Bollettino_Salesiano_198203


Bollettino_Salesiano_198203

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ANNO 106 N. 3 1• QUINDICINA 1 FEBBRAIO 1982
SPEDIZIONE IN A680NAMENTO POSTALE GRUPPO 2° 170)
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

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BOLLETTINO SALESIANO
e~
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
Fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura
religiosa edito dalla Congregazione
Salesiana di San Giovanni Bosco
INDIRIZZO
Via della· Pisana 1111 Casella post. 9092
00163 Roma-Aurelio. Tel. 06/69.31 .341.
Conto corr. poat. n. 46.20.02 intestato a
Direzione Gen. Opere Don Bosco, Roma.
IN QUESTO NUMERO
mhANo 1 FEBBRAIO 1982
ANNO 106 - NUMERO 3
IN COPERTINA:
«Su e zo per i ponti• a Venezia. piazza
San Marco.
Foto Fotoattualltà/Venezla
Servizio di copertina a pag. 18-19.
DIRETIORIZ RESH>N ABIL.c. GIUSEPPE COSTA
Collaboratorl. Giuliana Accornero - Marco Bongioanni • Um-
berto De Vanna • Elia Ferrante Domenica Grassiano • Adolfo
L'Arco
Fotografia Fulgenzio Ceccon • Archivio Guido Cantoni
Propaganda Giuseppe Clemente!
Dlffu•lone Arnaldo Montecchio
Fotocompo•lzlone Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl • Roma
Stampa Officine Grafiche SEI • Torino
Reglatrazlon• Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETIINO SALESIA O• I PUBBLICA
* Il primo di ogni m"• (undici numeri, eccetto agosto) per
la Famiglia Salesiana;
* m••• Il 15 d•I
per I Cooperatori Salesiani.
Collaborazlon•. La Direzione invita a mandare notizie e foto
riguardanti la Famiglia Salesiana, e s'Impegna a pubblicarle
secondo il loro interesse generale e la disponibilità di spazio.
Edlzlon• di m•tà - • • · Redattore don Armando Buttarelli.
Viale dei Salesiani 9, 00175 Roma. Tel. (06) 74.80.433.
IL •BOLI.FfflNO SALESIANO• NEL O DO
Il BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e 20 lingue di-
verse (tiratura annua oltre 1Omilioni di copie) In:
Antlll• (a Santo Domingo)• ArganUna Auatr•II• Austrta
■•Iglo (in fiammingo)• Bolivia Bra•II• Canada C.ntro
America (a San Salvador)• Cli• BS Clnn• (a Hong Kong)•
Colombia Ecuador Flllppin• Francia Oarmanla
Glappon• Gran Bratagna India (In inglese, malayalam,
tamil e telugu) Irlanda - ltalla - Jugoalavla (in croato e in
sloveno)• Kor- del Sud BS Lituano (edito a Roma)
Man. M..atco Olanda Parquai, - P•ril - Polonla
Portogallo Spagna StaU Uniti Sudafrica Thallandla
Uruguay Vanezu•la.
DIFFU IONE E ABBONA ENTI
Il BS è dono di Don ■o•co ai componenti la Famiglia Sa-
lesiana, agli amici e sostenitori delle sue Opere.
È lnvlat<i In omanlo a quanti lo richiedono.
Copi• arr•trat• o di propaganda: a richiesta, nel limiti del
possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vecchio.
Par q u • • • operulonl: Ufficio Propaganda Sal••lan•
Via della Pisana. 1111 - 00163 Roma-Aurelio Tel.
06/ 69.31.341 .- - - -- - - - - - - -- -- - - -
LE IDE
DON GIOVANNI RAINERI / Don Boaco editore, 3·6
GII anziani: che fare?, 23•24
Rlclclare la bontà, 31· 32
LE FOR7E
XVII CAPITOLO GENERALE FMA/
Una ricca e■perlenza splrl!uale, 20-23
GIORNATE SULLA PASTORALE SCOLASTICA SALESIANA /
Evangelizzare nella scuoi• In Spagna, 24•26
ITALIA / Nuova presenza salesiana in Calabria, 9
Nuova Chiesa dedicata a Don Bosco, 9
Parrocchia dedicata a San Domenico Savio in Sardegna, 8
ECUADOR /
Numero 1000 per «Luz del domingo., 8
UPS / Indagine su I giovani e lo sport», 8
BRASILE /
Nominato il 125° Vescovo Salesiano, 9
L'AZIONE
ITALIA / Il comandante e i minivlgili, 9
Festeggiato il Rettor Maggiore, 8
Marciando allegramente insieme, 18·19
Servizio sostitutivo civile, 9
POLONIA /
Dal Papa 38 cooperatori polacchi, 8
CITTÀ DEL VATICANO /
Ricordati i 120 anni dell'Osservatore, 7
COOPERATORI / Congresso nazionale, 7
FMA / Corso per tecnici dell' alimentazione, 9
GERMANIA / I concerti di Olivia Molina, 32
MACAO / I due volti di Macao, 29· 30
IL PASSATO
PROTAGONISTI /
Il calvario del «Signor per piacere•: Mon1. Giuseppe Cognata,
10- 16
Carlo Conci: un ■aleslano per gll operai, 27•28
RUBRICHE. Don Bosco è notizia, 7•9 libreria, 17 Problemi
educativi, 31•32 I nostri santi, 33 - I nostri morti, 34 - So-
lidarietà, 35.
1A t;JOV01lil NON FOR.TUNAmMENlc
'- TlJITA Pl2~ c>é" UNA "MIIMK/0- .,__
V/OI..EJ..l?A1SEJJO R.J»RA..,SILEHllOJR

