Bollettino_Salesiano_196505


Bollettino_Salesiano_196505

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1.2 Page 2

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IN COPERTINA
L'altare è rlvolto al popolo, Il ce•
lebrante parla in Italiano, I fedeli
si uaoclano intimamente al Sa-
crificio eucaristico: Incomincia la
nuova liturgia (servizio• pag. 66)
I Salulanl della Tipografia Po•
llglotta Vaticana preaentano al
Papa la prima copia della sua
Enciclica Ecclealam suam' e
del nuovo 'Annuario Pontificio'
....

1.3 Page 3

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LA FAME
NON
ATTENDE
Ogni dieci giorni esplode sistematicamente l'atomica della fame. Ogni dieci giorni
muoiono di fame 200.000 persone, quante sono perite nell'ecatombe di Hiroscima. Le
statistiche sulla fame nel mondo cominciano a inquietare l'Occidente. Su lrc miliardi
di uomini, due sono denutriti e uno ha troppo da mangiare: è uno squilihrio che non
può durare, un rischio per manente per la pace nel mondo.
Destàti dal loro immobilibmo millenario, i popoli sottosviluppati hanno preso co-
scienza 4ella loro miseria nel confronto con i popoli occidentali e accusano oggi le po-
tenze colonialiste di essere alla radice di tutti i loro mal i: « Tutti noi - proclamò Su-
karno alla conferenza afro-asiatica di Ilandung - siamo uniti da un odio comune al
colonialismo: l'abbiamo conosciuto in tutta la sua crudeltà, abbiamo vi.sto l'immensa
rovina umana nella povertà che caui<a e l'eredità che si lascia dietro quando è cacciato ».
L'accusa è sommaria e discutibile, specialmente in bocca a Sukarno, ma contiene nuclei
di verità. E oggi l'Occidente sta movendosi lentamente in soccorso dei popoli sotto-
~viluppati, pungolalo dalle iniziative del blocco sovietico e cinese, eh.e sfruttano la si-
tuazione per le loro mire e1'pansionislichc.
Ma i due mìliardj di affamati sono anche un grave problema 11osto alla coscienza
della cristianità di oggi: « Noi guardiamo con immensa compassione alla moltitudine
umana che soffre la fame - ha affermato Paolo VI - e osserviamo con trepida atten-
zione il modo con cui sono trattati gli enormi problemi connessi a tale stato di cose ».
« La sofferenza dei poveri è nostra ». ha ancora detto il Pontefice; e la sua recente vi-
sita iu India ha dato un contenuto dolorante e terribilmente concreto alla sua pietà.
I cattolici si sono mos~i: sull'esempio della 1\\1isereor, la grande organizzazione assi-
~tenziale diretta dai Vescovi tedeschi, sorgono iniziative in tutti i paesi: il digiuno qua-
resimale sta assumendo un nuovo significato: privarsi del 1,uperAuo, rinunciare al ci-
nema o alla gita, alJa sigaretta o alla m_essa in piega per devolvere il denaro risparmial<t
a chi ha fame 24 ore su 24.
· Ma prima e più ancora dell'offerta materiale, la Quaresima deve sensibilizzare la
nostra coscienza al grave problema, farci capire che « siamo tutti solidariamente respon-
:,abW delle popolazioni sottoalimentate», come scrisse papa Giovanni nella Pacem in terris.
Ai nostri Cooperatori l'invito a dare il loro pieno appoggio alle i.iµz:iative che si stann.o
anriando in Italia. I Cooperatori di Roma ne han dato l'esempio. « In un mondo che
conta un uomo cli più al secondo - concludiamo col card. Fcltin - non si ha il diritto
di essere un'ora in ritardo».
65

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1.5 Page 5

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7 MARZO: DATA STORICA
IN-COMINCIA
LA NUOVA
LITURGIA
Con la quaresima in tutte le chiese d'Italia
incomincia la riforma liturgica. La Lingua ita-
liana sostituisce per larghi tratti quella latina,
alcuni riti sono eliminati, altri modificati o
aggiunti.
Il fatto interessa profondamente i cristiani:
si sente che è qualcosa d'importante e che
riguarda tutti. I cattolici di buona volontà se-
guono con attenzione gli sviluppi della riforma,
desiderosi di capirla e d'inserirsi attivamente
nel movimento spirituale in atto. l\\Ia sorgono
qua e alcune incertezze e preoccupazioni,
che è bene chiarire e discutere serenamente.
.
,
ugue ,1 pag,
UNA ESORTAZIONE ·DEL PAPA
Smtirete sot•tnfe in questo periodo il discorso
sulla .'-:,"aera Uturgia, fatto da tante voci diverse
e su temi dit11ni, ma sempre derit•ato dalla recente
Costitu;;io,w d,·l Concilio Ernmenico e dalla suc-
cessiva lstr11:iio11t', che ,re inizia la graduale appli-
ca::frme. E bfllr che sia cosi: questa nuooa legi-
sla,.,"io11e circa il wlltl pubblico ed ufficiale della
Chiesa r a.tsai importante, e merita cl'essere lar-
gamente di,:ulgata e commentattt, a11che perchè
una delle sue caratteristiche e prinripali finalità
è !ti partecipa::io,w ,lei fedeli ai riti che il Sacerdote
dirige e personifica.
Ed è bene che si avverta come sia proprio l'autorità
della Chiesa a volere, a promuovere, ad accendere
questa 11uova maniera di pregare, dando cosl mag-
giore incrementn alla sua missione spirituale: era ed
è cura primaria della Chiesa tutelare l'ortodossia
della preghiera; e cura successiva è stata quella di
rendere stabili ed uniformi le espressioni del culto;
grande opera, da cui la vita spirituale <klla Chiesa
/,a ricat•ato immensi bmefici; adesso la sua premura
si allarg<l, mutlijica certi aspe/ti O,fgi i11adeguati della
disciplina rituale, e tende coraggiosa111e11te, ma pe,i-
satamente ad approfondire il significato essenziale,
la es(i:rnza comunitaria ed il valori' soprannatu-
rale del culto eulesiastico, mettendo in migliore
widenza, in11an::i lutto, la fu11zion, che t•i esercita
la Parola di Dio, sia quella della Sarra Scrillura,
sia quella didattica e pareTU!tica della catechesi e
dell'omelia; e dando alla celebrazio,u sacramen-
tale la sua limpid" e insieme misteriosa centralità.
Per compre11dere questo progresso religioso e per
goderne i frulli sperati dovremn lutti modificare
la mentalità abituale formatasi circa !tl cerimonia
sarra e la pratic<l religiosa, specialmente quando
crediamo che la rcrimonia sia una semplice ese-
cuzione di riti esteriori e che la pratica ,wn esiga
altro che una passit•a e di.stratta assistenza. Bi.sogna
rendersi ro11to che una 111,ova peda_gogia spirituale
è 11ata col ro,1cilio; è la sua grande novità; e
noi non dubbitlmo esitare a farci dapprima diu-e-
poli e poi sostc1titori della scuola di preghiera, che
sta per cominciare.
Può darsi che le riforme tocchino abitudini care, e
fors'anclir rispellahili; può darsi cltc le riforme esi-
ga110 qualche sforzo sulle prime non gradito; ma
dobbiamo essere docili ed avere fi1lucia: il piano
religioso e spirituale, che ci è aperto davanti dalla
nuova Costituzione Liturgica, è. stupc1Ldo, per pro~
fondità e autenticittl di dottri11a, pt•r razionalità
dì logica cristiana, per purezza e per ricchezza
di elementi cultuali ed artistici, per n·spondenza
all'indole e ai bisogni dell'uomo moderno...
Accogliete questa esortazione del Papa: ,ma 'llolta
di più farete l'esperiniza della fecondità e della
felicità, che l'obbedim:;a porta co11 sè...
PAOLO VI
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1.6 Page 6

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LlJ Mossa ò immulabllo'?
In qualcuno destn un senso di stupore il fatto
che la Messa venga modificata. Dice con sorpresa:
Jfa non è il sacrificio eterno di Gesù Cristo? Noti
è immutabile?
La Costitu::io11e lit11rgica approvata dal Concilio
precisa: «La liturgia consta di una parte immuta-
bile perchè di istituzione divina, e di parti suscet-
tibili di cambiamento, che nel corso dei tempi
possono o anche devono cambiare •·
È un fatto che da quattrocento anni la Messa non
avern più subito considere,•oli variazioni. E cosi
a poco a poco ci si era abituati a una sua presunta
immutabilità.
Alla fine del i\\Iedioevo le cose andavano ben
diversamente: i riti cambiavano da una località
all'altra, e i vari riformatori con le loro critiche e
il loro operato non face,·ano che aumentare la con-
fusione. Bisognava mettere ordine. Il Concilio di
Trento lo foce e impose nei riti l'uniformità che
è durata fino a ieri.
Oggi i pericoli d'un tempo non esistono più.
Il Papa e i Vescovi - sentiti gli studiosi di liturgia,
che a loro volta riflettono le nuove esigenze dei
fedeli - si riprendono la loro originaria libertà
d'azione in campo liturgico.
Nuovi rii/
non risolvono una crisi rollg/osa
La crisi dei valori spirituali e religiosi che si demm-
cia oggi, pul> essrrt risolta semplicemente n'tmO'IJat1clo
i riti della illessa? 1Vo11 occorre irivece cercare una
c11ra piu radicale del male, che colpisca alle radici
il paga11esi1110 moderno?
Cerlo, occorre cercare le cause per cui molti
battezzaci d'oggi s'allontanano dalla pratica reli-
giosa e vivono come se Dio non esistesse. Questo
però non è soltanto un problema di natura psico-
logica e sociale, ma anche liturgico e pasloralc.
La Chiesa ha sempre forgiato i suoi cristiani
allraverso il carecumenato. Nei primi secoli, i pagani
conveniti ricevevano il battesimo solo dopo un
adeguato periodo di istruzione. Col battesimo ammi-
nistrato ai neonati, il catccumcnato da personale
divenne sociale: fu cioè la società profondamente
cristiana a maturare spontaneamente il bimbo alla
vita soprannaturale.
Un tempo il cristianesimo lo si respirava nell'aria;
ora non più. La Chiesa si trova di fronte ad aree
gc.'Ografiche di nuova formazione e pagane, da con-
quistare per la prima volt:i: le aree industriali e i
popoli della civiltà dei consumi. La città e la fab-
brica non sono cristiane. Kon è che un tempo
lo fossero: città e civiltà industriale sono fenomeni
originali e moderni.
Nel nuovo ambil!flte il battezzato viene a tro-
varsi senza il catecumenato personale (perchè riceve
il battesimo quand'è ancora in fasce), e anche senza
il catecumenato sociale (percbè la società in cui
vive non è praticamente cristiana e non lo può
educare cristianamente).
La Chiesa in passato aveva messo a punto le sue
tecniche apostoliche e suucturato i suoi riti adat-
tandoli al mondo di allora, che eru eminentemente
rurale; e ci seppe fare così bene che lo conquistò.
Ora le tecniche di apostolato e i riti liturgici hanno
bisogno di una ristrutturazione per rendere possi-
bile la conquista della nuova civiltà. La Costituzione
liturgica parla arditamente di una riforma radicale
(instaruatio) della liturgia. La parola ha gettato in
alcuni un certo turbamento. Ma perchè dovrebbe tur-
bare, se a pronunziarla sono il Papa e i Vescovi riu-
niti in Concilio, sotto l'assistenza dello Spirito Santo?
Cambiare per Il gusto di oamblaro '?
Questo sostituire u11 rito co11 u11 altro, una lingua
co11 un'altra, 11011 sono dO'IJuti forse al desiderio di
11avità? I mutamenti dei riti, dopo aver solleticato la
curiosità per qua/cl,e tempo, lascera,mo le cose al
p1111to di prima?
Le cose al punto di prima non torneranno. • Nella
riforma - dice la CoslituziQne lit11rgica - l'ordi-
namento dei testi e dei riti dev'essere condotto in
modo che le sante realtà ch'essi significano siano
espresse più chiaramente, e il popolo cristiano
possa capirne più facilmente il senso, e possa parte-
ciparvi con una celebrazione piena, attiva e comu-
nitaria 1. li cristiano che dal 7 marzo va a messa
alla domenica è invitato a una nuoya forma di parte-
cipazione, che gli farà comprendere meglio i riti
e le preghiere, lo introdurrà nel vivo della celebra-
zione eucaristica attraverso il canto e la preghiern,
e lo stimolerà ad accostarsi al banchetto eucaristico.
La riforma non è un toccasana; la sua efficacia
dipenderà dalla buona volontà <l1 ciascuno. Perciò
se le cose non cambiassero, aumenterebbe la respon-
sabilità dell'uomo d'oggi, per aver rifiutato un
invito che gli giungeva più chiaro, più evidente e
più persuasivo.
La riforma lnloressa ancho I laloi
Questa riforma, si può pensare, i11 fondo riguarda
i Vescovi, il clero, i liturgisti. Il semplice cristiano
può rima11erse1ie in disparte a guardare. Non dipende
certo da lui se durante la !~lessa si farll 1111 rito o un
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1.7 Page 7

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altro. Per lui questi nuovi tipi di messa complicano
solo le cose, distraggono e 110n lasciano pregare come
si vuole. Bisogna alzarsi, sedersi, rispondere, ascol-
tare, perfino cantare. Tutte cose che impediscono
di pregare.
Chi la pensa cosl non ne ha gran colpa. U na
lunga prassi ha creato questa mentalità sbagliata,
ma molto diffusa. La pietà liturgica si è lasciata
sopraffare dall'invasione delle devozioni private,
al punto che il rito è diventato qualcosa di estraneo
al fedele. I cristiani tiepidi guardano ai riti della
messa stando in fondo alla chiesa come forestieri
impacciati, con animo assente. Molte persone devote
durante la Messa pregano per conto loro, col loro
libricino, macinando una devozione dopo l'altra.
La Chiesa, oggi come ieri, non è contraria alla
pietà privata; sostiene infatti cne la liturgia non
esaurisce tutta la vita spirituale. La Chiesa però
afferma la centralità dei riti sacramentali in genere
e del sacrificio eucaristico in specie.
La preghiera privata e la meditazione possono
essere un'utile preparazione alla Messa. lvla questa
non dev'essere una mcz7'ora di pratiche di pietà
personali; e neppure dev'essere una mezz'ora di
noia da dare al Signore per evitare un peccato mor-
tale. La Messa sia la Messa, cioè la partecipazione,
con gli _altri fratelli, al rendimento di grazie al Padre
per il grande dono che ha fatto a~li uomini del
suo Figlio, morto e risorto per noi.
7 marzo: 11rima tappa
La riforma liturgica si attua per gradi. Il 7 marzo
scatta la prima fase, che comprende alcune varia-
zioni nei riti e l'introduzione delle lingue nazionali
in varie parti della Messa.
Sono omessi il sai.mo ludica me, Deus, che si
diceva all'inizio della Messa, l'ultimo Vangelo e le
preghiere fi11ali. Nelle Messe con la partecipazione
dei fedeli, fra il Credo e l'Offertorio viene intro-
dotta la preghiera dei fedeli. Altre preghiere che il
celebrante prima pronunciava sottovoce, ora sono
dette a voce alta.
Le Messe celebrate col solo serviente rimangono
in lingua latina; le Messe con partecipazione dei
fedeli avranno in italiano le letture (Epistola e Van-
gelo), i canti e le parti dialogate.
In Italia non sarà subito possibile introdurre la
lingua nazionale in tutte le parti della Messa in
cui ciò è consentito, perchè il nuovo messale bilingue
sarà pronto solo in aprile.
Questa prima riforma sarà seguita, tra qualche
anno, da una riforma più completa.
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Vive1•e il ,nistero pasquale di Oristo
La riforma liturgica mira a far Vivere ai fedeli
il mistero pasquale di Cristo.
Quando Gesù Cristo salì al cielo, prolungò la
sua presenza nel mondo attraverso lri Chiesa e
la Liturgia. La Chiesa, con la l\\lessa, rivive la stori~
della salvezza e rinnova i misteri pasquali: la
passione, morte e risurrezione di Cristo. Parteci-
pare attivamente alla Messa significa partecipare
ai misteri di Cristo, attraverso i quali si compie
la nostra salvezza, che non si è realizzata una volta
per sempre, ma si attua anche oggi. L'attualità
della liturgia sta in questo, che il mistero della
salvezza si realizza quotidianamente.
In ogni i\\Iessa Gesù rinnova la sua Pasqua, per
dare a noi l'occasione di morire e di risorgere spiri-
tualmente con lui. Ogni Messa è per noi un impe-
gno dì morte al peccato e di risurrezione alla grazia:
è una Pasqua. Partecipare alla Messa è sentire
Cristo risorto che irrompe con la sua grazia nella
propria vita, è rinnovarsi spiritualmente e orien-
tarsi con decisione al bene, alla purezza, all'impegno
nell'adempimento del dovere, alla generosità nel-
l'apostolato.
.. :- •·.-~~~j-',.--~--------
'.: unfÌlnguagglo'.ohe~sl,;or,a "dimenticato
~ - J..J.~ ~ ~ ,'-~':1!'.-4~-: ""
Queste verità erano molto p1u sentite e vissute
dai primi cristiani che non oggi. C'è voluto un lungo
e perseverante lavoro degli studiosi per riscoprirle
e ripresentarle ai cristiani di oggi in tutta la loro
vivezza. Tempo fa, ci si accontentava di sentire la
Messa. Poi si parlò di assistere alla l\\Iessa, il che
richiedeva già una presenza vigile e attenta. Poi ci
si accorse che occorreva partecipare attivamente
all'azione del sacerdote. ìVIa sacerdote e fedeli devono
fare di più: devono sentirsi strettamente uniti fpa
loro e partecipare assieme, ciascuno secondo il
proprio modo, all'azione di Cristo che rinnova il
suo sacrificic e la sua risurrezione per attuare il
piano di salvezza.
Non è più il celebrante che deve far tutto, mentre
gli altri lo stanno a guardare. Ciascuno ba la sua
parte. Il celebrante presiede l'assemblea dei fedeli
e la rappresenta dinanzi al Signore. I lettori leg-
gono l'Epistola e il Vangelo. I cantori eseguono i
canti più difficili. I servienti portano l'acqua e il
,·ino per il sacrificio. Il popolo canta, prega, e nei
suoi atteggiamenti manifesta la sua partecipazione
al sacrificio. Stare seduti non significa disinteres-
sarsi, ma mettersi in posizione di ascolto e di medi-
tazione. Stare in piedi con la fronte rivolta all'altare
è la posizione di chi non giace più nella tomba del
peccato, ma è risorto con Cristo. In ginocchio, è
la posizione di profonda e umile preghiera, di sup-
plica, di adorazione, d'implorazione.
L'unità d'intenti che unisce fedeli e celebrante
è espressa dal dialogo, a volte anche da un semplice
ame11. Amen è risposta di adesione a ciò che opera
il celebrante in nome della comunità riunita, ed è
come la firma che ogni fedele mette al suo operato.
Nelle Chiese antiche questo a.men risonava con un
fragore che riempiva rutta la chiesa: era il grido
dell'assemblea che approvava e faceva proprie le
parole e le azioni del celebrante.
Sembra di udire un linguaggio nuovo. II\\ realtà è
un linguaggio tanto antico, che lo si era dimenticato.
La rifor,na nel proprio ouoro
.
Diventa oggi possibile e doYeroso dare un nuovo
contenuto alla propria pietà liturgica. I fedeli devono
farsi coraggio e vincere quella ritrosia che spesso
li trattiene dal cantare e pregare a voce spiegata.
Sui banchi di molte chiese si trovano i libretti
per seguire comu11itariame11te la Jl1essa. Bisogna
usarli. Chi può, si procuri un messalino. Ma il
messalino serve a poco in chiesa; se si partecipa
attivamente alla Messa, è più utile il libretto comune.
Il messalino serve per prepararsi alla Messa; durante
il rito, ciò che si leggerebbe sul messalino, viene
proclamato ad alta voce e in italiano.
I laici colti approfondiscano la loro cultura in
campo liturgico. Faranno delle scoperte sorpren-
denti. Esistono ottimi libri e riviste liturgiche.
È anche bene procurarsi i documenti pontifici
sulla liturgia, partecipare a conferenze e giornate
di studio.
I genitori che vivono la loro missione educatrice,
solennizzano la Messa della domenica. Già al sabato
ne stabiliscono l'ora e armonizzano i programmi
domenicali in modo che la Messa non sia considerata
un tempo sottratto ai divertimenti, ma il culmine
psicologico della giornata. Essi dànno un colorito
familiare alla partecipazione della Messa: sul loro
esempio i figli verranno dietro. Anche i grandicelli.
Se il babbo prega forte, anche il figlio giovanotto
si fa coraggio e tira fuori un po' di voce. Babbo e
mamma cristiani sono i primi alla balaustra per
la comunione.
E quando il celebrante pronuncia l'Ite missa est,
la Messa non finisce, ma continua per tutto il giorno
e per rutta 1a settimana. Il cristiano la vivi' ora per
ora, perchè crede veramente che Cristo vive in lui
e che deve portarlo nella sua vita, nel focolare dome-
stico, tra gli uomini, in mezzo al mondo.
In fondo, la riforma liturgica si compie nel pro-
prio cuore.
70

