Bollettino_Salesiano_199401


Bollettino_Salesiano_199401

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Gennaio 1994
ANNO 118 N. 1
1" Quindicina Gennaio 1994
Sped. in Abb. post. Gr. 2° (70)
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
li

1.2 Page 2

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di don EGIDIO VIGANÒ
MAMMA MARGHERITA
,, All'inizio
dell'Anno
internazionale
della Famiglia,
il ricordo della
mamma di
Don Bosco,
nelle parole del
famoso oratore
cileno Ramon
Angel Jara , ,
U n dato interessante: il 24 gennaio 1886 Don
Bosco ricevette il filantropo cileno Sig. Ma-
nuel Arriaràn Barros (1845-1907). «Don Bosco
mi ha ricevuto - scriveva egli stesso alla moglie -
con somma genti lezza e persino con tenerezza.
Forse non mi crederai, ma mi ha proprio fatto ve-
dere il ritratto della sua mamma, il cui ricordo,
dopo 30 anni lo intenerisce ancora». (Dalla lettera
del Sig. Manuel Arriaràn Barros alla moglie,
Sig.ra Blasa Gonzàlez - 27 gennaio 1886).
Un altro dato: il 3 maggio 1887 Don Bosco ri-
cevette a Torino il sacerdote cileno (futuro gran-
de vescovo) don Ramon Angel Jara Ruiz (1852-
1917), che gli presentò, affinché le benedicesse,
alcune medaglie e immagini, tra le quali il ritrat-
to di mamma Margherita. Il santo, veduto questo,
ne fu scosso, lo contemplò qualche istante e poi,
mostrandolo al visitatore: «Amatela», gli disse
(Memorie Biografiche 18, 274).
Dopo la morte di Don Bosco, il 28 aprile 1888
don Ramon Angel Jara Ruiz - ormai famoso ora-
tore-, nel discorso funebre che pronunciava neIJa
cattedrale di Santiago del Cile in suffragio del
grande prete educatore, fece la seguente preziosa
allusione a mamma Margherita. Parlando della
grandezza e delle difficoltà del Santo, esclamò:
«Ma quale appoggio, quale mezzo invierà Dio a
Don Bosco? Quale? C'è nella vita delJ'uomo una
donna che ha qualcosa di Dio per l'immensità del
suo amore, e molto dell ' angelo per la sollecitudi-
ne instancabile delle sue cure; una donna che, es-
sendo giovane, possiede la riflessione di una an-
ziana, e nella vecchiaia lavora con il vigore della
giovinezza; una donna che, se è illetterata, pene-
tra i segreti della vita con maggiore acutezza di
un saggio e, se è istruita, gode con il candore dei
bambini; una donna che, se è povera, s'acconten-
ta con la felicità di quelli che ama e, se è ricca,
darebbe con piacere ogni tesoro per non sentire
nel suo cuore la ferita dell'ingratitudine. C'è una
donna che, quando è vigorosa, trema di fronte al
vagire di un bambino e, quando è debole, si rive-
ste a volte della aggressività del leone; una donna
che, mentre è viva, non la si sa stimare, perché
accanto a lei si dimenticano tutti i dolori; e che
quando è morta, si darebbe tutto ciò che si è e
tutto ciò che si possiede per guardarla di nuovo
anche per un solo istante, per ricevere da lei an-
cora un abbraccio, per ascoltare un ' ultima sem-
plice espressione dalle sue labbra ... Chi è questa
donna? Ah signori! Non domandatelo al sacerdo-
te, se non volete gli si annodi la voce in gola e si
bagnino di lagrime i suoi abiti sacri ... Chiedetelo
ai bambini: chiedete loro se amano la vita e vi
grideranno di sì, correndo a buttarsi al collo delle
loro mamme ...
«Troverete giustificata, signori, questa digres-
sione, nel sapere che l'ai uto appropriato e il mez-
zo necessario di cui abbisognava l'opera di Don
Bosco, fu la sua mamma» (Ramon Angel Jara -
Opere Oratorie II, 26-43, Scuola Gratitud Nacio-
nal 1920, Santiago del Cile).
È bello ascoltare dal lontano Cile queste pene-
tranti testimonianze. Le ricordiamo per intensifi-
care la nostra affettuosa ammirazione verso mam-
ma Margherita e per chiedere al Signore che si
degni di presentarla presto sugli altari come fulgi-
do esempio per le mamme cristiane.
Il 1994 è l'anno internazionale della famiglia:
illuminiamone le iniziative di celebrazioni con
l'impareggiabile messaggio che ha lasciato per
tutti mamma Margherita.
2 - GENNAIO 1994
LA STRENNA DEL RETTOR MAGGIORE
PER IL 1994
«Rendete ragione della gioia e degli impegni della spe-
ran,za, testimoniando le insondabili ricchezze di Cristo».
«La speranza non sembra di casa oggi nel nostro mondo.
È diffuso un atteggiamento di neutra attesa, quasi di un
saggio scetticismo. Il cristiano però è l' uomo delJ'utopia.
Il suo entusiasmo storico e la sua capacità di impegnarsi
suggeriscono che c'è in Dio una marcia in più per spera-
re. È la prova che ha dato all'uomo nella Risurrezione di
Cristo. Annunciandola, il cristiano accende in altri la
fiamma della speranza» (Don Juan E. Vecchi).

1.3 Page 3

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Quindicinale di
informazione e cultura
religiosa edito
dalla Congregazione
Salesiana di
San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo
De Nicolò - Eugenio Fizzolti - Francesco Motto
Collaboratori : Teresio Bosco - Erneslo Calloni -
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Serge
Duhayon - Bruno Ferrere - Sergio Giordani -
Anlonio Mélida - Jean-François Meurs -
Pietro Moschelto - Angelo Montonati - Gaetano
Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi
- Carla Morselll - Guerrino Pera - Pietro
Scala brino
~[~~~t~~.lfr~il~i~ Impaginazione:
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2. 1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese
(undici numeri,
eccello agosto) per tutti.
1115 del mese per i Cooperatori Salesiani
Collaborazione: La Direzione.invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviati
non vengono reslituiti.
Edizione di metà mese. Cura dell'Ufficio
Nazionale Cooperatori (Pasquale Massaro) - Via
Marsala 42 - 00185 Roma - Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in
oltre 40 edizioni
nazionali e ) 9 lingue diverse (tiratura annua
oltre 1O milioni di copie) In: Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Australia - Austria -
Belgio (In fiammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (in
Guatemala) - Cile - Cina (a Hong Kong) -
Colombia - Croazia - Ecuador - Filippine -
Francia - Germania - Giappone - India (in
inglese, malayalam, tamil e telugù) - Irlanda -
Gran Bretagna - llalla - Korea del Sud -
Lituania (edito a Roma) - Malia - Messico -
Olanda - Paraguay - Perù - Polonia -
Portogallo - Slovacchia - Slovenia - Spagna -
Stati Uniti - Thailandia - Ungheria - Uruguay -
Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta,
nei limiti del possibile.
Cambio indirizzo: comunicare anche l'indirizzo
vecchio.
INDIRIZZO
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Casella post. 18333
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n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.
1° Gennaio 1994
Anno 118
Numero 1
In copertina, un appello per la
pace nell'incontro tra le Chiese
a Milano (foto Belluschi) .
Qui di fianco, la storica visita
di Giovanni Paolo Il alla comunità
ebraica di Roma (foto Mari).
2 IL RETTOR MAGGIORE
Mamma Margherita
di don Egidio Viganò
10 FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
Ad Hadath-Baalbek è
scuola di pace
di Margherita Dal Lago
14 COPERTINA
L'abbraccio delle Chiese
di Silvano Stracca
18 FAMIGLIA SALESIANA
L'Italia salesiana
di Elvira Bianco
22 DON BOSCO NEL MONDO
Nuove opere salel>iane
nel 1993
24 REPORTAGE
La Chiesa e i giovani nella
nuova Germania
di Domenico Britschu
26 ANNO DELLA FAMIGLIA
Investire sulla famiglia
di Alessandro Risso
30 SUDAN
Khartoum, la quiete
sopra la tempesta
di Gianni Frigerio
34 PROGETTI DI SVILUPPO
Discendenti dei Maya
di Tom Springer
38 DON FILIPPO RINALDI
Il quarto Don Bosco
di Teresio Bosco
10 Figlie di Maria Ausiliatrice:
Tra gli Arabi una
«scuola di pace» in Libano
RUBRICHE
Lettere, 4 - In Italia e nel Mondo, 6 -
BS Domanda, 8 - Prima Pagina, 9 -
Come Don Bosco, 13 -
Osservatorio, 17 - Il Mese in libreria,
21 - Il Diario di Andrea, 29 - Dalle
Missioni, 33 - I Nostri Santi, 37 - I
Nostri•Morti, 41 - Solidarietà, 42
26 Anno della famiglia:
Intervista a
Padre Murare e De Rita
GENNAIO 1994 - 3

1.4 Page 4

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ri
VUOI RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO?
Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
destinatari. Questo causa a volle
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi e di copie che vanno
smarrite.
Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
due numeri consecutivi, sarà suf-
ficiente che ce lo faccia sapere e
rimetteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
Il Bollettino Salesiano
viene inviato gratuita-
mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un do-
no di Don Bosco a chi se-
gue con simpatia il lavoro
salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti e
gli amici. Comunicate su-
bito il cambio di indirizzo
(mandando sempre la
vecchia etichetta).
Scrivete a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 18333
00163 ROMA
GENNAIO 1994 - 4
ADOZIONI A DISTANZA. DAVID. «Fantastico! Bellis-
«Don Bosco Beatitudes è un sima l'avventura di David che
centro molto conosciuto e gira per le strade del mondo in
non solo a Madras (India). bicicletta (BS/luglio-agosto
Ospita anziani, ex malati di '93). Mi ha colpito la sua ge-
lebbra l'unico centro che nerosità verso i poveri e il suo
accoglie e cura gli hansenia- temperamento buono. Gli
ni), ma in modo particolare chiedo di serivermi e di venir-
aiuta i bimbi figli degli ex ma- mi a trovare qui: terminata la
lati di lebbra o di baraccati a sua impresa ciclistica, potreb-
seguire un regolare corso di be venire a lavorare tra i ra-
studi nella missione. In que-
sto modo i bambini si apro no
a un fut uro sicuro, continuan-
do gli studi o imparando un
mestiere. Di rettore del l'opera
gazzi della strada del Brasile,
nella mia pairncchia. Qni c'è
bisogno di un tipo come lui,
c'è un vasto lavoro da fare per
i poveri , anche in bicicletta!».
è ora Padre James. Per soste-
nere la scuola di questi bam-
bini è stata inventata una spe-
cie di adozio ne a distanza. Si
versa una modesta quota an-
nuale e si ini zia con i ragazzi
Don Giuseppe Almeida
Rua Heribaldo Costa, 680
H. ]orge
60525-190 Fortaleza - CE -
Brasil
adottati un legame che può
anche durare nel tempo . Mi CATTOLICI E ORTODOS-
sono offerto di diffondere SI. «A proposito dell'articolo
l'iniziativa e di smistare le ri- "La libertà a Mosca" (ES/ot-
chieste. Chi volesse ricevere tobre '93). Vogliamo mettere
informazioni può scrivermi o le cose a posto? Gli ortodossi
telefonarmi (ore serali)».
considerano il ri to latino non
Vincenzo Puggioni,
Via F. Marchetti, 13
00199Roma
Tel. 06/86.205.681
''troppo occidentale' ', ma per
quello çhe è: rito cattol ico ro-
mano. E una storia vecchia,
che purtroppo ha funzionato
creando i gruppi degli ' 'unia-
ti", che hanno dottrina catto-
lica in liturgia ortodossa. Co-
VOGLIO ESSERE UTILE. sa direbbero i cattolici se a
«Vivo in una grande città del Roma o Milano i sacerdoti or-
nord ormai da tre an ni e sono todossi usassero la liturgia la-
di sperata. Sono di origine In- tina per confondere la gente e
cana e, dopo il liceo, sono ve- diffondere le loro dottrine, e
nuta qui per iscrivermi magari si lamentassero perché
all ' università. Vivo presso la gente non abbocca? La
una " nonna" (la chiamo or- Chiesa cattolica romana nei
mai così) . La mia vita, appa- paesi 01todossi lo fa da secoli,
rentemente, è tutta bella. servendosi di cattolici polac-
Amo tanto un ragazzo, ma mi ch i, lituani, ecc. Con quale di-
manca qualcosa. Vorrei fare ritto la Chiesa cattolica manda
. qualcosa in questo mondo, i suoi sacerdoti a "evangeliz-
dare un contributo, essere zare" paesi che cristiani sono
utile! Nel mio piccolo faccio già e la cui rievangeli zzazio-
anche vo lontariato, 1i1a, per ne, dopo l'ateismo di stato
me, è sempre poco il tempo marxista, spetta di diritto alJe
che ded ico agli altri . Per un Chiese ortodosse? Al posto di
momento ho pensato anche ' evangelizzare sai·ebbe pit1
di farmi suora. I miei voglio- esatto dire "cattolicizzare",
no che io studi , che mi faccia approfittando del fatto che il
una posizione, ma a me non senso di appartenenza religio-
interessa tutto questo! Vorrei so, come dice l'articolo, è an-
tanto avere un consiglio, par- cora molto modesto in quei
lare con qualcuno...».
paesi. Perché tanta preoccu-
pazione di portare il Vangelo
Lettera firmata. in casa altru i, e casa cristiana,
Mi aiiguro che gli indirizzi che mentre da noi è progressiva e
ti ho mandato ti siano utili. in-efrenabile la perdita della
fede nelle masse cattoliche? E
non certo per influenza di altre
dottrine, perché da noi, tranne
i soliti testimoni di Geova,
nessuno si presenta a "rubare
an ime" . Mi diceva un prete:
"L'ignoranza religiosa è così
diffusa, che le sette hanno la
furberia di mostrare, come
proprie e nuove, verità che so-
no cristiane, ma che noi non
predichiamo abbastanza. La
bibbia stessa non la conoscia-
mo" . Mi domando se sia il ca-
so di rilevare la "temperatura"
religiosa e moral e di altri po-
poli, e se sia lecito togliere al-
le Chiese legitti me locali orto-
dosse il diritto-dovere di
procedere alla rievangeli zza-
zione. Avete poi pubblicato,
nello stesso nu mero di otto-
bre, il disegno di un bambino
della ex-Jugoslavia, tratto da
una foto storica. Potevate
pubblicare anche una foto al-
trettanto storica, quella del
vescovo serbo e ortodosso che
dei croati hanno legato nudo a
un albero, facendogli ciò che
hanno voluto o potuto, come è
stato denunciato in un incon-
tro a Ginevra, tra una delega-
zione cattolica e una ortodos-
sa, nell 'intento di rimettere le
cose su una linea semplice-
mente più cristiana da ambo le
parti . A Zagabria ci fu un in-
contro tra il cardinale Kuhai·ic
e il patriarca Paolo di Serbia,
dove tutt'e due hanno condan-
nato ogni atrocità da entram-
be le parti, invitando alla pa-
ce. Quanto ai "cari croati",
persino da bambina ho sentito
parlare della loro ferocia (un
milione di civili uccisi dopo il
'45), e adesso ci vengono a di-
re che sono agnellini e solo i
serbi "bestioni". Probabil-
mente tra tutt'e due c'è poco
da scegliere» .
Vera Elisa Ruggeri, Com.o.
Nella nuova Russia anche i
cattolici, come gli ortodossi,
hanno molte posizioni da ri-
cuperare. Perché è così un.i.-
laterale nei loro confronti ?
Per cinquant'anni ai cattolici
è stata negata ogni possibi-
lità di sopravvivenza e hanno
pagato con il martirio o l'esi-

1.5 Page 5

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lio il diritto a questo ritorno.
Nel settembre scorso a Vil-
nius Giovanni Paolo Il ha
detto rivolgendosi agli orto-
dossi: «Rivolgo uno speciale
saluto alla vicina Russia, e in
particolare alle comunità cri-
stiane tra cui, per la sua im-
portanza storica e la rilevan-
za di una gloriosa tradizione,
emerge la chiesa ortodossa a
cui presiède nella carità il ve-
nerato patriarca di Mosca».
Nessuno vuole togliere niente
agli ortodossi. C'è spazio per
tutti, purché la fede possa ri-
fiorire.
senti solo parlare di ragazze e
discoteca, mentre i salesiani
si occupano quasi solo dei
più bravi e dei più buoni.
Qualche prete di Don Bosco
arriva a dire: "Tanto, con
quelli non c' è niente da fare" .
Mi sembra di vedere realiz-
zate come una profezia le pa-
role di Don Bosco da Roma:
"Ritornino i tempi dell'orato-
rio...". Don Bosco, saresti an-
cora disposto a strisciare la
lingua da Torino a Superga
per questi ragazzi? Sapresti
escogitare formule nuove per
accoglierli nella tua casa? I
no rimasta abbastanza colpi-
ta, e mi ha fatto riflettere. In -
tanto perché ha avuto il co-
raggio di scrivere e di
cercare "aiuto", mentre altri
si sarebbero chiusi in se stes-
si. In secondo luogo perché
ho provato una felice sensa-
zione: quella di accorgermi
che non ero sola a cercare
qualcosa di autentico per cui
vivere e che ci sono altri che
non si sentono soddisfatti
delle amicizie di occasione o
di comodo».
Letterafinnata,
Novara.
ciate" gli oroscopi chi li
pubblica».
Marcello Granelli, Siracusa.
Onorati per la citazione, ma
non abbiamo dato a nessuno
la patente di fornire o credere
all'oroscopo.
APPELLO A MARIA (BS/
luglio-agosto ' 93). Sono arri-
vate alcune lettere di persone
che vogliono corrispondere
con te: se vuoi riceverle, facci
sapere dove spedirle.
--
NTO ODORE
I FUMO E DI SANGUE ...
.. . MA NON
DI PETROLIO
17a SETTIMANA
DI SPIRITUALITÀ
PER LA FAMIGLIA
SALESIANA
Rendere ragione
della gioia
e degn impegni
della speranza
testimoniando
le insondabili
ricchezze
di Cristo
(da «The Guardian Weekly»)
I TEMPI DELL'ORATO-
RIO. «Ho 20 anni e da mol-
ti anni giro per l'oratorio,
sempre immerso in mille atti-
vità tra compagni scalpitanti
e festosi. Da molti salesiani
mi sono sentito amato, tanto
che decisi di entrare nella
"comunità proposta" . Ho co-
nosciuto altri salesiani, ma
non ho più ritrovato il Don
Bosco che mi aveva conqui-
stato. Sono ritornato a casa
triste e sono tornato all'ora-
torio, dove Don Bosco mi
aveva affascinato. Ma anche
qualcosa non funziona più:
senti i ragazzi bestemmiare,
li vedi seduti sotto i portici a
fumare la loro sigaretta, li
tempi cambiano, ma non pos-
siamo lasciare che tanti gio-
vani vivano questa vita su-
perficiale».
Letterafirmata.
NON SIAMO I SOLI. «Nel -
la mia famiglia da sempre
giunge ogni mese il BS, che
tutti sfogliamo e leggiamo
con interesse. Io tra l' altro lo
utilizzo anche nel mio lavo-
ro,insieme a Mondo Erre, so-
prattutto per lo stile giovani-
le che ritrovo. Nel numero di
ottobre ho letto una specie di
"appello" ali ' amicizia, quel-
la vera, di un giovane. Ne so-
INDULGENTI CON L' O-
ROSCOPO? «Sul Giornale
di Sicilia del 13 ottobre in un
articolo a firma di Tullio Me-
li dal titolo "Oroscopo, la
Chiesa dice no", era citata la
Civiltà Cattolica che attra-
verso Patrizia Romagnoli
sembrava dare all ' oroscopo
"un certo valore conosciti-
vo": Proseguiva poi testual-
mente: "Forse per questo il
Bollettino Salesiano è indul-
gente e a un lettore che chie-
de "Leggo l'oroscopo, faccio
peccato", dà l' assoluzione, e
con lui ai giornali (anche cat-
tolici) che li pubblicano". Mi
domando se davvero il BS ha
scritto questo e voi "benedì-
Relazioni di Juan Picca,
Francesco Motto, Mario
Pollo, Riccardo Tonelli.
Intervento del
Rettor Maggiore.
Approfondimenti ed
esperienze, lettura dei
segni della speranza
nei vari contesti
geografici, il vissuto della
speranza nel giovani,
in famiglia, nella liturgia,
nell'azione apostolica,
in politica, nella
comunità religiosa.
Roma - Salesianum
24-29 gennaio 1994
GENNAIO 1994-5

1.6 Page 6

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TORINO
sia, l'Albania e l'inizio della
presenza salesiana in Bulga- '
ria. La suggestiva fiaccolata
FESTA DI AMICIZIA,
ANZI DI FAMIGLIA
lungo i cortili di Valdocco è
stata puntellata dalle testi-
monianze di alcuni dei par-
Il 124° saluto ai missionari
tenuto a Valdocco il 3 otto-
bre, ha avuto quest'anno del-
le tonalità di partecipazione
da ricordare le prime spedi-
zioni missionarie. Cortili e
basilica sono stati presi d'as-
salto da amici e parenti, da
centinaia di giovani oratoria-
ni carichi di amicizia e di af-
fetto per chi partiva. Tanta
commozione e tanti abbrac-
tenti, che hanno dato la misu-
ra delle novità di questa
nuova spedizione missiona-
ria. Ha concluso don Lucia-
no Odorico, animatore del-
la manifestazione: davanti
ali' urna di Don Bosco ha tra-
smesso un messaggio caldo e
slegato dalle formalità che ha
cementato gli animi degli ol-
tre quattrocento giovani pre-
senti.
ci, soprattutto alle suore, a
Sara e Giampaolo, i du e vo- Nella foto, !'"albanese"
lontari laici, a Ruhinyura
don Michele Gentile.
Ngabo, un prete salesiano
dello Zaire, primo missiona-
rio africano, che avrà come
destinazione un altro paese
dell'Africa, la Guinea-Co-
nakry. E poi la frontiera
dell'Est: la Siberia, la Rus-
In alto, don Colombo,
animatore del VIS,
con i due missionari
laici Sara Giordana
(destinazione Bolivia)
e Giampaolo Zampieri
(destinazione
Madagascar).
Il municipio di Tegucigalpa (Honduras) lo ha
dichiarato visitatore illustre, Il governo gli ha con-
cesso la Grande Croce d'argento, a riconoscimen-
to di quanto salesiani e figlie di Maria Ausiliatrice
fanno in Honduras. Protagonista è stato don Egidio
Viganò, nel corso del suo ultimo viapgio In Centro
America e Antille. Nella foto è con , vescovi sale-
siani Rodrfguez e Santos, in una concelebrazione
nella chiesa di Don Bosco a Tegucigalpa.
GENNAIO 1994 - 6
AMERICA LATINA
PORTARE L'AMORE
DI CRISTO AGLI
INDIGENI
La mappa dell' attività dei
salesiani e delle figlie di Maria
Ausiliatrice tra gli indigeni
dell'America Latina è vasta e
articolata. Presenti tra Guara-
ni, Mapuche, Aymara, Qui-
chua, Kekchi, Yanomami,
Shuar e Achuar, Bororos e Xa-
vantes - per citarne solo alcuni
- svolgono un difficile lavoro
di evangelizzazione e di svi-
luppo culturale. Per questi
missionari, 1iccbi della espe-
rienza della dura vita dei vil-
laggi, si sono tenuti nel corso
del 1993 tre corsi di formazio-
ne in zone strategiche del con-
tinente latino-americano. Un
Cumbaya (Ecuador). Un
momento dei lavori del
terzo incontro missiona-
rio organizzato dal
dicastero delle missioni
quarto incontro è previ~to per
metà gennaio a Oaxaca (Mes-
sico). Missionari dalle lunghe
SDB e dal dicastero per
la missione ad gentes
delle FMA
barbe bianche, segnati dalle fa- degli orientan1enti di Santo
tiche, e giovani missionari ai Domingo e della prassi missio-
primi anni di attività hanno naria". Nel complesso sono
studiato "il rapporto tra evan- stati coinvolti in questo note-
gelizzazione e cultura visti alla vole lavoro di qualificazione
luce della Redemptoris missio, quasi 200 missionari.

