Bollettino_Salesiano_198406


Bollettino_Salesiano_198406

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1934
1984
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1.2 Page 2

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IL BOLLETTINO SALESIANO
Rlwlsta delle FemlgHe Saleslana
1an Fondata da Nn Giovanni Bosco nel
Quindicinale di Informazione e cultura religiosa
edito dalla Congregazione Salesiana di
San Giovanni Bosco.
INDIR.IZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 -
00163 Roma-Aurelio - Tel. 06/69.31.341 .
C-Onto corr. post. n. 46.20.02 Intestato a Dire-
zione Generale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bon-
gloannl - Carlo Sorgetti - Gaetano Nanetti - Lu-
ciano Panfilo - Dora Pandolfi - Cosimo Seme-
raro - Saverio Stagnoli.
Collaboretorl: Nino Barraco - Elia Ferrante -
Domenica Grassiano - Adolfo L'Arco - Angelo
Paoluzl - Francesca Tiziani - Domenico Volpi.
Archivio: Guido Cantoni
Dlffuelone: Arnaldo Montecchio
Fotocompoelzlone e Impaginazione:
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampe: Officine Grafiche SEI - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del
16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* Il primo di ogni meee (undici numeri. eccet-
*to agosto) per la Famiglia Salesiana.
11 15 del mese per I Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione Invita a mandare
notizie e foto riguardanti fa Fam/gfla Safesfana,
e s'impegna a pubblicarle secondo Il loro Inte-
resse generale e la disponibilità di spazio.
Edizione di metà meee. A cura dell'Ufficio Na-
zionale Cooperatori (Panfilo, Rinaldinl) - Via
Marsala 42-00185 Roma-Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e
20 lingue diverse (tiratura annua oltre 1Omilio-
ni di copie) In: Antille (a Santo Domingo) - Ar-
gentina - Auetralla - Auetrta - Belglo (In fiam-
mingo) - Bollvla - Brulle - Canada - Centro
America (a San Salvador) - Cile - BS Clneee (a
Hong Kong) - Colombia - Ecuador - Flllpplne -
Francia Germania - Giappone - Gran Breta-
gna - India (In inglese, malayalam, tamil e te-
lugu) - Irlanda - ltaHa - Jugoslavia (in croato e
in sloveno) - Korea del Sud BS Lituano (edito
a Roma) - Malta Meeslco Olanda Paraguay
Perù Polonla Portogallo - Spagna - Stati
Uniti Sudafrica Thallandla Uruguay V•
nezuela Zaire
DIFFUSIONE
H 88 è dono-omaggio di Don Bosco al com-
ponenti la Famiglia Salesiana, agli amici e so-
stenitori delle sue Opere.
Copie arretnite o di propaganda: a richiesta,
nel limiti del possibile.
cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indi·
rizzo vecchio.
2 BOLLETTINO SALESIANO 1 APRILE 111/U
4 BREVISSIME
10 SPECIALE 50°
14
18
21
27
33
RUBRICHE
1 APRILE 1984
ANNO 108 • NUMERO 6
...e la folla esultò.
Cosa avvenne il aprile 1934? Ecco la suggestiva
cronaca di quel giorno.
Il processo che lo portò alla gloria.
È il racconto dell'intero processo che attraverso
testimonianze, sedute, accuse e ricorsi portò alla
canonizzazione uno dei più amati e popolari santi
della Chiesa.
Una cronaca diventata storia.
Cosa scrissero i giornali del tempo? Abbiamo ri-
visto alcuni giornali e ve li presentiamo.
Una santità controcorrente per cambiare Il mon-
do. Perché è attuale la santità di Don Bosco?
Cosa la caratterizza? Rispondono in un dibattito a
tre, il rettor maggiore dei Salesiani don Egidio Vi-
ganò, lo storico gesuita Gervais Dumeige, l'ono-
revole Raimondo Manzini.
Sulla strada della santità salesiana.
Alla scuola di Don Bosco sono fioriti innumerevoli
santi «ufficiali » e non. Qui ve ne presentiamo un
elenco certamente incompleto.
Don Bosco lo vedono così. Eminenti personalità
commentano l'avvenimento.
Hanno collaborato per questo Speciale 50°: Bar-
raco Nino, Costa Giuseppe, Del Vaglio Paolo, Fer-
rari Monica, Nanetti Gaetano, Masotti Fabio.
Scriveteci, 3 - Pigy di Del Vaglio, 9 - La lettera di
Nino Barraco, 7 - I nostri santi, 37 - I nostri morti,
38 - Solidarietà, 39.

1.3 Page 3

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DI genenuione In genenulone
I miei genitori dopo la mia nascita vol-
lero abbonarmi al Bollettino. Ora dopo
quasi due anni di matrimonio la mia cara
moglie mi ha fatto dono di uno splendido
figlio. A questo figlio, oltre ad aver voluto
dare Il nome del nostro san Domenico
Savio, vogliamo, io e mia moglie, ripetere
il gesto dei miei genitori abbonandolo al
caro Bollettino nell'augurio di una vita
serena, devota, laboriosa e altruista pro-
prio come san Domenico Savio. Vogliate
Inoltre inviarci un contocorrente per Il
versamento di una offerta che serva alla
diffusione ulteriore della preziosa rivista,
segno tanglblle della grande opera svol-
ta dal Salesiani nel mondo.
Gradirei comunque che il BS venisse
sempre recapitato anche al miei genitori
anche loro assidui lettori.
Csnsvoslo Lino, Vis ssn Giovanni Bosco
10040 Volvera (Torino)
Grazie ,,., eu e,. cosi
Sono una exallleva salesiana, sposata
e mamma di tre figli. Leggo assiduamen-
te il «Bollettino• perché lo trovo un gior-
nale completo e soprattutto attuale.
È poi anche un piccolo spunto per
aiutarmi ad educare I miei figli in modo
più salesiano possibile. È molto Impor-
tante Infatti In questa società caotica,
dove purtroppo I veri valori spesso sono
sorpassati da altri che rischiano poi di
diventare tanti pezzi frantumati di un bel
dono sciupato inutilmente: la vita; è im-
portante, dicevo, riuscire a donare an-
che se nel proprio piccolo la gioia e il
sorriso secondo l'idea di san Giovanni
Bosco. lo mi sforzo in famiglia. Grazie
per essere così come sietel Vi scrivo per
un piccolo consiglio: trovo simpaticis-
sime le vignette di Pigy ed ho deciso di
raccoglierle. Come posso fare per avere
le precedenti?
Antonella Pisacane O/lv/eri
Via Acala, 65 00183 RomB
Gentile signora Antonella, La ringra-
ziamo per le belle parole e l'assicuriamo
che faremo pervenire al suo Indirizzo
tutte le vignette pubblicate sul BS ed
inoltre una pubblicazione dello stesso
Del Vaglio. Contenta?
A proposito di ■Qualche tempo fa....
Leggo sempre con piacere la rubrica
«Qualche tempo fa.. Voi dite che rac-
coglie «curiosità•, piccoli episodi, ecc.,
ma a me sembra che •offra tanti momenti
di vita vissuta. E, quel che più conta, di
vita vissuta ln·spirito di servizio, con sa-
crificio, con amore per gli altri. Oggi pos-
sono anche sembrare «curiosità• per-
ché ci siamo abituati a un modo di vivere
«pantofolaio•, ci siamo adagiati in un
consumismo che ci rende intollerabile
qualsiasi sacrificio, o privazione. Se pen-
so alla vita che conducevano e che an-
cora conducono i missionari salesiani e
non salesiani, sparsi per il mondo, provo
un senso di profonda ammirazione. Loro
si sono buttali alle spalle le comodità e
gli agi per servire il prossimo, sia spiri-
tualmente che materialmente. E noi
spesso ci dimentichiamo di loro, fino al
punto di trascurare di aiutarti e di soste-
nerli con le nostre preghiere e con Il no-
stro contributo. Ml piacerebbe che il
«BS• dedicasse più spazio a quelle
esperienze, Informandoci sulla vita e le
opere del missionari. Ci aiuterebbe a rl•
cordarci I nostri doveri.
A. De Ferrar/s - Samplerdarena
Gfo11anf Anziani
Siamo due anziani coniugi. I nostri fi.
gli sono lontanl (due, entrambi In Belgio
da molti anni) e Il vediamo di rado. Vivia-
mo con una magra pensione, ma non è
questo che ci preoccupa: alla nostra ·età
abbiamo bisogno di poco. Ci angoscia,
Invece, il pensiero delle malattie. Se uno
di noi o tutti e due cadiamo ammalati, chi
si prenderà cura di n0i? Sappiamo che
in certe città sono stati istituiti dei servizi
sia comunali che di volontariato per as-
sistere gli anziani. Non sl potrebbe
estendere questo servizio a tutta la po-
polazione anziana? Non potrebbero i
giovani dedicare un po' del loro tempo
agli anziani? I salesiani sono a contatto
con migliaia di giovani, nelle scuole e
negli oratori e siamo sicuri che insegna-
no loro a rispettare i vecchi. Ma si do-
vrebbe andare ancora più avanti, edu-
cando I giovani ad aiutare concretamen-
te I vecchi.
Lucia e Raffaele Mianl, Pescara
f Francesi, gfl ft.11llanl fa Scuola...
Ho visto in televisione le immagini del-
la grandiosa manifestazione che si è
svolta In Francia a sostegno della scuola
privata, contro le Intenzioni del governo
di sottoporle al totale controllo dello Sta-
to. DI fronte al pericolo di veder soppres-
sa la libertà di insegnamento, il plurali-
smo scolastico, centinala di migliaia di
cattolici sono scesi In piazza e in modo
molto ordinato hanno levato la loro pro-
testa. DI tanto In tanto, qua e là per Il
mondo, assistiamo al tentativo di violare
un punto fondamentale della Carta dei
diritti dell'uomo, là dove dice che è un
diritto del genitori scegliere il genere di
educazione da dare al propri figli. La li-
bertà di insegnamento è un diritto e non
si può transigere su un diritto. In Italia,
per fortuna, non siamo a questo punto,
ed è sperabile che non ci si arrivi mai.
Però qualche campanello di allarme suo-
na anche da noi, come accade ora con
la riesumazione di vecchie leggi che in-
troducono una più consistente presenza
dell'autorità governativa nelle scuole le-
galmente riconosciute. Ciò che voglio
dire è questo: se si dovesse arrivare al
peggio, ricordiamoci dei cattolici fran-
cesi. Con la loro compattezza hanno co-
stretto Il governo a ripensare al suoi di-
segni.
Lettera firmata Roma
Non condivido
Anch'io sono un exalllevo e non un
casuale lettore. Non condivido il pensie-
ro del lettore di Imperia (cfr: Il Bollettino
Salel>iano del mese di febbraio). La pace
è un dono prezioso ed Insostituibile e va
difesa con convinzione, con comporta-
menti idonei in famiglia e nella comunità,
ma senza chiassose manifestazioni di
piazza.
La preghiera è utile e necessaria.
Quando nella vita per ottenere qualcosa
interessiamo una persona, le rivolgiamo
una preghiera. A maggior ragione dob-
biamo usare la preghiera per un fine cosl
alto.
Non sempre in cielo essa trova ascol•
to. Perché? La risposta è assai difficile.
Questo tuttavia non significa non dob-
biamo continuare ad insistere. L'argo-
mento meriterebbe ampia trattazione,
ma per la richiesta brevità, ml fermo qui.
dott. Onofrio Clncotta
Via G. Costamagna, 52 00181 Roma
A differenza dalla mia collega
È quasi un trentennio che ml giunge Il
BS. Mi è stato fatto dono Inizialmente da
un mio ex scolaro che frequentò le vo-
stre scuole e che tutt'ora ad ogni vacan-
za mi viene a far visita.
La sua serenità, Il suo sorriso aperto e
leale ml dicono quanto della SCtJola di
Don Bosco ha r icevuto. La sua bella fa•
miglia rispecchia la gioia, il buon umore
di cui tanto parlano I Salesiani; a diffe-
renza della mia collega del BS di gen-
na.io (ben la comprendo!).
Nel mio Insegnamento (ho studiato
Don Bosco alle magistrali dalle Suore)
ho tratto gran giovamento dalla peda-
gogia di Don Bosco... Ho partecipato ul•
timamente ad una cerimonia religiosa
cui è seguita la proiezione di due do-
cumentari in un Istituto salesiano fre-
quentato da un mio nipote. Ml è parsa
molto evidenziata la disciplina interioriz-
zata degli allievi.
I Salesiani come educatori hanno
«quel qualcosa In più• evidentemente
dono di Don Bosco. Che fortunali quei
genitori che hanno i figli educati dai Sa-
lesiani!
Romena 8/anchln Massaro
31005 Crocetta del Montello (TV)
La Signora Massaro ci ha fatto per-
venire assieme a questa lettera anche
una foto e delle poesie per I più piccoli
che denotano la sua squisita sensibilità.
Purtroppo per esigenze di spazio non
possiamo pubbllcare né la foto I
versi.
IMPORTANTE: Non si prendono In consi-
derazione le lettere non flnnate e HnU In-
dirizzo completo del mittente. A richiesta
la flnna può essere non pubbllcata. SI rac>
comanda la ,brevità delle lettere.
3 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1984

1.4 Page 4

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BOLIVIA
ARGENTINA
In Patagonia c'è bisogno
del
rl
cooperato
La presenza dei coopera-
tori d'Italia a Trelew è tuttora
uno stimolo per l'Incontro
dell'intera famiglia Salesia-
na.
Quest'anno la Missione
Estate 84 che organizza suor
Carmen, una dinamica Figlia
di Maria Ausiliatrice colom-
biana, ha avuto questa carat-
teristica t>en accentuata.
Erano più di 7 i gruppi con
50 giovani della zona e Bue-
nos Aires. La Parrocchia Ma-
ria Ausiliatrice di Trelew è
parrocchia missionaria: una
fran9.la di 500 km per 250 km
che 11 missionario volante dif-
ficilmente può attendere da
solo se non ha questi mo-
menti forti.
C'è da dar catechismo nel-
le scuole e nei paesetti; bi-
sogna offrire alla gente la
possibilità di accedere ai sa-
cramenti: è necessaria una
testimonianza di allegria In
questo paesaggio arido. pol-
veroso e monotono.
Quando i due camion tra-
ballanti carichi di giovani e di
cose arrivano nei paesi è una
festa. Dura poco: 15 giorni
perché le condizioni clima-
tiche e l'alto costo della vita
non permettono di più. Da 40
gradi in pochi giorni si può
passare al freddo intenso o
al vento che ti flagella a 180
km l'ora. Non tutti i giovani
sono abituati. Sono da am-
mirare: sempre allegri. Or-
ganizzando attività religiose,
educative e ricreative. Rac-
comando loro che non si
preoccupino di «strafare». Il
solo fatto di «stare» con
questa gente è già una mis-
sione.
Quest'anno il vescovo sa-
lesiano del Chubut, mons.
Moure li ha voluti visitare tut-
ti. Ha celebrato la festa di
Don Bosco nella chiesetta di
Gastre distante 700 km in li-
nea retta dalla Cattedrale di
Don Bosco di Comodoro Rl-
vadavla. Poi ha visitato una
miniera di piombo oro e ar-
gento: cl sono 400 operai.
Un centro per la catechesi
e la comunicazione soclale
L'impegno salesiano per le
comunicazioni sociali e la
catechesi in Bolivia si è re-
cent.emente concretizzato
nell'apertura di un apposito
Centro a La Paz.
Diretto da don Gigi Di Li-
bero si propone un servizio
alla Chiesa e all'Intero Paese
realizzando le indicazioni
dell'Assemblea episcopale
Latinoamericana di Puebla
che considera prioritarie
queste due aree.
Il salesiano - ha detto
don Tito Solari, Ispettore di
La Paz, in occasione dell'i-
naugurazione - è un cate-
chista. Egli realizza la sua
vocazione e la sua missione
nella catechesi. Il Centro
rappresent~ dunque un cam-
po spiccatamente salesiano
di lavoro. La sua missione
nel mondo poi, pone il sale-
siano in mezzo ad una realtà
dove il linguaggio della co-
ITALIA
municazione assume sempre
nuova importanza.
Il Centro - ha sempre
detto l'ispettore - vuole far
propri questi valori e divenir-
ne una vera e propria scuola.
Il Centro Don Bosco
dispone di ampie sale e di
una notevole attrezzatura
tecnica.
Con Don Bosco per la pace
Cresce sempre più la sen-
sibilità della gente nei con-
fronti del problemi legati alla
pace.
I giovani della comunità
salesiana di Alassio hanno
pensato di festeggiare Don
Bosco riflettendo su questo
tema e sfilando per le vie
alassine.
La manifestazione ha avu-
to momenti suggestivi e di
grande partecipazione.
(Nelle foto: alcune imma-
gini della manifestazione).
A Lagunita Salada, una
scuoletta con 87 bimbi In
condizioni di povertà impres-
sionante Il vescovo celebrò
le cresime e ammirò il lavoro
, missionario di un gruppo di
salesiani, Figlie di Maria Au-
siliatrice, Cooperatori ed ex-
allievi uniti nel medesimo sti-
le: far sl che anct>e i ragazzi
della Patagonia aprano le
porte a Cristo.
(Nelle foto: Missione di
Trelew. Si fa catechismo a/-
l'aperto. Una »Rusquita»
scoperta dal missionario che
è spesso anche ufficiale ana-
grafico... La povertà e /a
soUtudine rasentano gli
estremf).
4 fJOLJ.ETTINO SALESIANO I AHI/LE 11184

1.5 Page 5

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Assemblea delle
Polisportive Salesiane
Sabato 1O e domenica 11
marzo 1984 si sono riuniti a
Sassone nel pressi di Roma
quasi cinquecento rappre-
sentanti delle Polisportive
Giovanili Salesiane (PGS)
per svolgere la quarta as-
semblea nazionale dell'Ente.
Oltre a rinnovare i propri
dirigenti, I delegati dell'Ente
PGS che organizza migliaia
di sportivi In tutto il Paese,
hanno riflettuto su un tema di
particolare attualità nel mon-
do educativo giovanile: e Il
volontario PGS tra professio-
nalità educativa e tensione di
spiritualità».
(Nella foto: immagine del
lavori assembleari).
A Terni,
c'è una via Don Bosco
Quante sono le città ltalla-
ne che non hanno una via o
una piazza dedicata a Don
Bosco? Certamente non mol-
tissime. Terni era tra queste.
Gennaio aaleslano a Torino
Finalmente, dopo tante In- Da qualche anno I Giovani
sistenze, da parte di exalllevl Cooperatori e I GEX (giovani
ed amici la commissione to- exallievl) della lspettorla
ponomastica del Comune di Centrale si impegnano a ce-
Terni ha deciso di dedicare lebrare il mese di gennaio
una via della città a Don Bo- come mese salesiano pro-
sco, o meglio - come è sta- muovendo Iniziative varie
to deliberato nel linguaggio che puntino sulla riscoperta,
.neutro» del pubblici am- In seno al gruppi giovanili
ministratori - : • Via Don
Giovanni Bosco, fondatore
della Congregazione del Sa-
lesiani n. 181~m. 1888».
(Nelle foto: alcuni momen-
ti della manifestazione).
II
della città e cintura, della at-
tualità concreta e della ric-
chezza del messaggio edu-
cativo e spirituale di Don Bo-
sco. E bisogna dire che que-
sti giovani hanno trovato ri-
sposta generosa, sempre in
crescendo, al loro Impegno e
alle loro proposte.
Sono essenzialmente tre i
momenti di aggregazione
«salesiana» proposto da
questo dinamico gruppo di
giovani.
Un primo incontro si effet-
tua nelle Camerette di Don
Bosco, a Vatdocco, a pre-
gare Insieme per ringraziare
Dio del dono chiamato Don
Bosco•, proprio Il dove il
Santo ha meditato, pensato,
costruito la sua Congrega-
zione, in quelle stanze testi-
moni di innumerevoli collo-
qui fra Santi, di sogni profe-
tici, di preghiera...
L'occasione quest'anno
80U.ETTINO SALESIANO I APffJLE IIIIU 5

