Bollettino_Salesiano_198303


Bollettino_Salesiano_198303

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IL BOLLETTINO SALESIANO
Rivista della Famlglla Saleslana
Fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa
edito dalla Congregazione Salesiana di San
Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 -
00163 Roma-Aurelio - Tel. 06/69.31.341 .
Conio corr. post. n. 46.20.02 intestato a Dire-
zione Generale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bon-
gioanni - Carlo Sorgetti - Gaetano Nanetti - Lu-
ciano Panfilo - Dora Pandolfi - Cosimo Seme-
raro - Saverio Stagnoli.
Collaboratort: Nino Barraco - Ella Ferrante -
Domenica Grassiano - Adolfo L'Arco - Angelo
Paoluzi - Francesca Tizianl - Domenico Volpi.
Fotografia: Fulgenzio Ceccon
Archivio: Guido Cantoni
Propaganda: Giuseppe Clemente!
Diffusione: Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e Impaginazione: Scuola
Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa: Officine Grafiche SEI - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del
16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* Il primo di ogni mese (undici numeri, eccet-
*to agosto) per la Famiglia Salesiana.
Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizia e foto riguardanti la Famiglia Salesiana,
e s'impegna a pubblicarle secondo Il loro Inte-
resse generale e la disponibilità di spazio.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Na-
zionale Cooperatori - Viale del Salesiani 9 -
00175 Roma - Tel. (06) 74.80.433.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e
20 lingue diverse (tiratura annua oltre 1o milio-
ni di copie) in: Antille (a Santo Domingo) - Ar-
gentina - Australla - Austria - Belgio (in fiam-
mingo) - Bollvta - Braslle - Canada - Centro
America (a San Satvadqr) - CIie - BS Cinese (a
Hong Kong) - Colombr.i - Ecuador - FIiippine -
Francia - Germania - Giappone - Gran Breta-
gna - India (in inglese, malayalam, tamil e te-
lugu) Irlanda - Italia Jugoslavia (in croato e
in sloveno) - Korea del Sud - BS Lituano (edito
a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Paraguay
- Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - Stati
Uniti - Sudafrica - Thallandla - Uruguay - Ve-
ne;zuela.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco ai com-
ponenti la Famiglia Salesiana, agli amici e so-
stenitori delle sue Opere.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta,
nei limiti del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indi-
rizzo vecchio.
2 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1983
1 FEBBRAIO 1983
ANNO 107 - NUMERO 3
In Copertina:
I Barabba's Clowns (foto Ceccon). Ser-
vizio pag, 18-21.
Don Bosco è notizia, 3-8
ITALIA / Un docente universitario exal-
lievo si fa prete, 3
Corso di base per operatori in educazio-
ne, 3
L'anticamera dei santi, 4-5
Alessandria, un monumento a Don Bo-
sco, 6
Un organo alla Sacra Famiglia di Firen-
ze, 6
Seminarlo di studio sul volontariato., 6
Una borsa di studio per ricordare un
coadiutore, 6
A Pasqua i Cooperatori in Terrasanta, 6
Il Rettor Maggiore tra i coadiutori del La-
zio, 6
PALESTINA /
Un ricordo da Betlemme per tutti, 3
HONG KONG /
L'uccisione di don Lomazzi. 3
OLANDA / Le vetrate di Den Haatg. 5
SPAGNA / Nuova presenza nella Guinea
Equatoriale, 6
Un francobollo a ricordo del centena-
rio, 6
CILE/ L'Università di Santiago «laurea•
don Gambino, 6
ARGENTINA/ Il santuario di Trelew. 7
INDIA / Visita di don Scrivo, 7
PROTAGONISTI /
Arigato, don Livia!, 8-11 ·
«Un poverello alla porta di Don Bosco»,
22- 25
ATTUALITÀ /
850 milioni di uomini combattono per so-
pravvivere, 12-14
EDITORIA SALESIANA /
Incontrando Angela Diana Tornieri,
15- 17
VITA SALESIANA /
Dalla parte del cuore ovvero I Barabba's
Clowns, 18- 21
Universitari in famiglia, 26-27
STORIA SALESIANA /
Don Bosco a Pinerolo, 29-32
RUBRICHE: Scriveteci, 2 - Filo diretto
con, 4 - Qualche tempo fa, 7 - Libri e Ri-
viste. 28 - I nostri morti, 33 - I nostri santi,
34 - Solidarietà, 35
Spettabile Direzione,
la presente offerta è per il Bollettino.
Ho incominciato a leggerlo da bam-
bina, circa 50 anni fa in casa di mia
mamma ora defunta. Quando arrivava,
ricordo che lo prendevo in mano leg-
gendolo spesso anche due volte. Poi
mi sono sposata emigrando in Ameri-
ca. Quattro anni fa, non volendolo, tro-
vandomi in un Istituto Salesiano, l'ho
rivisto e l'ho chiesto a quel direttore. È
stato come San Giovanni Bosco mi
avesse detto: ti d i nuovo il mio Bol-
lettino, ora lo puoi leggere. Cordiali os-
sequi ed auguri di buon Natale.
Lembo Del Vento Maria
Maracaìbo (Venezuela)
Spettabile Direzione,
la mia tarda età con le inevitabili
conseguenze, mi impedisce una con-
tinua e attenta lettura. Prego così so-
spendere l'invio del BS che per molti
anni mi è stato maestro della verità e
del bene. Ho spedito ultimamente una
piccola offerta. Ringrazio, con tanta
sincerità, codesta Direzione e auguro
al BS che faccia a tante anime, il bene
che ha fatto a me.
Felice Combrlanl, Camerino (MC)
Spett. Amministrazione,
in casa nostra arrivano, per ragioni
diverse, due numeri del «Bollettino• ,
uno al nome di chi scrive e l'altro al
nome di mia moglie come risulta dai li-
stelli degli indirizzi. Non mi sembra giu-
sto trattenerli entrambi. Vi pregherei
perciò depennare un indirizzo. Man-
dateci invece sempre l'altro che leg-
giamo con molto piacere. Grazie.
Paolo Giudici, Gallarate (Ml)
Carissima redazione, avendo avuto
modo di leggere qualche copia del BS,
trovandolo molto interessante ho de-
ciso di chiedervi per favore di abbo-
narmi a questa rivista che mi può es-
sere di grande aiuto...
Maurizio Nlcolll, Molvena (VI)
Sono tutte lettere dalle quali traspa-
re una comune convinzione: l'utilità e
la preziosità del BS. A tutti diciamo il
nostro grazie e a tutti raccomandiamo
una diffusione capillare della rivista
avendo sempre cura che essa non
vada perduta. Al Signor Combriani
suggeriamo di passare la rivista ad al-
tri.
Il naturale invecchiamento di parte
dei nostri lettori esige continue nuove
immissioni di «abbonamenti». Che ne
direste se ogni lettore procurasse un
indirizzo nuovo al quale inviare il BS?

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ITALIA
Un docente universitario
exalllevo si fa prete
Il 18 dicembre 1982 Il pro-
fessor Francesco Brugnaro,
giovane docente di filosofia
all'Università di Padova è
stato ordinato sacerdote. La
notizia è stata accolta con
profonda gioia dalia Fede-
razione Italiana Exallievi di
Don Bosco che ha avuto il
professor Brugnaro - il
quale ha studiato al Manfre-
dini di Este - fra i suoi più
attivi dirigenti.
In particolare il professor
Brugnaro si è distinto in una
valida esperienza di autoge-
stione che l'ha portato anche
ad essere preside dello stes- Viganò e dal Consigliere Ge-
so Istituto Salesiano che l'a- nerale per la Famiglia Sale-
veva visto allievo.
siana don Giovanni Raineri.
A don Brugnaro sono Nelle foto: alcuni momenti
giunti particolari auguri dal della indimenticabile gior-
Rettor Maggiore don Egidio nata.
PALESTINA
Un ricordo da Betlemme
per tutti
Il Rettor Maggiore don
Egidio Viganò ha voluto ce-
lebrare le Festività Natalizie
in Terra Santa per un incon-
tro con le comunità salesiane
di quel Paese e per alcuni
giorni di preghiera e medi-
tazione.
A Betlemme - ha scritto
don Viganò - si contempla
la culla della speranza. Qui,
dal calore di una umile fa-
miglia, è stata lanciata nei
secoli la vittoria del bene e il
significato della storia.
In adorazione - prosegue
ancora Il Rettor Maggiore
comunicando la sua espe-
rienza - sento viva la rap-
presentanza di tutti i confra-
telli e dell'intera Famiglia Sa-
lesiana. Con fiducia ho chie-
sto: luce e potenza di fede
per gli Animatori, le Comuni-
tà formatrici, l'Università
Pontificia Salesiana; maggio-
re iniziativa pedagogico-pa-
storale con particolare rife-
rimento alla predilezione per
i giovani, alle vocazioni e al
Progetto-Africa: la corre-
sponsabilità capitolare con
Don Bosco fondatore per il
Capitolo Generale 22°.
Nella toto: don Egidio Vi-
ganò a Gerusalemme: ha in
mano un ramoscello d'olivo.
Corso di base per operatori
In educazione
In collaborazione e con Il
patrocinio del CNOS l'lspet-
toria salesiana del Lazio ha
organizzato un Corso bien-
nale per operatori in educa-
zione.
li Corso, coordinato dal
centro ispettoriale di pasto-
rale giovanile, punta a pre-
parare educatori formati ad
un quadro globale di edu-
cazione, professionalmente
aggiornati e aperti ad auten-
tici ruoli di animazione nel
territorio. Il Corso ha la du-
rata biennale con 120 ore di
lezione complessive: 60 per il
primo anno e 60 per il se-
condo.
Per ulteriori informazioni
rivolgersi a: Centro lspetto-
riale di Pastorale Giovanile,
Via Marsala, 42 - Roma.
HONG KONG
L'uccisione di
don Lomazzl
Dopo 50 anni di generoso
impegno missionario, don
Silvio Lomazzi, milanese, il
29 dicembre 1982, è stato as-
sassinato da un drogato.
Don Silvio - sul quale
con tiamo di tornare - era
giunto ad Hong Kong proprio
quando il Paese attraversava
un'eccezionale esplosione
demografica. Su invito del
Vescovo, don Lomazzi da ol-
tre vent'anni lavorava tra i
centomila drogati di Hong
Kong. Uno di essi, forse In
crisi di astinenza, l'ha ucciso
e poi andava ripetendo: Ora
ho perso anche il mio miglio-
re amico~.
3 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1983

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egli dice di sentirsi ripetere di
continuo: Come camminano
I fallica
i "nostri santi»? • Domanda
generica - osserva don Flo-
ra - a cui non si può dare
che una risposta generica,
ma confortante: tutte le no-
stre cause (20 di salesiani e
suore FMA. 5 di non salesia-
ni) sono 'vive· ossia sotto
Lei è Sindaco In un pie-
colo comune (Pedara, In
provincia di Catania): quall
sono I problemi che af-
fronta?
Cl sono occasioni per af-
frontare Il problema del ra-
gazzi e dei giovani?
Cerco di utilizzare tutte
le possibilità. Un esempio?
studio, aperte a procedere
avanti, non bloccate dalla
deludente formula 'si accan-
toni' (reponatur) •· È già
qualcosa.
Ogni causa però ha un
In questo momento le Eccolo. La legge regionale
suo proprio 'iter' Bisogna in-
diffìcoltà sono tante che è prevede la possibilità d1
dividuarla nel punto partico-
quasi impossibile ammini-
strare. Penso che non ci sia
differenza fra piccolo o
grande comune. Identiche
infatti sono le responsabili-
tà, le opere da intrapren-
creare Parchi Robinson. at-
tività sociali e didattiche a
servizio dei giovani Sto
cercando di realizzarli così
come cerco di aiutare il lo-
cale oratorio. C'è miglior
lare del suo lento ma pro-
gressivo procedere. Per cia-
scuna causa 11 postulatore
presenta sempre al più pre-
sto la necessaria documen-
tazione e se occorre la ag-
giorna, sollecitandone poi di
dere
Parco Robinson di un ora- con loro. Cerco di appli- continuo l'esame È questo 11
Lei è exalllevo e coope-
ratore salesiano. Ciò ag-
giunge qualche cosa al suo
fare pontica?
torio salesiano?
Quando poi mi trovo da-
vanti a un giovane mi sfor-
zo di stabilire un rapporto
tra fratello e fratello cosi
lo penso che sia la prima come avviene nei cortili sa-
cosa. Se mI occupo di poli- lesiani: i ragazzi del mio
tica lo debbo proprio a paese sanno che possono
questo. Sono stato spinto contare sul loro sindaco
ad occuparmi della « cosa
pubblica• proprio perché 1 Facendo Il sindaco, l'ae-
care quello che so e quello
che potrebbe essere utile e
necessario.
Come giudica la poli-
tica?
A prima vista può sem-
brare qualcosa di assurdo
e di impossibile. Se poi la
tai tua nel senso che riesci
a stabilire un rapporto di-
suo compito più impegnati-
vo. Se una causa appare fer-
ma. ciò non sI deve in genere
al frapporsi d1 specifiche dif•
licoltà; è invece perché le
cause sono numerosissime,
ognuna con la sua colloca-
zione secondo la data di pre-
sentazione, e quindi ognuna
attende il suo turno d'esame
presso i consultori. Dato il
numero delle cause. la quan-
Salesiani mi hanno edu-
cato a mettere i miei talenti
a servizio degli altri Sono
in politica appunto per rea-
lizzare ciò che mi ha Inse-
gnato e detto Don Bosco.
strazlone» salesiana lo ha
aiutato?
In un primo tempo l'im-
patto con • il pubblico e 11
politico• è stato duro Poi
ho incominciato ad appli-
retto con gli altri cittadini,
tra fratello e fratello, allora
perfino l'impossibile diven-
ta realizzabile tenendosi
sempre In quella linea di
condotta che non può mai
tità di pratiche per ciascuna,
la serietà con cui viene af-
frontato il lavoro .. può suc-
cedere che una causa atten-
da fino a dieci e più anni il
turno di esame da parte dei
consultori. Rari infatti sono i
Le sembrerà strano, ma care gli insegnamenti di mettere in discussione va- casi In cui una causa sia
non sono iscritto a nessun
partito: vado avanti con l'a-
more del prossimo proprio
cosl come mi hanno inse-
gnato I Salesiani e sono
stato eletto in buona parte
con i voti della mia Unione
Don Bosco cercando d1
smussare con l'amore fra-
terno ciò che c 'era d1 più
aspro. Ho annullato qual-
siasi barriera.
lo mi sento salesiano.
quando posso - ...ho mo-
lori morali irrinunciabili.
Se si vuole è possibile
lare una politica •onesta•·
Del resto una polìtica che si
ispira all'amore del pros-
simo può avere soltanto...
leggeri incidenti di proce-
messa ln attesa per vere dif-
ficoltà inerenti, benché talora
se ne verilichino. • Nono-
stante le attese, che possono
sembrare logoranti e perciò
rendere poco 'attuali' le cau-
se. no, - chiarisce don Fio-
ra - possiamo registrare
Exallievi.
glfe e figli - vivo anche dura.
con riconoscenza buoni pas-
si avanti In quest'ultimo
anno.
ITAtlA
L'ANTICAMERA DEI SANTI
Un colloquio con don Lui-
gi Fiora, Postulatore gene-
rale per le cause dei santi
della Famiglia salesiana, cl
consente di « fare il punto~
sui vari candidati agli onori
degli altari nella casa di Don
Bosco. A che punto è I'• i-
ter,. del rispettivi processi?
Domanda semplice, che ha
bisogno di svariate risposte.
quale fu chiesto una volta a
uno scrittore cattolico: « A
che servono i santi?•. Egli ri-
spose· «A deliziare l'anima•
Vero. Però servono anche a
ravvivare la Fede, a rendere
più amabile la Chiesa. a
spronare e orientare nel tor-
tuoso cammino della vita.
Quanto alla Famiglia salesia-
na, sono la sua ricchezza più
preziosa. i testimoni e Inter-
preti più fedeli del carisma
Il Servo di Dio Filippo Ri-
naldi, quando fu ordinato
alla guida dei salesiani. Don
Flinaldi predilesse e consigliò
alcuni libri preferenziali di
spiritualità, pur non posse-
dendo oltre il vissuto una
specifica cultura spirituale e
ascetica. Furono I santi a in-
dicargli il cammino della san-
tità. Prassi•• questa che ci
stimola ad attingere alcune
informazioni di attualità sul
diagramma o (perché no?)
«pentagramma• della santi-
salesiana.
Avanti con pazienza•. A
« I due fatti più importanti
- aggiunge Il nostro Postu-
latore - sono in primo luogo
la proclamazione delle virtù
eroiche della Serva di Dio
Teresa Valsè Pante/lini FMA.
che ha così il titolo di 'Vene-
rabile', In secondo luogo.
come già è stato annunciato,
la concessione da parte del
Papa che si possa procedere
alla beatificazione di mons.
Luigi Vers,glia e don Callisto
Caravario. martiri in Cina.
senza il miracolo che dappri-
ma era stato richiesto Al S
C'è qualche movimento - prete, si propose d1 leggere don Luigi Fiora dunque. Po- Padre è già stata presentata
anche se non c'è rumore - ogni anno la vita di un santo. stulatore generale delle cau- la domanda perché di fatto
nella sfera della santità sa- Fu tanto fedele all'impegno se di santità promosse dai voglia procedere alla beati-
lesiana: parliamo della santi- che mori tenendo sottomano salesiani e dalle suore Figlìe ficazione concessa. Atten-
tà con l'aureola, quella da al- la vita dell'oggi beato Miche- di Maria Ausiliatrice, andia- diamo che ne venga fissata
tari per intenderci. Circa la le Rua, suo predecessore mo a porre la domanda che la data: forse (speriamo) en-
4 801.1..ETTINO SAL.ESi,-NO I FE8811A10 I0113

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tro Il 1983. L'evento però di- lente dicastero vaticano. L'i- Mertens e dei Martin spa- che va prendendo la devo-
pende sia dagli Impegni ge- ter procede bene sveltito da gnoli, che però si spera di ri- zione popolare verso la SdB.
nerali del Papa, sia anche ultimo sia con la dispensa prendere al più presto.
Per Maria Troncattl FMA è
dal progresso di altre cause, dal Processo Apostolico, sia • Del processo a mons. V. stata preparata tutta la do-
data la consuetudine ormai con la concessione di di- Cimatti si è provveduto a fare cumentazione necessaria ad
invalsa di non isolare ma uni- sporre degll stessi documen- la 'Copia pubblica' dei do- ottenere dalla S. Congrega-
re insieme la proclamazione ti già proposti per la Intro- cumenti. Sugli scritti del SdB zione Il 'Nulla osta' per l'ini-
di più Beati o Santi• .
duzione della causa anche I due ·censori' hanno dato zio del Processo in Ecuador.
Venerabill •eroi•· Le altre
cause salesiane? C1 risponde
don Flora: « Per 11 Beato don
Rua e per i ven. C. Namun-
curà, A. Be/tram,, A. Czarto-
rysk, e ora anche per la ven
Valsè Pante/fin, le rispettive
cause sulle 'virtù eroiche'
sono concluse. Null'altro re-
sta da fare presso la S. Con-
gregazione de, Santi. S1
aspetta solo 11 ·miracolo' ne-
cessario per procedere alla
Beatificazione o Canonizza-
zione... » . Ma sono in corso
vari altri processi « Già entro
per l'indagine sulle vrrtu eroi-
che: il che riduce notevol-
mente I tempi di lavoro verso
Il primo traguardo della 've-
nerabilità'. Trattandosi di
una causa singolare e parti-
colarmente ·attuale' che evi-
denzia soprattutto i problemi
dell'adolescenza e della fa-
miglia, anche questo potreb-
be contribuire ad accelerare
i tempi...
A don Fiora, immerso tra
le carte, poniamo ancora
una domanda sul SdB don
Filippo Rinaldi. Il Postulatore
un giudizio positivo e lusin-
ghiero. Anche di Artemide
Zatti SdB si sta preparando
la 'Copia pubblica· e l'esame
degli scritti: per questo SdB
si è ai primi passi della cau-
sa, dopo il Processo dI Vied-
ma Ancora In corso è il Pro-
cesso di suor Eusebia Pa-
lomino FMA presso la curia
diocesana di Huelva (Spa-
gna), il cui Tribunale con-
duce la pratica con diligenza
e interesse, anche per le pro-
porzioni sempre più vaste
Una ·novità' riguarda le
nostre cause meno avanti
nell'iter. Poiché la S. Congre-
gazione per le Cause dei
Santi - come annunziato
dal card. Casaroli (Oss. Rom.
24.11 .82) - ha preparato
una riforma per lo svolgimen-
to (si dice più 'snello') delle
Cause stesse, se ne attende
la promulgazione per impo-
stare questi nuovi processi
secondo le norme che presto
entreranno in vigore•.
M . B.
la fine dell'82 - dichiara rl emerge dalla sua montagna
nostro postulatore - era d i documenti: tutte pagine
prevista dalla Congregazione
Plenaria dei cardinali la di-
che per l'appunto riguardano
il terzo successore di Don
scussione sulle virtù eroiche
Bosco. Di don Rlnaldi -
egli prende a dire - è stato
stampato il sommario del
processo apostolico ed è già
stata preparata la documen-
tazione (informatlo) sulla
eroicità di virtù. Entro pochi
mesi dovrebbe quindi essere
immesso nei turni delle cau-
se in attesa di discussione
sulle virtù eroiche. Circa il
presunto miracolo a lui attri-
buito - sottolinea Inoltre
don Fiora - è già stato pre-
c isato altre volte che si sono
tatti due processi (diocesano
e apostolico), ma la S. Sede
non se ne occuperà che
dopo li riconoscimento uffi-
ciale delle virtù eroiche del
Servo di Dio... • .
OLANDA
Le vetrate di Den Haag
Il BS del mese scorso ha
pubblicato come inserto cen-
trale alcune vetrate olandesi
sulla vita di Don Bosco
rimasero ancora per ben 15
anni abbellendo con l'aiuto
di cooperatori e amici come
meglio si poteva. Cosl ven-
nero realizzate delle grandi
finestre divise in nove parti
con le sei parti Interiori for-
manti una unità apribile.
Schiera che Incalza. Ve- Qualche lettore ci ha chiesto L'uno dopo l'altro i finestrini
niamo a Simone Srugi, arabo ulteriori informazioni che di mezzo vennero sostituiti
palestinese, nazaretano di diamo volentieri.
da vetri Istoriati dell'artista
rito melchlta. conterraneo di Nel secondo anno di guer- Jan Mengelberg. La Casa di
Gesù. e In dicembre - dice ra mondiale l'aspirantato sa- Ugchelen venne abbando-
don Fiora - termina Il pro- lesiano di Leusden veniva nata nel 1959 e le vetrate
Don Luigi Flora
cesso apostolico, eseguito confiscato dai tedeschi. Si vennero trasferite al nuovo
con molta diligenza ed en- pensò allora di trasferire a aspirantato di 'sHeerenberg.
della Serva di Dio Dorotea de tusiasmo dal Patriarcato La- Ugchelen - In una villa dove Purtroppo net 1971 si do-
Chopitea-Serra. Il prolungar- tino di Gerusalemme. e visto da poco l'ispettoria olandese vette abbandonare anche
si dr altri lavori processuali con palese simpatia sia dai aveva aperto 11 suo primo no- questa casa. Fu allora che le
ha fatto rinviare la nostra Melchiti sia in genere dal viziato ~ tutti gli aspiranti, vetrate - ad eccezione di
causa ai primi mesi dell'83. mondo arabo. Vengono poi gli studenti In filosofia e in quelle sulla vita di Don Bo-
Nel frattempo I consultori In le cause di mons. Luigi Oli- teologia: circa duecento per- sco affidate alla casa ispet-
data 6 luglio '82 hanno fatto vares. di don Luigi Variara. sone.
toriale di Den Haag e pubbli-
un ummo esame degli atti, del polacco-brasiliano p. Ro- Con l'aiuto dI due coope- cate sul BS italiano di gen-
con esito favorevolissimo e dolfo Komorek, della coop. ratori di Utrecht, Frans van naio - furono sparse per
quindi con prospettive otti- Alexandrina da Costa: tutte Seumeren e Nico Jongerius, tutte le case dell'lspettoria.
mistic he per gli sviluppi.
In attesa - tra molte altre - I novizi cominciarono a co- Le vetrate di Mengelberg
Anche per la Serva di Dio di venire esaminate per la struire delle grandi baracche sono cosi diventate care ai
Cater ma Morano FMA sI do- cosiddetta 'Introduzione del- dI legno... prelevato da treni salesiani olandesi. un segno
vrebbe procedere entro 1'83 la causa presso la S Sede·. Il tedeschi svuotati nelle fore- di trovarsi a casa, certamen-
all'esame delle virtù in vista Promotore ha fatto le obie- ste di Ughelen che divennero te, ma soprattutto la memoria
del titolo venerabile. L'ampia zioni, si sono presentate le ri- dormitori, sale di studio, re- di un passato ricco di sacri-
documentazione è stata pre- sposte, resta il problema del fettorio, cappella. Erano mol- fici e speranze.
parata da tempo Quanto alla loro... turno, che potrà venire to povere e modeste ma in Nella foto: uno schizzo
giovane Laura Vicufla si entro un anno o due. Mo- quei tempi a quei giovani sa- della Casa di Ugchelen pre-
tratta d1 una causa vista con mentaneamente restano so- lesiani sembrò una regia. parato da don Jan van Se•
molta simpatia dal compe- spese le cause d1 don Luigi Dopo la guerra i salesiani hagen.
BOLlETTINO SALESIANO I FE8/JMIO 11163 5

