Bollettino_Salesiano_199301


Bollettino_Salesiano_199301

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Un commento alla «Strenna 1993»
EDUC, ARE AL DONO
DI SE E ALL'AMORE
L! attuale contesto sociocultura-
le e il quotidiano influsso
esercitato dai media, danno
una visione assai distorta del tema
dell'amore . Sogliono presentare vi-
vaci stimoli agli affetti e alle passio-
ni, non con l'intento di educare la
persona, bensì favorendo, con inte-
resse consumistico, ciò che porta al-
l'esperienza del piacere in una anti-
cultura edonistica. È arrivata a tan-
to questa deviazione, da cambiare il
significato stesso del termine "amo-
re'', identificandone banalmente i
contenuti con il piacere sessuale. Lì
si vive un'esperienza effimera; i sen-
timenti anche nobili sono travolti
dalla sopraffazione passionale della
carne.
Gli adolescenti e i giovani vivono
un'età evolutiva tutta protesa alla
ricerca del vero amore; sentono che
la vita è aperta su questo ampio
orizzonte e vanno scoprendo in se
stessi che l'amore è la dimensione
fondamentale della persona. Intui-
scono la sua carica dinamica che dà
senso alla vita, però si muovono a
tentoni tra tanti allettamenti in ri-
cerca della sua autenticità; spesso
soffrono per tutto ciò che li porta
ad inganno al riguardo. Aspirano
all'incontro di comunione, cercano
lo scambio nei rapporti di gruppo,
sono toccati dall'attrattiva della dif-
ferenza di sesso fino alla ricerca del-
la persona con cui condividere l'esi-
stenza.
Una difettosa educazione all'a-
more porta facilmente a dannosi
spropositi . Le carenze affettive in
famiglia, gli incentivi edonistici del-
1'ambiente, lo sviluppo di una men-
talità e di comportamenti egoistici,
2 · 1 GENNAIO 1993
All'inizio di un nuovo anno la
«Strenna» del Rettor Maggiore
rappresenta uno speciale propo-
sito per tutta la Famiglia Salesia-
na. Quella per il 1993 afferma:
«"Saldamente radicati e fondati
nell 'amore ": dono di sé nell'im-
pegno».
la fuga di ciò che esige il sacrificio,
un concetto pagano di libertà, l'in-
sofferenza per ogni norma etica,
producono la rovina della persona-
lità e sfociano facilmente nel bara-
tro della droga.
Urge correre ai ripari e la Strenna
ci invita ad impegnarci ad educare i
giovani all'amore.
Noi sappiamo che Gesù Cristo è il
Figlio di Dio, venuto sulla terra a
insegnarci che cos'è l'uomo: un mi-
stero di ricchezze che riproducono
l'immagine di Dio . In questa mira-
bile immagine emerge, come cuspi-
de di pienezza e perfezione, l'amo-
re. Sì, Gesù Cristo ci ha insegnato,
dalla croce e dalla risurrezione, che
cos'è il vero amore .
È in esso che matura la persona
attraverso il dono di sé nella solida-
rietà, nella laboriosità, nella capaci-
tà di sacrificio, nella sublimazione
degli affetti, dei sentimenti, delle
passioni e del sesso. È qui che emer-
gono alcuni temi generatori da ri-
pensare in profondità alla luce del
Vangelo proclamato da Cristo:
"personalità", "solidarietà", "la-
boriosità", "comunione", "sacrifi-
cio", "gioia di vita" .
È questo il grande messaggio che
sgorga dall'esistenza stessa di Gesù.
Il vero amore orienta fattivamente
la persona verso gli altri, verso il be-
ne comune, verso la vittoria sul ma-
le; sconfessa l'egoismo e ogni sorta
di individualismi; esorcizza il pri-
mato del consumo, che concentra la
scelta solo su qualche attrattiva del
presente escludendo la indispensa-
bile visione del futuro e abituando il
cuore ad essere pusillanime senza
orizzonti di magnanimità.
Il vero amore fa trionfare i valori
sui piaceri, matura la persona, le ri-
vela il senso della propria realizza-
zione integrando i doni della liber-
tà, dell'amicizia, della dimensione
sociale, della sessualità, dei senti-
menti e degli affetti, nell'organicità
viva di una personalità che sa impe-
gnarsi, superando con paziente co-
stanza i cedimenti dell'egoismo.
Don Bosco ci ha lasciato in eredi-
tà un metodo educativo particolar-
mente efficace al riguardo: ricco di
spirito di famiglia, pervaso di ge-
nuina amicizia, esercitato con ama-
bile dialogo, così da far sentire ad
ogni giovane di essere accolto, sti-
mato, amato, mentre gli si offre il
sostegno della grazia di Cristo nella
crescita in maturità e nella lotta
contro il male .
Don Egidio Viganò

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il
e1Bollettino
..Jalesiano
Quindicinale di
informazione e cultura
religiosa edito
dalla Congregazione
Salesiana di
San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo
De Nicolò - Eugenio Flzzotli - Francesco Motto
Collaboratori: Teresio Bosco - Ernesto Cationi -
Giuseppina Cudemo - Graziella Curtl - Serge
Duhayon Bruno Ferrere Sergio Giordani -
Margherita Maderni - Antonio Méllda -
Jean-Françols Meurs • Pietro Moschetto - Angelo
Montonati Gaetano Nanetti • Nicola Palmlsano
- Angelo Paoluzi Alessandro Risso - SIivano
Stracca
Fotoreporter: Clpriano De Maria - Franco Marzi
- Carla Morselll - Guerrino Pera - Pietro
Scalabrlno
Progetto grafico e Impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
• Il primo di ogni mese (undici numeri,
eccetto agosto) per tutti.
• Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione Invita a mandare
riotizle e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'Impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali Inviati
non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio
Nazionale Cooperatori (Pasquale Massaro) - Via
Marsala 42 - 00185 Roma - Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo In oltre 40 edizioni
nazionali e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 10 milioni di copie) In: Antille (a Santo
Domingo) - Argentina Australia - Austria -
Belglo (In fiammingo) - Boemia Bollvla
Brasile Canada Centro America (In
Guatemala) CIie Cina (a Hong Kong)
Colombia Croazia - Ecuador FIiippine -
Francia .• Germania Giappone - India (In
inglese, malayalam, tamil e telugu) lrlarlda -
Gran Bretagna - Italia - Korea del Sud -
Lituania (edito a Roma) • Malta - Messico -
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Portogallo - Slovacchia - Slovenia Spagna -
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Venezuela • Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
rich ie de .
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nel limiti del possibile.
Cambio Indirizzo: comunicare anche l'indirizzo
vecchio.
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Casella post. 9092
00163 Roma-Aurelio
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Conto corr. post.
n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.
-
. ~ "·~~ . - ~
-
-
.. -
l1N·ouE,STO ~UM~R,Q
1 Gennaio 1993
Anno 117
Numero 1
A pag. 14 l'articolo di
Stracca sulla Giornata della
Pace (foto di copertina di
Monica Grandesso). Qui a
fianco ragazzi del Malawi.
2 IL RETTOR MAGGIORE
Educare al dono di sé e all'amore
di Don Egidio Viganò
10 IL DOPO «CONFRONTO»
A Sevilla Il movimento giovanile
ha preso il volo
di Giancarlo De Nicolò
14 GIORNATA DELLA PACE
Se vvoi la pace, va' incontro
al povero
di SIivano Stracca
18 REPORTAGE
Nella terra di Ail Agca
di Francesco Motto
22 TESTIMONI
Vivere e morire per le beatitudini
di Menico Corrente
24 VISTI DA VICINO
Serge Duhayon «Serdu»
di Jean-François Meurs
27 INCONTRI
Piero Badaloni : Viaggio nel
pianeta infanzia
di Giuseppina Cudemo
30 DON BOSCO
Renditi umile, forte, robusto ...
di Elvira Bianco
34 EMARGINAZIONE
Qualcosa di nuovo a Hong Kong
di Lanfranco Fedrigottl
37 ESPERIENZE EDUCATIVE
A scuola di felicità
di Graziella Curti
1 OGiovani:
A Sevilla il dopo
«Confronto.. .
RUBRICHE.
Lettere, 4 - In Italia e nel mondo, 6 ·
BS Domanda, 8 - Prima Pagina, 9 ·
Come Don Bosco, 13 - Osservato-
rio, 17 · Libri, 21 - Il Diario di An-
.3 3 drea, 29 - Cinema, 33 - Solidarie-
tà, 40 · I Nostri Morti, 41 i Nostri
Santi, 42 - In Primo Piano, 43
~i~f:;1;i~colo genio.
1 GENNAIO 1993 3

1.4 Page 4

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si con lui. Ho ripreso anche figli e ho dedicato tutta la sco di San Donà, da noi
COLLE DON BOSCO.
a pregare. Io che ero lonta- mia vita ai giovani, che a considerato "l'oratorio più
na perché impegnata in altri volte si perdono perché nes- bello del mondo". Da due
Il tempio di Don Bosco
si sta arricchendo di
un'artistica "Via Lu-
cis". I 14 pannelli,
opera dello scultore
Giovanni Dragoni, sa-
ranno un'esplicita pro-
posta di spiritualità sa-
lesiana, giovanile e
gioiosa, ai numerosi
pellegrini. Ora si atten-
de che famiglie e as-
sociazioni "sponsoriz-
zino" le varie stazioni,
quale segno di fede o
di ringraziamento. La
prima stazione è già
stata prenotata dall'l-
spettoria Centrale, la
tredicesima da Madre
Marinella Castagno, la
quattordicesima da
don Egidio Viganò.
Per avere informazioni
più dettagliate, ci si
può rivolgere al Retto-
re, 14022 Castelnuovo
Don Bosco (Asti). Tel.
(011) 98.76.976.
campi, sentii una speranza
che non conoscevo prima.
Mi sono accorta che con la
malattia dovrò fare tanta
strada. Chiedo per interces-
sione dei vostri Santi la gua-
rigione, sebbene non abitua-
ta a implorare il Signore con
queste richieste».
Lettera firmata,
Sovizzo (Vicenza)
PADRE -FÉLIX. «Con
grande gioia abbiamo letto
il bell'articolo "Félix ha
sorriso" (cf. BS/ settembre
1992). Vor_remmo far cono-
scere tutta la nostra ricono-
scenza a Don Bosco per quel
miracolo. Padre Félix arri-
vato in Messico si incontrò e
diresse spiritualmente la no-
stra fondatrice, la serva di
Dio Concepcì6n ·cabrera de
Armida, donna sposata e
madre di nove figli. Santo,
prudente e saggio, l'aiutò a
suno li ascolta».
anni sono membro del Mo-
Ottavia Nicastri Vitale, vimento Giovanile Salesia-
Cava dei Tirreni (Salerno) no. Vi chiedo di inviarmi il
BS per essere sempre infor-
mata sulle iniziative della
OBIETTORI SALESIANI.
«Sono un obiettore di co-
scienza che presta servizio in
una casa salesiana. Ho avu-
to la fortuna di poter legge-
re ogni mese il BS. Ora vor-
congregazione salesiana. Al-
1'oratorio lo distribuiscono,
ma non sempre riesco ad
averlo» .
Elena Marigonda,
San Donà di Piave (VE)
rei poterlo ricevere a casa,
dal momento che con no-
vembre cesserò il servizio. DON CARLO SITIA. «So-
Vorrei invitarvi a parlare di no un vecchio exallievo del-
noi obiettori. Il nostro entu- l'Edoardo Agnelli di Tori-
siasmo di vivere un anno no . Fin dalla nascita dell'o-
della nostra vita con voi e di pera, nel lontano 1941, ab-
condividere la vostra attivi- biamo avuto prima chierico,
tà educativa è tanto grande poi insegnante, poi delegato
che sarebbe bene farlo sape- exallievi e infine missiona-
re a tutti i giovani».
rio a Totontepec il carissimo
Salvatore Fronte, ·don Carlo Sitia. Mi perdo-
Ispica (Ragusa) ni, ma nel suo articolo (cf
BS/ luglio '92) ha dimentica-
to completamente questo
grande e generoso salesiano
DISSERVIZIO POSTALE. e questo mi sembra molto
realizzare la missione che il «Stamane mi è arrivato il grave».
Signore le aveva affidata. numero di ottobre del no-
Per ispirazione di Maria stro bellissimo e amato pe-
Èlia Nenci, Torino
HO SEMPRE CONFOR-
TATO GLI ALTRI. «La
mia gratitudine ha radici
profonde. Ero bambina e la
nonna riceveva il Bollettino
Salesiano e quando lo aveva
letto lo passava a noi perché
conoscessimo quanto riusci-
vano a operare i figli di san
Giovanni Bosco. E ci faceva
pregare per voi tanto. Que-
sta eredità passò poi al mio
caro papà. Ricordo papà
che pregava per i salesiani
tornando dalla campagna.
Mancato lui, abbiamo rac-
colto noi la sua eredità. Poi
Concepci6n, fondò anche la
congregazione dei Missiona-
ri dello Spirito Santo. Anni
dopo, realizzò ben altre tre
fondazioni di istituti religio-
si femminili. La nostra casa
di preghiera e di adorazione
perpetua è a disposizione
della famiglia salesiana».
Suor Teresa çaligaris,
via Appia Nuova, 1468
00178 Roma
PARAPSICOLOGIA. «La
risposta alla lettera di An-
drea Morello (BS/ottobre
riodico. Non mi sono arri-
vati i numeri di agosto e set-
tembre. Vi prego di inviar-
meli. In quanto alle Poste
Italiane, è meglio non par-
larne, stante il pessimo ser-
vizio che reca danno a noi,
poveri utenti!» .
Pie,franco De Grandi,
Milano
Non esiste il numero di ago-
sto. Le ho fatto mandare il
numero di settembre. Quan-
to al disservizio delle poste,
dobbiamo purtroppo sotto-
scrivere il suo giudizio.
A Totontepec (Messico) don
Sitia è ricordato come padre
e fondatore e gli stanno pre-
parando il monumento.
L'articolo non aveva però
un taglio storico e se si par-
lava di lui bisognava dedi-
cargli metà dello spazio. Sul
BS ci sarà certamente un 'al-
tra occasione per ricordarlo
come merita.
CONDIVIDIAMO LE VO-
STRE ANSIE. «Siamo al-
cuni genitori cattolici. Da
tempo andiamo constatan-
nella mia vita è entrata la 1992) mi pare abbia liquida-
do che la realtà in cui vivia-
malattia. Io che lavorando to il discorso in poche righe.
mo - ci riferiamo a] paese
come caposala in una riani- Mi dispiace, ma siamo alle L'ORATORIO PIÙ BEL- in cui abitiamo - offre sì
mazione avevo sempre con- solite: quando si chiedono LO DEL MONDO. «Ho 17 un notevole benessere mate-
fortato gli altri, mi sono tro- spiegazioni su argomenti se- anni e frequento il Liceo riale ed economico, ma an-
vata come sperduta. Ho co- ri, si ottengono risposte su- classico. Da 10 anni faccio che un grande vuoto di idea-
nosciuto il buio. Poi pian perficiali o deludenti. I gio- parte del gruppo scout del li e una enorme povertà spi-
piano mi sono accorta che il vani hanno diritto a queste mio paese, e sono una delle rituale. È soprattutto la si-
Signore era solo che mi risposte e vanno presi sul.se- animatrici dell'estate, e non tuazione dei giovani che ci
aspettava perché mi fermas- rio. Sono madre di cinque solo, dell' oratorio Don Bo- preoccupa: qui non ci sono
4 · 1 GENNAIO 1993

1.5 Page 5

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aggregazioni religiose, oratori
o movimenti (a parte gli
scout) e i ragazzi sono in balia
di se stessi. Frequentano la
parrocchia fino alla cresima e
poi progressivamente se ne al-
lontanano e l'unica loro
preoccupazione diventa il di-
vertimento e la discoteca.
Manca qualcuno che li sappia
attrarre e coinvolgere in espe-
rienze e progetti positivi, che
dia loro il senso cristiano del-
la vita. Come genitori ci
preoccupiamo anche della
scuola. Si sente viva l'esigen-
za di scuole cattoliche, ma
nessuno ha mai preso iniziati-
ve in questo senso . Oggi, co-
me facciamo di solito, ci sia-
mo ritrovati per quattro
chiacchiere -in famiglia ed è
saltato fuori il discorso sui sa-
lesiani, che ha suscitato inte-
resse ed entusiasmo. Abbia-
mo deciso di scrivervi. Non
sappiamo cosa potrete fare,
ma chissà che lo Spirito non
vi ispiri...».
Paolo e Maria (per tutti),
Pavullo nel Frignano
(Modena)
DON FRONTINI. «Don
Frontini ha trascorso tutta la
vita a far sentire a tutti l'amo-
re di Dio per ciascuno di noi.
A dieci anni dalla sua morte
siamo ancora molti a ricorda-
re la sua capacità di dirigere
spiritualmente le persone e di
suscitare collaborazione. Le
"Volontarie di Don Bosco"
(VDB) hanno occupato molto
spazio della sua vita e del suo
ministero pastorale. Nell'ulti-
ma malattia aveva detto:
"Offro le mie sofferenze per
le VDB e per il loro istituto" .
C .e,. T 'r" e> A/ ✓ --------------,
Gli dico grazie e gli chiedo di
aiutarci ancora a fare la vo-
lontà di Dio».
Una VDB, Roma
VIA RASELLA . «Facendo
riferimento alla lettera di
Adriano Bucalo di Roma
(BS/settembre '92), tengo a
precisare che quelle vittime ci
furono per rappresaglia, per-
ché trasgredendo alla conven-
zione dell'Aia, furono uccisi
33 soldati tedeschi che ebbero
la sfortuna di passare in via
Rasella. Questi soldati salta-
rono in aria e non ebbero al-
cuna preghiera».
Remo Polverelli, Rimini
UNA VISIONE MONDIALE
DELLA CHIESA. «Ero un
novizio salesiano, però, con
l'aiuto dei miei formatori, ho
capito che Dio mi chiama a
essere suo discepolo per
un'altra strada. Oggi mi sono
iscritto all'università e sono
impegnato in un movimento
giovanile biblico. Ne\\1novizia-
to ho conosciuto il BS italiano
e vorrei continuare a leggerlo
per formarmi e informarmi,
per avere una visione mondia-
le della Chiesa e essere prepa-
rato a far crescere nel cuore
dei giovani il vangelo».
W.F.K., Buenos Aires
(Argentina)
ATTENTI Al MORALISMI.
«Oggi in Italia domina una
mentalità squallidamente " la-
pidaiola": ma i cristiani non
possono associarsi. Non si
tratta di difendere le ruberie o
altri pubblici peccati, ma il fa-
cile moralismo non si addice a
chi ha la fortuna di vivere
l'incontro con l'Avvenimento
cristiano, che ha fatto del
"buon ladrone" un santo, e
ha perdonato l'adultera. Il
moralismo, nonostante le mi-
gliori intenzioni di partenza,
IL es IN ITALIA.
È il Piemonte la regio-
ne che ha più lettori
del BS: oltre 80.000.
Seguono la Lombar-
dia, la Sicilia, il Veneto
e il Lazio, rispettiva-
mente con 49.000, .
34.000, 33.000, 26.000
copie. Vengono poi
nell'ordine Campania,
· Emilia Romagna, Pu-
glia e Liguria che rice-
vono tra le 20 e le 10
mila copie. Le altre
meno di 10.000.
Naturalmente nel leg-
gere questi dati, si de-
ve tener presente an-
che il numero ç:li abi-
tanti di ciascuna re-
gione (la Val d'Aosta
per esempio sfiora le
, 2.000 copie, pur aven-
do soltanto 114.000
. abitanti!).
si corrompe in pretesa sugli
altri, in strumento di dominio
e di violenza» .
Pier Paolo Mulas, Sassari
NIENTE DI NUOVO ... «Vi
faccio avere una lettera che
Madre Mazzarello scrisse a
don Rua il 24 maggio 1880.
Già allora c'erano dei disguidi
postali e forse organizzativi!
Ecco il testo: "I due monsi-
gnori: mons. Verri, arciprete
al Borgo Madonna e mons .
Onesti Giuseppe, prevosto,
ambedue di Incisa Belbo e ze-
lantissimi cooperatori salesia-
ni, si lagnano perché non rice-
vono il Bollettino Salesiano.
Ciò rincresce loro molto. Di-
cono, per celia, che vogliono
far la prova a non fare le loro
offerte per vedere se glielo
mandano... ''».
Carlo Verri,
Nizza Monferrato
1 GENNAIO 1993 - 5

1.6 Page 6

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Una scena del nuovo film
su Mamma Margherita.
È ormai a buon punto la produzione del nuovo film su
Mamma Margherita diretto da Giuseppe Rolando. La
pellicola ha come interpreti principali gli attori Anna
Marcelli (Mamma Margherita) e Luigi Rosa (Don
Bosco) .
NEW YORK
L'ALTRA
FACCIA
DELL' AMERICA
A Harlem, il noto quartiere
di New York, sono arrivate le
FMA. L'estate scorsa hanno
aperto un .centro giovanile e
ora nei week-end continua la
loro presenza amica. Il lavoro
si svolge in un quartiere ma-
landato , dove però la gente è
buona e vive una fede sempli-
ce. Ogni sabato .il cortile si
riempie di ragazzi e ragazze di
colore. Le loro storie sono
spesso tristissime. È l'altra
faccia dell'America: basta
uscire di casa e, dietro la fac-
ciata di ricchezza, si incontra-
no case sbrecciate e nugoli di
bambini. Un'opera simile è
stata aperta dalle FMA di
Tampa, in Florida.
A don Ugo De Censi è
andato quest'anno il pre-
mio "Cuore amico". Ol-
tre a don Ugo sono stati
scelti il missionario laico
Giuseppe Burgnich e tre
sorelle suore di S. Anna
che· lavorano in India.
Don Ugo De Censi, come
si sa, ha aperto alcune
"Case Don Bosco" in Pe-
, gestite dall'Operazio-
ne Mato Grosso, un'as-
sociazione di volontariato
giovanile che si ispira al
sistema educativo e alla
spiritualità di Don Bosco.
Don Ugo De Censi ha de-
dicato la sua vita ai giova-
ni , prima al ricupero del
ragazzi in difficoltà nel-
1'ex carcere minorile di
Arese, poi fondando vari
oratori e centri professio-
nali in Perù, dove si è re-
cato nel 1976.
THAILANDIA
UN ORATORIO
TRA GLI SLUMS
Da un anno ormai la comu-
nità FMA di Hat-Yai ha aper-
to un oratorio negli slums del-
la città. Si tratta di ragazzi e
ragazze che vivono in una
marginalità sociale incredibi-
le: droga e prostituzione sono
i segni più evidenti della po-
vertà. Per l'oratorio viene
usata una tettoia messa a di-
sposizione dal sindaco, che è
buddista.
Il salesiano indiano don Thomas Vattoth ha scattato
questa foto simpaticissima. La graziosa bambina si
chiama Ase, ed è nipote dell'ex primo ministro del Na-
galand, il cattolico signor John Bosco Jasokie. Natu-
ralmente la madre di Ase è stata a scuola dalle Figlie
di Maria Ausiliatrice!
6 · 1 GENNAIO 1993
Hat-Yai (Thailandia).
Il sorriso gioioso dei ragazzi dell'oratorio.

