Bollettino_Salesiano_199305


Bollettino_Salesiano_199305

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Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice
vicinanza di ubicazione, c'è una vi-
cinanza d'intenti e di interventi.
INSIEME E ORIGI.NALI
NELLA STESSA
MISSIONE
intervista a don Egidio Viganò
S alesiani e Figlie di Maria
Ausiliatrice hanno la stessa
origine e lo stesso carisma a
servizio dei giovani. .. Ci può dire,
don Viganò, quale altro legame vi
collega alle vostre «sorelle in Don
Bosco»?
Con le Figlie di Maria Ausiliatri-
ce abbiamo in comune il fondatore
Don Bosco, lo stesso impegno edu-
cativo e pastorale, un comune me-
todo pedagogico, la stessa preoccu-
pazione giovanile: questo evidenzia
a sufficienza il legame che abbiamo.
La storia nei nostri due istituti
parla chiaramente di una comunio-
ne e di una collaborazione continua
e mai interrotta. È sintomatico l'at-
teggiamento sentito e vissuto da
santa Maria Domenica Mazzarello
(la confondatrice) di profonda ade-
sione e fedeltà ai criteri e direttive
del fondatore.
Il livello della vita concreta è ric-
co di dati. Le vocazioni di non po-
che Figlie di Maria Ausiliatrice, nel-
la loro maturazione e crescita, nella
confessione sacramentale e nella di-
rezione spirituale, sono state ac-
compagnate da Salesiani.
Un servizio religioso qualificato
per le loro comunità continua anco-
ra oggi. Sono numerosi i nostri con-
fratelli che ogni giorno dedicano del
loro tempo alle comunità delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice . Nei terri-
tori missionari, poi, la comunione e
collaborazione sono ancora più in-
tense. Noi le consideriamo «Sorelle
in Don Bosco».
Tutti i Salesiani, dal loro canto,
2 · I MAGGIO 1993
Le Figlie di Maria Ausiliatrice
sono circa 17 mila. Chiamate a
condividere l'esperienza di Don
Bosco a servizio dei giovani , so-
no oggi presenti ovunque insie-
me ai Salesiani in un comune
impegno educativo e pastorale.
riconoscono il bene ricevuto dalle
Figlie di Maria Ausiliatrice. Non
pochi confratelli sono stati aiutati e
sostenuti da loro nella scelta della
vocazione, nei teneri anni della fan-
ciullezza e della preadolescenza.
Oggi, in molti luoghi, sono ac-
canto, geograficamente parlando,
ai Salesiani nel lavoro giovanile.
Dove non si è potuta realizzare una
È vero che le suore chiedono mag-
giore indipendenza dal ramo ma-
schile?
Per molto tempo esse hanno cu-
rato le nostre comunità in tanti
aspetti domestici . Attualmente ge-
stiscono una loro facoltà di scienze
dell'educazione in dialogo con la
nostra e alcune di loro sono presenti
come docenti all'interno dell'Uni-
versità Pontificia Salesiana. Anima-
no molti centri di Cooperatori, fan-
no parte della redazione di vari Bol-
lettini Salesiani nel mondo . Condi-
vidono la responsabilità di alcuni
gruppi di ricerca e di studio su pro-
blemi giovanili e su prospettive pa-
storali. Operano in molte parroc-
chie salesiane come responsabili
della catechesi, collaborano con l'o-
ratorio e centro giovanile, animano
gruppi giovanili.
Dal dopoconcilio abbiamo cam-
minato insieme sulla strada del rin-
novamento, adeguando mentalità e
strutture alle nuove esigenze della
Chiesa e del mondo . In tali contesti
va collocato il vicendevole aiuto per
una risposta sempre più fedele alla
vocazione salesiana.
Che tipo di autonomia caratterizza
i due istituti?
I due istituti sono autonomi nelle
strutture e nel governo, fino al pun-
to da organizzarsi in maniera diffe-
renziata sia a livello centrale come a
livello periferico. Ciò non toglie la
ricerca della convergenza sugli
aspetti più tipicamente legati al cari-
sma di Don Bosco: una ricerca che
deve crescere, tenendo in debito
conto le differenze e le originalità di
ciascuno. La realizzazione operati-
va della Mulieris dignitatem interes-
sa loro e noi. Per lo «spirito di fa-
miglia» ereditato da Don Bosco non
mi sembra che abbiamo vissuto par-
ticolari difficoltà di rapporti, se non
quelli dipendenti dai .temperamenti
personali e da qualche accentuazio-
ne culturale transitoria. Rimango-
no, però, ancora tanti passi da com-
piere insieme, in vista specialmente
delle nuove sfide giovanili.
A cura di Angelo Montonati

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Quindicinale di
informazione e cultura
religiosa edito
dalla Congregazione
Salesiana di
San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago Giancarlo
De Nicolò • Eugenio Fizzotti Francesco Motto
Collaboratori: Teresio Bosco • Ernesto Calloni
Giuseppina Cudemo Graziella Curti - Serge
Duhayon - Bruno Ferrara - Sergio Giordani -
Margherita Maderni - Antonio Mélida -
Jean-François Meurs - Pietro Moschetto - Angelo
Montonatl - Gaetano Nanetti • Nicola Palmisano
• Angelo Paoluzl Alessandro Risso • Silvano
Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi
• Carla Morselll - Guerrino Pera - Pietro
Scalabrino
Progetto grafico e Impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
• Il primo di ogni mese (undici numeri,
eccetto agosto) per tutti.
• Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani
Collaborazione: La Direzione Invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviati
non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio
Nazionale Cooperatori (Pasquale Massaro) - Via
Marsala 42 00185 Roma . Tei. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 40 edizioni
nazionali e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 1O milioni di copie) in: Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Australia - Austria
Belgio (In fiamm ingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile Canada - Centro America (in
Guatemala) - CIie - Cina (a Hong Kong) -
Colombia Croazia - Ecuador Filippine
Francia - Germania - Giappone - India (in
Inglese, malayalam, tamil e lelugu) Irlanda -
Gran Bretagna • Italia - Korea del Sud -
Lituania (edito a Roma) - Malta - Messico
Olanda - Paraguay • Perù - Polonia •
Portogallo • Slovacchia - Slovenia - Spagna -
Stati Uniti Thailandia Ungheria • Uruguay
Venezuela Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a rich iesta,
nei limiti del possibile.
Cambio Indirizzo: comunicare anche l'indirizzo
vecchio.
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Casella post. 9092
00163 Roma-Aurelio
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Fax 06/65.92.929
Conto corr. post.
n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.
~ ~ i : _ - - - - - : ~ ~ - - ~ - · - ~-,,-,.._..,...,.- -cr- ...,_ ,. - ••• ,. .. - ·-- • • •
IJ~ ·QUES'TO NUME-RO
-
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,
I
1 Maggio 1993
Anno 117
Numero 8
Qui e in copertina, 3 giugno
1963-1993: i trent'anni dalla
morte di Giovanni XXIII,
il Papa della Pacem in terris.
Il nostro servizio a pagina 1O
(foto Osservatore Romano).
2 IL RETTOR MAGGIORE
Insieme e originali nella
stessa missione
intervista a Don Egidio Viganò
10 VITA ECCLESIALE
Il Papa della Pacem In Terris
di Silvano Stracca
14 SOCIETÀ / IL «DOPO REFERENDUM»
Dove stiamo andando?
di Alessandro Risso
18 INCONTRI
I martiri salesiani di Spagna
di Elvira Bianco
22 INIZIATIVE
Caro Telefono Azzurro
di Giuseppina Cudemo
26 GIOVANI
In cammino verso Denver
di Silvano Stracca
28 I CENTO ANNI DELL'OPERA
DI SAVONA
Qui ci vuole l'oratorio
di Marino Codi
2 2 Iniziative:
Caro Telefono Azzurro
30 DALLE MISSIONI
In Kenya Don Bosco non si è smentito
di Dario Superina
34 REPORTAGE
Presso il monte che fuma
di Graziella Curti
37 SUOR LAURA MEOZZI
Missionaria tra la neve
di Teresio Bosco
RUBRICHE
Lettere, 4 - In Italia e nel Mondo, 6 -
BS Domanda, 8 Prima Pagina, 9 -
Come Don Bosco, 13 - Osservato-
rio, 17 - Libri, 21 - Televisione, 25 - Il
Diario di Andrea, 33 - Solidarietà, 40
- Morti, 41 - I Nostri Santi, 42 - In Pri-
mo Piano, 43
3 4 Filippine:
Presso il monte che fuma
1 MAGGIO 1993 3

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DON BECHIS. «Sono un
che riguardano temi di ap-
exallievo di Don Bosco da
profondimento teologico,
almeno 50 anni e passa, vice
perché hanno sempre la pre-
presidente della Unione di
cedenza le direttive del Cen-
Lugano. Devo dirvi che so-
tro, che dovrebbe però dare
nQ molto rattri'stato che il
spazio anche a questi argo-
nostro caro BS non abbia ri-
menti».
portato la notizia della mor-
te di don Giuseppe Bechis,
lng. Alberto Zucchelli,
spentosi .a Canelli nel feb-
Milano
braio dello scorso anno.
Don Bechis fu mio carissi-
mo educatore e per due vol-
NONNA MARIA. «Ho let-
te direttore presso l'Istituto
to la lettera di nonna Maria ·
Elvetico di Lugano. Grande
(cf BS/febbraio '93) riguar-
uomo di fede, fu per me un
do alla TV e ai suoi pro-
secondo padre».
grammi. Anch'io, mamma
di un ragazzo, sono della
Carlo Boldini, Lugano
stessa idea. Segnalo l'inizia-
(Svizzera)
tiva del giornale cattolico Il
Carroccio: raccogliere firme
In qualche modo ha rime-
per una petizione al presi-
diato lei alla nostra dimenti-
dente della repubblica. Vor-
canza. Lo spazio è poco e
rei poi che parlaste di più
non è possibile ricordare
delle scuole salesiane: so per
tutti. Ancora una volta però
esperienza che.hanno molta
rilanciamo la responsabilità
competenza e professiona-
sui salesiani locali che devo-
no farei pervenire le indi-
spensabili notizie biogra-
fiche.
problematiche del mondo
giovanile. Il 29 gennaio
scorso abbiamo festeggiato
Don Bosco. La chiesa era
della strada nel quartiere
san Frediano.- Ora da quasi
8 anni mi trovo in monaste-
ro e come monaca di clausu-
lità».
Mamma Augusta,
G;aveno (TO)
gremita ed erano presenti ra ho ridotto.molto i contat-
UNITÀ INFRANTA. «So-
no tanti anni che ti ricevo
regolarmente. Ora sono sta-
ta chiamata a glorificare
Dio tra i testimoni di Geo-
va. Quando arrivi, ti leggo,
perché sono una cristiana
che non dimentica il bene
che riceve e non dimentica
che siamo tutti fratelli. Cosa
posso dirvi, cari fratelli cat-
tolici? Mi piange il cuore
per la mancanza di unità tra
tutti gli oratori delle sei par-
rocchie della città. C'erano
ç1nche le confraternite, exal-
lievi e cooperatori salesiani,
le Piccole Figlie del Sacro
Cuore e le suore 'dell'asilo
(Figlie di Maria Ausiliatri-
ce). Mi auguro che nel tem-
po questa festa diventi una
tradizione».
Carlo, exallievo,
Novi Ligure (Alessandria)
ti con il mondo salesiano.
Pochi giorni fa ho trovato il
Bollettino Salesiano tra le
nostre riviste: mi è sembrato
un dono di Don Bosco. Vi-
sto che lo inviate agli amici,
chiedo di inserirmi tra
questi».
Suor Elena Brogioni,
Monastero Benedettine,
Marinasco (La Spezia)
PROGRAMMI TV. «Con-
divido quello che ha scritto
nonna Maria di Ala di Stura
(cf BS/febbraio '93) per
quanto riguarda la TV. Io
sono sposata, non sono né
mamma, né nonna; la TV
mi piace, ma mi dà tanto fa-
stidio quando si presentano
certe scene. non c'è più un
programma pulito. Per ulti-
mo, quello che la Elmi, con
i suoi 53 anni, ha avuto il
tutti i figli di Dio. Vorrei
coraggio di fare in "Saluti e
che vi fosse un solo gregge e
APPROFONDIRE LA FE- baci". Spero che qualcuno
un solo pastore, Gesù UN'AMICA IN CONVEN- DE. «Ho letto con interesse riesca a fare qualcosa per
Cristo.
TO. «Nata, vissuta e attiva- la lettera di don Suster sulla questa TV».
mente impegnata fino ai 30 Messa (cf BS/febbraio '93).
Concetta Gagliano, anni nella parrocchia sale- Sono d'accordo: gli artifici
Nichelino (TO) siana Sacra Famiglia di Fi- per "vivacizzare" la Messa
Luciana Gola,
Montanaro (TO)
renze, ho conosciuto la spi- non sono che dei palliativi.
ritualità di Don Bosco, che è Dobbiamo cercare per noi e
FESTA DI DON BOSCO stata l'atmosfera naturale in per i giovani una fede me- PENSANDO AL GEN-
TRA PARROCCHIE. «Il cui sono cresciuta. Gli anni glio assimilata. Quanto a NAIO '95. «Sono un dete-
nostro parroco, don Carlo dell'oratorio sono stati un noi cooperatori, nelle nostre nuto. Devo scontare 4 anni.
Leardi, non è salesiano, ma aiuto prezioso per la mia at- riunioni non c'è mai tempo Da oggi devo ancora fare un
è molto aperto a tutte le tività che feci tra i ragazzi per gli argomenti di fondo, anno e 10 mesi, cioè uscirò il
4 · 1 MAGGIO 1993

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2 gennaio 1995. Quando
esço vorrei trovarmi un po-
sto dove lavorare, aiutare i
disabili, i poveri. Come pos-
so fare? Non ho più fami-
glia. Credo in Dio e leggo il
Bollettino Salesiano».
Daniele Cersosimo,
Via Camporgnago, 40
20090 Opera (Milano)
MI SONO SPOSATA. «Ri-
cevo da molto tempo il BS
con grande piacere. Dovete
sapere che il mese scorso mi
sono felicemente sposata,
chiedo quindi di continuare
a ricevere il Bollettino Sale-
siano presso la mia nuova
abitazione. Nella mia casa
paterna comunque la rivista
è gradita e vi prego di conti-
nuare a mandarla anche a
loro».
Lettera firmata, Noale (VE)
DON GIUSEPPE ROFFI-
NO. «Vorrei ricordare don
Ruffino, colto da morte im-
provvisa il 16 gennaio di
quest'anno all'ospedale di
Maruno, sui colli romani.
Gli sono stato vicino nell'o-
ra estrema con l'animo gon-
fio di commozione e la vici-
nanza affettuosa e fraterna
che ci univa da sempre. Mi
ha colpito il suo coraggio, la
serenità del suo animo per
nulla turbato dalla lucida
consapevolezza di essere
giunto alla fine della sua
corsa. «Soffro volentieri per
la beatificazione di don
Quadrio», mi disse, ricor-
dando un docente dell' Ate-
neo Salesiano col quale era
convissuto a lungo e di cui
aveva reso testimonianza al
suo processo di beatificazio-
ne. Poi aggiunse: «Soffro
per la Bosnia e l'Erzegovi-
na» . Ripeteva ogni tanto:
«Oh, Don Bosco!». Il Santo
dei giovani l'.aveva conqui-
stato fino dai primi anni del
collegio salesiano . Sarà uno
dei poli più luminosi della
sua vita, anche quando sarà
attraversato da prove e da
decisioni ·sofferte. Aveva
conseguito la laurea a pieni
voti al Politecnico di Tori-
no. L'agnostico e severo
prof. Perucca volle subito
questo giovane prete suo as-
sistente e collaboratore. Per
don Ruffino si apriva una
fase inedita della sua vita.
L'attività didattica e quella
scientifica non gli impediro-
no però di svolgere la sua
azione di prete. Assistente
di organizzazioni cattoliche
universitarie, attirava a e
riscuoteva consensi meno
con il sapere che con la sua
straordinaria testimonianza
cristiana e il candore della
sua bontà. Con il passare
degli anni diventerà una del-
le più qualificate autorità
scientifiche a livello mon-
diale per le sue conquiste nel
campo delle bassissime e al-
te temperature. La NASA
adotterà una sua sofisticata
apparecchiatura per i voli
spaziali . La sua fama di
scienziato gli procurò innu-
merevoli riconoscimenti, in-
viti ai più qualificati conve-
gni internazionali e gli fece
tenere corsi e seminari pres-
so università e centri di ri-
cerca. Dal 1988 alla morte
fu docente alla università La
Sapienza in Roma, poi a
Tor Vergata. Don Ruffino
fu senza dubbio uno scien-
ziato di fama internaziona-
le, ma in tutto e sempre, co-
me gli aveva insegnato Don
Bosco, prete e pastore sti-
mato. Educatore di schiere
di giovani universitari, che
videro in lui un maestro di
vita, uno scienziato che in-
segnava loro che non c'è op-
posizione tra vera scienza e
fede. Perché, diceva, se la
scienza non travalica i suoi
confini, può diventare in
certo modo, una S'cala per
salire a Dio».
Don Pietro Brocardo,
Roma
HO CONOSCIUTO PIER
GIORGIO. «Ero ragazzo,
allievo della seconda ginna-
siale al Collegio di Soverato
Marina. Ricordo che era
direttore l'indimenticabile
don Nicola Castellano. Ave-
vo un bel timbro di voce ed
ero incaricato della lettura
in refettorio. Ricordo per-
fettamente: era l'anno 1930
e leggevo la vita di Pier
Giorgio Frassati. Quindi il
giovane Pier Giorgio non
può aver fatto la gita nel
1933, come è scritto nella di-
dascalia di pag. 25 del nu-
mero di febbraio ...» (Dott.
Domenico Migliaccio, Mila-
no). «A proposito dell'arti-
colo su Pier Giorgio Frassa-
ti del numero di febbraio .
Accanto al mausoleo di Don
Bosco a Valsalice c'era quel-
lo di don Michele Rua, ma
non quello del cardinal Ca-
gliero, bensì di don Albera,
secondo successore di Don
Bosco» . (Don Ottorino Sar-
tori, Torino).
Ringraziamo per le due se-
gnalazioni e ci scusiamo con
i nostri lettori. Pier Giorgio
Frassati è morto il 4 luglio
1925. Quanto al cardinal
Cagliero, morto a Roma nel
1926, fu dapprima sepolto
al Campo Verano. Poi gli
argentini chiesero e ottenne-
ro che la salma fosse trasfe-
rita nella cattedrale di Vied-
ma, in Patagonia.
APPOGGIO E AMICIZIA.
«Sono una donna nubile di
sessant'anni, piemontese,
sola al mondo, ancora auto-
sufficiente e presentabile.
Da tempo soffro di solitudi-
ne, anche se sono impegnata
saltuariamente nel volonta-
riato. Esaurita, mi curo te-
nacemente, ma non basta.
Sono timida, non so intro-
mettermi. Sono convinta
che la migliore medicina sia
la compagnia di una presen-
za fisica, di una persona che
mi dia affetto e voglia rice-
verlo. Ma non posso pagar-
mi una compagnia, quindi
chiedo aiuto a voi: chissà se
tra i tanti lettori non vi sia
una donna sola come me, di
sani valori morali, disponi-
bile al dialogo, che voglia
conoscermi e col tempo pos-
sa nascere fiducia reciproca
e ci si possa aiutare moral-
mente a non morire di soli-
tudine. Lascio il mio reca-
pito».
Carta d'identità 09548103,
Fermo Posta, via Alfieri, 10
10100 Torino
tutto giovani
notizie
OSSERVATORIO
DELLA GIOVENTÙ
Periodico Internazionale
Trimestrale sulla Condi-
zione Giovanile a cura
dell'Osservatorio della
Gioventù (Facoltà di
Scienze dell'Educazione
Università Salesiana
Roma)
- Quattro fascicoli l'anno di
ricerche, saggi, informazione,
documentazione e aggiorna-
mento sul mondo giovanile ita-
liano, europeo e internazio-
nale.
- Ogni numero, monografi-
co, è costituito da:
tgn-monografla
tgn-blbllografla
tgn-llbri
tgn-informazioni: 4 rubriche
fisse
studi e ricerche
notizie e opinioni
riviste e centri
convegni e Incontri
tgn-dentro la ricerca
ABBONAMENTO
Italia: L. 25.000; Estero:
L. 35.000 da versare sul ccp
57492001 intestato a: Ponti-
ficio Ateneo Salesiano • LAS
Piazza Ateneo Salesiano, 1 -
00139 Roma
Direzione e Redazione
OSSERVATORIO DELLA
GIOVENTÙ
UNIVERSITÀ SALESIANA
Piazza dell'Ateneo Salesiano, 1
00139 ROMA
Tel. 06/87290.270 - 87290.405
RICHIEDI COPIA SAGGIO
1 MAGGIO 1993 5