1.3 Page 3

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LE IDEE/Nel mondo della carta stampata
Don Bosco
editore
Quale Il programma del Santo in tema di editoria? Il
suo pensiero cl interpella ancora oggi. Ne scrive don
Giovanni Ralnerl, Consigliere generale per la Famiglia
Salesiana e i Mezzi di comunicazione
I 120 feb~~~o del 1927 i,? oc~asione del decreto
sull'er01c1ta delle virtu, Pio XI espresse su
Don Bosco un giudizio solenne e lusinghiero:
Don Bosco era «...una di quelle anime che, per
qualunque via si fosse messa, avrebbe certamente
lasciato grande traccia di sé, tanto egli era ma-
gnificamente attrezzato per la vita...» perché
aveva «forza, vigoria di mente,... luminoso e va-
sto ed alto pensiero, e non comune, anzi su-
periore di gran lunga alla ordinaria vigoria di
mente e di ingegno, e propria anche (cosa ge-
neralmente poco nota e poco notata) di quegli
ingegni che si potrebbero chiamare ingegni pro-
priamente detti; l'ingegno di colui che avrebbe
potuto riuscire il dotto, il pensatore, lo scrit-
tore».
Il Papa continuava cosi: «{Don Bosco) - egli
stesso ce lo confidava, e non so se ad altri abbia
fatto la stessa confidenza; forse la provenienza
dallo stesso ambiente di libri lo ha incoraggiato
- ... sentì un primo invito nella direzione dei li-
bri, nella direzione delle grandi comprensioni
ideali. E ve ne sono segni supe1-stiti, come sparse
membra... nei suoi volumi, nei suoi opuscoli, nella
sua grande propaganda di stampa. In questa
appare la grande, altissima luminosità del suo
pensiero, che egli tracciò le ispirazioni di quella
grande opera, della quale doveva riempire prima
la sua vita, poi il mondo intero; e si trova quel
primo invito, quella prima tendenza, quella pri-
ma forma del suo potente ingegno: le opere di
propaganda tipografica e libraria furono proprio
le opere della sua predilezione.
Anche questo noi vedemmo con gli occhi nostri
e udimmo dalle labbra sue. Queste opere furono
il suo nobile orgoglio. Egli stesso ci diceva: «In
queste cose Don Bosco - così egli parlava di sè,
sempre in terza persona - in queste cose Don
Bosco vuol essere all'avanguardia del progresso,
e parlavamo di opere di stampa e tipografia»
(MB 19, 81).
Una conferma di queste osservazioni di Pio XI
si trova sia in ciò che Don Bosco ha detto e
scritto riguardo alla editoria, e sia nella sua at-
tività come autore ed editore.
Progetto, stimolo, lancio...
Il progetto di un'attività editoriale in proprio
sorse in Don Bosco quando cominciò a prendere
corpo quello delle Letture Cattoliche, e cioè nel
1853. Dopo averne steso il piano di diffusione, o,
come si diceva allora, di «associazione», dovett-e
stamparle presso altri editori fino al 1861,
quando finalmente, con due vecchie macchine a
ruota, un torchio e un banco rudimentale con le
cassette dei caratteri, poté dare inizio a una ti-
pografia editrice, la «salesiana», che si pone alle
origini di tutta l'attività salesiana del genere ed
anche, quindi, della SEI che l'annalista di Don
Bosco chiama «emanazione salesiana in grande
sti!e~, (Ceria. Annali I, pag. 689).
E caratteristico quando Don Bosco disse al
riguardo: «Vedrete! Avremo una tipografia, due
tipografie, dieci tipografie! Vedrete!»; sono le
espressioni che agli inizi della sua attività aveva
usato per descrivere l'avvenire di tutta la sua
opera; solo che allora nessuno lo aveva preso sul
serio; ora invece sapevano tutti che quando
parlava così aveva in mente piani precisi e la
volontà, altrettanto decisa, di realizzarli.
Infatti lo storico soggiunge che Don Bosco
«realizzò in Valdocco uno stabilimento ti-
pografico il cui macchinario nulla dovesse in-
vidiare ai migliori di Torino» come si vide nel-
l'Esposizione Nazionale di Torino del 1884 (Ce-
ria, Ai:inali, I, 685).
Alla luce di questi fatti acquista particolare
rilievo l'espressione di una circolare del 19 marzo
1885: «Non vi dico che io abbia raggiunto il mio
ideale di perfezione: vi dirò bensì che a voi tocca
coordinarlo in modo, che sia completo in tutte le
sue parti». Viene in mente che altre volte Don
Bosco disse che lui aveva fatto la brutta copia di
un disegno con cui i suoi figli avrebbero dovuto
fare il capolavoro. Possiamo quindi sottoscrivere
l'affermazione che «Don Bosco fu scrittore, edi-
tore e apostolo della buona stampa e questa
stessa missione lasciò in eredità ai suoi figli» co-
me un aspetto né perfezionistico, né secondario
della sua multiforme attività, e che, se non si può
BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1982 3

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Una foto di fine Ottoc:ento: il laboratorio dei Legatori della scuola tipografic a di Torlno- Va.ldocco.
dire il fine principale della sua opera e della sua
vita - che è la missione evangelizzatrice ed
educatrice della gioventù e del popolo - «si deve
però porre tra le finalità più grandi della sua
attività apostolica» (Valentini, Don Bosco e
L'Apostolato della Stampa, pag. 7-8; Torino,
SEI, 1975).
Salesiani editori: sfida ai nuovi tempi
Che i figli di Don Bosco abbiano capito e at-
tuato tutto questo, è storia nota. Non c'è paese
dove i Salesiani hanno messo piede in cui non
siano fiorite, subito, attività editoriali. Anzi,
mentre per altre attività di Comunicazione So-
ciale vi furono dubbi e riserve, mai nessuno du-
bitò che l'editoria fosse parte della missione sa-
lesiana e che occuparsene fosse questioni di fe-
deltà a Don Bosco.
Se mai si può sottolineare che ai salesiani di
oggi dopo il Concilio, è necessario avere il me-
desimo tempismo, la medesima creatività e ma-
gnanimità che Don Bosco ebbe, per non mancare
alla sfida che fanno tempi e circostanze, ed imi-
tar_e lui nel sapere rispondere adeguatamente.
E questa la linea di fedeltà, su cui sospingono i
salesiani i loro due ultimi Capitolo Generali. È
per questo che, dopo un periodo di incertezza, la
Congregazione si è mossa promovendo anche
altre forme di Comunicazione Sociale che al
4 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO I982
tempo di Don Bosco non esistevano ancora, ma
che sono oggi strumenti insostituibili per la no-
stra missione. «La Chiesa - dicono le Co-
stituzioni Salesiane - riconosce che gli stru-
menti di comunicazione sociale sono doni di Dio,
destinati a unire e far progredire gli uomini. Don
Bosco ne intuì l'importanza e utilizzò ai suoi
tempi la stampa ed il teatro come mezzi di sana
distensione, di educazione umana e cristiana e di
azione apostolica. Per il loro sviluppo e il loro
influsso ambivalente sulla società, soprattutto
sui giovani, la Congregazione si impegna alla
promozione e all'uso pedagogico pastorale di
questi strumenti» (Cost. 32).
E nei Regolamenti, che dànno linee più precise
agli_impegni costituzionali, si dice: «Uno dei fini
pdncipali della Cong1:egazione - sono parole di
Don Bosco! - da atturu'Si con tutti i mezzi sug-
geriti da un'ardente carità, è la diffusione della
stampa di ispirazione cristiana. Per i-aggiungere
pienamente questo scopo i salesiani che ne ab-
biano l'attitudine, secondo le esigenze del nostro
apostolato, si impegneranno a scrivere e a pub-
blica.re libri e riviste a carattere religioso, cul-
turale e scolastico, destinati alla gioventù e al
popolo» (Reg. 27).
Io credo che la Congregazione salesiana deve
più decisamente entrare in questa visione globale
della editoria, dando molti passi più decisi in
queste direzioni indicate da Don Bosco.