1.7 Page 7

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V"~.. ~
~
.
. . -- . • - - - ~ -.. - - - ~ - - ·:- ·--··-
-- ..,.- ._______.,.-~,.~-rr•..........-....-.......---,,~--·- - - - ~
.
'
I partecipanti alla settimana del VIS in Terra Santa.
Al centro il patriarca di Gerusalemme.
BOLIVIA
IL PIACERE
DI LEGGERE
Nel Collegio Don Bosèo di
La Paz e Cochabamba, l'Edi-
trice Don Bosco ha promosso
una iniziativa per incoraggia-
re gli alunni alla lettura. L'e-
sperienza, che aveva per titolo
"La Alegr!a de leer", è dura-
ta parecchi giorni. Alcuni
professori si sono messi a di-
sposizione dei giovani per il-
lustrare i temi degli 800 libri a
disposizione.
ISRAELE
IL VIS
IN TERRA
SANTA
La tradizionale settimana
di educazione alla mondialità
per i giovani del VIS (Volon-
tariato Internazionale per lo
Sviluppo) si è tenuta que-
st'anno in Terra Santa. 65
persone provenienti da tutta
Italia, guidati da don Ferdi-
nando Colombo, hanno potu-
to approfondire sul posto le
problematiche che rendono
conflittuale la presenza dei
palestinesi, degli ebrei e dei
cristiani delle varie confessio-
ni. Gli incontri si sono con-
clusi con la presenza del pa-
triarc!l di Gerusalemme
mons . Michael Sabbah. Il
gruppo ha ricevuto ospitalità
a Betlemme fl'-a Nazareth.
'li
i)t!l!ltl'd 't:lJlllJ'lfliJ/1lilì}llijl,Jl,Jb_.Jt::J
- '!!Jnr!Jl)on .Bosco -;g;·
Bolivia: all'ispettore Carlos Longo (al centro) viene
illustrato il significato dell'iniziativa promozionale.
A Zafferana Etnea, s1 e
svolto il primo incontro
dei genitori dei salesiani
di Sicilia. In un clima di
grande fraternità tra geni-
tori e figli, i salesiani con
questa iniziativa hanno
voluto dire grazie ai geni-
tori , favorire ·1a reciproca
conoscenza, fare un'e-
sperienza di spiritualità e
di preghiera. La foto mo-
stra il gruppo dei più co-
raggiosi che ha raggiunto
Il fronte dell'Etna in eru-
zione .
1 GENNAIO 1993 - 7

1.8 Page 8

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LA BIBBIA
A FUMETTI
O IN VIDEO?
Risponde Franco Lever:
Già da tempo nelle nostre librerie
si trovano dei volumi di fumetti bibli-
ci; e sono·molti i produttori che han-
no lanciato e stanno lanciando dei
cartoni animati di carattere biblico.
Tra poco lo farà anche la RAI , con
una coproduzione italo-nipponica.
Che dire?
Anzitutto dobbiamo superare il
vecchio pregiudizio che il fumetto
sia senz'altro un linguaggio povero,
infantile, non degno della Bibbia. Al-
cuni artisti ne hanno ampiamente di-
mostrato la validità espressiva, an-
che in ambito religioso.
Non bisogna però cadere nel peri-
colo opposto, per cui basta che un
fumetto o un cartone animato pren-
da spunto dalla Bibbia perché lo ac-
cogliamo a braccia aperte: comun-
que sia, l'importante è che i bambini
incontrino la Bibbia... Se il primo in-
contro dei nostri ragazzi con la Bib-
bia è sbagliato, difficile sarà poi ogni
recupero.
Infatti non possiamo dimenticare
che la Bibbia non è un libro facile: è
un libro per adulti. Prima di essere
un insieme di racconti è l'espressio-
ne del dialogo tra Dio e il suo popo-
lo. Non c'è mai un racconto che non
sia nello stesso tempo preghiera di
lode o invocazione o promessa o la
risposta ad una domanda che assilla
il cuore dell 'uomo. Questa caratteri-
Un fumetto biblico
in lingua inglese.
8 - 1 GENNAIO 1993
stica i produttori tendono a trascu-
rarla perché esige un pubblico sen-
sibile, mentre essi puntano a rag-
giungere il massimo ascolto: della
Bibbia allora resta soltanto la traccia
di una avventura, credibile quanto lo
è la favola di Cappuccetto rosso.
Due sono i nostri compiti : 1. esse-
re esigenti e premiare con l'acquisto
(o con il telecomando) soltanto il pro-
dotto buono; 2. non lasciare i bambi-
ni soli quando leggono un fumetto o
guardano un cartone animato di ca-
rattere religioso. È la nostra presen-
za partecipe, è il dialogo che può far
diventare quel racconto una pagina
autentica della Bibbia.
CHE DIRE
DELLA PENA
DI MORTE?
A pagina 29 «Il diario di Andrea» pre-
senta alcune opinioni giovanili sulla
pena di morte. Su questo tema di at-
tualità riportiamo le riflessioni di un
nostro esperto.
Risponde Guido Gatti:
La pena di morte, come punizione
di delitti particolarmente gravi è sta-
ta praticata a lungo e senza proble-
mi presso tutti i popoli e tutti gli stati.
La pena di morte, irrogata con un
processo e in forza di una legge era
già un gran passo avanti rispetto alla
"vendetta del sangue" praticata
presso molti popoli primitivi.
Che posizione prese il cristianesi-
mo nei eonfronti della pena di
morte?
Né Gesù né il Nuovo Testamento
esprimono una posizione precisa a
questo proposito: naturalmente essi
hanno una visione dell'uomo che a
noi sembra poco facilmente compa-
tibile con la pena di morte. Per que-
sto i cristiani dei primi tre secoli
(esclusi dal potere e spesso da esso
perseguitati) erano nettamente con-
trari alla pena di morte. Più tard i pe-
rò, pur con qualche tentennamento il
Roger Coleman, uno degli ultimi
condannati a morte USA.
cristianes imo si riconciliò con essa,
arrivando a praticarla in prima per-
sona contro gli eretici.
Oggi la situazione è radicalmente
mutata: molti stati l'hanno abolita; la
nostra sensibilità le è decisamente
contrarla; gli argomenti a suo favore
convincono sempre di meno.
Nessuno riesce più a pensare al
diritto penale nei termini di una giu-
stizia vendicativa che reintegra l'or-
dine sociale violato facendo pagare
il f[o al colpevole.
E molto dubbia la $tessa utilità
della pena capitale ai fini del bene
comune: ricerche serie dimostrano
che la pena capitale ha meno potere
deterrente della certezza di essere
scoperti ed effettivamente puniti , sia
pure con pene meno gravi. Ma so-
prattutto, la pena di morte sembra
sempre meno conciliabile col Van-
gelo.
I vescovi americani sono interve-
nuti a più riprese contro la pena di
morte ancora vigente negli USA. In
Italia è stata abolita da un pezzo:
non dovrebbero certo essere i cre-
denti a rimpiangerla.
Le domande ai nostri esperti vanno indi-
rizzate a «BS DOMANDA, via della Pisana
1111 - 00163 ROMA,,.

1.9 Page 9

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di Umberto De Vanna
TRA CONSOLIDAMENTO
E PRESENZE NUOVE
La congregazione, presente oggi
in oltre cento nazior,i, è un organi-
smo vivo a servizio pei giovani. 17
mila salesiani portar,o nella Chiesa
e nella società la ricchezza del cari-
sma di Don Bosco. All'inizio di un
nuovo anno, Don Bosco era solito
presentare ai lettori del Bollettino
Salesiano l'elenco delle nuove ope-
re e quelle in fase dj apertura.
Don Maraccani, può aiutarci a ri-
spettare questa tradizione? Qual è
lo stato di salute della congregazio-
ne a/l'inizio del 199~?
Mi sembra di poter dare un giudi-
zio positivo, nonostante qualche dif-
ficoltà. In varie regioni la congrega-
zione è in crescita anche numerica.
Un segno palese è il fatto che in
questo 1992 sono state avviate due
nuove lspettorie (una in India, nel-
l'Andhra Pradesh, e una nelle Filip-
pine del Sud, con centro a Cebu), e
una " Visitatoria" ad Haiti. Dal 31
gennaio '93, poi, le 'presenze sale-
siane del Madagascar costituiranno
una circoscrizione lndipe17dente.
In alcune zone (particolarmente
nell'Europa Occidentale e nel Nord-
america) è vero che la congregazio-
ne soffre difficoltà, specie per la
scarsità delle nuove vocazion i; ep-
pure la vitalità della presenza sale-
siana, anche in questi paesi, non
viene meno; c'è anzi un impegno
più forte di rinnovamento qualita-
tivo.
E cosa può dirci delle nuove ope-
re .e di quelle in fase di apertura?
E difficile farne un 13lenco comple-
to. Nell'insieme si contano oltre una
trentina di nuove presenze, sparse
un po' ovunque, soprattutto nei pae-
si missionari. In dettaglio voglio solo
indicare alcune di ql!este opere già
iniziate o che inizié;lno proprio in
questi giorni. In Eurqpa meritano di
esser segnalate: le due nuove opere
nella ex Germania dell'Est, a Chen-
mitz e ad Heillgen$tadt, animate
dalle due lspettorie tedesche; le due
nuove presenze in Albania, a Scuta-
ri e Tirana, sorte col contriputo della
Don Francesco Maraccani,
Isegretario generale della
congregazione salesiana. Per vari
anni preside dell 'Istituto Tecnico
di Brescia, è stato chiamato al
consiglio generale nel 1985,
mentre era ispettore a Verona.
Slovenia e di alcune lspettorie italia-
ne; una nuova singolare opera a Les
Houches, sulle Alpi francesi , curata
dall'lspettoria di Lione; e poi l' impor-
tante avvio di ben quattro opere sco-
lastiche nella Polonia (dove finora
l'irr,pegno scolastico ci era stato im-
pedito). Nell'America voglio ricorda-
re specialmente le presenze orato-
riane nate nel Messico (Mérida, Ti-
juana, Ciudad Juarez). In Asia, oltre
alle. numerose nuove presenze in In-
dia, meritano di essere segnalate le
due opere avviate in Siria (Damasco
e Kafroun) e, in particolare, il proget-
to di una presenza salesiana a Sin-
gapore, per l'assistenza e l'educa-
zione di giovani a rischio, sollecitato
dallo stesso governo locale. Nel-
l'arribito del progetto Africa, oltre al-
l'opera di consolidamento delle ope-
re in atto, si deve sottolineare l'inizio
di due noviziati , a Moshi in Tanzania
e a Dondo in Angola, e l'ingresso
dei Salesiani in un nuovo paese, il
Ghana, con una presenza a Sunya-
ni, sostenuta dalle lspettorie di lin-
gua tedesca.
A proposito dell'Est. Il ventaglio
dell'impegno salesiano in quei paesi
sta diventando rilevante. Con quali
criteri ci si impegna? E con quali dif-
ficoltà?
L'impegno salesiano nei paesi
dell'Est sta diventando sempre più
robusto: non solo nelle nazioni dove
era rimasta, anche nei momenti dif-
ficili, una presenza salesiana (Re-
pubblica Ceca e Slovacca, Unghe-
ria, e soprattutto Polonia), dove c'è
tutto un lavoro di ricostruzione delle
comunità, e di sviluppo della missio-
ne salesiana; ma anche nelle repub-
bliche dell'ex Unione Sovietica, do-
ve i Salesiani stanno rispondendo
sempre più ai bisogni soprattutto
della gioventù. A novembre '92 già
una cinquantina di Salesiani sono
impegnati in questi paesi: Lituania,
Russia, Bielorussia, Ucraina, Geor-
gia; in quest'anno '92 sono state uf-
ficialmente costituite alcune comu-
nità, ed avviate iniziative nuove (la
più recente è quella di Aldan, nella
Siberia, sostenuta dall 'lspettoria di
Praga) . Il criterio che muove i Sale-
siani è sempre quello - principal-
mente - di rispòndere alle urgenze
giovanili con l'apporto del metodo
educativo di Don Bosco.
Come stanno i Salesiani con le
nuove vocazioni? Ci sono i rincalzi?
Complessivamente, a fine otto-
bre, nei noviziati salesiani sparsi nel
mondo c'erano circa 580 novizi: una
grazia e una speranza! Tuttavia,
dobbiamo riconoscere che non dap-
pertutto l'apporto delle nuove voca-
zioni è sufficiente ai grandi bisogni
giovanili : e questo specialmente nei
paesi (in particolare l'Europa e il
Nord America) dove più forte si è fat-
to sentire il secolarismo e il materia-
lismo pratico. Quella delle vocazioni
rimane perciò una priorità, per la
quale il Rettor Maggiore ha impe-
gnato tutta la Famiglia Salesiana
nella preghiera e nella testimonian-
za gioiosa del carisma di Don
Bosco .
1 GENNAIO 1993 - 9

1.10 Page 10

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IL DOPO ccCONFRONTO,,
A SEVILLA
IL MOVIMENTO
GIOVANILE
HA PRESO
IL VOLO
di Giancarlo De Nicolò
Centri e coordinamenti
nazionali di pastorale
giovanile di tutta
l'Europa si sono ritrovati
a Siviglia (Spagna) per
fare il punto sul
Movimento Giovanile
Salesiano {MGS).
J avier e Juana Jesùs sono due
giovani spagnoli ventiseienni,
lavorano come assistenti sociali.
Hanno vissuto a lungo negli. am-
bienti salesiani, partecipando alle
entusiasmanti esperienze dei Campi
Bosco come animatori nei gruppi di
adolescenti. Mi dicono che nel loro
lavoro praticano uno stile che hanno
appreso dalla pedagogia salesiana.
Albert è belga, ventiduenne. Appar-
tiene ai gruppi "Ephata", e con un
gruppo di amici e salesiani lavora
per stendere un manifesto di spiri-
tualità giovanile, che serva come
guida per la vita di fede del gruppo
stesso. Miriam è di Milano. Fa parte
di un gruppo di animazione missio-
naria, e nello stesso tempo è catechi-
sta nella parrocchia. Ha partecipato
al Confronto 92, la grande assem-
10 · 1 GENNAIO 1993
blea giovanile al Colle Don Bosco
nello scorso agosto. Ne è tornata co-
sì piena di entusiasmo da parlare di
questa esperienza cento volte a casa
e almeno altrettanto con gli amici.
Dice che è stata come ''una nuova
.Pentecoste''. Anche Zoran ha parte-
cipato al Confronto, e ha raccon-
tato ai 1400 giovani presenti la sua
difficile e sofferta esperienza di fede
e di vita, e quella del suo popolo
croato, suscitando profonda emo-
zione. Entrerà in noviziato salesia-
no, sperando, dice, di esser un pic-
colo germe di pace.
E poi Nicola del gruppo di anima-
tori della strada di Napoli; Sonia di
Lisbona, animatrice nel gruppo gio-
vanile; Kurt di Vienna, che è orgo-
glioso del lavoro nella preparazione
dei temi cristiani per i ragazzi, al-
1'interno del progetto "Cristiani
con Don Bosco"; Kees e Anna,
olandesi, del gruppo "Giovani in
cammino' '...
Esperienze diverse, in tutti gli an-
goli d'Italia e d'Europa. Con un le-
game invisibile che le ricollega tutte
ai medesimi valori, alla medesima
esperienza di aggregazione giovanile
secondo un certo stile.
Giovani in... movimento
A chiederglielo, rispondono tutti,
sinteticamente, magari con una fra-
se fatta, perché non sono troppo
I Le foto del servizio si riferiscono
al «confronto '92» dell'estate
scorsa al Colle Don Bosco,
Mornese e Valdocco.
bravi a teorizzare, che è il carisma
di Don Bosco. A volergli tirare fuo-
ri qualcosa di più, dicono che la lo-
ro esperienza di cammino di fede e
di crescita umana si rifà decisamen-
te a dei valori che hanno imparato a
chiamare "salesiani", a una spiri-
tualità che sentono "diversa" dalle
tante in circolazione, e che li affa-
scina perché non complicata, rion
sofisticata, ma altrettanto esigente.
Una spiritualità di impegno e di fe-
sta, di servizio e di gioia; dove la vi-
ta quotidiana è presa sul serio (non
è qui che si deve incontrare il Signo-
re e vivere la fede?), dove si vive
l'accoglienza dell'altro e la fatica
della condivisione e della solida-
rietà.
Se sei davvero bravo e insisti nel-
l'indagare, riesci anche a tirar fuori
delle sigle, che ripetono come un
gergo segreto: parlano della "esse-
giesse", accennano magari all"'em-
megiesse". Poi ti spiegano, quando
vedono il tuo imbarazzo e le rughe
sulla tua fronte di indagatore curio-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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giore nella Chiesa, perché anche lo-
ro hanno i loro leaders riconosciuti,
i loro luoghi "sacri" .
Non tutti i giovani dicono queste
cose con la medesima consapevolez-
za. Ma quando parli con loro senti
che hanno lo stesso linguaggio, che
vivono esperienze di crescita simila-
ri, anche se in contesti molto diver-
si, come se un filo legasse insieme
giovani, gruppi, realtà aggregative
di ambito salesiano, un filo sotter-
raneo ma ben evidente.
Voglia di gruppo
Che ci sia voglia di gruppo, lo di-
cono tutte le ricerche sul mondo
giovanile, in Italia e all'estero. E
non solo di gruppi spontanei, di
amici, per occupare il tempo e non
sentirsi soli nel labirinto di quella
Servizio fotografico di Guerrino Pera
so, che si tratta della spiritualità gio-
vanile salesiana (SOS) e del movi-
mento giovanile salesiano (MGS). E
dicono che li anima quella spiritua-
lità, e che si sentono parte di una
specie di movimento di giovani che
va ben oltre il loro gruppo di appar-
tenenza, e che questa realtà l' hanno
toccata con mano, gioiosamente,
nei tanti incontri per regioni o per
nazioni con altri che la pensavano
allo stesso modo, e qualcuno anche
in un'esperienza esaltante al Colle
don Bosco al Confronto 88 o 92.
Non sono affatto invidiosi di altri
movimenti che vanno per la mag-
che si è soliti chiamare la società
complessa, ma di gruppi "organiz-
zati" , di tipo culturale, educativo,
di volontariato, attorno a un pro-
getto ecclesiale. Gruppi in cui si sen-
te di crescere irrobustendo l'identi-
tà, vivendo l'appartenenza e la soli-
darietà, attuando un impegno .
1 GENNAIO 1993 - 11

2.2 Page 12

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Madre Georgina McPake e don Luc Van Looy: nel loro
entusiasmo il movimento giovanile salesiano trova impulso.
In Italia quattro giovani su dieci
appartengono a questo tipo di grup-
pi, e uno su dieci a un associazioni-
smo che largamente si può chiamare
religioso, articolato in una moltepli-
ce varietà di esperienze, esprimenti
diverse "identità" e settori di im-
pegno.
«Quello delle aggregazioni reli-
giose - chiarisce un esperto - è un
luogo privilegiato in cui il giovane,
ma non solo, può ridefinire la sua
identità religiosa, individuare un
modello di fede significativo per le
attuali condizioni di vita, esprimere
una tensione per il cambiamento so-
ciale»: è una risposta insomma alla
disgregazione sociale e di valori spe-
rimentata oggi.
Ma non un gruppo, un'aggrega-
zione qualsiasi. «Risultano perden-
ti», continua il sociologo, «quelle
che non esprimono un'identità reli-
giosa originale ("carismatica"),
riattualizzata e vissuta nell'oggi con
significatività, con un proprio spa-
zio d'azione specifico, e portatrici
nel tempo presente di una proposta
forte e controcorrente».
In parole quotidiane, dunque,
una proposta aggregativa "funzio-
na" quando rispecchia nel suo volto
i tratti affascinanti di un cristiano
vero (un santo?), quando la sua ani-
ma sono alcuni valori forti e guida.
12 · 1 GENNAIO 1993
Protagonisti i giovani
I giovani e i gruppi, alcuni in ma-
niera più chiara, altri in modo anco-
ra .incerto, di ricerca, cercano di
scoprire i tratti di questo volto, i li-
neamenti di quest'anima. E li indi-
viduano in una figura antica .e nuo-
va, Don Bosco, e nei tratti di una
spiritualità di amore alla vita (di
tutti) e al Signore della ·vita.
È per discutere di questi proble-
mi, per individuare sentieri di svi-
luppo di questa consapevolezza, ·e
per lavorare a un collegamento
d'insieme che un gruppo di salesiani
e di suore salesiane, in pratica i cen-
tri e i coordinamenti nazionali di pa-
storale giovanile europei, si sono in-
contrati a Siviglia (Spagna) dal 23 al
25 ottobre 1992. Gli echi e °le luci
dell'Expo erano ormai spenti, la-
sciando solo, sulla riva sinistra del
Guadalquivir, al di là degli avveniri-
stici ponti dell'Alamillo e della Bar-
queta, padiglioni ormai in disarmo,
forse difficilmente recuperabili. E
la gente ritornata al ritmo quotidia-
no, eterno, dell'esistenza al sole an-
daluso.
Abbiamo cercato di capire qual-
cosa in più del "movimento", par-
landone con i presenti, per capire se
quei giovani erano un po' esaltati o
se avevano colto nel giusto. In fon-
do, quando si parla di movimento
non viene subito in mente i classici
movimenti ecclesiali, impastati di
spiritualismo, magari rigidamente
strutturati dietro facciate di libertà?
«Non è così», mi dice don Luc,
responsabile mondiale della pasto-
rale giovanile dei Salesiani. «Ap-
punto perché è una esperienza di
giovani, una loro scoperta, fatta as-
sieme ai loro educatori. ~d è fonda-
to sulla loro vita e sulla loro scoper-
ta ~ella via di Don Bosco alla santi-
tà, cioè su un carisma, e non su
un'idea o una struttura».
«È un movimento che ha fatto
del cammino», afferma giocando
sui termini Madre Georgina, consi-
gliera mondiale della pastorale gio-
vanile delle FMA. «A partire da al-
cuni eventi legati al ricordo dei no-
stri Santi, Don Bosco e Madre Maz-
zarello, attraverso la copsapevolez-
za di una proposta esaltante che è
stata il "sì alla vita in stile salesia-
no", la voglia di comuntcazione tra
i gruppi, e il desiderio di protagoni-
smo tra i giovani».
Nei vari interventi sono emersi al-
cuni punti di riferimento comune:
la realtà viva del movimento giova-
nile salesiano c.'è, ed è forte attorno
ad alcuni nuclei essenziali: l'acco-
glienza dei giovani al loro livello di
vita, la spiritualità giovanile salesia-
na, il metodo educativo, l'apparte-
nenza a un gruppo o associazione, il
coinvolgimento degli educatori,
l'impegno apostoliço. Anche se la
definizione di questa realtà nei ter-
mini di movimento talora risulta
problematica, per le_ diverse risonan-
ze che esso ha nei vari co,:ztesti socia-
li e ecclesiali.
.Queste- diventano allora le dire-
zioni verso cui, almeno per l'Euro-
pa salesiana, si intende l~vorare, co-
me esplicita il documento finale che
ha raccolto il consenso di tutti: ac-
crescere la consapevolezza di giova-
ni, responsabili e anirnatori, nei
confronti della realtà che già si vive;
e amplificare le reti dt collegamento
per far circolare cultura e valori co-
muni, vissuti poi in rriomenti comu-
ni di riflessione e di festosa celebra-
zione.
fan, un ragazzo olapdese, una
volta aveva sbottato: «Cari don,
non fate tutto solo voi». Che l'MGS
non sia finalmente il luogo del pro-
tagonismo, della inventiva dei gio-
vani degli ambienti sj:ilesiani?
Giancarlo De Nicolò

