Bollettino_Salesiano_197409


Bollettino_Salesiano_197409

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BIllETTIN I SALESIAN I ORGANO DELLA FAMIGLIA SALESIANA
ANNO XCVIII N. 9 1° MAGGIO 1974
Spediz. in abbon. post. - Gruppo 2° (70) - 1• quindicina

1.2 Page 2

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BOLLETTINO SALESIANO
Anno XCVIII - N. 9
Maggio 1974
Direttore responsabile
DON TERESIO BOSCO
Impaginazione
Luigi Zonta - Ufficio Tecnico SEI
Direzione e Amministrazione
Via Maria Ausiliatrice, 32
101 00 Torino
Officine Grafiche SEI
SOMMARIO
Editoriale
2. « Ecco tua madre»
Articoli
5. la morte del card. Trochta
6. Valdocco è sempre Valdocco
11. Paurito: arrivò un forestiero
12. Ritorno in terra Thai
15. Due lettere dalla Thailandia
16. Dissotterrare virtù antiche
18. Missionari all'estremo vertice del
mondo
20. Un anno fa: Addio Don Pedro I
22. La mamma di un ragazzo santo
24. Un cavallo per amor di Dio
Notizie
della Famiglia Salesiana
19. 11 nuovo vescovo di Punta Arenas
26. 75° anniversario salesiano in Po-
lonia
26. Due anni privilegiati e invidiati
26. Un esperimento interessante al
Convitto di Livorno
26. I Salesiani e il Vangelo
27. Una corsa per l'America Latina
28. Esercizi Spirituali 1974
28. Una via di Brindisi dedicata a un
salesiano
28. Ricordando don Melle, poeta
dell'affresco
29. Un centro orante di cooperatrici
29. Don Bosco visto dai ragazzi di
Bari
29. Estate '74 GG. CC.: Campi di
lavoro e di animazione cristiana
Rubriche
10. Educhiamo come Don Bosco:
Una tecnica di attenzione e di
amore
25. Pubblicazioni Salesiane
27. Microrealizzazioni Missionarie
30. Grazie per intercessione di M.
Ausiliatrice e dei nostri Santi
34. Salesiani e Cooperatori defunti
35. Crociata Missionaria
In copertina
Il mese di maggio è dedicato a
Maria SS. Essa ha per noi
l'amore che ogni mamma ha per
il suo bambino (foto SAF)
La festa di Maria Immacolata
(8 dicembre 1841) segna prov-
videnzialmente l'inizio di tutta
l'opera salesiana, il giorno bene-
detto in cui, nel terreno fecondo
della Chiesa, per le mani di Maria
fu deposto il seme dell'albero sa-
lesiano.
Nella storica scena de11'8 dicem-
bre 1841, nella sacrestia della chiesa
di S. Francesco di Assisi in To-
rino, troviamo in sintesi tutta l'o-
pera salesiana.
Abbiamo il protagonista visibile,
Don Bosco, in atto di applicare
il principio fondamentale del si-
stema preventivo, appreso dalla
sua celeste Maestra: «Non con le
percosse, ma con la mansuetudine>>.
Don Bosco rivendica questo me-
todo contro le esigenze del me-
todo opposto, il repressivo, imper-
sonato dal rude sacrestano, armato
di bastone.
S. Giovanni Bosco ha celebrato
la S. Messa, ha fatto la S. Comu-
nione, l'ha distribuita ai fedeli e,
ritornato in sacrestia, fa il «dovuto
ringraziamento », frenando la santa
impazienza di parlare subito col
giovane che lo aspetta: ecco la
pietà eucaristica, fonte perenne
della carità divina e della grazia
soprannaturale, che animano la
vita e l'apostolato salesiano.
Viene poi la storica Ave Maria,
che ci richiama la devozione ma-
riana i:alesiana e la presenza pe-
renne dell'Immacolta Ausiliatrice,
Fondatrice e Madre dell'Opera sa-
lesiana.
Dopo l'Ave Maria, Don Bosco
inizia la lezione di Catechismo, teo-
rica e pratica: insegna cioè a fare
il segno della croce, e dà così
inizio a tutto il lavoro di istru-
zione religiosa e di formazione cri-
stiana, che Dio ha destinato a lui
e ai suoi figli.
Infine, ecco il beneficato da
Don Bosco e dalla sua opera: un
giovane con questi caratteristici
contrassegni: povero, or/ano, ope-
raio, il primo della interminabile
schiera che l'Immacolata ha affi-
dato, affida e affiderà alla Famiglia
Salesiana, finché ci saranno gio-
vani da salvare.
La Congregazione salesiana,
quindi, non può non esse1e ma-
riana, perché l'Immacolata e Au-
siliatrice è la sua Fondatrice; e
non può essere rinnovata, se non
si rinnova anche nella sua maria-
nità, individuale e comunitaxia,
intima ed esterna, secondo le di-
rettive conciliari e la tradizione sa-
lesiana.
« Aiuto dei Cristiani » :
titolo non ecumenico?
Al titolo dell'Immacolata, Don
Bosco, verso il 186o, dopo il «so-
gno delle due colonne>> e in consi-
derazione delle speciali difficoltà
in cui si trovava la Chiesa e il
Papa, aggiunse il titolo di «Aiuto
dei Cristiani >>.
Oggi può sembrare forse un ti-
tolo «non ecumenico », quasi che
Maria SS. non sia <e aiuto dei
non cristiani >>, contro i quali si
sono ottenute le vittorie legate alla
diffusione di questo titolo: Le-
panto (1571), Vienna (1683). L'Au-
Il

1.3 Page 3

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siliatrice rnrebbe una Madonna bat-
tagliera, che ha nemici e li scon-
figge.
Occorre elevarsi al di sopra delle
circostanze storiche passate, e ve-
dere il senso teologico, liturgico e
biblico del titolo, che è invece
molto attuale ed ecumenico.
I testi biblici della nuova Messa
in onore di Maria Ausiliatrice
sono presi dal capo XII dell'Apo-
calisse, che presenta la lotta vit-
toriosa della Donna, Madre del
Messia e nostra, contro il dra-
gone infernale; e dal capo primo
del Vangelo di S. Luca, che ci
presenta Maria aiuto dell'umanità:
con la sua accettazione della ma-
ternità divina dà al mondo il Re-
dentore.
Paolo VI ha proclamato Maria
<< Madre della Chiesa ». Essa è
Madre di Cristo, Capo e Fon-
datore della Chiesa, e Madre spi-
rituale dei Pastori (anzitutto del
Papa) e dei fedeli.
Ma Maria è pure Madre univer-
sale di tutti i redenti, che sono
tutti chiamati alla Chiesa, e che
hanno già dei <1 valori ecclesiali>>:
pensiamo ai fratelli separati di
Oriente e di Occidente, ai Musul-
mani, agli Ebrei, ai pagani, presso
i quali in diversa misura ci sono
dei preziosi elementi positivi, che
vengono da Dio, e li preparano
all'incontro pieno con Dio.
Perciò la Madonna è Aiuto non
solo dei Cattolici e dei Cristiani,
ma è pure Aiuto, Patrona e Ma-
dre degli Ebrei, dei Musulmani,
dei pagani, che sono tutti chia-
mati anch'essi ad essere cristiani.
« La buona stella di Don Bosco »
L'Ausiliatrice è quindi la Ma-
dre e l'Aiuto universale, senza
limiti e barriere, così come pure
il Padre celeste è Padre di tutti, il
Figlio è redentore di tutti, lo Spi-
rito Santo è santificatore di tutti.
Dire che Maria è Aiuto dei
Cristiani non significa perciò esclu-
dere i non Cristiani, ma significa
vedere tutti come destinatari ad
essere cristiani, o come già deten-
tori di valori cristiani.
Se Maria è Madre e Aiuto della
Chiesa, lo è pure per tanti titoli
della nostra Congregazione e Fa-
miglia, essendone la Fondatrice,
la Patrona, la tenerissima e sem-
pr~ presente Benefattrice e Soc-
corritrice.
Lo riconosce Paolo VI, che ce
l'addita quale Madre, Maestra e
Ausiliatrice, affermando: «Ed ora
un augurio e una preghiera. Che
Maria SS. Ausiliatrice, la buona
stella di Don Bosco, l'ispiratrice,
la guida, il conforto di ogni im-
presa, irraggi della sua luce la
grande Famiglia salesiana, rinno-
vata non solo nelle strutture este-
riori, ma ancora più nel suo spi-
rito genuino; Ella vi accresca
sempre più, figli carissimi, l'amore
per le anime; Ella vi faccia cono-
scere l'urgenza e la molteplicità
dei bisogni della Santa Chiesa;
Ella vi guidi sul sentiero di nuove
ascensioni spirituali; Ella vi in-
troduca un giorno nel possesso di
Cristo e della sua gloria, a cui
tutta la vostra vita vuole essere fin
d'ora consacrata 1> (Discorso ai Capi-
tolari Salesiani, 20 dicembre 1971).
Come valorizzare, alla scuola
di Don Bosco, la devozione alla
Vergine considerata «Aiuto dei
Cristiani •1 ?
Il manto delPAusiliatrice
Don Bosco ha messo Maria
nella pietà individuale del gio-
vane, come un aiuto delle vit-
torie interiori: soprattutto nelle
lotte per la purezza. Ella è Madre
pietosa, che concede facilmente
le grazie di cui abbisogniamo, e
tanto più le spirituali. Perciò in
ogni tempesta della mente e del
cuore, Don Bosco esorta i gio-
vani ad invocare con fiducia l'a-
iuto potente di Maria: «lo vi rac-
comando quanto so e posso, di
invocare sempre il nome di Ma-
ria, specialmente con questa gia-
culatoria: Maria, Aiuto dei Cri-
stiani, prega per noi. È una pre-
ghiera non tanto lunga, ma che
si esperimentò molto efficace >>.
Don Bosco presenta pure a tutti
i Cristiani la Madonna come colei
che decide delle vittorie della Chie-
sa: Aiuto e Patrona della Chiesa.
Nelle visioni la Madonna gli si
presenta per lo più col suo manto
immenso, simbolo del suo aiuto
potente. Se la persecuzione minac-
cia le case fondate in Francia, il
manto discende su di esse, in un 3

1.4 Page 4

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Nella pag. precedente: La statua di M. Ausi-
liatrice venerata nel collegio salesiano di
Barcelone-Horta. In questa pag.: La prima
statua di M. Ausillatrlce venerata nel San-
tuario di Valdocco. I stata donata al rell-
giosi di Don Orione, che a Valdocco da
ragazzo pragb dinanzi a quest'immagine.
siliatrice vuol guadagnare al cielo
per mezzo dei Salesiani I >>. Sono
tutte affermazioni significative del
nostro Padre.
cielo illuminato da lampi. L'esten-
sione di questo manto è per Don
Bosco il segno dell'affermazione
della gloria di Maria nel mondo e
delle sue vittorie.
Quando cerca di far dipingere
l'immagine dell'Ausiliatrice dei
Cristiani, non la vuole inginoc-
chiata a supplicare; è in piedi,
con ii Figlio divino tra le braccia,
sicura di se stessa come del Cuore
di suo Figlio che imprigiona col
suo amore.
Il diritto all'aiuto di Maria è
<< sentito da tutti>>: tanto dal cri-
stiano assalito individualmente dal-
4 le tentazioni, come dalla Chiesa
con il suo Capo supremo visibile,
il Papa.
Presentare ai giovani una Ma-
dre, che è insieme · Maestra e
Guida, confermare la Chiesa nella
speranza dei soccorsi che la Ver-
gine prepara all'angoscia umana,
difendere la Fede sostenendo l'au-
torità del Papa con l'Aiuto dei
Cristiani: ecco la missione che
Don Bosco affida quale preziosa
eredità ad ogni suo figlio. «È
quasi impossibile andare a Gesù
se non per mezzo di Maria>>.
«Uno che da solo fa poco, con
l'aiuto di Maria fa molto>>. «Se
sapeste quante anime Maria Au-
Tre altari sul Calvario
Salendo il Calvario a Gerusa-
lemme, sulla piattaforma rocciosa
superiore si incontrano tre altari:
a destra l'altare della Crocifis-
sione, sul luogo ove, alla pre-
senza di Maria, avvenne la dolo-
rosa crocifissione di Gesù; a si-
nistra vi è l'altare della Croce,
nel luogo ove fu eretta la Croce
di Gesù, sulla quale Gesù con-
sumò il suo sacrificio redentore.
Tra i due altari ve n'è un terzo,
più piccolo, dedicato ali'Addolo-
rata, nel luogo dove Maria seotl
da Gesù Crocifisso le parole:
«Donna, ecco tuo figlio », dove
cioè fu proclamata la sua mater-
nità universale verso tutti i redentj,
rappresentati da Giovanni.
Gesù ripete per ognuno di noi
le divine parole testamentarie:
<< Donna, ecco tuo figlio >>. E Ma-
ria accetta questa grande missione
materna. Ma Gesù dice pure a
ognuno di noi: «Ecco tua Madre >>.
Non ci rimane che da fare quello
che ha fatto Giovanni: «Da quel
momento, il discepolo la prese in
casa sua », per vivere :fìlialmente
con Lei, la Madre.
Bisogna fare di ogni casa sale-
siana la casa della Madonna; bi-
sogna prendere la Madonna con
noi, nel cammino della vita. In
tal modo saremo autentici figli di
Don Bosco. Saremo i veri educa-
tori di cui hanno bisogno i gio-
vani di oggi, che riecheggiano con
le parole e con i fatti la domanda
che alcuni pagani fecero agli Apo-
stoli alla vigilia della passione:
«Vogliamo vedere Gesù» (Gv. 12,
21); e troveraono in noi le guide
sicure, che li guidano a Gesù
per mezzo di Maria: «Trovarono
il Bambino con Maria, sua Ma-
dre» (Mt. 2, u).
DOMENICO BERTETTO
( Condensato a cura di T. Bosco da: « La
vita salesiana oggi alla luce di Maria•>

1.5 Page 5

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Il cardinal Stephan Trochta, arci-
vescovo di Litomerice, sale-
siano, è morto improvvisamente il
6 aprile scorso. Aveva 69 anni.
L'annuncio è stato dato dall'agen-
zia di stato cecoslovacca << Cetka ».
Era stato eletto alla sacra por-
pora il 5 marzo 1973, ma Paolo VI
lo aveva nominato fin dal 1969
<< in pectore », cioè in segreto.
la
morte
rado si verificano avvenimenti im-
provvisi e inattesi. La DivinaProv-
videnza percorre vie misteriose nel
condurre gli uoinini e gli eventi
al mirabile conseguimento del
loro ultimo fine soprannaturale,
che tante volte sfugge alla com-
prensione umana. Tocca a noi
diventare gioiosamente un gio-
cattolo pronto e docile nelle mani
Giunse a Roma per ricevere le
insegna cardinalizie dalle mani del
Papa esattamente llil anno prima
delta sua morte: il 6 aprile 1973.
Di modesta famiglia contadina,
Stephan Trochta aveva ricevuto
del
del Signore...
Con la promessa che tra poco
pronuncerò intendo mettermi to-
talmente a servizio di Dio, della
Chiesa, di Vostra Santità, di
tutta la società umana, special-
la sua prima istruzione in un
piccolo seininario della Moravia.
AtU"atto dal fascino di Don Bosco,
scese a Torino a 18 anni per
diventare salesiano. Qui compi gli
studi di filosofia e di teologia, e
r.ardi■le
mente poi della mia amata Patria,
secondo le mie forze e in tutto
quello che potrò, fino all'ultimo
respiro della mia vita (...).
nel 1932 fu ordinato sacerdote.
La risposta del Papa:
TROCHTA Il Bollettino Salesiano ba nar-
rato a lungo, nei mesi passati, le
su vicende: dal campo di ster-
minio di Dachau alle prigioni sta-
liniste, dalla consacrazione episco-
« Il disegno di Dio
su di Lei»
(...) La sua elevazione alla di-
gnità cardinalizia, da noi decisa
pale al mestiere di «aggiustatore
fin dal 1969, è stata anzitutto un
d.i ascensori i>. Citiamo gli articoli
segno di fiducia per Lei, venerato
pubblicati: Mons. Stefano Trochta
e caro signor Cardinale, per la
Cardinale (1° aprile 1973, p. 13);
sua persona. La Provvidenza Di-
Il cardinale segreto di Paolo V I
vina l'ha tratta da un'umile fami-
(1° maggio 1973, p. 10); «Ero un
glia, dotata di integerrime virtù,
povero ragazzo di campagna •> (lu-
per fare di Lei un Pastore del
glio-agosto 1973, p. 16).
Popolo di Dio. Come guidate da
Ora vogliamo ricordare la sua
un filo d'oro, le tappe della sua
figura riportando le parole che il
vita si sono succedute dimo-
Cardinale rivolse al Papa quando,
strando chiaramente il disegno di
un anno fa, ricevette le insegne
Dio su di Lei: rispondendo alla
cardinalizie, e parte della splen-
vocazione, Ella ha ubbidito alla
dida allocuzione con cui Paolo VI
voce del Signore con generosità
gli rispose. Sono il migliore elogio
assoluta, ponendo le sue forze al
che si possa scrivere di questo
servizio della Chiesa; nella Fami-
grande figlio di Don Bosco.
glia Salesiana, seguendo da vicino
le orme di Don Bosco e di Don Rua,
Un giocattolo docile
nelle mani del Signore
Ella ha trovato il significato della
sua consacrazione a Dio, il quale
la poneva, come i suoi confratelli,
Beatissimo Padre,
al servizio dei più poveri, dei gio-
vani, dei lavoratori. La Provvi-
la mia nomina a Cardinale di
denza l'ha inoltre formata alla
Santa Romana Chiesa esigono da
severa e purificatrice scuola della
parte mia l'espressione del più
sofferenza, dandole anche segni
sentito e vivo ringraziamento.
visibili di un'assistenza che ha
Il vero motivo della mia chia-
del prodigioso, e l'ha sempre
mata nel ristretto ceto di imme-
accompagnata, fino all'Episcopato,
diati collaboratori, va cercato uni-
che Ella ha accettato con spirito
camente nella fiducia, nella bene-
di servizio in una situazione non
volenza e nell'amore paterno di che tutte le decisioni e risoluzioni priva di difficoltà. E in tutti
Vostra Santità. Veramente la San- della Santità Vostra. Guardando questi anni, quella mano l'ha
tità Vostra ha chiamato al Cardi- poi nella luce dello Spirito di sostenuta e confortata, maturando
nalato un uomo semplice, un uomo Verità il mio passato, e conside- la sua personalità attraverso vi-
qualunque, fra tanti che forse rando tutte le trascorse vicissitu- cissitudini, che non hanno scal-
l'avrebbero meritato di più.
dini della mia vita, mi vedo fito la sua disponibilità al dono
Nella Persona della Santità Vo- costretto ad esclamare: «A Domino di sé per i fratelli, e la sua fi-
stra io ho sempre visto il Vicario factum est istud, et est mirabile ducia nella Provvidenza Divina,
visibile di Cristo in terra, e se- in oculis nostris ! ».
alla cui azione Ella si è sempre
condo questo criterio giudico an-
In questi nostri tempi non di abbandonata(...).
5

1.6 Page 6

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Quando arriva maggio,
Valdocco torna a rivi-
vere. Folle di ragazzini
variopinti, di famiglie
festose, di persone an-
ziane vengono a cer-
care i luoghi di Don
Bosco e dell'Ausiliatri-
ce. Con queste pagine
vorremmo prenderli per
mano per fare insieme
un pellegrinaggio di
memorie: accompa-
gnarli tra gli edifici e
gli spazi a scoprire la
storia di Don Bosco.
Il i 0 giugno 1972 fu per Valdocco
un giorno triste. Il Rettor Mag-
giore, successore di Don Bosco, e i
Superiori della Congre$azione Sale-
siana, partivano definitivamente per
Roma. Nella grande casa, che era
stata per più di cent'anni il centro
propulsore dei Salesiani sparsi in tutto
il mondo, si sentì all'improvviso un
vuoto grave, incolmabile. I 240 ra-
gazzoni della << Casa Madre >) conti-
nuavano mattino e sera ad arrivare e
a ripartire con le borse a tracolla, i
220 della «Scuola Apostolica >> grida-
vano nel vasto cortile, l'Oratorio era
come sempre il campo di battaglia dei
ragazzi del quartiere. Eppure Val-
docco sembrava vuoto. Come quel
lontano febbraio 1888, quando si
era sparsa rapida la notizia che Don
Bosco era morto.
Ma i mesi passarono. Arrivò la pri-
mavera del 1973. Arrivò maggio. E
Valdocco tornò, quasi all'improvviso,
a rivivere. Centinaia di pullman ca-
richi di pellegrini arrivavano da ogni
parte d'Italia. Folle di ragazzini va-
riopinti, di famiglie festose, di signore
e signori anziani, venivano a cercare
il Valdocco di sempre, dove c'era
Don Bosco, dove c è l'Ausiliatrice.
E i Salesiani scoprirono la verità delle
parole che il sesto Successore di Don
Bosco, partendo, aveva loro detto:
«Come Assisi è sempre Assisi, anche
dopo la partenza dei Superiori france-
scani, così Valdocco sarà sempre V al-
docco ».
Dove Don Bosco
vide il suo monumento
I pullman dei pellegrini, di solito,
si fermano lungo l'ampio ed alberato
corso Regina Margherita (ai tempi di
6
Don Bosco si chiamava corso S. Mas-

