Bollettino_Salesiano_198209


Bollettino_Salesiano_198209

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ETTINO
ANNO 106 N. 9 1• QUINDICINA 1 OIUGND 1982
SPEOIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° 170)
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

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BOLLETIINO SALESIANO
~
~
RMSTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
Fondata da aan Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di Informazione e cultura
religiosa edito dalla Congregazione
Salesi ana dì San Giovanni Bosco
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092
00163 Roma-Aurelio. Tel. 06/ 69.31 .341 .
Conto çorr. poet. n. 46.20.02 intestato a
Direzione Gen. Opere Don Bosco, Roma.
DIAEffORE AESPON ABIL GIUSEPPE COSTA
Collaboretorl. Giuliana Accornero - Marco Bongioannl - Um-
berto De Vanna - Elia Ferrante - Domenica Grassiano - Adolfo
L'Arco
,.otografla Fulgenzio Ceccon Archtvto Guido Cantoni
Propaganda Giuseppe Clemente!
Dlffuelone Arnaldo Montecchio
Fotocompoelalone e Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl Roma
Stampa Officine Grafiche SEI - Torino
Registrazione Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL «BOLU.'YTINO ALESIAMO• SI PUBBLICA
* U primo di ogni ffiffe (undici numeri, eccetto agosto) per
la Famiglia 5alesiana;
* U 15 del mese per I Cooperatori Salesiani.
Collaborulone. La Direzione invita a mandare notizie e foto
riguardanti la Famiglla Salesiana, e s'Impegna a pubblicarle
secondo Il loro interasse generale e la disponibilità di spazio.
Edl&Jone di metà - - · Redattore don Armando Buttarelll.
Viale del Salesiani 9, 00175 Roma. Tal. (06) 74.80.433.
IL «BOLLC'TTINO SALESIANO EL MONDO
Il BS asce nel mondo in 41 edizioni nazionali e 20 lingue di-
verse (tiratura annua oltre 1O milioni di copie) in:
Antille (a santo Domingo) - A.rvenUna Auatralla Austria
-■19lo ( In fiammingo) - ■olivia• ■raalle Canada Centro
America (a San Salvador) - CIie H Clnea• (a Hong Kong)•
Colombia Ecuador Plllpplne Francia Garman. la
Giappone. Gran ■retagna India (In Inglese, malayalam,
tamil e telugu) - Irlanda ttall• Jugoalavla (in croato e in
sloveno) • K - del Sud BS Lituano (edito a Roma)
. .Ha .....,co . Olanda - ltaraguar P•■rù Polonia
Portogallo Spagna Stati Uniti Sudatric. Thallandla
Uruguar Venezuela.
DIFFUSIO
Il U dono di Don lloeco al componenti la Famiglia Sa-
lesiana, agli amici e sostenitori delle sue Opere.
Il Inviato In omaggio a quanti lo richiedono.
Copte arretrate o di propag•nda: a richiesta, nel limiti del
possibile.
c-blo di lncllrluo: comunicare anche l'lndiriu o vecchio.
IN QUESTO NUMERO
~ 1 GIUGNO 1982
ANNO 106 NUMERO 9
IN COPERTINA:
Festa del Corpus Domini a Genzano di
Roma: L' cinfiorata•.
servizio di copertlna: pag. 3◄,
:.E IDEE
PrHenJ1a d'amore, 3-4
Mlgllal■ di chlam■tl, milioni di ■miei, IM 4
Prog■tto Africa, 15•22
ESPERIENZE
Pasqua allegra per gli anziani riminesi di Piazza Tripoli, 5
FIio diretto con... Anna Marocco, 8
Dimmi eh■ cosa lev9I1 25
A ■cuoi■ di m■H m■dl■ turt■mo, 27•29
PR TAGO ISTI
Aperto Il processo diocesano di Suor Eusebia Palomlno, 5
Papà Ildebrando, 30-31
Nella terra dei sogni, 18•19
Tremila Cavalieri dell'Altare, e
IL PAS ATO
I 70 anni del Crìstobal Col6n, 5
Una cronaca d'altri tempi, e
RUBRICHE
Don Bosco è notizia, 5•8 Libreria, 32 • I nostri santì, 33
I nostri morti. 3' Solidarietà, 35
1jé,flIt1, FRME, MJJJ.!Jm ,
~$HO, /;llE.RR.€. ••
COSE. l>ELJ,'RL·
rllD MOH/JO !
NO, COSE l>éL-
TeRN) l'IOHPO !
))
o
2 BOIJ.ETTINO SAI.ESIANO I GIUGNO 1982

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PRESENZA D'AMORE
M ilano si apre al XX Con-
gresso Eucaristico. Tutta
la Chiesa si apre alla co-
munione, alla speranza, ali'a-
more.
Pane che dà la vita, Pasqua
della comunità, fonte e culmine
di tutto l'annunzio, di tutto il
possesso.
Comunione di tutto il Corpo,
sotto le specie della Chiesa che
celebra e sotto le specie del pa-
ne e del vino, nella potenza
d~llo Spirito.
Amore mutuo, alleanza e
scambio di unità, esperienza di
Dio e dei fratelli, parola, pre-
senza, intimità, restituzione.
Tra tante parole
tra tante presenze
Parola. Quante parole, dalla
mattina alla sera. Parole che si
sentono. Parole che si dicono.
Tutti parliamo. Parole dette
tanto per dire, parole inutili,
parole che fanno piangere, che
uccidono, parole che aiutano,
che fanno bene, che perdo-
nano, che danno forza, gioia
luce.
Tante parole. Inflazione delle
parole.
Eppure ho bisogno di una
parola. La Parola di un Dio, la
Parola ascoltata a Cafamao, la
Parola che si è fatta carne al
Cenacolo, la Parola che mi sal-
va dalla morte, dalla paura, dal
peccato, la Parola che, giorno
per giorno, fonda il miracolo
della Chiesa: «Chi mangia la
mia carne e beve il mio sangue
rimane unito a me e io a lui».
Unito a Lui, e perciò unito ai
Sogno visione detto «delle due colonne• raccontato da Don Bosco Il 30 maggio
1862 (OaNra del pittore Mario Barberia)
fratelli, con i quali formo un
solo Corpo, una sola fede, una
3 BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1982

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sola speranza, una sola pace, una sola storia di
salvezza, una sola cena dell'unico pane.
Presenza. Tutta la vita dell'uomo è segnata
dalle presenze.
Presenze visibili, presenze vicine, presenze di
chi ci vuol bene. Presenze invisibili, che si in-
contrano al di là della lontananza.
Presenze che danno pace, tranquillità, sicu-
rezza, presenze tempestose, paurose, che in-
combono come una minaccia.
Tante presenze. Ma sul piano dell'intimità più
profonda, ecco l'esperienza singolare di una
presenza misteriosa, sconvolgente, sorprenden-
te, inimmaginabile.
- la presenza creatrice di Dio, dal quale ve-
niamo, che da' valore, spessore, vita alla nostra
presenza nel mondo;
- la presenza redentrice di Cristo che rimane
nella sua Chiesa, in mezzo a noi, che fa di noi
comunione, un popolo salvato;
- la presenza consolatrice, la grande novità
della presenza dello Spirito nella storia dell'uo-
mo.
Un Dio che diventa
possesso dell'uonto
Parola. Presenza. Possesso.
L'uomo chiama Dio, ha bisogno di Dio, vuole
essere Dio.
Ecco la verità. Creatura finita, ha un cuore
che chiede l'infinito.
L 'antichità pagana l'aveva capito. Ma l'ar-
dente fantasia degli antichi non aveva saputo
immaginare altro connubio fra la divinità e
l'uomo che quello conveniente allo scopo delle
sue passioni.
Al fondo della filosofia, dei riti, stava la stessa
convinzione di una irriducibile inferiorità, un
abisso di indifferenza e di impotenza: «Nessun
Dio si è mai unito agli uomini».
Come Dio. Era stata l'ambizione sconfinata di
Lucifero, e fu la tentazione del serpente sulla
soglia dell'umanità. È il nostro stesso, immenso,
bisogno di vivere e di essere felici. Ma, allora, fu
inesatto il modo, la ricerca, l'applicazione di
questo bisogno.
È stato un giorno, ed è stato con Cristo che,
per immensa realtà sgomentatrice, e non più per
rappresentazione imperfetta, si è verificata nella
storia la consanguineità di Dio, l'assimilazione a
Lui di tutto L'uomo, che riceve, in questo modo,
il senso anticipato della resurrezione e della
gloria.
Mangiate di me stesso e sarete come Dio.
E questa volta l'incredibile diventa realtà. E
4 BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO ! 982
l'interrogativo di san Michele - chi come Dio?
- si avvera nel cuore di ogni più piccolo uomo,
il quale non abbia resistito alla tentazione di
Dio.
Un Dio. Un Dio in mezzo a noi. Un Dio da
mangiare.
Realtà vera, effetiva, ontologica. Realtà da
impazzire.
Dio, il tutto che desideriamo.
Tutto quello che vogliamo, tutto quello che
speriamo, tutto quello che amiamo.
La risposta, la sintesi, il significato di tutto, di
noi stessi.
Dio che si fa nostro possesso, vita, ossa delle
nostre ossa, sangue del nostro sangue.
Dio che ci fa vivere dentro la sua trama d'a-
more. Del Paradiso ci manca la pienezza della
gioia, non il possesso. Viviamo per un domani di
cui oggi abbiamo l'eternità: «Ho trovato il mio
cielo sulla terra perché il cielo è Dio, e Dio è
nell'anima mia».
Restituire la comunione
"''lnd·'l·o ..e l)bbligata
Comunione di Dio che diventa restituzione di
amore ai fratelli.
Comunione di Dio che ci chiede di essere co-
munione divisa con quelli che non ci sono.
Comunione di Dio che gratuitamente ci co-
munica la sua vita di creatività, di conoscenza,
di amore, e ci chiede di restituirla gratuitamente
agli altri.
Comunione di un sangue sempre vivo, in tra-
sfusione sempre attuale di salvezza. Ogni san-
gue umano appartiene al gruppo sanguigno di
Cristo.
Comunione di un pane prima seminato, mie-
tuto, battuto, macinato, lavorato. Non si sfugge
a questo ciclo drammatico, a questo passaggio
dalla morte alla vita.
Fu il passaggio di Cristo, pane che si è spez-
zato per il mondo, per fare l'unità del mondo. È
il passaggio obbligato per noi, chiamati ad es-
serè questo pane che si spezza per la grande fa-
me di unità, di comunione del mondo.
Passaggio di pace. Non si fa pace all'altare se
non si fa pace con gli altri. Non si fa unità con il
Cristo offerto e comunicato se non si fa mise-
ricordia, comunione, lotta, speranza con i fra-
telli.
Capisco perché quel grande santo di comu-
nione che fu Don Bosco poté riassumere l'au-
dacia del suo progetto nell'Eucaristia, espri-
mendone tutta l'urgenza con due sole parole.
Semplici. «Bene» e «spesso».
Nino Barraco

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DON BOSCO È NOTIZIA
ECUADOR
I 70 anni del
Crlstobàl Colòn
Sebbene aperto il 28
maggio 1911 il Collegio Cri-
stobàl Colòn di Guayaquil, fu
nel 1912 che giunse il rico-
noscimento governativo per
la scuola superiore. Al mo-
desto edificio dei primi anni
furono annessi altri locali
più funzionali e grandiosi.
Guayaquil è la città più in-
dustrializzata dell'Equador e
conta un milione di abitanti.
In questi anni «i cristoba-
liti» owero gli exallievi del
Cristobàl Colòn che si sono
fatti onore sono stati in tanti.
Ben tre Presidenti della Re-
pubblica (Giulio Arosenna,
Otto Arosenna e Giacomo
Rolòs), numerosi Ministri di
INDIA, Shlllong
Stato e moltissimi professio-
nisti sono passati da quel
Collegio.
In occasione del 70° si so-
no svolte diverse manifesta-
zioni che hanno avuto il cul-
mine nella consegna da
Ecco il signor Fernandes Castellino, coadiutore sa-
lesiano esibirsi come mago pur di divertire i ragazzi del
suo oratorio e raggranellare qualcosa per essi. Il signor
Castellino è salesiano laico dal 1945. È stato a Bombay e
a Madras; attualmente sta awiando un'opera a servizio
dei ragazzi disadattati della città di Shillong.
parte del Ministro della Pub-
blica Istruzione di una me-
daglia d'oro al direttore della
ITALIA
bienti salesiani ed operanti
Casa.
L'Istituto ha 2.000 alunni
che dalle scuole elementari
alle superiori alimentano
tutta una serie di attività an-
che extrascolastiche. Fra
queste ricordiamo: Il «Club
del periodismo», che per al-
tro edita anche una rivista
nella vita scolastica, e le at-
tività sportive particolar-
mente partecipate.
Pasqua allegra per
gll anziani riminesi
di Piazza Tripoli
nel territorio italiano. L'oc-
casione è stata quanto mai
opportuna per avviare un
censimento delle radio sa-
Aria di giovinezza fra gli
ultrasettantenni della par-
rocchia Maria Ausiliatrice di
Rimini. L'hanno portata le
giovani cooperatrici della
città organizzando per loro
- nell'ambito dei festeggia-
menti del centenario sale-
siano - una giornata di fe-
sta. Oltre un centinaio di an-
ziani si sono cosl ritrovati
dapprima per una celebra-
zione eucaristica e quindi nel
salone teatro. Qui tra dolci,
vini e canti romagnoli si è
vissuto un momento di
schietta allegria. L'augurio
lesiane in Italia e nello stesso
tempo realizzare una forma
di collaborazione. Un primo
censimento, pertanto, ci dice
che queste sono le radio sa-
lesiane: Radio Incontri a To-
rino, Radio Don Bosco
(RDB), Radio Tiburtina, Ra-
dio Speranza a Roma, Radio
Astori a Mogliano Veneto,
Radio Don Bosco a Porde-
none, Radio Veneto Orien-
tale a San Donà di Piave,
Radio Antenna Don Bosco a
Bova Marina, Radio Nuova
Macerata. a Macerata, Radio
Belluno Giovane a Belluno.
reciproco è stato quello di
ritrovarsi insieme ancora al-
tre volte.
ITAUA
La città dell'Elefante
lesiano S. Filippo Neri di
Catania ne hanno voluto
scrivere uno. È nato così un
volume che sotto la guida
dell'insegnante di lettere don
Giovanni Russo si è propo-
sto, peraltro riuscendovi, di
esaminare la vita cittadina
lungo le due coordinate sto-
rico-artistica ed informativa.
«Balad-el fil•, questo è il ti-
tolo «arabo,. della pubbli-
cazione che ricorda l'ele-
fante - simbolo della città
siciliana - è il risultato del-
l'impegno di un gruppo di
ragazzi e del loro insegnante
che in tal maniera si sono
non soltanto accostati ai
problemi della propria terra
ma hanno incominciato ad
apprendere un primo metodo
di ricerca.
SPAGNA
-----
Aperto Il Processo dioce-
sano per la beatlflculone di
Sr. Eusebia Palomlno
Il 12 aprile 1982 in Spagna
si è aperto il processo dio-
cesano per la beatificazione
di Sr. Eusebia Palomino. Alla
presenza del Vescovo mon-
signor Rafael Gonzales Mo-
ralejo, del Postulatore sa-
lesiano don Luigi Fiora, del
Vice don Jesùs Borrego e di
numerose rappresentanti
dell'Istituto delle Figlie di
Maria Ausiliatrice. Si è così
iniziato il cammino che si
spera possa portare agli
onori degli altari l'umile e
semplice Suora spagnola.
COMUNICAZIONI SOCIALI
Le microstorie - si sa -
. sono di moda specie quando
SI riuniscono
le radio saleslane
affrontano temi a noi vicini.
Di libri su Catania ed il suo
territorio - per lo più
Per iniziativa dell'Ufficio omaggio di catanesi alla loro
Nazionale CISI Comunica- città - ne sono stati scritti
zione Sociale il 12 maggio tanti; eppure anche I ragazzi
1982 si sono riunite a Bo- di seconda media della se-
Nella foto: «Il Crlatoballto. , la logna i rappresentanti delle zione B - anno scolastico
mascotte del «Oloehl del 10• •. radio libere legate agli am- 1980-81 - dell'Istituto Sa-
La Serva di Dio Suor EuHbla
Palomlno
5 BOUETTINO SALESIANO I GIUGNO /S82

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cesso del suoi sforzi per la del suo successo è stata la
causa della carità l'ha con- chiarezza dei suoi obiettivi e
dotto ad una notorietà da cui la volontà di realizzarli. Egli è
la sua naturale semplici1à e venuto a Parigi per uno sco-
umiltà vorrebbe rifuggire. po: chiedere aiuti e far co-
Come uomo appare il più noscere il suo lavoro. Nem-
semplice e gentile degli in- meno per un momento ha
dividui, prettamente italiano perso di vista questo scopo o
per la sua schietta allegria e si è allontanato dal giusto
naturale, vivace, bonomia. sentiero per raggiungerlo.
Questa primavera egli ha Nelle sue prediche - ed egli
fatto visita a Parigi e in que- ne ha fatte molte - alle quali
le folle sono accorse dai
punti più disparati e lontani
- tanto che era difficile tro-
vare posto anche in piedi -
non si è preoccupato del-
l'arte oratoria ma ha Im-
pressionato tuttì profon-
damente raccontando ciò
che aveva fatto e quanto
aveva intenzione di fare
Attribuisce nessuno di
questi successi a se stesso e
ai suoi collaboratori ma sol-
tanto alla volontà di Dio e
all'intercessione di Maria
Ausiliatrice. La preghiera è
sua principale risorsa anche
se in concreto si serve di lutti
gli strumenti che la Provvi-
denza gli dà: la sua fiducia
poggia non sulla preghiera
propria, ma su quella dei
giovani per I quall sono le
sue istituzioni.
"Chiederò ai ragazzi di
pregare" Questa è la sua
abituale risposta alle richie-
ste dei disperati, degli afflìtti
e di coloro che in tutto il
mondo soffrono. Non c'è
DO\\I ~ THE fTAUA~ Vll\\lC.l:,_-T DE PAl.:L
Dal «The Cathollc Amerl• dubbio che egli possegga
can• •u Don Bo•co:
molti talenti naturali ivi in-
clusa quella amministrativa e
STATI UNITI
Una cronaca
d'altrl tempi
Ancora vivente, la fama
della santità di Don Bosco si
diffuse nell'Europa ed oltre.
Ma avreste pensato che una
rivista americana gli dedicò
alc uni servizi? SI tratta del
«The lllustrated Catholic
American» un settimanale
stampato a New York City in
cipale e Il più utile del mol-
teplici compiti che Don Bo-
sco pensa suo dovere fare».
Qualche mese dopo - Il
1Onovembre 1883 viene reso
onore al «Vincenzo de' Paoli
del presente secolo che ha
stupito un secolo di miscre-
denti».
Sopra I giovani - scrive
ancora l'articolista - egli
esercita una irresistibile at-
trazione. Nessuno può ve-
«E111 • quHI cieco, molto
debole e vive la più .opran•
naturale delle vite. La prln-
clpale caratteristica del suo
modo di fare una Hmpll•
cttà da bambino... Egll si
muove tra la folla - a Parigi
- coma se non udlsH e
vedffH nulla mentre la
gente bacia la sua mano e •I
Inginocchia davanti a Lui•.
(In alto: un• foto di Don Bo-
aco acaltlltll In Fr•ncl• pro-
prio l'anno In cui I• •u• lm•
la capacità di selezionare i
propri strumenti di lavoro.
Egli è anche un uomo colto
che ha trovato il tempo di
scrivere diversì libri. Ma ri-
mane soprattutto un uomo di
preghiera che ama i santi e
che ha trovato nella comu-
nione con Dio il verso se-
greto della sua influenza su-
gli uomini».
Barclay Street. Il settimanale derlo senza amarlo. Ha tatto ~In• fu propoatll •I lettori
STATI UNITI
«un giornale di Informazione il suo più ricco raccolto fra i atrH1rlcllnl).
e ricreazione per Il popolo» giovani più abbandonati e
fu pubblicato dal gennaio disperati considerati da tutti
Tremila Cavalieri
dell'Altare
1880 al gennaio 1889.
per lunghi anni come noiosi sta città "eccitante e volu- Sposato, con cinque figli.
li 16 giugno 1883 uscl una e insopportabili. L'articolo bile' è stato ricevuto con un LI ha diretti per undici anni
pagina dominata da una fo- ricorda fra l'altro il «pie nlc• entusiasmo In cui si può so- ed è cooperatore salesiano.
tografia di «Dom» Bosco con fatto da Don Bosco con i ra- spettare che ci sia stata an- SI tratta di Mr. De SIivestro,
un lungo articolo tratto in gazzi del carcere minorìle e che una parte di curiosità. un americano che sì è de-
gran parte dal giornale fran- presenta una Mamma Mar- Ma nonostante l'eccitazione dicato all'organizzazione dei
cese «Dèfense». Con la re-- gherita che «savraintende» a di quella visita egli mantenne Cavalieri dell'Altare (CA)
torica del tempo l'articolista tutto.
la perfetta sua semplicità di un'associazione fondata in
vi descrisse gli inizi dell'o- Con riferimento poi al modi, la calma del suo buon quella nazione nel 1938.
pera di Don Bosco sottoli- viaggio che il Santo aveva umore, la sua tacile indiffe- L'associazione
conta
neando soprattutto il suo fatto In Francia ecco cosa Il renza e la disponibilità ad 3000 Iscritti ed è presente In
impegno per le vocazioni «The lllustrated Catholic andare qua e là secondo ciò 30 nazioni - si propone Il
sacerdotali. Il tentativo di Amerlcan• scrisse:
che le veniva richiesto senza servizio liturgico all'altare ed
Don Bosco di risuscitare un «Migliaia di europei ve- mai considerare 11 suo ri- ha come protettore Don Bo-
«clero morente» viene in- nerano già Don Bosco come poso.
sco.
dlca1o come «forse il prin- un santo e lo splendido sue- Probabilmente il segreto
6 80LJ.ETTINO SAlESlolHO I GIUGNO 19112