1.7 Page 7

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SPAGNA
SALESIANO:
PERCHÉ NO?
Con un manifesto e uno
slogan ad effetto, l' ispetto-
ria di Siv igli a ha lanciato
la proposta vocazionale.
«Anche così si possono aiu-
tare i giovani a riflettere sul
loro fu tu ro e a decidere in
li bertà», dice il regionale don
Antonio Rodriguez, che nel
mese di ottobre si è incon-
trato con gli ispettori e i dele-
gati di pas torale giovanile
per fare il punto sulle iniziati-
ve vocazionali. Quest'anno
sono ventuno i giovani spa-
gnoli che hanno intrapreso la
vita salesiana. Co mpless iva-
mente le nuove vocazioni sa-
lesiane del 1993 sono 71 4, un
centinaio in più rispetto al
19 9 2 .
Siviglia (Spagna). Il manifesto
che «pubblicizza» la scelta salesiana.
AUSTRALIA
PER LA DIGNITÀ
DEGLI ABORIGENI
L' Anno internazionale del-
le popolazioni indigene è sta-
to sottoli neato più volte nel
corso del 1993 dal Bollettino
salesiano australiano. «Le
indigene costi tuiscono una
parte importante della fanti-
gli a umana. La loro storia e la
loro cultura sono un do no per
tutto il mo ndo», si legge
nell 'articolo "Il -loro contri-
buto alla nazione". La nuova
apertura de ll a C hi esa ne i con-
fro nti degli aborigen i viene
doc umentata in altro articolo
dal titolo A New Partnership.
«I vescov i australi ani», vi si
legge «hanno preso crescente
consapevolezza della situa-
zione delle popolazioni indi-
gene e hanno cercato di rid ur-
re i loro problem i e le lo-
ro frustrazioni . Consapevoli
della dignità di ogni persona,
li hanno anche inv itati a svol-
gere un ruolo piì:1 importante
nella crescita dell a Chiesa in
Australia». Sarebbero 250
mila gli aborigeni australiani ,
ancora in gran parte abbando-
nati nelle riserve e nelle bi-
donvill e. Solo nel 1992 è sta-
to riconosciuto il loro diri tto
alla terra come primi occu-
panti.
Nelle due foto
di Larry Pitt,
giovani aborigeni
australiani.
Ecco la mappa europea
delle case salesiane che
possono accogliere giova-
ni "pellegrini" o "turisti".
Pubblicata a cura del
Dicastero per la pastorale
giovanile, presenta per
nazioni opere, indirizzi,
incaricati, telefoni, fax,
capacità di accoglienza.
Gli stati recensiti, con rela-
tiva cartina, sono: Belgio,
Francia, Germania , Gran
Bretagna, Irlanda, Italia,
Malta, Olanda, Polonia,
Portogallo, Spagna, Sviz-
zera, Tunisia, Ungheria.
GENNAIO 1994 · 7

1.8 Page 8

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CATTOLICI
· Oskar Saier, a cui allude il lettore de
«Il Bollettino Salesiano». Il punto
DIVORZIATI
preso in considerazione da loro ri-
guarda il caso di quelle persone che
trovandosi a vivere una seconda
«Sulla pastorale dei divorziati,
unione dopo aver ben esaminato la
quasi nello stesso tempo i gior-
loro storia sono sinceramente con-
nali hanno presentato l'orienta-
vinte che il primo matrimonio non è
mento di alcuni vescovi tede-
mai esistito. Anche i vescovi italiani
schi molto autorevoli e le scelte
ricordano ai sacerdoti di tener conto
dei vescovi italiani, più rigide e
della storia e della coscienza di ogni
tradizionali. Che pensare?
persona e suggeriscono di sottopor-
Vorrei sentire il parere di un
re la causa di chi è pervenuto a tale
esperto».
convinzione a un giudice ecclesiasti-
co. I vescovi tedeschi entrano prati-
Risponde Giuseppe Anfossi*:
camente su un terreno che è ancora
in discussione e si domandano:
Mons. Ersilio Tonini, giornalista e
apprezzato interlocutore di tutti i
giornali italiani, sabato 23 ottobre al
Convegno nazionale per i 25 anni di
«Avvenire » ha definito il Direttorio
dei vescovi italiani «un documento
garbato e accogliente pieno di finez-
za verso gli sposi compresi quelli
quando un fedele non è in grado di
portare delle prove davanti al giudi-
ce, ma è veramente convinto in co-
scienza che il suo matrimonio è nul-
lo, non potrebbe in dialogo con un
sacerdote arr-ivare ad una decisione
di coscienza che lo autorizza ad ac-
cedere all'Eucarestia?
O
passati a un secondo matrimonio».
Quando si parla dei divorziati ri-
sposati la prima domanda che ci
dobbiamo fare non è che cosa pen-
* Direttore Ufficio Nazionale per la pasto-
rale della famiglia della Conferenza Epi-
scopale Italiana.
sano o dicono i vescovi, ma che co-
sa dice il Vangelo. La risposta è
chiara: se un uomo e una donna si
sono sposati in chiesa, e se questo
matrimonio è valido, non ci sono altri
matrimoni possibili. La Chiesa ha il
DON BOSCO
E I SOLDI
dovere di insegnare ciò che Gesù ha
insegnato; lo insegna con la predica-
zione e con la pratica: se dicesse
con la parola che il matrimonio è uno
solo e poi ammettesse i divorziati ri-
sposati alla vita piena della pratica
religiosa, entrerebbe in contraddizio-
ne con se stessa perché darebbe
«Domenico Del Rio su "La
Stampa" ha attribuito a Don
Bosco questa frase: "Sì, il dena-
ro è lo sterco del diavolo, ma
concima così bene!". Sono dav-
vero parole sue?».
l'impressione di ammettere il .divor-
zio. Per queste due ragioni i divorzia-
ti risposati non possono accedere al- Risponde don Juan Vecchi*:
la penitenza e alla comunione
eucaristica. Non è una punizione, Le parole non appar-
ma solo un segno di quella contrad- tengono a Don Bosco. Il
dizione e forse un "digiuno" da collo- giornalista dunque le cita
care in un cammino lento di peniten- a memoria, in forma ap-
za. La Chiesa, tuttavia, sa che i suoi prossimativa, o le prende
figli possono venir meno alla parola da fonte dubbia senza
che hanno dato, e dice: «Eravate e controllarne l'origine. Vo-
rimanete parte viva della Chiesa. cabolario, forma di lin-
Dovete esprimere questo rimanere . guaggio e tono, ma so-
in comunione partecipando alla prattutto il pensiero, sono
messa, pregando, educando i figli e lontani da quelli di Don
partecipando alle iniziative della par- Bosco.
rocchia che commentano la Parola Che pensava Don Bo-
di Dio o svolgono attività di volonta- sco del denaro? Che po-
riato o comunque di carità».
teva essere frutto di one-
Su tutte queste cose sono d'accor- sto lavoro e ingegno, che
do anche i vescovi tedeschi, mons. sono doni di Dio, anche
Karl Lehmann , Walter Kasper e se poteva venire contami-
nato dall'ingiustizia o dall'egoismo.
Dunque niente sterco del diavolo,
·ma regolare prodotto dell'uomo la-
borioso.
Il denaro diventa quindi un mezzo
per lo sviluppo della propria vita e
per fare del bene ad altri nelle forme
più varie : dalla beneficenza agli inve-
stimenti capaci di creare fonti di lavo-
ro. Di conseguenza, se gestito con
onestà e generosità, il denaro colla-
bora alla salvezza di chi lo possiede
e di chi lo riceve .
Don Bosco ha detto ai suoi sale-
siani di non lasciarsi prendere
dall'affanno nel cercarlo, né dall'an-
sia spirituale quando arrivava in ab-
bondanza, né dalla preoccupazione
quando mancava: «Cercate anime e
non denaro». Questa è una afferma-
zione certamente sua!
Dovevano invece essere attenti a
che niente rimanesse nelle loro ma-
ni , ma tutto passasse ai giovani, ai
poveri, alle opere di bene! Per i gio-
vani poveri potevano «tendere la
mano». Era un'opera di sensibilizza-
zione sociale, un aiuto ai ricchi a
spendere bene e soprattutto un mez-
zo per educare la gente povera.
Concimare dunque niente! Richia-
mare la coscienza cristiana alla soli-
darietà e destinare chiaramente le ri-
sorse a coloro che sono nel bisogno.
Per loro avrebbe voluto che la «pom-
pa del cortile buttasse marenghi» .
Questa è un'altra citazione autentica!
* Vicario del rettore maggiore
I El Salvador. Francobollo
commemorativo dedicato
a Don Bosco.
8 - GENNAIO 1994

1.9 Page 9

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UNA ENCICLIC" PER IGIOVANI?
, , La nuova Poche encicliche sono state annunciate
con tanto anticipo e attese tanto a lungo con
enciclica di curiosità come questa Veritatis Splendor di
Giovanni Paolo Il, un'enciclica tutta dedicata
Giovanni Paolo Il alla morale. La nuova enciclica, per quanto
tratti di un argomento che interessa tutta la
è indirizzata ai comunità di fede, non è rivolta direttamente
alla generalità dei credenti e neppure a quel-
vescovi di tutto il la categoria particolarissima di credenti che
sono i giovani: essa è indirizzata ai vescovi di
mondo eagli tutto il mondo e, attraverso loro, agli studiosi e
docenti di teologia morale.
studiosi. Ma PROMESSA DI FELICITÀ. E tuttavia la
l'intento è certo preoccupazione del Papa è rivolta, in ultima
istanza, a tutti i credenti e particolarmente ai
anche quello di giovani, destinatari privilegiati della missione
evangelizzatrice ed educatrice della Chiesa.
raggiungere tutti L'enciclica non manca infatti di un suo poten-
te afflato evangelico, che emerge con chia-
i credenti, rezza soprattutto nel primo e nell'ultimo dei
tre capitoli di cui è composta l'enciclica.
Il primo capitolo rappresenta anzi un esem-
specialmente i pio molto bello di catechesi morale biblica, e
contiene come in nuce tutto
giovani,, - - - - l'insegnamento dell'encicli-
ca, ricavato dall'analisi del
notissimo episodio evangeli-
co del giovane ricco, che
chiede a Gesù cosa deve fa-
re per avere la vita eterna.
Il giovane ricco incarna in
sé ogni uomo e soprattutto
ogni giovane; la sua doman-
ture e, rivelando pienamente la volontà del Pa-
dre, in~egna la verità sull'agire morale» (VS 8).
La rif posta di Gesù collega direttamente il
problema del bene alla bontà di Dio: «Nessu-
no è b~Jono, se non Dio solo» (Mc 1O,18).
Solo Dio può rispondere alla domanda sul
bene, perché Egli è il Bene. Interrogarsi sul
bene, 1n effetti, significa rivolgersi in ultima
analisi verso Dio, pienezza della bontà.
QUALE LIBERTÀ. Nella ricerca di questa
pienezt a di vita e di felicità il giovane è oggi
facilm~nte sviato dai miti di una cultura che
nega il rapporto essenziale esistente tra la li-
bertà umana e la verità morale e crede di pQ-
ter far~ della libertà umana «un assoluto che
potreb~e creare i valori e godrebbe di un pri-
mato sµlla verità, al punto che la verità stessa
sarebbe considerata una creazione della li-
bertà» (VS 35) .
Ora, secondo l'enciclica, la libertà è indub-
biamente uno dei doni più grandi di Dio, «se-
gno al,issimo dell'immagine divina impressa
nell'uomo» (38), vocazione a partecipare alla
signoriç3. divina sul mondo e «in un certo senso
sull'uomo stesso» (39). E tut-
tavia essa non è padrona ar-
bitraria del bene e del male: è
chiamata a riconoscere nella
legge di Dio la via obbligata
della sua autorealizzazione,
un riconoscimento che fa la
sua nobiltà e la verità del suo
essere .
da è una «domanda di pie-
FEDE VISSUTA. Nel terzo
nezza di significato per la vi-
capitolo l'enciclica sfocia in
ta.. . un appello al Bene
un discorso di natura più di-
assoluto che ci attrae e ci
rettamente pastorale: essa
chiama a sé» (VS 7). Questa
;,
considerazione permette al _ _ _
l
ricorda agli evangelizzatori e
agli educatori della fede che
Papa di presentare l'impe-
gno morale come via che Dl:li ~iovan_i u~a .d_oman.da
conduce alla pienezza della
d, v,ta e di fehc,ta.
la morale fa parte dei conte-
nuti essenziali della «nuova
evangelizzazione»: pertrop-
vita e della felicità, superando la visione kan- pi fedeli , soprattutto giovani, la fede sembra
tiana dell'etica come sottomissione a un dove- svolgere soltanto una funzione di rassicura-
re astratto e impersonale che Ignora il bisogno zion_e Et di sostegno emotivo che non implica
umano di vita e di felicità: «L'interlocutore di più un~ morale, non impegna per la vita: «La
Gesù intuisce che esiste una connessione tra contrapposizione , anzi la radicale dissocia-
il bene morale e il pieno compimento del pro- zione tra libertà e verità è conseguenza, ma-
prio destino» (VS 8).
nlfesta~ione e compimento di un'altra più gra-
11 giovane ricco rivolge la sua domanda a Ge- ve e d~leterla dicotomia, quella che separa la
sù: egli sente in lui l'annunciatore di una nuova, fede d~lla morale... Urge allora che i cristiani
sconvolgent!3 e lieta notizia: l'avvento del Re- riscopr1mo la novità della loro fede e la sua
gno di Dio. E a Gesù che l'uomo di oggi deve forza cji giudizio di fronte alla cultura domi-
nuovamente rivolgersi per avere da Lui la ri- nante E\\l invadente» (VS 88) .
sposta su ciò che è bene e ciò che è male. Se il cristianesimo non è prima di tutto una
«Egli è il Maestro, che ha in sé la vita e che è morale, contiene anche una morale: la fede
sempre presente nella sua Chiesa e nel mon- chiede di essere vissuta e solo nella vita trova
do. E Lui che schiude ai fedeli il libro delle Scrit- la prOVfi della sua autenticità (VS 88) .
O
GENNAIO 1994 - 9

1.10 Page 10

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FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
In Libano un gruppo di suore coraggiose educano
Palestinesi nella città vecchia di Gerusalemme.
AD.... HADATH-BAALBEK
E SCUOLA DI PACE
di Margherita Dal Lago
Ii.mgpioavraannioliabavin.veesrie
insieme nella loro terra,
dove la divisione tra
arabi e cristiani ha
tracciato solchi profondi.
10 - GENNAIO 1994
H anno intravisto la pace i ragaz-
zi di Hadath-Baalbek: l'hanno
scoperta lavorando insieme, descri-
vendo i loro sogni, disegnando i per-
corsi di un mondo diverso dove mu-
sulmani e cristiani sanno vivere gli
uni accanto agli altri.
Hadath è un piccolo villaggio do-
ve solo in minima parte i ragazzi so-
no cristiani. Moltissimi gli arabi fe-
deli alla legge dell ' Islam. Ma tutti
fanno parte della schiera dei poveri .
Sull 'altipiano della Bekaa, dopo gli
accordi dei grandi, la gente fa fatica
a campare. Le tracce della guen-a si
contano ancora: le strade tutte bu-
che, casolari diroccati e abbandona-
ti in fretta. Stracci di bandiere come
segnali non sempre "pacifici". La
guen-a purtroppo lascia solchi di so-
spetto che distruggono la voglia di
costruire insieme.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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i ragazzi cristiani e musulmani a una convivenza pacifica.
BS
Shalom estate
Le figlie di Maria Ausiliatrice vi-
vono ad Hadath-Baalbek dal 1975.
Accanto alla gente hanno attraversa-
to il lungo tempo di guena tagliate
fuori dalle vie di comunicazione. In
un villaggio dove moltissimi sono
gli arabi musulmani hanno accettato
la sfida di fare educazione cristiana
in un contesto dove la catechesi, co-
sì com'è intesa in Italia, non ha gran-
de spazio. La scuola primaria, aper-
ta a tutti i ragazzi che altrimenti non
potrebbero imparare a leggere e scri-
vere, finisce troppo presto. Bisogna
continuare l'opera educativa con i
preadolescenti e gli adolescenti.
Perché la strada della pace è lunga e
nop si può lasciarli soli.
E iniziata così l'esperienza di
"shalom estate", un camposcuola
Attività di animazione tra i ragazzi
libanesi.
«Insieme costruiamo la pace»: il
che ha ormai una tradizione di quat-
dialogo, diventato ormai fiducioso
tro anni: un appuntamento che ritma I quattro passi verso la pace
perché quasi tutti i partecipanti han-
le vacanze e che costituisce un ' espe-
no già percorso le tappe precedenti,
rienza che lascia il segno.
I partecipanti a "shalom estate" so- caratterizza l'esperienza di questo
La casa è ai margini del paese di no adolescenti dai 12 ai 16 anni cir- gruppo che comincia a condividere i
pietra chiara: casette basse ammon- ca. Lo slogan della loro esperienza sogni e le speranze.
ticchiate quasi a .farsi compagnia coniuga il tema pace con sfumature «Siamo venuti per annunciare la
perse in una vallata pianeggiante, diverse.
pace»: è l'ultimo passo, quello più
con piccoli dossi che si susseguono «Siamo venuti per vivere la pace»: lungo che spinge i ragazzi fino a Bei-
fin dove aniva l'orizzonte.
i ragazzi e le ragazze più giovani si rut. Chi per la p1ima volta vede "il
Ci si domanda da dove vengano inte1rngano sulle cause della guena cuore del Libano" piange toccando i
tanti ragazzi. Dove abitino. Per qua- e si domandano i perché di questa ri- segni della guerra che ancora squar-
li strade arrivino. Tuttavia la casa si cerca di pace che coinvolge tanto. ciano la città.
riempie sempre. Anche quando la «Fammi strumento di pace»: rias- Perché gli uomini si odiano? Il lo-
scuola non c'è più. Alla scuola di sume il cammino dei tredicenni che ro intenogativo è senza risposte.
pace, che è piuttosto un clima che un cominciano a impegnarsi seriamen- Troppo facile etichettare aggressori
programma, partecipano con entu- te per guardare all'altro non come a e vinti, nemici e vittime. E la pace
siasmo e con una gran voglia di sco- un nemico, ma come a uno che, per anche dopo i fatti del 1993 è ancora
p1ire un mondo diverso.
vie di verse, cammina insieme.
tanto fragile.
Ad Adath-Baalbek la comunità
accetta la scommessa di educare al
rispetto ragazzi che non vanno nella
stessa chiesa e non chiamano "Dio"
con lo stesso nome, di parlare di "pa-
ce" e di differenza etnica con ragaz-
zi che vedono i soldati siriani ai po-
sti di blocco appena fuori il villaggio
e che sentono raccontare dei raid
israeliani.
Ma la te1Ta ha bisogno di trovare
aimonia. E qui le stelle, più vicine
che mai, ricordano ogni notte che gli
uomini sono fratelli.
I'
I Hadath-Baalbek. Ragazzi e
ragazze, cristiani e musulmani,
festeggiano la pace.
GENNAIO 1994 -11

2.2 Page 12

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IN LIBRERIA - - - -..
un dono del Signore alla sua Chiesa
'·i:M \\(
EDITRICE ELLE DICl
Aubry-Ciardi-Bisignano-Farina-
Cabra-Maggioni
VITA CONSACRATA
Un dono del Signore
alla sua Chiesa
Pagg. 404, lire 25.000
In vista del Sinodo sulla vita
religiosa, il libro offre un quadro
completo di elementi storici,
teologici, pastorali e organizzativi
che non si ritrovano facilmente in
un unico testo.
L'rmfora dell'acqua
Non potrò dimenticare l' anfora
dell'acqua con cui mi hanno offer-
to da bere in una caldissima gior-
nata di agosto.
La brocca, una di quelle che forse
anche Gesù ha conosciuto, è il sim-
bolo di un'ospitalità che offre le po-
che cose essenziali, custodite in casa.
Ecco: la comunità vorrebbe es-
sere sempre il simbolo di questa
trasparenza per i ragazzi che ven-
gono qui: di qualunque religione,
di qualunque nazionalità, di qua-
lunque fazione.
In Libano convivono cristiani e
musulmani, ma anche le suddivi-
sioni tra loro sono molteplici: si ca-
piscono solo vivendo qui dove nel
nome dello stesso Dio si può milita-
re sotto bandiere diverse.
Bere alla stessa anfora diventa, in
questa terra, davvero un gesto sim-
bolico di comunione. Essere "risto-
ro" significa poter accogliere le dif-
ferenze senza farle pesare.
I ragazzi sanno cogliere questi
gesti e tornano qui, alcuni anche per
la quarta o la quinta estate successi-
va proprio per andare a scuola di
pace. Ne sentono una voglia incre-
dibile.
Ma sanno che è tutta da costruire.
A partire dal cuore. Dalla famiglia.
Dal gruppo.
Le barriere del pregiudizio, tirate
su in tanti anni, devono crollare per
lasciare che la pace si alzi in questo
cielo di un incredibile azzurro, in
questo Libano finalmente restituito
alla bontà della sua gente.
Margherita Dal Lago
I Figlie di Maria Ausiliatrice tra
le rovine di Baalbek (Libano).
Tra Damasco e Beirut
Joseph Gevaert
CATECHESI E CULTURA
CONTEMPORANEA
L'insegnamento della fede
in un mondo secolarizzato
Pagg. 208, Lire 18.000
Libro per la formazione e per corsi
di aggiornamento.
Vittorio Gambino
DIMENSIONI
DELLA FORMAZIONE
PRESBITERALE
Prospettive dopo il Sinodo del '90
e la «Pastores dabo vobis»
Pagg. 416, Lire 30.000
L'identità e la missione del
sacerdote, le grandi tappe del suo
cammino formativo, i tratti portanti
della sua spiritualità. Poderoso
studio di un docente di pedagogia
delle vocazioni all'Università
salesiana di Roma.
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91.091
c/c Postale 8128
Hadath-Baalbek è un pic-
colo villaggio abitato da arabi
nella valle della Bekaa, nel
Libano est. Vi ci si arriva per
strade che attraversano la
catena montuosa del Libano,
chiamata la dorsale bianca.
A pochi chilometri da Hadath c'è il centro più grande: Baalbek. Potrebbe
diventare un centro turistico eccezionale per i grandi templi di epoca greco-
romana in parte restituiti ad uno splendore eccezionale. Ma la guerra non si
ferma neppure davanti alla bellezza. Le strade che da Beirut portano qui
sono così malconce che ci vorranno anni per ricostruire il turismo del Libano.
E per ora le risorse di questo angolo di mondo che si chiama valle della
Bekaa sono legate a un'agricoltura arcaica. La coltivazione delle patate e del
grano, imposta dal governo, non basta. Tanto più che sul mercato arrivano
prima e a prezzi concorrenziali i prodotti siriani.
Una volta questa valle, racchiusa dalla catena del Libano e dal Golan, era
un punto di riferimento per i corrieri della droga che transitavano dalla
Turchia verso il Mediterraneo. Ora il traffico è chiuso. Ufficialmente. Ma la
gente continua ad essere più povera e ad avere paura.
La Bekaa si trova tra la grande arteria che collega direttamente Damasco
a Beirut e le colline contese da Israele. È stata sotto il fuoco incrociato.
Non c'è acquedotto. Non c'è luce elettrica. La segnaletica stradale è
stata distrutta durante il conflitto tra il 1976 e il 1990. Il telefono non si sa
quando sarà attivato in modo permanente. Chi vive qui impara la pazienza
dell'attesa.
Forse è la condizione prima del dialogo e dell'educazione alla pace, nella
differenza.
M. DL.
12 - GENNAIO 1989

