Bollettino_Salesiano_199307


Bollettino_Salesiano_199307

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Luglio-Agosto 1993

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..
IL RETTOR MAGGIORE
IN ASIA
HO VISTO I MARTIRI
di don Egidio Viganò
V isitare i salesiani del Vietnam
e della Cina è come arrivare
a una sorgente cristiana per
rinfrescare la fede. Essi oggi sono
pochi, hanno scelto coraggiosamen-
te Cristo e testimoniano pubblica-
mente la fedeltà alla Chiesa Cattoli-
ca. Tra di loro è stato di casa il mar-
tirio, ossia quel seme sicuro e fecon-
do di vita di fede che ha caratteriz-
zato nei secoli il cristianesimo in
crescita.
Ho pensato ai nostri protomartiri
Versiglia e Caravario, dei quali Gio-
vanni Paolo II ha detto - in occa-
sione della loro beatificazione -
che stanno al futuro cristiano della
Cina come i martiri Pietro e Paolo
a quello della Chiesa romana.
Mi sono trovato con alcuni sale-
siani autoctoni che sono veri "mar-
tiri" viventi: quattro o cinque con-
fratelli - preti e coadiutori - or-
mai anziani e malandati in salute,
superstiti dal carcere e dai lavori
forzati, dove sono stati obbligati a
trascorrere quasi trent'anni conse-
cutivi di vita. Lo hanno fatto espli-
citamente per Cristo e per la sua
Chiesa.
In comunione col Papa. È risapu-
to che tra i fedeli di quei due paesi
(Vietnam e Cina) è sorta per azione
del governo una dolorosa distinzio-
ne tra la Chiesa in comunione viva
con il Successore di Pietro (e perciò
ridotta quasi alla clandestinità, più
in Cina che nel Vietnam) e quella
aderente all' "Associazione patriot-
tica" legata in qualche modo alle
esigenze marxiste dello Stato. Non è
facile definire fin dove questo se-
condo gruppo di cristiani abbia
cambiato le convinzioni di fede, ma
è certo che il gruppo porta in sé una
specie di spinta scismatica marcata
dalla prescindenza della comunione
2 · LUGLIO-AGOSTO 1993
Macao. I ragazzi della scuola
don Luigi Versiglia di Coloane.
con il Papa e dalla indipendenza
dalle sue direttive e dal suo primato
magisteriale. In tale penosa situa-
zione la professione pubblica di fe-
deltà al ministero di Pietro diviene
un segno di autenticità nella fede
cattolica e di partecipazione convin-
ta alla comunione della Chiesa uni-
versale.
Mi raccontava uno di questi con-
fratelli: un nostro giovane chierico
coraggioso e fedele, imprigionato e
condannato ai lavori forzati per
non voler rinnegare la sua adesione
al Romano Pontefice, dopo anni di
sofferenze s'ammalò gravemente;
ridotto ormai in fin di vita chiese a
un compagno di prigionia, non cri-
stiano, di fargli un grande favore se
avesse ottenuto un giorno la libertà:
di cercare qualcuno della Famiglia
Salesiana per comunicargli qual era
stata la volontà suprema della sua
esistenza; desiderava comunicare
che aveva testimoniato con gioia la
sua fedeltà al Papa: «Muoio per
ringraziare Gesù Cristo di averci
donato il ministero di Pietro!». Fu
il suo testamento, la sintesi convinta
della concretezza della sua fede cat-
tolica.
Vincolo di unità e di carità. An-
che questi altri confratelli superstiti
hanno dato e danno con umile gioia
la stessa testimonianza, con uguale
profonda convinzione di essere stati
sempre disposti a dare la vita piut-
tosto che rinnegare questo vitale
aspetto della loro fede battesimale.
Ho pensato anche al cardinal To-
dea, della Romania, che nel Sinodo
straordinario per l'Europa (1991)
ha proclamato con forza la testimo-
nianza sua (e di altri vescovi preti e
fedeli), con molti anni di carcere,
appunto di questo aspetto di cattoli-
cità da saper conservare con chia-
rezza anche nel dialogo ecumenico.
Che dire di recenti teorie che sug-
geriscono un tipo di ecclesiologia di
comunione che prescinda dal vero
ruolo primaziale del successore di
Pietro? L'argomentazione viva di
questi martiri è più convincente di
tutte le teorie; lo Spirito del Signore
li ha sostenuti e guidati a proclama-
re alla Chiesa universale - e pro-
prio da regioni di assai ridotta pre-
senza cattolica - l'importanza e la
preziosità del dono fatto da Cristo
ai credenti con la scelta di Pietro e
dei suoi successori a capo della col-
legialità apostolica ed episcopale nel
vincolo dell'unità e della carità: «Io
ti dico che tu sei Pietro e su di te,
come su una pietra, io costruirò la
mia Chiesa; nemmeno la potenza
della morte potrà distruggerla»
(Mt 16, 18); «Simone, figlio di Gio-
vanni, mi ami più di questi altri?
Abbi cura dei miei agnelli; pasci le
mie pecore» (Gv 21, 15ss).
I martiri, anche se in minoranza,
sono testimoni autentici .

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s = il
Quindicinale di
informazione e cultura
religiosa edito
dalla Congregazione
Salesiana di
San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo
De Nicolò - Eugenio Fizzotti - Francesco Motto
Collaboratori: Teresio Bosco - Ernesto Calloni -
Giuseppina Cudemo - Graziella Curtl • Serge
Duhayon - Bruno Ferrero · Sergio Giordani -
Margherita Maderni - Antonio Mélida
Jean-François Meurs - Pietro Moschetto - Angelo
Monlonati - Gaetano Nanetti - Nicola Palmlsano
- Angelo Paoluzi - Alessandro Risso - Silvano
Stracca
Fotoreporter: Ciprlano De Marle - Franco Marzi
- Carla Morselll - Guerrino Pera - Pietro
Scalabrlno
Progetto grafico e Impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri,
eccetto agosto) per lutti.
Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione Invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'Impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviali
non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio
Nazionale Cooperatori (Pasquale Massaro) - Via
Marsala 42 - 00185 Roma - Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 40 edizioni
nazionali e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 10 milioni di copie) In: Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Australia - Austria -
Belgio (In fiammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (In
Guatemala) - CIie - Cina (a Hong Kong) -
Colombia Croazia - Ecuador - FIiippine -
Francia Germania - Giappone India (in
Inglese, malayalam, tamil e telugù) - Irlanda
Gran Bretagna - Italia - Korea del Sud -
Lituania (edito a Roma) Malta • Messico -
Olanda Paraguay - Perù - Polonia
Portogallo • Slovacchia Slovenia • Spagna -
Stati Uniti • Thailandia - Ungheria - Uruguay -
Venezuela Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta,
nei limiti del possibile.
Cambio Indirizzo: comunicare anche l'indirizzo
vecchio.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111
Casella post. 18333
00163 Roma
Tel. 06/65.92.915
Fax 06/65.92.929
Conto corr. post.
n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.
IN QUESTO NUMERO
Luglio-Agosto 1993
Anno 117
Numero 11
Qui e in copertina il giovane
David Fenech. Un viaggio
avventuroso per sostenere la
«Save the Childrenu a favore
dei ragazzi in difficoltà.
2 IL RETTOR MAGGIORE
In Asia ho visto i martiri
di don Egidio Viganò
1O ESPERIENZE
I luoghi del silenzio
di Giuseppina Cudemo
14 PROTAGONISTI
La Città Don Bosco di Don Saksida
di Umberto De Vanna
18 PROBLEMI SOCIALI
Avere tredici anni a Napoli
di Gennaro Comite
22 DOSSIER: L'ESTATE DEI GIOVANI
Guardare negli occhi la povertà
La Manouba le razze uniscono le mani
Destinazione Bolivia
a cura di Elvira Bianco
30 PROBLEMI EDUCATIVI
Una scuola aperta alla fede
di Silvano Stracca
1 4 Protagonisti:
La «Città Don Bosco»
di don Saksida
34 DALLE MISSIONI
Tra un popolo che cerca dignità
di Christian Bigault
38 IL «VENERABILE,.
DON LUIGI VARIARA
Ha portato la gioia ad «Agua de Dios»
di Teresio Bosco
RUBRICHE
Lettere, 4 - In Italia e nel Mondo, 6 -
BS Domanda, 8 - Prima Pagina, 9 -
Come Don Bosco, 13 - Osservato-
rio, 17 - Libri, 21 - Il Diario di Andrea,
33 - Incontri, 37 - I Nostri Morti, 41 -
I Nostri Santi, 42 - In Primo Piano, 43
3 OIntervista a don Viganò:
«Educare alla fede
nella scuola»
LUGLIO-AGOSTO 1993 - 3

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LETTERE
-
MAMMA MARGHERITA: che chiedono, ma aiuto mo-
PRIMO GRUPPO TORI- rale, consigli per inserirsi
NESE. «È con gioia che de- nella nostra società, indi-
sidero comunicare che a rizzi, cultura... Viene poi
Torino-Valdocco è sorta anche l'assistenza vera e
una sezione dell'associazio- propria, ma prima c'è biso-
ne «Mamme dei consacra- gno di dialogo, che non si
ti». Siamo mamme di sale- può fare sulla strada. Da
siani sacerdoti e laici dell'i- noi c'è anche un po' di pre-
spettoria Subalpina. Dopo parazione. A Torino il vo-
aver chiesto e avuto raggua- lontariato funziona e fa
gli in Uruguay dalla fon-
datrice la signora Carmen
Lasarte, presa visione dello
statuto approvato dal Ret-
tor Maggiore, abbiamo de-
ciso di aderire a questa asso-
ciazione. Il nostro scopo è
quello di essere unite nella
preghiera. È indubbio che
già preghiamo per i nostri
figli, ma è bello pensare e
sapere di essere una corona
molto: per esempio i Centri
di Aiuto alla Vita (CAV) so-
no ben tre, ma non sono co-
nosciuti e poco si fa per farli
conoscere. E pochi ci aiuta-
no e collaborano. Servono
anche soltanto francobolli
nuovi e usati, latte, pannoli-
ni... Chi volesse prendere
contatto con noi, ecco i no-
stri telefoni: 011/23 .87 .90;
011/26.97 .05» .
vignetta pubblicati sul Seco-
levisione
Dal Secolo XIX
presenta" l Pur-
orante per dare forza alle Marisa Fontana in Barra, lo XIX). Se la cosa ha la- troppo pare vi sia la ricerca
vocazioni e ottenerne altre!
Come prima associata è per
Torino sciato "tiepidi" i salesiani, e quasi l'assillo di trasmette-
chi scrive e molti altri sono re messaggi mirabolanti che
noi Mamma Margherita,
rimasti addolorati. Erava- possano carpire l'attenzione
che spiritualmente ci accom-
mo abituati, entrando nella dei più a danno di messaggi
pagna alla nostra protettri- MARIA. «Mi chiamo Ma- chiesa, a gettare lo sguardo forse meno eclatanti, rna
ce, Maria Ausiliatrice».
Teresa Bianco,
Via Guido Reni, 210
10137 Torino
ria, ma non voglio dare altri
riferimenti. Leggo il BS vo-
lentieri : è una lettura diver-
sa, un aggancio con la vita
cristiana e la Famiglia Sale-
siana. Non so perché ho
verso l'altare di Don Bosco,
ora privo di quell'oggetto
amato e venerato . Vorrem-
mo in generale che ci fosse
più cura e interesse per i
santi salesiani (quadri, alta-
più utili. Come cristiani non
possiamo accettare acritica-
mente tutto ciò che ci viene
propugnato, soprattutto a
danno dei giovani, a cui
vengono offerti falsi model-
pensato di scrivere a voi. ri .. .) e fosse più abbondante li di identificazione».
L'ELEMOSINA NON BA-
STA. «Sono un'exallieva
delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice e lavoro a Torino co-
me volontaria al Centro di
Aiuto alla Vita di via Sesia.
Aiutiamo le mamme in dif-
ficoltà e tutte le donne che
hanno dei problemi ad ac-
cettare la gravidanza, le loro
famiglie, fino ai due anni di
vita del bambino, che aiu-
Sono sensibile e non farei
del male volutamente a nes-
suno. Trovo però gli ami-
ci in~ensibili e calcolatori.
Forse sono diventata diffici-
le e diffidente, e trovo che
sia molto arduo costruire un
rapporto affettivo. Credo
nella famiglia, nelle relazio-
ni stabili e durature. Vorrei
conoscere ·una persona intel-
ligente e sincera».
il materiale su di loro nelle
librerie salesiane. Infine
vorremmo essere informati
sui pellegrinaggi che vengo-
no organizzati da Genova
verso il Colle Don Bosco e
Valdocco. I "luoghi salesia-
ni" sono un balsamo per la
nostra fede» .
Pasqualina e Giuliano Poggi,
Genova
Prof. Giovanni Gigliola,
San Michele (BR)
LINGUA PER L'EURO-
p A. «Grazie per il bellissi-
mo Calendario 1993 dedica-
to all'Europa. Se è possibile
vorremmo ricevere anche il
Bollettino Salesiano in lin-
gua inglese».
tiarpo a nascere. Mi ha col- Mandaci il tuo indirizzo.
Gastone e Roberta,
pito il vostro articolo «L'e- Ma facci sapere anche quan- ANCORA SU GIOVANI E
Genova
lemosina non basta» (cf ti anni hai.
TV. «Trovo efficace e pie-
BS/marzo). Giusto. Nel no-
namente .condivisibile l'ap- Come si sa, il BS esce in ol-
stro Centro lo sperimentia-
pello di Nonna Maria (cf tre 40 edizioni in lingue di-
mo ogni giorno. Il 40 per
ES/febbraio), che evidenzia verse. Ciascuna però è indi-
cento delle donne che vengo- IL CAPPELLO DI DON un problema fin troppo pendente quanto a direzio-
no a chiedere aiuto sono ex- BOSCO. «Genova-Sampier- scottante e attuale. Guai se ne, diffusione e amministra-
tracomunitarie. Accoglien- darena ha perso la preziosa nessuno più riuscisse a fre- zione. Le altre edizioni sono
dole ci accorgiamo che non reliquia del cappello di Don nare "le oscenità e le crimi- inoltre legate çi quota di ab-
sono sempre e solo i soldi Bosco (allego l'articolo e la nalità che ogni giorno la te- bonamento. Comunque !'in-
4 · LUGLIO-AGOSTO 1993

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dirizzo del BS inglese è que- persone. Mi è rimasto un
sto: Salesian Bulletin, 266 po' di amaro in bocca. Il
Wellington Road North, film non rende un buon ser-
Stockport, Cheshire SK4 vizio al fondatore dei sale-
2QR, Gran Bretagna. Ma in siani, come ha commentato
lingua inglese, naturalmen- «Telesette» nei programmi
te, ci sono anche le edizioni della settimana. Spero di
irlandese, australiana, in- farle cosa gradita mandan-
diana, ecc.
dole una mia composizione
musicale dedicata a Don
Bosco . Il canto è stato depo-
NON RENDE UN BUON sitato alla SIAE ed è stato
SERVIZIO. «Ho seguito al- giudicato positivamente. Le
la RAI la replica del film parole sono di Armando
«Don Bosco». Nulla da ec- Co~tanzo, che in tre strofe
cepire sull'interpretazione compendia la vita di Don
di Ben Gazzara. Ma mi ha Bosco».
lasciato perplesso il fatto
che non siano state prese in
Ubaldo Viotti
considerazione molte per-
. Vi(l San Rocco, I
sone vicine a Don Bosco, da
12063 Dogliani (CN)
don Rua a Domenico Sa-
vio, da Maria Mazzarello a So che il Rettor Maggiore
Mamma Margherita. La vi- ha gradito la sua cassetta, e
ta di Don Bosco è piena di le ha scritto: «La sua com-
incontri con una miriade di posizione piacerà ai giovani:
C.o,T..,--..;:?A.Jr- - - - - - - - - - ,
è un motivo attuale e subito
orecchiabile». Anche noi
l'abbiamo trovata simpatica
e ben eseguita.
f\\11 È STATO VICINO .
«Da quasi un anno ricevo il
BS e ve ne sono grato. Mi è
stato molto vicino e mi ha
anche aiutato a riscoprire la
fede che avevo perduto negli
ultimi anni. Sto uscendo dal
caré!ere e quindi vi chiedo di
togliere per ora il mio indi-
rizzo. Appena sarò sistema-
to vi comunicherò il mio
nuovo recapito».
V.S. Paris
I RISCHI DELL'ADOZIO-
NE. «Siamo sposati dal
1937 e non abbiamo avuto
figli. Nel '66 pensammo di
adottare un bambino. C'era
fl dottore, c'erano le suore e
allora tante cose non le capi-
vo, ora però posso dire tutto
il dispiacere che abbiamo
avuto nel compiere quel
passo. Qµando era piccolo
era un amore. Ha frequen-
tato l'asilo, le scuole ele-
mentari, le prime scuole me-
die e tutto andava bene. Poi
in poco tempo non volle più
andare a scuola, chiedeva
solo dei soldi, non studiava.
In qualche modo arrivò alla
scuola superiore. Poi volle
la macchina (ne ha consu-
mate tre), non gli andava
più bene niente, tornava alle
ore piccole. Voleva sempre
dei soldi. Arrivò a sputare
in faccia al padre perché gli
aveva detto che il denaro
bastava appena per vivere.
leCominciò a ferirci con paro-
volgari. Abbiamo vendu-
to la casa: ora a lui abbiamo
comperato una easetta e noi
viviamo in casil di un ni-
pote».
Lettera firmata
L 'impressione però è che la
causa del deterioramento
dei rapporti tra genitori e fi-
glio non troyi necessaria-
mente la sua causa nell'ado-
zione.
POESIA RJ!;LIGIOSA
13 EDIZIONE
«PREMIO LETTERARIO
ROSETUM»
Il Centro Culturale Francesca-
no Rosetum, in collaborazione
con la rivista Bollettino Cardio-
logico, bandisce la prima edi-
zione del Premio Lelterario Ro-
setum per poesie ispirate ai va-
lori umani e religiosi. Ogni Au-
tore può concorrere con una
poesia inedita - in tre copie -
corredata da nome, cognome,
indirizzo e firma autografa (se-
gnalare l'età, se minorenni).
Il termine per la presentazione
delle opere è fissato al 31 agosto
I993. La Giuria è presieduta
dallo scrittore Vittorio Messori
ed è composta da padre Deme-
trio Patrini, direttore del Cen-
tro Culturale Rosetum e da altri
giornalisti e insegnanti.
Fra tutte le opere pervenute,
verranno selezionate dieci poe-
sie che parteciperanno allo spet-
tacolo «Poesie e Musica», il
giorno 23 ottobre I993 al Tea-
tro Rosetum di Milano.
Nel corso della manifestazione,
le poesie prescelte verranno pre-
sentate insieme all'autore e sa-
ranno recitate da un attore, con
il commento musicale dell'or-
chestra sinfonica Rosetum, di-
retta da Adriano Bassi.
Ai termine dello spettacolo tea-
trale, le prime 'tre poesie classifi-
cate riceveranno i premi offerti
dalla rivista Bollettino Cardio-
logico:
1° premio - Targa d'oro;
11° premio - Targa d'argento;
III0 premio - Targa d'argento.
Il Centro Documentazione Stam-
pa Cattolica assegnerà, inoltre, il
riconoscimento speciale «Poe-
sia Giovane» ad una delle liri-
che partecipanti, composta da
un autore di età non superiore
ai 18 anni. Le poesie finaliste
verranno pubblicate dalle riviste
Rosetum e Bollettino Cardiolo-
gico.
PREMIO LETTERARIO
RQSETUM
E io che mi lamento perché mio marito qualche
volta non mi aiuta a lavare i piatti. ..
Sottoporremo a uno dei no-
stri esperti la vostra lettera.
20146 MILANO - Via Pisanello, I
Te!. (02) 48.70.72.03
LUGLIO-AGOSTO 1993 - 5

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GIAPPONE
NUOVO AUSILIARE PER LIVORNO
LA PICCOLA
COMUNITÀ
SI RINNOVA
Aveva più di cent'anni la
vecchia casa giapponese che
dall'inizio fungeva da missio-
ne nella cittadina di Kitsuki.
Al suo posto, con la collabo-
razione di tanti amici, cristia-
ni e non cristiani, è sorta la
nuova missione, una graziosa
costruzione in legno, ben in-
serita nell'ambiente. Il vec-
chio portone restaurato e la
nuova chiesa sono ora una
meta obbligata per quanti vi-
sitano il centro storico della
città. «La piccola comunità
cristiana ha celebrato recente-
mente il 40° di fondazione»,
ha scritto don Tassinari, 81
anni, «e anche questa società
super industrializzata e in-
golfata nel benessere materia-
le comincia a scricchiolare.
Quando il balzo in avanti che
i·missionari attendono?».
PANAMA
NUOVA MISSIONE
A YAVIZA
Nell'ambito della «Nueva
Evangelizaci6n» e dei 500 an-
ni dell'America Latina, i sa-
lesiani del Centro-America
hanno aperto un'opera nella
regione del Darién. Don Gui-
do Maroto e don Peppe Leo
sono stati inviati con l'incari-
co di preparare in quella zona
progetti di evangelizzazione,
con la collaborazione di alcu-
ni laici della Famiglia Salesia-
na. La nuova missione è si-
tuata ai confini della Colom-
bia, al centro di una foresta in
taluni punti ancora inesplora-
ta, considerata il polmone
d'America. Il centro, Yaviza,
so trova a 250 chilometri dalla
capitale ed è raggiungibile con
I Darién (Panama).
Complesso musicale
Embera.
Giovanni Paolo II ha nominato don Vincenzo Savio
ausiliare del vescovo di Livorno. Nato nel 1944 in provin-
cia di Bergamo, don Savio era attualmente direttore del
Liceo «Madonna degli Angeli» di Alassio. Nel 1988 era
stato scelto dal cardinal Piovanelli come segretario genera-
le per il 34° Sinodo diocesano di Firenze. Era stato eletto
delegato della ispettoria Ligure-Toscana per l'ultimo Ca-
pitolo generale salesiano (Roma-Salesianum, 1990).
Il nuovo ausiliare di Livorno mons. Savio,
qui con il cardinal Piovanelli.
un'ora di aereo o circa 12 ore
di jeep per strade impossibili.
Lungo i fiumi, unica via di
comunicazione interna, si af-
facciano circa 25 mila persone
divise in varie tribù (Embera-
Kunawounaan) e i cosiddetti
afroamericani.
STATI UNITI
VIGILIA DI DENVER
Oltre 500 giovani del Movi-
mento Giovanile Salesiano de-
gli Stati Uniti si stanno mobili-
tando per preparare il grande
incontro mondiale dei giovani
con Giovanni Paojo Il. A
Denver, dal 10 al 16 agosto,
sono attesi centinaia di gruppi
giovanili salesiani provenienti
dall'Europa e dall'America
Latina. Alla manifestazione
hanno assicurato la loro pre-
senza anche i consiglieri per la
pastorale giovanile don Luc
Van Looy e suor Georgina
McPake.
DE}nver.
6 · LUGLIO-AGOSTO 1993

