Bollettino_Salesiano_198408


Bollettino_Salesiano_198408

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IL BOLLETTINO SALESIANO
Rlvl1ta della Famiglia Salnlana
Fondata da aan Giovanni Bo1co nel 18TT
Quindicinale dì informazione e cultura rellgiosa
edito dalla Congregazione Salesiana di
San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 -
00163 Roma-Aurelio - Tel. 06/ 69.31.341.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Dire-
zione Generale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giullana Accornero - Marco Bon-
gioanni - Carlo Sorgetti - Gaetano Nanetti - Lu-
ciano Panfilo - Dora Pandolfi - Cosimo Seme-
raro - Saverio Stagnoli.
Collaboratori: Nino Barraco Ella Ferrante -
Domenica Grasslano - Adolfo L'Arco - Angelo
Paoluzi - Francesca Tiziani - Domenico Volpi.
Archivio: Guido Cantoni
Diffusione: Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e Impaginazione:
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa: Officine Grafiche SEI - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del
16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* Il primo di ogni mese (undici numeri, eccet-
to agosto) per la Famiglla Salesiana.
* 1115 del mneper i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione Invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana,
e s'l mpegna a pubblicarle secondo il loro Inte-
resse generale e la disponibilità di spazio.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Na-
zionale Cooperatori (Panfilo, Rinaldinl) - Via
Marsala 42 - 00185 Roma - Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e
20 llngue diverse (tiratura annua oltre 1Omilio-
ni di copie) in: Antllle (a Santo Domingo) - Ar-
genUna - Australia Au1tria - Belgio (in fiam-
mingo) - ì:iollvla Braslle è anada èentro
America (a San Salvador) - CIie - es Clnna {a
Hong Kong) - Colombia Ecuador Fltlpplne
Francia Germania Giappone - Gran Breia•
gna India (In Inglese, malayalam, tamil e te-
lugu) - Irlanda - ltalla - Jugo1lavla (in croato e
in sloveno) - Korea del Sud es Lituano (edito
a Roma) - Malta M essico Olanda - Paraguay
Perù - Polonia Portogallo Spagna StaU
UnlU Sudafrica - Thailandia Uruguay Ve-
nezuela Zaire
DIFFUSIONE
Il es à dono-omaggio di Don BolCO ai com-
ponenti la Famiglia Salesiana, agli amici e so-
stenitori delle sue Opere.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta,
nei limiti del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indi-
rizzo vecchio.
2 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 19/U
1 MAGGIO 1984
ANNO 108 - NUMERO 8
4 BREVISSIME
11 VITA ECCLESIALE
Non ha vita laclle la Rellglone nella scuola pubbll•
ca. Un problema di vitale importanza per i cattolici
Italiani è certamente questo dell'insegnamento
della religione. Il BS ne ha parlato con due esperti.
16 PROGETTO AFRICA
Il gigante• africano è In ginocchio. Proseguendo
gli interventi sull'Africa, questo mese è di turno la
Nigeria.
12 FAMIGLIA SALESIANA
Suore di clau1ura In terra di ml1slone. Antonio
Alassi, appassionato conoscitore dell'Oriente, pre-
senta in questo articolo la vita di un gruppo di
suore cresciute in Thailandia all'ombra dei Sale-
siani.
25 PROTAGONISTI
Papà ml parlava di due persone: e Don Bosco e Sl-
vorla. Un originale e insospettabile profilo del cal-
ciatore Patrizio Hernandez. Ne è autore Teresio
Bosco.
28 VITA SALESIANA
Corea: una chiesa creata dal lalcl e fondata sul
martiri. Quali sono i problemi della Corea? I Sa-
lesiani che fanno? Ecco un primo tentativo di ri-
sposta.
A che punto slamo con le vocazioni salesiane?
La XXI giornata mondiale delle vocazioni ci impe-
gna alla preghiera e alla riflessione. Intervista a
don Francesco Maraccani, incaricato del settore.
RUBRICHE
Scriveteci, 3 - Plgy di Del Vaglio, 6 - La lettera di
Nino Barraco, 7 Qualche tempo fa, 8 - Note spiri-
tuali a cura di Clara Bargi, 10 - Libri & Riviste,
35 - I nostri santi, 36 - I nostri morti, 38 - Solida-
rietà, 39.

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Ancora sulla p~
Ml sono permesso di scrivere per ri-
spondere, per quanto posso, al sig. Gio-
vanni Imperia, che aveva scritto (BS,
anno 108, 4} la lettera «Pace e stam-
pa•.
Pur essendo d'accordo riguardo alla
Sua convlnzione, che li cristiano debba
battersi fino in tondo per la pace, dissen-
to riguardo alle pubblicazioni militari. In-
tatti penso che l'Idea della pace si diffon-
da con l'educazione e Il censurare tali ri-
viste sia inutile: chi è un guerrafondaio
non cambierà di certo, gli unici e patirne
sarebbero i collezionisti e per di più le
armi odierne non suscitano tanto Il de-
siderio della guerra quanto Il terrore di
essa; pertanto penso che queste pubbli•
cazioni siano educative perché Infor-
mano l'opinione pubblica delle possibili
atrocità della guerra. Distinti saluti.
Luigi Marini - Torino
C8J
Accettare /a so,,.renza
non è feci/e•
Mi permetto di scrivere, perché desl•
dero ricevere Il bollettino In quanto sono
diventata cooperatrice Insieme a mio
marito il 31 gennaio 1983 dopo tanti anni
di lungo cammino e aver conosciu1o l'o-
pera salesiana grazie alla frequenza di
mio flglìo Angelo dall'età di otto anni ed
ora prossimo a maturarsi.
Un grazie a S. Giovanni Bosco e Maria
Ausiliatrice per averci dato come assi-
stente ispettoriale del gruppo coopera-
tori il caro e Indimenticabile don Basso
ora parroco di Salerno, lui con saggez-
za, bontà, prudenza e umiltà ci ha gui-
dati per una sana preparazione a tale
chiamata.
Spesso la sofferenza ci ha colpito so-
prattutto avendo un figlio handicappato,
nonostante I gravi problemi familiari ab•
biamo accettato tutto con serenità e
pace grazie alle preghiere e al conforto
dei salesiani che cl sono stati sempre vi-
cini e noi con l'aiuto di S. Giovanni Bo-
sco non ci siamo mai fatti prendere dalla
sfiducia e dallo sconforto ma sentivamo
la necessità di renderci sempre più di·
sponibili al servizio dei salesiani e accre-
scere sempre più l'amore per S. Giovan-
ni Bosco e tutte le attività salesiane, so-
prattutto le opere missionarie, ecc. ecc.
Ora sono gravemente ammalata, ac-
cettare la sofferenza non è facile ma è
bello capirla, amarla e donarla, ed lo
come mamma più volte provata ho ca-
pito il valore della sofferenza e soprattul-
to l'essere cooperatrice ml ha fatto cre-
scere e maturare sempre più.
Ancora grazie a S. Giovanni Bosco e
Maria Auslllatrlce per avermi dato don
Giuseppe Savino come guida spirituale
che con pazienza non ml ha abbando-
nata ma continua a seguirmi e con co-
sranza mi porta Gesù, Lui mi dà la fona
di soffrire e offrire con pace e serenità a
Lui ho donato la mia vita, Gesù sa quel
che vuole da me misera creatura umana,
Lui ml vuole bene ed lo non posso es-
sere felice senza Il mio Gesù, Lui Il mio
medico, il mio confidente, il mio tutto,
Gesù non abbandona e non delude mai.
Ho sofferto molto stare lontano dalle
attività dei salesiani e dl saper notizie su
tutto quello che si fa, ma offro i miei atro-
ci dolori per il Rettor Maggiore don Egi-
dio Viganò e tutti i salesiani ora impe-
gnati nel Capitolo e per l'unità del cristia-
ni e la capacità per I nostri fratelli.
Chiedo scusa di avervi stancato ma
sentivo la necessità di esprimere Il mio
grazie attraverso Il Bollettino Salesiano a
tutti i salesiani e un augurio di vero cuo-
re di operare sempre meglio.
Un grazie e una preghiera nella pace
di Cristo.
Dora Tacci Boccuni Taranto
Cara signora Dora.
sfamo noi a doverla ringraziare per
questa sua testimonianza che cl fa sen-
tire come il Signore è presente in mezzo
a noi. Ci senta vicini con l'amicizia e /a
preghiera.
L'Indirizzo t»ll'AIART
Ho apprezzato e condivido come ge-
nitore la risposta del es alla signora Tre-
visan di Belluno •A proposito di TV•.
Pertanto se possiblle pubblichi l'indl•
rizzo o se può ml scriva all'AIAAT di
Roma.
Dovendo poi recarmi prossimamente
per un viaggio In Somalia vorrei sapere
se In quel Paese cl sono missioni sal&-
slane.
Grazie per lo spazio e per il bene che
fate nell'affrontare argomenti che re•
sponsabllluano tutti.
Piera Glnbelllna Tronzano Vercel/esa
Caro signor Piero, I Salesiani non
sono ancora presenti In Somalia. Quan-
to all'indirizzo, eccolo: A/ART Asgoclljl•
zione Italiana Ascoltatori Radiofonici Te-
lespettatori, Via Cesi 44, Roma.
Chi wol scrive,. Piergiorgio?
Sono un ragazzo 18enne, mi chiamo
Piergiorgio e, da alcuni anni, rtcevo e
leggo il es con molto Interesse. Mi piac-
ciono moltissimo I servizi delle missioni
sparse in tutto li mondo.
Approvo l'aiuto che danno a tutta
quella gente che ha bisogno di qualcosa
da mangiare. di vestiti e soprattutto di
una aaeguata istruzione.
lo cerco dl aiutare le missioni facendo
qualche piccola offerta, visto che la mia
condizione non ml permette di più. Ho
sempre avuto un grande desiderio: quel-
lo di corrispondere con qualche missio-
nario o qualche ragazzo/ a che frequen-
ta la Famiglia Salesiana per compren-
dere e sapere meglio la toro vita ed I loro
problemi.
Sono In grado di scrivere in inglese
ed in trancese (oltre che In Italiano s'in-
tende).
So che il BS viene letto anche in altre
parti del mondo e spero che questo mio
desiderio venga esaudito.
Questo è li mio Indirizzo: Piergiorgio
Lunati, Strada Valle Sanglio, 10020 PE-
CETTO (TO}, ltaly.
Non rlce11/amo Il Bo/tettino
È già la seconda volta che veniamo ad
Importunarvi con una nostra lagnanza
non da poco conto: non riceviamo più li
caro Bollettino Salesiano. È dall'aprile
dello scorso anno che li bel giornale che
cl tiene a corrente sulla vita della Fami-
glia Salesiana, non arriva più al nostro
indirizzo.
Non sappiamo se questo dipenda da-
gli spiacevoli disguidi postali o dal cen-
tro di spedizioni, quindi vi preghiamo di
controllare perché cl teniamo veramente
a ricevere il Bollettino.
Nella nostra famiglia I due ragazzi
sono stati allievi di Istituti salesiani quin-
di il BS ci fa sentire parte di quella schie-
ra di amici di Don Bosco che sono tanti e
disseminati nel mondo.
Famlg/111 Cottone - Catania
Assicuriamo la Famiglia Cottone d'a•
ver provvisto al regolBFe Invio. Cog/lamo
tuttavia l'occasione per raccomandare a
tutti i nostri lettori di verificare sempre la
correttezza e la completezza dei loro in•
dlrlzzl.
Un plauso ,,., lo •Stemm••
In occasione del centenario dello
«stemma• salesiano (clr. pag. 2 BS} vi
giunga Il mio plauso e Il mio consenso
per averlo conservato pur nell'ammoder-
namento dal Bollettino: è un «marchio di
fabbrica molto caro e segno delle «cose
nostre•. Grazie. Quando a suo tempo
avete rinnovato la veste del BS ml si è al•
largato il cuore nel constatare elle non
avevate buttato a mare quel simbolo cosi
pregnante di saleslanltà...
Lattera firmata Torino
IMPORTANTE: Non •I prendono In COM I•
derulone le letlet'e non ftnnatee-.a In-
dirizzo compl«o del mllllenla. A richiesta
la ftnna può
comanda la
-br-..lttndoenllpeubrbellaca-.ta.
81
rae-
aoU.ETTINO SALESIANO I MAGGIO IIMM 3

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- si è impegnato con la pera salesiana di Chiarì. Ma-
Chiesa e per la Chiesa al di tura a poco a poco, durante
o loro Capitolo Generale. dentro dei grandi problemi gli anni di studi, la vocazione
Sono con voi per incomin- che travagliavano la sua mis- ed entra nel noviziato di
ciare di nuovo: cammine- sione;
Montodine, dove emette la
professione religiosa, Il 1°
CASA GENERALIZIA
settembre 1936, giorno del
suo onomastico.
Rinnovato Il Conslgllo
Superiore
Compie a Torino gli studi
di filosofia e nel 1939 è invia-
to nel Cile: dall'Aspirantato
Il 22° Capitolo Generale si
hanno chiesto con urgenza
avvia ormai al termine e men-
«un buon professore di la-
tre rimandiamo alla sua con-
tino e greco». Lui ha 19 anni
clusione una conveniente
e i suoi alunni qualcuno di
cronaca di tutto il suo svol-
meno.
gimento non possiamo non
Seguono tre anni a Macul
informare innanzitutto del-
come giovane professore di
l'avvenuta riconferma di don
ginnasio, la professione per-
Egidio Viganò alla guida del-
petua nel '42, gli studi dì
1'intera Famiglia Salesiana.
Teologia all'Università Cat-
La sua rielezione si è avu-
tolica di Santiago del Cile.
ta con voto unanime il 28
li 31 maggio 1947 il card.
marzo 1984.
José Maria Caro gli conferi-
Sempre in materia di ele-
sce l'ordinazione sacerdo-
zioni 1'11 aprile è stato rielet-
tale.
to Vicario per un terzo ses-
Conseguita la licenza in
sennio don Gaetano Scrivo
Sacra Teologia, sì laurea con
mentre, il 12 aprite, sono stati
una profonda tesi sulla soli-
rieletti i Consiglieri generali
darietà nel corpo Mistico,
per la Pastorale giovanile,
che gli merita la nomina a
Formazione, Famiglia Sale-
professore di Teologia Dog-
l siana e Comunicazione So-
ciale, Missioni ed Economato
rispettivamente nelle per-
sone di don Juan Vecchi,
don Paolo Natali, don Sergio
matica nella stessa Facoltà
di Santiago.
Nel 1965 viene eletto de-
legato dell'lspettoria cilena al
Capitolo Generale XIX.
Cuevas, don Luc van Looy,
Intanto realizza il suo la-
don Omero Paron.
voro dì docente nello Stu-
Don Sergio Cuevas ha
dentato Teologico Interna-
preso cosi il posto del com-
zionale di La Cisterna: venti
pianto don Raineri mentre
anni di insegnamento che i
don Luc van Looy, belga, ma
suoi numerosi alunni latino-
da moltissimi anni impegnato
americani ricorderanno con
in Corea, quello di don Ber-
piacere e simpatia.
nardo Tohill.
Dal 1962 al 1968 svolge
Mentre chiudiamo questo
con uguale competenza le
numero del Bollettino i Capi•
tolari sono Impegnati ad
eleggere i Consiglieri Gene-
rali che avranno il compito di
seguire le cinque grandi Re-
gioni nelle quali è suddivisa
la presenza salesiana nel
mondo.
remo insieme. Ormai ci co-
nosciamo.
Iniziamo l'interscambio
dei nostri ideali alla luce del-
la santità così originale di
Don Bosco, nel cinquante-
simo della sua canonizzazio-
- si é donato ai giovani e
si è inserito tra essi generan-
do nelle loro persone quei
valori evangelici che rendes-
sero possibile una civiltà del-
l'amore.
Ebbene: vi invito ad attin-
funzioni di Direttore dello
Studentato, nella nuova sede
a Lo Canas (La Florida).
Sono anni di intensa attività
teologica a livello di Chiesa:
si sta celebrando il Vaticano
li e don Egidio trascorre le
quattro sessioni del Concilio
Ecco pertanto, con un
profilo del Rettor Maggiore al
ne.
Il nuovo sessennio sarà
gere con dòvizia alla sorgen-
te di Valdocco.
a Roma chiamato come pe-
rito conciliare a servizio spe-
quale va l'augurio filiale del
Bollettino e dei suoi lettori, il
messaggio che don Egidio
caratterizzato da un accre- Anche noi faremo storia,
sciuto interesse per la figura se muniti del coraggio e del
e la missione storica del no- realismo ecclesiale di Don
cialmente dell'E:piscopato ci-
leno.
Simile esperienza vivrà su-
Viganò ha voluto inviare a stro Fondatore in vista delle Bosco. Avanti!
bito dopo quando dovrà
tutti i suol confratelli ed al- celebrazioni centenarie della A tutti i più vivi auguri di prendere parte attiva, come
l'intera Famiglia Salesiana:
« Un abbraccio cordiale a
tutti voi, cari confratelli, an-
che a nome dei capitolari
operosamente dedicati a
concludere bene i loro la-
vori.
sua morte.
BUONA PASQUA».
rappresentante del religiosi,
Il clima delle comunità
alla Conferenza Episcopale
verrà presto arricchito del te-
Latino-americana radunata a
sto rinnovato della Regola
salesiana: essa cl aiuterà a
Medellin nel 1968, e più tardi,
Don Egidio Viganò è nato come Superiore Generale, a
far fruttificare con maggiore 64 anni fa, il 26 luglio 1920 a quella di Puebla.
incisività il ricco patrimonio Sondrio, una cittadina del Nominato Ispettore Provin-
Il mio saluto va anche alla
numerosa Famiglia salesia-
na, specialmente alle be-
delle origini.
Don Bosco ha tatto storia
con la sua santità:
Nord Italia 30 km. dal confine
svizzero, in una bella valle
delle Alpi: la Valtellina.
ciale del Cile, partecipa a
Roma al Capitolo Speciale
dei Salesiani, dal quale, nel
nemerite Figlie di Maria Au- - ha dimostrato che Ll, nell'oratorio festivo S. 1971 , uscirà eletto Consiglie-
siliatrice con le quali condi- essa non è un'evasione, Rocco sente l'invito di Don re Generale per la Formazio-
vidiamo ancora il dolore del bensì una forma più esigente Bosco che lo chiama a una ne. Il Capitolo Generale XXI
lutto, mentre preghiamo già di intervento nella vita del vita di rischio e di avventura. nel 1977 lo elegge quindi
per il buon esito del pros- popolo;
A dodici anni entra nell'O- Rettor Maggiore.
4 BOLJ.EmNO SALESIANO 1 MAGGIO 1984

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qui ai nostri microfoni e ci
dice qualcosa della sua
esperienza.
R. Sono ritornato dall'In-
dia del Sud dove ml trovo da
49 anni. Sono qui in Europa
per ringraziare i miei bene-
fattori. Grazie a loro posso
continuare Il mio lavoro a Po-
lur. Cerco di fare quello che
il Signore ha fatto, di cui leg-
giamo «Passò beneficando
tutti•. Quando vedo i vostri
bimbi e vedo l'assistenza so-
ciale che ricevete dai vostri
governi, devo proprio dirvi:
fortunati voi! Ultimamente un
dottore svizzero ha esami-
nato i miei ragazzi: ha tro-
vato che Il 78 per cento era
gravemente sotto Il peso nor-
male. Questo è logico quan-
do si sa. che Il più dei nostri
poveri mangiano solamente
una volta al giorno. Da noi è
così: quando non c'è lavoro,
non c'è cibo. Cerchiamo di
sollevare I nostri poveri, non
con le elemosine, ma dando
lavoro ed Istruzione, con le
scuole, e più ancora con le
scuole serall, perché il più
dei bimbi deve lavorare du-
rante la giornata. Anche per
INDIA
Una vita per gli ulUml
Recentemente in Italia don
Francesco Schlooz, da quasi
cinquant'anni In India è stato
intervistato dalla Radio Va-
ticana. Questo il testo della
trasmissione avvenuta Il 18
marzo 1984 a cura di Paolo
Scappucci:
D. Quarant'anni di sacer-
dozio, 50 anni di apostolato
missionario in India, tutti
spesi per aiutare gli ultimi a
riconoscere il volto di Dio Pa-
dre, riconoscerlo nella Chie-
sa che, come il Cristo, buon
samaritano, si fa tutto a tutti.
50 anni tra i lebbrosi, tra gli
analfabeti, gli emarginati, gli
orfani, i moribondi... Una
«Madre Teresa al maschile,
Padre dei poveri e dei mise-
rabili•· Questo è don Fran-
cesco Schlooz, olandese di
nascita, ma indiano di elezio-
ne, per amore di Cristo e dei
fratelli più abbandonati. È
le donne abbiamo un pro-
gramma, Insegnando loro
tutto quello che debbono sa-
pere da donna, moglie e ma-
dre, e vi sono veramente dei
buoni risultali, perché i miei
sono tutti 'fuori casta' -
Gandhi ha chiamati 'Hari-
jans'. Poi abbiamo 8.000 leb-
brosi intorno alla missione di
Polur. Adesso il governo in-
diano non vuole più avere
lebbrosari; preferisce curarli
a casa loro. Ultimamente
hanno trovato medicine nuo-
ve, e speriamo proprio che i
milioni di lebbrosi nel mondo
ne profitteranno veramente.
STATI UNITI
Don Bosco a Hollywood
Il salesiano don Larry N.
Lorenzoni del nostro ufficio
ispettoriale di San Francisco
in California è stato Invitato a
parlare sulle opere di Don
Bosco nel mondo per il pro-
gramma nazionale statuni-
tense • Heart of the Nation •
(«Il cuore della nazione•)
che va in onda proprio in
queste settimane e che viene
trasmesso da Hollywood.
(Nella toto, con don Lo-
renzoni è Kathy McVeigh
che conduce il programma).
BOLLETTINO SALESIANO I MA00/0 1964 5

