Bollettino_Salesiano_199207


Bollettino_Salesiano_199207

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~ il
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Roma-
Aurelio - Tel. 06/65.92.915 - Fax 06/65.92.929.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione
Generale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo De Nicolò -
Eugenio Fizzotti - Francesco Motto.
Collaboratori : Teresio Bosco - Michelino Davico -
Monica Ferrari - Sergio Giordani - Pierdan te Giordano -
Margherita Maderni - Anton io Mélida - Jean-François
Meurs - Gaetano Nanetti - Nicola Palmisano - Angelo
Paoluzi - Cosimo Semeraro - Silvano Stracca - Stelvio
Tonnini.
lmpaginazìone: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2. 1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri , eccetto agosto)
per tutti.
Il 15 del mese per i Cooperatori Salesi ani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Testi
e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Pasquale Massaro) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 40 edizioni nazionali e 19 lingue
diverse (tiratura annua oltre 1Omilioni di copie) in: Antille
(a Santo Domingo) - Argentina - Australia - Austria -
Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Canada -
Cecoslovacchia (in slovacco) - Centro America (in
Guatemala) Cile Cina (a Hong Kong) Colombia -
Ecuador Filippine - Francia - Germania - Giappone -
India (in inglese, malayalam , tamil e telugu) - Irlanda -
Gran Bretagna - Italia - Jugoslavia (in croato e in
sloveno) • Korea del Sud - Lituania (edito a Roma) -
Malta Messico - Olanda - Paraguay - Perù - Polonia
Portogallo - Spagna - Stati Uniti - Thailandia -
Uruguay Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei limiti
del possibile.
Cambio indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vecchio.
2 - 1 LUGLIO 1992
SOMMARIO
3 IL RETTOR MAGGIORE
Giovani in ricerca di senso
di Don Egidio Viganò
1O VERSO IL «CONFRONTO '92»
Giovani a confronto per una nuova Europa
di Natale Maffioli
14 ASSEMBLEA CONFEDERALE
Il volto nuovo degli exallievi
servizio redazionale
Il menestrello di Don Bosco
di Nicola Ciancio
18 INIZIATIVE
Eurogiro turistico per la pace e l'Europa
di Michele Davico
20 TELEVISIONE
La seduzione della telenovela
di Giuseppina Cudemo
23 SOCIETÀ
Rimetti a noi i nostri debiti
di Gennaro Camite
26 INCONTRI
Le mille e una magia di Don Silvio
di Elvira Bianco
30 SALESIANI IN AMERICA LATINA
Tra i Mixes di Totontepec
di Umberto De Vanna
34 SUDAN
Dall'oratorio con tanta voglia di missione
di Mario Marchio/i
37 STORIA SALESIANA
Gregorio Tateishi, il soldatino giapponese
di Teresio Bosco
RUBRICHE
Lettere, 4 - Prima Pagina, 5 - BS Attualità, 6 -
BS Domanda, 8 - Come Don Bosco, 9 - Dalle
Missioni , 13 - Osservatorio , 28 - Libri , 29 - Il
Diario di Andrea, 33 - Solidarietà, 40 - I Nostri
Morti , 41 - I Nostri Santi , 42 - In Primo Piano, 43
1 Luglio 1992
Anno 116
Numero 11
In copertina:
Oscar Luigi Scalfaro,
9° Presidente
della Repubblica.
Editoriale a pag. 3,
(Foto F. Marzi)

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----------BS
IL RETTOR MAGGIORE
Don Egidio Viganò
Giovani in ricerca di-senso
Si parla spesso di una problematica giovanile com- 16 anni si iscrive a un movimento spirituale; a 33
plessa e preoccupante. Affascinati dall'effimero, mol- muore. È la grande santa patrona d'Italia, portatrice
ti giovani appaiono incerti, indecisi, frammentati e di- di pace sociale, impegnata ecclesialmente per il ritor-
visi, delusi e anche feriti; anelano l'avvento di nuovi no del Papa da Avignone, comunicatrice delle inson-
valori e vorrebbero rigenerare un po' tutto. Ma vivo- dabili profondità del Mistero, annoverata nientemeno
no travagliati dalla ricerca di senso. Hanno urgente che tra i grandi dottori della Chiesa. Eppure non
bisogno di trovare una mi-
aveva venduto la giovi-
niera di saggezza. Ma do-
nezza!
ve? e come? Mi diceva con
umore un pubblicista:
Spiritualità giovanile.
«Veda! la saggezza è un te-
Dunque: la storia ci parla
soro piuttosto nascosto e
di saggezza nei giovani;
raro; per acquistarlo è ne-
anche il ragazzo Gesù cre-
cessario vendere la propria
sceva e si fortificava pieno
giovinezza!». È una battu-
di saggezza, Oggi la chia-
ta di chi si avvia al tramon-
miamo spiritualità. La no-
to. Per Don Bosco sarebbe
stra Famiglia, seguendo
un'autentica eresia.
Don Bosco, si dedica ap-
punto a far fiorire la spiri-
Scintille di speranza. In
tualità giovanile nella sem-
questi mesi, in occasione
plicità del quotidiano, nel
delle celebrazioni per i 150
dono di sé, nel servizio,
anni della nascita di S. Do-
nell'amicizia con Cristo e
menico Savio, ho visto mi-
con Maria. È una spiritua-
gliaia di nostri ragazzi e
lità a cui possiamo applica-
giovani condividerne la
re l'elogio che la Bibbia fa
gioia; dimostravano di star
della sapienza: «È uno spi-
trovando insieme a lui il
rito intelligente e santo,
senso della vita; e ne han
unico nel suo genere e inte-
dato testimonianza anche
riormente ricco, sottile,
riempiendo in vari modi
agile e penetrante, limpido
strade e piazze di paesi e di
e senza macchia; benevolo,
città comunicando allegria Giovani alla ricerca di senso
amante del bene e pronto
agli adulti. La gente ammi-
e di nuovi valori.
ad agire, spontanèo, gene-
rava contenta, come se le
roso e amico dell'uomo, si-
sprizzassero nel cuore scin-
curo, stabile e tranquillo.
tille di speranza.
È come un fluido che ema-
Ricordo - e vi farà sorridere - l'omelia di un fa- na dalla potenza di Dio, è un riflesso della sua luce,
moso arcivescovo alla festa del nostro giovane santo:
uno specchio limpido, più bello del sole. Il male non
non avendo letto a sufficienza i dati storici lo chiama- lo vincerà mai» (cf. Sap. 7, 22 ss).
va Domenico «il savio», come se non avesse cogno-
Non dimentichiamo mai che la sapienza è anche
me. Pensandoci bene, però, in definitiva aveva ragio-
uno dei doni dello Spirito Santo per tutti i fedeli. Sen-
ne anche lui. C'è e ci deve essere saggezza anche nella tiamoci fortemente chiamati a promuovere oggi tra i
gioventù!
giovani la spiritualità salesiana che è guida sicura nel-
Non avete mai pensato alla signorina Caterina Be- la ricerca di senso!
nincasa di Siena? Quanta saggezza nel suo cuore! A
a
1 LUGLIO 1992 3

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,.
I
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,
I
,•
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A ME STA BENE COM'È.
«Domando scusa al lettore di
Catania (cf BS aprile ' 92), ma
non sono d'accordo con la
sua richiesta di aumentare gli
articoli su temi di approfondi-
mento dell'attualità e dimi-
nuire la cronaca. In anni pas-
sati quando il BS appunto da-
va molto spazio ad articoli di
dottrina ho sentito molti let-
tori lamentarsi perché quei te-
mi vengono già trattati da
tante altre riviste che ci capi-
tano tra mano. Noi dal BS ci
aspettiamo invece le notizie
sulla vita e le attività dei sale-
siani nel mondo . Cordiali sa-
luti » .
G.M. - Torino
ASSOCIAZIONE CARLO
MARCHINI. «Alcuni mesi fa
un giovane bresciano di 35
anni, Carlo Marchini, si era
recato in Brasile per collabo-
rare con i missionari saiesiani
che lavorano tra i bambini più
poveri di quella grande nazio-
ne . Il 2 gennaio scorso è anne-
gato nelle acque del Rio Ne-
gro (un affluente del Rio delle
Amazzoni). Si è costituità ora
a Brescia un'associazione che
conta già oltre 100 aderenti e
che si propone di continuare
la sua opera. I primi aiuti so-
no stati da me portati a padre
Jacy Cogo di Barbacena (Bra-
sile) che li destinerà ai bambi-
ni che abitano nella favela.
Daremo più ampie informa-
zioni a chi ce le richiederà».
Valerio Manieri,
via Baitelli, 28 - 25127 Brescia
PANE, LAVORO E PARA-
DISO. «Sono un parroco dio-
cesano. Leggo il BS e mi sento
legato alla Famiglia Salesia-
na. La mia parrocchia ha
adottato uno stile simile al vo-
stro: 10 centri catechistici, il
centro vocazionale, una scuo-
la materna per i bambini po-
4 · 1 LUGLIO 1992
veri delle "favelas", la chiesa lesse incrementare la nostra
parrocchiale e 8 cappelle, cu- · raccolta gliene saremmo
ra dei ragazzi della strada. La grati».
mia parrocchia ha 120.000
Flores Maurizio,
abitanti. Secondo il pensiero v. Albani, 25 - 40129 Bologna
di Don Bosco da noi c'è pane
e lavoro, e certamente ci sarà
il Paradiso. Vorrei entrare in SENSIBILITÀ. «Invio il no-
corrispondenza con persone minativo di due miei allievi
sensibili nei confronti dei po- che mi sembrano capaci di di-
veri e degli abbandonati» . ventare lettori del BS, essendo
Don Giuseppe Almeida, sensibili e intelligenti . Insegno
Rua Heribaldo Costa, 680 lettere e da parte mia guardo
Henrique Jorge, a tutti i miei allievi cercando
60525 Fortaleza - Ceard di avere verso di loro gli stessi
(Brasile) sentimenti del Santo dei gio-
vani».
Lettera firmata,
RACCOLGO SANTINI. «Ho
Anguillara Veneta (PD)
43 anni, sono un papà che ha
iniziato la raccolta di santini
insieme alla figlia di 11 anni. LO STELPICOR. «Sono un
Essendo agli inizi della colle- exallievo salesiano di 19 anni
zione, vanno bene tutti i san- e insegno in una scuola ele-
tini moderni e antichi. Se ci mentare . Mi è stata presenta-
fosse qualche lettore che vo- ta da una mia collega una co-
Mi piace fare la casalir:iga, amo mio
mar,it0, ,aclore i rrniei bar:r:ifuini. ..
pia del BS e sarei molto felice
di riceverlo a casa mia. Sono
certo che il BS aiuterà anche
noi insegnanti che troppo
spesso dimentichiamo l'im-
portanza educativa del corti-
le, come diceva Don Bosco.
Mi è piaciuto il profilo di don
Cojazzi del numero di feb-
braio '91 : avete fatto bene a
ricordare che fu lui a inventa-
re lo Stelpicor, il distintivo in
cui s'intrecciano edelweiss,
piccozze e corda, sintesi della
santità giovanile: purezza,
ascesa e carità».
Francesco Cattellani,
S. Ilario D'Enza (RE)
GIOVANI AMICI. «Mi chia-
mo René, ho 16 anni e ho
pensato di scrivervi. Vivo nel-
la comunità dei "Santi Medi-
ci" di Taranto e sono un ex-
allievo , avendo frequentato la
scuola media dai salesiani. La
lettura del BS mi fa conoscere
nuove vicende, mi offre nuovi
pensieri. Le lettere proposte
dal BS suscitano in me tanti
interrogativi. Vi mando una
breve poesia che spero pubbli-
cherete».
René Locantore, Taranto
«Invio due mie poesie. Ho 26
anni e da più di cinque lavoro
(per quel che posso) all' orato-
rio. Sono farmacista e sono
impegnato tutto il giorno. Mi
occupo soprattutto del Movi-
mento Giovanile Salesiano .
Ho partecipato al Confronto
' 88, una delle più belle espe-
rienze della mia vita».
Manfredo Spadara, Marsala
La mancanza di spazio non
ci permette di pubblicare poe-
sie. Bella l'intuizione di René,
che parlando del prete dice:
«Su quell'altare porta agli al-
tri la parola che ha ascol-
tato ».

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di Umberto De Vanna
Marco Pannella lo aveva defini-
to il "Pertini cattolico" e il PDS lo
ha votato come presidente perché
«è un uomo irreprensibile, è stato
un antifascista e difende il Parla-
mento».
Oscar Luigi Scalfaro è stato
considerato da sempre e da ogni
colore politico un galantuomo, pur
non avendo mai fatto mistero di
essere credente e praticante. Poli-
ticamente è per così dire un tra-
sversale, "sovranamente indiffe-
rente a contraddizioni che ad altri
sembrano insormontabili", come
ha detto un parlamentare a chi
obiettava che poteva diventare un
presidente "bigotto".
UN AMICO. I salesiani hanno
gioito per l'elezione di Scalfaro.
Non solo perché è un cattolico. In
questo senso hanno gioito in tanti ,
e c'è chi dice che non c'è congre-
gazione religiosa che non lo abbia
sentito vicino in questi anni. Da
parte nostra l'amicizia con Scalfa-
ro la sentiamo profonda perché il
suo legame con la Famiglia Sale-
siana è quasi "istituzionale", es-
sendo iscritto dal 1959 alla asso-
ciazione dei cooperatori salesiani.
Cooperatore, dunque, ma so-
prattutto amico. Tale lo abbiamo
sentito soprattutto nel 1988, quan-
do percorse le città italiane in oc-
casione del centenario della morte
di Don Bosco. E chi scrive lo ac-
colse per la commemorazione civi-
le in un teatro gremito. Era arrivato
a sera tardi, dopo un lungo viag-
gio. Non chiese nulla per sè; solo
volle che ci occupassimo benevol-
mente della sua scorta. Poi parlò
in teatro, e la commemorazione ci-
vile si trasformò in una testimo-
nianza di convinzioni profonde e di
amore a Don Bosco. «Don Bosco è
un uomo che non ha mai pensato
a sè, ,:nai», disse scandendo le pa-
role. E parlò anche di Maria Ausi-
liatrice, perfino di san Giuseppe e
IL PRESIDENTE
SCALFARO
«SALESIANITÀ»
AL PALAZZO
LEGAME DI FAMIGLIA. Rac-
contò egli stesso l'episodio fami-
liare che lo portò a conoscere Don
Bosco. «Nella mia casa san Gio-
vanni Bosco è stato portato dal
mio papà. Il papà veniva da una
famiglia calabra e in parte parte-
nopea, dove la vita quotidiana, la
pratica, era un po' poco rispettata,
ma dove il senso della Provviden-
za era incredibile. Giunse a casa
una volta con una cartolina che ri-
produceva san Giovanni Bosco in
quell'atteggiamento quand'era or-
mai anziano, con la berretta, la te-
sta lievemente piegata, un accen-
no di sorriso, e sotto c'era scritto
"venerabile sacerdote Giovanni
Bosco". Disse a noi che frequen-
tavamo ancora le elementari: "Ve-
dete questo prete! Questo prete
non aveva soldi, non aveva nulla e
ha fatto opere immani. Sapete per-
ché? Perché ci credeva". Poi la in-
quadrò e questo quadretto l'ho an-
cora io nella mia camera da letto».
UNA SCELTA DI SPERANZA.
L'elezione di Scalfaro ha portato
alla massima carica democratica
un galantuomo e un leale rappre-
sentante del popolo italiano. Gli
auguriamo di operare perché lo
Stato divenga "forte, capace ed
efficace", come ha aupicato com-
memorando le vittime della strage
di Palermo: uno Stato che sia
"limpido e vero". Scalfaro, che ha
fatto della coerenza e dell'onestà i
cardini della sua vita, contagi i re-
sponsabili della vita politica italia-
I Novara, 1989. Scalfaro alla
festa del Rettor Maggiore
(in primo piano).
na, che devono sollevarsi dal più
grave problema italiano, quello
morale. Gli chiediamo di ridare vita
a un sistema istituzionale stanco e
che più volte si è inceppato. La sua
forte personalità favorisca quelle ri-
di Mamma Margherita, mentre la . forme di cui l'Italia ha bisogno.
gente non si stancava di applaudi- Ci auguriamo come tanti , che
re. Anche l'assessore socialista sia proprio lui, uomo prudente e
che mi era accanto, al termine del- "conservatore", a fare da batti-
la serata appariva incredibilmente strada alla benefica rivoluzione
soddisfatto e batteva le mani insie- che porti speranza alla gente.
me agli altri.
1 LUGLIO 1992 5

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LE VOCAZIONI
DI MADRE TERESA
Nel corso della sua re-
cente visita in India, don
Odorico, consigliere ge-
nerale per le missioni, si
è incontrato con Madre
Teresa di Calcutta. Dopo
aver celebrato la Messa
per la sua comunità,
chiese e ottenne un in-
contro personale. Madre
Teresa ringraziò di tutto
cuore per la collaborazio-
ne che i salesiani, nelle
varie parti del mondo, ma
soprattutto in India, dan-
no alle loro comunità.
Don Odorico le chiese
quale fosse il segreto per
l'evidente abbondanza di
vocazioni nella loro con-
gregazione. Essa rispo-
se: «Le giovani d'oggi ci
chiedono un profondo sti-
le di preghiera, povertà di
vita e un servizio ai più
poveri tra i poveri. Noi as-
sicuriamo loro queste
aspettative» .
CAMBOGIA
ACCOLTO COME
UN MINISTRO
Don Battista Personeni si è
recato in Cambogia per fir-
mare il concordato tra la con-
gregazione salesiana e il mini-
stero della pubblica istruzio-
ne. Le fasi dell'incontro sono
state trasmesse per due volte
alla televisione. Accolto con
gli onori di un ministro, don
Personeni ha messo a disposi-
zione dei tre salesiani che at-
tualmente si trovano in Cam-
bogia il terreno per una scuo-
la professionale e per la prima
casa religiosa.
brillerà nel mondo se riaccen-
de nei cuori il potente faro
della fede cristiana...», quasi
a ribadire il ritornello di tutto
il convegno , quell' «onesti cit-
tadini perché buoni cristiani»
che è il distintivo dell 'exallie-
vo impegnato nella società.
DON BOSCO
IN SICILIA
Phnom Penh. Alla destra di questa via sorgerà
la prima casa salesiana della Cambogia.
Ancora statue e piazze a
Don Bosco. A Sant'Agata di
Militello una statua in bronzo
dorato è stata collocata in una
piazzetta che si trova alla con-
fluenza di tre grandi plessi
scolastici, dove ogni giorno si
snodano centinaia di ragazzi
e di giovani . A Biancavilla l'i-
niziativa è stata della Fami-
glia Salesiana. I festeggia-
menti hanno avuto una impo-
nente solennità attraverso una
gioiosa fiaccolata notturna e
un grandioso corteo. La sta-
tua raffigura il Santo con le
braccia spalancate, attorniato
da tre ragazzi. Alla manife-
stazione ha voluto essere pre-
sente l' arcivescovo di Cata-
I
Un gruppo Internazio-
nale di Figlie di Maria Au-
siliatrice si è ritrovato a
Roma a un incontro di
studio promosso dal dica-
stero della pastorale gio-
vanile sul tema: «Dimen-
sione mariana della spiri-
tualltà salesiana». Le
suore sono giunte a Ro-
ma dopo aver svolto un
sondaggio tra i giovani
della loro nazione per co-
noscere le «immagini»
che circolano sulla devo-
zione mariana.
6 - t LUGLIO 1992
EXALLIEVI
PER IL SUD
«Scuola e lavoro per una
nuova società», è stato l'im-
pegnativo tema affrontato a
Vibo Valentia dagli exallievi
dell'ispettoria meridionale.
Una tre giorni ben riuscita
grazie all'intervento di relato-
ri di forte richiamo e di ospiti
illustri. Presenti il prefetto di
Cosenza, il dott. Palmieri,
exallievo di Torino-Valsalice
e il delegato nazionale don
Ilario Spera, sono intervenuti
il prof. Mulé («Principi e
orientamenti di educazione
oggi»), il dott. Sabatini («Lo
sviluppo del Mezzogiorno : il
I lavoro come valore»), mons.
Rimedio vescovo di Lamezia,
vicepresidente Iustitia et Pax
(«L'impegno etico-sociale del
cristiano laico») e il dottor
Il nuovo monumento
Nuccio Fava della RAI («La
a Don Bosco
professionalità dell' exallievo
di Biancavilla.
salesiano>>). Numerose le ade-
A fianco il grandioso
sioni. Quella del Rettor Mag-
corteo si è concluso con
giore diceva tra l'altro: «Il Sud
il lancio dei palloncini.