1.9 Page 9

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La Svizzera sotto la neve è un
immenso presepe. In questo pre-
sepe si aggirano - come i pastori
del Vangelo - cinquecentomila
italiani che han lasciato i loro ca-
solari sui monti degli Abruzzi,
della Sardegna, della Sicrna, della
Calabria. Ma i pastori venuti dal-
l'Italia nell'immen.so presepe che
è la Svizzera sollo la neve, da soli
forse non andrebbero a vedere il
Signore. Bisogna che qualcu110 li
inviti, li solleciti, li persuada.
Guai se questi emigrati lontani
dalla patria e dalla famiglia re·
stassero anche lontani da Dio.
Gli angeli del cielo mandati ai
cinquecentomila emigrati sono i
sacerdoti delle Missioni Cattoliche
Italiane>: ogni grosso centro della

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!ora fecero come San Paolo, che per
non c~scre di peso ai neofiti lavo·
ra\\'a a intrecciare stuoir. Essi, fino
alla pmna guerra mondiale, ogni
pomeriggio si recavano in una fah.
brica vicina e ,; tenrvano i re-
gistri clella contabilità. Un muro
<lell'auuale refettorio reca 110 se•
gno riroolarc in un angolo alto:
di uQciva il tiraggio d'una stufa
a h•gna, l'unica stufa posseduta
,!alla ~lbsione.
Ora i tempi sono cambiati, ma
i problemi rimangono ancora.
ZURIGO , 1906
Lega Cattollca Operala Italiana
di Mutuo Soccorso
La Svizzera
ha bisogno degli emigrati
Svi:i:zera ha una cli queste Mis•
sioni.
La 1lili~ione di Zurigo è la più
aulica. ed è tenuta ùai Sale,,iani.
Sono quattro i,acerùoti in tutto,
tre italiani e uno s,izzero, che
prendono su di i problemi dei
Lrenlamila e più italiani di Zu-
r igo. partecipano alle loro gioie e
alle loro pene.
I tempi eroici della missione
Nel 1896 una lettera sprdiLa
da Roma giunp;1"1,11 sul tavolo ,lei
Rrttor Maggiore dei Salc,,iani
don Rua. E~primc, a l'invito del-
l'episcopato ~, izze.ro, an aJoralo
dal desidr,rio del Papa, a invinre
qualche sall'~iano a Zurigo. Don
Hua non aveva per;,onale. ma al
Papa non poteva dire di no.
Da allora un 11alei;iano della casa
di Muri pre•e a recarsi a Zurigo
il sabato sera, per fermarsi la do•
menica e tornar via il lunedl mal•
lino. Questo weel.- end apostolico
era uoppo avventuroso, e non ri-
solveva i problemi di Zurigo. Gli
emigrati avevano bisogno d'e~sere
<l.i:fesi dai padroni che li sfrutta•
vnno, dagli 011crai svizzeri che ve•
devano con rancore i concorrenti
italiani, da.i protestanti che cer-
cavano di ade~ca.rli, dai socialit.ti
cbe volevano inquadrarli nelJe loro
organizza7:ioni, dalla solitudine e
dalla no1-talgia che li rodevano
dentro. dalle bettole che li i,po•
gliavano. dal coltello che ~i por•
lavano sempre dietro per paura
e come una maledizione.
Nel 1901 si fermò stabilmente
a Zurigo il primo salesiano: don
Giovanni Branùa. Nel gennaio af.
fìttò un locale, nel febbraio aprì
una cappella, poi iniziò l'oratorio
e organizzò le associazioni operaie
cattoliche. I socialisti erano atti·
vissi.mi, e i callolièi non lo furono
meno. I socialisti sfilavano con le
bandiere e i cattolici i-i cucirono
le loro bandiere e fecero le loro
1,6.late. I socialil>ti fonda, ano as-
sociazioni di mutuo soccor~o e i
cattolici ore8sero la Lega Coti o]ica
Operaia di Mutuo Soccoroo (in
vita ancor oggi). I socialisti ave-
vano il eonuni~sariato del popolo.
e un commi~~ariato del popolo lo
fondarono anche i cattolici. Al
numero 109 della Feldstrasse, fino
a qualelw anno fa si leggeva an-
cora, un po' sbiadita, la ~critla
• Commi,,~ariato del popolo'; ora
una mano di biilllco l'ha cancel-
lata del tutto.
I Sale~iani più tardi aumenta·
rono di numero, ma alfrontarono
tempi duri, duru;simi. Occorre•
vano soldi per costruire e per man•
dare avanti le opere, e non ce
n'erano ll<'ppure per sfamart,i. Al-
1foltissimi emigrati, passando
attraverso le forche caudine della
legislazione, sono divenuti eccel-
lenti <'Ìttadini svizzeri. Dopo dicci
anni di permanenza hanno un al•
logbrio 1-ufficientemente ampio, yj.
vono in paC'c in casa propria. norl
hanno debiti di sorta, banno buone
r eferenze dai dat ori di lavoro. A
queste condizioni li banno natu•
ralinnti e ora sono "istemati.
Altri lavorano sodo in attesa
della naturalizzazione. Tremila
delle nutomobjlj che girano per Zu-
rigo sono di p roprietà d i italiani.
La maggior parte degli emigrati
però non ha intenzione di fermarsi:
pensa al gruzzoletto e al pae-
sello. Tornerà e si farà la casetta.
La S,·izzera ha bist>gno cli emi-
grati. Se essi si ritirnHsero tutti
i.n.sicme, molte fahbrichc e molti
alberghi chiuderebbrro. }fa c'è
chi peru.a: questi <,tranieri gua•
stano l'indole genuina del po•
polo. Alcuni temono una mag-
gioranza cattolica in Svizzera. E
o'è ohi briga pc.i: ottenere una
legislazione restrittiva, Gl'indu•
striali in..ecc fanno ponti d'oro
alla mano d'opera Mraniera. Le
• baracche ' di Oerlikon nei sob-
borghi di Zurigo, destinate agli
operai senza fanùglia, qualche
anno fo lasciavano molto a desi-
derare, ma ora cli baracca hanno
solo più il nome. Sono abitazioni
comode, ben riscaldate, spaziose.
72

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Parte del merito di queste mi-
gliorie va al salesiano don Vin-
cenzo Kreyenhi.ih1, uno dei qua-t-
t:ro della Missione, il quale scrive
sui giornali di lingua tedesca e ri-
vendica i diritti degli emigrati.
Vanno dietro
a chi grida più forte
Il comunismo lavora intensa-
mente tra gli operai delle barac-
che. Gli emigrati che tornano in
Italia per le elezioni - è risa-
puto - in gran parte votano co•
munisla. « Non che siano con-
vinti dell'ideologia - dice don
Vincenzo a proposito di quelli
delle baracche. - Ne capiscono
pochino; ma sono scontenti e
questo basta perchè votino co-
munista. Hanno dovuto lasciare
la famiglia. A volte non trovano
in Svizzera ciò che si aspettavano,
non trovano il lavoro adatto, nè
il datore di lavQro che fa per loro,
trovano solo incomprensioni. Non
conoscono la lingua, non se la
sentono di girare da soli e s'in-
truppano comunque sia. Alcuni
passano la domenica in casa per
non spendere. C'è chi la passa a
letto per risparmiare anche il
combustibile. I comunisti soffiano
nei loro orecchi che la colpa di
tutto il loro soffrire è del governo
italiano. Il governo è colpevole di
tutto, specialmente ddla loro se-
parazione dalla famiglia. • Quando
comamleremo noi - dicono i co-
munisti - capovolgeremo la si-
tuazione e risolveremo tutti i pro-
blemi. Voi potrete tornare in Ita-
lia e avrete casa e lavoro'. Essi
ci credono. U novanta per cento
degli operai delle baracche di
Oerlikon sono contro il governo.
e alle elezioni è probabile che vo-
tino comunista ».
. Don Vincenzo spiega: « Questi
uomini perdono la propria perso-
nalità, la propria capacità di giu-
dicare e di decidere. Vanno dietro
a chi grida più forte. Sono vittime
del rispetto umano, si fanno pe-
core. C'è qualcuno che ride di loro
se vanno a Messa alla domenica,
e loro non ci vanno più. Per quei.to
bi.sogna che il prete vada da loro,
nelle baracche. Sono più di due•
mila».
« lo vado alle baracche da p.iù
di dieci amù - dice don Vin-
cenzo. - All'inizio mi fu difficile
entra:re, ma ora mi accolgono quasi
tulli. Li abbiamo aiutati tanto,
e loro lo sanno ».
Per qualsiasi informazione o
pratica che occorra loro, don Vin-
cenzo è là. Dà l'indirizzo esatto,
fa la telefonata, scrive la lettera,
s'interessa, sollecita, va di per-
sona. Distribuisce pacchi in douo.
Un'associazione caritatevole :rac-
coglie vestiti e allro presso per-
sone benestanti. C'è .roba belJa,
magari messa una sola volta.
Sotto la chiesa della Missione c'è
un deposito: li confluisce tutta la
roba e viene ripulita e ordinata
in pacchi -per gli emigrati poveri.
Anche somme in denaro vengono
distribuite.
Il prete delle baracche
« G-li operai che sono sinceri lo
sanno che noi gli vogliamo bene
- dice don Vincenzo. - Le po·
chissime eccezioni almeno tac-
ciono, non potend.o dir male ».
Don Vincenzo ha i capelli biondi
e gli occhi azzurri, sembra fragile
ma è instancabile. Il direttore
della Missione sovente scuote il
capo e Jo rimprovera pcrchè la-
vora troppo. i! sempre in giro.
Quando è in casa, legge libri e ri-
viste e prepara articoli per i gior•
nali.
Dice con una venatura di tri-
stezza: << Quelli delle baracche
banno accettato questo prete, mi
accolgono sempre quando vado
da loro, ma non è questo che io
voglio. lo voglio che accettino la
mia fede, la dottrina sociale della
Chiesa, non mc come persona.
Non mi serve a niente se mi se-
parano dalla Chiesa e dicono ' don
Vincenzo' invece di dire il sacer-
dote o il Papa ».
Quante miserie ha visto don
Vincenzo! Egli cita San Tom-
maso: « Per praticare la virtù ci
vuole un minimo di benessere »,
e poi applica subito: « Se noi
potessimo dare, a ogni famiglia
italiana che viene, un buon ap·
partamento, sarebbero molto più
buoni, verrebbero più volentieri
in chiesa, frequenteTebbeTo più
spesso i sacramenti ».
Il prossimo aprile, a Roma, nella nuova sede del
Pontificio Ateneo Salesiano si aprirà il XIX Capitolo
Generale della Congregazione Salesiana. Vi pren-
deranno parte, con i membri del Capitolo Supe-
riore, gli Ispettori e altrettanti 'Delegati' eletti dai
Salesiani delle lspettorie quali loro rappresentanti.
Purtroppo non potranno essere presenti gli Ispet-
tori e i Delegati dei Paesi d'oltre cortina.
È facile comprendere l'importanza dell'avvenimento.
Saremo quindi grati ai nostri Cooperatori, Bene-
fattori e Lettori se vorranno unirsi ai figli di
Don Bosco nell'innalzare preghiere perchè la luce
e la sapienza dello Spirito Santo illuminino e
guidino i lavori di questa assemblea, da cui di-
pendono tanti interessi per la missione aposto-
lica affidata dalla Provvidenza alla Congregazione
73

2.2 Page 12

▲back to top
II capoccia comunista
e la testimone di Geova
Una difficoltà almeno, fra le
tante, oggi non esiste più. I pro-
testanti non intralciano più il la-
voro dei sacerdoti cattolici. I pa•
stori sono in buoni rapporti con
i salesiani della ~fissione e in ge·
nere con tutti i sacerdoti cattolici.
Un pabtore del Vallesc dilfonde
tra .i cattolici della sua zona il
mensile cattolico Meridiano 12.
Se un italiano ammalato all'ospe·
dale di Zurigo si aggrava, le in-
fermiere protestanti telefonano al
direttore della Missione perchè
corra ad a~s.isterlo.
Un giorno don Giuseppe in-
contra per i.uada il pastore evan-
gelico, che lo saluta e gli dice:
« C'è una famiglia di emigrati
cattolici nel tal posto, che mani•
festa qualche intenzione di con-
vertirsi alla Chiesa evangelica. La
conosce lei, quella famiglia? t
gente di cui ci si può fidare? ».
« So che in quel posto c'è quella
famiglia di cattolici- gli risponde
don Giuseppe, - ma io .non li
ho mai veduti venire alla mia
chiesa».
« Ah! Se è cosi, se li tenga pure
lei... >} - taglia corto il pastore.
I pastori sanno per esperienza
che i cattivi cattolici non saranno
mai dei buoni protestanti.
La maggioranza protestante in
Svizzera si assottiglia, e si prevede
che tra qualche anno i cattolici
saranno più numero»i di loro.
La domenica mattina nella chiesa
della Missione è tul ro un sus-
seguirsi di Messe. Sono occu•
patì i banchi, gli spazi tra un.a
fila e l'altro, l'ampio ingresso e
la cantoria. Cou la bella slagione
vengono anche gl'italiaui che abi-
tano lonlano dalla Mis~ione e al-
lora bisogna celebrare nel cortile.
I Testimo,ù di ~o,•a sono forse
l'un.i.ca delle denominazioni pro-
testanti che non si rassegna al-
J'av anzata cattolica e cerca di
fare proseliti. Passano di casa in
casa, dicono: « Noi vi portiamo la
verità>>, e donano una Bibbia.
Ma di solito si dimostrano così
fanatici e propagano errori così
grossolani che nessuno li i,egue.
Una signorina attivista dei Te-
stimoni di Geova riuscì a raclunare
un gruppo di famiglie italiane di
Zurigo notoriamente comu.nbte, e
con molto calore propinò loro il
suo sermoncino. I comunisti la
stettero a sentire. Alla fine il ca-
poccia prese la parola a nome di
tutti e di,-se: « Senta, 1.<ignorina.
Noi qui siamo comuuis1i e per il
momento non pratichiamo alcuna
religione. Ma se domani decides•
simo di praticarne una, pratiche•
remmo quella cattolica, che è la
vera, e non la vostra ». E congedò
per sempre la zelante signorina.
Ma anche se non converte, que-
sta propaganda spicciola fa del
male, perchè spinge i cattolici tie-
pidi all'indifferentismo.
Un numero incredibile
di attività
Per questo la 1\\fo1sione Catto-
lica moltiplica le sue iniziath-e
e le sue organizzazioni. Ce ne
~ono tante che pare impossibile
siano solo i quattro sacerdoti a
dirigerle.
Oltre la Pia Unione dei Coope-
ratori salesiani, c'è la Conferenza
di San Vincenzo, che raccoglie uo•
mini e donne, ragazzi e raga17,2:e.
Ogni domenica fanno il loro giro
negli o~peclali e portano pacchi.
frulla e giornali. La Co.raie
Sant'Agnese ha cinquant'anrù di
vita. L'Azione Cattolica è .fio-
rente in tutti i suoi rami. Il Pic-
colo Clc:ro e le Giovani Guardie
(uua specie cli esploratori in ca-
micetta verde) sono sempre pronti
a prestare servizio. Poi ci sono le
Figlie di Maria e le Dame di Ca-
rità, che a due a due visitano i
malati a domicilio. C'è l'Aposto·
lato della preghiera e l'Associa-
11:ione dei par-amenli sacri ohe
provvede al decoro delle funzioni.
La Lega Cauolica ha quasi set-
tant'anni di vita; la Filodram-
matica è attivissima.
Si tengono corsi di tedesco e di
francese. e s'insegna religione
nelle scuole cattoliche. Funziona
una biblioteca. Alla festa c'è dop-
pio spettacolo di cinema.
Ogni associazione ha le sue riu•
nioni, conferenze, atthità varie.
Le \\lesse sociali richiedono l'opera
74