1.7 Page 7

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ti i giovani, e tra questi i più nascimento per i servizi offer-
poveri. Ai loro orecchi sono ti in 25 anni dall'opera sale-
risuonate le parole che a Santo siana. Il premio, che si richia-
Domingo Giovanni Paolo II ma a un missionario spagnolo
aveva rivolto al delegato della che si battè a difesa degli in-
pastorale giovanile: «Non dios, viene consegnato ogni
dimenticate i ragazzi della anno a persone o enti che
strada».
svolgono attività particolar-
mente significative a benefi-
cio della collettività.
MESSICO
IL «VASCO DE
QUIROGA 1993»
KENYA
PRIMO GRUPPO
DI COOPERATORI
A Nairobi hanno fatto la pro-
messa solenne i primi 19 coo-
peratori salesiani. Don Wil-
frid D'Souza, il loro delegato ,
li ha preparati a questo passo
con due anni di formazione.
Ora si impegnano nella cate-
chesi, collaborano nei proget-
ti a favore dei più poveri e
portano la loro testimonianza
cristiana in famiglia e con gli
amici.
AMERICA LATINA
CON I GIOVANI
DOPO «SANTO
DOMINGO»
Si è concluso con un pelle-
grinaggio al santuario di Gua-
dalupe l'incontro che i sale-
siani e le Figlie di Maria Ausi-
liatrice delle ispettorie del Su-
damerica hanno tenuto per
"leggere insieme ai giovani"
il documento finale della IV
Conferenza Generale di Santo
Domingo. E lo hanno fatto
impegnando i vertici della pa-
storale giovanile delle due
congregazioni e i responsabili
delle ispettorie sudamericane
al massimo livello. Don Van
Looy e suor McPake hanno
I Nairobi (Kenya). Il primo
nucleo dei cooperatori
con don D'Souza
(al centro).
IIl gruppo degli argentini
con don Van Looy,
alla fisarmonica, e
suor Georgina McPake,
seduta tra i giovani.
tenuto incontri di cinque gior-
ni rispettivamente in Argenti-
na, Brasile, Colombia e Mes-
sico. Presenti ispettori e ispet-
trici, sono stati invitati anche
quattro giovani animatori per
ogni ispettoria. Aiutati da al-
cuni partecipanti alla Confe-
renza di Santo Domingo, in-
sieme hanno approfondito la
conoscenza del documento fi-
nale e si sono sintonizzati con
i problemi e le attese della
Chiesa dell'America Latina.
In particolare si è preso atto
della necessità di raggiungere
con il messaggio di amore tut-
Il governatore dello stato di
Guajuato, dottor Carlos Me-
dina Plascencia, ha consegna-
to il premio «Vasco de Quiro-
ga» per il 1993 al direttore del
Centro Giovanile di Irapuato.
I Padre Victor Chavarin ha ri-
cevuto la statuetta, come rica-
la statuetta del «Vasco
de Quiroga». Il premio è
andato al Centro
Giovanile di lrapuato .
TUTTI I ROCCARO DEL MONDO. L'idea è curiosa.
Don Bruno Roccaro, da anni a Cuba, ha pensato di
riunire per una settimana di ferie e di ritiro spirituale
il maggior n~mero possibile dei «Roccaro», attualmen-
te 454 vivi, di cui 14 religiosi, quasi tutti missionari e
molti salesiani. Superando le difficoltà del collegamen-
to e quelle organizzative, si sono incontrati per una set-
timana nella casa alpina «Madonnina delle Nevi» a
Fiera.di Primiero, dove hanno avuto incontri e dibattiti
su temi formativi, momenti di preghiera e di testimo-
nianza. 129 i partecipanti, che hanno potuto godere tra
l'altro dell'incantevole paesaggio e delle simpatiche
camminate per la Val Canali.
LUGLIO-AGOSTO 1993 7

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DAVVERO
IL CRISTIANO
PUÒ OCCUPARSI
DI POLITICA?
Risponde Guido Gatti:
Se lo domandano in molti oggi , di
fronte alla scoperta di quanta cor-
ruzione si nascondesse dietro gli
squallidi giochi della politica italia-
na. E quello che impressiona di più
è il fatto che dietro la colpevole diso-
nestà delle persone singole sembra
affiorare una oggettiva disonestà del
sistema, che travolge anche perso-
ne forse entrate nel mondo della po-
litica con motivazion i ideali.
Eppure la risposta a questa do-
manda può essere solo un sì e un sì
maiuscolo. Intanto il non occuparsi
Il premio Nobel Rigoberta
IMenchu. Guatemalteca di soli 33
anni, Rigoberta è una cristiana
impegnata ed è a fianco della
Chiesa nel promuovere i diritti
umani e i valori della pace
nel suo paese.
di politica in una società dotata, be-
ne o male, di ordinamenti democrati-
ci, equivale in realtà a fare la politica
peggiore: quella dell'assenteismo
colpevole e della complicità. Di tutta
la corruzione che viene oggi a galla,
colpevoli non sono solo quelli che vi
hanno positivamente partecipato,
ma anche tutti quelli, e sono molti di
più, che non hanno vigilato, denun-
ciato, che ne hanno approfittato con-
cedendo il loro consenso in cambio
di favori, silenzi, prebende, a ogni li-
vello, anche i più bassi. Potranno
forse costoro lavarsi oggi lemanico-
me Pilato, con la scusa che non han-
no fatto politica?
Il fatto che molti politici sono stati
disonesti non può esimere il cristia-
a · LUGLIO-AGOSTO 1993
no dal fare politica più di quanto il
comportamento selvaggiamente cor-
porativo di tanti insegnanti, med ici,
funzionari e burocrati autorizzi il cri-
stiano a fuggire da queste professio-
ni. La politica attiva comporta certa-
mente tentazioni più evidenti che al-
tre professioni: la tentazione dell'a-
buso del potere politico ed economi-
co. Ma la tentazione dell'abuso se-
gnala la presenza di una disponibili-
tà e di un uso che ha di sua natura
una funzione sociale, anzi l'aspetto
di una missione: potere e denaro so-
no 9n strumenti per la promozione
del bene comune.
Non fare politica significa rifiutare
questa missione, disinteressarsi del
bene comune, non fare nulla perché
questo mondo cambi e sia meno in-
giusto, meno crudele e meno disu-
mano di quello che non sia.
DON BOSCO
SUPERATO?
«Ho letto la Storia Sacra di Don
Bosco. I suoi .commenti mi sono
sembrati alquanto superati. Non
pensate di rielaborarli e aggior-
narli? Il racconto degli ebrei in
marcia verso la Terra Promessa
mi è sembrato quello degli ameri-
cani alla conquista dei territori
indiani.. .».
Risponde Francesco Motto:
Il rilievo si può condividere, ma oc-
corre considerare i motivi per cui
Don Bosco scrisse quel libro. Diceva
Don Bosco nel 1847: «In ogni pagina
ebbi sempre fisso quel principio: il-
luminare la mente per rendere buo-
no il cuore, e polarizzare quanto si
può la scienza della Sacra Bibbia,
onde riesca poi facile dal racconto
sacro far passaggio all'insegnamen-
to della morale e della religione» .
In altre parole, Don Bosco era
convinto che la storia sacra fosse il
mezzo migliore per illustrare la dot-
trina cristiana e pose in rilievo quei
fatti che riflettevano le sue convin-
zioni religiose. Volle evitare i difetti di
altri: mancanza di popolarità nella
lingua e nello stile, poca cura di far
rilevare i punti che dovevano servire
Una modernissima biografia di
Don Bosco a fumetti.
di fondamento alle verità di fede e al-
la vita sacramentale, narrazione di
fatti inopportuni per i ragazzi; e nar-
rò semplicemente la storia sacra sul-
la misura delle conoscenze comuni
nel suo ambiente, come si faceva
nelle scuole del Piemonte 150 anni
fa.
Da allora ne è passata di acqua
sotto i ponti. La Parola di Dio non è
cambiata, ma siamo cambiati noi.
Don Bosco non aveva né poteva
avere le nostre preoccupazioni ese-
getiche ed ermeneutiche. Non si ri-
volgeva al pubblico giovanile di og-
gi; la letteratura devozionale e prati-
ca del suo tempo non era la nostra.
Fra la sua Storia Sacra e noi c'è sta-
to il Concilio Vaticano I e soprattutto
il Concilio Vaticano Il, che ci ha detto
che semi di verità sono presenti in
tutte le religioni, che occorre leggere
i segni del tempi in modo dinamico.
Che fare allora? Non si tratta di ren-
dere moderna la Storia Sacra di Don
Bosco. Quella resta un evento stori-
co del passato, una fonte di studio
per capire Don Bosco, la sua menta-
lità e il suo tempo. Don Bosco in
questo modo ha portato i giovani a
Cristo; noi dobbiamo raggiungere lo
stesso obiettivo attraverso nuovi mo-
delli di pastorale e di catechesi che
siano in consonanza coi bisogni dei
giovani e della nostra società.

1.9 Page 9

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PRIMA PAGINA
I
I
di Gianni Frigerio
Il «Premio della testimonianza» è
stato consegnato quest'anno ad Ar-
rigo Sacchi, commissario della na-
zionale ·di calcio. Il Premio interna-
zionale da 20 anni viene offerto a
persone che testimoniano nella loro
vita i valori cristiani del coraggio e
della speranza. In precedenza era-
no stati scelti tra gli altri Madre Tere-
sa di Calcutta, Helder Camara, Leo-
pold Sédar Senghor, Jozef Glemp,
Giovanni Testori. La premiazione ha
avuto come primo appuntamento la
visita all'oratorio salesiano di Vibo
Valentia, dove erano ad attenderlo
schierate le varie squadre e i ragaz-
zi in costume con le bandiere delle
nazioni europee. Migliaia di giovani
e genitori che insieme ai giornalisti ,
lo hanno assediato con il loro entu-
siasmo e le loro domande. «Con
Sacchi i veri protagonisti sono stati i
giovani», dirà al termine della gior-
nata monsignor Brindisi, presidente
del Premio.
Arrigo Sacchi, dichiarandosi lu-
singato per l'inatteso riconoscimen-
to offerto a lui e allo sport, ricevendo
il Premio ha voluto sottolineare le
motivazioni che lo hanno guidato
nella sua vita di sportivo. «In un mo-
mento di crisi così grave per la no-
stra nazione, anche lo sport può es-
SACCHI
PREMIATO
A VIBO VALENTIA
Ad Arrigo Sacchi è stato con-
segnato quest'anno il «Premio
Testimonianza 1993». In un
Duomo gremito, ricevendo il
premio, ha parlato dello sport e
dei suoi possibili valori. Al mat-
tino aveva incontrato i giovani
dell'Oratorio-Centro Giovanile
di Vibo Valentia.
sere un sentiero possibile per la ri-
surrezione dell' uomo» , ha detto.
«Non sono un idealista. Mi sembra
anzi , di essere un uomo concreto e
consapevole delle luci e delle ombre
che ci sono nel cuore e nella vita
dell'uomo. Però non sono nemmeno
d'accordo con chi identifica lo sport
con l'agonismo esasperato e la diffi-
denza reciproca. Sì , ci sono atleti ro-
vinati dagli stimolanti o dall 'immatu-
rità nell'affrontare il successo. Ma ci
sono anche migliaia di giovani per
cui lo sport è competizione , è spet-
tacolo, è lotta contro il tempo e lo
spat;io, è scoperta di sé e del mon-
do. E molla che ti fa puntare in alto ,
che ti fa desiderare un nuovo tra-
guardo».
Al mattino, rispondendo a uno dei
giovanissimi dell 'oratorio salesiano
che gli aveva chiesto se credeva
che attraverso lo sport i ragazzi po-
tevano giungere a scoprire i veri va-
lori della vita, aveva risposto: «Cre-
do che lo sport sia importante, che
lo sport consenta di pensare in mo-
do non egoistico , specialmente lo
sport di squadra. Ti consente di co-
noscere tante persone, i ceti sociali
diversi. Vivere lo sport credo sia pro-
prio una palestra della vita».
Non è da oggi che Arrigo Sacchi
pensa dello sport in questo modo . In
una intervista rilasciata tempo fa al
mensile Jesus, aveva detto, pren-
dendo in qualche modo le distanze
da un professionismo esasperato:
«La logica del vincere sempre, do-
vunque e comunque, è la negazione
dello spirito sportivo. Se si ha rispet-
to degli altri, coscienza dei propri li-
miti , umiltà e fedeltà nell'impegno,
si prova davvero il gusto di giocare,
di divertirsi e di divertire».
Arrigo Sacchi tra gli oratoriani di Vibo Valentia.
LUGLIO-AGOSTO 1993 9

1.10 Page 10

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ESPERIENZE
Il contatto con la vita
monastica per
un'esperienza di deserto.
È la vacanza alternativa
di un numero sempre
crescente di cristiani.
L ontani dalle spiagge affollate,
dal chiasso, dalle chiacchiere
vuote, e invece di una confortevole
camera d'albergo, il silenzio di una
cella e la Parola di Dio a fare com-
pagnia.
Dove? Nei luoghi in cui la Presen-
za si fa tangibile, dove possiamo fer-
marci a pensare e a ripensare alla
nostra vita, e fare il pieno di speran-
za per l'anno che ci attende.
La comunità di Bose
Bose di Magnano, in provincia di
Vercelli, è una comunità monastica
di uomini e donne provenienti da
chiese cristiane diverse. Fondata da
Enzo Bianchi, ha come fondamenti
la preghiera, ·la povertà e l'obbe-
dienza al Vangelo. Alcuni monaci
lavorano all'esterno come medici o
insegnanti, altri si occupano all'in-
terno della comunità di lavori ma-
nuali (c'è l'orto, il laboratorio di fa-
legnameria e la tipografia) o dello
studio e della traduzione di testi an-
tichi.
La giornata è scandita da tre mo-
menti di preghiera comune: al mat-
tino alle 6, alle 12,30 e alle 18,30. Il
sabato alle 20,30 c'è la lectio divina,
cioè la preghiera e lo studio dei testi
biblici della domenica. Bose, oltre
all'accoglienza, offre la possibilità
nanzitutto la pace, il silenzio, sotto-
lineati solo dal fruscio degli alberi e
dalla cortina della Alpi, maestose
contro il cielo di cristallo. E poi lo
spirito di fraternità, con il quale i
monaci accolgono e guidano gli
ospiti nella loro ricerca spirituale.
Qui nel 1965 un giovane di Asti,
spinto dal desiderio di fare una espe-
rienza monastica, venne a stabilirsi
in un vecchio cascinale abbandona-
to. Dopo 26 anni Enzo Bianchi è an-
cora qui, e con lui ci sono 34 mona-
di fare due campi di lavoro (per gio- ci. Il vecchio cascinale è stato ri-
vani dai 18 ai 24 anni), basati su strutturato, dove prima era il fienile
mezza giornata di lavoro e mezza ora sorge una cappella e la piccola
giornata di riflessione; organizza pineta, davanti all'ingresso, è adibi-
delle settimane bibliche e di spiri- · ta a campeggio per i giovani che
tualità.
d'estate arrivano con le tende. Le
Ma cos'ha di particolare Bose, da camerette a disposizione degli ospi-
attrarre centinaia di persone? In- ti, infatti, sono solo 40.
Ma la storia ed il valore di Bose
non è solo questo: è l'unica comuni-
tà al mondo nella quale vivono in-
sieme l'obbedienza e la castità don-
ne e uomini. È inoltre una comunità
ecumenica e profetica, perché vi
fanno parte anche due monaci di re-
.ligione protestante, che condivido-
no in tutto la vita dei fratelli cattoli-
ci, tranne che nell'Eucarestia.
Ed è una comunità fuori dal
mondo ma aperta al mondo. Qui
l'accoglienza è essenziale ed ha il ca-
lore spontaneo della semplicità. I
monaci poi vengono spesso chiama-
ti per predicare esercizi spirituali e
corsi biblici in ogni parte d'Italia e
anche all'estero.
Agli ospiti (circa diecimila ogni
anno) si chiede solo di rispettare gli
orari, il silenzio e la pace. E fra di
10 · LUGLIO-AGOSTO 1993

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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stata una delle intuizioni più prezio-
se di Carlo Carretto, che vi ha speso
a piene mani parte della sua vita.
Nella stagione più calda, l'altare è
preparato nel chiostro, al centro un
fazzoletto di erba verde e una gran-
de tenda bianca, ·che ricorda il de-
serto di fratel Carlo, a mitigare la
calura estiva. Se è domenica, dopo
la messa, si pranza insieme sparpa-
gliati sotto le arcate, e si è sempre in
tanti perché, oltre agli ospiti che si
fermano, ci sono quelli di passag-
gio, che vengono dalle grandi città
vicine per assaporare questo sentirsi
fratelli, condividendo il Pane e il
Vino della Messa e il cibo sulla ta-
vola.
A Spello approdano persone di
Spello. Chiostro di San Girolamo.
DI fianco la cappella.
essi non è raro individuare qualche
vescovo, anche. lui alla ricerca di
una sosta dello spirito, di una ricari-
ca di serenità, qui dove Dio è più vi-
cino.
I Piccoli Fratelli di Spello
Sul versante sud del Subasio sor-
ge Spello, vicino ad Assisi, in Um-
bria, con le sue case di pietra rosa,
i balconi fioriti, gli archi armoniosi.
E poi il silenzio, così tangibile e as-
soluto. Salendo verso il cimitero
troviamo il convento di San Girola-
mo, dove vive la Fraternità dei Pic-
coli Fratelli di Charles de Foucauld.
Questo luogo, che è come un'oasi
di speranza e una risposta alla indif-
ferenza e al chiasso ·del mondo, è
Giovani in preghiera a Taizé.
LUGLIO-AGOSTO 1993 11

2.2 Page 12

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Famiglia
Salesiana
ROMA. Don Corrado Bettiga è il nuo-
vo assistente centrale delle Volontarie di
Don Bosco (VDB) e succede a don Ri-
naldo Vallino. Nato a Sueglio (Como)
nel 1932, don Bettiga è stato direttore e
docente di diritto canonico nello stu-
dentato teologico di Castellammare di
Stabia e in seguito direttore della Casa
Madre di Valdocco e docente presso
l'Ateneo salesiano di Torino-Crocetta.
Attualmente era parroco del Gesù Ado-
lescente nel quartiere popolare San Pao-
lo di Torino.
POTENZA. È caduto vittima di pace, il
salesiano don Vincenzo Abbondanza,
44 anni, parroco di Anzi. Don Vincen-
zo, che aveva chiesto due anni fa di po-
ter fare a titolo personale questa espe-
rienza parrocchiale, era diventato l'ami-
co dei giovani e il sacerdote di tutti . Un
colpo di fucile alla testa Io ha stroncato
. nella campagna di Anzi, dove si era re-
cato per mettere pace in una famiglia.
MILANO. «I giovani e i loro problemi»
è il tema del concorso per la realizzazio-
ne del migliore videoclip, organizzato
dai Cinecircoli Giovanili Socioculturali
della regione Lombarda. La premiazione
avverrà nel mese di dicembre. Saranno
premiati i migliori videoclip, la miglior
colonna sonora e le migliori immagini .
ROMA. Sul tema «Donna e donne nel
cinema europeo» , è stata avviata unari-
cerca da suor Maria Ossi, con la consu-
lenza di numerosi studiosi, tra i quali il
prof. Eusebio Ciccotti. Sono già stati
selezionati i film dell'Europa Ovest e si
sta avviando la scelta di quelli dell'Est.
Le conclusioni della ricerca saranno re-
se pubbliche in un convegno che potrà
diventare l'occasione di un ampio dibat-
tito culturale.
KENYA. Il «Gruppo dei Dieci», vale a
dire i rappresentanti dei salesiani che la-
vorano in Kenya, Sudan, Tanzania e
Uganda, si è riunito a Nairobi per discu-
tere i problemi e presentare delle strate-
gie per un coordinamento missionario
interispettoriale per il 1994. In questa zo-
na lavorano 95 salesiani della visitatoria
dell'Africa Est (Kenya, Sudan e Tanza-
nia), 19 dell'ispettoria centrale (Kenya) e
7 dell'ispettoria di Varsavia (Uganda).
12 - LUGLIO-AGOSTO 1993
tutte le età e di tutte le religioni, ma
specie d'estate, l'affluenza dei gio-
vani è preponderante. Si organizza-
no settimane da vivere negli eremi
sparsi lungo le pendici del monte
Subasio, che i Piccoli Fratelli hanno
solo in dotazione. Sono antiche case
di pietra restaurate, che hanno con-
servato la loro austerità ed invitano
alla semplicità di vita ed alla con-
templazione. Ogni eremo ha la cuci-
na, le stanze da letto, · i servizi e la
cappella e può accogliere - secon-
do la sua grandezza - una sola per-
sona o gruppi. È previsto il lavoro
dei campi, per chi se la sente, in aiu-
to dei contadini che ricompensano
con i prodotti della terra, o lavori di
imbiancatura della casa e manuten-
zione. Ognuno mette a disposizione
le proprie capacità ed i compiti sono
equamente distribuiti nel gruppo di
cui si fa parte, o, se si è soli, in quel-
lo nel quale si è accolti in spirito di
fratellanza.
La giornata inizia con le Lodi; ci
sono poi le ore del lavoro e quelle
della preghiera, anche notturna,
quelle del silenzio e quelle della con-
divisione delle esperienze di vita,
dopo cena intorno alla tavola, o al-
1' aperto, alla luce di un fuoco.
Nel pomeriggio i gruppi conflui-
scono a San Girolamo, dove vengo-
no sviluppati dai Piccoli Fratelli, te-
mi biblici o evangelici.
Durante queste settimane Dio si
fa presenza viva per chi lo cerca: la
fraternità, la preghiera, la medita-
zione, il silenzio preparano questo
"passaggio", che per molti è il pri-
mo incontro con Dio della loro vita.
Anche la natura intorno aiuta la
contemplazione: la linea dolce delle
colline e l'improvviso paesaggio de-
sertico che si rivela a chi si avventu-
ra sul Subasio e che ricorda la terra
in cui visse Gesù.
Atteggiamenti nuovi
Dopo la sosta a Bose o a Spello si
torna sempre a casa diversi, perché
abbiamo fatto esperienza della gra-
tuità. La gratuità dell'amore di Dio,
che addolcisce le asprezze della vita;
la gratuità dell'amore dei monaci e
dei Piccoli Fratelli, che ci sono vici-
ni e ci accettano con tutte le nostre
incertezze; la gratuità di un'atmo-
sfera fatta di silenzio, ma abitata da
una Presenza, che la vita frenetica
d.elle nostre città non ci lascia perce-
pire. E le frustrazioni, le ansie, le
difficoltà si scioglieranno, man ma-
no che le incontreremo.
Giuseppina Coderno
Per informazioni e prenotazioni , scrivere
o telefonare:
Comunità di Base: lei. (015) 67.91.16; 67.91 .85
13050 Magnano (Ve).
Fraternità San Girolamo: Piccoli Fratelli del Vangel o,
lei. (0742) 65.276 - 06038 Spello (PG).

