Bollettino_Salesiano_196504


Bollettino_Salesiano_196504

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Noi non ci fermiamo mai;
vi è sempre cosa che incalza cosa.. .
Dal m omento che noi ci fermassimo,
la nostra Opera
comincerebbe a deperire
DON BOSCO
I
BOLLETTINO
SALESIANO
--
ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI
A. LXXXIX. N .4. 15 FEBBRAIO 1965, DIREZIONE GENERALE: TORINO 712. VIA MARIA AUSILIATRICE,32. T E L E F . ~
Rispondiamo all'invito della Chiesa
<< Amiamolo il romano Pontefice - ripeteva
Don Bosco - e quando ci dà un consiglio, c più
ancora quando manifesta un desiderio, questo sia
per noi un comando &.
Ora il Papa, nell'Udienza generale del 13 gennaio,
riferendosi alla riforma liturgica, ha detto espressa•
mente: «È bene che si avverta come sia proprio
l'autorità della Chiesa a volere, a promuovere, ad ac-
cendere questa nuova maniera di pregare, dando così
maggiore incremento alla sua missione spi.rituale».
Lo stesso giorno, parlando agli Assistenti Eccle-
siastici e ai Dirigenti laici dell'Azione Cattolica,
convenuti a Roma per studiare il tema del rinno-
vamento liturgico, ha espresso loro la sua compia-
cenza così: • Abbiamo da questa iniziativa una
nuova prova dell'adesione, stretta ed operante,
dell'Azione Cattolica alla missione della Gerarchia,
anche e principalmente dove essa esercita e pro-
muove il culto divino. Quanto questa prova, tem-
pestiva ed illuminata, di collaborazione del nostro
Laicato ai primi e più alti uffici del ministero sa-
cerdotale faccia piacere a noi e faccia onore al-
l'Azione Cattolica, è facile intuire ».
Paolo VI parla della collaborazione tempestiva
ed illuminata del Laicato. È la collaborazione che
vogliono dare i membri della nostra Terza Famiglia,
piccola porzione del Laicato Cattolico. È una forma
efficacissima di apostolato. È ancora il Papa ad
affermarlo: << L'apostolato è il vostro programma
caratteri~tico. Ebbene, l'attività che voi dedicate
a dare pienezza di comprensione e di partecipazione
all'azione liturgica, si traduce in attività rigenera-
trice della nostra società, come quella che infonde
n€1'anime quelle energie spirituali, morali, senti-
me:a.tali, che solo la religione autenticamente pra-
ticata può dare ».
Occorre quindi preparare i Cooperatori anche
a questo apostolato, che rientra in pieno nel pro•
gramma tracciato da Don Bosco alla P. U., perchè
si risolve essenzialmente in apostolato catechistico.
Giustamente si è rilevato che il popolo non sarà
in grado di capire e vivere lo spirito che anima la
nuova liturgia se non sarà preparato con una ca-
techesi adeguata. A questa catechesi non sempre
può arrivare il sacerdote; e anche dove arriva il
sacerdote, è utile e talora necessaria l'opera del-
l'apostolo laico che integri la catechesi sacerdotale
con conferenze, tavole rotonde, cenacoli, incontri,
tre sere ecc. Tocca ai Dirigenti sensibilizzare i
Cooperatori a questo problema, promovendo an-
zi.tutto tra di loro una partecipazione liturgica più
attiva, più ricca, più cosciente; e poi guidandoli
all'apostolato liturgico.
Oggi la Chiesa chiede la collaborazione dei Laici
all'attuazione delle norme e degli indirizzi conci-
liari in genere e a quelli liturgici in specie; la P. U.
dei Cooperatori Salesiani offre con gioia il suo
servizio a questa nobile causa e impegna i suoi
Dirigenti, i Consiglieri e Zelatori e tutti i suoi
membri a collaborare per rendere vivo e profondo
quel rinnovamento liturgico che i] Conrilio auspica
e promuove.
In questo apostolato i Cooperatori vogliono es•
sere in prima fila per meritare l'elogio del Santo
Padre Paolo VI: «Voi, Laici carissimi, con cotesto
sforzo di dare esatta e viva applicazione alla Co·
stituzfone conciliare sulla sacra Liturgia dimostrate
di pouedere quell'intelligenza dei t empi che Cristo
raccomandava ai suoi primi discepoli (cf'r. MA'ITB.
16, 4), e che la Chiesa d'oggi va svegliando e rico-
noscendo nei Cattolici adulti; i quali tempi reclamano
una reviviscenza spirituale attinta là dove sono le
sorgenti genuine e inesauribili della verità e della
grazia, di cui il Vangelo ha fatto dono all'umanità,
vogliamo appunto dire alla Liturgia della parola
e alla Liturgia del Sacrificio eucaristico, alle quali
sorgenti -voi rivolgete i passi e abbeverate la sete ».
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ACQUA
VIVA
Il Sacerdozio dei laici
Il Sacerdozio cristiano nelle sue diverse accezioni,
trova la sua scaturigine primordiale nell'Incarna-
zione del Verbo, per la quale la Persona divino-iimana
del Cristo, sin dal primo istante del suo c-0,u;epi-
mento nel seno immacolato di Maria, divenne il Sommo
ed Eterno Sacerdote, che consumò poi sulla Croce
l'1mico, suprem-0, definitivo sacrificio di olocausui:
placò esso la Divina Giu.stizia e, misticamente rin-
novato sugli altari, è e resterà sempre il centro vitale
della Chiesa da Liii fondata.