2.3 Page 13

▲back to top
di tutt'e quattro i sacerdoti della
Missione: uno celebra• e tre con-
fessano.
Don Giuseppe abitualmente
s'interessa dei malati e delle car-
ceri. Don Vincenzo visita gl'ita-
liani delle baracche. Don Carlo,
da 35 anni aJla Missione, cura
la San Vincenzo e le attività re-
ligiose e formative. Don Arnaldo
è tutto per i giovani: dirige il
circolo, le attività ricreative e la
filodrammatica.
A completare l'opera dei sa.le-
. siani ci sono le Suore Immaco-
latine d'Ivrea. Sono in dieci, e
tengono il giardino d'infanzia, la
scuola materna e la scuola ele-
mentare. Le mamme vi portano
i loro bambini, e poi corrono a
lavorare tranquille.
La gioia più grande che gl'ita-
liani all'estero possano provare è
di avere un luogo cordiale dove
si parli schiettamente la loro lin-
gua. A Zurigo hanno la Missione,
dove si sentono amati e odono
nella loro lingua solLanto parole
di conforto e di speranza.
La chiesa della Missione è l'u-
nica che a Natale faccia il presepe.
-Le altre chiese di Zurigo, anche
cattoliche, non usano. Ebbene, i
pastori che hanno lasciato i loro
monti degli .Abruzzi, della Sar-
degna, della Calabria, della Sicilia,
vanno a visitare il Signore nella
grotta. Quattro sacerdoti, come
angeli, ve li conducono -per mano.
UNA STORIA CHE PARE ROMANZO
Il salesiano don Mecys Burba, lituano, che
ha raggiunto quest'anno il sacerdozio in llalia,
il 16 agosto scorso ha avuto la gioia di assi-
stere alla professione religiosa del fratello
Riccardo nel noviziato di Newton (USA).
Tutti e due sono vocazioni adulte, tutti e
due figli della cattolica Lituania. Il primo
fu accolto nella casa salesiana di Castelnuovo
Don Bosco Jopo essere stato strappato dal1a
patria, costretto a combattere su diversi
fronti e poi a vivere da profugo in Inghil-
terra, sempre con la tris tezza nel cuore di
non poter raggiungere il sacerdozio.
11 secondo ebbe avventure più sensazionali
ancora. Col terrore negli occhi per la patria
invasa, si trovò, bimbo di 4 anni, sol o s ulla
strada dei profughi che, abbandonata ogni
cosa di fronte al nemico invasore, s·i spin-
gevano verso l'Occidente.
Raccolto da una signora e caricato su un
carro tra le masserizie, venne portato in
Germania, dove durante un bomha:rdamento
si smarrì di nuovo.
Fu trovato dai militari americani e quindi
adottato da una famiglia. l1 piccolo Riciardas
Burba si trovò negli Stati Uniti col nome di
Edmund Cook. Tutto aveva perduto, il pic-
colo profugo: la casa, la patria, i genitori,
.la lingua, persino il nome. Gli rimase, e questa
fu la sua fortuna, la fisionomia paterna e
un'innata bontà d'animo.
Nella. patria adottiva compì gli studi,
quinéli fu chiamato per il servizio militare,
che assolse nel corpo di spedizione militare
USA in Germania. Fu qui cl1e cominciò 1c
ricerche della famiglia d'origine, ricerche che
il fratello salesiano aveva infaiato pe:r conto
suo qualche tempo prima. Finalmente, grazie
alla perfetta organizzazione della C.roce Rossa
Internazionale, si ritrovarono dopo circa
20 anni. Llli, militare americano in Germania,
il fratello maggiore in Italia, la sorella pro-
fuga in I.oghilterra; il papà io paradiso e la
mamma rimasta a pregare e a soffrire in
Lituania.
TI giovane Riciardas Burba, conosciuto sollo
il nome di Ed.nmnd Cook, anche da soldato
si era conservat o buono: il cappellano non
poteva desiderare un segretario pii1 fedele
e un collaboratore più esemplare.
Venuto in Italia per incontrarsi col fratello
studente ili teologia, nella casa salesiana
scoperse una famiglia ideale e senza esitazione
la scelse anche per sè.
Terminato il servizio militare e tornato
negli Stati Uniti, enlrò nell'aspirantato,
quindi nel noviziato salesiano, dove è djven-
tato figlio di Don Bosco con la professione
religiosa. Cosi ha ritrovato anche un Padre!
In tutte queste vicende non aVTà gran
parte di merito la vecchia mamma, rimasta
sola neUa tormenta a sgranare il suo inse-
parabile rosario?
75

2.4 Page 14

▲back to top
COOPERATORI IN AZIONE
,,..
IL
PRIMO
CONVEGNO
NAZIONALE
DEI
COOPERATORI
INDIANI
Il Congresso Eucaristico di Bom-
bay offri ai Cooperatori del-
1'India la felice occasione d1 tenere
ìl loro primo Congresso Nazio
nale.
Per lo storico avvenimento fu
fissato il 2 d icembre scorso. La
giornata ebbe inizio ai piedi di
Mana Ausiliatrice con la santa
Messa d1 mons. Ferrando, cele
brata nel suo tempio. " Le tre
divozioni predilette di Don Bosco
disse il vescovo
devono
essere le tre divozioni di ogni
Cooperatore: Gesu Sacramentato,
Maria Ausiliatrice e il Papa ".
li convegno fu presieduto da
don Archimede Pianazzi, rappre-
sentante del Rettor Maggiore. Vi
intervennero oltre 300 Coopera
tori provenienti da ogni parte
dell'India, anche dalle regioni più
remote. Tra le personalità si nota•
vano i vescovi salesiani: mons. Fer-
rando da Shillong, mons. Morrow
da Krishnagar, mons. Marengo
da Tezpur, mons. Marianayagam
da Vellore, mons. Carretto da
Ratburi (Thailandia). Erano pure
presenti don Med, ispettore sale-
siano nell'india sud, don Alessi,
ispettore a Shillong, don Paviott1,
ispettore a Calcutta.
Il tema centrale, in armonia
col clima eucaristico del con-
gresso, ru "Don Bosco e la SS. Eu-
carestia". Lo trattò don Pianazzi,
che mise in evidenza come l'Euca-
restia sia stata per Don Bosco il
segreto della sua santità e di quella
dei suol· fìgliuoli. Il santo educa-
tore basò iI suo sistema educa-
tivo su tre solidi pilastri: la
Confessione e la Comunione fre-
quenti e la Messa quotidiana.
Conduse invitando i genitori a
fare dell'Eucarestia il mezzo basi-
lare per la sant1fìcaz1one propria
e dei figli.
Mons. Ferrando rievocò i giorni
del Concilio, che defìnl una no-
vella Pentecoste, e sottolineò il
fatto nuovo nella storia della
Chiesa, della partecipazione dei
laici al Concilio Vaticano Il; in
esso vide un simbolo e una
promessa: la Chiesa trionferà per
mezzo degli apostoli laici. Don Bo-
sco d1v1 nò tutto questo un secolo
fa e fondò la Famiglia dei Coope-
ratori Salesiani, che volle fos-
sero a servmo della Chiesa, dei
vescovi e dei parroci
L'ispettore don Pav1otti tracciò
le grandi linee dell'apostolato mo-
derno. Un tempo bastava aver
la fede; oggi bisogna professarla
e portarla nella vita sociale Il
problema sociale è problema di
giustizia, ma anzitutto di fede e
d1 amore: solo il messaggio d
Cristo, portato nella società dagli
apostoli la1c1, potrà risolverlo. I
Cooperatori debbono prendere
il loro posto in questa opera di
' consacrazione del mondo '
Dopo un intervallo rallegrato
dalla banda " Don Bosco ". prese
la parola un Cooperatore padre
di famigl ia, il signor G. V. D'Netto
di Madras, per parlare sul tema
76

2.5 Page 15

▲back to top
'
della nostra campagna annuale:
" I Genitori e l'educazione dei
figl i ". Famiglia e scuo la sono i
due pri m1 fat tori dell'educazione
Tutti e due debbono mirare a
dare fin dai pr imi ann, una
visione profondamente religiosa e
morale della vita permeando la
loro opera educativa di una spi-
ritualità profonda "Dobbiamo es-
ser grati a Don Bosco - con-
c iuse Il sig. D'Netto - che ci ha
lasciato un patrimonio educativo
di una ricchezza incomparabile".
Il cav W. J. Fern~ndez inter•
pretò la riconoscenza dell'assem-
blea verso il rappresentante del
Rettor Maggiore, i vescovi e le per-
sonalìtà presenti. l:Jn grazie parti-
colare ebbe per don Di Fiore, diret-
tore della Casa, e per don Sanda-
nam, organizzatore del convegno.
Don Pianazzi salutò i conve nul1
esortandoli ad essere fieri di
appartenere a questo esercito di
apostoli militanti che è la terza
famiglia di Don Bosco.
GENITORI SOTTO ACCUSA
A proposito d ella nostra campagna " Fa-
miglia Educatrice" Invitiamo I genitori ad
ascoltare una voce che viene dalla base,
ma che non per questo è meno attendl blle.
t Il risultato di una lnchiH ta, che 11 legge
nel belll11lmo volume del card. Suenens :
« Vita q•otldla11a11 vita orl•tl•11• »
Per stimolarvi l'immaginazione e inci-
tan·i alla carità familiare, vi dirò di un'in-
teressantissima inchiesta, condotta di re-
cente fra un gran numero di ragazzi d'ogni
parte del mondo. Dovevano dire, i ragazzi,
che cosa sperassero dai genitori; e le rispo-
ste, perchè fossero sincere il più possibile,
Jove,·ano essere rigorosamente anonime.
Le risposte vennero metodicamente rac-
colte e ordinate, e gli psicologi incaric11ti
d'analizzarle e d'interpretarle costatarono
con sorpresa che i concetù espressi dai
ragazzi, a qualunque paese, razza, colore,
appartenessero, erano su per giù ~li stessi.
Da quelle risposte, insomma, e venuto
fuori una specie <li programma che ri-
specchia e riassume i «desiderata » dei ra-
gazzi. Eccolo:
Signori Genitori,
1. non bisticciate mai m presenza dei
figli;
2. dimostrate per tutti uguale affetto;
3. non dite mai ad un ragazzo cose non
vere;
4. siate vicendevolmente indulgenti fra
voi due;
5. fra voi e i figli regni un certo spirito
di cameratismo;
6. gli amici dei figli accoglieteli, come
accogliete i vostri;
7. non rimproverate nè punite il vostro
alla presenza d'altri ragazzi;
8. fate risaltare le · buone qualità dei
vostri figli e non ne mettete troppo in evi-
denza i difetti;
9. rispondete sempre alle loro interro-
gazioni;
10. mostrntevi con loro di umore e di
amorevolezza sempre costanti.
t difficile rifiutare un invito di tal sorta.
Qual fonte di pace e di serenità, pensate,
se i «grandi s'impegnassero fermamente
a non deludere l'aspettativa dei giovanis-
simi, i quali li os.,ervano e li giudicano!
Persino nell'intimo della famiglia la ca-
rità si rivela per quella forza rivoluzio-
naria che è! Facciamole largo, accoglia-
mola con generosa ospitalità. E ricordiamo
queste parole di Bernanos:
Ciò che gli altri attendono da noi, i.-
Dio che lo attende -..
77

2.6 Page 16

▲back to top
L~ nota parabola di Gesù sembra avverarsi anche
per l'Opera Salesiana in Giappone, e in particolare
per la «Scuola professionale Don Bosco >> di Tokyo.
Alla periferia della grande Tokyo, tra boschi e
campi, trent'anni fa i salesiani acquistarono un ter-
reno per la sede della «Scuola professionale Don
Bosco». Il luogo pareva infelice; la Scuola secondo
molti era destinata a vivere stentata per mancanza
di allievi. Era lontana dal centro e priva di facili
comunicazioni.
Sopravvenne la guerra, e con la guerra difficoltà
di ogni genere. Il primo di.rettore fu internato in un
campo di concentramento, metà degli edifici furono
occupati da uffici paramilitari, ma la scuola non si
arrestò nel suo lavoro. L'Ausiliatrice e Don Bosco
la scamparono da tanti pericoli, tra cui i massicci
bombardamenti aerei.
Finita la guerra, con un ritmo di andante mosso,
si sviluppò in modo insperato. L'ultima grande prova
è stata l'incendio, che nove anni fa distrusse in poche
ore tutto il corpo centrale della scuola, la chiesa e
l'internato. Ma dalle ceneri sorse più bella.
Gli allievi oggi superano il migliaio, e la scuola
viene apprezzata da tutti, incominciando dalle au-
torità, che in tanti modi incoraggiano e aiutano ma-
terialmente per l'acquisto del macchinario necessario
all'insegnamento professionale.
Ogni anno sono più di duecento i diplomati che
entrano nella società ben preparati nel campo del-
l'insegnamento professionale, come in quello morale.
Una educazione seria, sicura e completa fa sì che
gli allievi vengano ricercati dai grandi complessi in-
dustriali giapponesi, che conoscono e apprezzano l'in-
segnamento della «Scuola Don Bosco >>. Ogni anno
poi un bel gruppetto riceve il Battesimo, e questi
sono i frutti più consolanti per chi lavora per la gio-
ventù nipponica che attualmente, dal lato religioso,
è completamente abbandonata.
Ma se la grazia del Battesimo arriva a pochi, il
seme della parola di Dio arriva a tutti gli allievi e
c'è da credere che un giorno questa semente ger-
moglierà e darà frutti per la società e per la Chiesa.
La «Scuola Don Bosco » svolge con successo
anche l'attività stampa con l'editrice << Don Bosco».
Da circa quindici anni l'editrice' si è staccata daJla
scuola per avere, come opera a sè, maggior sviluppo
e seguire cosl le orme del Santo che, come tutti
sanno, nel campo della stampa cattolica fu un vero
pioniere.
78

2.7 Page 17

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Ma i salesiani non si sono fermati. La trasforma- bricato cli quattro piani per complessivi 5000 metri
zione del Giappone in una grande potenza indu- quadrati. Il novembre 1964, a un anno dalla be-
striale ha suscitato un problema grave e impellente: nedizione della prima pietra, l'ispettore don Gio-
la mancanza di tecnici e perciò la necessità di pre- vanni Dalkrnaon inaugurava la nuova costruzione e
pararli. È sorto a questo scopo, per volere del go- apriva le celebrazioni del trentennio della scuola.
verno, un nuovo genere cli scuola: l'Istituto tecnico
superiore della durata di cinque anni, per la forma-
zione di periti industriali. I salesiani hanno colto la
palla al balzo. L'attuale direttore della (( Scuola
Don Bosco » con i suoi collaboratori si è lanciato
in questa impresa e ha fatto della vecchia scuola
professionale un Istituto tecnico superiore, seguendo
le direttive del governo. L'impresa non era delle
più facili, ma la stima della Scuola, la serietà degli
alunni, la costanza e l'entusiasmo dei dirigenti, ot-
tennero l'approvazione governativa. Cosl Ja (\\ Scuola
professionale tecnica superiore Don Bosco ~ è stata
In quella occasione moltissimi sin1patizzanti del-
l'Opera hanno fatto corona alle autorità civili inter-
venute per celebrare l'inizio ufficiale dell'Istituto
tecnico superiore. Tutti esternarono il loro plauso e
la loro. ammirazione per il lavoro svolto dai figli di
Don Bosco per un lungo trentennio a vantaggio della
gioventù giapponese. Per l'occasione gli allievi, gui-
dati dai loro professori, prepararono in tutti gli am-
bienti della scuola una grande e ammiratissima mo-
stra dei loro lavori. Si videro allora gli ex allievi
invadere la scuola, fieri d'esservi stati educati.
tra le prime ad essere approvata con tre rami d'inse- I rami di questa pianta ormai si sono estesi in
,
gnamento: disegno industriale, arti grafiche, elet- modo prodigioso, ma forse pochi pensano che que-
tricità.
st'albero proviene dal granello di senapa, che ha po-
· Il governo giapponese venne in aiuto con un buon tuto crescere perchè caduto in terreno irrorato dal
sussidio. Nel novembre 1963 il rev.mo don Ruggiero sudore cli molti e dal sangue di un missionario,
Pilla, economo generale dei salesiani, in una breve don Aclino Roncato che, nell'eroico gesto cli salvare
visita alla scuola benedisse la prima pietra dell'edi- un giovane salesiano giapponese, lasciò la vita tra le
ficio del •Disegno industriale', un modernissimo fab- fiamme nel drammatico incendio del 15 febbraio 1955.
79

