Bollettino_Salesiano_199407


Bollettino_Salesiano_199407

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1.1 Page 1

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Luglio/Agosto 1994
ANNO 118 N. 12
12 Quindicina Luglio 1994
Sped. in Abb. past. (501 Torino
,~l ~i·+ui.•Avf}j . ~
RDIAVIsS.TGAIFOOVNADNANTIABOSCO
NEL 1877

1.2 Page 2

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di don EGIDIO VIGANÒ
LA VITALITA'
DELLE RADICI
,,«Ho respirato
l'atmosfera genuina
delle origini
del carisma
di Don Bosco».
Il viaggio del
Rettor Maggiore
nella
'Cuenca del Plata'
e in Brasile,,
P er quasi tutto il mese d'aprile sono
stato in America Latina, Regione atlan-
tica .
Nel Paraguay: entusiasmante congres-
so regionale dei Cooperatori .
Nell'Argentina: una settimana di revisione
di vita con gli Ispettori e tutti i membri dei
loro Consigli delle sette lspettorie della
"Cuenca del Plata" (Argentina, Paraguay,
Uruguay); un entusiasmante incontro con
numerosi giovani a C6rdoba; un animato
dialogo con la Famiglia Salesiana a
Buenos Aires.
Nel Brasile: una settimana di revisione
di vita con i sei Ispettori e membri dei loro
Consigli; un gradito incontro con la Fami-
glia Salesiana a San Paolo ; una multiple
e qualificata partecipazione , a Campo
Grande e a Cuiaba , delle commemora-
zioni centenarie del pri-
mo arrivo dei figli di Don
Bosco ; a Manaus, incon-
tro e animazione di con-
fratelli, Famiglia Salesia-
na, giovani.
Ho dovuto rinunziare ad
andare a Recife (cente-
nario locale e Congresso
nazionale Exal lievi) per
poter arrivare a tempo a
Catania in occasione della Ragazzi di Rio
"beatificazione" (!!) di Ma- (foto Marzi)
dre Morano , insigne por-
tatrice della salesianità di Don Bosco in
Sicilia : dopo l'incidente del Papa stiamo
aspettando una nuova e solenne opportu-
nità.
Già in altre Regioni e Continenti mi ero
trovato in riunioni di studio, in settimane di
revisione e in celebrazioni assai sugge-
stive e portatrici di speranza. Ma questa
volta, nella "Cuenca del Plata" e in Brasile,
ho percepito un clima di rinnovamento
spirituale e apostolico peculiarmente carat-
teristico.
2 - LUGLIO/AGOSTO 1994
PASSIONE APOSTOLICA Mi sembra-
va di respirare ancora l'aria balsamica
delle origini salesiane , aria quasi di se-
condo paese natio; come se si sentisse il
fascino dell'ora prima del carisma di Don
Bosco . Pensando ad alcuni dei nomi più
famosi degli inizi colà: Cagliero , Fagnano
e Milanesio nella Patagonia; e: Lasagna,
Balzola e Malan nel Paraguay, Mato Gros-
so e Amazzonia , viene da pensare a un
trapianto di ottime radici , sane, vigorose e
felicemente acclimatate . In quei pionieri
emergeva fortemente la passione aposto-
lica del "Da mihi animas" incarnata in uno
spirito di sacrificio senza calcoli e con una
capacità di iniziativa veramente magna-
nima; lo stile giovanile e popolare, il tratto
della bontà e del servizio, il lavoro e la
temperanza inseparabili dalla convinzione
di essere fedeli a un Fondatore, amato
come padre, a cui era stato assegnato dal-
l'alto un progetto apostolico originale e at-
tual e.
Queste ed altre caratteristiche proprie
dei generosi inviati della
prima ora, vitalmente le-
gati a Don Bosco e all 'e-
sperienza oratoriana del
suo carisma, hanno in-
ciso sui tratti dell'identità
salesiana locale facendo
crescere a poco a poco
un clima di speciale sin-
tonia con la mente e il
cuore del Fondatore .
UNO SVILUPPO POSI-
TIVO Evidentemente so-
no intervenuti durante più di un secolo tanti
altri elementi propri delle modalità culturali
del posto, della crescita del personale
autoctono, dell 'evoluzione delle situazioni
sociali , ma è rimasto un qualcosa assai
peculiare che permea il clima ambientale
salesiano mostrando ancor oggi la vitalità
delle radici.
Costatando con gioia questi tratti fisiono-
mici , mi è venuto da pensare alla verità
della descrizione del carisma dei fondatori:
«un 'esperienza dello Spirito, trasmessa ai
propri discepoli per essere da questi
vissuta, custodita, approfondita e costante-
mente sviluppata in sintonia con il Corpo
di Cristo in perenne crescita ».
Dobbi amo ringraziare lddio di averci
dato Don Bosco come Fondatore!

1.3 Page 3

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l/fttino
Quindicinale di
informazione e cultura
religiosa edito
dalla Congregazione
Salesiana di
San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE:
UMBERTO DE VANN A
Redazione: Margherila Dal Lago - Giancarlo
De Nicolò - Eugenio Fiz zolli - Francesco Mollo
Collaboratori : Teresio Bosco - Ernesto Calloni -
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Serge
Dulhayon - Bruno Ferrere - Sergio Giordani
Antonio Mélida - Jean-François Meurs -
Pietro Moschello - Angelo Monlonali - Gaetano
Nanelii - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro
Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Ufficio Gralico SEI
Archivio : Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Tori no)
Spedizione : SE I p.a. - Torino
Fotocomposizione: EDIBIT - Torino
Stampa : ILTE - Torino
Registrazione : Tribunale di Torino n. 403 del
16. 2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
~ il primo di ogni mese
(unidìci numeri,
eccello agosto) per lulli.
Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani
Collaborazione : La Direzio ne invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiani inviati non
ve ngono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio
Nazionale Cooperatori (Gianni Filippini) - Via
Marsala 42 - 00 185 Roma - Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni
nazionali e 19 lingue diverse (tiralura annua
oltre 10 milioni di copie) in: Anlille (a Sanlo
Domingo) - Argentina - Australia - Auslria -
Belgio (in fiam mingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Cenlro America (in
Gualemala) - Cile - Cina (a Hong Kong) -
Colombia - Croazia - Ecuador - Filippine -
Francia - Germania - Giappone - India (in
inglese, malayalam, lamil e telugù) - Irlanda -
Gran Bretagna - Italia - Korea del Sud -
Litu ania - Malta - Messico - Olanda -
Paraguay - Perù - Polonia - Porlogallo -
Slovacchia - Slovenia - Spagna -
Slali Unili - Tl1ailandia - Ungheria - Uruguay -
Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è un dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
ric hi ede.
Copie arretrate o di propaganda : a richiesla ,
nei limiti del possibile.
Cambio di indirizzo: comunicare anche l'indirizzo
vecchio.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111
Casella post. 18333
00163 Roma
Tel. 06/656.12.1
Fax 06/656.12.556
Conto corr. post.
n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.
II
Luglio " Agosto 1994
Anno 118
Numero 12
In copertina, i salesiani
- di Malaga in festa per il
loro centenario.
Qui di fianco un murale in
cotto nel cortile dell'Istituto.
2 IL RETTOR MAGGIORE
La vitalità delle radici
di don Egidio Viganò
10 SOCIETÀ
L'agenda ·dei nuovi politici
di Mario Giordano
14 ANNO DELLA FAMIGLIA
Una mamma sugli altari
di Elvira Bianco
19 DOSSIER
L'ESTATE DEI GIOVANI
Un solo mondo
di Ferdinando Colombo
Pellegrini per amore
di Margherita Dal Lago
Il paese dove non si arriva mai
di Jean -François Meurs
28 TESTIMONIANZE
La nostra grande fuga
di Stanislao Kmotorka
9 IL FUTURO
DELL'AFRICA:
Le conclusioni del Sinodo
31 AVVENIMENTI
Per i giovani nel mondo del lavoro
di Umberto De Vanna
34 NUOVE FRONTIERE
An che una tettoia è missione
di Mie/a d'Attilia
38 COPERTINA
Tale e quale all'oratorio di Don Bosco
di Pedro Ruz Delgado
RUBRICHE
Lettere, 4 - In Italia e nel mondo, 6 - BS
domanda, 8 - Prima Pagina, 9 - Come
Don Bosco, 13 - Osservatorio, 17 - Il
mese in libreria, 18 - I nostri Santi , 37 -
I nostri Morti, 41 - Solidarietà, 42 - In
Primo Piano, 43
10 ITALIA:
Le nostre richieste
ai nuovi politici
LUGLIO / AGOS TO 1994 - 3

1.4 Page 4

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Il Bollettino Salesiano
viene inviato gratuita-
mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco.a chi segue
con simpatia il lavoro
salesiano tra i giovani.
Diffondetelo .tra i parenti
e gli amici. Comunicate
subito il cambio di indi-
rizzo (mandando sem-
pre là vecchia etichetta).
• Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
destinatari. Questo causa a volte
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi e di copie che vanno
smarrite.
• Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
due numeri consecutivi, sarà suf-
ficiente che ce lo faccia sapere e
rimetteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
Scrivete a:
e 18333
4 - LUGLIO / AGOSTO 1994
EXALLIEVI RACCO-
MANDAB[Ll. « Durante
lo svolgi mento dell 'ultima
campagna elettorale per le
elezioni politiche, ho avuto
alcune perplessità quando
ho visto inviare a tutti g li
exallievi della zona una
lettera nella quale facendo
appello alle nostre radici di
exallievi, si chiedeva di
appoggiare alcuni candida-
ti , anch 'essi exallievi, di
un dete1111inato pat1ito po-
litico nazionale. Ora, se
non sbag lio, Don Bosco
diceva ai suoi collaboratori
di ringraziare e ossequiare
qualsias i personaggio e au-
torità politica, ma di non
schierarsi mai . D'altronde
ogni exallievo salesiano sa
già cosa deve fa re e come
deve farlo ... ».
Lei/era j,rmata,
Germasino (CO)
Penso che il suo imbarazzo
derivi dal r(fiuto di un
modo di fare precede11te.
Le ultime elezioni politiche
infatti sono state, almeno
nelle intenzioni, le meno
politicizzate della nostra
storia. Ha prevalso la scel-
ta del singolo candidato, al
di degli schieramenti.
Da questo pu11to di vista mi
è sembrata persino racco-
mandabile l'iniziativa del-
la sezio11e exallievi a cui lei
fa r(f'erimelllo. Tanto picì
che I' ilif'ormazione 11011 è
ve1111ta dai salesiani, ma
TESTIMONI DI GEOVA .
«Leggo sul BS di febbraio il
problema dei due innamorati
nei confronti de i Testimoni di
Geova . Forse porto acq ua al
mare, comunque il primo sug-
gerimento è que llo di conosce-
re a fondo la storia e la dottri-
na dei Testimoni di Geova.
Leggano per esempio Perché
non sono cl' accordo con i TdG ,
di Gramaglia, editrice Piem-
me; / TdG , storia, dotrrina,
problemi, prassi, di Marinelli ;
dal'associazione, che /ai-
came11te informava che
due dei suoi soci, addirittu-
ra il presidente, si candi-
davano (senza indicare la
forw politica ). Conoscere i
candidati, la loro storia e
l'orientamento ideologico,
mi è sembrato questa volta
(e lo sarà di più in fu turo)
importantissimo. Diceva la
lettera : «Presentiamo due
exallievi di grande statura
morale, da sempre impe-
gnati nel sociale e in prima
fìla nel mondo che /avora-
produce-sostiene I' econo-
mia e lo sviluppo...». Se
l'identikit corrisponde al
vero, c'è solo da rammari-
carsi che 11011 siedano in
parlamento, dal momento
che quei due 11omi non fi -
gurano nel!' elenco degli
eletti.
Quanto a Don Bosco e la
politica, siamo certi che
anche lui oggi direbbe a
ogni exallievo di seguire
la "Christifìde/es laici" ,
che al numero 42 scrive:
«I fedeli laici ha11110 il di-
ritto e il dovere di parteci-
pare alla politica... Le ac-
cuse di arrivismo , di ido-
latria del potere, di egoi-
smo e di corruzione. .. co-
me pure l'opinione 110 11
poco d(fjì1sa che la politi-
ca sia un luogo di neces-
sario pericolo morale, 11011
giustificano minimamente
né lo scetticismo , I' as-
senteismo dei cristiani per
la cosa pubblica».
L' i11terpre1azio11e della Bib-
bia. Da quel!ci'dei TdG a quel-
la della Chiesa cattolica, di
Crocetti, editrice LDC; La
Bibbia dei TdG : traduzione o
manipolazione?, cli Sconoc-
chini , LDC. La lista potrebbe
continuare . .. ».
Don Pietro Ambrosia,
Leumann (TO)
Seg11aliamo anche il suo Ri-
sposta cri stiana ai Testimoni
di Geova, della LDC: venduto
al prezzo promozionale di
500 lire, ha già superato am-
piamente il mezzo milione di
copie. Infine ci pare ottimo il
libro di Lorenzo Min uti, I Te-
stimoni di Geova non hanno
la Bibbi a, della editrice Co-
/etti .
CJ TENEVA TANTO. «Sono
la nipote ciel missionario don
Domenico Canale. Scrivo d' im-
pulso dopo aver saputo che
non sarà n·a noi per motivi di
salute. È a Mericla, iii Vene-
zuela, nel collegio San Luis.
Voleva festeggiare tra noi i
suoi 90 anni , 60 anni di vita
sales iana e i 50 anni di prima
messa. Ma non ha potuto af-
frontare il viaggio aereo. Spe-
ri amo tutti che la festa sia
solo rinviata» .
Gabriella Canale,
Lugo Vicenti110
NOIA A CATECHISMO. Ho
letto la risposta cli Giuseppe
Morante alla domanda: «Fac-
cio catechismo, ma i ragazzi
non si dimostrano interessati»
(c f BS/marzo). Recentemente
sono stata in India e le posso
dire che questo viaggio mi è
stato di grande aiuto per risco-
prire la mia cultu ra e la mia
fed e cri stiana. Appena tornata
a casa, ho preso in mano la
Bibbia e mi sono data della
sciocca: come ho fatto a non
leggere questo libro meravi -
glioso? Come ho potuto tra-
scurarlo con tutti i libri che ho
letto? Nell a Bibbia c'è la no-
stra toria, la nostra cultura di
fondo , iI rispetto per tutte le
creature come Dio ha voluto,
per l' uomo e gli animali ...
Non si può a catechismo co-
minciare proprio a leggere
questa storia meravigliosa che
ci ri guarda?» .
Loredana Azzini , Verona
GENTE DEL RWANDA. «l
mezzi di comuni cazione so-
ciale ci hanno fatto conoscere
de l Rwanda solo le azioni dei
violenti. Ma la gente rwande-

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BS
siani, le figlie di Maria Ausi-
liatrice e i volontari stanno
già pensando al ritorno in
Rwanda al più presto possibi-
le, per sostenere la fede e la
speranza dei credenti e per es-
sere centri di coagulo della
volontà di perdono, di fratel-
lanza, di ricostruzione».
vani e per la loro esigenza di
protagonismo nella Chiesa e
nella società. Anche la Fami-
glia Salesiana però non
dovrà dimenticare la lezione
di Don Bosco...
- Quest'anno dobbiamo passare le vacanze in città ...
se, soprattutto la povera gente
con cui lavorano i salesiani, è
ricca di valori spirituali e di
coraggio, e anche in questa
occasione ha dimostrato una
grande capacità di soppor-
tare con fede questa terribile
prova. I missionari che sono
stati costretti a lasc iare il
Paese testimoniano che varie
persone hanno vissuto la
morte con atteggiamento di
preghiera, di perdono, inco-
raggiando i loro figli a non
perdere la speranza: è lo spiri-
to dei martiri cristiani. I sale-
ESERCIZI SPIRITUALI
PER LA FAMIGLIA
SALESIANA
3- 9 luglio Pacognano (Napoli)
7-13 agosto Colle S. Rizzo - Messina
7-21 agosto Trani (Bari)
(giovani cooperatori)
24-28 agosto Trani (Bari)
18-21 agosto Fuscaldo (Cosenza)
23-26 agosto Acquavona (Catanzaro)
. 28-31 agosto Acquavona (Catanzaro)
27-31 agosto Zafferana Etnea (Catania)
(exallievi)
I- 5 settembre Zafferana Etnea (Catania)
(cooperatori)
8-1 O settembre Pacognano (Napoli)
(cooperatori)
ne ns Per infomiazioni: don Giuseppe Biase, Napoli - tel. 081 1. 10.29;
don Giuseppe Falzone, Catania - lei. 095/43.96.41.
Don Ferdinando Colombo ,
VIS, Roma
È FANTASTICO. «Ho 24
anni e sto sempre a sognare,
ma presto o tardi troverò la
forza per dare un senso pieno
alla mia vita. Voglio vivere e
lo grido al tramonto, a,l matti-
no, durante il lavoro. E fanta-
stico sudare, arrancare pur fra
mille difficoltà, fermare il
proprio passo per cogliere le
bellezze della natura. Com-
prendere che è bello amare
senza attendere; sorridere e
tendere la mano con tutta
l'energia a chi ci è vicino. Un
caro saluto alla crocerossina
che vuole dare tutta se ·stessa
(BS di aprile). Ciao! ».
Fabrizio Talato ,
Piove di Sacco, Padova .
istituto
di scienze
della
comunicazione
sociale
INIZIATIVE
ESTIVE
MASS-MEDIA
CULTURA POPOLARE
Proposte di metodo
per la scuola media
e il biennio superiore
Scopo ciel corso è di aprire
la scuola italiana alla realtà
dei mass-media, di indivi-
duare metodologie e spazi
di intervento, cli giungere a
un curriculum organico at-
traverso le varie discipline
sco lastic he.
I l-22 luglio
CORVARA
UMBERTO ECO E DON
BOSCO. Ha scritto Umberto
Eco sull'Espresso nella sua
settimanale bustina di Miner-
va: «L' associazionismo gio-
vanile è decenni che è in de-
DI VAL BADIA (BZ)
SEGRETERIA ISCOS
Piazza Ateneo Salesiano, I
_J 00139 Roma
Te!. 06/87.131.078
Fax 06/87.290.536
clino, e la sinistra è stata cer-
tamente tra le responsabili di
questa disattenzione. Tanti an-
ni fa avevo scritto su questo
giornale che la sinistra non
aveva capito la lezione di Don
Bosco. Le nuove generazioni
hanno bisogno di una rinascita
dell 'associazionismo (non ne-
cessariamente poiitico). Voi
che ne dite?» .
UN PAPPAGALLO. «Vorrei
chiedervi una cosa molto,
molto meno importante di ciò
di cui voi ordinariamente vi
occupate. Vorrei accontentare
il mio bambino - ma anche
me, perché nasconderlo? -
che vuole un pappagallo. Voi
Stefano Candia, che conoscete tanti missiona-
Orhassano (TO) ri ... potreste farmelo avere a
un prezzo più accessibile?».
Non solo le sinistre hanno
trascurato il bisogno di par-
Letterafi.rmata, Rovigo
tecipazione dei giovani (e de-
gli adulti). L'associazionismo A nessun missionario o privato
comunque è fondamentale per · ormai è più possibile portare
il bisogno di socialità dei gio- animali.fuori dal loro habitat.
LUGLIO / AGOSTO 1994 - 5

1.6 Page 6

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RAGUSA
nuovo cli fare politica, il volon-
tari ato. Più cli un a crisi allora si
deve parlare clell ' inizio cli un
PRESENTI
NEL SOCIALE
grande cambiamento, perché
stanno nascendo progetti nuo-
vi». Altri interventi cli giovani
e ad ulti hanno espresso speran-
Oltre 600 giovani provenienti za, disponibilità, volontà cli co-
da una ventina cli città della Si- struire la società "con la consa-
cilia si sono ritrovati a Ragusa pevolezza della svolta storica
per celebrare il XIX convegno che sti amo vivendo". Graclitis-
cli primavera ciel mov imento simo l' intervento a metà marti-
" Monclo Giovani", fondato 19 nata ciel vescovo della città
anni fa dal salesiano don Mi- monsignor Angelo Rizzo, che
chele Emma. Il relatore, l'ar- ha invitato i giovani a essere
gentino don Juan Vecchi , vica- cuore e bracc ia della speranza.
rio ciel rettor maggiore, ha Don Vecchi aveva chiuso la
svolto il tema: "Crisi sociale: sua relazione affidando ai pre-
riappropriamoc i della presen- senti tre espressioni evangel i-
za". Dopo aver sottolineato i che: «Andate in tutto il mon-
grancli problemi della società, do}>: è questo nostro mondo il
quali la povertà, la cadu ta della luogo in cui dobbiamo render-
soliclarietà, la mancanza cli un · ci presenti ; «Non abbiate
progetto sociale, don Vecchi pau ra}>: non fatev i prendere dal
ha affermato che uno degli ef- complesso cli inferiorità o dalla
fett i immediati di fronte a una sfiducia di chi sa già che non
soc ietà estremamente com- ce la fa rà... ; «Siate liev ito, lu-
plessa è il sentimento cli impo- ce, sale»: senza pensare a fo r-
tenza e quindi la fuga dall'im- me precedenti, il cristiano sa
pegno, la latitanza, l' individua- che la sua presenza nell a so-
lismo. Ma ha precisato: «lnsie- cietà non è un oprio11a/, ma è
me a questi spettri , ci sono chi amato a esserci, a partec i-
grancli aree di speranza: per" pare, a non essere solo spetta-
esempio la ricerca cli un modo tore, osservatore, tu rista.
TORINO.
UN ORATORIO
GESTITO
DA OBIETTORI
Il primo oratorio uscito
da Valdocco, banco di
prova di san Leonardo
Murialdo, del giovanis-
simo don Rua, di don
Francesia, e di tanti
salesiani illustri· della
prima ora, è ora gestito
da una comunità di
obiettori di coscienza in
serv1z10 civile. Essi
sono alloggiati nella
parte alta dell'oratorio,
dove sono state siste-
mate la segreteria e le
stanze degli obiettori,
ROMA
LA NUOVA
AGENZIA SALESIANA
che condividono il pran-
zo, lodi e vespri, mo-
menti di formazione e
di svago. La comunità
obiettori ha come im-
pegno di servizio la
gestione dell'oratorio.
La novità di rilievo sem-
bra proprio questa: il
glorioso oratorio san
Luigi, che sorge oggi in
un quartiere particolar-
mente problematico, da
un anno è interamente
nelle mani dei giovani
obiettori, guidati nella
loro attività da un ex
obiettore, un giovan~
laico, responsabile sia
della comunità che del-
l'oratorio.
6 - LUGLIO/AGOSTO 1994
Dai pri mi mes i cli quest'anno
l'Agenzia Internazionale Sa-
lesiana di Informa zione è di-
ventata operativa. Partita
come una vera agenzia pro- .,
fessio nale e collegata con 18
corrispondenti dai ci nque
continenti , per ora è impegna-
ta soprattutto a rendere effi-
ciente la rete in format iva al-
i' interno della Famiglia Sale-
siana. ANSMAG (ANS MA-
GAZINE) è in questo momen-
to il prodotto più completo,
un mensile cli servizi e di ap-
pro fond imenti destinato alle
comunna sa les iane. AN-
SMAG è affiancato ogni quin-
dici giorni eia ANSNEWS I ,
un noti ziario esc lu sivo per i
consiglieri generali ; e ogni
mese eia ANSAGENDA , che
anticipa per i dirigenti sa le-
siani le inform azioni sui prin-
cipa li avvenimenti in pro-
gramma nel mese. Sono pre-
visti altri servizi, in particola-
re materi ale giornali sti co e
fotografico per le 47 edi zioni