2.3 Page 13

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di Bruno Ferrere
l'HIT PARADE
DELL'AFFETIO FAMILIARE
«Che i giovani non solo siano ama-
ti , ma che essi stessi conoscano di
essere amati ». È una delle intuizioni
di Don Bosco. Fulminante. Si trova in
una lettera scritta da Roma nel 1884
e felicemente indicata come «Il poe-
ma dell'amore educativo».
Negli Stati Uniti, il celebre profes-
sor Buscaglia, prima di un weekend,
assegna un compito particolare ai
suoi studenti universitari. Devono
andare in famiglia e abbracciare il
proprio papà. Di solito in classe
scoppia una ventata di ribellione . «A
mio padre verrebbe un colpo! », dico-
no, oppure «A che serve? Mio padre
sa che lo amo ». Al che il professore
replica: «Allora è facile : perché non
lo volete fare? ».
Il lunedì seguente tutti parlano,
sorpresi, di quanto sia stata soddi-
sfacente l'esperienza. «Mio padre si
è messo a piangere», «Strano. Mio
padre mi ha ringraziato ».
«Accorgersi» di essere amati. È
il segreto della felicità. In famiglia cia-
scuno dovrebbe circolare con un car-
tello immaginario appeso sul petto:
«Tu per me sei insostituibile». Invece
i messaggi che intercorrono tra geni-
tori e figli sono troppo spesso ordini,
reprimende, sarcasmi, minacce, pre-
diche, incitamenti. Banalità del tipo:
«muoviti , tirati su , sbrigati, non toc-
care , stai attento, mangia tutto, non ti
sporcare, stai zitto, parla t'ho detto,
chiedi scusa, saluta, vieni qui, non
disturbare, non correre, non sudare,
attento che cadi , te l'avevo detto che
cadevi , peggio per te, non stai mai
attento, non sei capace, vai a letto,
alzati, farai tardi , ho da fare ...».
Anche se in buona fede, mamme e
papà si aggirano intorno ai figli come
elicotteri ronzanti. E il «ronzio » di-
venta il rumore di fondo della fami -
glia. I figli si difendono semplicemen-
te non ascoltando. E nella gran
confusione di ordini e contrordini ba-
nali le parole importanti che i genito-
ri dicono ai loro figli si disperdono nel
nulla. Il danno maggiore è subito
dall'atmosfera familiare che viene in-
~~ina~a da una costante e reciproca
IrntazIone.
I Per sentirsi bene, occorre
«accorgersi» di essere amati.
Esistono delle parole che pos-
sono cambiare il clima familiare e
soprattutto diventare la base di
un'immagine positiva di sé, essen-
ziale ad una crescita normale dei fi-
gli. Queste, per esempio.
1) «Ti amo». Frase che si spreca
in tv e canzonette, ma che si dimen-
tica troppo tra genitori e figli. Ha un
potenziale enorme: ogni giorno ogni
figlio dovrebbe sentirsi dire «ti voglio
bene » dalla mamma e dal papà.
2) «Sei bello». I figli hanno biso-
gno di complimenti. Ci sono perso-
ne che, appena uscite di casa, fan-
no complimenti a tutti : al lattaio, al
giornalaio, al vigile , all'usciere e al
capoufficio . In casa, mai, a nessu-
no. Una signora, tormentando il ma-
nico della borsetta, confessava:
«Mio marito sa essere dolce, tene-
ro , affettuoso. Col cane si comporta
così ». Come può avere fiducia in se
stesso un figlio che non riceva mai
un complimento (anche e soprattut-
to sul suo aspetto fisico) dai suoi
genitori?
3) «Sono felice di averti». Un
messaggio che deve assolutamente
essere espresso. Troppi ragazzi han-
no l'impressione di essere un fardello
ingombrante o, peggio, un incidente
di percorso, nella vita dei genitori.
4) «Puoi contare su di me». Un fi-
glio ha bisogno di sapere che, qua-
lunque cosa capiti , quell'uomo e
quella donna, che sono il suo papà e
la sua mamma, lo salveranno. In una
società come la nostra non possono
fidarsi di nessun altro.
.
5) «Che cosa ne pensi?» . Sapere
che le persone che ammira di più ,
papà e mamma, vogliono davvero
conoscere il suo parere, riempie un
figlio di orgoglio. E lo fa sentire vera-
mente inserito nella famiglia. E i ge-
nitori possono così accorgersi che i
figli sono capaci di grande saggezza.
6) «Puoi piangere se vuoi». Ogni
essere umano ha bisogno di una
persona alla quale potersi rivolgere e
sfogarsi, sicuro di essere accolto,
non giudicato. Qualcuno al quale
non deve nascondersi. Qualcuno al
quale poter dire: «Questi sono i miei
sentimenti ». E quello risponde: «Be-
ne. Così va bene ». Due braccia, un
cuore e tanta comprensione.
7) «Ho voglia di ascoltarti». Si-
gnifica non essere indifferenti a
quanto succede nella vita dei figli.
Un «raccontami » detto al momento
giusto, tante volte abbatte la diga del
silenzio che rischia sempre di proiet-
tare un'ombra sinistra sui rapporti tra
genitori e figli.
8) «Perché non ne hai voglia?». I
sentimenti dei piccoli sono importan-
ti e degni di rispetto come quelli degli
adulti. Invece, per distrazione, sono
spesso calpestati e trascurati come
irrilevanti.
9) «Ho fiducia in te». I ragazzi
hanno molti buoni motivi per dubita-
re di sé. L'incoraggiamento dei geni-
tori è l'unico vero carburante della
volontà_di prendere iniziative.
1O) «E bello stare insieme». Nes-
suno può crescere bene senza sen-
tire di essere un pezzo insostituibile
della felicità della sua famiglia.
Una ragazza era di pessimo umo-
re . Troppi compiti , troppe difficoltà,
troppo tutto... La madre le ripeteva le
solite parole: raccomandazioni,
spiegazioni, incoraggiamenti. La ra-
gazza si fece ancora più scura. Poi
guardò la mamma dritto negli occhi e
disse: «Mamma, perché invece non
mi prendi tra le tue braccia e mi tieni
stretta, come quando ero piccola?
Nessun consiglio potrebbe farmi al-
trettanto bene ». Mamma e figlia si
abbracciarono e tanto cattivo umore
svanì. Spesso basterebbe abbrac-
ciarsi forte.
o
GENNAIO 1994 13

2.4 Page 14

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COPERTINA Dalle aperture di Paolo VI al «dialogo interreligioso» di Giovanni Paolo Il: la
L'ABBRACCIO
DELLE CHIESE
Molti i muri sulla strada
dell'ecumenismo.
Ma il confronto è aperto
e si moltiplicano
le iniziative comuni.
Il punto sul dialogo
tra le Chiese.
di Silvano Stracca
G erusalemme, la Città Santa, il
luogo dove Gesù pregò dopo
l'ultima Cena, prima della passione,
per l'unità di tutti col_oro che avreb-
bero creduto in lui. E la sera del 5
gennaio del 1964. Il Patriarca ecu-
menico di Costantinopoli, Atenago-
ra, maestoso e ieratico, va incontro
a Paolo VI che l'attende commosso
e sembra ancor più esile e minuto. Il
Papa di Roma e il capo spirituale
degli Ortodossi si abbracciano co-
me due fratelli dopo nove secoli di
«Silenzio», sotto gli occhi di milio-
ni di telespettatori di tutto il mondo,
abbraccio preparato dalle parole
profetiche con cui Atenagora aveva
salutato, nell' ottobre del 1958,
l'elezione di Giovanni XXIII: «Vi
fu un uomo mandato da Dio di nome
Giovanni».
Dice Atenagora a Paolo VI che
_egli chiamava Paolo Secondo, cioè
un secondo Apostolo delle genti, per
caratterizzare la grandezza del Papa
e l'importanza della sua missione
sulla strada tracciata dal Consiglio:
«Da molti secoli il mondo cristiano
vive nella notte della separazione; i
14 - GENNAIO 1994
Giovanni Paolo Il prega con i rappresentanti delle religioni alla
Porziuncola di Assisi.
suoi occhi si sono affaticati nel guru:-
dare nelle tenebre. Possa quest'in-
contro essere l'alba di un giorno lu-
minoso e benedetto, quando le
future generazioni, comunicando al-
lo stesso calice del santo Corpo e del
prezioso Sangue del Signore, lode-
ranno e glorificheranno, nella carità,
nella pace e nell' unità, l'unico Si-
gnore e Salvatore del mondo».
Gli risponde Paolo VI, ripetendo
le parole salite più volte sulle labbra
di Cristo mo1ibondo: «Che tutti sia-
no una cosa sola. Ut unum sint! ». E
aggiunge: «Le divergenze di ordine
dottrinale, liturgico, disciplinare,
dovranno essere esaminate, a tempo
e luogo, con spirito di fedeltà alla
verità e di comprensione nella ca-
rità. Ma ciò che fin d'ora può e deve
progredire, è questa carità fraterna,
ingegnosa nel trovare nuove forme
in cui manifestarsi; una carità che,
traendo ammaestramento dal passa-
to, sia disposta a perdonare, incline a
credere più volentieri al bene che al
male ... ».
«Dialogo della carità»
Trent' anni sono passati da allora e
di acqua ne è passata sotto i ponti sul
Tevere e sul Bosforo. La Chiesa cat-
tolica e quella ortodossa si sono ii-
scoperte «Chiese sorelle» grazie al
«dialogo della carità» nei primi 15
anni successivi all' incontro di Geru-
salemme. Dialogo segnato da avve-
nimenti storici come la contempora-
nea abrogazione delle reciproche
scomuniche del 1054 tra Roma e
Costantinopoli ; alla fine del Conci-
lio, 1'8 dicembre 1965. Dialogo in-
tessuto di gesti di amicizia, come le
visite di Paolo.VI a Costantinopoli e

2.5 Page 15

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storia del dialogo ecumenico. Cresce la voglia di unità.
di Atenagora a Roma, e anche di ge-
sti di umiltà come quello dello stes-
so Paolo VI che si inginocchia, nella
Cappella Sistina, a baciare i piedi
del metropolita Melitone per chiede-
re perdono.
Con Giovanni Paolo II, che com-
pie uno dei suoi primi viaggi a Istan-
bul nel 1979 e riceve a Roma nel
1987 il successore di Atenagora, Di-
rnitrios, tra le due Chiese si passa dal.
«dialogo della carità» al «dialogo
della ve1ità». L'ecumenismo «festi-
vo» dei grandi incontri cede il passo
all'ecumenismo «feriale» del pa-
ziente e difficile approfondimento
teologico delle spinose questioni
sorte lungo i secoli. La caduta dei
muri e l'apertura dei paesi ex comu-
nisti portano con il sorgere di nuo-
ve tensioni e le accuse di «proseliti-
smo» alla Chiesa cattolica. E così
alcune Chiese ortodosse dell'Est si
rifiutano di mandare propri «delega-
t~ fraterni» al Sinodo dei Vescovi eu-
ropei alla fine del '91.
Un crescendo di gesti
significativi
Alti e bassi conosce pure l'ecume-
nismo tra la Chiesa cattolica e le al-
tre Chiese cristiane non in piena co-
munione con Roma. Anche qui, dal
Concilio in poi, si assiste ad un ere-
scendo di gesti significati vi, inim-
maginabili sino a trent'anni orsono.
Paolo VI riceve in Vaticano due suc-
cessivi primati anglicaiù e Giovanni
Paolo II non solo ne incontra uno in
Africa e due a Roma, ma si reca a vi-
sitare l'arcivescovo di Canterbury
nella sua storica sede in Inghilten-a. I
passi dei due ultimi papi si dirigono,
a varie riprese, verso le teITe di Cal-
vino, di Lutero, di Zwingli e di altii
protagonisti di scismi e separazioni
nel secondo millennio della Chiesa.
Paolo VI accetta nel 1969 di parla-
re davanti al Consiglio ecumenico
delle Chiese, un organismo che riu-
nisce più di trecento Chiese anglica-
ne, protestanti ed ortodosse di ogni
parte del mondo. E si presenta a Gi-
nevra riconoscendo onestamente
uno dei problemi di fondo del movi-
mento ecumenico: proprio il mini-
stero del Papa. «Il nostro nome è
Pietro» sono le sue prime parole di-
nanzi a quell'autorevole consesso. E
quelle stesse parole ripete nella me-
desima sede, nel 1984, il Papa slavo,
successore di Giovanni Paolo I che
regna solo per 33 giorni, ma vede
morire tra le sue braccia il metropo-
lita Nicodemo, mandato a Roma per
la sua elezione dal Patriarca di Mo-
sca e di tutte le Russie.
Anche con la Chiesa anglicana e
con le Chiese della Riforma si passa
dagli incontri di vertice all' ap-
profondimento dei «nodi» acçumu-
latisi nel tempo con Roma. Commis-
sioni «miste» tra la Chiesa cattolica
e le diverse Confessioni cristiane
studiano le questioni principali che
tuttora le dividono. Importanti docu-
menti vedono la luce, dopo anni di
lavoro di teologi e pastori, su temi
come il ministero, i sacramenti, ecc.
Accordi sino a ieri impensabili si
raggiungono sull'uno o l'altro pun-
to. Ma, contemporaneamente, affio-
rano anche nuove e gravi divergen-
ze, per esempio sull'ordinazione
delle donne, che mettono in crisi il
cammino ecumenico.
«I nostrifratelli maggiori»
Su un altro versante il dialogo pa-
re progredire al di là d'ogni aspetta-
tiva. A poco più di vent'anni dal do-
cumento del Vaticano II, che ha
aperto nuove prospettive nelle rela-
zioni tra cristiani ed ebrei, Giovanni
Paolo II compie il viaggio più breve
e, insieme, più lungo del suo pontifi-
cato: neppure un chilometro, ma
duemila anni per percorrerlo! Il 13
aprile 1986 Giovanni Paolo II si reca
nella Sinagoga di Roma e si 1ivolge
agli israeliti che affollano il tempio
chiamandoli «nostri fratelli predilet-
ti», «nostri fratelli maggiori». E, il
21 settembre del '93, il Papa scam-
DA MILANO UN APPELLO PER LA PACE
Dalle guglie del Duomo di Milano la colomba della pace volerà a
Gerusalemme? Tutti sperano che l'VIII incontro «Uomini e religioni»
possa svolgersi nel 1994 nella Città Santa. Con questa speranza si
sono scambiati l'abbraccio finale i 300 rappresentanti religiosi convenuti
da 90 paesi nella metropoli lombarda, nella seconda metà di settembre.
Cattolici, protestanti , ortodossi, ebrei , musulmani, shintoisti, buddisti,
induisti, ecc. hanno ricordato in silenzio le vittime di tutte le guerre e
ascoltato la lettura dell'Appello di Pace '93 del «meeting interreligioso»,
promosso dalla Comunità di Sant'Egidio.
«Nessun odio, nessun conflitto, nessuna guerra trovi nella religione un
incentivo», si legge nell'Appello. «La guerra non può mai essere motiva-
ta dalla religione. Che le parole delle religioni siano sempre parole di
pace! Che la via della fede apra al dialogo ed alla comprensione! Che le
religioni guidino i cuori a rendere più pacifica la terrai Che le religioni aiu-
tino tutti gli uomini ad amare la terra ed i suoi popoli, piccoli e grandi. .. Le
nostre tradizioni religiose sono differenti, ma non ci rendono gli uni ostili
agli altri. Insieme vogliamo proclamare la follia dell'odio e della guerra.
Uniti vogliamo chiedere agli uomini e alle donne di comprendersi. Vicini
vogliamo pregare perché Dio conceda la pace alla terra degli uomini» .
Da Milano un inequivocabile appello per la pace. La suggestiva
sfilata verso piazza Duomo.
GENNAIO 1994 -15

2.6 Page 16

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LA SETTIMANA PER L'UNITÀ
Vienna. Frère Roger di Taizé
all'incontro ecumenico dei giovani.
bia l'abbraccio di pace, Shalom, an-
che col rabbino capo d'Israele che
l'invita a Gerusalemme.
Accanto al dialogo «ecumenico»,
dopo il Concilio, si sviluppa inoltre
il dialogo «interreligioso». La Chie-
sa avvia rapporti di collaborazione
con le altre grandi religioni mondi a-
li sui temi della pace, della giustizia,
dell'ecologia, ecc. Paolo VI è il
«grande Giusto» dell ' Occidente
che, al suo passaggio per le vie di
Bombay nel dicembre '64, attrae
moltitudini di seguaci dell ' induismo
e delle altre religioni asiatiche.
Nell'agosto '85, Giovanni Paolo II
incontra 80 mila giovani musulmani
nello stadio di Casablanca. E
nell'ottobre dell' anno seguente riu-
nisce ad Assisi, accanto ai rappre-
sentanti di tutte le Chiese cristiane,
leaders islamici, buddisti, shintoisti,
sikh, giainisti, zoroastriani, ecc., per
pregare insieme per allontanare la
minaccia nucleare.
«L'essere venuti qui - dice Gio-
vanni Paolo II nella città di France-
sco respingendo le accuse di sincre-
tismo
non implica alcuna
intenzione di ricercare un consenso
religioso o di negoziare le nostre
convinzioni di fede. significa che
le religioni possono riconciliarsi sul
piano di un comune impegno in un
progetto terreno che le sorpassereb-
be tutte. è una concessione a un
relativismo nelle credenze religio-
se». E aggiunge il Papa sintetiz-
16 - GENNAIO 1994
Anche quest'anno, dal 18 al 25 gennaio, si celebrerà la «Settimana di pre-
ghiera per l' unità cristiana». Il tema - «Un solo cuore, una sola anima: la casa
di Dio» - è stato proposto da un gruppo ecumenico irlandese, riunito a metà
strada tra Belfast e Dublino. Questa scelta ha un evidente significato simbolico
se si pensa al conflitto in corso da anni in Irlanda del Nord e presentato spesso
come un «conflitto religioso». li testo base preparato dal gruppo ecumenico
irlandese è stato poi rielaborato da un comitato misto internazionale, composto
da rappresentanti del Pontificio Consiglio per la promozione dell ' unità dei cri-
stiani e della commissione «Fede e Costituzione» del Consiglio ecumenico
delle Chiese. Il tema della settimana di quest'anno tiene anche conto del fatto
che il 1994 è stato proclamato dall' ONU Anno Internazionale della Famiglia.
1840 - lgnatius Spencer, convertito alla Chiesa cattolica, suggerisce
un' «unione di preghiera per l' unità».
I867 - La prima assemblea dei vescovi anglicani a Lambeth insiste
sull'importanza della preghiera per l'unità.
1894 - Il Papa Leone XIII incoraggia la pratica dell ' Ottavario di preghiera
per l'unità nel contesto della Pentecoste.
1908 - Celebrazione dell' «Ottavario per l'unità della Chiesa» per iniziativa
del reverendo Paul Wattson.
1926 - Il movimento «Fede e Costituzione» comincia la pubblicazione di
«suggerimenti per un Ottavario di preghiera per l'unità dei cristiani».
1935 - In Francia, Paul Couturier promuove una «Settimana universale di
preghiera per l' unità dei cristiani sulla base d' una preghiera concepita per
l'unità che vuole il Cristo, attraverso i mezzi che Egli vuole».
1958 - Il centro «Unità cristiana» di Lione, in Francia, comincia a preparare
il tema per la Settimana di preghiera in collaborazione con la Commissione
«Fede e Costituziooe» del Consiglio ecumenico delle Chiese.
1964 - Il decreto sull'ecumenismo del Concilio Vaticano Il sottolinea che
la preghiera è l'anima del movimento ecumenico ed incoraggi a la pratica della
«Settimana di Preghiera».
1966 - La commissione «Fede e Costituzione» e il Segretari ato vaticano per
l' unità dei cristiani decidono di preparare insieme il testo per la Settimana di
preghiera di ogni anno.
1968 - Per la prima volta la «Preghiera per l' unità» viene celebrata sulla
base dei testi preparati in collaborazione tra «Fede e Costituzione» e il
Segretariato per l' unità dei cristiani.
L'arcivescovo di Canterbury George Carey con i nipotini. A destra, il
rito bizantino della comunione.
zando lo spmto dell'iniziativa:
«L'evento di Assisi può essere con-
siderato come l'illustrazione visibi-
le, una le?,ione dei fatti, una cateche-
si a tutti intellegibile, di ciò che
presuppone e significa l'impegno
ecumenico e l'impegno per il dialo-
go interreligioso raccomandato e
promosso dal Concilio Vaticano II».
Silvano Stracca

2.7 Page 17

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<<AMAZONIA SIN MITOS>>
,, La Terra è
triste perché soffre
acausa dell'uomo.
Essa «è malata di
sottosviluppo edi
eccessivo
progresso» (Butros
Gali), perché «ci
sono due gruppi
che distruggono
l'equilibrio
ecologico del
pianeta: quello di
coloro che sono
ignoranti delle
necessità
ambientali oche
ne sono coscienti,
però troppo poveri
per fronteggiarle;
equello di coloro
che desiderano
ottenere guadagni
facili» (Yoweri
Kaguta Museveni,
Uganda),,
Tra le zone maggiormente col-
pite dall'azione dell'uomo c'è l' Ameri-
ca Latina, e, in particolare, l'immenso baci-
no amazzonico, polmone del mondo.
ESTENSIONE. Come conca idrografi-
ca, l'Amazzonia è la più grande del mon-
una specie arborea della selva amazzonica
del Perù. Sotto, su un gran foglio dj polieti-
lene, raccolse gli insetti caduti. La sua sor-
presa fu enorme quando scoperse che in un
solo albero c'erano centinaia di specie diffe-
renti, soprattutto coleotteri. Volle ripetere
l'esperimento su un albero vicino apparte-
do. I suoi 7,3 milioni di kmq sono il 42%
del Sudamerica e corrispondono al 78%
di tutta l'Europa, Russia
compresa. Appartiene a
sette nazioni, e ne se-
gna profondamente l' at-
tuale esistenza.
nente ad altra specie vegetale, e non s'Olo in-
contrò anche qui centinaia di insetti e arac-
nidi, ma si rese conto che
moltissimi non erano pre-
senti nel primo albero.
LA POPOLAZIONE.
Il Brasile ne possiede la
fetta maggiore, il 67,79%,
L' Amazzonia non è un
territorio vuoto e senza
che costituisce il 58,50%
del ten-itorio nazionale. Il
13,02% appartiene al Perù,
e questa estensione forma il
74,44% del suo territorio.
abitanti. Vi sono presenti
pili di 20 milioni di perso-
ne, appartenenti a diffe-
renti gruppi etnici e dedi-
cate alle attività più
La Bolivia (conosciuta co- "
me nazione tipicamente an-
dina!) possiede 1' 11,20%
diverse. Indigeni che vi-
vono nell'interno profon-
do della selva o lungo i
della conca amazzonica,
numerosi e grandi fiumi,
che corrisponde al 75% del
cercatori d ' oro e di pietre
paese. Solo 1'1 ,67% si tro-
_ ___,
preziose o semipreziose,
I va in Ecuador, però questo
piccolo frammento costi-
'"' abitanti di città piccole e
Provincia di Cotopaxi (Ecuador). grandi, coloni, agricolto-
tuisce il 51 % dello Stato.
Bambino della scuola indigena ri, allevatori di bestiame e
Per la Colombia, la propor-
bilingue interculturale.
gente dedicata allo sfrut-
zione è di 5,52% e 36% rispettivamente. Per tamento del legname.
il Venezuela i dati sono: 0,72% e 5,78%; e per Al momento della conquista dell' Ameri-
la Guyana: 0,08% e 2,73%.
ca, l'Amazzonia era occupata da almeno 2
BIODIVERSITÀ. Il bosco tropicale
amazzonico è la più grande massa forestale
della Terra, e rappresenta circa il 60% di tut-
ti i boschi tropicali del mondo. Sebbene ri-
copra solo il 4% della superficie emersa,
possiede la metà di tutte le specie vegetali e
animali del pianeta. La piccola Amazzonia
equatoriana contiene da sola più specie ve-
mila popolazioni indigene, e si stima che il
totale degli abitanti superasse i 7 milioni di
persone. Oggi, nonostante le condizioni
chiaramente avverse, sopravvivono circa
400 gruppi etnici , con una popolazione tra I
e 2,5 milioni di persone.
«La madre di tutte le conferenze», che si è
tenuta a Rio de Janeiro nel giugno di que-
st'anno, ha presentato cifre drammatiche
getali di quelle esistenti negli Stati Uniti o in
Europa. Fino all'anno 1982 si pensava che il
totale delle specie viventi si aggirasse tra i
tre e i cinque milioni. Però in quell'anno ci
fu una scoperta sorprendente mentre si
esplorava una delle ultime frontiere viventi:
sul deterioramento amazzonico e ha dimo-
strato che le risorse naturali dell ' Arnetica
Latina non possono essere viste come un
problema regionale, ma devono essere con-
siderate parte della preoccupazione mon-
diale per la conservazione deU ' ambiente e
la cima degli alberi dei boschi tropicali. Uti-
lizzando cavi d'acciaio e carrucole, il Dr.
Terry Erwin dell 'Istituto Smithsoniano ir-
rorò con un insetticida organico la cima di
dell'habitat umano.
«Parlando ecologicamente, neppure
un ' isola è un ' isola» (Vigdis Finnbogadottir,
Islandia).
GENNAIO 1994 - 17