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La foto risale al 1970, agli inizi dell'attività della so-
cietà di baseball e softball dell'istituto di Genova-
Sampierdarena. Nata come una scommessa 25 anni
fa, da allora la società ha coinvolto centinaia di ra-
gazzi e ragazze e oggi conta il massimo di espansio-
ne. Per festeggiare se stessa ha organizzato un tor-
neo a dieci squadre composte dagli ex giocatori del
Don Bosco e dagli attuali.
BRASILE
PREMIATO
LUIGI FUMANELLI
I CANARINI DI
JOAO FERREIRA
SÀO PAULO (Brasile). Si
chiamano "Canarinhos do
Liceu Coraçào de Jesus" ed è
una corale composta da ra-
gazzi e ragazze dai 7 ai 14 an-
ni. Il gruppo è molto richiesto
per cerimonie ufficiali civili e
religiose, partecipa a spetta-
coli e programmi radiofonici
e televisivi. Diretti dal salesia-
no laico signor dos Santos
Ferreira Joào, hanno già inci-
so un centinaio di dischi, an-
che con artisti professionisti,
e hanno preso parte a tre ope-
re nel Teatro Municipale di
Sào Paulo.
Al salesiano laico Luigi Fu-
manelli, per decenni respon-
sabile e animatore della Scuo-
la grafica San Zeno, e ad An-
gelo Barre!, direttore delle
Officine grafiche Mondadori,
è stato assegnato ex aequo il
Premio Mario Formenton,
giunto alla settima edizione.
Nella stessa circostanza la
Scuola grafica salesiana ha fe.
steggiato i 25 anni di "rifon-
dazione" nella nuova sede di
via Minzoni. La scuola, che
oggi ha 160 allievi di forma-
zione professionale e 77 dell'i-
stituto tecnico grafico, ha for-
mato centinaia di tecnici qua-
lificati in tutta Italia, ma an-
che in Europa e in altri conti-
nenti. Alla cerimonia era pre-
sente Luigi Abete, presidente
della Confindustria, che ha
testimoniato in questo modo
l'importanza che il mondo
imprenditoriale attribuisce al
momento della formazione.
AUSTRALIA
TRA GLI ITALIANI
DICLAYTON
Scrive suor Teresa da Clay-
ton (Melbourne): «Parlate
qualche volta anche dell' Au-
stralia sul Bollettino Salesia-
no! Noi Figlie di Maria Ausi-
liatrice ci troviamo a Clayton
da 15 anni. Siamo state chia-
mate ad aprire un asilo per i
ti
7" Premi© Mario Formenton
Lentino d'Oro 1.992
I
ILuigi Fumanelli è
stato tra i fondatori del
grande complesso della
scuola grafica di
Verona.
bambini degli emigranti ita-
liani, ma sin dall'inizio lo ab-
biamo aperto anche agli altri
immigrati, soprattutto asiati-
ci. Oggi le suore si curano del-
la catechesi, della preparazio-
ne ai sacramenti, organizza-
no, in collaborazione con i sa-
lesiani, giornate di ritiro per
gli studenti delle scuole supe-
riori, visitano e portano la co-
munione agli ammalati e agli
anziani, insegnano canto (in
lingua italiana!), fanno scuo-
la di taglio e cucito» .
I I giovanissimi della
corale brasiliana.
Hanno già inciso un
centinaio di dischi di
successo.
6 · I MAGGIO 1993

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0 ~,.;-,···.,--~~~-:~----,,,-.,,--. --· - - - ~ : 7 r r · ~ ~
~--:r-~,.---,- 11··-•··,·r,~---;·-~~•;,:i~n•.,.,,..,;-n-;----,-~,~
:' ·>I:t ' . . ' . ' ,' ,·' ·.·..
' '' .· ·, . ;, : '
~ '7·~1;
I•
i1
Clayton (Melbourne). Suor Teresa (al centro),
con i bambini dall'asilo.
FEDE E MASS
MEDIA
L'ISCOS (Istituto di Scien-
ze della Comunicazione So-
ciale dell'Università Salesiana
di Roma), in collaborazione
con l'Università Gregoriana,
ha organizzato un convegno
su Parrocchia, comunicazio-
ne e mezzi di comunicazione.
' Una cinquantina i partecipan-
ti, provenienti da 25 paesi. Il
convegno è stato animato in
gran parte da alcuni pionieri
della comunicazione sociale
applicata ali'attività pastora-
le, operanti nei cinque conti-
nenti.
I Roma. Gruppo di lavoro
al convegno su
"Parrocchia e mezzi di
comunicazione"
SPAGNA
POPOLARITÀ
DI SUOR NEME
Suor Neme L6pez da qual-
che tempo dirige un program-
ma religioso settimanale per
la radio locale di Calafias, un
piccolo paese dell'Andalusia.
Il programma dal titolo Bu-
scando la è diventato un
appuntamento atteso di ogni
mercoledi. Lo stile di suor
Neme è vivacissimo e sempli-
ce e si adatta bene ai bambini,
ai genitori e ai giovani. Suor
Neme si è conquistata un suo
modo di suscitare l'interesse e
la partecipazione del pubbli-
co, riuscendo a tradurre in
termini popolari la fede. Temi
fissi sono quelli della forma-
zione umano-cristiana, la
spiegazione del significato dei
tempi liturgici e delle feste dei
santi.
Ormai da nove anni un gruppo di giovani amici del
Colle Don Bosco (Asti) percorre in bicicletta l'Italia e
l'Europa. L'estate scorsa sono andati in Sardegna.
1112 chilometri di sudore, di soddisfazione e di soli-
darietà lungo le strade dell'isola. In passato erano
stati a Lourdes, Barcellona, Czestochowa. Nella fo-
to, l'avventurosa comitiva lungo le strade della Sar-
degna.
Calafias (Spagna). Suor Neme durante l'ora radiofonica.
1 MAGGIO 1993 7

1.8 Page 8

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NOSTRA FIGLIA
NON SI DECIDE
A SPOSARSI
Ri_sponde Jean-Marie Petitclerc:
Ecco che man mano che vostra fi-
glia cresce, il vostro affanno aumen-
ta: perché dunque non si decide a
farsi una sua famiglia? Può darsi
che vi sentiate anche un poco in col-
pa. Ma da dove nasce il vostro stato
d'animo? È davvero preoccupazione
per vostra figlia? O non piuttosto la
vostra difficoltà ad accettare la pro-
spettiva di non avere un genero e
dei nipotini? A meno che voi non
sopportiate più le battute maliziose
dei vostri vicini a proposito di vostra
figlia.
Ma pensiamo prima di tutto a vo-
stra figlia. Le ragioni che la portano
a non sposarsi possono essere mol-
te e varie. Potrebbe essere una sua
scelta personale. Il suo carattere in-
dipendente e la volontà di conserva-
re la sua libertà le fanno preferire di
non sposarsi. In questo caso, biso-
gna che rispettiate la sua scelta, an-
che se va contro i progetti che voi
avevate per il suo avvenire. D'altra
parte lo stesso san Paolo non fa for-
se l'elogio di questa condizione? Po-
veri noi se diventiamo prigionieri
delle regole sociali che impongono a
tutti di sposarsi!
Ma si dà anche il caso che questa
potrebbe non essere una vera scelta
da parte di vostra figlia. Allora il vo-
stro «Non si decide a sposarsi. ..», ri-
schia di non essere compreso da lei.
8 · 1 MAGGI0 -1993
Può darsi che non le sia ancora
venuta l'occasione di avere una rela-
zione profonda con un ragazzo della
sua età. Oppure potrebbe avere diffi-
coltà a entrare in rapporto con i ra-
gazzi. Forse è stata ferita da un'amo-
re su cui aveva tanto idealizzato, da
non essere in grado di superare la
delusione. E può essere che soffra
essa stessa di non trovarsi in condi-
zioni di poter decidere.
In tutti i casi, non è compito vostro
giudicare, ma starle vicini. Un'insi-
stenza inopportuna sul suo rifiuto di
sposarsi, rischierebbe di trasforma-
re in un blocco definitivo quella che
a volte è soltanto una difficoltà pas-
seggera. Smettete di insistere, e
sforzatevi invece di ascoltarla in pro-
fondità. E, che lei decida di sposarsi
o no, rispettate il suo modo di vivere.
Ricordate che dovete amare vostra
figlia com'è, vale a dire come Dio la
ama, e non come vorreste fosse.
UNA MORALE
ANCHE PER CHI
GUIDA?
Risponde Guido Gatti:
«Maleducato!», esclamò con tri-
stezza il mio compassato collega
che guidava l'auto su cui mi trovavo,
di fronte allo spettacolo di un ennesi-
mo comportamento irresponsabile
di uno dei tanti pirati della strada che
guidava un'auto davanti a noi.
Avrebbe potuto dire "assassino!" o
almeno "aspirante assassino!" e
non avrebbe esagerato: ogni giorno
sulle strade del nostro paese si veri-
fica qualche assassinio, provocato
dall'irresponsabilità di chi guida; i
morti assommano a qualche decina
negli ordinari week-end e superano
il centinaio in occasione dei grandi
«ponti» .
Va detto che c'è tutto un clima cul-
turale che facilita e promuove in chi
guida comportamenti irresponsabili
di questo genere (come l'eccesso di
velocità, l'inosservanza del codice
della strada, la guida in stato di
ubriachezza, la tipica "prepotenza
del guidatore" ) che sono all'origine
della maggior parte degli incidenti
BRUN0 AMATUCCI
GUIDARE
SICU RI
stradali e quindi dei morti e dei feriti,
dei danni e delle sofferenze che essi
comportano.
Contribuiscono a creare questo
clima certi spot pubblicitari, la gene-
rale legittimazione della prepotenza
e del "farsi furbi", il senso diffuso di
illegalità.
Ma la responsabilità principale,
non solo sul piano giuridico, ma an-
che su quello morale, resta natural-
mente quella dei singoli guidatori.
Molti sono disposti a riconoscerlo
a freddo, ma si trasformano in ani-
mali scatenati e irragionevoli, appe-
na hanno tra le mani un volante.
Naturalmente le istituzioni e la so-
cietà civile devono fare tutto il possi-
bile per facilitare e regolare la circo-
lazione stradale, in modo da preve-
nire il più possibile simili comporta-
menti e le loro dolorose conse-
guenze.
Ma la prevenzione principale e de-
cisiva resta quella messa in atto dai
singoli guidatori, non soltanto attra-
verso l'osservanza puntuale delle
leggi della circolazione (noti sono
leggi mere penali come si diceva
una volta; obbligano in coscienza ed
è peccato il trasgredirle), ma anche
e soprattutto attraverso la formazio-
ne di un giusto senso di responsabi-
lità e quindi dei corrispondenti atteg-
giamenti di prudenza, autocontrollo,
ragionevolezza, legalità. Atteggia-
menti che hanno sempre un alto va-
lore morale e religioso ma che, in
questo campo, costituiscono l'unico
modo concreto di ubbidire al solen-
ne: "non uccidere" del decalogo.

1.9 Page 9

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di Umberto De Vanna
Fatti&
Persone
I NUOVI TEEN-AGERS
Il servizio opinioni della RAI in col-
laborazione con l'Eurisko ha aggior-
nato l'osservatorio sui com;umi tele-
visivi dei giovani dai 14 ai 19 anni.
L'indagine scientifica, che mirava
anzitutto ai loro gusti televisivi, in
realtà si è spinta a guardare più at-
tentamente dentro la loro vita per
cercare di conoscere più da vicino i
loro consumi e le amicizie, gli inte-
ressi culturali, l'atteggiamento nei
confronti della pubblicità, il tempo li-
bero, e altro ancora.
Il primo dato emerso non è nuovo,
ma non per questo meno problema-
tico: 57 teen-agers su cento guarda-
no la TV per circa 3 ore al ~iorno; il
24 su cento la guarda per 4 o più
ore. Tutti nella giornata passano al-
meno un'ora e mezza davanti al te-
levisore.
FOTOGRAFATI. Anche i17 questa
nuova indagine dell'Eurisko, come
per quella di quattro anni fa, sono
stati individuati sei gruppi tipici, defi-
niti facendo riferimento ai modelli di
consumo, ai fattori evolutivi, al ses-
so, all'ambiente familiare e alle op-
portunità. Ecco i gruppi individuati,
con le loro principali caratteristiche:
«Senza progetti» (16 per cento dei
giovani dai 14 ai 19 anni). Questi
adolescenti vivono nelle periferie
dei grandi centri e hanno valori tran-
quilli: saper risparmiare, l'amicizia,
la sicurezza, il benessere della fami-
glia. Non danno importanza all'abbi-
gliamento.
«Cosa farò da grande?» (14 per
cento). In genere sono giovani che
vivono nel Centro-Sud d'Italia. È il
gruppo che ha un rapporto più diffi-
cile con la scuola, ma è anche quel-
lo che cerca e in parte trova lavoro
e quindi spende di più. Sono i fre-
quentatori delle discoteche. La loro
TV è Italia 1, amano Vasco Rossi e
Madonna.
«L'indifferenza» (21 per cento). È
Il gruppo più forte. Sono i veri orfani
del consumismo, vivono alla giorna-
ta, studiano e sperano nel lavoro,
nell'amore e nell'amicizia, ma sen-
za crederci troppo.
I L'indagine Eurisko ha foto~rafato
ancora una volta i giovani p'oggi.
«Sognando la vita» (21 per cento).
Sono soprattutto ragazze di provin-
cia, ultime incuriosite dalle vetrine,
patite per le telenovele, leggono
Grand Hotel, amano Masini, Ra-
mazzotti e Raf.
«Gli effervescenti» (11 per cento).
In genere vivono nel Centro-Italia e
frequentano le scuole tecniche.
Hanno una gran voglia di vivere, gu-
sti musicali sofisticati, leggono un
quotidiano, si interessano anche di
politica.
«I nuovi anziani» (17 per cento).
Appaiono più adulti, sono più ricchi,
generalmente del Nord. Hanno nei
confronti della vita e degli studi che
praticano con puntiglio, un atteggia-
mento pessimistico e critico. Sono
fanatici delle mostre, dei musei, del
teatro e del cinema. Amano Raitre e
programmi tipo Samarcanda. Com-
prano Airone, ma anche Topolino e
Famiglia Cristiana. Sono seri, post-
consumisti.
NON OMOGENEI. Chi pensava
che i giovani fossero tutti uguali e di-
ceva sicuro che la gioventù in fondo
non cambia, deve ricredersi, L'inda-
gine Eurisko così articolata, dimo-
stra che i giovani vanno accostati
con minor fretta e superficialità. Ma
soprattutto che nella società in cui
viviamo è l'ambiente in cui vivono
che modella i giovani a piacimento,
anche contro la nostra e la loro vo-
lontà.
ROMA. Un corso di qualificazione
giornalistica per i primi 25 corrispon-
denti provenienti dai cinque continenti,
avrà inizio il prossimo IO giugno. Orga-
nizzato dal Dicastero della comunica-
zione sociale, durerà sei settimane e darà
inizio a una rete mondiale che alimente-
la nuova «Agenzia Salesiana di Infor-
mazione», che sarà dotata dei più ag-
giornati strumenti di trasmissione e co-
municazione.
BOGOTÀ. Don Juan Pablo Rodriguez,
dell'ispettoria salesiana di Bogotà è il
nuovo responsabile del Dicastero delle
comunicazioni sociali dell'Episcopato
Colombiano.
ALBANIA. Con decreto della Nunzia-
tura Apostolica è stato costituito a Tira-
na l'Istituto Catechistico Nazionale e ne
è stata affidata la direzione ai salesiani,
in collaborazione con le Figlie di Maria
Ausiliatrice.
ROMA. Un convegno nazionale di for-
mazione sociale e politica, a cui hanno
preso parte giovani e responsabili della
pastorale giovanile italiana, si è svolto al
Safesianum dal 27 febbraio al I marzo.
Scopo dell'incontro "leggere la realtà
politica italiana e offrire criteri per pro-
muovere l'impegno socio-politico dei
giovani credenti". Tra i relatori, Luis
Gallo, Salvatore Abbruzzese, mons.
Gianpaolo Crepaldi e Riccardo Tonelli.
FORTALEZA (Brasile). A monsignor
Antonio Lustoza, per 22 anni arcivesco-
vo di Fortaleza, è stata intestata una
piazza della città e dedicato un monu-
mento. L'iniziativa è stata della parroc-
chia Cuore Immacolato di Maria, e ha
incontrato l'approvazione da parte del
sindaco della città. Monsignor Lustoza,
fondatore delle Suore Giuseppine, grup-
po di religiose brasiliane che fa parte
della Famiglia Salesiana, è morto nel
1974 in concetto di santità.
PADOVA. Una boutique di Mestre (Ve-
nezia) ha donato alla parrocchia salesia-
na di Padova capi di abbigliamento per
45 milioni. L'episodio singolare, nato
dalla necessità di dover liberare il ma-
gazzino, è stato giustificato dal fatto che
"quegli indumenti sarebbero arrivati
certamente in missione". Il locale Labo-
ratorio Mamma Margherita si è impe-
gnato fuori orario per spedire al più pre-
sto il materiale in Bosnia e in Brasile, a
sollievo di chi vive in guerra o nella po-
vertà.
1 MAGGIO 1993 - 9

1.10 Page 10

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VITA ECCLESIALE
IL PAPA
DELLA
PACEM
IN TERRIS
di Silvano Stracca
I Giovanni XXIII,
l'indimenticabile
Papa buono.
Trent'anni fa - il
3 giugno 1963 - moriva
Giovanni XXIII, il Papa
che ha dato una svolta
alla Chiesa del nostro
secolo.
10 · 1 MAGGIO 1993
S ono ormai trascorsi trent'anni dal
giorno in cui Giovanni XXIII,
al tramonto di un indimenticabile po-
meriggio di giugno, esalava l'ultimo
respiro. Il Papa che con lui moriva,
era all'origine della svolta della Chie-
sa nel nostro secolo. Il suo pur breve
pontificato - soltanto quattro anni,
sette mesi e sei giorni - è stato un
ponte verso l'avvenire. Il "Papa buo-
no" ha coraggiosamente guidato la
Chiesa a ringiovanirsi, annunciando
il Concilio solo tre mesi dopo la sua
elezione alla fine di ottobre del 1958.
Quattro anni dopo, l' 11 ottobre
1962, in san Pietro, Giovanni XXIII

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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inaugurava solennemente l'assise
ecumenica davanti a 2500 vescovi di
ogni parte del mondo. Il Concilio
Vaticano II è stata la sua impresa
più importante. Le sue parole all'a-
pertura costituivano una sintesi mi-
rabile del suo programma di "ag-
giornamento" della Chiesa. Oggi,
disse, "la Sposa di Cristo preferisce
usare la medicina della misericordia
piuttosto che della severità. Essa ri-
tiene di venire incontro ai bisogni di
oggi mostrando la validità della sua
dottrina, piuttosto che rinnovando
condanne" .
Quella straordinaria giornata si
concluse a sera con una grande fiac-
colata in piazza san Pietro e con Gio-
vanni XXIII che, affacciatosi alla fi-
nestra del suo studio privato, im-
provvisò il famoso discorso della
"luna" che stava a guardare e della
"carezza" del Papa a tutti i bambini.
E la pace fu salva
Pochi giorni dopo l'apertura del
Concilio, il mondo fu sull'orlo di
una nuova guerra per la crisi di Cu-
ba. Alle 11 di sera del 24 ottobre, un
giqrnalista americano, in buoni rap-
porti col leader sovietico Kruscev,
fece conoscere rn Vaticano l'ultima-
tum di John Kennedy a Mosca. Su
alcune navi che battevano bandiera
rossa con la falce e il martello, alcu-
ne batterie di missili stavano navi-
gando alla volta dell'Avana. Il pre-
sidente americano non aveva nulla
in contrario che il Papa intervenis-
se, se lo avesse voluto. Giovanni
XXIIl, immediatamente informato,
incaricò due collaboratori di stende-
re una bozza di messaggio, mentre
lui si sarebbe ritirato in cappella a
pregare. Qualche ora dopo, quando
gli fu consegnato il testo, volle di
nuovo esser lasciato solo.
Passò altro tempo, e Giovanni
XXIII restituì il testo, avendolo
cambiato completamente, a ecce-
zione di sole tre righe. Nella stessa
nottata vennero eseguite le tradu-
zioni in russo e in inglese, e conse-
gnate alle rispettive ambasciate . Al-
le 7 di mattina, Kruscev risponde
che lo trova positivo. Un'ora dopo,
Kennedy comunica che non c'è nul-
la che offenda l'onore dell' Ameri-
ca. A mezzogiorno del 25 ottobre il
Papa lancia al mondo il suo appel-
lo. La pace è salva! Entrambe le
parti s'erano spinte tanto avanti da
non potersi ritirare senza l'interven-
to d'un terzo, che consentisse di far-
lo con onore. E solo il Papa fu in
grado di farlo.
La signora A djubei piangeva
Pochi mesi dopo avvenne il fa-
moso incontro con la figlia e il gene-
ro di Kruscev, in visita in Italia. Ad-
jubei, direttore dell'Isvestia, e la
moglie furono ricevuti con altri
giornalisti. Alla fine Giovanni
XXIII si fermò a parlare con i due.
Scambiati i soliti convenevoli, il ge-
nero del capo sovietico disse al Pa-
pa, da parte del suocero, che la crisi
di Cuba aveva dimostrato come
perdere mezz'ora di tempo poteva
significare perdere la pace. Di qui
l'opportunità di un filo diretto tra il
Cremlino e il Vaticano ...
Il Papa mise la testa tra le mani,
riflettè qualche istante e poi rispose
press'a poco così : «Lei, come uomo
di cultura, ha certamente letto la
Bibbia. Dio prima creò la luce e solo
dopo sei giorni creò l'uomo: Ora
con la pace abbiamo veduto la luce;
aspettiamo un po' prima di arrivare
all'uomo».
E l'udienza continuò col regalo
d'una corona del rosario alla signo-
ra Adjubei. Poi la richiesta, così
inattesa e così bella, di Giovanni
XXIII alla figlia di Kruscev di far
sentire dalla sua bocca, al Papa, il
nome dei suoi bambini: «Io li cono-
sco già, ma me li pronunzi lei; nessu-
no li sa pronunciare bene come una
mamma».
Quell'incontro, interpretato da
taluni come un'apertura al comuni-
smo ateo, fu causa di non poca sof-
ferenza per il Papa che amava di-
stinguere sempre l'errante dall'erro-
re. Giovanni XXIII ne parlò cosi al
cardinale Marty, arcivescovo di Pa-
rigi, ricevuto qualche tempo dopo.
« Vede - disse -, io so che molti
sono stati so,presi da questa visita;
alcuni addirittura se ne sono rattri-
stati. P~rché? lo devo ricevere tutti
quelli che bussano alla mia porta. lo
li ho visti e abbiamo parlato dei loro
bambini. Bisogna sempre parlare dei
bambini. Vedevo che la signora Ad-
Jubei piangeva. Le ho regalato un
Con Il Concilio, Papa Roncalli ha dato una svolta alla storia della Chiesa del
nostro secolo.
1 MAGGIO 1993 11

