituendo i
rità, il cui frutto è la giustizia, la l\\Iissionari provenienti dall'Europa:
bontà, il perdono reciproco, il dono sono, fra l'altro, ilfrutto delle direttive
di sé e dei propri beni per i fra- di Don Bosco ai primi missionari per
telli i>.
la cura delle vocazioni locali.
Questa, carissimi, la proposta rin- Ma per arrivare a questa meta,
novatrice del Santo Padre che noi quanti sacrifici, quanti eroismi, di
- filialmente devoti, come Don ~uanti autentici martiri è seminato
Bosco, alla Chiesa e al Papa, - in- l arco di questi cento anni: alcuni
tendiamo raccogliere, traducendola sono noti e già avviati agli onori degli
nei tanti atteggiamenti concreti che altari; moltissimi umili e ignoti, ma
la nostra personale condizione com- non per questo meno efficaci co-
porta. Sarà questo il modo efficace struttori del regno di Dio con lo
per celebrare salesianamente con frut- stile e con lo spirito di Don Bosco.
to l'Anno Santo.
E il nostro Bollettino da cent'anni 3

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continua a presentare le cronache
che segnano il cammino spesso duro
dei Figli e delle Figlie di Don Bosco
per portare negli angoli sperduti della
terra il messaggio evangelico.
Celebrare degnamente
Noi dunque ci prestiamo a cele-
brare degnamente questo anniver-
sario, che .si integra felicemente con
l'Anno Santo a cui Paolo VI a ra-
gione ha assegnato, con la meta della
conversione e della riconciliazione,
anche quella dell'evangelizzazione. E
infatti <i il cristiano che si converte
e si riconcilia con gli altri nello
spirito dell'Anno Santo, diventa per-
ciò stesso testimone della propria
fede e annunciatore del Vangelo i>.
Ma c'è di più. Paolo VI nella
lettera per la Giornata Missionaria,
che interessa il 1975, cosi parla:
«Noi speriamo e con.fidiamo che du-
rante l'Anno Santo tutti i fedeli e
le comunità prendano coscienza di
questo impegno missionario che, de-
rivando dalla stessa natura missio-
naria della Chiesa cattolica, è anche
proprio di tutte le Chiese e comu-
nità locali, e di tutti e ciascun cri-
stiano>>.
Accogliamo come rivoltoci perso-
nalmente l'invito del Santo Padre,
in quest'anno per noi doppiamente
giubilare. Certamente nell'arco del
centenario avremo celebrazioni di
varia indole, e il Bollettino Sale-
siano ne darà informazione perché
possiate parteciparvi nei modi più
opportuni.
1n occasione del cinquantenario
delle nostre Missioni (1925), sotto
l'impulso del servo di Dio don Ri-
naldi la nostra Famiglia fu tutta
mobilitata e dinamizzata per l'ideale
missionario; ci fu una fioritura stu-
penda di iniziative che lasciarono
un'orma feconda nel tempo. Ci tro-
veremo tutti d'accordo nel voler rea-
lizzare e incrementare concretamente
l'ideale missionario collaborando alle
iniziative che in quest'anno promuo-
veremo per rispondere alle urgenze
missionarie di oggi e di domani.
Il nostro Padre Don Bosco nei
momenti in cui organizzava la prima
e poi le seguenti spedizioni missio-
narie (dodici in tutto: dal '75 aU'87
inviò 1 52 missionari) si trovò spesso
- come egli scrisse - t con l'acqua
alla gola•>, fra l'altro per le enormi
spese che le spedizioni importavano.
Chi lo tirava fuori dai guai, scriveva
ancora Don Bosco, erano tanti buoni
e generosi Cooperatori, benefattori,
amici.
Carissimi, le iniziative che con-
4 tiamo di prendere per commemorare
degnamente e durevolmente il nostro
centenario missionario, non ne du-
bito, troveranno in voi le anime ge-
nerose che, compartecipando come ai
tempi di Don Bosco nelle forme più
diverse, consentiranno alla Congre-
gazione di realizzare il bene di mi-
gliaia e migliaia di anime per tanti
aspetti bisognose del nostro aiuto.
E io, a nome loro e di tutti, fin
d'ora vi ringrazio.
La Strenna per il 1975
Vi presento ora la tradizionale
«Strenna» per il 1975. Com'è natu-
rale, essa si ispira al duplice evento,
che siamo invitati non tanto a cele-
brare ma a vivere intensamente:
come figli della Chiesa, e membri
della Famiglia Salesiana.
STRENNA
DEL RETTOR MAGGIORE
PER L'ANNO r975
Nella luce del Centenario delle
Missioni Salesiane la Famiglia di
Don Bosco rispondendo con senso
filiale all'invito del Papa per l'Anno
Santo s'impegna a vivere con pie-
nezza il I975 come anno di
CONVERSIONE A DIO riscoprendo i
valori della vocazione cristiana e
salesi01ta,
RICONCILIAZIONE CON I FRATELLI
in comunione di fede, d'amore, di
azione apostolica,
EVANGELIZZAZIONE ispirandosi al
«progetto missionario )> indicato dal-
l'Ausiliatrice a Don Bosco.
La nostra attività
durante il 1974
Vorrei ora dirvi qualcosa della
nostra attività durante l'anno 1974.
Attraverso il Bollettino Salesiano
;,vrete già ricevuto non poche infor-
mazioni al riguardo, ma desidero
tracciarvi ora, sia pure brevemente,
una panoramica di quanto di nuovo
si è realizzato, tanto a livello di
opere che a livello di iniziative.
Per quanto concerne le opere, la
Congregazione dal Capitolo Gene-
rale Speciale in poi si è impegnata
in un'operazione di particolare im-
portanza per meglio adempiere la
sua missione secondo le esigenze ma-
turate nel nostro tempo. Quest'ope-
razione, complessa, difficile e deli-
cata, va sotto il nome di II ridimen-
sionamento delle opere ~, e importa
fra l'altro uno «stop 1> a1 ritmo di
espansione delle nuove opere che
eta molto intenso in passato, e la
trasformazione (a volte la cessazione)
di opere non più rispondenti ai bi-
sogni dell'ambiente in cui un tempo
erano nate.
Stiamo invece avviando, sempre
nella linea indicata dal CGS, molte
nuove iniziative, al doppio scopo di
venire incontro alle nuove esigenze
sorte nei campi specifici della nostra
missione (catechesi, pastorale gio-
vanile); e di dare agli operatori una
formazione non solo intellettuale ma
sodamente spirituale. Si vuole cosi
preparare e qualificare meglio i Sa-
lesiani (e quando è possibile anche
i loro collaboratori) per una più ade-
guata azione apostolica di stampo
schiettamente salesiano.
Riporterò qui qualche esempio,
spigolando dai vari continenti.
a) Le iniziative promosse nel r974
Alcune iniziative, dicevo, mirano
alla formazione sia intellettuale che
spirituale degli operatori nei vari set-
tori della missione salesiana.
Possiamo elencare in primo luogo i
nuovi «centri di spiritualità >>.
A CoRDOBA (Argentina), è stato
realizzato un'<< Istituto Salesia,w di
Pastorale >l aperto a 'sacerdoti e laici,
salesiani e non salesiani.
A CALACOTO (La Paz, Bolivia) è
entrato in funzione i.11 «Centro di
Spiritualità Giovanile>> con Casa di
esercizi spirituali.
A CHOSICA (Peru) è stata aperta
una nuova Casa per esercizi.
A Quno (Ecuador) è sorto 1tn
(< Centro di spirit1,alità salesiana i> de-
stinato all'animazione salesiana dei
confratelli della zona Pacifico-Caribe :
promuove corsi di formazione penna-
nente, settimane di studio e gruppi di
riflessione salesiana.
Numerosi sono pure i nuovi << centri
catechistici».
Ad ASUNCION (Paraguay) è en-
trato in funzione l'!CA (Istituto Ca-
techistico Arcidiocesano), con sede pres-
so la casa salesiana: la Congrega-
zione ha messo a disposiziorie le at-
trezzature, i sussi.di didattici, e buona
parte del personale. L'Istituto svolge
la sua attività per la preparazione di
sacerdoti, religiosi, e laici con istru-
z1'.one di grado superiore.
A BARI (Italia) è stato costituito
il << Centro Catechistico Meridi.onale »
a servizio dei confratelli e della Chiesa
nel sud d'Italia.
A GUATEMALA è sorto un i< Centro
Catechistico» a livello universitario
presso ìl nostro Istituto Internazio-
nale di Teologia. Promuove l'aggior-

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11amenfo, la ricerca e la produzion11
di sussidi in campo catechistico.
Accanto a qunti centri dì cultura
sorgo,io altre utilissime iriiziativJ di
ordiNe pratico, come il *Centro audio-
visivi II aperto a CARACAS ( Venezuela),
co11 studio televisivo per la produzio11e
di programmi e video-cassette a ser-
vi::io della scuola e della pastorale.
Tralascio poi i tanti corsi, che si
tengono sugli argomenti più dispa-
rati, e per le cate~orie cli operatori
più diverse, un po dappertutto. La
documentazione su queste uti)jssimc
iniziative, che mi giunge dai vari
Paesi dove i Salesiani lavorano, e
che sono costretto per brevità a
omettere, è in quantità impressio-
nante. E confortante!
b) Le nuove opere aperte 11el z97-1
Sono volutamente poche, dicevo, e
hanno una caratteristica netta: il dc-
ciso orientamento verso la gioventù
povera e la promozione sociale. Ec-
cone qualcuna.
Ad ARECIBO (Portorico), i11 zona
veramente povera, è stato aperto u11
Centro giovanile affiancato alla par-
rocc/1ia.
A BBLEM oo PARA (Brasile) si è
procurata una sede stabile alla Re-
pubblica del piccolo veriditore •·
A BoGOTA (Colombia) è stata i,iau-
gurata la «Città dei ragazzi •• opera
imponente con 32 nuclei di abita2r1:one,
destinata ai ragazzi emarginati, che
i Salesiani raccolgono per le strade.
A CALCA (Cuzco, Peni) una Par-
rocc/1ia missionaria per gli ùidigeni
della Valle Sacra <kgli Inca.
A EL GUARDA (Guatemala)"" com-
plesso di Opere sociali annesse alla
parrocchia salesiana.
A LA EsMERALDA (Alto Orir,cco,
Venezuela) è stato aperto un intemato
per i bambini i11di Guaica e Maqui-
ritare.
A PORT-Ao-PRrNCE (Haiti), in zo,ia
di periferia, sono i11 costruzior,e due
1111ovi laboratori nell'Opera salesiana
che accoglie già cinquemila ragazzi
poveri.
A RA.Net (Calcutta, India) ,ma
11ucva Scuola tecnica.
A TONALA (Messico) un Centro
di promozione sociale• per giovani
campesi11os.
c) Le Figlie di Maria Ausiliatn'ce
11el I974
Nell'anno trascorso anche le Figlie
di i\\Iaria Ausiliatrice hanno prose-
guito nel ridimensionamento delle
opere e nell'impegno per una mag-
gior preparazione del personale. Cosl
figur ano poche - rispetto ad altri
tempi - le opere nuove, ma tutte
rispondenti alle pressanti necessità
delle situazioni, perciò cli carattere
popolare e improntate alla pastorale
catechistica. Complessivamente risul-
tano sei case in Europa, una in Afr ica,
cinque in Asia e dieci in America.
Alcune opere svolgono attività ti-
piche; eccole:
A OSTIA NuovA (Roma), in zona
di tumultuosa immigrazione, per i11-
vito del Vicariato si è iniziata una
Opero per l'assistenza spùituale e la
formaz-i.o11e professionale delle giOfJa11i.
A MATACALUNAS (Ayutla, Mes-
sico) un Intentato pe1' indigene Mi.\\·e.
Per le Famiglia SalHlana Il 1976 non t s o lo
l'Anno S11nto, ma ln•l•m• anno str-rdlna•
riamante missionario.
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A CANLUBANG (Filippine), Novi-
ziato con scuola materna, laboratorio
e catechismi.
A SALVADOR (Bahia, Brasile) una
Opera popolare, con pastorale cate-
chisticà e Scuola per catechiste par-
roccliiali.
Altre Case sono destinate precipua-
mente ali'attività pastorale catechi-
stica : per esempio Ì1l Polonia a
CzESTOCHOWA, WARSZAWA e LUBIN
LEGNICHI; a MINAS NovAS e N1TER01
in Brasile; a J oHNSTON (Stati Uniti).
Altre opere consistono anzitutto in
Scuole, sempre impegnate anche nella
catechesi. Esse sono :
A.INo (Nagasaki, Giappone), Asilo,
oratorio;
CARONA (Goa, India), Scuola con
laboratorio e dispe11sario;
FuERTEVENTURA (Ca11arie), Scuola
elementare, alfabetizzazione adulti;
GRANADA (Spagna), Asilo e Scuole
serali;
KwAI CHUNG (Hong Kong), Scuola
media anglo-cinese;
PATERSON (Stati Uniti), Scuola
parrocchiale;
P uEBLA (Messico), Scuola magi-
strale;
TAHN D A (Saigon, Vietnam), Scuola
elementare con asilo;
VAN NuYs (California, Stati Uniti),
Scuola parrocchiale;
VILA GmLHERME (Sào Paulo, Bra-
sile), Scuola materna, oratorio;
WESTPORT (Stati Uniti), Scuola
parrocchiale elementare e ginnasiale.
Gli impegni
che ci attendono nel 1975
Carissimi, quapto è stato compiuto
finora, tutto un passato antico e
recente di sacrifici, dedizione, rea-
lizzazioni, ci spinge a impegnarci
non meno nel prossimo futuro, sul-
l'esempio del nostro instancabile pa-
dre Don Bosco. Mi sono già diffuso
su due episodi-chiave che caratte-
rizzeranno il 1975 per la Famiglia
Salesiana, voglio dire l'Anno Santo
e il Centenario delle nostre Missioni.
Ma altri significativi traguardi ci at-
tendono.
In agosto-settembre si terrà a
Roma il Convegno Mondiale Salesiani
Coadiutori: sarà come il culmine di
un lungo e intenso lavoro di studio
e rinnovamento, che vede al centro
la figura del Salesiano Coadiutore,
il religioso laico voluto da Don
6 Bosco accanto ai .suoi Sacerdoti. Ci
aspettiamo molto da questo Con-
vegno, in fatto di chiarificazione e
di rilancio apostolico, perché Sacer-
doti e Coadiutori insieme possano
assolvere più compiutamente il pro-
getto apostolico salesiano per la gio-
ventù.
Altre due iniziative complementari
fra loro sono i Capitoli Ispettoriali
(che si terranno in tutte le Ispet-
torie salesiane del mondo), e i se-
guenti Incontri Continentali che gli
Ispettori avranno con il Rettor Mag-
giore e altri Superiori. Si tratta di
verificare come le svolte, decise nel
Capitolo Generale Speciale del 1971
sotto la spinta del rinnovamento post-
conciliare, si stanno attuando nella
vita dei singoli, delle comunità1 e
dell'intera Congregazione.
Un importante avvenimento im-
pegna a partire dall'aptile 1975 anche
le Figlie di Maria Ausiliatrice: il
loro 16° Capitolo Generale. Suo
primo obiettivo sarà la verifica delle
Costituzioni rinnovate che l'Istituto
si è dato sei anni fa (tutte le Suore
sono state invitate a esprimere il
loro parere e a formulare i loro emen-
damenti); altro tema da trattare a
fondo sarà la formazione della Figlia
di Maria Ausiliatrice.
Come vedete, queste iniziative co-
stituiscono momenti di verifica assai
impegnativi, che richiedono dai Sa-
lesiani e dalle FMA un grande amore
alla verità, capacità di rimettersi in
discussione, e disponibilità all'ade-
guamento nei due sensi: verso la
genuina tradizione che fluisce da
Don Bosco, e verso le sempre nuove
esigenze della gioventù in una so-
cietà in rapido cambiamento. Perché
tutto questo possa realizzarsi, do-
mando a tutti in primo luogo il
sostegno soprannaturale della pre-
ghiera. E concludo, carissimi, rinno-
vandovi l'augurio vivo e affettuoso
che quanto ho proposto nella << Stren-
na» diventi per ciascuno di voi con-
solante realtà; cioè una più pro-
fonda conversione a Dio, una piena
e cordiale riconciliazione con tutti
i fratelli, e un fruttuoso impegno
di evangelizzazione nel campo diffi-
cile appassinante della gioventù che
Dio ci ha assegnato da dissodare.
~r- ~ tLA-.
RETTO~ MAGGIORE
DUE RIVISTE CON LA cc FACCIA PULITA»
Al recente Convegno sulle «Responsabilità dei Cristiani di fronte ai mali
di Roma», c'è stato un singolare intervento contro la pornografia. Una ra-
gazza quattordicenne ha preso decisamente il microfono e ha indicato nei
«mercanti di cose sporche » i responsabili del triste fenomeno che vuole a
tutti i costi infangare la freschezza delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi.
La pornografia non dilaga soltanto nei cinema e sul cartelloni pubblici-
tari, ma anche nelle riviste e nei fumetti che circolano tra le mani dei nostri
giovanissimi.
«Toglierli dalle loro mani». «Convincerli che sono merce velenosa».
Chi vive tra I giovani sa quant'è difficile fare questo quando non si ha nulla
«da dare in cambio», quando non esistono riviste e fumetti validi, puliti ed
attraenti: riviste che divertano, istruiscano e (< facciano conoscere la faccia
pulita del mondo».
Solo per questo motivo vogliamo segnalare ai lettori del Bollettino due
riviste agili, fresche, che condensano gli sforzi delle Figlie di M. Ausiliatrice
e dei Salesiani nel delicato e importantissimo campo della « lettura libera».
PRIMAVERA vive già il suo 25° anno di vita. Offre alle ragazze e alle
adolescenti un panorama del mondo sereno, spigliato, ed anche coraggioso.
È quindicinale, e nonostante gli aumenti tumultuosi della stampa conserva
per il 1975 gli stessi prezzi di abbonamento: Annuale L. 3500; Semestrale
L. 1750. - CCP 3/10531 - Via Timavo, 14 - 20124 Milano.
MONDO ERRE R come Ragazzi, è un'assoluta novità.
Il primo numero, in linea con una scelta per una pedagogia dei modelli
viventi, presenta le figure di De Gasperi e di Camara. Inizia il discorso sul
terzo mondo, un discorso che vuol farsi autenticamente «missionario», con
la storia delle colonie portoghesi. Le pagine sportive hanno soprattutto l'in-
tento di far rientrare nella dimensione umana il gran circo divistico dello sport
nazionale.
MONDO ERRE è utile per i ragazzi singoli, per i gruppi d'impe-
gno, per la scuola di religione e di cultura.
È un mensile per ragazzi, 48 pagine, 4 colori. Redazione: piazza M. Au-
siliatrice 9, 10152 Torino. Amministrazione: LDC 10096 To-Leumann,
CCP 2/8756. Abbonamento annuo per l'Italia: L. 3000.

1.7 Page 7

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v« uoi che ti suggerisca un premio
molto gradito ai tuoi alunni? - disse
Don Bosco a un giovane educatore che
stava facendo le prime esperienze nella
scuola. - Fa' cosi. Di tanto in tanto
di' a qualche bravo ragazzo: "Sono con-
tento di te e lo dirò ai tuoi genitori".
Vedrai quale effetto produrranno queste
parole di lode nei cuori giovani/hl.
La lode è uno stimolante energico de/-
razione. Anche Don Bosco se ne ser-
viva per animare al bene i suoi giovani,
ma sapeva dosarla in modo da ispirare
fiducia nelle proprie forze senza stuzzi-
care la vanitli, e tenendo conto che a
tempo debito non si deve risparmhue al
ragazzo la correzione.
Nel lodare come nel correggere Don
Bosco era sempre padre buono, che
parla al cuore del ragazzo. «Ogni educa-
tore - diceva - mostri sempre un
volto sereno e lieto; nel correggere o
nell'avvisare usi sempre parole che in-
coraggino, non usi mal parole che de-
primano o avviliscano. lodi, lodi chi
se lo merita».
Qualche piccolo consiglio.
I ragazzi sono felici di essere
complimentati e lodati, per il loro la-
voro ben riuscito, per la loro obbedienza,
per i servizi prestati, per la loro genero-
sità. I genitori e gli educatori devono
mostrarsi particolarmente abili nell'of-
frire la lode ai ragazzi.
La lode è un segno di alta distin-
zione spirituale; è l'indice dì un'anima
fine. Bisogna essere personalmente buoni
per discernere il buono degli altri. per
compiacersene e godere di farlo cono-
scere, per rallegrarsi del successo altrui.
conlavostra ode
Quando la lode zampilla da un cuore
sincero, è uno dei più bei regali. La
lode dilata l'anima di chi la riceve, gli
mette una nuova fiamma nel cuore, gli
crea un clima di slancio e di gioia.
La lode ha il pregio di far « fio-
rire>► i ragazzi, come il giardiniere
fa con le piante. La lode gli fa sentire
l'interesse che si ha per loro.
I ragazzi desiderano moltissimo
essere lodati; vogliono cioè che si
riconosca i I loro sforzo e iI loro successo.
Non è vero che il lodare gli altri sia
un'adulazione. È adulazione quando la
lode non è sincera. Ma Il complimento
•e la lode che sgorgano dall'anima sono
segni di bontà squisita. Una volta un
celebre Maresciallo di Francia si sentl
dire da un maleducato che la cortesia
e la lode non erano altro che aria. Al
che il Maresciallo rispose: «Anche in
un pneumatico non c'è che arìa; eppure
attutisce benissimo le scosse sulla strada
della vita»
Ci sono delle lodi che fioriscono
dal cuore. « A una festicèiola - rac-
contò una signora - Elena, la mia
figlia maggiore, aveva notato che la
padrona di casa era rimasta sola, in
disparte. Elena era andata da lei e le
aveva detto: "Signora, lei è stata mera-
vigliosa nel preparare questa festa.
Grazie di avermi invitata". In seguito,
quella mamma mi disse che mai la frase
di una fanciulla le aveva fatto tanto
piacere».
Una lode che piace sempre è quella
che riporta i giudizi lusinghieri espressi
dagli altri. È un complimento amplificato,
molto più efficace che se fosse diretto.
«Sai? - confidò una mamma al suo
ragazzo. - La mamma del tuo amico
di scuola mi ha detto che tu sei un
ragazzo ben educato. Prima di partire
da casa sua, sei salito dal cortile in
cucina a salutarla e questo l'ha ralle-
grata per tutta la giornata».
La lode è una voce calda e amica
che viene incontro al ragazzo nell'oscu-
rità; è una mano che gli vìen tesa attra-
verso il vuoto che lo circonda.
Don Bosco dava i seguenti suggeri-
menti: « Badate a non parlare con di-
sprezzo di un ragazzo per qualche suo
difetto, specialmente in sua presenza o
di fronte ai compagni. Se dovete fargli
una correzione, fategliela da solo a solo,
in segreto e con la massima dolcezza.
Lodate chi si corregge e incoraggiate gli
indolenti».
Uno psicologo scriveva: « Quando vedo
il vivo piacere che può dare la lode,
mi rendo conto che tale piacere è
molto maggiore dello sforzo che mi è
costato». DON CARLO DE AMBROGIO 7