1.7 Page 7

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del Boll ettino Sales iano nel vo lontari. La nuova casa di
mondo. Per la tras mi ss ione accoglienza, che è costata 90
del materi ale in fo rmati vo, I' A- mil a dollari, è stata costrui ta
genzia si serve de lle tecniche con gli ai uti dell a " Mi sereor"
elettroniche e telematiche più tedesca e dell 'americana "Fon-
ava nzate.
dazione per lo sv iluppo dei
bambini ".
PERÙ
UNA CASA
PER MILLE RAGAZZI
A Lima più di mille ragazzi e
adolescenti dell a strada pos-
sono trova re accoglienza, gra-
zie a una casa con ampio re-
fe ttorio, sa le di ri creazione e
un do rmitorio, presso I' orato-
ri o Don Bosco, all a peri fe ri a
de ll a città. L' incaricato don
IL NUOVO SUDAFRICA
DI MANDELA
Lima (Perù). Una nuova
casa per i ragazzi
della strada
e dei quartieri poveri.
Manifestazione pro-Mandela. Sotto, ragazzi
del Don Bosco College di Dakside (Sudafrica),
dove da tempo è integrazione razziale.
LAOS
-~ NUOVA SCU OLA
IN CHAMPASSA K
Su proposta del nunzio apo-
stoli co mons. Lu igi Bressan ,
Roma . Nella sede
che ha negoziato con il gover-
centrale della nuova
Agenzia .
Di fianco , il numero
di aprile di ANSMAG.
no de l Laos, i sa les iani dell a
Th ail and ia stanno per aprire
una nuova scuola profess io-
nale nell a prov incia di Cham-
passak , a sud de l Laos. La
sce lt a de ll a localit à è stata
Carlos Cordero assicura che fa tta nel giug no scorso, e le
ogni giorno vi si trova no alli vità sco las ti che dov rebbe-
1500 giova ni dei quartieri ro ini ziare entro il 1995. Que-
Rimac e San Juan de Luri - sta nuova ini ziativa dei sa le-
gancho, e qui possono trova re siani rhail andesi si affianca a
anche corsi di avv iamento al quell a ormai ben conso lidata
lavoro, grazie a un gru ppo di de ll a Ca mbog ia.
In occasione delle recenti elezioni , anche i sale-
siani hanno fatto la loro parte per educare il
popolo. E alcuni di loro, in segno di fiducia verso la
nuova Africa del Sud, hanno chiesto la cittadinanza
sudafricana. L'ispettore, rientrato dagli Stati Uniti, a
causa della grande affluenza ha dovuto fare una
fila di tre ore per poter votare.
LUGLIO / AGOSTO 1994 - 7

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«I giovani che vivono insieme
prima del matrimonio
sono sempre più numerosi.
Quella che una ventina
di anni fa sembrava
una cosa riservata a persone
un po' eccentriche, diventa oggi
una cosa più normale,
anche per le famiglie
tradizionalmente cristiane... ».
Risponde Jean-Marie Petitclerc:
È vero , e molti genitori si trovano
spiazzati , non sapendo più se i loro
figli sono in errore o se, al contrario,
stanno liberandosi di un peso che le
generazioni precedenti han.no su -
bìto senza osare lamentarsi. I gio-
vani da parte loro portano delle
ragioni che esigono delle risposte :
la volontà di conoscersi meglio
prima di impegnarsi definitivamente,
il rifiuto di considerare la sessualità
solo nella funzione procreativa, la
messa in discussione del matri-
monio come istituzione troppo giuri-
dica. Se alcune di queste ragioni
hanno un senso , il considerare la
vita di coppia senza legami non è
esente da rischi, in primo luogo
quello di non dare il giusto peso al
fattore tempo , Infatti nella nostra
società che privilegia l'attimo pre-
sente , molti giovani incontrano
grandi difficoltà a scoprire i valo ri
della durata. E voler dare all'amore
la caratteristica della durata, com-
porta reinventare nel quotidiano dei
gesti e delle parole nuove per espri-
merlo. Un amore che non si rinnova
L'amore di qualità dura nel tempo...
8 - LUGLIO / AGOSTO 1994
nelle sue espressioni è un po' come
una lingua mortai Il segreto del
matrimonio cristiano risiede in
questo modo di vivere l'amore . È la
durata che permette di scoprire che
l'amore non è soltanto un "ti amo ,
perché ... ", ma anche un "ti amo ,
nonostante che ...". La durata per-
mette di sperimentare due delle più
belle realtà umane: la gratuità del-
l'amore e la misericordia.
Molti giovani rifugiandosi nell'istan-
taneità, lo fanno con l'idea che
quando una relazione affettiva di-
venta meno gratificante nell'imme-
diato , stiano per perdere qualcosa
del loro capitale affettivo ... e allora
lo collocano altrove, in una rela-
zione amorosa più immediatamente
redditizia. Il matrimonio cristiano
rifiuta questa idea della vita affet-
tiva. Non si tratta di un capitale che
si possiede, ma di una dimensione
della persona. E la vera fedeltà va
concepita nel far diventare sempre
più feconda la relazione ... Anche i
figli fanno parte di questi frutti, e
solo la durata permette di assicu-
rare loro un quadro stabile , dove
essi potranno trovare il clima affet-
tivo e i poli di identificazione neces-
sari alla loro educazione.
D
«La radio può diventare
un'occasione di messaggi
evangelici per l'uomo d'oggi?».
Risponde Teresio Bosco:
Espongo la mia esperienza. Quando
sentii parlare le prime volte di Radio
Maria e ne sentii qualche scampolo,
provai diffidenza. Mi sembrava trop-
po "Chiesa vecchia maniera". Poi ,
nel confessionale cambiai parere .
Dovetti ammettere che tante per-
sone specialmente anziani ma non
solo anziani , avevano ritrovato la
consolazione di pregare, l'occasione
di sentire una parola cristiana pro-
prio da Radio Maria (rarissimamente
da altre radio cattoliche) .
Quando mi arrivò assolutamente im-
previsto l'invito a presentare a Radio
Maria una Narrazione del Cristiane-
simo, sul filo del
mio testo di re-
ligione Alla sco-
perta del Cri-
stianesimo, do-
vetti pensarci
seriamente: si
trattava di un
impegno setti-
manale per 25
settimane .
Sentii parecchie
trasmissioni di
Radio Maria.
Indubbiamente
RADIO MARIA c'erano dei di-
fetti , del le co-
se non in linea
con la mia sen-
sibilità. Ma Don
Questa locandina
si trova
all 'ingresso
Bosco ci aveva
di molte chiese.
insegnato che
le cose buone bisogna non soppri-
merle perché hanno difetti, ma
aiutarle a migliorare con il nostro
impegno. E vidi che monsignor Ra-
vasi e don Pronzato stavano dando
robustamente una mano. Allora ho
accettato.
Per 25 volte (iniziando dal primo
lunedì di febbraio) ho occupato la
mia ora dedicando i primi 30 minuti
alla narrazione del Cristianesimo : le
radici lontane dei cristiani; le radici
vicine dei cristiani; la Bibbia libro
dei cristiani; la vita, le parole , le
opere, le scelte , la passione, la
morte e la risurrezione di Gesù ini-
ziatore dei cristiani . I secondi trenta
minuti li dedicavo a ricevere e a
rispondere in diretta alle domande
degli ascoltatori. La prima volta ero
scettico . Invece fu i letteralmente
sommerso dalle telefonate , quasi
tutte interessantissime . La più in-
tensa (e ripetuta): «Mi dica, cosa
devo fare per essere un bravo cri-
stiano? ». La mia risposta, semplifi -
cata al massimo : «Cerca di pen-
sare come pensava Gesù. E poi di
vivere come viveva Gesù ».
Dalle lettere che ricevo mi pare di
non aver mai fatto omelie così ascol-
tate. Comunità intere, scolaresche al
completo, dalle 15,30 alle 16,30 di
ogni lunedì si sono messe in ascolto.
Sto pensando se accettare la pro-
posta di continuare, iniziando da
ottobre, con altre 25 conversazioni
sul filo del secondo volume del mio
testo di religione .
D

1.9 Page 9

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di Silvano Stracca
L'AFRICA
E' DEI GIOVANI
1 ' ' Al Sinodo
1 Sinodo africano non ha dimenticato i
giovani di un continente dove almeno il
africano 40 per cento della popolazione ha meno di
appello alla solidarietà dei paesi ricchi
perché cancellino , se non del tutto,
almeno una quota sostanziale del debito
i vescovi 18 anni . Al momento di lasciare Roma, i estero che opprime la maggior parte dei
non dimenticano
vescovi di tutta l'Africa e del Madagascar
hanno dedicato alle nuove generazioni
popoli africani.
Per un mese, dal 1O aprile all'8 maggio, i
i giovani diversi passi del loro "messaggio di speran- vescovi hanno discusso i compiti dell 'an-
e accusano le
za". «Vediamo nella vostra gioventù una
fonte di dinamismo e di rinnovamento »,
nuncio del Vangelo , dell'inculturazione ,
del dialogo, della giustizia, della pace, del-
nazioni ricche scrivono i Pastori con lo sguardo proiettato la comunicazione sociale. Sul punto di fa-
del nord,,
verso il duemila. «La vostra grande forza
· numerica è un segno della benedizione
re ritorno a casa, essi sono apparsi con-
sapevoli di non poterli realizzare appieno
divina in quest'Africa che ama la vita e che senza il contributo dei giovani. Di qui l'ap-
la trasmette volentieri alle generazioni pello pressante al "dialogo" rivolto alle
future ».
nuove generazioni : «Noi vogliamo intensifi-
Proprio per quest'amore alla vita, preoc- carlo con voi. Rappresentate più della
cupati per le generazioni
metà della popolazione.
che verranno, i vescovi
Siete una grazia per i
non hanno nascosto la
nostri popoli ».
loro preoccupazione per le
«Auspichiamo », scrivono i
decisioni che potrebbero
vescovi , «che si trovi una
essere adottate in settem-
soluzione in seno ai singoli
bre al Cairo. Hanno così
paesi alla vostra impazien-
condannato energicamente
za di partecipazione alla
la volontà dei paesi ricchi
vita della nazione e della
d'imporre, alla prossima
Chiesa. Da parte nostra, e
conferenza dell 'Onu sulla
da subito, vi chiediamo di
popolazione, "la liberaliz-
farvi carico delle vostre
zazione dell'aborto" e "la
nazioni, di amare la cultura
distruzione della famiglia
del vostro popolo e di lavo -
com stata voluta da Dio".
rare alla sua rivitalizzazione
Hanno anche denunciato
tramite la fedeltà alla vostra
"l'asservimento degli uo-
_Il futuro dell'Africa si gioca eredità culturale, lo spirito
mini al nuovo dio "denaro"
sui giovani? (nella foto ,
scientifico e tecnico e, so-
con il quale si fa pressione
sulle nazioni povere per
spingerle a prendere al
Cairo delle opzioni contro
giovani operai del Rwanda). prattutto, la fede cristiana ».
In alto, monsignor Basile Mvé,
vescovo del Gabon,
ha preso parte al Sinodo. L'ESODO NERO Il "Sino-
do della speranza" non ha
la vita".
ignorato la difficile situazione dei giovani
diplomati senza lavoro. «Preghiamo per
DAI PAESI RICCHI Altre minacce di voi », assicurano i Pastori dell'Africa e del
morte che incombono sui giovani africani, Madagascar «e chiediamo alle vostre
hanno richiamato l'attenzione dei loro Chiese e ai dirigenti dei vostri paesi di
vescovi. Innanzitutto la volontà di potenza, escogitare dei nuovi modelli di sviluppo che
gli interessi di ogni genere e "l'idolatria integrino quell'enorme potenziale che rap-
dell 'etnia" che portano alle guerre fratri- presentate , ma che non appare possibile
cide che mettono a ferro e a fuoco tanta inserire nell'attuale modello economicista e
parte del cont jnente . Le armi con cui gli materialista della società». «Soffriamo», con-
africani uccidono gli africani arrivano dai cludono i vescovi, «assieme a tutti i giovani
paesi di antica cristianità del Nord. Per africani dispersi a studiare nei paesi del
questo i vescovi si sono rivolti ai cristiani Nord e che, a causa della disoccupazione, -
dell'Occidente per fermare il mercato clan- non possono rientrare per mettere le loro
desti no degli armamenti. E hanno fatto capacità a disposizior:ie dei propri paesi ». O
LUGLIO / AGOSTO 1994 - 9

1.10 Page 10

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«A voi, nuovi responsabili della cosa pubblica... ». Quasi una lettera
L'AGENDA DEI NUOVI
POLITICI
di Mario Giordano
Tanti volti nuovi
sulla scena politica .
Il nostro pacchetto
di richieste
p.
l
egrw. nvoanrud.,i
me
n
ticare
i problemi de lla f amiglia
e dell'educazione.
A desso è l' ora dei fatti. Passata è
la tempesta cli paro le e cli pro-
messe, c he ha nno accompagnato la
fase pre e post e le ttora le, in que ll o
che no rmalme nte vie ne defi nito il
passagg io da}la prim a all a seconda
R epubbli ca. E ve nuto il mome nto cl i
pensare all e cose conc rete, cli con-
fron tars i sui pro ble mi rea li , arc hi -
viando le po lemi che che hanno ca-
ratte ri zzato una de ll e fas i po litic he
più to rme ntate e più combattute de l-
la stori a rep ubbli cana.
In attesa del nuovo
S i dice abitualmente che avanza il
nuovo, spesso anche con un po' d i
esageraz ione, come se tutto ciò che
è nuovo fosse di per se stesso be ll o.
Pe rò cl i cose eia cambi are a suon d i
leggi ce ne sono dav vero tante. ·O l-
tre ai g randi pro bl e mi di organi zza-
zione de ll o Stato, cli riforme costitu-
ziona li ed e lettorali , cli po liti ca este-
ra e fi nanziaria (privatizzazioni e con-
10 - LUGLIO / AGOSTO 1994
Nelle foto, in senso orario,
Silvio Berlusconi , Rosy Bindi,
Umberto Bossi e
Walter Veltroni.
Volti nuovi nel governo
e all 'opposizione.
A tutti la responsabilità
di rinnovare la politica in Italia
e di vigilare sui programmi.
sim ili), ci sono a nc he altri temi , alle
volte d ime nticati o sottova lutati, che
tocca no ei a vic ino il mondo de i gio-
vani , delle fa mig lie, dell a sc uola, clel-
1'ecl ucazione . Anche e soprattutto si.i
q uesti c redi amo sia necessario te ne-
re g li occhi bene aperti , per eserc ita-
re que ll a vig il anza tante vo lte a uspi -
cata da l card in al Martini. Ecco, d un -
que, un pi cco lo deca logo cl i ciò che
vorre mmo pri vi leg iassero i nuov i
governanti. In o rdine sparso, a pa rtire
da i pro bl emi giova nili . Certo, non è
tutto . Ma sarebbe g ià mo lto.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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aperta, un prontuario di aree da privilegiare nella «nuova Italia».
BS
1. POLITICHE GIOVANI-
LI. L'emarginazione minorile,
la droga, l' alcolismo, le stragi
del sabato sera in realtà non
sono altro che il segnale di un
disagio molto diffuso, che og-
gi coinvolge tutta la genera-
zione del karaoke. Abituati a
cantare le canzoni degli altri , i
giovani non sanno più dare da
soli il ritmo alla loro vita. A
fronte di questa situazione l'I-
talia è uno dei pochi Paesi
della Cee a non avere un mini-
stero e nemmeno un diparti-
mento pei• la gioventù. La con-
ferenza fra Stato e Regioni
sulle politiche giovanili , più
volte richiesta da chi si occu-
pa in prima persona di questi
problemi , non si è mai svolta.
Creare punti di incontro, inve-
stire in cultura, trasform are le
università da di spensatrici di
laurea a veri centri di ricerca:
· sono solo alc uni degli inter-
venti che possono mettere fine
alla lunga latitanza pubblica
su questo delicato tema.
2. SERVIZIO CIVILE OB-
BLIGATORIO. C'è una leg-
ge sul l'obiezione cl i coscienza
che ormai , tra i giochetti di
Cossiga e gli scioglimenti del
Parlamento, attende eia mo! ti
anni cli essere approvata. E c'è
la proposta della Caritas cli isti-
tuire un Servizio civile nazio-
nale di un anno, in sostituzione
ciel serv izio militare, obbliga-
torio e aperto anche ai giovani
riformati e alle donne.
3. DIFESA DEL VOLON-
TARIATO. II volontariato in
questi anni ha dato un contribu-
to fondamentale per la crescita
di uno Stato in cui i poveri
sono ormai 8,5 milioni: merita
un maggiore riconoscimento e
una tutela nelle grandi sedi
istituzionali. Devono essere ap-
provate le leggi quadro sull'as-
sistenza, sui servizi sociali e
sulle associazioni e deve esse-
re riordinato anche il sistema
fi scale che riguarda i gruppi di
volontariato. Ci sono, al pro-
posito, anche alcune proposte
molto specifiche che nascono
dall' ambiente cattolico, come
quella di istituire un "Fondo
nazionale per l'innovazione so-
ciale", per inventare nuove
forme di intervento sociale uti-
lizzando I '8 per mille devoluto
allo Stato con la dichiarazione
dei reciditi. Un 'altra proposta
prevede il riconoscimento eco-
nomico agli studenti universi-
tari delle attività svolte presso
enti senza fine di lucro, asse-
gnando loro in cambio borse
cli studio spendibili esclusiva-
mente per prestazioni scolasti-
che.
4. SCUOLA. Il proble111a sco-
lastico è primario, ma per la
scuola si investe poco e sappia-
mo che all'interno delle classi
ci si divide tra riforme e ricerca
cli nuova professionalità. Vi è
poi il mondo dei giovani esclu-
si dalla scuola per i motivi più
vari. Quale il futu·ro dei corsi
professionali? Quando anche
in Italia si parlerà seriamente
cli avviamento al lavoro, di ap-
prendistato promosso e con-
trollato dalle istituzioni?
Quanto alla scuola cattolica, il
discorso è semplicissimo: i ge-
nitori devono avere il diritto di
scegliere quale educazione da-
re ai loro figli. Oggi, di fatto,
non esiste la libertà di scelta
perché chi non manda i propri
figli alle statali, deve pagare
due volte, con le tasse e con la
retta. Bisognerà garantire pari
opportunità tramite quella che
risulterà la migliore fra le for-
mule tecniche in discussione:
" buono scuola", detrazione fi-
scale, finanziamento diretto.
S. OCCUPAZIONE. La di-
socc upazione tocca ormai il 12
per cento della forza lavoro
italiana. Da problema econo-
mico è diventato sociale: quanti
giovan•i non riescono a sposar-
si perché sono alla ricerca ciel
primo impiego, quanti padri
cli famiglia cinquantenni han-
no conosciuto l' umiliazione e
le difficoltà ciel licenziamento
negli ultimi difficilissimi due
anni? Nessuno crede alle ricet-
te miracolistiche, ma in Italia,
in concreto, si può dare il vi a
ad alcune grandi opere (come
l'alta velocità o la rete di tele-
comunicazioni) che mentre ren-
dono più moderno e più effi-
ciente il Paese, danno anche
direttamente posti cli lavoro a
LUGLIO / AGOSTO 1994 - 11

2.2 Page 12

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chi le realizza. E poi si posso-
no studiare formule legislative
per favorire la prima occupa-
zione (come il salario d'in-
gresso) o per attutire gli effetti
della crisi (riduzione di orario
e di salario, contratti di solida-
rietà) .
6. LA FAMIGUA. Non si
costruisce nessl!m "nuove;,'' se
non si riparte dalla fru1iliglia, co-
me luogo di educazione, punto
cli rife'rimento e trasmissione
dei valori. Epp1:1ve in <11uesti
anni prnprio la famiglia è stata
solem1emente bistrattata in tan-
ti modi, a cominciare àal fisco.
Chi guadagna 40-50 milioni
all ' anno ed è solo, è quasi ric-
co; chi guadagna la stessa cifra
e deve mantenere una fami-
glia, è quasi povero! Non è
giusto che paghino le stesse
tasse. Gli assegni famigliari
non sono sufficienti, bisogna
passare dalla tassazione del
reddito percepito da ogni fami-
glia, alla tassazione del reddito
disponibile per ciascun mem-
bro della famiglia. È da discu-
tere anche la proposta, già
avanzata anche in Francia, di
un salario domestico per le
12 · LUGLIO / AGOSTO 1994
madri. È necessaria, inoltre,
una seria politica per la casa, i
cui costi oggi, soprattutto nelle
grandi città, sono insostenibili.
7. RISPETTO DELLA VITA.
È lo scopo stesso di uno Stato.
Accoglienza della vita nascen-
te e dunque revisione della leg-
ge 194; rispetto della vita mo-
rente e dunque no all'eutanasia
e all'accanimento terapeuti-
co. Rispetto della vita anziana,
e dunque nonne per non di-
sperdere il loro apporto alla so-
cietà e all'economia, pur evi-
tando fanne di concoJTenzialità
con i giovani disoccupati. Ri-
spetto della vita di chi è am-
malato, handicappato. Tutela
dell ' ambiente. Introduzione di
severe norme nel campo della
bioetica.
8. ACCOGLIENZA. Jil pro-
blema degli strankiri è com-
plesso e dtidìfìicUe da ris@l'veue
in poche parole. Di certo, si
può dire che il flusso migrato-
rio va regolamentato, ma te-
nendo ben presente che la vera
linea di demarcazione non pas-
sa tra vecchi residenti e nuovi
immigrati , ma fra gli onesti e i
di sonesti .
Silvio Berlusconi è exallievo dei
Salesiani di Milano. In un'intervista
per Capitai ha espresso ricordi e
giudizi sugli anni trascorsi al
Sant'Ambrogio di Milano. Ci sembra
di un certo interesse riportarle ora.
Sono un augurio e un invito a man-
tenere salde le sue radici educative
anche nell'impegnò politico.
«Credo di essere stato fortunato
con la mia classe, così viva e unita,
e con i miei professori, tutti di buon
livello. Almeno tre , anzi , erano su-
perlativi. Ma non furono anni facili .
Si studiava molto . Il pomeriggio, la
sera dopocena, il mattino presto .
Una disciplina dura, dal ginnasio
sino all'esame di maturità. La lezio-
ne fondamentale è stata quella del
sacrificio : non si ottiene nulla senza
una applicazione sofferta. Cominciò
il caro don Olmi a martellarci in
testa la grammatica latina e greca.
Venivamo interrogati ogni giorno e
non c'era scampo : alla fine verbi e
declinazioni li sapevamo davvero.
Ci insegnarono a comunicare .
Esigevano chiarezza di contenuti ,
pulizia di linguaggio. Con i compa·
gni di classe c'era un'intesa profon-
da e una grande carica umana che
ci veniva dalle famiglie di provenien·
za. Di livello medio basso, direbbero
oggi i sociologi. E, naturalmente, nel
gruppo contarono molto alcune indi-
vidualità. Dobbiamo certo a questa
esperienza quel senso di rispetto e
simpatia che proviamo per gli altri ,
specialmente per i più umili. Dopo il
liceo la "squadra", professori e com-
pagni, è rimasta davvero molto uni-
ta. In cinque lavoriamo insieme. Con
tutti ci vediamo spesso . Non solo
alla ricerca del tempo perduto ... ».
-----i
9. INFORMAZIONE. I mass
media hanno un'importanza
sempre maggiore nella fom1a-
zione delle persone. Bisogna
dunque garantire vera libertà
alla carta stampata e soprattut-
to alle televisioni. Una rifor-
ma non secondaria sarebbe la
riduzione delle tariffe postali,
che ultimamente hanno forte-
mente penalizzato le testate
minori , con grave danno per la
pluralità del! ' infomiazione.
Quanto alla televisione, il pri-
mo passo dovrebbe essere la
riforma della legge Mammì ,
che ha finito con il sanzionare
la spartizione del! 'etere fra Rai
e Fininvest. È necessario sbloc-
care il duopolio e aumentru·e il
numero di voci televisive m
concorrenza fra loro.
10. GIUSTIZIA. Al di là del-
le grandi riforme è importante
soprattutto ristabilire nella gen-
te la fiducia nella giustizia. Una
fiducia scossa certo dalla gran-
de criminalità, ma ancor di più
dal distillato quotidiano della
microcriminalità che ha reso
del tutto invivibili alcuni quar-
tieri delle grandi città. Il ricu-
pero del senso della giustizia
però non passa attraverso un 'o-
pera indiscriminata di repres-
sione quanto piuttosto attra-
verso un profondo e radicale
lavoro di educazione alla leoa-
lità. Anche in questo i nu~vi
governanti devono cominciare
a dare l'esempio.
Mario Giordano