2.3 Page 13

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di Bruno Ferrere
Fatti&
Persone
IL SEGRETO
DELLA BUONA NOTTE
«La mia mamma uscì fuori e, aiu-
tata dall'orfarlello, raccolse alcuni
pezzi di mattoni, e con essi fece in
cucina quattro pilastrini, sopra cui
adagiò alcuni assi, e vi soprapose
un saccone, preparando così il pri-
mo letto de/l'Oratorio. La buona mia
madre fecegli di poi un sermoncino
sulla necessità del lavoro, della fe-
deltà e della religione. Infine lo invitò
a recitare le preghiere», racconta
Don Bosco nelle "Memorie dell'Ora-
torio".
Questo tenero gesto, nato dall'a-
bitudine di Mamma Margherita di
chinarsi sul letto dei figli, è sempre
stato per i Salesiani la prima Buona
notte, cioè quel discorsetto affettuo-
so che nelle case salesiane il diret-
tore rivolge alla sua "famiglia" per
chiudere la giornata.
L'ORA PIÙ BELLA? Una delle
prime, semplici regole che si inse-
gnano in uha "scuola per genitori"
afferma: «Fate in modo che le ultime
ore della giornata siano le più belle».
Le ultime ore di un giorno qualun-
que spesso sono quelle in cui esplo-
dono le cariche negative accumula-
te durante la giornata. Di solito pe-
sante, per genitori e figli. Cl sono ra-
gazzi che hanho giornate più piene
di un Presidente defla Repubblica.
«lo non vedo l'ora che venga not-
te", scrisse un preadolescente, «per
andare a letto. Poi mi tiro le coperte
fin sulla testa e... immagino di esse-
re morto». È stanchezza pura, fisica
e psicologica. Eppure nel modo
odierno di vivere, la sera rappresen-
ta anche l'unico momento in cui tut-
ta la famiglia è riunita. Ma per fare
cosa? Una statistica insinua che il
750/o delle famiglie italiane insieme
guarda solo la televisione. Così il di-
scorso più complesso di molte cene
familiari è del tipo "Psst, pssst! Vo-
le.te farmi sentire, sì o no?". Molti
"psst" corrispondono di solito ad un
aumento proporzionale di irrita-
zione.
..
La situazione non migliora! nelle
famiglie che non vedono la televisio-
I Un papà che sta accanto ai figli,
che parla con loro; che prega
con loro...
ne nell'ora di cena. Qui, di solito, co-
mincia il "processo di Norimberga"
familiare. Ce n'è per tutti. E finché i
bambini non piangono nel puré, non
si appellano alla Convenzione di Gi-
nevra o non implorano di essere
mandati in orfanotrofio, non si
smette.
Don Bosco aveva capito che le
ore della sera sono importanti, che il
momento che precede il sc;mno ha
un significato particolare. E il mo-
mento in cui molte difese sono ab-
battute. È il momento in cui c'è nel-
l'aria voglia di calore, di affetto, di
bontà, di stringersi insieme. Perché
la notte incombe e fa paura. Per
questo si desidera qualcuno che ci
tenga per mano. Per questo è più fa-
cile pregare alla sera.
Un papà (le mamme in fondo lo
fanno già) che accompagna i suoi
bambini a letto - e non ordina sem-
plicemente: «Voi! A dormire senza
tante storie!,, - si siede accanto a
loro e parla con loro e prega con lo-
ro, avrà con i propri figli uh rapporto
stupendo e soddisfacente. Assolu-
tamente diverso da qualunque altro.
SWVACCHIA. Vie e piazze cambiano
nome. Piazza Lenin a Zilina è diventata
"Piazza San Gioyanni Bosco". A Trna-
va e Zilina sono sorte due "Via dei Sale-
siani". Infine nel quartiere Kopanka a
Trnava una strada è stata intestata al sa-
lesiano don Jan Hlubik, che nell'imme-
diato dopoguerra aveva costruito accan-
to all'istituto salesiano una chiesa e l'o-
ratorio per i giovani, contribuendo al ri-
sanamento morale, sociale e culturale
dell'intero quartiere.
NIGERIA. Un episodio di deliquenza
comune ha coinvolto Don Riccardo Ca-
ste/lino e il signor Giovanni Patrucco,
che sono state vittime di un agguato alla
periferia di Ondo e derubati del pulmi-
no catechistico. Gli aggressori erano ar-
mati e un proiettile ha colpito alla gam-
ba il sig. Giovanni, mentre don Riccar-
do è stato ferito .al braccio destro. Il pri-
mo in pochi giorni si è ripreso. Invece
don Castellino ha rischiato l'amputazio-
ne, ed è stato costretto a ricorrere a un
ospedale di Londra, dove è stato effica-
cemente curato.
·ROMA. Leonardo Marino, il pentito di
Lotta continua, intervistato da Renato
Farina per «II Sabato», ha ricordato di
aver fatto le scuole medie dai salesiani:
<<Non sono mai stato ateo. Dai salesiani
ho confuso tra insegnamento religioso e
giustizia sociale. Mi hanno dato l'idea
che non è giusto che ci sia discrimina-
zione tra gli uomini.. .».
ZAIRE. Giovanni Paolo II ha nominato
vescovo di Kilwa-Kosenga Jean-Pierre
Tafunga, 50 anni, ispettore dell'Africa
Centrale. Il neo vescovo si è specializza-
to in teologia pastorale all'Università
Salesiana di Roma e in elettronica a Liè-
ge (Belgio).
CANADA. Il salesiano francese René
Simon ha ricevuto a Québec il dottorato
"honoris causa". A 80 anni René Simon
è tuttora attivo presso l'Associazione
Teologica Morale che ha fondato nel
1969. Laureatosi a Strasburgo, padre
René Simon è stato professore presso
l'Istituto Cattolico dì Parigi e, negli ulti-
mi 15 anni, presso .l'Università di
Québec.
ROMA. Nel novembre scorso i parroci
romani si sono ritrovati al Salesianum
per un corso dì esercizi spirituali dettati
da monsignor Ersilio Tonìni. Alla gior-
nata conclusiva è stato presente il vica-
rio di Roma cardinal Camillo Ruini, ac-
compagnato da alcuni vescovi ausiliari.
1 GENNAIO 1993 - 13

2.4 Page 14

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GIORNATA
DELLA PACE
Nella grande spianata di
·Santo Domingo il Papa
ha richiamato le nazioni
sviluppate alla loro
responsabilità di fronte
alla po)!ertà: «I poveri
non possono aspettare»,
ha detto.
I I tema scelto d~I Papa per la
"giornata mondiale della pace"
di quest'anno - "Se vuoi la pace,
va' incontro ai poveri" - viene da
lontano. Dalle appassionate discus-
sioni del Concilio Vaticano II sulla
povertà della Chiesa. Dal gesto di
Paolo VI che vende la tiara papale
per destinarne il ricavato ai poveri
dell'India. Dalla decisione di Gio-
vanni Paolo I d'abolire la festosa ce-
rimonia dell'incoronazione per so-
stituirla con una semplice celebra-
zione liturgica per l'inizio della sua
missione di pastore della Chiesa
universale. Dalle visite di Giovanni
Paolo II nelle bidonvilles, favelas,
baraccopoli di tutto il mondo.
Mai come quest'anno, il tema è
stato fortemente voluto proprio da
Giovanni Paolo Il. Normalmente il
tema viene, infatti, scelto dal Papa
tra una rosa di argomenti suggeriti
dal Pontificio Consiglio della Giu-
stizia e della Pace secondo le circo-
stanze e in sintonia con la finalità
educativa della "giornata della pa-
ce''. Ma spesso è lo stesso Pontefice
a individuare personalmente il tema
che il primo gennaio di ogni anno,
dal 1968 ad oggi, la Chiesa propone
alla riflessione di ~' tutti gli uomini
di buona volontà''.
Così è avvenuto questa volta.
Quando il tema della giornata '93 è
stato annunciato, alla fine della se-
conda decade di giugno, Giovanni
Paolo II era appena ritornato in Va-
ticano dal viaggio in Angola, un
paese stremato da oltre quindici an-
14 - 1 GENNAIO 1993

2.5 Page 15

▲back to top
rii di guerra civile. Spiritualmente, il
Papa cominciava già a prepararsi al
viaggio di ottobre a Santo Domingo
per inaugurare la IV Conferenza ge-
nerale dei vescovi latinoamericani,
chiamati a dare una risposta cristia-
na alla povertà del loro continente,
dove almeno settantacinque milioni
di persone vivono in condizioni di
estrema miseria.
Già sull'aereo che lo portava ver-
so Santo Domingo, rispondendo al-
le domande dei giornalisti, il Papa
ha ricordato che "il Vangelo è sem-
pre Vangelo .dei poveri" e riaffe_r-
mato "l'opzione del Signore per i
poveri' 1• Il giorno dopo, su una
grande spianata non lontana dalla
spiaggia dove nel 1492 approdò Cri-
stoforo Colombo, aprendo il cam-
mino dell'evangelizzazione delle
Americhe, Giovanni Paolo II ha
usato parole molto forti per richia-
mare le nazioni sviluppate alla "lo-
ro responsabilità morale" di fronte
''alla drammatica situazione di po-
vertà di milioni di esseri umani in
America Latina".
"I poveri non possono aspetta-
re", "la povertà, disumana ed in-
giusta, deve essere sradicata'', ha
detto il Papa, facendo suo il "grido
dei poveri" del continente. Una sfi-
da e una provocazione sono state
anche le sue parole sulla giustizia
Si costruisce la pace lottando
contro la povertà.
che non può attendere, sui popoli
interi che non possono ancora esse-
re soffocati dall'enorme debito este-
ro - 439.000 milioni di dollari - e
tanto meno possono subire l'oltrag-
gio di vedere enormi risorse spreca-
te in armamenti, spesso usati da fra-
telli contro fratelli, in una spirale di
violenza che va assolutamente spez-
zata.
"I paesi ricchi non possono elude-
re la propria responsabilità nei con-
fronti dei paesi in via di sviluppo'',
ha sottolineato di nuovo, il 12 otto-
bre, Giovanni Paolo II dinanzi ai
vescovi di tutta l'America Latina. Il
Papa ha ribadito ''l'opzione prefe-
renziale per i poveri" fatta dalla
Chiesa a Medellin e a: Puebla, invi-
tato ad evitare ''qualsiasi tentazione
di connivenza con i responsabili del-
le cause della povertà", insistito sul
fatto che la Chiesa "non può la-
sciarsi strappare da nessuna ideolo-
gia o corrente politica la bandiera
della giustizia, che è una delle prime
esigenze del Vangelo".
Due proposte concrete
Da Santo Domingo il Papa ha
lanciato due proposte concrete per
rispondere alla sfida della povertà
di un continente dove vivono la me-
tà di tutti i cattolici del mondo. Da
una parte, la suggestione di un in-
contro - forse un Sinodo - dei ve-
scovi dell'America del Nord, del
Centro e del SÙd, per affrontare an-
che i problemi di giustizia e di soli-
darietà fra tutte le nazioni di questo
continente alle soglie del terzo mil-
lennio cristiano. Dall'altra parte,
un'attenzione particolare alle con-
dizioni delle popolazioni indigene,
discendenti dei primi abitanti delle
Americhe, e a quelle degli afro-
americani, discendenti degli schiavi
trascinati in catene dall'altra spon-
da dell'Atlantico, che vivono - alla
pari degli Indios - al di sotto della
soglia della povertà.
All'ascolto del "clamore dei po-
veri", come l'ha definito il Papa a
Santo Domingo, la "giornata della
pace" 1993 estende la riflessione
sulla povertà al mondo intero. Solo
un'economia di condivisione uni-
versale dei beni e una società pronta
ad accettare di aver di meno, affin-
ché altri possano almeno vivere, so-
AFRICA IL MIO PAESE
Classif. EMSGA / Durata: 34'
La vita di ogni giorno in un angolo
dell'Africa oggi.
CITTA DON BOSCO
Classif. ASM / Durata: 25'
Iniziativa sociale per i giovani emar-
ginati di Corumbd (Brasile).
DILLA E ZWAY
Classif. OMS / Durata: 26'
Lavoro in Etiopia dei salesiani dell'i-
spett. Lombardo-Emiliana coadiuva-
ti dagli amici di SIDAMO.
PAPUA
Classif. EMSOA / Durata: 26'
Usi, costumi, folklore in Papuasia.
PIÙ DEL PANE
Classif. ASM / Durata: 14'
Recupero dei ragazzi «delinquenti» a
Belém.
PALUDE AMARA
Classif. MSOAE / Durata: 30'
100 anni di lavoro apostolico in Bra-
sile con i ragazzi della strada.
Le indicazioni (AMSGE) sono orien-
tative: E ... elementari; M =medie;
S = superiori; A= adulti; G = gruppi.
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deocassetta.
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1 GENNAIO 1993 15

2.6 Page 16

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I TEMI
DELLE "GIORNATE MONDIALI
DELLA PACE"
1968 : Primo gennaio, giornata mon-
diale della pace
1969 La promozione dei diritti del-
l'uomo, cammino verso la
pace
1970 : Educarsi alla pace attraverso
la riconciliazione
1971 Ogni uomo è mio fratello
1972 : Se vuoi la pace, lavora per la
giustizia
1973 : La pace è possibile
1974 : La pace dipende anche da te
1975 : La riconciliazione, via verso
la pace
1976 : Le vere armi della pace
1977 : Se vuoi la pace, difendi la vita
1978 No alla violenza, sl alla pace
1979 Per giungere alla pace, edu-
care alla pace
1980 La verità, forza della pace
1981 Per servire la pace, rispetta
la libertà
1982 La pace dono di Dio affidato
agli uomini
1983 Il dialogo per la pace, una sfi-
da per il nostro tempo
1984 : La pace nasce da un cuore
nuovo
1985 La pace e i giovani cammina-
no insieme
1986 Nord-Sud, Est-Ovest: una so-
la pace
1987 : Sviluppo e solidarietà: chiavi
della pace
1988 La libertà religiosa, condizio-
ne per la pacifica convivenza
1989 Per costruire la pace, rispet-
tare le minoranze
1990 Pace con Dio Creatore, pace
con tutto Il creato
1991 Se vuoi la pace, rispetta la
coscienza di ogni uomo
1992 : Credenti uniti nella costruzio-
ne della pace
1993 : Se vuoi la pace, va' incontro
ai poveri
no le uniche speranze per un mondo
che cerca la pace, che vuol vivere in
pace. Così la "giornata" di que-
st'anno si salda idealmente a quella
del 1992, che aveva per tema la re-
sponsabilità di tutti i credenti nella
costruzione della pace, perché an-
che altre tradizioni religiose pro-
pongono e mettono in pratica il va-
lore della rinuncia al possesso dei
beni terreni.
In continuità con Assisi
Sin dall'inizio, nel lontano 1968,
la ''giornata mondiale della pace' '
ha avuto una connotazione ecume-
16 · 1 GENNAIO 1993
A Santo Domingo Giovanni Paolo Il ha riaffermato l'opzione per i poveri.
(Foto A. Mari)
nica. Nell'istituirla, 1'8 dicembre nel 1993 il prossimo incontro "Uo-
1967, Paolo VI scriveva: ''la propo- mini e religioni". Sarà la settima
sta non intende qualificarsi come tappa nel cammino iniziato nella
esclusivainente religiosa e cattolica: "città del Poverello" che la Comu-
essa vuole incontrare l'adesione di nità di Sant'Egidio ha voluto ri-
tutti i veri amici della pace''. Per prendere, accogliendo l'invito del
raggiungere meglio questa meta, nel Papa a continuare a vivere nella li-
1986, Giovanni Paolo II indisse un nea di quello storico evento. Di an-
incontro ecumenico di preghiera per no in anno , da Roma a Varsavia, a
la pace ad Assisi, dicendo che "nes- Bari, a Malta, si è accresciuta ed al-
sun cristiano, anzi nessun essere largata la solidarietà tra i rappre-
umano che credq in Dio creatore del sentanti delle Chiese cristiane e delle
mondo e Signore della storia può re- grandi religioni mondiali.
stare indifferente di' fronte ad un Lo scorso settembre, a Bruxelles,
problema che tocca intimamente il erano ormai più di trecento i rap-
presente e il futuro dell'umanità". · presentanti religiosi convenuti nel
La consapevolezza dei numerosi cuore dell'Europa dai quattro ango-
problemi rende oggi i credenti più li della terra. La loro preghiera fian-
responsabili di fronte al mondo: co a fianco sulla splendida "grand-
"Proprio in ragione della loro Fede place", pur non cancellando le dif-
- sottolineava il Papa nel messag- ferenze, è stata una testimonianza
gio per il 1° gennaio 1992 - essi so-
no chiamati, individualmente e tutti
insieme, ad essere messaggeri e co-
struttori di pace: come gli altri e più
degli altri". Per quest o, all' inizio
del 1993, Giovanni Paolo II torna
ad Assisi per pregare per la pace in
Europa, in particolare nei Balcani,
assieme ai rappresentanti delle altre
Chiese cristiane, degli ebrei e dei
musulmani del vecchio continente.
In questo stesso spirito, in conti-
agli occhi del mondo . La solidarietà
fra credenti di diverse religioni può
essere un esempio e uno stimolo a
proseguire più risolutamente verso
la solidarietà tra popoli diversi. Per
colmare l'abisso sociale ed econo-
mico che separa i paesi ricchi del
Nord dai paesi poveri del Sud, abis-
so che costituisce una minaccia sem-
pre più grave per la pace, come ap-
punto ci ricorda la "giornata mon-
diale" '93·.
nuità con Assisi , si terrà a Milano
Silvano Stracca

2.7 Page 17

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di Pietro Moschetto
UNA NUOVA PROSSIMA
SCONFITTA?
Secondo il documento "Estadisti-
cas del sector foresta! y maderero
del Ecuador 1991 ", il 42,39% del ter-
ritorio nazionale è coperto da boschi
naturali. Sono oltre 11 milioni di etta-
ri, dove predomina il bosco tropicale
umido (1'80% del totale}, con aree
minori di bosco subtropicale umido
(il 16%) e piccoli residui di una for-
mazione forestale tropicale secca.
Nonostante un territorio relativa-
mente piccolo (leggermente inferiore
a quello dell'Italia}, l'Ecuador possie-
de approssimativamente 25 mila
specie di piante vascolari, che supe-
rano ampiamente le 17 mila cono-
sciute in Nordamerica (con i suoi 9
milioni di kmq). E si sono classificate
per lo meno 1550 specie di uccelli e
2433 specie di vertebrati terrestri.
EPPURE, TRA 18 E 28 ANNI,
L'ECUADOR non avrà più boschi.
La distruzione della foresta è così va-
sta e radicale, che ogni anno sono eli-
minati 340 mila ettari di selva. A que-
sto ritmo, tutti i boschi che non sono
parchi o riserve, sono destinati a
scomparire tra gli anni 201 O e 2020.
E sarà una scomparsa definitiva.
Il sistema ecologico della foresta
tropicale è molto fragile, ed è facile
spezzarne gli equilibri naturali . È
certamente il bioma più ricco, sia
per densità che per diversità di orga-
nismi. Però, a differenza del bosco
delle zone temperate il cui suolo è
tappezzato di foglie morte e resti or-
ganici di ogni tipo, il terreno della fo-
resta tropicale è nudo. Il clima caldo
umido determina un ritmo di vita co-
rapido che il materiale caduto al
suolo si scompone immediatamente
per rientrare nel ciclo elementare ed
essere nuovamente utilizzato . Prati-
camente, nella parte inorganica del
suolo della foresta tropicale, non ci
sono riserve minerali significative.
Una volta che la comunità naturale
di vegetali è stata distrutta, il suolo
s'indurisce quasi come il cemento.
PER LUNGHI SECOLI, GL'INDI-
GENI e i contadini hanno utilizzato
piccoli pezzi di foresta tropicale, ta-
Ragazza ecuadoriana.
gliandone gli alberi o, più frequente-
mente, bruciandoli. Sfruttavano il
terreno per le attività agricole duran-
te alcuni anni. Quando il suolo si era
fatto troppo duro, andavano altrove,
lasciando che il bosco rìprendesse il
sopravvento. Ma oggi la situazione
è cambiata radicalmente . I boschi
sono distrutti senza misericordia
non solo per lo sfruttamento rapace
del legname da parte delle grandi
imprese, ma anche per altre cause:
la povertà, la necessità di terre e la
mancanza di fonti alterhative di en-
trate per una popolazione in rapida
crescita.
Per ciò che riguarda la zona co-
stiera equatoriana, i suoi boschi so-
no i più minacciati. C'erano, all'arri-
vo degli spagnoli, almeno 80 mila
kmq di foresta primaria. Oggi resta-
no poche superstiti isole di boschi
con vario grado di alterazione. Le
aree in migliori condizioni di conser-
vazione si trovano nella provincia di
Esmeraldas.
La distruzione della selva, a parte
il suo valore biologico, sta determi-
nando grave pregiudizio all'econo-
mia dei suoi abitanti , in particolare
gli indios Chachis e Awa e i "more-
nos" , le piogge si fanno sempre più
rare (o, quando arrivano, invocate e
benedette, sono così micidiali e dila-
vanti che distruggono dimore e cam-
pi) e il processo di desertificazione è
inesorabile.
C'è ancora tempo per correre ai
ripari.
Famiglia
Salesiana
INDIA. Le Suore di Maria Immacolata
Ausiliatrice di Krishnagar sono state
ammesse ufficialmente alla Famiglia
Salesiana. La congregazione è stata fon-
data dal vescovo salesiano mons. Louis
Laravoire Morrow e si caratterizza per
la spiritualità della "piccola via" di
Santa Teresa di Lisieux e per lo spirito
del " Da mihi animas" e del sistema pre-
ventivo di Don Bosco. Ha detto il Ret-
tor Maggiore: «L'incontro tra Don Bo-
sco "salesiano" e Santa Teresina "car-
melitana" potrà diventare un bene co-
mune a tutta la Famiglia di Don
Bosco».
THAILANDIA. Madre Marinella Ca-
stagno in una rapida visita alla nazione
ha consegnato il crocifisso missionario
alle prime due Figlie di Maria Ausiliatri-
ce che si recheranno in Cambogia. Le
FMA lavoreranno accanto ai salesiani
che hanno aperto un orfanotrofio a
Phnom Penh.
PERÙ. Le Figlie di Maria Ausiliatrice
hanno aperto una presenza missionaria
a Lares, una cittadina sui pendii delle
Ande . In 126 anni dalla fondazione del-
la città è la prima congregazione femmi-
nile a essere presente in quella zona. Le
suore coordineranno circa 20 comunità
campesine, occupandosi soprattutto
della formazione dei catechisti, della
promozione della donna, della pastora-
le sanitaria e dell'alfabetizzazione.
ROMA. La settimana di spiritualità per
la Famiglia Salesiana che si svolgerà al
Salesianum di Roma nei giorni 25-29
gennaio '93 ha per tema "Educare all'a-
more"
FORLÌ. Con un libro curato da Gio-
vanni Tassani si è reso omaggio ai 50
anni di presenza dei salesiani nella citt~.
Testi, documenti, testimonianze, "vive
e mai retoriche", come ricorda il card.
Silvestrini nella presentazione, richia-
mano i meriti di quanti hanno costruito
questa storia. Oggi a Fori! i salesiani
hanno una scuola professionale per
meccanici, un pensionato aeronautico,
la parrocchia e l'oratorio-centro giova-
nile.
AUSTRIA. Il Rettor Maggiore è stato
festeggiato il 21 -22 novembre a Vienna
alla Don Bosco Haus. È la prima volta
che questo appuntamento tradizionale
si svolge fuori Italia. Alla festa hanno
preso parte anche rappresentanti delle
altre nazioni del centro Europa.
1 GENNAIO 1993 - 17