1.8 Page 8

▲back to top
In un rione di periferia di Bélem,
chiamato Sacramenta, un salesiano
cominciò, come Don Bosco, con un
prato, un pallone e un sorriso.
Riuscì in pochi anni. a tirare su una
Scuola Professionale dotata di at-
trezzati Laboratori per 800 e più
ragazzi: uno dei miracoli della Prov-
videnza salesiana.
Quel salesiano si chiamava (e si
chiama) don Lorenzo Bertolusso. In-
cominciò a raggruppare i suoi ra-
gazzi in un terreno di fortuna e a
galvanizzarli intorno a un foot-ball,
dominatore incontrastato di un'in-
colta prateria.
Le bambine e ragazzine dell'abi-
tato, inquiline perpetue della strada,
non trovarono di meglio che mesco-
larsi nelle file dei giocatori, distri-
buire anch'esse calci, parolacce e
spintoni, disturbare sistematicamente
giochi, riunioni, iniziative. Inutile
cacciarle: tornavano imperterrite e
incorre&gibili. Don Lorenzo, stanco
e un po stizzito, si rivolse alle Suore:
«Venite e prendetevene cura voi! ~-
Le Suore avevano un bel Collegio
dall'altro lato della città. Erano po-
che, con tante educande, una Scuola
Media e Superiore frequentatissima.
Ma una Figua di Maria Ausiliatrice
non rifiuta mai l'Oratorio, e due re-
ugiose della comunità, scelte per la
fatica domenicale, cominciarono a re-
carsi a Sacramenta dal mattino alla
sera delle giornate festive.
Le accompagnava una terza suora
che doveva poi diventare l'anima del
Centro Auxiliu111. Era l'anno 1964.
Sr. Rocivalda, Sr. Ermencina e
Sr. Dilza arrivarono a Sacramenta con
mani e borse vuote, ricche solo di
buona volontà e di capacità di amare.
Bastò la loro presenza lieta ad atti-
rare quel piccolo mondo errante per
il rione. Di domenica in domenica
le Oratoriane salirono a 200, 300,
400, 600. Le mamme accompagna-
vano le figlie e ascoltavano anch'esse
quelle Suore vestite di bianco che
nemmeno i cicloni torrenziali o il
Uflll
8

1.9 Page 9

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calore equatoriale, riuscivano a tener
lontane. Non avevano una tettoia,
un rifugio, un luogo di ristoro. Non
possedevano un giocattolo, un pas-
satempo, un mezzo di attrazione. Fa-
cevano catechlsmo all'aria libera, in-
segnavano un po' di igiene e di
morale '! intonavano canti. Erano
questi la calamita più potente. Ba-
stava abbozzarne un motivo: lo ri-
petevano alla perfezione.
Bisognava però attrezzare un ri-
paro per le giornate piovose; orga-
nizzare, anche solo in modo rudi-
mentale, quelle 600 scatenate mo-
nelle domenicali.
Gli ultimi due biglietti
per le suore
Ma come? Di denaro, neanche
l'ombra. Di benefattori, neppure il
seme in quella collettiva indigenza.
Le Suore, però avevano fede.
Don Lorenzo stava allestendo -
per la costruzione della sua Scuola -
una grande lotteria: in palio, una
jeep. Le Suore furono pregate di
vendere 300 biglietti con qualche
beneficio sul totale degli incassi. Alla
vigilia del sorteggio, due soli bi-
glietti erano rimasti invenduti.
Sr. Rocivalda, improvvisamente
ispirata, con tono di scherzo pro-
pose al Padre: << Se uscirà uno di
questi due biglietti, darà a noi la
jeep da vendere a pro dell'Oratorio? ».
Lui, indaffaratissimo, abbozzò un
sorriso incredulo: << Ma sii Se
uscirà... ►>.
Usci proprio il numero del bi-
gl-ietto invenduto (su migliaia di com-
prati I). La jeep fu cambiata con un
terreno su cui Suore e bambine po-
tevano sentirsi << di casa •>. Nacque
così il Centro Sociale Attxilium.
Sul terreno del Centro, i ragazzi
dell'incipiente Scuola Industriale co-
struirono una tettoia di legno. Il
materiale era stato acquistato con una
sovvenzione ricevuta inaspettatamente
BELÉM, PORTA D'ENTRATA DELL'AMAZZONIA
Nostra Signora di Belém (Betlemme), capoluogo dello stato
brasiliano del Para, più. comunemente conosciuta con l'abbreviazione
di «Belém ►>, è una citta di mezzo milione di abitanti con un porto
fiorentissimo nell'economia nazionale. Adagiata sulla ridente baia di
Guajard che fronteggia l'Atlantico, è segnalata dai geografi come
la << porta d'entrata •> dell'Amazzonia, il favoloso << inferno verde >>
ricco di fascino e di mistero.
È 1;ecchia di un glorioso passato, e al tempo stesso giovane di
un promettente avveni.re. Trecentocinquanta anni di vita e un boom
economico all'epoca dell.o sfmttamento della gomma - allora mono-
polio del Brasile - le hanno impresso il carattere di una metropoli
in espansione. Testata della nuovissima autostrada Belém-Brasilia,
nastro d'asfalto nella foresta amazzonica e rotta obbligata d'un
movimentato traffico aereo internazionale, Belém è destinata ad
emergere come centro industriale e commerciale di pri11U) piano. Ma
- come in tutte le grandi capitali del Sud-America - anche in
Belém ricchezza e miseria, progresso e preistoria, civilta e ahbandono
si compenetrano e si confondono tristemente.
Grattacieli audaci', vetrine sfavillanti, fuoriserie velocissime nel
centro della città; catapecchie di legno, di paglia, di fango, di mat-
toni scalcinati alla periferia.formano il desolante mosaico del<< troppo »
e del << troppo poco •>, del lusso raffinato e dei tetri bassifondi.
<< Sacramenta >> è un quartiere periferico poverissimo, all'estremo
limite est della città.
dal Segretariato delle Finanze dello funzionavano un embrionale << Club 1)
Stato del Parà. In una burrascosa delle mamme diretto da un'Assi-
discussione alla Camera, un Depu- stente Sociale coadiuvata da un me-
tato dell'opposizione, ex-allievo sa- dico, padre di due allieve del Col-
lesiano, convinto della necessità di legio. Le Suore intanto, oltre la
risanare moralmente quel sobborgo
malfamato, aveva preso in mano la
causa del Centro Sociale Auxili1tm e
aveva fatto votare quell'elargizione.
parte orientativa e religiosa delle ma-
dri, gettavano le basi di. un Corso di
Catechesi per giovanette in vista della
preparazione di future Catechiste.
Assalto all'automobile
Il novembre 1964, la prima
sede (terreno e tettoia) era pronta
e l'allegria delle bambine irrefrena-
bile.
Al sabato, nel padiglione di legno,
Alla domenica, entrava in fun-
zione il «Club » delle _figlie. A gruppi
folti attendevano la vecchia automo-
bile del benefattore-autista che tra-
sportava le Suore. La assaltavano
letteralmente e quasi impedivano alle
tre Assistenti di uscire dalla mac-
china. La festa dell'incontro durava
tutto il giorno intero. Le mamme,
ta1n
9

1.10 Page 10

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riconoscenti, a mezzogiorno arri-
vavano con le loro povere offerte
alimentari, oppure si mettevano a
cucinare in mezzo al cortile, su un
rustico fuoco, specialità e glùotto-
nerie regionali che poi distribuivano
o vendevano per aumentare l'allegria
generale.
Sotto quella tettoia si improvvisa-
vano rappresentazioni teatrali, saggi
di canto e danza, festicciole tipiche
del luogo. Quando pioveva, ci si
pigiava a centinaia, col rischio di
soffocare. Ma nessuna si muoveva.
E, per occupare bene il tempo, si
cantava.
D opo la S. Messa all'aperto, verso
sera, le Suore tornavano al Collegio.
La festa finiva tra un sospiro gene-
rale di rimpianto e mille «Voltem
logo, lrmas ! Até dcmingo ! >>. («Tor-
nino presto, Suore I Arrivederci a
domenica! 1>).
All'inizio dell'anno scolastico 1965
(mese di marzo), un fatto nuovo
sembrò affrettare l'evoluzione del-
l'opera.
Il Segretario dell'Educazione as-
segnò un quantitativo di Maestre
Elementari stipendiate dallo Stato
(per l'avviamento della Scuola dei
Salesiani) maggiore del fabbisogno.
Cinque maestre risultarono senza
classe. Don Lorenzo decise di im-
piegarle per le bambine delle Suore.
L'analfabetismo era una delle dolo-
rose piaghe di Sacramenta che biso-
gnava curare al più presto.
Per aprire una Scuola occorrono,
sì, alunne e maestre, ma anche ma-
teriale scolastico: banclù, cattedra,
lavagna, libri, quaderni. Dove tro-
varlo ? «Niente paura, bambine I Ci
faremo imprestare le vecchie panche
del cortile di Padre Lorenzo e voi
scriverete sulle ginocchia. Per chi
ha voglia di imparare basterà•>.
Come formiche
trascinavano banchi massicci
Era così grande il desiderio di
«andare a scuola >> ( era la prima
volta!) che le bambine non prote-
starono e prepararono baldanzosa-
mente le loro classi. Avevano ap-
pena finito di scopare, pulire e ordi-
nare le povere e traballanti panche,
quando videro i ragazzi di Padre
Lorenzo, in fila come formiche, tra-
scinare un discreto numero di vecclù
e massicci banchi di scuola. Da dove
provenivano? Le Suore sapevano
bene che Padre Lorenzo non poteva
cedere niente della sua scarsa attrez-
zatura. Chi li aveva mandati? Un
amico del sacerdote, Direttore di
una Scuola privata, aveva chiuso i
1O locali proprio quello stesso giorno e,
caricati I banchi su tre camion, li
aveva spediti dai Salesiani perché
fossero sistemati da qualche parte.
Le Suore li sistemarono immedia-
tamente e benedissero ancora una
volta la Provvidenza.
Non erano certo aule-modello per
una didattica funzionale, ma fu una
Scuola viva, nuova, una Scuola
<1 pioniera~.
Nel 1966 le classi salirono a sette.
Il padiglione di legno era ormai
insufficiente. Bisognava pensare a co-
struire un edificio in muratura.
Passi innumerevoli presso persone
facoltose; reiterate petizioni alle au-
torità; interessamenti in seno alle As-
sociazioni benefiche della regione : a
distanza di 100 anni, le tre Suore
r ipetono la stessa << odissea >> di Don
Bosco alla ricerca di fondi per il
suo primo Oratorio di Torino.
Giunsero gli autocarri carichi di
pietre, di sabbia, di assi, di ferro,
di cemento, di mattoni. Cominciò
la processione gratuita delle ausiliarie
e volontarie per il trasporto e la
preparazione del materiale. Il ter-
reno dell'Oratorio si trasformò in
cantiere edilizio.
Le Suore venivano e tornavano,
ormai, tutti i giorni, per sorvegliare
la costruzione, e la festa dell'in-
contro domenicale divenne una festa
quotidiana. Ma il materiale incusto-
dito nel periodo notturno faceva
troppo gola ai disonesti.
Ospiti notturni, i topi
Messe sull'avviso, Sr. Rocivalda e
Sr. D ilza ottennero di passare la
notte in una squallida casetta con-
finante con l'area dell'Oratorio. Due
amache, due lampade elettriche, un
fornellino a gas, due catini, due
sedie e un tavolo. Nient'altro. Ospiti
notturni, i topi.
Al mattino presto, dopo la santa
Qui sopra : une zone delle « palude ebitata n
di Belem. Nella pag. accanto: tre visi lieti
del Centro Sociale.
Messa nella Cappella dei Salesiani,
la fila delle alunne era già in attesa.
Si iniziarono le lezioni di cucito,
taglio e ricamo: due Suore per cen-
tinaia di bambine che non avevano
mai tenuto l'ago in mano. Le più
abili e attive, appena sgrossate, pas-
sarono al ruolo di maestre. Si for-
marono cosi otto gruppi di ricama-
trici in erba, tanto attente e diii.-
genti da far stupire per i loro ra-
pidi e notevoli progressi.
Verso le 10, dopo un chiassoso
intervallo in cortile, il catechismo,
desiderato e reclamato. Al pome-
riggio, scuola regolare. Alla dome-
nica, divertimento prolungato, senza
un momento di sosta e di stanchezza.
Guidava quel mezzo migliaio di bi-
richine la gioia e l'amore.
Ora avevano una scuola, un la-
boratorio, un oratorio e due Suore
tutte per loro. L'edificio in mura-
tura veniva su pian piano, grazie ai
sussidi che giungevano al Centro
dalle fonti più insperate. L e classi,
col 1966 avevano superate la decina;
nel 1967 la quindicina. Ormai pote-
vano funzionare nel nuovo caseggiato,
anche se privo di porte e di finestre:
in Brasile quest'inconveniente non
costituisce problema...
Poi la minuscola Comunità si ar-
ricchi di due altre Suore. Fu acqui-
stata un'attigua casetta e fu possi-
bile pensare a un nuovo sviluppo
del Centro.
I telai della Provvidenza
Diciassette maestre elementari
(molte ex-alunne salesiane) assicu-
ravano l'istruzione primaria a pa-
recchie centinaia di allieve.
Sr. Maria Battista, una véra fata

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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del ricamo, era l'anima di un av-
viato laboratorio di cucito. Si con-
fezionavano finissimi lavori in bianco
e in colore. Ma era un'occupazione
limitata a chi possedeva talento.
Il sobborgo superpopolato, nido di
disoccupazione, non dava speranza di
assorbimento né domestico, né in-
dustriale, della maggior parte delle
adolescenti. A 15, 16 anni, quelle
figliole, provenienti da famiglie di-
sunite, disordinate, da ambienti equi-
voci e moralmente pericolosi, rischia-
vano di perdersi definitivamente.
Bisognava trovar un'attività che le
rendesse economicamente autonome
e il cui rendimento non subisse
troppo presto la concorrenza.
Sr. Rocivalda e le sue Suore
pregavano e attendevano la Provvi-
denza.
Un giorno vennero a sapere che
vicino a Belém, un piccolo indu-
striale, in possesso di alcuni telru
per la fabbricazione di reti di amache,
tappeti e tende aveva intenzione di
cedere la sua attrezzatura. Sr. Lour-
des, nativa della regione del Ceara,
conosceva bene quel mestiere carat-
teristico della sua terra. Ern quello
il «segno >> di Dio ?
Le suore visitarono la piccola
fabbrica e ne furono soddisfatte. Ma
bisognava trovare nuovi fondi per
prelevare i telai, adattare il macchi-
nario, acquistare il materiale, co-
struire un locale appropriato.
Fu interessato il Presidente della
Fondazione caritativa «Papa Gio-
vanni>> che gi.à precedentemente aveva
sovvenzionato la costruzione, e guar-
dava con simpatia lo sforzo delle
Suore.
Fu lo strumento della Provvidenza.
In pochi mesi, alla Scuola Elemen-
tare (17 classi}, all'Oratorio diurno
e festivo (700 frequentanti), al Centro
Catechistico (20 squadre curate da
20 Catechiste laiche}, al Club delle
Mamme (un centinaio di fedelissime)
si poté aggiungere l'impianto per un
Corso Professionale originalissimo nel
genere di lavorazione e di sicure
prospettive per il futuro.
I lavori di artigianato delle alunne,
con l'orientamento di Sr. Lourdes,
perfetti nell'esecuzione e geniali nella
combinazione di colori, sono assai
ricercati. La Scuola comincia a ri-
cevere ordinazioni di notevoli quan-
titativi di reti, tappeti, tendaggi,
scendiletti, borse ed altri oggetti
fatti con una speciale fibra, il «cizal >>.
« O Senhor é meu Pastor »
Alla domehica, in mezzo al fra-
stuono di una piccola banda alle sue
prime prove o di un fremente gioco
collettivo, lo squillante tocco di un
campanello che placa all'istante quella
moltitudine in effervescenza e la
dispone alla partecipazione alla Messa,
impressiona fortemente. Si aprono
due porte di legno scorrevoli di
legno in fondo al porticato e appare
l'altare costruito dai ragazzi artigiani
di Padre Lorenzo. Settecento orato-
riane, giovanile assemblea del Regno
di Dio in costruzione, sono pronte
per l'Eucaristia. È un coro possente
e argentino che intona gioiosamente:
«O Senhor é meu Pastor!>).
La storia del Centro Sociale «Au-
xiliwn >> di Belém non è finita. È
appena cominciata. Ma non possiamo
scriverla tutta su queste poche pa-
gine.
Diciamo solo che la rapida evolu-
zione tecnologica della città e la
propaganda della felicità a buon mer-
cato stanno diventando un'attrattiva
irresistibile, soprattutto attraverso la
comunicazione di massa che rag-
giunge e bombarda anche Belém.
L'Oratorio ha dovuto assumere un
volto moderno e attraente: parco-
giochi, un efficiente «complessino»,.
cineproiettore, sono le «voci t por-
tate ultimamente ad attuazione.
I campi sportivi sono in via di
allestimento, ma i progetti non si
fermano qui. Si sogna un palco-
scenico per rappresentazioni folklo-
ristiche e allegoriche. Si profilano
prospettive nuove: laboratorio di ma-
glieria, sezioni di economia dome-
stica e puericultura, corsi di infer-
meria e pronto soccorso, educazione
sanitaria...
Su tutto - realizzazioni e pro-
getti - veglia l'Ausiliatrice. In Lei
è riposta tutta la nostra fiducia:
«Tutto fu fatto per mezzo di Lei,
e senza di Lei nulla fu fatto di
quanto è stato fatto ~- I miracoli
della Madonna di Don Bosco non
sono terminati ed essa non permetterà
che termini il miracolo dell'umana
carità.
11

2.2 Page 12

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In Italia si chiama Are-
se, in Colombia Bosco-
nia, eccetera. In Bel-
gio, si chiama Vremde:
è una «casa speciale »,
per i ragazzi handicap-
pati sociali, i più diffi-
cili. Da 25 anni offre
la sua opera silenziosa
e preziosa alla società.
- Ragazzo, io ti farò più buono.
- Non devi farmi più buono.
Non so.no cattivo, non sono un sel-
vaggio.
- Allora perché sei qui ? E perché
hai tanta paura e sei cosl ango-
sciato?
- Non sono angosciato: sono in-
quieto. Gli adulti mi hanno scon-
volto e disorientato. Sono ferito,
escluso, eliminato dagli adulti. Non
è dunque colpa mia se mi trovo
qui.
- Voglio farti del bene: ti darò
lo spazio in cui potrai ricostruirti,
svilupparti, liberarti e guarire.
- Se è così non scapperò da
questa casa. Voglio assaporare la tua
bontà. Se non mi metti dietro le
sbarre, costruirò il mio focolare presso
di te. Come una pianta rampicante
voglio arrampicarmi attorno a te,
assimilare il meglio che è in te.
Ho possibilità di diventare un altro
uomo. Posso ricominciare da capo,
questa volta voglio riuscire. Le pa-
role << casa >>, <1 tavolo », «amico »,
«pane >>, avranno un significato nuovo
per me. Mi pare di sentire di nuovo
canti pieni di luce e di letizia. L'ama-
rezza e la disillusione si dissolvono,
lasciano il posto alla gioia e all'en-
tusiasmo. In questa casa salesiana di
Vremde riscoprirò il valore di una
casa vera, di quella casa a cui ogni
bambino ha diritto.
Esplicitamente in questi tenmru,
un dialogo del genere non è avve-
nuto mai. Implicitamente, muto ma
vibrato, tra ragazzi spauriti e edu-
catori attenti e premurosi, questo
dialogo si ripete da 25 anni, da
quando i Salesiani del Belgio si
sono occupati dei ragazzi «handi-
cappati sociali i>.
Insicuri,
inquieti, dimenticati, soli
La casa di Vremde ha dunque
25 anni. Ragazzi e giovani vi trovano
la possibilità di ricostruirsi una vita
dignitosa e umanamente riuscita.
Vi t rovano in qualche modo la sta-
bilità, la sicurezza, la sfera di-·af-
fetto e amore che caratterizza la vera
12