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La squadra di calcio Li- smo, come giusta com-
bertas di Adrano (Cata- petizione nel rispetto del-
nia) ha voluto abbonarsi la propria e altrui digni-
al Bollettino Salesiano. tà». Hanno vinto il cam-
Sostlene che concepisce pionato della loro catego-
lo sport come «veicolo ria, ma soprattutto, glielo
per stare insieme, come auguriamo, quello della
armonia e sano entusia- vita.
UNA TRADIZIONE coslovacchia e Argentina e
CHE CONTINUA
hanno già una lunga esperien-
za di insegnamento e di ani-
Otto Figlie di Maria Ausi- mazione. Nello stesso tempo
liatrice hanno ricevuto il man- altre quattro FMA hanno ri-
dato missionario dalla Madre cevuto il mandato missiona-
Gen~rale suor Marinella Ca- . rio per recarsi in Africa, Siria,
stagno e si preparano ad apri- Timor Est e in Cambogia, do-
re nuove opere nelle terre del- ve anche le Figlie di Maria
l' Albania, Russia e Ucraina . Ausiliatrice apriranno la loro
Le partenti provengono dal- prima casa.
l'Italia, Austria, Polonia, Ce-
Madre Marinella Castagno dà il saluto
alle missionarie partenti.
nia, mons. Luigi Bommarito .
La Famiglia Salesiana era FILIPPINE
rappresentata dall'ispettrice
suor Fisichella e dall'ispettore
don Costanzo . Nel pomerig-
L'INFERNO
gio i giovani si sono cimentati DI MARZO
nella Stra-Don Bosco per le
vie cittadine.
A Manila un incendio fu-
rioso ha distrutto in 30 minuti
gran parte degli edifici della
Editrice «Salesiana Publi-
shers» e della parrocchia san
Giovanni Bosco . Il danno
economico è stato ingentissi-
mo, ma non ci furono perdite
di vite umane . «Ci rialzeremo
dalle ceneri », ha detto bibli-
camente l'ispettore don Pan-
filo, deciso a continuare con i
suoi confratelli a portare la
Buona Novella alla gente at-
traver~o i mezzi di comunica-
zione sociale.
I L'incendio che ha
distrutto l'editrice
salesiana di Manila.
1 LUGLIO 1992 - 7

1.8 Page 8

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a
a cura di don Stelvio*
I
Parroco d1 S. Mana della Speranza in Roma
SIAMO
DIVORZIATI:
PERCHÉ
LA CHIESA
Cl TRASCURA?
Non è semplice dare una risposta
che soddisfi tutti, perché ogni caso
ha una sua storia. Ha detto Giovanni
Paolo Il ai vescovi francesi: «Gli uo-
mini e le donne che vivono in situa-
zioni irregolari dal punto di vista reli-
gioso hanno bisogno dell'assistenza
spirituale e dell'aiuto, pieno di solle-
citudine affettuosa, della Chiesa, e
in primo luogo i divorziati risposati,
come ho già detto nella esortazione
apostolica Familiaris consortio. Tut-
tavia, questo non può realizzarsi al
di fuori del quadro tracciato dal dirit-
to del magistero della Chiesa, poi-
ché la Chiesa è custode e non pa-
drona dei sacramenti istituiti da
Cristo».
Molti divorziati si chiedono: «Sia-
mo fuori della Chiesa?». Rispondo:
"siete ancora nella Chiesa, anche
se lo siete a modo vostro". La Chie-
sa non vi ha scomunicati. In quanto
battezzati poi siete inseriti nella co-
munità cristiana per sempre. E si
deve aggiungere che non pochi
divorziati-risposati conservano la fe-
de cristiana, anche se sul piano co-
niugale non la vivono con coerenza.
E con la fede posseggono una reli-
giosità che può avere molte espres-
sioni. Non dovete quindi sentirvi fuo-
ri della Chiesa. Raccomanda il Pa-
pa: «Siano esortati ad ascoltare la
Parola di Dio, a frequentare la santa
Messa, a perseverare nella preghie-
ra; a dare incremento alle opere di
carità a favore della giustizia, a edu-
care i figli nella fede cristiana, a col-
tivare lo spirito e le opere di peniten-
za per implorare così la grazia di
Dio».
E tuttavia i divorziati per il loro sta-
to di vita non si trovano nella piena
«comunione ecclesiale». La loro
8 · 1 LUGLIO 1992
I Pastorale di speranza,
anche per i divorziati.
condizione di divorziati-risposati è in
contraddizione con il Vangelo che
propone il matrimonio indissolubile
e fedele. Di qui il divieto di parteci-
pare in modo pieno ai sacramenti.
Non per una "punizione", ma per
coerenza. La chiesa non può "im-
brogliare" se stessa. Essa esprime
la sua vera maternità nella fedeltà al
Vangelo di Cristo.
La pastorale ecclesiale è sempre
una pastorale di speranza, ma tutto
deve avvenire alla luce della verità,
non nella nebbia degli equivoci.
IL VESTITO È PIÙ
IMPORTANTE
DELLA PRIMA
COMUNIONE?
Non poche famiglie entrano nel ...
contenzioso con i catechisti proprio
in occasione della Prima Comunio-
ne dei propri figli. Si discute per il
giorno e i'ora; saltano fuori gli invita-
ti, le foto, i regali, il ristorante. Tanto
frastuono. E che dire del vestito? Un
noto settimanale aveva messo in co-
pertina il titolo "Prime Comunioni,
un affare di miliardi". E si faceva la
lista delle spese: solo per il vestito si
ipotizzavano 600/800 mila lire.
Nel mio servizio pastorale ho in-
contrato ormai più di quattromila
bambini! E ricordo una piccola sto-
ria. Siamo davanti alla chiesa. Esce
il gruppo di bambini che ha fatto la
Prima Comunione. Una mamma
con gesto rapido, dietro una frondo-
sa pianta del cortile, toglie la tuni-
chetta bianca alla bambina e le fa in-
dossare un pomposo vestitino da
sposina. Quindi, foto in quantità.
Ad alcuni genitori non è ancora
chiaro che il vestito più bello per la
Prima Comunione è la grazia di Dio.
Penso alla Prima Comunione di San
Domenico Savio. Il giorno prima del
grande avvenimento dice alla mam-
ma: «Perdonami tutti i dispiaceri che
ti ho dato. Ti prometto che sarò mol-
to più bravo, obbediente e rispetto-
so». E tra i suoi propositi scrive su
un foglietto: «Mi confesserò e comu-
nicherò spesso. Santificherò i giorni
festivi. I miei amici saranno Gesù e
Maria. La morte ma non peccati». Al
mattino di quel giorno si alzò presto,
indossò il suo vestito più bello e an-
dò in chiesa. Ed essendo ancora
chiusa si inginocchiò vicino alla por-
ta e si mise a pregare. Ci furono poi
le confessioni, la preparazione e il
ringraziamento. Domenico fu così
felice che non sapeva se fosse in
terra o in cielo. Come si vede, ben
altre erano a quei tempi le gioie e le
preoccupazioni.
In molte parrocchie è in uso pro-
porre ai bambini una decorosa,
semplice e pratica tunichetta. In
ogni caso, ancora una volta, sono i
genitori chiamati in causa. Sono loro
che devono rispettare i più profondi
diritti dei loro figli, e non confonderli
con interventi dettati da preoccupa-
zioni di altra natura:

1.9 Page 9

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di Nicola Palmisano
BREVI
RIMANI UN PO' BAMBINO, LUIGI!
Medaglia d'oro nei 100 e nei 200
metri piani, nel salto in lungo e nella
staffetta. Tutte conquistate da un
unico atleta, divenuto ormai leggen-
da sportiva. Si era alle Olimpiadi di
Berlino dell'anteguerra e a quei tem-
pi vincer.e.un titolo mondiale o stabi-
lire un nuovo record diventava un
grande mezzo di propaganda e di
giustificazione del potere politico.
I lettori con i capelli bianchi ricor-
deranno l'Owens del 1936. E anche
i meno anziani ricordano i pugni
chiusi e i volti bassi sul podio alle
Olimpiadi del '68 a Città del Messi-
co, come protesta antirazzista dei
neri d'America.
CONSUMISTI ANCHE NELLO
SPORT. Superato il mondo di Yalta
e la guerra fredda, il consumismo di
oggi, lusinghiero e incantatore, di-
venta cultura dominante e travolge
qualunque settore delle attività
umane, compreso lo sport. Ed è così
che si diffonde nel mondo la cultura
dello sport-spettacolo, del divismo,
del doping e della corruzione pur di
superare gli ostacoli e vincere. Oggi
la pratica ·sportiva è sempre più fun-
zionale alla società consumistica,
così come in altri tempi lo fu ai regi-
mi totalitari.
SPORT COME GIOCO. Ma guar-
diamoci attorno. Osserviamo le pic-
cole società sportive di quartiere o
di paese che hanno messo in piedi
una squadra e che ora vogliono vin-
cere e dare la scalata alle categorie
superiori. Con quale spirito lo fan-
no? Orientano i ragazzi all'armonia
dei loro anni adolescenti o al divi-
smo e allo spettacolo? La "mentali-
tà vincente" che vogliono trasmette-
re è dettata da una sana dedizione e
dallo spirito di superamento di se
stessi o dall'arroganza e dalla perdi-
ta di realismo?
Qualche mese fa i giornali hanno
raccontato la storia di Luigi Quarti-
celli di Orta Nova, in provincia di
Foggia. Ha dieci anni ma gli hanno
fatto già produrre una video-
cassetta che è quasi una lezione di
calcio. Ha i piedi buoni, dicono, il
Sport come gioco e
strumento di crescita.
passo felpato e il tocco di palla di un
fuoriclasse brasiliano. Nel palleggio
si ispira a Sivori e a Maradona. Han-
no scritto che è un Mozart del calcio,
un ragazzo prodigio. E gli osservato-
ri di una grande squadra di serie A
l'avrebbero già opzionato. Alla chiu-
sura dell'anno scolastico dovrebbe
addirittura trasferirsi al nord con la
sua famiglia.
Intanto Luigi gioca solo a calcio.
Hanno scritto che non guarda film,
ma osserva instancabilmente la sua
videocassetta per migliorare la tec-
nica.
Buona fortuna, Luigi. Buona fortu-
na e rimani un po ' bambino: solo co-
sì diventerai domani un uomo. E tro-
va un bell'oratorio, dove gli interessi
giovanili siano tanti e possa cresce-
re diventando te stesso.
In realtà Luigi sembra avere un
padre saggio, che non si lascia
prendere la mano da fantasie e ma-
nie di grandezza. «Il calcio in questo
momento deve essere soltanto una
prospettiva», dice. «Così come l'op-
zione del Milan . Il bambino ha solo
provato, ma non possiamo farlo di-
ventare un giocatore a dieci anni.
Deve proseguire gli studi, vivere co-
me gli altri bambini. ..». Parole chia-
re. L'importante è che il polverone
attorno a Luigi e l'idea di avere tra le
mani un campione non finisca per
dare alla testa a qualcuno.
AUSTRIA. Il movimento «Ordens Na-
chrichten», bollettino ufficiaie di infor-
mazione della conferenza dei religiosi
austriaca, ha pubblicato uno studio di
don Juan Vecchi, vicario del Rettor
Maggiore, sul tema: «Il contributo del-
!'America latina alla Vita Religiosa in
Europa».
ROMA-VATICANO. Il professor don
Antonio Baruffa, docente di archeolo-
gia nell'Università Salesiana, è stato no-
minato da Giovarmi Paolo II segretario
della Pontificia Commissione di archeo-
logia sacra.
Don Pier Giorgio Marcuzzi e don Man-
lio Sodi, entrambi dell'Università Sale-
siana, sono stati nominati consultori
dell'Ufficio delle celebrazioni liturgiche
del Sommo Pontefice.
GABON. Mons. Basile Mvé Engone,
vescovo di Oyem , è stato nominato am-
ministratore apostolico della diocesi di
Mouila .
POLONIA. La Polonia negli ultimi die-
ci anni ha inviato in Africa (Zambia,
Uganda e Nairobi) una sessantina di
missionari salesiani, specialmente gio-
vani. È notevole poi lo sforzo delle
quattro ispettorie di venire in aiuto al-
l' ex Unione Sovietica, dove già lavora-
no una cinquantina di salesiani po-·
lacchi .
ROMA. Suor Enrica Rosanna, preside
della Facoltà Auxilium, ha curato l'or-
ganizzazione di un seminario di studio
promosso dal Vicariato di Roma nel-
!'ambito del Sinodo diocesano, sul te-
ma : «I giovani di Roma tra fede e indif-
ferenza » .
INDIA. I cooperatori di lmphal hanno
fatto la riunione mensile a Raigalong,
una località dove i cittadini non cristiani
esigono dalle famiglie cristiane il paga-
mento della multa di un maiale o l'equi-
valente in denaro (1500 rupie) per poter
praticare la propria fede. Tre famiglie
hanno accettato queste condizioni, le al-
tre hanno rifiutato . Per questo viene lo-
ro negata l'acqua e l' elettricità. Nono-
stante tutto il numero dei cattolici in
quel villaggio è in aumento .
FRANCIA. Salesiani e Figlie di Maria
Ausiliatrice di Nizza e Tolone hanno af-
fidato a due cooperatori la direzione
della locale scuola salesiana. La soluzio-
ne presenta interessanti prospettive di
collaborazione all'interno della Fami-
glia Salesiana.
·
1 LUGLIO 1992 9

1.10 Page 10

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VERSO IL ccCONFRONTO '92>>
GIOVANI
A CONFRONTO
PER UNA NUOVA
EUROPA
di Natale Maffioli
Dal 9 al 15 agosto
al Colle Don Bosco,
Mornese e Valdocco
migliaia di giovani
europei si incontreranno
per il "Confronto '92'~
D a un po' di tempo in qua, par-
lando della nuova Europa
che, poco alla volta e in mezzo a
mille difficoltà, sta prendendo for-
ma, si usa la parabola della casa,
della casa comune: -il luogo ideale
dove nei rapporti tra le diverse co-
munità c'è sapore di famiglia, dove
tutti stanno bene, nonostante la fati-
ca delle inevitabili incomprensioni.
Si dirà che si tratta di un sogno,
più facile a dirsi che a farsi. Ed è ve-
ro. Basta soltanto andare al di là dei
nostri confini per vedere una Jugo-
slavia che vive ore drammatiche non
proprio all'insegna dell'armonia.
Ci sono tante lingue, tante tradi-
zioni, tanti modi di pensare che ren-
dono difficile il lavoro di costruzio-
ne della casa comune europea. Ma
le differenze, a ben vedere, non sono
il sintomo dell'incomunicabilità,
ma ricchezza da condividire.
10 · 1 LUGLIO 1992
Le difficoltà più grosse, però, non
sono quelle culturali, ma quelle eco-
nomiche. Non tutti in Europa stan-
no bene allo stesso modo: ci sono
regioni dove il benessere è di casa,
ma anche estese sacche di vera po-
vertà.
Tutto questo i giovani lo sanno e
non lo hanno imparato sui banchi di
scuola e neppure dai giornali, magi-
rando, viaggiando per l'Europa con
lo zaino in spalla e il famigerato sac-
co a pelo per bandiera. Ed è per
questo che vogliono incontrarsi,
guardarsi negli occhi quando si par-
lano; dirsi parole franche, ma anche
piene di entusiasmo e di futuro.
Voglia d'Europa
Il prossimo agosto, e precisamen-
te dal 9 al 15, mentre tanti italiani,
giovani e non, saranno a godersi le
"ferie" tradizionali, si celebrerà un
formidabile avvenimento di Chiesa:
«Confronto '92». Oltre 1500 giova-
ni di tutta Europa si incontreranno
al Colle Don Bosco, presso la casa
che ha visto crescere Giovannino
Bosco nella determinazione di aiu-
tare i suoi coetanei. Questa folla di
giovani andrà anche a Mornese, per
confrontarsi con quanto ha detto e
fé!,tto Maria Domenica Mazzarello,
la fondatrice, con Don Bosco, delle

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

▲back to top
----------BS-
I Il Rettor Maggiore ccin i giovani al «Confronto '88».
Qui sopra, il momento del dialogo
(Foto Pera).
I Torino - Valdocco. Al centro e
sotto, immagini del «Confronto
'88»: momenti di festa in cortile e
in teatro.
Figlie di Maria Ausiliatrice. Il loro
non sarà il passaggio di un ' allegra
brigata e neppure l'accalcarsi di pel-
legrini presi dal desiderio di vedere
e ricordare ogni cosa, ma un rianda-
re alle fonti genuine della solidarie-
tà: la solidarietà così come è stata
vissuta dai nostri santi.
E sarà questa la parola, nuova e
antica, che verrà pronunciata tante
volte: solidarietà. Ma non solo: di-
venterà il fermento di uno stile di vi-
ta attuale e profondamente eu-
ropeo.
Un impegno
Il Papa ci ricorda che ''la solida-
rietà non è un sentimento dì vaga
compassione o di superficiale inte-
nerimento per i mali di tante perso-
ne, vicine e lontane. Al contrario è
la determinazione ferma e perseve-
rante di impegnarsi per il bene co-
mune: ossia per il bene di tutti e di
ciascuno, perché tutti siano vera-
mente responsabili di tutti".
In parole povere il Papa ci dice
che la solidarietà è una scelta consa-
pevole e non istintiva: non è un bi-
sogno che l'uomo sente dentro di sé
e che è destinato in qualche modo a
prevalere, ma un vero e proprio
esercizio di libertà. La scelta della
solidarietà diventa un cammino da
percorrere perché prevalgano i dirit-
ti di tutti. E qui la solidarietà si fa
condivisione.
I giovani del «Confronto '88» si
propongono una meta davvero
grand~: cambiare i modi con cui le
persone entrano in relazione tra di
loro. E qui comincia l'avventura!
L'uomo solidale, cioè colui che ac-
cetta di fare un cammino con gli al-
tri, non sa dove lo porterà questa
strada, difatti non impone una meta
sua, ma la cerca insieme al fratello.
Questi giovani, i veri protagonisti
del «Confronto», non diranno tutto
e non faranno tutto. Scopriranno
che la solidarietà non chiama in gio-
co le cose ma le persone: non si con-
divide una o più cose, ma se stessi.
Una via evangelica
La solidarietà è l'espressione del-
la carità che, come dice il Papa, è
"attenta alla totalità dei bisogni
dell'essere umano" e diventa un
modo di fare catechesi: una via di
educazione alla fede per la nuova
Europa. È una proposta davvero
suggestiva e sono stati i giovani stes-
si a lanciarla, durante il primo in-
contro di preparazione al Confron-
to. In quell'occasione si sono defi-
nite anche le tappe del cammino:
- accoglienza della differenza, nel
dialogo e nella reciprocità;
- attenzione all'emarginazione,
nello stile della preventività e nel-
l' impegno di liberazione;
1 LUGLIO 1992 11

2.2 Page 12

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Torino - Valdocco. La straordinaria presenza
di Giovanni Paolo Il al «Confronto '88».
Nel settembre dell'88 tremila giovani provenienti prevalentemente dalle
nazioni europee, si sono incontrati a Torino-Valdocco e al Colle Don Bo-
sco, per riscoprire una proposta di vita nello stile di Don Bosco: una pro-
posta che considerano simpatica, avvincente e attuale. L'entusiasmo di
questa scoper:ta lo hanno manifestato in un "messaggio a tutti i giovani
del mondo" . E ancora vivo nel ricordo il momento in cui è stato letto in
più lingue davanti al Papa: «Crediamo che don Bosco è un testimone at-
tuale dell'amore di Dio a noi giovani. .. Crediamo che il mondo è una "ca-
sa per tutti", dove ognuno è accolto nella sua originalità, è rispettato nei
suoi diritti, ha spazio per essere realmente protagonista della sua storia.. .
Vogliamo essere presenti là dove si sta costruendo la storia del mondo».
Per realizzare que$tO credo-impegno giovanile, si è auspicato un ritmo di
incontri internazionali, che facilitasse il confronto e l'arricchimento reci-
proco. Così è nato il «Confronto '92» all'insegna dellà "solidarietà, via di
educazione alla fede per una nuova Europa".
Di fronte a quello che sta capitando vicino a noi nell'Europa dell'est, tanti
giovani assumono l'atteggiamento di spettatori passivi, soltanto "curiosi"
di vedere come va a finire. Altri, anche se in minor numero, non vogliono
stare alla finestra e intendono essere protagonisti attivi del cambiamento
in atto . Anche i giovani del Movimento Giovanile Salesiano scelgono di
essere tra quelli che aprono gli occhi di fronte al mondo e sanno scoprire
le varie forme di impegno verso la solidarietà.
Si inizia al Colle, accanto alla casetta e sui prati sui quali Giovanni Bosco
ha sognato e ha iniziato la sua vita in solidarietà con i piccoli e i poveri.
Anche i luoghi dove è cresciuto Domenico Savio parleranno di ciò che è
alla portata di tanti ragazzi e giovani: la santità.
Si passa per Mornese per riscoprire e irrobustire le radici della solidarie-
tà, confrontandosi con la realtà e la concretezza in cui è cresciuta Maria
Domenica Mazzarello.
Si termina a Valdocco, nella chiesa di Maria Ausiliatrice, il luogo da cui
partono continuamente uomini e donne, giovani e adulti, consacrati e laici
per dedicarsi "a tempo pieno" per i più lontani.
Il «Confronto '92» vuole essere una esperienza di giovani che intendono
crescere nella disponibilità ad offrire la propria vita alla Chiesa e alla so-
cietà per una Nuova Europa.
Dalmazio Maggi
12 - 1 LUGLIO 1992
- costruzione della nuova Europa,
aperta al dialogo interreligioso e im-
pegnata in un nuovo modello di svi-
luppo.
Il simbolo più bello e parlante del
«Confronto '92» sarà una grossa
tenda: la tenda dell'assemblea.
Questo tipo di riparo è, da sempre,
sinonimo di precarietà, e racchiude
in sé significati molto profondi: il
desiderio di non fossilizzarsi, di non
mettere radici, di incontro momen-
taneo in cui gli ospiti offrono la lo-
ro esperienza e ricevono un man-
dato.
Associato a quello della tenda è il
simbolo del cammino: i giovani par-
tecipanti al Confronto '92 saranno
una comunità in cammino. I luoghi
e le tappe non sono stati scelti a ca-
sò: Colle Don Bosco, Mornese
(AL), Torino-Valdocco sono i luo-
ghi della memoria salesiana.
Il vero confronto allora comince-
rà poi, quando tutti saranno tornati
a casa, sul posto di lavoro, nei ban-
chi di scuola e si tratterà di sensibi-
lizzare, di comunicare le esperienze
agli amici, ai vicini e ai lontani. Sa-
rà giunta l'ora della responsabilità
in prima persona.
Abbiamo chiesto a Madre Geor-
gina McPake, l'incaricata a livello
mondiale della pastorale giovanile
delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
qual è il tema che vorrebbe fosse
privilegiato durante il Confronto.
Ecco la sua risposta: «L'attenzione
all' educazione alla donna. Mi sem-
bra che l'attenzione alla donna deb-
ba essere un "segno" di speranza.
Anche la donna si può considerare
tra i più poveri, ma può fare molto
se riscopre la propria originale iden-
tità e vocazione nella società e nella
Chiesa» .
Il cardinale Martini, in una lette-
ra ai fedeli della diocesi di Milano,
usa un'immagine biblica per espri-
mere la difficoltà del comunicare: la
torre di Babele: «Babele è il luogo
degli appuntamenti mancati: le lin-
gue non si intendono, gli equivoci si
moltiplicano e la gente non si incon-
tra. Al massimo ci si urta, ci si irrita
a vicenda, ciascuno si lamenta per-
ché l'altro non l'ha capito». I giova-
ni del «Confronto '92» daranno al-
l'Europa un contributo di speranza:
Babele non è più qui!
Natale Maffioli

