Bollettino_Salesiano_199404


Bollettino_Salesiano_199404

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1.1 Page 1

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Aprile 1994
ANNO 118 N.7
1• Quindicina Aprile 1994
Sped. in Abb. post. (50) Torino
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877

1.2 Page 2

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di don EGIDIO VIGANÒ
UN EVENTO STORICO
PER L'AFRICA
E ,, 1110 aprile
cco un Sinodo che sarà evento storico per sono: la novità cristiana e il contesto africano; l' ur-
l'Africa e il Madagascar: si presenta come genza dell'inculturazione rafforzando la comunio-
inizia a Roma il comunione e profezia. Esso tocca assai da vicino
Sinodo africano.
la nostra Famiglia: preghiamo e ci interessiamo
per il suo felice esito. Il Progetto-Africa di noi sa-
ne ecclesiale senza deviazioni; la capacità di dia-
logo ai vari li vell i, anche dell'ecumenismo e del
contatto con le altre religioni (specialmente con la
Tra gli obiettivi, les iani è recente; nel grande continente siamo an-
un nuovo impulso
cora dei bambini , anche se vivaci e veramente
promettenti. Dopo un po' più di 15 anni siamo
religione tradizionale e con l'Islam); la giustizia e
la pace per una adeguata promozione umana, spe-
cialmente della condizione femminile; la progetta-
alla missione della presenti in ben 35 Paesi, con 800 confratelli, 135 zione pastorale circa i mezzi cli comunicazione so-
Chiesa nelle
case, 7 noviziati, 5 postnoviziati e 2 studentati
teologici (uno di lingua francese e l' altro di lin-
ciale e la fonnazione di agenti cristiani al riguardo.
L'argomento centrale, dalla cui angolatura si af-
420 diocesi. gua inglese). Finora abbiamo avuto 7 vescovi sa- fronteranno i sottotemi indicati, è la missione
Ma anche nuovi
lesian i: 3 africani e 4 missionari . Anche le figlie
di Maria Ausiliatrice sono pre-
orientamenti per senti in 20 Paesi, con 304 suo-
evangelizzatrice della Ch iesa, nei suoi vari aspetti
trinitari ed ecclesiali.
la pastorale re, 6 l case e 5 novi ziati.
È DA NOTARE CHE LE
ASSEMBLEE SINODALI dei
giovanile , , QUANDO FU PUBBLI-
vescovi non so no tutte uguali.
CATO dalla segretaria del Si-
Ci so no le Assemblee generali
nodo il testo dei "Lineamenta"
ordinarie (di tutta la Chiesa
per stimolare la preparazione
universale): nel prossimo otto-
cli questa assemblea episcopa-
bre si celebrerà la "nona" sul-
le, abbiamo constatato con di-
la vita consacrata. Poi si sono
spiacere - insieme ai nostri
celebrate finora anche due As-
missionari - che in esso non si
semblee straordinarie: una
trattavano i problemi giovanili.
sull 'esercizio della collegialità
I nostri confratelli e le nostre
episcopale e l'altra sul 25° an-
suore in Africa (e cenamente
niversario del Concilio Vati-
anche altri) hanno fatto osser-
cano Il. E infine ci sono le
vare questo inspiegabile vuoto.
Assemblee speciali, come
Nella posteriore redazione
dello "Strumento di lavoro" è
Il 40% della popolazione africana ha me-
no di 18 anni (nella foto di A. Musso, ra-
gazzi dell'Alto Volta).
quelle per l'Olanda, per l'Eu-
ropa, ora per l'Africa e, pre-
sto, per il Libano.
stata recepita questa lagnanza.
Così nel primo capitolo della seconda parte lo
Dunque il Sinodo africano è un ' Assemblea
StrumenlO tratta dell ' infanzia e de lla gioventù, speciale che riuni sce i rappresentanti delle 34
della scuola, della famig lia e dei movimenti apo- Conferenze episcopali del continente per riflet-
stolici. Nel n. 36 afferma: «Alcune risposte ai Li- tere sui problemi pastorali più caratteristici. «Si
neamenta hanno fatto osservare che il 40% della spera che il Sinodo - auspica il documento di la-
. popolazione attuale dell'Africa ha meno di 18 an- voro - sia l'occasione di mostrare la solidarietà
ni. L ' importanza che l'i nfanzia e la gioventù rap- tra le Chiese particolari in Africa e anche tra
presentano per il futuro della Chiesa difficilmente queste Chi ese e la Chiesa universale, così pure
può essere esagerata». Aspettiamo dunque delle tra esse e le altre Chiese e Comunità cristiane e
spinte e delle direttive appropriate nell 'ambito tutti coloro che lavorano per il bene dell ' uma-
della pastorale giovani le. Certamente, però, il Si- nità».
nodo non può concentrarsi solo su un settore.
La Famiglia Sales iana aspetta con ansia le con-
È L' ORA DELL' AFRICA per il Vangelo, e il clusioni e direttive di questa Assemblea dei Pa-
Sinodo ne deve essere la grande profezia. I padri stori africani per intensificare il suo impegno di
sinodali guarderan no da Roma al futuro di tutto il inculturare autenticamente e di far crescere il ca-
cristianesimo nel continente.
risma di Don Bosco per l'educazione e l' evange-
Se consideriamo i principali contenuti offerti per li zzazione della gioventù e per la cura della fede
il lavoro dei vescovi percepiamo subito la vasta nei ceti popolari. Maria Ausiliatrice Madre della
prospettiva di questa assemblea episcopale. Essi Chi esa interceda e accompagn i.
2 - APRILE 1994

1.3 Page 3

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Quindicinale di
informazione e cultura
religiosa edito
dallé!- Congregazione
Salesiana di
San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo
De Nicolò - Eugenio Fizzotti - Francesco Motto
Collaboratori: Teresio Bosco - Ernesto Gattoni -
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Serge
Duhayon - Bruno Ferrero - Sergio Giordani -
Antonio Mélida - Jean-François Meurs -
Pietro Moschetto - Angelo Montonati - Gaetano
Nanetti - Angelo Paoluzl - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi
- Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro
Scalabrino
Progetto grafico e Impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
~:ig1I~~~an~~e: Tribunale di Torino n. 403
IL BOLLETTINO SALESIANO Si PUBBLICA
Il primo di ogni mese
(undici l\\~meri,
eccetto agosto) per tutti.
Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviati
non vengono restituili .
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio
Nazionale Cooperatori (Pasquale Massaro) - Via
Marsala 42 - 00185 Roma - Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in ollre 40 edizioni
nazionali e 19 lingue diverse (tiratura annua
ollre 1O milioni di copie) in: Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Australia - Austria -
Belgio (in fiammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (in
Guatemala) - Cile - Cina (a Hong Kong) -
Colombia - Croazia - Ecuador - Filippine -
Francia - Germania - Giappone - India (in
inglese, malayalam, tamil e telugu) - Irlanda -
Gran Bretagna - Italia - Korea del Sud -
Lituania - Malia - Messico - Olanda -
Paraguay - Perù - Polonia - Portogallo -
Slovacchia - Slovenia - Spagna -
Stali Uniti - Thailandia· Ungheria - Uruguay -
Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
richiede .
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta,
nei limiti del possibile.
Cambio indirizzo: comunicare anche l'indirizzo
vecchio.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111
Casella post. 18333
00163 Roma
Tel. 06/656.12.1
Fax 06/656.12.556
Conto corr. post.
n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.
1° Aprile 1994
Anno 118
Numero 7
In copertina: I giovani e la
speranza: un'intervista al
sociologo Mario Pollo,
relatore alla «Settimana di
spiritualità della Famiglia
Salesiana».
Nella foto, don Martinelli,
responsabile della Settimana,
con alcune partecipanti
(copertina di De Marie).
3 IL RETTOR MAGGIORE
Un evento storico per l'Africa
di don Egidio Viganò
1O FAMIGLIA SALESIANA
La difficile speranza dei giovani
di Silvano Stracca
15 DOSSIER MADDALENA MORANO
Le parole di madre Morano
di madre Marinella Castagno
Maddalena Morano
la sua vita in nove quadri
di Giuliana Accornero
Su strade educative nuove
di Piera Cavaglià
I fioretti nell'isola del sole
di Teresio Bosco
35 Osservatorio:
L'invasione delle Sette
in America Latina
32 PASTORALE
L'emigrazione non è finita
di Gianni Frigerio
36 INTERVISTA
La prima editrice salesiana
di Elvira Bianco
38 REPORTAGE
Rwanda dalle mille colline
di Umberto De Vanna
RUBRICHE
Lettere, 4 - In Italia e nel mondo, 6 -
BS Domanda, 8 - Prima Pagina, 9 -
Come Don Bosco, 13 - Il Diario di
Andrea, 31 - Osservatorio, 35 - I
Nostri Morti, 41 - Solidarietà, 42 - In
Primo Piano, 43
38 Rwanda:
Il futuro dei giovani
APRILE 1994 - 3

1.4 Page 4

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VUOI RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO?
Il Bollettino Salesiano
viene inviato gratuita-
mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi segue
con simpatia il lavoro sa-
lesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti
e gli amici. Comunicate
subito il cambio di indiriz-
zo (mandando sempre la
vecchia etichetta).
Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
destinatari. Questo causa a volte
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà.Sappiamo purtroppo di note-
voli ritardi e di copie che vanno
smarrite.
Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
due numeri consecutivi, sarà suffi-
ciente che ce lo faccia sapere e ri-
metteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
Scrivete a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 18333
00163 ROMA
. 4 - APRILE 1994
IL MIO SOGNO. «Ho 50 an-
ni, sono felicemente sposata,
ho una figlia di 20 anni. Ho
tanta voglia di stare con i gio-
vani in gioiosa laboriosità e
serenità. Vorrei realizzare il
mio sogno. Cerco un giovane
o una giovane che sia vera-
mente capace in "taglio e cu-
cito" per cominciare insieme
l'avventura di aprire un picco-
lo laboratorio di sartorié\\...».
Lettera firmata
La lettera, che arriva dalla
provincia di Torino, dimostra
una bella disponibilità, anche
se non è chiarissima nella sua
proposta. Si rivolga prima di
tutto al gruppo dei cooperato-
ri della casa salesiana più vi-
cina, o alla sua parrocchia.
VORREI DARE TUTTA ME
STESSA. «Ho 24 anni, faccio
parte del gruppo salesiano
missionario "Gli amici del Si-
damo", dell'ispettoria Lom-
bardo-Emiliana. Sono una vo-
lontaria della Croce Rossa, ho
un lavoro, una mamma che mi
vuole bene e dei fratelli. Non
sono felice. Perché? lo vorrei
dare tutta me stessa agli altri,
mettermi al servizio degli al-
tri. Leggendo la lettera "Vo-
glio essere utile" pubblicata
nel numero di gennaio, mi è
sembrato di averla scritta io.
lo non so più con chi confidar-
mi, ho voglia di fare qualcosa
e forse mi manca un po' dico-
raggio. Vorrei che qualcuno
mi scrivesse».
Lettera firmata
Indirizzare al Bollettino Sale-
siano.
UNO COME ME. «Sono un
exallievo di 64 anni . Ricevo
volentieri il BS e mentre eli-
mino le riviste che ho già let-
to, il Bollettino mi è partico-
larmente caro e Io conservo.
Sono rimasto colpito dall ' arti-
colo "Una famiglia per i bam-
bini del mondo" (cf ES/no-
vembre '93). Si tratta di un
laico in famiglia, quindi di
uno come me, che ha avuto la
responsabili delle discoteche,
Occhiena Diego - Candela Luigi ai prop1ietari delle sale da gio-
LA VITA
DI MAMMA MARGHERITA
A CAPRIGLIO
Pagg. 82
co, e così via. Penso che in
questo settore si coltivi però
un ambiguo concetto di li-
bertà. Cos'è la libertà per i
Il libro racconta la gioventù della
mamma di Don Bosco e il suo
mondo contadino. Si tratta della
ricerca di due giovani di Capri-
glio che hanno studiato e raccolto
giovani? Un giusto concetto
di libertà dovrebbe permeare
tutte le attività della persona e
dunque diventare cultura.
L'educare poi non deve essere
quanto si può conoscere oggi
dall' ambiente circa la famiglia, le
tradizioni, le memorie, le voci che
ancora sono vive nel paese. «Una
ricerca che non deve andare smar-
rita e che si aggiunge alle ormai
numerose pubblicazioni su Mam-
ma Margherita» (dalla presenta-
zione di don Angelo Viganò).
solamente un glissare conti-
nuamente rispetto ai pericoli
della società odierna, una sor-
ta di abilità nello schivare
ostacoli e pericoli, che ci pro-
vengono anche dai mass-me-
dia. Dove sono le ardite pro-
poste educative nei momenti
Il libro può essere richiesto in di crisi sociale? Nel BS di di-
omaggio a
cembre ho trovato forti testi-
Occhiena Diego,
Via Fontana, IO bis,
14014 Capriglio (AT),
Te!. 0141/997208.
monianze, tra le quali quella
di Dante Dossi. Nella corsa
alla ricerca di tecniche per far
crescere i giovani, abbiamo
dimenticato, e per molti versi
forza di accettare una vita po-
vera per fare del bene. L' arti-
colo e la felicità che si legge
nella fotografia del dr. An-
drew Simone e della moglie
mi hanno fatto vedere quante
l'ha dimenticato la pedagogia
ufficiale, i fondamenti: la vo-
cazione, l'ispirazione, I' orien-
tamento ai valori . In questa
nostra società non si può vive-
re passivamente se si vuole in-
cidere in modo positivo, ed è
cose inutili mi sono oggi ne- bene pensare seriamente a co-
cessarie».
me accompagnare in maniera
discreta, ma decisa, la vita dei
Paolo Oman, Roma nostri giovani; per imparare
da loro, quando c'è da impa-
DOVE SONO LE FORTI rare, e per orientare quando è
PROPOSTE EDUCATIVE? necessario».
«Il problema del! ' educazione
dei ragazzi e dei giovani è im-
portante per i genitori e per
Francesco Benegiamo,
Galatina (LE)
l'intera società. Un ambiente
sociale culturalmente prepa- DEPRESSIONE. «Ho avuto
rato ad accogliere i giovani fa- uno scambio di pareri sul te-
ciliterebbe l' opera dei genito- ma della depressione, dopo
ri , che non devono essere i aver visto la trasmissione di
soli a educare i figli, anche se Piero Angela, nella quale si è
sono i primi a doverlo fare per parlato di tutto tra esperti , ma
diritto naturale. Gli insegnan- neanche un cenno ai rimedi
ti da sempre sono un impor- spirituali, che sono più poten-
tante riferimento per il futuro ti delle medicine. Penso che
dei ragazzi . Ma oggi anche al-
tre "agenzie" dovrebbero farsi
carico di questo problema e
una persona di fede non possa
- mai essere depressa. Potrà·
sentire dolore, atroci soffe-
renze fisiche, potr à anche im-
dare un giusto orientamento precare, ma non deprimersi.
soprattutto alle attività ricrea- La depressione è tipica di chi
tive, così importanti per la non ha fede: se uno trova il Si-
maturazione degli adolescen- gnore, quello vero, non si de-
ti. Mi riferisco per esempio ai prime. Per esempio, quando

1.5 Page 5

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una persona va in pensione, si
dice che cade nella depressio-
ne perché non si sente più uti-
le. Trovo che non sia vero: se
si vive la vita con Dio, il tem-
po vola e possiamo riempire i
nostri giorni di gioia per noi e
per gli altri . Vogliamo capire
che il problema di fondo, an-
che per vincere la nostra e
l'altrui depressione, è che ab-
biamo bisogno gJj uni degli
altri e dobbiamo imparare a
darci una mano?».
Luciana Mezzane, Roma
QUALE SOLIDARIETÀ.
«Alla porta della mia chiesa,
due o tre extracomunitari da
tempo chiedono l'elemosina
fingendo di vendere degli og-
getti inutili. Anch'io come
tanti ne ho un po' di fastidio o
di imbarazzo. Comunque la-
scio le mie mille lire, tanto per
fare qualcosa e per tranquil-
lizzarmi la coscienza. Un
mattino ho visto una scena
davvero curiosa. Una donna
accompagnata dalla figlia ha
preso dalla sua borsetta una
mezza pagnotta tutta insec-
chita e l'ha offerta al giovane
di colore, che l' ha rifiutata
con un gesto della mano. La
donna tutta soddisfatta ha fat-
to cenno alla figlia e sono en-
trate in chiesa. Mi chiedo se
quella donna lo darebbe "al
suo gattino" quel pezzo di pa-
ne secco».
Sergio Schiavon, Torino
DIAMOCI DA FARE. «Sono
impegnato in campo ecclesia-
le come animatore; ricevo
ogni mese il Bollettino Sale-
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A CHI TOCCA? «Sciivo per fare una lamentela riguardo
alla rustribuzione della vostra rivista e sicuramente non
penso di essere il primo. Purtroppo quei pochi numeri che
mi arrivano li ricevo con notevole ritardo, mentre altri non
li ricevo proprio ed è questo che mi lascia un po' deluso.
Purtroppo so come "funzionano" le Poste italiane, ma mi
sembra giusto dirvelo. Mi sono più volte lamentato con i
responsabili dell ' ufficio postale della mia città, ma mi
banno detto che tocca alla rivista fare eventuali ricorsi».
Carmelo Raimondi, San Cataldo (CL)
Siamo purtroppo a conoscenza di questi disservizi e ab-
biamo già pubblicato mesi fa il numero verde gratuito
il 1678-63011) a cui ci si può rivolgere per chiarimenti e
proteste. Pubblichiamo, prendendolo da Famiglia Cri-
stiana, un quadro sui servizi postali in Europa. Spiace
dirlo, ma siamo i più cari e i meno efficienti.
Germania
Danimarca
Irlanda
Belgio
Francia
Olanda
G. Bretagna
Lussemburgo
Portogallo
Grecia
Spagna
93%
93%
74%
99%
280
80%
aTariffo base in lire
Lo pertentuale
di corrispondenm
consegnata do o I giorno
siano, la nostra rivista "di col-
legamento", e sono ricono-
scente a chi mi ha abbonato.
Vorrei dire la mia al ventenne
che ha scritto "Ritornino i
tempi dell 'oratorio..." (cf
ES/gennaio). Sono d' accordo
con te, amjco, non possiamo
lasciare i nostri coetanei soli a
vivere superficialmente. Ma,
caro amico, diamoci da fare,
avvici niamoli : vedrai che non
bestemmieranno più. Vi man-
do due foto scattate da me: c' è
don Viganò. Le pubblichere-
te? Vorrei corrispondere con
gli amici del BS. Aspetto le
vostre lettere».
Vittorio Lombardo
Via Garibaldi, 31
98077 S. Stefano Camastra
(Messina)
Lafoto di don Viganò con un
gruppo di giapponesi in piaz-
za San Pietro è bella e po-
t.remmo in futuro pubblicarla.
Ti ringraziamo.
APRILE 1994 - 5

1.6 Page 6

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ILungi (Sierra Leone).
L'italo-americano
don Alberto Mengon con
gli studenti nella festa
dell'«African Child Day».
LADISPOLI
UNA
CASA-FAMIGLIA
Le figlie di Maria Ausiliatri-
ce si trovano a Ladispoli dal
1957. È un'opera come molte
altre in Italia: un oratorio, un
centro professionale. Poi il
problema delle nuove povertà
determina la svolta. Con l'ar-
rivo di Mru·ina (12 anni), di
SIERRA LEONE
UNA BELLA SCUOLA
PER 700 RAGAZZI
«Il cl,~rnoroso non è di casa
qui e si parla pooo di noi nel
mondo», scrive il trentino don
Alberto Mengon, partito gio-
vanissimo per gli Stati Uniti e
da qualche anno missionario
in Sierra Leone. «La nostra
gente non conosce guerre tri-
bali, colpi di Stato, carestie e
siccità. A dire il yero un colpo
di Stato lo abbiamo avuto due
anni fa, ma il mondo non se ne
è accorto. Dietro questo sipa-
rio senza problemi, ci sono
però quattro milioni di africa-
ni che fanno fatica a raggiun-
gere lo sviluppo» . Solo il 25
per cento dei ragazzi in Sierra
Leone va a sc4ola. E nelle
scuole avere un banco è un
privilegio. Otto anni fa i sale-
siani sono arriv~ti anche qui,
dalla lontana California, e
hanno aperto una scuola. Ce
l'hanno fatta. La scuola è sor-
ta un po' alla volta: bella, spa-
ziosa, ventilata, invidiata da
chi non può venire. Oggi ha
700 allievi , tutti muniti di un
banco personale!
6 - APRILE 1994
TORINO
L'ICONOSTASI
ALLA MADONNA
DEL RIFUGIO
L'Opera Pia Barolo, nella
attuale via Cottolengo, com-
prendeva una chiesa a forma
di croce latina. Don Bosco vi
predicò e frequentò gli edifici
annessi nel 1844-'45, inizian-
do in qualche modo l'oratorio
prima al Rifugio e poi
ali' Ospedaletto, di cui era
cappellano. Ora al numero 26
di via Cottolengo ci sono an-
cora le suore Maddalenine,
fondate dalla Marchesa di Ba-
rolo. Ma il braccio occidenta-
le della chiesa ospita oggi una
cappella ortodossa romena.
Bellissima l'Iconostasi, opera
di Samoila Cristian, dono del
Patriarcato di Romania alla
Chiesa ortodossa torinese.
Torino. L'Iconostasi della chiesa
ortodossa romena.
Claudia (10 anni) e di tre grup-
pi di fratellini, nasce una co-
munità di accoglienza per mi-
nori a rischio. Dietro ogni
bambino c' è una sofferenza,
una storia difficile. Ragazzi
strappati alla loro casa su
provvedimento del giudice tu-
telare e affidati alla comunità
attraverso i servizi territoriali.
A questi figli, che faticano a
sentir pru-Iare di fruniglia, le
sei suore di Ladispoli offrono