2.8 Page 18

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FAMIGLIA SALESIANA Presentazione e bilancio della presenza salesiana in Italia. In
- ~ ....
· - - _ _-#.i--'- ... ' - - -
L'ITALIA SALESIANA
di Elvira Bianco
In Italia vi sono 3500
salesiani (SDB) e 6500
figlie di Maria Ausiliatrice
(FMA): la maggior
"densità" mondiale di
popolazione salesiana.
Innumerevoli sono
i cooperatori, gli exallievi
e i devoti di
Maria Ausiliatrice.
Più di 350 le volontarie
di Don Bosco (VDB ).
Festa dei giovani a Venezia.
Le cifre della presenza salesiana
in Italia sono notevoli. E dietro
ai numeri si snoda una presenza va-
ria e attiva in scuole e parrocchie,
oratori, scuole professionali, centri
di consulenza psicopedagogica,
convitti, centri culturali, editrici,
centri specializzati per ragazzi e gio-
vani in difficoltà. Una presenza si-
gnificativa, che tra l'altro ha fatto di
Don Bosco uno dei santi più cono-
sciuti e amati.
Lo slancio missionario
La caratteristica · più dinamica
dell ' Italia salesiana di oggi è senza
dubbio la sensibilità missionaiia. Da
sempre aperti al mondo e all'Euro-
pa, gli italiani sono oggi presenti, at-
traverso il Progetto Africa, in Mada-
gascar (otto opere), in Kenya
(quattro opere), in Etiopia (tre ope-
re), in Nigeria (tre opere), in Came-
run (due opere). Altre presenze mis-
sionarie italiane sono nel Nord Est
del Brasile, varie altre in Bolivia.
«In questo momento», dice don Gio-
vanni Fedrigotti, consigliere regio-
a·· 1 GENNAIO 1994
nale per l'Italia e il Medio Oriente,
«l'Italia è impegnata a rafforzare
due presenze in Albania - in colla-
borazione con la ispettoria di Lju-
bljana e sotto la guida della ispetto-
ria di Napoli - mentre, spon-
sorizzata dall ' ispettoria di Venezia,
sta costruendo e organizzando una
scuola professionale presso San Pie-
troburgo. Ma altre richieste stanno
giungendo: ancora dall ' Afri~a; dalla
Bulgai"ia, dalla Romania. E bello
constatare che, nonostante non man-
chino le difficoltà, lo slancio missio-
nario dell ' Italia sia ben lontano
dall 'essersi esaurito».
Presenze culturali significative
Fra le congregazioni femminili
scolastiche, le figlie di Maria Ausi-
liatrice occupano il primo posto e
gestiscono 99 scuole (seguono le
Canossiane con 49 scuole). I sale-
siani dirigono 92 scuole. Fra le con-
gregazioni maschili, vengono poi i
Fratelli delle Scuole Cristiane con
27 presenze, gli Scolopi con 13, i
Giuseppini con 12. Dice don Fedri-
Catania. Parrocchia di San Pio X.
gotti: «Quello scolastico è un ambi-
to pastorale che la Chiesa italiana in-
tende difendere e valorizzai·e, per-
ché è lì che deve avvenire
quell'alleanza fra fede e cultura, che
è una delle urgenze della nuova
evangelizzazione». Ma l'Italia sale-
siana è profondainente segnata an-

2.9 Page 19

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collaborazione con il responsabile nazionale don Giovanni Fedrigotti
che da altre presenze culturalj di pri-
mo piano: l' università salesiana
(UPS), che, pur giovarussima, ha ac-
quistato un posto di rilievo tra le unj-
versità romane; l' editrice SEI, che
continua il suo cammino di specia-
lizzazione nella editoria scolastica;
l'editrice LDC, che da sempre occu-
pa una posizione leader nel campo
catechistico nazionale.
I luoghi salesiani
Speciale rilievo stanno assumendo
nell' ambito nazionale e addirittura
mondiale i "luoghi salesiani" del
Piemonte. L'intenzione non è sol-
tanto quella di scavare in direzione
delle memorie del passato. Si vuole
invece spalancare l' interesse del ca-
risma di Don Bosco ai paesi dell ' Eu-
ropa e ai pellegrini che vengono da
ogni parte del mondo. In questi ulti-
del 1993», precisa don Feclrigotti,
«ispettrici ed ispettori italianj con-
venuti a Roma si sono trovati d' ac-
cordo nel prevedere una più stabile
valorizzazione del Colle Don Bo-
sco, in collegamento con l' affermar-
si del Movimento Giovani le Salesia-
no. La Circoscrizione Speciale
Piemonte che, a pa1tire dall ' autunno
scorso, ha preso il posto delle tre
ispettorie piemontesi, metterà al
centro della propria attenzione una
adeguata valorizzazione delle "me-
morie salesiane" . Accanto a Torino,
stanno acquistando rilievo i "luo-
ghi" di Domenico Savio (Riva di
Chieri, Mondonio, Murialdo), curati
dai cooperatori salesiani, e i "luo-
ghi" di Santa Maria Mazzarello
(Mornese, Valponasca e dintorni),
giustamente valorizzati dalle figlie
di Maria Ausiliatrice e molto ap-
prezzati dai nostri giovani».
ce don Fedrigotti, «i salesiani hanno
attivato, un po' dappertutto, injziati-
ve anche in direzione del recupero e
della assistenza. Centri di accoglien-
za per tossicodipendenti, cappella-
nie presso carceri minorili, "porte
aperte" per terzomondiali, convitti
per ragazzi in difficoltà, scuole at-
tente a ragazzi più difficili ed emar-
ginati. E significativo inoltre che va-
ri enti locali, specie comuni e
regioni, abbiano chiesto la collabo-
razione e la presenza di confratelli
salesiani nell'elaborare il "Progetto
Giovani" pet il territorio di loro
competenza. E il segno che i1 proget-
to di Don Bosco, che mirava a co-
struire l' "onesto cittadino" e il "buon
cristiano" è sempre di attualità, spe-
cie in tempi come i nostri , così ricchi -
di problemi e così poveri di soluzio-
ni e di validi punti di riferimento».
Sulle frontiere della povertà
Nella società italiana esiste un
aperto riconoscimento di uno spazio
specifico, carismatico, dei salesiani:
la cura dei giovani, soprattutto di
quelli in difficoltà. Di qui la richiesta
di mantenere vive le opere salesiane,
orientandole soprattutto in direzione
dei giovani e del disagio giovanile.
E l'indizio di un bisogno. «Pur re-
stando massicciamente presenti nel-
la educazione preventiva, con le
opere classiche, come scuole, orato-
ri, convitti, parrocchie popolari», di-
L'opera salesiana di Santeramo
in Colle (Bari).
mi anni è stata messa a punto la ca-
pacità recettiva del santuario sorto
sul colle nativo di Don Bosco. Il
Colle ha oggi le carte in regola per
diventare centro di ritiri, di esercizi
spirituali, di pellegrinaggi impegna-
ti , specialmente di giovani e della
Famiglia Salesiana. «Nel gennaio
L'ORATORIO NAZIONALE
«L'espressione "Oratorio nazionale" è stata coniata da don Viganò per indicare
una realtà singolare della esperienza salesiana italiana. Èla presenza delle cosiddet-
te Associazioni civili, promosse dall'ente Centro Nazionale Opere Salesiane (CNOS),
con sede in Roma: Polisportive Giovanili Salesiane (PGS), Cinecircoli Giovanili So-
ciali (CGS), Turismo Giovanile Sociale (TGS), Formazione eAggiornamento Pro-
fessionale (FAP), Orientamento professionale (COSPES), Volontariato Internaziona-
le (VIS), Servizi Civili eSociali (SCS). La caratteristica di queste "associazioni" è di
avere, atutti gli effetti, il riconoscimento civile; di tare perno sugli interessi giovani-
li, che vengono accolti ed educati secondo lo sti le di Don Bosco: di aprirsi alla re-
sponsabilità laicale ealla Famiglia Salesiana cui offrono spazi di impegnoecclesia-
le esociale. Si tratta di una realtà in crescita apprezzata alivello ecclesiale, civile e
giovanile. Basti pensare che le sole PGS animano circa 1OD.ODO giovani sportivi ita-
liani! » (Don Giovanni Fedrigotti).
GENNAIO 1994 - 19

2.10 Page 20

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STORIE
DALLA
BIBBIA
13 videocassette Vhs, durata 60'
ciascuna, con guide didattiche.
Coproduzione Raiuno, Nippon TNC,
Beta Film.
L'opera presenta, in cartoni
animati, 26 episodi dell'Antico
Testamento (due episodi per ogni
cassetta). La fantasia ineguagliabile
di Osamu Tezuka (uno dei più
grandi cartoonist giapponesi) si
accompagna con la rigorosa
fedeltà al testo biblico. Mentre i
piccoli sono incuriositi dalle ,
bizzarrie di Loco, la volpe del
deserto che collega tutti gli
episodi, agli educatori è affidato il
compito di guidarli alla scoperta
del senso religioso del racconto.
Ogni episodio, la scheda inte-
grale «Per saperne di più».
Ogni videocassetta, una
guida didattica per aiutare i fan-
ciulli a scoprire il significato reli-
gioso dell'episodio.
Ogni videocassetta, con guida didat-
tica, Lire 24.000
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DICI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91.091
c/c Postale 8128
20 · GENNAIO 1994
NUOVA MAPPA DEGLI ISPETTORI ITALIANI
Il quadro degli ispettori d'Italia appare fortemente rinnovato: sono ben sette
le ispettorie coinvolte. Pubblichiamo i nomi e il relativo recapito.
Francesco Cereda, Ispettoria Lombardo-Emiliana, via Copernico, 9 - 20125
Milano.
Emidio Laterza, Ispettoria Meridionale, via Don Bosco, 8 - 80141 Napoli.
Paolo Piras, Visitatoria Sarda, via Tigellio, 56 - 09123 Cagliari.
Arnaldo Scaglioni, Ispettoria Adriatica, corso Carlo Alberto, 77 - 60127
Ancona.
Ludwig Schwarz, Visitatoria UPS, piazza dell'Ateneo Salesiano, I - 00139
Roma.
Luigi Testa, Circoscrizione Piemonte, via Maria Ausiliatrice, 32 - 10152
Torino.
Giuseppe Traina, Ispettoria Sicula, via Cifali, 7 - 95123 Catania.
Proseguono nell'incarico: ,
Giannantonio Banato, Ispettoria Veneta Ovest, via A. Provolo, 16 - 37123
Verona .
Gianni Filippin, Ispettoria Veneta Est, via dei Salesiani, 15 - 30174 Venezia-
Meslre.
Gianni Mazzali, Ispettoria Ligure-Toscana, via Carlo Rolando, 15 - 16151
Genova-Sampierdarena.
'Scuola professionale
di Arese (Milano).
Speranze e preoccupazioni
Don Fedrigotti, a cui spetta il com-
pito della animazione dei salesiani
d'Italia, non nasconde i problemi:
«La preoccupazione più grave resta
quella del calo vocazionale», affer-
ma: «gli effetti si fanno dolorosa-
mente sentire su tutto l'arco dell'im-
pegno salesiano. È poi in atto anche
una flessione dei giovani che chie-
dono il nostro servizio scolastico,
soprattutto a causa della denatalità.
Non ci è sempre facile affermare la
"originalità salesiana" nelle parroc-
chie e negli oratori-centri giovanili
in cui operiamo. Appare poi alquan-
to esile la nostra capacità di forma-
re e mobilitare laici che "a tempo
pieno" facciano propria la causa di
Don Bosco nel servizio pastorale dei
giovani».
Ma don Fedrigotti individua an-
che alcune linee di tendenza che fan-
no scorgere indicazioni positive: «In
particolare le richieste delle chiese
locali, che chiedono una più forte
conesponsabilità nella conduzione
della pastorale giovanile diocesana.
Resta viva la invocazione che viene
dal "mondo del lavoro", per la for-
mazione dei giovani che aspirano ad
inserirvisi. Ci si chiede di fare uno
sforzo ulteriore per servizi educativl
offerti a giovani universitari, il cui
numero è ancora in espansione
nell'area nazionale; Società e Chie-
sa chiedono, all ' unisono, l'impegno
della charitas salesiana nell'ambito
del sociale, della emarginazione, dei
minori in difficoltà, della tossicodi-
pendenza. Appare sempre promet-
tente ed ancora in espansione l'area
del volontariato: educativo, missio-
nario, legato alla obiezione di co-
scienza».
L'Italia ama Don Bosco, potrem-
mo concludere, così come Don Bo-
sco ha amato l'Italia. È su questa
eredità di forte simpatia che la Fami-
glia Salesiana può far leva per una
prospettiva di continuità. Il lavoro ai
salesiani non mancherà, finché si oc-
cuperanno dei giovani, che sono da
sempre lo specchio dell'avvenire.
Elvira Bianco

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Libri novità a cura di Eugenio Fizzotti
BS
«PREDICHE» DI UN
PARROCO DI PARIGI
di Jean-Marie Lustiger
Milano, Editrice Massimo, 1992
pp. 288, lire 30.000
Raccogliendo buona parte
delle omelie tenute quando era
parroco di Sainte-Jeanne-de-
Chantal a Parigi, prima di esse-
re nominato vescovo di Orléans
e poi arcivescovo di Parigi , il
card . Lustiger offre con questa
recente opera delle tracce vive
e provocatorie perché la comu-
nità cristiana compia un cammi-
no spirituale coraggioso all a
luce della Parola di Dio.
I materiali, scritti con chiarez-
za e incisività , sono uno stru-
mento valido di catechesi per i
pastori d'anime. Ma forniscono
ottimi spunti di riflessione anche
per la meditazione dei singoli
.cristiani e per incontri di gruppo,
grazie anche al continuo riferi -
mento agli avvenimenti lieti o tri-
sti della vita di ogni giorno.
L'EVANGELO DI MARIA
di Georgette Blaqulère
Milano, Editrice Ancora, 1992
pp. 243, lire 30.000
La Vergine Maria non è una
statua di gesso, come purtroppo
sembra l'abbiano trasformata
molti cristiani. Ella è una perso-
na viva che si è fatta trasparen-
za di luce ~erché lo Spirito del
Signore potesse giungere ad
ogni uomo . E il suo cammino
costante di crescita nella fede ,
autentica «peregrinazione » -
come dice il Concilio - , costitui-
sce un invito ad affrontare con
coraggio tutte le prove della vita .
Il volume, che ripercorre vari
momenti o tappe di tale cammi-
no, è un bell'esempio di come
sia possibile delineare degli iti-
nerari di formazione , al la luce
dell'esperienza di Maria, con lin-
guaggio semplice e concreto e
con un'attenzione alla vita quoti-
diana.
Il volumetto, che è una delle
espressioni del Centro Dio-
cesano Vocazioni di Milano,
intende proprio proporre la dire-
R. O©R'l'J L. MARZI S.SlìE'VAN
CHE DEVO FARE,
SIGNORE?
di Renato Corti - Luciano Marzi -
Sergio Stevan
Milano, Editrice Ancora, 1993
pp. 101 , lire 10.000
La direzione spirituale sta
divenendo sempre più, nell'opi-
nione dei formatori , uno strumen-
to privilegiato per la progettazio-
ne di sé nella prospettiva della
pienezza di vita nello Spirito.
e Sp\\f\\tuo.le
0,to1\\
AMORE
COME STARE INSIEME TUTTA LA VITA
di Valerio Albisetti
Milano, Ediz. Paoline, 1992, pp. 157, lire 15.ooq
Valerlo AJblsol.U
Amore
Come sta.ro t.ostome tutta. lo. vita
Gli esperti, gli psico-
logi e i legali sono
dell'idea che l'amore
che tiene insieme due
persone per tutta la vita
non esiste.
Esso sarebbe tempo-
raneo per sua stessa
natura. Di opinione
diversa è l'autore di
questo volumetto che,
fondandosi su un'espe-
rienza pluridecennale
nel campo clinico, sot-
tolinea la convinzione
che l'amore dura tutta
una vita. Egli ovvia-
mente non si nasconde
che ci sono dei disturbi
psichici che riducono la
vitalità di tale sentimen-
to e ne minacciano
l'autenticità e la durata.
Tuttavia, è convinto
che esistono delle stra-
tegie che, se adeguata-
mente attivate, permet-
tono allo stare insieme
di trasformarsi sempre
più in tappa obbligata
verso la crescita spiri-
tuale in una dimensio-
ne che supera i limiti
temporali e spaziali.
zione spirituale come metodolo-
gia per la crescita umana e cri-
stiana dei giovani.
E lo fa attraverso una serie
di schede che passano in rasse-
gna alcuni momenti fondamen-
tali in cui approfondire temi quali
la preghiera, i sacramenti, i con-
sigli evangelici, l'impegno di
testimonianza e di servizio .
Ricchi di spunti concreti e appli-
cativi, i materiali offerti risultano
utili sia ai giovani che ai loro
educatori.
PAOLO DI TARSO.
L'APOSTOLO DELLE GENTI
di Marie-Françoise Baslez
Torino, SEI, 1993
pp. 308, lire 30.000
Come l'autore avverte nella
premessa, il libro non intende
essere uno studio di teologia, né
pretende di seguire l'apostolo
Paolo nel suo percorso spiritua-
le, attraverso le sue idee sulla
chiesa e sulla vita cristiana, sull-
la schiavitù o sulle donne . ..
Piuttosto, attingendo a testimo-
nianze dirette, esso vuole inqua-
drare nel loro momento storico
gli avvenimenti di cui Paolo è
stato protagonista e così ridise-
gnare un ritratto della sua perso-
nalità forte e robusta.
Interessanti sono le pagine
dedicate alla solitudine dell'apo-
stolo , alle speranze legate ai
progetti missionari, alle sue
esperienze mistiche, all'elabo-
razione di strategie per l'annun-
cio del Vangelo.
La serietà dell'opera è testi -
moniata anche dalle numerosis-
sime note che lo corredano (60
pagine) e dai tre dettagliati indici.
Marie-Frmu,:oise Baslez
PAOLO DI TARSO
GENNA IO 1994 · 21

3.2 Page 22

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DON BOSCO
NEL MON·DO
NUOVE OPERE
SALESIANE
NEL 1993 *
AFRICA
ADWA, Etiopia (Ispettoria Medio
Oriente). Parrocchia, centro giovani-
le e scuola profess.
BOBO-DIOULASSO, Burkina Faso
(Ispettoria di Madrid). Centro mi s-
sionario: prima opera salesiana nel
Burkina Faso.
FIANARANTSOA, Madagascar
(Circoscrizione del Madagascar).
Casa di postnoviziato.
MOAMBA, Mozambico (Ispettoria
del Portogallo). Scuola di arti e
mestieri .
SHINYANGA, Tanzania (Visi tatoria
del! ' Africa Est). Scuola secondaria.
È stato inoltre aperto un noviziato
nella casa di ONDO, Nigeria.
Da ricordare anche che nel 1993 è
iniziata la Circoscrizione del MA-
DAGASCAR e la De legaz ione
del! ' AFRICA TROPICALE EQUA-
TORIALE per le presenze in
Camerun , Gabon, Guinea
Equatoriale, Congo.
AMERICA
MEXICALI, Messico (Ispettoria di
Guadalajara). Oratorio-Ce ntro
Giov a nile.
SANTA CRUZ, Hogar Don Bosco
(Ispettori a della Bolivia) .
Orf'anotrofio con scuole primarie e
secondarie.
È stata accettata la parrocchia a DUl-
TAMA (Ispettoria di Bogotà).
ASIA
DAEJON (Visitatoria della Corea).
Casa di noviziato con centro giova-
nile.
BORONGAN, Eastern Sa mar
(Ispettoria Filippine Sud). Centro
giovanile - scuola tecnico-professio-
nale.
SAN JOSE, Nueva Ecija (Ispettoria
Filippine Nord). Scuola tecnico-pro-
fessionale.
ALJRAJPUR, Madhya Pradesh
(Ispettoria di Bombay). Presenza
missionaria con scuola e internato.
BETUL, Madhya Pradesh (Ispettoria
di Bombay). Presenza missionaria
con lavoro di evangelizzazione ed
educazione.
BOKO, ~ssam (Ispettoria di
Guwahati). Residenza missionaria
con scuole e internato.
K .G.f .
SUSAIPALAYAM ,
Karnataka (Ispettoria di Bangalore).
Scuola professionale.
PONNUR, Andhra Pradesh
(Ispettoria di Hyde rabad). Centro
catechistico, opere parrocchiali e
pastorali .
22 - GENNAIO 1994
REBBAVARAM, Andhra Pradesh
(Ispettoria di Hyderabad). Seminario
minore diocesano.
SINGARAM, Andhra Pradesh
(lspettoria di Hyderabad). Residenza
missionaria con scuola e orfanotro-
fio.
SIVAKASI, Tamil Nadu (lspettoria
di Madras). Nuova presenza salesia-
na con lavoro pan-occhiale.
WIRA, Andhra Pradesh (ISJ?ettoria di
Hyderabad). Residenza missionaria
con scuola e orfanotrofio.
È stato ino ltre eretto il Noviziato
nella casa di CHANDUR per
l'Ispettoria di Hyderabad.
E stata accettata la parrocchia «Don
Bosco» a Bombay-Borivli.
È stata anche approvata la
Delegazione ispettoriale dello Sri
Lanka, dipendente dall'lspettoria di
Madras.
VANIMO (lspettoria Filippine
Nord). Scuola tecnico-professionale.
CINA. fl Consigli o generale ha dato
parere favorevo le all a proposta di
apertura di una scuola professionale
aSHUCHOW.
EUROPA
SAN GREGORIO DI CATANIA
(lspettoria Sicula). Casa «Beato
Filippo Rinaldi », comunità proposta
i, centro di spiritualità giovani le.
E stata accettata la parrocchi a a
{'INEROLO (Tori_no).
E stata a vv1ata la nuova
Circoscrizione Speciale Piemonte e
Valle d'Aosta, con sede a Torino.
PARLA (Madrid ) (Ispettoria di
Madrid). Opera pastorale parrocchia-
le.
E stata accettata la pan-occhia «Mare
de Déu de les Neu» a Sani' Adrià del
Bes6s (Ispettoria di Barcelona).
WARSZAWA - S. Famiglia
(lspettoria di Varsav ia). Convitto per
ragazzi. ,
ZYRARDOW (lspettoria di
Varsavia). Opera parrocchiale con
Qratorio-centro giovanile.
E stata aperta una nuova scuola
liceale a SOKOLOW PQDLASKJ
(Ispettoria di Varsavia).
E stata accettata la parrocchia «San
Giovanni Bosco» a OSTR6DA.
BUDAPEST - Kispest (lspettoria di
Ungheria). Opera parrocchiale, cen-
tro di catechesi.
SAMARA , Ru ss ia . Opera parroc-
chiale con oratorio e centro di cate-
chesi.
SANKT ,PETERSBURG - Gatchina,
Ru ssia. E iniziata la scuola grafica,
col sostegno dell'Ispettoria di
Venezia.
TBILISI, Georgia. Servizio alla
Nunziatura Apostolica, con prospetti-
va di sviluppare la presenza salesiana.
* Dati fomiti dalla Segreteria Generale.