2.8 Page 18

▲back to top
EDUCHIAMO COME DON BOSCO
CAPIRE
I RAGAZZI
Era una sera qu.ieta di aprile.
Don Bosco passeggiando con
alcuni ragazzi racco0ctò u.n so-
gno: « Ho veduto - disse con
accento som.messo - u.n ra-
gazzo dell'Oratorio steso per
terra in mezzo al camerone di
u.na caserma; attorno a lu.i sta-
vano dei coltelli spu.ntati, delle
pistole, delle carabine e delle
membra u.mane falle a pezzi.
Sembrava agonizzante. Gli do-
mandai: • Come va che ti trovi
in u.no stato cosi miserabile?•.
Non lo vede - mi rispose -
dagli stnunenti che mi stanno
attorno? Sono diventato u.n as-
sassino e fra poche ore sarò
condannato a morte ' ». I gio-
vani ascoltatori di Don Bosco
allibirono a quelle parole. Don
Bosco aggiunse: « lo conosco
quel ragaz:zo; starò attento a
correggerlo dei suoi difetti e a
infondergli sentimenti di pietà
e di mitezza; ma ha u.n'indole
cosi violenta che temo faccia
una cattiva fine».
Don 'Boaco azzeccò la previ-
sione. Quel ragazzo diventato
adulto si arruolò nell'esercito;
si comporlò male e venne fuci-
lato per aver ucciso il propdo
u.fficiale. Per fortuna mori da
buon cristiano: prima della fu-
cilazione chiese di confessarsi
e di comunicarsi.
Don Bosco aveva l'occhio hm-
go: sapeva prevedere, calcolava
dove andavano a finire certi
primi accenm di malizia nel-
l'animo degli adolescenti; indo-
vinava come sarebbero cresciuti
certi germogli. In una parola:
capiva i ragazzi.
Eeco ciò che si rich.iede ai ge•
nitori e agli educatori: saper os-
servare i ragazzi, saperli com•
prendere, saper prevedere il
loro orientamento. L'adolescen-
za è un risveglio, u.no slancio,
uno sforzo di liberazione. La
sola cosa che il ragazzo sopporta
è quella di una gu.ida amorevole
che lo aiuti senza urtare. Ci sono
alcuni atteggiamenti da parte
dei genitori e degli educatori
che vanno assolutamente evitati.
n primo consiste nel fingere che
i difetti, i vizi e i vizietti del loro
figliuolo siano cose passeg-
gere, bazzecole. « La crisi -
essi dicono - si riassorbirà. È
u.n brutto momento Jna pas-
serà ». Cioè, i genitori fa0cno
uno sforzo per capire, ma non
cercano affatto di agire. È un
atteggiamento negativo, poco
utile e poco intelligente, perchè
il ragazzo non può formarsi
senza l'aiuto e il consiglio dei
suoi genitori.
Il secondo atteggiamento è peg-
giore. Consiste nell'intervenire
brutalmente e fu.ori teJnpo, con
grida di collera, invettive, sce-
nate. Pretendere di modificare
e di dirigere con la forza l'evo-
luzione del ragazzo {cbe ha la
tendenza a restare autonomo e
segreto) significa Jnancare di
esperienza. L'adolescente si di-
fende chiudendosi in una zona
di finzione e di sotterfugi.
Il vero atteggiamento è quello
di comprendere il ragazzo, tutto
il ngazzo. In fondo, compren-
dere il ragazzo significa soltanto
riflettere su ciò che siamo stati
noi stessi. Occorre frenare la
collera, il dispetto, il cattivo
umore. Il vostro ragazzo vi di-
sobbedisce ostentatamente? Pu-
nitelo, ma con calma e m.isura.
La serenità vi permette di pro-
porzionare meglio la sanzione
alla colpa.
Ma non basta. Sono molti i
genitori che amano profonda-
mentei loro ragazzi ma che poi
non riescono a comprenderli.
Non si tratta di scu.sarli, ma di
saper cercare in ogni a.zione,
anche colpevole, l'elemento sa-
no e magari ottimo cbe essa
può contenere. L'adolescente è
per definizione u.n essere alla
ricerca del suo equ.ilibrio e più
di qualsiasi altro essere è sog-
getto a errori. Quante circostan-
ze attenuanti vi sono per la
maggior parte delle sue man-
canze! Anche quando egli deve
essere castigato e in certi casi
punito severamente, va sempre
studiato e considerato con bene-
volenza. L'adolescente in fondo
desidera di essere compreso in
questo modo. Se trova nei geni-
tori una simpatia attiva gliene
sarà profondamente riconoscente.
«Ho avuto un padre straordi-
nario - raccontò in u.na tra-
smissione radio u.na famosa
giornalista. - Ero figlia unica.
Prima di morire mio padre mi
mandò ll chiamare e mi disse:
' Non ho nulla da lasciarti. Devi
farti strada nel mondo e guada-
gnarti da vivere. Come farai?
Ti ho osservata a lungo e credo
di poten:i lasciare una sola ere-
dità: e cioè pochi suggerimenti.
Eccoli. Prima di tutto: non la-
sciarti impressionare dagli al-
tri. Non aver rispetto uro.ano.
Bada solo II Dio. Lui ti giudi-
cherà. Seconda cosa: non pos-
sedere troppi oggetti inanimati.
Non Carlo, altrimenti saranno
loro a possedere te. E terza cosa:
sii sempre la prima a ridere di
te stessa. Tutti hanno un lato ri•
dicolo e il mondo intero ama
ridere di qu.alcuno. Se tu sarai
la prima a ridere di te stessa,
il riso degli altri non ti tocche-
rà, come se tu fossi chiu.sa in
un'armatura dorata ' ». La gior-
nalista concludeva: « Mio padre
mi conosceva bene e mi aveva
suggerito giu.sto ».
80

2.9 Page 19

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NEL MONDO
SALESIANO
Il Rettor Maggiore don Renato Zigglottl consegna Il
diploma di Cooperatore a un membro della Fllodram•
matlca dell'Oratorio di San Paolo In Torino
Mons. Garneri. Vescovo di Susa,
tiene nella Basilica di Maria Ausl•
liatrice la Conferenza annuale al
Cooperatori sul tema: La Dome•
nica, giorno dell'incontro con Dio
e con la famiglia', sottolineando
la necessità di santificare tutto il
giorno festivo e di mantenere l'unltà
della famlglla In ogni momento
della giornata: In chiesa, In casa
e nel divertimento
La Signora Valerla Dompè, del
Consiglio lspettoriale, legge l'indl-
rluo di omaggio del Coope ratori
al Retto, Maggiore
VALDOCCO
fotocronaca
della festa
di Don Bosco
Mons. Egidio Lanzo, Vescovo di Salu:no, durante il
solenne pontificale della festa di Don Bosco, che era
stata preparata dalla predicazione di don Favini e
di don Archenti
Il 31 gennaio è stato ininterrotto
l'afflusso dei fedeli alle celebra-
zioni llturglche, rese solenni dalle
esecuzioni musicali della •Schola
Cantorum', che ha eseguito la
'Missa VIII' dedicata a Papa Gio•
vanni XXIII, per coro a quattro voci
miste e popolo, del M• don Luigi
Lasagna, diretta dal M• Lamberto e
trasmessa dalla RAI su programma
nazionale
y
Carlo Clementi interpreta brani di
Don Bosco, di Pio Xli e di Gio-
vanni XXIII sul Cooperatori sale•
siani, davanti alla massa degli in•
tervenutl per la Conferenza annuale

2.10 Page 20

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VALI.ECROSIA (Imperla) • Presso l'lsti•
tuto Sale•iano l'Ecc.mo mons. Rousset,
vescovo di Ventimiglia, ha benedetto il
nuovo palaz:zo delle scuole. Successiva•
mente S. E. Mattia Mininnl, prefetto di
Imperia, ha tagliato il nastro simbolico,
presenti varie illustri personalità. Il san.
Zaccarl, sindaco di Bordighera, ha tenuto
Il discorso ufficiale, Insistendo s ulla ne•
cessltà della collaborazione tra Insegnanti
e genitori e chiedendo con forza per le
scuole cattoliche parità di trattamento con
le scuole statali, per una effettiva Ubertà
della scuola
Il 15 dicembre u. s.
UNA VIRGOLETTA la Sacra Congregazione
IN UTILE
dei Riti preparatoria
disc usse sull'eroicità
delle virtù del servo di
Dio Giuseppe Benedetto Dusmet, .monaco
henedetLino, arcivescovo di Catania e cardi-
nale.
Uomo di straordinaria carità, dimosLrata
in modo particolare nel colera del 1854 a
Caltanissetta e nelle eruzioni dell'Etna del
1879 e 1885, ebbe stima e venerazione granru
per Don Bosco e la sua opera. Da Catania,
fin dal 1877, alcuni zelanLi eacerdoti si erano
rivolti all'Apostolo di Torino per un'opera
da aprirsi in quella città: una scuola per
giovani artigiani. Il santo arcivescovo di
Catania avvalorava con la sua straordinaria
autorità cruell'is tanza. Nel 1884 egli insi•
stette presso Don Bosco che i salesiani af-
frettassero la loro andata a Catania, nono-
s tante la violenta campagna di \\Ul giornale
locale p er screditare i salesiani con calunniose
insinuazioni. Il santo cardinale insisteva
perchè si recasse s ubito anche un solo sale-
siano a dirigere un oratorio festivo e una
scuola elementare.
Don Viglietli scrive nella sua cronaca che
nel maggio 1887, quando Don Bosco andò
a Roma per la consacrazione del tempio del
Sacro Cuore, ricevette tra gli altri illu$tri
visitatori anche l'arcivescovo mons. Dusmet.
Un grazioso episodio si ricorda nelle Me-
morie Biografu:he a proposito di una offerta
inviata a Torino dal card. Dusmet. L'arci•
vescovo aveva fatto richiesta direttamente
a Don Bosco per il suo seminario di alcune
82
composizioni musicali di don Cagliero, do-
mandando il relativo conto da pagare. Don
Bosco fece spedire, scrivendo sul con to questa
nota: « L'importo della musica è di L. 14,75.
Nella cifra si vede bensì una virgoletta, ma
questa nel totale si può considerare inutile ».
Al che il santo prelato rispose: « Accetto
come una voce del Cielo l'osservazione di
V. S. sulla virgoletta inutile nel totale. Perciò
spedisco L. 14 in estinzione del mio debito
verso la Libreria salesiana, e aggiungo L. 1400,
senza virgoletta, da servire a Don Bosco
per la fabbrica della nuova chiesa del Sacro
Cuore di Gesù in Roma. Questa somma io
avev-0 raccolta a spilluzzico, risparmiando
qua e là, con l'intento d'impiegarla in un'o•
pera pia che ho intrapresa e non ancora
compiuta. Ma la virgoletta fuori di posto
mi ha fatto mutare avviso, perchè mi ha
richiamato alla memoria la nota sentenza:
Qui dat cito, bis dat. Don Bosco dunque ri•
ceva con buon viso la mia offerta, e mi ri•
cambi con una fervorosa preghiera a quel•
l'adorabile Cuore, che tanto amò e tanto ci
ama. Rispetto alla Libreria, si contenti clel
14,00 con la virgoletta, la quale resterà ce·
lebre negli annali delle finanze salesiane ».
Nel 1885 Don Bosco mandò a Catania
i s uoi salesiani, che si stabilirono nella
casa dell'Opera Pia San Filippo Neri. In
pochi anni essa divenne un centro di forma-
zione spirituale, culturale e ricreativa che
si può definire prorugioso. Il card. Dusmet
nei nove anni che visse ancora, ebbe per
quell'opera salesiana affetto, cure e solle-
citudini di vero padre.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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MACAO Per commemo-
rare il IV• centenario delle
Missioni nell'Estremo Orien-
te e dell'entrata dei Gesuiti
in Cina, furono organizzati
solenni festeggiamenti, ono•
rati dall'Em.mo Card. Giu•
seppe Da Costa Nunes, in
qualità di Legato Pontiflcio,
accompagnato dall'lnternun•
zio mons. Giuseppe Caprio
e da altri Prelati. Nella foto:
Sua Eminenza esce dalla
nuova chiesa salesiana ap•
pena benedetta
Una visita non comune
UN
per l'istituto salesiano
DIFENSORE DI ' San Giovanni Berchmans ',
PIO Xli
quella di Alexis Curvers,
un grande nome della
letteratura con temporanea
in Belgio. Interessati per l'ultima sua opera
Pio X II, i{ Papa oltraggiato, gli allievi del
Liceo desideravano conoscere più intima-
mente l'illustre scrittore.
Ex allievo di Don Bosco, fu lieto di acco•
gliere l'invito e tenne una conferenza nel-
l'lstituto. Incontrò subito la simpatia degli
allievi per la semplicità elci suoi modi e la
cordialità del parlare. Anzitutto volle porre
in rilievo la gràzia che essi avevano di far
parte della famiglia di Don Bosco. Senza
nascondere la sua emozione, ricordava alcuni
nomi dei suoi superiori, che « erano stati per
lui - come si espresse - l'immagine del-
l'amore e della santità ».
L'illustre umanu.ta espose poi le ragioni
che l'avevano indotto a prendere le difese
del Papa Pio XII. Lo scandalo causato
da Il Vicario, le insensate accuse che si
erano levate contro quel santo Pontefice,
suscitarono lo sdegno iu questo convinto e
appassionato scrittore cattolico, che volle
restituire al più alto lh-cllo l'innocenza. e la
dignilà del supremo Pastore degli uomini.
83

3.2 Page 22

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IL TEMPIO
SUL COLLE
DON BOSCO
Nella chiesa Inferiore i
lavori pl'ocedono con
ritmo sempre pili Intenso.
Alle finestre cominciano
ad apparire le vetrate il•
lustranti episodi e aspetti
della vita di Don Bosco.
Semplicità e linearità ca•
ratterizzano gli altari la-
terali che dovranno ser-
vire per la celebrazione
dei Sacerdoti pellegrini
VENEZUELA · Il 14 novembre scorso per l'Is11ettoria salesiana del Venezuela è stato giorno
di festa e di ringraziamento. L'Ispettoria ha compiuto in quel mese i 70 anni di lavoro
in quella Repuhhlica. In questa occasione i Salesiani del Venezuela hanno voluto Ten-
dere omaggio al carissimo mons. Francesco ltu=i.za, salesiano, vescovo di Coro, ehc inco-
minciava il suo giuhileo d'argento di episcopato. Nella foto: mons. ltw:riza consegna la
«medaglia salesiana» ai noYizi coadiutori, presenti gli allievi elci grande collegio di Caracas.
84

3.3 Page 23

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Ardisci e spera
Sta per uscire presso 1' ELLE DI Cl il primo volume del-
l'opera di S. E. mons. Lui_gi Mathias: « Quarant'anni di mis-
sione in India ». Le quat.trocento pagine che lo compongono
formano come uno schermo su cui si succedono scene stu-
pende: è la vita di ardimentosi conquistatori di anime che,
guidati dal grande Arcivescovo salesiano, ne hanno realizzato
il motto-programma e Ardisci e spera » .
- Ardisci e spera: che bel motto
per un missionario!
- E sarà il miol
Queste battute si scambiavano
nel lontano 19 dicembre 1921 a
Foglizzo, durante la rappresenta-
zione dell'operetta musicale del
Garlaschi <e Don Bosco fanciullo »,
il grande salesiano don Vismara e
uno dei suoi più illustri discepoli,
mons. Mathias. Questi era alla vi-
gilia della sua partenza per l'India,
dove avrebbe iniziato con undici
salesiani la Missione dell'Assam.
Mons. Mathias era stato invi-
tato dal suo antico professore di
teologia a visitare lo studentato
teologico prima di partire per le
lontane terre dell'Oriente. Benchè
il tempo stringesse, vi era an-
dato molto volentieri. ;e Mi pareva
- racconta mons. Matbias -
un preciso dovere andare ancora
una volta a pregare nella cap-
pella dello studentato, nella quale
avevo ricevuto tante grazie, e
nella quale avevo pure celebrato
la mia prima santa Messa, assistito
dall'indimenticabile don Malan,