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soffrì la chiesa, il dispensa- l'acqua; poi, secondo i mezzi telli, Suore, Amici, Benefat-
rio, e un piccolo negozio di economici viene la casa de- tori e Giovani. «A voi, che
alimentari, che l'acqua di- finitiva; per esempio in... siete di Dio Padre e del Si-
strusse completamente, di- Lombardia ci sono già venti gnore nostro Gesù Cristo,
sperdendo la mercanzia. In case di mattoni, sicure e igie- noi, i lontani, ma presenti,
chiesa l'acqua entrò sovra- niche. Domenica scorsa - è auguriamo... grazia, gioia e
na, scardinando la porta e ancora don Zanardini a scri- pace. Ringraziamo sempre
raggiungendo l'altezza di vere - ho benedetto la pri- Dio per tutti voi e vi ricordia-
1,70 m. I banchi galleggia- ma pietra di altre venti che mo nelle nostre preghiere».
vano, l'armonio inservibile. sorgeranno nei prossimi La città di Ebolowa è più
MESSICO
San Isidoro, ìl patrono, tran- mesi con l'Operazione E. grande di quella di Sangmé-
quillo nella sua nicchia, 9al- Cattaneo. Ogni famiglia pos- lima e conta circa 38.000 abi-
Oh la buona Provvidenza!
leggiò fino alla porta. LI si siede anche uno spazio di tanti. È situata su alcune col-
fermò. Scherzando la gente terra per l'orto familiare. Nel linette, come i 7 colli di
Con questa esclamazione diceva: «San lsidro voleva Don Bosco incominciano ad Roma, contornata da alcune
di don Armando Cocco, sa- andare come «giornaliero». autocostruire casette in le- montagnole, che fanno da
lesiano italiano in Messico, In sacrestia l'acqua non ri- gno, due stanze e il portico corona, ricoperte di fitta fo-
ha concluso una sua lunga spettò niente. I paramenti sa- su basi di mattoni.
resta. Il panorama è ampio
lettera del 24 novembre 1983 cri, il calice, i messali... tutto Per «M. Auxiliadora» a ed aperto. Quasi al centro di
che ci Informa delle gravi nel fango, fuori uso. Peggio causa del molti debiti, non questa piana c'è un piccolo
inondazioni awenute nella che peggio dispensario, che possiamo ancora costruire lago ( = marécage), che ci
sua missione. La riportiamo sta su un margine dell'ar- qualcosa di definitivo; ma dona molte zanzare. La città
per intero:
royo. A 2,70 m. arrivò l'ac- sono sicuro che la Provvi- è divenuta dal settembre
"Ancora oggi stiamo sof- qua, quasi al soffitto. Della denza penserà anche a loro. scorso, capoluogo della Pro-
frendo i danni della terribile buona medicina, che serviva
vincia Centro-Sud del Ca-
inondazione che colpì parec- per tanta povera gente, non
·merun. Conta 15 quartieri,
chi villaggi e soprattutto Are- rimase niente. Erano le 2 del-
nai, ai primi del luglio passa- la notte. Solo il mattino dopo
CAMERUN
assai popolati e in passato
era un centro importante del
to. Qui, nella selva, il tempo è si videro I disastri. Grazie a
come un orologio. I periodi Dio non ci furono vittime
della secca e delle piogge umane. Ma la situazione era
A Ebolowa
«cosa Incalza cosa»
protestantesimo. Anche at-
tualmente i protestanti sono
più della metà della popola-
sono sempre regolari. Ma durissima. Tutti correvano in È quanto hanno scritto re- zione. Conta due parrocchie
quest'anno non fu così. La cerca di maiz. Un kg. costava centemente i salesiani dell'l- cattoliche. La prima d'A-
gente e alcuni che si danno 25 e 30,35 pesos. In mezzo a spettoria Ligure-Toscana bang, un po' fuori città (2 km.
arie di «metereologici», di- tanta sofferenza una cosa fu (don Bocchi, don Rizzato, De dal centro), già esistente fin
cono che la causa di questi positiva: il trionfo della carità Marchi) che da alcuni mesi dal 1930. A fianco di questa
disordini «temporali» tu l'e- cristiana. I fratelli delle co- hanno aperto in questa loca- si trova Il seminario minore
ruzione del vulcano Chic- munità non colpite ci invia- lità una nuova presenza sa- «Jean XXIII», unico in tutta la
honal. Il fatto è che da aprile rono aiuti. lo sono volato a lesiana nel quadro generale diocesi, e un grande collegio
a giugno la scarsezza di Messico e, grazie alla Ma- del Progetto Africa. Ecco cattolico delle scuole supe-
pioggia seccò i «maizali• ed donna dei poveri, incontrai come ci hanno descritto la riori.
I pascoli rimasero aridi. Si te- buone offerte che venivano loro situazione:
La nostra parrocchia è in
meva per il bestiame. I nostri dall'Italia. Una buona mano Carissimi: Parenti, Contra- centro città ed è fondata nel
poveri vìllaggi raccolsero po- ci diedero i Cooperatori di
che e smilze pannocchie e Messico. Ritornai alla missio-
prevedevano mesi di fame. ne con sacchi di vestiario, - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Ed ecco la notte del 5 luglio alimenti, e 64.000 pesos buo-
si scatenò un uragano di ni per comperare 4 tonn. di
vento e pioggia. Il centro di maiz. Oh la buona Provvi-
questa «tromba d'acqua », denza",
come dicono qui, fu proprio
Arenai ed i villaggi circo-
stanti.
e' Cre!Té F,,q(if1UWl.05A
SSIMJJPI E l)éP/l!MENTe
CH€ f/éPé S{:M.
TV!TO Hé,€0
L'Arroyo (rio) Secco -
sembra ironia, ma si chiama
PARAGUAY
proprio cosl - che passa
per il centro del paesello,
straripò, con veemenza si
Un quartiere
di nome Lombardia•
gettò nelle case, invase la Da Asunciòn, in Paraguay,
piazzetta, entrò In chiesa e don Giuseppe Zanardini in-
nel dispensario e fece disa- forma che quest'anno con
stri. I primi che si svegliarono l'aiuto dei suoi amici è riusci-
diedero l'allarme, suonarono to a comprare circa venti et-
le campanelle. La gente fece tari di terra per un valore di
appena in tempo a salvare i quasi 90 milioni. Si sono di-
bambini e a fuggire su per ìl visi - ci scrive - in lotti ta-
monte. L'acqua limacciosa si miliari e ci stanno circa due-
, .. CIZEPé Nél
CR,/Sro MOR-Tq
portò via le poche e indi- cento famiglie che vivevano
spensabili cose della gente: prima nella miseria più nera
stuoie, copertine dei bambi- per le strade della capitale.
)I
ni, la tortilla e le poche pan- Sono sorti così tre quartieri:
nocchie. Alcuni perdettero i «Lombardia,., «Don Bosco»
pochi soldini, messi da parte e «Maria Auxiliadora».
con sacrificio, le galline, i La prima tappa è un lotto
pulcini. Senza fare il tragico, di terra con baracca provvi-
I/
più di un uomo rimase senza soria (plastica, cartone, ecc.)
calzoni. I danni peggiori li per difendersi dal sole e dal- liilliliiiiiiiiliilii.iiìiiiiiiiliiÌlilÌiiiiiiiiiilill,ìiiiiiooiìiìiiiiiiì,,liioiiiiilìiiilÌÌÌÌiiiliiiiiììii._iiiii,_ìiiiiìlì,iiiiil
6 • BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 191U

1.7 Page 7

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1959. La chiesa è stata co- a Yaoundé, Sangmélima,
struita nel 1962. Tutte e due Ambam, Bimenqué e Nko'e-
erano dirette dagli Spiritani, tyé. I cattolici di questi villag-
religiosi francesi, che hanno gi sono seguiti da noi attra-
HANDICAPPATO PAROLA SACRA
lavorato moltissimo in quasi verso tre o quattro tournée
tutto il Camerun. Ora si sono (incontri) durante l'anno.
ridotti a pochi e da alcuni Essi esigono che il prete
anni hanno lasciato Ebolowa (Fata) rimanga nel loro vil-
Carissimo,
è bello chiamarsi per nome, sostenersi nell'amore,
ed altre missioni. La città ha laggio almeno una notte. Le essere aiutati a credere, a lottare, a sperare.
tutte le scuole inferiori e su- tournée durano dei mesi e il
Con i deboli soprattutto. Dio ha appeso al braccio
periori tino all'università. È
sede del Governatore. Pos-
siede due ospedali, una pri-
gione, una compagnia mili-
tare delle forze armate, un
campo sportivo (stadio!),
mercato... ecc. Ci sono diver-
prete resta fuori casa tre o
quattro giorni per settimana.
La chiesa è a torma rettan-
golare, costruita dagli Spiri-
tani in blocchetti di cemento
intonacati e ricoperta da la-
miere sorrette da capriate di
dei deboli la speranza di domani.
Mettere insieme, condividere la resurrezione con
quelli che soffrono di più. Penso ai poveri, agli amma-
lati, a tutti coloro che vivono soli, emarginati, esclusi
dalla terra. Penso agli handicappati.
Gli handicappati. Abbiamo celebrato un Anno inter-
se etnie: Batang, Batoussam, legno. È assai grande e può nazionale. E da allora?
Bety, Ewondo, Bulu... e di- contenere oltre 2000 fedeli;
Certo, si fa ogni giorno chiarezza di responsabilità,
verse religioni: protestanti: ha 3 entrate, due laterali ed si assumono iniziative ed esperienze per convertire la
E.P.C. - E.P.C.O., avventisti, una centrale; è arredata con
Mussulmani, Animisti e Cat- banchi di legno massicci e
tolicì... La città dista dalla pesanti, un presbiterio rial-
Capitale, Yaoundé, circa 178 zato ed una piccola sacre-
km. e da Sengmélima, dove stia. È assai luminosa, aven-
risiede il Vescovo, 117 km. do lateralmente una striscia
nostra sicurezza alla convivenza con i fratelli «in diffi-
coltà». Ma l'amore è ancora distante. Spaventosamen-
te distante.
Handicappato: parola sacra. E però calpestata dal-
1'egoismo, sbattuta in taccia con brutalità, parola dis-
Le strade non sono ancora di finestre chiuse soltanto da sacrata, che contraddistingue i fratelli segnati, sfregiati
asfaltate anche quelle della inferriate in cemento. La tac- dallo stigma. Fratelli diminuiti da questa civiltà orrenda,
città e in questa stagione ciata è sulla strada principale
secca, ci danno tanta pol- a due corsie che immettono
vere rossastra che penetra in centro città, con un pic-
dappertutto. Il chma è più o colo portico e a fianco un
meno uguale a quello di campanile alto 22 m. circa,
Sangmélima con qualche ma senza campane. Per am-
grado in più di calore e un pliare la voce, soprattutto nel-
competitiva, commerciale, costruita sul volume della
sua efficienza, fratelli sradicati dalla speranza e dalla
vita.
Occorre gridare, lavorare, cogliere ìl segno di que-
sta ferita divina nella storia, sentirci solidali, essere gri-
do profetico di giustizia, per riconoscere nel volto del-
po' più umido. E una città di le messe domenicali, poiché l'handicappato il fratello in cui Dio si è fatto presenza,
passaggio per 11 Gabon, per la chiesa è quasi sempre pie- scandalo, irruzione di dolore nel mondo.
la Guinea Equatoriale e per na, c'è un altoparlante con
Si tratta di coinvolgere concretamente, con la fa-
le altre missioni cattoliche, due microfoni assai scassati
che si estendono all'intorno. che non sono mai sufficienti
Come a Sangmélima c'è tan- per il prete, per i lettori e per
ta povertà e miseria e la il maestro di coro.
maggior parte delle case, Dietro la chiesa si trova la
tranne in centro città, sono di casa canonica, nostra abi-
miglia stessa, il quartiere, la scuola, il territorio, la
scienza, ad educarci «Insieme•. Il che significa, certo,
abbattere le barriere architettoniche che impediscono
ogni movimento di vita, ma significa abbattere tutte le
più pesanti barriere sociali che provocano disinteresse,
terra. Molte sono ancora. tazione. È una bella casetta separazione da ogni appartenenza.
senz'acqua e senza luce, contornata da terrazze, qua-
Significa lottare con l'altro che ha diritto a servizi
perché non se la possono si ad un unico piano, in mura adeguati di cura e di riabilitazione, ad un contesto di
pagare.
resistenti con 7 camere e 5
La nostra Missione ab- uffici attigui, sala per man-
braccia quasi tutta la città giare, servizi igienici. Nella
(13 quartieri) e in più ha 5 pi- parte scoscesa del terreno,
ste (strade) con un percorso un seminterrato in cui si tro-
totale di circa 160 km., dove vano la cucina, dei magaz-
vita, di spazi vitali, di ambiti educativi, di integrazione
sociale, in famiglia, a scuola, nel mondo del lavoro.
Essere grido di donazione, decisione totale, plena-
ria, di ritrovarci in qualcuno, di farci programmare dal
bisogno di qualcuno, di dipendere da qualcuno.
si trovano più di 40 villaggi zini, garage e due camere
Handicappato, un volto che si fa messaggio a tutta
con 40 rispettive cappelle. per ospiti di passaggio, per- la comunità, lettera di Dio, preferenza di Dio per ogni
Geograficamente è estesa su ché sono scomode. Abbiamo
oltre 9.000 km. quadrati. Ha la luce elettrica, l'acqua della
45 mila abitanti, compresi i città, assai terrosa ed amara,
vita indifesa. debole, abbandonata. Salvezza e rischio.
Provocazione e sfida del nostro futuro.
villaggi di cui 18 mila circa che noi filtriamo sempre, il
sono cattolici, 23 mila pro- telefono. Per noi è veramente
testanti, 5 mila animistì. La molto ed assai confortevole. denti dalla nostra missione si mq. Non è un gran ché per i
lingua principale è il bulu. La Intorno alla chiesa c'è un trovano in due quartieri della molti ragazzi che frequen-
nostra parrocchia in città ha po' di cortile e dietro alla città; uno è da ultimare, per- tano la scuola e per poter
la cura religiosa-pastorale casa un po' di terreno per ché ancora senza finestre, giocare. E l'Oratorio? Verrà
delle comunità cattoliche dei tare un po' di giardino e di senza servizi igienici, senza il in seguito! Per adesso li fac-
13 quartieri, della prigione, orto. Giuseppe De Marchi ha pavimento in cemento, ma ciamo un po· giocare al sa-
dei due ospedali, di un quar- già incominciato a seminarci da due anni si fa lo stesso la bato e domenica pomeriggio
tiere di lebbrosi, Koessombo, i pomodori e l'insalata. A scuola; l'altro complesso è intorno alla Chiesa. Al sabato
di tutte le scuole statali e del- fianco della chiesa c'è il no- quasi cadente, ma si conti- pomeriggio abbiamo molte
la nostra scuola cattolica, di- stro più grande complesso nua a fare scuola. Purtroppo classi di catechismo dalle
visa in 3 complessi edifici scolastico che fa da chiusura le aule non sono sufficienti e ore 14,30 alle 16,30, utiliz-
con oltre 1350 allievi delle da un lato e dall'altro il ter- ci sono I doppi turni: dalle zando le aule della scuola,
scuole primarie, che è la più reno è chiuso con pali di le- ore 7 fino alle 12 del mattino; che fortunatamente al po-
grande di tutto il Camerun. gno e rete, mentre sulla stra- dalle ore 12 fino alle 17 di po- meriggio le abbiamo tenute
Fuori città ha la cura pasto- da la chiusura è in muratura meriggio. Il terreno occupato libere. Non abbiamo ancora
rale dei 40 villaggi, situati con inferiate. Gli altri due dalla chiesa, casa canonica, trovato un luogo dove met-
lungo le strade che portano complessi scolastici dipen- scuole e cortile è circa 3 mila tere i macchinari lasciati al
BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1984 7

1.8 Page 8

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organizzata dalle Pollspor-
~ ...._..,. ss1MÉ d ~ \\ tive Giovanili Salesiane e
I(
dalla FIDAE - hanno par-
Rt:,. V
tecipato oltre diecimila
e persone alle quali lo stesso
cardinale Salvatore Pap-
Centro di Sangmélima. Qui in palardo ha parlato. « La
un futuro potrebbero servire scelta della scuola catto-
ed essere utili per Iniziare lica - ha detto fra l'altro
una scuola di artigiani ve- l'arcivescovo - è una
ramente necessaria. Stiamo scelta di valori e l'adesione
cercando un terreno ed una ad un progetto educativo
soluzione.
come contributo alla fa-
miglia per una migliore for-
mazione umana e cristiana
ITALIA
dei propri figli».
Marcia di primavera
a Palermo
L'Università allarga
I suol amici
«È stata una grande fe- È uscito il primo numero
sta, ma anche un'occasio- di «Università Salesiana
ne per riflettere sulla iden- Notizie». La pubblicazione
tità della scuola cattolica è destinata a tutti quelli
nel contesto socio-cultu- che sono Interessati a co-
rale del nostro Paese». noscere e sostenere l'atti-
Così ha scritto il quotidia- vità del salesiani nell'am-
no cattolico «Awenlre » bito della ricerca scienti-
del 1O aprile 1984 com- fica universitaria. Chiun-
mentando la 1a Marcia di que fosse interessato può
Primavera organizzata a farne richiesta al Rettor
Palermo domenica 8 apri- Magnifico della stessa uni-
le.
versità (P.za dell'Ateneo
Alla manifestazione - Salesiano 1, 00139 Roma).
8 BOLI.EmNO SAI.ES/ANO r /tfAGG/0 1984
COMUNICAZIONI
SOCIALI
Rlesl ricorda
don Glacomuul
Il es al rinnova...
Una delle vie della po-
Attorno al Bollettino Sa- polosa cittadina nissena di
lesiano c'è un rinnovato in- Riesi sarà intitolata a don
teresse che porta anche ad Paolo Giacomuzzl, sacer-
un rinnovamento grafico. dote salesiano.
Ecco ad esempio come ap- La commissione di to-
pare l'edizione che si stam- ponomastica, presieduta
pa in Thailandia.
dal prof. Giuseppe Di Le-
gami, nei giorni scorsi si è
riunita ed ha preso in esa-
ITALIA
me alcune schede di pre-
Teatro per I più piccoli
sentazione e varie propo-
ste per intitolare alcune vie
Grazie all'impegno del- e il municipio a personaggi
l'Unione Exallievi salesiani storici.
di Terni un bel gruppo di In genere si scelgono tra
ragazzi delle scuole ele- quelli locali, o regionali, o
mentari di Terni hanno po- nazionali, del mondo della
tuto cimentarsi nella se- cultura, della religione. del-
conda rassegna di recita- la politica. La Commissio-
zione ad essi riservata. L'i- ne di Riesi è completa-
niziativa - cui presiede un mente riferita alla storia del
comitato guidato dal ve- paese. e cosl ha intitolato,
scovo della città monsi- all'unanimità, Il Municipio
gnor Franco Gualdrini, a don Cristoforo Benenatl,
exallievo egli stesso. e dal che fu il principale artefice
proweditore agli studi dot- della nascita e della vita
toressa Vittoria Pujia - del paese del primo decen-
mira a far scoprire ai gio- nio; la piazzetta antistante
vanissimi l'antica e sempre è stata dedicata a don Pie-
affascinante arte del tea- tro Altariva, fondatore del
tro.
comune, la cui licenza di

1.9 Page 9

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Ragazzi
~
f~~
"71f
---,...:•@➔ •
5
. 1111111
Pubbllchlamo In questa rubrica tatti, fatterelll, curio-
sità raccolti rlleggendo le pagine del Bollettino Salesia-
no dalla sua nascita, nel lontano 1877.
Il colera delle galllne - Il .Bollettino Salesiano,. è
sempre sorprendente. Sfogliarne la collezione vuol dire
cogliere di continuo spunti curiosi che, al tempo stesso.
sono testimonianza della vitalità di questo foglio, del suo
dinamico agganciarsi ai più diversi aspetti della vita. An-
che di quella... animale. Vi sareste mai immaginati che le
colonne del BS ospitassero una segnalazione sul rimedio
contro il colera delle galline e l'afta epizootica? Ebbene è
accaduto. Vale dunque la pena di trascrivere testualmente
l'•Awlso• comparso nel numero dell'agosto 1901. «Ri-
medio contro il colera delle galline e contro l'afta epizoo-
tica nei bovini, ovini e suini. Consiste nell'influsso di timo
selvatico. che si fa col riempire generosamente senza eco-
nomia di fieno-tino una botte, coprirla d'acqua bollente
alla sera per darlo a bere a digiuno, per una volta, al mat-
tino. Il cav. dott. Morandi di Milano, corso Vittorio Emanue-
le 21 , si presta per qualsiasi dubbio o difficoltà, anche so-
pra luogo, a proprie spese». Pare che la mistura fosse ef-
ficace. Provare per credere...
popolare risale al 13 ago- logna il primo aprile con
sto 1647.
una accentuata attenzione
Quindi due strade sono ai ragazzi che per l'occa-
state intitolate a don An- sione hanno anche cele-
gelo De Angelis, primo par- brato il loro giubileo.
roco di Riesi, originario di La manifestazione si è
Barrafranca, morto nel set- svolta presso la parrocchia
tembre 1657; e l'altra a don san Giovanni Bosco della
Paolo Giacomuzzi, sacer- città emiliana. Ad essa i ra-
dote salesiano, nato a Zia- gazzi erano stati preparati
no di Fiemme, in provincia con una presentazione
di Trento il 30 giugno 1883. della figura di Don Bosco
Egli fu inviato a Riesi nel ed in particolare il suo
lontano 1941, e vi rimase amore e la sua scelta dei
apostolo dei Riesini, sino giovani e dei ragazzi: la
alla morte avvenuta il 9 lu- sua personalità umana; la
glio 1980. Un doveroso sua relazione con Dio; l'al-
omaggio dei Riesini al po- legria e la continuità della
polare don Paolo.
sua missione nella Fami-
Il prof. Testa Giuseppe glia Salesiana realizzata in
ha preparato le schede diverse vocazioni.
storiche dei vari perso- Questi temi sono stati
naggi.
sintetizzati in cinque sche-
de-sussidio dai seguenti ti-
toli: «Don Bosco amico dei
ragazzi»; «Don Bosco un
Ragazzi In festa con tipo in gamba». «Don Bo-
Don Bosco
sco contava su Dio". «Don
Fra le tante iniziative che
hanno ricordato il cinquan-
tenario della canonizzazio-
Bosco ci vuole
«Don Bosco: una
contagia•.
allegri»,
vita che
ne di Don Bosco di parti-
colare interesse è stata
quella organizzata a Bo-
Una nuova rubrica - Dopo l'«Awiso» sul colera del-
le galline, il BS sembra essersi affezionato ai problemi del-
l'agricoltura. Difatti mette in cantiere una nuova rubrica in-
titolata •Spigolature agrarie». Nel presentarla ai lettori
nell'ottobre 1901, il Bollettino scrive che la rubrica intende
trattare mensilmente questioni di agraria «mediante ragio-
namenti alla buona, quesiti cui verrà data risposta in modo
facile e piano, dati raccolti nelle nostre colonie agricole in
Italia, Francia e America». Per conseguire questo risultato
il BS si è procurata la collaborazione di esperti. «A molti
dei nostri agricoltori - sottolinea il Bollettino - non giun-
gono le scoperte della scienza, ad altri arrivano contraffat-
te dalla malafede e da ingordi speculatori». Il primo ar-
gomento trattato: «Salviamo volatili e fessipedi», essendo i
«fessipedi• bovini, suini ed ovini (almeno lo supponiamo,
essendo il termine arcaico e oggi Introvabile nei dizionari
moderni).
Un «globe-trotter• aaleslano - A mons. Cagliero, va-
loroso ·missionario, il BS del dicembre 1901 attribuisce la
palma del più attivo viaggiatore salesiano. Ne aveva, in ef-
fetti, tutti i titoli. In 25 anni aveva percorso 100 mila leghe,
ovvero 500 mila chilometri. Aveva solcato nove volte l'A-
tlantico andando e venendo dall'Europa per altre terre;
due volte il Pacifico, da Valparaiso a Montevideo, passan-
do per lo stretto di Magellano; quattro volte aveva fatto il
viaggio da Montevideo a Rio de Janeiro. Nel solo periodo
1886-1887 percorse, in sette mesi, 13.900 chilometri in fer-
rovia, a cavallo, in barca per fiumi e per mari. Risalì i fiumi
Plata, Paranà, Paraguay, Uruguay, Negre, Chubut. In Eu-
ropa aveva viaggiato in lungo e in largo l'Italia, la Spagna,
la Francia, il Portogallo, il Belgio e l'Inghilterra. C'è da
chiedersi quando riposasse. A quei tempi, non dimenti-
chiamolo, il comodo aeroplano non c'era ancora.
BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 19114 9

1.10 Page 10

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dalla parte
degli ultimi
Come abbiamo già avuto modo di
osservare, la missione di Don Bosco
è volta, oltre che ali'educazione dei
giovani, all'elevazione materiale e
morale dei « ceti popolari», cioè di
quella parte d 'umanità che deve la-
vorare sodo per rimettere insieme il
desinare con la cena, e non sempre
ci riesce.
Ai tempi di Don Bosco il termine
«popolo» significava quasi solamen-
te persone semplici, prive di cultura
e di mezzi, tenute volutamente nell'i-
gnoranza e nell'indigenza. Don Bo-
sco sentì la necessità di promuovere
questa gente dal lato umano, chie-
dendo per loro un lavoro dignitoso,
un po' di cultura; e dal lato spirituale,
insegnando il catechismo e «le buo-
ne devozioni». In lui c'era la convin-
zione che agendo sugli adulti, si agi-
va sui giovani, perché è nella fami-
glia che i giovani ricevono la prima
educazione, spesso determinante per
la formazione della loro personalità.
Oggi il contesto socio-culturale è
cambiato. Col termine « popolo» si
indica una classe ben precisa di in-
dividui socialmente, economicamen-
te, culturalmente e politicamente più
evoluti; una categoria che possiede
la coscienza di essere una «classe»,
una «forza», e usa questa consape-
volezza come un mezzo di lotta per
raggiungere i suoi fini. Ciò non esclu-
de, chiaramente, che esistano an-
cora fasce sociali di deprivazione e di
miseria, in cui il problema più grosso
non è quello di procurarsi una cul-
tura o un livello di vita più elevato o
di acquisire una coscienza di classe,
bensì quello più immediato e urgente
di avere il minimo indispensabile per
vivere. La soddisfazione di questo bi-
sogno primario non è soltanto l'a-
vere pane e companatico sufficienti
per fare due pasti al giorno; ma è an-
che l'essere considerati persone, ac-
cettati come tali, aiutati a liberarsi del
bagaglio d'incapacità e di miseria
che grava sulle spalle. In una parola,
l'uomo ha bisogno contemporanea-
mente di pane e di amore.
Capire la fame
La fame di pane si vede e si tocca
con mano: è concreta, salta agli oc-
chi. La povertà d'amore, no.
La farne d'amore non fa dimagri-
re, non fa svenire per la strada, non
rende l'uomo emaciato e stanco.
Mentre la fame di pane, a volte, fa
problema, la fame d'amore, in que-
sta nostra società del benessere, non
interpella quasi nessuno. Un proble-
ma ignorato è un problema inesi-
stente: questa la filosofia del nostro
tempo.
Così, consentendo tacitéèlmente
alla morte di migliaia di bambini per
aborto o per fame, ci assumiamo la
responsabilità di negare loro il diritto
di vivere: ma non ci pensiamo mai.
Così, permettendo l'emarginazio-
ne degli anziani, ci assumiamo la re-
sponsabilità di condannarli a intristire
nella loro solitudine e nella loro im-
potenza: ma è un rimorso che non ci
sfiora.
Così, prendendo le distanze scan-
dalizzati o indifferenti da tanti che
muoiono fisicamente e moralmente
sui marciapiedi delle nostre città; ai
crocicchi delle periferie; per le strade
dei nostri paesi, ci assumiamo la re-
sponsabilità di privare degli esseri ve-
ramente poveri del diritto ad essere
amati: ma questo cruccio non ci di-
vora.
Così, procurandoci un secondo la-
voro per arrotondare uno stipendio
che spesso non avrebbe bisogno di
essere arrotondato, ci assumiamo la
responsabilità di privare altri uomini
di un loro diritto sacrosanto: quello di
lavorare per vivere: ma il problema
della disoccupazione è fuori del no-
stro piccolo mondo.
Così, rifiutando ogni tipo d'impe-
gno nel quartiere, nel sindacato, ne-
gli organismi ecclesiali, nel contesto
sociale in cui viviamo, insomma! noi
ci assumiamo la responsabilità di ne-
gare l'apporto della nostra intelligen-
za, della nostra creatività, del nostro
sacrificio, del nostro amore, alla so-
luzione dei problemi di quegli « ulti-
mi» cui Don Bosco ha dedicato la
vita: ma anche noi abbiamo diritto a
un po' di pace: che facciano gli altri!
E si potrebbe continuare ancora:
la casistica sarebbe ben più lunga...
ma forse non è necessario... ognuno
di noi può benissimo continuare da
solo. E alla fine della nostra riflessio-
ne, anche se ci pare di non saperlo
attuare, non potrà nascere in noi che
un solo proposito:
Essere nel mondo testimoni
dell'amore del Padre
Noi siamo cristiani, seguaci di uno
che ha fatto dell'Amore per i piccoli
e per i poveri una bandiera, una ra-
gione di vita, un motivo sublime di
morte e di resurrezione: e noi com-
prendiamo anche quanto bisogno
c'è oggi del nostro amore e del no-
stro sacrificio. Ma spesso sentiamo i
problemi come realtà più grandi del-
le nostre possibilità, e il nostro desi-
derio d'amare s'arresta alle soglie
della nostra impotenza.
È qui che ci viene in aiuto Oon
Bosco. Lui ha varcato quel limite ol-
tre il quale noi non riusciamo ad an-
dare; Lui può insegnarci il modo
d'essere nel mondo il tramite attra-
verso cui l'amore di Dio giunge fino
all'ultimo degli uomini.
1Q BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1984

