Bollettino_Salesiano_196402


Bollettino_Salesiano_196402

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Noi non ci fermiamo mai; vi è sempre cosa che
incalza cosq,... Dal momento ohe noi ci fermas•
simo, la nostra Opera comincerebbe a deperire
l>ON BOSCO
15 BEHNAIO 1964
ANNO LXXXVIU N, J
EDIZIONE PEll I DIRIGENTI DEI COOPERATORI SALESIANI
DIREZIONE GENERALE: TORINO 712 · VIA MARTA AUSILIATIUCE, 82 · TELEF. 48-41-17
Direttive e iniziative per la nostra "Campagna "
Come dicevamo nel Bolleitino Dirigenti dello
scorso dirrmbre, la r1ostra « Campagna » ha
avuto le più lusinghiere risonanze anche nelle
organizzazioni non léalesiane. Co;iì S. Em. il
Car<l. Fossati, Arci,esoovo di Torino, la cita
nella Lettera ai Pauoci e ai fedeli della città
e l)iooesi per la Fcsla della Famiglia ·•.
Questo, senza dubbio, è dovuto alla sua piena
adere11za alle necessità dell'ora. li Santo Padre
Paolo VI è tornalo più volte sull'argomento.
Ancora i1 12 dicembre scorso ha invitato i ge-
nitori a rillelterc sulla Joro t< n1issione sublime
di collaboratori <li Dio nell'infondere la vila in
nuove creature e nelredu(larne lo sviluppo con
trepida delicalezza e con la coscienza delle
proprie responsabilità».
L'efficacia della Campagna è legata all'armo•
nica attuaziouc <li tolti i suoi aspetti. Per faci-
litare questo compilo ai nostri Dirigenti diamo
qui alcune dil"cuh e essenziali per la riuscita
della Campagna. Inviliamo Dirigenti e collaho·
ràtori a prenderne ùiligcntc visione per studiare
i modi pratici di attuarle nei propri ambienti.
Per i Coopc1·ato1•j Le Conferenze mensili
e le due Conferenze nm,unli. che llSciranno
litografate in unico Yolume, formano un tutto
o[ganico. Bi8ogna quindi trattarle sii;Lematica•
mcute evitando in modo as»oluto di svolgere
altri argomenti. li Bollettino Dirigenti pubbli•
cherà mensilmente alcuni pensieri ~u] tema
corrispondente, che sarà sviluppato nella con-
ferenza riportata nel volume di cui i,opra. Il
materiale cosl è abbondantissimo. Ogni Cruue•
renza è seguita da un questionario, per avviare
dopo ogni Confe:renza una conversazione tra
Coopera tori e Sacerdote. t la maniera per
rendere la Conferenza interessante ed efficace.
È chiaro quindi che la Conferenza va tenuta
fuori di cllicsa e non si deve trasformare in un
fervorino dall'altare. All'argomento trattato si
aggiunge una bibliografia assai utile aia per i
Dirigenti che vogliono approfondire l'argomento,
sia per fornire la Bibliotechina del Centro, sia
infine per presentare ai Cooperatori copia di
tali libri.
Ricordiamo anzi che ogni riunione, convegno,
ritiro nostro deve sempre avere il banco di
libri e riviste da offrire in visione e in vendita.
In relazione alla Campagna in un originale
opuscolo sarà presentato un abbondante elenco
di film, che propongono nei più vari aspetti
problemi familiari. Ogni film è brevemente -pre•
sentalo nelle sue caratteristiche e uci suoi dati
essenziali. Potranno 6ervire per cineforum, per
spettacoli fanùliari, per iniziative sulla Campa•
gna. È evidente la pratica utilità dell'opm,oolo.
Di mohi film si potrà a-..-ere, a richiesta, la
scheda completa per la presentazione e valuta•
zionc. Accanto a Iali film ci sarà uu aegno
indicativo (richiedere la scheda al Centro Sale-
siano dello Spett11colo via M. Ausiliatrice, 32 ·
Torino).
Iniziative dei Coopt>..ratori l Coopera·
tori, alla loro volta, si l'anno promotori cli ini-
ziative per un largo pubblico. 'e citiamo una
iià in fase di organizzazione in qualche lspelloria.
:,i tratta di un ciclo di Conferenze sulla famiglia
per diverse categorie di persone: genitori, in.se•
gnanti, fidanzati ecc., tenute settimanalmente da
eminenti conforenzieri sui seguenti temi: La F<1·
miglia e lo Stato oggi, La Famiglia e la Chiesa,
La Famiglia e la Scuola, La Famiglia e il tempo
libero. Nello spazio quattro settimane si
esaurisce il ciclo delle Conferenze. _Il periodo
quare~imale, grosso modo, sembra il più adatto.
La riuscila delle Conferenze è legata alla
scelta di chi parla, del tempo e del tema; al
lavor o capillare e pratico ohe sapranno fare i
Con.siglicri e i Cooperatori per interessare il
maggior numero ùi persone fuori della cerchia
dei Cooperatori, specialmente ge,iitori; ed al-
l'eventuale coraggio e oanle industrie pe:r
affrontare quaJchc spesa. All'opera, quindi! E
senza indugi, perchè le iniziative han bisogno
di essere preparate e studiale a distanza di
tempo, se si vogliono poi veder riuscire.