2.3 Page 13

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di Bruno Ferrere
"Essere se stessi",
non solo essere "come gli altri ".
«Perché io no? ». È la frase che i
genitori sentono più spesso : «Lo
fanno tutti , perché io non posso?».
Una frase che i figli istintivamente
usano con calcolata crudeltà. Pro-
voca un fastidioso senso di insicu-
rezza ai genitori , che si sentono
sbattuti nell 'arena della concorren -
za. I figli esprimono con questa
protesta un istinto positivo ; i geni-
tori vi sentono la minaccia di un
conformismo pericoloso.
I bambini crescendo devono impa-
rare ad entrare in rapporto con gli
altri , e i coetanei sçmo il loro spec-
chio, a tutte le età. E difficile impara-
re a volersi bene se non si è ac-
cettati dai propri simili. Proprio per
questo, una delle tappe principali
nell'evoluzione dei piccoli è imparare
a essere come gli altri bambini della
loro età. Imparare a far parte attiva-
mente di un gruppo è molto impor-
tante perché il bambino sviluppi
un'immagine positiva di sé. Un bim-
bo potrà osare di essere diverso sol -
tanto dopo che ha avuto la certezza
di essere alla pari con gli altri.
Gli aspetti positivi di questa voglia
di essere come gli altri possono
però facilmente trasformarsi in una
forza negativa, che possiamo chia-
mare "l'imitazione a tutti i costi ". In
questo senso vanno comprese le
pressanti raccomandazioni di Don
Bosco ai suoi ragazzi perché faces-
sero attenzione ai "cattivi compagni"
e al "rispetto umano".
Il rischio da evitare è che inizi in
famiglia una continua guerriglia:
«Tutti gli altri tornano a casa quando
PERCHÉ
IO NO?
vogliono, perché io devo rientrare
alle dieci?», «Non vi fidate di me?»,
«La mamma di Gloria glielo compra,
perché tu no? ». Sono necessarie
alcune semplici attenzioni.
L"'entrata in società " dei figli è in
ogni caso un momento delicato e
importante. Il suo esito dipende dal-
l'impostazione de/l'educazione fami-
liare e in un certo senso ne costi-
tuisce il termometro.
La conquista dell'autonomia è una
battaglia difficile , che paradossal -
mente provoca effetti analoghi sui
figli che provengono da una famigl ia
iperprotettrice e su quelli che esco-
no da famiglie inesistenti. L'adole-
scente che è stato troppo protetto e
controllato, quando per necessità di
cose deve cominciare ad arrangiarsi
da solo, va disperatamente alla ri-
cerca di qualcuno che sostituisca i
genitori , qualcuno cui affidarsi cie-
camente, come faceva con mamma
e papà. E si avvia sulla strada del-
l'uomo in grigio, privo di personalità,
di autonomia, di iniziativa, e sempre
pronto a sottomettersi a chi gli ga-
rantisca protezione e sicurezz a.
Ancora più difficile è prendere le
mosse da una famiglia inesistente,
o disgregata, o affettivamente muti-
lata. Quando il bambino comincia la
lunga marcia puberale, dietro di lu i
c'è il vuoto. Non genitori come
modelli da accettare o da respin -
gere . Non qualcuno con cui misu -
rarsi in un clima di fiducia e di
affetto . Non una base , forse non
troppo apprezzata, ma solida, su
cui edificare qualcosa. Solo delu -
sione, o amarezza, o indifferenza.
Se i genitori hanno una identità
forte, anche i figli l'avranno. Lo
psicologo David Elkind afferma: «Le
persone che hanno una forte identità
non la perdono nemmeno nelle cir-
costanze più difficili ». Si può dire :
«Non è giusto darla sempre vinta
agli altri. Tu hai i' tuoi valori e gli altri
devono rispettarli. In ogni rapporto
un po ' si prende e un po ' si dà e
questo deve valere anche per i tuoi
amici» .
I genitori devono esserci e non es-
serci ; saper soccorrere e abbando-
nare; mescolare attentamente fer-
mezza e comprensione ; restare se
stessi , ma anche rinunciare a se
stessi. Un'impresa da far tremarè le
vene e i polsi. Eppure molti genitori ci
riescono benissimo. I figli hanno dav-
vero bisogno di "provare le loro ali",
di cominciare a prendere le loro de-
cisioni e di imparare dai loro sbagli.
Occorre inviare ai figli due mes-
saggi diversi. Primo: approviamo il
tuo bisogno di essere come gli altri.
Secondo: ti vogliamo abbastanza
bene da aiutarti a capire che cosa è
giusto e buono e che cosa non lo è.
I figl i devono capire che i genitori
sostengono il loro sforzo di diven-
tare autonomi , ma che come geni-
tori hanno il dovere di proteggerli dai
pericoli.
Una regola importante: papà e
mamma sono d 'accordo tra loro.
Funzionano solo le regole stabilite
di comune accordo . Genitori e figli
devono costruire insieme la capa-
cità di resistere alla pressione del
conformismo .
La cosa più utile è distinguere tra
questioni importanti e irritazioni da
poco. Si può anche essere elastici
sul modo di vestire, sui gusti musi-
cali, sugli hobby. E vitale essere fer-
mi quando si tratta di rientri a casa,
di andare alle feste senza essere ac-
compagnati, di alcol, ecc.
Parlarne apertamente. I ragazzi
devono essere aiutati a distinguere
le pressioni utili da quelle dannose.
Un papà può tranquillamente dire
al figlio : «Non mi importa niente se
tutti sul pullman si comportano in
modo volgare e maleducato . Tu
porti il mio cognome, e io ho diritto
al mio buon nome ... ». In momenti
particolari di vicinanza e di sere-
nità, i genitori devono ricordare ai
figli che essere "unici" premia molto
di più che essere "come gli altri".
LUGLIO / AGOSTO 1994 - 13

2.4 Page 14

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~ ANNO D- ELLA- FAM~ IGLIA Gianna Beretta è stata proclamata beata. Una mamma che
UNA MAMMA
SUGLI ALTARI
di Elvira Bianco
Anche il niarito
e i gli erano presenti
in san Pietro
quando Gianna Beretta
è stata proclamata
"beata,, .
La testimonianza
di una madre
nell'anno della famiglia.
E' un a stori a che appartiene ai
nostri tempi quella cli Gianna
Beretta Molla, non so lo perché si
tratta di un a donna giovane e di so li
trent'anni fa , ma pe rc hé ha vissuto
la vita cli tutti , tra lavoro e fam ig li a.
li marito Pietro interrogato qualche
tempo dopo la morte della moglie,
ri spose semplicemente: «Io non mi
sono mai accorto di vive re con una
san ta». In que l tempo era persuaso
che la santità dovesse sempre mani-
festarsi con grande abbondanza cli
fatti prodigiosi.
La nuova maternità
A ll ' inizio dell ' es tate ciel 1961 la
dottoressa Gianna Beretta e I' inge-
g ne r Pi·e tro Molla erano un a coppi a
felice : lei lavorava in un amb ul ato-
ri o med ico, lui dirigeva la sua fab-
brica cli trem il a operai. La fam ig li a
era alli etata eia tre bei bambini tra i
cinq ue i d ue anni . Per i due geni -
lori i figi i erano una ricchezza , tanto
c he des ideravano ancora un frutto
del loro amore. E ne ll ' agosto s i an-
nunciò una nuova maternità. La
14 - LUGLIO / AGOSTO 1994
«La santità di Gianna è, come ogni
santità, eroica, ma insieme
semplice, una normalità esemplare,
a noi vicina ,,
(cardinal Martini).
g ioi a però s i mesco lò presto a lle più
grav i preoccupazioni: a fianco clel-
1' utero cresceva un g rosso fibroma e
si rendeva necessario e urgente I' in-
tervento chirurgico. Gianna com-
'prese subito a cosa anelava incontro .
La scienza cli a ll ora offriva due so-
luzioni considerate sic ure per la vita
della madre: una laparatom ia totale
con asportazione sia del fibroma
che cieli ' utero; o l' as portazione ciel
fibroma con interru zio ne della gra-
vidanza. Una terza so lu zio ne, che
consisteva ne ll 'asporta re soltanto il
fibroma senza toccare il bambino ,
metteva in grave pericolo la vita
della madre. La dottoressa Beretta,
prima cli anel are in ospeda le, si recò
dal sacerdote dal quale abitua lmente
si co nfessava , c he la esortò a spe-
rare e ad avere coraggio. «Sì , do n
24 aprile. Giovanni Paolo Il riceve
in piazza San Pietro la famiglia
di Gianna. Al centro
Gianna Emanuela,
a destra il marito Pietro.
Luigi », g li rispose la donna, «ho
tanto pregato in questi giorni. Con
fede e speranza mi so no affidata al
Signore, anche contro la t·eJTib ile pa-
ro la della sc ie nza medica che mi di-
ceva: "o la vita della mad re o la vita
de ll a sua creatura". Confido in Dio ,
, ma ora spetta a me compi ere il
mi o dovere cli mamm a. Rinnovo al
Signore l' offerta della mia vita. So-
no pronta a tutto , pur cl i salvare la
mia c reatura». Raccontò lei stessa il
primo incontro col c hirurgo: «Il pro-
fessore mi disse prima de ll ' opera-
zione: " Cosa faccia mo, salviamo lei
o salv iamo il bambino?". Prima sa i-

2.5 Page 15

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ha scelto di morire per dare alla luce la sua bambina.
BS
viamo il bambino! , gli dissi subito.
Per me non si preoccupi. E, dopo
l'operaz ione , eg li q1i di sse: Abbia-
mo sa lvato il bambino». li profes-
so re, di re ligione e braica, rispettò
la volontà de lla paz iente, anc he se
non s i sentiv a di condividerne la
sce lta . So lo lui e Giann a sa pe vano
il s ig nifi cato profondo di quel «Ab-
bi amo sa lvato il bambino». L'e-
spress ione annunciava alla madre
altri mes i di pass ione , tanti quanti
sareb be durata ancora la g ravidan -
za. Quando se la rivecl rù davanti ,
nel mom e nto fatale ciel parto , il
professore esclamerà con un mi sto di
ammirazione e cli sconcerto sc ien-
tific o: « Ecco la mad re cattoli ca ».
Una cli qu e ll e profez ie c he Dio sa
trarre dall a bocca dei lontani.
Venerdì Santo
li prim o intervento riuscì. Gianna
riprese il suo lavoro in famiglia e
nell ' ambulatorio e si curò da sola i
di sag i e le soffere nze cli que lla peri-
co losa gravidan za, senza pesare su
ness uno , tacendo con tutti , per non
turbare la sere nità dei figli e ciel ma-
rito. «Un mese e mezzo prima della
nasc ita di nostro fi g lio è s uccessa
una cosa che mi ha sconvolto» , ri-
corda il marito Pi etro. «Dovevo
uscire per andare in fabbrica e avevo
g iù infilato il cappotto. Gianna, mi
pare ancora cli vederla, era appog-
g iata al mobil e dell'anticamera de l-
la nostra casa. Mi è venuta vicino ,
così come succede quando s i debbo-
no dire cose diffi c ili che pesano ,
ma alle quali si è tanto meditato, e
su cui non si vuole " tornare". " Pie-
tro, mi ha eletto, ti prego. . . se si
dovrà decidere tra me e il bambino,
decidete per il bambino, non per
me. Te lo chjedo" . Così. Nient ' altro.
Sono stato incapace cli dire qualun-
que cosa. Conoscevo benissimo mia
moglie, la sua generosità, il s uo spi -
rito cli sacrificio. Sono uscito cli ca-
sa senza dire una parola». Glielo ri-
pete rà ancora poco prima ciel parto.
Così anche a una amica: «Vado al-
l'ospedale, ma non sono sicura di
tornare. La mia maternità è difficile;
dovranno salvare o l'uno o l'altro;
io voglio che viva il mio bambino».
«Ma hai altri tre bambini , preoccu-
pati di vivere tu piuttosto! ». «No ,
no . . . Voglio che viva il bambino».
A un 'altra amica incontrata dal par-
rucchiere disse: «Prega, prega anche
tu! Durante questa difficile gravi-
danza ho tanto studiato e pregato
pe r la mia nuova creatura ... Prega
affinché sia pronta a fare la volontà
di Dio! ».
E Dio volle che la sua pass ione co-
minciasse proprio il Venerdì Santo
ciel 1962. Il travaglio durò tutta la
notte; alle undici del Sabato Santo
nacque, con parto cesareo, una bella
e sana bambina, proprio nel momen-
to in cui, secondo la Liturgia in uso
prima del Concilio, si scioglievano
le campane e si cominciava a festeg-
g iare la Resurrezione. Quando s i ri-
svegliò dall ' anestesia le portarono la
piccola. Racconta il marito: «L' ha
guardata con uno sgùardo lunghiss i-
mo in silenzio. Se l' è tenuta accanto
con una tenerezza indicibile. L'ha
accarezzata legge m,ente senza dire
una parola». Poi la sua passione con-
tinuò pe r un ' altra lunga settimana ,
mentre un a peritonite settica la con-
duceva alla tomba, senza che si riu-
sc isse a far nulla pe r salvarla.
«Gianna era una donna splendida,
m a assolutamente normale», dice il
marito. «Era bella, intelligente. Buo-
na . Le piaceva sorridere. Era anche
una donna moderna, elegante. Gui-
dava la macchina, amava la monta-
g na e sc iava molto bene . Le piace-
vano i fiori e la musica. Pe r anni
s iamo stati abbonati ai concerti del
Conservatorio cli Milano ... Le pia-
cevano i viaggi. lo andavo spesso
LUGLIO / AGOSTO 1994 - 15

2.6 Page 16

▲back to top
c'è la Santa Messa. Credi , non ho
mai gustato tanto la Messa e la Co-
munione come in questi giorni. La
chiesetta tanto bella e raccolta è de-
se1ta. Il celebrante non ha nemmeno
il chierichetto, quindi il Signore è
tutto per me e per te, Pietro, perché
ormai dove sono io ci sei anche tu ».
TI giorno del matrimonio Gianna pre-
tese un abito da sposa bellissimo, di
una stoffa particolarmente preziosa.
•'
Alla sorella spiegò: «Sai , la voglio
scegliere molto bella perché poi vo-
glio farne una pianeta per la prima
messa di qualche mio figlio prete».
La scelta che la guidò
L'incontro privato del Papa con la famiglia Molla. Qui è con Gianna Emanuela.
all'estero per motivi di lavoro e, ap-
pena possibile, la portavo con me.
Siamo andati in Olanda, in Germa-
nia, in Svezia, e un po ' dappertutto
in Europa ...
Gianna era la decima di tredici figli.
La mamma, pioggia o non pioggia,
freddo o caldo, ogni mattina presto i
suoi figli li conduceva alla messa e
alla comunione. Li svegliava non
con un ordine o una imposizione,
ma con un dolce invito, passando la
sua mano sul viso e lasc iandoli libe-
ri poL di alzarsi o di continuare nel
sonno. Li aiutava poi lei a dire le
parole a Gesù prima della comunio-
ne e dopo li raccoglieva tutti intorno
nel banco della chiesa. Parlava lei, e
faceva ripetere le sue parole: non
erano preghiere lette, ma le improv-
visava semplici e bellissime. La
santità di Gianna cominciò così.
Un esempio attraente
Da ragazzina partecipò a un corso
di esercizi spirituali in preparazione
alla Pasqua. Abbiamo i suoi appun-
ti. Una delle preghiere comincia in
questo modo: «Gesù, ti prometto di
sottopormi a tutto ciò che permette-
rai mi accada. Fammi so lo conosce-
re la tua volontà» . C'è poi la lista di
undici bellissimi propositi, tra i
quali si legge: «Voglio morire piut-
tosto che commettere un peccato
mortale. Mille volte morire piutto-
16 - LUGLIO / AGOSTO 1994
sto che offendere il Signore».
Impegnata nell ' Azione Cattolica, in-
segnerà alle sue ragazze, con le pa-
role e l'esem pio, che bisogna «ren-
dere la verità amabile, offrendo in se
stessi un esempio attraente e, se pos-
sibile, eroico», perché «l' uomo ha
sempre bisogno di vedere, di palpa-
re, di sentire; non si lascia facilmente
conquistare da una parola. Il dire
soltanto non trascina, ma il far vede-
re sì».
Per alcuni anni riflettè intensamente
sulla sua vocazione. Non doveva se-
guire uno dei suoi fratelli che, dopo
esser divenuto medico, s'era fatto
cappuccino ed era partito miss iona-
rio per il Brasile? Nel 1954, anno
mariano, Gianna andò a Lourdes in
pellegrinaggio. Al ritorno raccontò
a una amica: «Sono stata a Lourdes
per chiedere alla Madonna cosa de-
vo fare: se andare alle missioni o spo-
sarmi. Sono arrivata a casa, ed è arri-
vato il signor Pietro». Si erano co-
nosciuti frèquentando i cineforum
del centro culturale. Avevano gli
stessi desideri e aspirazioni. Le let-
tere che si scrivevano sono piene di
vera umanissima tenerezza, ma an-
che lo specchio di un animo specia-
lissimo. Dai campi di sci scriveva al
fidanzato rimasto in città: «Mi spia-
ce che lunedì tu abbia avuto tanto
lavoro. Ti seguo sempre con il pen-
siero, e se potessi aiutarti, lo farei
con tutto il cuore. Ieri e oggi è tor-
nato un sole splend ido. Mi alzo al
mattino alle ore 8, perché alle 8.30
Venuta a conoscere la sua scelta,
un 'amica le disse: «Hai tre figli, pen-
sa piuttosto a vivere tu». E Gianna
stessa sul letto di morte dirà alla so-
rella: «Sapessi quanto si soffre quan-
do si lasciano i bambini tutti picco-
li! ». Cosa dunque la spinse a quella
scelta? Ce1tamente la coscienza chia-
ra, senza ombra alcuna, di dover ob-
bedire a quel Dio che dice: «Non
uccidere». L' aveva detto lei stessa,
da medico, a una ragazza che le
chiedeva di farla abortire: «Non si
scherza con i bambini! ». Non si
possono curare tre bambini sacrifi -
candone un altro. Sarà il marito
stesso, nonostante lo strazio, a spie-
gare ciò che spinse la moglie al sa-
crificio: «Quello che ha fatto non lo
ha fatto " per andare in Paradiso".
L' ha fatto perché si sentiva una
mamma.. . E non si può dimenticare
la sua fiducia nella Provvidenza.
Era persuasa, infatti, come moglie,
come madre di essere utilissima a
me e ai nostri figli, ma di essere so-
prattutto, in quel preciso momento,
indispensabile per la piccola creatu-
ra che stava nascendo in lei ».
C'era la Provvidenza di Dio. La cer-
tezza che agli altri tre figli ella e1:a
necessaria, ma a quello che portava
in grembo era indispensabi le. Senza
di lei Dio poteva provvedere agli
altri bambini, ma neppure Dio avreb- ·
be potuto provvedere a quello che
aveva in grembo, se lei lo rifiutava.
Elvira Bianco
(Riduzione e adam1111en10 da:
Antonio Sicari ,' IL TERZO LIBRO
DEI RITR ATT I DI SANTI , Jaca Book)

2.7 Page 17

▲back to top
di Vincenzo Donati
EXALLIEVI
PER IL TERZO MONDO
,, L'exallievo
Mario Comino,
esperto in
-meccanica,
ha trascorso alcuni
mesi in Sudan,
tra i giovani profughi
della scuola
professionale
di Khartoum,,
L'ho incontrato nel laboratorio di mecca-
nica della scuola professionale di Khar-
toum . Era in tuta di lavoro , stava mon-
tando un tornio con l'aiuto di quattro suoi
allievi. «Mario, cosa stai facendo? ». «So-
no qua ad aiutare Don Bosco e i salesia-
ni. Che vuol che faccia un exallievo? ».
Mario Comino è un exallievo di Torino-
Rebaudengo e ricorda con riconoscenza
di aver ricevuto là una seria quadratura
tecnica e umana.
«PERCHÉ SCEGLIERE
proprio il Sudan per a-
iutare i giovani del Ter-
zo mondo? ». «Sempli-
ce! Mio fratello Giaco-
mo (il respon sabile te-
cnico della scuola pro-
fessionale di Khartoum ,
ndr) dalla Corea è ve-
nuto qui in Sudan . Si è
buttato anima !3 corpo
nel suo lavoro. E venuto
in Italia per una breve vi-
sita, e io mi sono detto :
voglio dargli una mano.
E sono partito anch 'io.
Intendevo fermarmi un
mesetto soltanto , ma
poi il lavoro si è molti-
plicato e così sono q~i
da più di due mesi. E
stata un'esperienza umana bellissima che
vorrei che altri exallievi potessero fare ».
QUESTA ESPERIENZA non ha trovato cer-
tamente Mario impreparato. Dopo cinque
anni come istruttore meccanico nella nostra
scuola di Pisa, entrò nella FIAT-grandi
motori, distinguendosi per la professionalità
e per le sue doti umane. Fu mandato in
vari Paesi a istallare turbine elettriche,
soprattutto nei paesi arabi: Libia, Arabia
Saudita, Emirati Arabi , Egitto, fino al 1993,
l'anno in cui è andato in pensione. «Tra gli
arabi ho sempre rispettato i loro sentimenti
e sono stato ricambiato con simpatia».
Continua a parlare mentre armeggia con il
tornio. È sudato quando suona la campa-
nella per il fatur, la colazione-pranzo. I
quattro aiutanti si lavano le mani per poter
attingere i fagioli dal piatto . Si sente il
vociare dei 600 ragazzi delle elementari
che escono dalle aule e si radunano a
gruppi di quattro per mangiare il loro piatto
di fagioli , per molti l'unico pasto della gior-
nata. «Poveri ragazzi », dice Mario. «Vit-
time di una guerra orri-
bile che li ha sradicati
dalle loro famiglie ». Ma-
rio mi presenta i suoi
quattro allievi : Moses ha
il padre guerrigliero del-
la SPLA; Kosan è figlio
di un pastore protestante
che si trova in un campo
di rifugiati dell'Uganda;
Richard e Valentino han-
no perso tutta la loro fa-
miglia.
HO INCONTRATO di
nuovo Mario qualche
giorno dopo, in un afo-
so pomeriggio. Era sta-
to a visitare il campo
profughi , una cintura di
miseria e di orrore. «An-
che noi exallievi dovrem-
mo fare qualcosa. Come hanno già fatto
quelli dall'Italia, che ci hanno comperato
questi torni. Il restq è frutto della genero-
sità degli exallievi coreani. E poi c'è qui a
Khartoum l'Umberto Erminiati , un indu-
striale laico, che è più salesiano dei sale-
siani. Un giorno arriva tutto eccitato : "C'è
in vendita un terreno a prez.zo stracciato ,
è l'ideale per aprire un altro centro tecni -
co per i rifugiati. Ai permessi del governo
penso io". Gli exallievi sono tanti. Se tutti
facessimo di più , anche per il terzo
mondo .. .».
o
LUGLIO / AGOSTO 1994 - 17