2.2 Page 12

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ll giorno dell'incontro
Giovanni XXIII, popolarissimo e paterno.
rosario, insinuando che non era te-
nuta a conoscerne l'u:;o nè era obbli-
gata a recitarlo, certo! Ma guardan-
dolo - ho aggiunto - vi ricordere-
te semplicemente che una volta vive-
va una mamma pe,fetta. Amo ricor-
dare questo».
La Pacem in terris
la testa: «Se non troverete me, tro-
verete un altro Papa... ». «Noi pre-
gheremo in ginocchio, notte e gior-
no, perché Lei viva». Era il 20
maggio. Nella notte del 21 il male
scoppiò con violenza. La notizia di-
lagò subito per il mondo. Il 30 un
attacco di peritonite stroncò ogni
speranza.
Il segretario si inginocchiò accan-
to al letto. Sussurrò: «Santo Padre,
ho interrogato i medici». «Bene, che
cosa hanno detto?». «Santo Padre,
sarò leale con Lei. Le dico che que-
sto è il giorno del Signore, dell'in-
contro con Gesù» . E scoppiò a pian-
gere. «Sono prontissimo ad andare
dove il Signore mi chiama», fu la
flebile risposta. «Non è tempo di
piangere questo; questo è momento
di gioia e di gloria... Con la morte
comincia una nuova vita... Ho potu-
to seguire passo passo la mia morte;
ora mi avvio dolcemente alla fine...
Sono tranquillo: ho fatto sempre la
volontà di Dio, sempre, sempre... ».
Dopo quattro giorni di agonia,
alle prime ombre della sera di lunedì
3 giugno, il Papa del Concilio mori-
va. Aveva 81 anni, 6 mesi e 9 giorni.
Nell'aula del Concilio fu proposto
di procla,marlo santo per acclama-
zione. Così non fu e si seguì il nor-
male iter delle cause di canonizza-
zione. Per bene o male che vadano
le vicende del "processo" in corso,
Giovanni XXIII è già stato, dal po-
polo, riconosciuto giusto e santo.
Silvano Stracca
L'll aprile 1963, Giovedì Santo,
Giovanni XXIII indirizzava al mon-
do la grande enciclica "Pacem in
terris". Il suo testamento. A New
York i quotidiani del pomeriggio
furono i primi a pubblicare ~mpi
estratti del testo. I titoli dicevano:
"Il Papa invoca la fine del riarmo",
"Fermate la corsa agli armamenti".
Il presidente Kennedy disse della
"Pacem in terris", pubblicata due
anni dopo un altro documento ma-
gistrale, la "Mater et Magistra":
«Come cattolico ne vado orgoglioso
e come americano ne ho tratto buoni
insegnamenti. L'enciclica dimostra
con sicurezza che, sulla base di una
grande religione, può svilupparsi un
suggerimento in materia di pubblici
affari che è utile a tutti gli uomini di
buona volontà».
Il tumore aveva già attaccato a
fondo la vita del Papa. Una delle ul-
time udienze fu per il cardinale Ste-
fano Wyszynski, l'eroico primate di
Polonia. Al termine, con gli occhi
lucenti, il cardinale disse: «Padre
Santo, arrivederci a settembre, per il
·concilio». Giovanni XXIII scosse
L'11 aprile 1963 Giovanni XXIII indirizzava al mondo la Pacem in terris.
12 - 1 MAGGIO 1993

2.3 Page 13

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di Bruno Ferrero
~EDUCAZIONE PREVENTIVA
NON È PERMISSIVA
«In un collegio avevano comprato
un po' di mele fresche e belle, e ne
avevano collocato il canestrino ac-
canto alla finestra della dispensa;
ed ecco, d'un tratto, tutte le mele
scomparse! Lo dicono a Don Bosco
ed egli senza scomporsi: "li torto
non è dei giovani, ma vostro. Chia-
mate il prefetto, e ditegli che Don
Bosco ha detto di far subito apporre
un'inferriata a quella finestra ... Ri-
cordatevi di non mettere mai i giova-
ni in occasione di poter commettere
una mancanza; ecco il sistema pre-
ventivo di Don Bosco!» (Cf Memorie
Biografiche X, 649).
Lo scopo fondalT)entale dell'edu-
cazione dei figli consiste nell'aiutatli
a diventare padroni della propria vi-
ta e del proprio comportamento. Lo
sviluppo dell'autodisciplinil è però
una questione di "maturazione" e
quindi passa per diversi stadi. Il si-
stema preventivo non è affatto per-
missivo, ma tiene sempre conto, pri-
ma di piombare nelle paludi rischib-
se di una situazione conflittuale, del-
le condizioni "esterne" e della loro
influenza sui figli.
li primo passo per trovare una solu-
zione consiste nell'osservare scru-
polosamente che cosa accade
quando le c·ose vanno male. La
maggior parte delle situazioni è ca-
ratterizzata da tre fasi che alcuni
studiosi (Douglas, Baker) classifica-
no come "le tre C".
C1 è la fase antecedente, Il Conte-
sto in cui si verificano i fatti.
C2 è il Comportamentq dei figli.
C3 è la Conseguenza. E ciò che ac-
cade o ciò che i figli ottengono come
risultati del proprio comportamento
difficile.
Istintivamente la maggior parte
dei genitori agisce nelle fasi C2 e
C3. Un esempio: tutte le volte che
arrivava alla cassa del supermerca-
to con la sua bambina, una madre
doveva affrontare una battaglia. La
bambina abbrancava pacchetti di
caramelle e merendine, sistemate in
posizione ~trategica accanto alla
cassa e la madre si trovava puntual-
I Scopo dell'educazione è aiutare i
figli a di~ntare padroni della
propria vita.
mente davanti ali' alternativa: paga-
re o far mollare la presa a suon di ur-
li e scapaccioni.
In questo caso, il Contesto è il su-
permercato, il Comportamento è
rappresentato dai capricci della
bambina, la Conseguenza (sempre
spiacevole) è cedere o litigare.
Il Sistema "Preventivo" invita
sempre a considerare prima di tutto
il C1: la mamma deve decidere che
cosa fare prima di arrivare alla cas-
sa o addirittura prima di andare al
supermercato. Deve cercare delle
alternative. Può decidere, per esem-
pio, di non portare con sè la bambi-
na al supermercato almeno per un
po', finché la bambina non _accetta
di comportarsi nel modo desiderato.
Specialmente i genitori di preado-
lescenti devono tenere conto del
contesto e, quando sia possibile,
mantenerlo sotto controllo, finché i fi-
gli non sono in grado di farlo essi
stessi. Del resto anche un adulto de-
ve imparare a "fuggire le occasioni".
In campo educativo non deve ac-
cadere quello che racconta un'anti-
ca favola: «Una pecora scoprì un bu-
co nel recinto e scappò. Era così fe-
lice di andarsene. Si allontanò e si
perse. Si accorse allora di essere
seguita da un lupo. Cors~ e co~se,
ma il lupo continuava ad 1nsegu1rla,
finché il pastore arrivò e la salvò, ri-
portandola amorevolmente nell'ovi-
. le. Ma nonostante tutti gli avverti-
menti il pastore non volle riparare il
buco nel recinto».
D
Famiglia
Salesiana
LYON (Francia). Françoise Gilder rac-
conta come ha scelto di entrare tra i
cooperatori. «Dopo un lungo cammino
spirituale ho sentito il bisogno di appar-
tenere ad una comunità ecclesiale. A 42
anni, al momento di una scelta di vita
personale, in mezzo ai più piccoli e ai
più poveri della città, ho pensato a Don
Bosco. Tutto ciò che avevo ricevuto nel-
la mia infanzia e adolescenza mi ritornò
alla memoria. Don Bosco rispondeva al
meglio alle mie aspirazioni profonde e
al mio impegno professionale al servizio
dell'infanzia. Mi sono subito interessata
al gruppo dei cooperatori. E ora sono
molto felice di farne parte».
AVIGLIANA (Torino). Il Santuario
della Madonna dei Laghi, sorto attorno
a un pilone preesistente, risale al 1360.
Nel 1615 i Savoia fecero dono di un trit-
tico di notevole valore artistico, un' An-
nunciazione - con Santi di Defendente
Ferrari, che tuttora sovrasta l'altare.
Nel 1622 il santuario passò ai Padri
Cappuccini, che vi costruirono un con-
vento. Dopo la loro partenza, Don Bo-
sco si disse interessato a occuparsene,
ma soltanto un paio di decenni dopo,
precisamente cento anni fa, vi ~rrivaro:
no i primi salesiani. L'opera m questi
cento anni fu colonia estiva, orfanotro-
fio, casa di formazione per vocazioni
adulte e altro ancora. Oggi Avigliana,
oltre a santuario, è m;ia simpatica casa
di spiritualità per gruppi giovanili.
EUROPA DELL'EST. Le Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice hanno pubblicato il re-
soconto della loro presenza nell'Europa
dell'Est. Sono 77 le opere e 609 le suore.
Una presenza significativa e vasta, dun-
que, che tuttavia si sta ancora allargan-
do. Ecco in
paese
Polonia - PLA
Polonia - PLJ
Lituania
Ucraina
Russia
Bielorussia
Slovenia
Croazia
Slovacchia
Boemia/Moravia
Albania
Ungheria
case suore
24 250
24 202
-
8
1
3
1
3
1
3
7 51
2
8
9 43
3 17
2
8
2 13
1 MAGGIO 1993 13

2.4 Page 14

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SOCIETÀ / IL ccDOPO REFERENDUMu
DOVE
STIAMO
ANDANDO?
di Alessandro Risso
L'Italia è diventata da
qualche mese uno
straordinario laboratorio
politico. Grazie alla
«questione morale» si è
aperto il dibattito sulla
riforma elettorale.
Così Delcio Montagnin ha
presentato il giudice di Di Pietro-
Superman (Da Europeo).
T angentopoli oltre alla frequenta-
zione del codice penale ha sbal-
zato in primo piano tutta una sfilza di
problemi da sviscerare: costi della po-
litica e finanziamento dei partiti, lavo-
ri pubblici e modalità degli appalti,
autonomia e rischi di protagonismo
della magistratura, ruolo "demoniz-
zante' ' dei mass-media e garanzie de-
gli inquisiti, ed altro ancora. La que-
stione morale, sulla scia delle incal-
zanti cronache giudiziarie, ha calami-
tato l'attenzione, lasciando un poco in
ombra il dibattito sulla riforma eletto-
rale e sul confronto di opinioni in se-
no alla Commissione Bicamerale, con
il compito di elaborarne una proposta.
Pur sapendo che un cambiamento
delle regole che esprimono la rappre-
sentanza non comporta necessaria-
mente il miglioramento della classe
14 · I MAGGIO 1993
politica, perché nessuna ingegneria
costituzionale potrà mai sostituire la
rigenerazione delle coscienze oggi in-
dispensabile in Italia, può essere utile
cercare di capire meglio i concetti le-
gati ad espressioni quali "proporzio-
nale corretta" o "collegio uninomi-
nale", "sistema inglese" o "premio di
coalizione", "sbarramento alla tede-
sca" o "maggioritario su base di lista
plurinominale''.
La.nostra ''proporzionale''
Ogni sistema elettorale non intac-
ca il concetto di democrazia, cioè la
partecipazione di tutti i cittadini al
voto e contemporaneamente l'eleg-
gibilità di ciascuno. Non avrebbe
quindi senso, come già ebbe modo
di ricordare Norberto Bobbio, dis-
sertare sulla presunta maggiore o
minore democraticità di un sistema
elettorale rispetto ad un altro. Ma è
altresì indubbio che ciascuno di loro
modifica la rappresentanza e influi-
sce sul comportamento dell'eletto-
re. P un sistema garantisce la rap-
presentanza delle diverse forze poli-
tiche e meno assicura la stabilità di
governo; e, al contrario, i sistemi
che garantiscono la stabilità nella
legislatura penalizzano il pluralismo
della società e dei partiti. Parleremo
del sistema proporzionale come di
quello che meglio garantisce la rap-
presentatività, in contrapposizione
al sistema maggioritario che deter-
mina più governabilità.
La Repubblica Italiana ha dalla
sua costituzione adottato la propor-

2.5 Page 15

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zionale, che definiremo "pura" per
comodità. Ogni lista ottiene cioè un
numero di seggi proporzionale ai
voti riportati.
Oggi si sottolinea soprattutto l'a-
spetto negativo rappresentato dalla
frantumazione dello schieramento
politico - anche con 15/18 gruppi
costituiti in Parlamento o in Consi-
gli regionali o comunali - causa
prima dell'instabilità dei governi. E
tutti i sondaggi sono concordi nel ri-
tenere che la gente vuole una sem-
plificazione della situazione esisten-
te. Meno partiti e piu governabilità.
Non vanno però taciuti i grandi
meriti della proporzionale nella re-
cente storia d'Italia: nei due dopo-
guerra ha sollecitato la partecipa-
zione popolare alla vita politica, ha
stemperato forti tensioni politiche
garantendo rappresentanza anche
agli sconfitti nelle elezioni (pensia-
mo al Fronte nel '48), ha favorito la
capacità di coalizione e di mediazio-
ne all'interno della società, ha dato
una dimensione nazionale, e non lo-
calistica e clientelare, ai problemi
politici. Sino all'avvento della pro-
porzionale nel 1919 vigeva un siste-
ma .instabile e corrotto, prodotto da
una visione personalistica dell'agire
politico, con il singolo candidato
preoccupato solo degli interessi del
proprio collegio in funzione della
sua rielezione. Una necessità inevi-
tabile di favòri alle clientele, che eb-
bero in Giolitti il più abile regista
nazionale, con i suoi governi soste-
nuti da adesioni trasformistiche.
Ma se i detrattori del maggiorita-
rio hanno dalla loro la storia di ini-
zio secolo, i nemici della proporzio-
nale guardano molto più vicino, e
accusano il sistema attuale di aver
generato la "partitocrazia" e diffu-
so la corruzione dilagante, smasche-
rata da Di Pietro e colleghi. In ef-
fetti deve far pensare la concorde e
autonoma azione dei due maggiori
leader cattolici: nel 1953 Alcide De
Gasperi propose una correzione
maggioritaria alla proporzionale -
quella che venne battezzata dalle
opposizioni legge truffa-, malgra-
do la maggioranza assoluta garanti-
tagli dall'elettorato. Negli stessi an-
ni cinquanta don Luigi Sturzo, fon-
datore del Partito Popolare e fiero
combattente per la proporzionale
nel '19, propugnò la necessità di un
ritorno al maggioritario intraveden-
do le degenerazioni centraliste e bu-
rocratiche del nostro sistema politi-
co . Quarant'anni dopo questi nodi
sono giunti al pettine e persino la
Bicamerale, che si è dimostrata divi-
sa nonostante le urgenze, si è trova-
ta d'accordo nel superamento della
proporzionale pura. Per approdare
a cosa?
I vari partiti non hanno brillato
per chiarezza, cambiando orienta-
mento in pochi mesi, spesso divisi al
legge dei gruppi estremi, il partito
comunista e i neonazisti.
La Spagna democratica, nata dal-
la consunzione del franchismo, ha
adottato un sistema molto semplice
per evitare la frammentazione, ele-
mento degenerativo della propor-
zionale: i collegi elettorali sono ab-
bastanza contenuti - all'incirca su
base provinciale - determinando
un quorum più alto per l'assegnazio-
ne dei seggi, che i piccoli partiti non
La politica vista dal settimanale francese L'Express-international.
proprio interno e sempre condizio-
nati dalle valutazioni sul proprio fu-
turo elettorale. Può essere piu pro-
duttivo a fini esplicativi ·uno sguar-
do in casa delle altre democrazie oc-
cidentali, per cogliere pregi e difetti
delle soluzioni altrui.
Uno sguardo fuori casa
Prendiamo in considerazione so-
lo le esperienze piu significative ed
originali. Due sono le nazioni pro-
porzionaliste, Germania e Spagna;
due quelle maggioritarie, Inghilter-
ra e Francia.
In Germania esiste un numero li-
mitato di partiti, e una maggiore
governabilità, con l'adozione del
cosiddetto sbarramento del 5 % , che
nega diritto di rappresentanza alle
formazioni politiche minori che non
raggiungono tale percentuale. Inol-
tre non va dimenticato che ragioni
storico-politiche hanno determina-
to, dopo la rovina della guerra e la
spaccatura della nazione, ricompo-
sta solo a fine '89, la messa fuori
riescono quasi mai a raggiungere.
In Inghilterra c'è il collegio uni-
nominale, cioè con un solo candida-
to per ogni partito, e votazione in un
solo turno. Si tratta dell'uninomi-
nale "secca" : chi ottiene la maggio-
ranza relativa viene eletto, tutti gli
altri stanno a casa. Ciò comporta
un panorama politico di grande im-
mobilismo, incentrato sui partiti
storici, Conservatori e Laburisti,
che calamitano necessariamente le
spinte innovatrici. Ogni esperienza
diversa è destinata a ritrovarsi con
un pugno di mosche, priva di rap-
presentanza nella Camera dei Co-
muni pur avendo ottenuto anche il
20% dei consensi, come è successo
al partito Liberal.
Oltre a penalizzare pesantemente
la rappresentatività, si verifica an-
che il paradossale risultato che la
maggioranza dei seggi non appartie-
ne al partito che ha ottenuto la mag-
gioranza dei voti, se l'opinione degli
elettori o il loro numero è molto di-
somogeneo tra i vari distretti. Un
esempio per semplificare il concet-
1 MAGGIO 1993 15

2.6 Page 16

▲back to top
~
\\~
,~
Il Bollettino Salesiano esce dalla ti-
pografia dieci giorni prima del nuovo
mese e viene spedito con sollecitudi-
ne. Sappiamo purtroppo di notevoli ri-
tardi e di copie che varno smarrite.
Ogni mese le poste ci restituiscono
alcune centinaia di copie che non so-
no state recapitate ai destinatari.
Questo causa a volte l'interruzione
dell'abbonamento, nonostante la no-
stra buona volontà.
Se qualcuno si vedesse interrom-
pere l'arrivo della rivista per due nu-
meri consecutivi, sarà sufficiente che
ce lo faccia sapere e rimetteremo im-
mediatamente in corso l'abbona-
mento.
Chi fosse a conoscenza di copie
che vanno smarrite o che non sono
desiderate; di doppioni; di. lettori che
hanno cambiato indirizzo o che sono
deceduti, ci aiuti a risparmiare e ce lo
faccia sapere. Ci rimandi per favore
l'etichetta accompagnata dalla ne-
cessaria segnalazione.
Il Bolle~ino Salesiano viene invia-
to gratuitamente a chi ne fa ri-
chiesta. Dal 1877 è un dono di
Don Bosco a chi segue con sim-
patia il lavoro salesiano tra i gio-
vani. Diffondetelo tra i parenti e
gli amici. Comunicate subito il
cambio di indirizzo (mandando
sempre la vecchia etichetta).
Scrivete a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA
16 · 1 MAGGIO 1993
to: in un collegio vota il 63% degli
aventi diritto; i liberals riportano il
20%, i conservatori il 21 %, i laburi-
sti il 22OJo. Viene eletto solo il candi-
dato di quest'ultimo partito, che
rappresenta una minoranza inferio-
re ad un quarto dell'elettorato.
In Francia si vota su due turni,
per ovviare proprio a queste "ingiu-
stizie". Risulta eletto al primo colpo
il candidato che ha ottenuto il 51%
dei voti validi. Se nessuno varca
questa soglia si va al ballottaggio
tra i candidati più votati, che abbia-
no ottenuto almeno il 12,5% dei vo-
ti assoluti, e non solo tra i primi
due, come spesso si equivoca nelle
discussioni nostrane.
Il secondo turno comporta al-
leanze tra partiti e convergenze de-
gli esclusi sui candidati in ballottag-
gio. Ma più che il positivo, la mag-
gior rappresentatività del deputato
eletto e una indicazione di maggio-
ranza· per il governo, emerge nel-
l'esperienza il lato negativo del se-
condo turno j cioè il mercato dei vo-
ti all'insegna del trasformismo, del-
le promesse a tutto campo e del peg-
gior clientelismo. Se la riforma elet-
torale viene invocata anche per limi-
tare i costi della propaganda perso-
nale nella raccolta delle preferenze
- causa non secondaria di corru-
zione - pare un rimedio peggiore
del male il ricorso all'uninominale,
specie su doppio turno.
Proprio in Francia imputano alla
persortalizzazione della lotta politi-
ca e alla concentrazione della rap-
presentanza e del potere gli stessi
mali che in Italia sono visti come fi-
gli del sistema proporzionale.
gioritario ed uninominale occorre
poi considerare due rischi.
Il primo si collega alla ricorrente,
ed in parte condivisibile, volontà di
depotenziare i partiti, degenerati a
sistema onnipresente e corrotto. Ma
spostare la politica fuori dai partiti,
intesi nel loro insostituibile ruolo
previsto dalla Costituzione, signifi-
ca di fatto gettarla nelle braccia de-
gli interessi forti, di una oligarchia
autoritaria che si serve del guinza-
glio dei mass media per indirizzare
il consenso.
Senza scomodare Orwell, è suffi-
ciente riflettere sulla sempre più
stretta dipendenza in Italia di gior-
nali e TV, concentrati in poche ma-
ni, dal potere economico.
Il secondo rischio è di aumentare
il peso dei partiti, considerati nella
accezione peggiore, sulla scelta dei
candidati. Se nel sistema attuale l'e-
lettore ha la possibilità di preferire
un candidato all'interno della lista
votata, questa scelta passa al partito
nel caso di collegio uninominale.
Nella Bicamerale si sono così cer-
cate intese su ipotesi di "proporzio-
- PAPA,(!o,,11e;
SI fA I.A
POilTll!4?
I
- QUANTO M I OAI
~ re 1-0 SPtwo !
Aprire gli occhi
A questo punto occorre un'osser-
vazione per i cattolici. Chi vuole il
sistema maggioritario prefigura
praticamente un sistema politico bi-
polare, con uno schieramento di
centrodestra o conservatore - ege-
monizzato nei fatti dalla confindu-
stria - e uno di sinistra o progressi-
sta, impregnato di cultura laica di
prevalente estrazione socialista.
I democratici popolari di ispirazio-
ne cristiana dove si collocherebbero?
In Inghilterra esiste solo il puritanesi-
mo conservatore, mentre in Francia
sono spariti dalla scena politica.
Sul passaggio ad un sistema mag-
Giorgio Cavallo per La Stampa di
Torino .
nali corrette' ' con un pr~mio di
maggioranza, oppure su " sistemi
misti" per contemperare rappresen-
tanza e governabilità.
La riforma elettorale non porrà
certo la parola fine a questo dibatti-
to , ma lo alimenterà ancora. Ciò
che conta è il reale coinvolgimento
del cittadino nella conoscenza dei
problemi e nella scelta delle soluzio-
ni. La democrazia non è per sem-
pre, ma è un bene che va acquisito
e difeso giorno dopo giorno.
Alessandro Risso