2.3 Page 13

▲back to top
educazione familiare. Tutte cose che,
prima di arrivare, questi ragazzi per
una ragione o un'altra avevano per-
duto.
Tutti i ragazzi sono handicappati,
non nel fisico o nella psiche, ma
socialmente: è mancata loro la so-
cietà basilare, la famiglia. Perciò
nell'assistenza l'accento è messo sul
loro sviluppo affettivo.
Il compito è tutt'altro che facile.
Per sostituire la famiglia che è ve-
nuta meno a questi ragazzi durante
un largo tratto della loro esistenza,
non basta ricalcare pedestremente un
qualsiasi modello familiare; si ri-
chiede un modello educativo ap-
propriato, capace di ridare fiducia,
sicurezza, stabilità, nonne morali ac-
cettabili da questi ragazzi; occorre
insieme dedizione assoluta e compe-
tenza fuori del normale.
Chi sono dunque i ragazzi di
questa casa? Sono alcuni - i più
bisognosi - tra i 25.000 handicap-
pati sociali che si stima esistano in
questo paese, e che secondo il giu-
dizio dell'autorità civile non devono
più rimanere nella propria famiglia.
Per il resto sono ragazzi come gli
altri, con possibilità e difficoltà co-
muni (ma spesso presentano diffi-
coltà maggiori, e allora la loro edu-
cazione richiede più amore, più ge-
nerosità e più dedizione). Hanno
spesso la stessa ricchezza di mente
e la stessa profondità umana degli
altri ragazzi (ma talvolta si sentono
a disagio, rimpiangono il fatto scon-
volgente che - a causa di qualche
circostanza triste - non hanno po-
tuto crescere in una famiglia nor-
male). Però non sono <1 gioventù per-
duta 1>. si deve disperare <li sal-
varli. Non si deve mai disperare di
fronte a un essere umano, soprat-
tutto quando è giovane.
Che cos'è dunque capitato nella
loro vita? Sono vissuti senza rife-
rimento a un valido· modello fami-
liare, si sono sentiti insicuri, inquieti;
è parso loro di non avere un nome,
di non essere nessuno, di essere di-
menticati, soli.
11 mondo degli adulti li ha diso-
rientati e spezzati. li caleidoscopio
della loro vita si è riempito di co-
lori foschi e minacciosi, si è intriso
di molta sofferenza segreta.
Proprio in questo buio caleido-
scopio, da 25 anni, i Salesiani di
Vrernde cercano di riversare i co-
lori del sole, della speranza, del fu-
turo, della gioia di vivere.
Alla fine della seconda guerra
mondiale c'erano in Belgio tanti ra-
gazzi senza genitori che vagabonda-
vano in cerca di qualcuno disposto
ad accoglierli. Bisognava fare qual-
cosa per loro e i Salesiani decisero
di aprire una casa. L'occasione si
presentò a Herent, nella periferia
di Lovanio. Nelle cronache, l'atto
di fondazione porta la data del
15 novembre 1945. I! lavoro venne
impostato secondo l'ottica di allora.
L'obbiettivo della casa era così cir-
coscritto : offrire a ragazzi che hanno
difficoltà di adattamento sociale, una
reale possibilità di realizzare la loro
vita, e assisterli in questo senso.
Il pri mo di aprile
(ma non era uno scherzo)
L'opera cominciò solo 1'1-9-1947,
con due Salesiani e 13 ragazzi. Con
mezzi estremamente limitati, quei
primi Salesiani cercarono di offrire
una casa sostitutiva, e una possibi-
lità di rifarsi la vita. Ma presto per
mancanza di spazio dovettero cer-
care una nuova sede.
Le cronache della casa parlano di
lunghe ricerche; alla fine il posto
fu trovato, ed era Vremde: vi ven-
nero accolti 30 ragazzi. Ma biso-
gnava ancora ingrandire la casa, e
il terreno mancava. Nel 1957, il
primo aprile (ma non era uno scher-
zo!) si venne a sapere che un grande
terreno era disponibile a soli 200
metri dalla casa. Nel '58 già si co-
minci.avano i lavori, nel '61 i ragazzi
potevano entrare nella nuova opera.
11 complesso era finalmente adatto
alle esigenze di un'assistenza educa-
tiva moderna.
A partire da quella data l'opera
ha conosciuto un grande successo,
e man mano altri edifici si sono
aggiunti. Ogni «gruppo familiare»
di ragazzi ha un proprio «living •>
(soggiorno), e sale di distensione. I
più grandi, già inseriti nel mondo
del lavoro, o studenti, hanno cia-
scuno la propria cameretta in un
grande pensionato aggiw1to di recente,
che offre al pian terreno degli acco-
glienti ambienti familia ri. Al centro
dei diversi padiglioni - punto co-
mune di convergenza -:- è situata
la cappella.
Oggi la casa ospita 140 r agazzi,
ed è strapiena. Sono provenienti da
ogni parte delle Fiandre, di età com-
presa tra i 6 e i 2r anni. I gruppi
familiari sono formati sulla base del-
l'età e dell'attività (studenti, oppure
lavoratori). Educatori e educatrici
mettono in opera tutti i mezzi adatti
per rendere stimolante la vita nella
casa. Accanto allo studio e ai la-
vori di casa ci sono le occasioni di
gioco e di distensione; molte atti-
vità culturali e sportive si svolgono
anche fuori casa.
Alveare in effervescenza
I giovani seguono gli indirizzi di
studio rispondenti alle loro capa-
cità e interessi. Alcuni seguono classi
speciali, altri la scuola tecnica, altri
gli studi umanistici. La maggior
parte frequenta la scuola tecnica sa-
lesiana di Hoboken, dove trova ade-
guata assistenza. Quelli già inseriti
nel mondo del lavoro, con un ritmo
di vita diverso, formano un gruppo
familiare a parte. Le possibilità di
lavoro nei dintorni non sono molte,
e ciò permette di seguirli da vicino.
L 'équipe dei Salesiani e laici,
molto affiatata, riesce a creare lo
spirito di famiglia e a realizzare
un'educazione sana e adeguata. C'è
da badare a tutto: assistenza, man-
tenimento, biancheria, cucina, am-
ministrazione, divertimento, forma-
zione... Particolare importanza e data
alla formazione sociale, perché di
essa soprattutto hanno bisogno questi
ragazzi.
La casa è sempre un alveare di
effervescenza. Alcuni ragazzi sono
nel soggiorno a leggere o a discu-
tere, altri giocano a ping-pong, al
calcio da tavola, al biliardino, o
guardano la TV. Tutto è abbondan-
temente condito con la buona salsa
della giovane musica beat.
I piccoli hanno la scuola elemen-
tare in casa, i grandi sono portati
alla scuola dal pullman della casa.
Nell'Istituto tecnico salesiano stu-
diano metalmeccanica, falegnameria,
elettrotecnica, autoriparazioni, sal-
datura... I risultati sono buoni, più
di un terzo dei ragazzi ottiene una
media del 7. A sera studiano cia-
scuno nella propria cameretta, e sulle
pareti gli eroi del cinema, dello
sport, della canzone, dai poster,
guardano con ammirazione la loro
serietà e il loro impegno.
I ragazzi eccellono nello sport,
specie in calcio, pallacanestro e pal-
lavolo; eccellono anche a tavola...
la cappella pregano e cantano, apren-
dosi pienamente ai valori profondi
della vita. Nel soggiorno lavorano
con argilla, ceramica, puzzles, tes-
situra, disegno, collages. Hobo, il
cane loro amico, spalanca la bocca
ùi ammirazione, e dappertutto mette
la coda. C'è un vero piccolo zoo.
Un somarello robusto e affezionato,
portando in giro i ragazzi, ha per-
messo nel periodo della austerità di
risparmiare ciirburante. Ci sono capre,
pecore ...
Per l'estate, si trova sempre un
posticino, al mare o nelle Ardenne,
dove prendere il sole. Un po' di
sole, nella vita difficile di questi ra-
gazzi.
13

2.4 Page 14

▲back to top
Sono 25 in 17 paesi di-
versi, e ogni anno sfor-
nano circa cinque milio-
ni e mezzo di volumi.
Lo dice un'inchiesta
che permette di fare il
punto sulla situazione
dell'editoria salesiana.
Ecco in sintesi i dati
dell'inchiesta, e i rilievi
e le proposte che sono
emerse.
«Jl settore dell'Editoria Salesiana
risulta oggi nel complesso mi-
gliore e in progresso. Ciò sembra
dovuto più all'iniziativa dei singoli
editori, che non frutto di un piano
generale o di una collaborazione. E
nonostante il miglioramento, la si-
tuazione non può ancora essere con-
siderata soddisfacente >>. Questa valu-
tazione realistica della situazione è
stata avanzata al termine di una me-
ticolosa inch:iesta a cui hanno ri-
sposto 23 editori salesiani su 25.
L'inchiesta, promossa dall'Ufficio
Stampa Salesiano, conteneva 38 do-
mande su vari settori di produzione,
il personale e le finalità delle Editrici;
il loro rapporto con i Salesiani e la
loro missione, e con il mondo della
cultura; la collaborazione fra le edi-
trici; e le prospettive per il futuro.
L'Ufficio Stampa ha preparato un
dossier in due sezioni, contenenti la
prima i dati dell'inchiesta, e la se-
conda una loro valutazione accompa-
gnata da proposte del «Dicastero
della Comunicazione Sociale >>.
Una brevissima sintesi dei dati
viene presentata nel riquadro della
pagina seguente.
per lo più recenti, hanno poco perso-
nale, e svolgono attività prevalente-
mente libraria.
Il confronto con un'inchiesta pre-
cedentemente svolta nel 1969 lascia
trasparire queste tendenze positive.
Le editrici salesiane prima in mag-
gioranza si trovavano ubicate in
semplici case salesiane, come parte
di esse; ora tendono a diventa1:e
case salesiane autonome, o a ubicarsi
nella Casa Ispettoriale. La loro atti-
vità prevalente in precedenza era
spesso quella tipografica o libraria;
ora aumentano le editrici che svçl-
gono soprattutto attività editoriale.
Nella scelta delle finalità, prende
sempre più posto quella pastorale ri-
spetto a quella scolastica (libri e ti-
pografie) ed economica.
Alcuni grossi problemi
L'inchiesta ha posto in luce alcuni
grossi problemi. Uno è la necessità
di preparare maggiormente i con-
fratelli, e di prepararne in numero
più ampio, a lavorare in questo set-
tore: è proprio il caso di dire che
la messe è molta ma gli operai sono
pochi.
Questo fatto - tendono a spie-
gare gli editori salesiani - è forse
collegato alla scarsa rilevanza data
dai confratelli in genere alla << stampa
come problema>>. Gli editori sem-
brano chiamare in causa anche i loro
diretti superiori: a loro giudizio, ci
sarebbe in essi la tendenza a occu-
parsi poco della stampa.
Ma gli editori non sono reticenti
neppure nei propri confronti: ammet-
tono quasi tutti di non essere riusciti
finora a realizzare una vera e pro-
pi ia collaborazione tra loro. Collabo-
razione che, una volta realizzata, po-
trebbe portare a un considerevole
potenziamento del settore.
Richieste e proposte esplicite ven-
gono avanzate. A livello di collabo-
razione appunto, gli editori segna-
lano la necessità di avviare un più
il
Problemi, richieste, proposte
Quanto ai rilievi emersi, il dossier
nota la grande disparità fra le edi-
trici salesiane: ci sono colossi come
la Sei di Torino con i 2.601 .003 vo-
lumi pubblicati nel 1972, e ci sono
6 o 7 editrici con meno di 20.000
volumi. Oltre a queste editrici <' pic-
cole», vengono elencate nel dossier
altre 8 o 9 editrici «medie » con
meno di 200.000 volumi all'anno, e
6 grandi con una tiratura superiore.
Le editrici medie e grandi risul-
tano di antica fondazione (rispettiva-
mente, in media 41 e 38 anni di età)
e dotate di personale sufficiente e
14 abbastanza preparato; le piccole sono
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2.5 Page 15

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editrici
llesilne
intenso scambio di esperienze, scam-
bio di cataloghi e di pubblicazioni;
di facilitare la cessione fra loro dei
~ diritti 1>, e del materiale illustrativo.
Al superiore, in particolare al Di-
castero competente, gli editori chie-
dono interventi d'ogni genere: sti-
molare L'interesse dei Salesiani per
la comunicazione sociale (opera di
mentalizzazione); costituire nuovi
centri di attività e comunità religiose
impegnate in essi; avvia.te un mag-
gior numero di Salesiani alla seria
preparazione professionale in questo
settore (<< E se io mancassi? >>, si do-
manda con legittima preoccupazione
un editore che è solo, nel suo la-
voro); favorire gli incontri fra edi-
tori, e gli scambi.
Iniziative e proposte
Per parte sua, nella seconda se-
zione del dossier, anche il Dicastero
della Comunicazione Sociale avanza
iniziative e proposte. Anzitutto un
<< Incontro degli editori », che essi
stessi giudicano più che opportuno
e che è stato in parte realizzato nel
novembre del 1974 in Amer:ca La-
tina. Poi un << Corso internazionale per
operatori della comunicazione sociale
nel settore della stampa ►> riguardante
editori, librari, autori, da organiz-
zarsi per i Salesiani e tutta la Fami-
glia Salesiana.
Altre iniziative allo studio da parte
del << Segretariato per la comunica-
zione sociale >> sono: un foglio di in-
formazione con cui collegare gli ope-
ratori del settore; la costituzione di
una ~ Consulta centrale per la co-
municazione sociale>>; un «Centro
di documentazione •> che raccolga la
produzione salesiana di tutto il mon-
do, e consenta la pubblicazione di un
catalogo ragionato.
«L'inchiesta - si legge nella con-
clusione del _4ossier - ci ha offerto
l'occasione per riflettere responsabil-
mente sul nostro lavoro, per cono-
scerlo meglio, per aiutarci vicende-
volmente nelle comuni difficoltà ►>.
A sinistra: l'Enc ic lopedia della Bibbia, una
de lle o p•~• più impegnative de ll'italiana
LDC. Sopra: a lcune m o numentali pubblica-
:doni delle « Do n Bo sco S ha » di Tokio
(Giappo ne).
IDENTIKIT DELL' EDITORIA SALESIANA
Quante sono. 25 editrici salesiane.
Dove sono. In 17 nazioni diverse: 4 in Italia e in Spagna; 2 ìn Argentina
e in India; 1 in Bolivia, Brasile, Cile, Ecuador, Germania, Giappone, Hong
Kong, Messico, Paraguay, Perù, Portogallo, Stati Uniti, Venezuela.
Produzione 1972. libri: 988 titoli (372 nuovi, 616 ristampe). Volumi:
5.346.100. Riviste: 36r di cui 6 Bollettini Salesiani; e le alt re per la gioventù,
o di teologia, pedagogia. Audiovisivi: 5 editrici producono filmine; 2, film
scolastici; 2, dischi.
Edito re. È un sacerdote salesiano (durata media di carica: 13 anni).
Filiali. Sono 20, e appartengono a 3 editrici: 11 alla SEI di Torino; 8 alla
LDC di Torino; 1 al Messico.
Librerie. Sono 24 (5 editrici non ne hanno; la LDC ne ha 8).
Tipografie. Circa la metà delle editrici hanno una tipografia propria
che sovente è laboratorio con allievi.
Personale. Risultano impiegate 1121 persone, di cui 11 O dirigenti, 824
dipendenti e 184 allievi tipografi. Nelle e{litrici lavorano 357 persone: nelle
librerie 243. nelle tipografie 521.
Salesiani nelle editrici. Sono 126, di cui 82 dirigenti. Di essi 92 sono
nel ramo editoriale, 14 nelle tipografie, 20 nelle librerie.
Editrice più ant ica. Barcelona (Spagna), fondata nell'anno 1884.

2.6 Page 16

▲back to top
I-
SI-
Nel centenario della
nascita (15 gennaio
1875) ricordiamo la fi-
gura stupenda del sa-
lesiano Servo di Dio
don LUIGI VARIARA.
eon un gesto ingenuo che farebbe
sorridere i disincantati giovani
d'oggi, il diciannovenne chierico Luigi
Yariara il 22 aprile 1894 infila fur-
tivamente una lettera sotto la statua
di Maria Ausiliatrice nella chiesa
salesiana di Valsalice (Torino). Con
quella lettera ha richiesto una grazia
singolare: di essere inviato ad Agua
de Dios, in Colombia, a portare
musica e allegria fra i lebbrosi di
quel lazzaretto.
I lebbrosi hanno bisogno dell'al-
legria salesiana: glielo ha detto don
Michele Unia, l'eroico salesiano che
da quattro anni riorganizza laggiù
la vita tra quei vivi condannati a
morte. Don Unia da pochi giorni
è tornato in Italia per un po' di
riposo, e ha chiesto ai suoi supe-
riori un sacerdote musico da por-
tare con in Colombia. Il chierico
Variara è ancora lontano dal sacer-
dozio, ma per quel lavoro laggiì:1 si
sente di \\fare la vita. E contro ogni
speranza viene accontentato il
primo chierico offerto dalla Congre-
gazione ai giovani malati di lebbra).
Qualche anno prima, quando suo
padre (segretario comunale di Via-
rigi, Asti) nell'ottobre 1887 lo aveva
accompagnato a Valdocco perché
frequentasse la scuola media con
Don Bosco, Luigi meno che tredi-
cenne gli aveva obiettato: «Papà, io
non ho vocazione i>. Non poteva
certo sapere il destino che si por-
tava dentro.
Erano gli ultimi quattro mesi di
vita di Don Bosco, i ragazzi in cor-
tile sovente alzavano il naso in su
per guardare le camerette , se mai
si potesse scorgere ancora una volta
Don Bosco (gli acciacchi impedivano
al Santo di scendere tra i suoi ra-
gazzi, ma essi sapevano che di tanto
in tanto li spiava dalle finestre con
l'affetto curioso di sempre).
Lui~ finalmente lo vide un giorno.
Era già inverno, e tornava da un
giro in carrozza: tutti i ragazzi cor-
sero ad assediarlo, egli appariva di-
sfatto dalla fatica. :\\li avvicinai
quanto fu possibile - racconterà più
tardi - e Don Bosco alzando gli
occhi fissò a lun lo sguardo su di
me. Quello fu uno dei giorni più
felici della mia vita: ero certo che
Don Bosco aveva scoperto nella mia
anima qualcosa che soltanto Dio e
lui potevano sapere ».
Nel '91 Luigi era entrato in no-
viziato, vi aveva ricevuto la veste
nera da chierico, e l'anno dopo era
Salesiano. ::\\Ientre frequentava il liceo
a Valsalice, ceco arriva don Unia
che fa a tutti - ma lui considera
16 Il Servo di Dio don Luigi Variar•.

2.7 Page 17

▲back to top
rivolto a sé - quella proposta fan-
tastica del lebbrosario. Settanta giorni
di viaggio prima sull'oceano, poi in
barca lungo il fiume Madgalena, in-
fine a dorso di mulo fino alla conca
tropicale di Agua de Dios.
Musica in lebbrosario
li paese-lebbrosario conta duemila
abitanti, di cui ottocento malati. I
più gravi sono nel lazzaretto, gli
altri vivono in capanne sparse tra il
verde, spesso mischiati alle persone
sane, ai familiari. La vita nel leb-
brosario è pesante, monotona e di-
sperata: occorre davvero l'allegria
del chierico Luigi. Lui conosce bene
la musica (in Italia cantava da so-
lista), si tuffa nello studio della
lingua e degli strumenti di banda.
E subito comincia l'oratorio con i
ragazzi, quelli sani e quelli malati.
Ai più grandicelli mette in mano
gli strumenti musicali e comincia le
lezioni. «Strappa lacrime di tene-
rezza - scrive il superiore in una
relazione a Torino - vedere quei
poveri ragazzi passare gran parte del
giorno a mettere negli strumenti il
poco fiato che hanno... ». E lui in-
segna a tutti, sovente applica la bocca
là dove è stata la bocca dei piccoli
lebbrosi. Ma ora nelle feste in chiesa
e nelle sfilate del paese, è veramente
festa.
Mette su il teatro, fa il catechismo,
fonda associazioni giovanili, fa can-
tare i giovani nel coro. Il clima del
paese cambia; i malati - non più
condannati all'inazione - trovano in
quelle novità un'insperata medicina.
Intanto studia per suo conto la
teologia (e r , prattutto la mette in
pratica). Nel 1898 è ordinato sa-
cerdote. Agua de D ios vede ocJ fatto
una propria crescita, una propria
elevazione. «Con la parola e l'esempio
possa tu costruire la casa di Dio >>,
gli dice il Vescovo leggendo dal ri-
tuale, e un lebbroso aggiunge a nome
degli altri: «Ella sia benedetto per i
suoi tanti sforzi per addolcire la ter-
ribile coppa del veleno che ci tocca
trangugiare ~- La gente che gremisce
la chiesa è soggiogata dalla nuova
luce che sprigiona dalla scarna fi-
gura ascetica del giovane sacerdote.
Un centesimo
per i più sfortunati
Da quel ~iorno padre L uis (così
lo chiamano) si dedica con più in-
tensità al lavoro spirituale, nelle as-
sociazioni, nella direzione delle co-
scienze. «Passa ogni giorno quattro
o cinque ore al confessionale - scrive
il suo superiore - . È molto dima-
grito, temo non resista». :Ma lui è
deciso a fare di più: vuole aprire un
asilo-ospizio per gli orfani, soprat-
tutto malati. Si reca a Bogota, La
capitale, e dal pulpito lancia una
proposta a tutti i bambini di Co-
lombia: un centesimo ciascuno, per
i loro fratellini più sfortunati. La
proposta è ripresa dai giornali, ri-
petuta nelle scuole, ribadita dai puJ-
piti. I centesimi piovono come gocce
del temporale, ce n'è un torrente,
un fiume, ce n'è per comperare la
casa e il terreno.
Si comincia, ma tutto presto de-
v'essere interrotto: prima una guerra
civile sanguinosa (detta «dei mille
giorni i>), poi la «peste gialla»... Mi-
gliaia di morti. I lebbrosi di Agua
de Dios salgono a mille e cento, la
fame e il dolore dilagano ovunque.
I Salesiani (due in tutto) sono
sfiancati dalla fatica, il superiore che
li ha visitati riferisce: «Il loro aspetto
è cadaverico, più triste e penoso di
quello dei malati ». Ma poi torna il
sereno, le ferite si rimarginano, si
può costruire l'asilo.
Padre Luis, confessore e direttore
spirituale, intanto ha imparato a
frugare nel labirinto dei cuor i umani,
ne conosce le miserie e le grandezze.
H a scoperto generosità, frustrazioni
e drammi più angustianti che la
lebbra. Fra le giovani dell'associa-
zione << Figlie di Maria 1) alcune hanno
evidenti segni di chiamata alla vita
religiosa; ma perché lebbrose, o per-
ché figlie di genitori lebbrosi, non
potranno mai realizzare la loro do-
nazione al Signore. Non esiste in
tutta la Chiesa una congregazione
che le accetti. Padre Luis condivide
il loro dramma, fa suo il loro as-
sillo. E un giorno crede di aver
trovato la soluzione: fonderà per
loro una congregazione nuova. Su-
blimeranno la terr ibile prova loro
inferta dalla vita, mediante una do-
nazione generosa al Signore e nel-
l'apostolato attivo tra i lebbrosi.
L'idea di padre L uis è semplice,
ma tre cose almeno la rendono pra-
ticamente irrealizzabile. Una Con-
gregazione per lebbrose è un pro-
getto senza precedenti nella Chiesa;
mai nessun Salesiano finora ha osato
fondare un'istituzione nuova; lui poi
è un sacerdote giovane, neppure
trentenne, senza cariche, senza au-
torit à, senza esperienza. Ma riflette,
prega, si consiglia; poi agisce. Primo
campo d'apostolato delle nuove re-
ligiose sarà l'asilo di Agua de Dios
(invano del resto offerto ad altre
congregazioni), ormai quasi pronto.
In sette per una congregazione
Nel 1905 le prime sette aspir anti
alla nuova Congregazione, che si
chiamerà «Figlie dei Sacri Cuori e di
Gesù e Maria >>, scrivono al Rettor
Maggiore salesiano don Rua: «No-
stro scopo sarà la cura dei nostri
fratelli lebbrosi... In Congregazione
serviremo Dio, offrendoci come vit-
time volontarie di espiazione, sotto
la protezione del Sacro Cuore e di
Maria Ausiliatrice». Non si tratta di
un grandioso progetto, dicono, ma
di (< una piccola congregazione, che
per noi sarà come un'oasi di feli-
cità nel deserto che ci sta intorno ».
E diversamente da tant i che vivono
vicino a loro e non vedono il disegno
di Dio, don Rua da lontano intuisce,
incoraggia e aiuta.
Ma per lui, padre Luis, da quel
1905 comincia il periodo tremendo
delle prove. C'è chi giudica la nuova
opera basata suJl'illusione di una 17