2.8 Page 18

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REPORTAGE
NELLA TERRA
DIALI' AGCA
di Francesco Motto
Da 90 anni i salesiani
sono a Istanbul. Il senso
della loro presenza in
una società rigidamente
islamica.
D ue ore esatte di volo da Roma
a Istanbul sorvolando la Gre-
cia, una mezzoretta di macchina
lungo lo splendido mar di Marmara
e su per l'erta che conduce alla zona
degli alberghi a cinque stelle, ed ec-
coci davanti alla cattedrale dello
Spirito Santo di Istanbul. La faccia-
ta, invero, non la si vede dalla stra-
da, la si deve cercare (al di là di un
sottopassaggio), perché così esigeva-
no le leggi di un secolo e mezzo fa
nelle terre dell'impero ottomano.
Dall'8 dicembre 1989 la parrocchia
della cattedrale è affidata alle cure
pastorali dei salesiani.
Mi domando perché mai i salesia-
ni hanno accettato una simile ''ope-
ra'' che risulta piuttosto estranea al-
la tradizione salesiana. Mi danno
una risposta tanto precisa quanto
definitiva: perché la Chiesa di Istan-
bul era in forte crisi di clero diocesa-
no ed i figli di Don Bosco sembraro-
no all'allora vicario apostolico dei
Latini, mons. Pierre Dubois, i
"commandos" adatti al caso.
I salesiani hanno accolto la sfida;
ovvio che accanto alla cattedrale
hanno immediatamente aperto un
oratorio per i giovani.
to don Michele Rua, che dopo qual-
che anno non mancò di visitarli. Sa-
rebbero passate decine e decine di
anni prima che un altro successore
di Don Bosco, l'attuale rettor mag-
giore, don Egidio Viganò, li rivisi-
tasse. Lo avrebbe fatto in occasione
del centenario dell'andata dei sale-
siani in Terra Santa (1991) .
Per tutti questi anni i figli di Don
Bosco operarono nel collegio "Giu-
stiniani", scuola italiana sulle rive
del Bosforo. Migliaia i giovani pas-
sati fr.a quelle mura e riusciti nelle
arti liberali e nelle professioni ma-
nuali. Ma dieci anni fa la scuola do-
vette cambiare pelle: venuti meno i
ragazzi italiani, diede (finalmente!)
spazio ai.turchi, senza distinzione di
provenienza, sesso, religione e rito.
Oggi la scuola, che ha cambiato no-
me, è frequentata da un migliaio di
Panoramica su Istanbul
dalla Moschea Blu.
giovani. Direttore responsabile è un
salesiano italiano, fattosi "turco"; i
docenti sono tutti del posto, cristia-
ni e musulmani.
·
Un cristianesimo in agonia?
Questa terra pare avviarsi a per-
d~re ogni segno di presenza signifi-
cativa. Eppure l'Asia minore è stata
terreno fertile per i primi evangeliz-
. Dopo 80 anni si cambia
Ad Istanbul i salesiani ci sono da
90 anni, dal 1903. Li mandò il pri-
mo successore di Don Bosco, il bea-
18 · 1 GENNAIO 1993
Istanbul. Festa del ringraziamento alla scuola «Evrim Lisesi».

2.9 Page 19

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30 mila, di fronte alla quasi tota-
lità di fedeli di Allah, che stando ai
dati ufficiali, hanno una moschea
ogni 857 persone. Nel quinquennio
1984-1988 i musulmani hanno co-
struito 8 mila nuove chiese, nel 1989
hanno tenuto 4715 corsi di Corano
per 153 mila partecipanti. Lo Stato,
per volontà del fondatore della re-
pubblica, Ataturk, è "laico", ma la
finanziaria del 1992 ha concesso un
contributo pari a 5 mila miliardi di
lire italiane per incrementare l'I-
slam.
Si è detto e con ragione: ''visto
che non ci sono molte speranze di
incrementare la quantità di cattoli-
ci, puntiamo sulla qualità". Ora
preparare la qualità per il domani
significa curai-e la gioventù di oggi.
Ecco spiegato l'arcano del perché le
autorità religiose si siano rivolte ai
Francesco Motto (al centro), autore del reportage,
durante Il suo viaggio nel Medio Oriente.
zatori. Ha visto san Pietro predica-
re e divenire primo vescovo di An-
tiochia (prima ancora che a Roma);
ha dato i natali a Paolo di Tarso e
accolto san Giovanni e la Madonna
a Efeso. Ha visto i padri dei primi
quattro grandi concili ecumenici del
III e IV secolo. Ebbene, oggi su una
popolazione pari a quella italiana, i
cristiani sono appena 100 mila, a lo-
ro volta suddivisi in ortodossi, cat-
tolici di rito latino, armeni cattolici,
caldei, cattolici di rito bizantino,
siro-cattolici, protestanti. I cattolici
dei vari riti raggiungono a stento i
salesiani proprio per la parrocchia
più importante della città. Con loro
dovrebbero esserci i giovani, molti
giovani. Con tutto il rispetto, s'in-
tende, per le attuali poche centinaia
di adulti-anziani che settimanal-
mente frequentano la cattedrale.
Ma che problemi!
Fino al 1990 era proibito in terra
turca qualsiasi insegnamento cri-
stiano nelle scuole, anche in quelle
private, anzi era obbligatorio per
IN LIBRERIA
GAlTANO rllllTTI INZO BIANCO
1492: Cristo
nel Nuovo Mondo
Collana ccMondo Nuovon
Con i suoi opuscoli di 32-48 pagine,
diffusi in oltre 6.000.000 di copie, la
collana costituisce una piccola «en-
ciclopedia della fede». Molti parroci
acquistano gli opuscoli a particolari
condizioni, e li diffondono nella «Ri-
vendita parrocchiale». Ecco una se-
lezione di titoli.
BIBBIA 87. La Bibbia parola del-
l'uomo, parola di Dio• 103. Tu co-
nosci Gesù? • 105. La Bibbia «lette-
ra d'amore• di Dio agli uomini
SACRAMENTI 29. Mi alzerò e an-
drò da mio padre • 78. Quando un
matrimonio è nullo• 97. Confessio-
ne, festa del perdono• 126. A cena
col Signore. La comunione.
MORALE 73. Tra oroscopi e ma-
gia • 112. La Compagnia della buo-
na morte (eutanasia) • 121 . Aborto:
il punto di vista cristiano• 122. Vi-
vere le Opere di Misericordia• 130.
Decalogo: legge che libera
CHIESA 64. Cristo sl , Chiesa no?
• 66. Parrocchia aperta • 124. Fa-
miglia, sei stata pensata da Dio
PROBLEMI SOCIALI 44. La fami-
glia e gli anziani • 58. Ma liberaci
dalla solitudine • 84. Responsabili
della creazione • 128. Quando lo
sport diventa violento.
Prezzo degli opusco/1: Lire 1.000
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN • TO
Tel. 011195.91.091
clc Postale 8128
1 GENNAIO 1993 - 19

2.10 Page 20

▲back to top
Anche a Istanbul è oratorio.
tutti - in aperta contraddizione
con la sempre riaffermata "laicità"
· dello stato - l'insegnamento della
cultura e della morale islamica. Dai
sei vescovi della Turehia è stata con-
dotta con caparbietà una lunga bat-
taglia, volta ad ottenere l'esonero
da tale insegnamento e la possibilità
di dare un'educazione cristiana ai
battezzati. Le richieste alla fine so-
no state accolte, ma a una condizio-
ne; che ci fossero almeno quindici
alunni che avanzassero domanda di
tale insegnamento. Non si trovaro-
no . Conseguenza: qualsiasi tipo di
istruzione religiosa è possibile solo
all'ombra del campanile.
Ma c'è dell'altro. La Turchia,
tradizionale bastione della Nato ai
tempi della guerra fredda , dotata
del più forte esercito fra gli stati
membri, aspira giustamente ad en-
trare nella CEE, ma non riconosce
personalità giuridica alla Chiesa la-
tina ed alle congregazioni religiose.
Per esse significa tutta una serie di
problemi, non ultimo quello della
precarietà economica, dovendo tut-
ti i beni essere intestati alle singole
persone. Passi si stanno facendo in
questo senso, ma il processo è lento.
Ed anche quando l'obiettivo fos-
se perseguito, dove trovare clero
sufficiente ai bisogni? Troppo scar-
so quello turco; troppi pochi sacer-
doti e religiosi che parlano la lingua
locale. Con colpevole ritardo si è
20 - 1 GENNAIO 1993
capito il discorso dell'inculturazio- di loro hanno già la cittadinanza
ne della fede . E se a tutto ciò si ag- , turca, la stima delle autorità nei lo-
giunge il fatto che esistono forti in- ro confronti è altissima, i giovani
dizi che la Turchia stia preparando- frequentano numerosissimi la scuo-
si ad assumere l'egemonia ed il con- la-e l'oratorio interrituale e presto,
trollo dell'area centro-asiatica, poli- ci si augura, interconfessionale, ani-
ticamente sconvolta dal crollo del-
l'URSS e dalla guerra del golfo, al-
lora c'è veramente di che rimboc-
carsi le maniche, dopo aver con-
giunte le mani in preghiera_
mato da un entusiasta salesiano di
origine iraniana. La cattedrale, già
officiata da mons. Roncalli, futuro
papa Giovanni XXIII, e visitata da
papa Paolo VI e dall'attuale ponte-
fice, è stata quasi completamente
restaurata_ Il clero diocesano ed i
Qualche seme di speranza
Ma non c'è ombra senza luce.
Dopo nove secoli di separazione
(1054-1964), papa Paolo VI e il pa-
triarca di Costantinopoli, Atenago-
religiosi, missionari o meno, colla-
borano nell' attività di pastorale gio-
vanile, grazie anche a qualche strut-
tura di supporto, come la residenza
nella splendida isola di Bujucada
che, con le altre sorelle del Mar di
ra, si sono abbracciati nella città Marmara, sembra far l'occhiolino
santa di Gerusalemme_ Nel 1967 si alla prospiciente metropoli costanti-
sono scambiati reciproche visite di niana.
cortesia. A sua volta papa Giovanni Frutti maturi si intravedono al-
Paolo II, al termine della sua visita 1'orizzonte. Intanto non manca
in Turchia, il 30 novembre 1979, co- neppure qualche battesimo di adul-
sì si è rivolto alle autorità di gover- ti, amministrato nella cattedrale
no: «Il principio di questa libertà di stessa, fra l'inimmaginabile com-
coscienza, così come quella della re- mozione dei cristiani presenti .
ligione, di culto e di insegnamento, Ma il futuro è, come sempre, nel-
è riconosciuto nella costituzione di le mani di Dio_ I salesiani di questa
questa Repubblica. lo mi auguro
che tutti i credenti e le loro comuni-
tà ne beneficino sempre più».
In attesa che gli auspici papali si
realizzino, i salesiani non stanno
con le mani in mano. Ormai quasi
città hanno consacrato un altare
della cattedrale a Don Bosco . Si so-
no però tolti la talare, per lavorare
più e meglio per i giovani figli di
questa terra_ Alì Agca, l' attentatore
del papa, è nato da queste parti.
tutti parlano la lingua locale, alcuni
Francesco Motto

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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a cura di Eugenio Fizzotti
COMUNICARE LA FEDE
di Carlo Maria Martini e altri
Milano, Editrice Ancora, 1992,
pp. 127, lire 12.000
Il volume raccoglie una serie
di contributi di taglio teologico-
pastorale e spirituale sulla scia
della lettera pastorale " Effatà -
Apriti" , che il Card . Martini inviò
alla diocesi milanese nel 1990.
Quadro di riferimento unifi-
cante è una duplice consapevo-
lezza: da un lato che le persone
vanno aiutate a compiere i passi
della fede e dall'altra che i sa-
. cerdoti hanno bisogno di riceve-
re una formazione permanente
che li abiliti a svolgere debita-
mente tale compito nelle condi-
_zi_oni attuali.
Destinatari privilegiati sono
quindi i pastori d'anime, ma ne
trarranno giovamento anche tut-
ti coloro che, desiderosi di ap-
prendere come comunicare la
fede, vogliono mettersi alla
scuola della Parola di Dio e del-
le· moderne metodologie comu-
nicative.
VOGLIAMO VEDERE GESÙ
L'UOMO DEL VANGELO
DAGLI EVANGELI
MEDITAZIONI BÌBLICHE
di Pietro Luzi
Leumann, Elle Di Ci, 1992,
pp. 359, lire 25;000
Frutto di una lettura prolunga-
ta e attenta dei quattro Vangeli,
il libro costituisce uno studio
ampio, articolato e approfondito
della figura umana di Gesù.
L'autore, infatti , intendendo ri-
fiutarne ogni idealizzazione e
ogni ideologizzazione, si man-
tiene il più possibile aderente al
dato evangelico e preferisce evi-
denziare quelle manifestazioni
immediate e quotidiane che
hanno il sapore della genuinità
e dell'autenticità.
Risaltano così il modo di esse-
re di Gesù , il linguaggio che
usa, il modo con cui tratta la
génte, i sentimenti più intimi che
lo attraversano. Non mancano
poi annotazioni circa il contesto
storico e culturale della Palesti-
na, e di particolare interesse ri-
sultano sia il profilo psicologico
che quello iconografico.
<iiiaaomo Daequbw
LIBERTÀ DI INVECCHIARE
UN'ARTE CHE SI IMPARA
di Giacomo Dacquino
Torino, SEI, 1992,
pp. 221, lire 23.000
L'avvento della società indu-
striale avanzata ha privato l'an-
ziano del ruolo di depositario
dell'autorità e della saggezza da
lui ricoperto nelle società tradi-
zionali. Invecchiare sembra
equivalere, oggi, a una perdita
di potere vitale, economico, so-
piale, come se la vecchiaia non
fosse altro che un preludio alla
morte.
Avvalendosi della sua ricca
esperienza professionale, ac-
quisita ascoltando storie, biso-
gni, disagi e ansie degli anziani ,
l'autore affronta le problemati-
che legate a tale fase della vita
non da clinico per esperti in ma-
teria, ma da essere umano che
si sente vicino ad altri esseri
umani. In tal modo chi è vec-
chio, e chi si appresta a diven-
tarlo, viene aiutato a vivere più
serenamente e con ·grande sag-
gezza la sua esistenza, guar-
dando con speranza al futuro
nonostante il lento venir meno
delle proprie forze.
A
DIALOGHI
SULLA
VITA RELIGIOSA
aruradi
AntonioUgenti
Egidio Viganò - Lilia Capretti -
Bartolomeo Sorge
DIALOGHI SULLA
VJTA RELIGIOSA
a cura di Antonio Ugenti,
Casale Monferrato, Piem!Tie,
1992, pp. 213, lire 30.000
Invitando al dialogo il Rettor
Maggiore dei Salesiani, la Su-
periore Generale delle suore
dell'Apostolato Cattolico e l'at-
tuale responsabile dell'Istituto
di formazione politica " Pedro
Arrupe" di Palermo, il curatore
di questo volume ha voluto che
venissero messe a nudo le pro-
blematiche vere e concrete del-
la vita religiosa, rendendole così
accessibili al grande pubblico.
Ed è ben riuscito nel suo in-
tento .
I temi infatti della consacra-
zione, della missione, dell'au-
tenticità, della pratica dei consi-
gli evangelici , della vita comu-
ne, dell'impegno sociale, del-
l'attenzione al segni dei tempi
non sono appannaggio esclusi-
vo dei religiosi, ma coinvolgono
tutti i cristiani, consapevoli che
la comunità ecclesiale si co-
struisce ponendo in comunione
le proprie specificità e condivi-
dendo ansie e speranze.
Di particolare interesse docu-
mentario è l'appendice nella
quale vengono riportati ampi
stralci di documenti del Magiste-
ro che hanno affrontato i punti
névralgici della vita religiosa nei
risvolti sociali ed ecclesiali.
DIETRO UN SORRISO
ALESSANDRINA MARIA
DA COSTA
di Gabriele Amorth
Milano, Edizioni Paoline, 1992,
pp. 139, lire 15.000
Gettatasi da una finestra per
salvaguardare la sua purezza,
Alessandrina Maria da Costa,
una mistica portoghese del no-
stro secolo (1904-1955), restò
paralizzata in un letto per molti
decenni, dando testimonianza
di una costante adesione alla
volontà di Dio e di un'offerta si-
stematica della sua sofferenza.
Il suo amore all'Eucaristia
(negli ultimi tredici anni di vita
visse solo facendo la comunio-
ne quotidiana) e alla passione di
Cristo (soffriva dolori lancinanti
in corrispondenza alle parti feri-
te del Salvatore) si è tradotto in
un'incessante sete di anime che
l'ha resa un'ostia vivente sull'al-
tare del dolore.
Il volume delinea un profilo af-
fascinante e accattivante di
Alessandrina e permette sia di
conoscerne la storia e sia di col-
laborare per rendere più spedito
l'iter per la sua_causa di beatifi-
cazione .
La rivista non fa servizio di
vendita per corrispondenza.
Rivolgersi direttamente alle li-
brerie cattoliche o alle rispet-
tive editrici.
1 GENNAIO 1993 - 21

3.2 Page 22

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TESTIMONI
VIVERE E MORIRE
PER LE BEATITUDINI
di Menico Corrente
«Morire martire a
Jangas», ha titolato
l'Avvenire ricordando
la testimonianza di
sangue offerta in Perù
dal giovane volontario
Giulio Rocca.
S ono venuti in tanti, più di due-
mila, a lsolaccia Valdidentro
per condurre a sepoltura il giovane
Giulio Rocca Or'iani. Giulio si tro-
vava da tre anni come volontario a
Jangas: 200 anime sulla Cordigliera
22 - 1 GENNAIO 1993
peruviana. È stato ucciso a trent'an-
ni da un drappello di terroristi, la
sera del primo ottobre.
Montanaro, era giusto che moris-
se in montagna, hanno scritto. Ma
le sue montagne erano ormai quelle
di altre latitudini.
Giulio aveva cominciato presto a
occuparsi degli altri. A sedici anni
aveva partecipato in Italia ai campi
di raccolta rottami dell'Operazione
Mato Grosso per sostenere i primi
progetti in America Latina. Era par-
tito poi per quattro mesi di "prova"
in Brasile. Infine s'era deciso per la
missione a tempo pieno.
Qualcuno l'.ha definito un marti-
re. Certo è stato un testimone. È
morto per aver fatto una scelta di
amore e di servizio. «La sua fine ci
fa pensare come la nostra scelta sarà
sempre più vera e più dura: il gioco
si fa serio», ha scritto Roberto Be-
retta su Avvenire.
n coraggio delle proprie scelte
Giulio era un ragazzo testardo e
schietto_ Diplomato in agraria, in
realtà a Jangas si occupava soprat-
tutto di una cooperativa giovanile
di intaglio. Era questo il mestiere
che conosceva meglio, avendo sem-
pre lavorato nel laboratorio del fra-
tello artigiano del legno_ Essendo
Jangas in posizione strategica tra