1.6 Page 6

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CASA GENERALIZIA
andato missionario in Africa Giovanili
Socioculturali
giovani ed anziani si danno (CGS) hanno organizzato a ,
Don Bini nominato vescovo un gran da fare.
Roma il 10 marzo 1984 un in-
Il Consigliere generale don
Walter Bini in data 14 marzo
1984 è stato nominato vesco-
offriva anche la proposta ad
una rimedìtazione sul Sacra-
mento della Riconciliazione,
tema del Sinodo dei Vescovi.
vo della Diocesi brasiliana di
Lins nello Stato di San Paolo.
Don Bini che attualmente ri-
copriva l'incarico di regio-
nale per la zona atlantica è
s• Un secondo momento for-
temente aggregante e sale-
sianamente intenso è il DON
BOSCO 2000 giunto que-
st'anno alla sua edizione.
Si tratta di un gustoso spet-
tacolo offerto dai gruppi gio-
vanili salesiani attorno a can-
zoni di impegno, a messaggi
mimati, a folklore «giovani-
le», il tutto per «celebrare»
la festa, come moderna ri-
sonanza alle feste che Don
Bosco allestiva col suol ra-
nato a S. Paulo del Brasile Il
31 maggio 1930. Ha studiato
oltre che in Brasile anche a
Torino. Ispettore delrlspet-
toria salesiana di Campo
Grande fu eletto Regionale
per la Regione Atlantica (del-
la quale fanno parte anche le
case salesiane del Brasile)
dal capitolo generale ventu-
nesimo.
A don Walter Bini vadano i
nostri più fervidi rallegra-
menti.
Al Testacelo del resto un teressante dibattito con la
gruppo di anziane coopera- partecipazione di Nino Cre-
trici da molti anni ha cercato scenti, Adriana D'Innocenzo,
di lavorare per le Missioni ed Augusto Fragola, Ugo De
è bello ricordare in questa Siervo, Guido Gatti, Claudio
circostanza quella Maria Vit- Volpi, tutti esperti del settore.
tucci che morendo nel no- In risposta a quanti si sono
vembre 1982 ad ottantaquat- domandati perché l'associa-
tro anni ha trasmesso alle zione salesiana ha organiz-
sue amiche il suo stesso zato questo dibattito, i diri-
zelo.
genti hanno cosl risposto:
"I CGS costituiscono una
Cinema, censura,
educazione
Associazione che opera nel
campo della promozione cul-
turale cinematografica, ha
Mentre da più parti viene come finalità statutaria la
riproposto all'attenzione del- promozione Integrale dei
l'opinione pubblica il tema giovani ed ha scelto come
della censura cinematogra- modalità tipica del suo es-
fica di stato. i Clnecircoli sere quella educativa.
ESERCIZI SPIRITUAL
gazzi quando voleva fare ca-
pire loro che vivere onesta-
mente e in grazia di Dio por-
tava necessariamente alla
gioia... o, se si vuole. quando
Cosi come consuetudine l'Associazione dei Cooperatori saleslar
splrltua/1 e ritiri vari in numerose località Italiane. L 'Associazion
aderenti alla stessa associazione. Chiunque fosse interessato pt
00100 Roma - Tel. 06/ 4950185.
« amava le cose dei ragazzi•
perché essi poi amassero le
lspettorla Lombardo-Emlllana
cose che piacevano a lui. Il
tutto, certo, in chiave moder-
na, con ampi spazi anche
17-18 marzo SORMANO (Como) Ritiro Spirituale
per Giovani Cooperatori
alle espressioni corporali,
22-29 lugllo DASIO DI VALSOLDA Campo Scuola
alla danza...
(Como)
per Giovani Cooperatori
Il capace teatro di Valdoc-
co ha ancora una volta offer-
1-19 agosto CODIGORO (Ferrara) Campo di animazione
cristiana
to lo spettacolo del «tutto
per Giovani Cooperatori
esaurìto» e della gran calca
per forzare (si fa per dire) le
entrate in cerca di spazi, in
realtà abbondantemente oc-
cupati, anche se gli organiz- (Nella foto: don Walter
zatori (forti delle esperienze Bini).
degli anni scorsi quando
16-19 agosto
1-5 settembre
LEGGIUNO (Varese)
Via Trento
Tel. 0332/ 647200
ZOVERALLO
DI INTRA (Novara)
Tel. 0323/42365
Enrclzl Spirituali
per Cooperatrici
ed Exallieve
Enn:lzl Spirituali
per Cooperatrici
ed Exallieve
centinaia di persone - non Ottanta qulntall di vetro
6-9 settembre COMO-Salesianum Esercizi Spirituali
sono numeri gonfiati - do-
per le Missioni
Via Conciliazione, 98 per Cooperatori-Exalliev
vettero tornarséné a easa)
avessero scisso la manifesta-
zione in due serate. Quindici
gruppi s'alternarono cosl fra
scrosci di applausi in un'at-
mosfera calda di entusiasmo,
fortemente salesiana e par-
tecipata, a lancìare messaggi
con le loro canzoni, a creare
spettacolo con le simpatiche
danze, i significativi mimi.
Gli exallìevi del Centro di
formazione professionale
Don Bosco di Alessandria
per aiutare le Missioni si son
messi a raccogliere bottiglie
e vetro: ne hanno raccolto
oltre ottanta quintali.
L'iniziativa - che fra l'al-
tro ha risolto un problema a
molte famiglie che non san-
no dove buttare tanti reci-
Tel. 031/556617
Familiari e Amici
1-4 settembre SAMOENS (Francia) Campo lntemazlonale
per Giovani Exallievl
18-19 marzo CAMPEGGIO (BO)
28-29-30/IV- FIORANO (MO)
1/V
15-24 giugno CARISOLO (TN)
RHlro Splrltuale
per GGCC e Animatori
Etercizl Splrltuall
per GGCC e
simpatizzantì
Campo scuola
per GGCC e
Il terzo momento, più ri-
flessivo e liturgico, lo vissero
il 31 di gennaio, festa del
Santo, con una messa tutta
per loro e con un atteso in-
contro - sempre nel gremito
teatro di Valdocco - col Vi-
cario generale dei Salesiani
pienti in vetro - ha prodotto
con la vendita del materiale
raccolto una buona somma
di denaro a sostegno delle
missioni.
La tradizione mlulonarla
del Testacclo
4-12 agosto DOBBIACO (BZ)
13-16 sett.
TOSSIGNANO
(Imola)
simpatizzanti
Campo Scuola
per GGCC e
animatori Sport
EH!'Clzl Spirituali
Per Cooperatori
Exallievi, Familiari
don Gaetano Scrivo, a par- Il Progetto Africa in nu-
lare di vocazione salesiana merosi ambienti salesiani ha
lspettorla NOVARESE
di speranza della Chiesa, di provocato un vero e proprio
impegno dei giovani, di spi- risveglio missionario. Nella
ritualità. attraverso una sim- parrocchia salesiana del Te-
patica e impegnativa inter- stacelo, di Roma, in partico-
6-10 agosto MUZZANO (VC)
20-24 luglio TOR. CANAVESE {T0)
FMA Vercellese
Cooperatori/ trici
Cooperatori/tricl
Cooperatorl/tricl
vista.
lare dove lo stesso parroco è
6 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1984

1.7 Page 7

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Per questi motivi l'Asso- esaurienti ed insieme attente
ciazione dei CGS rivolge la alle competenze di istituzioni
sua attenzione al problema e di organismi educativi qua-
della «censura» cinemato- li, soprattutto, la scuola e la
grafica, soprattutto per famiglia, per cui, al fine di su-
quanto attiene alla " tutela scitare confronto di opinioni
dei minori ».
e di intenti su tale tema si fa
Questo aspetto, a suo giu- promotrice di un «conve-
dizio, oltre che avere una gno» che si pone proprio In
giusta rilevanza giuridica, ne un'ottica di tipo «educativo-
ha anche una di tipo morale preventivo».
e pedagogico in quanto i mi- L'Associazione si augura
neri cresceranno liberi e in che da una revisione critica
grado di autogestirsi nell'età dì tutto il problema scaturi-
adulta solo se sarà favorito il scano indicazioni utili per gli
processo educativo evolutivo orientamenti operativi di cui
della loro personalità/ base. hanno bisogno sia il legisla-
L'ìnterdipendenza dei pro- tore che gli «operatori sul
blemi educativi con quelli più campo» che, per le loro re-
specificatamente sociologici, sponsabilità, debbono creare
psicologici, antropologico- le premesse per una società
culturali, storici e giuridici, più giusta nei riguardi dei mi-
rende difficile dare risposte neri " .
E RITIRI ESTATE 1984
rganizza durante /'estate 1984 una serie di corsi di esercizi
'Jooperatori è lieta di accettare a questi corsi anche i non
ivo/gersi a: Ufficio Centrale Cooperatori - Via Marsala, 42 -
1-5 settembre (Saleslanum) COMO
FMA Alessandrina
12-13 agosto ACCEGLIO (CN)
CAMPO GGCC
lspettorla SUBALPINA
10-14 giugno
29 giugno/
1 luglio
11-15 agosto
ROCCAVIONE (CN)
Villa Auxilium
SUSA (TO)
Villa S. Pietro
MUZZANO (VC)
4-8 settembre ROCCAVIONE (CN)
VIiia Auxillum
Cooperatrici
Cooperatori /t ri c l
Exalllevi
Exallievi
Cooperatori /t r i c!
Cooperatrici
lspettoria MERIDIONALE
14-20 luglio
19-22 agosto
23-26 agosto
29 luglio
2 agosto
27-31 lugllo
Terra Santa
salesiana
SANTERAMO
(D. Adesso)
SANTERAMO
(D. Buttarelll)
GAMBARIE
D'ASPROMONTE
(Reggio Calabria)
RIGHIO (Sila)
Esercizi itineranti
Cooperatori/ tricl
adulti
GG.CC.
Cooperatori ed
Exallievi adulti
C3G.CC.
lspettorla SICULA
26-31 agosto GIBILMANNA (PA)
3-7 settembre ZAFFERANA (CT)
lspettorla ROMANA
9-11 marzo
8-1 O giugno
14-16 sett.
FRASCATI
FRASCATI
FRASCATI
Campo GG.CC.
Cooperatori e
simpatizzanti
GG.CC.
Cooperatorl/trici
Cooperatori /tri c!
SPERARE
OLTRE LA DROGA
Carissimo,
sl, può apparire paradossale, ma questa società di
oggi - la società dell'efficienza, del benessere, del
profitto - è la società che crea, ogni giorno di più, for-
me e situazioni sempre più crudeli di povertà.
Il giovane ne è dentro fino alla disperazione.
È il nuovo tipo di povertà. Una povertà in cui con-
vergono tutti i residui della povertà propria del sottosvi-
luppo, che ancora esiste, e le nuove forme di infelicità,
le squallide povertà di questo nostro tempo: solitudine,
fragilità, handicap, insuccesso, frustrazione, abban-
dono, disoccupazione, lavoro nero, disgregazione fa-
miliare, droga... il nome della povertà che rischia di uc-
cidere la speranza stessa di un domani.
Droga. Ho conosciuto un amico, Virgilio, il primo
nome denunziato per morte di droga a Palermo.
Giovani diventati di cristallo, che si dibattono tra i
tentacoli più stretti, più crudeli, più subdoli, defla dipen-
denza, e il desiderio, il bisogno, la scelta, la libertà.
Fratelli che sudano sangue, uccisi da questa socie-
tà consumistica, ossessiva, che ti divora dalla febbre,
dal delirio, che guadagna sulle disgrazie, che ride sog-
ghignando sul grido di pietà.
Uccisi da questa bestia terribile, paurosa, che si
chiama droga, appostata dietro le collere della giusti-
zia, dietro i sogni impossibili, dietro le spalliere di rose.
Il colpo di scure alle radici dell'essere.
La prima dose, quasi a sorpresa, magari gratuita.
La beffa feroce di chi investe sull'anima e sul corpo.
Quando ci si rialza, c'è sempre un agguato. La logica
di una spirale paurosa, la zampata di morte che non ha
volto.
Problema drammatico. Problema dell'essere. Pro-
blema sociale, che comporta prevenzione, recupero,
servizio, lotta, sfida politica, coscienza tenace, ostina-
ta, che dalla droga si esce.
Quanti lavorano nelle comunità, quanti sono usciti
fuori dal tunnel, ci gridano questa responsabilità eque-
sta speranza.
Impegno. Nella concretezza, nel tempo. Nella ca-
pacità di allargare la base delle informazioni e della
convocazione comunitaria, di costruire una società di-
versa, di dare motivazioni di vita, di buttare, soprattutto,
al macero tutte le risposte emarginanti che sono state
l'alibi delle omissioni, delle assenze, di chi continua a
ballare il minuetto sull'orlo del vulcano.
UN SERVIZIO PER LA FAMIGLIA SALESIANA
Castellammare di Stabia (NA) è definita «Metropoli
delle acque, dei climi, del mare... • · Situata al centro del
gol1o di Napoli, distesa sul mare all'inizio della penisola
sorrentina, sovrastata dal monte Faito, è ricca di 28
sorgenti naturali di acque medicamentose.
L'Istituto Salesiano S. Michele di Castellammare dì
Stabia (via Solaro, 12 - 80050 Scanzano • tel.
081 / 8717114), che va riprendendosi dai disagi conse-
guenti al terremoto, posto in posizione panoramica e
vicinissimo al moderno Stabilimento termale, offre de-
corosa e familiare ospitalità, preferenziale ed a favore-
voli condizioni, al membri della Famiglia Salesiana per
un soggiorno climatico, terapeutico e distensivo, spe-
cialmente nei mesi di luglio e di agosto.
BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1111U 7

1.8 Page 8

▲back to top
battiste nel Nagaland• ri-
spettivamente dei salesiani
indiani Sebastian Karotem-
prel e Joseph Puthenpu-
rackal.
INDIA
Monsignor Kochuparampll
In visita a Bandel
Il 16 febbraio di quest'an-
no monsignor Kochuparam-
bil, recentemente consacrato
vescovo della nuova diocesi
indiana di Diphu nell'Assam,
ha voluto visitare il suo an-
tico aspirantato.
L'aspirantato salesiano di
Bandel - sorge all'ombra di
un famoso santuario maria-
no posto sulla riva destra del
fiume Hugli - pur essendo
stato creato nel 1951 ha già
dato alla Chiesa altri due ve-
scovi e precisamente mon-
signor A. Alangimattathil di
Kohima e monsignor T. Me-
namparampil di Oibrugarh.
Attualmente l'aspirantato
salesiano ha circa centocin-
quanta giovani che inten-
dono scegliere la vocazione
salesiana. Essi apparten-
gono a differenti tribù e pro-
GUATEMALA
I Kekchles
si affidano a Maria
vengono da sette differenti
stati dell'India.
(Nella foto: un gruppo di
ragazzi intenti al lavoro ma-
nuale nei campi).
lntenaa attività
dell'Istituto Vendrame
L'Istituto di Misslonologia
dedicato al missionario don
Vendrame presso lo Studio
teologico salesiano di Schil-
long in India nonostante la
sua recente fondazione s; è
già fatto apprezzare per i
suoi contributi scientifici.
Proprio di recente sono
stati pubblicati due studi
molto apprezzati e che da-
ranno un sicuro contributo
alla storia dell'impegno mis-
sionario nel nord-est dell'In-
dia. Si tratta in particolare
dei volumi «Le tribù del nord-
est dell'India• e «Le missioni
COLOMBIA
Diamo una scuola
all'Arlarl
Le Regione dell'Ariari in
Colombia è una zona di par-
ticolare e faticoso impegno
missionario.
Ne è Prefetto apostolico
monsignor Luls Riveros. La
chiesa ed i salesiani sono im-
pegnati in questa zona so-
prattutto a livello assistenzia-
le ed educativo. Soltanto nel-
le elementari sono organiz-
zati ed assistiti circa dieci-
mila bambini.
Il capoluogo di provincia è
Granada, una città - ci ha
scritto lo stesso Prefetto apo-
stolico - con oltre cinquan-
tamila abitanti e che inco-
mincia ad avere i problemi
propri dei grossi centri. C'è
soprattutto - ha scritto
monsignor Riveros - urgen-
za di scuole.
Il nostro progetto - con-
tinua il prelato - è quello di
costruire una grossa scuola
per almeno duemila ragazzi
che diversamente non avreb-
bero la possibilità di andarci.
Servono decine di milioni.
Non potrebbero - conclude
monsignor Riveros - darci
una mano dall'Italia?
A cinquant'anni dal loro
arrivo tra gll indios Kekchies.
i Salesiani di Carchà hanno
affidato alla Madonna Ausi-
liatrice le loro comunità. La
missione salesiana si esten-
de per circa tremila chilome-
tri quadrati ed è abitata da al-
meno centomila indigeni
Kekchies, probabili discen-
denti dei Maya. Attualmente
essa è servita da dodici sa-
lesiani che suddivisi nei cen-
tri di Carchà, Campur e Ra-
xuhà animano scuole, centri
assistenziali vari ed una sta-
zione radio. I Salesiani in
questi cinquant'anni di pre-
senza hanno fatto veramente
di tutto creando le prime
grammatiche ed i primi ca-
techismi in lingua Kekchi. Gli
indios, a loro volta, li ripa-
gano con una fiducia ed un
affetto senza pari.
' s.;:-,~;~ .
.....:;~•_.r;u,
(Nelle foto: due immagini
della processione con la sta-
tua èJi Maria Ausiliatrice nei
pressi del villaggio di lchab).
ITALIA
La morte di Madre Rosetta
L'8 marzo scorso, presso
la Casa generalizia delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice in
Roma, è deceduta la Supe-
riora Generale dell'Istituto,
Madre Rosetta Marchese.
Eletta Superiora Generale
il 24 ottobre del 1981, Madre
Rosetta di Il a qualche mese
fu colta da una inesorabile
malattia che ne avrebbe con-
dizionato la rimanente esi-
stenza fino alla morte awe-
nuta non certo inattesa il
mese scorso.
Madre Rosetta nacque il
22 ottobre del 1922 ad Aosta.
Divenuta Figlia di Maria Au-
siliatrice nel 1941 con l'emis-
sione della prima professio-
ne religiosa, dopo aver com-
pletato la sua formazione ed
essere stata direttrice in di-
verse regioni italiane (Sicilia,
Lombardia, Lazio) nel 1965
venne nominata ispettrice a
8 • BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 11184

1.9 Page 9

▲back to top
Superiora generale. Un pe-
riodo corto: poco più di due
anni. Un periodo storico: ca-
ratterizzato dal Capitolo Ge-
nerale che ha preparato e
fatto approvare il testo defi-
nitivo delle Costituzioni. Un
periodo misterioso: contras-
segnato da una scelta para-
dossale da parte di Dio, la
sofferenza nella malattia.
È toccato a lei come neo-
Superiora guidare il non fa-
cile Capìtolo Generale 17°.
Lo ha fatto con intelligente
equilibrio, con chiara perce-
zione delle esigenze del rin-
novamento, con umile e forte
coraggio. L'esito felice del
Capitolo Generale è dovuto
in buona parte anche a lei.
Roma. Successivamente, nel E dopo il Capitolo sì è de-
1973, fu inviata - sempre dicata subito a una vasta
come ispettrice - in Lom- programmazione di servizi: la
bardia. Il Capitolo generale scelta delle priorità, gli orien-
del 1975 la elesse consigliera tamenti portanti, la pianifi-
generale con il compito di cazione dei viaggi, delle riu-
fare da Visitatrice. Non fu un nioni, delle revisioni. Si è
compito facile ma la Madre messa entusiasticamente al
seppe muoversi con chiarez- lavoro, affrontando di per-
za e delicatezza. Quando il sona le difficoltà; diffonden-
Capitolo del 1981 dovette do ottimismo; testimoniando
eleggere una nuova Madre bontà e maternità.
Generale, in sostituzione del- Le rinnovate Costituzioni
l'ormai anziana Madre Ersilia dell'Istituto rimarranno in
Canta, non ebbe dubbi: fu qualche modo legate per
scelta Madre Rosetta.
sempre alla sua persona,
In occasione dei suoi fu- come a coraggiosa guida
nerali - svoltisi presso il che ha ispirato l'entrata co-
Tempio Don Bosco di Roma munitaria dell'Istituto nel mo-
- il Rettor Maggiore dei Sa- vimento ecclesiale che carat-
lesianI don Egidio Viganò fra terizza quest'ultimo scorcio
l'altro ha detto:
del secolo XX: la preparazio-
" lo ho conosciuto Madre ne dell'awento del terzo mil-
Rosetta soprattutto come lennio del Cristianesimo".
del o
MEMORIA E ATTUALITA
Ci sono avvenimenti che lasciano la loro
impronta aldilà degli stessi parametri spa-
zio-temporali; la canonizzazione di Don Bo-
sco è fra questi. Altri potranno approfondire
come sia potuto avvenire ciò, è certo, tut-
tavia, che canonizzando Don Bosco, la
Chiesa non soltanto ha fissato una stella in
più nel suo cielo ma ha affermato la sua
stessa capacità d'incontro con il mondo
moderno e con le nuove generazioni. Per il
Papa Pio Xl - singolare sorte la sua che lo
vide proclamare « il Papa di Don Bosco!» -
dire educazione cristiana dei giovani signi-
ficò dire Don Bosco.
Mai come in questa circostanza il detto
« ricordare è vivere» si carica di significato
e si allontana da ogni tentazione di facili ar-
cheologismi.
Il Bollettino Salesiano, appassionato te-
stimone dell'apri/e 1934, non può non fare
altrettanto cinquant'anni dopo. Lo realizza
nel modo più congeniale per un giornale:
un numero quasi per intero dedicato a que-
sta memoria e alla sua attualità.
Consapevole che ogni rievocazione resta
fine a se stessa se non viene coniugata con
l'oggi, il Bollettino Salesiano richiama, sì,
quei giorni, ma guarda soprattutto all'attua-
lità, ai figli e alle figlie di Don Bosco, ai gio-
vani.
Mentre è ancora in corso di svolgimento
il 22° Capitolo Generale dei Salesiani e
mentre la realtà giovanile sembra essere at-
traversata da scarsa tensione ideale, il bi-
nomio Don Bosco-giovani può e deve tra-
dursj per tutti in fantasia educativa. Fu pro-
prio grazie a Don Bosco infatti - disse
Paolo VI - che la Chiesa ha potuto ancora
una volta diventare «maestra e madre di
folle, immense folle di gioventù».
Celebrare il 50° della canonizzazione di
Don Bosco diventa dunque l'invito a ricor-
darsi che avere i santi soltanto in paradiso
non è sufficiente. Occorre adoperarsi per-
ché i santi - i più possibile - camminino
su questa terra.
Giuseppe Costa
BOLJ.EIT/NO SALESIANO I APRILE 1984 9

1.10 Page 10

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San Pietro, ore 1O,06
...ela folla esultò
Il solenne rito della canonizzazione, Il 1° aprile di 50 anni fa.
I ricordi di Pio XJ, Il Papa che conobbe di persona Don Bosco.
Le manifestazioni a Torino e In tutto Il mondo.
IO aprile 1934, Don Bosco è
proclamato santo. Un gior-
no memorabile, un giorno
di gioia, di entusiasmo inconte-
nibile per la Famiglia salesiana,
ma non solo per essa. Dire «un
giorno» è riduttivo perché la ce-
lebrazione che si tenne in quella
Pasqua di cinquant'anni fa, si di-
latò nel tempo e nello spazio, con
le cerimonie dei giorni successivi a
Roma, a Torino e poi, via via, nel
mondo int.ero. E ovunque si poté
toccare con mano lo spessore della
popolarità di Don Bosco, l'amore
di cui era circondato, l'ammirazio-
ne che tutti provavano per la sua
opera, la venerazione con cui ci si
rivolgeva a lui per ottenerne la
paterna protezione.
A celebrare il solenne rito nella
basilica di San Pietro fu un Papa
che aveva conosciuto di persona
Don Bosco. Achille Ratti, Pio XI,
si era incontrato nel 1883, allora
giovane sacerdote, con il futuro
Santo. Trascorsero d ue giorni in-
sieme, don Ratti a visitare l'Ora-
torio, ad ammirare la scuola ti-
pografica, a cogliere il funziona-
mento delle scuole professionali, e
Don Bosco a parlare con lui, a dir-
gli dei suoi progetti, del suo lavo-
ro. Sedett.ero alla stessa mensa.
Don Bosco non mancò di metterlo
a parte delle sue ansie per il dis-
sidio che divideva allora la Chiesa
e lo Stato italiano. Egli deplorava
quel dissidio, e - come poi ebbe a
dire lo stesso Pio XI - «più volte
si era adoperato perché reintegra-
ti i diritti della Sede Apostolica, si
componesse amichevolmente il
10 SOi.LETTiNO SALESl~.NO 1 APIIILE 1P84
D Papa attravena piazza S. Pietro.
dolorosissimo dissidio per il quale
l'Italia era stata strappata al pa-
terno amplesso». Questo ricordo,
il Papa lo esternò nel Ì929, pochi
mesi dopo la firma dei Patti La-
t.eranensi, la tanto attesa concilia-
zione fra lo Stato e la Chiesa, di
cui Pio X I era stato uno degli ar-
tefici.
Nella stessa occasione il Papa
ricordò il suo incontro con il Sa-
cerdote che egli stesso aveva da
poco proclamato beato. «Sono or-
mai quarantasei anni, e ci pare
ieri, anzi oggi, di vederlo ancora
così come lo abbiamo veduto e lo
abbiamo ascoltato, sotto lo stesso
tetto, alla stessa mensa, ed aven-
do più volte la gioia di poterci in-
trattenere lungamente con lui,
pur nella ressa indescrivibile delle
sue occupazioni». Ricordava, il
Papa, di essere stato «tra i suoi
conoscitori personali, tra quelli
che ebbero da ltu stesso vivi e pa-
terni segni di benevolenza e di pa-
tema amicizia, come poteva esser-
vi tra un vet.erano glorioso del sa-
cerdozio e dell'apostolato cattoli-
co, e un giovane sacerdote».
Pio Xl era solito additare Don
Bosco ai seminaristi come esem-
pio di preparazione morale e in-
tellettuale al sacerdozio. «Noi ab-