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I Laici
ponte fra la Chiesa e la società
DI S. $, PAOLO VI
Voi sapete che la nostra dottrina riconosce al
Laico fedele una sua partecipazione al Sacerdozio
spirituale di Cristo, e perciò una sua capacità,
anzi una sua responsabilità ali'esercizio del/'apo-
stolato, che è venuto determinandosi in concetti
diversi e forme adeguate alle possibilità e ali'indole
della vita propria del Laico immerso nelle realtà
temporali, ma altresi imponendosi come una mis-
sione propria del'ora presente. Si parla di « con-
secratio mundi~, e si attribuiscono al Laico delle
prerogative particolari nel campo della vita ter-
rena e profana, campo di possibile diffusione della
luce e della grazia di Cristo, proprio perché egli
puo agire sul mondo profano dal di dentro, come diret-
tamente partecipe alla sua composizione e alla suo
esperienza, mentre il Sacerdote, sottratto com'è
o tonta parte della vita profana, non può influire,
in generale, su di esso che per via esterna, con la
sua parola ed il suo ministero. Questa osservazione
va assumendo sempre maggiore importanza, man
mano che ci si accorge che il mondo profano è, si
può quasi dire, il mondo semplicemente, e che esso
trascura d'avere rapporti normal.1 e operanti con
la vita religiosa, la quale non riesce con facilità a
far sentire la sua voce salutare olle immense zone
della vita profana stessa.
Percio s'è anche parlato del Laicato cattolico
come del ~ ponte~ fra la Chiesa e la società, diven-
tata quasi insensibile, per non dire di/fidente e ostile,
nei riguardi della religione ed anche semplicemente
del cristianesimo e dei suol stessi basilari principi
I nostri Laici cattolici sono investiti di questa
funzione, diventata straordinariamente importante.
e in certo senso indispensabile: fanno da ponte.
E ciò non già per assicurare alla Chiesa un'ingerenza,
un dominio nel campo delle realtà temporali e nelle
strutture degli affari di questo mondo, ma per non
lasciare il nostro mondo terreno privo del messaggio
della salvezza cristiana. Non è propriamente un
ministero quali(icato quello affidato ai Laici, ma
un'operosità configurabile nei modi più diversi, che
mira a stabilire contatti fra le sorgenti della vita
religiosa e la vita profana. Potremmo parlare, in
termini approssimativi ma espressivi, di contatti
fra la Chiesa e la società; fra la comunità ecclesiale
e la comunità temporale.
Quanto più la comunità ecclesiale viene ricom-
ponendosi e concentrandosi nel/a coscienz(l dei fe-
deli e nell'esercizio delle sue speciflc/re attività,
tanto meno la comunità temporale e profana puo
godere dei bene/ìci della religione cristiana, che le
sarebbero pure destinati. Il dualismo può accentuarsi
a tal punto da fare della comunità ecclesiale, da
(segue a pag. 5)
Attività religiose
A ohe servono gli Esercizi?
Pubbllcbiamo quesll'I relazione del Delegato JspettoriaJe
del Cooperatori della Liguria, don Vincenzo Colombara;
mentre lnvlllamo gU altri Delegati a lnvlal'cl nolizie, lm-
presslonJ, progressi e sviluppi In questo settore delle loro
attività religiose, essenziale per avere del Cooperatori reli-
giosamente e a_post0Ucamen1e formati.
Abbiamo fatto gli Esercizi Spirituali anche que-
st'a,mo e devo <lire che cli anno in anno si ,•a
constatando quanto sia prot•videnziale l'insistenza
ili Do11 Bosco.
Noi in Ispettoria abbiamo cominciato circa dieci
a,mi fa. li primo corso Jr, a Camaldoli. Ri~ultati?
Dopo buona propaganda, si recarono lassù due
predicatori. Al corso per u,operatrici si tro1>Ò
presente una sola Cooperatrfoe. Al corso per Coo-
peratori arrivò in mow a:no, /a. sera dell'inirio,
e subito chi,esc: « Dove sono i Cooperatori Sale-
siani a fare gli Esercizi?». « Abbiamo visto e/ne
preti - gli fu ri.:;posto - che dopo aver alleso
me:za giornata, se 11e sono a11dali. Lei sarebbe
il primo e l'unico!... ». A quella risposta se ne
andò 1mche lui ...
Ebbene, ora in Toscana son.o almeno 60 le Coope-
ratrici e 45 i Cooperatori; fo Liguricr quest'anno,
in due corsi, i Cooperatori furono 56 e le Coope-
ratrici, pure i11 <Jue corsi, furano circa BO.
Ed ecco qualcl,e pensiero, lasciato scritto cui loro
in un quaderno.
Gesù, tu ..el l'Os-liA della mia glo.tna.ra; fa clll, lo sia
l'ostin Tua fino alla sera della mia vita.
U11n Cooperatrice maestra
Sono nrrlv:uo con un cad.co dl mlscrle e ritorno con un
tesoro di rlcch.czze.
u11 Coopn-ator~
Carlssiml Salesiani, continuate sempre cosi in q11cstl
vostri turnJ di li:sercizl santi: l'austerità va bene; Il silenzio
va bene; la .meditazione va anch.e be.ne; ma l'eptusiasmo,
l:i secenltà, l'allc1trla Ran.a e sorridente, sono prettamente
vostre. U constatare quanto sia facile meditare con voi sulJc
grandi misterioso ve.dtà della nostr~ vita, quanto sia facile
avdclnarsl sorridendo, pur nella coscleMa della propria
miseria, alla Grandena, all'Amore, alla Mlserlc:ordia lnft•
n111'1 di Dio, Fa bene all'anima, con(orll'! a rllornare a im-
merg<'l'sl ntill:l. Lotta q11olldlana, eoJ>Servando nell'an.lma la
gioia e la serenità.