3.3 Page 23

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Giulio Rocca.
Dalla lettera di Giulio Rocca a mons. Gurruchaga:
«Ho l'intenzione di deA1ere qualcosa di definitivo per la mia vita e di intra-
prendere il cammino di formazione del seminario. Credo di avere questo
desiderio da quando ero bambino. Sono cresciuto in una famiglia buona.
Mio padre mi ha sempre dato buon esempio con il suo lavoro e la sua fede
semplice. Mia madre mi ha insegnato sempre a mettere Dio al primo po-
sto, in qualunque momento. Ricordo bene che, da bambino, nella mia fa-
miglia recitavamo tutti insieme il santo Rosario la sera e andavamo a pre-
gare presso una cappella dedicata alla Vergine Ausiliatrice.
Mai come ora mi rendo conto di aver perso molto tempo in cose inutili e
soprattutto di aver cercato più con la testa che con il cuore quale poteva
essere il cammino della mia vita. Ora mi pare di non poter perdere altro
tempo e di dover spendere bene questa mia vita. Stando qui, in mezzo
ai poveri, mi sento chiamato ogni giorno a rinnovare la promessa che ho
fatto di aiutarli. ..
Desidero seriamente cambiare vita, vivere per Dio. A trent'anni mi pare
che niente sia più importante che seguire Gesù».
Lima e le altre missioni, badava an-
che allo smistamento dei materiali
destinati ai vari progetti.
Si era quasi abituato alle minac-
ce. E agli inviti a smetterla e ad an-
dare altrove. I maoisti di Sendero
Luminoso, il gruppo terroristico
che imperversa in Perù, vogliono
che la carità finisca, perché fa sbol-
lire la rabbia e spegne la carica rivo-
luzionaria. «L'ultima volta che ho
visto Giulio», dice un suo amico,
«mi aveva detto che i senderisti pas-
savano spe_sso, a chiedere soldi e a
minacciare. Ma lui gli teneva testa,
anzi li aveva chiaramente invitati a
sospendere le visite minatorie. Giu-
lio aveva il coraggio delle sue idee».
Ma la sera del 1° ottobre un grup-
petto di armati era venuto a cercare
proprio lui e il suo parroco. Giulio
li aveva seguiti e l'avevano poi tro-
vato due ore dopo accanto alla jeep.
C'era anche una scritta, un ultimo
"avvertimento". «Ma in realtà non
sappiamo chi sia il responsabile del-
1'omicidio: spesso bande di briganti
comuni mascherano le loro ruberie
con l'etichetta di Sendero. C'è an-
che chi sospetta una vendetta dei
narcotrafficanti, che non tollerava-
no più l'opera svolta da Giulio con-
tro la coltivazione della coca tra i
campesinos». Campesinos, che han-
no raccolto la terra inzuppata dal
suo sangue e l'hanno deposta sul-
l'altare.
Giulio Rocca sarebbe rientrato in
Italia in questi mesi. Aveva ormai
maturato la decisione di entrare in
seminario per diventare sacerdote
nella diocesi di Huaraz e ne aveva
espresso il desiderio al vescovo sale-
siano José Ramon Gurruchaga in
una calda lunga lettera, scritta tre
giorni prima di morire. «Caro mon-
signore», gli aveva scritto. «Ho il
desiderio di decidere qualcosa di de-
finitivo per la mia vita. Mi pare di
non poter rimandare una decisione
che da molto tempo penso di pren-
dere: seguire la vocazione di consa-
crarmi al Signore e di entrare in se-
minario. Mia madre mi ha insegna-
to sempre a mettere Dio al primo
posto. Solo adesso mi rendo conto
di aver perso molto tempo dietro a
cose inutili. A trent'anni mi sembra
che niente ha più valore che seguire
Gesù. Non voglio più perdere
tempo».
1 GENNAIO 1993 - 23

3.4 Page 24

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VISTI DA VICINO
di Jean-François Meurs
I nostri lettori si sono
ormai fatti l'occhio con
«Serdu», il disegnatore
belga Serge Duhayon,
che da più di un anno
commenta con le sue
strip «Il diario
di Andrea».
E ro dodicenne quando ho sco-
perto il suo nome per la prima
volta: sedevo su un banco della
scuola Don Bosco di Tournai (Bel-
gio) nella quale ero appena arrivato.
Tra tutti i disegni del banco, uno
aveva attirato il mio sguardo: era un
uccello che prende il volo, con la
scritta: «Addio, mia piccola scuola.
Serge Duhayon (SERDU)».
Nella scuola con allegria
Serdu non ce l'aveva con la scuo-
la, tutt'altro. Vi è addirittura torna-
to tre anni dopo come insegnante.
Ci chiedevamo come avrebbe fatto
a cavarsela. Me lo ricordo, ci faceva
un'ora di geografia. Guadagnò la
nostra indulgenza con i suoi disegni
.alla lavagna. Quelle linee rapide e
geniali finivano col farci stare zitti e
ci chiedevamo come facesse! Grazie
a lui, mi è rimasto impresso che il
pesce spada si pesca nel nord del
Giappone, perché ci ha raccontato
«Il vecchio e il mare». Era pratica-
mente all'avanguardia della peda-
gogia moderna, dato che senza sa-
perlo praticava l'interdisciplinarità:
24 - 1 GENNAIO 1993
geografia, disegno e letteratura in
un unico corso.
Della scuola ha conservato nei
suoi disegni un attrezzo antico e og-
gi del tutto scomparso: il berretto
dell'asino. Secondo Serdu, lo stu-
dente è così. Come il parroco, che
lo si riconosce dalla veste (almeno
nel modo di vestire tradizionale).
~
Dalla parte dei ragazzi
Nonostante la sua barba sale e
pepe, Serdu ha conservato lo spirito
dell'infanzia, ed è rimasto dalla
parte dei giovani. Non soltanto per-
ché gli piace viaggiare, ma perché
dentro di lui c'è un adolescente che
non dorme mai e che rimane il suo
migliore complice. È scanzonato,
come chi non si adatta a entrare nei
ranghi. Questo potrebbe apparire
non troppo serio alla sua età. Ma si
sa, un docente d'arte è sempre un
po' " speciale" . Lo scusano anche i
colleghi: «È un artista», dicono.
È convinto che nella scuola, a vo-
lerlo, ci potrebbe essere più libertà.
Sì, Serdu ha ancora molti conti da
saldare con l'autoritarismo scolasti-
co, un sistema che non aiuta sempre
a maturare; una concezione della vi-
ta che può diventare meschina e che
va avanti spesso per inerzia. In pa-
role povere, Serdu lavora nelle aule
scolastiche, ma ci vive con la menta-
lità di chi è sempre pronto a marina-
re la scuola.
Serdu è molto affezionato al suo
lavoro perché crede nel _ruolo del-
l'insegnante di disegno. E convinto
che accanto alle scienze esatte, l'ar-
te abbia un suo modo di portare alla
conoscenza della realtà. Oggi la
scienza e l'economia tendono a
quantificare tutto: il corso di dise-
gno aiuta a vedere gli aspetti quali-
tativi delle cose. Il suo programma
,.----- ~. ;:;,
-.
, ,, .,,-.l(,C
)I•
. >,

3.5 Page 25

▲back to top
in tre punti è questo: prima di tutto
far crescere negli allievi la capacità
di disegnare e usare gli strumenti,
perché anche l'arte e la bellezza sca-
turiscono da un lavoro ordinato e
corretto; secondo: stimolare la fan-
tasia e la creatività personali; terzo:
sviluppare lo spirito di osservazione.
Tutto questo aiuta l'allievo a stare
meglio nel mondo. E la posta in gio-
co è grande perché la creatività è in
stretta relazione con la contempla-
zione e l'interiorità. E senza interio-
rità, come si può resistere ai tanti
condizionamenti e al consumismo?
... L1 ùhllCO
ELtHttvTO
.57A-f?> ILG
D6ll. 1INSearAHE-t.Jio)
o
~1111
E dire che si è dato al disegno
quasi per caso. Solo perché quel
giorno la scuola superiore dove vo-
leva iscriversi era chiusa, ed è anda-
to a vedere altrove...
n palombaro
Può sembrare banale dire che l'u-
morismo è una boccata d'ossigeno
per il nostro mondo. Se il disegna-
tore respira bene, il mondo riprende
BS
fiato. Serdu è uno di questi palom-
bari del nostro tempo, che distribui-
sce l'ossigeno per immergersi nella
realtà quotidiana soffocante. E c'è
bisogno di un sacco di coraggio,
perché dietro la superficie della
realtà l'umorista è chiamato a im-
mergersi più a fondo, per trovare
verità dimenticate, che magari ci si
preoccupa di nascondere.
Serdu è narcisista. Lui dice di no,
ma per uno che vuole essere sensibi-
le alle cose storte, mute, sorde o cie-
che attorno a sé, questo è indispen-
sabile. Bisogna provare per primi
soddisfazione e arricchimento dal
proprio lavoro per poterli trasmet-
tere agli altri. E col sorriso sulle lab-
bra. Dove ci si aspetterebbe uno
scoppio d'ira, di dolore o di paura,
l'umorista vi mette una battuta.
Alle soglie della filosofia
Serdu ha un sacco di idee nella
sua testa, ma non è un filosofo.
Non sarebbe capace di entrare in
una corrente di pensiero e neppure
a creare una sua scuola filosofica.
Eppure, frequenta, diciamo così, le
frontiere della filosofia. Insomma,
va fino alla soglia, ma non attraver-
sa la porta, bensì gira le spalle. Il
cartoon o il disegno umoristico, in-
fatti, fanno riflettere profondamen-
te, ma in modo indiretto, facendo
leva sull'intuizione, sulla capacità
di cogliere il sottinteso, l'intenzione
satirica.
Serdu è così. Il suo disegno vale
più di un articolo di fondo: è unari-
flessione personale, talvolta imper-
tinente, che funziona come una cri-
tica benevola.
Evitando in questo modo anche di
avere tentazioni suicide.
Dunque Serdu è narcisista, per-
ché sa rifiutare ciò che potrebbe im-
poverire la sua personalità. E aiuta
anche noi a fare la stessa cosa. È
questo il suo modo di battersi per la
dignità di tutti. È qualche volta cru-
dele, ma prima di tutto fraterno.
Non ci squadra dall'alto del suo
super-io rendendoci comici o pieto-
si. Ma c'è in lui anche qualcosa di
imprevedibile, perché c'è un killer
in ogni umorista.
1 GENNAIO 1993- 25

3.6 Page 26

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It
{t, PARI~,1- DIJ/fAR.
VUOLE. fflVORl'f2B))
.50R2Alr~TfO I
C~.OINP~olfPl oìRLIA_ _-
D:.---
protezione dei bambini sulla strada.
Ben vent'anni di fatica, di fantasia,
di organizzazione, per prevenire gli
incidenti stradali tramite l'educa-
zione dei bambini e degli adulti, la
formazione dell'opinione pubblica,
coinvolgendo il potere pùbblico.
Tra viaggi e avventure
Quando gli rimane del tempo, e
riesce a trovarlo, Serdu frequenta
rassegne e mostre in Belgio, in
Francia e persino a Mosca. Perché
sta bene con gli altri e ama incon-
trarsi con la gente, informarsi. Gli
Un buon angelo
Serdu un killer? Figuriamoci! Ep-
pure quando parte contro la guerra
o la fame, dà l'impressione di essere
pronto a tutto. Non rispetta nulla,
soprattutto il danaro, che figura tra
le sue vittime preferite! E questo
piacere assassino è raddoppiato dal
fatto che può uccidere più. volte la
sua vittima! E spara, se c'è bisogno,
anche sul governo, sul fisco, sugli
uomini d'affari. E a volte li attacca
con violenza. La sua è una forma di
amore combattente, di un uomo che
rivendica il titolo di "cavaliere di
chi è senza voce". Perché Serdu è
mite, e gli piace collocarsi dalla par-
te degli umili. E si lancia al soccorso
delle associazioni caritative, sociali,
folcloristiche di ogni specie, alle
quali fornisce illustrazioni per i loro
manifesti, volantini, giornali. La
sua mano sinistra dona generosa-
mente, ignorando il numero dei di-
segni tracciati dalla destra. Proba-
bilmente migliaia!
Tra tutti i suoi impegni, occupa
un posto a parte l'associazione fon-
data da lui nel 1972, dopo aver vis-
suto una tragedia personale, per la
26 · 1 GENNAIO 1993
piace disegnare improvvisando da-
vanti al pubblico, non soltanto nelle
dirette televisive, ma anche in cer-
ti localini del tipo "Toulouse-
Lautrec".
Proprio ,,durante una di queste
manifestazioni, solleticato dal suo
spirito avventuroso, si è dato alla
sfida dei fumetti, in c_ollaborazione
con altri. I suoi quattro figli si rico-
noscono nelle pagine del «P'tit
Bout d'chique», di «Noel et l'E-
laoin».
È ai suoi quattro figli che occor-
rerebbe domandare se sia comodo
avere un babbo sempre in viaggio .
. Ciò che è certo, è che lui è capace
anche di disegnare tra le pentole,
quando è il suo turno di preparare il
pranzo, e il Bollettino Salesiano ha
fretta di ricevere il suo nuovo di-
segno ...
Jean-François Meurs

3.7 Page 27

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INCONTRI
PIERO BADALONI:
VIAGGIO
NEL PIANETA INFANZIA
di Giuseppina Cudemo
Dalla viva voce
dell'autore, le impressioni
di un viaggio
drammatico tra
i meninos dell'America
Latina. La lettura di
un fenomeno che colpisce
in qualche misura a(l,che
l'Italia.
E sce in questi giorni un suo li-
bro: «Infanzia negata - !;altra
faccia dell'America Latina» (ed.
Nuova ERI - L. 18.000): un viaggio
lucido e partecipe nei luoghi in cui il
dramma dei ragazzi mai stati bam-
bini si fa atroce e ci interpella: in
Brasile, dove i meninos de rua (i
bambini della strada) sono sette mi-
lioni e vivono abbandonati a se stes-
si; in Colombia, dove un esercito di
baby-killers tra gli otto e i sedici an-
ni, uccidono per conto dei narco-
trafficanti dietro compenso di pochi
dollari; in Amazzonia, dove i cerca-
tori d'oro si servono dei bambini per
raccogliere le pepite nei cunicoli lun-
ghi appena un metro, scavati hmgo
gli argini dei fiumi, mentre le bam-
bine sono costrette a prostituirsi.
L'intervista
Brasile, Colombia, Amazzonia:
una realtà atroce che lei ha visto e
denunciato. Fra tante testimonianze
raccolte, fra tante immagini, ce n'è
Dall'America Latina all'Italia ragazzi protagonisti di un'infanzia difficile.
una che le è rimasta - più delle altre
- negli occhi e nel cuore?
Credo che ogni storia incontrata
durante questa via crucis vada im-
pressa nella memoria e ricordata
sempre, proprio per impedire che
certe cose si ripetano. Se però devo
sceglierne una, è quella del bambino
più piccolo, di 5 anni, un menino de
rua di Rio de Janeiro, che dopo
aver subito una delle tante violenze
da parte degli squadroni della rrior-
te, ha pagato con la vita, ad un an-
no di distanza, proprio per il fatto
1 GENNAIO 1993 27

3.8 Page 28

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di essere stato oggetto e testimone
di quelia violenza.
Dall'America Latina all'Italia.
Ancora un panorama di abusi e vio-
lenze sull'irtfanzia, che la cronaca ci
mette sotto gli occhi tutti i giorni.
Qual è il compito dell'informazione
a 'riguardo, secondo lei?
L'intento di questo mio libro è
proprio quello di far capire alla gen-
te che i'America Latina non è poi
così lontana. L'ondata di violenza
sull'infanzia è già arrivata anche da
noi, ha cominciato a lambirci, ma
forse siamo ancora in tempo ad at-
ginarla. Ci sono tanti modi di fare
informazione e l'uno non elude l'al-
tro. Secondo me, comunque, accan-
to alla denuncia sono necessari stru-
menti propositivi per poter co-
struire.
Se dovesse individuare delle re-
sponsabilità pubbliche e politiche,
oltre che individuali, a proposito del
problema dell"'infanzia negata" in
Italia?
Credb che esse riguardino non so-
lo le istituzioni, ma anche la gente,
e sono il frutto di una cultura sba-
gliata, quella dell'indifferenza e del-
l'egoismo che prevale su quella del-
la solidarietà e dell'attenzione. Cet-
tamente le istituzioni debbono farsi
carico di creare un'inversione di
tendenza di questa cultura, ma que-
sto non scarica dalle loro responsa-
bilità le p~rsone singole, che in que-
sta indifferenza ci stanno bene. La
critica alle istituzioni, cioè, non de-
ve diventare un alibi.
Non solo l'infanzia è negata, an-
che l'adolescenza e la giovinezza,
talvolta, lo sono: i suicidi cercati in-
consciamente all'uscita dalle discote-
che, quelli messi in atto volutamen-
te, il problema della droga, ecc.
Quali sono le cause del disagio gio-
vanile?
Già prima dicevo che l'America
Latina è dietro l'angolo: i mille se-
gnali che anche qui da noi ci arriva-
no, vanno letti come manifestazioni
di un malessere profondo che trava-
glia una società vicinissima al col-
lasso. te cause? La mancanza di
punti di riferimento saldi, di valori
andati in crisi a causa del mito del
benessere, un'illusione tra l'altro,
della quale ci stiamo rendendo con-
to. Si va alla ricerca del proprio
28 . 1 GENNAIO 1993
I Piero Badaloni , laureato
in giurisprudenza, è alla RAI
dal 1971 ..
egoistico star bene e non si coltiva la
solidarietà, la condivisione. Ci si
chiude nel nostro microcosmo e la
ricerca esasperata di un ''posto al
sole''.
La speranza nonostante tutto
Il suo lavoro la porta a contatto
con realtà inquietanti e spesso, scon-
volgenti. Come coltiva, nella sua vi-
ta, la speranza malgrado tutto?
Forse è un fatto di carattere e di
educazione la mia fiducia che, alla
fine, prevalga la giustizia, il bene.
Credo che per poter agire efficace-
mente è indispensabile un atteggia-
mento positivo: vedere le cose con
realismo, ma coglierne anche gli
aspetti positivi, che ci aiutan9 ad
operare per cambiare anche ciò che
non lo è. Vedere sempre "il bicchie-
re mezzo vuoto" piuttosto che
"mezzo pieno" ci impedisce di
riel!npirlo, cioè di fare la nostra par-
te, frenati da un atteggiamento di-
sfattista. Anche i mezzi di informa-
zione debbono imparare ad avere,
in tal senso, un ruolo più costrutti-
vo ed incisivo.
Secondo lei quali sono gli atteg-
giamenti educativi più efficaci a cui
ispirarsi, nel nostro rapporto con i
figli?
Personalmente sono stato educa-
to all'essenzialità e sono felice di
questo. La civiltà dei consumi ed il
bombardamento pubblicitario stan-
no facendo vedere ai nostri ragazzi
come essenziali, cose che non lo so-
no affatto. lo ho tre figli e ho cerca-
to di insegnare loro a non obbedire
alla logica della pretesa e della ri-
chiesta passiva. Credo che sia un at-
teggiamento etico fondamentale,
the noi adulti dobbiamo assumere
per primi. È inutile altrimenti parla-
re di "questione morale", se non
siamo coerenti con ciò che ritenia-
mo giusto per gli altri. Le nuove ge-
nerazioni poi mi sembrano più coe-
renti di noi ...
Come è riuscito, nei confronti dei
suoi figli, ad arginare i messaggi
consumistici che i mass-media offro-
no loro continuamente?
Comunicando molto con loro. La
famiglia è il primo posto in cui si
gioca il futuro dei ragazzi ed è,
quindi, fondamentale che in essa i
giovani possano avere un dialogo,
un confronto continuo con i genito-
ri. Se le nuove generazioni soffrono
di questi mali, è quasi sempre per-
ché non hanno avuto uno scambio
comunicati:vo profondo con gli
adulti, che li abituasse a vivere in
maniera critica, e non passiva, ia
realtà che li circonda. Con i miei ra-
gazzi (uno ha vent'anni, il secondo
ne ha 17 e l'ultima ne ha 15) ho cer-
cato di parlare molto, abituandoli a
ragionare con la loro testa e a non
farsi condizionare dagli altri. Ho
sempre cercato spazi di confronto
con loro, anche nelle cose quotidia-
ne, come può essere la scelta di ve-
dere insieme un programma televisi-
vo piuttosto di un altro, e di discu-
terci poi su. Spero di aver dato loro
tutto quello di cui avevano bisogno
per crescere sereni, come hanno fat-
to i miei con me.
I suoi impegni di lavoro le hanno
permesso, quindi, di essere un padre
presente?
Ho cercato di non farmi travolge-
re dal lavoro e di mantenere un col-
legamento costante con i miei figli.
Quando non riusciamo a vederci
durante il giorno, ci telefoniamo e
poi, alla sera, ci ritroviamo tutti per
raccontarci le cose della giornata,
vivendo un momento fondamentale
di aggregazione e di scambio. Credo
che su queste cose si gioca il rappor-
to genitori-figli, più che su teorici
insegnamenti.
Giuseppina Coderno

3.9 Page 29

▲back to top
di Jean-François Meurs
Lunedì 12 ottobre. C'è stata una
curiosa discussione in classe que-
st' oggi. La radio questa mattina ha
raccontato di quel tale che è stato
sgambettato in un bar. L'altro si è
scusato- non l'aveva fatto apposta
- ma lui, senza dire niente, è corso
a prendere la carabina e gli ha spa-
rato a bruciapelo.
Sebastiano diceva che avrebbero
dovuto condannarlo e farlo fuori. Il
professore lasciava dire, e questo ci
stupiva, ma si vedeva che seguiva il
nostro discorso. Almeno metà della
classe era a favore della pena di
morte. Tutti si scaldavano e c'era un
bel po' di agitazione.
È a questo punto che il professore
ha chiesto: «Chi è per la pe-
na di morte, dica quale stru-
mento userebbe. Ognuno
esprima la sua opinione».
«lo direi al boia di staccar-
gli la testai», ha detto Seba-
stiano.
«E perché?».
«Perché si vedrebbe scor-
rere il sangue!».
Qualche ragazza faceva
" beeehl" e gesti di nausea
e di disagio.
«In Inghilterra li impicca-
no», ha detto Carlo. «In
Francia li ghigliottinano: è
tutto più semplice».
Claudio diceva: «È me-
glio la sedia elettrica, fa
meno soffrire».
«È vero che a volte non
funziona?» , ha chiesto Isa-
bella. «Cosa fanno allora:
restano carbonizzati?».
Qualcuno diceva che bisognava
fare soffrire la vittima, per farla riflet-
tere. Ma la maggioranza non era
d'accordo.
«Non serve farli soffrire. Tanto di
a un po' muoiono...».
«Tu parli come uno che vuole ven-
dicarsi!».
«Non si potrebbe usare una sirin-
ga?», chiedeva Stefania: «sarebbe
più dolce».
A MORTE
LA PENA
DI MORTE!
E il professore: «È interessante ve-
dere che intendete rimanere ancora
" umani". Ma non sarà per lavare la
vostra coscienza che cercate il modo
L'argomento più forte contro la
pena di morte è che l'abolizione
apre alfa speranza e si mette in
una prospettiva pedagogica. Ri-
fiutare la pena di morte è scom-
mettere sulla crescita della sensi-
bilità umana. Cosi è stato per /'a-
bolizione della schiavitù. L'ab-
bandono della pena di morte è un
gesto di lunga portata e non sol-
tanto in una prospettiva indivi-
dua/e, ma a beneficio dell'intera
umanità.
meno crudele di farli morire?».
«Giusto! Tu non devi uccidere!»,
ha gridato Giuseppe, che era il più
scaldiito per abolire la pena di mor-
te. Lui è iscritto all'Amnesty lnterna-
tional.
Sebastiano si ostinava a dire che
era pronto a fare Il mestiere del boia.
Ma ha aggiunto: «Purché mi paghino
bene!». E si capiva che lo faceva per
risolvere Il problema nel modo più
veloce. Insomma, la soluzione meno
faticosa, la più superficiale!
«Non è la soluzione giusta», ha
detto Giuseppe. «Credi che
facendo fuori un criminale
ti metta al sicuro? Dei cri-
minali ce ne saranno sem-
pre, soprattutto se le cose
restano come sono e non
le cambiamo. La migliore
IB
protezione è la tua buona
coscienza e una società
~ - ·· / sana».
Anche Giulia cercava di
far ragionare Sebastiano:
, · «Dove le prendi le tue idee
sulla giustizia? Pensa solo
un minuto e ti accorgerai
che sei Il primo a fare un
sacco di sciocchezze, e se
ti giudicassero con la tua
JerA severità ti avrebbero da un
pezzo sbattuto fuori dalla
dassel E avrebbero già do-
vuto sospenderti!».
Da parte mia mi chiedevo dove il
prof. volesse arrivare con questa tli-
scussione piuttosto sadica. Gliel' ho
detto. Lui allora ha osservato: «State
tanto a cavillare: perché avete paura
di dire chiaramente che la pensate
come Sebastiano? Voi state cercan-
«Non c'è che una soluzione», ha
aggiunto Il professore: «Bisogna che
tutti diventiamo "i migliori". A pro-
posito, non dimentichiamo noi cri-
stiani che al centro del Vangelo c'è
la storia di un tale che è stato con-
dannato alla pena di morte...».
do di giustificare la vostra scelta.
Perché?».
«Non siamo mica dei barbari!».
«Dobbiamo dimostrarci migliori di
loro ... ».
Sulla pena di morte, vedere il parere
del moralista a pagina 8.
1 GENNAIO 1993 - 29