2.7 Page 17

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di Achille Loro Piana
IN GIAPPONE
POCHE CONVERSIONI MA
TANTI I «SIMPATIZZANTI»
Molto spesso mi sento chiedere:
«Come mai i cattolici giapponesi so-
no sempre solo 400 mila?». Ed è un
fatto che i cattolici sono una minima
parte dei quasi 123 milioni della po-
polazione totale giapponese, anche
se grazie all'immigrazione di stra-
nieri, specialmente filippini, coreani
e sudamericani, in questi ultimi tre
anni sono aumentati di alcune deci-
ne di migliaia.
Ma vi è un altro dato che non com-
pare nelle statistiche ufficiali, ed è il
grande num_ero dei cosiddetti "sim-
patizzanti" della realtà cattolica. In
giapponese si chiamano shimpa e
c'è chi dice che superino i tre-
quattro milioni. Per "simpatizzanti"
intendiamo quelle persone che co-
noscono qualcosa di Gesù e del suo
Vangelo, che magari condividono
molto degli ideali cristiani e ne ac-
cettano i valori , ma che non hanno
ricevuto il battesimo. Molti di loro li
possiamo individuare tra i parenti e
i conoscenti dei cattolici; forse il nu-
mero più grande è costituito dagli
exallìevi delle numerose università,
scuole, asili infantili, opere sociali,
oratori e associazioni cattoliche che
hanno un impatto notevole e molto
positivo nella società giapponese.
Simpatizzanti sono i genitori che
vogliono i figli educati nellè scuole
cattoliche, non solo perché l'inse-
gnamento è serio, impegnativo e ga-
rantisce l'entrata in una buona uni-
versità, ma perché dà una concezio-
ne cristiana della vita.
Sono simpatizzanti anche la mag-
gior parte degli insegnanti delle no-
stre scuole e i collaboratori nei vari
settori delle nostre attività.
Simpatizzanti sono i giovani fidan-
zati che vogliono celebrare le nozze
in una chiesa cattolica, e partecipa-
no ai corsi di preparazione, anche
se probabilmente non saranno
"scelti": sarebbe infatti impossibile
soddisfare tutte le numerosissime ri-
IAnche se non hanno ricevuto il
battesimo, sono numerosi i
simpatizzanti della realtà cattolica
in Giappone. Molti di loro hanno
frequentato le scuole cattoliche.
chieste. E le decine di migliaia di
giapponesi che la Notte di Natale
vanno alla Messa di Mezzanotte e
se ne devono stare fuori al freddo,
perché la chiesa è piena zeppa.
I simpatizzanti che meglio cono-
sco sono alcuni giovani del DBUG,
Don Bosco Overseas Young Vo/un-
teer Group, che dedicano le vacan-
ze estive a esperienze di volontaria-
to nelle Filippine e in Papua Nuova
Guinea.
In altre parole, i simpatizzanti so-
no coloro che capiscono che anche
in Giappone ciò che uno «è», è più
importante di ciò che uno «ha».
Quali sono allora gli ostacoli al
battesimo? A questa legittima do-
manda cercherò di dare una rispo-
sta non esaustiva, forse, ma che è
frutto dell'esperienza di 30 anni di
vita in questo Paese.
Senso di responsabilità, serietà e
impegno sono valori basilari nella
società giapponese. Ora quale im-
pegno è più radicale delle promesse
battesimali? Sono convinto che mol-
ti giapponesi non ricevono il battesi-
mo perché hanno paura di non far-
cela a vivere da cristiani. Su un altro
versante, secolarismo, consumismo
ed edonismo, che permeano ogni
dimensione sociale in Giappone,
propongono ideali assai lontani da
quelli evangelici e sono forse l'osta-
colo più evidente a un progetto di vi-
ta cristiano.
A un livello culturale più elevato,
esiste poi una deleteria corrente di
pensiero, sottolineata dal notissimo
scrittore Shusaku Endo, special-
mente nella sua opera Chinmoku
(Silenzio), secondo cui un vero giap-
ponese non potrebbe mai essere un
autentico cristiano.
Quanto alle aree rurali , la tradizio-
ne buddista è ancora molto radicata
e la conversione a una religione
straniera è causa di incomprensione
e isolamento.
L'ultima pennellata del quadro po-
trebbe essere la mancanza di incul-
turazione e, spesso , di autenticità
nella testimonianza dei cattolici,
specialmente di quelli del paesi di
tradizione cristiana.
Lo spirito soffia dove vuole e sen-
to che soffia anche in Giappone. Dio
ha i suoi tempi. Noi dobbiamo conti-
nuare a seminare con zelo e gioia
nel cuore. Se le conversioni sono
poche, ci consola almeno il pensiero
dei simpatizzanti, che sono molti e
ci vogliono bene.
1 MAGGIO 1993 17

2.8 Page 18

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In Spagna negli anni 1936-38 furono assassinati 12 vescovi, 4148 sacerdoti
diocesani, 2365 religiosi, 283 suore e decine di migliaia di laici cristiani.
I MARTIRI
SALESIANI
DI SPAGNA
di Elvira Bianco
Di passaggio da Roma, don Juan Canals,
vice-postulatore della causa di
beatificazione dei martiri spagnoli del
1936-38, ci parla del gruppo più numeroso
della nostra "fabbrica dei santi'~
18 - 1 MAGGIO 1993
S ano 97 i salesiani di cui si intende
chiedere da tempo il riconosci-
mento del martirio. La loro causa di
beatificazione è nelle mani di don
Juan Canals, un salesiano licenziato
in Scienze Fisiche e laureato in spiri-
tualità salesiana, autore di alcune
opere su Don Bosco, e che è stato per
sei anni ispettore a Barcellona.
Qualcosa si muove, don Canals?
Certamente, ed è ora. Il desiderio
cresce per il fatto che pochi mesi fa
sono stati beatificati 122 martiri
spagnoli: 51 Claretani e 71 Fatebe-
nefratelli.
Come reagisce l'opinione pubbli-
ca in Spagna a queste beatificazioni?
Qualche tempo fa prevaleva il gu-
sto di manifestarsi critici. Anche
oggi non tutti riescono a vedere il
martirio come un dare la vita per un
Amore grande, e vedono il loro s~-
crificio come un fatto politico o co-
me un ricordo sgràdevole della no-
stra guerra civile.
Ci sono state altre beatificazioni
prima di questi 122 religiosi?
La prima fu di tre Carmelitane

2.9 Page 19

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Scalze di Guadalajara nel marzo del
1987; una seconda di 26 Passionisti
di Daimiel nell'ottobre del 1989; la
terza di 9 Fratelli delle Scuole Cri-
stiane, un Passionista e una Teresia-
na nell'aprile del 1990. Ed è stato
già annunciato che ci sarà un quinto
gruppo di due vescovi e di 8 sacer-
doti per il prossimo ottobre.
fronte , spesso senza processo o con
un processo-farsa. Per quanto ri-
guarda i martiri, il problema è pro-
vare che sicuramente la loro morte
è stata causata da avversione alla fe-
de e che la morte fu accettata con
atteggiamento cristiano di fiducia in
Dio, di pazienza e perdono. Eque-
sto è il mio compito.
Da dove vengono ricavati gli ar-
gomenti per queste prove?
Soprattutto dai voluminosi ma-
noscritti che sono la raccolta degli
atti di alcuni processi fatti a Valen-
cia, Madrid e Sevilla. Passarono da-
vanti al rispettivo tribunale ecclesia-
stico circa 200 testimoni.
È molto vasto il materiale rac-
colto?
Dato il numero di martiri - sono
97, non lo dimentichiamo - non è
enorme: si tratta di quattromila pa-
gine suddivise in sei volumi.
Sarà facile trovarvi nle prove per
ciascuno di loro?
Per qualcuno si, per altri no . Da-
to che queste morti avvennero nella
clandestinità, il tribunale deve sop-
pesare tutti gli indizi, quelli natural-
mente che gli sono stati presentati.
Lei si trova dunque in un bel pro-
blema: mettere insieme delle testi-
monianze necessariamente incom-
plete e frammentarie...
E dobbiamo raggiungere l'obiet-
tivo. Possibilmente anche in fretta .
Potrebbe raccontare per i nostri
lettori qualche vicenda tra le più si-
gnificative?
Si può. E per non far torto a nes-
suno, ne vediamo una per ogni
processo .
Solo perché preti, suore,
cristiani
Cominciamo da Madrid?
L'ispettoria di Madrid aveva i no-
vizi e gli studenti di filosofia a Mo-
hernando , in provincia di Guadala-
jara.
Il loro direttore era don Miguel
Lasaga. Il 18 luglio 1936 si impe-
gnarono negli esercizi spirituali, al
termine dei quali i novizi fecero la
loro professione, diventando sale-
siani, senza temere per la possibile
persecuzione a cui potevano andare
incontro. Fu un momento tragico
quando furono portati nella prigio-
ne di Guadalajara sei giovani sale-
siani, quattro chierici e due laici,
con la scusa che erano di leva per
quell'anno. In realtà erano nati nel
1915 e avevano quindi 21 anni . Il di-
rettore chiese di accompagnarli .
Nella prigione quel gruppetto si mo-
strò esemplare, pio, servizievole, al-
legro e obbediente al loro direttore,
che fu un angelo consolatore per
molti prigionieri, specialmente dei
condannati a morte. La sua dignità
sacerdotale non gli impedi di essere
amabile barbiere dei carcerati. Era-
no già passati quattro mesi di carce-
re e molti erano stati liberati. Giun-
se il fatidico 6 dicembre 1936, giorno
in cui, come rappresaglia per un
bombardamento aereo sofferto dal-
la città, assassinarono 283 prigionie-
ri. Fu una serata terribile: a gruppi
di trenta venivano portati fuori, fu-
cilati presso la porta del carcere e
sotterrati in una grande fossa presso
la salita della città. Padre Lasaga
Coinvolti in una grande
tragedia
È ancora difficile dare un giudi-
zio sereno sui fatti sanguinosi avve-
nuti in Spagna durante la guerra ci-
vile del 1936-1939. Lo stato di per-
secuzione nell'allora chiamata zona
rossa è però riconosciuto ormai da
ogni storico serio. Tante chiese fu-
rono distrutte, si trattò di un ' auten-
tica strage di clero: furono assassi-
nati 12 vescovi, 4148 sacerdoti dio-
cesani, 2365 religiosi, 283 suore e ci
fu una carneficina di laici cristiani,
decine di migliaia. Esecuzioni avve-
nute in città e in villaggi lontani dal
1 MAGGIO 1993 - 19

2.10 Page 20

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IN LIBRERIA - - - -
MARIA
-•t..M-,.----,-il~ •.......b-.
Maria
di LENE MAYER-SKUMANZ.
Pagine 76 in grande formato.
In brossura: Lire 8.000.
Ed. cartonata: Lire 14.000.
Il racconto sottolinea la figura di
Maria come strettamente collegata
a Cristo. Un elegante libro dono.
infuse serenità durante la terribile
attesa e diede l'assoluzione generale
a quelli del suo dormitorio.
Subirono la stessa sorte quelli di
Valencia?
A Barcellona, le Figlie di Maria
Ausiliatrice riunite nel collegio San-
ta Dorotea, poterono imbarcarsi e
giungere in Italia, mentre non volle-
ro partire suor Carmen Moreno e
suor Amparo Carbonell che dove-
vano assistere una loro consorella
appena operata. Le tre furono prese
in una torre dove si erano rifugiate
e rinchiuse presso un Comitato che
non fu possibile identificare. Dopo
l'interrogatorio la suora ammalata
fu .liberata, le due.infermiere invece
furono fucilate all'ippodromo.
Santa Maria, Madre di Dio
di RENÉ BERTHIER e MARIE-HÉLÉNE
SIGAUT .
Pagine 48 in grande formato a colo-
ri. Lire 3.500.
Presenta la vita della Madonna, in-
tesa come «colei che ha creduto».
Maria speranza di Dio
di BERNARD BRO.
Pagine 64, Lire 3.800.
Perché parlare ancora di Maria?
Non si cade nell'errore di creare
un'inutile mediatrice accanto all'u-
nico mediatore, Gesù? A queste e
altre difficoltà una risposta chiara.
I L'ispettore di Barcellona, don
Giuseppe Calasanz, una delle
prime vittime, ucciso a Valencia
perché prete, mentre lo
conducevano in camion.
Maria progetto di vita
per i giovani
di ANGELO VIGANÒ.
Pagine 48. Lire 1.800.
L'opuscolo presenta Maria come
modello riuscito di un progetto di vi-
ta per la gioventù.
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011195.91.091
c/c Postale 8128
20 - 1 MAGGIO 1993
E il gruppo di Sevilla?
A Pozoblanco, in provincia di
Jaén, furono catturati in diverse cir-
costanze tre cooperatori salesiani: il
primo fu l'arciprete don Antonio
Rodr(guez Bianco, exallievo del col-
legio di Utrera, che era riuscito a
portare i salesiani tra la sua gente.
Fervoroso e impegnato nel lavoro
parrocchiale, fu immediatamente
preso dai persecutori, portato al ci-
mitero e fucilato mentre correva ad
abbracciare la croce. Donna Teresa
Cejudo Redondo, moglie dell'archi-
tetto Juan Bautista Caballero, atti-
vissima e molto apprezzata nelle as-
sociazioni cattoliche, fu portata in
carcere, dove diede magnifiche te-
stimonianze di fede, di grandezza
d'animo e di perdono. Aveva dato
con serenità l'addio a suo padre e
alla sua bambina, e quando giunse
l'ora della fucilazione, chiese di es-
sere l'ultima a essere fucilata per
poter animare gli altri 18. Bartolo-
mé Bianco Mdrquez doveva compie-
re i 22 anni, aveva la fidanzata e sta-
va finendo il servizio militare. Lari-
voluzione lo sorprese in licenza a
Pozoblanco. Era un cristiano impe-
gnato, era stato avviato all'impegno
apostolico nell'oratorio salesiano, e
si era perfezionato a Madrid sotto
la direzione di don Angel Herrera
Oria. Nel mese e mezzo di carcere si
dimostrò giovane di grande fede e
vero apostolo. Fu giudicato a Jaén
e giustiziato. Lasciò due lunghe let-
tere che conserviamo, una alla sua
famiglia, l'altra alla fidanzata. So-
no il suo testamento spirituale.
Una vicenda incredibile
Ha scritto Tullio Vinci, parlando
dell'incredibile violenza che si è sca-
tenata in quegli anni durante la
guerra civile: «Se non fossimo più
che convinti che in ogni essere uma-
no si cela l'angelo e la bestia e che
eventi collettivi sono in grado di
scatenare gli istinti peggiori, ci sa-
rebbe da meravigliarsi per quel che
è capitato in Spagna che, dalle ori-
gini del cristianesimo e per un'inter-
rotta tradizione, era sempre stata in
simbiosi con la Chiesa di Roma.
Tanto che dire spagnolo equivaleva
a dire cattolico».
Salesiani e Figlie di Maria Ausi-
liatrice avevano allora in Spagna
quattro ispettorie e alcune decine di
opere. Oggi SDB e FMA in Spagna
sono quasi tremila e le opere sono
270. Ancora una volta- il sangue dei
martiri ha portato la sua fioritura.
Quando si conoscerà a fondo il
martirio di questi 97 martiri della
Famiglia Salesiana spagnola, e degli
altri, verrà certamente alla luce una
pagina tra le più oscure della storia
del nostro secolo, ma anche la vi-
cenda piena di eroismo di un grup-
po di credenti che ha conservato an-
che nell'asprezza della prova più
violenta la propria identità cri-
stiana.
Elvira Bianco

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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BS
a cura di Eugenio Fizzotti
Valerio Alblsettt
Gelosia
Conosoerlo., affrontarla , super.a.ria
GELOSIA
CONOSCERLA,AFFRONTARLA,
SUPERARLA
di Valerio Albisetti
Milano, Edizioni Paoline, 1992,
pp , 126, lire 15.000
La gelosia è un sentimento
universale e antichissimo. Per
molte persone essa costituisce
l' impulso all'azione sia nelle re-
lazioni affettive che in quelle
professionali. In realtà, però, es-
sa è sempre dannosa, perché ri-
duce la fiducia in sé e negli altri
e innesca dei meccanismi di ag-
gressione e di invidia che si tra-
ducono in insicurezza, fragilità,
dipendenza.
Il volumetto di Albisetti viene
incontro all'esigenza di cono-
scere più da vicino cosa succe-
de in una persona gelosa, offre
delle linee interpretative, sia pu-
re in una prospettiva un po' uni-
laterale quale quella psicoanali-
tica, e dà indicazioni e suggeri-
menti pratici per il suo supera-
mento in vista di un cammino di
crescita psicologica più serena
e integrale.
IL SANTO CHE VENNE DAL
FREDDO. ANDREA BORDINO
di Carlo Cavicchioli
Milano, Edizioni Paoline, 1992,
pp. 75, lire 8.000
Nato nel 1922 a Castellinaldo
d Alba, Andrea Bordino, In reli-
gione !ratei Luigi della Consola-
ta, durante la guerra e -la prigio-
nia in Siberia si adoperò in tutti
i modi per alleviare i dolori e in-
fondere coraggio negli altri pri-
gionieri, e giunse persino a pri-
varsi della sua razione di cibo
pur di venire incontro alla loro
fame. La sua testimonianza di-
venne poi più duratura e vivace
nei trent'anni che trascorse nel
Gottolengo di Torino, a contatto
con le forme più difficili e inquie-
tanti di malattie e di sofferenze.
Ma la sua interiorità divenne an-
cor più trasparente allorché la
leucemia lo assall e decise di
donare l'unica cosa intatta che
gli era rimasta: gli occhi.
Il libro ripercorre le vicende ec-
cezionali di questo autentico te-
stimone del nostro secolo, dece-
duto nel 1975, e costituisce una
piattaforma per una meditazio-
ne incomparabile sul senso del-
la vita e della sofferenza, sull'o-
blazione della propria vita, sul
servizio disinteressato, sulle
modalità concrete con cui com-
prendere e attuare il Vangelo
della carità.
IL DRAMMA COME FORMA DI
DISCORSO ETICO
di Guido Gatti
Leumann, El:e Di Ci , 1992,
pp . 239, lire 22.000
Il libro, quanto mai interes-
sante e originale, raccoglie un-
dici saggi, ognuno del quali
prende in esame un dramma o
un gruppo di drammi per un ar-
co di tempo che va dal secolo
scorso al nostri giorni. Di lbsen,
lonesco, Miller, Camus, Betti ,
Durrenmatt, Cechov, Alberti,
O'Neill e Beckett viene indivi-
duato lo specifico messaggio
etico e si sviluppa quindi una ri-
flessione e un approfondimento
su un particolare tema di mora-
le, quale l'autorealizzazione
inautentica, l'inquietudine e la
fedeltà, la solidarietà e la re-
sponsabilità, lo sviluppo della
personalità morale, il rapporto
tra morale, senso della vita e fe-
licità, tra religione e morale, tra
nichilismo e morale.
È un'analisi acuta e penetran- ria, parla dello Spirito, di Cristo
te, che non opera alcuna forza- e della Chiesa, e invita il lettore
tura sui testi, ma trasmette un a raccogliersi in profonda medi-
messaggio di vita e insegna- tazione per scoprire chi , cammi-
menti morali carichi di speranza nando al suo fianco, nel silenzio
per il futuro .
interiore oltre che nell 'eloquen-
te testimonianza di vita, lo rende
consapevole della propria digni-
ETICA DELLE PROFESSIONI tà di figlio di Dio.
FORMATIVE
di Guido Gatti
Leumann ,' Elle Di Ci, 1992,
pp. 160, lire. 14.000
Nato dall 'insegnamento del-
l'etica professionale nella Facol-
tà 'di Scienze dell'Educazione e
nell 'Istituto di Scienze della Co-
GEORGE A.
MALONEY
VINTA I
LA MORTE
VERSO LA TERRA
OEIVIVENTI
municazione Sociale dell'Uni-
versità Salesiana di Roma, il te-
sto prende in considerazione le
problematiche morali legate ad
alcune professioni specifiche
(psicologo, operatore nel campo
e della comunicazione, dell'arte
dello spettacolo), evidenziando-
ne la valenza di responsabilità e
il compito educativo.
Lo stile letterario è molto sem-
plice e immediato e consente al
lettore di ricevere utili indicazio-
ni su problemi quali la censura,
il segreto professionale, la veri-
tà, il conflitto di interessi , l'infor-
mazione consensuale, il rispetto
VINTA È LA MORTE
VERSO LA TERRA DEI VIVENTI
di George A. Maloney
Milano, Editrice Ancora, 1992
pp. 182, lire 20.000
per gli animali.
Ricco di afflato spirituale e di
intuizioni nuove, pur se ancora-
to alle verità di sempre, il libro ri-
MARIA. MEDITAZIONE
porta riflessioni commoventi e
DAVANTI ALL'ICONA
preghiere che risanano e con-
di François-Xavier Durrwell
fortano.
Assisi, Cittadella Editrice, 1992, Punto di partenza è la doman-
pp. 111 , lire 12.000
da sul perché della morte. Stra-
tegia suggerita per il suo appro-
Ancora un libro su Maria, ma fondimento è l'ascolto della pa-
con caratteristiche originali. rola di Dio che è presente in
L'autore, infatti, invita a contem- · mezzo a noi e ci rende partecipi ,
plare la madre del Salvatore alla fin da questa vita, del Regno dei
luce sempre nuova del mistero cieli. Obiettivo da raggiungere è
pasquale, scoprendo in lei l'ico- il recupero dell'unità dell' uomo
na dello Spirito Santo e della e del senso della sua vita che
Chiesa.
dopo la morte cambia ma non fi-
Punto di partenza della rifles- nisce mai ._
sione è la dottrina del Concilio Costante è il richiamo ai vivi
Ecumenico Vaticano Il che, ri- che fanno parte dell'attuale no-
collegandosi a un'antica tradi- stra storia e a coloro che se ne
zione, considera Maria come fi- sono andati con il sigillo della fe-
gura della Chiesa e specchio de e che rappresentano la ga-
del mistero dello Spirito Santo. Il ranzia di un ' unione che nulla
libro allora, mentre parla di Ma- potrà mai spezzare.
1 MAGGIO 1993 - 21