1.7 Page 7

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BRASILE, Belo Horlzonte
I Salesiani dell'America Latina hanno preso sul serio
le comunicazioni sociali; ne è una prova la fioritura in
quel continente di centri d'ogni tipo miranti sempre ad
un uso corretto e responsabile dei mass media.
Ecco, nelle foto, alcuni immagini del centro «sistema
audiovisivo» dei salesiani di Belo Horizonte. In Brasile -
d'intesa con il governo e la Conferenza Episcopale - è
prevista la creazione di un sistema di comunicazione e
produzione nel settore.
esso intende tracciare «l'i-
tinerario generale dell'ini-
ziazione e maturazione cri-
stiana oggi, visto come il
"luogo" in cui si realizza
concretamente il rapporto tra
la fede e l'esperienza•.
ITALIA
Un Centro per Il turismo
scolHtlco tra I Castelll
Romani
Genzano di Roma è cer-
tamente una fra le più sug-
gestive cittadine dei Castelli
Romani disposta pittoresca-
mente a ventaglio sul pendio
esterno del cratere del Lago
di Nemi, lungo la via Appia.
Qui i Salesiani hanno una
presenza che soprattutto
grazie all'oratorio si è radi-
cata tra la gente e nel terri-
torio. Ed è proprio per ri-
spondere alle esigenze di
Genzano e del suo territorio
che i Salesiani incoraggiati
dall'Azienda
Autonoma
Soggiorno e Turismo dei
Castelli Romani hanno de-
ciso di creare presso l'Isti-
tuto Salesiano «San Gio-
vanni Evangelista» un Cen-
tro giovanile per il Turismo
Scolastico. Migliaia di gio-
vani studenti di passaggio da
Genzano e dintorni potranno
così trovare presso la casa di
Don Bosco non soltanto al-
loggio ed accoglienza ma
una autentica animazione
culturale che farà loro co-
noscere anche i Figli di Don
Bosco e il loro metodo.
Nella foto In atto: L'Isti-
tuto Salesiano S. Giovanni
Evangelista di Genzano.
IUGOSLAVIA
Nuovi sacerdoti per
la Croazia
Sei nuovi sacerdoti sale-
siani sono stati ordinati il 24
maggio 1982 dall'arcivesco-
vo di Zagabria monsignor
Francesco Kuharic. L'ordi-
nazione è avvenuta nella
Chiesa di Maria Ausiliatrice
della capitale dove i Sale-
siani si preparano a festeg-
giare il loro sessantesimo di
presenza.
CENTRO CATECHISTICO
SALESIANO
6° Convegno
«Amici di Catechesi•
Superatì felicemente i cin-
quant'anni di fondazione, la
rivista Catechesi ha ripreso
la tradizione di un incontro
periodico con I suoi lettori e
con quanti sono particolar-
mente sensibìli ai problemi
della catechesi in Italia.
Il tema che il Centro Ca-
techistico Salesiano - della
cui azione la rivista è
espressione
ha voluto
dedicare questo 6° incontro
al tema; «Diventare cristiani
oggi» concentrando l'atten-
zione sugli aspetti metodo-
logici. Il convegno - dal 22
al 25 giugno 1982 - si svol-
gerà a Roma presso le Suore
Rosminiane di via Aurelia ed
avrà fra I suoi relatori nu-
merosi docenti universitari.
Il direttore della rivista, don
Pietro Damu presentando il
convegno ha dichiarato che
ITAUA, Roma
Si è svolta a Roma il 18 aprile 1982 la «seconda ma-
ratona di primavera», marcia non competitiva per le vie
della capitale italiana organizzata dalle scuole cattoliche
e dalle Polisportive Giovanili Salesiane (PGS). La mani-
festazione - patrocinata da un giornale romano - ha
visto la partecipazione di oltre quarantamila persone
molte delle quali - circa quindicimila - provenienti
dagli ambienti salesiani e si è conclusa a Piazza San
Pietro con l'ascolto delle parole di Giovanni Paolo Il.
Nelle foto: due immagini della manifestazione.
BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 1982 7

1.8 Page 8

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.---------Filo diretto con _________
ANNA MAROCCO
Responsabile Maggiore delle Volontarie di Don Bosco (VDB)
Domanda. Cos'è
una VDB?
Risposta. In-
comincerei a dire
che è una donna
come le altre nel
senso che non ha
segni esterni par-
ticolari. Vive lo
stesso quotidiano
di ogni donna con I
problemi di oggi.
Diventa qualcosa
di «speciale• nella
misura in cui. ri-
spondendo ad una
chiamata di D,o. attua nel quoti-
diano questa vocazione consacrata
salesiana secolare che è appunto
l'essere Volontaria di Don Bosco.
D. Qual'è la missione della VDB?
R. È innanzitutto la missione
propria di tutti I laici: essere cioè
«presenza. nel mondo guardan-
dolo con lo sguardo e il cuore del
Cristo e riconoscendo perciò gli
autentici significali originali di ogni
realtà terrestre per risanarli, pro-
muoverli e consacrarli al Signore.
Questa missione poi, vissuta nello
spirito salesiano significa anche
una attenzione al destinatari prima
dell'opera di Don Bosco.
D. Come è stata accolta la lettera
del Rettor Maggiore sulla Famiglia
Salesiana?
R. Ovviamente con la attenzione
dovuta. Per intanto ogni membro
dell'Istituto la riceverà e ne farà
oggetto di riflessione personale ol-
tre che di gruppo
D. Quali sono i principali pro•
blemi dell'Istituto?
R. Come si sa le Volontarie di
Don Bosco sono ormai sparse In tre
continenti (Europa, Asia, America):
questo comporta indubbiamente
una difficoltà di comunicazione.
Altri problemi derivano anche dal
fatto che non possiamo dedicare
molto tempo a riunioni e incontri
vari perché ognuno di noi ha delle
proprie attività la-
vorative. La nostra
poi è una realtà
discretamente
giovane e perciò
non sufficiente-
mente conosciuta
sia all'interno della
comunità eccle-
siale che della
stessa Famiglia
Salesiana. D'altra
parte c'è anche da
considerare che
queste più che dif-
ficoltà sono anche
dei valori legati alla nostra stessa
vocazione secolare.
D. Come vi state preparando al-
l'Assemblea Generale dell'Istituto
che si terrà nel 1983?
R. Innanzitutto sono stati scelti
dei temi. Oltre alla revisione delle
nostre costituz1on1 dovremo pen-
sare anche a riflettere sulla for-
mazione della VDB. sullo sviluppo
delle vocazioni, sulla nostra sale-
sianità. Attraverso alcune griglie
questi temi sono stati già dibattuti
ne, Gruppi sparsi In tre Continenti
Commissioni preparatorie formu-
leranno alcune s1ntes1 che verranno
sottoposte al diba11,to assembleare
D. Se una ragazza volesse di-
ventare volontaria cosa le direbbe?
R. Innanzitutto che non cambia
nulla della sua vita ordinaria: resta
Il lav1Jro, restano le amicizie, gli
eventuali impegrn apostolici. C'è
soltanto un particolare, importan-
tissimo: •assumere» tutta questa
realtà come missione specifica af-
fidata da Dio e dalla Chiesa ,n que-
sto particolare momento storico-
cullurale. Le direi inoltre la parti-
colare attualità e bellezza di una
consacrazione secolare a servizio
della missione giovanile e vissuta
nello spirito salesiano. Ancora: la
serenità che nasce in chi fa parte di
un Istituto voluto dalla Chiesa e vive
coerentemente la sua vocazione In
mezzo al mondo d 'oggi.
- - - - MESSICO
SI ricostruisce il
Templo di Totontepec
Con l'impegno di numerosi amici
italiani, i Salesiani del Messico stanno
ricostruendo il Templo di Totontepec,
la prima chiesa della regione dei Mi-
xes, ..un pueblo antlguo y fuerte•. In
effetti I lavori di restauro sono Iniziati
già da due anni e si pensa di conclu-
derli quest'anno e proprio a quattro-
cento anni dalla sua costruzione
Questo restauro - anche se costoso
8 80{.LHTINO SALESIANO I GIVGNO 1982
- era necessario per il grandissimo
valore sociale e religioso. E il simbolo
e l'orgoglio della comunità Mixe. Gran
parte della vita sociale e in primo luogo
le feste hanno qui il loro inizio e ter-
mine. Partendo da questa realtà vis-
suta, durante quest'anno i Salesiani si
propongono di fare per periodi una
catechesi familiare sopra la chiesa-
comunione di persone e popolo In
cammino... Naturalmente quest'ultima
costruzione si presenta un po' più dif-
ficile!
«Ogni vita
è VOCAZIONE»
Ogni uomo porta dentro di un
..germe- che Dio gli ha donato e che
deve far germogliare e svihtppare.
Quando si scopre di aver avuto
questo dono meraviglioso e che la vita
ba un percbf, allora si può dire di es-
sere chiamati da Dio, di avere una
VOCAZIONE
VUOI DARE UN SENSO ALLA TUA
VITA. GIOCARI..A BENE?
Ti puoi rivolgere all'iru:Uriuo più
vicino, tra que&ll, telefonando o ecrl-
vendo.
Don Luigi Colucci
l&pettoria Salesiana
Corso Carlo Alberto, 77
60100 ANCONA
Tele!. (071) 843l4
Don Franco Lotto
Opera Salesiana cRebaudengo•
Piazza Conti Rebaudengo, 22
10155 TORINO
Telef. (011) 266160
Don Anfelo Tengattini
l&pettona Salesiana
Via Copernico, 9
2012.5 MILANO
Telef. (02) 6080318
Don Mario Caratlino
Istituto Salesiano
Via Salesiani
5604.5 PIETRASANTA (LU)
Telef. (0684) 70232
Don Tobia Carotanuto
Istituto Salesiano
Via Don Boeco, S4
8UOOCASERTA
Telet: (0823) 4441111
Don Giuliano Palini
Opera Salesiana Don Bosco
Corso Dante, 130
14100ASTI
Telet: (OHl) 21HI06
Don Umberto Barone
Istituto Salesiaoo Pio XI
Piazza S. Maria Awrlliatrice, M
00181ROMA
Telet. (06) 783262
DVoianleFsra. nlgcneusciooV, 6a4rese
09100 CAGLIARI
Telef. (070) 659635
Don Ant.onJno Munafò
Istituto Saleaiano
95027 S. GREGORIO DI CATANIA
(CT)
Telef. (096) 834386
Direttore Comunità .s. Dom. Savio»
Via Maria Aueiliatrice, 32
.10152 TORINO
Telef. (011) ffllffl
Don GlannJ Gllippin
Casa l&pettoriale Salwana
Via Marconi, 22
31021 MOGLIANO VENETO (TV)
Telef. (041) 4!!0297
Don Eugenio Bald.ina
Centro lll)>ettoriale
ViaA. Provolo, 18
37123 VERONA
TeleL(<M5)6991300

1.9 Page 9

▲back to top
LETIERA SULLA FAMIGLIA SALESIANA
Migliaia di chiamati,
milioni di amici
INTERVISTA CON DON GIOVANNI RAI NERI ,
CONSIGLIERE GENERALE PER LA FAMIGLIA
SALESIANA
Bollettino Salesiano - Chi sono
i destinatari di questa /,ettera?
Don Raineri - La lettera è in-
dirizzata ai Salesiani. Il Retto1·
Maggiore tuttavia medita su pro-
blemi che riguardano l'intera Fa-
miglia Salesiana (FS) verso i cui
gruppi ~ hanno delle precise re-
sponsabilità di servizio. Per questo
la lettura del documento potrà es-
sere molto utile per l'approfondi-
mento e la conoscenza della FS da
parte di tutti i membri della f~-
miglia spirituale di Don Bosco. Ri-
tengo altresi che rappresenti un
progresso nella riflessione sulla FS
con apporti notevolmente nuovi. Il
Rettor Maggiore, che come succes-
sore di Don Bosco aveva già inviato
una lettera alle Figlie di Maria Au-
siliatrice e alle Volontarie dì Don
Bosco, come membri della FS, al-
larga qui i] suo magistero ve~o i
salesiani animatori della medesima
per fedeltà al Fondatore.
BS - Ritiene che /,e componenti
della FS siano preparat.e a recepire
i forti cont.enuti dottrinali e spiri-
tuali del/,a /,ettera?
R. - Io penso di si. Infatti in al:
cuoi gruppi, specialmente quelli
istituzionalizzati, la compensione e
la riflessione sulla FS è molto
avanzata con una compresione che
sta alla pari con quella degli ~ i
salesiani. È per questo che negli in-
contri il dialogo o l'intesa sono facili
e immediati.
BS - Quali le sem~ra"!-? ql~
aspetti partico/,arment;e significativi
della lettera?
R. - Mi pare che ne vadano
sottolineati due. Il primo è l'accento
sulla storicità e concret.ezza del ca-
risma di Don Bosco. La Famiglia
Salesiana - dice don Viganò - è
nata dalla carità pastorale di Don
Con una recente •lettera» Il
Rattor Maggiore don Egidio
Viganò ha richiamato, rllan•
ciandola, l'Idea della Famiglia
Salesiana. con l'anergla del
suo carisma - dica Il Rettor
Maggiore - Don Bosco uni•
fica nell'armonia di un'unica
Famlglla apostolica .
Bosco che andava alla ricerca di
collaboratori per la realizzazione
della sua missione. Tipiche in tal
senso sono la fondazione delle Figlie
di Maria Ausiliatrice e la istituzione
dei Cooperatori. Altro aspetto ri-
levante è /,a vo/,ontà, di comunione
tipica di Don Bosco fra i gruppi
della Famiglia Salesiana. Tale vo-
lontà è un elemento che accorda
con il rinnovamento conciliare che
chiede la comunione dei carismi e la
collaborazione nei ministeri. In
questa aggregazione di grup~i e
istituzioni varie c'è, per tutti, la
possibilità di ~n confr~mto alla ri:
cerca dei valon comum, e quella di
partecipazione negli apporti par-
ticolari di ciascuno a tutti gli altri,
nella fedeltà alla propria specifica
vocazione. Notevoli nellà lettera
sono fra l'altro, le pagine nel ca1i-
srna dei Fondatori che mettono in
luce un aspetto poco meditato dalla
figura di Don Bosco. Vengono infine
prospettate collaborazioni e indicati
obiettivi comuni. Ancora essa non
manca di segnalare alcuni problemi
emersi durante questi anni che re-
stano aperti e richiedono appro-
fondimenti ulteriori per risolverli
con il contributo di tutti.
BS - Quali sono - a diu_ersi li:
velli - le strutture organiche di
animazione del/,a FS di cui par/,a la
lettera? Cosa pensa che si possa
fare per il futuro?
R. - La comunione in un me-
desimo carisma è possibile solo se ad
un certo punto trova, per conver-
gere volontà di tutti, una qualche
espressione organizzativa che ri-
proponga in modo conforme al no-
stro tempo l'unione voluta da Don
Bosco. La proposta deve considerare
due aspetti: la specificità vocazio-
nale di ogni gruppo che va sempre
mantenuta e possibilmente poten-
ziata e la necessità di alcune strut-
ture per realizzare una comunione
di ampio respiro, in cui sia possibile
ritrovarsi arricchiti spiritualmente e
collaborare. Già il Capitolo Gene-
rale Speciale parlò di questa neces-
sità come di• un complemento fe-
condo del suo progetto: il Dicastero
per la Famiglia Salesiana, istituito
dal Capitolo Generale 21°, aveva
prevista la istituzione di un orga:
nismo composto da rnppresentanti
dei gruppi della FS, quasi una
«consulta», attorno al Rettor
Maggiore. Di fatto qualche tenta-
tivo in questo campo non è mancato
e ha dato buoni risultati. Ora ci so-
no prospettive ancora migliori. Non
sono però mancate iniziative co-
muni che, in parte hanno ovviato a
tale mancanza. Significative in tal
senso sono le «Settimane di spiri-
tualità della FS» a raggio mondiale
e, soprattutto molte attività peri-
feriche che rendono concreta la co-
munione con la loro programma-
zione concordata. Oltre le riunioni
istituzionalizzate tra Consigli
Ispettoriali SDB e FMA - e CC e
EE - sono cosi nate «Consulte
pastorali della FS» a livello ispet-
toriale e l'esito di tali esperienze
incoraggia a proseguire il cammino
fatto finora per costruire, in dialogo
aperto le imprese concrete e dura-
9 BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 1982

1.10 Page 10

▲back to top
ture. È una prospettiva che viene
incoraggiata dalla adesione del re•
cente Capitolo Generale delle Figlie
di Maria Ausiliatrice e dalla di-
chiarazione d i appartenenza alla FS
delle Figlie dei Sacri Cuori fondate
dal Servo di Dio don Luigi Variara.
BS - Lei non ignora certamente
il dibattito in corso nella comunità
eccksiak italiana sul ruolo deUe
associazioni e dei movimenti. C'è
t chi sostiene che il futuro appartiene
a quest'ultimi. possibile vedere in
quest,a opzione salesiana per /,a FS
una risposta in talsenso?
R. - Penso di si. Caratteristica
comune dei movimenti ecclesiali è
UN FATrO ECCLESIALE
•·-La "Famiglia Salesiana" di
Don Bosco è un fatto ecclesiale.
Indica la compartecipazione
nello spirito di Don Bosco e nella
sua missione con i conseguenti le-
gami che intercorrono tra i vari
gruppi di congregati: i Salesiani, le
Figlie di Maria Ausiliatrice, i Coo-
peratori, ed altri posteriori gruppi
istituiti.
Tutti iruri.eme costituiamo nella
Chiesa una specie di «etnia spiri•
tuale». Una tale comWlione "sorge
a partire da un dato storico com-
plesso. Don Bosco per attuare la
Bua vocazione di 8alvezza della
l(ioventù povera e abbaDdonata,
CtJrcò un'ampia unione di forze
apostoliche nell'unità articolsta e
varia di uns 'famiglia'•·
E888 è onnai collaudata da un'e-
Bperienza vissuta in comune da più
di un secolo.
Dopo il Concilio, i compiti di ri•
neasione e di rinnovamento esigiti
per chiarire l'identità e per rilan-
ciare l'attualità dei vari carismi de.I
Popolo di Dio, banno suscitato un
rinnovato impegno per promuo-
vere una più esplicita coscienza,
una maggiore unione e una più
stretta collaborazione tra qll8J1ti
partecipano a uno 8te88o carisma.
Parlare della «Famiglia Salesia•
na- non significa. dunque. intro-
durre un discorso di innovuione
con fantaaia utopica; si tratta di un
dato concreto, di un fatto spiritua-
le, che ba una sua dimensione sto•
rica e un suo spessore di verità che
interpella seriament.e la nostra fe•
deità a Don Bosco e ai t.empi•.
(daJJ. Letura del Rett.orMJ,gg:iore)
1 0 BOU.ETTINO SALESIANO I GIUGNO 11132
che sono fortemente articolati; in-
fatti aJ loro interno convivono
gruppi, vocazioni, stati di vita, mi-
nisteri diversi condividendo però
una esperienza carismatica comune.
Chi osserva dall'esterno general-
mente percepisce la globalità del
movimento ma non si accorge di
questa articolazione vitale. Ebbene
la FS si trova realmente nella si-
t uazione ideale per esser e essa st essa
e$perienza di Chiesa e per creare un
movimento nella Chiesa. All'interno
della FS, infatti c'è un carisma
condiviso da tutti, partecipato ai
vari stati e alle varie vocazioni; c'è
un Fondatore al quale tutti si ri-
feriscono, c'è una missione comune
da realizzare.
D on Bosco parlava molte volte di
un grande movimento che coinvol-
gesse più gente possibile in vista del
bene della gioventù. Non solo ha
fondato gli stessi primi gruppi della
FS, ma ha cercato di unirli forte-
mente a sè e tra di lor o. Il Rettor
Maggiore, facendo leva su questi
aspetti storici, a uspica, alla fine
della sua lettera, la nascita di un
grande «Movimento di Amici di
Don Bosco• in cui le varie vocazioni
si uniscano in una specie di «task-
force» salesiana in cui ciascuno