3.3 Page 23

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3.4 Page 24

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REPORTAGE La gioventù di Gèrmania sta diventando forse lo specchio del futuro
LA CHIESA E I GIOVANI
NEL I A NUOVA GERMANIA
di Domenico Britschu
La gioventù in Europa
sta cambiando. I giovani
dell'ovest e dell'est
rivelano gli stessi gusti
e le stesse problematiche.
Ma la Germania sta
diventando la punta
avanzata delle nuove
problematiche.
Non farlo significherebbe privarsi di
una festa familiare, perdere una oc-
casione di scambio di regali e, para-
dossalmente, rinunciare a quel poco
di dignità rimasta dopo il crollo del
comunismo.
Le aspirazioni giovanili
I giovani dell'est costituiscono
·una parte rilevante dei giovani che
frequentano i pensionati salesiani
(oltre una dozzina di opere). Tra
questi giovani e quelli dell ' ovest
non c'è grande differenza. Condivi-
dono le stesse ansie e frustrazioni,
ma condividono anche gli stessi so-
gni: un paio di basket, un walkman,
un impianto hi-:fi, un gruzzolo suffi-
ci~nte per comprarsi la macchina.
E un fatto che con la riunificazio-
ne della Germania sono entrate nel-
la società tedesca circa dieci milio-
ni di persone non battezzate. Con la
latente e diffusa indifferenza reli-
giosa del paese, essi possono rap-
presentare una massiccia spinta
verso la secolarizzazione. E di fatto
i giovani, a livello religioso, parte-
cipano dello stesso ateismo diffuso:
praticamente pensano e agiscono
come se Dio non esistesse.
I n Germania molte opere salesiane
hanno assunto una :fisionomia
nuova con la presenza, talvolta mas-
siccia, di giovani provenienti dall'ex
Germania Democratica (DDR). Si
tratta di ragazzi e ragazze dai 16 ai
25 anni che grazie a una borsa di stu-
dio possono integrare la loro forma-
zione professionale. Giovani che
nella stragrande maggioranza non
sono battezzati. Nella casa salesiana
di Norimberga, per esempio, su 52
giovani "orientali", solo due sono
battezzati (e di questi uno è cattoli-
co, l'altro protestante). Gli altri nel-
la loro scheda di iscrizione, in rispo-
sta alla domanda: A quale
confessione religiosa appartieni?,
hanno risposto: Jugendweihe. La
Jugendweihe, - consacrazione della
gioventù - era una cerimonia con la
quale gli adolescenti, terminata la
scuola dell'obbligo, promettevano
solennemente di dedicarsi all'edifi-
cazione dello Stato . Nella ex DDR si
continua ancora a celebrare questa
funzione, che però non ha più alcun
legame con una ideologia precisa.
Giovani di Germania. Il disagio giovanile della nuova Europa?
24- GENNAIO 1994

3.5 Page 25

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della Chiesa in Europa. Quale «nuova evangelizzazione».
Un nuovo rapporto Stato-Chiesa
L'immagine della Germania sta
cambiando. Tutti sottolineano la
nuova situazione di disagio in cui
versa la nazione sotto il doppio in-
flusso dell'attuale recessione econo-
mica a livello mondiale e alle dram-
matiche conseguenze socio-eco-
nomiche dell'unificazione delle due
Germanie. Sono diminuiti i soccorsi
spontanei a favore delle opere cati-
tative a sostegno delle missioni.
Vengono ridotte anche le sovvenzio-
ni da parte dello Stato, sia ai proget-
ti singoli, sia alle istituzioni di indi-
rizzo caritativo.
vocazioni ecclesiastiche.
Ma non c'è dubbio che numerosi
centri culturali, tra i quali l'univer-
sità salesiana di Benediktbeuern, e
le grandi organizzazioni cai·itative
fanno parte del tessuto vivo della
Germania. E lo Stato non sarebbe in
grado di assumersi la gestione di mi-
gliaia di asili-nido, di scuole medie e
superiori, centri professionali, case
per anziani, centri di recupero dei
tossicodipendenti... : opere che si
presentano quali Kirchliche Einrich-
tung (istituzioni ecclesiali).
I.giovani «vicini»
Promossa da vai·i centri giovanili
salesiani - di Benediktbeuern,
Calhorn, Ensdorf, Mi.inken-Fi:irsten-
ried, Ji:inkerath e Viènna - recente-
mente si è conclusa un'inchiesta tra
un migliaio di giovani che possiamo
definire "vicini", cioè che frequenta-
no liberamente e di buona voglia i
centri di spiritualità giovanile. Alla
domanda sulle loro convinzioni es-
senziali, più della metà si sono di-
chiai·ati aperti alla dimensione reli-
giosa. Investigando poi sul
contenuto della fede e sul comporta-
mento personale, quasi l' 80 per cen-
to afferma di credere in Dio. Soltan-
to poco più della metà di credere
nella vita oltre la morte. Due terzi ri-
conoscono Gesù come Figlio di Dio
e credono nella sua risun-ezione. La
maggior patte considera la propria
fede come una relazione viva con
una persona viva, ma solo un terzo
frequenta regolai-mente la messa do-
menicale. L'insegnamento della re-
lig_ione incontra forte critica.
E evidente che la nuova situazione
dei giovani in Europa, così come si
rivela anche nei 1isultati di questa in-
chiesta, è una sfida a chi opera tra i
giovani e impone vie nuove per rea-
lizzai·e tina vera «nuova evangeliz-
zazione».
Sta cambiando quella forma di
Chiesa- cattolica e protestante- che
viveva in simbiosi con la società. Fi-
no ad alcuni anni fa le Chiese erano
ancora delle forze decisive nella vita
sociale. Oggi la Chiesa cattolica vie-
ne spesso presentata nei mass me-
dia, in particolat·e nei programmi te-
levisivi, a · livello innocuo di
show-folcloristici, oppure discussa
a motivo di alcuni suoi interventi ri-
tenuti irreali e inefficaci. Forti pole-
miche hanno suscitato i compromes-
si della Chiesa protestante con la
polizia segreta nella ex DDR. Tali
immagini delle Chiese influiscono
negativamente sull'attuale crisi di
L'INCONTRO DI VARSAVIA
UN'EUROPA PIÙ VICINA Al GIOVANI
Sono state presenti tutte le ispettorie d'Europa all'incontro di Varsavia di ottobre. In
un'Europa dalle frontiere più larghe e dai mutamenti continui, come dar vita a un lavo-
ro tra i giovani che risponda ai compiti più attuali? Suor Georgina McPake e don Van
Looy, responsabi le dei dicasteri di pastorale giovanile dei salesiani e delle figlie di
Maria Ausiliatrice, hanno &ollecitato nuovi criteri d'intervento .
. UNA NUOVA SENSIBILITÀ. I giovani d'Europa manifestano un nuovo desiderio di
felicità e di giustizia, la voglia di «casa» e di libertà. Ma sono anche più fragili e biso-
gnosi di comprensione. Una situazione personale, che accanto al pluralismo culturale
influisce nella loro esperienza religiosa e li porta alla soggettivizzazione dell'esperien-
za morale. Afferma il documento conclusivo: «La crisi è acuita dall'atteggiamento di
tanti educatori che non sanno reagire se non attraverso la riproposta nostalgica dei
modelli tradizionali».
LA RISPOSTA. Le figlie di Maria Ausiliatrice e i salesiani, che in Europa sono un
esercito di quasi 20 mila educatori-religiosi, ma anche il Movimento Giovanile, ben
rappresentato a Varsavia, e tutta la Famiglia salesiana hanno ricevuto da questo
incontro un mandato, espresso in quattro linee di orientamento:
• Una riconfermata fiducia nell'opera educativa. Vale ancora la pena lavorare tra i
giovani : essi non solo ne hanno bisogno, ma Dio li raggiunge attraverso questa
mediazione storica.
• La capacità di incarnarsi, e quindi la disponibilità ai mutamenti, al dialogo con la
cultura. Senza rinunciare alla necessità di valutare criticamente ogni realtà.
• La fiducia che Dio opera nel mondo e ci spinge a cogliere ciò che vi è di positivo
nell'Europa di oggi. La sicurezza che insieme a tutti è possibile costruire anche nel
vecchio continente una nuova «storia di salvezza».
• L'attualità delle intuizioni dei nostri santi, della loro spiritualità semplice, essenziale,
gioyane.
E questa la proposta salesiana all'Europa che cambia e alle nuove esigenze dei
giovani europei.
(Margherita Dal Lago)
GENNAIO 1994 · 25

3.6 Page 26

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INVESTIRE SULLA
di Alessandro Risso
Ai giovani delusi
dal matrimonio si deve dire
che la famiglia
la fa ciascuno di noi.
Per Giuseppe De Rita
una faniiglia numerosa
è stato il miglior
investimento
della sua vita.
Che Giovanni Paolo II abbia pro-
clamato il 1994 «Anno della fa-
miglia» non stupisce affatto, consi-
derato l'assoluto valore etico che la
Chiesa ha da sempre attribuito alla
«prima e fondamentale struttura del-
l'ecologia umana» (Centesimus an-
nus). E invece molto significativo
che le Nazioni Unite abbiano pari-
menti deciso che il ' 94 sia l' «Anno
Internazionale della Famiglia», vo-
lendo con questa scelta richiamare il
rispetto dei suoi diritti fondamentali
e il dovere di tutti gli Stati a ricono-
scerli e promuovere politiche che li
tutelino e sviluppino. «La famiglia,
società naturale, esiste anteriormen-
te allo Stato e a qualsiasi altra comu-
nità e possiede diritti propri, che so-
no inalienabili»: così si legge nella
Carta dei diritti della famiglia, il do-
cumento della Santa Sede del 1983.
Lo Stato non può fare a meno della
famiglia; ogni volta che ha cercato
di assumerne i compiti, svuotarla di
responsabilità e, in definitiva, di so-
stituirsi ad essa, si è sempre materia-
lizzato il Leviatano, il mostro socia-
le totalizzante e negatore di libertà.
Non importa se alzando bandiere
rosse o nere o di altro colore. Anche
un'esperienza assolutamente demo-
cratica come quella svedese è so-
stanzialmente fallita: lo Stato assi-
stenziale voleva poter fare a meno
26 · GENNAIO 1994
L'amore è dono di sé. Se le famiglie si sfasciano è per un falso concetto d'amore.
della famiglia, per accorgersi infine
che i costi sociali ed economici era-
no insostenibili.
Chi fa la famiglia
Ma anche la famiglia non deve
pretendere di essere autosufficiente.
«Molti cattolici spesso vedono la fa-
miglia come il buono assoluto, il ri-
medio a tutti i mali. Questo atteggia-
mento fideistico non è corretto: la
famiglia è una realtà naturale che de-
ve riconoscere e collaborare con
l' altra entità naturale che è lo Stato,
per formare al meglio ogni singola
persona. Ecco il fine ultimo, la per-
sona, non la famiglia». La precisa-
zione non arriva da un individualista
di cultura liberale, ma da un padre
domenicano, Giordano Muraro. Do-
cente universitario di teologia mora-
le a Torino e Roma, da trent'anni è
animatore del Punto Familia di To-
rino, attivissimo consultorio cattoli-
co, centro d'incontro, d' info1mazio-
ne e d'aiuto per singoli, fidanzati e
coppie. Padre Muraro è un grande
esperto dei problemi della famiglia
- «Il moralista crede di vedere più
profondo del sociologo, perché la
sua scienza è più profonda» - ma
non vuole prefigurarne l'evoluzione

3.7 Page 27

▲back to top
Bisogna preparare le persone alla famiglia», dice padre Muraro.
FAMIGLIA
A~A~51) E) GUARDARE 11\\jS lEME
f\\Jt;LLA- STS-SsA PI k'.EZ\\oNs ",,.
_L;r ~
,-
l,
\\
Foto Marzi
futura: «La famiglia sarà come le
persone la vogliono, come le perso-
ne saranno preparate ad attuarla. La
sua evoluzione non è lasciata a forze
esterne, ma dipende dall' Uomo, che
può determinai:e o rettificai·e qualun-
que processo. E la persona che pen-
sa, organizza e vive la famiglia. II
rapporto tra coniugi, tra genitori e fi-
gli, lo si costruisce dall'interno».
Quindi il vero problema è prepara-
re le persone alla famiglia. La crisi
di valori che si evidenzia nei titoli
dei giornali, nei quotidiani rapporti
di lavoro, nei discorsi captati al mer-
cato o sul tram, non sembra promet-
tere nulla di buono per il futuro. Se
pensiaino poi ai giovani che indica-
no nella «vita spericolata» del Vasco
o nel karaoke di Fiorello dei punti di
riferimento, che dalla scuola otten-
gono sempre meno certezze, che
non possono crescere andando a la-
vorai·e perché il lavoro non c'è, che
si abituano a convivere con forme
diffuse di violenza, con i miti del de-
naro e del sesso facili, si cade nello
scoramento. Le nuove generazioni
potranno costruire responsabilmen-
te la famiglia di domani? «I giovani
hanno un'esigenza molto accentuata
di interpersonalità. Esiste molta in-
terdipendenza, nel mondo del lavo-
ro, della scuola, del divertimento,
dell'informazione, ma poca inter-
personalità. Per questo investono
molto nei rapporti affettivi. Non
sempre però, per troppa avidità, li
pensano in modo corretto, quindi si
ritroveranno delusi dal matrimo-
nio», sostiene padre Murai·o.
Quanto forte dovrebbe essere,
secondo lei, l'impe!:lno dello Stato...
(risposte previste: molto,
abbastanza, poco, per niente).
(Domanda posta
achi vive in famiglia)
Molto Poco
Mollo +
+
abbastanza perniente
Nell'aiutare lefamiglie che
vogliono tenere
gli handicappati in casa 82 98
2
Nell'aiutare le famiglie che
vogliono tenere
gli anziani in casa
72 96
4
Nell'aiutareladonna che
vuole occuparsi solodei ligli
edella casa invece di lavorare 54 89 11
Nel sostenere le famiglie con
un solo reddito, rispetto
aquelle con più redditi 50 91
9
Nell'aiutare con servizi
estrutture le donne
con famiglia che lavorano 44 90 10
Nell'aiutare chi vuole avere
figli eha scarso reddito 43 83 17
Nell'aiutare i fidanzati
che cercano casa
41 83 17
L'amore non è «riposo»
Nel volere latotale parità
dei coniugi
40 86 14
«Molti sbagliano pensando al- Nel difendere i diritti del
i' amore come "il riposo gioioso nel ' convivente(equiparandola
possesso della persona amata" : sem- convivenza al matrimonio) 29 73 27
bra una bella definizione, ma è la più Nel riconoscere ladetrazione
falsa. Perché l'amore non è riposo,
liscaledellespese
per chi manda i figli
ma attività, energia di vita; volendo ad una scuola privata
16 38 62
definirlo è un impegno gioioso nella
donazione di sé alla persona amata. Fo11te: /11efagi11e E11risko/Cisf 1992
GENNAIO 1994 · 27

3.8 Page 28

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UNA FAMIGLIA SEMPRE PIÙ PICCOLA
Intervista a Giuseppe De Rita
Pochi negano che la famiglia costituisca la spina dorsale del!'organizzazione sociale, tuttavia va-
le anche la constatazione che ogni tensione o mutamento degli equilibri nella società si ripercuote
sulla strullura familiare. I rapporti che ne derivano sono uno dei piatti forti dell'analisi sociologie~,
e in Italia è il Censis l'osservatorio privilegiato che fotografa la realtà nazionale. Abbiamo doman-
dato al professor GiuseppeDe Rita, che dirige l'istituto nazionale di statistica, in quali acque navi-
ghi oggi la famiglia italiana.
«In questo momento la famiglia ha un problema vero, che non è quello del rafforzamento della
sua funzione, ma è quello dell 'esilità della sua composizione. Èsempre più piccola nei fatti. Quin-
di le funzioni economiche che ha svolto in passato, formazione del reddito, investimento, consumo,
risparmio, diventano sempre piì1 piccole. Quando una famiglia contadina di dieci persone esercita-
va funzioni di lavoro e risparmio insieme, anche con pochi guadagni, riusciva però acreare un pa-
trimonio forte. Oggi invece con famiglie di singles, di due persone, con un figlio quando c'è, il pro-
cesso di raffomimento della dimensione economica e sociale è più difficile. Comunque a mio
avviso, anche se diventa più esile la strnttura, le funzioni della famiglia restano tutto sommato ab-
bastanza solide».
la crisi economica 11011 può invertire la tendenza ?la necessità di diminuire le spesefar<Ì ritor-
nare alla famiglia allargata?
«Può darsi che ciò avvenga, ma oggi rimane ancora la coda della soggeuività individuale. Ab-
biamo avuto trent'anni in cui la gente cèrcava la sua dimensione, la sua identità, cercava un suo spa-
zio di libe11à, di prendersi le sue soddisfazioni. Quindi di avere una dimensione il più possibile in-
dividuale della propria vita. Adesso, forse, per costrizione finanziaria dovrà tornare con gli altri,
però in linea di massima resta ancora legata all ' idea di esplicare la sua soggellività».
Peggiorerà anche la denatalità allora. Se la crisi si assomma al/'«egoismo»degli a1111i '80...
«Non ho mai avuto la sensazione che la riduzione del numero dei figli fosse legata a fatti econo-
mici. Piuuosto ad un egoismo individuale edi coppia, oal bisogno della donna di soddisfare la pro-
pria personalità, qi "realizzarsi" -come si diceva una volta-al di fuori della famiglia. Quindi so-
no motivi sociologici, di psicologia individuale, neppure familiare, che hanno creato la tendenza a
non far figli. Oggi come oggi forse quel ciclo di realizzarsi altrove è finito, oalmeno è in discesa; c'è
una recente indagine di GalIup in America dove il 50%delle donne che lavorano vorrebbe ritorna-
re in casa. Significa che il vento sta cambiando, vediamo cosa succederà. Ma ho l'impressione che
non ci sia assolutamente un ' incidenza dell'economia sul problema dei figli ».
Anche da noi in Italia 1111 sondaggio rivelò che la maggioranza delle donne con figli avrebbeab-
bc111do11ato il lavoro potendo contare s11 mezzo 111i/io11e al mese come «salario-casali11gm,. Pensa
che q11esto possa avere q11alchesviluppo di legge?
«Credo di no, perché esistono problemi finanziari generali, e poi a mio avviso le donne sono an-
cora legate ad un processo generale di realizzazione personale che non si può pensare abbiano sod-
disfallo con 12-15 anni di totale libertà. Devono ancora compiere un ciclo che sarà almeno altret-
tanto lungo».
Professor De Rita, e la s11afa111iglia com'è?
«Ho 8 figli, dai 33 ai 20 anni, e già 4 nipoti. Mi è costata moltissimo, perché una famiglia così nu-
merosa è molto costosa, ma ne sono pienamente soddisfatto. Come dico io, è il miglior investimen-
to della mia vita».
R.AI.
I coniugi De Rita con tre degli otto figli.
28 · GENNAIO 1994
Se tante famiglie si sfasciano è per
l' errata idea di amore».
Ma volersi bene non dipende solo
dalla reciproca capacità di accoglier-
si. Sul matrimonio infhùscono le dif-
ficoltà economiche, il lavoro stres-
sante, gli orari che non combaciano,
i figli piccoli che non dormono la
notte o i grandi che vogliono imporsi
anche contro l'esperienza. Ci sono
coniugi che hanno deciso di rinun-
ciare alla carriera nel momento stes-
so in cui questa penalizzava i rappor-
ti in famiglia, ma rappresentano una
minoranza, se non eccezioni. E non
tante di più sono le donne disposte ad
abbandonare il lavoro per seguire i
figli. Non tanto per convinzione
quanto per necessità. «Il lavoro ga-
rantisce uno stipendio, ma non sem-
pre dà un gratificante inserimento nel
sociale. Spesso si sente dire: "Mi so-
no laureata per niente". Ma nessuno
mette nel cassetto la propria cultura;
può esplicarla con i figli, nel volonta-
riato ... Ci sono altre forme oltre al
lavoro per impegnare la propria in-
telligenza e la propria sensibilità».
Una politica della famiglia
Padre Muraro ha ragione, ma qua-
si sempre lo stipendio in più è essen-
ziale al bilancio familiare, non si
tratta di garantirsi salmone a pranzo
e caviale a cena. Il vero problema è
che in Italia non esiste una politi-
ca familiare. Intendendo non solo
provvedimenti «per» la famiglia, ma
una politica «della» famiglia in gra-
do di renderla autonoma, protagoni-
sta del tessuto sociale, capace di
esprimere le sue energie anche al
suo esterno. In collaborazione con lo
Stato che la aiuta e sovvenziona in
ciò che non riesce a realizzare da so-
la. Si tratta di un rapporto tra pubbli-
co e privato radicalmente diverso
dall' a.rido e insufficiente assisten-
zialismo passato, un rapporto tutto
da costruire, e non solo aspettando le
mosse dello Stato.
La famiglia è quindi qualcosa di
pit1 del tranquillo rifugio nei nostri
affetti, rappresenta un nucleo vitale
che non si esaurisce al suo interno
ma sviluppa educazione, iniziative e
solidarietà più ampie. Appropriarsi
di questa convinzione è la base per
progettare il futuro.
Alessandro Risso

3.9 Page 29

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BS
di Jean-François Meurs
DIAVOLERIE
Signore, tu detesti chi fa il ma-
le e mandi alla perdizione i bu-
giardi! Il Signore non ama chi si
impone con la forza e l'inganno
(Salmo5).
Gli adolescenti hanno un ri-
spetto istintivo, viscerale, per la
verità e sono ipersensibili di fron-
te alle ingiustizie fino all'utopia.
Non sopportano chi non è limpi-
do e vive di imbrogli.
Forse dovrei fare il mestiere
dell'esorcista. Questa è l'intuizione
trascendentale che mi è venuta l'al-
tra sera, prima di addormentarmi.
Riflettevo, e non so perché, mi è sal-
tato alla mente il professore d'infor-
matica. Per la centesima volta, que-
sta mattina ha gettato la sua ultima
astuzia proprio prima del controllo:
«Copiate pure, ma non fatevi becca-
re!». E non è l'unico professore a di-
re così: ormai è diventata un'abitudi-
ne umoristico-cinica prima di ogni
controllo e di ogni esame. Secondo
loro è la cosa più spiritosa che si
possa dire, e lo fanno con il sorriso
sicuro sulle labbra. Si dirà che è solo
una battuta, ma io ci vedo un modo
di vivere, e loro ci credono più di
quanto dicono. Basta vedere come
sono orgogliosi quando possono
raccontare di essere riusciti a turlupi-
nare_qualcuno e soprattutto lo Stato.
E se non lo fanno, hanno l'impressio-
ne di passare per polli. Per qualcuno
è diventata quasi un'idea fissa.
Avrei voluto dire che se era passi-
\\_,
"TUlTO ClO
CHG (\\)OI\\) E\\
HZo\\-\\31ID
E' -P6RME..SSO ...
bile copiare, allora non aveva il dirit-
to di controllare e soprattutto di puni -
re . E vero, no? Perché dovrebbe es-
sere punibile ciò che è permesso?
Capite bene che con dei simili ragio-
namenti, tutto diventa confuso.
D'accordo, io sono un ingenuo, ma
so altrettanto bene che nel nostro
mondo crudele, sovente la bontà è
punita. So bene che le bistecche più
tenere sono le prime a essere man-
giate. Ma non si devono rendere più
gravi le cose facendo pensare che
ciò che è male è bene, e ciò che è
bene è male. Dove andiamo a fini-
re? Coloro che insozzano il mondo,
non sanno che ci scivoleranno so-
pra? Il fisco dice: «Tutti imbroglioni,
io alzo le imposte! ». Il commercian-
te dice: «Tutti ladri, io alzo i prezzi!» .
Vedete bene dove si va a finire con
le nostre astuzie!
Sono convinto invece che noi do-
vremmo essere giudicati tutti pre-
sunti innocenti... Ne vale le! pena.
Punto. Questa è la morale. E il loro
trucco che è immorale.
Ed è così che ho avuto la mia in-
tuizione: ho detto: è diabolico. E poi
ho pensato a quei tipi che cacciano
il diavolo con i loro messaggi subli-
minali. Sapete, quei giochi di parole
che l'orecchio registra, ma non sen-
te, o che l'occhio vede senza averne
coscienza. Deve ben ridere il diavo-
lo quando essi perdono il loro tempo
a far girare il disco al contrario, o a
far sfilare delle immagini al rallenta-
tore, perché lui ha un mucchio di
messaggi molto chiari che stravol-
gono la verità e guastano la realtà ,
ma dei quali nessuno si accorge. Al-
lora io ho deciso: mi metterò a fare
degli esorcismi.
E' \\J6W
ovùrJQus 1
(vlA-NOf\\J
..DA
NàiJ,
..
Fatti&
Persone
ROMA. «Sulla linea del patrimonio spiri-
tuale offerto nei secoli dalle donne consa-
crate, si valorizzi la peculiarità della vita
consacrata fem minile, approfo ndendola
alla luce dei- documenti del Magistero e
delle genuine istanze della nuova autoco-
scienza fem minile»: così si conclude un
documento-proposta della Conferenza
interispettoriale italiana delle figlie di
Maria Ausiliatrice in preparazione al
Sinodo ' 94 sulla vita religiosa. Nello stes-
so documento si auspica che «venga riaf-
fermata con forza la profezia che la vita
consacrata costituisce in ogni tempo».
RUSSIA. Il 7 dicembre, vigilia del-
l' Immacolata, il consigl io generale, pre-
sied uto dal rettor maggiore, ha deliberato
la fo ndazione di un a nuova "circoscri-
zione" a statuto special e, c hi amata
"Circoscrizione Est" , sotto il titolo del-
l'Immacolata. La nuova circoscrizione,
che conta attualmente una novantina di
sa lesia ni , comp re nd erà tutti gli Stati
dell'ex-Unione Sovietica e avrà come sede
centrale la città di Mosca. In questi mesi è
già stata avviata la consultazione per la
nomina del superiore della nuova circo-
scrizione, che entrerà in fun zione con iJ
mese di agosto. Intanto nella periferia di
Mosca è stato acq uistato un edificio che
servirà per il noviziato della nuova circo-
scrizione. Finora i giovani salesiani face-
vano il noviziato in Polonia o in Italia. 1
ROMA. Si è tenuto a Ciampino, presso
Roma, un convegno nazionale sul tema:
" L ' oratorio dei giova ni " . Scopo del-
!'incontro, a cui hanno preso parte oltre
180 responsabili, animatori e giovani, la
qualificazione pastorale dell'oratorio, ma
anche una maggiore presenza nei piani di
pas torale giovanile delle diocesi e delle
zone pastorali. Tra i relatori , mon s.
Salvatore Boccaccio, don Juan Vecchi e
don Giovanni Fedrigotti.
HAITI. A Port-au-Prince l'olandese don
Bohnen ha mostrato a Don Viganò, in visi-
ta nelle Antille, il suo ultimo biglietto di
propaganda: «Don Bohnen nel 1994 cele-
bra i 230 anni : 80 di età, 40 di lavoro ad
Haiti, 50 di sacerdozio, 60 di professione.
Cura 25 mila allievi degli slums in 175
scuole con 900 maestri, distribuisce 25 mila
pranzi totalmente gratuiti ogni giorno».
ROMA. "L' Islam è vici no", è il titolo di
una iniziativa destinata principalmente
agli insegnanti , che il VIS (Volontariato
Internazionale per lo Sviluppo) ha orga-
ni zzato nei mesi di ottobre-novembre. Si è
trattato di una rassegna di quattro film su
tematiche inerenti al mondo islamico, uno
spettacolo di musica persiana e una tavola
rotonda sul tema «Scuola e intercultura-
lità: i musulmani della porta accanto».
GENNAIO 1994 29