3.10 Page 30

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DON BOSCO
RENDITI UMILE,
FORTE,
ROBUSTO...
di Elvira Bianco
Tutta in salita per
Giovannino la strada per
diventare prete. Il ruolo
svolto dalla mamma.
Margherita ha fatto fino
in fondo la sua parte.
N el dicembre del 1830 Marghe-
rita accompagnò Giovanni al-
la scuola comunale di Castelnuovo.
A quindici anni, il ragazzo si ritrovò
tra i banchi, gomito a gomitoi con
compagni molto più giovani di lui.
Giovannino sapeva leggere e scrive-
, re, e aveva studiato un po' di tutto,
ma non in forma sistematica. Ades-
so iniziava finalmente un corso re-
golare e avrebbe imparato anche un
po' di latino. Il primo passo era
compiuto.
Quando ritornò a casa il primo
giorno di scuola, la mamma colse
subito lo sgomento del figlio che era
stato accolto in classe tra i sorrisi
dei ragazzetti più piccoli. Qualcuno,
sapendo che veniva da Morialdo, fe-
ce il gesto di tapparsi il naso, fingen-
do odore di stallatico. Ma il rappor-
to con i compagni presto si trasfor-
mò. Il nome di Giovanni divenne
addirittura popolare a Castelnuovo,
tanto che i genitori esortavano i loro
figli a stare con lui.
A Castelnuovo frequentò pratica-
mente quarta e quinta elementare,
vivendo a pensione dal sarto Rober-
to Gioanni, che gli insegnò a taglia-
re e a cucire.
30 · 1 GENNAIO 1993
Dopo le vacanze estive Giovanni e
Ia mamma dovettero affrontare il
problema dell'anno nuovo. Marghe-
rita non esitò a prendere la decisione
di fargli frequentare le scuole di
Chieri. Ma dove trovare i soldi? Co-
me mettere insieme quel che serviva
per pagare la pensione? Fu Giovan-
ni a togliere la mamma dall'imba-
razzo e le disse: «Se siete contenta,
prendo due sacchi e mi presento a
ogni famiglia della borgata per fare
una colletta». Fu un sollievo per
mamma Margherita, che pure vede-
va con apprensione il figlio farsi
questuante. Giovanni raccolse pane,
formaggio, meliga e qualche emina
di grano. Tutto era provvidenza, ma
non bastava. In un giorno di merca-
to, a Castelnuovo, un'amica di Mar-
gherita a voce alta espresse la sua
meraviglia che il parroco si disinte-
ressasse di un giovane che predicava
meglio di tanti preti e che aveva vo-
glia di studiare per diventare lui stes-
so prete. La mamma non esitò a
mettere al corrente il parroco don
Dassano del desiderio di Giovanni,
e quel sacerdote sensibile e generoso
li aiutò raccogliendo con facilità
una discreta somma che mandò a
Margherita. La via era finalmente
spianata e Giovanni poteva partire
per Chieri.
La mamma riuscì a metterlo a
pensione presso una compaesana,
Lucia Matta, ma poiché la retta era
troppo alta, fu ridotta, e compensa:
ta con l'obbligo per Giovanni di
sbrigare una parte delle faccende di
casa.
I La Madonna e Giovannino nel
sogno dei nove anni
(disegno LDC - Muslo).

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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DON GIUSEPPE QUADRIO
RISPOSTE
Il cu,a c:U REMO BRACCHI
-SPIMOIWl'A
20
~
~-
-~...
--- ..::
__.. :___ _"" ;,~~1-~ -~- ' · .. . -~..
I Giovannino Bosco in una scena
del film «Giovanni il ragazzo del
sogno» prodotto dalla SAF.
L 'impatto con la città
Il 3 novembre 1831 Margherita
pose sulle spalle di Giovanni un sac-
chetto di farina e di granoturco e si
misero in viaggio verso Chieri. Pas-
sando per Castelnuovo vendette al
mercato le granaglie dei due sac-
chetti per comperare penna, cala-
maio e quaderni e lasciare qualche
soldo-per le prime spese a Giovanni.
Giunto a Chieri, Giovanni si senti
spaesato come fosse entrato in un
mondo nuovo. Chieri, già in quegli
anni, si poteva considerare una cit-
tadina. Ricca di storia e di arte, con
le sue splendide chiese, era uno dei
più antichi e cospicui centri di pro-
duzione tessile e d,i apprezzate atti-
vità artigianali. I suoi mercati erano
tra i più cospicui del Piemonte.
Quando vi arrivò Giovannino, ave-
va, con le frazioni, novemila abi-
RISPOSTE
Don Giuseppe Quadrio
A cura di Remo Bracchi,
Roma, LAS, 1992,
pp. 382, lire 20.000
Sempre più la figura di don
Giuseppe Quadrio, salesiano,
docente di teologia, morto anco-
ra giovane in concett9 di santità
nell'ottobre del 1963, suscita in-
teresse in chi viene a conoscenza
della sua storia.
Il volume che presentiamo rac-
coglie le risposte che don Qua-
drio dall' ottobre 1956 fino alla
morte diede a domande dei letto-
ri del mensile salesiano Meridia-
no 12 e di altre riviste, tra cui Vo-
ci Fraterne e Catechesi. Da esse
traspare una forte carica umana,
un' adesione sincera e fedele al
magistero della Chiesa, un'aper-
turà non comune a problemi edu-
cativi, un' intelligente compren-
sione dei problemi scientifici ed
ecclesiali, una molteplicità di in-
teressi. Soprattutto i lettori tro-
veranno illuminanti le risposte in
cui don Quadrio. affronta il te-
ma del dolore e invita a guardar-
lo con coraggio e senza mezze
misure, nella certezza che attra-
verso di esso Dio ci fa cenno e ci
invita alla sua più radicale seque-
la (Eugenio Fizzotti).
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
EDITRICE LAS
Piazza dell'Ateneo Salesiano, 1
00139 ROMA
Tel. (06) 88.12.140
c/c Postale 57492001
1 GENNAIO 1993 31

4.2 Page 32

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tanti. Alla Lucia, Margherita conse-
gnò il denaro pattuito e disse: «Qui
c'è mio figlio. Qui c'è la pensione.
Io la mia parte l'ho fatta e spero che
non sarete malcontenta di lui». Gio-
vanni col cappello in mano osserva-
va la nuova padrona: una donna di
48 anni, vedova, con un figlio sfati-
cato di 22 anni.
Don Bosco stesso racconta come
fu introdotto nelle scuole di Chieri
e come gli si trovò la classe adatta al
suo grado di preparazione. Tra le ri-
ghe si può leggere il disagio di chi
approdava a degli studi per i quali Caffè Pianta (LDC - Chiesa).
non era abbastanza preparato. «La
prima persona che conobbi fu il sa-
cerdote Eustachio Valimberti»,
scrive Don Bosco nelle Memorie
dell'Oratorio. «Egli mi diede molti
buoni consigli; mi condusse dal pre-
fetto delle scuole, mi pose in cono-
scenza cogli altri .miei professori.
Siccome gli studi fatti fino allora
erano un po' di tutto, che riusciva-
no quasi a niente, così fui consiglia-
to a mettermi nella sesta classe, che
corrisponderebbe oggi alla classe
preparatoria alla prima ginnasiale».
Anche questa volta dovette subire
l'umiliazione della meraviglia scher-
zosa della nuova scolaresca, com-
posta di ragazzini dì cinque o sei an-
ni più giovani di lui. Accettò riden-
do il nomignolo di "pilastròn",
perché la sua corporatura lo faceva
comparire come un alto pilastro in
mezzo ai compagni. Fu però un an-
no brillante. Per due volte fu invita-
to dai professori a dare l'esame di
ammissione alla ciasse superiore,
cosicché alla fine dell'anno fu iscrit-
to al secondo corso di grammatica,
corrispondente alla nostra seconda
media.
La signora Lucia si accorse presto
che Giovanni era un ragazzo con-
creto e giudizioso, che in casa c'era
compietamente dal pagamento della
retta scolastica, che era di 12 lire.
Nel 1833 passò a pensione presso
un fratello di Lucia Matta; Giusep-
pe Pianta, che aveva aperto una
caffetteria. Giovanni avrebbe fatto
il garzone. Margherita avrebbe pro-
curato pane e companatico, oltre la
biancheria. Il padrone avrebbe for-
nito la minestra e concesso il tempo
per frequentare la scuola. Per dor-
mire Giovanni ebbe un bugigattolo
con una branda. Giovannino ebbe il
compito di pulire il locale al matti-
no, prima di andare a scùola, e di
passare le ore serali nel salone del
biliardo.
Que1lo per Giovanni fu un anno
pesante e gli procurò mo1te priva-
zioni, persino nel povero e scarso ci-
bo. Appena poteva, il giovedì, cor-
reva ai Becchi, a respirare ària di ca-
sa. Sollevava così Marghetita dalla
fatica di venire a Chieri per portar-
gli pane e companatico.
Per l'anno 1834-35 Giovanni tro-
vò invece ospitalità presso un sarto,
un certo Cumino, a 8 lire al mese,
che Margherita si industriò a pagare
con l'aiuto di qualche buona perso-
na. Lei come al solito provvedeva
pane e companatico.
più pulizia, che l'acqua del pozzo
nei secchi e nel catino non mancava
mai e soprattutto che suo figlio era
Ancora con l'aiuto di tutti
meno svogliato. Soddisfatta, gli Terminato l'anno di retorica, Gio-
" condonò l'intera pensione. Per cui a. vanni si presentò all'esame della ve-
Giovanni non restava altra spesa stizione dell'abito clericale: superan-
che quella dei libri e dei vestiti.
do tanti indugi e con il consiglio di
don Giuseppe Cafasso, aveva infatti
deciso di entrare nel seminario di
Garzone di caffè
Chieri. Mamma Margherita ancora
una volta si mise in cammino a cer-
Nel 1832 Giovanni concluse il ci- care aiuti e prestiti per procurare il
clo di grammatica. In grazia del pro- corredo indispensabile. Questa volta
fitto nello studio venne dispensato ci voleva anche il materasso, mentre
32 - 1 GENNAIO 1993
i suoi figli da quando erano nati ave-
vano sempre dormito su sacconi di
foglie di granoturco e talvolta nel
fienile. Ed -erano necessari i costosi
abiti ecclesiastici. Il parroco don
Cinzano immaginò che Margherita
non avrebbe potuto pensare a tutto
e batté alle porte dei più facoltosi del
paese, del sindaco, della famiglia
Sartoris, del fabbro Evasio Savio.
Alcune donne di buon cuore, solleci-
tate dalla signora Sartoris, procura-
rono chi il cappello, chi la veste, chi
la mantellina, chi il mantello.
Nelle Memorie dell'Oratorio bon
Bosco ricorda: «II piccolo corredo
era preparato. I parenti erano tutti
contenti, io più di loro. Mia madre
soltanto stava in pensiero e mi tene-
va lo sguardo addosso, come voles-
se dirmi qualcosa» . Margherita lo
prese infatti in disparte e gli parlò .
Era preoccupata che diventasse
davvero un bravo prete e glielo dis-
se. E lo raccomandò con commo-
zione alla Madonna. Giovarini la
rassicurò e rispose: «Vi ringrazio di
tutto quello che in questi anni avete
detto e fatto per me!». Quante sof-
f1;renze e amarezze per arrivare a
quel giorno! Margherita avevà dav-
vero fatto la sua parte. Ma anche
Giovanni non aveva ·mai fatto lo
schizzinoso. E il Signore gli aveva a
suo modo spianato la strada. Nono-
stante le asperità dei sentieri, eta co-
sì che sarebbe diventato «padre e
maestro» dei giovani.
Elvira Bianco
Condensato da
Mamma Margherita, la mamma
di Don Bosco,
di Aldo Fantozzi,
editrice LDC.

4.3 Page 33

▲back to top
di Giuseppina Cuderno
Nel panorama piuttosto squallido
offerto dalle nostre sale cinematp-
grafiche, si può trovare un film serio
che non sia cerebrale, piacevole ma
non disimpegnato, che rispecchi la
realtà, senza usare facili effetti? Si
può. È il caso di "Little Man Tate "
(" Il rnio piccolo genio" ), diretto dal-
l'attrice Jodie Foster, alla sua prima
esperienza come regista-interprete .
E la storia di un super-baby ameri-
cano di 7 anni, Fred Tate, un piccolo
prodigio di intelligenza dal faccino
lentjgginoso e dai grandi occhi con-
sap~voli, che vive con sofferenza la
sua condizione di " fenomeno". Ad
un anno già legge, a quattro compo-
ne poesie, e crescendo impara a
suonare come un grande concerti-
sta, dipinge quadri di valore, si in-
canta davanti alle opere di Van
GoQh e si cimenta in complicatissi-
mi calcoli matematici. La madre, in-
terpretata dalla stessa Jodie Foster,
è una giovane donna single per
scelta, cameriera e aspirante balleri-
na, una ragazza semplice ma intuiti-
va, che ama talmente il suo bambi-
no d9 separarsene, perché lui valo-
rizzi le sue eccezionali possibilità,
frequ~n tando una scuola speciale
per piccoli geni diretta da una bril-
lante psicologa talent-scout, Jane
Grierson . Fred, però , continuerà ad
essere un bambino infelice, solo, fe-
rito qa una sensibilità particolare,
che lp isola dai compagni, che gli
impedisce di giocare e di sorridere,
precocemente preoccupato com
dalla pace, dalla fame nel mondo e
di rnille problemi esistenziali troppo
granqi per lui. Né il tour promo-
tional-cu lturale fatto insieme ad altri
piccoli geni come lui e la sollecitudi-
ne affettuosa ma un po ' nevrotica e
cer1:1brale della psicologa varranno a
riempire la sua solitudine. Ha no-
stalgia della mamma, del suo calore
umano, del suo entusiasmo per la
vita, del suo amore viscerale, ma
anche intuitivo, intelligente. Così in
una trasmissione televisiva, alle do-
ma17de intriganti di un intervistatore
volte a mettere in mostra le sue doti
IL MIO PICCOLO
GENIO
IL MIO PICCOLO GENIO
(Little Man Tate)
Regia: Jodie Foster
Soggetto e sceneggiaturQ:
Scott frank
Fotografia: Mike Southon
Interpreti principali:
Adam Hann-Byrd, Jodie Foster,
Dianne Wiest
,
Il bravissimo Adam Hann-Byrd e
Jodie Foster in due scene del film .
di bambino prodigio, risponderà infi-
lando una stupidaggine dietro l'al-
tra, sotto lo sguardo inorridito della
psicologa-Pigmalione. E tornerà a
casa, dove insieme alla mamma,or-
ganizzerà un'allegra festa di com-
pleanno, a cui parteciperanno an-
che i suoi amichetti della scuo!a
speciale e la psicologa esperta, in
geni , diventata un'affettuosa "zia",
che sa sorridere, ridere e abbando-
narsi al gioco. Poi Tate troverà qual-
cuno persino più bravo di lui e supe-
rerà il suo isolamento di ragazzino
fenomeno.
LA PROBLEMATICA affrontata
dal film è attuale e pressante. In una
società competitiva e raziocinante
come la nostra, in cui tanti bambini
crescono bombardati. da stimoli e
aspettative, l'egoismo degli adulti,
che proiettano se stessi e le loro
aspirazioni sui figli , è un fenomeno
piuttosto diffuso , da sorvegliare e
correggere. Come il piccolo Tate, i
bambini soffrono quando sono pri-
vati del gioco, costretti a stare esclu-
sivamente con gli adulti , proiettati
solo verso il successo_e verso sem-
pre più alti traguardi. E il destino tri-
ste e ingrato dei piccoli geni, se di-
menticano di essere prima di tutto
dei bambini e se gli adulti non li aiu-
tano a rimanere tali. La giovane ma-
dre del film comprenderà questa
esigenza, preoccupata soprattutto
della felicità di SUÒ figlio .
JODIE FOSTER ha dato a questo
personaggio caratteristiche di pro-
fonda verità ed umanità, con un 'in-
terpretazione ben calibrata fra vitali-
tà ed introspezione psicologica,
confermando le sue conclamate ca-
pacità di attrice e rivelandosi regista
sensibile e preparata. Il piccolo
Adam Hann-Byrd, il super-baby dal
faccino serio e dagli occhi tristi, si
dimostra un bravissimo attore in er-
ba, grazie anche ai suggerimenti
della regista , che ha trasferito nel
personaggio del piccolo-genio le
sue esperienze personali.
e
1 GENNAIO 1993 - 33

4.4 Page 34

▲back to top
EMARGINAZIONE
QUALCOSA DI NUOVO
Hong Kong. Giovani della S.A.Y.A. con alcuni ex detenuti al luna park.
L'iniziativa degli exallievi
Luigi, Carlo e Stefano
tra i carcerati
di Hong Kong.
Una mano amica
tra i giovani
in difficoltà.
F iglio mio, devo darti una
« brutta notizia. Dopo aver
passato la frontiera sono stato arre-
stato dalla polizia, giudicato per di-
rettissima e condannato a morte.
Sarò fucilato giovedì prossimo. Non
mi pento di quello che ho fatto. An-
zi, ascolta quello che ti dico: tu devi
essere un figlio degno di tuo padre.
Tu devi continuare il lavoro che io
34 - 1 GENNAIO 1993
non sono riuscito a portare a termi-
ne. Vedi se ti sarà possibile passare
la frontiera e venirmi a vedere prima
che mi facciano fuori».
Questo il tenore della lettera che il
mio amico A Ping ha trovato sulla
tavola di casa. A Ping è appena sta-
to rilasciato dalla prigione minorile
dove ha passato una ventina di mesi.
Ha solo sedici anni. Suo padre è
membro di una gang di spacciatori
di droga. Questa volta gli è andata
male. Catturato dalla polizia della
Cina popolare, non gli sarà usata
misericordia.
A Ping, ancora ebbro del senso di
libertà che gli è scoppiato in cuore
uscendo dal cancello della prigione,
non sa raccappezzarsi. Il babbo era
l'unico confidente che aveva. La
mamma non sa dove sia. Vive con
una sorella del papà. La notizia del-
la condanna a morte del padre lo
sconvolge. Ma ancora di più il tragi-
co e distorto testamento spirituale
che gli ha lasciato. A Ping in prigio-
ne ha avuto occasione di leggere il
Vangelo. Sa che papà non doveva in-
coraggiarlo a continuare su quella
strada ...
Senza quasi sapere cosa stia fa-
cendo, A Ping prende il telefono e fa
il numero dei suoi nuovi amici, che
ha conosciuto in prigione, e con cui
ha avuto occasione di chiacchierare
ogni domenica pomeriggio. Sono
un gruppetto di giovani, uomini e
donne, che in questi istanti di diso-
rientamento appaiono ad A Ping
come l'unica ancora di salvezza.
Quasi freneticamente A Ping telefo-
na a tutti loro: Sono impiegati, sono
insegnanti, sono persone di servizio,
sono assistenti sociali, sono lavora-