U11 Cooperatore ed cx a/1/11,,0
Slam6 in questi giorni q11ello eh.o do"remmo essere
sempre. Quesll ire glornl dimostrano che poss-lamo esserlo
.semp.re.
U11 professionista
Ho lascialo la mia nzienda per ven.lre al ritiro, ma sono
sicuro che le cose, con ra!uto d1 Don Bo&co. sono andate
mc11Uo. Dlo Il cento per uno, non devo dlmenll.carlo.
U11 wdurtri.al~ con molti operai
In questi l.l'C giorni la mia (ede è dlvampam repentina,
come un focolare che aspcllaw un pc:u.o di legru, per 11.t•
dl"re dJ vlv-j luce.
U110 stud.rll<
Se tmll gli uomini conoscess<:ro le. gioie che si provano
in un corso di Eserclzl Spiritua.I.i, la vita quotidlan.1 cli ognuno
e In ognJ condizione sociale sarebbe vlssull'! con più fiducia,
poicbè si avrebbe dl.nanzi in ogni momenlo In vll,lone dello
scopo reale dnJ.la nostra esis1enzn, Cloll il 1.ragu.ardo finale:
Il Paradiso.
U11 cooperato••

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Organizziamoci!
Cooperatori e Cooperatori no
Non si ripeterà mai abbastanza che non si può
chiamare Cooperatore salesiano chi non è re-
golarmente iscritto alla Pia Unione. Non basta
quindi che uno sia devotissimo di Don Bosco,
benefattore delle Opere salesiane, lettore del Bol-
lettino, ex allievo ecc. Occorre la volontà espressa
e ratificata di far parte della Terza famiglia sa-
lesiana; oeeorre cioè l'iscrizione attestata da un
diploma a fuma del Rettor Maggiore.
Pervengono abbastanza frequentemente alla
direzione del Bollet1ino Salesia110 necrologie di
persone defunte, molto benemerite delle Opere
di Don Bosco e qualificate come « Coope.ratori»,
Con rincrescimento si deve poi constatal'e che
tali nominativi non figurano nello schedario.
Capita pure non di rado che otLimi cristiani e
distinti benefattori nostri, tuttora viventi e
operanti, non figurino neppure nei 350.000 in-
dirizzi del Boll1tttino Salesiano.
Co11sìgli pratici
1. Si apra il Manuale Dirigenti a pagina 72
e si leggano attenlamenLe le due paginette (72
e 73) che trattano appunto dell'iscrizione e che
dovremmo riportare qui per intno.
2. Appena si conosca un elemento che può
essere un buon Coope.ratore, si veda se riceve
ipà il Bollettino Salesiano pubblicato a 'forino
(specificazione necessaria per non confonderlo
con i vari periodici locali pubblicati dai Sale-
siani). Se non lo ricevesse ancora, gli si offra
la possibilità di riceverlo, specificandone il
contenuto e la diffusione grat11ita.
3. Ch.i gradisce iJ Bollettino Salesiano e si af-
feziona alla sua lettura, dà una prima garanzia
di gradire anche di far parte della Pia Unione.
E qui va fatta un'altra penosa constatazione:
ogni anno un buon numero di copie del Bol-
lettino viene sospeso perchè... respinto con la
dicitura « irreperibile ». E parecchi di questi
« i.rreperihili » risultano iscritti anche come Coo-
peratori. Ci ai domanda: ma è possibile che un
Cooperatore, ossia un « Salesiano esterno », non
si preoccupi cli notificare il cambio di indirizzo
al suo periodico?
4. Il nuovo pieghevole di propaganda della
Pia Unione, eh~ sarà stampato aJ Colle prima
della festa di S. Giovanni Ilosco. potrà servire
bene a dar un'idea adeguata dell'organizzazione
della Terza famiglia di Don Bosco.
5. Ogni attestato d'iscrizione (pagella o tli•
ploma) viene rilai:ciato dall'Ufficio Centrale solo
tramite il Delego.io Tspettorinle, che è perciò il
vero r esponsabile dell'iscrizione. Ogni nomina-
tivo deve quindi essere vistato dalJ'Ufficio Ispet-
toriaJe ed essere trasmesso a Torino sull'appo-
sito modulo fornito dall'Ufficio Centra.le.
Per l'incaricato stampa
Zelatori e Consigllerl per la Stampa po•
tranno attingere da quest e note mensili Idee
e suggerimenti pratici per la loro attività
Idee chiare anzitutto!
La parola di Dio deve essere predicata ed ascoltata,
perchè penetri nelleaenime e le trasformi.
Oggi scarseggiano i predicatori e soprattutto gli
ascoltatori.
Un rimedio quindi s'impone... Jn che modo
crederanno in Colui del quale non hanno sentito
parlare? E in che modo ne sentiranno parlare,
se non c'è chi predica? t. Il ragionamento di
San Paolo ai Romani è più che logico e vale anche
per i nostri tempi. Infatti sono ben pochi coloro che
frequentano la Chiesa e l'Istruzione religiosa (neUe
grandi città si calcola dal Zj al ;o%). E agli altri
chi predicherà?
La stampa cattolica può sostituire il predicatore,
l'evangelizzatore. Anzi in molti casi diventa lo
strumento insostituibile perchè la parola di Dio
possa giungere a tante anime.