In essa, che è il su,o Corpo Mistico, Egli ri-
vive nella sua totale pienezza, quindi anche nella
sua qU,(llità di Sacerdote: concezione snblime questa,
in forza della qi,ale l'umanità cristiana ascende sino
alle altezze che danno brividi d'infinito.
L'Apostolo Pietro, tiella prima delle sue lettere,
qualificava i credemi in Gesù, dispersi nel Ponto,
nella Galazia, ,icll(l Cappadocia, nell'Asia, e nella
Bitinia, contrapponendoli ai non credenti, siccome
ttna << stirpe eletta, un sacerdozio regale, un popolo
di acquisto » (2, 9).
Tutto druique l'universo popolo cristiarw ha qualche
cosa di sacrale, perchè partecipe della regalità sacer·
dotale dell'Unigenito di Dio, fattosi uomo.
Riaffermato questo, il Concilio aggiungR chf' il
Sacerdozio comune dei fedeli ed il Sa,cerdozio pro•
priamente ministeriale o gerarchi,co differiscono tra
loro easentia et non gradu tantum, per esse11za,
cioè, e non soltan1o per grado.
Data, infatti, la esplicita, positiva volontà istitu•
:ionale di Gesù medesimo, fra i membri del popolo
cristiano van distinti quelli che, chiamati da Dio,
sono investiti di un sacerdozio vero e proprio, con
poteri ministeriali di ordine e di giurisdizione sul
Corpo reale e sul Corpo mistico di Cristo, da qu.e[li
che di tali poteri 110n sono insigniti.
Distinti, i d11e ceti, ma nor, distanti; la balaustra
che separa la nave dall'altare, rron è 1m muro un
antemurale...
Assaporinu, dunque, i laici la gioia di essere iden-
tificati con, Cristo anche nella sua regalità sacerdotale,
e corisideri, ognu110 di essi, come rivolto a lui il grave
monito del Papa San Leone Magno, con-tenw,o nel
suo primo sermone sulla natività di Cristo: « Rico-
nosci, o cristiano, la tua diW'ità! »Agnosce, christiane
dignitatem tua.ml
~
Ponderare, sì, il valore di tale dignità,e corrispondere
(td essa con il solenne impegno, preso di fronte a Dio
e di fronte alla Chiesa, di tendere alla santità e cli di-
venire strumento di salvezza per l'umanità.
Da un articolo del Card. FERNANDO CENTO
Presidente della Commiasione per l'Apostolato dei Laici
Collaboriamo!
Le prossime riforme liturgiche mirano soprattutto
ai laici. Infatti, in generale, sono dirette ad ac•
crescere la loro possibilità di partecipare più inti-
mamente ai riti della Chiesa. È giusto quindi, anzi
doveroso che i laici se ne interessino, perchè il
frutto che ne avrà il popolo dipenderà dal grado
di comprensione a cui arriverà.
I nostri Cooperatori vogliono essere all'avan-
guardia anzitutto nell'assimilare in se stessi questo
nuovo spirito liturgico e poi nel collaborare con i
sacerdoti a renderlo assimilabile alle masse. Se
c'è un caso in cui deve realizzarsi la parola di
Giovanni XXIII, è proprio questo: «Cooperatores
ministerii nostri, Cooperatori del nostro ministero &,
volle chiamare i Cooperatori salesiani l'indimenti-
cabile Papa.
Quindi in concreto: 1) Dove i Vescovi e i Parroci
promuovono corsi o convegni di preparazione li-
turgica per aiutare i fedeli a capire il senso pro-
fondo del rinnovamento in corso, aderiamo con
entusiasmo. 2) }\\fottiamo generosamente i nostri
Cooperatori e le nostre Cooperatrici a disposizione
dei Parroci anche per le nuove necessità tecniche
del servizio liturgico, promovendo scuole di canto
e, se occorra, scuole di dizione per lettori e commen-
tatori. 3) Ove sia necessario, faCtJiamoci noi stessi
pro1notori di iniziative che, per dirla col Papa,
siano una attuazione pratica della «nuova peda-
gogia religiosa che il presente rinnovamento lituri
gico vuole instaurare ».
Le forme e modalità di questo apostolato potranno
varia:re da luogo a luogo e andare da un minimo
ad un massimo di collaborazione, daJl'ufficio di
commentatore della Messa ai fedeli, a quello di cu•
parla l'art. 37 dell' << Istruzione l>, introducendo nel
movimento liturgico contemporaneo u.na novità
eccezionale:
Nei luoghi ove manca, il sacerdote, se "on vi e
alcuna possibiliuì d'i celebrare la Messa, nelle do-
meniche e feste di precetto si favorisca, a giudizio
dell'Ordinario del luogo, la, celebrazione della Parola
di Dio, sotto la presidenza di un diacono o anche di
u.n laico a ciò deputato.