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«Fin dall'inizio Don Bosco, pur non di-
sprezzando la pubblicazione di lib1i singoli, as-
secondando le sue doti di organizzatore, il suo
senso moderno di pubblicità, il suo desiderio di
diffondere sempre di più la buona stampa in
forma sistematica e duratura, dedicò la sua at-
tività alla pubblicazione di Collane e di bi-
blioteche che avessero una determinata finalità,
ed i cui volumi si sostenessero vicendevolmente e
aiutassero lo smercio». Collane e Biblioteche
erano, osserva E. Valentini, la grande novità del
suo tempo: Don Bosco non esitò a prendere tali
iniziative perché gli sembravano le più adatte a
raggiungere il suo fine (Valentini, o.e. p. 13s).
E proprio nell'organizzare tali Collane e Bi-
blioteche che Don Bosco manifestò chiaramente
il suo scopo e diede la misura della sua genialità.
Ne prendo in esame due perché vi trovo più
chiaramente espresso il motivo del suo interesse
pe~ la stampa e indicazioni valide ancor oggi per
nm.
Editoria come piano «strategico»
La più fortunata collana lanciata da Don Bo-
sco fu quella delle «Letture Cattoliche». Nella
circolare già citata Don Bosco sistema questa
iniziativa in un piano globale: « ...le nostre pub-
blicazioni tendono a formare un sistema or-
dinato, che abbrnccia su vasta scala tutte le
classi che formano l'umana società... Colle Let-
ture Cattoliche, mentre desideravo istruire tutto
il popolo, avevo di mira di entrare nelle case, far
conoscere lo spirito dominante nei nostri collegi,
e trarre alla virtù i giovanetti, specialmente colle
biografie di Savio, Besucco e simili».
Indicazioni più precise si trovano nel « piano
d'Associazione»: «Lo scopo di questa as-
sociazione si è di diffondere libri di stile semplice
e di dicitura popolare. La materia sarà istruzioni
popolari, ameni racconti, storie edificanti, ma
che riguardano esclusivamente la Religione
Cattolica» (MB 4, 532).
Riaffermata cioè la chiara volontà di servirsi
della stampa per la vivificazione della fede, apre
già il suo interesse a quanto può favorirla nella
gioventù e nel popolo che assimilano più fa-
cilmente la verità se questa viene non solo espo-
sta in trattati catechistici o morali, ma permea
quanto soddisfa gli interessi ed aspirazioni cul-
turali: istruzioni popolari, ameni racconti, storie
edificanti. Credo che oggi potremmo dire che
Don Bosco terrebbe conto che nel nostro tempo i
moduli culturali del popolo si sono alquanto
trasformati e all'interesse per la narrativa si af-
fiancano anche divulgazioni scientifiche, sto-
riche, inchieste, ricerche su mille argomenti e
questioni sui quali i «mass media» sollecitano la
curiosità e l'interesse dalla gente.
C'è da aggiungere che Don Bosco, quando
Fra le editrici salesiane fa spicco Il lavoro della Eli.DICI di Leumann (Torino). Questa è la sua sede cent rale.
BOLLETTINO SALESIANO I FE89RAIO 1982 Ò 5

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La tipografia del Vaticano è affidata al Salesiani: ecco Il direttore don Totl Andrea assieme al suol con-
fratelll coadiutori Pelra Rocco, Magglotto Antonio, Musso Fiorenzo e don Sanna Lorenzo mentre Il 31 gen-
naio 1980 presentano a Giovanni Paolo Il una copia anastatica degli scritti dJ Don Bosco.
parla di «stile semplice e di dicitura popolare»,
dà prova del suo senso realistico delle cose, della
sua creatività, perché sceglie decisamente la via
diritta della comunicazione con il popolo, che
non era molto seguita ai suoi tempi: « ...si può
notare l'abisso che intercorre... tra il suo stile e
quello di molti suoi contemporanei, che pure
sono celebri come letterati di professione. La
spontaneità, l'immediatezza, la concretezza del
suo dire sono mirabili, e sono al polo opposto
della retorica ottocentesca che impaludava tanti
autori che andavano per la maggiore. Don Bosco
non si prefisse mai di divenire letterato, ma, ap-
punto per questo, acquistò e si fo1mò uno stile
tutto suo, che lo colloca nella schiera dei migliori
autori italiani del suo tempo» (Valentini, o.c.10).
Credo che si pos.sa sottoscrivere il giudizio che
di lui scii.ttore ed editore diede Giuseppe De
Luca, il quale osservava che una storia del-
1'attività libraria di Don Bosco in tempi ca-
lamitosissimi «sarebbe senza dubbio un capitolo
onorato, quando si volesse narrare la cultura dei
6 BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1982
cattolici italiani dell'ottocento» (Oss. Rom.
15.6.1933).
Don Bosco, in conclusione, fattosi scrittore ed
editore per il bene della religione e la salvezza
della gioventù e del popolo, essendo sensibile ai
mutamenti culturali del suo tempo, si trovò
coinvolto anche in una notevole impresa di pro-
mozione culturale per la gioventù e il popolo, ceti
dell'avvenire. In questo campo della cultura Don
Bosco fu, come in altri campi, un anticipatore.
Vissuto in un tempo in cui cominciava quel-
l'assalto della cultura laica e antireligiosa alla
tradizione culturale cristiana (non solo in Italia),
Don Bosco non si limitò come fecero molti a de-
nunciare questo fatto, ma cominciò con tutte le
forze che aveva a sua disposizione e nei modi che
corrispondevano alla mentalità del suo tempo,
quella che possiamo chiamare, usando una
espressione di Paolo VI, «l'Evangelizzazione
della cultura» (Evangeli Nuntiandi, n. 20).
Giovanni Raineri