3.2 Page 22

▲back to top
TEL
Z U 8 RO
Il prossimo 8 giugno
«Telefono Azzurro»
compirà i sei
anni di vita.
I risultati e
l'impegno
di un'équipe
di volontari
attenti alle
situazioni difficili.
22 · I MAGGIO 1993
P ianeta infanzia, ovvero i diritti
negati. Un universo di indiffe-
renza, abusi e abbandoni spesso
sommersi ed impensabili. È per ten-
tare di arginare questo fenomeno che
110 parlamentari si sono impegnati a
presentare una legge quadro per la
tutela degli undici milioni di minori
italiani. Un progetto ambizioso, da
realizzarsi in tempi brevissimi, entro
questa legislatura. Un progetto diffi-
cile, anche per le differenze tra i rap-
presentanti dei diversi partiti, diffe-
renze sostanziali, che sono emerse già
nell'incontro organizzato a Roma da
Telefono Azzurro: così c'è chi pone
l'accento sulla realizzazione di strut-
ture sociali, chi privilegia l'aspetto le-
gislativo e chi richiama alla riflessio-
ne sul concetto-chiave di famiglia.
Mentre il problema infanzia, con
le sue varie sfaccettature, viene di-
scusso ed è sotto gli occhi dell'opi-
nione pubblica, in attesa che lo Stat9
faccia la sua parte con leggi adegua-
te, c'è già chi - da anni - è corso
ai ripari, senza porsi obiettivi strato-
sferici, ma partendo da una lettura
attenta della realtà e dando delle ri-
sposte costruttive, grazie alla sensibi-

3.3 Page 23

▲back to top
CHILO, la rivista di Telefono
Azzurro, che serve anche per
l'autofinanziamento. Per
abbonarsi, scrivere a Telefono
Azzurro, via Marsala, 16 -
40126 Bologna.
lità e alla professionalità. E non si ac-
contenta di interessarsi teoricamente
del problema, ma spende il suo tem-
po e la sua energia "in trincea" .
Con un solo gettone
Stiamo parlando di Telefono Az-
zurro. Nato nel 1987 a Bologna, su
iniziativa del neuropsichiatra Erne-
sto Caffo, ha trattato finora più di
40 mila casi di abuso all'infanzia, in
maggioranza episodi di violenza
fisica (42%), di violenza psicologi-
ca (34%), trascuratezza (180Jo) e
violenza sessuale (6%). Sono la
Lombardia, il Lazio e l'Emilia Ro-
magna ad avere il primato delle se-
gnalazioni. Da quando nel '90 è en-
trata in funzione la linea gratuita
(1678-48048), riservata a bambini e
ragazzi fino a 14 anni che possono
chiamare con un solo gettone da
qualsiasi località e parlare per tutto
il tempo necessario , nel primo anno
si sono avute circa 20 mila chiama-
te, soprattutto per problemi con i
genitori e poi solitudine, difficoltà
con i coetanei, con i fratelli, proble-
mi scolastici e affettivi, percosse.
Ancora in testa la Lombardia, poi il
Lazio e il Veneto. Chiamano di più
le bambine dei bambini. Ma chi ri-
sponde al di là del filo? Sono opera-
trici volontarie, che si alternano in
turni di parecchie ore, coprendo 7
giorni su 7, per 24 ore. Oltre che
idealmente motivate ad aiutare i
piccoli, sono tutte professionalmen-
te qualificate: assistenti sociali, psi-
cologhe, neuropsichiatre infantili,
pedagogiste, che hanno seguito cor-
si di formazione specifici, teorici e
pratici, su argomenti legali, sociali e
psicologici.
Per poter rispondere a un mag-
gior numero di chiamate evitando
ingorghi, e per approfondire meglio
i quesiti proposti, le telefonate con
un solo gettone sono decentrate nei
pomeriggi dei giorni feriali , da Bo-
logna alle sedi periferiche di Monza
e Treviso.
Ma come si affronta concreta-
mente un "caso"? Quando si tratta
di una momentanea difficoltà, si
cerca di risolverla subito con indica-
zioni e consigli. Se invece il proble-
ma è più serio, viene dirottato ad
una •rete esterna di esperti e di enti:
specialisti in rami specifici della psi-
cologia e dell'assistenza sociale, av-
vocati, tribunali dei minorenni, ecc.
E ancora, chi paga le migliaia di te-
lefonate fatte con un solo gettone
che giungono da ogni parte, dal mo-
mento che il Telefono Azzurro non
riceve sovvenzioni pubbliche? La
sua opera, nel complesso, è sostenu-
ta dai contributi che gli giungono da
tante parti del paese e, spesso, an-
che dall'estero. Per quanto riguarda
in particolare il costo delle telefona-
te dei bambini, esso è sostenuto con
una parte degli im::assi della Nazio-
nale italiana cantanti, di cui fanno
parte alcuni fra i più noti big della
musica leggera.
Se leggiamo con attenzione i dati
statistici raccolti, emergono realtà
insospettate ed inquietanti: i più
piccoli (da meno di 5 fino a 10 anni)
telefonano perché soffrono una si-
tuazione di solitudine. Da ciò è evi-
dente la scarsa presenza dei genitori
e dei fratelli. Chi penserebbe che
dietro certi silenzi, malesseri fisici o
ribellioni c'è una richiesta "grida-
.-,.- ... ~
i
I
/480481
I Al di sotto dei 14 anni il numero
verde gratuito è il 1678-48048.
Dopo i 14 anni il numero da fare è
051-222525.
ta'' in silenzio e, per lo più disatte-
sa: «Stai con me!»?
Per gli adolescenti le difficoltà
nascono nel rapporto con i genitori
e crescono con l'aumentare dell'età.
Le difficoltà con i coetanei sono più
sofferte negli anni della scuola ele-
mentare, ma poi vanno scomparen-
do quasi del tutto, mentre l'età della
scuola media si caratterizza specie
per le difficoltà con gli insegnanti.
Le denunce di percosse giungono
soprattutto da ragazzi fra gli 11 e i
14 anni.
Ernesto Caffo, presidente del
Telefono Azzurro, con Matilde
Cuomo, presidente del Council of
Children and Families.
Non esistono vittime
e carnefici
Ma qual è lo spirito che anima
l'impegno del Telefono Azzurro?
Ce lo dice il prof. Caffo: «Esso non
è uno strumento risolutivo. È piut-
tosto un veicolo per giungere alla
1 MAGGIO 1993 23

3.4 Page 24

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CHIAMERESTI TELEFONO AZZURRO PER:
- SOLITUDIN E
PERCOSS E
PAURA
DIFFICOLTÀ CON INSEGNANTI
DIFFICOLTÀ CON I GENITORI
I DIFFICOLTÀ CON FRATELLI
CURIOSITA
-■ CONSIGLI SENTIMENTALI
CHIACCHIERAR E
o 5 10 15 20 25 30 35
-CASI PER REGIONE
SARDEGN A
SICIL IA
CALABRIA i - .
BASILICATA
PUGLI A
CAMPANI A
MOLIS E
ABRUZZo
--LAZI o
UMBRI A
--MARCH E
TOSCAN A
--EMILIA
FRIU LI
VENETo
TRENTIN o
LOMBARDI A
LIGURI A
PIEMONTE
VALLE D'AOSTA
O2 4
6
8 10 12 14 16
soluzione di problemi dell'infanzia
con la collaborazione di tutti gli or-
ganismi che lavorano in questo
campo. E infatti è lo spirito di soli-
darietà che entra in campo ogni vol-
ta che il Telefono Azzurro si prende
a carico una situazione, attraverso
l'attivazione di una serie di risorse
sia interne alla famiglia che ester-
ne». Qual è quindi in concreto, l'at-
teggiamento rivolto non solo ai mi-
nori, ma anche alle loro famiglie? È
sempre Ernesto Caffo a rispondere:
«Nell'abuso all'infanzia non esisto-
no vittime e carnefici, ma per lo più
realtà familiari di sofferenza e di di-
sagio. Molti adulti, anche per le
24 · 1 MAGGIO 1993
esperienze di trascuratezza e di abu-
so vissute nella propria infanzia,
non sono in grado di maturare pie-
namente il loro ruolo di genitori.
Allora occorre poter aiutare prima
che l'abuso esploda, soprattutto gli
adulti che hanno in cura i bambini,
facendo scattare misure di controllo
sociale, o addirittura punitive, solo
nel caso in cui tutte le altre forme di
intervento abbiano fallito . È attra-
verso una cultura della solidarietà e
dell'aiuto a chi vive nella sofferen-
za, che si possono trovare delle so-
luzioni idonee a prevenire l'abuso e
la violenza sui bambini e sugli ado-
lescenti. È quello che Telefono Az-
zurro cerca di fare ogni giorno» .
Sono più gravi le violenze fisiche o
quelle psicologiche? chiediamo al
prof. Caffo: «Se la violenza fisica
dà immediatamente il senso del
dramma che il bambino sta viven-
do, quella psicologica, così come
molto spesso quella sessuale, resta
nascosta, ma non per questo deter-
mina minori sofferenze e fratture
nello sviluppo del "sé" del bamb~-
no e dell'adolescente... La solitudi-
ne, la presenza di genitori inadegua-
ti, la violenza sessuale, l'abuso da
parte delle stessé 'istituzioni, che .do-
vrebbero tutelare l'infanzia, sono
solo alcuni indicatori del profondo
disagio che i ragazzi vivono troppo
spesso a causa del disinteresse degli
adulti».
Iniziative di successo
Le iniziative di cui il T elefono
Azzurro si fa promotore sono tante.
Ne citiamo solo alcune, volte a svi-
luppare nel nostro paese, anche at-
traverso la stampa, una viva co-
scienza sociale sui temi dell'infanzia
abusata. Vanno dalla collaborazio-
ne con testate importanti come La
Stampa e Topolino , ai convegni or-
ganizzati periodicamente, dalla
pubblicazione del mensile Child con
50 mila copie di tiratura , alla firma
della "Carta di Treviso", un codice
di autodisciplina, che affronta il
complesso rapporto fra bambini e
informazione e sancisce l'impegno
del giornalismo al dovere deontolo-
gico di proteggere i piccoli dalla lo-
gica spesso perversa della informa-
zione-spettacolo . Altro tema di
grande interesse è il delicato rappor-
to fra i bambini e la pubblicità e
questo, come altri problemi, viene
dibattuto in incontri nazionali e in-
ternazionali, per promuovere la di-
fesa ed il benessere dei ragazzi, con
il fine di uscire dalla logica delle pa-
role ed entrare nella logica dell 'in-
tervento.
Quello dell 'infanzia negata, Tele-
fono Azzurro ce lo insegna, è un
problema di tutti ed una responsa-
bilità di ognuno. Ci viene chiesto
urgentemente di fare la nostra parte
perché, finalmente, alla cultura del-
l'indifferenza si sostituisca quella
della solidarietà e dell'amore.
Giuseppina Cudemo

3.5 Page 25

▲back to top
BS
di Giusi Buglioni
«AMICI»
Perché parliamo di «Amici»? Per-
ché ci sembra che fra tanta TV-
spazzatura, fatti messi In piazza ed
indagati con cinismo da pseudo-
conduttori, ragazzine procaci date
in pasto ad un 'audience di palato
grosso, giochini e scommesse, una
trasmissione cosl vada vista e medi-
tatà. Nata un anno fa con l'intento di
creare in televisione uno spazio de-
dicato ad un valore poco urlato, ma
molto sentito ed idealizzato come
l'amicizia, si è ora arricchita: gli
" amici" sono quelli dello studio, i
settanta ragazzi che oghi settimana
si alternano al fianco della conduttri-
ce Maria De Filippi (faccia da Delia
Scala giovane, ma senza sorriso.
Un po' più di morbidezza non gua-
sterebbe, non è necessario tenere il
broncio anche se si trattano proble-
mi seri), e "amici" sono la stessa
conduttrice ed i telespettatori, inter-
locutori reali ed ideali, di quanti in
questi mesi hanno scritto per rac-
contare la loro storia a qualcuno con
cui condividere un dubbio, un pro-
blema, una scelta. A ogni puntata
vengono trattati dei temi sui quali di-
scutere, in un incontro dialettico co-
struttivo e vivace fra gli ospiti della
puntata stessa ed i ragazzi dello stu-
dio. Talvolta è stata aggiunta anche
la presenza dei genitori, che ci sem-
bra comunque inopportuna, visto
che sono piuttosto spaesati ed im-
pacciati. I ragazzi invece sono più
che mai autentici, con le loro do-
mande, le loro inquietudini, la loro
voglia di dirsi le cose, di condivider-
le. Fra i tanti temi trattati, ci è piaciu-
to particolarmente quello della scuo-
la in rapporto al lavoro. Incalzanti, a
questo proposito, le problematiche
dei ragazzi presenti, alcuni venuti
via dalla scuola per necessità eco-
nomiche, quasi sempre lavoratori in
nero, sénza l'appoggio della fami-
glia alle spalle, sottoccupati rispetto
alle loro competenze, ma fieri di
Ogni sabato alle 14,30 su
Canale 5 va in onda un pro-
gramma di attualità intitolato
«Amici». Lo conduce Maria De
Filippi, la regia è di Grazia Mi-
chelacci ed è alla seconda
edizione.
I Maria De Filippi, la conduttrice di
«Amici", con alcuni giovani nello
studio di Canale 5.
pensare da soli al loro avvenire, di
badare a sè stessi. Alcuni abitano
con un amico per dividere le spese
e non c'è chi gli faccia trovare un
piatto caldo al ritorno, la sera. Gio-
vani maturati in fretta, che conosco-
no le insidie della vita ed hanno im-
parato a difendersene, che non han-
no scelto l' indipendenza per sete di
libertà, ma per desiderio di autono-
mia e che conservano la nostalgia
della famiglia, che spesso è rimasta
al Sud, nella loro terra d'origine. In
studio, di fronte, i ragazzi che vanno
a scuola: riconoscono la loro condi-
zione privilegiata rispetto agli altri,
qualcuno dà consigli campati in
aria, frutto della loro inesperienza, a
chi non riesce a trovare lavoro, fra le
proteste dei compagni. Il tutto in una
situazione di grande spontaneità.
La trasmissione, nel suo insieme,
offre di puntata in puntata uno spac-
cato del mondo giovanile, dando vo-
ce proprio alle problematiche ed alle
opinioni dei diretti interessati, i ra-
gazzi. Esse però si diversificano
molto da regione a regione, da am-
biente ad ambiente e, forse, non
guasterebbe evidenziare questa va-
rietà, che potrebbe sfuggire al tele-
spettatore meno attento. D'altra par-
te i problemi via via affrontati non
trovano neanche un accenno di riso-
luzione, una proposta concreta su
come affrontarli costruttivamente.
Potrebbe essere un'idea la presen-
za di esperti del settore, che posso-
no offrire indicazioni pratiche e con-
sigli. La trasmissione acquisterebbe
così la valenza in più del servizio. E
ne guadagnerebbe.
(Nel momento in cui andiamo in
macchina la redazione della tra-
smissione di Canale 5 non è in gra-
do - ma perché?- di dirci la dura-
ta della serie. Misteri dei palinsesti
televisivi!)
1 MAGGIO 1993 25

3.6 Page 26

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L'appuntamento è per
agosto a Denver, la città
del Colorado, nel cuore
degli Stati Uniti, ai piedi
delle Montagne Rocciose.
26 - 1 MAGGIO 1993
A Denver, nel Colorado, nella
terra dove nascono i fiumi del
West, al margine del grande deserto
del continente americano, si ritrove-
ranno centinaia di migliaia di ragazzi
e ragazze provenienti dai cinque con-
tinenti. Per celebrare col Papa
l' VIJJ0 Giornata mondiale della Gio-
ventù che, ogni anno dal 1985, la Do-
menica delle Palme riunisce in tutte
le diocesi attorno al proprio vescovo.
Dopo quelli di Roma, Buenos Ai-
res, Santiago de Compostela e Czè-
stochowa, l'incontro di Denver sarà
una "nuova tappa" del "pellegrinag-
gio sulle strade della storia contempo-
ranea" che Giovanni Paolo II, da ot-
to anni, percorre assieme alla gioven-

3.7 Page 27

▲back to top
Spagna, 1989,
del nostro tempo. Alla straordi-
naria consonanza stabilitasi tra que-
sto Papa e i giovani sin dal primo
giorno del pontificato, nell'ottobre
1978, si deve l'idea della Giornata
mondiale della Gioventù e dei radu-
ni internazionali, che si tengono al-
ternativamente in Europa e negli al-
tri continenti.
!'"Anno della Gioventù" . Il Papa
indisse un nuovo raduno di giovani
nella Città Eterna. Il tempo tra l'an-
nuncio e l'appuntamento era davve-
ro esiguo. Eppure, sulla piazza anti-
stante la basilica di San Giovanni in
Laterano, si ritrovarono in duecen-
tocinquantamila. Questo secondo
successo deve aver indotto Giovan-
ni Paolo II - la Pasqua dello stesso
anno - a proporre la celebrazione
annuale di una Giornata mondiale
con un raduno dei giovani attorno
al proprio pastore in ogni diocesi e
col Papa ogni due anni.
La storia dei raduni internaziona-
li può sintetizzarsi in poche righe.
Nel 1987, più di un milione di gio-
vani confluirono da tutta l'America
Latina nella capitale argentina. Nel
1989, in seicentomila arrivarono a
Santiago, in Spagna, da ogni Paese
gazzi americani l'avevano ricevuta
dalle mani di dodici loro coetanei
polacchi. Durante il suo pellegri-
naggio negli Stati Uniti, attorno alla
Croce si radunano dappertutto i nu-
merosi giovani che si preparano spi-
ritualmente all'incontro di agosto.
Il tema del grande raduno ameri-
cano sarà: "lo sono venuto perché
abbiano la vita e l'abbiano in ab-
bondanza" . Quale vita? Quale ab-
bondanza? Tre le linee fondamenta-
li del messaggio indirizzato ai giova-
ni dal Papa, il 15 agosto dello scor-
so anno, che esplicitano in che sen-
so leggere tale tematica: la sete di vi-
ta, di una vita più umana, più vera,
più piena, Cristo che si staglia come
unica via per entrare nella vita - vi-
ta eterna che fiorisce già qui e
ora... ; la Vita nuova in Cristo -
"Non sono più io che vivo, ma Cri-
Da quella prima volta
Fu durante l'Anno Santo della
Redenzione del 1983-84 che Gio-
vanni Paolo II invitò per la prima
volta a Roma i giovani di tutto il
mondo, in occasione della Domeni-
ca delle Palme. La risposta dei gio-
vani andò oltre ogni aspettativa: più
di trecentomila ragazzi e ragazze
convennero in piazza San Pietro per
la liturgia che ricorda l'ingresso di
Gesù a Gerusalemme. Durante il
Giubileo straordinario della Reden-
zione, nessuno degli altri gruppi ec-
clesiali aveva raccolto in così gran
numero l'invito del Papa.
Nel 1985, l'ONU proclamò
Polonia, 1991.
Denver, 1993.
d'Europa. Nel 1991, dopo la caduta
dei "muri", un milione e mezzo
convennero a piccoli gruppi nel san-
tuario mariano della ·Polonia, so-
prattutto dall'Europa dell'Est.
Quale altro leader del nostro tempo
- spirituale o temporale - avrebbe
riscosso un tale cons.enso, una simi-
le risonanza al suo invito?
n 15 agosto a Denver
L' appuntamento di Denver è sta-
to annunciato da Giovanni Paolo II
al termine della solenne liturgia eu-
caristica della Domenica delle Pal-
me del 1992. Subito dopo, la grande
Croce dell'Anno Santo, donata dal
Papa ai giovani nella Pasqua del
1984, ha lasciato l'Europa alla volta
della città del Colorado . Dodici ra-
sto vive in me" - che s'irradia a
tutte le dimensioni e ambiti dell'esi-
stenza personale e sociale.
I ragazzi e le ragazze che raggiun-
geranno Denver, rappresenteranno
"la fede più viva o almeno la ricerca
più appassionata" dell'universo gio-
vanile dei cinque continenti. Solo in
quest'ottica il grande raduno trove-
rà il suo significato più vero e la sua
più stimolante motivazione. L'in-
contro non intende essere, infatti,
un ''rito convenzionale'', un avveni-
mento cioè che si giustifica per il
suo stesso ripetersi. Nasce, come i
precedenti, da "una necessità pro-
fonda'' umana ed ecclesiale, che
trova origine "nel cuore dell'essere
umano" e si riflette "nella vita della
Chiesa, pellegrina e missionaria".
Silvano Stracca
1 MAGGIO 1993 - 27

3.8 Page 28

▲back to top
I CENTO ANNI DELL'OPERA DI SAVONA
QUI Cl VUOLE
L:ORATORIO
di Marino Codi
Il Rettor Maggiore e le autorità per la
festa solenne del centenario.
, ""\\.___.:. ·- ._.::.. ...
w
L'oratorio di Savona, nel cuore della vecchia città.
Cento anni fa, un sabato
pomeriggio, tre salesiani,
due sacerdoti e un
chierico, si inoltravano in
una via periferica di
Savona alla ricerca di un
pezzo di terra per ·
trasfarmarlo in un
campetto da gioco.
28 · 1 MAGGIO 1993
L e poche case della zona dove
adesso sorge l'oratorio a Sa-
vona, erano circondate da orti e
giardini. La strada, dal nome un
po' guerresco, via delle Trincee, si
snodava parallela alla linea ferro-
viaria che unisce Savona al Piemon-
te. Al di là della ferrovia scorreva,
e scorre tuttora, un torrente, dal no-
me armonioso, Letimbro, allora ric-
co di acqua e di pesci e oggi in secca
per la maggior parte dell'anno. Tre
salesiani - due sacerdoti e un chie-
rico - vi arrivarono cento anni fa
un sabato pomeriggio.
Un oratorio per i giovani
La pressante richiesta di un ora-
torio in città era partita dallo zelan-
te rettore del seminario vescovile,
monsignor Ponzane, preoccupato
per la situazione morale e religiosa
dei giovani. Conosceva già l'opera
salesiana presente con collegio e
oratorio a Varazze, Alassio, Valle-
crosia e Genova: anche a Savona ci
voleva l'oratorio e la salvezza dei
giovani sarebbe stata assicurata.
Contattò Don Bosco, insistette nel-