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iTALIA
Alessandria, un monumento
a Don Bosco
Gli ammiratori e devoti di
Don Bosco non si stancano
di erigergli monumenti. L'ul-
timo dei quali ci è giunta no-
tizia, è questo di Alessandria.
dall'Ufficio Nazionale per l'a- tura di una nuova opera in
nimazione Missionaria che Guinea Equatoriale. Si tratta
per incarico degli Ispettori del Seminario minore di Ba-
Salesiani d'Italia coordina le napà. La richiesta di aprire
attività legate al settore mis- quest'opera era venuta da
sionario. Al convegno sono parte del Vescovo e del Nun-
invitati a partecipare Salesia- zio in Guinea ma è stato du-
ni e giovani. Esso è articolato rante la Visita del Consigliere
attorno agli interventi di Enzo Generale don Sergio Cuevas
Melegari che parlerà su « Il che si è presa tale decisione
Volontariato internazionale e condivisa, naturalmente, dal
il laicato Missionario» e di Rettor Maggiore don Egidio
don Luigi Zulian che parlerà Viganò.
su «Criteri di selezione e li- Il Seminario di Banapà -
nee per la formazione e l'in- che si affianca all'altra opera
serimento in ambiente di mis- di Malabo - è l'unico di tutta
sione dei volontari• e sulla la Guinea Equatoriale e si
possibilità di un « Volontaria- aggiunge anche alle due
to Salesiano,..
opere aperte in quel Paese
Per ulteriori informazioni dalle Fìglie di Maria Ausilia-
rivolgersi a: Don Armando trice.
Lucato, Salesiani «Astori»,
31021 Mogliano Veneto (TV), Un francobollo a ricordo
Tel. (041) 450023.
del Centenario
Il Ministero delle Poste
Una borsa di studio per ri- spagnolo ha voluto ricordare
cordare un coadiutore
Un organo alla
Sacra Famiglia di Firenze
La Chiesa della Sacra Fa-
miglia di Firenze si è recen-
temente arricchita di un nuo-
vo organo. L'occasione è
stata data dalla ricorrenza
del XXV anniversario della
morte di don Torquato Tassi
primo parroco della Chiesa e
appassionato musicista.
Il presbiterio della stessa
chiesa poi si è ulteriormente
abbellito con un meraviglio-
so Coro in noce della fine del
1600, assegnato dalla sezio-
ne fiorentina dell'Ordine del
Santo Sepolcro. L'inaugu-
razione è avvenuta il 4 di-
cembre e per la circostanza
l'attuale parroco don Vito
Fabbian ha organizzato una
serie di concerti.
Nella foto: Il nuovo organo
e ìl Coro della Chiesa Sacra
Famiglia di Firenze.
Seminario di studio
sul •volontariato•
Dal 5 al 6 marzo e dal 12 al
13 marzo 1983, rispettiva-
mente per il Nord e il Sud Ita-
lia, a Brescia e a Castellam-
mare di Stabia, si svolgerà
un seminario di studio sul
"volontariato».
L'Incontro è organizzato
In occasione del XXV della
morte del salesiano coadiu-
tore missionario signor Giu-
seppe Gazzoli, è stata istitui-
ta una borsa di studio.
La notizia sarebbe quasi...
normale se questa borsa non
fosse stata creata da un
gruppo di anziani dell'Istituto
Geriatrico di Rodigo (MN)
dove è anche ricoverata la
sorella Maria.
Il signor Gazzoli nacque a
Rodigo nel 1913 e morì a
Cuenca in Ecuador nel 1957.
In molti lo ricordano ancora
per la sua non comune bra-
vura professionale - fu un
ottimo artista... del legno e
della musica - e per ìl suo
spirito religioso.
A Pasqua I Cooperatori In
Terra Santa
L'Ufficio nazionale del
Cooperatori Salesiani ha or-
ganizzato un viaggio in Terra
Santa in occasione della
prossima Pasqua ed esat-
tamente dal 27 marzo al 4
aprile 1983. Malgrado tutti gli
avvenimenti e le cronache,
questo Paese continua ad
essere una terra di Spe-
ranza.
Chi fosse interessato al
viaggio-pellegrinaggio può
rivolgersi a: Ufficio Nazionale
Associazione Cooperatori
Salesiani. Viale dei Salesiani
9, 00175 Roma, Tel. (06)
7480433.
SPAGNA
Nuova presenza nella
Guinea Equatoriale
L'lspettoria Salesiana di
Madrid ha accettato l'aper-
con l'emissione di un valore
bollato di 14 pesetas Il cen-
tenario della presenza sale-
siana in Spagna. Il franco-
bollo è stato realizzato dalla
Fabrlca Nacional de Moneda
y Timbre. Il bozzetto riela-
bora Il monumento al Santo
dei giovani eretto anni fa nel-
la città di Vigo per iniziativa
degli Exalllevi.
Pur non essendo degli
esperti filatelici siamo in gra-
do di assicurarvi che il fran-
cobollo è perfettamente riu-
scito dal punto di vista tec-
nico e dà un ulteriore tocco
di qualità alle riuscitissime
manifestazioni
salesiane
spagnole in occasione del
centenario di apertura della
prima casa in quella Nazio-
ne.
CILE
L'Università di Santiago
•laurea» don Gambino
La Pontificia Università
Cattolica del Cile ha conte-
6 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1983

1.7 Page 7

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rito il dottorato "honoris quell'esperienza educativa
causa• al salesiano don Vit- sono testimoni - si legge
torio Gambino in riconosci- nella motivazione - della
mento dell'intenso lavoro profonda trasformazione re-
svolto da questi nella Diocesi ligiosa operata da don Gam-
di Santìago. In nove anni di bino attraverso la sua azione
impegno come responsabile pastorale, i suoi scritti e la
delle scuole cattoliche don sua azione tra gli insegnanti
Gambino ha operato una au- ed i genitori. Soltanto in Italia
tentica trasformazione della - prima di andare In Cile
teoria e della prassi della for- don Gambino ha operato
mazione cristiana degli alun- presso il Centro Catechistico
ni delle scuole cattoliche. Salesiano di Leumann - ha
Quanti hanno seguito fatto 65 pubblicazioni.
Pubblichiamo In qu119ta rubrica fatti, fatterelli, curio-
sità raccolti rileggendo le pagine del Bollettlno Salesia-
no dalla sua nascita, nel lontano 1877.
Finalmente In Patagonia! - Festa grande in casa sa-
lesiana sul finire dell'estate 1879: i missionari inviati da
Don Bosco sono penetrali in Patagonia, la remota regione
quasi inesplorata, che ha rappresentato l'obiettivo perse-
guito per tanti anni. «Eccoci finalmente in Patagonia -
scrivono esultanti i missionari in una lettera pubblicata dal
Bollettino - giuntivi mediante l'aiuto di Dio dopo un viag-
gio di 328 leghe (1.700 chilometri circa) fatto quasi sempre
a cavallo, soffrendo fame, sete, insonnia, cui si aggiunse il
freddo glaciale che ci tormenta e irrigidisce le ossa~. Ma
quelle fatiche, quelle sofferenze sembrano dissolversi di
fronte ai risultati conseguiti: ..-Abbiamo convertito e battez-
zato motti pagani fra gli indios, che non avevano mal visto
un sacerdote». Per meglio far partecipi i lettori di un cosi
importante avvenimento, il Bollettino inizia la pubblicazio-
ne di una serie di articoli che illustrano tradizioni, costumi
e awenimenti della Patagonia «vastissima regione dell'A-
merica del Sud, che costituisce il territorio più australe che
vi sia sul globo•·
ARGENTINA
dre de la Paz. La Chiesa -
che sorge su un terreno do-
Il Santuario di Trelew
nato da un benefattore del
·1uogo, il signor Melesio Gon-
Questa struttura aweniri- zales - oltre a servire la do-
stica è parte del Santuario manda religiosa del popolare
che sta sorgendo a Trelew quartiere Barrio Norie, sarà
net Chubut in onore di Nue- un centro di irradiazione ma-
stra Senora del Carmen Ma- riana.
INDIA
ITALIA
Visita di don Scrivo
li Vicario del Rettor Mag-
giore don Gaetano Scrivo dal
1O novembre al 6 dicembre
1982 si è recato in Thailandia
e in India per un incontro
con I Salesiani di quei Paesi.
Nelle foto: don Scrivo vie-
ne «inghirlandato» da don
Augustina Maa Ennore (Ma-
dras).
Il Rettor Maggiore tra
I Coadiutori del Lazio
L'lspettoria Romana an-
che nel 1982 ha ripetuto una
simpatica iniziativa avviata
ormai da tre anni: l'incontro
di don Egidio Viganò con i
salesiani coadiutori del La-
zio. L'incontro è avvenuto il
14 dicembre presso l'Istituto
Pio Xl di Roma, una Casa
dove la presenza dei confra-
telli coadiutori è veramente
determi-
nante.
A nome di tutti ha dato il
benvenuto il signor Vespa
che ha voluto rinnovare la fe-
deltà a Don Bosco dei con-
fratelli coadiutori. Don Egidio
Viganò ha quindi « raccon-
tato" le impressioni del suo
ultimo viaggio in America,
Asia e Australia, sottolinean-
do il fatto d'essére stato ac-
colto ovunque con molta
simpatia e gioia e soprattutto
d'aver visto una Congrega-
zione Salesiana fortemente
impegnata a realizzare la
missione di Don Bosco.
Predecessori di... Bernacca - La presenza salesiana
in Patagonia e nella Terra del Fuoco viene utilizzata per
assegnare ai figli di Don Bosco un compito singolare: la
realizzazione di un servizio meteorologico. Fu lo stesso
Don Bosco ad acconsentire, nel 1881, e « senza molte pra-
tiche burocratiche inutili" - come scrive il segretario del-
la Società internazionale di geografia - a una proposta
della stessa Società, rivolta a fare affidamento su, missio-
nari salesiani per creare una rete di stazioni meteorologi-
che in Patagonia. Questo dimostra, annota il Bollettino
• che la Religione Cattolica. lungi dall'essere nemica delle
scienze profane come vanno vociferando taluni o maliziosi
o ignoranti, ne è invece amicissima•· E così i salesiani, ol-
tre ad assolvere ai toro consueti compiti, diventarono 1...
Bernacca dell'Ottocento in Patagonia.
cU .DEL VA&Ll o
CJ.!E CDHO~(E r(Jm
I VO~Tlèl CRIMINI
BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1983 7

1.8 Page 8

▲back to top
se
arigatO,
don Livia!
« Tuam nescio»: non conosco la tua ora. Così, sul quadrante dell'o- una marmorea purezza ai marcati
rologio nella torre campanaria di Monreale. Quella di don Leone Ma- lineamenti virili di quella chiara e
ria Liviabella, il decano dei Salesiani in Giappone, ormai la conoscia- onesta faccia, a me simpaticamen-
mo: ora 8,53 di domenica 28 novembre 1982. Si è spento serenamente te familiare. Quando mi chino per
nell'ospedale cattolico Jiseikai di Numabukuro in Tokyo, ed un nostro baciarne la fronte, don Liviabella
amico ha voluto inviarci il seguente « reportage».
è ancora caldo. Lo ringrazio della
Don Leone Maria Liviabella era uno dei salesiani più popolari in benedizione che egli era solito ri-
tutto il mondo. Incaricato di assicurare le pubbliche relazioni di quella volgermi, come saluto, al momen-
lspettoria, egli era riuscito a tessere una rete di simpatia e di aiuti al-
l'opera salesiana in Giappone, della cui origine egli era stato non solo
testimone, ma anche protagonista, a fianco di due grandi Salesiani:
Mons. Vincenzo Cimatti, oggi Servo di Dio, e don Antonio Cavoli.
Nel ricordo che dedica a don Leone Maria Liviabella, BS vuole ren-
dere omaggio indistintamente a tutti i missionari del passato e del pre-
to del commiato serale.
La tristezza, allora, ha ceduto il
posto ad una imprevista, conso-
lante serenità. Fuori, nell'aria im-
mota, splende ormai alto il sole,
nella quiete domenicale della me-
sente e offrire ai propri lettori motivi di riflessione su una lontana pro-
vincia della Chiesa, che, oltre al ricordato Mons. Cimatti, ha visto fio-
rire grandi figure come Padre Massimiliano Kolbe, recentemente as-
surto alla Rloria degli altari.
tropoli.
Arriva, intanto, di corsa, l'i-
spettore salesiano, don Bernardo
Yamamoto. Commosso, dichiara:
«Don Liviabella è appena morto.
Egli ha fatto molte cose nel nostro
Paese. Non trovo le parole adatte
D omenica 28 novembre
1982. A Tokyo è una fre-
sca e tersa giornata di sole.
Non c'è vento. Gli aceri già ros-
seggiano nel generale trascolorare
andato via alle 22, con l'assicura-
zione che per la notte non si pre-
vedeva pericolo.
La mattina, di buon'ora, mi av-
vio verso l'ospedale. Istintivamen-
per esprimere il nostro cordoglio.
Preghiamo per Lui. Ed Egli pre-
ghi per noi, per tutti i giapponesi.
Ricordo che Egli è stato fra i pri-
missimi missionari e ha lavorato
del fogliame.
te mi decido di andarvi in macchi- per noi, specialmente per i gio-
La sera precedente ero stato a na anziché col trenino. Tale scelta vani salesiani. Raccomando di
visitare don Liviabella, ricoverato mi ha permesso di essere testi- pregare per Lui, affincM la Sua
nell'ospedale cattolico Jiseikai sin mone del piissimo transito di un anima possa essere ricevuta dal
dal 20 luglio, e mi ero stupito nel
vedere sei confratelli del paziente
affollare la cameretta.
Mi dicono che alle 17 erano sta-
ti chiamati d'urgenza: la pressio-
santo sacerdote. A raccogliere
l'ultimo respiro di don Liviabella
è stata la gentile Tomie Yama-
guchi, una giovane infermiera che,
a un certo punto, s'è messa a
Padre Eterno».
Uno accanto alll'altro arrivano
il direttore della casa di Mika-
wagima, don Giovanni Mantegaz-
za, e il signor Leone Kawashima,
ne dell'infermo era scesa a 50. piangere pur continuando a tener- il fedelissimo discepolo di don Li-
Tuttavia, dopo una iniezione, si gli la mano con filiale devozione. viabella, del quale ha voluto as-
evidenzia una lieve ripresa. Sono Il pallore della morte conferisce sumere il nome cristiano; e poi,
8 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1983

1.9 Page 9

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tutte insieme, le rondin.elle di
Miyazaki, le cosiddette «cavoli-
ne » (dal nome del fondatore), cioè
quelle stesse Suore della Carità,
che hanno assistito, anche duran-
te la notte, don Liviabella, nell' ul-
timo periodo di degenza.
Rivestito dei sacri paramenti,
con due corone del Rosario tra le
mani e, sopra di esse, una imma-
ginetta dei Sacri Cuori di Gesù e
di Maria, don Leone Maria Livia-
bella chiude, così. la sua operosa
giornata di 56 anni di apostolato
missionario e 61 di sacerdozio, al
servizio del Signore e per il bene
del Giappone...
I funerali, il 30 novembre, sa-
ranno solenni e registreranno
un'alta partecipazione di clero e
di fedeli. 1 giornali giapponesi
danno notizia della scomparsa del
decano dei Salesiani in Giappone.
In Italia molti amici di don Livia-
bella vengono informati dalla ra-
dio, e cosl sono numerosi i mes-
saggi di cordogjo che giungono
appena ali'indomani delle esequie.
Era, forse, una settimana piena
di sole anche quella del 16 feb-
braio 1926, quando, alle ore 11, i
nove pionieri salesiani giungono
alla stazione ferroviaria di Miya-
zaki, prima tappa del loro aposto-
lato.
A ciascun missionario viene ri-
servata una carrozzella, e cosi tut-
ti sfilano proces&.onalmente: don
Cavoli, don Tanguy, don Piacen-
za, don Liviabella, don Margiaria,
i coadiutori Guaschino, Merlino e
De Mattia e, da ultimo, il capo-
missione don Vincenzo Cimatti.
Dopo i «Banzai» (evviva) dei
ragazzini festanti, li attende,
però, una casa di legno, e poi, nel-
la povertà e nella ristrettezza, una
vita di preparazione, di nascon-
dimento e di sacrificio.
Negli anni successivi, ciascuno
seguirà la propria strada, nell'am-
bito del grande progetto salesiano
in Giappone. Cosi don Liviabella
sarà a Nakatsu, a Miyazaki, a
Beppu, in Manciuria (con i giap-
ponesi colà residenti) e poi a To-
kyo. Ma il lavoro di quei primi
nove missionari e di quelli che
giungeranno in seguito e di quegli
altri salesiani che scaturiranno
dalle vocazioni gia;>ponesi, rimane
Il""""'"
DALLE LETTERE DI DON LIVIABELLA...
...nunc dJmlttls!
Dopo la grazia di ricevere ogni giorno nel mio cuore Gesù Eucare-
stia, l'aver ricevuto l"abbracc,o del Papa, il Vicario di Gesù in terra, mi
vengono spontanee sulle labbra le parole del vecchio Simeone: « Nunc
dimittis... Quale dolce impressione per l'abbraccio paterno che Papa
Giovanni Paolo Il si degnò concedermi. avendo saputo che ero missio-
nario in Giappone da 55 anni e ricordavo 60 anni di sacerdozio! Questo
è avvenuto alla hne del pranzo del 24 febbraio 1981 In Nunziatura. pre-
senti il cardinale Casaroli, un Cardinale polacco. il Nunzio. !"Arcivesco-
vo di Tokyo e altri otto sacerdoti. tra i quali !"Ispettore salesiano don
Bernardo Yamamoto ed..• lo. Quest'onore di sedere a pranzo col Papa,
ascoltare la sua piacevole conversazione, lo devo alla premurosa bontà
del Nunzio Mons. Mario Pio Gaspari che vuole tanto bene ai figli di Don
Bosco.
Il giorno precedente, alle ore 15, il Papa dall'aeroporto di Haneda-
Tokyo. si recò direttamente alla Cattedrale rigurgitante di sacerdoti, re-
ligiosi e religiose. Prima di entrare, rivolse in lingua giapponese (cosa
che commosse tutti gli animi) un caldo messaggio. interrotto più volte
da scroscianti applausi. In Cattedrale, dopo il «Benvenuto• dato dal-
l"Arcivescovo di Tokyo. il Papa rivolse al sacerdoti e religiosi presenti
un discorso seguito poi dal «Credo" in latino, cantato a voce spiegata
da tutta l"assemblea. Egli impartl la Benedizione Apostolica e in quel
momento ricordai parenti, confratelli e benefattori. Cosi, alle molte gra-
zie ricevute in 60 anni di sacerdozio, posso aggiungere la felice coin-
cidenza d'aver potuto ricevere la benedizione e l'abbraccio del Papa
nella mia terra di missione/
Il suo posto In Paradiso è prenotato...
Sto mandando il bel calendario giapponese del 1982 con la scritta:
Ripetiamo con don Liviabella nel suo giubileo di diamante: «Mana Im-
macolata Ausiliatrice, aiutaci a sempre operare alla maggior gloria di
Dio e alla salvezza delle anime•.
Un mio caro exallievo ha scritto: « Il Signore Le conceda ancora
molti anni di vita operosa; tanto il Suo posto In Paradiso è già prenotato
e non può levarglielo nessuno•·
Un caro benefattore, nato il giorno dell'Immacolata: «Spero di tro-
varci uniti nella preghiera Le, con i Suoi 60 anni d1 sacerdozio ed 10 coi
69 anni di età•. Mons. Cecchi: "Le auguro di poter raggiungere il se-
colo in buona salute per il maggior bene delle anime.. Don Rlccerl:
Maria Ausiliatrice Le ottenga la gioia di celebrare giocondamente e
nella riconoscenza tanti centenari .
Ho ricevuto rallegramenti ed auguri, con intenzioni di messe e offer-
te speciali, da direttori della società di « Propaganda Fide• di grandi
diocesi ed archidiocesi d'America.
Alcunl, per Il sessantesimo, hanno composto e Inviato poesie
Parecchi del miei benefattori hanno una bella età avanzata. Uno di
essi: « Don Cimatti fu amatissimo mio professore di scienze e di canto.
Caro amico, siamo ormai due vecchietti nelle mani miracolose di Dio e,
nella via tracciataci, seguiamo, come è possibile. quella luce che c, gui-
da alla eterna meta. Il 17 luglio 1981 conterò i 93 anni. Prego Don Bo-
sco. al quale unisco don Cimatti, per farmi campare cosi come 0991,
sino alla fine del 1991 e... giù di li,..
Il mio antico professore di teodicea, don Garelli, con i suoi 97 anni,
ed anche il confratello don Bardelli. di Hong Kong, con la stessa età, mi
danno coraggio ad imitarli.
Uno dei Superiori Maggiori, scherzando, ml ha invitato a festeggiare
con lui 11 suo 80° compleanno nel 1999. lo avrei 103 anni; non so se 11
Signore mi lascerà in vita. Per parte mia, non posso rifiutare l'invito del
superiore!
BOLLET1/HO SALESIANO I FESBAA/0 11111:J 9