1.7 Page 7

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Il disegno del pittore Ballisio, elliavo di
Don Bosco nel primissimi t empi, che con-
serve l'lmmeglne di com'era la tt Case Pi-
nardi ». Don Bosco lo giudici, tt immagina
asatUi ».
simo), e si affacciano alla bella piazza
che fa da cornice alla Basilica di Maria
Ausiliatrice e al monumento di Don
Bosco. Quando Don Bosco vi si af-
facciò per la prima volta (erano gli
anni intorno al 1840) davanti agli oc-
chi aveva una distesa di prati e cli
campi, con casolari sparsi per la cam-
pagna. Ma possiamo dire che egli
<1 sa~eva già tutto >>, poiché con il mi-
sterioso linguaggio dei sogni, la Ma-
donna gli faceva vedere proprio in
quegli anni il futuro splendido della
sua opera: << Vidi una grandissima
chiesa con molti edifici tutto all'intorno
e con un bel monumento nel mezzo >>
(MB II, 299).
Il monu~ento al centro ?~Ila ~iazza
è opera d1 Gaetano Cellim, cli Ra-
venna. Fu donato da tutti gli exallievi
del mondo e inaugurato nel maggio
del 1920.
Scendendo, sulla destra si sfiora una
cancellata oltre la quale è una bella
chiesa. Ai tempi di Don Bosco, su
quel terreno, sorgeva la« Casa Moret-
ta •>. In tre stanze di es.sa, nel freddo
novembre del 1845, Don Bosco tra-
sportò il suo << Oratorio ambulante>>.
Agonia sul prato Filippi
L e frotte chiassose dei suoi ragazzi
erano già state cacciate dall'Ospeda-
letto della Marchesa Barolo, dal vec-
chio cimitero di S. Pietro in Vincoli,
dai «Molini Dora >>. A << Casa Mo-
retta>> l'Oratorio cli D on Bosco passò
quattro mesi. Poi fu cacciato, per il
solito motivo del chiasso che distur-
bava i vicini.
Sloggiato di qui, l'Oratorio emigrò
nel << prato Filippi >>. Non è lontano.
Bastano cinquanta passi. Andando
sulla destra di via M. Ausiliatrice,
prima cli incrociare via Cigna, si vede
un grande caseggiato che occupa un
vasto rettangolo, proprio accanto alla
SEI. Lì era il prato, e Don Bosco
visse i giorni più amari della sua vita.
I sacerdoti torinesi suoi amici, sen-
tendolo parlare con ostinazione del
suo futuro grande oratorio, lo credet-
tero pazzo, e uno dopo l'altro lo la:
sciarono. I Filippi, temendo che gh
zoccoli dei ragazzi rovinassero irre-
parabilmente il prato, lo licenziarono
dopo appena un mese. << In sulla sera
di quelgiorno - scrisse Don Bosco -
rimirai la moltitudine di fanciulli che
si trastullavano. Ero solo, sfinito di
forze, senza sapere dov~ avr:e[ in avve~
nire potuto radunare i miei ragazzi.
In disparte, mi posi a pa$segginre da
solo e forse per la prima volta sentii
le l~crime. "Mio Dia, esclamai, ditemi
quello che debbo fare!"~-
L'oscuro ceppo da cui
si è sviluppato tutto
Fu in quel momento che arrivò il
balbuziente Pancrazio Soave. Gli
disse che, se voleva aprire un << labo-
ratorio ►>, c'era una tettoia adatta per
lui. Era di un certo sig. Pinardi. Don
Bosco percorse un 200 metri e andò
a vedere la tettoia.
I pellegrini che attraversano il cor-
tile a fianco della Basilica di M. Au-
siliatrice, la vedono ancora là in fondo,
rannicchiata in un angolo di edifici,
come un oscuro, piccolo ceppo da cui
si ~ sviluppata tutta l'opera gigan-
tesca di Don Bosco. C'è scritto a grossi
caratteri «Cappella Pinardi ». Perché
adesso è una cappellina, oscura ma
ricca di marmi e di dipinti. La rico-
struirono cosi i Salesiani nel 1929.
Ma quando Don Bosco arrivò insieme
con Pancrazio Soave, quel 5 aprile
1846, era soltanto una povera tettoia,
bassa, appoggiata sul latQ nord della
casa del Pinardi e con un muretto
tutto intorno che la trasformava in
una specie di baracca. Era ~tata co-
struita da poco, ed er.a servita come
laboratorio di un cappellaio e magaz-
zino delle lavandaie.
Don Bosco fu sul punto di rifiu-
tarla. << Troppo bassa>> disse. Ma
quando il Pinardi capì che Don Bosco
voleva fame una cappellina per i suoi
ragazzi, fece delle grosse promesse:
scavare il terreno di 50 cm., fare pa-
vimento in legno, fornirla di porte e
finestre. Tutto in una settimana. E
fu di parola. Don Bosco gli diede
320 lire : affitto della tettoia e della
striscia di terra intorno, dove far gio-
care i ragazzi.
Entriamo nella piccola cappella. A
destra, nella penombra, si scorge una
piccola statua di Maria SS. Consola-
trice. È la prima statua della Madonna
comprata da Don Bosco. La pagò
27 lire. I suoi ragazzi la portavano in
processione nei dintorni della cap-
pella, quando si celebravano le grandi
feste della Madonna. I << dintorni >>
erano alcune case, qualche osteria
dove gli ubriachi cantavano fino a
notte alta, due piccoli canali per irri-
gare i prati e gli orti, una viuzza
fiancheggiata di gelsi (via della Giar-
diniera), che attraversava in diagonale
l'attuale cortile a fianco della Basilica.
Questa piccola cappella semibuia
fu testimone di piccoli e grandi fatti
che ora si raccontano quasi come una
leggenda. Qui fu fondata (il 21 _mag:
gio del 1847) la «Compagnia d~
S . Luigi >), e qui tenne per molti anm
le sue adunanze. La << Compagnia >>
(un gruppo di giovani impegnati ~e
si aiutavano a vicenda a diventare mi-
gliori) cli qui si trapiantò in tutte le
Case salesiane.
Un giorno del 1848, mentre Don
Bosco faceva il catechismo, dalla fi-
nestra laggiù in fondo spuntò un ar-
chibugio che sparò su di lui. La pal-
lottola gli stracciò la veste tra il ~rac-
cio e il fianco, e andò a conficcarsi nel
muro. L'Oratorio cominciava a dare
fastidio a qualcuno.
Le castagne e la santità
Nel -1849, vicino alla Festa dei
Santi, Don Bosco sulla porta della
cappella distribuiva ai ragazzi le ca-
stagne abbrustolite. Mamma Marghe- 7

1.8 Page 8

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rita ne aveva preparato per duecento,
e invece ne erano arrivati seicento.
Continuò a distribuirne un'abbondan-
te porzione a tutti. E bastarono. Forse
per la prima volta, i ragazzi che ave-
vano guardato con occhi sgranati
quel sacco che non si svuotava mai,
gridarono: «Don Bosco è un santo I >>.
All'altare della cappella, Don Bosco
moltiplicò anche le sacre particole per
la Comunione. Lo confermò lui stesso:
«Si, vi erano poche particole nella pis-
sule, e ciò nonostante potei comunicare
tutti coloro che si accostarono alla sacra
Mensa, e non erano pochi. Ero com-
mosso, ma tranquillo. Pensavo: è un
miracolo più grande quello della consa-
crazione che quello della moltiplicazione.
Ma di tutto sia benedetto il Signore I>>.
Davanti alla cappella, ogni dome-
nica sera, si svolgeva la scena commo-
vente della «partenza>>. La raccontò
Don Bosco stesso nelle Memorie :
«Usciti di chiesa, ciascuno dava mille
volte la buona sera senza staccarsi dagli
altri compagni. Io avevo un bel dire:
andate a casa perché si fa notte e i pa-
renti vi attendono I Era inutile. Biso-
gnava che li lasciassi radunare, mentre
sei dei più robusti facevano colle loro
braccia una specie di sedia sopra cui,
come sopra di un trono, era giocoforza
che io mi ponessi a sedere. Messisi
qttindi in ordine di più file, portando
sopra quel palco di braccia Don Bosco,
procedevamo cantandc, ridendo e schia-
mazzando sino al circolo comunemente
detto "il Rondò". Colà si cantavano
ancora alcune lodi. Fattosi poi'. pro-
fondo silenzio, io potevo augurare a
tutti la buona sera e buona settimana.
Tutti, con quanto avevano di voce, ri-
spondevano : buona sera I In quel mo-
mento io venivo deposto dal mio trono.
Ognuno andava in seno alla propria
fa miglia, mentre alcuni dei più grandi-
celli mi accompagnavano fino a casa,
mezzo morto per la stanchezza >>.
Quando gli rubarono il fieno
Uscendo dalla cappella Pinardi, ci
troviamo sotto un porticato. A quei
tempi invece c'erano alcune stanze
della casa Pinardi. Don Bosco comin-
ciò ad affittarne tre al primo piano.
Nell'estate, Don Bosco ebbe una
grave malattia, e dovette tornare ai
Becchi per una lunga convalescenza.
Ridiscese a Torino in novembre, ac-
compagnato dalla sua vecchia mam-
ma, e in dicembre affittò tutta la casa
del Pinardi. Era deciso a dar ricovero
a quelli dei suoi ragazzi che non ave-
vano più famiglia, e che di notte cer-
cavano un posto qualunque per dor-
mire.
La casa Pinardi, sulla destra di chi
8 guarda, finiva con un piccolo fienile
(ora c'è un passaggio che sul gran-
de cortile posteriore). Ll Don Bosco,
una sera dell'aprile 1847, mise a dor-
mire alcuni poveri giovani senza tetto.
Fu un fiasco. La mattina dopo, i gio-
vani erano spariti portandosi via le
coperte che aveva loro dato mamma
Margherita. Don Bosco ritentò l'e-
sperimento, e andò peggio: gli por-
tarono via anche il fieno e la paglia.
Ma non si scoraggiò. Un mese
dopo, mentre pioveva, bussò alla sua
porta un ragazzo bagnato come un
pulcino. Mamma Margherita gli diede
da cena, Don Bosco gli preparò un
letto di fortuna. Fu il primo ragazzo
ospitato da Don Bosco. Alla fine del-
l'anno erano sette. Quattro anni dopo
erano già più di una trentina, e casa
Pinardi si faceva sempre più stretta...
Sulla parete accanto alla Cappella
Pinardi è riprodotto in grande un di-
segno che il pittore Bellisio, di Che-
rasco, allievo di Don Bosco in quei
primissimi tempi, eseguì per conser-
vare l'immagine di com'era la casa
Pinardi. Don Bosco giudicò il di.segno
<e immagine esatta». Un giorno, da
una finestra del primo piano, Don
Bosco gettò tra i ragazzi delle man-
ciate di caramelle. Si accese una gran-
de allegria, e un ragazzo gli gridò:
~ O Don Bosco, se potesse vedere
tutte le parti del mondo, e in ciascuna
di esse tanti Oratori! >>. Don Bosco
girò intorno il suo sguardo sereno e
rispose: (< Chissà che non debba ve-
nire il giorno in cui i figli dell'Ora-
torio non siano sparsi per tutto il
mondo».
Uscendo dal porticato dov'era casa
Pinardi, a sinistra, c'è oggi il nego-
zietto degli oggetti religiosi. Allora
su quel terreno (e su una fetta di
quello che gli sta davanti) c'era l'orto
di mamma Margherita. Per dar da
mangiare a tante bocche, i soldi non
bastavano mai, e quella brava donna
cercava di risparmiare coltivando lat-
tughe e patate. Qui avvenne il «di-
sastro>> che tanto l'addolorò. Agli or-
dini del 1.1 bersagliere» Giuseppe Bro-
sio, i ragazzi dell'Oratorio facevano
finte manovre di guerra nei prati in-
towo, e riproducevano càriche di bat-
taglia. Un giorno, nel parapiglia, as-
saliti ed assalitori finirono nell'orto
pestando e rovinando ogni cosa. Quel-
la sera, vedendola molto amareggiata,
Don Bosco additò a sua madre Gesù
crocifisso. C'era solo Lui che poteva
consolare.
Dove Domenico Savio
domandò di morire
All'estremità di casa Pinardi sorge
la chiesa di S. Francesco di Sales.
È una specie di «Porziuncola >> sale-
siana. Don Bosco la costruì tra il 1851
e il 1852, poiché nella cappella Pi-
nardi i suoi ragazzi non ci stavano
proprio più, nemmeno pigiati come
le sardine.
Entriamo. Tra queste mura per
16 anni (dal giugno 1852 al giugno
1868) batté il cuore dell'Opera di
Don Bosco.
Il giovanissimo S. Domenico Sa-
vio veniva qui a pregare. Nel coretto
dietro l'altare andò in estasi parlando
con Gesù Eucarestia. Davanti all'al-
tarino della Madonna, sulla destra,
si consacrò a Lei con la famosa pre-
ghiera: << Maria, vi dono il mio cuore,
fate che sia sempre vostro. Gesù e
Maria, si.ate voi sempre gli amici miei,
ma per pietà fatemi morire prima che
mi accada la disgrazia di commettere
u,1 solo peccato >>.
Ancora dinanzi a questo altare,
1'8 giugno 1856 (nove mesi prima
della sua morte), lesse ai suoi amici
il Regolamento deUa Compagnia del-
l'Immacolata: il << gruppo scelto>> in-
ventato da lui, che in ogni Casa sa-
lesiana sarebbe stato per cento anni
un cenacolo di piccoli apostoli e il
lievito di migliaia dj vocazioni sacer-
dotali.
In questa chiesa, nell'autunno del
1857, approdò Michele Magone, il
monello di Carmagnola che andò ra-
pidissimo incontro a Dio. Sei anni
dopo, s'inginocchiò qui Francesco
Besucco, il ragazzino dell'Argentera
che rinnovò la bontà eroica di Do-
menico Savio.
Qui, assistito da Don Bosco, ce-
lebrò la sua prima Messa il beato
don Rua (30 luglio 1860). Per quattro
Qui sotto: La fontana presso la quale Don
Bosco disse: «Avrei bisogno cha buttasse
mlll'enghi ». Accanto: la Cappella PInardi.
All'altare Don Bosco moltiplicb le sacra
Ostie per la Comunione. Alla porta molti•
plicb le castagne.

1.9 Page 9

▲back to top
anni frequentò questa chiesa, e p1u
volte al giorno, M.amma Margherita,
sempre più vecchia e stanca. Questa
umile e grandissima donna trovava
qui la forza di ricominciare ogni gior-
no a lavorare per i ragazzi poveri.
Sulla porta laterale, a destra, men-
tre i ragazzi uscivano dopo la Messa,
Don Bosco nel novembre 1860 mol-
tiRlicò le pagnotte. Nella cesta ce
n erano solo una ventina, e lui le di-
stribul generosamente a circa quat-
trocento giovani.
L'abbaino di don Rua,
la fontana
e la scala del « Grigio »
Attorno a questa chiesa gli edifici
crebbero di anno in anno, come per
miracolo, dando ospitalità a centinaia
di giovani. Don Bosco iniziò Jabora-
tori (quello dei calzolai cominciò nel
locale strettissimo che ora fa da mini-
sacrestia della Cappella Pinardi: due
deschetti e quattro seggioline!), apri
scuole diurne e serali, costruì refet-
tori, dormitori, sale di studio sempre
più vaste.
Il pian terreno di casa Pinardi fu
trasformato in portico: anche nelle
giornate di pioggia i ragazzi dove-
vano giocare. Sui muri Don Bosco
pose dei grossi cartelli con frasi rica-
vate dalla Bibbia: durante il gioco
i suoi ragazzi avevano la possibilità
di pensare a Dio. Quelle frasi sono
ancora Il, scolpite su lastre di marmo.
Presso il secondo pilastro del por-
tico è fissata al muro una vasca di
pietra, con una fontana che già in
quei tempi t buttava acqua abbon-
dante, freschissima e salubre t. Qui
i ragazzi, nelle giornate estive, veni-
vano a bagnare la pagnotta• della
colazione e della merenda: l'acqua
era il solo companatico. Accanto a
questa fontana Domenico Savio in-
contrò Camillo Gavio, e parlarono
insieme della santità. E Don Bosco,
fissandola nell'anno 1867, disse a Lui-
gi Costaniagna: Avrei bisogno che
gettasse marenghi... Cosi potrei im-
piantare tante case in ogni parte del
mondo, per salvare la povera gioventù
abbandonata*·
Anche se gli edifici si moltiplica-
vano, il posto era sempre scarso, per-
ché il numero dei giovani cresceva
smisuratamente. Il braccio destro di
Don Bosco, il chierico Rua, abitava
in uno stretto e freddo abbaino: uno
di quelJi che guardano ancor oggi sul
tetto.
Non erano tempi di dia.logo, quelli.
Tra cattolici, protestanti, «liberali »,
massoni, c'era battaglia soda. Poteva
scappare anche la coltellata, o il colpo
di fucile. Don Bosco in quelle bat-
taglie era in prima linea, ed era in-
difeso. Ma un famoso e misterioso
cane, il <1 Grigio *• che appariva e spa-
riva all'improvviso, lo salvò da molte
brutte situazioni. Una sera del 1854
il cane sbucò fuori dal buio e balzò
addosso a due malviventi decisi a
dare una lezione a Don Bosco, che
P.assava in una via fuori mano. Poi
il e Grigio .o lo accompagnò fino ai
piedi della scala che ancor oggi, par-
tendo di sotto il portico, porta al
primo piano.
Quando fu finito il fabbricato cen-
trale (quello lungo il quale si arram-
picano le viti), durante un gran tem-
porale un fulmine penetrò nel ca-
mino, sconvolse la camera dei gio-
vani che era in alto, ruppe il muro
della cameretta di Don Bosco e gettò
da una parte all'altra il suo letto di
ferro. Qualcuno disse che occorreva
collocare un parafulmine. E Don Bo-
sco rispose: Sl, vi collocheremo la
statua della l\\,Iadonna •· La statua si
vede ancora lassù, tra le due finestre
rotonde ad oblò. Andò a collocarla
Don Bosco stesso, arramficandosi sul
ponte dei muratori, ne pomeriggio
dell'8 dicembre 1861.
Sul filo che la Madonna
aveva tracciato
In quell'edificio centrale (prolun-
gato in avanti nel 1876) i pellegrini
oggi visitano con pensoso raccogli-
mento le «camerette 1> di Don Bosco,
accompagnati da scritte e cartelloni
illustrativi. Si sosta con particolare
commozione nella seconda stanzetta,
che per otto anni fu studio, stanza dl
ricevimento e camera da letto di Don
Bosco. Per entrare si doveva passare
sul ballatoio, all'aria libera. Sul muro
si vede ancora il carteJlo che S. Do-
menico Savio lesse entrando: «Da
mihi animas, coetera tolle )}: è il motto
di Don Bosco: Dammi le anime, e
tieniti tutto il resto .o.
In questi pochi metri quadrati nac-
que la Congregazione Salesiana: la
sera del 26 gennaio 1854 i primi figli
di Don Bosco si diedero il nome di
Salesiani, e il 25 marzo 1855 il chie-
rico Michele Rua, inginocchiato da-
vanti ad un crocifisso, emise i primi
voti nelle mani di Don Bosco.
La quarta stanzetta del piccolo
giro che i pellegrini compiono, è
quella in cui Don Bosco morl. Era
il 31 gennaio 1888. Di lassù, ormai
prostrato dall'immane lavoro, Don
Bosco abbracciò con lo sguardo per
l'ultima volta i suoi ragazzi, l'Orato-
rio, il 4 suo • Santuario di Maria Au-
siliatrice. (Non ci sentiamo di pre-
sentare in poche righe questo • capo-
lavoro dl Don Bosco e della bontà
della Madonna. Lo faremo in altra
occasione).
Forse Ùon Bosco nelle ultime ore
ricordò con commozione il sogno con
cui la Madonna gli aveva squarciato il
mistero del futuro, quando vagava da
un punto all'altro della periferia tori-
nese con i suoi ragazzi, scacciato da
tutti: Oppresso dalla stanchezza, vo-
leva sedermi accanto a una strada, ma
una Pastorella mi invitò a conti1111are
il cammino. E mi sono trovato in un
vasto cortile, con porticato attorno. Io
volevo andan11ene, ma la Pastorella mi
invitò a guardo.re. Vidi un campo, in
cui erano semÌtlati meliga, patate...
"Guarda un'altra wlta", mi disse. E
guardai di nuovo, e vidi una stupenda
ed alta Chiesa. Nell'interno era una/a-
scia bianca. A caratteri cubitali stava
scritto "HIC DOMUS MEA, INDE
GLORIA MEA" ("Qui è la mia casa.
Di qui uscirà la mia gloria"). E la Pa-
store/la mi disse: "Tu comprenduai
ogni cosa quando cogli occhi materiali
vedrai quanto ora vedi. con la mente" o.
Ora Don Bosco vedeva tutto, com-
prendeva tutto. Non era stato un so-
gno. Tutto si era compiuto sul filo
che la Madonna aveva tracciato.
T. BOSCO · L. BEINAT 9

1.10 Page 10

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1. Tenete presente che un ragazzo non
è un giocattolo o un oggetto: bisogna
quindi rivolgersi a lul come a una
persona.
2. Non tentate mal di ignorare la
presenza del ragazzo. Il ragazzo è
sensibilissimo al minimo cenno di at-
tenzione a suo riguardo.
3. Non dimenticate che esso è affi-
dato alle cure del genitori o di chi
per essi, e che sono loro i responsabili
del suo contegno e dei suoi atti ordinari.
~ uno sbaglio sottoporre ìl ragau o a
un conflitto di autorità, dicendogli per
esempio: «Non ti preoccupare di ciò
che dice la mamma. Qui sei a casa mia
e puoi fare quello che vuoi,. Sono
parole disgregatrici dell'armonia.
4. Parlate al ragazzo di qualcosa
che lo interessi e In termini che egli
possa comprendere. In particolare, se
fate dei commenti sul suo lavoro, per
esempio sui suol scarabocchi, concen-
trate la vostra attenzione su quello che
ha fatto, non sull'abllltà con cui lo
ha fatto. Un lavoro eseguito con buona
volontà, merita sempre di venire since-
ramente apprezzato; e ogni commento
sul lavoro in sé, permette al ragazzo di
Una sera dell'autunno 1860. Don Bosco
entro nel caffl! della Consolata e prese
posto in una stanza appartata per leg-
gere con tutto comodo e sbrigara la
voluminosa corrispondenza che aveva
portato con sé. In quel caffè c'era un
ragazzo, svelto e disinvolto, a servire i
clienti. SI chiamava Cote/la Giampaolo;
aveva tredici anni, era nativo di Cavour
in provincia di Torino e pochi mesi
prima era scappato di casa scocciatis-
simo dei continui rimproveri dei genitori.
Il padrone del bar lo chiamo:
- Vs' a portare una tazza di caffè a
un prete che è nella stanza qui vicina.
- lo portare Il caffè a un prete 7 - in-
terloqui il ragazzo che dei preti aveva
sentito sempre sparlare.
Il padroM tronco netto: « Vs'>>. Ando
con arie beffarda:
- Che vuole da me, lei prete 7 - chiese
villanamente a Don Bosco. Don Bosco
lo guardo lisso, poi con dolcezza gli
rispose:
- Desidero da te, bravo ragazzo, una
tazza di caffè, ma con un patto.
10 - Quale?
- Che me la porti tu stesso.
Subito il ragazzo fu soggiogato da
quello sguardo. Gli portò Il caffè e non
riusci più a staccarsi da Don Bosco,
che con bontà cominciò a interrogarlo
sul suo paese. sulla sua età e sul perch6
fosse scappato di casa.
- Vuoi venire con me? - concluse
Don Bosco.
- Dove?
- All'Oratorio. Questo luogo non fa
per te.
E quando saro là 7
- Se ti piace, potrai studiare.
- Ma lei mi vorrà bene 7
- Oh, pensa. Là si gioca, si sta al/egri,
ci si diverte...
- Bene, vango. Domani?
- Stasera stessa.
E quella sera, nebbiosa, umidiccia, se
lo porto a Valdocco. Il ragazzo gli ri-
mase affezionato per sempre.
Ecco la tecnica di Don Bosco nel-
l'avvicinare I ragazzi; una tecnica fatta
di attenzione e di amore. ~ facile dedurne
alcune regole generali.
partecipare alla conversazione. invece di
costringerlo a un umido silenzio.
6. Anche se il ragazzo può apparire
assorto nei suoi giochi. non crediate
di poter parlare di tul, fosse pure
In lingua straniera, pensando che
non si accorga di essere l'oggetto
della conversazione. Si accorge, e
come! Peggio ancora: può darsi che
non capisca completamente quello che
state dicendo a suo riguardo; allora
riempirà le lacune con i particolari forni-
tigli dalla sua fervida fantasia. Idee ca-
pite a meuo e parole fraintese. sono
state per molti ragazzi una sorgente di
gravi ansietà.
6. t importante dargll ascolto. I
ragezzi d~siderano imparare a vivere nel
mondo dei grandi; da tutti gli adulti si
aspettano di venire aiutati a raggiungere
questo fine. Scrisse uno studente di
quindici anni in un suo diario: « L'uomo:
che splendido essere divinizzato 1,.
Ecco perché ogni ragano va profon-
damente e relìgiosamente amato.
CARLO DE AMBROGIO