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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non ha
vita facile
la Religione
nella scuola
pubblica
Dibattiti e polemiche sono stati le si trovò a vivere in un momento
una costante, dall'unità d'Italia ad di particolare tensione fra lo Stato
oggi. La norma introdotta dal
nuovo concordato non ha chiuso
la discussione. Pensare al
giovani.
italiano e la Chiesa cattolica. Una
presenza testimoniata dallo stesso
programma di Don Bosco riferito
ai giovani e riassunto nella formu-
la: «formare buoni cittadini e buo-
ni cristiani».
Non c'è dubbio che l'insegna-
mento religioso nella scuola pub-
blica non ha mai avuto, per un mo-
tivo o per l'altro, vita facile nel no-
stro Paese. Nel corso dei decenni
L 'insegnamento della reli-
gione nella scuola pubblica
è di nuovo oggetto di un vi-
che vanno dall'unità d'Italia ad
oggi, le controversie, le difficoltà, i
problemi sorti attorno a questo
tema sono stati una costante. Le
vace dibat tito fra cattolici e laici, cause sono molte, e anche comples-
oltre che all'interno dello stesso se, perché complesso è l'intreccio
mondo cattolico, dove si confron- degli elementi che formano la de-
tano diverse posizioni di varia ispi- licata questione. Un ruolo di primo
razione. La recente firma del nuo- piano lo ha sicuramente svolto
vo Concordato fra lo Stato e la l'andamento non sempre lineare, e
Chiesa e la concomitante discussio- non sempre pacifico, dei rapporti
ne al Senato della proposta di leg- fra Stato e Chiesa.
ge di riforma della scuola media Ripercorriamo dunque, sia pure
superiore hanno fornito lo spunto sommariamente, questo itinerario
per nuove prese di posizione su storico. Lo Stato italiano affrontò
questo argomento di grande impor- la sistemazione della scuola pubbli-
tanza ai fini dell'educazione dei ra- ca nel suo complesso con la legge
gazzi e dei giovani. È giusto ricor- Casati, promulgata il 13 novembre
dare che il tema dell'insegnamento 1859. Era una legge che, pur affer-
religioso fu costantemente presen- mando il diritto-dovere dello Stato
te nell'azione di Don Bosco, il qua- di provvedere all'istruzione pubbli-
ca, non conteneva particolari di-
sposizioni contrarie alla presenza
della religione nella scuola. Anzi,
partendo dal presupposto che la
laicità della scuola non dovesse
tradursi automaticamente in un
orientamento anticlericale, la legge
Casati riconosceva l'insegnamento
catechistico obbligatorio per tutti,
salvo per coloro che avessero fatto
richiesta di esonero.
La «questione romana», sorta
con la rottura fra Stato e Chiesa
nel 1870, nonché l'affermarsi delle
idee positiviste e laiciste fra la clas-
se dirigente, portarono la scuola
italiana ad assumere un carattere
areligioso sempre più accentuato.
Uno degli effetti più vistosi di que-
sto orientamento lo si ebbe nel
1873, quando con provvedimento
miope anche ai soli effetti cultura-
li, si decise la soppressione delle
Facoltà teologiche negli atenei ita-
liani. Non meno drastica la legge
Coppino, del 1877, che aboll i «di-
rettori spirituali» nelle scuole,
completando l'opera con un prov-
vedimento adottato nel luglio dello
stesso anno, diretto in pratica a eli-
minare l'insegnamento religioso
dal novero delle materie obbliga-
torie nella scuola elementare.
Quel provvedimento non suo-
11 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1984

2.2 Page 12

▲back to top
nava esplicita abrogazione dell'in-
segnamento religioso, si limitava a
non considerarlo più come obbli-
gatorio. Ciò consenti ai cattolici di
sostenere la tesi secondo cui lo Sta-
to era tenuto a garantire l'insegna-
mento a quanti ne avessero fatto
richiesta. La diatriba si protrasse a
lungo, con toni spesso accesi. A
scontrarsi erano, da una parte, la
politica scolastica del governo ri-
volta a riflettere sulla scuola una
visione fortemente laicizzata della
vita, e dall'altra, la rivendicazione
sostenuta dai cattolici della libertà
di insegnamento, intesa non sol-
tanto come diritto a creare scuole
private cattoliche, ma anche come
diritto a ottenere per l'insegna-
mento religioso un ruolo essenziale
in una scuola che vol~ dirsi com-
pleta sotto il profilo educativo.
Il dissidio sembrò attenuarsi
quando Giovanni Gentile, a sua
volta in contrasto con i settori an-
ticlericali, riconobbe che i ragazzi,
almeno a quelli che frequentavano
le elementari, dovevano es.5ere
messi di fronte a una prima visione
della vita mediante l'insegnamento
religioso. Solo dopo molti anni,
Gentile fu in grado di tradurre in
pratica quel suo convincimento:
nel 1923, infatti, egli incluse nella
riforma scolastica che porta il suo
nome la norma che prevedeva l'in-
segnamento della religione, nella
forma catechistica della dottrina
cristiana, in tutta la scuola elemen-
tare.
Infine, nel 1929 fu firmato il
Concordato fra lo Stato e la Chie-
sa. Esso estese dalle elementari alle
scuole medie l'insegnamento reli-
gioso, definito «fondamento e co-
ronamento dell'intero progetto
educativo». Lo Stato sembrava
cosi aver aderito a una richiesta
portata avanti con tenacia dalla
Chiesa. Ma ciò era vero solo in ap-
parenza. In realtà, il regime fasci-
sta non tardò a manifestare il suo
proposito di mantenere una forte
ipoteca sull'educazione dei giovani,
nei quali voleva inculcare gli ideali
della virilità e della forza. Caduto
il fascismo, l'assemblea Costituen-
te recepl, come è noto, il Concor-
dato nell'articolo 7 della Costitu-
zione, con ciò stesso confermando il
precedente atteggiamento nei con-
fronti della religione nelle scuole.
In sede costituente, l'intera que-
stione fu oggetto di lunghi dibat-
12 • BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 1984
titi e alla fine non tutte le parti po-
litiche diedero il loro assenso. Pres-
soché unanime - si è registrata
l'astensione dei liberali e dei mis-
sini e il voto contrario di alcune
frange della sinistra - è stato in-
vece il voto del Parlamento sul
nuovo Concordato. Il documento,
per quanto attiene all'insegnamen-
to della religione, è molto innova-
tivo rispetto al Concordato del
1929. E, sempre sotto questo stesso
profilo, è stato subito messo alla
prova dalla discussione sul proget-
to di legge di riforma della scuola
secondaria superiore, alla commis-
sione pubblica istruzione del Se-
nato.
I problemi presenti nel dibattito
in questa sede sono stati cosi rias-
sunti dal senatore democristiano
Spitella, vice presidente della
Commissione: «I problemi sono es-
senzialmente tre. Il primo riguarda
il riconoscimento del valore dell'in-
segnamento della religione nel qua-
dro del raggiungimento delle fina-
lità educative e formative della
scuola. Il secondo riguarda le ga-
ranzie che la possibilità di usufrui-
re dell'insegnamento religioso sia
assicurato nel rispetto della libertà
di coscienza di ciascun allievo sen-
za pericoli di discriminazione e di
forzature. Il teno riguarda l'inse-
gnamento della religione cattolica
e delle altre confessioni religiose,
secondo le norme del Concordato e
secondo gli accordi stabiliti con le
altre chiese».
Su questi temi c'è stato un am-
pio scambio di opinioni, c'è stata
polemica. Il presidente del Consi-
glio Craxi è intervenuto a «richia-
mare» i senatori al rispetto della
lettera del Concordato per quanto
attiene alla formulazione dell'arti-
colo della riforma relativo all'in-
segnamento della religione. Dal
mondo cattolico si sono levate voci
a sostenere che se il rispetto del-
l'articolo 9 del Concordato è fuori
discussione, deve essere altrettanto
chiaro che ciò non può significare
definitiva chiusura dello Stato a
soluzioni che si prospettino invece
come utili alle oggettive esigenze
della scuola.
A questo proposito, si è registra-
to un intervento della stessa Con-
ferenza episcopale italiana, e più
precisamente del Consiglio nazio-
nale dell'Ufficio catechistico e del-
la Consulta nazionale dell'Ufficio
della pastorale scolastica della
CEI. Nella nota resa pubblica si
legge: «Quanto alla riforma della
secondaria superiore, il cui disegno
di legge è all'esame del Senato, un
vivo auspicio è stato espresso per
una legge con cui il Parlamento in
risposta alle istanze obbiettive del-
la scuola e dei giovani, si esprima
in termini più articolati dello stes-
so testo concordatario, e, senza
svuotare di significati o emarginare
l'insegnamento della religione, as-
sicuri di fatto servizi di appren-
dimento formativo e di cultura re-
ligiosa a vantaggio anche di quanti
non vogliano avvalersene».
Nello stesso quadro si inserisce
la proposta formulata in Commis-
sione dal sen. Pietro Scoppola
(DC) relativa all'istituzione da
parte dello Stato di un insegna-
mento storico-critico delle espe-
rienze religiose nel loro complesso,
secondo una articolazione che resta
da definire (si veda l'intervista al
sen. Scoppola che pubblichiamo a
parte). Anche su questa proposta si
è aperto il dibattito. I comunisti,
per bocca del sen. Bufalini, si sono
dichiarati contrari. Il liberale Va-
litutti ha accusato Scoppola di vo-
ler fare rientrare dalla finestra ciò
che con il Concordato è uscito dal-
la porta.
Come si vede, l'insegnamento
della religione nella scuola pubbli-
ca continua, nonostante tutto a su-
scitare polemiche e tensioni. Le ac-
que restano agitate e non è escluso
che si possano muovere ancora di
più quando si entrerà nella fase
operativa. Non mancano coloro
che coltivano speranze catastrofi-
che, come un certo laico il quale
non ha esitato a profetizzare che
«entro tre anni, di religione catto-
lica nella scuola non se ne parlerà
più». Per evitare che si arrivi a
tanto occorre cercare di fare chia-
rezza nel settore, diradare le neb-
bie in cui tuttora sembra avvolto.
Occorre soprattutto che i cattolici
si impegnino a fondo, con senso di
responsabilità, con lealtà e in spi-
rito di collaborazione, per conser-
vare alla religione nella scuola lo
spazio che ad essa compete, in un
quadro di una pacifica, civile con-
vivenza della comunità nazionale.
Occorre pensare soprattutto ai ra-
gazzi, ai giovani, per poterne fare
dei «buoni cittadini e dei buoni cri-
stiani>).

2.3 Page 13

▲back to top
Quali prospettive catechetiche?
Risponde Cesare Bissoli*
Cosa ne pensa della nuova
formulazione del Concor-
dato in materia di insegna-
mento della Religione alle scuo-
le pubbliche?
- Chiaramente i pregi e limiti di
ogni Concordato si ripercuotono
anche sul nostro argomento. Dicia-
mo subito che il testo concordata-
rio nell'art. 9 (e nel Protocollo cor-
rispondente) dice cose di estremo
interesse e per lo più disattese nel
parlare comune. Vi è esplicito il ri-
conoscimento da parte dello stato
del «valore della cultura religiosal!I
e che • i principi del cattolicesimo
fanno parte del patrimonio storico
del popolo italiano»; si afferma con
chiarezza che perciò «continuerà
ad assicurare• (quindi non soltan-
to a tollerare o a garantire dall'e-
sterno) l'insegnamento della reli-
gione cattolica nelle scuole pubbli-
che non universitarie di ogni or-
dine e grado, beninteso «nel qua-
dro delle finalità della scuola».
Queste sono affermazioni di larga
portata, mai fatte in antecedenza,
per cui veramente la religione, e
quella cattolica in particolare par-
tecipa alla «promozione dell'uomo
e al bene del paese» (art. 1).
1) La caduta di livello, per cui al
riconoscimento di cui sopra non si
fa seguire una partecipazione ge-
nerale normativa all'insegnamento
della religione, ma lo si lascia alla
libera scelta; 2) La tendenza ad in-
terpretare il testo in maniera ri-
duttiva, svuotando di fatto le so-
lennità dei principi: che di religio-
ne si debba parlare solo in termini
concordatari e non come impegno
civilee culturale della società come
tale. Purtroppo una lettura cosi ri-
duttiva ha già fatto la sua compar-
sa da parte laicista.
Ai cattolici, o meglio a quanti,
ben oltre i cattolici, ritengono va-
lore culturale la religione come di-
sciplina, spetta di vigilare perché
l'attuazione del Concordato, e
quindi del famoso dispositivo •di-
ritto di scegliere se avvalersi o non
avvalersi», sia attuato nella lettera
di tutto l'art. 9,2, e non si riduca a
Direttore dell'Istituto Catechetico
dell'Università Salesiana di Roma.
squallido esercizio di vuota facol-
tatività.
- Che si intende per insegna-
mento confessionale?
- Nel Concordato il tennine non
appare mai. Compare unicamente
«l'insegnamento della religione
cattolica». E giustamente. Confes-
sionale può avere più sensi. Qui in-
teressa ricordarne due: insegna-
mento confessionale può voler dire
una concreta figura di religione
storica 'confessata'; può volere dire
insegnamento che ha per finalità
diretta di educare, iniziare ad una
confessione religiosa. Ebbene, per
la intesa concordataria, dove l'IR è
proposto secondo «le finalità della
scuola» e in armonia con diverse
prese di posizioni della CEI (vedi
ad es. Documento di Base, 154),
confessionale vuol dire insegna-
mento nel primo senso, rn&a esplo-
razione, studio oggettiv0; cultural-
mente valido della religione catto-
lica, ovviamente prestando atten-
zione ad altre religioni, ad altri si-
stemi di significato e alle diverse
componenti culturali della scuola.
Questo non significa escludere a
priori ogni rischio di coinvolgimen-
to esistenziale o di fede.
Piuttosto un credente da uno
studio siffatto, se condotto da in-
segnanti competenti ed onesti, tro-
va solidità per la sua fede, ne vede
le ragioni motivanti, scopre e si
confronta con concezioni diverse,
insomma perviene a quel «saper
render conto della speranza» che è
in lui di fronte ad un mondo che
non si lascia tirare - e non si può
attirare - con parole fumose o sti-
moli sentimentali per credere in
Gesù Cristo. Quante volte il S. Pa-
dre insiste per una fede che faccia
cultura eduna cultura che nutra la
fede! Ecco, pur nelle grandi ristret-
tezze e difficoltà, e IR concordano
vorrebbe fare questo servizio.
- Come considera le proposte
del senatore Scoppola che in-
troduce un secondo insegna-
mento di tipo storico-critico a
fianco di quello concordato.
- Distinguo. A livello di princi-
pio, è sacrosanto affermare il dirit-
to-dovere dello stato di darsi un in-
segnamento della religione in forza
del valore culturale della medesi-
ma. Lo stesso si può dire per la
proposta della Commissione Fas-
sino relativamente all'IR nelle ele-
mentari. A livello pratico di esegui-
bilità, faccio osservare due cose:
cosa si intende per insegnamento
«storico-critico», in rapporto a
quale figura storica di religione, da
parte di chi...?
Ed ora, dandosi di fatto l'inse-
gnamento concordatario, si dovrà
almeno pensare questo insegna-
mento «storico-critico• autonomo
in termini non oppositivi. Si po-
trebbe pensare ad un regime di op-
zionalità obbligata: scelta dell'in-
segnamento concordatario o scelta
dell'insegnamento «storico-critico•
(che, ripeto, va però ben più espli-
citato ed articolato).
- La Chiesa italiana come si
prepara ad affrontare questo
problema?
- Dobbiamo riconoscere alla
Chiesa italiana, anzitutto nei re-
sponsabili della CE!, il merito di
aver condotto in porto una formu-
lazione concordataria a proposito
dell'IR assai migliore di quella pri-
ma prospettata (anche se non pro-
prio soddisfacente i Vescovi stessi).
Il Segretario della CEI, Mons. E.
Caporello ha più volte data una
esegesi 'forte' del testo concorda-
tario, limpida, carica di possibilità,
pur nell'angustia dei termini. Ora
tutta l'Assemblea dell'episcopato
si prepara, tramite i servizi del-
l'UCN, a dare una dichiarazione
unitaria e stimolante per la pratica
esecuzione.
Infatti dobbiamo constatare due
BOLLETTINO SALESIANO I MAGGJO 19/U 13

2.4 Page 14

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CHE COSA DICE IL NUOVO CONCORDATO
Il nuovo accordo fra lo Stato e la Chiesa, all'articolo 9 così si
esprime:
1) La Repubblica Italiana, in conformità al principio della libertà
della scuola e dell'insegnamento previsti dalla propria Costituzione,
garantisce alla Chiesa cattolica Il diritto di istituire liberamente scuole di
ogni ordine e grado e istituti di educazione. A tali scuole che ottengano
la parità è assicurata piena libertà, ed ai loro alunni un trattamento
scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole di Stato e
degli altri enti territoriali, anche per quanto concerne l'esame di Stato.
2) La Repubblica Italiana, riconoscendo Il valore della cultura
religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte
del patrimonio storico del popolo Italiano, continuerà ad assicurare, nel
quadro delle finalità della scuola, l'insegnamento della religione
cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e
grado.
Nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità
educativa dei genitori, è garantito a ciascuno il diritto di scegliere se
avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento. All'atto dell'iscrizione,
gli studenti o i loro genitori eserciteranno tale diritto, su richiesta
dell'autorità scolastica, senza che la loro scelta possa dar luogo ad
alcuna forma di discriminazione.
cose oggi nel nostro Paese: da una
parte fra i cattolici si sono notati
fenomeni di indifferenza, purtrop-
po anche di discordia, ma grazie a
Dio non manca gente di intelligen-
za e saggezza che sente il problema
ed ha bisogno di chiarezza e di li-
nee di convergenza; d'altra parte
urge prepararsi concretamente alla
esecuzione del Concordato. E qui
va fatto il richiamo a tutte le forze
che credono al valore promozionale
della religione nella scuola perché
mcollaborino alla realizzazione di un
cattolico che deve restare inse-
gnamento a base culturale, non
strettamente catechistico, cosi
bene formulato e realizzato da at-
tirare. anche non cattolici, senza
che venga meno il rispetto alla loro
coscienza. Ci sono problemi pratici
di formazione degli insegnanti, di
programmazione, di testi, di siste-
mazione di orari, prima ancora di
modalità valide per una libera scel-
ta, di attenzione per quanti non si
avvalgono dell'IR, di caratterizza-
zione dell'IR per le materne ed ele-
mentari... Non è detto che tutto
debba essere fatto subito. Ma cer-
tamente si prospetta a tutta la co-
munità ecclesiale italiana, ai geni-
tori, ai ragazzi, agli insegnanti di
religione, agli altri insegnanti... un
insieme di impegni che esigono un
salto di qualità. Si potrebbe dire
che oggi il consenso non si ha per
legge, ma per la bontà della pro-
posta e della sua realizzazione.
Scoppola: proposta culturale
per colmare prevedibili vuoti
«Tenw che caleranno le frequenze al corso di religione». Lo Stato
deve promuovere una sua iniziativa perché « siamo un Paese con scar-
sa cultura religiosa».
D ocente di storia contempora-
nea all'Università di Roma,
storico egli stesso, autore di nu-
merose opere sul movimento cat-
tolico, Pietro Scoppola è stato elet-
14 • BOLLETTINO SAUSIANO 1 MA.GG/0 1984
to senatore nelle liste della Demo-
crazia Cristiana alle ultime elezioni
legislative. Membro della Commis-
sione pubblica istruzione del Se-
nato, Scoppola ha preso parte at-
tiva al dibattito in corso sul pro-
getto di legge di riforma della scuo-
la secondaria superiore. Quando è
venuto in discussione l'articolo del-
la legge che inquadra l'insegna-
mento della religione, ha presen-
tato una sua proposta diretta a in-
trodurre, accanto a quello previsto
dalla normativa concordataria, un
secondo insegnamento di tipo sto-
rico-critico sulla problematica re-
ligiosa.
- Prof. Scoppola, anzitutto
una domanda sul dato di par-
tenza, cioè sulla nuova norma-
tiva introdotta dal Concordato
a proposito dell'insegnamento
della religione: come valuta
questa innovazione?
- È opportuno chiarire innanzi-
tutto il meccanismo dell'innovazio-
ne. Non si passa dal regime dell'in-
segnamento obbligatorio salvo eso-
nero, a un regime che prevede il di-
ritto di usufruire su richiesta di
tale insegnamento. Si passa invece
a un regime di libera scelta. Lo
Stato è obbligato a fornire a tutti
l'insegnamento della religione cat-
tolica nelle scuole di ogni ordine e
grado non universitarie. Ma saran-
no i giovani, o invece i loro genito-
ri, a fare la propria autonoma scel-
ta, a dichiarare, al momento dell'i-
scrizione, se vogliono o non voglio-
no avvalersi di quell'insegnamento.
Oggi chi non lo vuole deve dirlo.
Domani dovranno dirlo sia coloro
che lo vogliono, sia coloro che non
lo vogliono. Sotto questo profilo, il
salto compiuto è enorme.
- Si può azzardare una pre-
visione su come andranno le
cose quando ragazzi e genitori
saranno chiamati a fare la loro
scelta?
- Se vogliamo essere realisti,
dobbiamo presumere che sarà ine-
vitabile una caduta nella frequenza
al corso di religione, specie nelle ul-
time classi delle superiori. Ne vedo
i sintomi già ora, da come vanno le
cose nella scuola. C'è scarsa atten-
zione per il corso di religione, il suo
prestigio è in ribasso presso i gio-
vani, solo raramente si conduce un
serio studio del fenomeno religioso.
- Ma la CEI, nel suo docu-
mento pubblicato il giorno st.es-
so della firma del Concordato
ha dichiarato di volersi impe-
gnare nella prospettiva di un