1.10 Page 10

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Don Leone Maria Liviabel1a.
organicamente unitario, espres-
sione della generosa dedizione di
Mons. Cimatti, il quale - peda-
gogo e costruttore - ha saputo
dar vita a una :fioritura mirabile
di uomini e di opere.
Oggi, in Giappone, la Società
Salesiana ha 130 religiosi; 24 case;
11 scuole materne; 1 scuola ele-
mentare; 5 scuole medie; 4 scuole
secondarie superiori; 1 università;
7 parrocchie; 1 casa editrice.
Le Figlie di Maria Ausiliatiice
contano 270 religiose; 19 case; 8
scuole materne; 5 scuole elemen-
tari; 5 scuole medie; 5 scuole se-
condarie superiori e 1 università.
I lettori di questo Bollettino, i
quali hanno intrattenuto rapporti
epistolari con don LiviabeUa, at-
traverso le offerte a lui dirette,
hanno contribuito al sorgere o al
consolidarsi di questa rete di at-
tività, prevalentemente volta alla
educazione della gioventù. Infatti,
coerentemente con l'insegnamen-
to di Don Bosco e con lo spirito
delle Costituzioni, la Famiglia Sa-
lesiana, continua a privilegiare il
settore educativo, pur sapendo
che la maggioranza degli allievi
sono non cristiani. Tale azione,
però, esercita un notevole influsso
sulla loro vita e, per cerchi con-
centrici, sulle famiglie e sulla stes-
sa società, le quali :finiscono pei-
recepire, a poco a poco, i valori
cristiani.
Dice un haiku (breve poesia
giapponese di diciassette sillabe):
« Seminai una mandorla amara /
quando tornai / v'era un mandor-
lo in fiore». Senza bisogno di tor-
nare, don Liviabella ha potuto ve-
dere questa metamorfosi ancora
nel corso della sua esistenza. E ne
ha avuto anche conferma un anno
fa, quando - come già in altre
Una foto ricordo dinanzi alla Chiesa dove
sono stati fatti i funerali.
sedi - a Tokyo il 6 dicembre 1981
è stato festeggiato il 60° della sua
ordinazione sacerdotale. Istituzio-
ni ed amici - tanti, tantissimi
amici - hanno tributato al vene-
rando patriarca espressioni di sti-
ma e di affetto.
Nel febbraio del 1981, in occa-
sione della visita del Papa in
Giappone, il titolare della N un-
ziatura apostolica in Tokyo,
Mons. Mario Pio Gaspari, amico
ed exallievo dei Salesiani, invita
don Liviabella a colazione. Gio-
vanni Paolo II riserverà al bene-
merito missionario un paterno ab-
braccio. Il brano che viene ripor-
tato in altra pagina del servizio,
riflette la commossa gratitudine
delJ'operaio del Signore, che,
come il vecchio Simeone, dice:
Nunc dimittis!
Nel marzo del 1982 don Livia-
bella incontra a Tokyo il Presi-
dente della Repubblica, Sandro
Pertini, e qualche mese dopo, già
ricoverato in ospedale, riceve le
insegne di Cavaliere dell'Ordine al
Merito della Repubblica Italiana.
Il grande missionario circondato dal Rettor Maggiore don Egidio Viganò (a sin.), dal Se-
gretario di questi, don Botta e dal Consigliere Regionale don Panake:i:ham.
1Q BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1983
***
Chi era don Liviabella?
Era nato a Corridonia, in pro-
vincia di Macerata, il 20 marzo
1896, ed era entrato nella Società
Salesiana, diciassettenne, nel
1913.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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'ft
rattere religioso e nella sua franca
benevolenza nei miei riguardi ve-
devo un riflesso dell'inalterata sti-
ma che egli conservava per mia
madre, considerata e menzionata
come ancora in vita.
E poi era ottimista: il secondo
brano lo dimostra chiaramente.
Applicava alla lettera un detto di
Don Bosco: vivere come se dove-
ste morire stasera; lavorate, però,
come se doveste vivere sempre.
***
Era una bella domenica, fresca,
piena di sole e senza vento...
In Italla, dove subito ho tele-
fonato la triste notizie, c'era stato
tempaccio. Forse il Giappone, p1n-
allineato climaticamente con il
nostro Paese, ha voluto fare
un'eccezione. Quando un santo
entra in Paradiso, anche la natura
L'Ispettore salesiano del Giappone l'ultimo saluto a don Liviabella.
fa festa.
Pochi soltanto lo chiamavano
Fisicamente era un uomo ro-
busto, possente, solenne. A con-
ferirgli maggiore compostezza
contribuiva la candida barba, ora
candida, sempre accuratamente
pettinata. Nell'anima era un
uomo sereno, dal temperamento
tranquillo e dal cuore generoso.
Parlando, scandiva le parole e
dava loro un certo vigore tonico,
rivelando con ciò, inavvertita-
mente, le sue origini da una fa-
miglia di musicisti, quali, appun-
to, erano stati il padre (autore di
quasi trentennale - quando fu
degente in una clinica a Vallauris,
in Costa Azzurra, si vide, inaspet-
tatamente, recapitare uno di quei
delicati quadretti su seta, con i
quali l'onnipresente missionario
esprimeva, ad un tempo, l'amici-
zia verso il destinatario e il pro-
prio amore per questo Giappone,
che sentiva ormai come suo.
Credo che una delle sue ultime
uscite serali sia avvenuta per una
mia conferenza su Garibaldi, nel
maggio del 1982. Don Liviabella
Padre. Tutti noi lo chiamavamo
don Livia, troncandogli il cogno-
me come si fa con gli sportivi. E,
cosi, sportivamente, continue-
remo ad invocarlo. Anch'io, ricor-
dandolo, vorrò dirgli (come, con
voce commossa, don Mantegazza,
durante la liturgia funebre) e gli
dirò grazie in giapponese. Per tan-
te cose, ma, per quanto personal-
mente mi riguarda, soprattutto
per il suo alto, limpido, indimen-
ticabile magistero di amicizia.
Arigatò, don Livia!
un noto inno a Don Bosco), il fra- dava, infatti, all'amicizia un ca-
Pietro Insana
tello Lino e la sorella Livia.
Come sacerdote, sentiva pro-
fondamente l'esigenza della carità
secondo la illustrazione paolina
del canto dell'Amore. Una confes-
sione fatta con lui «ricaricava»
DON LEONE MARIA LIVIABELLA
l'anima. Quel che raccomandava
sempre era di aiutare tutti e di ve-
dere in tutti l'aspetto buono.
Parlare con lui era piacevole:
egli sapeva gratificare l'ospite di
attenzioni e di piccoli utili doni.
Delle persone che evocava, vive o
20 marzo 1896 - nasce a Corridonia, prov. di Macerata
15 settembre 1913 ·_ prima professione religiosa
8 dicembre 1921 - Ordinazione sacerdotale
Febbraio 1926 - arrivo in Giappone
dal 1927 al 1931 - parrocchia di Nakatsu
dal 1931 al 1936 - parrocchia di Miyazakl
dal 1938 al 1941 - parroco a Miyazak1
defunte che fossero, diceva sem-
dal 1943 al 1948 - parroco a Dairen (Manciuria)
pre e soltanto bene. Manteneva
un costante colloquio umano con
tutti i suoi numerosissimi corri-
spondenti.
Mia madre - che ebbe cuore
missionario e, a questo titolo, in-
dal 1948 al 1954 - parroco a Beppu
dal 1956 al 1962 - parroco a Meguro-Himonya
dal 1962 al 1968 - Direttore a Mlkawashima
dal 1968 al 1982 - Incaricato della propaganda dell'lspettoria
giapponese
28 novembre 1982: ritorno alla casa del Padre.
trattenne con don Liviabella un
intenso e prolungato carteggio,
BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO I 983 11

2.2 Page 12

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1)11
850 milioni
di uomini
combatton
per
Milioni di persone
bussano alle nostre coscienze
e cl chiedono un Impegno
e una testimonianza.
F ebbraio 1880, poco più di un
secolo fa. «Afflitti padri,
desolate madri si presen-
tano quasi ogni ora ai nostri Ospi-
zi di carità, perorando con elo-
quenza che non ha pari affinché i
loro figli non periscano. In nno di
questi giorni, una povera donna ci
si gettava in ginocchio e tra le la-
grùne e i singhiozzi ci diceva:
'Deh! mi tolga dallo straziante
spettacolo di veder morire i miei
figli'. E tra le altre innumerevoli
dovemmo esaudirla. Cosicché oggi
tutte le case salesiane sono rigur-
gitanti di giovani ricoverati. E
come li manterremo?».
Abbiamo tratto l'amara cro-
naca dal « Bollettino Salesiano»,
che la pubblicava in quel lontano
1880 nel pieno di un inverno cru-
do e prolungato. Ma ecco un altro
brano, non meno denso di accenti
dolorosi: « Muove a pietà il leg-
gere e il vedere le miserie in cui
giacciono tante povere famiglie.
Quanti senza beni di fortuna o
senza lavoro non hanno più da
mangiare, intirizziscono dal fred-
12 • BOLLETTINO SALES/~11O 1 FEBBRAIO 1983
do, muoiono di stenti! Non è raro
l'udire che or qua or là si sono tro-
vate persone morte di fame o
spente dal gelo».
Queste erano le miserie che af-
fliggevano l'Italia cent'anni fa,
abbattendosi su masse di indigen-
ti nelle città e nelle campagne.
Oggi, per 850 milioni di persone
sparse in tanti paesi dell'Africa,
dell'Asia e dell'America Latina,
l'inverno della fame e della pover-
si prolunga per dodici mesi al-
l'anno, e ogni anno si salda al pre-
cedente senza che la primavera
giunga a rendere più umane la
loro esistenza. L'Italia del 1880 è
relativamente lontana nel tempo,
i paesi della fame sono lontani
nello spazio, anche se oggi le di-
stanze si sono accorciate. Diventa
perciò arduo, specie nelle nostre
attuali condizioni di vita, certo
non facili per molti, ma non cosi
tragicamente a contatto col biso-
gno urgente di un pezzo di pane,
ricomporre in noi stessi l'idea del
livello di povertà in cui si trova-
vano prostrati, a quei tempi, tanti
italiani, e del grado di miseria in
cui vive, oggi, gran parte delle po-
polazioni nei paesi del Terzo
Mondo.
Abbiamo tutti sentito parlare
dei « popoli della fame», abbiamo
visto le scene atroci dei bambini
che si reggono malamente su gam-
be scheletrite, il ventre rigonfio, lo
sguardo spento. Ciò nonostante
stentiamo a immaginare che ci
sia, ora, su questa nostra stessa
terra, una massa sterminata di
uomini, donne, bambini quotidia-
namente alle prese con il proble-
ma assillante della sopravvivenza,
che si nutrono quando possono e
come possono, che trovano riparo
in abitazioni che è improprio de-
finire case, privi di qualsiasi ser-
vizio igienico, che si dissetano at-
tingendo acqua dalle pozzanghere
imputridite dietro la capanna, che
sanno di avere una vita media
non superiore ai quarant'anni,
privi della possibilità di accedere
all'istruzione, esposti a tutte le
malattie senza poter contare su
medici e medicinali, condannati in
un perenne stato di insicurezza.
Eppure questa è la realtà che
tutti possono riscontrare in molti
paesi del Terzo Mondo, specie

2.3 Page 13

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nelle aree più povere, nel Burundi
come nell'Alto Volta, nel Ruanda
come nel Bangladesh, dove il red-
dito pro-capite non supera le 90
mila lire l'anno. Questa è la palla
al piede che il mondo si trascina
dietro da alcuni decenni, anche se
continua a proclamare ai quattro
venti di volersene liberare. E che è
destinata ad appesantirsi sempre
più in assenza di drastici inter-
venti. La FAO, l'organizzazione
delle Nazioni Unite per l'agricol-
tura, prevede infatti che nel 2000,
se non interverrà nel frattempo
una inversione di tendenza, gli af-
famati nel mondo diventeranno
un miliardo e 300 milioni.
Di fronte all'ampiezza smisu-
rata della tragedia, può accadere
di essere travolti da un angoscioso
senso di impotenza: ma che cosa
posso fare io, da dove incomincio,
quale contributo posso dare per
concorrere a sradicare dal mondo
la malapianta della fame e della
miseria? ~ uno stato d'animo
comprensibile, non deve stupire.
Coloro stessi che già sono impe-
gnati sul campo, se concordano
nella diagnosi sembrano entrare
in crisi allorché si tratta di stabi-
lire la strategia più idonea ad ag-
gredire il male. Si nota anzi una
pericolosa tendenza, che coinvolge
un po' tutti, a privilegiare il pro-
prio metodo d'azione fino a solle-
citarne una specie di adozione ge-
neralizzata, a scapito dei metodi
praticati da altri. :E; un atteggia-
mento, questo, rivelatore di una
parziale conoscenza delle molte
sfaccettature del problema fame,
e comporta, di conseguenza, il ri-
fiuto di riconoscere che si può agi-
re all'interno di esso affrontan-
dolo da più lati. Si lotta contro la
fame operando con grandi proget-
ti di sviluppo (ed è compito spe-
cifico delle organizzazioni inter-
nazionali), ma anche facendo leva
sulle microrealizzazioni (settore
particolarmente adatto alle or-
ganizzazioni non governative),
promuovendo un nuovo ordine
economico internazionale (ed è
l'obiettivo, finora purtroppo fal-
lito, delle trattative fra paesi ric-
chi e paesi poveri), ma anche in-
tervenendo con aiuti d'emergenza
laddove si siano create situazioni
di urgente bisogno (ed è compito
di enti e organismi in grado di
fare appello alla sensibilità dell'o-
pirùone pubblica).
La riprova che è possibile agire
contro la fame contemporanea-
mente su più fronti, è fornita dai
missionari salesiani. In tutti i con-
tinenti dove oggi sono sparsi, essi
si impegnano, con lo stesso slancio
dimostrato nell'Italia del 1880,
per procurare il pane a chi ne ha
immediato bisogno, e, ad un tem-
po, agiscono sul lungo periodo
contribuendo a eliminare, con l'i-
struzione impartita ai giovani,
una delle cause prime della mise-
ria e, quindi, della fa.me: l'igno-
ranza. • I destinatari del mio la-
voro sono i più poveri, gli abban-
donati, coloro che banno fame•,
scrive una volontaria di Don Bo-
sco dall'Argentina. Dal Cile, un
missionario chiede di essere aiu-
tato a sfamare «i miei ragazzi che
hanno bisogno di cibo•· Nella
mismone di Jowai, in India, i mis-
sionari hanno dissodato 110 acri
di terra per sistemarvi cinquanta
famiglie prima ridotte alla fame.
Orfanotrofi, ospedali, lebbrosari,
ricoveri, asili nido, tutte opere che
concorrono ad alleviare la miseria
di tanti esseri umani, sorte a Ti-
mor come in paesi africani, a Pa-
pua-Nuova Guinea come in Ame-
rica Latina, sempre fra e per i po-
veri e i diseredati.
,-...
BOLLETTINO SAI.ESJ,INO 1 FESSRAIO 111113 13

2.4 Page 14

▲back to top
Ma la fame è spesso figlia dell'i-
gnoranza. L'analfabeta, colui che
ignora le tecniche agricole capaci
di meglio sfruttare la terra, chi è
incapace di comprendere ciò che
bisogna cambiare per migliorare
la vita propria e dei suoi figli, chi
è costretto a subire i soprusi dei
potenti perché non conosce i suoi
diritti e non è perciò in condizione
di farli valere, chi si lascia trasci-
nare nell'adozione di modelli di
vita estranei alla cultura nella
quale è nato e vissuto, tutti costo-
ro sono le prede preferite della
miseria e della fame. Ed è noto
che quando si parla di analfabe-
tismo nel Terzo Mondo ci si trova
di fronte a percentuali che rag-
giungono livelli astronomici, si
tocca facilmente in alcuni paesi il
90 per cento della popolazione.
Non ba forse detto Paolo VI,
nella « Populorum Progressio»,
che « l'educazione di base è il pri-
mo obiettivo di un piano di svi-
luppo»? Ed è stato lo stesso Pon-
tefice a definire l'analfabeta« uno
spirito sottoalimentato ». In que-
14 • BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1983
sto quadro si possono apprezzare
nella giusta luce le iniziative e le
opere dei missionari salesiani (ma
non solo di essi, ovviamente) nei
paesi del Terzo Mondo. Scuole,
aziende di addestramento agrico-
lo, Centri professionali, sono al-
trettanti contributi alsuperamen-
to del sottosviluppo. Contributi
validi perché durevoli, consolidati
nel tempo. Educare e formare si-
gnifica, per dirla con il famoso
adagio cinese, sfamare la gente in-
segnando come si fa a pescare il
pesce, mettere chi ba fame nella
condizione di fare da sé, piuttosto
che restare passivo in attesa di ri-
cevere il pesce da altri. Come t utti
i proverbi, anche questo contiene
una mezza verità. È vero che bi-
sogna insegnare a pescare, ma a
colui che sta imparando a maneg-
giare la lenza, il pesce che gli serve
per sfamarsi nel frattempo occor-
re darglielo.
Ciò per dire che il processo di
educazione è un ottimo, indispen-
sabile investimento diretto a eli-
minare il sottosviluppo, e quindi
vincere miseria e fame, ma non
esclude, anzi presuppone, l'aiuto
nell'immediato. Combinati insie-
me, i due elementi rappresentano
una soluzione valida. « La fame di
istruzione - ha scritto Paolo VI
nel Messaggio all'Africa - non è
una realtà meno deprimente della
fame di alimenti». Purtroppo,
molti paesi del Terzo Mondo, a
causa della scarsità di mezzi fi-
nanziari o per una non oculata
utilizzazione delle risorse dispo-
nibili, non sono in grado di assol-
vere al compito, certamente gra-
voso, di fornire a tutti i giovani
l'istruzione. L'UNESCO calcola
che ci siano nel mondo 121 milioni
di ragazzi che non frequentano al-
cuna scuola. A questa enorme ca-
renza, il mondo moderno potreb-
be agevolmente sopperire solo se
decidesse di destinare alla costru-
zione di scuole una piccola parte
dei 600 miliardi di dollari che an-
nualmente brucia nella costruzio-
ne di anni.
Ma non possiamo ragionevol-
mente attenderci che i reggitori
del mondo rinsaviscano di colpo e
agiscano secondo ciò che anche il
semplice buon senso suggerisce.
Allora bisogna che ciascuno faccia
la sua parte. I salesiani stanno fa-
cendo la loro, con le forze e i mez-
zi di cui dispongono, fin da quan-
do Don Bosco cominciò a racco-
gliere ragazzi per istruirli e dar
loro un mestiere che li mettesse al
riparo dal rischio di patire la
fame. Di fronte al dramma che si
consuma nel mondo, alla sua spa-
ventosa vastità, ai giganteschi
problemi che solleva è compren-
sibile che si possa essere colti dal-
lo smarrimento. Che cosa posso
fare? Ciò che è importante per
ogni uomo, ma soprattutto per
ogni cristiano, è di non rimanere
inerte. Si può agire in prima per-
sona, si possono sollecitare le au-
torità di governo perché destinino
una parte delle risorse del paese a
chi è nel bisogno, si può contribui-
re a facilitare con l'aiuto materia-
le il lavoro di quanti già operano
sul campo a prezzo di grandi sa-
crifici. Ma l'importante, ancora
una volta, è di non rimanere iner-
ti. Perché l'inerzia, in questo caso
più che in altri, è soltanto il frutto
arido di un colpevole egoismo.
Gaetano Nanetti