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Paurito in Bolivia è uno dei
tanti piccoli centri agricoli
sparsi .per la campagna, da
anni senza sacerdote, che im-
pigrisce tristemente sotto un
sole implacabile. Uomini ras-
segnati, bambini malati e sen-
za scuola, raccolti grami. Poi
arriva un forestiero.
~ polacco di origine, Giuseppe
Draugialis. Nato a Tauruszys-
zki nel 1933, divenuto sale-
siano, ordinato sacerdote a
Lad (Polonia) a trent'anni, ave-
va poi frequentato l'Università
di Lublin.
Nel 1967 si trasferisce in Bo-
livia, assegnato al « centro
giovanile» salesiano di Santa
Cruz. Una diocesi, quella di
Santa Cruz, che presenta ai
suoi occhi possibilità di lavoro
immenso: più vasta dell'intera
Svizzera, ha 400.000 abitanti
e solo un centinaio di sacer-
doti. Allora... Ma è meglio
leggere la sua relazione.
D a alcuni anni desideravo lavo-
rare in qualche centro abbando-
nato della campagna. Avevo espresso
questo desiderio al mio superiore, e
finalmente egli mi offri la possibilità
di realizzarlo. Ne aveva parlato con
il Vescovo di Santa Cruz, e mi
disse che potevo scegliere tra una
quantità di paesi della zona che
sono da tempo senza clero. Sarei
andato ad aprire un'opera giovanile,
catechistica e sociale. Sarei rimasto
aggregato alla casa salesiana di Santa
Cruz, ma per il lavoro mi sarei
messo a disposizione della diocesi.
Scegliemmo una località chiamata
Paucito.
La sera dell'u marzo 1971 mi
presentai in paese, come uno sco-
nosciuto. Avevo messo nello zaino
tre forme di pane e qualche limone,
e mi ero incamminato verso l'ignoto.
Arrivato a Paurito, per prendere
contatto e avere qualche informa-
zione ordinai una bibita. Uno stra-
niero in un piccolo paese attira sem-
pre l'attenzione; dei contadini mi si
avvicinarono e mi domandarono se
volevo comperare delle mucche. Mi
avevano scambiato per un allevatore.
Mi feci dire chi era il sindaco,
andai a cercarlo e gli chiesi dove mi
conveniva prendere alloggio. Mez-
z'ora più tardi tutto il paese sapeva
--ehe un forestiero voleva stabilirsi lì.
Il sindaco poco dopo tornò e mi
chiese a bruciapelo se ero un prete.
Risposi di sl.
Gli inizi furono veramente evan-
gelici : cominciai spiegando la liturgia
della Messa. Mi interessai della loro
vita, e mi accorsi subito che avevo
grande possibilità di lavorare con
loro, di migliorare la loro situazione.
Quando scendeva la sera i contadini
si riunivano, e noi conversavamo in-
sieme amichevolmente. Alla fine mi
decisi a lanciar l'idea di formare
una cooperativa. Li visitai casa per
casa per animarli, e per sollecitare
il primo apporto di mille pesos
ciascuno (50.000 lire, circa). Così
arrivammo al numero di 24; ma na-
turalmente, quando si dovette con-
segnare il denaro, il numero si ri-
dusse a 11.
Grazie a un prestito riuscimmo a
comperare il trattore per la coopera-
tiva, che ci costò 23.000 pesos. Il
trattore arrivò il 27 aprile, e fu mo-
tivo di allegria e di speranza per
tutti. Oggi abbiamo nella coopera-
tiva 36 soci e vari strumenti di la-
voro per la campagna: due trattori,
cinque macchine per disinfestare, ccc.
A questo lavoro aggiunsi la vi-
sita alle scuole. Mancavano i mae-
stri, e dovetti anche mettere a di-
sposizione i locali della parrocchia
per ricavarne delle aule.
Gli agricoltori vedevano spesso i
loro raccolti rovinati dalle malattie;
per aiutarli mi rivolsi al Ministero
chiedendo libri e agronomi, che in-
dicarono il modo per combattere le
malattie. Riuscii anche a ottenere
una piccola sezione di scuola tecnica,
e la creazione di una scuola media
dove i ragazzi imparano un mestiere.
Sotto l'aspetto religioso e pasto-
rale seguo alla domenica le diverse
comunità. Certe zone non vedevano
un sacerdote da anni. La regione di
cui mi curo si estende per una lun-
ghezza di 170 chilometri, e ha an-
cora molte parrocchie abbandonate.
Da salesiano mi sono preoccupato
dei bambini e dei giovani. Ho pro-
curato loro divertimenti e sport, e
con l'aiuto del sindaco di Santa
Cruz abbiamo costruito un campo
sportivo ben illuminato perché i ra-
gazzi possano giocare << in notturna »
(qui fa molto caldo, di giorno).
A Paurito sono diffuse varie ma-
lattie, e una principalmente colpisce
i bambini: il mal d'occhi. È una
forma ereditaria. Abbiamo comin-
ciato una campagna tra i genitori e
molti si fanno coraggio: portano i
bambini a operare, e molti ricupe-
rano la sanità. Le cure sono prestate
gratuitamente, per bontà degli ospe-
dali e dei medici.
Ora mi sto impegnando a prepa-
rare meglio i fedeli alla liturgia della
parola e all'Eucaristia, per fare di
loro una vera comunità ecclesiale
che viva cristianamente.
n1m:
aurnrwò
. . tiero

2.2 Page 12

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RIT IRN I IN TERRA nm«eLel'aucenierelaooqudsiciloeBnnadenesgvtkaaonckco»o-
- Una fettuccia di ter-
ra lunga 700 chilome-
tri : la diocesi di mons.
Carretto - Le monache
che « arano >> con la
preghiera il campo di
Dio Due villaggi
strappati alle spine e
ai rampicanti velenosi
della foresta - 28 sale-
siani sepolti in terra
Thai.
Nel lontano 1955, per motivi di
salute, dovetti lasciare le mis-
sioni salesiane della Thailandia. Ne
avevo vissuto i difficili inizi, il fati-
coso consolidarsi, ed anche, in parte,
il consolante fiorire.
Nell'estate scorsa ho avuto la più
grande gioia che possa toccare a un
missionario: nel mattino del 4 luglio
un aereo dell'Alitalia mi sbarcò sul
campo di Bangkok, e potei riabbrac-
ciare i miei cari confratelli, e riper-
correre (purtroppo velocemente) i
campi di apostolato dei Figli di Don
Bosco. Negli istanti in cui l'aereo
scendeva come un aquilone stanco
nel cielo tersissimo della capitale della
Thailandia, ripensavo all'ormai lon-
tanissimo 24 ottobre 1927, quando il
battello cinese Kwang Chaw • mi
sbarcò io terra Thai, con il primo
drappello di missionari salesiani. Ave-
vo 17 anni, allora. Provenivamo dalla
città di :Macao, io terra cinese, dove
già si stavano profilando giorni dif-
ficili per i cattolici.
Motivo di questo mio ritorno in
Thailandia è stato il compito, affi-
datomi dai Superiori, di raccogliere
una documentazione più completa
possibile sulle nostre missioni: docu-
mentazione che dovrebbe essere la
base di una monografia sulle missioni
salesiane in terra Thai.
Al primo nostro arrivo in Thai-
landia (allora chiamata Siam) tro-
vammo come unica organizzazione
missionaria cattolica il «Vicariato
Apostolico del Siam ~. affidato alle
Missioni Estere di Parigi •· Ora vi
sono dieci diocesi, delle quali quattro
affidate al clero locale. Sul territorio
nazionale lavorano dodici Congrega-
zioni religiose maschili e venti fem-
minili.
Ho potuto rendermi conto special-
mente del lavoro salesiano nelle dio-
12 cesi di Ratburi e di Su.rat-Tharu, e

2.3 Page 13

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spero far cosa gradita ai lettori del
Bollettino tracciandone una rapida
panoramica.
« Questo Paese che produce
riso e bambini »
Il 30 giugno 1929 la Santa Sede
erigeva in Siam la (( Missione indipen-
dente di Rajaburi >>, e l'affidava alla
Congregazione Salesiana. Primo su-
periore era nominato don Gaetano
Pasotti, già missionario salesiano in
Cina a fianco del vescovo martire
mons. Luigi Versiglia.
La nuova missione salesiana si
estendeva su un immenso territorio:
partiva dal 50° chilometro a sud di
Bangkok, inglobava tutta la lunga e
sottile penisola del Siam {1400 chilo-
metri I) fino al confine con l'attuale
Malaysia. Totale: u8.ooo chilometri
quadrati, due milioni e mezzo di abi-
tanti. Cattolici: non toccavano i set-
temila. Unica via di comunicazione
lungo la sottile penisola era una linea
ferroviaria a scartamento ridotto, che
congiungeva Bangkok con Singapore.
Dopo aver preso visione del nuovo
territorio missionario, don Pasotti
scriveva: << ••• solo in 3 delle 19 pro-
vince affidateci, si trovano i 9 centri
cristiani che i buoni Padri delle
M.E.P. ci hanno lasciato in eredità.
Nelle altre 16 province non è ancora
giunta l'opera dei missionari. Nu-
triamo fiducia di potervi giungere noi
un giorno... Il lavoro si presenta assai
arduo, e occo.rreranno sacrifici non
pochi e non lievi per aprire nuovi
centri, erigere nuove cappelle e scuole;
penso siano lo strumento più efficace
di apostolato in questo Paese pretta-
mente buddista, che produce riso e...
bambini. Ma siamo disposti a tutto
pur di iniziare e portare avanti que-
st'opera che, ne sono certo, non man-
cherà di dare, a suo tempo, frutti di
nuove conquiste di anime all'amore
di Dio>>.
In clausura per
« arare il campo missionario »
Le speranze e i desideri espressi in
queste righe sono oggi una conso-
lante realtà. Ratburi, all'arrivo dei
Salesiani, non aveva alcun segno di
cristianesimo. Ora esiste una deco-
rosa cattedrale dedicata a Don Bosco,
un moderno edificio che ospita il
Piccolo Seminario, la Casa del Clero
e l'Episcopio. Ci sono pure due grandi
scuole cattoliche, con tremila tra al-
lievi e allieve. C'è pure una Scuola
professionale, modesta per ora, ma che
assicura a giovani bisognosi un me-
stiere, fonte di onesto sostentamento.
Le 9 piccole cristianità si sono
completamente trasformate: chiese e
scuole nuove, in muratura, hanno so-
stituito le primitive in legno. Il nu-
mero d~ cristiani si è fatto ovunque
più consistente: ho potuto contare
dieci nuovi centri cristiani, traboc-
canti di gioventù e fiorenti di opere
religiose e sociali.
Nella cittadina di Ban-Pong, dove
ho lavorato per tanti anni, ho trovato
ricostruito in muratura e ingrandito
il piccolo monastero delle monache
Clarisse-Cappuccine di stretta clau-
sura. Lo vidi nascere nel 1935, con
la casa di legno. L'aveva voluto
mons. Pasorti, perché le monache
(( arassero con la preghiera il duro
campo dei missionari >>. Le prime
suore vennero da Firenze. Ora è fio-
rente di buone vocazioni locali.
Anche l'Ospedale cattolico, che
vidi sorgere modesto nel 1952, si è
ingrandito, ed è oggi modernamente
attrezzato.
Le suore, laboriose e preziosissime,
sono presenti in varie parrocchie:
sono le Figlie di M. Ausiliatrice, le
Suore di S. Paolo di Chartres, e ,spe-
cialmente le<• Ausiliatrici»: una con-
gregazione locale fondata nel 1937 da
mons. Pasotti.
Il progresso della cristianità di
Ratburi si può seguire nei successivi
decreti emanati da Roma. La «Mis-
sione indipendente >> veniva trasfor-
mata dopo 5 anni in «Prefettura Apo-
stolica», dopo altri 7 anni in «Vica-
riato Apostolico •>, e finalmente nel
1965 in << Diocesi di Ratburi ». Il tra-
guardo definitivo venne raggiunto il
15 luglio 1969; in quel giorno Pao-
lo VI consegnò la diocesi in cui i Sa-
lesiani avevano lavorato sodo per
40 anni ad un vescovo thailandese,
mons. Ratana (già fervente buddista,
formato alla vita sacerdotale dai Figli
di Don Bosco) e al clero locale. I Sa-
lesiani, con a capo mons. Carretto,
si trasferivano più a sud, sempre
nella lunga penisola thailandese, a
dissodare cristianamente una nuova
diocesi: quella di Surat-Thani. A
mons. Ratana e al suo clero lascia-
vano le più fiorenti comunità e le
migliori opere cattoliche.
Cattolici: uno per mille
La città di Surat-Thani sorge a
550 chilometri da Ratburi. La diocesi
si estende su una fettuccia di terra
lunga 700 chilometri, ed è popolata
da quattro milioni di persone. I cat-
tolici sono appena quattromila, l'uno
per mille.
In questa provincia si trova il mag-
gior numero dei monasteri Thai: il
Buddismo, che ebbe qui il suo primo
centro di irradiazione, vi è profon-
damente radicato da secoli. NeJle
estreme province del Sud, invece, la
maggioranza della popolazione è mu-
sulmana, e si è costruito numerose
moschee. T erra dura per l'evange-
lizzazione.
Mons. Pasotti, dopo uno dei primi
viaggi apostolici nella penisola com-
piuto nel 1939, scriveva in una sua
cronaca: (( ... In Bandon confessai al-
cuni cristiani incontrati sul luogo,
battezzai un catecumeno, benedissi
un matrimonio e poi celebrai la santa
Messa. Rivolsi a quei pochi e occa-
sionali fedeli alcune esortazioni, e li
lasciai con l'animo commosso per
aver gettato in quella città, forse, le
basi di una futura cristianità... Per-
correndo le vie della cittadina, vidi
ragazzi dappertutto: forse, pensai, il
Signore un giorno ci chiamerà qui,
e, so~nando a occhi aperti opere gio-
vanili, ripresi la strada... ».
Le opere cattoliche che ho ammi-
rato a Bandon (25 chilometri da
Surat-Thani) testimoniano che quello
di mons. Pasotti non è stato un sogno.
Vi sorgono due imponenti scuole con
oltre tremila allievi, e mons. Carretto
ha posto qui la sua chiesa-cattedrale
dedicata all'arcangelo Raffaele. Poco
lontano dalla città ho visto il villaggio
cattolico fondato da don Mané (v.
Boli. Sal., settembre 1973). Dal 1965
Bandon è pure sede della Casa Madre
deJle «Ausiliatrici>>, le preziosissime
e instancabili suore locali.
A Haad-Yai, uno dei centri mis-
sionari più al Sud, ho trovato una
grande chiesa di recente costruzione
e due scuole-collegio con 3000 alunn.i:
nella maggior parte buddisti, natural-
mente, come in tutte le altre scuole.
Due villaggi strappati
alla foresta
Ciò che più ha suscitato in me am-
mirazione sono due «villaggi >> fatti
sorgere in piena foresta vergine dal-
l'iniziativa di mons. Carretto e dal
coraggio e dal sacrificio dei suoi mis-
sionari.
Il primo di questi villaggi è «Stella
Mattutina», sorto nel 1952 a 354 chi-
lometri da Bangkok. Sei chilometri
quadrati di foresta sono stati trasfor-
mati in fertili piantagioni che assicu-
rano sostentamento ad alcune centi-
naia di famiglie cattoliche povere. Ho
preso parte alla festa patronale di
Nostra Signora di Fatima, parteci-
pando alla Messa nel santuario-par-
rocchia affollato di fedeli. Se attorno
non ci fosse stata la lussureggiante
vegetazione tropicale, avrei pensato
di trovarmi in un paese occidentale
di antiche tradizioni cristiane. Nella 13

2.4 Page 14

▲back to top
In allo: ragazzini volanterosl a dl•lnvoltl
nella Scuola grafica n leslana. In basso: due
piccoli lebbrosi di don Luigi Fogllatl, a
Thava.
grande scuola che sorge accanto alla
chiesa ho visitato il museo dove sono
conservati gli animali della foresta
(tigri, orsi, cinghiali, serpenti...) uc-
cisi durante il disboscamento dai co-
loni-fondatori. Sono pure entrato, in-
sieme col vescovo, nel nuovo mona-
stero delle Clarisse-Cappuccine, sorto
appena due anni fa con un gruppo
di religiose provenienti da Ban-Pong.
Anche qui, queste anime generose si-
gillate nella clausura, apriranno i sol-
chi al difficìle lavoro missionario con
la preghiera e l'adorazio,ne.
Il secondo villaggio, ancora in via
di sistemazione ma già assai promet-
tente, è stato battezzato «Maria Au-
si1iatrice 1>. Sorge nell'interno della
foresta, al 64° chilometro della sta-
tale che porta alle province di Phanga
e Takuapa. Solo la linda e moderna
scuola è in muratura. Il resto: chie-
setta, case dei coloni, casa del mis-
sionario, sono ancora in bambù. At-
torno, quattro chilometri quadrati di
orti e di coltìvazioni, strappati alla
foresta con lavoro duro e tenace.
Questo terreno, assegnato al vescovo
dal governo Thai, è stato suddiviso
in lotti e dato in proprietà ad altret-
tante famiglie, che altrove facevano
la fame.
xzo viaggi tra spine
e rampicanti velenosi
Il missionario don Crespi, che in-
sieme a don Jellici è stato la mente e
il braccio di queste realizzazioni, mi
confidava: << Quanti viaggi nel folto
della foresta per scegliere il terreno,
per esplorarlo, per studiare il trac-
ciato della strada (20 chilometd) che
doveva mettere in comunicazione il
villaggio con la statale. Poi ancora
viaggi per portare il materiale da co-
struzione, per tenere i contatti con
il centro della Missione, con le auto-
rità, per i permessi e le pratiche... >>.
Leggendo attentamente la cronaca
di questa fondazione, ho voluto fis-
sare il numero preciso dei viaggi in-
trapresi dai nussionari dall'aprile del
1969 al settembre r971: sono circa
120. E la cronaca dice: «... Ognuno
di questi viaggi esigeva ore ed ore di
cammino tra spine e rampicanti vele-
nosi che ricoprivano le braccia e le
gambe di palline dure piene di ve-
leno, che il sangue deve poi smaltire
poco per volta; in continua lotta con
le zanzare, le sanguisughe, le vespe
14
e i serpenti, e sempre sotto un sole

2.5 Page 15

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scottante e lo scrosciare della piog-
gia... ».
Don Crespi mi diceva personal-
mente: «Ho ormai 65 anni, e 45 di
missione, e mi tocca fare una vita,
qui, solo, come se fossi ancora un
giovanotto; eppure mi sentirei di
incominciare una terza fondazione
nella foresta, perché vedo che sono
sacrifici che vale la pena di fare >}.
Le ragazze cieche
e i figli di nessuno
Un rapido accenno alle opere che
sono oltre i confini della diocesi di
Surat-Thani.
Nella cittadina di Han-Pong (Rat-
buri) i Salesiani reggono una grande
parrocchia e il collegio-scuola «Sa-
rasit >>, noto in tutta la Thailandia per
avere suoi exallievi un po' in tutte le
province del Regno. Anche le FMA
hanno la grande scuola «Narivut ».
Ho trovato Salesiani e FMA
anche all'estremo nord-est, a meno
di 50 chilometri dal confine con il
Laos. Tengono in vita le due più
grandi e più stimate scuole della dio-
cesi, dando istruzione a più di tremila
allievi.
A Udon-Thani c'è una commo-
vente casa-nido con una cinquantina
di orfanelli simpaticissimi, curati dal-
DUE LETIRE DALLA THAIIANDIA
((45° DI MISSIONE. Ml SENTO GIOVANE»
Villaggio « Maria Ausiliatrice»
Caro Don Castellino
grazie della tua breve visita. Qui nel villaggio «Maria Ausiliatrice», cosi
in piena foresta e cosi isolati. ci vuole un coraggio non comune per non la-
sciarsi sopraffare dalle difficoltà e sostenere i coloni. La Madonna è sempre
presente. L'acqua di Lourdes ottiene guarigioni non solo tra i cristiani, ma
specialmente tra i pagani. Alcune guarigioni sono quasi istantanee, il che tra
i pagani fa pensare.
Hai visto che la chiesa è super-povera. Però le presenze alla sera e alla
domenica sono consolanti. Finché le presenze sono alte, il villaggio non può
non essere benedetto...
Abbiamo le nostre difficoltà, però le affrontiamo positivamente. Ci ri-
mangono ancora due mesi difficili e duri per le piogge. La lotta contro la ma-
laria ha già ottenuto buoni risultati, e spero di eliminarle.
Fra poco 45° di missione. Ml sento ancora giovane ed entusiasta. Val la
spesa ad essere missionari.
Tuo don Delfino Crespi
I MIEI 473
Lebbrosario di Thava (Ratburi}
Caro don Teresio
... Sono sopraffatto dal lavoro, ma non scoraggiato. Dio mi aiuta: è evi-
dente, perché il mezzo di cui si serve va deteriorandosi. I lebbrosi: Il loro nu-
mero è aumentato di 90 individui, in tutti sono 473. In maggioranza sono
bambini e ragazzi. Accettiamo quelli che vengono alla residenza, non abbiamo
tempo e mezzi disponibili per raggiungerli nelle loro capanne, dove s'incontre-
rebbero i più bisognosi.
Molti giudicano la mia attività un hobby: altri raccolgono francobolli, io
raccolgo lebbrosi. Sono lodato da tutti, imitato da pochi. L'eccessiva paura
frena la volontà. Ma se si vince la paura s1 pr-0va una gioia grande: mi com-
muovo fino alle lacrime nel vedere negli occhi degli exlebbrosi una gioia
di vivere, una riconoscenza che magari non riescono ad esprimere, ma tanto
sincera: « Ero lebbroso, ora non lo sono più l».
Per curarli ce la mettiamo tutta. C"è una nuova medicina che produce
buoni effetti, adatta a tutti. il /andren. Medicina di prima qualità con esito in-
discusso è però sempre «un nutrimento buono e abbondante»; rinvigorisce
e permette di sopportare le altre cure.
Gli amici di vecchia data continuano ad aiutare i miei bambini lebbrosi.
Ne aspetto altri, tanti altri, non per me, ma per i miei 473. La fede li aiuti a ve-
dere in questi volti che lentamente si deturpano il volto di Gesù, da asciugare,
da curare, da far tornare bello e fiammante.
lo ho fiducia in Dio e negli uomini. Mi ricordi ai piedi di Maria Ausilia-
trice.
Don Luigi Fogliati
l'instancabile suor Teresita FMA.
In dieci anni sono approdati a questa
casa centinaia e centinaia di bimbi
abbandonati da tutti, frutti delle no-
stre guerre e del nostro egoismo. Tre-
cento sono stati adottati da famiglie
Thai o americane. Centinaia sono vo-
lati in Paradiso, dopo pochi giorni o
pochi mesi di stenti e di abbandono.
A Bangkok i Salesiani hanno tre
opere, e altre tre le hanno le FMA.
Queste ultime hanno l'opera migliore
nell'Istituto per ragazzi e ragazze cie-
che, che portano avanti dal lontano
1947. È l'unico del genere in Thai-
landia, ed è impostato sul programma
<< Aiutare i ciechi ad aiutarsi da se
stessi ». Quando escono dall'Istituto,
i ragazzi e le ragazze possono eserci-
tare una professione o assumere un
impiego. La stima guadagnata dalle
FMA con quest'opera è grandissima.
L'opera principale dei Salesiani è la
«Scuola Tecnica Don Bosco ~, sorta
nel 1946 per i ragazzi abbandonati
della capitale, che ancor oggi accoglie
soltanto allievi poveri o di famiglie
dissestate. Speranza della Congrega-
zione, a Bangkok, è la «Casa degli
Aspiranti salesiani », che . sorge ac-
canto alla «Scuola Domenico Savio >).
Racchiude una piccola schiera di ra-
gazzi che forse domani saranno Figli
di Don Bosco.
28 sepolti. in terra Thai
Mandando i Salesiani in Thailan-
dia, papa Pio XI disse loro: << Voi,
sull'esempio del vostro Padre Don
Bosco, andrete alla gioventù >). Que-
sto non è soltanto il programma dei
e nostri missionari, ma anche l'unica
strada che si dimostra efficace per
l'evangelizzazione. L'apostolato tra
gli adulti buddisti si rivela inefficace
e quasi impossibile, mentre la massa
di exallievi usciti dalle nostre scuole
si rivela affezionata, senza pregiudizi
verso la religione cattolica, aperta a
contatti spirituali sempre più impe-
gnativi.
Ripartendo dalla Thailandia avevo
le lacrime agli occhi. Salutavo i 90
miei confratelli che lavorano in ma-
niera meravigliosa per il Regno di
Dio, i 28 che avevano dato la vita
sulla frontiera missionaria ed erano
sepolti in terra Thai. Salutavo le 25
opere che racchiudono in migliaia
e migliaia di offerte di gente scono-
sciuta e il sudore copioso di tanti mis-
sionari. Mentre l'aereo s'inerpicava
nel cielo io vedevo laggiù, sempre più
lontano, non soltanto una terra amata,
ma anche un miracolo: il miracolo
di lavoro e di sacrificio dei Figli e
delle Figlie di Don Bosco.
CESARE CASTELLINO 15