4.5 Page 35

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A ttONG KONG di Lanfranco Fedrigotti
Esibizione canora alla «Cape Collinson Correctional lnstitution».
tori in f~bbrica. Per alcuni giorni A
Ping non fa che telefonare. Una
delle ragazze mi dice che ha telefo-
nato a lei ripetutamente anche ogni
cinque minuti. Lei ne è quasi disfat-
ta. Ma comprende che questo è il
modo pqn cui A Ping ha superato la
sua treqienda solitudine. Appena
può, A Ping si incontra con i suoi
amici e discute con loro la lettera di
papà. Conversando con loro si cal-
ma. Lµ."loro amicizia e la loro pre-
ghier~ lq rafforzano. Assieme a lo-
ro ha più coraggio per andare in-
contro alla nuova vita che lo aspet-
ta. H~ perso il papà e la mamma.
Forse q4esti giovani amici possono
colma:re l'immenso vuoto lasciato
da quella perdita.
Ma chi sono questi giovani che
non hanno paura di lasciarsi distur-
bare anche sul posto di lavoro? che
non esitano a dedicare le loro dome-
niche pomeriggio a visitare giovani
prigionieri? Sono i membri della
Saint Augustine Youth Association,
nata il giorno in cui i salesiani di
Don Bosco celebravano il 150° an-
niversario dell'inizio dell'opera di
Don Bosco a favore dei giovani po-
veri ed abbandonati, 1'8 dicembre
1991. Quel giorno, alla presenza di
due salesiani e di due guardie carce-
rarie, durante la celebrazione del-
l'Eucaristia, questi .giovani hanno
promesso di dedicare il loro tempo
libero (e non solo quello) alla cura
dei giovani prigionieri ed ex-prigio-
nieri. Già dalla Pasqua del 1989,
questi giovani hanno visitato quasi
ogni settimana la Cape Collinson
Correctional Institution di Hong
Kong, dove circa 250 ragazzi dai 14
ai 19 anni devono passare almeno
sedici mesi di detenzione.
La preistoria della Saint Augusti-
ne Youth Association risale agli an-
ni di scuola media dei suoi membri
fondatori e si snoda come una bella
storia di collaborazione tra salesiani
e giqvani affidati alle loro cure.
Luigi, Carlo e Stefano, i membri
fondatori dell'Association, dieci e
più anni fa erano studenti della St.
Louis School. La scuola salesiana
offrì loro una buona formazione
umap.a e cristiana. Anima di questa
educazione integrale era allora, ed è
ancora adesso, don Bruno Gelosa,
missionario salesiano milanese or-
mai ultra settantenne, ma ancora vi-
vace direttore d'oratorio e catechi-
sta qella scuola.
Finita la scuola media, Luigi,
Carlo e Stefano hanno continuato
ad assistere don Gelosa nella condu-
zione dell'oratorio festivo. Solo do-
po qualche anno, gli impegni di la-
voro hanno loro impedito di conti-
nuare questo servizio. Non hanno
voluto però che il lavoro distrugges-
se anche il loro trovarsi assieme ed
il loro condividere in stretta amici-
zia il vivere cristiano di ogni giorno.
Eccoli allora formare un gruppo di
incontri mensili regolari di condivi-
sione di esperienze di vita e di fede.
Li incoraggia l'animatore della pa-
storale vocazionale in ispettoria,
don Matteo Chan.
Ma la formula degli incontri
mensili di condivisione si rivela pre-
sto incompleta. Don Matteo ritorna
sempre sullo stesso ritornello: non
basta incontrarsi, non basta fare ri-
tiri ipsieme, non basta pregare, bi-
sogna fare qualche cosa nella linea
della missione salesiana. Spaventati
da questa martellante insistenza, al-
cuni preferiscono rit.irarsi. Ma un
gruppetto prende sul serio la propo-
sta di don Matteo. Cominciano a
guardarsi attorno.
Presto si rendono conto che il
crescente numero di giovani delin-
quenti sono tra i più bisognosi di
aiuto, specialmente una volta che
sono usciti di prigione e devono sce0
1 GENNAIO 1993 - 35

4.6 Page 36

▲back to top
gliere se ritornare tra i vecchi amici
o cominciare una vita veramente
nuova.
.
Si scopre che l'unico modo di en-
trare in contatto con gli ex-detenuti
è quello di visitarli quando sono an-
cora in prigione, diventando loro
amici.
Luigi, Carlo e Stefano si incon-
trano con il salesiano don Peter
Newbery, cappellano a tempo pieno
delle opere carcerarie di Hong Ko_ng
e con il salesiano cappellano part-
time della Cape Collinson Correc-
tional lnstitution. Così i tre giovani
ex-allievi di St. Louis School diven-
tano i primi Prison Visitors cattolici
delle prigioni minorili di Hong
Kong, muniti di regolare permesso
del Correctional Services Depart-
ment.
Luigi, Carlo e Stefano, com~ altri
ex-allievi di Hong Kong, sono an-
che inseriti nella pastorale parroc-
chiale. Luigi, per esempio, è mem-
bro del coro della sua parrocchia
Christ the King di Cheung Sha
Wan, Kowloon. La sua passione
per i giovani carcerati è diventata
contagiosa. Diversi membri del co-
ro si sono interessati al suo lavoro e
vogliono dargli una mano . L'inseri-
mento delle ragazze nel gruppetto di
visitatori domenicali alla prigione
minorile ha dato incisività formati-
va alla piccola troupe di Prison Vi-
sitòrs. I giovani detenuti di Cape
Collinson ci sanno fare. Le ragazze
sanò trattate con grande rispetto e
così aumenta anche il numero dei
visitatori.
Durante ogni visita dapprima tut-
to il gruppo si sparge tra i giovani
che stanno godendo il loro tempo li-
bero della domenica pomeriggio. Si
chiacchiera del più e del meno. Sia-
mo amici di tutti senza distinzioni.
Poi si invita un gruppetto dei più
volonterosi a radunarsi in una delle
classi, dove possono conversare più
apertamente con gli amici venuti dal
di fuori, rallegrarsi con canti e gio-
chi educativi, vedere e riflettere as-
sieme un video, ecc. Alla fine chi
vuole può partecipare alla messa.
L~ maggioranza dei carcerati parte-
cipa con una devozione che lascia
stupiti i visitatori.
I cattolici non sono più di un
paio, ma quattro o cinque volte al-
I1~nno la Saint Augustine Youth
Association organizza grandi cele-
brazioni ricreative per tutti i giovani
carcerati, specialmente a Natale,
Anno Nuovo Cinese, Pasqua, Festi-
val d'Inizio Estate ed il Festival di
Mezzo Autunno. In queste occasio-
ni i visitatori sono anche trenta o
ql\\aranta, possono mescolarsi con i
giovani detenuti dando loro quasi
l'i~pressione di essere tornati nella
società. In questo modo la Saint
Don Lanfranco (autore dell 'arti.colo) con pue giovani detenuti.
36 - 1 GENNAIO 1993
Augustine Youth Association ha già
un contatto stretto con centinaia di
altre persone che mostrano un sin-
cero interesse per la sorte di questi
giovani pericolanti. Si allarga così
anche la fascia di gente che sa com-
prendere i problemi a cui questi gio-
vani vanno incontro una volta fuori
di prigione. Il problema più grande
forse è proprio quello della diffi-
denza con cui la società li tratta, ne-
gando loro una vera opportunità di
cominciare da capo.
La Saint Augustine Youth Asso-
ciation ha cominciato a mantenere
contatto con i giovani usciti di pri-
gione. Da anni il cappellano aveva
tentato di fare questo senza riuscir-
vi. Dove lui ha fallito, i giovani del-
1'Association hanno avuto succes-
so. Ora ci sono già quattro o cinque
giovani ex-carcerati che continuano
a tenere una stretta relaziçme con i
loro nuovi amici. Questi organizza-
no per loro ogni due settimane un
incontro di ricreazione e di riflessio-
ne. Di tanto in tanto sono invitati a
partecipare a gite ed escursioni. Al-
cuni di loro sono stati accolti come
membri di cori parrocchiali. L' As-
sociation ha aiutato qualcuno di lo-
ro a trovare un alloggio.
Sono piccoli inizi ma l'ardore del-
la S.A. Y.A. è granqe. In questi mesi
barino già inoltrato al governo la
domanda di espandere il loro servi-
zio. Ad Hong Kong ci sono almeno
sette salesiani coinvolti nel servizio
di cappellani delle carceri, soprat-
tutto minorili. La S.A. Y.A . è pron-
ta ad offrire loro assistenza. Il go-
verno per la prima volta ha accetta-
to di dare una mano. Il cappellano
capo don Peter Newbery li indirizza
anche all'animazione del Centro
giovanile per ragazzi scappati di ca-
sa, di cui è direttore. Come in tutte
le grandi città, l'elevarsi del livello
di vita coincide con l'aggravarsi del
problema giovani. A Hong Kong
sono almeno 5.000 i ragazzi e le ra-
gazze che ogni anno scappano di ca-
sa, e questo numero tende a crescere
ogni anno. Alcuni di questi ragazzi
si incontrano nell'oratorio festivo
di don Gelosa, dove ogni domenica
approdano da 200 a 300 ragazzi e
ragazze della zona popolare, altri
nel Centro Giovanile di don Newbe-
ry, altri ancora attraverso l'amicizia
di Luigi, Carlo, Stefano e amici.
Lanfranco Fedrigotti

4.7 Page 37

▲back to top
BS
ESPERIENZE EDUCATIVE
A SCUOLA DI FELICITÀ
di Graziella Curti
Correggio. La scuola delle FMA si propone di ris~ondere agli interessi e alle esigenze giovanili.
La scuola cattolica S. Tomaso, nel çentro storico
di Correggio, vicino a Reggio Emilia è da sette anni
affidata alle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Un cammino di fiducia che è diventata simpatia
e collaborazione della gente, perché "la felicità
non si vive da soli, ma è capacità di
condividere con gli altri ciò che si fa di bello'~
Due grandi edifici antichi a ri-
dosso della parrocchia, il nu-
cleo culturale che ha sapore di arte
e di tradizione educativa. Mons. Ro-
te!-, amico di Don Bosco, aveva cer-
cato di attuarne il metodo già tanti
anni fa. Per questo, quando le Figlie
di Maria Ausiliatrice f4rono chia-
mate qui, dopo un po' di incertezza,
decisero per il sì. Sentivano che c'era
gjà un po' del loro spirito in questa
istituzione nata da una naturale
apertura ai giovani nella provincia
emiliana ricca d'arte e qi musica.
' Attualmente gli alunni sono quasi
1 GENNAIO 1993 37

4.8 Page 38

▲back to top
cinquecento: nella scuola materna,
elementare, media, superiore e post-
diploma. Hanno la fortuna di abita-
re aule ottocentesche tra armadi an-
tichi, quadri di valore e... computer.
Il passato si sposa con il presente in
modo armonico, soprattutto attra-
verso il collegamento del gusto este-
tico e della condivisicme.
La scuola ha una caratteristica
particolare: è il fiore all'occhiello
della città e tutti si sentono respon-
sabili di mantenerla viva. Mentre so-
no per una visita rapida mi rendo
conto che il campanello della porta
d'entrata suona più volte, anche se è
domenica. Scopro che è la gente che
viene a parlare con le suore e non ar-
riva-mai con le mani vuote: c'è chi
porta il parmigiano, chi il gelato, chi
le uova. Mi dicono che nei primi
giorni di assestamento arrivarono
anche lenzuola e coperte per una
pronta ospitalità.
Uscendo verso mezzogiorno per
un giro attorno alla casa mi rendo
conto della simpatia della gente.
Tutti si fermano, si conoscono, si sa-
lutano, s'intrecciano dialoghi scola-
stici e non, si esprime un tessuto di
rapporti che non è più possibile in
una realtà urbana; ma soprattutto
conferma il senso di appartenenza
che c'è in tutti, anche quelli di ideo-
logie diverse, verso questo centro
educativo. So che ultimamente si è
costituita !"'Associazione Amici del
S. Tomaso" che intende chiamare in
campo tutti coloro che credono nel-
l'importanza fondamentale della
scuola cattolica perché si facciano
carico di un'opera fondamentale per
la crescita delle nuove generazioni.
Ampliando gli interessi
Leggo un invito appeso alle pare-
ti: «Se cerchi esperienze significati-
ve, il S. Tomaso ti offre tre associa-
zioni nazionali che attraverso la
scelta del gruppo e del protagoni-
.smo giovanile rispondono ai tuoi in-
teressi e alle tue esigenze di crescita
in umanità!».
È la sintesi educativa delle Figlie
di Maria Ausiliatrice, un'espressione
integrale della corporeità attraverso
lo sport; della cultura attraverso la
scuola e gli interessi socio-culturali;
dell'apertura all'altro attraverso il
VIDES (Volontariato Internazionale
Donne Educazione e Sviluppo).
38 · 1 GENNAIO 1993
Correggio. Una classe di quinta magistrale (5B).
Le .foto documentano l'attività
sportiva a tutti i livelli; gli incontri
formativi, le esperienze significative
dei più grandi con ragazzi in diffi-
coltà; attività di promozione nei
paesi in via di sviluppo come Asia,
Africa, America Latina. I nomi del-
le associazioni sono già un pro-
gramma: VIDES Aim Karim, PGS
Rainbow, CGS Don Bosco.
A poco a poco il piccolo centro di
Correggio assume i confini del
mondo. Per questo non meraviglia
che Daniela arrivi durante il pranzo
con l'assegno per il biglietto aereo
che la porterà in America Latina
per due mesi dove servirà i più po-
veri attraverso l'associazione VI-
DES. Così sembra molto normale
che su un giornale locale appaia la
notizia del saggio musicale degli
studenti del S. Tomaso presentata
in questi termini dalla comunità
educante: «È stata, per i nostri ra-
gazzi, una vera grande opportunità
di alto valore educativo oltre che ar-
tistico, poiché la musica è stimola-
trice di sensibilità, creatività, di vo-
lontà. Troppo spesso, oggi, siamo
atrofizzate da TV e videogiochi: per
di più l'esibizione in pubblico aiuta
a rafforzare il carattere, ad acqui-
stare sicurezza».
La preside, suor Angela Schivar-
di, mi indica le idee forza del discor-
so educativo del S. Tomaso: «Sono
quelle della nostra tradizione sale-
siana: la competenza, il criterio ora-
toriano, la certezza che fare scuola
è fare pastorale. Quest'estate siamo
state ai corsi sul Progetto educativo
nazionale salesiano - aggiunge - e
mi sono riconfermata in una carat-
teristica essenziale che qui a Correg-
gio si vive quasi naturalmente: il
modello comunitario di educazione.
È semplicemente il "clima" realiz-
zato già da Don Bosco nelle sue case
e che significa lavorare insieme».
Quando si allargano gli interessi
bisogna vivere "alla grande".
Educare alla bellezza
È deciso, alla domenica si va a
caccia d'arte. Il programma di que-
st'anno, per alcuni, professori e ge-
nitori, s'intitola "Viaggio nel Me-
dio Evo" e prevede visite a Parma,
Bologna, Modena alla ricerca di co-
se belle che diventino spazio per l'a-
nima. Qui a Correggio, la passione
musicale ed estetica in genere è un
po' una tradizione, per questo al
S. Tomaso c'è una grande sala per
concerti. E si sa che il bel piano a
coda è stato acquistato "coralmen-
.te" attraverso attività varie della
comunità educante.
Per il futuro sono già previsti due
concerti e l'inizio di una scuola di
musica permanente. Da qualche an-
no, in stretta collaborazione con il
territorio, il C.G.S. propone spetta-
coli teatrali, cineforum, mostre che
educano il senso estetico dei ragazzi
e dell'intera città.

4.9 Page 39

▲back to top
e
I~
e
L
-.O-
Correggio. Laboratorio nelle classi elementari. Nelle foto in alto attività
musicali e sportive.
Ma la sintesi più significativa di
questo cammino verso la bellezza e
la felicità è stata la festa di fine an-
no scolastico che si è celebrata in un
grande teatro di Correggio. Due ore
di fine armonia condotte con buon
gusto dai ragazzi stessi e dai profes-
sori. Tutto è stato ripreso dalla TV
locale, che ha trasmesso l'avveni-
mento. La festa, che è stata prepa-
rata insieme con tutta la comunità
educante, ha avuto come tema la fe-
licità, che, secondo le parole di pre-
sentazione della vicepre·side, "è col-
legata con l'arte in guanto la felicità
è bellezza: quando una persona è fe-
lice, è bella dentro e fuori e lo si
vede".
Il programma non ha avuto un
momento di calo: i canti e le musi-
che sono state eseguite in modo per-
fetto; le dizioni sul tema hanno ac-
ceso luci di interiorità; i cinque bal-
letti finali, che rispecchiavano di-
verse epoche storiche, sono stati cu-
rati a tutti i livelli. Scenografia, co-
stumi, movimenti, musica si sono
armonizzati come frutto di un lun-
go e condiviso lavoro interdiscipli-
nare.
Personalmente ho pensato che i
giovani sanno appassionarsi per le
cose belle quando sono educati al
gusto estetico. Ho rivisto più volte
la videocassetta dell'.incontro e mi
convinco che quando la scuola è
fatta bene può diventare una scuola
di felicità. Infatti, è stato detto du-
rante la festa, «non si èfelici per ca-
so, si plasma la felicità perché è
un 'arte difficile, come l'arte di saper
vivere».
Graziella Corti
Ì GENNAIO 1993 39

4.10 Page 40

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Borsa: Maria Ausiliatrice e San
Giovanni Bosco, in ringrazia-
mento e invocando protezione, a
cura di N.A., L. 5.000.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani, implorando protezione
in vita e in morte, a cura dei F.lli
Lazzari Giuseppe, Maria e Mar-
ta, L. 2.000.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice, a cura di Dettori An-
na Maria, L. 1.500.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice e San Giovan-
ni Bosco, in memoria e suffragi
di Toniolli Silvia, a cura della so-
rella Toniolli M. Gabrielli, L .
1.000.000 - Borsa: Maria Ausi-
li\\ltrice e San Giovanni Bosco,
per ringraziamento e protezione,
a cura di N.N ., L. 1.000.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice e San
Giovanni Bosco, in memoria dei
genitori Mario e Giacinta Di Nar-
do, a cura del Dott. Ubaldo Di
Nardo, L. 1.000.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
a cura del Sac. Pasquale Maria Di
Filippo, L. 1.000.000 - Borsa:
Santi Salesiani, per affidamento
della nuova famiglia, a cura di
Mossotto Guido e Mariella, L.
1.000.000 - Borsa: Maria Ausi-
liatrice, Don Bosco, Don Rinaldi,
in memoria e suffragio di Rota
Adele, a cura di Oggero Maria,
L. 500.000 - Borsa: Don Bosco,
in ringraziamento e per protezio-
ne della famiglia, a cura di Mura
Amelia, L. 500.000 - Borsa: S.
Giovanni Bosco, in ringrazia-
mento, a cura di Barlocco Luigi,
L. 500.000 - Borsa: S. Domeni-
co Savio, a cura di Verra Mari a,
L. 500.000 - Borsa: Maria Ausi-
liatrice, S. Giovanni Bosco, invo-
cando protezione alla famiglia di
Orlandi Guido e Federica, a cura
di Parlanti Ilia, L. 500.000 -
Borsa: S. Giovanni Bosco, in rin-
graziamento e in suffragio di Li-
na e Giuseppe Ballaira, a cura dei
figli, L. 400.000 - Borsa: S. Gio-
vanni Bosco, a cura degli alunni
della scuola San Giovanni Bosco
di Catania, L. 400.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-
ni, invocando protezione per sa-
lute e prosperità, e in suffragio
dei nostri defunti, a cura di C. e
G.F., L. 300.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice e San Giovanni Bo-
sco, per protezione sul nipote
Carlo e la nipotina Ilaria, a cura
di Tempia Rosso Maria, L.
300.000 - Borsa: Maria Ausilia-
trice e S. Domenico Savio , per la
felice nascita della nipotina Giu-
lia, invocando continua protezio-
ne, a cura di Melai Franca, L.
300.000 - Borsa: S. Cuore di
Gesù, Maria Ausiliatrice, Santi
Salesiani, in suffragio del marito
Giovanni Cagliero, a cura della
moglie, L. 300.000 - Borsa: Ma-
borse di studio
per giovani missionari
pervenute
alla direzione
opere Don Bosco
'
Calcutta. Madre Teresa con don Maschio.
ria Ausiliatrice, Don Bosco, Do-
menico Savio, invocandone pro-
tezione sulla famiglia, a cura di
Martini Renata, L. 300.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani, per protezione della fa-
miglia e suffragio dei defunti
Mazza, a cura di Barzaghi Giu-
seppina, L. 300.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, ringraziando e
invocando protezione sulla fami -
glia, a cura di Scaglietti Esterina,
L. 250 .000 - Borsa: Maria As-
sunta, a cura di Bertero, L.
250.000 - Borsa: Maria Ausilia-
trice e Don Bosco, invocando
protezione, a cura di Rossoni Al-
berto, L. 250.000 - In memoria
e suffragio di Maizza Rosina, a
cura di Rosa Rotondo , L.
250.000 - Borsa: Don Bosco , a
cura di Forno Cesare, L. 200.000
- Borsa: S. Cuore di Gesù e S.
Giuseppe, ringraziando e invo-
cando protezione in vita e in mor-
te, a cura di N .N ., Imperia, L.
200.000 - Borsa: Maria Ausilia-
trice e Don Bosco, per aiuto e
protezione, a cura di Castagno
Morella, L. 200.000 - Borsa:
Don Bosco , a cura di Bisson Lui-
gia, L.' 200.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, invo-
cando protezione sulla nostra fa-
miglia, a cura di Bellocchi Alber-
to, L . 200.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice, per grazia ricevuta,
a cura di Maifredi Giulia, L.
200.000 - Borsa: Maria Ausilia-
trice , a cura di Gulino Antonino,
L. 200.000 - Borsa: Don Bosco,
in memoria di Faltoni Mario, a
cura di Faltoni Rinaldo Otello, L.
200.000 - Borsa: S. Domenico
Savio, ringraziando e invocando
protezione, a cura di Cagnazzo
Angelo, L. 200.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-
ni, a cura di G. Marietta, L.
150.000
Borse Missionarie da
L. 100.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S.
Giovanni Bosco, a cura di Calde-
ra Renato - Borsa: SS. Cuori di
Gesù e Maria, a cura di N .N . -
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, Domenico Savio, per rin-
graziamento e protezione, a cura
di N.N ., Rascietto - Borsa: Ma-
ria Ausiliatrice, Santi Salesiani,
per ringraziamento e protezione,
a cura di Bonacossa Caterina -
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suffragio del marito Bergomi
Carlo, a cura di Scolari Elisa -
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, Don Seriè, invocando
protezione, a cura di Romagnolo
Secondina - Borsa: Maria Ausi-
liatrice, Don Bosco, in ricordo di
Marchi Giovanni, a cura di Pisto-
ne Nina - Borsa: Maria Ausilia-
trice, Santi Salesiani, in ringra-
ziamento e protezione, a cura di
Parlani Giorgina - Borsa: Maria
Ausiliatrice, in suffragio dei geni-
tori Luigi - Maria e della sorella
Emilia, a cura di Pessina Teresa
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Giovanni Bosco, a cura di Ferra-
ris Cesare - Borsa: Don Bosco,
a cura di Arioli Luigia - Borsa:
S. Giovanni Bosco, a cura di Al-
benzio Orsola - Borsa: In suf-
fragio di Carmelo Arecchi, a cura
di Arecchi Prof. Carmela - Bor-
sa: S. Domenico Savio, a cura di
Cervelli Gabriella - Borsa: Don
Bosco, a cura di Tomini Walter
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Giovanni Bosco, in suffragio dei
miei defunti, a cura di Marchi Li-
na - Borsa: Maria Ausiliatrice e
S. Giovanni Bosco, invocando
guarigione per Aldo gravemente
infermo, a cura di Murru Bruna
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Rua, suor Eusebia, a cura di An-
na Casaccia D'Apote - Borsa:
Don Bosco, a cura di Argilli Ric-
cardo - Borsa: Maria Ausiliatri-
ce, Don Bosco, Dome.nico Savio ,
a cura di Reotto Maria Vittoria
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Don Giovanni Pian, a cura di
Pizzamiglio Rita - Borsa: Don
Bosco, a cura di Fiori Vittoria -
Borsa: Maria Ausiliatrice, in ri-
conoscenza e per protezione per
me e per la famiglia , a cura di Ta-
verna Valeria - Borsa: In suffra-
gio dei miei defunti , a cura di
N.N. - Borsa: Maria Ausiliatri-
.ce e Don Bosco, per protezione, a
cura di N.N . - Borsa: Don Bo-
sco e Domenico Savio, per prote-
zione, a cura dei nonni - Borsa:
Maria Ausiliatrice è Don Bosco,
implorando guarigione, a cura
M .B.G., Torino - Borsa : Maria
Ausiliatrice, per protezione, a cu-
ra di Rosso Rita - Borsa: Maria
Ausiliatrice, a cura di Bianco Vit-
tore Angela - Borsa: Maria Au-
siliatrice, Santi Salesiani, proteg-
gete mia figlia e la mia nipote, a
cura di M .R . - Borsa: Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, implo-
rando continua protezione per
me e i miei nipoti, a cura di C.F.
- Borsa: Sangue preziosissimo
di Gesù, salvate le nostre fami-
glie, a cura di N .N. - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Don Bosco ,
aiutate il vostro exallievo, a cura
di N.N. - Borsa: S. Domenico
Savio, ringraziando per grazia ri-
cevuta, a cura di R.B. - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-
ni, a cura di N.N. - Borsa: Don
Bosco, in ringraziamento, a cura
di Pautasso Francesca - Borsa:
S. Giovanni Bosco, in memoria e
suffragio del nonno Pietro, a cu-
ra della nipote Ardemia Durigon
- Borsa: Maria Ausiliatrice, in
suffragio di Tina, a cura di Moro
Baldrighi Maria - Borsa: Maria
Ausiliatrice e Don Rua, in ringra-
ziamento, a cura di Linda Satta
Diana.
40 · 1 GENNAIO 1993