3.10 Page 30

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Khartoum. I dinamici bambini della scuola elementare.
di Gianni Frigerio
Tra l'indifferenza dei
governi e della stampa
internazionale, a sud di
Khartoum da più di dieci
annz sz consuma una
guerra fratricida che ha
portato rovina, fame e
sofferenze indescrivibili.
30 · GENNAIO 1994
E' la ribellione del sud africano e
cristiano alla politica di islamiz-
zazione del governo arabo. Anche
l' ultimo tentativo di conciliazione
tentato ad Abuja, capitale della Ni-
geria, è fallito. Frattanto l'opposi-
zione, il «S udanese People Libera-
tion Army» (SPLA), è caduto
vittima delle rivalità tribali, causan-
do divisioni nello stesso SPLA e
nuove sofferenze alla gente. La
maggior parte della popolazione ri-
masta vive alla macchia, senza be-
stiame, la fonte principale di sosten-
tamento, e senza poter coltivare la
terra. Gli aiuti umanitari dell'ONU
aiTivano quando arrivano. La rivista
Time International, nel numero di
aprile, riferisce di tre operatori degli
aiuti ONU massacrati durante
un ' operazione di soccorso.
Centomila profughi
Il sud del Sudan è inyisibile e la
gente scappa per la disperazione, so-
prattutto i giovani. Nel campo rifu-
giati in territorio kenyota, ai mai·gini
del confine con il Sudan, l'onda dei

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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tutti giovanissimi. Per loro si organizzano le scuole.
rifugiati è inarrestabile: 20 mila, 35
mila, 70 mila... «Per la fine dell'an-
no potrebbero passare i 100 mila»,
dice Ian Lethbridge, commissario ri-
fugiati dell'ONU.
Questi ragazzi arrivano spossati al
confine del Sudan, in media cinqUe-
cento alla settimana, privi di tutto:
due straccetti addosso, facce tese
dalla fatica e dalle privazioni, spauri-
ti. Eppure paiono contenti. Quel
campo, pur nella dura realtà di rifu-
giati che vivono in un inospitale de-
serto, significa per loro l'inizio di
una nuova vita. La sussistenza è assi-
curata e soprattutto c'è la scuola.
Queste tribù, fra le più primitive e
semplici dell'Africa, che per tanto
tempo hanno tenuto in poco conto il
fattore educazione, sotto la spinta
dell'ultimo sanguinoso decennio, so-
no rapidamente maturate: si aggrap-
pano ora all' educazione come
all ' unica tavola di salvezza. Il sale-
siano che dirige il centro tecnico Don
Bosco che ospita 200 giovani, non sa
come resistere alla loro disperata ri-
chiesta: «Padre, mi dia un posto nel-
la scuola. Lo so che è piena, ma per
me faccia un'eccezione. Non andrò
via finché non mi avrà detto di sì».
Nella capitale
Ma l'onda migratoria ha preso an-
che un'altra direzione, spingendosi
al nord, verso la capitale. Khartoum
ha tutta l'aria di una assonnata e
quieta capitale araba. Soprattutto
per mancanza di comunicazioni,
della tempesta del sud, della guerra,
le imboscate, i massacri, qui non
giunge se non un'eco debolissima.
L'opera salesiana in città si trova
in un ambiente di miseria economica
e sociale: una parrocchia di 50 mila
rifugiati, sparsi in un raggio di 25
chilometri; la scuola tecnica, una
scuola elementare per 680 ragazzi
integrata da corsi serali per altri cin-
quecento giovani. Con i salesiani,
quattro figlie di Maria Ausiliatrice
lavorano senza scoraggiarsi in que-
sto mare di dolore.
«Venga a visitare con noi un cam-
po di rifugiati», mi dice suor Teresa.
E la macchina si inoltra nel deserto.
Suor Teresa ferma la macchina e mi
indica una casa in costruzione. «È la
nostra casa! », esclama soddisfat,ta. È
in mezzo a un vasto spiazzo dove è
passato il bulldozer che ha distrutto
un insediamento di profughi. «Cose
che capitano», spiega la suora. «So-
vente quando i profughi si sono si-
stemati in tuguri di fango, arriva
l'ufficiale governativo a dare lo
sfratto, dicendo che quell'area è de-
stinata ad altri scopi. E i poveri pro-
fughi vengono ricacciati più all ' in-
terno del deserto»~ «Ma questo è
genocidio! », dico. E questa comun-
que la politica del governo islamico
di Khartoum. Lascia relativamente
libera la Chiesa, ma st:J.inge sempre
più la morsa delle restrizioni, perse-
guendo il sogno di una repubblica
fondamentalista islamica.
Ora siamo in uno dei campi rifu-
giati. Con noi sono venute anche le
suore di Madre Teresa che hanno
una lista di ammalati da visitare. È
terribile la vista di quelle topaie fat-
te di rifiuti, sotto il cocente sole del
deserto. Ma i bambini col loro so1Ti-
so aperto corrono incontro alle suo-
re. La visita alle capanne è una lita-
nia di dolori: Suor Teresa conosce
quelle tragedie a una a una. «Vede
questo tugurio? Sono sette bambini.
Papà e mamma sono morti di tuber-
colosi. Qui vive una povera mamma.
Giorni fa il suo bambino si è amma-
lato. Al centrn sanitario le hanno da-
to la ricetta, ma non la medicina e il
piccolo è morto».
Una donna grida. Il catechista ve-
nuto con le suore, cerca di persuade-
re la povera donna a consegnare il .
bambino ammalato, assicura che
verrà curato e riportato sano, ma lei
rifiuta strillando e scappa via col pic-
colo destinato alla morte.
Khartoum. Un gruppo imponente di allievi della parrocchia.
Qualificare i cristiani
La vera conoscenza della pa1Toc-
chia me la fa fare il parroco, don Do-
menico. In un raggio di 25 chilome-
tri oltre la pan·occhia ha organizzato
nove altri centri. Si tratta di misere
strutture di fango e pali, ma che pun-
tano sulle necessità più urgenti dei
rifugiati: la scuola e le cure mediche.
Ogni centro ha la sua scuola: 3500
bambini che la frequentano e ricevo-
no un pasto al giorno. Ci sono poi
due dispensari medici, con un vero
dottore, e un centro di nutrizione per
cento bambini tra i più denutriti.
GENNAIO 1994 · 31

4.2 Page 32

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Rifugiati della parrocchia salesiana di Khartoum.
«Don Domenico», gli chiedo,
«qual è l'urgenza prima della sua
parrocchia?». «Sistemare la scuola
elementare», risponde subito. E mi
spiega che la popolazione scolare
aumenta, che ha bisogno di ampliare
le strutture e renderle più permanen-
ti. «Il mondo arabo di Khartoum è
completamente alfabetizzato, e an-
che i cristiani devono stare al passo,
se vogliono sopravvivere, come cit-
tadini e come cristiani».
Anche don Paolo, il direttore del
Centro tecnico, mi mostra il proget-
. to di una ristrutturazione della scuo-
la, che i salesiani hanno ricevuto dai
padri Comboniani, gli eroici missio-
nari che col sudore e col sangue han-
no fatto crescere la Chiesa sudanese.
«Vorremmo arrivare almeno a 200
allievi, ammodernare le strutture.
Gli exallievi coreani della scuola
tecnica di Seoul ci hanno spedito
dieci computers, due torni, una fre-
sa.. . Anche a Khartoum l'era tecno-
logica è alle porte».
Il futuro della Chiesa
Ho intervistato personalità di spic-
co del mondo religioso, per tastare il
polso della situazione e ne è uscito
un caleidoscopio di opinioni che ri-
flette la complessa realtà sudanese.
Father Levesque Guy è il direttore
spirituale del seminario minore (in
realtà sono tutti giovanotti con oltre
i 20 anni). Father Guy fa un' osserva-
zione importante: «Pochi anni fa la
Chiesa a Khartoum era formata di
uno sparuto gruppo di stranieri. Og-
gi con le migrazioni dal sud, i catto-
I Khartoum. I cattolici nella città, con
l'arrivo dei rifugiati dal Sud, sono
ora centinaia di migliaia. Nella foto,
l'amministrazione di un battesimo.
lici si contano a centinaia di mi-
gliaia. Perseguitando i cristiani, il
governo se li ritrova ora in casa, e il
loro senso di identità si rafforza».
A monsignor Joseph Nikendi, ve-
sc0vo di Wau, nel profondo sud, ho
chiesto come vede la situazione. Ha
risposto: «La fede nella persecuzio-
ne tiene. Questa fede rinvigorita,
unita a una diffusa scolarizzazione e
a una riconciliazione delle varie
tribù del sud, potrà portare un futuro
pieno di speranze». «A patto», ag-
giunge il nunzio apostolico monsi-
gnor Erwin Joseph Ender, «che si
utilizzino le immense risorse umane
dei giovani sudanesi che sono nei
campi profughi in zona libera».
.
«Noi non odiamo nessuno»
Come dicevo, il campo più grande
raggiunge 70 mila profughi, in gran
parte giovani, ed è a Kakuma, in ter-
ritorio kenyota, dove c'è una presen-
za salesiana con una scuola tecnica.
Tra loro c'è un salesiano con otto
istruttori volontari, exallievi della
scuola tecnica di Embu.
Se in un primo tempo c' è stata la
tentazione di considerare questi
campi giovanili come la miniera di
nuove reclute per la gueniglia, ora
l'indirizzo è mutato. Si preme sul ta-
sto educazione. Ora tutti i ragazzi
vanno a scuola. «Vede», mi diceva il
pastore protestante John Maciar, «i
futuri insegnanti, i futuri leaders, i
futuri politici, il futuro presidente
del sud Sudan sono qui tra questi ra-
gazzi. Di qui parte la rinascita di
questo popolo». E io pensavo: an-
che i futuri pastori del gregge di Dio,
i futuri vescovi, i futuri sacerdoti, i
futuri salesiani, sono qui tra questi
giovani!
Un ultimo particolare su questo
popolo che soffre, ma senza odiare:
Quando il 31 marzo scorso nel cam-
po di Khartoum due operatori della
televisione coreana MBC vennero a
intervistare alcuni ragazzi, dopo
aver sentito le loro storie, di villaggi
bruciati, di genitori uccisi, chiesero:
«Odiate certamente chi ha fatto que-
ste cose terribili!». Essi, tra l'incre-
dula ammirazione dei presenti, ri-
sposero: «Noi non odiamo i nemici.
Noi siamo cristiani».
Gianni Frigerio
32 - GENNAIO 1994

4.3 Page 33

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di Diana Monica Vallejo
BS
DA VALDOCCO
&DAL COLLE
PER IL RISCAno
DEGLI INDIGENI
• Con il nuovo anno vi sono stati avvicen-
damenti nei compiti di responsabilità del
Centro Mariano di Torino-Valdocco. Don
Gianni Sangalli, per 14 anni rettore della
Basilica di Maria Ausiliatrice, ha passato
le conseg ne all'ex ispettore don Luigi
Basset, che di venta anche direttore della
comunità della Casa Madre. Don Sangalli
continua nel suo incarico di direttore
dell 'Ufficio diocesano per le comuncia-
zioni sociali.
Ci scrive una giovane coo-
peratrice argeRtina, che fa vo-
lontariato tra gli Xavantes.
«Oggi la mia vita tra gli Xavantes
mi ha insegnato che, come tutti i po-
poli indigeni del mondo, anche que-
sto è un popolo ricchissimo di valori
umani. Mancano quasi totalmente
dei beni materiali tipici della nostra
società dei consumi e di quel pro-
gresso tecnologico che ci offre il
mondo attuale, ma possiedono una
cultura impregnata di solidarietà, di
generosità, del senso della comu-
nità, di uno spirito naturalmente
aperto al soprannaturale e al rispetto
della vita. Perché dire allora che vi-
Ragazza indigena dell'Alto Orinoco.
vono in povertà estrema? Essi con-
servano invece tesori inestimabili!
tre volte ignorato, dei missionari -
UNA CULTURA DA SALVARE. Il salesiani, figlie di Maria Ausiliatrice
1993 è stato l'Anno Internazionale e volontari - ha contribuito enorme-
· dei popoli indigeni. Noi che lavoria- mente al riscatto e al mantenimento
mo per la causa indigena non pos- . della cultura dei popoli Xavantes e
siamo trascurare di rendere pubbli- Bororos, attraverso l'azione pasto-
che le enormi sfide e i drammi rale, le scuole indigene, l'attenzione
profondi chè affrontano gli indigeni al settore sanitario con ambulatori
del mondo intero. Sfide come il con- permanenti e mobili, l'assistenza di-
tatto obbligato con altre culture così . retta in villaggi di difficile accesso,
diverse ed estranee, lo sforzo per la corsi di formazione indigena in pa-
preservazione del loro patrimonio storale, salute ed educazione, il
culturale, la mancanza di mezzi per mantenimento di vie di comunica-
mantenere un'identità propria in re- zione terrestri. Tutte azioni intese a
lazione con la società sviluppata - preservare la lingua nativa, i rituali
che nel migliore dei casi vuole sol- propri, l'organizzazione sociale e
tanto "annetterli", senza rispettare i politica di ogni popolo, i valori auten-
valori caratteristici di ogni popolo -, tici. Questa esperienza è senza
la lotta per la preservazione e il recu- dubbio la più forte della mia vita.
pero delle terre ...
Sento una grande gratitudine e am-
mirazione per tutti e per ciascuno:
L'IMPEGNO DEI MISSIONARI. Il lavorano con ottimismo e allegria,
lavoro infaticabile, coraggioso, per- senza scoraggiarsi, facendo fronte
manente, molte volte silenzioso e al- ai propri limiti in silenzio.
D
• Avvicendamenti anche al Colle Don
Bosco. Don Emilio Zeni è il nuovo rettore
del Santuari o e succede a don Scotti, ora
direttore ad Asti. Don Domenico Rosso,
ex ispettore della Centrale, don Dario
Superina e suor Erta Cigolla, danno inizio
a un Centro di spirituafaà giovanile dal
respiro europeo, che potrà offrire l'invi-
diabile opportunità di passare qualche
giorno nelle terre di Giovannino Bosco.
La 42' Settimana sociale dei cattolici
italiani si è tenuta quest'anno a Torino sul
tema: "Identità nazionale, democrazia e
bene comune". Dopo la giornata inaugu-
rale che si è tenuta al teatro Regio, pre-
sente il cardinal Ruini, tutte le sessioni si
sono svolte nel teatro grande di Valdocco.
Il fatto non è passato inosservato a molti
dei convenuti, che hanno ricordato la
profonda ansia di Don Bosco per le sorti
d'Italia negli anni difficili dell ' un ità.
Nella Basilica di Maria Ausiliatrice il 10
ottobre 700 giovani animatrici e animatori
hanno preso parte alla solenne professione
pe1petua di otto giovani salesiani e quat-
tro fig li e di Maria Ausili atrice. Co me
segno concreto di condivisione nell'impe-
gno pastorale, è stato conferito ai giovani
an im atori presenti il "mandato", cioè
l'incarico di impegnarsi in.prima linea nei
loro ambienti, da giovani a servizio dei
giovani.
• Continua a Valdocco la "Scuola di Teo-
logia" per laici che l'Ufficio Catechistico
Diocesano di Torino e il Centro Mariano
Salesiano organizzano ogni anno con il
coordinamento di don Giovanni Zappino.
La scuola prevede incontri settimanali
ogni venerdì dalle 20,30 alle 22,30 e due
week-end per l'approfondimento di tema-
tiche particolari.
• Al Tempio Don Bosco al Colle è previ-
sta per il mese di aprile la solenne inaugu-
razione della nuova Via Lucis. I 14 pan-
nelli, frutto della collaborazio ne di tanti
amici, sono opera di Giovanni Gragoni e
sono un degno complemento al grande
Cristo risorto che domina la navata cen-
trale del santuario.
GENNAIO 1994 33

4.4 Page 34

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PROGETTI DI SVILUPPO Mille anni dopo la scomparsa dei Maya, i loro discendenti
DISCENDENTI DEI MAYA
- Ragazze del centro «Talita Kumi» a Carchà.
di Tom Springer
Grazie alla mediazione
della «Mission Procure»
di New Rochelle (USA)
si sta realizzando
un ambizioso programma
di educazione
e di sviluppo
tra i discendenti
dei Maya.
Per secoli la cultura degli antichi
Maya è fiorita fra le mont~gne e
le foreste della penisola dello Yuca-
tan, nell' America Centrale. Nuovi
progetti si propongono oggi di rico-
struirne la vitalità etnica. I Maya fu-
rono il primo popolo al mondo a col-
tivare il mais . Costruirono canali
d' irrigazione e una fitta rete di pira-
midi. Le incisioni su pietra rimango-
no a testimonianza della loro genia-
lità astronomica e matematica.
Oggi, mille anni dopo la scomparsa
del popolo Maya, i discendenti con-
servano l'orgoglio di quella eredità,
anche se, paradossalmente, è la
mancanza di quanto rese grandi i
Maya - la cultura e l'educazione - a
minacciarne la sopravvivenza. «I
kekchi dimostrano oggi come allora
desiderio e capacità di apprendi-
mento», spiega padre Jim Chiosso,
della procura missionaria salesiana
degli Stati Uniti. «Ma a causa del lo-
ro secolare isolamento non hanno
potuto sviluppare quel .loro poten-
ziale umano». Questa situazione è
dovuta in parte alla posizione geo-
grafica dell'Alta Verapaz, la regione
montuosa del Guatemala con la più
alta concentrazione di indigeni kek-
chi. In questa zona ci sono poche
strade, mancano i telefoni, la corren-
te elettrica e anche l'acqua potabile.
La maggior parte dei collegamenti
Il centro «Talita Kumi» all'inizio dei
lavori.
34 - GENNAIO 1994

4.5 Page 35

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kekchi ne conservano l'orgoglio e l'eredità.
tJ
tra gli oltre 80 villaggi della regione
avvengono attraverso piste sten-ate,
in precarie condiz.ioni per tutto I' an-
no e spesso impercorribili durante la
stagione delle piogge. La prima con-
seguenza delle difficoltà di comuni-
cazione è il sottosviluppo dell'eco-
nomia locale. Per acquistare cibo e
altri generi di prima necessità, i kek-
chi sono praticamente costretti a ri-
correre al baratto. L'isolamento fisi-
co è stato ulteriormente aggravato
dalla barriera del! ' analfabetismo:
soltanto il 15 per cento dei kekchi
riesce a leggere e scrivere nella pro-
pria lingua, che discende diretta-
mente dagli antichi Maya, e pochis-
simi parlano lo spagnolo, la lingua
ufficiale del Guatemala.
l'educazione e l'addestramento pro-
fessionale dei giovani indigeni così
da consentire loro di ritornare ai vil-
laggi di provenienza ed essere essi
stessi ìnsegnanti. Da molto tempo i
salesiani hanno verificato che gli stu-
denti kekçhi imparano meglio e più
rapidamente se gli insegnanti sono
della loro stessa etnia. «Essi si sento-
no ancora Maya», dice padre Chios-
so, «e il loro desiderio di autonomia
è alimentato da una atavica diffiden-
za verso ogni tipo di ingerenza ester-
na. Così abbiamo visto dei nativi che
si sono offerti volontariamente per
essere educati e farsi carico di un
metà allo sviluppo delle diverse atti-
tudini professionali, che spaziano
dalla carpenteria, allevamento e agri-
coltura, all'economia domestica, cu-
cina e pediauia. Nei pressi del centro
sarà costruita anche una fattoria che
nelle previsioni dovrebbe coprire i
tre quarti del fabbisogno alimentare
degli studenti.
Verso un'economia kekchi
Qui come altrove gli indigeni pra-
ticano un'agricoltw-a di deforesta-
zione, che in breve tempo esaurisce
Gli strumenti per cambiare
Padre Chiosso aiuta ad ammini-
strare un ambizioso programma di
educazione, in fase di realizzazione
grazie alle sovvenzioni della Fonda-
zione Kellog e di numerosi benefat-
tori . Concentrandosi sul problema
dell'educazione, è convinto che i
kekchi possano recuperare la loro vi-
talità etnica. Il progetto prevede
Alta Verapaz (Guatemala). Ragazze kekchi in preghiera.
cambiamento in cui anch'essi credo-
no fermamente». Lo sviluppo di quel
progetto prevede la costruzione di un
cenu·o scolastico e professionale che
una volta ultimato ospiterà più di 500
studenti (oggi ne ospita già 300). Il
centro sorge nelle immediate vici-
nanze di San Pedro Carchà, uno dei
nuclei abitati più importanti della zo-
na. Il programma scolastico prevede
u·e diversi livelli di educazione: pri-
maria (dalla prima alla sesta classe),
secondaiia (dalla settima alla nona) e
un corso avanzato di avviamento
all'insegnamento. Nelle prime classi
· gli studenti apprendono le materie in
lingua kekchi, più avai1ti entra gra-
dualmente lo spagnolo. La giornata
scolastica è per metà dedicata allo
studio delle materie basilari e per
la fertilità del suolo. Dopo qualche
buon raccolto, l'impoverimento del
terreno costringe gli agricoltori a
spostarsi verso altre zone, lascian-
dosi alle spalle soltanto desolate pia-
nure bruciate e compromettendo in
maniera irreparabile l'ecosistema.
«L'insegnamento di nuove tecniche
di coltivazione ridurrebbe sensibil-
mente la distruzione ambientale e li-
miterebbe il nomadismo della popo-
lazione, attualmente costretta a
periodici spostamenti in cerca di ter-
re migliori», spiega padre Chiosso.
«Fino ad ora i kekchi si sono dimo-
strati desiderosi di impai"aI·e i nuovi
metodi di coltivazione, come la rota-
zione agrai-ia dei raccolti».
Un altro aspetto del paradossale
capovolgimento del destino dei di -
GENNA10 1994 - 35