3.9 Page 29

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la sua richiesta finché non riuscì a
strappargli almeno una promessa.
«Savona non è ancora terra per
noi», era stata la risposta di Valdoc-
co. «Pregate la Madonna della Mi-
sericordia, da voi tanto venerata e
un giorno verremo a Savona».
Sarà quindi il beato don Michele
Rua, primo successore di Don Bo-
sco, a mandare nel 1892 i primi tre
salesiani a Savona.
Per quattro mesi, i salesiani fece-
ro i pendolari. Venivano da Genova
il sabato pomeriggio, dormivano in
seminario, ospiti di monsignor Pon-
zane, lavoravano tra i ragazzi la do-
menica e, a tarda sera, rientravano
a Genova. Col tempo fu costruita
una casetta, pian terreno e primo
piano, che serviva da tutto: abita-
zione, sale da giochi e di riunione,
di catechismo e altro ancora. Ma il
centro pulsante di vita era il cortilet-
to, invaso ogni giorno da centinaia
di ragazzi. I salesiani a Savona tro-
varono un terreno vergine e fertile.
Sforzi e sacrifici furono ripagati da
una corrispondenza incredibile in
ragaizi che fino a pochi mesi prima
erano considerati delle autorità
quasi un pericolo pubblico. Acco-
glievano tutto ciò che veniva propo-
sto, convinti di essere amati da quei
tre preti che correvano e giocavano
in mezzo a loro.
·
La piccola Valdocco
Priorità assoluta fu data all'istru-
zione catechistica e religiosa. Si creò
il caratteristico stile dell'oratorio
salesiano che dà precedenza alla
crescita dello spirito, al sentirsi
amati dal Signore. Una cappellina
di legno accolse questa massa di
giovani per lodare il Signore nei
giorni festivi.
La sede di via delle Trincee era
però un vero bugigattolo. Urgeva
una costruzione di più vaste propor-
zioni per ospitare il numero crescen-
te di giovani che accorrevano da
ogni parte della città.
Il nuovo oratorio fu progettato in
fretta e con altrettanta fretta si pose
mano ai lavori. Vescovo e autorità
incoraggiarono e sostennero la nuo-
va costruzione, che fu pronta in un
anno: quattro piani con aule grandi
e luminose. Nella nuova sede ci fu
addirittura più spazio del necessa-
rio. Presto sorsero la gloriosa atti-
vissima filodrammatica, la società
ginnica, la mini-sala cinematografi-
ca, che ebbe l'onore di proiettare il
primo film muto a Savona. E poi gli
immancabili tornei di calcio, nei
quali si cimentò anche un giovane di
grande talento, quel Valerio Baciga-
/upo, che diventerà portiere del leg-
gendario Torino.
Una casa per l'Ausiliatrice
Col tempo la zona di via delle
Trincee divenne talmente popolata
da esigere un luogo di culto più spa-
zioso. Di ciò si rese conto anche il
vescovo, che approvò il progetto di
una nuova chiesa, che fu costruita
in un anno e inaugurata nel maggio
del 1931. Grazie alla sua posizione
centrale, la chiesa fu sempre fre-
quentata. Attira i fedeli anche una
bella tradizione: la chiesa è sempre
aperta e vi è sempre un sacerdote
pronto ad ascoltarti. È anche una
potente calamita la devozione po-
polare all'Ausiliatrice e a Don
Bosco.
Componente importante dell'o-
ratorio è anche il Laboratorio Mam-
ma Margherita, pronto a sostenere
le tante necessità della comunità
oratoriana e parrocchiale, ad aiuta-
re le missioni con vivaci mostre-
mercato. Oggi sono una sessantina
le donne coinvolte, che, come la
mamma di Don Bosco, pregano e
sono di appoggio alla vita dell'ora-
torio e a ogni attività.
Spettacolo all'aperto.
BS
Animatori e ragazzi per il grande
gioco.
Una trentina d'anni fa è sorta la
comunità giovanile, che ospita ra-
gazzi e ragazze in situazioni di ab-
bandono per i quali il tribunale dei
minori ha preso o sta per prendere
dei provvedimenti. Hanno alle spal-
le, di regola, nuclei familiari disgre-
gati: chi viene da una dura esperien-
za di un precedente istituto, chi dal
carcere, chi è rimasto privo di assi-
stenza o comunque di qualsiasi pun-
to di riferimento . Dunque ragazzi a
rischio, i più amati da Don Bosco.
52 vocazioni
Il fiore all'occhiello, la prova più
evidente della bontà del lavoro svol-
to all'oratorio di Savona, sono le
numerose vocazioni:" 52 giovinezze
donate alla Chiesa come operai spe-
cializzati nella vigna del Signore.
Sin dall'inizio l'oratorio ha creato
un clima di serenità e di gioia, di al-
legria e sincera amicizia, favorendo
le inclinazioni di ciascuno con la
molteplicità degli interessi e questo
ha portato frutti preziosi. 27 entra-
rono in seminario e furono a servi-
zio della Chiesa locale. Tra di essi
emerge la figura del cardinal Giu-
seppe Pizzardo, che ricoprì un ruo-
lo importante nelle trattative tra la
Santa Sede e lo Stato Italiano per la
stipulazione dei Patti Lateranensi.
Altri 25 giovani si consacrarono a
Dio nella congregazione salesiana.
Tre andarono in missione in Centro
America, uno in Cina.
1 MAGGIO 1993 - 29

3.10 Page 30

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DALLE MISSIONI
IN KENYA DON BOSCO
NON SI È SMENTITO
di Dario Superina
Adriano Myaga, giovane salesiano kenyota.
In pochi anni la presenza
missionaria in Kenya è
diventata importante.
L'attività parrocchiale,
le scuole tecniche, i nuovi
progetti raccontati da
don Dario Superina,
che ha guidato il gruppo
dei primi.
30 - 1 MAGGIO 1993
G ennaio 1980. Un salesiano at-
terrava all'aeroporto di Nairobi,
con due valigie, tanta paura, ma an-
che tanta speranza. A soli tredici anni
di distanza, a Nairobi abbiamo già tre
opere avviate dai salesiani indiani e
tre nella zona dei Kikuyu, fondate dai
salesiani del Piemonte. I salesiani
africani sono già cinque, e con loro
oggi siamo una discreta squadra di 23
persone. In poco più di una dozzina
d'anni, in Kenya Don Bosco è un no-
me conosciuto e amato da migliaia di
giovani. Siakago, Embu, Makuyu so-
no le nostre tre comunità.
Siakago: 26 centri e
40 scuolette
Siakago è la culla della presenza
salesiana di tutto l' East Africa. Una
missione-parrocchia di oltre duemi-
la metri quadrati (più vasta della

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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provincia di Asti o di Ascoli Pice-
no), in una zona arida e semiarida
del Kenya. Sono ormai 26 i centri
religiosi, "quasi-parrocchie" disse-
minate in un territorio occupato da
oltre trentamila abitanti, di cui più
di un terzo cattolici.
Don Bruno e don Demetrio lavo-
rano in una parrocchia che ha 26
centri minori e 40 scuole elementari.
ma) due grandi incontri formativi
per i giovani cattolici della parroc-
chia. Vengono al nostro Centro an-
che da molto lontano, si fermano
dal giovedì alla domenica. A volte
sono anche trecento e si sistemano
per la notte come possono. Il nostro
piccolo centro pastorale dispone co-
munque di 90 posti-letto. Le esigen-
ze logistiche dei nostri giovani sono
poche, ma la loro risposta è sempre
così ricca di entusiasmo, di maturità
e consapevolezza, che ogni sacrifi-
cio per l'organizzazione è ampia-
mente ripagato.
In parrocchia esiste l'associazio-
ne dei giovani cattolici, con tanto di
iscrizione e di tessera. Possiamo di-
re che è l'unica del suo genere in tut-
ta la diocesi. Oltre un migliaio gli
iscritti, con consiglio direttivo a li-
vello parrochiale e zonale, nei diver-
si "muthighiti".
Don Darlo Superlna.
Anche le cifre hanno un loro signifi-
cato. Quattro Figlie di Maria Ausi-
liatrice - suor Teresa, suor Anto-
nia, suor Rosaria e suor Rachele -
sono impegnate nella scuola mater-
na, nella scuola di cucito per 35 ra-
gazze e nella scuola-liceo scientifico
governativa di 350 allieve.
I due sacerdoti spendono il loro
entusiasmo e la loro generosità tra
questa gente bisognosa di tutto , ric-
ca soltanto di figli, fame, miseria,
semplicità e voglia di vivere.
Ogni anno vengono organizzati
nei tempi forti (Avvento-Quaresi-
Kenya. La regina madre
delle termiti.
Embu: il fiore all'occhiello
Embu è una simpatica cittadina
ai piedi del monte Kenya (5.000 me-
tri). A Nord, sempre alle falde del
Kenya, si trovano le piantagioni di
tè e di caffè. Noi siamo al Sud, do-
ve, a pochi anni dagli inizi di Siaka-
go, invitati dal vescovo diocesano,
abbiamo iniziato due moderni isti-
tuti tecnici per oltre 600 giovani.
Mentre 300 ragazze frequentano il
Mother Mazzarello Youth Centre
fondato dalle Figlie di Maria Ausi-
liatrice. Altri 300 ragazzi frequenta-
no il nostro istituto con specializza-
zioni in meccanica, falegnameria,
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1 MAGGIO 1993 - 31

4.2 Page 32

▲back to top
muratura, agricoltura. Accanto alle
attività scolastiche, che affrontano
molto seriamente, perché costitui-
scono l'unica chance per vincere la
povertà loro e della loro gente, ven-
gono proposte tutte quelle altre atti-
vità tipiche di ogni opera salesiana:
gruppi formativi, sportivi, musicali
(celeberrima è la Don Bosco Band)
teatrali, folcloristici.
Cento ettari di terra: otto anni fa
era boscaglia di termiti e di serpenti,
ora è occupata da moderni capan-
noni, laboratori, aule scolastiche,
ampi e spaziosi cortili, una moder-
na fattoria (30 mucche, 300 galli-
ne... il cane e il gatto).
Una cosa molto importante: nella
scuola entrano solo i giovani della
zona, i più poveri tra i poveri. Chi
può arriva a contribuire con circa
10 mila lire al mese. Abbiamo anche
aperto tre piccoli centri professio-
nali semi-gratuiti in altrettanti vil-
laggi della zona.
A 30 chilometri da Embu, con i
fondi della Caritas italiana, abbia-
mo costruito nella savana, vicino al
fiume Thiba, una grande farm per
lo sviluppo di guella zona. È un
progetto di irrigazione che ora già
fa produrre verdure e frutta per l'e-
sportazione. Duecento famiglie tro-
vano già lavoro per i loro figli.
Tra i Kikuyu
A Makuyu abbiamo una bella
parrocchia-missione nella diocesi di
Muranga, tra i Kikuyu. La popola-
zione è costituita soprattutto di gen-
te che lavora nelle piantagioni di
caffè. Abbiamo anche aperto un
centro professionale per falegnami
e muratori, ma il grande progetto
pilota di Makuyu dovrebbe essere
una scuola grafica. Si sono già av-
viati i contatti per i necessari sov-
venzionamenti. Una scuola grafica
oggi vuol dire tecniche avanzate e
purtroppo assai costose. Ma a que-
sto proposito, Don Bosco ci diceva:
«Se quel che stiamo facendo è per la
gloria di Dio, gli aiuti arriveran-
no!». Dopo tanti anni, ci accorgia-
mo che Don Bosco in Kenya non si
è smentito! «Tiguoi na wega!» (Sta-
te bene!).
Dario Superina
Fino ad agosto, Il recapito di don Darlo è presso la
sede del VIS, in via Appia Antica, 126 - 00179 Roma.
32 - 1 MAGGIO 1993
LE NOSTRE SFIDE AFRICANE
Parlare di sfide in Africa significa parlare sempre di megasfide.
Non è possibile farne un elenco completo. Vediamo le principali:
A livello culturale ed esistenziale: la lacerazione profonda e trau-
matica di questi giovani divisi tra le antiche tradizioni, i legami con
il clan (vedi matrimonio, circoncisione, situazione della donna, an-
ziani, autorità parentale.. .) e il fascino dei messaggi culturali dirom-
penti del mondo moderno occidentale. La tentazione di ritenere
unicamente i disvalori dell'una e dell'altra, perché più comodi, è at-
tuale e fortissima (vedi poligamia, aborto, denaro facile, vita como-
da, libertà morale, corruzione...).
A livello politico: in Kenya, come nella maggior parte dei paesi
africani, al potere coloniale si è sostituito un potere altrettanto auto-
ritario e per molti aspetti più dittatoriale e oppressivo. Il tribalismo
è una realtà molto concreta, che renderà ancor più difficile e dram-
matico l'inizio della democrazia. Motivo di speranza è la formazio-
ne dei giovani, nelle cui mani è il futuro della nazione.
A livello economico: il 60 per cento della popolazione ha meno
di vent'anni. La corsa alla scuola e a una educazione superiore è
diventata spasmodica. Le speranze di trovare un lavoro qualificato
sono sempre minori, la concorrenza per avere un posto si è fatta
dura. D'altra parte attualmente il Kenia vive soltanto di caffè-tè-
turismo e questo non è sufficiente. Al riguardo la proposta delle no-
stre scuole professionali ci pare vincente: tutti ormai sanno che è
più importante insegnare a pescare che regalare un pesce!
A livello religioso: le radici della tede sono ancora molto giovani
e tenere. Il proliferare delle differenti sette religiose fondamentali-
ste spaventa e confonde. L'Islam poi resta un grosso problema a
parte. I giovani però sono e restano profondamente religiosi. Il Van-
gelo è accolto e accettato. Molte sono le vocazioni sacerdotali e re-
. ligiose, anche salesiane.
Il sinodo, che la Chiesa d'Africa si appresta a celebrare, resta Il
più importante appuntamento dello Spirito per il futuro della fede
cattolica in questo continente.
d.s.

4.3 Page 33

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BS
di Jean-François Meurs
GIOVANE PIANETA
CERCA SOLE
24 gennaio. Sovente, nel bus, vi è
poca gente. Carlo ha tirato fuori
qualcosa dalla sua tasca.
- Hai visto ciò che mi ha dato mia
madre?
Rideva, ma in modo strano. Aveva
piuttosto l'aria un po' umiliata. Era
un preservativo.
L 'opuscolo «Come ti frego il vi-
rus», voluto dal Ministero della
Sanità, preparato dalla Commis-
sione nazionale per la lotta contro
l'Aids, avrebbe dovuto aiutare i
giovanissimi ad affrontare i temi
- Ne ho una scatola piena... Ho delicati della sessualità in tono
parlato a mia madre di Lupo Alberto sdrammatizzante e simpatico,
che abbiamo letto in classe. Non mi anche facendo leva sui disegni di
ha convinto. Allora, io le ho chiesto Si/ver, autore del popolarissimo
di leggerlo credendo che si sarebbe
Lupo Alberto. In realtà il testo si è
impressionata. Lei è stata presa dal
panico, infatti. Ed ecco...
E mi ha mostrato la scatola. Ho
cercato di minimizzare. Ma lui anco-
ra più scaldato, ha aggiunto:
- Ah, no! Anche tu! Se ti metti an-
che tu! E pensare che mi conosci
bene!
mantenuto su un livello di delu-
dente banalità. Passando sopra
le esigenze pe,rsonali più elemen-
tari dei ragazzi, si preoccupa sol-
tanto degli aspetti tecnici del rap-
porto sessuale, privandolo di ogni
responsabilità e bellezza.
- D'accordo, gli ho detto, è abba-
stanza ridicolo... Ma tua
maqre ha fatto esatta-
mente come diceva il li-
ALL9K'A I cAF?I No
bretio.
- Non ci avevo pensa-
to, ma è così. Quando le
ho qato Lupo Alberto mi
f.-/AI CAP.iTO COJA
DICE
aspettavo una reazione
diversa... speravo che
Lùfv ALB[Rlé?
mi avrebbe dato una
mano a capire. È da
molto tempo che mia
maqre ed io non parlia-
mo di cose importanti.
Lei mi dice che non vuo-
le essere una mamma
possessiva, che non
vuole pesare sulla mia
vita, perché insomma...
Ma io qualche volta ne
avrei bisogno. Pensavo
di poterle parlare come
facciamo qualche volta
tra qi noi, ma con un po'
più di siéurezza, dato
l'argomento... Il libretto non parla l'altro giorno? Cristoforo è grossola-
mai del nostro desiderio di costruire no e gli altri devono spostarsi quan-
qualcosa di bello, un amore vero e do passa. Ma l'altro giorno aveva
per la vita...
imitato la professoressa: «Siiii, fi-
- Sì, ho detto. Anche quel bestione glioli. Quando due si amano dav-
di Cristoforo lo ha capito. Ti ricordi vero, perché non dovrebbero farlo?
!.:amore però è pericoloso. Non lo
sapevate? Si deve essere prudenti,
portare sempre con sé il necessa-
rio». Cristoforo sventolava il profilat-
tico.
- Lo avresti detto che era così in-
telligente quel ciccione? Ha capito
anche lui che quello non era l'a-
more...
- L:ha capito leggendo "Come ti
frego il virus". Se quello è amore...
lo pensavo a un rapporto super, e in-
vece... basta un pezzo di caucciù.
Non c'è niente da dirsi, niente da
scambiarsi. Un tappo di caucciù che
ti chiude la bocca e risolve ogni dia-
logo tra due persone.
- i.: Aids è una cosa seria, ho ag-
giunto io. !.:anno scorso sono stati
colpiti quasi 15 mila... ne sono morti
un sacco. Molti erano drogati. Biso-
gna difendersi, ma non soltanto but-
tando via le siringhe
usate o servendoci del
profilattico. !.:amore è
qualcqsa di diverso. E
loro ti parlano solo di co-
me farlo a fior di pelle.
Allora gli ho chiesto
se me ne dava uno. Car-
lo mi ha guardato con
due occhi da camaleon-
te è si è scaldato:
- Dobbiamo divertirci,
no? E allora divertiamo-
ci. Scherziamo un po'.
Non trovi che questo
bus sia brutto?
Ci abbiamo soffiato
dentro e li abbiamo at-
taccati al passamano. È
incredibile, la gente del
pullman a tutta prima
non se n'è nemmeno ac-
corta. Come se vedesse
_J senza guardare. E quelli
che hanno visto non han-
no detto niente. Salvo un prete con la
barba e un cappellino da marinaio.
Ha guardato, ci ha.visti e poi si è mes-
so a ridere. Non mi sono stupito più
che la gente parli di queste cose al
modo di Lupo Alberto!
1 MAGGIO 1993 - 33

4.4 Page 34

▲back to top
REPORTAGE
PRESSO IL MONTE
CHE FUMA
di Graziella Curti
A Manila non è difficile
imbattersi nella povertà.
Le strade sono piene
di gente che non ha casa
o che vive in baracche.
Qui le Figlie di Maria
Ausiliatrice e i salesiani
si sono messi accanto
a tanti giovani che
vivono di espedienti.
L o chiamano "smoky mountain"
perché da questa collina di im-
mondizie della città esce sempre un
lieve fumo maleodorante. Arrivo lì
attraversando uno dei più grandi
slums dell'Asia. Le baracche di la-
miera sono appiccicate l'una all'altra
·e la miseria è padrona di casa. Sul
cumulo nero dei rifiuti c'è gente che
fruga, incurante della puzza, per tro-
vare qualcosa da mangiare.
Siamo a Tondo, nota località de-
solante a livello subumano. La sua
triste fama risale alla visita di Papa
Paolo VI nel novembre del '70. Allo-
ra il mondo inorridì, per le immagini
trasmesse alla televisione, eppure già
qualcosa era stato fatto dai salesiani,
che da tre anni stavano lavorando
nell' " inferno" di Manila.
Oggi a Tondo vivono sette Figlie di
Maria Ausiliatrice e dieci salesiani di
Don Bosco. Il Don Bosco Youth
Center si apre come un'oasi tra le
strade dissestate e quando arrivi hai
l'impressione di trovare finalmente
un punto di vìta dove posare lo
sguardo. Ci sono giovani dappertut-
to. Innumerevoli bambini ti circon-
dano e prendono la tua mano per
metterla alla loro fronte, in segno di
benedizione. Sempre sono stata in-
Tondo-Manila. Le vie della zona invase dai giovani.
34 - 1 MAGGIO 1993

4.5 Page 35

▲back to top
gusto a tagliare e cucire gli abiti. Sta
in piedi più di otto ore al giorno trat-
tenendosi accanto ad ogni ragazza
per un insegnamento personalizzato.
Alla sera, le giovani rimangono
fino all'ora di cena ed è fatica av-
viarle verso casa. Qui al Centro si
~ta bene, tutto è più pulito e confor-
tevole. Le suore hanno dato il me-
glio per le aule scolastiche riservan-
do per sé poche stanzette dove man-
giano, pregano, dormono. Un'es-
senzialità che provoca.
I Quezon City, «Laura Vicuiia
Home... Le instancabili animatrici
con i ragazzi.
I piccoli ospiti hanno trovato
una casa.
cantata dal popolo filippino, perché
possiede una dolcezza serena che
commuove; ma qui, nel suo Paese, e
in queste condizioni di miseria, l'alle-
gria della gente mi sembra un mira-
colo.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice
hanno un centro di formazione con
corsi per segretarie e di sartoria. Le
aule e i laboratori sono pieni di gio-
vani che imparano una professione.
Fuori nel cortile più di cinquecento
bambini giocano insieme. Mì dicono
che nella mattinata funziona un cen-
tro di raccolta per giovani mamme.
Qui le suore insegnano alcuni accor-
gimenti per una corretta nutrizione
del bambino e norme igieniche.
La responsabile dei laboratori di
sartoria è suor Pilar, la maggiore tra
queste giovani sorelle filippine. Ope-
rata al cuore, economa della casa,
insegna con professionalità e buon
''Amo i ragazzi della strada''
Osservo Debbie, una novizia che
sta facendo il suo tirocinio qui a
Tondo. È sempre in mezzo ai bimbi
e ai giovani. Sulla sua camicetta fe-
stiva c'è una simpatica scritta in in-
glese: " I love street children"
"(Amo i ragazzi della strada)". E
loro lo sanno. Hanno fiducia in
questa giovane donna del loro Pae-
se che spende il tempo più bello del-
la sua vita qui, si direbpe senza rim-
pianti, come fosse di casa.
Dietro gli occhi incantati degli
ospiti del Centro sta una speranza
che s'accende quando varcano il
cancello del cortile e che invece si
appanna nell'o$curità delle barac-
che, nella violenza del quartiere,
nella malattia che sta in agguato.
Al di là della strada ci sono i sale-
siani con un grande centro di for-
mazione, sorto nel 1971. I ragazzi
che sono educati qui vanno dai 17 ai
23 anni e provengono dalle classi
sociali più povere. Le possibilità di
preparazione tecnica spaziano tra le
esercitazioni su motori diesel, elet-
trici e meccanici, della durata di un
anno, al breve corso per saldatori
della durata di due mesi. Dalla data
di fondazione del centro fino ad og-
gi, si contano 3178 diplomati. Qui si
possono anche frequentare brevi
corsi per apprendere a lavorare al
tornio, alle saldature e alla raccor-
deria in marina per le riparazioni a
bordo. Sono molto numerosi anche
i gruppi sportivi e culturali e sono
disponibili vari spazi e attrezzature
per il tempo libero. Circa cento
squadre di calcio e pallacanestro
hanno qui la loro sede.
Particolarmente importante è ii
centro Drop-in, che ha lo scopo di
accogliere bambini che vivono ab-
bandonati nelle strade.
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Vangelo alla portata dei più
giovani, ma anche degli adulti.
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proprio tempo e dei santi, le
domeniche dell'ordinario, i
comuni e l'ufficio dei defunti,
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defunti.
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1 MAGGIO 1993 - 35