2.6 Page 16

▲back to top
« Una carta gioventù
non crede più ai valori
della vita consacrata,
perché vede nei fatti
l'opposto di quello che
le si insegna. Non dob-
biamo forse dissotter-
rare virtù come l'alle-
gria, lo spirito di fa-
miglia, la fiducia nella
Provvidenza, la creati-
vità e l'audacia aposto-
lica, il lavoro instanca-
bile, la combattività per
la purezza, la devozione
mariana, l'adesione al
Papa 7 » - Continua il
condensato della lette-
ra del Rettor Maggiore
sul « Problema decisi-
vo delle Vocazioni».
Presentiamo la secon-
da e terza parte: I com-
piti della Congregazio-
ne - Proposte per l'at-
tività vocazionale.
LA CONGREGAZIONE
E LE VOCAZIONI
Se la Congregazione vuole conti-
nuare ad essere «salesiana>>, cioè la
Congregazione fondata da Don Bo-
sco per educare la gioventù, deve rea-
lizzare - e su vasta scala - una co-
stante azione di orientamento e pro-
mozione vocazionale.
Intesa come <i far vivere la voca-
zione battesimale i>, la pastorale vo-
cazionale giunge a identificarsi con la
nostra stessa missione.
Dobbiamo riconoscere che spesso
qualcuno non si dedica al lavoro vo-
cazionale perché teme di non trovare
la via giusta, in un'impresa cosi de-
licata, per la quale non si sente pre-
parato. Desidererebbe una maggior
preparazione teologica, psico-peda-
gogica, ecc. Altri sono vittime dello
scoraggiamento perché non vedono
coronati da successo i loro sforzi.
Altri lavorano ma si trovano disorien-
tati davanti alla complessità di certe
situazioni che incontrano. E non po-
chi lavorano con entusiasmo ma non
sempre con criteri e metodi giusti e
indovinati, facendosi guidare da idee
confuse, approssimative, quando non
totalmente equivocate, senza tenere
in conto gli attuali orientamenti della
Chiesa né le sicure conclusioni della
teologia pastorale e di una sana psico-
pedagogia.
Di qui si vede la necessità che vi
siano persone specializzate, e servizi
organizzati, a favore dell'azione vo-
cazionale.
Tali sono nelle nostre Ispettorie e
case i delegati o responsabili, gli ani-
matori o promotori, e i centri o ser-
vizi o équipes, di orientamento, di ani-
mazione e di pastorale vocazionale.
Sarebbe un gravissimo errore pen-
sare che queste persone o équipes
siano gli unici responsabili delle vo-
cazioni, come se le comunità e gli in-
dividui potessero abdicare alla pro-
pria responsabilità. Essi non sostitui-
scono il lavoro degli altri. Spetta loro
animare la pastorale della comunità
o dei confratelli, e aiutarli nel mag-
gior grado possibile.
È loro compito sperimentare le
forme più efficienti di attività speci-
fiche a favore delle vocazioni. Queste
attività consistono specialmente in:
- organizzazione della preghiera
il mezzo che deve sempre avere il
primato);
- studio delle situazioni;
- preparazione dei responsabili;
- diffusione di una teologia seria
della vocazione, dei ministeri, degli
stati di consacrazione speciale;
- impiego dei mezzi di comunica-
zione più atti;
- ricerca di relazioni con gruppi
di giovani scelti;
- perfezionamento dei metodi di
riflessione e di orientamento perso-
nale e di gruppo in ordine alla voca-
zione;
- iniziative di sostegno e di ac-
compagnamento dei giovani migliori
fino al momento della loro eventuale
entrata nei centri di formazioue.
PROPOSTE PER V ATTMTÀ
VOCAZIONALE
Tutta la nostra azione educativa,
e quindi anche la pastorale vocazio-
nale, è basata nel << sistema preven-
16
I

2.7 Page 17

▲back to top
tivo •· Don Bosco affermò: t Si pra-
tichi il sistema preventivo, e avremo
vocazioni in abbondanza ».
Le risorse del Sistema Preventivo
sono: un'accurata e progressiva ca-
techesi; una profonda c attiva vita li-
turgico-sacramentale e spirituale; la
testimonianza dell'educatore (presen-
za attjva tra i giovani, virtù pro-
vata t, dedizione totale ai giovani, ri-
spetto della loro personalità e libertà);
un ambiente di ottimismo, allegria e
libertà; altri mezzi che si deducono
dalla sua pedagogia, come: comunione
di ideali, partecipazione a impegni
apostolici, integrazione in gruppi di
formazione e azione, valore insosti-
tuibile della preghiera, ecc.
Un'accurata e
progressiva catechesi
Una catechesi ben realizzata man-
tiene continuamente sveglia la co-
scienza del cristiano sulla sua condi.-
zione di battezzato. Catechizzare o
evangelizzare è annunciare la persona
viva dj Cristo, guidare all'incontro
con la figura più attraente, affasci-
nante, l'unica che può ottenere dai
giovani una risposta irresistibile.
La catechesi presenta, in forma
chiara e adeguata, le diverse vocazioni
che lo Spirito suscita nella Chiesa,
perché il giovane possa cercare in
quale di esse deve prestare il suo ser-
vizio a Dio e agli uomini.
Dobbiamo far co1wscere il carisma
salena110 attraverso Don Bosco, cioè
attraverso la sua figura gigantesca, la
sua prodigiosa santità, la sua attività
infaticabile, il suo darsi ai giovani po-
veri, l'immensità del suo cuore, aperto
alle inquietudini alle speranze e alle
gioie della gioventù. E attraverso la
Congregazione: senza trionfalismi,
senza affanno competitivo, ma anche
senza falsi pudori, con la convinzione
di chi sa di aver scelto il posto esatto
e offre agli altri la stessa possibilità.
Una vita
profondamente spirituale
Nell'ambiente materialista e neo-
p~ano della società attuale, è sempre
piu difficile per la voce del Signore
farsi sentire nelle coscienze.
È necessario introdurre i giovani
in un'atmosfera purificata, sensibile
ai valori soprannaturali, da dove sia
possibile la visione degli avvenimenti
e delle realtà terrene alla luce della
fede.
Questa è la pedagogia di Don Bo-
sco. E sappiamo molto bene su che
colonne poggia: sacramenti, amicizia
con Cristo (il che è dire vita di Gra-
zia), devozione mariana. Tre espres-
sioni che oggi non godono di troppa
buona stampa anche io alcuni am-
bienti religiosi.
Cari confratelli, rivalorizziamo que-
sti elementi insostituibili della peda-
gogia salesiana e di ogni pastorale.
Importanza della
direzione spirituale
Nella confessione e nella direzione
spirituale i giovani trovano la migliore
disposizione di apertura a Dio. La
direzione spirituale - ha detto Pao-
lo VI - va deperendo, e invece do-
vremmo tenerla tanto in onore...
Quante -vocazioni nascono alla vista
dei poveri, alla vista della gente ab-
bandonata, alla vista del bene che si
potrebbe fare I Ma chi fa vedere que-
sto ? Chi apre gli occhi ? Chi può es-
sere davvero interprete presso i gio-
vani, se non un prete che si fa runico
dei giovani, cbe gli si fa compagno,
fratello, conversatore, direttore spiri-
tuale?&.
Non si insisterà a sufficienza sul-
l'importanza decisiva che per la pro-
gressiva maturazione umana e cri-
stiana ha il colloquio sacerdote-
giovane, il contatto intimo, segreto e
sacro. Questo problema va preso sul
serio.
A creare la realtà di una vita cri-
stiana matura e responsabile, contri-
buiscono altri mezzi: gli esercizi spi-
rituali, i ritiri, le esperienze forti di
preghiera e di ascolto della Parola.
La testimonianza dell'educatore
Tocchiamo un altro punto chiave.
Dove un prete o un gruppo di preti
sono vero segno di fede, di pietà, di
fedeltà, di zelo; dove una comunità
religiosa vive in piena unione e de-
dizione i propri impegni sacri, è
aperta al mondo senza lasciarsi tra-
volgere d:tllo spirito del mondo, e dà
evangelica testimonianza di fedeltà
ai consigli evangelici, Il è quasi im-
possibile che non fioriscano le voca-
zioni» (mons. Carraro). Occorre la
testimonianza di ognuno e della co-
munità: «Una comunità che non vive
generosamente secondo il Vangelo,
non può essere che una comunità po-
vera di vocazioni (Paolo VI).
Un'esigenza particolarissima consi-
sterà nel far sparire di mezzo a noi le
contro-testimonianze più frequenti e
nocive: l'imborghesimento; l'irrive-
renza ecclesiastica e religiosa; l'in-
sensibilità dinanzi ai problemi del
prossimo; la critica elevata a sistema
e sistematicamente amara e demoli-
trice; la vita di compromesso tra Dio
e il mondo (con la conseguente super-
ficialità nella pietà); le evasioni e gli
atteggiamenti «secolareschi •·
Una certa gioventù non crede più
ai valori della vita consacrata, perché
vede nei fatti l'opposto di quello che
le si insegna. Non dobbiamo forse
dissotterrare virtù come l'allegria, lo
spirito di famiglia, la fiducia nella
Provvidenza, la creatività e l'audacia
apostolica, il lavoro instancabile, la
combattività per la purezza, la devo-
zione mariana, l'adesione al Papa?
Impegnare nell'apostolato
È un passo necessario. Pone il gio-
vane in contatto diretto e graduale
con le necessità morali e materiali dei
suoi coetanei c degli uomini, acquista
esperjenza delle sua vita cristiana per-
sonale, scopre Cristo negli altri, si
sente più responsabile della sua mis-
sione.
È qui che i gruppi trovano il 1010
posto. Don Bosco a suo tempo istitul
le «Compagnie ~. che erano appunto
gruppi di formazione e di fermento,
scuola di cristiani con"inti, di gio-
vani apostoli, e di -vocazioni sacerdo-
tali. Che storia feconda, quella delle
Compagnie, specialmente nel campo
vocazionale I
I <i gruppi ~ che le hanno sostituite
da alcum anni in gran parte della
Congregazione, non hanno ancora
trovato - in molti posti - le condi-
zioni necessarie alla loro efficacia pa-
storale: forse per l'impreparazione
dei dirigenti, o per l'emarginazione
degli orari, o per equivoci sul loro
contenuto e sulle loro finalità.
Si impone una revisione franca e
sincera anche in questo strumento di
tanto alto valore educath'o e pasto-
rale.
Il valore della preghiera
È nel clima di preghiera che i segni
della chiamata di Dio possono essere
percepi6 e compresi. E solo in questa
esperienza del contatto con Dio che
diventa possibile pronunciare il «si ~
deciso della risposta incondizionata.
Si è osservato giustamente che la
crisi delle vocazioni ha coinciso con
un raffreddamento generale della vita
di pietà nella Chiesa e nelle Congre-
gazioni religiose, fenomeno accompa-
gnato da una conseguente diminu-
zione della pratica della preghiera.
Non esito ad affermare che da una
parte le «defezioni hanno come
causa principale la mancanza di pre-
~hìera, e per altra parte che essa ci
e assolutamente necessaria per rea-
lizzare la nostra missione.
(continua) 17

2.8 Page 18

▲back to top
.. ...
..
all1est11111
« Cristo disse: "Anda-
te, istruite le genti, bat-
tezzate". Qui si è co-
stretti a fare il con-
trario: prima battez-
vicinano con volti allegri... Li fis-
sai con attenzione, e li riconobbi
per nostri Salesiani... Dopo un
poco, i Salesiani si inginocchiarono
nel centro di quella folla. Uno
intonò Lodate _Maria, e quelle
di tutto: disboscare, aprire strade,
impiantare linee telefoniche per
centinaia di chilometri, cuocere
mattoni e tegole, addirittura fon-
dare un << Istituto Meteorologico >>
per prevedere con un certo mar-
zare, poi, se sarà pos-
sibile, istruire..• » - Don
Ugo Cornelissen lavora
e parla del proprio la-
voro con entusiasmo,
turbe continuarono il canto... >>.
Questo sogno, avuto da Don
Bosco nel 1871, gli aprl l'oriz-
zonte sul primo campo di lavoro
dei suoi figli missionari: la Pa-
tagonia e la Terra del Fuoco, dove
gine di tempo gli sbalzi della
temperatura troppo rigida.
La città più meridionale
del mondo
nonostante i capelli
grigi e la dura realtà.
Lavora a Punta Arenas,
la città più meridionale
del mondo, che si al-
larga a macchia d'olio:
70 mila abitanti, di cui
15 mila tra i 5 e i 15
anni. Una scarsezza
paurosa di sacerdoti.
«M i parve trovarmi in una re-
gione selvaggia... Turbe di
uomini la percorrevano: quasi nudi,
statura straordinaria, capelli ispidi
e lunghi, vestiti di larghi mantelli
di pelli di animali... Ed ecco in
18 lontananza missionari che si av-
i Salesiani sarebbero entrati negli
ultimi decenni del secolo scorso.
<< Oggi gli indigeni di cui si oc-
cuparono i primi missionari e che
Don Bosco aveva visto in sogno
- racconta don Ugo Cornelissen
giunto da Punta Arenas - non
ci sono più. Sono scomparsi, e-
stinti dalla civiltà e dalle malattie
dei bianchi contro cui non ave-
vano doti di resistenza. Sono an-
che stati sterminati da gruppi di
bianchi disumani (si dava un
premio per ogni orecchio reciso
di indigeno). Gli ultimi super-
stiti ripararono al nord, perché
al sud la vita era diventata per
loro impossibile ,>.
Nel periodo iniziale della mis-
sione, i Salesiani dovettero fare
Centro di questo immane la-
voro divenne Punta Arenas. Con-
tava appena 1000 abitanti quando
vi arrivarono i primi Salesiani. Ora
è una città con 70.000 persone,
che affrontano un inverno rigidis-
simo di otto mesi, alternato ad
una timida primavera di quattro,
che raggiunge il ma~simo di tem-
peratura a 20°. Viene chiamata la
«città dei venti •>, perché a volte
soffiano a 120 chilometri orari, ed
è veramente difficile resistere alle
loro raffiche.
I Salesiani operano nelle par-
rocchie, nelle scuole e anche nel-
l'agricoltura. Dieci anni fa apri-
rono la scuola agricola più me-
ridionale del mondo.
Accanto all'opera «S. Giovanni
Bosco » di Punta Arenas sorge
l'ampio << Museo regionale>>, che
documenta la vita dell'antica Pa-
tagonia e degli indigeni. È stato
allestito dai Salesiani, e attira tu-
risti di ogni nazione.
A Punta Arenas i Salesiani
hanno pure costruito recentemente
due ampie palestre sportive: gli
unici luoghi dove si può fare dello
sport durante il lunghissimo in-
verno. Una di queste palestre sorge
nella parrocchia di «Cristo Ope-
raio i>, dov'è cappellano don Ugo
Cornelissen: una parrocchia di
20.000 persone con 20 clubs per
adulti e giovani.
A sinistra: I ragazzi di Punta Arenas atten-
dono con fiducia (a con qualche spintona)
la merenda. A destra: Nel lunghiHimo in-
verno (8 mesi) gll stessi ragazzi fanno
pattinaggio s u un lago ghiacciato.

2.9 Page 19

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mvertice del m
Punta Arenas è ancor oggi la
città più meridionale del mondo.
Nessuno ha avuto il coraggio di
fondarne una più vicina al Polo
Sud. Essa fa parte del Cile, ma
non è molto lontana dal confine
argentino.
La grande isola chiamata Terra
del Fuoco, da Punta Arenas si
vede a una ventina di chilometri.
Si dice che questo nome le fu dato
a motivo dei fuochi che i marinai
(veleggianti attraverso lo Stretto
di Magellano) vedevano ardere di
notte sulle sue coste, fuochi con
cui gli indigeni cercavano di scal-
darsi nell'inverno polare.
Una parrocchia che si allarga
a vista d'occhio
Don Cornelissen indugia a par-
lare della sua attività di salesiano
e di sacerdote. Ci sono una tren-
tina di preti, a Punta Arenas. I
Salesiani vi hanno tre opere assai
complesse: una fondata nel lon-
tano r887; una seconda nel 19r3 ;
la terza (la parrocchia di <, Cristo
Operaio » con l'Oratorio, due cap-
pelle succursali, un Ospedale e
una colonia) sta compiendo 20
anni: è stata fondata nel r954.
«La nostra parrocchia si allarga
a vista d'occhio, in maniera inar-
restabile » dice don Cornelissen.
Un rione di cento abitanti in
quattro anni è cresciuto fino a
4000. Questo per vari ;motivi: si
sono scoperti giacimenti di metano,
che viene distribuito gratuitamente;
lo Stato sussidi a chi va ad
abitare nei rioni periferici, per evi-
tare l'intasamento del centro cit-
tadino. Tutto questo crea una
quantità di problemi pastorali, a
cui si cerca di far fronte con le
scarse risorse di personale dispo-
nibile. <i In fondo - afferma se-
rio don Cornelissen - tutto il
problema dipende dal tragico fatto
che l'America Latina, pur con-
tenendo quasi la metà del mondo
cattolico, soffre di una scarsezza
paurosa di sacerdoti >>. Cristo ha
detto: «Andate, istruite tutte le
genti, battezzandole... >>. Qui si è
costretti a fare quasi i] contrario:
prima battezzare, poi, quando se
ne avrà la possibilità, istruire.
I sacerdoti sono preoccupati di
questa situazione, e cercano so-
luzioni migliori. Ogni quindici
giorni si radunano per una gior-
IL NUOVO VESCOVO
DI PUNTA ARENAS (CILE)
Il salesiano don Tomas Gonzales è
stato nominato da Paolo VI nuovo
vescovo di Punta Arenas. Egli era at-
tualmente Vicario lspettoriale del-
l'lspettoria salesiana di Santiago e
direttore della Casa «S. Francesco
di Sales» nella stessa città. Era inol-
tre professore di morale nell'Univer-
sità Cattolica del Cile, e Vicario Ge-
nerale per la religione nella diocesi
di Santiago.
nata di ripensamento pastorale.
Ora si punta sui catechisti laici.
Attualmente in Punta Arenas ci
sono 170 catechisti, di cui 140
sono mamme di famiglia. Ognuno
raduna settimanalmente nella pro-
pria casa un gruppo di circa quin-
dici fanciulli, e questo per due
anni, prima che si dia loro la
prima Comunione. Poi altri due
anni di lezioni settimanali di ca-
techismo per la preparazione alla
Cresima.
Attendono che qualcuno
li chiami alla vigna
Ci sono tanti altri laici che
s'impegnerebbero nella catechesi,
ma finora nessuno ha avuto il
tempo o il modo di radunarli e
di formarlj. Sono come i conta-
dini della parabola che attendono
ai margini della piazza <i che qual-
cuno li chiami alla vigna del Si-
gnore )). Oggi questa è il tra-
guardo principale che si vuol rag-
giungere.
Un'altra meta, anche se più dif-
ficile, è il diaconato. Nella città
ci sono già sette candidati a ri-
cevere l'ordine. Sono Je nuove
strade attraverso le quali si deve
far arrivare il Vangelo.
Anche per gli altri Sacramenti
si cerca di rinnovare Ja pastorale.
I bambini non vengono battezzati
se i genitori e i padrini rifiutano
di prendere parte ad un corso di
preparazione. I fidanzati vengono
ammessi al matrimonio ecclesia-
stico solo dopo aver preso parte 19

2.10 Page 20

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a quattro lezioni: una tenuta da
un sacerdote, le altre da famiglie
profondamente cristiane.
La gente partecipa in massa
alla S. Messa: prega e canta con
entusiasmo. La richiesta di ele-
mosina durante il Santo Sacrificio
(come pure in occasione di ma-
trimoni, funerali, battesimi), è
stata da tempo sostituita dalla di-
stribuzione di una busta alle singole
famiglie. CQn questo mezzo, a se-
conda delle possibilità, le famiglie
partecipano al sostentamento dei
sacerdoti e delle opere parrocchiali.
Le strade piene di ragazzi
Ad ogni salesiano, il Sudamerica
presenta cifre stimolanti e dram-
matiche: metà della popolazione di
questo continente ha meno di
di 20 anni. Punta Arenas, su 70.000
abitanti, ha 35.000 giovani, di cui
15.000 compresi tra i 5 e i 15
anni.
Una delle esigenze più imme-
diate di questi ragazzi è l'assistenza
durante le vacanze scolastiche che
vanno dal 15 dicembre all'inizio
di marzo. La maggior parte dei
giovani le passa sulla strada, e
si sa che la strada non è la miglior
maestra della vita. I Salesiani
hanno aperto campi da gioco.
Hanno preparato giovanotti ad
essere animatori di questi campi
con lezioni di pedagogia, insegna-
mento di canzoni e di giochi. Ora
ognuna delle cinque parrocchie
della città ha un vasto terreno
adibito al gioco dei ragazzi, e una
sala che può ospitare per conferen-
ze, filmine, spettacoli r 50 persone.
Alla periferia della città sono
tre grosse caserme, per le forze
armate di terra, del mare e dell'a-
ria. Durante le vacanze, soldati
forniscono ogni giorno, alle • sale
dei giovani•• 750 panini per la
merenda. E una volta alla setti-
mana i camion militari vengono
messi a disposizione per traspor-
tare una piccola folla di ragazzi
ad un grande centro ricreativo
situato a 9 chilometri dalla città.
Più di un cittadino ha tirato un
respiro di sollievo al vedere le
strade cittadine sgombre dalle ban-
de di monelli: «Con quella massa
di ragazzi annoiati e bighelloni
20 - ha detto qualcuno - nella
città c'era il caos. Diventavano ma-
leducati e seccavano tutti. Ora,
grazie al Cielo, i Salesiani ci hanno
pensato~-
La lista dei cinque sogni
Ma i Salesiani hanno pensato
anche a qualcos'altro. In una delle
giornate di «ripensamento pasto-
rale• hanno stilato una lista, che
chiamano scherzosamente «dei cin-
que sogni>>. Aspettano che qualche
anima buona li aiuti a realizzarli,
per il bene dei loro ragazzi. Ecco
la lista:
1. Si sta terminando con grandi
sacrifici la costruzione di un vasto
capannone che dovrebbe diven-
tare un laboratorio di meccanica
e di elettronica. Ma il capannone
è vuoto: mancano le macchine...
2. Molti laici di buona volontà
vorrebbero approfondire la loro
formazione cristiana, anche perché
si trovano esposti a molti attacchi
contro la fede. È necessario e ur-
gente un ambiente con un minimo
di attrezzatura per gli incontri di
formazione cristiana.
3. I campi da gioco per i ra-
gazzi ci sono, ma non sono per
nulla attrezzati. Occorre trasfor-
marli in campi per basket, calcio,
palla a volo... Altrimenti perde-
ranno presto la loro attrattiva sui
giovani.
4. In tre rioni dove la popola-
zione cresce rapidamente, occor-
rono cappelle succursali per ac-
cogliere tutti i fedeli che non
ce la fanno a recarsi all'unica
chiesa, assai distante.
5. I poveri sono tanti. Bisogna
aiutarli direttamente con cibo, me-
dicine, vestiti. I ragazzi possono
imparare un mestier~ per gua-
dagnarsi la vita domani. Gli adulti
e specialmente i vecchi occorre
sfamarli e vestirli subito. Non
possono aspettare.
<◄ Se Don Bosco sognasse oggi la
Patagonia e la Terra del Fuoco,
- conclude don Cornelissen -
non vedrebbe Salesiani tra turbe
di indigeni selvaggi, ma tra folle
di ragazzi e di poveri. E affronte-
rebbe ancor oggi tutti i sacrifici
che affrontò nel 1875 per spedire
i suoi Figli a questa urgente e
drammatica missione».
UN ANNO FA
« Dite al Rettor Mag-
giore che ho amato in-
tensamente la Congre-
gazione, anche nelle
ubbidienze difficili.
Che ho dato la mia vita
per la Congregazione...
Com'è bello avere per-
severato nella vocazio-
ne! Quale soddisfazio-
ne morire sacerdote e
salesiano».
Con queste parole, il
31 maggio dell'anno
scorso, don Pedro Gar-
nero chiudeva la sua
vita tutta salesiana.
A veva incontrato la ~ura di Don
Bosco a 9 anni, neD'lstituto di
Rosario (Argentina). Ne rimase af-
fascinato, e restò con lui, con la forza
e l'entusiasmo dei salesiani della
prima ora, per sempre. Dalla sua casa,
do,•e si viveva di fede e di preghiera,
sarebbero uscite altre tre vocazioni
salesiane: il fratello don Vincenzo,
le sorelle Margherita e Maria, Figlie
di M. Ausiliatrice.
A 16 anni entra in noviziato a
Berna! e riceve la veste chieticale da
una luminosa figura di salesiano:
don Giuseppe Vespignani. A 17 anni
si consacra al Signore con i voti di
povertà, castità, obbedienza. Non si
volgerà più indietro. Non proverà
mai la tristezza del rimpianto o il
dubbio del ripensamento. L'entu-
siasmo per la vita salesiana, fondato
su una fede soda, sarà la sua caratte-
ristica perenne.
Già da chierico si sente dire da
molti ragazzi:• Voglio diventare come
lei •· Sono le prime vocazioni che ma-
turano al calore della sua bontà. Ne
verranno moltissime altre.
A 21 anni sbarca in Italia l'er gli
studi teologici. Alla Crocetta vive ac-
canto a grandi figure di salesiani: don
Vismara, don Caviglia, don Grosso...
Rimarranno i suoi maestri ideali per
sempre. Vive la grande gioia romana
e torinese della canonizzazione di
Don Bosco, e la Basilica di M. Ausi-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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I
IO
ro!
liatrice diventa il centro della sua de-
vozione mariana ed eucaristica. Sul-
l'immagine della prima Messa scnve
Ad Jemm per Mariam.
Una preoccupazione
fondamentale: le vocazioni
Nel 1941 ha solo 33 anni, e i Su-
periori lo chiamano al delicato inca-
rico di Maestro dei Novizi. Sul mondo
si sta scatenando il ciclone della se-
conda guerra mondiale, che travolgerà
e muterà tante cose. D on Pedro spinge
i suoi novizi aIl'essenziale : << Amare
Gesù Cristo I •>. E li fa partecipi del
suo amore affettuoso e vivo per Don
Bosco e la Congregazione.
1949. Ha appena 40 anni ed è eletto
ispettore della p rovincia Argentino-
Paraguayana. Don Pedro ha una pre-
occupazione fondamentale: le voca-
zioni. Cinque anni dopo, le opere
salesiane si sono moltiplicate. Viene
creata l'ispettoria del Paraguay, e lui
è chiamato ad esserne il primo ispet-
tore. Problemi delicati, contatti dif-
ficili. Ma don Garnero «regge bene&,
e i Superiori gli fanno spiccare il volo
verso Lima dove si sta preparando
un'analoga operazione nella provincia
salesiana che unisce Perù e Bolivia.
Dopo tre anni, infatti, viene creata
la nuova ispettoria della Bolivia, e
don Petra la tiene a battesimo come
primo ispettore. Questa volta le dif-
ficoltà sono più gravi. Deve spostarsi
con frequenza, e questo vuol dire
scendere e risalire alla quota 4000 di
La Paz, sede dell'ispettoria. La sa-
lute ne risente. Appaiono i primi sin-
tomi della malattia che adagio adagio
lo vincerà: l'affaticamento di cuore.
I Superiori lo invitano a lasciare
La Paz e a mettersi alla testa della
grande e complessa ispettoria di
San Paulo, in Brasile. La partenza
lo fa soffrire molto, ma don Pedro
fa le valigie e parte. Bisogna impa-
rare una nuova lingua, il portoghese.
A 56 anni non è un'impresa da poco.
Un confratello scrive: «Il mio primo
incontro con don Gamero lo ebbi a
San Paulo, molti anni fa. Non dimen-
ticherò mai la sua espressione di fede
durante l'ora di adorazione notturna,
a cui partecipava ogni giorno, nel vi-
cino convento delle suore>>. Dopo
pochi mesi se la cava benino. Ma oc-
corre partire per Roma dove inizia
il XIX Capitolo Generale della Con-
gregazione, e don Garnero non tor-
nerà più alla sua sede ispettoriale: lo
eleggono Consigliere Generale.
Gli anni febbrili
del dopo-Concilio
Roma vive gli anni febbrili del
dopo-Concilio. Si avvertono nell'aria
grandi speranze, ma anche gravi crisi.
Come Consigliere generale, don Gar-
nero si vede affidata l'immensa re-
gione che comprende Brasile, Vene-
zuela, Ecuador e Colombia. Un la-
voro immenso, con sofferenze co-
centi per la crisi vocazionale dei sa-
cerdoti e dei confratelli che ormai si
delinea nella sua crudezza.
Le condizioni di salute si fanno
sempre più precarie, e all'apertura
del XX Capitolo Generale don Gar-
nero chiede che lo si dispensi dalla
carica ormai t roppo gravosa.
Torna alla cara ispettoria di San
Paulo, con un'attività assai ridotta.
Poi la lunga e dolorosa malattia con-
fortata dalle affettuose e delicate at-
ten.zioni dei nostri confratelli di Cam-
pinas. Alcune settimane prima di mo-
rire scrive: «Mi trovo a domici.lio
coatto in camera mia. Un edema pol-
monare, poi imo spasimo coronario (i
medici lo chiamano cosi per non spa-
ventarmi, ma io ho avuto un vero at-
tacco di angina pecto,is). In tutto que-
sto ho visto un amoroso avviso del Si-
gnore, perché te11ga pronte le valigie,
poiché i miei giarni sulla terra sano
brevi, molto brevi. Sono nelle mani di
Dio, e non desidero altro che fare la
sua volontà. Mt' sembra di trovarmi
tranquillo e sereno, confidando nella
bontà e nella misericordia i1,jìnita del
Padre e della Santa Vergine Maria... 1>.
Un velo di mestizia copre ogni
tanto il suo volto: davanti alle crisi
che si lamentano nella Chiesa e nella
Congregazione prova l'ansia di aver,
forse, trascurato qualcosa, sbagliato
qualcosa, nel suo lungo servizio di
superiore. Ma poi torna la fiducia
che << la Madonna ci penserà>>, perché
è cosciente di aver fatto sempre ciò
che poteva e sapeva.
Il 24 maggio i medici sperano in
suo rapido ricupero. Lui invece an-
nuncia sicuro: (( Morirò il JI maggio >>.
Si fa preparare la talare << di par-
tenza 1>, e il 31 maggio chiude per
sempre gli occhi dopo aver ancora
mormorato «Mater mea, fiducia mea il.
A Huancayo (Parù), D. P. Garnero accompagna D. Ziggiotti in visita alla casa salesiana.
21