2.5 Page 15

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incontrando
Angela
Diana
Torrieri
Ecco quanto cl ha detto
la scrittrice Diana Torrleri
11 libro che la SEI gll ha pubblicato
è un best seller.
L o confesw: non conoscevo
Diana Torrieri. L'assegna-
zione di un prestigioso pre-
mio letterario, il cc Fregene » 1982
a« Vivendo Anna» mi ha spinto a
conoscerla e a saperne di più.
Per il tramite di don Francesco
Meotto, direttore editoriale del-
l'Editrice torinese sono andata a
trovarla. Chi è Diana Tomeri?
Come è nato questo libr-o? Cosa
ne pensa della vita?
Diana Torrieri ha un'età, fran-
camente, indefinibile, né del resto
ho avuto il pessimo gusto di chie-
derle: signora, quanti anni ha?
Non importa. In un libro I
nomi• da lei pubblicato nel 1974
con l'Editore Mursia leggo questo
suo profilo autobiografico:
cc Mi chiamo Angela Diana;
sono nata in Abruzzo. Ho amato il
teatro, le persone, la terra e ho so-
gnato colorato sempre. Ho scritto
un libro, "Il tuo silenzio": il risul-
tato è stato più generoso delle mie
speranze. Ho girato per trent'anni
quasi tutto il mondo portando
teatro e poesia in ogni luogo, dalle
grandi metropoli ai villaggi, fra
gente d'ogni razza, lingua, religio-
ne e colore.
Tutti mi banno insegnato una
DIANA TORRJERI
VmmdoAnna
sola cosa: amare non è semplice
- quasi sempre doloroso - ma è
l'unica cosa di cui tutti abbiamo
veramente bisogno; - Cerco di
amare - l'ho fatto con il teatro,
con un libro, ora tento cli farlo con
queste poesie nate nella pace del
Policlinico San Matteo di Pavia
fra due degenze. Teatro - Televi-
sione - Radio - viaggi - cliniche ·
poesia - terra - mare - amore; que-
sto, mescolato a molti errori e di-
fetti, credo d'essere io».
A questa Diana Torrieri, dun-
que, scrittrice finissima e donna
senza età che si muove in punta di
piedi in una casa che ha il sapore
dell'antico, ho posto le domande
che seguono.
Da cosa trae ispirazione la. sua
poesia?
« Non mi rifaccio a niente e a
nessuno. La memoria è intesa nel-
la conoscenza che portiamo den-
tro di noi, anche involontaria, dei
secoli che ci hanno preceduto e
probabilmente anche di quelli che
15 IIOU.ETTINO SALESIANO I FEB8IWO 111113

2.6 Page 16

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Soltanto il 20% dell'intera produzione libraria di ispirazione cristiana è
a servizio di una evangelizzazione del mondo secolarizzato. L'altro 80%
è dedicato a storie di santi, meditazioni e testi di religione o in buona
parte legati al mondo della catechesi: si tratta indubbiamente di pubbli-
cazioni necessarie alla maturazione della comunità ecclesiale ma che
purtroppo non si pongono il problema dei «lontani», di quelli cioè che,
per dirla con don Primo Mazzolari vivono «tra l'argine e il bosco» sen-
za varcare la soglia delle nostre chiese.
Dal punto di vista dell'evangelizzazione, in altri termini, Il mondo
della letteratura e dei suoi utenti, dei grandi mass media è scoperto. La
Società Editrice Internazionale (SEI) di Torino si è attestata in questo
versante con una serie di iniziative editoriali incoraggiate e sostenute
dallo stesso Rettor Maggiore don Egidio Viganò.
Sul finire del 1981 è nata così una Collana di narrativa dedicata agli
adulti con particolare attenzione ai giovani, dall'Inconsueto titolo LA
QUINTA STAGIONE. Fu una decisione indubbiamente coraggiosa pre-
sa in un momento particolarmente difficile per tutta l 'editoria e di non
facile commercializzazione del prodotto librario.
I volumi della collana portano le firme, fra gli altri, degli italiani Dia-
na Terrieri e Beniamino Joppolo - un artista quest'ultimo non tanto in-
compreso quanto ingiustamente trascurato o non valutato In profondità
- , della senegalese Mariama Ba, dell'inglese Alan Slllitoe, degli spa-
gnoli Alberto Vazquez-Figueroa e Miguel Delibes. Come si vede c per-
sino il superamento d'un certo provincialismo nostrano incapace, a vol-
te, di farci confrontare con altri paesi e culture. Lo stile dei volumi è
quello di una certa «raffinatezza,. come si conviene a libri creati per let-
tori che hanno fantasia, gusto del nuovo e dell'inquieto. Ogni volume è
diverso dall'altro. Eppure sono tutti attraversati dalla stessa tensione
verso l'uomo e i suoi eterni valori.
Quasi un incontro ideale con ogni autore, presentiamo questo ser-
vizio sulla scrittrice Diana Terrieri che proprio con un romanzo pubbli-
cato dalla SEI (Vivendo Anna) ha vinto il Premio Fregane 1982 per la
narrativa.
verranno. Inevitabilmente alle
volte scriviamo o diciamo delle
cose quasi identiche a cose che
sono state dette o scritte da altri
ma che noi non abbiamo letto».
Leggendo «Vivendo Anna» mi
ha impressionato quanto scrive
sulla «rrwrte».
« Io sono molto amica della
morte. È un rapporto amichevole,
quasi affettuoso e questa è la cosa
più importante. Anche per questa
ragione: la nascita non dipende da
noi, la morte, volendo, possiamo
prepararla. Già il coraggio di ac-
cettarla e, persino, alle volte di
non andarle incontro per amore.
Sapere cosa c'è per convinzione di
vita, sapere che non sia morte, che
sia passaggio... Per quello che mi
riguarda il rapporto con la morte
è molto bello. Infatti io ho scritto
un libro di poesie - purtroppo
esaurito - quasi tutto dedicato al
sentimento di queste due sorelle:
la vita e la morte».
A proposito di «sorelle», ci
parl,a delle protagoniste del suo
roma.nzo?
« Due donne? Per me è soltanto
una come il rapporto vita-morte.
Ognuno di noi mette in luce oc-
casionalmente una facciata men-
tre l'altra quasi sempre rimane al
buio. Qui il tentativo è proprio
quello di mettere in evidenza che
due persone possano completarsi
benissimo fino a diventare una
sola persona. Per me è una cosa
straordinaria ed eccezionale.
È stato detto che Diana Torrie-
ri si caratterizza per una profon-
da ricerca spirituale. Che cosa è?
Lo hanno detto gli altri e non
io. Ne stiamo parlando, è una ri-
cerca che stiamo facendo in que-
sto momento: non è una ricerca di
cose ma di realtà profondamente
umane. Stamattina, venendo a
ca.sa in via Oderio da Gubbio,
c'era la polizia e c'era un uomo
per terra coperto: come è possibi-
le... prima quest'uomo era vita,
adesso è una cosa, uno straccio un
16 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1983
cencio. Allora quella vita non può
certo essere in un braccio, in una
gamba. Ti tagliano la gamba e tu
rimani vivo; ti tagliano un braccio
e tu rimani vivo... e allora, la vita
cos'è?»
Pensa che /,a vita sia rispettata?
« Per me prevale l'errore che ha
portato in primo piano le cose e
all'ultimo posto la sensibilità, il
rapporto umano, l'abnegazione
con la speranza che non sia neces-
sario distruggere l'uomo per rein-
ventarlo. Pare che in questo mo-
mento l'unica via di sbocco per
tutto - dalla disoccupazione alla
impossibilità di tenere un alto te-
nore di vita - sia la violenza; per
me la forma violenta più anticri-
stiana è il capitalismo con la ricer-
ca del denaro a tutti i costi».
Per lei la fede religiosa ha uno
spazio?
« Enorme. Non glielo danno gli
uomini. Molto più profondamente
uno spazio per la fede esiste nel
nostro io interiore. Dio per me è
talmente essenziale che non può
essere monetizzato, capisce?, de-
limitato dalla parola, dal pensie-
ro, dagli umori».
Per lei esiste il Mistero?
« Certo che esiste e continua-
mente. Cerco allora di restarci
dentro e di farlo restare in me.
Reagisco ad una sola cosa: alla
slealtà, alla ipocrisia e alla men-
zogna.
Tra l,a sua esperienza di scrit-
trice premiata e attrice una volta
di richiarrw, trova dei collega-
menti?
« Può darsi che io abbia comin-
ciato occasionalmente facendo
teatro, come io abbia potuto co-
minciare scrivendo. Dico ciò per
la famosa sezione di una parte di
noi che viene in luce e di quell'al-
tra parte che rimane in ombra?
Come il viaggiare - mi è sempre
piaciuto conoscere gente nuova -
il teatro non era per me tanto il
teatro quanto il piacere di cono-
scere gente. Esso è stato un mez-
zo. L'ho scoperto facendolo, come
ho scoperto lo scrivere scrivendo.
È sempre lo stesso discorso delle
cose che sono dentro di noi e poi
le vediamo o le sentiamo».
Per chi scrive?

2.7 Page 17

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« lo non scrivo per... Quando Come giudica il mondo dei suoi
scrivo non scrivo per un motivo, colkghi?
scrivo».
« Osservo, amo, mi piace in tan-
DaUe prime pagine di questo te cose e mi addolora in altre».
romanzo mi è sembrato di potervi Sa che l,a SEI è un'editrice cat-
cogli.ere una forte tensione CO· tolica? Come giudica l,a tensione
municatiua.
"missionaria» di questa editrice?
« Questo accade perché dentro « Quando ho mandato questo li-
cli me fin da bambina c'è stato bro per me era una casa editrice
questo desiderio: comunicare. Di seria e importante ma non sapevo
conseguenza è chiaro che questo ciò. Indubbiamente il mondo del-
mio romanzo non è un rapporto la letteratura e della narrativa in
con la cultura o con le persone che genere ha bisogno d'essere attra-
contano. È un atto d'amore, un versato da grandi tensioni e forze
comunicare con».
spirituali. Molta produzione è im-
Come mai è arrivata alla SEI? bevuta delle stupidità più deterio-
« Occasionalmente. Stavo pre-
sentando un libro e mi chiesero
ri giocando su sentimenti e va-
lori».
cosa stessi scrivendo e se lo voles.5i Ritornerà alla poesia?
pubblicare. Dopo qualche mese « Si, continuo a scrivere poesie.
ero a Lugano e senza nemmeno In un certo senso anche questa cli
rendermene conto ero al telefono "Vivendo Anna" è una prosa ab-
con la SEI. Ho mandato il datti- bastanza poesia ed è forse la mia
loscritto e devo dire che mi si ri- maniera naturale di esprimere».
spose in dieci giorni. Ho avuto fi.
ducia in questa editrice anche
perché avevo conosciuto volumi
come "Lo specchio greco" che
sono coraggiosissimi. Un volume
di quelle dimensioni e di quel co-
Con il teatro ha chiuso del
tutto?
« Credo di sl, ma intendiamoci
l'ho fatto con molta, molta soffe-
renza. 11 vuoto è rimasto».
sto oggi fa meno impressione ma Se dovesse spiegare ad un
allora... ».
gruppo di ragazzi come è nato
Una pagina di « Vivendo Anna »
...«Muoio lentamente, senza avvedermene quasi, la
vita si spegne negli interessi e nei desideri.
Ogni giorno c'è qualche cosa di cui posso fare a meno,
senza rinuncia; mi accorgo di non aver più bisogno di un
oggetto, di una persona, di un libro.
t incredibile se vado con la mente alla mia vita di un
tempo, violenta tumultuosa e vagabonda, come possa es-
sersi fatto adesso questo silenzio dentro e intorno a me:
sono ancora Anna? Sono viva?
Passo intere settimane senza uscire, addirittura mesi.
Guardando il cielo dalla vetrata della mia stanza, dove
ho raccolto i libri, le poche cose di cui ho bisogno: il letto,
un tavolo.
C'è una vista bellissima, specialmente nei colori della
sera - un pino stagliato contro un frammento di cielo mi
parla di orizzonti più vasti che amai tanto e quasi non ri-
trovo nel ricordo. Dei molti runici nessuno è rimasto. Sol-
tanto Francesca, ma vedo di rado anche lei.
Sistematicamente strappo lettere, frammenti di scritti,
appunti che furono vita, e distruzione di vita. Oggi sono
soltanto carta un poco vecchia».
questo libro, cosa direbbe?
«Questo libro è nato molto cu-
riosamente. Ho scritto un capito-
lo, la morte cli Lisa e poi è rimasto
li. Dopo qualche anno, un ultimo
dell'anno, morl una persona a me
cara. Ho scritto allora tutto il re-
sto in quindici giorni. Una pagina
dietro l'altra senza nemmeno una
seconda revisione».
Cosa ne pensa dei premi l,ett,e.
rari?
« Sono abbastanza tutti corrot-
ti, per cui se devono significare un
giudizio direi di no. Noi abbiamo
avuto una grossa soddisfazione a
Stresa dove ero in lotta fino all'u].
timo momento con Venturi, poi la
giuria... ».
Chi pensa che possa 1,eggere il
suo libro.
« Le persone più diverse, al-
meno a giudicare dalle telefonate,
dalle lettere e dai ringraziamenti
che ricevo. Per esempio non avrei
mai pensato a tanta gente giova-
ne, alla donna dove vado per la
spesa. Mi parlano cli questo libro e
curiosamente ognuna ci trova una
parte cli se stessa. In esso mi pare
che non ci sia nulla di ovvio, come
frase o come scrittura; non c'è
mai una parola che si dice giornal-
mente pur rimanendo una scrit-
tura estremamente semplice».
Sin qui l'intervista. Ma ci sono
altre cose che vanno dette. Diana
Torrieri ha vissuto in prima per-
sona l'esperienza del dolore ed è
attraverso di esso che ha soprat-
tutto ricostruito il senso della sua
vita. Ha vissuto gli anni della Re-
sistenza trovandovi, clice « un sen-
so preciso della pulizia che do-
vremmo portare dentro». Ed in-
fine la morte di suo padre.
« B stata una tappa molto im-
portante della mia vita - raccon-
ta - anche perché il mio rappor-
to con lui non era stato facile in
vita. La notte in cui morl l'ho tra-
scorsa con lui e gli ho scritto una
lettera che un giorno o l'altro alla
prima occasione pubblicherò,._
Questa è l'autrice di «Vivendo
Anna», una donna che può clire:
vi faccio il dono dei miei scritti.
La Sei l'ha capito.
Giuseppe Costa
17 SOLLEmNO SALESIANO I FESBAA/0 1983

2.8 Page 18

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dalla parte
del cuore
ovvero
i Barabba's
Clowns
D i Arese e dei suoi ragazzi
hanno scritto in molti e
bene: è una storia, del re-
sto, da favola con l'unica differen-
za che le favole scritte dai Fratelli
Grimm sono inventate mentre
questa è vera. Non ve la raccon-
terò tutta.
C'era una volta, dunque, Arese:
piccola borgata agricola sulla Via
Varesina, 18 chflometri da Milano
e a nord-est di Rho.
Qui, il 29 settembre 1955, di-
ciassette Salesiani e otto Figlie di
Maria Ausiliatrice «ereditarono»
una vecchia casa di rieducazione
ridotta allo sfascio. Ripetendo i
miracoli del loro Padre, i Salesiani
in breve tempo trasformarono cir-
ca trecento giovani «corrigendi »
in una grande famiglia. Dopo ven-
tisette anni la storia continua an-
che se la borgata come il ragazzo
della via Gluck di strada ne ha
18 BDLLETTiNO s.<!LESIANO I FEBBRAIO IINIJ
fatta tanta fin quasi a diventare
periferia di Milano.
Al Centro Giovanile Salesiano
" San Domenico Savio» di Arese
oggi convivono ragazzi « in diffi-
coltà•, come si dice, e ragazzi
«normali•: non ci sono problemi.
La fantasia ancor'oggi ai Salesiani
non manca.
Le attività vengono fuori come
le ciliege o, se vi piace di più,
come dal cilindro di un mago. È il
caso dell'attività teatrale e dei
Barabba's Clowns. Ve ne parlo.
La voglia
di comunicare
TI giorno di Natale, la rete uno
della Radiotelevisione italiana ha
trasme$0 l'annuale edizione della
Scaletta (ndr.: avrebbe dovuto es-
sere trasmessa 1'8 dicembre) che
don Ettore Segneri, Delegato cen-
trale per la Comunicazione Socia-
le, ha voluto venisse dedicata in-
teramente «ai ragazzi di Arese»:
un giusto riconoscimento per chi
ha fatto della comunicazione una
scelta di vaJore e di metodo edu-
cativo. Chi ha visto lo spettacolo
si è trovato cosl di fronte a qual-
cosa di diverso: c'è in quei ragazzi,
infatti, una voglia matta di rac-
contare le loro storie, di far sapere

2.9 Page 19

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che hanno qualcosa da donare.
Ad Arese il teatro c'è stato sin
dall'inizio e del resto non v'è casa
salesiana che si rispetti che non
abbia le sue belle tradizioni tea-
trali. Tuttavia è da circa sei anni
che l'attività teatrale è diventata
una vera scuola di recitazione, un
laboratorio teatrale insomma
dove si studiano i testi, si conosce
il gesto, si fabbricano scene. Col
tempo - racconta il direttore don
Vittorio Chiari - ci siamo accorti
che la scuola di recitazione, che
tuttavia esiste ancora, era un po'
lontana dal mondo di questi ra-
gazzi: li spaventava.
Essere clown, dipingersi la fac-
cia, far ridere a crepapelle, li po-
teva sbloccare, toglierli dalla loro
solitudine e dai loro ricordi tristi.
È nata cosi una scuola per clowns
oggi frequentata da circa cinquan-
ta ragazzi e, fiore all'occhiello,
dello stesso don Chiari il quale è
più entusiasta degli stessi allievi.
L'adesione dei ragazzi è stata
lenta, poi... sono esplosi e adesso
Libertà in scena
Ma torniamo indietro con gli
anni, anche perché la scuola per
clowns è soltanto l'ultima nata fra
le molte iniziative teatrali prese
ad Arese e non ci sarebbe stata
senza le precedenti. È il caso di
« Dietro /,a facciata» un lavoro
preparato nel 1978 sul tema del-
l'emarginazione giovanile. Più che
uno spettacolo vero e proprio il
lavoro rappresentò una comuni-
cazione di esperienze di vita, quel-
la appunto dei protagonisti. >--
fra i loro sogni, specie dei più pic-
coli, c'è anche questo: essere
clowns come i più grandi.
AJ gruppo è stato dato un
nome: «Barabba's Clowns».
Perché?
·
« Si chiamano Barabba's
Clowns, risponde don Vittorio,
per dire che questi ragazzi sono
qualcosa di buono, per creare sim-
patia attorno a loro. 11 gruppo è
nato proprio con il desiderio di
scoprire la bontà. Abbiamo cosi
fatto parecchi spettacoli: per
bambini e anziani, in paesini di
montagna dove non va mai nes-
suno».
Le foto del servizio iri riferiscono tutte a
recite dei Barabba's Clowrui.