Anche nel rinnovamento liturgico dobbiamo in-
somma mirare a ottenere che i Cooperatori, per
ricchezza interiore e capacità di servizio, siano
coUaboraLori fedeli ciel Clero e lievito della massa,
per contribuire aJ miracolo ili trasformarla da massa
spesso inerte e assente, in un'assemblea viva de]
popolo di Dio.
Porteremo cosi il nostro modesto contributo
a quella int elligente e metodica v.ione liturgica
che prepa:rerà la «nuova primavera spirituale //
auspicata da Sua Santità Paolo VI.

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Organizziamoci!
Genitori e vocazioni
più vicini
Don Bosco chiama energia la carità: è l'energia
divina che convoglio e diffonde il bene per mezzo
dell'apostolato.
Ora, è giusto e naturale che i più vicini o.d una,
sorgente d'energia siano cmche i primi a goderne
il beneficio; perc/1è no11 avve11ga come di alcune cen-
trali elettriche alpine, che dànno energia a tutta la
pimiura sottostante mentre lasciano nelle tenebre e
nell'isolamento proprio i gruppi di t·ase che stanno
loro attorno.
I più vicini a noi sono: i nostri parenti, i nostri
allie11i e i rwstri ex allievi. Ecco le tre categorie di
persone che hanno 1m certo diritto di precedenza
nell'entrare a far parte della Terza Famiglia di Dori
Bosco. Dell'iscrizione dei gertitori e parenti cki Sa-
lesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice s'è parlato
11el numero precedente ( <• Cooperatori per eccellenza >>).
Q1,i ci limitiamo alla categoria dei nostri allievi.
Rispondenza impensata
Parecchi di essi hamw già raggiunto i 16 anni
richiesti per l'iscrizioiie, e dàrtn.o affidome11to di vita
esemplare e di attività apostolica: sono gli allievi più
formati degli ultimi corsi, coltivati nelle compagnie
religiose e nei circoli.
Questi potrebbero essere gli elementi più. qualift•
cati per ringiovanire le nostre file, per essere il lievito
cris1fono n el mo1tdo da consacrare a Dio, per dill'on-
dere l'energia della cariLà con il genuino spirito di
Don Bosco. Il nostro appello arl essi troverebbe ri-
spo11denze impensate. Ne sia prova una lettera arri-
vata in q1,esti giorni all'Ufficio Centrale da tmo st11--
de11te delle Scuole statali di Chieti. Eccola:
<< Ho 18 anni e frequento l'ultimo anno dell'Isti•
tuto tecnico indu~triale di Chieti. Stavo leggendo
alcuni giorni fa il libretto Don Bosco, il Santo di
oggi e mi sono soffermato sull'articolo ' I Coopera-
tori Salesiani' . Desidererei quindi iscrivermi e vorrei
pregarJa di mandarmi alcune informazioni e schia•
rimcnti in proposito, perchè nella mia città non
ci sono nè case salesiane nè istituti delle Figlie di
Maria Ausiliatrice. Grazie anticipate. L. P. >>.
Se persino dalle scuole statali arrivano a Don Bosco
elcnw11ti giovani e pieni di entusiasmo, quale rispon•
denza non avrà un appello tempestivo lanciato ai gio-
vani più vicini a noi, a quelli delle nostre case?
Dei tanti diplomi che possono conseguire i. nostri
allievi. nessnn.o avrebbe maggior incidenza sulla loro
vita f ulrira cli tm dipfoma di Cooperatore, ossia di
« salesiano nel mondo ».
Per risolvere l'angoscioso problema delle voca-
zioni occorre concentrare gli sforzi sulla famiglia,
sul modo di creare in fanriglia il clima adatto
allo sbocciare e al maturare della vocazione.
È alla fanriglia che la Chiesa rivo4te il suo ap•
pello in questa ora decisiva. Paolo VI alla strssa
nobiltà romana, il 15 gennaio 1965, ha parlato così.:
E <1 ••• le vocazioni ecclesiastiche come mai non
vengono che in troppo esigua misura alla grande,
affascinante carità pastorale dell'evangelizzazione
romana, dalle nostre famiglie cristiane? ».
Lo sforzo dei Delegati e soprattutto degli Zela-
tori e Zelatrici Vocazioni deve essere diretto a far
comprendere in tutta la sua straordinaria portata
l'affermazione di Don Bosco: <• Il dono _più grande
che Dio possa fare a una famiglia è uri figlio sacer-
duie 1). Perciò parlarne sempre, anche con \\ID solo
accenno in tutti gli incontri e ritiri.
Ecco una pagina del novello Cardinale Giuseppe
Cardijn, fondatore della JOC, che dice la misura
della fede e della generosità a cui dobbiamo portare
i Cooperatori genitori:
lo sono un figlio della classe operaia e, normal-
mente parlando, avrei dovuto a dodici, tredici o al
massimo a quattordici anni indossare la tuta e meuenni
al lavoro... Se sono prele lo devo a mio padre.
Nlio padre era un povero operaio, non sapeva leg·
gere, non sapeva scrivere; a undici anni aveva dovuto
andare a lavorare, aveva tribolato per allevare i suoi
figliLLoli, di cui era fiero, però.
'
Ricordo ancora quando, a tredici anni, una sera,
,nentre i miei frcnelli e le mie sorelle erano già a dor·
mire, io scesi giù in wcina. Mi avvicinai a mio
padre che fumava la pipa e alla mamma che cuciva.