2.8 Page 18

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Libri novità a cura di Giuseppe Morante
VERITATIS SPLENDOR
Genesi, elaborazione,
significato
a cura di Giovanni Russo
Ed. Dehoniane ,
Roma, 1994
pp. 278, lire 28.000
È un commento riflesso
(a circa un anno dalla sua
pubblicazione) di questa
enciclica del papa che per
la prima volta nella storia
della Chiesa offre un inse-
gnamento di morale fonda-
mentale e di metodo teolo-
gico-morale .
Ancora una volta al cen-
tro della riflessione del pon-
tefice c'è l'uomo concreto.
Lo «splendore della verità"
rifulge in modo particolare
nell'uomo creato a immagi-
ne e somiglianza di Dio, e
pienamente realizzato nel-
l'uomo Gesù , Figlio di Dio.
L'enciclica è un documen-
to che evidenzia il senso ul-
timo delle cose, l'essenza
del pensare , il fondamento
della cultura, la ricerca della
verità. Alla ricerca della ve-
rità da parte dell'uomo, Dio
I Jean Monbourquette
L'arte
di
perdonare
Guida pratica
per Imparare
a perdonare
e guarire
L'ARTE DI PERDONARE
Guida pratica per imparare
a perdonare
di Jean Monbourquette
Ed . Paoline , Milano , 1994
pp. 228 , lire 18.000
Il perdono , oltre che essere
cammino ascetico di vita cristia-
na poggiato sulla fede , può es-
apre gli "archivi della sua
verità".
L'insegnamento del papa
pone un punto fermo in
questo tempo di relativiz-
zazione delle verità e di
soggettivismo esasperato .
Si pone perciò come punto
fermo per i credenti ed in
dialogo critico con la cultu-
ra moderna impregnata di
false ma conclamate ve-
rità .
sere anche un esercizio che si
impara controllando la propria
psicologia interiore?
Un dato di fatto : nessuno è al
riparo dalle ferite psicologiche
che il vivere insieme può pro-
curare . Perciò il perdono si im-
pone come un'urgent(;! neces-
sità, da cui dipende non sol-
tanto la possibilità di continua-
re a mantenere rapporti sociali ,
ma anche il recupero della pro-
pria serenità interiore.
Perdonare non è faci le. Il suo
segreto sta nel comprendere
che non lo si può ridurre a un
atto di volontà o a un dovere
etico , poiché esso è il risultato
di un processo che coinvolge
tutte le dimensioni dell'essere
umano .
Saper 13erdonare significa li-
berarsi dall'oscura inquietudine
del risentimento per fare del
perdono una fonte di gioia e
uno strumento di crescita psi-
cologica e spirituale.
L'itinerario è stato scritto per
raggiungere il maggior numero
di lettori, credenti e non , anche
se la matrice cristiana occupa
uno spazio preminente.
Rosfna e Gino Costa
l'arte
di comunicare
infam191ia
<dflrlcc ,11,dl cl
L'ARTE DI COMUNICARE
IN FAMIGLIA
di Rosina e Gino Costa
Elle Di Ci , Torino , 1994
pp. 204, lire 16.000
Nell'era della comunicazione
di massa, in famigl ia si rischia
di cadere in una pesante soli-
tudine. Contro questo rischio
gli autori espongono in forma
accessibile i principi generali del
dialogo comunicativo, capace di
superare anche gravi crisi de-
generative. Si evidenziano pre-
ziose osservazioni che permet-
tono di riconoscere quando e
come sia corretta la comunica-
zione tra genitori e figli e tra
parenti. Di riflesso si possono
anche cogliere i temi della
scuola, dell'amicizia, della fede ,
dell'amore ...
Un materiale utile per la ri-
flessione e per la vita offerto a
genitori pensosi e a persone
investite di responsabilità edu-
cativa, che parte da una con-
statazione: i fitti messaggi che
si incrociano nella nostra vita
quotidiana non riescono ad il-
luderci che vi sia vera comuni-
cazione, dialogo sincero.
GIORNO E NOTTE
di Jean Lafrance
Ed. Ancora, Milano , 1993
pp. 144, lire 15.000
Postumo , questo 1ibro può es-
sere considerato il testamento
spirituale di un grande maestro
di preghiera.
Giorno e notte sono i termini
estremi che racchiudono l'intero
arco di tempo in cui adempiere
un compito, quello della preghie-
ra che deve svolgersi non sem-
plicemente "in ogni momento",
ma soprattutto "in ogni situazio-
ne": nel "giorno" dei momenti se-
reni e nella "notte" delle difficoltà.
In queste pagine l'autore offre
la propria esperienza persona-
le, come una vera testimonian-
za di preghiera qualificata, dalla
supplica all'intercessione, mo-
dellata sull'esempio di Maria, e
inserita nel dialo.90 trinitario.
Adatto a tutti i cristiani come
testo di meditazione, questo li-
bro può essere utilmente indiriz-
zato a quanti faticano a vedere
l'alba della loro notte di prova.
CARMINE
DI SANTE
IL FUTURO
DELL'UOMO
NEL FUTURO
DI DIO
Ripenso re l'escatologia
IL FUTURO DELL'UOMO
NEL FUTURO DI DIO
Ripensare l'escatologia
di Carmine Di Sante
Elle Di Ci , Torino , 1994
pp. 176, lire 12.000
Inserito nell'agile collana "Teo-
logia per giovani animatori", la
riflessione risponde alla doman-
da: quale futuro attende l'uomo?
Si parte da un paio di convinzio -
ni di fondo:
- le ultime realtà della nostra
vita sono una parola di salvez-
za che hanno valore e forza
già in questa vita ;
- mai come oggi il messaggio
custodito dalla Bibbia ha una
sua forza vincente che può con-
tribuire a superare l'attuale crisi
di valori dell'età moderna.
Attingendo alla tradizione e-
braico-cristiana, l'autore riflette
su temi come: il futuro dell'uomo
nella Bibbia, le ultime realtà e il
Regno di Dio, il significato dei
novissimi (morte, giudizio, infer-
no, paradiso) .
18 - LUGLIO / AGOSTO 1994

2.9 Page 19

▲back to top
Anche quest'estate
400 giovani
trascorreranno un niese
tn un paese
del terzo mondo,
ospiti di una missione
salesiana .
Per una esperienza
di condivisione che aiuta
a capire le dffferenze
e riduce le distanze.
UN SOLO MONDO
di Ferdinando Colombo
E' ora di pranzo e mentre la for-
chetta infila le tagliatelle, il te-
legiornale mi blocca con immagini
tragiche che provengono da uno sta-
to africano: bimbi scheletriti dagli
occhioni imploranti , folle di adulti in
fuga per la guerra. Il cuore si com-
mµove , gli occhi si riempiono di la-
crime, mentre la forchetta si fe1ma a
mezz 'aria. Ma subito dopo la regia
televi siva mette in onda una sfil ata
di moda: il cuore si placa e la for-
chetta riprende il suo ritmo ... l volti
senza nome entrano ed escono dall a
nostra memoria senza lasciare trac-
cia: così ci abituiamo a convivere
con il dolore altrui senza tante preoc-
cupazioni.
Totalmente diversa è la sensibilità di
chi ha potuto condividere anche solo
per un mese la vita dei poveri nell a
loro patria. Davide, maestro di scuo-
la materna, e Chiara, lo scorso anno
sono vi ssuti per un mese con i ra-
gazzi di strada del Don Bosco Roga
di Asunci6n e quest' anno, celebrato
il loro matrimonio a La Spezia, sono
andati in viaggio di nozze a portare
la loro affettuosità ai bambini poveri
della Bolivia. Maurizio e Annama-
ria, di Roma, dopo un 'esperienza di
un mese di servizio a Cusco in Perù
si sono sposati e hanno gi à passato
un anno a fare il papà e la mamma
Giovani "amici del Sidamo" in Etiopia.
LUGLIO / AGOSTO 1994 - 19

2.10 Page 20

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Vietnam. Volti felici. La guerra per I più piccoli non è neanche un ricordo.
in un orfanotrofio di trentadue ra-
gazzetti nella medesima città di
Cusco.
È la conoscenza diretta che permet-
te di passare da un cliché ricevuto
dai mass media a un giudizio perso-
nale che ci coinvolge, anche nelle
decisioni esistenziali. E per questo
motivo che anche quest'anno 400
persone, dai vent' anni in su, hanno
scelto di passare un mese in un
paese povero ospitati da una missio-
ne salesiana. Provengono da tutte le
regioni d ' Italia e, a piccoli gruppi di
una dozzina di persone, quest 'estate
raggiungeranno la Cambogia, I'Al-
bania, l'Etiopia, il Kenya, il Came-
roun , il Togo, la Nigeria, il Madaga-
scar, la Bolivia, il Brasile, la Co-
lombia. Li accompagnano 35 sale-
siani che fanno da animatori.
Un mese diformazione
vo tra i giovani, soprattutto i più po-
veri. L'attività principale è quella
che noi chiamiamo "oratorio sale-
siano". Questo contatto quotidiano
permette di scambiare ricchezze
culturali e spirituali tra persone, su
un piano di uguaglianza. Soprattutto
pennette di stabilire un rapporto
umano di conoscenza e di condivi-
sione che ti rende familiare la per-
sona povera con cui vivi la giorna-
ta. Per chi fa questa esperienza il ri-
ferimento non è genericamente ai
poveri, ma a persone concrete: Mi-
guel, Espereancia, John, Dusabeie-
su, Teuda, ecc. Nel profondo della
coscienza questa è la vera sfida
della fede: sentire che la tua fami-
glia non dipende solo dal sangue,
ma anche e soprattutto dal fatto cli
esserti fatto prossimo a qualcuno,
dalla decisione di farti carico della
sua vita come se fosse tuo fratello ,
tua sorella, uno dei tuoi figli.
noi con queste parole: « In tanti anni
di missione non ero riuscito a far
percepire alla mia brava gente lo
spessore della Chiesa perché vede-
vano solo me e la loro comunità: da
quando questi giovani vengono fe-
delmente ogni anno, lavorano con
loro in cose umili , pregano con loro,
si interessano dei loro figli e dei
loro problemi .. . finalmente la mia
gente ha capito lo spirito della Chie-
sa. I soldi per costruire muri si pos-
sono trovare in tanti modi , ma per-
sone che diano la loro vita, anche se
parzialmente, sono molto più im-
portanti ».
Padre Croy era parroco a Musha, in
Rwanda, in quella stessa chiesa
dove il 13 aprile cli quest' anno sono
state trucidate 1180 persone, per lo
più giovani , in una follia omicida
che ha fatto arretrare tutta questa na-
z ione a livelli di sottosviluppo e di
tensioni difficilmente sanabili. Per
questo, dopo vent 'anni ininte1TOtti,
in Rwanda non c'è ness uno dei no-
stri gruppi. Le strutture salesiane
sono state saccheggiate e distrutte,
le attrezzature dei laboratori ruba-
te.. . i cuori dei cristiani rwandesi
messi in crisi da questa eclissi della
ragione. Per questo in un futuro che
speriamo prossimo è ancor più ne-
cessaria la presenza in Rwanda dei
salesiani, dei giovani e dei volontari
Lo scopo dichiarato non è quello di
lavorare, di risolvere, di portare, di
dare, bensì quello di incontrare dei
fratelli , di immergersi un po' nella
loro cultura, di condividere la loro
fede, la loro ricerca per uno svilup-
po umano. Non stanno con le mani
in mano, non sono turisti, ma si af-
fiancano agli animatori locali , ai
missionari, nel loro lavoro educati-
20 - LUGLIO / AGOSTO 1994
Esperienza di chiesa
Padre Croymans, salesiano fiam-
mingo, fu il primo ad accoglierci in
Rwanda. Qualche confratello lo cri-
ticò e gli suggerì di invitarci a stare
a casa nostra, inviando la cifra cor-
rispondente al costo del biglietto
aereo. Padre Croy rispose a loro e a

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

▲back to top
per essere seme di speranza in un
paese disperato.
La persona oltre le apparenze
Quando ci si trova in questi paesi
con infiniti problemi ci si lascia ten-
tare dalla voglia di affrontarli tutti; è
un sentimento di onnipotenza a cui
segue poi la frustrazione più distrut-
tiva: è necessario avere un criterio di
scelta, consapevoli che noi siamo un
seme di speranza e una tessera del
mosaico; ma anche ciascuna delle
persone che incontriamo è un picco-
lo seme, molto prezioso. Un primo
criterio di scelta è di non considera-
re la persona che abbiamo davanti
semplicemente e principalmente un
"tubo digerente", ma invece partire
dallo spirito che è in lei. Me l'ha in-
segnato un piccolo bambino malga-
scio con il pancione gonfio per la
malnutrizione, i piedi nudi, i vestiti
stracciati e la tigna. tra i capelli ric-
cioluti. Avevo visto solo queste sue
povertà, e lui invece mi è venuto in-
contro tendendomi la mano e, sa-
pendo che venivo dall ' Italia ed ero
amico dei suoi missionari , sorriden-
do mi ha gridato: Ciao.
Cambogia. Nella casa delle figlie
di Maria Ausiliatrice.
Un secondo criterio cli scelta è di
considerare quale scambio umano è
possibile tra me e la persona che mi
sta davanti, tra i valori che io pos-
siedo, i doni che mi sono stati dati e
quelli del mio interlocutore. Questo
esige una profonda stima dell'altro
come persona da ascoltare e eia ac-
cettare. Corrisponde alla valorizza-
zione della cultura locale, alla
responsabilizzazione anche quando
sappiamo che ci saranno notevoli
sconfitte, alla pazienza di attendere i
tempi di maturazione secondo i loro
ritmi e non con la fretta occidentale.
I giovani che fanno questa esperien-
za devono cercare i motivi della
loro serenità e la forza della clona-
zione nell'amore che nasce dalla fe-
de, non nell 'efficienza delle realizza-
zioni, o nell'attuazione pronta dei lo-
ro schemi .
Ritornano più ricchi
A Kara, nel Togo, un giovane ha
detto a Valentina che era orgoglioso
di essere nel Centro salesiano di
padre Antonio, perché sentiva di es-
sere uno dei poveri della terra amato
da Don Bosco. «Ma tu ti senti pove-
ro? », gli ha chiesto Valentina. «Forse
sulla terra sono povero, ma dentro (e
indicava il cuore) sono ricco perché
ho trovato qui nel foyer qualcuno
che mi ha amato e mi dà la possibi-
lità di amare a mia volta». A Viro
Viro, nel Choc6, la regione più pove-
ra della Colombia, al termine del
mese di presenza del gruppo i giova-
ni, discendenti dagli antichi schiavi
venuti dal!' Africa, sono accorsi
lungo le sponde del fiume da dove
partivamo con le canoe e ci hanno
consegnato una specie di pergamena
con queste parole: «Amici italiani,
oggi siamo tristi per la vostra par-
tenza. \\liro \\liro non vuole che ve ne
andiate; non vogliamo che se ne va-
dano quelle persone che hanno rega-
lato a tutti i suoi abitanti un sorriso,
un sorriso che è il volto del'anima .
Abbiamo appreso così tanto da voi
che non troviamo parole nella nostra
lingua per esprimervi il nostro gran-
de grazie e sebbene siamo tristi per
la vostra partenza , ci sentiamo 01go-
A Bemaneviky (Madagascar).
Collaborazione e incontro di culture.
gliosi perché di una nazione così
grande siamo stati noi i prescelti.
Addio amici, la gente di Viro Viro
non vi dimenticherà mai perché siete
rimasti impressi in tuffi e in ognuno
dei nostri cuori per sempre».
Due appuntamenti
Torneranno presto in Italia questi
quattrocento giovani e i 35 salesiani
che li hanno accompagnati e si rin-
noverà il miracolo di Pentecoste
perché ognuno descriverà i popoli
che ha conosciuto e le loro culture
diverse, ma tutti parleranno l' unica
lingua dell ' amore di Cristo e ciel ca-
risma di Don Bosco presenti in tutto
il mondo.
Il primo appuntamento è questo:
ogni giorno alle ore 18, ovunque ci
troviamo, fermiamoci e preghiamo:
l' universalità della Chiesa dobbiamo
viverla nel profondo. Il secondo è
una riunione che, con parola kiswa-
hili, chiamiamo Harambée, a Torino,
il sabato 24 e la domenica 25 set-
tembre, quando il Rettor Maggiore
consegnerà i crocifissi ai salesiani ,
alle figlie di Maria Ausiliatrice e ai
volontari in partenza per le missioni.
Ci saremo tutti e testimonieremo il
cammino che il Signore ci ha fatto
percorrere in compagnia dei fratelli
più poveri .
Ferdinando Colombo
LUGLIO / AGOSTO 1994 - 21

3.2 Page 22

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·G
•-, -e
"
I\\
Il 15 agosto di ogni anno al santuario mariano la pacifica invasione
Per i p ellegrini che
affollano il santuario,
camnunare verso
Czestochowa per
incontrare la Madre
e la Regina della Polonia
è molto più di un gesto
devoto o di un voto
da sciogliere.
PELLEGRINI PER
N e ho visti arrivare tanti. A grup-
pi di cento, duece nto. Avevano
percorso a piedi anche 400 chilome-
tri. Stanchi , impolverati, tra za inetti
e chitarre camminavano sul lungo
via le che porta anche lo sguardo
verso la basilica di Ja.rna Gora. Li
precede, quasi sempre, una croce
che mani giov ani e in cerca di vita
ha incoronato di fiori: anche questo
un segno che fes ta e fati ca si intrec-
ciano, mi steriosamente.
Sono arri vata con un gruppo sale-
siano proveniente da l Nord dell a
Poloni a fin o all 'entrata del san tua-
ri o. Ho vi ssuto con loro il saluto :
come un bentornati a casa. Qui sem-
bra che la Madonna aspetti proprio
chi arriva. Poi tra canti e pass i di
danza siamo arrivati fino all 'entrata
so lenne del sa ntuario. Ho vi sto il
gruppo raccogliersi in preghiera e
procedere, silenzioso, all ' appunta-
mento con Maria.
E tuttavi a la gioia non era spari ta: il
raccoglimento stava ci ancio signifi -
cato nuovo all 'all egri a. ag li schi a-
mazzi, ai canti e all e dan ze cli poco
pnma.
22 - LUGLIO / AGOSTO 1994
Una risposta e una chiamata
Non ha niente cli appari scente la cap-
pell a della Vergine cli Jasna Gora: un
quadro che la pietà popolare e i so-
vrani hanno vestilo cli pietre prezio-
se. È rimasto solo il vo lto dell a Ma-
donna. Ti guarda. E sembra che ai
pell egrini che si susseguono giorno e
nolle basti arrivare qui . A lasci arsi
guardare per qualche attimo dall a ver-
.}asna Gora. Prostrati.
E i.I primo gesto di venerazione
dopo la lunga camminata.
gine, Mad re della Poloni a. Uno sguar-
do d' intesa. Un momento intenso in
cui anche vi sibilmente si raccoglie la
vita tra le mani per affida rgliela.
Di fatt o i gruppi non possono fe r-
marsi nt:_l la cappell a che qua lche
minuto. E troppo picco la per acco-
gliere tanta gente: sfilan o. Ma por-
tano con la fa ti ca de l cammino per-

3.3 Page 23

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dei giovani pellegrini. Per ripercorrere una storia di libertà.
AMORE di Margherita Dal Lago
corso tutta la fiducia e l'amore.
Arrivare fi n qui a piedi diventa per
mo lti rendere visi bile un gesto che
in Poloni a si compie ogni sera nell e
parrocchie: un appuntamento con
Maria che scatta ogni giorno all e 2 1.
Ho visto riempirsi il piazzale. anche a
Czestochowa, quasi ci fosse stato un
richiamo: è il momenro dell' appello.
Appello sembra una paro la strana,
quasi un po' oltrepassata. Qu i ha il
signi ficato inte nso di un richi amo.
E, dal 1956, la gente arri va all 'ap-
punl ame nto del giorn o con la Ma-
donna affidandogli contemporanea-
mente la vita e la stori a de ll a Patria.
«Maria, Regin a dell a Poloni a, sono
con te, mi ricordo di te; vigil o».
Camminando e cercando
I giovani , i sales iani e le suore che
insieme sono arrivati a Czestochowa
avevano camm inato 15 giorni e at-
traversato eia nord a sud quas i tutta
la Polonia. Ho ripensato alle passeg-
giale di Don Bosco attraverso i coll i,
le soste nei paesi, le improvv isazioni
teatra li dei ragazzi, tra risate e im pe-
gno, gli incontri determinanti con
Magone, con Rinalcli , con Mari a
Domenica Mazzarello.
Mi sembra di aver capi to che questi
pell egrinagg i sono, per i giovani po-
lacchi , un a ried izione di quelle cam-
minate, ri tmate dalla condivisione,
dal! ' impegno cli annunciare, dall a
forza de ll a ricerca verso un a veri tà
più grande.
Ad ogni tappa, in paesi di versi, il
gru ppo ha incontrato la gente e si è
messo a condividere l'esperienza di
fede che si anelava snodando. Ha fa t-
to lo sforzo di annunciare quell o che
ancora anelava cerca ndo e vivendo.
Ogni mattin a e ogn i pome rigg io-se-
ra è trascorso in un paese. Vivendo
Mano nella mano, stanchi, impolverati, tra zainetti e chitarre. In alto
il gruppo si raccoglie per riflettere e pregare.
LUGLIO / AGOSTO 1994 - 23

3.4 Page 24

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dell 'ospitalità. Mangiando quello che
c 'è. Con un pizzico di avventura,
r
una buona dose di resistenza e tanto
entusiasmo, preti, ·suore e giovani
hanno affrontato un cammino, insie-
me verso una meta precisa.
Mi è sembrata un 'esperienza di evan-
gelizzazione molto g iovane e un re-
cupero straordinario della tradizio-
ne. La strada è davvero diventata il
luogo simbolico della ricerca. Il
tempo in cui colmare le distanze. In
cui trovare annonia e comunicazio-
ne. Lo spazio in cui sostare in ascol-
to degli altri. In cui adattare le pro-
prie es igenze e accoglier.e il dono
anche povero di chi ospita. La stra-
da è diventata il segno di una fe-
deltà quotidiana che permette di ar-
rivare insieme alla meta, lasc iando
una traccia lungo il cammino.
La Madonna di Czestochowa. «Qui siamo sempre stati liberi »
(Giovanni Paolo Il).
La storia di Czestochowa risale lontano
nel tempo. Dei secoli passati il santua-
rio conserva l'aria della fortezza , rac-
chiusa dalle mura.
Ad andare oltre l'aspetto austero c'è il
campanile. Alto. Si vede da lontano.
Nella notte è qualcosa di chiaro che
risplende "sulla collina".
Qui , nel 1655 sono stati fermati gli sve-
desi che consideravano la resa del san-
tuario l'atto culminante della suprema-
zia su i polacchi. Anche il re Giovanni
Casimiro era fuggito. Inspiegabilmente
quel giorno l'esercito polacco riuscì a
respingere gl i invasori che volevano
impossessarsi del quadro miracoloso.
Le tracce tornavano verso il campo
nemico . Da quel giorno il popolo polac-
co incominciò a chiamare Maria Regina
della Polonia. Cominciarono a tributarle
onori regali.
Durante il tempo della sua prigionia,
proprio per questa particolare tenerezza
e devozione del popolo alla Madonna, il
primate della Polonia card . Wyszynski
diede appuntamento ai cattolici di tutto
il Paese alle ore 21 di ogni sera. Tempo
di comunione e di supplica per la patria.
Per la fede . L'appello delle ore 21 che
convoca gente di ogni età ha ormai una
lunga storia. Si intreccia con generazio-
ni intere che hanno pregato e affidato
alla Madonna gli avvenimenti politici e
la storia personale, la chiesa e la capa-
cità di testimonianza dei credenti.
L'immagine della Madonna di Jasna
Gora è un volto ferito . Fors_e per questo
i polacchi l'amano tanto. E l'immagine
di una Vergine strettamente collegata
con tutta la storia della Polonia. Anche
Maria è una donna che condivide la
sorte "umiliata e vinta" di molti che
hanno subito oppressione. Qui si capi -
sce meglio perché il Papa ha scelto
come motto : "Totus. tuus ". Bisogna
vedere. Bisogna inginocchiarsi accanto
a mille altre persone. Bisogna "affidar-
si".
È la fede , in fondo , che porta la gente
fin qui, pellegrina, per dire con tenerez-
za il suo amore a Maria.
M.D.L.
24 - LUGLIO / AGOSTO 1994
Guardando dentro
Ho portato dentro di me fo togram-
mi che non potrò dimenticare. Notti
passate sotto una piccola tenda, vi-
cino al santuario. Albe che già co-
noscevano una silenziosa preghiera.
Giovani inginocchiati a pregare o
seduti nel ch iostro a condividere il
vange lo.
Genitori giovani , con i fi gli piccoli ,
a volte addormentati sulla spalla, ar-
rivavano all 'appuntamento serale di
preg hiera.
Ho visto giovani sposi con il vestito
da festa arrivare a piedi , insieme agli
amici. Ho incontrato ragazzi e ra-
gazze che domandavano alla Ma-
donna la grazia di accogliere la chia-
mata all ' impegno radicale.
Dentro questa esperienza, che fa la
gente pellegrioa per amore, c un
segreto che forse sfu gge alla nostra
fede troppo razionale e troppo esi-
gente, che ha abbandonato certe for-
me esteriori in nome dell 'a usterità o
della modernità.
Qui ho av uto la sensaz ione di incon-
trare qualcosa di popolare, di genui-
no, di antico e di nuovo. Una fede
che accetta la sfida di esprimersi con
gesti poveri e che riassume non solo
~ tristezze personali, ma quelle di
un popolo intero.
Margherita Dal Lago