2.10 Page 20

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L'ESPERIENZA DI CARLO ROSSI
Sono arrivato ad Arese all'inizio di quest'anno e sono circa cinque
mesi che lavoro con i ragazzi insieme a Bano, che due anni fa aveva
iniziato con loro un laboratorio di • clownerie,..
Cinque mesi sono pochi eppure se penso ai ragazzi e al Centro di
Arese ml sembra di conoscerli da moltissimo tempo e che i nostri primi
incontri risalgano al passato.
ho conosciutì questa estate in Val Formazza ed anche se son sta-
to con loro pochi giorni, mi son reso conto che non ammettevano mez-
ze misure e mi sono sentilo accolto, sarebbe meglio dire trasportato dì
peso tra di loro come fossi stato un vecchio amico non fosse altro che
per il fatto che stavo con toro in vacanza.
E poi ero amico di Bano e facevo anch'io il clown e questo eviden-
temente bastava e avanzava.
Il vero incontro ad Arese è stato m dicembre quando ho presentato
lo spettacolo che faccio con Valerio e ho deciso di lavorare per Il mio
servizio civile con i ragazzi due g1orn1 alla settimana.
Mi accorgo che non posso separare niente di quello che ho vissuto
ad Arese dal termine amicizia nel senso pieno e totale di cui sopra e
questo è stupefacente se penso che all'Inizio non avrei mai creduto di
poter instaurare un rapporto cosi profondo e sincero con questi ragaz-
zi.
Ma qualsiasi obiezione è presto caduta e mi ha aiutato non poco Il
lavoro di clown, cioè Il condividere con loro la mia poca esperienza tea-
trale. Credo che condividere sia il termine giusto perché sono più le
cose che ho Imparato durante il laboratorio che non quelle che ho • In-
segnato•: e questo non lo nconosco formalmente ma ne sono ben con-
vinto e sicuro. E sono anche sicuro che questa disponibilità sia l'unica
maniera giusta per stare con loro come con chiunque senza nascon-
dermi la responsabilità che ho nei loro confronti.
Ma cosa ho imparato in effetti e cosa vuol dire essere amici sinceri?
Per Imparare bisogna farsi delle domande e fare delle domande ed è
quello che è successo ad Arese in compagnia dei ragazz1. Don Chiari
parlava talmente spesso del clown • portatore di gioia• che non ho po-
tuto fare a meno di confrontarmi con questa defin1Z1one e cercare di
comprendere cosa potesse servire al ragazzi questa mia passione e ri-
cerca personale.
Non ho una risposta schematica da dare perché non si può rinchiu-
dere la propria e altrui umanità in poche parole o con una definizione
ma ho un desiderio che questa avventura continui e vedo che anche
per I miei amici di Arese. è così.
Carlo RoHI
giare, e che sia una verità viva e
vitale: il Cristo che fa liberi•·
Ho voluto avvicinare qualcuno
di questi ragazzi in occasione delle
riprese televisive trasmesse il
giorno di Natale. Ecco, Enrico, fi-
glio di emigrati: « perché fai il
clown», domando. «Perché - ri-
sponde - vedo che per causa mia
la gente ride. Mi piace questo por-
tare gioia e coraggio». Enrico è un
ragazzo bruno ed i suoi occhi sono
venati da una profonda tristezza
eppure ci si accorge di non trovar-
si di fronte ad una frase fatta.
« Pian piano - aggiunge Raf-
faele - ho capito che il dare gioia
agli altri ne produce altra per noi.
Facendo il clown ho imparato
tante cose dai miei compagni e
debbo dire che ci siamo capiti
l'uno con l'altro".
Chi ha un minimo dì esperienza
in merito sa che senza costanza e
sacrificio non si riesce a mettere
su uno spettacolo specie quando i
suoi protagonisti sono ragazzi.
« Io - racconta uno di essi -
quando sono arrivato mi sono su-
bito stancato poi, man mano ho
imparato i primi esercizi e cioè "la
caduta" e "la sberla". Le prove
sono sempre pesanti. Per questo
spettacolo ad esempio - si tratta
della Ri-Creazione, una interpre-
tazione clownistica del Libro della
Genesi - ci abbiamo messo tre o
quattro mesi. Capita spesso di
dire: non ne ho più voglia; poi ti
accorgi che qualcosa ti manca ed
allora si torna a recitare».
Dietro questi ragazzi c'è la co-
stanza di un gruppo di educatori
Era il tema della libertà consi-
derata come capacità di sintesi, di
venirsi incontro da amici sinceri;
libertà come speranza in un mon-
do in cui ci sia posto per tutti an-
che per quelli che, non del tutto
per loro colpa. possono aver sba-
gliato. Nel 1977 il Ferranti Aporti
di Torino è in rivolta. Due anni
dopo, nel 1979, per i ragazzi di
Arese sarà l'occasione per un la-
voro-denuncia molto forte dal ti-
tolo: « La Gabbia,. e dal sottoti-
tolo: « storie vere di minorenni in
riformatorio,..
Fu un lavoro imitato in molti
paesi e città e nato proprio dalla
esperienza personale dei «ragazzi
di Arese» nei vari riformatori d'I -
20 • BOLLETTINO S,\\LESIANO r FEBBRAIO 1983
talia dove molti di loro sono stati
rinchiusi in un duro isolamento e
con metodi educativi repressivi e
punitivi.
Lo spettacolo tuttavia apriva
alla speranza. Quell'anno, pensan-
do a Cristo, i ragazzi cantavano:
Nasce il sole splendente, sole di
libertà e la speranza di un mondo
nuovo ci sorriderà».
« Nel mondo del ragazzo - si
osserva in un libro pubblicato
proprio in quegli anni da don Lui-
gi Melesi uno dei principali ani-
matori dell'intera esperienza -
non si entra di forza, e quando si è
introdotti per amore, con trepi-
dazione e rispetto, si proponga la
Verità senza condizionare né pia-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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IL MANIFESTO DEI BARABBA'$ CLOWN$
Comunicare è un arte difficile
che va imparata:
comunichi con il corpo, con il linguaggio,
con il gesto, il sorriso.
Comunicare è segno d'amore, è attenzione all'altro,
umìle o grande che sia,
è sentirsi persona:
comunicare è vivere, non comunicare è morte,
solitudine, disperazione!
Aiuta a comunicare la scuola, se non è nozionistica;
la lettura. se non è sterile;
l'immagine, quando non è manipolata o staccata
dalla realtà dell'uomo;
la religione, quando non è esteriorità, rito o legalità.
Per noi ha aiutato molto il teatro.
«Teatro, fattore di comunione» è appunto il titolo
del libro, che raccoglie le nostre esperienze
di questi ultimi dieci anni.
Quest'anno ci siamo invece verificati
con la scuola clown.
Non è stata una evasione, un perditempo,
un divertimento sciocco, vuoto, inutile ma un modo
nuovo di stare insieme,
di scoprire in noi le leggi della comunione,
di dire agli altri
la nostra gioia ritrovata di vivere:
ai bambini soprattutto. che abbiamo avvicinato
anche in paesi remoti;
agli anziani, che abbiamo sentiti cosi vicini
nella semplicità
di stare « a giocare al clown» con noi;
a tutti coloro che abbiamo incontrato per le piazze.
nelle palestre, nel quartiere.
« Barabba's clowns è diventato quindi un modo
di vivere, perché il clown ha una sua spiritualità,
che se vissuta profondamente.
nessuno può soffocare,
perché il clown è un uomo libero, vero,
capace di stare con gli altri
nei piccoli e grandi fatti della quotidianità.
I Barabba's Clowns
salesiani e non. È il caso degli un-
dici obiettori di coscienza in mas-
sima parte exallievi salesiani che
hanno optato per il servizio civile
in una casa salesiana còme alter-
nativo al servizio militare. TI loro
è :rn lavoro che sa di vocazione e
di scelta. Giovani che vanno al
sodo alternando studi universitari
e assistenza ai ragazzi.
Parlo con Massimo Viganò, un
giovanotto dagli occhi buoni e ce-
lesti che viene da Sondrio.
«Sono laureando in Lingue
presso l'Università Cattolica e mi
trovo qui da quattro anni. Dal
punto di vista educativo penso
che questa esperienza teatrale è
positiva.
Ho sempre recitato soprattutto
per hobby con un gruppo di runici.
L'esperienza del clown non l'a-
vevo mai fatta. In un modo o nel-
l'altro ho sempre partecipato agli
spettacoli dei ragazzi».
Ascoltando Massimo ho ripen-
sato a quel che diceva Don Bosco:
l'educatore deve amare ciò che
piace ai ragazzi.
Il capofila del gruppo dei volon-
tari civili è Bano Ferrari. Ad Are-
se è stato il primo ad occuparsi di
clowns. Ora sposato e insegnante,
pur avendo finito il suo «servi-
zio», dà volentieri una mano a
quanti sono venuti a rimpiazzarlo.
Gli abbiamo chiesto di ripensare
per noi la sua esperienza:
« Mi riesce sempre difficile rac-
contare il mio incontro con i ra-
gazzi, del mio rapporto con loro,
della strada percorsa insieme.
Non perché non ci siano cose da
dire, ma perché, per me è una sto-
ria scritta nel cuore e con il cuore,
e come tutte questo genere di sto-
rie, si impoverisce se tu la metti
su un pezzo di carta.
Una capriola, un sorriso, una
smorfia non li puoi rinchiudere,
devono andare liberi dove voglio-
no. Posso dire comunque, che que-
sta storia, è la storia di un rappor-
to umano molto ricco e profondo.
Un rapporto fondato sulla stima
reciproca, sulla fatica comune,
sulle gioie e sulle delusioni sempre
e comunque condivise. Mi sono
sempre poste molte domande sul
significato del mio lavoro. Le ri-
sposte a queste domande le ho
trovate in questi ragazzi, nel loro
modo di avvicinarsi alla figura del
clown, cogliendone l'essenza più
vera e profonda. Fare il clown è
un'operazione vitale, lontanissima
da qualsiasi operazione fredda ed
intellettuale. Fare il clown è stare
dalla parte del cuore».
Un antico proverbio cinese
dice: l'uomo che guarda a se stes-
so non fa luce. Ad Arese di luce ne
ho vista molta e l'ho voluta met-
tere sul monte, come dice il Van-
gelo. Educatori salesiani che han-
no il piacere d'essere tali in mezzo
ai loro ragazzi e ragazzi che sco-
prono di poter diventare uomini
facendo sorridere il prossimo:
ecco il significato dei Barabba's
Clowns.
Giuseppe Costa
21 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1963

3.2 Page 22

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« un poverello
alla porta
di Don Bosco»
Arcivescovo di Messina dal 1875 al 1897
favorì lo sviluppo
dell'Opera salesiana In Sicllla.
Sostenne Don Bosco nella controversia
con Il suo arcivescovo
e ne fu un convinto cooperatore.
Nel gennaio di quest'anno
è Iniziato Il processo diocesano
per la sua beatificazione e canonizzazione.
L 'eccezionale sviluppo dell'o-
pera salesiana in Sicilia,
come altrove del resto, si
deve non soltanto alla capacità di
adattamento dimostrata dai Figli
di Don Bosco ma anche a persone,
laici ed ecclesiastici che intuendo
il valore dell'impegno educativo
salesiano, l'hanno reso concreta-
mente possibile. Tra questi be-
nemeriti, nella seconda metà del
secolo scorso, in Sicilia emergono
le figure del Cardinale benedet-
tino Giuseppe Benedetto Dusmet,
arcivescovo di Catania oggi Ve-
nerabile in attesa d'essere procla-
mato beato e il Cardinale Giusep-
pe Guarino, areivescovo di Mes-
sina; del quale lo scorso mese di
gennaio la Curia Arcivescovile di
quella città e le Suore Apostole
della Sacra Famiglia, da lui fon-
date, hanno aperto il lungo iter
processuale che, si spera, possa
portarlo agli onori degli altari.
Chi fu questo Cardinale che de-
siderò un oratorio salesiano in
ogni comune della sua Diocesi
considerando i Salesiani come cc le
gemme della sua infula episcopa-
le, la corona della sua testa, la le-
tizia del suo cuore, i compagni
delle sue gioie, il conforto dei suoi
dolori?»
Giuseppe Guarino nacque il 6
marzo 1827 a Montedoro, piccolo
paese tra Agrigento e Caltanisset-
ta, oggi eroso dall'emigrazione e
dalla disoccupazione ma ricco di
valori e tradizioni cristiane che
specie nel secolo scorso fecero ma-
turare numerose e generose voca-
zioni. La famiglia Guarino ne fu
un esempio e Giuseppe il miglior
frutto.
Sin da ragazzo il futuro Cardi-
nale frequentò cosi un seminario,
quello di Agrigento; dove si stu-
diava sodo coronando i suoi studi
nel Collegio dei SS. Agostino e
Tommaso - un istituto univer-
sitario fondato nel Settecento dal
vescovo domenicano Francesco
Ramirez - e perfezionandosi in
morale e diritto.
Fu ordinato sacerdote nel 1849
da monsignor Stromillo, primo
vescovo di Caltanissetta che in-
tanto con l'erezione a Diocesi
s'era vista premiata non soltanto
la sua fed e cristiana ma anche
quella ai Borboni.
Negli anni della preparazione al
sacerdozio il Guarino primeggiò
per disciplina; pietà e studio. Il
colera del 1854 lo vide, tra le più
vive preoccupazioni della mam-
ma, Angela Papia, che temeva un
contagio, impegnatissimo tra gli
ammalati... Ordinato sacerdote -
scriverà in seguito - avevo pro-
messo in ginocchio davanti al
Crocif1S50 che non avrei mai de-
siderato domandato cosa al-
cuna e che la prima situazione che
dai superiori mi fosse proposta,
l'avrei a ccettata come venuta da
Dio».
Nel 1855 fu inviato a Palermo
come segretario del Giudice di
Monarchia nella singolare e anti-
chissima istituzione siciliana del
Tribunale della Regia Monarchia
ed Apostolica Legazia.
Vi lavorò intensamente scriven-
do memoriali e proposte legali,
22 BOLLETTINO SALESIANO r FEBBRAIO r9113

3.3 Page 23

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stendendo sentenze e, specialmen•
te, dirimendo controversie fra
parroci e fedeli di rito greco-al-
banese.
Un anno dopo l'Unità d'Italia,
nel 1862, l'Istituzione venne abo-
lita ed ai suoi uomini migliori fu.
rono proposti incarichi più alti a
Torino. Il Guarino rifiutò d'an·
dare rimanendo a Palermo e de-
dicandosi totalmente al ministero
sacerdotale. Si rese carissimo ad
ogni ceto di persone ma special-
mente al clero.
Molti giovani sacerdoti lo scel-
sero come guida frequentandone
la casa e circondandolo di stima e
affetto. Per le sue non comuni ca·
pacità di mediazioni nonché per
la preparazione giuridica anche le
nuove Autorità lo stimarono. A
Palermo il Guarino conobbe, am-
mirò e aiutò personalmente il ve-
nerabile padre Giacomo Cusmano
fondatore dell'Opera del Boccone
del Povero.
Nel 1872 fu eletto arcivescovo
di Siracusa: venne consacrato dal-
l'arcivescovo di Palermo cardinale
Celesia il 17 marzo dello stesso
anno.
Tre anni dopo, nel 1875, Pio IX
lo trasferl alla sede di Messina. « I
tempi del '60 - affermò il vene-
rabile messinese Annibale Maria
Di Francia, fondatore dei Roga•
zionisti - da noi sono stati tempi
di eccezionali afflizioni per la
Chiesa di Dio. Si è veduta la de-
solazione nel tempio del Signore e
l'abominazione nella casa di Dio
di cui parlò il veggente di Babi-
lonia».
L'arcivescovo Guarino si rese
subito conto in che condizioni si
trovava la Diocesi: molti comuni
montani e una città - Messina -
«aperta» nel bene e nel male.
Il rinnovamento della diocesi
richiese molte fatiche e innume•
revoli sacrifici che l'arcivescovo
affrontò con eroica generosità.
Ma le forze della giovane Socie•
tà di San Francesco di Sales in
quegli anni erano orientate alle
prime spedizioni missionarie: Don
Bosco non poté o non volle man•
dare i suoi Figli_ Il Guarino non si
perse d'animo; rinnovò i locali del
seminario, creò nuovi insegnanti E
formatori, ebbe numerosi ed ot-
timi chierici.
Particolarmente prezioso fu il
suo aiuto al can. Annibale Maria
Di Francia che incoraggiò, guidò.
sostenne in tutti i modi, sin dall'i-
nizio, nella sua opera di redenzio-
ne morale e sociale cominciata nel
quartiere di Avignone e poi svi-
luppatasi in tante stupende rea-
lizzazioni della carità cristiana.
La sua azione pastorale si este-
se a tutti i campi:
- rivendicò
Chiesa,
diritti della
- ottenne la restituzione di
molti locali occupati dal demanio,
- ricostruì la Basilica di S.
Francesco d'Assisi - cara ai mes-
sinesi per la devozione all'Imma•
colata che vi si venera - la quale
era stata quasi del tutto distrutta
da un incendio,
- visitò più volte la diocesi sa•
nando situazioni difficilissime,
- spinse il clero a riorganiz-
zare il laicato cattolico,
- curò specialmente l'istruzio·
ne religiosa del popolo, l'educazio-
ne cristiana della gioventù, il ca•
techismo dei piccoli e dei grandi.
Ma in modo particolare la sua
attività pastorale rifulse durante
il colero del 1887 che mieté in
Messina innumerevoli vittime.
Il 16 gennaio 1893 fu creato car-
dinale da Leone XIII che volle
esplicitamente dichiarargli: « La
vostra scelta me l'ha ispirata Dio,
solo Lui, esclusivamente Lui».
La sera del 16 novembre 1894
una forte scossa di terremoto fece
sussultare Messina. Mons. Gua-
rino ne fu angosciato per la sorte
dei suoi figli e offri al Signore e
alla Madonna la sua vita per essi.
Nemmeno tre mesi dopo, il pri-
mo febbraio 18951 fu colpito da
paralisi e morì il 21 settembre del
1897. Con lui si spense una delle
figure più insigni dell'episcopato
siciliano del secolo scorso. Fu ami-
co di anime di grande santità
come suor Maria Rosa Zangara,
Una cura particolare le Apostole dellaS. Famiglia riservano alle ragazze più grandi.
23 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1983

3.4 Page 24

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fondatrice delle Figlie della Mi-
sericordia e della Croce, del Servo
cti Dio padre Nunzio Russo, fon-
datore delle Figlie della Croce, del
ven. padre Giacomo Cusmano,
fondatore del Boccone del Povero,
il ven. card. Giuseppe Benedetto
Dusmet, del ven. can. A.M. Di
Francia.
Le Apostole della
Sacra Famiglia
L'impegno pastorale del cardi-
nale Guarino lo portò a favorire la
ripresa degli Ordini e delle Con-
gregazioni religiose che leggi ever-
sive avevano scacciato da Messina
o ridotto a nascondersi. Ma l'o-
pera sua più significativa in que-
sto settore fu la fondazione delle
Piccole Serve della S. Famiglia
oggi denominate Apostole della S.
Famiglia.
Come in molte parti d'Italia an-
che in diocesi di Messina esiste-
vano gruppi cti ragazze denomi-
nate Figlie di Maria. che sotto
la guida cti qualche zelante sacer-
dote perseguivano ideali di bene.
A S. Pier Niceto, piccolo centro
in provincia di Messina esisteva
un gruppo particolarmente affia-
t.ato e impegnato. Fra tutte emer-
geva Emanuela David, figlia del
notaio del luogo e donna colta ed
intelligente. Alcune del gruppo
maturarono l'idea cti consacrarsi
in un qualche Istituto religioso e
al loro buon parroco pad1·e Seba-
stiano Visalli non rimase altro che
parlarne con il Cardinale. Questi,
che da tempo pensava ad una
qualche fondazione, pur muoven-
dosi con molta prudenza agl tem-
pestivamente e in senso positivo.
«Fate tutto - ctisse alla David
- senza rumore e zitta zitta. Di-
rete essere quella una casa vostra
dove volete vivere in compagnia
cti altre vostre amiche col consen-
so di papà senz'altro. Non parlate
mai di monastero nédi Istituto».
Da questo tempo in poi, e per
tutta la vita, mons. Guarino man-
tenne una regolare corrisponden-
za con la David e le religiose cti S.
Pier Niceto. Si interessava di tut-
ti i problemi e di tutte le questio-
ni, anche cti secondaria o di mi-
nima importanza, dando sempre i
suggerimenti e le direttive adatte,
24 • EIOU.ETTINO ~SIANO I FEBBRAIO l!1&3
non come arcivescovo - che non
si sarebbe certamente interessato
cti tutte queste cose - ma come
fondatore e padre.
La vita comune vera e propria a
San Pier Niceto iniziò dopo che il
Cardinale ebbe effettuata la visita
pastorale del 1888. Le Suore ve-
nivano invitate a far proprio lo
spirito di S. Francesco di Sales e
nel clima di rinnovato impegno
evangelizzante della famiglia vo-
luto da papa Leone XIII ricevette
come mismone quella di lavorare
per l'educazione delle ragazze te-
nendo soprattutto conto del loro
inserimento familiare.
Purtroppo anche su di essa si
addensò la bufera e venne la ca-
tastrofe con il terremoto del 1908.
Sopravvissero solo cinque suore
che, avendo perduto ogni cosa, fu-
rono ospitate in vari luoghi e an-
che fuori diocesi, come Aci1·eale e
perfino a Tortona, nell'Istituto cti
don Orione.
Tra di esse, estratta dalle ma-
cerie dopo giorni, era una delle
prime tre suore della casa di Mes-
sina: Suor Maria Teresa Ferrara.
Tenacemente attaccata alla
Congregazione delle Piccole Serve
della S. Famiglia, non solo non
volle farsi assorbire da altre isti-
tuzioni, ma concepì l'utopistico
disegno - come sembrava a tutti
- cti mantenerla in vita e ripor-
tarla alla prosperità.
Tornata nel 1912 a Messina -
in spe contra spero - tra lotte e
contrarietà di ogni genere, con
una immolazione costante durata
molti anni e sacrifici che solo l'e-
roismo della santità può spiegare,
riusci a riaprire una casa, a riac-
quistare ciò che apparteneva alle
Piccole Serve della Sacra Fami-
glia e a riportare la sua Congre-
gazione alla fioritura ·odierna che
la vede impegnata in opere par-
rocchiali, scuole, pensionati uni-
versitari.
L'azione delle Suore è accom-
pagnata da una Associazione di
laici che promuovono iniziative cti
evangelizzazione familiare.
Il Cardinale, Don Bosco
e i Salesiani
Mons. Guarino da molto tempo
ammirava i Salesiani, sia per la
fama cti Don Bosco come per una
forte affinità spirituale derivata
da $. Francesco cti Sales.
Quando nel 1879 giunsero in Si-
cilia i primi Salesiani, Don Bosco
volle che andassero dal Guerino
che, il 23 ottobre 1879, li accolse
con grancti dimostrazioni di affet-
to. Il giorno seguente scriveva a
Don Bosco per esprimergli "la
dolce consolazione di abbracciare
i suoi figlioli». « Ne avevo - ag-
giunse - grande desiderio e Dio
benedetto mi ha esaudito, prego
nostro Signore a volerLa rimeri-
tare ». Poi concludeva: « Gradisca,
La prego, la mia intima ricono-
scenza pel bene che mi ha conces-
so e si degni aver memoria di me
miserabile nelle sue orazioni e
permetta che le baci cti cuore le
mani».
11 Guarino nutriva per Don Bo-
sco e per la sua opera una grandis-
sima stima. Ricordando la venuta
dei Salesiani in Sicilia don Ceria
scrive: « A Messina, l'Arciv. Mons.
G. Guarino li colmò di cortesie.
Erano in ctieci; servì loro di pro-
pria mano il caffè e quindi fece al-
lestire nel seminario un comodo
alloggio e quando occorresse di
quell'eminente pastore che voleva
essere considerato salesiano».
Nella cronaca dell'anno 1879-80
del Collegio salesiano di Randaz-
zo, con riferimento al Cardinale,
si legge: « Avendogli il direttore
fatto l'invito per la solennità di S.
Basilio egli rispose accettando di
buon cuore e ringraziando. Il pae-
se apprese con grande soddisfazio-
ne la notizia e tutti ci ponemmo
all'opera per fare all'illustre pre-
sule un'accoglienza degna del suo
grado e della speciale benevolenza
verso i Salesiani... Egli mostrava
compiacersi e dilettarsi di passare
le ricreazioni in mezzo ai giova-
netti a guisa cti un direttore sale-
siano... Anzi da quel tempo egli
diede opera perché i coniugi Ma-
rino, ricchi e pii messinesi, i quali
avevano in animo di consacrare
tutte le loro sostanze a favore di
pie istituzioni, eleggessero i Sale-
siani - di guisa che le case di
Messina e di Ali si possono dire fi-
liali del Collegio cti Randazzo».
Il Cardinale, afferma un biogra-
fo, « si fermò con i Salesiani una
settimana, fece varie conferenze e
l'incoraggiò a proseguire animosi
nella loro mismone cti salvare la