- Oh, papà, - gli dissi - potrei continuan a
stridiare?
- Figlio mio, alla tu.a età io ero già a lavorare;
io divento vecchio e le mie forze vengono meno.
Per deciderlo, osai dirgli:
- Credo che il buon Dio mi chiami, vorrei diven•
tare prete.
.!Vfio padre, che pure era 11n uomo impassibile,
impallidì. e grosse lacrime gli rigarono le guance
scavate dalla (otica. Le mani di mia mamma si mi-
sero a tremare. Mio padre disse:
- Ebbene, moglie mia, noi abbiamo già lavorato
tanto, ma per l'onore di avere un figlio prete lavorerò
ancom di più.
E papà e mamma hanno lavorato ancora di più..
Alla fine del mio corso di li.ceo, otto giorni prima
di ricevere il primo premio, un telegramma mi an-
nunciò che mio padre era gravemente ammalato.
Accorsi al suo capezzale. Lo trovai moribondo. Mi
guardò, mi sorrise, mi diede la sua ultima benedi-
zione: povero papà, rovinato dal lauoro, ucciso dal
lavoro per suo figlio che doveva diventa.re prete!
E dopo di avergli chiusi gli occhi, io feci giura·
mento di sacrificarmi per la mia splendida vocazione
sacerdotale in .favore della classe operaia ».
11

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CONOSCIAMO
IL NOSTRO
REGOLAMENTO
XI
Don Bosco tenne molto alla unità di direzione
dt'lla Pia Unione. Con.fidava ai Superiori del I Ca•
pitolo Generale del 1817: e Il più grande sforzo
che io abbia fatto per questi Cooperatori , cosa per
cui ho studiato molti anni ed in cui per questo solo
parmi di essere riuscito, fu appunto di trovare il
modo di rendere tutti uniti al capo, e che il capo
possa far pervenire i suoi pensieri a tutti. Ora n_em•
meno noi possiamo farci un'idea della est«nsione
che prenderà quest'Opera e dell'influenza morale che
eserciterà quando si sia così estesa.... Il Santo Padre
stesso, quando vid_e questo vincolo. di lllt~i col capo,
del capo con tuitt, sorpreso soggiunse: Ma questa
è una vera massoneria cattolica' ij (XID, 263-264).
Perciò non aderì alla richiesta del grande Coope•
rntore l, avarese don Giovanni Melùer che, nel de-
siderio di organizzare rapidamente la Pia Unione
in Germania e preparare il terreno ad opere sale-
siane nel 1885 chiedeva di poter fumare i diplomi,
a no~e di Don Bosco, e facilitare cosi le iscrizioni
nella sua regione. «I diplomi - disse ai membri
del Capitolo Superiore, il 1_7 settembre ~885 ~ si
stamperanno in tedesco e si firmeranno in Ton!,o:
Nel mandarli ai nuovi Cooperatori si potrà unirvi
una lettera nella quale si faccia preghiera a questi
sig,wri, che sono tutti personaggi distinti, a voler
trovare essi altri Cooperatori che noi possiamo aggre-
gare » (XVII, 481-182).
Eg,Li autorizzò i Direttori delle Cas~ Sale~iane e,
dove non esistesse alcuna casa salesiana, 1 decu-
rioni, a raccogliere nomi e da~i di c_oloro che de-
siderassero appartenere alla Pia Umone, ma ~on
l'impegno di trasmetterli al più presto a Torrno
per la iscrizione regolare (Reg., II1, 4 e 5).
Oggi, di fronte alle enormi distanze da _raggiun-
gere con lo sviluppo della Congregazione, il Rettor
~laggiore manda ~li Ispettori_ d_ell'este~o ~a su~t
firma perchè la possano stampigliare s111 diplomi,
e fa funzionare gli Uffici lspettoriali dei Coopera-
tori come sussidiari dell'Ufficio Centrale di Torino.
Risolve cosi il problema burocratico. salvando
sempre l'unità canonica voluta dal santo Fo1_1da-
tore. Gli Ispettori, a loro volta, seguono le ctiret·
tive del Direttore Generale per l'uniformità di or•
ganizzazione e di funzionamento auch~ nelle Ispet:
torie più lontane dal Centro e ne rmpegnano 1
Direttori nei singoli centri. Ispettori e Direttori
dispongono di sacerdoti Delegati, ispettoriali c lo-
cali, che seguono anche i centri affidati ai Decurioni.
Ai Decurioni Don Bosco ha affidato tutti i
Cooperatori dei centri in cui non vi sono case sa-
lesiane: <t Nei paesi e nelle città in cui non esiste
alcuna di questa Case (salesiane) e dove gli asso•
ciati giu11gono almeno a dieci, sarà stabilito un Capo
col nome di Decurione, che sarà preferibilmente 11n
prete o qualche esempio.re se~olare. Esso corrispo,_i:
derà col Superiore o col Direttore della Casa piu
vicina » (Reg., III, 5).
~011 specificò meglio i compiti dei Decurioni.
Aggiunse soltanto l'art. 8, che s uona così: J\\ Nel
giorno di Sa11 Francesco di Sales e nella festa di
Maria Ausiliatrice, ogni Direttore, ogni Decurione
radunerà i suoi Cooperatori per animarli reciproca·
mente alla divozione verso questi celesti protettori,
invocando il loro patrocinio a fine di perseverare nelft.
opere incominciate secondo lo scopo dell'Associazione ».