2.5 Page 15

▲back to top
rinnovato servizio educativo e
scolastico, proponendo agli
alunni e ai loro genitori valide
motivazioni, autentici conte-
nuti, metodi e docenti qualifi-
cati. In altri termini, una rifon-
dazione culturale dell'insegna-
mento?
- È un modo di atteggiarsi da-
vanti al problema che considero
molto responsabile e di grande
apertura, tanto pii) che la CEI fa
riferimento a una «ricerca• corag-
giosa della verità. Mi pare di capire
che ciò stia a significare non il solo
insegnamento catechistico, ma an-
che l'elaborazione, la documenta-
zione, l'analisi. Ciò nonostante, io
rimango del parere che saremo co-
stretti a registrare una caduta di
frequenze. Ho presente ciò che è
accaduto in Francia, sia pure in un
contesto diverso e in presenza di
diverse caratteristiche dell'inse-
gnamento della religione. Sa a che
livello si attesta in quel paese la
frequenza? Quattro per cento...
- Nella sua nota del 31 marzo
scorso, la CEI auspica che la
legge in discussione al Senato
si esprima «in termini più arti-
colati dello stesso testo concor-
datario». Si deve vedere in ciò
un invito rivolto allo Stato per-
ché promuova altre iniziative al
di della stessa formula con-
cordata.ria?
- L'orientamento espresso dalla
CEI mi trova del tutto consenzien-
te. Le faccio notare che i vescovi,
giustamente e correttamente, si li-
mitano ad «auspicare•. Infatti, ciò
che può con.figurarsi come qualcosa
di «più articolato dello stesso testo
concordatario•, è di stretta com-
petenza dello Stato. È veramente
strano che certi laici, come il sena-
tore liberale Valitutti, sostengano
che la mia proposta è materia con-
cordataria, e si presentino come di-
fensori del Concordato. Al di del
testo concordatario, esiste una
competenza autonoma dello Stato
in materia. E non sta scritto da
nes&ma parte che lo Stato debba
rinunciare, solo perché ha firmato
il Concordato, alle sue prerogative
nel settore culturale, in cui entrano
a pieno titolo le tematiche reli-
giose.
- È qui che si innesta la sua
proposta?
- Sono partito dalla previsione
che ho fatto prima, e che io consi-
dero non pessimistica, ma realisti-
ca. Dobbiamo lasciare, senza far
nulla, che coloro i quali diranno no
all'insegnamento religioso cc patti-
zio.., rimangano senza una cultura
religiosa? Già oggi l'Italia non bril-
la in questo settore, siamo un paese
che non conosce la Bibbia, che pure
sta alla base della cultura occiden-
tale. Sia.mo un paese che non ha
ben chiaro il concetto di profezia
biblica e ne ignora la grande ric-
chezza spirituale e culturale. Può
lo Stato lasciare che si rimanga a
questo livello?
- Come si articola la sua pro-
posta?
- In commissione al Senato ho
formulato due ipotesi. La prima
suggerisce di adottare il metodo al-
ternativo: l'insegnamento pattizio
oppure quello storico-critico da
istituire, affidandone la scelta agli
alunni. La seconda ipotesi prevede
invece una base culturale religiosa,
cioè l'insegnamento storico-critico,
garantita a tutti, e in più, per chi
lo ha scelto, l'insegnamento « pat-
tizio•, confessionale.
- Quale delle due ipotesi pre-
ferisce?
- Non ho preferenze, anzi di
proposito ho lasciato aperte en-
trambe le strade come avvio di di-
scussione, che potrà svolgersi pii)
ampiamente quando il progetto di
legge passerà dalla Commissione
all'aula. L'importante è ci si arrivi
con le idee chiare.
- Dall'esterno, che tipo di
reazioni sono venute?
- Al di là dei rifiuti incompren-
sibili di gruppi laici, ho constatato
una certa resistenza nei confronti
della prima ipotesi, quella diciamo
cosi, opzionale, o l'uno o l'altro de-
gli insegnamenti. Più favorevole
l'orientamento, invece, verso la se-
conda ipotesi, perché sembra assol-
vere al compito di dare a tutti i
giovani la possibilità di riflettere
sulle grandi tematiche religiose,
con indubbio vantaggio sul piano
culturale e civile. Coloro poi che
desiderano un ulteriore approfon-
dimento di questa tematica si av-
varranno anche dell'insegnamento
confessionale.
- Ma non c'è il rischio che do-
vendo frequentare già un corso
obbligat.orio, i ragazzi disertino
quello confessionale, rimasto
alla loro libera scelta?
- Il rischio c'è, non me lo na-
scondo. Ma non nasce dalla mia
proposta. Nasce semmai dal Con-
cordato, che già consente di non
avvalersi dell'insegnamento religio-
so. E, le ripeto, le mie previsioni al
riguardo non sono brillanti.
- I Vescovi, nell'auspicare
che lo Stato intervenga in modi
più articolati dello stesso testo
concordatario avanzano una
specie di riserva: purché, di-
cono, si abbia cura di non svuo-
tare di significato o emarginare
l'insegnament.o della religione.
Vede un rischio in questo
senso?
- Quella della CEI è una giusta
preoccupazione e lo Stato farà
bene a tenerne conto. Ma un vero e
proprio rischio in pratica non lo
vedo.
- Perché?
- Ma perché si può benissimo
fare cultura all'interno di una op-
zione di fede. La cultura non impli-
ca una mancanza di fede, di orien-
tamento, la cultura non presup-
pone un terreno asettico su cui svi-
lupparsi. Al contrario, implica scel-
te. Del resto, dove li mettiamo
Agostino, Tomaso, Rosmini, tanto
per fare qualche nome? Si tratta
piuttosto di vedere come si giusti-
fica culturalmente la scelta.
Gaetano Nanetti e Giuseppe Costa
15 BOLLETTINO SAI.ES/ANO I MAGGIO 1-.

2.6 Page 16

▲back to top
il «gigante»
africano
e' 1I n
ginocchio
Crisi economica e crisi polltlca
hanno duramente colpito la
Nigeria. Ora Il paese è .curato•
dai militari. La drammatica
situazione zonale di Lagos,
specchio di un paese che deve
mettere ordine nel suo sviluppo.
I l «gigante africano» - cosi
si è soliti definire la Nigeria
- è diventato più... piccolo.
Eppure non è diminuito di statu-
ra: con i suoi 80 milioni di abitan-
ti resta il paese più popolato del
Continente. E non è neppure di-
minuito di peso: le sue risorse na-
turali (agricoltura, olii vegetali,
petrolio) lo confermano uno dei
paesi potenzialmente più ricchi
dell'Africa. E allora? In realtà, il
«gigante» non è più piccolo. Ap-
pare più piccolo solo perché è in
ginocchio.
Una grave crisi economica su
cui si è innestata una non meno
grave crisi politica, ha assestato
alla Nigeria una serie di colpi du-
rissimi, riuscendo perfino a sbia-
16 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 71184
dire l'immagine prestigiosa del
paese non solo a livello africano,
ma anche internazionale. Poco
più di un anno fa, nel febbraio
1983, su questa grande nazione si
sono appuntati gli occhi di tutto il
mondo. Occhi che hanno visto le
immagini raggelanti del più gran-
de esodo di popolazione avvenuto
in Africa nel XX secolo. Sospinti
a frustate da poliziotti e soldati,
terrorizzati dalle pesanti sanzioni
previste a loro carico dal decreto
di espulsione, curvi sotto il peso
delle povere masserizie traspor-
tabili a spalla, affamati e assetati,
due milioni di lavorat ori stranieri
sono affluiti in massa, nel giro di
pochi giorni, alle frontiere, per es-
sere ricacciati nei paesi d'origine.
Povera gente del Ghana, del-
1'Alto Volta, del Togo e di altri
paesi poveri della regione aveva
trovato lavoro nella «mecca» ni-
geriana. E la Nigeria l'aveva
sfruttata nel periodo delle «vac-
che grasse», quando lo sviluppo
economico, per quanto disordina-
to, esplodeva con impeto e sem-
brava non dovesse avere mai fine.
Si era poi risolta a liberarsene
brutalmente quando, con la crisi
dilagante, quella gente era appar-
sa come un peso insopportabile.
In quei giorni, la tradizionale
ospitalità africana apparve come
una favola piuttosto che come la
realtà tanto decantata.
Il governo di Lagos, adottando
i provvedimenti di espulsione, ri-
tenne di poter arginare il dissesto
economico giunto ormai a livelli
da bancarotta. Ma si illudeva. La
crisi nigeriana ha radici ben più
profonde, che si diramano nel ter-
reno economico, ma anche in
quello sociale. Investe, cioè, l'in-
tera comunità nazionale. Con alla
base il maledetto «oro nero», il
petrolio. La Nigeria da anni or-
mai puntava tutto sul petrolio, si
affidava ad esso come perenne
fonte di ricchezza. Ma i pingui
guadagni degli anni del «boom» si

2.7 Page 17

▲back to top
Si portano le • prime. pietre.
n Coadiutore ealeaiano 9ig. Patrucco al lavoro.
erano andati via via riducendo.
Venne cosi in luce un errore di
fondo: l'abbandono della produ-
zione agricola.
La Nigeria si era trovata a di-
pendere in misura massiccia dalle
costose importazioni alimentari
proprio quando le sue risorse fi-
nanziarie si erano paurosamente
assottigliate. Di qui gli astrono-
mici debiti contratti all'estero e i
relativi straripanti interessi da
corrispondere ai creditori. A tutto
ciò si aggiungevano la corruzione
dilagante, alimentata anche dalle
lotte acerrime che opponevano i
vari partiti, la fragilità della for-
mula federale minata da forti
spinte centrifughe non sempre
corrispondenti a legittime aspi-
razioni all'aut.onomia, serpeggian-
ti in modo sempre più vistoso in
molte regioni del paese, la corsa
spasmodica di tutti all'arricchi-
mento facile, senza troppi riguar-
di per i mezzi impiegati per rag-
giungere, o tentare diraggiungere,
lo scopo.
Specchio di una situazione in
costante degrado è la stessa capi-
tale, Lagos. Essa è il microcosmo
che riassume tutti i problemi del-
la nazione. Città frustrante, città
invivibile, caotica, senza futuro:
sono alcuni dei giudizi espressi da
osservatori imparziali. Secondo
una commissione dell'ONU, La-
gos è anche la città meno igienica
del mondo. I servizi sono del tutt.o
inadeguati alle esigenze di una po-
polazione che è cresciuta a ritmi
frenetici, raggiungendo in pochi
anni i quattro milioni di persone.
Migliaia di contadini hanno ab-
bandonato le aree rurali per ten-
tare la fortuna nella metropoli,
coltivando la speranza di mettere
le mani su una parte della ricchez-
za che sembrava riversarsi copio-
sa sulla Nigeria. Gran parte di
essi ha invece incontrato la disoc-
cupazione.
Il fenomeno dell'inurbamento
selvaggio è notariamente diffuso
in tutta l'Africa a livelli pericolosi
e le conseguenze negative si ritro-
vano pressoché dovunque. A La-
gos esse raggiungono dimensioni
macroscopiche. Le speranze di
molti sono andate in fumo in bre-
ve tempo, cosicché le file del sot-
toproletariato misero e sfruttat.o
si sono gonfiate. Le « bidonvilles»
che circondano il centro cittadino
svettante di grattacieli, o cresciu-
te a ridosso di ricchi quartieri re-
sidenziali, occupano aree stermi-
nate e si presentano con l'aspetto
più miserabile. L'83 per cento del-
la popolazione di Lagos vive in
case malsane, il 72 per cento delle
famiglie (ciascuna con otto per-
sone in media) si stringe in un
monolocale.
Le « bidonvilles» sono popolate
da gente che sembra abbandonata
a se stessa, analfabeta (non più
del sei per cento delle donne sa
leggere e scrivere), dedita a ogni
genere di traffici pur di sbarcare il
lunario, percorse da una violenza
BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 19114 1 7

2.8 Page 18

▲back to top
endemica che vede attivi soprat-
tutto ragazzi e giovani allo sban-
do, spesso dediti alla droga. Le
baracche, i tuguri non hanno né
acqua corrente né servizi igienici.
Eppure sono ceduti in affitto a
prezzi esorbitanti, spesso un quar-
to del salario medio di un operaio,
insostenibili per i capifamiglia che
non hanno un lavoro fisso, ma si
affidano ad occupazioni precarie,
sono venditori ambulanti improv-
visati, spesso di piccoli oggetti per
turisti di passaggio. In mancanza
di strutture sanitarie adeguate,
dozzine di cliniche private, più o
meno legali, offrono servizi medici
e farmaci a prezzi da strozzini.
In queste condizioni disumane,
la criminalità urbana dilaga. Co-
stretti alla miseria, mentre a po-
chi chilometri di distanza c'è la
solita esibizione del lusso più sfre-
nato, molti sono tentati di pren-
dere con la violenza ciò che non
riescono ad ottenere con un one-
sto lavoro. Omicidi, furti, rapine,
scippi sono innumerevoli, ogni
giorno. La forma più spettacolare
di criminalità è la pirateria marit-
tima, quella che si svolge nelle ac-
que del porto e al largo, dove cen-
tinaia di navi attendono pazien-
temente, anche per settimane, di
poter attraccare a una delle sem-
pre affollate banchine di ormeggio
e dar corso alle operazioni di sca-
rico della merce. Si sono contati
fino a dodici abbordaggi al giorno.
Informati sul carico delle navi da
complici impiegati negli uffici do-
ganali, i pirati scelgono quelli più
preziosi, irrompono a bordo, si im-
possessano della merce e poi si al-
lontanano su veloci motoscafi. Gli
equipaggi attaccati armi alla
mano, hanno in genere la conse-
gna di non intervenire, allo scopo
di evitare l'apertura di un proce-
dimento giudiziario ufficiale de-
stinato, per le lungaggini burocra-
tiche, a protrarsi per mesi, ag-
giungendo al danno anche la beffa
di non consentire alla nave di ri-
prendere il mare.
Un settore della vita del paese
che, nonostante gli sforzi compiu-
ti, resta ancora al di sotto del sod-
disfacimento minimo del bisogno,
è quello dell'istruzione. E ciò non
solo a causa delle 250 diverse
«culture» esistenti nel paese, cui
corrispondono altrettante lingue,
18 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 19/U
Don Pietro Scelabrino con un gruppo di nigeriani della parrocchia di $. Patrick.
e dei diversi sistemi scolastici pro-
pri di ciascuno dei 19 Stati, ma
anche per la carenza di scuole e
per la non sempre adeguata pre-
parazione degli insegnanti, che ri-
mangono comunque in numero in-
feriore al fabbisogno. La conse-
guenza è, naturalmente, il rista-
gno dell'analfabetismo, nonostan-
te le campagne - peraltro non
prive di qualche risultato - in-
trapresa dal governo fin dal 1977.
Gode invece di un indubbio pre-
stigio l'insegnamento universita-
rio, mentre è del tutto carente, in
relazione allo sviluppo del paese,
la scuola tecnico-professionale.
Nel complesso, la situazione ge-
nerale è, dunque, a dir poco pe-
nosa. Sarebbe tuttavia ingiusto, e
per di più un modo troppo co-
modo di sfuggire a responsabilità
bene individuate, attribuire tutte
le colpe alla Nigeria. Le colpe ci
sono, certo, ma vanno di pari pas-
so con quelle che spettano di di-
ritto ai paesi industrializzati, in
particolare quelli europei. La gra-
ve malattia che ha messo in ginoc-
chio il gigante dell'Africa è stata
provocata da virus allevati in ter-
reno di coltura che configura una
forma «nuova» di sfruttamento
del paese africano da parte dei
paesi «ricchi». Questi hanno
esportato laggiù i loro modelli
consumistici spinti oltre ogni ra-
gionevole limite, hanno contribui-
to ad incrementare l'indebitamen-
to della Nigeria forzandola a in-
camminarsi lungo la strada del
più caotico sviluppo, si sono im-

2.9 Page 19

▲back to top
o
Arte nigeriana.
I SALESIANI PRESENTI CON
DUE «NUCLEI OPERATIVI
I salesiani hanno in Nigeria due primi «nuclei operativi•: la parroc-
chia di San Patrizio, Diocesi di Ondo, una città di 200 mila abitanti, e la
parrocchia Maria Ausiliatrice, in Akure. In quest'ultima lavorano tre sale-
siani della «Subalpina» di Torino: don Massone, don Costellino, don
Tessere.
A San Patrizio operano due sacerdoti, don Italo Spagnolo, don Ga-
briele Wade e il coadiutore sig. Giovanni Patrucco, dell'lspettoria nova-
rese-elvetica. La loro è una destinazione provvisoria, in attesa che sia
completata la nuova sede operativa, la parrocchia di San Giovanni Bosco
alla periferia della città.
Se si dovessero accogliere tutte le richieste che provengono dalla
Chiesa nigeriana, I salesiani dovrebbero decuplicarsi. Per ora, i missio-
nari presenti in Nigeria sono come Il lievito destinato a far crescere la
massa, «animatori e collaboratori della Chiesa locale - ha scritto l'ispet-
tore don Pietro Scalabrino dopo una visita in Nigeria nel Natale dell'anno
scorso - allo scopo di inserire In essa Il carisma di Don Bosco, appro-
priato ai bisogni di questo popolo cosl ricco di gioventù vivace e intuitiva,
ricca di sentimento e gioia di vivere, impregnata di religiosità».
La Chiesa nigeriana, anche se giovane, è già ben formata e per essa
si apre una nuova era, quella delle «specializzazioni», della presenza dei
carismi di congregazioni e istituti secolari per renderla sempre più ricca
di doni dello Spirito. La cristianizzazione della Nigeria è iniziata nel 1400,
ma ebbe scarso risultato fino alla metà del 1800 per mancanza di adat-
tamento all'ambiente, agli usi e al costumi locali. I musulmani superano il
36 per cento della popolazione, i cristiani il 35 per cento. La percentuale
dei cattolici è dell'8 per cento. Prima dell'indipendenza c'erano 14 dio-
cesi con quattro vescovi nigeriani, ora le diocesi sono 32 con 26 vescovi
neri e sei stranieri.
« La posizione del missionario straniero - ha scritto ancora don Sca-
labrino - oggi è molto delicata. Pur essendo ancora indispensabile per il
primo annuncio ai non cristiani, e per la crescita delle nuove chiese in-
digene, è necessario che sia molto umile, e sappia fare come il Battista,
preparare cioè la strada alla Chiesa locale e mettersi in disparte non ap-
pena è terminata la sua funzione di ·marine'•· I salesiani sono stati accol-
ti nella Diocesi con molta cordialità dal clero e dai religiosi. Particolare
affetto poi nutre per l Figli di Don Bosco monsignor Francis Alauge, ve-
scovo di Ondo. La popolazione è soddisfatta del loro metodo di lavoro e
stile di vita.
pegnati a sollecitare i nigeriani a
imbarcarsi in progetti faraonici,
incuranti dei rischi mortali che fa-
cevano correre al paese.
Eppure essi sapevano benissimo
che la crisi poteva sopravvenire
da un momento all'altro. Già in
pa~a.to, tra il 1975 e il '76, la pro-
duzione di petrolio era precipitata
dai due milioni e 700 mila barili
quotidiani a un milione e mezzo.
Le entrate finanziarie avevano di
conseguenza subìto un forte calo, i
bilanci statali avevano accumu-
lato rilevanti disavanzi. Poi la
produzione del petrolio era risa-
lita nel 1977, e gli investitori stra-
nieri si erano dati a spargere ot-
timismo a piene mani, gli «esper-
ti» interessati garantivano che la
produzione si sarebbe ulterior-
mente dilatata: «fino a quattro
milioni di barili al giorno», era la
loro rosea previsione. E via a fare
progetti, a impostare ogni genere
di attività, magari del tutto inu-
tile ai fini di dotare i nigeriani di
servizi sociali e di un migliore te-
nore di vita. Invece è sopravve-
nuta la crisi, la produzione di pe-
trolio è scesa al limite storico di
700 mila barili quotidiani. Ed è
stato il disastro. Le masse ster-
minate degli inurbati e degli im-
migrati sono piombate, più an-
cora che nella miseria, nella dispe-
razione.
Oggi il gigante è sotto cura. Si
occupano di lui, al suo capezzale, i
militari. Questo vuol dire che la
Nigeria è arretrata da paese de-
mocratico a paese retto da un po-
tere autoritario, allineandosi ai
molti altri Stati africani che si
trovano nelle stesse condizioni.
Non è la prima volta che a Lagos i
«politici» sono costretti a cedere
il posto a uomini in divisa, inter-
rompendo una tradizione - rara
nel Continente - che poggia su]
pluralismo politico, sul sistema
parlamentare, sull'indipendenza
della magistratura, sulJa libertà di
stampa, di associazione, di riunio-
ne. L'ultimo colpo di Stato mili-
tare risale al gennaio scorso,
quando il gen. Mohammed Bu-
hari ha deposto il presidente Sha-
gari e ne ha preso il posto alla te-
sta della Repubblica.
Era già accaduto. A pochi anni
dall'indipendenza - raggiunta
nel 1960 - durante la sanguinosa
19 BOUETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1984

2.10 Page 20

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Immagini di vita nigeriana attorno alla missione salesiana.
guerra del Biafra (1967-70), il
trentenne gen. Gowon prese il po-
tere e riusci a porre fine al conflit-
to. Fu a sua volta spodestato da
altri militari, che si impegnarono
a riportare la democrazia parla-
mentare nel paese entro il 1975. A
differenza di quanto solitamente
accade in altri paesi africani e an-
che in America Latina, i militari
nigeriani onorano la promessa.
Autorizzati a ricostituirsi nel
1975, i partiti parteciparono a li-
bere elezioni nel 1979, quando fu-
rono eletti il presidente della re-
pubblica - Shagari - e i membri
del Senato e della Camera dei
rappresentanti. I generali rientra-
rono in caserma. Tutti riconob-
bero che durante la loro perma-
nenza al potere, molte delle di-
20 BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 1984
storsioni del sistema erano state
eliminate, sia pure con metodi tal-
volta piuttosto drastici, anche se
mai vi furono repressione e vio-
lenza gratuita. Inoltre, essi ave-
vano inciso a fondo in direzione di
uno dei problemi più delicati della
Nigeria, l'unità dei 19 Stati che
compongono la Federazione.
Non ottennero certo di amal-
gamare in unità nazionale le gran-
di etnie, né riuscirono ad assorbire
i centri di potere islamico - i sul-
tanati - a ricomporre in unità
spirituale le diversificazioni cul-
turali esistenti nelle diverse regio-
ni del paese. Ma occorre realisti-
camente tener conto che in un
paese tanto vasto (tre volte l'Ita-
lia), solo da pochi anni costitui-
tosi in nazione indipendente, l'im-
presa non può essere conseguita
facilmente e in tempi brevi. Le tre
regioni principali della Nigeria
hanno connotati fortemente dif-
ferenziati tra di loro. «L'Est e l'O-
vest del nostro paese - ebbe a
dire un leader nigeriano - diffe-
riscono tra loro come la Germa-
nia dall'Irlanda. Ma il Nord si di-
stingue dal resto come fosse la
Cina... ».
Guardiamolo un po' più vicino
questo Nord... cinese. Esso è in
stretto rapporto con il deserto sa-
hariano, e quindi con il mondo
arabo-berbero, che vi ha le sue ra-
dici. Le città del Nord hanno le
case di pietra e fango color ocra,
sono circondate da mura, al cen-
tro c'è il palazzo dell'emiro, mer-
cati e moschee sottolineano il ti-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

▲back to top
pico aspetto della città arabo-afri-
cana. La sua città principale,
Kano, ne è l'espressione più visto-
sa. L'etnia dominante è quella de-
gli Haussa-Fulani.
A forte maggioranza musul-
mana, sotto l'influenza dell'aristo-
crazia conservatrice degli emiri,
poco scolarizzato, tradizionalista,
il Nord è tuttavia meno monoli-
tico di quel che può sembrare. E
non solo per le divisioni che sepa-
rano gli Haussadai Fulani, ma an-
che per la presenza di minoranze
etniche piuttosto consistenti, di
origine locale o trapiantate da al-
tre regioni. Alcune di esse sono
cristianizzate, e trovano sostegno,
per le loro rivendicazioni a garan-
zia del proprio patrimonio cultu-
rale, nelle etnie-madri dell'Ovest e
dell'Est. Un ruolo destabilizzante
è svolto anche dai dissidi di na-
tura ideologica e religiosa, che tal-
volta esplodono in modo violento.
La stessa comunità islamica è
divisa in confraternite spesso in
lotta tra loro. Particolarmente at-
tiva è una setta integralista dai
contorni oscuri, che ha inalberato
il vessillo della «guerra santa» e
che in più di una occasione ha co-
stretto il governo di Lagos a far
intervenire l'esercito per ripren-
dere il controllo della situazione a
Kaduha e a Kano, messe in sub-
buglio dai seguaci della setta, con
tumulti che hanno provocato mi-
gliaia di morti, la devastazione di
chiese cristiane e il saccheggio di
case di musulmani considerati
«tiepidi».
Se il Nord vive le sue rivolte
sporadiche, l'Est ha dato origine a
una vera e propria guerra. Non
senza l'interessata complicità di
paesi stranieri che guardavano
con ingordigia ai giacimenti pe-
troliferi concentrati appunto nella
regione orientale, ma anche con
l'intento di affermare la propria
identità culturale fortemente
compressa dal potere centrale, le
popolazioni Ibo si ribellarono nel
1967, decidendo di staccarsi dalla
Federazione per dar vita a uno
Stato indipendente, il Biafra. Gli
Ibo sono un popolo intraprenden-
te, hanno a lungo formato !'«in-
tellighenzia» nigeriana, i loro lea-
der sono stati fra i più attivi nella
lotta per l'indipendenza. Formano
tuttora la più rilevante comunità
cristiana della Nigeria. Quando
decisero la secessione, ci fu chi
non esitò ad approfittarne, per
mettere una ipoteca sulla futura
repubblica qualora fosse riuscita
ad affermarsi. La lotta fu dram-
matica, si prolungò per oltre tre
anni con alterne vicende, innu-
merevoli furono le stragi da una
parte e dall'altra, la fame falciò
un impressionante numero di vit-
time, pesanti furono le interferen-
ze straniere.
Per fortuna tutto ciò appartie-
ne al passato e oggi, nonostante le
difficoltà, la speranza più viva è
che la Nigeria riesca a superare la
crisi conservando la sua integrità
territoriale. Nel gioco complesso
rientra anche la terza regione del
paese, quella che occupa le terre
dell'Est, abitate dall'etnia Yoru-
ba. È la regione più popolata del-
1'Africa tropicale, con un tasso di
urbanizzazione che ha raggiunto
il 50 per cento.
Le domande, oggi, sono queste:
riusciranno i militari a rimettere
ordine nel paese, a incanalarlo
verso un sano sviluppo, a sfrut-
tare al meglio le ricchezze del pae-
se? E, soprattutto, saranno capaci
di ripetere per la seconda volta il
gesto esemplare di alcuni anni fa,
ritornando in caserma dopo aver
assolto il loro compito? Restitui-
ranno alla Nigeria la democrazia?
Sono in molti ad auspicarlo. Per-
ché l'Africa, tutta l'Africa, ha bi-
sogno della Nigeria.
(Le foto di questo artico/,o
sono di Pietro Sca/,abrino)
BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 19/U 21