2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

▲back to top
biamo potuto vedere molto da vi-
cino Don Bosco edificarci proprio
in presenza dell'una e dell'altra
preparazione - disse nel 1932 du-
rante un'udienza a un folto grup-
po di seminaristi - e vedere tutto
quello che non tutti ebbero il pia-
cere di vedere. Giacché la sua pre-
parazione di santità, la prepara-
zione di virtù, la preparazione di
pietà, da tutti era vista perché era
tutta la vita di Don Bosco: la sua
vita di tutti i momenti era una
immolazione continua di carità,
un continuo raccoglimento in pre-
ghiera.
«questa l'impresmone che si
aveva più viva della sua conver-
sazione: un uomo che era attento
a tutto quello che accadeva din-
nanzi a sé. C'era gente che veniva
da tutte le parti ed egli in piedi,
sui due piedi come se fosse cosa di
un monumento, sentiva tutto, af.
ferrava tutto, rispondeva a tutto,
e sempre in alto raccoglimento. Si
sarebbe detto che non attendeva
a niente di quello che si diceva in-
torno a lui, si sarebbe detto che il
suo pensiero era altrove, ed era
veramente altrove: era con Dio in
spirito di unione. Ma poi eccolo
rispondere a tutti, e aveva la pa-
rola esatta per tutti e per se stes-
so, cosi da meravigliare. Prima in-
fatti sorprendeva, e poi meravi-
gliava. Questa la vita di santità e
di raccoglimento, di assiduità alla
preghiera che Don Bosco condu-
ceva nelle ore notturne e fra tutte
le occupazioni continue e impla-
cabili delle ore diurne. Ma sfuggi
a molti quella che fu la prepara-
zione della sua intelligenza, la
preparazione della scienza, la pre-
parazione allo studio. E sono mol-
tissimi quelli che non hanno l'idea
di quello che Don Bosco diede e
consacrò allo studio. Aveva stu-
diato moltissimo e continuò per
moltissimo tempo a studiare».
Un accenno al suo incontro per-
sonale con Don Bosco Pio XI lo
volle fare anche in San Pietro,
quel 1° aprile 1934, durante l'o-
melia. «Noi stessi, anni fa, lo ab-
biamo annoverato tra i Beati, e
nel lontano tempo della nostra
giovinezza ci fu di conforto e sti-
molo per i nostri studi. Lo ammi-
rammo profondamente per le
grandi opere compiute e per le
Il momento della proclamazione.
La folla in piazza.
eminenti virtù». Poco prima, una
incontenibile ovazione si era le-
vata nel grande tempio p.ropagan-
dosi all'esterno, sulla piazza, dove
migliaia di persone la raccolsero
unendosi al grido di «viva San
Giovanni Bosco».
L'entusiasmo aveva raggiunto
il culmine al termine della lettura
della formula con cui Pio XI ave-
va «decretato e definito che il
beato Giovanni Bosco è santo e
nel novero dei Santi lo inseriamo,
stabilendo che dalla Chiesa uni-
versale se ne onori devotamente
la memoria fra i Santi confessori,
ogni anno, nel suo di natale, vale
a dire il 31 gennaio». Come ebbe a
notare un diligente cooperatore
salesiano che, impossibilitato a re-
carsi a Roma, aveva seguito il rito
alla radio, e che ne scrisse poi al
Rettor Maggiore, la proclamazio-
ne avvenne esattamente alle ore
10,06...
Nella Basilica inondata di luci
erano presenti moltissimi cardi-
nali, vescovi, rappresentanti di
tutti gli Ordini religiosi, una folla
di fedeli, moltissimi giovani. Nel
settore delle autorità spiccava, in
divisa da generale, il principe Um-
berto di Savoia in rappresentanza
del re Vittorio Emanuele III. Con
BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1984 11

2.2 Page 12

▲back to top
lui erano il re e la regina del Siam
con le tre principesse reali. il prin-
cipe ereditario di Danimarca Cri-
stiano Federico, la principessa
Stefania del Belgio, altri principi
ancora, ambasciatori di innume-
revoli paesi, il presidente dell'Ac-
cademia d'Italia Guglielmo Mar-
coni, autorità militari e civili. Da
ogni parte del mondo erano con-
venuti a Roma migliaia di salesia-
ni, a rappresentare i membri della
grande Famiglia sparsa ormai in
ogni angolo della terra.
«Trionfo senza pari»: cosi
«L'Osservatore Romano» definl
quella giornata. Gli fece eco il
«Bollettino Salesiano»: «Forse
mai, nella storia della Chiesa, la
canonizzazione di un servo di Dio
assurse a tanto splendore e fu al-
lietata da tanta gioia. Oltre la
consueta solennità del rito, e la
presenza di principi, sovrani e di-
gnità di ogni grado, era il tripudio
di letizia pasquale che ferveva at-
torno alla cara immagine di Don
Bosco, affascinante conquistatore
di anime, e si sprigionava in un
entusiasmo giovanile dagli occhi e
dal cuore di una moltitudine in-
numerevole, di tutte le età e con-
dizione, convenuta da ogni paese
nella Basilica e in piazza San
Pietro».
I salesiani si erano preparati
con passione al grande avveni-
mento. Il primo annuncio l'aveva
dato il Rettor Maggiore don Ri-
caldone, di ritorno da Roma dove
aveva assistito alla lettura dei De-
creti di approvazione dei miracoli
proposti per la canonizzazione di
Don Bosco, a conclusione del pro-
cesso canonico. «La data della
proclamazione è ormai fissata -
scriveva don Ricaldone -. Il San-
to Padre, con felice ispirazione, ha
voluto consacrare alla gloria della
canonizzazione di Don Bosco il
gran giorno di Pasqua».
Il «decreto» predisposto dalla
Congregazione dei riti si apriva
con queste parole: «Nel corso del
secolo decimonono, allorché per
ogni dove giungevano a maturità i
velenosi frutti di cui il secolo an-
teriore aveva largamente disse- Il solenne rito religioso nella
minato i germi a distruzione della basilica di San Pietro ebbe una
società cristiana, la Chiesa, in Ita- immediata appendice civile. L'I-
lia soprattutto, si trovò in balia di , talia tributava al nuovo Santo
molte procelle sollevatele contro onori altrettanto solenni. Nella
dalla tristezza dei tempi e dalla sala Giulio Cesare in Campido-
malvagità degli uomini. Ma, insie- glio, promossa dal governatore di
me, la divina misericordia inviò Roma, si svolse l'indomani, 2
anche allora a sostegno della sua aprile, una cerimonia presenziata
Chiesa, validi campioni che ne dalle più alte cariche dello Stato,
stornassero l'estrema rovina e al con alla testa, Mussolini, quale
nostro popolo serbassero intatta Capo del governo. Mussolini non
la più preziosa eredità ricevuta prese la parola, si limitò ad ascol-
dagli Apostoli: la genuina fede di tare e, infine, applaudire il discor-
Cristo.
so ufficiale dell'ambasciatore d'I-
«Infatti, fra le difficoltà di quei talia presso la Santa Sede, conte
tempi si videro sorgere in mezzo a De Vecchi di Val Cismon. «Il mi-
noi, uomini di specchiatissima racolo vivo, permanente, dilagan-
santità, per la cui attività prodi- te di Don Bosco - disse l'oratore
Lorenzo Perosi dirlge il co.ro della Cappella Sistina.
giosa nessun assalto di nemici val-
se a smantellare le mura d'Israele.
Spicca sugli altri, per altezza d'a-
nimo e grandezza d'impresa il
beato Giovanni Bosco, che nell'a-
spro volgere dei tempi si aderse
durante il secolo passato come
pietra miliare, segnando ai popoli
il cammino della salute. Poiché
Dio w suscit,ò per /,a giustizia, se-
condo l'espressione di Isaia, e res-
se tutti i suoi passi. Invero, il bea-
to Giovanni Bosco, per virtù dello
Spirito Santo, ci splende davanti
quale modello di sacerdote fatto
secondo il cuore di Dio, quale edu-
catore incomparabile della gio-
ventù, quale fondatore di nuove
religiose Famiglie, e quale propa-
gatore della Fede•.
- è nelle sue case, nelle sue scuo-
le, nei suoi campi, nelle sue offi-
cine, nell'opera conquistatrice di
cuori continuamente rinnovata in
ogni parte del mondo dai suoi figli
e dai suoi cooperatori, in una im-
magine che è la stessa immagine
del Santo».
La giornata successiva, 3 aprile,
fu interamente salesiana. Tutti i
pellegrini convenuti a Roma per
la canonizzazione si ritrovarono
nella basilica di San Pietro per
l'udienza loro concessa da Pio XI.
Migliaia di persone si stiparono
nelle navate del tempio, e accol-
sero con entusiasmo l'arrivo del
Papa. Al Santo Padre si rivolse il
Rettor Maggiore don Ricaldone.
«Impossibile trovare parole -
12 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1 *

2.3 Page 13

▲back to top
qui raccolta intorno alla Santità
vostra per esprimere i sensi della
più filiale e grata devozione. Sono
figli vostri, venuti da ogni angolo
della Terra, anche dalle plaghe
più remote a rappresentare cen-
tinaia di migliaia, anzi milioni, di
cuori che oggi, con noi, in tutti i
lidi, sotto ogni cielo, osannano
giubilanti al Papa della canoniz-
zazione di Don Bosco». Dopo aver
rinnovato l'impegno a seguire l'e-
sempio di Don Bosco, il Rettor
Maggiore ringraziava il Papa a
nome di tutti i salesiani, delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice, dei loro
allievi ed ex allievi, dei loro coo-
peratori e cooperatrici.
Dopo Roma, Torino, «cuore del
mondo salesiano». Anche nella
città piemontese, l'omaggio a Don
Bosco Santo assunse dimensioni
trionfali. Si può dire che l'intero
W~!o !,(>rin~ si riv~rsò ~ lltt
'IC"'f\\c•- ~ M-t-._-,:;- ~
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scrosciante tenne incerti gli or-
ganizzatori se effettuare la pro-
cessione oppure rinviarla. Ma
quella folla che sotto gli ombrelli
se ne stava immobile lungo tutto
il percorso del corteo, indusse gli
organizzatori a prendere la deci-
sione di attuare il programma
previsto. E quando gli altoparlan-
ti annunciarono: «la proce.ssione
Torino, 8 aprile 11134. Immagini della proceuione.
si fa», dalla folla parti un lungo
applauso. Le celebrazioni torinesi
si conclusero con l'inaugurazione
dell'Istituto missionario, nonché
con la posa delle prime pietre del-
l'ampliamento del primo Oratorio
festivo, del nuovo altare del Santo
e dell'ampliamento della basilica
di Maria Ausiliatrice.
Da Roma e Torino a tutta Ita-
lia, e dall'Italia al mondo intero.
Ovunque si svolsero riti, celebra-
zioni, cerimonie, presenti, nella
consueta cornice di popolo festan-
te, le maggiori autorità dei vari
paesi, sovrani, principi, presidenti
di Repubblica, primi ministri, uo-
mini di cultura. Una unica testi-
monianza, da Vienna al Cairo, da
egli ~ - che p0$8.DO lonta- profonda e imperitura della Fa- Tokio al Congo, dal Messico al
namente esprimere alla Santità miglia salesiana. Ecco, di questa Brasile dell'universalità del nome
vostra la gioia e la riconoscenza Famiglia, una piccolissima parte e dell'opera di Don Bosco. ·
13 BOLLETTINO SALESIANO J APRILE 19/U

2.4 Page 14

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Il processo
che lo portò alla gloria
le tappe giuridiche della canonizzazione di Don Bosco. Un'attesa durata oltre
quarant'anni eppure breve. l 'Impegno personale di Pio Xl
e del card. Carlo Salotti.
Q uanti vennero a contatto
con Don Bosco intuirono
con immediatezza di tro-
varsi di fronte ad un santo. Per
tutte è sufficiente ricordare la te-
stimonianza che il giornale fran-
cese Le Monde del 29 maggio 1883
pubblicò nei suoi confronti:
«Quest'uomo cosi umile nell'a-
spetto [...], cosi spossato dalle fa-
tiche e dai viaggi, che sembra
quasi privo di forze, risponde a
tutte le domande, moltiplica le al-
locuzioni, sparge ovunque bene-
dizioni e preghiere, s'interessa dei
bisogni di quanti ne invocano
l'appoggio presso Dio e, contem-
poraneamente, raccomanda alla
carità cristiana le opere colossali
da lui dirette.
La gente gli corre dietro, sma-
niosa di vederlo e di toccarne le
vesti, perché sente emanare dalla
sua persona il fascino della santi-
tà e ravvisa l'intervento sopran-
naturale nella fecondità del suo
apostolato e nelle grazie straor-
dinarie da lui ottenute».
Eppure nonostante questa e
tantis&me altre testimonianze di
povera gente e di alte personalità,
non fu facile «canonizzare» Don
Bosco anche se questa sua fama
popolare di santità fu base indi-
spensabile per l'inizio del processo
giuridico che avrebbe portato l'u-
mile e volitivo prete piemontese
alla gloria romana del Bernini.
«Si può infatti - ba dichiarato
14 • SOi.LETTiNO $AI.ESWIO • I APRJLE 1884
recentemente monsignor Giovan-
ni Papa, Relatore generale presso
la Congregazione per le Cause dei
santi - essere ricchi di virtù e an-
che santi, sin che si voglia, ma
non può pretendersi questo atto
giuridico, se si è privi di una vera
e autentica fama di santità, che,
di per sé, dice diffusione e il ripor-
tare di bocca in bocca quanto si
desidera affermare».
Don Rua, interprete fedele dei
sentimenti della Famiglia salesia-
na, già nella prima riunione del
Consiglio superiore dopo l'apoteo-
si della sepoltura di Don Bosco,
prese in considerazione questa
possibilità ed essa, fatto insolito,
dopo i preparativi necessari, poté
avere inizio a Torino il 4 giugno
1890.
L'intero corso della causa di
don Giovanni Bosco segul il tra-
dizionale iter ordinato da papa
Urbano VIII sin dal lontano 5 lu-
glio 1634.
«In tale procedura - precisa
ancora monsignor Papa - le
grandi tappe furono i processi, or-
dinario e apostolico, legati dall'in-
troduzione della causa a Roma, la
discussione sulle virtù, viste nella
luce dell'eroismo, l'eventuale de-
creto in merito, la discussione sui
miracoli e la beatificazione; per la
canonizzazione altri miracoli e,
quindi, il coronamento supremo».
Il processo ordinario di Don
Bosco, svoltosi presso la Curia di
Torino, ebbe come primo postu-
latore don Giovanni Bonetti, ca-
rissimo al Santo e già battagliero
direttore del Bollettino Salesiano.
Fu chiuso il primo aprile del 1897
e comportò 562 sedute per 45 testi
e contesti per lo più selezionatis-
simi.
Le testimonianze manoscritte
furono raccolte in 22 volumi con
un complesso di 5.178 pagine.
La mole degli scritti del Servo
di Dio sottoposta ad esame fu im-
mensa. In quella circostanza poi

2.5 Page 15

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vennero fatte pervenire al Papa
341 lettere postulatorie da parte
di insigni personalità sparse in
tutto il mondo.
L'esame degli scritti fece affio-
rare qualche interrogativo circa i
rapporti intercorsi fra Don Bosco
e l'arcivescovo di Torino monsi-
gnor Lorenzo Gastaldi; papa Pio
X, volle fare immediata chiarezza
predisponendo nel 1906 uno stu-
dio documentario che arrivò a
questa conclusione:
«Resta accertato che il Servo di
Dio, durante il periodo della con-
troversia, non solo nel parlare e
nell'operare si è mantenuto co-
stantemente rispettoso, umile,
sottomesso e conciliatore, come si
addiceva alla sua condizione di
suddito, ma ha pure nella sua
qualità di istitutore e rettore della
Società salesiana, saputo far va-
lere, con carità e fortezza, le ragio-
ni della propria condotta a difesa
del suo istituto religioso».
Il 23 luglio 1907 fu emesso il de-
creto di introduzione della causa e
da allora Don Bosco ebbe il titolo
di venerabile. Fu il primo ricono-
scimento di una vera e genuina
forma di santità anche se il giu-
dizio esplicito sull'eroicità delle
virtù doveva ancora venire.
Lo stesso 23 luglio, una suora
Figlia di Maria Ausiliatrice, Gio-
vanna Lenci, venne guarita da un
tumore maligno.
Tra il 1915 e il 1918 si svolse il
Processo apostolico con l'ascolto
cli diciannove testi fra i quali il ve-
scovo di Aosta monsignor Giovan-
ni Tasso, il rettore della basilica
della Consolata il servo di Dio
Giuseppe Allamano, la contessa
Lorenza Mozè de la Mole ed il sa-
lesiano Alessandro Luchelli.
Mentre - dopo aver fatto fra il
13 e il 15 ottobre 1917 la primari-
cognizione canonica della salma
di Don Bosco, sepolta nella Casa
salesiana di Valsa.lice - , si intra-
vedeva l'imbocco del rettilineo di
arrivo, con una discussione sulle
virtù altrettanto spedita, riven-
nero a galla le accuse sulla famosa
controversia con l'arcivescovo Ga-
staldi e questa volta formulate
con maggior impegno e più ricche
di dati, dal canonico Emanuele
Colomiatti.
Dopo due accurate inchieste, il
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4 luglio 1922 la Congregazione per
le Cause dei santi deliberò che si
poteva andare avanti. In quella
circostanza si volle ricordare
quanto aveva dichiarato il cardi-
nale Cagliero:
«Se mi è lecito esprimere una
convinzione, che certamente non è
soltanto dell'umile esponente, ec-
cola: la pagina più gloriosa della
vita e della santità del venerabile
servo di Dio don Giovanni Bosco,
sarà costituita appunto dal perio-
do storico, che abbraccia l'oppo-
sizione ininterrotta, che egli ebbe
a sostenere per un intero decen-
nio, nello svolgimento dell'opera
sua provvidenziale, con la più
grande umiltà e con la più grande
fiducia nel Signore, chelo sorresse
mirabilmente dandogli la fortezza
e la prudenza necessarie e quella
pace e serenità di spirito, seppe
mantenersi inalterabilmente e in-
timamente unito a Dio».
E del resto lo stesso papa Pio
XI, da appena qualche mese alla
guida della Chiesa, parlando il 25
giugno 1922 alla comunità salesia-
na del S. Cuore di Roma, si pre-
sentò «con profondo compiaci-
mento tra i più antichi amici per-
sonali del venerabile Don Bosco.
Lo abbiamo visto - ebbe a dire in
quella circostanza Papa Ratti -
con gli occhi vostri. Siamo stati,
cuore a cuore, vicini a lui. È stato
tra noi non breve e non volgare
scambio di idee, di pensieri, di
considerazioni.
Lo abbiamo visto questo gran-
de gigante e propugnatore dell'e-
ducazione cristiana, lo abbiamo
osservato in quel modesto posto,
che egli si dava tra i suoi, e che
era pure un cosl eminente posto
di comando, vasto come il mondo,
e quanto vasto altrettanto bene-
fico».
Eppure bisognava aspettare an-
cora...
«A differenza della procedura
odierna - osserva sempre mon-
signor Papa - caratterizza anche
in questa fase, da una accentuata
semplificazione e riduzione di per-
sonale partecipante, quella segui-
ta per Don Bosco, normale nel
suo t.empo, spicca per intensità di
riunioni, con interventi di gran
lunga più numerosi. Nel nostro
caso, i circa cinquanta tra cardi-
nali, consultori teologi e consul-
tori prelati dovettero discutere
sull'eroicità delle virtù di Don Bo-
sco in quattro, invece, delle tre
prescritte congregazioni, intra-
mezzate, tra di loro, da nuovi in-
terventi editi, dell'avvocato, per
dissipare obiezioni e rilievi mossi
nelle prime tre e non fattesele
sfuggire dal promotore generale
della fede, sempre attento al suo
ruolo censorio di purificazione.
Si cominciò con l'anteprepara-
toria, del 30 giugno 1925, in casa
del cardinale ponente, si passò
alla preparatoria del 30 luglio in
Vaticano: riaffiorati alcuni punti
un tantino incerti, bisognosi solo
di schiarimenti, si ritornò alla se-
conda preparatoria del 18 dicem-
bre. Spazzati via, in tal modo, an-
che i più piccoli ostacoli, ecco, la
congregazione generale alla pre-
senza del S. Padre, tenuta 1'8 feb-
braio 1927. La conseguente let-
tura del decreto di eroicità delle
virtù, pernio di una Causa di bea-
tificazione, letto, in una forma
molto solenne, il 20 febbraio, dopo
preghiere, suppliche e digiuni, da
parte dello stesso sommo ponte-
fice, pienamente compenetrato
dell'estrema delicatezza dell'atto,
dette occasione a lui di ritornare
su Giovanni Bosco, e, questa vol-
ta, sulla sua santità e sull'istituto,
senza la dovuta precedente cau-
tela.
15 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 11184

2.6 Page 16

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Con tale proclamazione, da par-
te del supremo magistero della
Chiesa, Giovanni Bosco veniva
additato quale esempio di vita da
imitare e da seguirsi da parte dei
fedeli, espressione concreta di
santità e specchio di virtù, innan-
zitutto, per i suoi figli, sparsi in
tutto il mondo; rimaneva la con-
quista della meta suprema, quella
del culto pubblico. La si poteva
raggiungere mirando due tappe
consecutive: la beatificazione e la
canonizzazione».
Il 19 marzo 1929 fu letto il de-
creto di approvazione dei due mi-
racoli proposti per la beatificazio-
ne mentre la Curia romana e gli
ambienti religiosi rimanevano
se~ dallo strepitoso miracolo
operato per intercessione di Don
Bosco in favore di una suora ago-
stiniana di S. Lucia in Selci. Il 9-
aprile ci fu la lettura del decreto
detto del «tuto», una paroletta -
disse il Papa - che voleva signi-
ficare che si poteva procedere
«con sicurezza» verso la beatifi-
cazione.
In quegli anni Papa Pio XI non
si lasciò sfuggire occasione per
dare a Don Bosco amplissimi ed
affettuosi riconoscimenti.
Assieme a Pio XI fu notevole -
è doveroso ricordarlo - l'impegno
di monsignor Carlo Salotti, pro-
motore e regolatore Generale del-
le cause di beatificazione e cano-
nizzazione.
Monsignor Salotti - annota in
un pro-memoria don Francesco
Tomasetti, postulatore in quei
tempi - ci rese dei servizi incal-
colabili. Non già nel senso che egli
abbia favorito i salesiani, ma nel
senso che egli «volle» e «seppe»
far trionfare la giustizia nei ri-
guardi della causa del nostro san-
to Fondatore contro quanti non
volevano la sua canonizzazione,
facendo prevalere gli irrefragabili
documenti che comprovavano la
santità di Don Bosco e la futilità
delle accuse mosse dagli avversari.
«Se monsignor Salotti - an-
nota ancora don Tomasetti -
non avesse riferito favorevolmen-
16 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE IJIIU •
te a Pio Xl, la benevolenza di
quest'ultimo non sarebbe stata
sufficiente ad indurlo a fare ciò
che poi fece in favore del grande
Servo di Dio, tanto era scrupoloso
della legalità».
L'impegno di monsignor Salotti
per la canonizzazione di Don Bo-
sco fu tale da procurargli non po-
che polemiche.
Il Papa - si raccontò in giro -
lo chiamò e gli disse: «Monsigno-
...... ,
, r, e e-,e,e
.1111
re, la tolgo dalla Sacra Congrega-
zione dei Riti».
«Santità - rispose monsignor
Salotti - faccia come crede, mi
tolga pure...».
« La mando - soggiunse Pio XI
- a Propaganda Fide in qualità
di segretario, non solo ma la fac-
cio anche arcivescovo»!
Questo atto del Papa fu consi-
derato come un premio per ciò
che il Salotti fece per il trionfo di