1.7 Page 7

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DON BOSCO È NOTIZIA
piuto per la Santa Sede e per È stata una relazione ol- Nel corso dell'incontro
il Papa li ripaghi ab- tremodo stimolante che ha sono Intervenuti Il vescovo di
bondantemente.
ITALIA
permesso nei lavori di grup- Frascati e cooperatore sa-
po un approfondimento della lesiano monsignor Luigi U-
missione del cooperatore verzani, la neoeletta Su-
nell'attuale situazione socio- periora Generale delle FMA,
a• CONGRESSO NAZIONALE culturale.
Madre Rosetta Marchese, e il
COOPEAATORJ
Le proposte concrete di- Rettor Maggiore emerito don
scusse
e che im- Luigi Riccerl.
I cons,gh ispettoriali dei pegneranno l'Associazione La giornata finale del
Cooperatori salesiani, in per i prossimi tre anni - si Congresso è stata presieduta
rappresentanza dei circa sono riferite a tre puntL la da don Giovanni RaJneri,
cinquecento Centri disse- possibilità e I modi di un più Superiore responsabile del
minati nelle varie regioni Ita- coraggioso servizio sale- Dicastero per la Famiglia
liane, si sono ritrovati a Fra- siano da prestare con il Salesiana.
scati (Roma) nei giorni 6-7-8 cuore di Don Bosco, al gio-
dicembre 1981 per il loro vani in difficoltà; una più
terzo congresso nazionale. forte presenza salesiana ed
COLLE DON BOSCO
120 anni di storia
cld1a Oùcsa e del mondo
CITTÀ DEL VATICANO
RICORDATI 1120 ANNI
DEU'OSSERVATORE
Tema del congresso è
stato: «La risposta del Coo-
peratore salesiano a Dio:
educatori di giovani in dif-
ficoltà, con lo zelo e 11 co-
raggio di Don Bosco». Re-
latore, don Nicola Pal-
misano.
infine un rapporto più in-
tenso tra cooperatori ed
exallievi/ e salesiani, fondato
su una mutua conoscenza e
la reciproca collaborazione,
per una più efficace opera di
costruzione del Regno di Dio
tra I giovani.
LA STATUA DEL
CRISTO RISORTO
I lavori per ìl com-
pletamento del Tempio de-
dicato a Don Bosco sul suo
colle, camminano alacre-
mente verso la fine.
Recentemente è stata
completala dagli artigiani di
Il «giornale del Papa•
come viene chiamato l'Os-
servatore Romano - ha 120
anni. La ricorrenza è stata
ricordata, fra l'altro, con la
pubblicazione d1 un numero
speciale dello stesso gior-
nale.
Con la redazione e le
strutture del giornale pon-
tificio anche la tipografia ha
compiuto 120 anni. Accanto
a quest'ultima esiste un Uf-
ficio Amministrativo che
svolge un lavoro in-
dispensabile e discreto.
Tipografia e Ufficio am-
ministrativo dell'Osservatore
Romano dal 10 luglio 1937
Ortisei l'enorme statua del
Cristo risorto che dominerà
da dietro l'altare centrale.
La statua è in legno di ti-
glio, color naturale, formata
da tavolame lungo m. 8 per
cm. 12 per cm. 4,5. unito da
un incollaggio lamellare fatto
da una ditta di Pordenone.
Per dare un'idea della
grandezza dell'opera, basti
pensare che il suo peso
complessivo è di tremila chili.
Sono stati consumati 15
metri cubi di legname; la
larghezza delle braccia
aperte, da dito a dito è di 6
metri; la testa è alta m. 1,1o.
Vedendola si ha una sen-
sono state affidate a una
comunità salesiana. A vo-
lerlo fu Pio Xl. La comunità
salesiana, composta di 9
persone, ha accolto l'invito
nello spinto del Fondatore
Don Bosco che aveva in
massima stima il lavoro ti-
pografico e che riteneva un
comando ogni desiderio del
Papa.
La presenza, per oltre 40
anni del Salesiani, alla Po-
liglotta, ha richiesto l'im-
piego di non pochi uomini,
alcuni dei quali hanno dato
le loro migliori energie. Fra
gli scomparsi ricordiamo:
don Fedel, don Zeliauskas;
direttori: sig. Battiston, sig
Rizzo. sIg. Primo. I salesiani
si dedicano a questo lavoro
con spirito di generosità
convinti che Il servizio com-
sazione di maestosità ma
TAIWAN. Questo quadro è una copia fedele di una fo- anche di serena gioia pa-
tografia esistente in archivio Inviataci dal lontano orien- squale.
te. Raffigura il Servo di 010 mons. Versiglia che taglia i
Nella foto In alto: lo scul-
capelli all'Ispettore don Braga. altro grande missionario tore esecutore Roman Stu1-
salesiano. È un'immagine che ci riporta alla povertà e fer mentre rifinisce un par-
alla semplicità delle origini.
ticolare.
7 BOLLETTINO SALESIANO l FEBBRAIO 1982