2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

▲back to top
conserva la sua caratteristica pro-
pria in una realtà molto articolata,
ma cammina insieme agli altri per
risolvere problemi e venire incontro
ad esigenze a volte troppo vasti per
éssere portati a soluzione da un solo
gruppo. Infatti ha fondato i vari
gruppi in vista di rispondere ad
esigenze nuove di un'unica missione;
la fedeltà a questa sua idea stimo-
lerà anche la nascita di nuove
strutture per realizzare in modo
nuovo il suo disegno.
LE MASSE
GIOVANILI
« ...Don Bosco è stat.o magnanimo
e audace; ha meeso al servizio della
sua singolare vocazione tutte le
doti d'intelligenza, di creatività e di
coraggio di cui era stat.o arricchito,
sospinto anche da molteplici doni e
mozioni dello Spirito del Signore.
"Da una parte, talvolta egli
sembra persuaso di poesedere una
specie d'investitura universale
della gioventù abbandonata, dal-
l'altra ha ben presente che il pro-
blema dei giovani supera di gran
lunga l'ambito delle sue opere e fa
capo a specifiche Hsponsabilità
ecclesiali e civili. In ambedue i casi,
l'invito a occuparsi dei giovani si
rivolge anche a persone non uffi-
cialmente inquadrate nelle sue
istituzioni, operanti nelle rispettive
parrocchie, città, paesi, famiglie".
Ebbene, se noi pensiamo che nel
nostro secolo il problema delle
masse dei giovani bisognosi una
realtà che raggiunge oggi dimen-
sioni quasi incommensurabili ri-
spetto a Don Bosco", considere-
remo ancor più urgente la neces-
sità di un allargamento di pro-
spettive nell'interpretazione e
promozione della Vocazione sa-
lesiana.
Già il Capitolo Generale Speciale
aveva scelto il tema della Famiglia
Salesiana come una deDe linee
portanti. del nostro rinnovamento:
"I Salesiani - è scritto nel do-
cumento l, n. 151 - possono ri-
pensare integralmente la loro vo-
cazione nella Chies senza riferirsi a
quelli che con loro sono i portatori
della volontà del Fondatore. Per
questo ricerchiamo una migliore
'unità di tutti, pur nell'autentica
diversità di ciascuno'".
Ecco una "verità" su cui dob-
biamo riflettere seriamente: la
nostra vocazione salesiana, nella
sua integralità concreta, ci fa par-
tecipare vitalmente a una "espe-
rienza di Spirito San.to" vissuta e
compartecipata da tanti altri per
interscambiarne mutamente le
ricchezze e assumerne con più co-
scienza d'insieme ì compiti».
(dalla Lettera del ll.ettorMaggiore)
BS - All'int,emo della FS -
almeno da un punt.o di vista nu-
merico - è cert.o che la donna ha
un post.o notevo/,e. Ritiene che la
presenza femminile nella FS abbia
un ruo!,o verament,e detenninante?
R. - Sono tanto convinto di ciò
che si è voluta dedicare un'intera
settimana di spiritualità a questo
argomento prendendo occasione dal
centenario della morte di santa
Domenica Mazzarello. E del resto
che la donna nella missione sale-
siana abbia un'importanza gran-
dissima ce lo dice anche il modo di
agire di Don Bosco. Si pensi alle
tante Cooperatrici che collaborano
con lui fin dalle origini, cominciando
da Mamma Margherita, la prima
donna da lui «chiamata» a colla-
borare nella sua missione; si pensi
all'inclusione delle donne nell'as-
sociazione dei Cooperatori per con-
siglio di Pio IX; si pensi, infine alla
istituzione con S. Maria Domenica
Mazzarello delle FMA. È anche in-
teressante vedere come lo Spirito
Santo abbia fatto sorgere, entro la
scia spirituale di Don Bosco, le
VDB e molti altri Istituti femminili
che ora chiedono di appartenere alla
FS.
Penso che uno degli effetti della
lettera del Rettor Maggiore possa
essere questo: far riflettere i Sale-
siani e La componente femminile
salesiana sul proprio ruolo ail'in-
temo della vocazione salesiana. Lo
sviluppo dei gruppi femminili ci fa
intravedere nuove mete e poten-
zialità del carisma di Don Bosco,
conformemente al nuovo modo di
essere ed operare della donna nella
società e nella Chiesa per rispondere
meglio alle esigenze attuali dell'e-
vangelizzazione, in parte nuove e in
parte diverse da quelle di un tempo.
BS - Ritiene che per l'avvenire i
gruppi della FS possano avere in
comune iniziative di formazione e
maturazione spirituale in un con-
front.o di esperienza?
R. - Credo di sl. Già ora, del re-
sto, non mancano esperienze. Si
pensi ad esempio all'Università
Pontificia Salesiana di Roma dove
collaborano nella docenza SDB e
FMA e studiano insieme spiritua-
lità: Volontarie, Cooperatrici, Suore
e Salesiani. In alcune nazioni Figlie
di Maria Ausiliatrice, Salesiani,
Cooperatori ed Exallievi collabo-
rano nelJa catechesi, nelle attività di
comunicazione sociale, di a'1ima-
BOLLETTINO SALESIANO l GIUGNO 19~ 11

2.2 Page 12

▲back to top
AVANTI, INSIEME
«••.Bo acelto questi due avverbi
stimolanti per qualificare dina-
micamente il nostro impegno nel
rilancio della Famiglia Salmana.
La comunione e la miuione ci
interpellano.
«Avanti•, ci riferisce epecial-
mente alla miuione; «inaieme», ci
ricorda la comunione.
Anzi, «avanti e insieme•, aimul-
tanearnente nella comunione per
una maggior efficacia di miuione.
La nostra missione tra la gio-
ventù biaognoaa dei ceti popolari
deve eapandenrl in iniziative, in
presenze nuove, in inventiva apo-
atolica.
La comunione, nella Familflia,
deve crescere in autenticità e In
organicità. Certo ogni gruppo ba
una aua identità con una corri-
spondente giusta autonomia. Ma
per noi oggi l'accento va me880
8Ulla comunione: c'è una memoria
da aalvare per incrementare, rin-
novandola, l'unione che Don Boaco
aveva voluto•.
(dall• Letta-a del RettorM/f/llPottJ)
zione di centri giovanili, di movi-
menti, di attività mi.s.sionarie.
BS - In un.a precedent,e lettera il
Rettor Maggiore ha rileuaro l'im-
12 BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 11182
porlanza delle comunicazwni so•
ciali per I.a FS. Perché?
R. - Penso che tra FS e comu-
nicazioni sociali ci sia un collega-
mento abbastanza stretto come tra
tutte le aree di animazione salesia-
na. Lo sottolinea lo stesso don Vi-
ganò, quando nota che Don Bosco
aveva l'attit udine alla comunica-
zione più ampia possibile. Tipica in
tal senso è la fondazione de] Bol-
lettino Salesiano del quale Don
Bosco parlava come punto di rife-
rimento di tutto un movimento
popolare. A tal proposito il Rettor
Maggiore dice anche che Don Bosco
ha cercato di trovare adesioni alla
sua missione attraverso due vie: la
prima aggregando e convocando il
maggior numero possibile di persone
e la seconda «informando» e «co-
municando• a tutti la passione per
la missione giovanile e popolare.
. R. - AJcune grandi famiglie spi-
ntuali del passato si richiamano ad
una «regula• comune data dal
Fondatore o elaborata in seguito
sulla sua eredità spirituale. Ci sarà
una «regola salesiana•?
R. - Se ne è parlato al Capitolo
Generale Speciale. Nelle Costitu-
zioni Salesiane e negli orientamenti
dottrinali di quel capitolo è facile
COME NELLA
CHIESA
•-.Come nella Chie88 lo «Spirito
Santo• (che è Carità «increata»)
unisce, vivifica e anima tutte le
d.Uferen.ze organiche e funzionali
del Corpo di Cristo, in modo ana-
logo, anche se a distanza infinita, il
•carisma» o la carità specifica di un
Fondatore (dono •Creato» dello
stesso Spirito Santo) riunisce, fa
crescere e orienta le persone e i
dift'erenti valori che convengono
insieme per la coatituzione di una
medesima «Famiglia spirituale».
U si fondono in comunione non
solo i diversi temperamenti e gusti,
le svariate doti e i doni personali,
ma anche le differenti spiritualità
che accompagnano le pluriformi
situazioni ecclesiali di ministero o
di stato di vita o cU ispirazione
subordinata all'apparentenenza
sostanziale alla stessa Famiglia.
(dalla Lettera del ~tù,rMaggiore)
individuare alcuni «blocchi• di idee
e di valori comuni, che anche il
Rettor Maggiore sottolinea nella
sua lettera, che possono divenire
facilmente gli elementi di una «re-
gola salesiana» largamente condi-
visa. Del resto tali valori sono stati
già percepiti ed adattati, in forme
diverse se<:ondo la specificità de11a
loro vocazione salesi.ana, da molti
gruppi che si riconoscono, o che
chiedono di essere considerati, della
Famiglia Salesiana.
Basta rileggere il Nuovo Rego-
l~en~ dei ~operat?ri, le_ Costi-
tUZ1oru delle Fighe dei Sacn Cuori
- le prime che hanno rivisto il loro
progetto di vita alla luce dei valori
de11a Famiglia Salesiana -, le Co-
stituzioni delJe Volontarie di Don
Bo.5C<?, le. C~tituzioni~ i Regola-
menti e gli Onentament1 delle Figlie
di Maria Ausiliatrice uscite dal loro
XVII Capitolo Generale, per co-
gliere questi valori comuni. Non
credo difficile, con una riflessione
condivisa da tutti i gruppi, eviden-
zia.rE: tali valori facendone patri-
monio comune ed accettato come
eredità del Fondatore, appunto in
una «regola salesiana».
BS - Tra ì problemi che secondo
il Rettor Maggiore restano aperti
c'è quello di definire I.a natura del-
l'appartenenza alla Famiglia Sa-
lesiana degli Exallieui per i quali il
settimo successore di Don Bosco
traccia un particolare impegno nel
f!Wndo della cultura. Che signifi.ea
in concrei.o questo?
R. - Il problema è piuttosto
complesso. Per includere gli Exal-
lievi nella FS il Capitolo Generale

2.3 Page 13

▲back to top
nella Chiesa non consideri urgenze
fondamentali del nostro tempo l' e-
vangelizzazione della cultura e del
lavoro. Agli inizi dell'attività apo-
stolica di San Giovanni Bosco tro-
viamo molti giovani lavoratori per i
quali Egli creò, con l'aiuto della FS,
laboratori e scuole. Proprio la fe-
deltà a Don Bosco dovrebbe portare
la FS - non soltanto quindi gli
Exallievi, ad interessarsi del mondo
del lavoro. Molti exallievi poi sono
operai specializzati e tecnici; non
dimentichiamo ancora che Don
Bosco è protettore degli apprendisti
ed è stato chiamato «il santo del
lavoro».
BS - Lei, come primo Consi-
gliere generai.e per la FS, è soddi.-
sfatto di questa /.ettera?
R. - Sono molto soddisfatto,
UN TEMPO DI
TRANSIZIONE
«...Infine, se consideriamo Ja
profonda evoluzione sociale e cul-
turale avvenuta sotto l'impulso dei
tempi, gli apporti ecclesiologici del
Vaticano II, il rinnovamento della
Vita religiosa, il rilancio del laicato
nel Popolo di Dio, la promozione
della donna nella Società e nella
Chiesa. la cambiante novità deJJa
realtà giovanile, il salto di qualità
nella coscienza e nel dinamismo dei
popoli, la situazione problematica
di alcuni continenti e delle loro
masse giovanili, il pluralismo
ideologico e gli schemi politici di
tanti Stati, troveremo molti altri
elementi di sfida che ci interpel-
lano anche sull'identità, sul fun.
zionamento, sulla promozione e
suJla efficacia apostolica della Fa-
miglia Salesiana.
Ho voluto ricordarvi alcuni pro-
blemi per far intuire meglio che ci
troviamo ancora di fronte a un
notevole lavoro di studio e di ve•
rifica, in un processo evolutivo
appena iniziato».
(dalla Lett.era del Rettor Maggiore)
Speciale ha inventato un titolo di-
verso da quello vocazionale: il «ti-
tolo dell'educazione ricevuta». Sic-
come la situazione e la realtà degli
Exallievi è molto articolata e varia,
bisognava infatti trovare un titolo
che legittimasse l'appartenza di
tutti alla FS; l'educazione ricevuta
appunto. Evidentemente i valori
trasmessi dall'educazione salesiana
chiedono d'essere tradotti nella vita,
attuati nella famiglia e nella società,
e maturare, possibilmente in im-
pegni apostolici e sociali. È qui che
si inserisce il loro impegno per l'a-
nimazione culturale. Nel periodo
della loro educazione gli Exallievi
hanno assimilato quello che Don
Bosco chiamava lo «spirito salesia-
no» che li abilita a far parte della
famiglia spirituale di Don Bosco,
condividendo la missione, special-
mente nell'aiutare i loro compagni a
rimanere fedeli.
BS - Non pensa che bi-sogne-
rebbe guardare con particolare at-
tenzione al mondo del lavoro?
R. - Non c'è nessuno oggi che
I TRA'ITI
COMUNI
«.••I tratti della "comunione sa-
lesiana" che compartono insieme
tutti i figli e le figlie di Don Bosco
SODO i seguenti:
Innanzitutto, come fonte viva,
l'alleanza speciale con Dio secondo
il tipo di carità pastorale che ab-
biamo or ora descritto~ intima
unione con Dio contemplato nella
sua bontà di Padre intento a rea-
lizzare un misericordiosissimo e
pedagogico disegno di salvezza; e
un amore al Prossimo considerato
nelle sue situazioni di povertà e di
indigenza attraverso l'ottica della
predilezione per ì giovani.
• P<1i, lo "spirito salesiano" c<>•
me stile di pensiero, di condotta, di
atteggiamenti, di gusti, di prefe-
renze, di priorità, di modalità pro-
pria nella lettura del Vangelo.
Poi, la "missione giovanile"
come partecipazione specifica ai
m<>lteplici compiti della Chiesa per
la salvezza del mondo.
Inoltre, ìl "Sistema preven-
tivo" come una prassi conc.-eta e
originale di azione pastorale, che
incarna tra i giovani sia la carità
sia lo spirito salesiano sia la sua
missione salvifica.
Infine, un concreto progetto di
convergenza nello stile di vita e di
attività, suscettibile e di differen-
ziata strutturazione comunitaria
nei vari gruppi e da tradursi in una
qualche "comunione organica" di
tutta la Famiglia Salesiana.
Questi componenti del "carisma
di Don Bosco" equipaggiano la
Famiglia Salesiana per un'azione
specializzata, rendendola "pronta"
a partecipare e "capace" di col-
laborare nella pastorale concreta
dell' "Opera degli Oratori".
(daJJa Lettera del Rettor Maggiore)
13 BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 1982

2.4 Page 14

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l'avevo sollecitata e l'aspettavo. È
un dono di cui sono grato al Rettor
Maggiore. Mi pare che sia arrivata
al momento giusto. In questi anni
l'idea della FS ha fatto un grandis-
simo cammino ed è, perciò, neces-
sario fare una verifica, evidenziare
gli obiettivi principali, considerare i
problemi che restano aperti. Del
resto la stessa imminenza del Ca-
pitolo Generale 22° impone che i
salesiani - i destinatari della let-
tera - insieme a tutti i gruppi della
FS, riflettono sulla sua realtà, in-
dicando prese di coscienza e linee
ulteriori.
BS - Se volessimo dare dei ri-
ferimen.ti numerici sulla FS, nel-
l'ordine di quale cifra entreremmo?
R. - Non saprei. La FS è molto
varia e articolata. Se per FS inten-
diamo i gruppi istituiti religiosi o
consacrati attualmente esistenti -
la famiglia salesiana in senso stretto
- è possibile anche fare un calcolo
numerico: siamo già nell'ordine di
decine e decine di migliaia. Il calcolo
si fa problematico allorché si allarga
il quadro e si pensa ai Cooperatori e
agli Exallievi e alla famiglia sale-
siana in senso ampio. Per i Coope-
ratori bisogna pensare al grande
numero di adesioni che anche gli
antichi Cooperatori hanno dato al
progetto rinnovato dal Capitolo
Generale Speciale; vi si assommano
14 BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1982
nuovi gruppi di cui giungono con-
tinuamente all'Ufficio Centrale
nuovi elenchi e notizie di promesse;
una realtà che cambia continua-
mente e si accresce dovunque, sti-
molata dall'azione vocazionale
congiunta dei Salesiani, delle FMA
e degli stessi Cooperatori. Qui siamo
presto a centinaia di migliaia.
Per gli Exallievi il discorso è an-
cora più stimolante, ma, data la
natura articolata del movimento
e dell'organizzazione, complessa.
Crescono gli ExaJlievi che chiamerei
«nuovi», cioè quelli che prendono
sul serio la loro appartenenza alla
FS, che divengono fermenti tra i
loro compagni, si impegnano nella
società, nella collaborazione sale-
siana, nella Chiesa; e non si tratta
solo di exallievi cristiani: Qui credo
che si pos.sa parlare di centinaia di
migliaia di persone; si entra già cioè
in quel vasto movimento salesiano
di cui parla il Rettor Maggiore che
però è ancora più vasto. E tuttavia
necessario che i Salesiani eliminato
ogni atteggiamento trionfalistico,
assumano la loro responsabilità
verso l'animazione di un carisma
che, nella Chiesa di Dio, interpella
direttamente loro e tutti quanti i
membri della FS. Le vere domande
da porsi quindi sono se siamo quelli
che dovremmo essere o no e se nella
FS ci sono tutti quelli che ci devono
essere. Curare le vocazioni infatti
UN COLORE
PER TUTII
...Nei vari gruppi, poi, si vedono
accentuati policromi aspetti spi•
rituali, che non devono mancare in
nessun cuore salesiano, ma che
sono evidenziati meglio o più ca-
ratteristicament.e in qualcuno dei
singoli gruppi e che la comunione
della Famiglia mette bellament.e a
disposizione di tutti.
Pensiamo, ad esempio, senza
volei: essere minimament.e com-
pleti:
Ai Salesiani, con la loro bontà
allegra, l'inventiva pedagogica,
l'instancabilità di animazione,
l'approfondimento del patrimonio
spirituale comune e il coraggio
missionario.
Alle Figlie di Maria Ausiliatrice,
con la delicatezza e la prospettiva
salesiana femminile, la sollecitu-
dine mariana di fedeltà e sacrificio,
l'intuito sponsale, mat.erno e fra-
terno, di servizio e l'intimità della
preghiera.
Ai Cooperatori, con il realismo
del senso della vita, la capacità di
coinvolgere il quotidiano e la pro-
fessionalità nell'impegno aposto-
lico, la presenza attiva nella società
e nella storia.
Alle Volontarie di Don Bosco,
con l'approfondimento della se•
colarità. l'importanza dei valori
creaturali, la silenziosa efficacia
del fermento nella massa, la testi-
monianza daldi dentro.
Agli E.rallievi, con la forza vin-
colante dell'educazione salesiana,
la centralità per noi nell'area cul-
turale, il rilancio di una pedagogia
aggiornata ed adeguata in un'epoca
di transizione, l'urgenza di una
cura speciale della famiglia cri-
stiana.
Ad alcuni altri Istituti di reli-
giose Balesiane, come le Figlie dei
SS. Cuori di Gesù e Maria cli Don
Variara e le Oblat.e del S. Cuore cli
Mons. Cognata, con un peculiare
filone di spiritualità vittimale e
oblativa, già testimoniata eminen-
t.ement.e da Don Andrea Beltrami:
esse ricordano a tutti gli altri
membri della Famiglia che l'obla-
zione di e la pazienza di "ostia
pura e gradita" sono indispensabili
ad ognuno nelle peripezie dell'e-
sistenza, nelle incomprensioni, in-
fennità, forzata inattività e vec-
chtiaicao. si, agli altri Gruppi, con la
loro specifica caratterizzazione•.
(dalla Lettera del Rett.orMlllflfiore)
per i gruppi della FS resta il primo
dei problemi in ordine alla realiz-
zazione della stessa missione ed è
l'urgenza più forte che emerge dalla
lettera del Rettor Maggiore.