2.8 Page 18

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Un gruppo delle « Figlie del SS. Cuori di GH ù e di Maria» fondete da don Variare in un lebbrosario.
mente giovane e sprovveduta; chi
prevede che durerà lo spazio di un
mattino, chi ritiene suo dovere aiu-
tarla a crollare. La vita di padre
Luis trascorre d'ora innanzi in un
incalzare di opposizioni e contrasti,
si fa un tessuto trapunto d'incom-
prensione e di lotte, è un susseguirsi
di ostilità e di esilio.
Quello stesso anno 1905 padre
Luis è nominato maestro dei novizi
e gli tocca partire da Agua de Dios;
i lebbrosi insorgono: «Senza padre
Luis il lazzaretto ha perso la sua
vita, gli infermi non hanno più
tranquillità, pace, calma>>... E 15
giorni dopo, il suo superiore lo ri-
manda indietro.
Nel 1908 padre Luis si sfoga con
don Rua, e riceve queste istruzioni:
«Procura di aumentare il numero
delle religiose, e tieni sempre infor-
mata di tutto l'autorità religiosa.
L'istituzione è bella: deve conser-
varsi e svilupparsi ».
Nel 1910 padre Luis è inviato a
Contracion, altro lebbrosario della
Colombia assistito dai Salesiani. L'an-
no dopo torna, apre scuole per sarti,
calzolai, falegnami, tipografi. Ma nel
1916 lo mandano a Bogota. La sua
piccola Congregazione ha ancora as-
18 soluto bisogno di lui, ma lui deve
partire. «La croce -'- dice alle sue
suore - è soave, perché la portiamo
insieme con Gesù ». A Bogota certi
segni preoccupanti cominciano ad
apparire sulle sue mani; non è
lebbra, ma alcuni ne hanno tanta
paura che dapprima lo sfuggono e
poi fanno in modo che torni in
fretta a Agua de Dios.
Nel 1919 nuova destinazione: Bar-
ranquilla, sulla costa nord; più tardi
addirittura in Venezuela, a Tliriba.
Scuola di musica, catechismo con-
fessione, predicazione. Scrive alle sue
suore lontane : q Amate figlie, pen-
sate che se il male vi ha segregate
dalla società, voi siete da Gesù
amate più che gli altri poiché, in
più degli altri, voi avete il dolore.
Di che cosa dunque potete lamen-
tarvi, se l'infermità non vi allon-
tana da Dio ma anzi vi avvicina?
Che importa il resto, se Gesù vi
ama con predilezione? •>.
« Sento che il Signore
è con me »
La casa salesiana di Tariba sorge
a 1600 metri sulle Cordigliere; il
clima è troppo forte e risulta disa-
stroso per la salute di padre Luis.
Nel 1922 il medico gli scopre nefrite,
uremia e altri mali. È gravissimo, e
viene trasferito d'urgenza a Cucuta,
in Colombia, presso una buona fa-
miglia che se ne assume caritatevole
cura. Ma è troppo tardi. Il chicco
evangelico, sepolto fra le zolle del-
l'ostilità e dell'incomprensione, si
avvia a morire per portare frutto
abbondante.
Non ha nessun rimorso, nessun
risentimento. Il Sento che il Signore
è con me - scrive ancora alle sue
suore - , sento che sarà il mio com-
pagno e non si allontanerà da me.
Sento pure che egli sta con le mie
figlie, e vuole che delle nostre anime
noi ne formiamo una sola per porla
nel suo divin Cuore. Così vivremo
uniti e felici ,>. Si spegne il feb-
braio 1923, a 48 anni, lontano da
tutti.
Ma nel 1964 Paolo VI riconosce
la sua congregazione fra quelle di
diritto pontificio; essa conta 400 re-
ligiose, e una cinquantina di case
in Colombia e in Ecuador. La Casa
di Agua de Dios conserva ancora
oggi il suo privilegio unico di essere
aperta a religiose colpite da lebbra
(e le sane rivendicano a sé il privi-
legio di assisterle).
ENZO BIANCO

2.9 Page 19

▲back to top
Cari cooperatori, benefattori, amici,
sicuri della vostra comprensione ci premuriamo interes-
sarvi a un fatto importante, che crea notevoli difficoltà ai
nostri abituali rapporti. Recenti disposizioni di legge non
consentono più di inserire 11 modulo di conto corrente postale
nei periodici inviati gratuitamente, che usufruiscono della
spedizione in abbonamento postale a tariffa ridotta.
Tale legge purtroppo colpisce pure 11 Bollettino Sale-
sianoo I Superiori tuttavia vogliono mantenere la tradizione,
che risale al suo fondatore San Giovanni Bosco, dell'invio
gratuito senza alcuna quota di abbonamento, neanche simbolicao
D'ora in poi quindi non inseriremo più il modulo del
conto corrente postale tra le pagine del Bollettino, appunto
per non perdere 11 diritto alla spedizione in abbonamento con
tariffa ridottao A questo abbonamento non possiamo rinunziare,
giacchè sarebbe enorme la spesa complessiva di ogni spedizione
a tariffa ordinaria, spesa che andrebbe ad aggiungersi al già
altissimo costo della stampa del Bollettino, per 11 crescente
aumento della carta e della manodopera.
E' alla luce di queste riflessioni che, proprio dietro
suggerimento dei Superiori, siamo venuti alla determinazione
di inviarvi questo numero del Bollettino a tariffa ordinaria
(ogni copia è tassata 50 lire) accludendo due moduli di CoC•Po
intestati alla Direzione Generale Opere Don Bosco-Roma, per
evitarvi il disturbo e la perdita di tempo di dover ritirare
da un ufficio postale moduli generici, che sarebbero da com-
pilare interamente.
Abbiamo così unicamente inteso facilitarvi l'invio
delle vostre libere offerte, consapevoli come siamo che voi
avete sempre con spontanea generosità aiutato le Opere di Don
Bosco, in gran parte nate e sostenute dalla carità, e fidu-
ciosi allo stesso tempo che vorrete continuare il vostro pre-
zioso aiuto in tempi tanto difficili.
Cogliamo questa occasione per ringraziarvi in maniera
del tutto particolare e assicurarvi la nostra costante pre-
ghiera, perchè il Buon Dio vi ricompensi e vi benedica assie-
me alle vostre famiglie.
E mentre ci impegniamo a rendere il Bollettino sempre
più interessante, ricco e adeguato ai tempi, vi salutiamo e
vi auguriamo ogni bene con sincera riconoscenzao
La Direzione

2.10 Page 20

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UN
allievi
CONGRESSO UROPEO
Gli Exallievi Salesiani d'Europa si
preparano a celebrare in Belgio,
VC'l"$O metà ottobre 1975, un avve-
nimrnto che potrà costituire una
svolta per il loro movimento: il loro
secondo Congresso Europeo, che si
presenta fin d'ora caratterizzato da
un forte impegno sociale.
La proposta di celebrare il Con-
gresso è stata lanciata nell'aprile
scorso a Roma, durante l'annuale
riunione della P residenza Confede-
rale, dal Superiore salesiano don
Giovanni Raineri, Consigliere per la
Pastorale Adulti.
Il comitato organizzatore, costi-
tuito da Ex.allievi del Belgio, si è
subito messo al lavoro. Esso ha pro-
posto come sede del Congresso la
cittadina di De Haan, presso Bruges,
dove sorge un complesso di edifici
idonei, di proprietà del «Movimento
operaio cristiano •• capace di acco-
gliere 1700 persone.
l i Comitato organizzatore sta pure
costituendo sette Commissioni pre-
paratorie: una commissione per i
temi, un ufficio stampa, una com-
missione turistica, una liturgica, un
comitato per l'accoglienza, un co-
mitato per l'organizzazione materiale,
una commissione per le traduzioni.
Tema generale del congresso, in
una formulazione ancora provvisoria,
risulta: L'impegno sociale e poli-
tico dell'Exallievo, in uno spirito di
giustizia evangelica, a livello europeo•·
Sono allo studio i temi particolari;
tra quelli proposti figurano: «Pos-
sibilità di riuscita uguale per tutti,
soprattutto per i giovani~; «L'emar-
ginazione: il mondo operaio, gli im-
migrati, la donna, lo sfruttamento
della gioventù•; t Come costituire
un mondo nuovo per la felicità di
tutti in una prospettiva spirituale t;
Integrazione europea: creazione di
una nuova forza in un mondo più
giusto».
Queste scelte tematiche risultano
ispirate alle indicazioni tracciate da
don Raineri nell'aprile scorso. Par-
lando alla nuova Presidenza Confe-
derale riunita per la prima volta
presso la Direzione Generale sale-
siana, egli aveva richiamato l'atten-
zione su alcuni segni dei tempi, su
alcune realtà incontrovertibili •, che
suggeriscono il Congresso e le sue
istanze. E ha elencato: • lo sforzo
che i leaders di ispirazione cristiana
vanno conducendo per creare la co-
munità europea•; come pure il fatto
che «l'area europea è quella in cui
il movimento e l'associazione Ex-
allievi sono più vivi e presenti e
hanno ma~ior disponibilità di mezzi
e di uomini per un'azione efficace•;
e infine • il cambio di prospettiva
introdotto nell'organizzazione degli
Exallievi dal nuovo Statuto, che
vuole l'impegno sociale e politico »,
in linea con il pensiero conciliare
sul laicato cattolico.
Don Raineri ha delineato pure «le
grandi ragioni ideali>> che possono
stimolare gli Exallievi europei al-
l'impegno europeistico, tra cui «la
tradizione cristiana dell'Europa ~ so-
stenuta ancora recentemente da
t grandi spiriti cristiani come Ade-
nauer, De Gaspcri, Schumann»;
il pericolo che i valori cristiani della
civiltà e cultura europea vengano
sfruttati dal consumismo è dal bor-
ghesismo •; • la speranza di trovare
per la scuola cristiana il suo posto
e i mezzi adatti per operare•; la
speranza di un'Europa unita che tra
i due materialismi - quello d'oltre
Atlantico e quello dell'Europa Orien-
tale - riesca a salvare tutto l'uomo,
anima e spirito, presente e futuro,
tempo e eternità •·
Queste • grandi ragioni ideali di
un impegno degli Exallievi europei »
dovrebbero condurli attraverso il Con-
vegno a scegliere • impegni pratici
e concreti ~. da attuare «con respon-
sabilità, e con il necessario sacrificio,
senza cui niente di grande e di cri-
stiano si farà>►• Per il fatto poi che
il Convegno cade durante l'Anno
Santo, esso viene a costituire per
gli Exallievi «un modo alto e in-
sieme concreto di convertirsi e di
riconciliarsi o.
Tema del Cong,uso : l'impegno eoclale e
polltlco dell'ex-allievo, In uno eplrlto di
20
giuetl.zle e vangelica (nelle foto : une ecene
recente di guerra coloniale).
,,

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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MICHEL
professa
parrolnu~~;IA,,!,a
A Parigi il Coadiutore
salesiano Michel Perrot
ha fatto la professione
religiosa perpetua in
parrocchia. Alla pre-
senza dei fedeli, si è
impegnato per tutta la
vita.
Questa professione re-
ligiosa fatta « in pub-
blico» non è la prima,
ma merita di essere
raccontata perché rac-
chiude un metodo e una
proposta.
«A miei conosciuti e sconosciuti,
r\\. io vi .invito tutti ad associarvi
alla mia gioia, a dividerla con me
il giorno della mia professione per-
petua, la domenica prossima alle II,
nella chiesa di San Giovanni Bosco.
Vostro Miche!». Quest'invito, diffuso
sul volantino delJa parrocchia, aveva
fatto riempire la chiesa: MicheI è
conosciuto nel quartiere (da quattro
anni si dedica ai ragazzi e ai gio-
vani), e la gente è accorsa intorno
a lui.
Siamo a Parigi, quartiere Cha-
ronne-Réunion, nella parrocchia San
Giovanni Bosco affidata ai Salesiani.
Nel quartiere c'è un <( centro ricrea-
tivo >> molto frequentato dai ragazzi;
è un'istituzione laica, ma i cristiani
impegnati svolgono un ruolo fonda-
mentale. Tra essi Miche! Perrot, Sa-
lesiano Coadiutore di 27 anni.
Miche) nel volantino parrocchiale
ha raccontato la sua storia. << Sono
nato a Roscoff, pittoresca cittadina
in un angolo verde della Bretagna.
Sono vissuto fino a 14 anni con i
miei fratelli e soreIle, di cui sono il
maggiore. I miei genitori, profonda-
mente cristiani, hanno saputo farci
condividere la loro vita di fede.
Devo confessare che noi dieci for-
mavamo una vera comunità in cui
Dio era qualcuno ben vivo >>.
Perché sono diventato Salesiano
<< Perché sono diventato Salesia-
no ?», si domanda MicheL Poi rispon-
de: << Per la mia natura generosa I >>;
e subito spiega: (( Ma questo non è
merito mio>>. Po.i, c'è un secondo
motivo.
Da ragazzino appena uscito da
scuola correva per la campagna ad
ammirare la natura. A nove anni in-
ventò per i coetanei una specie di
club dedito allo studio dal vivo
delJe piante e degli animali. Poi fu
lupetto e scout, e si aprì al «senso
degli altri, al senso ciel condividere,
del dono gratuito, al bisogno di fare
qualcosa per gli altri ». E a 14 anni,
il primo incontro con i Salesiani.
Nell'Istituto di Orticoltura di Caen
li conobbe come professori a scuola,
calciatori in cortile, amici nei mo-
menti difficili, sempre giovani in
mezzo ai giovani. «E - ammette -
mi hanno conquistato: dopo tre anni
passati con loro decisi di consacrarmi
come loro ai giovani, nelle loro file».
Da allora è sempre -vissuto in
mezzo ai ragazzi, e ora ha voluto che
l'impegno definitivo di tutta la sua
vita fosse conosciuto e approvato an-
che da loro.
Io, Miche!, in piena libertà
Il parroco don Jean Yves Le Duff
ha preparato gradualmente la co-
munità parrocchiale al singolare av-
venimento. Quindici giorni prima ha
diffuso un volantino con la notizia
della professione, e con il profilo,
raccontato in persona prima, di Mi-
che!. La domenica successiva, nuovo
volantino sull'argomento, che pro-
pone fra l'altro una serie cli questioni
~ i?vita i parrocchiani a discuterne
ms1eme.
Le questioni, scottanti, vertono
sulla vita religiosa, sulla sua crisi:
«Una consacrazione a Dio per tutta
la vita è ancora possibile oggi? Che
senso ha ? Certe forme valide in pas-
sato sono ancora attuali oggi ? ». E
allargando l'indagine: << Michel sta
compiendo una scelta definitiva, ma
anche tutti noi abbiamo fatto di
queste scelte, nel battesimo, nel ma-
trimonio... E anche a loro riguardo,
qualche volta ci si sente in crisi*·
Conclusione: invito a un incontro,
la sera del 31 gennaio, giorno dedi-
cato a Don Bosco, per discutere in-
sieme, per verificare il << vivere insie-
me » che si realizza in parrocchia, in
quella parrocchia in cui Miche! rea-
lizzerà la propria consacrazione defi-
nitiva al Signore.
Quella sera, alle 20,45 c'erano
giovani, adulti, i ragazzi del <i centro
ricreativo» con i loro genitori, gruppi
vari, religiosi, suore... tutti per di-
scutere con Miche! il tema << Abbiamo
fatto una scelta importante nella vita:
che ne pensiamo ora? •>. I convenuti
si divisero in gruppi, poi si riunirono,
e dal dibattito vennero fuori idee e
problemi che non si potevano liqui-
dare in una semplice serata.
Poi, domenica 3 febbraio, la messa
alle ore J 1. Tutti in chiesa avevano
in mano un fascicolo ciclostilato che
spiegava eh.i sono Don Bosco e i
suoi Salesiani, che presentava la
messa per intero, che riportava le
calde parole di Miche!.
Dopo l'omelia la professione reli-
giosa: << Io, Miche! Perrot, in piena
Hbertà mi offro totalmente a te o Si-
gnore, impegnandomi a vivere nella
Società Salesiana in comunione di
spirito e di azione con i miei fratelli,
a donare tutte le mie forze per quelli
a cui mi manderai, specialmente per
i giovani più poveri... ».
E il celebrante: «Miche!, a nome
della Chiesa e della Società Salesiana,
ti accolgo come confratello impegnato
con i voti perpetui tra i Salesiani di
Don Bosco >>.
E mentre Miche! firmava sulJ'ap-
posito registro, l'assemblea ha can-
tato: << Lo Spirito del Signore riposa
su di te, lo Spirito del Signore ti ha
consacrato, ti manda a proclamare la
pace e la gioia >>.
Ora l'impegno di Miche! è - co-
me lui stesso ha scritto - di «vivere
ogni istante nel dono di se stesso
all'altro, a Dio, agli altri». Egli lo sa.
E, non meno importante, anche gli
altri attorno a lui lo sanno.
ENZO BIANCO 21

3.2 Page 22

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L'11 novembre prossi- I
mo si compiranno 100
anni dalla prima spe-
dizione missionaria sa-
lesiana. Per espresso
desiderio del Rettor
Maggiore, il Bollettino
Salesiano inizia la pub-
blicazione a puntate
delle tappe più sofferte
e gloriose di questi 100
anni. In questa pun- lomba su Giovanni Ca-
tata: La notte dei gi- gliero - Don Bosco stu-
ganti crudeli - Nuova dia geografia - La ri-
gente disposta a ri- cerca testarda del dito
schiare - I sogni di un di Dio - La domanda
prete strano - La vo- concreta arriva a Na-
glia di infilarsi su un tale - Una circolare per
bastimento - Una co- arruolare volontari.
Fra il r871 e il 1872, Don Bosco
fece w1 sogno drammatico. Lo
narrò prima al Papa Pio IX, e poi
ad alcuni dei suoi giovanissimi Sale-
siani. Due di essi, don Barberis e
don Lemoyne, ne presero nota accu-
ratamente.
<< Mi parve trovanni in una regione
selvaggia e totalmente sconosciuta.
Era un'immensa pianura, incolta,
nella quale non si scorgevano né
colline né monti. Nelle estremità lon-
tanissime, però, si stagliavano sca-
brose montagne. Vidi turbe di uo-
mini che la percorrevano. Erano
quasi nudi, di statura straordinaria,
aspetto feroce, capelli ispidi e lunghi,
colore abbronzato e nerognolo, ve-
stiti soltanto di larghi mantelli di
pelli di animali, che loro scendevano
dalle spalle. Avevano per anni una
Iunga lancia e la fionda.
<1 Quelle turbe di uomini sparse,
offrivano allo sguardo scene diverse:
alcuni correvano dando la caccia alle
fiere; altri andavano portando con-
ficcati sulle punte delle lance pezzi
di carne sanguinolenta. Gli uni com-
battevano fra di loro; gli altri ve-
nivano alle mani con soldati vestiti
all'europea, ed il terreno era sparso
di cadaveri. Io fremevo a quello
spettacolo.
<1 Ed ecco spuntare all'estremità
della pianura molte persone: dal ve-
stito e dal modo di agire capii che
erano Missionari di vari Ordini. Si
avvicinavano per predicare a quei
barbari la religione di Gesù Cristo.
Le carte geografiche au cui Don Bosco
cercava testardamente il cc dito dì Dio ».
MISSIONI SALESIANE
1U5
22

3.3 Page 23

▲back to top
aun
-fissai ben bene, ma non ne co-
nobbi nessuno. Andarono in mezzo
a quei selvaggi: ma i barbari, ap-
pena li vedevano, con uri furore diabo-
lico si avventavano contro e li ucci-
devano, e ficcavano i macabri trofei
sulla punta delle loro lunghe picche.
Nuova gente
disposta a rischiare
«Dopo aver visto quelle scene ter-
ribili, dissi tra me: "Come fare a
convertire questa gente cosi bru-
tale?". Intanto vedo in lontananza
un drappello d'altri missionari che
si avvicinavano ai selvaggi con volto
ilare, preceduti da una schiera di
giovinetti. Io tremavo pensando:
"Vengono a farsi uccidere". E mi
avvicinai a loro; erano chierici e
preti. Li fissai con attenzione e li
riconobbi per nostri Salesiani. I
primi mi erano noti, e sebbene non
abbia potuto conoscere personalmente
molti altri che seguivano i primi, mi
accorsi essere anch'essi Missionari
Salesiani, proprio dei nostri.
<1 "Come mai ?" dissi tra me. Non
avrei voluto lasciarli andare avanti,
ed ero li per fermarli. Mi aspettavo
che da un momento all'altro toccasse
loro la stessa sorte dei primi Mis-
sionari. Volevo farli tornare indietro,
quando vidi che il loro comparire
metteva allegria in tutte quelle tribù
dei barbari. Abbassarono le armi,
deposero la loro ferocia e accolsero
i nostri Missionari con ogni .segno
di cortesia. Meravigliato dicevo tra
me: "Vediamo un po' come va a
finire!". E vidi che i nostri Mis-
sionari si avanzavano verso quei sel-
vaggi, li istruivano, ed essi ascolta-
vano volentieri la loro voce; inse-
gnavano ed essi imparavano con pre-
mura; ammonivano, ed essi accet-
tavano e mettevano io pratica le loro
ammonizioni.
Stetti ad osservare, e mi accorsi
che i Missionari recitavano il santo
Rosario, mentre i selvaggi, correndo
da tutte le parti, facevano ala al
loro passaggio, e di buono accordo
rispondevano a quella preghiera.
Dopo un poco i Salesiani andarono
a porsi nel centro di quella folla che
li circondò, e s'inginocchiarono. I
selvaggi, del?oste le armi per terra
ai piedi dei Missionari, piegarono
essi pure le ginocchia. Ed ecco uno
dei Salesiani intonare: Lodate Maria,
a lingue fedeli, e quelle turbe, tutte
ad una voce, continuare il canto,
con tanta forza di voce che io, quasi
spaventato, mi svegliai •>.
I sogni di un prete strano
Un sogno. Un avvenimento di poca
importanza nella vita degli uomini.
Ma chi conosce anche solo un poco
la vita di Don Bosco, sa che la pa-
rola <1 sogno i> ebbe un peso notevole
nelle vicende del prete piemontese.
Quando aveva 9 anni fu un «sogno>)
a tracciargli la strada della vita: una
<1 donna luminosa come il sole* lo
invitava a mettersi alla testa di un
esercito di giovani; quando era un
povero prete che non sapeva dove
andare con i ragazzi poveri che
gli facevano massa intorno, un altro
sogno gli mostrò << nei prati di Val-
docco un insieme di edifici e una
chiesa maestosa, con una grossa
scritta: Questa è la mia casa. Di
qui uscirà la mia gloria >>. Chi nella
cittadella salesiana di Valdocco sen-
tiva Don Bosco mormorare tran-
quillo: « Ho fatto un sogno », ten-
deva le orecchie. In sogno, quel
prete strano, leggeva i peccati dei
suoi ragazzi, prevedeva la morte dei
re, «indovirui.va >> la carrièra splen-
dida di un moccioso che giocava a
birille.
Il sogno << dell'immensa pianura e
degli uomini di aspetto feroce •> ebbe
un notevole peso nella vita di Don
Bosco. Egli stesso affermò: << Dopo
di esso sentii rinascere in cuore l'an-
tica brama dell'apostolato missio-
nario>>.
Alle missioni, Don Bosco aveva
cominciato a pensarci quando era
giovane studente, a Chieri. << AlJora
in Piemonte - racconta il suo bio-
grafo - giganteggiava l'Opera della
Propagazione della Fede. Gli scritti
che descrivevano le fatiche e i mar-
tiri dei missionari erano letti con
avidità. E Giovanni Bosco vagheg-
giava il desiderio di consacrarsi alle
missioni estere >>.
La voglia di infilarsi
su un bastimento
Appena ordinato sacerdote, per
qualche tempo pensò seriamente di
infilarsi su un bastimento insieme
agli Oblati di Maria Vergine. Ri-
pensava al sogno fatto a 9 anni,
quello «dell'esercito di giovani», e
si persuadeva che quelle turbe di
ragazzi lo aspettavano al di là dei
mari. << Don Cafasso però, al quale
nulla sfuggiva, senz'altro gli disse :
- Voi non dovete andare nelle
missioni.
- Si può sapere il perché? - do-
mandò Don Bosco.
- Andate, se potete. Non vi sen-
tite di fare un miglio, anzi di stare
un minuto in vettura chiusa senza
gravi disturbi di stomaco. E vorreste
passare il mare. Voi morireste per
via I i>.
Don Cafasso la sapeva lunga su
Don Bosco. L'aveva visto crescere
con io testa quell'idea sempre più
fissa dei giovani abbandonati. E sa-
peva cbe il luogo di missione ideale
per un prete così era la periferia di
Torino.
Una colomba
su Giovanni Cagliero
Nell'estate del 1854 a Torino
scoppiò il colera. Don Bosco, con
i suoi ragazzi più grandi, si mise a
djsposizione delle autorità sanitarie
per soccorrere gli ammalati e convo-
gliarli al lazzaretto. Era una faccenda
pericolosa, ma Don Bosco aveva
avuto un'« assicurazione>> da parte
della ·Madonna che nessuno del suo
Oratorio sarebbe stato colpito a
patto che non si commettessero pec-
cati mortali. Quando lo disse ai suoi
giovanotti, la sera del 5 agosto, non
ci fu nessun sorriso ironico. Quella 23