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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BRIZGYS sig . Jorge, salesiano, t Rosario (Ar-
gentina) il 23/5/1992 a 77 anni.
Nato a Plyniai in Lituania, era partito per l'Ar-
gentina nel 1951 per occuparsi del settore tipo-
grafico nel collegio San José di Rosario . Come
salesiano laico e come tecnico si era formato al
Colle Don Bosco, dove aveva dimostrato una soli-
da pietà e un comportamento esemplare. Negli
ultimi anni ebbe seri problemi di salute. Il 23 apri-
le aveva ricevuto la notizia della morte del fratel-
lo, mons. Brizgys, vescovo a New York per la co-
munità dei lituani. Fu un salesiano di profonda
pietà, umile e sereno.
SANNA dott. Angelo, t Cagliari il 25/2/1992 a 45
anni .
Apparte'neva a una famiglia cristiana, che sep-
pe donare insieme alla vita, anche una fede pro-
fonda. Di carattere mite, il dottor Angelo sapeva
vedere il lato bello delle cose. Si dedicò con ge-
nerosità fraterna agli ammalati dell 'ospedale di
Cagliari.
al Marocco, dove lavorò per 30 anni , fondando
scuole primarie e professionali a Kénitra. Fu un
uomo di iniziativa e una buona guida per gli altri.
Attingeva la forza del suo lavoro apostolico nella
preghiera e in Maria Ausiliatrice. Era un uomo fi-
sicamente minuto, ma dal cuore grande: un itero
discepolo di Gesù e di Don Bosco.
VAN DER LINDEN sig . Norbert, salesiano, t
Boortmeerbeek (Belgio) il 25/4/1992 a 84 anni.
Era un uomo umano, caritatevole e disponibile
per i confratelli e le famiglie in difficoltà. Missiona-
rio in Africa Centrale, nonostante la sua salute da
lungo tempo precaria, si era sempre imposto una
disciplina per assolvere degnamente i suoi doveri
religiosi e professionali. Era delicato e rispettoso,
non permetteva che si parlasse male degli altri al-
la sua presenza. Visse per i poveri, tra loro e con
loro: era uno di loro. L'amore per i destinatari lo
portò a imparare la loro lingua alla perfezione. La
malattia lo obbligò a lasciare lo Zaire e a ritornare
in Belgio e questo per lui fu un grande sacrificio.
t BOTTERO sig . Carlo, salesiano, Caselette
(Torino) il 17/5/1992 a 82 anni.
Era nato a Lurisia (Cuneo) e conobbe casual-
mente i salesiani a 25 anni. Il suo parroco lo pre-
sentò con queste parole: «Intelligente e di buona
famiglia, è sempre stato serio e giudizioso. Ha
sempre lavorato la campagna, ma si adatta a fare
altri lavori, come il muratore o il falegname. Ha
buonissima volontà. Le confesso che mi rincre-
sce che mi vada via dalla parrocchia». E il signor
Bettero fu cosi per tutta la vita, laborioso e di no-
tevole spirito di preghiera. Dopo il noviziato aveva
ottenuto di andare in missione, ma vi era ritornato
per motivi di salute. Gli ultimi due anni li passò
nella casa di cura " Andrea Beltrami " di Torino.
DEL COCO Giuseppina, cooperatrice, t Lecce
il 28/9/1992 a 81 anni.
Fu la prima ad accompagnare i suoi tre ma-
schietti all'incipiente oratorio salesiano di via Don
Bosco a Lecce nel 1949. Fu la prima cooperatri-
ce, la prima collaboratrice della piccola comunità
locale. E poi cosi per 43 anni, con gentilezza e ri-
servatezza. Questa in sintesi la lunga esperienza
salesiana di questa donna generosa. Ricca di ot-
timismo, fu di esempio alla sua numerosa fami-
glia (ebbe sei figli) e per quanti hanno apprezzato
in lei equilibrio , saggezza, testimonianza conti-
nua e gioiosa.
POSSIDIO suor Cariata, Figlia di Maria Ausilia-
t trice , Recife (Pernambuco, Brasile) il 30/5/1992
a 89 anni.
Con una intuizione straordinaria, suor Cariata
gettò le basi dell'attuale opera a favore dei minori
in difficoltà della Casa Maria Ausiliatrice di Reci-
fe. Anche nei pomeriggi più caldi (a Recife il sole
non risparmia), si recava nella casa di periferia
per raccogliere le ragazze dalla strada e far loro
un po' di catechismo. Apostola della devozione
alla Madonna, fu accompagnata da lei nel lungo
cammino di sofferenza che segnò i suoi ultimi"
anni.
RICHER sac. Pierre , salesiano, t Beaupréau
(Francia) il 24/5/1992 a 75 anni.
Era stato prigioniero di guerra (1939-45), e fu
sempre un uomo di fede e di coraggio. Sempre
disponibile per gli incarichi che gli sono stati affi-
dati, accettò di partire per il Camerun a 72 anni.
Ma la parte migliore del suo sacerdozio la diede
GIACCONE sac. Luciano, cooperatore, t Men-
calvo (Asti) il 26/5/1992 a 78 anni.
Fu un vero pastore, instancabile annunciatore
della Parola, che sapeva trasmettere in modo
semplice e profondo . Cresciuto all'oratorio di bor-
go San Paolo a Torino, era innamorato di Don Bo-
sco e dei giovani. Durante la guerra era stato cap-
pellano in Grecia, dove si era legato ai suoi arti-
glieri in modo indescrivibile. Diffondeva in modo
speciale l'amore alla Madonna.
PAINI suor Albertina, Figlia di Maria Ausiliatri-
ce, t Livorno il 22/6/1992 a 74 anni.
Dal servizio a un colonnello di Stato Maggiore,
passò durante la seconda guerra mondiale al ser-
vizio del Signore della vita. «Dio mi ha dato il do-
no della forza», ha ripetuto per tanti anni, «perché
non devo usarlo aiutando chi ne ha bisogno?».
Servire è stata la sua parola d'ordine e volle rima-
nere tra la sua gente di Chiesina (Lucca) dove per
tanto tempo era vissuta, condividendo la vita del-
la gente più povera.
ALLAIS suor Caterina, Figlia di Maria Ausilia-
t trice, Nizza Monferrato (Asti) il 5/9/1992 a 93
anni.
Nei 64 anni della sua vita rel igiosa ha conosciu-
to i momenti dell 'attività e della grande responsa-
bilità e i momenti di silenzio. Sempre ha insegna-
to come si vive povere, semplici e rette: le suore
e le novizie hanno conosciuto in lei la donna forte ,
capace di trasmettere lo spirito salesiano.
CALABRESE gen. Pasquale, exallievo, t Vero-
na il 15/10/1992 a B2 anni.
Unico superstite della famiglia in seguito al tra-
gico terremoto che colpì Avezzano, sua città na-
tale, a cinque anni fu accolto a Napoli presso l'or-
fanotrofio delle suore di san Vincenzo de Paoli.
Dopo le elementari, si aprirono per lui le porte dei
salesiani del Vomere e quindi di Castellammare
di Stabia, Caserta e Frascati, dove rimase fino·al-
la maturità. Gli otto anni trascorsi dai salesiani gli
lasciarono un segno profondo nella sua vita, sia
per la sua formazione civile e culturale, ma so-
prattutto morale e cristiana. Le sue " Memorie"
scritte nel 1982 ne sono una testimonianza rico-
noscente. Era solito dire e scrivere: «Tutto ciò
grazie a Dio e a Don Bosco...». Affezionato exal-
lievo, si senti sempre legato alla Famiglia Sale-
siana e si dimostrò generoso benefattore fino alla
fine della sua vita.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIQNI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascìo alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano perle Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
<<... annullo ogni mi~
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure 11stituto
Salesiano per Le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per distesoJ
1 GENNAIO 1993 - 41

5.2 Page 42

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r QUANDO LO
INVOCO Ml SENTO
SUBITO SICURA
Desidero ringraziare pubblica-
mente Domenico Savio per la
protezione su mio figlio Girola-
mo (di quattro anni) in occa-
sione di una dispepsia acuta
che lo ha costretto in ospeda-
le. Appena gli ho messo l'abi-
tino del Santo che egli tiene
sul lettino sin dalla nascita, il
piccolo è rinato. Quando vado
in viaggio, lo porta sempre ad-
dosso e ne sentiamo tutti la
continua protezione. lo, mam-
ma, quando lo invoco, ml sen-
to subito serena e sicura.
Cettina Bartoli,
Mazzarino (CL)
r CREDO CHE Ml
ABBIA PROPRIO
AIUTATO
Soffrendo da vario tempo alle
corde vocali, mi feci visitare
ed ebbi come diagnosi: "Ini-
ziale vegetazione di carcino-
ma epidermoide cheratiniz-
zante". Ho pregato tanto
Mamma Margherita (a cui in
famiglia siamo legati da ammi-
razione e devozione) perché
mi aiutasse a guarire. Sono
stato operato. Tutto è andato
bene: oggi parlo benissimo.
Ho già fatto due controlli e mi
hanno trovato in buone condi-
zioni. Insomma credo che
Mamma Margherita mi abbia
proprio aiutato!
R.O., Castelnuovo
D. Bosco (A T)
strada. La macchina si deca-
pottò nel campo sottostante e
si sfasciò completamente,
mentre Giovanni ne uscì total-
mente illeso. Ringrazio Mam-
ma Margherita, a cui da tanto
tempo lo affido ogni giorrio,
perché vegli su di lui come ha
vegliato sul suo Giovannino.
A.M.N., Cuneo
r AVEVA POCA
PROBABILITÀ
DI SOPRAVVIVERE
Un mio pronipote nacque il 24
agosto 1992 con parto cesareo.
Alla nascita si presentava viola.
Le probabilità che sopravvives-
se erano davvero poche. Co-
minciammo a pregare subito
San Domenico Savio. Il piccolo
cominciò a stare abbastanza
bene, poi fu dichiarato fuori pe-
ricolo ed oggi è guarito. Grazie
a Domenico Savio.
Claudio Serravallo, Trieste
r ERA LA FESTA
DI DON BOSCO
Nel mese di gennaio di que-
st'anno, un mio cugino si accor-
se di un gonfiore anormale. Una
visita e la terribile sentenza:
cancro! Era la festa di Don Bo-
sco. Come ex-allievo salesiano,
mi son sentito spinto ad affidare
questo mio congiunto all'inter-
cessione di Don Bosco. Oggi,
dopo le dovute cure·, mio cugino
si è ripreso bene e tutto lascia
sperare in meglio.
Suppo Rinaldo,
Candiolo (TO)
r TRE VOLTE
IN COMA
HANNO OTTENUTO «GRAZIE»:
Cavalli Mirella - Parma
(per intercessione di Don
Bosco) - P.R. - S. Loren-
zo Maggiore (BN) (per in-
tercessione di Domenico
Savio) - C.L. - Valfenera
(AT) (per intercessione di
Maria Ausiliatrice) - Fa-
vre Lino e Burgay Luigina -
Periasc-Ayas (AO) (per in-
tercessione di Don Bosco)
- De Masi Luigi - Galluc-
cio (CE) (per intercessione
di Domenico Savio) - Co-
niugi Cusumano - Burgio
(AG) (per intercessione di
Domenico Savio) - Suor
Savidina Scipioni, FMA -
Varazze (SV) (per interces-
sione di suor Troncattl) -
Maria Nastri - Torre A.
(NA) (per intercessione di
Domenico Savio)-Z. N. -
Caserta (per intercessione
di Maria Ausiliatrice) -
Baroni Giuseppina - Vidi-
gulfo (l?V) (per intercessio-
ne di Don Bosco) - Mad-
dalena Sorgenti - Perugia
'(per intercessione di don
Rinaldi) - Paola Mulas -
Cagliari (per Intercessione
di Domenico Savio) - Ida
C. Balangero - Torino (per
intercessione di Maria Au-
siliatrice) - Pierina Ca-
stello - Fara (VI) (per inter-
cessione di Domenico Sa-
vio) - Ugo Biotto - Torino
(per intercessione di Do-
menico Savio) - Annalisa
Cappeiluti - Bari (per inter-
cessione di Maria Ausilia-
trice) - Sabrina Pontetilla
- Genova (per intercessio-
ne di Don Bosco) - Ausi-
lia Beltramello - Rossano
(VI) (per intercessione di
Domenico Savio) - Pame-
la Fellini - Torino (per inter-
cessione di Don Bosco) -
Tessa Giai Miniet e Penna
- Torino (per intercessione
di Don Bosco) - Giusi Ta-
rantino - Palermo (per in-
tercessione di Domenico
Savio) - Graziella Viganò
- Besana (Ml) (per interces-
sione di Domenico Savio)
- Ada Amitrano - Roma
(per Intercessione di Do-
menico Savio).
te disperato. Su consiglio del
nostro cappellano salesiano, co-
minciammo a pregare con impe-
gno il beato Filippo Rinaldi per
la guarigione. Tra le altre cose,
collocammo una sua reliquia
sotto il cuscino della suora am-
malata. Tre volte essa entrò in
coma e tre volte ne uscl. La sua
convalescenza fu lenta, ma ora
è forte come prima e sta lavo-
rando molto in una delle nostre
opere a Shillong . Il nostro Gra-
zie a Dio e al suo umile servo,
don Filippo Rinaldi.
to delle preghiere che io per tut-
to il periodo della gravidanza ho
recitato con fede . Ora il mio
bambino ha sei mesi. È sano e
vispo. E per la sua crescita mo-
rale, non meno importante di
quella fisica, lo affiderò sempre
alla bontà di Domenico Savio.
Fossetti Lina,
Valdagno (VI)
Suor Teresa Varkey,
Ispettrice FMA, Shillong
r DA TEMPO
LO AFFIDO A LEI
Mio nipote Giovanni, di 23 an-
ni, a causa di un abbaglia-
mento provocato da un'altra
macchina che procedeva in
senso opposto, è uscito di
Suor Emerencia Baxla, una mis-
sionaria Adivasi, Figlia di Maria
Ausiliatrice, stava lavorando in
un'area malarica sulle colline
dei Gara. L' 11 ottobre 1991 fu
portata a Shillong, nell'ospedale
di "Nazareth", perché presa da
un forte attacco di malaria cere-
brale. Nonostante le cure, la
sua salute si deteriorò con no-
stra grande preoccupazione. Si
sviluppò una meningite grave,
accompagnata da insufficienza
renale. Il caso diventò veramen-
r LO AFFIDERÒ
SEMPRE ALLA
SUA BONTÀ
La gravidanza si presentava in-
certa, con possibilità di riuscita
al 50% secondo il giudizio del
medici. Per la cortesia di una Fi-
glia di Maria Ausiliatrice, ml fu
recapitato un prezioso abitino di
San Domenico Savio e il llbret-
Per lopubblicazione non
si tiene conto delle lette-
re non firmate e senza
recapito. Su richiesto si
potrà omettere l'indica-
zione del nome.
42 · 1 GENNAIO 1993

5.3 Page 43

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Nome: Maria Collino
Nata a: Torino
Età: 64
Impegno nella Famiglia Salesiana:
delegata centrale Cooperatori
Salesiani
Attuale residenza: Roma
Quale periodo della sua vita ricor-
da con maggior soddisfazione?
Ogni periodo della mia vita ha
avuto il suo dono.
Una caratteristica del suo tempe-
ramento:
Fiducia nella vita, nella persona
umana, nella storia.
Il più bel ricordo di quando era
bambina:
Più che un episodio preciso si trat-
ta di un clima: sentirmi avvolta
dall'onestà, dal calore, dalla dedi-
zione costante dei miei genitori.
La virtù che più apprezza in chi le
sta vicino:
Le virtù sorridenti.
Il difetto che perdona più f acil-
mente:
Quelli che hanno come radice un
impulso generoso.
Il periodo storico in cui le sarebbe
piaciuto vivere:
Mi piace il tempo che Dio mi
dona.
Il personaggio vivente che più am-
mira:
Le persone che sanno trasformare
le difficoltà della vita in un dono
per gli altri.
Se per un giorno fosse Dio...
Vorrei distruggere tutto il male;
ma se Dio non lo fa! ...
. Il libro che sta leggendo:
Una biografia di padre Lombardi,
intitolata "Il microfono di Dio" .
Il romanzo che le è piaciuto di più:
Preferisco i libri che mi fanno sen-
tire la sete di Dio presente nel lot-
tare dell'uomo.
Una frase che vorrebbe sentirsi
dire:
Che ho contribuito a far crescere
la vita.
L'ultimo programma televisivo
visto:
Un documentario intitolato: "Et-
na: mille e una vita". È stata un'o-
ra di vivissima contemplazione.
Qual è l'invenzione tecnica che più
ammira?
Tutte quelle di cui vengo man ma-
no a conoscenza. Ogni volta che
ne scopro una, sento Dio più gran-
de e più vicino.
Qual è il maggior problema dei
giovani d'oggi?
La dispersione.
La più bella qualità di una ra-
gazza?
La capacità di donarsi.
Cosa vorrebbe per la fa miglia
d 'oggi?
La condivisione profonda di una
forte esigenza di solidarietà.
Che cosa avrebbe fatto nella vita
se non si f asse fatta suora?
Mi sono fatta suora perché non
potevo... farmi sacerdote.
BS
HANNO DETTO
«La più importante parroc-
chia della mia arcidiocesi è la
radio cattolica, che ha più fedeli
di tutte le altre parrocchie mes-
se insieme».
Card. Moreira Neves,
arcivescovo di Sa.o Salvador
da Bahia (Brasile)
«Cos'è veramente importante
per una persona: avere succes-
so o dedicare tempo e amore
alla propria famiglia?» .
Daniel, figlio del regista
lngmar Bergman
«Genitori si diventa, non lo si
è per diritto acquisito alla nasci-
ta di un figlio».
Marcello Bernardi,
pediatra e scrittore
LA BUONA NOTIZIA
Un 'exallieva ritorna in un centro
giovanile come animatrice. È spo-
sata da vent'anni e ha una lunga
esperienza di ragazzi, ma fa la sco-
perta di un servizio prezioso:
«Mai avrei pensato di fare l'ani-
matrice per una settimana dopo 20
anni di matrimonio e ancora ades-
so non riesco a dimenticare la ma-
rea di volti sorridenti e birichini
che mi sono venuti incontro.
Quando alle parole è seguita la
confidenza, scoprii solitudini sof-
ferte. Mi chiedevo dove erano fini-
ti i poveri : siamo tutti così ben ve-
stiti e organizzati! Al centro giova-
nile mi sono resa conto che l'ur-
genza di oggi è proprio quella di
vedere le povertà che ci stanno in-
torno e che ti chiedono di dare una
risposta attraverso forme di solida-
rietà semplice. Ho imparato la te-
nacia delle suore e di un gruppo di
giovani disposti al volontariato,
che non abbandonano a se stessi i
ragazzi annoiati e aggressivi perché
troppo soli » (Pia Zambelli).
«Conserva nel tuo cuore
le parole del Vangelo:
avvicina i lontani da Dio,
aiuta i dubbiosi»
Don Bosco
1 GENNAIO 1993 - 43

5.4 Page 44

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TAXE PERCUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C . M . P.
Rivista per la Famiglia Salesiana
e gli Amici di Don Bosco
Inoltrare le richieste - Cambio di indirizzo - Corrispondenza a:
IL BOLLETTINO SALESIANO - Via della Pisana 1111
Casella Post. 9092 - 00163 Roma-Aurelio
~ i/CENTRO
CATECHISTICO
presenta
SALESIANO ~
Alla scoperta
del cristianesimo
un corso nuovissimo per
l'insegnamento della
Religione Cristiana nella
Scuola Media inferiore.
Fedele ai programmi
nuovi, approvato e
lodato dai Centri
Catechistici di Torino
e di Roma.
I TRE VOLUMI:
1 GESÙ
Le radici lontane e vicine
del Cristianesimo.
La Bibbia. La grande
vicenda di Gesù.
TERESIO BOSCO
alla scoperta
cn.sti.adneel sl.ffio
l
GESÙ
2 I CRISTIANI
La nascita e la crescita
della Comunità dei Cristiani
sotto la guida degli Apostoli
e il nutrimento dei Sacramenti.
TERESIO BOSCO
alla scoperta
cn.sti.adnelesl.lllo
2
I CRISTIANI
1u10 JMr !'i1111egrwntnto dollll t11!.i,lol>l'l c:1mollc1
nOllfttcuololllmod'I
3 LA LEGGE
È AMORE
Il lungo cammino della
Legge di Dio: dalle tavole
del Decalogo al grande
Discorso della Montagna.
TERESIO BOSCO
alla scoperta
cn.sti.adnelesl.lllo
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LA LEGGE È AMORE
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È il frutto appassionato dell'amore ai ragazzi e della notevole capacità narrativa
di TERESIO BOSCO, salesiano e sacerdote
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