2.7 Page 17

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CHIESE DEDICATE A DON BOSCO. Eceo alcune inuna,ini dJ chi- dedicate a Don
Boeco. Per la verità cl siamo b:ovati lmbaruzati nel fare una ecelta dal momentA> <lhe ne
eùstnno moltiuime. Le foto li rlferitlcono al TEMPIO di DON BOSCO dJ Roma: inaugu-
rato nel 1969 eaeo orli rappreeenta la pii:! popolare parrocchfa Italiana; all'int.emo vt si
pn119Qno am.mlrare numeJ"OM opere di preaevole fattura artilt:lca; al TEMPIO del COL-
LE DON BOSCO: eretto con il contributo dJ tutta la FamllJlia Saleeiana viene inaugu-
rato In quem primaven. Al Tern[)I0 del Colle O Bollettino dedicherà un aervizio pl"OII•
lim•IMllbs; al SANTUARIO DON BOSCO di BRASILIA: è una chieaa di eccezionale bel-
~lhreeenu lezza 110prattutto all'interno. 1A Capitale braaillana, •eocnata• dal Santo, ha voluto cold
ricordue U centenario
aalNiana in B:ruUe (188S-1981); al TEMPIO dJ
DON BOSCO di PANAMA
: eretto nel lk9 è certamente U Iuoro dovela devozione
popolare al Santo è ph} e evidente•: qui per la festa di San Giovanni BoecoconftllÙICOno
tutti ili anni almeno centumila devoti; alla CHIESA di AUGSBURG IN GERMANIA: 110-
brio ed ardita nelle sue linee archltettonicbe tavnriace una lntenaa parteclpuione ai riti
liturgici.
Don Bosco. Monsignor Carlo Sa-
lotti venne nominato segretario di
Propaganda Fide ed arcivescovo
titolare di Filippopoli in Tracia il
30 giugno 1930: vi rimase fino al
16 dicembre 1935. Il Concistoro
del 16 dicembre 1935 lo vide tra i
nuovi cardinali ma sin dal
13.3.1933 lo era diventato in pec-
tore.
Dal 1940 fu anche vescovo di
Palestrina. Il Salotti morirà -
circondato dall'affetto ricono-
scente dei Figli di Don Bosco - a
Roma il 24 ottobre 1947.
Intanto il 16 maggio 1929 ci fu
la seconda ricognizione della sal-
ma di Don Bosco nella Casa di
Valsalice e finalmente il 2 giugno
1929 si giunse alla solenne beati-
ficazione nella Basilica cli San
Pietro.
Ben presto nuovi miracoli aper-
sero la via alla canonizzazione. Il
19 novembre 1933 venne letto con
grande solennità il decreto di ap-
provazione dei miracoli necessari
al raggiungimento della meta su-
prema. Come in altri casi anche in
questo Pio XI fu pre.sente con la
sua parola.
Il aprile 1934, festa di Pa-
squa e conclusione dell'Anno San-
to della Redenzione, Pio XI pro-
clamò santo Don Bosco. In un
« trionfo senza pari• e con voce
commossa il Papa di Don Bosco
emanò... la sentenza· del processo:
«A onore della santa e indivi-
sibile Trinità - è la traduzione
italiana dell'originale in latino -
a esaltazione della fede cattolica e
ad incremento della religione cri-
stiana, con l'autorità di Nostro
Signore Gesù Cristo, dei beati
Apostoli Pietro e Paolo e Nostra,
dopo matura deliberazione e im-
plorato ripetute volte il divino
aiuto e udito il parere dei nostri
venerabili fratelli Cardinali di
Santa Romana Chiesa, patriarchi,
arcivescovi e vescovi dimoranti
nell'Urbe, decretiamo e definiamo
il beato Giovanni Bosco Santo e
lo inseriamo nel novero dei santi,
stabilendo che dalla Chiesa uni-
versale se ne onori devotamente
la memoria fra i santi confessori
non pontefici, ogni anno, nel suo
dl natale, vale a dire nel 31 gen-
naio. Nel nome del Padre e del Fi-
glio e dello Spirito Santo».
BOLLETTINO SI.LESl,f,NO I APRILE I 1184 17
,-

2.8 Page 18

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Dai giornali del 1934
una cronaca
diventata storia
Abbiamo riletto I giornali dell'epoca per cogliere l'eco nella stampa
del riti e delle celebrazlonl a Roma e a Torino.
N el solenne gaudio pa-
squale il Beato Gio-
<t
vanni Bosco è innal-
zato ai supremi onori degli alta-
ri»; «Fulgida gloria della Chiesa e
dell'Italia. Don Bosco innalzato
dal Papa ai fastigi della santità»;
«Oggi Don Bosco sarà proclamato
santo». Ecco alcuni fra i titoli de-
gli articoli che i giornali dedicano
a quello che è «l'avvenimento del
giorno». Sfogliamoli insieme, cer-
cando di cogliere la vasta eco che
la santificazione di Don Bosco
ebbe non solo nel cuore degli ita-
liani, ma anche nelle pagine della
stampa, un'eco intensa che durò
parecchi giorni. Per questo abbia-
mo preso in esame i giornali più in
vista in quegli anni: «Il M~g-
gero», «La Stampa», «L'Osser-
vatore Romano» e «Il Corriere
della Sera».
«L'Osservatore Romano» del 1°
aprile ha quattro intere pagine
dedicate al nuovo Santo e nume-
rosissime fotografie, cosa di non
poco conto vista l'impostazione
dei giornali in quegli anni, più
scarna di quella attuale. Fin dalla
prima pagine vi è un ritratto di
Don Bosco e la rappresentazione
di due suoi miracoli; poi, all'inter-
no, l'immagine della mamma, del-
la casa natia e della casa madre
dei salesiani. E non basta: c'è po-
sto anche per le foto delle scuole
profe.ssionali dei sarti e dei fale-
gnami nell'oratorio di Valdocco e
dei quattro successori di Don
Bosco.
18 BOLJ.ETTINO SALESIANO 1 APR/tE 1/18,f
OSSE-R--\\'=.\\=TO::R-:E:.-I-~-O, ~l:\\NO
s ;Jh i 4..:. I ■21..!:.tb:
=1
Il Beato Giomai Rosai ricm raareola dei Suti
tn•....,.ou•
......
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...... ;.
. -..·"'~ -1: ;~ -
·_-
., ·:'\\,.
--~~-.,.•-'
,.. . , .
Ancora più significativi gli ar-
ticoli che il giornale dedica a Don
Bosco, giustamente chiamato «il
santo e l'apostolo dei tempi nuovi.
Insieme alla storia dellà sua vita è
riportato un giudizio di Giorgio
Huysman: «La sua fiducia in Dio
era tale da mettere ad effetto le
meraviglie più improbabili; sem-
bra una figura del secolo decimo-
terzo e nessuno fu più moderno di
lui». Un altro articolo, «Tre Pa-
sque per Don Bosco», ricorda tre
speciali Pasque del Santo: quella
del 1846 in cui trovò un oratorio
per i suoi ragazzi; quella del 1858,
in cui, a Roma per la prima volta,
ebbe appagato il desiderio di fon-
dare una congregazione; ed infine
la Pasqua del 1934.
Continuando a sfogliare il gior-
nale troviamo anche una descri-
zione particolareggiatissima della
cerimonia che si svolgerà in gior-
nata e la notizia dell'apertura di
un nuovo istituto sale.siano ad
Andria, oltre naturalmente alle
notizia di cronaca ed estere del
giorno. Tra queste cade sotto gli
occhi l'intervista al reggente del-
l'Ungheria Horty e le sue parole
«profetiche» (!): «Ritengo la
guerra impossibile. Non penso ad
un esercito della Società delle Na-
zioni, il quale sarebbe superfluo.
Le notevoli forze di cui le Potenze
possono disporre per intimorire i
malintenzionati sono sufficienti a
fare ordine in Europa in un solo
giorno». Ogni commento è super-
fluo.
Ma ecco nella nostra carrellata
un altro quotidiano: «Il Corriere
della Sera», che per il carattere
politico assunto in quegli anni
non dedica molto spazio a Don
Bosco, relegando in seconda pa-
gina l'annuncio della santificazio-
ne. Unica nota di rilievo «la par-
tecipazione di numerosis&me rap-
presentanze che testimonia la va-
stità di adesioni che accoglie nel
mondo l'esaltazione agli altari di
Don Bosco».
Il primo aprile è ormai passato,
Don Bosco è stato proclamato
santo ed ecco come i giornali, il
giorno dopo, in edizioni speciali.
commentano l'avvenimento. «Ce-

2.9 Page 19

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!./OSSERVATORE ROM.
"':':\\S'.::_•
.~ ~-:s
a0le(AlJ! QUOIUILL"O
P0UDC0 mJOIOSO
--- .,__, .......
-....- .............
C1TT NL YATlC~
V
Nel 10lenne gaudio pasquale il Beato Giovanni
......
onori degli altari
1t Santo e l'Apostolo
rimonia che resterà nella storia» è
il titolo .a tutta pagina della
«Stampa»: «Roma si è svegliata
con tutta la gioia della serenità
pasquale, con una aspettazione
misteriosa nell'anima di qualche
cosa di sublime...». Il diligente
cronista, come si legge, comincia
la sua cronaca proprio dall'alba
dell'importante giorno. Ed è una
cronaca minuziosa, che occupa
due pagine, e comprende persino
il racconto della liberazione di
due piccioni viaggiatori «che re-
cheranno alla casa madre in To-
rino l'annuncio della cerimonia».
Il crescendo di emozione scoppia
alla proclamazione del nuovo
Santo: «La Basilica è tutta un
solo grido "Viva San Giovanni
Bosco". È un delirio di entusia-
smo che dura parecchi minuti».
Intanto a Torino... a Torino nella
casa madre dei salesiani sono stati
collocati dei radiodiffusori «e do-
vunque è insieme raccoglimento e
festività».
Dopo la descrizione fedele della
cerimonia, cosi vengono commen-
tati «I grandiosi riti» sull'«Osser-
vatore Romano» del 2 aprile: « Un
trionfo senza pari quello di ieri,
un trionfo che nell'Alleluja pa-
squale trovò lo sfondo e, insieme,
la cornice più grandiosa ed adat-
ta... Il nuovo santo sembra rias-
sumere, nella sua portentosa at-
tività e nella non meno straordi-
naria eredità lasciata nelle sue fa-
miglie religiose tutto ciò che la
Chiesa può e sa fare secondo i
tempi, le circostanie e i bisogni
dell'umanità. Don Bosco rappre-
senta infatti l'ideale di una vita
pienamente, attivamente e co-
stantemente cristiana». Durante
la cerimonia è stata eseguita per
la prima volta la Missa Jubilaei di
monsignor Lorenzo Perosi. « Il
grande genio ha dato oggi una
nuova dimostrazione della sua po-
tente vitalità e della sua limpida
freschezza. Sono noti i canoni fon-
damentali di questa opera nuovis-
sima dell'illustre maestro: fedeltà
alla tradizione e alla ispirazione
classica, pur in una nuova archi-
tettura di accordi e di forme».
Altre brevi notizie del giorno: il
Parlamento brasiliano un voto
di plauso per la canonizzazione di
Don Bosco; una nuova Chiesa è
dedicata al Santo in provincia di
Vicenza; e in cronaca di Roma il
resoconto delle cerimonie organiz-
zate dalla scuola elementare Don
Bosco «per rendere famigliare tra
i bimbi la figura del grande bene-
fattore della gioventù», una Mes-
sa e la proiezione del film «Le
missioni salesiane». Insieme pos-
siamo leggere altre notizie dal
mondo, sono preavvisi del disa-
stro che si scatenerà dopo pochi
anni: la guerra civile spagnola;
un'intervista al cancelliere Dol-
fus.s, che dichiara: «l'attività na•
zionalsocialista è cessata in Au-
stria». Non serve ricordare che di
li a pochi mesi il cancelliere verrà
ucciso proprio da quei nazional-
socialisti che occuperanno poi de-
finitivamente l'Austria nel 1938.
Ma la guerra sembra a tutti an-
cora molto lontana.
Anche il «Messaggero» si oc-
cupa di Don Bosco: il 3 aprile
pubblica, unico fra tutti, la noti-
zia che l'opera del Santo verrà il-
lustrata in tutte le scuole del Cile
(un giornale evidentemente alla
ricerca delle notizie più origi-
nali!).
Comunque è la «Stampa», fra i
quotidiani, a far la parte da leone.
Il 4 aprile esce con il resoconto
dell'udienza concessa dal Papa a
trentacinquemila rappresentanti
19 BOLLETTINO SALESIANO t APRILE 1984

2.10 Page 20

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........s..~ ...
..... S8t1D • pioggia iooessanta
al SIIIIa.l..'.l._lt_n...I.,..f.l_lW__lc_a
~
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20 • BOLLETTINO SAI.ES/ANO I APRILE 1984
della grande famiglia salesiana,
notizia ripresa il 5 anche dall'«Os-
servatore Romano». Dal discorso
del Papa un breve stralcio: «Ab-
biamo sentito con vera gioia che
ci avete salutato come il Papa di
Don Bosco. Abbiamo potuto ap-
pellare l'Anno Sant;Q giubilare
Anno Santo di Don Bosco».
Sempre sulla «Stampa» trovia-
mo il 5 aprile un articolo sulle
Missioni salesiane nella terra di
Magellano, «Come è stata vinta la
diffidenza e la ferocia» dell'invia-
to speciale Ettore de Zuani, con
foto di indiani- dall'aspetto non
rassicurante - avvolti in pelli.
L'ultima solenne celebrazione è
tutta piemontese, la domenica
successiva 8 aprile. Se ne occuperà
solo la «Stampa», come a voler ri-
vendicare ancora una volta la pro-
venienza del nuovo Sant.o. «Tre-
centomila persone hanno accom-
pagnato sotto una pioggia inces-
sante le spoglie del Santo all'al-
tare di Valdocco». «Quante mi-
gliaia di fedeli sono andati a pro-
strarsi innanzi all'effige del San-
to? Sarà forse impossibile dirlo. Si
trattava di una folla paesana sce-
sa giù dalle nostre colline o dalle
campagne; folla severa e quasi so-
lenne nel contegno e nella pre-
ghiera; folla paesana come il San-
to celebrato sull'altare». Tra le
tante testimonianze di fede rac-
colte dal cronista, la più commo-
vente è senz'altro quella di due
anziani sposi, quasi novantenni,
che, tenendosi per mano, raccon-
tano del loro matrimonio celebra-
to da San Giovanni Bosco.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Tavola rotonda
una santità controcorrente
per cambiare il mondo
Il Rettor Maggiore don Viganò, Il gesuita padre Dumelge e l'on. Manzlnl
sottolineano l'attualltà di Don Bosco, la 1ua profezia, l'Incidenza nel sociale In favore
degll «ultimi•, pur nell'ancoraggio di valori per cenni della santità.
L a santità oggi, l'attualità
di Don Bosco santo, il va-
lore della testimonianza
dei santi nella nostra società:
sono i temi di una • tavola roton-
da» che il «Bollettino Salesiano»
ha organizzato in occasione del
cinquantesimo anniversario della
canonizzazione di Don Bosco. Vi
hanno partecipato il Rettor Mag-
giore don Egidio Viganò, il gesui-
ta padre Gervais Dumeige, docen-
te presso la Pontificia Università
Gregoriana e autore di numerosi
libri di storia della spiritualità, e
l'on. Raimondo Manzini, eminen-
te figura del laicato cattolico, già
direttore de L'Osservatore Ro-
mano». Moderatore è stato il no-
stro direttore don Giuseppe
Costa.
Costa - Spesso noi parliamo
di «santità oggi», con il sottinteso
presupposto che esista una «san-
tità oggi». C'è veramente questa
distinzione, e se c'è, come si con-
figura la santità di oggi rispetto a
quella di ieri?
Manzini - La santità non
cambia. Essa è anzitutto un'ade-
sione perfetta alla volontà di Dio,
cammino verso la pèrfezione cri-
stiana, arricchimento di grazia
nell'esercizio dell'amore in tutta
la sua ampiezza, verso Dio e verso
il prossimo. Ciò non toglie che la
santità abbia tratti distintivi di-
versi nelle varie epoche. Che cosa
la distingue oggi? Ecco, direi che
la caratteristica pià evidente con-
siste in una maggiore partecipa-
zione alla vita sociale, voglio dire
in una assunzione di responsabi-
lità umane oltre che nell'interio-
rità e nella vita di unione al Si-
gnore.
Costa - Quindi interviene un
elemento di testimonianza...
Manzini - Esattamente. Oggi
il cattolico, il credente si sente in-
vestito del dovere di dare testi-
monianza perché la società si è
scristianizzata. Noi viviamo in un
mondo secolarizzato, praticamen-
te in un mondo che disconosce i
valori religiosi, che mostra indif-
ferenza e autonomia dai precetti
cristiani. E ciò non per colpa delle
singole anime, ma a causa di tutta
una organizzazione sociale, tec-
nologica, meccanica, che ha este-
riorizzato la vita della persona. È
un processo culturale che è par-
tito da lontano, dai secoli dell'il-
luminismo, e anche prima, dall'u-
manesimo, che ha negato i valori
della trascendenza. Oggi se ne ve-
dono i frutti.
Dumeige - Anch'io sono del
parere che la santità oggi non sia
fondamentalmente diversa dalla
santità di tutti i tempi. Però,
come ha detto ora l'on. Manzini,
l'attenzione si è spostata dalla ge-
nerica folla cristiana al prossimo,
cosicché la santità ha preso forme
più concrete, che sollecitano l'im-
pegno di molta gente. Il coman-
damento rimane lo stesso: amare
Dio e amare il prossimo come se
stessi. Cosi come non è mutata la
perfezione di questo amore, la
santità, appunto. L'aspetto dell'u-
nione con Cristo è sempre esistito,
21 80LLETTINO S4LESlo\\NO I AM4.E 18'4

3.2 Page 22

▲back to top
ma oggi si trova ad essere messo
in maggior rilievo da parte di co-
loro che guardano al prossimo con
una più forte accentuazione del
fattore sociale. Ciò comporta l'im-
pegno, la presa di coscienza delle
condizioni sociali e culturali del
nostro tempo, nonché una sensi-
bilità all'ingiustizia in genere.
Qui, direi, sta l'elemento più ca-
ratterizzante della santità oggi.
Ripeto, fondamentalmente non
c'è nessuna differenza tra la san-
tità di oggi e quella di ieri, ma
oggi la santità evidenzia di più le
forme visibili, che si proiettano
più direttamente sul prossimo.
Costa - Don Viganò, è d'ac-
cordo con questa impostazione?
Viganò - La condivido pie-
namente. Ma per aggiungere qual-
cosa a ciò che è già stato detto, mi
permetto di cambiare la domanda
iniziale del nostro moderatore, os-
sia, invece di chledermi che cosa è
la santità oggi, mi domando che
importanza hanno i santi oggi. In
questa prospettiva, io vedo la san-
tità in una forma storica concreta,
e ciò mi permette di dire che i
santi sono profezia di Dio per i
contemporanei, per l'ambiente
dove essi vivono, dal momento
che presentano Cristo, che testi-
moniano il suo spirito con un
amore che si impegna nel cambia-
re il mondo. Quindi, la santità
non deve essere considerata una
specie di lusso nella storia umana,
bensi il fermento che guida la sto-
ria umana verso la salvezza, verso
la totalità dell'essere umano. Per
questo motivo sono portato a
dare, anche nella riflessione co-
mune della gente, grande impor-
tanza all'agiografia, ossia alla vi-
sione storica di quelle persone che
sono santi, per capire che cosa è la
Chlesa e qual è la sua missione
nella storia. Ogni volta che entro
nella basilica di San Pietro a
Roma, mi piace guardare tutte
quelle statue che vi sono raccolte
e pensare che non rappresentano
idoli del politeismo, ma persone
storiche, che hanno contribuito a
far fermentare qualcosa nella vita
umana.
22 • BOLLETTINO SALESIANO 1 APRII.E 1984
Costa - Vorrei ora che ci ad-
dentrassimo in un momento più
specifico della nostra conversazio-
ne: la santità di Don Bosco. A
cinquant'anni dalla canonizzazio-
ne, a quasi cent'anni dalla morte,
la domanda alla quale dobbiamo
rispondere misembra questa: pos-
siamo considerare Don Bosco un
santo attuale? La propongo per
primo all'on. Manzini, nella sua
qualità di laico e di testimone fra
i più vivi del movimento cattolico
e dell'impegno nel sociale.
Don Egidio Viganò
Manzini - Considero Don Bo-
sco un santo moderno, un santo
contemporaneo. Di più: un santo
che ha precorso per tanti aspetti
molte esigenze del nostro tempo.
Le qualità e i titoli della sua san-
tità sono quelli della santità stes-
sa, e quindi perenni.
Costa - E come si è manife-
stata questa santità?
Manzini - Ce lo ha già detto
il Rettor Maggiore: in un impe-
gno a cambiare il mondo. Don Bo-
sco ha svolto questo impegno in
quel dato momento, a Torino,
proprio quando si incominciava a
manifestare ilfenomeno tipico del
nostro tempo che è la metropoli,
l'agglomerato. Egli ha agito alla
periferia della metropoli, nel mon-
do degli emarginati, e fin dall'ini-
zio del suo ministero sacerdotale
si è occupato proprio di quella
parte di umanità che raccoglie gli
«ultimi». Egli ha detto ai cattolici
che la loro predilezione andava ri-
volta agli ultimi, e in quel mo-
mento gli ultimi erano i ragazzi
abbandonati, privi di un riferi-
mento educativo famigliare o sco-
lastico, che crescevano nella liber-
tà della strada. In ciò Don Bosco
ha veramente anticipato l'impe-
gno di quanti oggi operano negli
strati della società abbandonati a
se stessi.
Costa - Un fenomeno che a
molti sembra essere il prodotto
della società contemporanea.
Manzini - E invece esisteva
anche ai tempi di Don Bosco,·solo
che allora nessuno ci pensava. Bi-
sogna aggiungere, a questo riguar-
do, che ci volle un gran coraggio a
fare quello che Don Bosco fece.
Ciò che colpisce fin dall'esordio
della vita sacerdotale di Don Bo-
sco, è che egli ha agito controcor-
rente. Tutti infatti si meraviglia-
vano, molti addirittura si scanda-
lizzavano per il modo con cui Don
Bosco intratteneva quei ragazzi
caotici, che con la loro esuberanza
mettevano in disordine la casa di
mamma Margherita, e irritavano
i vicini per il gran rumore che fa-
cevano. Ma i ragazzi sono vita,
sono esuberanza, non si può pre-
tendere che siano un collegio di
penitenti. Don Bosco capiva che
la sua era la via attraverso cui egli
avrebbe raggiunto le loro anime,
la via della libertà, della gioia, del
gioco, dello svago, unita all'amore
che quei ragazzi non avevano avu-
to da altri. Fin dal primo episo-
dio, quando rincorse per strada il
ragazzino per farne il chlerichetto
che serve Messa, Don Bosco ha
inseguito i giovani per condurli
alla casa del Padre. Di qui è deri-
vato il suo sistema pedagogico, la
sua intuizione di una forma edu-
cativa centrata nella pietà, nel-
l'Eucarestia, nella confessione fre-
quente, nella parola di Dio.
Costa - Don Viganò è oggi il
successore di Don Bosco. Come
sente l'attualità di questo Santo?
Viganò - Ne sento l'attualità
in tante cose. Ma volendo sinte-
tizzare, e far risaltare questa at-