Quindi vale l'equazione: Diffusore di stampa cat-
tolica = Predicatore delJa verità, Missionario,
Evangelizzatore...
Una domanda allora: Siamo veramente persuasi
dell'importanza della nostra opera? Siamo con-
vinti che diffondere la stampa cattolica è come
salir su di un pulpito, come insegnare catechismo?
Quali i doveri del consigliere della stampa ?
Possiamo riassumerli in tre:
1. Divenire sempre più un esperto nella sua nobile
professione, un tecnico della diffusione, con co-
noscere (mediante contatti diretti) quanto si pub-
blica nel campo della stampa periodica, aggiornan-
dosi circa la produzione libraria nostra, imparando
con il necessario... rodaggio, l'arte del saper con-
quistare altri e farli divenire veicoli di diffusione
della stampa.
2. Farsi un piano di lavoro per l'intero anno so-
ciale. Non molte iniziative, ma concrete e realiz-
zabili. Sottoporlo poi al Delegato e al Consiglio
perchè sia approvato e distribuito nei vari mesi,
in modo da non contrastare con iniziative di altro
genere. (Questo • piano non si deve esaurire
certamente in una buona propaganda per la diffu-
sione di M. 1 z, che pur deve starci tanto a cuore,
ma allargherà lo sguardo a tutta la stampa catto-
lica, assecondando le iniziative parrocchiali e dio-
cesane, e non dimenticherà la diffusione di libri
a carattere pedagogico come sussidi necessari nello
svolgimento della campagna sulla Famiglia).
J. Formarsi validi Zelatori-stampa, ai quali dare
fìducia e lavoro, e con cui stabilire il piano di
lavoro suindicato.
Forse in cruesto sta il segreto per una sempre
crescente attività nel campo della stampa nei nostri
Centri.
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CONOSCIAMO
IL NOSTRO
REGOLAMENTO
Questa rubrica, mentre si propone di approfondire
Il pensiero di Don Bosco o'<li mettere in condi•
zione di valutare meglio Il grande ideale vagheg-
giato dal Santo nel dar vita alla suaTerza famiglia,
vuole anche essere una guida pratica alla Inter-
pretai one genuina del Re go I amento della
Pia Unione e dimostrarne la perenne attualità
II.
Il primo abbozzo del Regolamento della P. U.
ha la data del 1874, l'anno dell'approvazione
delle Costituzioni della Società Salesiana. li
titolo documenta ancora l'ideale primitivo del
Santo: di comprendervi anche i « Soci esterni ».
cioè i Cooperatori. Chiama infatti la Pia Unione:
Associazione Salfl.'liana; ed i futuri Cooperatori:
Aggregati alla Congregano11e di San Francesco rii
Sale~.
Costa-va a Don Bosco il sacrificio di smem-
brare canonicamente i « Soci esterni »; e cor•
cava di saldarne il vincolo il meglio possibile.
Cbissà che un giorno la Clliesa non abbia ad
approvare Congregazioni religiose con <onemhri
professi », legati dai voti a vita comune, e
« semplici fedeli », uniti spiritualmente dallo
stesso ideale di apostolato! Sarebbe la volta che
i religiosi potrebbero stringere a sè, nella stessa
Congregazione. anche i genitori e altri parenti...
Concetto ardito, ma non privo di fascino e cli
larghe vedute. Cento anni fa, pareva tal pa•
radosso, che venne risolutamente respinto.
Il secoudo abbozzo. che è del 1875. porta un
titolo p'iù generico: Unione rri!!tiana. Che bel
titolo per i nostri tempi di Concilio!... E come
dilata l'orizzonte!... La spiegaziqne del suo pen•
siero Don Bosco la dà nel primo paragrafo, che
fa da introtluzione al vero e proprio regolamento.
Ripetendo gli slogans. curemmo oggi. del primo
abbozzo Vis unita fortior. Funic1il11s triplex dif
ficile rumpit.ur, prospetta ai cristiani l'urgente
necessità <li unirsi e formare un cuor solo e un'a•
nima sola, come i cristiani della Chiesa primitiva.
per riuscire a salvarsi.
on meno persuasivo è il paragone evangelico
ch'egli porta: i figli delle tenebre sono più in-
dustriosi dei figli della luce nel curare i loro
affari. "f: purtroppo vero anche oggi: gli empi
sono addirittura spregiudicati nel far blocco
per i loro interessi; mentre i buoni stentano tanlo
a unirsi per far fronte al male e promuovere il
bene.
U terzo abbozzo. che è della fine dello ste~so
anno 1875. porta 11n titolo ancor più generictl:
Associazione di opere buone.
È sempre l' Associazione Salesiana che Don Bo-
sco intende; infatti, nel testo usa sempre il
termine « Associazione Salr~iana »; 1na la pre-
senta con UD titolo più ampio, e i-i direhbe,
supereonfessionalc.
Vien da pensare alla risposta che diede il
Card. l'iina quando Leone XIII gli chiese che
.cosa pensasse rli Don Bosco: « Don Bosco - ri-
spose il Cardinale, primo Prolel.tore della Società
Salesiaua - a me pare un gigante dalle lunghe
lnaccia che è riuscito a ~Ll'Ìngere a l'uuiverso
intero» (Mem. Biogr.• XVIII. 580).