3.2 Page 22

▲back to top
suore
di clausura
in terra di
m1ss1one
Tre «Cappuccine clarisse• il giorno della loro professione.
L a Thailandia è da sempre
la roccaforte del Buddi-
smo. Il 95% degli abitanti
aderisce a questa religione cui è
strettamente legata la cultura, la
civiltà, le tradizioni di questo po-
polo che ha saputo difendere, at-
traverso i secoli, la sua identità e
la sua libertà.
Il buddismo rappresenta la
maggiore difficoltà alla penetra-
zione del messaggio cristiano; ba-
sti pensare come dopo oltre tre se-
coli dalla presenza dei missionari
in questa terra, i cattolici raggiun-
gono appena le 200.000 unità e in
prevalenza sono oriundi cinesi,
laotiani, annamiti, vietnamiti, o
provenienti dalle tribù animiste
del nord.
Fino al 1927, tutto il territorio,
con una superficie di 513.115 kmq
e una popolazione che sfiora at-
tualmente i 50 milioni di abitanti,
formava un solo vicariato aposto-
lico, affidato alla «Compagnia
delle missioni estere di Parigi».
In quell'anno la S. Sede affidò
ai figli di Don Bosco la parte me-
22 • BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1984
ridionale del paese, fino ai confini
con la Malaysia: un territorio di
118 mila kmq, con una popolazio-
ne che raggiungeva a quel tempo i
due milioni e mezzo di abitanti.
Il primo gruppo di salesiani,
provenienti dalla Cina e guidati
personalmente dall'allora prefetto
generale della Congregazione sa-
lesiana, don Pietro Ricaldone,
giungevano a Bangkok il 25 ot-
tobre 1927, proseguendo poi per
Bang Nok Khuek, un villaggio sul
fiume Meklong, che doveva diven-
tare per qualche anno la sede cen-
trale della missione.
Acclimatatisi e appreso il diffi-
cilissimo idioma, composto di ben
44 consonanti e 32 vocaboli, i con-
fratelli si sparsero nella vasta re-
gione, per accudire ai. pochi cri-
stiani e fare nuovi proseliti,
aprendo scuole, oratori, chiese, di-
spensari...
Uno dei centri più attivi fu
Banpong, una cittadina a 68 km
dalla capitale Bangkok, sulle
sponde del Meklong, lungo la li-
nea ferroviaria che percorre tutta
la penisola malese, fino a Singa-
pore. All'arrivo dei salesiani gli
abitanti non raggiungevano i die-
cimila, ma essi intuirono come si
sarebbe ben presto sviluppata, di-
ventando un fiorente centro com-
merciaie e industriale.
Vi aprirono subito una scuola
che andò man mano sviluppan-
dosi e ingrandendosi fino a ospi-
tare 2.000 allievi, dalle primarie ai
corsi preuniversitari.
Le suore in missione
Ad affiancare l'opera dei sale-
siani, nel 1931 giunsero anche le
Figlie di Maria Ausiliatrice. Pri-
ma a Bang Nok Khuek e nel 1936
a Banpong, dove costruirono ac-
canto all'opera salesiana un gran-
de istituto con scuole di ogni gra-
do, internato, esternato e aspiran-
tato.
L'intensa attività di quei primi
anni fece toccare con mano quan-
to fosse duro il terreno da disso-
dare per far attecchire i semi della
fede. Per questo mons. Gaetano
Pasotti, primo Vicario apostolico
della missione, chiamò da Mon-
tughi (Firenze), una comunità di
suore di clausura, le «Cappuccine
Clarisse», perché «arassero con le
loro preghiere e i loro sacrifici, l'a-
rido terreno dove lavoravano i fi-
gli di Don Bosco».
L'ordine, con una regola di vita
molto austera, era stato fondato
dalla ven. Maria Lorenza Longo
nel 1538.

3.3 Page 23

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Chi scrive si trovava a Banpong
quando giunse dall'Italia questo
gruppo di pioniere che meritano
essere ricordate per l'influenza e
lo sviluppo che avrà la loro con-
gregazione in questa terra non cri-
stiana.
Il gruppo di cinque suore giunse
a Banpong il 24 aprile 1936, gui-
date da suor Maria Serafica (al
secolo Maria Adriana Micheli),
che da quarant'anni pregava di
fondare un convento di clausura
in terra di missione. Ne facevano
parte: suor Margherita (Eugenia
Viti), suor Elisabetta (Carolina
Ciani), suor Annunziata (Maria
Bennati), suor Arcangela (Maria
Corsini).
La vita durissima: otto ore di
preghiera al giorno, con recita co-
rale del divino ufficio, breve ri-
poso notturno su dure assi, inter-
rotto a mezzanotte per la recita di
«Mattutino e Lodi», silenzio e
astinenza dalle carni, non scorag-
giò queste eroine dell'amore, che
trovarono ben presto in questa
terra pagana numerose giovanette
thai che, affascinate da quella
vita di immolazione e dedizione,
chiesero di far parte della nuova
comunità.
Mons. Pasotti, con l'aiuto del
generoso benefattore Kum Luang
Sith, aveva fatto costruire per
loro un modesto convento a Ban-
pong, a un solo piano, accanto al-
l'opera salesiana; ma già nel 1960
mons. Carretto, suo successore, ne
faceva costruire uno nuovo in mu-
ratura, molto più ampio.
Nel 1969 la comunità, che in
Italla da molti anni non aveva più
avuto alcuna vocazione, contava
già 19 professe e due novizie.
Di quei primi anni ricordo con
commozione la generosità con cui
la popolazione, quasi tutta bud-
dista, portava ogni giorno viveri e
doni di ogni genere a queste clau-
strali, ammirata ed entusiasta
della loro scelta, così vicina alla
mistica della loro religione.
Del gruppo di pioniere rimane
oggi una sola superstite, grave-
mente ammalata; le altre sono già
tornate alla casa del Padre a go-
dere il premio della loro vita di sa-
crificio e oblazione.
Prodigiosa espansione
Malgrado il numero ristretto
dei cattolici e la vita durissima
cui sono votate queste claustrali,
l'ordine ha avuto un prodigioso
sviluppo. Il primitivo convento
dovette essere più volte ampliato,
ma ben presto dal piccolo granel-
lino di senape si sviluppò un al-
bero che diede vita a nuove fon-
dazioni.
Il 10 marzo 1972 sorgeva un se-
condo convento a Huei Jang, 250
km da Banpong, nel sud della
missione, in una zona strappata
alla foresta dal coraggio e dalla
tenacia di un grande missionario
salesiano, don Delfino Crespi,
oggi centro pulsante di vita e di
attività.
Questo secondo convento conta
attualmente 31 religiose tra pro-
fesse, novizie e aspiranti. Il cre-
scente numero di vocazioni le co-
stringe a una nuova emigrazione,
questa volta a nord, a Udon Tha-
ni, una cittadina di 50.000 abitan-
ti, 560 km a nord-est di Bangkok,
a soli 50 km dai confini con il
Laos, dove i Salesiani e le Figlie di
Maria Ausiliatrice hanno realiz-
zato due grandi opere.
Era necessaria anche qui la loro
presenza «per arare» un terreno
non meno arido e incolto di quello
del sud. Attualmente si prospetta
la fondazione di un quarto con-
vento a Semphram, il «Vaticano
della Thailandia», un centro a
metà strada tra Bangkok e Ban-
pong, dove sono presenti tutte le
comunità religiose maschili e fem-
minili operanti in Thailandia.
Cinque settimane
di quotidiano gratis
caml>io del vostro parere.
Sl.~1ettobène.Eleggere{eanchemeghona,..
vef1dO Avvenrre a casa oer 30gra~ g1aru1tamente
A,,_.,èun-ano.-a,mbàlo:-
mo0èrcatodi,endenQ-piJ~o.anento&1IY0t)I&.
m rje0lloageen.,1tea,1'e'"ss'"a'"la"'"t'O11Snlrd D 0pa !njOlre". E~ sopr.anuno
q.,ella<lichi nonb OOt'IOIS<:ealfattoonon lon,glleda
tfll~sè QU8fllO tempo,
Peroiòvlll'WtlamOadunap,oyadl ltltutadlo~ue
.serumane,. 00f'r'9Mamen►-1 g,-.aauta. RiceiJerete corno-
~ •a essaJO ra1,re1.w~.spendere una ~ra e.
q - dopo '""'51<> penodo. "" '""""'1ce
pc,
dmo un giudizio SOi gOMle
"Y0Stt0OOrt!f9Opeimetleréd1B$88f8ptUVICll11éll
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-------------------~! Da lllaglia,e e sped,rea: AIMlflìlll I.la M Mao:h.61 - 21)124 MILANO
BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1984 23

3.4 Page 24

▲back to top
Le suore ed i loro familiari in occasione della professione.
Ogni volta che mi reco in Thai-
landia non manco mai di visitare
il primitivo convento che ho visto
nascere e svilupparsi, anche per
parlare con la maestra delle no-
vizie che parla ottimamente l'ita-
liano.
24 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1984
- Come spiegate questo af-
fluire di vocazioni, in un paese
non cristiano e in piena crisi
vocazionale, lamentata un po'
dovunque?
- È il Signore che ce le manda!
Noi lo preghiamo con tanta fede e
lui non delude le nostre attese.
Penso che molte ragazze scelgano
la nostra vita di silenzio e nascon-
dimento, attirate proprio dai sa-
crifici e dalle rinunce che propo-
niamo. Abbiamo perfino delle gio-
vani buddiste che chiedono di far-
si suore. La gioventù è generosa,
non ama la mediocrità.
- Cosa pensa la gente di voi?
- Ci ricolmano di doni e non
solo i cristiani... Sono moltissimi i
buddisti che vengono a portarci
offerte, a raccomandarsi alle no-
stre preghiere, persino a portarci
intenzioni di sante Messe.
- Come trascorrono la gior-
nata le suore?
- La maggior parte del tempo è
dedicata alla preghiera e alla me-
ditazione; poi ci sono le ore di stu-
dio, di lavoro nell'orto, di cucito,
ricamo, rammendo... Non abbia-
mo certo tempo per restare in ozio
o annoiarci.
- È vero che un gruppo di
voi si prepara ad andare in
Italia?
- Si, otto nostre sorelle dei di-
versi conventi, andranno in Italia,
a Firenze; un ritorno alle origini,
per vedere se abbiamo assimilato
bene la regola, per approfondire lo
studio dell'italiano e tradurre nel-
la nostra lingua qualcuna delle
opere ascetiche più conformi al
nostro spirito.
- Lo sapete che anche in Ita-
lia scarseggiano le vocazioni?
- Si, anche per questo preghia-
mo tanto e siamo liete di tornare
nella terra dove è nato il nostro
ordine. Pensiamo sia una dove-
rosa restituzione e un ringrazia-
mento per le prime cinque gene-
rose suore, che hanno lasciato la
patria per portarci la fede e l'a-
more del Signore Gesù.
- Cosa vi attendete dalla vo-
stra presenza in Italia?
- Non chiediamo nulla per noi,
anche se avremmo bisogno di tan-
ti aiuti. Desideriamo solo pregare
perché il Signore susciti ancora
tra le giovani italiane, anime ar-
denti e generose che sentano il fa-
scino di una totale donazione a
Dio per la salvezza dei fratelli.
- Buon viaggio, suor Serafina,
a lei e a tutte le sorelle, e buon
apostolato sotto il bel cielo d'Ita-
lia.I
Antonio M. Alesai

3.5 Page 25

▲back to top
papà mi parlava
di due persone:
«Don Bosco
e Sivori,,
Patrizio Hernandez, vlce-Maradona al Mondiali di
Spagna, una delle mlgllorl all sinistre del campionato
Italiano racconta: «Nella casa salesiana di San Nicolas
di Bue~os Aires, ml chiamavano 'Magone Michele',
perché ero un vero ribelle. Ma volevo bene a Don
Bosco e quando mi proposero tre città Italiane, scelsi
di colpo Torino. La prima passeggiata l'ho fatta al Colle
Don Bosco, a vedere la casetta di cui tanto mi aveva
parlato papà».
dai Saksiani lw imparat.o tutto.
Solo una cosa la sapevo già quan-
do arrivai nella loro casa di San
Nicolas di Buerws Aires: giocare
al pallone. Avevo imparato a due
anni».
Iniziamo l'intervista.
L ui si chiama Patrizio, suo
padre si chlamava Patri-
zio, suo figlio, questo bam-
bino con cui gioco a pallone e che
ha una forza indistruttibile
trenta minuti che insegue la palla
di cuoio, e non si stanca mai!) si
chlama anche lui Patrizio. Il per-
ché di questo nome ricorrente me
lo spiegherà tra pochl minuti Her-
nandez, l'ala sinistra del Torino,
campione nazionale dell'Argenti-
na, che nei Mondiali di Spagna
era il vice-Maradona.
Ora è nel campo ad allenarsi
agli ordini del sergente di ferro
Bersellini. Tra il fango, deve a
turno ricevere una fiondata dalla
difesa e scaraventarla in rete. Un
esercizio in cui si alternano sei at-
taccanti, e che lascia sbalorditi
per la potenza e l'esplosione di
forza che scaturisce da questi uo-
mini.
Prima di scendere in campo mi
ha detto: «Abbia pazienza una
mezz'oretta. Poi sarò tutto p er ki.
Ai Saksia.ni non lw mai dett,o di
rw. Intanto si alleni anche ki con
mio figlio. Coi ragazzi, voi sak-
siani, ci sapet,e fare, sia di qua
che al di dell'Ocearw».
Patrizio junior mi ha messo ab-
bondantemente k.o. (mi sono se-
duto a rifiatare su una panchlna
mentre lui corre come sempre)
quando arriva papà. Si piazza da-
vanti al registratore e mi dice: « Io
- Vuol raccontarmi la sua
storia di ragazzo?
- Ho avuto uno splendido
papà, molto religioso. A 12 anni è
andato a studiare, e ha fatto tutta
la scuola secondaria dai Salesiani
a San Nicolas, il nostro paese. Si è
sposato con mia mamma e hanno
avuto 7 figli. Io sono il quinto. Mi
hanno messo il nome di «Patri-
zio», perché uno dei primi Sale-
siani arrivati a San Nicolas si
chiamava Patrick Boyle, ed era
diventato intimo amico di mio
papà. Fin da piccolo ho comincia-
to non solo a frequentare, ma pro-
prio a «vivere» nella casa dei Sa-
lesiani, che mio papà considerava
la sua seconda casa. E li ho co-
minciato ad andare a scuola.
BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 1/JIU 25

3.6 Page 26

▲back to top
- I suoi risultati scolastici
erano buoni?
- All'inizio sl, ma poi peggio-
rarono molt~imo. La mia indisci-
plina era terribile. Il banco di
scuola mi sembrava una prigione,
e io ero un vero ribelle. Tutti i
preti salesiani mi chiamavano
«Michele Magone», «Miguel» in
spagnolo. Mi hanno fatto leggere
infinite volte il libretto con la vita
di quel ragazzino piemontese, e
tutti speravano che Don Bosco mi
avrebbe «calmato» come aveva
«domato» Magone. Addirittura
un mio fratello, forse a causa di
quel soprannome che mi portavo
addosso, venne battezzato «Mi-
guel».
- Quali erano i suoi progetti
per l'avvenire?
- Volevo diventare un gioca-
tore di pallone, lo sognavo fin da
picco~o. Lo desideravo tanto
che mi ribellavo alla scuola perché
vedevo in essa l'ostacolo princi-
pale alla realizzazione del mio
sogno.
- Era forte questo suo desi-
derio?
- Non era un desiderio. Il «de-
siderio» ce l'hanno tutti. Era una
«vocazione»: mi sentivo proprio
attratto, avevo tutte le doti per
diventarlo, ed ero disposto ad af-
frontare qualunque sacrificio per
realizzare quel sogno.
- Quando riusci finalmente
a «realizzare» questa voca-
zione?
- Quando feci coi Salesiani un
patto strano, ma di ferro. Mio
papà era anche professore nella
Scuola salesiana. Avevo 15 anni.
Parlammo seriamente io, i Sale-
siani e papà, e decidemmo che
avrei fatto un anno di «disciplina
militare», per provare se avevo
veramente la capacità di realiz-
zare quel sogno. Dovevo affron-
tare un orario rigido: Messa alle 6
del mattino, poi scuola fino all'u-
na, poi pranzo, ricreazione e stu-
dio. Cosi per cinque giorni alla
settimana. Il mercoledi facevo un
viaggio di 300 chilometri per rag-
giungere il Boca Junior, una delle
più grandi squadre argentine, e al-
lenarmi con i giovanissimi. Alla
sera altri 300 chilometri per tor-
nare alla scuola. Per tutto l'anno
strinsi i denti, e funzionai benis-
simo: a scuola ottimi voti, al Baca
26 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 198'
Junior grandi progressi, e invito
ad entrare nella squadra.
- L'anno dopo?
- Lasciai la scuola e la famiglia
e, col consenso di mio papà, di-
ventai un giocatore di calcio.
- Come è venuto in Italia?
- L'Italia era un sogno per me.
Mio papà, prima di andare a dor-
mire, mi parlava sempre di due
persone: di Don Bosco e di Omar
Sivori. Don Bosco era il suo gran-
de protettore. Sivori era il suo
grande amico campione. Fu mio
papà a vincere le ultime incertez-
ze di Sivori e a persuaderlo a fare
il matrimonio religioso. L'Italia
era quindi per me la terra di Don
Bosco e di Sivori, che era venuto a
giocare nella Juventus e poi nel
Napoli. La prima squadra italia-
na che mi opzionò fu il Milan. Poi
il Milan scivolò in serie B, e tre
squadre mi contattarono: il To-
rino, il Verona, la Sampdoria.
Quando sentii «Torino», non ebbi
nessuna esitazione: sarei venuto
al Torino, perché Torino era la
città che portavo nella mente e
nella simpatia da moltissimi anni.
Giunto a Torino, la prima passeg-
giata l'ho fatta al Colle Don Bo-
sco, a vedere la casetta di cui tan-
to mi aveva parlato papà. Io sono
stato portato a Torino da don Ra-
bino che nella squadra è il sacer-
dote amico di tutti.
- Ha trovato difficoltà nel-
l'ambiente italiano?
- No, difficoltà no. Venni in
Italia con la mia famiglia (ho due
bambini), e questa è il mio confor-
to stabile. Ebbi però qualche di-
spiacere. Uno dei più grossi fu il
periodo in cui mia moglie era in-
cinta e provava molte difficoltà a
mettere al mondo la bambina. Mi
consigliarono l'aborto, insisten-
temente. Ma io rifiutai, sempre.
Furono giorni di grande tensione
per me: uno può essere forte spi-
ritualmente, ma lontano dai pro-
pri fratelli, dai propri amici, in un
momento cosl brutto ci si sente
male. Ebbi llil forte «calo». Ma,
grazie a Dio, tutto si concluse
bene, nacque la mia bambina in
pieno Campionato del Mondo in
Spagna. E potei tornare alla feli-
cità.
- La preghiera l'ha lasciata
tra le cose da ragazzo, o c'è an-
cora nella sua vita?
- Io sono cattolico praticante.
Vado alla Messa e vivo da catto-
lico. Alla sera prego con i miei
bambini, e se sono solo prego da
solo.
- Passo a qualche domanda
calcistica. Chi sono i migliori
calciatori che oggi giocano in
Italia?
- È difficile rispondere, perché
un calciatore non «funziona» da
solo. Dipende dalla società in cui
è, dalla squadra in cui si trova.
Posso dire che Zico, Falcao, Pas-
sarella, Antognoni, Bruno Conti
sono giocatori che hanno una con-
tinuità di rendimento, una serietà
di condotta, che li fanno preferire
agli altri.
- Avrebbe qualche giovane
da segnalare a Bearzot per la
nazionale?
- Bearzot sa fare molto bene il
suo mestiere, ha un'ottima orga-
nizzazione alle spalle, ed è molto
più facile che scopra lui un gio-
vane campione che non lo scopra
io. Io rispetto le sue scelte.
- Che cosa si dicono due av-
versari durante la partita? Si
vedono gomitate, spinte, si
vede che urlate. Vi insultate
anche?
- No. Oggi il calcio è molto di-
verso da quello che incontrai a 16-
17 anni. Allora sì, c'era anche
grossolanità, superbia verso l'av-
versario. Oggi ci si rispetta. Siamo
professionisti, compagni di lavoro.
C'è una stima sincera tra noi,
anche se le eccezioni ci sono do-
vunque.
- Quando ha visto l'inciden-
te di Antognoni, quello di
Giordano, che cosa ha pen-
sato?
- Ho pensato che anch'io posso
correre quel rischio, ed ho pensato
al dramma delle loro famiglie. È
terribile vedere un proprio com-
pagno di lavoro stroncato da un
incidente. Si prova un grandis-
simo dispiacere.
- Da ragazzo per che squa-
dra faceva tifo?
- Per gli Estudiant:es de la Pla-
ta, la squadra dove andai a gio-
care dopo il Boca Junior.
- Dicono che i giocatori
sono superstiziosi. Lei Io è?
- No. Non credo nei gesti ma-
gici né negli oggetti che portano
via la sfortuna.