3.5 Page 25

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La Cattedrale di Messina.
gioventù. Quel santo Arcivescovo
pareva tutto ripieno dello spirito
di Don Bosco, affabile, dolce con
tutti. Si fece in suo onore un'ac-
cademia musico-letteraria che
molto gli piacque, ma la sua mag-
giore compiacenza era trattenersi
con i giovanetti, farsi piccolo coi
piccoli, scherzando con loro e pi-
gliando parte ai loro giochi infan-
tili, come vedeva fare dai nostri
maestri ed assistenti. Anzi, il no-
stro sistema di educazione gli
piacque tanto».
Mons. Guarino fu accanto a
Don Bosco nella difficile circo-
stanza che lo vide incompreso dal
suo arcivescovo: « Quando le con-
traddizioni vengono dagli uomini
- le scrisse - non sono durevoli.
Ella non si scoraggi. Per altro il
suggello delle opere di Dio è la
contraddizione, il demonio deve
fare qualcosa contro l'ordine no-
vello, lo conceda un pochino alla
povera bestia poiché poi, al po-
stutto, le sue opere maligne pro-
ducono il gran bene di purgarci
nella pazienza».
Il Cardinale era gratissimo a
Don Bosco che aveva mandato i
suoi Salesiani in Sicilia, a Ran-
dazzo, ma li chiedeva ancora per il
suo seminario e per Messina. « Io
sono desolato, afflittissimo, -
scriveva a don Guidazio, Diret-
tore del Collegio di Randazzo -
senza seminario non mi fido con-
tinuarla nel vescovato. Tutti ab-
bondano di mezzi allo scopo, io
non ne ho alcuno. Sono un mar-
tire di desiderio. Ma senza i miei
salesiani amatissimi io non posso
aver seminario». Volle poi «con
confidenza alla salesiana», secon-
do la sua espressione, aprire iJ
cuore a Don Bosco.
Nella lettera del 1° ottobre
1881 così si esprimeva: « •••molto,
molto v'ha qui da fare ed io sarò
sempre alla testa de' miei cari figli
Salesiani. Se li amo ne chieda ad
essi. Quando ne ho uno in casa, è
per me gran giorno di festa»...
« Ah! se talvolta potesse Ella ve-
nire in Sicilia... Le scrissi già che
verrei ad incontrarla a Reggio, se
da Napoli non vorrà venire pel
mare».
Il Guarino non stese solo la
mano a Don Bosco per essere da
lui aiutato, ma «lo sostenne per-
sonalmente presso la Curia e le
Congregazioni romane e parlò del-
le difficoltà di Don Bosco diret-
tamente con il Papa Leone XIII
nella udienza concessagli nel no-
vembre 1883 ».
Scrivendo a don Guidazio, di-
rettore salesiano di Randazzo, lo
incaricava di fare le sue parti
presso Don Bosco proclamandosi
«un poverello che chiede un tozzo
di pane per la mia sposa alla por-
ta di Don Bosco« .
A Don Bosco cosi magnificava i
Salesiani: «che dire poi del bene
che fanno? Ah! benedica Iddio il
padre e i figlioli, e li faccia cresce-
re come l'arena del mare».
Ecco la presentazione che fa di
sé a Don Bosco: « Deh! Padre,
sono un cooperatore Salesiano per
la di lei grande bontà, e quindi un
suo figlio, indegno sì, ma figlio.
Oh! non mi rigetti, mi attenda la
roano e mi guidi!».
Ad All, in provincia di Messina,
parlando alle convittrici delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice così si
esprimeva: « Vorrei un oratorio
festivo in ogni comune della mia
diocesi. Figlie mie, io vi sono grato
del bene che fate ai miei fanciulli
col vostro oratorio festivo e vorrei
in ogni mia parrocchia una vostra
casa. Ne ho parlato tanto e vi in-
teresso a farne preghiere speciali
perché il mio desiderio sia da Dio
appagato a nostra comune alle-
grezza».
Tenerissima fu poi la lettera di
condoglianze che iJ Card. Guarino
scrisse a don Rua per la morte di
Don Bosco: «L'annunzio della
perdita immensa che la Chiesa ha
fatto colla morte di Don Bosco,
novello S. Vincenzo de' Paoli, mi
ha tanto conturbato, che non po-
tei subito esprimere alla S.V. Rev-
.ma e alla intera Congregazione
Salesiana il mio acerbo dolore.
Quell'uomo era un miracolo, era
la Provvidenza di Dio resa sensi-
bile, come non impressionarci vi-
vamente della di Lui perdita? Ma
egli vive in cielo, ed ivi è potente
innanzi al trono di Dio: veglierà
sulle opere stupende lasciate sulla
terra, e non lascerà di dare alle
stesse nuovo impulso ed incre-
mento novello; ed Ella che così
bene ritrae le sue virtù, otterrà si-
curamente da Dio per la interces-
sione del Santo ed illustre fonda-
tore tanto vigore e tanta forza di
azione, da renderne meno amara
la dipartita. Accolga rev.mo Si-
gnore, con tutti i suoi confratelli
quest'intimi sentimenti dell'a-
nimo mio e mi dia l'onore di es-
sere della S.V. rev.ma uro.mo ser-
vo - Giuseppe Arciv. di Messina».
25 80LLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 198/1 >

3.6 Page 26

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universitari
in famiglia
Oltre 250 giovani
a Cordoba In Argentina
vivono organizzati con stile
salesiano In appartamenti.
E una esperienza
Iniziata da oltre vent'anni.
F are dei giovani buoni cri-
stiani e onesti cittadini».
«
Fu questo il tema ispira-
tore dell'opera di Don Bosco tra i
giovani. Egli infatti avendo intui-
to l'unità fondamentale dell' uomo
e del cristiano volle rispondere
alle esigenze corporali e spirituali
dei giovani dando loro la possibi-
lità di una educazione integrale.
Questa ispirazione fondamen-
tale è alla base di ogni impegno
educativo salesiano. L'Ispettoria
salesiana di Cordoba in Argenti-
na, ha inteso realizzarla con una
Residenza per giovani universi-
tari. L'università infatti per mol-
teplici motivi non offre ai giovani
una educazione integrale. Ci ha
pensato la Congregazione salesia-
na ed in un periodo fondamentale
per l'età giovanile.
La Residenza è una proposta
fatta a giovani che provengono
dalle parti più diverse del Paese
per segui.re i loro studi all'univer-
sità di Cordoba: è l'offerta di un
focolare nel quale essi possono
trovare proprio quell'ambiente fa-
miliare che hanno lasciato e nel
quale volendolo possono ulterior-
mente maturare umanamente e
cristianamente. La Residenza cer-
ca di veni.re incontro alle tipiche
necessità del giovane universita-
rio fuori sede.
26 • IJOLLETTl/'IO ~SIANO I FUJBIWO 1'83
Innanzitutto la necessità di una
vita comunitaria, di focolare, di
famiglia. È facile infatti intuire la
situazione psicoaffettiva nella
quale si viene a trovare un gio-
vane che per seguire i suoi studi
giunge in una grande città (Cor-
doba ha oltre un milione di abi-
tanti) dove ci si perde nell'ano-
nimato e alla scoperta di un mon-
do sconosciuto. La Residenza crea
le possibilità per questa vita di fa-
miglia e la favorisce organizzando
una serie di appartamenti. At-
tualmente sono nove (sei per ra-
gazzi e tre per ragazze) e ospitano
in un ambiente di sana e allegra
vita giovanile circa duecentocin-
quanta studenti.
Si riesce cosl a creare le premes-
se di una vita familiare dove
ognuno si sente una persona ama-
ta e che sa di contare.
In ogni appartamento un « de-
cano• o una « decana». Si tratta
di giovani universitari residenti
che collaborando con i sacerdoti
salesiani che dirigono la R~iden-
za, hanno il compito di promuo-
vere un ambiente familiare e di
seguire il processo di maturazione
e crescita dei propri colleghi resi-
denti.
Per questa vita di famiglia col-
labora molto efficacemente un
centro - chiamato «Ateneo• -
che incoraggia l'associazionismo
giovanile organizzando diversi
gruppi.
Gruppo
« Voces Nuevas»
Una seconda nec~tà è quella
di maturare umanamente.
Molti valori e abitudini acqui-
siti in famiglia vengono infatti
mes..<ri doppiamente in crisi dalla
nuova situazione nella quale si
vengono a trovare questi ragazzi.
Da una parte la massificazione e
l'anonimato tipici del contesto
culturale di una grande città che
finisce con lo spersonalizzarli. Si
pensi soltanto all'influsso che
esercita in loro la comunicazione
sociale con tutti i suoi strumenti e
modelli consumistici. Dall'altra
parte poi la mancanza di un pun-
to di riferimento che serva loro
d'appoggio.
La Residenza cerca di realiz-
zare un ambiente nel quale iJ gio-
vane riesca ad essere criticamente
cosciente della cultura e dei valori
nei quali vive facendo proprio sol-
tanto ciò che realmente merita
d'esserlo.
In questo modo molti ragazzi e
ragazze hanno la possibilità di ar-
ricchire le loro personalità. Gli in-
contri, le conversazioni formative,
la biblioteca, gli strumenti audio-
visivi, i regolamenti interni di
convivenza e i diversi gruppi or-
ganizzati per loro (teatro, cinema,
cultura, arte, canto, sport...) sono
efficaci mezzi per raggiungere il
nostro obiettivo.
Una terza necessità per gli stu-
denti universitari è quella di cre-
scere nella fede. L'età giovanile, la

3.7 Page 27

▲back to top
crescente secolarizzazione che che gestisce i servizi amministra-
spesso in città e all'università di- tivi e tecnici della Residenza (cu-
venta secolarismo: ecco due fat- cine, condominio, telefoni...).
tori che influiscono a mettere in Grazie a Dio l'esperienza è ini-
crisi una fede ancora ingenua e ziata da oltre 26 anni e da allora
popolare. Per promuovere la cre- sono molti gli exallievi che si son
scita cristiana personale e comu- fatti onore nella vita sociale e per
nitaria, la Residenza propone la il loro qualificato impegno cri-
Me.ssa quotidiana, conversazioni, stiano.
direzione spirituale, momenti vari C'è in tutto questo lavoro sale-
di preghiera, partecipazione a siano una aspirazione di fondo:
giornate e pellegrinaggi organiz- che ogni giovane scopra il suo im-
zati dalla Diocesi.
pegno cristiano scoprendo per sé e
Tutto ciò tende a tener vivo per gli altri il disegno di salvezza
l'annuncio del Cristo attraverso di Dio.
una adeguata catechesi, una forte Ma che cosa in realtà è stata
vita sacramentale soprattutto eu- questa Residenza universitaria
caristica e puntando ad ottenere per quelli che l'hanno vissuta?
un impegno cristiano serio ed Ecco alcune testimonianze:
adulto. Un buon gruppo di questi « La Residenza per la mia vita è
ragazzi partecipa cosi a movimen- stata un arricchimento in tutti i
ti diocesani e, attraverso un cen- sensi avendomi soprattutto aiu-
tro che funziona all'interno del1a tato a riaffermare e fare veramen-
Residenza, ai Cooperatori Salesia- te miei quei valori che mi portavo
ni. Quest'ultimo centro è frequen- dentro anche senza troppa con-
tato da una quarantina di giovani sapevolezza. Sono stati anni di
dei quali 15 hanno aderito all'As- forte esperienza dove ho imparato
sociazione dei Cooperatori emet- a convivere, condividere, dare eri-
tendo la promessa. Esistono an- cevere in uno spirito di famiglia e
che gruppi di impegno che presta- in un luogo dove ti senti salesiana
no la loro assistenza a ragazzi dei aggrappata ad una Madre e con
quartieri più poveri della città vincoli di affetto e preghiera verso
mentre non sono pochi quelli che dei fratelli». (Nuria)
si impegnano individualmente in « La Residenza è il luogo dove
altre iniziative.
ho preso le mie più importanti de-
C'è da notare che tutta questa cisioni, un luogo dove ho trovato
tensione educativo-apostolica è molti amici e soprattutto Dio».
sostenuta da un gruppo di laici (Riccardo)
Ritiro spirituale di un gruppo di universitari.
« È difficile condensare in poche
parole l'esperienza vissuta nella
Residenza. Posso comunque sen-
z'altro dire che la Residenza aiuta
ad assumere i propri impegni cri-
stiani collocando ognuno di noi di
fronte ad una nuova situazione di
vita, di gruppo e in un luogo dove
è più facile esserlo. Personalmente
ho apprezzato molto quella tra-
dizione tipicamente di Don Bosco
che è il teatro».
,, Essere "decano" ha rappre-
sentato per me la possibilità di
sentirmi in qualche maniera utile
agli altri miei fratelli. Percepire
poi che gli altri hanno fiducia in
me è stata una grande cosa».
(Ruben)
« L'essere stata "decana" in
questa casa di giovani studenti
cattolici è stata per me un'espe-
rienza irrepetibile.
Essere di colpo la sorella mag-
giore di cinquanta germogli di
vita - le colleghe matricole - mi
ha permesso di fare un apostolato
che mai avrei pensato di poter
fare studiando medicinà.
Poter organizzare l'impegno
universitario con questo aposto-
lato offertomi dal Signore, per
mezzo del sacerdote che ci guida,
all'inizio è stato difficile. Ho avu-
to cosi l'opportunità di dare un
semplice consiglio, di ascoltare un
problema, di accompagnare un
collega che soffriva fisicamente o
spiritualmente: tutto ciò mi ha
permesso di crescere nella vita cri-
stiana e di dare il mio "granello"
di contributo per questa Residen-
za Universitaria Salesiana alla
quale tanto dobbiamo per la no-
stra formazione professionale e
religiosa. Di quanto è avvenuto
ringrazio il Signore perché mi ha
dimostrato che non si lascia mai
vincere in generosità dando una
ricompensa molto più grande di
quel poco che abbiamo dato».
(Anna Maria)
« Essere cooperatore salesiano
significa per me avere incontrato
uno stile di vita nel quale vivere
la mia vocazione laicale nella
Chiesa donandomi agli altri spe-
cialmente i giovani, quella for-
mazione cristiana ricevuta e con-
tribuendo alla costruzione del
mondo secondo il progetto di
Dio». (Ugo)
27 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1983

3.8 Page 28

▲back to top
ma nella vita di ogni cre-
dente.
Il breve commento aiuta a
* AA.VV.
meditare ciò che la lettera
voleva dire a cristiani di Co-
Catechisti testimoni di chie- losse in As,a Minore ma so-
sa, ElleDiCi, Leumann, 1982, prattutto ciò che il messag-
pp. 216, L. 5.000
gio significa per l'uomo
Seguiamo la via di Gesù/1, d·oggi.
* ElleDICI, Leumann, 1982, pp.
223, L. 7.000
ELVIRA ARCENAS
In Italia pare che siano cir- Curriculum mass media, SEI.
ca duecentomila. Un vero e Torino, pp. 227, L. 12.000
proprio esercito di catechisti Ecco un libro molto con-
che nelle parrocchie e nei creto e utile per quanti nella
gruppi spendono il loro tem- scuola, nei gruppi o altrove
po per far crescere la co- credono al valore dei mass
munità ecclesiale. Qual è la media come strumenti di cre-
loro preparazione? Che tipo scita educativa. Il volume è
di catechesi fanno? Sono In- scritto da una suora Figlia di
terrogativi seri di una co- Maria Ausiliatrice filippina,
munità preoccupata del pro- suor Elvira Arcenas, che - a
prio futuro e che vede com- detta di un affermato giorna-
plicarsi ogni giorno più il lista Italiano - «sa tutto" sui
problema educativo. Si fan- mass media
no sempre più necessari dei Esso offre linee orientative
corsi di base, seria premessa soprattutto per progettare
a livello parrocchiale, di un una educazione ai mass me-
gruppo di catechisti vera- dia tanto più necessaria 0991
mente preparatì. Ecco per- di fronte alla crisi delle agen-
ché, questi due voluml ultimi zie educative tradizionali. Il
di una collana si raccoman- volume fornisce validi sug-
dano agli operatori pastorali. gerimenti e stimoli per l'eia•
Ne sono autori un gruppo borazione di un organico
di esperti catecheti che da piano di studi.
* anni opera in Diocesi di
Trento e collabora con Il
A. AUGENTI-
Centro Catechistico Salesia-
no di Leumann. E gente,
K. POLACEK
Sistemi di orientamento
In
come si dice. dalle mani in Europa, SEI, Torino, pp. 272,
pasta.
L. 12.000
I sussidi che presentiamo, Antonio Augenti e don Kle-
in altri termini, prima d'es- ment PolM:ek - quest'ul-
sere stampati sono stati real- timo salesiano e docente alla
mente utilizzati. Non è poco. Facoltà di Scienze dell'Edu-
* CARLO BUZZETTI
cazione dell'Università Pon-
tificia Salesiana - lavorano
Con lui ogni pienezza. Let- da anni nel campo della psi-
tera di Paolo al Colossesl, co-pedagogia soprattutto
ElleDiCI, pp. 78, L. 2.100 con riferimento all'orienta•
La Collana di Commenti al mento scolastico e profes-
Nuovo Testamento si è arric- sionale.
chita di questo volume il cui Di fronte al grave proble-
autore è un insigne biblista. ma della disoccupazione gio-
La lettera al Colossesl con vanile urge non soltanto
la centralità del Cristo nel creare nuovi posti di lavoro
piano della salvezza è fon- ma orientare i giovani verso
damentale non soltanto ne! nuove e più sicure prospet-
quadro degli scritti paolini tive. Questo volume pubblica
appunto un dossier su quan-
to per questo è stato fatto in
Europa.
articoli sono pubblicati nelle
migliori riviste specializzate
ed i suoi libri sono altrettanti
besi sellar nel capo della ca-
techetica. Raccomandiamo il
volume a quanlì volessero af-
frontare seriamente il proble-
ma di una impostazione della
catechesi nella propria co-
munità.
"so110 _,.
UllOul
m,.,,
* • Sono uno di voi•. Il
Papa a Livorno e a Rosigna-
no Solvay, SEI, Torino, pp.
159, L. 8.000
«Questo libro - si legge
nella presentazione - non
ha lo scopo di far rivivere la li ed in questo senso è un li-
visita del Papa a Rosignano bro aperto alla lettura di tutti.
e a Livorno, quasi si trattasse Il volume raccoglie scritti,
solo di un avvenimento con- manifesti, foto e discorsi te-
cluso. definito e flnlto da tra- nuti in quella circostanza.
mandare o far conoscere... •· L'Impaginazione elegante e
Esso è piuttosto l'incontro dinamica ne fa un hbro che si
Ira un «operaio• divenuto tiene volentieri tra le mani,
Papa che incontra altri frate!- leggendolo.
* RASSEGNA RIVISTE SALESIANE
Dimensioni Nuove, Editrice ElleDiCi, 10096 Torino-
Leumann
La rivista per i giovani diretta da don Carlo Fìor~ nel
numero di febbraio presenta oltre alle solite rubnch~
un notevole servizio su come la cultura marxista vede 11
Cristo e sull'umanesimo marxista.
un Intero dossier viene dedicato al Libro biblico del
Quoelet mentre per l'att1:1alltà si presenta.no un~ seri~ di
servizi sul caso Bulgaria, sulla droga in Tha1land1a.
Mondo Erre Editrice ElleDiC,, 10096 Torlno-Leumann
Il nume~o presenta un coraggioso inserto sulle
qualità umane per diventare adulti•: è un inserto che
può servire a molti insegnanti ed educatori in ge~ere
per fare quattro chiacchiere utili con i propri ragazzi.
L'Intervista del mese viene rivolta ad un profugo
afghano mentre col personaggio viene presentata la
Sandra Mondaim.
Primavera, Via Laura V/culla. 1 - 20092 Cinisello Bal-
samo (Ml)
Due i temi più importanti, a nostro avviso: le fughe
dei giovani e le grandi rehg,onl. Per l'attualità la reda•
zione di Primavera in questo mese si rivolge al prob!e-
ma dei «desaparecidos • e al disarmo dedicandovi Il
poster
Fra i protagonisti uno d'eccezione, per le donne al-
meno: Ombretta Fumagalli una donna ai vertici della
giustizia Per il cinema viene presentato E T. l'ormai ce-
lebre film dell'extraterrestre umano e poetico
Ed infine un appuntamento: lf 13 febbraio 1983 sia-
m() tutti invitati al Palazzetto dello Sport di Cinisell~
Balsamo (Via XX Aprile, 3) per la FESTAGIOVANE d1
Primavera
* EMILIO ALBERICH
Catechesi e prassi ecclesia-
le, ElleDICi, Leumann, pp.
254, L. 8.000
È un volume della collana
studi e ricerche di cateche-
tica molto valida per chi si
occupa di questo aspetto ec•
clesiale.
Don Emilio Albertch è un
catecheta di fama internazio-
nale che Insegna all'Univer-
sità Salesiana di Roma. I suoi
I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno rìchiesti
alle Edrtnc1
o contrassegno (spese di spedizione a carico del ri-
chiedente);
o con versamento anticipato SIJ conto corrente postale
(spediz1or,e a carico dell'Editrice):
LAS: Librena Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1 .
00139 Roma Ccp. 57.49.20.01
LDC: Ubrer,a Dottrina Cristiana 10096 Leumann (TO). Ccp.
8128.
SEI: Società Editrice lnternaz,ona/e - Corso Regina Margherita
176, 10152 Torino. Ccp. 20.41 .07.