3.3 Page 23

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tualità, mi fermerò su due punti.
In primo luogo la capacità di Don
Bosco dì inserire la santità nel
mondo dell'educazione, nel senso
di far maturare la pedagogia cri-
stiana fino a farla diventare una
fonte dì santità giovanile. Per la
prima volta nella storia della
Chiesa, e come frutto del metodo
pedagogico, un ragazzo è stato ca-
nonizzato come confessore: san
Domenico Savio. Questo eviden-
zia una santità che è buona per
tutti, e in modo particolare per la
gioventù. In secondo luogo, vedo
come tratto dell'attualità dì Don
Bosco il senso dell'apprezzamento
degli elementi nuovi delle inven-
zioni tecniche, delle capacità in-
dustriali. Egli ha voluto servirsi di
questi mezzi dicendo: voglio es-
sere all'avanguardia del progres-
so, per fare comunicazione sociale
fra i ceti popolari. Ed ecco allora
la stampa, le pubblicazioni, cui si
è dedicato con grandi sacrifici e
con aperta visione. Ha realizzato
perfino una cartiera per avere dì
prima mano la carta che gli occor-
reva. Ho visto una lettera, conser-
vata da una signora dì Montevi-
deo, in cui Don Bosco si dice di-
sposto ad offrire la carta della sua
cartiera ai giornali dì Montevideo
con uno sconto del 20 per cento in
cambio dell'impegno dì quei gior-
nali a non attaccare la Chiesa.
Questo per dire le idee che veni-
vano in mente a un Santo. Sem-
bra quasi un... commerciante...
Una santità, quindi, quella dì Don
Bosco, che tocca tutto il progresso
moderno - e particolarmente ciò
che si riferisce ai mezzi dì comu-
nicazione sociale propri dell'epoca
- come un grande strumento per
l'evangelizzazione, soprattutto dei
giovani e del popolo.
Costa - Dunque, Don Bosco
come santo dì oggi, è un santo do-
tato dì straordinaria attualità.
Ma Don Bosco è vissuto ed ha
agito nel XIX secolo ed è in quel
secolo che si è manifestata visibil-
mente la sua santità. Ora, dal
punto di vista della storia della
spiritualità, fino a che punto Don
Bosco è un santo del suo tempo?
Dumeige - Don Bosco è si-
curamente anche un santo del suo
tempo, perché ha avuto una co-
scienza molto viva dei bisogni di
quell'epoca, una intuizione pre-
cisa di quei bisogni, come sta a di-
mostrare l'attenzione che egli por-
ta alle difficoltà, alle miserie nelle
quali vive l'umanità della sua epo-
ca. Anzi, è un lato caratteristico
di Don Bosco l'aver messo in ope-
ra e sviluppato tutte le qualità
che il Signore gli ha dato. Poi, sic-
come i Santi - come ha detto
don Viganò - sono sempre pro-
feti, nel senso che sono più lun-
gimiranti dì molti altri loro con-
L'On. Raimondo Manzini.
temporanei, egli in certo modo co-
glie, al tempo stesso, i bisogni del-
la sua e della nostra epoca. Ma
vorrei sottolineare dì Don Bosco
anche i meriti acquisiti in campo
pedagogico, il senso del contatto
che è un suo tratto peculiare. Gra-
zia e natura sono qui come incor-
porate, unite in funzione dell'a-
postolato e della missione dì Gio-
vanni Bosco. E anche qui c'è qual-
cosa che supera le condizioni cor-
renti nelle quali si esercitava l'e-
ducazione in quel momento, cioè
in un momento che vede lo svilup-
po dell'educazione e dell'istruzio-
ne. Don Bosco è un educatore, per
dì più dotato dì un senso molto
fine, diciamo pure acuto, dì ciò
che è il giovane. Dote non comu-
ne, se è vero che ancora oggi sia-
mo tutti concordi nel dire che non
è impresa facile capire veramente
i giovani. Don Bosco si è invece
sintonizzato sulla st.essa lunghez-
za d'onda dei giovani. Possedeva
l'intuito che gli ha consentito di
capire i giovani. E la sua intuizio-
ne si dimostra valida ancora oggi.
Manzini - Un aspetto che mi
ha sempre colpito in Don Bosco è
la sua capacità di vivere il suo
tempo socialmente, durante una
delle più gravi crisi che la Chiesa
ha attraversato. Mi riferisco alla
fine del potere temporale, al pro-
cesso dì secolarizzazione avviato
dal Piemonte sabaudo, con l'e-
spropriazione dei beni ecclesiasti-
ci, i matrimoni civili, le leggi Si-
cardì, in una parola la dissacrazio-
ne dello Stato come era concepito
un tempo. Ebbene Don Bosco ha
vissuto quel periodo con un equi-
librio eccezionale: era fedelissimo
al Papa quando tutti esecravano
il Papa, e al tempo stesso era ri-
cercato da ministri e ammirato
dai laici. Egli ha fatto da tramite
fra lo Stato e la Chiesa, ha per-
sino aiutato il Papa a non com-
mettere un errore. Dopo la fine
del potere temporale, molti esor-
tavano il Papa ad abbandonare
l'Italia1 a rifugiarsi in Francia,
persino in Inghilterra. Pio IX si
consigliò con Don Bosco, che gli
disse: «La sentinella d'Israele re-
sta al suo posto». Noi siamo ora
in grado dì vedere, nello sviluppo
storico degli avvenimenti, l'im-
menso bene derivato dal fatto che
il Papa rimase a Roma. Oggi il
problema è risolto, la Chiesa è più
libera di prima. Quindi, Don Bo-
sco, anche in questo fu un vero
profeta.
Costa - Quindi possiamo dire
che Don Bosco, pur interpretando
la sua epoca, ha visto molto più
lontano, ha penetrato il futuro
anche in campo pedagogico. Il
teologo padre Chenu si spinge an-
cora più avanti, sostenendo che
Don Bosco ha anticipato molte
delle tematiche affrontate dal
Concilio Vaticano Il.
Dumeige - Non sono sempre
d'accordo con chi sostiene che i
Santi hanno prefigurato tutto ciò
che ha detto il Concilio Vaticano
Il, ma che i Santi siano lungimi-
ranti profeti, questo sl. Essi si rea-
BOLLETTINO ~LESIANO I APRILE 111/U 23

3.4 Page 24

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lizzano nel loro tempo, ma vanno
avanti rispetto ad esso e la vali-
dità delle loro intuizioni, delle
loro riflessioni continua nel tem-
po, specialmente sul piano dei
principi. Pensiamo ai problemi di
oggi, alle difficoltà sollevate dalle
questioni sociali, all'incertezza in
cui vive la gioventù. Ciò che ri-
mane è l'impegno di tutti a risol-
vere questi problemi, con l'intuito
e la grazia cosi ben sottolineati in
Don Bosco.
Costa - La santità di Don Bo-
sco ha, sotto il profilo spirituale,
dei cardini molto precisi. Vorrei
che fosse don Viganò a sintetiz-
zarli.
Viganò - Ma è stato lo stesso
Don Bosco a descriverli. Un ge-
nere letterario caratteristico di
Don Bosco erano i sogni, alcuni
certamente di tipo biblico. C'è un
sogno, in particolare, che enuclea i
tratti di quella fisionomia spiri-
tuale che egli vuole infondere nei
suoi collaboratori. È il sogno det-
to dei dieci diamanti. Non c'è spa-
zio per descrivere l'intero sogno,
ma nel modo di disporre questi
diamanti sul manto di un perso-
naggio, risaltano due caratteristi-
che. Di fronte ci sono i tre dia-
manti della fede, della speranza e
della carità, centrati sulla carità
nel cuore. Ecco il primo elemento
che io considero portante della
santità di Don Bosco: l'unione
con Dio vissuta attraverso una in-
tensa capacità di fede, speranza,
carità. Quindi una vita teologale
profonda, in unione con Dio. Su-
bito dopo, Don Bosco mette sulle
spalle due diamanti che sono il bi-
nomio inseparabile della sua ma-
niera di formare i salesiani: lavoro
e temperanza. Il lavoro come
espressione di una attività apo-
stolica costante, e la temperanza
intesa non tanto come mortifica-
zione e digiuno, quanto come do-
minio di sé. E ciò perché la me-
todologia del suo lavoro aposto-
lico è una metodologia di amore-
volezza, del farsi amare. Don Bo-
sco dice ai salesiani: non basta
amare, bisogna farsi amare. Ossia,
24 BOLLETTINO SALESIANO 1 ,4PRJLE I ~
una carità pedagogica, non per se
stessi, ma per Gesù Cristo. Questo
esige una capacità ascetica di do-
minio di sé, per cui l'amicizia, l'af-
fetto, la confidenza non sono sem-
plicemente un'inclinazione o una
concessione ma diventano un vero
e proprio metodo spirituale per
portare le anime a Gesù. E non si
può certo dire che tutto ciò sia fa-
cile. Direi quindi che i due ·ele-
menti fondanti sono l'unione con
Dio vissuta in profondità attra-
verso le virtù teologali, il lavoro,
la temperanza, che accompagnano
un dinamismo d'azione necessario
per farsi amare dalla gente.
Costa - Don Bosco era un
prete e come prete è diventato
santo. Voglio dire che la sua spi-
ritualità èin qualche modo legata
al suo essere prete. In questa sua
veste, che cosa può dire un laico?
Se un laico si proponesse di av-
viarsi sulla strada della santità,
che cosa prenderebbe da Don Bo-
sco. Mi rivolgo naturalmente al-
l'on. Manzini
Manzini - Come ha già detto
il Rettor Maggiore, si tratta di vi-
vere con intensità le virtù teolo-
gali nello stato particolare in cui
ciascuno viene a trovarsi. Oggi di-
ciamo che uno dei dati di questo
momento particolare della vita
della Chiesa è la santificazione
nello stato laicale. E ciò perché,
essendo la società scristianizzata,
almeno in parte, e secolarizzata, si
tratta di riconquistarla dall'inter-

3.5 Page 25

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no. La Chiesa fa appello al laica- canonici, sia che non li abbiamo
to, il Concilio ha dedicato ai laici presi, perché siamo capaci di ca-
molta parte dei suoi documenti. Il !arei nello spirito di testimonian-
laico deve vivere la cultura reli- za, · di offerta, di santificazione.
giosa, i consigli evangelici adem- C'è una pagina del Concilio, nella
piendo nel proprio stato, nella «Lu.men Gentium., in cui si dice
propria condizione professionale, appunto che i laici, se offrono a
ai doveri che sono propri di eia- Dio, ogni giorno, in spirito di pre-
scuno, sia egli operaio, insegnante, ghiera, i propri atti, i propri sacri-
dirigente. Adempiere, cioè ai pro- fici, la sopportazione delle mole-
pri doveri con questo spirito di of- stie, le limitazioni che la vita im-
ferta a Dio, diciamo di celebrazio- pone, i disagi, essi si uniscono, da
condizioni sociali del proprio tem-
po, credo di poter dire che parec-
chi santi, in Italia e nello stesso
arco temporale, possono essere
messi in parallelo con Don Bosco.
Ma se il confronto lo si fa con i
santi anteriori, non c'è dubbio che
in Don l3Qsco si vede una certa no-
vità, specie per quanto attiene al-
l'uso dei «mezzi». Prendiamo per
esempio S. Ignazio di Lojola:
quando è stato a Roma, ha cer-
Don Botc:o ronda le ecuole profeMionali (part bauorilievo Tempio D. Boaco, Roma).
ne del sacrificio della Messa quo-
tidiana, attraverso la fedeltà ai
precetti evangelici, nei limiti del
possibile, facendo in modo di es-
sere dei «religiosi» nel secolo. Del
resto, sappiamo tutti che sono
sorte nuove istituzioni secolariz-
zate, formate da persone che
prendono i voti pur continuando
a vivere la vita secolare.
Costa - La stessa famiglia,
credo, può essere vista entro que-
sta prospettiva.
Menzini - Certamente. La fa-
miglia può vivere lo spirito dei
precetti evangelici. Oggi, insom-
ma, la Chiesa rifermenta dal di
dentro, in modo tale da farci tut-
ti, in un certo senso, dei «religio-
si», sia che viviamo secondo i voti
laici, al sacrificio eucaristico, a
Cristo, in maniera da operare con
Lui, in Lui e per Lui tutto ciò che
si opera Direi che Don Bosco ha
anticipato questa forma di vita
secolaristica quando ha istituito i
cooperatori salesiani, •impegnati
nel bene e nell'apostolato.
Costa - La storia della spiri-
tualità è ricca di santi che sono
prQsentati con tratti caratteristici
diversi. Possiamo individuarne
qualcuno che presenta una fisio-
nomia spirituale assimilabile a
quella di Don Bosco? O, volendo
capovolgere la domanda, Don Bo-
sco si avvicina a qualche altro
santo?
Dumeige - Se facciamo rife-
rimento all'attenzione rivolta alle
tamente svolto un apostolato so-
ciale, ma creando delle strutture e
Òon mediante il contatto perso-
nale. Ecco, se proprio debbo fare
il nome di un Santo che mi richia-
ma Don Bosco, farei quello del
Cottolengo. C'è una specie di co-
stellazione di santi italiani ai qua-
li Don Bosco assomiglia., ma ciò
non vuol dire che Don Bosco non
sia rimasto se stesso, con la sua fi-
sionomia, con il suo carisma, le
sue qualità. Egli rivolge la sua at-
tenzione all'importante problema
della gioventù. E in ciò egli è net-
tamente diverso dai santi che
sono a lui anteriori, come per
esempio San Giovanni Battista de
La Salle, fondatore dei Fratelli
delle Scuole Cristiane, che in pri-
80LLE1TINO SAL.Esw«:> • I APM.E 11184 25

3.6 Page 26

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mo luogo visse in Francia, e poi è
di un altro tempo, caratterizzato
da condizioni socio-economiche di-
verse. Resta fuori discussione l'o-
riginalità propria di Don Bosco. A
mio parere tutti i santi sono, cia-
scuno a proprio modo, originali,
ma Don Bosco ha una originalità
tutta particolare, anche per via
della sintesi che egli ha fatto di un
altro santo, Francesco di Sales. Ho
avuto occasione di dire, nel set-
tembre scorso, durante un conve-
gno di studi sull'argomento, che
Don Bosco ha assorbito da San
Francesco di Sales lo zelo e la mi-
tezza, che sono state la chiave del
suo apostolato tra i giovani.
Manzini - Una delle figure
contemporanee di Don Bosco e
che in qualche modo me lo ricor-
dano è don Orione. Ha tutte le ca-
ratteristiche dell'allievo spirituale
di.Don Bosco...
Costa - Difatti fu proprio al-
lievo salesiano...
Manzini - Un allievo, appun-
to, meno orientato in senso pe-
dagogico, più caritativo, forse.
Anche lui ha raccolto ragazzi e ha
fatto veramente cose eccezionali,
la sua opera si è estesa in tutto il
mondo sulla scia di Don Bosco.
Ha cominciato a raccogliere i ra-
gazzi rimasti orfani dopo il ter-
remoto di Messina, poi è stato ad
Avezzano, anche qui dopo il t.er-
remoto, in seguito ha creato isti-
tuti per raccogliere i bambini che
non avevano più i genitori, che
erano poveri. E un altro gigante,
don Orione, proprio sul tipo di
Don Bosco.
Dumeige - In ogni caso, Don
Bosco conserva la sua diversità.
Sappiamo che è stato proclamato
patrono degli editori, perché ave-
«Ha precorso di un secolo il Concilio»
Sul tema della santità oggi riportiamo il parere di Marie-Dominlque
Chenu, l'illustre teologo domenicano francese, uno del protagonisti del
Concilio Vaticano Il. Padre Chenu ha rilasciato la dichiarazione nel corso
di una Intervista realizzata da Pietro Plsarra per la rubrica televisiva «L'ot-
tavo giorno».
« lo penso che solo ora cominciamo a vedere le conseguenze del
Concilio sul tema della santità. Abbiamo studiato molto le novità dottrinali,
come per esempio, sul sacerdozio comune dei fedeli, o le novità istituzio-
nali, come la collegialità, ma abbiamo trascurato di occuparci delle nuove
forme di santità. Eppure, la più grande novità nel Concilio è che se la Chie-
sa è nel mondo e nel mondo sono collocati i suoi problemi, anche la santi-
tà è un fenomeno culturale.
«Può sembrare un concetto discutibile, ma il punto centrale delle in-
tuizioni del Concilio è che la santità è in relazione alla storia. Con il mistero
dell'Incarnazione, la storia diventa il luogo in cui si esprime l'amore di Dio:
la santità non nasce, quindi, dalla fuga o dal rifiuto del mondo, perché è
nella misura in cui ml immergo nel mondo per cambiarlo che trovo questo
grande dono di Dio che è la santità».
Rispondendo alla domanda: chi sono i nuovi santi?, Chenu afferma:
Mi piace ricordare innanzitutto, colui che ha precorso il Concilio di un se-
colo: Don Bosco. Don Bosco è già, profeticamente, un nuovo modello di
santità, per la sua opera che è in rottura con il modo di pensare e di cre-
dere dei suoi contemporanei. Ma, oltre a Don Bosco, vi sono coloro - e
sono tanti - che hanno messo in pratica, nella loro vita, lo spirito delle
beatitudini. Tra gli esempi più recenti, vorrei citare il caso di mons. Rome-
ro. Tutti i martiri si somigliano, ma il suo è un caso molto particolare, per-
ché è stato martirizzato per aver scelto la causa dei poveri e dei persegui-
tati. La novità, nel caso di Romero, è che lui ha subito la morte per difen-
dere il volto di Dio, oppresso e perseguitato nei volti della gente di El Sal-
vador».
~!'- tutte le qualità dell'imprendi-
tore. È stato vera.mente editore, è
stato autore, ha creato giornali,
pubblicazioni, riviste, attento a
utilizzare le possibilità che gli of-
friva il crescente sviluppo della
stampa. E questa è una novità:
egli supera il tempo della «paro-
la» per addentrarsi con decisione
nel mondo della carta stampata.
Sotto questo profilo non è para-
gonabile ad altri, e forse questo è
il suo genio e il suo carisma.
Costa - On. Manzini, nel 1934
quando Don Bosco fu proclamato
santo, ebbe modo di vivere quello
straordinario avvenimento?
Manzini - A quell'epoca io di-
rigevo «L'Avvenire d'Italia», e
quindi sul quotidiano cattolico mi
fu possibile dare ampie notizie
dell'avvenimento e di renderne
partecipi i lettori. Anche a Bolo-
gna, dove c'è un magnifico isti-
tuto salesiano, si svolsero solenni
celebrazioni, che videro un grande
concorso di folla. A Bologna l'isti-
tuto salesiano è molto apprezzato,
con i suoi laboratori, la sua scuola
professionale. Ecco un'altra carat-
teristica di Don Bosco: l'impulso
dato al lavoro giovanile. Anche
oggi, come sappiamo, resta molto
importante dare una specializza-
zione ai ragazzi.
Dumeige - Vorrei aggiungere
una considerazione. Ci si riferisce
spesso a Don Bosco citando la fra-
se di San Francesco di Sales sul-
l'«estasi dell'azione». Questo è
important.e, perché in Don Bosco
come in altri santi, ma in Don Bo-
sco in modo spiccato, si sente che
lavora per Dio e trova Dio mentre
è intento all'azione. Porta lo spi-
rito del Vangelo in tutte le cose,
anche negli affari profani quali
l'organizzazione di una tipografia
o di un laboratorio artigiano. Don
Bosco seppe farsi amare per le sue
qualità e virtù personali, per quel
suo tipico saper sorridere. Si dirà
che tutti i santi sorridono, ma noi
diciamo che lui sorrideva più degli
altri. È bello pensare che egli fon-
dò, quando era ancora giovane, la
confrat.ernita dell'allegria. Perché
è importante, per il Signore, es-
sere simpatico: chi è simpatico ha
il volto aperto e ha anche il cuore
aperto.
26 • BOLLETTINO SAL.ESIANO 1 APRILE 1964