3.4 Page 24

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sera molti si confessarono, e nei
giorni seguenti 44 si diedero in lista
come <, volontari per l'assistenza dei
colerosi >>.
Nessuno fu colpito dal contagio.
Eppure una delle ultime giornate
d'agosto mancò poco che si trasfor-
masse in tragedia.
Giovanni Cagliero, 16 anni, com-
paesano di Don Bosco, vinto dalla
sete mai1gia dell'anguria mezza guasta.
Fehbre alta. T ifo. Due medici fanno
consulto c dicono il caso disperato.
Giovanni Caglicro è uno dei giovani
più promettenti dell'Oratorio. La
madre l'ha affidato a Don Bosco
con una fiducia trepida. l\\lientre la
manda a chiamare, Don Bosco scende
in chiesa a prendere l'Olio Santo.
Risale alla stanza del malato, ed
ecco che «fermatosi sulla soglia, ai
suoi occhi apparve un meraviglioso
spettacolo >1. La lingua del biografo
è dell'Ottocento, ma la « visione 1) è
viva e drammatica. <i Vide comparire
una bellissima colomba, la quale,
come un punto luminoso, mandava
attorno a sé sprazzi di luce vivissima,
sicché tutta la camera n'era abba-
gliata. Portava nel becco un ramo
d'olivo e svolazzava girando più e
più volte all'intorno. Quindi raccolse
il volo sul letto ciel giovane infermo,
e toccò le sue labbra col ramoscello
d'olivo, che lasciò poi cadere sopra
il suo capo. Mandando quindi una
luce ancor più viva scomparve... Alla
prima successe una seconda visione.
Sparvero come per incanto le pareti,
e intorno al letto vide una moltitu-
dine di strane figure di selvaggi, che
fissavano lo sguardo nel volto del-
l'infermo e trepidanti sembravano do-
mandargli soccorso. Due uomini, che
si distinguevano sopra tutti gli altri,
uno di aspetto orrido e nerastro,
l'altro color rame d'alta statura e
portamento guerriero, misto a una
ccrt'aria di bontà, stavano curvi
sopra il giovane moribondo. L e due
visioni durarono brevi momenti, e
il giovane infermo e gli astanti di
nulla si accorsero>).
In quei brevi momenti Don Bosco
<1 intu1 >> che Giovanni Cagliero sa-
rebbe vissuto a lungo, e sarebbe di-
ventato missionario e vescovo. <i Con
la sua solita calma e il suo sorriso
dolce - continua il narratore - si
avvicinò al letto. E Cagliero gli do-
mandava:
- È questa la mia ultima con-
fossi_onc ?... Desidero sapere se debbo
monre.
Don Bosco si raccolse un attimo,
poi gli disse:
- Non è ancora tempo: il Si-
gnore non vuole che tu muoia adesso.
24 Vi sono ancora molte cose da fare:
guarirai, vestirai l'abito da chierico,
diventerai sacerdote... e poi... e poi
col tuo breviario sotto il braccio ne
avrai da fare dei giri, e il breviario
hai da farlo portare a tanti altri...
E andrai lontano, lontano.
Non gli amministrò l'Estrema Un-
zione, né più si parlò di morire».
Quando Don Bosco narrò tutto
questo, lo chiamò «visione>). Non
poté chiamarlo come al solito «un
sogno >>, perché non era di notte, né
aveva gli occhi chiusi. Così, in una
sera di agosto del 1854, <<Qualcuno>>
gli aveva fatto intravedere i giorni
e gli anni del primo missionario sa-
lesiano: Giovanni Cagliero.
Don Bosco studia geografia
Negli anni 1869-1870 si svolse il
Concilio Vaticano 1. Convennero a
Roma i vescovi cattolici di tutto il
mondo. Fu un avvenimento che con-
tribuì notevolmente allo sviluppo
delle missioni. Vescovi delle Ame-
riche, dell'Africa e dell'Asia appro-
fittarono della venuta in Italia (dove
il clero era fittissimo, rispetto alle
regioni loro affidate) per arruolare
preti e suore per le loro diocesi.
Anche a Valdocco giunsero do-
mande concrete. Mons. Barbero, pie-
montese, chiese a Don Bosco delle
suore per la sua diocesi di Hydcrabad,
in India. l\\1a Don Bosco non aveva
suore, e dovette passare la domanda
alle Suore di S. Anna. Mons. Alc-
many, vescovo di S. Francisco in
California, chiese a Don Bosco di
aprire laggiù una scuola professio-
nale. Anche questa volta Don Bosco
declinò l'offerta. Forse in quei mesi
Don Bosco non pensava concreta-
mente alle missioni. Correva il 1870.
Ma ad un anno di distanza Don
Bosco fece il sogno ~ della immensa
pianura e degli uomini di aspetto
feroce >>1 e sentì «rinascere l'antica
brama». Da questo momento Don
Bosco cerca quale sia la regione
missionaria destinata dalla Provvi-
denza ai suoi Salesiani. Le domande
concrete di fondazioni- oltre mare
continuano a giungere sul suo ta-
volo, ed eglj le esamina con un animo
ben diverso.
Racconta:~ Gli uomini nerastri del
sogno, dapprima credevo fossero afri-
cani dell'Etiopia. ::vfa dopo aver in-
terrogato persone che conoscevano
quei luoghi e letti libri di geografia,
lasciai questo pensiero.
<< Poi mi fermai su Hong-Kong,
isola della Cina. Anzi, venuto a To-
rino mons. Raimondi, missionario di
quelle parti, in cerca di chi volesse
seguirlo, per un istante mi lasciai
andare a trattative con lui: per un
istante pensai che quegli isolani fos-
sero i selvaggi del mio sogno: ma
essendomi informato, mi accorsi altra
essere la natura del suolo, altra l'in-
dole degli abitanti. Questa pratica
mi era costata nuovi studi geogra-
fici, e inutilmente.
«Passai quindi a vagheggiare le
missioni cieli'Australia, perché poco
dopo era stato nell'Oratorio mç,ns.
Qui.no. Mi informai da lui dello stato
di quei selvaggi e della loro indole,
ma le descrizioni che mi fece non
andavano d'accordo con quanto io
avevo veduto.
(1 L'Australia a poco a poco fu sur-
rogata nella mia mente d.a Manga-
lore, isola delle Indie. Mi procurai
libri, parlai con sacerdoti inglesi ve-
nuti da quelle regioni, e per uno
sbaglio singolare mi persuasi che i.I
sogno riguardasse le Indie... A Roma
si parlò persino di darci un Vica-
riato Apostolico in quelle regioni.
Un gigantesco Indio fotografato da don
De Agostini nella T erra del Fuoco. Erano
questi I «giganti» visti In sogno da Don
Bosco 1
·,!.:.
-_,. :.. ~.....
•._ ~* .,
I
t.

3.5 Page 25

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La ricerca testarda
del dito di Dio
<< Finalmente nel 1874 il console
argentino a Savona, commendatore
Gazzolo, avendo conosciuto Don
Bosco a Varazze e lo spirito della
Congregazione Salesiana, ne fece
parola in America con l'Arcivescovo
di Buenos Aires e con molti sacer-
doti, i quali si accesero d'entusiasmo
per i Salesiani, ed espressero il de-
siderio che una colonia di questi
andasse a trapiantarsi nelle loro re-
gioni... Tosto mi procurai libri geo-
grafici sull'America del Sud e li
lessi attentamente. Cosa stupenda!
Da questi e dalle stampe delle quali
erano forniti vidi perfettamentt; de-
scritti i selvaggi contemplati nel
sogno, e la regione da essi abitata,
La Patagonia, regione immensa al
mezzodl di quella Repubblica I Dopo
molte altre notizie, schiarimenti e
informazioni, non mi rimase più
dubbio. Erano tutte in perfetto ac-
cordo col sogno. D 'allora in poi co-
nobbi perfettamente il luogo, verso
cui dovevo rivolgere i miei pensieri
e i miei sforzi >> (MB X, 1267 sg.).
C'era un particolare, che Don
Bosco ricercava testardamente sulle
carte geografiche, per scoprire il
(( luogo segnato da D io >>. Lo ricorda
don Amadei, uno dei più attenti
biografi del santo: «Nel campo
d'apostolato visto in sogno, aveva
contemplato d ue fiumi all'entrata
d'un vastissimo deserto, che non riu-
sciva a rintracciare nelle carte geo-
grafiche che andava pazientemente
esaminando : e venne a riconoscere
che erano il Rio Colorado e il Rù,
Negro nella Patagonia solamente quan-
d'ebbe in Torino il primo colloquio
col commendatore Giovanni Bat-
tista Gazzolo, console della Repub-
blica Argentina a Savona... Ricordo
di aver visto io stesso uno dei vecchi
atlanti esaminati da Don Bosco, nel
quale si leggevano, nell'ultimo tratto
dell'America Meridionale, le parole :
Patagonum regio, in qua incolae sunt
giga11tes (Regione dei Patagoni, dove
gli abitanti sono giganti) (MB X,
1273).
Riflettendo su questi avvenimenti,
Pietro Stella commenta: << Risulta
chiaro l'orientamento di Don Bosco,
alla ricerca di una via per l'espan-
sione della sua opera fuor i d'Europa.
Egli pensa e sogna le missioni nel
senso più stretto, in partibus infide-
lium; e nel senso più romantico di
allora : tra popoli crudeli e selvaggi.
I n Argentina egli aveva i selvaggi,
anzi: i suoi selvaggi... Selvaggi era
parola magica, che suscitava l'inte-
resse e la curiosità... Clima di leg-
genda circondava i selvaggi della Pa-
tagonia, descritti dai più antichi
esploratori come giganti >>.
Il console dell'Argentina a Savona,
Gazzolo, seguiva con interesse il la-
voro dei Salesiani in Liguria, con
la speranza di poterli trapiantare nel
suo Paese. Da lui richiesto di un
parere, l'arcivescovo di Buenos Aires,
mons. Anerros, gli aveva fatto sa-
pere che avrebbe accolto i re~gi?si
di D on Bosco «molto volentien >>.
La domanda concreta
arriva a Natale
La domanda concreta di fonda-
·zione arrivò a Valdocco alla fine
del 1874. «Le prime lettere - di-
chiara Don Bosco stesso - mi giun-
sero nella novena del S. Natale, e
io le lessi al Capitolo Superiore la
sera del 22 dicembre 1874 ~-
La proposta era duplice: assumere
in Buenos Aires una parrocch.ia po-
polata di immigrati italiani, dedicata
alla Madre della Misericordia; far
funzionare in San Nicolas de los
Arroyos un collegio per ragazzi, da
poco terminato. San Nicolas era un
centro molto importante dell'archi-
diocesi di Buenos Aires.
I Superiori Maggiori della Con-
gregazione (chiamati allora «Capi-
tolo Superiore») informati da Don
Bosco, approvarono il progetto. Egli
rispose allora in Argentina tracciando
in tre punti il suo programma.
Primo : avrebbe inviato alcuni sa-
cerdoti a Buenos Aires per costituirvi
il punto-base dei Salesiani in Ame-
rica. Essi si sarebbero impegnati
<< specialmente per la gioventù po-
vera e abbandonata, catechismi, scuo-
le, predicazioni, oratori festivi... 1>.
Secondo: in un secondo tempo i
Salesiani avrebbero assunto anche
l'opera di S. Nicolas. Terzo: da
queste prime due basi i Salesiani
avrebbero potuto in seguito << essere
altrove inviati ». In questo terzo
punto Don Bosco racchiudeva e quasi
velava il suo disegno d i «raggiungere
a l più presto i popoli selvaggi >>.
Era stato così delineato in termini
pratici e concreti un metodo parti-
colare di evangelizzazione missionaria:
i religiosi di Don Bosco no1,1 si sa-
rebbero subito lanciati tra le tribù
lontane da ogni civiltà, ma avrebbero
creato delle basi in territorio sicuro,
lavorando tra gli emigrati italiani nu-
merosissimi in Argentina e veramente
bisognosi di assistenza religiosa e
morale. Di sarebbero p;lrtiti -per
intraprendere i loro tentativi apo-
stolici << di prima linea ».
Il 27 gennaio 1875, Don Bosco
ricevette dal console comw1icazione
ufficiale che tutte le sue condizioni
erano state accettate.
Una circolare
per arruolare volontari
(< Allora il Santo, senza lasciar t ra-
pelare nulla in casa, preparò un bel
colpo di scena - racconta Eugenio
Ceria negli "Annali della Società Sa-
lesiana" - . La sera del 29 gennaio,
festa di S. Francesco di Sales, fece
radunare artigiani, studenti e con-
fratelli nella sala di studio, dov'era
stato eretto un palco. Vi ascese
Don Bosco, il console Gazzolo ve-
stito di una sua pittoresca uniforme,
i membri del Capitolo Superiore e i
direttori delle Case Salesiane )). Al-
l'assemblea attentissima, Don Bosco
annunciò che, con l'approvazione del
Papa, i primi Salesiani sarebbero
presto partiti per le missioni del-
}'Argentina m~ridionale.. Quelle pa:
role non suscitarono umore per 1
rischi che si sarebbero affrontati, né
costernazione davanti a un'impresa
che poteva sembrare temeraria, ma
entusiasmo incontenibile nei gio-
vani e nei Salesiani.
«Era stato gettato un fermento
nuovo fra allievi e giovani salesiani.
Si videro moltiplicarsi le vocazioni
allo stato ecclesiastico; crebbero sen-
sibilmente le domande di ascr iversi
alla Congregazione, e l'ardore del-
l'apostolato s'impadronl di molti >>.
Eugenio Ceria, che scrive queste
parole, cosi commenta : ~ Per giu-
dicare l'impressione prodotta, noi
dobbiamo riportarci a quei tempi,
quando la Congregazione aveva an-
cora l'aria di una famiglia stretta-
mente accentrata attorno al suo Capo.
Lo slancio dato quel giorno alla fan-
tasia portò all'improvviso a imma-
ginare orizzonti sconfinati, e ingi-
gantì in . un istante il già grande
concetto che si aveva di Don Bosco
e della sua Opera. Cominciava ve-
ramente per l'Oratorio e per la So-
cietà Salesiana una nuova storia»
(Annali, I , 248 seg.).
Il 5 febbraio Don Bosco dava
l'annuncio della prima partenza mis-
sionaria a tutti i Salesiani che risie-
devano fuori Valdocco. La sua cir-
colare pregava i volontari di pre-
sentare domanda scritta. La data era
fissata, in linea di massima, per il
mese di ottobre.
L'entusiasmo si moltiplicò do-
vunque. Quasi tutti si offrirono can-
didati per le missioni. «Cominciava
per la Società Salesiana una nuova
storia~ non sembrano parole esa-
gerate.
TERESIO BOSCO 25

3.6 Page 26

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NELMDNDO
SALESIANO
CAMBIO DI GUARDIA
IN VENEZUELA
Riportiamo dall'Osservatore Romano
dello scorso novembre;
Il Santo Padre ha accolto le dimis-
sioni presentate da S. E. R. Monsignor
Segundo Garcia Fernandez, S.D.B., Ve-
scovo titolare di Olimpo, per motivi di
età e di salute, dal governo del Vicariato
Apostolico di Puerto Ayacucho (Ve-
nezuela).
Sua Santità ha promosso alla Sede
titolare v.escovile di Ruspe il Rev.mo
Sacerdote Enzo Ceccarelli Catraro, Vi-
cario lspettoriale della Società Sale-
siana di San Giovanni Bosco nel Ve-
nezuela, costituendolo, in pari tempo,
Vicario Apostolico di Puerto Ayacucho
(Venezuela).
allargarsi a macchia d'olio fino agli at-
tuali sei centri salesiani e otto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice. In prospet-
tiva, è stato ribadito l'impegno salesiano
per le opere sociali, e l'attenzione prio-
ritaria alla classe dei giovani poveri.
L'opera di Selargius in cui si sono
svolte le manifestazioni - un centro di
formazione professionale con 400 stu-
denti - era la palese conferma di questa
volontà esplicita di tutta la Famiglia di
Don Bosco in Sardegna.
INDETTO IL CAPITOLO
GENERALE XVI DELLE F.M .A.
Con una circolare datata «7 otto-
bre 1974», la Madre Generale delle Figlie
di M. Ausiliatrice, Suor Ersilia Canta,
ha indetto il XVI Capitolo Generale
delle F.M.A. Ecco le sue precise parole
che stralciamo dalla circolare:
« Valendomi della facoltà che le Co-
stituzioni conferiscono alla Superiora
Generale, d'intesa col Consiglio Gene•
raie, convoco il Capitolo Generale XVI,
in Roma nella Casa Generalizia, per il
17 aprile 1975. Le Capitolari sono però
invitate a trovarsi nella sede indicata
entro i I 4 aprile. L'apertura del Capitolo
sarà preceduta da giornate di informa-
DON RICCERI AL 75°
DEI SALESIANI IN SARDEGNA
«Tutti uniti in una sola famiglia per
la salvezza della gioventù». Queste pa-
role di Don Bosco, che campeggiavano
sul fondale del salone teatro, hanno fatto
da leit-motiv a due manifestazioni svol-
tesi a Selargius (Cagliari) nei giorni 27-
29 settembre scorso: la celebrazione
del 75° dell'Opera salesiana in Sarde- ,
gna, e il Convegno per i dirigenti degli
Exallievi d'ltalìa.
Le manifestazioni hanno richiamato
Salesiani, Figlie di Maria Ausìllatrice,
Cooperatori, Exallievi, amici, autorità ci-
vili e religiose, sei Ispettori salesiani e
I il Rettor Maggiore. A completare il
quadro ha contribuito la festosa cornice
dei familiari degl i Exallievi venuti da
diverse parti d'Italia per ìl loro Con-
vegno.
1
In particolare la celebrazione del 75°
si è tenuta domenica 29 settembre con
una commemorazione in teatro e la
concelebrazione - presieduta dal Ret-
tor Maggiore alla presenza di migliaia
di fedeli - nel vicino Santuario di Bo-
naria, dove la Famiglia Salesiana si è
recata per ringraziamento e in pellegri-
naggio per l'Anno Santo.
Nei discorsi è stata ripercorsa la storia
salesiana nell'isola, dal primo tentativo
a opera di un Exallievo di avere i figli di
Don Bosco già nel 1884, al loro arrivo
in Arbatax deciso da Don Rua nel 1899
perché la popolazione del posto era
26 povera e abbandonata, al successivo
t Nel circo la festa di Don Bosco. accaduto a Santa Cruz de Tenerife (Isole
Canarie) il 31 gennaio.
«Quest'anno la festa di Don Bosco ha rivestito caratteristiche speciali a Santa
Cruz de Tenerife. Vi hanno preso parte tutti quelli che hanno Don Bosco come
padre o patrono: Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, scuole di formazione pro-
fessionale, persone del mondo del cine e del mondo del circo... ». Prima della
festa sì tennero giornat e di incontri, gare sportive, proiezioni di pellicole. Il 31 gen-
naio ci fu Messa concelebrata sulla pista del circo « Price de Madrid», presieduta
dal Direttore della Casa salesiana. Vi presero parte più dì quattromila giovani,
e tutto il personale del circo vestito con i costumi caratteristici. Dopo la Messa, gli
attori del circo si sono esibiti in uno spettacolo offerto a tutti i giovani presenti.
«In questo modo il Santo dei giovani, dei giocolieri e del circo ha ricevuto un omag•
gio simpatico in un ambiente cosl adatto all'allegria come è un circo. "Servite
il Signore nella gioia" era un motto che Don Bosco ha lasciato in eredità)>.