3.9 Page 29

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posco
oot1
1,.8
I
JOUr
memorable!
Cosi fu segnato nella Cronaca
del Monastero della Visitazione
li giorno 31 luglio 1884
P inerolo è tra le città del Pie-
monte sabaudo più ricche
di storia. Il visitatore che,
raggiunto il centro storico e am-
mirata la Cattedrale di San Do-
nato del sec. XI, s'incammina per
la ripida Via Principi d'Acaia,
s'imbatte subito a destra nell'edi-
ficio medievale noto come « Casa
del Vicario» e, poco dopo, a sini-
stra, con la seicentesca chiesa di
Sant'Agostino. Camminando con
lena su per la salita, raggiunge
prima la «Casa del Senato» del
sec. XV, poi, per una via laterale,
il Monastero della Visitazione, e
infine il Palazzo dei Principi d'A-
caia del sec. XIV. Giunto in cima
al colle, si viene a trovare sul piaz-
zale della Chiesa di San Maurizio,
maestosa costruzione del sec.
XIII a cinque navate con superbo
campanile gotico. Di lì, girando a
destra attorno alla chiesa sino al
sagrato del Santuario della Ma-
donna delle Grazie, può godersi
una stupenda visione panoramica
della città e del suo territorio col-
lo sfondo delle Alpi e del Monviso.
Ma se, arrivato sul piazzale,
volge lo sguardo a sinistra e im-
bocca l'attuale Viale Gabotto,
vede di fronte a il monumen-
tino al «Personaggio», che, as&e-
me ad una lapide posta sul muro
della casa accanto, ricorda la
« Torre Bellosguardo» del sec.
XIV, sulle cui fondamenta i fran-
cesi costruirono poi il tristamente
famoso «donjon», prigione di il-
lustri personaggi, tra i · quali la
leggendaria figura della « Masche-
ra di ferro».
Si dice che dove ora sorge il mo-
numentino vi fosse prima un ma-
gnifico pino secolare. Dietro si
possono notare ilrecinto ed il can-
cello d'entrata della Villa che fu
soggiorno dello storico subalpino
Ferdinando Gabotto e, prima an-
cora, proprietà del Vescovo di Pi-
nerolo. Segue un fabbricato a due
piani, con ceramica della Vergine
sul muro esterno, già seminario
diocesano ed ora abitazione di pri-
Chiesa
di San Maurizio
vati. Nello sfondo, la villa « Gra-
ziosa», che ospitò Edmondo De
Amicis.
Orbene, la chiesa di San Mau-
rizio, il santuario della Madonna
delle Grazie, il sito del pino seco-
lare, l'ex villa vescovile ed il mo-
nastero della Visitazione sono i
luoghi che più ricordano la per-
manenza di Don Bosco a Pi-
nerolo.
Le Memorie Biografiche par-
lano delle sue visite alla famiglia
di Annibale Strambio, suo com-
pagno di studi, nelle vacanze pa-
squali del 1835 e poco dopo la sua
ordinazione sacerdotale. Ma gli
anni che più richiamano la pre-
senza di Don Bosco a Pinerolo
sono il 1884 ed il 1886, quando, su
invito di Mons. Filippo Chiesa,
egli passò buona parte dei mesi di
luglio-agosto nella villa sul colle
San Maurizio, ospite del vescovo.
29 BOLLETTINO SALESlANO 1 FEBBRAIO 1983

3.10 Page 30

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Panorama di Pinerolo
In quegli anni, Don Bosco or-
mai vecchio, era molto malandato
in salute. Il caldo afoso dell'estate
torinese lo accasciava al punto
che i medici gli consigliarono aria
più salubre. Fu così che il 19 lu-
glio 1884, in compagnia di don
G.B. Lemoyne e di don Giacomo
Ruf:fino, sostituito pochi giorni
dopo dal chierico Viglietti, Don
Bosco partì per Pinerolo. Stava
ad attenderlo alla stazione Mons.
Chiesa in persona con una carroz-
za a due cavalli. Le premurose at-
tenzioni del giovane prelato, la
frescura della collina pinerolese e
la lontananza dagli affari di Val-
docco gli procurarono ben presto
qualche sollievo.
Il eh. Viglietti lo assisteva ogni
mattina nella celebrazione della
Santa Messa e lo accompagnava
poi durante il giorno, da solo o in-
sieme a don Lemoyne, a fare due
passi sul poggio di San Maurizio.
Il grande pino secolare di fronte
alla villa offriva a Don Bosco om-
bra gradevole nelle ore pomeridia-
ne. Egli si fermò in villa fino al 23
agosto e vi ritornò poi nell'estate
del 1886 per lo stesso motivo e col
rinnovato invito del buon vesco-
vo, deceduto prematuramente po-
schi mesi dopo.
I particolari di questi due sog-
giorno pinerolesi sono ampiamen-
te riportati nelle Merrwrie Bio-
grafiche. Ma vi sono pure fatti in-
teressanti che esse non registrano
30 BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1983
e che abbiamo trovato descritti
nelle Notizie e Documenti del/,a
Cluesa Pinerokse, nei Cenni sto-
rici del Monastero della Visita-
zione, e soprattutto negli Annali
del Monastero, manoscritti in lin-
gua francese, che l'attuale Supe-
riora, Madre Giovanni Francesca
Mossi, pose gentilmente a nostra
disposizione.
Queste fonti parlano, fra l'altro,
di una visita fatta da Don Bosco
al Monastero della Visitazione il
31 luglio 1884.
Le suore della Visitazione erano
venute a Pinerolo dalla Francia
nel lontano 1634. Santa Francesca
Chantal, visitando nel 1639 la loro
povera abitazione, indicò il palaz-
zo dei Marchesi Porporato, che
sorgeva a mezza collina, e disse
che bisognava comperarlo. Nac-
que cosi l'attuale monastero, rea-
lizzando una profezia di San
Francesco di Sales, il quale, ospite
dei Porporato nel 1622, aveva det-
to: « Qui un giorno vi saranno le
mie figlie».
Ed ora ci si permetta una di-
gressione. Nell'estate del 1886
Don Bosco, mentre un giorno sta-
va a contemplare il panorama pi-
nerolese dal sagrato del santuario
della Madonna delle Grazie, scor-
se un caseggiato sul « Monte Oli-
veto», ameno poggio isolato che
sovrasta la strada per Torino, e,
rivolto al segretario di Mons.
Chiesa, che lo accompagnava,
esclamò: « Oh! come è bello e in-
cantevole quel piccolo monte; e il
magnifico frabbricato come sareb-
be adatto per un collegio salesia-
no!». Il pio desiderio di Don Bo-
sco ebbe il suo compimento nel-
l'anno 1916, quando don Paolo Al-
bera vi aprì il collegio per orfani
di guerra, poi trasformato in No-
viziato che diede, e dà ancor oggi,
alla Congregazione salesiana
schiere generose di figli di Don
Bosco. Ma .ritorniamo al mona-
stero.
Il 31 luglio 1884 dunque, alle
ore 8,30, Don Bosco, accompagna-
to da Mons. Chiesa, dal padre spi-
rituale delle suore, il canonico
Valletti e dal loro confessore, en-
trava nel Monastero della Visita-
zione. Gli annali manoscritti de-
scrivono dettagliatamente tutte le
fasi dell'avvenimento, comincian-
do con queste parole: «31 juillet,
jour merrwrabk, date soknnel/,ef»
(31 luglio, giorno memorabile,
data solenne!).
Non ci resta ora che tradurre,
sunteggiandola, la narrazione de-
gli annali. Le educande, che oc-
cupavano il pensionato annesso al
monastero, attendevano gli illu-
stri ospiti nella sala di lavoro e li
accolsero ripetendo più volte in
canto, con accompagnamento di
piano, le parole: « Viva, viva Don
Bosco che viene con Monsigno-
re!». essi salirono le scale che con-
ducono al pensionato, dove le ra-
gazze si inginocchiarono per rice-
vere la benedizione di Don Bosco.
Gli ospiti montarono poi su di un
palco preparato per loro ed un'al-
.lieva recitò un abella poesia com-
posta per la circostanza. Le edu-
cande fecero quindi i loro esercizi
ginnici con canto e si suonò pure
un pezzo a sei mani. Dopo di ciò,
ebbe luogo la distribuzione dei
premi, essendo finiti gli esami al-
cuni giorni prima. Don Bosco ri-
volse una parola buona e gentile a
ciascuna delle ragazze, mentre di-
stribuiva loro i premi e le menzio-
ni da esse meritate. « Quanti pre-
mi!», disse infine, « e per me nien-
t,e?». Ed ecco un'allieva avanzare
in mezzo alla sala ed offire a Don
Bosco un omaggio, dicendog.li:
« Piccolo è il dorw, ma grande è il
cuore!». Egli lo ricevette con aria
gioviale ed amabile. Quindi un'al-
lieva pià anziana recitò una poe-

4 Pages 31-40

▲back to top

4.1 Page 31

▲back to top
sia di ringraziamento. Poi Mon-
signore si alzò e indirizzò alle al-
lieve qualche buona parola, sti-
molandole a non perdere durante
le vacanze il frutto del loro sog-
giorno presso le religiose. Dopo di
lui prese la parola Don Bosco...
E qui, nelle Notizie e Documen-
ti dell,a Chiesa Pinerolese trovia-
mo un particolare curioso che non
risulta dal manoscritto del mo-
nastero, ma che tutte le garanzie
di autentività, perché l'autore
delle Notizie, il Can. Pietro Caf-
faro, storico scrupoloso, conobbe
personalmente il Can. Valletti te-
stimone del fatto, e da lui poté
averne memoria diretta. Dicono
dunque le Notizie che, avendo
Mons. Chiesa espresso qualche ti-
more riguardo alle imminenti va-
canze delle educande, Don Bosco,
chiedendogli licenza di prendere
la parola, disse: «Se Monsignore
me lo permette, vorrei correggere
qualche cosa», e, indirizzandosi
alle giovani, continuò: «Monsi-
gnore è l'uomo del timore, io sono
l'uonw dell,a speranza, ed ho fi-
ducia in Dio che non saranno fon-
dati i timori del Vescovo... », e ne
spiegò i motivi con parole degne
di un santo.
Visitata poi la mostra dei lavo1i_
scolastici, si diressero tutti verso i
locali della Comunità addobbati a
festa per l'occasione. Monsignore
recitò le Litanie della Beata Ver-
gine e le educande cantarono una
L'Istituto Salesiano di Monte Oliveto.
CoUe di S. Maurizfo
lode. Poi si avviarono, ma ciò av-
veniva con molta difficoltà perché
Don Bosco stentava a camminare
e le ragazze si stringevano attorno
a lui desiderose tutte di una pa-
rola. Giunti nella sala grande, fu
necessario portare una sedia, e
si fece un'altra sosta con tutte le
allieve inginocchiate attorno a
Don Bosco.« Voi volete un discor-
so», egli disse, «Ohi se non fosse
per questo povero stomaco, chiac-
chiererei tutto il giorno!». Il pic-
colo uditorio pendeva dalle sue
labbra, sotto lo sguardo soddisfat-
to di Monsignore. Quando si al-
zarono, Don Bosco non riusciva a
staccarsi da quel piccolo mondo.
Ma Monsignore disse che era ora
di partire. A passi lenti si reca-
rono nella Cappella del Sacro
Cuore. Don Bosco benedisse il
Noviziato e si recò poi nella sala
delle adunanze. Altra pausa e al-
tra scena commovente. Due suore
inferme, Suor Maria Teresa, sul
suo seggiolone che non lasciava
mai, e Suor Maria Gonzaga, lo
aspettavano. Don Bosco si diresse
verso di loro, si sedette e cominciò
a parlare. Dicono gli Annali:
« Come battevano i nostri cuori!
Forse Suor Maria Teresa si sareb-
be alzata ed avrebbe potuto com-
minare, se il buon Dio avesse vo-
luto fare il mrracolo colla benedi-
zione di Don Bosco. Questi do-
mandò alla nostra cara sorella se
avesse una gran fede. "Non mol-
ta", gli rispose ella nella sua in-
genua semplicità. Dopo aver ri-
flettuto un momento, durante il
quale sembrò che questo santo
prete comprendesse che non era la
guarigione ciò che occorreva alla
nostra sorella, le disse: "Guarite
sì, ma sempre con questa condi-
zione, che ciò sia secondo /,a vo-
lontà di Dio". La fece alzare e la
esortò ad aver pazienza. Le disse
che il sabato seguente avrebbe ce-
lebrato la messa per lei e le indicò
l'ora affinché potesse unirsi con
l'intenzione. Indirizzò pure qual-
31 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1983

4.2 Page 32

▲back to top
La villa del Ve8COvo che OBpit.ò don Boeco
che parola di conforto a Suor Ma-
ria Gonzaga, che stata per perdere
l'occhio sinistro ed era minacciata
da completa cecità».
Passando davanti al refettorio,
i visitatori si affacciarono sulla
soglia. Siccome era l'ora del pran-
zo, Don Bosco volle vedere una
scodella di minestra: gli fu pre-
sentato un bel piatto di fagioli. Le
suore della cucina, vestite di bian-
co, si inginocchiarono per essere
benedette da Don Bosco, che non
riusciva quasi a muoversi. Mon-
signore lo precedeva, si fermava,
si girava e ritornava sui suoi pas&
aspettando. « Era uno spettacolo
delizioso. Si arrivò al vestibolo.
Là Monsignore e Don Bosco ci be-
nedirono e poi varcarono la be-
nedetta soglia della clausura. Il
Signore ci ha visitato in questo
giorno felice. Noi abbiamo potuto
avere con noi quest'uomo che tut-
ti si disputano l'onore di avvici-
nare, che a Parigi è stato ricevuto
e portato in trionfo, questo santo
dei nostri giorni, questo apostolo
della carità. Che le sue benedizio-
ni portino frutto in mezzo a noi,
sicché non siamo costrette ad ab-
bandonare il nostro caro e santo
asilo».
Bisogna notare che in quei gior-
ni in Piemonte infieriva il colèra.
Quindi l'accenno all'eventualità
di dover lasciare il monastero può
anche riferirsi a questo pe1icolo.
32 BOU.ETTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1983
Le Memorie Biografiche affer-
mano che il vescovo attribui alla
venuta di Don Bosco nella sua
diocesi la preservazione di questa
dal contagio. Ma vi poteva pure
es.sere un'altra ragione. Secondo
le decisioni governative le suore
non potevano tenere postulanti e
quando le professe che avevano
fatto i voti prima del 1866 fossero
rimaste solo in numero di sei,
avrebbero dovuto lasciare il mo-
nastero. Questo poi non avvenne.
Qualche giorno dopo la visita
del 31 luglio una lettera di Don
Facciata del Santuario Madonna delle
Grazie
Bosco annunciava alla Superiora
l'aggregazione della sua Comunità
alla Pia Unione dei Cooperatori
Salesiani colle relative facoltà di
lucrare numerose indulgenze (cf.
pure MB 17,211). Il diploma di
aggregazione è ancor oggi conser-
vato negli archivi del monastero
assieme a due lettere di Don Bo-
sco. Nella sua visita del 31 lugHo,
Don Bosco, parlando alle suore
dei numerosi privilegi accordati
alla Pia Unione, aveva detto sor-
ridendo: « Non si va più in Pur-
gatorio, se non si uuole».
Il 20 agosto egli si recò a cele-
brare la messa nella chiesa della
Visitazione. Alcune suore ricevet-
tero la comunione dalle sue mani,
favore invidiato da tutte, ma che
non poté essere a tutte accordato
a causa delle condizioni di salute
di Don Bosco. tre giorni più tardi
egli lasciava Pinerolo. La cronaca
del monastero termina con queste
parole: « Il nous fut au.ssi donné
de lui envoyer una aumfme de 100
francs pour I.e rn.agnifique église
du Sacré Coeur à Rome, le Saint
Père ayant chargé Dom Bosco de
/,ui fournier 25.000 frs. par nwi-S»,
(Ci fu concesso di inviare un'offer-
ta di 100 franchi per la magnifica
chiesa del Sacro Cuore in Roma,
avendo il Sando Padre incaricato
Don Bosco di raccogliere 25.000
franchi al mese).
La semplicità, la schiettezza,
l'entusiasmo che traspaiono da
tutta la cronaca manoscritta del
monastero possono dare un'idea
della stima di santità che circon-
dava Don Bosco in quegli anni.
La stessa presenza, umile e discre-
ta, del Vescovo di Pinerolo, Mons.
Filippo Chiesa, al suo fianco,
risalto al comune sentimento.
Ci è parso quindi utile far co-
noscere questi particolari sulla
permanenza di Don Bosco a Pi-
nerolo, che le Memorie Biografi-
che non riportano, ma che si tro-
vano documentati e conservati
con cura e con devozione sul
posto.
Sono particolari in parte inedi-
ti, che potrebbero forse venir rac-
colti anche in altre città e paesi
del Piemonte e che arricchireb-
bero cli elementi significativi la
meravigliosa storia di San Gio-
vanni Bosco.
Natale Cerrato