2.5 Page 15

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-
I I Senegal è ancora lui, Léopold
Sédar Senghor. Benché si sia
risolto ad abbandonare, nel
1980, la carica di presidente della
Repubblica (con atto del tutto
spontaneo, si badi bene, e già que-
sto, nell'Africa dei colpi di Stato a
raffica, delle destituzioni forzate,
degli abbonamenti alle eliminazioni
cruente di leader, è un avvenimento,
a dir poco, clamoroso), Senghor ri-
mane il «padre» di questo paese che
si proietta verso l'Atlàntico , estre-
ma punta occidentale del Conti-
nente. Lo ha fatto nascere, politi-
camente con l'indipendenza, nel
1960, ne ha sgrossato i contorni, ha
avviato i primi e tuttora non ul-
timati lavori di rifinitura.
«Padre», o, come taluni insinua-
no, «padre-padrone»? In realtà,
l'azione politica, i metodi di gover-
no, le scelte istituzionali di que-
st'uomo che è finissimo poeta, non
hanno sempre avuto la limpidezza
delle sue celeberrime poesie. Con lui,
anche il Senegal è passato attra-
verso l'amara esperienza - del resto
quasi d'obbligo in Africa - del
partito unico, quello, naturalmente,
di Senghor. Per le opposizioni in-
terne, nonostante il clima di relativa
tolleranza, sono stati tempi duri, e
molti avversari politici hanno co-
nosciuto i rigori delle patrie galere.
«Esperienza sgradevole, certo -
sostengono gli estimatori di Senghor
L'appello del ventunesimo Capi•
tolo Generale salesiano e del Rettor
Maggiore di Impegnarsi per l'evan•
gellzzazlone dell'Africa Incomincia
a dare I suol frutti concreti.
Ecco, con questo numero, Il primo
di tutta una serie di servizi che
hanno l'Intento di far conoscere
organicamente non soltanto la
specifica attività del Flgll di Don
Bosco In Africa ma anche problemi,
tensioni e cultura di questo conti•
nente.
Ne sono autori Il glornallsta ra•
dlotelevlslvo Gaetano Nanetti e
Giuseppe Costa.
- ma inevitabile. E tutto sommato,
benefica». Perché? Con quale scopo?
Solo quello di evitare al Senegal i
contraccolpi messi nel conto di un
accesso all'indipendenza avvenuto
senza l'indispensabile maturazione
politica e sociale, dopo secoli di co-
lonialismo.
Grazie alla fermezza di Seng-
hor, alla sua abilità manovriera nei
momenti cruciali della vita del
paese - si sostiene ancora - il Se-
negal ha potuto schivare gli incon-
venienti, spes.50 trasformatisi in
tragedia, che tante altre nazioni
africane hanno sperimentato sulla
pelle dei loro cittadini. Cosi il Se-
negal ha goduto finora di una in-
vidiabile stabilità politica, merce
molto rara nel Continente. E poi -
dicono ancora gli amici del leader -
non strappiamoci le vesti: in fondo,
non ci si è spinti al di là di una fase
di transizione, tanto è vero che, una
volta realizzate le condizioni adatte
per una revisione costituzionale che
rafforzasse le prerogative presi-
denziali, il potere si è aperto a una
relativa liberalizzazione in senso
pluralista, che ha consentito la na-
scita di altre tre formazioni poli-
tiche, sia pure irrigidite entro uno
schema fissato per legge.
A tenere ben saldi i fili del potere,
a decidere la svolta in direzione del
partito unico e, successivamente,
l'apertura pluralista, ma anche -
per dirla franca - a reprimere con
durezza le insofferenze sindacali o le
turbolenze studentesche, è sempre
stato lui, Senghor. Di formazione
culturale schiettamente francese,
docente di liceo a Parigi, poi uomo
politico e membro di governi nella
IV Repubblica, poeta conteso dai
circoli letterari parigini, Senghor -
oggi settantaseienne - è un cat-
tolico che, in politica, pensa socia-
lista. Si è battuto, con tutti i rischi
che ciò può comportare in un paese
a stragrande maggioranza musul-
mana, perché il Senegal stabilisse
stretti rapporti con la Santa Sede. E
i suoi soggiorni a Roma hanno
sempre incluso una visita al Papa.
«Campassi mille anni, è solito dire,
15 BOLLETTINO SALESIANO l GIUGNO 1982

2.6 Page 16

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non potrei dimenticare l'incontro
con Giovanni XXIII. Mi accolse con
infinita dolcezza». E aggiunge un
simpatico aneddoto: «Ero andato
da lui per parlargli di Teilhard de
Chardin, che mi aveva fatto intuire
la possibilità di conciliare socialismo
e cristianesimo. "Non sono un teo-
logo", esordii. E Lui: "Nemmeno io,
figliolo, nemmeno io" ».
Senghor è fermamente convinto
che il negro africano sia profon-
damente religioso, che le esigenze
dell'anima occupino una parte do-
minante della sua vita. «Le parole
del Credo - credo in Dio padre
onnipotente, creatore del cielo e
della terra - non hanno mai me-
ravigliato nessun africano», ha
scritto. E sebbene l'Africa sia oggi
percorsa da correnti che si richia-
mano a certo islamismo materialista
di marca europea o da venature
ateistiche che spesso fanno presa su
L'ISOLA DEGLI SCHIAVI
Al largo del porto di Saint Louis,
sorge dall'oceano la piccola isola
di Gorèe. Oggi è meta obbligata
del turisti che soggiornano nella
capitale del Senegal, Dakar. Ma fu
per secoli il centro di raccolta e di
smistamento degli schiavi afri-
cani. Nessun visitatore europeo,
che si introduca nelle anguste
celle dell'edificio costruito sulla
roccia a picco sul mare, buie e
basse tanto da costringere a
camminare carponi, può sottrarsi,
a meno che non abbia la sensi-
bilità del marmo, a un sentimento
di commozione mista a vergogna.
È possibile che i nostri antenati si
siano macchiati di tanta Infamia?
Prima gli olandesi poi i francesi
fecero di Gorèe una base del
brutale commercio. In quelle cel-
le, ammassati come bestie, mar-
chiati sul petto con un ferro ro-
vente che imprimeva Il contras-
segno della compagnia proprie-
taria, sono passati centinaia di
migliaia di uomini, che fa man-
canza di umanità di altri uomini
costringeva a diventare merce
offerta sui mercati al miglio offe-
rente. Nel XVII e XVIII secolo,
quando più fiorente fu la tratta
degli schiavi, l'ignobile traffico finì
per diventare una parte integrante
dell'economia di molti paesi eu-
ropei, dalla Spagna al Portogallo,
dall'Inghilterra alla Francia, dalla
Danimarca all'Olanda. Essi atti-
varono quello che fu definito «il
grande circuito»: consisteva nel-
l'esportare manufatti a buon
mercato dall'Europa all'Africa, nel
Continente nero le navi carica-
vano schiavi che venivano tra-
sportati in America e venduti in
cambio di materie prime destinate
all'Europa.
La tratta provocò milioni di vit-
time, moltissimi morivano durante
il viaggio compiuto in condizioni
disumane. Indicibili le sofferenze.
Il commercio fu ufficialmente
abolito nel 1807, con un atto del
parlamento inglese. Ma per mi-
gliaia di altri africani la tragica
odissea non era ancora finita. Nel
corso del XIX secolo il traffico
continuò, sia pure clandestina-
mente e su scala ridotta. Dopo
l'abolizione, i vascelli che con-
trabbandavano carne umana do-
vevano cercare di sfuggire alla
caccia delle navi inglesi. I co-
mandanti, per sottrarsi alle san-
zioni che prevedevano anche il
sequestro della nave, una volta
avvistati e prima di essere rag-
giunti arrivavano al punto di sca-
ricare in mare gli schiavi per non
farsi sorprendere con il «carico»
a bordo...
Mamma Hnegal••• al frantoio
16 BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1982
molti giovani - specie nelle me-
tropoli cresciute a dismisura, focolai
di macroscopiche ingiustizie - in-
numerevoli prove stanno a testi-
moniare il profondo senso del so-
prannaturale tuttora radicato e
valorizzato nell'animo dell'uomo
nero.
Se Senghor si richiama al socia-
lismo, non è certo per esaltare quella
parte dell'ideologia che si riallaccia
al materialismo e all'ateismo. Un
socialismo, il suo, che «fra costri-
zione e libertà, sceglie la libertà»,
che «fra metafisica materialista,
atea, e valorizzazione della persona
umana che si immedesima nella
realtà concreta per elevarla e su-
perarla con la forza dello spirito,
1o ta per lo spirito». «La via africana
a socialismo - ripete Senghor -
nasce dalle condizioni di sottosvi-
luppo in cui si trovano oggi i paesi
dell'Africa». Quello stesso sottosvi-
luppo che, se invertiamo i termini di
una affermazione di Paolo VI, co-
stituisce una autentica minaccia
alla pace. Dice Senghor: «Sarebbe
vano pretendere di fondare la pace
mondiale sqll'ingiustizia del sot-
tosviluppo. E interesse degli Stati
più favoriti evitare lo scontro
drammatico fra la ricchezza e la
povertà». Appunto: sviluppo è il
nome nuovo della pace.
L'uomo che negli anni Sessanta fu
tra i propugnatori della «negritu-
dine», intesa come rinascita cul-
turale del mondo nero sulla base
della sua cultura tradizionale, ha
lasciato il Senegal nelle mani
esperte del suo «delfino», l'efficiente
Abdon Diouf, per dedicarsi alla co-
struzione di una internazionale so-
cialista africana. Senghor la vede
come una terza via fra la scelta
marxista operata da alcuni paesi e
la scelta capitalista fatta da altri.
Non stupisce che sul progetto
senghoriano abbia sparato a zero, da
Mosca, il settimanale ideologico del
PCUS «Tempi Nuovi». «Né il co-
siddetto "socialismo democratico",
né la mininternazionale socialista
programmata in Europa occidentale
e concepita a Dakar potranno dare

2.7 Page 17

▲back to top
aiuto a coloro che lottano per il
progresso sociale e contro il neo-
colonialismo», ha scritto il giornale
sovietico, evidentemente convinto
che a questi risultati potranno per-
venire solo i paesi che si sono messi
sotto l'ala protettrice cli Mosca. Ma
sono battute polemiche incapaci cli
turbare un uomo della tempra cli
Senghor.
Tradizionalmente alleato del-
l'Occidente, il Senegal intrattiene
rapporti privilegiati con la Francia,
antica potenza coloniale. Il legame,
che certamente giova a Parigi non
meno che a Dakar, è stato confer-
mato senza riserve dal nuovo pre-
sidente. Dalla Francia, Diouf si at-
tende un consistente aiuto, cli cui
oggi il paese ha bisogno più che mai,
in presenza di una crisi economica di
prima grandezza. Il Senegal, benché
negli ultimi anni si sia sforzato di
diversificare i settori dell'attività
economica, resta per sua disgrazia
tributario dell'arachide, di cui è uno
dei maggiori produttori mondiali.
Risorsa fragile, esposta ai venti
mutevoli di prezzi che altalenano in
su e in giù secondo i voleri onni-
potenti del mercato internazionale o
di condizioni climatiche anch'esse
volubili, ma che negli ultimi anni
sembrano essersi caparbiamente
stabilizzate sul siccitoso. Ma non è
solo questo. I raccolti dell'arachide
hanno subito una considerevole
contrazione - e non a vantaggio di
altre colture - anche a causa cli una
politica agraria che ha finito per
scoraggiare i contadini, per via cli
certi provvedimenti cli tipo coope-
rativistico forzoso non sorretti dal
successo, nonché cli un pesante
drenaggio fiscale a carico del reddito
delle campagne.
Anche sul piano politico, Diouf
intende proseguire - cosi almeno
ha dichiarato - sulla strada della
liberalizzazione, accentuando il ca-
rattere democratico del regime. In
pratica, ciò vorrebbe dire accettare
la comparsa sulla scena politica di
altri partiti rappresentativi di cor-
renti idologiche oggi escluse dalla
partecipazione attiva alla vita del
<I
Caratteristica acconciatura femmlnlle
••negai•••
Anche se i Salesiani sono giunti
in Senegal nel 1980, questa na-
zione africana vanta il primato
d'essere stata «sognata,., uni-
tamente ad altri paesi, da Don
Bosco quasi un secolo fa.
Aprire in Senegal è stato il
compito dell'lspettoria salesiana
spagnola di Leon che lo ha fatto
con impegno ed entusiasmo tanto
che si pensa di raddoppiare
quando prima le due fondazioni
di Tombacounda e Saint Louis.
paese. E quasi una scommessa, in un
paese dove, tra l'altro, convivono 27
grandi gruppi etnici, ma che, a pa-
rere di molti, vale la pena di fare.
Correndo anche i relativi rischi.
(Continua a pag. 20)
SENEGAL• Indipendente dal 1960. Superficie: 196 mila Kmq (due terzi dell'Italia). Popolazione: 5 milioni e mezzo.
Capitale: Dakar (978 mila abitanti). Religioni: prevalente la musulmana (75 per cento), cattolici 191.600, forte mino-
ranza animista.
17 BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 1982

2.8 Page 18

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IL RETIOR MAGGIORE IN AMERICA LATINA
Nella terra dei sogni
La seconda metà del mese di marw 1982 ha visto il
settimo successore di Don Bosco in America Latina. Nel
suo viaggio don Viganò, pur attraversando anche altri
Paesi, si è soffermato soprattutto in Paraguay, Argentina
e Uruguay.
Ad Asunci6n, capitale del Paraguay, don Egidio Vi-
ganò si è visto accogliere dal Presidente della Conferenza
Episcopale mons. Felipe Benitez. Segno, ha detto, della
riconoscenza della comunità ecdesiale di quel Paese ai
Figli di Don Bosco. Qui infatti poco meno di un centinaio
di salesiani - organizzati in un'unica ispettoria - hanno
saputo realizzare una presenza qualificata espressa, fra
l'altro, in un Centro Catechistico a servizio dell'intera
comunità ecclesiale.
Cordialissimo l'incontro con il Presidente della Re-
pubblica dr. Alfredo StrOOSffiler.
Dal Paraguay all'Argentina. Qui Don Bosco è di casa
e la storia cli questa Nazione è anche storia salesiana.
È anche storia di sogni quella dei salesiani in Argen-
tina; Don Bosco da Torino vide ed indicò città, da quelle
parti. Il suo nome è stato dato non soltanto a vie e piazze
ma perfino a università e città. Probabilmente se chiedete
dove sia nato Don Bosco in molti vi rispondono in Ar-
gentina.
Pur con i suoi problemi l'Argentina ha un'esplosione
di vocazioni ed i 46 novizi di La Plata rappresentano
certamente il noviziato più numeroso della Congrega-
zione. I Salesiani argentini credono nei sogni anche per-
ché li hanno visti realizzati nelle cinque splendide lspet-
torie di Rosario, Cordova, La Plata, Bahia Bianca, Bue-
nos Aires. Andate a verificare - dice al ritorno don Vi-
ganò - e crederete anche voi. Non gli si può dar torto.
In Uruguay, terza ed ultima tappa ufficiale del viag-
gio del Rettor Maggiore, la situazione socio-religiosa è un
po' diversa. Siamo probabilmente nel Paese più laicista
dell'America Latina dove la Settimana Santa viene con-
trabbandata per Settimana nazionale del turismo. Ma
per migliaia di giovani uruguaiani Cristo vive. Lo urlano,
perfino in un'esplosione di gioia che lascia incantato lo
stesso Visitatore. L'Uruguay è un Paese dove bisogna
avere una chiara identità di fede; i Figli di Don Bosco -
rappresentano un terzo dell'intero clero e hanno tre ve-
scovi - danno un contributo notevole.
Il 13 aprile don Viganò ha fatto ritorno a Roma.
Conferenze, colloqui con ragazzi, autorità e salesiani;
problemi di ogni genere, certamente. Tuttavia per il
Successore di Don Bosco è stato un viaggio alla terra dei
sogni e deUe origini allorché Cagliero, Fagnano ed altri si
tuffarono neU'avventura della Terra del Fuoco. Aver
trovato che quel seme è cresciuto e che molti altri son
disposti a seguire Don Bosco in America Latina è motivo
di molta speranza.
r--

2.9 Page 19

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1. Paraguay. Asunci6n. Il RM ricevuto
dal Presidente della Repubblica eh.
Alfredo Stroeasner,
2. Argentina. C6rdoba. All'Istituto
PioXI
3. Argentina. La Plata. Il RM tra con-
fratelli e giovani dell'Ispettoria N.S. di
Lujan.
4. Argentina. Il RM, tra gli •aspiranti•
cordobeiri del «Domingo Savio».
5. Argentina. Rosario. Il RM riceve
l'omaggio dei giovani a nome della
lspettoria salesiana.
6. Argentina. Bahia Bianca. Il RM sa-
lutato da giovani e confratelli nel
•patio» della casa ispettoriale.
7. Uruguay. Montevideo. Il RM tra gli
«Amigoa de Domingo Savio•.

2.10 Page 20

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N el Gabon, gli ingredienti che
entrano in combinazione per
tentare cli far uscire dal
forno la ciambella provvista del re-
lativo buco, cioè per ottenere lo
sviluppo del Paese, sono la stabilità,
il petrolio e altre risorse minerarie,
ferro soprattutto, ma anche uranio e
oro. Veramente, il Gabon ha un'al-
tra ricchezza , che però, almeno al
momento, ha ceduto il passo ai più
richiesti «concorrenti»: il legname.
Le foreste, lwmireggianti e quasi
impenetrabili, ricoprono a macchia
d'olio i quattro quinti del territorio.
Forniscono ben 330 e più qualità
diverse di legname. Ma ce n'è una
eccezionale, dalle caratteristiche
particolarissime che ne consentono
la facile lavorazione. Si chiama
«okounè», e il Gabon è, con la Gui-
nea, il solo al mondo a possederlo. È
ricercatissimo per la sua straordi-
naria leggerezza, che lo rende par-
ticolarmente adatto alla costruzione
di imbarcazioni.
L'ingrediente «stabilità politica»
passa, anche nel Gabon, attraverso
le strettoie del partito unico, il PDG
- pal'tito democratico gabonese -
nel consueto rispetto pel' quella che
è onnai una consolidata tradizione
africana. Fondato da Leon Mba,
primo presidente del Gabon dopo,
l'indipendenza, il PDG è oggi lo
strumento politico-organizzativo su
cui poggia con successo il potere di
Omar Bongo, attuale capo dello
20 BOLLE rTINO SALESIANO I GIUGNO 1982
Stato. Quarantasette anni, appar•
tenente a un gruppo etnico poco
numeroso - quello dei Bateke -
Bongo subentrò a Mba dopo la
morte di costui, avvenuta a Parigi in
seguito a malattia.
Ad ogni elezione, Bongo è il so-
litario candidato alla presidenza
della Repubblica. Gli attivisti del
PDG si incaricano, durante la
campagna elettorale, cli tappezzare i
muri delle città con manifesti che
inneggiano al «grande rinnovatore».
Gli slogan esortano la popolazione a
essere «tutta con Bongo, oggi e do-
mani», e invitano gli elettori a re-
carsi «tutti alle urne con Bongo il
Rinnovatore•. L'impiego del partito
è infatti rivolto a portare ai seggi
elettorali il maggior numero di cit-
tadini, con l'evidente scopo di dare
un carattere plebiscitari_o alla rie-
lezione di Bongo. E ovvio che per il
candidato unico rischi non ce ne
sono, data l'assenza, appunto, di
concorrenti.
Come è nato questo paese? Af.
fascinati dall'immensità dell'e-
stuario di un gran fiume che si getta
nelle acque dell'Oceano, i primi na-
vigatori portoghesi, giunti in vista
della costa, gettarono l'ancora e
scesero a terra. Come spesso è ac-
caduto nella fase storica dell'esplo-
razione dell'Africa, prima che sul-
l'amicizia prevalesse la volontà di
sfruttamento e di rapina, l'impatto
fra bianchi e neri avvenne all'in-
segna di amichevoli rapporti. I
portoghesi battezzarono Gabon il
territorio su cui si installarono. Il
nome deriva da «gabao» (pronun-
ciato gabon), che era la casacca cli
tela usualmente indossata dai ma-
rinai portoghesi.
Fu solo nei primi decenni del XIX
secolo che i re locali accettarono -
ma non avevano altra scelta - il
protettorato francese. Questo antico
rapporto con la Francia firu anzi per
diventare un motivo d'orgoglio per i
gabonesi, che erano soliti vantarlo
affermando che «il Gabon è francese
da più tempo che Nizza e la Sa-
voia», alludendo al fatto che questa
città e questa regione furono mcor-
porate dalla Francia, come è noto,
sulla base del patto fra Cavour e
Napoleone lIT all'epoca della se-
conda guerra di indipendenza ita-
liana.
Da vent'anni, da quando cioè, il
paese si è reso indipendente, l'af-
fermazione è passata di moda. Ciò
non toglie che il Gabon rimanda in
stretti rapporti con la Francia.
Tanto stretti, che un sia pur mi-
nuscolo distaccamento di soldati
francesi staziona tuttora in terri-
torio gabonese. Anzi, cli recente, il
governo di Libreville ha chiesto a
Parigi, e ottenuto, il rafforzamento
cli quel presidio. È accaduto in
coincidenza con l'intervento diretto
del Col. Gheddafi nel Ciad, consi-
derato da Bongo come una minaccia