2.3 Page 13

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.
..
.COME DON B.QSCO
di Bruno Ferrere
«Si dia ampia libertà di saltare,
correre, schiamazzare a piacimen-
to. La ginnastica, la musica, la de-
clamazione, il teatrino, le passeg-
giate sono mezzi efficacissimi per
ottenere la disciplina, giovare alla
moralità ed alla sanUà». Queste pa-
role di Don Bosco sono il riflesso di
un'altra intuizione pedagogica di
una attualità straordinaria. Il gioco, il
cortile, la ricreazione hanno un'im-
portanza vitale nel sistema educati-
vo di Don Bosco. È inimmaginabile
una casa salesiana senza cortile,
portici e sale per giocare.
Un'importanza tutta da riscoprire,
oggi.
«Il gioco dovrebbe essere con-
siderato l'attività più seria dell'in-
fanzia» scrisse Montaigne. Ma que-
sta "'serissima attività" oggi è deci-
samente in pericolo. I bambini non
giocano più : "guardano", oppure
seduti si lasciano assorbire da vora-
ci giochi elettronici, che soddisfano
solo in parte quelle che sono le esi-
genze di un vero gioco.
Quello che un bambino impara
giocando è basilare per la sua cre-
scita armonica e normale e molti ge-
nitori ne sono convinti, ma la stan-
chezza e il nervosismo delle giorna-
te, aggiunti alla scarsezza delle
strutture, soprattutto in città, vanifi-
cano presto anche le migliori inten-
zioni.
È attraverso il gioco che il bambi-
no incomincia a comprendere come
funzionano le cose: che cosa si può
o non si può fare con determinati og-
getti e perché; mentre giocando con
altri bambini , si rende conto dell'esi-
stenza delle leggi del caso e della
probabilità, e di regole di comporta-
mento che vanno rispettate. Tutte
cose che non si apprendono giocan-
do con una macchina elettronica.
Ma la lezione forse più importante
che viene appresa dal gioco è che,
LIBERTÀ
DI GIOCARE
I Il gioco per i bambini è un diritto.
Con il gioco esprimono se stessi
e conoscono il mondo.
anche se si perde, il mondo non
crolla. Se si perde una partita, si può
vincere la successiva, o l'altra anco-
ra. Attraverso la sconfitta in un gioco
o in una gara che possono essere ri-
petuti e in cui potrà eventualmente
vincere, il bambino arriva a convin-
cersi di potercela fare, nella vita, no-
nostante i fallimenti temporanei,
persino in situazioni identiche a
quella che l'aveva visto sconfitto.
S'intende che, perché il bambino
impari questa lezione così fonda-
mentale, occorre che i genitori non
attribuiscano importanza al fatto di
vincere, bensì al piacere di giocare.
Il piacere che Don Bosco cercava
di dimostrare ai suoi ragazzi, gio-
cando con loro. Nel 1868, a 53 anni,
accettò e vinse una memorabile sfi-
da di velocità con i ragazzi.
Ma il fiuto educativo di Don Bo-
sco aveva percepito qualcosa di
più. Nel gioco i ragazzi si rivelano.
Dai giochi che un bambino fa pos-
siamo farci un'idea di come vede e
interpreta il mondo: come vorrebbe
che fosse, che cosa gli interessa,
quali problemi lo affliggono. Attra-
verso il modo di giocare esprime.co-
se che non riuscirebbe a tradurre in
parole.
Nel gioco, i bambini e i ragazzi
sentono la musica silenziosa della
vita: è una gioia sentire che il corpo
funziona bene. Quando usano il cor-
po i bambini sono pervasi da un tale
senso di esuberanza che non rie-
scono a rimanere in silenzio, devo-
no esprimere a gran voce la " con-
tentezza muscolare" per le cose
che il loro corpo sa fare .
Il gioco condiviso costituisce la
fonte di un'altra grande soddisfazio-
ne della vita: quella di funzionare
bene in relazione ad altri. I giochi di
squadra, anche i più semplici, inse-
gnano concretamente il significato
di concetti •astratti come solidarietà
e concordia, e come siano necessa-
ri per raggiungere una meta co-
mune.
Nella pedagogia salesiana c'è
ancora un elemento: gli educatori
sono invitati a giocare con i ragaz-
zi. I genitori che giocano con i figli ,
condividendo sinceramente la loro
gioia, creano con loro un legame di
tipo veramente speciale.
LUGLIO-AGOSTO 1993 - 13

2.4 Page 14

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PROTAGONISTI
LA CITTÀ DON BOSCO
La Cidade Dom Bosco
di Corumbd è nata dallo
spirito missionario di
don Ernesto Saksida
e da un gruppo
di.exallievi. Oggi ospita
oltre duemila ragazzi
e ha trasformato la faccia
della periferia della città.
A Corumba quel giorno era il 7
settembre e si celebrava la festa
nazionale. La gente si era riversata
per le vie della città, dove i ragazzi
delle scuole e i militari sfilavano nel-
le loro divise. Sul corso principale la
sfilata dei carri, ornati di festoni a
IRagazzi della strada ospiti
della Cidade Dom Bosco, dove
svolgono lavori artigianali
retribuiti (qui colorano stampi
di argilla della fauna locale).
con una decina di bambini smunti e
vestiti di poco. Tra quella musica e
la festa, il carro con la baracca pas-
sò gelido come un carro funebre. E
gli abitanti di Corumba videro con i
loro occhi lo squallore di una mise-
ria che pensavano di conoscere bene
e si trovava a due passi da loro.
Don Saksida tra i suol ragazzi in una foto degli inizi.
colori, che ricordavano i progressi
tecnici della città, le sue industrie, le
sue istituzioni. Ai bordi la gente am-
mirava e applaudiva. A un tratto pe-
rò, inaspettato, apparve un carro
che fece smorzart:; il sorriso a tutti.
Privo di addobbi e di chincaglierie
14 · LUGLIO-AGOSTO 1993
trasportava semplicemente una ba-
racca, una baracca vera, fatta di la-
miere e di scatole di conserva e assi
di cassette, e la scritta Città di Co-
rumbd, 6.000 baracche, 15.000 p@ve-
ri. La baracca aveva i suoi abitanti
veri: un papà e una mamma veri,
Dodici rioni di povertà
Chi trent' anni fa aveva avuto l'i-
dea di inviare alla sfilata quel carro
guastafeste, era un sacerdote sale-
siano, don Ernesto Saksida, fonda-
tore della Cidade Dom Bosco.
La Cidade Dom Bosco fu fondata
esattamente il 3 aprile 1961 nella pe-
riferia povera della piccola città
brasiliana di Corumba, nel Mato
Grosso del Sud, a ovest dell'immen-
so Brasile. Lontana dai centri indu-
striali, a soli tre chilometri dalla Bo-

2.5 Page 15

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DI DON SAKSIDA di Umberto De Vanna
Un istruttore volontario italiano con i giovani apprendfsti.
livia, sull'argine dell'immenso fiu-
me Paraguay, Corumba è ricca nel
suo centro, un raggio di cinquecen-
to metri, ma poverissima nei dodici
rioni circostanti, sia dal punto di vi-
sta morale che socio-economico.
Gli allevatori di bestiame e i com-
mercianti costituiscono il gruppo
benestante, che però non sempre è
ben disposto verso quella povera
gente. C'è dell'indolenza nei poveri,
e i ricchi si stancano anche di aiutar-
li e si abituano a vederseli accanto.
La Cidade Dom Bosco ha avuto ini-
zio in una stanza di 30 metri qua-
drati. Era una baracca occupata a
metà da una famiglia con nove figli.
Don Saksida affittò l'altra metà.
Bastò spostare due letti e mettervi
dentro dei vecchi banchi ceduti dal-
le suore salesiane perché tutto co-
minciasse con i primi 72 bambini
poveri. Oggi la Cidade Dom Bosco
ha più di duemila giovani. «Questa
Città è una vera storia d'amore»,
dice don Saksida. «Attorno alla ba-
racca, ancora oggi presente, simbo-
lo di tanto amore di Dio e degli uo-
mini, tutto è cambiato. A duecento
metri dalla baracca sorgono oggi
delle costruzioni in grado di ospita-
re centinaia di bambini, ragazzi e
giovani. Vengono educati alla fede
e al rispetto, imparano un mestiere,
li aiutiamo a diventare cittadini
consapevoli e corresponsabili».
Per educare il loro cuore
Nato in provincia di Gorizia, nel-
l'italiana Montespino, oggi interri-
torio sloveno, don Saksida è partito
missionario quasi 60 anni fa, appe-
na quindicenne. Della nuova patria,
il Brasile, ha assorbito subito la lin-
gua e gli umori, ma soprattutto ha
fatto suoi i problemi della gente.
Trent'anni fa insegnava nel bel col-
legio salesiano della città. Con un
gruppo di exallievi organizzò una
peregrinatio Mariae tra le case della
periferia e si trovò faccia a faccia
con le baracche e la miseria più ne-
I Corumbé. Cidade Dom Bosco. Un
momento della campagna
elettorale e (In alto)
i giovanissimi elettori.
LUGLIO-AGOSTO 1993 - 15

2.6 Page 16

▲back to top
ra. Passò dalla nausea alla compas-
sione, poi gli sembrarono insoppor-
tabili quelle baracche impietosa-
mente scaldate dal sole, prive di ser-
vizi, di docce, di cucina, di letti e di
luce. E cominciò pensando ai più
giovani: «Riscattare gli adulti mi
sembrò un'impresa disperata. Non
si poteva cambiare la loro mentalità
ormai solidificata e forse fatalistica.
Mi convinsi che bisognava partire
dai figli: essi erano ancora malleabi-
li. Ma non bastava dare loro una ca-
sa, un vestito, e neppure l'istruzio-
ne. Occorreva dare loro una fami -
glia nuova, capace di amarli e di
educare il loro cuore». Nacque per
questo la Cidade Dom Bosco.
Ogni mattina don Saksida comin-
ciò a fare scuola ai ragazzi, poi gira-
va la città in cerca di soldi, per dare
ai suoi allievi almeno un po' di latte
in polvere. Ma col tempo imparò a
rivolgersi anche a Rio de Janeiro e
a San Paolo, fece parlare di sé i
giornali e la televisione. Predicò
nelle chiese degli Stati Uniti e in Eu-
ropa. In Spagna e in Italia molte
persone si impegnarono a diventare
i "padrini" dei suoi ragazzi, che da
quel momento seppero che c'era chi
teneva sottecchi la loro fotografia e
lasciava a tavola un posto libero per
loro . Fu così che vennero le aule e i
laboratori, gli insegnanti, le medici-
ne, il latte in polvere, la farina.
Quando a Valdocco Don Bosco so-
gnava cose simili gli diedero del
pazzo. Don Saksida fu preso spesso
per utopista e rivoluzionario. Ma la
Cidade Dom Bosco divenne realtà .
Un vera mini-democrazia
Da oltre mezzo secolo esiste que-
sta grande famiglia dove Don Bosco
è popolarissimo: «Don Bosco era
povero come noi», dicono i ragazzi.
«Ha diviso il suo pane, ha sognato
in grande ed è riuscito». Oggi tra i
banchi si trovano ormai i figli dei
primi ospiti. Don Saksida, con i
suoi 74 anni a ottobre, ha passato la
mano. Il nuovo direttore don Gio-
vanni Zerbini sta pensando a nuove
scuole professionali. «Abbiamo da-
to a questi ragazzi la possibilità di
uscire da una situazione di povertà
che pareva invincibile», spiega don
Saksida. «Sono diventati muratori,
elettricisti, disegnatori, idraulici. Si
sono costruita una casa vera al po-
sto della baracca. Molti hanno pro-
seguito gli studi e alcuni sono arri-
vati all'università. 38 dei nostri in-
segnanti sono exallievi di questa
scuola.
«La Cidade Dom Bosco è una ve-
ra "Città dei Ragazzi" dove essi di-
ventano cittadini di una minidemo-
Don Saksida, tra i suoi ragazzi oggi.
16 · LUGLIO-AGOSTO 1993
crazia ed entrano a far parte di una
società con diritti e doveri comuni-
tari», continua don Saksida. «S_i
sentono responsabili, i primi respo-
nabili della loro educazione». Per
ogni fascia di età infatti viene eletto
un sindaco e un consiglio comunale.
Ragazzi e giovani all'inizio di ogni
anno organizzano vere e proprie
campagne elettorali a sostegno dei
vari candidati. L'entusiasmo cresce
man mano che si avvicinano le ele-
zioni e con gioia proclamano essi
stessi il vincitore. E non vi sono
sconfitti, perché tutti vengono coin-
volti nel governo e partecipano con
responsabilità all'attività nei vari
settori: ricreativo, letterario, am-
bientale, sociale, assistenziale, edu-
cativo e religioso.
Sono i ragazzi i soggetti principali
di un processo di vero auto-governo.
Si tratta di un'esperienza positiva di
educazione civica che segnerà tutta
la loro vita.
Padre e bene/attore
«I ragazzi sorridono quando un
personaggio autorevole viene a farci
visita e fa l'elogio di don Saksida e
dice, magari, che mi dovrebbero fa-
re il monumento» osserva ancora
don Saksida: «essi sanno bene che il
merito va a loro, che si .rendono
ogni giorno disponibili a lottare
coritro le difficoltà e la povertà,
contro l'istinto di violenza che do-
mina nel loro quartiere».
Ma un bel regalo i ragazzi glielo
hanno fatto e don Saksida lo ricor-
da bene. Erano passati pochi anni
dagli inizi e aveva pensato di ripor-
tare i ragazzi della Cidade Dom Bo-
_sco alla sfilata della festa nazionale.
Questa volta i ragazzi erano anche
loro bellissimi nelle loro divise. Don
Saksida aveva comperato a tutti un
paio di scarpe nuove fiammanti.
Ma quei ragazzi, abituati a cammi-
nare scalzi o con i sandali, soffriva-
no le pene d'inferno a percorrere la
strada che dalla periferia conduceva
al centro della città. Don Saksida si
commosse e li invitò a non sfilare .
Ma nessuno di loro volle farsi da
parte e l'intero gruppo sfilò pieno di
orgoglio, senza che nessuno si ac-
corgesse della loro sofferenza. Era
il primo grazie che dicevano pubbli-
camente al loro padre e benefattore.
Umberto De Vanna

2.7 Page 17

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'ossERvArcfR10- --- ~- · · -
.
- --
-~
di Edmundo Valenzuela
·- - _
Le ultime elezioni sono andate be-
ne, sotto il controllo dell'ONU e degli
osservatori. Però, a parte la straordi-
naria manifestazione di ordine e di
rispetto degli angolani nel compiere
il loro dovere civico in queste prime
elezioni democratiche della loro sto-
ria, i problemi rimangono . L'UNITA,
il partito che è uscito sconfitto, non
ha accettato i risultati con il pretesto
di brogli elettorali e ha minacciato di
riprendere la guerra. Cosa che fece ,
occupando militarmente vari mu-
nicipi dell'interno. Il governo del
MPLA, l'altro partito, ha reagito con
la stessa forza , cacciando dalla ca-
pitale Luanda tutti i militanti e i sim-
patizzanti dell'UNITA. Fu quasi un
massacro, e ne uccisero un mi-
gliaio. Più o meno la stessa cosa fe-
cero nelle capitali della provincia.
Nello stato del Moxico fu presa d'as-
salto la capitale Lwena, una bella
città costruita dai portoghesi come
città modello, per il riposo e le va-
canze. Anche qui ci furono molti
morti e dispersi. Naturalmente i' U-
NiTA reagì, giurando vendetta. E
così cominciò una terribile corsa di
morte. Dicono che ci furono più vitti-
me in questi cinque mesi , che du-
rante i 16 anni di guerra dall' indi-
pendenza a oggi (e dire che ancora
prima avevano avuto altri 15 anni di
guerra contro i portoghesi per l'indi-
pendenza). Ma questo è un popolo
eroico, è gente abituata a soffrire.
Molti angolani non hanno conosciu-
to altro che la guerra, promossa da
un partito per i propri interessi o per
voglia di potere, generalmente
espressione di una tribù e con l'ap-
poggio di un paese del primo mon-
do: prima i russ i e gli Stati Uniti , ulti-
mamente altri paesi europei e gli
Stati Uniti.
L'Angola è un paese molto ric-
co e fa gola a tanti: ha giacimenti
petroliferi e diamantiferi , e altri mi-
nerali di valore, insieme al mare e a
fiumi dalle acque abbondanti , e una
terra adatta alla coltivazione. Ed è
anche un paese strategico nella zo-
na del sudafrica, dato che molti pae-
ANGOLA
A UN PASSO
DALLA PACE
I Angola. A Luanda i militari
sorvegliano gli scatoloni delle
schede elettorali.
si vicini ruotano attorno all 'Angola.
Il cammino del dialogo tra le due
fazioni in lotta in questo periodo fu
dunque molto difficile , e quando un
esercito si dimostrava superiore vin-
cendo qualche battagl ia non accet-
tava il dialogo. Ma ultimamente,
dopo che i'UNiTA ha conquistato
Huambo, la seconda capitale del
paese, e altre città di provincia sono
state riconquistate dal governo, par-
rebbe riaprirsi qualche spiraglio . E
già sentiamo aria di accordi e propo-
ste di ritorno al trattato di BICESSE,
che sta alla base della nascente de-
mocrazia in Angola. Il che signifi-
cherebbe tornare alla strada istitu-
zionale, accettare i risultati delle ele-
zioni , avviare il secondo turno che
dovrà eleggere il presidente della
repubblica, dal momento che nel
primo turno nessuno ebbe la mag-
gioranza assoluta.
Questo è l'ambiente in cui vivia-
mo. E qui restiamo per lavorare con
lo spirito di Don Bosco, tra la gioven-
tù che è parte notevole di questo
paese. La nostra comun ità que-
st'anno ha acquistato un nuovo sa-
lesiano, don Luiz Castanheira, che
prima era vissuto in Cina e nell'A-
mazzonia. Con noi ci sono i giovan i
pre-aspiranti, che ci aiutano nei vari
lavori e partecipano con noi alla vita
della comunità. Si preparano in que-
sto modo seriamente alla vita reli-
giosa salesiana. A loro facciamo
scuola e li aiutiamo a formarsi spiri-
tualmente e culturalmente. Dall'a-
prile dell'anno scorso sono state
chiuse le scuole, che sono qui tutte
statal i. E fino a oggi non si è fatta al-
cuna attività scolastica, almeno in
molte province, come la nostra.
Quindi i giovani sono in giro senza
sapere che cosa fare e per giunta in
tempo di guerra. Molti di loro, per
paura, si sono messi spontanea-
mente nelle mani della polizia o del-
l'esercito, per non essere costretti a
farlo con la forza e anche per avere
qualcosa da mangiare, dal momen-
to che la situazione è di estrema ne-
cessità, essendo le città pratica-
mente isolate ed essendo impossibi-
le far arrivare alcun soccorso ali-
mentare dall 'esterno.
Noi salesiani stiamo pensando
di ritornare nella nostra casa, do-
po ctie da due mesi e mezzo vivia-
mo come topi nel rifugio dell'Episco-
pato insieme a .una gran quantità di
gente, circa 1200 persone. Molti
bambini sono morti per denutrizio-
ne, gli anziani e i malati sono senza
cure.
Dovremo ricominciare tutto da ca-
po e speriamo che in questo nuovo
clima finisca per sempre la guerra.
Come sarà la convivenza tra di loro,
dopo tanti massacri, non lo sappia-
mo. Essi sentono forte la legge della
vendetta che si tramanda di padre in
figlio . Lasciamo il futuro nelle mani
di Dio.
LUGLIO-AGOS TO 1993 - 17