Le Norme generali le pubblicò nel 1883 in un opu-
:;;colcLto che in• ·ava a ciascun Decurione all'atto
della nomina (v. FAVINI, Il cammino di una gra11de
idea p. 106). Il successore, ven. don Michele Rua,
nomjnò i Direttori Diocesi:ni nelle diocesi ove il
numero e l'organizzazione dei Cooperatori lo con-
sigliano e i V CBcovi l'approvano.
Genialissima fu la pubblicazione dcl Bolletti110
per mantenere l'~tà di direzio~e ~ l'i_iniforroità
cli azione nel rapido processo d1 diffusione clella
Pia Unione con la Congregazione Salesiana e l'Isti·
tuto delle Figlie dj Maria Ausiliatrice. Quanùo
Don Bosco lo lanciò fu una sorpresa anche nel
mondo cattolico e n'ebbe critiche quasi di amhi-
z:iosa propaganda. Ci fu chi lo definì: .! la _grancass~
per far quattrini ». ?on Bosco lascio dir_e; _ed a1
Superiori del I Capitolo Generale profeti~zo che
ij col tempo il suo esempio avrebbe avuto mnume·
revoli imitatori, anche fra coloro che biasimavano
allora il suo operato •> (Xill, 262).
Nota bene don Ceria nel volume su citato, stessa
pagina: «Il Bollettino Salesiano, fra tutte le pubbli•
cazioni di Don Bosco, è forse quella che ha prodotto
i ma"aiori frutti sia con l'accendere i cuori a coo•
perde" alle l.Vlissioni ed alle opere di religione, sia
col suscitare generose vocazioni ecclesiastiche e
missionarie. Certo è che anche in questo Don Bosco
an.ti-vennc tempi: nel mondo, tendenze nuove
soppiantavano abitudini vecchie; quel che una
volta si amava tener celato, si doveva presto
sentire il bisogno di propalarlo, fosse bene o
fosse male. Don Bosco credette miglior partito
far servire all'incremento del bene quella voglia
di pubblicità che egli presagiva dover diventare
una vera mauìa ed insieme un veicolo di tlllltO
male (Xlii, 262).
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I ESEMPI I
Gruppi giovanili di Cooperatori
ROMA - Via Appia Il gruppo ~
composto di :,s giovani Coope
ratrici, una ventina delle qua1l
svolgono belle iniziative. Sono bene
animate e in determinate occasioni
si rendono utili con le loro gene
rose prestazioni.
ROMA - Via Dalmazia Sta sor
gendo un gruppo di Cooperaton
e Cooperatrici giovani. Sono
quasi tutti flgli di Cooperatori.
Freq uentano regolarment e le adu
nanze la zn domenica del mese
e svolgono buone attività.
ROMA · CENTRO ISPETTORIALE È
composto dJ una trentina di ele·
menti, quasi tutti giovanissimi padri
di famiglia o in via di divenirlo, che
svolgono attività varie di apostolato.
CAGLIARI Il gruppo delle Coope·
ratrici giovani ha due riunioni al
mese, Esercizi chiusi ogni anno
e buon apostolato in parrocchia,
specie come catechiste.
GAETA Sta p rendendo vita una
sezione dJ quel Centro, formata
di sole Cooperatrici giovan i. Già
una quindicina hanno ricevut o il
e diploma p romettono bene.
DEUSTO (Spagna) Il D elegato
ispettoriale don Delgado comunka
un suo esperimento fatto tra i g-io·
vani più grandicelJi del collegio.
Con i volenterosi h a formato un
gruppo di giovani Cooperatori con
buone prospettive per l'avvenire
Attività nel Venezuela
Il B olleHino Salesiano, ed izione
per il Venezuela, dedica tre pagine
del numero di dicembre per dare
un sommario resocont o d el movi·
mento Cooperatori nella Nazione
.Stralciamo qualche dato.
Si sono formati tanti Centri
quante sono le Case Salesiane.
Altrettanto si può dJre delJe Case
delle F iglie di Maria Ausiliatrice.
Esistono inoltre vari Centri P. U.
dove non ci sono i salesiani. In
tutto il Venezuela funzionano 28
Centri con I JO Zelatori e 6 Con·
sigli locali con un totale di 18 Con·
siglieri. Si lavora per dare ad
ogn i Centro un Consiglio efficiente.
Durante l'anno 1964 si tea.nero
10 corsi d i Esercizi Spirituali con
un numero complessivo di 300
partecipanti. Fra le attività dJ apo·
stolato va segnalata la Catechesi
che gruppi di zel11nti Cooperatori
hanno impartito sp•cialmente nel
quartieri più poveri delle città, dove
non arriva l'opera del sacerdote.
Segue un elenco delle attività
dei Centri più attivi, che r ivela i
not evoli progressi fatti dalla P. U
in questi ultimi anni.
Ritiri minimi per categoria
L'esperienza ha dimostrato quan·
to tali ritiri siano ut"lli per ch iarire
idee, approfondire convinzioni, in·
fondere entusiasmo e spirito d'ini·
ziativa, apprendere la tecn ica del
proprio lavoro e scioglier e le dJffi-
coltà pratiche incontrate nell'eser·
cizio delle attività di ciascun Con-
sigliere e Zelatore.