3.5 Page 25

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I pellegrinaggi
anche per i giovani
sono ritornati di attualità,
soprattutto quelli
che comportano un lungo
cammino a piedi.
Sono ormai diventati
degli appuntamenti
desiderati che fanno parte
della nuova "pratica"
cristiana dei giovani.
Molti animatori
li propongono,
per aiutarli nel loro
cammino di formazione.
Andrea con i suoi amici
quest'estate ha compiuto
il famoso "Cammino
di Santiago"
IL PAE E
DOVE
NON I ARRIVA
MAI·
di Jean-François Meurs
. voi l
NON LO (
C~DE:REit ... "
l .QVESTO BAS~(
[ A~L I iI\\) i-ZIO .DE.LLA
lii IA !_,UNGA /v¼RciA
- - ~ ~ISURAVA
~
lo LUGLIO, LEON. Mi doman-
do cosa çi faccia qui! Niente
mi obbligava. E chiaro, l'avventura
mi tentava, e vuol dire che ho alme-
no voglia di propormi delle sfide.
Ma dal momento in cui siamo arri-
vati a Le6n, mi faccio un sacco di
domande e sono nervoso. Quando
ho guardato Beppe, ho visto che lui
pensava la stessa cosa. Nel treno, il
pezzo di fom1aggio del sandwich mi
si è incollato al palato, tanto avevo
la gola secca. E non solo per il caldo
insopportabile. Ho dovuto staccarlo
con le dita. Beppe mi ha passato una
coca, ma ho cominciato a sudare.
5A-tv.
GIACOMO
f)Al0CORA
lOWTAIJO ...
--
LUGLIO / AGOSTO 1994 - 25

3.6 Page 26

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SERVIRE IL FRATELLO
comunità
casa
del giovane
viale libertà, 23 - pavia
SETTIMANA DI
RESPONSABILIZZAZIONE
1-6 agosto
TEMA: «I profeti di oggi vivo-
no la teologia della strada, con-
dividono la vita dei poveri, at-
tualizzano una esperienza di
contemplazione sulla strada».
Re/orari e interventi:
Martedì 2 agosto: don Luigi
Ciotti, gruppo Abele
Mercoledì 3: Ernesto Olivero,
Sennig
Giovedì 4: Bruna Ercoli ,
Centro "Isidoro Meschi"
Venerdì 5: Suor Elvira
Petrocci, Comunità
Cenacolo
Sabato 6: famiglia Barbieri
(esperienza di famiglia aperta)
La stessa comunità organizza:
Campo di lal'Oro
(11-20 luglio)
Setti111a11c1 dellafa111iglia
(7-13 agosto, per famiglie
impegnate)
Per ir1for111a:io11i:
Casa Giglio,
Vendrogno (Como)
Tel. 0341 /870.159
26 - LUGLIO / AGOSTO 1994
LI LU0Ll0, LEON vrLLADAN
GOS. Siamo nervosi questa mattina
nell'alzarci mo lto presto per metter-
ci in marcia. Ma c 'erano ancora dei
preliminari. Bisognava ricevere il
quaderno del pe ll egri no, per metter-
ci il timbro a ogni tappa. Ero di-
stratto vis itando la cattedrale. Vo-
glia di partire. Una vo lta usciti dalla
città, mi sono senti to più sollevato.
Questo faceva sperare bene. Il sole
era dietro di noi. Quante vo lte pas-
serà al di sopra dell e nostre teste per
passarci davanti? Che importa? Non
c orm ai che una cosa da pensare:
iI momen to presente. Ed ecco che
mi sento bene.
Le gioie della giorn ata: bere del latte
di mucca appena munto . . . cammi -
nare insieme ... bagnarsi nell 'acqu a
gelata del torrente all 'uscita del vil -
laggio. Waw! Piacevole! Un regal o
venuto dal cielo !
l2 LUGLJO. VILLADANGOS-
ASTORGA. Siamo ripartiti questa
matti na con tutto il peso dell a fat ica
di ieri... Questa sera sono morto.
Dormire, dormi re, dormire ...
13 LUGLIO. ASTORGA-RABA-
NAL. Pieno di gente sull a strada.
Questa non è una strada come le altre.
Qui tutti sono uguali: la stessa meta,
lo stesso so le crudele, lo stesso nume-
ro di chilometri , la stessa acqua da
bere, e fo rtunatamente la stessa genti -
lezza ovunque (quas i)... Si va facil -
mente gli uni verso gli altri. Offri re la
propria borraccia, chieder eia bere ...
Strani ero qui non vuole dire gran
che, siamo tutti fratelli . Questo fa
riflettere ed è bell o, a pa rte che si
vo rrebbe condividere mol to più che
l'acqu a o il pane. È quando ci si ar-
rabbi a perché non si comprende
un a lin gua, che ci si rende conto
che si ha il des ideri o d i asco ltare gli
altri e di dire a loro delle cose im-
portanti . Come si è id ioti la mag-
gio r parte de ll e vo lte ! Non si do-
vrebbe aspetta re di essere sul Cam-
mino di Santiago per scambiarc i
delle genti lezze!!! Invece si spreca
tanta di quell a sali va per dire delle
bestiai ità...
14; Ll!J(lUO, RABAN L-l?ON:FER-
R:ADA. Il passo è buono. Oggi è fi-
nita la pianura, e questo non è male!
Io amo la montagna. Mi sono riem-
pito di sil enzio, e mi accorgo che i
miei occhi sono più puliti, come
nuov i. C'era dell a malinconia nelle
rov ine del piccolo vill aggio cli Fon-
cebadon. È tri ste pensare che in que-
sto lu ogo sia vi ssuta gente in carne e
ossa, gente che ha fati cato, e che la
vi ta modern a ha cancell ato tutto d' un
colpo! Ho preso una pietra che ho
portato con me fi no alla croce cli
fe1To, là dove tutti i pellegrini da se-
coli depongono una pietra. Un gran
mucchio, nel quale le nostre piccole
pietre si sono perse, confuse.. .
Credo di essenni senti to in comunio-
ne con i pellegrini del passato e ho
pensato ai miei antenati, che erano
cri stiani. Si sente che milioni cli perso-
ne sono passate da qu i faticando, ma
pieni di pensieri positivi. Ho pensato
che gli altri avrebbero soJTiso quando
avrei detto queste cose nel! 'i ncontro
di questa sera. Ma no. Essi hanno sen-
tito la stessa cosa, anche loro: su que-
sto cammino si pensano cose positive.
l5 LUGLIO. PONFERRADA-VlL-
LAFRANCA. Mi accorgo che acqui-
sto sicurezza. Ho scope1to oggi che
non volevo fanni ti rare dagli altri,
essere un sempl ice vagone. Non si
può sempre lasc iare che siano gli
altri a deci dere per noi . Don Guido è
stato toccato da un 'auto. Non era una
cosa grave, ma era meglio ass icurar-
si. Abbiamo trovato qualcuno per
portal'l o all 'ospedal e a fare una ra-
diografia. Ci siamo arrangiati senza
interprete, con le caite e gli indirizzi.
Abbiamo perso per un momento il
cammino, ma ci siamo ritrovati . Pri-
ma che Gu ido ci raggiungesse al cam-
ping di Villafranca, avevo già fatto gli
acqui sti necessari per il giorno dopo.
Siamo tranquilli , non ha niente di rot-
to. Ma domani, noi faremo la strada
da so li . Lui ci aspetterà al Cebreiro.

3.7 Page 27

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I<o LU€:ì1'.,IO, VILLAFRANCA IEL
CEBRIEIRO. 27 chilometri di salita!
Ho visto la mia anima uscire dalla
bocca!, ma ho chiuso i denti per trat-
tenerl a! Giulia mi ha detto grazie,
perché l'avevo aspettata a ogni curva
per fa rle un segno. «È così bello
quando qualcuno ci aspetta», mi ha
detto. Allora abbiamo deciso di pren-
dere il ri tmo dei più stanchi , e siamo
rimasti insieme. Quando siamo arri -
vati in cima, eravamo nell a nebbia. ln
un alh·o mondo! Il cammino mi pare-
va sempre più irreale.. .
17 LUGLIO, EL CEBREIRO-SAR
RIA. Lunga discesa. Troppa ari a.
Questo ubri aca. L'acqua: è sempre
lo stesso mi raco lo. Molto fredda a
Fonfria e fresca alla fo ntana "\\liei-
ra" che ha la fo rma di una grande
conchiglia. Il camm ino tiene svegli .
Man mano che si fa il vuoto di ciò
che è inu tile, superfluo, del proprio
orgog li o, si fa il pieno di qu alche
cosa che prende importanza. Non
oso ancora dire Dio. È troppo pre-
sto! Cosa so di Dio? Parl erò piutto-
sto cli pace e di gioia ...
18 LUGLIO, SARRlA-PORTOMA-
RIN . Piove, con delle schiarite. Bel-
lissi mo, i piccoli sentieri tra i prati ,
con i muretti di pietre. Siamo passati
eia un vill agg io, potevamo pensare cl i
essere al tempo di Astéri x. Da quan-
do don Guido ha fatto il cammino in
autostop, si direbbe che c'è qualcosa
di più concreto ancora che ci attira,
che ci fa camminare pi ù in fretta e
con più sicurezza. Lui ci aspetta.
cantando con la sua chi tarra. Questa
sera, ci ha preparato una vera festa
all a "Méson Rod riguez" ... La fede
deve assom igliare a questo: qu alcu-
no ti aspetta con delle canzoni e un
pranzo di fes ta. e questo ti dà una
t'orza che non hanno quelli che nes-
suno aspetta ... Guido ripete senza
stancarci che Santiago ci aspetta.
19 LUGLIO. PORTOMARIN-PA-
LAS. Don Guido ha fatto tu tta la
tappa con noi. Ci siamo suddi visi
un a parte ciel peso del suo za ino.
Lui zoppica abbastanza e credo che
abbi a chiuso gli occh i quando ha
preso il mio braccio, e si è lasciato
guid are. Cercavo cl i fa rgli sapere
qu ando c'era un a pietra, ma senza
parl are. Ho scoperto che il silenzio
e la sofferenza sono a vo lte dei
buoni ami ci. Questa compagni a ti fa
vedere la gente e le cose con più
comprensione, con pi t1 tenerezza ...
Credo che d'ora in poi avrò il co-
ragg io di fa rmi delle domande pi ù
cli prima... La mi a vit a è facile, ep-
pure mi lamento spesso. Mi lasc io
guidare dall a legge del fa re il meno
possibile. Questa vita dura, io la
vivo so lo da di eci giorni. Ma c'è
della gente che questa vita la fa tu tti
i giorn i. E tuttavi a sono ancora loro
che Li incoraggiano, che ti acco lgo-
no. Quell a contadin a ha fatto una
fritta ta per dodici. Ha dato llltto ciò
che aveva.
20 LUGLIO, PALAS DIE REL
ARZUA . Ho dormito male, ho lo
stomaco a pezzi. Questa mattina
non ho potuto mandare gi t1 ni ente.
Solo uno zuccherin o... A ogni sali -
ta, avevo le gambe che si mettevano
a tremare da sole. Ho fa tto fa ti ca a
superare un ini zio cli pani co. Senza
il gruppo, non ce l' avrei fa tta. Un
ciclista si è offerto per anel are a cer-
carmi un a medi cina a IOchil ometri ,
per la mi a vog lia di vomitare .. .
21 LUGLIO, ARZUA-MONTE DEL
GOZO. Questa matt ina va meglio,
anche se non sono proprio in fo rm a.
Ma girava un 'aria cli arri vo che cam-
biava tutto! I carte ll i blu con la con-
chig li a giall a sono present i dapper-
tutto. Vi era un'effervescenza... qu al-
che cosa che mette le ali. E un legge-
ro vento mi seri cordi oso che creava
un bel clima nel gruppo.
Vi sono centinaia di pellegrini . C'era
un gruppo di spagnoli , dove qualcu-
no parl ava bene l' italiano. Non so
cosa mi abbia preso, ho chiesto a
un a ragazza se faceva il cammin o
per devozione. Di solito io penso
queste cose; al limite le scri vo nel
mio di ari o, ma non le di co mai...
Mi ha ri sposto testualmente, riden-
do: «Hai visto come sono gonfi e le
mie gambe? No, io lo faccio per la
gioia. La devozione non so bene
cosa sia. La gioia sì, so qu ando c'è
davvero in me e negli altri .. .».
Credo che lei abbia ri sposto esatta-
mente alla questione che mi ponevo
l' altro giorno, presso la fontana a
fo rm a cli conchi glia. Se la gioia
coincide in qu alche modo con Dio,
all ora sì, ciò che ho sentito in me,
posso dire che era Dio.
All ora siamo arri vati al Monte dell a
Gi oia. Vi era come un grosso nodo
nella mi a go la, che faceva male ed
era curioso, perché mi era venu to
vedendo tutti gli altri feli ci. Giulia
se n'è accorta. Mi ha guardato e mi
ha detto: «Coraggio, fa llo, io non ti
guardo». Ni ente di più che due o tre
lacrime, non ne occorrevano di più .
Ma io so che non sono più le lacri -
me di un bambino. .. sono orm ai
cresc iuto.
22 LUGLIO, MONTE DEL GOZO-
SANTIAGO. Abbiamo compiuto i
riti : battere la fronte sul pieclestallo
di Santiago e abbracc iare il busto
dell 'apostolo, fa re il giro della cat-
tedra le. È stato tutto così veloce !
Ho l' im press ione che mi abbiano
preso in giro, che il cammino è tutto
un gioco sottile: credevo cli essere
arrivato, pensavo di poter dire: "è fi-
nito" e tirare delle belle conclusioni.
Ebbene, è in vece tutto l' opposto. Ho
l' im pressione di essere soltanto al-
l' in izio. li cammino non è un ingan-
no, perché ha mantenuto le sue pro-
messe. Ma nessuno mi aveva detto
che ci sia quasi da ridere. Sono solo
all ' ini zio di un Cammino appass io-
nante. Ni ente pani co. Respirare pro-
fondamente.. . Sono pieno di doman-
de, di desideri, di formi colì o nelle
gambe! È un buon segno... All ora?
Ci vado?... ci vado !!!
Jean -François Meurs
LUGLIO / AGOSTO 1994 - 27

3.8 Page 28

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TESTIMONIANZE 7 giovani salesiani riuscirono a fuggire dalla Slovacchia
LA NOSTRA
GRANDEFUGA
di Stanislao Kmotorka
Coifucili spianati
Il rastrellamento di tutti
i religiosi nel 1950
e la prima grande fuga
dalla ex-Cecoslovacchia.
Il racconto di don Stanko,
prete e salesiano,
che oggi insegna
al conservatorio
Cherubini di Firenze.
28 - LUGLIO / AGOSTO 1994
D al settembre del 1949 all 'aprile
del ' 50 feci 1' assistente ali ' ora-
torio di Bratislava. Avevo poco più
di vent'anni e mi dedicavo alla mu-
sica tra i qtgazzi. Fu un 'esperienza
di pochi mesi , ma si viveva in una
bella comunità. L'ambiente era viva-
ce, tantissime le attività. Eravamo
quattro chierici assistenti. La notte
tra il 14 e il 15 di aprile mentre dor-
mivamo, sentiamo bussare alla por-
ta. Neg li ultimi mesi il clima genera-
le era peggiorato, cresceva la sopraf-
fazione. Erano stati posti dei limiti
alla libertà di stampa, alla vita reli-
giosa. Ma per noi , e per tutti i religio-
si, quella fu la notte decisiva, quella
del sequestro di tutte le opere e del
rastrellamento di tutti i religios i.
Ci svegliarono con i fucili spianati
contro di noi e ci radunarono, al bu-
io, nel refettorio. Il direttore si op-
pose apertamente: «Non lasceremo
mai l' istituto di nostra spontanea
volontà ... », e cose simili. Tanto che
stavano per reagire, ma facemmo
quadrato attorno a lui pronti a difen-
derlo. «Abbiamo ordini precisi dal
governo e dovete seguirci», diceva-
no. Ci hanno scortati fuori dove ci
aspettava un pullman che e) tra-
sportò nella nostra scuola di Sastfn .
Avevano tolta l' illuminazione dalla
città pe rché la gente non vedesse
ciò che accadeva. Neanche l'autista
sapeva dove ci avrebbero condotti, ·
perché gli dicevano iij que l momen-
to dove dirigersi. A Sastfn avevano
già chiuso la scuola e mandato a
casa i ragazzi . ci trovammo con
tutti i salesiani delle altre case. Un
vero e proprio raduno ispettoriale,
mai così completo...

3.9 Page 29

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e a raggiungere Torino attraverso mille avventure e stratagemmi.
BS
Il primo campo
di concentramento
A Sastfn ci fe rmammo alcune setti-
mane. L'edific io era circondato dai
miliz iani armati: praticamente era il
nostro primo campo di concentra-
mento. Una notte improvvi samente
fumm o sveg li ati e c i condussero a
Podo linec, dove c 'era un grande con-
vento de i redentoristi . Abbi amo at-
traversato tutta la regione. Con no-
stra sorpresa vedemmo che là ave-
vano concentrato tutti i re ligiosi de l-
la Slovacchia. Qui la vita fu dura,
per la scarsità de l cibo e de ll 'a ll og-
g io. Relig ios i di ogn i età e congre-
gaz ioni fu rono stipati in cinquanta
in una stanza , sotto stretto contro llo
anche per le es igenze personali . Co l
tempo per il risc hi o di epidemie, al-
lentarono di più la sorveglianza. Po-
tevamo usc ire nel corrido io. Noi, i
più g iovani , organi zzammo persino
partite a pall avo lo contro i gesuiti .
Riuscimmo anche a ce lebrare una
messa.
Una mattina ali ' appe llo in cortil e
hanno fa tto fa re due pass i avanti ad
alcuni , i più giovani . Ci condussero
in un campo di lavori fo rzati, presso
Trencin , dove si costruiv a una diga.
Dovevamo fa re da manova li , con
badili e picconi , e dormiv amo in ba-
racche. Il lavoro era pesante, ci al-
zavamo al mattino prestissimo per
pregare qu ando era ancora buio e
fa re un po ' di meditaz ione. Non
avemmo mai la messa, ma qualcuno
di noi riusc iva ogni tanto a raggiun-
gere di notte una parrocchia vicina e
portava la comuni one a tutti. Al po-
merigg io deg li incaricati de l gover-
no ci tenevano istruzioni sul marxi-
smo, discorsi contro il Vaticano e
contro g li améri cani. Ci facevano
cantare i loro cori patriottici.
La grande fuga
Ci portarono poi all a scuo la di indot-
trinamento. Al mattino dei professori
tenevano lezione. Al pomeriggio a
gruppetti sorvegliati dovevamo cam-
minare e discutere su ciò che aveva-
mo ascoltato al mattino. La giornata
si chiudeva con una tavola rotonda.
Finalmente, dopo qualche settimana
ci d iedero i soldi per la corriera o il
treno e ci mandarono a casa. Forse si
erano convinti di averci ormai cam-
biati .
Giunti a casa ci chiedevamo cosa
avremmo potuto fa re. Le uni versità
per noi religiosi e rano chiuse. Ne i
vari campi di concentramento ave-
vamo però concertato la poss ibile
fu ga. Tre giorni dopo il mio arrivo
a casa ricevo un te legram·ma: «T itus
è seriamente ammalato. Vieni subi-
to». Era la parol a d 'ordine. Ti tus
era il sales iano don Zeman. Voleva
dire: « Vieni , la vi a è aperta». E or-
gani zzammo la prima fu ga dall a
Slovacchi a. Pres i le mie cose e la-
sc iai i geni tori senza informarli di
null a. Così quando venne la poli z ia
a cercarmi , mio padre si lamentò,
anz i, denunciò contro di loro la mi a
sco m p a rsa .
Ci trovammo a Bratislava, ospiti del-
1'ospedale dove c ' erano ancora le
suo re. Eravamo sette sales iani . Sia-
mo saliti sul treno per raggiungere il
confine. Per tutto il tempo ci accom-
pagnò don Titus. La stazione era cu-
stodita dall 'esercito. Uscimmo per ul-
timi e ci gettammo nel bosco, proce-
dendo al buio. Al fo ndo del bosco c i
aspettavano ·due contrabbandi eri con
pistola e binocolo. Erano le nostre
guide. C'era la luna piena e face m-
mo non so quanti chilometri al bui o,
con il rosario in mano, camminando
tutta la notte verso la Morava.
Lungo la sponda del fiume c'erano
le guardi e. Quando passarono ol tre
ci buttammo ne ll ' acqua, dopo esser-
ci trasc inati nel fa ngo, nell a sabbi a,
Don Stanko, giovane prete.
,
In passato è tornato in Slovacchia
una sola volta nel '68, negli anni
della primavera di Praga.
E CADDERO I MURI
D011 Sw11ko, come hci vissuto il dopo '89?
«Quella che è stata definita la ri voluzione
di velluto ha chiuso un 'era, quell a della
dispersione, delle catacombe. Siamo soddi-
sfalli. Ma ora è tutto da ricostrui re. Negli
ann i '50 aveva mo grandi oratori , gra1;di
sc uol e. A Brati slava, dove mi tro vavo
quando mi presero, era un susseguirsi cli
atti vit11: teat ro, banda·, musica, tantissimi
ragazzi e giovani . Apri va mo l'oratorio
suon di fa nfara ...
Il cambiamento è giunto improvviso. E nes-
suno poteva immaginarlo. Quando siamo
arri vati in Itali a pensavamo: tra qualche
anno ritorneremo, magari con un diploma,
una laurea e una lingua in più, l'italiano.
Ma col tempo perdemmo la speranza...».
Ci dica qualcosa della suafamiglia.. .
. «I miei genitori sono entrambi vivi, hanno
87 anni . I rapporti con loro durante questi
anni sono stati praticamente nulli . Quando
giunsi in Italia as pettai un anno prima cli
comunicare qualcosa. Poi scrissi una cario·
lina a dei parenti lontani, dicendo : Sto
bene, sono vivo, vi saluto. Scappai senza
dire null a. Presi la borsa e me ne anelai,
di ssi che andavo a cercare un lavoro, la
possibilità cli studiare. Sono anelato a tro•
varli una sola volta nel 1968, gli anni del
sociali smo dal volto umano di Dubce k.
Adesso posso incontrarli ogni anno».
Com'è naia la sua vocazione salesiana e
"musicale"?
«Ero capo-clero e sin da rngazzo volevo
fa rmi prete, ma non come il mio parroco,
così duro e rigido. Avevo un cugino sale-
siano che venne in paese a rappresentare //
piccolo parigino, un 'operetta che mi piac-
que tanto, così come mi conquistò l'allegria
cli quei giovani attori salesiani. E decisi di
di ventare uno cli loro.
Giunto in Italia, appena fui ordinato prete,
nel 1956, chiesi cli poter studiare musica. La
musica mi ha appassionato sin da bambino,
da quando la mamma dopo i pellegrinaggi o
le fie re mi comprava un 'armonica a bocca
sempre più bella. Da aspirante nella banclina
della scuola suonavo il clarinello. Sono stato
accolto nell ' ispettoria Ligure-Toscana, a
Firenze. Qui frequentai il conserva torio
Cherubini , mi diplomai in musica e canto
corale e poi in strumentazione per banda.
Dal 1972 insegno al conservatorio. E poi
sono organista e animatore liturgico nella
nostra parrocchia della Sacra Famiglia, dove
dirigo un coro di una trentina di elementi».
LUGLIO / AGOSTO 1994 · 29