3.7 Page 27

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zione e dagli Esercizi spirituali, che si
terranno dal 9 al 16 aprile...
« 11 ritorno alle fonti ci farà cogliere
tutta la responsabilità di essere, nella
Chiesa, al nostro vero posto e con l'au•
tentica fisionomia di Figlie di M. Au-
siliatrice...
« La Madonna che ci vuole partecipi
della sua vita e della sua missione,
unisca tutta la Congregazione in un
impegno sempre più forte di preghiera
e di offerta per ottenere che la luce
dello Spirito Santo ci penetri tutte e ci
renda « Figlie di Maria Ausiliatrice J>
non solo nel nome, ma nello spirito e
nella vita 1>.
FESTEGGIATO
DON MARGIARIA
Monticello d'Alba ha voluto cele-
brare con particolare solennità il 50° di
sacerdozio del suo comparrocchiano,
missionario salesiano, don Angelo Mar-
giaria. Dal lontano Giappone, anche se
con la salute molto scossa, don Margiaria
è giunto al suo paese per celebrare la
Messa d'oro il 15 agosto, festa del-
l'Assunta. Il Bollettino Parrocchia/e di
Monticello d'Alba ha dedicato un intero
Religiosi laici nel progetto di Don Bosco. Si sta esaurendo la serie dei Con-
vegni Regionali in preparazione del «Convegno Mondiale Salesiani Coadiutori»
che avrà luogo l'anno prossimo. Nella foto il Convegno Regionale « Italia - Me-
dio Orientel> svoltosi nel settembre scorso a Roma.
suo numero a ricordare le grandi bene•
merenze di questo missionario, figlio di
Don Bosco e compagno primissimo di
don Cimatti.
A TRIESTE, DOPO 75 ANNI
SI t PIO GIOVANI CHE MAI
letti, dove li attendeva il vescovo in
persona.
4° CENTENARIO DEI MARTIRI
DI TORINO
11 20 ottobre scorso, a conclusione
del 75° dell'Opera Salesiana in Trieste,
si è inaugurato il nuovo, luminoso
Ricorre quest'anno il quarto centenario
(1575-1975) della consegna dei corpi
dei Ss. MARTIRI SOLUTORE AVVEN-
TORE ed OTTAVIO, primi patroni di
Torino, ai Padri della Compagnia di
Gesù, in seguito alla quale fu costruita
l'armoniosa Chiesa di Via Garibaldi.
Essi subirono il martirio intorno al 300,
durante la persecuzione di Massimiano
e Diocleziano, a Valdocco nel luogo ove
« Centro Giovanile Salesiano». Proget-
tato dall'architetto salesiano dott. Mon-
tibeller, è una costruzione semplice,
armoniosa e luminosissima. Nell'interno
sono sale di riunione per ragazzi, due
saloni con un'intera parete coperta da
vetrate, che permettono ai giovani di
vivere a pochi metri dalla belleua del
cielo, degli alberi, del mare. È un com-
plesso estremamente efficiente, che co-
Maria Ausiliatrice, apparendo a Don Bo- stituirà l'ideale punto di incontro per
sco nel 1845, volle sorgesse la sua Ba- tutti i giovani della zona, desiderosi non
silica (M. B. Il, 299 e segg.).
solo di attività sportive, ma di appro•
Egli s'industriò in ogni modo per fondimenti cultura! i e religiosi.
acquistare quel terreno e nella nuova
chiesa riservò un altare ai Ss. Martiri.
Ogni anno ne celebrava con solen-
nità la festa insieme ai suoi figli. Nel
1866 curò la pubblicazione, nelle Let-
PORDENONE:
SI INIZIÒ 50 ANNI FA
ture Cattoliche, del fascicolo « Memorie
Il 26 agosto si sono compiuti 50 anni
storiche del martirio e del culto àei dall'arrivo dei Salesiani a Pordenone.
Ss. Martiri Solutore Awentore ed Ot· La Famiglia Salesiana nacque in città...
tavio, Protettori della città di Torino, con una sola persona: don Renato Zig-
raccolte da un sacerdote torinese», giottì. giunto il 26 agosto 1924 da
scritto dal Can. Lorenzo Gastaldi, poi Este. Lo accompagnavano (per ripar-
arcivescovo
tire lo stesso giorno) il direttore di Este
I Rev.mi Padri Gesuiti hanno invitato e l'ispettore triveneto don Giraudi. Ri -
i Salesiani a partecipare ai loro festeg- cevuti alla stazione ferroviaria da rap-
I giamenti in modo del tutto particolare,
riservando loro la solenne concelebra-
zione del 22 novembre.
presentanti di ex allievi e di coopera-
tori, i tre Salesiani raggiunsero il colle-
gio-convitto Don Bosco in viale Giga-
Nei due mesi successivi i Salesiani
salivano a sei, e in ottobre con la ri -
presa delle scuole, iniziava il lavoro per
un centinaio di giovani nel «ginnasio»,
e per i piccolissimi della quinta elemen-
tare interna. Si formò pure il primo em-
brione di Oratorio.
L'Opera Salesiana si sviluppò presto.
Al ginnasio si affiancarono il liceo, si
costrul la chiesa, vennero aperti i campi
sportivi. A Pordenone l'Opera di Don
Bosco si avviò a raggiungere l'odierna
felice realtà.
DA 50 ANNI A SAN CATALDO
Dal 1 ° al 22 settembre, in San Ca-
taldo (Caltanisetta) si sono svolti i fe.
steggiamenti per il 50° dell'Opera Sa-
lesiana. I primi Figli di Don Bosco ar-
rivarono in città nel dicembre del 1924,
e furono seguiti dopo due anni dalle
Figlie di M. Ausiliatrice. Il bene fatto
alla città In questi 50 anni è misura-
bile dal gran numero di Cataldesi che
sono diventati Figli e Figlie di Don Bo-
sco nelle Congregazioni da lui fondate.
Dopo Randazzo (e questo è i l vanto
vero di S. Cataldo) questa è la città
siciliana che ha donato più sacerdoti e
suore a Don Bosco.
Le celebrazioni hanno avuto carat-
tere sacro, ma anche folkloristico e
sportivo. Il Rettor Maggiore ha voluto 27

3.8 Page 28

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farsi rappresentare dal Vicario della
Congregazione, don Gaetano Scrivo,
che ha avuto per la città parole di rin-
graziamento e di felicitazione.
MONS. KERKETTA
SCRIVE DA DIBRUGARH
« Sono tornato alla mia città e alla
mia diocesi, dopo un lungo viaggio in
Italia e a Torino. La salute è andata
come è andata, ma ringrazio Dio che
ora tutto va bene. Ringrazio di cuore
tutti coloro che mi hanno ospitato con
carità cristiana.
«Qui a Dibrugarh, sede della mia dio-
cesi, sono molto occupato. C'è tanto
da fare e siamo in pochi a lavorare.
Abbiamo ancora pioggia, e i monsoni
non sono ancora terminati. Parecchi
villag9i sono ancora sotto le alluvioni.
Anche la nostra Dibrugarh sta correndo
un serio pericolo. Il fiume Brahmaputra
sta erodendo i I terreno, e se continua
con questo ritmo, la città di Dibrugarh
sparirà fra poco. Il fiume è molto largo:
più di 14 chilometri. Il livello dell'acqua
del fiume è pili alto di quello della città.
Oibrugarh viene protetta da 14 Spurs,
che sono specie di moli di ferro, ce-
mento e pietre che hanno il compito
di rompere la forza dell'acqua quando
questa viene giù dai monti contro la
città. Questi Spurs, come enormi denti
che si protendono verso il centro del
fiume, sono alimentati dalle pietre e da
tutto ciò che i cittadini vi rovesciano
per aumentare gli ostacoli che devono
fermare la forza delle acque del Brah-
maputra. Quanto basteranno 7 Chiedo
preghiere perché niente di brutto ca-
piti alla nostra città e alla nostra popo-
lazione, già tanto provata.
« E che Maria Ausiliatrice ci protegga
tutti I».
Mons. Roberto Kerketta SDB
(vescovo di Dibrugarh)
FIGLI DI EMIGRATI A ERBEZZO
A Erbezzo (Verona), in agosto il sog-
giorno salesiano diede ospitalità a 28
figli di emigrati in Germania, che veni-
vano a trascorrere un periodo di ferie
in Italia. Ragazzi tra i 12 e i 15 anni,
di origine meridionale, provenienti per
lo più dalle città e zone di Monaco di
Baviera e di Francoforte.
La lingua di questi ragazzi era un
impasto originalissimo e simpatico dì
dialetti meridionali con sfumature ger-
maniche di difficile comprensione: di
qui la necessità di un corso accelerato
di italiano che permettesse la mutua
comprensione.
Sotto il profilo educativo, particolar-
mente indovinata e felice è stata la fu-
sione tra il gruppo dei ragazzi prove-
Rio Bomboiza a volte si arrabbia. Scorre in Ecuador tra le missioni salesiane
di Bomboiza e Gualaquìza per gli indi Shuar, e le separa. Il ponte sospeso le tenne
unite fino a domenica 4 luglio 1974, ore 14,30; in quel momento il rio si gonfiò
dì ondate ribollenti, e nella sua ira travolse tutto. Rio Bomboiza fa male ad ar-
rabbiarsi così: non sa che le missioni restano isolate dal mondo, e a quella gente
28 costa tanto costruire un altro ponte?
nienti dalla Germania ed i ragazzi ve-
ronesi, usuali ospiti del soggiorno sa-
lesiano.
Tra i figli degli emigrati, alcuni non
avevano ancora fatto la prima Comu-
nione. Preparati dal direttore del sog-
giorno, la poterono ricevere dalle mani
del Vescovo Ausiliare di Verona.
Un secondo gruppo di ragazzi figli
di emigrati in Germania trascorse le
vacanze nella colonia salesiana di Obra.
DARFO : DIECI ANNI FA
Dieci anni fa, otto salesiani con
l'aiuto di un cooperatore facevano in-
gresso a Darfo (Brescia). Un « super-
stite» di quella prima spedizione ricorda:
Era il 20 settembre, domenica.
Accoglienza ai confini del paese, in-
gresso in macchina con scorta di po-
li-zia, rinfresco nel palazzo comunale,
Te Deum in chiesa, sfilata alla «Casa
del Fanciullo»: gente, proclami, discorsi,
bandiere e... banda.
Poi la gente se ne andò tutta. Tutta,
compresi i dirigenti. Era sera. E noi si
rimase soli in una casa sconosciuta,
già abitata da un certo numero di ra-
gazzi (quelli che non avevano nessuno),
che nessuno ci aveva presentato.
Andammo a cena in una piccola aula
dove mancava anche la luce. Una donna
anziana - l'indimenticabile Carolina -
entrò con un recipiente, che non si ca-
piva bene se era una zuppiera o un ca-
tino, e scodellò la minestra a tutti, a
cominciare dall'Ispettore don Bassi. Do-
po la minestra non aveva gran che da
portare, con imbarazzo suo e nostro.
Bisognava anche organizzarsi per il
dormire. Occorreva trovare stanze e lettì.
Cercare lenzuola e coperte. Quando Dio
volle si riuscì a sistemarci tutti.
Ci radunammo allora in cappellina
per una piccola preghiera e svuotammo
ciascuno le tasche per mettere in co-
mune i nostri averi: era tutto iI capitale
che possedevamo.
Gli echi della banda erano ormai
lontani; ma noi avemmo chiara l'im-
pressione di essere stati... suonati.
Ma le sorpresè non erano ancora fi-
nite. Era ormai notte fonda quando
suonò un campanello. Era un ragazzo
della casa. Tornava a quell"ora dal la-
voro, ma nessuno ce ne aveva informato.
L'indomani, alla luce del sole, i pro-
blemi si presentarono ancora più com-
plicati. Nelle camerate dei ragazzi lavo-
ravano ancora i muratori e ci avrebbero
lavorato per un bel pezzo. Mancavano
completamente i serramenti (non dico
i vetri) e le porte le avrebbero messe
dopo che i ragazzi erano in casa da un
mese. Dove avremmo fatto lo studio
dei ragazzi 7 Non c'era un ambiente
sufficientemente grande. Avremmo ab-
battuto l'unica camera decente e uno

3.9 Page 29

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di noi avrebbe dormito in guardaroba,
montando il letto ogni sera. Ma altri
problemi nascevano. Con l'arrivo dei
Salesiani le domande erano aumentate,
ma le attrezzature erano quelle che erano.
Stavano per entrare i ragazzi e manca-
vano ancora 40 letti e 40 materassi. Li
avremmo poi trovati per interessamento
delle Suore di Cogno, presso una in-
dustria locale che un tempo ospitava
operai. Ma bisognava ottenere permessi,
che non giungevano. I ragazzi entravano
e noi scaricavamo finalmente i letti tolti
ai magazzini con la connivenza delle
Suore, senza il permesso, che sarebbe
arrivato molto tempo dopo.
Intanto si faceva conoscenza con i
ragazzi e con l'ambiente. Per sostenerci
ci scambiavamo il motto: « Un po" alla
volta». E dicevamo: «Ci vorranno dieci
anni perché diventi casa salesiana».
Sono passati dieci anni: ora a Darfo
c'è una bella casa, accogliente, ben at-
trezzata, piena di ragazzi... di Don Bo-
sco. ~ una casa salesiana. E quasi a
conferma proprio qualche mese fa uno
degli allievi di allora ha professato I
voti di castità, povertà e obbedienza
nella Congregazione. Ne sia ringraziato
il Signore! E vada il ricordo a quanti,
salesiani e no, hanno reso possibile
tutto questo.
UN PICCOLO LEBBROSO
SENZA NOME
Dal lebbrosario dei bambini di Thava
(Thailandia), don Luigi Fogliati scrive:
«Oggi 25 ottobre i lebbrosi sono 536.
Dieci giorni fa è arrivato l'ultimo, di
circa 8 anni. Non sa li nome dei suoi
genitori, ed è innocente come l'acqua
limpida. Abbiamo cercato nel suo vil-
laggio, abbiamo trovato non solo la
mamma lebbrosa, ma anche molti altri
ammalati. Già 4 vengono al nostro di-
spensarlo. Appena terminate le piogge
faremo una visita "a fondo" del vil-
laggio per curare tutti i malati. Saluti a
tutti I».
POCHI DANNI Al SALESIANI
NEL TERREMOTO DEL PERO
Le Case salesiane e delle Figlie di
Maria Ausiliatrice - informa I Ispettore
di Lima don Giorgio Sosa - non hanno
subito gravi danni nel pur forte terre-
moto che il 3 ottobre scorso ha colpito
Il Perù causando gravi devastazioni e la
morte di qualche decina di persone.
I Salesiani hanno registrato solo un
grande spavento, tanti vetri in frantumi
nelle Case di Lima e Magdalena del
Mar, un cornicione caduto dalla Casa
di Callao senza colpire nessuno, e pro-
fonde crepe nelle navate laterali della
basilica Maria Ausiliatrice di Lima. Bi-
sognerà ricostruire le vetrate, ridipin-
gere gli edifici, a per sicurezza sottoporli
PRIMO INCONTRO SULLA
FORMAZIONE DEL COOPERATORE
Dal 29 ottobre al 4 novembre 1974 si è svolta al Salesianum di Roma
una settimana di studio sulla formazione del Cooperatore Salesiano. Gli obiet-
tivi prefissi dalla Direzione Generale che l"ha organizzata erano: presentare e
discutere insieme le linee generali della Formazione specifica del Coopera-
tore; avere uno scambio di esperienze; qualificare meglio alcuni Formatori.
Del N uovo Regolamento - approvato nella Pasqua di quest'anno e che
ha fatto rifluire una vitalità nuova nella Famiglia Salesiana - s1 è approfon-
dito soltanto il 6° capitolo: formazione e fedelt/J.
I PARTECIPANTI Sono stati 140 90 Salesiani, 27 Figlie di Mana Au-
siliatrice, 23 Cooperatori. Provenivano da 26 Nazioni: Antille 1, Argentina 5,
Australia 1 , Austria 4, Belgio 6, Brasile 6, Centro America 1. Colombia 2,
Corea 1, Filippine 1, Francia 5, Germania 2, India 8, Inghilterra 3, Irlanda 2,
Italia 50, Malta 2, Perù 1, Polonia 4, Portogallo 4, Spagna 22, Sviuera 1, Thai-
landia 1, USA 3, Venezuela 2.
LA CRONACA DEI LAVORI Il Convegno si è articolato in sei gior•
nate molto dense, ritmate da momenti di preghiera e di cordiale fraternità,
da relazioni, gruppi dì studio e assemblee. con traduzione simultanea in in-
glese, spagnolo e francese.
I nove Relatori {Natali, Favaro, Midali, Pinna, Aubry, Rubio, Aragon, Co-
gliandro, Raineri) hanno presentato il tema della FORMAZIONE diviso in
2 parti:
1) principi su cui si fonda la formazione laicale, salesiana secolare, apo•
stolica;
2) come suscitare vocazioni e come realizzare la formazione di base e
quella permanente.
Una simpatica e arricchente apertura è stata costituita dalla Tavola rotonda
che ha messo a confronto il latcato del Terz"Ordine Francescano e l'Azione
Cattolica Italiana con le esperienze salesiane europee (commovente la testi-
monianza della Polonia).
Non è mancata la benedizione in Piazza San Pietro di Paolo Vt, che aveva
mandato un telegramma di adesione. L'incontro poi con 180 Giovani Coo-
peratori Italiani riuniti a Grottaferrata per il toro 4 ' Congresso Nazionale sul
tema «Conversione e liberazione» ha segnato un momento indimenticabile.
La gioia tipicamente salesiana era già esplosa alla Pisana la sera prece-
dente in una melodica e brillanta e ora delle fraternità».
LA PAROLA DEL RETTOR MAGGIORE Don Luigi Riccerl. che era
già intervenuto in aula con puntualizzazioni ed orientamenti, ha presieduto
la Concelebrazione conclusiva dei lavori.
Nell'omelia ha parlato di «simbiosi spirituale ad apostolica tra Delegato
e Cooperatore, che costituiscono una realtà unica come. nella pianta, la radice
e Il tronco»; ha sottolineato la sostanziosità nei contenuti e la semplicità nelle
forme, sostenendo la tesi che « lo spirito salesiano. il cooperatore, lo assor-
bir&, più che dai libri, dalla vita dei suoi fratelli Salesiani, dalle Figlie di Maria
Ausiliatrice, quasi per contagio, o, se si vuole, coma per trasfusione di sangue».
LE MOZIONI FINALI Nelle quattro pagine delle mozioni finali i con-
vegnisti hanno definito i contenuti concreti della formazione umana. cristiana,
apostolica e salesiana del Cooperatore; i principi di una mistica battesimale
e salesiana, personalizzata, attenta alle esigenze dei vari gruppi, aderente alle
situazioni locali cosi diverse da nazione a nazione; /e tappe della pastorale
vocazionale e della formazione di base. specifica e permanente; i Responsa-
bili a livello di Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice e Cooperatori, nella Chiesa
locale, e per una mentahzzazione progressiva dei vari componenti la Famiglia
Salesiana; i Sussidi, quelli già esistenti, da tradurre, volgarizzare e valorizzare,
e quelli in preparazione in questi momenti di cambio.
DON MARIO COOLIANDRO
a visita di controllo da parte degli In-
Particolare curioso: mentre le per-
gegneri. Ma niente più.
sone attorno alle opere salesiane sono
Il terremoto - anche se è durato più risultate tutte incolumi, una statua di
di due lunghi minuti e con la intensità Maria Ausiliatrice in una chiesa pub-
pari ai 6-7 gradi della scala Mercalli - blica è andata in frantumi; e il senti·
ha scelto un momento favorevole: un mento popolare ha trovato una spiega-
I giorno di vacanza per i ragazzi, e le zione commovente: « La Madonna ha
9,21 del mattino, ore comoda a tutti preferito soffrire lei, e salvare i suoi
per mettersi in salvo.
figlì».
29

3.10 Page 30

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PER
INTERCESSIONE
DI MARIA
AUSILIATRICE
DI
SAN GIOVANNI
BOSCO
LA MAMMA DI DUE BAMBINE
Già affetta da lussazione congenita, per un falso movi-
mento scivolai e, per proteggere la bambina che tenevo tra
le braccia, caddi cosl malamente da causare la piegatura
rigida della gamba sinistra. Sono mamma di due bambine,
di 3 e 7 anni, e quando il medico, considerato che ogni
più piccolo movimento mi dava dolori insopportabili, consigliò
il ricovero all'ospedale, mi preoccupai delle bambine: a chi
affidarle mentre mio marito era al lavoro 2
Mi rivolsi con fiducia a Maria Ausiliatrice, e iniziai
una novena di preghiera. Al terzo giorno, avvertii una sensa-
zione insolita nella gamba piegata, e con mia sorpresa e gioia,
potei immediatamente distenderla senza dolore.
Ringrazio la Madonna per me e per le mie bambine.
Torino
ADRIANA PEINA
UN FURIOSO TEMPORALE
Durante un furioso temporale, mi trovavo a tavola con la
mia famiglia. Ed ecco che un fulmine colpi la nostra casa.
Dopo aver in parte disintegrato l'impianto elettrico, finì per
colpire proprio il centro della nostra tavola, con il bagliore
e il fragore immaginabilì. Nel fumo che scaturi temetti di
colpo che qualcosa di grave fosse toccato a qualcuno dei
miei. Invece, pur con grandissimo spavento, ci ritrovammo
tutti incolumi. Nella stanza abbiamo un quadro di M aria
Ausiliatrice e uno di S . Giovanni Bosco. Li abbiamo
ringraziati con riconoscenza.
F88nza
GIOVANNA C. PORZ/
MOLTO AVANZATA NEGLI ANNI
In seguito a una caduta, mi fu riscontrato nelle analisi un
forte aumento di diabete. Sono molto avanzata negli anni,
e si prospettava la necessità di non poter più vivere sola
per potermi curare convenientemente. Il pensiero di lasciare
la mia casa e gravare sui miei figli mi diede un grande avvi-
limento. Mi rivolsi con fede a Don Bosco, sicura che Lui
mi avrebbe aiutata a non disturbare nessuno. Nel mese suc-
cessivo, quattro successive analisi manifestarono un mio
progressivo miglioramento. E i medici mi hanno assicurato
che le cure potrò farle stando a casa, senza dare preoccupa-
zioni ai miei cari. Ringrazio Dio e il mio grande intercessore
Don Bosco.
ANNA DI LEO MAGGIO
LA MIA CARA, ANZIANA MAMMA
La mia cara mamma, semiimrnobilizzata, che vive tra letto
e·poltrona. alcuni mesi fa fu assalita all'improvviso da febbre
violentissima. Rimasi veramente spaventata vedendo il suo
tremore convulso, il suo balbettio incomprensibile. Pregai
subito la Vergine Ausiliatrice e Don Bosco. Potei tro-
vare immediatamente il medico curante che accorse e iniziò
la terapia d'urgenza. L'attacco convulso cessò, ma la mamma
assai anziana lottò per venti giorni con la febbre altissima.
In tutto quel periodo di angosciosa preoccupazione continuai
a rivolgermi con fiducia a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco.
Oggi sono felice di segnalare al Bollettino che non solo la
mamma ha vinto il male, ma anch'io ho ripreso a pregare
con più fiducia in tutte le circostanze della vita quotidiana,
ritrovando quasi la semplicità dell'adolescenza.
30 Roma
MARIA DENARO
ERA NELLE MANI DI DIO
Mio marito fu ricoverato all'ospedale in gravi condizioni·
Operato di peritonite, subi un blocco renale che l'aggravò
fino a farlo cadere in coma. I medici mi dissero apertamente
che ormai era nelle mani di Dio. Solo Lui poteva salvarlo.
Mi rivolsi perciò con fiducia ed insistenza a M aria Ausilia-
trice e a Don Bosco affinché intercedessero per la mia
famiglia. Dopo alcuni giorni mio marito incominciò a ripren-
dersi. Ora è tornato a casa guarito. Ringrazio tanto la Ma-
donna e Don Bosco per la bontà dimostratami.
Ml'lano
FRANCESCA FALQUI
CHIESE LA RELIQUIA DI DON BOSCO
Una persona anziana, ultra settantenne, fu investita da
una macchina che le provocò rottura di costole e lesioni
varie. Fu sottoposta ad operazione, ma si temeva assai data
l'anzianità. Devota di Do n Bosco, essa mi chiese la reliquia
del Santo, da tenere accanto a sé. Contro ogni aspettativa
si è ristabilita assai bene, e ringrazia di cuore Don Bosco.
Fossano (Cuneo)
Don P. Ol/VINI, SDB
UNA COMUNITA IN PREGHIERA
Un nostro Confratello Sacerdote, affetto da varie infer-
mità, fu ricoverato in ospedale. Varie crisi cardiache ne met-
tevano in pericolo la vita. Fu proprio in una di queste crisi
più gravi che, mentre si temeva fortemente il peggio, si diede
inizio alla novena in onore di Maria Ausiliatrice consigliata
da Don Bosco. Con meraviglia di tutti, soprattutto dei
medici, il giorno seguente Il Confratello incominciò a stare
meglio, fino al punto di essere dimesso dopo otto giorni
dall'ospedale in condizioni di salute molto migliorate.
Ringraziamo.
la Comunità Salesiana di Cistarnino (Br.
DUE GRAZIE OTTENUTE DALLA MADONNA
Ringrazio M aria Ausiliatrice per avermi assistita durante
l'intervento chirurgico all'occhio destro colpito da cataratta.
Dopo alcuni anni di sofferenza e di angoscia, la vista è tor-
nata buona e posso attendere con profitto agli impegni gior-
nalieri.
Con me ringrazia la M adonna l'insegnante Maria Teresa
Ferraris, mia cognata. Sofferente per un grave disturbo car-
diaco che lasciava poche speranze di salvezza. per alcune
circostanze insperate poté essere sottoposta ad un difficile
Cl HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Abbo Eugenio - Aguzzi Somenzini Giuseppina - Alifredi Edoardo - Alle-
rino Bielli Franca - Anuiraoti Teresa ved. Zurru - Ancora Concetta - Andreo
B. L. - Apostolo Lucùi - Arbini Maria - Asercbi Maria - Bailoni Giusep-
pina .. Baltieri Pierina - Bandini Maria - Ba·roni Agnese - Bertola2.ZO Antonia
- Biancani Amina - Baiochi Gabriella ved. Langioi - Bocconcello Carla -
Boggio Caterina - Borello Antonietta - Boschetti Oalileo - .Braga Angela
Branciotto Paola - Brizio Barbero Angela - Brugnano Anna e Adamo -
Buffa CatcriM - Caironi Virginia • Camistraci Nicotina - Camonito Antonino
- Campese Candido - Cannataro Maria - Caponi Angiolina - Cappa Giu-
seppe - Carà Maria - Carraro Fidelina - Castella-Castelluccio Sorelle -
C"llotto Barbara - Cerbello De Caro Tommasina - Chiaro Luigina - Chimina
l,ucia - Colla Ines - Contesmbili Teresina - Coppolo Adalgisa - Coratza
Famiglia - Cor<lan Mario - Corsi Wanda - Crapanzanc, Giuseppe - Crn-
votta Mas,ìmiliano - Cuomo Clary - Curatolo 1na - Curings l\\,fichele -
D'Alcssandri Luigina • Dalla Torre Antony Domenioo - Dei Cas Luigi -