3.4 Page 24

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poi vescovo nelle Americhe l>.
Mons. Mathias sin dal primo
annunzio della sua nomina a capo
della spedizione missionaria per
l'Assam, si era messo alla ricerca
di un programma di vita e di un
motto che sintetizzasse tutto quello
che sentiva ardere nel suo cuore.
L'aveva cercato a Roma pregando
dinanzi alla statua di San Pietro,
poi ancora a Torino Jinanzi al
quadro miracoloso dell'Ausiliatrice
e finalmente a Valsalice presso la
tomba di Don Bosco. Sembrava
invano. q Ma non era così -
scrive monsignore. A Foglizzo
avrei trovato ciò che con tanta
ansia stavo cercando. Si era alla
fine del secondo atto dell'operetta:
Giovannino è solo, smarrito, in
preda a grande ansietà e timore.
Comprende che è chiamato a com-
piere una grande missione. Ma
come? con quali mezzi? Sta per
accasciarsi scoraggiato; quand'ecco
apparirgli un angelo pieno di luce
che gli dice: «Non temere, Gio-
vannino! Ardisci e sperai•>.
Le parole dell'angelo a Gio-
vannino Bosco sarebbero diven-
tate la stella luminosa che avreb-
bero accompagnato mons. Mathias
per tutta la sua vita di prefetto
apostolico dell'Assam, di primo
vescovo di Shillong e di arcive-
scovo di Madras. Lo dicono le
400 e più pagine del primo volume
delle sue Memorie (1921-1935)
che si dipanano dinanzi ai nostri
occhi come uno schermo su cui
passano visioni di ardimentose
spedizioni nell'interno della giun-
gla, di commoventi episodi, di ar-
diti tentativi ed esperimenti, di
costruzioni e realizzazioni stupen-
de, di prove e difficoltà tremende
·e di sante conquiste.
Don Bosco aveva visto
Infondeva coraggio a mons. Ma-
thias e ai suoi primi compagni di
missione la -persuasione che erano
gli strumenti scelti dalla Divina
Provvidenza per realizzare in In-
dia i 'sogni' profetici di Don Bosco.
Lo afferma monsignore rievocando
il suo incontro a Torino nel 19z1
con don Bernardo Savarè, diret-
tore della Casa madre. Questi lo
chiamò in disparte e gli disse:
<, Quanto le dirò e le farò vedere
deve rimanere strettamente confi-
denziale. Lei è in partenza per
l'India. È giusto che venga a co-
noscenza di quanto Don Bosco ha
visto in un 'sogno', dove, tra l'al-
tro, si parla dell'India. Quando,
anni fa, ero assistente dei tipografi
a San Benigno Canavese, i Supe-
riori ci diedero a stampare in for-
ma confidenziale i famosi sogni
di Don Bosco, perchè dovevano
essere presentati a Roma per la
causa di beatificazione. Quanto si
stampava sull'argomento doveva
rimanere segreto. C'era l'ordine
di consegnare tutte le copie stam-
pate. Con una restrizione mentale
mi permisi di tenere una copia
delle bozze. .Mi sembra oppor-
tuno che lei legga il sogno di Bar-
cellona. Sono persuaso che dopo
questa lettura partirà per l'India
con maggior fiducia e coraggio».
Si era nel 1921. Era in corso la
Causa di beatificazione di Don
Bosco: molte cose non conveniva
fossero pubblicate. Si può imma-
ginare con quanta avidità e gioia
mons. Matbias abbia letto quelle
preziose bozze. Oggi è noto il
sogno che Don Bosco fece a Bar-
cellona nel 1886. In esso vide una
scia luminosa che fasciava tutta la
terra da Valparaiso a Pechino. Una
maestosa 'matrona' gli fece vedere
il mirabile sviluppo delle missioni
salesiane, non solo nelle Americhe
ma anche nelle terre d'Oriente.
«Leggendo quelle pagine -
racconta mons. Mathias - il mio
cuore ebbe un sussulto. Non po-
tevo credere ai miei occhi scor-
gendo i nomi di Bombay e di Cal-
cutta tra i centri salesiani che sa-
rebbero sorti sulla via di Pechino.
Dunque il nostro Padre ci aveva
già visti in viaggio verso l'India
misteriosa? Dunque potevamo an-
dare fiduciosi incontro all'avve-
nire, persuasi che la nostra potente
Ausiliatrice ci avrebbe aiutati e
protetti ? Confesso che sentii un
86

3.5 Page 25

▲back to top
santo orgoglio al pensiero che avrei
visto coi miei occhi la realizzazione
dd sogno profetico di Don Bosco •·
Oggi possiamo aggiungere che
mons. l\\lathias fu magna pars di
queste realizzazioni. Si deve al suo
coraggio, al suo zelo, alla sua
brama di conquista se oggi Don
Bosco in India è tanto conosciuto
e tanto amato; se ci sono tre ispet-
torie con quasi mille salesiani di
cui moltissimi indiani, e una fio-
ritura di opere veramente prodi-
giosa, vorremmo dire miracolosa.
Da Bombay, ove sbarcarono il
giorno dell'Epifania del 1922, per
avanzare man mano a Calcutta, a
Shillong, a Madras, all'India tutta,
hanno inizio quelle felici realiz-
zazioni che hanno avuto la loro
più bella benedizione con la re-
cente visita di Paolo VI alla
' Scuola Don Bosco ' di Bombay
e con le sue parole: «Ringra.;:iamo
i Salesiani per quanto hanno fatto
in India».
L'esperi1,,tJnlo riuscì
Nel 1925 la Santa Sede aveva
inviato in India un Visitatore stra-
ordinario a studiare il problema
delle scuole cattoliche. TI Visita-
tore ne rimase molto addolorato
e un giorno, sfogandosi con mons.
i\\lathias, lo prese per le mani escla-
mando: e :.\\lonsignore, monsigno-
re, riempia l'India di Don Bosco...
L'India ha bisogno del vostro spi-
rito I».
Era l'inviato del Papa che par-
lava. :\\Ions. :\\fathias ne accolse
l'appello come un comando di
Dio. Con un ardimento che qual-
cuno giudicò temerario, tanto fece
e tanto insistette presso i Supe-
àori di Torino, che ottenne il per-
messo di dar inizio nell'Assam a
un no\\'iziato per giovani aspiranti
europei. Si trattava di portare nel-
l'Assam, sui contrafforti dell'Hi-
malaya, elementi giovanissimi, far
apprendere loro le lingue e i co-
stumi del paese e iniziarli così alla
vita apostolica. A quel tempo le
difficoltà erano maggiori per le di-
stanze e per i mezzi di trasporto
molto lenti. Ma l'esperimento riu-
scì. Dall'Istituto card. Cagliero di
Ivrea ogni anno un bel gruppo di
giovani salpava verso l'Assam,
ogni anno i salesiani in India au-
mentavano, ogni anno mons. Ma-
thias apriva qualche nuova Opera.
A lui si pote,·a applicare il verso
del salmista: «Come aquila che
vola sui suoi aquilotti 1>, perchè
mons. Mathias aveva dell'aquila
lo sguardo lungimirante e gli ardi-
menti, curava personalmente la
formazione dei suoi 'aquilotti',
mostrava loro la via e poi, come
Don Bosco, li lanciava sul campo
del lavoro.
J\\1a ci volevano anche vocazioni
native che, affiancate a quelle ve-
nute da lontano, potessero prepa-
rare i futuri quadri. Ed ecco i primi
chierici indiani, poi i primi sacer-
doti; e oggi i primi due vescovi
salesiani indiani si sono aggiunti
agli altri quattro.
Ardimentoso tedo.foro
:.\\Ions. Mathias ha l'ansia del
futuro. Sembra che egli legga nel-
l'avvenire. Senza soldi si mette a
costruire edifici enormi. Senza per-
sonale accetta nuove fondazioni in
tutta l'India: Calcutta, Krishna-
gar, Bande!, Bombay, ~Iadras... È
difficile seguirlo nelle sue escur-
sioni e nei suoi viaggi. Sfogliando
le sue Memorie lo vediamo sui
monti Khasi, a Jowai ove acquista
una collina intera, nella Bhoi
Country ove si perde nella giungla
e si busca una grave malattia, a
Nongbah ove si commuove sino a
piangere dinanzi alla ' fede ' di
10.000 pagani... Poi eccolo a Bom-
bay ad accogliere un gruppo di
missionari, tra i quali don Ven-
drame, che diventerà il San Fran-
cesco Saverio dell'Assam; eccolo
a Tanjore con mons. :.\\1ederlet, il
• terrore dei demòni '; a Calcutta,
ove accetta di prendere la cura
della Cattedrale e una tipografia;
a Dibrugarh sull'Alto Bramaputra,
ove prepara quella ~tura diocesi.
Lo seguiamo poi con don Rical-
done attraverso l'India, la Birma-
87

3.6 Page 26

▲back to top
nia, la Thailandia, l'Indocina... Lo
accompagnamo r.oi suoi cinque
indianetti alle feste della canoniz-
zazione di Don Bosco a Roma e a
Torino...
Leggendo queste Memorie non
si sa se ammirare di più l'audacia
e l'entusiasmo di questo grande
figlio di Don Bosco o l'assistenza
visibile della Divina Prowidenza.
Mons. Mathias non è uno di quelli
che per falsa umiltà tengono na-
scosta la lucerna sotto il moggio.
Egli tiene alta la sua fiaccola, nel
pugno chiuso e fermo, come ap-
pare nel suo stemma vescovile. È
un vero tedoforo delle Olimpiàdi
salesiane nell'Oriente. «Seguitemi
- pare che dica - vi mostrerò la
via: una via di luce e di vittoria
perchè viene da Cristo e porta a
Cristo: Ardite e sperate sempre! »·
Mantennero la promessa
Prima di partire da Valsalice, il
18 dicembre 1922, i missionari del-
!'Assam erano andati a fare un ri-
tiro presso la Tomba di Don Bosco.
I n quell'occasione mons. Mathias
aveva invitato i compagni di mis-
sione a promettere tutti insieme di
far sempre 'onore a Don Bosco'.
Leggendo ora le pagine delle sue
Memorie appare quanto viva sia
stata la loro volontà di far sempre
onore a Don Bosco. Monsignore
si rivela della tempra dei primi sa-
lesiani inviati da Don Bosco nelle
Americhe: Cagliero, Fagnano, Co-
stamagna... Così si ripete tra le
tribù dell'Assam quanto Don Bo-
sco aveva visto tra i selvaggi della
Patagonia. I Khasi prima, poi i
Garo, i Munda, gli Oraon Mikir
e persino i Naga, cacciatori di te-
ste, cadono in ginocchio dinanzi ai
salesiani che vanno loro incontro
cantando.
Madras
Calvario eretto sulla collina
dov e fu m artirizzato
l'ap ostolo San Tommaso,
per commemorare
la Messa d'oro di mons. Mathias
Lo stesso desiderio di far onore
a Don Bosco spinse mons. Ma-
thias a prendersi cura particolare
della gioventù povera e abbando-
nata e a dar vita agli Oratori fe-
stivi, che tanto apporto han dato
al movimento di conversioni.
Ma l'India oggi è riconoscente
a mons. Mathias specialmente per
le scuole professionali ch'egli ha
disseminato nelle varie città: Shil-
long, Gahuati, Calcutta, Krishna-
gar, Saharampur, Madras, Bom-
bay. Anche in questo mons. Ma-
thias fu un grande antesignano e
un grande salesiano.
Segreto non ultimo di riuscita
per monsignore fu lo spirito di fa-
miglia, che volle regnasse tra i sa-
lesiani. Commoventi le pagine delle
Memorie che parlano di quelle riu-
nioni familiari attorno alla mensa
dei superiori.
Volevano scrivere al Papa
È ricordato l'addio che Shillong
diede al suo primo vescovo quando
venne eletto arcivescovo di Madras.
I confratelli gli offrirono un gran
cuore d'argento con tutti i loro
nomi incisi come segno di per-
petuo affetto. I cattolici Khasi
non potevano rassegnarsi alla sua
perdita e venivano a trovarlo e gli
portavano ogni sorta di doni.
Persino i protestanti, che nei
primi anni l'avevano tanto osteg-
giato, ora venivano a dirgli che lui
doveva rimanere a Sbillong e
ch'essi erano disposti a scrivere al
Papa pcrchè lo lasciasse nel-
l'Assam.
Ma bisognava lasciare la Città
dei fiori e la terra incomparabile
dell'Assam per andare a Madras
e ricominciare da capo, o meglio
a continuare nell'India meridio-
nale lo stesso grande lavoro per
far ' onore a Don Bosco '.
Ed eccoci alle ultime righe del
primo volume delle Memorie.
Mons. Mathias è in treno alla volta
della sua archidiocesi di Madras.
<< Più mi allontanavò dalla mia mis-
sione dell'Assam, più mi torna-
vano alla mente i primi momenti
di trepidazione e d'incertezza
quando, in Italia, andavo in cerca
di un motto e di un programma.
Mi rivedevo in treno quella sera
di ritorno da Foglizzo e mi rie-
cheggiavano all'orecchio le parole
che l'angelo aveva rivolto a Gio-
vannino Bosco: 'Ardisci e spera'...
Madras era vicina. Mi scossi e
presi una risoluzione: dimenticare
il passato. O meglio, noi Il passato
mi sarebbe stato sempre presente
per incoraggiarmi ad affrontare
con grande fiducia l'avvenire, che
si affacciava incerto sul mio nuovo
orizzonte ».
QUARANT'ANNI DI MISSIONE IN INDIA
MEMORIE DI S. E. MONS. LUIGI MATHIAS
VOLUME 1°: IN ASSAM (1921-1935)
L. 2000
ELLE DI Cl - TORINO-LEUMANN
-88

3.7 Page 27

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IMIEI PICCOLI
IMPLACABILI
Monsignor Marchesi, vescovo missio-
nario salesiano nel Rio Negro (Brasile)
ha milioni e miliardi di piccoli nemici
che ostacolano Il suo lavoro aposto-
lico tra gli indios
La mia diocesi, alla confluenza del Rio Negro col
Rio deJle Amazzoni, è solcata dalla linea calda del-
l'equatore; non ho grattacapi per il riscaldamento
invernale. In compenso io - e con me i miei mis-
sionari - ho moltissimi nemici da cui guardarmi.
Essi non sono emissari segreti di potenze straniere,
mandati tra i nostri indi a disseminare le false ideo-
logie; non sono neppure i variopinti stregoni delle
tribù, intenti a preparare magìe e sortilegi: i nostri
nemici sono molto più piccoli, piccolissimi, indivi-
dualmente insignificanti, ma sono a milioni, anzi a
miliardi. Sono le bestioline della foresta e della
savana.
Per esempio le formiche. Ce n'è un tipo chiamato
dai brasiliani 'formiche del fuoco'. Vivono sulle foglie
e sulle cortecce degli alberi. Jo viaggio spesso nella
foresta, cd esse mi attendono al varco: quando passo
sotLo i.L ramo su cui si trovano. esse s i lasciano ca·

3.8 Page 28

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Missione SalHlana del Rio Negro
(Brulle)
Ragll%Zo Tucano che lavora
uno strumento musicale da ballo
dere in massa !'U di me e mi ricoprono dalla te~la ai
piedi. Prese a una a una sono appena vi~ibiJi, ma
tuue assieme combian di colore ai miei ve:.titi, e
mordono e provocano addosso un calore come di
fuoco. Per questo le chiamnno le 'formiche dd
fuoco'.
Ho poi da , cdcrmela sovente con le tèrmiti, che
edificano nidi monumentali nd cavo degli alberi e
di noLLe gironzolano in cerca di cibo. Molti tipi di
legname, per loro. sono una leccornia. Li mangiano
con vero piaccn·. e combinano scherzi non i,empre
i<impatici. lJn contadino, per esempio. pianta nel
terreno un palo d'un legno che rientra ne.I Joro menù.
Dopo qualche mese va a ri,,cdcrlo e gli sembra in-
tatto; solo in basbo c'è un piccolo foro. In realtà il
palo all'interno i-lato complet11m1•nte svuotato daJJe
tèrmiti pm>sate attraverso il foro, e si regge in piedi
per misericordia: ma a vederlo, chi lo direbbe? 11
contadino s'appoggia a quel che ritiene un solido
so,;I egno, e vola a gambe all'aria iru;ieme col 1,uo
palo, che è più leggero d'una canna.
Io dovendo dc,rmire all'aperto, monto il mio gia-
ciglio tra gli alberi, a un melro o due da terra, e
appendo il bagaglio a un ramo alto, perchì: se ca-
de,,se sotto le grinfie di queste heijtioline maleducate,
vi s'intrufolerebbero senza domandare il perme~so,
per mangiare ciò che è di loro gusto. ~la nonostante
tutte le prccallzioni da mc pres<>, le tèrmili co11O-
acono mollo bene il sapore dei miei vei;titi e dei
mfoi lìhri.
come un fiume daJJe acque brune e turbolente. Non
c'è insetto o piccolo animale che resista alle Joro on-
date: anche i rospi, i topi e le lucertole devono
fuggi.re. Se qualche incauto si lascia raggiungere da
loro, in migliaia gli si avventano addosso e lo divo-
rano, risparmiando solo la pelle e gli ossicini ripuliti.
Una notte, stanco del viaggio, dormivo saporita-
mente in una baracca. Mi svegliai aJ rumore di una
pioggia fitta che cadeva sulle foglie della foresta.
Ascoltai meglio: non era pioggia, era qualcosa di di-
verso, come lo scaJpiccìo di un'fofinità di zampette.
Le formiche arrivavano. Balzai dall'amaca. ma era
troppo tardi per scappare. Rimasi immobile. Il mio
corpo si coprì di migliaia di formiche. Le lasciai
fare. Salivano e scendevano fodaft'arate. Poi dira-
darono e scomparvero. Em.isi un profondo sospiro
di sollievo. Guai se aves!'i tentato di difendermi:
m'avrebbero aggredito.
AJtra ,•olta celebravo la messa in una cappella e
i miei indi seguivano anenti la funzione. Si era ap-
pena dopo la consacrazione, quando alcuni indi vi-
cini all'uscita lasciarono la cappella. Poco dopo altri
li seguirono, poi tutti. Ancbe l'accolito mi lasciò.
Rimasto solo, mi voltai: a pochi passi daJJa cap-
pella una fiumana di formiche avanzava rapida-
mente verso cli me, col t\\UO tipico scaJpiccìo. Che
fare? Mi preparai a sostenere l'assalto. Coprii il ca-
lice col velo e protessi con le mani la particola con-
sacrata. Le formiche giunsero all'uscio etl entrarono
decise. Vidi ragni e centopiedi fuggire disperati in
ogni di rezione: non a,e\\'O mai sospettalo che la
cappella, ripuJita ogni giorno, ne contcncsi,e tanti.
Le formiche li annientarono Lutti. Intanto i miei
paramenti assunsero un colore niente affatto litur-
gico: erano grigi di formiche. Le bestiole s'arrampi-
carono sui candelieri, ecalarono i vasi di fiori, ispe-
zionarono la predella dell'altare e il campanello del
sarutus, frugarono dappertutto e as.:.aggiarono tutto
meno le fiammelle delle candcJe. E pasliarono oltre.
Poco dopo ritornò il silenzio, ritornarono gli indi e
continuai la messa.
Queste 1:1ono dette le 'formiche di correzione',
perchè dove arrh-ano ;,on dei castigamatti. Fanno
del bene aJla campagna, e clistntggono gl'in~etli dan-
nosi. ;\\1a sentirsele pa•sare addosso, sulJe mani,
sulle Jabbra, sugli occhi, proprio non è un piacere.
Una fiumnna di formiche
a anza v..r"o -:li me
Altre formiche s'intruppano in orde di milioni e
milioni. e migrano nella srh a spinte dalla fame.
Avanzano in colonne larghe anche cinquanta metri,
Come se non mi ba~La~~ero le formiche per terra,
devo anche difendermi dai miei nemici dell'aria: i
mosccrin.i, le zanzare e i ll\\fani. Essi regolano la gior-
nata della selva come un orologio. Finrhè c'è luce,
per dodici ore e più, sono di scena i mo~ccrini. AJ-
l'imbrunire I moscerini ,i ritirano e !~ciano il posto
ai tafani, i padroni del crepuscolo. Appena il buio
90