3.10 Page 30

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i-Brevi--
NEW ROCHELLE. È morto al-
l' et~1 di 83 anni don Diego Bor-
garello, un sa lesiano di Vercelli ,
che, dopo gli studi cli fi losofia a
Oxford e cli teologia a Chieri (To-
rino) era partito per gli Stati Uni -
ti. Dal 1962 viveva a New Ro-
chelle, dove per oltre 30 anni ha
celebrato l' Eucari stia per gli ita-
liani dell a parrocchia St. Joseph.
Don Diego è noto per aver speso
gran parte della sua vita nell a tra-
duzione in lingua inglese di 15
vo lumi delle Memorie Biogrq/1-
che cli Don Bosco . Era in corso
la stampa ciel 16° volume, del
quale stava trad ucendo gli ultimi
tre capitoli .
ROM A. Inaugurata la rete infor-
matica Urbe che collega ben 14
biblioteche eccles iastiche. L' inau-
gurazione è stata preceduta il 12
maggio eia una giornata cli presen-
tazione ciel istema. Gli oltre tre
milioni cl i stampati dell ' insieme
delle biblioteche costitui scono un
patrimonio considerevole. Il di-
rettore esecutivo dell ' Unione Ro-
mana Biblioteche Ecclesiastiche
è don Giuseppe Tabarelli , dell ' U-
niversità sa lesiana.
MALTA. Dal 27 aprile al 2 mag-
gio si è tenuta nell ' isola cli Malta
la V edi zione dei Giochi europei
delle Poli sportive Giovanili Sa le-
siane (PGS). Vi hanno partecipa-
to 1200 atleti cli 14 paesi, divisi
in 68 squadre. All ' apertura dei
Giochi all o stadio cli Marsa erano
presenti il primo ministro maltese
Eclwarcl Fenech Aclami e il ve-
scovo ausiliare cli Livorno mon-
signor Vincenzo Savio.
MACERATA. Dal 2 al 12 mag-
gio l'oratorio salesiano ha orga-
nizzato l'Afì"ican Film Fesrival,
una rassegna cli pellicole sull' A-
fri ca in lingua originale per cono-
scere e valori zzare la cultu ra, l'ar-
te e il pensiero africano.
POTENZA. L'oratori o-cent ro
giovanile della città ha ospitato re-
centemente quattro giovani anima-
tori cl i Zitga bria (Croazia): Pe_jo,
Dario, Iva e Sn_jezana. Sono ve-
nuti in Itali a per imparare come
si fa oratorio, ma la lezione più
grande è stata la loro testimonian-
za: essere cristi ani in un paese
co lpit o dalla guerra .
30 - LUGLIO / AGOSTO 1994
Nella parrocchia fiorentina Sacra Famiglia.
La corale di don Stanko per il mese di maggio.
tra gli sterpi. Ci togli emmo tutti i
vestiti e a nuoto raggiu ngemmo la ri-
va austriaca.
Qui c'erano i soldati russ i. Doveva-
mo ad ogni costo arri vare a Vienna,
nella zona occupata dagli americani.
Con mille precauzioni ci rimettemmo
i vestiti, asci ugandoci al fuoco. Rag-
giungemmo la stazione alle cinque
del mattino. L e nostre guide ci diede-
ro i biglietti e ci sistemammo due per
vagone. L ' intesa era che in caso cli in-
tervento della poli zia, avremmo tirato
il freno cli emergenza per fuggire.
Da Vienna a Linz
Giunti all a stazione, da un bar te-
lefonammo ai salesiani cli Vi enna,
che ci vennero a prendere con un
pullmino. Poi eia Vi enna pro eguim-
mo fino a Linz. Un altro sa les iano
slovacco, don Fabera, ci procurò do-
cumenti e vestiti da turi sti . Ci av-
viammo verso la montagna e per sen-
tieri imposs ibili cercamm o di rag-
giungere l ' Ital ia. Ritornati in pianura
ci trovam mo di fronte un gruppo cli
alpini . Ci prese la paura, ma deci-
demmo cli giocare di astuzia. Aveva-
mo già indossato l ' abito talare che ci
aveva messo negli za ini don Fabera
e ci mescolammo a loro cantando,
salutandoli poi allegramente con il
cappello. Alle sette di sera f ummo
accolti dai francescani di Vipiteno.
presso Bol zano, che ci osp itarono
Con la famìglìa, dopo l'abbattimento
dei muri dell'89.
magnificamente: docc ia, vitto e de-
naro per arriv are co l treno fino a To-
rino. La nostra grande fuga si con-
cludeva nella città di Don Bosco.
Furono almeno una cinq uantin a i
sa lesiani che vissero la nostra stessa
avventura, ma altri dopo di noi eb-
bero esperi enze drammatiche: il fiu-
me in pi ena, barch e rovesc iate, pro-
blemi con gli agenti . Don Titus Ze-
man fu catturato in una cl i queste
fugh e e fece 25 anni di carcere. Noi
era vamo stati i primi e arri vam mo
in Itali a con il sorri so sulle labbra.
Ci_siamo poi di spersi in tutta Euro-
pa, negli Stati Uniti . Parecchi dopo
1'89 sono ritornati in Slovacchia.
L'entusiasmo non manca, ma han no
quarant'anni in più sulle spall e.
Stanislao Kmotorka

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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San Salvador: «Centro)) per i salesiani laici.
BS
I tecnici salesiani Saglia e Notario a Nossi Cumba (Madagascar), per un documentario cinematografico.
PER IGIOVANI
NEL MONDO DEL LAVORO
di Umberto De Vanna
Sono quasi 2600
i salesiani laici
nel mondo.
Un'identità carica
di storia,
che si presenta attuale.
A colloquio
con don Nicolussi,
consigliere
per lafonnazione.
I I giorno di San Giuseppe di que-
st'a nn o è stato in augurato in Cen-
troameri ca il " Centro regional del
sales iano coadj utor" all a Ci udade la
Don Bosco di San Salvador. Si trat-
ta di un 'opera nu ova interamente
orientata all a formaz ione del sale-
siano laico. Nelle 12 ispettorie del
Centroamerica, la Regione Pacifico-
Caribe, eia tempo questo era nei pro-
getti . Al " Centro regional " i giovani
sales iani che hann o comp iu to il "ti -
roc in io" passeranno due an ni per
completa re la formazione teo logica,
religiosa e sa les iana in vista dell a
professione perpetua. La casa è si-
tl1ata nel campus cli un a università
salesiana , che offri anche diverse
opportun ità cli ti po cu lturale e pro-
fess ionale.
La mano laica di Don Bosco
Chi è il salesiano laico? Il Bolletti-
no Salesiano qualche anno fa lo ha
definito " la mano laica di Don Bo-
sco". Si tratta di un salesiano a tutti
gli effetti , ma con un a se nsibilità
speciale nei confronti del mondo del
lavoro. Così li ha vo lu ti Don Bosco.
Sono sales iani laici Roberto Panet-
to , fondatore de ll a nu ova mi ssione
in Cambogia; Cesare Bullo, che in
Etiopia è divent ato un punto di rife-
riment o inso tituibil e per lo sv ilup-
po de l Paese; Raimundo Mesquita,
impegnato tra i 111eninos de rua bra-
siliani ; e altri duemilaseicento, pre-
senti in ogni parte del mondo, so-
prattutto nel campo della formazio-
ne tecnico-profess ionale.
LUGLIO / AGOSTO 1994 - 31

4.2 Page 32

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tti&
e
GERMANIA. Don Franz-Ulrich Otto,
direttore di " Villa Lampe" a Heiligen-
stadt (est della Gennania), ha mostrato al
sindaco della città e al ministro de lla gio-
ventù i nuovi locali per le attività pluriu-
so del tempo libero e per l'alloggio prov-
visorio dei giovani emarginati. Da un
paio di anni i salesiani hanno accettato la
direzione di " Villa Lampe" , che è diven-
tata subito una casa dalle porte aperte per
tutti i giovani e di sostegno con consu-
lenze e orientame nti. Nella circostanza il
sindaco ha provveduto a una adeguata
sovvenzione. Il ministro invece si è limi-
tato a fare promesse. Purtroppo anche in
Ge rmania si stanno tagliando le sovven-
zioni pubbliche per le iniziative a favore
dei giovani .
MADAGASCAR. Aci aprile, a Mahajan-
ga, festa alla madre Marinella Castagno.
Festa tra i pove ri . Nei grandi cortili si
affollano ragazzi e ragazze, mentre le
suore hanno inventato tutto il possi bile e
vestito cli colore tutte le cose. E la prima
volta che madre Marinella arriva in Ma-
dagascar. Le tre comunità hanno fatto
con le i una verifica sulla presenza delle
figlie di Maria Ausiliatrice nel Paese. Dal
nulla è nata una sc uola in piena regola,
un convitto per ragazzi soli o abbandona-
ti , una casa per giovani che chiedono cli
conoscere meglio la vita religiosa.
AOSTA. «Dirilli umani e Islam» è il te-
ma della V settimana cli educazione alla
monclialità organizzata dal VIS (Volon-
tariato internazionale per lo svi luppo) a
Pré St. Diclier (Aosta) dal 20 al 28 ago-
sto. Tra i relatori , Maurice Borrmans,
Pao lo Branca, Gianni Vaggi e monsi-
g nor Ersilio Tonini . Già l'anno scorso il
VIS aveva iniziato l'analisi sull a stessa
problematica, privilegiando però l' Islam
ne lla sua e volu zio ne storica, dottrinale e
la va ri egazione c ulturale attuale.
YEMEN. Due de i quattro salesiani in-
diani a servizio de lle missionarie della
carità cli Madre Teresa e de i cattolici
stranieri , si trovano ancora nello Yemen.
Si tratta cli don George Puclussery, che è
rimasto a Tai z e don Jose Chakkara-
makil , che si trova a Hodeiclah, due loca-
lità fuori dal conflitto che oppone il nord
sunnita e il sud marxista. Gli altri due
hanno dovuto lasc iare il paese insieme
alle Suore Bianche.
32 - LUGLIO /A GOSTO 1994
Il salesiano Raimundo Mesquita
impegnato in Brasile per i ragazzi
della strada.
A Tondo, nelle Filippine, da venti-
cinque anni sono presenti salesiani e
figlie di Maria Ausiliatrice. In que-
sto barrio , che era tra i più degradati
di Manila, i giovani non vivono più
la situazione drammatica del passa-
to. L'ambiente rimane difficile, ma
è sorta una bella scuola professiona-
le che li prepara al lavoro. Una scuo-
la di arti e mestieri che ruota attorno
a un educatore salesiano laico, il ca-
po laboratorio Luigi Parolin . Con
un ' ottima competenza professiona-
le, Parolin unisce al quotidiano im-
pegno formativo per i giovani, la
capacità di trattare con molti indu-
striali. Gli dicono: «Ma perché fai
questa vita? Cos'è questo lavorare
senza " ricevere stipendio"? Perché
non cerchi un ' altra strada?». Evi-
dentemente non tutti capiscono I'a-
nima che guida la sua vita di sale-
siano laico missionario.
Gli obiettivi formativi
Don Giuseppe Nicoluss i, consiglie-
re generale per la formazione , com-
menta per noi questa nuova iniziati-
va centroamericana a favore dei gio-
vani sales iani laici . Gli chiediamo:
da tempo è evidente l'impegno di for-
mare in modo sempre phì adeguato
questi salesiani .. .
«È· vero. E uno dei momenti a cui
siamo più sensibili è il periodo che
segue il tirocinio pratico. Ciò che si
vuole è mantenere una formazione
di base unitaria per i chierici e i gio-
vani salesiani laici durante il periodo
che va dal noviziato alla profess ione
perpetua. Anche se con un ' attenzio-
ne specifica sia per il salesiano laico
che per chi è chiamato alla vita sa-
cerdotale. Così avviene per esempio
nello Zaire, dove la fo1mazione del
dopo noviziato si svolge nella stessa
comunità per chierici e "coadiutori",
pur avendo due corsi di studio diver-
si. La stessa cosa avviene, quando è
poss ibile, anche a Nave, in Lombar-
. dia , dove , pur su una base cli forma-
zione comune, è previsto anche un
curriculum a parte per i salesiani lai-
ci. In alcune ispettorie anche durante
il periodo formativo ciel dopo tiroci-
nio pratico chierici e sa lesiani laici
passano un anno insieme in teologia,
concludendolo con la professione
perpetua ».
È da vvero necessaria questa trafila
di impegni formati vi per chi" avrà
soprattutto compiti tecnico-pratici?
«L' obiettivo è quello di offrire a tutti
i salesiani, siano ess i destinati al sa-
cerdozio o alla vita religiosa laicale,
uguali poss ibilità di formazione e la
massima possibilità di sv iluppo, an-
che a livello religioso, pastorale, pe-
dagogico, educativo. La figura del
salesiano laico, lo sappiamo, è po-
liedrica e diversificata. E non a tutti
è richiesto necessariamente di esse-
re specialisti o laureati. Consideran-
do però la situazione attuale, che non
è quella di cento anni fa, mi sembra
che la figura ciel salesiano laico, pur
mantenendo questa diversità di e-
spressioni e di partecipazione alla

4.3 Page 33

▲back to top
missione salesiana, debba ricevere
una buona formazione, una adegua-
ta maturazione di motivazioni e una
certa cultura religiosa per poter vi-
vere come educatori-evangelizzatori
nel mondo attuale. Abbiamo biso-
gno oggi di persone aperte e fles si-
bili. Non solo persone di buona vo-
lontà, magari capaci di un servizio,
ma che poi non avvertono i cambia-
menti culturali , non riescono a dialo-
gare con la loro comunità, con i gio-
vani ... Un tempo la situazione era
più stabile. I salesiani, sia i sacerdoti
che i salesiani laici, rischiano oggi la
chiusura culturale. Questa non è le-
gata al titolo accademico: anche chi
ha conseguito gli alti livelli di studio
può chiudersi alla realtà».
Osservando le statistiche, il numero
più grande di salesiani laici si trova
in Italia e in Spagna.
«A guardarle più attentamente, oltre
che in Italia e in Spagna, si nota però
una forte e costante presenza di sale-
siani laici anche in Germania, dove
sono quasi il 26 per cento, e negli
Stati Uniti, dove sono il 23,25 per
cento. Sono percentuali molto alte,
rispett(l al numero globale dei sale-
siani. E interessante il numero dei
salesiani laici africani. Degli oltre
800 salesiani che vivono in Africa,
220 sono africanj; di questi ben 51
sono salesiani laici. E non si tratta di
novizi . . . In India invece la percen-
tuale è bassa. Nella cultura indiana è
preferì ta l'immagine del sacerdote
legato al culto, o quella del monaco,
ma non sempre viene capita la fun-
zione evangelizzatrice di un religioso
di vita attiva impegnato a educare
nel mondo del lavoro>>.
alcuni ambiti della comunicazione
sociale. Certi settori sembrano più
significativi se vestiti da un religioso
laico. Non perché non siano permes-
si al sacerdote, ma perché la presen-
za di uno che non è vincolato a un
certo mondo qual è quello del prete,
e che realizza ugualmente in modo
pieno la sua vocazione, può diventa-
re per la gente una mediazione più
adeguata, più facilmente accettabile.
Magari sarà anche più difficile da
vivere. Perché sono chiamati a esse-
re - come già sono - preparati, com-
petenti , apprezzati, simpatici , dediti
interamente al loro lavoro e, nello
stesso tempo a vivere pienamente la
loro consacrazione».
Pari opportunità, quindi, e massimo
sviluppo culturale personale. Ma
c' è chi dice che non potendo diven-
tare direttori o ispettori subiscano
una ingiusta discriminazione. Alme-
no al «Centro regional del salesia-
no coadjutor» sarà direttore un sa-
lesiano laico?
«Non penso. Qui non è in gioco una
carica o l' accesso alla "stanza dei
SALESIANI LAICI
ANNO 1993: nuovi salesiani coadiu-
tori: 61 (il 12,44 per cento dei nuovi
salesiani, che sono stati 490).
NB. Nel 1992 i nuovi salesiani coa-
diutori erano stati 57.
SALESIANI LAICI
NEL MONDO
TOTALI (anno 1993): 2590 (il 15,25
per cento dei salesiani).
IN ALCUNE NAZIONI (anno 1993):
ITALIA
659 (19,47)
SPAGNA
348 (21 ,88)
INDIA
150 ( 8,60)
BRASILE
130 ( 15,66)
GERMANIA
114 (25,85)
ARGENTINA
86 (11,19)
STATI UNITI
80 (23,25)
POLONIA
57 ( 5,02)
FILIPPINE
46 ( 15,75)
MESSICO
48 (11,82)
Nel 1993, 42 ispettorie avevano
almeno un salesiano laico nel con-
siglio ispettoriale. Sette di questi
erano economi ispettoriali.
Nella comunicazione sociale
Pensa che la vocazione del laico sia
oggi sign(ficativa e di particolare
attualità ?
«Lo è indubbiamente. E penso a
quanti ho conosciuto personalmente
in molte regioni ciel mondo. L' arti-
colazione vocazionale ciel salesiano
coadiutore mi pare comunque che
sia legata alle esigenze dell ' ambien-
te e al tipo di mi ssione a cui è chia-
mato. Ho l'impressione in particola-
re, per esemplificare, che potrebbe
avere oggi una presenza maggiore in
bottoni", ma il carisma di una con-
gregazione. Ci sono congregazioni
composte di laici e sacerdoti nelle
quali i laici possono diventare supe-
riori; altre nelle quali i sacerdoti lo
possono divenire solo in via ecce-
zionale. E questo non è certo per di-
scriminare i sacerdoti. Si tratta di
prestare attenzione all'evoluzione dei
tempi e delle culture, ma soprattutto
di vivere fedelmente una vocazione
specifica concretamente caratteriz-
zata, che trova la sua espressione
più completa non nelle singole per-
sone, ma nella comunità. Può darsi
La troupe della SAF {Scuola di
applicazioni fotografiche), di
Torino-Valdocco sulle
Ande boliviane.
che il prossimo Sinodo sulla Vita
consacrata spenda una parola su
questo punto e favorisca una mag-
giore possibilità di tradurre nell 'og-
gi le caratteristiche proprie dei di-
versi carismi. Sarà inevitabile, par-
lando di vita religiosa, sottolineare
di più là dimensione specifica della
vita religiosa, che non è necessaria-
mente legata al sacerdozio».
Umberto De Vanna
LUGLIO / AGOSTO 1994 - 33

4.4 Page 34

▲back to top
Albania, sorriso di bimbi in un mare di povertà. Con l'oratorio,
ANCHE
UNA TETTOIA
E' MISSIONE
di Miela d'Attilia
In Albania
per le figlie
di Maria Ausiliatrice
si tratta di un ritorno.
L' impegno di costruire
una pastorale
che abbia buone radici
e sia attenta al sociale.
Q uando, poc hi giorni prima ciel
Natale ciel '9 1, suor Mari a Ro-
sa, suor Eli a e suor Magda sono ar-
ri vate a Scutari , avevano solo qu al-
che va ligia e un indiri zzo scritto su
un fogli etto. Cerca vano que ll a che
la gente chiamava la "casa ceka",
un edifi cio dall a facc iata malconcia
e co n le stanze enormi e gelide.
Ma non sapevano che la loro missio-
ne nasceva sotto il segno cli un ritor-
no a casa, perché proprio quell 'edi-
fi cio oggi così malandato, un tempo
era stata la prima dimora dell e FMA
a Scutari , adibita a ospi zio per an-
ziani . Aci as pettarl e quella sera c'e-
rano suor Maria e suor Lucetta, le
due vecc hie sales iane albanes i so-
praviss ute all e persecuzioni politi-
che che hanno dec imato la Chiesa
cl ' Albani a.
Ex-Chiesa del silenzio
Cinquant 'anni cl i reg ime comuni sta
hanno ridotto a 30 i 90 preti che si
contavano all a fine dell ' ultim a guer-
ra, mentre le suore si sono ridotte da
200 a 45 , tutti con un 'età media cl i
34 - LUGLIO / AGOSTO 1994
70 anni. Mari a e Lucetta, che pure
hanno conosciuto persecuzioni , ca-
lunnie, carcere, e lavori fo rzati , so-
no due voci cli quella "Chiesa ciel si-
lenzio" che ogg i guard a al futuro
con gli occhi dell a mi ss ione.
Come giornalista inviata in Albani a
per raccontare in un libro-documen-
to la mi ssione dell e sales iane a Tira-
na e a Scutari , ho ascoltato le storie
cli queste due donne piene cli corag-
gio e cli energia. E cli una fede che
non si è piegata né cli fronte alle de-
lazioni , sotto la fati ca dei lavori
forzati o a causa cleg li stenti del car-
cere. Un a mattina mi hanno portato
a visitare quell o che, fino all ' ultimo
dopoguerra , è stato il co ll egio per
ragazze gestito dalle FMA. Nelle
grandi fo to d'epoca ingiallite (sopra-
viss ute a chissà qu ante perqui sizio-
ni) si vedono le camerate con i letti ,
la sala del refettorio, le suore e le ra-
gazze in gruppo sull o sfond o di
grandi vetrate... Ogg i invece l'edifi-
cio, smembrato e in parte semicliroc-
cato, è stato adibito a libreria, anzi a
depos ito dei libri invenduti scritti
Scutari. Lavoro e povertà
per le figlie di Maria Ausiliatrice.
dal dittatore En ver Hox ha: dec ine e
decine cli titoli accatas tati sotto la
polvere e lo sterco dei piccioni che
hanno fatto il nido tra le ass i del so-
laio. «Vede, qui c'era la cappel-
la... », mi dice Lucetta commossa,
mentre Mari a si fa strada tra gli im-
piegati insospettiti dall a presenza cli
due suore e di una "gazettari a", una
giornalista itali ana. La vecchi a men-
talità del reg ime, quell a del sospetto,
dell a paura e ciel sil enzio non è finita
con l'abbattimento delle statue del
dittatore. C'è ancora. «No fo to», in-
sistono riaccompagnandoci sollet i-
tamente alla porta.
I tonfi del pallone
Dall ' altra parte dell a strad a, per un a
spec ie di strana "topografi a" dell a
Provvidenza, arri va no grida cl i ra-
gazz i, tonfi cli pall one e fischietti
d' ini zio partita. Sono i rumori dell a
vita nel cortil e ciel Centro sales iano,
un tempo sede del consolato italiano
a Scutari. Nell 'edificio quas i co m-
pletamente ri struttu rato vive l'équi-
pe dei sales iani e ha sede il Centro
catechisti co dell a diocesi. Mentre don
Renato Torresan fa capannell o con i
ragazz i sotto il porticato, all ' inter-
no, suor Mari a Rosa e suor Elia
sono impegnate nei co rsi cli italian o