4.6 Page 36

▲back to top
Mentre saluto, mi informano che
quest'anno si celebrano le nozze
d'argento delle Figlie di Maria Au-
siliatrice e dei salesiani in questo
quartiere.
Mama Mary!
Una casa a due piani in una zona
PQPOlare di Quezon City: è Laura
Vicuiia Home. Qui vivono una cin-
quantina di ragazze/ i dai 6 ai 18 an-
ni. Ne avevo sentito parlare come di .
un sogno. Ora la vedo, commossa.
Si potrebbe proprio chiamare la ca-
sa del miracolo. Infatti in uno spa-
zio per una quindicina di persone,
ce ne stanno più di cinquanta. È un
gruppo vivacissimo, con un capaci-
tà di ascolto e di comunicazione che
supera le difficoltà di una lingua di-
versa.
So che hanno dietro storie impos-
sibili di droga, prostituzione, vio-
lenza. Le Figlie di Maria Ausiliatri-
ce che conoscono bene i problemi
del loro contesto, specialmente per
le bambine e le adolescenti, avevano
cercato da tempo di raccoglierle,
ma tutto era precario e insufficien-
te. Finalmente, da un anno, hanno
avuto questa casa. L'hanno dedica-
ta a Laura Vicufia; per le bimbe sa-
rebbe stata una buona compagnia.
Infatti Milagros, Nora, Cintya e tut-
te le altre la considerano una di lo-
ro, una sorella.
Qui vivono cinque Figlie di Maria
Ausiliatrice e condividono a tempo
pieno l'esistenza con i ragazzi. Non
c'è uno spazio diverso per pensare a
sé. La giornata è invasa dalla pre-
senza dei bambini e dal richiamo al-
la radicalità.
Nel breve tempo della mia visita,
assisto alla rappresentazione di due
canzoni mimate. Il palco è un picco-
lo cortile interno, non ci sono luci
speciali o colonne sonore d'effetto.
Tutta la riuscita è affidata ai movi-
menti e all'espressione del volto. Ri-
mango incantata. Poi tutti si affol-
lano intorno, seduti a terra. Atten-
tissimi. Parlo e qualcuno traduce.
Sembrano rubarmi le parole di boc-
ca e i loro occhi scuri hanno lampi
di luce nella sera. Ad un certo punto
pronuncio il nome di "Madonna".
La reazione è immediata: una smor-
fia collettiva. Pensano che alluda
alla famosa cantante. Mi correggo.
D'ora in poi quando nominerò la
36 - 1 MAGGIO 1993
i
«Laura Vicuiia Home»: tra piccoli
lavori e vita di famiglia.
Vergine, dirò Mama Ma,y. Nelle Fi-
lippine la chiamano così e qui tra gli
"street children" è un nome più che
mai appropriato.
Un cielo sulla strada
Qualche giorno dopo, a Canlu-
bang, incontro con più pace suor
Norma, la responsabile di Laura Vi-
cuiia Home. Mi racconta qualche
scampolo di vita dei ragazzi: una
geografia di éiolore e di abbandono .
E le suore, che non hanno figli pro-
pri, qui sentono il concretizzarsi di
una loro maternità nell'accoglienza,
nell' accompagnamento di ogni
giorno. Quando tornano da scuola,
i ragazzi imparano a tener pulita la
casa, a costruire piccoli souvenirs
da vendere, a fare teatro, a disegna-
re, a preparare pranzo e cena. Cer-
to, i rapporti non sono facili. Spes-
so sorgono. litigi, incompatibilità,
rivalse. Ci vuole una lunga pazienza
che a volte sfibra. Ma ci sono pure
i momenti di preghiera vissuti insie-
me, c'è il gesto improvviso di chi ti
chiede perdono , di chi intuisce la
tua preoccupazione e ti dà una ca-
rezza.
Le suore e le altre presenze educa-
tive sono un corpo compatto, soli-
dale con tutta l'ispettoria, che ha
istituito la Fondazione Laura Vicu-
1ia per sostenere economicamente
l'opera. E gli aiuti arrivano da tutte
le parti, anche da persone scono-
sciute che vogliono collaborare alla
costruzione del futuro di questi ra-
gazzi.
Nel pomeriggio c'è una grande
festa, con più di duemila invitati.
Sul palco si susseguono le dramma-
tizzazioni ricche di colore e di armo-
nia. Ogni casa dell'ispettoria si fa
presente con un messaggio.
Ma il clou dello spettacolo lo rag-
giungono gli ospiti del " Laura Vi-
cufia Home' ' . Con la loro semplice
divisa, con i movimenti intensi e
coinvolgenti raccontano la loro sto-
ria con una canzone, composta pro-
prio per loro: «C'è un cielo sulla
mia strada io cammino e guardo
lontano. Domani sarà più bello per-
ché la strada è piena di amici» .
Graziella Corti
Eventuali aiuti siafl,O Indirizzati alle FMA - Pro Manila,
Direzione Generale, via dell'Ateneo Salesiano, 81 -
00139 ROMA - C/C N. 53466009

4.7 Page 37

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pur non parlando bene il polacco, ci
dimostrava in ogni momento il suo
affetto materno».
In Polonia vogliono fare
santa una suora italiana,
che andò lassù a
48 anni, fondò l'opera
delle Figlie di Maria
Ausiliatrice e divenne la
madre degli orfani.
L uglio 1945. È appena finita la
seconda guerra mondiale.
Nella città tedesca di Potsdam i vin-
citori (Stati Uniti, URSS, Inghilter-
ra, Francia) tracciano i nuovi confi-
ni del mondo. Vaste zone fino a ieri
appartenute alla Germania vengono
assegnate alla Polonia, vaste zone fi-
no a ieri appartenute alla Polonia
sono inglobate nell'URSS. Tra case
e strade distnitte, città sconvolte e
fatte a pezzi dai bombardamenti,
vengono compiuti giganteschi sposta-
menti di popolazioni. Centinaia di
migliaia di tedeschi vengono estirpati
e cacciati a ovest. Centinaia di mi-
gliaia di polacchi vengono sradicati
della loro terra e spinti come mandrie
di animali verso sud, a 500 chilometri
di distanza, ad occupare i territori da
cui i tedeschi sono stati scacciati.
Nella grande tragedia di popoli,
«Sono polacchi e io li
riporto a casa!»
In quella regione, Lituani e Po-
lacchi hanno vissuto fianco a fian-
co, hanno abitato gli stessi paesi e le
stesse case. Ora, di colpo, i Polacchi
sono diventati "i nemici". Uomini
e donne adulti (che possono lavora-
re) sono scacciati, sono spinti sulle
strade che portano al lontanissimo
sud. Su carri, biciclette, qualche ra-
rissimo treno, caricano i loro poveri
fagotti e vanno. Devono raggiunge-
re altre terre, e lavprarle, e farle
produrre per la fame della Polonia
che conta 6 mflioni di morti, 2 mi-
lioni di invalidi, e il 400Jo dei giovani
colpiti dalla tubercolosi per denutri-
zione.
Partono gli adulti. Ma di quei 120
orfani chi s'interessa?
E dei partigiani che hanno com-
battuto fino a ieri contro i Russi, e
che vivono nascosti nel grande bo-
sco di Sakiszki? Madre Laura ha
molta esperienza della malvagità
umana, ormai. E sa che se rimango-
no lì, nello spazio di qualche mese
orfani polacchi e partigiani clande-
stini finiranno su qualche carro be-
stiame diretto alla Siberia, il grande
continente di ghiaccio dove spari-
scono i "nemh::i" dell'URSS.
«Sono ragazzi polacchi - dice
con decisione alle sue suore -. Io
c'è un angolo di terra dove si consu- · ne sono responsabile: li riporto a
ma una piccola, sanguinante trage- casa loro!».
dia. Vilnius e i 200 mila chilometri Iniziano le lunghe, scoraggianti
intorno sono staccati dalla Polonia e pratiche a Vilnius. Tre mesi. Nel
"restituiti" alla Lituania. In un an- bosco torna il freddo. Madre Laura
golino di quella terra ci sono 120 ra- e le suore pregano e lavorano a ve-
gazzi polacchi, in una casa di legno stire gli orfani: rattoppano gli indu-
costruita tra un grande bosco e un menti invernali, infagottano i cap-
piccolo lago. Sono affidati alle cure potti, raddoppiano i maglioni. «So-
di alcune Figlie di Maria Ausiliatri- prattutto preghiamo - ripete a tutti
ce, e sono orfani. Ognuno conosce madre Laura -. La Madonna
la sua storia, e non ha vergogna a provvederà».
raccontarla.· Io, Marian Delasinki,
sono stato trovato in un bidone della
spazzatura quando non avevo che
La signora con le stellette
sei settimane, presso la porta dei Suor Pytel che conduce le prati-
bambini abbandonati, a Varsavia. che alla centrale dei Sovietici, ha in-
Sono stato portato dalle suore a contrato una ispettrice con le stellet-
Wilno, e a sette anni fui mandato al- te militari di origine polacca. Si
la casa presso il bosco di Sakiszki, prende a cuore gli orfani. Arrivano
dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. Ri- 108 fogli di rimpatrio. E gli altri 12?
cordo la bontà di madre Laura che, E i partigiani e le famiglie dei parti-
i MAGGIO 1993 - 37

4.8 Page 38

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giani? «Preghiamo. La Madonna
provvederà», ripete madre Laura.
Al treno, dieci carrozzoni sono ri-
servati agli orfani. Unico sedile: la
paglia sparsa sul pavimento . Uno
dei dieci carrozzoni è riservato (così
ha preteso la signora con le stellette
militari) ai "malati contagiosi".
Scesa la notte, in quel carrozzone
scivolano i 12 "senza carte", le fa-
miglie dei partigiani, i partigiani...
Alle due di notte il treno si muove
verso la frontiera . Seduta tra i suoi
ragazzi che dormono, madre Laura
non dorme, prega. Suor Bronia ri-
corda: «Se le guardie di frontiera
avessero scoperto i viaggiatori clan-
destini li avrebbero fucilati, con
quali conseguenze sugli altri non si
sa dire... ».
All'alba piove. I ragazzi si tengo-
no i fazzolettini sulla testa per ripa-
rarsi alla meglio: i carrozzoni hanno
i tetti sfasciati. Alla frontiera l'ispe-
zione è accuratissima. Ma davanti
al carrozzone riservato ai "conta-
giosi", la signora con le stellette vi-
gila... con un bottiglione di vodka
in mano. I soldati bevono e se ne
vanno. Mezz'ora dopo, il treno è in
terra polacca. La signora con le stel-
lette va a sedersi accanto a madre
Laura. È tutta sudata, le tremano le
gambe. Dice: «Siamo salvi. Siamo
salvi tutti. .. ». Madre Laura si ingi-
nocchia sulle assi sconnesse, prega,
piange, abbraccia la "compagna".
«Grazie per aver salvato i miei
figli».
Inoltrandosi nella Polonia, i ra-
gazzi e le suore vedono con occhi
sbarrati com'è ridotta la loro terra:
case sventrate, gente cenciosa, ro-
taie divelte, buche profonde. Biso-
gnerà rimboccarsi le maniche e rico-
minciare tutto da capo.
La fanciullezza dorata
Era ben diversa la Polonia quan-
do Madre Laura era arrivata. Era
stata una ragazza fortunata e felice,
Laura Meozzi, nella lontana fan-
ciullezza. La famiglia, di origine
nobile, si era trasferita a Roma do-
ve il padre era funzionario al Mini-
stero delle Finanze. Nella campagna
romana, sulla sua bella cavalla
bianca, Laura faceva lunghe caval-
cate ogni mattino per raggiungere
una chiesa, dove ascoltava la Messa
38 · 1 MAGGIO 1993
e faceva la Comunione. L'incontro
con il Signore ogni giorno, fin da
quegli anni, era stato il nutrimento
della sua vita pura e felice. Aveva
frequentato le scuole dalle Suore
Dorotee, sul Gianicolo, ma il suo
direttore spirituale l'aveva condotta
a scoprire le ragazzine povere pres-
so l'opera delle Figlie di Maria Au-
siliatrice. «Scoprire Gesù nell'Euca-
restia è bene - le diceva -. Sco-
prirlo nell'Eucarestia e nelle perso-
ne povere è anche meglio».
Laura, a 21 anni, lasciò le ric-
chezze e gli agi della famiglia eden-
trò tra le Figlie di Maria Ausiliatrice
per servire Gesù nelle ragazzine più
povere. L'ubbidienza le mandò a
incontrare quelle ragazzine a Nizza
Monferrato, Bordighera, Varazze,
Genova, poi la stessa ubbidienza le
affidò la direzione delle comunità di
Genova, Alì Marina, Catania, Nun-
ziata. «Amava i poveri, gli abban-
donati, i trascurati sotto ogni aspet-
to - hanno deposto sotto giura-
mento i testimoni di quel tempo-.
Vedeva in essi Gesù e li trattava con
grande delicatezza. Era energica
con se stessa, ma dolcissima con le
consorelle e le ragazze. Non coman-
dava. -Diceva: "Ho bisogno ,che mi
faccia un piacere"».
Missionaria verso Nord
Aveva chiesto di andare in mis-
sione, e l'ubbidienza, quando aveva
48 anni, la mandò in missione a
Nord, nelle gelide province setten-
trionali della Polonia. I Salesiani
erano in Polonia da 30 anni. Da
quando il principe Augusto Czarto-
ryski (uno degli eredi al trono della
Polonia) era diventato salesiano,
I Pogrzebien (Polonia). In questa
casa madre Laura Meozzi trascorse
gli ultimi anni della sua vita.
dalla Polonia era cominciato uno
strano pellegrinaggio: giovanottoni
salivano sul treno con al collo un
cartello: DON BOSCO-TORINO.
Don Rua aveva aperto per loro una
casa. Ne erano usciti salesiani splen-
didi, che fin dal 1898 avevano aper-
to la prima casa salesiana a
Oswiecim.
Questi giovanotti avevano sorel-
le, cugine. Anche alcune di loro
erano partite con appeso al collo
lo stesso cartello: DON BOSCO-
TORINO. Erano diventate le prime
Figlie di Maria Ausiliatrice po-
lacche.
Ma nessuna casa era stata aperta
per le FMA in Polonia. Fino al
1922, quando Madre Laura Meozzi
ricevette l'obbedienza: «Con altre
cinque suore andrai a Rozanystok,
e vi fonderai una casa per gli orfani
della guerra».
30 ottobre 1922. Nizza Monferra-
to, Asti, Milano, Venezia, Austria,
Cecoslovacchia, Polonia-Oswiecim,
Polonia-Rozanystok. Per questo
lunghissimo tragitto, viaggiano in-
sieme, come sorelle, tre suore italia-
ne e tre suore polacche.
Nella prima sosta che fanno nella
casa salesiana di Oswiecim, madre
Laura scrive sul suo taccuino: «Con-
durre una vita nascosta in Dio. Tra-
sformarsi in Gesù per amore e per
dolore». Da Oswiecim risalgono per
·350 chilometri attraverso l'immensa
pianura sempre più bianca. Il treno
le lascia in una vasta solitudine, già
ammantata di neve. Rozanystok è
un villaggio in aperta campagna, ra-
dunato attorno a un grande santua-
rio della Madonna. La guerra ha
saccheggiato le case, i cascinali. In
alcune case riattate, i salesiani lavo-
rano per cinquecento orfani che
hanno più di dieci anni. Ora che ar-
rivano le suore (e il direttore dei sa-
lesiani è ad accoglierle con un sorri-
so festoso), potranno venire anche
gli orfani inferiori ai dieci anni, e le
bambine di qualsiasi età.
Gli 80 orfani e Czeslaw
Arrivano ottanta bambini e bam-
bine. La cronaca racconta: «I bam•
bini non hanno né calze, né scarpe.
I più piccoli hanno tre anni. Sono la-
ceri, macilenti. I più piccoli strilla-
no. I più grandi sono molto indisci-
plinati» . Madre Laura e le cinque

4.9 Page 39

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suore fanno il miracolo. Trasfor-
mano quegli ottanta bambini spa-
ventati in una grande famiglia, dove
si beve il latte caldo, ci si scalda con
le grosse stufe a legna e con l'affetto
che avvolge tutti. Madre Laura cura
i piedini coperti di geloni, suor Wa-
lenga distende vicino alle stufe mu-
tandine e camiciole lavate e ben
strizzate. E alla sera, prima di infi-
larsi nei lettini, si prega la Madonna
che li ha accolti accanto al suo gran-
de Santuario. Madre Laura manda
a letto le sue suore sfinite e poi ruba
tante ore alla sua notte per vegliare
accanto ai bambini che hanno pau-
ra del buio. Scrive: «Ave Maria.
Grazie del tuo aiuto e soccorso. Io
confido in Te e sempre confiderò».
Un bambino di quel tempo, No-
wak Czeslaw, ricorda. «Avevo due
anni. Le suore cercarono di inserir-
mi nel gruppo dei più piccoli, ma si
accorsero che non potevo vivere co-
me gli altri bambini. Avevo una
grave malattia intestinale, mi disse-
ro poi, e non sapevo pronunciare
nemmeno una parola comprensibi-
le. Madre Laura - la chiamavamo
tutti Mateczka, mamma _:_ si prese
cura particolare di me. Mi allevò
come·fossi suo figlio. Madre Laura
amava tutti i bambini, s'interessava
come una mamma di tutti, ma ave-
va una cura speciale per i ritardati e
i più bisognosi, e più di tutti per me,
che ero il più misero di tutti. Non
sgridava mai, non si irritava mai.
Quando un ragazzo si sentiva colpe-
vole correva da madre Laura ad ac-
cusarsi e a chiedere perdono, sicuro
che essa l'avrebbe scusato presso
l'assistente. Questa esperienza l'ho
fatta io stesso parecchie volte.
La moltiplicazione delle FMA
Quando venne l'ispettore gover-
nativo a visitare locali e bambini, fu
così impressionato che concluse:
«Vi manderemo altri duecento orfa-
ni». Madre Laura disse soltanto:
«Dove li mettiamo? Dateci le case
occorrenti». Fu come l'enunciazio-
ne di un programma. Governo, fa-
miglie nobili, fornivano le case, e le
FMA si moltiplicavano per far del
bene ovunque ai ragazzini e alle ra-
gazze povere. Dal 1922 al 1940 Ma-
dre Laura Meozzi (prima direttrice,
poi visitatrice, poi ispettrice) aprì 9
opere, e dal noviziato (che fu sem-
pre la pupilla dei suoi occhi) usciro-
no 110 suore per dare la vita in quel-
le opere. Viaggiava da un treno al-
1'altro , da una casa all'altra, come
avesse vent'anni, come non fosse
tormentata dall'asma, dal mal di te-
sta, dalle gambe gonfie a volte come
tronchi d'albero . Scriveva a una di-
rettrice sfinita dal lavoro : «Ti porte-
il cioccolato! E tu mi preparerai
una faccia così sorridente che mi ral-
legri il cuore. Coraggip, suor Sofia,
lavoriamo alla nostra santificazione,
lavoriamo a più non posso, affinché
i nostri giorni siano benedetti, siano
ricchi di meriti. Come stanno le bim-
be? ... Incoraggiamo tutti, facciamo
del bene a tutti, a tutti».
Poi ci fu la seconda guerra mon-
diale. Il console italiano le prospet-
tò ciò che poteva capitarle come
straniera: arresto, deportazione in
Siberia. Lei rispose: «Rimango in
Polonia finché ci sarà anche solo
una suora» . Rimase tra gli orfani
nel bosco di Sakiszki. Per non far
correre rischi alle suore polacche si
vesti da contadina, abitò in una ca-
sa di contadini. Riusciva a raggiun-
gere e a rianimare le FMA sparse
sotto la bufera, con lettere spedite
clandestinamente. Madre Ersilia
Canta, che le ha lette e le ha pubbli-
cate, ha detto : «Sono come quelle
di Madre Mazzarello» .
Poi il viaggio in treno, il carroz-
zone sigillato ''per i malati conta-
giosi". E poi la ripresa.
I miracoli dal tappeto
di macerie
Aveva ormai più di 70 anni ma-
dre Laura nel 1945, quando bisognò
ricominciare dal tappeto di macerie.
Ma non si scoraggiò: «Se la Madon-
na vuole, vedremo miracoli». E li
videro tutti. I miracoli delle case
(mentre il comunismo avanzava e
s'impadroniva della Polonia, aprì
altre 15 opere), e i miracoli della ca-
rità (al direttore dell'orfanotrofio di
Lauròw, comunista, che durante la
guerra aveva perseguitato le suore e
infine le aveva cacciate dalla loro
casa, mandò un'infermiera perché
curasse sua figlia malata grave-
mente) .
Nel 1949 accolse come una libera-
zione la lettera che nominava Ispet-
trice una FMA polacca. Matylda Si-
korska, la maestrina che lei aveva
A Pogrzebien è stata conservata
la camera di madre Laura.
invitato nel primo orfanotrofio di
Rozanystok, diventava la sua conti-
nuatrice. Non ne voleva sapere,
suor Matylda, e piangeva come di
uno sgarbo che era costretta ad in-
fliggere alla sua Mateczka. Ma Ma-
dre Laura la presentò a tutte sorri-
dendo radiosa: «Ecco la vostra nuo-
va Madre». E Matylda raccontò a
tutte il loro primo incontro: «Mi
spalmava di burro le fette di pane,
e me le offriva. Lo faceva con tanta
delicatezza e maternità che ne ripor-
tai un'impressione fortissima . Sen-
tivo in me qualche cosa che mi lega-
va per sempre a quella santa supe-
riora.. . Mi regalò un'immagine di
Maria Ausiliatrice e fu per me come
un tesoro. Poi mi accompagnò per
un tratto di strada e stette a guar-
darmi mentre me ne andavo. Mi
voltavo, e lei era sempre là e 'mi sa-
lutava. Certamente pregava per me.
Alla vigilia di Natale avevo dato le
dimissioni da maestra al mio paese
e sah.!tato la famiglia. Andai a pas-
sare il Natale con gli orfani e con
Madre Laura. Era il primo che pas-
savo lontana dai miei. La forza me
la dava Dio e la santità di Madre
Laura».
Un tumore maligno aveva già ag-
gredito Madre Laura. Soffriva mol-
tissimo e scherzava: «Ho imparato a
lamentarmi in polacco: Ohie,
ohie... ». Il medico diceva alle suore:
«Voi non potete nemmeno immagi-
nare l'atrocità delle sue sofferenze».
Quando temeva di non riuscire più a
sopportare, sognò la Madonna che
le disse: «Fra quaranta giorni vengo
a prenderti». Si preparò per entrare
a una festa. Le ultime parole che dis-
se furono: «La Madonna è qui, e vi
benedice» . La Madonna venne a
prenderla il 30 agosto 1951.
Teresio Bosco
1 MAGGIO 1993 39