1.7 Page 7

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ISan Pietro (Roma). Così
si presentava la piazza
il 1° aprile del '34
per la canonizzazione
di Don Bosco.
PERÙ
GLI ARTISTI
DI DON UGO
I Ladispoli (Roma).
I ragazzi
della casa-famiglia.
una casa-famiglia che oggi è
composta di una dozzina di ra-
gazzi. A dare man forte alle sei
suore, impegnate ancora nella
scuola professionale e in una
presenza nella scuola statale,
sono arrivati i giovani volon-
tari, diventati parte integrante
della comunità.
ROMA
60ANNIFA
DON BOSCO
II 1° aprile 1934, giorno di
Pasqua, Don Bosco veniva
proclamato santo. Fu un gior-
no di incontenibile gioia per la
Chiesa e la Famjglia Salesia-
na, un avvenimento di rilievo
anche per la società. A procla-
marlo santo fu il papa Pio XI,
Achille Ratti, che aveva cono-
sciuto personalmente Don
Bosco da giovane prete e ne
era rimasto ammirato. Aveva
ricordato in quel giorno di
aver avuto più volte la gioia di
poterlo incontrare «pur nella
ressa indescrivibile delle sue
occupazioni». Da allora la
santità di Don Bosco ha trova-
to la sua collocazione nella
Chiesa e una identità specifi-
ca: una santità per i giovani,
una santità che si è aperta su
strade nuove per poterli in-
contrare. «I santi sono profe-
zia di Dio per il loro tempo»,
ha scritto don Viganò. Così è
stato per la santità di Don Bo-
sco, che ha fatto fermentare la
società attorno a e conserva
oggi il fascino di coinvolgere
tanti altri nelle stesse scelte.
A Lima, presso il Museo
della Nazione, si è tenuta
un 'esposizione e vendita dei
mobili e sculture, opera dei
maestri del laboratorio di
Chacas (Perù). El Comercio,
giornale di Lima, afferma che
«la mostra è organizzata dalla
Cooperativa Artigianale Don
Bosco, il cui presidente è il sa-
cerdote don Ugo De Censi,
che 18 anni fa ha fondato
un'opera che accoglie centi-
naia di giovani orfani e pove-
ri, occupandosi del loro man-
tenimento e della loro istru-
zione fino a quando non ·sono
in grado di inserirsi nel mon-
do del lavoro». In una confe-
renza stampa il missionario
don De Censi ha spiegato che
le opere messe in mostra sono
degli allievi del laboratorio
che si trova nella provincia di
Ancash, a nord di Lima, dove
studiano «i più poveri tra i po-
veri» . li ricavato di questi la-
vori in legno, che vengono
venduti anche ali' estero, in
parte va agli autori , e il resto
viene destinato a opere sociali
ed educative.
REP. DOMINICANA
LA NUOVA CHIESA
DI MARIA
AUSILIATRICE
È quasi una fiaba, nel rac-
conto di Luis Sertore, parroco
del Sagrado Coraz6n di Pue-
blo Nuevo di Mao. I cinque-
mila abitanti non avevano
chiesa. Mancavano i fondi,
mancava il terreno. Arrivò
tutto: il terreno, il lavoro di
sterramento con bulldozer, gli
I Perù. Un allievo del
laboratorio artigianale
di Chacas.
aiuti dell ' Adveniat e dei ve-
scovi tedeschi , soldi che ven-
nero "rubati" e poi provviden-
zialmente ritrovati. È sorta la
chiesa, ma anche il salone
parrocchiale per la catechesi e
la ricreazione, il parcheggio, i
campi da gioco. li pittore
Francis Castillo dipinse l' in-
terno ispirandosi al Santuario
di Maria Ausiliatrice di Tori-
no. Infine fu asfaltata la strada
che conduce alla chiesa. Nel
giorno della consacrazione,
cadde una abbondante piog-
gia, una benedizione per i ter-
reni aridi e secchi. Tutto è be-
ne quel che finisce bene.
«Maria Ausiliatrice si è co-
struita la sua casa», dice con-
vinto padre Luis Se1tore.
I Pueblo Nuevo di Mao
(Repubblica
Dominicana). La nuova
chiesa parrocchiale.
APRILE 1994 - 7

1.8 Page 8

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AMO UN
TESTIMONE DI GEOVA
«Mi sono innamorata di un
testimone di Geova,
che vita mi aspetta?»
Risponde Lorenzo Minuti:
Ho girato la tua domanda a chi ne
sa più di me: a un amico che , testi-
mone di Geova per 20 anni e loro mi-
nistro di culto, ha unito in matrimonio
molte coppie. Ecco cosa ti scrive.
«"lo lo cambierò! ...". Probabilmente
è questo che pensi; sei quasi certa
che con il tuo affetto riuscirai a far
cambiare colui che desideri sposare
e che si avvia a diventare un testi-
mone di Geova. Ma sai cosa avverrà
invece? La sua congregazione - se
anche vorrà perdonarlo per aver
sposato te, "un'incredula" - lo con-
sidererà "vedovo spirituale": sposato
con una persona spiritualmente mor-
ta, e tale tu sarai ritenuta; come tutti
"quelli del mondo".
Dal giorno delle nozze tu dovrai di-
menticare quanto caratterizzò la tua
fanciullezza: la gioia di unirti con le
persone che ami, nei tempi più tene-
ri : Natale, Pasqua, compleanni, ogni
occasione di festa. Grigia e sorda di-
verrà la tua vita, monotona per la fis-
I La rivista ufficiale della Società
Torre di Guardia, un grande impero
editoriale - 16 milioni di copie -
una «business association ».
8 - APRILE 1994
sa routine di adunanze, servizio, as-
semblee: sempre così.
Poi verranno i tuoi figli ; solo che
non saranno tuoi ma della Torre di
Guardia che te li prende e ne fa ciò
che ha deciso. Non deciderai tu del-
la loro educazione; né della loro vita;
né del loro futuro: "appartengono al-
la Società". Non sorrideranno per un
regalo; né batteranno le mani per la
,visita dei nonni. Non potranno "cre-
dere nelle fiabe", né giocare con i
coetanei "del mondo", né divenire
utili al prossimo. No: perché essi non
ti sono mai appartenuti : il loro padre
li ha già ceduti alla "loro vera madre",
l'Organizzazione .
E se uno di loro avesse un inciden-
te? Il tuo sangue potrebbe salvarlo:
ma la sua "vera madre" e tuo marito
te lo impediranno. E se il figlio morrà,
non devi piangere perché "Geova lo
resusciterà" ... Tu però non lo rive-
drai: sei una "incredula" e ad Harma-
ghedòn morrai.
Pensa a tutto ciò. E come legarti a
chi non sarà mai tuo marito perché è
già "sposato all'Organizzazione" e
mai potrà amar te più di essa? » (Ser-
gio Pollina) .
Cara Monica, vorrei aiutarvi di per-
sona, per questo autorizzo il Bolletti-
no a pubblicare il mio indirizzo e te-
lefono.
Lorenzo Minuti - Viale Vaticano 42 -
00165 ROMA-
Tel. 06/6384442, 632331/2.
D
NERVI
A FIOR DI PELLE
«A casa nostra si respira
un'aria pesante e tutti sono
sempre tesi e nervosi...».
Risponde Jean-Marie Petitclerc:
Ci sono situazioni coniugali e fami-
liari in cui la più piccola osservazione
suscita un vespaio. Il clima diventa
ogni giorno più pesante e non si ve-
de il modo di venirne fuori . Adulti e
bambini non ce la fanno più e si arri-
va al punto che si vorrebbe non rien-
trare in famiglia.
Queste situazioni non si possono
reggere a lungo. Ecco perché si de-
ve trovare la maniera di ritrovare la
La mancanza di armonia
che divide e uccide.
calma, riconquistare momenti di se-
renità. Ma co'me fare?
Bisogna prima di tutto convincersi
che è possibile. li dramma delle si-
tuazioni ripetitive è che si finisce per
credere "che non c'è niente da fare".
È vero che quando non si vede alcun
miglioramento, nonostante gli sforzi
da parte di qualcuno, si è tentati di
cedere allo scoraggiamento. Ma, se
si vogliono cambiare le cose, è fon-
damentale conservare la fiducia in
sé, negli altri, nella vita, e continuare
a credere di potercela fare .
Seconda considerazione: prima di
avere la pretesa di cambiare gli altri,
bisognerebbe forse cominciare a
cambiare se stessi. La parabola
evangelica della pagliuzza e della
trave nell'occhio (Mt 7, 3) parla chia-
ro . È necessario conoscersi bene e
capire che ciò che mi sembra insop-
portabile in un altro, in realtà sono io
che non lo sopporto. Prenderne co-
scienza con se stessi è il modo mi-
gliore per riuscire a parlarne con l'al-
tro. Le situazioni di conflitto pro-
vengono il più delle volte da man-
canza di comunicazione.
A volte farsi aiutare da una terza
persona, meno coinvolta, può sbloc-
care una situazione giudicata a prio-
ri irrisolvibile.
Ma per arrivare a comunicare , bi-
sogna che ciascuno sia sufficiente-
mente sereno con se stesso, altri-
menti il rischio di continuare a
gettare olio sul fuoco diventa grande.
Per arrivare a questa pace interiore,
sono molto utili le tecniche per rilas-
sarsi. Esse possono, per alcuni, di-
ventare un cammino verso la pre-
ghiera.
D

1.9 Page 9

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BENTORNATA
LIBERTA'
, , Il vicario del
Rettor Maggiore
ha incontrato
i salesiani delle
ispettorie di
Bratislava e di
Praga, nel
territorio della ex
Cecoslovacchia , ,
L' ispettoria di Praga si presentava nel vani, di educazione, di oratorio. Contano
1993 con 224 salesiani e quest'anno ha 9 no- su spazi molto ristretti, ma complessiva-
vizi. In quella di Bratislava i salesiani erano mente raggiungonq un numero notevole di
217 e quest'anno ha 20 novizi. Una realtà giovani a gruppi e con diverse attività: ca-
piena di speranza, se pensiamo che fino a techesi, musica, teatro, campeggi, disegno.
quattro anni fa questi salesiani vivevano in Vi collaborano le Figlie di Maria Ausilia-
diaspora o in clandestinità. Per alcuni si è trice e altri gruppi della Famiglia Salesia-
trattato di clandestinità assoluta, nel senso na, soprattutto le Volontarie di Don Bosco.
che non si sapeva che erano salesiani o sa- Insieme agli oratori, riaprono le scuole.
cerdoti. Per altri la clandestinità era relativa, A Sastin, accanto al bel santuario, centro
perché prestavano servizio alla diocesi come della religiosità popolare della Slovacchia
sacerdoti, ma nemmeno il vescovo sapeva e meta di grandi pellegrinaggi, oggi c' è un
eh~ appartenevano a una congregazione.
liceo frequentato da un centinaio di giova-
E davvero interessante ascoltare oggi le lo- ni. L'edificio nel 1950 era stato trasforma-
ro storie personali. Molti
to in sede della polizia.
di loro hanno lavorato
Ci è stato restituito nel
nelle fabbriche come di-
1990.
rigenti o come operai.
A Praga da quest' an-
Parecchi hanno fatto
no funziona una scuola
corsi universitari statali:
di assistenti sociali per
un terzo dei salesiani
ragazzi e ragazze che
dell' ispettoria di Praga
hanno terminato la
sono ingegneri: civili,
scuola superiore. Il cor-
elettronici, meccanici,
so dura tre anni ed è ap-
chimici. Alni hanno fat-
poggiato da alcune isti-
to gli insegnanti o altri
tuzioni tedesche, tra le
mestieri. L' ispettore di
quali il nostro istituto di
Praga, menu·e facevamo
Benediktbeuern.
una strada, mi indicò un
Nelle due ispettorie
edificio e mi disse: «Qui
sta diventando notevole
ho lavorato 25 anni co-
me esperto nel laborato- Praga. Ragazzi in costume.
l' impegno nei confronti
della comunicazione so-
rio di chimica».
ciale e nell'editoria.
LE LORO STORIE si dividono in due
grossi filoni. Ci sono quelli che erano già sa-
lesiani nel 1950 e sono stati presi, dispersi o
rinchiusi in campi di concentramento: ricor-
dano la vita salesiana precedente, e anche le
prigioni, i pedinamenti e le sofferenze. Ci so-
no invece quelli la cui vocazione è sbocciata
e maturata durante la clandestinità. Ora stan-
no ricuperando alcune case e aprendo anche
nuove presenze. Qualcuna ci è già stata resti-
tuita, per altre ci vorranno degli anni. Il re-
stauro degli edifici è problematico. Vengono
in soccorso i "gemellaggi" con opere salesia-
ne dell' occidente europeo. Il Fondo Est isti-
tuito dal Rettor Maggiore fa la sua parte.
Ciò che colpisce di questi salesiani è che,
dopo il lungo digiuno di attività pastorale,
hanno una grande voglia di lavoro tra i gio-
AUSTERITÀ. Colpisce l'austerità di
questi salesiani. Vivono con dignità, ma
con notevole sobrietà e risparmio. Usano
abitualmente i mezzi pubblici, vivono in
edifici semplici, sovente condividendo le
stanze. I postnovizi di Praga-Pocernice
mangiano alla mensa di una scuola vicina e
così la stessa équipe ispettoriale. La mac-
china che è venuta a prendermi all' aeropor-
to era una Skoda che aveva fatto 250 mila
chilometri. Dedicano tutte le loro energie e
risorse all ' attività pastorale, che.hanno im-
parato dalla loro storia a svolgere senza co-
modità personali. Forse per questo sono
anche così generosi a rispondere agli ap-
pelli per le missioni. Infatti ciascuna ispet-
toria oggi si è impegnata su un fronte: Si-
beria e Bulgaria.
O
APRILE 1994 - 9

1.10 Page 10

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FAMIGLIA SALESIANA Dove leggere e come costruire la speranza tra giovani.
LA DIFFICILE
SPERANZA DEI GIOVANI
di Silvano Stracca
I«C'è una radicale disattenzione
per la vita dei giovani», dice
il prof. Pollo. E i giovani
reagiscono con l'indifferenza.
(Foto F. Marzi)
Tra le relazioni
alla «Settimana
di spiritualità per
la Faniiglia Salesiana»,
quella del sociologo
Mario Pollo.
Il difficile rapporto
tra adulti e giovani.
La riscoperta
della solidarietà
e della religiosità.
<< e'è una crisi di fiducia nel fu-
turo che è frutto di una più
radicale crisi di fiducia nei confronti
della vita e che è alla base dell'ormai
troppo basso tasso di natalità e di nu-
zialità. C'è un invecchiamento pro-
gressivo della società. C'è un ripie-
garsi della società su se stessa. C'è
10 -APRILE 1994
sovente una rabbia degli anziani che Le responsabilità degli adulti
rivendicano per l'attenzione che
solitamente le società più mature ri- In sostanza, gli adulti sono diven-
volgono ai giovani. C'è una radicale tati egoisti?
disattenzione per la vita dei giovani, «Molto egoisti. Preferiscono te-
una sorta di indifferenza che testi- nere i giovani in parcheggio pur di
monial' insignificanza dei giovani in non rinunciare alle loro posizioni.
questa società».
Un esempio: la disoccupazione gio-
Mario Pollo, psicosociologo, do- vanile. Come può una società esse-
cente all'università salesiana, mette re vitale se tiene i giovani fino ai 30
subito a fuoco il "paradosso" della anni, e anche oltre, fuori dai circui-
condizione giovanile oggi. «I moti- ti produttivi? Se offre ai giovani
vi di preoccupazione e di speran- · scarse speranze di realizzazione fu-
za», dice, «non hanno sede tra i gio- tura? Se non utilizza quella fre-
vani, ma nel mondo degli adulti. E schezza di energie, di vitalità di cui
gli adulti sono tesi sempre di più a i giovani sono portatori? Di qui la
realizzare il proprio benessere, i responsabilità degli adulti. Piutto-
propri desideri, a garantire la qua- sto di rinunciare un po' al proprio
lità della loro vita contro i rischi e benessere, al proprio lavoro, prefe-
le minacce degli altri pretenden- riscono lasciare i giovani fuori. Di-
ti alla vita. Così un'istanza di mor- menticando che in questo modo in-
te attraversa la nostra stanca ·cultra deboliscono la società».
del benessere solo economico-con- Ci sono responsabilità degli adul-
sumistico, negando ai giovani di ti anche a livello educativo?
diventare protagonisti della pro- «Soprattutto. Stiamo uscendo da
pria storia».
un tempo in cui gli adulti avevano

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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L'esigenza di una presenza più dinamica della comunità ecclesiale.
da un pezzo rinunciato a educare.
Per loro, educare è diventato sem-
plicemente offrire ai giovani alcune
opportunità materiali. Possibilità di
informazione e di formazione. Ma
sempre senza essere coinvolti in un
vero progetto di vita. Ciò ha deter-
minato tra i giovani una sorta di ri-
piegamento su se stessi, che ha tol-
to loro capacità progettuale, vo-
lontà di protagonismo sociale,
freschezza. Portandoli a rinchiu-
dersi nella ricerca del consumo,
dello svago, del piacere, spesso fine
a se stesso. E questo è un segno ne-
gativo».
La crisi delle istituzioni educative
è anche frutto di una crisi più gene-
rale delle relazioni tra adulti e gio-
vani?
«Molte inchieste rivelano l'insi-
La «Settimana '94»
Incontro con don Antonio Martinelli
Il tema della «Settimana di spiritua-
lità per la Famiglia Salesiana» è stato
centrato quest' anno sulla «speranza»,
riprendendo la «Strenna» ' 94 del Rettor
Maggiore. L ' incontro ha confermato le
«importanti risorse aggregative» dei
gruppi che la compongono: 17 organiz-
zati e riconosciuti e 13 in attesa di un ri-
conoscimento ufficiale.
È proprio questa capacità «aggregati-
va» il primo punto che tiene a sottoli-
neare don Antonio Martinelli, consi-
·gJiere per la Famiglia Salesiana e per la
comunicazione sociale. «Ovunque», af-
ferma, «uno dei nostri gruppi realizza
un ' attività o l' intera Famiglia si unisce
per prendere qualche iniziativa,.creare
un ' opera o una struttura, ciò diventa
immediatamente un polo d' attrazione
in grado cli chiamare a raccolta molte
persone. E questo fatto semplicissimo è
già primo motivo cli speranza per gente
che non trova punti cli convocazione,
gruppi di riflessione, possibi-lità di
espressione».
«Molto importante, poi», continua
don Martinelli, «è il tipico lavoro edu-
cativo che i salesiani e i vari gruppi del-
la Famiglia Salesiana vanno compien-
do. Immaginare che il lavoro educativo
Don Antonio Martinelli.
non necessiti di speranza, significhe-
rebbe porsi al di fuori di ogni contesto
di relazione con il mondo giovanile. I
giovani hanno soprattutto bisogno di
esprimere le cose inespresse che si por-
tano dentro, di realizzare i loro sogni, di
guardare con maggiore speranza al fu-
turo. L' intervento dei nostri differenti
gruppi sul piano educativo può essere
un grande aiuto ad organizzare la spe-
ranza».
«Siamo convinti anche di un altro fat-
to», dice il consigliere per la Famiglia
Salesiana. «L' educazione in realtà è
uno strumento debole e fragile, così co-
me debole e fragile è la speranza. Altri
strumenti di intervento sono molto più
forti e apparentemente anche più effica-
ci , ma rispettano cli meno la responsabi-
lità di ciascuno nel proprio cammino di
crescita. Il lavoro educativo costruisce
delle persone e offre così delle possibi-
lità di sperare. E quando una speranza si
unisce a un ' altra, è come mettere una
luce accanto ad un;altra. Il risultato non
sarà la luce del sole, ma una luce co-
munque sufficiente a illuminare le si-
tuazioni in cui i giovani oggi possono
facilmente trovarsi».
La «Settimana» ha fatto emergere
alcuni criteri di fondo che devono gui-
dare l' impegno della Famiglia Salesia-
na in un mondo dove sembrano prevale-
re i segni di «non speranza». «Sul piano
della spiritualità», mette in evidenza
don Martinelli, «c'è stata innanzitutto
la riconferma che la Risurrezione del
Signore è la più grande speranza del
mondo.
«Un secondo possiamo mutuarlo da
san Francesco di Sales. Tutto ciò che è
umano, bello, tutto ciò che fa vivere ci
appartiene. O, alme110, dobbiamo cer-
care di conquistarlo. E il grande criterio
dell ' umanesimo cristiano».
La «Settimana» ha anche permesso
di individuare alcuni punti di riferimen-
to «importanti» per il lavoro della Fa-
miglia Salesiana. «Il primo», rileva don
Martinelli, «è la generosità dei giovani
Partecipanti alla settimana
di spiritualità.
che si impegnano nel volontariato. Il se-
condo è la volontà di molti di aiutare i
giovani a compiere un cammino di re-
sponsabilità, sino alla stessa responsa-
bilità socio-politica, affinché essi pos-
sano diventare segni di speranza anche
per gli altri. Il terzo è la convinzione che
occorre educare i giovani a saper perdo-
nare, perché il perdono significa che si
ha fiducia nell'altro» .
«Si tratta adesso cli concretizzare
tutta la ricerca della "Settimana ' 94"
in concreti cammini educativi», con-
clude il consigliere per la famiglia
Salesiana, ricordando come anche il
Papa abbia sottolineato che la "spe-
ranza" è ciò di cui il mondo, con le
delusioni provocate da molte strutture
· create per la felicità degli uomini, ha
oggi particolarmente bisogno. Ma la
speranza cristiana non significa «eva-
sione dal mondo» né «rinuncia a una
piena realizzazione dell'esistenza ter-
rena», ma la sua «apertura» al trascen-
dente che «dà a quest'esistenza il suo
vero valore».
S.St.
APRILE 1994 - 11