3.7 Page 27

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111111
sulla strada
della santità salesiana
Don Bosco è stato un forgiatore di anime. Quanti sono I santi «ufficiai!» e non usciti dalla
sua scuola? Ecco una carrellata di nomi necessariamente Incompleta che rappresentano
altrettante peraonalltà degne di essere ricordate ed Imitate.
H a detto Giovanni Paolo E, tra i fratelli, i più esclusi, i
Il: «L'uomo, quando giovani.
ama, è presenza di Di.o Giovani di allora, giovani di
per l'altro uomo». Fu la presenza oggi:
di Don Bosco. Presenza di amore, - giovani poveri, sul piano af-
di dono, di gratuità. Presenza di fettivo, sociale, spirituale, esposti
servizio, di ministero. Presenza all'indifferenza, alla droga, all'a-
profetica, tra i giovani e nella po- teismo, alla violenza;
vertà.
- giovani senza prospettiva,
Presenza di santità, vissuta. senza lavoro, in un contesto di ca-
compartecipata a tutta la fami- renze testimoniali, culturali, sen-
glia.
za approdi di famiglia, ai margini
Presenza di Dio per l'altro della società, esasperati dal ri-
uomo.
fiuto.
Presenza, voce, cuore, mani di Giovani - lo ripete dappertut-
Dio.
to e meravigliosamente il nuovo
Segno leggibile, credibile, di successore di Don Bosco, don Vi-
Dio. Prova di Colui che nes&mo ganò - con i quali vivere una spi-
ha mai visto. Evidenza dell'Invi- ritualità di gioia, una volontà di
sibile.
prospettive, una permanente ri-
È da questa intimità profonda cerca costruttiva del progetto-
con Dio, da questa relazione con uomo e del progetto-società.
lo Spirito, datore di ogni bene, pa- Giovani che furono il terreno, il
dre dei poveri, consolatore perfet- wogo della santità di Don Bosco.
to, che nasce la santità di Don Giovani che sono l'urgenza di
Bosco.
oggi, la chiave di speranza del fu.
È dallo Spirito che proviene il turo.
dono del progetto salesiano, la Giovani per i quali Don Bosco
fantasia, il coraggio, la forza suf- fu sant.o giovane.
fi.cienti per vivere questo progetto Sant.o giovane, che piace ai gio-
nella sfida della fede.
vani. Santo di opposizione, di con-
Una fede incarnata, abitata dallo trast.o, d i ~ . di contestazio-
Spirito, che diventa la provoca- ne alla cultura, alla logica della
zione della bontà gioiosa, sempli- sua epoca. Santo fatto apposta
ce, dinamica, dell'amore disar- per disturbare, per sconvolgere la
mante, che ottiene disponibilità, furbizia dei prudenti, per mettere
collaborazione, che carica di ten- in imbarazzo tutte le ragioni della
sione popolare e missionaria la ri- paura.
sposta di Don Bosco a Dio e ai Santo al di fuori della regola,
fratelli.
del sistema, per dichiarazione del-
lo stesso san Giuseppe Cafasso.
«Se non fossi sicuro che lavora
per il Regno di Dio, direi che è un
uomo pericoloso».
Sant.o dei giovani. Che sceglie i
giovani. Che ha la giovinezza del-
la santità per essere pazzia, rot-
tura con il suo tempo. Che ha la
visione oblativa, assorbente, della
vita, per essere tutt.o a tutti, la-
voro, audacia, gioia strepitosa, te-
starda, contro ogni pessimismo.
Lo Spirito suscita Don Bosco,
riempie Don Bosco, manda Don
Bosco.
La santità perfetta dello Spi-
rito lo precede e lo segue.
Egli è sulla strada dello Spirito,
si fa strada dello Spirito. Pellegri-
naggio dello Spirito.
Avvento, e.ammina dei figli pel-
legrini, che, partiti da Dio, ritor-
nano a Dio. Carovana nella valle
del mondo. Lavorando, soffrendo,
cantando. Don Bosco è in questo
esodo di Chiesa. È la strada della
santità salesiana. Su questa stra-
da sono in molti, in moltissimi.
C'è wMadonnaperprima.
La «past.orella» che gli spiega
tutto, che lo fa sapiente. L'Im-
macolata che presiede la fonda-
zione dell'Opera. L'Ausiliatrice
che assicura la testimonianza mis-
sionaria della fede.
Maria, patto e alleanza, fedeltà
e cor aggio, casa e dimora dei Sa-
IJOUET11NO SALESIANO f APRII.E_ I IMM 2 7

3.8 Page 28

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lesiani, da dove - come è scritto
sul fronte della Basilica di Torino
- si diffonderà la sua gloria.
Quindi, san Francesco di Sales.
Sulla strada della santità sale-
siana, questo Vescovo, che ha l'e-
nergia apostolica, lo zelo per le
anime, che ha la dolcezza della ca-
rità, la mansuetudine per il cuore,
diventa modello e protettore, ti-
tolare e patrono di tutta la fami-
glia.
C'è, poi, una mamma, mamma
Margherita.
Una mamma che entra, addirit-
tura, nel sacerdozio del figlio, che
lascia la sua campagna per venire
a Torino, per essere madre, aiuto,
sapienza, tenerezza agli orfani di
Valdocco.
Ed ecco tre vite meravigliose.
La prima santità giovanile,
frutto del «sistema» di Don Bo-
sco.
Michele Magone, Francesco
Besucco, san Domenico Savio, la
vita di questo ragazzo che, nella
semplicità, nella gioia, nella ge-
nerosità, nell'amicizia, arriva alla
più sorprendente santità. Incon-
trare Don Bosco, amare l'Imma-
colata, donarsi con allegria. Di-
ventare santo in breve.
Accanto a Don Bosco, sulla
strada della santità salesiana,
Maria Domenica Mazzarello, la
Confondatrice delle Suore Sale-
siane.
Umile, dedita al lavoro, al sacri-
ficio. Instintivamente apostolica.
Fanciulla ardente di Mornese.
Straordinaria nel governo, perché
più straordinaria nel 'servizio. Lo
stesso amore di Don Bosco alla
gioventù. Entrata misteriosamen-
te nella storia salesiana per arric-
chire con le Figlie di Maria Ausi-
liatrice la vita della Chiesa.
Santa che, con eccezionale ma-
turità interiore, integra, comple-
ta, specifica, in senso femminile,
l'azione carismatica di Don Bo-
sco.
Ma Dio ha i suoi tempi per gli
uomini. E muore Don Bosco. Ed è
il f,empo di don Rua.
Don Bosco e don Rua. Due san-
tità a confronto, che fanno parte
28 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 11184
·- ,Il( ,
O piccolo Giovamrl Boeco fa catechismo (part. ba880rilievoTempio D. Boseo, &ma).
di un'unica santità. Gli aveva det-
to Don Bosco: «Noi due faremo
tutto a metà».
Don Bosco: salesiani è bello.
Don Rua: lavorare e molto sof-
frire.
La santità che si impegna. La
santità che espia. La santità che
ringrazia. La santità che implora.
La santità che propone e che ac-
cetta.
La santità esaltante. i.a santità
crucifiggente.
Due santità, due modi di essere
dell'unica santità di resurrezione,
della santità alleluiatica, pasqua-
le, che è la santità salesiana.
Ringrazio lo Spirito per averci
dato Don Bosco. Ringrazio lo Spi-
rito per averci dato don Rua, che
spiega, che illumina il mistero do-
loroso della santità di Don Bosco.
Senza don Rua, senza questo
prete che partecipa intensamente,
con umiltà, nella preghiera, nel
dolore, ad uno dei momenti più
difficili della storia salesiana, sul-
la quale sembrava che facessero
ressa tutte le nubi del Getsemani,
senza don Rua avremmo rischia-
to un'approssimazione euforica,
semplicistica, sbagliata della san-
tità di Don Bosco.
Don Rua ci fa capire Don Bo-
sco, scopre il dolore nascosto del
Fondatore, libera dal trionfalismo
biografico la santità di Don Bo-
sco, stabilisce il nesso, la relazione
dei travagli e delle messe nere con
il coraggio e la realtà della Pa-
squa, rende un servizio incalcola-
bile alla comprensione della san-
tità salesiana.
Santità salesiana. Strada sale-
siana. Santità dell'amore che, nel-
la piena conformità divina, ritor-
na alla terra come manifestazione
di misericordia e di salvezza con
cui Dio agisce nel mondo.
Don Rinakli, profondamente

3.9 Page 29

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buono, di grande intuito psicolo-
gico, porta avanti l'Opera salesia-
na con efficacia straordinaria: «A
don Rinaldi manca solo la voce di
Don Bosco, tutto il resto lo ha».
Ricordiamo don Beltrami, don
Mert.ens in Belgio, don Variara in
Colombia, don Komi>rek in Bra-
sile, il buon pastore Vescovo
Mons. Olivares, tutto di Dio e
delle anime, le vittime in Spagna,
in Polonia, le eccezionali Figlie di
Maria Ausiliatrice, Madre Mo-
rano e Suor Teresa Valsè, l'intra-
prendenza e la fortezza dello Spi-
rito, ricordiamo quella nostra so-
rella di Balazar, in Portogallo,
Alexandrina Mari Da Costa, ani-
ma mistica e cooperatrice di sof-
ferenza.
Litania di nomi senza fine, li-
tania di santità, che è testimo-
nianza e coinvolgimento nella te-
stimonianza, presenza di Dio al-
l'uomo.
Presenza dei missionari in Ame-
rica latina, nell'estremo Oriente,
presenza di servizio in Africa, in
tutti i continenti del mondo. Pre-
senza cli frontiera, di sangue, cli
evangelizzazione e di promozione
umana, popolare, giovanile. Dal
Cardinale della Patagonia, Ca-
gliero, uomo di civiltà, di corag-
gio, cli carità, a Stefano Trocht,a
in Cecoslovacchia, da August:o
Hwnd in Polonia a Raul Silva
Henriquez nel Cile, da Mons. Ci-
matti e don Antonio Cavoli in
Giappone, al Vescovo dei poveri,
trafitto dai chiodi, Mons. Cogna-
ta, nel travaglio del nostro Sud.
Da Suor Angel.a Vallese, sotto il
vento della terra del Fuoco, a
Giacomo Maffei, a Salvo D'Ac-
quist:o, fucilato a 23 anni, abbat-
tuto nella barbarie della guerra,
dopo essersi offerto per salvare i
suoi compagni.
È la santità di Don Bosco, ge-
neratrice di posteriorità spiritua-
le, condivisa, comunicata a tutta
la famiglia: salesiani, figlie di Ma-
ria Ausiliatrice, cooperatori, ex al-
lievi, volontarie di Don Bosco, fi-
glie dei SS. Cuori di Gesù e Ma-
ria, salesiane oblate del S. Cuore,
suore della carità di Miyazaki...
Come contarli tutti, come con-
tare la santità?
Santità sottoposta a regolari
processi. Santità di cui ci sono
Tempio Don Boeco, Roma.
Cause in avanzamento giuridico.
E santità senza istruttoria. San-
tità non registrata. Quella santità
che il Concilio Ecumenico Vati-
cano II ha ribadito, e che è la san-
tità di tutti, la santità che corri-
sponde alla universale vocazione
alla santità nella Chiesa.
M<>Sfil dallo Spirito, ubbidienti
alla voce di Dio, alla sequela di
Cristo su questa terra. Nell'attesa
della sua gloria.
Nello specifico salesiano con cui
Don Bosco visse la santità, capi di
essere stato chiamato alla Santità
e ad una missione di santità, in-
terpretò la santità in originalità
giovanile e oratoriana, propose la
santità, incoraggiò la santità: «È
facile farsi santo».
Ieri. Come oggi. Come domani.
In tensione, in apertura al mondo.
A Parigi. È l'intreccio della san-
tità di Don Bosco con la vita cli
un principe, August:o Czart:oryski.
la Polonia martire ed esiliata.
Un sangue reale che diventa san-
gue dei poveri. Malattia, avversi-
tà., solitudine del cuore. Ma Don
Bosco lo aveva rassicurato: « Un
giorno, con grande gioia, lei sarà
sacerdote». Seme fecondo della
futura Polonia salesiana.
Donna Dorotea Clwpitea, Bar-
cellona, Spagna. Questa donna
che lo stesso Don Bosco chiama
mamma. Mamma dei salesiani.
Mamma delle figlie di Maria Au-
siliatrice. Donna di fede, di carità.
Elemosiniera cli Dio. Accanto ai
grandi santi della carità, Giovan-
ni di Dio, Vincenzo de' Paoli, Giu-
seppe Gottolengo, nella seconda
metà del sec. XIX, a Barcellona,
forse nessuno ebbe a praticare la
carità in maniera cosi larga ed
universale come questa serva cli
Dio.
Una santità «di colore». Figlio
del gran capo cacico, aspirante al
BOLLETTINO SJ.LESIANO 1 APRILE 111/U 29

3.10 Page 30

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sacerdozio, Zeffirino Namuncurà,
riposa all'ombra del Santuario di
Maria Ausiliatrice di Fortìn Mer-
cedes, sul Rio Colorado. La vita
nonostante la morte, la beatitu-
dine nonostante la croce. Voleva
diventare sacerdote per «conver-
tire» i membri della sua tribù.
Ma, per la verità, quanti lo hanno
conosciuto parlano di «un indio
che convertiva i bianchi». Il che è
molto di più.
Può un povero ragazzo, fallito e
spacciato, diventare santo? Ar-
temide Zatti lo diventa. Diventa il
santo di tutti i poveri, il benefat-
tore, il parente che appartiene a
tutti. Dopo quarant'anni di lavo-
ro, il bassorilievo del monumento
che Viedma gli dedica, lo scolpisce
con la suainseparabile bicicletta e
con i suoi malati. Abbattuto da
un male incurabile, alla domanda
«Come va?», egli risponde: «Al-
l'insù, all'insù... ». E indica il cielo.
Il cielo che sembra prenda fuoco
in Patagonia.
A Beit Gemàl, la Casa salesiana
sorge su un colle, come un'antica
abbazia, circondata da oliveti e
campi di grano. Qui,- Si11Wne Sru-
gi, venuto da Nazareth, trova,
come coadiutore, il suo campo di
santità. Fa tutto. Maestro, sarto,
portinaio, infermiere, mugnaio. I
musulmani, accorrendo a lui da
tutte le parti, dicono: «Dopo Al-
làh c'è Srugi».
Santità salesiana. Come fame
un elenco? Può accadere, anzi, che
nessuno ne abbia mai conosciuto
o ne ricordi il nome sulla terra.
Solo Dio conosce la vita dei
suoi figli.
Nino Petyx, ex allievo salesia-
no. Si misura con il suo tempo,
pagando di persona. Nella per-
gamena che scende con lui nella
tomba, è scritto: «Morl santo
come era vissuto». Barone, reli-
gioso, con un po' di elemosina,
avrebbe potuto concludere, come
tanti altri, sui manuali di pietà, la
pigrizia della storia e la giustifi-
cazione del gentiluomo. Ed invece
il suo Cristianesimo è santità
esposta, manifesta, allo scoperto.
Nelle città, nei quartieri di una
30 BOLLETTINO SALESIANO t APRILE 1984
Sicilia che geme. Tra gli ammala-
ti, i poveri. I poveri sono i suoi pa-
droni.
Santità dura, senza raffinatez-
ze, avvolta da prove, afflitta e sol-
levata. Sete dell'aldilà che riem-
pie le cisterne di quaggiù. Appun-
tamento con Dio. Udienza con
l'Onnipotente. Nudità dell'anima
che fa unità con i fratelli. Che ri-
crea amore e speranza.
Là dove la natura soffre, dove il
creato si spegne, dove l'uomo con-
fessa la sua nullità. Santità che
non ha bisogno di negare, di tra-
durre se stessa nell'annientamen-
to delle cose. Santità che sa co-
gliere la positività delle creature e
del mondo, che porta avanti la
creazione di Dio.
Che glorifica il Signore, perché
si consuma alla sua gloria, nel ser-
vizio dei piccoli, dei poveri, dei de-
boli. Nella gratuità dell'amore.
Una ragazza dolcissima, Laura
Vicufia. Perde il papà a soli quat-
tro anni. Attraversa le Ande con
la mamma. E questa, a Junin de
los Andes, accetta di convivere
con il proprietario di una fattoria,
Manuel Mora. Dolce ragazza, in-
sidiata. Dolce ragazza che si offre
a Dio perché la mamma cambi
condotta. Dolce ragazza che dà la
vita ancor prima di viverla, come
se l'avesse già vissuta, felice di of-
frirla per la grazia di Dio.
È la strada dei santi, di chi sa
di essere seme, argilla.
Ed è felice nelle mani dell'agri-
coltore, nelle mani del vasaio.
La santità di chi fa le cose per
amore, di chi prende coscienza
dell'amore di Dio e sa di dover re-
stituire la propria vita.
Su questa strada ci può essere
Giuseppe Toniol.o, che insegna al-
l'Università di Pisa, è voce del po-
polo, e chiede a Don· Bosco di
iscriverlo tra i Cooperatori. Ci
può essere Suor Letizia Begliatti,
che viene decorata dall'Impera-
tore del Giappone sul letto di
morte. Ci può essere Mons. Pasot-
ti, pioniere della missione salesia-
na in Thailandia.
Ci può essere Alberlo M aruelli.
Ingegnere, costruttore della città
di Dio, deportato, che organizza i
profughi alla liberazione, che ani-
ma le realtà temporali del primo
dopoguerra, che evangelizza, che
vuole ricostruire un mondo nuovo
dalle macerie. Che chiede per ri-
compensa: « Pregate che mi faccia
santo. Questo è il regalo più gran-
de che mi possiate fare».
Docilità 8.S&)luta in Dio. Sem-
plicità. Fedeltà generosa alla vo-
cazione. Giuseppe Cafasso, Mu-
rialdo, Guanella: la collaborazio-
ne della santità attorno a Don
Bosco.
Senza mitizzazioni, la ricostru-
zione storica recupera, intanto,
valori non emersi, decompone ef-
fimere esaltazioni, corregge istin-
tive valutazioni, sottopone l'eroi-
smo alla revisione dei documenti.
Ma c'è una santità, al fondo e nel
corso di tanti anni salesiani, che
appartiene alla storia sacra, ine-
quivocabile, dello Spirito.
Storia di amore a Dio, totale,
radicale, gioiosa.
Storia di una santità che riceve
e offre, che lavora e sta insieme,
che ama e muore salesianamente.
Storia del tempo che viviamo.
Storia delle origini. Le origini che
contano. Che sono le radici di
sangue.
Mons. Versiglia e don Carava-

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Il sogno dei 9 anni (part. baeaorilievo Tempio D. Bo6CO, Roma).
rio. La leggenda eppure la realtà,
il sogno eppure l'assassinio. Mons.
Versiglia, che parte tra i primi in
Cina, che fonda a Macau la Casa
madre, che apre la missione di
Shiu Chow, di cui diventa il pri-
mo Vicario apostolico. Don Ca-
ravario, che, appena chierico, pro-
mette: «Monsignore, la raggiun-
gerò in Cina. Vedrà, sono di paro-
la». Ed infatti, eccolo a Lin Chow.
E qui, in un punto isolato del fiu-
me, insieme sorpresi e aggrediti.
Insieme fucilati, dentro un can-
neto dibambù.
Santità, presenza di Dio all'uo-
mo. Nella forza dello Spirito.
Santità salesiana nella novità
di Don Bosco, di questo santo di
concretezza e di contemplazione,
che si fece progetto di simpatia
creatrice, esperienza di gioia, di
mistero sacramentale, di libera-
zione umana.
***
Trascendenza, ecclesialità, con-
cretezza, priorità giovanile, otti-
mismo.
È la santità di Don Bosco.
Afferma don Rinaldi: « Don Bo-
sco pregava sempre... Lavorava,
giocava, scriveva, ma sempre con
lo sguardo in alto, a Dio... Non
dice che i salesiani sono soltanto
di vita attiva. Noi lavoriamo con-
templando. Noi siamo attivi e
contemplativi. Don Bosco era
così».
La sua santità era una fedeltà
di unione.
Fedeltà a Dio e agli uomini.
Competenza dei bisogni e dei sa-
cramenti. Fedeltà così naturale da
costituire la tipicità del suo essere
santo. Soprannaturalità di una
comunione con Dio nel quotidia-
no di una missione vissuta in ami-
cizia con l'umanità.
Egli così amico di Dio da fare
della santità la sua missione. Egli
così amico dell'uomo da restare
tra gli uomini.
Don Bosco e basta.
È difficile dire san Giovanni
Bosco.
È la pienezza della sua umani-
tà. È la profondità della sua san-
tità.
Fedeltà di unione.
Fedelt,à all'az-ione. Pazienza
della santità. Coraggio deUa san-
tità. Ottimismo della santità
Frontiera della santità, fino alla
temerarietà, sfida della santità a
tutte le remore, a tutti gli ostaco-
li, a tutte le paure. Santità del la-
voro, la «agiatezza» di Don Bo-
sco, che «niuno invidierà e niuno
vorrà rapirci».
Fedeltà ai giovani. Santità gio-
vane. Santità tra i giovani, per i
giovani. Santità che manifesta
l'insistenza di Dio per i giovani,
soprattutto i più poveri e perico-
lanti. Giovani da amare, proprio
perché giovani, nient'altro essen-
do necessario per amare i giovani,
per lasciarsi rubare il cuore.
Fedeltà ali.a Chiesa. Salesianità
ecclesiale. Santità dentro la Chie-
sa, nel cuore della Chiesa, es.5endo
inimmaginabile per Don Bosco
che la sua Opera non fosse a ser-
vizio della Chiesa. Risposta di
Chiesa, carisma di Chlesa, in mis-
sione nella Chiesa, in apertura al
problema dei giovani, che è l'ur-
genza storica di ogni tempo.
Fedeltà ali.a contemplazione.
Adorazione, abbandono, umil-
31 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1984

4.2 Page 32

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flr)•1 - - ~ - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
taP#3tJ••
tà, distacco da se stesso, che co-
struisce luce, eternità, salvezza.
È qui la radice, in questo sot-
terraneo, in questo profondo, mi-
sterioso, nascosto, in questa in-
timità esistenziale che comunica
con Dio. Il Dio incarnato, nel
dono più totale di sé. Il Dio risor-
to che carica di dinamismo, di
speranza.
Buttato nelle cose da fare, nella
realtà, nel tempo, nella concretez-
za, nelle difficoltà, egli è preghie-
ra, ha la sua vita radicata nella
più esaltante origine di Dio, nella
fecondità del mistero, nella con-
vivenza con lo Spirito.
La sua è grazia di contempla-
zione e di azione, di trascendenza
e di evidenza.
Quest'uomo che lavora come un
pazzo tra i giovani, ed i suoi gio-
vani poveri, i più difficili, que-
st'uomo che fabbrica, che scrive,
che divora bozze, quest'uomo che
sembra compromesso con la poli-
tica fino al collo, quest'uomo che
fa tutti i mestieri, è e rimane sem-
pre sacerdote.
Sacerdote al confessionale, al-
l'altare, in cortile, nella strada.
Sotto la tettoia Pinardi o nei sa-
lotti dei ricchi e dei ministri, il
suo è bisogno di anime. Un biso-
gno che lo divora. È la sua san-
tità.
Don Rua, che lo conobbe molto
bene, ebbe a dire: «Non diede
passo, non pronunziò parola, non
mise mano ad impresa che non
avesse di mira la salvezza della
gioventù. Lasciò che altri accu-
mulasse tesori, che altri cercasse
piaceri, e corresse dietro gli onori.
Don Bosco realmente non ebbe a
cuore altro che le anime; disse col
fatto, non solo colla parola: "Da
mihi animas, cetera tolle"».
In questo senso, Don Bosco fu
davvero Concilio, affermazione
preconciliare di tutto ciò che fa
veramente Chiesa: l'altare, le ani-
me, la povertà, la resurrezione.
Prete povero, che opera nelle
cose, e che pure ha chiuso la sua
volontà alle cose, che ha perduto
se stesso per abbandonarsi alla
potenza creatrice di Dio: «La mia
politica? Ma la mia politica è la
32 BOLLETTINO SALESIANO T APRILE 19/U
Tempio del Colle, (part. opera del 88lesiano Luigi Zonta).
politica del Pater noster! ».
Sciuperemmo il significato del-
la sua presenza nella storia se non
capissimo che la sua presenza più
vera è quella nascosta, quella più
intima, quella che adora, quella
che comunica con Dio, e che è ca-
pace, perciò di creare amore, pa-
ternità, fiducia, dialogo, gioia,
fede, eternità, futuro.
Giurare su questo futuro.
Costruire questo futuro in Dio,
rendere constatabile l'amore po-
sitivo, gratuito, pasquale di Dio.
Vivere l'«utopia» di Don Bosco
nella fedeltà all'azione e alla con-
templazione.
Essere salesiani: sentire la gioia
di esserlo.
La gioia di avere un domani, di
creare nello Spirito, di poter tra-
sformare la storia.
Nella fede che il disegno della
salvezza è meraviglioso, e Dio ci
riuscirà.
Nella certezza che i Salesiani
sono stati voluti da Dio, sono cosa
sua, e perciò appartengono al suo
futuro.
Nella santità, nella passione
inesauribile di esistere e di volere,
di testimoniare le Beatitudini al
mondo, di fare comunione con
Dio e con i fratelli, i giovani so-
prattutto.
Nella capacità di vivere il pre-
sente, di essere presenza di Dio al-
l'uomo, all'impellenza dell'oggi,
gestendo un progetto, un disegno
di missionarietà popolare e gio-
vanile, che fu la santità di Don
Bosco.
La santità di ciascuno di noi.
Scrisse Don Bosco ai «figliuoli,.
d'America: «...Vi farete tutti san-
ti? Rispondetemi e mi farete un
regalo».
Che significato avrebbe, altri-
menti, parlare della sua santità?