3.9 Page 29

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s'è fauo intenso, essi se ne vanno, ma ritorneranno
al crepuscolo del mattino. La notte è invece il
regno delle zanzare.
I tafani hanno pu.nlure terribili, e mettono a dw-a
prova la sopportazione ancl1e degli animali più ro-
busti.
I moscerini sono onnipresenti. Li si respira con
l'aria. Pungono, succhiano e dànno prurito insop·
portabile. Una razza di moscerini a un certo punto
dell'anno lascia le zone paludose e frequenta uomini
e animali in cerca di sangue. Sono piccolissimi e
s'intrufolano dappertutto. Filtrano nttraver:,O le
maniche, il colletto, il foro aperto da wu1 tarma nel
vestito. Aderiscono alla pelle, si gonfiano cli i,angue.
e si trasformano in botticelle rossicce, grosse come
chicchi di riso. Poi !li lasciano scivolare a terra, e
smaltiscono la loro sbornia di sangue.
Le zanzare solo nelle zone paludose inoculano il
tripanosoma della malaria, ma per punzecchiare
sono presenti dappertutto. Di solito ne baBta nna
per non lasciar dormire; arrivederci quando ce n'è
un'infinità. Fuochi accesi e zanzariere, creme e po-
mate spalmate sul viso e sulle mani, dopo pochi mi-
nuti non servono più a nu1la. Sembra che le zan-
zare si divertano a espugnare ogni sorta di difesa.
Uccisa una, tornano in dieci, e tutte intenzionate a
pompare san,,rrue.
Pipistrelli brava gente
e 's'r&11: sangu'r ·
Anche i pipistrelli ce l'hatlllo con mc, povero ve-
scovo missionario. Non tutti per fortuna, perchè al-
cuni mi risparmiano e preferiscono II mc qualche
insetto saporito, o un frutto o un pesciolino.
I pipistrelli insettivori sono brava gente e liberano
la campagna coltivata dagli insetti dannosi. I frut-
tivori che rovinano i raccolti sono eliminali facil-
mente con l'arsenico o Ja stricnina. I contadini
alla sera lasciano su un albero una sola banana,
trattata col veleno. Al mattino segue1\\Le trovano
attorno all'albero decine di pipistrelli fulminati
dal nleno.
Io non ho mai visto al lavoro i pipislreUi ittio..-ori
che mangiano i pesci, ma di essi mi hanno parlato
molte volle i miei indi. Pescando di notte sui lìumi,
gl'indì vedono spesso all'opera questi curiosi pipi•
strelli che volano a pelo d'acqua, attendono i pesci
nel momento in cui gu.i1.zano dall'acqua per respi-
rare una boccata d'aria, e li arraffano al volo.
Miei veri nemici personali sono invece i vampiri.
Sono dei sanguinari, autentici vagabondi del cielo,
senza fissa cllmora. Solo qu.ando hanno trovato una
vittima smettono di migrare per la scJva. Allora se•
guono la loro vittima e la perseguitano, tutte le notti,
con una costanza degna di miglior causa.
Jauareté (Rio N egro)
Attendono 1111 Inviati del Governo
a visitare la Mlnlone
Occorre riconosct>re che fanno le cose per bene,
con tanta delicatezza che le loro vittime neppure se
ne accorgono. Pure s'intendano di medicina. Scelto
il punto preciso in cui mordere, dapprima ·vi prati-
cano una specie di anestesia locale, poi succhiano
il sangue e infine, senza recare il minimo disturbo,
se ne vanno.
Una volta fui aggredito da un vampiro per due
nolli consecutive. Non volevo diventare la sua emo•
teca, il suo ristorante. Decisi di allenderlo alla terza
notte e regolare i conti. Due indi mi vennero in aiuto
e ~i misero di guardia innanzi alla porta di casa, ar-
mali con grossi l'ami per abballerlo. Anch'io mi ero
armato e lo auendevo in camera. Nessuno di noi
av\\'ertl il suo arrivo. Quando percepii nell'aria un
leggero fruscio d'ali, il mio vampiro era già :,ulla , ia
del ritorno, e aveva già compiuto il misfatto: sul mio
piede, da due piccole ferite profonde, uscivano due
rigagnoli di sangue.
Il suolo nelle foreste equatoriali è sovente coperto
d'w1 soffice detrito, formato da cortecce d'alberi, ra-
moscelli, semi, frulli, foglie cadute: un morbido piu•
mino sprimacciato dalla natura e invitante a disten-
dersi. Non conviene accogliere q11ell'invito! Io ero
lllll,~ionario giovane e inesperto quando accettai: un
minuto dopo scattavo in piedi e, mi dimenavo in
tutti i sensi per liberarmi dai mmc piccoli insetti ohe
in un niente m'avevano assalito. Era la loro dichia-
ra::ione di guerra. e è passato del tempo: ora ho
75 anni. sono vescovo, ma i miei piccoli implacabili
nemici della forc~ta non mi portano ancora alcun
rispetto e mi combattono con l'accanimento di
sempre.
Ma nè i vampiri le formiche nè le zanzare for•
mano l'opera del missionario: a tutte queste coso
- come dice San Paolo - ci rende superiori l'amoro
che portiamo a Gesù Cristo, che per il primo ci ha
amati e si è sacrificato per noi.
91

3.10 Page 30

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Vide Don Bosco ai piedi de11'Ausiliatrice
Anni fa mia zia Maria Civita Mancini nata
Agresti, quasi improvvisamente si scntl come
paràlizzata e incapace a muoversi. Lo stato dcl-
1'inferma andò sempre peggiorando, mentre i
pareri dei medici erano discordi.
Una notte le sembrò vedere un sacerdote
che pregava inginocchiato dinanzi ad un'im-
cnagine della Madonna. Quel sacerdote le fa-
ceva segno che si raccomandasse alla Vergine
e la invocasse. Da quel momento cominciò
a sentirsi meglio e in breve guarl comple-
tamente.
Qualche tempo dopo le capitò tra le mani
un'immagine che rappresentava Don Bosco in
preghiera ai piedi dell'Ausiliatrice; allora rico-
nobbe che era stato Don Bosco a ottenerle la
guarigione da Maria Ausiliatrice.
DON PASQUAJ.E 1\\1.ARIA JALONGO
J\\fusinnario nell'Amazzonia
L'odissea di un missionario
Sento il dovere di far conoscere una grazia
ottenuta da Maria Ausiliatrice quando ero mis-
sionatio in Cina.
In un mio viaggio da una comunità cristiana
all'altra, in una disce$<1 mi scivolò la bicicletta
e io caddi a terra battendo la testa e perdendo
i sensi. Quando rinvenni, mi trovai circondato
da alcuni pastorelli di bufali che mi facevano
~pire che perdevo molto sangue. Difatti il ma-
~co ~cl !r~no si era confì~cato proprio sotto
1occhio s1rustro, aprendom1 una grossa ferita:
lo strappo fu grande e un pezzo di faccia mi
penzolava.
Quei pastori mi fasciarono la ferita con al-
cune foglie di tabacco evitandomi di perdere
troppo sangue. Giunto in un villaggio pagano
vi<:00, mi pulirono il sanguè con acqua calda.
Arrivai finalmente alla chiesa cattolica di Lin-
shen a sera tarda; e 1l don Simone Leong im-
piegò circa due ore per medicarmi e rimettere
a posto il pezzo di faccia penzolante. Poi do-
vetti stare seduto, senza mai coricarmi, per
sette giorni. In tutto quel tempo non potei
prendere altro cibo che un po' di acqua zucche-
rata e latte, perchè la faccia mi era gonfiata
talmente che quasi non potevo aprire la
bocca.
92
In lutto questo tempo sperimentai l'efficacia
dell'unico antidoto che ebbi a mia disposizione
contro tutte le infe';;ioni, complicazioni e<l
emorragie: l'assistenza materna di Maria. Au-
siliatrice, che non cessai d'invocare, e con me
i cristiani che lo seppero. Quando giunsi tra i
miei fedeli di Tung-Pi, che mi avevano pianto
morto, fu una gioia per tutti perchè ero già
completamente guarito. Compio, anche se in
ritardo, la promessa di pubblicare la grazia.
R~pubb!im di San .\\JarintJ
DON SALVATORE M. BUGGEA
I medici si dettero per ~ti
L'anno scorso fui colpita da grave trombo-
flebite alle gambe con febbre costantemente
molto alta. I medici, nonostante i ripetuti esami
batteriologici faui, non riuscirono a scoprire il
1Jirus che circolava nel mio sangue e si dettero
per vinti. U mio fisico 110n sopportava più una
ulteriore cura a hase di antihiotici e c'era il
pericolo grave di una setticemia. Allora pre-
gammo con tanta fede Maria Ausiliatrice e
Don Bosco perchè intercedessero presso il
Cuore di Gesù la mia guarigione. In breve la
febbre scomparve e mi avviai verso la conva-
lescenza. Sono infinitamente grata a Maria
Ausiliatrice e a San Giovanni Bosco.
PIERINA MAZZINI
Evita un pericoloso intervento
Verso la fine del dicembre L963 venni col-
pita da una violenta infezione da virus alla ci-
stifèllea, ribelle a tutte- le terapie più forti e
più aggiornate. Nel febbraio del 1964, dovetti
essere ricoverata e fui curata da valenti profes-
sori, ma per il persistere della febbre, si ren-
deva necessario un intervento che, a causa dei
miei disturbi cardio-circolatori, si presentava
molto p<;ricoloso. Fu allora che, d'accordo con
mio marito, iniziai una fervorosa novena a
Maria Ausiliatrice e a San Giovanni Bosco.
La febbre scomparve e nel giugno scorso potei
ritornare a cas.1, evitando il pericoloso inter-
vento. Adempii subito la mia promessa e ora
rendo nota la grazia con perenne riconoscenza
a Maria Ausilfatrice e a San Giovanni Bosco.
Bord,:gl,e,a ( lruptria)
WANDA TRAVERSO

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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C'era ancora qualcosa da fare : pregare
Chiamata d'urgenza all'ospedale per la mam-
ma che dove,·a subire una difficile operazione,
tro\\'ai degente in condizioni ~ravissime anche
un mio cugino, Luigi Tirahoschi di 32 anni,
operato due volte in breve tempo allo stomaco
per ulcera perfonna e una terz,1 per occlusione
inteslinnle. A giudizio dei medici non c'era più
nulla da fare. Già gli avevano amministrato gli
ultimi Sacramenti. Lo in,·itai ad avere fede in
Don Bosco e gli misi sotto il guanciale la re-
liquia del Santo. 11 mattino i:cguence tornai a
trovarlo. Mi disse: • Sa che mi sento meglio I
Stanoltc ho pregato Don Bo~co e gli ho pro-
messo un'offerta se mi fa la gra1.ia di guarire•·
Ora sta b1:nc e, ric.onosccnte a San Giovanni
Bosco, manda l'offerta promessa.
Codiguro (Fcmorà)
SR. MARIA EPIS
01 HAIIIIO PURE SEOIIALATO GRAZIE
.\\bl>1al1 l.111• - Accomll.ZUI Roo11a .\\lbin, ;\\l,.no - Alfano
Carmda - ,\\J1anon OIR• - ,\\JI01ia Camp,on• ,\\nru, - Amalo
~lirhcl,r- ... 1\\mt:al10 Giacomo - Am<'rro G1o•omu t Angda •
Andr<u<~eni D,n, - Anselmo :'.1.rìcJln • Ardd1aconu :v!on• -
Ar•n• O. • Aré>\\i Nina - ,\\rìold1 Fom, • Arri11oni Aru:jllu •
/\\.spcoi !lrtrl>aua ~hrio - A,,tj F.mmn - A•tuto Adcl,na - A11in1\\
Mina - /111d1110 On,zo lltaria - llncu•ì \\dclt· - !ladino ROllalba
e_.. - l'lado Fr.nccsca - Raffi O•nide Tcroa • J1,11h,110 Fcdcrico
- Bolb1an1 So•ell~ - &!bi Alba - lhl,l,n1 \\1ar,a - JbJcStn
t<rìno • U""'' Renato - Bell1n11~n Marina • .S.llotti Ercoluu
• llet1clh 'ltrn1na - &noia !Ja - llnuu, l'am. - !11ondi F.,.
dora • U11aldi l.uil{Jna - lJocca Giuseppe - llolla l..ctiria -
llollo Ada - lloruojuti '\\,nc,ns,na - llonrtr, 1.uixi - Borga1dlu
OtlA'IO • ll.Jrau G. - BouJlo I ncs • !lor.on Giutcppina • Bra-
c.elh lmm■talata .. 8raacui ,·atuJI .. Brandolin Gio,-.nna -
Bruno fl1trino .... Drusa An1onini .\\ntnn,eua • fJrurzonc Z\\bna
- l;lrunt f:mili1 - Burgay Or<ate - llu~ay T.....,.. - Caddt..,
Mafa!<lo - Calcogni Rosa • C•ld.rcn, ,·uwrio - éallcga LUJ~i
- C.,llii,:1r1• l,iilia - C,iminnec, Lucio - l'ampun Teresa • éand,a
Raffaello • C•polouio Boni Thcn - t'apuh111nco Franc...,a -
Cap11cllct1I Vir11ilio - Card, nalu Jott Sah·aturc • Corona Tcreon
• <..:arpi hlc-ni • C:•nctta l\\1:rria l.1.11u • l"u,1n Luigja ~ C1110
Rina
11:ppe
ce·au•t.~.KcOllOari'ln'coMd1a.1rriao
- C.,nu•B
A\\111\\llla •
t,111111• - c:,.1ell:ino G,u-
Ca111Jc C'armin" c~ulo
Rita - Ca,..11.,,0 Aldo - Canllero \\lori• - t.:cpolluo fulfatle
• t'uesa hm. - Ctreoa Florinda - Ccrnto Rita - Ccarin,
Flora - (.'hJarlc Rosa - Chinctto nru,a - Ch1nclla10 C«chclli
R~gln• • CIU11C'11 Gio\\'anna • Ca■na G10\\"1nn• - C1ccop1-c<k
Anna - C,hn l.u11n - C,om.itni M•n• - (.'" au Ofdta - Colcaimo
:Suru,e11a Colombo Giulia - Colombo Marl!hcrlu - Colombo
::\\f1r1a .\\lcuiantlrina - Concina l\\llrua .. Confoctt Rosuu - Conra
Gioi;-.nni • Coppm, Enrico • Coramanno Antonietta • Cordc-n
AnR•l• - Cooao Anna Maria - C'11at1 Mona - Cotl]I Antonio
- Covi n1>m~dlo - Covolnn Vir1lnlu - l.:ravcJi Scvuino - Cr<!•
mon.., M•n• HulT•ello - Cretier Tcrc,o - Cripp.~ Oiuho -
C.:ri■urun, c;;u.eppn - P• Fnntt'SCO t:ormelln• - Dellarolc Pier
Corla - Dd l\\1aiato Anna - Do! l'il11n Adrlanu - Od Prato Giu-
1ep111na • Ot \\lqgm Carla - Dt l\\lardu Adelma - De Mu11aa
l7110 - O, Carlo Angi,1iru - D, l'nn«-sco Anna - Di )anni
;\\!,ria - Omeo ;\\farla • Din1 llc.rti Maria I.tura - Oi Puqualc
Palma • D111clano Maria - Dokiru .\\lorinclla • Oon,ru, Carmela
- Dote .Mana - J-:liano Filmncru - Fabnc:i Ohmpi• - Fattioli
l::lena - lacciolo Tommao - l··a,ll•c1 Serafina - f'al<ktuo An-
1nniru, - Fund Riccordo - f'a.,,,olo AJele - l·.-•rn l'•lu•1.olo
Rc»tn:a - l·avrc P.ahrnra - F1.1:r.r1ni Guiz7.ct11 \\1:nlt.lilrna - F~-
drigott1 Mann.,. • I cn11u l..cone - FetTJLu l.anil • J·~rniro :\\hria
.. Ftrrlfn t.uC'1■ - hirrtro M.ana - 1-·,or G,oc:onda - l·ot1 t:tma
- Franoo lùiuJba • Fus, \\ngclo Fust11no GIUl<f'Jlllla - t:ahos
Oscar - G•bos i\\lana - Gahuii Giulia - Cacio!• l>omeruca -
Gaahardi Z ta .. Cìill .,.\\ntorucua - G,J1:r.,o l .ucia - Galle:ttt
Ter.sa - C,anbotto Mana :\\latild< - C.arluch1 l\\ora - Gai·
...\\..rgcntiru1 • Ghc.1.zi Sona .. Gi,mhonc c.omm. ,\\ncdo .. (;ian-
coJa Arii.ud<t - (i1.anol1 ~1dania - G1'1uJ1 {;1u.\\eppm1 • G,u..ffn:-
Fam. - G•Jflll• l\\fnna • Gnl~ ,\\nna - Gnandi<W, Uc G,or~, Moria
- Or.usi ZMoli C;Jo\\anna • Grossi H.ita - (it11r11110 4\\t,fnl"~ ..
Grilli J\\IRrt~ - C,nn,ul li Mad,falona - (;,0091 \\111,Molcna -
(;uae)1arJo C,iu,ortpinn - Gu:t7.;,:.i F'u.m. • Cu~durt.lo V1occn1.,,
- GUj1lìdminctti Trr, ·• - Guwliclminctli Vn111lo - (;ugliolmi
Anna - Gu~ :-;,m,an l>tJtìna .. IJ.nnazxo Yii1uri~ • lo,:ine Nunzia
- LmarJ, 1-.,m, lttna • I.ampli Angela - I.a P<nna Maria
I....a,•rini P.1dma .. l~nd JnC'.1 - Liotti Gn.7.1a • f.1\\-0)h Francll
- Lombardo Con«111 • f.on~o G1u,ep1>c - I.o 'l'ureo <:.rohna
- L.on1 Luc11 - l,udo,1<1 Vincenza - l.u,i3nu T,,o:sina - .Lu-
pinaro \\11il10 - '-!a11li•no ,\\lfrcdo • J\\.fa~no ::,C,rafina - l\\l•lu,ni
Rosa - :\\bntino Con<ctlo - Mandrino \\IUKhc:r111 - :\\l&n,a
c_';,o\\ ann.a • ,:\\lantrllaro f.nrtco - .:\\la.nmm G111com11U1 - J\\tarim
Tcr- - ;\\laron 1'01 "-tclla - .\\1.anu,elh Pia \\lu1n11 l,;ttorm•
• :',lartini J\\l.11i;hcdl• • \\ln,chcrpa. Giu•cPJ>c ~flllO • Manom
Aniu - :\\lutro r.,,quo Tina - Maaim llodollo - :\\h»cri :\\t.mG
- :\\lozzctu 1'1010 - .\\1,1>:ula Merelh Cml!nn • 1\\-huucchdli
Carolinu - J\\11·ltll1 1'<111 ,\\nna - Monna Rochrl~ - M«li Pietro
- l\\Ic,hno C.,rlu - Mctlo f'nncw:n - Miccli'l<lpo Std•m• -
J\\lichclìs Amt, - \\li~l11m, \\',ta - J\\l illct Adchn, - ;\\l ,nu1olo
Zino :\\hri• - l\\1,,.tt, llrun• - :\\laJui;no fu·rii•~n• Annn - \\l,,wlia
Fem,ra :S:1«,lrtta. ;\\loie Rou - .1\\-lulinario l\\lvta • l\\lollO Cnr-
mda - ;\\1ol1cru C,tor,no - :\\!ondclli Cl1ud1t - ;\\lonrl ;\\lena
- ;\\lomanaro Ututnse - Moranil1 Aldo - Monnili Bonaconi
Cecilù - .J\\lrucro ,\\n1on1c1tA - Mortiia .\\dclt - :\\tur,clh Sih-u
- ;\\Ionone Enro<hena - :\\louur:a Uartolomoo - :\\lu,umcci
,\\nn, • ~..,. I r11<..IA - :-;,l!Tl ;\\1ui11 - ~<lm \\\\ahu • :,;,zza
EJ,.,.b,;1u - :-;ucc, Sr \\ bria An1onict1a - OdJ, M.rina -
Oti,--et"O Danu:lc - Pace! Concctt• - Paah■rdlo ll1:arK .1 • P•laia
F'crc.lin.inJo ... fl•ntir.a \\ 1nc~nra ... Paolelha :\\bru1 • raraninf1
An!ltlo - f'arnn<llo \\ln11a - l'o,qu•I• L,no - l'o,quoh Maria
- Po.tega l'h,,,ra - l'ercllo ({olJ,i Rin• - l'u,oweri Albina -
Pesce lolunJQ - l't..·'ich> Cuh,:rina .. Pc\\."eti T1·1:"1-s.1 • 1"iazu fridc
- Picco Ago~t,nu • l-iuv.zi Fedora • Puwnu J\\T.111 • f>jc,nali
Antoma .. Pou hr.tt, l",nln .. Pu;i:7.a :\\l1U'CtU1, - Pnx:ti Ari"d• -
Pozzoli Lui~! - rlnzcr !\\laria - Poloni :\\lari•• l'uiz, l·dke •
Prato Gi.: 1r,iAor1 .\\nn• • Puio G1na ... Pni;c Catt.tma - Pn11i
Primina - l're,·i·ddlo Add1m • Prina &uitt• - Pnnc1~ FnllC"I
- Pup(10 Maddal<N - Ramini :'\\tanz,ru l:dmonda • Ra.,clli
lù,-. Giacomo - Runno l.u1Rina • Rebuh F.J, 11 • - Rc\\11 :\\l■n•
Ril?hc:tti Emma - R,nald, Scrt110 Paolo -
l.'teofc - R1ZZ111
Anna - Ro~ru ~ m1ha - Robeno Caterina - l\\offi Alba - Ro-
letto 1.u,g,na - Jtomano G,o,..nni - Rumtlll"Ofi Muia • Ros-
k"tt; Gjon P1cro - Roac-U1 Romano -- ROAi G1unppuu • Roao
Zun1no Gnz.,ell:1 - Russono :\\11lria - H.o,·ed 1 (a1CJ\\'&ntu - .Ru-
bino Ros,,tta • RuHwrrt G1ud1ua - Ru,w (;iu,oppe - ~oc<:hi
Pierina - Sacltunr. Aunidn - Sandll.'tto MH;ot1.1 • Sanfelice
l\\tlarfo • Sanno :\\111111,1 - 8.11.n$<nu: I\\i1ann • ~Jntl Annn - Sanli
1\\fo..r-trndh l\\1a, 11.1 • Sam,001 Ceurin:a • :.;;m\\lnellu Cam1d1na
- Sanroro ln,m ,colata S•p,enz.a "Rosa - S.rclc1t1 S.r*fina -
Sartorio Giu,rp1,m1 • s.-.n L1n• • S•violli l'~l,mra • Snim:i
Elia - Scanl amhurlo .,\\ntonì~tta - Sca.ranuno L.uuu - Sou-:im-
lx,lo Carmrl• • ~chcnonc L°•nc1 Riano, - Sdù, o F.111 - Serena
Cec,111 - S1mo11<ll1 Auunu - Sinatni Uhoohhna - ~
Camilla - S<,11,mano Clcmcnt,na - Spo1muoli I ranc:eaa -
Spcndohm f'h,111 - Sttfkruno ;\\bni~llo t.loJ,.,a - St,ella
Giovanni - Stracqu•d•n10 Caandina Tam&1m1m Dina -
Tanz.i Anton1l'tt.1 • Tiaui Tt1'7__. 4 Tnum,1rta Giovanni .. Ti-
gaoo Ch1arenu. loll" • Tonnni Emilia - TonJo Tcr-csina -
Toppi l!:nrichdb1 - Torre Annand.a - T<»<ano :\\lori• - To-
~ini C. - 'l'rauucchl ;\\.l,latll Cl:l7..ie!la - Troin• Lin• - Troo«ro
Rènzo ... \\·arc-.uo Pinuccio .. Valente Crociato D1Jrm • V■ltntini
Bruno • ,·111,ni,1 Roun11 • \\ 1.ÙS(.""ilÌQ Gloria Ghucpp,na - V•ruì
Mari• - \\'11y 1-.tcuhna - \\'erontse Carclin~ - Vtnctroll Eh-ira
... Vìlla G1uù1tht ... \\'jmtrcutj Chi:p-ina - \\'jttntini M1r~cJ1ina
- Volpi Fclmn• - \\ uli,»no Lucrnia - Yon ;\\Ima - \\\\',lmelm
!\\.tuia - Z11na11• ,\\dolfo • l'.all!thi Lidia - Z•mn, Fam. - Z.n-
nonc G,ovann,na • Z<1noc:co GiUS<;PPC - Zannn Cattaneo f'ru.-
Ct!Ctl - Za,111ur1 P,er,na - Z~ Lujiiia - Ziii!ian• ~ansu,eu
- Zitti Fausu • Zucardlo Antorucu,i - Zunmo Alberto.
93