2.2 Page 12

▲back to top
I Uscita dalla scuola. Un rapporto
difficile tra i giovani e le istituzioni
educative. (Foto De Marie)
gnificanza degli adulti per la mag-
gioranza dei giovani. Per loro, in-
fatti, gli adulti non sono modelli né
da imitare né da rifiutare. Non sono·
occasione né di incontro né di scon-
tro. Sono solo semplicemente insi-
gnificanti. Quest'assenza dell' adul-
to dalla vita del giovane è un grosso
limite all' educazione, in quanto
l'adulto nell'esperienza del giovane
è "l ' altro" per antonomasia, perché
è diverso da lui sia dal punto di vista
genetico sia da quello psicologico e
culturale. L'adulto, poi, rappresen-
ta, concretamente, lo snodo della
comunicazione che mette il mondo
giovanile in relazione con quello
delle generazioni che l'hanno pre-
ceduto».
Minoranze profetiche
E i "sogni " di speranza sull 'oriz-
zonte giovanile ?
«Non mancano, per fortuna. Ci
sono minoranze profetiche di gio-
v.ani che sono impegnati nel socia-
le, che vivono il valore della solida-
rietà, che sono in prima fila per
trasformare la società, che danno
vita a esperienze molto belle. Allo
stesso tempo assistiamo a un risve-
glio dell'interesse educativo. Non
solo la scuoia, ma molte agenzie
stanno riscoprendo che tante forme
di disagio giovanile non si combat-
12 · APRILE 1994
tono con misure straordinarie, ma
con un quotidiano e semplice sfor-
zo educativo. Ci si sta accorgendo,
insomma, che non dare spazio ai
giovani significa, di fatto, un "sui-
cidio culturale" della società».
Rinascita religiosa
Tra i motivi di speranza include-
rebbe una certa rinascita della reli-
giosità giovanile, almeno in Italia ?
«Le ultime ricerche evidenziano
come la stragrande maggioranza
dei giovani si dichiari credente, an-
che se poco .meno della metà sono
realmente praticanti e se solo un
quarto manifesta un concreto impe-
gno religioso. Nonostante questo,
però, sembra che circa 1' 80% dei
giovani senta la presenza di Dio
nella loro vita personale e nel mon-
do. Anche se per molti la religione è
ancora un fatto personale, soggetti-
vo e privato, resta il fatto che il pen-
siero di un Dio trascendente è da lo-
ro accettato. Questo si rivela molto
importante per la vita quotidiana
dei giovani. Infatti, i giovani che
danno importanza alla religione e la
praticano sono più ottimisti e fidu-
ciosi nei confronti del futuro e sono
anche più soddisfatti della loro esi-
stenza e meglio integrati social-
mente». ·
Se la percentuale di pratica gio-
vanile è bassa, c'è pure qualche re-
sponsabilità delle strutture eccle-
siali?
«Io mi domando sempre se la scar-
sa pratica sia colpa dei giovani o del-
la Chiesa. Molte p,LITocchie non mi
sembrano assolutamente né attrez-
zate né attraenti per i giovani. C'è
una fascia di giovani che potrebbe
essere facilmente raggiungibile se si
offrissero loro risposte ai loro pro-
blemi e bisogni, spazi di protagoni-
smo e di aggregazione. Semplice-
mente se ci si prendesse di più cura
di loro! Purtroppo ciò non sempre
avviene per mancanza di capacit~
pastorale, di iniziativa, di voglia. E
più facile stare alla finestra ad aspet-
tare quei pochi giovani che arrivano,
piuttosto che uscire per strada a cer-
care gli alni. Sono convinto che la
quota dei giovani potenzialmente di-
sponibile è molto più alta di quella
che oggi frequenta».
Su che cosa basa tale convinzione?
«Sul fatto che quasi una metà dei
giovani italiani ha un livello di pra-
tica religiosa abbastanza buono,
anche se non va a messa tutte le
domeniche, se ha un senso di ap-
partenenza ecclesiale un po' vago,
se magari vive la propria religione
in forma molto privata, se ha un
rapporto personale con Dio e non
si riconosce nella Chiesa istituzio-
nale. È un giovane dalla religiosità
debole,, ma non un giovane a-reli-
gioso. E necessario perciò rimboc-
carsi le maniche e cominciare a la-
vorare con questa metà di giovani
italiani».
· Senza dubbio, un elemento di spe-
ranza molto forte è la riscoperta del-
la solidarietà anche a livello inter-
nazionale.
«I giovani delle società industriali
dell' Occidente hanno da tempo sco-
perto lo scandalo del dolore rappre-
sentato dai milioni di uomini minac-
ciati dallo spettro della morte per
fame. La crisi economica mondiale
ha portato alla luce anche la consa-
pevolezza che il benessere delle so-
cietà industriali si alimenta, in gran
parte, sulla povertà della su·agrande
maggioranza dell'umanità. Molti
hanno scoperto che il loro modello
di vita altro non era che una moder-
na forma di egoismo. In questa nuo-
va coscienza sociale nata dall' urlo
dell'ingiustizia, hanno ripreso vigo-
re le iniziative dettate dalla solida-
rietà».
In conclusione, professor Pollo,
abbiamo ancora motivo per spera-
re ?
«La profezia della fede e quella
della solidarietà stanno producendo
una significativa trasformazione
culturale che investe la politica,
l'educazione, i valori, le norme so-
ciali, ecc. Sta apparendo all'oriz-
zonte, anche se i tratti sono ancora
incerti, una rigenerazione della po-
litica, un rilancio dell ' educazione,
la riscoperta delle regole e dei limi-
ti necessari . Stanno emergendo nei
giovani dei valori che indicano la
riscoperta di una progettualità per-
sonale centrata sull'essere e, quin-
di, sulla qualità dell ' esistenza più
che sulla quantità del possesso e
del potere sociale. Si u·atta di se-
gnali ancora deboli che, tuttavia,
sembrano essere il seme della cul-
tura futura».
Silvano Stracca

2.3 Page 13

▲back to top
di Bruno Ferrero
LO SPIRITO
DELLA FAMIGLIA
Ecco un 'altra espressione tipica del
sistema educativo di Don Bosco: spi-
rito di famiglia. Don Bosco chiama i
suoi Istituti "case", nel Sistema Pre-
ventivo scrive che gli educatori devo-
no essere ''padri amorosi".
Don Bosco ha chiaramente intuito
che la famiglia non è costituita dal le-
game di sangue, da motivazioni eco-
nomiche, legali o sociali. E neanche
religiose. L 'unico legame che "fa " la
famiglia è l'affetto, l'amore.
La famiglia può essere definita il nu-
cleo affettivo originario. Questo nu-
cleo solido è la base di pattenza per
la costruzione di un sé valido. E si
concretizza in una serie di fattori vi-
tali: quelli che formano il vero "spiri-
to" della famiglia.
1. ESSERCI. È il coinvolgimento, il
I I figli devono essere sgridati senza
che pensino di aver perso l'amore
dei genitori. (Foto Marzi).
"volerlo fare", l'investimento di tem-
po, energie, volontà, dedizione, sa- con me la scottante questione dello
crificio: in altre parole quanto di se spaccio di droga nelle scuole?». I ge-
stessi si dà alla famigl ia. La famiglia nitori soprattutto devono imparare a
viene prima di tutto. Troppe famiglie parlare con i figli , non ai figli.
"muoiono" per semplice negligenza. ·
5. APPREZZARSI. Sentirsi stimati e
2. AMARSI RECIPROCAMENTE (e apprezzati dagli altri è un'esigenza
dirselo) . L'amore a senso unico è un vitale di tutti gli esseri umani. Nelle
controsenso e dura poco. Tutti sono famiglie felici , il grado dell'apprezza-
responsabili della felicità fam iliare. mento reciproco è altissimo. Una
madre scrive: «Ogni sera entriamo
3. FARE INSIEME. Alla domanda nella stanza dei nostri bambini, li
«Secondo te , che cosa ci vuole per stringiamo forte, li baciamo e dicia-
avere una famiglia felice? », la rispo- mo loro: "Siete proprio dei bravi ra-
sta di 1500 ragazzi non è stata il de- gazzi e vi vogliamo molto bene".
naro, le automobili o una bella casa, Crediamo sia importante comunica-
ma «la possibilità di fare qualcosa in- re questo messaggio al termine di
sieme». «Passiamo insieme il tempo ogni giornata».
sia lavorando che divertendoci », ha
scritto una mamma. «Ci è capitato di 6. TRASMETTERE . La fam iglia è il
sentirci più vicini proprio lavorando primo veicolo di conoscenza del
insieme ».
mondo: trasmette val_ori , giudizi ,
concezioni e ideologie. E il posto mi-
4. COMUNICARE. «Dedichiamo mol- gliore per "crescere" insieme. La tra-
to tempo alla conversaziqne disimpe- smissione del sapere è soprattutto
gnata» afferma un papà. «E qualche affidata ai genitori, i quali tuttavia a
volta salta fuori un problema, uno sta- loro volta imparano cose importanti
to d'animo o un valore che ci urgono dai figli , che riportano in ca~a nuove
dentro e vogliono essere discussi. Ma informazioni e tendenze. E impor-
se mio figlio non riesce a parlarmi di tante ricordare che gli esseri umani
automobili o di sport, perché mai do- imparano dai modelli. Non imparano
vrei aspettarmi che voglia affrontare una cosa perché viene detta. lmpa-
rano guardando, osservando, pren-
dendo una cosa, mettendola alla
prova. Così si impara in famiglia .
7. AIUTARSI. Dove si può trovare
aiuto e consolazione nei momenti
difficili se non in famiglia? Una fam i-
glia sana è un luogo in cui si entra
per cercare conforto , per crescere e
rigenerarsi , un luogo da cui si esce
rinnovati e ricaricati , muniti della for-
za necessaria per affrontare la vita
con piglio positivo.
8. PROVARE. La famiglia è il terreno
sperimentale in cui si mettono alla
prova idee e comportamenti riceven-
done un "riflesso", un ritorno , che
permette di assestare l'immagine di
sé. Gli adolescenti, per esempio,
hanno bisogno di provare idee e
comportamenti , come si provano gli
abiti davanti allo specchio. Coloro
che ci vogliono bene, ci fanno volen-
tieri da specchio, E ci correggono
quando è il caso con bontà.
9. RISOLVERE I PROBLEMI. Anche
le famiglie unite hanno i loro proble-
mi , ma possiedono la capacità di su-
perare le inevitabili difficoltà via via
che si presentano. Di fronte ad ogni
problema non si chiedono mai: «Di
chi è la colpa? » e non perdono tem-
po a fare processi o ad analizzare gli
aspetti negativi delle persone coin-
volte. La loro domanda è sempre:
«Come possiamo venirne fuori? ».
10. AVERE UN'ANIMA. L'amore fa-
miliare non sopravvive senza una ra-
dice "grande". Le famiglie felici espri-
mono concretamente nella vita di
tutti i giorni la loro dimensione spiri-
tuale. Condividono valori autentici,
non solo casa e cibo . La fam iglia che
prega insieme acquista con il tempo
un'anima grande fatta di tenerezza,
perdono, comprensione, Dio.
11. PERDONARE. «Quando un liti-
gio è finito, dimenticalo», dice un
saggio. L'amore familiare è sempre
indulgente. I figli devono essere sgri -
dati senza che neppure per un atti-
mo dubitino dell'amore dei genitori.
12. CELEBRARE. Le famiglie felici
"celebrano" la loro felicità. Con tutte
le feste e le ricorrenze possibili , ma
anche con un clima normale di gioia
e di ottimismo.
D
APRILE 1994 13

2.4 Page 14

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Libri novità a cura di Giuseppe Morante
GIOVANI
EVOCAZIONE
(a cura di)
Giovanni Battista Bosco
Torino, LDC, 1993
pp. 230, lire 17.000
Respiriamo oggi nella
Chiesa una nuova cultura
vocazionale e questo deve
interessare in modo parti-
colare gli educatori cristia-
ni (genitori , insegnanti,
catechisti, animatori dei
gruppi giovanili). Viene lo-
ro chiesto di impregnare il
tessuto umano del senso
vocazionale della vita, di
coltivare atteggiamenti di
fondo su cui ragazzi e gio-
vani possano edificare
progetti personali. .. La na-
scita di una vocazione non
è un fatto meccanico; è
frutto di collaborazione tra
il dono di Dio e la ricerca
dell'uomo: c'è da faticare
attorno al terreno perché
la pianta dia i suoi frutti.
Ogni educatore deve esse-
re animato da due convin-
zioni : la consapevolezza
che il problema vocaziona-
le non èmarginale alla no-
stra vita e la certezza che le
vocazioni ci sono ancora,
anche oggi. Il sussidio,
nella prima parte, offre
CATECUMENATO
DI POPOLO
Cammino di fede
di un popolo di battezzati
di Juan Cappell aro
Assisi, Cittadella editrice, 1993
pp . 256, lire 28.000
Si descrive un'esperienza vis-
suta come ricerca per rispondere
alle modalità della nuova evan-
gelizzazione. Se si vuol coinvol -
gere tutto un popolo per evange-
lizzarlo, si deve creare un nuovo
linguaggio di segni e di gesti , in
armonia con la parola che li inter-
preta e ne precisa il senso, e che
14-APRILE 1994
molti punti di convergenza
nel costruire una cultura
vocazionale nelle nostre
concrete comunità cristia-
ne, con attenzione agli at-
teggiamenti umani di ca-
rattere vocazionale e con
concrete indicazioni peda-
gogiche.
La seconda parte riflette
sulla prassi vocazionale:
interpreta le situazioni,
prospetta tappe possibili,
vaglia proposte vocazio-
nali percorribili, traccia in-
dicazioni per l'accompa-
gnamento vocazionale, fa
emergere la dimensione
vocazionale della spiritua-
lità giovanile, indica sussi-
di che traducano il proget-
to intravisto.
TEMI BIBLICI
PER IL NOSTRO TEMPO
Introduzione
di Gianfranco Ravasi
di Antonio Sonora
Assisi, Cittadella editrice, 1993
pp. 190, lire 20.000
Scorrendo l'indice di questo li-
bro vi leggo ben 35 temi antichi e
nuovi, da cu i si staglia il profilo
dell'esistenza umana in tutti i
suoi volti, in tutti i suoi segreti: nel
riso e nelle lacrime, nello splen-
dore e nella miseria, nella grazia
e nel peccato. La bibbia, interro-
gata con intelligenza e rigore, ci
rivela la forza e la concretezza
delle sue risposte.
Il libro è per chi vuole saper
rendere ragione della propria fe-
de riflettendo sulla molteplice
espressività della vita, alla luce
della Parola di Dio; per chi vuole
meditare sulla esperienza uma-
na cercando di scorgervi i segni
del regno di Dio.
0Rll7CNTI BIBl ICI
Antonio Sonora
Temi bibllcl
per Il nostro tempo
~tona di Glanl'ratlCO Ravall
citta:lela Erltrice
sia atto ad interessare la perso-
na nella sua totalità: sensibilità,
volontà, affettività. È una moda-
lità pastorale che si colloca nel
solco del catecumenato, risco-
perto oggi nella Chiesa (cfr. Rito
della iniziazione cristiana degli
adulti) e si sforza di inventare
una creatività catechetica che
permetta di proclamare il vange-
lo per via esperienziale.
I pastori d'anime vi trovano sti-
moli pastorali efficaci ; i catechisti
parrocchiali (specie quelli di gio-
vani e di adulti) scoprono ric-
chezze insospettate per la loro
catechesi.
SACERDOTI
IN GRIGIOVERDE
Storia dell'Ordinariato
militare italiano
di E. Cavaterra
Milano, Mursia, 1993
pp. 264, lire 20.000
Forse oggi sono considerate fi-
gure anacronistiche... Ma i Cap-
pellani Militari sono antichi quan-
to gli eserciti. La storia li descrive
come pacifici propagatori di mi-
tezza evangelica che hanno
scritto pagine di carità cristiana e
di eroico patriottismo.
li libro delinea le vicende urna-
ne e spirituali della figu ra del cap-
pellano militare, che tanta parte
ha avuto anche nella storia italia-
na e che ha rappresentato per
generazioni di giovani e di uomini
un saldo punto di riferimento .
Nell'attuale momento storico
caratterizzato da repentini muta-
menti e da diffuse incertezze
ideali e morali, la testimonianza
di fede dei cappellani militari co-
stituisce elemento essenziale
per i figli di una società troppo
spesso attenta più alle esigenze
materiali che ai bisogni spirituali
dell'uomo .
WIGI AOOA'ITOU
lo ho a,·uto paura
a ricevere
questa nomina
N tmtto di l'rlJlo UhJt.r'I I• J,onilt r ,,,...,,,
IO HO AVUTO PAURA A
RICEVERE QUESTA NOMINA
Ritratto di Papa Wojtyla
in parole e immagini
di Luigi Accattoll
Torino, S.E.I. , 1993
pp. 104, lire 24.000
Si presenta come una sintesi
rapida ed efficace per rivedere ,
comprendere ed apprezzare il
pontificato di Giovanni Paolo Il.
L'uomo più fotografato del mon-
do viene visto ed interpretato nel-
la sua opera attraverso una tren-
tina di immagini essenziali.
Questo papa ha fatto dei viag-
gi missionari e dei mezzi di comu-
nicazione di massa gli strumenti
della sua predicazione mondiale
e della diffusione della sua imma-
gine fino ai confini della terra ..
Nelle foto possiamo scorgere i
segni della personalità drammati-
ca del pontefice polacco: uomo
dell'Oriente che vive in Occiden-
te, teso a cogliere e a interpretare
profeticamente i segni del pas-
saggio dal secondo al terzo mil-
lennio dell'era cristiana.

2.5 Page 15

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allarga il tuo
alla
~
speranza
/.
-
~........................
Maddalena Morano

2.6 Page 16

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MADDALENA CATERINA MORANO
BEATIFICATA A CATANIA
IL 30 APRILE 1994
Nata a Chieri (Torino) il 15 novembre
1847, Maddalena Caterina Morano
inizia a quindici anni, fra i piccoli del
luogo, un tirocinio di quell' impegno pe-
dagogico di cui sarà improntata tutta la
sua ·.vjta, specie dopo il conseguimento
del dipÌÒma di insegnante.
Ricca di esperienza didattica e catechi-
stica, solo sui trent'anni può coronare
una vocazione di consacrazione che risa-
le ai suoi dieci anni, in occasione della
prima Comunione. Nel 1879 è Figlia di
Maria Ausiliatrice e chiede al Signore la
grazia «di rimanere in vita finché non ab-
bia completato la misura della santità».
Destinata nel 1881 alla Sicilia, vi inizia
una feconda opera di promozione ed edu-
cazione tra le fanciulle e le giovani dei
ceti popolari. Volgendo costantemente,
come raccomanda anche alle sue figlie,
«uno sguardo alla terra e dieci al Cielo»,
apre scuole, oratori, convitti, laboratori e
catechismi in ogni pru1e della Sicilia.
Con la nomina a superiora provinciale
assume anche l'impegno formativo per
le nuove vocazioni, che fioriscono nume-
rose attratte dal suo zelo e dal clima co-
munitario che si crea intorno a lei .
Il suo apostolato in ogni campo, ispira-
to sempre al motto di Don Bosco da mihi
anùnas, cetera tolte, è_ apprezzato e inco-
raggiato dai Vescovi, che affidano alla
sua evangelica intraprendenza l'intera
Opera dei catechismi.
Suor Morano chiude a sessantun anni,
a Catania, una vita di piena coerenza con
il proposito di «non ostacolare mai
l'azione della Grazia con cedimenti
all'egoismo personale». È il 26 mru·zo
1908.
Durante il viaggio pastorale di Gio-
vanni Paolo II in Sicilia, viene proclama-
ta "Beata" il 30 aprile 1994 a Catania.
Margherita Dal Lago

2.7 Page 17

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M.Morano
LE PAROLE
DI MADRE MORANO
di madre Marinella Castagno
Madre Maddalena
Morano ha
sperimentato
l'impegno infamiglia,
la dedizione all'arte
di educare, l 'am,ore
grande fatto
di piccoli _gesti.
Q uando ci è stato confermato che il
30 aprile Giovanni Paolo II avrebbe
proclamato "beata" madre Maddalena
Morano, ho sentito che c' era un messag-
gio da scoprire dentro il percorso dei fat-
ti, Ho ripreso in mano alcune sue parole,
che propongo alla Famiglia Salesiana,
perché mi sembrano racchiudere un se-
greto valido per le diverse scelte di vita,
«MAMMA, TI AIUTERÒ IO, TAN-
TO, TANTO!». Maddalena, rimasta or-
fa na ancora ragazzina, consolava così la
sua mamma, Aveva poco più di 14 anni
quando ha cominciato a lavorare per far
quadrare il bilancio familiare. E fino a 30
anni ha mantenuto la promessa. I grandi
ideali hanno fatto i conti con la quotidia-
nità: si è fatta carico della sua famiglia,
con una dedizione grande; la famiglia è
stato "il primo luogo dell'impegno" den-
tro cui maturare il servizio, l'attenzione
alla vita, la forza, la creatività. Sono 30
anni di vita cristiana laicale.
«NON BASTA ISTRUIRE. BISO-
GNA FORMARE IL CUORE». Tra le
tante parole scelgo questo messaggio
perché mi sembra racchiudere la sua spe-
cialissima attenzione per l'educazione
Madre Marinella Castagno: «In madre Morano c'è uh segreto da scoprire».
integrale. Non basta, per noi salesiani,
aprire scuole, organizzare 111anifestazio-
ni, animare attività: abbiamo bisogno di
guardare alla crescita della persona tutta
intera. Madre Morano, poi, ha vissuto in
prima persona lo sforzo di ritagliare an-
che per la donna il diritto di essere pre-
sente dove si elabora cultura. Essere
"maestra comunale" sul finire dell'800
voleva dire avere in mano generazion i
intere, trasmettere valori, insegnare a
leggere la vita. Oggi a istruire basta la
scuola di Stato. Per formare il cuore oc-
corrono educatori.
«CORREGGETE, MA DOLCEMEN-
TE, INCORAGGIANDO, NON MI-
NACCIANDO». Mi sembra questo il
messaggio indirizzato particolarmente a
quanti, religiosi e laici salesiani, si occu-
pano di educazione. Ciascuno di noi sen-
te dentro queste parole l'eco di Don Bo-
sco: «Amate i giovani!», guardateli con
simpatia, tirate fuori dal loro tesoro tutte
le energie nascoste. Non per forza. Col-
tivando la gioia. La sottolineatura della
dolcezza è un particolare femminile tan-
to caro a madre Morano, che custodiva,
oltre i tratti decisi del volto, una grande
tenerezza.
Altre volte diceva: «Più che insegnan-
te cerca di essere madre! ». Per arrivare
non solo all 'intelligenza, ma al cuore
«perché senza la persuasione non si cam-
bia la vita».
Interrogando le parole dei santi ci ca-
pita così di 1iscoprire il Vangelo.
o
APRILE 1994 -17

2.8 Page 18

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LA BIOGRAFIA Il profilo umano, ascetico-spirituale e pedagogico-salesiano della
MADDALENA MORANO
LA SUA VITA IN NOVE QUADRI
di Giuliana Accornero
La ricchezza della.fanciullezza di Maddalena Caterina Morano evocata nello snodarsi
della sua vicenda terrena. L'adolescenza e la giovinezza infaniiglia e nella scuola
come insegnante; Figlia di Maria Ausiliatrice ed educatrice; catechista e superiora.
l. INFANZIA E FANCIUL-
LEZZA. Maddalena Morano
nasce a Chieri , in provincia di
Torino, il 15 novembre 1847,
mentre il regno del Piemonte è
percorso dai fermenti patriot-
tici destinati a sfociare nei mo-
ti risorgimentali del '48 . Ne è
coinvolto anche i.I padre di
Maddalena, Francesco.
La sua era una famig li a bene-
stante, ma ormai segnata da
diffico ltà e problemi di sussi-
stenza, soprattutto in periodo
di guerra.
1885. Maddalena ha otto anni
quando muore il babbo, stre-
mato dalle fatiche della guerra
e fu lminato da una polmonite.
Maddalen a sente la sua re-
sponsabilità nella famig lia:
come "sorella grande" per i
due frate lli minori , specie
quando un mese dopo la
scomparsa del babbo muore
anche la sorella maggiore,
Francesca, quasi diciottenne.
Nei confronti della mamma ha
premure e parole che solo una
persona matura sa trovare:
«Non piangere, mamma. lo ti
aiuterò tanto, come facevano
papà e Francesca. Loro dal
.paradiso pregano per noi».
E venuto l'autu nno, Maddale-
na non lascia alla mamma lo
sforzo di fare la domanda: un
solo accenno, e lei ha capito.
Siede accanto alla mamma e
lavora... Chilometri di fettuc-
cia escono dal suo piccolo te-
laio. Negli intervalli apre il li-
bretto del catechismo - sem-
pre a portata di mano - e altri
libri che riesce a procurarsi.
Una scorsa rapida. Poi duran-
te il lavoro la sua mente si sof-
ferma a meditare su quelle pa-
gine. Le piace tanto studiare e
impara re!
Riprenderà più tardi a fre-
quentare la scuola, grazie al-
l'interessamento fattivo di un
sacerdote cugino della mam-
ma.
Chieri (To). Il Battistero
del Duomo (Foto Pera).
18 - APRILE 1994
2. ADOLESCENTE. Madda-
lena è un'adolescente vivace e
qualche volta "sogna". Anzi
continua a coltivare un sogno
antico: diventare maestra. Co-
me fa da tempo, per gioco, con
le am iche e con i frate llini, sui
quali veglia con saggezza, in
aiuto all a mamma.
A quasi 15 anni una proposta
del parroco fa di Maddalena la
IButtigliera (At).
Scuola materna.
Qui Maddalena a 15 anni
fa le prove per diventare
maestra (Foto Pera).
"maestrina" dell'asi lo d'i nfan-
zia aperto nel paese. È un im-
pegno provvidenziale, che
con il piccolo stipendio le con-
sente di attendere allo studio,
intrapreso ormai come privati-
sta, tenendosi in contatto con
un'amica che freq uenta i corsi
rego lari . Intanto fra i bimbi
non solo si esercita, ma si af-
ferma come educatTice accor-
ta e éapace. I piccolj la amano
e le mam me la ammirano, sor-
ridente sempre, eppure ferma,
paziente e decisa, attenta a tut-
ti e controllata in ogni inter-
vento. Maestra nata, la si di-
rebbe. Anche se ancora
" maestrina".