4.10 Page 40

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ni , in ringraziamento e protezio-
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Mazzarello e Sr. Eusebia, invo-
cando protezione, a cura di N .N.
Ex allieva, L. 150.000 - Borsa:
S. Domenico Savio, a cura allievi
1• Media Oratorio M. Rua, Tori-
naldo - Borsa: In memoria della
moglie Ganzini Marianna Dri, a
cura di Dri Cav . Giovanni -
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, Domenico Savio, per rin-
graziamento e protezione, a cura
di Trio Antonino - Borsa: S.
Domenico Savio, ringraziando
per protezione della famiglia, a
cura di Urbani Adelino e Ottavia
- Borsa: Don Bosco, in suffra-
gio di Delia, a cura dei genitori -
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, per intenzione dell'offe-
rente, a cura di N.N. - Borsa:
Maria Ausiliatrice e S. Domenico
Savio, a cura di Massa Ferrando
Eliana - Borsa: Don Rua, per
ringraziamento e protezione, a
cura di Vittoria Grossi Rossi -
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani benedite la cognata e
proteggete la famiglia, a cura di
In suffragio di Rosetta e Alessan- no, L. 140.000 - Borsa: S. Cuo- Diemoz Maria - Borsa: S. Cuo-
dra e di Marcello e Giovanni, a re di Gesù, Maria Ausiliatrice, re di Gesù, Maria Ausiliatrice e
cura di Morelli Francesca, L. Don Bosco, invocando protezio- Santi Salesiani , a cura di Novelli
200.000 ....,. Borsa: Maria Ausilia- ne per la figlia Denise, a cura di Francesca - Borsa: Maria Ausi-
trice, Don Bosco, Don Rinaldi, N.N ., L. 125.000.
liatrice, a cura di Arenga Rita .
40 - 1 MAGGIO 1993

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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MENEZ sac. Jean, salesiano, t Bar-le-Due BOSIO sac . Guido, salesiano, t Torino il
(Francia) il 20/9/1992 a 59 anni.
1/12/1992 a 90 anni.
Morto di incidente automobilistico, ha trascorso
gli anni della sua vita salesiana ins_egnando ai
giovani a Saint-Dizier, lasciando dietro di sé un
grande rimpianto, tanto era conosciuto e apprez-
zato per il senso dell'accoglienza, per la presen-
za sempre sorridente, il t:iuon umore, lo stile edu-
cativo attento agli altri.
APARICIO V QUINTANILLA mons. Pedro Ar-
noldo, t Santo Domingo (El Salvador) il 7/9/1992
a 84 anni.
Fu il primo vescovo della nuova diocesi di San
Vicente (El Salvador) , che governò dal 1946 al
1983. Al compimento dei 75 anni presentò lari-
nuncia al Santo Padre e da allora si dedicò intera-
mente alla formazione spirituale e al consolida-
mento della congregazione delle Figlie del Divino
Salvatore, da lui fondata nel paesello di Santo
Dominqo (San Vicente) nel 1957.
t DANSE sac. Hubert, salesiano, Lubumbashi
(Zaire) il 918/1992 a 80 anni.
È rimasto sempre fedele al suo ideale missio-
nario a servizio dei più poveri. Lui i poveri li cono-
sceva bene e li chiamava per nome, cercava di
correggere i loro difetti, li consigliava e incorag-
giava. Faceva progetti per migliorare la loro con-
dizione sociale. Sacerdote missionario, è rimasto
fedele al proposito scout: Sempre a servizio degli
altri. Era un uomo riservato, discreto, di preghie-
ra, fedele al rosario quotidiano.
MEDICO Pasquale; exallievo e cooperatore, t
Brindisi il 1312/1993 a 70 anni.
Iniziò a frequentare la casa salesiana sin dai
primissimi anni dell'apertura dell'opera di Brindi-
.si. E sin dalla prima giovinezza le dedicò tutta la
sua vita in un servizio fuori del comune : umile, co-
stante, disinteressato. Ogni angolo della casa di
Brindisi testimonia la sua dedizione. Attaccatissi-
mo a Don Bosco, incarnò l'ideale di exallievo e
cooperatore . I suoi funerali furono un'incredibile
manifestazione di affetto e di riconoscenza.
Cultore della lingua e dei classici greci e studio-
so dei padri della Chiesa, ne svelò le ricchezze ai
giovani teologi dell'Università Salesiana di Roma.
Raccolse con zelo e documentò con cura il marti-
rio di monsignor Versiglia e don Caravario, favo-
rendo in questo modo il riconoscimento dell'eroi-
cità della loro vita. Trascorse gli ultimi anni con-
servando la vigorosa personalità, attento alla or-
todossia e alla fedeltà pedagogica di Don Bosco.
PIRROTTA suor Domenica, Figlia di Maria Au-
t siliatrice, Napoli il 19/12/1992 a 72 anni.
Maestra Intelligente e attiva, fu amata per la
sua mitezza dai suoi allievi delle classi elementa-
ri. Ha preparato generazioni di bambini alla Prima
Comunione perché ha fortemente creduto al valo-
re apostolico della catechesi.
AGOSTA sac. Mario, salesiano, t Varazze il
13/12/1992 a 76 anni.
Sempre e dovunque «prete.. in ascolto attento
e disponibile del Magistero della Chiesa, fu edu-
catore e pastore d'anima creativo e instancabile,
donandosi senza riserve con la lungimiranza di
chi sa di lavorare per una causa vincente. La por-
e tata il valore della sua azione di sacerdote e di
salesiano trovano impressionante riscontro nella
stima affettuosa e nella gratitudine dei molli che
l'hanno avuto amico fedele e guida sicura.
KREUTZER suor Carolina, Figlia di Maria Ausi-
liatrice, t Conegliano Veneto (TV) il 4/1/1993 a
83 anni.
Nata a Trieste, conservò la tempra vivace e for-
te degli istriani. Fu insegnante di lettere attenta,
esigente, ma anche capace di un rapporto cordia-
le e piacevole . Fu educatrice sempre, in cortile
come in cattedra. Gioiosa, diede a tutti la testimo-
nianza di una vita totalmente realizzata.
VITALE Elvira, ved. Landi, cooperatrice, t Grot-
taminarda (Avellino) ii 24/9/1992 a 80 anni.
DE PANFILI$ suor Raffaella, Figlia di Maria Au-
t siliatrice, Colleferro (Roma) il 3112/1992 a 79
anni.
Lavorò per tutta la vita nella cucinç1 di diverse
case, in un servizio allegro e generoso, contrap-
puntato dall'Ave Maria. Suor Raffaella fu sempre
attenta a tutti e le sue feste sono sempre state
una celebrazione della vita.
Scrive il figlio doti. Rocco: «Come figlio non so
scrivere di lei. Dico solo che è per lei che offriamo
queste borse di studio per giovani missionari di
Don Bosco. Il motivo: tra i periodici ecclesiali che
riceveva prediligeva "Il Bollettino Salesiano" che
sosteneva secondo le sue possibilità. Non man-
cava di raccomandarci come giovani e studenti
(insieme a mio fratello) a Don Bosco e a Maria Au-
siliatrice e ultimamente per i nipoti a san Domeni-
co Savio.
FEYLES sac. Gabriele, salesiano, t Cordoba
(Argentina) il 21/1111992 a 70 anni.
Nato a Cantarana d'Asti, partl missionario per
la Patagonia ancor prima di diventare sacerdote.
Dopo essersi laureato in filosofia e teologia mora-
le a Roma, insegnò nelle case di formazione di
Argentina, Bolivia e Cile. Uomo di grande cultura,
fu molto stimato come direttore spirituale. Con-
fessore infaticabile e di animo pastorale, fu gene-
roso con tutti , specialmente con i poveri. Sapeva
incoraggiare sempre e tutti. Fecondo scrittore di
argomenti spirituali, filosofici, storici, apologetici,
teologi e morali , fu un sacerdote fedele alla dottri-
na ecclesiale e alla tradizione salesiana. Promos-
se la devozione alla Vergine e al Cuore di Cristo.
La sua fu una vita di lavoro intenso e ordinato.
PASCUCCI cav. Giovanni, cooperatore ed exal-
llevo, t Gualdo Tadino (Perugia)' il 29/10/1992 a
73 anni.
Con la sua morte si è spenta a Gualdo Tadino
una delle figure più limpide e significative della
città. In seno all'associazione dei cooperatori, de-
gli exallievi, nell'ambito della comunità ecclesiale
quale membro del consiglio pastorale, nella scuo-
la e nella Pro Loco, di cui fu a lungo stimatissimo
presidente, in tutti i campi nei quali l'uomo può
assurgere al grado di nobilitare se stesso, seppe
portare un esempio di correttezza e di·altruismo.
Fu capace di legare la semplicità alla tenacia, la
coerenza alla determinazione, l'intuito fattivo alla
rettitudine.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto I3- I-I924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
<<.•• lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mi~
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure 11stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
1 MAGGIO 1993 - 41

5.2 Page 42

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A cura di Pasquale Liberatore*
SRUGI E VARIARA NUOVI ((VENERABILI»
Giovanni Paolo Il ha sottoscritto il Decreto sulla eroicità delle vir-
tù dei Servi di Dio Simone Srugi e Luigi Variara, dichiarandoli
«Venerabili». Di Luigi Variara Il Bollettino Salesiano presenterà
nel numero di luglio un servizio di Teresio Bosco. Qui ci limitia-
mo a presentare di Simone Srugi una breve scheda biografica
e qualche grazia (su Simone Sru,gi, cf. Bollettino Salesiano/feb-
braio 1992). Nato a Nazaret nel 1877 e morto a Beitgemal (dov'è
sepolto) 50 anni fa il 27 novembre 1943, Simone Srugi ha dedi-
cato la sua esistenza, nel beneficare tutti, senza distinzione di
religione o di razza.
Ha scritto di lui il Promotore Generale della Fede: «La sua vita
copre l'arco più movimentato e più burrascoso della storia del
suo popolo. Di questa storia egli condivise tutti i risvolti. E pur
nell'umiltà del suo servizio quotidiano nei vari ruoli di agricolto-
re, sarto, sacrestano, mugnaio e specialmente infermiere, ha
però lasciato una testimonianza di altissimo livello in tutti, sia
musulmani che cristiani. Di qui l'importanza, unica nel suo ge-
nere, di questa figura di umile concittadino di Gesù, cristiano,
melkita, laico, religioso salesiano che ha saputo fermarsi accan-
to a tutti, rivestendo, secondo l'appellativo più caro ai suoi bio-
grafi, i panni del "Buon Samaritano". La sua glorificazione sarà
punto di riferimento comune - per cristiani e non cristiani, arabi
e non arabi - in quella Terra, benedetta e pur tanto lacerata».
Con Simone Srugi e Luigi Variara sale a nove il numero dei «Ve-
nerabili» della nostra Famiglia.
Riportiamo alcune grazie attribuite all'intercessione del nuovo
Venerabile, Simone Srugi.
Postulatore generale
r Ml RITROVAI INCONSCIAMENTE
IN GINOCCHIO SUL NUDO PAVIMENTO
r NON POT!:VO MANGIARE
QUASI PIU NULLA
Ero affetto da una grave forma
di reumatismo articolare acuto,
che limitava gran parte dei miei
movimenti, rendendo assai pe-
nosi quelli che mi erano ancora
consentiti. Le prolungate tera-
pie, oltre che risultare scarsa-
mente efficaci, complicavano il
quadro generale della pato-
logia.
Invitato dal mio Superiore a par-
tecipare ad un Corso di Rinno-
vamento a Roma che prevedeva
anche un periodo di permanen-
za in Terra Santa, accettai la
proposta quasi come una sfida
alle mie condizioni fisiche.
Le notevoli difficoltà - peraltro
previste - che incontrai a moti-
vo dei miei malanni qui in Italia,
si moltiplicarono in Terra Santa,
durante i frequenti disagiati spo-
stamenti, richiesti dalle pro-
grammate visite ai luoghi sacri.
Recatici, nella prima settimana
di agosto, a Beitgemal per visi-
tare la tomba di Simone Srugi,
ml ritrovai inconsciamente in gi-
nocchio sul nudo pavimento.
Molto mi stupii di riuscire ad as-
sumere quella posizione, prima
Insostenibile, ma prevalse in me
il bisogno di concentrarmi nella
preghiera. Recitai il Rosario in-
tero, ispirandomi alla tenera de-
vozione mariana del Servo di
Dio, senza avvertire il disagio,
che sarebbe stato naturale sen-
tire anche in condizioni normali.
Nell'atto di rialzarmi , mi accorsi
con meraviglia che i miei movi-
menti non erano più legati mi
preoccupavano le consuete sof-
ferenze.
Il persistere di questa " libera-
zione" mi ha convinto di essere
stato beneficiario di uno specia-
lissimo intervento del Servo di
Dio. A distanza di anni confer-
mo la veridicità di quanto mi è
accaduto e mosso da profonda
riconoscenza invito ad esperi-
mentare l'efficace Intercessione
di questo santo Coadiutore Sa-
lesiano .
Zau/i Giacomo SDB, Varazze
A farmi conoscere Simone Sru- Srugi, morto in concetto di santi-
gi fu un esemplare confratello e tà e di cui , da poco, era stata in-
mio grande amico. Giuseppe Vi- tradotta la Causa di Canonizza-
cini, questo è il suo nome, lavo- zione. Mi invitò quindi , con mal-
rava con me nella Scuola agri- ta fede, a invocare la sua inter-
cala di Cuenca (Ecuador) dove il cessione.
mio Superiore mi aveva inviato lo, mosso proprio da questa sua
per ristabilirmi in salute. Mi ero fede, mi misi nelle mani del Ser-
ridotto infatti in condizioni tali da vo di Dio . Lo pregavo spesso
non poter mangiare quasi più durante la giornata e contempo-
nulla e non poter più parlare. I raneamente poggiavo la sua im-
miei bronchi ammalati mi rende- magine sulle parti malate del
vano difficile la respirazione, l'a- mio corpo. Dopo appena quindi-
sma mi tormentava, una tosse ci giorni, io potevo dirmi perfet-
persistente mi spossava, la gola tamente guarito. Ho ricomincia-
mi doleva e sanguinava. Dopo to a nutrirmi e a parlare senza
due anni in tali condizioni, risul- alcuna difficoltà. Posso afferma-
tale vane tutte le cure mediche, re che si è trattato di una guarì-
fui inviato nella Casa di Cuenca . gione completa e duratura. Ho
affidando alla dolcezza del cli- potuto tenere omelie anche in
ma tutte le speranze di guari- piazza aperta e conversare an-
gione .
che per lungo tempo senza più
Fu qui, come ho già detto, che risentirne.
conobbi il confratello coadiutore Sento perciò il dovere di ringra-
Giuseppe Vicini, il quale veden- zmiaerdeicdoi StuimttoonceuoSrreugiil. mio vero
domi proprio mal ridotto e sapu-
to della inutilità di tutte le cure,
Sac. Angel Lobato, SDB,
mi parlò del coadiutore Simone_
Quito, Ecuador
42 - 1 MAGGIO 1993

5.3 Page 43

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Nome: Alen Henri
Nato a: Overpelt, Belgio Nord
Attuale residenza: Roma
Altre notizie utili: Delegato
Confederale Exallievi/e
Don Bosco.
Ci dica qualcosa di lei. Come ha
conosciuto i salesiani; qualcosa
della sua giovinezza, della sua fa-
miglia . ..
A casa eravamo 4 fratelli e 2 sorel-
le; la più giovane è suora missio-
naria nello Zaire. Non era facile in
periodo di guerra per i miei genito-
ri far studiare tutti. Ma a costo di
tanti sacrifici, ognuno ha potuto
studiare e fare la sua scelta. Con la
partenza del mio fratello maggiore
avevo conosciuto i salesiani: vede-
vo che giocavano con i ragazzi in
cortile, che c'era la banda e il tea-
tro e organizzavano belle passeg-
giate. Dopo la liberazione del '44
chiesi anch'io di andarci. I salesia-
ni erano molto gentili e ci chiesero
soltanto un contributo in natura.
Ero così felice dai salesiani che ci
sono rimasto.
Adesso è responsabile dell'anima-
zione di centinaia di migliaia di
exallievi salesiani nel mondo. Co-
me sente questo incarico?
È un incarico di responsabilità che
supera di gran lunga le mie possi-
bilità. Il lavoro di animazione e
formazione deve svolgersi in dia-
logo e d'intesa con i delegati na-
zionali e locali, per dare ossigeno
alle varie Unioni dove si vive la ve-
ra vita e dove si aspetta che gli
ex~llievi si rimbocchino le mani-
che insieme agli altri membri della
famiglia salesiana.
Quali sono le idee di fondo che la
guideranno nel contatto con il va-
riegato mondo degli exallievi?
Promuovere il senso di apparte-
nenza a tutti i livelli, sia della
famiglia salesiana, sia dell'asso-
ciazione, sia della Chiesa, dove
si aspetta il tipico contributo del-
l'exallievo salesiano nel campo
sociale-politico secondo le doti di
ciascuno, con l'ottimismo, la fede
e l'impegno di Don Bosco.
Qualcuno dice malignamente che
gli exallievi salesiani sono quelli
che «si ritrovano a un pranzo per
organizzare una cena» ...
Quando i figli tornano a casa, c'è
festa! Noi salesiani vediamo gli
exallievi il più delle volte purtrop-
po solo in questi momenti, e ci
manca talvolta l'informazione del
bel lavoro che stanno compiendo
fuori del nostro ambito. Pensiamo
anche solo ai convegni socio-
politici tenutisi a Venezia e a Fra-
scati ...
Sono tanti gli exallievi che occuP,a-
no un posto importante nella so-
cietà. Che cosa si attende da essi?
1. Una coscienza retta nel tessuto
di una società moderna e sempre
più complessa;
2. Il lavoro come responsabilità e
servizio alla comunità;
3. La promozione umana, soprat-
tutto della gioventù;
4. La solidarietà.
In una parola, la testimonianza.
HANNO DETTO
«Se voglio andare a sfasciar-
mi contro il muro, perché non ci
devo andare?».
(Vasco Rossi,
intervistato dal Sabato)
«Don Bosco insegnò che un
pallone può anche togliere dal-
la strada i giovani e diventare
mezzo di solidarietà».
(Giacinto Ciorra sul
Corriere dello Sport/Stadio)
«I giovani stanno tornando al-
la politica attraverso gruppi in-
formali che si ritrovano per ma-
turare nuove idee».
(Motta, segretario nazionale
giovani AGLI)
LA BUONA NOTIZIA
«A tutti, prima o poi, sarà capi-
tato di aver fatto una scoperta me-
ravigliosa: la presenza di qualcuno
che ti ama o di qualcuno che tu
ami. Antonella ha trasformato col
tempo la mia vita. Dodici anni fa
ci conoscemmo in parrocchia;
sembrava un'amicizia come tante
altre, invece, eccoci sposi da otto
anni con due splendidi bambini.
L'amore che spinge a formare una
famiglia nasce da uno scambio
continuo fra due persone che han-
no fiducia una dell'altra e vogliono
unire le loro vite. L'amore vero
non si impara in un giorno, si evol-
ve e matura: il primo amore, l'a-
more folle; poi l'amore tenero dei
fidanzati; l'amore intenso dei no-
velli sposi; l'amore quotidiano del-
le piccole cose. L'amore è una for-
za dinamica. Oggi il nostro amore
è anche servizio e non si limita solo
ai figli o a noi, ma si apre anche
agli altri, spalancando le nostre fi-
nestre e aprendo il nostro cuore
agli amici, agli ospiti, alla parroc-
chia, al quartiere, insomma al
mondo che ci circonda. Non è faci-
le: ma siamo consapevòli che Dio
ci ha uniti in una storia meraviglio-
sa per una missione».
«n coraggio dei cattivi
è fatto dell'altrui paura»
Don Bosco
1 MAGGIO 1993 - 43

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C.M.P.
Rivista per la Famiglia Salesiana
e gli Amici di Don Bosco
Inoltrare le richieste - Cambio di indirizzo - Corrispondenza a:
IL BOLLETTINO SALESIANO - Via della Pisana 1111
Casella Post. 9092 - 00163 Roma-Aurelio
Un SOCIETÀ EDITRICE
Z/ INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176
10152 Torino
Marie- Françoise Baslez
Paolo di Tarso
L'apostolo delle genti
Religione, pag. 320, L.30.000 (prezzo indicativo)
Missionario, maestro, polemista,
taumaturgo, intellettuale itinerante,
Paolo di Tarso ha tutte le
caratteristiche del «personaggio»
che segna la storia.
Un libro nuovo, di netta
impostazione storiografica, in cui
l'Autore mette a confronto
i documenti biblici (Atti degli Apostoli
e Lettere di Paolo) con i documenti
dell 'epoca, fornendoci l'interessante
contesto socio-culturale dal
quale emerge la straordinaria
personalità dell'apostolo.
Marie~Francoise Baslez
I
PAOLO DI TARSO
L'apostolo delle genti
év=
ll'ITERNAZIONALE
TORINO