Che vi sia riuscito Ì' una graz.iosa iperbole;
ma che Lemlc-sse a stringere a tutti i buoni
nella santa battaglia, per la salvezza clellc
anime, è una verità sacrosanta.
E per poterne unire il maggior numero pos•
sihile, l'CCO cl.te egli nel litolo quasi non fo più
distinzione tra cri~tiani e non cristiani: As.,ocia•
:ione di opere li11one. Nel testo poi specifica quel
programma di coopnazione che è nel regola-
mento definilivo: ma la~ciando margine ad
ogni iniziativa di bene.
Rifacendosi infal ti all'esempio degli uomini
del secolo che si associano per curare Ìnl'crcssi
temporali, egli preci$a; « Noi cristiani dobbiamo
parimenti tmirci, in questi d~[ficili tempi, ed
unirci nello spirito di preghiera. di raritiì e di
zelo. adoperando twti i mezzi che la Religione
somministra, per rimuo1•ere q1tei mali e/te oggid1,
ad ogni momemo, possono mNtere a repentaglio
l'importante affare dell'etema salvezza» (ì\\[em.
Biogr., X, 1315-1318).
Questa sua banta j>assione oggi è la grande
passione cli tutta la Chiesa: l'unione tlci buoni
riel fare il IJ1me.
Ma nella generalizzazione del titolo po~siamo
\\'Cderc anche due aJtre preoccupazioni di Don
Bosco. Da qualche anno si stava orgauizzanùo
la Gio,·e11tù CattoliC'a [t aliana che ancbhe poi
dato impulso all'organizza1.ionc delle 1ùtre bran-
che di Azione Cattolica. Nou avre.hbe potuto,
l'Aflsociazione SaJel'liaua, con titolo e programma
più gtrnerici. coltivare ma~se al ijeru;o della colla-
hocazione, per offrire quasi un seminario di ;:cella
ali' A1>.ionc Cattolica?
Se pensiamo che Toniolo ne av1•va abbastanza
di appartenere alla Pia Unione elci Cooperatori
(infatti declinò altri inviti), per seutir,ii ani-
mato alla sua azfone cattolica SOC'.iale, pos·
:aiamo comprendere la mirabile discrezione di
Don Bosco.
La st>conda preoccupazione del Santo e.ra di
mimetizzare le si.1e Ìblil ttzioui nel clima anti-
clericale del tempo. perchè pote;;sero vivere e
farci le ossa. il Signore gli mandò. al momento
opportuno, l'ispirazione di appigliarsi al titolo
di Cooperalori Sa/esumi. che salvava tutto. E
~otto questo titolo. nei primi mesi del 1876.
stese il quarto ahhozzo che ridusse a regolamento
definitivo.
Non a caso Pio XI applicò a Don Bosco
l'elogio scritturale di Salomone: « Dedlt ci Deus
sapientinm et prudentiam mnltam riimis, et lati-
t11dinem cordi.ç q11m1i arenam, quae est in litore
maris » (Hl Heg. IV, 29). E la Lilurgia lo
adottò per l'Imroilo della Messa del Santo.

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ESEMPI
In questo numero r/porl/amo una relazione ricco dl conte-
nuto e lndlcotl:sslma per offrire un modello dei conveg111 ,;he si
sogliono organizzare In ogni Centro ,speltoria/e. Non stiamo a
rloetere che ntl /Juon funzionamento del Consigli Jspottor/a/1 f
/11cal/ sto li serreto della v/ta//td dello P, U. nei s/ngol, Cen/r,
Giornata di studio per Consiglieri
È ormai una tradizione che i Centri del Lazio
riuniscano i propri Consigli il 4 novembre di
ogni anno, per una intensa giornata di studio,
che nel contempo diviene una bella rassegna delle
forze migliori de.Ila Pia Unione.
I Consiglieri di lunga data tornano con gioìa
per rivedersi insieme, fare un consuntivo e studiare
il programma nuovo; le nuove ~ reclute ~ Imparano
dagli , esperti~ e partono anch'esse cariche di
fervore per i traguardi del nuovo anno.
Il 4 novembre scorso 155 Consiglieri si ritro-
varono insieme ali' Istituto Gerini di Roma. C'e-
rano al completo anche i Delegati e le Delegate.
Una santa Messa In rito bizantino, celebrata da
S. E. Mons Sapelak, ed una santa Comunione
pressochè generale, diede il tono e la base al-
l'importante incontro.
Verso le ore 9,JO ìl sig. Ispettore don Scrivo
inaugurò i lavori con un pensiero orientativo sul-
!'Apostolato del Laici.
Poi ogni partecipante s'impegnò nello studio
del Regolamento della P. U., per una buona mez-
z'ora. E ciò riusci dl vero gradimento, perchè si
notò la necessità di tornare spesso aJlo studio della
~ sorgente •· si fecero non poche scoperte e si
prese lo spunto per utili chiarimenti.
Seguì una lezione del Delegato 1spettoriale
don Buttarelli sul tema: Consiglio e Consiglieri,
motori di un Centro attivo.
Ogni consigliere potè avere idee chiare sulle
sue responsabilità, sulle qual:ìtà morali da acqui-
sire, sui mezzi occorrenti al suo apostolato Un
punto fu sottolineato con particolMe cura: non
consigli « per modo di dire~, non consiglieri
solo di nome~. ma gente operosa, presente, viva.
La nuova Campagna 1964 fu presentata da
don Groppo con efficacia da tutti riconosciuta. I
presenti furono impegnati allo svolgimento di op·
portune iniz;iative, parallele ai temi proposti da
Torino.