2.8 Page 18

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PROBLEMI SOCIALI
AVERE TREDICI
Napoli. Ragazzi dell'oratorio
salesiano.
La situazione dei ragazzi
in un territorio a rischio.
Il ruolo della società.
L'attenzione della Chiesa
per i minori in difficoltà.
A ssassini e intelligenti, ladri e
furbi, da sempre i ragazzi di
Napoli sono stati visti come .argo-
mento di folclore. Cosi li rappresen-
tano anche le opere teatrali e cine-
matografiche, da Viviani nel suo
Napoli in frack a Nanny Loy in Scu-
gnizzi. Scugnizzo, questa "figura
-sociale'' che il fascismo tentò di
spazzar via dal paesaggio cittadino
insieme a tutte le "sordide inclina-
zioni» della Napoli plebea. Perciò in
classe nelle scuole elementari si se-
paravano i "figli dei signori" dai
"figli dei lazzari", anche con inse-
gnanti diversi. E in nome dell'abbat-
timento della diversità si combattè
anche il dialetto, perché il "popolo
dei vicoli" non aveva cittadinanza
nella patria dell'ordine e della nor-
malizzazione.
Il dopoguerra esplose con tutte le
sue contraddizioni in questa città
che vide arrivare americani e maroc-
18 · WGL/0-AG0S70 1993

2.9 Page 19

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ANNI A NAPOLI di Gennaro Camite
chini alla conquista del sole, delle
canzoni e della pizza. E gli scugnizzi
divennero, più ancora degli sciuscià
di Roma, i padroni della città. Na-
poli aveva bisogno di loro, del com-
mercio clandestino, del contrabban-.
do delle sigarette, anticamera del
commercio della droga, del prolife-
rare delle grandi gang e delle lotte
della camorra. Ancora oggi si calco-
la che 150 mila persone possono so-
pravvivere a Napoli solo grazie al
contrabbando.
Così i ragazzi hanno assunto le
regole dei grandi e quando Alberto
Signorelli, 15 anni, qualche anno fa
ha sparato a un suo coetaneo, que-
sto è stato un ''incidente di percor-
so", perché "il padre era pieno di
debiti e lui doveva aiutare a pagar-
li". E Alberto ha pagato: e non so-
no bastate le ripetute apparizioni
del padre a Chi l'ha visto? per ripor-
tarlo in vita: sparito di casa, fu tro-
vato ammazzato dopo dieci giorni.
Una telefonata ha spiegato: «Vole-
vano fare i guappi, ma non avevano
il vestito».
I muschilli crescono
Storia di ordinaria emarginazio-
ne. Carmine, undici anni, è affidato
alla zia dalla madre poverissima che
ha rinunciato a mandarlo a scuola.
Un autentico affare per lo zio che a
forza di botte lo ha "persuaso" a
vendere la roba sul muretto di fron-
te. Una telefonata alla Questura ha
fatto conoscere la storia.
I ragazzi di Napoli col delitto ci
vivono e ci muoiono. Da corrieri
della droga a killer. Sono comprati
e si vendono. Soffrono, sparano e si
ammazzano.
Alcuni dati recenti dicono che i
minori che hanno conosciuto il cir-
cuito penale sono circa 3.300, i de-
nunciati a piede libero 2.800; gli ac-
colti in comunità o in centri di acco-
glienza 330; in carcere 130: e qui per
reati vari (contro la persona 23;
omicidio 16; sequestro di persona 2;
lesioni _volontarie 5; tossico 46; ra-
pina 58; furto 41.. .).
Dal dossier dell'Antimafia del
1990 i dati sono agghiaccianti. I ma-
gistrati ogni anno puntualmente nei
loro rapporti denunciano che mi-
gliaia di bambini sono disorientati,
indifesi, insicuri, senza attenzione
familiare, senza riferimenti istitu-
zionali, sparsi in una provvisorietà
eterna. Sono i muschilli, immagine
molto plastica per esprimere il loro
proliferare e il loro attaccarsi alla
malavita, come lo sciame di insetti
che si riversa sul mosto che bolle.
Jn alcune zone dell'hinterland na-
poletano si calcola che il numero dei
ragazzi impegnati nella malavita è
aumentato del 20/25 per cento in
questi ultimi anni. Dice il direttore
del Filangieri, Luciano Sommella:
«Nei miei anni di direzione sono
stati imputati e condannati per par-
ricidio due minorenni; altri due per
violenza sessuale e omicidio di bam-
bini; un altro per ammazzamento,
con arma da fuoco, di un dodicen-
ne: motivo, conflitto tra famiglie».
I compiti della scuola e
della società
Di.chi la responsabilità di una si-
tuazione che ha i caratteri del dram-
matico? Innanzi tutto è chiamata in
causa la scuola. Davanti alla situa-
zione scolastica a Napoli non abbia-
mo avuto altra idea brillante che
quella di farci quattro risate, sotto
l'ombrellone, col libro dell'inse-
gnante che pubblica gli strafalcioni
dei suoi alunni. La realtà è ben al-
tra: l'evasione scolastica è altissima,
anche se i dati a volte sono contrad-
dittori. Si parla di tremila "veri eva-
sori" solo nella città di Napoli, e di
trentasettemila "assenteisti", com-
prendendo in questo numero undi-
cimila di cui non si ha notizia e ven-
tiseimila ragazzi di cui non è ben
chiaro se siano frequentanti o usciti
dall'obbligo o trasferiti: qui anche
le rilevazioni statistiche diventano
problema!
Fenomeno preoccupante, sempre
nel mondo della scuola a Napoli, è
anche quello dei respinti, che men-
tre raggiungono in Italia la media
dell' 1,1 %, a Napoli toccano il 5,3%
(nella provincia il 2,3%) e in alcune
zone dell'hinterland anche l' 11 OJo.
La società risponde blandamente
a questi problemi. Non basta un co-
dice di procedura penale aperto e
progredito per risolvere i problemi,
mentre mancano assistenti sociali,
LUGLIO-AGOSTO 1993 19

2.10 Page 20

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I NapolL Centro Sociale Don Bosco. Il complesso bandistico diretto
dal maestro Corrado Guercia. Sopra, il Centro Sociale accoglie minori,
in piccole comunità-famiglia.
rieducatori, animatori di comunità,
operatori psicopedagogici, strutture
del tempo libero, centri di assisten-
za alle famiglie.
Una società che non ha altri siste-
mi che mettere in carcere i minori è
una società malata. Il Filangieri ha
più ospiti che tutti gli altri istituti
del genere in Italia. Il carcere per i
minori è un costo troppo alto che
una società civile non può permet-
tersi. Le stesse nuove norme per il
processo penale minorile e per l'ab-
bassamento dei limiti d'età per la
perseguibilità penale... quale possi-
bilità di efficacia possono avere se
sono inseriti in una logica repressiva
e soprattutto se non hanno persone
qualificate e numericamente suffi-
cienti per far fronte a tutte queste
20 · LUGLIO-AGOSTO 1993
emergenze?
Se a questo si aggiunge la piaga
cronica della disoccupazione il qua-
dro è ancora più chiaro: il problema
in alcune zone della provincia arriva
al quaranta per cento.
Il contributo della Chiesa
La Chiesa di Napoli già nel Sino-
do degli anni '80 aveva posto l'at-
tenzione sul problema dei minori e
da alcuni anni ha fatto la scelta
prioritaria della pastorale familiare
come tessuto di connessione per la
soluzione di questi problemi. L'an-
no scorso, poi, la diocesi si è dato
un progetto di pastorale giovanile
che si rivolge agli adolescenti e ai
giovani (dai 14 ai 26 anni) e vuole
coinvolgere operatori della Chiesa
locale a diversi livelli: parrocchia,
famiglia, oratori, movimenti, asso-
ciazioni, insegnanti di religione,
operatori specifici di pastorale gio-
vanile.
Il Papa a proposito aveva detto ai
giovani napoletani: «Unite le vostre
forze e proseguite con generosa di-
sponibilità nel cammino che già sta-
te percorrendo... col Progetto Dio-
cesano Giovani».
D'altra parte a Napoli operano
da anni molte congregazioni religio-
se che hanno fatto dei ragazzi la lo-
ro preoccupazione principale. Sono
decine e decine le congregazioni, so-
prattutto femminili, che sono "con-
venzionate" col comune per l'assi-
stenza ai minori. Si calcola che sia-
no più di mille minori i convittualiz-
zati e altrettanto i semiconvittori. È
un aiuto non indifferente che si può
dare alla società meridionale, se
non fosse che questi istituti sono co-
stretti a vivere di stenti, per insol-
venza dell'ente locale.
I gesuiti, che al Gesù hanno
un'antica tradizione di assistenza,
da qualche anno a Scampia, uno dei
quartieri più caldi della città, hanno
una presenza molto significativa
con una cooperativa e un centro so-
ciale. Cosi al rione don Guanella,
uno dei rioni più periferici ed emar-
ginati della Città, i religiosi gesti-
scono un istituto, con scuola mater-
na, elementare e media.
Al rione Doganella, sempre alla
periferia di Napoli, i salesiani, pre-
senti da oltre cinquant'anni, hanno
varato nell'88 il Progetto Don Bo-
sco che accoglie 150 minori, divisi
in varie comunità-famiglia, e un po-
poloso oratorio, mentre a breve di-
stanza un'altra comunità salesiana
anima una parrocchia con oratorio-
centro giovanile.
Questa presenza di Chiesa è un
non piccolo contributo alla soluzio-
ne del problema-minori a Napoli.
Diceva ancora Giovanni Paolo II ai
giovani di Napoli nel 1990: «Giova-
ni napoletani, ecco la vostra missio-
ne: tessere rapporti di vera solida-
rietà umana e cristiana. A tutti per-
ciò vorrei ripetere: credete nella giu-
stizia, nell'amore e nella pace. L'i-
niqua catena del male viene rotta
solo col bene, e l'odio è sconfitto
d a l l ' a m o r e ».
Gennaro Comite

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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\\I. IBRI \\ \\
.
.
..
.
a cura di Eugenio Fizzotti
L'EQUIVOCO SINDONE
di Luigi Malantrucco
Leumann , Editrice Elle Di Ci,
1992, pp. 144, lire 15.000
È da perito medico che
l'Autore ha studiato la Sin-
done. Dopo aver esposto i
motivi che gli consentono di
stimare ragionevolmente
che questo lenzuolo sia real-
mente quello di Cristo, valu-
ta dal punto di vista medico
ciascuna delle ipotesi finora
emesse per spiegare la mor-
te di Cristo. Fa sua quella di
Wllliam Stroud, avanzata già
nel 1848: "emopericardio
successivo a rottura della
parete cardiaca", e dimostra
che è In perfetta sintonia con
una lettura retta dei racconti
l.oi,el M:i.l.11n1ructo
1e ·voco
Sl ~'*Wfo~WE
. /~,. -
;:·,:--.<•.;..i<.'Ì, >--
Eon,uc,.; •-tu.. u, c1
evangelici, confermata da
molti Indizi di ordine storico,
archeologico, liturgico e teo-
logico (Lambert Petit) .
da fase di approfondimento in-
terpretativo, una terza fase di
progettazione di interventi edu-
cativi.
Gli operatori troveranno molte
suggestioni per la riflessione. A
loro toccherà, poi, tradurre il tut-
to in concrete modalità di azione.
GRUPPI GIOVANILI
E ESPERIENZA DI CHIESA
di Riccardo Tohelli
Leumann , Editrice Elle Di Cl,
1992, pp . 203, lire 18.000
Noto per i suoi studi sulla pa-
storale giovanile, l'autore di
questa recente fatica legge Il
gruppo come luogo privilegiato
per vivere l'esperienza di Chie-
sa, e non solo per l'espressione
di abilità e capacità comunicati-
ve o, peggio ancora, per il con-
tenimento o la soluzione di con-
flitti.
Il cammino indicato prevede
una prima fase di presa di co-
scienza della realtà, una secon-
IL PROCESSO POLITICO
COME FORMARE NUOVI
CITTADINI PER
UNA NUOVA POLITICA
di Giovanni Bianchi , Giuseppe
De Rita, Giovanni Marongiu e
Luigi Pedrazzi
Torino, SEI, 1992,
pp . 193,.lire 22.000
Per rispondere alle Istanze di
quanti, giustamente, esigono un
profondo rinnovamento del con-
cetto di Stato e del modo di ge-
stire la cosa pubblica, gli Autori
di questa opera originale e nuo-
va offrono quattro approcci , dif-
ferenti ma complementari, agli
orientamenti emergenti e alla
realtà dei corsi di formazione
che da più parti si propongono
di educare Il cittadino a un eser-
cizio più democratico e più ma-
turo della politica.
GUIDA ALLA LETTURA
DEL NUOVO TESTAMENTO
di Walter Kirchschlager
Assisi, Cittadella Editrice, 1992,
pp. 150, lire 20.000
Il Concilio Ecumenico Vatica-
no Il ha impresso un notevole
impulso agli studi biblici.
Mentre alcuni sono rimasti
sconcertati, e talvolta anche
scandalizzati , dalle scoperte
che l'analisi ermeneutica veniva
effettuando, altri sono riusciti a
gustare con maggiore entusia-
smo il messaggio biblico proprio
grazie alle nuove aperture e alle
nuove acquisizioni.
Il volumetto di Klrchschlager
rappresenta proprio un primo
approccio alla conoscenza delle
questioni fondamentali inerenti
all'interpretazione del Nuovo
Testamento e costituisce un in-
coraggiamento al lettore perché
si accosti ad esso con rinnovato
interesse e con maggiore fre-
quenza.
SALTERIO CORALE
Comunità di Sant' Egidio
Milano, Edizioni Paoline, 1991,
pp. 427, lire 25.000
I salmi sono da sempre la pre-
ghiera della Chiesa. È quindi
importante che i cristiani Il cono-
scano, ne gustino la freschezza,
ne meditino il messaggio, ne
sperimentino la forza nelle loro
varie applicazioni di lode, aiuto,
invocazione, adorazione, gloria.
Questa nuova edizione del
salterio corale vuole essere un
aiuto in più per pregare insieme,
ma anche per diventare più fa-
miliari con una preghiera che
era già sulle labbra di Gesù. Per
questo, il testo di ogni salmo
viene preceduto da un titolo, da
un'antifona e, soprattutto, da
una introduzione originale che
ha scopo di cogliere, in breve, la
struttura di ciascun salmo, il suo
genere letterario e il suo signifi-
cato all'interno delle Scritture o
della storia della Chiesa. Segue
alla fine una breve preghiera
che cerca di non perdere di vi-
sta le domande che salgono dal-
la vita quotidiana per farle illu-
minare dalle parole-chiave degli
stessi salmi.
L'uso del volume è da racco-
mandare caldamente.
SENSO E VALORE
DELLA VITA
di Vittorio Marcozzi
Milano, Edizioni Paoline, 1992,
pp. 215, lire 16.000
Quale scopo ha la vita? Per-
ché la morte mette termine im-
provvisamente alle speranze e
alle fatiche dell'uomo? Quale
valore attribuire alle azioni che
compiamo? C'è. una vita dopo la
morte? Siamo gettati inutilmen-
te in questa vita, attraversàti da
passioni e da speranze che non
saranno mai soddisfatte, oppu-
re la ricerca quotidiana è orien-
tata verso risposte reali , esisten-
ziali, cariche di un valore che
nulla e nessuno potrà mai can-
cellare e annullare?
A questi e altri simili interro-
gativi risponde questo volume
che, redatto da un teologo e
scienziato ben noto al pubblico
italiano, coniuga Insieme i dati
della scienza e le prospettive
del messaggio cristiano.
Di particolare interesse sono
le pagine dedicate al senso del-
la vita, al suicidio, all'eutanasia,
alla morte, alle differenze tra uo-
mo e donna.
LUGLIO-AGOSTO 1993 21

3.2 Page 22

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L'ESTATE DEI GIOVANI ----,-
Dossier a cura
di Elvira Bianco
Nell'agosto dell'89
dell'istituto salesiano
in Madagascar; nel 1990 di Caserta. Giovani
in Guatemala; nel'estate che hanno voluto vivere
del '92 sono stati a Lares per qualche settimana
in Perù. Si tratta del
nei quartieri poveri
gruppo sorto all'interno del mondo.
O gni gruppo ha la sua storia. Il
gruppo sorto dieci anni fa a
Caserta ha raccolto giovani di valo-
re, disponibili a impegnarsi sia sul
piano apostolico che spirituale. oggi
il gruppo è formato da una quaran-
tina di giovani dai 17 ai 30 anni. Al-
cuni provengono dalla scuola sale-
siana, altri dal centro giovanile. Il
gruppo è maturato condividendo le
esperienze, pregando insieme, nei
campi di lavoro, nell'animazione
dei gruppi, presentando spettacoli-
messaggio ad altri, come quel «For-
za, venite gente», che ha testimo-
niato in molti ambienti le loro con-
vinzioni giovanili. Lungo la strada
qualcuno si è perduto, ma è stato
subito rimpiazzato da altri, conqui-
stati dal clima di gioia e dalle scelte
alternative del gruppo.
Filo diretto col Madagascar
Il viaggio estivo tra i missionari in
Madagascar è stata la prima grande
impresa del gruppo. Ci sono andati
22 · LUGLIO-AGOSTO 1993
in sei, nell'estate di tre anni fa. Il le-
game tra il Madagascar e i salesiani
di Caserta è strettissimo. Una dozzi-
na d'anni fa quattro salesiani dell'I-
spettoria meridionale sono andati a
fondare un'opera missionaria a Be-
maneviky, uno sperduto villaggio a
1800 chilometri a nord di Tananari-
ve. Molto presto, da una piccola
stanza dell'istituto salesiano di Ca-
serta era stato aperto un collega-
mento via radio con loro. In questo
modo si vennero quotidianamente a
conoscere i bisogni più urgenti di
quei missionari e si mobilitava la
gente alla solidarietà. Mentre il rap-
porto di amicizia diventava più
stretto.
Ma il gesto più coinvolgente è sta-
to quello di andare in Madagascar
per verificare di persona quanto era
stato fatto. E i sei, giunti con un ul-
timo tratto in barca a Bemaneviky,
furono accolti con grande calore e
curiosità. La presentazione avvenne
in chiesa, tra lo scrosciare degli ap-
plausi, poi la convivenza quotidia-
na, diventata sin dall'inizio simpa-
Aguacatan {Guatemala). Bambini,
la ricchezza dei più poveri.