4.2 Page 32

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« Sei guarita! Non hai nessun male»
La signora lncardona NU.riziata, giovane ma-
dre di quattro bambini, d,t a_nni soffriva acuti
dolori causati da calcoli renali, Nell'ultimo at-
tacco il medico curante consigliò il ricovero in
ospedale per una cura più cftk-ace; m,a la si-
gnora, per quanto in preda a forti dolori, non
ne volle sentire parlare per non lasciare soli
in casa i :figliuoletti. Un salesiano le portò
un abitino cli San Domenico Savio che la
signora indossò con grande fede, aggiun-
gendo una fervorosa preghiera. Poco dopo
essersi assopita, si sente scuotere al brac-
ci.o. Svegliatasi, si vede di fronte una chiaris-
sima luce, e sente una voce che le dice: << Sei
guarita! Non hai nessun male». La sua non è
un'illusione: realmente si sente completamente
guarita e, spuntata l'alba tanto attesa, corre
trafelata alla chiesa del locale Istituto San Do-
menico Savi.o a ringraziare il Santo e a raccon-
tare con incontenibile gioia il fatto.
Modica Alta (Ragusa} OON LEO:N'ARDO SABATINO
Un medico in gambissima
11 mio bambino Mario doveva fare la prima
Comunione. La vigilia la trascerse nel ritiro
con i compagnetti presso i Frati. Alla sera tornò
a casa con febbre a quaranta. 11 medico lo di-
chiarò affetto da tonsìUite e con principio di
congestione polmonare. In tali condizioni era
impossibile che il giorno dopo potesse recarsi
a fare la prima Comunione con gli altri. Ma
il bambino, sebbene abbattuto dalla febbre,
continuava a ripetere il suo ritornello: <, Anche
malato, a.nche se muoio, domani faccio la Co-
munione! ». Col cuore angosciato invocai
San Domenico Savio e collocai sulla gola ma-
lata l'abitino. Il piccolo si addormentò placida-
mente e non si svegliò più fino al mattino,
ore 7,30, precisamente un ora prima della fun-
zione: <1 Presto - disse - vestitemi che vado
a ricevere Gesù». Gli misurai la temperatura:
era normale. Temevo complicazioni, ma lui si
alzò da letto e fui costretta a vestirlo e ad ac-
compagnarlo in chiesa. Ricevette la S. Comu-
nione e assistette a tu ta la cerimonia, che durò
un'ora. Io ero iropazi ·nte di riportarlo a casa
per rimetterlo a letto, ma il bambino volle par-
tecipare alla festicciola preparata in loro onore.
Tornato a casa, non volle saperne di letto e
94
si mise a giocare. Quando il medico venne per
la visita, trovò che le placche bianche e TOS$e
alla gola erano scomparse, e cosl la con~estiane
polmortare. Allora esclamò: «li rt1ed1co che
l'ha guarito è molto più bravo di me 1).
Oristano (Cagliari)
DESSI PEPPlNA IN MURA
La gioia rinasce nel focolare
La gioia e la felicità del nostro matrimonio,
insieme con i bei sogni di vedere sbocciare
come fiori i bambini nel nostro focolare, sva-
nirono, lasciandoci in preda al dolore e alla
desolazione, da quando ci nacquero successi-
vamente due bambìne e ce le vedemmo morire
subito dopo, senza che i medici potessero in-
dividuare la causa e debellarla.
Nel nostro immenso dolore decidemmo di
affidare il nostro caso ,i San Domenico Sa,.,io,
di cui io volli anche indossare e portare il pre-
zioso abitino. 11 caro Santino ci volle esaudire
e consolare subito con un terzo, e questa volta,
lieti$$imo evento. Il 18 aprile r964 ci otteneva
dal Cielo un caro e sano bambin9, che battez-
zammo col nome di Romano Domenico, come
segno della nostra perenne riconoscen;-..a.
Nella speranza che il meraviglioso Santo
vo~lia continuarci sempre la sua amabile pro-
tezione, preghiamo che la bella grazia ottenuta
venga fatta conoscere a suo onore e gloria.
Spirano (B,rgamo)
IUTA E CARLO BRESCIANI
Le salva la gamba in cancrena
La nostra Maria Angela di anni 8, nel tor-
nare da scuola venne investita da w1a mota e
portata all'ospedale. Appena la videro, i dot-
tori di guardia dichiararono necessaria l'ampu-
tazione della gamba sinistra. A tale verdetto
noi genitori restammo addoloratissimi. La bam-
bina lottò per quindici giorni tra la vita e la
morte. Quanto alla gamba c'era niente da fare
perchè ormai andava in cancrena. Ma una sera
venne a trovarla una signorina che le portò
l'abitino di San Domenico Savi.o e lo applicò
alla gamba. La bambina dormì tutta la notte
e il mattino seguente i dottori rimasero alta-
mente meravigliati nel costatare un grande e
imprevisto miglioramento alla gamba, che si
potè salvare. Anche il primario ha detto che
è stato un vero miracolo.
Brugherio (1\\ililano) FELICE E LUIGIA BONALUMI

4.3 Page 33

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Chiede di poter essere operata
Nel 1963 fui seriamente ammalata di cuore
per versamento di liquido e per infarto car-
diaco. Mia sorella mi diede una reliquia di
Don Michele Rua; iniziammo insieme una no-
ve:13 e ci affidammo a lui, perchè i medici non
IIl1 davano speranza che potessi sopravvivere.
Il cuore infatti era molto ingrossato, aveva una
lesione e insufficienza mitralica.
popo molto pregare, un giorno mi sentii
spinta a passare una visita da uno specialista
cardioJogo. Questi, viste le mie condizioni mi
fece entrare immediatamente in ospedale.' Là
mi dichiararono grave; tentarono tuttavia una
cura energica per restringere e rinforzare il
cuore e rendere cosi possibile l'operazione. Io
allora invocai Don Rua chiedendogli espressa-
mente 1:3 gr~zia dell'operazione. Dopo qualche
tempo 11 mto cuore era tornato normale e io
potei subire l'operazione, il cui esito fu dichia-
rato sorprendente. Sono trascorsi sei mesi e
continuo a star bene e a lavorare.
Cc.-ea (Verona)
GINA BOLOGNA
Premiata la fede della moglie
Con animo commosso e riconoscente al ve-
nerabi_le Don Ru~, adempio la promessa di
pubblicare la graz.1a seguente. Due anni or sono
un mio cognato dovette subire una dolorosa
operazione allo stomaco. Ma guarigione non
fu così perfetta come si era pensato. Non molto
tempo dopo, infatti, ivvertl "i soliti dolori di
st.omaco e col tempo si prospettò la necessità
d1 u_n i;u?vo interven~o chirurgico. Fu allora
che invitai la sorella e 11 cognato a invocare c-0n
fede l'aiuto di don Rua, il quale, nonostante la
scarsa fi~uc~a dell'ammalato, seppe premiare
la fede d1 chi, supplendo all'incredulìtà del ma-
rito, aveva sinceramente sperato nel suo aiuto.
E doveroso aggiungere che, qualche mese fa,
Ufl'altra persona <:3ra ottenne, per l'interces-
s!one del Venerabile, di essere completamente
liberata da continui disturbi allo stomaco.
La preghiera a Dio che ci conceda presto di
~edere J?on R~a. agli onori deglj altari, sarà
1espresstone migliore della nostra gratitudine.
Cison (Tr~viso)
CH. ALDO .MJELE
Esaudisce una monaca Premonstratense
Una nostra cara zia ebbe la disgrazia di per-
dere le sue facoltà mentali. Dopo due mesi di
degenza in casa di cura, i medici assicurarono
che non sarebbe più guarita. A tale tristissima
notizia, una mia sorella monaca Premonstra-
teri.se, che aveva letto sul Bollettino Salesia110
l'invito del Rettor Maggiore a invocare il ve-
nerabile don Michele Rua per affrettarne la
be~tificazìone, ~l! rivolse una fervente pre-
ghiera perchè ct liberasse da una disgrazia così
grave. Don Rua l'ascoltò e restituì la salute aUa
zia_. La sorella, riconoscentissima, promette pre-
ghiere per le Opere salesiane e dichiara pubbli-
camente la sua ammirazione per la straordinaria
potenza di intercessione del venerabile.
Medùia del Campo (Spagna) VINCENZO MIGUÉLEZ
Un consiglio del confessore
Nella mia ultima infermità - una gravissima
nefrite - consigliato dal mio confessore, il ve•
nerando salesiano P. Daniel Meza, invocai la
guarigione dal venerabile don Rua promettendo,
anche solo in caso di un miglioramento, un'of-
ferta per la sua causa di beatificazione.
. Per gli irnpegnJ del_la _mia carica era di grande
importanza che il mtglioramento fosse rapido.
Don Rua mi esaudl in pieno. Il medico cu-
rante ha dichiarato a mia moglie che nella sua
lunga carriera professionale, questo è l'unico
caso di un ricupero così rapido in questa ma-
lattia. Sono convinto che devo la grazia a
Don Rua e sono lieto di far conoscere questo
suo prodigioso intervento.
Santiago del Cile
PIETRO SiLVA FllRNJ\\NDEZ
Presidente della Corte Suprema
L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, eretto in Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924 n 22 uò
legalmente ricevere Legati ed Ered/1/J.. Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule:
' • 'p
J S(e trattas d'unb 1egato: << ... lascio ali' Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino a tltolo di legato la somma di Lire
oppure) 11mmo I1e sito In... "·
...
Se trattasi, Invece, di nominate erede di ogni sostanza l'Istituto, la formula potrebbe esser questa:
"ed··· A_nnurno oon1 m,·a pdrecedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede universale l'lslltulo Salesiano per le Missioni con
s e m or1no, 1asc111n o ad esso quanto ml appartlene a qualslaal titolo J>.
(luogo e data)
(firma per esteso)
95