3.7 Page 27

▲back to top
- Che cosa si prova a stare
in panchina?
- Ai Mondiali cli Spagna ero in
panchina perché titolare nel mio
ruolo giocava Maradona, un fuo-
riclasse di ordine internazionale.
Non mi sentivo affatto umiliato.
Sono cosciente che se uno va in
panchina è perché in campo c'è
uno che sta giocando meglio di
lui. In un campionato ci sono mol-
tissime partite, ed è normale che
in certi periodi alcuni giocatori si
esprimano meglio cli altri.
- Lei giudica Maradona ve-
ramente il migliore giocatore
del mondo?
- Ci sono nel mondo tre, quat-
tro giocatori che sono di grandis-
simo lovello. Credo che oggi essi
siano Rummenigge, Zico, Mara-
dona, e se continua sull'attuale li-
vello, anche Platini.
- C'è qualche difensore che
l'ha fatto « soffrire» in maniera
particolare? Che non gli ha
fatto «vedere il pallone»?
- Ci sono tanti difensori che
fanno bene il loro mestiere. Ricor-
do in modo particolare Casagran-
de, della Sampdoria. Perdevano
3-0. Mancavano pochi minuti alla
fine, eppure lottava contro di me
come se la partita fosse comincia-
ta in quel momento. Una grossa
serietà profes.si.onale, la sua.
- Quando spiegherà a suo fi-
glio «come deve vivere», che
cosa gli dirà?
- Che abbia un grande rispetto
per suo papà, per sua mamma, per
tutta la sua famiglia e i suoi ami-
ci. Il rispetto per gli altri gli por-
terà felicità per tutta la vita.
- Quando il suo Patrizio le
chiederà per la prima volta
«che cos'è la morte», che cosa
risponderà?
- Una cosa naturale della vita,
una cosa sicura, che non dobbia-
mo drammatizzare perché siamo
cristiani. A mio papà io ho por-
tato un amore «terribile», e la sua
morte ci ha colpito moltissimo.
Ma non abbiamo drammatizzato
l'avvenimento. Siamo sette fratel-
li, quasi tutti sposati, qualcuno
con sei, sette figli. La tristezza
l'abbiamo potuta condividere con
moltissime persone, che ci vole-
vano bene, e che ci consolavano.
Se si crede nell'al di là, la morte
non è una tragedia.
- Lei lo sente vicino ancora
suo papà?
- Si. Il suo ricordo è vivo e per-
manente per me.
- Quando smetterà di gio-
care, cosa farà?
- Sicuramente l'allenatore.
- La sua famiglia è unita?
- Si. Ci vogliamo bene. È il
centro della mia felicità. Come in
tutte le cose della vita, eviden-
temente devo lottare per conqui-
stare e difendere questa felicità.
- Lei conosce i giovani d'og-
gi, anche i giovani italiani. Se
lei dovesse indicare il proble-
ma più difficile che deve af-
frontare la gioventù oggi, qua-
le indicherebbe?
- Il poco rispetto che hanno
per papà, mamma, nonni e fami-
liari. Per me questo è un proble-
ma maggiore della droga e della
delinquenza. Perché è quando la
famiglia si sfascia, che la droga e
la delinquenza vengono fuori. Se
la famiglia è sana e unita, droga e
delinquenza se ne vanno. La colpa
della disgregazione della famiglia
dobbiamo darla un poco alla «so-
cietà del consumo»: tutti vogliono
sciare, vogliono la moto, l'auto-
mobile. Non si sta più insieme.
Nemmeno a Natale la famiglia si
ritrova per un'intera giornata.
- Se dovesse condensare in
poche parole il messaggio di
Gesù Cristo, dirlo in pochi se-
condi ad un ragazzo, cosa di-
rebbe?
- Che Dio è amore e che dob-
biamo credere nell'amore.
- Ci sono molti suoi tifosi
tra i giovani. Quale messaggio
vuol lasciare loro?
- Dico loro tre cose. Primo: che
non parlino sempre del domani,
del dopodomani, del «che cosa sa-
ranno». Vivano il preser;ite, s'im-
pegnino ogni giorno a rendersi un
po' migliori e fare migliore il loro
Paese. Seconda cosa: molto bello
conquistare l'universo, saper usa-
re il computer: ma prima di tutto
cerchino di conoscere se stessi.
Terzo: imparino ad ascoltare Dio
e i loro genitori.
Teresio Bosco
IL DONO
DI DON BOSCO
ALLA FAMIGLIA
LO VUOI?
~ il Bollettino Salesia-
no. Dal lontano 1877
questa rivista viene in-
viata gratuitamente a chi
ne fa richiesta.
Scrivi il tuo indirizzo a:
Bollettino Saleslano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA
BOL~TINO SALESIANO I MAGGIO 1984 27

3.8 Page 28

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Corea:
una Chiesa
creata dai laici
e fondata
sui martiri
In due secoll di vita, uno di dure loro martiri considerandoli sor-
persecuzlonl. La visita di Giovanni gente perenne di innumerevoli
Paolo Il. I Saleslanl lmpegn~tl nel grazie.
vasto campo della gloventu
In questa dinamica comunità,
abbandonata.
un posto di prima fila occupano i
L a Chiesa di Corea riceve in
maggio la visita di Gio-
vanni Paolo Il, che l'ha
scelta come una delle tappe del
suo viaggio in Asia. Una visita
meritata dai cattolici coreani, an-
siosi di esprimere la loro fedeltà al
Vicario di Cristo. L'occasione è
fornita dal 200° anniversario di
fondazione della Chiesa in quel
paese. Una Chiesa giovane, dun-
que, ma fondata su una base di in-
dubbia solidità: il martirio di tan-
ti suoi figli, vittime di una serie di
persecuzioni spietate, che si sono
abbattute sui cristiani per circa
un secolo. Oggi essa è una Chiesa
vitalissima, formata da cristiani
di fede incrollabile, che onorano i
salesiani. Una presenza numeri-
camente ancora piccola, ma in co-
stante crescita. Senza risparmiar-
si, abbondando di entusiasmo e
dedizione, i salesiani rivolgono le
loro cure ai giovani abbandonati,
si calano in mezzo al popolo, ope-
rano negli ambienti di lavoro. Ci
sono, in Corea, tanti ragazzi la-
sciati a se stessi, privi di ogni pun-
to di riferimento, bisognosi di aiu-
to. I salesiani si sono votati ad
essi, con lo stesso spirito con cui
Don Bosco si dedicò all'infanzia
abbandonata d'Italia nel secolo
scorso.
I salesiani si sentono cosi inte-
grati nella Chiesa di Corea. Una
chiesa che ha una caratteristica
forse unica nella storia della Chie-
sa universale: è nata praticamen-
te da sola. E in modo del tutto
singolare. Non sono stati, cioè, i
missionari venuti da Occidente a
evangelizzare i coreani, ci hanno
28 BOLLETTINO SALESIANO J MAGGIO 1984
pensato loro stesffi. Sul finire del
diciottesimo secolo, un sant'uomo
di lettere, Lee Byok, trasformò il
centro culturale in cui operava in
un centro di formazione alla fede,
servendosi solo del Vecchio e del
Nuovo Testamento, di cui realiz-
un compendio scritto in forma
lirica. Lee Byok e i suoi compagni,
pur sforzandosi di fare del loro
meglio per osservare i comanda-
menti e le regole della Chiesa, non
ebbero alcun contatto con la
Chiesa cattolica fino al momento
in cui uno del gruppo, Lee Seung
Hoon, fu inviato in Cina nel 1784.
A Pek:ino egli incontrò il Vescavo
della città e ottenne il battesimo.
Rientrato in patria, egli e i suoi
amici si ritirarono su un monte
per studiare i libri sulla dottrina
cristiana che aveva portato con
dalla Cina, e insieme ne trassero
elementi vitali per avviare il la-
voro di apostolato. Si battezza-
rono a vicenda e poi cominciarono
a diffondere l'annuncio della fede
di Cristo. Era nata la Chiesa di
Corea. Ma insorse subito un pro-
blema. Lee Seung Hoon aveva vi-
r-

3.9 Page 29

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Le novizie delle FMA 1984.
1 novizi salesiani 1983-84.
:1,.·~i~ -n ! .,J,,..
.1 .,
."·
...,
I
l
I
'
,.
•j*
Ic~l
J'
i ' 1 ,.
,' .
Alcune scene del martirio dei protomartiri coreani visti da un
pittore.
sto i sacerdoti celebrare la Messa,
confessare i fedeli, amministrare
gli altri sacramenti. Come avreb-
bero potuto fare, i cristiani cli Co-
rea, a vivere lo stato cli grazia sa-
cramentale per mezzo della Chie-
sa senza che tra loro ci fosse un
solo sacerdote?
Pensarono allora di scrivere a
Pekino e a Roma, per chiedere
che mandassero loro almeno un
prete. Non furono accontentati.
in Cina né a Roma c'erano sa-
cerdoti disponibili. Per i poveri
cristiani di Corea fu un colpo tre-
mendo, tanto più che la comunità
andava espandenèl.osi, sia pure in
forma segreta a causa dell'ostilità
del mondo esterno. Accadde al-
lora un fatto canonicamente non
ortodosso, certo, ma commovente.
Era tanto grande la fede cli quei
primi cristiani, tanto forte il de-
siderio cli partecipare alla Messa e
ai sacramenti, che scelsero essi
stessi, fra i migliori di loro, i «sa-
cerdoti». In breve tempo, la Chie-
sa coreana si strutturò come le al-
tre chiese, ma dei suoi preti nes-
suno era stato ordinato...
29 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1984

3.10 Page 30

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La cosa si riseppe e Roma fece
le sue rimostranze, ma si decise
anche a provvedere. Un sacerdote
cinese, il padre Chu Moon Mo
giunse nel 1794 in Corea, con l'in-
carico di curare quella comunità
cristiana. Per il nuovo arrivato la
vita non fu facile, come del resto
non lo era per il suo gregge, sot-
toposto a dure prove. La fede cri-
stiana era vista dagli uomini che
detenevano il potere come una
«teoria» inaccettabile, non solo
per la sua provenienza occidenta-
le, ma anche perché, in un paese
lacerato da profonde divisioni po-
litiche e ideologiche, con un Nord
e un Sud fra loro divisi e contrap-
posti (anche allora!), si ritenne
che i seguaci della «teoria» stes-
sero formando un partito. Ce n'e-
rano già troppi, di partiti, nella
Corea di quell'epoca e non ne vo-
levano un altro, per timore di do-
ver fare i conti con esso in termini
di spartizione del potere.
I cristiani erano ben lontani da
questa errata visione della loro
presenza, ma proprio a causa di
essa furono costretti a tenersi na-
scosti. Padre Chu Moon Mo vi-
veva nella clandestinità, incontra-
va i cristiani nelle loro case, cele-
brava la Messa nel cuore della
notte. Tante precauzioni non lo
salvarono: scoperto nel 1901, fu
catturato e messo a morte. Con
lui e prima di lui, molti cristiani
andarono incontro al sacrificio
della vita testimoniando con co-
raggio la propria fede. Apre que-
sta schiera di martiri Giovanni
Battista Lee Byok, il fondatore
della Chiesa in Corea. Egli fu im-
prigionato, nella sua casa, dai suoi
stessi famigliari. Costoro, rifiu-
tandosi anche solo di capire la
dottrina professata da Lee Byok,
ricorsero ad ogni mezzo per disto-
glierlo dalla sua fede. Il padre
giunse a minacciare di impiccarsi
se il figlio non avesse smesso di
partecipare alle attività della sua
chiesa. Ma Giovanni Battista re-
sistette a ogni genere di pressione.
Si impose un digiuno totale, rac-
cogliendosi nella meditazione e
nella preghiera finché le forze gli
vennero meno. Due anni più tar-
di, nel 1787, un proprietario ter-
riero (possedeva la terra su cui
sorge oggi la cattedrale di Myron
Rye, nell'archidiocesi di Seul), di
30 BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 19/U
Don Luc von Looy, eletto recentemente consigliere generale per le Missioni. in mezzo ai
suoi ragazzi.
Gruppi pellegrini coreani preSBO la romba dei prot.omartiri.
nome Tomaso Kim Beon-Woo,
venne arrestato, gettato in prigio-
ne e sottoposto a tortura. Mori in
seguito alle percosse subite, invo-
cando il nome di Gesù.
Numerosissimi altri cristiani
caddero vittime della persecuzio-
ne, furono torturati e uccisi. Il
loro sacrificio contribuì ad allar-
gare la cerchia dei convertiti. Tut-
ti si impegnavano con slancio am-
mirevole nel lavoro di apostolato,
correndo rischi mortali, costretti
talvolta a dolorose rinunce o ad
entrare in contrasto con i loro
stessi famigliari. Un momento dif-
ficile fu quello che vide i cristiani
obbligati ad abbandonare una
pratica che da secoli apparteneva
al patrimonio tradizionale del
paese. In ogni casa coreana c'era
un piccolo altare eretto in memo-
ria degli antenati e in determinati
giorni dell'anno si svolgevano riti

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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L'impegno delle FMA nella catechesi è notevole.
particolari. Il ve.scovo di Pekino
ritenne che quei riti configuras-
sero pratiche idolatriche, e li vietò
ai cristiani. Per molti fu una ri-
nuncia dolorosa: comportava l'ab-
bandono di una pratica tradizio-
nale e, spes.w, il distacco dalla fa-
miglia. Ma, salvo pochi casi di
apostasia, anche questo sacrificio
fu accettato in spirito di obbe-
dienza.
Il popolo cristiano di Corea nu-
tre una venerazione particolaris-
sima per colui che fu il primo sa-
cerdote coreano, e che rimase vit-
tima della persecuzione all'età di
26 anni. Andrea Kim Dae Keon
nacque a Dan-Chin nel 1821. La
sua famiglia aveva già dato alla
Chiesa un martire: il nonno di
Andrea, ucciso nel 1816, dopo
aver trascorso dieci anni in prigio-
ne. E ne avrebbe dato un secondo,
il padre di Andrea, giustiziato nel
1839. A 16 anni, Andrea fu man-
dato clandestinamente in Cina, a
studiare nel seminario di Schan-
gai, dove fu ordinato sacerdote
nel 184-0. Rientrato di nascosto in
Corea, iniziò un alacre lavoro di
apostolato, conquistando molte
anime. La sua mis&one doveva
durare solo un anno. Catturato
nel maggio del 1846, fu decapitato
in settembre dello stesso anno.
Dal carcere scriveva ai fedeli:
«Tutte queste sofferenze le ricevo
in nome di Cristo. Io credo fer-
mamente nella grazia di Cristo e
spero che Dio mi darà la forza di
sopportare queste torture fino
alla fine. Signore, pietà. Signore,
pietà».
Dopo l'esecuzione, un cristiano
sottrasse il corpo del giovane sa-
cerdote e lo portò di notte, attra-
verso monti e vallate, nella terra
natale, a più di cento chilometri
dalla capitale. L'anno scorso, la
reliquia del sacerdote-martire ha
percorso, di città in città, tutte le
parrocchie della Corea, e molte fa-
miglie l'hanno potuta ospitare
nelle loro case. Le persecuzioni
succedutesi per oltre un secolo
hanno coinvolto anche missionari
francesi, dieci dei quali saranno
proclamati beati durante la visita
del Papa, assieme a don Andrea
Kim Dal Keon e a 92 laici coreani.
A quelle dure persecuzioni, che
ricordano quelle dei cristiani dei
primi secoli. i fedeli coreani rispo-
sero con eroica determinazione
nella fede, rinsaldando la loro
unione, aiutandosi fraternamente
a vicenda. Una generazione dopo
l'altra, seppero resistere alla tem-
pesta. Solo nel 1883, le cose accen-
narono a migliorare, anche se la
libera testimonianza della fede
senza restrizioni poté manifestarsi
appieno all'indomani della guerra
del 1953.
Non c'è da stupirsi se, con que-
sti precedenti storici, la Chiesa
coreana è oggi una Chiesa viva e
in pieno fermento. I cattolici sono
un milione e mezzo, i catecumeni
affollano i corsi di catechismo per
prepararsi al battesimo, i semi-
nari accolgono un numero cre-
scente di aspiranti al sacerdozio,
sono nati movimenti di preghiera,
gruppi di studio per laici. C'è una
grande partecipazione ecclesiale
alla vita sociale, con opera desti-
nate ai poveri e agli emarginati,
alle vittime dell'ingiustizia cau-
sata dal sistema economico che
sembra voler sacrificare l'uomo al
profitto. Per la difesa dei diritti
dell'uomo, la Chiesa è scesa in
campo con determinazione, molti
sacerdoti hanno conosciuto la pri-
gione perché non hanno esitato a
levare la loro voce di denuncia. I
ripetuti interventi dell'Episco-
pato contro l'ingiustizia, hanno
creato un clima di fiducia nella
Chiesa, anche tra i non cristiani.
E ciò perché i coreani sentono ac-
crescere il bisogno di ideali, anche
religiosi, per sfuggire al soffocante
abbraccio di uno sviluppo eco-
nomico dai tratti disumani, di-
mentico che l'uomo viene prima
della produzione.
La Chiesa di Corea celebra dun-
que quest'anno i suoi 200 anni di
vita. Si è preparata a questa ricor-
renza moltiplicando gli sforzi di
animazione. Ovunque sono in cor-
so iniziative, piccole e grandi, tut-
te comunque rivolte a dare ulte-
ri.ore slancio alla comunità eccle-
siale. La partecipazione dei sale-
siani a questo sforzo è piena ed
entusiastica. Come è loro costu-
me, essi operano in favore dei gio-
vani, dei ragazzi, quelli abbando-
nati a se stesm., anzitutto, ma an-
che quelli delle scuole, per contri-
buire alla loro educazione e for-
mazione civile e religiosa. I dor-
mitori per i ragazzi, i centri di at-
tività per giovani operai, i presidi
medici per i lebbrosi, sono alcune
fra le molteplici attività dei sale-
siani, delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, dei cooperatori, delle vo-
lontarie di Don Bosco, insomma
di tutta la famiglia di Don Bosco.
Anch'essi contribuiscono a far
crescere la dinamica chiesa corea-
na, esemplare per vitalità, corag-
gio e certezza nella fede.
BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 11184 31

4.2 Page 32

▲back to top
a che punto
siI amo con
le vocazioni
salesiane?
1113 maggio la Chiesa celebra la
XXI Giornata mondiate di
preghiera per le vocazioni
istituita da Papa Paolo VI che ne
delineò così le flnalltà: «La
giornata è per tutta la comunità
ecclesiale un tempo di
riflessione approfondita sul tema
della vocazione e di fervida
preghiera per tutte le vocazioni
di speciale servizio al popolo di
Dio». Cogliamo questa
occasione per offrire ai lettori del
BS una conversazione con don
Francesco Maraccani, superiore
della lspettoria di Verona e
incaricato da parte della
Conferenza delle lspettorie
d'Italia, di seguire l'opera degll
animatori vocazionali salesiani
nel nostro Paese.
e oncludendo la descrizione
della presenza salesiana
nel mondo, nella sua re-
Jazione al 22° Capitolo Generale,
il Rettor Maggiore, don Egidio
Viganò, sottolineava che, se «la
Congregazione è presente in tutti
i continenti», la crisi degli anni
'60 e '70 ha però ridotto il perso-
nale: «da 22 mila siamo passati a
17 mila. L'incremento delle voca-
32 • BOLLETTINO SALJ;SIANO 1 MAGGIO 1984
Don Francesco M.araccani.
zioni si è ridotto; quello più inten-
so viene ora soprattutto da zone
geografiche nuove».
Di fronte all'impegno di rinno-
vamento legato al Concilio Ecu-
menico Vaticano II e alle assenze
pastorali incolte dell'attività apo-
stolica oggi si fà ancor più avver-
tire il peso della «crisi». Come
reagisce ad essa la Congregazio-
ne? Come traduce in atto l'invito
che don Viganò sintetizzava in
queste parole: « Dobbiamo sentir-
ci chiamati a lavorare pastoral-
mente per un maggior incremento
delle vocazioni»?
Lo abbiamo chiesto a don Fran-
cesco Maraccani.
- Vuol dirci come si concre-
tizza l'impegno della Congre-
gazione per fronteggiare la
crisi delle vocazioni?
- La pastorale delle vocazioni
viene vista ed affrontata all'inter-
no della pastorale giovanile nel
suo insieme. È quindi una preoc-
cupazione di ogni ispettoria, di
ogni comunità della Congregazio-
ne che vive la missione per i gio-
vani. A livello mondiale non c'è
una struttura specificamente in-
catj_cata del problema vocaziona-
le. E il Consigliere per la pastorale
giovanile, che ha il compito di te-
ner vivo il progetto educativo sa-
lesiano, a dare anche le linee es-
senziali per la pastorale vocazio-
nale. Tuttavia a livello delle di-
verse Conferenze Ispettoriali op-
pure di gruppi di Ispettorie esi-
stono organizzazioni concrete per
favorire lo sviluppo delle vocazio-
ni, sia sacerdotali che religiose.
Cosi in Italla, la Conferenza
delle Ispettorie, pur preservando
l'unità del progetto educativo io;a-
lesiano, ha incaricato in modo
particolare un'Ispettoria di tener
viva la sensibilità per il problema
delle vocaziorù e di coordinare in
un certo senso il lavoro in questo
campo. Pur restando fermo che la
cura delle vocaziorù dev'essere
una preoccupazione di ogni Ispet-
toria e di ogni Comunità salesia-
na, da alcuni anni è stato istituito
un Ufficio Nazionale per l'Ani-

4.3 Page 33

▲back to top
mazione Vocazionale, coordinato
da un Ispettore che si avvale della
collaborazione di un incaricato
nazionale e degli incaricati ispet-
toriali.
- Quali, in sintesi, le finalità
dell'Ufficio nazionale?
- Una funzione, essenzialmen-
te, di animazione e di stimolo per
tener desta la proposta vocazio-
nale nelle diverse comunità. A tal
fine i membri dell'Ufficio si incon-
trano più volte durante l'anno per
scambiarsi esperienze, proporre
suwdi, definire linee operative e,
soprattutto, confrontare la nostra
animazione vocazionale con il
cammino di tutta la Chiesa ita-
liana.
Sempre più, infatti, la nostra
azione vocazionale - che, si badi,
è per tutte le vocazioni ecclesiali e
non solo per quelle salesiane - è
collegata fortemente con la pasto-
rale vocazionale della Chiesa che
è in Italia. Ed i confratelli impe-
gnati in questo campo vengono
sollecitati ad un contatto sempre
più continuo e profondo con i
Centri Vocazionali Diocesani.
- Ci sono novità nelle «for-
me» con cui la e<proposta» sa-
lesiana viene presentata oggi?
- Accanto ad alcune metodo-
logie di proposta vocazionale più
diffuse nel passato, e tuttora va-
lide come i centri di orientamento
e gli 'aspirantati' tradizionali che
inviavano novizi al termine del
ginnasio (15/16 anni), si sono ag-
giunte altre forme come l'azione
nei gruppi vocazionali (gruppi che
raccolgono ragazzi già disponibili
alla proposta), campi scuola, co-
munità per preadolescenti e ado-
lescenti (comunità di accoglienza,
che vengono comunemente chia-
mate comunità-proposta) ed altre
forme di convivenza dei giovani
nelle nostre comunità.
Vorrei qui sottolineare che per
l'Italia si tratta di una novità;
una novità che indica anche come
la pastorale vocazionale tenda ad
inserirsi sempre di più in tutto il
tessuto della nostra azione di pa-
storale giovanile.
- In che misura la scarsità
di vocazioni che tocca quasi
tutti gli ordini religiosi, e gran
parte della Chiesa, è stata av-
vertita dai salesiani?
- La crisi degli ultimi venti,
anzi trent'anni ha toccato profon-
damente anche la Congregazione
salesiana. Soprattutto nei paesi di
più antica tradizione cristiana.
Oggi assistiamo però ad una
fioritura davvero promettente
delle vocazioni in India, nelle Fi-
lippine, nelle giovani Chiese del-
1'Africa e in alcune nazioni del-
l'Est europeo come la Polonia,
dove nonostante le difficoltà il va-
lore della vocazione religiosa vie-
ne sentito vivamente.
In quest'ultimi anni si nota poi
una ripresa abbastanza consisten-
te in quasi tutte le nazioni del-
1'America Latina, grazie anche
alla coscienza progressiva che la
Chiesa ha preso di stessa e del
proprio servizio ai popoli latino-
americani, nelle Conferenze a li-
vello continentale di Medellin e di
Puebla.
Assai più lenta è invece la ripre-
sa nei paesi dell'Europa occiden-
tale, negli Stati Uniti e nel Giap-
pone, dove i salesiani hanno sem-
pre avuto abbastanza vocazioni.
In Italia è evidente un aumen-
tato interesse vocazionale. Que-
st'anno, powamo contare su più
di cinquanta e<novizi»; un numero
certamente più alto di quello degli
anni passati, e che segna una ri-
presa ma ancora assai ridotta ri-
spetto alle reali necessità delle
opere salesiane e alla tradizionale
ricchezza delle vocazioni salesiane
nel nostro paese.
- Nella sua relazione al Ca-
pitolo generale, il Rettor Mag-
giore ha lanciato ((un grido
d'allarme» soprattutto per il
calo numerico dei coadiutori... ·
- Purtroppo, mentre la voca-
zione sacerdotale fiorisce o ripren-
de a fiorire un po' dappertutto, lo
stesso non avviene per le vocazio-
ni dei coadiutori. Sembra che la
vocazione del religioso in quanto
tale, ossia non legata al ministero
sacerdotale, sia ancora troppo
poco avvertita o, forse, troppo
poco annunciata e testimoniata.
Due anni fa abbiamo promosso
un incontro su questo problema in
Italia ed abbiamo dovuto prender
atto che la vocazione del salesiano
33 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 19/U