3.2 Page 22

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20 anni fa, il 12 giu-
gno 1954, Domenico
Savio era proclamato
«santo» - Da allora mi-
gliaia di mamme hanno
scoperto questo san-
tino di 15 anni come
simpatico e sereno pro-
tettore dei loro piccoli
Dedichiamo queste
pagine alla mamma del
ragazzo santo, una
donna paesana « deli-
cata e signorile, di
aspetto fine e bella».
A quando la canonizzazione di una
mamma? Tra le Sante e le Beate
salite alla ~loria del Bernini in questi
ultimi anru abbiamo visto sfilare delle
Suore, delle Fondatrici di famiglie
religiose, delle martiri. Ammirabili
tutte certamente, come ogni Santo
di Dio. Ma come vorremmo vedere,
almeno qualche volta, il viso di una
Santa <r sposa e madre o, da cui irra-
dierebbero per le nostre mamme luci
più vive, un invito più diretto e in-
cora~giante alla perfezione cristiana,
raggiunta nell'ambiente familiare.
Lo sappiamo. Vi è Colei che vale
per tutte: la Santa Vergine, I' [mma-
colata, la .Madre eccezionale e unica,
che ebbe per bambino lo stesso Figlio
di D io. E allora, nella luce abba-
gliante di Maria, dietro di Lei, molto
lontano, ma anche più vicino a noi,
vorremmo guardare coi nostri occhi
rapiti il volto di «sante II mamme.
Di quella che ora vi presento non
si scriverà mai un libro. La sua vita
è molto semplice e troppo nascosta.
Eppure, ella fu la madre di un Santo
vero, canonizzato in questi nostri
anni, di un Santo unico nel suo ge-
nere: il piccolo Domenico Savio.
Come vorremmo conoscere più a fon-
do la figura del papà e della mamma;
di questi sposi cristiani sui quali si
è riversata la ~loria di essere per sem-
pre nella Chiesa «i genitori di un
Santo di r5 anni .t.
Dio era di casa
Si può affermare che Carlo Savio
e Brigida Gaiato erano autentici
fervorosi cristiani e che avevano spa-
lancato a Dio il loro cuore e il loro
focolare. Vivevano alla Sua presenza,
l'invocavano spesso. La preghiera
apriva e chiudeva la loro giornata,
risuonava prima e dopo ogni pasto.
Nella loro povertà (perché senza
essere nella miseria, furono sempre
poveri) essi accettarono coraggiosi e
confidenti i dieci figli che il Signore
mandò loro. Don Bosco, che li co-
nobbe personalmente, ci dice: t La
loro grande preoccupazione era quella
di dare ai figli un'educazione cri-
stiana». In altre parole, essi avevano
dato come scopo alla lorp vita non il
benessere o le gioie, né la tranquil-
lità, ma lo splendido e arduo com-
pito di fare dei loro figli altrettanti
autentici «figli di Dio i>. I n Dome-
nico essi furono esauditi appieno e
ricompensati al di sopra dei loro de-
sideri.
Tre fatti però preciseranno meglio
l'influsso dei genitori, specialmente
della mamma, sul loro figlio: fatti
che prepararono la sua santità.
Una radiosa mamma di 22 anni
Egli venne a rallegrare un «gio-
vane* focolare domestico. Era una
radiosa mamma di 22 anni Brigida
Savio quando mise al mondo il suo
piccolo Domenico, e il pad re era nel
vigore giovanile dei 26 anni. C'era
una grande freschezza in questo
amore cristiano. C'era premura e
gioia nelle parole e nei gesti della
madre che per la prima volta svela
Dio al • suo t bambino.
Domenico era il suo secondogenito.
Ella aveva avuto un'altra creatura,
un anno prima: un bambino che una
malattia portò via solo dopo due set-
a
diu
22

3.3 Page 23

▲back to top
ti.mane. Possiamo immaginare il do-
lore di questa giovane mamma nel
veder appassire il primo fiore del suo
seno. Talora abbiamo visto una ma-
dr e, dinanzi a simile prova, dubitare
di Dio, della sua bontà. Non fu così
per Brigida Savio. Dinanzi alla culla
vuota ella disse il suo fiat angosciato,
ma con piena sincerità. E se si ag-
giunge che qualche mese dopo i due
giovani sposi ebbero anche l'ansietà
del loro incerto avvenire e furono co-
stretti a emigrare in altro paese e il
padre anche a cambiar mestiere, si
avrà la misura delle loro sofferenze,
del coraggio e dell'abbandono alla
Provvidenza che preparò la nuova
culla di Domenico. Cosi possiamo
comprendere meglio con quale ac-
cento efficace Brigida seppe parlare
al suo bambino di D io che ella amava
e serviva così umilmente.
Non tollerava strappi
o sudiciume
Infine, il terzo fatto che intendo
sottolineare. Ella era una donna fine
e ordinata, una di quelle popolane
nelle quali la rudezza della vita ri-
spetta l'istinto della finezza e della
cortesia. Sarta per mestiere, prepa-
rava lei gli abiti per i suoi di famiglia
e non tollerava strappi o sudiciume.
A questa distinzione del vestire
corrispondeva anche quella del com-
portamento. I testimoni al processo
apostolico di Domenico sono una-
nimi nel confermare che si rimaneva
incantati per la dignità del suo con-
tegno, per la sua squisita gentilezza,
per il suo fare naturalmente fine, per
l'incantevole suo sorriso. Tutto que-
sto egli l'aveva appreso da sua madre,
umile e modesta popolana.
Nessuno dubita che le sue abitu-
dini di pulizia, di grazia, di finezza
senza ricercatezza abbiano favorito
in lui il gusto di una purezza intatta
e quel saper vivere davanti a Dio che
si chiama l'attenzione alla sua im-
mensa e misteriosa presenza.
Ecco dunque Brigida Savio, moglie
semplice di un operaio di paese ma
piena di tatto e di buon gusto, gio-
vane mamma ma già provata dal do-
lore, eccola formare alla preghiera il
suo piccolo bàmbino.
La chiave della prima educazione
cristiana è questa: dopo l'esempio
personale di una vita fedelmente
orientata verso Dio, non v'è com-
pito più efficace che que!Jo di inse-
gnare a un bambino di mettersi alla
presenza di Dio, entrare in colloquio
con Lui, amarLo: cioè, ascoltare la
sua parola per ispirarne via via tutte
le proprie azioni. Vi sono cose che
l'uomo non imparerà mai a fondo se
mm dalla bocca del padre o della ma-
dre: tra queste è la fede in Dio.
E per contrario, l'assenza di D io
nell'età dei primi risvegli dell'intel-
ligenza e del cuore è per una creatura
umana un'immane catastrofe, i cui
guasti saranno difficilmente riparati
e forse mai.
Benedetta quindi la madre di que-
sto Ragazzo santo, che con un'anima
profondamente religiosa e un'arte
sq_uisita seppe introdurre suo figlio
nel mistero deHa presenza di Dio e
diede cosl alle sue nascenti virtù una
.ragione e un sostegno soprannaturali,
che le fecero fiorire poi in modo stu-
pendo, eroico.
Mamme cristiane, siate benedette
voi che avete l'eccelsa missione di
formare nei vostri bambini dei
~ Santi 1>.
JOSEPH AUBRY
Il vecchio focolare presso Il quale si racco-
glievano a sera le mamma a recitare il Ro-
sario. Qui pregi> tante volta la mamma di
Domenico Savio.
LA MAMMA DI S. DOMENICO SAVIO
Scheda
Era la terza di otto tra fratelli e sorelle. Nacque il 2 febbraio 1820. Si chia•
mava Brigida Gaiato, Il cognome è senz' altro da ritenersi una corruzione di
'Agaglfate', cognome molto comune da quelle parti.
Il paese di nascita di Brigida è Cerreto d'Asti: si affaccia sulla strada che
allaccia Asti e Chivasso.
Il 2 marzo 1840 andò sposa a Carlo Savio, di Castelnuovo d"Asti, che dista
da Cerreto appena quattro chilometri in linea d"arla.
A Ranella, la frazione di Castelnuovo dove abitava il suo sposo, apri una
« bottega da sarta».
Nel 1956 una signora di Mondonio pressoché centenaria descrisse a
don Salvestrinl la mamma di Domenico Savio in questi termini « Donna alta,
slanciata, di aspetto fine e bella». Sulla base della stessa testimonianza, la
signore Brigida era anche delicata di tratto e signorile nel comportamento.
Brigida Gaiato in Savio mori a Mondonio il 14 luglio 1871, a cinquantun
anni. La sorella di Domenico, Teresa, ricordava «che il parroco, venuto in
casa nostra nel momento in cui era spirata mia madre (io avevo allora un-
dici anni), e vedendo me e le mie sorelle piangere, cl disse: Non piangete,
perché vostra madre era una santa donna, ed ora è già in Paradiso ».
(Da appunti di Mtch•I• Mollnerle)
n

3.4 Page 24

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unnercavallo
■or
di Dio
« Mi raccomandarono
di tenere le redini molto
dure. Non l'avessi mai
fatto! Il mio bel ca-
vallo parti al galoppo
e poiché io, temendo
di cadere, mi attaccavo
sempre più fortemente
alle redini, l'animale
raddoppiava la veloci-
tà. Le persone che in-
contravo sul sentiero
si scostavano atterrite
e gridavano: 'La madre-
cita se va a matar I'.
Giunsi a Lim6n con
quattro ore di anticipo,
accolta con fragorosi
applausi. Avevo le mani
insanguinate e le gam-
be tremanti».
24
N on avevo mai pensato alle Mis-
sioni. Sapevo però con chiarezza
che, ovunque le Superiore mi avreb-
bero mandato, avrei trovato Dio e la
mia felicità.
In questo clima spirituale si viveva
a Nizza!
Quando un giorno Madre Marina
Coppa mi domandò se mi sentivo di
partire per J'America, risposi sem-
plicemente di sl.
Partii poco dopo per iI Cile e vi
rimasi sette anni come insegnante ed
assistente delle interne.
Per la lontananza dalla famiglia e
dalla patria ero missionaria: ma si può
usare questo termine per chi svolge
il suo apostolato in una città bella
come Santiago e fra sorelle vivaci,
intelligenti, cordialissime ?
Dal Cile passai al Centro America:
Direttrice, Maestra delle novizie,
Ispettrice. Indubbiamente responsa-
bilità e sacrifici ma... questa non era
«Ja missione >> che sognavo.
E finalmente, quando meno me
l'aspettavo, piombai in piena selva
equatoriana: Sucua.
Qui trovai la mia più grande fe-
licità I
Tuffata in un mare di verde, co-
perta da un cielo limpido e azzuno,
mi sentivo lontanissima dal mondo:
l'Eucaristia, l'apostolato fra i kivari,
la fraternità che univa le suore, ren-
devano i miei giorni belli e sereni.
Arrivano i cavalli
Pensavo di godere a lungo quel-
l'angolino di selva, ma il Signore,
nella sua regalità, volle mettere a mia
disposizione tutto l'Equatore: le gran-
di città, le foreste, i fiumi, i villaggi.
Fui nominata Ispettrice. A quei tempi
niente aerei, niente macchine: per vi-
sitare le singole case e questo era il
mio compito, c'erano solo i cavalli.
Io non avevo proprio nessuna sim-
patia per questo... mezzo di locomo-
zione!
Non avevo mai cavalcato e per
quanto mi ripetessero raccomanda-
zioni e chiarimenti, fra la teoria e la
pratica... i miei capitomboli si mol-
tiplicavano.
I miei viaggi si risolvevano spesso
in pericolose avventure.
Meta prima: Lim6n
Alle quattro del mattino santa
Messa. Poi la comitiva formata da
un sacerdote salesiano, un accolito,
quattro uomini, suor Rosa Larriva ed
io si avviò nell'alba verso Gualaceo:
al ponte sul fiume, a limite della fo-
resta, ci attendevano i cavalli. Il mio
era giovane, bianco, scalpitante.
Saltargli in groppa fu un'impresa
eroica e quando finalmente fui lassù
desiderai solo una cosa: scendere su-
bito I

3.5 Page 25

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Sul cavallo bianco à suor Giuseppina Gan-
20ne, cha non riusci mal a «far la pace»
con la sua cavalcatura. Ruuotonl paurosi
avventura epiche segnarono I suol lunghl
viaggi.
Con mani incerte afferrai le redini:
il cavallo si mosse. Ora rallentava,
ora si affrettava, ora incespicava e ca-
deva in ginocchio.
- Coraggio Madre - gridavano
gli uomini - è solo perché la sua
mano è insicura.
Dopo circa venti minuti ci trovam-
mo in una zona che la pioggia re-
cente aveva resa impraticabile aprendo
grandi frane.
La comitiva balzò a terra per sal-
tare i fossati a piè libero, a me, per
delicatezza, fu ordinato di restare in
sella: uno degli uomini si affiancò alla
mia cavalcatura e la aiutò a supetare
gli ostacoli. Tenevo le redini dure non
tanto per i consigli altrui, quanto per
il terrore personale, serravo gli occhi
per non vedere i precipizi, invocavo
la Madonna.
Quando si decise una sosta per il
pranzo non ne potevo proprio più e,
fra la paura già sofferta e l'altra che
stava in agguato per il resto del cam-
mino, l'appetito era scomparso.
Una pioggia fitta ci accompagnò
per tutto il pomeriggio: a sera ci
fermammo al (< Tampo », la capan-
na in cui i viandanti trascorrono la
notte.
La cena fumava invitante, ma io
sedevo in un cantuccio con le gambe
indurite dalla stanchezza e dal freddo.
La nuda terra offre, nel «Tampo »,
un modello di letto uhico per tutti i
gusti.
Al mattino seguente la santa Messa
ci rinfrancò: dopo una leggera cola-
zione riprendemmo il viaggio. Nel
tentativo di vincere la paura con una
galoppata più regolare che non l'in-
cespicare frequente del giorno prima,
i miei compagni e soprattutto suor
Rosa, perfetta cavallerizza, mi racco-
mandarono di tenere le redini molto
dure.
Non l'avessi mai fatto! Il mio bel
cavallo parti al galoppo e poiché io,
temendo di cadere, mi attaccavo sem-
pre. più fortemente alle redini, l'ani-
male, docile, raddoppiava la velocità.
Le persone che incontravo sul sen-
tiero si scostavano atterrite e grida-
vano a gran voce: «La madrecita se
va a matarl». <<La suora va ad am-
mazzarsi I ».
Mi ero staccata dal gruppo che non
riusciva a tenermi dietro e certamente
mi sarei smarrita nella foresta, se il
mio destriero, abituato al percorso,
non avesse ben riconosciuta la meta
a cui eravamo diretti.
Giunsi a Lim6n alle tredici: suore
e kivarette mi accolsero con ·fragorosi
applausi. Avevo le mani insanguinate
e le gambe tremanti. La comitiva, an-
siosa sulla mia sorte, giunse solo quat-
tro ore dopo.
A Gualaquiza
con mons. Comin
Viaggiare con un Delegato Aposto-
lico è un onore: ci tenevo a nascon-
dere la consueta paura. Il gruppo
camminò tre giorni, e per due notti
riposò a terra nel *Tampo >>.
Me l'ero cavata abbastanza bene,
salvando in pieno la mia dignità di
amazzone. Al di Là del fiume Bom-
boiza, nel folto della selva, si doveva
allora fondare una missione. Deci"
demmo di visitare il luogo, ma pro-
prio durante quel percorso il cavallo
s'impennò senza ragioni plausibili,
e come spaventato, cominciò a cor-
rere all'impazzata.
Vidi un albero poderoso sul ciglio
del sentiero e calcolai che, data la ve-
locità, sarei andata a spaccarmi la
testa contro un ramo ; in un baleno
lasciai le redini e mi Lanciai a terra,
caddi su un mucchio di pietre, mi
ferii alla mano destra, ma ebbi salva
la vita.
Ben più spaventoso però fu il pe-
ricolo corso attraverso il fiume Uru-
paza fra Sucua e Mendez. Ci rag-
giunse la corrente ed il mio povero
cavallo non resisteva alla spinta del-
1'onda. Mi vidi perduta, invocai l'Au-
siliatrice con tutta la mia fede e pre-
gando e lottando toccai l'altra sponda:
ero sfinìta I
La mia gioia
Volgendo il pensiero indietro a
quegli anni ormai lontani, mi sembra
di rivivere le sequenze appassionanti
di un film.
Tutto acquista un senso e tutto ha
valore nella luce di tanti Battesimi
amministrati, della serenità portata
alle missionarie, dei sacrifici com-
piuti per la salvezza delle anime.
Le belle comunità di indi conver-
titi, le giovani famiglie cristiane, i
fanciulli educati secondo lo spirito di
Don Bosco, sono il conforto del mio
spirito.
E mi confermo sempre più nella
convinzione che la sorgente della vera
felicità è il nostro intimo rapporto
con Dio, l'umile dono della propria
esistenza offerta per il bene dei fra-
telli, là dove il Signore ci vuole e
ci chiama.
Sr. GIUSEPPINA GENZONE (F.M.A.)
PUBBLICAZIONI
SALESIANE
Guido Favini, A metà con Don
Bosco. Pag. 312.
Ela vita di Don Rua scritta con filiale
devozione e soda competenza, dopo
la rigorosa consultazione di tutti i
documenti editi sul Beato, dalle Me-
morie Biogtafiche di Don Bosco alle
annate del Bollettino Salesiano, L'ope-
ra, in edizione extra-commerciale e
senza prezzo di copertina, si può ri-
chiedere presso l'autore (Via M. Au-
siliatrice 32 - Torino) e alla Casa
Generalizia (via della Pisana 1111 -
Roma). A favore della Causa di
Canonizzazione.
NOVITA LDC - 10096 TO-Leumann
U. Pasquale, Inseriamo Il bambino
nel mondo religioso. Pag. 148.
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Guida per genitori ed educatori del-
l"infanzia, per rendere operante il
Catechismo dei bambini. Un libro
per ogni famiglia e pér ogni scuola
materna.
L'ascolto della parola di Dio negli
esercizi. Pag. 96. L. 600
Quattro conferenze: La Parola di Dio
e le sue esigenze (di G. Tomè),
La Parola di Dio negli Esercizi Spirì-
tuali (P. Martini S. J.), La dinamica
interiore dell'ascolto della Parola negli
EE. SS. oggi (Mons. Gfgliolf), Il sa-
cerdote, ministro della Parola di Dio,
negli EE. SS. (P. Brovetto C. P.).
La vita liturgica nella Comunità
cristiana. Pag. 48. L. 350
La riforma liturgica è stata assimilata
o di fatto tradita 7 Questo volumetto
a cura dell'Utf. Lit. Dioces. di Torino
propone un esame di coscienza co-
raggioso, mettendo a confronto ~ testi
del Magistero conciliare e postcon-
ciliare con la pratica pastorale, indi-
cando atteggiamenti da confermare
o da correggere.
P. J. Bottasso, Lettere latlno~ame-
ricane. Pag. 120. L. 1000
Settimo volumetto della collana u Pa-
rametri». P. Juan Bottasso è missio-
nario in Ecuador, insegna teologia
a Quito dopo aver trascorso anni tra
i Jivatos del bacino amazzonico. Fa
un discorso giovane e nuovo sul
problem11 delle missioni e del Terzo
Mondo, nell'ottica di una liberazione
totale dell'uomo, che interessa pro•
fondamenta i giovani d"oggi.
T. Bosco, Ma liberacJ dal male.
Pag. 226. L. 1400
Settimo volume della collana « Un'av-
ventura per ogni giorno». Contiene
25 racconti religiosi e di impegno
cristiano, freschi, avventurosì, veri,
capaci di conquistare la mente e il
cuore dei preadolescenti. Ognuno è
seguito da «spunti di discussione e
riflessione».
25