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don EugenJo Gi offr edl n. a Mont~mogno (.\\s,i), t a Cumiana (TO)
s 76 anni,
Don Gioffredi era una delle figure piiJ cono!;ciute e venerare nclfa
nostra F:.1miglia. Questo non è tanto dovuto al fatto che ha passato
quasi tUlU la vita nclPl~pettoria Centro.le oceupando alce cariche di-
rettive (fu il primo direttore_ delta prima casa mhsionaria e il primo
maèst-ro dcì novizi del primo noviziato missionario), quanto alle sue
qual itu morali e religiose.
.\\bitualmenre sereno. anche se sempre sofferente in salute, nobile e
riservato nel tratto, mite e amabile, prudente e JcJicato_ parco ncJJc
parole ed essenzìale nel) o direzione delJ e anime, esigente e compre.n-
si vo. gt:net0$0 a un tempo e austero, ha lasciato o\\·•tmque grndi to ricordo
di sè, ed ora che ci ha làsc.iati, commosso rimpianto.
Don Miche le Salgado t a Vigo S. Matias (Spagna) a 86 anni.
Don Luigi Pan•ard t a Ciel (Francia) a 76 anni.
Don Ale5s~dro De Bonls t • Napoli il 25-1-1965 a 77 ,moi (dJ
lui parleremo in un prossimo numero).
Don Giovanni Bonmesadr l t a Villa Col6n (Uruguay) a 71 anni.
Don GluJlo Barbe ris t ad Asti a 66 annJ.
Don Orlando Be ruacchlo t a Busano (Vicenza) • 58 anni,
Don Luig i GulndanJ t • S. Paolo (Brasile) a 4, anni.
Cb. Enrico Antonio Bocc;a t a Rosario (Argentina) a 20 anni .
Coad. Aleuand.ro M l glla vacca t Monteortone (Padon) • 79 anni,
COOPERATORI DEFUNTI
Mons. GAETANO MALCHIODI t • Pjacenza a 87 anni.
L'illustre Presule fu pe.r 25 onni Vicario deJ11 Amministra~ione Apo-
stolica di Loreto. Compi varie delicate missioni sia in Italia che all' e-
stero, distinguendosi per bontà d'animo, u.ggezza e zelo. Fu anche
apprezzato a-utore di opere apologetiche e storiche.
Net 1948 riosd ad avere io diocesi i f'ig-J.i di Don Bosco1 a cui volle
affida.re I.a gioventù lauretana con la direzione dell'lst.iruto Jllìrico e
l'apertura di un Oratorio festivo.
.Furono innumerevoli le prove di paterno a.treno che d vener.ando
pastore. ~bbe: per queste due opèrc. Non mancò rnai di presiédc.Te
Jt. liete m·nnifesta.2:ioni e le feste religiose. Fu lnrgo di aiuti per tutte le
iniziative che potessero giova.re nllo sana educazione dei q:iova.ni, spe-
Q.ial mente ne.Il 'oratorio, che costic-ui la sua predile2.iono.
Il suo cuore paterno si rallegrò qua·ndo, nel lasciare la Diocesi Lau-
retana per la malferm.a sol'ute, vide I'Opern salesiana prende.re stabile
.dimora nel bell'lnituto di !\\1ontéreale, a breve distonzn dall'lnituro
Illirico.
Con le nostre vive condoglianze al fratello mons. Umberto, Arcive-
scovo di Pìaccnzn, offriamo per il venerato Estinto i suffragi di tutta
la Fami&lio. Sal ésiana.
Mons. Ange lo Mosconi t a Monza a 86 anni.
Allievo della Casa madre dJ VaMocco dal 1890 aJ 1894, a cootatro
e-on l'ambiente sa.Jesi.lno dei tempi eroic.i, "ssorbl un vivo entusiasmo
per rutto ciò che richiamasse aJla pietà, alla semplicità dell11 \\.'"tra, nHa
concretezza degli jdcali, alla serenità dello spirito. nlla bontà del cuore.
Di qui queJla sua completo. disponibilirll per ogni opera d1 bene -n cui .si
donava con cuore sacerdotale e salesiano. Queste sue dori gli avvicl-
nuono un grnn numero di anime nel sacro ministero e in tante opere
dj ,posto)ato nella plall"a di Monz<1.
Da molti&Sinù anni decurione dei C<1operB1ori sa.lesioni di Monza,
ebbe la grande gioi.i di orgunizzarc ncUo ~torico Duomo le g:ra.nd.iost
feste della b,::a.rificaz.ione e deJln canonizzazione d1 Don Bosco, del
qu.a.l~ si dichiarò sempre, e con espressioni calde: di devozione e di
amore, allievo e figlio riconoscente.
Gr. U ff. Luigi Seghetti t a FrucAti (Roma) a 82 anni.
Ntll.a sua lun,;i;n vita terrena fu costantemente vicino all'Opera sale~
siana, ispirandosi all"escmpio di Ooo Bosco nella ininturotta sua
ope.rs di apostole> laico. In questo ca.mpo dtazione precorse i tempi
presiedendo a Roma l' 'Apostolato della Ca.ritil ', open, che agì va
sotto l'alta protezione del cardinnJe Agagianian e oon lo per.sanale effi-
cace adcoione del Segretario di Stato di Sua Santllll.
Per lunghi anni fece pnrte della Segreteria dcli'A.N.P.M.I., senza
mai abbanc;lonnre il suo prediletto c.amp·o d'azione ne.ll'apostol.ato
della carità, favorendo e soccorrendo gli orfani, gl'indigen1i " le fat'ni.
glie più bisognose della capitale. Questi j titoli durevoli di meritì del-
fillustre scomparso, um:inistca, poeta e musico, ma soprattutto apo-
stolo.
Giuseppe P aganelli t n Sogliano al .Rubicone (FO) a 82 anni.
Sposo e padre dJ fede robusta e di vini esemplue, era ritenuto il nù-
gliore deUn parrocchia. Non sapeva dire di no a nessuno e aiutava con
slancio e sentimento et·i,tiano, sì da lascia,r.e i o quanti lo co.nobbe.ro
prorondo rimpianto.
Amava l'Au!iliatrice e Don Bo-$co con a:morc fili.a.le. Gra.zinto dal Santo1
a Lui offrl il figlio carissimo don Remo. li santo Rosario, che recitava
og:ni sera, gli ottenne la gtaiia dt;::aiderata di passare all'etcrnitA di
sabato, accompagnato come per mano dalla Vergine.
•••ai Giacomo Monchlero t o Fossano a 8.o anni.
Ern
noto in città pi,r le sue dotl di instancabile Javorntorc e godeva
1a fiducia e la simp-atin di t utti per la 1u.a .rettitudine morale. Tra i
numerosi .figli che lo piangono c'è don Giovanni, missionario s ale~
siano.
Dom«nJ1:o BursJo t a Pralormo (TO) a 81 anni.
Coo,,e:ratore e Rmmiratorc fervente di Don. Bosco, vantava un primato
come lettore assiduo del Bollettino, avendo comìncfato a leggerlo
all*età di r6 anni. Questa lettura meditata cooperò con altre a formarlo
àd una spfrituaHtà non comune ia un semplice agricoltore, spiritualità
che lo fece esultare come: di una grazia stra.ordinaria quando potè
offrire a Dio l'unica fi~lia nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliò.trice.
Giuseppe Pietro Motta t a Cas,;olnovo (PV) a 49 anni.
Ogni giorno pregava per le. Opere di Don .Bosco, che si era scelto
come modello di lavoro, di preghiera e di aaarific:io. Seppe sopportare
con croic-a fortcua il male cbc limava lll su.a fibn, sorr-e:tto da. viva
fiducia in Maria Ausiliatrice, in Don Bosco e nei Santi salesiani.
Paolo PasquarelU t n Giarole (AL) a 65 anni.
Uomo di fede, confidò allo sorella Figlia di Mario All$ilintrice dl aver
offerto I a sua vita al Signore. chiedendogli la santlficnzione nel dolore.
Fu cs:iudiro: soffri molto, ma col sorriso ,ulle labbra, offrendo la sua
sofferenza per Ie anin1e. Ancoro aul letto di morte si consolava dicendo:
Poche ore e poi il Pa.radisol •·
U go Domati t a f'ijl"line Valdamo (F'J).
Uomo integenimo, da tuut ammirato e. appre.zzato_, cristiano di fede
praticata esempla:rmenté, Cooperatore salesiano di lunga data, giu-
$t:lmente ai può ç,hian,are il fondatore deJl'Opera salesiana in F'iglin0
Valdarno.
Isabe lla Acerbi t a Paullo Milanese a So anni.
Cooperatrice degna delln gra-z.ia di essere JR mamma di un missionario.
Commovente la circostanza che il figlio don Fran~o ricevette la doto...
..rosa notizia de.I dece$So della mamma mentre navigava verso 1•0riente
di rhorno per la terza volta in G[appone.
Ermelinda Olgiati t a Iseo (Lugano) a So onni.
Preghiera e lavoro ne sintetizzano 1:1: vitn. Curò per molti anni il decoro
de1la cappelln del paese e si tenne onorate di ospitare il pmrroco cbe vì
si recava u celebrare nei giorni festivi. Fu anche benefattrice generosa
dell'Opera sal esi"-'111 di LuJl'l-nO.
Giov a nna Airoldi t a Novara a 80 anni.
Anima dtlicat.a t pia, om,niratric t affe.z.ionata delle Opere salesiane,
fu sempre presente in ogni iniziativa di apostolato. Coltivò e s~tenne
la vocazione della nipote Sr. Mnrgherita Airoldi 600 •Ila gioia di ve,
dorla Figlia di Maria Ausiliatrice.
Rosa Colo mbo In Ilota t a l)arfo (Brescia) a 83 nnni.
Su.a gioia e sua corona; figli, figlie e nipoti. Sua gloria: due figli e due
nipot:i salesiani. Un poco suoi nìpon erano anche i ragazzi della Casa
del Fanciullo di Dado, ioprattutto quelli che non hnnno più Ja mamm'1.
ALTRI OOOPERATORI DEFUNTI
Agncsod Maria . A:imone Domenico • Alberetto Vincenzo . Amedanl
Mario • Anelh D. G,useppe • Antoniç,li Gin11 • Aoodio Federico •
Audisio .l\\-1arghe.rita - Baccini Fausto - Dadini Antonio - Bagnara
Irma • Bnldelli Ida . Balt• tra Elisabctrn • Dastont.ro Cutnna - Dee•
cari D. Renato - Bellicini Oomenioo - Berruti Cate..rina - Bertolino
Tereso Bi•nchet Vi$Otli Carla . BiRnacca Mario • Bona D. Giuseppe
• Borghi Annunciata • Bosio D. Luigi • Dotta Maria • Drogi Nella -
Brogio Maria ... llru.na Brigida - Bruse_ghini Lavinia - Busetto lnes -
OussoLti Eugenio Cagnetto Antonietta • Campeaato Rosa • Carotzi
Lucia. - Casacci Isola - Casa.nova Angelo - Ca.sassa. Vigna Nicolao ...
Cataldi in_g. G;useppe - Cattan.i Virginia - Csvaglià Giovanna - Cava-
i:nct Clcnicntc . Cccchttti Lorenzo • Cerva avv. SLefuno • Chainan
Mnrc.ellin-a ... Checca.cci Giuli:1. Cnirrhirillo Gaetana - Cicogna Dome-
nico - Consolini Dina• Coppa Felice - Cosarini Kicc. Crivello Dome-
nica • Dcl Giudice Stefano - De Lorcnzi.Visca Delfina - De Michele
Glovanni - De Miehelis cav. Emiliano - Ecch.ioni Antonicui Maria -
l'errAnte log. Cav. Morio - Ferri Don. Cesare - -Pigazzolo Teresa •
Fiore l\\.1arg.be.rita - Folli Francese.o - Folli Maria. .... Franceschini
Dl Luigi - Frnnceschini Mario • F'ranzi Bc,nadci Angela - Frongia
Muia • Galeotta Bossignani Giuditta - Gallo prof. Costanzo Gan•
delli Angelo Gariglio Stefano . Gorolini Glnseppina . Gher_ardi
Lucre~a - Giorgi Ro.. - Giudici, Rostita - Giuliani avV. Stefano -
Glurina l\\1arcella - Grosso ·reresa - Guerrin.i Luigi - Lsnzo $aluzzo
Moria ,\\ngel« - Lavnrini Moria • Laz2"rini Caterina • Leg,i Carlo •
Leporn rag. Dante - Lioy Rocco • Lioy Sa\\.;na ... Magnetti Giuseppina
- Maio Cesarino • Marchini Giu,eppe • Cleri ci D. Mariano - Marinf
.Emc:sto - t\\rlarocco Caterina - lvla.ronc Flam1nia - Martini inli. Zeno
- Martino Provvidenza: M1ria - Milano D. Giovanni - Milctto Luigia
• Minero Eugenio • Minolctt! Teresina - Mocellin Stefano - Molteni
Bambina • Montrucclùo dou. Fellce - Nicola Adele • Pnci Leopoldo
. Papaterra Gelsomina - Pavasino Maddalena . Pecollo Giuseppe •
Pcgor11ri Maria Ferino Nina - Pcrsoncnii Elioabcna • Petrella Nicola
- Pia Luigi ... Pianica Alfredo - Pilato Teresina - Piccione Giuseppina
• Picchi Nello . Pinna D. Raimondo . Poinr Rodolfo • Preti cnv. Gio•
noni - Prusso cav. Luigi • Ra.clii Cam.ill~ vcd. Demichcli• - Riboldi
Permo - Ricci Orsolina - Richiardone Luigia .. Ripamonti Angelo
• Rizzo D. Mlchelaogelo - Rogara Rina - RodoUo Erminio - Ro:nai-
rone Giuseppe - R6ssetto Girolamo - Rossi Mauimo • Sabatini
Armida Sabot rag. Luigi S■Jvoni Antonio - Seevol~ Caterina $elmi
Pompilio St.reoo •reresa Setzu Silvio Sicardi Severino - Strooco
Giovanni Suardl An11elina • Tacchella Angela • Tapinassi Fortunato
- Tempcstini Carmela. Tes.oni Edvige - Tosti Clementina - Voscherti
Giuseppe • Voena Eugenia - Voyat Efisio • Zanardi EJ11ilio - Zan-
zott~ra Antonietta • Zcrbooc Giuseppe - Zimbone Francesco
96

4.5 Page 35

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CROCIATA
MISSIONARIA
TOTALE MINIMO PER BORSA L. 50.000
Avvertiamo che la pubblicazione di una Borsa Incompleta si effettua quando il versamento ini•
ziale raggiunge la somma di L. 25.000, ovvero quando tale somma viene raggiunta con offerte successive
Non potendo fondare una Borsa, si può contribuire con qualsiasi somma a completare Borse già fondale
BORSE DA COMPLETARE
.
.
Borsa: Missionario, salva anime e prega secondo
16 inte111:iio11i di C. A. Z. (Cuneo). L. 40.000.
Borsa: Divina Provvidenza (n•) a cur.i dj
Boglicne Francesco (Torino) versamento
L. 30.000.
Borsa: Bn.si Barbara, o cura del figlio
(Pesaro) vers. L. 25.000.
Borsa: S. Domenico Savio, proteggi il mio
bambino a cura di Caterina Amato (Agri-
gento). L. 25.000.
Borsa: Madonnina AusUiatrke, aiutateci, a
cura di Rina ed Edoardo Valli (Panna).
L. 40.000.
Borsa: Corbetta Cado e Allcc, a cura di
Corbetta Vittorio (Milano). L. 35.000.
Borsa: Don Bosco. secondo le i11tenzio11i di
Natali Ada (Ascoli Piceno). L. 40.000.
Borsa: Madonna Ausiliatrice e S. Domenico
Savio, secondo le inten.::io11i di Fagetti Spe-
ran;:a ('.\\1ila.no) r• vers. L. 25.000.
Borsa: ~e del Purgatorio, ;,. attesa di
una grande grazfr,, n cura di T. M. (Milano)
vcrs. L. 30.000.
Borsa: A memoria e suffragio del miei defunti,
a cura di Lina Uggé (Milano). L. 40.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco.p . g. r.
a cura di 13otto Giorgio (Pavia). L. 30.000.
Borsa: S, Domenico Savio, n cura di Bolla
Letizia (Verona). L. 40.000.
Borsa: Busauo Antonietta, a cura dei iieni-
tori (Udine). L. 40.000.
Bors:,.: Leccardi Carlo, in suffragio, a cura
di A. C. L. (Milano) vers. L. 40.000.
Borsa: Rinald1 don Filippo, suondo le inte,,.
:noni di A11gela prof. Salina e Virgi,,ia Tofo-
11elli B. (Livorno) vers. L. 30.000.
Bon,a: Rlconosceruea a S. G. Bosco, a cura
di Suor Zucca Maria (Torino) 1• vers.
L. 25.000.
Borsà: Pistoia Maria, a cura del figlio Raf-
faele (Pesaro); N. N. (Isola del Cantone -
Alessandria) 5000. Tot. L. 28.000.
Borsa: S. Giuseppe {za), secondo lt i11tenzioni
di ild.oria11i Moria (Milano) vers. 20.000;
Sollo Paolina 5000. Tot. L. 25.000.
Borsa: Rlnaldl don Filippo, servo di Dio,
a mi chiedo la sistemazione problemi impor-
tanti, a cura di S. L. (Varese). L. 20.000;
Focchinetti Maria 5000. Tot. L. 25.000.
Borsa: S. Domenico Savio,proteggi sempre il mio
Guido, o cura di Emilia Guglielmi (Genova);
Castrovinci Antonio 5000. Tot. L. 25.000.
Borsa: S. Giovanni Bosco, proteuore ed edu-
catore della giouentù, a cura di G. P. F.
{Torino). vers. 20.000; fam. Pasero 5000.
Tot. L. 25.000.
Borsa: Rinaldi don Filippo (2•), a cura di
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trice, i,, suffragio dei g1r11itori e per ottenere
una gra.::ia :ptciale, a cura di D. M . (Cuneo).
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st(ffragio e ricordo, a cura della figlia .Bice
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CARLO DE AMBROGIO
L'APOCALISSE
Volume I • Pagine 228 Volume Il • Pagine 231
I due volumi In scatola L. 5000 (Collana 'Alfa e Omega')
L'Apocalisse è un libro di consolazione, un an-
nuncioconfortante: la Chiesa è sicura di vincere perchè
il suo capo, Cristo, è re assoluto del mondo e ha già
sconfitto tutte le potenze ostili che gli si oppongono.
L'Apocalisse è un libro scritto per un tempo di crisi,
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una fedeltà Incrollabile a Cristo e alla sua Chiesa.
L'Apocalisse non cu la I cristiani in dolci illusioni,
fa Intravvedere delle crisi terribili In tutta la storia
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Nell'Apocalisse S . Giovanni spiega il presente in
funzione del futuro: fa vedere cioè come gli avve-
nimenti contemporanei abbiano un senso solo se
proiettati nell'esito finale già scontato, a cui sono
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