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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IL PRETE NERO ERA UN FAMOSO SCIENZI.ATO
Il primo prete del Gabon è stato
ordinato sacerdote nel 1899, a più di
cinquanranni dall'arrivo del primi
missionari. Si chiamava Andrè Ra-
ponda-Walker. Aveva studiato In
Francia ed era considerato un na-
turalista (oltre che linguista) di fama
Internazionale. Autore di libri e di ar-
ticoli per Importanti riviste, visse fin
quasi alle soglie dei cent'anni, alter-
nando Il ministero sacerdotale all'at-
tività scientifica. Prima che un con-
fratello gabonese lo affiancasse. do-
vevano passare ben vent'anni.
Il primo vescovo autoctono. mons.
Ndong, è stato consacrato nel 1961.
Oggi i vescovi autoctoni sono quat-
tro. L'attività missionaria In questo
paese ha avuto Inizio fin dal 1844,
con l'arrivo di un dinamico prete
francese, Jean-Rémi Bessieux.
membro della Congregazione di pa-
dri dello Spirito Santo, che tondò la
missione di Libreville e ne divenne Il
primo vescovo. L'infaticabile opera
dei missionari ha dato frutti copiosi,
come sta a dimostrare il tatto che la
maggioranza dei credenti gabonesi è
oggi di fede cristiana.
Nonostante questa consolante
realtà, il clero locale è tuttora poco
numeroso e certamente Insufficiente
a rispondere ai bisogni di una cosi
vasta comunità di fedeli. Lo ha con-
statato amaramente lo stesso v&-
scovo di Libreville, che ha commen-
tato: cla nostra Chiesa è malata•, di
certo alludendo ai seminari semi-
vuoti. All'attuale carenza di clero
africano suppliscono i missionari
provenienti da altri paesi.
Nel Gabon, l'insegnamento pri-
mario è pressoché totalmente (95 per
cento) affidato ai cattolici, quello se-
condario condotto da cattolici rag-
giunge il 25 per cento. I rapporti tra
Chiesa e Stato sono m linea di mas-
sima corretti. Anche se il presidente
Bongo si è convertito all'islamismo,
qui la spinta dei musulmani non
sembra avere la forza che invece di-
mostra In altri paesi dell'Africa oc-
cidentale. Nel Senegal, ad esempio, I
musulmani sono fortemente mag-
gioritari, mentre costituiscono una
considerevole minoranza in Costa
d'Avorio.
La penetrazione Islamica è spesso
fondata sull'affermazione gratuita
che il cristianesimo è la religione dei
colonizzatori, e che l'Islam, al con-
trario, è la religione emancipatrice
del Terzo Mondo. I riflessi della ri-
voluzione islamica nell'Iran si sono
riverberati in molte regioni africane,
dove il cosiddetto •effetto Komeini•
si è fatto sentire. Lo stesso leader li-
bico Gheddafi, con il suo conclamato
rigorismo islamico, ha raccolto molte
simpatie, specie fra i giovani inclini al
nazionalismo.
Complessivamente, I musulmani
nell'Africa sub-sahariana sono cal-
colati oggi In circa 100 milioni, su 320
milioni di abitanti. Non sono trascu-
rabili le rilevanti influenze politiche
che talune comunità islamiche eser-
citano in campo politico. In Senegal,
dove i minareti sorgono praticamente
In ogni villaggio, I governanti non
hanno mai potuto sottovalutare la
forza dell'Islam. L'ex presidente
Senghor, cattolico, ha dovuto agire
con estrema prudenza, specie dopo
che la sua decisione di stringere le-
gami diplomatici con la Santa Sede
ha suscitato qualche risonanza negli
ambienti musulmani più intransigenti
potenziale della Libia rivolta a tutti
gli Stati della. regione.
La Francia ricambia la fedeltà del
Gabon cooperando, non senza. il
proprio tornaconto, al suo sviluppo
economico. Che è tumultuoso quasi
quanto quello ivoriano. Un altro
«miracolo eoonomioo» al sole del•
l'Europa, insomma. E ancl?-e questo
con le sue luci e le ombre: un reddito
pro capite in aument.o, forti inve•
stimenti di capitali esteri, sviluppo
della città, ma anche stridenti di-
sparità sociaU, miseria nelle cam-
pagne, ineguale distribuzione della
ricchezza, corruzione, sfruttamento.
E un numero impressionante di
opere grandiose quanto inutili.
-s Le colonne della cattedrale di Ubrevlll•
l
Il Vescovo salesiano Mon1. Ba1lle llvé
Don Joseph Brillon e don
François Laige furono i primi
salesiani a giungere nel Gabon.
Fu nel novembre del 1964. Loro
primo lavoro fu quello di affian-
<:ar8i ad altri preti locali nell'a-
nimazione e direzione del se-
uùnario di Sindara.
Successivamente si andò a
Fougamou, Libreville, Port-Gen-
til.
In quest'ultima città - nel
«Centre social dee Cocotiers"
svolgono un'intensa attività an-
che le Figlie di Maria Ausiliatrice
soprattutto a servizio della ca-
techesi. Di particolare interesse è
il lavoro svolto da don Angelmot
Garnier a Libreville per mezzo di
programmi televisivi religiosi a
non.
Per i Salesiani il Gabon è una
terra di speranza: Paul Ebome e
Basile Mvé - quest'ultimo no-
minato nel 1980 vescovo della
Diocesi di Oyen - sono i due
priuù sacerdoti salesiani gabo-
nesi e prima testimonianza della
fecondità apostolica dei Figli di
Don Bosco.
GABON• Indipendente dal 1960. Superficie: 267 mila Kmq (poco meno dell'Italia). Popolazione: un milione e 200 mìla.
Capitale: Libreville (251 mila abitanti). Religioni: maggioranza cristiani. cattolici 600 mila, protestanti 80 mila.
BOLLETTINO SALESIANO I 0 /U<JNO 19112 21

3.2 Page 22

▲back to top
-
Se il Senegal vuol dire, sotto
molteplici profili, Senghor, la
Costa d'Avorio ha come se-
condo nome quello di Felix Houp-
houet-Boigny. Qui il «papà» è lui:
settantasette anni, medico, grande
proprietario terriero, notabile di
una importante tribù, uomo di go-
verno nella Francia di De Gaulle e,
dal 1960, ininterrottamente fino ai
giorni nostri, capo della Costa d'A-
vorio, oltre che dell'unico partito
ammesso, il Partito democratico.
Secondo i suoi ammiratori - una
legione, in patria e all'estero, in
Africa come in Europa - Houp-
houet-Boigny ha fatto della Costa
d'Avorio, in soli vent'anni, il
«Giappone dell'Africa». Qualcuno,
specialista in adulazione, si spinge
fino a parlare addirittura di «Sviz-
zera del Continente nero».
Esagerazioni a parte, un dato è
innegabile: la Costa d'Avorio ha
conosciuto uno sviluppo economico
straordinario per un paese africano.
Di questa crescita impetuosa,
Abidjan, la capitale, vuole imporsi
come la «vetrina», esposta agli
sguardi - spesso venati d'invidia -
di tutti gli africani. Solo vent'anni
fa era una sonnolenta cittadina di
130 mila abitanti, impigrita da una
22 BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1982
temperatura perennemente atte-
stata sui 30-35 gradi, resa quasi in-
sopportabile da una umidità a livelli
astronomici, più propizia al quieto
far niente che all'attivismo di
qualsiasi specie. Oggi, gli abitanti di
Abidjan sono un milione e 300 mila,
i grattacieli svettano a delineare un
panorama urbano èhe richiama
tanto Manhattan, c'è più aria con-
dizionata qui (e tenuta sul gelo po-
lare) che nel resto dell'Africa, le sue
strade larghe e ben squadrate sono
percorse da un traffico automobi-
listico di stampo europeo intasa-
menti inclusi, le banche pullulano,
l'aeroporto è uno dei più battuti
dalle rotte internazionali.
Quando la notte equatoriale
piomba bruscamente sulla città, si
accendono le gigantesche insegne
multicolori delle grandi società
multinazionali, comete tipo espor-
tazione che indicano la strada scelta
da Houphouet-Boigny e imboccata
dalla Costa d'Avorio. La strada,
cioè, del modello di sviluppo fon-
dato sui «sacri" principi dell'eco-
nomia capitalistica occidentale.
Scelta consapevole, freddamente
calcolata e perseguita senza ten-
tennamenti: Houphouet-Boigny ha
spalancato porte e finestre al ca-
pitale straniero, garantendo agli
investitori una situazione politica
stabile e immune da sconvolgimenti
interni.
Se infatti si parla, per la Costa
d'Avorio, di «rruracolo economico»,
allo stesso titolo e con altrettanta
sicurezza è legittimo parlare di
«miracolo politico•. TI paese è uno
dei rarissimi esemplari africani che
vanta l'assenza di scosse trauma-
tiche. Se la permanenza al potere di
una sola persona e di un unico par-
tìto per vent'anni di seguito è va-
lutata come un fatto positivo, eb-
bene bisogna dire la Costa d'Avorio
ha le carte perfettamente in regola.
Ciò non toglie, in ogni caso, che
siano mancati i travagli interni, i
momenti critici, le lotte intestine. E
la dimostrazione palma.re la fornisce
proprio lui, Felix Houphouet-Boi-
gny, l'unico, del gruppo dirigente di
vent'anni fa, rimasto saldamente in
sella. Gli altri sono stati via via
estromessi dal potere, emarginati o
messi sotto accusa per sabotaggio,
complotto, ecc.
Perché, se Houphouet-Boigny ha
mutuato dall'Occidente il modello
economico, non ha fatto altrettanto
non il corris.Pondente modello po-
litico: il plunpartitismo non è il suo

3.3 Page 23

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forte. Il totale controllo del partito
unico e, attraverso di esso, dell'ap-
parato statale, ha consentito al
vecchio leader di disfarsi di tutti
coloro che non erano in consonanza
con lui sul modo di condurre gli af-
fari dello Stato.
Non si potrebbe negare a Houp-
houet-Boigny, senza fargli torto,
una sua intima coerenza. Convinto
che l'Africa uscirà dal tunnel del
sottosviluppo solo muovendosi sulla
scia dei paesi capitalisti, si è messo
su questa strada senza ripensa-
menti. L'impetuosa crescita eco-
nomica del paese è li, sottolineano i
suoi estimatori, a dargli ampia-
mente ragione. Abidjan è messa di
proposito, quasi con una sorta di
maligno compiacimento, sotto gli
occhi di milioni di africani, specie di
quelli che si sono affidati alla scelta
marxista-leninista e sono tuttora
affondati nel sottosviluppo fino al
collo, per Poter dire con orgoglio:
«Ecco, guardate che cosa potrete
diventare anche voi, se solo sarete
abbastanza accorti da non lasciarvi
attrarre da specchietti ideologici
buoni per ingenue e vanitose allo-
dole•.
Per molti studenti dell'Università
di Abidjan, spesso in agitazione, non
è tutto oro quel che luce. Si, è vero, i
dati statistici sono incontestabili, i
fatti ci sono: il reddito medio degli
ivoriani è fra i più alti dell'Africa,
Abidjan è un emporio commerciale
di prima grandezza, i suoi lussuosi
alberghi con piscine e campi da
tennis attirano turisti da tutto il
mondo con le valigie piene di valuta
pregiata, Le compagnie internazio-
nali guardano alla Costa d'Avorio
come al paese di Bengodi immet-
tendovi di continuo capitali che
creano posti di lavoro (la Costa
d'Avoriò importa mano d'opera,
specie dal poverissimo Alto Volta).
Tutto questo, e altro ancora, è vero.
Ma, ci si chiede, siamo di fronte
veramente a uno sviluppo ivoriano,
o, piuttosto, a uno sviluppo in Costa
d'Avorio, a vantaggio soprattutto
dell'estero? Se per un motivo qual-
siasi, il capitale straniero dovesse
ritirarsi, che cosa rimarrebbe al
paese?
Assistiamo dunque a una gigan-
tesca, mostruosa operazione neo-
colonialista? Per il famoso eco-
nomista africano Samir Amin, si,
senza ombra di dubbio. Houphouet-
Boigny, ovviamente, non è d'ac-
cordo, anche se è il primo a rendersi
conto che qualche scotto per su-
LA TRIBÙ DALLE ORIGINI
AL ...TURISMO
Nella classifica delle innume-
revoli difficoltà che tanti paesi
africani incontrano sull'impervio
sentiero verso una non ancora
raggiunta coesione nazionale, un
posto di rilievo è occupato dal
tribalismo, tuttora forte in vaste
regioni del Continente. Nato come
sistema organizzativo, il tribali-
smo tradizionale faceva perno su
alcune caratteristiche tipiche,
che, tra l'altro, comprendevano il
culto degli antenati, il riconosci-
mento di un capo con ampi poteri,
la proprietà comune della terra.
Gli aspetti positivi del tribalismo
- uguaglianza, unìtà, pace -
subirono una profonda evoluzio-
ne a opera dello schiavismo prima
e del colonialismo poi, trasfor-
mandosi spesso in altrettanti
aspetti negativi. Gli schiavisti, che
si rivolgevano ai capi tribù per ri-
fornirsi di schiavi, li spingevano,
con la prospettiva del guadagno,
a muovere guerra alle tribù vicine,
per catturare prigionieri e riven-
derli poi ai mercanti europei. Le
profonde rivalità e gli odii che
quelle guerre provocarono tra le
popolazioni hanno resistito per
secoli e le conseguenze nefaste si
fanno sentire ancora oggi. I co-
lonialisti, a loro volta, strumenta-
lizzarono il tribalismo in funzione
del rafforzamento del loro do-
minio facendo leva sulle tribù in-
clini ad accettare il padrone
bianco per contrastare quelle più
riottose.
Oggi sono le compagnie turi-
stiche ad appropriarsi, per sfrut-
tarlo, di ciò che resta di alcune
tribù compiacenti e bisognose di
denaro. Organizzano per i ricchi
turisti in cerca di emozioni da
«Africa nera e tenebrosa., viaggi
nelle zone dell'interno assicu-
randoli che potranno incontrare
orde di selvaggi «pericolosi».
Dietro compenso, i «selvaggi• si
presentano ricoperti di piume e
abbondantemente dipinti con i
colori di guerra, archi e trecce
alla mano. Fingono poi di abban-
donare il loro... minaccioso at-
teggiamento solo dopo aver ri-
cevuto dalla guida turistica per-
line colorate (i soldi li riceveranno
a parte, di nascosto). E i turisti
creduloni rientrano in albergo
convinti avere una storia emo-
zionante da raccontare al loro ri-
torno a casa.
perare il sottosviluppo bisogna pur
pagarlo. Convinto che secoli di do-
minazione non si cancellano con un
demagogico colpo di spugna, con
belle parole e men che meno con gli
slogan, egli pensa che l'Africa non
BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO f!lll;? 23

3.4 Page 24

▲back to top
Amici di
Don Bosco
senza
Bollettino
Salesiano?
Ep e..
...eppure Il BI Il dono
cordiale che Don Boeco dal
lontano 1877 lnvia al euol
amici.
È ia rlvl9ta della Famiglia
Salesiana: Informa eul ia•
voro eh• I ftgD di Don Bosco
•volgono tra I giovani nelle
mlHlonl,
Lei non riceve Il BI? Il
lnt.,..sato al suol con•
tenuti? Lo richieda.
Le Figlie di Maria Aualllatrlce a lavoro tra gll Ivoriani.
Conosce persone •pi•
rttualmenta vicine a Don
sia in condizione di farcela da sola a
superare la propria miseria. Ne è
convinto non solo da oggi, ma da
sempre, tanto è vero che nel 1960
cercò perfino di ritardare l'acce:;..~
all'indipendenza temendo di spin-
gere il paese verso i guai che, d1
li ha raccolto tutta la pastorale
preoccupazione dell'Episcopato.
Riferendosi alle grandi città «dove
convergono un numero considere-
vole di nuovi venuti dalla campagna
e anche immigrati da paesi vicmi», il
Papa si chiese: «Come rendere la
Boeco, eh• gradirebbero
riceverlo? Lo richieda.
Scriva chiedendo per n,
per altri, l'omagglo del Bol·
lettino lalHlano.
Comunichi gU lndlrlul
chiari completi a:
fatto, trava~liano ancora molti altri Chiesa ben presente in questi
UFFICIO
stati africani. E ancora adesso opera
in modo che l'africanizzazione dei
quadri dirigenti, specie nei settori
quartieri e in questi ambienti? Ci
sono dei poveri di ogni sorta, degli
sradicati, dei piccoli ai quali noi
PROPAGANDA SALESIANA
L CASELLA i'OSTALE 9092
001153 ROIIA-AUREUO
economici più delicati, che abbi- dobbiamo una presenza e una sol-
sognano di esperti ad alto livello,
proceda con lent.ezza e tra mille
cautele. Lo accusano, per questo, di
essere un'•uomo dei bianchi».
Lui lascia correre, non fa, come s1
dice, una piega. Ma i conti, quelli
veri, prima o poi bisogna farli. E
allora i guasti di uno sviluppo tu-
multuoso, dell'imitazione di modelli
che inglobano tentazioni materia-
lizzanti, la costruzione di una so-
cietà senz'anima, vengono prepo-
tentemente alla luce del cocente sole
africano. Cosl ci si accorge che in
Costa d'Avorio la ricchezza si ac-
cresce nelle mani di pochi, nelle
campagne ristagna la povertà, non
c'è stata una reale avanzata sociale,
l'urbanizzazione selvaggia ha creato
troppi sradicamenti, ha favorito il
diffondersi della delinquenza, ha
lecitudine particolari». Ma c'è anche
u!"a c_lasse dirigen_te.che ha bisogno
d1 nflettere cnstlanamente sui
problemi del paebe, al livello della
loro cultura e della loro responsa-
bilità per realinare uno sviluppo
I primi vi giunsero nel 1973 ed
erano salesiani francesi.
Iniziarono affiancandosi ai a-
cerdoti del posto nella formazione
dei giovani cawchisti cli Korhogo.
L'arrivo dei Salesiani dell'lspet.
toria s pagnola cli Barcellona in
Costa d'Avorio nel 1981 ha aperto
nuove pros pettive. Intanto un'o-
pera è stata fondata a Duekouè e
se ne prepara un'altra mentre
sono giunte anche le Figlie cli
Maria Ausiliatrice.
più armonioso del paese. E ha so~-
giunto: «Perché c'è una giustizia
~ale da promuovere di fronte a
privilegi di fortuna e di potere, a
ineguaglianze troppo forti, a ten-
tazioni di arricchimenti eccessivi,
talvolta alla corruzione».
E c'è il problema dei giovani, una
moltitudine, che debbono essere
preparati a lavorare per una società
costruita sulla verità, la giustizia, la
pace, a salvaguardare i valori della
cultura africana, a operare in difesa
della persona umana. Giovanni
Paolo II ha anche lanciato un ap-
pello rivolto alla gioventù ivoriana,
ma estensibile a tutto il Continente:
«Il cantiere è immenso e entusia-
smante per dei giovani che si sen-
tono traboccanti di vita».
impresso un ritmo sfrenato alla
corsa al denaro, ha affievolito o
inaridito molte sorgenti dell'au-
tentica cultura africana.
I vescovi della Costa d'Avorio
hanno più volt.e denunciato questo
stato di cose. E nel suo viaggio ad
COSTA D'AVORIO• Indipendente dal 1960 Superf1c1e: 322 mila Kmq (poco
più dell'Italia). Popolazione 6 milioni e 700 mila Capitale: Ab1d1an (1 mi-
lione e 300 mila abitanti). Relig1on1: prevalentemente antm1st1, i musulmani
sono 1 milione e 160 mila, i cattolici 542.831, protestanti 200 mila.
Abidjan, nel 1980, Giovanni Paolo
24 IIOI.LETTINO SALESJANO I GIUGNO rlllll

3.5 Page 25

▲back to top
MASS MEDIA PER L'EDUCAZIONE
L'Inizio delle ferie estive cl dà probabilmente più tempo per leg-
gere. Perché non approfittarne? È l'Invito di Domenico Volpi ln
questa sua approfondita riflessione.
V ita difficile per i libri, un'e- libro «tiene» bene in Paesi dell'Est,
poca di costi crescenti, di e si sviluppa nei Paesi emergenti,
prigrizia intellettuale, di soprattutto nel suo aspetto stru-
diffusione esasperata dell'ascolto mentale-scolastico nell'urgenza
televisivo che mangia il tempo di della scolarizzazione.
tutte le altre occupazioni. L'editoria Caso emblematico è l'Italia:
mondiale è in crisi, e questa si av- unica nazione europea ad aver
verte soprattutto nei Paesi eco- adottato l'esperienza americana
nomicamente più deboli e in quelli della TV multicanale, è al primo
meno abituati all'uso quotidiano posto nel continente, già da molti
della parola stampata.
anni, nella lettura dei rotocalchi
Le inchieste confennano la di- (ove prevale l'immagine) ed è agli
minuzione del numero dei lettori e ultimi posti per la lettura dei quo-
dei libri letti, in particolare nel- tidiani (solo il 12%) e dei libri, la
l'Europa Occidentale e nel Nor- rete di biblioteche pubbliche è in
damerica, mentre con l'alfabetiz- progresso ma è ancora debole in
zazione diffusa e con l'idea dell'e- confronto alle altre nazione.
ducazione permanente dovrebbe I maggiori utenti delle biblio-
avvenire il contrario.
teche pubbliche in tutta l'Europa
Quello che impressiona di più è il sono i ragazzi. Spesso però questa
peggioramento continuo dei dati. frequentazione è puramente stru-
Nel lontano 1967, prendevano in mentale: si va a fare una ricerca, a
mano un libro per leggerlo almeno trovare materiale per un lavoro
tre volte la settimana il 45% dei scolastico, assai minore è la richiesta
Britannici e degli Olandesi, il 42% di narrativa, dei libri che si leggono
dei Francesi, il 34% dei Tedeschi per ampliare gli orizzonti e vivere le
Occidentali, il 21%;degli Italiani, il grandi esperienze umane.
20% dei Belgi. Nel 1973, un rile- Finita la scuola, l'interesse per il
vamento dei prestiti effettuati dalle libro decade. Pertanto sembrano
biblioteche pubbliche indicava che valide le accuse all'apparato sco-
in Finlandia si prestavano in media lastico di insegnare a leggere, ma
ogni anno 7,6 libri per abitante, 5,25 non di dare il gusto nel leggere e il
in Olanda, 3,8 in Cecoslovacchia, 1,8 bisogno di leggere.. Un'accusa che
in Romania, 5,3 in Ungheria. Per lo riguarda i risultati globalj, perché
stesso anno, uno studio francese dove insegnanti e genitori colla-
dava queste percentuali di persone borano con metodi giusti e fini
che non leggono Libri (all'infuori dei chiari, i ragazzi rumostrano di po-
testi scolastici): 53% in Francia, 40% tere staccarsi dal fascino dello
in Italia, 39,4% in Unghe11.a. Ma schermo e di acquisire l'amore per il
alcune ricerche Gallup in Ame11.ca libro.
mostrano che negli ultimi vent'anni Che cosa occorre dunque per ri-
il numero dei lettori è dimezzato. Il salire la situazione?
Anzitutto, la convinzione che si
tratta di una battaglia importante,
per la quale vale la pena di impe-
gnarsi a fondo. In confronto ai me-
dia elettronici, invadenti e passi-
vizzanti, il libro è uno strumento
culturale e personalizzato, che ali-
menta la fantasia e aiuta la for-
mazione dei giudizi. È lo spazio
della libertà dello spirito. E il luogo
ove soprattutto i giovani incontrano
e vivono interiormente - attrnverso i
personaggi - le grandi espeii.enze
umane dell'amore e del dolore, del-
l'amicizia e della morte, della gioia e
della violenza, indispensabili alla
crescita. È una banca d'informazioni
e una centrale di messaggi di ca-
rattere morale, politico, religioso,
filosofico ecc. Inoltre, la complessità
del processo intellettuale richiesto
per la sua comprensione (analisi,
sintesi, interpretazione dei dati...)
educa il soggetto a intendere la
problematicità dell'esperienza e la
sua .risoluzione in termini razionali.
Chi non legge ha un pensiero su-
perficiale, una scarsa conoscenza,
un'esperienza immatura, una scarsa
autonomia di giudizio.
Accanto alla convinzione che il
libro è necessario occorre mettere
l'altra che la lettura non è, come
molti credono, un'attività spon-
tanea dell'uomo ma è un innesto
culturale. Come tutti gli innesti può
attecchire, se riceve molte cure, o
può fallire, soprattutto se è trascu-
rato. Sempre più ci si accorge che
tra il lettore (e ancor più se ragazzo)
e il libro occorrono dei mediatori
che provochino, seguano e facilitino
le occasioni e le motivazioni di let-
tura.
Meruatori dell'incontro ragazzo-
libro devono essere i genitori, gli
insegnanti, i catechisti e tutti quei
nuovi operatori della cultura che si
usa chiamare generalmente col no-
me di animatori socioculturali (bi-
bliotecari, responsabili di gruppi
giovanili, dirigenti di soggiorni di
vacanza ecc.).
Sugli scopi e sui metodi dell'a-
nimazione culturale e sul delinearsi
della nuova professione dell'ani-
matore, il dibattito è molto vivace
in tutto il mondo. L'esperienza
francese si basa sulle «Maison de la
Cultw-e» sorte ovunque nel dopo-
guerra e finanziate con denaro
pubblico: hanno come caratteristi-
che il criterio che non si deve tra-
smettere cultura ma animare perché
ciascuno si costruisca la propria
cultura (personalizzazione e de-
mocratizzazione) e l'uso di tecniche
appropriate che, oltre al libro, pre-
vedono l'intervento di esperti, uno
stile di discussione aperta, dispo-
25 BOLLETTINO SALESIANO l GIUGNO 1982