3.6 Page 26

▲back to top
NELMDNDO
SALESIANO
I 75° ANNIVERSARIO SALESIANO
IN POLONIA
Il 5 maggio 1974, nel Collegio S. Gio-
vanni Bosco di Oswiecim, ha luogo la
solenne celebrazione del 75° anniversario
dell'Opera Salesiana in Polonia. Sono
presenti il card. Stefano Wyszynski, pri-
mate di Polonia, e il card. Carolo Wojtyla,
Metropolita di Cracovia. Intervengono i
Superiori Maggiori della Congregazione.
Don Gaetano Scrivo, vicario del Rettor
Maggiore, tiene il discorso commemora-
tivo nel Santuario di M . Ausiliatrice di
Oswiecim. Le due ispettorie salesiane
polacche hanno invitato, per l'occasione,
tutti gli Ispettori salesiani del mondo.
DUE ANNI PRIVILEGIATI
E INVIDIATI
Dalla Pontificia Università Salesiana,
il decano di Teologia don Raffaele Fa-
rina scrive: « Il 28 febbraio 1974 rappre-
senta una data storica per la famiglia sa·
lesiana: il Blennio di Splritua1ità e il Cen-
tro di studi della spiritualità salesiana
hanno avuto la loro inaugurazione uffi-
ciale. Il Rettor Maggiore ha presieduto
una concelebrazione. Hanno presenziato
la Madre Generale delle FMA, Il Rettor
Magnifico don Javierre, i professori e
tutti i 36 studenti del Biennio. prove-
nienti da 17 nazioni diverse».
Nell'omelia, don Ricceri ha cosi defi-
nito il Biennio di spiritualità: « Un mezzo
privilegiato, e invidiato, che la Famiglia
Salesiana offre a voi e, in voi, alle gene-
razioni future, affinché veniate introdotti
con larghezza di mezzi nella conoscenza
teorica e pratica, sempre più approfon-
dita, dell'unica cosa necessaria: la Vita
intima di Dio... "Scegli la vita perché
viva tu e la tua discendenza"».
I Salesiani e il Vangelo. I Salesiani del Giappone hanno pubblicato un
Evangeliario a uso liturgico in lingua latina e giapponese. Ne hanno fatto
omaggio al Papa. Nella foto, Paolo VI mentre riceve il dono (il primo a sinistra
del Papa è il Vescovo ausiliare di Tokio, mons. Hamao).
26
UN ESPERIMENTO
INTERESSANTE
AL CONVITTO DI LIVORNO
Per iniziativa di un gruppo di giovani
si è portato avanti il discorso di una
nuova impostazione del convitto in
vista di una maggiore partecipazione dei
giovani e dei loro genitori alla sua ge-
stione. Ecco i punti salienti della pro-
grammazione:
1. Per evitare la massificazione, la
comunità è stata articolata dando una
certa autonomia ai vari corsi affidati a
un animatore salesiano. 5 commissioni
formate da un salesiano e 2 rappresen-
tanti per corso devono portare avanti
il discorso sul problema: a) scolastico;
b) disciplinare; e) amministrativo; d) delle
attività di gruppo; e) della formazione
religiosa.
Coordina tutto i I lavoro ìl Consiglio
del Convitto composto da 5 giovani
(uno per corso), dai salesiani, dai rap-
presentanti dei genitori (non più di 8)
e da forze sociali esterne (questi esterni
devono essere sottoposti all'approva-
zione dei giovani). Tale consiglio per
le attività ordinarie potrà ridursi a 5 gio-
vani e ad uno o più salesiani.
2. I giovani si sono impegnati ad
uno studio serio in collaborazione con
gli insegnanti e aiutandosi reciproca-
mente, analizzando assieme i frequenti
giudizi espressi da salesiani e professori,
promovendo iniziative culturali, ecc.
3. Hanno espresso la «volontà di
creare all'interno dell'ambiente un clima
sereno schietto e sincero, nel quale non
trovi posto il sotterfugio». Tendono
perciò ad autodisciplinarsi. Ma coscienti
delle difficoltà iniziali del nuovo sistema
e di quelle dovute ai vari temperamenti
hanno deciso che, soprattutto i più
grandi, aiutino tutti perché nel reci-
proco rispetto «la convivenza sia ve-
ramente libera e nessuno si senta a
disagio».
« In questo clima - affermano - si
potrà attuare una progressiva flessibi-
lità negli orari, nelle uscite, nei rientri,
sempre d'intesa con il salesiano inca-
ricato e salve le garanzie anche giud_iJiche
delle famiglie».
4. Cogestione anche a livello ammi-
nistrativo mediante conoscenza e pe•
riodica discussione del bilancio. (A
questo livello si è accennato anche allo

3.7 Page 27

▲back to top
studio di forme concrete di partecipa•
L'opera di P. Cherchi, nata fra tante
Quanto si lavora I A Corumbà Carlos
zione alle decisioni amministrative in• opposizioni (e forse proprio per esse Rettore «tiene» 44 ore settimanaIi di
sieme con i genitori).
nata bene), è a 4200 metri, a La Paz. scuola, frequenta abbastanza regolar•
5. Impegno per un potenziamento di
iniziative e gruppi di informazione cul-
turale, politica. del tempo libero. per
un migliore inserimento nella realtà so•
ciale, del mondo in cui si vive.
6. Infine i giovani si sono dichiarati
disponibili all'approfondimento del pro•
blema religioso proprio perché convinti
della importanza della dimensione reli -
Bisogna vederla. Vi lavora già un gio•
vane di Terra Nuova; a giorni sarà rag -
giunto da un altro.
" Cl pare sempre più necessaria una
vita di preghiera comune che cl aiuti
a leggere gli avvenimenti di ogni giorno
e a trovare la pace e la serenitA più
forti della stanchezza che certe sere ci
mangia vivi" (Francesco, la Paz).
mente l'Università di pedagogia ed ha
l'incarico della disciplina di... tremila ra-
gazzi della Citade Dom Bosco. Più l'o-
ratorio.
Come si lavora 7 È un interrogativo
che si pongono. ma non sempre hanno
il tempo di fermarsi a rispondere...
Per il lavoro specifico di Terra Nuova
ho trovato abbastanza ben inseriti i gio•
giosa nella vi ta. Perciò si sono impegnati
a seguire stimoli e iniziative atte a fa.
vorire il ripensamento delle convinzioni
MICROREALUZAZIONE N. G di fede, la coerenza. la maturazione della
preghiera e dei momenti liturgici.
(Dal Notlz. Sai. Liguria e Toscana)
1
UNA CORSA
PER L'AMERICA LATINA
Il Direttore di Terra Nuova ha fatto
una «corsa di 40 giorni» attraverso
l'America Latina, per visitare i giovani
volontari già in servizio e studiare le
situazioni dove il loro intervento è o
può essere richiesto. Stralciamo dal suo
diario alcune righe, che danno un'im-
pressione realistica di quel grande can•
tiere che è oggi l'America Latina.
«Sono stato in Brasile, Perù. Ecuador.
Colombia, Venezuela. Ho visto un totale
di 74 opere, non solo salesiane, per•
ché la collaborazione di Terra Nuova
si estende anche al di fuori della Con-
gregazione. È stata una lunga corsa.
Non posso pretendere d'essermi fatto
un'idea approssimativamente vera. È
una realtà cosi complessa e diversa che
è facile travisare...
In Brasile ho visto la favela di
Jacarezinho: cinquemila famiglie rin-
tanate su una collina, a Rio, neppure
in periferia. C'è una parrocchia sale•
siana. sul mucchio - c'era anche un
volontario di Terra Nuova - con
tre sacerdoti che, salesianamente, fanno
tutto. E ragazzi dovunque: in "ceno•
nica", sulla "cantoria", nel "coro".
sui pianerottoli delle scale: basta lo
spazio per qualche "banco". Scuola,
scuola, scuola. Un-a giovanotto-a di
16 anni va bene per 30-35 ragazzi.
vivacissimi fuori ma attenti e discl•
plinatissimi in "aula". (In Brasile tutto
è disciplina: sui bus, al cine, si va in
fila indiana).
A Campo Grande sono corso ai
lebbrosario, dov'è vivissimo il ricordo
di don Franco Delpiano: e c'è un
gruppo di giovani che fanno mera•
viglie. Due sere indimenticabili. Pro•
blemi "vitali", serenità grande, lavoro
senza fine: si matura in fretta col la•
voro e la sofferenza. Sarebbe un ma•
gnifico posto per un "noviziato... della
vita".
NAZIONE:
India
LOCALITÀ; Jorhat (Assam)
RESPONSABn.E: Padre Thomas Vattoh
OGGETTO : Mantenimento di 3 Catechisti
COSTO:
L. r 50.000 all'anno per ogni catechista. Totale L. 450.000
DFSCRIZIONR: Padre Thomas Vattoth ha una !\\fissione molto estesa. Gli
sono affidati 40 e più villaggi. Il missionario li potrà visitare
si e no una volta al mese. Di qui la necessità di avere un
Catechista a tempo pieno in ogni villaggio. I cristiani sono
tutti poveri e ~rtanto la spesa ricade intera.mente sul missio-
nario. Tanti villaggi rimangono senza Catechista soltanto per
mancanza di fondi. Padre Thomas ne ha al presente soltanto
uno, ma ne abbisogna almeno di una decina per affidare ad
ognuno di essi due o tre villaggi. Intendiamo finanziare
3 Catechisti per un anno a P. Thomas.
I contributi per le l\\licrorealizzazioni (s~cificando a quale
di esse si intende collaborare) vanno indirizzati a:
Padre Giuseppe Baracca - Casa Madre Opere Salesiane
Via Maria Ausiliatrice 3z - 10100 Torino
Ci si pub servire del Conto Corrente Postale N. 2/36546. 27

3.8 Page 28

▲back to top
PER COOPERATORI
PIIMONTE
C.ndla: 28-30 giugno
LOMBARDIA
Como: 27-30 giugno; 31 agosto• 3 aettem.
EMILIA
VIiia S. Qluaappe (Bologna): 27-30 giugno
MARCHE
Loreto Monter. .le: 28 agosto 1• Hl·
tembre
CAMPANIA
Soanuno (Napoli): 1-6 luglio; 23-26 setcem.
CALABRIA
Soverato (presso F.M.A.): 12-16 aettembra
VENETO
° Mon~ di Monaalloe (Padova):
29 1110110 • 1 settembre
Verona S. Fidenzio: 28-29 settembre
PER COOPERATRICI
PIIMONTI
Nluuano (Veroelll): 28 luglio - agoBto;
1 agosto • 6 agosto; 6 agosto • 9 agosto;
1·6 aettembre.
R-vlone: 29 agosto • 2 settembre
C.Hlette: 8-12 seuembre
LOMBARDIA
Como: 12-16 agosto (Signore • Signorine)
VareH: 12-16 settembre (Signora• Signo-
rine)
Zowerello: 8°12 settembre (Signore• S1gno•
rlne): 19-23 settembre (Signore • Signorine)
VINITO
Cleon (Treviso): 11-16 settembre
Caeuna (Vicenza): 26-29 agosto
Verona S. Fidenzio: 11-14 settembr•
MARCHE
Loreto Montereale: 23-27 agosto
LAZIO
VIiia Tu.colane (Frascati). 24-27 giugno;
4-7 seltembre
PUOUE
Martina Franoa (Taranto): 29 giugno •
2 lugllo
S. Giovanni Rotondo: 14-17 settembre
CAMPANIA
Scanu- (N1p0II): 14-17 settembre
CALABRIA
Palmi (Reggio Calabria): 19-22 settembre
SICILIA
Zafferana (Catania): 6-9 luglio; 24-28 se11
PER CONIUGI
PIEMONTE
Muzzano (Vercelli): 11-18 agosto (SeUl•
mana di splrrtualllt)
LOMBARDIA
Como: 6-8 settembre
VENETO
Cleon (Treviso): 21 -26 agosto
PER GIOVANI
PIEMONTE
Montalto TorlneH: 28-30 giugno
MARCHE
LoNto MOt1reale: 22-26 settembre (Si•
gnorine)
PUGLIE
Martina Fran~: 7•10 settembre
CAMPANIA
Soanuno (Napoli): 19-22 settembre
CALABRIA
Pelml (R99glo Calabria) (preao Sades Se•
pientiae), 23-28 Mttembre
PER COOPERATORI
COOPERATRICI
E CONIUGI
VENITO
Cl1101t (Treviso): 21-26 agosto
ORIENTAMENTO
VOCAZIONALE
SICILIA
Zeffarana {Catania): 19-23 settembre (per
Signorine da) 18 al 26 anni}
IMILIA
VIiia S. Merla di ToHlgnano (8ologn1):
3-6 ottobre (I flgll saranno custoditi dalle
Suore)
PER SACERDOTI
TOSCANA
C.mpl1Jllonl Tul (Firenze):
28
27-30 111lembre
LAZIO
VIiia Tu-lana (Fteacari): 16-22 giugno;
30 giugno• 8 luglio; 7-13 lugfio;
26-31 ago1to; 15-21 ..uembre.
vani già in servizio e ottime possibilità
e richieste. Rimangono i problemi di
formazione; dei giovani a lavorare con
i missionari, e... dei missionari a colla-
borare con i giovani. Che sono Poi
problemi anche fuori di " missione", se
Il fuori c'h.
UNA VIA DI BRINDISI
DEDICATA A UN SALESIANO
Una via della città di Brindisi è stata
dedicata alla memoria del Salesiano
don Tommaso Stile. Questo benemerito
figlio di Don Bosco si prodigò per un-
dici anni, dal 1943 al 1954, in I un
quartiere di baracche e abituri antigie-
nici, malsani e fetidi " della città. Ri-
cordano di lui che «si muoveva a passi
svelti, in tutte le ore, anche della sera
inoltrata e alle prime luci del giorno,
per bussare alla porta dell'orfano, del-
l'ammalato, del derelitto, del disoccu-
pato, e distribuiva indumenti, cibi e de•
naro, o portava Il conforto morale che
il suo cuore sapeva trovare per tutti ».
Al posto delle baracche, in quella
zona oggi sorge un rione moderno.
e una delle vie che lo attraversa - in
ricordo del «padre, maestro e amico
dei poveri» - porta ora il nome di
don Tommaso Stile.
RICORDANDO DON MELLE,
POETA DELL'AFFRESCO
Il Salesiano Don Giuseppe Melle è
ricordato tra noi per aver affrescato la
Chiesa di S. Giuseppe.
Era già quasi ottantenne. quando
quotidianamente si inerpicava tra sca-
lette e impalcature per terminare gli af-
freschi in S. Giuseppe, per dare il co -
lore alle maestose scene in cui figurano
Santi e Papi, parabole ed eventi della
Chiesa: sempre in fervore di opere e di
attività, gli occhi azzurri incontaminati
dalla vecchiaia e addosso la febbre che
gli derivava dalla passione di creare e
terminare l'opera Intrapresa.
Poi si ritirò in solitaria meditazione
ad attendere la fine della sua giornata
terrena a Bari, presso l'Istituto del Re-
dentore.
La sua stanza era diventata la mate-
riale rappresentazione di chi dal vivere
cristiano aveva appreso l'essenza e la
vera sostanza delle cose: l'inutilità degli
agi terreni, la umiltà e la povertà resa
pratica quotidiana: un misero lettino di
ferro, una vecchia valigia sgangherata,
una sedia e nessun mobile. Ma non
era una stanza nuda, né Don Melle,
che con affettuosa affabilità ci accolse,
si sentiva minimamente a disagio. Sulle
vaste pareti o tese a cordicelle che attra·
versavano la stanza, grossi disegni e car•
toni riempivano lo spazio: erano volti
di soldati conosciuti o caduti in guerra,

3.9 Page 29

▲back to top
ritratti dei genitori e poi santi e chiese,
archi e madonne, progetti e briciole di
arte scaturita da una passione pro-
fonda, na1a ed esercitata per glorificare
la fede.
Visse cosl Don Melle, maestro su-
blime del colore, pittore di santi e di
cieli immensi, umile e grande sacer-
dote di Cristo.
(Dal Giornale «Molfetta nostra»)
UN CENTRO ORANTE
DI COOPERATRICI
A San Salvatore Monferrato {Ales-
sandria) ci sono due case delle FMA:
!"Istituto e l'Ospedale di S. Croce.
Al «Centro Cooperatori», già esistente
da anni presso l'Istituto, quest'anno si
è aggiunto il nuovo « Centro di pre-
ghiere e di sofferenz.e » nella Casa di
Riposo annessa all'Ospedale.
Le Cooperatrici regolarmente iscritte
sono 17 e hanno già fatto la promessa
dell'impegno nelle mani del Delegato
Ispettoriaie.
Il loro apostolato, essenzialmente
«orante e paziente», viene offerto in
continuità per la Chiesa e per la Fa-
miglia Salesiana, in modo particolare
per l'Unione Cooperatori. La Delegata
lspettoriale cosl scrive: « Se si vedesse
che serenità regna in quella Casa I Si
può chiamare la casa della preghiera
e della gioia».
DON BOSCO
VISTO DAI RAGAZZI DI BARI
La « Gazzetta del Mezzogiorno» reca
il resoconto di una iniziativa realizzata
nella nostra casa di Bari. Gli alunni
della Scuola Media hanno celebrato la
Festa di Don Bosco in modo originale.
Invitati ad esprimere le loro impres-
sioni di fronte all'immagine di Don Bosco,
hanno descritto con la spontaneità che
li caratterizza, sentimenti che sgorgano
dal cuore:
« Mi ispira un senso di fiducia, di
bontà, di entusiasmo».
« Ha uno sguardo dolce che infonde
coraggio».
« Mi appare come un uomo dal viso
sereno, dal sorriso gentile. Un uomo di
cui si può fidare, al quale si può confi-
dare qualsiasi pena. Mi sarebbe tanto
piaciuto conoscerlo».
«Il suo sguardo stanco e affaticato
è testimonianza di fatica e sacrificio».
« Quello che lui desidera da me lo
capisco anche senza che mi parli. Mi
basta guardarlo negli occhi».
Una frase di uno studente di 1 a Media
è insieme un augurio e una convinzione:
« Egli amava i ragazzi perché sapeva che
la loro felicità consiste nel sapere di
essere amati».
Campi di lavoro e di animazione cristiana
LOMBARDIA - CODIGORO (Ferrara) (1 ° anno)
Organizzato dai GG. CC. della Lombardia e aperto anche ad altri.
Periodo: 1°-28 luglio.
Disponibilità : 15 campisti.
Attività : colonia per bamblni - Incontri con la popolazione e attività di
animazione cristiana. (Probabile lavoro manuale per i ragazzi).
PIEMONTE - GRESSONEV (Aosta) {5° anno)
Organizzato dai GG. CC. del Piemonte e ad essi riservato.
Periodo: primi luglio - primi settembre.
Attività : assistenza estiva a tempo pieno a 70 ragazzi bisognosi.
SICI LIA - BIANCAVILLA (Catania) (3° anno)
Organizzato dall'ufficio ispettoriale.
Periodo: 15-20 luglio-31 agosto.
Attività: S.A.C. - servizio di animazione nella zona di una nuova parroc-
chia con prevalente necessità di catechesi e pedagogiche.
PALMA DI MONTECHIARO (Agrtgento) (4° anno)
Organizzato dall'ufficio ispattoriale.
Periodo: 1•-31 agosto.
Disponibilità: 20 partecipanti.
Attività: animazione sociale e cristiana nel quartiere di Pietrecadute -
doposcuola - colonia.
LAZIO - ARCINAZZO (Roma} (3° anno)
Organizzato dal GG. CC. del Lazio e ad essi riservato.
Periodo: 31 luglio-14 agosto.
Attività: soggiorno forrnativo in favore di ragazzi poveri di alcune parroc-
chie rornane.
MOLISE - MONTALTO DI RIONERO SANNITICO (Isernia) (2° anno)
Organizzato dall'ufficio nazionale - aperto a tutti.
Periodo : 26 luglio (arrivo) - 23 agosto (partenza).
Disponibilità: 20 campisti.
Attività: animazione cristiana e servizio sociale - colonia per 50 bambini •
doposcuola.
MOLISE - ACQUAVIVA D'ISERNIA (Isernia) (2° anno)
Organizzato dall'ufficio nazionale - aperto a tutti.
Periodo : 23 luglio (arrivo) - 20 agosto (partenz11).
Disponibilità : 20 campisti.
Attività: animazione cristiana e servizio sociale - colonia per 50 ragazzi •
doposcuola - lavoro man uale.
CALABRIA - GALLICIANÒ (Reggio Calabria) (2° anno)
Organizzato dall'ufficio nazionale.
Periodo : fine luglio - primi settembre.
Disponibilità: aperto a tutti e riservato ad una piccola comunità di GG. CC.
Attività: Doposcuola - Servizio sociale - Colonia - Catechesi.
ISCRIZIONI: presso I rispettivi uffici lspettorlafl cooperatori.
29