2.9 Page 19

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nuova Beata. Una storia esemplare nelle varie età della vita.
3. MAESTRA COMUNALE.
li diploma magistrale conse-
guito nel 1864 per il primo ci-
clo (nel 1868 per il ciclo su-
periore) abilita Maddalena al-
l'insegnamento elementare,
con assegnazione alla scuola
comunale di Montaldo, a 1.2
chilometri da Buttigliera dove
abita con la mamma. Vista con
diffidenza dapprima (perché
forestiera!) , poi amata e ap-
prezzata per le sue doti umane
e spirituali , rimane per 12 anni
in quella scuola e da essa esten-
de la sua azione alla gioventù
del paese attraverso le associa-
zioni, che anima e coltiva con
vero spirito apostolico. Colla-
boratrice attivissima del patrn-
co, costituisce nel 1874 la Pia
Unione delle Figlie dell'Imma-
colata per una approfondita
formazione spirituale delle
giovani più volonterose . An-
che ai ragazzi - e non solo ai
piccoli - dedica attenzioni
educative e catechistiche, va-
lendosi dell'ascendente che sa
di poter esercitare, concordia-
lità dignitosa e con risolutezza,
grazie al suo tatto pedagogico.
Montaldo (To). Panorama. In alto, il castello.
M.Morano
La scuola di Montaldo (To) (Foto Pera).
4. VJTA DI PREGHIERA. Il
segreto della intensa attività
e dell'invidiabile riuscita del-
la maestra Maddalena nella
scuola e nell'impegno apo-
stolico è da ricercare - oltre
che nelle doti umane di cui
dispone - nel suo profondo
impegno di vita spirituale:
preghiera, soste di adorazio-
ne, intensi momenti di medi-
tazione, partecipazione quo-
tidiana all'Eucaristia e rego-
lare frequenza al saçramento
della Confessione. E questa
la sorgente della sua forza . Il
vederla pregare induce apre-
gare. E il suo spirito si apre
alle misteriose "esagerazio-
ni " del servizio, come il
Vangelo insegpa: «Lo avete
fatto a me!». E noto l'episo-
dio del vecchio accattone che
vive in una topaia, mai rag-
giunta eia essere umano. Chi
incontra quest'uomo all'an-
golo di una strada posa una
moneta nel suo cappello, poi
si allontana alla svelta. Si è
ammalato e per lui significa
l'abbandono e l'isolamento
totale. In paese se ne parla e
ci si interroga, perché la co-
scienza rimorde. Ma via...
non si può esagerare! Mad-
dalena invece non esita. Sen-
te che deve vincere ogni ri-
pugnanza e va a curarlo, ari-
pulirlo, a imboccarlo. Gli
parla cli Dio, Padre di tutti ,
che ha un premio per ogni
sofferenza. Quando l'uomo
muore, confortato dai sacra-
menti e riconciliato con l'u-
manità, Maddalena prova
una gioia nuova. Da questa
esperienza rimarrà in lei co-
me una segreta propensione
verso i più "scartati" e rifug-
giti da tutti: una irresistibile
premura di accorrere presso
gli agonizzanti. Diviene -
come la chiamano in paese -
l'angelo dei sofferenti ...
APRILE 1994 - 19

2.10 Page 20

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5. LA NOTIZIA. Attiva, af-
fabile con tutti e disponibile
sempre al servizio, la giovane
Maddalena però non perde di
vista, in un angolo segreto
dell'anima, quel suo progetto
che, formulato vagamente nel
giorno della prima Comunio-
ne, si è fatto in seguito sem-
pre più distinto e consapevo-
le. E ora, a trent'anni , diviene
della massima urgenza. Pen-
sa alla famigl ia: i fratelli sono
cresciuti . Alla mamma è riu-
scita ad assicurare un avveni-
re senza preoccupazioni: con
il frutto del proprio lavoro, a
forza di risparmi ha acqu ista-
to per lei una piccola casa
con orto, giardinetto e vigne-
to... Maddalena può ora fi-
nalmente disporre del proprio
futuro nella vita di consacra-
zione al Signore verso cui è
da tempo orientato ogni suo
desiderio. La comunicazione
di quanto ha deciso fa sbalor-
dire più di una persona. La
mamma, che forse aveva in
Don Bosco: «li Signore
vi vuole santa davvero».
passato presagito qualcosa, si
era ormai tranquillizzata ve-
dendola tutta impegnata nell~
scuola e nell'apostolato. E
una vera notizia-bomba.
Maddalena teme di avere
sbagliato a parlare in quel
momento. Eppure da tredici
anni sta preparandosi a "quel
momento" delle vacanze esti-
ve del 1877 ! 11 prevosto don
Ferdinando Trinchieri non
vuole credere a se stesso.
Quando si è riavuto dalla sor-
presa, commenta: «Sarebbe
danno minore per la popola-
zione se mi togliessero il vi-
ceparroco! ». Le amiche di
Buttigliera e quelle di Mon-
taldo non sanno capacitarsi di
doverla perdere. Perfino il
Consiglio comunale accetta
"con rincrescimento le dimis-
sioni volontarie della signora
maestra Morano" mentre le
"esterna li ben dovuti ringra-
ziamenti" per l'istruzione im-
partita "alli scolari" con zelo
educativo esemplare.
7. OLTRE IL MARE. I primi
anni di attività apostolica fra le
educande di Nizza Monferrato
ri velano l'innato talento educa-
tivo di suor Maddalena, che ba
colto dai suggerimenti ·della
pedagogia di Don Bosco lo spi-
rito di totale disponibilità alle
alunne per accompagnarle in
un cammino di maturazione
spirituale: per farne le donne
della Chiesa e della società del
domani .
Il 5 settembre 188 1 - da pochi
mesi la cofondatrice madre
Mazzarello ha compiuto la sua
missione su questa terra - suor
Maddalena parte da Nizza per
una nuova fondazione in Sici-
lia, la casa di Trecastagni. In
treno fino a Roma, poi la traver-
sata inmare-18 ore-e nella se-
rata del giorno IOl'arrivo a Ca-
tania. Ecco suor Maddalena
"oltre il mare" a iniziare la sua
nuova missione. «Penso di es-
serequi per il Signoreeconil Si-
gnore», dice in una lettera, «e
nonostante il peso che grava
6. FIGLIA DI MARIA AU-
SILIATRICE. Ricevuta a
Mornese dalla stessa madre
Maria Domenica Mazzarello
il 15 agosto 1878, Maddale-
na vi incontra anche Don Bo-
sco. È un incontro breve, ma
illuminato di luce divina che
si proietterà su tutta la sua
vita. Qualche battuta «Non
so dirle, Padre, la mia felicità
di essere tra le sue figlie. Mi
aiuti a farmi santa e a render-
mi accetta a Maria Ausiliatri-
ce». «Coraggio», le dice Don
Bosco: «il Signore vi vuole
santa davvero . Corrispondete
sempre alle sue grazie e lo
sarete». Maddalena non è più
un'adolescente dagli entusia-
smi momentanei. Compren-
de il significato profondo e
concreto di quell'impegno di
accogliere attivamente la
grazia di Dio. Ma in cuor suo
è decisa. Comprende che si
I
Maria Mazzarello. Riceve
Maddalena tra le suore
il 1_5 agosto del 1878.
20 -APRILE 1994
tratta di incarnare nel piccolo
quotidiano quel grande che
ha detto al Signore con sof-
ferta ricerca e lungo deside-
rio. Percepisce la fatica e la
grandezza dell'espropriarsi di
se stessa, del "disfarsi " gene-
roso nel solco nuovo per cre-
scere, nuovo tralcio di vita,
al raggio della volontà divi-
na. «Costi quel che costi»,
dice a se stessa, éon un ri-
chiamo che le diverrà abitua-
le. La professione religiosa -
4 settembre 1879 - colma di
gioia suor Maddalena, che
fissa nel suo quadernetto il
proposito di perseverante fe-
deltà nel " non ostacolare mai
l'azione della Grazia con ce-
dimenti all 'egoismo persona-
le". In quel giorno di luce
chiede a] Signore la grazia di
"rimanere in vita finché non
abbia completato la misura
della santità".
I
Alì Terme. Suor Morano
parte per la Sicilia
nel 1881.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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sulle mie povere spalle godo di
una pace che giammai avrei so-
gnato». Per quelle educande e
le orfane èla mamma, tutta cuo-
re e sollecitudine educativa. In
breve il "conservatorio", che la
gestione precedente aveva ri-
dotto in condizioni di vera "ane-
mia", riacquista tono ed effi-
cienza educativa. La cappella
diviene il luogo di incontro do-
menicale per la catechesi a gioa
vani e adulti del luogo. I quattro
amù di suor Maddalena a Tre-
castagni sono uno scampolo
emblematico della SLJa presenza
apostolica in Sicilia. «In questi
anni», leggiamo nella biografia
di Maria Collino, «suorMadda-
lena è tutto: direttrice, maestra
di noviziato, insegnante, cate-
chista. E, come complemento,
aiuto-sacrestana, pmtinaia, la-
vandaia, fornaia o cuciniera...»,
in una fraterna condivisione di
sacrifici e di gioie, di fatiche edi
speranze con le altre suore, che
si ritengono fortunate di lavora-
re con lei.
-
I Al suo arrivo in Sicilia, le FMA avèvano 2
opere. Alla sua morte le case erano 18.
Nella foto, il cortile di Alì Terme oggi.
8. SUPERIORA E FONDA-
TRICE. Dopo un anno di per-
manenza a Torino, nel 1886
suor Maddalena è nuovamente
destinata alla ormai sua e ormai
cara Sicilia, con una nuova "in-
v.estitura": come diretttice-
ispettrice, dicono i documenti
storici. Ma di un altro titolo si
dovrà completare la sua qualifi-
ca dal punto di vista operativo:
quello di fondatrice. Col ritor-
no di suor Maddalena in Sicilia
infatti si inizia un ventennio di
intensa attività e di crescente
espansione dell'Istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice.
Nuove fondazioni si succedo-
no, sollecitate senza sosta dai
Vescovi e dalle autorità civili .
Accanto all'aspetto fondazio-
nale, che èil più evidente, ci so-
no le altre dimensioni di questo
sviluppo che ha del prodigioso:
è un itinerario di approfondi-
mento dello spirito salesiano,
di dedizione apostolica quoti-
dianamente rinnovata e sem-
pre più contagiosa, di crescita
nell',pnore di Dio e del prossi-
mo. E un itinerario di santità,
che nel fiorire delle opere e nel-
1'abbondare dei frutti apostoli-
ci non scorge che una sola com-
ponente: la gloria di Dio e il Da
mihi anùnas, cetera talle di
Don Bosco. Il prospetto delle
fondazioni ci presenta un
se1rnto incalzare di nonù:
Catania: Sant'Agata e San Fi-
lippo (1888); Alì Marina
(1890); Catania-San France-
sco (1892); Marsala e Vizzini
(1894); Catania-Casa per nor-
maliste e Messina (1896); Bar-
cellona Pozzo di Gotto (1899);
Modica (1901); Piazza Arme-
rina e Biancavilla (1902); Par-
co e Balestrate (1903); Palago-
nia (1907).
Ci sono, nella storia di queste
nuove fondazioni, episodi da
fioretti . Ne emerge una suor
Maddalena zelante e intra-
prendente, che con coraggio e
fantasia propositiva intuisce
situazioni, progetta soluzioni
e passa all'azione. Così la ve-
dono Vescovi e Panoci: edu-
catrice, catechista, madre e su-
pe1iora. È nota l'affermazione
del cardinal Dusmet, oggi
beato, di non avere «mai co-
nosciuto una donna più attiva,
più energica, più affabile e più
pia di madre Morano». Dal
canto suo madre Morano se-
gue il cammino tracciatole
dalla Provvidenza dando - co-
me suggerisce anche alle so-
relle - «uno sguardo alla te1rn
e dieci al cielo». Perché - co-
me testimonia chi le è stata
accanto - «suo tesoro era in
cielo e al cielo erano rivolte
tutte le sue aspirazioni». Au-
tentica maestra di spirito, tra-
sfonde nelle sue figlie spiri-
tuali lo zelo e la 1icchezza che
ha in sé.
9. UNA SANTA TERESA
PER NOI. Fiorisce così l'apo-
stolato. Fiorisce l'opera dei
catechismi di cui il cardinal
Nava ha affidato a madre Mo-
rano la direzione e il coordina-
mento delle quattordici par-
rocchie della città: incarico
che accoglie con grande gioia
ed entusiasmo, incurante della
fatica che esso comporta, in-
curante di sé.
È l'atteggiamento abituale di
madre Morano. Così la rag-
giunge, il 26 marzo 1908, "so-
rella morte": non improvvisa,
non inattesa.
Suor Maddalena la accoglie
con serenità, con la lampada
accesa. Sta male. Ma afferma
che «tra poco starà benissi-
mo». Da lunga data il male sta
accerchiando le sue resistenze.
Muore stringendo il Crocifis-
I«Suor Morano ha fatto
rivivere in questi
nostri tempi
Santa Teresa d'Avila»
(Beato Filìppo Rinaldi).
Nella foto,
giovane maestra
so, dopo aver ricevuto Gesù
Eucaristico. Dice: «Gesù, non
mi abbandonate! Tutto come
volete voi!» . Il Signore viene a
prenderla di mattina, mentre il
sole fuori sta illuminando la
Sicilia.
Giuliana Accornero
APRILE 1994 - 21

3.2 Page 22

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IL PUNTO Una donna di profonda spiritualità. Coraggiosa educatrice salesiana. Per
Educa_trice e catechista
simpatica e vivace
sempre.
Il suo stile educativo
ha segnato sin dall'inizio
l'opera delle Figlie
di Maria Ausiliatrice
in Sicilia.
C chi la paragona a Santa Teresa
d'Avila per la sua profonda spiri-
tualità e la sua instancabile operosità.
Chi la qm1lifica "ricca più del mare"
per le sue risorse intellettuali e morali
e chi la definisce la donna forte per la
sua coerenza religiosa e la sua maturità
umana. In realtà era una ragazza ricca
di doti umane e cristiane e anche quan-
do a 31 anni entrò nell 'Istituto delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice fu subito ap-
prezzata per le sue abilità pedagogiche
e didattiche, per il suo talento di go-
verno, per la ricchezza della sua fem-
minilità posta al servizio di Dio e
dell'educazione cristiana della donna.
Quando arrivò a Mornese - era il
22 - APRILE 1994
15 agosto 1878 - in quei giorni
nell' Istituto si tenevano adunanze di
carattere formativo e organizzativo
nelle quali si diceva tra l'altro: «Santi-
ficarsi e rendersi utili all'Istituto glori-
ficando il Signore, ecco i due fini non
divisibili della nostra Congregazione.
Una figlia che entrasse con intenzioni
di pensare solamente all ' anima sua
non è atta all'adempimento dei doveri
che incombono alle Figlie di Maria
Ausiliatrice» (Cronistoria Il , 429).
Queste parole dovettero trovare una
forte risonanza nella maestra Morano
che era abituata a cercare Dio nel vol-
to vivace ed itTequieto dei suoi alunni
di Montaldo Torinese dove aveva in-
segnato per circa 14 anni in qualità di
maestra comunale.
La sua esperienza educativa è stata
una mirabile si ntesi di valori cristiani
radical mente assimilati e di compe-
tenze pedagogiche.
Genialità educativa
Se qualcuno le avesse chiesto quale
fosse il suo metodo educativo indub-
I Panorama di Chieri. È la città natale
di Maddalena (1847). Abitava
al 101 di Via Vittorio Emanuele.
Servizio fotografico di
Guerrino Pera
biame.nte avrebbe risposto che il suo
era identico a quello che Don Bosco
praticava a Valdocco e che Maria
Mazzarello viveva in gioiosa sempli-
cità a Mornese. Ed era vero. Aveva re-
spirato a pieni polmoni in quel clima
saturo di Vangelo e di capacità peda-
gogiche.
Ma il metodo educativo salesiano
applicato da Maddalena Morano, co-
me da chiunque altro, porta il timbro
di una personalità e dunque assume
colori e sfumature inconfondibili. Il
suo era impregnato dell 'intuizione e
delle genialità che la caratterizzavano
in quanto donna, della sua capacità di
inculturarsi in terra siciliana e del suo
accorto discernimento nell 'adeguare a
quel contesto le intuizioni pedagogi-
che dei Fondatori.
Non bisognava copiare, trasferire,
tradmre alla lettera; bisognava incul-
turare o riacculturare iJ carisma salesia-
no nell'isola del sole. Ci voleva per

3.3 Page 23

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rispondere alle esigenze e alle aspirazioni delle ragazze in Sicilia.
questo una donna intelligente e saggia e
di fatto quella donna c'era. Suor Mad-
dalena studiò la situazione, la esaminò
nei suoi risvolti più popolari e quotidia-
ni. La donna era davvero uno degli
anelli più deboli della società. Le ragaz-
ze erano povere soprattutto perché non
avevano libertà di espressione e di deci-
sione, carenza di cultura, pesanti tradi-
zioni da rispettare. La donna viveva -
come scrive'Va Suor Maddalena in una
lettera del 1881- "riti.ratissima" in ca-
sa e dopo i l 2 anni non poteva uscire
sola se non avvolta in un grande scialle
che la copriva dalla testa ai piedi.
Era ul'gente procedere sulle frontie-
re dell 'emancipazione femminile pas-
sando per le tappe sicure delJ 'istruzio-
ne, della solida formazione religiosa,
dell 'educazione integrale della perso-
na e del suo inserimento nella chiesa e
nel mondo sociale.
Qualche anno più tardi, con la sa-
piente guida di Maddalena Morano e
delle sue prime collaboratrici, le ra-
gazze ~otranno avere libero accesso
alla cultura fino alla maturità magi-
strale, impegnarsi nell 'educazione di
altre donne ed essere apostole del Van-
gelo nelle va.rie parrocchie della vasta
diocesi di Catania.
In quelle ragazze esuberanti e viva-
ci le risbrse c' erano. Attendevano solo
che qualcuno le risvegliasse e le po-
tenziasse. In SiciJia, a quel tempo, vi
era infatti una viva attesa di chi edu-
casse la gioventù maschile e femmi ni-
le. Banibini e giovani accorrevano nu-
merosi all'oratorio «con un ' ansietà
che innamora», notava suor Morano in
una delle sue prime lettere scritte da
Trecastagni. Anche gli adulti - scri-
veva - «ci ascoltano con fame spiri-
tuale». Il campo era dunque vasto e di-
sponibile, non bisognava deludere le
attese della gente non abituata a vede-
re suore sorridenti, disinvolte, compe-
tenti e materne.
Impegno a tutto campo
Le prime Figlie di Maria Ausiliatri-
ce giunte in Sicilia tra il 1880 e il 1881
avevano di fatto dato un volto nuovo
ad alcuni antichi Conservatori delle
vergini: l'impronta educativa era di
schietta marca salesiana, ed era genui-
I Montaldo (To). Salita alla scuola
del paese. Maddalena vi insegna
per 12 anni.
18 regole d'oro di Suor Morano
1. Non parlate mai alle ragazze con passione,
9. Non biasi mare mai in _presenza di una ra-
attendeteche sia calmato ogni moto violento.
gazza un ordine che essa abbia ricevuto da
2. Avvezzatevi a parlare sommessamente an- un'altra suora.
che quando rivolgete la parola a tutte. Per tal
10. Tra voi avve1titevi semprecaritatevolmen-
modo si avvezzeranno a rispettare la voce della
maestra, e farne maggior conto.
3. Non rimproverate per ogni volta che
vedete una violazione alladisciplina. Osservate,
vigilate e poi, di tanto in tanto, colta la propizia
occasione, radunate tutte le ragazze edolcemen-
te, ma con serenità e carità, date gli avvisi e gli
ordini che vi paiono pit1 opportuni.
4. Si faccia in modo che le ragazze non resti-
no mai avvi lite.
5. Avvenendo trasgressioni per parte di qual-
te, non mai con aria di autorità econ tono di rim-
provero,etanto meno allapresenza delle ragazze.
11. Non state mai sul lacca a me o 11011 /occa
ame, ma all'occorrenza prestatevi cordialmente
l' una per l'altra.
12. lh qualunque luogo assistiate le ragazze,
procurate di averle sempre tutte sotto il vostro
sguardo.
13. Abbiamo l'occhio e l'orecchio a tutte, ma
badate in questa vigilanza di non dimostrare che
state sul chi va là! Le allieve diventerebbero fin-
te e ipocrite.
cuna, si chiami la colpevole, le si dica la sua
14. Tenete sempre viva la ricreazione delle
mancanza, e s'i1~ponga con tutta calma un ca- allieve, anche se dovesse costare a voi qualche
stigo adatto, eccedendo piuttosto nell' indulgen- sacrificio.
za che nel rigore.
15. Capitando talvolta di sorprendere alcune
6. Il rimprove.'are ogni momento, avvezza la a parlare in disparte tra loro, non dimostrate di
maest1·a a un cm attere sdegnoso, irritante, e sospettare male.
.
predispone le ragazze a non fa r caso dei suoi
16. Avvisate e correggete, ma dolcemente,
ordini.
incoraggiando e non minacciando.
7. La maest1-.1 deve correggere tutte le allieve
17. Nelle vostre preghiere e Comunioni, rac-
ugualmente e pe1 sentimento di dovere. Le ami comandate le vostre alunne al Signore. Senza il
tutte per Dio e f'er il bene della loro anima.
8. Le mae~tre e assistenti si portino vicende-
volmente slin,a e tispetto. Ciò esercita una san-
ta influenza sull'animo delle allieve.
Suo aiuto e la Sua benedizione, inutili sarebbe-
ro infatti i nostri sforzi.
18. Procurate che le vostre ragazze abbiano
lo spirito di preghiera.
(a cura di Teresio Bosco)
Ragazzi di Messina.
APRILE 1994 - 23