4.5 Page 35

▲back to top
la futura scuola, il Centro catechistico, le attività sociali.
BS
e di taglio e cucito. Suor Magda al
mattino insegna teologia al semina-
ri o min ore. «Il co rso di lingua e atti-
vità manuali dura circa un anno»,
spiega ·suor Maria Rosa, mentre Sh-
petim, un ragazzo di 16 anni che ha
imparato l' itali ano guardando la te-
levis ione, traduce all a classe le ulti-
me indicazioni di suor Mari a Rosa.
Tra le donne sedute acl asco ltare,
molte vengono dai vill agg i di Ber-
di za e di Grudere. Per venire a Scu-
tari , part ono prima dell ' alba e devo-
no fare diec i chil ometri a piedi .
Quas i tutte sono di soccupate, come
del res to la magg ior parte dei mariti .
Quando chi edo di che cosa vi vono
le loro fa mi gli e, ri spondono '"ass i-
st·enz, a ·sistenz". Ovvero I'a segno
mensil e di di soccupaz ione, appena
il necessa rio per sopravv ivere. Me
lo mostra suor Maria Rosa, accom-
pagnand omi con la Land Cruiser
bianca, donata da un a assoc iazione
tedesca che fo rni sce macchine ai
mi ssionari , a vi sitare alcuni vill agg i
rurali ne lla vallata intorno a Scuta ri .
scuole senza vetri e con i buchi tra
le tegole ciel tetto, case col pavimen-
to di terra battuta (ma col televi sore
a colori), senza servizi igienici, bam-
bini che vivono in promiscuità con
gli animali. Ai lati dell a strada, attra-
ver. ata ogni tanto da qu alche picco-
lo gregge di pecore, occhieggiano le
cupole dei piccoli bunker in cemen-
to che il di ttatore En ver Hox ha ave-
va fatto dissemin are nell a seconda
metà deg li anni ' 80 in tutta l'Alba-
nia .
Postazioni "strateg iche" a sco po di
di fes a in caso cli invas ione nemica, i
700 mil a bunker cli Hoxha, oggi sco-
perchi ati o ri coperti cli erbacce, re-
stano monumenti fa ntasma al ve ll ei-
tari smo cli un regime totalitario smen-
tito dall a storia.
Ma ria Rosa, Elia e Magda hanno
molto eia fa re tra questi giovani di-
visi tra un sentimento cli orgogli o
naz ionale frustrato e la vog li a cli fug-
gire eia un paese che sembra non of-
frire loro ness una prospettiva di fu-
turo. Non ci sono fa bbriche, se non
quell e arriv ate eia ditte stra niere, non
ci sono strutture sa nitarie va lide e
nemmeno a li vell o politico sembra
esistere un a classe politica nu ova in
grado cli rimpi azzare i vecchi quadri
cl i partito riciclati in veste più o me-
no nuova cli governo.
Per quanto sia ovv io che chi parte
per la mi ssione non sceglie la vita
L'incontro con madre Teresa
delle suore e dei salesiani.
comoda, bisogna essere stati in Al-
bani a per capire come può essere
difficile la vita cli ogni giorno. Con
la luce nell e case che manca per in-
tere giorn ate, l'acqua non troppo
potabile (s ia a Scutari che a Tirana
manca tra l'altro un a rete fognari a),
il freddo intenso, l' impossibilità di
lasc iare anche per un attimo la mac-
chin a incustodi ta . .. Un consigliere
clell 'ambasc iata itali ana mi ha detto:
«Le ass icuro che mi sono trovato
meg lio in Afri ca che non a Tirana».
L' Albani a ogg i sembra un a pagina
bianca su cui è di fficile cominciare
a scrivere le prime ri ghe. In un pae-
se con il 70 per cento cli mu sulm ani ,
il IO per cento cli ortodossi e il 12
per cento cli cattolici .
La prima pietra
Ma le suore cli Scutari e Tirana san-
no affrontare con ottimi smo tutto sa-
lesiano la seri e ininterrotta cli diffi-
coltà che ogni giorno debbono ri sol-
vere. Così durante le cene a lume cli
candela per vi a cli qualche cavo elet-
trico saltato chi ssà dove, abbi amo
ri so insieme dei topi che correvano
tra le ass i del soffitto o dell ' unico
paio cli scarpe, zuppe cli pioggia,
che suor Eli a ha messo nel forno acl
asciuga re. ..
Ma abbi amo anche pregato insieme.
Nella cappellina dell a casa cli Scutari
come in quell a dell e suore che vivo-
La vita di ogni giorno
E subi to, in contrasto con una natura
selvaggia e grandiosa, ti assalgono
immagini cli una povertà deso lante:
LUGLIO / AGOSTO 1994 - 35

4.6 Page 36

▲back to top
no a Ti rana. Ne ll a capitale albanese
sono da circa un anno in stall ate suor
Carla, suor Au silia e suor Fil omena,
altre tre voci de lla missione sales ia-
na al femminile. In attesa di veder
crescere il grande complesso de ll ' O-
pera di Don Bosco presso il quartie-
re popolare di Lapraka. Qui , ne lla
sua visita dell 'aprile de llo scorso
anno, Giovanni Paolo II ha posato la
prima pietra di questo complesso
che per la sua attuazione vede con-
vergere l' impegno de ll e FMA e de i
sa lesiani in uno sforzo comune. Don
Michele Gentile ce ne parl a sottoli-
neando il tagli o partico lare di questo
DON BOSCO IN ALBANIA
TI CHIEDE DI AIUTARE I SUOI GIOVANI
Noi ci siamo, e TU?
VIS ~ -
INVTOELRONPAiZTIAORNIAATLOE
PER
LOSVIWPl'O
Vie Appia Antai. l'6 · 001ì9 Roma · Tc.J. 0&'513 02.53
IL VIS PER L'ALBANIA .
Questo appello è apparso nei mesi scorsi su Avv·enire , La Repubblica e Il
Corriere della Sera. E stata un'iniziativa del VIS (Volontariato Internazionale per
lo Sviluppo) per creare opinione sulla presenza salesiana in Albania e mobilita-
re la disponibilità delle persone alla collaborazione . Nel dicembre scorso il
Ministero degli affari esteri ha approvato il progetto per la costruzione di una
scuola pilota di formazione professionale e di un centro sociale per la gioventù
albanese. Oltre al Ministero italiano , hanno collaborato al finanziamento il
Ministero tedesco per la cooperazione economica, la Conferenza Episcopale
Italiana e un organismo di cooperazione olandese.
36 - LUGLIO/AGOSTO 1994
Dintorni di Scutari. Estrema povertà
e pullulare di ragazzi.
impegno miss ionario che all argherà
il serv izio educati vo e fo rm ati vo per
i giovani di Tiran a.
E la rea ltà giovanile della capitale c i
appare, se poss ibil e, ancora più dif-
fi c il e ri spetto a que ll a cli Scutari .
«Da un anno a questa parte mo lte
cose sono cambi ate», spiega suo r
Carl a. «Quando siamo arri vate biso-
gnava arrangiarsi con quel p.oco che
c'era, verdure, generi alimentari ,
que ll o che c'era . Anche per il pane
bisognava fa re lunghe fi le. Oggi no.
Come vedi si trova un po' di tu tto».
Appaiono così , in mezzo all a lunga
fil a cli venditori ambulanti lun go le
strade del centro cli Ti rana, i primi
supermercati . Sembrano un sogno,
vernici ati a fresco, con le in segne al
neon e i fo rm agg ini , l'acqua mine-
rale e i crakers in ordine sug li scaf-
fa li ».
Mentre suor Carla segue i corsi pro-
fess ionali , suor Filomena si occupa
de lle fam iglie pi ù povere ne l quartie-
re di Lapraka. Ha imparato bene l'al-
banese e chi acchiera spedita con le
mamme che ci accolgono nelle case.
Consiglia loro come curare la derma-
tite che ha colpito molti bambini pro-
curando loro macchie biancastre
sotto i capelli . Suor Fil omena li ac-
carezza mentre ricorda loro l' appun-
tamento per il pomerigg io al campo
di pallone, presso i locali in cui si
svolgono provv isoriamente le varie
atti vità di oratori o. I bambin i ricam-
biano la sua tenerezza bac iandola e
chiamandola a gran voce. I loro sor-
ri si sono l' unica cosa bell a che sono
riu sci ta a trovare in queste case.
Mieta d'Attilia

4.7 Page 37

▲back to top
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
MEGLI'O
DI PRIMA
Mia madre, già anziana e mala-
ta di cuore, ha avuto un improv-
viso peggioramento (febbre ,
vomito , astenia) che ci ha fatto
temere il peggio. lo l'ho racco-
mandata al venerabile Augu-
sto Czartoryski e, nel giro di
pochi giorni , mia madre , con
meraviglia dei medici curanti , ~i
è misteriosamente ripresa. E
guarita a tal punto da stare
meglio di prima : infatti alcuni
vecchi distu rbi , come la colite,
che l'hanno afflitta per tanto
tempo, sono del tutto scomparsi.
Graziella Straguadanio,
Modica (RG)
I NOSTRI CUORI
SIANO RICCHI
DI FEDE
... per questo abbiamo voluto
chiamarlo "Federico" il nostro
neonato! È arrivato dopo tredici
anni di matrimonio. Prima tutti i
tentativi e le cure erano risultati
inefficienti. Ma è stato sufficiente
far indossare l'abitino di san
Domenico Savio perché il mira-
colo si realizzasse. Grazie al
grande santo e grazie a voi che
diffondete questa devozione.
Maria Teresa Pezzagno,
Sovere (BG)
manda alla bimba la benedizio-
ne di Maria Ausiliatrice». Dopo
la nascita, altre ecografie rivela-
rono l'esistenza della macchia,
che però nell 'ultima ecografia
non è stata più visibile. La bàm-
bina ora ha ricevuto il battesi-
mo , è vivace e cresce. normal-
mente .
Pia Rebora, Genova
IN PREDA
A DOLORI ATROCI
Ero in attesa del secondo figlio .
All 'ottavo mese di gravidanza,
fui colta da dolori atroci , di cui
rton fu possibile individuare la
causa. Sia io che il mio bambi-
no rischiavamo di morire .
Un'amica di mia madre , avendo
saputo il tatto, ci diede un abiti-
no di Domenico Savio che tu
posto sotto il mio cuscino . Il
giorno dopo, con grande mera-
viglia di tutti , quei dolori atroci ,
che procuravano anche contor-
sioni, scomparvero . Sembrò un
vero miracolo! Ci è nato un bel
bambino che abbiamo voluto
chiamare Michele Domenico .
Galazzo Giuseppina,
Modica (RG)
Ml PAREVA
DI VEDERLO
STAVO
LEGGENDO LA
VITA DI DON RUA
La più giovane delle mie nipoti ,
già madre di un bambino, stava
trascorrendo una difficile gravi-
danza. Nell'ultimo periodo, una
ecografia rivelò che nel corpo
della bimba, la quale si avvicina-
va alla nascita, c'era una mac-
chia scura. Stavo allora leggen-
do la vita del beato don Rua e
lo invocai così : " Dal Paradiso
Qualche mese fa, ho comincia-
to ad avvertire un dolore alla
gola che, curato con una tera-
pia antibiotica, non accennava
a scomparire. Temendo il peg-
gio , ricorsi ad una consulenza
otorinolaringoiatrica e successi-
vamente fu fatta una scrupolosa
ecografia che evidenziò un 'im-
magine iperecogena, possibile
espressione di un corpo estra-
neo. Mentre io ero distesa sul
lettino, mi parve di vedere sulla
volta della stanza un medaglio-
ne ovale con il volto del beato
Caravario . Terminata l'ecogra-
fia si decise di sottopormi subito
a una gastroscopia per visualiz-
zare direttamente il corpo estra-
neo . Lo stupore dei medici fu
grande, quando durante l'esplo-
razione si evidenziò una muco-
sa esofagea rosea , regolare ,
senza lesioni o decubiti di corpi
estranei. Tornai a casa felice e
profondamente riconoscente
verso il beato Caravario di cui
avverto ora la presenza nella
mia famiglia .
S. /., Cuorgnè (TO)
MOLTO PIÙ
DI QUANTO
SPERAVAMO
A mia figlia di ventotto anni fu
scoperta una cisti al seno. Era
necessario procedere ad un
intervento chirurgico . Trascor-
remmo giorni di grande ango-
scia. Due nostre amiche erano
morte in seguito ad un simile
intervento. Mi rivolsi con fiducia
a Maria Ausiliatrice. Pregai e
feci pregare soprattutto il matti-
no dell 'intervento. Recandomi
all'ospedale , quel giorno, dentro
di me c'era la certezza che sa-
rei stata esaudita. L'operazione
riuscì molto bene . Il dottore si
mostrò ottimista per il futuro .
Unico inconveniente: l'impossi-
bilità di allattare. Quale fu inve-
ce la nostra meraviglia quando
scoprimmo a suo tempo che
anche questo fu possibile a mia
figlia . Ci è stato dato molto di
più di quanto avevamo sperato.
Il Signore non finisce mai di stu-
pirci per la sua bontà.
Franca M. , Torino
C'ERA
TANTA ANSIA
Mia figlia Marisa aspettava la
sua seconda creatura, ma non
stava bene : una flebite e parec-
chie complicazioni ci rendevano
molto ansiosi e perplessi. Mi
raccomandai con tanta fiducia a
san Domenico Savio e sono
stata esaudita. Lo ringraziamo
per il dono del bambino sano e
per avere salvato Marisa.
Jolanda Ayub,
Alessandria d 'Egitto
VISTA
SUL BOLLETTINO
Tramite il Bollettino Salesiano
ho potuto conoscere la figura di
Alessandrina da Costa. Mio fra-
tello doveva essere operato alla
schiena. Aveva molto male e
non si riusciva a capire il per-
ché. lo allora mi son rivolta con
fiducia ad Alessandrina e lei ha
fatto riuscire tutto bene. Ora
mio fratello gode buona salute,
non avverte più alcun dolore ed
io adempio alla mia promessa
di pubblicare la grazia.
Lucia Tibald,
Luserna S. G. (TO)
TUTTO SI
È SVOLTO
IN UN ATTIMO
Il mio ragazzo, in una serata
piovosa, perse il controllo del-
l'auto. Ci trovammo così sulla
corsia opposta. Fortunatamente
non ci fu nessuna macchina in
arrivo . Avrebbe potuto esserci
un grave incidente ed invece
tutto si risolse in un grande spa-
vento. Attribuiamo questa grazia
a Don Bosco di cui avevamo
l'immagine sul cruscotto dell'au-
to. Ora siamo sposati e speria-
mo di continuare ad essere pro-
tetti nel nostro cammino a due.
Silvana Quartararo, Torino
IL CARO
CONCITTADINO
DI GESÙ
Sono un'anziana cooperatrice
salesiana e lettrice del vostro
Bollettino -Salesiano per il quale
vi faccio i miei complimenti per-
ché diventa sempre più bello .
Ho conosciuto proprio dal
Bollettino ·salesiano il caro
Simone Srugi concittadino di
Gesù e pochi giorni fa ho avuto
l'occasione di invocarne l'aiuto
per una brutta caduta. Sono
stata portata d'urgenza all'ospe-
dale. Sanguinavo e si temevano
complicazioni per la testa a
causa del colpo ricevuto ...
Pensai subito di rivolgermi a
Sicnone Srugi. Dopo otto giorni
dall'accaduto, tutto si è risolto
per il meglio . Ringrazio il mio
protettore e lo prego perché
continui ad essermi vicino.
Pirola Luisa, Melzo (Ml)
Per la pubblica zione
110 11 si tiene conto delle
lett ere 11 0 11 firmat e e
senza recapito. Su
richiesta si potrà omet-
tere I' indicaz iQne d el
nome.
LUGLIO / AGOSTO 1994 - 37

4.8 Page 38

▲back to top
Malaga celebra il primo centenario. Un'opera che da sempre ha
TALEE QUALE
ALL'ORATORIO
DI DON BOSCO
di Pedro Ruz Delgado
Il Collegio spagnolo di Mala ga ha conosciuto inizi
fati cosi e il martirio negli anni delta guerra civile.
Don Cagliero scrisse che era la casa
che "più assomiglia va al!' Oratorio di Valdocco".
38 · LUGLIO / AGOSTO 1994
L a città di M alaga, ca pitale spa-
gnola della famosa Costa del
Sol (M arbell a,. ..), appartiene a quel
gruppo di città spagnole che hanno
sempre esercitato una mi steri osa at-
tratti va lungo i seco li . 11 mar Medi-
terraneo, la sua baia, il cielo intensa-
mente azzurro, il so le onnipresente e
il clima mite, l ' hanno fa tta di ventare
una meta des iderata eia molti. Secoli
cli cultura hanno reso gli abi tanti af-
fabili , simpati ci, cos mopol iti , acco-
gl i ent i .
N atura lmente non mancano le om-
bre: la droga e i probl emi familiari ,
la manca nza cli sicurezza, la disoc-
cupazione.. . La fede cli questo po-
pol o, che sempre si è espressa con
una genuina e ricca reli gios ità popo-
lare, soffre ora il seco lari smo gal op-
pante e lo sviluppo cli una soc ietà
che non sembra aver bi sogno di Di o.
L a gioventù mal ag uefi a, disinvol ta e
allegra, vive in prima persona le tra-
sformazioni cli ques ta soc ietà piena
cli contraddi zioni .
Origini di un'Opera
Don Ecluarclo Dominguez Av il a, del-
la cattedrale cli M alaga, sensibile al-
le necessità cli una soc ietà che cre-
sceva e si indu striali zzava, fondò nel
1871 l'Asilo de San Bartolomé per
l ' accog lienza dei ragazzi pove ri e
abbandonati . Il Centro ebbe varie se-
di , fin o a colloca rsi stabilmente dove
si trova adesso. M olto ammalato,
clon Av il a pensò di consegnare al ve-
scovo, monsignor Manuel G6mez il
futu ro di quell ' istitu zione. Il vesco-
vo organi zzò un Patronato compo-
sto da un gruppo di sace rdoti dioce-
sani diretto eia don Juan Franco, uno
dei più decisi sostenitori dell a pre-
se nza sa lesiana a M alaga, e eia .un
gruppo cli co llaboratori e benefattori
l aic i .
I sa lesiani , eia pochi giorni arrivati
in Spagna, furono invitati a farsi ca-
rico clell 'Asilo. Don Cagliero, du ran-
te la sua visita, non ebbe paura cli de-
finire l 'opera come " quella che più
assomiglia all 'Oratorio cli Valclocco".
E scri vendo a D on Bosco dice: «Ri -
torno ei a M alaga, dove ho conosciu -
to una casa sa les iana stupenda» .
Le prime aspettati ve furon o promet-

4.9 Page 39

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un'attenzione speèiale per i giovani operai e il mondo del lavoro.
BS
tenti , però un a.seri e di problemi con
il Patronato che gesti va il Centro,
costrinse don Branda a riti rarsi clal-
l'Asi/a dopo un 'esperienza cli sette
mesi (1883). I tempi non erano ma-
turi . I salesiani presero il cammino
cli Barcellona, e fondarono l'opera
cli Sarri à.
L'Oratorio di San Enrique
Con l' arrivo a Malaga cli un nuovo
vescovo, monsignor Marcello Spi-
nolà l' aria cambi a. La sua ammi ra-
zione per Don Bosco e la sua opera
lo spingono a chiedere a don Rinal-
cli , incaricato delle opere salesiane
cli Spagna, la presenza dei sales iani
nella sua diocesi. E il 7 dicembre
ciel 1894 i fi gli di Don Bosco arri -
vano nella città. Don Fumagalli , il
giovane direttore, scrive a don Rua
in questi termini : «Se ovunque è ne-
cessari a l'opera di Don Bosco, lo è
soprattutto in questa città, dove ci
sono un ' infi ni di ragazzi totalmen-
te abbandonati ».
L'oratorio viene inaugurato il 20 gen-
naio dell 'anno seguente in un locale
messo a dispos izione dalla benefat-
trice dona Ventura Terraclo vedova
Sandoval, situato nella zona pi C1po-
vera e depressa della città. Al loro ar-
rivo "trovarono padrona assoluta la
povertà: tutto il mobilio consisteva
in due brande, quattro coperte e uno
sgabello cli legno".
Malaga. San Bartolomé. Il collegio vestito a festa.
I sales iani si fanno vo ler bene subi-
to dai ragazzi de l quartiere. Il loro
stile è inconfo ndibile, quello di Don
Bosco: feste, teatro, passeggiate, gio-
chi , funzioni religiose ... Malaga si
merav iglia vedendo quei religios i
giocare con i ragazz i, strapparli dal-
la strada, insegnare loro un mestie-
re. L' Oratori o arri va a contare 23
interni e un 400 esterni.
Nel 1895 don Rinateli descrive così
l'ambiente: «Si vog liono bene, sof-
frono insieme e sono contenti , sono
privi affatto di comodità e carichi di
lavoro». L' Oratori o di San Enrique
rimane aperto fin o al 1898.
Il 7 febbraio ciel 1897 i salesiani si
Maria Auxiliadora,
incoronata a Malaga.
prendono carico definitiv amente del-
1'Asilo de San Bartolomé. Qui molte
cose sono ormai cambi ate, anche se
non mancano i problemi . Si insegna
calzo leri a, sartori a, fal egnameri a e
legatoria. Dal 1901 la tipografi a sale-
siana stampa il bollettino diocesano.
La banda musicale rallegra i momen-
ti cl i fes ta ciel coll egio e viene ad ave-
re un ruolo sociale, non perdendo le
occasioni di far conoscere l'opera sa-
les iana.
Don Rua visita il Centro nell 'aprile
1899 e riempie cli entusiasmo la Fa-
mi glia Salesiana cli Malaga che fio-
ri sce, tra cooperatori (fond ati eia don
Cagliero nel I88 I), le confere nze
deg li Uomini e delle Donne ( 1895),
I'Arciconfraternita ( 1900) e le scuo-
le serali per gli operai (1 901 ).
Lo sport riceve una fmte espansione
con l' inauguraz ione nel 1925 del
campo di calcio ("Segalerv a") pres-
so il collegio. Il numero degli inter-
ni sale fin o a 80.
Il martirio e la ricostruzione
Ma tri sti venti soffi avano sulla Spa-
gna. Dopo la proclamazione della se-
conda Repubblica il clima diventa
sempre più difficile. La triste espe-
rienza della guerra civile non pre-
serva i salesiani di san Bartolomé
dall a persecuzione, che paga no con
il sangue la loro fedeltà a Dio, alla
Chiesa e al cari sma sales iano.
Il 2 1 lu gli o 1936 il co llegio è invaso
LUGLIO /AGOSTO 1994 - 39