3.6 Page 26

▲back to top
nibilità dei vari sUSffidi audiovisivi e
capacità critica su tutti i mezzi
d'informazione.
L'esperienza belga allarga quella
francese collocandola nel concetto di
educazione permanente. Per cui,
nella visione di Edourd Limbos di-
rettore del «Centre de formation
d'animateurs»: «Una madre di fa-
miglia è per i suoi figli un'anima-
trice socioculturale, un insegnante
anima la propria classe, un dirigente
di movimento della gioventù o l'i-
struttore di un centro di vacanze
esplicano ugualmente un'azione di
questo tipo nei riguardi dei giovani.
L'assistente sociale, il tecnico spe-
cializzato in un paese in via di svi-
luppo, il giornalista, i responsabili
delle comunità sono tutti animatori
socioculturali permanenti od oc-
casionali, professionali o volontari».
Ma il Limbos precisa che gli ani-
matori devono soprattutto stimo-
lare l'espressione e la creatività dei
singoli membri favorendo l'impegno
personale, la partecipazione, l'a-
desione agli obiettivi scelti libe-
ramente, l'adattamento di ciascuno
e il rispetto degli altri.
L'esperienza italiana parte dal-
l'allargamento del concetto di edu-
cazione popolare a quello di edu-
cazione degli adulti, con un adat-
tamento e un allargamento dell'i-
struzione in età post-scolastica, un
allargamento degli orizzonti cul-
turali, un aggiornamento della
preparazione professionale: idee
altrettanto chiare e centri operativi
efficaci esistono in misura assai
minore per quanto riguarda i ra-
gazzi.
In sostanza si oscilla fra una vi-
sione francese basata molto sulla
padronanza delle tecniche della
psicologia di gruppo e dell'uso di
molteplici strumenti oltre il libro, e
una visione italiana ancora troppo
legata al mondo della scuola ma più
incline a considerare l'aspetto edu-
cativo. Animazione è educazione,
soprattutto per quanto riguarda i
ragazzi, ma questo non vuol dire
dare odore di scuola e sistematicità
di programma scolastico alle atti-
vità di animazione, perché signifi-
cherebbe ucciderne la libertà e La
spontaneità.
I bibliotecari, reclutati e formati
spesso secondo vecchi schemi e
programmi (molta biblioteconomia
e letteratura, poca psicologia, so-
ciologia e padagogia), si trovano ad
ARGENTINA
BELGIO
BOLIVIA
BRASILE
BRASILE
BRASILE
CILE
COLOMBIA
ECUADOR
ECUADOR
EL SALVADOR
FILIPPINE
GERMANIA
GIAPPONE
GUATEMALA
HONG KONG
INDIA
INDIA
INDIA
ITALIA
ITALIA
ITALIA
ITALIA
JUGOSLAVIA
MESSICO
MESSICO
OLANDA
PARAGUAY
PARAGUAY
PERU
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SPAGNA
SPAGNA
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Roma
Roma
Leumann (TO)
Torino
Zagabria
Guadalajara
Mexico
Amsterdam
Asunci6n
Asunci6n
Lima
Porto
Barcelona
Madrid
New Rochelle (NY)
Tainan
Montevideo
MonteVldeo
Caracas
26 BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO r982
avere un ruolo completamente tra-
sformato. Essi devono essere sempre
più de~li "esperti dei media», degli
specialisti della comunicazione,
piuttosto che degli esperti e dei
consiglieri del libro. E devono capire
che, mentre una volta il loro com-
pito era soprattutto quello di ac-
cogliere e soddisfare la domanda di
Libri, oggi è quello di provocare
questa domanda che, senza il me-
diatore, non nascerebbe.
A parte le grandi biblioteche di
conservazione, le biblioteche pub-
bliche si propongono sempre di più
come i luoghi dove la gente incontra
il libro e il libro incontra la vita
perché continuamente il bibliote-
cario getta ponti fra il mondo della
stampa e la televisione, il fumetto,
la musica, il cinema, lo studio e il
lavoro, i problemi concreti della
gente; fa apparire il libro come
punto costante di riferimento e di
verifica per ogni settore, in una
«ginnastica culturale» molto pro-
duttiva e valida se svolta a servizio
delle persone, pericolosissima se a
servizio di qualche ideologia. Non a
caso nei Paesi liberi, i marxisti
hanno programmato dapprima la
conquista delle cattedre di storia e
filosofia nelle scuole superiori, poi
quella di posizione-chiave nei mass-
media, e ora dei ruoli di bibliote-
cario e di animatore culturale.
In Italia, autori ed operatori
culturali di ispirazione cristiana
hanno formato un'associazione, il
Gruppo di Servizio per la Lettera-
tura Giovanile, con lo scopo di in-
tervenire nelle scuole e nelle co-
munità per far riscoprire ai ragazzi i
valori della lettura e del libro, per
informare gli insegnanti e per sen-
sibilizzare i genitori; molte case sa-
lesiane e delle FMA (Legnago, Ve-
rona, S. Zeno, Este, Bardolino, Ca-
stello di Godego, Soverato, Torino,
Lugano...) hanno sperimentato po-
sitivamente tale intervento.
E dovere dei cristiani impegnarsi,
a servizio della gente, in queste
nuove professioni e nella gestione
delle biblioteche e dei centri cul-
turali di vario tipo.
Le scuole cattoliche, gli istituti,
gli oratori dovrebbero divenire an-
ch' essi luoghi di animazione cul-
turale (e non solo sportiva). Perno
di questa dovrebbe essere una bi-
blioteca, adeguata all'età interes-
sante, agile, moderna, vivificata
dagli animatori perché non resti un
semplice depòsito librario.
Sul ruolo della famiglia e della
scuola, molto ci sarebbe ancora da
dire. Infatti, riprenderemo il di-
scorso.
Domenico Volpi.

3.7 Page 27

▲back to top
FMA / CORSI PROFESSIONALI
Il Centro Italiano Opere Femminili Salesiane (CIOFS) ha orga-
nizzato corsi-pilota per giovani donne. Una presenza di frontiera
aperta a promettenti svlluppl. Ne sono stati organizzati a Napoli,
Taranto, Roma.
N ella Chiesa, si sa, ~s~ono
numerose congregaz10m e
ordini femminili. Eppure in
questa varietà caleidoscopica non
sono molte le suore che si dedicano
in Italia ad attività educativo-pa-
storali del tipo che abbiamo visto.
Si tratta di corsi professionali -
organizzati dalle Figlie di Maria
Ausiliatrice tramite il Centro Ita-
liano Opere Femminili Salesiane
(CIOFS) - destinate a ragazze di-
soccupate dai 18 ai 25 anni. Grazie
ai finanziamenti del Fondo Sociale
Europeo e alla sensibilità di alcune
amministrazioni regionali è stato
possibile così dare fiducia e speranza
nel loro futuro a centinaia di ra-
gazze in prevalenza meridionali ma
provenienti anche dal Veneto, dal
Piemonte e dalla Lombardia.
A Roma ne sono stati organizzati
due.
dove si ha più viva la sensa-
zione che anche il grande raccordo
anulare incomincia a stare stretto
alla Capitale e dove non molti anni
fa era possibile godere un pezzo di
splendida campagna romana, qui,
pulsa ancora il cuore di Don Bosco e
della sua Famiglia. Siamo al Nuovo
Salario, oltre Monte Sacro e il Tu-
fello estrema periferia della Roma
ormai passata. Qui in un quartiere
tra il residenziale e il popolare for-
mato di giovani famiglie con mol-
tissimi giovani è sorta una cittadella
salesiana.
Ha incominciato l'Università
Pontificia Salesiana - l'Ateneo
come si dice da queste parti - alla
quale si è aggiunta la Casa gene-
ralizia delle FMA; attorno a queste
due opere si sono sviluppate una
serie di iniziative sociali non indif-
ferenti.
Parrocchia ed oratorio ·con at-
tività collaterali da parte dei Sa-
lesiani; oratorio, centro giovanile,
asilo, scuole professionali ed altro
ancora da parte delle FMA.
Qui, al numero 81 di via dell'A-
teneo Salesiano il CIOFS ha or-
ganizzato un corso per «operatrici
della comunicazione sociale». Ne è
responsabile suor Elvira Arcenas,
una immancabilmente sorridente
filippina da anni ormaiin Italia.
- Cosa pensate di fare con
questo corso, domando sincera-
mente curioso?
«L'obiettivo - precisa la suora
con la compiacenza della presidente
nazionale del CIOFS suor Vera
Vorlova - è quello di formare gio-
vani donne capaci di una presenza
attiva nel campo della comunica-
zione sociale con particolare atten-
zione all'uso dei mass media come
attività integrativa nella scuola,
nell'associazionismo culturale ter-
ritoriale, nell'ambito della radio-
televisione, del cinema e del gior-
nalismo».
«Il corso - prosegue ancora la
suora - si svolge in sei mesi e con-
sta di 3 fasi residenziali con due
periodi di tirocinio pratico. La pri-
ma fase è dedicata alla comunica-
zione audiovisiva con attenzione al
montaggio, alla pubblicità e ai fu-
metti. Seguono la seconda e la terza
fase dedicate rispettivamente al ci-
nema, alla televisione, alla radio, al
giornalismo».
Le suore hanno instaurato con le
ragazze del corso - una trentina -
un rapporto molto familiare che a
suor Elvira sembra ovvio e naturale
ma che certamente è il risultato di
una presenza - fianco a fianco -
fatta di amore e attenzione.
Le partecipanti al corso hanno
tutte già un diploma di scuola me-
dia superiore e provengono da di-
verse regioni.
- Come pensate di utilizzare il
corso?
«Mi piacerebbe tanto - risponde
una tranquilla e occhialuta ragazza
veneta - mettere in pratica queste
cose nel campo del giornale oppure
in una radio dato che ho già fatto
anche una piccola esperienza al mio
paese...»
«Mi piacerebbe utilizzarlo nella
scuola e nell'insegnamento», è la
risposta di una giovane piemontese.
Alcune FMA asiatiche e latinoa-
mericane partecipano al corso:
fanno le uditrici.
- Che effetto fa, chiediamo al/,e
ragazze, avere del/,e suore come
col/,eghe?
«Diciamo - risponde per tutte
una ragazza di Varese - positivo
perché abbiamo la possibilità di
scambiarci opinioni ed esperienza
diverse e poi parliamo anche dei
tanti nostri problemi umani».
Al corso si lavora suddivisi per
gruppi. Eccone uno che sta elabo-
rando un programma radiofonico.
- Come /,o preparate que.sto
programma?
«Adesso andiamo per tappe -
risponde una maestrina di Mestre
- in forma organizzata e con me-
27 BOL1.ETTINO SALESIANO I GIUGNO 1982

3.8 Page 28

▲back to top
todo. Abbiamo cercato l'idea e fis-
sato gli obiettivi e quindi la scaletta
con i diversi temi che dobbiamo
presentare al pubblico. Adesso ci
siamo messe a lavorare sulle strut-
ture concrete che deve avere il pro-
gramma...
- Lei uiene dalla Spagna?
«No, dal Perù. Qui il mezzo di
comunicazione più diffuso è la radio
e le superiore mi hanno chiesto di
animare questo settore e così mi
preparo».
- E Lei?
«Sono argentina e missionaria in
Thailandia. Qui i massmedia sono
interamente in mano al governo,
tuttavia è possibile nella scuola fare
un'educazione al corretto uso».
Al corso insegnano fior di pro-
fessionisti. Come si fa a dir di no?
essi dicono. Già... il segreto di questa
riuscita?
«Noi vogliamo aiutare queste
ragazze, in massima parte inse-
gnanti, a introdurre l'insegnamento
dei massmedia nella scuola. Siamo
sempre più consapevoli che sin dalla
scuola materna l'immagine ha i suoi
effetti.
Intanto - conclude suor Elvira
- cerco di consegnare a queste ra-
gazze una metodologia che le aiuti
non soltanto ad autoformarsi ma
anche a saper organizzare il loro
lavoro valendosi di tutte le risorse
che la cultura offre per essere quindi
a loro volta esse stesse animatrici.
Cerco insomma, di donare loro
quanto possesso.
Altro corso è quello per operatrici
turistiche. Per realizzarlo il CIOFS
- a corto ormai di locali - non ha
esitato ad affittare un istituto di
suore passioniste.
Si tratta, anche questo, di un
28 BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 1982

3.9 Page 29

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proçetto di intervento del Fondo
Sociale Europeo relativo alla qua-
lifica di 30 ragazze disoccupate
provenienti da alcune regioni d'I-
talia e precisamente dalla Lombar-
dia, dalla Sardegna, dalla Calabria,
dalla Campania e dalla Puglia. La
qualifica viene poi conseguita in
seguito alla legge 845 del 1968 abi-
litandole ad esercitare questo tipo di
professione. Il progetto è realizzato
a Roma propno perché inteuegio-
nale e di livello nazionale. La stessa
scelta degli insegnanti rispecchia
ciò. t il caso dei professori Contìnio
e Carone, dell'Università Bocconi di
Milano, rispettivamente docenti di
marketing turistico e di economia
turistica.
Quali sono le altre materie di in-
segnamento?
C'è innanzitutto lo studio delle
lingue inglese e francese parlate ed a
tal proposito è stato impiantato un
ottimo laboratorio linguistico, c'è
ancora la storia dell'arte, la tecnica
di agenzia e cosi via.
Lo svolgimento del corso è mo-
dulare; ad ogni modulo corrispon-
dono alcuni sottobiettivi. L'obiet-
tivo finale è il raggiungimento della
qualifica. Uno dei tre moduli pre-
vede il trasferimento delle corsiste
in Inghilterra per un tirocinio tec-
nico presso agenzie turistiche e
commerciali alcune delle quali si
sono già dette disposte a fare as-
sunzioni.
Direttore di questo corso è il
professor Luigi Grisone, milanese,
exallievo salesiano ed esperto del
settore.
- Come le sembra la presenza
delle Figlie di Maria AU$i/iatrice in
mezzo a quest,e ragazze?
« Io devo dire che è una presenza
che motiva la stessa scelta della
formazione professionale da parte
delle suore. L'impegno e la qualità
della proposta formativa del CIOFS
emerge proprio in questi momenti di
formazione professionale specifica.
Si mira infatti a formare delle per-
sone che sappiano fare bene il loro
mestiere e vivere in certo deter-
minato modo.
Ecco perché la scelta degli inse-
gnanti e dei libri di testo è un mo-
mento significativo della nostra
strategia. L'obiettivo formativo è di
dare una qualifica che faccia cre-
scere professionalmente e dal di
«dentro». Diversamente non si
motiverebbe la presenza di FMA
che hanno fatto delJa loro vita una
risposta vocazionale».
- E le ragazze come hanno re-
cepit-0 questa esperienza?
« Diciamo che all'inizio non è
stato facile trovare un ritmo co-
mune. Le partecipanti al corso per
quanto selezionate siano state, sono
eterogenee. È qui che tuttavia la
metodologia proposta dal CIOFS ha
rivelato la sua efficacia dando una
risposta a tutti e ad ognuno dei
problemi».
Tra queste signorine che fra
qualche mese, chissà, incontreremo
sorridenti in agenzia o in pulmann o
al museo c'è molta serenità. Si
muovono come se fossero bambine
d'asilo: pregano e cantano con
semplicità proprio come vuole suor
Raffaella venuta da Reggio non
soltanto per fare il corso ma per
essere sorella tra sorelle. Che sia
nata una nuova frontiera?
Giuseppe Costa
(l'oto servizio di Fulgenzio Ceccon)
80LLET11NO SALESIANO I GIOONO 18'2 29

3.10 Page 30

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COOPERATORI PROTAGONISTI
<<Papà Ildebrando>>,
l'ainico dei lebbrosi
L 'ho incontrato la prima volta
a Bombay. Era approdato da
uno dei suoi interminabili
viaggi attraverso il mondo per por-
tare un generoso aiuto a padre
Maschio e a padre Alessi, due me-
ravigliosi missionari salesiani che
dedicano tutte le loro energie a
servizio dei poveri: vecchi, donne,
bambini, lebbrosi che da ogni angolo
della città giungono alla loro resi-
denza per ricevere una modesta
rupia (poco più di 100 lire) che dà
loro la possibilità di procurarsi un
piatto di riso, unico pasto della
giornata, per non morire di fame...
Tarchiato, con una gran bella
barba bianca, una croce di legno sul
petto, due grandi occhi luminosi,
Ildebrando Crespi, più noto come
«l'amico dei lebbrosi», ha percorso
tutti i continenti per distribuire
quegli aiuti che cosl ~~nerosamente
amici e benefattori gli offrono per-
ché possa soccorrere i lebbrosi, i
reietti dell'umanità.
Rappresentano i fratelli più sof-
ferenti ed emarginati, - dice - e
perciò i figli prediletti di Dio, i fra-
telli più cari a Cristo che vive in
ciascuno di loro. Le nostre prefe-
renze, se vogliamo essere veramente
cristiani, devono essere per loro.
La sua fondazione "I miei amici
lebbrosi», conosciuta in Italia e al-
l'estero, ha appunto lo scopo di
raccogliere fondi e aiuti per loro.
Una attività che gli ha valso i più
alti riconoscimenti, tra cui il premio
internazionale «Notte di Natale
1981», recentemente consegnatogli
in Olanda.
- Quando /,e è venuta questa
vocazione?, gli chiedo.
- Ventitrè anni fa, grazie a un
incidente automobilistico nel quale
avrei dovuto lasciarci la pelle. Tor-
navo da una gita-pellegrinaggio alla
Madonna di Fatima, quando, forse
per un colpo di sonno, l'auto, che
viaggiava ad alta velocità, sbandò e
si rovesciò ribaltando più volte
sull'asfalto. Ne uscii miracolosa-
mente incolume, con la percezione
fisica che le braccia della Madonna
mi avevano protetto, strappato a
una morte sicura.
- E da quel momento ha pen-
sato di occuparsi dei 1.ebbrosi?
- Decisi che dovevo fare qual-
cosa per ringraziare la Madre ce-
leste, del dono di una seconda vita!
Poco a poco cominciò a maturare in
me l'idea che diventerà poi lo scopo
della mia vita: aiutare i più poveri
tra i poveri.
Un viaggio alla missione di Che-
rukunnu nel Kerala (India), mi mise
a contatto con i malati di lebbra,
curati con tanto amore da padre
Caironi. Fu una esperienza. trau-
matizzante, spaventosa! Quei visi
sfigurati, quelle mani senza dita,
quelle braccia senza mani mi scon-
volsero; non riuscii a resistere e
dovetti tornare a casa.
Qualche mese dopo l'eroico mis-
sionario moriva, lasciandomi in
eredità il suo crocifisso,. questo che
porto, e i suoi lebbrosi...
Un incidente
provvidenziale
Da trentasette anni è felicemente
sposato con «mamma Amelia», che
condivide in tutto le scelte del ma-
rito. Hanno tre figlie che parteci-
pano anch'esse all'apostolato dei
genitori, sostituendo il padre, che
per sei mesi all'anno è in giro per il
mondo, ovunque è richiesto il suo
aiuto.
30 8O1.J.ETTfNO SALESIANO 1 GIUGNO 1982
- Così decise di ripartire?
- Lasciai il comodo impiego alla
Previdenza Sociale e vincendo la
ripugnanza cominciai a occuparmi
dei lebbrosi, accostandomi a loro
con il sorriso sulle labbra: toccarli,
medicarli, fasciare le loro piaghe,
aiutarli nei più umili servizi, quando
il terribile morbo toglie loro l'au-
tosufficienza; è il primo segno di
amore che essi chiedono a chi si oc-
cupa di loro.
Diplomato in leprologia
- Ha fatto degli studi per poter
curare quesf,a t,erribil.e malattia?
- Si, per comprenderli meglio e
soprattutto per aiutarli a vincere
questo flagello, ho frequentato un
corso di specializzazione diploman-
domi in leprologia, presso il leb-
brosario di Fontilles, ad Alicante, in
Spagna.
La lebbra, con la scoperta del
bacillo di Hansen, lo scienziato
norvegese che per primo lo isolò nel
1871, oggi può essere debellata,
particolarmente se aggredita allo
stato di incubazione, cioè prima che
abbia iniziato la fase devastatrice
dei tessuti.
- Come mai in tanti paesi, come
l'India, i casi anziché regredire
vanno aumenwndo?
- La causa principale è la man-
canza di personale specializzato.
Prendiamo ad esempio Bombay, la
metropoli dove mi reco ogni anno e
che aiuto di più. Secondo un noto
leprologo indiano, è «la capitale
della lebbra». Ufficialmente sono