3.3 Page 23

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- - - - - - - - - - - - - - - - -- 8S-
Guardare In volto la povertà.
mollare tutto. La prima cosa che mi
ha colpito appena sono arrivato è
stata l'enorme povertà. L'avvertivi
ovunque, la sentivi persino nell'aria
come qualcosa di sempre presente.
E poi i bambini: tantissimi, mezzi
nudi. Ti chiedevano di tutto, perfi-
·no i vestiti che ti portavi addosso.
Mi ha colpito il loro sorriso, la loro
voglia di averti come amico». Gino
ricorda in particolare la corsa che
fece per cercare un medico. Un
bambino stava morendo per la ma-
laria. Ma era stato tutto inutile: «La
morte portava via quel bambino,
uno di quelli che era nato Il, in quel-
le situazioni di disagio e che per
questo era entrato diritto nel mio
cuore. Fti allora che nacque in me la
volontà di ritornare qui un giorno
per aiutarli realmente con la mia
professione, per donare a loro parte
della mia vita».
Tra gli indios Maya
Nel luglio di due anni fa sono an-
dati tra i Maya in Guatemala. Arri-
varono in jeep ai 2000 metri di
tia, nonostante la diversità della lin-
gua e delle culture. Non erano per
un viaggio turistico e non mancaro-
no i momenti difficili. L'impatto
con i problemi reali del posto li col-
pì presto con una certa violenza. Lo
confessa Nicola: «I primi giorni so-
no stati i più brutti da superare.
L'ambientamento è stato difficile e
molte volte mi è venuta la voglia di
I Bemaneviky (Madagascar).
Caldo e umido, verde Il paesaggio
tra macchie di terra rossa.
LUGLIO-AGOSTO 1993 - 23

3.4 Page 24

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L'ESTATE DEI GIOVANI _ _ _ _ _ _ _ _~
Aguacatan, dopo ore di salita sui
primi contrafforti delle Ande. Un
lungo viaggio Napoli-Roma-New
York-Miami-Città del Guatemala.
E la bella accoglienza delle suore sa-
lesiane di Aguacatan. Il paese, di
7000 abitanti, mostrò subito la sua
aria assonnata: case basse, piccoli
negozi, il bar, la chiesa in piazza.
Qui vivono i fortunati,.i benestanti:
commercianti, artigiani, proprietari
di una "tienda" al mercato. Poco
più in là, subito al di fuori del pae-
se, le capanne dei poveri, i campesi-
nos, con il tetto di pa~lia o di lamie-
ra e i muri di fango . E gente ospita-
le, riservata. Se vai a trovarli vo-
gliono offrirti qualcosa, un dolce di
mais, una tortilla, un po' di aguar-
diente (il loro liquore). Le donne, di
età indefinibile, hanno tutte un
bambino sulle spalle a mo' di sacco.
I bambini sbucano da ogni dove,
vengono a prenderti per mano. Fac-
I
Lares (Perù). Qui salesiani e Figlie di Ma~ia Ausiliat~ice_ sono_ impegnati
sia sul piano pastorale che sociale. Alta e la mortalità infantile,
drammatico il problema dell 'igiene e della salute.
ce bellissime, occhi neri e limpidi.
Impolverati e sporchi.
Nuovi alla fatica, i giovani italia-
ni si sono fatti venire i calli alle ma-
ni e rotta la schiena per lo sforzo.
Sin dall'alba scuola di maglieria e
cucito alle ragazze, oggetti confe-
zionati con fili di vario colore, lavo-
ri di intarsio e di traforo, confezio-
ne di icone colorate. È la via all'ar-
tigianato. I giovani invece hanno te-
nuto lezioni pratiche di elettricità,
realizzando piccoli impianti per la
missione. E tutti insieme impegnati
poi a rendere più funzionali gli am-
bienti: tinteggiatura, riparazione
del soffitto di legno.
Nella preistoria dell'uomo
Nell'estate scorsa andarono in
Peni e si sentirono proiettati in una
specie di preistoria dell'uomo. I fi-
gli dell'occidente ricco raggiungeva-
no Lares, un -piccolo villaggio andi-
no, a 3200 metri di altezza. Un ag-
glomerato fatto di niente. Una vita
nel fango, tra case fatte di terra. Più
d'uno si vide nei panni di un astro-
nauta galleggiante, senza forza di
gravità, sperduto in una zona della
terra di altre dimensioni, dove la
povertà fa saltare i numeri e le stati-
stiche. Ma dove la gente ha una sere-
nità che turba. Sono andati in tanti
a salutarli. Da tutte le comunità vici-
ne sono arrivati a porgere il benve-
nuto. Le suore e le ragazze hanno
offerto una ciotola di minestra e un
pane, mentre si snodavano le danze
e i loro canti bellissimi. Guardare in
faccia i poveri, immergersi nella loro
vita per qualche settimana: è stato
questo l'obiettivo di fondo di quella
esperienza missionaria.
Hanno visitato le comunità del di-
stretto di Lares: Paucarpata, Yaulli-
puquie, Pampacorral, Quishuarrani,
Tamboalla, Cachin, Chokecancha,
Rosaspata... a piedi, a cavallo, con
la Toyota, hanno raggiunto i villag-
gi lontani, hanno incontrato tanta
gente. Li aspettavano con ansia.
Aspettavano soprattutto il prete
perché celebrasse la Messa, desse i
sacramenti, il battesimo , il matri-
monio, per benedire la tomba dei
loro cari. Tanta fede, devozione,
preghiera. E anche qui tanti bambi-
ni. È la ricchezza dei più poveri.
Caserta: ponte radio col Madagascar.
Volti indimenticabili.
24 - LUGLIO-AGOSTO 1993

3.5 Page 25

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~ - - - - - - - = - - - - - - - - - - - - -BS- -
Con le prime Figlie di Maria Ausiliatrice giunte a Lares (Perù).
n senso di questa esperienza di lavoro, vendita di cartoline e di
Si discute sulla opportunità di
libri, organizzazione di spettacoli.
«Ci sentiamo mandati per i poveri,
queste esperienze estive. Troppo a distribuire la bontà di tutti voi»,
brevi, a volte portano lo scompiglio hanno scritto. Un mese di condivi-
nelle comunità missionarie, creando sione che soprattutto si è trasforma-
più disagio che aiuto. In realtà ta di una forte scuola di vita: «Tutta
ognuno di questi giovani si è pagato . l'esperienza è stata un concentrato
il biglietto aereo e la permanenza. E di lezioni di vita che non avremmo
tutto il gruppo di base è stato impe- mai potuto apprendere dai libri».
gnato a finanziare l'impresa: campi
EMMAUS ITALIA organizza, per l'e-
state '93, tre campi di lavoro inter-
nazionali di raccolta, selezione e
vendita di materiale usato (carta,
vestiti , ferro ecc.). Questi campi so-
no aperti a giovani volontari italiani
e stranieri che abbiano compiuto il
18° anno di età e che abbiano vo-
glia di "sporcarsi " le mani per con-
dividere con i più poveri oltre che lo
stile di vita, anche la fierezza di
guadagnare il pane con il proprio la-
voro e di dividerlo con chi sta in
condizioni peggiori. È un 'esperien-
za di tipo comunitario aperta a tutti
(senza distinzione politica, rel igio-
sa, razziale, fisica o altro) sullo stile
delle comunità e del movimento in-
ternazionale EMMAUS , fondato
dall'Abbé Pierre nel '49.
L'utile dei campi EMMAUS servirà
a sostenere iniziative di condivisio-
ne con i più poveri sia nei luoghi do-
ve essi si terranno, sia nei paesi del
sud del mondo.
Riportiamo di seguito i luoghi e le
date dei campi di lavoro 1993:
ARGENTA (FE) dal 18/7 al 28/8
(4 turni di 14 gg.)
CUNEO
dal 27/6 al 21/8
(3 turni di 14 gg .)
PIADENA (CR) dal 22/8 al 5/9
(1 turnodi 14 gg.)
Aguacatan (Guatemala). Davanti alla scuola salesiana.
Per partecipare si può
richiedere il depliant
di informazione e la scheda
di iscrizione a:
EMMAUS ITALIA
segretariato campi di lavoro
Via di Castelnuovo, 21/B
50047 PRATO
Fax (055) 650.34.58
oppure
Via Don Cavaliera, 13
12012 BOVES (CN)
Tel. (0171) 38.78.34
LUGLIO-AGOSTO 1993 - 2f

3.6 Page 26

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«La vita è più grande
differente. L'accoglienza, il sorriso
dei ricordi», dice Amparo franco della gente mi ha dato molto
Contreras, una Figlia di
coraggio. «Perché hai lasciato la
tua terra e sei qui?», mi chiedevano.
Maria Ausiliatrice spagnola, Rispondevo che ero con loro per co-
«ma riaccendere
la memoria è voglia
noscerli, perché erano miei fratelli-
no e volevo loro bene.
L'espressione "fratelli musulma-
di raccontare a tutti quel
che abbiamo ricevuto».
ni" l'ho imparata dalle suore, che la
usavano .frequentemente nella pre:
ghiera, nella liturgia quotidiana. E
un' espressione che mi ha colpito
L , perché traduce un atteggiamento
estate scorsa sono stata mis- della loro vita missionaria.
sionaria. Sono andata volon-
taria a vivere fra i nostri fratelli, i
·musulmani di La Manouba (Tu- Volti indimenticabili
nisia).
Potrei dirvi i nomi dei bambini,
Pensavo di andare per dare qual- degli adolescenti e dei giovani con
cosa, quel poco che io potevo e sa- cui ho parlato tante volte: Moha-
pevo. Ho incominciato dal tempo. med, Mahdi, Aimen, Yaizidi... Ri-
Ma, amici miei, la verità è che ho ri- petere il loro nome mi fa un effetto
cevuto molto.
strano ancora oggi. Non dimentico
Per quasi tre mesi, ho vissuto a il loro sorriso quando li chiamavo
La Manouba, vicino a Tunisi, un per nome, stentatamente. La cono-
piccolo centro che molti chiamano scenza di persone di altra religione
il dormitorio dei lavoratori della ca- che vivono sinceramente la propria
pitale. Per me quei mesi hanno se- fede è un arricchimento incredibile.
gnalato la scoperta di un mondo Le giovani volontarie che, come
26 · LUGLIO-AGOSTO 1993
me, sono andate per aiutare, espri-
mevano la loro gioia nel conoscere
giovani tunisine gioiose, generose,
accoglienti, amabili. E io mi ritrovo
a ricordare i nomi dei ragazzi incon-
trati, a risentire la loro risata.
Ho incontrato la comunità sale-
siana: uomini e donne che superano
le differenze in nome di un amore
più grande e di un servizio disinte-
ressato ai più poveri.
La presenza missionaria salesiana
in Tunisia è una presenza di chiesa
molto silenziosa. Salesiani e Figlie
di Maria Ausiliatrice, insieme a una
cinquantina di altri missionari, la-
vorano nell'animazione dei cristiani
e nel servizio a ogni fratello.
Tra le donne la presenza delle
missionarie è di un'importanza par-
ticolare, perché nell'Islam la condi-
zione della donna è molto proble-
matica e come Figlie di Maria Ausi-
liatrice, attente alle situazioni socio-
culturali, cerchiamo di promuovere
la loro capacità di sostentamento e
la loro autonomia.
L'attività educativa è fondamen-
tale: i valori umani sono al centro di

3.7 Page 27

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r--- - - - - - - - - - - - - - - - - - B S -
I Gruppo delle volontarie e delle
suore dell'estate 1992 (cl sono
una coreana, una spagnola, due
belghe).
Tunisi, il grande mercato, ho capito
che per un arabo basta un'occhiata
per distinguere il turista dal missio-
nario.
ogni progetto perché i poveri che
domandano istruzione e vita non si
possono discriminare in base alla
loro fede.
In una terra dove la parola conta
poco ho dovuto misurarmi prima di
tutto con la testimonianza della vi-
ta. Li funziona soprattutto questo.
Cosa fanno le suore e i missiona-
ri? L'ho visto nell'attività del Cen-
tro Giovanile di Menzel Bourghiba:
ogni giorno le porte sono spalancate
e i giovani arrivano a condividere la
riflessione, la preghiera, il clima di
gioia, la voglia di imparare.
L'estate scorsa c'erano cinque
volontarie belghe, due francesi, cin-
que spagnole e un gruppo di ragazze
tunisine che lavoravano insieme al
di là della fatica della lingua. '
È stata questa loro presenza la
prima testimonianza di pace e di so-
lidarietà per le bambine più piccole.
Con loro abbiamo condiviso tutto:
il dialogo, la convivenza lo scam-
bio di idee, la preghiera.'
Anche le scoperte culturali hanno
fatto parte della nostra "missione":
i nostri fratelli vanno compresi nelle
tradizioni ancestrali che si possono
incontrare al mercato. A Medina di
Nel nome dello stesso Dio
«Tu devi diventare musulmana»,
mi ha detto Rafik prima che io par-
tissi. Era questo il suo augurio più
bello e più grande. È stato come au-
gurarmi la pienezza della vita. È per
questo che a La Manouba ho lascia-
to un po' di cuore. Ho visto le razze
di tutto il mondo unire le mani e in-
vocare lo stesso Dio, aprire il cuore
e fare spazio agli stessi fratelli.
e
Vl!i..J VOLONTARIATO ~
INTERNAZIONALE
PER
..:
LO SVILUPPO
'~
Via Appia Antica, 126 00179 Roma
Tel. (06) 513.02.53
Telefax (06) 513.02.76
IV settimana di educazione
alla Mondialità
Pré St. Didier - Aosta
21-29 Agosto
ISLAM
E DIRITTI UMANI
Storia: Maometto, ambiente
storico culturale, vita, missione,
Corano
La religione islamica: Corano,
dogmi di fede, riti (preghiera,
digiuno, pellegrinaggio,
elemosina, guerra santa),
insegnamenti morali
I musulmani da Maometto ai
nostri giorni
I musulmani oggi: diffusione,
pluralità, caratteristiche,
problematiche.
Islam come religione e Stato
(politica, economia).
Il bacino del Mediterraneo:
culture a confronto.
Iran, Iraq, Kuwait, Arabia
Saudita, ecc.: i fatti
internazionali recenti.
La Manouba (Tunisi). Altri paesaggi e altre culture.
GUIDANO GLI INCONTRI:
Prof Don Filippo Dore, sdb
Studioso dell'Islam e pubblicista
- Nazareth
Prof. Gianni Viaggi
Facoltà di Economia e Commercio
dell'Università di Pavia
La cultura dell'Islam già ora si con-
fronta vivacemente con quella cristiana
nel b~cino del Mediterraneo; i diritti
umani saranno l'elemento di cerniera
che garantiranno un confronto dialetti•
co per uno «scambio nella comunione»
o saranno l'elemento che scatenerà
ogni genere di conflitto .
LUGLIO-AGOSTO 1993 27

3.8 Page 28

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Ivana, Paolo, Elena, Stefano, Luca, Ivana,
Claudia, Ivano, Faustino e Silvia, guidati
dal salesiano Carlo Zanotti, hanno raggiunto
la Bolivia. Elena, a noine di tutti, racconta
la loro esperienza estiva.
Un angolo di La Paz.
28 · LUGLIO-AGOSTO 1993
Kami (Bolivia) .' Un piccolo fiore
nel paesaggio di pietre e sabbia.
A nche noi abbiamo fatto parte
di quei 350 giovani che nell'e-
state scorsa hanno «buttato» le loro ·
vacanze per passare qualche setti-
mana in un paese in via di sviluppo.
Noi siamo andati in Bolivia. L'in-
tenzione era quella di fare qualcosa
di utile per gli altri. O almeno di
cercare di conoscere le condizioni di
vita di questi altri.. C'eravamo an-
dati preparati. Pensavamo: -le no-
stre cinque settimane in Bolivia sa-
ranno per noi come un mese di eser-
cizi spirituali, vissuti a contatto con
una realtà missionaria di cui finora
abbiamo soltanto sentito parlare.
Nella comunità di El Alto
Arrivando a El Alto abbiamo re-
spirato subito il clima di famiglia ti-
pico delle case salesiane. Ci è venu-
to a prendere all'aeroporto don
Bèppe Gallo, responsabile della pa-
storale giovanile boliviana.
A El Alto c'è una scuola profes-
sionale con corsi per meccanici e fa-
legnami, tipografi e contabili, fre-
quentati da un gran numero di gio-
vani. Accanto alla scuola c'è un
centro giovanile ben organizzato.
Nell'arco di 24 ore approdavamo
dall'Italia in un paese dagli immensi
problemi economici, sociali e politi-

3.9 Page 29

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1---- - - - - - - -- - - - - -- -BS-
ci. Ma chiunque va laggiù a vivere
un'esperienza simile alla nostra, si
accorge molto in fretta che la gente
vive serenamente e dignitosamente
la sua povertà e che la classificazio-
ne di paese "sottosviluppato" può
fare riferimento soltanto a parame-
tri di tipo economico. Nei giovani
che abbiamo incontrato, soprattut-
to in quelli del Centro Juvenil Don
Bosco, abbiamo trovato disponibili-
tà e simpatia, capacità çritica di
fronte alle loro difficoltà, curiosità
nei confronti del nostro paese, di
cui purtroppo conoscevano solo
mafia e spaghetti.
Chi di noi era partito pensando di
trovare gente priva di cultura, di ca-
pacità di dialogo o di tradizioni, ha
dovuto ricredersi davanti al loro
sorriso e all'amore per le loro tradi-
zioni, sottolineato più volte dalle lo-
ro danze e dai canti tipici, sempre
presenti nelle loro feste.
Durante una nostra revisione se-
rale, quando si mettevano insieme
le esperienze che stavamo vivendo,
qualcuno ha paragonato la nostra
Italia con la Bolivia, e diceva che da
noi non c'è una passione cosi radi-
cata per le tradizioni. I latino-
americani invece valorizzano e ama-
no la loro storia, anche se non è tut-
ta piena di luce.
R villaggio di Kami
Delle cinque settimane trascorse
in Bolivia, una l'abbiamo passata a
Kami. Si arriva al piccolo villaggio
andino soltanto col fuoristrada do-
po un viaggio di parecchie ore per
mulattiere rocciose, tra montagne
prive per lunghi tratti di qualsiasi
segno di vita. Kami è un villaggio di
minatori. Vi estraggono tungsteno e
stagno, che sono alla base della loro
economia. Il paesaggio è poco acco-
gliente, senza vegetazione, il clima è
rigido per tutto l'anno. Le case han-
no il pavimento in terra battuta e le
pareti di lamiera. Non ci sono servi-
zi igienici e la luce elettrica è arriva-
ta solo da pochi anni. Qui don Sera-
fino Chiesa, un italiano della pro-
vincia di Cuneo, e il boliviano padre
Orlando Astorga svolgono un'in-
tensa attività. Don Serafino fa parte
della cooperativa dei minatori e li
aiuta a organizzarsi e, quando è ne-
cessario, a difendere i loro diritti.
Padre Orlando trascorre le giornate
tra i campesinos, passando da una
comunità all'altra della montagna.
Don Serafino gestisce una stazione
radio e una televisione. La radio è
captata da un'area grande quanto il
Piemonte.
Da alcuni anni a Kami è sorta an-
che una cooperativa per la produ-
zione di maglioni. La cooperativa,
che dà lavoro a circa 200 persone,
vende i prodotti soprattutto in Italia
e sta raccogliendo dei buoni risultati
sia in termini economici che di svi-
luppo sociale. È in questo modo che
la gente acquista il senso della digni-
tà di chi vive del proprio lavoro.
Missionari in Italia
L'aver preso parte a questa espe-
rienza non ci ha resi eroi. Eravamo
e siamo rimasti persone normalissi-
me: tra noi c'è chi studia e chi lavo-
ra e quasi tutti siamo impegnati in
qualche attività di animazione nelle
opere salesiane. Alcuni di noi fanno
parte dell'associazione dei coopera-
tori.
A dire il vero, partendo ci senti-
vamo un po'... missionari. Ma al
nostro ritorno ci siamo resi conto
che la vera missione cominciava con
il rientro nel nostro mondo, verso
il quale nessuno di noi ha potuto
avere ormai lo stesso rapporto di
prima.
Il gruppo giovanile
alle miniere di Kami.
CJVI TATf
C lll{ IS TIANA
~d:~~
~~- ...
DATE E PROGRAMMI
DEI CONVEGNI
ESTIVI
LE PARABOLE DEL
RITORNO DEL SIGNORE
6-10 Luglio
Incontro con le clarisse del pro-
tomonastero di Assisi nell 'otta-
vo centenario della nascita di
santa Ch iara. L'attesa vigilante
del ritorno del Signore negli an-
ni di Chiara e nell'oggi. Parteci-
pano ai convegno Ernesto Oli-
vero, fondatore e animatore del
SERMIG di Torino e don Oscar
Battaglia dell'Istituto Teologico
di Assisi.
BEATITUDINI:
COME RIGENERARE
VALORI E TENSIONE
MORALE OGGI IN ITALIA?
12-16 Agosto
Una risposta al generale diso-
rientamento che colpisce la so-
cietà italiana: dov'è la fonte del-
la moralità? Quali modelli pro-
porre? Partecipano monsignor
Antonio Ribaldi, vescovo di
Acerra, don Chino Biscontin e
padre Luigi Marioli.
LA SPIRITUALITÀ
DEL QUOTIDIANO
NELLA VITA DEI LAICI
18-22 Agosto
Continua in queste giornate una
proposta di crescita per laici im-
pegnati nelle loro comunità ad
annunciare il Vangelo e a pro-
muovere la solidarietà. Espe-
rienze e proposte saranno co-
municate dalle comunità di ba-
se Shalom di Gorizia, Barra
(Napol i) e Roma. È prevista la
comunicazione di un 'esperien-
za vissuta tra i meniiios de rua
di Rio de Janeiro.
Per informazioni rivolgersi al Grup-
po Missioni - 06081 ASSISI - cas .
postale 94 - Tel. (075) 81 .32.31
LUGLIO-AGOSTO 1993 - 29

3.10 Page 30

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PROBLEMI EDUCATIVI
Una realtà complessa e
delicata: «Educare i
giovani alla fede nella
scuola». È il tema della
più recente lettera di Don
Viganò ai salesiani.
O ttocentomila giovani. Oltre
duemila scuole, in tutti il mon-
do, di ogni ordine e grado: primarie,
secondarie, superiori, tecniche, pro-
fessionali, agricole e anche trenta-
quattro facoltà universitarie. Quasi
quattromilatrecento salesiani impe-
gnati a tempo pieno ed altri milleot-
tocento a tempo parziale. Più di
trentacinquemila collaboratori laici.
Numeri che si raddoppiano se si
considerano anche le istituzioni sco-
lastiche delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice.
Una grande realtà, dunque. Una
realtà in profondo rinnovamento in
un'epoca di cambi radicali, ma nella
fedeltà alle radici oratoriane e alla
caratteristica popolare dei tempi di
Don Bosco. Di qui la decisione del
Rettor Maggiore, don Egidio Viga-
nò, d'indirizzare una lunga lettera a
tutti i salesiani. Titolo: "Educare al-
la fede nella scuola''. Titolo che si
ricollega all'ultimo capitolo genera-
le della Congregazione, che ha rico-
nosciuto che la scuola è ancora
l'ambiente in cui l'educazione alla
fede può essere "inserita in una vi-
sione del mondo e della vita che il
giovane costruisce attraverso l'ap-
prendimento delle discipline e la
progettazione del proprio futuro".
Don Viganò, perché l'invito a ri-
flettere su} tema "scuola" proprio in
questo momento?
Sono convinto che la scuola costi-
tuisce un mezzo privilegiato di edu-
cazione della gioventù, un elemento
valido di promozione popolare e un
ambiente di evangelizzazione di par-
ticolare efficacia. Ma c'è da ripensa-
re la natura e la missione della scuo-
30 · LUGLIO-AGOSTO 1993
UNA SCUOLA
APERTA
ALLA FEDE
di Silvano Stracca
Tutte le fotografie sono del Salesian Professional College di Talnan (Taiwan).
ì