Dopo il pranzo, preso in clima di famiglia, vi-
sitarono gli interessanti laboratori dell'Istituto che
li ospitava; quindi ripresero I lavori, tl'ascorrendo
non breve tempo a visitare la Mostra dello stampa
educativa. Era stata allestita infatti una impor·
tante rassegna delle edizioni più utili allo svolgi-
mento della Campagna, e i presenti annotarono
titoli e autori e molti acquistarono sul posto.
Intanto, a flanco della Mostra del Libro, si po-
teva osservare la ricca esposizione dei lavori che
i vari Laboratori avevano preparato per farne dono
alla festa del Rettor Maggiore.
L'ultima parte dei lavori permise di ascoltare
una breve relazione dei Consiglieri ispettorlali,
ciascuno per la propria attività, e di fissare mète
pratiche per quest'anno: per la stampa per esempio
l'ing. Carlo Spriano volle lanciare lo slogan (da
tutti accolto): Ogni Cooperatore abbia la sua copia
di M. 1z; ogni Centro più abbonamenti e più ri-
vendite. La prof Luisa Palumbo, incaricata degli
Esercizi, ripropose i Ritiri minimi già effettuati
l'anno passato con evidenti vantaggi, e - per
quanto concerne gli Esercizi chiusi - un corso
in più, e precisamente per soli coniugi.
L'insegnante Oigiorgi Flora, incaricata delle
Vocazioni e Missioni, presentò il programma mi-
nimo da attuare: impegnarsi alla ricerca di ele-
menti per seminari e case di fortnaz:ione, istruire
i genitori sul come curare la vocazione dei figli,
cercare mezz:ì per sostenere le spese dei ragazzi
che si preparano al sacerdozio, curare la « Gior-
nata missionaria salesiana ».
I Laboratori avranno un incremento maggiore,
perchè nel Consiglio lspettoriale è entrata a far
parte una consigliera per questo lavoro.
L'avv. Scifoni poi, nell'annunciare l'adesione
voluta dai Superiori all'AIART, presentò ai Consi-
glieri il sen. Giovanni Carrara, presidente della
benemerita associazione, il quale si disse grato ai
Salesiani e ai Cooperatori per questo loro gesto
di grande solidarietà, che incoraggiava veramente
l'opera difficile del!'A[A RT.
Una parola sul Segretariato della Moralità venne
detta dal Direttore centrale avv. Gavuzz:o, il quale a
nome della Presidenza centrale dell'A.C. I. espresse
il graz:ie più sentito e si disse lieto che io ogni
Diocesi ed in molte parrocchie d'Italia da oggi
in avanti il Segretariato possa contare su forze
nuove e generose, quelle dei Cooperatori.
Chiuse l'iodlmenticabile giornata la parola calda
di S. E. Mons. Borgatti, Vescovo salesiano.
I Laici
ponte fra la Chiesa e la società
(Continua da pag. 2)
un lato, un cenacolo cl,iuso, sequestrato dalla società
in cui pure si trova, e paralizzato nella sua effì·
cienza sia dottrina/e, che pedagogica, caritativa e
sociale; e da rendere, da un altro lato, il mondo
profano insensibile ai problemi religiosi, i massimi
problemi della vita, e percio esposto al ricorrente
pericolo di credersi da sè suffìciente, con tuffe le
conseguenze dolorose che tale illusione porta alla
(ine con sè. Occorre il ponte. E il ponte siete voi.
\\lai, Laureati cattobci. Non voi soli, perclrè tanti
altri fedeli del Laicati) cattolico, organizzati o no,
compiono questa funzione di meHere la vita reli-
![iosa della Chiesa in comunicazione con la vita
,irofano della società temporale.
PAOLO VI 1I 3 genn.afo ,964

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J: SCHEMA""'CON-.u ~~!!oazione cristiana dei figli:
[TI L'ambiente educativo è alla base del
sistema preventivo di Don Bosco
Don Bosco concepì l'azione educativa come
azione individuale, ma svolta in un ambiente ge-
nerale di preservazione, di esempio e di influssi
avvolgenti e continuì.
L'ambiente su tutti, ma specialmente sui gio·
vani, ha grandissimo influsso Don Bosco lo av-
verti e ne ricavò grandi vantaggi. Egli perciò fece
ogni sforzo per dare ai suoi giovani: 1) un am-
biente di pietà, studio, lavoro,· 2) un ambiente di
allegria; -,) un ambiente di purezza, tenendo lon·
tane le insidie, 4) un ambiente dl pratica religiosa
espressiva e formativa; 5) un ambiente di ininter·
rotta presenza educatrice (l'assistenza); 6) un am-
biente cL largo, giovanile divertimento: permesso,
aiutato, partecipato.
[fil Ambiente di armonia affettiva pedago-
gica tra i genitori
La prima educazione dei flgli si nutre dell'e·
sempio vivente che I irenitori loro forniscono, del
clima di cura e di guida, di amore e di aiuto, in
cui sboccia la loro personalità. Per questo un
grande educatore, il P I. M. De Buck nel libro
Gli educatorJ sbaffliano, ha potuto sostenere la
tesi che non esistono ragazzi difficili, ma solo
flgli difficili di genitori difficili, che hanno fallito
nella loro missione per uno di questi motivi: 1) per
mancato sviluppo della loro personalità mentale,
professionale, sociale e soprattutto morale e reli·
giosa; 2) per mancata armonia coniugale; -,) per
mancato accordo sulla educazione dei flgli.