2.3 Page 13

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-
di Sebastian Mattapally
GIOVANI PER I GIOVANI
Paul Hauhnar, Matthew Puthuma-
na e Anthony Sigamony, tre salesia-
ni missionari provenienti dall'India
con la collaborazione di 25 giovani
animatori hanno realmente preso
d'assalto Dar-es-Salaam per due
settimane. Tutti gli allievi delle scuo-
le secondarie, i parrocchiani e i gio-
vani dei vari gruppi sono stati prota-
gonisti di giornate entusiasmanti e
gioiose in occasione dell'annuale
"Don Bosco Youth Festival".
Dar-es-Salaam, con i suoi circa
due milioni di abitanti, per la mag-
gior parte giovani, è una tipica città
costiera e sta vivendo una fase di
grande trasformazione anche grazie
alla presenza salesiana. Ogni setti-
mana, con la collaborazione di un
gruppo di insegnanti, i tre salesiani
prendono contatto con quasi cin-
quemila studenti della scuola supe-
riore attraverso lezioni di istruzione
religiosa in quattordici scuole se-
condarie. E sono cappellani e ani-
matori di numerosi gruppi e movi-
menti giovanili.
Il Centro Giovanile Cattolico di
Upanga fu affidato alle cure dei sa-
lesiani indiani dall'arcidiocesi di
Dar-es-Salaam nel 1982. Da allora,
il Centro è diventato la sede di un
movimento giovanile che è cresciu-
to anno dopo anno. Obiettivo finale
è indubbiamente quello di portare i
giovani alla fede, secondo gli stimoli
e le attenzioni pedagogiche suggeri-
ti dall'ultimo Capitolo Generale Sa-
lesiano.
GIOVANI PER LA PACE E L'UNI-
TÀ. Per due settimane, 29 gruppi di
giovani delle scuole, club giovanili e
parrocchiali della città hanno preso
parte a un gran numero di attività e
gare culturali, sportive ed educative.
Ogni pomeriggio dalle 15 alle 18, da
900 a 1000 giovani affollarono lo
spiazzo di circa due mila metri qua-
dri del piccolo complesso del Centro
salesiano per prendere parte al Fe-
stival. I gruppi partecipanti sviluppa-
rono in modo significativo il tema
IN TANZANIA
Tre salesiani indiani e i loro 25
collaboratori hanno coinvolto mi-
gliaia di giovani in occasione del-
l'annua/e "Don Bosco Youth Fe-
stival" di Dar-es-Sa/aam.
IMister J. Masefield,
rappresentante del governo
inglese in Tanzania,
si congratula con i finalisti
del Torneo di Calcio
del Centenario.
"Giovani, Pace e Unità" con sce-
nette, drammatizzazioni, danze, di-
segni, poesie e canti. Furono gioca-
te 150 partite in 12 diversi tipi di
sport. Ma più ancora il "Youth Festi-
val" ha tenuto insieme tutti i giovani
di Dar-es-Salaam - africani, asiatici
e bianchi - in un'unica esperienza
di fraternità, condivisione e unità.
Grazie alla pedagogia della festa,
i gruppi e movimenti stanno diven-
tando lentamente una realtà in que-
sta città costiera e pare che stiano
offrendo un modello per future ini-
ziative simili nelle altre città della
Tanzania. Non per niente il "Daily
News", l'unico quotidiano nazionale
in lingua inglese, usciva in prima pa-
gina con questo titolo: "Dovremmo
imitarè Don Bosco".
L'impressione più viva di questo'
"Youth Festival" fu quella di aver vi-
sto dei giovani che lavoravano per i
giovani. Il gruppo dirigente infatti
era interamente composto di giova-
ni. Guidati dai salesiani, essi hanno
progettato, diretto ed eseguito ogni
giorno il programma del Festival.
Questo ha fatto nascere un nucleo
di giovani leaders che si sta rivelan-
do utilissimo nel mandare avanti le
varie iniziative dell'anno.
ACCOGLIENZA E CORDIALITÀ.
L'annuale festa dei giovani ha crea-
to una nuova consapevolezza e un
più cordiale apprezzamento per il la-
voro salesiano svolto nella città di
Dar-es-Salaam. Sia il "Youth Fest"
che il Torneo di Calcio organizzato
per la ricorrenza del quinto centena-
rio, hanno ricevuto molta attenzione
dai mezzi di comunicazione sociale.
Dopo il torneo di calcio, infatti, il
"Daily News" nell'editoriale ha po-
tuto scrivere: «Le fondazioni come il
"Centro Don Bosco" avrebbero bi-
sogno non solo di essere sostenute
moralmente, ma anche economica-
mente. E dovrebbero essere imitate
nell'offrire ai giovani tutto ciò che è
necessario al loro progresso e alla
loro crescita».
Il Festival Giovanile di Dar-es-
Salaam è la dimostrazione che un
movimento giovanile può trovare
sviluppo anche senza grandi struttu-
re. Il "Don Bosco Youth Centre" di
Dar-es-Salaam ne è la prova: in uno
spazio congestionato di poche cen-
tinaia di metri quadri, ha già potuto
prendere il largo un promettente
movimento di giovani. Si pensa
spontaneamente all'esperienza di
Don Bosco a Valdocco, dove la
mancanza di spazio era compensa-
ta dalla generosità dei cuori e da un
cordiale clima di famiglia.
1 LUGLIO 1992 - 13

2.4 Page 14

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ASSEMBLEA CONFEDERALE
IL VOLTO NUOVO
DEGLI EXALLIEVI
La prima assemblea
mondiale degli exallievi
di Don Bosco
ha rinnovato per intero
la presidenza confederale
e ha messo le premesse
per un'identità più forte
dell'exallievo, laico
impegnato e uomo di
comunione nella società.
S iamo giunti al termine di un
« periodo di lavoro intenso e in-
dimenticabile, caratterizzato da im-
pegno e da grande amicizia», ha
esordito nel suo saluto finale il pre-
sidente uscente Giuseppe Castelli,
rimasto alla guida della confedera-
zione mòndiale per ben dodici anni.
«In questi anni la confederazione ha
cercato di proseguire verso una sem-.
pre maggior identità e autonomia
laicale sulla linea dei documenti ma-
gisteriali», ha aggiunto, lanciando
alla nuova presidenza l'invito a rac-
cogliere questa eredità che vede nel-
la maturazione laicale il primo im-
pegno degli exallievi.
fl nuovo presidente
Antonio Pires Guilhermino, nuo-
vo presidente della confederazione
mondiale, si è rivolto per la prima
volta all'assemblea salutandola nel-
le diverse lingue. Quindi ha prose-
guito in lingua italiana, dicendo: «È
la lingua di Don Bosco, che ci uni-
sce tutti nella congregazione che è la
nostra, e alla quale tutto dob-
biamo».
14 - 1 LUGLIO 1992
I Roma - Salesianum. Il saluto dei cooperatori
all'assemblea. La proposta è di una maggiore condivisione
sugli orientamenti di fondo.
Il nuovo presidente è un porto-
ghese di 56 anni, sposato e padre di
tre figli. Docente universitario e as-
sessore alla Zecca di stato, è un uo-
mo impegnato nella sua parrocchia
come catechista e ministro straordi-
nario dell'Eucaristia. Exallievo di
Lisbona e di Porto, è anche coope-
ratore.
Ha proseguito, assumendo la
nuova carica: «Non ho saputo e
non ho voluto rispondere di no alla
scelta vostra e del Rettor Maggiore.
Non è mio costume rifiutarmi,
quando posso portare il mio mode-
sto ma volenteroso contributo.
Tanto più trattandosi di Famiglia
Salesiana. Mi sento infatti in sinto-
nia con tutto ciò che riguarda la vita
della nostra congregazione». A que-
sto punto il signor Pires ha voluto
raccontare uno straordinario mira-
colo ricevuto a vent'anni per inter-
cessione di don Rinaldi e ha conclu-
so: «Forse don Rinaldi, fondatore
degli exallievi, mi ha miracolato
perché potessi un giorno essere in
' qualche modo utile alla confedera-
z1. 0ne.».
Laici impegnati e uomini
di comunione
Il Rettor Maggiore al termine dei
lavori ha lasciato il suo messaggio
alla nuova presidenza e all'assem-
blea mondiale, impegnate a pro-

2.5 Page 15

▲back to top
----------BS-
PRIMA ASSEMBLEA
ELETTIVA
30 aprile - 6 maggio 1992.
Presenti exallievi
rappresentanti di trenta nazioni:
AFRICA: Kenia, Zaire
AMERICA: Argentina, Bolivia,
Brasile, Cile, Costa Rica,
Messico, Panama, Perù,
Uruguay, Venezuela.
ASIA: Filippine, India, Korea,
Macau.
EUROPA: Austria, Belgio,
Boemia, Croazia, Francia,
Germania, Irlanda, Italia,
Malta, Olanda, Portogallo,
Spagna, Svizzera.
All'assemblea Confederale
rappresentanti di
trenta nazioni .
e comunione. Identità, che viene
dall'educazione ricevuta, e che deve
guidare a superare il dissidio tra
Vangelo e cultura. All'exallievo vie-
ne richiesta oggi una crescente com-
petenza nel mondo della cultura,
perché sia illuminata dalla fede.
Missione, che è preoccupazione per-
ché sia sviluppato il carisma di Don
Bosco tra la gioventù, soprattutto
in quelle zone di frontiera dove gli
stessi salesiani e le Figlie di Maria
Ausiliatrice non riescono a essere
presenti. Si tratta di un impegno lai-
cale che si costruisce su competenze
specifiche e nell'assunzione di re-
I Il portoghese Antonio Pires
Guilhermino, nuovo presidente
degli exallievi.
sponsabilità. Comunione: tra exal-
lievi, anche con chi non è associato;
tra exallievi e salesiani, superando
- divisioni e limiti; con la confedera-
zione delle exallieve e le altre com-
grammare i prossimi sei anni della
confederazione. Ha ringraziato il
presidente uscente, sottolineando il
bilancio positivo del suo lungo pe-
riodo di servizio. E gli ha assicurato
ponenti della Famiglia Salesiana. E
ha suggerito: «Una confederazione
che si presenti come una famiglia,
sarà molt.o più efficace e molto più
costruttiva».
che sarebbe stato ricordato con af-
fetto e riconoscenza. Quindi ha in- Exallievi in debito
vitato gli exallievi a darsi a un lavo-
ro di animazione, sottolineando tre
·
con
Don
Bosco
parole che riassumono le caratteri- Don Antonio Martinelli, consi-
stiche fondamentali nella formazio- gliere generale della Famiglia .Sale-
ne dell'exallievo: identità, missione siana, ha seguito da vicino questa
LA NUOVA PRESIDENZA
(in ordine alfabetico)
Antonlnl Giovanni (Svizzera)
Aroklaswany Augustlne
(India)
Berenguer Sanchez Carlos
(Spagna)
Buccella Passeri Derlo
(Venezuela)
Camillerl Noel (Malta)
Castro Oanlel Arnaldo
(Argentina)
Muceo Francesco (Italia)
Plres Antonio Gullhermlno
(Portogallo)
Romero Guanlpa Hector
(Venezuela)
«Saluto i dirigenti delle associa-
zioni Exallievi ed Exallieve della
Società Salesiana di Don Bosco,
radunati a Roma per un aggior-
namento della programmazione
del loro sodalizio. Auspico che i
grandi ideali educativi del Santo,
chiamato Padre e Maestro dei
giovani, costituiscano sempre
motivi ispiratori della vostra vi-
ta». (Giovanni Paolo Il agli
Exallievi nell'udienza del 6 mag-
gio 1992).
prima assemblea mondiale. Nella
sua relazione ha precisato che la
confederazione degli exallievi pren-
deva volto, significato e orienta-
mento dal dono dello spirito di Don
Bosco, giunto a ogni exallievo per
l'educazione ricevuta. E affermava
1 LUGLIO 1992 15

2.6 Page 16

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essenziale che gli exallievi si sentis-
sero parte della Famiglia Salesiana,
traendo dal sistema preventivo il
proprio riferimento e la forza ag-
gregante. «Se vogliamo rilanciare
gli exallievi», ha detto citando il
Rettor Maggiore, «perché non sia-
no solo degli ex-scolari, ma un vero
gruppo della Famiglia Salesiana,
dovremo rifarci al sistema preventi-
vo di Don Bosco: solo così rimarrà
vivo e fecondo il titolo di apparte-
nenza per l'educazione ricevuta». E
concludeva dicendo che ogni exal-
lievo "essendo in debito con Don
Bosco, doveva restituirgli molti ta-
lenti che per suo merito oggi pos-
siede''.
IL MENESTRELLO
DI DON BOSCO
di Nicola Ciancio
Per un nuovo corso
La nuova presidenza determinerà
sicuramente una nuova conduzione
della confederazione mondiale degli
exallievi. Essa si manifesta oggi con
una più spiccata identità mondiale,
rappresentando l'Argentina, la Spa-
gna, l'India, l'Italia, Malta, il Por-
togallo, la Svizzera e il Venezuela.
Nella sua relazione-bilancio di sei
anni di attività, Don Charles Cini,
delegato mondiale, invitava gli exal-
lievi- a guardare a Don Bosco come
a un santo estremamente concreto:
«Don Bosco non credeva a una pie-
tà che non si esprimesse nella vita,
che non diventasse carità fattiva.
Volle che le azioni parlassero, che le
sue idee avessero le mani. Don Bo-
sco era uomo pratico, realista, e ha
lavorato così per il Regno di Dio e
per i giovani». E sottolineava gli
aspetti positivi e anche affascinanti
derivanti dal dover vivere in tempi
difficili, che costringono ad affron-
tare sfide e rischi.
Anche nelle parole del presidente
appena eletto si è percepita l'inten-
zione di introdurre nuova freschez-
za e vitalità nella confederazione.
Ha chiesto però per sé e per la nuo-
va presidenza "un po' di tempo per
riflettere'', incoraggiando tutti gli
exallievi a mandargli dei suggeri-
menti. «Il desiderio mio e della nuo-
va presidenza è quello di rimanere
in comunione con tutti. L'obiettivo
è quello di raggiungere in qualche
modo ogni exallievo salesiano» .
16 · 1 LUGLIO 1992
Carlo Gastini. A destra, la gloriosa filodrammatica
dell'Oratorio di Valdocco.
Carlo ·oastini, iniziatore
del movimento degli
exallievi, incontrò
Don Bosco a 13 anni,
quando faceva
il garzone barbiere.
H o tra le mani il numero del
febbraio 1902 del Bollettino
Salesiano. Tre colonne dell'attuale
rubrica "I nostri morti" sono dedi-
cate a Carlo Gastini. Si legge: «Lo
incontrai per primo sotto i portici
mentre correva male in arnese, con
le pantofole ai piedi, come un for-
sennato, a cercare Don Bosco, di
cui, entrando nella tipografia dove
lavorava, aveva appreso la falsa no-
tizia dell'arresto». Era l'anno 1861,
l'anno della inqualificabile persecu-
zione poliziesca contro Don Bosco .
«Proprio in quel momento Don Bo-
sco stava uscendo dalla sacrestia»
continua il testimone. «A Gastini fu
come una visione, non voleva crede-
re a se stesso e piangendo gli corse
incontro, quasi volesse togliersi l'in-
ganno da travedere... ».
Altri 'testimoni sulla figura di
Gastini potremmo trovare ancora
oggi, dopo oltre un secolo, nel mon-
do salesiano, che lo ricorda come
esemplare tipico del primo oratorio,
come fondatore nel 1870 dell'Asso-
ciazione Exallievi, insomma come
uno dei capolavori più genuini del
metodo educativo di Don Bosco.
A proposito della sua iniziativa
tra gli exallievi, il citato Bollettino
Salesiano riferisce: «Amico di tutti e
specialmente degli alunni dell'Orato-
rio, ideò, promosse, fece crescere
con tutte le forze l'Opera degli anti-
chi allievi, ed ebbe la consolazione di
vederla rapidamente diffusa e santa-
mente accetta».
L'episodio storico delle tazzine
da caffè portate a regalare a Don
Bosco per il suo onomastico il 24
giugno 1870 l'abbiamo già raccon-
tato nel profilo storico del Movi-
mento exallievi (cf. Bollettino Sale-
siano, aprile 1991). Preferisco sof-
fermarmi sulle impressioni che mi
ha suggerito una fotografia di Ga-·
stini conservata negli archivi delia
congregazione, una fotografia di
quelle classiche di fine ottocento:
Gastini vi campeggia con una bella
fronte spaziosa, una fluente autore-
vole barba e due occhi sorridenti,
da bambino furbo, pieni di fascino.

2.7 Page 17

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- - - - - - - - - - B S -.
Sono gli occhi che forse legarono
per sempre e fin dal primo incontro
Carlo a Don Bosco.
Garzoncello apprendista
La storia di questi incontri è ben
nota. Il santo, allora alle prime espe-
rienze di apostolato in Torino, usava
recarsi quasi ogni sabato da un mo-
desto barbiere e ogni volta chiedeva
subito di essere servito dal garzon-
cello apprendista, di cui conosceva
la triste storia di orfano. Carlino
stesso più volte raccontò in seguito il
rituale di quell'incontro sabatino e
come andava sempre a finire . Il bar-
biere pronto a puntualizzare: «Non
sa ancora, sa, Don Bosco»; e questi:
«Per me tanto fa, ho la barba di le-
gno», equivocando argutamente sul
doppio senso del suo cognome. E
Gastini concludeva: «Di là sotto, il
povero Don Bosco partiva tutto san-
guinoso (sicl), ma tutto contento
perché aveva potuto parlarmi».
Dell'Oratorio, Gastini fu uno dei
primi più fedeli ospiti, vivendo in
un'osmosi completa ed impressio-
nante con il Santo. Si racconta che
un giorno Don Bosco, stringendogli
la testa al suo petto, lo liberò in un
attimo da un maledetto mal di denti
che da qualche giorno lo affliggeva.
n menestrello dell'Oratorio L'associazione
Dell'Oratorio diventò ben presto degli "antichi allievi"
il ' 'menestrello" ufficiale, parteci- Questo profilo di Carlo Gastini
pando, anche dopo che si sposò e disegnato con pochi flash, ci di-
andò ad abitare in città, a tutte le spensa dal teorizzare e discettare sul
feste cui non mancava di portare il perché e come egli desse vita ad
suo contributo di cantore attore e un'associazione tra i suoi compagni
burlone. Negli archivi salesiani so- "antichi allievi". Ci basta sottoli-
no ancora conservate numerose sue
poesiole in italiano e in dialettò. Fu
proprio in una di queste occasioni,
nel 1887,--che, mentre Carlo si esibi-
va da menestrello alla 'presenza di
vari ospiti tra cui l'Arcivescovo di
Buenos Aires, gli sfuggì spontanea
la frase diventata famosa ''Noi sia-
mo tutti di Don Bosco".
Aperti i laboratori, ne fu prima
allievo diligente e poi eccellente
maestro, nel campo della tipografia
e legatoria. Questa attività profes-
sionale fu un legame in più tra i
due, se ricordiamo che la stampa fu
un vero "pallino" per Don Bosco.
Ma l'intimità spirituàle tra maestro
neare la originalità e la lungimiran-
za dell'iniziativa: la promozione e
poi l'azione d'indirizzo e di guida di
tale associazione, cui presto si af-
fiancò, su consiglio. dello stesso
Don Bosco, un organismo di solida-
rietà mutualistica, a quei tempi una
vera primizia. Non era certo la mos-
sa di un menestrello, ma di un capo.
Un vero capo che con il passare de-
gli anni consolida e fa progredire
giorno per giorno il sodalizio, gli dà
connotati specifici e chiare finalità,
lo apre e lo estende all'Europa, cor-
rendo dietro alla miracolosa espan-
sione della Congregazione salesiana.
A 70 anni compiuti, Carlo si al-
letta e dice di voler prepararsi a mo-
ed allievo si rivelò e si realizzò in rire. È un traguardo questo dei set-
una speciale consonanza: l'avere in tant'anni che un giorno lontano gli
comune il dono dell'allegrezza e aveva preannunciato Don Bosco e
dell'amicizia e il gusto dell'arte nel- lui crede nel padre-maestro anche
l'espressione più vivace e a portata per questa cruda profezia. Accorse
di mano del mimo e della musica. a fOnfortarlo nel transito sereno il
Gastini faceva musica cantando. successore di Don Bosco, don Rua.
Leggiamo sempre su quel numero Oggi i discendenti di Carlo Gastini,
del Bollettino Salesiano: «Nel pri-
mo trigesimo della morte di Don
Bosco ci fu un incontro di superiori
ed amici; noi si aveva voglia più di
piangere che di allegria... ma l'ami-
co di Don Bosco (Gastini) che vole-
va far sentire la sua voce ci aprì una
larga vena di lacrime con il tenero
racconto delle sue avventure e poi
con il canto: cantò con soave
espressione e poi, senza nulla accet-
tare di quanto gli si offriva, dispar-
ve cantando e riempiendo ogni cuo-
re di una dolce melanconia».
Questo rivivere da parte di Carlo
la morte di Don Bosco "cantando"
è semplicemente stupendo. Com'e-
ra stupenda la testimonianza di ri-
conoscenza che egli ripeteva in ogni
gli exallievi, sono milioni, in tutto il
mondo. Immaginare che i successo-
ri di Don Bosco possano accorrere e
trovarsi al capezzale di morte di
tanti loro exallievi è inopinabile e
fantasioso, a parte il fatto che essi
preferiscono vederli e seguirli vivi e
attivi.
Don Egidio Viganò, settimo suc-
cessore di Don Bosco, che è un in-
correggibile giramondo, continua a
dire che, a qualunque latitudine met-
te le tende, trova exallievi: natural-
mente non tutti sono menestrelli co-
me Gastini, talora sono presidenti di
repubbliche, tal altra "goleador" fa-
mosi, il più delle volte sono appena
usciti dalle bidonville metropolitane,
ma tutti o quasi tutti sono come Qa-
stini portatori gioiosi di Don Bosco
circostanza Vyrso l'uomo che lo ave- e del suo spirito nelle loro famiglie e
va raccolto "orfanello e reietto di nella realtà ecclesiale e sociale dei lo-
mezzo ad una via", gli aveva dato ro paesi. Vi par poco? Il trisavolo
un mestiere, lo aveva forgiato buon · Gastini ha ben ragione di ridersela in
cristiano, anzi coraggioso difensore Cielo e di cantare.
della fede.
1 LUGLIO 1992 - 17