3.4 Page 24

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na. Non si erano scoraggiate alle pri-
me reazioni di scetticismo, di perples-
sità e di aperta incomprensione.
Introdussero con coraggio e lungi-
miranza variazioni a vari livelli: ora-
rio, abitudini, scelte educative. Oltre
la catechesi e la partecipazione alla vi-
ta parro_cchiale, si offriva alle ragazze
uno spazio educativo, detto salesiana-
mente oratorio, nel quale si poteva co-
niugare gioco, amicizia, passeggiate
con la frequenza ai Sacramenti e una
seria formazione cristiana.
A Catania, dopo aver acquistato con
ingenti fatiche e sofferte peripezie, un
giardino con misere casupole, riuscì a
far costruire un convitto per allieve
maestre. Suor Morano seguiva perso-
nalmente i lavori, vigilava su tutto,
stabiliva buoni rapporti "educativi"
anche con gli operai del cantiere e so-
prattutto preparava le assistenti delle
ragazze perché fossero vere maestre di
vita accanto alle future insegnanti,
spose e madri di famiglia.
Come si nota, la sua opera si svolge-
va su vari fronti.
Raccomandava alle educatrici di pro-
gredire nella stima reciproca, di prestar-
si cordialmente all'aiuto vicendevole,
di evitare parole di disapprovazione sul
comp01tamento delle colleghe. Tutte
sapeva coinvolgere nella missione fa-
cendo leva sulla comune identità educa-
tiva delle religiose volute da Don Bosco
per la formazione di nuove generazioni
di donne cristiane e di oneste cittadine.
Le stesse ragazze venivano formate
ad esercitare un autentico apostolato
nelle loro famiglie e nel loro ambiente
in qualità di catechiste o di maestre di
scuola.
Anche i pan·oci, contagiati dal suo
zelo e dalla sua competente azione edu-
cativa, si impegnavano in modo nuovo
nell'esercizio del loro ministero.
Al centro del progetto educativo di
Maddalena Morano vi sono le persone
da aiutare nella crescita a costo di qua-
lunque sacrificio. Insegnava a modu-
lare il rapporto educativo sull'onda si-
cura della fiducia che abbatte ogni
distanza ed estraneità. Diceva alle sue
collaboratrici di trattare le ragazze da
amica ad amica, da sorella maggiore a
minore, da madre a figlia, di vivere per
loro, aiutandole a maturare in tutte le
dimensioni.
Era comprensiva e benevola verso i
bisogni di ognuna, era forte e decisa
nell'orientare le ragazze a migliorare
se stesse, ad affinare il proprio caratte-
re, ad-allenarsi alla disciplina e al dono
di sé, vincendo la vanità e l'egoismo.
Passione per la catechesi
Nel metodo educativo di Maddalena
si coglie una pruticolare impronta cate-
chistica che costituisce una delle sue
caratte1istiche peculiru·i. Fru·e la cate-
chesi era per lei una vera "passione do-
minante" tanto era persuasa che la for-
I Panorama di Mornese.
Maddalena ha 31 anni e chiede di entrare
tra le Figlie di Maria Ausiliatrice.
24 - APRILE 1994
mazione della coscienza e degli atteg-
giamenti cristiani erano il fondamento
di ogni maturazione personale e di ogni
cambiamento ecclesiale e sociale.
«Non lasciare che Gesù intisichisca
nelle anime» era la grande finalità
missionaria che la spingeva e la soste-
neva nell'opera di coordinamento ca-
techistico in ben 18 chiese della dioce-
si di Catania. Per questo studiav11 a
fondo la situazione, ponderava le scel-
te più opportune, anche partecipando
agli incontri che il Vescovo teneva per
i sacerdoti della diocesi e poi - ap-
poggiata dal Vescovo stesso che ne ap-
prezzava abilità e intraprendenza -
formava le catechiste laiche e religio-
se e le mandava quali apostole a porta-
re il messaggio cristiano alle fanciulle
e ragazze bisognose.
Bisognava ru·ginru·e il processo di lai-
cizzazione della scuola potenziando al ·
massimo l'opera catechistica nella dire-
zione di un più responsabile coinvolgi-
mento dei laici nella vita dèlla Chiesa. E
suor Morano vi aderì con prontezza e
audacia, convinta che la situazione ec-
clesiale e sociale della Sicilia poteva e
doveva evolvere verso traguru·di di
emancipazione e di progresso. Madda-
lena Morano, con umili mezzi e grande
coraggio, vi p01tò il suo contributo di
donna, di educatiice, di religiosa.
Ricalcando le scelte di Don Bosco e
Madre Mazzarello si adoperò in tutti i
modi per formru·e la donna all'interno
di un progetto educativo globale nel
quale non venivano deluse le aspirazio-
ni di libertà, di cultura, di sano dive1ti-
mento, di lavoro, di professionalità del-
le ragazze, ma insieme esse venivano
p01tate a sperimentru·e che solo nella
comunione con Dio in Ciisto si atturu10
in pienezza gli ideali più autentici.
Il metodo educativo di Maddalena
Morano, se lo si confronta con quello di
alti·e educatiici od educat01i a lei con-
temporanei, non presenta alcuna origi-
nalità di principi teorici. Tuttavia esso
reca l'impronta tipica di una personalità
di donna che ha saputo tradurre elemen-
ti e criteri comuni e diffusi al suo tempo
nell'ambiente concreto nel quale ella
visse ed operò lasciando in Sicilia
un'eredità educativa di inconfondibile
porta~a storica e pedagogica.
Piera Cavaglià

3.5 Page 25

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IL MIRACOLO
L'ITER DELLA CAUSA
M.Morano
SUOR GIOVANNA
È TORNATA A VIVERE
52 TESTIMONI
PARLANO DI LEI
di Giuliana Accornero
di Pasquale Liberatore, postulatore generale
Richiamiamo brevemente il caso clinico che ha dato origine al Il persistere della fama di santità di madre Morano e le nu-
miracolo necessario per la beatificazione di suor Morano.
merose Lettere Postulatorie che vi giungevano, fece sì che nel
È l'anno 1943. Suor Giovanna Pulvirenti è una FMA venti- I 935 - ventisette anni dopo la sua morte - avesse inizio a
duenne, che lavora a Palagonia (CT) fra i bimbi della scuola ma- Catania il Processo Ordinario Informativo. Durò sino al I942.
terna con entusiasmo e dedizione educativa. I ripetuti spaventi Durante questo periodo si celebrarono anche due Processi
dovuti agli eventi bellici l'hanno prostrata in uno stato di deperi- Aggiunti, a Torino e a Caracas, per raccogliere preziose testi-
mento organico cui non è possibile ovviare, anche per le note re- monianze di persone residenti in quelle due diocesi.
strizioni alimentari del momento.
Si raggiunse un totale di ventisei deposizioni processuali .
Nel volgere dì pochi mesi un'infezione (da carie Pottica) deva- Erano tutti testi oculari che avevano conosciuto e avevano
sta il suo organismo, a partire dall'apparato osteo-articolare, con avuto dimestichezza con madre Morano . Tra questi, la sorella
manifestazioni ascessuali moltiplicate e inarrestabili. Impossibi- Orsola, sette anni più giovane di Maddalena, che aveva vissu-
le qualunque terapia, il 14 novem-
to con lei in famiglia •per quindici
bre del 1944 la sentenza dei medici
anni . Un teste privilegiato fu il sa-
curanti èesplicita e inequivocabile:
cerdote salesiano don Domenico
massimo 15 giorni .
Garneri che aveva pubblicato nel
Suor Giovanna chiede di ricevere
1923 una biografia di madre Mo-
gli ultimi sacran1enti e di emettere la
rano.
professione perpetua "in articulo
Un Processo Ordinario Sup-
mo1tis". Nel reparto isolamento del"
plettivo si tenne a Catania dal
la Casa di cura "Don Bosco", alla pe-
1947 al 1952 e furono chiamati a
riferia di Catania, le consorelle can-
deporre altri ventisei testimoni.
tano per lei l'antifona «Vieni, sposa
Dallo studio delle 52 testimo-
di Cristo...» e affidano alla suorina
nianze, risultò che molti facevano
tante "cornrrùssioni" per il Cielo.
riferimento alla nota biografia di
Ma la Direttrice suor Maria Gra-
madre Morano scritta dal Garne1-i.
zia Villani, che da adolescente ha
Sembrò dunque opportuno ali' Uf-
conosciuto suor Morano, invita
ficio Storico della Congregazione
suor Giovanna a deglutirne una pic-
dei Santi, curare un'edizione cri-
cola reliquia, mentre, d'accordo
tica di tale "Vita". Il .lavoro (405
con i parenti dell'inferma - e con
pagine) fu portato a termine nel
tutte le comunità dell'ispettoria-,
1975 e annesso ai documenti già
si intensificano le preghiere per ot-
esistenti.
tenere la guarigione.
Su questa robusta .raccolta di
Dopo un mese i primi segni di un
prove (testimoniali e documenta-
benessere da tempo sconosciuto.
li) è stata costruita la Posizione
Suor Giovanna si sente libera dalla
sulla vita e sulle virtù della Serva
consueta nausea ed èin grado di as-
sumere qualche sorso di bevanda,
Suor Giovanna oggi. Confetti d'oro
per i 50 anni di vita religiosa.
poi gradualmente si riappropria
di Dio Maddalena Caterina Mo-
rano (586 pagine).
La Posizione fu consegnata alla
della facoltà di nutrirsi regolarmente. Ricupera energie, mentre Congregazione dei Santi nel 1978. Esaminata ed approvata
scompare la febbre e le altre manifestazioni del male si vanno ri- dai Teologi prima e dai Cardinali dopo, portò il 1° settembre
ducendo sensibilmente. Nel giugno 1945 è in grado di ... impara- 1988 al Decreto sulla eroicità delle virtù. Era diventata Vene-
re a camminare, con l' aiu to di due bastoni.
rabile .
Nel volgere di un anno suor Giovanna riprende un ritmo di nor- Nel 1991 ebbe inizio l' Inchiesta Diocesana sul Miracolo.
male attività; e rimane, per riconoscenza, nella stessa Casa di cu- Questo ebbe esito positivo nel 1993 dalla Cons_ulta Medica,
ra di Catania-Barriera del Bosco, ad assistere e curare amorevol- dai Teologi e dai Cardinali. La lettura, quest'anno, del rispet-
mente le consorelle anziane e ammalate. Là si trova tuttora, con tivo Decreto Pontificio è stato l' ultimo passo che ha portato
73 anni di età, sana e attiva a mezzo secolo esatto da quella che do- alla Beatificazione.
veva essere la sua ultima settimana di vita.
D
D
APRILE 1994 25

3.6 Page 26

▲back to top
IN SICILIA L'esperienza siciliana di Maddalena Morano. Zelante e dinamica come
Quasi trent'anni passati
in Sicilia, tra spirito di
iniziativa e innovazione
educativa e catechistica.
Le piccole cronache
di una santità. cresciuta
tra i giovani.
I FIORETTI NELL'ISOLA
L 'arcivescovo Giuseppe Bene-
detto Dusmet, che ha chiamato
le Figlie di Maria Ausiliatrice in Si-
cilia, aveva condensato il suo pro-
gramma in due parole: pan.e e fede.
Il cardinale Francica Nava, che gli
succederà nel 1895, esporrà la sua li-
nea di azione con la frase: Dalla
riforma della mente dipende la
r(fçmna della vita.
E su queste linee tracciate dai Pa-
stori della "sua" Chiesa catanese,
che madre Morano traccia nell'umi-
le azione di tutti i giorni il suo gran -
de disegno apostolico.
La Sicilia era stata spogliata da
leggi inique di tante religiose e reli-
giosi. Dedicando una particolarissi-
ma cura alle postulanti e all.e novi-
zie, essa preparerà religiose nuove
per i tempi nuovi.
La società sempre più laicizzata
portava via dalle menti la visione cri-
stiana della vita: Madre Morano coin-
volgerà tutte le Figlie di Maria Ausi-
1iatrice in una grandiosa azione cate-
chistica in parrocchie, scuole, oratori.
La massoneria stava sistematica-
mente scristianizzando la scuola.
Madre Morano convoglierà il mag-
giore sforzo delle FMA nella forma-
zione di maestre cristiane.
L' economia impostata su scherni
rigidamente capitalistici privilegia-
va i ricchi e i dotati, e abbandonava i
poveri al loro destino. Madre Mora-
no realizzava, per i poveri, orfano-
trofi , laboratori , scuole, mettendo
nelle loro mani inermi le armi per
combattere la battaglia della vita.
Furono queste le quattro grandi li-
nee del disegno che Madre Morano,
con l' aiuto di Dio e il lavoro umile e
silenzioso delle FMA, realizzò gior-
no dopo giorno in Sicilia, mescolan-
do allegria, fatica e sofferenza.
26 -APRILE 1994
Alì Terme. Suor Morano per la foto di gruppo, nell'anno scolastico 1902/1903
Il miracolo di Sant'Agata
Nell'aprile del 1888, monsignor
Dusmet supplica le FMA ad accetta-
re la direzione del "Conservatorio
delle verginelle di Sant' Agata" in
Catania, che negli ultimi tempi si è
deteriorato in maniera allarmante.
Madre Morano parla con una delle
migliore suore che ha in Sicilia, suor
Angiolina Buzzetti (futura Economa
generale delle FMA). Le dice sorri-
dendo: «Se accetti la direzione,
verrò ad aprirti la strada».
Il 25 agosto, quando ci fu il pas-
saggio delle consegne, c'era nel
Conservatorio la ragazzina Giovan-
na Costa, che divenne FMA e rac-
contò sotto giuramento: «Ero pre-
sente quando la du-ettrice secolare
consegnò il Conservatorio a Madre
Morano e alle FMA. C'erano ragaz-
ze davvero indomabili, indisciplina-
tissime e airnganti. Nelle altre si no-
tava una totale mancanza di
disciplina. Complessivamente era-
vamo più di settanta. Madre Morano
usò tanta prudenza nell ' allontanare
gli elementi più torbidi , senza che al-
cuna delle compagne se ne accorges-
se. E a poco a poco, con la sua gran-
de e costante bontà e prudenza, riuscì
a rimettere ordine e disciplina nella
casa. Nel correggere e nel riprendere
gli errori e gli abusi era forte e fran-
ca; ma si mostrava insieme di una
dolcezza materna da ottenere subito
l' affetto senza dimostrare scontro-
sità. Le antiche monache erano me-
ràvigliate di quel cambiamento, e do-
mandavano: "Come mai i lupi sono
diventati agnelli?". Madre Morano
rispondeva che era tutto merito del
metodo educativo di Don Bosco».
I poveri portano
la benedizione di Dio
Le ragazzine del "Sant' Agata"
erano tutte poverissime, nutrite da
benefattori e benefattrici. Proprio
per questo raccomandò a suor An-
giolina di trattarle con speciale deli-
catezza: non doveva pesare minima-
mente la loro condizione. Si
sarebbero sentite umiliate, e da una
ragazza umiliata non si ricava che ri-
bellione e disperazione. Solo la po-
vertà vista come quella di Gesù a

3.7 Page 27

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I
Don Bosco, aveva il cuore e la sensibilità di Madre Mazzarello.
DELSOLE
di Teresio Bosco
I Catania-La Salette. Danza
folcloristica davanti al nuovo
monumento a Dori Bosco.
Betlemme diventa una beatitudihe, e
il povero si sente non umiliato ma
privilegiato, si sente Gesù .
Fino al termine della sua vita, Ma-
dre Morano volle che in ogni istitu-
to, accanto alle ragazze che poteva-
no pagare la retta, si accettasse un
buon numero di alunne povere con
posto gratuito. Ancora pochi giorni
prima di morire, il 14 marzo 1908,
scriveva ad una direttrice: «Neppure
diciannove ragazze gratuite? A co-
sto di metterle a dormire sul vostro
letto! Di deve venire la benedizio-
ne di Dio sulla casa! ».
Nell ' ottobre di quel 1888, Madre
Morano accompagnò alcune FMA
ad aprire una piccola opera accanto a
quella dei Salesiani a Catania-San
Filippo Neri: oratorio festivo e labo-
ratorio gratuito per fanciulle povere.
Le ragazzine szilla spiaggia di Alì
Il giardinetto di Trecastagni, dove
passavano il tempo libero le postu-
lanti e le novizie1 nel 1889 era ormai
così affollato che ci si pestava i pie-
di. Occorreva aprire una casa per le
novizie. Ma dove?
Proprio in quel tempo giunse ai Sa-
lesiani la generdsa eredità della fa-
miglia Marino, e nel 1890 Madre
Morano poté iniziare la costruzione
della casa per le novizie ad Alì Mari-
na. Il teneno era vasto, situato in un
luogo incantevole luhgo la spiaggia.
25 luglio 1890. Con due suore e
una novizia, Madre Morano viene a
stabilirsi ad Alì . Mentre si iniziano i
lavori per la nuova casa, le quattro
FMA si adattano in alcuni vecchi lo-
cali , stretti e poveri. Alì è in quel
momento un poveri ssimo paese di
pescatori: non c' è nemmeno un ne-
gozio di generi alimentari. Le FMA
hanno solo un orto, dove possono far
crescere verdura e fagioli. Madre
Morano è contenta: le FMA sono
povere come la gente.
Il giorno 10 agosto si decide di ini-
ziare l'oratorio. Dove trovare le ra-
gazze? Madre Moraho va a camrhi-
nare lungo la spiaggia, bussa alle case
dei pescatori. Parla con le mamme, le
invita a mandare le loro figlie «agio-
care e a pregare». SuJla spiaggia in-
contra bambine scalze. Scherza con
loro, le invita. Il 10 agosto nell ' orato-
rio entrano settanta ragazze. La cro-
naca della casa ricorda: «Molte di es-
se, sebbene all ' età di 14, 15, 17 anni,
non avevano potuto fare la prima Co-
munione per mancanza di istruzione
religiosa, perciò si stabilì subito, per
loro in particolare, una lezione gior-
naliera di catechismo, alla quale in-
tervennero di buon grado. Dopo un
mese, nonostante la ri strettezza dei
locali , si ammisero pure i ragazzi per
l'istruzione catechistica. Ora si ha il
dolce piacere di vedere ogni domeni-
ca un'ottantina di ragazzi affollare le
loro classi e, docili, ascoltare attenti
le suore catechiste».
La catechista di Catania
5 marzo 1899. Il parroco di San Co-
simo ha invitato Madre Morano ad
aprire anche nella sua parrocchia un
Oratorio. Vi si reca nel pomeriggio
APRILE 1994 - 27

3.8 Page 28

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con tre suore. Trovano trecento ra-
gazze! Sono quasi tutte sugli undici-
tredici anni. Giochi, canti, allegria.
Madre Morano è felice. Salta e danza
come una ragazzina. E alla fine, ecco
l'ora del catechismo che incanta le ra-
gazze. La sua proposta di fare ogni
giorno di marzo una mezz'ora di ca-
techismo è accettata con gioia.
Da questo piccolo seme germoglia
il "movimento catechistico parroc-
chiale" che invaderà Catania. Atte-
sta sotto giuramento Teresa Comiti-
ni: «Spiacente che tra le figlie del
popolo vi fosse ignoranza religiosa,
aprì il primo Oratorio a S. Maria
dell' Aiuto e poi nella parrocchia di
S. Cosimo. E fu allora che il cardina-
le Nava, ammirato dallo zelo di ma-
dre Morano, affidò a lei la direzione
dell' insegnamento catechistico fem-
minile in tutte le parrocchie della
città. Madre Morano lavorò per no-
ve anni nell'opera dei catechismi
parrocchiali, e le fu tanto cara che
volle chiamarla "la mia opera"».
L'anno catechistico correva paral-
lelo all'anno scolastico, che iniziava
nel tardo ottobre e finiva nella prima
rovente metà di agosto. L'opera dei
catechismi si estese a 16 pru.Tocchie
cittadine, e dilagò in seguito anche
nelle parrocchie fuori città. Madre
Morano preparava le suore catechi-
stiche, le inviava nelle vru.·ie parroc-
chie e le andava continuamente a vi-
sitru.·e e aiutare.
Si preparavano le allieve alla pri-
ma Comunione, alla Cresima, e ogni
anno si concludeva con la gru.·a fina-
le presieduta dal cru.·dinale, dai cano-
nici della cattedrale e dalle dame pa-
tronesse. La solenne premiazione,
tanto attesa dalle ragazze, conclude-
va l'anno nella gioia.
Antonia Camuto era una giovane
FMA di Catania. Ricordava così
quei giorni: «Al sabato sera, la Ma-
dre radunava tutte le catechiste e fa-
ceva la conferenza insegnando come
si doveva fare il catechismo, affin-
ché l'indomani fossimo tutte ben
preparate per questo insegnamento
tanto importante, il più importante.
E cosl tutto procedeva bene. Alla
domenica, sia al mattino sia nel po-
meriggio, insieme alle altre FMA dj
28 - APR/LE 1994
Catania, andavo nelle parrocchie per
fare il catechismo alle fanciulle. Ri-
manevano in casa soltanto la diret-
trice, la cuciniera e la portinaia. La
Madre faceva il giro delle varie par-
rocchie, per assicurarsi del modo
con cui si teneva la lezione e del pro-
fitto delle fanciulle».
La bambina e il caffelatte
5 febbraio 1900. Festa di Santa
Agata. Catania crepita fin dal matti-
no di mortaretti, lampeggia di stelle
filanti che s'infilano nel cielo tersis-
simo. È la festa patronale della città.
Le educande sono eccitate, felici.
Tra ùn'ora si uscirà per la festa. In-
tanto si fa colazione, e nell ' eccita-
mento generale una piccolina si ro-
vescia addosso all'uniforme festiva
la scodella di caffelatte. La giovane
suora assistente, tra le bimbe fremen-
ti e incontenibili, ha già i nervi a fior
di pelle. Di fronte al "disastro" alza il
tono della voce: «E allora resterai a
casa. Così impru.·erai a non essere
sbadata». Madre Morano, passando
nel conidoio, trova la piccola morti-
ficata che si scioglie in lacrime. Vor-
rebbe domandarle cos ' è capitato, ma
vede benissimo la grossa macchia.
La prende per mano e le dice tran-
quilla: «Vieni con me. Andiamo ad
aggiustare "il disastro"». La conduce
alla lavanderia che è in fondo al cor-
ridoio, smacchia l' uniforme e la sti-
ra. La folla delle educande impazien-
ti è ancora alla porta, quando la
piccola arriva di corsa tenendo per
mano Madre Morano. Riprende il
suo posto raggiante di felicità. La
Catania. In Duomo per la Festa della Riconoscenza 1985.