4.4 Page 34

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coadiutore non è sufficientemente
compresa, valorizzata e proposta
dagli stessi sacerdoti. Su questo
punto dovremo insistere con mag-
gior forza perché Don Bosco ave-
va visto un volto originale della
Società Salesiana proprio nella fi-
gura del salesiano laico.
- Come viene proposto l'i-
deale salesiano ai giovani
d'oggi?
- Nella tradizione salesiana la
presentazione della nostra vita
avviene soprattutto attraverso la
presenza diretta in mezzo ai gio-
vani Adesso ci stiamo chiedendo
come vengano accolte dai giovani
d'oggi la nostra presenza e la te-
stimonianza della nostra vita.
Ci accorgiamo infatti che non
sono <<segni» che vengono imme-
diatamente compresi. Di qui l'im-
portanza di «ripresentare» il ca-
risma di Don Bosco e l'ideale di
una vita donata totalmente ai
giovani.
Sembra che oggi faccia ancora
molta presa l'ideale «missiona-
rio», del religioso o del sacerdote
pienamente disponibile per il Re-
gno; faccia ancora presa una vita
che è donata al servizio degli altri
soprattutto dei più poveri.
Ci sforziamo, quindi, di presen-
tare la vocazione salesiana nella
sua globalità (senza distinguere
tra la vita del prete e quella del
laico) prima di tutto nel suo
aspetto di donazione, di servizio e
insieme anche sotto l'aspetto edu-
cativo.
Mi pare però che i giovani d'og-
gi siano molto più sensibili all'a-
spetto del servizio e meno a quello
dell'educazione.
Da questo punto di vista fa' ta-
lora problema che, nei nostri isti-
tuti educativi, non sempre sappia-
mo mostrare come il nostro «fare
scuola» sia davvero una donazio-
ne, un servizio. A volte sono i gio-
vani stessi a rimproverarci d'es-
sere troppo insegnanti, professori,
e non sufficientemente testimoni
della capacità di donarsi e di ama-
re di Don Bosco.
Infine, poiché i giovani sono
oggi molto sensibili al discorso co-
munitario, cerchiamo di presen-
tare anche il significato di una co-
munità che testimonia la vocazio-
ne religiosa salesiana al tempo
stesso, come vocazione di persone
34 BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 198'
che singolarmente si mettono al
servizio degli altri e come vocazio-
ne che si realizza in una comunità.
Anche sotto tale profilo occorre
però riconoscere che talvolta in-
contriamo delle difficoltà, perché
non siamo sempre le comunità che
dovremmo essere per testimoniare
con efficacia il messaggio.
- Quali sono i maggiori
ostacoli all'accoglienza della
proposta salesiana da parte
dei giovani?
- Il più grave è costituito dalla
stessa società secolarizzata, in cui
i giovani vengono investiti da una
pluralità di messaggi e spesso non
riescono a comprendere i valori
della vita religiosa, la quale, se
comporta delle rinunce, è tuttavia
una vita di donazione totale e di-
sinteressata agli altri.
Al clima secolarizzato si ag-
giunge la difficoltà rappresentata
tante volte dall'ambiente familia-
re, perché la famiglia non sempre
è quella comunità di fede dove il
valore della vocazione viene capi-
to, apprezzato ed aiutato a cre-
scere.
Tuttavia, nonostante l'ignoran-
za di certi valori, io sono ferma-
mente convinto che vale anche
per i nostri giorni quel che Don
Bosco affermava ai suoi giorni, e
cioè che un giovane su cinque ha il
dono della vocazione o almeno l'a-
pertura alla vocazione. lo sono si-
curo che il Signore continua a
chiamare e chiama abbondante-
mente anche oggi. È necessario
far giungere il suo messaggio a co-
loro che mostrano i segni, i germi
della vocazione; far loro compren-
dere la bellezza della nostra vita,
del donare se stessi per gli altri.
Oggi il pericolo non è che entri-
no dei non-chiamati, ma che resti-
no fuori dei chiamati,
- Dalle sue risposte emerge
la delicatezza della missione
dell'animat.ore vocazionale,
che oggi assai più che in pas-
sato non ammette improvvi-
sazioni...
- Vorrei ricordare che ogni sa-
lesiano dev'essere capace di co-
municare il dono della vocazione.
È tra le caratteristiche della no-
stra Società. Don Bosco, tra le fi-
nalità della Congregazione, ha
messo quella di promuovere le vo-
cazioni ecclesiastiche e religiose, e
non solo quelle salesiane.
Dunque, animatore vocazionale
dev'essere ogni salesiano. Ma non
sono ammesse improvvisazioni1 Ci
vuole una conoscenza profonda
del dono della vocazione per po-
terla presentare in maniera ade-
guata. Ci vuole una conoscenza
maggiore del ragazzo e dei segni
che il Signore dona e che si mani-
festano nell'animo dei giovani. Ci
vogliono capacità di discernimen-
to e capacità di proposta.
In sostanza, dobbiamo essere
degli educatori capaci di orienta-
re, servendoci anche delle scienze
umane, attenti alle condizioni
concrete del mondo d'oggi, so-
prattutto nei paesi del benessere,
e insieme fiduciosi nella forza in-
teriore dell'annuncio della parola
di Dio.
- In conclusione, quello del-
le vocazioni non è un proble-
ma che possa essere eluso per
quanto grandi possano essere
gli altri che assorbono la So-
cietà in Italia?
- Premesso che nessuna co-
munità religiosa può eludere o
trascurare questo problema, direi
che noi salesiani ne stiamo pren-
dendo sempre più coscienza per
ritornare agli inizi stessi della
Congregazione, quando ogni co-
munità era un centro vocazionale.
E aggiungerei che sempre più
dobbiamo vivere il dono della vo-
cazione all'interno di quel grande
movimento che è la Famiglia sa-
lesiana, in unione con i gruppi
consacrati come le Figlie di Maria
Ausiliatrice, le V.D.B., con i coo-
peratori e gli exallievi.
Desidero ulteriormente ribadire
l'importanza che la pastorale vo-
cazionale non solo sia inserita al-
l'interno del progetto educativo
globale della comunità salesiana,
ma sia anche collegata con la pa-
storale vocazionale della Chiesa
che oggi è in Italla. Non solo ci
sentiamo uniti, ma comprendia-
mo di avere un ruolo particolare
ed una specifica responsabilità e,
al tempo stesso, anche una specia-
le possibilità per la presentazione
del carisma della vocazione Sdle-
siana proprio quanto più agiano
in unione con gli altri religiosi,
con i sacerdoti diocesani e con i
Vescovi.
Silvano Stracca

4.5 Page 35

▲back to top
essenzialmente linguistica,
senza allargare il discorso ad
altre discipline, evitando cosl
un'antologia enciclopedica.
Per quanto riguarda la ter-
minologia grammaticale e sin•
tattica ed anche l'analisi lette-
raria-estetica, ci si attiene alla
formulazione tradizionale, pur
accogliendo le recenti acqui-
sizioni degli studi di linguisti-
ca.
Altri criteri sono la multidi-
* RENATO ZANON
sciplinarità, limitata e possibi-
le, il criterio dell'apprendimen-
RINO SEVERI
to attivo per cui l'allievo viene
Parole, Idee, 3 volumi con gui- guidato ad acquisire gradual-
da per l'insegnante, Ed. Mo- mente un metodo di studio
rano (Napoli-Milano), L. personale. Tenendo presente
15.000 a volume
le diverse situazioni psicolo-
È uscita in questi giorni in giche e culturali degli allievi,
vivace veste tipografica, con anche dei meno dotati, l'anto-
impaginazione spaziata e cor- logia contiene esercizi diffe-
redata da illustrazioni e dise- renziati ed una gamma di pro-
gni di uno degli autori, la nuo- poste di lavoro individuale e di
va antologia italiana per la gruppo, a diverso livello di im-
Scuola Media, Parole Idee del- pegno.
l'editore Morano. Ne sono au-
tori due salesiani. Come è
apertamente specificato nella
presentazione dei volumi e
nella Guida per l'insegnante,
la nuova antologia si propone
l'educazione linguistica del-
l'allievo nel particolare mo-
mento dell'età evolutiva, In cui
egli sente la necessità di aprir-
si al mondo e di comunicare
con gli altri.
A questo scopo l'antologia
offre un'ampia scelta di testi,
non solo letterari, ma anche di
attualità, presi dalla stampa
quotidiana e periodica (un ter-
zo circa rispetto alla totalità
dei brani di prosa e di poesia).
Ogni testo inoltre è corre-
dato da esercizi di «Verifica
delle parole:t e Verifica dei In armonia con questi crite-
contenuti». E dato anche op- ri, l'antologia propone nume-
portuno spazio ai linguaggi rose schede didattiche di tre
connessi con quello verbale- tipi: di metodologia con indi-
letterario, come il linguaggio cazioni su «Come fare un
del giornale, della televisione e tema», «Capire una poesia»,
della radio, del cinema e dei «Come fare la relazione di un
fumetti.
libro di narrativa», «Come vi-
L'opera si propone anche, sitare un museo»...; inoltre
come finalità comprimaria, l'a- schede di narrativa su opere di
pertura e la maturazione verso autori italiani e stranieri sug-
i problemi ed i fatti importanti gerite alla lettura dell'allievo: e
della società attuale, cercando infine schede di nomenclatura
in ciò un giusto equilibrio, non sui significati di una parola,
esasperando cioè la compo- per meglio avviare all'uso del
nente sociale, ma neppure an- vocabolario.
nullandola, a favore solo di
quella individuale ed espres-
siva. Si dà ampio spazio dun-
* que alle tematiche riguardanti
la persona umana, la natura e
ANTONIO FALLICO
l'ecologia, il futuro e le profes- La Preghiera, Editrice Rogate,
sioni... L'intento formativo de- Roma 1984, pp. 140, L. 6.000
gli autori ispira tutti gli argo- Segnaliamo volentieri que-
menti e gli interventi didattici sto libro che sappiamo essere
proposti. Essi dichiarano di nato da una esperienza per-
credere alla scuola come va- sonale e comunitaria facendo
lido momento di educazione, nostra la recensione che Vito
nonostante le difficoltà dell'at- Magno ha pubblicato sull'Os-
tuale situazione storica e pro- servatore Romano del 4 feb-
prio per la odierna prevalenza braio 1984.
dei linguaggi non verbali, ac- Antonio Fallico, noto per
cettati passivamente».
numerose pubblicazioni, ha
La metodologia adottata in raccolto in un libro dal titolo
Parole Idee segue una linea «La preghiera, rapporto d'a-
more con Dio Uno e Trino»,
pubblicato dall'Editrice Roga-
te, un ciclo di meditazioni in-
centrate sulle linee portanti
della spiritualità «Chiesa-Mon-
do• e dell'omonimo Istituto
«Missione Chiesa-Mondo»,
del quale è promotore e re-
sponsabile.
Non si tratta di un piccolo
trattato sulla preghiera: questa
viene presentata come «rap-
porto d'amore con Dio Uno e
Trino», cioè come espressione
di una spiritualità che intende
essere trinitaria in quanto con-
sidera la vita trinitaria quale
modello e fonte della comu-
nione (kolnonfa) e del servizio
(diakon!a) nella Chiesa e nel
mondo. Il rapporto trinitario,
perciò, non è assunto astrat-
tamente, bensl come rapporto
con Dio Padre, con Dio Figlio
e con Dio Spirito Santo.
La serie di meditazioni non
è un susseguirsi di lezioni sul-
la preghiera, la quale non vie-
ne insegnata, ma piuttosto
«mostrata • nel suo esprimersi
neotestamentario e nella co-
munità ecclesiale di oggi. La
sensazione che coglie il lettore
è che la preghiera sia assai
prima un bisogno che un do-
vere, un linguaggio di vita più
che una dimostrazione di fede.
Tutte le pagine del volume, in-
fatti, sono attraversate da un
calore contenuto ma sincero,
da una partecipazione che
non scade mai nella retorica,
ma che conosce l'immediatez-
za del dialogo vivo, la concre-
tezza dei riferimenti alle situa-
zioni reali non solo dell'orante,
ma dell'ambiente nel -quale chi
crede intende e vuole pregare
insieme alla Chiesa e al mon-
do.
Opportunamente l'Editrice
Rogate si è assunta l'iniziativa
di questa pubblicazione. I tem-
pi e la riflessione dimostrano
come il problema vocazionale
- istituzionalmente legato al-
l'impegno del Rogate - chia-
mi in causa, con sempre mag-
giore evidenza, natura, neces-
sità e Insostituibilità della pre-
ghiera. La sequela di Cristo è
momento successivo ad una
preghiera, è risposta in pre-
ghiera ad una chiamata che è
possibile decifrare soltanto nel
rapporto d'amore avviato e so-
stenuto dalla preghiera.
Senza confondere dottrina
e prassi, contemplazione e
azione, l'Autore insiste oppor-
tunamente sulla Impossibilità
di «separare la preghiera del
consacrato nel tempio dall'im-
pegno socio-politico nella città
degli uomini. Tutte le preghie-
re di tutti gli uomini sono soli-
darietà storica perché presen-
tano a Dio i bisogni del mo-
mento... È questo il compito
che ci spetta: mediare tra
Chiesa e mondo, tra eternità e
tempo, tra spirituale e materia-
le, tra divino e umano, tra con-
templazione e azione. Questo
è il nostro destino storico in
quanto discepoli consacrati di
Gesù per le strade del mon-
do».
Con l'espressione pregnan-
te, ma certamente esatta, si
legge che «la preghiera diven-
ta "seno materno" che genera
vita nuova, vocazioni nuove».
È la dottrina e la coscienza di
sempre nella Chiesa, per cui si
è considerato e si considera
capace di vivere secondo la
propria vocazione umana e
cristiana colui che sa vera-
mente pregare.
Sebbene scaturito da am-
biente di anime consacrate,
questo scritto sulla preghiera
ha per destinatari tutti: sacer-
doti, religiosi, laici e, vorrem-
mo aggiungere, credenti e non
credenti.
* DOMENICO VOLPI
Didattica dell'umorlamo, Col-
lana « Tecniche per una scuo-
la nuova», Editrice La Scuola,
Brescia, 1938, pp. 176, L.
7.500
Sull'«Avvenire » del 3 ago-
sto 1979 Sandro Maggiolini
pubblicava una sua «preghie-
ra per l'umorismo•. Conce-
dimi, Signore - diceva - la
grazia dell'umorismo... oso
chiedertelo almeno perché ml
pare che ce ne sia tanto biso-
gno, e qualcuno lo deve pur
possedere per poterlo Indicare
e comunicare, almeno come
atteggiamento possibile...
Umorismo, dunque, come
registro del linguaggio (ver-
bale e iconico), ma anche
come atteggiamento mentale,
di tipo chiaramente divergen-
te, umorismo che non è disim-
pegno, ma un immergersi nella
storia dominandola in una vi-
sione più ampia e più lunga
della nostra sapienza. In uno
spendersi che non diviene di-
sperazione perché si sa che
oltre i nostri sforzi c'è un Altro
che compie i nostri risultati e
spesso li riaggiusta.
Perché no, dunque, un di-
scorso di educazione all'umo-
rismo diretto a tutti coloro che
della educazione appunto
sono i professionisti?
Dopo le decine di saggi sul-
l'umorismo pubblicati in questi
ultimi anni, l'opera di Volpi -
exallievo e nostro collabora-
tore - si colloca in uno spa-
zio del tutto Inesplorato e -
questo ne è l'aspetto più signi-
ficativo - con prospettive as-
solutamente originali.
Un libro, quello di Domenico
Volpi, che non può mancare
nella biblioteca di ogni inse-
gnante e di chiunque operi nel
settore dell'animazione gio-
vanile.
35 BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 19/U

4.6 Page 36

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VALIDO SOSTEGNO
Desidero segnalare la costante pro-
tezione di Marta Auslllatrlce da me in-
vocata in unione ai miei bambini sulla
mia famiglia.
Le nostre preghiere chiedono anzi-
tutto una maturazione spirituale sem-
pre più sincera e profonda di tutti noi
e, alle volte, come successo di recente,
anche un aiuto per difficoltà contin-
genti.
In particolare in occasione di preoc-
cupanti disturbi sofferti da mio marito e
dalla nostra bambina più piccola ab-
biamo riscontrato un valido sostegno
da parte dei nostri cari interecessori.
Lettera firmata - Trieste
•METTETEVI SOTTO
J
I - LA SUA PROTEZIONE
.
Sono un exalllevo delle scuole ele-
mentari .Maria Ausìllatrice» e ricevo
da sempre il «Bollettino Salesiano».
Avendo tanto pregato Maria Ausllla-
trlce per la soluzione di tanti problemi
che hanno attraversato la mia esisten-
za ed avendone sempre riportato gran-
de aiuto morale, desidero ora ringra-
ziare attraverso la rivista ed esortare
chiunque si trovi In difficoltà a mettersi
sotto la sua protezione.
Da parte mia continuo ad invocarla
ed a pregarla fiducioso nella sua Inter-
cessione affinché protegga la mia fa-
miglia e tutte le persone che ne hanno
bisogno.
Peroni Claudio - Pavia
C'ERA UN PO' DI TENSIONE
Innanzitutto voglio salutarvi tutti
quanti.
Ricevo sempre il «Bollettino» e mi
piace molto.
Leggo sempre tutte le grazie e an-
ch'io ho da segnalarvene una. Nella fa-
miglia di mio fratello c'era un po· di
tensione per bisticci tra lui e la moglie.
Seppi di quelle discussioni ed iniziai
subito una novena a Maria Auslllatrl-
36 BOUETTINO SALESIANO I MAGGIO IN4
ce. Seppi quasi subito che la bufera
era passata.
Grata a Maria Ausiliatrice e chieden-
do ancora la Sua protezione per tutti
noi, colgo t·occasione per questa op-
portunità che mi date.
Lettera firmata - Asti
I _J I DOVETTI SUBIRE
-I
UNA SECONDA OPERAZIONE
Sono una cooperatrice e scrivo per
ringraziare a nome di mia sorella, Ma-
ria Auslllatrlce e Don Bosco.
A distanza di tre anni da una prima
operazione ne ha dovuto subire una
seconda per un male grave. Adesso
sta benino anche se deve fare dei con-
trolli. Speriamo che il Signore ci dia la
salute e la forza di vivere sempre bene
la nostra vita. Grazie di cuore per la
pubblicazione. Da quando ho cono-
sciuto i Salesiani scrivo sempre con
tanta familiarità e sono trent'anni che
ricevo il cBollettlno» dove mi piace
leggere le tante grazie che la Madonna
dispensa.
Esposito Corclone Maria
San Gennaro Vesuviano (NA)
DIFFICILE OPERAZIONE
J
Dopo grandi sofferenze, il 25 gen-
naio 1983 fui operata presso il Centro
tumori di Milano a causa di due carci-
nomi maligni. Il rischio fu grande dal
momento che ho settantasette anni ac-
compagnati anche da altri non lievi ac-
ciacchi.
Malgrado le preoccupazioni dei me-
dici tutto andò bene e ne ebbi lo stessa
conferma proprio Il 31 gennaio festa di
san Giovanni Bosco.
Mi sento in dovere di ringraziare
perciò questo santo e di chiedere la
sua protezione per la mia numerosa fa-
miglia ed in particolare per un mio fi-
glio che è missionario comboniano.
Anita Pavese Bragotti
Clnlsello Balsamo (Ml)
TUTTA LA MIA GRATITUDINE
Chiedo con grande cortesia di pub-
blicare questa mia lettera. in modo che
possa adempiere, anche se con ritar-
do, ad una promessa fatta a S. Giovan-
ni Bosco e a S. Domenico Savio, per-
ché aiutassero la mia mamma. gra-
vemente ammalata di un male incura-
bile all'ipofisi.
L'operazione chirurgica era stata
sconsigliata per l'età avanzata, aveva
all'ora 71 anni, e venne quindi sotto-
posta ad un ciclo di cobaltoterapia
molto intensa, nel tentativo di fermare
il male o quanto meno rallentarne il
progredire. Dopo lunga degenza di
quattro mesi circa, la riportammo a
casa in condizioni estremamente gravi,
aveva perduto totalmente la vista e du-
rante la giornata aveva brevissimi mo-
menti di lucidità eppoi cadeva In un so-
pore silenzioso completamente.
Il medico disse che non avrebbe po-
tuto vivere per più di tre mesi.
lo nella comprensibile disperazione
mi raccomandavo sempre con mag-
gior fervore nelle mie preghiere, Invo-
cando un miglioramento, anche se pa-
reva impossibile, e che ella fosse po-
tuta vivere almeno per altri quattro
anni senza notevoli sofferenze, tanto
era il tempo che «qualcuno• mi aveva
suggerito perché Il male, se fermato,
Insorgesse nuovamente.
Ma tutto procedeva come in una chi-
na ed anche la speranza mi comincia-
va ad abbandonare, quando un mat-
tina improvvisamente ella mi disse:
«Antonio ti vedo». Cominciò qui il mi-
glioramento auspicato e così con
grande coraggio, senz'altro conscia
della situazione, soffrendo anche se in
modo alquando sopportabile e con la
grande sorpresa del medici (e qui ri-
cordo quando dopo tre o quattro mesi
ho incontrato il primario dell'Ospedale
che aveva prestato con amore le prime
cure e che ml disse: eia Mamma è mor-
ta poi... » e quanta sorpresa alla m,a
negativa risposta) è vissuta giusto per
circa quattro anni, quando un mattino
tutto improvvisamente è caduta in pre-
coma eppoi In coma e dopo nove gior-
ni ha lasciato il babbo, me e mio fratel-
lo per andare in paradiso.
Antonio Blaglonl - Marina di Grosseto
GUARITA DA UNA GRAVE MALATTIA
Oggi vorrei farvi conoscere la grazia
che ho avuto fatta dal Beato Mfohele
Rua.
Nel mese di maggio del 1982 ml
sono trovata con un dolore al seno de-
stro e con un nodulo.
Andai dal mio dottore curante e vi-
sitandomi mi ha subito mandato a Pa-
lermo al centro tumore, i dottori mi
hanno fatto tutti gli esami, il risultato è
stato di fare un esame istologico e ri-
coverarmi al più presto possibile
Perciò si capisce che a casa mia si
misero tutti in preoccupazione. Venen-
do una amica a farmi visita mi ha por-
tato un santino del Beato Mlchele Rua,
io con fede mi sono rivolta al Beato di-
cendogli: .se non ho niente li faccio
pubblicare la grazia». E così fu.
Ritornando al mio discorso di prima
non andai più a Palermo a farmi rico-
verare, ma sono andata a MIiano dal
professore, ml sembra, Rasponl. Visi-
tandomi le sue prime parole sono state
cosi: «Signora non ha niente» . Non ml
ha dato nessuna cura. nemmeno una
pomata, niente di niente; soltanto mi
ha detto che ogni anno mi debbo con-
trollare.

4.7 Page 37

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Ritornai contenta e dopo circa 15
giorni Il nodulo mi è scomparso defini-
tivamente.
Ora alla distanza di quasi due anni
io scrivo e ringrazio il Beato Michele
Rua della grazia ricevuta.
Varvaro Giuseppina - Alca.mo (TP)
I'L CARO SANTO LE ESAUDIRA
Invocai con tanta fiducia San Do-
menico Savio e per Sua intercessione
presso Dio sono stata esaudita con la
nascita della nipotina della quale era-
vamo in attesa da 12 lunghi anni.
Riconoscente metto la piccola Chia-
ra sotto la Sua protezione e chiedo alla
redazione del Bollettino di pubblicare
tale grazia ottenuta affinché le spose
in attesa da anni non si scoraggino ma
preghino con fiducia il caro Santo che
le esaudirà. Ringrazio.
Peila Gfliberta - Albugnano (AT)
IUN LAVORO DESIDERATO
Un anno e mezzo fa presi l'esauri-
mento nervoso e quasi contempora-
neamente mi offrirono la possibilità di
un lavoro per alcuni mesi che io avevo
tanto desiderato.
Pregai In quel momento san Dome-
nico Savio affinché m1 desse la forza di
riuscire a lavorare per tutto Il periodo
prefissato Impegnandomi a far cono-
scere la grazia.
Dal momento che ci sono riuscita,
mantengo la promessa.
Lettera firmata - Valdagno (VI)
..---
LA GIOIA DI UN DONO
I
Avremmo piacere che pubblicaste
sul. «Bollettino Salesiano» questa pre-
ghiera:
Signore, nostro Dio, con immensa
u_miltà sentiamo il desiderio di ringra-
z1arn per questo piccolo fiore FELI-
CITA, sbocciata da poco nel nostro
cuore.
Tu ci hai dato la gioia di questo im-
menso dono, tramite il piccolo grande
Santo Domenico Savio.
Fa' che possiamo esserne sempre
degni e riconoscenti, aiutaci a raffor-
zare la nostra fede, insegnaci a cre-
scere nel cammino della speranza e ad
aprirci agli altri con la carità.
Con l'aiuto di Maria Ausiliatrice,
Mamma tua e nostra, e la tua protezio-
ne, fa' che possiamo essere per la no-
stra creatura d1 buon esempio, come lo
sono tuttora per noi i nostri genlton• .
Adriana e Luciano Monti
Ca/e/lo di Gallarate (VA)
F
OVANE MAMMA
Sono una giovane mamma e desi-
dero ringraziare Domenico Savio per
avermi aiutato durante la mia ultima
gravidanza.
Lo prego ora di voler sempre assi-
stere le mie due bambine.
Pezzo/I Glusy Casnigo (BG)
I UNA SCUOLA IN DIFFICOLTA
Terminato l'anno scolastico 1982-
83, con sorpresa cl siamo trovate In
una situazione delicata, con il rischio
di compromettere l'azione educativa
della nostra opera.
Fiduciose ci slamo rivolte a Suor Eu-
sebia, sicure di essere esaudite con
l'Impegno di far pubblicare la g~azia.
Son trascorsi sette mesi e la situazione
si è normalizzata.
Ringraziamo di cuore Sr. Eusebia di
averci assistite In questa situazione e
in altre di non minore importanza e la
supplichiamo di voler continuare la
sua protezione all'Opera educativa
che svolgiamo.
Lettera firmata - Torino
COMPLETAMENTE GUARITA
I
__ J
Sofferente da mesi di forti dolori alla
schiena, ribelli ad ogni cura, mi sono
rivolta fiduciosa a Suor Eusebia Pa-
lomlno applicando anche una sua fo-
tografia sulla parte malata. Una nuova
cura Iniziata due mesi fa ha dato subito
esito positivo e ora, sono completa-
mente guarita.
Maria Rag/ano - Torino
UNO DEI MIEI FIGLI••.
Voglio esprimere pubblicamente la
mia gratitudine e la mia grandissima fi-
ducia nell'intercessione della Serva di
Dio SUor EuNblf Palomlno, che mi ha
ottenuto molte grazie. Comunico le più
recenti.
Uno del miei figli si trovava in difff.
coltà economiche e per superarle de-
cise di vendere un terreno. Ma non riu-
sciva a incontrare chi lo volesse com-
prare. Mi raccomandai a Sr. Eusebia e
al termine della novena la questione si
risolse in condizioni favorevoli.
Una nipote era disoccupata ed ave-
va fatto vari tentativi per impiegarsi.
Anche in questo caso la mia cara pro-
tettrice ml venne In aiuto: Inizio una
novena di preghiere e al termine di
essa mia nipote trova un buon posto di
lavoro.
Infine, una nipotina, al termine dello
scorso anno scolastico, doveva affron-
tare un esa!"e fastidioso, ed aveva
~co corag~10 e poca speranza di riu-
scita. Con fiducia, divenuta ormai qua-
si certezza. raccomando anche lei a
Sr. Eusebia con una novena e con
sorpresa e gioia generale l'esame è su-
perato ottimamente.
Sento proprio Il bisogno di espri-
mere il mio sincero grazre a Sr. Euse-
bia Palomino, potente e pronta nella
sua opera di intercessione.
Lettera firmata
UNA MADRE PREOCCUP~
lo ho una figlia che vedevo sempre
più rinchiudersi in se stessa e perdere
quei suoi valori che noi genitori e le
nostre suore avevano cercato di incul-
care nel suo cuore
Verso I 17 anni l'unico suo scopo
era la sua persona, essere ammirata
essere corteggiata. Il suo cuore erà
duro; arido, insens1b1le, non provava
affetto per nessuno. Aveva conosciuto
un ragazzo meraviglioso, che ogni ma-
dre desidererebbe come figlio; questi
le voleva veramente bene; ma lei in•
capace di donare al prossimo, sapeva
solo giocare col cuore di quel povero
ragazzo causandogli momenti di vera
disperazione.
lo ero abbattuta e disperata nel ve-
dere una ragazza cosl.
La aff_idai a suor Eusebia della quale
avevo ricevuto una reliquia.
È da un anno e mezzo che con
estrema fiducia prego ogni giorno per-
ché suor Eusebia interceda per la tra-
sformazione del cuore di mia figlia.
Da due mesi la vedo trasformarsi.
Quel Prodigio d'amore- che avevo
chiesto si sta compiendo
Di solito tutt, vedono un miracolo
nelle guarigioni dal mali fisici, ma credi
pure caro «Bollettino•, la guarigione
dell'anima, la trasformazione di un
cuore non è da meno, anzi ti dico che
per me è il miracolo più grande che
possa avvenire negli uomini.
Per questo voglio ringraziare pubbli-
camente suor Eusebia per la grazia ot-
tenuta, Mana Ausiliatrice e Don Bosco
che ci ha insegnato ad aver fiducia
nella preghiera perché e la preghiera fa
violenza al cuore di Dio•.
Lettera firmata Cm/sello Balsamo (Ml)
Cl HANNO COMUNICATO GRAZIE
Marc,noru Camdlo • Messina AUSlha MOfello Guido
Oter, Giuseppa • Paghughf Carlo Palumbo Cani-
glia Annamana • Pasiru Rina - Poroelh Candido
Rabelbno Assunta Rabolont Ausilia R,cagno Antonia
Rossi lu,g,na - Rosso Irma Ruz,ttu MilSlna
Scozzan G1usy - SpottJ Anna• Tallone Angela • T1>-
masella Agnese • Turchet Otella • Usai Giuseppa •
Varacalll Filomena • Zahra Elena.
80U.ETTINO SALESIANO I MAOOIO 111114 37