4.10 Page 40

▲back to top
IN LIBRERl"A
UNA TORRE FINO AL CIELO
Sussidio per la formazione dei
preadolescenti - campi scuola
- estate-ragazzi.
A cura degli Uffici di pastorale
giovanile dei salesiani, delle
figlie di Maria Ausiliatrice e
della diocesi di Torino.
Pag . 192, lire 16.000
IL PAESE DEI POZZI
Un sussidio per l'estate.
Guida per gli animatori,
lire 11.000
Dossier-ragazzi, lire 4.000
MARC
SANDRDZACK
Mare Sandro Zack
MAGIA!
Collana "I libri di Mondo Erre".
«Sii mago con questi giochi:
per conoscerti , per valorizzarti,
per essere sorridente insieme
con gli altri»
(dalla presentazione) .
Pag . 112, lire 11 .000
Pressò le librerie cattoliche
o direttamente alla
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91.091
c/c Postale 8128
40 - LUGLIO / AGOSTO 1994
Don Filippo Rinaldi in visita al San Bartolomé di Malaga nel 1926.
e i salesiani vengono incarcerati. Di
quanti formavano la comunità, solo
cinque sono sopravvissuti , gli altri
nove furono assassinati. L'edificio e
la chiesa furono trasfonnati rispetti-
vamente in una sede della FAI (Fe-
derazione Anarchica Internazionale)
e in un garage.
Nel difficile dopoguerra, i salesiani
sopravvissuti si impegnarono a rico-
struire. Superato il primo momento di
difficoltà, il Collegio visse una nuova
tappa di modernizzazione e di am-
pliamento. I vecchi laboratori furono
adattati alle nuove necessità del mer-
cato del lavoro: meccanici, elettrotec-
nici, elettronici ... , fino agli informa-
tici di oggi. Una esperienza particola-
re per alcuni anni fu la presenza sale-
siana nella Casa Provinciale "Nuestra
Sefiora de la Victoria" ("La Miseri-
cordia") per prendersi cura dei ragaz-
zi abbandonati dalle famiglie o con
problemi di disadattamento.
Maria A uxiliadora
La storia di Maria Ausiliatrice fa un
tuttuno con la storia salesiana. La
prima statua fu ricevuta con una so-
lenne processione nel gennaio del
1897. Dieci anni dopo fu incoronata
nel cortile del Collegio da monsi-
gnor Manuel Mufioz.
Come ogni buona madre, anche lei
ha condiviso la sorte dei suoi figli, e
fu distrutta nel 1936. Ma con una
colletta popolare, in anni di grandi
ristrettezze, la gente mise insieme la
somma· per una nuova statua, bene-
detta il 24 maggio 1938. Significati-
ve le parole dette dal direttore ai pre-
senti: «È vostra. È venuta dalle vo-
stre mani e a quelle ritorn a. Trattate-
la bene». Negli anni seguenti la de-
vozione ha un grande sviluppo, tanto
che la chiesa salesiana nel marzo del
1982 viene dichiarata Santuario di
Maria Ausiliatrice.
Attualità di un'opera
L'educazione popolare e la promo-
zione operaia sono stati obiettivi co-
stanti in questi cento anni di lavoro
a Malaga. Una presenza dinamica
che continua a preparare la gioventù
operaia al mondo ciel lavoro in un
Centro moderno attento alle nuove
tecnologie ed esigenze. La Famiglia
Salesiana oggi è viva nelle varie as-
sociazioni e gruppi. Il movimento
. giovanile si manifesta in una grande
varietà di proposte.
Un centenario si chiude e si spalanca
il futuro. L' ispettoria cli C6rdoba co-
mincia così le celebrazioni centena-
rie delle sue case. Avendo alle spalle
un passato fedele al carisma di Don
Bosco nell ' Andulusia Orientale, nel-
le Canarie e nella missione africana
del Togo.
A Malaga solo un ' augurio: che si
possa ripetere sempre con Don Ca-
gliero che quest' opera è "quella che
assomiglia di più all ' Oratorio di Val-
docco " .
Pedro Ruz Delgado

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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,
DZIEKAN sac. Piotr, salesiano, t Pila (Po-
lonia) il 4/3/1994 a 30 anni.
È morto in un incidente stradale. Era re-
sponsabile nella parrocchia del gruppo dei
chierichetti , che erano più di cento. Sem-
pre disponibile e aperto al lavoro, special-
mente tra i giovani , amava la liturgia. Era
prete da soli due anni. Per il suo funerale
concelebrarono 120 sacerdoti.
anni , di cui 28 furono trascorsi in prigione e
nel campo dei lavori per la rieducazione. 2.
Diventare vescovo. In circostanze partico-
lari per la Chiesa in Kunming difese e gui-
dò la Chiesa non meno di un vescovo pru-
dente e coraggioso. 3. Essere martire. Dal
1951 al 1979 con le parole e con la vita e
le sofferenze diede testimonianza eloquen-
te a Cristo, alla Chiesa e al Papa. Non si pie-
gò né davanti alle sofisticate tentazioni ,
davanti alla violenza.
DAL POS suor Regina , figlia di Maria Ausi-
liatrice, t Vittorio Veneto (Treviso) 1'8/1 /1994
a 83 anni.
MERONI Maria, cooperatrice, t Lissone
(Milano) il 14/ 11 /1993 a 83 anni.
I suoi 62 anni di vita religiosa sono caratte- Con lei scompare una figura tipica, di
rizzati dalla disponibilità al servizio comuni- gente umile ma ricca di fede ; di persone
tario, arricchito dalla felicità di servire Dio poco colte, ma molto sagge ; di persone di-
nelle sorelle e nei fratelli. «Il mio quarto vo- screte ed efficaci nelle iniziative. Seconda
to è la bontà», scrisse nelle sue note perso- di sette figli , visse in una famiglia profonda-
nali, e nella preghiera invocò sempre la fe- mente intrisa di spirito cristiano, da cui sca-
deltà a una vita di serena donazione.
turirono due vocazioni : suor Editta, missio-
naria comboniana e il salesiano don Tarci -
sio. Per i giovani fu catechista e insegnan-
UGUES Lorenzo, cooperatore ed exal- te di taglio e cucito. L'accoglienza fu lo stile
lievo , t Torino il 15/9/1993 a 86 anni.
d~lla sua vita. Leggeva e faceva conosce-
re il Bollettino Salesiano , soprattutto la ru-
Era exallievo della scuola tecnico-profes- brica delle "grazie" e l'attività dei missionari.
sionale di Valdocco. Tipografo, ha lavorato
per 43 anni presso "La Stampa" di Torino,
collaborandb anche con la Scuola grafica
salesiana. Come cooperatore ha dedicato
la sua vita alla moglie, gravemente amma-
CASALEGNO sac. Corrado, salesiano, t
Torino il 24/2/ 1994 a 85 anni.
lata negli ultimi sette anni di vita, e ai figli ,
che fece crescere nella fede e nell'amore
sotto la protezione di Don Bosco e dell'Au-
siliatrice. Tutti ricordano la sua bontà, la ge-
nerosità, la tenerezza, la lealtà, l'esempio.
Figura storica per l'ispettoria, ma anche
per la città di Torino, dov'era conosciuto co-
me Egittologo. Fu insegnante di storia, arte
e letteratura al liceo Valsalice . Per la sua
allegria e cordialità lascia negli exallievi e
in quanti lo hanno conosciuto un ricordo
MAZZOLENI sac. Renato, salesiano , t
Torino 1'8/1/ 1994 a 70 anni.
difficilmente cancellabile ; ma anche per il
suo spirito di servizio , che si è espresso
con discrezione fino all'ultimo periodo della
sua vita.
«Disponibile, attento, gentile, partecipe, a-
mico ideale, capace di rasserenare », così
lo ha descritto un suo exallievo. Ha dedicato
alla scuola la sua vita: insegnò storia e filo-
sofia al liceo Valsalice con lucidità, rigore e
LAUZZANA Parisio, salesiano, t Varaz-
ze (Savona) il 29/ 11 / 1993 a 84 anni.
apertura intellettuale. Sapeva sciogliere per
i suoi allievi le difficoltà con l'impegno di chi
viveva tutto per loro, testimoniando in clas-
se come Don Bosco una grande predilezio-
ne per i giovani.
Entrò a 15 anni nel collegio di via Copernico
a Milano e frequentò la scuola di falegname-
ria. Divenne salesiano laico dopo il noviziato
che fece a Chieri. Fu insegnante di disegno
e intagliatore a Lugo di Romagna, Milano,
· Vendrogno, Bologna, Bari, Mogliano. Oltre
LO NIGRO suor Rosalia, figlia di Maria ·
Ausiliatrice, t Palermo 1'8/1/1994 a 53 anni.
che come vero artista, verrà ricordato per la
sua passione di stare con i giovani.
Era in mezzo ai bambini , sua passione, a
cui dedicava tutte le energie, quando il Si-
gnore le venne incontro. Un infarto improv-
viso stroncò la sua vita vissuta con gioia.
CORALLO suor Franceschina, figlia di
Maria Ausiliatrice, t Catania il 12/1/1994
a 89 anni.
WANG VUNG sac. Francis, salesiano, t
Hong Kong il 19/3/ 1994 a 83 anni.
Lo possiamo ritenere un "confessore della
fede". Divenne salesiano a Villa Maglia
(Chieri) con don Filippo Rinaldi, che gli dis-
se di essere "Pater multarum gentium". Que-
sto pensiero lo orientò per tutta la vita. Ebbe
tre desideri : 1. Arrivare a 70 anni. Visse 83
La fede , respirata nella sua famiglia che ha
dato alla Chiesa tre figlie di Maria Ausilia-
trice e due sacerdoti, l'ha accompagnata
non solo nell'impegno educativo, ma an-
che negli anni della sofferenza, della ma-
lattia, del silenzio. Fu insegnante di filoso-
fia e poi segretari a ispettoriale attenta e
attiva. Alle religiose della diocesi dedicò,
inoltre, anni di lavoro, per vivere più da vi -
cino la missione della Chiesa.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazinni, annunciamo che
LA DIR EZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Fo1111ule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
« . . . lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure alt 'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire..., (oppure)
l' immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall 'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cri stiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l' altro dei due Enti su
indicati:
« ... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino' mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppw·e l'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall 'Ente, e particolarmente per
l'eserci zio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
LUGLIO / AGOSTO 1994 - 41

5.2 Page 42

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SS. Cuori cli Gesù e cli Maria A u-
siliatrice,~in 111e111oria e suffragio
cli Colombano Guido e familiari , a
cura ciel fig lio Renzo. L.
2.000.000
Maria A usiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, per prorezione
della famig lia, special111ente dei
nipoti , a cura cli N.N. , Brescia. L.
1.200.000
BORSE DI STUDIO
per giovani missionari
pervenute
alla Direzione
Opere Don Bosco
Ma ria Ausiliatrice, Don Bosco,
Don Rin aldi , a cura di A.G.F. L.
150.000
Don Bosco, a cura di Peverelli
Pio. L. 11 4.000
da Borse missionarie
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in 111e111oria dei genitori Zavagne-
Moresee fa111iliari . L. 1. 129.500
Maria Ausi liatrice e S. Giovanni
Bosco, per ringraziamento e pro-
tezione, a cura di M.P. Piossasco
(TO). L . 1. 100.000
iVhl ria Ausiliatrice e Domenico
Savio, per ringraziamento e pro-
tezione delle bambine Daniela e
Francesca, a cura dell a mam111a.
In suffragio cl i mi o padre Arecchi
Carmelo, a cura cli A recchi Prof.
Carm el a.
Don Bosco , a cura di Favara Bar-
to lo111eo. L. 1.000.000
Don Bosco, in 111emoria di Zoccali
-
Francesca, a cura di Zocca li Ester e
Teresa De Francesco. L. 1.000.000
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in vocando protezione, a cura di
Oaxaca (Messico). Suor Guillermina nella
missione Rio Manso. Le FMA sono arrivate
in Messico nel gennaio 1894, cento anni fa.
Scolari Giuseppe. L. 1.000.000
Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
siani , in suffra!!io di De Faveri
Gianni -Tor111en; A nuro-Dal Toé
Lu igia e fami liari , a cura di Tor-
mena Ma ri a. L. 500.000
S. Cuore cli Gesi1 , Maria Ausilia-
trice, Santi Sa les iani , per ringra-
ziamen to e invocando protezione
peri nipot i A lberto eA lessanclro, a
cura di Ferl a Adelaide. L. 500.000
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco , in suffragio dei fam il iari
defunti , a cura cl i M essucco Miche-
le. L. 500.000
Beato F. Rinaldi , a cura di Renata
e Carl o Ben oglio. L. 500.000
Bearo F. Rinaldi , in voca ndo pro-
tezione, e in memori a di Don Fran-
cesco, 111i ssionario sa lesiano, a cu-
ra dell asorella A nna. L. 50b.000
Maria Ausiliatrice, invocando pro-
tezionee aiuto, acura di Silve:tri Ita-
lia. L. 500.000
Maria Ausiliatrice e S. Domeni-
co Savio, invocandone protezione
e intercessione, a cura di V ezzoli
Fa usto. L. 500.000
Maria Ausiliatrice, Santi Sale-
sia ni , a cura di Granier Clelia. L .
300.000
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in suffragio dei mi ei defun-
ti e per prot ezione della famiglia, a
cura di Caminati Celes tina. L.
300.000
Maria Ausiliatrice, in vocando
preghiere per la guarigione dell a
figlia Lorella, a cura di Dal Lago
Margheri ta. L. 300.000
Edvige Carboni , invocando pro-
tezionee salute per mio fig l io, a cu-
ra di Accardi Caterin a. L. 300.000
Maria Ausiliatrice, Sa nti Sale-
siani , in memoria e suffragio cli
Cheru bina e An toni o Repossi, a
cura dell a fi glia Rosina. L. 300.000
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in suffragio dei nost ri genitori , a
cura dell a Fami glia Vers ino. L .
300.000
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, invoca ndo pro-
tez ione, a cura di Bianco Mario. L.
250.000
Protezione del nipotino A lessan-
clro, a cura cli 1 .N.L.200.000
Ma ri a Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco , in memoria e suffragio del-
la nipote A mali a, a cura di Ful v ia
De Ma rco. L. 200.000
Maria A usiliatrice e Bea to F. Ri-
naldi , invocando protezione in vi-
ta e in morte, a cura di Secondina
Romagnolo. L. 200.000
S. Gio va nni Bosco, a cura cl i Te-
res a Ma tt ei Pazzelli . L. 200.000
In suffrag io dei defunti Stoppani -
. Agob io e Orlando, a cura cl i Rina.
L. 200.000
Maria Ausi liatrice e S. Giovanni
Bosco , per ringraziamemo e pro-
tezione, a cura cli F. Cesare. L.
200.000
Maria Ausiliatrice, grazie per la
sua presenza nella v ita dell a mia
famiglia. L. 150.000
GesÌI Sacramento, Maria Ausi-
liatrice, Don Bosco , per ringra-
ziamen1 0 e protezio ne, a cura cli
Gorin i Pietro. L. 150.000
In memoria cli M ora Maria, mad re
del nos tro dipendente Manini Pao-
lo, a cura Le!!aroria ciel V erba no,
Gravell ona T~ce. L. 500.000
S. Domenico Savio e Santi Sale-
siani , a cura di Osto Ugo. L.
500.000
Maria Ausiliatrice, per protezio- Maria Ausiliatrice, Santi Sale-
ne e in suffragio dei genitori , a cura sia ni , per protezione dell a fami -
I di La Monaca An tonio. L. 250.000 glia, a cura di Pecchi oli Lucia
Mansini. L. 150.000
S. Cuore, Maria Ausiliatrice,
Don Bosco , in memoria dei derun - Don F. Rinaldi , invocando proie-
ti Pi ero e Giacomo, e per protezio- zione per le fi glie, a cura di Rosan-
ne, a cura di N.N . L. 200.000
na Ugolini Camini . L. 150.000
In 111e111oria di A ttili o e Lui sa Ma- Maria Ausiliatri ce e Don Bosco,
solli Cri stofoli , a cura cli Masott i in suffragio di don G iu seppe Stra-
I Cri stofoli. L. 400.000
dell a. L. 200.000
In suffrag io cl i Nicolao Giaco bba e S. Domenico Savio , in memoria
Fontana Lodovi co , a cura cli Fon- cli Jaco po, a cura dei gen itori . L.
tan aRag. Ezio. L. 300.000
200.000
Santi Sa lesiani ,a cura di Federico
Carmela. L. 150.000
Ma ria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, per rin grazia-
mento e protezione, a cura cli Rossi
Mario. L. 150.000
SS. Cuori di Gcsì1e Maria, Don
Bosco, in suffragi o dei 111 iei de-
fun ti e delle anime pi ù bi sognose,
a cura cl i Magnabosco Giovanni.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco.
Domenico Savio , per grazia ri ce-
vuta, a cura di P.D.B .
Maria A usiliatrice e Santi Sale-
siani , a cura di N.N , Dogliani .
M ons. Cognata, a cura cli N.N.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, per aiuto e pro-
rezione, a cura di L.I. , Cuneo.
Maria Ausiliatrice, Santi Sale-
siani , in 111e111oria di Luigi Casta-
gno e i111plorando protez ione, a cu-
ra dell a moglie Rosa e Famig lia.
S. Cuore, Maria Ausiliatrice, San-
ti Sales iani , per protezione della fa-
mi glia, a cura di B.G., Govone.
Maria Ausiliatrice, e Don !lo-
sco, per ringraziamento e prote-
zione ciel fi !!l io Mario, a cura di
Lai Mirand,(
Maria Ausilial'rice, Don Bosco,
Domenico Sav io, invocando pro-
tezione e pace nella fa111iglia, a
cura di N.N.
S. Cuore, Maria Ausiliatrice.
Don Bosco, per grazia ri cevu ta e
in vocando protezione sulla fa111i-
glia, a cura di S.A.G .D.
In suffragio cli don M ichele Pey-
ron, a cura cl i N.N.
In suffragio cl i don Gi useppe
Scita, a cura di N.N.
Don Bosco, rin graziando e in vo-
cando protezione, in pan ico lare
per il figli o Gian Maria, a cura cli
Tosco Giacinta.
Ma ria Ausiliatrice, Santi Sale-
siani , in vocando prot ezione per i
nipoti ari a-Laura-Chiara. a cura
di N.N .
Maria A usiliatrice e S. Giovan-
ni Bosco, in vocando salute e pro-
tezione per me e i 111iei ca ri , a
cura cl i Z .R.
42 - LUGLIO / AGOSTO 1994

5.3 Page 43

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Nome : Francisco Gruz Triunfo
Nato a: Oaxaca
(Messico) 34 anni fa.
Attività : volontario laico
in Africa.
Altre notizie utili: è ingegnere
industriale.
Da tre anni sei in Africa...
«È un gemellaggiÒ che la nostra
ispettoria ha fatto nel contesto del
"Progetto Africa". Ci sono anda-
to nel 1990 dopo un anno di pre-
parazione. L'esperienza si inseri-
sce nel contesto del volontariato
salesiano messicano: sono tanti i
giovani che scelgono di servire in
vari modi i più giovani. Io ero
impegnato soprattutto nella scuo-
la».
Come sei arrivato al volontariato ?
«È stato un cammino. Si incomin-
cia con una motivazione umana,
con il senso di so lidarietà, la pro-
mozione umana. Poi si arriva a
sentire la voce del Vangelo che
chiama a essere altro, a partecipa-
re al momento storico: "Vieni, c'è
lavoro per te! " ».
In Africa come ti sei trovato ?
«I volontari laici in Guinea sono
quattro. E c'è ricambio. Ne arri-
veranno quindi altri, mentre qual -
cuno tornerà in Messico. I sale-
siani hanno ricevuto dal governo
una scuola tutta da ricostruire.
Non c'era acqua, non c'era ener-
gia elettrica: all'inizio è stata
dura. Abbiamo organizzato per i
ragazzi un corso tecnico profes-
sionale di tre anni . Ci sono anche
la parrocchia e l'oratorio».
È positiva l'esperienza che stai
facendo?
«Molto. Umanamente, perché mi
ha dato una visione molto più
universale e mi ha messo a con-
tatto con altre culture. A livello
religioso, mi ha ai utato ad ap-
profondire le mie scelte. E poi
c'è tutto ciò che uno riceve, che è
più di quello che dà».
La tua famiglia come ha reagito
di jì-onte alla tua scelta ?
«I miei genitori sono credenti.
All 'inizio hanno provato a farmi
cambiare idea, poi mi hanno la-
sciato partire».
Hai trovato d(/fic ile lasciare
tutto , gli amici?
«Sì, però credo che uno incontra
un popolo più grande. Si deve
avere un po' di coraggio, sentirsi
sicuri come bambini nelle braccia
di un Padre».
E adesso quali prospettive hai?
«Intanto vado in Spagna a fare un
corso di due mesi di riciclaggio
in elettron ica e mi speciali zzerò
in pannell i solari. Poi tornerò in
Guinea. Per il grande futuro, non
so : o rimarrò in Africa, o tornerò
in Messico a intraprendere la mia
professione. Ma continuerò a fare
volontariato».
D
Focus- - - ,
MISSIONARIO
CON I GUANTONI
Padre Amedeo Scandiuzzi è da
quasi 40 anni miss ionario in Para-
guay. Da Maserada sul Piave, in
provincia di Trev iso, partì ne l 1955
a 33 anni e approdò nel Chaco, ai
margini della grande foresta amaz-
zoni ca. Prima di fars i sales iano
aveva lavorato all a fabbrica tess ile
Monti per otto an ni. Durante la
gue1Ta era poi stato chiamato alle
am1i , ma aveva gettato nel fuoco la
cartolina di precetto e si era dato
alla clandestin ità, unendosi per al-
cuni mesi con gruppi di partigiani
che operavano lungo il Piave.
Ne l C haco s i trovò in un paesino a
trecento c hilometri dalla capitale e
si ded icò a costru ire una chiesa.
Nell'estremo tentativo di racco-
g liere altro denaro che g li servi va
per ultimare il te tto , dopo aver
inutilmente battuto altre strade,
non trovò di meg lio che organiz-
zare un incontro di pugilato, sfi-
dando nientemeno che uno degli
ufficiali dell a locale guarnig ione.
Cose di altri tempi , e temp i duri.
Si ricordò delle lez ioni di pugilato
avute da ragazzo in palestra, infil ò
i guantoni e vinse l'incontro acc la-
mato da una fo ll a esult ante , gi un ta
anche dai paes i vic ini e attratta,
oltre che dalla singolarità dell'av-
venime nto , anche dal significato
s im bo li co che aveva la sfida aper-
ta del c lero contro l'esercito op-
pressore. Erano g li ann i de ll a d it-
tatura d i Stroessner.
Term inò la chi esa, ma ebbe più di
una di savventura col reg ime che lo
teneva d 'occhio. Ricevette inquie-
tanti avvertimenti telefonici e do-
vette cambiare sede. Prima della
fine della dittatura però, per uno
degli scherzi dell a storia, ebbe la
cittadinanza onoraria, per la sua ap-
prezzata attività di formaz ione ri -
volta ai giovani . Qualche mese fa
don Amedeo è tornato in Italia per
qualche settimana. Ha conservato
l' antico vigore, anche se le forze
non sono più quelle del giovane
missionari o coi guanton i. Ha porta-
to con i problemi dell a sua
gente: la povertà, la frag ilità de ll a
democraz ia, lo sfruttam ento del
tenitorio tramite il di sboscamento.
È ritorn ato in Paraguay con l'inten-
zione cli avv iare una sc uola profes-
sion ale, con annessa scuola di tipo-
grafia. Gli auguri amo di ri uscire
anche in questa nu ova impresa.
LUGLIO/AGOSTO 1994 - 43

5.4 Page 44

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MARTIN
LtJTHER KING
LA FORZA
II
;i,
DI AMARE
ANDRÉ
FROSSARD
DIO ESISTE
IO L'HO
INCONTRATO
1•,._
I.L.
I lI
MICHEL
QUOlST
RIUSCIRE
illlGGllRDU!Ntt l'lill UNA VtrA
Atm!,\\"ftCAMENff Cl!JfflANA
• I ..
.....i11_•
ML King
La forza di amare
S.E.1. Reprint, pag. 276, L. 12.000
È il libro che ha fatto conoscere,
alla fine degli Anni Sessanta,
il pensiero e la fìgura del
pr0fèta nero in Italia: una
raccolta di sermoni del pastOré
e dei &,corsi del IMdér poliiico,
Ghe hanno alimentàto il
più lmpGrtante movimento
americano per I diritti civili.
A. Frossard
Dio esiste, io L'ho incontrato
S.E. I. Reprint, pag. 152, L. 10.000
È la storia di una conversione che ha fatto
molto rumore negli ambienti intellettuali francesi
ed internazionali, per la notorietà del protagonista,
già ateo convinto ed esponenete comunista.
M. Ouoist
Riuscire
Suggerimenti per una vita
autenticamente cristiana
S.E. I. Reptint, pag . 304, L. 13.500
Il cristiano autentico è un uomo
del suo tempo, è un uomo degli altri ,
è un uomo in cammino verso Cristo.
Consigli utili per «riuscire»nell'impresa.