3.9 Page 29

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Madre sussurra all'assistente: «Ci
vuole così poco a far felice una bam-
bina. Devi essere la loro manuna,
non dimenticarlo mai».
Nel silenzio di Alì
Il tempo migliore Madre Morano
lo passava ad Alì, parlando a tu per tu
con le novizie, le speranze della Sici-
lia salesiana. Aveva da tempo impa-
rato a guardare profondamente in se
stessa, a sentirvi Dio che le parlava, e
a far silenzio per ascoltarlo e riporta-
re agli altri la Sua voce. Nei primi
giorni del 1906 scrisse in un suo qua-
dernetto di appunti spirituali: «Unio-
ne con Dio. Il silenzio della Regola.
Il silenzio di pensiero e di parole alle
disposizioni dei superiori: mettere
spirito di fede in tutto: tutto da Dio!».
In quel silenzio nutrito di unione
con Dio ritrovava la Slla allegrezza,
la voglia di scherzare qualunque co-
sa capitasse, perché Dio era lì che la
guardava, e poteva mettere le cose a
posto in un attimo.
Era entrata come postulante negli
ultimi mesi del 1905 Francesca Bon-
signore. Se ne sarebbe ripartita dopo
alcuni mesi. Ma durante quel poco
tempo capitò un fatto mirabile, che
lei raccontò sotto giuramento: «Tro-
vandomi ad Alì come postulante, fui
affetta da un flemmone al dito medio
della mano sinistra. Ebbi un primo
profondo taglio chirurgico: ma il
male non mi lasciava in pace e ne eb-
bi per più di un mese, tanto che il
dottore, impressionato, confidò a
Madre Morano che era necessario
un altro intervento per constatare se
il male fosse penetrato fino all'osso,
nel quale caso si sarebbe dovuto am-
putru'e il dito medio. Madre Morano
la stessa sera mi chiamò in disparte e
mi disse: "Glie l'hai detto a Gesù
che ti guarisca il dito?". Io risposi
candidamente di no. Allora la Madre
disse con tono di assoluta fiducia nel
Signore: "Bene! Va' in chiesa, in-
ginocchi~ti davanti al Cuore di Gesù
e digli: E la Madre che mi manda.
Assolutamente mi dovete liberare
dal secondo intervento chirurgico".
Eseguii scrupolosamente quanto mi
comandò e poi andai a riposare tran-
quilla e serena. L'indomani appena
venuto il chirurgo perché subissi il
secondo taglio, sciolta la fasciatura,
nel vedere la ferita asciutta e la car-
ne rosea esclamò meravigliato: "Se
non è uno scherzo, il dito è guarito".
Ritornato nel pomeriggio disse:
"Non c'è più bisogno dell'opera
inia". Difatti in un giorno la ferita fu
guarita e subito rimarginata. Questo
fatto destò in tutta la Casa grande
impressione».
La mano mi trema
ormai troppo
Il 30 agosto 1906, scrivendo alla
sua carissima "figliuola" suor Sera-
fina Impenduglia, missionaria tra i
lebbrosi, Madre Morano si sente
fisicamente distrutta. Le confida:
«D ' ora innanzi ci rivedremo, ci par-
leremo nel Sacro Cuore di Gesù
Buono: poiché io non posso più
scrivere colla penna, e poco colla
matita. La mano mi trema ormai
troppo: sono vecchia! Aiutami colle
tue preghiere ad avere non solo pa-
zienza, ma uniformità alla volontà
di Dio nei miei sempre più numero-
si acciacchi».
Ma nonostante gli acciacchi, il sor-
riso era sempre sul suo volto, e acco-
glieva festosamente ogni persona
che voleva parlarle. Anno dopo an-
no, il Convitto di Catania diventava
una grande famiglia. Quando la Ma-
dre era a casa, la sua porta era sempre
aperta per le studentesse. Le ragazze
andavano da lei ogni momento, le
raccontavano tutto sulla scuola, la fa-
miglia, i loro problemi di fede e di vi-
ta. Lei inten-ompeva qualunque oc-
cupazione e le ascoltava con
interesse e affetto. Poi spiegava, illu-
minava, aiutava. Molte di quelle gio-
vani crescevano nella fede «per con-
tatto con la sua». La Messa del
mattino diventava anche per loro il
nutrimento spirituale della giornata.
Tra loro nascevano vocazioni bel-
lissime: vocazioni di religiose consa-
crate e vocazioni di maestre cristiane
che avrebbero ripetuto tra i bambini
il bene che Maddalena Morano ave-
va operato a Montaldo Torinese.
Teresio Bosco
M.Morano
Memo
Solenne Atto Accademico. Il
18 maggio si terrà presso la casa ge-
neralizia delle Figlie di Maria Ausi-
Iiau·ice un solenne atto accademico.
Sono invitate le famiglie religiose e
gli educatori.
Il prof. Alberto Monticone parlerà
del movimento cattolico e dei reli-
giosi nello scenario dell'800. Il
prof. Giovanni Cravotta farà il qua-
dro della chiesa siciliana nello stes-
so periodo, mentre la prof. M . Lui-
sa Mazzarello illustrerà l' apporto di
madre Morano al movimento cate-
chistico della Chiesa catanese.
Concelebrazione del Cardi-
nal Pio Laghi, Prefetto della Sacra
Congregazione per l'Educazione,
nella Basilica di Maria Ausiliatrice
in Roma.
La solenne Eucaristia convoca i
membri della Famiglia Salesiana
per un gesto di grazie il giorno 19
maggio alle ore 18,30.
Concerto per i giovani. Il 20
maggio a Roma i giovani daranno
vita ad un concerto su temi che ri-
chiameranno la figura e la testimo-
nianza di Maddalena Morano. Sa-
ranno invitati in modo particolare i
giovani dei vari istituti e oratori ro-
mani.
Altre manifestazioni sono pre-
viste a Catania e in tutta Italia nei
mesi prossimi. A Catania in prutico-
lare, a Chieri e a Torino sono in fase
di organizzazione incontri culturali,
celebrativi e di festa con i giovani.
A Torino nel Santuario della Con-
solata, chiesa madre della diocesi, il
Cardinal Saldarini presenterà e fe-
steggerà con i fedeli la nuova Beata
piemontese
Da tutta Italia molte centinaia
di allieve delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice orienteranno la gita scolasti-
ca a Catania per partecipru·e al mo-
mento della beatificazione il 30
aprile. Alla cerimonia saranno pre-
senti anche i nipoti di Pietro Mora-
no, fratello della nuova Beata.
APRILE 1994 - 29

3.10 Page 30

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SORRIDERE E LAVORARE PER DIO
LE PAROLE
LA VITA
«Costi quel che costi».
«Ricordati che fa molto chi fa poco o anche niente, ma fa quel
che Dio vuole».
«Fa' verso le altre tutti gli atti di delicatezza che vorresti rice-
vere».
«Ama il Signore semplicemente».
«La santità non si acquista in pochi giorni ; basta volerla, basta
domandarla continuamente a Dio, basta incominciare subito».
«Si sale l' alta montagna della perfezione con la costante mor-
tificazione. Anche le alte case sono fatte di piccole pietre so-
vrapposte le une alle altre».
«Vedi com ' è grande, immenso il mare? Più grande, immensa è
la bontà di Dio».
«Esci dalla meditazione piena di amore di Dio e di zelo».
«Pensate come avrebbe pensato Gesù. Pregate come avrebbe
pregato Gesù . Agite come avrebbe agito Gesù».
«Signore, voi sapete che il mio Paradiso è fare la vostra vo-
lontà».
«Chiedi la grazia di portare in pace ogni giorno la tua croce».
«L'allegria è il mezzo indispensabile per la formazione del ca-
I rattere delle alunne. La vera alleg1ia è fonte di bene».
La copertina
dell'ultima
T !E I.Il !E § I O Im (!)) § <C (Q)
biografia
di madre Morano.
Maddalena
I Siracusa. La Famiglia Salesiana per una celebrazione
nella cripta del santuario della Madonna delle Lacrime.
Durante il suo viaggio in Sicilia Giovanni Paolo Il
ha beatificato Maddalena Morano.
30 -A PRILE 1994
15 novembre 1847 Maddalena Caterina Morano nasce a
Chieri (TO) ; figlia di Francesco e di
Caterina Pangella.
7 maggio 1855
Muore il padre, reduce dalla guerra. Un
anno più tardi muore anche Francesca,
la sorella maggiore (16 anni).
Pasqua 1857
Maddalena riceve la prima
Comunione, a Buttigliera. Nello stesso
anno muore il fratello minore
Giuseppe (7 anni).
18 ottobre 1860 Maddalena riceve la Cresima da Mons.
Balma, Arcivescovo tit. di Tolemaide.
Anno 1862
Maddalena è invitata, come
"maestrina" quindicenne, nella scuola
materna parrocchiale di Buttigliera.
Anni 1864 e 1868 Consegue a Pinerolo il Diploma di
insegnante elementare (di l e poi
di 2° grado).
1865-1877
Insegnamento nella scuola comunale di
Montaldo Torinese.
15 agosto 1878
Maddalena è ricevuta a Mornese da
Madre Mazzarello e vi inizia la
preparazione alla vita religiosa.
4 settembre 1879 Pri_ma professione religiosa a Nizza
Monfe1rnto .
2 settembre 1880 Professione perpetua a Nizza
Monferrato.
5 settembre 1881 Partenza per la Sicilia: Trecastagni
(Catania), come direttrice di quella
comunità, che si prende cura
dell'orfanotrofio.
Anno 1883
Apertura di nuove opere a Mascali e a
Cesarò.
Anno 1885-' 86
Chiamata a Torino, vi dirige la casa di
piazza Maria Ausiliatrice.
Agosto 1886
Partecipa al Capitolo generale a Nizza
MonfetTato.
Ottobre 1886
Ritorna in Sicilia come Ispettrice.
Anni 1888-1908 Ventennio di inintetTotta espansione
dell' Istituto in Sicilia attraverso nuove
fondazioni e una vera fioritura di
vocazioni. Le date principali:
1888 Catania: S. Agata e S. Filippo.
J890 Alì Marina (Messina).
1892 Catania: S. Francesco.
1894 Marsala e Vizzini.
1896 Catania: casa per le "normaliste"/
Messina.
1899 Barcellona Pozzo di Gotto.
1901 Modica.
1902 Piazza Armerina e Biancavilla.
1903 Parco (oggi Altofonte)/
Balestrate.
1907 Palagonia.
Agosto 1905
Partecipa al 5° Capitolo generale a
Nizza Monferrato.
8-25 settembre 1907 Partecipa al 6° Capitolo generale
straordinario a Nizza.
26 marzo 1908
Muore a Catania.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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di Jean-François Meurs
UNA RAGAZZA
PER CARLO
Carlo si agita perché non ha un'ami-
chetta con cui uscire. È un ragazzo
simpatico, tutti gradiscono la sua
compagnia, le ragazze lo trovano di-
vertente e ridono. Ma giustamente,
non c'è nessuna che lo prenda così
sul serio da uscirgli insieme. Carlo se
n'è fatto un complesso. Tanto che il
giorno che ha compiuto 18 anni ha ri-
sposto a un annuncio del giornale.
CARLO HA SEMPRE BISOGNO
DI DIRMI TUTTO. Sabato è arrivato
da me come un pazzo. Tutto trauma-
tizzato. Siamo saliti in camera mia e
Si ha talvolta l'impressione che
la nostra società faccia di tutto
per condurre gli adolescenti verso
un amore precoce e libertario. Gli
adulti, forse insoddisfatti e delusi,
sembra che vogliano nutrirsi
dell'amore dei giovani. Gli adole-
scenti però si adattano male a
questa fretta e a questo "obbligo".
I ragazzi hanno i loro problemi e i
loro tempi di maturazione. E
nonostante la disinvoltura, vivo-
no l'amore con serietà e pudore
SONO CJJNTRAR {Al
ALJA ])ONA2/0NE. ( 4-'
DEGll ORGANI... .
Carlo si sono messi a tremare. Poi, è
venuta altra gente, e ha visto la bion-
dona mettere il foulard . Ma quando
l'ha vista venire verso di lui, si è na-
scosto sotto una panchina. È arrivato
un treno , vi è salito sopra ed è sceso
a cinquanta chilometri di distanza! Ci
sono volute cinque ore per riaversi.
Adesso dice che muore dalla voglia
di rivederla, ma non sa come fare,
perché è lei che gli ha telefonato, e lui
non ha il suo numero. Dice che ha
perso l'occasione della sua vita!
QUANDO SENTO DIRE CHE IL
NOSTRO MONDO MANCA DI AMO-
RE, penso invece che forse ce n'è
troppo, e che si direbbe che fare gli
amanti sia diventato obbligatorio.
Basta guardare le telenovele ...
Ho sentito una madre che all'uscita
dalla scuola della sua figliola di nove
anni le chiedeva se il suo amichetto
era stato gentile con lei. E lei doman-
dava alla madre: «E Giorgio, ha
un'amichetta? ». Penso che quando
dei ragazzini si dichiarano innamora-
ti , vanno rispettati. Ma che le madri li
prendano sul serio, mi sembra mo-
struoso .
Le riviste dei giovani (che sono fat-
te dagli adulti!) sono piene di posta
del cuore dove delle ragazzine di 12
anni dichiarano la loro gelosia, e dei
romeo di 13 raccontano la loro ingua-
ribile malattia d'amore, perché il loro
amore per una giulietta di 15 anni è
impossibile a causa dell'altezza del
balcone.
I ragazzi sono precoci, ma questo
non spiega tutto!
passò mezz'ora prima che si sedes-
se, si dava dell'imbecille. Mi ha rac-
contato la sua storia cinque volte.
Aveva accettato un appuntamento
con una ragazza di 18 anni. Cono-
sceva solo la sua voce per telefono.
Avevano deciso di trovarsi al binario
numero 13 della stazione con un
giornale sotto il braccio (come se-
gnale valeva zero ... ) e un foulard
bianco attorno al collo.
Carlo è andato al binario 13, ma
non ha messo subito il foulard e il
giornale. Voleva prima vedere che ti-
po era la ragazza. Ma lei aveva avu-
to forse la stessa idea, perché non
c'era nessuna ragazza con un fou-
lard bianco. In compenso, ha visto
una ragazza-bomba, biondissima.
Sembrava navigata, altro che una ra-
gazzina! Il binario si è svuotato e so-
no rimasti solo loro due. I ginocchi di
NE PARLAVAMO TRA DI NOI, l'al-
tro giorno, dopo la scuola. Con la crisi
e l'avvenire che è già tutto nelle mani
dei grossi industriali, dei politici, dei
vari specialisti, si diceva che non c'è
un angolo in cui si possa fare qualco-
sa di personale . Si può solo cadere in-
namorati come degli stupidi. ..
lo non sono affatto d'accordo. A
volte, l'amore è davvero unico e per-
sonale. Con Giulia, per esempio.
Non ce ne sono due come lei. La pro-
va è che trovo l'amore per lei ogni
giorno più nuovo e questo non finisce
di stupirmi. ..
APRILE 1994 -31

4.2 Page 32

▲back to top
PASTORALE Condivisione pastorale e sociale della vita degli emigranti in nord
L'Italia, che è centro di
un forte movùnento
migratorio dal Terzo
Mondo, ha due milioni
di emigranti nel cuore
della civilissima Europa.
Gli inizi della missione
cattolica in Svizzera e
la presenza salesiana
in Germania.
E' un sacerdote della diocesi di
Milano, don Giuseppe Laraghi,
che nel 1895 cominciò a occuparsi
della pastorale degli emigranti a Zu-
rigo. Fondò nella città la Lega Catto-
lica Italiana, in via Werdegasse 43 e
nei locali della Lega cominciò l' atti-
vità pastorale. Don Laraghi, che do-
veva badare alla sua parrocchia di
Sovera in provincia di Como, chiese
con l'appoggio dell'arcivescovo di
Milano il cardinal Andrea Ferrari,
che fossero i salesiani a continuare
la sua opera a Zurigo. La risposta dei
salesiani fu negativa, ma il pairnco
non si dette per vinto e trovò appog-
gio nel vescovo di Coira, in altri ve-
scovi e nella stessa Santa Sede. Fu
così che all'inizio del dicembre
1897 il salesiano don Augusto
Amossi ogni sabato e domenica si
recava a Zurigo e cominciò a occu-
parsi della pastorale degli operai ita-
liani in Svizzera. L'opera con gli an-
ni divenne stabile. A don Amossi si
aggregò il salesiano laico il signor
Giovanni Tedeschino e nel 1900 don
Alberto Lanzetti. Dal 1904 la casa
salesiana per l'assistenza e la pro-
mozione degli emigranti trovò sede
definitiva in Feldstrass'e 109 ed è
tuttora in piena attività. Qui, dopo la
seconda guerra mondiale, sorse an-
che la missione a favore degli emi-
granti slovacchi e boemi.
La missione in Germania
L'emigrazione di massa in Germa-
nia iniziò tra la fine degli anni '50 e
l'inizio degli anni ' 60. Subito, so-
prattutto nella zona della Ruhr e del~
32 -APRILE 1994
Ml
la Saai·, gli italiai1i misero su casa: sca mise al suo servizio la comples-
fecero ai-rivare i loro familiari , si sa e articolata struttura ecclesiale,
fo1mai·ono nuove famiglie, comin- dando stabilità e sostegno alla pasto-
ciò il boom delle nascite. La Chiesa rale delle missioni a favore degli
tedesca nei primi anni pai·ve non da- emigranti. Nacque così l'organizza-
re peso al fenomeno migratorio. Ma zione della pastorale delle missioni
il problema era davvero grande. I in Germania, soprattutto per opera
primi missionari si trovarono di degli Scalabriniani, che erano pre-
fronte a una massa di emigranti, senti nei grossi centri.
spesso soli, insediati in alloggi col- Anche i salesiani, dopo il loro ca-
lettivi - vere e proprie bai·acche - pitolo speciale del 1971, si resero
giovani e quasi tutti provenienti dal conto della situazione degli emi-
meridione d'Italia. I missionari co- granti italiani, soprattutto dei giova-·
minciarono a visitai·e le comunità, ni. E alcuni di loro partirono dalla
celebrando la messa nei posti più Sicilia, dalla Campania, dal Veneto,
impensati. E spesso la loro attività si e anche da altre nazioni: Spagna,
estendeva: organizzavano momenti · Portogallo, Croazia, Slovacchia, Po-
di festa, proiettavano film o li aiuta- lonia.. . Oggi sono presenti in varie
vano a sbrigai·e le complicate prati- città d 'Europa. In Germania vi sono
che amministrative.
opere missionarie a Mainz, Gevels-
A partire dagli anni '70 si assiste a berg, Karlsruhe, Hannover, Dort-
una svolta nella situazione migrato- mund, Pforzheim ...
ria italiana. Essa è posta in concor-
renza con altre, meno protette, ma
nello stesso tempo più aggressive: La missione di Mainz
greci_, jugoslavi, turchi, spagnoli... E
il Sinodo tedesco del 1973 prese fi- Tra gli emigranti di Mainz lavora
nalmente posizione, facendo 1icono- don Pio Visentin, insieme ad altri due
scere il fenomeno migratorio dalla salesiani. Sono circa settemila gli ita-
società. Da parte sua la Chiesa tede- liani della città e dei dintorni. Quasi

4.3 Page 33

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Europa, dove migliaia di famiglie italiane hanno cercato fortuna.
- Nella comunità di Mainz.
bene gestisce un ristorante, una piz-
zeria, una gelate1ia all ' italiana.
Don Visentin, dunque gli emigran-
ti ci sono ancora...
«Il flusso emigratorio ha avuto un
notevole calo. Negli anni '60 c'era-
no delle punte di immigrazione di
400 mila espatri ali' anno. Oggi si
aggirano sui 50 mila all'anno. Ciò
non toglie che in Germania ci siano
quasi 600 mila italiani».
Eppure c'è chi pensa che il lavoro
tra gli immigrati abbia fatto il suo
tempo.
«Il nostro delegato diocesano per
i problemi dell'emigrazione disse
qualche anno fa in una pubblica riu-
nione che la Chiesa tedesca era con-
vinta che le missioni in breve tempo
avrebbero finito il loro corso. Evi-
dentemente, aggiunse però, i fatti
stanno smentendo le previsioni e il
futuro delle missioni sarà ancora
lungo».
solo famiglie operaie. Gente che si
guadagna il pane con il classico sudo-
re della fronte, occupata nelle grandi
fabbriche, prima fra tutte la Opel. Fa-
miglie che abitano spesso in case fa-
tiscenti o in modesti condomini con
affitti altissimi. C'è ancora spesso il
miraggio di realizzare la casa in Ita-
lia, dove ritirarsi un giorno. Chi sta
Come stanno veramente le cose
nella vostra città ?
«Il 95 per cento dei ragazzi sono
nati in Germania. Tutti frequentano
la scuola tedesca; sl e no il 50 per
cento frequenta la lezione settima-
nale di lingua e cultura italiana nelle
pluriclassi. In altre parole di italiano
sanno e imparano poco. Nella quasi
totalità parlano più volentieri il tede-
sco dell'italiano. Eppure i due terzi
IN LIBRERIA
INCONTRI CON IL RISORTO
di Nicolò M. Loss
Pagg . 44, lire 2.000
«Via Lucis » con persone adul-
te .14 stazioni culminanti nella
Pentecoste. Testi dal Vangeli e
dagli Atti.
IN CAMMINO CON IL RISORTO
di Sabino Palumbieri
Pagg . 52, lire 2.000
«Via Lucis ». Cristo è al centro
della vita dei mondo. li mistero
pasquale è il centro della vita di
Cristo .
LE STAZIONI
DELLA RISURREZIONE
di Bruno Ferrero
Pagg. 36, lire 2.000
«Via Lucis » per ragazzi. Ogni
«stazione» è accompagnata aa un
elemento concreto: l'alba, la brec-
cia, il nome, la strada, il pane, ii
soffio, la rete...
Mons. Lehmann, presidente della Conferenza Episcopale Tedesca,
con i salesiani di Mainz.
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91.091
c/c Postale 8128
APRILE 1994 33