4.8 Page 38

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BACCHIN AUGUSTO (GIORGIO) t
Monselice (PD) a 86 anni
Cavaliere di Vittorio Veneto, uomo
semplice e di profonda fede cristiana.
Ha consacrato la sua lunga e laboriosa
vita alla famiglia. Lascia un vivo ricor-
do della sua bontà e rettitudine In
quanti lo conobbero. Da molti anni let-
tore del Bollettino Salesiano. Dio be-
nedisse lui e la sua famiglia con la vo-
cazione del figlio Luigi alla vita religio-
sa salesiana.
FERRO TERESA wed. FALETTO t Ri-
varolo e.se {TO) a 83 anni
Fervorosa cooperatrice, mollo sem-
plice ma di profonda fede. Riponendo
la sua fiducia In Dio nel superare le
molte difficoltà della vita. nutrendo il
suo spirito con la preghiera quotidia-
na, seppe inlondere nei suoi figli le pa-
role del Vangelo: •non sappia la sini-
stra quello che fa la destra,.
t DOLOMINA ANGELA veci. VADDA
Sa.le San Giovanni (CN) a 83 anni
un·eslstenu spesa nel lavoro e nel
sacrificio per la famiglia ; uno spirito re-
ligioso semplice, ma profondamente
radicalo nel cuore. Benvoluta da tutti
per la sua onestà e glovlalltà, passò la
vita distribuendo bonlà e coraggio e
facendo del bene a quanti ebbero bi-
sogno del suo aiuto e del suo consi-
glio. Lasciò. In quanti l'hanno awlcl-
nata, la traccia di una profonda fede In
Dio e nella sua Prowidenza anche in
circostanze tristi e dolorose della vita.
Ha saputo accettare la volontà del Si•
gnore che la chiamava a la.sciare Il la-
voro per la sofferenza fisica causata
da artrite deformante progressiva che
sopportò per ventidue anni. Il dono ri-
cevuto dal Signore di un figlio Salesia-
no la rendeva vislbìlmente felice e
gioiosa. Visse gli ultimi anni nella pre-
ghiera e nella sofferenza preparandosi
al suo Incontro con Il Signore awenuto
il 5 novembre u.s.
MEAGLIA ANGELA ved. ROTTI t a 83
anni
Nata in una famiglia di profonde tra-
dizioni religiose, orientò tutta la sua
vita alla fede. Fin dall'adolescenza par-
tecipò con convinzione alla vita par-
rocchiale. Sposa e madre esemplare
riversò nel marito e nel figlio le ricchez-
ze del suo gran cuore. Fu donna d'ln•
tensa vita spirituale alimentata con
messa e comunione quotidiana e me-
ditazione della Parola di Olo. Devotls•
slma della Madonna fece pellegrinaggi
a Lourdes, a Fatima e ad altri santuari
mariani e molto frequentemente al
Santuario di M. Ausiliatrice a Torino.
Partecipò attivamente all'A.C. parroc-
chiale, fu coerente cooperatrice sale-
siana, terziaria francescana, incaricata
del Volontari della Sofferenza, dell'Ap.
della Preghiera e di altre Associazioni
religiose. Fu sempre larga nella bene-
ficlenza. Sopportò con fortezza cristia-
na le molte sofferenze della sua vita,
non cedette facilmente al male, cosl da
essere sempre presente fino agli ultimi
giorni alla preghiera comunitaria e al-
l'apostolato. Accettò con serenità la
morte come ultimo Incontro con Dio,
lasciando a tutti un grande esempio da
imitare.
ROZZONI ANTONIETTA t Castel Roz•
zone (BG)
Donna di profonda pietà e di Intensa
preghiera! Amava la Famiglia Salesia•
na e la sosteneva con la generosità
delle sue offerte. Ha dato all'Istituto
delle FMA Suor Savina, amando nella
sua figliola tutte le FMA. La sua vita
semplice è stata caratterizzata da una
bontà e mitezza veramente evangeli-
che!
PIERINA PERENTHALER Cooperatrtce SALVADORE STELLA Cooperatrice
t Taio (TN) a 68 anni
Salesl•n• t Cornaredo a 85 anni
Madre buona e ottimista diffuse se- Vorrei attraverso queste poche righe
renità in quanti l'awlcinarono. SI di- - ci ha scritto la figlia - far conosce-
stinse per la sua Instancabile preghie• re una grande familiare del ciero. Que-
ra e per il suo grande spirito di tede sta donna è mia mamma, nata a Flu•
che l'aiutarono a superare prove e dli· micelio di Campodarsego (PD) 85 anni
ficoltà e ad accettare I dolori fisici. fa, 43 vissuti nelle campagne di quel
Donò generosamente al Signore nell'I· piccolo paese poi trasferitasi a Tradate
stituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (VA) per 26 anni con I suol 1011gll, pol
la figlia Suor Maria e lel fu sempre una per 17 anni con Il figlio sacerdote, l'ul-
cooperatrice convinta e operosa.
timo, ordinato net 1966. Dall'aspetto
era una delle tante buone mamme che
passano la loro vita In casa, tutta ser-
vizio e premura per gli altri e soprattut-
to con tanto buon senso. In casa del fl.
glio prete sapeva avere un g rande ri•
spetto per le cose della Chiesa e per le
persone che via via andava conoscen-
PROVINI MADDALENA Veci. POZZI do, una grande bontà verso tutti e ver-
t Cooperatrk:e Susa a 90 anni
so tutto. Non pesavano a lei I vari tra•
SI è spenta all'età di novant'anni la slochi con ciò che comportano, una
Cooperatrice Salesiana Slg, Madda- nuova casa, un nuovo paese; l'impor-
lena Provini ved. Pozzi, madre del Sa· tante era per lei seguire suo figlio sa-
lesiano don FlorAngelo che dopo es- cerdote. La sua più grande ricchezza
sere stato parroco a Castel Gandolfo era la tede, una grande tede In Dio e
ha scelto la missione dello Zaire e ma- nella vita che provocava In lei la gioia
dre di Mons. GlanPietro, capoufficio di vivere. Veramente ha saputo vivere
alla Congregazione Orientale del Va- tutti quel valori cristiani del mondo
ticano. Questa mamma che ha meri- contadino In cui era cresciuta; per
tato di avere due figli sacerdoti scri• esempio la nobiltà di cuore, fa vera po-
veva ad un giovane cooperatore dello vertà di spirito di chi sa stare all'ultimo
Zai re due mesi prima di morire: . sono posto, la discrezione e Il grande rispet-
contenta di sapere che fai parte della to verso Il ministero sacerdotale. DI-
nostra famiglia poiché abbiamo un strutta dal tumore nel breve spazio di
grande santo come padre e la Vergine qualche mese, quando giorno dopo
Auslllatrlce come madre... non potrò giorno si vedeva consumare e tutto r l•
venire nello Zaire poiché sto preparan- sultava Impotente, la sua preghiera di-
domi ad andare a ringraziare la Ver- ventava giorno e notte sempre più In•
gine santissima ma vi aspetto tutti In slstente. Morl pregando e salutando
paradiso con la famiglia di Don Bosco. tutti alle ore 15 precise del 18 del mese
Madre di sette figli ebbe sempre a cuo- di febbraio. Sl chiamava Stella di nome
re l'educazione della gioventù. Tra le ma era veramente una stella sempre
prime cose al figlio don FlorAngelo ac- spiendente.
corso al suo capezzale diceva: non ho
ancora versato la quota annuale al
Club del centomila. Se puoi andare
oggi cosi ho regolato tutto. Ogni po-
vero era per lei Gesù In persona e
Gesù va trattato bene, diceva, ed era
cosi. Ogni salesiano era per lei come
un figlfo. Il Bollettino Salesiano la sua
lettura preferita ed era fiera di ogni im•
presa salesiana che sentiva di famiglia.
E fiera si è mostrata quando Il figlio
don FiorAngelo le ha de11o di voler an-
dare In missione in Africa, anche se,
scrivendo ad amici. diceva che gli era
costato lacrime di sangue. I suol ultimi
giorni furono confortati dall'affetto di
tutti I suol cari, dalla celebrazione quo-
tidiana del due figli sacerdoti In una
stanza accanto, lrasformata in cappel-
la, e dalla lettura di Storia di umile
gente, di don Angelo Viganò, lettura
che la riempiva di gioia e di ammirazio-
PICCO Prof. ALDO Exalllevo t Torino
Educatore secondo Il cuore di Don
Bosco, fece della scuola una missione.
Animò l'Associazione Exaliievi. con en-
tusiasmo e Impegno. Tesllmoniò con la
vita I valori umani, cristiani e salesiani
che proponeva. Amò la famiglia con
affetto tenero e profondo. Sopportò
con fede sincera e coraggiosa la sol•
ferenza che lo tormentò negli ultimi
giorni della sua vita. Ci Indica una stra•
da da percorrere e cl lascio un esem-
pio da imitare.
ne lino alle lacrime. Con Il rosario tra le
mani che non ha mal abbandonato du-
rante la sua malattia raggiungeva Il
cielo e slamo certi di avere una protet-
trice In più per le nostre unioni di Coo-
peratori.
A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo c he LA DIR E-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO,con sed e In ROMA, ricono-
sciuta giuridicamente con D.P del 2-9-1g71 n. 959. e L' ISTITUT O
SALESIANO PER LE M ISSIONI con sed e In TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1 -1924 n . 22, possono legalmente r l•
cevere Legati ed Eredità.
Formu le valide sono ·
- se s1 tratta d 'un legato: , ...lascio alla Direzione Generale Opere
Don Bosco con sede In Roma (oppure all'ls//tufo Salesiano p er le
missioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire....
( oppure) l'immobile sito in ... per gli scopi perseguiti d all'Ente, e p arti-
colarmented1assistenza e beneficenza. d1istruzione e educazione. d i
cullo e di rellgione• .
- se si tratta Invece di nomin ar e erede di o gni sostanza l'uno o
l'altro dei due En li su in dicati:
• . annullo o gno mia precedente disposizione testamentaroa Nomi-
no mio erede u n iversale la DireZtone Generale Op ere Don Bosco con
sede ,n Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede In
Torino) lasciando ad esso quant o ml appartiene a qualsi asi titolo. per
gli sc opi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, di Istruzione e educazione. di culto e di religione •.
(luogo e data)
( firma per disteso)
38 BOLLITTINO SALESIANO t MAGGIO 1984

4.9 Page 39

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,venute
r,t1sslonarl pe
Borsa: Don Elolco, a cura di N.N., VI• Bonia: Beato Don Rua, In memoria dei
cenza. L 500.000
genitori, a cura di Zavarise M. Carme-
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni la, Bladene TV, L 110.000
Bosco, invocando protezione da un Borsa: In memoria e suffragio dal papà
grava mala che mi affllgge, a cura di Luigi, a cura di Giudici Luigi, Saronno
La Vecchia Vittorio, Bergamo, L VA, L. 110.000
500.000
Bonia: Don Bosco, a cura di Murgia
Borsa: In suffragio di Elda e Umberto Gianluigi, Latina, L. 110.000
Monesi. a cura della nipote Rosa, L.
400.000
BORSE DA L. 100.000
Borsa: In memoria di Oberto Teresa Borsa: s. Giovanni Bosco, in ringrazia-
ved. Morgando, a cura della famiglia, manto. a cura di Genco Giuseppe, Or•
L 300.000
bassano
Bonia: Maria Ausiliatrice, S. Giovanni
Bosco e S. Domenico Savio, In ringra-
ziamento e invocando protezione, a
cura di Vizlale Secondina, L. 300.000
Sonia: S. Cuore di Gesù, Maria Ausi-
liatrice, S. Giovanni Bosco, imploran-
do protezione per noi a la pace nel
mondo, a cura di P.G. e E.C.
Bonia: Maria Aualllatrlce e Santi Sa- Bona: Maria Aualllalrlce e S. Giovanni
lfflanl, par ottenere guarigione, a cura Bosco, a cura di Bertero Emanuele,
di A.C.I., Torino, L 250.000
Volvera TO
Borsa: Maria Aualllatrlce, S. Giovanni
Bosco, Invocando grazia, a cura di
A.C.L, Torino, L. 250.000
Borsa: Maria Au1lllatrlce, /n memoria
dei genitori Rosa e Pietro e della mo-
gi/e Maria, a cura di Renogllo Roberto
Bol'aa: S. Cuore di Geaù, Marta Ausl- TO
llatrlce, Santi Salealanl, in memoria e
suffragio di mio marito Carlo, a cura di
Caldini Laura, Lasino TN, L. 250.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, In memoria del Dott. Giacomo
Gi/li, a cura di N.N.
Bonia: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, per grazia ricevuta a Invocan-
do ancora grazia par la famlglla a
Borsa: Beato Michele Rua, Invocando
grazia, a cura di R.M., Torino
pace nal mondo, a cura di Nicolettl Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Giovanni
Avv. Giovanni e Bonia, Palagonla. L. Boaco, S. Domenico Savio, per otte-
200.000
nere grazia, a cura di Cisl Maria, To-
Borsa: Maria Aualllatrlce e S. Giovanni rino
Bosco, Invocandone protezione sul Bonia: Maria Ausiliatrice, S, Giovanni
miei saf giovani pronipoti, a cure di Bosco, in ringraziamento a Invocando
E.R., Vallemosso ve, L. 200.000
protezione par la famiglia, a cura di
Bonia: S. Giovanni Bosco, in memoria Dellucca Marcella, Torino
di don Giuseppa M. Bartols, a cura Bona: Maria Au1lllatrlce, Don BolCO,
della nipote Laura, L 200.000
Domenico Savio, per ringraziamento e
Borsa: In memoria df Laura Magliano
Cay, a cura dei nipoti Ninl Angelo e
Invocando protezione sulla famiglia, a
cura di R.R.A.
Mariuccia Bastian!, L. 200.000
Bonia: Maria Aualllatrlce, S. Giovanni
Borsa: Don Bosco, in ringraziamento e
Invocando protezione par lavoro, stu-
di. salute, a cura di Davide, Irene e
Bosco, in memoria e suffragio di Al/ara
Clelia, a cura di Raiteri Ercolina, lso-
lengo AL
Anna Maria, L. 200.000
Borsa: Marta Aualllatrlce, S. Giovanni
Borsa: Per ricordare a onorare don
Mario Schiave/li, loro Insegnante e as-
Bosco, Invocando prolazione, a cura
di Reiteri Ercolina, lsolengo AL
ve. sistente. gli Exalliev/ Don Bosco di Ca- Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
vaglià
L. 200.000
Bosco, per ringraziamento e per o/ta-
Bol'aa: Don Rlnaldl, per ringraziamen-
to, a cura di Lanaro Giuseppe, Schio
nara ancora grazie. a cura della Fa-
miglia Combl, Cremeno CO
VI, L. 200.000
Bonia: Maria Au1lllatt1ce, S. Giovanni
Boraa: Maria Ausiliatrice, Don FIiippo
Rlnaldl, In suffragio di Guglia/mo e In-
Bosco, In ringraziamento e invocando
protezione, a cura di S.L., MIiano
vocando protezione, a cura di Berto- Borsa: Maria Al.dlllatrlce, S. Giovanni
glio Renata e Carlo, Biella VC, L. Bosco, In suffragio dei cari datuntl, a
150.000
cura di Oalmasso Caterina, Boves CN
Boraa: M.arla Aualllatrfce e Sano Sa· Borsa: Maria Aualllalrlce, pregando la
lealanl, a•cura di Bianchi Giuseppina, paca par Il mondo, a cura di Guldotti
Sondrio, L. 150.000
------- Zerbina, Modena -------
Borsa: Maria Au1Jllab1ce e S. Giovanni Bona: S. Giovanni Bosco, In suffragio
Bo100, invocando protezione, a cura dei genitori Lina a Giuseppa, a cura
di Maggettl Maria, Svizzera, L. 115.000 dei tigli Rita e Guglielmo
Bona: Maria Au1lllab1ce e S. GlovaMI
Bosco, invacando grazie e protezione,
a cura di Cainl Giovanni, Odolo BS
Borsa: Marta Au1lllatrlce, S. Giovanni
Bosco, In memoria dalla mamma Na-
talina, a cura di Galli Teodora, Varese
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, In ringraziamento e imploran-
do grazia per persona cara, a cura di
Beltrame M. Grazia. Casale M. AL
Bonia: Maria Auslllatrlce, Don Bo1100,
Domenico Savio, par grazia ricevuta, a
cura di Novella Maria, Mineo CT
Borsa: Maria Au,lllatrlce, a cura di Oe
lntlnls Teresa, Panne PE
Born: Don Bosco, a cura di Dandolo
Gino, Bologna
BOffa: Maria Au1lllatrfce, In memoria e
suffragio della mogi/a, a cura di Setti
Gino, Marco TN
Bol'aa: In memoria di mia madre, a
cura di De Paoli Dr. Fabio, Piove di
Sacco
Bona: S. Giovanni Bosco, a cura di
Montaldo Pietro, Alba CN
Bona: Don eo,co, invocando prote-
zlona. a cura di Morello Maddalena,
Candiolo TO
Bona: Maria Auslllatrlce, S. Giovanni
BolCO, Domenico Savio, In suffragio
dai genitori e Invocando continuo alu--
to, a cura di Clpriano Aniello, Venezia
Botta: Matta Autlllaltlc., r/ngru/ando
e chiedendo protazione per la fami-
glia, a cura di Lombardino Lucia, Ra-
gusa
Borsa: In memoria a suffragio di Ro-
meo Nava, a cura della figlia Giovanna
Boraa: Marta Auslll.alrlce a S. Giovanni
Bosco, in suffragio di Franclni Primo. a
cura di Francinl Severino, Dogana,
Rep. S. Marino
Borsa: Maria Au1Ulatr1ce, In ricordo
dei miei morti, a cura di Cottlnelll Lina,
Brescia
Borsa: Maria Auslllatrlce e Papa Gio-
vanni, In ricordo e suffragio dei geni-
tori, a cura di R.E., Saluggia VC
Borsa: Maria Auslllatrlce, in suffragio
dei miei genitori, Giovanni a Assunta,
a cura di Murero don Giovanni, Co-
droipo UD
Boraa: In ricordo di don Giovanni Pian,
a cura di N.N., Gradisca d'Isonzo GO
Bona: S. Domenico Savio, a cura di
Camilotto Raffaele, Prllly, Svizzera
Boraa: Maria Autlllatrlce, invocandone
la prolazione su di ma e persona cara,
a cura di N.N., Villasanta Ml
Boru: Maria Auallllllrlce, Don Boaco,
S.M. Muur91lo, ringraziando a an-
cora invocando una grazia, a cura di
E.O., Torino
Boraa: Maria Aualllatrlce Don Bo1co,
In suffragio dal mia/ familiari, a cura di
Cesana Maria, Monza Ml
llof'N, Maria Autlllatrlce e SanU Sa-
lNlanl, In ringrazlam1mto a In suffra-
gio dal defunto Domenico, a cura di
Boclda Cesare, San Severo FG
lkH'N: Marta Auslllalriça, S. Giovanni
llolCO, Papa Giovanni, per un grande
favore, a cura di Scarpettl Emilia,
Roma
Boraa: Merla Autlllatrlce: cara Mam-
ma: pensaci Tu, a cura di Rlnaldl Re-
nata B., Biella ve
llof'N: in memoria a suffragio di Sa/-
vatora D'Alessandro, a cura di A.L.
Boraa: /n suffragio di mia sorella An-
gela, a cura di Sutara M. Ga81ana, Ce-
rami EN
lkH'N: Mana Autlllatrlce, 8. Giovanni
Bosco, par ottenere una conversione,
a cura di N.N., CR
llof'N: Maria Aullllatrlce, S. Glonnnl
llolCO, invocando lntarcass/ona par
una grazia spacìala, a cura di Roma-
gnolo Secondina, Asti
lkH'N: Maria Auslllntce e S. Glow-,ml
Boaco, In memoria e suffragio dal ge-
nitori Fai/ca e Antonia, a fratelli, a cura
di Carpanetto Giovanna, ve
Boraa: Maria Aullllatrlce, S. Giovanni
llolCO, In ringraziamento a Imploran-
do grazia e protezione, a cura di Berti
Elvira, Borgomanero NO
Borsa: Merla Ausllllllrlce, Don llolCO,
Don Variara, In ringraziamento a pro-
tezione, a cura di Gado Maurizio, Via-
rigi AT
Bona: In memoria e suffragio di mia
madre Leoni/ne, a cura del figlio.
39 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO lfllU

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AWISO PER IL
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In caso di
MANCATO RECAPITO
inviare a:
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CENTRO CORRISPONDENZA
per la restituzione al mittente
Una storia vissuta
tutta "dentro" la Chiesa
cielo......, GIANNIOIORGlANNI
Col
Gianni Giorgianni
COL CIELO
ADDOSSO
Tre preti operai esprimono una ricerca
appassionata della verità, non immune dalle
contraddizioni del nostro tempo. E vivono la loro
singolare vocazione con la volontà di ispirarsi
al modello di Cristo.
Gli slanci, le debolezze, gli ideali, i dubbi
del post-Concilio nella vicenda di tre uomini che
non hanno rinunciato alla fiducia nei destini
dell'uomo.
Collana «La Quinta Stagione » - L 14.000
SOCIETA EDITRICE INTERNAZIONALE - TORINO