Per citare un esempio, il Centro
lspettoriale di Roma quest'anno,
per la formazione spir ituale e tee·
nlca dei Consiglìeri, Zelat ori e
Zelatrici dei Cent ri del Laz io, ha
organizzato i seguenti Ritir i minimi
per categQria:
Domenica 24 gennaio: per i Con-
siglieri e gli Zelatori della Moralità
e d ell'AIART.
Dom enica 7 febbra io: per i Con·
siglieri e Zelator i Stampa .
Domenica 28 febbraio: l)er i Con-
siglieri e Zelatori incaricati delle
Vocazioni, Missioni, Laboratori.
Domenica 14 marzo: per i Con-
~iglieri degli Esercizi, dei Ritiri
e della Formazione Religiosa.
Domenica 28 marzo: per i Con
siglieri incaricati della Segreteria
Caratteristica di tali Ritiri o Con·
vegni: ogni Consigliere e Zelatore e
invitato a recarsi al convegno dopo
aver letto e meditato quanto il
Manuale Dirigenti indica circa il
settore del suo np ostolato, il che
facilita m olt issimo il lavoro.
Un Insegnante per le vocazioni
AJ Convegno Consiglieri e Ze-
latori P. U. tenutosi a Mo!l"liano
(Treviso) e presleduto dal Diret·
tore generale, il M0 lbsen Nino
Lunazzì, ch e ha al su o attivo una
lunga esperienza nell'apostolato
vocazioni, disse tra )'nitro:
t Noi insegnanti possiamo fort
tanto in questo campo.
Vorrri sottolineare il conforto che
ci viene dalfesserci Interessati della
vocazione dei nostri allievi e allieve,
conforto che ci sprona a continuare e
a maggiormente dedicarci alla cura
delle vocazioni. Leggo qualche stra/·
cìo di lettere di nuei allievi che ho
guidato verso la vita religiosa o
sacerdotale.
' Se sono giunta a far parte della
bella e grande famiglia di Don Bosco,
dopo del Signore debbo a Lei il
primo dovere di riconoscenza. Grazie
di cuore per avermi indirizzata
per questa via'. (Una Figlia di
Maria Ausiliatrice, oggi in C011adà)
Un salesiano: ' Mi affretto a
comunicarle una notizia che cer-
to Le frrrà piacere. Lei è il primo
a venirne a conoscenza, anche se
non potè essere presente alla ceri·
monia. Ieri il Vescovo di Padova
ha conferito gli Ordini e il sotto·
scritto ha ricevuto l'Ordine Mag·
glore del Suddiaconato... '.
Un'altra allieva dalle Filippine:
'Voglia credermi, sono ancora la
sua alunna dì quinta per cui ogni
parola del sig. Maestro era Van·
gelo. E sono anche la sua protetta:
devo a Lei, dopo cbe al buon Dio,
la realizza;::.1one della mia voca·
zlone salesiano. missionaria. Le saro
riconoscente per tutta la vita, L'as-
sicuro. In Paradiso, poi, ci rive·
dremo...'.
Gli Insegnanti hanno grandi mezzi
a disposizione per creare i presup·
posti di una vocazione allo stato
ecclesiast,co e religioso. Tutti pos·
siamo fare qualche cosa. Ineon·
trfamocì, scambiamoci le nostre idee
e le nostre esperienze; domandiamo
la collaborazione dei nostri Superiori
e diamo ad essi la nostra! •·
13

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PENSIERI PER LA CONFERENZA MENSILE
Come educare i figli alla purezza
(I] Per i genitori non possono cedere ad altri
la responsabilità di provvedere a questa educazione
L'accor do è generale in ambiente cattolico ed ba
moltissimi sostenitori anche al d i fuor i. E ciò in
ragione delle modalità di ta le educazione: preserva-
tiva e protettiva, incessante e ininterrotta fìn dai
pr imi anni dell'infanzia; individualissima nelle esi-
genze e aelle modalità; strettament e legata all'edu-
cazione generale e soprattutto morale e religiosa
cristiana.
I genitori ricordlao il loro dovere e temano di com-
mettere una omissione educativa grave, in quanto i
figli restano così indifesi ed impreparati d i fronte
alle crisi e ai pericoli particolarmente della pubertà.
Procurino perciò di prepararsi in tempo e di consi-
gliarsi. Si istruiscano bene sui fatti della v ita, con
pienezza d i verità e grandezza umana e cristiana.
Applichino tali visioni ottimiste alla propria vita
maschile e femminile e coniugale, Ano a sentirsi
rasserenati e disinvolti. Incomincino a trattare con i
fìgli con altrettanta serenità ogni volta ch e hanno
occasione di rifer imenti ad argomenti del genere.
E se proprio non ce la (anno? Chiedano aiuto c~n
senso di responsabilità. È in tal caso un compito
ch e essi delegano, perciò nulla permettano ch e venga
fatto senza la debita delega, il controllo, e soprattutto
al di fuori o contro il quadro cristiano di verità e di
morale.