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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schedati 80.000 lebbrosi, una per-
centuale doppia di quella registrata
in qualsiasi altro paese. Per curarli
occorrerebbero non meno di 200
ausiliari sanitari, mentre ce ne sono
appena una cinquantina.
Inoltre per curare questo morbo
non è sufficiente il «sulfone• e gli
altri derivati; sono neces.sarie altre
due condizioni: pulizia della persona
e dell'ambiente in cui vive e nutri-
mento sano e abbondante. Due
realtà impossibili per migliaia di
lebbrosi che vivono sui marciapiedi
di questa mostruosa città, man-
giando un piatto di riso o racco-
gliendo rifiuti gettati per loro sulla
strada, dai ristoranti o dalla servitù
dei grandi palazzi.
- E questa visione tragica che
l'h.a decisa a consacrarsi wta.lment,e
al loro servizio?
- Sì; sento che non potrei fare
altro nella mia vita. I venti milioni
di lebbrosi di tutto il mondo sono
diventati la mia grande famiglia. Ad
essi dedico tutto il mio tempo, tutte
le mie energie e quelle di tanti amici
che credono nell'amore e mi aiutano
con grande generosità.
Fare oggi subito qualcosa
- Non ritiene assurdo impe-
gnarsi da solo in una battaglia.
perduta in part,enza? Non sarà lei a
sconfiggere /,a, lebbra. Ci h.a provato
anche Raoul Follereau, senza riu-
scirci. Occorre cambiare le strut-
ture, unire le forze per combatrere
insieme sul piano economico-poli-
tico. Solo così sarà possibile debel-
l,a,re /,a, fame e /,a, lebbra nel mondo!
- Non sono un politicante; non
ho mai partecipato a cortei, assem-
blee, convegni dove si fanno accu-
rate analisi e si presentano soluzioni
miracolistiche per mutare il corso
della storia! Non ne ho il tempo, né
credo ai parolai di professione che
banno tutte le soluzioni in saccoccia,
pronte per risolvere i mali del
mondo.
Ho una sola preoccupazione:
chinarmi sul fratello che soffre,
dargli oggi, subito un aiuto perché
non muoia di fame. Milioni di
bambini, di vecchi, di lebbrosi non
possono più attendere. Lo so; è una
goccia in un mare di sofferenze, di
miserie, di necessità, ma anche il
mare è fatto di tante gocce e io de-
sidero dare il mio piccolo contributo
per aiutare qualche figlio di Dio a
soffrire meno, a vivere da uomo, a
non lasciarsi vincere dalla dispe-
razione.
- Allora non crede agli appelli
per il «Terzo Mondo», ai digiuni di
Pannella, alle marce di coloro che
cont,estano il nostro mondo bor-
ghese?
- Credo che per risolvere i
grandi problemi bisogna cominciare
da noi, battendosi il petto, lottare
contro il nostro stesso egoismo. So-
no persuaso che nessuna rivoluzio-
ne, nessun partito o fazione che
mobiliti l'odio e la violenza, rossa o
nera non importa, riuscirà mai a
vincere la battaglia contro la fame e
il dolore.
L'amore, solo l'amore disinteres-
sato, generoso, potrà realizzare un
mondo migliore, dove gli uomini si
sentano fratelli, figli di un unico
Padre!
Operare con fede
e amore
- Lei crede veramente in Dio?
- Ho sempre creduto, fin da
piccolo, ma era una fede superfi-
ciale, esteriore, appiccicata a qual-
che pratica religiosa, fatta per abi-
tudine, forse anche per timore... Ma
da quando ho cominciato a incon-
trare Dio sui sentieri del mondo,
non ho avuto più dubbi.
- Ma dove lo incontra quest,o
Dio?
- Nei fratelli che hanno fame,
nudi, ammalati, torturati, emar-
ginati, handicappati, lebbrosi? Dio
vive in noi, accanto a noi, sotto le
vesti di coloro che incontriamo ogni
giorno. «La Parola si è fatta uomo,
dice San Giovanni, e ha posto la sua
dimora in mezzo a noi».
- Chi è Cristo per lei?
- Cristo è nel neonato che
chiede di nascere, nel mendicante
che bussa alla porte della tua casa,
nel povero vecchio che trema di
freddo nella soffitta accanto a te;
Cristo è il prigioniero politico che
viene torturato in tante galere del
mondo, nel malato di cancro che
sale, ora dopo ora, il suo calvario,
Cristo è uno dei centomila che
muoiono ogni giorno di · fame, è
ognuno dei venti milioni di lebbrosi
che chiedono un po' di aiuto e di
amore...
- Così lei si ritiene un buon
cristiano?
- Sono un cristiano come tanti
altri; ho fatto solo quello che co-
scienza mi suggeriva. Niente di ec-
cezionale, di straordinario, un fac-
chino di Dio, meglio «un servo inu-
tile», come lo definisce il Maestro,
che cerca cli fare qualcosa per i suoi
fratelli più dimenticati, nello sforzo
di avvicinarsi ~ po' a Colui che «è
venuto a servire, non a essere ser-
vito•.
Vagabondo per amore
- Cosa ha potut,o realizzare in
uentitrè anni di int,enso l,a,voro?
- Oltre agli aiuti immediati ai
miS&onari che operano diretta-
mente tra i poveri, mi sono preoc-
cupato di creare strutture stabili per
la cura e prevenzione dei lebbrosi:
ospedali, dispensari, centri di cura e
di riabilitazione. Molti di questi
malati hanno bisogno di interventi
chirurgici, operazioni di plastica,
cW'e per la riabilitazione degli arti,
aiutandoli a ritornare autosuffi-
cienti per potersi nuovamente in-
serire nella società.
- Quale è il paese che aiuta di
più?
- L'India, dove la lebbra è più
diffusa, tenendo anche conto del
numero degli abitanti, quasi 700
milioni! A Cochin, nel Kerala, ab-
biamo iniziato un ospedale-ambu-
latorio per raccogliere i lebbrosi di
sei villaggi. Siamo in una zona dove
la maggior parte vive sotto il livello
della fame. Il 30% della popolazione
ha un reddito annuo che non arriva
alle 30.000 lire!
Altro grosso impegno è aprire un
ospedale a Bandra, un sobborgo di
Bombay, dove su una striscia di
terreno di 5 km per 3 sorge un ag-
glomerato nel quale 250.000 persone
vivono in catapecchie senza acqua,
senza luce, senza servizi igienici. Mi
sono poi impegnato ad aiutare pa-
dre Maschio e padre Alessi a rea-
lizzare un grande villaggio per
ospitarvi i lebbrosi che ora vivono e
muoiono sui marciapiedi delle
strade...
- E in altri paesi?
- Mi sono recato a portare aiuto
un po' dappertutto: nel Madaga-
scar, in Brasile, in Etiopia, Corea,
Capo Verde, Vietnam, Tanzania,
Kenya, nel Camerun... Unico di-
spiacere non poter fare di pm, per
donare a tutti i lebbrosi quell'aiuto
e quell'amore di cui hanno necessità
e diritto.
- Qualche soddisfazione in
questa sua vita di instancabile gi-
raTTU)ndo?
- Sì, moltissime! Ma più che il
grazie di autorità civili e religiose,
quello che mi reca più gioia è in-
ginocchiarmi accanto a un fratello
lebbroso, stringergli la mano, ac-
carezzarlo, dirgli che gli voglio ve-
ramente tanto bene...
Antonio M. Alessi
31 BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1982

4.2 Page 32

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LIBRERIA
* INES BARONE
Pagine della Bibbia In con-
troluce, Elle Di Ci, Leumann,
1982, pp. 174, L. 5.200
Queste pagine - dice lo
stesso Editore - sono state
RESTAURAZIONE
CHIESA E SOCIETÀ
* COSIMO SEMERARO
Restaurazione Chiesa e
Società, LAS, Roma 1982,
pp. 503, L. 30.000
* AA.VV.
Segni e parabole, Elle Di Ci,
1982, pp. 223, L. 9.500
Anche la ElleDiCI tradizio-
nalmente impegnata in pub-
blicazioni per il grande pub-
scritte perché ogni lettrice
possa cogliere dalle grandi
figure femminili della Bibbia il
messaggio forte e letificante
di cui sono portatrici. Rivi-
vono così una serie di figure,
luoghi e cose del mondo bi-
La editrice universitaria blico non manca di tanto in blico con particolare rife-
salesiana ha pubblicato
un volume di sicuro in-
tanto di presentarci pubbli- rimento al mondo della don-
cazioni che esigono una na.
teresse per gli studiosi e notevole iniziazione da parte
gli appassionati di storia. del lettore. È il caso di questo
Si tratta di uno studio del volume che studia fra l'altro i
professor Cosimo Se- racconti evangelici dei mi-
meraro sul cosiddetto racoli operati da Gesù e delle
periodo della «Restau- parabole raccontate da lui
razione» seguito al con- con il metodo della semiotica
gresso di Vienna in al- testuale.
cune provincie dello Sta-
to Pontificio. Ne parliamo
in questa rubrica non per
farne una presentazione
* AA.VV.
Sessualità e vita cristiana,
Elle Di Ci, 1982, pp. 102, L.
- per la qualità e l'unicità della ricerca sarebbe fuori
luogo - ma per segnalare lo sforzo di ricerca dell'U-
niversità salesiana e dei suoi professori che l'editrice
3.000
Per la collana «Problemi e
Proposte. ecco un volume a
cerca di tradurre In volumi tipograficamente anche più mani, t radotto dal fran-
pregevoli come in questo caso.
cese, che potrà essere utile
agli operatori pastorali e a
quanti sono interessati al
* MARIO MIDALI
Madre Nazzareno, Il slgnl•
flcato del titolo di Confon-
datrlce, LAS, Roma, 1982,
pp.151, L.10.000
L'anno centenario della
morte d santa Domenica
Mazzarello testé concluso è
stata anche una propizia
occasione d'innesco per
studi e pubblicazioni sulla
sua figura. Questo di don
Mario Midali - noto per le
sue pubblicazioni sulla vita
religiosa e sulla chiesa - è
indubbiamente uno studio
pregevole che illumina que-
sta particolare dimensione
della Santa. Il volume che
viene pubblicato per la Col-
lana Quaderni di Salesianum
- la rivista della Facoltà di
Teologia dell'Università Sa-
lesiana - è una ricerca uni-
versitaria mirante ad analiz-
zare il contributo originate
dato dalla Mazzarello alla
fondazione delle Figlie di
* MARIA PIA GIUDICI
La donna consacrata verso
la sua Identità, Elle Di Ci,
1982,pp. 56,L. 900
La collana Vita Consacrata
si è arricchita di un volumet-
to che partendo dal signifi-
cato della verginità cristiana
nella Sacra Scrittura e nel
Padri prospetta le linee
emergenti per la vita religio-
sa femminile dal Concili Va-
ticano Il.
punto di vista cattolico della
sessualità. Di quale luce la
Rivelazione illumina i pro-
blemi sessuali? Ecco una ri-
sposta ad esempio che è
possibile trovare in questo
volume, che pur non essen-
do esaustivo può certamente
diventare un documento di
riferimento.
* Revisione di vita e In•
contro con Il vangelo per
gruppi di coniugi cristiani,
Elle Di Ci, 1982, pp. 45, L.
1.600
È un libretto nato dall'e-
sperienza dei Centri di Pre-
parazione al Matrimonio
(C.P.M.) di Torino e indica
alcuni suggerimenti perché
coppie di coniugi possono
realizzare una «revisione di
vita• alla luce del Vangelo.
La proposta contenuta nel
libro può essere accolta e
servire a qualsiasi gruppo
ecclesiale.
* ALDO ALUFFI
Pregare Insieme, Elle Di Ci,
pp. 77, L. 2.500
Ecco una serie di pre-
ghiere che possono util-
mente essere valorizzate sia
in gruppo che Individual-
mente per celebrazioni ma-
riane e soprattutto durante il
mese di maggio tradizional-
mente dedicato alla devo-
zione mariana.
* ANTONIO SANTANTONI
Signore lo ml sento strania•
ro, Elle Di Ci, 1982, pp. 127
Ancora un libro di pre-
ghiera dovuto questa volta a
un liturgista che unisce al-
l'esperienza pastorale anche
una buona sensibilità poe-
tica che evocando nel libro le
realtà più dolorose le sub-
lima nella speranza.
Maria Ausiliatrice.
L'Autore con il rigore che
gli è congeniale esamina
dapprima l'apporto dato da
I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno richiesti
alle Editrici
san Giovanni Bosco ed in
o contrassegno (spese di spedizione a carico del ri-
tale occasione non manca di
ricordare le condizioni cul-
turali del tempo nonché gli
aspetti giuridico-ecclesiali
del fatto.
Una seconda parte è de-
dicata appunto a «Madre
* BRUNO FERRERO
Droga la peste bianca, Elle
Di Ci, pp. 46, L. 900
La droga con i suoi pro-
blemi. Ecco un volumetto
che può contribuire a sen-
chiedente);
_o_ con versamento anticipato su conto corrente postale
(sped1z1one a carico dell"Editrice):
LAS: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1
00139 Roma. Ccp. 57.49.20.01.
'
~~C: Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (TO). Ccp.
812
Mazzarello Confondatrice sibilizzare i ragazzi sui gravi
dell'Istituto delle Figlie di rischi a cui sono oggi esposti
SEI: Società Editrice lntern.aionale - Corso Regina Margherita
176, 10152 Torino. Ccp. 20.41 .07.
Maria Ausiliatrice».
in materia di droga.
32 aOUETTINO SALESIANO t GIUGNO 1982

4.3 Page 33

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I NOSTRI SANTI
AD OPERARE ER VAMO IN DUE
Mia sorella Lui-
gia era stata ri-
coverata all'Ospe-
dale di Dolo (VE)
nel pomeriggio del
25 gennaio 1982
con una diagnosi
gravissima: peri-
tonite purulenta
diffusa. Fu operata
immediatamente
con piena dispo-
nibilità e qualificata professionalità dal
dott. Antonio Tormene il quale tuttavia
al termine del difficile intervento disse:
«Per conto mio ce l'ho messa tutta ora
raccomandatala a Dio». Pregare era
quando avevo fatto raccomandando
mia sorella a Maria Auslllatrlce e
promettendole la pubblicazione della
grazia sul Bollettino. A guarigione
completa e perfetta di mia sorella
adempio la promessa. Veramente ad
operare erano in due: il medico e la-
...Madonna.
Ferraresso Angelina
Vittorio Veneto
IL TIRZC'I IN QU • TTRC.
Da pochi giorni uscito dall'ospedale
di Busto Arsizio sento il dovere di rin-
graziare pubblicamente la Madonna
Ausiliatrice e Don Bosco per la loro
assistenza richiesta con molte pre-
ghiere da parte di comunità religiose e
bimbi dell'asilo. Sono veramente ri-
conoscente per aver potuto superare
un intervento chirurgico - il terzo in
quattro anni - particolarmente com-
plesso.
Grassi Giovanni, Orla S. Giulio
">llNI ACCI ER ....COMPARSA
Mia moglie sentendosi poco bene
avvertì la necessità di sottoporsi ad
accertamento radiografico; cosa In-
solita per lei che rifuggiva da ogni ac-
certamento. Invece, dopo un'impres-
sionante serie di lastre, le fu diagno-
sticata una malattia seria che avrebbe
dovuto comportare degenza ospeda-
liera e mesi di lunghe cure. Lo choc fu
tremendo e mia moglie perso ogni se-
renità. Ci affidammo con tutte le forze
all'intercessione dì Maria Ausiliatrice e
di Don Bosco chiedendo anche pre-
ghiere a persone buone e a comunità
religiose con la promessa di pubbli-
care la grazia in caso di assenza del
male già diagnosticato. Ebbene dopo
dieci giorni esatti, si ripetè la lastra e
risultò scomparsa ogni traccia della
malattia diagnosticata. Ringraziamo di
cuore e sempre fiduciosi ci sentiamo
Impegnati ad aiutare gli altri.
C.L., Nuoro
GRATITUDINE A
ARIA I SIUATRICl:
Desidero esprimere pubblicamente
la mia profonda gratitudine a Maria
Ausiliatrice e a tutti i santi della Fa-
miglia Salesiana che da me invocati in
varie circostanze dolorose, hanno
esaudito la mia povera preghiera, ot-
tenendomi da Dio aiuto, conforto e una
speciale protezione sui miei figli.
Dal Pane Adriana, Faenza
DA ANNI PREGO
PER LA SUA BEATIFI A:tlONE
lo sono molto
devota del Servo di
Dio Don Flllppo
Rlnaldl e da anni
prego ogni giorno
per la sua beatifi-
cazione. A lui rac-
comando la salute
dei miei cari e lo
invoco in ogni ma-
lattia. Ora desidero
esprimergli la mia
gratitudine perché, per la sua inter-
cessione sono guarita quasi comple-
tamente da una grave forma di artrosi
che mi aveva colpita alla gamba sini-
stra e che si mostrava ribelle ad ogni
cura. Riconoscente a Don Filippo Ai-
naldi, continuerò a pregare per vederlo
presto agli onori degli altari e intanto
chiedo ancora il suo aiuto per mio fi-
glio che dovrà subire un leggero in-
tervento chirurgico.
Solina Angela, Livorno
NON UH DELUS
In circostanze di tanto sconforto,
quando ogni aiuto umano veniva me-
no, consigliata da una Figlia di Maria
Ausiliatrice. mia parente, ho rivolto la
mia preghiera fiduciosa al Servo di Dio
don Filippo Rinaldi e non mi ha delusa.
Vedova, bisognosa di affetto e di ap-
poggio morale, avevo il mio figlio lon-
tano per motivi di lavoro. Per quanto
avesse chiesto con potenti interme-
diari il trasferimento. questi non av-
veniva. Passavano i mesi e la speranza
si affievoliva... ma don Rinaldi non po-
teva restare sordo alle lacrime e alla
preghiere di una povera vedova.
Quanti conoscevano la mia angustia si
unirono alla mia preghiera e la grazia
venne: mio figlio fu trasferito proprio
dove io desideravo e lo avrò vicino con
mio grande conforto. Desidero venga
pubblicata la grazia ottenuta perché
chi si trova in angustie e bisognoso di
aiuto si rivolga, come me, al mite Servo
di Dio don Filippo Rinaldi che continua
dal Cielo, la sua missione di bontà per
quanti si trovano nel dolore.
Maria Frasca, Trapani
TUTIO SI RISOLSE BENE
Mentre atten-
devo con ansia e
desiderio vivissimo
il mio secondo-
genito, all'ultimo
mese di gestazione
i medici si accor-
sero che qualcosa
non andava: era in
pericolo non solo il
nascituro ma la mia
vita stessa. A que-
sto punto mi rivolsi con tutta la fede
alla vergine Ausiliatrice e a Domenico
Savio che ho imparato ad amare
quando frequentavo i Corsi di qualifica
dalle Suore Salesiane. Anche loro in-
sieme alle allieve della scuola prega-
vano per me. Al professore del Policli-
nico Gemelli dove ero ricoverata, rac-
comandai di non badare alla mia in-
columità, pur di salvare la mia crea-
tura. Il caso si presentava disperato
ma la Vergine mi esaudì. Tutto si risol-
se bene e oggi a distanza di un anno
posso affermare che il mio bimbo ed io
godiamo ottima salute. Esprimo com-
mossa la mia gratitudine alla Vergine e
chiedo Il suo valido aiuto per educare
nel santo timore di Dio i miei figlioli.
Simonetta Fiaschi Ladispoli
F1NAL ENTE È ATO _.AVIO
Dopo due gravidanze interrottesi
spontaneamente a cinque mesi con
notevoli sofferenze fisiche e morali mia
cognata si sottopose a ripetuti esami
che riuscirono a stabilire le cause delle
mancate maternità. All'annuncio di
una nuova gravidanza furono inten-
sificate le cure assieme con le pre-
ghiere a san Domenico Savio da parte
di tutta la famiglia. Finalmente abbia-
mo avuto la gioia della nascita di Sa-
vio, primo nipotino maschio dopo
quattro nipotine.
R.V. , Gaeta
~I HAN 10 SEr- ALATO GR \\ZIE
Acclo Gabriele - Anlenuccl Margherita - Audisio
Luigia ved. Coalova - Badaglìacca Giovanna - Bas-
signana Rosa - Benigni Maria Elide - Beltritti Giulia -
Berti Grazia - Bertmetti Cristina - Bianchi Langinl
Gabriella - Bianchi Margherita - Biondolillo Antonia
• Brusa Bartolomeo Camp,s1 M. Concetta - Canale
A. Carboni Sllvla - Carullo Vlltore - Clravegno Ca-
terina - Coalova Annamaria - Crlmella Angela - Qe.
martin Antonietta - Dicevi Magllesi lna - Dotti Gina -
Eccelso Alassa Maria Teresa Fenogllo - Galante
Teodora - Galante Teresa - Garlgllo Domenica - Gl-
lardl Teresa - Giovanazzl Pierina - Goggero Antonio
e Lucia - Greco Bianco Rita - Grisa.ntl Annamaria -
Guarnerl Maria Eleonora • Imparato Bianca - Leoni
Caterina - Lento Stefania• Lombardo Giuseppe - Lo
Monaco Angela - Malsano Elisa - Maisano Elvira -
Mezzanzana Giuseppina - Moggloll Romana - Mcl-
teni Maria Monal Alida e Renzo - Musumecl Salvo -
Novero Adele - Ottone Irma - PecchioU Iris - Poggi
Cosmi Carla - Provera Bigìnelll Teresa - Ralumba
Canlglia Annamaria - Ricotta Giuseppina Roblot
Lucia - Sardo Teresa - Sartori Emma - Sllvelll Botti
Rosanna - Spera Maria - Spinola Lucia - Spetti An-
na - Spreafico Luigi - Stroppiano Margherita - Sulas
Simona - Tallone Angela - Tartaro Carmela - Tor-
chio Giovanni - Torregrossa Virginia - Valle Rosa -
Veneziano Sa)eva Fortunata - Zlnl Maria
33 BOLLETTINO SALESIANO t GIUGNO 1982