2.8 Page 18

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INIZIATIVE
EUROGIRO
TURISTICO
PER LA PACE-
E L'EUROPA
di Michele Davico
In nove città d'Europa
per portare un messaggio
di pace: è l'affascinante
obiettivo per l'estate del
gruppo ciclistico PGS
di Bra.
S i può crescere e diventare uomi-
ni anche in sella alla propria bi-
cicletta: è il messaggio che ogni an-
no lanciano ai loro coetanei i giova-
ni delle Polisportive Giovanili Sale-
siane di Bra. Il simpatico gruppo si
è infatti specializzato nei grandi raid
estivi mettendo a punto una mac-
china organizzativa che, oltre a por-
tarli alla ribalta nazionale, li proiet-
terà quest'estate a livello internazio-
nale. Attraverseranno infatti l'Euro-
pa nel nome della pace, della solida-
rietà e dell'amicizia tra i popoli pro-
prio nell'anno in cui dovrebbero ca-
dere le barriere culturali, burocrati-
che ed economiche che hanno tenu-
to diviso per tanti secoli il vecchio
Continente.
18 - 1 LUGLIO 1992
Attraverso
sette nazioni
L'impresa ciclistica è stata coor-
dinata e patrocinata dal Consiglio
d'Europa per essere soprattutto oc-
casione di formazione, di crescita e
di ideale legame tra tutti i giovani, e
tra le persone e le comunità che il
gruppo incontrerà e coinvolgerà
lungo il percorso.
Lambendo i confini di ben sette
nazioni (Italia, Svizzera, Germania,
Francia, Lussemburgo, Olanda e
Belgio) i ragazzi dell'Auxilium di
Bra pedaleranno per oltre mille chi-
lometri coinvolgendo con il loro en-
tusiasmo e la loro passione sportiva
tanti amici e tutte le comunità con
cui verranno in contatto.
Portando ovunque i nobili ideali
ispiratori dell'originale iniziativa e
le motivazioni socio-politiche e cul-
turali che sono anche alla base del-
1'esaltante ed imminente unione pa-
cifica dell'Europa, i giovani pie-
montesi si trasformeranno in prota-
gonisti di un progetto più grande
della loro stessa iniziativa: cerche-
ranno concretamente, chilometro
dopo chilometro, di diventare citta-
dini europei e componenti essenziali
di una comunità nuova, attraverso
cui passerà, lo speriamo, uno svi-
luppo più dinamico dell'intera uma-
nità.
Meta finale del lungo itinerario
sarà la sede comunitaria di Bruxel-
les dove i moderni ed originali am-
basciatori saranno ricevuti in forma
ufficiale dalle Autorità Confedera-
li. Tappe intermedie saranno: Mila-
no, Lugano, Zurigo, Furtwangen,

2.9 Page 19

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----------BS-
I Giovani PGS di Bra.
Fotoservizio sulle loro imprese
ciclistiche degli ultimi anni.
Strasburgo, Nancy, Lussemburgo,
Liegi e Maastrich.
L'iniziativa sarà condotta in col-
laborazione con la città di Bra e con
la Scuola di Pace di Boves, città
martirè con medaglia al valor mili-
tare e al valore civile per il suo sacri-
ficio nel nome della libertà e della
democrazia.
Saranno contattati tutti i sindaci
delle città che verranno attraversa-
te, e si farà in modo che l'iniziativa
di pace abbia il dovuto risalto nella
stampa e nelle televisioni dei vari
paesi.
Ancora suoni di guerra
«Abbiamo deciso di dedicare il
nostro viaggio estivo alla pace per-
ché i cannoni hanno fatto la loro ri-
comparsa nella soluzione di tante
vicende nazionali e internazionali e
la loro ombra di morte è tornata a
far tremare l'umanità. Ci rendiamo
conto quanto oggi sia importante e
nello stesso tempo così fragile la pa-
ce e quanto sia umiliante, dopo se-
coli di storia e di civiltà, constatare
che il mondo "funziona" ancora
con la legge del più forte, del più ar-
mato, del più ricco, del più intelli-
gente, del più progredito. Ecco per-
ché abbiamo deciso di pedal_are per
la pace. Per questo, nei limiti delle
nostre possibilità, abbiamo deciso
di cercarla, propagandarla e "su-
darla'' chilometro dopo chilome-
tro . Soprattutto, però cercheremo
di viverla tra di noi, ci sforzeremo
di sensibilizzarci ed educarci ad es-
sa, di pregarla e apprezzarla nelle
sue diverse sfumature».
1 LUGLIO 1992-19

2.10 Page 20

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TELEVISIONE
Primavera, Edera, Manuela: la televisione
si è tinta di rosa.
LA SEDUZIONE
DELLA
TELENOVELA
di Giuseppina Cudemo
Serial rosa interminabili
trattengono milioni
di donne davanti
al televisore. Sono
le telenovelas.
Apparentemente innocue,
in realtà creano
un costume.
20 - 1 LUGLIO 1992
L a domenica, dalle 14,45 alle
22,30, è -vietato telefonare alla
signora Elvira, anni 70, mia vicina
di casa. Il lunedì Nicoletta, anni 23,
baby-sitter a tempo pieno, fa un
break: non lavora dalle 19 alle
22,30. La mia collega Alessandra,
insegnante di Educazione Artistica,
invece si dà per malata se capita un
consiglio di classe il giovedì o il ve-
nerdì dalle 14,30 alle 20,30. Mia ni-
pote Laura, studentessa al quarto
anno dell'Istituto Tecnico, a sua vol-
ta, ad ore fisse - sempre le stesse e
sempre negli stessi giorni - chiude
i libri e sparisce. Quale impegno mi-
sterioso e coinvolgente hanno que-
ste quattro signore? Forse una sedu-
ta chilometrica dal dentista, un im-
pegno importante, un incontro af-
fettuoso? Nulla di tutto questo. Le
quattro hanno sì un appuntamento,
ma con il video, o meglio con le tele-
novelas. Insostituibili serial, storie
intricatissime iniziate non si sa
quando e con un epilogo lontanissi-
mo e improbabile, dato che i morti
risuscitano e si aggiungono sempre
nuovi personaggi. Cos'hanno que-
ste storie da tenere immobilizzate
davanti allo schermo televisivo mi-
gliaia di donne di ogni livello cultu-
rale, di tutto l'arco di età, dai dieci
ai novant'anni, nubili, fidanzate,
coniugate o vedove?

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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----------BS-
I titoli dicono già molto: "Una che, in futuro, Manuela lasci Fran-
donna in vendita", "Vendetta di cesco e poi ... e poi basta.
una donna", "Primavera", "Ma- So di avervi causato una cefalea,
nuela", "Rosa Selvaggia", "Sen- e mi fermo qui. Non chiedetemi a
tieri", "Tu sei il mio destino" e via quale puntata siamo, perché non lo
su queste tonalità.
so, forse non lo sa nessuno.
Domanda: perché donne giovani
e non, intelligenti e anche colte si
Racconti
da capogiro
appassionano a storie così? Tentia-
mo una risposta, che non vuole ne-
cessariamente demonizzare chi le
Tento di raccontarvene una, an- guarda. L'intreccio delle storie cat-
che se è quasi impossibile riassume- tura l'attenzione delle telespettatrici
re 583 puntate o, in caso di vicende e le motiva a voler sapere "come va
meno diluite, districarsi tra figli ille- a finire'', quindi ad assistere alle va-
gittimi, mogli tradite, maliarde ot- rie puntate. I drammi dei personag-
tantenni tenute su dal lifting e lega- . gi, inoltre, le coinvolgono emotiva-
mi che si stringono e si sciolgono mente, con le loro tinte forti, attra-
dall'oggi al domani. Le stesse an- verso un inconscio processo di iden-
nunciatrici televisive inciampano tificazione. La donna che ha una
nei nomi e quasi soccombono mal- esistenza scialba, proietta i propri
grado il loro inossidabile autocon- desideri sui protagonisti e vive, at-
trollo, nel tentativo di leggere il traverso di loro, una vita fittizia,
riassunto delle puntate precedenti.
Ma io voglio provarci ugualmente.
Scegliamo a caso : "Manuela"
che ha per protagonisti il bruno Jor-
movimentata, ricca di avvenimenti,
nobilitata dalle sofferenze. La don-
na che, invece, ha un'esistenza com-
ge Martines (bello e muscoloso) e la
bionda Grecia Colmenares (melensa
ed inespressiva). Emilio è l'eterno
innamorato di !sabei e non esita a
cederla all'amico Francesco, che
può salvarla dalla rovina economi-
ca. Dopo un incidente, in cui si pre-
sume che lsabel sia morta, Emilio
odia l'amico, che ritiene responsa-
bile della morte della ragazza e odia
anche Manuela sosia di lsabel che,
ignara di tutto, lo ha sposato.
Quando scopre che lsabel è viva,
ma sfigurata, Emilio le offre il suo
appoggio perché possa compiere la
sua vendetta contro coloro che
l'hanno fatta tanto soffrire.
!sabei si serve di lui, ma non ri-
cambia il suo amore. C'è poi nello
Il cardinal Martini
a proposito di telenovelas:
stesso tempo una selva di storie nel-
la storia: Francesco intreccia una
«Quante immagini gratuite,
quanti sentimenti falsi , donne in
relazione con Manuela, che però
carta patinata, uomini di suc-
fugge, perché crede di essere ingan-
cesso, situazioni irreali! quanti
nata. Ma l'uomo riesce a ritrovarla
e implora il suo perdono, convin-
cendola a tornare con lui. Intanto
l'intervento al volto per !sabei non
è riuscito: i suoi lineamenti sono
completamente diversi da prima,
così decide di tornare in circolazio-
modelli soltanto esteriori, vuoti,
univoci! quante immagini dro-
gate della vita ed estranee ai
valori che contano! quante fan-
tasie spinte a immaginare e a
desiderare situazioni e rapporti
irrealizzabili e quante cocenti
delusioni, poi, nell'impatto con
ne assumendo l'identità di Anais.
la realtà quotidiana!
Ma attenzione, anche un certo Ru-
Mi domando se sia così indi-
dy ama Manuela e lascia Elena, la
spensabile importare dall'este-
sua ragazza, nell'assurda speranza
plicata da vicende sentimentali e
contrasti, di ogni genere, si ricono-
sce in quei personaggi, li "vive" co-
me simili a sé, come vicini ai suoi
problemi esistenziali. L'adolescen-
te, a sua volta, sogna quegli amori
travolgenti tutti giocati sulla passio-
ne, attratta dall'alone di romantici-
smo, seppur deteriore, che li sovra-
sta. La bellezza dei divi, inoltre,
cattura il suo senso estetico e la ric-
chezza nella quale si muovono, ali-
menta i suoi sogni ingenui. È un
mondo dorato, luccicante, bello co-
me un bell'involucro vuoto, a far
sospirare le giovanissime fruitrici di
soap opera. Allora, cosa c'è che
non va?
Creano una mentalità
Diciamo subito che, fra tante TV
spazzatura, le telenovelas non pos-
sono essere accusate di detenere il
primato della volgarità. Ma in esse
c'è un inganno sottile. I sentimenti,
ro una quantità imponente di
racconti a puntate; se sia ne-
cessaria la concorrenza accani-
ta e spietata tra reti televisive,
tra pubblico e privato, per assi-
curarsi i diritti di prodotti (a costi
elevatissimi). Sembrano inno-
cui e di fatto sono un passatem-
po, soprattutto per persone an-
ziane, ma in realtà diventano
scuola di vita e finiscono per
creare un costume, abitudini,
modi di pensare sganciati da ri-
ferimenti di valore .
Mi domando se venga fatto
tutto quanto è necessario per
cercare e valorizzare talenti na-
zionali (soggettisti, sceneggia-
tori, registi), al fine di proporre
storie più vere e autentiche, più
vicine ai problemi e agli svaghi,
ai drammi e alle gioie, più ri-
spondenti alla mentalità, alla
cultura e ai valori della nostra
gente.
Gli scambi con l'estero, con
altri Paesi, sono fecondi se so-
no reciproci, se ogni Paese rie-
sce a dare voce al proprio
ethos, a comunicare immagini e
vissuti, vicende, aspirazioni,
ideali propri".
Da «Il lembo del mantello».
1 LUGLIO 1992 21

3.2 Page 22

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IN LIBRERIA - - - -
f ...
stori,,
ircht•ologfo
fPOI'
l
CJ\\LACOMBE
S.LALLISTO
LE CATACOMBE
DI SAN CALLISTO
Arte, archeologia, fede
ANTONIO BARUFFA
Pagg. 192, lire 20.000
Terza edizione di quest'opera
già accolta con favore.dalla cri-
·tica e dai lettori e che il profes-
sor Louis Reelmans ha definito
''Esempio raro e riuscito di
scienza archeologica volgariz-
zata ad alto livello". L'Autore,
infatti, docente di Archeologia
sacra all'Università Salesiana,
si rivolge a lettori non speciali-
sti con intento catechetico, ed è
riuscito nel non facile compito
di offrire il risultato di tanti
studi e contributi scientifici,
presentandoli in modo accessi-
bile e chiaro.
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riprodotti con professionalità e
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22 - 1 LUGLIO 1992
Da Grand-hòtel a Beautyful,
i gusti non sembrano cambiati.
ad esempio, sono falsi e le vicende
offrono false soluzioni ai problemi
della vita. Le donne sono sempre e
solo bellissime, non meno gli uomi-
ni. C'è spesso una sfrenata ostenta-
zione di lusso e di ricchezza, che so-
no lontani dalla vita quotidiana del-
le donne di oggi. I modelli di esi-:
stenza che vengono proposti sono
subdolamente allettanti: denaro,
amori travolgenti - anche fuori del
matrimonio - estraneità ai veri va-
lori della vita, quelli che contano.
Queste produzioni quindi sembrano
innocue ma, in realtà, non lo sono.
Proprio perché sono seguitissime da
donne di tutte le età, creano una
mentalità, un costume, diventano
scuole di vita s&anciate da riferi-
menti di valore. E soprattutto l'im-
magine della famiglia a farne le spe-
se, infatti in questi sceneggiati di so-
lito prevale l'immagine di una mo-
glie o di un figlio come merce e un
rapporto che richiama più le strate-
gie sociali o il capriccio, che un le-
game necessario, anche quando fos-
se doloroso o difficile. Un elemento
che è sempre connesso con questi
modelli di famiglia televisiva è il
tradimento, che diventa il leit mo-
tiv, il vero personaggio. La famiglia
così, come "luogo" della fedeltà e
dell'accettazione reciproca, appare
una fatalità sociale da sopportare
alla stessa maniera delle tasse o di
una malattia fisica, che limita ·l'in-
dividuo nelle sue "legittime" li-
bertà.
Pollice verso, allora? Condanna
senza appello? Direi di sì. Consi-
glierei senza dubbio di scegliere del-
le alternative: storie vicine alla no-
stra vita, films di valore, dibattiti
interessanti. Sono perle rare in TV
oggi, ma proprio perché rare, van-
no cercate.
E se una sera proprio non c'è al-
tro da vedere che la telenovela o il
serial, provate a spegnere il televiso-
re e a cimentarvi su qualcos'altro,
magari con un bel romanzo moder-
no . Ne varrà la pena.
Giuseppina Cudemo

3.3 Page 23

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SOCIETÀ
RIMETTI A NOI
I NOSTRI DEBITI
di Gennaro Camite
L'iniziativa di padre
Massimo Rastrelli,
un gesuita di Napoli che
si propone di vincere
il fenomeno dell'usura.
E ntro in una sagrestia sui gene-
ris: una discreta folla, vecchi,
pensionati, professionisti, signore
distinte, per vari motivi gira tra sale
e corridoi. È gente che aspetta di
parlare col prete o.che dà una mano
al prete nell'organizzare il lavoro
parrocchiale.
Mi accoglie padre Massimo Ra-
strelli, il parrocco del Gesù (cosi vie-
ne chiamata l'antica chiesa del Gesù
Nuovo nel centro storico di Napoli,
I "Muschilli " per le strade di
Napoli. Giochi a rischio
per un futuro incerto.
retta dai padri Gesuiti), sorridente e
disponibilissimo.
Di questo prete si è parlato molto
in questi ultimi mesi: dall'Osserva-
tore Romano all'Avvenire, ai giorna-
li "laici", alla Radio/ Televisione ita-
liana (TG7), alla Radio Vaticana , a
tutte le radio e tv locali, a varie reti
televisive estere.
La sua è un'iniziativa che attira
l'attenzione: costituire un fondo per
combattere l'usura.
ll coraggio di parlare
Padre, a Napoli il fenomeno del
prestito è diffusissimo. Però lo
strozzinaggio assume proporzioni'
1 LUGLIO 1992 23

3.4 Page 24

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enormi, provocando un tragico fe-
nomeno sociale. Come cercate di in-
tervenire in questo meccanismo di
connubio debito-usura?
Tutto è incominciato domenica
20 marzo 1991 , quando nell'omelia
domenicale notificai ai fedeli lo sta-
to di necessità e di pericolo in cui
versavano tante famiglie da noi co-
nosciute, costrette a vivere col dena-
ro degli altri, perché fanno prestiti e
poi sono costrette a vendere tutto
pur di tamponare il debito: vestiti ,
beni, casa, famiglia, figli .. .
È una vera tratta dei bianchi. È
un male che si diffonde come il can-
cro . E alle spalle c'è la paura, la ver-
gogna, l'isolamento. È conseguenza
del consumismo che produce l'im-
previdenza: si vede il bisogno mo-
mentaneo e non la tragedia futura.
Anche i giovani vengono distrutti
in una famiglia dove lo scopo della
vita è tamponare le scadenze di pa-
gamento. Prima ancora di sposarsi,
sono già indebitati. Né ci si può ri-
bellare. Io sono testimone di "am-
monimenti" lasciati sul corpo di
giovani che avevano tentato.
Lo stesso giorno in cui io avviavo
questa iniziativa pubblica, a Caser-
ta un giovane veniva ucciso per 30
milioni.
Bisognava fare qualcosa, perché
l'usuraio terrorizza materialmente e
psicologicamente il suo debitore.
Urge allora convertire debiti ad in-
teresse usuraio in debiti bancari.
Per questo feci appello alla carità di
tutti per costituire un fondo di soli-
darietà che valesse a costituire un
pegno da mettere in garanzia, per
rendere possibile la concessione di
prestiti bancari.
Ho chiesto di fare delle rinunce
nelle famiglie, perché come comuni-
tà noi dovevamo dare a chi aveva
bisogno. Circa tremila oblatori han-
no dato circa mezzo miliardo .
Da marzo a settembre furono
raccolti 130 milioni che resero pos-
sibile il risanamento di 23 famiglie.
Oggi sono stati recensiti più di mille
casi di famiglie bisognose di aiuto .
A tutt'oggi c' è la disponibilità di
600 milioni presso 14 banche.
Così siamo arrivati alla conclu-
sione di costituire una Fondazione
(11 febbraio 1992), intitolata a san
Giuseppe Moscati. I fondi raccolti
dalla solidarietà vanno messi in
24 - 1 LUGLIO 1992
Napoli. Padre Rastrelli, parroco del Gesù. Si è proposto di
sconfiggere l'usura.
banca: in tal modo si possono con-
vertire in prestiti bancari i debiti che
si erano contratti con gli usurai.
La cultura dell'antidebito
Ma così facendo non si fa assi-
stenz ialismo?
Noi proponiamo questa strategia:
prima togliere i debiti, poi risanare
totalmente il nucleo familiare. Per
ottenere questo, procediamo in que-
sto senso. Se il soggetto che viene da
noi ha abilità bancaria, si aiuta in-
tervenendo presso la Banca. Se non
l'ha (per esempio, per protesto, a
cui ricorrono gli usurai) si cerca la
solidarietà prima di tutto nella sua
famiglia. Subentra così un vincolo
di fraternità onesta e gioiosa. Se
non c'è altro mezzo, allora intervie-
ne la Fondazione.
L'aiuto poi non è mai a fondo
perduto, anche se lo Statuto preve-
de che il 10 per cento del fondo in-
vestito possa andare a casi incerti,
in cui praticamente non è sicura la
restituzione.
Perciò si cerca di venire incontro
alle necessità dei singoli, per esem-
pio, col lavoro retribuito per au-
mentare il reddito. Quando propo-
niamo il lavoro e questo viene rifiu-
tato, immediatamente stacchiamo
l'assistenza.
Padre, si sa che il male o lo si sra-
dica nelle fondamenta o rimarrà
sempre tra di noi. Nel caso concreto,
come ha cercato di coinvolgere le
istituzioni in quest'opera?
In vari modi. Per esempio, abbia-
mo coinvolto il Ministro per una
legge antiusura che contempli vari-
pùnti. Attualmente, per esempio, la
legge prevede solo 15 giorni di car-
cere (fino ad un massimo di due an-
ni) e due milioni di multa, nel caso
si venga condannati.
Anche l'Osservatore Romano in
questo ci ha dato una mano forte.
In due articoli, dopo aver notato
che la nostra iniziativa era diretta
ad impegnare non solo la solidarietà
umana ma anche le istituzioni, chie-
deva la quantizzazione del reato di
usura, col fissare il tasso di usura; la
costituzione di un fondo nazionale
antiusura (come c'è quello anti-
racket); la destinazione alla Fonda-
zione di apporti statali provenienti
dall ' otto per mille. È quello che ab-
biamo proposto al Ministro.
Chi ha, metta;
chi non ha, prenda
La Chiesa del Gesù ha una lunga
tradizione di religiosità, di santità, di
opere sociali...
I Gesuiti sin dal 1579 si sono oc-
cupati a Napoli delle Carceri della
Vicaria. Hanno raccolto fondi per
la "redenzione dei cattivi" , cioè di
quei cristiani che erano fatti schiavi,
e per la loro liberazione sono partiti
per terre lontane. Hanno organizza-
to, per secoli, scuole gratuite per i
figli dei commercianti, congregazio-
ni per zingari, carrettieri e "sapuna-
ri" (venditori di sapone). Hanno
fondato " Conservatori" per ragaz-
ze in pericolo. Per secoli hanno di-
stribuito ai poveri, in segreto alla
porta del loro convento, pane e pa-