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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la cattolica. È un problema di con-
versione, di competenza, di riorga-
nizzazione e di docenza. Per evan-
gelizzare la gioventù, che è in età
evolutiva, bisogna saper agire dal di
dentro della crescita umana e della
sua maturazione culturale. Giusta-
mente l'episcopato latinoamericano
a Santo Domingo ha considerato
l'educazione cattolica come "me-
diazione metodologica per l'evange-
lizzazione della cultura''.
L'educazione però occupa uno
spazio più vasto di quello della
scuola...
È vero, ma la scuola è una delle
istituzioni più influenti nell'ambito
dell'educazione integrale. La scuola
è chiamata per propria natura a far
maturare la persona, sviluppando
dall'interno della sua evoluzione gli
orizzonti del senso della vita, evi-
tando di chiuderla in una program-
mazione riduttiva di semplice istru-
zione scientifico-tecnica. Essa deve
esser luogo di umanizzazione con
una valida concezione dell'esistenza
umana, con una scala di valori e
una globale visione dell'uomo, della
storia, del mondo. Solo un astratto
razionalismo può far pensare ad
una scuola •~neutra" o asettica, non
al servizio di una cultura ma di in-
formazioni disimpegnate all'inse-
gna di un vago relativismo agno-
stico.
Facciamo un passo indietro. In
che senso, nella sua lettera, lei parla
di "radice oratoriana" della scuola
salesiana?
Nel senso che la nostra scuola è o
dovrebbe essere popolare. Recente-
mente, visitando il Messico, ho vi-
sto un rilancio dell'oratorio salesia-
no nei sobborghi più popolari e ari-
schio. Questi oratori non si limitano
a tirar fuori i giovani da situazioni
pericolose e immorali, ma si preoc-
cupano di prepararli alla vita. Na-
scono così quasi subito e spontanea-
mente iniziative scolastiche per av-
viarli al mondo del lavoro e per la
loro formazione civica e sociale. È
la stessa esperienza di Don Bosco
che, sin dagli inizi a Valdocco, inse-
rì creativamente la componente sco-
lastica all'interno dell'apostolato
giovanile, conservando finalità, cli-
ma e criteri oratoriani. Le costitu-
zioni rinnovate ci ricordano che la
radice oratoriana "rimane criterio
permanente di discernimento e rin-
novamento di ogni attività e opera"
salesiana.
Come sintetizzerebbe l'impegno
scolastico della congregazione oggi?
Nell'ambito scolastico noi non
siamo fuori strada né arretrati, ma
avvertiamo di dover fare i conti con
una realtà che era ed è in movimen-
to sotto molti aspetti, come dimo-
strano la partecipazione della co-
munità educante, la complessità
crescente degli organismi e dei ruo-
li, l'inserimento sempre più nume-
roso dei collaboratori laici, le nuove
esigenze didattiche, un ,.rapporto di
nuova evangelizzazione riguardo al-
le possibilità di educare alla fede, il
collegamento con la società e il ter-
ritorio, l'esigenza di riqualificazio-
ne da parte dei confratelli e dei do-
centi.
Ma in tempi di estensione genera-
lizzata dell'obbligo scolastico il ruo-
lo della scuola cattolica non rischia
d'essere solo di supplenza?
La scuola cattolica non rappresen-
ta affatto un'opera di supplenza; es-
sa è un apporto originale e prezioso
per la vita della società civile, anzi
un vero diritto della gente..La scuola
è uno strumento necessario e carat-
teristico dell'intervento educativo
della Chiesa. La libertà che dovreb-
be caratterizzare ogni stato demo-
cratico, esige che la cultura sia deter-
minata dai cittadini stessi secondo le
loro competenze e convinzioni e non
solo dall'autorità pubblica, la cui
funzione è di promuovere e proteg-
gere e mai di monopolizzare. La
funzione dello Stato dev'essere sus-
sidiaria e rispettare il pluralismo che
caratterizza la società.
C'è anche un problema di aiuti fi-
nanziari alla scuola cattolica...
Se è ''vera'' scuola, e spesso più
scuola di tante altre, quella cattolica
ha il diritto di parità sociale con le
altre scuole, in particolare per
quanto si riferisce agli aspetti finan-
ziari. Lo stato non può, senza com-
mettere un'ingiustizia, accontentar-
si di tollerare le scuole cosiddette
private. Queste rendono un servizio
pubblico e, di conseguenza, hanno
il diritto d'essere aiutate economi-
camente. È, questa, una considera-
zione genuinamente democratica
che bisogna impegnarsi a far emer-
gere dappertutto nell'ambito sociale
e politico. I cattolici sono infatti cit-
tadini come tutti gli altri.
LUGLIO-AGOSTO 1993 - 31

4.2 Page 32

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Nelle scuole salesiane operano ol-
tre 35 mila collaboratori laici. Ombre
e luci di questa presenza aifini dell'e-
ducazione e dell'evangelizzazione?
È un aspetto che investe tutto il
rinnovamento della società civile e
della comunità cristiana. Il proble-
ma si potrebbe riassumere in due pa-
role: comunione e partecipazione.
Nelle nostre scuole dobbiamo cerca-
re di realizzare la "comunità edu-
cante'', che non è fatta solo dalle
suore e dai religiosi, ma da tanti col-
laboratori laici, incominciando dai
genitori. Il rilancio della vocazione e
missione dei laici nella Chiesa ha ac-
quistato oggi una particolare incisi-
vità nel rinnovamento della scuola
cattolica. Non è facile formare una
comunità educativa armonica e fun-
zionante. La meta è farla divenire
"soggetto ecclesiale" attraverso ini-
ziative da inventare e curare.
"'I
•I
I La scuola riscopre oggi ciò
che faceva Don Bosco nel
suo oratorio.
Un lavoro lungo e difficile?
Sì. Si tratta di fare in modo che il
gruppo di religiosi e religiose, che tra
l'altro diminuisce sempre più di nu-
mero, diventi il nucleo animatore
della "comunità educante" più am-
pia. È necessaria tutta un'opera di
dialogo e di formazione permanente
da portare avanti nei confronti del
personale esterno alla comunità sale-
siana. Ma io credo che sia possibile
trovare molti laici di alta qualità sot-
to il profilo della vocazione cristia-
na, della profondità di fede, della
32 - LUGLIO-AGOSTO 1993
I Nella scuola, per l'educazione e la
promozione sociale dei giovani.
competenza scientifica e della capa-
cità pedagogica di docenza.
Tuttavia costituisce sicuramente
un problema la presenza nelle scuole
salesiane di giovani indifferenti al
fatto religioso.
La nostra pastorale giovanile sta
ripensando in forma moderna ed
impegnativa ciò che faceva Don Bo-
sco nella sua scuola e nel suo orato-
rio. Don Bosco non giudicava tutti
gli allievi sullo stesso piano. Cosi,
certamente, tra i numerosi giovani
delle nostre scuole c'è una varietà di
livelli nella loro esperienza religiosa,
ma il clima della scuola viene costi-
tuito soprattutto dalla vera spiritua-
lità del nucleo animatore salesiano e
della comunità educativa. La testi-
monianza di fede degli educatori in-
fluisce sull'ambiente e aiuta a far
emergere dei gruppi di allievi più
maturi, perché divengano fermento
quotidiano di crescita spirituale tra i
compagni nella scuola e fuori .
Come vede, don Viganò, il ruolo
della sciiola cattolica in particolare
nella Nuova Europa?
La scuola cattolica ha una parola
da dire a livello europeo, assumendo
il pluralismo di nazionalità, lingue,
culture, fedi, ecc. alla luce del Van-
gelo. L'Europa dovrà però difende-
re una libertà di scuola che comporti
anche l'obbligo da parte degli stati
di sovvenzionare le scuole cattoliche
dato che contribuiscono a formare il
cittadino europeo. La scuola cattoli-
ca ha molte possibilità di incidere
sulla crescita di valori di unità euro-
pea superando gretti nazionalismi e
risorgenti steccati. Se non riesce a
farlo la fede, nessuno potrà riu-
scirvi.
E quali problemi incontra la scuo-
la salesiana nell'Europa dell'Est e in
quella occidentale?
All'Est il problema è quello della
mancanza di personale competente.
Abbiamo aperto in vari paesi scuole
soprattutto di tipo professionale
che, in questo momento, sono le più
urgenti. Ma scarseggiano i confratel-
li sufficientemente preparati. Per 40,
50, anche 70 anni, essi sono stati co-
stretti a dedicarsi - almeno là dove
questo era possibile - solo ad attivi-
tà di tipo parrocchiale, mentre la
scuola esige competenze specifiche.
A tal fine abbiamo istituito a Varsa-
via da tre anni un centro universita-
rio di formazione pedagogica, una
specie di facoltà di scienze dell'edu-
cazione, per incominciare a prepara-
re professori e maestri.
In Occidente, la difficoltà è di rea-
lizzare la comunità educante, cioè il
coinvolgimento entusiasta e convin-
to di laici credenti in questo compi-
to. In alcuni paesi c'è poi il proble-
ma dell'invecchiamento del persona-
le religioso e della scarsità di voca-
zioni. Un certo numero di scuole de-
vono, quindi , essere affidate a laici
che a volte sono non credenti. E
questo. crea un reale problema per-
ché, la scuola per essere cattolica,
deve avere una comunità di respon-
sabili convinti dei criteri che la gui-
dano e capaci di creare un clima di
trascendenza evangelica, pur rispet-
tando la mentalità religiosa degli al -
lievi .
Silvano Stracca

4.3 Page 33

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- ·- --, ~
- ~
---~- .
~
-
-
.
IL DIARIO Dli AND1R'E)l. ·
di Jean-François Meurs
LA FORZA
DI ESSERE DONNA
Domenica. Ieri sera ho fatto da
baby-sitter. Ho bisogno di soldi e
Giulia mi ha fatto venire l'idea. Giu-
lia si scioglie tutta davanti a un be-
berino. E appunto, io dovevo badare
a un beberino di sei mesi e a un mo-
scerino di sette anni, e ml ero impe-
gnato pensando che Giulia sarebbe
venuta con me. Ma quando gliene
ho parlato, lei mi ha detto: «Ma cosa
ti viene in mente, Andrea?»
È vero che avevo già
fatto un sacco di proget-
ti dentro di me. Sarebbe
stata l'occasione per
stare un po' insieme, do-
po aver messo i bambini
a letto. È da tanto tempo
che sono con lei. .. Sono
di sicuro l'unico della
classe che non ha mai
fatto niente con una ra-
gazza. Giulia mi ha det-
to chiaro che da qual-
che tempo stavo diven-
tando troppo appiccico-
so. Ho cercato di spie-
garle che se ml voleva
L bene, doveva almeno
darmi qualche prova.
Noi ragazzi non ci ac-
contentiamo solo di so-
gnare. Lei si è arrabbia-
ta, e mi ha detto che era
proprio un ragionamento da ma-
schio : le ragazze sognano, certo, ma
hanno anche loro dei forti desideri.
Le ragazze però pensano anche al
resto, e si sa che i maschi, quando
hanno avuto tutto, ti lasciano perde-
re. Le ho detto che mi sembrava un
modo di ragionare un po' antiquato,
che aveva dei pregiudizi da donna.
Che in realtà ci si conosce poco tra
ragazzi e ragazze. «Ragione di più
per aspettare», ha detto lei. «Biso-
gnerà conoscersi un po' meglio d'o-
ra in poi» . lo non sapevo più cosa di-
re, e avevo capito che mi ero sba-
È più forte l'uomo o la donna? Ha
più coraggio chi prende in mano
un fucile o chi sa maneggiare
qualcosa di più delicato, come
per esempio un bambino?
gliato. Allora ho cercato di abbrac-
ciarla , ma non mi ha lasciato. Aveva
proprio la luna di traverso quel
giorno.
Intanto però io rischiavo di fare
brutta figura, perché non avevo mai
cambiato un bebé, né dato il bibe-
ron . Ho capito bene che le ragazze
hanno un sacco di fegato e sono
brave, io Invece avevo paura di ma-
neggiare una cosa così piccola e fra-
gile. Non sapevo come prenderlo. La
testa soprattutto, che cade sempre
In avanti , o indietro, o di fianco. I pie-
di sempre in movimento. E quando
bisogna cambiarli , che tanfo! Le
donne devono avere un odorato spe-
ciale! Ma il peggio è quando piango-
no: tu non capisci mai se e quando
finiranno per smettere e questo ti fa
venire il panico.
Credevo che fosse più facile con
la bimbetta di sette anni, ma mi sba-
gliavo. Che mostriciattolo! Non vole-
va mangiare e diceva con prepoten-
za che sua mamma aveva detto che
poteva mangiare solo
biscotti e dolci. Ho tele-
fonato a mia madre per
sapere che cosa si fa in
questi casi. Mi ha detto
di rompere il pane a
pezzettini e di bagnarli
nello zucchero o nel
cioccolato. Il trucco ha
funzionato. Quando pe-
rò ho cercato di metterla
a letto alle otto, come
penso fanno tutte le
mamme, si è messa a
urlare e a coprirmi di in-
sulti. Gridava che ero
cattivo e che sua mam-
ma non la mandava a
letto così presto. Poi ho
dovuto raccontarle una
storia, ma non la legge-
vo bene, dovevo darle
più espressione e mi fa-
ceva vedere come dovevo fare. Ma,
mamma bella! , se conosceva a me-
moria la sua storia, perché dovevo
raccontargliela!? Che tormento!
Ebbene, mi fa pena la mamma di
questi due diavoletti. Giovane com'è,
tira su questi due bambini tutta sola,
perché il suo uomo l'ha di nuovo ab-
bandonata. Le donne ne hanno del
coraggio! E ho capito che non ero an-
cora preparato ad assumermi le mie
responsabilità di uomo. Mai avrei Im-
maginato di poter diventare così in
fretta il padre di due bambini. ..
LUGLIO-AGOSTO 1993 - 33

4.4 Page 34

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Fuerte Olimpo. Inondazioni sul Chaco.
Il regime politico in
Paraguay, dopo 34 anni
di dittatura, ha preso la
strada della democrazia.
Ma la mentalità della
gente ha bisogno di
tempo per rinnovarsi.
34 · LUGL/0-AGOSW 1993
D a poco più di quattro anni, il 3
febbraio 1989, un golpe di sta-
to militare ci ha liberati da una dit-
tatura di 34 anni, nella quale il para-
guayano fu sistematicamente ridot-
to a semplice esecutore di ordini su-
periori arbitrari che arrivavano dal
governo o dall'unico partito al pote-
re, il Partido Colorado.
Da quel 3 febbraio la democrazia
anche da noi comincia a compiere i
primi passi, la stampa è libera (pos-
so scrivere queste pagine senza te-
mere di venire espulso dal paese, co-
me avveniva prima...), i partiti di
opposizione hanno ora gli stessi di-
ritti del Partido Colorado, sempre al
potere. Il Partido Liberal Febrerista,
Dem6crata Cristiano... possono te-
nere riunioni liberamente, i loro lea-
der non sono perseguitati o messi in
carcere. I giudici sono più liberi e
meno dipendenti dal potere esecuti-
vo, il presidente della Seccional co-
lorada locale, presente anche nel più
sperduto paesino della repubblica,

4.5 Page 35

▲back to top
ta (circa 25 mila persone), tra le
quali cinquemila indigeni di varie
etnie, sparsi in piccoli gruppi nella
foresta del Chaco.
Da una decina d'anni, un gruppo
di salesiani e di Figlie di Maria Au-
siliatrice, guidati dal vescovo sale-
siano, lottano per rendere più uma-
na la vita di questa gente, e per por-
tare loro la parola del Salvatore.
Progetti di sviluppo, cura delle po-
polazioni più isolate, lotta per di-
fendere le terre degli indigeni, pri-
mo annuncio del Vangelo alle tribù
che da poco si sono aggregate agli
altri, organizzazione della vita par-
rocchiale: sono stati questi gli sforzi
dei figli di Don Bosco, che hanno
sempre operato con grande dedizio-
ne e vero eroismo, molte volte fino
a dare la vita per Cristo in un am-
biente difficile.
I Vicariato del Chaco Paraguayo.
Don Bigault (al centro) con un
gruppo di indigeni.
ora non è quello che conta di più e
comanda di più, l'uomo forte del
posto, come fu per tanto tempo.
Però due generazioni di regime as-
soluto e arbitrario hanno lasciato
tracce profonde e quasi tutte le at-
tuali autorità sono state formate
durante questo periodo, assuefatte
al servilismo e alla prepotenza, e
trovano difficile agire diversamente
rispettando opinioni diverse dalle
loro e accettare serenamente il gioco
democratico .
n vicariato salesiano
Nel Chaco del Paraguay, i sale-
siani operano in un vicariato apo-
stolico che è stato affidato alla con-
gregazione. Il vicariato si trova nel-
la parte più povera e periferica del
paese, in una zona molto difficile
per la situazione del territorio (fre-
quenti inondazioni. ..) e abbando-
nata dagli uomini: nessuna strada in
un territorio di 90 mila chilometri
quadrati, molto scarsamente abita-
I primi sindacati
In questa terra di poche risorse,
la nostra gente, indigeni o civili pa-
raguayani, vivono praticamente in
tre situazioni diverse: nelle sponde
del Rio Paraguay, soggetti a fre-
quenti e vaste inondazioni che di-
struggono le fatiche di un anno, in
fattorie che appartengono a pro-
prietari che vivono nella capitale o
fuori paese, o al servizio di una
compagnia straniera che sfrutta il
chebracio, una pianta tropicale da
cui si estrae il tannino.
I primi vivono di pesca, di piccoli
lavori con le poche barche di pas-
saggio, e coltivano un po' di verdu-
re nel loro terreno. I lavoranti delle
fattorie conducono la vita dura dei
cow-boys del Far West, con la stes-
sa violenza, povertà e la mancanza
d'acqua (più di una volta sono co-
stretti a bere l'acqua lasciata dalla
pioggia). Gli operai che estraggono
il tannino in piena foresta vivono in
capanne, ricevono un vitto e un'ac-
qua molte volte indegne di un essere
umano, e non hanno quasi nessun
diritto sociale. Di recente, vale a dire
in questi ultimi tempi, dopo il cam-
bio di regime, hanno potuto formar-
si i sindacati, che cercano di difende-
re questi nostri fratelli. Però la loro
esistenza, riconosciuta legalmente,
non è resa facile - è il meno che si
possa dire - dalle autorità locali...
Ed è che i nostri fratelli salesia-
wGuO-AGosro 1993. 35

4.6 Page 36

▲back to top
ni lottano, perché il Regno di Dio
non si risolva soltanto in pie pre-
ghiere o in belle processioni, ma rie-
sca anche a trasformare la vita della
gente, a far riconoscere il rispetto
dell'uomo e i suoi diritti, l'amore
vero e l'uguaglianza conclamata
nell'Inno nazionale.
Autorità è servizio
Ora viviamo in un regime demo-
cratico, però il direttore di una
scuola, un'autorità di polizia, un
giudice di pace o il prefetto di dipar-
timento (delegato governativo) cre- Chaco Paraguayo. Nel territorio della parrocchia di Fuerte Olimpo.
dono ancora di poter fare ciò che
vogliono, in nome della loro autori-
tà, e di comportarsi a volte come
degli autentici tiranni locali, conti-
nuando a regolarsi con arbitrio co-
me facevano prima. E se la Chiesa,
per mezzo dei suoi sacerdoti e del
suo vescovo, si pone a difesa degli
oppressi è considerata sovversiva e
pericolosa!
Grazie a Dio queste situazioni og-
gi si fanno rare ed è finito il potere
assoluto del presidente de seccional
che aveva prima libertà di azione in
ogni angolo dello stato.
Però nella nostra zona isolata,
senza mezzi di trasporto per viag-
alunni o al personale di polizia la
mentalità del più forte (' 'mbarete' ')
nella dolce lingua guarani) o l'obbe-
dienza cieca per poter ottenere dei
vantaggi.
Tra profezia e impegno
quotidiano
Volendo vivere in una Chiesa con-
ciliare fedele alle direttive di Medel-
lin e Puebla, cercando di lottare per
coloro che non hanno voce ("Evan-
gelizzare i poveri" dice il motto del
nostro Vescovo), il nostro vicariato,
gnor Ortiz sulla stampa della capi-
tale. Il Vescovo chiedeva giustizia di
fronte ad alcuni casi dolorosi.
Assieme a questo lavoro "profe-
tico", in alcuni casi necessario, noi
ci sforziamo di educare la nostra
gente, molto religiosa come tutto il
Paraguay, però piuttosto tradizio-
nalista e che molte volte non com-
prende che il Vangelo deve tradursi
in qualcosa di concreto nella vita
quotidiana dell'uomo, liberato da
Cristo. Sono molto legati ai sacra-
menti, nia si direbbe che la loro vita
reale si svolga su un'altra sfera...
giare, o per far arrivare una notizia per difendere gli oppressi e ottenere La nostra missione è difficile, pe-
alla capitale, molti degli abusi di giustizia presso i ministeri governati- rò crediamo nella forza del Signore
prima avvengono ancora, e la no- vi della capitale, a volte viene a tro- per trasformare la società e, da
stra gente non crede ancora nella varsi in situazioni difficili.
qualche mese, stiamo approfonden-
sua liberazione... Ufficialmente Nella nostra ultima Assemblea do il tema delle comunità cristiane
"cattolici, apostolici, romani", è generale degli operatori pastorali di base, e coloro che lavorano più
terribilmente difficile far capire a del vicariato, abbiamo sottoscritto direttamente con gli indigeni seguo-
questi uomini in autorità che Cristo una dichiarazione pubblica, firmata no studi di antropologia, affinché
ha insegnato che l'autorità è servi- da tutti i presenti, per appoggiare dopo i cinquecento anni di evange-
zio agli altri. Continuano ancora alcune proteste fatte poco tempo lizzazione del nostro continente, il
molte volte a trasmettere ai loro prima dal nostro vescovo monsi- messaggio del Salvatore, entrando
profondamente nella loro cultura,
arrivi alle tre etnie della nostra zona
Paraguay. Nel vicariato apostolico del Chaco, una delle zone più povere
e periferiche del paese.
per aiutarli a raggiungere la loro di-
gnità di popolo, e vedano trasfor-
mata la loro vita.
Speriamo molto nella protezione
di Maria Ausiliatrice, la Vergine dei
tempi. difficili e dei luoghi difficili,
protettrice del vicariato e titolare
della nostra cattedrale di Fµerte
Olimpo. Con ottimismo, cerchiamo
di seguire le orme dei grandi salesia-
ni che diedero la loro vita nella terra
forte del Chaco. Gettiamo il seme in
questa terra dura, lasciando al Si-
gnore il compito di farla fiorire.
Christian Bigault
36 · LUGLIO-AGOSTO 1993