4.4 Page 34

▲back to top
di questi bambini e ragazzi frequen -
tano la catechesi parrocchiale presso
la missione italiana, anche se la
Chiesa è tedesca».
E per i giovani cosa fate ?
«Il nostro Centro la precedenza
ai giovani. Qui loro trovano uno spa-
zio per il tempo libero, le attività di
gruppo e la catechesi. Varie proposte
formative sono aperte anche ai gio-
vani delle altre Missioni italiane più
vicine. Non mancano naturalmente
delle forme preoccupanti di emargi-
nazione giovanile. La percentuale
dei ragazzi italiani nella "Sonder-
schule" (scuola differenziale) è in
proporzione la più alta tra le diverse
nazionalità. Scarsa professionalità,
mancanza di ideali e di una propria
identità culturale, e il confronto con
una società basata sul benessere por-
tano alcuni giovani in situazione di
emarginazione».
Giovani di Mainz.
CONVEGNO GIOVANILE
DI COLONIA
(dal documento finale)
Noi giovani italiani, provenienti e rappresentanti di tutte le zone
della Germania, ci siamo incontrati a Colonia, dopo aver sperimen-
tato nelle nostre Missioni una ricerca comune e un cammino di cre-
scita nella fede.
Non ci siamo incontrati per trovare ricette o per trasformare il Van-
gelo in commedia, ma per ridirci con semplicità e grande sincerità
che Gesù «è la vera risposta, la più completa a tutte le domande che
riguardano l'uomo e il suo destino» e che è capace di riempire qua-
lunque vuoto della nostra vita.
Abbiamo guardato ai nostri amici che incontriamo a scuola, sul la-
voro e nel tempo libero: sono alla ricerca di Dio, anche se non lo san-
no e ne hanno una grande sete. Purtroppo non trovano molti giova-
ni disposti ad aiutarli in questo. Ci siamo sentiti provocati. Per questo
ci sentiamo fortemente chiamati a una formazione aperta e corag-
giosa.
Abbiamo bisogno di adulti che ci facciano incontrare il Vangelo,
che abbiano la pazienza di accompagnarci nella crescita e il corag-
gio di offrirci esperienze qualificate di formazione e di spiritualità.
Ci sentiamo di dover abitare a pieno diritto e con responsabilità le
nostre comunità. Chiediamo che ci siano aperti spazi sufficienti per
partecipare alla vita della Missione Italiana e per esprimere nostre
rappresentanze presso la Chiesa tedesca a tutti i livelli.
Riteniamo importante che le Missioni Italiane continuino a vivere e
a offrirci questo servizio. Da giovani cerchiamo contatti e scambi con
i giovani delle diocesi tedesche dei territori in cui viviamo.
34 · APRILE 1994
Don Visentin, non sarebbe meglio
che gli italiani all'estero si integras-
sero con la Chiesa locale?
«Tenga presente che, dove non
esiste il missionario o dove arriva
solo di tanto in tanto, solo una picco-
la percentuale partecipa alla vita del-
la Chiesa locale. E quasi solo per il
Battesimo o la prima Comunione.
Inoltl'e, conoscere la lingua non vuol
dire essere o sentirsi tedeschi. I due
milioni di italiani sparsi per l'Europa
si sentono e vogliono rimanere italia-
ni, anche se stiamo costruendo fatico-
san1ente l'unità europea. Questa è la
realtà. Non si può escludere che col
tempo possa avvenire una assimila-
zione maggiore; anche se non siamo
d'accordo con chi, da parte tedesca,
punta in questa direzione. Noi prefe-
riamo parlare di integrazione, nel sen-
so di uno scambio reciproco e arric-
chente di valori, di cultura, di lingua.
Perché l'italiano ha non solo il diritto,
ma il dovere di restare italiano. Alla
sua cultura sono legati valori impor-
tanti e tradizioni religiose che non si
trovano pacificamente sul posto».
Una scelta di solidarietà
L'Italia oggi è diventata il punto di
riferimento a volte drammatico di
molti immigrati provenienti dal Ter-
zo Mondo e si interroga sul senso
della solidarietà. I nostri missionari
sparsi per l'Europa hanno già dato la
loro risposta e si sono messi al servi-
zio di chi si è trovato nella dolorosa
situazione di dover abbandonare la
sua patria. Don Bosco nel 1875
mandava i primi missionari in Ar-
gentina e raccomandava una cura
speciale per le famiglie italiane im-
migrate in quel paese: «Andate, cer-
cate questi nostri fratelli! ». La stessa
cosa ripete oggi ai nuovi missionari
della nostra civilissima. Europa.
Gianni Frigerio

4.5 Page 35

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di Pietro Moschetto
,
PERCHE SE NE VANNO
, , Di fronte alla
invasione delle
sette in America
latina, occorre
prenderne
coscienza, ma
anche ricercare le
cause di tanti
abbandoni , ,
E' un problema realmente serio per la lasciando al margine o trascurando l'esigenza
Chiesa latinoamericana quello della pe- e la domanda propriamente religiosa. Si èpar-
netrazione dei vari movimenti religiosi. Co- lato con un linguaggio univoco e assoluto dei
me dicevamo (cf BS/marzo) - ne davamo diritti e della lotta per la giustizia e la libertà,
anche le cifre - l'invasione delle "Sette" magari prendendo lo spunto dalla Parola di
preoccupa davvero, perché colpisce frontal- Dio che serviva come "motorino d'avvia-
mente la Chiesa.
mento", ma trasformando immediatamente il
Occorre però cercare una spiegazione di messaggio evangelico in messaggio politico e
questo fenomeno drammatico. Non bastacon- sociale, privandolo subito della sua dimensio-
statarlo, piangendo su noi
ne spirituale ed ascetica. Il
stessi e la nostra impotenza.
sacerdote a volte si è trasfor-
Le cause possono essere
mato in sindacalista, unen-
varie e non tutte hanno lo
dosi a quelli che gridavano
stesso valore.
per le piazze o lanciavano
I 1. Di fronte alla crescita
accentuata della popolazio-
ne, cui si accompagna la
scarsezza del clero e un im-
pegno debole del laicato, la
struttura delle parrocchie
si è dimostrata insufficiente
per attendere debitamente
al popolo cristiano. Non so-
lo l'attenzione personale è
iidotta e a volte del tutto as-
slogans nelle sfilate, e non
lo riconoscevano più come
l'annunciatore delle beati-
tudini. Ci siamo spesso di-
menticati che più importan-
te che dar da mangiare è
annunciare l'unico Signore
che salva l'uomo dalla sua
miseria spirituale e lo rende
capace di amare il suo pros-
simo e di trasformare le
-mcdgsnriehiaaucmanizniedtzifieseoraostegene(dcqnin«eh'uaa-tQeeosudenmutciartoaiviceanrcmidatidztotiveiàeoclenntdeapvzvtvieaeieacaordaalnucarrodoeniasfdnactieatuusieralictdalrdtaie-eiiaerecmpraoaootmsatfmopcarrorosE"aemretlcpneiemuvelse.iagisipotpailogoinrecrsieeieruais,»trrnàohii)a---a,p.ofIalpvvoorelqvlaaraniuizrti"geeroibel"mill,naeg'etintrismneaeleo,intmleatbdieuceige."silenloeandsgitooen"baoCblsMvcsuilatuhinergadedauadi,rattetrtdbauueuvardtaimtreesTorviia,eMtionavsrineoneeésdrgnxcapeiozihueca'eSardodiuccti"fenoque,.CsnruliatacaigltpiNoleiuvcooiaesurvserlntcelrdtrooaea--i
subumano, le ha chiesto una sola cosa: che
2. Abbiamo spesso ignorato, a volte deriso parlasse loro di Gesù. Aveva riconosciuto in
e quasi sempre trascurato la religiosità po- lei il messaggero del Vangelo.
polare (che qui in Latinoamerica è così dif-
fusa) perché si presenta come un amalgama 4. E finalmente, l'insufficiente istruzione
di cristianesimo e di pratiche precolombiane religiosa di gran paite del popolo lascia indi-
e/o africane. La preoccupazione di purificare fesi dinanzi all'azione proselitista dei nuovi
ad ogni costo e subito, impazientemente, le gruppi religiosi, molti dei quali attaccano
manifestazioni religiose della "debolezza" frontalmente la Chiesa cattolica in forma set-
umana ci ha fatto dimenticare la pazienza di tai·ia e aggressiva, con citazioni bibliche spes-
Dio col popolo della promessa. Di questa re- so manipolate e tagliate dal loro contesto, e
ligiosità popolare le sette hanno spesso sapu- con affermazioni apodittiche sulla capacità
to approfittare.
d'inganno e sulla vita morale equivoca di sa-
3. In certi ambienti cattolici si è accentuata
in forma a volte eccessiva, per non dire esclu-
siva, la preoccupazione sociale e politica,
cerdoti e vescovi, seminando così nella gente
semplice il dubbio a.troce e corrosivo. «Ca-
lunniate, calunniate, qualcosa resterà».
APRILE 1994 35

4.6 Page 36

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, INTERVISTA Il nuovo direttore della grande azienda editoriale torinese. « Il primo libro
LA PRIMA EDITRICE
di Elvira Bianco
La SEI, tra le duecento
editrici cattoliche,
si colloca ai primi posti.
Nel settore scolastico
alcuni titoli
coprono da sempre
la maggioranza
del mercato.
✓✓Jl primo libro della SEI l'ho ~i-
' ' sto quando avevo otto anm»,
dice Giuseppe Costa, attuale diretto-
re editoriale dell 'importante azienda
torinese. «Tutta la mia formazione
scolastica è avvenuta sui libri della
SEI». Un amore antico dunque,
quello del salesiano don Costa, 46
anni, anche lui oggi esponente della
generazione dei quarantenni che oc-
cupano i posti di maggior prestigio e
responsabilità.
L'odore della carta stampata lo se-
gue da sempre, anche se ha comin-
ciato con studi di letteratura e di
pastorale giovanile. Dopo un'espe-
rienza presso l'editrice LDC, ha di-
retto per nove anni il Bollettino Sa-
lesiano. Gli ultimi tre anni li ha
trascorsi negli Stati Uniti, per quali-
ficarsi nel settore della comunica-
zione sociale.
Don Costa, con che spirito è en-
trato alla SEI?
«Con spirito di servizio. Può ap-
parire un luogo comune, ma è questo
il mio stato d'animo. Ma anche con
molto entusiasmo. Perché sono con-
vinto che l'esperienza editoriale si
radica nel carisma salesiano. Don
Bosco è patrono degli editori e lui
stesso è stato un editore di successo,
36 - APRILE 1994
Don Giuseppe Costa.
sia nel campo della produzione sco-
lastica sia in quella cattolica-popola-
re. Un salesiano alla guida di
un ' azienda editoriale mi sembra un
fatto naturale, come quello di lavo-
rare tra i giovani».
Un'azienda in corsa
Oggi la gestione aziendale è di-
ventata problematica...
«La SEI è un'azienda in corsa, non
è ferma. Ma la difficoltà attraversa
tutte le aziende, soprattutto quelle
editoriali. Cambia il mercato, cam-
biano i gusti dei destinatari, sono en-
trati in campo fattori nuovi. La stes-
sa tendenza di alcune editrici ad ag-
gregarsi fa sì che ci sia nell' editoria
un' accentrazione del potere. La pro-
duzione del libro per la scuola si
scontra con la diminuzione degli al-
lievi e la riduzione delle sezioni. A
prescindere dalle scelte indovinate o
meno di un testo. E questo ci co-
stringerà a spostare il mercato verso
altre aree di produzione. La crisi
economica poi fa cadere il mercato
del libro: è normale purtroppo che in
tempo di crisi il libro abbia una ca-
duta. C' è anche una crisi di lettura

4.7 Page 37

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della SEI l'ho visto quando avevo otto anni», dice.
SALESIANA
Un problema culturale
Cosa pensa della comunicazione
sociale oggi?
«Non si può capire il fenomeno
della comunicazione sociale se non
si affronta il problema culturale. Di-
re che la televisione è sorella, è
un'espressione equivoca e negativa,
se il fruitore non ha la capacità di
intendere e di volere, non ha cioè la
capacità, il mezzo, la formazione
culturale per rimanere libero. Il pro-
blema quindi non è tanto l'uso o il
non uso della televisione, ma è di
fondo. Educare e comunicare in
questo senso sono elementi di gran-
de attualità e devono vedere gli edu-
catori in prima linea».
I Copertine di libri
SEI. Quella a sinistra
è del 1923 e fu disegnata
dall'illustratore P. Bevilacqua
ed è un fatto culturale. Bisognereb-
be pensare seriamente a una educa-
zione alla lettura. La concorrenza
della televisione non spiega tutto. È
venuto meno il gusto della lettura, la
funzione della biblioteca, la voglia
di riflettere».
La SEI ha preso parte a Milano il
mese scorso alla Fiera del libro cat-
tolico. Che ne pensa?
«La SEI non è un'editrice pretta-
mente religiosa, anche se dà al valo-
re religioso uno spazio notevole, sia
per la pubblicazione di testi di reli-
gione per la scuola - alcuni dei
-
quali sono di notevole qualità e dif-
fusione - sia nella produzione di li-
bri che hanno per oggetto la storia e
la cultura religiosa. La SEI ha ottime
collane, per esempio "I compagni di
vita", che ripropongono i classici
della formazione religiosa. Oggi c'è
una certa corsa al libro religioso a ef-
fetto, è venuta meno l'attenzione ai
grandi contributi culturali religiosi
della storia, della patristica, della fi-
losofia religiosa, della spiritualiltà.
Penso che soprattutto nella produ-
zione religiosa si debbano evitare "i
successi di una stagione" per punta-
re su libri che durano nel tempo».
Tre anni negli Stati Uniti le hanno
insegnato qualcosa?
«Il background che esiste negli
Stati Uniti nel campo delle comuni-
cazioni sociali è più ricco del no-
stro. Negli USA ci sono 30 mila lau-
reati in comunicazione all'anno.
Nelle facoltà, il dipartimento di
scienze delle comunicazioni sociali
è spesso al centro del sistema uni-
versitario.
Questo fa sì che la qualità dei tec-
nici, di clù scrive, degli addetti agli
uffici stampa e alle pubbliche rela-
zioni sia superiore alla nostra. Gli
USA detengono sicuramente la lea-
dership mondiale in questo settore e
sono ancora trainanti sia nel campo
tecnologico sia in quello dei conte-
nuti e dello stile. Del resto hanno un
secolo di esperienza in questo cam-
po... E sono favoriti dall'enorme
mercato che sollecita la produzione
editoriale e la stessa politica dei
prezzi. Si dice che un ragazzo ame-
ricano passa sette ore davanti alla
televisione e sarà anche vero. Ma il
ragazzo americano continua a legge-
re le fiabe e i classici della letteratu-
ra; i suoi genitori usano _la biblioteca
di quartiere, si incontrano con gli
operatori culturali, raccontano la fia-
ba al bambino prima di metterlo a
letto. Il libro in America è ancora un
business».
APRILE 1994 37

4.8 Page 38

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INTERVISTA Da trent'anni a servizio d~i giovani africani, Cyprien Dusabeyezu si
E' un salesiano un po' speciale Cy-
prien D_usabeyezu. Nato a Mba-
re, in Rwanda, 55 anni fa, sta ora stu-
diando teologia presso l'Università
cattolica di Liof'je. Ma subito dopo il
noviziato fatto ip Belgio, si è specia-
lizzato come tipografo in ltalja e ha
insegnato nelle scuole tecniche dello
Zaire. In Rwançla ha studiato cate-
chesi ed è stato insegnante di materie
letterarie. Com~ salesiano, è stato
uno dei rappr~sentanti dell'Africa
all ' ultimo capitolo generale.
La sua terra, ìl Rwanda, è un pic-
co lo stato inq1psulato nel cuore
cieli' Africa. Chiamato "il regno del-
le mille colline e delle montagne
della Luna", prima della guerra era
tra le mete preforite dei turisti aman-
ti dei suggestivi paesaggi africani.
Il Rwanda non ha grandi risorse
economiche. Rkava il 95 per cento
delle sue risorse dall'agricoltura e di
qui si garantisçe il necessario. Di
fatto è uno dei pochi stati del conti-
nente nero che con un sistema di pic-
coli passi ha costruito una economia
di sussistenza.
RWANDA DALLE
MILLE COLLINE
di Umberto De Vanna
Un paese colpito dalla guerra civile, che sta
faticosa,nente orientandosi verso la democrazia.
Il dramma dell'Aids e il futuro dei giovani.
MAl'Ol ,\\t, 11 IC A
L'intervista
Incontriamo Cyprien mentre si
trova in Francia per completare gli
studi. La prima cosa che attira la no-
stra curiosità è il suo nome e cogno-
me un po' speciali.
Mi pare, Cyprien, che abbiano un
significato e un 'prigine particolari...
«Sì. Dusabey~zu vuol dire "pre-
ghiamo Gesù", ed è il cognome che
mi ha dato mio padre. Da noi il co-
gnome indica il futuro di una perso-
na, la sua personalità. L' appartenen-
za al proprio gruppo la si ottiene
"per conoscenza diretta".. . Cyprien
invece è il nom~ che mi sono dato io
quando ho riceyuto il battesimo nel
1952, a 14 a nni. Mio padre non era
cristiano e non so perché mj abbia
dato questo cognome. Glielo avran-
no suggerito i çristianj e a lui sarà
piaciuto. Lui si è fatto battezzare so-
lo prima di morire».
Come hai conosciuto i salesiani?
Ho fatto i primi studi dai Padri
38 -APRILE 1994
I In Rwanda 350 llJila persone hanno dovuto abbandonare
la loro terra a causa della guerra. Nella foto in alto, Cyprien
Disabeyezu in Europa. Il suo nome significc1 «Preghiamo Gesù ».

4.9 Page 39

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prepara a condividere le incognite e le speranze della sua gente.
I Ragazzi ruandesi. A destra, nei bellissimi costumi tradizionali.
«Dobbiamo insegnare un mestiere ai giovani », dice Cyprien Disabeyezu.
«Dobbiamo aiutarli a vivere del proprio lavoro».
Bianchi. Il vescovo voleva che qual-
cuno si occupasse della tipografia e
fui mandato a studi are in Zaire, dove
ho conosciuto i salesiani. Ho studia-
to con loro grafica per cinque anni .
Chiesi di diventare salesiano, e mi
fecero fare il noviziato in Belgio.
Poi venni in Italia per due an ni , al
Colle Don Bosco, per fare pratica di
ti pografia».
Cos'è che ti ha spinto a farti sale-
sw. no.?
«Mi ha conquistato lo spirito di fa-
miglia. Ho visto i salesiani giocare
con noi, scherzare con noi. Mi è pia-
ciuta la loro gioia. E poi sono stato
affascinato da Don Bosco, dalla sua
biografia, dal suo impegno per i gio-
vani».
Un paese in guerra
Finiti gli studi in Francia, quale
situazione socio-politica troverai al
tuo ritorno in Rwanda?
«Al nord ci sono 350 mila persone
che hanno dovuto abbandonare la
loro terra e le loro case per la guerra
condotta dal Fronte Patriottico. E
poi ci sono i ci rca 200 mila rifugiati
provenienti dal Burundi. La guerra
continua, nonostante i tentativi di
pace. Alcuni anni fa è stato introdot-
to il multipartitismo, ma non siamo
ancora in democrazia. Ci sono trop-
pe rivalità e vendette fino all'omici-
dio. Lotta dura per mantenere o rag-
giungere il potere.
«Quanto ali& popolazione, mi pare
che in Rwanda stia aumentando
troppo rispetto alla ricchezza dispo-
nibile. Ha già sette milioni di abitan-
ti in un territorio di 26 mila chilome-
tri quadrati (poco più del Piemonte o
della Sardegna). La maggior parte
della gente vive in vill,aggi collinari
e pratica l'agricoltura. E una agricol-
tura di sopravvivenza: patata dolce,
granoturco, banana, fagioli... Il ta-
bacco, il caffè e il the sono per l'e-
sportazione».
Il 55 per cento della popolazione è
cattolica ...
«Sì. Sono la maggioranza. Gli al-
tri sono animisti o non hanno reli-
gione. Il cristianesimo è vivace, ma
superficiale, di massa. La pratica
cristiana è abbastanza deludente.
Religiosamente i giovani sono per lo
più come gli adulti: vivono un cri-
stianesimo popolare, senza profon-
dità. La famigli a è "tiepida" e i gio-
vani assimil ano questo modo di
vivere. Ma alcuni giovani delle no-
stre scuole o che vengono a contatto
più stretto con gli ambienti ecclesia-
li manifestano una fede convinta».
Qual è ilfuturo di questi giovani ?
«I giovani sono fac ilmente abban-
donati a se stessi. La famiglia non si
cura di loro. La scuo la è importante:
per loro è l'i ni zio della vita: sono co-
scienti che la scuola è l'ancora di sal-
vezza, la sola cosa che potrà farli
uscire dalla povertà. Ma la scuola
secondaria è frequentata al massimo
dal 20 per cento dei giovani.
Un problema sociale gravissimo è
quello dell'Aids. Abbiamo quasi il
30 per cento di sieropositivi. E sono
soprattutto giovani. Molte sono ra-
gazze. Non vanno a scuola e coltiva-
no il miraggio della ricchezza, del
APRILE 1994 39