3.5 Page 25

▲back to top
----------BS-
sti. Attraverso le loro Congregazio-
ni hanno costituito "Monti" per
poveri vergognosi o per mantenere
case di catecumeni turchi. Per esem-
pio, la Congregazione della Conce-
zione aveva fondato un "Monte del
S. Nome di Dio" con la finalità di
soccorrere le vittime dell'usura. Co-
me vede, qui c'è la riscoperta di una
tradizione.
E poi al Gesù ha operato san Giu-
seppe Moscati, il medico della cari-
tà. La nostra Fondazione prende il
nome da lui che soleva dire, rove-
sciando il suo cappello: "Chi ha,
metta; e chi non ha, prenda''.
Però attualmente al Gesù si lavo-
ra anche per le colf filippine, per gli
immigrati dello Sri Lanka. Nel Cen-
tro Loyola dal dopoguerra si prov-
vede all'educazione dei ragazzi ari-
schio dei Quartieri. Da noi c'è un
Consultorio familiare tra i primi
sorti in Italia.
La conversione dell'usuraio
Si può parlare di risultati, Padre,
o è meglio aspettare un maggiore
lasso di tempo per valutare la porta-
ta dell'iniziativa?
Il risultato più confortevole per
noi è che la gente acquista il corag-
gio di parlare. E inoltre insegniamo
a vivere con sacrificio: perché biso-
gna a volte vivere senza luce e senza
acqua. È la "rivolta morale" che
anche l'Osservatore Romano ha ri-
conosciuto come primo risultato
dell'iniziativa.
Chi non va dall'usuraio deve af-
frontare il sacrificio di un giorno, a
differenza di chi ci va e cade in uno
stato di degradazione perché è co-
stretto a vendere tutto.
Alle famiglie che hanno rotto la
catena resta il calvario di cinque an-
ni per il pagamento del debito: ma
anche questo è educativo.
Poi c'è stata la promozione di
una cultura antidebito. Il debito
non è la soluzione in caso di indi-
genza, perché si fonda sulla irre-
sponsabilità di chi crede che, pagan-
do il debito con la pensione o lo sti-
pendio, risolve il problema: così fa-
cendo, invece, impegna il reddito
nel debito, restando senza casa, sen-
za cibo, senza la possibilità di assi-
curare a sé e alla famiglia i consumi
necessari.
Molte famiglie ci ringraziano per
essere state dissuase dall'incappare
nel vortice dell'usura, perché abbia-
mo loro documentato le conseguen-
ze nefaste del primo debito.
Un altro effetto sorprendente si è
avuto nel mondo delle banche che
hanno rivolto la loro attenzione al
piccolo prestito da concedere il più
ampiamente possibile secondo le
leggi bancarie. Le persone che si ri-
volgono a noi hanno dalle banche il
massimo dei vantaggi bancari che di
solito sono riservati a convenzioni
speciali. Il Monte dei Paschi di Sie-
na, per esempio, fin dal primo mo-
mento ha operato per la concessio-
ne dei prestiti e con l'impegno di al-
te competenze per lo studio dei
comportamenti operativi.
La Banca della Provincia di Na-
poli è in grado di concedere il presti-
to necessario due ore dopo la richie-
sta, se c'è la disponibilità delle of-
ferte. Il Banco di Napoli ha stanzia-
to 100 milioni (e altri 200 ne stanzie-
rà prossimamente) per rendere pos-
sibile l'accesso ai piccoli prestiti. Si
sta per costituire un pool di banche
che potrebbero anche contribuire al
50 per cento ai nostri depositi.
Tutto questo lavoro è per i poveri
schiacciati dall'usura. Ma per gli
usurai che cosa fate?
All'orizzonte della nostra propo-
sta c'è il traguardo ultimo: la con-
versione dell'usuraio secondo il mo-
dello di Zaccheo . Qualche timido
accenno già si riscontra nell'espe-
rienza di questi mesi.
I peccati per Gesù sono debiti : la
remissione dei debiti è essenziale per
la salvezza, i debiti teologali e i de-
biti sociali. Per pagare i debiti la
cultura cristiana dal 500 in poi ha
operato, soprattutto nel nostro Me-
ridione, attraverso i Monti di Pietà,
che venivano incontro ai poveri, fi-
no a quando Bonaparte e Garibaldi
non distrussero tutto.
Noi cerchiamo di essere la lampa-
da posta sul candelabro per far luce
nella casa, chiedendo al Padre della
misericordia di provvedere l'acqua
necessaria per estinguere l'immane
sete di tante folle assetate di giusti-
zia e desiderose di vedere raccolte le
loro lacrime. È una speranza che
darà i suoi frutti.
Gennaro Comite
IN LIBRERIA
MAGO SALES
LE MILLE EUNA
~
nnccon1I e giochi ji prostlgio dnt regno di
FANTASTRUK
EDITRICE ELLE DI Cl
Le mille e una magia
Racconti e giochi di prestigio
del Mago Sales
Pagine 232, lire 20. 000
Ampia raccolta in dodici capito-
li, di giochi di prestigio e magie,
non troppo difficili e tali da non
richiedere attrezzature complica-
te e costose per la loro realizza-
zione. Il tono del libro è piacevo-
le e spiritoso . Destinatari gli
"aspiranti maghi" disposti a im-
pegnarsi con intelligenza e co-
stanza nella non facile arte dei
trucchi.
Di festa in festa
Un anno di celebrazioni
con i ragazzi e le famiglie
HERIBURG LAARMANN
Pagine 144, lire 11.000
Siamo sempre alla ricerca di nuo-
vi stimoli e intuizioni per celebra-
re con i fanciulli e i ragazzi. Il li-
bro è interessante proprio per
questo . Sono celebrazioni con
soggetti dagli 8 ai 12 anni in pre-
parazione alle grandi feste del-
1'anno liturgico. Sono pensate in
particolare per i gruppi di ragazzi
e i loro genitori negli anni di pre-
parazione alla prima comunione
e alla cresima.
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1 LUGLIO 1992 - 25

3.6 Page 26

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INCONTRI
Le fantastiche trasformazioni di Mago Sales. È stato il primo maestro di Arturo Brachetti.
LE MILLE E UNA MAGIA
DI DON SILVIO
Un prete appassionato
di teatro e di giochi
di prestigio. Da più
di vent'anni insegna
i trucchi del mestiere
ai giovani.
I salesiani, si sa, sono conosciuti
ovunque per essere degli ottimi
insegnanti. Pochi però sanno che ol-
tre a fare scuola di lettere o di mate-
matica, qualcuno di loro è diventato
bravo a insegnare la magia "bian-
26 - 1 LUGLIO 1992
di Elvira Bianco
ca'' e i giochi di prestigio. Questo
compito particolare se l'è assunto
un salesiano speciale, don Silvio
Mantelli, noto negli ambienti arti-
stici come Mago Safes. Ad accre-
scergli fama ha contribuito certa-
mente il fatto di aver iniziato alle
arti magiche il più abile fantasista
dei nostri anni, quell'Arturo Bra-
chetti che non cessa di stupire le pla-
tee di tutto il mondo con le sue tra-
sformazioni.
La Commedia Magica
Don Silvio si è avvicinato alla ma-
gia quasi per caso sin dall'inizio del-
la sua vita salesiana. Voleva suscita-
re l'interesse dei ragazzi e poiché
non era molto portato per il calcio,
optò per la magia e il teatro. Gio-
vanni Bosco aveva cominciato allo
stesso modo. Don Silvio conobbe
ben presto dei bravi prestigiatori,
che divennero i suoi primi e migliori
maestri: .Traversa, Victor e Pocher.
«Questi, assieme al carissimo Can-
deli, mi insegnarono soprattutto ad
amare la magia e a curare la presen-
tazione dei giochi», dice oggi, diven-
tato ormai un abile professionista.

3.7 Page 27

▲back to top
----------BS-
In tutti questi anni Mago Sales si
è esibito in moltissimi centri giova-
nili presentando vari spettacoli, più
di centocinquanta all'anno, trasfor-
mando lentamente questa sua pas-
sione quasi in una attività a tempo
pieno.
Il suo repertorio odierno com-
prende due spettacoli di un'ora e
mezzo l'una: "La Commedia Magi-
ca" e "Il giro del mondo in 80 mi-
nuti". "La Commedia Magica" è
un viaggio nel tempo, dove spicca-
no personaggi singolari come il ma-
go "Merluzzo", il cugino siciliano
del mago Merlino; "Salvatore il do-
matore"; il "Fantasma con l'a-
sma"; la strega "Mandruga" e vari
altri personaggi esilaranti. "Il giro
del mondo in 80 minuti" racconta
un viaggio per terra e per mare su
un'ipotetica nave guidata da Kali-
mera, la "maga che legge le carte e
rompe la sfera", e presenta pirati e
maghi arabi, personaggi cinesi, cow
boy, turisti e "Mister O", con un ri-
chiamo al giallo con sir Arthur Co-
nan Doyle e il delitto al circo.
«Con questi spettacoli voglio so-
prattutto smitizzare alcune paure
che spesso creano traumi nei bambi-
ni», dice don Silvio: «il buio, il mi-
stero, ironizzare su alcune credenze,
e presentare una realtà semplice e
genuina come quella rappresentata
dai fanciulli e dal pubblico al quale
mi rivolgo».
Si tratta di un'ora e mezza di ma-
gia, dove i giochi di prestigio si al-
ternano a gags e tanta comicità. In
un vortice di scenari, i giovani spet-
tatori hanno la sorpresa di ammira-
re le bravure di questi strani e magi-
ci personaggi usciti dalla fantasia di
don Silvio.
Una scuola speciale
Tra uno spettacolo e l'altro Mago
Sales dirige una scuola del tutto
particolare, dove i giovani appas-
sionati di magia e di animazione
teatrale possono provare e imparare
imbrogli scenici. «La magia, come
la presentazione di giochi di presti-
gio», dice Mago Sales, «può anche
diventare un mezzo terapeutico, per
curare ansie e timidezze. Certamen-
te è un mezzo utilissimo di comuni-
cazione e tutti sanno quanto sia im-
Don Silvio, in arte
Mago Sales.
portante questo aspetto nella socie-
tà moderna».
Il suo studio-teatro si prefigge ap-
punto questo duplice obiettivo: su-
scitare un forte interesse per l'arte
magica nei giovani, che possa fare
da contrappeso alle tante proposte
negative o anche solo banali della
nostra società; e quello di favorire,
come dicevamo, una maggiore cre-
scita armonica di un giovane, tenen-
do presente che l'insegnamento, lo
studio e l'esecuzione di un gioco di
prestigio mettono in moto tante
preziose qualità, quali l'intuizione,
la fantasia, la facilità dei rapporti
interpersonali e, non ultima, la sti-
ma di sé.
Nel regno della fantasia
Il teatro di questo simpatico ma-
go è unico nel suo genere. È un
viaggio nella fantasia, dove chiu-
dendo gli occhi si possono incontra-
re personaggi dai nomi ridicoli e
scavalcare le dimensioni del tempo e
dello spazio. Personaggi strani, nei
loro variopinti e curiosi costumi,
che fanno sparire e ricomparire faz-
zoletti e mazzi di fiori, che giocano
con l'acqua e il fuoco, ricompongo-
no miracolosamente corde e catene,
creano fantastiche figure con vario-
pinti palloncini. «È un ritorno al-
l'infanzia», dice Mago Sales,
«quando l'attesa, la meraviglia, la
partecipazione non creavano paura
e ci si meravigliava a sentir raécon-
tare di vecchie streghe, di fantasmi
e di castelli incantati». E desidera
che ai suoi spettacoli non siano am-
messi brontoloni, pigri, pantofolai
e teledipendenti, ma solo coloro
«che hanno il cuore del bambino e
amano le favole, la musica e la
poesia».
La passione del teatro e della ma-
gia, coltivate con attenta professio-
nalità da don Silvio per tanti anni,
non lo hanno distolto dall'essere e
sentirsi prete. E la magia resta per
lui un mezzo potente di comunica-
zione e di predicazione.
Prendendo lo spunto dai vari mo-
delli americani di "Gospel Magi-
co", ha recentemente iniziato a col-
legare la predicazione del Vangelo
all'animazione teatrale e ai giochi di
magia. E si sta preparando a mette-
re la sua arte a servizio della cate-
chesi e della trasmissione dei più im-
portanti valori umani e cristiani.
Ma sarebbe riduttivo e scorretto se
non si leggesse il suo teatro come
un'esperienza che è già profonda-
mente espressione di tutto questo.
Durante gli spettacoli Mago Sales
offre spesso ai giovani la pergame-
na dei poteri magici. Su di essa si
legge: "Se in una notte stellata po-
serai il dito pollice della mano sini-
stra sul sigillo magico e pronuncerai
le parole magiche sopra scritte,
guardando il cielo resterai meravi-
gliato dal suo splendore e anche tu
conoscerai la mia magia... ''. «Que-
sto non è un trucco», dice don Sil-
vio, «ma è una magia, e la magia è
credere all'impossibile e fare in mo-
do che l'impossibile si possa realiz-
zare. Io sono un mago, ma anche
tu: tutti noi siamo dei maghi su que-
sta terra perché siamo ancora capa-
ci di meravigliarci».
1 LUGLIO 1992 27

3.8 Page 28

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I
'
'
'
I
* missionario in Ecuador
di Pietro Moschetto*
PER LE VIE
Lo spettacolo che si presenta a
DI QUITO
chi per la prima volta percorre le vie
di Quito stringe davvero il cuore: in-
digeni di ogni età che si adattano
per sopravvivere a qualsiasi mestie-
re. Seduti sui marciapiedi o cammi-
Giovanni Paolo Il nel suo ultimo
messaggio quaresimale:
nando frettolosi sotto il peso di gran-
di fardelli tra le immondizie dei mer-
cati ortofrutticoli. Sono l'immagine
di un popolo che non partecipa di-
«Cinque secoli di presenza del
Vangelo in quel continente non
hanno portato ancora a un'e-
qua distribuzione dei beni della
rettamente né alla politica, né al po-
terra; ciò addolora soprattutto
te.re economico, né alla cultura uffi-
quando si pensa ai più poveri
ciale di questo paese. La miseria li
tra i poveri: i gruppi indigeni e,
spinge a emigrare dalle campagne,
uniti a essi, molti "campesi-
nell'illusione di trovare in città uno
spazio di vita. E numerosi sono i ra-
gazzi soli, "chicos de la calle" per
necessità, che lottano per la vita e
trascorrono le notti sulle panchine o
sui marciapiedi.
nos", feriti nella loro dignità,
perché privati anche dei più ele-
mentari diritti, che pure fan par-
te dei beni destinati a tutti. La
situazione di questi nostri fratel-
li invoca giustizia dal Signore. È
perciò doveroso promuovere
AGLI INDI LE ALTE TERRE. La
maggioranza degli indigeni vive sui
una generosa e audace riforma
delle strutture economiche e
delle politiche agrarie, così da
monti, stranieri in una terra che ap-
assicurare il benessere e le
parteneva ai loro antenati. ·Le belle,
condizioni necessarie per un le-
ampie, fertili e soleggiate valli inter-
gittimo esercizio dei diritti uma-
andine, trasformate in grandi azien-
de agricole o in latifondi, sono pro-
prietà di bianchi o meticci. Agli in-
dios sono riservate le zone ai margi-
ni dei "paramos" e cioè le alte terre,
ni dei gruppi indigeni e delle
grandi masse dei "campesi-
nos", che molto frequentemen-
te si sono visti ingiustamente
trattati».
oltre i 3200-3500 metri, dove posso-
no coltivare ripidi pendii, continua-
mente in lotta contro l'erosione, la
sterilità del suolo, le frequenti gelate
micidiali ai raccolti già di per sé ri-
dotti per il poco terreno a disposizio-
ne e per l'uso di sementi non scelte.
I "paramos" sono ogni giorno sfer-
zati da venti freddi e violenti, avvolti
per lunghe ore diurne e notturne da
nebbie tristi o immersi nelle piogge
monotone e insistenti.
chiarazioni solenni. Sono state esor-
tate ad accettare le "generosità" di
piccole insignificanti concessioni (del
tipo: «Tu mi chiedi un frutteto, io ti do
una mela»); sono· state trattate spes-
so con disprezzo dagli amministrato-
ri della cosa pubblica. In realtà, so-
stanzialmente nulla è cambiato.
Quest'anno si celebrano i 500 anni
della "scoperta dell'America". Ma
I 500 ANNI DI COLOMBO VISTI .che significato può avere per milioni
DAGLI INDIGENI. Le organizzazio- di aborigeni questa "celebrazione"
ni indigene, che da anni chiedono . della loro plurisecolare oppressione,
un po' di attenzione, si sono viste ri- se essa non stimola, con la riflessio-
colmate di parole: documenti e di- ne, anch,e una "conversione"?
28 - 1 LUGLIO 1992
PENSARE IN MODO NUOVO,
PER FARE GIUSTIZIA. L'America
Latina vive un tempo di grandi cam-
biamenti. Qui si abita come sopra
un vulcano in ebollizione sempre
pronto a entrare in fase di eruzione.
Solo la presenza cosciente e "cri-
stiana" della Chiesa, oggi in prima
linea sulla frontiera della giustizia e
della promozione umana; la sensibi-
lità dei gruppi politicamente ed eco-
Il Cristo con il poncho,
di Pérez Esquivel.
nomicamente potenti disposti a
"cambiare mentalità" (evangelica-
mente si direbbe, disposti a "con-
vertirsi"), e a fare giustizia; e la di-
sponibilità delle nazioni forti e dei
centri finanziari internazionali, po-
tranno fare il miracolo di realizzare
la trasformazione verso una più feli-
ce qualità della vita per tanti milioni
di persone - e non solo indigeni-,
senza attendere che la violenza
scoppi incontenibile.

3.9 Page 29

▲back to top
a cura di Eugenio Fizzotti
VITTORIO MESSORI individuare le implicanze forma-
Pensare la storia.
Una lettura cattolica
dell'avventura umana,
Milano, Edizioni Paoline, 1992,
pp. 690, lire 35.000
tive delle problematiche emer-
se. Ora è disponibile con questo
volume per tutti l'intero quadro
della situazione con le interpre-
tazioni di 20 specialisti , le opi-
nioni di numerosi personaggi
dello spettacolo, dell'arte, della
A partire dal maggio 1987, cultura, della politica.
Vittorio Messeri pubblica due (o
tre) volte alla settimana sul quo-
I tidiano cattolico Awenire com-
menti ad avvenimenti di caratte-
re storico, politico, sociale, reli-
. gioso. Lo stfle graffiante, apolo-
getico e, molte volte volutamen-
te, provocatorio ha reso talvolta
attesa la rubrica da parte dei let-
tori, anche se il tono perentorio
di certe affermazioni e la prete-
sa ad erigersi a difensore del•
l'ortodossia ha creato non po-
che perplessità. Ai lettori farà
comunque piacere sapere che
proprio 289 di quegli interventi
(talvolta solo frammenti brevi)
sono raccolti nel presente volu-
me che, spaziando su un'infini-
tà di argomenti, costituisce qua-
si una piccola enciclopedia di-
vulgativa della dottrina cattolica.
Merito indiscutibile della pre-
sente edizione è l'indice dei no-
mi di persona e quello dei luoghi
citati.
Si tratta quindi di un'opèra
preziosa che ogni italiano do-
vrebbe consultare, pur nella
consapevolezza che le statisti-
che hanno dei limiti e vanno let-
te e valutate con criterio e di-
screz ione .
di tipo fenomenico , cioè i mira-
coli fisici , in cui si può vedere
una conferma di Dio alle rivela-
zioni di Cristo. Di particolare in-
teresse sono le problematiche
scottanti da cui ogni singolo ca-
pitolo parte e che pongono sul
tappeto le angosce esistenziali
che attanagliano la vita quoti-
diana di ogni uomo e la cui solu-
zione va trovata solo sullo sfon-
do di Dio amore.
PIERO GHEDDO
Il Vangelo delle 7.19,
Bologna,
Editrice Missionaria Italiana,
•1991, pp. 181, lire 16.000
Nell'autunno 1991 padre Pie-
ro Gheddo ha tenuto, per la se-
conda volta, 80 brevi conversa-
zioni durante una seguita tra-
smissione radiofonica del matti-
no. Annunciando la buona noti-
zia del Vangelo, che dà gioia,
speranza, ottimismo, voglia di
vivere, egli ha fatto continuo ri-
ferimento a episodi di vita mis-
sionaria vissuti personalmente
in India, Cina, Angola, Messico,
Brasile, Ciad , Papua Nuova
Guinea, Argentina, Thailandia,
Bangladesh , Mozambico, Costa
Il volume è scritto con autenti-
co stile giornalistico, fresco e
immediato, dimostra che la no-
stra vita è Vangelo quando, nei
fatti lieti e in quelli tristi, siamo il-
luminati e sostenuti dalla fede .
JENNIFER REES
LARCOMBE
I deserti del silenzio,
Milano, Edizioni Paoline, 1992,
pp. 213, lire 16.000
Nel vortice caotico della vita
quotidiana, quando i problemi di
salute si sovrappongono a diffi-
coltà economiche, a relazioni di-
sturbate con gli altri, a disagi sul
lavoro, si avverte prepotente il
bisogno di «un pezzo di deser-
to», che consente di recuperare
l'interiorità e la carica necessa-
ria per andare avanti. In tali mo-
menti non disturberebbe la let-
tura delle testimonianze di
quanti hanno provato personal-
mente un senso di totale abban-
dono da parte di Dio, e cionono-
stante sono andati avanti con
caparbietà, con fiducia , con
speranza.
ISPES -
FAMIGLIA CRISTIANA - JESUS
Italia cattolica.
Fede e pratica religiosa
negli anni Novanta,
a cura di Giuseppe Brunetta e
Antonio Longo,
Firenze, Va/lecchi, 1991,
pp. 479, lire 50.000
mezzi di comunicazione
hanno ampiamente diffuso i ri-
sultati di una grande inchiesta
che, ideata dai periodici dei
Paolini Famiglia Cristiana e Je-
sus, è stata condotta dall'Istituto
di Studi Politici Economici e So-
ciali. I sociologi si sono soffer-
mati ad analizzare le variabili in-
teressate e hanno fatto previsio-
ni sul futuro della fede e della
pratica religiosa degli italiani.
Da parte loro gli psicologi e gli
educatori non hanno mancato di
-
I GIOVANNI MARTINETTI
Ragioni per credere oggi,
Leumann, Elle Di Ci, 1991,
pp. 359, lire 25.000
«La fede religiosa è una fes-
sura per sbirciare sul senso del-
la nostra vita e della nostra mor-
te, sulla via da seguire, sull'infi-
nito. Ma non è una fessura at-
tendibile se non è suffragata da
valide ragioni per credere che
Dio esiste, che si è rivelato, che
di Cristo ci si può fidare». Par-
tendo da questa affermazione
l'autore, ben noto per altri libri di
successo, passa in rassegna le
ragioni scientifiche, filosofiche,
sociologiche, etiche, esistenzia-
li , storiche per un !'}t\\O di fiducia
radicale in Dio. E nello stesso
tempo non trascura quei segni
d'Avorio, Giappone, Corea e via
dicendo, offrendo esempi di ge-
nerosità, testimonianze di cari-
tà, modelli di vita da imitare an-
che nel proprio ambiente quoti-
diano.
I DESERTI
DEL SILENZIO
TESTIMONIAHZI ERIFUSSIOHI
PERIMOMIHTI 01 CRISI SPIRITIJAII
Il presente volume ripercorre
appunto una vasta gamma di si-
tuazioni di crisi spirituale e co-
stituisce un prezioso vademe-
cum per scoprire che proprio
nel deserto e nell'aridità interio-
re può rendersi presente la voce
del Signore.
1 LUGLIO 1992 - 29