Da chi? Da/la scuola solo per f istruzione generica
1-egata agli studi. Da medici fidati quando c'è qualche
anomalia o la si teme, o quando i flgli adulti hanno
bisogno di sp iegazioni esaurienti. Da sacerdoti per
l'aspetto morale. Da qualche adulto, insegnant e o
parente, o persona di merito, per quello che pro·
prio non si riesce a fare.
Quanto ai libri, c'è il pericolo di dare t roppo in
una volta e di non conoscere le reazioni ind ividuali.
QUESTIONARIO
1. Come $} possono curare le abitudini dei picco//?
2. Come si risponde alla domande del ragazzi?
3. Come si guidano nel momenti delicati dello pubertd?
4. E ., / genitori non sono capaci? E se non fanno nulla? Se
aiutano troppo poco? S I genitori non ci sono? Se i giovani
sono In Internati di educazione?
5. Come si guidano I fitll nel farsi Il fiusto concetto del due
sessi, e nei primi lnconlrl di amicizia?
6. Che pensate delle feste, deg// incontri gJovani/1, delle gite
promiscue?
Quindi i libri sono buoni sussidi se uniti al dialogo
vivo, parallelo e immediato. Quelli in commercio
sono fatti più per i genitori che per i figli. Li leggano
sempre prima, e forse troveranno ispirazione e guida
per fare da soli e meglio
[]] L'educazione dei figli richiede la «maturazione »
di tutta la loro personalità
Maturazione {,sica p rima di tutto, senza p reco·
cità squilibrate, senza ritardi di maturazione spe·
cifica, senza malattie, senza anormalità, sen za crisi
puberali e adolescenziali, senza sovraeccitazioni.
Maturazione mentale in secondo luogo. Troppe
volte alla base di tutto c'è l'ignoranza. Non tanto
come i più credono e giustamente Pio X I nega, l'igno·
ranza dei fatti sessuali nella loro natura fisica,
ma ignoranza del loro valore, del loro significato,
della loro delicata nobiltà, preziosità, ignoranza dei
don i di Dio per progetti e vocazioni e missioni d eli·
cate e alte nella vita.
Matu;azione morale e religiosa. Serve non solo a
far evitare il male e il peccat o; anch e a questo, perchè
ne rivela tutta la malizia e la volgarità. Ma soprat·
tutto serve per portar e ad apprezzare il bene, i beni
della virtù in genere, e della virtù d i castità in specie.
Nell'ambito dell'amor e di Dio e del timore di Dio,
del concetto chiaro di amore e di famiglia cristiana ,
nella pratica dei Sacramenti e dei Comandamenti,
i Flgli trovano le vere idee che li rischiarano e li diri-
gono.
Maturazione sociale. Il solitario triste e malin
conico, il pessimista ch e odia il mondo maschile o
femm in ile, il geloso, l'egocentrico, il tiranno, sono
per lo più dei viziosi.
I]] Le modalità dell'istruzione e della educazione
1. E ducazione ambientale. Per una «pedagogia d' am-
biente i della p urezza basta ispirarsi a Don Bosco.
Egli volle la somma t p ulizia ~ morale nelle sue case,
nelle parole, tratti, atti, nelle letture e negli studi,
nei d ivertimenti, nel vest ire, nelle uscite, ecc.
Si noti però ch e ~l'ambiente• di Don Bosco era
ambiente p reventivo-positivo, e non solo preventivo ·
negativo: cioè conteneva tutti i requisiti per le forma ·
zioni e maturazioni di cui sopra si è detto, e nell'in-
sieme u n vero culto delicato della purezza, che 1
giovani resp iravano e amavano naturalmente, sen
tivano il b isogn o di conservare e riconquistare con
cura. C vale anche per la famiglia.
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z. Educazione individuale. Si insiste tanto oggi
sulla individualizzazione di ogni insegnamento e inter-
vento educativo. Tanto più vale il principio se si
pensa quanto In questo campo siano variabili le esi-
genze e le possibilità, le risonanze e i ritmi di ognuno.
3. Educazione delicata. Non è un argomento qual-
siasi. È spiegazione e avvio verso ano dei più grandi
ed esigenti doni di Dio, che, dopo la santiflcazione
delle anime, è il più alto e prossimo incontro con
Dio in collaboraz"ione creatrice. Vale ancora il prin-
cipio generale di Don Bosco: ~ Parlare della bellezza
più che della bruttezza del vizio t.
4. Educazione progressiva. Al momento opportuno,
adatta alle capacità e al bisogno concreto di ciascuno.
Nel clima attuale di stimoli avviene sempre più
che bambini nella più tenera infanzia provino una
necessità psicologica di fare domande e di avere rispo-
ste esaurienti anche molto delicate. Necessità psico-
logica vuol dire che una mancata risposta provoche·
rebbe un senso di conflitto, di insicurezza o di distacco
dai genitori, di chiusura di un dialogo che non si
riaprirà maJ più. Però è pur vero che in altri casi il
medesimo bisogno psicologico si presenta solo ad
adolescenza inoltrata. anche in soggetti equilibrati.
Resta il principio senza poter stabilire un •quando •
universale. Ci sono delle circostanze che impongono
ai genitori di parlare con chiarezza o per premunire
o per preparare: esperienze pericolose subìte dai
figli o prossime ad accadere, entrate in ambienti di
compagni e amici pericolosi, divertimenti, situazioni
familiari, o vicine alla famiglia, entrata in posti di
lavoro, vita militare, fidanzamento, ecc.