Conseguenze: 1) l'armonia dei genitori genera
ambiente di pace callT)a, silenzio, meravigliosi
fattori di sereno sviluppo per I Agli; la disarmonia
crea clima di lite, di contesa, di confusione, di
inquietudine, di paura per i piccoli e cL volontà
di evasione per i grandi; 2) l'armonia crea un
clima dj gioia, che si comunica ai Agli come sti-
molo di vitalità e di virtù; la disarmonia crea
clima dì tristezza, a cui i deboli si adattano illan-
guidendo, i forti si ribellano ed evadono; -,) l'ar·
monia crea atteggiamento cL ottimismo verso la
vita; la disarmonia provoca pessimismo; 4) l'ar·
monia testìmonia virtù e merita rispetto, flducia,
amore, ubbiruenza; la dist1rmonia fa sospettare
debolezze e vizi e genera mancanza di rispetto_,
sfiducia, disubbidienza.
[1] Tratti caratteristici dell'ambiente edu-
cativo di un famiglia felice
a) Cinque condizioni dell'ambiente educativo di fa-
miglia crlstlana: 1) Dio è di casa: padre e madre
hanno fondato nel suo nome la loro famiglia,
hanno ottenuto da L ui i loro flgli e per Lui e
con Lui li allevano ed educano; 2) padre e madre
s'interessano come- primissima cosa dei loro Agli:
sono persone - direbbe Don Bosco - totalmente
consacrate al bene dei loro flgli; 1) il papà ama e
rispetta la mamma come sua sposa e mamma dei
suoi figli, l'associa all'opera di formazione, vi
collabora con piena responsabilit~ e dedizione;
4) la fa.miglia felice si fonda sulla reciprocità
dei sacrifici. Papà lavora e si sacrifìca per il ne·
cessarlo alla famiglia, ma sacriAca anche i suoi
gusti per darle tempo e affetto. La mamma è tutta
dedita al marito e ai flgli e non pretende certo di
«vivere la sua vita o indipendentemente. I figli
non sono dei consumatori, ma comprendono i sa·
BIBLIOGRAFIA
1, Pio Xli, la Cl)/laborazlone tra gli spO$i (Disc.
18-111-1942), // padre educatore nella vita famlliare
(Disc. 2z-1x-194z) Lo madre, prima educatrice del
hambino IDisc. 26-'<- 1Q4 1). Preparazione compiti
del padre e dello madre (Disc. 19-111-19nJ. Lo scelto
dt l domut/c/ (Disc. 1Q•Vlll•IQ42).
2. S. P1AT. Storia di una famiglia, Milano. A"cora,
1918 (2• ed,) L, famiglia di Sant• Tere~lna del B G.
3. U. DeLL0 ACQUA, Nonni e suoceri nell'educazione
e nel/'ormoni.. ton/ugole. In Bel mondo. 19,;6. n. 9,
pp. J6Q-J7J.
4. M. CASOTTI. Educo la famlg/Jo d'oggi?. Brescia,
La Scuola, 19,;7.
5. A. BARONL. L' educazione nella famiJ/Ja, Brescia
Morcelliona, lQ"fZ.
6. Cu. ALAIN. Focolare coso di Dio Torino, Ma-
rlettl. 19,;6
7. Fra le opere generai/ di Pedagogia fam/1/are dànno
particolare .mportanza al) ambiente: M. Beltrame.
A. WaUens-tein, M . J De Buck M Recd Newland.
Ranwez (per la vita rellglosa). Pradel. Verint. Berg,, ecc.
8. Sul tema dell'autorita educatrice in fom1gll11,
oltre al Discorso cltatodl l'io Xli L'autorlt6, suprema
mani festazione dell'amore paterno del 24-IX-1941 , io
studio m,gllor" e di A. CARNOIS // dramma dell'lnferio-
ri"td nel fanciullo e nell'adoll!Sconte-. Torino. SEI. 19,;9
9. Sull'amorevoic:tza e il clima d1 contldenza. oltre
1a classica bibliografia salesiana dr. F M~GISTReTTI
li mondo affettivo ;Jel fanciullo. BrMc,a La Scuoia,
19,;4 (21 ed,); e per il problema dd premi e castighi
cfr. E . Fl1-01ou-ne. Prr m1 e castl~h Torino, SEI 19,;8

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l'ambiente domestico
criflci dei genitori e alla loro volta si sforzano di
corrispondervi; 5) in casa c'è una regola di con-
dotta per tutti: la legge di Dio. I genitori non
abusano dell'autorit:à; i flgli sanno ciò che è per-
messo e ciò che non lo è, e che non esistono vie
traverse per ottenere ciò che non va.
b) La famiglia, ambiente di preservazione e difesa
del figli
La si rende tale: 1) offrendo ai flgli in casa un
ambiente di sicurezza dai pericoli fisici, mentali,
affettivi, morali, religiosi; 2) offrendo loro un am-
biente cosl ricco di soddisfazione attiva, da evi-
tare loro la brama di evadere; -;) sorvegliando e
neutralizzando glt inevitabili influssi negativi ri-
portati dal mondo esterno alla famiglia; 4) sorve-
gliando i pericoli che penetrano nella famiglia:
letture, televisione, radio, dischi, amici, parenti,
domestici; i ti'atelli stessi, non sorvegliati, possono
costituire un pericolo; 5) ricordando che preve·
nire è megllo che reprimere e che ragionare, con·
vincere, innamorare del bene è l'unica via per
la vittoria deflnitiva, perchè oggi l'incontro col
male è inevitabile, e solo i flgli educati a robusta
personalità riescono a vincere.
e) Come si può essere un buon padre di famiglla?