3.10 Page 30

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SALESIANI IN AMERICA LATINA
TRA I MIXES
DITOTONTEPEC
di Umberto De Vanna
Accanto al titolo, l'inconfondibile barba di don Sobrero.
Qui celebra la Messa per i suoi ragazzini.
1 1 catechisti e gli adulti
collaborano attivamente al lavoro
del missionario.
La prelatura di Oaxaca
nella zona sud
del Messico. Il lavoro
dei missionari' per
la promozione dei
giovani indigeni.
L a prelatura dei niixes si trova a
sud, nella regione povera del
Messico. Il territorio da 30 anni è
affidato ai salesiani. Qui vivono
una quindicina dei circa 60 gruppi
di indigeni messicani. È una zona di
montagna, la parte alta del Mes-
sico. La sede vescovile è a 2.200
30 - 1 LUGLIO 1992
metri. Vescovo della prelatura è il
salesiano mons. Braulio Sanche:.1:
Fuentes.
Lungo la strada
che conduce al nord
Don Giuseppe Sobrero negli anni
'70 si era conquistata in Italia una
notevole fama come liturgista. Lau-
reato all'Università Salesiana di Ro-
ma, autore e curatore di varie pub-
blicazioni, nel 1980, dando un ta-
glio netto a tutto, è andato a vivere
tra i mixes di Totontepec, coronan-
do in questo modo il suo antico de-
siderio di essere missionario.
Totontepec è stata evangelizzata
nel 1572 dai domenicani. Da allora
la fede cristiana penetrò nella vita e
nella cultura degliindigeni. La chie-
sa più antica della regione risale ap-
punto a 400 anni fa. Anche oggi il
cristianesimo è la religione più dif-
fusa e tradizionale, nonostante l'at-
tacco aggressivo delle sette. Una re-
ligiosità che ha comunque bisogno
di purificazione. Sulle montagne si
fanno ancora sacrifici di animali.
«I salesiani hanno aperto le loro
opere lungo la strada che attraversa
tutto il territorio verso l'istmo, e sa-
le al nord-est giungendo fino a Vera
Cruz, lungo un'asse di 160 chilome-
tri», dice don Sobrero. «Siamo pre-
senti a Ayutla, Matagallinas, Tlahi-

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

▲back to top
----------BS-
toltepec, Totontepec, Arenai, Rio
Manso.
«La gente qui è povera, ma se un
tempo si accontentava di mais e fa-
gioli, ora non più. Il consumismo
ha fatto scuola e ha accresciuto i de-
sideri. È arrivata l'energia elettrica,
sono arrivate la TV e la radio. La
gente però vive esclusivamente del
lavoro personale, in particolare dal-
la vendita del caffè. Sul raccolto del
caffè si gioca tutto il guadagno di
un anno» .
Il lavoro salesiano è nella linea
della coscientizzazione e a lungo an-
dare può diventare socialmente ri-
voluzionario. Nella misura in cui al-
la distanza la gente prenderà co-
scienza delle cause della sua povertà
e della necessità di unire le loro for-
ze in attività di tipo cooperativo per
procedere insieme.
L'organizzazione ·pastorale
Nella prelatura ci sono una venti-
na di salesiani e altrettante Fig'lie di
Maria Ausiliatrice. Vi sono poi tre
preti diocesani e dieci diaconi per-
manenti. I diaconi.sono responsabi-
li di gruppi di comunità e oltre a
svolgere un prezioso compito di
coordinamento, fanno i matrimoni
e battezzano. In ogni comunità so-
no presenti i catechisti, che ogni do-
menica organizzano la celebrazione
della Parola di Dio e dove si può
danno la Comunione. Sono essi i
veri animatori della carità e della vi-
ta comunitaria. Sono circa 800 per
una popolazione di 160.000 abitan-
ti. Da questa attività non guadagna-
no nulla e non vengono pagati. Per
loro ogni due mesi si organizza un
ritiro spirituale e ogni anno una set-
timana residenziale per un corso di
aggiornamento.
Mons. Sanchez Fuentes ha dato
un grande impulso alla catechesi.
Ha cominciato col valorizzare quelli
che un tempo erano i rezadores, cioè
quelli che per tradizione conosceva-
no le preghiere a memoria e le reci-
tavano ai matrimoni e funerali. Ha
trasformato questi rezadores in veri
e propri animatori e celebranti della
Parola di Dio. E ha messo in movi-
mento nuovi strumenti per la cate-
chesi e la preghiera. Ha voluto so-
prattutto un catechismo legato alla
cultura e alla sensibilità della sua
gente. Ha come titolo " Ustedes sera
my pueblo" e contiene 66 temi ·di
catechesi di taglio specifico, con lo
schema classico latino-americano:
vedere, giudicare, agire.
Scuole e laboratori
per i più giovani
I salesiani hanno aperto molti
oratori e centinaia di scuole parroc-
chiali, con classi anche di 60 allievi.
Il programma statale prevede una
lezione giornaliera di 20 minuti alla
TV per cinque giorni alla settimana.
Ovunque si trovano campi di ba-
sket, che è lo sport più amato e pra-
ticato dai giovani. Un bell'oratorio
si trova a Totontepec, mentre a Ma-
tagallinas vi è una scuola media con
200 allievi interni. Naturalmente
l'intera gestione delle scuole è a ca-
rico delle parrocchie, ma i padri di
famiglia contribuiscono con una
giornata di lavoro al mese nei campi
di mais della scuola.
«A Totontepec i salesiani svolgo-
no un importante lavoro sociale»,
dice don Sobrero . «Si inventa di
tutto pur di aiutare i giovani a tro-
vare lavoro sul posto e non costrin-
gerli a tentare rischiose avventure
nelle grandi città. Nel 1985 abbiamo
aperto un laboratorio di cucito per
40 ragazze. Esse oggi lavorano pra-
ticamente a livello industriale. Si
tratta di una vera e propria coope-
rativa: le giovani operaie sono rego-
larmente tetribuite e il loro lavoro è
molto apprezzato. Il futuro profes-
sionale delle ragazze è garantito dal-
1'apprendimento del mestiere, ma
anche dall'assegnazione della mac-
china da cucire personale, grazie al-
l'intervento di organizzazioni uma-
nitarie tedesche».
Il laboratorio fa parte dell'Unio-
ne agricola industriale per la donna
campesina. Un programma di svi-
luppo che prevede attività di tipo
cooperativo all'interno della legge
agraria.
Una quindicina di giovani sono
impegnati in un laboratorio· di fale-
gnameria: producono armadi, se-
die, tavoli. Esistono altre cooperati-
ve tra campesini sostenute sempre
dalle parrocchie.
Quale futuro
Il territorio della procura, come
dicevamo, è tra i più abbandonati e
poveri del Messico. Mancano i ser-
vizi più essenziali. La popolazione
vive spesso in capanne poverissime
senza luce, senza acqua per bere,
per lavarsi. Uno degli impegni at-
tuali è quello di intubare l'acqua per
farla arrivare in tutte le case.
C'è un'unica strada e l'autobus la
percorre in sette-otto ore, alla me-
dia di venti chilometri all'ora. Per
1 LUGLIO 1992- 31

4.2 Page 32

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Il Bollettino Salesiano esce dalla ti-
pografia dieci giorni prima del nuovo
mese e viene spedito con sollecitudi-
ne. Sappiamo purtroppo di notevoli ri-
tardi e di copie che vanno smarrite.
Ogni mese le poste ci restituiscono
alcune centinaia di copie che non so-
no state recapitate ai destinatari.
Questo causa a volte l'interruzione
dell'abbonamento, nonostante la no-
stra buona volontà.
Se qualcuno si vedesse interrom-
pere l'arrivo della rivista per due nu-
meri consecutivi, sarà sufficiente che
ce lo faccia sapere e rimetteremo im-
mediatamente in corso l'abbona-
mento.
Chi fosse a conoscenza di copie
che vanno smarrite o che non sono
desiderate; di doppioni; di lettori che
hanno cambiato indirizzo o che sono
deceduti, ci aiuti a risparmiare e ce lo
faccia sapere. Ci rimandi per favore
l'etichetta accompagnata dalla ne-
cessaria segnalazione.
Il Bollettino Salesiano viene invia-
to gratuitamente a chi ne fa ri-
chiesta. Dal 1877 è un dono di
Don Bosco a chi segue con sim-
patia il lavoro salesiano tra i gio-
vani. Diffondetelo tra i parentf e
gli amici. Comunicate subito il
cambio di indirizzo (mandando
sempre la vecchia etichetta).
Scrivete a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA
32 · 1 LUGLIO 1992
Villaggi destinati a scomparire, se non si ridà vita alla popolazione.
raggiungerla da alcuni paesi ci si de-
ve spostare a piedi o sul mulo con
un cammino anche di tre-cinque
ore. L'unica linea elettrica affianca
questa strada, e va incontro a fre~
quenti interruzioni.
«Quanto alla salute», continua
don Sobrero, «ci sono specie di cli-
niche da campo che sono gestite
dall'Istituto della sicurezza sociale
governati:vo. Il medico e l'infermie-
ra in generale si occupano soprat-
tutto del controllo delle nascite. Del
resto gli aiuti internazionali che
giungono in Messico sono condizio-
nati più o meno tacitamente a un
programma di riduzione della nata-
lità. Il governo fa la pubblicità alla
famiglia piccola. "Familia chiquita
vive mejor", ripete la televisione.
Nei nostri centri missionari abbia-
mo dei modesti dispensari per lo più
gestiti dalle suore».
I giovani non si mostrano sensibi-
li alla pratica religiosa, e stanno at-
traversando una vera crisi di trapas-
so culturale. Stanno perdendo gli
ideali dei loro padri, senza avere
nulla da sostituirli. Quasi tutti fre-
quentano la scuola elementare.
Moltissimi però abbandonano e,
come dicevamo, c'è chi cerca fortu-
na a Città del Messico o a Vera
Cruz. È il richiamo della grande cit-
tà. Il consumismo farà il resto. In
città i ragazzi si rendono disponibili
per qualsiasi lavoro che renda qual-
cosa. Le ragazze vanno a servizio
nelle case dei ricchi e non vogliono
più tornare al loro paese.
Don Sobrero: «Questi paesi fra
vent'anni non esisteranno più e si
spopoleranno, se non ci saranno
programmi intelligenti per ridare vi-
ta alle popolazioni. Occorre ùn'a-
gricoltura intensiva e intelligente.
Bisogna creare l'industria di tra-
sformazione e la possibilità di com-
merciare.
«Ci siamo messi al fianco di que-
sto popolo cercando di favorire il
loro sviluppo sociale e di evangeliz-
zarli. Essi hanno una grande tradi-
zione cristiana, amano molto le fe-
ste e conservano splendide tradizio-
ni musicali. È gente inoltre che ha
una grande capacità di servizio e
uno spiccato senso democratico.
Tutto questo fa sperare di potercela
fare , al di là di ogni apparenza con-
traria».
Umberto De Vanna
José Sobrero
Cr.isto Buen Pastor, Ap. Post. 156
45500 Tlaquepaque, lai. Messico

4.3 Page 33

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di Jean-François Meurs
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Questa mattina in classe il profes-
sore ci ha fatto vedere un reportage
sui Paesi Baltici. Ha piazzato il video
e noi ci siamo sistemati comoda-
mente davanti. Il reportage faceva
vedere le aspirazioni di questi paesi.
Si aveva l'impressione che quella
massa di gente, ciò che più ci invi-
dia, è che siamo dei grandi consu-
matori, come se il fatto di essere li-
beri e democratici passi in secondo
piano. Tutto d'un colpo il professore
ha spento il video e ci ha detto che
prima di continuare a riflettere sulle
aspirazioni degli altri, avremmo fatto
meglio a guardare ai nostri compor-
tamenti. E fatto così il nostro prof.:
ogni tanto salta fuori con dei gesti un
po' profetici. Ci siamo guardati e ab-
biamo cercato di capire ciò che vole-
va dire. Guardando il filmato la mag-
gior parte di noi aveva tirato fuori
chewing-gum, golia, merendine e
anche delle patatine e scatolette di
Coca. Eravamo interamente occupa-
ti: con gli occhi, con le orecchie e
con la bocca. È questo la TV: si man-
da giù... e ci lasciamo "fagocitare"
(ricordo perfettamente, ha detto pro-
prio così). «Solo a guardarvi», ha det-
to con un mezzo sorriso, «si capisce
come state davanti alla TV».
PIN 'S, GRIFFE
E HAMBURGER
Quando i giovani si sprofondano
a guardare la TV ne diventano
consumatori passivi. Del resto og-
gi il consumismo ha infinite mani-
festazioni ed è accolto senza pro-
blemi come normale costume di
vita. L'adulto che riesce però a
entrare in dialogo con i giovani,
può aiutarli a diventare critici e a
prendere coscienza delle piccole
schiavitù di cui la nostra quotidia-·
nità si alimenta.
PASSIVI. Ne abbiamo discusso,
ed è vero che quasi tutti davanti alla
TV ci lasciamo sprofondare passiva-
mente in poltrona, e abbiamo sem-
pre qualcosà da mangiucchiare. I
piedi poi cercano istintivamente una
posizione sul tavolo della sala. Nella
classe è la stessa cosa, ci sono di
quelli che posano i loro piedi sulla
sedia davanti o anche sulla spallie-
ra. I piedi sono così più in alto della
testa ed è come dire: non pensare
più, oppure: pensa con i piedi!
Poi si son dette le solite cose sulla
tele: che è un frullato di tutto, un frit-
to misto di cultura, che non esprime
mai opinioni nette, che è pappa per
i neonati, unitormizzazione, ecc. Ma
si sa che al giorno d'oggi è difficile
avere delle idee personali.
ALLA MODA. Siamo poi passati a
parlare delle pin's, delle griffe, dei
gadgets, perché Sandro ne aveva un
bel po' sul giubbotto. Lui è pieno di
soldi , ma è stupido come la pubblici-
tà per il bucato; sta sicuro, invente-
rebbe il forno per i ghiaccioli. Ma è
soprattutto Marcello, che gioca an-
cora a fare il punk, che non vuole
che si scherzi con i suoi distintivi.
Porta scritto: "No future". Si sa che
ormai punk è fuori moda, ma Mar-
cello sembra convinto. Stefano e
Agnese hanno una sola pin's: "Afri-
ca is beatiful" perché vogliono aiu-
tare l'Africa. Ma la maggior parte
non sa bene perché si vada alla ri-
cerca di questi gingilli : sono colorati
e piacciono, tutti li portano e li colle-
zionano. Ma poi non hanno nulla da
dire sulla società, salvo che bisogna
saperne approfittare al massimo.
Perché mai del resto ci si dovrebbe
comportare in altro modo, ecc. Era-
vamo comunque abbastanza divisi.
HAMBURGHERMANIA. A mez-
zogiorno, abbiamo preso in giro
quelli che vanno abitualmente al
Mac Donald. Loro lo sanno che il lo-
cale non è "in", ma dicono che è
molto pratico, e poi possono permet-
tersi di inghiottire come dei vampiri
degli hamburgher giganti pieni di
ketchup. Con della Coca Cola ben
zuccherata poi, è il massimo! Stefa-
no e Gianni sono completamente in-
tossicati dal fast-food.
Dopo il pranzo Gianni ha fatto un
enorme rutto, e gli abbiamo consi-
gliato un big-alka-seltzer-burger. E
dato che dovevamo scegliere un li-
bro di letteratura, gli ho consìgliato
di vedere se esisteva "le confessioni
di un hamburgeromane pentito".
1 LUGLIO 1992 - 33

4.4 Page 34

▲back to top
SUDAN
E mesto De Gaspari frequentava
da ragazzo l'oratorio di via
Copernico a Milano. Erano gli anni
difficili del dopoguerra e terminate
le scuole tecniche statali cominciò
subito a lavorare per dare una mano
in famiglia. A 16 anni gli venne l'i-
dea di andare in missione. In quegli
anni all'oratorio si respirava un bel
clima sereno e impegnato e questo
produceva i suoi frutti. A dire il vero
era il fratello che sembrava volersi
far prete, ma poi divenne dirigente
dell'Azione Cattolica e la vocazione
passò per così dire a Ernesto.
Dopo un breve periodo di studio
Ernesto partì per l'Australia con al-
tri due compagni . L'Australia era già
qualcosa e la valigia e il cuore erano
quelli del missionario, ma non era
l'Australia quello che cercava.
Fece il noviziato e divenne salesia-
no. Da prete cominciò come tanti a
fare scuola, ma il suo pensiero fissò
era la missione, quella vera. Quando
al termine degli anni '70 fu lanciato
tra i salesiani il «Progetto Africa»,
fu uno dei primi a partire.
DALL'ORATORIO
CON TANTA
VOGLIA
DI MISSIONE
di Mario Marchioli
La vocazione missionaria
di don Ernesto De Gaspari, che ha scelto di vivere
in uno dei paesi più poveri dell'Africa.
Destinazione Sudan
È difficile entrare in Sudan e un
manipolo di salesiani approfittò di
un breve periodo di pace per rag-
giungere Juba. Ernesto vi arrivò in-
sieme a una decina di salesiani in-
diani. Alcuni di loro partirono pre-
sto per la Tanzania, altri per il Ke-
nya; quattro rimasero nel Sudan.
La guerriglia però si fece presto viva
anche tra di loro; fu sequestrato un
salesiano e lo costrinsero a una mar-
cia forzata fino in Etiopia.
«Il vescovo di Wau mi chiese al-
lora di aprire una scuola», ricorda
don Ernesto. «A Juba avevamo già
avviato la tipografia e la catechesi
nelle scuole secondarie» . Il rapi-
mento del salesiano costrinse i sale-
siani a riconsiderare la loro presen-
za nel Sudan. Don Ernesto rimase a
Juba. Gli altri confratelli andarono
invece a fondare una nuova comu-
nità a Khartum, nel nord. Li oggi vi
34 · 1 LUGLIO 1992

4.5 Page 35

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----------BS-
stessa zona vi sono anche un sacer-
dote gesuita e quattro comboniani.
Tra loro sette viene gestita la pasto-
rale, specie alla domenica, per assi-
curare l'Eucaristia ai fedeli sparsi su
quel vasto territorio. Vi sono anche
quattro Figlie di Maria Ausiliatrice.
«Svolgono il loro lavoro con grande
generosità, senza risparmiarsi», as-
sicura don Ernesto. «Mandano
avanti un asilo con più di 300 ragaz-
zi, una scuola elementare di 250 al-
lievi, una clinica, la catechesi in par-
rocchia, e l'oratorio».
Wau. Gente del Sudan, povera e
serena. Sotto, . l'accoglienza
festosa per l'arrivo del vescovo.
è un'affollatissima scuola elementa-
re, oltre alla parrocchia, una tipo-
grafia e una libreria al servizio so-
prattutto della Chiesa locale. Ulti-
mamente è stato aperto anche un
centro di formazione professionale
per saldatori e motomeccanici, e fra
poco ci saranno anche i meccanici.
Il vescovo gli affidò la parrocchia
di Wau. «Avevo cominciato col so-
stituire un missionario e poi mi
chiesero di fare il parroco», dice
don Ernesto. «Capita spesso così.
Ma la nostra presenza è ogni giqrno
più richiesta ovunque» . Wau, capi-
tale del Bahr al Ghazal, è una città
oggi di poche migliaia di abitanti,
infestata dai militari. Prima della
guerra contava più di 80.000 abitan-
ti. Solo una metà, forse, è cattolica.
Oggi don Ernesto è affiancato dal
salesiano polacco don Ryszard
Sajdak.
L'attività più impegnativa è la ca-
techesi a tutti i livelli, e la scuola. La
scuola media ha 150 allievi e fortu-
natamente può contare su un buon
gruppo di insegnanti laici. Nella
Un paese immenso,
diviso e in miseria
Il Sudan è il paese più vasto del
continente africano con i suoi oltre
due milioni e mezzo di chilometri
quadrati. La popolazione è soltanto
di 25 milioni di abitanti. Anche nel
Sudan c'è una profonda divisione
tra nord e sud. La divisione affonda
le sue radici nella lontana storia del
paese e si traduce oggi in distanze
culturali, politiche e religiose aggra-
vate dalla guerriglia. Al nord ci so-
no gli africani arabi, musulmani e
di razza bianca. È qui, al nord, nel-
la capitale Khartum, che risiede il
governo, con le varie sedi ammini-
strative e alcune grandi industrie.
Nel sud invece ci sono gli africani
neri, appartenenti a varie tribù. Se
ne contano più o meno 570 gruppi,
con le loro credenze animiste e una
radicata povertà dalle mille forme.
C'è comunque un'enorme spro-
porzione, specie nel sud, tra le risor-
se naturali del paese e il sottosvilup-
po vissuto dalla popolazione. Il Su-
dan ha infatti miniere, petrolio, ab-
bondanza di acqua e, quindi, possi-
bilità dell'agricoltura. In realtà la
popolazione riesce a sopravvivere
soltanto grazie agli aiuti provenienti
dall'estero. Certo, nei villaggi, là
dove non c'è la guerriglia, la gente
riesce in un modo o nell'altro a col-
tivare qualcosa, ma è nelle città che
il governo fa confluire i pochi aiuti.
C'è poi una grande mobilità so-
ciale: la gente fugge a. causa della
guerriglia, o alla ricerca di un lavo-
ro e di mezzi di sussistenza. Ad ag-
gravare la situazione vi sono oltre
400.000 rifugiati provenienti dai
paesi confinanti come il Ciad, l'Eri-
trea, l'Etiopia e l'Uganda.
1 LUGLIO 1992 - 35