3.10 Page 30

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PER
INTIRC-IONE
DI MARIA
AUSILIATRICE
LE RAPIDE DEL FIUME TIQUlt
Era l'Anno Centenario dell'Istituto, e si era programmato
di celebrare la festa di Maria Ausiliatrice con solennità e
fervore nei diversi villaggi del Rio Tiquiè (Alto Rio Negro).
Il giorno 20 partiva da Pari-Cachoeira, centro di Missione,
una comitiva composta dal Rev.do Don Antonio Scolaro,
direttore; da Suor Anna Ferreira; Sr. Maria do Socorro Felix,
un ex-allievo e una ex-allieva, verso la parte superiore del
fiume.
Il 21 celebrammo la festa della Madonna nel villaggio di
« Punia », oltre la frontiera del Brasile con la Colombia. La
sera dello stesso giorno la comitiva partiva per un altro vil-
laggio.
Nella parte alta del fiume ci sono molte cascate, e per
poter passar oltre bisogna scaricare la canoa, passare a
piedi portando a spalle Il carico, mentre due uomini spingono
la canoa fino a oltrepassare la cascata.
Una cascata delle più pericolose è quella di «Jabuti ».
Le Suore, dopo essersi caricati i bagagli, si incamminarono
per il « varadouro » (sentiero aperto nella foresta), mentre
il Direttore aiutava i giovani a spingere la canoa.
Repentinamente, questa venne inghiottita dalle acque.
Il Direttore con un giovane si mise a lottare contro la furia
delle onde; ma ad un tratto fu travolto e trascinato in mezzo
al fiume.
Le Suore si misero a invocare la Madonna con tutte le
ferie che avevano. Ma nessuno poteva udirle.
Don Antonio racconta: <t Mi sentivo ormai senn forie e
scoraggiato. Stavo già per cedere alla violenui delle acque.
Ma... resistetti ancora un poco e invocai con fiducia la pro-
teiione della Madonna. Subito venne in mio aiuto. Ad una
cinquantina di metri un abìtante di quel luogo assisteva allo
spettacolo, quasi impotente, ma gli gridai... e lui venne in
mio soccorso salvandomi».
Questo per noi è stato un vero miracolo, che attribuiamo
alla intercessione di Maria SS.ma Ausiliatrice : aver sal-
vato da morte certa il nostro Direttore. Don Amon10 Scolaro.
Il giorno dopo raggiungemmo il villaggio «S. Paolo»
dove si celebrò la festa di Maria Ausiliatrice In rlnprailamento.
Siamo riconoscenrissime alla cara Mamma Celeste!
P•rl-C11choelr1 (Br•slla Rio Negro)
Sr. TERESINA ARAUJO, Dlr•ttrice F.M.A.
UNA BIMBA DI QUATTRO ANNI
La mia piccola stava male. Per due volte chiamai il medico,
e per due volte mi disse che non era niente. Ma io la vedevo
deperire sempre più, e finii per ricorrere ad un pediatra.
Constatò che la mia bambina di quattro anni e meuo era
affette da gastroenterite acetonica neurotossica, con collasso
del circolo. Corremmo all'ospedale, e fortunatamente le cure
adatte, dopo alcuni giorni molto incerti, rimise10 ìn salute la
mia piccola. Ho pregato tanto in queì momenti Maria Ausi-
liatrice e Don Bosco. Ora li ringrazio di cuore.
Gela
CONCETTA LO VASCO
LA MIA NIPOTINA E IL CANCRO
Tre anni fa la mia nipotina veniva operata di cancro.
I medici non ci lasciavano speranie: la piccina non avrebbe
superato I due-sei mesi di vita.
Ci rivolgemmo con fiducia alla Madonna di cui già altre
volte avevamo sperimentato la materna protezione.
Con meraviglia dei medici, la bimba non solo superò i
30 sei mesi, ma si riprese rapidamente.
Nelle varie visite di controllo, tuttavia, I medici continua-
rono a dirci di non illuderci: prima o poi il male sarebbe ri-
comparso.
Finalmente. dopo anni di angoscia e di sperania. la scienu
dovette riconoscere l'avvenuta guarigione.
Sentiamo il bisogno rendere pubblica la gra.:ia, perché
Dio sia ringrai_iato insieme a Maria Ausiliatrice. La cara
Ausiliatrice continui a proteggere i miei nipotini.
(Letta,, lirm•t•)
UN RAGAZZO IN COMA
Mentre percorreva in motocicletta la strada tra Alba e
Ricca, mio nipote venne Investito da una macchina. Grave
frattura alla base cranica. I sanitari di Alba, per la gravità
del caso, lo fecero trasportare alle Molinette di Torino, dove
il ragazzo st ette in coma per due giorni.
Con l'anima angosciata mi rivolsi con fiducia a Maria
Ausiliatrice e a Don Bosco. Il nipote Giuseppe, in breve
tempo. riprese i sensi e migliorò fino a guarigione completa.
Ringrazio vivamente le Madonna e Don Bosco.
FRANCESCA GALLIZ/O
LA SALUTE DI UNA VECCHIA MAMMA
Nello scorso settembre mia mamma, in seguito ad una
caduta, riportò la lussaiione della spalla destra, complicate
da un'incrinatura all'omero. L'età avanzata, 84 anni, e la sa-
lute piuttosto scossa per i postumi di una paralisi, davano
serie preoccupazioni. Angosciata, mi sono rivolta fiduciosa
a Maria Ausiliatrice con la novena consigliata da Don
Bosco. La Madonna mi ha ascoltata. La mamma non solo
ha riavuto il funiionamento perfetto del braccio, ma sono
anche scomparse le conseguenie della paralisi.
Insieme alla mamma, a brave persone che hanno pregato
con me e aì miei familiari, ringrazio vivamente l'Ausiliatrice.
Novara
Sr. EVELINA DRAGONE, F.M.A
UNA GIORNATA LIMPIDA E FRESCA, SUI MONTI
Da tempo eravamo in attesa di una giornata limpida e
fresca per condurre le nostre ragaue alla ormai tradiiionale
gita alla Piana di Vigano e ai tre lagt,etti.
Quando finalmente riuscimmo a partire la gioia delle più
grandi era rumorosa ed entusiasta. Scese dall'ovovia, con
un'insolita frenesia convinsero l'assistente ad accompagnarle
al Monte Sassone.
.La meta non sembrava difficile da raggiungere, e parve
più che legittimo accontentarle.
Cl HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Allegru Carlo - Amidon Su.. - Andreoni Eu11enio - Andreotti Anna - Anafo i
Luisa • 81h•1rcn Carmela • Balneri Pierhu • Bo.rattlni Rita - Bellanti Ca-
terina - 13•Unu Renato - B=orello Cat•rinll - Senoni 8o1c.o - Bisnaml
ao,_,,. Bonari C.1er1na - Boemi Gustavo - Boero Giovanni Bollcro Fnnc.o •
Donino Laura - Bon'ricini M. Rita -
Anselina - Botca11lla El•na -
Boscarino Pina - BoselH Giownni - Boucro Anfossi Luieina - Bouìni
Dannino - Braa:o Maria - Bruz.zone Sacco Rosa - Buffo C iuseppe - Ca-
ldi• Ro,a - Canara Lulirlna v. Morvillo Canavese Almo - Cuganand
Onorato - Casana Nicol~o - Castello Anna - Cavaliere Canunzi M,arla -
Cavallo Francesca - Cuina Pool.a - Chiniv&1I C,nquiro Clccocioppo Ro-
salba Ciarct PreVlin&J\\O Santina - Coda Brum e Rita • Conod1 Liliana
- Conr Vet1 - Cordera ,\\.fl$..,la - Co,ra Oiuuppioa - Coxun, Adele - Cumbo
Antoruno I)'Agostino Domenico - Da L1mA Carmeb Dalla Pace Roma

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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DI
Mli GIOVANNI
BOSCO
In breve tempo raggiunsero la cima e sostarono a « pren-
dere il sole».
Erano passati pochi minuti quando un grido terrorizzò
suora e ragazze. Daniela, alunna di seconda liceo, scivolò
rovinosamente per circa 200 metti.
L'Assistente gridò ◄< Maria Auxilium Christianorum »,
quindi tentò di raggiungerla con la paura di trovarla cadavere.
La ragazza, invece, si era seduta in attesa che qualcuno
la raggiungesse per aiutarla a risalire.
Tutto si risolse con una piccola ferita alla testa rimargi-
nata nel giro di due giorni. Visite di controllo, lastre, non le
trovarono niente di rotto.
La Madonna ci vuole bene, e risponde alla preghiera con
la sua bontà.
Novara
Sr. ELISABETTA MA/OLI, Direttrice
IL BAMBINO SI AGGRAVÒ NELLA NOTTE
Un nipotino di 3 anni si staccò all'improvviso dalla per-
sona che lo aveva in custodia e attraversò la strada: una
macchina che In quel momento sopraggiungeva lo prese
in pieno, e lo trascinò per ben dieci metri. Il povero bambino,
sbattuto e graffiato in più parti, sembrò subito più morto
che vivo. Portato all'ospedale, si aggravò nella notte, e fu
operato con l'asportazione della milza.
Appena seppi dell'accaduto, lo affidai a M aria Ausilia-
trice, e unita alla mia comunità pregai con ansia per lui.
Con i familiari iniziammo una novena, promettendo di far
pubblicare la grazia a guarigione avvenuta.
Dopo breve tempo il piccolo Michele tornò a casa guarito.
L'affidiamo alla Vergine che ce lo assista sempre. Inviamo
una modesta offerta.
Rosà (Vicenza)
Sr. ANGELA TARRARAN, F.M.A.
IL « GRAZI E» DI UN GIOVANE SACERDOTE
Nel giugno scorso mi trovavo al mio paesello per la cele-
brazione della prima S. Messa. La gioia era tanta nel cuore
di tutti, ma a mezzogiorno fu, in certo modo, soffocata,
quando lo zio, pure sacerdote, non si sentì bene, perse la
conoscenza e fu portato d 'urgenza all'ospedale. Si trattava
di «claudicatio cerebri» in forma gravissima. Incominciammo
lo stesso giorno una novena a Don Bosco, con la promessa
di far pubblicare la grazia. All'indomani lo zio riprese cono-
scenza, ma si notò subito una specie di paralisi in tutta la
parte sinistra del corpo. Lentamente, però, si ristabill, e ora
non gli resta alcuna traccia di malattia. Grazie a Don Bosco:
a nome mio e di tutti i parenti.
Bangkok (Thailandia)
Don GIUSEPPE PERSONENI, S.D.B·
IL RITORNO ATTESO DEL FRATELLO
In seguito ad un rimprovero del papà, mio fratello non si
fece più vedere in casa. Non tornò a far visita a papà e mamma
nemmeno quando furono ammalati. Pregai a lungo Maria
Ausilia trice che togliesse questa dolorosa spina alla nostra
famiglia. Dopo sette anni, in occasione delle nozze d'oro
dei genitori, il fratello non solo tornò, ma si aggrappò al collo
del papà chiedendogli perdono.
È passato più di un anno da allora, e l'armonia non è più
stata turbata. A Maria Ausiliatrice tutta la mia riconoscenza.
UNA FIGLIA DI MARIA AUSILIATRICE
UNA PICCOLA SONNAMBULA
Nella notte tra il 25 ed il 26 marzo del corrente anno, mi
svegliò il pianto soffocato di una bambina.
Mentre cercavo di indovinare di dove venisse, udii il mo-
vimento dell'Assistente e di alcune alunne in dormitorio.
Scesi in fretta le scale e vidi, nell'oscurità della notte
piovosa, sul selciato, una bambina sui dieci anni tutta tre-
mante e in pianto.
Appena mi vide si attaccò al mio abito senza dire una
parola. Di ciò che era successo, niente sapeva dire.
La ricondussi in dormitorio e dall'Assistente ebbi tutte le
Informazioni. La bambina, sonnambula, si era gettata dalla
finestra dall'altezza di 8 metri, cadendo su un mucchio di
pietre. Si era soltanto ammaccato un piede.
Attribuisco questa grazia alla protezione della Madonna.
Prima di addormentarmi, tutte le notti, consegno la casa
nelle sue mani.
Commossa, ringrazio Maria Santissima di tanta sua bontà
e le chiedo che continui a proteggere questa Missione di
Taracuà.
Taracuà (Brasi/e Alto Rio Negro) Sr. OLGA TENORIO, Direttrice F.M.A
Anita ladeviaia ringrazia San G . Bosco e S. Domenico
Savio per aver superato felicemente una difficile operazione
chirurgica. Invia un'offerta invocando protezione.
Yuraj Kascak (Cecoslovacchia) esprime la sua ricono-
scenza a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco per aver
riacquistato, contro ogni speranza, l'uso della vista.
F. V. (con lettera firmata) ringrazia Maria Ausiliatrice
per il ritorno dì una persona cara, e la prega per un'altra
grazia di cui ha urgente bisogno.
Nunzio Certo (S. Piero Patti - ME) ringrazia M aria Ausi-
liatrice per aver riacquistato la salute dopo un gravissimo
incidente sul lavoro, in cui fu creduto morto.
Maria - Dallapiccola Assunta - De Dona Maria - De Gennaro Mario -
Del Giudice Lucrezia - De Polmas Imbenia - De Santis Antonina - Di
Natale - Fabrini Olga Faoelli Maria - Favre Angela - Ferrero Giwep-
pina - Franchini Elisabetta - Gatti Ines - Giacchcro Francesca - Giacobino
Erminia - Gincomini TereSB .. Giandomenico Maria - Giorello Giova.nnì
- Giorgetti Mario - Giumelli Gfaa - Granata Lili,ma - Grifagni Claudia -
Gundo Adel2ide Denarier - Isola An11ela - La Miceta Salvatore - Lan-
franco Giuseppe - Lanza Erminia • LA Spina Nadìa - Lazzari Giuseppina
- Lazzaro Lucia ... Luisj Anna ... Maggini Gìovanna ... Malfatti Maria v.
Prati - Mancurti Rosa - Muchi•io Guglielmo - Mazza Francesca • Mele
Nunzia - Melzi Santina - Mezzo Sandro - Milano Baldizzone Clara - Mog-
gioli Anna - Moretti Luisa .. Navone Livia • Nocco Ada - Novarino Gio-
vunni - Ottolini Luigia - P•glfalunga Antonietta - Papale prof. Angeb -
Pappalardo Rosa Pasteris Letizia - Pelle&"rini Dolores - Pemctti Eurosia
- Pia Pasqualina • Picchio Anna - Piccoli Fmncesca - Pictropinto Paaqua-
Hna - Pillan Maria - Pilotti Amabile - Pioni Antonietta - Pippione Emilia
- Piruz:d Emilia - Pivetti Relìna - Puddu Paolina - PugHese Filomena -
R..bbia Teresa - Ramus Teresa - !lanieri Elisa - Rapetti Paolo - Ravinale
Ernestina - Renda Paola .. Ricci Ada - Ristori Renata - Rivasi Maria Anto-
nietta - Romano Rosina - Roggia Torreano Angiolina - Sacco B. Rosa
- Samma:rtino Maria - Santi Eleonora - Sapuppo Mana - Saverirù Ugolino
- Selvini Loredana - Serafini Fortunata - Severi Pia - Severino Pinuccia
- Sfernzza Maria - Siccardi Tere&a v. Sibon:1 - Silvagno Palenzona Rina
- Somsio Andretta - Speranza Salvatore - Stanzoni Emma e 0111• - Tana
Anna - Tavormina Lucrezia - Vagliasindi Ausilia - VaircllO Margh~rita
- Vento Pipia Provvidenza - VerceUotti Famiglia - Verde Culo - Vernieri
Emilio - Viascoo Natale - Violino Anna - Vitale Antonino - Zanetti Au-
gusta - Zinci Antonia - Zonca Adriana - Zonone Marszza Domenica.
31

4.2 Page 32

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PERFETTAMENTE GUARITA
In conseguenza di un incidente occorsomi più ~i fll!)Ve
anni fa mi era rimasta alla gamba una profonda cicatrice,
assai s~nsibile e dolorante nei frequenti colpi che inavver-
titamente prendevo.
Da un nuovo violento colpo, me ne risentii ancor più,
poiché la cicatrice presentava dallo stes_so colore, _sintomi
allarmanti di tumefazione morbosa, persistente e ribelle a
ogni cura.
Nella mia angustia, mi rivolsi a Maria Ausiliatrice, chie~
dendo per intercessione di Sa nta Ma ria Mazzarello, d1
poter guarire da un mate ormai cosi doloroso e prolungato.
Il giorno stesso in cui incominciai a pregare la nostra
Santa mi sentii sollevata e avvertii un miglioramento, che
conti~uò a progredire di giorno in giorno. E oggi, dopo
parecchi mesi, posso assicurare d'essere perfettamente gua-
rita.
Quanto mai riconoscente, desidero pubblicare la grazia,
perché si accresca la fiduciosa devozione a Santa Maria
Mazzarello.
Medellin (Colombia)
Sr. ADELE GOMEZ, F.M.A.
GRANDI COSE
Il 13 marzo 1973, a causa dello sciopero tranviario a
Milano tornavamo a casa dall'università a piedi. La mia
carissi~a consorella Sr. Giuliana Covaceuszach, uscita circa
dieci minuti prima, si era incamminata da sola. Aveva già
percorso metà del tragitto, quando, nell'attraversare il Viale
Abruzzi, venne travolta da una «Austin ».
Trasportata all'ospedale, i medici diedero questa dia-
gnosi : «trauma cranico per una frattura all'occipitale di
circa 7 cm., con poche speranze di ripresa».
L'ispettrice pensò di affidare Sr. Giuliana alla nostra Santa
Maria Mazzarello invitando la comunità di Via Timavo
e altre a pregarla con fede. Volle anzi che in cappella ardesse
sempre un cero davanti alla sua immagine, come. richiamo
e quasi tacito prolungamento della comune preghiera.
La cara sorella rimase in angoscioso stato di coma per
oltre una settimana, e per quindici giorni, circa, ~on diede
segno di conoscenza. Poi incominciò a riprendersi, presen-
tando tuttavia sintomi non lievi, che fecero temere per la
vista e l'udito.
Si continuò a pregare con grande fiducia, e finalmente
Sr. Giuliana 'poté essere dimessa dall'ospedale guarita, con
le facoltà mentali in ottime condizioni, e il perfetto uso d1
tutti i suoi sensi.
Oggi continua a godere buona salute, dopo aver potut?
riprendere gli studi e aver già superato bene due esami.
Un grazie vivissimo, quindi, alla nostra Santa Madre, che
nella sua umiltà, sa ottenere grandi cose.
MIiano
Sr. IMMACOLATA BARBUTO, F.M.A.
SI TRATTAVA DI UN MALE GRAVISSIMO
Da tempo soffrivo disturbi piuttosto gravi, per cui dovetti
essere ricoverata all'ospedale. Fatti i necessari esami, si
decise di operarmi. Era il 30 marzo 1967. Non v'era però
molto da sperare, data la gravità del caso. trattandosi di car-
cinoma.
Intanto mia sorella, Figlia di Maria Ausiliatrice, avvisata
del mio stato, venne a trovarmi e m'incoraggiò a pregare
32 Madre Morano. Mi sentii poi cosi sicura della protezione
della Serva di Dio che quando il professore, dopo aver par-
lato con mia sorella, mi disse: «Coraggio, signora, siamo
tra la terra e il cielo». gli risposi: << Ma io sono tranquilla,
e non mi spaventa quanto lei teme, perché so di avere una
valida protettrice».
Entrai in sala operatoria alle cinque e ne uscii alle dieci
e mezza: il fisico era depresso, ma il morale si manteneva
alto, aiutandomi a superare il difficile momento.
Rimasi in ospedale fino al 1O maggio, e durante tutto
quel tempo cercai di diffondere tra le ammalate la devo-
zione e la fiducia in Madre Morano, regalandone a tutte l'im-
magine con la preghiera.
Dopo parecchie trasfusioni e fleboclisi, cominc1a1 a poco
a poco a riprendere le forze. Mi fece però impressione il
costatare che avevo perduto tutti i capelli. Ma venni liberata
anche da questo inconveniente. Non passò molto tempo
che i capelli cominciarono a spuntare e a crescere più folti
che in passato.
Circa nove mesi dopo l'intervento sublto, dopo una vi-
sita di controllo, il professore mi disse: «Vada pure con-
tenta perché ora è più sana di prima».
Ho infatti riacquistato tutte le forze, e ora, dopo oltre cinque
anni, posso continuare a compiere senza fatica tutti i miei
doveri in famiglia.
Desidero perciò che sia pubblicata questa grande grazia
mentre riconoscente a Madre Morano, continuo a pre'garla
insiem~ a mio marito e ai miei figli, affinché voglia conti-
nuarci la sua protezione.
Tirano
MARIA DE LUIS TOGNOLINI
Ml TROVAI PERFETTAMENTE GUARITA
Da alcuni anni soffrivo di un male assai più umiliante
che doloroso. Vari medici avevano tentato di guarirmi, ma
senza risu ltato.
La direttrice del Collegio « Maria Ausiliatrice», alla quale
confidai la mia pena, mi disse che mi avrebbe data una buona
infermiera in Suor Valsè Pantellini, e mi offri una sua imma-
gine con reliquia, incoraggiandomi a raccomandarmi a lei
con una novena.
Lo feci con molta fede e, prima che terminasse il mese
di preghiere, mi trovai perfettamente guarita del mio male.
Con profonda gratitudine, invio una offerta per la causa
di beatificazione della Serva di Dio, sicura di avere in lei
una valida protettrice in tutte le mie necessità spirituali e
materiali.
Carlàmanga (Ecuador)
ISABEL CARRION DE ANTANEDA
DUE SEGNALATE GRAZIE
Nel 1972 mio padre venne colpito per caso al piede destro
da una pallottola di fucile, che gli penetrò sotto l'unghia
dell'alluce. L'operazione chirurgica per estrargliela si pro-
spettava difficile, temendo che, .per l'età piuttosto ava~~ata,
non potesse sostenere l'anestesia, e anche per la pos1Z1one
della pallottola, con frattura ossea del dito.
In grande angustia raccomandai fervidamente a Suor ~alsè
il buon esito dell'intervento e te sue conseguenze, nel timore
di possibile infezione durante l'ingessatura. Tutto riusci nel
miglior modo e, pur nel tempo necessario, anche .'~ frattura
poté saldarsi bene, ottenendo la completa guang1one del
piede.
Per questa segnalata grazia rendo pubblica la mia rico-

4.3 Page 33

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noscenza a Suor Valsè, mentre la prego per altre che mi
stanno molto a cuore e che confido di ottenere con la sua
valida intercessione.
ZiMcuaro (Messico) FRANCISCA GARCIA HERRERA, sxallievs F.M.A.
I MEDICI NON DAVANO PIÙ ALCUNA SPERANZA
Qualche mese fa il babbo di una nostra consorella dovette
sottoporsi a un piccolo intervento chirurgico, che non la-
sciava nulla a temere. Ma alcuni giorni dopo venne assa-
lito da febbre alta e dovette essere nuovamente ricoverato
all'ospedale.
Si constatò che i reni avevano cessato del tutto di funzio-
nare, per cui pareva non esservi più speranza.
Si fece l'ultimo tentativo di trasferirlo in altro ospedale,
che poteva disporre di reni artificiali; ma anche li i medici
disperarono di salvarlo, poiché per l'estrema debolezza del
malato, non era possibile valersi di tale espediente.
Comprese del dolore della famiglia, tanto bisognosa del
babbo, incominciammo subito con grande fiducia una no-
vena alla Serva di Dio Suor Teresa V alsè Pantellini,
con promessa di pubblicare la grazia.
Questa non si fece attendere. In soli pochi giorni le con-
dizioni del malato migliorarono tanto da poter sostenere
l'applicazione delle cure necessarie, che in breve ne assi-
curarono la guarigione.
Cosl dopo poche settimane, l'ammalato faceva ritorno in
famiglia, completamente guarito, senza aver bisogno del-
l'uso di reni artificiali, come si prevedeva.
Con profonda riconoscenza, si unisce nel ringraziare pub-
blicamente Suor Valsè della sua pronta e valida intercessione.
Rottenbuch (Germania)
Sr. CATERINA SCHMID, F.M.A.
STRAORDINARIA GUARIGIONE
Mentre mi trovavo in Naamacha nel Mozambico, la gio-
vane suor Alzira Pinta di quella comunità, il 5 settembre 1969
dovette essere operata per un tumore interno, che l'analisi
istologica rivelò di natura maligna «altamente positiva»,
come lo attesta l'unito referto di laboratorio.
Il medico che la operò disse poi che, nella migliore delle
ipotesi, la suora non avrebbe potuto avere più di sei o sette
mesi di vita.
Come direttrice di quella casa, raccomandai alle suore di
affidare i I caso a Suor Teresa Valsè, e tutte insieme incomin-
ciammo subito una novena comunitaria alla Serva di Dio,
ripetuta poi varie volte. Alle nostre preghiere, s'aggiunge-
vano quelle delle alunne e di varie buone persone.
Intanto la suora, convalescente del grave intervento sublto,
ma purtroppo con la diagnosi ben precisa, veniva rimpatriata
nel Portogallo. Qui andò rimettendosi, e si trova tuttora in
ottima salute, compiendo il suo ufficio in questa casa di
Noviziato.
Mentre si sta confermando coi relativi certificati medici
la straordinaria grazia ottenuta, compio la promessa di ren-
dere pubblica - insieme a suor Alzira - la viva riconoscenza
alla nostra Suor Teresa Valsè.
Monte Estor/1 (Portogallo)
Sr. M. ISABELLA AZEVEDO CONTINHO, F.M.A.
SEMBRAVA IMPOSSIBILE SALVARLA
Nel mese di aprile 1973 la mamma ricoverata urgente-
mente per appendice cancerosa, si trovava in gravissimo
pericolo, che i medici curanti non nascosero a noi figli:
impossibile, umanamente parlando, poterla salvare.
Dopo l'intervento, durato più di tre ore, cl confermarono
il pericolo, molto evidente, di perdere la nostra cara mamma,
data anche la sua avanzata età.
Con grande fiducia, insieme a tutta la comunità di suore
e bambini, mi rivolsi a Suor Teresa V alsè chiedendo con
insistenza la grazia. Dopo venti giorni di grande ansia e di
continue preghiere, i I chirurgo pronunciò finalmente la pa-
rola rassicurante: « È fuori pericolo».
Ora la mamma gode buona salute, perciò con animo
riconoscente desidero venga pubblicata la grazia ottenuta.
Pedata
Sr. MARIA PLACENTI, F.M.A.
A SUOR VALSt:
TUTTA LA MIA RICONOSCENZA
Sono mamma di due bambine: l'inverno scorso venni
colpita da paresi faccia le. Il medico mi disse subito che
con molta probabilità il male si sarebbe esteso anche al
braccio e alla gamba.
Fu allora che ricevetti da una Figlia di Maria Ausiliatrice
un'immagine di Suor Teresa Valsè. Con grande fiducia,
incominciai, insieme alle bambine Inginocchiate accanto al
mio letto, a recitare tutte le sere le preghiere della novena
a Suor Valsè, per ottenere che almeno la paresi si arrestasse,
perché ormai non v'era proprio più alcuna speranza.
Dopo tante cure d'ambulatorio riuscite vane, dovetti es-
sere ricoverata all'ospedale per subire un intervento chirur-
gico al viso, dalla parte dove aveva avuto inizio il male.
Con maggior fede continuai a raccomandarmi a Suor Valsè,
invocando i l suo aiuto.
Ed ecco, con mia sorpresa, che dopo solo otto giorni di
degenza, mi vidi rimandata a casa, perché I medici avevano
deciso di non operarmi, dato che l'intervento si presentava
di scarso risultato e avrebbe compromesso l'estetica del volto.
Senza fare più alcuna cura, ma solo continuando nella
fiduciosa preghiera a Suor Valsè, il viso lentamente andò
ritornando quasi normale, e io a poco a poco potei rimet-
termi alle mie faccende di casa.
Ora ho potuto riprendere anche i l lavoro in fabbrica, non
certo leggero; sto proprio bene, e la mia piccola famiglia,
grazie all'intercessione di Suor Valsè, è ritornata ad essere
felice.
Portovalttavaglia ( Varese)
NATALINA REGGIORI
CONTINUATA PROTEZIONE
Al principio dell'anno avevamo messo la Scuola ma-
terna e l'Oratorio sotto la protezione di Suor Valsè, e ne
abbiamo esperimentato la visibile efficacia.
Una bambina, sul dondolo a sbarre, lasciato andare ìl
piede fuori del pedale, ebbe la gamba colpita violentemente
da una delle pesanti spranghe di ferro. Si temeva una frat-
tura, invece non riportò che un leggero accavallamento di
nervi, guarito in pochi giorni.
Un altro bimbo, vivacissimo, con un pugno sfondò una
vetrata, ricevendone sul viso una pioggia di vetri rotti; e
rimase del tutto illeso.
Esprimiamo perciò la nostra viva riconoscenza a Suor
Valsè.
Roppo/o ( Vercelli)
Sr. MARIA BARALO/, Dlrsttrics 33