1.8 Page 8

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ITAUA
un affettuoso messaggio per conversazione privata e in- oggi un appr€zzato set-
il cinquantesimo della par- teressandosi con particolare timanale dalla non in-
CONCWSO A GENOVA SAN• rocchia salesiana di Cra- attenzione ai vari compiti del differente tiratura - l'E-
PIERDARENA IL PRIMO covia «dove - ha scritto il Delegato polacco e ai pro- cuador è paese relati-
TRIENNIO DI AfflVITÀ DEL
CENTRO UNGUllffCO EU•
ROPEO
Tutti ormai slamo convinti
che la conoscenza di almeno
una lingua straniera è oggi
indispensabile in qualunque
professione, ufficio, lavoro.
L'Istituto Don Bosco di San-
pierdarena creando un cen-
tro linguistico europeo ha
inteso rispondere proprio a
questa domanda.
Il centro, che ha concluso
il primo triennio di attività,
Papa - ho maturato e rea-
lizzato la mia vocazione sa-
cerdotale», Giovanni Paolo Il
ha così risposto: «Sono tanto
felice di incontrarvi e vi au-
guro di rimanere sempre fe-
deli allo spirito di Don Bosco
che nella parrocchia sa-
lesiana ha maturato anche
voi...».
Dopo l'udienza comune il
Santo Padre ha voluto in-
trattenere con sé a colazione
don Agostino Dziedziel,
proseguendo con questi una
blemi della sua Nazione.
ECUADOR
NUMERO 1000 PER
«LUZ DEL DOMINGO•
Il 7 ottobre 1962 il coa-
diutore salesiano Giuseppe
Ruaro dava inizio ad una
modesta pubblicazione do-
menicale sulla spinta rin-
novatrice del Concilio Va-
ticano Il. Quel giornaletto è
vamente poco abitato - di
125.000 copie. Con la pub-
blicazione del n° 1000 è stato
fatto un gradito regalo a tutti
i lettori: in ogni numero della
rivista, una copia del-
l'enciclica di Giovanni Paolo
Il sul lavoro umano.
UNIVERSITÀ
PONTIF1CIA SALESIANA
ALTRA INDAGINE
SUI GIOVANI
nella forma più avanzata con
le tecniche più moderne, con
insegnanti tutti di madre lin-
gua offre l'opportunità di
imparare l'arabo, l'inglese, il
francese, il russo e il te-
desco. Esso presta anche un
articolato servizio presso
numerose scuole della città.
POLONJA
Pubblicati i risultati del-
l'indagine sulla religiosità
giovanile che tanto interesse
ha suscitato fra i cultori della
sociologia religiosa, l'Istituto
di Sociologia dell'educa-
zione dell'Università Sa-
lesiana con l'animazione di
don Giancarlo Milanesi ha
Iniziato una indagine che
vuole esplorare i giovani nel
loro rapporto con il fe-
nomeno e la pratica sportiva.
DAL PAPA 38 COOPERATORI
Verranno intervistati con la
POLACCHI
tecnica del questionario più
In data significativa per la
di ottomila giovani che pra-
ticano sport. L'iniziativa oltre
Polonia - 14 dicembre 1981
a rispondere a precisi com-
- sono stati ricevuti dal Pa-
pa in particolare udienza 38
Cooperatori Salesiani po-
lacchi. Il gruppo è stato pre-
piti
istituzionali
del-
l'Università Salesiana che è
impegnata nello studio della
situazione giovanile è stata
sentato dai sacerdoti sa-
sollecitata ed è sostenuta
lesiani Agostino Dziedziel,
Delegato del Rettor Mag-
giore per l'area polacca e
Michal Szafarski, incaricato
per i cooperatori e gli exal-
lievi della provincia di Cra-
dalle Polisportive
Salesiane.
Giovanili
SARDEGNA
covia.
L'udienza pontificia è stata
concessa nella biblioteca
privata; ma il momento ini-
ITALIA, LECCE. FESTEGGIATO IL RETIOR MAGGIORE
NUOVA PARROCCHIA DE•
DICATA A SAN DOMENICO
SAVIO
ziale - di commossa par-
tecipazione - è awenuto
con la Messa che Papa Woj-
tyla ha voluto concelebrare
con i due salesiani, nella vi-
cina cappella, per tutti i
cooperatori presenti e per la
Patria da essi rappresentata.
Intrattenendosi poi con i
singoli ospiti, il Santo Padre
ha voluto conoscere di cia-
scuno la provenienza e le
occupazioni. Ad ognuno
singolarmente ha offerto in
regalo un rosario e una edi-
zione in lingua polacca della
enciclica «Laborem Exer-
cens». Su tutti e sulla co-
mune Patria ha quindi im-
partito la benedizione apo-
stolica esortando i presenti
ad affrontare vita, lavoro e
difficoltà ,çnella linea trac-
ciata da Don Bosco».
Al Delegato salesiano che
lo ringraziava per aver scritto
Il 29 novembre 1981 è stata una giornata di gioia per
l'lspettoria Meridionale che - a nome anche delle altre
lspettorie italiane - ha festeggiato quest'anno il Rettor
Maggiore don Egidio Viganò.
La Famiglia Salesiana dell'Italia Meridionale ha inteso
focalizzare la celebrazione su una riflessione: la santità
di Domenico Savio che proprio da queste parti, a Lecce
e a Maglie, ha avuto nel 1950 la «prova» dei due miracoli
richiesti dalla Chiesa per la canonizzazione.
Come sede per la manifestazione è stato scelto il
Centro polivalente per la formazione professionale di
Lecce: qui la Famiglia salesiana - ripetendo una cara
tradizione - si è stretta attorno al 7° Successore di Don
Bosco per esprimerGli riconoscenza e per rinnovare il
proprio impegno. La giornata - che ha visto la par-
tecipazione dell'intero Consiglio Superiore della Con-
gregazione, unitamente agli Ispettori Salesiani d'Italia e
al rappresentanti di tutte le componenti della Famiglia -
ha avuto due momenti significativi: la concelebrazione
nel Tempio dedicato a Domenico Savio e lo spettacolo in
teatro dove con schietta allegria salesiana e... na-
poletana si sono alternati fra gli altri i gruppi giovanili
delle Fiçilie di Maria Ausiliatrice di Taranto e Martina
Franca, e dei Salesiani di Potenza e Torre Annunziata.
Nelle foto In alto: alcuni momenti della manifestazione.
L'8 dicembre 1981 è stata
inaugurata a Città Nuova nei
pressi di Nuoro una nuova
parrocchia salesiana de-
dicata a San Domenico Sa-
vio. La cerimonia è avvenuta
con semplicità e familiarità.
Dopo la messa celebrata
dal vescovo monsignor Gio-
vanni Mells, il parroco ha in-
vitato tutti i partecipanti ad
un frugale banchetto a base
di fave e lardo, com'è tra-
dizione sarda.
Nel pomeriggio alcuni
gruppi folkloristici (fra gli al-
tri, «Sos canarjos» del mae-
stro Bobore Nuvoli e il grup-
po della stessa parrocchia)
hanno dato vita ad un sim-
patico spettacolo. La nuova
parrocchia, grazie all'Im-
pegno di exallievi e coo-
peratori salesiani ha pro-
grammato anche una serie di
iniziative culturali.
8 BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1982