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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E DI
ALTRI SANTI
E SERVI
DI DIO
intervento chirurgico con sostituzione di una valvola cardiaca.
Durante tutto questo tempo essa non cessò di invocare
Maria Ausiliatrice con fede. Ora La ringrazia con me.
Rimini
Suor ANNA FERRARIS, FMA
RICONOSCENZA DALLA TERRA DEL FUOCO
Mi trovavo nella Terra del Fuoco, alla Scuola Agropecuaria
Las Mercedes. Un giorno successe un gravissimo incidente:
un nostro allievo dell'ultimo corso cadde dalla seminatrice
in movimento sotto il rullo di ferro. Fu straziato. Nelle ore
di angoscia durante le quali fu trasportato all'ospedale, lo
raccoma ndai a Don Bosco, promettendogli che mi sarei
imposto qualche rinuncia e avrei segnalato la grazia. La gua•
rlglone tu graduale, ma superiore alle aspettative. Ritengo
che Don Bosco mi abbia esaudito e mantengo le promesse
ringraziandolo.
S•n Giacomo
PIETRO PELLIZZATO
Sismonda Maddalena (Piobesi d'Alba, Cuneo) esprime
tutta la sua riconoscenza a Maria Ausiliatrice e Don Bosco
perché il figlio Francesco ha superato felicemente una deli-
cata operazione chirurgica. Invia un'offerta invocando con-
tinua protezione.
cc SONO UNA MAMMA CHE SAN DOMENICO SAVIO
HA ASCOLTATO>>
Sono una mamma che San Domenico Savio ha vo -
luto ascoltare due volte. Ero in una difficile gravidanza e
passavo di sconforto in sconforto. Una buona signora mi
parlò di Domenico Savio e mi portò il suo abitino. Poco
tempo dopo mi fu comunicato che stavo per dare alla luce
due gemelli, e che mi avrebbero dovuto sottoporre ad in·
tervento chirurgico. Ma io pregai tanto il Santino, e i miei
due piccoli poterono venire alla luce senza nessuna ope-
razione.
Un anno e mezzo dopo, una mia bimba cadde da una
altezza considerevole, da cui sì poteva fare un male grande.
Appena seppi la notizia, invocai San Domenico Savio. La
bimba non si fece proprio nulla.
Ringrazio.
S. S.ssio (Avelllno)
MARIA IAUNICIELLO IN SIMONE
UNA BAMBINA DI 10 ANNI
Mi trovavo in famiglia insieme a mio fratello salesiano,
don Giordano. quando una nostra nipotina di 1O anni si
svegliò con strani disturbi alla vista e all'equilibrio. L'ocu-
lista da cui la portammo costatò una paresi al quarto nervo
dell'occhio destro, e ci consigliò una visita urgentissima da
un neurologo. L'indomani la bimba fu vista dal neurologo e
due ore dopo ricoverata in ospedale per sospetto tumore al
cervello. Mentre s1 procedeva ad altri esami clinici, noi ini-
ziammo una novena a Don Bosco e a San Domenico
Savio. Passò un mese, e mentre attendevamo di giorno in
giorno una notizia bruna. la nostra piccola guarl. I medici
che l'avevano visitata in precedenza ci dissero: «I miracoli
esistono ancora».
Ringraziamo di cuore i nostri Santi.
Calvi (Terni)
Sr. MARIA DI NAZARETH GIORDANO
PER DUE VOLTE MAMMA
Alla distanza di sene anni dalla nascita del mio primo
figlio, il Signore mi ha concesso le grazia di una seconda
maternità. La gravidanza sì presentava molto difficile, f ino
al punto che si temette della vita mia e di quella della mia
creatura. Una mia cugina, FMA, mi portò l'abitino di San
Domenj co Savio, e mi invitò a pregare con fiducia il San-
tino. Cosi feci Nacque una bella bambina, che a distanza
di un anno gode perletta salute e forma la nostra gioia.
Segnalo la grazia perché altre mamma trovino conforto
nella intercessione del Santino.
Bronte (C11111nia)
INNOCENZA ANASTASI
t ARRIVATO DOMENICO A RICOLMARCI DI GIOIA
Da quattro mesi mi trovavo in attesa di una creatura, e
speravo tanto che la nuova maternità portasse alla nostra
famiglia un maschietto, poiché ero già mamma di due care
bambine. In quei giorni, trovandomi piuttosto deperita, feci
una cura di iniezioni. Purtroppo due di esse mi procurarono
grossi ascessi, con febbre alta e gravi dolori. Il medico insi-
steva perché mi facessi ricoverare e operare, ma lo rìcorsi
con tanta fede a San Domenico Savio di cui portavo
l'abitino. Il miglioramento fu tanto rapido che stupi anche
il medico. Ospedale e operazione furono scongiurati.
Ora nella mia famiglia è arrivato Domenico, a ricolmarci
di felicità.
Fontanaviva (PD)
GABRIELLA CAMPAGNOLO
De Luzi Grimaldi Felidi. De '.\\!arco Don, • De Mauro li!aria Suon,
Oe S u,fanis Oeofe • De V,r.a Lidia • Domina Carmda • ()ompt'. Paola •
D'Urbano Ellaabd'ta • Duri110n Teresina • F&fllfin Ener Fanara Anna •
Fuoli Ines - Ferrigato Gamba • Filipponc ~-,unirha Fiorillo Pasqualina -
Frittin.o Fnnca - Frola Teresa Gabrielli 1\\larRhcrir.a • Galbusera Aocilla
• Galimberti Cannel,a • C.,raci Lucia - Cilibcrto VaJ,v Antonia • Gio,-o
Naznrcna Ermellnde Grassi Ria - Gn,..o Giru, • Ouffi Maria La Bruna
<.!tnin• • La Cavn Ceoili• • Landolfo Vinceru:a • L•z,:ara Paola vcd. La
Pl~c• • Lettieri Raffacll• Lii.ori Aronica Colombo • Lombardo Corrnclo
Manazza A. Suora • Madeddu M. Rita Mannino Mlll'Ìa - '.\\hudcr Pictro
Miceli Stefana • Mighorini Anna MoD11i1rdo Francesca - Mona:cchini
Leo • Momorfano Giuseppina - Motu G111.1cppiru, • Munda ,\\111""
Noddeo Adele - "lespoh TctUa • :-ligro Domenico • Occhicna Oiuaepp,ru,
• Omini Coniugi - Orl•ndo Giuseppina Oro lBlia Paci Filomena Pap.
palardo Ag,n:a - Paa,n, Rosina Pelflaa l\\laddalena - Pereno ,\\rJJcnl1t11 •
P<!rl'One Domenica • Pend' Enrica • Pi«hutl Rinaldo Pilla Ada • Pili~
.-\\mana • Pinna Antonietu .Piraa Giuxppana Po- Concena • Popolano
Lilina Pucci Carmelo • Quaglia Piero Rabuu Angela Rabonl Tina -
Racca Luillina Rcba~liad Maria • Reahelhn R.• Ricci Giuseppe Riccio
GiUKppina • Riccobene Lma Rinaldi Alma Rizza Concrttll Rooolcn
Ada • Roni Amalia • Roosi Carmen • Roa,i Pinuccia - Ronini Mnria •
Rubino Lìna • Ruaso Michele Domenico - Sala Carlo - Salvadori Odino -
Solvaggio Fortunato. Savin Severino • Scarpone Gironi Filomeno • Scribano
Ma.ria Sèrra Ou11Liolmo Sgroi Rosa S1e(11n( Antoruo Taboni Ceccon
Filomena • Taulon'IO 0t>lores - Tavormlna Lucrezia . Temmova Tcreu
Tobini Pictro • 'folanc Antonietta Tonclh Llna Torino FJvìra in Del-
fino • Tosino Mana P,a Tribocco Giu,,eppc Vantuoso Fernanda Vcn•
rurino Joland.. - Vercelli Angela . Verona EliJ11Rtu - Vipno Pratelll •
Virga Giuappt, \\"1viani \\incauo Zaochffla . \\ ~ - Za.ramella Maria
Zoida Giuseppina. Zorzi Mano Ameba • Zucclu Ctaudina. Zwnbo Rosa 31

4.2 Page 32

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IL PIÙ GRANDE SOGNO : AVERE UN BIMBO
Ero sposato da oltre sei anni. e il più grande sogno mio
e di mio marito era di avere un bambino. Ma Il desiderio non
si avverava mal. Su suggerimento di un medico, decidemmo
di ricorrere al « Centro per la cura della sterilità» di Milano,
ma là non ci diedero molte speranze. Ci spiegarono che le
analisi sarebbero state lunghe e dolorose. e che non po-
tevano darci alcuna garanzia. Se volevamo, potevamo tor-
nare ad iniziare le analisi dopo un mese. A questo punto
mi aggrappai con una tede grande al piccolo Santo delle
culle: e prima che scadesse il mese. con immensa gioia
mia e di mio marito iniziavo una felice gravidanza.
Ora sono mamma felice di Filippo Domenico, che gode
ottima salute. Spero che il piccolo Santo contlnui ad aiu-
tarmi, per svolgere nel migliore dei modi la mia missione
di sposa e di madre.
Biella (VC)
RENATA RINALDI
IL BISTURI NEL CUORE DI UN BAMBINO
Fin dalla nascita, il mio nipotino Paolo aveva una grave
malformazione al cuore. che non gli permetteva una cre-
scita regolare. Venne ricoverato rn ospedale a, Milano. L'im-
minente operazione dava perplessità e preoccupazione a
tutta la famiglia: il piccolo infatti era al limite del peso per
poter tollerare l'Intervento. Avendo ottenuto un «abitino 11
di San Domenico Savio, lo posi sul lettino di Paolo con
tanta fede, pregai e mi accostai più volte alla Comunione.
li piccolo Paolo superò brillantemente la difficile operazione,
e già al secondo giorno poteva respirare normalmente. Ora
va progressivamente ristabilendosi, ed è tornato in seno
alla famiglia. Ringrazio il piccolo Santo, e lo prego di cu-
stodirci nella Fede, mediant e la quale i combattimenti della
vita si affrontano più serenamente, e il nostro cammino è
più sicuro.
Ch/it,,rf (GE)
/RENE VALLAT
UN FIORE DI BIMBO
L'abitino di San Domenico Savio, che ho portato in-
dosso. e la preghiera fiduciosa che sempre ho rivolto al
Signore mi hanno ottenuto una splendida grazia dal Si-
gnore: oggi un fiore di bimbo in ottima salute, Giulio Do-
menico, allieta la nostra casa. Nei primi due anni di matri-
monio due erano state purtroppo le gravidanze interrotte.
Anche la terza si annunciò complicata e difficile. Dovetti
sottopormi ad una lunga (quasi tre mesi) degenza in ospe-
dale. Durante questa penosa attesa volli sempre tenere al
collo l'abitino di San Domenico Savio, perché il piccolo
Santo ottenesse a me e a mio marito il sorriso di una bella
creaturina. Ora che Giulio Domenico è qui accanto a me,
non ho parole per ringraziarlo.
La Carnia (UD)
LUIGINA ROSSI-ZAMOLO
MAMME RICONOSCENTI
«L"ultimo parto era stato per me molto diHicile: tre giorni
tra la vita e la morte. Quando mi accorsi di aspettare il sesto
figlio, ebbi un attimo di paura. Una suora, allora, mi diede
l'abitino di San Domenico Savio e mi invitò a pregare.
Tutto si risolse nel migliore dei modi. È nata Monica, no-
stra gioia. Riconoscente ringrazio».
32 Pont• Nossa (BG)
ADA GHILARDI
e Dopo una maternità interrotta, durante l"attesa della mia
bambina pregavo San Domenico Savio che ci proteggesse.
Il parto fu difficile. La bambina, nata ammalata, si riprese
e ora sta bene. Prego il Santino che continui a proteggerci ».
A/111/onte (PA)
FRANCESCA GIGLIO
«Una nostra nipotina nacque con gravi difetti alla vista.
Dovette subire delicati interventi. Pregammo San Dome-
nico Savio perché tutto andasse bene, e cosl è stato. Rin -
graziamo 11.
Torino
SORELLE CANOVESE
«Nonostante la salute malferma e i quarant'anni d'età,
sono divenuta madre di un bimbo sano e bello. Avevo tanto
pregato San Domenico Savio di cui portavo l'abitino.
Ora lo ri ngrazlo di cuore».
San Sa/v11tor11 M.to (Al)
LETIZIA RAFFALDI
«Tempo fa prestai ad una mia amica ohe stava per di-
ventare mamma, un abit ino di San Domenico Savio.
Ho il piacere di annunciare che questa mia amica è diventata
mamma di una bella bimba. Essa si sente molto riconoscente
e Dio e al piccolo Santo».
Ze}tun (M•/re)
RITA ABELA
« Mi trovavo in attesa di una bimba. Prevedendo un parto
molto travagliato, i medici volevano operarmi. Pregai tanto
San Domenico Savio, e la mia piccola Scolastica è venuta
alla luce senza bisogno di nessun in1ervento. Commossa
ringrazio».
Serradifalco (Colr,nlseua)
CATENA SALVO
Ml HA RESTITUITO LA MAMMA
A distanza di due anni rendo pubblica la grande grazia
ottenuta dalla nostra Santa Maria Maz.zarello.
La mamma da tempo lamentava vari disturbi e un malessere
generale, di cui il medico non riusciva a scoprire la causa
per darle le cure opportune. Andava, quindi, sempre peg-
giorando.
Ricoverata per esami clinici all'ospedale, le venne riscon-
trata una gravissima forma di diabete. Dopo una prima de-
genza di due mesi, dovene ritornare all"ospedale altre due
voltè a breve distanza.
Fatto ritorno a casa, pareva stesse benino, ma nel giro
di una settimana dovette essere nuovamente ricoverata,
perché le si aprirono delle piaghe ai piedi.
La diagnosi medica fu quanto mai penosa, dichiarando
trattarsi di cancrena, per cui si rendeva necessaria l'amputa-
zione degli arti inferiori.
La mia Ispettrice mi confortò consigliandomi subito una
novena ardente a Madre Mazzarello con la promessa di pub-
blicare la grazia ottenuta.
Appoggiata alla sua grande fede, pregai fervidamente la
nostra Santa, ottenendo per sua intercessione, proprio nel-
l'anno centenario dell'Istituto, l'insperata grazia della guari-
gione. Ora la mamma sta benino e può camminare.
Esprimo tutta la mia riconoscenza a Madre Mazzarello
per avermela guarita in modo cosl prodigioso, e che, - a detta
dei medici - era umanamente impossibile.
Torino
Suor ROSA BOSCO, FMA

4.3 Page 33

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PUBBLICAZIONI SALESIANE
Joseph Aubry, Una via che con-
duce all'amore (Commento alle
Costituzioni Salesiane rinnovate). Edi-
trice LDC. Pag. 600. L. 3000.
Nella serie di autori di spiritualità sa-
lesiana che annovera i don Barberis,
Zolin, Terrone, ecc., si può a buon
diritto collocare oggi anche il no-
stro don Giuseppe Aubry, che con
la sua u ltima opera ha reso un pre-
zioso servizio alla Famiglia di Don
Bosco.
Il sottotitolo « Commento alle Costi-
tuzioni Salesiane» dichiara subito
l'intento e il contenuto del volume.
Le varie sezioni sono adeguatamente
introdotte e gli articoli vengono
considerati a uno a uno (salva la
parte delle strutture, trattata più glo-
balmente). 11 commento è in parte
storico - l'autore ha seguito da vi-
cino il lungo iter del CGS - ma è
soprattutto d'indole teologica e asce-
tica. Essa svaria dai documenti del
C.oncilio e Post-concilio agli Atti
del CGS, dal confronto con le co-
stituzioni antiche al recupero della
tradizione salesiana, fondendo i di-
versi elementi in una sintesi dì vasto
respiro.
Lo stile è semplice, ma sodo ed
essenziale; il tono è caldo e con-
vincente; la lettura risulta corrobo-
rante per lo spirito. Se, come è
stato raccomandato, le nuove Co-
stituzioni dei re ligiosi dovevano es-
sere un testo da pregare (e quelle
salesiane hanno risposto abbastanza
bene a questa istanza), altrettanto
può essere detto ora anche di questo
volume che lo commenta: non solo
perché ogni suo capitoletto si chiude
con una preghiera ispirata dall'ar-
gomento, ma perché i I testo stesso
si presta alla meditazione, e stimola
il colloquio con Dio.
Mario Midali, Nella Chiesa e nella
societ à con Don Bosco oggi.
Ed. LDC. Pag. 312. L. 3000.
È, come chiarisce II sottotitolo, i I
1< Commento al nuovo Regolamento
dei Cooperatori Salesiani». Evidente
la sua importanza e utilità.
In un certo senso il volume conclude
una fase storica: i due anni dì lavoro
per l"elaborazione del « Nuovo Re-
golamento». In quel breve testo (di
33 articoli, promulgato dal Rettor
Maggiore nella Pasqua di questo
anno) era confluita la sintesi del
pensiero di Don Bosco, del Concilio
sull'apostolato dei laici, del Capitolo
Generale Speciale salesiano sul ruolo
dei Cooperatori oggi; ma era un
testo costretto alla brevità per ri-
sultare maneggevole, e quindi co-
stretto alla densità per dire tutto in
poco. Il Nuovo Regolamento esigeva
perciò un commento integrativo, per
diluire la sua densità e rendersi as-
similabile da tutti. Bene, il com-
mento ora c'è.
Nino Barraco, Ho incontrato mio
pa dre. Ed. L'Amore Misericordioso.
Pag. 124. L. 450.
Un singolare libro sulla preghiera,
scritto non da un monaco « profes-
sionista dell'orazione» ma da un
giornalista padre di famiglia. che
proprio in questa sua «esperienza e
stupore di padre incomincia a ca-
pire che cosa possa essere la pater-
nità di Dio>>.
(Nino Barraco, detto tra parentesi,
è un tenace Cooperatore Salesiano).
Marcai Eck, L' uomo prete (appunti
di psicologia). Ed. SEI. Pag. 150.
L 2500.
Il grande Tolstoi, in una lettera a
una giovane maestra sul punto di
diventare istitutrice, scriveva am-
monendo: « Ricordatevi, Katja lva-
novna, che non siete un'anima in
crinolina». Questo volume di Eck,
psichiatra e psicologo francese, viene
a ribadire il concetto, ricordando in
sostanza a chi ne avesse bisogno
che neppure il prete è « un'anima
in clergyman)}. Sotto il clergyman
c'è l'uomo, tutto intero, e una scienza
dell'uomo come la psicologia - an-
che se la vocazione è un fatto di
Grazia - ha molto da dire a suo
riguardo.
L'autore, questo molto da dire ce
l'ha: più di 700 preti «pazienti»
sono passati per il suo studio me-
dico, e nel libro egli racconta e ri-
flette su di loro, ma - dice -
(< senza uscire dal mio ruolo di os-
servatore». Ma nello stesso tempo
ogni sua pagina tradisce l'uomo di
fede, che solidarizza con il prete
fragile, che riconosce anche sotto
il peso della miseria il valore supe-
riore della Grazia.
Argomento unico del volume è la
maturità del sacerdote-uomo; tutto
il resto (possibilità del celibato, se-
minari, crisi, contestazione, nevrosi,
deviazioni, prete sposato e prete ope-
raio) sono solo gli aspetti diversi sotto
cui inquadrare i l problema centrale.
La sua esperienza professionale ha
portato Eck a relazionare fortemente
la maturità sacerdotale alla maturità
umana «tout court >>. « Dalle osser-
vazioni che ho fatto - scrive per
esempio riguardo alle crisi di fedeltà
al sacerdozio - risulta che il primo
periodo di crisi è situato verso la
trentina, i I secondo fra i 40 e i 45
anni». E subito osserva: « Non sono
forse le età in cui è più facile di-
vorziare?».
Il rea listico aggancio degli aspetti
«teologici» al substrato biologico e
psicologico del soggetto uomo-prete
ritorna insistente a ogni pagina del
volume. Nel capitolo su (< Il celibato
è possibile?», Eck butta la risposta
definitiva quasi «en passant», e
quasi brutalmente: «Fino a oggi,
nessuno è mal morto di continenza».
Trattando le contestazioni del prete
oggi {all'autorità, al celibato, al Con-
cilio, ecc.) mette allo scoperto i veri
mali oscuri tanto spesso celati dietro
le manifestazioni chiassose; ma quan-
do iI lettore sì sente persuaso che
contestare è colpa o immaturìtà, ecco
la domanda di Eck: «Non è possi-
bile che la fedeltà alla Chiesa esca
rinforzata dai contraccolpi dì un
certo tipo dì contestazione?>>. E
risponde perentoriamente di sl: « Per
fortuna non c'è solo la contestazione
degli immaturi, bisognosi di riven-
dicazioni pelviche. Ci sono anche
tutti coloro che realmente e sincera-
mente cercano la strada migliore
per l'avvento del Regno. In queste
forme di contestazioni si potrà avere
un'apertura verso la vera fedeltà,
positiva e creativa ».
Un grosso libro di divulgazione.
Eugenio Fizzotti, La logotera pia di
Frankl. Un antidoto alla disu-
manizzazione psicanalitica. Riz-
zali. Pag. 325. L. 6000.
Il disagio dell'Uomo d'oggi, i l peri-
colo del «vuoto esistenziale>> e la
sofferenza incompresa vengono acu-
tamente presentati in questa chiara
sintesi del pensiero di Frankl operata
dal salesiano Eugenio Flzzotti. Di
fronte ad una visione «riduzionista»
dell'uomo di marca psicanalitica, la
logoterapia pone l'accento sulla li-
bertà, sulla radicale responsabilità,
sulla ricerca di una esistenza auten-
tica e significativa. Con stile chiaro
e accessibile. l'opera rappresenta un
necessario punto di riferimento per
orientarsi nello stordimento e nel-
l'alienazione della società consumi-
stica del nostro tempo.
Viktor E. Frankl, Alla ricerca di un
significato della vita. I fonda-
menti spiritualistici della logo-
terapia. A cura di Eugenio Fizzoni.
Mursia, Milano. Pag. 238. L. 4000.
Frankl, uno dei più prestigiosi ed
apprezzati psichiatri viventi, affronta
in questo libro il problema del si-
gnificato della vita. All'uomo ango-
sciato e disilluso, a chi vede la sua
vita manipolata giorno per giorno,
a chi dispera di poter vivere con
pienezza la sua «avventura terrena>>,
l'autore offre - come una luce nel
buio del vuoto esistenziale - un
messaggio di fiducia e di speranza.
La logoterapia - con la quale Frankl
sta operando una profonda e radi-
cale trasformazione nella psichiatria
d'oggi - gli è da tramite in questo
difficile sforzo di riequilibrare e riu-
manizzare l'uomo, nell'ordine di una
libertà e di una verità integrali ,
che sappiano restituire significato e
speranza durevol i al suo destino.
Il presente volume è stato curato
dal salesiano Eugenio Fizzotti.
33