Ecco quattro regole fondamentali per i padri
educatori: 1) dimostrate visibilmente l'inter esse
che voi portate a tutto ciò che interessa i vostri
figli, dalla casa alla scuola, al lavoro, alla vita in-
tima ed esteriore; 2) accettate i vostri Agli quali
sono e incoraggiateli secondo i talenti che essi
hanno; -;) non sbarazzatevi dei compiti difficili
delJa paternità: la mamma si senta aiutata e sor-
retta; e cosi i flgli, nei momenti più delicati e
difficili; 4) tenete aperte le vie di comunicazione
con i· vostri flgli. Questo principio vale per il
periodo dell'adolescenza e della giovinezza, Però
i presupposti si pongono ben prima e sono una
costante e progressiva intimità e confldenza.
d) Come si può essere una buona madre d famiglla?
Qualche norma: 1) non siate sempre così in-
daffarate da non aver tempo per i fìgli; 2) non
posate a martiri del lavoro, del mal di testa1 del
marito, dei flgli; ;) non credete nè pretendete
che i vostri llgli siano perfetti; 4) non rifatevi
sui Agli delle delusioni di possesso e di trionfo
o dei maltrattamenti e dell'abbandono del marito;
'\\') aiutateli a diventare adulti, a reggersi e a diri-
gersi da soli: vi ameranno e cercheranno sempre;
6) siate le loro prime catechiste, guidateli a scoprire
il regno di Dio, preparateli voi alla prima confessione
e comunione, alla preghiera. Pregate molto per loro,
santificatevi per essi, non cessate di rich iamarli
al bene; aspettate con f1ducia il loro ritorno.
Conclusione
I genitori meditino su queste parole di Don Bo-
sco: t Padri e madri! Se desiderate di avere dei
flgll ben educati e che facciano la vostra consola-
zione in età adulta, adoperatevi per istruirli nella
religione e soprattutto nella tenera età accudite.li ed
osservate se vanno in chiesa, o se si diano a fre-
quentare cattivi compagni,
Ma date voi medesimi l'esempio, perchè sarebbe
una vera pazzia se ci fossero genitori i quali non si
facessero scrupolo di parlare liberamente contro 1
buoni costumi, e contro alla Religione, e talora
anche in presenza della medesima fìgliuolanza, e
facessero le loro partite nel giorni di festa, proprio
nel tempo in cui dovrebbero assistere alle sacre fun
zioni, e pretendessero poi che i loro fìgliuoli siano
buoni, ritirati e devoti• (SAc. GrovANNI Bosco
La forza della buona educazione, cap. XIV).
QUESTIONARIO
P~rchè e come D.on Bosco ha offerto al suo, gio-
vani un ambiente di famiglia?
2. Perché come Don Bosco ho affetto al suoi g/o.
vani un ambiente di protezione_ e,pansione piena
preparazione •?
3. Conosc.ete esempi di disarmonia {amlliare e di con•
seguenze negafive sui fi!J/i?
4• Quali sono le condi::/onl perchi tra padre e madr·
domini l'armonio, l'accordo, la pace, la collabora•
::Ione, l'omore?
5. Quali dl{f1coltd trovano oggi I padri di fam/gilt1
per Interessarsi come si deve del'educazione del figli?
Come le possono superare?
6. Qual ~ la funzione speclf/co dc/la mamma con ,
flg/1, nell'infanzia, nell'adolescenza, nella g/ovl11ezza?
Che dl{f1coltd /rava? Quali aiuti?
1. Come possono I fratelli alutars/ reclprocament,
nel/'eduCtlzlone? E tro frate/li sorelle?
B. I nonni sono d'aiuto o di Inciampo per l'educa-
zione del flg/1? u :::le? Gli altri parenti P I cono-
r,:entl e gli amici e le amiche di ca51J? I domestici l
li. In che modo papà e ,n(lmma pO$SOnO es.sere d'e-
semp/o per I figli?
10. Come si ottiene la confldtnzo del figi/?

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Spedizione In abbonamento postale - Gruppo 2° - 2• quindicina
novità
ANDRt M. CARR~ O, P.
TO
PRESENTAZIONE DEL CARDINALE MARELLA
PAGINE 378 • L. 1600
COUANA "LA SCALA DI GIACOBBE"· n. 3
Diciotto conferenze tenute dal padre domenicano André M. Carré a Notre-Dame.
Una piccola "Summa" sul ruolo che preti e laici hanno nella Chiesa di Dio, le
cui dimensioni di diritto coincidono con quelle di tutta l'umanità: dogma,
morale, ascetica, impegno apostolico vi si trovano fusi insieme armoniosamente
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Direzione: via Maria Ausiliatrice, 32 - Torino -Telefono 48-41-17
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che le Opere Salesiane hanno Il c. c. postale con Il numero 2-1355 (Torino)
sotto la denominazione: Direzione Genera/e Opere di Don Bosco • Torino 712
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ricorrendo ell'u/ficlo poste!• loule per ,I modulo relelivo
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SI ringraziano ,slgg. Agenti postali cha respingono, coD le noUflcazlaDI d'uso,I Bollettlnl non recapitati.