1.9 Page 9

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- - - -ITALIA
NUOVA PRESENZA DEI
SALESIANI IN CALABRIA
Finalmente, dopo anni di
attesa, i Salesiani hanno ac-
cettato di animare la Pa-
storale Giovanile della Dio-
cesi di Gerace-Locri, in pro-
vincia di Reggio Calabria.
Già il salesiano Mons. Ar-
duino, negli anni di ministero
episcopale a Locri. aveva
avanzato ai Superiori la ri-
chiesta. Ma numerose dif-
ficoltà hanno ritardato l'ac-
cettazione. Oggi, la nuova
realtà si presenta con un
volto giovanile, dai linea-
menti appena abbozzati, ma
che lasciano presagire uno
sviluppo armonico e pro-
gressivo.
Due salesiani a tempo
pieno hanno assunto, per
quest'anno, l'impegno di
formazione dei catechisti,
l'animazione di gruppi gio-
vanili e di gruppi biblici,
l'avvio di esperienze di pre-
ghiera, in collaborazione con
il clero locale e con le suore,
tra le quali numerose sa-
lesiane oblate del S. Cuore
(fondate da Mons. Giuseppe
Cognata).
ITALIA
DA CINQUANT'ANNI
SACERDOTI DUE GEMELLI
recentemente trasferito alla
nuova diocesi di Jardim, di-
staccata dallo stesso ter-
ritorio di Corumbà. Era, at-
tualmente, direttore e mae-
stro del noviziato salesiano
di Sao Carlos. Preceden-
temente aveva diretto la
grande scuola di Sào Paulo
Campos Elisios. Il nuovo ve-
scovo, nato in Brasile a
Santa Catarina nel 1936, è
salesiano dal 1957, fu or-
dinato sacerdote nel 1966. È
Il 125° vescovo salesiano, il
12° nominato dall'attuale
Papa ed il sesto dell'anno
1981 nella Congregazione
Salesiana.
ITALIA
SERVIZIO SOSTITUTIVO
CIVILE
Il 24 luglio 1981 l'lspettoria
Adriatica di Ancona ha fir-
mato una convenzione con il
Ministero della Difesa re-
lativa all'assegnazione di
obiettori di coscienza per il
compimento del servizio so-
stitutivo civile. Con qua.sta
nuova esperienza l'lspettoria
Adriatica mira a «far ma-
turare uomini con una per-
sonalità integrale, capaci di
liberarsi ma anche di essere
liberatori dei loro fratelli;
uomini capaci di farsi por-
tatori della speranza cri-
stiana, anche quando l'o-
rizzonte umano offre pochi
motivi di speranza,..
È il caso dì don Giovanni e
don Vincenzo Minghelli ge-
melli, entrambi sacerdoti e
salesiani. Sempre uniti nei
sentimenti e nel lavoro in-
segnando le stesse materie, i
E
due gemelli, che vivono nella
casa salesiana di Novara,
hanno celebrato il 27 di-
cembre u.s. il cinquantesimo
di sacerdozio. Furono infatti
ordinati sacerdoti lo stesso
giorno.
Il dottor Bernardo Tutino è exallievo del S. Francesco
di Sales di Catania ed è comandante dei vigili urbani di
Valverde, piccolo centro etneo. Convinto alla scuola di
Don Bosco che I cittadini vanno educati sin dalla gio-
vane età ha creato un corpo di minivigili in col-
laborazione con gli insegnanti della scuola elementare
che danno cosl anche nozioni di educazione stradale.
Il comandante ha voluto far vedere ai suoi antichi
educatori salesiani i suoi gioielli: eccoli in due immagini
F.M.-A, - -
con sullo sfondo l'Istituto.
ITAUA
CORSO PER TECNICI
DELL'ALIMENTAZIONE
nato per rispondere alle esi-
Fra i 55 corsi professionali
che le Figlie di Maria Au-
siliatrice gestiscono nella
Regione lombarda, uno ha
suscitato particolare inte-
resse. Si tratta del corso che
prepara •Tecnici per l'a-
limentazione.. ed è fre-
quentato da 32 ragazze
presso la Scuola profes--
slonale delle suore di Ci-
genze dell'area milanese -
ha elementi pratici e teorici e
comprende nozioni di igiene,
merceologia, legislazione,
tecnica dolcearia e pastaria.
Un mestiere tipicamente
maschìle come quello del...
panettiere passa quindi alle
donne? Suor Iside Malgrati,
responsabile del corso, non
ha dubbi.
nisello Balsamo. Il corso -
- -- - BRASILE
NOMINATO IL 125°
VESCOVO SALESIANO
L'Osservatore Romano del
9 dicembre 1981 ha dato
notizia che il Santo Padre ha
nominato vescovo di Co-
rumbà (Brasile) il salesiano
don Vittorio Pavanello.
Monsignor Pavanello suc-
cede a monsignor Onofre G.
Rosa, anch'egli salesiano,
CHIERI: NUOVA CHIESA
DEDICATA A DON BOSCO
La nuova chiesa della
parrocchia San Giorgio in via
Andezeno a Chieri verrà de-
dicata a Don Bosco. Lo ha
deciso il parroco d'intesa
con i parrocchiani che in-
tendono cosl ulteriormente
rafforzare i vincoli fra il Santo
e la simpatica cittadina pie-
montese.
9 IIOI.LETTINO SALE~NO I FEBBRAIO 1!182