4.4 Page 34

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I NOSTRI MORTI
ACHENZA ITALIA Cooperatrice I Ca•
gllari a 63 anni
Fu sposa esemplare, madre pre-
murosa, Cooperatrice Impegnala ai
massimo delle possibllità,
DI Lei poteva dire a ragione che
era •Un'anima ripiena di Dlo•, e rive-
lava questa pienezza attraverso le vinù
ACETO IGINO CoadlutON SalHlano t
La Spezia a 82 anni
Il Venerdl Santo del 1981 è stato
pure Il Suo• ed è entrato nella Rlsur-
reziooe. Un suo alunno scrive: •...l'in-
finita bontà del slg. Aceto... (-aceto) e
fu dawero premuroso, paziente e
persuasivo.
Nella casa di Don Bosco rifulse per
laboriosità, per disponibilità e per tede
vissuta.
L'Ispettore disse che la sua presen-
za nella Comunità era contraddistinta
dinato sacerdote nel 1928: le varie
opere, nelle quali esercitò la sua mis-
sione, le obbero lnlatlcablle animatore,
fedele testimone. Il suo nolhe è legato
a grandi realiz:zazlonl di opere nel do-
poguerra In Slcilla, e nel 1968 a Lecce,
responsabile di una grandiosa opera a
Indirizzo professionale
L'lspettoria Sicula e quella Meridio-
nale devono mollo a questo degno fi-
glio di Don Bosco, che con notevoli
disagi s'Impegnò per riaffermare la
validità della presenza educativa del
laborioso e apostollco. La mone per
collasso cardiaco lo sorprese mentre
si intratteneva con un gruppetto di ra-
gazzi poveri In amichevole conversa-
zione e distribuendo loro Immagini e
medaglie.
GILLONE HC, MICHELE Sa!Hlano I
Roma, Pio Xl a 69 anni
Assorbl lo spirito di Don Bosco fin da
ragazzo, nel desiderio di una piena
donazione, che approdò nell'Ideale
missionario.
che ln grado sommo possedeva:
grande carità, lede viva, pazienza 11-
llmltata. ronezza e ottimismo nelle av-
versità.
Il tutto allmenlato da una pratica
sacramentale assidua. una soda de-
vozione all'Auslliatrice e a Don Bosco.
un genuino spirito di preghiera.
L'Associazione Cooperatori deve
molto alla sua testimonianza di sale-
siana convlnla e alla sua tedeltà al
doveri associativi e di apostolato tra le
giovani.
dalla preoccupazione di rendere Salesiani, che si concretizzava nelle Terminati gli studi ad Ivrea, rag-
«gioiosi• I momenti d'incontro dei
Confratelli; lo potremmo dire: «semi-
natore di gfola e di fraternità•.
Fu attivo direttore della nostra Li•
breria; Il clero di La Spezia ricorda
sempre Il prezioso contributo dato da
lui alla campagna catechistica.
Fu Insegnante di Educazione Ani-
stlca e ciò gli permise di mettere in
opere, che egli realizzò con sensibilità
viva e moderna per renderle adeguate
allempi.
Ma le sue opere erano irradiazioni
del suo cuore: Innamorato di Don Bo-
sco, a Lui legato da sincero e filiale
affetto, tenacemente attaccato a quelle
tradizioni salesiane che hanno tatto
grande la Congregazione.
giunse giovanissimo l'Argentina, dove
svolse l'attività sua, prima sotto la gui-
da di Don Manachlno. ch'egli amò con
affetto filiale.
Tornato per gli Studi Teologici alla
Crocetta, fu bloccato in Italia a causa
della guerra, passando definitivamente
all'lspettorfa Romana, dove spese
l'ardore del suol giovani anni al S.
LUONGO RINA Cooperatrice I La
Spezia a 89 anni
Visse con interiorità delicata e pro-
fonda la sua missione di educatrice.
La preghiera le fu conforto per una
quotidiana •laus• alla Provvidenza, di
cui fu strumento preziosissimo per
l'Opera Salesiana di La Spezia a per
tutte le attività della presenza cristiana
evidenza la delicatezza del suo animo.
La Spezia tu la casa del cuore: ben
cinquant'anni li ha vissuti al servizio di
questa comunità; gli altri sette li passò
a Grosseto, dove il ricordo suo vive
ancora.
FORLANI NORI S ENRICO Cooperatore
t Borghetto S. Spirito (SV) a 67 annl
Fu sempre generoso e ospitale con
figli di Don Bosco sia In Cina. durante
la sua forzata permanenza nell'ultima
guerra, sia in Italia.
Cuore, prima nella straordinaria av-
ventura accanto agli Scfusclà, po! co-
me Direttore dell'Oratorio e apprez-
zatissimo Insegnante di Religione nelle
Scuole Medie StatalL Altre mansion,
ebbe in Sardegna a al Mandriane: ma
la Casa della sua lunga dimora tu Il Pìo
Xl, dove profuse la ricchezza del suo
nella vita della Diocesi.
In particolare Il nostro Santuario di
N.S. della Neva conserva Il segno della
generosità spirituale e materiale di
questa fedele .serva• del Signore.
Non ambi mal posti d'onore o rico-
noscimenti umani perché Il Signore
Gesù era Il premio di tutto ed era co-
cuore generoso e la fraterna attenzio- stante Invito a dimenticarsi.
GALLAYERNA aac. ANTONIO Salnla•
no f La Spezia a 63 anni
Educatore sereno ed equilibrato
seppe awlcinare tanti giovani, ai quali
additò la strada del dovere come unico
ne tra I giovani del CFP.
Possedeva l'arte di trasformare il
rapporto direttivo In profonda relazio-
ne personale: di qui 11 vivo Interesse
spesso divenuto panecipazlone sol-
lena al problemi del giovani, di qui Il
Nell'Insegnamento presso 1·1smuto
Magistrale seppe collaborare alla for-
mazione cristiana di tante persone,
che, nell'Ideale di Ooo Bosco, lavorano
intensamente per il bene del giovani.
mezzo per raggiungere la gioia del- forte legame soprattutto con gli exal•
CRACOLICl sa~. ROBERTO Salftlano t
Catania a 82 anni
Era preparato all'Incontro con Il Si•
gnore: le sofferenze degli ultimi anni
avevano purificato la sua anima; la sua
vita, sempre Ispirata agli Ideali sacer-
dotali, vissuta nella devozione a M.
Auslllatrlce e nell'amore fedele a D.
l'Incontro con Dio.
Amministratore diligente della casa
di Don Bosco donò attenzioni continue
alle esigenz.e del Confratelli e del gio-
vani conservando un distacco austero
da ogni richiamo al comodo e al su-
perfluo.
Animatore spirituale instancabile
come Parroco e vice-parroco lasciò
segni di una pietà veramenle luminosa
e di una dolcezza di accostamento alle
anime che a lui - non ostante l'au-
terltà del comportamento - ricorre-
vano per una guida sicura nella lede.
Alassio Samplerdarena • Firenze -
La Spezia furono le tappe della sua
vita. Il Paradiso lo accoglie per dargli
premio al fedele servizio.
GERYASONJ GIACOMO Coadiutore
..i..1ano t Madras (India) a 68 anni
lievi anche a distanza di decenni.
L'improwìsa scomparsa, Il rimpianto
custOdiscono un'Immagine indelebile,
quella di un amico stJmato, sempre di-
sponibile, del salesiano fedele nel la•
voro e nella testimonianza di un vero
senso religioso, che permeava tutta la
vita.
GIRAUDI aac. FELICE Salealano t
Ales:iandrla d'Egitto a 7a armi
Ha seguito giovanissimo l'ideale
missionario. Si è preparato al suo
apostolato di educatore nella Terra di
Gesù e ha speso tutte le sue energie in
Medio Oriente, specialmente a Be-
tlemme, al Cairo e ad Alessandria.
Semplice, bonario, sereno ha colla•
borato all'educazione dei 9lovanl at-
traverso la musica, Il canto, Il teatro, le
operette, animato sempre da spirito di
MARINI GIACOMINA In PICENI Coo•
-•tric. t Monteortooe a 54 ann,
Un'anima ardente in un corpo fra-
gile, la nostra Giacomina ha tatto cose
grandi con una vita semplice. Sposa
affettuosa e madre di quattro figli, oc,.
cupava tutto Il tempo libero per la
Parrocchia, l'Oratorio, per le Vocazioni
e le Missioni, con una lede e una carità
contagiose. Animata In tutto dallo spi-
rito di Don Bosco, illlSOrbito lln dalla
tenera età in ambiente salesiano, tra-
scinava tante altre persone a donarsi
generosamente.
La sua fede fu messa a dura prova
da una lunga, penosa, straziante ma-
lattia, che la inchiodò sul suo letto di
dolore per lunghi mesi.
L'attestazione più bella à quella re-
cata dal fratello sacerdote, che di
fronte ad una lolla immensa accorsa al
Bosco. è stata tutta un colloquio d'a-
more col Padre: fu sempre Sacerdote•
Apostolo • Salesiano.
Era nato a Palermo nel 1900; tu or-
Trascorse quasi tutta la sua vita Sa-
lesiana come missionario In India. Fu
un Coadiutore secondo la mente ed Il
cuore di Don Bosco: semplice, umile,
apostolo, educatore e sacerdote.
funerale, potè afferma.re: .Mia sorella
Giacomina è stata la sorgente e Il so-
stegno del mio sacerdozio, più col suo
esempio trainante che con la parola•.
A quanti hanno chiesto m1ormazmnl, annunciamo che LA DIRE·
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA ricono-
sciuta giuridicamente con O.P. del 2-9·1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22. possono legalmente ri-
cevere Lef!alied Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato: • •..lascio alla Direzione Generale Opere
Don Bosco con sede In Roma (oppure ali'Istituto Salesiano per le
missioni con sede In Torino) a titolo di legato la somma di lire....
(oppure) l'immobile sito in.•. per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmentedi assistenza e beneficenza. dì ostruzione e educazione di
culto e di religione..
'
- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due Enti su indicali:
...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede In Roma (oppure l'Istituto Sa./esiano per le Missioni con sede In
Tonno) lasciando ad esso quanto mì appartiene a qualsiasi titolo, per
gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assisten za e bene-
ficenza, dl istruzione e educazione, di culto e di religione• .
(luogo e data)
(firma per disteso)
34 aau.ETTINO SALESIANO I GIUGNO 1982

4.5 Page 35

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SOLIDARIETÀ
Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
Borsa: Maria Au1lllatrlce e S. Glov1nnl
Bo1co, in memoria e suffragio di mio
marito Antonio, a cura di Turlna Mar-
gherita, Salusso CN, L. 600.000
Boraa: s. Cuore di Geaù, Maria Ausl-
llatrlce, S. Giovanni Bo1co, In suffragio
del genitori, a cura della figlia F.F.. L
550,000
Boraa: Mona. Clmattl, In memoria di
Antonio Cacciatori, a cura degh Amici
dell'Oratorio di Faenza, L. 500.000
Boraa: Don Boeco, a cura di Palù LI-
setta, Rovigo, L. 350.000
Boraa: In memoria e suffragio di Madre
Flavia e Sr. Angelina Rainls, a cura di
N.N., L. 300.000
Boria: In memoria e suffragio di Gia-
como e Maria Infanti, a cura di N.N., L.
300.000
Boraa: In memoria a suffragio di Glu•
seppe e Vittorio Infanti, a cura di N.N..
L. 300.000
Boraa: S. Giovanni Bosco, In memoria
e suffragio di Don E. Marcoaldi, a cura
dei nipoli, L. 300.000
BorH: In memoria di Vittorio Talarìco,
a cura di Talarlco C. Liliana, Napoli. L
250.000
matrimonio, Implorando protezione. a
cura di N. N.. Bra CN
Bora!': In suffragio di Pomata Leonina,
a cura di Vierin Cam,llo, Torino
Boraa: Maria Auslllatrlce, Invocando
protevone per me a mia figlia e In
suffragio def miei de/unti, a cura d i
Noli Adele, Casatenovo CO
Borsa: Maria Auslllalrlce s . Giovanni
Bosco, In memoria e suffragio di Mons.
Raffaele Barbieri, a cura d i A.L.
Boria: Maria Auslllatrlce, per una
particolare benedizione sulla famiglia,
a cura di Cocco Rosa, S. Oonato MI-
ianese
Boraa: In memoria e suffragio dei ge-
nitori Mariano e Maria Anna e del pa-
renti defunti, a cura di Slpporta Adolfo,
America
Boraa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bo,co, in attesa di guar,g/one, a cura
d1Pistoia Giuseppe, Vigevano PV
Borsa: In suffragio dei genitori defunti.
a cura di Mancini Giulia, Colli a Vol-
turno IS
Borsa: Maria Auslllatrlce e S . Giovanni
Bosco, Invocando una grazia, e in
suffragio di papà, a cura di V.B..
Spezzano Albanese
Borsa: Maria .t.u,lllatrl.,_, Don Bosco,
per grazia r,cevuta, a cura d1 Pedrall
Federico, Gardone V. Trompla BS
Boraa: S. Giovanni 801co, Invocando
protezione, a cura del Coop. Ragano
Antonio in ricorrenza del suo 94°
compleanno, Andria BA
Boraa: In mamoria e suffragio di Mar-
gara prof, Piero, a cura della moglie.
Torino, L. 200.000
Boraa: In memoria e suffragio di Ve-
nanzio Coda. a cura della moglie e
delle figlie, L. 200.000
Boraa: Maria Aualllatrlce, a cura di De
lntinis Teresa, Penne PE
Boraa: Maria Aualllatrlce e S. Giovanni
Boaco, in suffragio dei mie defunti e
Invocando una grazia, a cura d1 Fratini
Silvana, Tem,
Boraa: Maria Au1lllatrlce e S. Giovanni
Boaco, Invocando protezione sul miei
figli e In suffragio del miei genitori. a
cura di Cortazza A., Bolzano, L.
200.000
Boraa: Mons. L Mathias, ringraziando
per Il suo Intervento e Invocando pro-
tezione sui familiari, a cura di A.M..
Roma, L. 200.000
BorH: Maria Au1lllatrlce S. Giovanni
I01co, per grazia ricevuta e Invocan-
done ancora, a cura di Groppelli
Adriana, Torino, L. 150.000
Boru: s. Domenico Savio, Implorando
completa guarlg;one per Tina, a cura
Borea: Maria Au1lllatrlce e Santi Sa• della Famlglla Petrella, Torino
laalanl, a cura di Fraticelli Sassi Giu-
liana, Campobasso, L. 150,000
·loraa: S. Giovanni Bo,co, in ringra-
ziamento per la guarigione da gravi
malattie, a cura di Don Riccardo Mo-
llnari, Chiavenna Rocchetta FG
BORSE DI L. 100,000
Boraa: In memoria del missionario Don
Antonio scolaro (Uapes-Rlo Negro), 8
cura di Marohesan Bruno, Canadà
Borsa: Maria Aualllatrlce, S. Domenico
Savio, Beato Don Rua, Invocando
protezione sulla famiglia, a cura di
Aandazzo Platania Pina, Catania
Borea: Maria Auslllatrlce Santi Sa•
laalanl a Papa Giovanni, a cura di N,N.,
Torino
Boraa: Maria Au,lllatrlce a S. Giovanni
Boaco, chiedendo protezione, e in
suffragio del miei defunti, a cura di
Bramati Luigia, Monza Ml
Boraa: Mon,. Verslglla a Don cara•
vario, martiri sales/ani, chiedendo In-
tercessione par importante grazia, a
cura di Plnto Lia, Bergamo
BorH: S, Giovanni Bosco, invocan-
done protezione, a cura di Garda Rita
ved. Blava, Savigllano CN
Boraa: S. Giovanni Bo,co, In suffragio
di Achi/11 Maria Luisa. a cura di Rina
Achllll Zarri, Australia
Boraa: Maria Ausiliatrice, In suffragio
di Achl/11 Maria Luisa, a cura di Rina
Achllli Zarrl, Australia
lloraa: Merla Au,lllatrlce, In suffragio
di Longhl Ginetta, a cura delle Exallie-
ve di Mede Lomellina PV
Boraa: s. Domenico Savio, a cura di
N.N.
Boraa: Maria Au1lllatrlce, Invocando
protezione per ; familiari vivi e In suf-
fragio dai miei defunti, a cura di Ac-
catino Maria, Aosignano AL
Borsa: s. Maria Mauarello Beato
Michele Rua, ringraziando perché la
figlia ha trovato un posto di lavoro, a
cura della Famiglia B.M.
Borsa: Ge1ù Sacramentalo, Maria
Aualllatrlce, Santi Saleslanl, lmpe-
,rando grazia, a cura di Vlbertl Cerri,
La Morra CN
Boraa: S, Cuore, Maria Au1lllatrlce,
Senti Sale1lanl, ringraziando per I ge-
nitori e ln~ocando protezione per la
famiglia, a aura di Serra Adriano, To-
rino
Borea: Sacro Cuore, Maria .t.ualllatrl-
ce, Santi Salealanl, invocando pro-
tezione In vita e In morte, a cura di
T.C.I.
Boraa: Maria Au1lllatrlce, S. Domenico
Savio, In memoria di Crivello Candida,
a cura di Crivello Simone, Torino
Boraa: Maria Au1lllatrlce, in memoria
di Don Luigi Cocco, implorando as-
sistenza della Divina Provvidenza sulla
Famiglia F.C.
loraa: Maria Aualllatrlce e S. Giovanni
Boeco, In memoria e suffragio del
dott.ri Vincenzo e Franco Vidi/I, a cura
di N.N.
Boraa: Maria Au1lllelrlce e Senti Sa•
lealanl1 nel 35• anniversario del nostro
Borsa: Tenia Avania, a cura di non
Calogero Avenla, Canicattl AG
Borea: Maria Au1lll1trlce e S. Giovanni
Boaco, per grazie ricevute e invacando
protezione, a cura dì Perrone Benito e
SIivana, MIiano
Borsa: Maria .t.u,lllatrlce e S, Giovanni
Boaco, invocando protezione su me e
famiglia, a cura dì Malaguzzl Alfredo,
Brescia
Boraa: S. Domenico Savio, perché
protegga sempre I miei ragazzi e la mia
famiglia, a cura di N.N.. Crema
Bor■a: Maria .t.u1lllatrlce, S. Giovanni
Bo1co, S. Domenico Savio, per grazia
ricevuta, a cura di N.N., Desio
Bora■: Don Boaco, a cura di N.N.
Bor■a: Maria Au11llalrlce e S. Giovanni
Boaoo, Invocando la loro protezione, a
cura di Statuano Lucia, Cesena FO
Boraa: S, Giovanni Bosco, In memoria
e suffragio di Rosa e Ernesto Trlde/11, a
cura delle figlie
Boraa: Maria Au1lllatrlce e S. Glovennl
Bo,co, per grazia ricevuta e chiedendo
protezione, a cura N.N., Busto Ar-
slzlo·VA
Boraa: Maria Au1lllatrlca, Don Bo,co,
S. Domenico Savio, ringraziando par
grazia ricevuta a Invocando protezio-
ne, a cura di Mlnusterl Venere e M.
Teresa, Milano
Boraa: S. Dome nico Savio, In memoria
e suffragio di Scarano N/netta, a cura
di Pìcclcacco Felice, Trlvento CB
Boraa: Don Boaco, a suffragio della
mamma Teresa, deceduta a 95 anni, a
cura della figlia Alta
35 BOLI..ETTINO SALESIANO I GIUGNO 1982

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M. Arkoun E. Guellouz A. Frikha
PELLEGRINAGGIO
ALLA MECCA
Gli aspetti religiosi,
culturali, popolari del più
grande movimento di
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testimonianza di un
concreto impegno di
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SOCIETA EDITRICE INTERNAZIONALE - TORINO