4.3 Page 33

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Don Bosco
lo vedono così
Il «Bollettlno salesiano• ha chiesto a eminenti personalità del
mondo eccleslale, politico e della cultura, un «pensiero• su Don
Bosco, la sua santità, Il suo essere Interprete dell'epoca In cui visse
e, Insieme, Il suo anticipare I tempi.
Forse non si sottolinea suffi-
cientemente che San Giovanni
Bosco, a Roma, ebbe modo di
esprimere le migliori doti della
sua poliedrica personalità.
Uomo di Dio, Egli orientò sem-
pre la sua spiritualità e l'ispirazio-
ne del suo apostolato verso il cuo-
re della cristianità, la sede del Vi-
cario di Cristo. Nessuno può ne-
gare che tutta l'opera di Don Bo-
sco, prima ancora che nella mi-
sura della carità e dell'assistenza,
si è collocata nella dimensione
dell'evangelizzazione: «Lo Spirito
del Signore... mi ha mandato a
portare il lieto annunzio ai pove-
ri» (ls. LXI, 1).
Guardando alle dimensioni uni-
versali della Chiesa, rappresen-
tata dal Papa, nella scelta degli
ultimi, i ragazzi poveri, ignoranti,
emarginati, seppe superare le an-
guste barriere locali, a costo an-
che di incomprensioni da parte
dei suoi Superiori. Si appoggiò al
Papa per trovare conforto nella
fondazione della Società salesia-
na. Dalla Santa Sede che riscopri-
va l'assillo delle missioni lontane,
trasse ispirazione e coraggio per
inviare in Patagonia i primi sale-
siani. San Giovanni Bosco è un
santo gig~te nella Fede: ma que-
sta è sempre stata fondata sulla
Roccia: l'Apostolo Pietro e il
Papa.
Poletti:
fedeltà
al Papa
Uomo di Cluesa: lo fu in tutte
le espressioni della Chiesa, non
solq quelle apostoliche, ma anche
quelle sociali e terrene. Oggi non
solo gli ecclesiastici, ma anche i
laici hanno un certo pudore a
schierarsi apertamente «per la
Chiesa» anche nella vita pubblica.
Allora, in tempi difficilissimi, egli
non ebbe paura. Lontano dal fare
confusione tra politica e fede, vis-
se la sua fede anche nella società
civile, tanto più rispettato quanto
più coraggioso e limpido. Ne fan-
no fede le sue pubblicazioni socia-
li, apologetiche e di attualità. Per-
suaso che la Chiesa è stata posta
nel mondo per dare testimonianza
del regno di Dio, egli accettò di vi-
vere come aperto e coraggioso te-
stimone della Chiesa. La sua fe-
deltà al Papa era proverbiale; la
sua collaborazione con Lui fu in-
tima anche in situazioni molto de-
licate, fino ad affrontare fatiche e
rischi di morte per donare al Papa
la Chiesa-Basilica del Sacro Cuo-
re presso la stazione Termini.
Uomo del suo mondo, oserei
dire «di mondo». Era cosi radi-
cato nella Fede e nell'amore alla
Chiesa da muoversi, più con au-
torità religiosa che con disinvol-
tura, in un mondo civile laicista,
anticlericale, massonico. Fu accet-
tato e rispettato perché «prete
coerente»; perché «apostolo di ca-
rità» senza mezza misura; perché
«rispettoso anche degli avversa-
ri», senza minimamente cedere
sui suoi principi religiosi, morali,
sociali e sulla sua missione. Per
questo Don Bosco, dopo un secolo
dalla sua morte, è un autentico
uomo di oggi.
Ugo Card. Potetti
Vicario Generale di Sua Santità
inRoma
*
BOLLETTINO SALESIANO 1 APRILE 1984 33

4.4 Page 34

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Ballestrero:
una presenza
nell'oggi
Quando cinquant'anni fa fu
canonizzato Don Bosco fermen-
tavano nel mondo le tensioni che
avrebbero provocato la tragedia
della guerra, le cui conseguenze
segnano ancora l'umana convi-
venza. D mio ricordo giovanile re-
gistra di quella canonizzazione la
straordinaria esultanza del popolo
cristiano, ma anche le non poche
valutazioni dei dotti e degli storici
relative agli avvenimenti politici e
sociali del nostro Paese in cui il
nuovo santo fu notevolmente
coinvolto.
Tale canonizzazione fu, a parer
mio, un segno dei tempi che non
trovò sufficiente lettura ed ascol-
to. Ma la proclamata santità di
Don Bosco resta un tesoro della
Chiesa che non si può ignorare e
che bisogna sempre meglio ren-
dere ispirativa di impegni non
solo generosi, ma illuminati e pro-
fetici. Una santità sacerdotale mi-
rabilmente radicata nel mistero di
Cristo e della Chiesa e superba-
mente arricchita da·un carisma di
paternità spirituale che lo rese
educatore e formatore di giovani,
provvidenziale per i suoi tempi ed
evangelicamente esemplare per
ogni tempo.
I figli e le figlie di Don Bosco,
depositari di un cosl prezioso ca-
risma di Chiesa non celebrano di
certo il cinquantenario con l'a-
nimo di chi ricorda il passato, ma
con il cuore di chi si lascia inter-
pellare da un dono di cui la Chie-
sa ha oggi più che mai bisogno.
La Chiesa che è in Torino non
riesce certo a pensare ad un Don
Bosco passato. Lo ricorda ordi-
nato prete nella stessa cappella
dell'arcivescovado, lo ricorda fon-
datore in Valdocco dell'opera sa-
lesiana, lo ricorda sacerdote tanto
coinvolto nelle vicende ecclesiasti-
che del suo tempo, ma lo sente so-
prattutto presente come suo figlio
aureolato di santità che proprio
oggi è modello vivo di sacerdote di
Cristo, di ministro della Chiesa e
di profeta del regno di Dio oggi e
qui in questa Torino cosi bisogno-
sa che il Signore la purifichi e,
nella speranza, renda sereni gli
orizzonti del suo domani.
Anastasio Card. Ballestrero
Arcivescovo di Torino
presidente della CE!
*
Non è mai facile parlare dei
Santi: viene più spontaneo e im-
mediato pregarli e riflettere sul
loro cammino di fede. C'è tuttavia
un aspetto nella vita di S. Giovan-
ni Bosco che vorrei sottolineare: il
Martini:
fiducia piena
nelle promesse
divine
suo illimitato abbandono all'azio-
ne del Signore.
Il santo Padre Pio XI nel di-
scorso che tenne nell'aprile 1929
nell'aula concistoriale del Vati-
cano, dopo la lettura del decreto
che avrebbe portato alla solenne
beatificazione di don Giovanni
Bosco, disse tra l'altro: «È preci-
samente la sua fiducia immensa,
inesauribile, salita fino alla gran-
dezza di un continuo miracolo
morale che ci conforta e ci conso-
la. Basta confrontare gli umili ini-
zi dell'opera sua con gli splendori
che oggi ci offre, basta riflettere
sulle difficoltà di ogni genere, ma-
teriali e morali, mos.se da nemici e
talvolta anche da amici, alle infi-
nite difficoltà che egli dovette su-
perare, per comprendere quanto
possa la fiducia in Dio, la fiducia
nella fedeltà di Dio, allorché un'a-
nima sa dire veramente «scio cui
credidi». È proprio questa l'im-
pressione che il Santo Padre ha
ancora viva nell'animo e che ri-
portò negli anni suoi giovanili dal-
la conoscenza, che per divina
Bontà e disposizione poté avere
con il Ven. Servo di Dio, un uomo
che parve allora e poi sempre in-
vincibile, insuperabile, appunto
perché fermamente, solidamente
fondato in una fiducia piena, as-
soluta nella divina fedeltà».
Questo aspetto del Santo ci
provoca anche oggi. Dio pone in
ogni creatura i suoi doni: se la
creatura li riconosce come tali, se
ne commuove, ringraziando il Si-
gnore e cercando, per quanto le è
possibile, di accogliere tutta la
grazia divina, nasce quasi una
gara tra la generosità di Dio e la
generosità dell'uomo.
In un momento in cui l'umanità
è sconvolta da un cumulo di male
e di violenza cherende buio il pre-
sente e incerto l'avvenire, noi vo-
gliamo affidarci alla protezione di
S. Giovanni Bosco: voglia egli ot-
tenerci dal Signore una nuova cer-
tezza nelle promesse divine per
poter essere, in mezzo ci nostri
contemporanei, umili testimoni
della potenza del Risorto.
Carlo Maria Card. Martini
Arciuescouo di Milano
*
Dire Sicilia è dire Don Bosco
in Sicilia. Non si può scrivere la
storia di questa terra, senza fare
riferimento espresso a questo
34 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 111/U

4.5 Page 35

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Santo, alla presenza dei Salesiani
in Sicilia, in questi cento anni.
Era il 1879, ottobre, quando da
quella storica diligenza si vide
Piccoli:
scendere «un manipolo di giova-
nissimi chierici sotto la scorta di
di lui parlano
un sacerdote, don Guidazio•.
Difficoltà, reazioni. Ma poi
Randazzo apre il cuore e le brac-
cia. Scriverà Don Bosco sul Bol-
tutti
i continenti
lettino del gennaio 1880:
« È il primo Istituto che abbia-
mo in quella celeberrima isola il-
Di lustrata da grandi uomini e da più
gran santi...
Don Bosco santo parlano
in modo sempre efficace ed esem-
plare i suoi discepoli che ormai da
diverse generazioni hanno lasciato
e lasciano col loro apostolato una
costruzione di straordinaria effi-
Pappalardo:
cacia del suo modo di essere cri-
stiano, della sua «charitas» nella
una risposta di pienezza del termine, del suo es-
sere e stare col «popolo». Di Don
Chiesa ormai
insostituibile
Bosco parlano tutti i continenti.
Chi si reca nell'America Latina ne
trova l'impronta dappertutto. Ci
pieghiamo sulla memoria cli que-
sto grande Santo italiano anche
con la coscienza che la santità è
veramente genio, che la santità è
inondazione di amore, che la san-
tità prolunga i suoi effetti, il suo
fascino, la sua straordinaria «ca-
tena di montaggio• attraverso le
Noi abbiamo la più viva fiducia generazioni.
che questa prima casa andrà pro-
sperando, e sarà come la semente
Flaminio Piccoli
Presidente della DC
di tante altre».
E cosi è stato.
Una crescita, continua e rigo-
rosa, ricca di entusiasmo, di in-
*
ventiva, del progetto di Don Bo-
sco che raggiunge il tessuto più
povero, più abbandonato, più
emarginato, che carica cli tensione
giovanile e missionaria una rispo-
Volpini:
sta di Chiesa ormai insostituibile.
Nel centenario cli questa pre-
la carità
senza in Sicilia, ebbi a dire ed oggi
ripeto: «Noi ringraziamo i Sale-
fra gli «ultimi»
siani e le Salesiane per quello che
hanno fatto e fanno e li riteniamo
impegnati a continuare».
Salvatore Card. Pappalardo
Arcivescovo di Pa/,emw e presidente
della Conferenza Episcopal,e Siciliana
Nella santità - il punto di
*
fuoco della rispondenza umana al-
l'amore di Dio - c'è sempre un
aspetto che si riferisce alla storia
umana, o meglio alla storia degli
uomini, vale a dire il rendere at-
tiva, nei fratelli, la carità. Nelle
infinite forme della santità, tante
quante singole sono le persone che
hanno questa specialissima ami-
cizia con Dio, c'è quindi anche un
immenso significato sociale (che si
veda o meno non ha nessuna im-
portanza) e una parte di profezia
per il proprio tempo. Don Bosco
ha vissuto stupendamente questa
carità profetica; stupendamente
perché ha saputo realizzare l'a-
more nella storia delle contraddi-
zioni sociali e al di sopra cli esse.
Ha insomma vissuto lo spessore
dell'evangelizzazione, seminando
la carità negli «ultimi» perché ha
capito che qualunque cosa com-
piuta per loro era rispondente
personalmente a Cristo.
Valerio Volpini
Diretrore de «L'Osseruatore Romano,.
*
Chiusano:
in contatto con
la socialità
M attira, in Don Bosco,
un'attenzione rara a ciò che è un
elemento fondamentale del mon-
do moderno: la socialità. Quel
semplice contadino piemontese è
anche un mistico, un uomo di in-
tensa spiritualità e cli preghiera.
Però non perde mai il contatto
con la realtà della vita metropo-
litana moderna, sa prevedere, pro-
grammare, organizzare, interve-
nire, si occupa dei ragazzi e dei
poveri senza paternalismo, man-
tiene i contatti con le autorità
senza servilismo né arroganza.
Don Bosco ha capito per tempo
che la nostra società sarebbe stata
molto diversa da quella antica, e
ci si è adattato senza vani rim-
pianti né assurdi tentativi di re-
35 BOU.ETTINO SALESIANO 1 Af'RILE 1984 •

4.6 Page 36

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staurazione, ma, al contrario, con
gioia., salutando il nuovo ambien-
te sociale come si saluta un amico
col quale si dovrà fare un lungo
tratto di strada. Sembra, in Don
Bosco, che la religione cristiana,
cattolica, non perda nulla del suo
carisma e del suo slancio ispiran-
do gli uomini nuovi di una società
nuova, anzi si liberi da certe in-
crostazioni feudali che parevano
ancorarla al passato.
Non troveremo più, nel futuro,
alcune grandi figure di Santi dalle
caratteristiche nettamente medie-
vali o barocche (e può anche de-
stare, in qualcuno di noi, un certo
rincrescimento). Ma sono sicuro
che anche in pieno Duemila na-
sceranno cristiani e santi che as-
somiglieranno a Don Bosco.
Italo A. Cbiusano
scrittore
*
Dove cercherò la grandezza di
Don Bosco, o se preferiamo un
termine più moderno, il suo «spe-
cifico»? Subito alle origini, e in-
tendo in quel muoversi di lui gio-
vanissimo, tra sogni-guida e acro-
bazie in piazza. Nel sonno infatti
Giovannino vide spesso ciò per cui
Dio lo chiamava: l'«oratorio» per
i fanciulli come prima cosa: quello
straordinario ovile per tante pe-
core smarrite e malmenate. E poi
all'aperto, dicevo: quando ancora
ai Becchi prima di farsi prete, si
improvvisava saltimbanco e con-
quistava il seguito di tutti gli altri
ragazzi.
La sua attualità di educatore la
rispecchiamo nel celebre «sistema
preventivo•: che consistette nel
sostituire i metodi disciplinari con
l'amicizia giocosa fra educatori e
scolari. La «scuola» di Don Bosco
ebbe come epicentro la ricreazio-
ne e si fondò perciò sull'allegria
più festevole. Cosi, da grande
stratega dell'anima, colse e sancl
l'esigenza più profonda dei gio-
36 SOi.LETTiNO SALESIANO 1 APRII.E IN4
vani: di tutti i tempi, ma pensia-
mo che quelli dei suoi anni cresce-
vano sotto gli antichi gioghi arci-
gni e repressivi.
Santucci:
il suo «segreto»
fra dolcezza
e fatica
E se dovessi indicare il suo «se-
greto• a me pare che stia fra due
componenti in apparenza oppo-
ste: la dolcezza e la benignità sa-
lesiana e quella quotidiana, quasi
fachiresca fatica tra mille difficol-
tà, debiti, beghe e sforzi anche
corporali - che toccò di patire al
Fondato.re e ai suoi primi seguaci.
Luigi Santucci
scrittore
*
Ppormasislii.o:
rivoluzionaria
M i rammento che, quand'ero
ragazzo io, vigeva ancora in
Abruzzo questo detto: «I figli si
debbono baciare solo quando dor-
mono». Esprimeva un criterio,
una regola antica in merito ai .rap-
porti tra genitori e figli, richia-
mava a un costume di severità che
escludeva la tenerezza per paura
che i figli, a causa di questa, si
guastassero. E si può ben imma-
ginare se non si estendesse ai me-
todi educativi in uso nella scuola
d'allora, dove (parlo per esperien-
za) vigeva la maschera del mae-
stro burbero e, nonché evitare
d'incoraggiare i ragazzi per timore
che presumessero troppo di sé, era
considerata buona nonna proscri-
vere ogni familiarità con loro.
Se abbiamo ricordato tutto ciò,
è per mettere in evidenza il valore
rivoluzionario della prassi educa-
tiva di Don Bosco, il quale invece,
in pieno Ottocento, e quando cioè
ben più che ai miei tempi la scuo-
la era una dura scuola, arrivava a
proclama.re, a fondamento della
pedagogia, la regola dell'«amore-
volezza•, definendola poi cosi:
«Che i giovani non solo siano
amati, ma che essi stessi conosca-
no d'essere amati». E in poche
semplici parole suggeriva anche in
che modo metterla in atto, indi-
cando implicitamente, strada fa-
cendo, un altro criterio a valo.re
rivoluzionario: l'importanza della
ricreazione in quanto fatto non
accessorio, ma principalissimo nel
processo educativo, oltreché mo-
mento privilegiato nel corso del
quale si può «rompere la barrie-
ra• tra docenti e discepoli: «Fa-
migliarità con i giovani special-
mente in ricreazione. Senza fa-
migliarità non si dimostra l'affet-
to e senza questa dimostrazione
non vi può essere confidenza... Il
maestro visto solo in catt.edra è
maestro e non più, ma se va in ri-
creazione coi giovani diventa
come fratello».
Ecco in breve i motivi basilari
della «pedagogia» di Don Bosco e
il segreto del suo successo. Con al-
cuni principi semplicissimi, ma a
valore radicale e profetico, egli
rompeva con secoli di tradizione.
Ma quanti sforzi perché la peda-
gogia moderna lo raggiungesse là
dov'egli era arrivato in tutta na-
turalezza e solo meditando sull'e-
sempio di Gesù che, com'egli ri-
cordava ai suoi confratelli, «si
fece piccolo coi piccoli»!
Mario Pomilio
scrittore
*