Per questa progressività i genitori devono tenere
queste grandi linee direttive:
Lo prima infanzia. Con naturalezza suasiva,
esemplare, facendo perno sui primi sentimenti di
proprietà e buon gusto, si deve curare il pudore istin-
tivo, in clima di massima naturalezza e s-pontaneità.
La fanciullezza e la pubertà. I: l'età delle domande
innocenti e curiose. Oggi il fatto si fa sempre più
generale e anticipato.
Se i tigli in questo periodo non fanno domande,
m genere c'è molto da temere. Nel loro silenzio
fatto di vergogna o almeno d'incertezza, o c'è pronto
il vizio o s'avviano forme nevrotiche poco raccoman-
dabili. Come fare?
1. Generalmente non prendete l'iniziativa delle
discussioni. Ma fatelo invece quando vedete che vostro
Aglio ne ha bisogno.
2. Alle domande spontanee del ragazzo rispondete
con franchezza nei limiti del suo vero bisogno psico
logico e morale, e delle sue capacità (Pio X Il, 24 no
vembre 1941).
3. U dialogo assuma subito un tono di profonda
umanità, di sacralità (il disegno, l'opera, il dono, la
missione di Dio), di dignità, bellèzza, rispetto, im-
pegno e responsabilità, di con-fldente riserbo.
4. Non mettete malizia là dove non c'è che inno-
cente curiosità Rovinereste forse tutto per sempre
con risposte o interventi violenti, sgarbati, dicendo
con tali toni: queste cose non ti riguardano... ; sei
troppo piccolo... ; son cose da grandi... ; storie di
cavoli, cicogne, e cespugli. .. ; peggio ceffoni od altri
castighi, dichiarazione di ~ questo è peccato t, mi-
nacce di inferno per chi si interessa di tali cose...
In questa età è il momento di prevenire anticipando,
perchè un momento dopo può già essere troppo tardi.
Gli impegni dei genitori per questi anni sono:
1. «Il comando divino della purezza dell'anima e
del corpo vale senza diminuzione anche per la gio-
ventù odierna. Anch'essa ha l'obbligo morale e,
con l'aiuto della grazia, la poss ibilità di conservarsi
pura. Respingiamo quindi come erronea l'afferma-
zione di coloro che considerano inevitabili le cadute
negli anni della pubertà, le quali cosl non merit-
rebbero che se ne facesse gran caso, quasi non fossero
colpa grave, perchè ordinariamente - essi aggiun-
gono - la passione toglie la libertà necessaria affinchè
un atto sia moralmente imputabile t (Pio X I I, radio-
mess. ZJ marzo 1952).
2. Tuttavia i genitori devono pur sapere che per
la stragrande maggioranza dei figli il problema è
del ricupero di una purezza o perduta o molto ten-
tata . Con il loro aiuto comprensivo, fermo, in colla-
borazione con tutti gli altri mezzi naturali e sopran-
naturali, i genitori devono credere che tali ricuperi
sono possibili anche oggi.
Così gli adolescenti possono superare le difficoltà
delle scuole, degli ambienti di lavoro, delle facili
libertà giovanili, della promiscuità, delle situazioni
di cinema, televisione, balli, ritrovi di gioventù, let·
ture, ecc. Così i giovani vengono preparati e soste·
nuti per il periodo militare, perchè ormai sono impe·
gnat1 m una castità fatta di conoscenza e di idec1litil
di bene, e premuniti contro le seduzioni ambientali.
BIBLIOGRAFIA
Libri adatti per la guida del figli nel loro problemi:
CAROLINA (Marna) e LUIGI (Papà), Come. parlerò a mio figlio.
Brescia, 104Q.
M e M. DEMARLe, La grondo conf/dM>za, Milano, 1948.
"· GEMPLLI, La tua vita se.ssuale, Milano, Vita e Pensiero
/'o. Glll oerr1, Rispondete cosi ~ vi interrogano come sono not,
Brescia, la Scuola, 196,.
/'o, M/'oGNLER, Un dovere delicato del bobbo, Milano, Ancora.
1Q46 (servizio militare).
P. BABINA, L'amore e il sesso; P. B.• Il tormento della carne.
Milano, I.L.P. 1941 (per g-lovanl maturi e bisognosi).
H. BARBEAU, I volli dell'amore, Roma, t9s :, (aa ed.), per gio-
vani da 18 anni In su.
R. BARON, Aff/nchè sia bella lo tuo vita, Roma, 19:,s ( 12- 16 anni)
A. VON uoss. La perla delle virtù. Pagine per la gioventù, Milano
IQ4,.
G. HOORNAERT, A coloro che hanno vent'anni. Per la tattica d,
un combattimento, Torino, SEI, 1944.
G. LAZZATI, La tua battaglia (Per aspiranti maggiori), Torino
1944.
f. VAN ROV, A te oramai donna, Torino, Mar!ettl, 19:,9 (46 ed,)
c. TILLMANN, Ragazzo. vuol saperlo?; Id., Ragazza, vuo
saperlo?. Monza. Ancora 1951, 1955,
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