4.6 Page 36

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R cammino della democrazia
e del benessere
«La situazione politica nel Sudan
è un vero problema!», dice don De
Gaspari. «I governi si susseguono
uno dietro l'altro. Al nostro arrivo
nel Sudan al potere c'era Nimeyri.
Vi rimase per, sei-sette anni. Messo
su da quelli del sud, prometteva lo-
ro la ricostruzione, la libertà e una
certa autonomia amministrativa.
Ma non mantenne le promesse. Poi
vi furono· colpi di stato uno dietro
l'altro, mandati avanti dai militari o
sostenuti dai pochi che detengono le
chiavi dell'economia. Oggi il gover-
no è islamico fondamentalista, an-
che se si parla di Repubblica Demo-
cratica Sudanese. È difficile per un
musulmano separare politica e reli-
gione. C'è un solo partito, quello
del presidente, il generale Omar Ba-
shir, e la sua Guardia Nazionale».
È quasi superfluo dire che l'istru-
zione è scarsa, e che nel sud tocca il
punto zero, soprattutto a causa del-
la guerra civile che rende tutto prov-
visorio. Esistono la scuola statale
elementare e secondaria, ma è come
se non ci fossero. I ragazzi però vo-
gliono imparare, anche se questo
chiede loro dei sacrifici e devono
IL SUDAN
È il più vasto paese africano ed è
diviso in tre regioni naturali: i de-
serti desolati della Libia e del Sa-
hara al nord, le pianure del centro
e le selve tropicali al sud.
Lungo le rive del Nilo si agglome-
ra la maggior parte della popola-
zione e vi coltiva il cotone. Qui vi
è la capitale Kàrthum, che ha cir..
ca 600.000 abitanti. Porto Su-
dan, sul Mar Rosso, concentra
tutto il traffico commerciale con
l'estero.
·
La popolazione. La composizio-
ne etnica del popolo sudanese
comprende 570 gruppi, compresi
quelli di penetrazione ~ araba.
Questi si localizzano soprattutto
al centro-nord, si sono mescol;iti
ai nubii e formano quasi la metà
della popolazione. Fra i gruppi et-
magari portarsi la sedia sulla testa
per assicurarsi un posto a sedere.
Quelli del nord hanno un livello
scolastico più alto e sono facilitati
sia per gli studi superiori che per la
vita professionale. Nel complesso
solo il 50 per cento dei ragazzi va a
Sudan. Distribuzione di soccorsi alimentari.
36 · 1 LUGLIO 1992
nici neri più importanti ci sono i
nilotici, i nilo-camitici e alcuni
gruppi di influenza bantu. Sono
predominanti nel sud, con
400.000 rifugiati dalle nazioni vi-
cine.
Religione. L'Islam è la religione
ufficiale ed è predominante tra gli
arabi e i nubii, a maggioranza
sunnita. I culti tradizionali africani
sono diffusi al sud. Vi sono comu-
nità cristiane nelle due regioni.
Lingue. La lingua araba è quella
ufficiale e la più diffusa. I vari
gruppi etnici usano le proprie lin-
gue che si awicinano al centi-
naio.
Governo. Da giugno dell'89 il po-
tere è in mano al Consiglio della
rivoluzione per la salvezza nazio-
nale, il cui presidente è il genera-
le Omar Bashir, attuale capo del-
lo stato e del governo.
scuola. Ma di essi il 39 per cento si
perde negli anni delle elementari, e
solo il due per cento giungerà all'u-
niversità.
Dice don Ernesto: «Ciò che ci fa
più soffrire è però la mancanza di
comunicazione. È ormai dal 1983
che bus, treni e aerei non funziona-
no più. Una volta usciti dalla capi-
tale ci si ritrova subito isolati, specie
quando si è lontani, come noi che
viviamo a 2.000 chilometri da
Khartum.
«La corrispondenza si ferma tut-
ta nella capitale. Ci capita anche di
dover aspettare ,quattro o cinque
mesi, di andare magari a vedere sul
posto e rimanere bloccati per giorni
o settimane per poi ritornare carichi
di posta per noi e per la popolazio-
ne. Una jeep ci sarebbe molto utile
per gli spostamenti. Il problema co-
munque sarebbe come farla entrare.
Il governo blocca tutto e le macchi-
ne sono considerate oggetto di lus-
so, come i pannelli solari. L'energia
è scarsa e l'illuminazione limitata. Il
petrolio serve a fare la guerra e il
poco che riusciamo a procurarci lo
riserviamo per i casi eccezionali. E
così, in attesa di tempi migliori,
concludiamo la giornata con il lan-
ternino a kerosene.
Mario Marchioli

4.7 Page 37

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----------BS-
STORIA SALESIANA
GREGORIO
TATEISHI,
IL SOLDATINO
GIAPPONESE
di Teresio Bosco
Gregorio Tateishi (ritratto ottenuto da un'antica foto,
grazie alla buona tecnica giapponese).
Nel primo cortile aperto
dai salesiani in Giappone
c'era un ragazzino di
otto anni, Gregorio, che
sarebbe diventato il
primo salesiano laico
giapponese. Lo travolse
la guerra mondiale
quando aveva solo
25 anni.
N el 1926 arrivarono in Giappo-
ne don Vincenzo Cimatti e i
primi nove missionari salesiani. A
Miyazachi era pronta una casetta
per loro. Cominciarono come Don
Bosco: oratorio, musica e allegria.
L'orto e il bellissimo giardino giap-
ponese furono trasformati in cortile,
e i ragazzi vennero a fare le prime
corse e le prime risate.
Tra quei primi ragazzini ce n'era
uno di otto anni, gracile, che sorri-
deva ma non correva mai. Don Ci-
matti riuscì con cenni e sorrisi (la
lingua gapponese non riuscì a impa-
rarla mai!) a scoprire la causa della
immobilità: il fanciullo aveva una
piaga a un piede. I medici non riu-
scivano a curarla, anzi dicevano che
minacciava di andare in cancrena.
Il ragazzetto si chiamava Grego-
rio Tateishi Konokichi. Era nato
nell'isola di Kuroshima, presso Na-
gasaki, da un'antica famiglia cdstia-
na. Suo papà era morto, e la mam-
ma che si chiamava Abe Maria, era
venuta ad abitare presso i suoi pa-
renti, a Miyazachi.
Don Cimatti riuscì a trovare uno
specialista che visitò Gregorio, e
giudicò urgente l'operazione al pie-
de. La mamma mise il suo bambino
nelle mani della Madonna, e gli rac-
comandò di avere coraggio. L'opera-
zione andò benissimo, e pochi mesi
dopo, nel cortile, Gregorio poté cor-
rere anche lui in allegria.
Un anno dopo Gregorio faceva
parte del piccolo clero, ed era entra-
to nella Compagnia dell'Immacola-
ta. A 13 anni, con il consenso della
mamma, chiese di ''provare la vita
1 LUGLIO 1992 - 37

4.8 Page 38

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--------------------------------
salesiana' '. Don Cimatti lo mandò
a Nakatsu, tra i primissimi aspiran-
ti, e scriverà in seguito: «Gregorio
Dai campi militari dove compiva
il suo addestramento , giunsero a
don Cimatti e agli altri salesiani le
'
tentò la via del sacerdozio, ma poi si
lettere di Gregorio . Leggerle è come
accontentò di abilitarsi negli uffici
lasciare scorrere davanti agli occhi
domestici di cucina, di cucito, di
la storia di un'anima serena e limpi-
campagna. Iniziò il suo noviziato a
da, spaurita dall'immenso ciclone
Tokyo nel dicembre 1935, a 17 an-
che la inghiottiva giorno dopo gior-
ni, e fece i suoi primi santi Voti il 10
no. Stralcio ampi brani:
aprile 1937. È difficile esprimere la
« Il vostro soldatino sta bene e
gioia di Gregorio in quel giorno » .
compie il suo dovere nella vita di ca-
È difficile esprimere anche quella
serma. Oggi è domenica, e benché
di don Cimatti: Gregorio era uno
lontano, unito a voi nello spirito ho
dei primi salesiani giapponesi.
ascoltato anch'io la santa Messa.
Due giorni fa abbiamo fatto una
Giacchette rotte
marcia fino a un posto lontano 30
chilometri. Quando siamo tornati,
e sandali sfondati
non ne potevo più. La nostra conti-
Don Francesco Rossi, arrivato
giovanissimo dall'Italia, fu suo
compagno di noviziato, e ha lascia-
to una colorita testimonianza su di
lui : «Inesperti di usi e costumi giap-
ponesi, noi italiani finivamo per
comportarci da grossolani, di fare
cose di cattivo gusto per i giappone-
si . Il Maestro ci richiamava energi-
camente. Gregorio non si dimostrò
mai offeso: le sue sonore risate sa-
pevano comprenderci, e molte volte
aiutarci. ..
Durante il soggiorno estivo a No-
naka, lo ebbi gradito compagno
nelle brevi passeggiate che il suo
mestiere di cuoco gli permetteva.
Vidi allora come aveva capito il si-
stema preventivo di Don Bosco, in
un ambiente così lontano da quello
in cui aveva operato il nostro Fon-
datore. Se incontrava un ragazzino,
anche il più moccioso, lo salutava
con gentilezza. Sovente il ragazzo si
fermava, e confuso guardava quel
giovane signore che l'aveva saluta-
to. Gregorio allora si faceva dire il
nome, ne indovinava l'anno di
scuola, e si faceva promettere che
sarebbe venuto a trovarci nella no-
stra residenza. E venivano davvero.
Ho visto poveri bimbetti seduti sul
piccolo ballatoio, fissare estatici
Gregorio che, seduto accanto a lo-
ro, era intento a cucire la loro giac-
Don Vincenzo Cimatti,
accompagnò come un
padre Gregorio Tateishi.
na hito, un perfetto gentiluomo. In
cucina, come aiutanti, ebbe due ra-
gazzi pagani. Gregorio fu per loro
amico e fratello. Un giorno gli do-
mandarono che cos'era il Cristiane-
simo, e lui li aiutò a studiare il cate-
chismo . Quando ricevettero il Bat-
tesimo e fecero la prima Comunio-
ne, Gregorio aveva indossato da
due mesi la divisa militare».
La terribile guerra
del Pacifico
Il 7 dicembre 1941 il Giappone
era entrato nella seconda guerra
mondiale. 183 bombardieri avevano
colpito la base americana di Pearl
Harbour, e contemporaneamente
truppe giapponesi erano sbarcate a
Singapore e avevano iniziato l'occu-
pazione della Malesia. USA e In-
ghilterra dichiararono guerra al
Giappone. A Odawa venne recapi-
tata a Gregorio Tateishi la lettera di
nua occupazione sono le esercita-
zioni . Pregate sempre per il soldati-
no di Don Bosco, Gregorio Ta-
teishi » .
«... Sono stato per sette giorni al-
le manovre in montagna. Di sera
ognuno si cuoceva il suo riso, e di
notte si dormiva sull'erba. Per il ri-
torno ci si mise in cammino alle un-
dici di sera. Quel giorno pioveva, ed
essendo in montagna, per l'oscurità
non si vedeva né strade né niente. E
molti cadevano pesantemente nelle
pozzanghere, e si fecero anche ferite
gravi. Quando siamo arrivati, non
stavamo più in piedi . Il 15, domeni-
ca, ci fu permesso di uscire, la pri-
ma volta in due mesi. Io andai subi-
to alla casa salesiana, alla parroc-
chia. A dire il vero, il permesso di
andare alla missione non c'era: tutti
dovevamo andare al cinema. Non
potendo fare altrimenti. ci andai an-
ch'io. Poi, quando tutti furono en-
trati, sono uscito di nascosto, e così
ho potuto andare alla parrocchia.
Vi rimasi tre ore. Entrato in chiesa,
piansi dirottamente. E feci un bel
bucato della mia anima.
Non so chiaro quando si vada al
fronte . Nella vita militare in un mi-
nuto cambia tutto ... come è diffe-
rente il sistema militare da quello di
Don Bosco! ... Preghi per il suo po-
vero soldatino».
chetta, attaccare i bottoni che man- richiamo urgente alle armi. I con-
cavano, riparare i poveri sandali
che portavano. La sua bontà lascia-
fratelli e i ragazzi lo accompagnaro-
no alla stazione, e prima che salisse
Natale al fronte
va il segno . Il verduriere di Odawa, sul treno gli consegnarono una L'ordine di partire per la zona di
· un onesto pagano, un giorno mi do- grande bandiera nazionale su cui guerra della Cina giunse subito do-
mandò notizie su di lui. Desiderava ognuno aveva scritto un saluto, un po. Il treno militare doveva passare
·rivederlo, perché era un shinsetusu- augurio,. un pensiero.
per Miyazachi, e don Cimatti ricor-
38 · 1 LUGLIO 1992

4.9 Page 39

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dava: «Andai con i confratelli a sa-
lutarlo alla stazione. Non essendo
permesso scendere si fermò sul pre-
dellino del carrozzone. Gli dissi che
gli davo la benedizione, ed egli si
mise sull'attenti e fece il segno di
croce». Quando il treno partì, Gre-
gorio e don Cimatti piangevano en-
trambi.
In Cina i giapponesi avevano
conquistato vaste zone della costa.
Per mesi nessuno ebbe notizie di
Gregorio. Finalmente giunse da
Shanghai una suà lunga e accorata
lettera: «Indimenticabile signor Di-
rettore, obbedisco alla volontà del
Signore che ha stabilito di volermi
soldato in Cina. Il Natale l'ho pas-
sato in alta montagna, di fronte al
nemico, tra il continuo fragore di
bombe e pallottole. Ho sentito mol-
ta nostalgia pensando a tutti voi di
Tokyo . Ho festeggiato il Natale
pensando a Betlemme e al giorno in
cui il Signore è nato per noi. Anche
il Capodanno l'ho passato in batta-
glia. Anche la festa di Pasqua l'ho
passata al fronte, lontano da voi ma
unito di cuore. Sentivo risuonare al-
1' orecchio le vostre lodi a Dio e il
canto dell'Alleluia. Sono già passati
quattro mesi dalla mia venuta in Ci-
na, e ancora non ho potuto ascolta-
re la santa Messa neppure una vol-
ta. Però tutto per il Signore. Buona
volontà, pace in terra... Canterò
l'Alleluia assieme al mio Angelo cu-
stode... la prego di inviarmi il gior-
nale cattolico, un calendario, il Bol-
lettino Salesiano, qualcosa insom-
ma che mi serva da lettura spiritua-
le. Io prego per lei, anche lei preghi
per il povero soldatino di Don Bo-
sco. Arrivederci. Gregorio».
La salute crolla
In quel tempo, in Giappone, tut-
to ciò che era straniero era sospetto.
Gregorio Tateishi era guardato con
diffidenza perché scriveva a degli
stranieri. Poiché nelle sue lettere al-
ternava caratteri giapponesi a qual-
che parola italiana, gli fu energica-
mente comandato di scrivere solo in
giapponese. Le sue lettere si fecero
più rare, più accorate, quasi tristi:
«... Ah, la battaglia era terribile!
Quante volte ho pensato che sarei
morto. La forza più grande che ho
L'oratorio, la musica e l'allegria
conquistarono il cuore del
giovane Gregorio.
sentito in quei momenti è stata la
preghiera».
Una lettera dal fronte spedita alla
fine del 1942 fece capire che la salu-
te di Gregorio era crollata: «Ho
preso la malaria, così frequente in
Cina. La febbre è salita fino a 42
gradi e due linee».
5 marzo 1943. Arriva un messag-
gio dall'ospedale militare di Kuma-
moto. Gregorio Tateishi è gravissi-
mo . Direttore della casa salesiana di
Miyazachi, in quel momento, è don
Braggion. Appena informato, fa
tutte le pratiche necessarie e ottiene
il permesso di fargli visita. Come
"straniero" deve fare quattro ore di
attesa. Poi è condotto nello stanzo-
ne dov'è il soldato Tateishi. Il suo
volto dice chiaramente che la morte
non è lontana: gli strapazzi della
guerra e la malaria hanno devastato
il suo povero corpo. Quando l'uffi-
ciale che ha accompagnato "lo stra-
niero" si ritira, Gregorio stringe le
mani del suo confratello e piange.
Gli chiede che lo prepari a fare una
santa morte. Si confessa, riceve fi-
nalmente la Comunione che ha atte-
so per tanto tempo, quindi, con vo-
ce calma e serena, rinnova i suoi vo-
ti religiosi.
Le condizioni si aggravano sem-
pre più, ed egli ottiene il permesso
che sua madre lo assista giorno e
notte. Quella grande donna cristia-
na affrontò il dolore con una forza
sovrumana. Accudì suo figlio con
un amore delicatissimo. Quando vi-
de che ormai la morte era imminen-
te, fece avvertire i confratelli sale-
siani. Il prete giapponese Mukai (il
primo ordinato nel piccolo semina-
rio salesiano) ottenne, dopo un lun-
go interrogatorio, il permesso di
una visita di 15 minuti. Gregorio
riuscì a sorridere di gioia e a bisbi-
gliare: «Oh, padre Mukai!». Rice-
vette Gesù Eucarestia come Viatico,
poi riuscì a dire che offriva le sue
sofferenze per i sacerdoti.
Il 13 maggio 1943, la mamma
venne a portare la notizia che il suo
Gregorio era spirato. E i salesiani
pregarono per il primo salesiano lai-
co giapponese, morto a 25 anni, tra-
volto insieme a milioni di persone
da quella pazzia che chiamiamo
guerra.
Teresio Bosco
1 LUGLIO 1992 39