4.7 Page 37

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di Menico Corrente
SE 70.000 CHILOMETRI
VI SEMBRANO POCHI
Un viaggio avventuroso attra-
verso tre continenti per soccor-
rere i ragazzi in difficoltà.
Inghilterra come volontario per
un'organizzazione che si cura dei
senzatetto. «Sono cresciuto in una
parrocchia che mi ha trasmesso l'a-
more a Don Bosco e a Maria Ausilia-
Si chiama David Fenech, ha 25
anni ed è un canadese di origine
maltese. Sin da ragazzo coltiva
l'hobby della bicicletta. «Sono sem-
pre andato a scuola in bicicletta», di-
ce, «e anche adesso vado a lavorare
in bicicletta». Non ha mai cercato di
diventare un ciclista di professione e
trice . Ma anche la sensibilità educa-
tiva per i ragazzi . Ed è per loro che
nel mese di luglio inizierò il più im-
pegnativo viaggio della mia vita».
David intende dedicare due anni
della sua vita a raccogliere fondi a
sostegno dell'organizzazione ingle-
se " Save the Children". Percorrerà
72.000 chilometri in bicicletta attra-
non ha partecipato a competizioni.
Ciò che gli Interessa è quel pizzico
di avventura che nasce dal girare
verso vari continenti e conta di met-
tere insieme tre miliardi. Il denaro
David lo otterrà attraverso le spon-
per le strade con
sorizzazioni e l'aiuto
mezzi poveri, l'arric-
di varie organizza-
chimento spirituale
zioni. Non solo la sua
che può ricavare ve-
bicicletta, ma ogni
dendo il mondo "in
pezzo del suo abbi-
presa diretta" . Tre
gliamento da viaggio
anni fa è stato in Eu-
è stato sponsorizzato
ropa e ha percorso
per l'interesse che
circa seimila chilome-
varie ditte hanno tro-
tri. Dalla Scozia alla
vato nella sua singo-
Sicilia, ha visitato il
lare iniziativa.
cuore del vecchio
David non beve al-
continente sostando
colici, non fuma e du-
nelle grandi capitali,
rante i suoi viaggi tro-
scegliendo percorsi
va ospitalità nella ca-
alternativi per godere
tena Internazionale
la campagna o l'aria 1
degli ostelli della gio-
più sottile delle alte
ventù. È innamorato
quote. Attraversando
della natura e vive
la Francia ha visitato
quest'esperienza con
Lourdes. «Da ragazzo
animo francescano.
a scuola la geografia
.«Quando sono in bici-
dell'Europa mi affa-
cletta, e sono solo,
scinava», dice. «Ma D~vid al confine franco-
posso fermarmi dove
adesso che l'ho vista,
svizzero .
voglio e godermi lo
mi è piaciuta molto di
spettacolo della natu-
più».
ra fin che mi piace.
E provo una grande pace».,
Viaggio di solidarietà. David e la Gli auguriamo di riuscire a portare
sua famiglia sono della parrocchia sa- a termine questa nuova impresa.
lesiana di San Benedetto a Rexdale Anche se la battaglia più impegnati-
in Canada. È un giovane dal tempe- va l'ha già vinta: «Ho cominciato
ramento buono e generoso. Come spinto dal gusto dell'avventura, ma
volontario si è impegnato nella Saint ho promesso a Dio che il prossimo
Francis' Table, un'istituzione dei giro ciclistico l'avrei destinato alla
Cappuccini che offre un pasto caldo carità, soprattutto a favore dei ra-
ai poveri della città. Adesso lavora in gazzi in difficoltà».
Fatti&
Persone
YEMEN. L'ambasciatore d' Italia Pietro
Cordone, insieme al vicario apostolico
mons. Gremoli, ha incontrato il mini-
stro degli Affari esteri e il Gran Mufti,
per ottenere nella città di Sanaa l'aper-
tura di un Centro cattolico di preghiera.
Le due personalità intendevano in que-
sto modo appoggiare l'iniziativa dell'in-
diano don Matthew Vadacherry, che con
altri due salesiani indiani si occupa della
cura pastorale dei cattolici immigrati
nello Yemen e dell'assistenza spirituale
delle suore dj Madre Teresa.
SA.O PAUIO (Brasile). Dieci congrega-
zioni religiosi!, tra cui salesiani e Figlie
di Maria Au~iliatrice, si sono unite per
lanciare a livello nazionale il program-
ma televisivo ' 'Parola Viva' '. Al pro-
gramma, iniziato il giorno di Pasqua,
ogni congregazione collabora secondo
le proprie possibilità, sia con personale,
che con mezzi tecnici ed economici.
ROMA. L'assemblea straordinaria del
VIS (Volontariato Internazionale per lo
Sviluppo) ha eletto nuovo presidente
dell'associazione il dott. Antonio Rai-
mondi. Raimondi, che è il primo presi-
dente laico di questo organismo di vo-
lontariato, è nato a Somerville (USA)
nel 1963, ed è exallievo e cooperatore.
Dal 1991 lavora al VIS in qualità di pro-
gettista mana,ger.
COLLE DON BOSCO. «II Paese ha bi-
sogno di voi, la Chiesa ha bisogno di
voi. Nessuno fugga , nessuno si nascon-
da», ha detto il cardinal Saldarini ai cin-
quemila giovani della diocesi di Torino
saliti al Colle. «Troppi giovani si sentono
disorientati, con una gran paura di ri-
manere soli e di morire dentro». E rivol-
gendosi agli adulti: «Se ci apriamo ai
giovani, se li 11iutiamo a crescere, aiutia-
mo noi stessi a maturare. Il "pastore"
deve essere preparato e deve saper dare
l'esempio».
BRASILE. L'arcivescovo di Manaus,
mons. Soares Vieira, ha proposto all"i-
spettore salesiano dell'Amazzonia, la
creazione della parrocchia personale del
Collegio Don Bosco, frequentato da cir-
ca 2.500 allievi e da numerosi exallievi e
famiglie. L'iniziativa appare inedita e
potrebbe dare una svolta alla pastorale
tradizionale nella Chiesa amazzonica.
LUGL/O-AGOS10 1993 37

4.8 Page 38

▲back to top
IL ccVENERABILE»
DON LUIGI VARIARA
Scelse di vivere tra
i lebbrosi e vi portò
la gioia e la musica. Poi
conobbe il calvario della
incomprensione. Fondò
la prima congregazione
di suore aggregate
alla Famiglia Salesiana.
U na sera nebbiosa d'inverno
nell'Oratorio di Valdocco, a
Torino. Ottocento ragazzi gridano,
si rincorrono nel gioco frenetico che
crea una baraonda festosa. Uno di
quei ragazzi, Luigi Variara, scrisse:
«D'improvviso da una parte e dal-
l'altra si udì gridare: Don Bosco!
Don Bosco! Istintivamente ci but-
tammo tutti verso di lui. Lo attor-
niammo come uno sciame d'api.
Don Bosco appariva esausto di for-
ze. (Era il 20 dicembre 1887, gli rima-
nevano quaranta giorni di vita). In
quel momento io potei mettermi in
posizione tale da vederlo di mio gu-
sto. Mi avvicinai quanto più possi-
bile e vidi che alzando il suo dolce
sguardo lo fissò lungamente su di
me. Quel giorno fu uno dei più felici
della mia vita. Ero certo di aver co-
nosciuto un santo, e che Don Bosco
aveva scoperto anche nella mia ani-
ma qualcosa che solo Dio e lui pote-
vano sapere».
Quel ragazzino, Luigi Variara, era
venuto all'Oratorio di malavoglia.
Suo papà, maestro elementare e am-
miratore di Don Bosco, gli aveva
spiegato che nell'Oratorio tanti ra-
gazzi avevano potuto realizzare la
loro vocazione e diventare preti.
Lui aveva reagito con parole bru-
sche «Papà, io non ho la vocazio-
ne!». Papà aveva sorriso. «Intanto
vai, studia e stai buono. Se non hai
la vocazione, Maria Aùsiliatrice te
la darà».
Da Viarigi, il suo paese immerso
nel verde Monferrato, Luigi Variara
era sbarcato tra la turba scatenata di
Valdocco. All'inizio passò giorni
spauriti e desolati. Ciò che lo con-
38 - LUGLIO-AGOSTO 1993
Don Luigi Variara, in un ritratto fatto eseguire dalle Suore dei Sacri Cuori.
quistò fu la musica. Un suo compa-
gno di scuola, Emilio Rossetti, ri-
corda: «Aveva una bella voce di con-
tralto. Il maestro Dogliani lo prepa-
rò e lo fece entrare nel gruppo dei
cantori».
Cinque lettere e un bigliettino
Il 1891 fu l'anno decisivo della
sua vita. Raccolto in preghiera,
concentrato in serie riflessioni, egli
capì che diventare salesiano non vo-
leva dire scegliere un mestiere, ma
dedicare tutta la vita a Dio e alle
persone che Pio gli avrebbe affi-
dato.
Durante quell'anno arrivarono
lettere di molti missionari. Arriva-
rono anche cinque lettere di don
Unia, missionario tra i lebbrosi di
Agua de Dios, in Colombia. Narra-
vano con semplicità l'eroismo di
ogni giorno per donare un briciolo
di gioia e di speranza cristiana ai ra-
gazzi e agli adulti colpiti da quella
terribile malattia.
2 ottobre 1892. A 17 anni Luigi
Variara, inginocchiato davanti al
beato don Rua, fa voto perpetuo di
castità, povertà e obbedienza. E
chiede di essere mandato nelle mis-
sioni. Inizia gli studi che dovranno
portarlo al sacerdozio a Torino-
Valsalice, nel seminario salesiano
per le missioni estere. Qui, nel mese
di maggio del 1894, arrivò ammala-
to e stanco il missionario don Unia.
Sentendosi prossimo alla fine, era
venuto in Italia a cercare giovani sa-
lesiani che prendessero il suo posto
tra i lebbrosi. Ecco cosa scrive Luigi

4.9 Page 39

▲back to top
Variara: «Scrissi su un bigliettino il
mio desiderio di partire per la Co-
lombia e chiesi questa grazia alla
Madonna. Collocai il bigliettino sul
cuore della Madonna, tra la Ma-
donna e il Bambino, e attesi con la
massima fede e speranza: la mia
preghiera fu ascoltata. All'inizio
della novena venne a Valsalice don
Unia, per scegliere a nome di don
Rua il suo missionario tra tanti
chierici. Quanta sorpresa per me ve-
dere che, tra i 188 chierici che ave-
vano la stessa aspirazione, ferman-
dosi davanti a me, disse: "Questo è
il mio". Poi, chiamatomi da parte,
mi chiese se volevo andare in Co-
lombia nel lazzaretto di Agua de
Dios, e io dissi sl, con un'allegria
che pareva un sogno. Questa grazia
l'ho sempre attribuita a Maria Ausi-
liatrice».
Un rapido addio al suo paese, al-
la sua famiglia, poi quaranta giorni
di viaggio: attraverso l'Oceano
Atlantico, poi in battello per mille
chilometri sul fiume Maddalena,
poi quattro giorni a cavallo fino ad
Agua de Dios. «Siamo arrivati! -
scrive don Variara -. Il nostro arri-
vo fu quasi improvviso, ma quanta
festa ci fecero i cari lebbrosi: pare-
vano quasi guariti alla sola vista di
don Unia, che amano veramente
tanto, tanto». È il 6 agosto 1894.
La musica tra i lebbrosi
Agua de Dios è il paese dove vi-
vono in quel momento 620 ammala-
ti di lebbra e altrettanti sani familia-
ri degli infermi. Il clima è asciutto e
ardente, sui 35°. Quando arriva
don Luigi, lavorano tra i malati tre
salesiani; don Unia, l'iniziatore,
don Raffaele Crippa che diventerà
l'amico e il confidente di don Luigi,
e il salesiano laico Giovanni Lusso.
Ci sono anche, da due anni, le Suo-
re della Presentazione, che fanno
servizio all'Ospedale dove sono ri-
coverati i casi più gravi, si dedicano
alle bambine ammalate e sane, e
hanno dato inizio ad un fiorente
gruppo di Figlie di Maria.
La lebbra è, in questo tempo, una
parola spaventosa. Chi è contagiato
è marchiato per sempre, isolato da
tutti. Don Luigi osserva che quasi
tutti i lebbrosi sono condotti nel
paese-lazzaretto dalla polizia contro
la loro volontà. Sono scaricati li co-
me in un ergastolo. Anche chi gua-
risce, anche i figli sani dei lebbrosi,
non sono quasi mai riaccettati nella
società. Il pericolo maggiore è la di-
sperazione. Prima dell'arrivo di
don Unia, l'ubriachezza era una
condizione normale, i suicidi erano
molto frequenti. Ora invece il paese
è un luogo civile, con negozi, attivi-
artigianali, chiesa, scuola, di-
spensario medico, centro sociale ge-
stito dagli stessi lebbrosi. Don Unia
ha chiamato don Luigi perché porti
i canti e la musica, per dare vita e al-
legria ad Agua de Dios.
8 settembre 1894. Il primo grup-
petto di ragazzi lebbrosi canta insie-
me a don Luigi: Sei pura, sei pia, sei
bella, Maria...
8 settembre 1897. La banda musica-
le dei ragazzi lebbrosi dà il primo
concerto davanti alle autorità e a
tutta la gente. È un successo
enorme.
Tra queste due date c'è stata la
lunga pazienza e il vero eroismo di
don Luigi. Ottenuti -gli strumenti da
un battaglione militare, ha superato
ogni ripugnanza a imboccare gli
strumenti usati dai suoi ragazzi, per
insegnare loro il modo di suonarli.
Da quel momento, la banda rallegra
i giorni festivi, porta allegria e spe-
ranza. Scrive un lebbroso: «La ban-
da rende amene le lunghe ore della
nostra stanca esistenza, addolcisce
il veleno che ci tocca trangugiare».
Sacerdote a 23 anni
Ma tra quelle due date, don Luigi
ha fatto anche altri miracoli. Don
Unia è morto quasi improvvisamen-
te il 9 dicembre 1895. Due mesi pri-
ma ha tracciato per don Luigi que-
ste righe: «Qualcuno riceverà la mia
corona. Coraggio, Luigi: forse è
preparata per te! Studia e prega.
Non ti dimenticherò mai nelle mie
preghiere». E don Crippa scrive a
don Rua, a Torino: «Variara sta or-
ganizzanzo la Compagnia di San
Luigi, dà lezioni di religione nella
scuola pubblica, studia, canta, la-
vora, suona... ed ha buona salu-
te!». Le parole più belle gliele scrive
un'anziana lebbrosa: «Dio la con-
servi sempre puro, amabile e buo-
no; lei è un modello di virtù, una
creatura angelica, un essere non co-
mune, che si offre all'ammirazione
e al rispetto dell'umanità».
24 aprile 1898. Don Unia è ordi-
nato sacerdote dall'Arcivescovo di
Bogotà. Ha 23 anni. Torna rapida-
mente da Bogotà ad Agua de Dios.
Vuol riprendere il suo posto inos-
servato. Ma quando affronta il gua-
do del fiume Bogotà a 15 chilometri
da Agua de Dios, esplode un morta-
retto e un'immensa acclamazione si
leva dall'altra riva del fiume: i suoi
lebbrosi sono venuti ad accoglierlo,
e lo accompagnano per tutto il cam-
mino con grida festose, abbracci,
evviva, e all'arrivo in paese col suo-
no della "sua" banda. L'accoglien-
za termina in chiesa, con canti di
ringraziamento al Signore. Celebra
la prima Messa il 1° maggio con
una festa indescrivibile. Un lebbro-
so scrisse: «Quel giorno nessuno di
noi ricordava di stare nella città del
dolore».
La missione di don Luigi riprese:
nell'oratorio con i ragazzi, nella
scuola, tra i cantori e i bandisti. Ma
ora aveva due nuovi ambienti: l'al-
tare e il confessionale. «Passa ogni
giorno quattro o cinque ore al con-
fessionale - scrive don Crippa -,
è molto dimagrito, temo che non re-
sista».
In con/essionale nasce
una congregazione
Nel confessionale, dove porta la
parola di Dio e il perdono di Dio
viene in contatto con le miserie e le
grandezze più segrete. Tra le giova-
ni Figlie di Maria scopre numerose
anime capaci di forte impegno spiri-
tuale, fino a voler offrire la loro vi-
ta interamente al Signore. Sono leb-
brose o figlie di lebbrosi, e sono an-
geli. Don Variara ha conosciuto a
Valsalice don Andrea Beltrami, un
sacerdote salesiano colpito dalla ti-
si, che si era offerto vittima a Dio
per la conversione di tutti i peccato-
ri del mondo. Nel confessionale,
don Variara comincia a indicare a
qualche giovane la stessa strada:
«Fare della propria malattia un
apostolato, mettere la propria vita a
disposizione di Dio». «Prima fra
tutte le Figlie di Maria a emettere
voto di consacrazione vittimale al
Sacro Cuore di Gesù - scrive don
Angelo Bianco - fu la signorina
LUGLIO-AGOSTO 1993 39

4.10 Page 40

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L'attuale chiesa parrocchiale
nella piazza di Agua de Dios.
passo avanti: vogliamo, legate dai
tre Voti, formare la piccola famiglia
delle Figlie dei Sacro Cuore di Ge-
sù, servendo Dio e dedicandoci al
servizio dei nostri fratelli, in parti-
colare ai bambini dell'Asilo ... ».
Don Rua rispose: «L'Istituzione
è bella, e deve conservarsi».
Agua de Dios. Le allieve della scuola di promozione sociale
affidata alle Figlie dei Sacri Cuori.
Oliva Sanchez, 30 anni, lebbrosa.
Divenne preziosa collaboratrice di
don Variarà... Pochi giorni dopo la
seguì nella sua consacrazione Lim-
bania Rojas, anch'essa lebbrosa.. .
Dal 1901 al 1904 furono ben 23 le
Figlie di Maria che arrivarono a fa-
re il voto di consacrazione vitti-
male».
Senza nessun chiasso nasceva così
l'Istituto delle Suore del Sacro Cuo-
re di Gesù . Come lebbrose o figlie di
lebbrosi non sarebbero state accet-
tate da nessuna congregazione.
«La mano carezzevole di Dio»
Esse comunicarono la loro inizia-
tiva e il loro Regolamento ali' Arci-
vescovo di Bogotà, che lo approvò
40 - LUGLIO-AGOSTO 1993
e le esortò ad essere sante religiose.
Scrissero anche a don Rua: «Siamo
povere giovani colpite dal terribile
male della lebbra - scrivevano -,
violentemente strappate e separate
dai nostri genitori, private in un so-
lo istante delle nostre più vive spe-
ranze e dei nostri più ardenti deside-
ri ... Abbiamo sentito la mano ca-
rezzevole di Dio nei santi incorag-
giamenti e nelle pietose industrie di
don Luigi Variara di fronte ai nostri
acuti dolori del corpo e dell'anima.
Persuase che sia volontà del Sacro
Cuore di Gesù e trovando facile il
modo di compierla, abbiamo co-
minciato ad offrirci come vittime di
espiazione, seguendo l'esempio di
don Andrea Beltrami, salesiano.
Ora abbiamo·deciso di fare un altro
Un prete crocifisso
Furono le ultime parole conso-
lanti che don Variara si sentì rivol-
gere. Da quel momento su di lui e
sulla congregazione nascente si sca-
tenò la bufera. Fu ostacolato, ca-
lunniato, intralciato. Fu allontana-
to da Agua de Dios. Arrivarono a
torturarlo proibendogli di scrivere
alle sue suore e ad allontanarlo dal-
la Colombia. Il suo fu un calvario
lungo, sopportato con pazienza, in
silenzio, donato a Dio per la cresci-
ta delle figlie spirituali. Ed essere
vissero, e prosperarono. La loro su-
periosa, Madre Lozano, scrisse:
«Umanamente parlando non aveva-
mo alcuna difesa, ma il Signore di-
stese la sua mano su di noi, e ci sal-
vò la sua misericordia!».
Fa male ai cuore scorrere gli ulti-
mi dieci anni della vita di don Va-
riara. Si tocca con mano come il
Maligno poss~ servirsi anche delle
persone consacrate a Dio, delle loro
migliori intenzioni, per torturare un
grande servo di Dio . Ma fa bene al
cuore leggere le ultime parole che
poté scrivere alle sue figlie spiritua-
li: «Santifichiamo gli istanti di vita
che ancor ci restano, perché il rac-
colto durerà in eterno. Ah, quanto
godo pensando al cielo! ci trove-
remo tutti e saremo eternamente fe-
lici. Per adesso viviamo uniti nello
spirito: obbedienti, umili, puri,
mortificati, ma solo per amore...
Non vi lascio orfane, poiché le mie
preghiere sono incessanti per voi,
nel desiderio di vedervi tutte sante» .
Morì il 1° febbraio 1923, a soli 48
anni, lontano da tutti, e anche (sem-
brò) dimenticato da tutti. Ma nel
1964 il Papa Paolo VI riconobbe la
sua congregazione, fiorente di cen-
tinaia di religiose, tra quelle di dirit-
to pontificio. E nell'aprile 1993 le
virtù di don Luigi Variara sono sta-
te riconosciute dalla Chiesa "eroi-
che", e il Papa l'ha proclamato Ve-
nerabile.
Teresio Bosco