4.4 Page 34

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---R- I NOSTRI MORT-I------------------
SALESIANI DEFUNTI
Sac. Felice Caon t a Albarè di Co,termJ1no
(Verona) a 81 anni.
·
Sue caratteristiche Curano: la semplioilà can~
dida e cordiale, la pazienza nella continua
sofferenza. il sorriso costante, la fede viva.
Quando ci si incontrava con lui, ci si sentiva
sempre sollevati. Sua preoccupazione: la fe-
deltà a Don Bosco e la preghiera incessante
per le vocazioni.
Sac. Ercole Provera t a Torino S. Paolo
a 83 anni.
Per qua•i mezzo secolo è stato una delle fi.
gure più caratteristiche del popolare Borgo
S. Paolo di Torino: predicatore, confessore,
amministratore. 1\\1.a la sua missione carisma-
tica fu quella di assistente sociale ,. Una
missione su.i gt.ne,is, nella quale il suo cuore
ardente e la sua tenace volontà lo portarono
a fare di tutto, pur di arri\\•are ad aiutare
chiunque si rivolgess.e a lui. JncalcoJRbj)j j posti
di lavoro e gli alloggi ottenutì, e •oprattutto
i 10Jdj elemosinati per i suoi poveri.
C:Oad. Carlo Rumini t a Catania a 83 anni.
inviato in Sicilia dalla nativa Lombardia &volse
il suo apo8tolato . .iesiano negli Orfanotrofi di
Marsala, di S. Chiara di Palermo e poì per
ben 45 anni nell'Istituto Professionale di Bar-
riera-Catania, come valente sarto ed addetto
all'ufficio amministr·ativo. La signorilità di
tratto, la parola facile e persuasiva, la profonda
pietà e la gioia salesiana che traspariva dal suo
atteggiamento, fecero di lui una guida ed un
vero amico.
Sac. Francesco Botb t a Torino a 52 anni.
P~chi mesi dopo il trasferimento deUa Comu-
nità •alesiana da Montalenghe a FogLizzo, il
Signore lo chiamò a sé. Nonostante la malattia
che lo consumava lentamente. cercò sempre di
dare tutto se st-esso ai giovani nel ministero
sacerdoule. Giorni prima, come un presenti-
mento, scrisse ai confratelli: • Il Signore potrà
chiamarmi da un momento all'altro. Aiutatemi.
Sono contento di mori.re salesiano e sacerdote •·
COOPERATORI DEFUNTI
Antonio Di Nicola t a Carrito de! Maroi a
74 anni.
Fu attaccatissimo alla famiglia e al dovere, e
profondamente cristiano. Partecipava quOtidia...
namente alla Messa e aiutava tutti. Pregò e
lavorò per la perseveranza di una sua figlia,
suora, di tre sue nipoti F.M.A., e di due nipoti,
sacerdoti salesiani.
Teresa Santacatterlna ved, Schlro t a
89 anni.
Scrive il .figlio, coadiutore sale.siano: .. .t morta
la mia carissima. mamma. Non tessetene un pa-
negirico. Dite solo che è stata la mamma di
otto figli, tutti educati nella virtù, nella bontà
e in una profonda fede nel Signore. Due di
essi li ha regalati con gioia a Don Bosco: un
sace.rdote e un coadiutore. 'I=: stata di rp-ande
sacrificio e lavoro. Allevò la famiglia e curò la
casa senza l'aiuto di nessuna persona di servizio,
esprimendo la sua fede e il suo amore nel se.r-
vizio incessante verso i figli ,.
Michele Quaglia t n Falìcetto di Venuolo
o 66 anni.
Diede con gioia sofferta una figLia al Signore
nelle Figlie di M. Ausiliatrice, e ne era orgo-
glioso. Affezionato all'opera delle stesse FMA
esisccnte nel paese, ne fu valido amministratòre.
Dove c'era un dolore, un tutto, una malattia,
egli era presente a fare del bene a tutti.
Flora Paradisi Bettlnl ved. Patrlsl t a
Roma a 8r anni.
Della nobile famiglia dei marchesi Patrizì, fu
donna pi.a, modesta. Si l spenta serenamente,
Donò una figlia all'Istituto delle FMA.
Lucia Rosso ved, Serrino t a Buttigliera
d'Asti a 101 anni.
Mamma di una Figlia di M. Ausiliatrice, fu una
fervente cooperatrice salesiana.
Rosa Trice.rrl t a Trino Vercellese a 86 anni.
Fu donna di sran fede e profonda pietà. Con
generosità, di tre figli due ne donò al Signore
nelle Figlie di M. Ausiliarrice. Visse una vita
laboriosa e aerena.
Nicoletta VU'Dassa ved. Mattai t a Ln
Speiia • 87 anni.
Visse i suoi lunghi giorni nella semplicità, ir•
radiata di una grande fede cristiana. .Fece dono
generoso al Signore e a Don Bosco dei suoi
due figli. Insieme a.1 ma.cito Arturo, chiamato
nella luce di Dio sette anni fa, per mezzo se•
colo segnò de.Ha sua presenza orante e opero.sa
il Santuario della Madonna della Neve La
Spezia, e. fu una vera cooperatrice salesiana.
Emanuele Ghutlslerl t a Neviano (Lecce)
a 83 anni.
Nell'immèdiato dopoguecrn1 dopo aver avuto
la casa distrutta e una figlia morta .in seguito
ai bombardan1enti1 lasciò partire la seconda
figlia, Leonilde, per l' Istituto delle FMA.
Cooperatore silenzioso e coraggioso, sopportò
la lunga Joft'erenza degli uJtimi die.ci anni
con fede e spirito dì preghiera.
Antenore Derrassl t a Novara.
Affezionato Cooperatore, fu anche benefattore
di tante pie istituzioni e de.i poveri della città.
Sostenne le opere parrocchiali e l'A,ione Cat-
tolica.
Annunsiata Artuslo ved. &offa t a Dillllo
d'Alba a 105 anni.
Consacrò tutta la vita al bene dei figli e d~la
famiglia. NegH ultimi anni, ospite del pensio-
nato, offriva _preghiere e sacrifici per le voca-
zioni e per la prosperità della Famiglia Salesiana.
Vlncenso Zaccaria t a Padova a 70 anni.
Scrive il Delegato deì Cooperatori: • Fu uno
dei piU validì cooperatori sale.siani di questa
nostra Parrocchla. Fino all'ultimo giorno fu se-
greta.rio del centro, animatore. jnstanc-abile
p.ronto a qualunque nostra richiesta. La sua
Messa e Comunione quotidianat le opere di e.a·
rità di ogni genere, la sua partecipatione ad
ogni iniziativa spirituale dicono in concreto chi
era tra noi. Ba lasciato un grande vuoto•·
Alfredo Musto t nd Avellino a So anni.
FrattlJo del salesiano don Aurelio, era un coo-
peratore fervente.. Diede Pcsempio di vita cri-
stiana vissuta nell'amore all'Eucarestia che ri-
ceveva spess-issimo e della Madonna, Fece del
bene a tutti, e fu molto devoto di Don llosco.
Carlo Paliotti t a Livorno.
Fu attivissimo cooperatoré nelle pTovince di
Livorno e di Firenze.
Vittorina Canavero t a Reggio Calabria a
80 anni.
Dedicò tutta se ste95a alla famiglia, al lavoro
e aUa preghiera. Ebbe cinque figli che allevò
cristianamente. Uno lo donò come sacerdote
alla Pia Società S. Paolo e •lle Missioni de.11,i
Cina. Fu molto devota di M. Ausiliatrice e di
Don Bosco,
Eugenio Cucchlarella t a Dover N.J, (USA).
Ottimo cristiano fu anche ottimo padre di fa.
miglia. Insieme al .figlio Fe.derico, nostro ex..
allievo, eta molto affezionato a Don Bosco. Era
un assiduo lettore del Bolltttr'no che riceveva
dati'ltalia. spense come un vecchio patria,rea.
Mons, Mario ScarabeUo, canonico arcid.
della Cattedrale di Asti t a 79 anni.
Non era salesiano, ma di Don Bosco aveva lo
spirito. Il suo maggior desiderio fu di far del
bene ai giovani. Nel euo testa.mento spi.rituale
la.sciò ~e.ritto: , Ringrai:io il SignQre di avermi
fatto nascere in un~ famialia cristiane, di o.vermi
dato Ja vocazione sacerdotale, e di aver-mi dato
molte occasioni dj far del bene, specialmente
ai carissimi giovani;.
Cesarina Gemellaro ved. Papa t a S. Do-
menica Vittoria (Meuina) a 95 anni.
Fu affezionata cooperatrice, e lavorb nello
spirito di Don Bosco per la iua santin\\ e per
il bene degli altri. Rimasta vedova per molti
anni, affrontò con coraggio le avvetaità della
vita, sorretta dalla fede in Dio e nella Ma-
donna.
Antonio Masclullo t a Bari.
Dopo una vita intera dedicata aJla famiglia
(otto 6gli) e al lavoro di grande responsabilità,
se ne andò senza disturbare nessuno, com.e
era ,uo çostume. Exallievo di Corlgli•no e
di Roma, collaborò all'attività della Famiglia
Salesiana in varie forme, e fu per tre anni
presidente dell'Unione Exallievì di Bari. Donò
un figlio al Signore come ncerdote. Una
4 borsa missionaria• voluta dagli amici ri-
corda il suo grande amore per le Missioni.
Natale Martelli t a Busto Arsizio a 86 anni,
Nominato cooperatore da.I beato Don Rua,
trascorse la vita htvorando e pregando.
t Lorenso Pisani a Sa mpicrdarenn a 79
anni.
lnvalido di guerra. prestò per oltre trent'annì
la sua opera nella Libreria Salesiana di Sam-
pierdarena . Fu militante. di Azione Cattolica,
sempre impegnato per la diffusione del Regno
di Dio.
Emilia Tonelli t a Rovereto a 18 anni.
Di fede profonda, educò molto bene ì tre
figLi. Cooperatrice attìva, fu bloccata negli
ultimi sei anni da un male incurabile e do-
loroso, che sopportò edificando quanti l'avvi-
cinavano. Si nutrl ogni u:iorno della Santa
Eucarestia.
Giacomo Dolsa t • Rivoli (Torino) a 70 anni.
Segul con amore l'opera di._ Don Bosco a To-
rino-Mirafiori. Con dedizione veramente Sa•
lesiann. promosse lo sviluppo delle iniziative
sportive. perché di qui i giovani -tialisscro ad
una formazione totale. Lo caratterizzarono
modestia, bontà e generosità.
LA DIREZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, riconosciute giuridicamente con D.P. del 2-9-1971 n. 959 e L'ISTITUTO SALE-
SIANO PER LE MISSIONI con sede in TOR INO, avente personalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22, possono legalmente ricevere Legati ed
Eredità. Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule:
Se trattasi d'un legato: • ... lascio alla Direzione Generale Opere Don Bosco con sedB in Roma (oppure all'Istituto Salesiano per le missioni con sede
in Torino) a titolo di legato la somma di lire ..... .. . . (oppure) l'Immobile sito in , .... ».
Se trattasi, invece, di nominare erede di ogni sostanza l'uno o l'altro dei dµe Enti su indicati, la formule potrebbe essere questa:
«... Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede universale la Direzione GeneralB Opere Don Bosco con sede In Roma
(oppure l'Istituto Salesiano per IB Missioni con sede In Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo».
34 (luogo e data)
(firme per disteso)

4.5 Page 35

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crociata
TOTALE MINIMO PER BORSA L. 50.000 Avvertlemo che le pub•
bllculone di una Bo,.. lncomplata al effettua quudo Il veraamanto
Iniziai• raggiunge la somma di L. 25.000, ovvaro quando tale eomma
vlane raggiunta c on offerta s uccessive. Non potendo fondare una Borsa.
si può contribuire con qualsiasi somma a completare Borse già fondate
BORSE COMPLETE
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice e
S. Giovanni Bosco, p"tr u11 giotJt.m~
seminan"st.a missionan'o, n cura di don
Nicola Nardulli. Acquavlvn delle
Fonti {Bari), L. 150.000.
Borsa: S. Giovanni Bosco e Maria
SS. Ausiliatrice, p,r ut1 clriaico po-
vuo, n cura di Umberto Fnccin.
Varallo Pombia (Novara), L . 150.000.
Borsa: Papa Giova.nnl XXID, in
suffragio della d4uma Maria Trt:::za
Padula, a cura del dott. comm. An-
tonio Padu)a, Roma, L. 100.000.
Borsa: Per ricordare con Il sur-
rragio le anime elette di Guido e
Anna Moviill, a cura de.Ila prof.sa
Emilia Movilli, Alessandria., lire
100.000.
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice,
S. Giovanni Bosco e Papa Gio•
vannl XXlll, a cura di Dora D'Enne,
Latina, L. 100.000.
Borsa: In _memoda di Luisa e
Attilio Masottl Cristofoli, a cura
della famiglia Masotti Cristofoli. Pa-
dova, L. J 00.000.
Bor&a: S. Domenico Savio, a cura
di Maria G1>lli, Pieve Otto Ville
(Panna), L. 85,000.
Borsa: Maria SS. Ausillatrlco e Don
Bosco, a cura di Oiuseppe Bjgnami,
Druento (Torino), L. 75.000.
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice e
Do.Il Bosco, a cura di Ottavio Bi..
gn.ami, Druento (Torino), L. 75,000.
Borsa: In memoria del fratello,
curn di C. B., Biella (Vercelli),
L. 50.000.
Borsa: S. Giovanni Bosco, p,,- gra.
nia ricwwa, a cura di Anna Sardelli,
Pagani (Salerno), L, 50,000.
Borsa: Don Pietro Garbln, in rin-
graziamento e ptrchd continui dal
Cielo a prote.ggere la nostra famiglia
a CUTil di Giovanni ed Eugènia Zuc-
chini, Faenza (Ravenna), L. 50,000.
Borsa: Papa Roncalll, in rìngrazia-
men.to per il suo aUlto C! i1,t)()C,tmdt,
la sua continua protezioni tulla nostra
nipote, a cura di Eugenia e Canncl:1
Cerosa, Colla-Tic. (Svizzera), fue
50.000.
Borsa: In onore di Maria SS. Au•
slllatrJce e di S. Domenico Savio,
implora_ndo una grazia per una mia
parmte eh~ 1u ha tanto bùogno, a
cura di N.N., Cuneo, L. 50.000.
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice, per
g,-azia riavuta e p.err.hi prottgga ora
e lt.mpre il piuolo Giuseppe, mamma
papà, a cura di Edoard.o Alifrcdi,
Torino. L. 50.000.
Borsa: In suffragio e memoria
della mia cara moglie, a cura di
Ettore Scheda, ChiUBo Pesio (Cuneo),
L . 50. 000.
Borsa: In memo~a di Giacinto
Silvani, a cura di N.N., L. 50.000.
Borsa: In suffragio della m.la cara
Bianca, amorevole sposa per 44 annt,
a e.un de.I dott. Muio Signorini,
Verona, L. so.ooo.
Borsa: A Don Bosco, padu, e ma~-
stro dei giovani alla cui prott·.1'ont.
qffitlo la giooant famiglia di ml.o ni-
pote Giuseppe c,m Daniela il pi,;.
colo Luca. Ptr le. loro necessità spiri-
wali , ttmporoli, a e.un di Lia Pinto1
Milano, L. 5·0.000.
Borsa: Maria SS. Ausi!Jatrice,
S. Giovanni Bosco e Papa Glo•
vann.l XXIll, p,rch6 mi proteggano
e mi ottengano I, grazi.d d,' cui ho tanto
bisogno, a cura di looc Bon_s ì Busoli,
Venezia, L. 50.000.
Borsa: Unione Ex.allievi « D. Bo•
sco », Coletti, Venezia, a cura della
stessa Uni.one, L. 50,000,
Borsa: Gesù Eucarestia, Maria
SS. Ausiliatrice, rif11gio dei Pt«a•
tori, 1alute dtgli irifer1r11'., S. Giooanni.
Bosco 6 Santi Salesiani, implorando
grazie part.icolari', a curn di N.N.,
Riesi (Caltanissetto), L. 50.000.
Borsa: fn memoria del compianto
cassiere Nicolino Pecci, a cura
dell'Onionc Exallievi Casa Madre,
Torino, L . 50.000.
Borsa: A Maria SS. Ausiliatrice,
a S. Giovanni Bosco ed a S. Do•
menlco Savio, perché prott1gga110 la
mia famiglia ~d 1',1 uiffragio dti 1t1Jstri
defunti, a cura di F. L., Rivn di
Chìcri (Torino), L. 50,000,
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice,
S. Giovanni Bosco e S. Domenico
Savio, a: cu.ra di Andrea Manazza,
L. 50.000.
Borsa: S. Domenico S avio, n cura
di una Cooperatrice T id nese (Sviz-
zera), L. 50,000,
Borsa: S. DomenJco Savio, n cura
di una Cooperatrice Ticinese (Sviz-
zera), L. 50.000.
Borsa: Dierino Spirito, a cura dì
una Cooperatrice Ticinese (Sviz-
zera), L. 50.000.
Borsa: Dlerlno Spirito, o cura di
una Cooperatrice Ticinese (Sviz-
zera), L . 50.000.
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice e
S. Giovanni Bosco, o. cura di N.N.,
Como Rebbio, L. 50.000.
Borsa: S. Domenico Savio, cura
di N.N., Como Rebbio, L. 50,000.
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice e
S. Giovanni Bosco, per Ottenere
una grazia importanti!, o. cura delle
sorelle Motto, Mortara (Pavia), lire
50.000.
Bo-rsa: S. Giuseppe, a cura di N.N.1
0.-,eta (Latina), L. 50,000,
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice,
S. Giovanni Bosco, S. Domenico
Savio e Beato Don Michele Rua,
per grazia n·uvuta e perthd mf pro-
cura de.I fratello Pietro Picco, lire
50.000.
Borsa: In memoria del nostri
cari defunti, n curn di Mariella,
Carlo e Guido, L. 50,000.
Borsa: S. Giovanni Bosco, a cu.ra
de~li enllievi dell' lspeuoria Cen-
trale, L. 50.000.
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice e
S. Giovanni Bosco, cura di Ca-
milla Carobbio, Colzate (Bergamo),
L. 50.000.
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice e
S. Giovann.i Bosco, iti v~moria ~
suffragio d,! marito Albato, cura
di Elsa Peroni ved. Ricciardi, Roma,
L. 50.000.
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice, pro
vocazioni, a cura di N.N., Roma,
L. so.ooo.
Borsa: S. Giovanni Bosco, pro vo-
cazioni, a cura di N.N., Roma,
L. 50.000.
Borsa: Beato Don Michele Rua,
a cura di Guglielmina Santìlli, I-
sernia, L. 50.000.
Borsa: In ricordo di Raffaella
Basso, 11el ro'° anni~rsan·o della
morte, a cura di Galliano Basso e
figli, Potenza, L. 50.000.
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice, in
memoria 8 suffragio de.i' miei cari de..
Jrm.ti, o cura di Emilia Brcsesti,
S, Giacomo di Teglio (Sondrio),
L. 50.000.
Borsa: In suffragio di Arnaldo
Arredi, a cura di Marga Arredi,
Rorna, L. 50.000.
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice,
S. Giovanni Bosco e Santi Sale•
siani, a cura di Maria Barbarossa,
Penne (Pescara), L . 50.000.
Borsa: A S. Giovanni Bosco, a
cura di Diego Spartà, Olgia1e Co-
masco (Como), 1... 50.000.
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice, i11
111.ffragio dt.i nostri e.ari defunti, a curo
uggano sempre, a cuna di N.N.,
1... 50.000.
Borsa: Don Pletro Ber.ruti, i-t, rin-
gra:sia'm~nlo, a cura di Graziella Ca-
rini, Milano, L. 50.000.
Borsa: A S. Giovanni Bosco, a
curo. del dolt'. Pat Carini, Milano,
L. 50.090.
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice e
Santi Salesiani, in ri.ngra~·ament.o d
supplicando grande gra::ia, a cura di
Adriana Dal Pane, Faema (Ravenna),
l.,, 50.000.
Borsa: Per un aspirante al sacer-
dozio, a cura di Annarosa Varano,
Roccella Ionica (Reggio Ca!.), lire
50.000.
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice e
S. Giovanni Bosco, a cura di Fran--
cesco Marin Componogara (Vl?nezia)1
L. 50.000.
Borsa: S. Cuore dl Gesù, Maria
SS. Ausiliatrice, S. Giovanni Bo-
sco e S. Domenico Savio, per im•
plorare una gra::ia tf}irituala.1 a cura
di Piet.ro Taddei, Provaglio d'lseo
(Brescia), L. 50.000.
Borsa: Per ringrazia_mento della
guarigione del fratello Luigi, 11
di Giovanni Torterolo e signora,
Carcare (Savona), L . 50.000,
Borsa: Maria SS. Auslllatdce,
S. Giovanni Bosco e S. Dome•
nico Savio, a cura Assunta e
Noemi Soldini, Vollerano {Viterbo),
L. 50.000.
Borsa: Maria SS. Ausllla!rlce, in
suffragio d<lla mogli• Giovam1a, a
cura del dott. Giovanni Pelliccioni,
Porcari (Lucca), L . 50,000.
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice,
S. Giovanni Bosco e Beato Don
Rua, pi!r prott:zi'orre avuta ~ t:011-
tinua, 3 cura di Narciso Mocchetti,
Busto Araizio (Varese), L. 50.000.
Borsa: Per vocazione sacerdotale,
n curn di Agnese M.a.rcucci, Fo-
sciandora (Lucca), L. 50.000.
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria
SS. Ausiliatrice e S. Giovanni
Bogco_. per va.zia ricevuta, a cura
dJ Rina Gorctti, Ballabio (Como),
L. so.ooo.
Borsa: A sulfraglo delle sorelle
Elvira e Marcellina, a cura di Ca-
rolina Farina, Monza (Milano), lire
50.000.
Borsa: S. Giovanni Bosco, a cu.ra
degli ExnJJievi lspenorfa Subalpina,
Torino, L. 50. 000.
(0011n~o.&)

4.6 Page 36

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BOLLETTINO SALESIANO
SI pubblica Il t• del mese per la Famiglia Salesiane; Il 16
del mese per I Dirigenti del Cooper,torl
S'invia gratuitamente al Cooperatori, Bene-
meriti e amici delle Opere di Don Bosco
Direzione e amministrazione: via Maria Au-
alliatrice, 32 - 10100 Torino - Tel. 48.29.24
Direttore responsabile: Teresio Bosco
Autorln. d el Trib. di Torino n. 403 del 16 febbrelo 1949
Per Inviar• offerte Hrvlr• I de l C. C. Postal• n. 2-1355
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