4.10 Page 40

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Borsa: Maria Ausiliatrice e S.
Giovanni Bosco, in suffragio
dei miei defunti e per avere pro-
tezione in vita e in morte, a cu-
ra di N .N., L. 1.500.000 -
Borsa: S. Giovanni Bosco, San-
ti Salesiani, in riagraziamento e
invocando protezione per me e
i miei cari, a cura di C. Platino,
L. 1.000.000 - Borsa: S. Gio-
vanni Bosco, in memoria di Pa-
dre Giuseppe Bertola, a cura
della nipote Laura, L. 500.000
- Borsa: Beato F. Rinaldi, a
cura di D . Cesare Savazzi, L.
500.000 - Borsa: In memoria e
suffragio dei coniugi Agostino
e Giulia Bosetti, a cura dei figli
Carla, Clemente, Mariangela,
L. 500.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice, in ricordo di Ma-
ria Cantoni, a cura del persona-
le della scuola "G. Randac-
cio", Roma, L . 500.000 -
Borsa: D.F. Rinaldi, in ricono-
scenza e invocando protezione,
a cura di Zannini Anna, L.
500.000 - Borsa: Maria Ausi-
liatrice e Don Bosco, ringra-
ziando e invocando protezione,
a cura di N .N., L. 500.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice e S.
Giovanni Bosco, invocandone
l'intercessione per grazia parti-
colare, a cura di Medda Genna-
ro , L. 300.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, Don
Rinaldi, a cura di Daria Giu-
seppina, L. 300.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice e S. Giovan-
ni Bosco, in suffragio dei fami-
liari defunti, a cura di Massuc-
co Giuseppe, L. 300.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice e S.
Giovanni Bosco, per ringrazia-
mento e protezione della fami-
glia, a cura di Preti Edda-
Fiammingo, L. 300.000 - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, a cura di
A.B ., L. 300.000 - Borsa:
Don Bosco, a cura di Zanin
Ivana, L. 250 .000 - Borsa: S.
Domenico Savio, per aver aiu-
tato nostro figlio, a cura della
Famiglia S.B., L. 200.000 -
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, in suf-
fragio di mio padre Dott. Ge-
rardo e per protezione della fa-
miglia, a cura di Musuraca Flo-
ra, L. 200.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, Don
Rinaldi, ringraziando, invo-
cando protezione e in suffragio
dei miei defunti, a cura di
P .D.B., Torino, L. 200.000 -
40 · 1 LUGLIO 1992
borse di studio
per giovani missionari
pervenute
alla direzione
opere Don Bosco
Haiti. I ragazzi del foyer di don Attilio.
Borsa: Maria Ausiliatrice, San-
ti Salesiani, in suffragio dei
m1e1 defunti, a cura di
Montaldo-Bosso Alessandra,
L. 200.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, per
grazia ricevuta, a cura di N.N.,
L. 200.000 - Borsa: Don Bo-
sco e Don Rinaldi, in ringrazia-
mento e per aiuto, a cura di
N .N .,' L. 200 .000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, a cura di Fia
Balocco, L. 200.000 - Borsa:
Don Rinaldi, in ringraziamento
e per protezione di Umberto e
Giacomo, a cura di N .N ., L .
200.000 - Borsa: Maria Ausi-
liatrice e S. Giovanni Bosco, in-
vocando protezione, a cura di
M.S., L. 200.000 - Borsa:
Don Bosco, a cura di Terzolo
Romano e Rita, L. 200.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, Don Rinaldi, a cura di
Maria e Attilio Tello, L.
200.000 - Borsa: S. Giovanni
Bosco, in suffragio di Pazzelli
Antero, a cura di Pazzelli Tere-
sa, L. 200.000- Borsa: Edvige
Carboni, per protezione e gra-
zia ricevuta, a cura di Accardi
Caterina, L. 200.000 - Borsa:
Don Bosco, in suffragio dei ge-
nitori, a cura di F. e P ., L.
150.000 - Borsa: In suffragio
di Pietro e Maria, a cura di Te-
resina, L. 150.000 - Borsa: S.
Giovanni Bosco, a cura di
Montanari Pia, L. 150.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice e S.
Giovanni Bosco, invovando
grazia molto importante, a cu-
ra di Maria Michelazzi, L.
150.000.
Borse Missionarie da
L. 100.000
Borsa: Don Francesco e Don
Giuseppe Binelli, salesiani, per
ringraziamento e protezione, a
cura di Binelli Luigi - Borsa:
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, per ringrazia-
mento e protezione, a cura di
D.P.D.B. - Borsa: Maria Au-
siliatrice, Santi Salesiani, Papa
Giovanni, in suffragio di Piero
Bottazzi, a cura della moglie e
dei figli - Borsa: S. Domenico
Savio, invocando protezione
sui nipoti e pronipoti, a cura di
Maroso Pia - Borsa: Maria
Ausiliatrice, a cura di Baroffio
Angelina - Borsa: Don Bosco,
a cura di N .N . - Borsa: Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, Do-
menico Savio, per grazia rice-
vuta; a cura di Mangiarratti
Giovanna - Borsa: In suffra-
gio di mio padre Carmelo Arec-
chi , a cura di Arecchi Prof.
Carmela - Borsa: Maria Ausi-
liatrice e Don Bosco, a cura di
Giacomo e Antonella Carducci
- Borsa: Maria Ausiliatrice e
Santi Salesiani, in ringrazia-
mento, a cura di Daparma Ma-
ria Blengino - Borsa: Maria
Ausiliatrice e Beato F. Rinaldi,
per grazia ricevuta, a cura di
Ninella Torrisi - Borsa: Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, a cu-
ra di Carducci Paolo e Simona
- Borsa: Maria Ausiliatrice e
Don Bosco, a cura di Agostino
e Vera Giacea - Borsa: Don
Bosco, a cura di Pulcini Silvana
- Borsa: In suffragio di Caset-
ti Alessandra, a cura della co-
gnata e nipoti - Borsa: Santi
Salesiani, per ringraziamento e
protezione, a cura di Clemente!
Valentina - Borsa: Maria Au-
siliatrice e Don Bosco, in suf-
fragio di Magri Margiu Seba-
stiana e Giuseppe, a cura di
Magri Margherita Milazzo -
Borsa: Don Bosco, a cura di
Moretti Franchi Felicita -
Borsa: Maria Ausiliatrice, in
suffragio di Aronne e Maria, a
cura di N .N. - Borsa: S. Gio-
vanni Bosco, in suffragio di
Maria e Aronne, a cura di N .N .
- Borsa: Don Bosco, per pro-
tezione e aiuto, a cura di R .A. ,
Torino - Borsa: Maria Ausi-
liatrice, Santi Salesiani, in me-
moria di Luigi Castagno e im-
plorando protezione, a cura
della moglie Rosa - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in memoria di Don Marco
Collo , a cura di Collo Madda-
lena - Borsa: Maria Ausiliatri-
ce, Don Bosco, Domenico Sa-
vio, per grazia ricevuta e invo-
cando protezione, a cura di Pie-
ra Giovenino - Borsa: Maria
Ausiliatrice e S. Giovanni Bo-
sco, in attesa di una grazia, a
cura di R .C . - Borsa: S. Gio-
vanni Bosco, per protezione, a
cura della Fam. Miglietta -
Borsa: Maria Ausiliatrice per
protezione della famiglia Cam-
bursano, a cura della mamma e
nonna - Borsa: Maria Ausilia-
trice e Don Bosco, per protezio-
ne dei figli, a cura M.A. -
Borsa: Don Bosco e Domenico
Savio, invocando protezione, a
cura di C.P. - Borsa: Dòn Bo-
sco, a cura di Giordana Mario
- Borsa: Don Bosco, a cura di
Argilli Riccardo - Borsa: Ma- .
ria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura di Todisco Leonardo -
Borsa: In suffragio dei miei de-
funti, a cura di Cherubini
Maria.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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POBRE suor Irma , Figlia di Maria Ausiliatrice ,
t Lugagnano d'Arda il 10/2/1992 a 80 anni.
Di carattere riservato, ma cordiale e attenta a
ogni persona che incontrava nel suo lavoro, per
moltissimi anni fu economa e assistente. Con le
convittrici di Ponte Nossa e Cagno usò più l'e-
sempio che le parole. Sapeva infatti che la confi-
denza è la chiave che apre i cuori. Nel suo servi-
zio comunitario fu premurosa ai bisogni delle con-
sorelle che amò sempre con grande generosità.
KOCHUPARAMPIL mons. Mathai, salesiano, t
Delhi (India) il 4/3/1992 a 53 anni.
gra fraternità, «vero esempio di amore alla Con-
gregazione salesiana e di fedeltà a Don Bosco.
Preciso in tutto e servizievole, equilibrato e con-
vincente, tutti·gli volevano bene».
t BRONICO Lucia in Battilana, cooperatrice,
Vasto (CH) ii 26/3/1992 a 55 anni.
Ha vissuto la propria fede in modo concreto of-
frendo la sua collaborazione con umiltà e genero-
sità. Anche nella malattia fu sostenuta dalla devo-
zione a Maria Ausiliatrice e fu sempre sottomessa
alla volontà di Dio. Ha lasciato un grande vuoto
nella sua famiglia e nella Famiglia Salesiana.
Ex presidente della Conferenza dei Religiosi
dell ' India, richiesto predicatore di ritiri , mons. Ko-
chuparampll conquistava tutti per il suo carattere
estroverso, la sua disponibilità e allegri<:1. Fu un
buon pastore per la diocesi di Diphu , che prowi-
de di centro sociale , ospedale, seminario minore
e cattedrale, come base stabile per la crescita
della sua comunità. Durante il suo breve periodo
di governo creò cinque nuove parrocch ie, si sta-
bilirono in diocesi nove altri istituti religiosi e creb-
be il numero dei fedeli. Fu sepolto nella cattedra-
le di Diphu alla presenza di 5 mila persone e di
numerosi vescovi , sacerdoti e religiosi. .
BALLESTRIN sac . Vittorino , t a Castelfranco
Veneto il 20/3/1992 a 90 anni.
Figura caratteristica e viva, era il salesiano più
anziano dell 'ispettoria. A 13 anni è studente gin-
nasiale a Torino.Valdocco . Dopo la prima guerra
mondiale andò a Rodi a insegnare nella scuola
italiana. Passato poi in Sicilia si era formato alla
vita salesiana alla scuola di mons. Giuseppe Co-
gnata, col quale conservò sempre una profonda
amicizia. In Sicilia fece la prima professione e fu
ordinato sacerdote. Si guadagnò sempre stima e
affetto per il suo lavoro generoso. Fu direttore,
preside ed economo "all 'antica", cortese e ama-
bile. Coltivò l'hobby della pittura per aiutare le
missioni. Fino agli ultimi giorni fece lunghe pas-
seggiate con la bicicletta, incontrando cordial-
mente persone, cercando spunti per la sua pittu-
ra. Visse anche da anziano una intensa e gioiosa
vita salesiana. Amava le cose semplici , coglieva
la ricchezza della quotidianità, gustava e diffon-
deva serenità.
LOCATELLI suor Maria , Figlia di Maria Ausilia-
trice , t Milano il 4/2/1992 a 51 anni.
t VEGETTI Ersilia, cooperatrice, Arese (Milano)
il 7/4/1992 a 81 anni.
Con il parroco diede awio ai cooperatori sale-
siani e fu sempre presente a ogni incontro locale
o ispettoriale per assimilare valori da trasmettere.
Apostolicamente impegnata, promuoveva con
zelo gli esercizi spirituali. Si diede con generosità
all'Un italsi locale e all 'Azione Cattolica. Era una
donna buona e generosa, sempre serena, perché
aveva Dio nel cuore .
LAPO cav. Luigi , t a Longare (Vicenza) il
19/2/1992 a 88 anni.
Padre di 1O figli, di cui due, don Pietro e suor
Rosy, consacrati a Dio nella congregazione sale-
siana e missionari in Brasile, ha trasmesso ai figli
rettitudine, laboriosità e onestà, lasciando in tutti
l'esempio di una fede viva. Fu fedele nella mili-
tanza nelle associazioni della parrocchia. Sem-
pre schivo di qualsiasi plauso e riconoscimento
era apprezzato per il suo impegno sociale e la
spontanea generosità. Si è spento serenamente
tra le braccia di tutti i suoi figli.
t BUSSI Mariuccia, cooperatrice , Avigliana il
24/2/1992 a 70 anni.
Lavorò per molti anni con generosa dedizione
nell 'ambiente ospedaliero. Affezionatissima all 'o•
. pera salesiana e al santuario della Madonna dei
laghi, collaborava gioiosamente secondo le sue
possibilità alle nostre attività e iniziative. Quando ,
raggiunta la pensione, pensava di potersi donare
ancora di più , una dolorosa malattia la preparava
con lungo calvario all 'incontro con il Signore.
La sua generosità fu senza misura, anche nel
dono della sofferenza. Imparò a vivere nello spiri-
to della gioia fin da fanciulla e, con il fratello don
Eligio, fu missionaria dal primo all'ultimo giorno
della sua vita. L'amore tenerissimo a Maria Ausi-
liatrice si espresse un giorno cosl : «La Madonna
non può essere staccata dalla mia vita. La sento
mamma a me vicina, modello e guida nel più pic-
colo sl di ogni giorno alla croce che porto sul pet-
to , ma ancor più dentro il mio cuore».
ARANDA sac. Gregorio, salesiano , t Madrid
(Spagna) ii 26/2/1992 a 58 anni.
Era nato in provincia di Toledo ed era stato di-
rettore di varie case salesiane della sua ispettoria
di Le6n . Nel 1972 era stato chiamato alla Casa
Generalizia di Roma come traduttore e biblioteca-
rio, e dal 1984, come vicario. È stato un salesiano
generoso, disponibile e zelante. Lo stesso Rettor
Maggiore ha voluto ricordare di don Gregorio la
testimonianza di bontà, di disponibilità e di alle-
BESANA suor Rosa, Figlia di Maria Ausiliatri-
. ce , t Triuggio (Milano) il 5/2/1992 a 82 anni.
Imparò presto a essere " mamma" dei suoi fra-
telli rimasti precocemente orfani e continuò a far-
lo come cuciniera in molte case della sua ispetto-
ria: gentile, premurosa, attenta ai bisogni degli al-
tri . Aveva una particolare capacità di entrare in
comunicazione con tutti con cordialità e traspa-
renza. La sua semplicità resta un invito a percor-
rere con gioia il sentiero della santità quotidiana.
DOBROVODSKY sac. Francisco, salesiano, t
Puerto Ueras (Colombia) 1'1/3/1992 a 75 anni.
Nato a Spacince (Cecoslovacchia) , dai 1945 al
1964 esercitò il ministero sacerdotale in Tunisia,
dove aveva fatto il tirocinio e la teologia. Dai 1964
al 1970 fu in Francia, a Marsiglia e a Nizza. Si tra-
sferì quindi come missionario nel Vicariato Apo-
stolico di Ariari in Colombia. Fu esempio di fede,
di lavoro sacrificato , e di virtù sacerdotali.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'JSTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
.Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
<<... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure ali'/stitu,to
Salesiano per le Missi0ni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
<<... annullo ogni mi~
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure 11stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguitt
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
1 LUGLIO 1992 - 41

5.2 Page 42

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l
r LEGGENDO
IL BOLLETTINO
SALESIANO
L'ispirazione mi venne leg-
gendo il Bollettino Salesiano
dello scorso mese. La sera
stessa io mi sentii ispirata a te-
lefonare a mia sorella Silvia,
che da cinque anni era in atte-
sa di poter adottare un bambi-
no. Senza esitare osai promet-
terle che, se si fosse rivolta
con fede e perseveranza a
Santa Maria Domenica Maz-
zarello, entro l'anno avrebbe
a:vuto il bebé desiderato. lo
stessa mi misi a pregare con
intensa e crescente fiducia,
mentre considerando la situa-
zione a mente fredda avevo la
sensazione che ciò fosse ad-
dirittura impossibile. All'inizio
di Dicembre però, rivolgendo-
mi a Madre Mazzarello, Le ri-
cordai la promessa fatta a suo
nome. E il 30 Dicembre mia
sorella mi comunica la lieta
notizia: ha avuto in adozione
una bimba, nata da due giorni,
che ha chiamato Domenica,
per dire grazie alla Santa. Nel
frattempo una sorella di una
suora della mia comunità era
riuscita a convincere una gio-
vane di Ottawa a tralasciare i
suoi progetti di aborto e a "re-
galare" il suo bambino a Sil-
via. Così verso il mese di Mag-
gio 1992 Silvia riceverà il suo
secondo bambfno, e ne è fin
d'ora immensamente felice!
Madre Mazzarello mi ha vera-
mente ascoltata, con genero-
sità imprevedibile dopo tanto
lunga attesa.
suor Lise Cuitard FMA,
Montreal
r HO SEMPRE
AVUTO UNA
RISPOSTA
PACIFICANTE
Sono una donna di 42 anni e
da 20 condivido tempo ed
energie in una comunità di ac-
coglienza per hand icappati.
Da tempo sento forte il desi_de-
rio e il dovere di offrire una
piccola ma significativa testi-
monianza sulla presenza di
42 - 1 LUGLIO 1992
r DOPO NON
MOLTO TEMPO
don Rua nella ferialità della
mia vita. Mi sono accostata a
don Rua solo occasionalmen-
te, leggendo l'Osservatore
Romano nel periodo in cui ve-
niva avviata la Causa di Cano-
nizzazione. Da allora, pur non
conoscendo a fondo la sua vi-
ta e le sue opere, nei momenti
di maggior difficoltà, ho sem-
pre implorato la sua protezio-
ne e il suo aiuto . Ho affidato a
lui le tappe più importanti del-
la mia vita. L'ho invocato e lo
invoco per la sofferenza, le
gravi malattie che toccano al-
cune persone care. Non pos-
so narrare miracoli eclatanti.
Sento tuttavia il dovere di co-
municare piccoli ma costanti
miracoli di cui , per la benevo-
lenza del Cielo, sono testimo-
ne. Questa provvidenziale
"presenza" che periodica-
mente invoco, sollecito, inter-
pello, mi ha sempre concesso
una "risposta pacificante".
Ne do volentieri testimonianza
per collaborare al riconosci-
mento delle sue peculiari doti
di " intercessore" .
Lettera firmata
r PERCHÉ SI
ESTENDA
LA DEVOZIONE
Sono un'ex-allieva delle
F.M.A. e faccio parte del Con-
siglio dell'Unione del mio pae-
se. Scrivo per ringraziare Don
Bosco, di avermi concesso la
grazia di trovare un ottimo po-
sto di lavoro vicino a casa. Ho
cominciato a pregare con fede
il Santo e dopo non molto tem-
po ho ricevuto la grazia. Conti-
nuerò sempre a ringraziarlo e
a pregarlo.
M.F., Malesco (NO)
r CON MILLE
PROBLEMI
Sono la mamma di un bambi-
no nato prematuro e con mille
problemi. Dopo la nascita, è
stato ricoverato per 25 giorni
in ospedale in lotta con la mor-
te. Fu dimesso ma con la rac-
comandazione di frequenti
controlli per possibili lesioni
cerebrali. Dopo due mesi sor-
se un'ernia inguinale. Nel frat-
tempo un 'amica mi parlò di
Domenico Savio . L'ho prega-
to con tanta fede . Oggi a di-
stanza di dieci mesi, il mio
bambino sta bene e cresce a
meraviglia.
Rendo pubblico un intervento
straordinario di San Domeni-
co Savio . Due coniugi desidè-
rosi di avere figli , soffrivano
perché questo loro desiderio
non veniva realizzato. Dopo
aver pregato con molta fede ·
S. Domenico Savio, è nata lo-
ro una bambina in ottime con-
dizioni. Ne do notizia perché
si estenda la devozione verso
questo caro santino.
suor Sofia Franco,
. Medel/in
Rita Niola,
Sedilo (OR)
Per lapubblicazione non
si tiene conto delle lette-
re non filmate e senza
recap ito. Su richiesta si
potrà omettere l 'indica-
zione del nome.
Segnaliamo alcune iniziative
estive organizzate dal Gruppo
Missioni della Cittadella Cri-
stiana di Assisi:
6-10 Luglio: Le parabole
della vigilanza e dell 'im-
pegno. Sarà presente
mons. Ersilio Tonini, ve-
scovo emerito di Ravenna,
reso noto in piano naziona-
le dalle interviste televisive
di Enzo Biagi. Nel conve-
gno sarà .intervistato dai
Volontari della Pro Civitate
Christiana sui maggiori te-
mi di attualità che emergo-
no continuamente nel loro
Centro, crocevia di proble-
mi e ideali. Le proposte bi-
bliche saranno tenute da
don Oscar Battaglia, bibli-
sta dell'Istituto Teologico
di Assisi. Padre Luigi Ma-
rioli , francescano di Gub-
bio presenterà la non vio-
lenza di Francesco d'Assi-
si nella rilettura dell'episo-
dio del " lupo di Gubbio"
con visita a luoghi france-
scani inediti in quella città.
12-16 Agosto: Come tra-
smettere la fede e educa-
re a!la solidarietà i giova-
ni. E il tradizionale conve-
gno di Ferragosto. Que-
st'anno affronta il proble-
ma urgente della trasmis-
sione della fede e di nuovi
modelli di comportamento
alle nuove generazioni.
Cercheranno di dare una
risposta a questo tema
cruciale mons. Antonio Ri-
baldi, vescovo di Acerra,
don Chino Biscontin di
Pordenone, direttore di
" Servizio della Parola" e
don Albino Bizzotto, fonda-
tore del Movimento " Beati
i costruttori di pace" .
13-22 Agosto: Laici sog-
getti di evangelizzazione
e di solidarietà. Continua
in queste giornate annuali
una proposta di crescita
per i laici impegnati nelle
loro comunità ad annun-
ciare il vangelo e a pro-
muovere la solidarietà.
Esperienze e proposte sa-
ranno comunicate dai Vo-
lontari della Pro Civitate
Christiana, da don Elio
Burlon, parroco di S. Anna
in Milano, da Annamaria
Vignoli e Giuliana Giorgi di
Massa e da Raffaele Gior-
gi di Reggio Calabria.
Per ulteriori informazioni rivolgersi
a: GRUPPO MISSIONI
CITTADELLA CRISTIANA
06081 ASSISI - Te/, 075/8 13.231 .

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Nome: Maria Grazia Caputo
Età: 55
Attività: presidente europeo VIDES
(Volontariato Internazionale Donna
Educazione Sviluppo)
Attuale residenza: Roma
Altre notizie utili: insegna Didattica
all'Università Salesiana.
Il più bel ricordo di quando era
bambina:
La nascita di mio fratello Giam-
piero .
Una caratteristica del suo tempe-
ramento:
Fare con entusiasmo quanto mi
viene affidato .
La qualità umana che vorrebbe
avere:
Saper accogliere con fiducia tutti.
Qual è l'invenzione tecnica che
ammira di più?
Tutto ciò. che aiuta l'uomo a co-
mun icare .
La virtù che più apprezza in chi le Qual è il maggior problema dei
sta vicino:
giovani d'oggi?
Il rispetto dell'altro.
La mancanza di educatori.
Il difetto che perdona più f acil-
mente:
L ' i n s icurezza .
Il periodo storico in cui le sarebbe
piaciuto vivere:
Questo che sto vivendo.
Il personaggio vivente che più am -
mira:
Madre Teresa.
Il romanzo che le è piaciuto di più:
" A ogni uomo un soldo", di Bru-
ce Marshall.
Un suo obiettivo preciso:
Arrivare in tempo a fare ciò che
devo fare.
Quali sono i suoi nuovi interessi?
Scopro di averne sempre dei nuo-
vi. Quelli che mi porto dentro da
sempre: le civiltà precolombiane e
il linguaggio delle immagini.
Un motto per la sua vita:
Quando non se ne può più, si può
ancora un poco.
La miglior qualità dei giovani:
Saper scoprire le possibilità degli
altri.
Quale periodo della sua vita ricor-
da con maggior soddisfazione?
Il periodo passato come responsa-
bile degli scout a Santa Cruz de
Tenerife.
Cosa avrebbe fatto nella vita se
non si fosse fatta Figlia di Maria
Ausiliatrice?
Mi sarei battuta perché fossero ri-
spettati i diritti dell ' uomo. Credo
che sarei diventata sindacalista.
Quali sono i suoi attuali impegni
come responsabile VIDES?
La realizzazione di progetti nel-
!' America Latina e in Africa. I
campi di formazione al volonta-
riato in Italia, Tunisia, Albania,
Ungheria e Romania. La fo rma-
zione dei volontari partenti.
HANNO DETTO
«Per i giovani, in mancanza
di ruoli e progetti, avere un ne-
mico conferma il tuo esistere».
(Prof. Vittorino Andreoli,
su Repubblica)
«La gioventù italiana, nel suo
complesso, è tutt'altro che
marcia».
(Nadio Delai ,
direttore del Censis)
«Mi trattano male, voglio di-
vorziare dai miei genitori».
(Un ragazzo di 11 anni
della Florida)
«Resto male quando sento
certe persone parlare di Gianfi-
lippo come dell'handicappato.
Perché nessuno mi parla di
Gianfilippo come del fanciullo
biondo, o del fanciullo intelli-
gente ?»
(Jean-Marie Petitclerc)
LA BUONA NOTIZIA
Eliana, 19 anni, è entrata nel
Carmelo Sant' Anna in Carpineto
Romano . Ha scritto al Bollettino
Salesiano. Dice: «Avevo una vita
abbastanza "impegnata" : la scuo-
la, gli amici, la parrocchia. La mia
vita era divisa insomma da tante
cose e il tempo libero era occupato
da troppi impegni . Sentivo la ne-
cessità di fermarmi, di riflettere, di
decidere. Solo Dio ricolmava or-
mai ogni mi o desiderio e solamente
nella preghiera trovavo la pace. Mi
chiamavano "Lilli", vestivo jeans
e maglione, e adesso sono diventa-
ta suor Eliana! Questa lettera vuo-
le essere una semplice condivisione
di tutta la pace che provo».
«Sapete cosa vuol dire
essere diventato religiosQ?
Vuol dire essersi posto
nelle prime file dell'esercito
del Signore».
Don Bosco
1 LUGLIO 1992 - 43

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C . M.P.
écn SOCIETÀ EDITRICE
Z/ INTERNAZIONALE
corso Reg ina Margherita, 176
10152 Torino
AA. VV.
Dizionario culturale
della Bibbia
Religione , pag . 328, rii, L. 25.000
È un panorama completo
delle influenze culturali che la
Bibbia, il libro per eccellenza,
ha esercitato sul nostro modo di
vivere e di esprimerci :
suggestioni , contenuti , parole,
personaggi ed eventi biblici sono
abbondantemente presenti nella
nostra letteratura, nell 'arte,
nella musica, nel cinema
ma anche nel nostro linguaggio
corrente .
Il Dizionario ne è un 'accurata e
ben motivata presentazione.
DIZIONARIO
CULTURALE
DELLA BIBBIA
<'.?n SOC1ETA
Z/ EOITAJCE
INTERNAZIONALE
TORINO