1.10 Page 10

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PROTAGONISTI / IL FONDATORE DELLE SALESIANE OBLATE DEL S. CUORE
-
Il calvario del
«Signor per piacere»:
Mons. Giuseppe Cognata
Mori quasi dieci anni fa. Nominato vescovo nel 1933 fu costretto a rinunciare sei anni do•
po vittima della maldicenza e della calunnla. Giovanni XXIII e Paolo VI lo vollero rlabllltare.
Fondò le Salesiane Oblate: oggi sono trecento.
Q uella mattina di timida e
incipiente primavera del
1940 sul treno per il Bren-
nero e proveniente da Roma viaggiò
anche «don» Giuseppe Cognat a.
Nessuno dei suoi compagni di
viaggio potè certo immaginare che
quel prete smagrito e pallido in viso
nascondeva sotto la veste talare una
croce donatagli dal Papa Pio XI in
una ben più radiosa e diversa sta-
gione romana dell'Anno santo 1933.
Andava a Trento per attendervi
nella sofferenza e nel silenzio un
atto di giustizia. Nei suoi occhi ce-
rulei e trasparenti c'era ancora il
cuore di Sicilia: era nato infatti ad
Agrigento il 14 ottobre 1885.
1 Da Agrigento a) liceo
Visconti di Roma
Giuseppe Cognata è il se-
condogenito di don Vitale e di
donna Rosa Montana. La sua è una
famiglia borghese siciliana dove si
affermano valori antichi e perenni
come il senso della famiglia e della
propria dignità, ma dove anche la
religione è un fatto riservato alle
donne e l'anticlericalismo per gli
uomini è d'obbligo, se si vuol restai·e
nel giro delle «buone» occasioni.
Il padre del futuro monsignore è
per di più figlio di un senatore del
Regno, fa l'avvocato e sembra essere
il capo della locale Loggia mas-
sonica.
All'educazione dei figli pensa
provvi lenzialmente e non osta-
colata dal marito, donna Rosa: lo fa
con dolcezza, fermezza e fede cri-
stiana.
La fanciullezza di Giuseppe Co-
gnata si svolge cosi senza particolari
avvenimenti in una famiglia bor-
ghese di provincia tutta intenta alla
cura dei suoi rampolli.
A 12 anni pe1· Giuseppe Cognata
si pone il problema di frequentare la
1 Q BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1982
Monsignor Giuseppe Cognata
scuola ginnasiale. Proprio in quegli
anni l'Istituto Salesiano San Basilio
di Randazzo (Catania), fondato nel
1879, raccoglie elementi delle mi-
gliori famiglie dell'isola.
In mancanza di altri istituti -
l'anticlericalismo con la sop-
pressione degli ordini religiosi nel-
l'isola aveva spezzato ·via alcuni
celebri collegi dei Gesuiti - e con
l'impegno generoso e deciso cli don
Pietro Guidazio, il coUegio san Ba-
silio era in poco tempo diventato un
riferimento culturale sicuro per
quelle famiglie che volevano far
studiare i propri figli.
Per l'avvocato Cognata e la mo-
glie - che probabilmente avevano
sentito parlare di quell'istituto - fu
quasi naturale mandare quattro dei
propri sei figli a scuola dai salesiani.
Del resto questi religiosi apparivano
come l'avanguardia di un cri-
stianesimo nuovo ed aperto.
Al San Basilio di Randazzo Giu-
seppe Cognata passò tre anni: dal-
l'autunno del 1897 all'estate del
1900 frequentandovi le classi terza,
quarta e quinta ginnasiale.
Lo studente Cognata a Randazzo
è quel che si suol definire uno stu-
dente modello che con i suoi successi
solletica il naturale orgoglio dei ge-
nitori.
Ma a Randazzo si fa scuola sti-
molando alla virtù, destando en-
tusiasmo e aprendo i ragazzi al-
l'impegno apostolico e sociale. Co-
gnata si trovò a suo agio in un clima
di severità ed essenzialità, a volte
perfino rudi, ma sempre dettate da
amore e spirito di famiglia. Così in
quegli anni a Randazzo maturarono
numerose vocazioni: Giuseppe fu tra
queste.
All'occhio del suo direttore, don
Giudazio, il giovane agrigentino
appariva sincero, deciso e adorno di
qualità e virtù che di lui potevano
fare un'abile educatore e un sa-
cerdote secondo lo spirito di Don
Bosco.
La volontà del giovane era
chiara, i problemi piuttosto ve-
nivano dalla famiglia ed in par-
ticolare dal padre e dal nonno che
- inseriti attivamente in un si-
stema politico-culturale irreligioso
- non soltanto non potevano capire
gli ideali di Giuseppe ma tanto
meno incoraggiarli. Di fronte alla
fermezza del quindicenne il padre
tuttavia addivenne a un com-
promesso: si sarebbe potuto fare
salesiano ma dopo aver frequentato
un liceo pubblico. I parenti spe-
ravano così che il giovane col tempo
si dissuadesse dal perseguire l'ideale
sacerdotale. Il nonno si offrì a
prendere con sè Peppino a Roma e a
trovargli un posto presso il Convitto
Nazionale della Capitale.
«Giuseppe - racconta don
Mancini suo futuro maestro di no-
viziato - accettò di andare a Ro-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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La mamma donna Rosa Montana e Il padre don Vitale Cotnat..
ma; volle però che il padre gLi fa-
cesse una promessa: se egli si man-
teneva costante nel suo pensiero
dopo un anno gli avrebbe concesso
di proseguire il liceo presso i sa-
lesiani. Di più volle che la promessa
gli fosse fatta davanti al vescovo di
Agrigento mons. Lagùmina».
Nell'autunno quindi del 1900
Giuseppe Cognata dalla Sicilia sa-
liva a Roma per frequentarvi il
primo liceo all'istituto Ennio Qui-
rino Visconti. Non fu un anno facile
per la vocazione del giovane tanto
più che il nonno senatore esercitava
su di luj un certo fascino.
Fu sua for za la preghiera. C'è un
particolare di quell'anno raccontato
da Francesco Scibetta compagno di
camerata al convitto. Qui egli aveva
il suo lettuccio accanto a quello di
Giuseppe. Di regola i convittori non
pregavano la sera prima di coricarsi:
l'andamento laico dell'istituto non
lo comportava. Peppino però dopo
che si erano spentt! le luci, si alzava,
si inginocchiava sul pavimento e
stava in preghiera.
Al ritorno ad Agrigento dopo la
prima liceo romana, il padre dovette
cosi cedere a malincuore all'in-
sistenza del figlio nel volersi fare
salesiano.
2. Seminarista senza
seminario
finalmente prete
È certo che il padre accom-
pagnando Giuseppe a San Gregorio
- piccolo centro allora a quattro
Km da Catania dove avrebbe do-
vuto incominciare il noviziato -
1'11 novembre 1901, concertò coi
superiori che prima di impegnarsi
nel nuovo genere di vita il figlio
avrebbe completato il liceo in una
scuola di stato. Fu cosi che il Co-
gnata trascorse l'anno scolastico
1901-1902 a San Gregorio e il 1902-
1903 a Catania in via Cifali dove i
salesiani avevano da poco aperto un
collegio. Nell'estate del 1903 con-
segui la maturità classica e il 6 ot-
tobre dello stesso anni rieccolo a
San Gregorio per iniziare finalmente
il noviziato. Era sui vent'anni.
Durante il noviziato crebbe nella
pietà, nella conoscenza di e nel-
l'amore a Don Bosco. Appariva
placido ma risoluto, amabile e fer-
mo, sorridente ma capace di ogni
rinunci.a, L'opera di San Gregorio
era dedicata al Sacro Cuore e del
resto lo stesso don Rua all'inizio del
nuovo secolo aveva consacrato la
congregazione salesiana al Sacro
Cuore.
Qui è certamente da scoprire nel
futuro fondatore delle Salesiane
Oblate l'origine e l'ispirazione di
una scelta che a poco a poco ma-
tura, caratterizzandolo, · nel suo
spirito. Con riferimento a quell'anno
don Mancini attesta: «lo ero allora
maestro dei novizi e posso com-
pendiare tutto in una parola: ne
ebbi di ottimi sotto la mia direzione,
ma conservo l'impressione che Co-
gnata li superò tutti.
Anche in noviziato come al liceo
pubblico di Catania e tra i giovani
di via Cifali, i compagni subivano il
fascino della sua virtù». Tra i com-
pagni di quel tempo, Luigi Mathias,
il futuro arcivescovo di Madras in
India.
Nonostante l'esemplarità del
Cognata, il noviziato di questi non si
concluse - com'era suo desiderio
con l'ammissione ai primi voti re-
ligiosi.
Una pena intima e sconcertante
in cui pesava probabilmente la
personalità del padre ed il suo veto
ai superiori. In ogni caso Cognata
viene considerato alla stregua di un
confratello e viene inviato al-
l'istituto San Luigi di Messina per il
tirocinio pratico in qualità di as-
sistente e di insegnante: qui nella
primavera del 1905 emette i primi
voti.
Tre anni dopo, avviato ormai al
sacerdozio, emetterà quelli perpetui
nelle mani del beato don Rua, che
sostava in Sicilia di ritorno da un
pellegrinaggioin Terra Santa.
L'andata a Messina corrispose
con l'inizio degli studi universitari
in quella città dove fu iscritto alla
facoltà di lettere e filosofia fin dal-
l'autunno del 1904. Alla evidente
inclinazione del Cognata verso l'in-
segnamento scolastico si unì nella
decisione il bisogno di titoli per la
giovane congregazione salesiana in
Sicilia che vedeva i suoi istituti
moltiplicarsi. Agli studi umanistici
don Cognata dovette unire anche
quelli teologici. In quegli anni in-
tanto iniziava l'attività lo stu-
dentato teologico di Foglizzo Ca-
navese vicino Torino.
L'ispettore don Piccollo tuttavia
non pensò di mandarvi il Cognata
anche perché gli serviva come in-
segnante.
Nell'autunno del 1906 ritroviamo
don Cognata all'istituto San Fran-
cesco di Sales di Catania e l'anno
successivo a San Gregorio. Facendo
il pendolare tra il piccolo centro
etneo, l'università di Catania -
dove frattanto si era trasferito - e
l'istituto di via Cifali, don Cognata
il 22 giugno del 1908 riesci a lau-
rearsi in lettere.
Ma don Cognata mirava ad essere
prete. Avuta l'autorizzazione a so-
stenere gli esami di teologia man
mano che li aveva pronti, se-
minarista senza seminario, in meno
di due anni scolastici diede tuti;i gli
esami trovandosi in tal maniera
pronto per ricevere gli ordini sacri.
Fu ordinato prete dal vescovo di
Acireale mons. Arista il 29 agosto
1909. A tal proposito scrive don
Mancini: «Compiuti gli studi di
teologia don Cognata fu ammesso
agli ordini, mentre io ero direttore
di San Gregorio ed egli apparteneva
a quella comunità. E indescrivibile
la festa che egli si fece allora: oltre
al conforto dei compagni di uni-
versità, da Agrigento vennero la
mamma, il nonno, la sorella e il
11 BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1982