4.6 Page 36

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scendenti dei Maya è l'attuale ali-
mentazione dei kekchi, povera e
quanto mai sbilanciata. Oggi gli in-
digeni dell' Alta Verapaz sopravvi-
vono soltanto grazie alle tortillas di
mais e ai fagioli , una dieta poverissi-
ma che provoca malattie e malnutri-
zione soprattutto tra i bambini e gli
anziani. Padre Chiosso ricorda la
prima volta che incontrò un gruppo
di bambini kekchi: «Mi stavano cor-
rendo incontro, allegri e vivaci,
quando uno di essi cadde esausto per
lo sforzo. Molti di essi soffrono di
anemia e denutrizione. Fu uno spet-
tacolo molto triste». Uno dei piì:1 im-
portanti compiti per gli insegnanti è
quello di sottolineare l'importanza
di una dieta più ricca ed equilibrata,
che aiuti i bimbi a crescere allegri e
forti . Gli agricoltori sono incorag-
giati a diversificare i raccolti per ra-
gioni di salute, ma anche per ragioni
economiche. Con l'ausilio di mo-
derni metodi e programmi di avvia-
mento professionale, i salesiani in-
tendono aiutare i kekchi a costruirsi
una economia autosufficiente. «Non
vogliamo cancellare o sostituire la
loro cultura con quella occidentale,
vogliamo soltanto aiutarli ad aprirsi
al mondo», afferma padre Chiosso.
Alta Verapaz (Guatemala).
Ragazzine di Carchà al telaio.
Bambini kekchi: la soddisfazione di dare il proprio contributo.
LA MISSIONE DI ALTA VERAPAZ - GUATEMALA
L'attività catechistica in questa regione è notevole. Più di 500 catechisti, formati pe-
riodicamente dai centri missionari, raggiungono i vari villaggi etrasmettono quanto
hanno imparato. Inogni vi llaggio sono sorti saloni mu ltiuso che servono per i vari in-
contri delle comunità, sia alivellocivi lechereligioso. Nei due centri di Raxruhàe Car-
chàvivono come interni circa 300 giovani indigeni. Essi ricevono una formazione sco-
lastica di base e professionale, che li accompagnerà quando faranno ritorno ai loro
villaggi. Sono tre i cicli del programma scolastico: il primo ciclo riguarda i più giova-
ni, fino allasesta classe; il secondo ciclo comprende altri tre anni, fino alla classe no-
na. Vi è poi uncorso avanzato di avviamento all'insegnamento, perché saranno questi
giovani aoccuparsi dell'insegnamento nei vari villaggi. Nelle prime classi gli studenti
apprendono le materie in lingua kekchi, più avanti imparano gradualmente anche lo
spagnolo.
Per portare avanti questo lavoro missionario catechistico edi promozione umana so-
no state fondate anche due nuove congregazioni religiose formate da indigeni: i Misio-
neros de Don Bosco e Las Hermanas de la Resurreccion.
36 - GENNAIO 1994
Un processo di autoformazione
Nelle loro scuole al posto dei libri
vengono utilizzati fascicoli redatti in
lingua kekchi da computer apposita-
mente programmati. Questo potrà
far discutere, ma si giustifica per i
bassi costi e per la facile riprodutti-
vità in proprio di quel tipo di testi
non reperibili altrove. «Al posto dei
libri, preferiamo dare loro brevi fa-
scicoli fatti in casa, più adatti a un
approccio semplice e immediato»,
spiega padre Chiosso. «Dopo passe-
ranno ai libri». Il computer tra I' al-
tro permette di riprodurre con relati-
va facilità i disegni e le trame dei
tessuti dell'artigianato kekchi.
«Questi indigeni sono molto legati
alle immagini e ai colori della loro
tradizione. E imparano più facil-
mente a leggere e a scrivere se l'in-
segnamento si appoggia a simboli e
disegni familiari» .
Gli studenti comunque imparano
presto a diventare i maestri dei loro
compagni. Ritornano una settimana
al mese nei loro villaggi e con entu-
siasmo condividono subito l'im-
menso tesoro che portano con sé. I
giovani kekchi diventano così i mag-
giori responsabili dello sviluppo e
del cambiamento tra la loro gente. E
i salesiani sono convinti che è questo
il modello di sviluppo giusto per le
civiltà indigene. Padre Chiosso ne è
il più convinto: «Quello che questi
giovani studenti kekchi riusciranno a
fare in pochi anni, noi non riusci-
remmo a realizzarlo in secoli! ».
Tom Springer
Traduzione di Cesare Ri zzi

4.7 Page 37

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a cura di Pasquale Liberatore, postulatore generale
r UNCASO
DAVVERO
DISPERATO
Il signor Valdeci Leao dos San-
tos fu ricoverato in condizioni
gravissime a causa di una emor-
ragia cerebrale. Fu sottoposto ad
intervento chirurgico ma il caso
era considerato davvero dispera-
to e la prognosi era riservata. Si è
pregato con insistenza il servo di
Dio Don Luigi Variara. Con
grande meraviglia di tutti, l'am -
malato si è ripreso ed oggi è
completamente ristabilito.
Daniel Pereira Lima,
Campo Grande (Brasile).
r CHIESI
IL MIRACOLO
DELLA ·
GUARIGIONE
Nel mese di ottobre, mia madre
mi comunicò di essere ammalata
e che i medici avevano ordinato
una biopsia. Andai io stessa a
prelevare i risultati. Si trattava di
un tumore maligno di particolare
gravità. Mi rivolsi a Maria Ausilia-
trice per chiederle il miracolo del-
la guarigione. Si unirono alla mia
preghiera le figlie di Maria Ausi-
liatrice del collegio di Dosque-
bradas. Mia madre fu sottoposta
ad intervento chirurgico. I medici
mi dissero solo: «È nelle mani di
Dio», ma umanamente non ave-
vano alcuna speranza di guari-
gione. Invece mia madre si è ri-
presa benissimo e già da sei anni
gode ottima salute.
Dora Lucia Gonza/es,
Pereira (Colombia).
r UNA SOSPETTA
MASSA
CEREBRALE
Dopo una prima gravidanza con-
clusasi con la morte del mio
bambino, fui esaudita da Dio con
il dono di una seconda gravidan-
za. Durante tutto il tempo dell'at-
tesa pregai con fede san Dome-
nico Savio e la beata Laura
Vicufia perché questa nuova
creatura potesse nascere sana e
crescere santa. Da un'ecografia
si notò nella mia bambina una
sospetta macchia cerebrale: di
qui l'ipotesi di idrocefalia. Invocai
allora con maggior fiducia i due
•·
Santi e indossai l'abitino di san
Domenico Savio che tuttora con-
servo presso il capezzale della
mia bambina. A distanza di due
settimane ripetei l'ecografia dalla
quale risultò che la bimba era
completamente sana. Per me è
stato un vero miracolo! Oggi un
fiore di bimba, con la dolcezza di
Laura Vicuiia - si chiama Rosa
Laura - allieta la nostra vita.
Carolina Perii/o, Mugnano (NA) .
r NELGIRODI
QUINDICI MINUTI
Da quando sono nati , i miei due
bambini li ho messi sotto la pro-
tezione di san Domenico Savio,
per la loro crescita fisica e spiri-
tuale. Ultimamente la bambina
ha avuto febbre elevatissima re-
nitente anche agli antipiretici. Le
ho messo in mano la reliquia di
san Domenico Savio dicendole
di pregarlo. Nel giro di 15 minuti
è sfebbrata.
Antonina Piseddu,Senorbì (CA) .
r DOVEVO
MANTENERE
LA PROMESSA
Mia sorella, affetta da una grave
malattia agli occhi, aveva assun-
to medicinali sconsigliabili duran-
te la gravidanza senza che lei lo
sapesse. La sua fu una gravidan-
za a rischio per la vista sua e del
nascituro. lo pur essendo «mez-
za miscredente» pregai tanto
san Domenico Savio . A dispet-
to di tutte le previsioni mediche,
nacque un bel bambino, per nul-
la affetto dai mali temuti. Fummo
tutti felicemente sorpresi di que-
sto esito. Ma a distanza di una
settimana dalla nascita interven-
ne una febbre altissima che fece
temere il peggio. Il neonato fu tra
la vita e la morte. lo tornai a pre-
gare san Domenico Savio. Dopo
un mese il bambino era fuori pe-
ricolo . Però seppi dal medico una
notizia terribile (che rivelai ai miei
soltanto qualche anno dopo): presa da grande sconforto e
c'erano altissime probabilità che preoccupazione. Ma mi rivolsi
il bambino non avrebbe mai cam- presto con fiducia al Signore me-
minato. Fu allora che io vi scrissi diante l'intercessione di san Do-
chiedendo preghiere. Poi feci si- menico Savio. Nel giro di un
lenzio, forse a causa della mia paio di giorni l'emorragia si arre-
poca familiarità con le cose dello stò. Rimanendo ferma a letto riu-
spirito. Ora - dopo ben sette an- scii ad arrivare all'ottavo mese.
ni! - mi rifaccio viva per comuni- .Ormai la mia creatura poteva dir-
care che quel bambino è ormai si salva. Infatti mi è nato un bel
un adolescente sano nel fisico e bambino vispo e sano. Voglio
sveglio nella mente. Era una pro- dunque ringraziare con tutto il
messa fatta: dovevo mantenerla! cuore il nostro santo protettore
Intanto in tutti questi lunghi anni che continuerò a pregare perché·
non ho mancato di pregare anco- custodisca sempre il mio Ma-
ra questo delizioso piccolo santo nuel.
e il suo maestro san Giovanni
Bosco.
o.a., Orvieto (TR).
Lodi Lara,
Calderara di Reno (BO).
r UNDOPPIO
DONO
Sposati sin dal 1976, pur essen-
do molto felici , sentivamo la
mancanza di un bambino che al-
lietasse la nostra unione. Una
mia amica mi dette l'abitino di
san Domenico Savio che io in-
dossai subito e con tanta fede.
Siamo stati esauditi. Nel novem-
bre del 1990 ci è nata Giuliana e
dopo 17 mesi è nato Claudio: un
doppio dono! Prego di pubblicare
la grazia perché altri si rivolgano
con fiducia a questo Protettore
dei nostri bambini.
Bel/ante Michela, Villarosa (EN).
r UNRISCHIO
SUPERATO
Mia figlia in attesa di un bambino,
sapeva i rischi che avrebbe cor-
so il nascituro per la presenza
nel suo sangue di un particolare
anticorpo che avrebbe potuto
bloccare il cuore del piccolo alla
nascita. Una mia cara amica,
exallieva salesiana, condividen-
do le nostre apprensioni ci pro-
curò l'abitino di san Domenico
Savio che mia figlia indossò per
tutto il periodo dell'attesa. Il 24
marzo ci è nato un bel maschiet-
to sanissimo e senza alcuna diffi-
coltà. Ora il bimbo ha quasi dieci
mesi ed è stato sempre in perfet-
ta salute.
r ERAGIÀ
CIANOTICA
Nina Nova/etto, Faenza (RA).
Una notte nel sonno, la mia bam-
bina Sara fu colta da una grave
crisi respiratoria. Era già cianoti-
ca quando giungemmo all'ospe-
dale dove fu diagnosticata una
forma di soffocamento. Ricorsi
all'intercessione di san Domeni-
co Savio e dopo qualche ora la
mia bambina si riprese . Ora sta
molto bene.
Giovanna Comminesi,
Masate (Ml).
r L'EMORRAGIA
SI ARRESTO
Dopo un inizio tranquillo di gravi-
danza, giunta al sesto mese sor-
sero gravi difficoltà a causa di
una inarrestabile emorragia. Fui
Per la pubblicazione non
si tiene conto delle lette-
re non firmate e senza
recapito. Su richiesta si
potrà omettere l'indica-
zione del nome.
GENNAIO 1994 - 37

4.8 Page 38

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. . ~-· ~
~~
.._.,..,.. ~
-~
-
-
-
DON FILIPPO RINALDI Di Don Bosco gli mancava solo la voce. Ma soprattutto ne
------
-
------
Don Bosco aveva letto
chiaramente sul suo
futuro e lo guidò passo
passo nella scelta
vocazionale.
ILQ
Cristoforo Rinaldi e Antonia
Brezzi avevano costruito la loro
famiglia a Lu Monferrato, un paesi-
no incollato al cocuzzolo di un colle.
La madre Antonia aveva una fede
grande come le montagne. Ogni sera
s' inginocchiava con i suoi nove figli
davanti a una nicchia della Madon-
na, e li invitava a ripetere con lei:
«Vi saluto, o Maria. Vi dono il mio
cuore. Non ridatemelo mai più». Tre
di quei ragazzi li avrebbe visti di-
ventare sacerdoti.
Filippo era l'ottavo di quei nove.
Quando compì dieci anni (1866),
nella sua vita entrò il nome di Don
Bosco. In un paese poco lontano,
Mirabella, quel prete di Torino ave-
va aperto un " piccolo seminario", e
papà Cristoforo vi portò Filippo. Sul
biroccio di papà, quel ragazzino
aveva il cuore un poco stretto come
tutti i bambini che lasciano per la
prima volta la loro mamma, ma era
serio e 1iflessivo, e capiva che per
studiare bisognava fare quel sac1ifi-
cio.
Ebbe per insegnante don Paolo
Albera, con cui si sarebbe accompa-
gnato per tanti anni della vita. «Per
me don Albera - scriverà - fu un
angelo custode. Fu lui incaricato di
vigilarmi, e lo fece con tanta carità
che mi stupisce ogni volta che ci
penso».
Don Bosco venne due volte da To-
rino, e parlò a lungo con Filippo. Di-
vennero amici. Ma in primavera Fi-
lippo era stanco degli studi intensi, e
l'occhio sinistro cominciò a fargli
seriamente male. Un giorno che era
particolarmente teso e pensava di
tornare in famiglia, un assistente
grossolano lo offese in maniera ur-
tante. Fu la goccia che fece traboc-
care il vaso. Filippo non perse le
staffe. Andò dal direttore e gli disse
che voleva tornare a casa sua. Non
era un capriccio. Papà Cristoforo
venne a riprenderlo.
38 - GENNAIO 1994
I
di Teresio Bosco
Le lettere di Don Bosco
Quando Don Bosco giunse per la
terza volta a Mirabella e non trovò
più Filippo, ci rimase male. Gli
scrisse una lettera, in cui lo pregava
di ripensarci. Di lettere di Don Bo-
sco, Filippo ne ricevette parecchie
negli anni seguenti:-in ognuna c'era
l' invito a tornare. Ma Filippo si sen-
tiva ormai lontano.
·
Nel 1876 Filippo compie vent'an-
ni. I genitori di una brava ragazza
sono venuti da papà Cristoforo ad
avanzare una proposta di matrimo-
nio. Ma da Torino arriva anche Don
Bosco, deciso a dare battaglia per
portare Filippo con sé.
C'è un colloquio lungo, decisivo.
Filippo, con la tranquilla tenacia dei
contadini, espone tutte le sue diffi-
coltà. Don Bosco le ribatte ad una ad
una. «Mi guadagnò a poco a poco -
scriverà don Rinaldi -. I genitori
mi lasciavano libero, e la mia scelta
cadeva su Don Bosco».

4.9 Page 39

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ebbe il cuore e la paternità. Una scelta vocazionale difficile.
BS
21 anni. Il contadino di Lu riapre i
libri e ricomincia lo studio.
24 anni. Ai piedi di Don Bosco, Fi-
lippo fa a Dio voto di povertà, castità
e obbedienza. Diventa Salesiano.
26 anni (23 dicembre 1882). Filip-
po Rinaldi è ordinato Sacerdote.
In questi anni si è ve1ificato un ele-
mento che sconce1ta: Filippo è andato
avanti guidato, qua~i po1tato per ma-
no, da Don Bosco. E lui stesso a rac-
contare: «Don Bosco mi diceva: il tal
giorno darai il tal esame, prenderai il
tal Ordine. Io obbedivo di volta in
volta. Fu Don Bosco che mi tracciò la
via»~ Il biografo don Ceria commen-
ta: «E un caso più mùco che raro, anzi
l'unico che si conosca». Don Bosco
doveva leggere molto chiaramente
nel futmo di quel giovanottone.
Gennaio 1888. Don Bosco si sta
spegnendo: morirà l'ultimo giorno
di questo mese. Don Rinaldi, nomi -
nato da lui direttore delle vocazioni
adulte, va a trovarlo. Vorrebbe con-
fessarsi da lui, ma lo trova così pro-
strato che quasi ci rinuncia. Poi:
«Don Bosco - gli dice -, vorrei che
mi confessasse, ma non vorrei stan-
carla. Facciamo così: io le dirò i
miei peccati, e lei dopo mi dirà una
parola, una sola».
Si confessa. Prima di assolverlo,
Don Bosco gli dice una parola sola:
"Meditazione". «Questa parola mi
fece grande impressione - dirà-. Fu
come una rivelazione dell'imp01tan-
za che Don Bosco dava alla medita-
zione».
Dodici anni in Spagna
Don Rua, successore di Don Bo-
sco al vertice della congregazione
salesiana, un giorno del 1889
chiamò a sé don Rinaldi e gli disse
semplicemente:.«Ti mando a Sarrià,
in Spagna. Dovrai sbrigare cose as-
sai delicate».
La scuola salesiana di Sarrià-Bar-
cellona era entrata in crisi. Alcuni
inconvenienti avevano minacciato il
prestigio dei salesiani, e gli allievi si
erano ridotti alla metà. A 33 anni,
don Rinaldi aprì la grammatica spa-
gnola. A Sarrià trovò un ambiente
da togliere il sonno. I salesiani era-
no scarsi e scoraggiati, la disciplina
e lo studio tra i giovani stavano an- studi e nei lavori, si al mondo
dando a rotoli. Don Rinaldi ricostruì un'arma potente per accusare i reli-
l'impegno nel lavoro, nello studio, giosi di ignoranza e di ozio».
nella disciplina.
Non tutti i giovani, abituati a un
ritmo lento e sfaticato, gradiscono il Un senso di vertigine a 45 anni
cambiamento. Uno entra nell'ufficio
del Direttore e gli rovescia sul tavo- 17 febbraio 1901. Mentre accanto
lo tutto il suo dispetto. Conclude: «E a Don Rua assiste al teatrino dei ra-
adesso vado a far la valigia e torno a gazzi, il prefetto generale dei Sale-
casa». Don Rinaldi lo ha lasciato siani, don Belmonte, è colpito da pa-
parlare con calma, e ora con calma ralisi. In poche ore muore. Aveva
gli dice: «Hai detto quello che pen- solo 58 anni, e gestiva il suo compi-
savi, e te ne sono grato. Ne terrò to di numero due della congregazio-
conto. E adesso perché vuoi tornare ne salesiana con grande efficienza.
a casa?». Davanti alla perplessità Don Rua ne è molto turbato. Pensa,
del ragazzo, aggiunge serio: «Figlio si consiglia e prega. Poi telegrafa a
mio, tu diventerai salesiano, un bra- don Filippo Rinaldi di recarsi a Tori-
vo salesiano». Così avvenne.
no il più presto possibile: sarà lui il
Tre anni sono sufficienti a solleva- nuovo Prefetto generale.
re l'opera salesiana di Sarrià e far Don Rinaldi obbedisce, come sem-
conoscere di che tempra è questo pre. Ma lasciare la Spagna gli costa.
grosso prete piemontese.
Ha solo 45 anni, e andare a chiudersi
Don Rua, da Torino, gli comunica nell'ufficio del Prefetto, al quale so-
che viene nominato ispettore (cioè no riservate in quel tempo tutta la ge-
Provinciale) di tutte le opere salesia- . stione econonùca e le più spinose
ne della Spagna e del Portogallo. questioni disciplinari della congre-
Don Rinaldi traccia sul taccuino un gazione, gli dà un senso di vertigine.
programma brevissimo: «Sarò pa- Per non lasciare che l'aridità pe-
dre. Eviterò i modi aspri. Quando netii nel suo cuore, si alza molto
verranno a parlarmi non darò a vede- presto al mattino, dice la S. Messa al-
re di essere stanco o di aver fretta». le cinque, e poi dedica due ore a
Non saranno solo parole. L'anziano confessare la gente nel Santuario
Arcivescovo di Valenza, Olaechea, di Maiia Ausiliatiice. «Ho bisogno
dirà: «Ho l'impressione di non aver di sentirmi prete», dice come a giu-
trovato, nella mia non breve esisten- stificarsi.
za, un sacerdote che abbia dato Il 6 aprile 1910, a 73 anni, Don
più alta l'idea della paternità amoro- Rua si spegne. Don Rinaldi dà la
sa di Dio».
mesta notizia ai Salesiani e convoca
In 9 anni don Rinaldi fonda 16 il capitolo generale che eleggerà il
nuove opere salesiane. Il lavoro più "terzo Don Bosco".
grande, però, lo compie nella forma- Viene eletto don Paolo Albera, il
zione dei Salesiani. Con franchezza salesiano che a Mirabella ha incanta-
ricorda a tutti: «Noi esistiamo per la- to Filippo con la sua bontà. Don Ri-
vorare tra i giovani pove1i. Lavorare naldi viene rieletto prefetto generale.
per loro non vuol dire lasciarli rasse-
gnati nella loro povertà, ma farli cre-
scere con attività sociali e culturali». Duemila salesiani
In quel tempo, l'Ispettore salesia- in divisa militare
no è anche incaricato delle figlie di
Maria Ausiliatrice. Nella Spagna di 1914. La prima guerra mondiale in-
quel tempo, la donna del popolo do- veste l'Europa. In quella grande ago-
veva essere buona, devota e basta. nia di popoli, anche la congregazione
Don Rinaldi parla alle suore salesia- salesiana soffre la sua piccola doloro-
ne in maniera chiara e netta: «Si ca- sissima agonia. Quasi duemila sale-
de in un gravissimo errore se alla siani, nelle varie nazioni europee, so-
pietà non si unisce la conveniente no anuolati, devono indossare la
istruzione. Persuadetevi che quando divisa militare e in opposte trinçee
le fanciulle nop progrediscono negli combattersi a vicenda. Molte case sa-
GENNA10 1994 - 39