4.4 Page 34

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PER I NOSTRI MORTI------------~----..
PREGHIAMO
SALESIANI DEFUNTI
Sac. Gio vann i Ferrarese t a Varese a 59 anni.
Mentre camminava. per una via centrnlc di
Varese. a poche centinaia di metri dnll'Istituto,
un'improvvisa parnlisi curdiaC!.tt lo stroncò in
un ìsro.nte. Forse Don Giovanni non sj accorse
neppure che sta.va morendo, ma alla mor-tc si
preparava da lunghi anni in soffcrenz;a e pré.•
ghiera. D'intelligenza metodica e brillonte,
compì gli studi presso la Gregoriana di Roma,
O\\'t tonsegui i R'.rad.i accademici. Già da chie-
rico e poi da snrcrdote insegnò filosofill negli
studentati di Foglizzo e di Nave, ;Presto però
il Signore s; lnscrl nella sua vita con una
grave croce: un progressivo esaurimento cui
si ag~iunsero ,·ati disturbi lo ridussero ine~
sai-abilmente all'impotenza. 1mpossibilitato di
agire, passavu molte ore giornaliere in chiesa.
Con la sua preghiera permeata ru fede e amore
attirava que.Ua forza divina che trasforma il
mondo, e richiamava anche noi, immersi nel-
l'attività assorbente_, a ,..-alori superiori cli fede.
Per questo egli rimarrà in gratitudine nel
nostro .1:icordo.
Saç, Adamo SalUPPo t o Goohen (New York -
USA) a 70 anni.
Mod imp.covvisamente, però in gra.ndissim.a
pace, poche ore dopo aver celebr:J.to il suo
trentasettesimo anniversario dell'ordinazione
sace-rdotale. Nato in llalia e tra"$ferìtosi con
] 3. fa-mig-lia in America, frequentò il Manhattan
College per gli studi superiori. Poi 1e_ntl la
vocazione Aacerdotale i più rnrdi, ai tempi di
don Pittini quella salesiana. Espletò varie
1
mansioni salesiane, se.rviz-levole ed umile verso
i confratelli e .gli aspiranti <li Goshcn.
Saç, Emilio Lensi t a C6rdoba (Argentina) a
87 anni.
1n questi anni i salesiani dell•ispettoria vede-
vano in lui l'ultimo dei grandi missionari
della prima Ot:'1, La su.a intera vita fu consa ..
cr-sra olla n1issione di educare f giovani nei
nostd collegi e oratori, e alle cure pastoraH
nelle nostre p~cocchic. La sua « passione
dominante fu la çatec.hesi e la preparn7,lone
dei bambini della prima Comunione, e l'insULn-
cabilc dedicazione al ministero delle confes-
sioni. A qut!sti ministeri dedicò le sue energie
quasj fino alla vigilia della ,ua morte.
Coad. Vlnce.n"o G'riinthann er t • Penz-
berg (Germania) a 66 anni.
!\\-tolti lo conoscevano soltanto come • Vincen-
zo•. Così fu chiamato quando era portinaio in
diverse ca.se e quando foce.\\•a da quidn per la
l!ngun tedesca nelle Catacombe <li S. Callisto
a Roma. Per molto tempo snran-no ricordate
le sue doti musicali. Acutamente l"ncia.vp. le
sue battute rallegT11ndo la vita salesiann dì
ogni _giorno. ln quale grado sfo stnto credente1
pio e fedele. a Don Bosco riusciva a capirlo
solo eh.i lo conosceva bene. Lo fu ~ra.mente.
Sa ç. Giovanni De Belli t n Pordenone. Da
molti mesi le condizioni della sua esistenza
era.no strettRmcnte pl'.'ecarie per grave scom-
penso cnrdia.c.01 ma la ,ua partenza repentina
addolora 11ssai. Conserviamo con fraterno af-
fetto il ricon.lo di lui. salesinno c::duc.11tore,
mac.stro entusiasta di .-trce ed attività musicali,
Jieto ed esperto alln guida di schiere giovanili,
a Yeronn, n Gorizia, a Trento, a l\\logliano ed
a Pord~nom:.
COOPERATORI DEFUNTI
M on s. E'elic:e Bonomlni, Vescovo di Como
t a Como 79 onni.
ln 26 anni dì episcopato a Con,o ha pereprso
la Diocesi moltissime volte, ha incontrato La
sun ~ente in occasioni divc.rsissi.me, ha perl.ato
con tutti con quc:J la sua parola chiara e forte
degli anni più belli del suo opiscopato. Rìcor-
diam6 il Vèscovo nella solennità delle celc-
bu.zioni, ne.Ila forza della sua autorità, ma
soprat.tutto nel suo a.rteggiamento pre-
ghiera. Molte volte abbiamo sentito come lode,
al di sopra di tuue te altre, questo: i ~ -un
uomo di preghiera •· Ora possiamo aggiun-
gere: Fino alle soglie della morte•. Nel
1962, quando D. Riccerj e.ra Direttore Gene-
rale dei Coop-crntod.1 abbiamo organizzato in
questa Diocesi due convegni di Sacerdoti Dio-
cesani - scrive don Rodolfo Vignnto -: uno
u Como nel Seminario M.aggiore e l'altro a
Sondrio prcHo l'Istituto Salesiano. Il Ve.scovo
li ha presieduti tutti e due, presenti O. Ricce:r:i
e il nostro hpettore di ~lilano. I Sacerdoti
Diocesani partecipanti furono o]tre un centi-
naio in ciascuno dei convegni e moltis,lmi si
iscrissero nell'Associazione. fn particola.re, a
me che ero delegato regioruile il Vescovo rac-
comand0 dj controllnrc bene 1-a sua iscrizione,
perché vo)e,·a essere Cooperatore Salesiano.
Lo era gil\\ ùa molti annil
S. E. Mons. Giova nni Budc:o, Arcivescovo lit.
di Leucade e Visitatore Apostolico Emerito
degli Ucraini, t a Roma a 83 anni.
Per oltre 26 anni, dal 28 luglio 1945 al 29
1,overnbl""e t971, aveva svolto instancabilmente
l'incarico di Visitarore Apostolico dei circa
500.000 profughi ucraini tra.s(eritisì nell'Eu-
ropa ocddentale d.opo l'ultima guerra mon-
dfale. Creatore. e protettore numerose
scuole cd istituzioni scienti.fiche e culturali
ucraine in Germania e Francia. P-reporò il
terreno per l'erezione degli Es11rc:ati Apostolici
per ì fedeli ucrainì di Fnrncio., Germania e
Gran Bretagna, di B.rasilè e Argentina, nonch~
di quello dell'Australia . Pe.l· il suo zelo pasto-
rule si ern guadagnato, in s-eno alla comunità
ucraina, l'appellativo di Pastore dei Pro-
[ughi •·
Glunppe M ainardi t 11 Vigevano (Pavia).
CriS"tiono di Messa e: Comunione quotidiana,
c.on&acrò la sua lunga vita alla famiglia e al
lavoro. .Beneficò molti. Schivò però sc1npro
di m.et"tersi in evidenza. Dtvotissìmo di Don
Bosco, volle offrire le prime due grandi colonne
nu1irmoree dell'altare del Santo nella Basilica
di 1\\1aria Ausiliatrice, e ogni nnno il 31 gennoio
pellegrinava a Valdocco portando unn generosa
offerta al Succes•ore di Don Bosco. Circondò
di .schietta e fatth1a anùcfa:in i Salesiani e le
Figlie di Maria Auailiat:riet é beneficò con
larghezza le Missioni Salesiane. Con a.e.rena
conformità alla volontà di Dio aeç:ettò ln malattia
della figi.fa e la perdita della cara ,;posa, che
lo prec-edette di quattro anni nella Casa del
Padre.
Glunpplna De l Torchio Franu:ttl
Rima.sta vcdovn in giovane età si dedicò al
fo.voro, nlla preghiera e all'educazione del suo
unitQ figlio cbc segul con gioia nella sua ascesa
al Sacerdozio, offrendolo serenamente si
Sh::nore nelln SocictA Salesiana e fidando,
per .!fe stessa, unicarnente nell'aiuto e nel-
l'assìstenz,, della Provvidenza che sempre la
protesse in maniera visibile.
Una lunga malattia Je dìede la possibilità di
mettere in luce la grande. Fede eh.e sempre
l'animò e sostenne nella solitudine della sua
vita.
De Ponti Lulgl t a Treviglio a 03 anni.
.Fratello di don Giovanni, mis.sionnrio salesiano
in fndia, fu autentico e ·fervente criatiano e
spese turta la vita per la sua famiglia. Coope•
ratoJ"e benemerito, amò Don Bosco e sostenne
l'Opera Salesiana de_lla cimi fin dai suoi inizi.
Fu benedetto dal Signore con la vocoxione del
figlio Carlo, canonico loteranense e dallo figlia
Adele, Figlia di Mana Ausiliatrice. La sua
predilezione fu s<ttnpre per l'Oratorio Salesiano
che frequentò per quasi So anni. fioo a pochi
mesi prima della nlorte.
Lavorò all'Oratorio come assistente, cate-
chista e maestro di banda. Era conosciuto da
tutti come il •nonno dell'Oratorio.
Adolfo Praduroux t a Hone (Aosta) a
81 anni.
Uomo lineare e rettò, rivelò sempre una coe-
renz.a forte e delicata ai principi di fede, che
ben app.resi, seppe trasformare più con l'esem-
pio che con le parole. Generoso nel donare
un figlio a Don Bosco, si sentiva fiero di appar•
tenere alla Fa.miglia Salesiana come coopera-
tore. Lo fu ne.l sen.so pieno del termine. Mem-
bro qualificat<> nell'Amministrazione comu~
nalc, sepp4! difendere e.on zelo, ardore e per-
sino con rischio i principi di fede, quando li
soapenava insidiati. Il ricordo rin,arn\\ in
benedizione presso quanti conobbero la sua
caratteristica 6gur-a di cristiano.
Carlino FtscaJerti t a Bologna a 53 anni.
Ave.vn un solo desiderio, mettersi più piena-
mente a servizio dei giovani delJ1 Oratorio
Don Bosco nella peòferla di Bologna. Lu
mabttia (e poi la morte) stroncò questi suoi
e nostri pro_getti, .m.3 mise in luce la sua grande
fede e il suo conggio. Aveva scoperto da poco
Don .BoscQ e ne era rimasto avvinto.
Per gli amici, che lo hanno seguito con ammi-
raz·ione nella malattia, egli rimane richia1no
di fede e di dedizione.
Francesco Baggio t a Cavazzale (Vicenza)
86 anni.
Pro[l,l,Se tutta la sua vita nel lavoro, nella pre-
ghiera, nell'educazione dei figli, due dei qunti
si consacrarono a Dio nella Congregazione Sale-
sianA: Federico, missionar.ìo coadiutore in
Giappone, e Fulvio. ;\\nche unn figlia, Sr. Dina,
si consacrò al Signore come suora det Santo
Calvario, e Jo poté assistere fino alle ultime
ore. Uomo di vita semplice, di vita cristiana
genuina e forte nella sofl'erenis seppe guar-
da.re in alto con speranza cristiana.
Olga Maniero ved. Barsan t a Portoval-
travaglio CVA) a 80 anni.
Anima semplice, generosa, silenziosa, visse di
fede, di dedizione alla fnrniglia e di preghiern.
Era molto devota dì M. AusiHatrice e di
D. Bosco. Educò cristianamente i suoi otto
figli, dei quali due donb al Signore nell' Isti-
tuto delle Hglie di M. Ausiliatrice. Rimane
un grande esempio di donna forte•• che
spese la vita pe.r Dio e pe.r il prossimo.
n_
!..J
Per quanti ci hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIREZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, riconosciuta giuridica•
mente con D.P. del 2-9-1971 n. 959 e L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI çon sede in TORINO, avente personalità giuridica per Decreto
13-1-1924 n. 22, possono legalmente ricevere Legati ed Eredità. Formule legalmente valide sono:
se tranasi d'un legato: «... lascio alla Direzione Generale Opere Don Bosco con sede In Roma (oppure all'Istituto Salesiano per le missioni con sede
in Torino) a titolo di legato la somma di lire ......... (oppure) l'lmmoblle sito in ..... »;
se trattasl, invece, di nominare erede di ognl sostanza l'uno o l'altro del due Enti su indicati:
«... annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede universale la Dirttzione Generale Opere Don Bosco con sede In Roma
(oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo».
34 (luogo e date)
(firme per disteso)

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crociata
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di Fras$y Iler-
ardno, Valaavaranche (AO), L. 100.000
Borsa: Maria Ausillatrlce, a cura
della famiglia Bossetti Vincenzo,
Turbigo (MI), L. 50.000.
Borsa: Beato Don M. Rua, a cura
di N. N., L. 100.000.
Borsa: Maria SS. Ausiliatrlce e
S. Giovanni Bosco, a ricordo del
nriss-ionario saluùmo ,a~. Gian Dame-
nico Dompé, a curo di N.N., L. 100.000.
Borsa: A Gesù Sacra.mentato, a
Maria AusHiatrice e a S. Giovanni
Bosco e in 1uffragio di Luigi Capr'tozzo,
a cura dj Miotto Desolina, L. 100.000.
Borsa: S. Giovanni Bosco e Beato
M. Rua, a cura di C. C., Genova,
L. 65.000.
Borsa: In onore di S. Giovanni
Boscot per su/fro.gar4 l'Jmima di mio'
marito e p·er implorare prote.zione dal
Santo,__ a cura di Aimino Orsolina
ved. t·oUi.s, L. 60.000.
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vannl Bosco e Sani! Salesiani,
in ringraziamento, a cura di Men-
sllieri Giorgio e !vana, Milano,
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Borsa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco1 a voi raccomando la 1alv1zza
dtU'anima mia; ottenetemi la grazia
che attendo, a curn di De Cresccntis
Elisab<Orm, L. 50.000.
Borsa: A Maria SS. Ausiliatrice
e Santi Salesiani, in suffragio di
mio marito Dal Pant Cesare, a
cura di Dal Pane Adriana, Faenza,
L. 50.000.
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siliatrice, in ringraziarruntt, per grazie
ricetmte, a cura di Soggetti Santina,
Venascn (CN), L. 50.000.
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od aiutarci, a cura di Piano Cecilia,
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gra...-ia n'cft/Uta e. ìnvocam/o an"Jra
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vanni Bosco, a cura di Fontana
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S. Giovanni Bosco, per gra:Ua rfc.e..
uuta, invocando ancora aiuto s prote-
zione, a cura d.i Nobili RÒSina. Vetto
(RE), L. 50.000.
Borsa: In on.ore di Maria Ausi•
Jiatrice, i11 suffragio dei miei cari
defunti, a cura di Savelli Feyles Marìo,
Alba (CN), L. 50.000.
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vanni Bosco, S. Domenic,o Savio,
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invocando sospU'ate grazie. e protezione
sui miei can·. a cu.ra di G. B., L. 50.000.
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Bosco, per le mie ntce1sitd e ~r i
miei figli, a cura di Jnvemizzi Maria,
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di Bogliolo Letizia, Lavagllll (GEJ,
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vanni Bosco, in ringraziamento e
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DEL BOLLETTINO SALESIANO
ru-p_pli.cando protezione, a cura di
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v.m., gid Direttora di C®ag/id, a
cura degli E)< Allievi Don Bosco di
Cavaglià, L. 50,000.
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Bosco e del Beato M. Rwi, inw-
,ando prote::io11e per i miti figli e per
la mia famiglia. a cura di Pellicci
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trice, di S. Giovanni Bosco e di
S. Domenico Savio, pe.r i rmei cari,
vivi. e d~funti, e curn di No.si Piera.
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Maria Ausiliatrice, i,1 rt'ngrazio:mento
grazie , ket>ute e ptr ricevemi! altu,
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Legnano (MI), L. 50.000.
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trice, S. Giovanni Bosco e Santi
Salesiani, in suffragio dei' nu'ei cari,
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chele Rua. a cura di una Coope-
ratricc sal..iana di S. Albano Stura
(CN), L. 50.000.
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Marra Ausiliatr ice, a S. Giovannl
Bosco o a S. Domenico Savio, a
1uf/ragio di mio marito , pu- una
continua protezr.'one sulla mia /amiglìa1
a cura di N. N., Govone (CN),
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norum, ora pro nobis. a cura di
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vanni Bosco. in suffragio dti miei cwi,
n eurn di P. 1'., L. 50,000.
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•illatrlce e di S. Domenico Savio,
W gra::ìa rien.n1UJ.1 a cura di N. N.,
Snntena (TO), L. 50.000.
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e di Maria Ausiliatrice, a cura della
famiglia Bertera, L. 50.000.
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Mensio Marìa è Pje.ro, Torino,
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vannJ Bosco, in slJjfragio di Caldera
Cesare, a cura di N. N.1 L. 50.000.
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vannJ Bosco, Beato D. M, Rua,
in ringraziamento di grazie riuvu.te e
in suffragio dei mUi tkfunti, a cura di
L. D., Testona (TO), L. 50.000.
Borsa: In onore del Beato Bernar•
dino da Fossa (L'Aquila)• in memoria
e su.iragio dei coniugi Giacomo De Ami-
cis e Maria Gentile, a cun dei fa-
miliari, L. 50. 000.
Borsa: A ricordo della signora Bea-
trice Trabucchi, n cura di Coopera-
trici e amiche del $. Giovanni, Torino.
L. 50.000.
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trice, S. Giovanni Bosco e S. Do-
menico Savio, ~r grazia ricwuta ~
per implorare t,·rott::iom! sui miei cariJ
a cura di B. T., Vercelli, L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco e s. Domenico Savio,
in suffragio dei defunti, n cura d.i
Lisorati Olga, L. 50.000.
Borsa: Maria Au§illatrlc&, S. Gio-
vanni Bosco e S. Do.m.enico Savio,
per u·n aspirante povero al S literdozio,
n cura di Marini Pina, Valle Lomel-
lina (PV), L. 50.000.
Borsa: Maria Auslliatrlce, per graJ<ia
ritttmla, a cura di Biloni ldili~
Brescia, L, 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio•
vanni Bosco, a cura di Aniello Cì-
prinno, Venezia, L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, per grazia
ri«vuta, a CUl'l\\ cli M. A., Casoli
(CH), L. 50.000.
Borsa: Maria Auslljatrice, S. Do-
menlco Savio, Papa Giovanni, a
cun di Scorteg-agna, Piovene Roc-
chette (VI), L. 50.000.
Borsa: Maria AusUlatrlce, a curo
di Mareosanti Adriana, Bologna,
L. 50,000,
Maria Ausiliatrice guarda suoi figli (la foto è stata scattata nella Scuola Salesiana di
Barranquilla (Colombia).
Borsa: San Giovanni Bosco, a cura
di Mezzacapo Carmela, Marcianise
(CE), L. 50.000.
Borsa: S. Giovanni Bosco, proteg~i
le mi• hli•tole, a cura di C. G.,
Tirano (SO), l.. 50.000. (continua)

4.6 Page 36

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Spediz. In abbon. postale a tariHa intera - 1• quindicina
BOLLETTINO SALESIANO
Quindicinale di informazione e di cultura religiosa
S'invia gratuitamente ai Cooperatori, Bene-
meriti e amici delle Opere di Don Bosco
Direzione e amministrazione: via Maria Au-
siUatrice, 32 - 10100 Torino Tel. 48.29.24
Direttore responsabile: Teresio Bosco
Autorizz. del Trib. di Torin o n. 403 del 18 febbraio 1949
C. C. Postale n. 2-1355 lntHtato a : Direzione Generale
Opere Don Bosco - To rino
C.C.P. 1-5115 lntut. e Dir. Gen. Opere D. Bosco• Roma
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