4.10 Page 40

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Fatti &
Persone
Don Gianni Filippin, attuaJe ispettore
della Veneta Est, è il nuovo delegato na-
zionale dei cooperatori. Sostituisce
nell ' incarico don Pasquale Massaro.
Delegato cooperatori dal 199 J, don
Massaro, 60 anni, era noto per aver lavo-
rato da giovane sacerdote alJa rivista
Meridiano 12. Nell 'ispettoria meridio-
nale era stato poi direttore a Bari, Vietri
e Potenza. Da tempo aveva problemi di
saJute, ma nessuno pensava alla sua
morte, avvenuta il 7 gennaio scorso.
A Vibo Valentia, in Calabria, il pro-
gramma per i 90 anni di fondazione
dell ' opera è stato davvero notevole.
L'exallievo Nuccio Fava, noto giornali-
sta televisivo, ha commentato la Strenna
'94. Mentre a solennizzare il triduo per
la festa di Don Bosco si sono alternati
mons. Domenico Crusca, vescovo di
Oppido-Palmi; mons. Vincenzo Rime-
dio, vescovo cli Lamezia Terme e mons.
Andrea Cassone, vescovo di Rossano-
Cariati. Mons. Andrea Mugione, vesco-
vo cli Cassano Ionio, ha presieduto la
concelebrazione nel giorno della Festa.
«Sono certo che la partecipazione della
popolazione a queste celebrazioni con-
tribuirà al rinnovamento civile, morale e
religioso della città», ha detto Don Co-
gliandro, animatore di queste giornate.
Alla vigilia del suo trasferimento a Sa-
luzzo, mons. Dlego Bona , vescovo di
Porto-Santa Rufina (Roma), è stato salu-
tato dalla Casa Generalizia dei salesiani.
«Accogliamo con dispiacere la sua par-
tenza», gli ha detto il direttore, «che è
quella del nostro vescovo, ma soprattut-
to quella di un amico». Dal mese di gen-
naio mons. Diego Bona è stato nominato
dall a CEI nuovo presidente di Pax Chri-
sti, succedendo ai vescovi Tonino Bello
e Luigi Bettazzi.
«Ti accogliamo con gioia e ci rendiamo
di sponibili a percorrere un tratto di stra-
da con te», dice il volantino. Si tratta di
un ' iniziativa della Basilica del Sacro
Cuore di Via Marsala a Roma. Essa ga-
rantisce ai giovani che si pongono pro-
blemi di fede o vogliono intraprendere
un cammino spirituale, la disponibilità
di un salesiano per un servizio di ascolto
e di accompagnamento. Ogni giorno, dal
lunedì al venerdì, daJJe 7,30 alle 12 e
dalle 16,30 alle 20.
Ragazzini ruandesì. La scuola
è ancora un privilegio.
lusso. Si spingono in città in cerca di
lavoro, e finiscono nella povertà,
nella promiscuità, nella prostituzio-
ne. Lo stato è preoccupato per la dif-
fusione dell'Aids. Anche la Chiesa si
preoccupa, ma in modo diverso. La
Chiesa vuole fare un lavoro di edu-
.cazione, di prevenzione. Ma l'edu-
cazione ha bisogno di tempi lunghi e
qui viviamo nell'emergenza. Lo sta-
to consiglia l'uso del preservativo».
I salesiani in Rwanda
In Rwanda i salesiani hanno sei
case, scuole e parrocchie. Una scuo-
la tecnica di 800 allievi. Ci sono
scuole di falegnameria, di elettrotec-
nica, meccanica. Le attività extra-
scolastiche sono vivaci: atletica,
danza, musica, anche acrobazia...
Le figlie di Maria Ausiliatrice a Ki-
gali, la capitale, hanno una casa di
accoglienza per le ragazze («Horne
pour jeunes filles»); una scuola pro-
fessionale di taglio e cucito e una
scuola magistrale a Kamonyi. Ma
fanno anche catechesi e partecipano
all'attività diocesana.
Quali attività dovrebbero essere
favorite per il.futuro del Rwanda ?
«Noi salesiani dobbiamo orientar-
ci di più a insegnare un mestiere ai
giovani. Un mestiere che dia a loro
da vivere. I giovani non hanno biso-
gno di scuole troppo alte. Queste
possono trovarle altrove. Ciò che
dovremmo fare noi è aprire scuole
artigianali, perché i giovani possano
vivere del proprio lavoro. In Rwan-
da abbiamo chiuso tutti gli internati,
ma spesso i ragazzi non sanno dove
passare la notte. Dovremmo aprire
quindi anche degli ostelli per la gio-
ventù».
Il salesiano laico
Com'è nata la tua vocazione di sa-
lesiano laico?
«Sono state le circostanze a farmi
decidere così. Eppure in Africa si
parla molto di più del prete che del
religioso laico. Purtroppo in Africa
"avere la vocazione" vuol dire solo
farsi preti. Ancora oggi c'è gente
che mi chiede: quando diventi sa-
cerdote? Probabilmente ci sono dei
giovani che se conoscessero la vo-
cazione religiosa laicale la segui-
rebbero. In Rwanda comunque cre-
do che sia meglio essere prete,
perché questa è la mentalità della
gente. Qui la vocazione per eccel-
lenza è quella del prete. I giovani,
la gente, vedono più fé!_cilmente nel
prete l'uomo di Dio. E chiaro che
dipende anche dalla personalità di
ciascuno. Ma il salesiano laico deve
anche lui trasmettere una spiritua-
lità, una testimonianza specifica vi-
sibile, credibile. Invece nel laico a
volte prevale la personalità profes-
siona le .
«La vocazione salesiana comun-
que si sposa bene con la laicità.
L'animazione, l'educazione, l' or~-
torio, la scuola, soprattutto quella
professionale, vanno molto d'accor-
do con la laicità».
Cyprien, hai partecipato all'ulti-
mo Capitolo generale dei salesiani;
Che impressione ti ha.fatto?
«La prima cosa che mi ha colpito è
stata l'internazionalità della congre-
gazione. Ho visto tanti salesiani di
paesi diversi confrontarsi sui giova-
ni e la loro educazione. Nonostante.
le diversità culturali, volevamo rag-
giungere tutti lo stesso obiettivo. Ho
toccato con mano la speranza, il fu-
turo del nostro carisma a servizio dei
giovani».
Umberto De Vanna
40 -A PRILE 1994

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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~·1·· ,~1,s7c :i,-·~ ~l~'M'•r,\\:Blr1•Y-1l"T"~·vt~,·~~-;;r:r_.-·~-,c:--·•;,..":'~-~~ ----~
I~:, :•; '. .;!t~[~ L~}l!'.~-~L~cif~~ 1~1tlt ~.
e "~•--~~": - • • •
:.
·
AUBRY sac. Joseph, salesiano, t Roma il 17 febbraio 1994 a 78 anni.
BS
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
«SPERO DI GUARIRE», aveva detto a chi gli
chiedeva come poteva vivere la Strenna dei
rettor maggiore sulla speranza. «Ma la mia
speranza è soprattutto la certezza che nulla
di ciò che accade va perduto». Voleva guari-
re perché erano tante le cose che avrebbe
ancora voluto fare don Joseph Aubry, notissi-
mo teologo , morto si può dire con la penna in
mano, infaticabile ricercatore e divulgatore
della spiritualità salesiana. «Lavoratore inde-
fesso , morendo ha dato la più alta testimo-
nianza della sua convinta radicalità evangeli-
ca», ha detto parlando di lui il rettor maggio-
re don Viganò. Un suo voluminoso libro era
in tipografia, già in fase di stampa; altri lavori
erano in cantiere. Un suo libretto su Mamma
Margherita era uscito per la festa di Don Bo-
sco; ma altri ne aveva già preparati e usci-
ranno postumi. Nel pomeriggio del funerale ,
al momento dell'offertorio, sono stati presen-
tati e offerti alcuni dei suoi libri più importan-
ti: Apostoli per i giovani, Cooperatori di Dio,
Lo spirito salesiano, Una via che conduce
all'amore, Vita consacrata, un dono del Si-
gnore alla sua Chiesa.
«INTERPRETE GENUINO DELLO SPIRITO
DI DON BOSCO», lo ha definito don Viganò,
ricordando che dal 1970 al '72 aveva collabo-
rato al Capitolo Generale speciale. «Don Au-
bry è uno dei grandi benemeriti del nostro rin-
novamento postconciliare», ha detto don Vi-
ganò. Rimarrà nella storia del nostro carisma
«soprattutto per ciò che ha fatto per la riela-
borazione delle nostre Costituzioni ». Anche
don Pietro Brocardo ricorda il ruolo svolto da
don Aubry durante il Capitolo speciale: «Con-
tribul con don Egidio Viganò , attuale rettor
maggiore, e altri , a orientare quella assem-
blea alla grande svolta del Concilio. Il docu-
mento VI dal titolo: La vita religiosa oggi è
letteralmente suo ». E molti testimoniano che
sono sue le espressioni più felici delle nuove
Costituzioni.
«QUESTO STUDIOSO SVIZZERO è stato
uno degli scrittori di cose salesiane più proli -
fico. Una cinquantina fra libri e articoli, oltre a
conferenze , dispense scolastiche... », ha
scritto Francesco Motto, direttore dell'Istituto
storico salesiano.
Quattro le aree del suoi Interessi : Studioso
della vita e della spiritualità salesiana, confe-
renziere a servizio della Famiglia Salesiana,
teologo e autore di libri sulla vita consacrata,
professore all'Università salesiana e all'Auxi-
lium, servizio alla vita consacrata femminile:
fu assistente ecclesiastico dell'UISG (Unione
Internazionale Superiore Generali) ; consulto-
re per molte congregazioni femminili nell'ela-
borazione delle costituzioni e nella conduzio-
ne dei capitoli generali.
ULTIMO DI SETTE FIGLI , era nato nella
Svizzera francese. Dopo una breve espe-
rienza apostolica tra i giovani come catechi-
sta e docente di Lettere fu professore di dog-
matica nello Studentato teologico di Lione
(Francia) . Dal 1968 al 1970 fu incaricato dei
giovani salesiani a Lubumbashi (Zaire) e poi
lavorò soprattutto nella Casa generalizia di
Roma , prima a servizio del Dicastero della
Formazione e poi dellà Famiglia Salesiana.
Don Aubry era un salesiano capace di fami-
liarità affettuosa, un uomo gentile e affabile,
tenace nel portare a termine i suoi progetti .
Di lui ha detto ancora don Viganò: «Amava
l'Ausiliatrice e aveva un vivo senso della
Chiesa. In lui traspariva la gioiosa soddisfa-
zione di essere salesiano». Il Signore lo ha
trovato occupato a scrivere di spiritualità sa-
lesiana nelle storie concrete di chi ha seguito
Don Bosco anche sulla strada della santità.
Gli sarebbe piaciuto portare a termine questo
progetto, ma ha lasciato tutto con gioia nelle
mani del Signore.
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13- t-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure ali'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mi~
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l1stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
APRILE 1994 - 41

5.2 Page 42

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BORSE DI STUDIO
per giovani missionari
pervenute
alla Direzione
Opere Don Bosco
S. Giovanni Bosco, in memoria del
Presidente Dott. Francesco Rota, a
cura della S.E.T., Torino, L.
5.000.000.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in ringraziamento e invocan-
do protezione, a cura di Nicolodi
Anita, L. 3.000.000.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, ringraziando e invocando
protezione, a cura di Nicolodi Ani-
ta, L. 2.000.000.
Maria Ausiliatrice, a cura di M.
Assunta, Brescia, L. 1.000.000.
In suffragi o di Selva Giuseppina, a
cura di Ortelli Basilia, L. 1.000.000.
Don Bosco, a cura di Musuraca Ma-
ria Bombardieri , L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in suffragio della sorella
Elena, a cura di Gioia Dante, L.
500.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, in riconoscenza
per grazia ricevuta e invocando con-
tinua protezione, a cura di Bianco
D., L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, per grazia rice-
vuta, a cura di Mah1no Franca, L.
500.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Sr. Eusebia, ringraziando e invo-
cando protezione, a cura di Marsi-
glia Salv(ltore, L. 500.000.
In suffragio dei mi ei defunti , a cura
di G. R., L. 500.000.
Don Bosco, in suffragio del Prof.
Ugo Guatelli , a cura dell a Famiglia,
L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in
suffragio Famiglia Verardo Luigia,
di Tamai Brugnera (PN), L.
400.000.
S. Giovanni Bosco, in suffragio dei
defunti e per protezione del fi glio
Claudio, a cura di Gioia Dante, L.
300.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura di D' Angelo Teresa De lntinis,
L. 300.000.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, per grazia ricevuta e invo-
cando sempre protezione, a cura di
Fi locamo Gabri ella, L. 300.000.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in ringraziamento e invocan-
do protezione, a cura di Favre Bur-
gay Luigina, L. 300.000.
S. Cuore, Maria Ausiliatrice e
Don Bosco, a cura di Musso Giu-
seppe, L. 250.000.
In suffragio di mi a madre Annetta e
defunti della famiglia , a cura di Car-
do Giulia, L. 250.000.
S. Giovanni Bosco, per protezione
42 -APRILE 1994
I Vietnam. Riprende l'attività pastorale.
Nella foto una suggestiva coreografia durante
un meeting giovanile.
dell a Famiglia, a cura di Tempia
Rosso Maria, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco: aiutateci sempre, a cura di
Musuraca Cecilia, L. 209.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per protezione della Famiglia, a cu-
ra di GmTOne Flavia, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in
ringraziamento, a cura di Marnetto
Pierino, L. 200.000.
Ex Allievi Salesiani di Benevagien-
na, a cura di Brossa Prof. Mari o, L.
200.000.
Maria Ausiliati·ice e Don Bosco,
per protezione dell e nostre fa miglie,
a cura di Glavina Lui gia, L.
200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
Domenico Savio, in suffragio cli
mio marito, a cura di Monge Maria,
L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in vocando la guari gione del-
la mia sposa Mari a Luisa, a cura di
Rodol os i Alberto, L. 200.000.
Don Bosco, a cura di Vincenza De
Vivo, L. 150.000.
S. Cuore di Gesì1, Maria Ausilia-
trice e Don Bosco, in suffragio dei
genitori e della sorell a, a cura di
Bertolazzi Giuseppina, L. 150.000.
Don Rua, in suffragio dei genitori ,
a cura di Zavarise e Maria Carmela,
L. 120.000.
Borse Missionarie da
L.100.000
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
invocando salute e protezione, a cu-
ra di Z. R.
Maria Ausiliatrice e S. Domenico
Savio, in ringraziamento e protezio-
ne dell a nipotina, a cura dell a
nonna.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, sperando sempre nella loro
protez ione, a cura dell a Famigli a
Maccag no.
Don Bosco, a cura di R. G.
In suffragio dei miei genitori, a cura
di Baffi Marianna.
Don Rinalcli , invocando protezione
sui lìgli e nippli , a cura cli G. M. Mi -
la no .
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, a cura di Colpaiii Agosti T.
S. Domenico Savio, a cura di Polat-
to Antonio.
S. Giovanni Bosco, per grazia rice-
vuta, a cura cj i Masc ia Laura.
Santi Salesiani, pregate per me e i
miei figli, a cura cli N. N. Ex alli eva.
Don Bosco, per ringraziamento e
protez ione, a cura di Cimma Sergio.
Maria Ausiliatrice, a cura di Man-
zio Orso la.
Maria Ausjliatrice e Santi Sale-
siani, in memoria di Don Aldo Fan-
tozzi, a cura di Barsantini Liana.
In suffragio dei genitori Luigi e Ma-
ri a Isolina Carrù, a cura di Carrù Ri-
na ld o.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per ringraziamento e protezione, a
cura di Caurla Nelson.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco e
Domenico Savio, per ringrazia-
mento a ctira di Lucia Grezzana.
S. Giovanni ijosco, in st1ffragio di
Vogarotto Fulvio e di Don Vincen-
zo Onorati, a cura di Andriollo Sil-
vestro.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in suffragio cli mio fratello
Marco, a cura di Pani zzolo Barbara.
Maria Ausiliatrice, invocando aiÙ-
to e protezione per i miei figli a cura
di Lina Santini Caloni.
Don Bosco, in suffragio di Felice
Calon i, a cura di Nilla Caloni.
Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
siani, a cura di R. T.
In suffrag io di Negri Stefania, a cu-
ra di Cremona Francesco.
Don Bosco, a cura di Zeni Giu-
se ppe.
Maria Ausiliatrice, Santi Salesia-
ni, a cura di Demurtas Sette Lui -
gina.
Maria Ausiliatrice, invocando pro-
tezione per il nipotino Enrico e la
sua famig lia, a cura di Interi Vin-
cenzo.
In suffragio della mamma Leanza
Nunzi atina, a cura cli Cantarell a Ma-
rio .
Santi Sa lesiani e Don Braga, per
protezione della nostra fami glia a
cura di Falcetti Angelo.
Santi Salesiani, pregate per me e
per i miei cari , a cura di N. N; ex al-
li eva.
In memoria del fratello Lazzari Fa u-
stino e genitori , a cura di Lazzari
Elsa.
Don Bosco, a cura di Piccolella Sal-
vatore.
Maria Ausiliatrice, a cura di Rosa
Viola.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in
suffrag io dei defunti e per protezio-
ne della fa mi glia, a cura cli Balbi ani
Elisabetta.
Maria Ausiliatl'ice e Santi Sale-
siani, per ri ngraziamento e prote-
zione, a cura di Amerio Giancarlo.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per suffrag io dei mi ei cari e per pro-
tezione della fam igli a, a cura di
Spanclri Adele.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, a cura di Don
Luigi Mola.
Don Bosco, a cura di Seregni Giu-
seppe e Rosa.

5.3 Page 43

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IN ~RIMO PIANO
Nome: suor Anita Deleidi.
Nata a: Milano, 1° aprile 1949.
Attività: docente di Storia della
spiritualità cristiana all 'Univer-
sità Auxilium di Roma.
Altre notizie : coltiva studi sui fon-
datori. È vicaria nella comunità
Madre Ersilia Canta di Roma,
sede del corso di spiritualità
dell'Istituto delle FMA.
Farsi suora oggi: una risposta,
una sfida, un pizzico di follia?
«Forse tutte e tre le cose: la ri-
sposta ad una chiamata che è do-
no, sempre; molte giovani, oggi,
sono attente e si lasciano inter-
pellare dalla Parola di Dio, cer-
cando vie radicali per testimo-
niare l'amore_ del Signore; ne
consegue una sfida, un andare
faticoso contro corrente in un
mondo secolarizzato e in crisi di
valori; ed allora diventa una ''fol-
lia", proprio nel senso francesca-
no: essere "pazzi" d'amore per il
Signore e rendere credibile que-
sto amore per i fratelli, in modo
gratuito e gioioso».
zione salesiana è diventata dono
gratuito per cui rendere grazie».
Madre Mazzarello: lei la cono-
sce bene. Qual è il messaggio
centrale della sua vita?
«Forse la grande "passione per
Dio" che si fa attenzione e pas-
sione educativa per le giovani.
Unificata e centrata nell 'amore di
Cristo, si è resa dono totale alle
ragazze, alle suore, a quanti av-
vicinava, fino alla consumazione
totale, al dono e all'offerta della
sua vita a 44 anni ("Perdonami,
Signore, se sono stata un quarto
d'ora senza pensare a te", si ac-
cusava davanti alle compagne)».
Quando incontra le FMA nelle
giornate di spiritualità, cosa dice
loro ?
«La richiesta più forte è quella
della tivisitazione delle 01igini,
delle figure dei fondatori, della
spiritualità mariana dell'Istituto
delle figlie di Malia Ausiliattice:
rileggere il passato non per 1ipe-
terlo, ma per vivere l'oggi con più
audacia, in fedeltà al catisma».
Com nata la sua vocazione?
«Sono cresciuta in ambiente sa-
lesiano (casa, scuola, pmToc-
chia .. .), ma guardavo anche ol-
tre: missioni, consacrazione se-
colai·e verso luoghi di emargina-
zione, o addirittura clausura ...
Ma ... "Non siete voi che avete
scelto me" ... ed anche la voca-
Donna nella società e nella
Chiesa. C'è ancora del cammino
dafare?
«Ho recentemente partecipato al
convegno indetto dalla CEI per il
quinto anniversai·io della Mulieris
dignitatem: mi sono titrovata
concorde con le testimonianze ivi
date, che hanno sottolineato il
cammino fatto, ma soprattutto
quanto resta da fai·e ancora: "es-
sere presenti in un mondo che
cambia, assumere responsabilità,
elaborare una diversa cultura
dell'uomo e della sua città". Lo
stesso Giovanni Paolo II, durante
l' udienza concessa ai paitecipan-
ti, ha affermato che la chiesa ha
bisogno della donna ctistiana per
fai· incontrai·e all 'uomo di oggi il
Cristo Risorto».
Focus - - -
«NON RIDE MAI»
Don André Guebey partecipa al
Consiglio presbiterale di Annecy
(Francia). In una delle loro riunio-
ni qualcuno dei presenti ha raccon-
tato questo di alogo nel corso di
una riflessione sulla «terza età».
«Quand 'è che uno è vecchio?».
La domanda è stata fatta alla pic-
cola Giovanna, cinque anni.
«È quando si hanno i capelli bian-
chi?».
«Oh, no! La nonna ha i capelli
bianchi, ma non è vecchia. Lei non
si stanca mai di giocare con me!» .
«Si è vecchi quando si hanno le
ru ghe ?».
«Niente affatto! Il nonno di Fran-
cesco è pieno di rughe, ma ha la
faccia bella come il sole! ».
«Si diventa vecchi quando non si
può più camminare? Quando si vi-
ve su un a sedia a rotelle?».
«No n è vero! Il mio fratellino non
cammina e lo si porta in giro col
passeggino, ma non è vecchio!».
«Tua mamma è vecchia?».
«Oh, no! La mamma è grande,
non vecchia! ».
«Ma tu conosci qualcuno allora
che sia vecchio, molto vecchio?».
«Oh, sì! La signora Maddalena,
lei che è vecchia, vecchia, vec-
chia... (la signora Maddalena è
una donna di cinquant'anni, vesti-
ta con eleganza, dall'andatura vi-
vace ... )».
«Cos'è che ti fa dire che è vec-
chia?».
«Beh, lei ... non ride mai!» .
Commenta una psicologa di An-
necy, la signora Partoes: «Spinti
dallo squallore ambientale, i gio-
vani in genere hanno paura
dell ' avvenire (genitori separati o
disoccupati, incertezza sul futu-
ro .. .). Questi giovani vedono mol-
ti adulti "a pezzi", e pochi che
"ten gono duro". Ora i loro nonni
sono persone che hanno "tenuto
duro". Hanno superato tante diffi-
coltà e si sono mantenuti fedeli. È
questo il motivo per cui le persone
anziane godono di una certa "au-
reola" presso i giovani. Ai loro
occhi l'età adulta non è un handi-
cap. Al contrario è agli anziani
che i giovani fa nno le loro confi-
denze per essere consigli ati».
APRILE 1994 - 43

5.4 Page 44

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TAXE PERCUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C . M . P.
Rivista per la Famiglia Salesiana
e. gli Amici di Don Bosco
Inoltrare le richieste - Cambio di indirizzo - Corrispondenza a:
IL BOLLETTINO SALESIANO - Via della Pisana, 1111
Casella Postale 18333 - 00163 Roma
CONOSCERE L'AFRICA
G. P Calchi Novali
Il Corno d'Africa
nella storia e nella politica
Etiopia, Somalia, Eritrea
fra nazionalismi, sottosviluppo e guerra
(di prossima pubblicazione)
J. Chévrier
Letteratura negra
di espressione francese
pag. 310, L. 35000
C. Coquery -Vidrovitch
Africa nera:
mutamenti e continuità
pag 446, rii. , L. 40.000
B. Davidson
L'Africa
nel mondo contemporaneo
pag. 376, L. 36.800
~KHE~l~AO[NA
t11"'• "'" illlm " ~
LA MUSICA
DELL' AFRICA
R. Dumont - M. F. Mottin
L'Africa strangolata
pag. 240, L. 26.000
J. D. Fage
Storia dell 'Africa
pag. 504, L. 44.000
J. Giri
Africa in crisi
Trent'anni di non -sviluppo
pag. 169, rii., L. 28.000
J. H. Kwabena NketiR
La musica dell'Africa
pag. 280, L. 29.900
J.S. Mbiti
Oltre la magia
Religioni e culture nel mondo africano
pag. 320, rii., L. 35.000
E. Mveng
Identità cristiana
e cristianesimo
pag. 209, rii., L. 2aooo
H. Rouille D'Orfeuil - G.C. Costadoni
Per una nuova cooperazione
in Africa
pag. 282, L. 30.000
L. Thompson
Il mito politico dell 'apartheid
pag. 234, rii., L. 32.200
~
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino