Bollettino_Salesiano_198404


Bollettino_Salesiano_198404

1 Pages 1-10

▲back to top

1.1 Page 1

▲back to top
-
-r
I

1.2 Page 2

▲back to top
IL BOLLETTINO SALESIANO
Rivista della Famiglla Salesiana
Fondata da un Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa
edito dalla Congregazione Salesiana di San
Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella posi. 9092 -
00163 Roma-Aurelio - Tel. 06/ 69.31.341
Conto corr. posL n 46.20 02 intestaI0 a D1re-
2Ione Generale Opere Don Bosco. Roma
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bon-
gioanni - Cario Sorgetti - Gaetano Nanet1i - Lu-
ciano Panfilo - Dora Pandolfi - Cosimo Seme-
raro - Saveno Stagnoli.
Collaboralorl: Nino Barraco - Elia Ferrante -
Domenica Grass,ano - Adolfo L'Arco - Angelo
Paoluzi - Francesca TIzfan, - Domenico Volpi
Archivio: Guido Cantoni
P r opaga nda :
Diffusione: Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e lmp~lnazlone: Scuola
Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa: Otticlne Grafiche SEI - Torino
Registrazione: Tribunale di Tonno n 403 del
16.21949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PU BBLICA
* Il primo di ogni mesa (undici numer,, eccel•
*10 agosto) per la Famiglia Salesiana
Il 15 del mese per I Cooperatori Salesiani
Collaborazione: La Direzione Jnvila a mandare
nof1zie e toro riguardanti la Femiglìa Sales1ene,
e s 'impegna a pubblicarle secondo 11 loro Inte-
resse generale e la drspombihlà d1 spazio
Edizione di medi mese. A cura dell'Uffic,o Na-
zionale Cooperatori Viale del Satesian1 9
00175 Roma - Tel (06) 74 80.433
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 41 edmoni nazionali e
20 lingue diverse (liratura annua oltre 1O milio-
ni di cop,e) in: Antille (a Santo Domingo) - Ar-
gentina - Aust111lla - Aualrla - Belgio (In fiam-
mingo) - 8ollvla - Brulle - Canada - Centro
America (a san Salvador) - CIie - ss Cinese (a
Hong Kong) - Colombia - Ecuador - Flllpplne -
Francia - Gennanla - Giappone - Gran Breta-
gna - India (in inglese. malayalam. tamil e te-
lugu) - Irlanda ltalla - Jugoslavla (In croato e
in sloveno) - Korea del Sud - BS Lituano (edito
a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Paraguay
- Perii - Polonia - Portogallo - Spagna - Stati
UnlU Sud1frlçe - Th11!1ndlll - Urugu1y Vt-
nezueta - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a, com-
ponentl la Famiglia Salesiana, agli amici e so-
stenitori delle sue Opere.
Copie arretrate o di prop~anda: a richiesta,
nei hmiti del possibile.
Cambio d i Indirizzo: comunicare anche I·Indl-
1tuo vecchio
2 BOLLETTINO ~LESIANO I MARZO 19&4
1 MARZO 1984
ANNO 108 - NUMERO 4
In copertina:
(Foto Lever): Davanti all'Unl-
versltà Salesiana di Roma.
4 BREVISSIME
10 NOTE SPIRITUALI
11 VITA ECCLESIALE
17 PROGETTO AFRICA
20 VITA SALESIANA
35 PROTAGONISTI
RUBRICHE
L'opzione glovanlle e popolare. Clara Bargi ripro-
pone alla nostra attenzione una scelta che per
Don Bosco tu essenziale: i giovani ed il «popolo».
Dove va la catecheti In ltalla? Interrogando Il se-
gretario generale della Conferenza Episcopale Ita-
liana, monsignor Egidio Caporello ed un cateche-
ta, Il salesiano don Ubaldo Gianetto, Silvano
Stracca fa il punto sull'attuale problematica cate-
chistica italiana.
Tra c lclonl e siccità un popolo chiede aiuto. Con-
cludendo la nostra carrellata socio-culturale sul-
l'Africa, parliamo del Mozambico.
Unlvenltà Saleslana: coetrulre l'uomo nel giova-
ni. Presentiamo un «dossier» sull'UPS di Roma.
Otto dollari e molta buona volontà. Proseguendo I
nostri reportage dal Centroamerica, è il turno delle
scuole salesiane di San Salvador.
Le battaglie di don Francia. Ancora un protago-
nista dell'azione missionaria In India: è don Fran-
cis Guézon.
Scriveteci, 3 - La lettera di Nino Barraco, 7 - Pigy
di Del Vaglio, 6 - Qualche tempo fa...• 9 - I nostri
santi, 30 - Libri & Riviste, 34 - I nostri morti, 38 -
Solidarietà, 39.

1.3 Page 3

▲back to top
E - - ~ - . l i
Una boccata d'ossigeno
Seguo con simpatia, e non tarò man-
care il mio sostegno anche materiale, gli
sforzi del Bollettino Salesiano per miglio-
rarsi nella veste e nei contenuti. Le scri-
vo, signor Direttore, per dirle una cosa.
Ogni giorno, I quotidiani ci mettono In
contatto con un mondo pieno di brutte
notizie. lo sono pensionato e per pas-
sare Il tempa leggo Il giornale da cima a
tondo. Ma quando sono alla fine mi sen-
to addosso un senso di grande tristezza.
Possibile, mi dico, che non cl sia altro
che brutte notizie? Possibile che non
succeda niente di buono al mondo?
Bene, quando arriva Il Bollettino me lo
leggo con gioia perché finalmente mi In-
forma su fatti positivi, su uomini che san-
no compiere opere buone, su aweni-
menti che aprono Il cuore alla speranza,
al bene. Il BS è come una boccata di os-
sigeno In mezzo all'aria inquinata delle
notizie tristi e negative. Un grazie di cuo-
re da
Arturo Magri - Vicenza
~rchtì non fate cono,cere?
Ho un figlio di tredici anni che fre-
quenta una scuola salesiana. Quest'an-
no per la prima volta il direttore si è fatto
coadiuvare da un centro di orientamento
psico-pedagogico alla conoscenza dei
ragazzi.
Le confesso che dopo aver parlato con
lo psicologo - ho scoperto poi che era
anche lui un sacerdote salesiano - ho
conosciuto qualcosa in più di mio figlio.
Perchè non fate conoscere questi
centri anche ad altri genitori che spesso
non sanno da dove Incominciare prima?
Rosalba Lucchetti - Roma
Accettiamo senz'altro /'Invito della si-
gnora Lucchetti e l'assicuriamo che nel-
la nostra programmazione redazionale
abbiamo previsto un servizio proprio
sull'orientamento psico-pedagogico dei
ragazzi che uscirà quanto prima sul BS.
A propoalto di TV
Sono in tutto d'accordo con il lettore
Renato Mazzoni di Como che ha scritto
al BS a proposito di giovani e televisione.
Sarebbe ora che i cattolici si tacessero
sentire, non solo però con le proteste ma
anche con le iniziative. Ma si rendono
conto, i signori delle TV, del danno che
provocano tanti spettacoli osceni e vio-
lenti? E lei cosa ne pensa? Mi piacereb-
be che almeno certe lettere mandate al
Bolleltlno venissero commentate da lei.
Molti, me compresa, si aspettano di leg-
gere una parola buona. Ce n'è tanto bi-
sogno!
Enrica Trev/san - Belluno
Vuol sapere cosa ne penso di certi
spettacoli televisivi? Non ho difficoltà ad
accontentarla.
Ritengo che di fronte a certi squa/1/dl
spettacoli - non mi riferisco soltanto a
quelli pomo - serviti dalla televisione di
stato e non, bisogna muoversi in due di-
rezioni. La prima è di tipo educativo nei
confronti degli stessi teleutenti. Se le
tante proposte verbali venissero concre-
tizzate in vere e proprie scuole di co-
municazione sociale, il problema s8leb-
be risolto. Chi sceglie infatti ; program-
mi? L'altra direzione è di tipo politico. I
teleutenti infatti dal momento che pa-
gano un canone pubblico hanno Il dirit-
to di organizzarsi In gruppi di ascolto o
in vere e proprie associazioni con l'In-
tento di esigere spettacoli dignitosi.
Questi gruppi si mettono molto spesso
In contatto con gli organi responsabili
svolgendo una utile azione di pressione.
Fra le associazioni più impegnati di
ispirazione cattolica c'è /'A/ART di
Roma. Perché non prova a Iscriversi?
Drogai/: eh• fare
Sono rimasta senza flato nell'appren-
dere la notizia che nella mia regione, la
Toscana, la percentuale dei tossicodi-
pendenti varia tra Il 4 e il 1O per cento
della popalazione. Ma è una cifra spa-
ventosa! Ancora più grave la situazione
nel Lazio, dove i tossicodipendenti sono
oltre il dieci per cento, cioè 50-60 mila.
Naturalmente, come lel sa, si tratta in
gran parte di giovani, e questo addolora
ancora di più. Da quando ho letto quelle
cifre non laccio altro che pensarci e do-
mandarmi: che cosa posso fare? Pur-
troppa finora non sono riuscita a darmi
una risposta.
R.S. - Pontremoli
Pace ,rampa
Ho letto che alcun! mesi la, I salesiani
hanno organizzato un convegno sul
tema «Educhiamo alla pace». Una delle
molte iniziative che i cattolici Italiani han-
no promosso negli ultimi anni, sia in ri-
sposta a una esigenza che è loro pro-
pria, sia in adesione al ripetuti appelli dei
Pontefici. Quando però vedo occhieg-
giare dalle edicole dei giornali le coper-
tine di certe enciclopedie a dispense, ml
domando se è passibile che si lascino
impunemente circolare iniziative che
vanno in senso opposto a una educazio-
ne alla pace. Ml riferisco a due pubbli-
cazioni, molto propagandate anche dal
teleschermi, sulle armi da guerra moder-
ne. Una di esse uscirà per ben 120 set-
timane, cosicché per più di due anni I
lettori avranno sotto il naso tultl I mezzi
di distruzione inventati dalla follia degli
uomini negli ultimi tempi. Che cosa si
deve fare? So bene che c'è libertà di
stampa, ma In questo caso non è una li-
bertà sprecata? Credo che i salesiani
dovranno moltiplicare i loro convegni
sull'educazione alla pace per poter al-
meno bilanciare gll effetti negativi di
quelle pubblicazioni.
Giovanni Imperla - Ravenna
Voglio Il Bo/lettino
Ho visto in casa di un mio cognato Il
Bollettino Salesiano. L'ho sfogliato e l'ho
trovato Interessante, cosl me lo sono fat-
to prestare. Leggendolo con calma ho
visto che c'erano molti articoli uno più
bello dell'altro. Potrei riceverlo anch'io?
Come debbo fare?
Antonio Soffici - Milano
~ semplicissimo: basta che ci mandi il
suo Indirizzo completo, cosa che nella
sua lettera s/ è dimenticato di fare...
IMPORTANTE: Non ti prendono In con1l-
derazlone le lettere non firmate e 1enza In-
dirizzo completo del mittente. A richiesta
la firma può ee1ere non pubblicata. SI rac-
comanda la brevità delle lettere.
3 BOLLETTINO SALESIANO r MARZO 1984

1.4 Page 4

▲back to top
CASA GENERALIZIA
Programma audlovlalvo
per Il 50°
Il Segretario Centrale delle
Comunicazioni Sociali ha
preparato un programma au-
diovisivo che rievoca il cin-
ITALIA
quantesimo anniversario del-
la canonizzazione di Don Bo-
sco. Il programma - curato
Clneclrcoll In assemblèa da don Ettore Segnerl e dal
L'assemblea generale del-
l'Associazione dei «Cinecir-
coll Giovanili Socioculturali»
(CGS) si è svolta lo scorso
mese di gennaio a Como. I
CGS rappresentano una del-
le nove associazioni nazio-
nali di cultura cinematogra-
fica con riconoscimento mi-
nisteriale.
Nati nel 1967 presso istituti
e centri giovanili d'Ispirazio-
ne salesiana, oggi contano
una presenza significaUva in
tutta Italia Dal Piemonte alla
Sicilia si sono costituiti oltre
200 Cinecircoll organizzati a
livello regionale e nazionale.
Organo promotore di coor-
dinamento è il Consiglio di-
signor Guido Cantoni -
consta di quarantotto dia-
positive cui s'accompagna
un libretto-commento ed una
cassetta con la colonna so-
nora. Le immagini sono di
una particolare suggestività
ed hanno Il sapore delle foto
tratte dall'album di famiglia.
rivivono volti e immagini di
quel memorabile aprile del
1934 in una successione che
è più di un documento sto-
rico.
L'intero programma viene
dato al costo di L. 18.000 e
può essere richiesto allo
stesso Segretariato.
(nella foto: statua di Don
Bosco in S. Pietro).
rettivo nazionale, con sede a
grafica di Don Bosco scritta
Roma, presieduto dalla dott.
Adriana D'Innocenzo. El&-
menti vitali dell'associazione
sono i singoli cinecircoll lo-
cali, formati da giovani e
PALESTINA
La vita di Don Boaco
In arabo
da Teresio Bosco.
La prima copia del libro è
stata simbolicamente offerta
al Cardinal Pironio e al Ret-
tor Maggiore nel giorno di
adulti impegnati nel concreto È stata recentemente cu- apertura del Capitolo Gene-
a realizzare le finalità indi- rata dall'lspettoria Salesiana rale 22° dall'Ispettore D. Vit-
cate dallo statuto: quelle di del Medio Oriente la tradu- torio Pozzo, quale Impegno
«contribuire alla promozione zione in arabo della nota blo- dei Salesiani operanti in quel
integrale, personale e socia-
le, dei giovani; diffondere tra
gli adulU messaggi, valori e
cultura, propri dei giovani; e,
Infine, dare forza giuridica
alle espressioni socio-cultu-
rali dei giovani, difenderne i
diritti di partecipazione alla
vita del Paese e sollecitarne i
doveri• (C.G.S., art. 2).
I C.G.S. sono quindi per la
conquista e difesa di uno
spazio di protagonismo e
partecipazione giovanile, e
questo non può non essere
apprezzato e sostenuto da
educatori attenti a respon-
sabilizzare i giovani. Anima-
tori dei C.G.S. sono, oggi, so-
prattutto i Salesiani e le Fi-
glie di Maria Ausiliatrice, che
incontrano I giovani nei più
diversi campi del loro lavoro
educativo e pastorale con lo
stile di Don Bosco.
Ma possono aderire ai
C.G.S. anche gruppi organiz-
zati fuori dagli ambienti sa-
lesiani, purché accettino le
finalità dell'associazione e lo
statuto.
paesi di far conoscere me-
glio Don Bosco e suscitare
vocazioni tra i giovani cristia-
ni di lingua araba.
L'lspettoria del Medio
Oriente annovera una ven-
tina di Salesiani arabi: egizia-
ni, siriani, palestinesi e gior-
dani.
4 BOUETTINO SALESIANO I MAFIZ-0 19/U

1.5 Page 5

▲back to top
CILE
è lo strumento insostituibile
per comunicare e per un ve-
Un quadro diverso
scovo o un sacerdote è
come le mani per il lavora-
La Iconografia bo-
tore.
schiana» tende ad arricchirsi
sempre più. Don Luis Mebold
Kohnenkamp recentemente
ha pensato a dipingere un
Don Bosco sacerdote. La pit-
tura fatta ìn acrilico su legno
pressato sì trova a La Florida
di Santiago.
Cosa ha ispirato l'autore?
Don Bosco - ha dichia-
rato don Luis - non fu un
ente astratto ma un uomo
reale immerso nella storia ed
impegnato in essa. Da qui Il
volto fortemente contrastato.
(Nella foto: un particolare
del quadro).
- Qualche caratteristica
della tribù?
- Abitano sulle montagne,
«Hills» (colline) le chiamia-
mo noi, anche se raggiun-
gono di 2-3.000 metri. Fanno
parte del sistema montano
del massiccio dell'lmalaia. I
loro villaggi sorgono sulle
cime dei monti per essere più
facilmente difendibili. Sono
retti da un sistema familiare
patriarcale, a differenza dei
Garo e dei Khasi dove vige
ancora il matriarcato.
Coltivano la terra con il si-
stema dello «jhum., che
consiste nel bruciare tratti di
foresta, sfruttando poi Il ter-
INDIA
reno per due, tre anni, arric-
chito dalle ceneri degli albe-
ri, spostandosi poi alla ricer-
Conversando con
ca di nuovi terreni. Un siste-
monsignor Kochuparampll
ma che, oltre al taglio di al-
Il 6 gennaio 1984 Giovanni
Paolo Il ha consacrato ve-
scovo il salesiano indiano
Mathai Kochuparampll desti-
nandolo alla nuova diocesi di
Diphu nel nord-est dell'India.
Abbiamo rivolto alcune
domande al neovescovo su
ciò che l'attende.
- Come e quando ha ap-
preso la sua nomina a ve-
scovo:
- Mì accingevo a venire in
Italia per partecipare come
ispettore al 22° capitolo ge-
cevettero dalla S. Sede que- salesiani e 3 del clero locale.
sto vasto territorio, i cattolici lo sono l'ultimo della serie,
non arrivavano a 5.000 unità, ma presto ne avremo forse
sparsi su un territorio vasto un'altra a Gauhati. la capi-
come l'Inghilterra e la Sviz- tale dell'Assam.
zera insieme; attualmente - Quale sarà il suo primo
sono circa 700.000. Dove impegno?
non esisteva alcuna diocesi, - Imparare bene la lingua
beri preziosi, finisce per Im-
poverire il terreno lavato dal-
le torrenziali piogge che li
costringe a continue migra-
zioni per nuovi insediamenti.
Per questo i villaggi sono
molto piccoli, da 100 a 300
individui al massimo, dispersi
su un territorio vastissimo.
- Come è Il loro tenore di
vita?
- Ritengo siano i più po-
veri tra queste popolazioni
poverissime. Generalmente il
raccolto di riso non è mal
nerale della congregazione; oggi ce ne sono ben 8, tutte dei Mikir, la tribù più compat- sufficiente per sfamarsi du-
avevo già acquistato il bi- affidate al clero indigeno: 5 ta e più numerosa. La lingua rante tutto l'anno, per cui de-
glietto e stavo per partire,
quando mi è giunta improv-
visa e inattesa una lettera ri-
servata della S. Sede con la
nomina a vescovo della nuo-
va diocesi di Diphu e l'Invito
di recarmi subito a Roma.
Non ebbi né modo di fare
obiezioni o chiedere deluci-
dazioni. Ricordando quanto
dice lo Spirito Santo che
«l'uomo obbediente canta
vittoria», ho detto il mio «sì»
e sono partito.
- Cosa lo attende nella
nuova diocesi?
- Tanto lavoro, tanta po-
vertà, tanti sacrifici, ma sono
sicuro che Don Bosco e I'Au-
siliatrice mi aiuteranno a su-
perare ogni difficoltà e a
estendere il regno dell'amore
in questo mio gregge che il
Signore mi ha affidato. Il ter-
ritorio della diocesi fa parte
della «missione miracolo»,
come è stata definita questa
zona dell'India, dove i sale-
siani lavorano dal 1922.
Quando i nostri pionieri ri-
BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 1984 5

1.6 Page 6

▲back to top
della nostra vita e delle no-
stre azioni».
- Cosa troverà arrivando
nella sua nuova diocesi?
- Nulla, assolutamente
nulla! La mia cattedrale sarà
la capanna-cappella che du-
vono supplire con la caccia rante la settimana servirà da
alla selvaggina nella foresta scuola; il mio episcopio una
e in mancanza di meglio si stanzetta offertami dal par-
cibano di foglie, erbe, bulbi, roco di Diphu, che ha accet-
radici di piante commestibili. tato di ospitarmi. Ma sono
- Cosa progetta di ' tare contento, il Signore ha co-
per migliorare le loro condi- minciato !'opera della nostra
zioni?
salvezza nascendo in una
- Anzitutto aprire nei vil- grotta e Don Bosco è ere-.
laggi che ne sono ancora sciuto nella povertà di quella
sprovvisti delle scuole. Riten- casetta che ho voluto visitare
go sia l'aiuto più urgente e con lei per attingere corag-
necessario per elevare Il loro gio per il lavoro che mi at-
tenore di vita sul piano eco- tende.
nomico-sociale. L'analfabe- - Come potremmo aiutar-
tismo di questi primitivi me- la in questa sua nuova im-
noma gravemente la loro di- presa?
gnità, condannandoli all'i- - Non ho ancora amici e
gnavia e allo sfruttamento. benefattori, ma vorrei pre-
L'esperienza mi assicura gare qualcuno dei lettori se
che cultura e reli9ione ren- potesse aiutarmi a costruire
dono questi uomini veramen- qualche scuola nel villaggi
te liberi dall'oppressione de- che ne sono ancora sprov-
gli stregoni e di uomini senza visti e magari adottare il
scrupoli che speculano sulla maestro-catechista. La co-
loro miseria e ignoranza. struzione di una scuola si ag-
- Quale religione prati- gira sul milione e mezzo, il
cano i Mikir?
mantenimento del maestro
- Sono animisti, come la sulle 60-70.000 lire mensili.
maggior parte degli abitanti Sarei felice poter intitolare
sui monti: credono negli spi- qualche scuola a generosi
riti buoni e in quelli cattivi. benefattori italiani che mi
Dei primi non hanno paura. aiutassero In questo primario
appunto perché buoni, gli al- e fondamentale lavoro di
tri devono placarli continua- promozione umana e cris-
mente con doni di ogni ge-, tiana.
nere. In caso di malattie, di-
sgrazie, siccità o piogge tor-
renziali che minacciano i
raccolti, lo stregone, indivi-
ITALIA
duato lo spirito malvagio,
deve rabbonirlo con gene-
rose offerte e sacrifici rituali.
Da novant'anni a servizio
della gente del campi
Solo a scuola imparano Fra gli anniversari di que-
come molti mali possono es- sto 1984 val la pena ricor-
sere debellati con le nostre dare il 90° di fondazione del-
forze, curando l'igiene, l'a- la Casa Salesiana di Lom-
limentazione, usando medi- briasco in Piemonte.
cine che forniamo loro; ap- Questa singolare opera -
prendono il metodo di colti- singolare fra l'altro perché è
vare più razionalmente la ter- l'unica scuola agricola ope-
ra, introdurre nuove colture, rante in ambito salesiano ita-
aumentare i prodotti... Sul liano - fu ufficialmente
piano religioso poi insegnia- inaugurata il 3 agosto del
mo che sono figli di un Padre 1894 dal Beato don Michele
infinitamente buono, più po- Rua, uomo molto attento ai
tente di tutte le forze del fermenti sociali di fine se-.
male, che li ama come figli e colo.
ha cura di ciascuno di loro. Sulla storia passata e l'at-
Incredibile la trasformazione tualità di questa Scuola
che avviene in queste per- Agraria torneremo a parlare
sone, naturalmente buone e per ora diamo soltanto la no-
aperte ai valori, morali e re- tizia di questo anniversario e
ligiosi.
formuliamo i migliori auguri
"Prima vivevamo come alla grande Famiglia Salesia-
bestie in preda al terrore, mi na di Lombriasco.
diceva un " Gambura", il (Nella foto: La scuola agri-
capo di un villaggio, ora sia- cola di Lombriasco alle
mo veramente liberi, padroni Esposizioni Torinesi del
di noi stessi e responsabili 1928).
6 • BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 19/U
z~ :s,

1.7 Page 7

▲back to top
..... ----------------------- •?•i#· . ' Il concorso fotografico
[~
rs:•. .- ..... di Legnano, Sergio Falugi di liiiii'--
dl Catania
Reggello, Maurizio Barina di Carissimo,
Vivo successo di parteci- Rubano, Giuseppe Balsamel-
pazione ha avuto la quarta 10 di Aprilia.
edizione del concorso foto- 1premi - ci sia consentita
è bello chiamarsi per nome, sostenersi nell'amore,
essere aiutati a credere, a lottare, a sperare.
Con i deboll soprattutto. Dio ha appeso al braccio
goroanficBooscnoa»zioorngaalnei·zz«aPtoredmailo-
(cl'vUhiaenioCsniiteaaliepxp7ar)el.lsieLtva'iinaidziiarCitpiavetataenr_siai
la notazione - sono sempre
mbean naocncosltoi ndoaitudtteos, tienantaorni,
sempre premiano i più meri-
tavoli. Vogliamo dire: in una
dei deboli la speranza di domani.
Mettere insieme,
quelli che soffrono di
cpoIun' .dpiveidnesoreailapiru·epsuorvreerzi·,ioangerI
con
am-
malati, a tutti coloro che vivono soli, emarginati, esclusi
per la quinta volta _ è stata rassegna come questa, nella dalla terra. Penso agli handicappati.
così presentata da Lucio quale il nome di Don Bosco
Gli handicappati. Abbiamo celebrato un Anno inter-
Sciacca:
fa convergere una folla di im- nazionale. E da allora?
«Il concorso fotografico
sncaoz.i.on(qaulear"taPreedm.1rz··o1onDeo, ncoBmoe-
le precedenti organizzata
dall'unione ex allievi di via
magini da tutta Italia, l'am-
missione stessa al concorso
va considerata alla stregua
di un premio. E in verità, al-
cune fra le opere ammesse e
Certo, si fa ogni giorno chiarezza di responsabilità,
si assumono iniziative ed esperienze per convertire la
nostra
ltà
sicurezza
M I'
alla
è
convivenza con
di ta t
i fratelli
S
t
e in
diffi-
co a amore ancora s n e. paven osamen-
Cifali 7) era atteso in città non premiate hanno una loro te distante.
con l'interesse 8 l'aspettativa validità sia sul piano estetico
Handicappato: parola sacra. E però calpestata dal-
che destano le iniziative sa- sia sul piano dei contenuti, l'egoismo, sbattuta In faccia con brutalità, parola dis-
lesiane, tutte protese alla sia su quello tecnico. Perciò sacrata, che contraddistingue i fratelli segnati, sfregiati
crescita morale, spirituale e ~~~~~s~~n':._e afi·~~i::,i~ora-; dallo stigma. Fratelli diminuiti da questa civiltà orrenda,
culturale dei giovani.
segna che, in definitiva, resta
lusLa'.aAttenszai, cnoonnsièdearnadtiagtali adpe-- un fatto culturale di notevole
competitiva, commerciale, costruita sul volume della
sviutaa. efficienza, fratelli sradlcati dalla speranza e dalla
porti assai confortanti degli spessore».
anni scorsi, si può dire che si
Occorre gridare, lavorare, cogliere Il segno di que-
è andati di bene in meglio.
sta ferita divina nella storia, sentirci solidali, essere gri-
ll concorso, articolato nel-
do profetico di giustizia, per riconoscere nel volto del-
le sezioni di bianco-nero, co-
Targa Don Bosco
l'handicappato il fratello in cui Dio si è fatto presenza,
lore e diapositive, ha visto, La Famiglia Salesiana del- scandalo, irruzione di dolore nel mondo.
infatti, la partecipazione l'Italia Meridionale ha istituito
Si tratta di coinvolgere concretamente, con la fa-
di ben 153 autori, e la ri- un premio denominato Targa miglia stessa, Il quartiere, la scuola, Il territorio, la
messa di 755 opere di svaria- Don Bosco da assegnare tut- scienza, ad educarci «insieme». Il che significa, certo,
tbeuotennadevnazlied,itàin agrrtaisnticpaa,rtcehd'èi tfiesgtlai adnenlilainCoocmcausnioitànelsdpeellta-
poi ciò che più conta.
toriale a quella persona che
abbattere Ie barriere arehitettom·che che Impediscono
ogni movimento di vita, ma significa abbattere tutte le
La commissione composta si sarà distinta per amore più pesanti barriere sociali che provocano disinteresse,
da Erminio Bevilacqua, Ma- concreto e disinteressato a separazione da ogni appartenenza.
rio Rossi Trombatore, Gre- Don Bosco e alla sua opera
Significa lottare con l'altro che ha diritto a servizi
gorio Merito, Aldo Scialla e collaborando spirito crlstia- adeguati di cura e di riabilitazione, ad un contesto di
Stelio Pappalardo, la cui no e salesiano particolar- vita, di spazi vitali, di ambiti educativi, di integrazione
esperienza specifica e serie- mente a servizio dei giovani. sociale, in famiglia, a scuola, nel mondo del lavoro.
sono fuori discussione, ha Le segnalazioni vanno fat-
ritenuto
maginl,
di ammettere
segnalarne
s1,33pirme--
te entro il 31 gennaio alla
Consulta lspettoriale della
Essere grido di donazione, decisione totale, piena-
ria, di ritrovarci in qualcuno, di farci programmare dal
miarne 12.
Famiglia Salesiana di Napoli bisogno di qualcuno, di dipendere da qualcuno.
Le premiate sono 4 per la la quale deciderà in base alle
Handicappato, un volto che si fa messaggio a tutta
sezione DIA: "Composizione motivazioni presentate.
la comunità, lettera di Dio, preferenza di Dio per ogni
n. 1" del catanese Carmelo
vita indifesa, debole, abbandonata. Salvezza e rischio.
Mangione, " L'imbeccata" di
Luigi Bolzan di Gorizia, "Na-
Provocazione e sfida del nostro futuro.
tura viva" del toscano Gian-
carlo Missi, "Dal ponte" di Un cooperatore diverso
Carmelo Bongiorno di Ca-
tania; 4 per colore: "Il muro
al n. 39" del bolognese Gio-
vanni Roni, "Studio n. 2" del
concittadino Francesco Sac-
co, " Senza titolo" di Fran-
cesco Virlinzi di Catania, "La
calza rossa" di Vittorio Gra-
ziano di Catania; 4 per il
bianco-nero: "Senza titolo"
del catanese Renato Zac-
chla, "Ricerca prospettica"
del fiorentino Luciano Car-
donati, "Sguardo indiscreto"
di Edo Mugnai di Figline Val-
darno, "Solitudine n. 2" di
Giustino Rotondi di Spoleto. I
segnalati sono: Dorv Romeo,
Salvatore llardo, Annamaria
Il 29 gennaio 1984 sedici
giovani della città di Modica
hanno ricevuto l'attestato di
cooperatori salesiani. La ce-
rimonia non avrebbe nulla di
eccezionale se fra questi se-
dici cooperatori non ci fosse
stato anche Nino Baglleri un
giovane che essendo rimasto
paralizzato a causa di un in-
cidente di lavoro ha saputo
reagire. Oggi sebbene viva a
letto riesce - scrivendo con
la bocca - a mettersi in co-
municazione o con molte
persone. Recentemente ha
anche raccontato in un libro
la sua storia.
Atripaldi, Cirino Sambataro
di Catania, Franco Bonanomi
(Nella foto: Nino Bag/ier,).
BOLLETTINO SALESIANO t MARZO 1984 7

1.8 Page 8

▲back to top
Fattori di rischio
per I giovani
droga erano ragazzi emar- solo si «bucano. ma che vi-
ginati e molto giovani». vono di scippi e di piccoli fur-
L'oratore ha poi esami- ti per procurarsi la droga. Il
Si può ricordare Don Bo- nato i motivi per cui si cade religioso segue i ragazzi nel
sco senza pensare ai giova- in questo pericoloso vizio, bar. nelle piazze, li va a tro-
ITALIA
ni? La risposta è talmente ov- che diventa quasi sempre vare in carcere quando ven-
via che la celebrazione della una condanna, spiegando gono arrestati o all'ospedale
Una droga chiamata
ccanonau»
sua festa è quasi sempre come, in genere, Il ragazzo si quando si ammalano.
l'occasione per una riflessio- avvicina alle sostanze stupe- « Hanno una grande sete
ne sulla condizione giovani- facenti quasi per caso: all'i- d'amore; - ha detto don La-
A Nuoro, capoluogo di
provincia del Centro-Sarde-
le. È il caso della città di
Ivrea dove I Salesiani hanno
nizio fa uso di droghe leg- jolo - amicizia, per loro, è
gere e in modo saltuario, una parola magica-.. All'ini-
gna, Il fenomeno droga non organizzato un vero e pro- pensando di potersi liberare zio della sua esperienza il
ha ancora gli aspetti dram- prio gennaio-oedagogico du- dall'abitudine facilmente, prete torinese ha incontrato
matici delle altre due grandi
città della Sardegna: Cagliari
e Sassari.
Ma c'è una piaga ende-
mica che colpisce la città e
rante il quale si sono dibat-
tuti alcuni aspetti dell'attuale
problematica giovanile. Di
particolare interesse il dibat-
tito organizzato la sera del 14
senza rendersi conto che
purtroppo ha già imboccato
una strada pericolosa che
conduce alle sostanze più
pesanti, all'eroina.
non poche difficoltà che con
costanza è riuscito in parte a
superare: « Questi giovani
sono pieni di diffidenza, te-
mono che qualcuno faccia la
tutta la Barbagia: l'alcooli- gennaio che ha visto gli in- Molte, inoltre, sono le re- spia alla polizia. La vita poi
smo. È un fenomeno che si
allarga investendo sempre di
più le fascia giovanili in
terventi del professor Dino sponsabilità della famiglia: che conducono i tossicodi-
Fassino docente presso l'U-
niversità di Torino, e di don
quasi tutti i tossico-dipen-
denti, infatti, hanno alle loro
pendenti e I loro genitori è
infame, vuota per la paura e
modo pericoloso.
Gianfranco Lajolo, un sale- spalle storie familiari preca- per l'assillante bisogno del
I numerosi Ex-Allievi e siano che si occupa di gio- rie, instabili, dolorose. Dopo "buco". Nei loro confronti è
Cooperatori della città non vani particolarmente emar- aver accennato alla dram- importante la solidarietà.
sono rimasti insensibili a
questo problema. L'occasio-
ginati; al dlbatt.ito ha assisti-
to, con numeroso pubblico,
maticità di questo problema
sociale, che coinvolge ormai
l'atteggiamento più sbagliato
è quello di giudicarli».
ne per mettersi al lavoro si è anche il Vescovo della Dio- molli paesi europei, il prof.
presentata quando il Prov- cesi di Ivrea monsignor Luigi Fassino ha accusato lo Stato
veditorato agli studi ha indet- Bettazzi.
di essere intervenuto finora
to un bando di concorso per Il prof. Fassino, nel suo in- in modo molto limitato e
ARGENTINA
un'indagine sull'alcoolismo. tervento, si è soffermato sul poco efficace.
Il piano di lavoro presentato drammatico problema della Le Comunità per tossico- Quattrocento giovani
da Ex-allievi competenti è droga che spesso i giornali dipendenti esistenti attual- cooperatori a convegno
stato preferito ad altri. Con il
questionario in mano vanno
di casa in casa nei paesi del-
la Provincia incontrando i
giovani dai 18 ai 25 anni per
capire le radici profonde di
questo triste fenomeno. I pri-
mi dati cominciano ad arri-
vare. Qualche insonne per
metterli insieme e interpre-
tarli. L'inchiesta si rivela su-
bito interessante per cono-
scere la situazione giovanile
in questa parte della Sarde-
tendono ad esporci in modo
poco convincente. Ha so-
prattutto messo in evidenza
come, dal 1978 ad oggi, sia
andata mutanato la figura
del tossicodipendente: «Ne/
1978 apparteneva in genere
alle classi sociali medio-alte,
la sua età si aggirava sui 22-
25 anni. aveva alle spalle un
matrimonio andato in fran-
tumi, molti avevano interrot-
mente sul nc'3tro territorio
nazionale sono tutte private
e sorte grazie all'interessa-
mento dei sacerdoti e laici.
Ha infine concluso il suo in-
tervento affermando che la
terapia migliore per questi
giovani è quella dell'amore,
inteso come capacità di dare
e dimostrare fiducia.
Don Lajolo ha poi raccon-
tato la sua insolita esperien-
In un clima «fantastico,
tremendo hermosissimo» a
S. Antonio de Arredondo in
Argentina si sono incontrati
circa quattrocento giovani
cooperatori salesiani. L'in-
contro - avvenuto dal 26 al
28 agosto scorso - ha visto
trattare temi legati allo spirito
salesiano ed in particolare
all'impegno per la giustizia.
to gli studi; nel 1983, invece, za formata in «Barriera Mi- (Nella foto: il gruppo dei
coloro che tacevano uso di lano», fra i giovani che non partecipanti all'incontro).
gna. Nomi come Orgosolo,
Crune, Mamoiada, vengono
spesso alla ribalta per fatti di
violenza. Allora, quale il rap-
porto tra violenza e alcooli-
smo? Che incidenza hanno
le tradizioni locali? Quali al-
ternative per il tempo libero?
Quali valori si offrono ai gio-
vani per un progetto di vita
dignitoso?
Sono alcune domande che
si pongono gli amici di Don
Bosco a Nuoro, ma, per ri-
spondervi, non hanno aspet-
tato le conclusioni dell'in-
chiesta. Alla scuola di Don
Bosco hanno imparato che il
Sistema Preventivo è il mi-
glior rimedio ad ogni tipo di
devianza. Perciò, già da due
anni hanno ottenuto la pre-
senza dei Salesiani nella cit-
e si sta realizzando, anche
se attraverso molte difficoltà,
il sogno di tutti gli Ex-allievi e
Cooperatori salesiani: un
centro giovanile a Nuoro.
8 • BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 1984

1.9 Page 9

▲back to top
. ~ - - -----------------------~t:J•t••➔e
Pubblichiamo In questa rubrica fatti, fatterelli, curio-
sità raccoltJ rlleggendo le pagine del Bollettlno Salesia-
no dalla sua nascita, nel lontano 1877.
I «selvaggi• In caaa - Tra i due litiganti, a rimetterci
è... la Missione. La notizia pubblicata dal «BS» nel numero
del luglio 1900 riferisce della furibonda lotta ingaggiata da
due tribù nemiche di indios Javaros, in Ecuador. I missio-
nari salesiani tentano, ma inutilmente, di mettere pace.
Alle esortazioni dei missionari, le tribù rivali «piantano fie-
ramente le lancia in terra, gesto che significa la ferma ri-
soluzione di continuare la guerra.. Anzi, nel corso di un
combattimento, una trentina di «selvaggi,. invadono la
casa della missione e vi si barricano dentro per alcuni
giorhi, tacendo man bassa delle poche vettovaglie. Cl volle
tutta la pazienza dei missionari per convincerli a sloggiare.
«Naturalmente - annota il «BS" - in tutto questo tram-
busto, chi ci rimette è la Missione, impedita anche a svol-
gere la sua opera in mezzo a queste infelici trlbu•.
MACAO
quanta simpatia e quale in-
teresse ecumenico susciti la
Le rappresentazioni tea- figura di questo umile concit-
trali sono sempre efficaci oc-
casioni educative. Da buon
tatino di Gesù, - Simaan
Srugi nacque infatti a Naza-
figlio di Don Bosco, don Ma-
rio Acquistapace non poteva
ret -
altari.
awiato all'onore degli
non seguire l'esempio del
Padre.
(Nella foto: una rappre-
sentazione alla Missione di
S. Francesco Saverio di Co-
loane).
PALESTINA
Chiusura del
Processo Apostolico del
Servo di Dio Slmaan Srugl
Il 6 dicembre 1983, in
un'atmosfera di gioia, si è
La sua bontà, la sua ac-
coglienza, la sua disponibili-
svolta a Gerusalemme, nella
concattedrale latina, la chiu-
sura ufficiale del Processo
Apostolico del Servo di Dio
Simaan A. Srug/, Salesiano
laico palestinese (1877-
tà, il suo tratto delicato erano
diventati proverbiali tra i mu-
sulmani palestinesi In mezzo
a cui operò. Alcuni di loro te-
stimoniarono nel Processo di
Beatificazione, lasciandosi
1943).
sfuggire la frase: « Peccato
Presiedeva Sua Beatitu- che non fosse musulmano...
dine mons. Giacomo G. Bel- Ne avremmo fatto uno dei
tritti, Patriarca latino della nostri santoni... •·
città e grande ammiratore
del Servo di Dio che conob-
be personalmente.
Spiccavano tra i presenti il
Vicario Patriarcale dei Greci
Melchiti cattolici, l'arcivesco-
vo Lutfi Laham e il Vicario
Patriarcale Siro Ortodosso,
l'arcivescovo Yacub Dionu-
sius Jajjawi.
Ancora una volta i Salesia-
ni del Medio oriente e della
Terra Santa in particolare
hanno potuto costatare
*
L'uccisione di Umberto I - Il «Bollettino Salesiano•
si associa al lutto della nazione per l'assassinio del re Um-
berto I, awenuto 1129 lugllo 1900. «Da un capo all'altro d'I-
talia - scrive il BS - si è levato un coro unanime di ese-
crazione del delitto e di commiserazione per la vittima. An-
che i figli di Don Bosco si sono largamente e vivamente as-
sociati a questo lutto•. Bisogna però chiedersi - conti-
nua il •Bollettino" - quali sono le origini dell'orrendo mi-
sfatto, Indice dett·«abisso sul cui orto si trova la società
moderna». Per evitare che simili nefandezze abbiano ari-
petersi, «occorre Intensificare l'opera di educazione reli-
gioso-morale, iniziandola fin dai primi anni di vita, attuan-
dola nella famiglia e completandola nella scuola: i suoi ef-
fetti si rifletteranno lungo tutta la vita». Ai giorni nostri non
si uccidono più i re, anche perché sono ormai rimasti in
pochi, ma quelle parole hanno torse perduto la loro
validità?
*
Campioni d'Igiene - Medaglia d'oro dell'esposizione
nazionaie d'igiene di Napoll, net 1900, all'Opera di Don
Bosco e al sacerdote salesiano don Anacleto Ghione, au-
tore di'opuscoli e trattati d'Igiene, che, si legge nel «Gior-
nale di farmacia e chimica., sono «d'esempio di come i
precetti dell'igiene più schietta non disdicano a quelli della
più sana morale». Campioni d'igiene, dunque, i salesiani,
in anni in cui questa pratica era alquanto trascurata, per
non dire addirittura ignorata. Essi si Impegnano a diffon-
dere te norme igieniche fra il popolo e lo fanno pressoché
gratis: gli opuscoli di don Ghione, da 32 a 40 pagine, sono
infatti messi in vendita - come informa il •Bollettino» -
al prezzo di cinque centesimi.
*
BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1964 9

1.10 Page 10

▲back to top
l'opzione giovanile
e popolare
sperienza che è una ricchezza che
devo sì trasmettere, ma in modo di-
screto, senza imporla; e devo scrollar-
mela di dosso, per avvicinarmi in po-
vertà ed umiltà ai miei ragazzi, per cer-
car di vedere coi loro occhi e col loro
cuore il mondo, le persone e le cose
che loro guardano in modo diverso dal
mio; a cui loro si rapportano in manie-
ra per me sconcertante; che loro vi-
vono con un'ansia che io non ho più,
che loro amano in un modo che esula
dalla mia comprensione, con la con-
vinzione che ho qualcosa da imparare
anche da loro.
Don Bosco, sotto l'azione dello Spi-
rito Santo, ha scoperto la paternità in-
finita di Dio che chiama l'uomo ad es-
serGli figlio, e nello stesso tempo ha
colto l'elemento più profondo nell'a-
nima del Signore: la figliolanza, « che
spingeva Gesù a vivere sempre nell'in·
timità del Padre, a esultare di gioia da-
vanti al suo disegno, a vedere tutti gli
uomini come figli del Padre,..
Don Bosco cha vissuta• questa
scoperta con profonda riconoscenza e
con abbandono totale al Padre, al pun-
to da poter essere definito l'unione con
Dio. Ma non ha tenuto per la ric-
chezza grandissima che gliene deriva-
va: si è sentito contemporaneamente
spinto a rivelare il Padre, perché chi Io
avvicinava sapesse di essere oggetto
dell'amore preferenziale di Dio e acqui-
stasse coscienza della dignità che ne
derivava. Per questo Don Bosco seppe
essere Padre ed esercitò tale paternità
in un clima d'amore e d'accoglienza
per la gioventù e per i « ceti popolari•,
cioè gli adulti di queglì ambienti da cui
provenivano i giovani.
Anche noi come Don Bosco
Oggi nel mondo migliaia di Salesia-
ni e Figlie di Maria Ausiliatrice ne se-
guono le orme, ma anche migliai.a di
laici. Noi siamo fra quelli... e viviamo
l'opzione salesiana nella condizione se-
colare che, per sua stessa natura, por-
ta ad allargare il raggio della nostra
azione e ad operare scelte concrete di
vita, consentendo una presenza sale-
siana in ogni ambiente. lo, laico sale-
siano, porto Don Bosco, il suo spirito e
il suo carisma, la sua gioia e la sua se-
renità il suo metodo educativo-pasto-
rale basato sull'amore, nell'ambiente
familiare e socio-culturale nel quale
vivo.
Fra quelli che amo, perché m'ap-
partengono per diritto di sangue; fra
quelli che incontro sul posto di lavoro,
in parrocchia, nel sindacato, al partito,
per la strada... la mia gente, quelli con
cui m 'incontro e mi scontro; quelli con
cui è facile lavorare e quelli con cui
1Q • BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 111/U
collaborare diventa un problema; quel-
li che sono un peso per me e quelli per
cui io sono un peso; quelli che sono i
miei amici e quelli che, nonostante gli
sforzi, non riesco a sentire come tali...
Ognuno di essi ha le caratteristiche
che Don Bosco amava e serviva: la
gioventù o la povertà (che non è, ne-
cessariamente, mancanza di mezzi di
sussistenza) o tutte e due.
Il giovane, che oggi tutti dicono di
considerare, ma che spesso, in prati-
ca, molti rifiutano nelle sue esigenze
più vere, viene emarginato, lasciato
fuori «del grande gioco» ... il giovane,
oggetto di sfiducia da parte degli anzia-
ni che guardano dall'alto delle loro si-
curez.ze quell'essere ancora in ricerca e
privo d'ogni certezza, e lo giudicano...
Come ci ha insegnato Don Bosco,
dobbiamo amare i giovani in modo
che essi sentano il nostro amore, e lo
possano verificare nel nostro tentativo
di capirli, di amare ciò che essi ama-
no, di per innocente, anche se non
lo condividiamo. I nostri figli, colle ca-
pigliature arruffate che non ci piaccio-
no, col loro modo di vestire che non
comprendiamo; con quella dannata
musica e tutte quelle luci che i nostri
occhi e le nostre orecchie rifiutano... i
nostri figli, che non hanno più rispetto
per nessuno e trattano in un certo
modo (ma spesso questi atteggiamenti
insoliti sono soltanto desiderio di sin-
cerità e d'autenticità di cui noi alla loro
età non eravamo capaci)... la loro vi-
sione del mondo e delle cose che
spesso esula dai nostri schemi men•
tali.
L'atteggiamento a «pubblico mini-
stero" che noi spesso assumiamo non
è che una difesa dietro cui nascondia-
mo le nostre frustrazioni e la nostra in·
capacità di essere modeUo e guida per
i nostri ragazzi. Ma come sempre, Don
Bosco ci viene in aiuto indicandoc.i la
via da percorrere:
Spogliarci deJle nostre sicurezze
Innanzitutto devo scendere dal pie-
distallo della mia esperienza, quell'e-
Vivere il passato
in prospettiva di futuro
Devo scavare nel cuore e nella me-
moria per far riaffiorare le trepidazioni,
le ansie, le paure, le frustrazioni, le spe-
ranze, l 'amore della mia giovine12:a per
riconoscere che anch'io ho vissuto ciò
che loro vivono; per attingere saggezza
dalla memoria; per ritrovare un entu-
siasmo perduto, una freschei.za dimen-
ticata, una gioia di vivere che non pos-
siedo più, un desiderio di futuro piut-
tosto che di passato, per ritrovare l'a-
more alla primavera, che è promessa
di frutti, ma anche lavorio intenso per-
ché questi maturino.
Saper attendere
Devo avere pazienza, che non è cer-
to accondiscendenza e lasciar fare, ma
è attesa trepida e amorosa della matu-
razione dei frutti, è cura vigile per sal-
varli dal sole cocente, dalla grandine,
dai parassiti, dai ladri.
LJl pazienza... la virtù che mi è si-
mile a Dio il quale bussa alla mia porta
e aspetta che lo Gli apra senza forzare
la serratura; il quale attende che io ri-
torni sui miei passi senza corrermi die-
tro per tirarmi a Sé con la forza; il qua-
le rispetta i miei tempi di maturazione
e di crescita; il quale ogni giorno per
me rischia il suo dono e il suo amore.
Essere gente di speranza
Avere la certezza che niente di quel-
lo che io faccio va perduto... Una cer•
tezza basata sulla fede... una certezza
vissuta in prospettiva d'amore. Avere
la certezza che dietro di me c'è Uno
più potente di me il quale può mettere
una pezza là dove io ho fatto un
buco... il quale mi ama così come
sono e mi aiuta ad essere come lui mi
vuole. Avere la certezza, vissuta nella
preghiera e nell'attesa che i nostri tem-
pi non sono i tempi di Dio, ma che alla
fine tanta sofferenza e tanto amore
non potranno andare perduti.

2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

▲back to top
Dove va
la catechesi in Italia?
Tra I fatti più significativi del
Conclllo c'è Il rinnovamento
catechistico. Eppure una serie
di problemi ne rallentano lo
sviluppo. Ne parnamo con
Monsignor Egidio Caporello,
segretarlo generale della CEI e
con don Ubaldo Glanetto,
catecheta.
consegna di Paolo VI e si pose di
fronte a compiti precisi:
1) esprimere il rinnovamento
voluto dal Concilio con fedeltà
alla tradizione, impegnandosi ari-
A ll'indomani del Vaticano
II, Paolo VI riceveva i
vescovi italiani riuniti a
spettare la dottrina certa, ad ap-
profondirla ed a presentarla in
modo efficace per rispondere alle
esigenze del nostro tempo;
Roma, nel giugno 1966, per la loro 2) avviare il rinnovamento con-
prima ~mblea generale e dice- creto come un'opera collegiale
va: «Dobbiamo guardare al Con- dell'episcopato e in comunione
cilio con riconoscenza a Dio e con con la comunità cristiana, nella
fiducia per l'avvenire della Chie- valorizzazione delle responsabilità
sa: esso sarà il grande catechismo dei ministeri e servizi ecclesiali, in
dei tempi nuovi».
modo particolare del clero e dei
Le parole di Papa Montini pos- catechisti.
sono essere considerate il punto di Non apparve subito pos.sibile
partenza del rinnovamento della elaborare in tempi brevi e in ter-
catechesi in Italia dopo il Vati- mini definitivi un catechismo del-
cano Il. Ricordiamo i momenti l'episcopato italiano. Eppure i ve-
principali di questo cammino con scovi ritennero doveroso non la-
monsignor Egidio Caporello, già sciare la catechesi all'improvvi-
vice direttore e poi direttore del- sazione e allo sbando. Decisero
l'Ufficio Catechistico Nazionale, perciò di proporre essi stessi, in
ed oggi - nella sua veste di segre- forma autorevole e sicura, anche
tario generale della Conferenza se interlocutoria, testi di provato
episcopale italiana - chiamato a valore per la pedagogia della fede.
seguire il delicato problema della
«verifica» dei catechismi già pub-
blicati.
- Vuol riepìrogarci, in sintesi,
le t,appe principali di quest'itine-
rario?
- Quali sono state /,e linee di - I vescovi studiarono innan-
fondo dell'impegno della Chiesa zitutto e pubblicarono il «Docu-
italiana per il rinnouament,o della mento di base» (1970), dopo am-
catechesi?
pie consultazioni e ripetute ste-
- La Conferenza episcopale ac- sure, e lo firmarono all'unanimità.
colse con tutta consapevolezza la Tale scelta risultò assai feconda e
resta tutt'oggi punto di riferimen-
to essenziale per l'intero progetto
catechistico italiano, oltre che
fonte e strumento primario per la
formazione dei catechisti. Il do-
cumento ha l'approvazione della
Santa Sede.
Venne poi elaborata nel 1972
un'ipotesi complessiva di quattro
catechismi (poi divenuti cinque)
come «libri della fede», diretta-
mente leggibili anche dai desti-
natari, per una catechesi perma-
nente, intesa come catechesi della
vita cristiana, della «sequela
Christi», di iniziazione alla vita
della Chiesa, di sostegno alla vita
cristiana in questo nostro mondo.
Caratterizzare in questo modo
la catechesi non significava farle
mancare il vigore di una dottrina
sicura, che si esprime anche in op-
portune formulazioni della fede.
Significava, al contrario, espri-
mere la forza salvifica della dot-
trina e delle sue formulazioni, per
una conformazione decisa a Cristo
nella Chiesa per l'impegno missio-
nario.
I cinque catechismi - per i
bambini, i fanciulli, gli adolescen-
ti, i giovani e gli adulti - sono
stati ormai pubblicati e offerti
alle comunità cristiane, che sono
invitate a svolgere una sicura mis-
sione catechistica sotto la guida
dei loro Pastori.
Questa severa proposta è stata
BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 191U 11

2.2 Page 12

▲back to top
offerta dai vescovi italiani per la
consultazione e la sperimentazio-
ne, non nel senso di una provvi-
sorietà o di un'avventura o di una
ricerca di verità che sono invece
date in dono da Dio, ma perché
sempre la Chiesa dalla sua espe-
rienza di vita, autorevolmente
guidata, trae indicazioni per ren-
dere più efficace la sua missione.
Grazie ai contributi che ora
verranno dalle diocesi, sarà cosi
possibile far maturare migliori
competenze di tutta la comunità
cristiana per la catechesi ed anche
per migliorare i catechismistessi.
- È possibik procedere sin
d'ora ad un bilancio di una così
impegnativa esperienza?
- Un giudizio organico sugli
aspetti positivi e su quelli meno
validi dell'esperienza merita una
riflessione attenta e paziente che
l'Episcopato stesso aveva messo
in bilancio fin dall'inizio, preve-
dendo il momento della verifica,
che è stata avviata nel settembre
1983 dalla XXII assemblea ple-
naria dei vescovi.
E possibile comunque annotare
talune impressioni, che sono già
emerse e sono già state documen-
tate attraverso serie verifiche in-
terlocutorie. Si è già provveduto
infatti a fare una verifica sul ca-
techismo dei bambini pubblicato
nel 1973 attraverso un'indagine
nelle diocesi, e sul catechismo de-
gli adulti attraverso tre convegni
di parroci a Verona, Roma e Ca-
tanzaro.
Tra gli aspetti positivi sembra
giustificato mettere in risalto in
primo luogo il risveglio di una
missione catechistica, che era sta-
ta negli ultimi tempi ridotta agli
ambiti della catechesi dei fanciul-
li, segnatamente per la loro inizia-
zione ai sacramenti. Oggi si risco-
pre con evidenza la necessità di
una catechesi adeguata a tutte le
età ed a tutte le situazioni della
vita. E un impegno non risolto,
ma da cui non è immaginabile che
si debba tornare indietro.
Un secondo aspetto positivo,
per comune convinzione, è quello
che riguarda il risveglio del mini-
stero dei catechisti. Ma, forse, nel-
la storia della Chiesa abbiamo co-
nosciuto questa ricchezza e questa
disponibilità che nasce dai doni
O segreta.rio generale della CEI Mons. Egidio Caporello.
dello Spirito a tutti i battezzati, ed integrale dell'uomo e della sua
chiamati ad essere anche educa- storia.
tori della fede, ed alle numerose Consente, infine, di accostare
persone, anche mature, che as- ed accogliere il mistero cristiano
sumono il compito umile ma uffi- attraverso le fonti e le espressioni
ciale di essere i catechisti della co- singolari ed ineludibili che lo ri-
munità cristiana.
velano e che permettono di testi-
Un terzo aspetto positivo glo- moniarlo efficacemente: la Scrit-
bale - di straordinaria importan- tura, la tradizione, la liturgia, la
za anche per le prospettive che oc- carità, la cultura cristiana, il dia-
corre sviluppare in modo perse- logo ecumentico e missionario.
verante - concerne un contenuto
della catechesi esauriente ed in-
tegro, che ha nella persona e nel
mistero di Cristo il suo nucleo
- E tra gli aspetti, meno posi-
tivi del rinnovamento intrapreso
nel post-Concilio?
centrale, aperto a tutta la Rive- - Tra gli aspetti più proble-
lazione, alla tradizione della Chie- matici è facile cogliere l'impres-
sa ed alle prospettive del Vangelo sione o la documentata convinzio-
nel mondo.
ne che il progetto sia assai com-
Questo «cristocentri.smo», da plesso o addirittura, almeno per
non confondere con la semplice qualche catechismo, troppo diffi-
preoccupazione di una didattica cile ed impegnativo. È un'impres-
esteriore, consente di recuperare sione che va attentamente ed one-
la logica ed i contenuti della Ri- stamente considerata per coglier-
velazione cristiana, della tradizio- ne le ragioni che sono di varia na-
ne patristica ed ecclesiale, dei do- tura.
cumenti del Concilio Vaticano II. Alcune di esse possono denun-
Una simile linea, inoltre, coinvol- ciare solo la necessità di sorreg-
ge in pienezza la Chiesa e la sua gere Chiesa e catechisti perché
testimonianza al Vangelo nelle comprendano che certa comples-
realtà umane, personali, familiari sità del mondo moderno e della
e sociali, cosicché la verità salvi- Chiesa stessa esiste, e non viene
fica diventa promozione autentica inventata o creata né dai catechi-
12 BOUETTINO SALESIANO I MARZO 1984

2.3 Page 13

▲back to top
smi né dal Vangelo, che invece de- hanno sperimentato i testi, a sanno esprimere in parole sempli-
vono poterla cogliere senza ango- quelle di coloro che non ne hanno ci la grandezza e l'ampiezza di un
scia e fiduciosamente.
voluto sapere, a quelle dei teologi mistero inesauribile e sempre
Altre ragioni possono derivare e dei pastoralisti, a quelle prima- vivo. È vero che i catechismi, libri
dall'effettivo sovrapporsi di ini- rie dei ve.scovi.
di Chiesa, andrebbero scritti in gi-
ziative ecclesiali che provengono Ma forse occorrerà soprattutto nocchio. Non a caso Don Bosco fu
dai diversi livelli e che rivelano la scoprire le competenze dei con- un grande catechista.
vitalità della Chiesa, pur avendo templativi e dei santi, che soli
bisogno di una più competente e
sicura coordinazione dei progetti
pastorali e degli obiettivi priori-
tari da mettere in atto con le ade-
guate energie di una ministeriali-
Il contributo salesiano al rinnovamento catechistico
tà organica e qualificata di tutta
la Chiesa. È indiscutibile, ad
esempio, che il progetto di rinno- Qualsiasi discorso sul rinno- una lettera in tal senso anche al
vamento pastorale promosso dal vamento della catechesi in Italia capitolo generale dei salesiani.
Vaticano II non può continuare a sarebbe certamente incompleto Don Pietro Ricaldone, allora Ret-
darci l'immagine del « prete che senza uno sguardo panoramico al- tore Maggiore della Società, non
fa' tutto» o a cui tutto è delegato l'impegno della Congregazione sa- lasciò cadere nel vuoto l'invito,
o che tutto pretende ammirevol- lesiana, soprattutto all'opera del dando immediatamente vita a va-
mente di risolvere da solo.
Centro Catechistico di Torino e rie iniziative e soprattutto fon-
Altre ragioni ancora nascono dell'Istituto di Catechetica del- dando il Centro Catechistico Sa-
dalla difficoltà di adeguare il pro- l'Università di Roma. Ne riper- lesiano, che cominciò la sua atti-
getto catechistico alle possibilità corriamo le principali iniziative vità a Torino nel 1939 e che nel
e alle esigenze concrete esistenti attraverso le parole di don Ubal-
nelle diverse comunità cristiane. do Gianetto, che ha lavorato per
Bisogna riconoscere che si dà tut- molti anni al Centro di Torino e
tora poco spazio all'elaborazione che attualmente insegna «Storia
di progetti pastorali locali, e si se- della catechesi contemporanea»
guita viceversa, senza sufficiente all'Ateneo Salesiano.
riflessione, a trapiantare progetti
nazionali senza mettere in bilan-
cio, tra l'altro, la necessaria pa-
- Quali sono l,e d,at,e più signi-
ficative dell'impegno dei salesiani
zienza e la necessaria perseve- nel campo della catechesi negli
ranza.
ui,timi decenni?
... - Il punto di partenza può es,
- Le prospettive, dunque, per
l'avverare della catechesi in
sere considerato il decreto «Pro-
vido Sane» della Sacra Congre-
Italia?
gazione per il Concilio, il dicastero
- Occorre comprendere che, vaticano competente per la cate-
come dopo il Concilio di Trento, chesi, che rilanciò nel 1935 il pro-
anche dopo il Concilio Vaticano blema catechistico a livello mon-
II il rinnovamento che ne è deri- diale, sollecitando un impegno più
vato, non è né superficiale né epi- intenso a tutti i livelli - scuola, '
sodico né puramente settoriale. È parrocchia, ecc. - ed insistendo
un rinnovamento cosi interiore e sulla necessità della fondazione
profondo che comporta una pro- degli uffici catechistici in ogni
spettiva di molti decenni, tanto diocesi.
più che è tuttora in atto un tra- Contemporaneamente Pio XI
passo di cultura vertiginoso.
scrisse a molte Congregazioni re-
In questo quadro, si può e si ligiose richiamandole ad un mag-
deve certamente parlare anche gior coinvolgimento nell'opera di
della complessità dei catechismi catechesi. Sulla spinta di cosi au-
scritti, che tutti auspichiamo pos- torevole sollecitazione nascevano
sano essere semplificati, senza che in quegli anni diversi centri che Don Ubaldo Gianetto.
ne siano tradite le intuizioni e le sarebbero diventati col tempo i
proposte organiche, perché queste promotori del movimento catechi-
derivano dal Concilio, dalla Tra- stico mondiale. Basti qui ricor- 1943 venne affiancato dall'editri-
dizione e dal Magistero della dare quelli delle Paoline e dei La- ce LDC.
Chiesa. Il che comporterà la va- salliani e il famoso centro «Lu- Una della prime attività del
lorizzazione di non poche compe- men Vitae» di Bruxelles.
Centro è stata quella di offrire un
tenze: da quelle dei catechisti che Nel 1938 Papa Ratti inviava consistente aiuto alle diocesi più
13 BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 19/U

2.4 Page 14

▲back to top
piccole, che non disponevano delle
forze necessarie per fondare ed or-
ganizzare gli uffici catechistici
raccomandati dal decreto «Prov-
vide sane». Tale attività si con-
cretizzò in conferenze, testi che
descrivevano dettagliatamente
l'organizzazione degli uffici cate-
chistici, guide per catechismi, sus-
sidi didattici e milioni di opuscoli
rivolti al grande pubblico.
conferenu episcopale italiane
IL RINNOVAMENTO DELLA CATEC
- Il passo successivo è stato la
nascita dell'Istitut,o di Cateche-
ti.ca dell'Universif,à sal.esiana?
- La nascita dell'Istituto di Ca-
techetica non è stato un fatto cla-
moroso. Per promuovere l'educa-
zione cristiana e la catechesi, don
Ricaldone - quasi immediata-
mente dopo il riconoscimento uf-
ficiale del Pontificio Ateneo Sa-
lesiano nel 1940 - , accanto alle
facoltà tradizionali di teologia, fi-
losofia e diritto canonico, volle
creare un Istituto Superiore di
Pedagogia, con annessa una «spe-
ciale scuola di catechetica».
Vorrei sottolineare che la scelta
di inserire la catechetica in un
edizioni conferenza episcopale Italiana
istituto di pedagogia a indirizzo
cristiano e salesiano non è per
nulla casuale, ma esprime la spe-
cifica presenza salesiana in questo zazione in catechetica. Soltanto di testi di religione tra i più dif-
settore. È noto un intervento per- nell'anno accademico 1954-55 na- fusi in Italia, spesso redatti in col-
sonale di Don Bosco verso il ter- scerà infatti l'Istituto di Cateche- laborazione con il Centro Catechi-
mine del I capitolo generale della tica con l'attuazione per la prima stico di Torino, di ricerche empi-
Società a proposito della redazio- volta di un programma di specia- riche sull'insegnamento della re-
ne di un trattatello di eloquenza lizzazione in materia. Nel 1959 il ligione nelle scuole, di sussidi per
sacra per gli studenti salesiani di trasferimento da Torino a Roma, la catechesi. La pubblicazione di
teologia: «Bisogna», disse, «che in via Marsala, permette all'Isti- qualsiasi testo fu sempre prece-
questa trattatello non riguardi tuto di iniziare un'attività di ri- duta da anni di sperimentazione e
esclusivamente la predicazione, si cerca e di sperimentazione che lo di verifica secondo criteri scienti-
bene anche l'educazione da darsi caratterizzerà fino ad oggi.
fici.
ai giovani. Bisogna incarnarvi il
nostro sistema di educazione pre-
ventivo».
P~no però molti anni, se-
gnati dalla guerra, dalla mancan-
za di personale e dalla ristrettezza
di mezzi, prima di giungere ad
un'articolazione della specializ-
Inizialmente si trattava -
come ha ricordato di recente il
professore Joseph Gevaert - di
creare e di sperimentare schede di
lavoro e schede di valutazione per
l'insegnamento della religione. Da
queste prime ricerche e sperimen-
tazioni nascerà un'ampia gamma
Dopo la riconversione nel 1968-
69 dell'Istituto Superiore di Pe-
dagogia in Facoltà di Scienze del-
l'Educazione, gli obiettivi e la fi-
sionomia dell'Istituto di Cateche-
tica si precisano.
In un documento indirizzato
nel '71 al capitolo generale, ven-
gono cosi delineati: «L'Istituto di
NUOVI CATECHISTI, DONO DELLO SPIRITO
Catechetica del Pontificio Ateneo
Salesiano opera nell'ambito della
È sorta una nuova generazione di catechisti, animati dal desiderio di
essere educatori e testimoni del Vangelo nena comunità ecclesiale: mam-
me, papà e Intere f&mlglie catechiste, catechisti del fanclulll, del preadole-
scenti, del giovani, degli adulti, del fidanzati, delle associazioni o movimen-
ti, ecc. t un grande dono che lo Spirito Santo sta facento alla sua Chiesa.
facoltà di scienze dell'educazione
e si caratterizza nei confronti di
altri istituti simili per una parti-
colare attenzione ai problemi del-
1'educazione e della pastorale gio-
(CE.I, La formazione del catechisti nella comunità cristiana)
vanile; un ampio sviluppo dato
alle scienze antropologiche; una
14 801.1.ETJlNO SALESJ4NO I MARZO 1084

2.5 Page 15

▲back to top
specifica abilitazione a operare
nel settore della ricercha positiva
e della sperimentazione».
La vera caratteristica è stata
sin dal principio l'apertura inter-
nazionale dell'Istituto e del «cur-
riculum» di specializzazione. Sin
dagli inizi gli allievi proveniv~<?
da ogni parte del m?ndo. Oggi ~
corsi sono frequentati da studenti
di una trentina di nazioni dell'A-
frica, dell'Asia, dell'America La-
tina e dell'Europa.
Si cerca di seguire l'evoluzione
del movimento catechistico mon-
diale raccogliendo la d~en~-
zione di quanto di meglio _SI reali~-
za e si produce nellil: Chiesa_ um-
versale. L'intento è di far uscrre la
catechesi dall'improvvisazione o
anche dall'intuizione geni~e ~r
darle un fondamento seno, 818.
dal punto cli vista teologico sia da
quello delle scienze ~~- .
Qui sta la nota p1~ o~grnale
dell'Istituto. Mentre, di solito, un
istituto di catechetica è annesso
ad una facoltà di teologia, con
siastici dopo il Concilio. Il Vati-
cano II pose un forte accento sul-
l'unità dell'università e sulla col-
laborazione delle singole facoltà
per creare un tipo _di izl:,egname~-
to più vicino alla smtesi,.mentre il
progresso stesso delle ~enze _ten-
de oggi a portare alla dispeISione
analitica.
L'Istituto di Catechetica venn~
ristrutturato sotto fo~ di
«struttura dipartimentale» m col-
laborazione con l'istituto di pa:
storale giovanile della Facoltà di
teologia. In tal modo viene f~v~-
preminenza quindi negli studi del-
le discipline teologiche, l'Istituto
dell'UPS è un esempio unico di
inserzione in una facoltà di scien-
ze pedagogiche e, quindi, con forte
sottolineatura dell'aspetto peda-
gogico della catechesi..
Al tempo stesso si è sempre
insistito su una visione interdisci-
plinare che tenga co~to. delle
rito l'approfondime~to ~te~disc1-
plinare dei probleIDl e 11 dialog<?
tra teologia e scienze umane. 81
tratta cli un'esperienza nuova e
tuttora sperimentale, che però fin
dall'inizio sembra aver ottenut<?
un notevole gradimento, come. si
può forse provare dalla crescita
del numero degli allievi.
.
Occorre inoltre notare che ~
scienze umane senza snunwre per
nulla il dato di fede, cosa che non
sempre è stata compresa. Si è po-
sto, insomma, un forte accento
sulle scienze umane ma senza tra-
scurare il dato di fede, anzi pro-
prio per fedeltà al dato di fede,
tratta di corsi in prati~ po~t-~:
versitari in quanto agli allievi SI
richiede 'che abbiano già comple-
tato il corso di teologia, perché lo
specifico dell'Istitut_o è !'appro-
fondimento catechetico. L età me-
dia degli allievi è cosi sui trenta_~
perché fà parte della fedeltà a Dio
l'essere fedeli all'uomo creato.
_ L'anno 1981 segna una <j,a"!-
più anni. Molti di lo~ ~o-~
svolto cinque, anche dieci. anm ~
lavoro pastorale, spesso ~ p~1-
zione dirigente, e son~ qwndi 1?
importante nella uita dell Tsti- grado di dare un valido, c~ntri-
tuto...
buto allo sviluppo dell Istìtu~
_ È uno sviluppo nella linea del stesso con l'esperienza e lo studio
rinnovamento degli Atenei eccle- personali precedenti.
AL SERVIZIO DELL'UOMO
I servizio all'uomo è vocazione che non può resta~e. circoscritta.n~li
ambi~i strettamente ecclesiali della catechesi e delle ~tt1v1tà parr~h:1~:
respiro di un'autentica catechesi ~asce anch~ da un attenzione viva
nerosa del catechista ai problemi della società.
..
(CEI, La formazione del catechisti nella comunité cristiana)
- In elle modo, pur essendo in-
temazion.aJe, l'Istitut,o affronta la
probl.ematica italiana?
- L'interesse più diretto per la
situazione italiana si manifesta
attraverso i corsi estivi organiz-
zati ormai da un ventennio. Per
molti anni si è trattato di corsi di
natura generale per esperti di ca-
techesi. Questi co~ ~ o for-
mato migliaia di cosiddetti «ope-
ratori intermedi», ossia «inter-
medi» tra il catechista ordinario e
il catecheta a preparazione uni-
versitaria. L'operatore intermedio
di catechesi può essere parago-
nato ad un tecnico intermedio tra
l'operaio e l'ingegner~ ed è_il liyel:
lo più caren~ ~ Italia. _Gli alli~vi
dei corsi estivi sono diventati ~
loro volta animatori di gruppi di
catechesi o incaricati zonali; sono
diventati una forza portante ~~l-
i'organizzazione della catecheSI m
Italia.
Quando è sembrato che quest_o
tipo di corsi fosse abb~tanza s~-
luppato da poter 1'."erur org~-
zato anche da altn, - compito
dell'Università è guardare sempre
avanti - si è passati all'organi~-
zazione di corsi estivi di tipo di-
verso, per esempio per insegnanti
di religione nelle scuole. elemen:
tari e in quelle second~e. _Negli
ultimi anni l'impegno si è nvolto
ai formatori dei catechisti e in ge-
nere a tutto il problema della for-
mazione che è oggi il «problema-
chiave» della catechesi in Italia.
Nell'ambito di questi corsi è
stata promos.sa l'o~. ~o~ ~-
chiesta su «I catechisti italiani:
identità e formazione». Un'inchie-
sta che ha rivelato l'ampiezza del
fenomeno in Italia: oltre duecen-
tocinquantamila catechisti, ~
anche i problemi tuttora aperti. I
dati dell'inchiesta - ~ q~al~
hanno collaborato gli stessi allievi
15 BOLLETTINO SALESlANO 1 MARZO fflB,f

2.6 Page 16

▲back to top
dei corsi - sono stati raccolti in
un volume della collana «Studi e
ricerche di catechetica», che è uno
dei maggiori impegni attuali del-
l'Istituto.
L'Istituto ha infine continuato
ed esteso l'attività nella creazione
e sperimentazione di testi per la
catechesi e l'insegnamento della
religione, in collaborazione con il
centro catechistico di Torino-Leu-
mann e con l'apprezzamento e il
contributo del ministero della
Pubblica Istruzione. Vorrei segna-
lare almeno «La scoperta del Re-
16 BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 19IU
gno di Dio» per i preadolescenti
(11-14 anni) usati sia nelle scuole
che nelle parrocchie; «Progetto
uomo», una serie di testi biblico-
antropologici per i preadolescenti;
e i cinque volumi «Viva la vita»
per la scuola elementare.
- Un panorama dell'impegno
dei salesiani per I.a cat,echesi in
lt,alia non può naturalment,e pre-
scindere dal lavoro del centro di
Torino ..
- Il centro catechistico di To-
rino è senza dubbio più diretta-
mente coinvolto nella promozione
della catechesi a livello italiano,
ed ha avuto un notevole sviluppo
dopo il trasferimento della sede a
Leumann. Il Centro ha dovuto
impegnarsi in riviste catechistiche
e pastorali, pubblicazioni di testi
antologici biblici, messalini, testi
di religione per le diverse età, gui-
de e su.s&di visivi e audiovisivi che
accompagnano i testi, collane di
studio che ne approfondiscono le
tematiche.
Un impegno particolare per lo
sviluppo del movimento catechl-
stico in Italia è stato sicuramente
quello dei convegni «Amici di ca-
techesi», svoltisi dal 1959 al 1966
e ripresi nel 1981 in occasione del
cinquantenario di fondazione del-
la rivista «Catechesi». Il Centro
ha anche collaborato attivamen-
te, ogni volta che ne fu richiesto,
al lavoro per la preparazione sia
del «Documento di base» sia dei
vari Catechismi.
Tengo però a ricordare che l'at-
tività sia del Centro Catechistico
sia dell'Istituto di Catechetica ha
trovato corrispondenza generosa
nel lavoro sul campo di Salesiani,
Figlie di Maria Ausiliatrice, coo-
peratori e cooperatrici e altri
membri della famiglia salesiana.
Stanno pure sorgendo altri Centri
Catechistici Salesiani in varie
parti del mondo: dall'India, agli
USA, alle Filippine... Una rispo-
sta in linea sia con il carisma del
Fondatore sia con le sollecitazioni
dei Pontefici e degli episcopati di
tutto il mondo. Una risposta che
non può ancora considerarsi esau-
rita giacché si tratta ora di coin-
volgere sempre più tutta la co-
munità nella revisione dei cate-
chismi voluta dall'Episcopato ita-
liano.
«L'esperienza catechistica mo-
derna - si sottolinea nelle ultime
righe del "Documento di base"
per il rinnovamento della cateche-
si in Italia - conferma ancora
una volta che prima sono i cate-
chisti e poi i catechismi; anzi, pri-
ma ancora, sono le comunità ec-
clesiali. Infatti, come non è con-
cepibile una comunità cristiana
senza una buona catechesi, cosi
non è pensabile una buona cate-
chesi senza la partecipazione del-
l'intera comunità».
Silvano Stracca

2.7 Page 17

▲back to top
tra cicloni
e siccità
un popolo
chiede
aiuto
M aputo, la capitale del
Mozambico, passa per
la città più pulita del-
l'Africa. Linde le strade, linde le
facciate dei palazzi di stile colo-
niale o di più recente costruzione,
ben tenuti i giardini. Ne rimase
impresmonato anche il famoso
giornalista-scrittore Jobn Gunter,
che nel suo non meno famoso li-
bro «Inside Africa», scritto nel
1952, dopo un lungo viaggio attra-
verso il Continente, annotava: «:8
una delle città più attraenti del-
1'Africa, puli~ima, e perfino nei
quartieri periferici è difficile ve-
dere per terra un mozzicone di si-
garetta o una foglia caduta».
Le carenze, anche a quell'epoca,
non stavano nella nettezza urba-
na. Erano altrove. Per esempio in
campo scolastico. Scriveva Gun-
ter: «La nuova scuola superiore è
un istituto modello, peccato che
sia l'unica in tutto il Mozambi-
co». E aggi.ungeva: «Le tasse sco-
lastiche sono talmente alte, trenta
dollari l'anno, che pochi ragazzi
indigeni possono pagarle». Era il
trattamento che le potenze colo-
niali, riservavano ai cittadini delle
«province d'oltremare». Questo
spiega anche perché, al momento
dell'indipendenza l'analfabetismo
toccò il 95 per cento della popo-
lazione. Una piaga, questa, tut-
tora aperta, nonostante la forte
campagna di alfabetizzazione av-
viata dal governo.
Sulla città di Maputo si è sca-
tenato alla fine dello scorso mese
di gennaio un ciclone di inaudita
violenza, che ha investito anche le
province meridionali del paese,
provocando immensi danni e nu-
merose vittime. Una sciagura na-
zionale, che ha costretto il gover-
no mozambicano a invocare l'aiu-
to internazionale. Essa si è pur-
troppo aggi.unta a un'altra cala-
mità naturale, la _persistente sic-
cità, che ha colpito quasi tutte le
regioni dell'Africa australe, ren-
dendo ancora più difficile la vita a
17 BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 19/U

2.8 Page 18

▲back to top
popolazioni da sempre inlotta per
il pane quotidiano.
La capitale del Mozambico si
chiamava, all'epoca del coloniali-
smo portoghese, Lourenço Mar-
ques. Dopo l'indipendenza è stata
ribattezzata, e oggi si chiama, ap-
punto, Maputo, che vuol dire
«luogo di Phomo», dal nome di un
capo indigeno del XVI secolo che
è considerato una specie di eroe
nazionale. Ma le strade e i viali "
portano nomi di personaggi vis-
suti in epoche più recenti: Marx,
Lenin, Mao. Ciò richiama il visi-
tatore alla realtà di oggi, la realtà
di un paese africano che ha scelto
di abbracciare l'ideologia marxi-
sta-leninista.
Per un paese come il Mozam-
bico, uscito da una sanguinosa
guerra protrattasi per dieci anni
per l'indipendenza, i problemi da
risolvere sono molti, primo fra
tutti la ricomposizione del tessuto
sociale logorato dalla lunga notte li Collfliglier generale don Ricci amministra un battesimo.
coloniale e dalla durezza della lot-
ta. Ma come accade per tanti altri
paesi del Continente, anche per il
Mozambico i giorni della guerra
nòn sono ancora finiti. In alcune oppone al governo centrale e che tempo sottovalutato la consisten-
province operano i guerriglieri del può contare sull'appoggio del con- za del movimento di guerriglia,
Movimento di resistenza nazio- finante Sudafrica.
considerando i suoi componenti
nale, una organizzazione che si Le autorità hanno per molto alla stregua di banditi, accozza-
glia di ex soldati neri dell'esercito
portoghese, provocatori, sbandati
dediti al saccheggio. Da qualche
tempo, le autorità di Maputo
sono costrette invece a guardare a
UNA CHIESA POVERA TRA I POVERI
quel movimento con maggiore at-
tenzione, perché nel frattempo è
Non sono tempi facili, quelli attuali, per la Chiesa del Mozambico. Ep-
pure, o forse proprio per questo, i cattolici mozambicani - clero e laici -
sono impegnati In uno sforzo - che comporta costante sacrificio - per
superare le difficoltà e darsi nuovi e più appropriati strumenti di presenza e
di evangelizzazione. Negli ultimi tempi tuttavia, qualche spiraglio sembra
cresciuto, si è fatto pericoloso, mi-
naccia l'integrità del paese. Ciò ha
obbligato il governo a impegnare
nelle regioni coinvolte nella guer-
essersi aperto. Il regime al potere ha attenuato gli attacchi alla religione,
sono state rilasciate, in qualche caso, autorizzazioni a edificare nuove
chiese, alcuni missionari hanno ottenuto il visto d"ingresso nel paese.
Siamo di fronte a un ripensamento delle autorità, in grado di aprire la
strada a una maggior comprensione per le esigenze spirituali della Chie-
riglia un rilevante numero di sol-
dati, con il conseguente gravoso
impegno finanziario.
La guerriglia è inoltre una spi-
sa? C'è veramente da augurarselo. La situazione a tutt'oggi rimane obbiet-
tivamente irta di difficoltà. Pesa soprattutto la mancanza di libertà religio-
sa. Ricevendo, nel settembre scorso, i nove Vescovi del Mozambico, Gio-
vanni Paolo Il ha formulato a questo riguardo l'augurio di un pronto supe-
ramento degli ostacoli maggiori. Il Papa ha esortato I Vescovi a fare, da
na nel fianco del Mozambico, an-
che perché aggrava i già deterio-
rati rapporti con il Sudafrica, da
cui, peraltro, il Mozambico è tut-
parte loro, opera di riconciliazione «fra le posizioni estreme e persino ap-
parentemente irriducibili che dividono la società mozambicana. Il Papa ha
soggiunto: «La mancanza di una adeguata libertà religiosa per l'apostola-
to, i pericoli ai quali sono esposti gli operatori della pastorale, i timori di
fronte alla violenza e alle restrizioni di diverso genere che colpiscono le
tora costretto a dipendere eco-
nomicamente, almeno in una cer-
ta misura. Molti lavoratori mo-
zambicani, infatti, trovano occu-
persone legate alla Chiesa• sono altrettanti motivi di apprensione.
Le condizioni di ristrettezza in cui vivono sacerdoti e suore di una
Chiesa povera, hanno causato una forte diminuzione del Clero autoctono.
Ecco perché Giovanni Paolo Il ha raccomandato al vescovi « la promozio-
ne cristiana delle famiglie. È in esse - ha detto - che prendono avvio le
pazione nelle miniere sudafricane
e l'indispensabile valuta estera,
per gli acquisti all'estero proven-
gono in gran parte dalle rimesse
future vocazioni per il sacerdozio e la vita religiosa•.
degli emigranti.
Naturalmente tutti questi pro-
18 BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 19/U

2.9 Page 19

▲back to top
PRESENZA SALESIANA NEL MOZAMBICO
Nel lontano 1907 i Salesiani del Portogallo arrivarono nel Mozambico,
colonia portoghese, per dedicarsi all'educazione cristiana della gioventù
in quella parte del Sud est africano. Subito presero la direzione della Scuo-
la di Arti e Mestieri dell'isola di Mozambico (verso il Nord del paese, vicino
a Nampula). Quella presenza durò poco, poiché, con l'istaurazione della
Repubblica nel Portogallo, I nuovi governanti presero di mira i religiosi,
che dovettero abbandonare le opere. Furono espulsi anche dalla colonie:
era l'anno 1910.
Con Il tempo ritornò la tolleranza religiosa e i Salesiani portoghesi po-
terono ricominciare la loro tradizioni missionaria. « Furono i primi a ritor-
nare nel Mozambico» (dice l'Annuario Cattolico del Mozambico), nel 1952,
per incaricarsi della Scuola dell'Istituto Mouzinho de Albuquerque, a Na-
maacha, a 70 km dalla capitale; si trattava di un Istituto per l'educazione
dei giovani. Un secondo gruppo di salesiani arrivò nel dicembre 1955, con
lo scopo di dirigere la Missione di San Giuseppe nei sobborghi della capi-
tale. Successivamente, nel 1972 e nel 1975 aumentò Il numero dei Salesia-
ni e delle presenze, con ancora un'opera nella capitale (Collegio Don Bo-
sco, per ragazzi interni ed esterni), e un'altra a Moatize, diocesi di Tete, di
carattere propriamente missionario. Cosl arriviamo al momento dell'indi-
pendenza della nazione, nel 1975. In quel momento i Salesiani erano 23 e
le opere quattro.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice fondarono la prima comunità nel 1952, a
Namaacha, con 5 suore, per una scuola elementare e professionale; poi
andarono aumentando in personale e opere: nel 1961 e nel 1969, a Chure,
luogo di missione, aprirono un internato per indigeni e una scuola nor-
male; nel 1963, un altro centro missionario a Macomia; l'anno seguente
vide sorgere due opere, una a Porto Amelia (oggi Pemba) ed un'altra a
Tete; Maputo, la capitale, anticamente Lourenço Marques, le ricevette nel
1967, con un Pensionato ancora in funzione (ove fu assassinata Suor Vera
Occhiena). Così, nel momento dell'indipendenza, si trovavano nel Mozam-
bico 55 suore salesiane in otto opere.
Dopo l'indipendenza dal Portogallo, il Partito politico del FAELIMO
(Fronte di liberazione del Mozambico) governa il Paese. Si dichiara aper-
tamente marxista leninista, con tutte le conseguenze nel campo delle ideo-
logie, dei metodi, dell'economia, dell'educazione e della religione.
Il governo può contare sull'aiuto di numerosi cubani, russi, tedeschi
orientali ed altri. Naturalmente, tutte le scuole sono state nazionalizzate,
molte missioni hanno vistl espulsi i loro missionari o impediti nel ministero
sacro. I Salesiani rimasti sono otto in due comunità (Maputo e Namaacha),
e le Figlie di Maria Ausiliatrice 17 in tre comunità (Maputo, Namaacha e
Pemba).
li loro lavoro attuale consiste nel fare scuola nei centri statali o nell'as-
sistere i malati negli ospedali: è una presenza significativa della Chiesa, un
aiuto ai bisogni del Paese e un modo di mantenersi vicini alla gioventù.
Nel 1983, contando con una certa apertura all'ingresso dei missionari,
altri Ire salesiani hanno potuto riaprire la missione di Moatize, donde fu-
rono cacciati nel 1979, e rincominciare la missione di Catembe, a pochi
chilometri da Maputo. li lavoro missionario è urgente e pressante, poiché si
deve quasi ricominciare, per conoscere bene le situazioni, preparare i ca-
techisti, Imparare le lingue native, organizzare le comunità cristiane disper-
se in tanti piccoli villaggi.
Il Progetto Africa, che cerca di incarnare il carisma di Don Bosco in
persone africane e con stile africano, sta trovando nel Mozambico la be-
nedizione del Signore. Le Figlie di Maria Ausiliatrice contano già alcune
suore e novizie mozambicane; mentre i Salesiani hanno cinque giovani de-
cisi ad essere i primi figli di Don Bosco in quella terra. Tutto questo ~avoro
vocazionale risulta molto difficile per tanti motivi; è tuttavia di grande con-
forto in mezzo alle difficoltà provenienti dal clima e dalla situazione (non si
deve dimenticare il gravissimo problema della fame, che tutti i giorni causa
delle vittime numerose) sentire che Don Bosco è sempre più conosciuto e
stimato come il grande amico dei giovani, che li attira fino al desiderio di
diventare suoi figli.
blemi, di origine naturale o creati namento, i prezzi sono in a.scesa, il
dall'uomo, finiscono per ripercuo- livello dei salari è stazionario. An-
tersi sulla popolazione, che vive che la direzione politica del paese
una dura esperienza. La penuria porta le sue responsabilità. Il ri-
di generi di prima neces&tà si fa gore ideologico imposto dal par-
sentire, nelle città vige il razio- tito unico, il FRELIMO, spesso
Il missionario- Ca di tutto.
ha fatto da ostacolo allo sviluppo,
anziché favorirlo. Le riforme mi-
rano tutte a realizzare obbiettivi
di segno positivo: consolidamento
dell'indipendenza, lotta all'anal-
fabetismo, all'alcolismo, sensibi-
lizzazione politica del popolo per
renderlo partecipe dello sviluppo.
Ma gli ostacoli verso questi tra-
guardi sono ancora molti.
Molti osservatori concordano
nel ritenere che certi metodi adot-
tati dal FRELIMO sono ancora
troppo lontani dalla mentalità e
dai sentimenti africani per por-
tare a risultati, almeno in tempi
brevi. Ciò che più preoccupa è il
rifiuto di valorizzare nell'uomo la
dimensione religiosa.
Oggi, tuttavia, per la popolazio-
ne del Mozambico urgono proble-
mi di vera e propria sopravviven-
za, il rischio è che la gente muoia
di fame. Le organizzazioni inter-
nazionalit i singoli Stati dovreb-
bero sentire il dovere di contribui-
re ad aiutare il popolo mozambi-
cano a superare l'attuale dram-
matica congiuntura, con un moto
di solidarietà e di spirito di fratel-
lanza che si colloca al di sopra di
ogni divisione ideologica.
Gaetano Nanetti
BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 1984 19

2.10 Page 20

▲back to top
Università
Salesiana:
costruire
l'uomo
nei giovani
Come à nata, come à artlcolata,
quall flnalltà si prefigge?
Questo «douler» si propone di
far conoscere megllo alla
famlglla di Don Bosco Il .suo»
ateneo.
R orna, quartiere Nuovo
Salario. La metropoli si
spinge sempre più avan-
ti, aggrega altre periferie, alle
quali estende i problemi, le di-
sfunzioni, le malattie che soffo-
cano la smisurata città. Grandi
case popolari, palazzine, villette,
tutte di recentissima costruzione,
accolgono un popolo eterogeneo
per classi sociali e per provenienza
regionale. In comune sembra met-
tere solo lo sradicamento dalle
proprie tradizioni e l'incapacità,
almeno fino ad oggi, di ricompor-
re una unità culturale.
All'estremo limite nord dell'in-
sediamento, una lunga strada -
via dell'Ateneo salesiano - sfocia
in una piazza - piazza dell'Ate-
20 • BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 19/U
neo salesiano - dove ha sede, ap-
punto, l'ateneo salesiano, più
esattamente l'Università pontifi.-
cia salesiana. Il complesso di edi-
fici, di taglio architettonico mo-
derno, si scorge al di là dei ciuffi
verdi degli alberi e di un fazzolet-
to di prato ben curato.
Una strada e una piazza che si
richiamano allo stesso nome, qua-
si a marcarela «centralità» dell'a-
teneo salesiano, istituzione «nuo-
va» in un quartiere «nuovo». Un
centro di cultura, di ricerca, di
studio, che non può contare i pro-
pri anni nell'ordine delle centinaia
come le analoghe istituzioni ro-
mane, sia ecclesiastiche che lai-
che, relativamente giovane per
età, giovanissimo addirittura nel
suo accorparsi in un'unica sede,
ma gi-à ben piantato e, soprattut-
to, ricco di promesse future. Gli
stessi edifici che lo ospitano, ben-
ché già oggi sufficientemente
completi, sembrano aprirsi a ul-
teriori sviluppi, in linea, del resto,
con la direttrice di marcia fissata
da Don Bosco stesso, quando, con
riferimento alle sue opere, disse:
«Noi non ci fermeremo mai».
L'Università salesiana. Perché
un'università? Come è nata, che
finalità si prefigge? Come è arti-
colata? Le domande si affollano
intorno all'Università salesiana e
non sono domande peregrine.
Trovano la loro ragion d'essere in
almeno due validissimi motivi. In-
nanzitutto l'Università è, forse,
tra le molte istituzioni salesiane,
quella meno conosciuta a livello
popolare. Non si può certo parlare
di... diffidenza, sarebbe un'esage-
razione. Ma certamente - e que-
sto è il secondo motivo - in una
Congregazione che si caratterizza
per il suo operare sul campo, per il
suo contatto stretto con la realtà
concreta di ogni giorno, può in-
contrare qualche difficoltà di cir-
colazione l'idea di un centro di ri-
flessione e di approfondimento
culturale.
E allora, perché non parlare di
questa Università, guardarla più
da vicino, per meglio conoscerla e
farla conoscere, nel suo complesso
e nelle sue articolazioni, per co-
glierne appieno il signifi.cato, il
valore, le finalità? Il «Bollettino
salesiano» ha pensato che ne va-
lesse la pena e dedica molte delle
sue pagine all'Università, senza la

3 Pages 21-30

▲back to top

3.1 Page 21

▲back to top
pretesa di esaurire l'argomento, Con il dilatarsi delle opere sa-
consapevole della complessità del- lesiane, la crescita numerica di sa-
la materia e quindi delle inevita- cerdoti ed educatori, l'incunearsi
bili lacune.
nelle realtà più diversificate, si
Al pari di tutte le altre istitu- rese indispensabile un ulteriore
zioni salesiane, anche per l'Uni- sforzo verso una sempre più solida
versità il punto di partenza è sem- preparazione del personale. I sa-
pre lui, Don Bosco. Figlio della lesiani andavano per il mondo a
Chiesa, egli ne acquisl fin dall'i- evangelizzare i popoli, a educare
nizio del suo ministero sacerdota- masse giovanili alle quali nessuno
le, la fondamentale esigenza di fino ad allora si era interessato.
provvedere alla formazione di Occorrevano quindi uomini ade-
nuovi apostoli, ai quali affidare la guati ai nuovi, immensi compiti.
continuità della diffusione del Gli immediati succeswri di Don
messaggio evangelico. Durante Bosco avvertirono ben chiara que-
tutta la sua vita, spesso con pe- sta esigenza e dedicarono molte
santi sacrifici e facendo leva sul delle loro energie alla fondazione
suo ben noto inesauribile spirito di Case di studio. A quell'epoca, la
d'iniziativa, Don Bosco lavorò in base della formazione era quella
questa direzione e i risultati non classica, basata sulle discipline
mancarono, come sta ad attestare teologiche e filosofiche. In parti-
il lavoro missionario da lui avvia- colare, don Rua, il primo a rac-
to, piattaforma degli ulteriori svi- cogliere l'eredità di Don Bosco,
luppi in terre lontane, tra popo- istitul i primi Studentati teologici
lazioni spesso sconosciute e an- salesiani. Una posizione di spicco
cora allo stato selvaggio, uomini assunse subito quello di Foglizzo,
validamente preparati ai difficili nella Diocesi di Ivrea, anche per
compiti che li attendevano.
via del suo respiro internazionale.
Questa caratteristica - l'inter-
nazionalità - è talmente in sin-
tonia con l'azione salesiana che,
sempre, nel corso dei decenni, ha
accompagnato le istituzioni di
studio della Congregazione, e si ri-
pete oggi con la stessa intensità di
tono nell'Università salesiana,
dove docenti e studenti apparten-
gono alle più diverse nazionalità.
Lo slancio iniziale fu purtroppo
interrotto bruscamente dalla pri-
ma guerra mondiale, che disperse
gli studenti e rese molto difficile
ogni forma di comunicazione.
Tornata la pace, lo Studentato di
Foglizzo vide un cosi imponente
afflusso di studenti da ogni parte
del mondo salesiano, da indurre
l'allora Rettor Maggiore don Fi-
lippo Rinaldi a trasferirlo a To-
rino, in una sede adeguata. Sede
che, a sua volta, fuù per risultare
insufficiente. Il parallelo, ulterio-
re sviluppo delle opere salesiane e
il conseguente bisogno di prov-
vedere alla preparazione del per-
sonale, costrinse i Superiori a uti-
L'aula magna dell'Università in occasione di un convegno.
BOLLETTINO SALESIANO f MARZO 1981 21

3.2 Page 22

▲back to top
lizzare le Università ecclesiastiche
romane, dove inviarono un cre-
scente numero di salesiani.
Fu don Pietro Ricaldone, quar-
to successore di Don Bosco, ad av-
vertire viv:is&ma l'esigenza di
giungere a unificare la preparazio-
ne scientifica e la formazione spe-
cificamente salesiana, centrata
sulla pedagogia e la catechetica
pastorale, pure sul fondamento
teologico e filosofico. Don Rical-
done si può a buon diritto consi-
derare come il fondatore del Pon-
tificio Ateneo Salesiano, che di-
fatti nacque il 3 maggio 1940 con
il relativo decreto della Sacra
Congregazione per i Seminari e le
Università degli studi.
Pochi giorni dopo, l'Italia en-
trava nel grande conflitto che già
stava incendiando l'Europa. An-
cora una volta, la guerra interven-
ne a rendere difficile la vita del
giovane Ateneo. Questa volta,
tuttavia, pur fra molti disagi, l'i-
stituzione seppe superare la bu-
fera e riprendere, al ritorno della
pace, la sua attività con rinnovato
vigore, perfezionando la sua strut-
turazione interna. Una tappa im-
portante fu raggiunta nel 1956
con l'approvazione dell'Istituto
superiore di pedagogia, annesso
alla Facoltà di filosofia, con l'au-
torità di conferire titoli accade-
mici non solo ai salesiani, ma an-
che ad altri studenti.
Si stava profilando nel frattem-
po un altro obbiettivo: l'unifica-
zione delle Facoltà. Esse si erano
sviluppate in sedi diverse spesso
provvisorie e l'esigenza di riunirle
in funzione di una più stretta col-
laborazione reciproca sboccò nella
decisione di costruire una nuova
sede. La scelta del luogo dove rea-
lizzarla cadde su Roma e qui, nel
settembre del 1965 si trasferl l'in-
tero Ateneo. L'inaugurazione uf-
ficiale avvenne il 29 ottobre 1966,
alla presenza del Papa Paolo VI,
che in quella memorabile occasio-
ne espresse la sua «paterna gioia»
nel vedere la «nuova magnifica
sede dell'ateneo salesiano». E ag-
giunse: «In questo splendido Ate-
neo, non meno splendida si affer-
mi e si effonda la sapienza educa-
tiva salesiana».
Nel momento stesso in cui si
apprestava a tradurre nel concre-
to l'auspicio di Paolo VI, l'Univer-
22 • BOLLffTINO SAI.ES/ANO • I MARZO 111114 .'
----
sità conobbe il travaglio degli
anni difficili del dopo-Concilio e
della contestazione. Ma anche
quel travaglio, con le sue crisi e le
sue incertezze, trovò sbocco in un
ripensamento dell'intera strut-
tura su cui poggiava l'Ateneo.
L'impulso nuovo venne conden-
sato dal Rettor Maggiore don Vi-
ganò in una direttiva che segna le
linee portanti della revisione glo-
bale dei criteri di formazione uni-
versitaria e delle strutture orga-
nizzative.
Quella direttiva rappresentava
un forte contributo al potenzia-
mento dell'Università. Nelle sue
linee essenziali, essa si può cosl
sintetizzare: ripensare l'Universi-
tà come un tutto organico, inte-
ragente, privilegiando l'organiz-
zazione dipartimentale e l'inter-
disciplinarità; caratterizzare l'in-
tera Università e ogni singola Fa-
coltà, secondo una angolatura
specifica, in sintonia con il cari-
sma e la missione dei salesiani nel
mondo; sviluppare l'istanza pe-
dagogica a favore di tutta l'Uni-
versità e come compito di alta re-
sponsabilità della Facoltà di
scienze dell'educazione; creare
una struttura didattica interfa-
coltà per il curricolo di pastorale
giovanile e catechetica.
È stato lo stesso don Viganò,
nella sua veste di Gran Cancellie-
re, a tracciare le linee che carat-
terizzano il «nostro progetto di
Università». «L'Università pon-
tificia salesiana - egli disse - si
propone come suo scopo caratte-
rizzante di dedicare particolare
attenzione allo studio e alla solu-
zione delle questioni inerenti l'e-
ducazione e l'azione pastorale,
specialmente tra i giovani e i ceti
popolari, secondo lo spirito di San
Giovanni Bosco».
Alla luce di queste indicazioni e

3.3 Page 23

▲back to top
COME AIUTARE STUDENTI CHE STUDIANO SUL SERIO
L'Università salesiana, proprio perché «salesiana», non potrebbe non
avere un carattere Internazionale. I figli di Don Bosco sono sparsi nel mon-
do, la loro presenza tocca tutti i Continentì. E da tutti i Continenti affluisco-
no a Roma gli studenti. Fra i 644 iscritti ai corsi nell'anno accademico
1982-83, troviamo angolani, cinesi, colombiani, inglesi, indiani, spagnoli,
nigeriani, zairesi, olandesi, jugoslavi, messicani, canadesi ecc. ecc., non-
ché naturalmente, Italiani.
L'internazionalità, elemento ovviamente irrinunciabile per un ateneo
salesiano, ha indubbi lati positivi, di sostanza e di immagine. Ma espone
anche a qualche difficoltà. C'è ad esempio, il problema della lingua. L'ita-
liano è la lingua ufficiale, ma non tutti coloro che approdano all'Università
la conoscono, rendendo perciò necessari corsi supplementari e propedeu-
tici volti a favorire l'Inserimento degli studenti in un mondo che è per loro
nuovo, o, comunque, spesso diverso da quello di provenienza.
Poi c'è il problema del mantenimento agli studi di studenti che non
possiedono i mezzi necessari. Per poter studiare in Italia, essi abbisogna-
no di una cifra che è almeno dieci volte superiore a quella che impieghe-
rebbero nel loro paese se questo stesso paese avesse le strutture scolasti-
che adeguate. Come si supera questo problema? La solidarietà salesiana
si manifesta qui in forme diverse, ma tutte molto valide. Al centro si colloca
il Fondo •Auxilium., creato dalla stessa Università per aiutare gli studenti
più bisognosi. Viene alimentato dai contributi offerti dalle lspettorie ma an-
che dai singoli benefattori, quelli che apprezzano il lavoro svolto dall'ate-
neo e sono consapevoli della sua rilevanza nel contesto della Famiglia sa-
lesiana.
Sono tanti coloro che contribuiscono con l'istituzione di borse di stu-
dio o anche con offerte saltuarie, piccole o grandi. I bisogni da coprire
sono sempre molti. L'Università apre a tutti le sue aule, I suoi laboratori, le
sue biblioteche a tutti, sacerdoti, laici, educatori, catechisti. Coloro che
non possiedono I mezzi trovano qui un aiuto fraterno, cui essi rispondono
dedicandosi con serietà e impegno allo studio. Perché all'Università sale-
siana si viene p~r studiare sul serio. Aiutare questi studenti vuol dire contri-
buire a formare persone che domani ritorneranno nei loro paesi d'origine o
dovunque saranno destinati, a diffondere Il Vangelo tra I giovani e tra I po-
poli, farli crescere spiritualmente, intellettualmente, socialmente.
Molti benefattori hanno sperimentato la gioia di favorire, con il loro
aiuto, la preparazione culturale e la formazione salesiana di giovani meri-
tevoli, di averne fatto altrettanti diffusori dei Vangelo secondo lo spirito e il
desiderio dì San Giovanni Bosco.
del lavoro che ne derivò, si può ca- gelizzazione dei giovani e del po-
pire come si sia parlato di «rifon- polo. È con questa Facoltà che en-
dazione» dell'ateneo. Tutto l'or- trano in dialogo le altre Facoltà
ganismo universitario, ai vari li- dell'ateneo, nella ricerca di una
velli e nell'ambito delle rispettive comune sapienza cristiana.
competenze, ha contribuito alla Poi c'è la Facoltà di scienze del-
redazione dei nuovi Statuti, intesi l'educazione, «espressione del ca-
non come una semplice revisione risma proprio dei figli di Don Bo-
dei precedenti, bensl come una sco». Incarna l'impegno per la
rielaborazione, per farne gli stru- promozione dell'uomo integrale,
menti capaci di assicurare lo svi- vale a dire la formazione intellet-
luppo dell'Università e la sua cor- tuale, morale e sociale CÌella gio-
rispondenza agli scopi scientifici e ventù, operata alla luce del Van-
apostolici che le sono stati asse- gelo. In essa si attua in modo pri-
gnati.
vilegiato il difficile dialogo fra
In questo quadro è possibile fo- Vangelo e cultura, attorno al mo-
calizzare le caratteristiche delle mento pedagogico.
cinque Facoltà. La prima tra esse La Facoltà di filosofia cura la
è la Facoltà di teologia. Essa si formazione filosofica, con una
può considerare come la cellula particolare apertura alla proble-
madre da cui prese avvio l'intera matica religiosa, unita a una forte
struttura universitaria. Si svilup- sensibilità umanistico-pedagogi-
pa le discipline della Fede e si sen- ca, per preparare, oltre che all!in-
te chiamata a promuovere con la segnamento della filosofia, al dia-
ricerca e l'insegnamento, l'evan- logo con la cultura contempora-
nea, a dare risposte valide alla
ricerca di senso del mondo giova-
nile.
Alla Facoltà di diritto canonico
è affidato il compito di studiare,
diffondere e motivare la compren-
sione e l'attuazione della «grande
disciplina» della Chiesa, con par-
ticolare attenzione al «diritto dei
giovani». La Facoltà di lettere cri-
stiane ha la missione di approfon-
dire il pensiero cristiano antico e
medievale, di coltivare la lingua
che è stata strumento idoneo di
tale elaborazione culturale.
Infine c'è la Struttura Dipar-
timentale di pastorale giovanile e
catechetica, frutto della collabo-
razione coordinata della Facoltà
di teologia e di scienze dell'edu-
cazione. L'ha istituita il Gran
Cancelliere don Viganò il 29 giu-
gno 1981. È dunque l'ultima nata,
ma già si è affermata come il più
qualificato centro di pastorale ca-
techetica che la Chiesa oggi pos-
siede. Suo fine ultimo è quello di
orientarelo sviluppo delle attività
di ricerca e di docenza,e di analiz-
zare e illuminare il vasto campo
dell'evangelizzazione dei giovani.
Il sintetico panorama che ab-
biamo tracciato consente di dire
che l'Università pontificia salesia-
na si presenta come un complesso
ben articolato, aperto a futuri svi-
luppi. Tutta la Famiglia salesiana
dovrebbe sentirsi impegnata a fa-
vorire questo sviluppo, a sentirlo
come proprio, aiutando con ogni
mezzo l'Università. La «sua» Uni-
versità.
23 BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 19/U

3.4 Page 24

▲back to top
Con lo sguardo rivolto al 1988...
Intervista al Rettore Magnifico
don Roberto Giannatelli
Dou Roberto Glannatelli.
D on Roberto Giannatelli è il
Rettore Magnifico dell'U-
niversità salesiana da pochi mesi.
Ma all'ateneo è di casa da molti
anni, ha diretto Istituti, è stato
anche vice Rettore. E tuttavia il
suo cuore è rimasto nell'oratorio
milanese dove ha a lungo testi-
moniato la sua vocazione salesia-
na in mezzo ai giovani. Don Gian-
natelli ci tiene a sottolinearlo,
quasi a voler dire che il servizio
«sul campo» è il suo vero retroter-
ra. L'ha coniugato poi, quel ser-
vizio, con l'impegno scientifico e
culturale. E oggi, alla testa dell'U-
niversità, si pone come obbiettivo
il consolidamento di quella sintesi
allargata a tutta la Famiglia sa-
lesiana.
- E una prospettiva realistica?
- Io credo di sl. Perché è un'e-
sigenza dei tempi che viviamo.
Vede, nei primi secoli, la Chiesa
«inventò» il catecumenato per
formare dei cristiani. Poi, nei se-
coli successivi, la formazione dei
cristiani in qualche modo si socia-
lizzò, affidandosi a forme non solo
ecclesiali come ad esempio la par-
rocchia, ma anche civili, a loro
volta permeate di spirito cristia-
no. Basterebbe per citarne una,
pensare alle corporazioni di arti e
mestieri, ciascuna con il suo San-
to protettore oggetto di partico-
lare venerazione, con regole e sta-
tuti ispirati ai principi cristiani.
Oggi non abbiamo più il catecu-
24 BOLLETTINO ~LESIANO 7 MARZO 19lU
menato, la secolarizzazione do-
mina la società civile. La doman-
da che viene spontanea è: come si
formano i cristiani?
- Domanda da... 50 mila dol-
lari, come si dice in linguaggio
da quiz tel.evisivo... Qual è /,a ri-
sposta?
- Vorrei poter guadagnare i
suoi 50 mila dollari... Per ora ci
sforziamo di darcela, la risposta,
percorrendo vie nuove, ricercando
forme più idonee ai tempi in cui
viviamo. È un compito affidato in
certo senso a tutta l'Università,
ma precipuo della Struttura Di-
partimentale di pastorale giova-
nile e catechetica. All'attività di
ricerca e progettazione, essa as-
socia la preparazione di docenti in
questo campo dell'attività eccle-
siale, nonché di responsabili e
operatori in settori specifici come
gli uffici catechistici diocesani, i
centri catechistici e quelli edito-
riali, e aree ben determinate come
la pastorale scolastica, l'associa-
zionismo giovanile, la comunica-
zione catechistica e pastorale at-
traverso gli audiovisivi e i mass
media. In altri termini, e per rial-
lacciarmi al discorso iniziale, ci
sforziamo di stabilire un colle-
gamento permanentefra l'Univer-
sità - momento culturale - e
quanti sono impegnati sul campo
- momento dell'azione.
- Incontrate difficolt,à in que-
sto lavoro?
.
- Diciamo che si avverte l'esi-
genza di un maggiore e più consi-
stente collegamento fra la Fami-
glia salesiana in azione e l'Univer-
sità come centro culturale. Otte-
nerlo, porterebbe a una specie di
movimento circolare destinato a
un reciproco arricchi.mento. La
Congregazione che opera porte-
rebbe i tesori della sua esperienza
pratica all'Università, che, a sua
volta, provvederebbe a elaborarli
per farli rifluire alla Congregazio-
ne più ricchi di conoscenza e quin-
di di consapevolezza, nonché di
quei metodi nuovi cui accennavo
prima, resi indispensabili dall'e-
voluzione dei tempi e dalle circo-
stanze storiche.
- Se dovesse isolare un dat.o
che caratterizza l'Università sa-
1.esiana dalle altre università ec-
cl.esiastiche, e che ne giustifica la
presenza, quak sceglierebbe?
- Senza volerci misurare con
università che hanno alle spalle
una grande tradizione oltre che
grandi meriti, mi pare di poter
dire che il dato più evidente è pro-
prio la «salesianità» del nostro
ateneo. Del resto, Giovanni Paolo
Il, quando venne in visita all'U-
niversità, il 31 gennaio 1981, pro-
prio il giorno di San Giovanni Bo-
sco, ci disse che l'ateneo salesiano
è chiamato a potenziare la sua
formazione evangelizzatrice in
chiave specificamente catecheti-
ca. E ci esortò, cito testualmente,
«a vivere la vocazione tipicamen-
te salesiana a favore dell'uomo
di oggi e in particolare della gio-
ventù».
- I giovani, dunque...
- Certo, i giovani in special
modo. TI nostro Gran Cancelliere,
che è, come saprà, il Rettor Mag-
giore don Viganò, tracciando le li-
nee del nostro progetto di Univer-
sità, scrisse che l'ateneo salesiano
si propone come suo scopo carat-
terizzante di dedicare particolare
attenzione allo studio e alla solu-
zione delle questioni concernenti
l'educazione e l'azione pastorale
tra i giovani e i ceti popolari, se-
condo lo spirito di Don Bosco.
- Che di giovani se ne inten-
deva ...
- Eccome. Il patrimonio che ci
ha lasciato va costantemente mes-
so a frutto. Ha mai riflettuto sul
fatto che Don Bosco, voglio dire il
complesso di intuizioni che ruota
intorno alla sua figura e alla sua
opera, è comparso dopo ben 19 se-
coli di vita della Chiesa?

3.5 Page 25

▲back to top
- Per /,a verità, confesso di non morte di Don Bosco. L'itinerario
averci pensat.o.
verso quella data dovrà segnare
- E ha fatto male. Perché è un una ripresa coraggiosa e creativa
dato che conviene meditare, di cui del progetto educativo, cateche-
occorre prendere coscienza, per tico, pastorale, spirituale di Don
farlo fruttare a vantaggio di quel- Bosco per renderlo presente, in-
la grande realtà che sono i giova- nestato nel nostro tempo, efficace,
ni. Se adottiamo questa ottica, ar- soprattutto nei paesi che assisto-
riveremo facilmente alla conclu- no a un'esplosione, mai prima co-
sione che Don Bosco è troppo im- nosciuta, di gioventù. Pensi all'A-
portante perché lo si possa, dicia- frica, dove la maggior parte delle
mo cosi, «lasciar cadere». Noi nazioni registra una popolazione
dobbiamo costantemente rivisi- per più della metà al di sotto dei
tare il suo metodo, chiederci che vent'anni.
cosa significa oggi, alla luce delle - In questa cornice, quale par-
molte cose che sono cambiate te intende fare l'Università?
dopo il Concilio.
- Quella che le compete in
- Ci sono progetti, concreti in quanto istituzione culturale.
questa direzione?
Provvederà, per esempio, alla
- Ci stiamo preparando, come pubblicazione di una storia della
del resto tutta la Famiglia salesia- gioventù in più volumi, organiz-
na, al 1988, anno centenario della zando corsi annuali in cui i mem-
fI
bri della Famiglia salesiana pos-
sano riunirsi a ripensare, fra gente
impegnata nell'azione, al «meto-
do» del nostro Santo Fondatore.
Ma quello che io ho chiamato «il
monumento vivo» a Don Bosco,
sarà la realizzazione di una gran-
de biblioteca a lui intitolata,
provvista di un milione di volumi.
La biblioteca deve diventare uno
strumento qualificato per la ricer-
ca pedagogica, catechetica, spiri-
tuale e culturale in genere.
- Ma è un'impresa colossale.
- Certo che lo è. Non mi na-
scondo che non sarà facile condur-
la in porto. Ma contiamo sulla
grazia di Dio, sulla benevolenza
dei superiori sull'aiuto dei bene-
fattori e degli amici. E le assicuro
che non perderemo tempo. Abbia-
mo fisMto come data di avvio del
nostro impegno quella del 10 mag-
gio 1984, giorno centenario della
lettera pedagogica che Don Bosco
i.J;i.viò ai salesiani da Roma.
- Per certi versi, sipuò dire che
queste iniziative rientrano nel
servizio che l'Università salesia-
na cerca di rendere alla società,
al mondo.
- Non solo alla società, ma alla
Chiesa e alla Congregazione. In
complesso, noi riteniamo che l'U-
niversità salesiana stia già ora
rendendo un servizio alla società
impegnandosi nel campo degli
studi, della ricerca scienti.fica, del-
1'educazione alla pace. In altri ter-
mini, una ricerca dell'uomo fatta
da uomini di fede, un contributo
al dialogo fra scienze wnane e
scienze della fede. I nostri conve-
gni che vedono partecipare alcune
centinaia di persone tutti gli anni,
educative le ricerche sui metodi
della gioventù, gli studi sulla fa-
miglia e la scuola oggi, noi li con-
sideriamo altrettanti servizi resi
alla società.
- E per cw che riguarda I.a
Chiesa?
- Quanto al nostro servizio ti-
picamente ecclesiale, esso si espli-
ca nella formazione di evangeliz-
zatori, nell'approfondimento di
temi attinenti all'educazione cri-
stiana per trovare quelle forme
nuove all'educazione cristiana per
trovare quelle forme nuove di cui
parlavo prima. Questo impegno,
naturalmente, si riverbera sul
BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1984 25

3.6 Page 26

▲back to top
mondo salesiano, per esempio con
la formazione di quadri e di per-
sonale destinato alle strutture pe-
riferiche di educazione scolastica,
etica e religiosa.
- Signor Rettore, un'ultima do-
manda. Lei ha assunro da pochi
mesi il suo importo.nre ufficio.
Che cosa si prova ad essere Ret-
rore?
- Niente di particolare. Si por-
ta solo avanti il lavoro. Che è tan-
to, mi creda...
Discipline pedagogiche:
una nota di originalità
Don Guglielmo Malizia.
appunt,o alla scienza dell'educa-
zione. La Facoltà fronteggia i
suoi compiti con disinvolta robu-
stezza, forte del suo nutrito grup-
po di studenti - 309 nell'anrw ac-
cademico in corso - e di un corpo
docenti che gode di larga stima
ben oltre l'ambit,o stesso dell'U-
niversità saksiana.
- Allora, don Malizia, una Fa-
coltà importante...
- Se si riferisce ai compiti che
sono ad essa affida,ti, direi pro-
prio di sì. Non è di scarso riaevo
il binomio scienza-educazione. Se
l'educazione sta a indicare ilpol,o
primario della nostra attività,
scienza ne evùknzia ù rigore e la
moltepucità di prospettive. Noi ci
riferiamo costantemente a Don
Bosco per puntare alla formazio-
ne integrale dell'uomo attraverso
l'approfondimenro dei problemi
attinenti l'educazione dei giovani
e delle popolazioni meno favorite.
Quando ai risultati conseguiti,
non sta a me esprimere giudizi.
- Tuttavia è innegabile che la
Facoltà abbia svolto e continui a
svolgere una intensa e apprezza.
tissima attività scientifica, anche
nel campo della ricerca.
- Quest,o è un riconoscimenro
che viene rivolt:o alla Facoltà an-
che da altre istituzioni che ope-
rano sul terreno pedagogico. La
nostra encicl,opedia «Educare»,
frutto della collaborazione unita-
ria di tutti i professori della Fa-
coltà, è ormai classica nel suo ge-
nere. Ci è staro riconosciut.o an-
che un ruol,o pionieristico nel
campo della met,odol,ogia speri-
menta/e appucata alla ricerca pe-
dagogica.
- Tradotto in soldoni, come si
dice, questo significa prestigio...
- Certamente, e l,o sottolineo
perché t,orna ad onore dell'ateneo,
della Facoltà e di tutto il corpo
docente. I nostri stretti rapporti
con il mondo pedagogico ci con-
fermano l'attenzione rivolta alla
Facoltà. La nostra produzione bi-
bllografica è ormai molw consi-
P resùk dal 1980 e riconfer-
mat,o nell'incarico al ter-
mine del primo triennio, don Gu-
gaelmo Malizia è in perfetta sin-
tonia - l,o si percepisce immedia-
tarrumte - con la sua Facoltà,
quella di scienze dell'educazione.
Ci.ò vuol dire esprimere «salesia-
nità», perché la Facoltà di scien-
ze dell'educazione sintetizza a li-
velro culturale il carisma proprio
dei figli di Don Bosco. Due Pon-
tefici, Paol,o VI nel 1973, e Gio-
vanni Paol,o II nel 1979, sono in-
tervenuti a marcare proprio la ca-
ratteristka deU'ateneo secondtJ
l'ispirazione del sistema educa-
tivo di Don Bosco, e a cogaere la
sua nota di originalità nel settore
delle scienze pedagogiche.
Sottolineature, queste, che com-
portano forti responsabiutà, in
particolare a carico di quel set-
tore dell'ateneo che si richiama
26 • BOl.1.ETTINO SALESIANO 1 M,\\RZO 111/U

3.7 Page 27

▲back to top
stente e di alt,o val,ore scientifico,
accolta e apprezzata ovunque.
Inoltre gode di !,arghi apprezza-
menti '-a qua/,ità degli, studi SO·
prattutt,o nel setrore ckll,a cate-
chetica e ckll,a paswrale giovani-
le, ma anche in quelli ckll,a psico-
1,ogia dell'edncazione e dell,a di-
dattica. Sono state considerate
esempl,ari le nostre ricerche socio-
1,ogiche sulla realtà giovanile e
sull'insegnamenw ckll,a religione,
portate a termine nega ultimi
anni. Ma l,a facoltà va avanti,
continuerà a conso/,idare l,a pro-
pria attenzione all,a pedagogia
vocazionale, all'orientamenw
professionale e all,a pedagogia fa-
miuare. Stiamo impegnandoci a,d
all,argare il campo ckll,a ricerca
sulla pedagogia cki mass media
attraverso /,o studio ckll,a comu-
nicazione culturale in genere.
- Tutto questo, immagino, con
l'occhio rivolto ai giovani.
- Che salesiani saremmo altri-
menti? Il collegament,o col mondo
giovanile è costante, secondo /,o
spirito e l,a trooizione iniziate dal
nostro Fondatore. In prospettiva
abbiamo l'apertura al campo ckl-
l,a pedagogia sociale intesa come
prevenzione ckl di.sadattamenw,
cklle ckvianze - per esempio, l,a
t.ossicodipencknza - dell'emar-
ginazione sociale.
IL «CERVELLONE• DI DON RONCO LAVORA SODO
È soltanto una macchina, eppure la sua presenza incute un certo ri-
spetto, è silenziosa e tuttavia si «sente». Don Albino Ronco, direttore del
Centro elaborazione dati, guarda compiaciuto la «sua» macchina. «Sta la-
vorando», dice. E fa bene a puntualizzarlo perché il povero profano non se
ne accorge proprio. E Invece la macchina-cervellone sta Inghiottendo dati,
provvede a elaborarli a velocità fulminea, risponde con prontezza alle sol-
lecitazioni degli operatori.
Non è facile per il profano penetrare I misteri di questa «scatola» nep-
pure tanto grande, ma per don Ronco e per i suoi collaboratori, Giacomo
Dominquez e Vincenzo Odorlzzi, entrambi salesiani coadiutori, essa non
ha misteri, anzi esiste tra loro ·un rapporto... confidenziale. In realtà I tre
fanno fare alla macchina quello che vogliono. E si tratta sempre di cose
molto serie.
Il Centro elaborazione dati dell'Università salesiana è cresciuto di pari
passo con l'ateneo. Avviato per rispondere all'indirizzo di ricerca positiva
sui vari momenti dell'educazione, Il Centro opera oggi in molti campi, of-
frendo i suoi servizi non solo all'Università, ma anche alla Congregazione
salesiana nelle sue varie articolazioni.
Ciò è stato reso possibile dal progressivo acc'rescersi della capacità
elaboratrice della macchina in dotazione al Centro, oggi fra le più moderne
e sofisticate. Ha lavorato su questionari di opinione, test e prove oggettive,
ricerche sperimentali. Sono state realizzate indagini sulla situazione socio-
educativa come quella sulla religiosità dei giovani italiani, ricerche sulla
formazione dei catechisti, rilevazioni statistiche su tutte le Case salesiane,
sulle scuole salesiane, sulle «attese dei giovani» che vengono In qualche
modo a contatto con i salesiani.
Il grado di efficienza raggiunto dal Centro ha indotto anche altre isti-
tuzioni e singoli ricercatori a rivolgersi ad esso e richiederne la collabora-
zione. A giusto titolo, Il Centro elaborazione dati viene considerato una
splendida realizzazione dell'ateneo salesiano.
- Don Malizia, chi sono i suoi
studenti?
- Credo che l,a popolazione
scol,astica dell,a Facoltà batta
ogni record per varietà di prove-
nienza, età, condizione sociale.
lntant,o in una università inter-
nazionale come la nostra, l,a Fa-
coltà di scienze ckll'educazione è
quell,a più... internazionalizzat,a,.
Gli studenti provengono da, una
cinquantina di nazioni di tutti i
continenti. I più rappresentati
sono i paesi europei, con l'Itaaa
in posizione dominante, poi ven-
gono quelli, dell'America Latina,
infine l'Africa e l'Asia. Circa l,a
metà sono l,aici, l'altra metà reli-
giosi, non sol,o salesiani, e ciò sta
a significare che altre Congrega-
zioni riconoscono il val,ore dell'U-
niversità salesiana.
- E quanto all'età?
- Anche qui, granck varietà.
Abbiamo studenti che sono ap-
pena usciti dalle scuole seconda-
rie, persoM adulte che frequen-
tano corsi di aggiomament.o. An-
che ma,mme, che ho,nno i figli già
grandi, e che romano agli studi,
specie di psicol,ogia dell'educazio-
ne. È inoltre rappresentata la ter-
za ero. Questa gamma di presen-
ze obbliga l,a Facoltà a proporre
una offerta formativa sempre più
articol,ata per risponckre all'arco
degli interessi e delle aspirazioni
ckg/,i studenti.
- Si parla molto di studenti.
27 BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1984

3.8 Page 28

▲back to top
Il Centro di calcolo dell'Univel'llità.
Vogliamo dire qualcosa dei do-
centi?
- Più che volentieri. Ma non
vorrei farlo io, preferisco /,a,sciare
la parola a un nostro ex allievo
che ci ha mandato una lettera in
cui scrive tra l'altro: «Mi auguro
che i professori della Facoltà di
scienze dell'educazione, oltre a
mantenere l'alto livello scientifico
document,ato dalle varie attività
accademiche e dalle loro pubbli-
cazioni, rimangano sempre effi-
caci port,atori di quell'umanità,
disponibilità, generosità e capa-
cità di accoglienza, che caratte-
rizzano il loro stile educativo».
- Molto bello. E suppongo che
questo lusinghiero giudizio sia da
estendere a tutto il Corpo docente
dell'ateneo salesiano. Ma tornia-
mo agli studenti. Che cosa li
aspetta dopo la laurea, voglio dire
che cosa faranno?
- I nostri tit,oli danno diritt,o a
intraprendere /,a carriera dell'in-
segnamento, anche se esistono
tuttora limiti giuridici per quanto
riguarda le istituzioni sco/,a,stiche
st,at,ali. A questo proposit,o non
abbandoneremo gli sforzi diretti a
ottenere il riconosciment,o dei ti-
wli della Facoltà da parte di pae-
si e istituzioni universit,arie che li
discriminano per ragioni precon-
cette. I laureati hanno tutt,avia
larghe possibilità di lavoro in at-
tività private, nei consulwri, at-
traverso consulenze ecc.
- Don Malizia, mi accorgo che
28 BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1984
nelle poche battute di una inter- Facoltà alle istituzioni per la for-
vista non potremmo mai illustra- mazione dei salesiani. Si tratt,a di
re in modo adeguato l'articolazio- collegamenti organici con istituti
ne varia e complessa della sua Fa- di cultura in altri paesi dove ope-
coltà.
rano i salesiani. Le affiliazioni,
- Quest,o è vero. Ma per chi oltre a permettere uno scambio
fosse interessat,o a saperne di più culturale proficuo tra la facoltà e
per meglio conoscerci, abbiamo /a base salesiana, e garantire il
appront,ato un volume che si inti- respiro mondiale della facoltà
tola «Al servizio dell'educazione- stessa, potrebbero facilirore la
La facolt,à di scienze dell'educa- circolazione del personale tra la
zione, ieri, oggi, domani», dipros- facoltà e la periferia. St,a per an-
sima pubblicazione presso /a li- dare in porro l'affiliazione di un
breria dell'Ateneo salesiano. In istituto argentino di Bahia B/an-
quel volume c'è tutw.
ca, riconosciuto dal governo e ge-
- Molto bene. Ora vorrei la- stit,o dai salesiani. E una affiua-
sciare a lei la conclusione. Mi par- zione di particolare significaw, se
li di qualcosa che ritiene di por- si ha presente che una delle prime
tare a conoscenza del grosso pub- proiezioni esterne della Congre-
blico.
- Vorrei spendere una paro/a
gazione, decisa da Don Bosco,
fu dirett,a proprio all'Argentina,
per le affiliazioni. Le ritengo uno con l'invio di missionari in Paro-
strumento utile, un servizio della gonia.
Muov.ersi nel quadro
della spiritualità salesiana
(( s ono arrivato in Italia dal- l'anno scorso il suo decimo anno
!'Argentina, la mia pa- di vita con un simposio interna-
tria, nel 1962, destinato a Tori- zionale di studio su «San France-
no... in servizio temporaneo. Sono sco di Sales e i salesiani di Don
ancora qui... anche se non più a Bosco».
Torino ma a Roma». Don Juan «Sono ancora qui, ma mi trovo
Picca è il direttore dell'Istituto di benissimo, anche se qualche volta
spiritualità. Sorto nel 1973 nel- sento il bisogno di fare un salto in
l'ambito della Facoltà di teologia, Argentina, per riabbracciare i pa-
l'Istituto ha festeggiato giusto renti lontani».

3.9 Page 29

▲back to top
- Don Picca, quanti sono e chi
sono i suoi studenti?
- «In questi dieci anni, gli stu-
denti sono stati più di trecento, e
io lo considero un promettente ri-
sultato, vuol dire che la spiritua-
lità non è p~ta... di moda. Chi
sono i miei studenti? In genere sa-
cerdoti, ma ci sono anche i laici.
Vengono da noi con ben fissa in
mente una richiesta precisa: vo-
gliono che li aiutiamo a impos.ses-
sarsi della spiritualità salesiana.
La spiritualità in senso lato ab-
braccia un campo molto vasto, c'è
quella cristiana e quella delle re-
ligioni non cristiane, c'è la spiri-
tualità apostolica e quella litur-
gica eccetera. Ma nel quadro della
spiritualità in generale, che pure i
nostri corsi forniscono in misura
adeguata, è compito precipuo del-
l'Istituto muoversi in modo spe-
cifico nel quadro della spiritualità
salesiana».
GLI AMICI «INTIMI• DELL'ATENEO
Tutti i componenti la grande Famiglia salesiana sono - o dovrebbero
essere - «amici • dell'Università salesiana. È una naturale disposizione,
che nasce dalla consapevolezza del ruolo svolto dalla prestigiosa istituzio-
ne, della sua importanza in campo religioso, scientifico, educativo. Ma l'U-
niversità ha un gruppo di «amici• particolarissimi, che, costituito in Asso-
ciazione, si impegna a realizzare una collaborazione continua e organica
con le attività dell'ateneo. L'Associazione .Amici dell'Università salesiana»
vuole infatti partecipare alle finalità scientifiche nonché alla proiezione
pastorale dell'Università stessa, soprattutto in favore della gioventù bi-
sognosa.
Gli «amici• sono in costante espansione, ma c'è posto ancora per
tanti nuovi soci. E c'è lavoro per tutti. Difatti, l'Associazione si prefigge
molti scopi particolari. In primo luogo segue le attività dell'ateneo e si im-
pegna a farle conoscere agli altri. Si impegna inoltre a rendersi interprete
delle esigenze della comunità civile ed ecclesiale presso l'Università sale-
siana, perché vengano da essa studiate e confrontate nel dialogo cultura-
le. Poi opera per potenziare l'azione e l'influsso dell'Università promuoven-
do la preparazione di docenti, la diffusione di pubblicazioni ecc.
Infine, i membri dell'Associazione si impegnano a contribuire finanzia-
riamef)te, in forme diverse, alla gestione dell'Università e alla fondazione o
al completamento delle borse di studio in favore degli studenti, mediante
offerte annuali o con un sussidio in occasione di particolari iniziative e in
altre forme ritenute opportune. La riconoscenza dell'Università verso gli
«amici" divenuti sensibili collaboratori delle sue attività e iniziative cultu-
rali, si manifesta con l'offerta quotidiana della Santa Messa celebrata dalla
Comunità universitaria.
- Ma che tipo di spiritualit,à è
quella salesiana?
- «Credo di poter dire, in ter-
mini molto correnti e comprensi-
bili, che è una spiritualità propria
di chi è nell'azione, di chi si trova
a contatto diretto con la realtà
del quotidiano, con speciale rife-
rimento a chi opera tra i giovani.
Coloro che sono usciti dai nostri
corsi hanno poi ricoperto incari-
chi di responsabilità nel campo
formativo salesiano».
- E i laici?
- «Ciò che ho detto prima vale
anche per loro. Abbiamo avuto,
per esempio, cooperatori, che ope-
rano oggi nel settore educativo.
Per fare un altro esempio, le Vo- Don Picca con alcuni studenti dell'Istituto di Spiritualità.
lontarie di Don Bosco. Portano
avanti una spiritualità da laiche suppone di avere alle spalle una - Dove li incontra, la gente, i
immerse nel mondo, come si dice. certa programmazione. Vedrei suoi ex allievi?
Dopo i corsi da noi hanno conti- perciò volentieri una maggiore - « Fra i maestri dei novizi, op-
nuato il loro lavoro di animazio- sensibilizzazione delle Ispettorie pure tra i responsabili dei settori
ne, ma con uno spirito, direi con al servizio offerto dall'Istituto. dove c'è personale in formazione,
uno stile, un progetto diversi, fon-
dati su una maggiore consapevo-
lezza e una più robusta prepara-
- Insomma, ki vorrebbe che
tutti i saksiani passassero di
qui...
zione.
- «Tutti no, sarebbero troppi...
- Ritiene quindi che l'Istituto Mi basterebbe che venissero so-
offra un contributo alla Congre- prattutto quelli che, a loro volta,
gazione per quanto attiene alla si dedicano alla formazione spiri-
parte formativa?
tuale. Il nostro corso li mettereb-
- «Ne sono convinto. Per que- be in condizione di capire bene ciò
sto ritengo che la Congregazione che, della spiritualità è specifi-
nel campo educativo in genere.
'Tutti settori dove si svolge meglio
il proprio lavoro se ci si è costruiti
una solida preparazione».
Grazie, don Picca, e auguri per il
suo Istituto. E auguri anche per
la sua patria. Ora che i generali
sono ritornati in caserma, speria-
mo che l'Argentina sappia co-
struire una solida democrazia.
debba sollecitare una massiccia e camente salesiano e ciò che invece
Gaetano Nanetti
qualificata presenza, cosa che pre- non lo è».
Giuseppe Costa
BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 1964 29

3.10 Page 30

▲back to top
~
- la p,ognosl e,a di un mese di so-
:awiwn,a, punohé non lntoovonIBSo
un'emorragia interna, che avrebbe
avuto esito letale in pochi minuti. I pro-
fessori mi spiegarono che si poteva
ipotizzare un certo tipo di intervento,
ma col gravissimo rischio di soccom-
bere durante l'atto operatorio perché Il
sangue non coagulava. Erano visibil-
mente preoccupati quando concluse~
ICUORE RINNOVATO
ro: «Solo un miracolo lo può salvare!,..
Una mia cognata, saputo questo, mi
fece avere un'immaginetta di S.M. Do-
menica Mazzarello, che conservai nel
comodino; non ne avevo mai sentito
parlare, né visto immagini.
Intanto rimanevo nell'incertezza in
merito alla proposta di intervento. Una
La diagnosi di una urgente e deli-
cata operazione al cuore di un mio co-
gnato ci aveva posti tutti quanti, so-
prattutto moglie e figli, in una tremen-
da ed angosciosa costernazione.
Trattandosi della sostituzione della
valvola aortica su un lavoratore quasi
sessantenne, il pur bravissimo Diret-
tore del Centro Cardiologico di Cata-
nia, Prof. Mauro Abbate, riteneva al-
quanto rischioso l'intervento, purtrop-
po assolutamente indispensabile.
Quali umili devoti di Maria Aualllatrl-
ce non ci rimaneva che affidarci alla
Sua materna intercessione.
La prova è stata quanto mai dura,
ma la fiducia nella Divina Prowldenza
non ci ha mai abbandonati.
Con grandissima gioia e ricono-
scenza il nostro congiunto ha superato
prodigiosamente il difficilissimo tra-
pianto aortico, senza alcuna compli-
cazione ed oggi, dopo appena 22 gior-
ni dal ricovero, l'abbiamo riavuto a
casa con il cuore non solo rinnovato,
ma anche stracolmo di gratitudine alla
Vergine Ausiliatrice.
Un grazie di cuore desideriamo
esprimerlo soprattutto ai giovani Aspi-
ranti e Superiori Salesiani di Pedara,
che con le loro calorose preghiere
hanno pure «coinvolto» Don Bosco e
Domenico Savio ad intercedere per
l'auspicata guarigione del nostro con-
giunto, pure lui exallievo salesiano.
Micio Raplsarda - Pedara (CT)
sera a tarda ora, mentre cercavo di
prendere sonno, mi vidi improwisa-
mente innanzi, in un alone di luce
bianco-gialla, la figura di M. Mazzarel-
lo che si diceva chiaramente: «Fa'
quello che ti dicono».
Il giorno seguente raccontai l'ac-
caduto a mia moglie e decidemmo di
tentare l'operazione. L'intervento chi-
rurgico risultò molto difficile e si pro-
trasse per otto ore. Però a soli otto
giorni di distanza i medici, viste le ana-
lisi e studiate le radiografie, esclama-
rono: «Noi non siamo capaci di fare un
simile intervento. È stato un miracolo».
Dopo due anni di controlli e cure
non intense, il celebre epatologo Prof.
Nicola Dioguardi che ha seguito co-
stantemente il mio caso, ha potuto af-
fermare che la cirrosi è debellata.
Sono convinto di dovere tutto ciò al-
l'intervento della Santa, anche se pri-
ma di allora io non ero molto pratican-
te in fatto di religione.
Un anno fa ho saputo che c'è a To-
rino una Basilica di M. Ausiliatrice con
una cappella dedicata a madre Maz-
zarello e ho voiuto recarmi a ringra-
ziarla. Quale non fu la mia commossa
sorpresa nel trovare, raffigurata sotto
l'arco della cappelletta, la Santa per-
fettamente identica a quella che mi ero
vista innanzi, quella notte, all'ospedale
di Milano.
Per poco non svenni nel constatare
tale coincidenza, perché a quel tempo
non sapevo nulla della Santa, né del-
l'esistenza della chiesa di Torino.
Domenico Cesarano - Pompei (NA)
NON CONOSCEVO
QUELLA SANTA
Nell'ottobre 1980 e poi nel febbraio
1981 venivo ricoverato successiva-
mente nell'uno e nell'altro Ospedale
policlinico di Napoli, poi dimesso con
la diagnosi di cirrosi epatica e quasi
nessuna speranza di soprawivenza. Il
20 maggio 1981 ero nuovamente rico-
verato alla lii clinica medica dell'Uni-
versità di Milano e dopo circa un mese
di accertamenti la diagnosi era così
specificata: cirrosi epatica - grosse
varici all'esofago - trombosi alla vena
splenica e parzialmente alla vena porta
- notevole aumento di volume della
milza (diametro di circa 26 cm., mentre
la norma è di cm. 9).
Con questo quadro clinico disastro-
30 BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1984
RIVOLSI CON FEDE·
Leggendo la vita d; br. Eusebia, ho
scoperto la sua santità semplice ma
profonda, la sua unione con Dio e da
allora n.:>n ho mai tralasciato di invo-
carla in tutte le mie necessità spirituali
e materiali ed anche per altri.
L'anno scorso il fratello della mia di-
rettrice soffriva molto per i calcoli re-
nali e poiché erano movibili, I medici
non potevano mai operarlo.
Mi rivolsi con fede alla carissima Sr.
Eusebia e al terzo giorno della Novena
si poté fare l'operazione con esito fa-
vorevole. Sono anche molto ricono-
scente per tanti altri favori ottenuti a
persone che si raccomandano alle mie
preghiere.
Per me invoco la grazia di continua-
re a rendermi utile lavorando per la
Congregazione nonostante la mia sa-
lute malferma e sofferente. Prego di
pubblicare questa mia relazione.
Sr. Gerarda Cianci, FMA
UN INTERVENTO CHIRURGICO
URGENTE
Voglio esprimere la mia gratitudine
al Servo di Dio, don Flllppo Rlnaldl, ed
alla Venerabile Suora Valsè Pantelllnl
per una grazia speciale ricevuta.
Nella tarda sera del 13 ottobre, fui
accompagnato al reparto Pronto Soc-
corso dell'ospedale di San Giuseppe,
in Paterson, N.J., U.S.A.
La diagnosi introduttiva indicava
una infiammazione cistifellea, che più
tardi fu verificata da una radiografia.
Un intervento chirurgico diventò ur-
gente. Nel frattempo Il medico aveva
anche trovato un deposito di cancre-
na; questa imprevista situazione com-
plicò l'intervento chirurgico talmente
che - non potendosi concludere - si
dovette sospendere e somministrare,
per molte ore, trattamenti tempestivi
nel reparto ricupero.
Fui awlsato della serietà del mio
caso, e consigliato a subire un'altra
operazione in seguito, acciocché ri-
muovere il rimanente tessuto. Comin-
ciai delle •novene» al Servo di Dio,
don Filippo Rinaldi, ed alla Venerabile
Suora Valsè, nella speranza di evitare
un secondo intervento chirurgico.
La grazia mi fu concessa; sono com-
pletamente guarito, e lavoro a tempo
pieno con le Volontarie di Don Bosco.
Paut P. Ava/Ione.
Paterson, New Jersey USA
Cl HANNO SEGNALATO GRAZIE
Alello Ausllla - Andreotti Osvaldo - Antogno11 Anna -
Armand Beatrice - Bertanza Elisa - Bertola Emma -
Botte<o M. Luisa - Boccardini Giuseppina - Callgarls
Maria - Cannavò Francesca - Capizzl Salvatrice
Carpìnello Luigia - Caurla Caterina - C.T.-Cesarò -
Chiummarlello Concetta - Curotto Clemente - Oela-
na Maria - De Luca Flora - De Martino lslde - DI
Gangi Laura - 01 Raimondo Antonio - Disegna Mad•
dalena - Falqul Epifanio - Ferraro G. Francesco - F&-
sta Flora - Forno Dlalmo - Germini Alessandro -
Ghìoldi Comm. Antonio - Gldaro Virginia - Giordano
Pia - Grllfa Maddalena - Groppo Maria - lsoardi Mo-
desto - Lo Bosco Mariangela - Loc.atelll Battista -
Lulsl Anna - Marchi Anna - Marino Maria - Marsilio
Candida - Massaglla Elisa - Mauro Maria - Mazzola
Carmela - Mogavero Salvatrice- Mondo Lidia - Mor-
tara Dr. Alessandro - Muzzarelll Ersilia - Palermo
Vincenza - Parodi G. Battista - Petghen Pierina - P&-
ronl Maria - Perret Oina - Pioma Emma - Plredda
Maria - Platini Giuseppina - Poma Marino - Premici
Mariella - Pugliano Francesco - Ratti Cesarina • Ru-
beo Rosa - Rumori Domenica - Savarese Paolo -
Schlaffini Adelaide - Schlmmentl F. Paolo - Sonn
Agnese - Spanu Merletta• Speranza Llllana - Teoflll
Teti - Tomas Franca Torri Giuseppina - Travasino
Stefano - Traversa Franca Vallerga Mina Vitali
Rosetta

4 Pages 31-40

▲back to top

4.1 Page 31

▲back to top
Otto dollari
e molta
buona
volontà
Le scuole saleslane del Centro
America. La pazienza
educativa del Figli di Don
Bosco In mezzo alla precarietà
di un quotidiano tanto dlfflclle.
Le scuole della capitale
salvadoregna.
e on una economia in fran-
tumi e con la continua
minaccia di attentati o di
pretestuosi decreti governativi, in
nessuna delle sei Repubbliche
centro americane è facile portare
avanti una scuola.
Eppure Salesiani e Figlie di
Maria Ausiliatrice ne hanno mol-
te: San Salvador, Guatemala
City, Tegucigalpa, San Josè di
Costarica, Panama City, Mana-
gua sono non soltanto le capitali
delle rispettive Repubbliche ma
altrettante sedi di scuole dirette e
fondate dai Figli di Don Bosco.
Ne abbiamo visitato alcune e
questa volta è di turno la capitale
di El Salvador.
Sulla bandiera
c'è una tigre...
Proprio dove San Salvador co-
mincia ad arrampicarsi verso i
vulcani, a circa dodici chilometri
dal suo centro, si allarga in un'al-
tra bella e ariosa città di circa tre-
centomila abitanti: è Santa Tecla.
Qui nell'ormai lontano gennaio
del 1899 nacque il «Santa Ceci-
lia». Si era nella primavera del
1898 ed i salesiani avevano orga-
nizzato una conferenza durante la
quale don Luigi Calcagno - pri-
mo direttore dei salesiani di El
Salvador definito da don Rua
«una vocazione più unica che
rara» e morto prematuramente il
13 aprile 1899 - dopo aver par-
lato dell'opera salesiana si vide ri-
chiedere un colloquio da un certo
dottor Manuel Gallardo di Santa
Tecla.
Quel distinto signore disse a
don Calcagno che realizzando un
desiderio della defunta moglie Ce-
cilia aveva costruito a Santa Te-
cla una casa per venti orfani e che
«avendo seguito la conferenza si
era convinto che soltanto i Sale-
siani potevano assicurare una
continuità a quell'opera».
Da quel giorno il Santa Cecilia
- l'Istituto si chiamò cosi a ricor-
do di Cecilia Gallardo - crebbe
fino a diventare con gli attuali ol-
tre 1.500 allievi una delle più pre-
stigiose scuole del Paese.
La struttura del Santa Cecilia
non ha nulla da invidiare ai gran-
di collegi europei: soltanto in-
numerevoli palme «regali» sparse
un po' dappertutto ricordano che
qui non è l'Europa.
«Al Santa Cecilia - dice don
Dario Herrera, un salesiano cin-
quantenne che ha studiato teolo-
gia alla Crocetta di Torino e che è
l'anima della scuola - adoperia-
mo il sistema chiamato unico: in-
cominciamo alle sette e mezzo del
mattino e andiamo avanti fino
alle dodici; a quell'ora escono tut-
ti eccetto quelli dei corsi tecnici
che restano per altre due ore. Il
resto della giornata è impegnato
in attività parascolastiche•.
La scuola Santa Cecilia ha ra-
gazzi dai cinque ai diciott'anni.
Quali sono i problemi per i
giovani delle classi superiori?
« Indubbiamente - afferma an-
cora don Dario - dal punto di vi-
sta economico non siamo aiutati
dallo Stato; non lo siamo nem-
meno dal punto di vista dei con-
tenuti educativi veri e propri. La
scuola cattolica a San Salvador si
regge con l'aiuto delle stesse fa.
miglie degli alunni. La nostra ret-
ta media è di otto dollari mensili;
una cifra questa che consente l'ac-
ces&> a ragazzi dei ceti medi. Non
sono pochi tuttavia i ragazzi che
31 SOi.LETTiNO SALESIANO I MARZO f g/U •

4.2 Page 32

▲back to top
non pagano nemmeno gli ott:.o dol-
lari.
I ragazzi degli ultimi corsi poi
risent:.ono spesso delle incertezze
che incombono sul loro futuro e
vivono le contraddizioni di una
società dai forti contrasti».
E la scuola come si inserisce
nella vita di questi ragazzi?
«Per intant:.o, prosegue il Sale-
siano, almeno a scuola ci sforzia-
mo di creare un clima di giustizia
e di libertà mettendo innanzi ai
loro occhi prima di tutt:.o il Van-
gelo e portando avanti anche le
indicazioni past:.orali dateci dalla
Conferenza Latino-americana di
Puebla.
Dal punt:.o di vista prettamente
religioso poi lo sforzo degli edu-
cat:.ori del Santa Cecilia - sei sa-
lesiani e quaranta insegnanti laici
- punta a far maturare quant:.o in
tal senso esiste già nell'animo dei
ragazzi salvadoregni. Due ore set-
timanali di religione o una messa
settimanale in comune in un am-
biente fortemente propositivo di
valori umani rappresentano oc-
casioni proficue di crescita cri-
stiana.
All'interno dell'organizzazione
scolastica esist:.ono gruppi di ogni
specie tutti miranti a vitalizzare
l'ambiente e a dare stimoli edu-
cativi. Fra le iniziative di maggior
richiamo c'è la Settimana della
gioventù, orga.rùzzata tutti gli
anni alla fine del me.se di agost:.o.
Gare sportive, dibattiti cultu-
rali e spettacoli sono i principali
ingredienti di questa iniziativa
che vede coinvolte tutte le scuole
cattoliche della città. È l'occasio-
ne in cui il temperament:.o aperto
e allegro dei ragazzi di San Sal-
vador si esprime in mille colori e
note. Per la circostanza vengono
32 BOLLETTINO SAUSIANO I MARZO 19&1
I ragazzi del S. Cecilia.
L'Istituto Don Boeco.
tirate fuori bandiere e divise; sul-
la bandiera del Santa Cecilia, per
la gioia dei ragazzi e la compia-
cenza dei grandi, spicca una ti-
gre...
Le not.e di Capocabana
Diverso da Santa Tecla è cer-
tamente lo scenario nel quale è
collocata la seconda scuola sale-
siana che presentiamo. Una gran-
de piazza-mercat:.o, lo scalo merci
delle ferrovie, alcuni palazzi a sca-
t:.ola e una baraccopoli brulicante
di bambini, venditori ambulanti,
giocat:.ori d'ogni specie e prostitu-
te: al centro di tutto questo vive il
Don Bosco.
Andando in questa scuola non è
raro essere accolti dalle note del
popolare pezzo musicale « Capo-
cabana» eseguite dall'Orchestra
Juvenil. Chi pensasse subit:.o ad
una banda stonata composta da
quattro poveri ragazzi di quartie-
re sostenuti da un altrettant:.o vo-
lenteroso maestro, si sbaglia di
grosso.
L'orchestra Juvenil Don Bosco
è una signora orchestra formata
da circa cinquanta ott:.oni suonati
in massima parte da ragazzi soste-
nuti da alcuni professori. L'orche-
stra ha svolto innumerevoli viaggi
all'estero e pur subendo gli alti e
bassi propri di realtà del genere
ha sempre avuto livelli professio-
nali degni delle più prestigiose or-
chestre giovanili d'Europa e d'A-
merica. Cosl sulla scia della più
genuina tradizione salesiana, al
Don Bosco si cerca di dare ai pro-

4.3 Page 33

▲back to top
Un incontro formativo al Don Bosco.
L'Istituto Maria Auxiliadora.
pri allievi un'educazione inte-
grale.
Naturalmente il segreto è sem-
pre lo stesso: amare quel che ama-
no i ragazzi e sacrificarsi per loro.
Fondato nel 1903, il Don Bosco
è oggi una scuola composita con
ragazzi dai cinque ai diciannove
anni; ve ne sono circa 1.200 e tutti
appartenenti al ceto medio pove-
ro. A fianco della scuola vive un
oratorio frequentatissimo dove
vanno a dare una mano anche le
Figlie di Maria Ausiliatrice con
alcune loro alunne ed exalunne.
«I ragazzi del Don Bosco - ci
dichiara il direttore - vivono in
prima persona il dramma del loro
Paese. Ciò che maggiormente mi
preoccupa in loro è la sfiducia nel-
la politica: vogliono soltanro es-
sere lasciati in pace. Si potrebbe
anche dire che questa situazione
sociale ha provocato in loro un
certo piattismo ed una assenza di
valori accompagnata da una no-
tevole carenza culturale per ciò
che riguarda la propria identità
etnica.
Tutto ciò ha per conseguenza
l'accettazione acritica di modelli e
linguaggi nord americani».
In questa scuola lavorano otto
Salesiani e una cinquantina di in-
segnanti laici che hanno assimi-
lato molto bene lo spirito sale-
siano.
Dal punto di vista religioso an-
che al Don Bosco si fanno due ore
settimanali di religione e si par-
tecipa ad una messa settimanale.
Naturalmente non mancano ini-
ziative come esercizi spirituali, ri-
tiri ed altro.
«L'ideale salesiano appassiona i
ragazzi ma la grossa crisi della fa.
miglia salvadoregna - osserva
ancora il direttore del Don Bosco
- non lascia ben sperare dal pun-
t,o di vista vocazionale».
A11•ombra dell•Auxilia.dora
L'area che circonda il santuario
Maria Auxiliadora è simile alla
cittadella salesiana di Torino-Val-
docco. Cosi come attorno alla Ba-
silica torinese anche a San Sal-
vador sono sorte innumerevoli
opere.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice
sono attestate a poche decine di
metri dal Santuario. Fortemente
inserite nella pastorale della par-
rocchia le Figlie di Maria Ausilia-
trice hanno anche una complessa
opera scolastica con oltre mille ra-
gazze dai cinque ai diciott'anni.
«Si tratta - ci racconta la diret-
trice - di ragazze abbastanza ri-
cettive ma che molto spesso han-
no problemi familiari. La loro
massima aspirazione è quella di
poter esercitare una libera, tran-
quilla professione».
In El Salvador, le suore salesia-
ne dirigono altri istituti fra i quali
basta ricordare il Magistrale di
Santa Tecla, il Tecnico Commer-
ciale di Santa Ana ed ancora il
Commerciale di San Salvador.
Queste adolescenti color caffè
latte e dal sorriso facile non sem-
brano avvertire molto i problemi
del loro Paese o almeno non li av-
vertono con la stessa tensione dei
loro colleghi maschi.
«Noi - osserva la direttrice -
cerchiamo di sensibilizzarle met-
tendole a contatto con la realtà e
cercando di dar loro una infor-
mazione sulla situazione sociale
analizzandone i problemi. Non le
nascondo - osserva ancora la
suora - che tante volte di fronte
all'ambiguità di molte situazioni
ci riesce difficile fare analisi».
Anche al Maria Auxiliadora
non mancano le attività: sport,
musica, coinvolgimento delle ra-
gazze in attività sociali e parroc-
chiali. Alcune di loro - ad esem-
pio - si spingono fino alle barac-
che del Don Bosco mentre altre
danno una mano alle exallieve che
gestiscono un ambulatorio poli-
valente.
Guardando le scuole che sale-
siani e Figlie di Maria Ausiliatrice
hanno in San Salvador ed in ge-
nere in questo tormentato lembo
di terra che è il Centro America
mi viene proprio da pensare al
noto proverbio: fa più rumore un
albero che cade che una foresta
che cresce. Quanta paziente fatica
educativa perché venga sconfitta
la tentazione del sopruso e della
violenzal
Giuseppe Costa
33 BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 19/U

4.4 Page 34

▲back to top
cative della missionarietà fecondo di per sé; esso è
della Chiesa nel nostro se- reso tale dal lavoro di disso-
* colo. I confratelli che vi han-
ARCHIMEDE PIANAZZI no lavorato e vi lavorano an-
Don Bosco nell'AISam, El- cora appartenevano e appar-
leDiCi, Torino 1983, pp. 359, tengono alle più svariate na-
L. 10.000
zionalità, ma vi hanno lavo-
« Leggendo queste pagine rato In totale armonia, come
di storia missionaria nell'As- buoni fratelli. Questo anzi,
sam (o India del Nord-Est), si secondo Mons. Mathias fon-
ripensa spontaneamente datore della Missione, è stato
(dopo quasi 20 secoli), al cli- il segreto del loro successo.
ma pentecostale degli Atti In questa storia campeg-
damento, dalle fatiche e dalla
perseveranza dell'agricolto-
re. Così è stato dell'Assam:
una «Mlssioncina» che pro-
grediva, ma non certo trion-
falmente, fino a quando «la
furia•, come la chiama don
Pianazzi, dello zelo missio-
nario non le fece superare il
punto critico e la trasfor-
mò...,. (dalla presentazione
degli Apostoli. Si sente la giano alcune figure giganti. Il del volume fatta da don Egi-
presenza dello Spirito del Si- libro però non può che ac- dio Viganò).
gnore, la fecondità della sua cennare ad essi... Questo li-
Chiesa, l'utilità dei carismi bro può servire per alimen-
religiosi.
tare la speranza dei Missio-
* Archimede Pianazzi ha nari in tante altre parti del
ANGELO GANDOLFI
scritto un libro che i credenti mondo. Molti per svariate ra- La caccia fotografica, SEI,
di oggi dovrebbero conosce- gioni non hanno avuto in Torino 1983, pp. 222, L.
re, perché la Missione del- sorte un campo così favore- 14.000
l'India del Nord-Est è una vole alle conversioni quanto Appassionato naturalista e
delle espressioni più signifi- l'Assam; ma Il terreno non è abile fotografo Angelo Gan- Don Ciccarelli ha raccolto
dolfi ha raccolto in questo tutta una serie di suggestioni
volume tutta la sua espe- provenienti dalla stessa vita
IL DISCO DEL MESE
rienza.
di Don Bosco confrontandoli
Chi ama le immagini natu- con documenti storici e di
L'incisione discografica della ElleDiCi Editrice sulla ralistiche, ma anche chi si magistero. Ne è venuto fuori
quale ci soffermiamo questo mese ha per titolo .splen- dedica alla fotografia di un libro che si legge volentie-
dori del Barocco: musiche per tromba e organo• (LDC sport, reportage, bambini e ri perché ha Il sapore delle
73702). Bravissimi esecutori sono Il trombettista Antonio animali domestici, nonché cose sentite e perché è scrit-
Sabbetti e l'organista Arturo Sacchetti, fedeli interpreti di alle riprese d'azione in ge- to con uno stile rapido ed in-
un periodo tra i più discussi della storia.
Tutti sono concordi nell'affermare che il '600 fu un
periodo di crisi, economia, politica ed etica, soprattutto
in Italia e in Spagna, le due nazioni dal cui seno fiorì il
nerale, troverà il volume sti- cisivo.
molante e ricco di informa-
* LUIS GALLO
nuovo gusto artistico: un modo nuovo di interpretare la
Evangelizzare I poveri, LAS.
realtà, inquieto e tormentato, lontano dalla razionale se-
Roma 1983, pp. 165, L.
renità che aveva contraddistinto l'uomo rinascimentale.
12.000
Ecco che la musica si libera dalla soggezione alla
L'editrice e dell'Università
voce umana e quasi ripudiando i suoi limiti terrestri si ri-
salesiana di Roma ha recen-
volge altrove, in un estremo tentativo di salvazione. Ma
temente presentato questo
barocca è anche la gioia di vivere, di scoprirsi partecipi
volume di don Luis Gallo che
delle bellezze della natura: questo è il caso della Sonata
analizza il Documento della
in Re maggiore di Carlo Tesserini che ci immerge nel
Conferenza Latinoamericana
mondo scintillante e fastoso di Venezia, dove operò par-
di Puebla.
te della sua vita. I colori riverberanti della tromba si fran-
Don Gallo - che è docen-
gono In una miriade di lampi festosi che sembrano riflet-
tersi sui magnifici palazzi della Serenissima dalle ribol-
lenti acque della laguna.
Henry Purcell, uno dei più grandi compositori britan-
nici di tutti i tempi, definito il .genio della Restaurazio-
ne,. per essere vissuto nell'ultimo periodo dell'assoluti-
zioni. (Nella foto: una im-
magine riportata nel volu-
me).
te presso la stessa università
- focalizza la sua attenzio-
ne sul tema centrale di quel-
l'assemblea: l'evangelizza-
zione nel presente e nel fu-
turo dell'America Latina. In
smo regio degli Stuart (1660-1688), compare nel disco
con lo struggente brano «The Queen's dolour» (Il dolore
della regina): una delicata e afflitta melodia che non dis-
simula, pur nella semplicità della torma, la riposta inten-
zione di amplificare il tema essenziale con figure eviden-
temente esornative.
Anche Giuseppe Maria Jacchini è presente con una
Sonata in Re maggiore per tromba e organo: a quest'ul-
timo lascia l'interpretazione solistica dei movimenti gravi,
* PIETRO CICCARELLI
Don Bosco alla ribalta, SEI,
Torino 1984, pp. 166, L.
4.200
La bibliografia boschiana
questa messa a fuoco l'Au-
tore evidenzia la necessità di
una preoccupazione che è
più di un fatto pastorale: i
poveri.
si è arricchita di un volumet-
to scritto con intelligenza e
con cuore.
secondo una concezione di alternanza «allegro-adagio•
che porterà dalla suite di danze alla classica successio-
ne dei tempi nella sinfonia moderna. Giovanni Bonaven-
tura Viviani, abate fiorentino e maestro di cappella a lnn-
sbruck, Venezia, Napoli e Pistoia, nella Sonata prima per
trombetta sola, mostra di aver saputo cogliere con ocu-
latezza quanto di buono ci fosse nei vari luoghi in cui vis-
I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno richiesti
alle Ed1tnc1
o contrassegno (spese di spedizione a carico d81 ri-
chiedente);
se.
In ultimo troviamo Giuseppe Torelli, uno dei più gran-
o con versamento anticipato su conto corrente postale
(spedizione a carico dell'Editrice):
di musicisti del tempo che si pone tra gli antesignani del-
la nuova musica. Nel Concerto in Re maggiore le parti
LAS: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1,
00139 Roma. Ccp. 57.49.20.01 .
musicali acquistano una efficace coesione formale attra-
verso l'unitaria costruzione di quell'esile sviluppo tema-
LDC: Libreria Dottrina Cristiana - ì 0096 Leumann (TO). Ccp.
8128.
tico che sarà il principale teatro d'azione del sinfonismo
romantico.
Sergio Centotantl
SEI: Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita
176, 10152 Torino. Ccp. 20.41 07.
34 BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 19iU

4.5 Page 35

▲back to top
le battaglie
di don
Francis
Padre Fnmcia al Centro Don Boaco» tra i ragazzi raccolti dalla strada.
In uno degll stati più a sud
dell'India c'è un pugno di gente
Impegnata al servizio del più
poveri.
VI raccontiamo la storia di un
saleslano che ha creduto fino
In fondo...
I problemi del terzo mondo
sono oggi un argomento di
moda: se ne parla a tutti i li-
velli, ma il più delle volte riman-
gono sterili affermazioni di prin-
cipi o dimostrazioni che lasciano
indifferente la gente., ormai avvez-
za a certi digiuni e agli inutili cor-
tei di gruppi vociferanti.
Coloro che non fanno discorsi,
non partecipano a congressi e di-
battiti, non sanno teorizzare, non
amano discutere, ma hanno il co-
raggio di immergersi ogni giorno
nei problemi più urgenti e scot-
tanti del terzo mondo: la fame, il
dolore, l'emarginazione, sono i
missionari.
Non dicono «è urgente prov-
vedere...», «bisogna fare...», «i go-
verni, la società devono impegnar-
si...», ma si sforzano invece di fare
qualcosa che gli altri non fanno.
Non si propongono di risolvere la
tragedia di chi muore di fame, «a
monte», non contestano l'inerzia
e l'indifferenza degli altri, ma fan-
no ogni giorno qualcosa «a valle».
Ne ho incontrati molti di questi
autentici campioni di una carità
non verbosa ma operosa, nei miei
viaggi attraverso il mondo missio-
nario.
Uno di questi è sicuramente pa-
dre Francesco Guézou che da ol-
tre 32 anni opera in una delle re-
gioni più depresse dell'India me-
ridionale. Ha realizzato nelle zone
dove più grande è la miseria e più
impellenti le necessità, quanto
madre Teresa ha fatto a Caleutta
e padre Maschio a Bombay. La
sua attività si estende su un ter-
ritorio di centinaia di chilometri,
dal Kerala al Tamil Nadu: una
zona vasta come metà la Francia.
Tra le sue mani sono passate
grosse somme di denaro, raccolto
lira su lira tra la gente unùle della
Francia e dell'Italia, da generosi
collaboratori, somme che si sono
trasformate in riso, vestiti, medi-
cinali, attrezzi agricoli, pozzi ar-
tesiani, ricoveri; in mattoni per
costruire abitazioni per i senza
tetto, scuole, ospizi per orfani e
lebbrosi... Non affronta problemi
faraonici e velleitari a lunga sca-
denza, ma si sforza di risolvere
quelli più urgenti, man mano che
si presentano. Un salesiano che ha
accettato di attuare in pieno il
consiglio dato da Don Bosco ai
suoi missionari; «Prendete cura
speciale degli ammalati, dei fan-
ciulli, dei vecchi, dei poveri e
guadagnarete cosi le benedizioni
di Dio e la benevolenza degli uo-
mini».
Padre Francis, come abitual-
mente viene chiamato, ha fatto
dell'esortazione del padre, lo sco-
po della sua vita, moltiplicando le
opere e largheggiando in aiuti di
ogni genere, a quanti sono provati
dalla fame, dalle malattie, dalla
sventura, dal dolore.
Egli vive nel sud dell'India,
dove ha ingaggiato una personale
battaglia contro tutti i mali che
avviliscono l'uomo e condannano
milioni di creature a una vita
atroce di sofferenze e di miseria,
indegna di esseri umani.
La fame nera
In India, il paese più popolato
dopo la Cina, con oltre 700 milioni
di abitanti, la fame, quella vera,
quella che uccide, è chiamata «la
tigre nera»; una belva famelica
che fa strage soprattutto tra i più
indifesi: bambini e vecchi, e che
nessun cacciatore è mai riuscito
ad abbattere. Secondo una delle
maggiori riviste indiane, il «The
illustrated weekly of India»,
dell'l-7 marzo 1981, più del 50%
della popolazione vive «sotto il li-
vello minimo di povertà, con
meno di 75 dollari annui pro ca-
pite, nella campagne; 83 dollari
nelle città dove la vita costa di
più, mentre il reddito medio è di
180 dollari, contro i 5.000 degli
italiani.
Metà degli indiani devono ac-
contentarsi di un solo pasto al
giorno, il minimo per sopravvive-
re, per non morire di fame. Ogni
anno la situazione diventa più
35 BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1984

4.6 Page 36

▲back to top
Si prevede che nel 1984 nasce-
ranno in India 23 milioni di bam-
bini. Solo tre milioni avranno la
possibilità di crescere sani e rag-
giungere una vita adulta normale;
degli altri, quattro milioni sono
destinati a morire e sedici milioni
condannati a sopravvivere come
«handicappati» mentali o fisici.
Motivo di questo tragico bilancio:
fame e denutrizione!
A servizio dell'uomo
Don Francis con i suoi piccoli amici.
grave e allarmante, perché la cre-
scita della popolazione non è com-
pensata dall'aumento della pro-
duzione agricolo-industriale.
Nel 1980 l'inflazione ha rag-
giunto il 30%; i disoccupati sono
decine di milioni. A farne le spese
ovviamente sono sempre i più de-
boli: i poveri, i vecchi, i bambini,
per cui si registra una mortalità
infantile tra le più alte del mondo.
Su mille persone che muoiono per
denutrizione, metà sono bambini.
Essi vengono colpiti ancor pri-
ma di nascere. Le carenze alùnen-
tari della madre si ripercuotono
negativamente sul feto, che non si
sviluppa normalmente, cosicché il
bambino nel suo primo anno di
vita è particolarmente esposto al
pericolo di morire. E anche quelli
che sopravvivono hanno davanti
a una prospettiva di fame e di
conseguenza una salute precaria,
che in molti casi si conclude con la
morte precoce. Infatti molte ma-
lattie che non sarebbero gravi per
bimbi normalmente nutriti, di-
ventano invece mortali per quelli
denutriti.
L'insufficiente alùnentazione
danneggia il sistema nervoso e so-
prattutto la massa cerebrale, pro-
vocando una debolezza generale,
una minor resistenza alle malat-
tie, uno scarso rendimento nel la-
voro e, infine, un invecchiamento
precoce.
L'insufficienza di proteine, vi-
tamine, sali minerali è causa di
gravi malattie come il «tracoma»
36 • BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 1984
(cecità totale~ incurabile), la pel-
lagra, il rachitismo che, se non
conducono direttamente alla mor-
te, eventualità assai frequente, la-
sciano per sempre l'organismo in-
debolito e devastato.
Un sociologo americano ha
scritto: «Se un topo si dov~ nu-
trire con quello che mangiano
molti di questi bambini, morireb-
be di fame».
Si calcola che nella sola India
8-10 piccole vite umane siano
stroncate dalla fame ogni minuto
primo.
Per capire in tutta la sua dram-
maticità la situazione dell'India,
che non ha riscontro con nessun
altro paese del mondo per la va-
stità del fenomeno, sintetizzo al-
cuni dati riportati dal settimanale
«Blitz» di Bombay.
Padre Francis ha iniziato la sua
attività a servizio dell'uomo in
uno degli stati più a sud dell'In-
dia, nel Kerala, dove il cattolice-
simo, che risale ai tempi di san
Tommaso apostolo, conta il mag-
gior numero di seguaci e che ha
dato alla Chiesa indiana e alla
congregazione salesiana molte ot-
time vocazioni.
Al «Centro Don Bosco» e al
«Sneha Bhavan» (la casa della
gioia), ha costruito due opere per
raccogliervi ragazzi poveri o ab-
bandonati e avviarli allo studio o
all'apprendimento di una profes-
sione.
Rìcordo la commozione provata
quando visitai la prima volta
queste due opere tipicamente sa-
lesiane.
- Da dove provengono questi
ragazzi?, chiesi a padre Francis.
- Li abbiamo tolti dalla strada
dove facevano i mendicanti o vi-
vevano facendo qualche servizio o
rubacchiando. Molti di loro sono
orfani e parecchi ci vengono invia-
ti dalla polizia.
Una delle tante caeette costruite da padre Francis per i senzatetto.

4.7 Page 37

▲back to top
- Abituati alla vita libera, rie-
scono ad adattarsi alla disciplina,
allo studio e al lavoro?
- La bontà, l'amorevolezza,
come voleva Don Bosco, riescono
ad addolcire e conquistare anche i
cuori più refrattari. Oggi tutti
questi ragazzi hanno ritrovato la
gioia di vivere e di sperare.
- Come risce a sfamare tanti
ragazzi in questi centri di raccolta
e in tanti villaggi?
- La maggior parte degli aiuti
mi vengono offerti da un dina-
mico «patronage», diretto dal sig.
Léon Duhayon di Roubaix, in col-
laborazione con vari enti e co-
munità della Francia e di altri
paesi europei. Centinaia di fami-
glie e intere scolaresce adottano
uno o più ragazzi e mi inviano il
necessario per mantenerli, farli-
studiare o avviarli a una profes-
sione.
Molti di loro oggi sono medici,
avvocati; ingegneri, periti indu-
striali, operai specializzati, che la-
vorano nei loro paesi per la pro-
mozione umana dei loro fratelli.
Sempre nel Kerala padre Fran-
cia, con l'aiuto dei confratelli, ha
riscattato e bonificato terreni in-
colti, canalizzato l'acqua che ab-
bonda nella zona, costruito caset-
te in muratura per tante famiglie
che prima vivevano in catapec-
chie dove miseria e sporcizia re-
gnavano sovrane.
Incredibili le opere realizzate
nel volgere di pochi anni: scuole
primarie, secondarie, professio-
nali; centri di addestramento e di
assistenza sociale; oltre 350 pozzi
artesiani e cisterne per la provvi-
sta d'acqua; 1.300 casette in mu-
ratura...
Nel mio viaggio attraverso il
Kerala, una terra meravigliosa e
affascinante, con panorami sem-
pre mutevoli, quello che mi ha
commosso ed entusiasmato di più
è l'aver veduto quest'uomo, con
l'aiuto dei confratelli e di tanti
benefattori, è riuscito a fare per la
promozione dell'uomo.
Un nemico implacabile:
la siccità
Realizzatore di grandi imprese
sociali, dal Kerala padre Francis è
passato a lavorare in altre regioni
Al lavoro per sfruttare le risone della terra.
nel sud dell'India: Jalarpet, Ti- - Quali le conseguenze di que-
rupattur, nelle colline di Yelagiri, sta prolungata siccità?
nel North Arcot e nel Tamiluadu. - Povertà, miseria, malattie,
In queste zone, colpite da una sofferenze di ogni genere. I più
tremenda siccità che dura da due colpiti sono i molti lebbrosi, «l'u-
e in qualche località da oltre tre manità più emarginata e sofferen-
anni, egli ha portato il suo entu- te», come l'ha definita Raoul Fol-
siasmo e la sua dinamica attività, lereau.
per andare incontro alla dispera- Non trovando più aiuti dalle
zione di popolazioni che hanno vi- loro famiglie, vengono anche da
sto la loro terra, un giorno verde e lontano nei nostri centri per avere
rigogliosa, trasformarsi in arido un po' di cibo.
deserto.
- Chi vi aiuta in questa gigan-
Ripetutamente il riso seminato, tesca impresa?
le canne da zucchero, i cereali, gli - La Provvidenza attraverso
ortaggi, i banani, le papajas..: l'aiuto generoso di tante organiz-
sono seccati, arsi dal sole impla- zazioni caritative, soprattutto le
cabile dei tropici.
famiglie e le scuole che ci inviano
- La situazione si fa di anno in continuamente le loro piccole of-
anno sempre più tragica per tutti, ferte, dandoci i mezzi per poter
dice padre Francis: niente acqua fronteggiare le necessità più pres-
- niente lavoro, niente lavoro - santi. Sono tanti piccoli ruscelli
niente guadagno, niente denaro che alimentano questo fiume di
- niente cibo!
amore con il quale veniamo in soc-
Ogni giorno una folla di uomini corso alle sofferenze di tanti fra-
viene a chiedermi di lavorare. telli che non hanno avuto la for-
- Padre, mi dicono, non ~o più tuna di nascere, come noi, in paesi
un soldo per comperare risv. Fam- dove non manca nulla...
mi lavorare, altrimenti · i miei - Cosa vorresti dire a questi
bambini moriranno di fame. Cosi amici che ti aiutano con tanta ge-
prendo una o due persone delle fa- nerosità?
miglie più bisognose e li faccio la- - A tutti questi benefattori,
vorare per aiutarli a sopravvivere. grandi e piccoli, la gratitudine dei
- Che lavori sai fare?
missionari salesiani che operano
- Scavare pozzi, costruire scuo- in queste terre lontane, e quella di
le, strade, casette per i senza- questo povero mendicante di Dio,
tetto...
che ogni giorno prega e fa pregare
- Riuscite a trovare l'acqua? le migliaia dei suoi protetti, amici
- Sì, ma a grande profondità; prediletti di Dio, per quanti ci
dobbiamo scendere anche fino a aiutano ad allargare le frontiere
cento metri per raggiungere delle. dell'amore.
vene abbondanti.
Antonio M. Alessi
37 BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1984

4.8 Page 38

▲back to top
QUAAE.LLO Sac. ERALDO, Saleelano
t Roma 57 anni
Chl•mato da ragazzo at sacerdozio
nella Congregazione Saleslana, seppe
oorrlSPonòervt sempre fedelmente. T•
stimonlò con l'lmpidezza e semplicità
9\\'angellea Il suo amore al signore e
alle anime, nello spirito di San Giovan-
ni eotc:o. Il suo ministero sacerdotale
lu caratterizzato da grande zelo e se9-
gezza Rieercato predlcatOfe. conle-
renziare. confessore e dìretto<e sp,ri-
tuale. ,rrlldli> la bontà di Crosto. ren-
danòOll amico dl quanti avvicinò. Do-
cente Ofdlnano di teologia fT10fale fon-
damentale presso l'Università Pontifi-
cia Salesiana di Roma, svolse la sua
attività ,naglsterlale con competenia.
con l'Insegnamento diretto, con nu-
merose pubblicazioni di alto livello
scientifico, con la partecipazione a va-
rie associazioni culturali e con un ap-
preuato servlz.lo di consulenza presso
vari Otganlaml ecclesiastici. Le sue
esequie. celebrate con notevole con-
corso di parenti. conlratelff e amici. fu-
rono un alncero cordiale omaggio di
stima e venerazione per il comune ami-
co e maestro scomparso.
o
ROMEO Sac. EMANUELE, Saleelano t
Catania a 73 anni
Don Emanuele Cl ha lasciati per raQ-
glungere Don Sosco. e ha ricevuto àa
Contratelll, parenti, exallievl e amici
l'aNett,uoso tributo del C1010te e del su1-
rraoto , proprio nel giorni dedicati alle
celebrazlonl di San Giovanni eosco.
lddlo lo ha chiamato a nella notte
del 28 gennaio. Entrato tredicenne nel-
l'asp,rantato di Pedara, scelse e amò
la missione di Don Bosco con entuala-
amo ed impegno. Per le sue dou di
acuta intelligenza. forte memoria.
gran<le capacità dt ass,mdazoone cul-
turale. I Supenon lo avviarono presto a
11udl Impegnativi di lilOsofia e teotogla
presso la Università Gregoriana di
Roma e l'Ateneo Salesiano di Torino.
Come docente di Storia e FIiosofia nel
nostri licei, fu maestro di dottrina e di
vita. sacerdote ed educatore sempre,
come tesflmonlò un professore univer-
sitario suo e>talllevo: - A Don Romeo
deve molto la mia vita cristiana Ma
Don Romeo ebbe soprattutto la volon-
e Il gusto dell'Annunzlo. Parlò per
decenni con soda ed aogiomata dottrl-
rui e spesso con oratoria trascinante
del temi della salvezza cnstlana, dl
Don Bosco e dei nostri santi. adeguan-
dosi con esemplare dutt,vltà alla nuova
stagione della Chiesa Inaugurata dal
Concilio Vaticano Il. Poleva dire con
San Paolo, latte le debite proporzioni:
•luno taccio per Il Vangelo• . Al servi-
zio del Vangelo mise I suol doni di gra-
zia e le non comuni doti di natura. la
sua c ompetenza protesslonale e Il suo
temPo, Sembrava proprio che Il Signo-
re l'avesse Chiamalo ad annunziare la
Potenza della Parola. Questo tec:e don
Romeo per ben quaranrannl con IOt•
za. chiarezza, vivacità e densttà d i pen-
siero, fino a quando fu colpito da un le-
tus cerebrale che lo coatrlnse a Inter-
rompere Il suo aPostolato attivo. Testi-
moniò allora la fecondnè aplrltuale del-
la malatfla e continuò ad - • cor•
dlale, semplice. dellcal o. DoPo tanta
attMtà e tanto moto. la Inazione quasi
completa. Fu questa la grande solle-
renza di don Romeo adutto. dopo un
granoe dolore Che lo segnò pcofon-
damente sin dall'inlanzla e che egli
seppe dissimulare con dignità e sem-
plicità. Era stato Insignito dell'Ordine
del Santo Sepolcro In riconoscimento
del suo fecondo apostolato. Oratore rl•
cercatissimo aveva tatto dono della
sua parola ardente e chiara anche fuo-
ri degli ambienti salesiani: associazio-
ni, parrocehie, organlSml diocesani
possono testlmonfare CleUa o-rosa e
competente disponibilità del compian-
to don Romeo. S.E. Mons. Pk:ehlnen-
na. Arcivescovo di Catania, Circondato
da oltre cinquanta salesiMI, volle pre-
1/edere l'Eucaristia del suNrag,o, ,n ae-
gno di gratJwdine per I servizi resi alla
Diocesi dal confratello predlcat0te e li-
turgista. Don Romeo lascia a 1uttl Il ri-
cordo di una vita Impegnata nella rl•
cerca del bene e un GM1mplo atlmolan-
le di testimonianza fedele a Cristo e a
Don Bosco.
o
t VILLA Sac. GIUSEPPE, SalHlano
Ge-Sampferdarena a 67 anni
Era cresciuto nella lspettorla Lom-
barda, ma per salute passò alla Ugure-
Toscana. Sl p<od1gò con distinta atti-
vità In varie ca18 come docente dl
tra11cese e come direttore di spinto In
varie cornun,tà anche di suore salesia-
ne Passò I suol uhunl mìg llon anni di
apostolato nella parrocchia Don Bo-
sco, ove divenne presto Il confidente
delle oltre seimila lamlglle, curandone
con precisione esemplare le pratiche
di nascite, matrimoni, decessi. Alle
esequie sue la popolazione, costernata
perla lmprowlsa scomparsa, piangeva
e pregava.
BOSCIA GRAZIA, Flgllll di MM1a Aual·
llalrlce t Measlna a 43 anni
Suor Graziella Incontrò giovanis-
sima in Parrocchia un'entusiasta Figlia
di Maria Ausiliatrice, SI'. Maria Ella Fer-
ran te, che divenne per lei l'Intermedia-
ria di Dio per la realluazlone detta sua
vocazione religiosa salesiana. Ragaz-
za vivace, attiva, vOlltlva, carttatevole e
buona, diplom11taal ragioniera entrò
nella nostra Congregazione, dimo-
strando subito e accrescendo ogni
giorno di poù 1.I suo attaccamento aU'l-
stiMo e la devozione con spinto di
fede alle Superiore, che non te hanno
fatto mancare cure, affetto e cornpren-
slore soprattutto quando Il male Ine-
sorabile. che la Portò prematuramei'lte
alla tomba, si manifestò netta sua cru-
da realtà. Consolidò Il suo amo,e alla
Congregazione apede negli anni 1965-
68 che trascorse all't4tllulo S. Cuo,e
di Torino. A Messina istltulo •Don Bo-
sco, trascorse la maggior parte della
sua esislenU e l9Ce Il dolce trapasso.
Rimase anche a Barcellona (ME) tre
anni (1980-1983). E qui, come a Mes-
sina, svolse partleolarmente la su.a at-
tività. lnsegnanoo alle ragazze del Cor-
si Professionali Fu anche assistente
delle interne a lntalllgente aiuto nell'l-
speHorla, quando la Case del •Don
Bosco, era sede lspettOfiale, Riscuo-
teva Ira le ragazze stima a simpatia per
Il suo fare gl0vl1le e rleco d i spirituali-
tà. Amava Intatti la Pfllghiefa e nutriva
il suo spirito con colloqui frequenti e
personali con n 8'gn0fe. con la pre-
ghiera comunitaria e con sempllcl gia-
culatorie. Dl carattere forte non si pie-
al dolore quando, dodici anni fa
venne a bussare alla sua Porta: lo af-
frontò Incoraggiando sempre tutti: Il
papà, ta mamma, I fratelli, assicuran-
doli sempre circa Il suo stato fisico.
Aveva, Intatti, tanto desiderio d i vivere
e di guarire. E per ottenere la ~azìa
della guangione molto pregava e da
tuttl sl sperava. Ma era una preghiera
rocca di fede per cul non le venne dll-
llcile un'ora pnma d, aplrare dire; •IO
spe,avo, ma te nostJ'e vie non sono le
vie di Dio• . Spjrò lucidissima fino alla
fine. Raccomandò negli ultimi momenti
all'lspettrlce, che si trovava accanto, di
amare tutte te Sorelle e mai riversare Il
proprio Inter- per una sola In co-
munità. Otsse di _ , e disposta a tara
la Volontà dl Dio e volere amare sem-
pre. perché l'unica cosa Che conta &
l'amore. Due giorni prima dal fratello,
seeerclole saleslano. durante la S .
Messa, avll\\'a ricevuto • l'Unzione degli
Infermi . e aveva detto che per lei quel•
lo ere un g iorno di festa. Aveva desi-
derato di morire In un giorno dedicato
alla Madonna verso cui nutriva una te-
nera devozione ed è stata esaudita. Il
funerale è stato una festa: la conceta-
brazlone, presieduta dal Vescovo Sa-
lesiano, Mons Domenico Amoroso.
suo conles8ofe. 18 Sacerdoti; la chie-
sa piena diraoazze. pareo~ e suore.
APPIANO Sac. GUIDI, exalilevo t Co-
macchio
Con profondo dolore Il Gruppo Ex
Alllevt Don Boaco di Comacchio an-
nuncia la scomparsa - avvenuta In
geonalo 64 - del Rev do don Appiano
Guidi (n s/ lseritto). Parroco della Chie-
sa di S Maria della Neve In Lagosanto
(FE). Don Appiano è stato Ex Alhevo
esemplare, aman1e del giovani a cui
donava tutto se slesso. LI ospitata a
case sua ottrendo l0to vitto e alloggio
senu mal chiedere nulla In cambio. ~
salito alla casa del Padre In silenzio e
senza clamori come era stata tutta la
sua vita, Improntata nella semplloltll,
nella bontà d'animo e nella totale de-
dizione 111 prossimo.
NICOLA CANZANELLA-RUBINO, Coo-
t peratOfe aalelano Pledlmonta Malese
il 21-1-8-4
Benetettore dell'Opera Salesiana di
Pledlmonte Matese, amò, aiutò e difese
I Salesiani come fratelli. Cooperatore
convinto e coerente. provato dal dolo-
re. si affidò alla volontà di Dio con
semptlcilà e serenità.
o
OBERTO TERESA veci. MOf98nclo,
Coopantrlce ealnlane t a Borgiallo
(TO) e 88 ennl
La sua vita, Intessuta di preghiera,
lavoro, sollerenu, sensibilità e atten-
ziOne pe, le soNerenze e te necessità
d i tutti meritò dal 8'gnore grazHt e be-
nedizioni sulla sua famlglia ed un sa-
cerdote tra , llglt di Don Bosco di cui
era partlCOlarmente devota.
A quanti hanno chiesto 1ntorm a11o n1 a nn un ciamo che L A DIRF
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede 1n R OMA, ricono-
sciuta g lundicamente c o n D P dei 2-9- t971 n 959, e L 'ISTITUTO
SAL ESIANO PER LE MI SSIONI con sede In TORINO , avente perso-
n allta giurid ica per Decreto 13· 1-1924 n 22, possono legalmente n
ca vare Legati ed Eredita
Fo r mule valide sono
- se s, 1ratta d 'un legato • lascio alla D1rez1one Generale Opere
Don Bosco con sede m Roma (oppure atr1s111u 10 Salesiano per le
m,ss,on, con sede ,n Tonno) a 11to10 d i le ga to la somma di 11re
(oppure) l'tmmoblle sito in•. p er g ll scopi perseguiti d all'Ente. e part i-
c olarmente do assistenza e benehc enza, di is tr uzione e e<llJcazrone, d ,
culto e d , rehglone.
- se si tratta invece d i nom inare er edo di ogn i sostan za l' uno o
!"altro de, due Enti su 1ndlcatr
• annullo ogni mia precedente d1spos1z1one 1es1amentaroa Nomi-
n o mio erede untVersate la O,rez1one Generale Opere Don Bosco con
sede ,n Roma (oppure nst,tuto Sates,ano per le M1$$10m con sede ,n
Torino) lasc,ando ad esso quan to m1 appartiene a qua1s,aS1 111010, per
gh scopt perseguiti d a U-Ente. e particolarmente di assistenza e bene-
hcenza. d o1struz1one e edu c azione. dì c ulto e do re11g1one •
(lu,,go e d ata)
( /,rma per disteso)
38 • BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1984

4.9 Page 39

▲back to top
studio
Borsa: Marta Aualllatrlce, e cure di
Pace Anna (BA). L. 2.000.000
Borsa: S. Domenico Savio, e cura di
N.N., L. 1.000.000
Boraa: s. Cuote di G..ù, Maria Ausl-
llatrtce e Santi Salnlanl, per la pace
nella famiglitt, a cura di N.N., L
500.000
Boraa: S. Giovanni Bosco, in suffragio
di mio marho Gaspam Fo/1/s e Invo-
cando protezione, a cura di Almlno Or-
solina, RE, L 500.000
Boraa: S. Cuote di Gesù, Marta Aual-
llatrtce, Don Boaco, In suffragio del
miei defunti, a cura di Serra Maria. TO,
L. 500.000
Borsa: In memoria e suffragio del Prof.
Piero Margara, a cura della moglie, L.
200.000
Boraa: Maria Aualllatrtce e S. Giovanni
Boaco, in memoria della mamma. a
cura di Bonlno Elena, L. 200.000
BORSE DA L. 100.000
Boraa: S. CU01'1! di Gesù, Maria Au1l- Borsa: Maria Au1llla1rlce e S. Giovanni
llatrtoe, Santi Salesl111I, per la pace ne/ Bolco, Imploro aiuto per superare Il
mondo, a cura di N.N.. L. 200.000 mio pBlflcolare caso, a cura di Chlrtco
Born: In memoria di don Ruffini e don Bello Assunta RC
Palestro, invocando la loro protezioni, Borsa: Maria Aulllla1rlce e Don BolCO,
su tutti, a cura di C.G., L. 200.000 Invocando grazie e protezione, a cura
di Tealdl Oott. Prof. Clella, Mondovl CN
Boraa: Maria Aullllatrlce e S. Giovanni
Boaco, in ringraziamento e Invocan- Borsa: Maria Aullllatrlce, s. Giovanni
done /a protezione sulla ramlglla, a Bolco, Beato Mk:hele Rua, pttr la con-
cura di Baudino Vittoria, Monesiglio versione di una persona cara, a cura
CN, L 200.000
di N.N.
Borsa: In suffragio del Prof. T. Ghiglle-
no e Famiglia, Implorando preghiera, a
cura di N.N., L 200.000
Bona: In memoria di Sr. Ambrosina
Zulianl F.M.A., a cura di Besozzl Go-
nella Maria, Castelveccana VA, L.
150..000
Borsa: Maria Aualllatrlce, S. Giovanni
eo,co, s. Domenico Savio, per grazie
ricevute. a cura di Caselli Dorotea, Ba-
gni Tivoli, Roma
Borsa: In suffragio di Ca/1/nl Ernesto e
Orsolina, a cura di Collini Teresa, Ar·
cooate Ml
ricevuta e invocandone altra, a cura di
Ercole Teresa, Torino
Borsa: Maria Au,lllatrlce, S. Giovanni
Bosco, S. Domenico Savio, per grazie
ricevute e Invocando ancora aiuto, a
cura di Botto Arnaldo, Asti
Borsa: S. Domenico Savio, a cura di
N.N,, Perosa Argentina TO
Borsa: Marta Au1lllatrlce, a cura di
N.N., Perosa Argentina TO
Borsa: S. Giovanni BolCO, a cura di
N.N., Perosa Argentina TO
Borsa: Don Filippo Rlnaldl, a cura di
N.N., Perosa Argentina TO
Borsa: S. Marta D. Mazzarello, a cura
di N.N., Perosa Argenttna TO
Borsa: Mlltla Au1lllatr1ce, Don 8olCO,
Papa Giovanni, Implorando protezione
sulla famiglia, a cura di M.A.
lloru: Maria Au1lllatrlce, S. Giovanni
Boaco, don Rua, a cura di L.O.T.. Te-
stona TO
Borsa: S. Cuore di Geeù, Marta Aull-
s. llatrlce, GIOVBMI BolCO, per grazia
ricevuta, a cura di A.E.L, Torino
Bona: Maria Au1lllatrlce, S. Giovanni
Boaco, Mamma MarglMftla, per grazia
ricevuta e implorando protezione, a
cura di M.S.. Torino
Borsa: St. EUMl>la Palomlno, per gra-
zia ricevuta, a cura di N.N., Casbeno
VA
Borsa: Don BolCO, In suffragio del
miei defunti, a cura di Radaelli Gia-
como, Monza Ml
Borsa: S. Cuote di Gesù, Senti SII•
llanl, in suffragio del miei genitori e
suoceri, a cura di Rlccardl Angela. S.
Maria d. Versa PV
Borsa: S . Giovanni llolco, a suffragio
di Salina Palmira vad. Scotti, a cura
della Famlglla e degli Amici della SEI,
L 150.000
Bona: Marta Aullllatrlce e Don llolco,
implorando protezione e grazie, a cura
di Nlcolettl Avv. Giovanni e Bonina CT,
L. 150.000
Bona: S. Mllfta Mazzantllo e S. Do-
menico Savto, per protezione e suffra-
gio dei cari defunti, a cure di Nicoletti
Avv. Giovanni e 6onlna, Patagonia CT,
L 150.000
Borsa: Marta AullllalJ1ce, Don Bolco,
S. Domenico Savio, In ringraziamento
per grazie ricevute, a cura di Rlccardl
Angela, S. Maria della Versa P'V, L
150.000
Boraa: ss. Cuort di Gesù• di Maria, a
c1u3r0a.00d0i Obermito Giovanna. Asti, L
Borsa: Maria Au1lllatrlce, a cura di
N.N.
Borsa: Don llo1lco, a cura di N.N.
Borsa: Maria Au1lllatrlce, a cura di LI·
beni Assunta ved. Grassinl. Legnano
Ml
Borsa: Marta Alqlllatrtce e Santi S.
lnlanl, secondo Intenzioni di M.G.. Vf.
gone TO
Borsa: Maria Au1lllatrlce a S. Giovanni
Boaco, per implorare grazia, a cura di
Giacono Caterina ved. Boeri, Torino
Borsa: Don BolCO, a cura dei Coniugi
Cordero
Borsa: Maria Aullllatrlce, S. Giovanni
BolCO e don F. Rlnakll, per grazia rf.
cevuta e invocandone altre, a cura di
A.A.. Montemagno AT
Borsa: S. Giovanni Bolco, per grazia
Borsa: Marta Aullllatrlce, S. Giovanni
Boaco, S. Domenico Savio, proteggete
mia figlia e /a nipotina, a cura di M.R..
Alessandria
Borsa: S. Giovanni Bosco, Invocando
protezione, e In suffragio del cari de-
funti, a cura di R.L.V.
Borsa: Don Filippo Rlnakll, perché $/a
presto proclamato Beato. a cura di
N.N., Torino
Borsa: 8.M. dell'Amlclzle. nel giorno
onomastico e genetliaco di don Natale
Clgnatta, a cura degll exalllevi del 1•
Oratorio di Don Bosco, TO
Borsa: S. Domenico Savio, per otte-
nere grazia, e in suffragio del defunti.
a cura di Va.lente Grazia e Roberto, To-
rino
BBoorgslalo;nDelwFtrnaancPeroscvov,idTeonrzian,o a cura di
Borsa: Mon1. Ctmattl, ricordando con
Immutata riconoscenza, a cura di Far-
raro Rag. Oreste, Torino
Bona: Maria Au1lllatrlce, Santi Sai.-
alani, Papa Giovanni, proteggete sem-
pre la nostra famiglia. a cura di Parola
Ida, Ozegna TO
Borsa: Maria Aualllatrlce, S. Glowannl
Bolco, In ringraziamento e Invocando
protezione. a cura dl Palombo Enrica,
Siena
Borsa: Marta Aualllatrlce S. Giovanni
Bosco, a cura di Nasi Serra Rina CN
Borsa: Don Filippo Rlnatdl, In memoria
del licealtt Massimo Rampazzo. a cura
della famiglia
Borsa: S. Domenico Savio, per grazia
ricevuta e Invocando ancora protezio-
ne. a cura della famiglia Corsi, Bari
39 • 80llETTINO SALESIANO 1 MARZ-0 1984

4.10 Page 40

▲back to top
0
l
ii'i
Il)
_.<egD
e
C.,l
ue
!oE
Spedlz. in abbon, postata Gruppo 2° (70) - 1• quindicina
Una diffusione continua
ed inarrestabile
AWISO PER IL
PORTALETTERE
In caso di
MANCATO RECAPITO
inviare a:
TOR IN O
CENTRO CORRISPONDENZA
per la restituzione al mittente
VITTORIO
MESSORI
in 12 mesi
5 edizioni - 150.000 copie
Scommessa sulla niorte
La proposta cristiana: illusione o speranza?
Da Gesù al cuore del suo messaggio: un drammatico confronto
con la morte per riscoprire la vita.
dello stesso autore:
Ipotesi su Gesù
30" Edizione
600.000 copie in Italia
oltre 1 milione nel mondo
"lilil