4.7 Page 37

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~ iilll_..
~
DOMINIQUE
IRINGRAZIATE CON ME
Vi scrivo perché possiate ringraziare
con la mia famiglia, Maria Auslllatrlce,
san Giovanni Bosco e tutti i santi sa-
lesiani per una grande grazia fatta alla
mia fam iglia.
Mio figlio Paolo è stato tanto male
per una appendicite perforata '!la gra~
zie anche all'intercessione de, nostri
santi ha superato tutto ed è guarito
completamente.
Ho telefonato chiedendo preghiere ed
ho fatto la novena a Maria Ausiliatrice
raccomandata da Don Bosco: sono
stata esaudita.
Sono una cooperatrice da tanti anni
e mio marito è exallievo.
Lettera firmata - Venosa
ISCOMPARE LA FEBBRE
Ai primi del mese di dicembre incap-
pai in una grave intossicazione tos-
sico-alimentare. Durante la malattia re-
stai per oltre dieci giorni con la febbre
molto alta. Invocai don Bosco e Maria
Auslllatrlce e presto scomparve la feb-
bre. Ringrazio con fede moltissimo per
avermi fatto In seguito guarire perfet-
tamente, per aver ritrovato la felicità
per la salute.
Carlo Trucano - Torino
ATTENDEVAMO
IL TERZO FIGLIO
Vi prego cortesemente di pubblicare
una grazia ricevuta molti anni or sono
per intercessione di San Domenico Sa-
vio: attendevamo Il terzo figlio con tan-
ta trepidazione essendo il secondo
morto di mucoviscidosi, una malattia
congenita.
Indossai io stessa, la mamma, l'abi-
tino di S. Domenico Savio che poi ap-
plicai alla neonata che crebbe bene e
sana.
La mia gratitudine al Signore e a
San Domenico Savio è immensa. Rin-
grazio e porgo distinti saluti.
Pierina Zandonella - Dosoledo (Belluno)
Voglio ringraziare Domenico Savio
per quello che io considero una gran-
de grazia.
Ero sposata da più di sei anni e mez-
zo. Dopo interventi operatori e visite
varie mi sembrava impossibile che la
nostra casa fosse illuminata da una
piccola creatura. Una signora amica
mi parlò di Domenico Savio e così ab-
biamo scritto in Italia chiedendo l'abi-
tino.
Un mese dopo l' Inizio della novena
mi trovai incinta. Finalmente nacque la
piccola Claire Domlnique, testimone vi-
vente che san Domenico Savio ha
compiuto un'altra grazia.
Stephanie Marra
Astoria, New York 11105 - Stati Uniti
PENSATO DI MORIRE
Il 17 agosto 1983, salita su una fi-
nestra del primo piano per togliere una
tendina, ho perso l'equilibrio cadendo
sulla strada, da un'altezza di circa cin-
que metri.
Data la mia età, 67 anni, e l'altezza,
ho pensato di morire ed in quell'!)ttim~
ho invocato Suor Eusebia. R1porta1
trattura della 1• vertebra lombare e del
calcagno con i due malleoli della gam-
ba sinistra per cui dovetti stare immo-
bile a letto per 45 giorni e poi soppor-
tare il peso del gesso.
Oggi, grazie all'intercessione di
Suor Eusebia sono nuovamente auto-
noma e prego che venga pubblicata la
grazia. Con infinita riconoscenza.
Piras Maria ved. Porcedda (CA)
ISPEMNZA E CORAGGIO
Spacciata ormai ~ai medi'?i con po-
chi giorni di vita, m1 sono rivolta con
fede a Suor Euaebla Palomlno e le mie
condizioni sono migliorate; è trascorso
un anno e sto benino anche se il male
che non perdona è sempre in agguato.
Mi auguro che suor Eusebia ·continui a
darmi speranza e coraggio.
Angela Bessolo
LA NOSTRA PREOCCUPAZIONE
ERA GRANDE
Mio fratello fu colto nel novembre
1975 da gravi coliche per cal<?olosi re-
nale. La nostra preoccupazione era
grande, trattandosi dell'unico rene ri-
mastogli, e già sottoposto~ lntervent~
chirurgico un anno innanzi, _con gravi
complicazioni post-operatone che lo
avevano ridotto in fin di vita.
Eppure si rese necessario operare
nuovamente, perché il calcolo provocò
un completo blocco renale: trascorse
infatti trentasei ore senza che il blocco
si risolvesse, il medico ci dichiarò che
l'intervento era urgente, anzi doveva
essere immediato.
Non era possibile ormai pensare di
raggiungere l'ospedale di Roma dove
mio fratello era stato ricoverato un
anno prima. Raccomandando l'infer-
mo all'Intercessione di Suor Yalsè ci ri-
volgemmo allora all'ospedale della no-
stra provincia, dove l'intervento fu im-
mediato e nel volgere di dodici giorni
mio fratello poteva essere dimesso, ri-
stabilìto.
Era una soluzione umanamente im-
prevedibìle, dopo l'esperienza penosa
dell'operazione precedente, che aveva
richiesto ben tre mesi di degenza.
Era chiara, anzi, l'efficacia della pro-
tezione di Suor Valsè, che possiamo
confermare oggi, a distanza di nove
anni.
Non sono mancati periodi di soffe-
renza e complicazioni, perché Il rene
non è sano e in alcuni casi si è pro-
spettato il ricorso alla dialisi; però que-
sta situazione inabilitante si è potuto fi-
nora evitare grazie all'aiuto della no-
stra Venerabile Suor Teresa Valsè.
A lei abbiamo affidato tutta la fami-
glia, mentre continuiamo a chiedere al
Signore la sua glorificazione.
Chiedo che la mia riconoscenza alla
Venerabile sia pubblicata sul Bollettino
Salesiano, perché cosi ho promesso.
Lidia Pisani - Soverato (CZ)
Cl HANNO COMUNICATO GRAZIE
Arrabbio Caterina - Ballardo Sorelle - Bellantone
Gaetano - Berré Giuseppina - Grandina Giuseppina
- e u rgay Elda - Camerino Luigia - Carnia Barbara -
Caola Carmen - Caputo Teresa - Carelli Rosa - Ce-
stino Franco - Cerato Luigi - Checchl Vittoriana
Collini Rosa - Colussi Romana - Cortese Rosa •
Crisslnl Flavia - Cubonl Assunta • Oivizia M. Luisa
Frono Angelo Francescani Angela - Freda - Ida -
Garzino Carta - Ghllardelll Angela - Gidano Virginia
Giordano Felicina - Gradente Marra Grosselli Ni-
colina - Grosso Rosetta Libanl L. Grassinl • Man-
nini Rita - Martlnl Ifigenia • Metlini Lucrezia - Meistro
M. Teresa - Mereu M. t8fesa - Miceti Clelia - Mora
Giovanni - Musumeci Sr. Carmela - Olivero Gugliel-
mo - Parodi Glo. Batta - Pesclnl Giovanni - Praia
Carla - Predati Pierina - Premici Manetta Provena
Del Viso Teresa - Rossi Rosa - Sarto, Walter - Spina
Maria - Spottl Rosina Succio Matilde Torrengo Ma-
ria • Torrlcelll Antonio - Tosi Giuseppe - Vallarlno
Maria - Valssnia Felice - Ventura Erminia Zln no Te-
resa.
Barbarino Rosa • Berbuzza Vincenzo - Bernasconi
Giuseppina - Bestonzio Carlo - Binello Roberto -
Bondo ni Maria Teresa Boriano Antonina - Bovio
Olga - Cappellini Emma • Carlettl coniugi Carpl-
neto Famiglia - Casettl Blue Rosamaria - Cavalieri
Rina - Colombara Giuseppe - Corti Claud ia ved. Co-
lombo - Costantino Antonio - Cozzi Rina - Cretler
Piero - Cr istofari Elvira ved. CIIII D'Alessandro
Aniello - Dante Aniello - Dante Ferdinanda - Deml-
chells Maria • Oe Stetanls Maria Dlacovo Amelia
Clpparrone - Faletti Gianvlttorlo - Fectano Bruna
Fedele Carmela - Furia Antonio - Gambelia Vincen-
za - Gattuccio Ro saria - Gazzono Maria Peliegrlnl •
Giannottl Rosina - Giuliano Alda - Giura Irma Gre-
co Quattrini Immacolata Lampertl Maria ved. Bot-
tarlnl - Lo Castro Vincenza • Lo Monaco Angelina
Longo Anna Lucinl Giovanna Marchesi Maurizio
37 BOLLETTINO SALESIANO 1 APRILE IQIU

4.8 Page 38

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ALFREDO IMIC. GALLOTTI, Sa!Nlano t
Varese 1 78 anni
L"lnsulllctenu renale di cui soffriva
da tempo lo portb ultimamente a do-
v o assoggettare alle cure dei medld
e allemaggiori attenzioni del contratel-
11. Uomo IUito d'un pezzo, ha vissuto I
SUOI 4 7 anni di professione e I suol 39
di sacerdozio In un Impegno serio e
costante per onorare la sua donazione
al Signore tra I figli di Don Bosco, 01
don Alfredo è proverbiale l'attacca-
mento alla Congregazione. tradotto 98•
leslanamente nel dllliclle compito del-
rammlnlstratore. È sempre stelo Pr•
tetto•: ha sempre amministrato soldi e
non si i) mal attaccato a nlenle. Nella
sua c:amet"a si è trovato solo una gran-
de povertà. L"arredamento più prezio-
so: uno IChedarlo ben ordinato dove
attingeva arg0ffl8flto per la sua predi-
cazione piacevole e documentata Tra
le sue caratteristiche. di profonda sa-
leslanltà, la laboriosità e l"obbedienza,
Nel lavoro pareva non sentisse la fati-
ca, tanto era continuo Il suo appllcarsl:
nell'obbedienza pareva non trovasse
dllficoltà, tanto era Immediata la sua
adesione a quanto gli veniva proposto.
Il suo modo dJ vlvera era semplice. Sa-
peva tenere per il suo tormento In-
teriore. Alcune sere prima del decesso,
don Alfredo ha aaslslJto In camera sua
ad una concelebrazione, durante la
quale gll fu 1mmlms1rato Il sacramento
degll lnterml. Erano presenti tutti I con-
tratelll. È stet.o l'ultimo cosciente ln-
conlro di don Alfredo con la comunità.
Poi li mate ha avuto li 110prawen10. Alle
8 di venerdl 23 dicembre 1983, tornava
alla casa del Padre.
MAGNANI 8ac. GUIDO, Seleelarm t
Varane (SV) a 74 aMi
Era nato a Neviano degli Ardulnl
(Parma), Il 2&-9-1909 ed aveva conser-
vato per la vita e per le cose della vita
quel tipico sano attaccamento, che è
caratteristico della gente emlllana. Da
giovane fu assistente nell"Asplrantato
di Colleealvettl (LI) negli anni 1936-39
e perciò In seguito godette !"amicizia
allegra e placavole di parecchi sacer-
doti, che si dicevano da lul educati. Ma
abbe una eone più bella ancora e tu
quella di avere pescato tra I molti gio-
vani Che lul avvicinava con la suprema
nsorsa della •Chiacchiera• salesiana
alcune voculonl sacerdotali In mo-
menti di grave scarsità. Basterebbe
questo a far capire quanto preziosa ala
stata la sua esistenza cha, con la pr•
senza e la conversazione da amico
neU-angoto del cortlla colse per Don
Bosco truttl assai preziosi. Fu Inoltre
un appas$ionato della sacra Scnttura,
che aviSCerb con accanimento, I~
gendola o lacendoSela leggere dal gio-
vani quando ormai non cl vedeva più.
sempre proteso al1'apl)4'olondlmento
Intelligente. L'oratorio di Samplerda-
rena, la casa di Pisa e a Firenze la glo-
riosa aouola d"awlamento e l'oratorio
furono per cinquant"anni Il campo I•
condo del suo lavoro.
TAGLIAFERRI coad, MARIO, s..la-
no t Roma a 57 anni
Per oltre venticinque anni Il signor
Mario Taglìalerri ha profuso tutta te
- energie a servizio del ragazzi del
Borgo di Roma: per essi non Ieee maI
calcoli. • Era orgoglioso - ha detto Il
suo Ispettore don Prlna - quando di-
ceva che tutti I suoi a.lllevl avevano tro-
vato sernl)4'e H posto di laVO<o, mo-
strandosi tuttavia dispiaciuto perch6 la
brevità del corso profes:ilooala Impo-
sta dall"attuale ordinamento legislativo
non era più in grado di dare una for-
mazione completa, una lormulone
che desse sicurezza nella preparazio-
ne per Inserire Il giovane nel mondo
del lavoro• . Visse la sua vita giorno
dopo giorno facendo fl suo dovere di
educatore consacrato: per questo
sono In lantl a rimpiangerlo.
c - AIMINO ORSOLA v.cl. FOLLIS,
t penttrtce Reggio Emllla 1 80 anni
Fervente e zelante cooperalrlCe, la-
vori> con entusiasmo nell'Associazione
sino a meritarsi un attestato di ben•
merenza. Era solita lare piccoli lavoret•
ti da mandare alle missioni o da desti-
nare a qualche pesca pro missioni.
Amb molto la Madonna e l'opera sai•
slana che sostenne Inviando par Oltre
trent'anni una borsa m~aria. Le
sua giornate si alternavano con la par-
tecipazione all'Eucarestia, la visita a loro strada. • Se questa è la volontà di
persone Inferme. l'apostolato secondo Dio, andate dove il Slgnora vi chiama,
lo stile di Don Bosc;o, La prova dalla Lui cl ha sempre aiutato e cl aiuterà
malattia la trovb pronta nell'abban• ancora era solita dire mamma Vittoria
dono alla volontà del Signore.
al tigli, e rultlma sua parola ancora
comprensibile Il si.te queslll adesione
BEFFA ROSA, Coopelelllce t Torino
La figlia Luciana, memore del vivi
sentimenti dl devozJone che hanno
sempre legato la mamma a san Gio-
vanni Bosco e al Beato Michele Rua,
ricorda ~ sempre ella ha Ispirato la
sua vita al principi rellglosl e morali del
Fondatore del Salesiani.
totale al volere di Dio. Un male Ineso-
rabile minava a poco a poco la sua esi-
stenza e nella dolorosa lncomunlcabl-
lità Il sorrfSO ha sempre dato serenità
al suo vOllo edltlCando quanti l'awicl-
navano, imparando da lei non solo a
vivere me anche a soffrire e a morire.
La sua leda ara aperta alla novità di
Dio. Dopo soli nove giorni dalla sua
partenza. si li awerato In pieno Il suo
8ERTETTO DOMENICO, Coop«elor9 desiderio. 8Sj)f8SSO anni fa ad una fi..
t Castagnole (TO) a 83 anni
gha •Chi parte per primo. sarabbe bel-
01 animo semplice e buono trascor-
se gli ullìml anni della sua v,ta In una
profonda sofferenza Che sopportb con
cristiana rassegnazione. Devotisalmo
di Maria Auslllatrlee e di Don Bosco fu
felice di dire e tutti che aveva un cu-
ginosalesiano missionario In India. La-
sc;la In quanti l'hanno conosciuto una
testimonianza di grande lede.
lo venisse a prendere chi resta• e
mantiene la promessa... Papà France-
sco se ne andava dopo tre ore di se-
rena agonia. Nella sua vita non li stato
solo un bravo lavoratore, ma ha saputo
trasmettere altri valOfl, soprattutto l'a-
more. Più che tante parole c·era molta
preghiera e partecipazione serena al-
l'opera educativa del figli. Il Rosario
quotidiano dava alla famiglia riunita Il
slglllo della •buona notte• con Maria e
DE MARCO ATTILIO, Cooparelorw f proprio In Lei, aveva posto tutta la sua
Napoli a 82 anni
fiducia. la sua speranza e venne esau-
Exallìevo, cooperatore e benelaliore
delle opere salesiane, fu una nobile fi..
gura di medico. Per dlversl anni tu di-
rettoie dell'Ospedale psichiatrico
Leonardo Bianchi• di Napoli dove
esercitò la sua professione con scru-
polosità e amore. Era devotissimo di
Maria Ausìllatrlce e dl san Giovanni
dìto. A IOfO che In vita sl rendevano
senslbHI al proòleml giovanm, parteci-
pando con lnleresse alla missione apo-
stolica del flgll, della Parrocchia. della
Chiesa. sentiamo di dire .graziai• e
grazie a Dio che at1rever110 queste due
r semplici e umili creature ha moltlpll-
cato Amore.
Bosco del quale volle Imitare lo zelo e
ramorevotezza. Feeeva dal bene a tutti
specialmente al più poveri. I suoi fu.
neraU furono un trionfo. Se ne li an-
dato lasciando In coloro che loconob-
blwo un r1c0fdo Indelebile della sua
bontà.
DEOU VITTORIA, 88ARDEUOTTO
FRANCESCO, CoolMnlori t a Mel
(BL)
t MILANI PIETRO. Coos-atore Cor-
nedo a 59 anni
Uomo operoso. nella sua vita ha fal-
lo grandi cose con un filiale attacca-
mento a Don Bosco e vivendo f8del-
mente la sua vita cristiana nell'amore
alfa lamlglla
Una vita di sacrificio e di amore con-
diviso, fino a darsi appuntamento oltre
la morte. La loro dlsponlbllltà a Dio, l'a-
pertura agli altri, hanno fatto fiorire tra
ott.o figli, una pluralità di vocazioni: un
Coadiutore salesiano missionario In
Bolillia; due Agile dl Marta AU$11iatrice;
cinque lalel crlstlanamente lmpegnau
éhl In una dedizione a Dio e al pr0$-
simo a tempo pieno e chi nella vita ma-
trimoniale. Basterebbe tara l'analisi di
queste vocazioni per cogliere di rlftes-
so la ricchezza morale e spirituale di
t 8LANDINO VINCENZO, exallll'lo
Vibo Valentia a 47 anni
lml)4'owlsamente all'età df 47 anni il
21 u.s. si à spento Il prof. Vincenzo
Btandlno, ex-alllevo salesiano dell"O-
ratorio di Vibo Valentia. ProfOndamen-
te aitaceato atta lamlglla salèsiani, hl
vissuto la sua brava esistenza con un
vero senso comunitario. Insegnante
capace ed esemplare ha donato con
atf811o Il suo sapere agli alunni dell'lstl·
questi genitori, che hanno attinto dallo
spirito di Don Bosco la luce per edu-
care I figli. Il Sistema preventivo: ragio-
ne, religione e amorevoleua. era di
casa nella IOfo famiglia Insieme hanno
acc~to e condiviso con serenità e fi.
ducla nella Provvidenza I problemi, le
difficoltà e anche le sofferenze che si
presentavano quando I figli, anche due
contemporaneamente, prendevano la
tuto Prolesslonale Femminile di Vibo
Valentia che lo hanno ricordato con
profonda grabtudlne alla preghklra del
fedeli nella messa dalle esequie. Da
sottolineare Il suo Impegno ecctesJale
anche nei mOVimenù Rinascita e Mele.
Lascia grande rimpianto tra lamilian,
amici a conoscenti Che ne hanno ap-
prezzato la sempllCltà e la bontà di
stampo tipicamente salesiano.
A quanti hanno chiesto lnlormezlonl, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede In ROMA, ricono-
sciuta giuridicamente con OP del 2-9-1971 n 959. e L' ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, avenle perso-
nalità giuridica per Decreto 13-t- 1924 n 22, possono legalmente n-
cevere Legai, ed Eredita
Formule valide sono.
- se s, tratta d "un legato • .lasclo alla O11ez1one Generale Opere
Don Bosco con sede in Roma (oppure all'Jst,tuto Salesiano per Je
m1ss1on1 con sede m Torma) a molo di legato la somma d1 lire
(oppure) l"fmmobile sito In,.. per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti•
cotarmente d1 assistenza e beneficenza, d1 Istruzione e educazione. di
culto e di re!lg,one
- se si tratta Invece di nominare eredo di ogni sostanza l'uno o
l'altro del due Enti su ,ndlcat,
• .annullo ogni m,a precedente d1spos1z1one testamentana. Nomi-
no mio erede untversale la O,rez,one Genera/e Opere Don Bosco con
sede In Roma (oppure /'lst1/uto Salesiano per le M1ss1oni con sede m
Tonno) la5c1ando ad esso quanto ml appartiene a qualsiasi tltoto, per
gh scopi perseguiti dall'Ente. e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, d1 Istruzione e educazione, d1 culto edl rehg,one•
(luogo e dara)
(/Irma per drsteso)
38 • Bou.ETTINO SALESIANO I APRII.E 1118,f

4.9 Page 39

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un devoto antico sii/evo del primo 150.000
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pleanno, a cura delle famiglie Ralnerl-
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vita di sacerdote salesiano illumini e
guidi quanti lo hanno conosciuto, a
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Bosco, in ringraziamento, a cura di
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Bosco, in ringraziamento e invocando
protezione sulla fam/glla, a cura di
Baudlno Vittoria B. Monesiglio, CN, L.
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dei miei defunti, a cura di Favaro Bar-
tolomeo, Poirino TO, L. 200.000
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1lanl, In suffragio del miei genitori e
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ricevuta, a cura di Cella Filomena, So-
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cevute e per la salvezza del miei cari e
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in memoria e suffragio del genitori e
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b1ce, Santi Salnlanl, per protezione e
suffragio dal nostri defunti, a cura di
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rnie/ congiunti, a cura delle sorella M.
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Borsa: Marta Aualllatrtce, S. Giovanni
Bosco, S. Domenico Savio, per prote-
zione del miei tre nipoti, a cura di G.B.
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1lanl, proteggete la mia famiglia, a
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1..1anl, in ringraziamento, a cura di
Soortegagna Maria Luisa, Piovene
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Borsa: Marta Aualll■lrlce, S. Giovanni
Bosco, Invocando protezione per la ftt-
miglia a pace nal mondo, a cura di Sel-
glEH'adoan, Francia
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per grazie ricevute, a cura di Baldi
Franca, Vlllazzano TN
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria Au-
alllalrtce, Don Bosco, In ringraziamen-
to e perchfl proteggano a lungo I miei
genitori, a cura di Musuraca Flora
Boria: Maria Au1Hla1rlce, S. Giovanni
Bosco, Invocando protezione per la
sorella Tareslta, a cura di Gallmbertl
Pina ved. Fraschini, MIiano
Sonia: Maria Au11llalrtce, S. Giovanni
Bosco, In suffragio dei miei defunti, a
cura di N.N.
Boru: S. Giovanni Bosco, In suffragio
di mio Irata/lo, Sac. don Roberto, a
cura di Sardelll Anna, Pagani SA
Borsa: Marta Aualllatrtce, SanU Sala-
•lanl, in suffragio del salesiano don
Guido Ricca e sig.na Ada Tibaldi, e rin-
graziando par la guarigione di don A.
Vinai, a cura di un Cooperatore di Bra
CN
Borsa: S. Domenico Savio, a cura di
N.N.
Borsa: S. Cuore di Gelù, Maria Aual-
llatrtce a Santi Salealanl, per l'unione
delle famlglle, a cura di N.N.
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miglla Cordero, Cercenasco TO
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Domenico Savio, a cura di Clsi Maria,
_T_o_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
Sonia: Maria Au•lllalrlce, S. Giovanni
Bosco Sr. Eu•ebla Palomlno, /n rin-
graz/amanto e Invocando una grazia, a
cura di Pino e Vittoria, Torino
Bona: Marta Aualllatrtce, a cura della
Famiglia Bertero, Volvera TO
Boru: S. Giovanni Bosco, per la sa-
lute della mia nipotina Giovanna. a
cura della Nonna
Boru: Gesù Sacramentato, Maria Au-
alllalrlce, per ringraziamento, a cura di
Gonella Vittorina, Torino
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Bosco, Invocando protezione, a cura
di A.C.M., Torino
8of'la: Ma~a Aualllatrtce, S. Giovanni
Boeco, In suffragio dei de/unti delle fa-
miglie Garione e Gloannlnl, a cura di
Gioannini Emerenz.iana, TO
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tezione, a cura di Bogino Una, TO
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alllatrlce, Santi Salesiani, impetrando
grazie, a cura di Vlbertl Cerri, La Morra
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ricevuta, a cura di Orlando, Torino
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Boaco, in suffragio di mio marito Luigi
Castagno, a cura della moglie a della
figlia
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cura della Parrocchia di Viarigi AT
Borea: S. Domenico Savio, a cura di
Saleslnl Maria, Casteggio PV
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Piera, Borgomanero NO
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In ringraziamento, a cura di N.N.
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Bolco, per grazie ricevute e Invocan-
do protezione per le nostra famiglie, a
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llab1ce, Don Bo•co, Implorando pro-
tezione a grazia, a cura di Falcone
Orazlantonio, Torino
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Bosco, in memoria a suffragio di Sr.
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Bo...: Don Boaco, a cura di Cotti Um-
berto, Langhirano PR
&o...: Mana Aualllalrtce, S. GloYannl
Bo1co, S. Domenico Savio, Invocando
guarigione di mio figi/o a protezione
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RE
&o...: Maria Aualllalrlce Don Bosco,
proteggete Claudio e Ivano, a cura di
Tasta Giuseppe, Campllranco CL
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alani, per grazia ricevuta, a cura di De
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Bolco, In suffragio di G. Paganini a
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Bolco, Implorando protezione In vita e
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rlo, per protezione, a cura di D.A.F.,
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derico, a cura di Comitini Maria C., Ca-
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ziamento a invocando protazlona, a
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o
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~
'
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PORTALETTERE
~ In caso di
,~_.,,..,/ MANCATO RECAPITO
inviare a:
TOR IN O
CENTRO CORRISPONDENZA
per la restituzione al mittente
Che cosa vuol dire credere?
PAUL
POUPARD
La fede
cattolica
Un ritratto molto chiaro della fede cattòlica,
realizzato in modo conciso e facile.
Il libro tratta gli aspetti e i contenuti
essenziali della fede alla luce del Concilio
ed è adatto sia alla riflessione personale,
sia ai corsi di aggiornamento per laici
nelle parrocchie e nelle comunità.