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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.
.
I N.OSTRI MORTI
MARACCANI Maria, t Brescia il 12/4/1993 a 55
anni.
Donna di fede e di preghiera, ha riempito la sua
vita di sposa e di madre con i valori del Vangelo,
vissuto con semplicità e coerenza. Devota di Ma-
ria Ausiliatrice e di Don Bosco, si sentiva unita al-
la Famiglia Salesiana e ne viveva pienamente lo
spirito: nella dedizione alla famiglia, come nella
collaborazione data alla parrocchia, all'oratorio,
alle missioni. Sempre disponibile, aveva attenzio-
ne a tutti, soprattutto ai più bisognosi e ai soffe.
renti , che era sempre pronta ad aiutare . La sua
fede e la sua bontà si sono rivelate In modo spe-
ciale nell'ultima grave malattia: il suo esempio di
amorosa accettazione della volontà del Signore
diffuse serenità e pace.
TOGLIA Michelantonio, cooperatore, t Calitri
(Av) Il 20/4/1992 a 83 anni .
Ultimogenito di undici figli, con due fratelli sa-
cerdoti e una sorella suora, tutti e tre dell'ordine
dei Redentoristi. Uomo di integra fede cristiana,
timorato di Dio, schivo, operò con rettitudine e
grande sensibilità per gli altri. Fervente nella pre-
ghiera e assiduo ai sacramenti , coltivò la fami-
glia, promosse e favorl le opere salesiane, stimo-
lò la formazione culturale e spirituale della gio-
ventù parrocchiale tenendo come modello Don ·
Bosco e a tal fine volle che la figlia Lucia frequen-
tasse la scuola presso le Figlie di Maria Ausiliatri-
ce di via Dalmazia a Roma.
NARCISO signor Armando, Salesiano, t Mon-
teortone (Padova) Il 27/2/1993 a 79 anni.
Ha vissuto tutta la sua vita di salesiano con en-
tusiasmo, dedicandola soprattutto ai ragazzi e ai
giovani degli oratori per vent'anni in Messico e
per 19 anni nell'oratorio parrocchiale di Monteor-
tone, attiguo all'opera salesiana. I funerali sono
stati una commovente dimostrazione di affetto e
di riconoscenza all'umile figlio di Don Bosco da
parte dei giovani e delle famiglie della parrocchia.
CAVAGLIANI suor Rosetta, Figlia di Maria Au-
siliatrice, t Roma il 7/2/1993 a 82 anni.
Il suo servizio nascosto e silenzioso si è consu-
mato in una lunghissima malattia che le ha chie-
sto molte rinunce , fino all'ultima dolorosissima
conclusione. Ha lavorato sempre, prima a Torino
e poi a Roma-Casa Generalizia, nella tipografia
interna, dedicando il tempo libero all'assistenza
all'oratorio e poi alla confezione di reliquie dei no-
stri santi. Era intelligente e arguta, capace di inte-
ressarsi alle " vicende del mondo" con una gran-
de apertura e sensibilità. La sua parola preferita,
che sintetizzava la sua vita, è "grazie!" .
FRASCATANI Adolfo, exallievo, t Frascati
17/1/1993 a 52 anni.
la sua grande bontà e disponibilità verso tutti.
Educatrice Illuminata e madre esemplare, operò
con stile salesiano e con zelo apostolico nelle
molteplici attività ecclesiali e sociali perché fortifi-
cata dall 'Eucaristia quotidiana e da una forte de-
vozione a Maria Ausiliatrice.
HNILA sac . Frantisek, salesiano, t Rajnochovi-
ce (Moravia) Il 27/2/1993 a 76 anni.
Molto essenziale la biografia giunta in redazio-
ne dalla Cecoslovacchia, ma tra le righe è facile
intuire quali drammatiche vicende dovette affron-
tare don Frantisek, Insieme ai suol confratelli sa-
lesi ani. Negli anni cinquanta ricopriva la carica di
economo ispettoriale, ma fu imprigionato e con-
dannato a 23 anni di carcere . Dimesso nel 1960,
lavorò come operalo In fabbrica. Nel 1969 tornò
a fare l'amministratore a Vsemina e poi a Rajno-
chovice, dove rnorl .
FOCHESATO Margherita, cooperatrice, t
Schio il 24/2/1993 a 79 anni .
Fu tra le prime cooperatrici della Famiglia Sale-
siana della città di Schio. Per lunghi anni lavorò
con amore e generosità al servizio dell'oratorio,
dando prova di grande saggezza nella più schiet-
ta testimonianza salesiana. Purificata negli ultimi
mesi dalla sofferenza, fu sorretta sempre da una
fede profonda. È significativo che sia partita per
la Casa del Padre Il giorno 24, dedicato a Maria
Ausiliatrice , di cui era particolarmente devota.
DEDOMINICIS Maria Teresa, vedova Falco,
t cooperatrice ed exallieva, Rossana (Cn)
1' 1/3/1993.
Sposa e madre esemplare, svolse con serietà
e competenza la missione di ostetrica per qua-
rant'anni. Sempre disponibile per aiutare, inco-
raggiar!! e consigliare chiunque si trovasse in dif-
ficoltà . E scomparsa dopo una lunga sofferenza,
lasciando In chi la conosceva un bell'esempio di
vita vissuta nella fede .
DAL POS suor Agata, Figlia di Maria Ausiliatri-
t ce, Conegliano Veneto (Tv) il 30/1/1993 a 83
anni .
Cresciuta all'ombra di grandi fi gure di Figlie di
Maria Ausiliatrice, suor Agata maturò al Collegio
Immacolata di Conegliano la sua vocazione . Fu
per 38 anni missionaria in Algeria, dedicandosi
all'evangelizzazione con quello spirito di apertura
che la contraddistinse. Per motivi di salute dovet-
te tornare in Italia e le costò molto abbandonare
l'apostolato diretto, anche se non facile, in un
contesto musulmano. Tuttavia imparò ad amare
ancora la sua terra e fino all'ultimo è stata per i
giovani e per la comunità " sguardo incoraggiante
e parola di bontà".
Purificato dalla sofferenza, accettata con fidu-
cioso abbandono, è tornato alla Casa del Padre
mentre suonavano le campane della sua parroc-
chia che tanto amava. Cresciuto all'oratorio di
Capocroce, è stato un uomo di fede vissuta che
trasmise alla famiglia. Uomo buono, onesto,
pronto e dlsponlblle , sereno, sorridente , equ ili-
brato, era stimato e ben voluto da tutti.
GIAMBELLI Anna Maria, ved. Deponti, coope-
ratrice , t Arese (MIiano) il 12/1/1993.
I cooperatori di Arese , l'azione cattolica, gli ani-
matori liturgici e i gruppi di preghiera la vogliono
ricordare come modello di donna cristiana e per
MASCHERUCCI Paolo, exallievo e cooperato-
re, t Frascati il 20/1/1993 a 72 anni.
Fu impegnato da cristiano autentico nella vita
sociale , politica e culturale tuscolana. Educatore
estroverso e brillante, ebbe modo fin da ragazzo
di evidenziare le sue doti notevoli anche organiz-
zative, operando nell'oratorio di Capocroce, dove
fu animatore della filodrammatica e dirigente par-
rocchiale e diocesano dell'azione cattolica. Dal
carattere forte e battagliero, schietto, risoluto, ha
vissuto una Intensa vita di preghiera, nasconden-
do dietro l'apparente durezza un cuore grande e
generoso, sempre pronto ad aiutare e a collabo-
rare .
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
<<... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma(oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire..., (oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
<<... annullo ogni milj
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l1stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
LUGLIO-AGOSTO 1993 41

5.2 Page 42

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A cura di Pasquale Liberatore*
* Postulatore generale
r GUARITA
AL SECONDO
GIORNO
ne. Trascorsero così due lunghi
anni. D'accordo con la loro
mamma, cominciammo a pre-
gare Don Bosco insistentemen-
te: "Nessuno più di Te, può aiu-
tare questi bravi ragazzi a trova-
re una soluzione. Aiutali!". Man-
cavano pochi giorni al 31 gen-
naio, quando la sospirata grazia
giunse: proprio secondo i nostri
desideri. Nella Festa di.Don Bo-
sco, i due giovani aprivano al
pubblico il loro primo locale.
Che Don Bosco mi avesse esau-
dita, io ne ero certa.
gare san Domenico Savio, lo
stesso Santo a cui papà e mam-
ma ci avevano affidati sin da
piccoli e la cui immagine è tutto-
ra accanto ai nostri letti. Depo-
nemmo anche il suo abitino sot-
to il cuscino per rendere più visi-
bile la nostra invocazione a lui.
L'intervento chirurgico riuscì
perfettamente. Son passati or-
mai già alcuni mesi ed ora il pa-
pà si sta riprendendo molto
bene.
Fam. Burzio, Pralormo (TO)
sposta del primario fu quanto
mai rassicurante: «Non c'è nulla
di grave». Sono un ex-allievo e
cooperatore salesiano. Deside-
ro ringraziare pubblicamente
san Domenico Savio .
Mons. Domenico Freni,
Messina
r QUANTE VISITE
RISULTATE
INUTILI
Una mia nipotina di due mesi fu
colpita da otite unilaterale con
versamento di pus all'interno. Il
caso, a giudizio del medico cu-
rante e dei medici dell 'ospeda-
le, era disperato. Allora io mi
raccomandai al Servo di Dio
Luigi Variara, apostolo dei leb-
brosi, promettendo che se entro
il triduo avessi ottenuto la gra-
zia, l'avrei pubblicata. La bam-
bina fu giudicata fuori pericolo
al secondo giorno del triduo.
Ora gode ottima salute.
Suor Anna Magagnotti,
Castiglione (Mn)
r ANCORA TRE
MESI DI VITA
Avverto l'obbligo interiore di far
conoscere un discreto ma deli-
cato intervento del Servo di Dio
Simone Srugi. Mia madre era
malata terminale di cancro . Per
una difficile situazione creatasi
in famiglia , chiesi a Simone Sru-
gi ancora almeno tre mesi di vita
e la possibilità di curarla a casa
senza eccessive sofferenze. Le
cose sono andate esattamente
cosi e allo scadere del terzo me-
se la mamma si è spenta sere-
namente, permettendomi di ri-
solvere nel migliore dei modi ciò
che più ml affliggeva.
Masini Anna Maria,
Novi Ligure (AL)
r N~SSUNO
PIU DI TE
Dopo anni di studi e di grandi
sacrifici , due miei nipoti non riu-
scivano a trovare una sistema-
zione. Molti i tentativi da loro fat-
ti per realizzare qualcosa di vali-
do. Ma tutto andava a monte,
causando delusione su delusio-
V.M., Middletown, USA
r DOPO UN PRIMO
MOTO DI
DISPERAZIONE
Il giorno 7 ottobre, Festa della
Madonna del Rosario, mia co-
gnata veniva sottoposta all'a-
sportazione di un linfonodo di
natura maligna. Dopo aver fatto
tutte le analisi il quadro della sa-
luta di mia cognata (50 anni con
una bimba ancora piccola) si
presentava disastroso. Il tumore
con sede in un polmone, aveva
già metastasi fino al cervello.
Dopo esserci ripresi da un pri-
mo moto di disperazione, abbia-
mo unito le nostre preghiere e
con tanta fiducia e insistenza ci
siamo rivolti a Maria Ausiliatri-
ce. Ed eccoci qua. Certamente
riconoscenti alla scienza e all'o-
pera meticolosa dei medici che
l'hanno curata con ogni mezzo,
ma soprattutto vediamo l'inter-
vento di Maria Ausiliatrice alla
quale vogliamo dire un "GRA-
ZIE" grosso grosso.
Fam. Colombo,
Pecetta T. (TO)
r DEPONEMMO
ANCHE IL SUO
ABITINO SOTTO
IL CUSCINO
Durante lo scorso agosto un in-
crescioso evento colpì la nostra
famiglia. Il papà che godeva di
una discreta salute, malgrado si
fosse sempre dedicato al duro e
penoso lavoro dei campi, fu col-
pito da un infarto. Ricoverato
immediatamente in ospedale, i
medici videro come unica via di
soluzione, un intervento al cuo-
re. In preda ad un indescrivibile
sconforto, cominciammo a pre-
r CHE LA NOSTRA
GIOIA SIA RESA
PUBBLICA
Per intervento di Maria Ausilia-
trice alla quale noi ci rivolgiamo
ogni giorno, il nostro piccolo
Amerigo di tre anni si è salvato
da due pericolosi incidenti. Una
prima volta, cadendo dal balla-
toio e sbattendo la test~ sui gra-
dini di marmo. Una seconda vol-
ta uscendo illeso dalla macchi-
na totalmente distrutta in uno
scontro automobilistico, tra lo
stupore dei testimoni che grida-
rono al miracolo. Vogliamo che
la nostra gioia sia resa pubblica
e sia pubblicamente glorificata
Maria Ausiliatrice.
Mano/a e Marino Filippetto,
Tombolo (PD)
r NON C'E NULLA
DI GRAVE
Tornando a casa dopo la cele-
brazione della s. Messa in par-
rocchia, per una distrazione ho
urtato contro la brandina sbat-
tendo sul selciato la gamba sini-
stra, ove si trova la protesi, ap-
plicatami sei anni fa a causa
della rottura del collo del femo-
re . Preoccupato per il forte dolo-
re, mi son recato da chi mi ave-
va operato a suo tempo. Teme-
vo per il risultato e mi raccoman-
dai a Domenico Savio. La ri-
Dopo ben 12 anni di attesa di un
bimbo, san Domenico Savio ci
ha esauditi. Quante visite spe-
cialistiche! Ma sembrava tutto
inutile. Un giorno il sacerdote
salesiano che aveva benedetto
le nostre nozze, ci parlò di Do-
menico Savio e ci diede il suo
abitino. Lo indossai e iniziai su-
bito una novena. Ora abbiamo
la gioia di una bimba di nome
Miriam. Preghiamo Domenico
Savio che abbia sempre a pro-
teggerla.
Campion Irene,
Rovasenda (VC)
r UN QUADRO
CLINICO
PREOCCUPANTE
Un incidente d'auto, dovuto ad
un malore, ha distrutto comple-
tamente la macchina sulla quale
viaggiava nostro figlio . Le con-
seguenze traumatiche davano
un quadro clinico fortemente
preoccupante sia per le lesioni
della milza che per la frattura
multipla della scapola e per l'in-
filtrazione data dalla rottura di
otto costole. Dalla sua nascita,
ventisei anni or sono, più volte
abbiamo constatato la protezio-
ne di san Domenico Savio ed
oggi più che mai, viva è la no-
stra riconoscenza per una ripre-
sa completa e senza danni resi-
dui che riteniamo di dover attri-
buire certamente al soccorso
del Santo.
B.E., Inveruno (Ml)
Per lopubblicazione non
si tiene conto delle lette-
re non firmo/e e senza
recapito. Su richiesto si
potrò omettere l'indica-
zione del nome.
42 - LUGLIO-AGOSTO 1993

5.3 Page 43

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••
IN PRIMO PIANO
I
Focus - - - .
Nome: Paul Mathew
Cheruthottupuram
Nato a: Narakkal (Kerala)
40 anni fa.
Attuale residenza: Roma
Altre notizie utili: conosciuto come
C.M. Paul, è stato il più giovane
direttore del The Herald, il più an-
tico giornale cattolico indiano in
lingua inglese. Ha lavorato alla
Catholic News Service di Was-
hington D.C. e come corrispon-
dente alla Union of Catho/ic Asia
News di Bangkok. Come giornali-
sta si è qualificato alla Fordham University di New York.
Dal 1992 è direttore per l'informazione salesiana presso il Dicastero
centrale della comunicazione sociale.
Grandi novità per l'informazione
salesiana. Proprio in questi giorni
è in svolgimento il corso per i futu-
ri corrispondenti. Di che si tratta?
Sono tre settimane di workshop
per i primi corrispondenti scelti da
venti zone della congregazione. È
in pratica la prima fase concreta
per la promozione della comunica-
zione tra i salesiani. Con questi
venti corrispondenti stiamo con-
cordando le scelte redazionali e i
modi di trasmissione delle notizie.
Si tratta di un corso di esercitazio-
ni pratiche che ci condurrà a usare
linguaggi e tecniche comuni.
Puoi anticiparci qualcosa su come
funzionerà la nuova Agenzia?
Molto ruoterà attorno ai nuovi
corrispondenti, che saranno impe-
gnati in prima persona a promuo-
vere la comunicazione nella loro
regione. Vogliamo far crescere il
peso dell'informazione salesiana
ed essi devono diventare i moltipli-
catori locali.
Quali saranno i prodotti che na-
sceranno da questa nuova rete in-
formativa?
Pensiamo a vari prodotti diversifi-
cati: a servizio dei consiglieri gene-
rali salesiani, degli ispettori, delle
singole case; ma anche dei Bollet-
tini Salesiani e delle altre riviste e
notiziari. Evidentemente vogliamo
renderci presenti con prodotti spe-
cifici anche presso la grande stam-
pa non salesiana.
I salesiani stanno investendo per-
sonale e risorse nella comunicazio-
ne sociale. È davvero importante?
Con la consulenza di una delle più
importanti agenzie europee, la SU-
NICSA, abbiamo costruito un
progetto accurato e ampio e que-
sto ci permette di partire su basi
solide. Lo scopo ultimo è quello di
favorire una buona comunicazio-
ne a servizio del nostro carisma e
della nostra missione tra i giovani.
Mi pare che la congregazione nel
suo insieme stia manifestando fi-
ducia e disponibilità. Lo testimo-
nia il fatto stesso che venti salesia-
ni siano stati liberati per tre setti-
mane da altri impegni per parteci-
pare a questo workshop. Ma in
molte regioni (India, Sudameri-
ca...) la comunicazione sociale si
sta consolidando: si desidera lavo-
rare tra ispettorie, unire le forze e
qualificarci meglio.
IL VECCHIO LEONE
ONDO (Nigeria). «Questa sera mi
sentivo più stanco del solito: fatti i
diciotto gradini della scala, mi sono
seduto su una poltrona, una vera pol-
trona, prima di fare gli altri sedici
metri che mi conducevano alla porta
della mia camera. Davanti a questa
poltrona, su un tavolino, il catalogo
delle.case e dei confratelli . Ho cerca-
to tutti i nomi dei salesiani che co-
nosco ...
Chi scrive è un salesiano veramente
incosciente. In vita mia ne ho combi-
nate di tutti i colori. Ho progettato
nove tipi di rettifiche e ne ho costrui-
te 112. L'ultimo tipo pesava circa 40
quintali. Sono arrivato a farne una al
mese. Contemporaneamente, un tra-
pano a colonna al giorno, tre morse
al giorno ...
Avevo 315 giovani e 27 istruttori
da pagare puntualmente.
Per concludere la mia vita, ho fat-
to un altro atto di incoscienza totale.
Ho chiesto e ottenuto di andare in
missione a Ondo in Nigeria, per dare
una mano nel laboratorio di meccani-
ca e saldocarpenteria. Sono felicissi-
mo di quest'ultimo atto di incoscien-
za. Unico problema, la lingua ingle-
se. Non conosco che pochissime pa-
role ed è un affare serio. Spiego le co-
se facendole, ma battere il martello
alla forgia per insegnare, è veramente
dura, anche perché fatti i calcoli a
spanna, ho ormai 79 anni suonati.
Ritornando alla lingua, devo ag-
giungere che non ho mai avuto sim-
patia per l'inglese e oltre al resto si fa
sentire il peso degli anni. Ma noi qui
a Ondo, a tavola si parla solo inglese
e a me arriva al gozzo, ma non va più
in su. La mia testa è fatta così.
Comunque non ho rimpianti o no-
stalgie, nel modo più assoluto. Rin-
grazio l'ispettore, il Signore, l' Ausi-
liatrice e Don Bosco per avermi man-
dato qui. Ho cercato di corrisponde-
re un po' alla romagnola, ma con tut-
to il cuore, e mi sono impegnato a la-
vorare senza misura per il bene della
gioventù. Prima di farmi salesiano ci
ho pensato seriamente, ma come si
suol dire, se nascessi un'altra volta,
non ci penserei un millesimo di se-
condo! ».
(Vincenzo Diana, salesiano laico)
LUGLIO-AGOSTO 1993 43

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TORINO C.M.P.
Rivista per la Famiglia Salesiana
e gli Amici cli Don Bosco
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Z/ INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176
10152 Torino
Martin Luther King
lo ho un sogno
Scritti e discorsi
che hanno cambiato il mondo
Religione, pag .228, rii. , L.24.000
È un 'antologia dei più importanti
discorsi e scritti del leader negro,
tra cui il celeberrimo / have a dream
(lo ho un sogno), che non solo
traccia un profilo della straordinaria
personalità di M. L. King ma esplicita
il sistema di valori a cui la sua
azione religiosa e politica si ispirò
per rispondere alla domanda di
giustizia sociale proveniente dai neri
americani e da tutti gli emarginati
della terra.
Una riflessione di grande attualità
sul significato profondo della
democrazia .
Martin Luther King
IO HO UN SOGNO
Scritti e discorsi
d,e /1a111w cambiato il mo11do
CQ)=
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TORINO