4.10 Page 40

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Nel 1931 don Rinaldi visita la casa
di Chiari (Brescia) e posa per la
foto di gruppo. Un bravo ritoccatore
ha isolato nella grande foto un par-
ticolare: la figura di don Rinaldi e
un ragazzino di quinta elementare,
che nel 1977 sarebbe diventato il
settimo successore di Don Bosco,
don Egidio Viganò.
lesiane sono requisite e trasfonnate in
case1me, ospedali militari, alloggi di
fortuna per profughi e orfani.
Su don Rinaldi grava il difficile
compito di provvedere alle necessità
materiali dei confratelli combatten-
ti. Eppure, durante quei durissimi
anni 1914-18, don Rinaldi riesce a
dar vita a due opere che avranno uno
straordinario sviluppo negli anni fu-
turi: la Federazione Internazionale
degli Exallievi e delle Exallieve e
l'associazione di religiose secolari
che verranno poi chiamate Volonta-
rie di Don Bosco.
Nell'ottobre 1924, don Rinaldi eb-
be per la seconda volta il mesto inca-
rico di annunciare ai salesiani la
morte del loro rettore maggiore: don
Paolo Albera si era spento quasi
all' improvviso.
Don Rinaldi aveva 65 anni. I ca-
pelli, intorno alla fronte distesa, era-
no diventati quasi bianchi. Lo sguar-
do, dietro le piccole lenti cerchiate
di metallo, si era fatto più dolce e un
tantino mesto. Il corpo alto e robusto
si era appesantito nei vent'anni di
duro lavoro in ufficio. Ora sperava
che i salesiani l'avrebbero sollevato
da quel pesante incarico.
40 · GENNAIO 1994
Il "quarto" Don Bosco
pubblicazione della rivista Gioventù
Missionaria e l'organizzazione del-
U 24 aprile 1922 si era radunato a . le Associazioni missionarie della
Valdocco il capitolo generale per gioventù salesiana.
eleggere il nuovo rettor maggiore. Nei nove anni del suo rettorato par-
Alle nove, don Rinaldi uscl dal suo tirono per le Missioni 1868 salesiani
ufficio con la sottana nera malandata e 613 figlie di Mai·ia Ausiliatrice.
di sempre, portando sulle spalle il Per tenere uniti i salesiani, già don
cappotto cui mancava uno dei grossi Rua e don Albera avevano compiuto
bottoni. In tasca portava un biglietto lunghi viaggi. Don Rinaldi, anche se
che avrebbe letto all'assemblea: ogni viaggio lo lasciava prostrato,
«Prego di eleggere un prefetto giova- capì che doveva seguire il loro
ne. Questa è un emica che richiede esempio, e vi si adattò. Visitò i Sale-
molta attività e lavoro. Quando si in- siani e le FMA nelle nazioni che
vecchia è difficile sostenerne tutta la erano state straziate dalla grande
responsabilità(...). Abbiamo bisogno gue1rn: Polonia, Austria, Ungheria,
che nel capitolo entrino i giovani». Germania, Francia. Di qui proseguì
Il capitolo generale però non gli per la sua carissima Spagna.
diede il tempo di leggere quel bi-
glietto: lo elesse nuovo Rettor Mag-
giore al primo scrutinio. Dopo il lun- La Congregazione raddoppiata
go applauso, don Rinaldi si alzò
sconce1tato, disse: «Che cosa mai Il 2 giugno 1929 don Rinaldi visse
avete fatto? ... Questa elezione è una la giornata più bella: Don Bosco fu
confusione per me e per voi. Essa fa dichiarato beato da Papa Pio XI. In
credere che il Signore voglia morti- quell'anno la fatica·e l'età (73 anni)
ficai·e la congregazione, o che la Ma- cominciarono a farsi sentire in ma-
donna voglia far vedere che è lei so- µiera allarmante.
la che opera in mezzo a noi. As- Dovette sospendere i viaggi. Si
sicuro che per me è una grande mor- raccoglieva in lunghi momenti di
tificazione.
preghiera. «La vita interiore - dice-
Pregate perché io non guasti ciò va ai Salesiani - è la presenza di Dio
che hanno fatto Don Bosco e i suoi dentro di noi, ricordato, invocato,
successori .. .».
amato. Bisogna arrivare a dare la vi-
Ma uno dei salesiani più anziani, ta spirituale alla scuola, alla ricrea-
don Francesia, che aveva vissuto a zione, e questo senza nemmeno dir-
lungo in familiarità con Don Bosco, lo, ma solo pensandolo».
disse: «Gli manca soltanto la voce di Nella mattina del 5 dicembre
Don Bosco. Tutto il resto ce l' ha». 1931 , col cuore molto affaticato don
In don Filippo Rinaldi i Salesiani Rinaldi era seduto nella sua camera
avevano da quel giorno il loro "quar- con un libro in mano. Il segretai-io
to Don Bosco".
era nella stanza accanto. Ad un trat-
Fin dai primissimi mesi del suo to sentì un colpo di tosse. Andò a ve-
rettorato, don Rinaldi diede un forte dere se aveva bisogno di qualcosa.
impulso missionario alla Congrega- Lo trovò con la testa reclinata sul li-
zione. Il Cai·dinale Giovanni Ca- bro. Se n' era andato a Dio senza di-
gliero, primo missionario di Don sturbare nessuno.
Bosco, celebrava 60 anni di sacer- La congregazione salesiana che
dozio. Per quella grande occasione, egli aveva ricevuto dalle mani di don
don Rinaldi trasformò l'opera sale- Paolo Albera contava 4788 salesiani
siana di Ivrea nel primo "Istituto che lavoravano in 404 opere. Ora,
Missionario Salesiano" : da quel dopo nove anni in cui aveva avuto ti-
momento per le Missioni sarebbero more di "guastare" ciò che aveva
paitite persone giovanissime, in fatto Don Bosco, essa era composta
grado di assimilare con fa~cilità lin- di 8836 salesiani, che l~voravano in
gua e costumi locali.
oltre mille opere sparse nel mondo.
Il numero di aspiranti alle missio- Il 29 aprile 1990, Giovanni Paolo II
ni divenne talmente grande che in elevò l' umile figura di don Filippo Ri-
pochi anni vennero aperti altri nove naldi accanto a quella di Don Bosco e
istituti missionai·i.
di don Rua, dichiai·andolo beato.
Don Rinaldi appoggiò la fioritura
delle vocazioni missionarie con la
Teresio Bosco

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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BS
CIFARELLI DIANA, t a Napoli a 63 anni.
Vice preside all'Istituto Don Bosco alla Doga-
nella a Napoli, fu maestra di vita per generazio-
ni di ragazzi. Discreta, disponibile, generosa,
ha fatto della sua vita un dono di servizio ai gio-
vani nella scuola.
BORRAZZO Giovanni, cooperatore ed exal-
lievo, t Livorno il 2/6/1993.
Insegnò lettere e religione per oltre 40 anni.
Educato nelle scuole salesiane, era devoto di
Don Bosco, riconoscente al beato don Rinaldi,
che gli era stato di guida con i suoi consigli.
SCHROOTEN sac. Jean, salesiano, t Bon-
heiden (Belgio) il 29/1/1993 a 83 anni.
Intelligente, di grande spirito di pietà e dal cuo-
re sensibile, è vissuto a servizio della congre-
gazione. Per 23 anni missionario in Africa, nei
numerosi anni trascorsi alla Procura di Jette o
di Boortmueerbeek, fu interamente a disposi-
zione dei missionari a riposo o ammalati, di-
sposto ad aiutarli in ogni modo. Profondamen-
te umano, non rifiutava niente ed era pronto a
mettersi interamente al loro servizio.
QUILEZ GRACIA Fabian, salesiano, t Urnie-
ta (Spagna) il 6/3/1993 a 92 anni.
Salesiano esemplare per semplicità, pietà e
amore al lavoro. Molto amato dai giovani sale-
siani, con i quali visse in comunità per molti an-
ni. Esemplare nel lavoro: fino a pochi mesi pri-
ma di morire, nonostante i suoi 92 anni, si
occupava del giardino, appoggiandosi talvolta
a una colonna o sedendosi su una bassa pan-
ca, con la zappa in mano, seminando nuovi fio-
ri. Nel tempo della guerra civile, per aiutare i
salesiani imprigionati, aprì al pubblico una bot-
tega di ciabattino (era calzolaio) e col suo lavo-
ro poté soccorrere più di un salesiano perse-
guitato o nel bisogno.
ANTONIOLI suor Fernanda, figlia di Maria
Ausiliatrice, t Milano ìl 24/3/1993 a 82 anni.
Nella sua lunga vita accompagnò generazioni
di giovani. Fu insegnante a Milano "Via Bonve-
sin" da sempre: ma anche dopo aver lasciato
l'insegnamento ha continuato a seguire le exal-
lieve. "Mamma Margherita" è stato il piccolo
giornale da lei curato fino all'ultimo per tenere
unite le exallieve. La cecità che l'ha colpita non
le ha tolto l'arguzia e la voglia di accompagna-
re la gente.
GAMBA suor Pierina, figlia di Maria Ausilia-
trice, t Missaglia (CO) il 28/3/1993 a 87 anni.
Rimasla orfana, toccò a lei allevare la sorella.
Per questo si trasferì a Milano per guadagnarsi
da vivere e poi "dedicarsi al Signore". A Milano
conobbe l'oratorio e lo spirito semplice della
comunità salesiana. Dopo la professione partì
per la Cina, la terra che amò con indicibile amo-
re : vi rimase 51 anni passando di casa in casa
come assistente e infermiera e sottoponendosi
alle tappe forzate dei cristiani, dagli anni della
prima rivoluzione in poi. Del campo di concen-
tramento non ha mai voluto parlare: c'è un tem-
po, nella sua vita, totalmelmente avvolto nel ri-
serbo e consacrato a Dio nel silenzio.
t BONOMI sac. Emilio, salesiano, Torino il
2/7/1993 a 85 anni.
Della ispettoria veneta San Marco, approdò al-
la vita salesiana a 26 anni, dopo aver fatto le
scuole commerciali e una buona esperienza nel
mondo del lavoro. Dieci anrl dopo h.J ordinato
sacerdote. Nei suoi 58 anni di vita palesiana
sviluppò un'attività molto complessa. Come
scrittore lascia numerose opere di narrativa.
Scrisse commedie e drammi, allestì mostre per-
sonali di pittura ed ebbe anche una buona pro-
duzione musicale. Fondò e diresse per 20 anni
il Centro Culturale "Giovanni XXIII" : Fu confe-
renziere apprezzato, ma mantenne sempre an-
che una innata simpatia per l'oratorio.
t COLOMBINI sac. Gaetano, salesiano, Va-
razze il 28/3/1993 a 78 anni.
Ciò che più colpiva era la sua vitalitài il non vo-
ler invecchiare nello spirito. Fu docente di
scienze naturali e ricoprì anche la carica di pre-
side. Era instans:abile, preparato, battagliero in
tutti gli incontri di collegamento, nei convegni.
Fu delegato ispettoriale della scuola e consi-
gliere nazionale della FIDAE. Schiere di stu-
denti lo ricordano per la preparazione scientifi-
ca, per l'umanità e disponibilità. Come
delegato ispettoriale e regionale degli exallievi
e degli sportivi PGS, con la sua parola di sa-
cerdote e di educatore rivelò preoccupazione
per la loro formazione umana e spirituale.
CSERNAK suor Adelaide, figlia di Maria Au-
siliatrice, t Cremisan (Israele) il 14/3/1993 a
92 anni.
Nata in Ungheria, dopo aver ultimato gli studi di
maestra, lasciò la sua patria per entrare in Novi-
ziato. Fu un'educatrice-impagabile di generazio-
ni intere di giovani in Egitto, in Siria, in Libano.
CATANIA suor Carmela, figlia di Mc1ria Ausi-
liatrice, t Acireale (CT) il 23/4/1993 a 94 anni.
I suoi 67 anni di vita religiosa sono lo specchio
fedele del suo impegno per i giovani più poveri.
Per 20 anni fu l'animatrice dei ragazzi del quar-
tiere "Borgo" di Catania. I bambini le arrivavano
tra le braccia la mattina presto, e poi per tutto il
giorno era lei a sostituire le mamme che anda-
vano al lavoro. Non conobbe mai soste: anche
d'estate passava i giorni alla colonia Don Bosco
con i salesiani, pronta a seguire i giovani, i chie-
rici e chiunque avesse bisogno di lei. Il suo stile
era inconfondibile, sorridente, gentile.
t TONNINI Irma, cooperatrice,
Roma
1'1/4/1993 a 80 anni.
Romana, testaccina, si sentì sempre legata al-
la parrocchia salesiana di Santa Maria Libera-
trice . Sposa e madre premurosa, fu una coo-
peratrice che amò con vivo sentimento e affetto
Don Bosco. Si è purificata con la sofferenza
accettata cristianamente.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
, Roma (oppure ali'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in ... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati: ·
«... annullo ogni mii!
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
GENNAIO 1994- 41

5.2 Page 42

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Maria Ausiliatrice, mi affido al tuo
materno aiuto, a cura di N.N., L.
2.000.000.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in memoria dell ' exallievo
Alessandro Bonzano, a cura della
sua Maria, L. 2.000.000.
Don Bosco, in memoria di Balzarro
Cesare, exallievo del primo Orato-
rio, a cura dei familiari, L.
1.000.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in
memoria di Fulvia Bon-i in Sartori, a
cura del marito Marcello e figli , L.
500.000.
Maria Ausiliatrice, secondo le mie
intenzioni, a cura di Galleazzi Rosa,
L. 500.000.
S. Cuore di Gesù, Papa Giovanni,
Santi Salesiani, in suffrag io del ma-
rito Bernardino e per mia protezio-
ne, a cura della moglie Margherita,
L. 500.000.
Don Bosco, per ringraziamento e
protezione, a cura di A. E., L.
500.000.
S. Cuore di Gesù, Maria Ausilia-
trice, Don Bosco, per ringraziamen-
to e protezione, a cura di Fedrigo M.
Letizia, L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura di Cervia Imelde, L. 500.000
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura di Terrazzoni Anna ved. Orna-
no, L. 3 15.000.
Don Bosco e Domenico Savio, in
memoria di Raffaele e per grazia ri-
cevuta, a cura di Camilotto Maria, L.
3 !0.000.
Maria Auslllatrice, invocando pre-
ghiera per M. Assunta, ammalata, a
cura della Fami gli a Maifredi, L.
300.000.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in memoria e suffragio di
mio marito Bruno, a cura di Fulvia
De Marco, L. 250.000.
S. Cuore di Gesù, Maria Ausilia-
trice, Santi Salesiani, in ringrazia-
mento e protezione dell a fa mi gli a, a
cura di Flora Musuraca, L.
200.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, invocando grazia
di guarigione per mia figlia, a cura di
M .R. (AL), L. 200, 000.
Maria Ausiliatrice, e San Giovan-
ni Bosco, in suffragio di mia sorella
e invocando protezione per me, a cu-
ra di Bramati Luigia, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, ringraziando e
invocando protezione, a cura di Sil-
via, L. 200.000.
·Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in suffragio dei fam ili ari de-
fu nti , a cura di Luigia Velardo, L.
200.000.
S. Domenico Savio, per ringrazia-
mento e protezione, a cura di Ca-
gnazzo Angelo, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per protezione dell a famiglia, a cura
di !mera Gaetano, L. 200.000.
Don Bosco, a cura di Basil ia 01telli ,
L. 200.000.
42 - GENNAIO 1994
BORSE DI STUDIO
per giovani missionari
pervenute
alla Direzione
Opere Don Bosco
Ecuador. Bambini e ragazzi indigeni su «Llamas».
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, invocando protezione in vita
e in morte, a cura di Agabio Rina, L.
200.000.
In memoria di Faltoni Augusto, a
cura di Faltoni Otello Rinaldo, L.
200.000.
Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-
ni, a cura di Scupelli Rosa, L.
200.000.
SS. Cuori di Gesù e di Maria, in
memoria e suffrag io di Colombano
Guido e fa mili ari , a cura del fi glio
Renzo, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per grazia ricevuta, a cura di Bellone
Margherita, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in
memoria di Mamma Beatrice e in-
vocando protezione per la famiglia,
a cura di Fabrizio M. Vittoria in Ger-
vasi, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-
ni, invocando protezione sui fi gli , a
cura di Plat Rosina, L. 150.000.
Maria Ausiliatrice e S. Domenico
Savio, a cura di Pitasso Margherita,
Borse Missionarie da
L.100.000
L. 150.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, per una f.elice soluzione, a
cura di B.P.
Don Bosco , a c ura di Annoni
Francesco.
Don Bosco , a c ura di Luig i Di
Stefano.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, a cura di Siriotto Lucia.
Don Bosco e Domenico Savio, a
cura di E.P.
Mamma Margherita, a c ura di
Adriano Ponte.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura di Zatti Maria.
Don Bosco , a cura di Fattore
T eres in a.
Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani , per protez io ne de ll a
fa miglia, a cura di Giorgio e Ivana
Mensitieri .
S. Giovanni Bosco , in suffrag io
del mio fratello missionario sales ia-
no P. D'Agostino Leone, a cura di
Angelina Callegarin.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura di Eusebio Emilio.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, proteggete Piero,
Domenico e Paolo Maria, a cura
dei genitori - In suffragio di
D ome ni co Gu zzo, a c ur a de ll a
moglie Adele.
S.ta Maria Mazzarello, prega per
mi a fi gl ia, a cura di N.N., exallieva.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco e
Don Rinaldi , a cura di Bruna
Predonzani.
Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani , a c ura di Pa rlani
Giorg in a.
S. Giovanni Bosco, in suffragio di
Rosa e Rosario Rapisarda, a cura di
Alessandro ed Enrica Abbo.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per grazia ricevuta, a cura di Berta
Stefa nia.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per ringraziamento e protezione, a
cura di Rina Lusso.
Don Bosco e Santi Salesiani, invo-
cando protezione sulla fam igli a, a
cura di Consalvo Maria - In suf-
fragio del padre Carmelo Arecchi ,
a cura di Arecchi Prof. Carmela.
Maria Ausiliatrice, a c ura di
Cuccu Milena.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco ,
in suffrag io della zia Ol ga, a cura
di Dandolo Renata .
Maria Ausiliatrice, per grazia
ricevuta, a cura di Angela Bianco.
Don Bosco , in suffragio dei mi ei
defunti , a cura di Pampi g lion e;
Cater in a.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per ringraziamento e protez ione
della fam ig li a, a c ura de ll a
Famiglia Pelassa.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura di Dova Carla.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per rin graziame nto e protezione
dell a fa miglia , a cura di Rufatti -
Marchisio.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in suffragio dei defunti della fam i-
glia, a cura di Rifa tto-Marchisio.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per aiuto e protez ione, a c ura di
Castagno Valeria e En rico.
Don Bosco, per continua protezio-
ne, a cura di N.N .
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
implorando protezione per me e i
miei nipoti , a cura di C.E.
In memoria del Dott. Nino Gen-
nero e di Don L. Zavattaro e Don
Francesco Meotto, a cura dei coh-
di scepol i de ll a Casa Madre an ni
1934-35.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Don Rinaldi , a cura di Margherita
Bianchi - Maria Ausiliatrice, in
suffragio dei defunti di R.P.
Don Bosco, Santi Salesiani, a cura
di Bogino Lina.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per protezione e risoluzione di pro-
blemi, a cura di Mauro e Brunella
Ferrari .
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in suffrag io dei defunti fami li ari, a
cura di Luigia Verardo.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per g razia ri cevuta , a cura di
Cervetto Nicoletta.
S. Domenico Savio, per ringrazia-
mento, a cura di Migliore Ni gra
Angela.
S. G. Bosco, S. Caterina, in suf-
fragio della moglie Caterina, sorel-
la Rosa e mamma Carolina, a cura
di Osvaldo Alessandria.
Maria Ausiliatrice , a cura di
Chiofalo Maria.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in vocando protezione in vita e in
morte, a cura di A.R.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in suffrag io dell a moglie Fu lvia e
di Don Vincenzo Onorati, a cura di
Andrio ll o Silvestro.
Maria Ausiliatrice e S. Maria
Mazzarello, intercedete per me, a
cura di N.N. exallieva.

5.3 Page 43

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Nome: Peter Lappin.
Nato a: Belfast, Irlanda del
Nord, 82 anni fa.
Attività: scrittore, conferenzie-
re, cappellano.. .
Attuale residenza: West
Haverstraw, New York.
Altre notizie utili: lo stato di
New York ha proclamato il
23 maggio scorso in suo
onore la «Giornata
di Padre Lappin».
Padre Lappin, lei è autore di
molti libri. Quale è stato il più
fortunato?
Il volumetto Generai Mickey, è
stato un vero bestseller. È la
storia semplice e affascinante
dell'allievo di Don Bosco Mi-
chele Magone. Ma ha avuto
successo anche la mia Stories
of Don Bosco (Storie di Don
Bosco), così come il libro Give
me souls! (Dammi le anime).
Quando le è nata la voglia di
fare lo scrittore?
Serivo da sempre, sin da ragaz-
zo. È una vocazione che è nata
con me.
Ha scritto anche dei romanzi?
Non è il mio genere. Stanno fa-
cendo la nuova edizione del
mio The Land of Cain (La terra
di Caino), che racconta le lotte
tra i protestanti e i cattolici del-
la mia città, Belfast.
Per 15 anni è vissuto come
missionario in Cina, e per due
anni a domicilio coatto...
Andai in Cina offrendomi come
missionario volontario nei pri-
mi anni della mia formazione.
Ma la vita per me non fu dura,
a paragone di chi è stato impri-
gionato e mandato <J,i lavori for-
zati. Ricordo ancora l'affabilità
dei cinesi, soprattutto di quelli
di Canton.
Cosa pensa dei giovani d 'oggi?
Cuore grandissimo e testa pic-
colissima. Bisogna avere molta
simpatia per loro. Vivono in un
mondo fatto di droga e sesso:
non riescono a riflettere, ma so-
no generosi, ottimisti, almeno i
giovani degli Stati Uniti. Sono
certo che Don Bosco farebbe
fortuna tra i giovani americani.
E ci vorrebbe davvero un Don
Bosco in mezzo a loro.
Come è nata la sua vocazione
salesiana?
A questa domanda rispondo
sempre facendo la voce cupa e
racconto: «Camminavo lungo
una strada buia. Pioveva e tene-
vo per mano un cane. All'im-
provviso ... ». In realtà la mia è
una vocazione normale. Una
sera portavo a spasso il mio ca-
ne sotto la pioggia e pensavo a
cosa avrei fatto della mia vita.
Avevo 18 anni, volevo fare del
bene. Mi rivolsi a un salesiano
che mi mandò senza tante spie-
gazioni in Inghilterra. Mi pre-
sentai a una casa salesiana e
chiesi: «Voglio parlare con Don
Bosco ... ».
Focus - - -
«M1ss10NAR1
DELL'ANNO»
Piero e Lucille Corti, due pro-
fessionisti che formano una straor-
dinaria coppia, uniti dallo stesso
ideale: essere medici missionari. E
non solo per motivi umanitari.
Piero è un lombardo ed è in
Uganda da 32 anni. Laureatosi in
medicina, conseguì tre specializza-
zioni (pediatria, neuropsichiatria e
radiologia), frequentò per due anni
un ospedale a Montreal (Canada),
dove conobbe Lucille, e nel 1961,
a 36 anni, senza avere le idee trop-
po chiare, partì per l'Uganda. Ap-
prodato a un piccolo ospedale, il
St. Mary Hospital, lentamente ma-
nifestò la sua dinamicità e il suo
carisma missionario. Con succes-
sivi interventi l'ospedale diventò
un a vasta e attrezzata unità sanita-
ria professionalmente efficiente e
all a portata dei più poveri. Oggi
nei padiglioni vi sono 450 posti
letto e vi lavorano 17 medici, di
cui solo tre bianchi. L'ospedale è
dotato delle attrezzature più mo-
derne, perfino della «bomba al co-
balto» per la cura dei tumori.
Poco dopo il suo arrivo, Piero
aveva sposato Lucille, anche lei
laureata in medicina, che lo aveva
raggiunto in Africa con l'intenzio-
ne di fermarsi solo qu alche mese.
Nel loro ospedale le prestazioni
ambulatoriali ogni anno sono qua-
si 150 mila, le operazioni impor-
tanti 1500, quasi tutte eseguite dal-
la dottoressa Lucille o da medici
ugandesi da lei preparati. Lucille è
l'anima dell'ospedale e instancabi-
le, anche se la sua salute ha risenti-
to negli ultimi anni di una grave
infezione presa operando uno dei
tanti soldati feriti provenienti dal
sud dell'Uganda, da dove il flagel-
lo del!' Aids si è propagato al nord.
Piero e Lucille sono stati procla-
mati a metà novembre «Missionari
del!' anno 1993» dall 'associazione
«Cuore amico», fondata a Brescia
da don Mario Pasini e sostenuta da
7 mila benefattori. Gli altri due
premiati sono stati padre Silvio
Turazzi , missionario in Africa, che
vive su una carrozzella da 24 anni
ed è attivissimo; e suor Maria Gio-
vanna Bracco, una missionaria cu-
neese che vive tra i favelados di
Minas Gerais in Brasile.
GENNAIO 1994 - 43

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C.M.P.
Rivista per la Famiglia Salesiana
e gli Amici di Don Bosco
Inoltrare le richieste - Cambio di indirizzo - Corrispondenza a:
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