4.3 Page 33

▲back to top
la Professionale al Rebaudengo. L'1•
dea/e missionario lo affascina· a 24
anni parte per l'India dove rimane 26
anni nonostante le difficoltà di e/Ima, di
lavoro e di lingua, Rientrato on Italia
per motivo Ol salute, continua la sua
opera nel Centri di Formaz,one Profes-
sionale di Muzzano e do Vercelli Un
male Inesorabile scoppia all'1mprovv1-
so, violento e Implacab1le. che lo tor-
menta e tortura per oltre un anno E la
sua passione, una lunga Via Cruc,s. un
calvario lento che lo consuma giorno
per giorno.
IBRAHIM Sac. HANNA KHOURY Sa-
leslano t Haifa (Israele) a 63 anni SA.LANITAi HC. SANTO Salesiano t
Incerta la data d• nascita Lui stesso Buenos Aires a 55 anni
non sapeva con prec,sIone neppure Un Infarto a stroncato la sua ancor
l'anno Negli archivi è indicato Il giovane esistenza, all'età di 55 anni. Si
20.5 1920. mentre In carte di Identità lo· era recato In ArgenMa, Buenos Aires.
gura Il 19 9.1919 Orfano di padre e per una visita a una sua sorella. Anche
madre In tenera età. fu accolto nell'Or- se la gravità del male In un primo tem-
fanotrofio di Nazareth, fondato da, Sa- po sembrava scongiurata. Il Signore lo
lesiani Non so allontanò piu dal nostro chiamava a sé il 3 settembre u.s. Nato
ambiente Negli anni della seconda a Randazzo, senti subito ta chiamata
guerra mondiale era ,n ltaha A Frasca- alla vita salesiana frequentando Il no-
ti, durante gli inumani bombaroamenh stro Istituto, nello stesso trascorse gli
del 1943•44, si prodigò generosamen1e ultimi quattro anni della sue vita Tap-
per socco,rere leritl, seppellire morti e pe della sua formazione religiosa e sa-
confortare gli afflitll. La conoscenza 01 cerdotale furono Modica e Messina.
parecchie lingue moderne, la vasta ed Ordinato Sacerdote net 1955, lavorò In
eccez,onafe cultura gli agevolarono ,n- diverse case della lspettorla, special-
segnamento e apostolato nel Medio mente con l'Incarico di Economo.
Onenle. soprattutto a Betlemme. dove Competenza, spirito di sacrificio, le·
trascorse gran parte della sua vita sa• vero ed apostolato lo accompagna-
lesoana
rono in tutta la sue vita salesiane: negli
MINOLI Slg. LUIGI BARTOLOMEO
Coadiutore Salesiano t Betlemme a 69
anni
L'improvvisa sua scomparsa impres-
sionò profondamente non solo Confra-
lelli e alunni. ma molte persone. parli-
colarmente gh Oratoriani, che ne, 27
anno d1 apostolato a Betlemme l'ave-
vano conosc,uto, amato e venerato
Abu Hashlsha • (l'uomo della verOu•
ra, cosi chiamalo perche lo vedevano
spesso a far acquisii nel mercato) era
popolare nell"ammIraz1one di tutti.
ultimi anni al suo lavoro ordinario fu
aggiunto l'apostolato pastorale In una
Parrocchia a poca distanza da Ran-
dazzo: Moio Alcantara Scrive il suo di•
rettore: •Era amato e stimato da quella
popolazione che ha sentito profon-
damente la sua morte come un lutt fa•
millare e cittadino, Ammiravano In lui
una generosa pazienza, una bontà
semplice, cordtale, una fede profonda
che si rivelava In maniera chiara nella
sofferenza sempre accettata in pienez-
za di unione alla volontà di Olo•.
Competente nell"arte di sarto, ebbe so•
prattutto un cuore oratonano.. nel
senso pieno del termine Tale si rivelo
negli anni trascorsi ln Ha,t,. ad Aleppo
e soprattutto nella cittadina di Gesù I
ragazzi più poveri, I non , inquadrati
in assoc,azionl o gruppi, divennero
l' oggetto delle sue premurose attenzio-
ni di zelante salesiano e ad essi Oed•·
cava lutto n tempo libero anche con
notevole spirito di saonficio. In Comu-
nità lu do grande esempio su lut1I i pun-
ii, pietà e dedizione allegra e totale. Ci
ottenga dal Signore numerose voca-
zioni d1 la1d consacrati.
TAVANO uc. LUIGI SalMlano t To-
rino a 72 anni
Nell'autunno del 1921 arrivò all'O·
ratorlo di Torino e fu conquistato dall"i-
deale salesiano. Compi Il nov,zlato e
gli studi liceali a Cowley dI Oxford e la
conoscenza dell'inglese agevolò Il suo
servizio nella Congregazione ed il suo
apostolato Fu segretarlo del Rettor
Maggiore don Rlcaldone e archivista
del Capitolo superiore e. più tardi, se-
gretarlo del Consigliere regionale per i
paesi di lingua inglese. Esercitò Il mi-
nistero sacerdotale con varie Incom-
benze: Insegnante di religione, cappel-
lano di comunità religiose e dlretto,e
MONTANARO Slg. GIUSEPPE Coadiu- spiriluale. Nell'ultimo quinquennio lo
tore Salesiano t Vercelli a 72 ann; colpl la malattia e si abbandonò fldu•
Sesto d1 otto fratelli. vive la sua lan-
c,ulleua e adolescenza a Tonno nel
none S. Paolo Dopo aver frequentato
l'aspirantato a Fogllzzo, 11 noviziato a
Cumiana e Il magistero a S. Benigno. è
cioso alla volontà di Dio, sorridente an-
che nel dolore.
GOAi GUGLIELMO Cooperatore t Pa-
per quattro anni vice capo della Scuo- dova a 72 anni
Guglielmo Gori, esempio di lumi-
nosa finezza d"animo, entrò nel giar•
dlno celeste di Don Bosco Il giorno de-
dicato a Tutti I Santi. DI esemplare
onestà e pietà Mariana, lascia aì suoi
sette Figi/ e al Confratelli Cooperatori
un raro esempio di rettitudine, di attac•
camento al dovere, di spirito do sacn•
licoo sorretto da una lede adamantina.
che spesso andava a rafforzare presso
la Vergine Immacolata di Lourdes.
Quo, egli diceva. trovo Il segreto per
apprezzare I veri valori della vita e m-
culcarll e trasmetterli ai miei Fig/1. Era
da poch, anni Cooperatore, ed era pie-
namente convinto e carpilo dal pregi
del Carisma d, Don Bosco, e si sforza-
va. nonostante l'età, a reahzzarlo m sé.
Lasciò per testamento , Niente lìori al
mio funerale. ma oUerte e opere di
bene a pro dell'Opera della Provviden-
za di Sarmeola (il Piccolo Cottolengo
di Padova)• Aveva 72 anni. ed Inse-
gnò a quanu erano presenti alle sue ul-
time ore di vita, specialmente al mo,
mento di ricevere gli ultimi Sacramenti.
come si muore , da buon\\ cristiani •,
rendendo veraci le parole di Don Bo-
sco: .. Verrà un giorno 1n cui Coopera•
tore vorrà d1,e Buon Cnstiano .
MARBETTO ANTONIA ved. FLOAIO
Coop,,ratrlce t a 86 anni
Testimoniò nella vita la sua lede ed Il
suo attaccamento all'Opera di Don Bo-
sco divulgando con coraggio la stam-
pa rellg,osa e salesiana.
MAZZON EDOAROO Cooperatore t 13
ottobre 1982
Uomo semplice ma fedele a, grandi
valori della vita fu orgoglioso di avere
un figlio sacerdote salesiano.
MIGLIARINA GIUSEPPE Coopentlore
t Cittiglio a 79 anni
Nella sua vita dimostrò di essere un
cristiano convinto essendo staio edu•
cato nel nostro Istituto di Valsallce-To-
rino, al tempi del venerato mons. Vin-
cenzo Cimatti Era questa figura di
santo educatore e poi di grande mis-
sionario In Giappone che il signor Mi-
gllarlna ricordava con tanta nostalgia
quando qualche Salesiano andava a
visitarlo già malato. Il buon M1gliarina
uscl da Valsallce nel 1922 diplomato
Maestro, professione che esercitò tanti
anni tornato che fu al suo ridente pae-
se di Cittiglio non lontano dalle sponde
lombarde del Lago Maggiore. Dopo
anni di insegnamento nelle scuole ele-
mentari del suo paese, fu chiamato dal
suol concittadini che ne apprezzavano
l'oneslà e la dedizione, a dirigere la se•
greterla del civico Ospedale di Zona
ohe comprende anche la cittadina di
Lavano Gli ultimi anni di sua vita li
passò nella sofferenza Inchiodato al
letto per vari acciacchi e dalla cecità.
Furono gli anni della sua estrema pu-
rificazione sostenuto solo dai principi
di lede appresi in gioventù alla scuola
di Don Bosco presso la Sua tomba in
Valsa/Ice sotto la guida sapiente di
santi Salesiani veramente Imbevuti del
carisma del Santo dei giovani. Anche I
tre figli del maestro Mlgtlarina (cosl era
conosciuto In Zona) sono stati educati
nel nostri Istituti di Varese e MIiano.
MONTI CECILIA Coopen11trlce t To-
nengo di Mazzè (TO)
Cooperatrice salesiana da moltls-
slml anni la signora Cecilia si dedicò
soprattutto ad aiutare le Missioni lavo-
rando a diffonderne la stampa e rac-
cogliendo offerte che finalizzava so-
prattutto a sostegno delle vocazioni.
La Madonna Ausiliatrice, della quale fu
una grande devota, l"avrà certamente
accolta In Paradiso.
PILLA dott. GIOVANNI Exalllevo t Pe-
sco Sannita a 89 anni
Compiuti gli studi partecipò alla pri-
ma guerra mondiale come ulflçiale di
Fanteria. Segretarlo comunale. funzio-
nante notaio, libero protessionlsta fu
sempre disponibile a profondere per
gli altri la sua competenza e soprattut•
to le sue doti di bontà e umanità. Negli
ultimi tempo le sue pupille non vede-
vano p,ù ma Il suo spirito era rimasto
estremamente lucido e attento • Con
lui - ha scritto un giornale del luogo
- scompare per Il paese un punto di
riferimento, un uomo saggio e giusto•
Al suoi funerali ha partecipato una fol-
la commossa e riconoscente. Lo strug-
gente rimpianto della moglie, del fratel-
lo signor don Ruggero, dei figli e delle
hglie nonché del parenti lutti è illumi•
nato dalla luce di Quella fede e speran-
za che ne ha segnato l'esistenza.
ZERBINO TOMMASO t Roma a 88
anni
Ex.allievo di Valdocco ricordava con
venerazione Il Beato don Rua che si
traneneva familiarmente a passeggiare
con I ragazzo come un buon papà
Come Insegnante pra1icava Il sistema
preventivo e curava soprattutto la for-
mazione del caratteri Nei lunghi anni
di Insegnamento a Casale Monferrato
frequentò l'opera salesiana ricoprendo
anche la canea di presidente della lo-
cale Unione Exallievl
A quanti hanno chiesto lnformaz1on1, annunc,amo che LA DIRE·
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ncono-
sc,uta giuridicamente con OP del 2·9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO. avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n 22, possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredità.
Formule valide sono
- se s11ratta d'un legato • .. lascio alla Dmn1one Generale Opere
Don Bosco con sede In Roma (oppure all"lstrruto Salesiano per le
m,ss,oni con sede in Torino) a tllolo di legato la somma di hre .•
(oppure) l"immoblle sito in... per gli scopi perseguiti dall 'Ente. e parti•
colarmente di assistenza e beneficenza. di istruzione e educazione, di
culto e d1 religione
- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro de, due Enti su mdìcat,;
.annullo ogni m,a precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede In Roma (oppure /"Istituto Salesiano per le Missioni con sede in
Tor,no) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi litote, per
gli scopi perseguiti dall"Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, di Istruzione e educazione, di culto e di religione•
(luogo e data)
(firma perdisteso)
33 BOLLETTINO SALESIANO T FEBBRAIO 1983

4.4 Page 34

▲back to top
Ml SONO RIMESSA
IN BREVE TEMPO
Il Beato Michele Rua del quale sono
devota mi ha salvata da un grave inci-
dente automobilistico. Sebbene vi ab-
bia riportato ferite e ammaccature va-
rie mi sono ripreso in breve tempo.
Intendo ringraziare il Beato offrendo
riconoscente un piccolo anello e in-
vocando protezione sui miei cari.
Ines Raiter/, Torino
va lastra risultò buona. Non c'era più
bisogno di operazione. Per maggior si-
curezza hanno messo alla bambina un
apparecchio che dovrà portare più a
lungo possibile.
Ringrazio Maria Ausiliatrice e S. Do-
~enico Savio per la grande grazie che
cI hanno ottenuto e continuo a prega-
re, affinché la piccola Elena sia rido-
nata ai suoi cari completamente gua-
rita!
Lettera firmata, Roma
HO AVUTO PROBLEMI
Sono un'exallieva delle FMA e da
molto tempo segue il vostro giornale.
Vorrei segnalare la materna protezione
che ho avuto dall'Auslllatrlce in un pe-
riodo in cui ho avuto dei problemi di
salute. Adesso pare che tutto vada per
il meglio per cui vorrei ringraziare pub-
blicamente la Madonna nella speranza
che continui a proteggere me e la mia
cara famiglia e che ci aiuti ad affron-
tare serenamente i vari problemi della
vita.
Riconoscente alla Mamma Celeste
ringrazio.
A.V., Napoli
ANDREA HA TROVATO LAVORO
Sono la mamma di F. A. e invio que-
sto mio scritto per ringraziare Maria
Auslllatrlce e San Giovanni Bosco,
perché pregati nei momenti difficili e
dolorosi mi hanno il più delle volte aiu-
tato.
Mio figlio Andrea dopo due anni di
disoccupazione ha trovato lavoro. Nel
frattempo ha avuto anche un incidente
stradale molto grave uscendone in-
denne. Desidero ringraziare tutti. Al
fine di evitare pubblicità vi pregherei di
mettere soltanto le iniziali del mio
nome.
F.R., Asti
DOPO GIORNI E GIORNI
Vorrei esprimere il mio sincero gra-
zie a Maria Ausiliatrice e San Giovanni
Bosco per l'aiuto morale e corporale
che ci hanno dato. Mio fratello soffe-
rente alla gola di un brutto male fu ri-
coverato in ospedale. Dopo giorni e
giorni di analisi fu deciso l'intervento
chirurgico che sebbene lungo e dolo-
roso sembra riuscito.
Dopo mesi di convalescenza è tor-
nato a casa. Questo lo dobbiamo cer-
tamente a Maria Ausiliatrice e San Gio-
vanni Bosco.
Elisa De Agostini, Gordona
TUTTO ANDO PER IL MEGLIO
In occasione di una malattia grave
mio marito fu sottoposto a tre interven-
ti chirurgici nel giro di un mese. No-
nostante le complicazioni tutto andò
per il meglio e ora si sta riprendendo
rapidamente.
Spero tanto che Don Bosco, del
quale avevo chiesto la protezione,
continui ad aiutarci.
Luigina Falzoni, Cilavegna (PV)
34 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBPAIO 1983
GRAZIE A DON RUA
E A DON RINALDI
Ringrazio Don Rua e Don Rlnaldi
per l'aiuto che mi hanno dato in mo-
menti di ansia e preoccupazione per il
mio stato di salute tanto cagionevole.
Spero mi siano sempre di conforto e di
aiuto anche in awenire in ogni mio bi-
sogno compresi quelli dei miei cari.
Aurelia Congiu, Albano
UNA LESIONE AL CUORE
Nostra figlia Agnese, di nove anni,
dovette subire due anni fa un delicato
intervento chirurgico per una lesione
al cuore. Per noi fu molto duro e fati-
coso acconsentire ad un tale interven-
to, ma decidemmo finalmente per Il sì
confidando nell'aiuto e nella interces-
sione di Madre Mazzarello, di cui
Agnese portò costantemente la reli-
quia, mentre noi pregavamo con tutto
il fervore di cui eravamo capaci.
Ora siamo molto riconoscenti alla
cara Santa, perché Agnese sta assai
bene, frequenta regolarmente la scuo-
la ed è in grado di correre e giocare.
L'ultimo controllo fatto in ospedale io
confermò autorevolmente: il Profes-
sore disse infatti che non occorre altro
controllo che fra un anno.
La nostra devozjone alla Santa ci è
stata insegnata dai miei genitori, che a
partire dal 1938 portarono sempre in-
dosso una sua reliquia e la pregavano
costantemente.
Mrs Reilly, Contea dì Cavan, lreland
Ml RACCOMANDAI
CON FEDE
La piccola Elena è nata di soli sei
mesi. Subito è stata portata all'Ospe-
dale « Bambin Gesù ».
La nascita prematura ha creato mol-
te complicazioni. Sei mesi dopo la na-
scita i medici avevano detto che biso-
gnava farle un intervento alla testa.
Con tanta fede mi raccomandai a
Maria Auslllatrice e a S. Domenico Sa-
vio e iniziai una novena che non ho più
interrotto. Non era ancora terminata la
prima novena quando mi veniva co-
municato che non c'era più bisogno
dell'operazione... Poco dopo però dal-
le lastre risultava una lussazione del-
l'anca sinistra. La gamba fu ingessata
per un mese e se non fosse migliorata
sarebbe stato necessario un inter-
vento.
Anche in quel momento con tanta fi-
ducia continuai la mia Novena aiutata
dalle consorelle della Comunità e dai
miei parenti. Alla fine del mese la nuo-
POCHE SPERANZE
Era il pomeriggio dell'8 marzo 1982.
Mio figlio Giovanni, di 6 anni e mezzo,
camminava su un muretto bassissimo
limitante una strada della nostra zona,
quando una macchina, che procedeva
a forte andatura per accompagnare
una partoriente all'ospedale, ha sban-
dato nell'affrontare una curva e ha in-
vestito mio figlio in pieno. Trasportato
d'urgenza all'ospedale, fu subito ope-
rato, ma con poche speranze di sal-
vare le gambe, che erano state mag-
giormente compromesse. Allora il pen-
siero mi andò al caro S. Domenico Sa-
vio e ho creduto che soltanto lui po-
teva salvarlo; e quindi l'ho invocato
con tutte le mie forze.
Dopo due ore e mezzo di sala ope-
ratoria, il chirurgo disse che si trattava
di fratture molto gravi. Quella sera
stessa imposi al bambino !'abitino di S.
Domenico Savio e assieme a mio ma-
rito abbiamo pregato con tutta la no-
stra tede e la nostra forza. Dopo alcuni
giorni il bambino cominciò a dare buo-
ne speranze, e medici e assistenti era-
no sorpresi per come il bambino sop-
portava il dolore e migliorava giorno
per giorno.
Quando si riprese abbastanza, co-
minciò a leggere lui stesso una pre-
ghiera a S. Domenico Savio; dopo di
che si addormentava. Trascorsi 40
giorni di ricovero all'ospedale, siamo
tornati a casa e il bambino cominciò a
muovere i primi passi. Ora, trascorsi 7
mesi dall'incidente, cammina normale
e tutto sembra concluso felicemente.
Con la presente testimonianza inten-
do ora ringraziare pubblicamente Dio,
che per l'intercessione di s. Domenico
Savio ha salvato mio figlio Giovanni.
Lo Pinto Angela, Valenza Antonio
Pantelleria
Cl HANNO SEGNALATO GRAZIE
Alessandria Osvaldo Mana - Algorio Maria - Atzenl
Maria - Beccallì Rosa Bedollo Lidia - Bertollno Li-
dia - Bilanci Guglielma - Bocchlerì Bianca G. - Ca-
mesasca Terry - Candi Livio• Casella Venera• Cha-
bot Anita • Chiavetta Grazia - Cocchi Jole - Dalla
Stella Clelia - Decollé Maria - Oegano Adelchi - Fe-
licetti Maria - Ferrar! Pia - Fìaccaprlle Maria - Fo9lia-
nl Giuseppa - Glacomuccl Cellina Giacomuzzi
Giuseppina· Grasso Gina - Grisentl Carmen - Guer-
ra Giuseppina - Lapl Tosca - Loticchio Giuseppa -
Luppl Pina - Maggi Giordana - Mannea Salvatore
Matteis Candida - Mazzucchl Carmen - Molino Ma-
ria - Moschetti Giovanni · Ollà Sante - Passalacqua
Apollonia - Piano Eleonora - Piazza Serafina - Pre-
dali Pierina - Pretti Maria - Repelli Anna - Rho Ro-
salia - Rlnaldl Elda - Roberi Maria - Sav,nl Felicita
Scalia Giuseppe - Segalla Serafino. Vannini Lucia -
Zamparelll Linda - Zanettl A. - Zimbardo Maria

4.5 Page 35

▲back to top
-,,,enute
Missionari ..,... -
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Boraa: Marla Aualllatrlce, confido nel
tuo aiuto, a cura di N.N., L. 500.000
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del suo eKallievo Prof. Luigi Lanlranco,
L. 500.000
Borsa: Maria Aualllatrlce e S. Giovanni
Boaco, In suffragio di mio figlie Carlo,
a cura del papà Erasmo, L. 500.000
Boraa: Maria Aualllalrlce e Don Boaoo,
per ringraziamento e Invocando pro-
tezione, a cura di Zaramella Emanuela,
L. 400,000
Boraa: Maria Aualllatric:e, S, Giovanni
Boaco e Santa M,D. Mazz.arello, In rin-
graziamento e preghiera, a cura della
Famiglia Antoniotto, L. 25-0.000
Boru: Maria Aualllatrlce, S. Giovanni
Bosoo e s. Domen.lco Savio, a cura
della Famiglia Farinoni , Novara
Bo.-.a: Maria Aualllalrte'e e S. Giovanni
Bosco, ringraziando per grazia rice-
vuta, a cura delle Sorelle Gastaldi,
Racconigi CN
Bon1a: Alexandrlna da Coata, prega
per la nostra famlglla. a cura di SIivana
Villa, Milano
Borsa: Maria Aualllatrtce, S. Giovanni
Bosco, in suffragio di Graziano Cesa-
re, a cura di Graziano Maria, Torino
Borsa: Maria Auslllatrlce a Don Bosco,
ringrazio e Invoco benedizione, a cura
di Robino Susanna. Torino
Borsa: S. Domenico Savio, a cura di
Negri Maria Carla, Pavia
Boraa: Maria Aualllatrice, a cura di Bon1a: Divina Provvidenza, a cura di
Merlo don Giuseppe ME, L. 250.000 Bogllone Francesco, Torino
Bona: Maria Aualllatrtce e S. Giovanni
Boaoo, in memoria e suffragio del ma-
rito, a cura di Almlno Orsolina RE, L.
250.000
eo.-.a: Don Boaoo, al miei cari un
buon Natale, a cura di N.N., L. 200.000
Sorta: S. Cuore di Getù, Maria Aual•
!Istrice, s. Giovanni Bosco, a cura di
Cavallo Giovanna Modica RG, L.
200,000
Boraa: Maria Aualllatrice, In suffragio
del miei da/unti, a cura di Bertacchi
Rina, Forte del Marmi LU, L. 130.000
Borsa: Don Bosco, a eura di Marchese
Crfstina e Alessandro GE, L. 110 .000
BORSE DI L. 100.000
Borsa: Maria Aualllatrlce e S. Giovanni
Bosco, Invocando protezione per la
sorella Teresita, a cura di Galimberti
Pina Fraschlnl, Milano
Borsa: Amberto Andreottl, caduto per
fa Patria, a cura della moglie Anna An-
dreotti Balzi, Rapallo GE
eo.-.a: I figi/ di Santocchi Lucia. In
onore della foro madre
Bo.-.a: Maria Aualllatrtce e Santi Sa-
leslanl, a cura e secondo Intenzioni di
M.G., Vigone TO
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Ausl-
llalrlce e S. Giovanni Bosco, Imploran-
do per noi pace nel mondo, a cura di
A.M. e G,E.
Boraa: Don Bosco, a cura di Giraudo
Lldla, Cuneo
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Boaco,
implorando protezione e guarigione
per una zia, a cura di A.O.
Boraa: S. Giovanni Bosoo, Invocando
protezione per Ermanno ed Ester, a
cura di Bisoni Una, Milano
Borsa: Don Boaoo, a cura d i Salimbeni
Giovanni, Napoli
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Boaoo, in ringraziamento e invocando
protezione per me e familiari, a cura di
Iris, Cuneo
Borsa: Maria Aualllatrlc:e, SanU Sale-
alanl, per grazie ricevute, a cura di De-
val Angela, Aosta
Borsa: Maria Aualllatrlce e S. Giovanni
Bosco, per grazia ricevuta e invocan-
do protezione sulla famiglia, a cura di
N,N., Priocca CN
Boraa: Maria Aualllatrlce e S. Giovanni
Bosoo, per grazie ricevute e Imploran-
do protezione, a cura di Picclninl Fau-
sta, Verona
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Dom1>-
nlco Savio, a cura di Cinti Nella TR
Borsa: Don Bosco e Domenico Savio,
per fa pace In famiglia, a cura di o,
Biagio don Ugo, Spoleto PG
Boraa: Maria Aualllatrlce e S. Giovanni
Boaoo, perché continuino a proteg•
gere la mia famiglia, a cura di Tornasi
Pia, Lavis TN
Bo.-.a.: Don Bosco, In suffragio dei de•
funti Coniugi Lino e Paolina Cortasso,
a cura di Cortasso Pia GE
Boru, Marta Autlllatrlee, per (JtfJZia ri-
cevuta e in suffragio del cari defunti, a
cura di Garavaglia Albina. Inveruno Ml
Borsa: Maria Aualllatrtce, invocando
protezione, a cura di Munlò Ersilia, ME
Borsa; Maria Auslllalrlce e Don Bosco,
in suffragio dei genitori e del fratello e
Invocando protezione, a cura di Rizzo
Rosina PD
Borsa: Maria Aualllatrlce, in memoria e
suffragio del genitori Fioravante e Ma-
ria, a cura del figfio Monaco Ugo, Ca-
stellanza VA
Borsa: Maria Auslllatrtce e S. Giovan ni
Bosco, In memoria e suffragio del ma-
rito Fabio e dei familiari, a cura di Can-
cianl Maria Conte UD
Borsa: M aria Aualllalrtce e S. Giovanni
Bosoo, a cura di Nasi Serre Una. CN
eo.-.a: In memoria di Franco Ricci, a
cura degli zii Arnaldo e Rosetta, Roma
Bo.-.a: S. Cuore di Gesù, Maria Ausl•
llatrlce, SanU Saleslanl, in ringrazia-
mento, a cura di Voarino Annita A.. Ni-
chelino TO
Boraa: Maria Aualllatrlce, S. Giovanni
Bosco, S. Domenico Savio, a cura di
Pre.zioso Angellca, Cancello Amone
CE
Boraa: S. Cuore di Gesù, M aria Aual•
!latrice, In memoria a suffragio del fra-
tello Mario, a cura di Ventriglia M. Lui-
sa, Piedimonte M. CE
Boraa: Don Bosco, per r iconoscenza,
a cura di G.C.P., Milano
Bo.-.a: Maria Aualllatrlce, in suffragio
della mamma, a cura delle figlie Te-
resa e Isabella
Borsa: Don Bosco, Invocando prote-
zione, a cura di Commisso Mauro, To-
rino
Borsa: S. Domenico Savio, in ringra-
ziamento per la nascita di Sara, a cura
di Giudici Luigi, Saronno VA
35 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1988

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La SEI sta attuando un piano editoriale per aiutare concretamente
mamma e papà a essere vicini ai loro figli. Tra i titoli pubblicati:
M . Divas, lo ho un anno; P. Balestro, Il complesso del pri-
mogenito; B. H. Bull - U. Diekmeyer, Giocare ogni giorno con
fantasia ; D. Lewis, Per essere genitori dotati e Il linguag-
gio segreto del bambino.
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gazzo può fare da solo e con altri. Un
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SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE - TORINO