2.2 Page 12

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fratello Antonio». Unico assente era
direttore don Cognata otteneva in
dunque il padre.
città. Qui egli rimase per un intero
L'avvocato Cognata non ac-
sessennio. Nel 19231'11 febbraio alla
cettava ancora la scelta del figlio
presenza del Servo di Dio Don Fi-
anzi da quella ordinazione sa-
lippo Rinaldi venne messa la prima
cerdotale fu ferito ulteriormente. E
pietra della Chiesa in stile gotico -
forse in quei giorni don Vitale, ac-
oggi parrocchia al centro di Trapani
canitamente avverso alle de-
- dedicata a Maria Ausiliatri.ce.
terminazioni del figlio si penti per-
Verrà inaugurata il 25 aprile del
fino della stima accordata a don
1925. Alla sua costruzione oltre alle
Guidazio e della fiducia con cui gli
due benefattrici ricordate e ad altri,
aveva affidato gli studi e l'e-
contribui in maniera rilevante lo
ducazione del figlio. Gli sembrava
stesso don Cognata riversandovi il
insomma che la congregazione gli
ricavato di una gro~a eredità ri-
avesse rubato un figlio. Il contrasto
cevuta da una zia. L'azione di don
padre-figlio durò decenni e fu que-
Cognata si diffondeva anche fuori
sto per don Giuseppe una pena in
della città con predicazioni e con-
fondo al cuore.
ferenze che finivano con il creargli
Egli non perderà mai di vista gli
attorno un grosso movimento di
inte~ spirituali del genitore e
anime desiderose di essere orientate
sarà pronto ad ogni offerta pur di
e sostenute. «li mio primo incontro
vederselo unito nella comune fede e
con lui - scrive un convittore di
speranza.
quegli anni - risale al novembre del
Dal 1909 al 1910 sarà, ri-
1923. Ricordo la sua grande bontà,
spettivamente, insegnante a Bronte
l'amore per i giovani, le particolari
- paesino nei pressi di Randazzo
qualità, lo zelo sacerdotale e la
dove i salesiani avevano aperto un
fantasia. Non appena don Cognata
collegio convitto - al collegio
si presentava nel cortile, durante la
Manfredini d'Este in provincia di
ricreazione, tutti eravamo attorno a
Padova e quindi, per cinque anni
lui, che appariva felice in mezzo ai
consecutivi, a Macerata.
ragazzi. Se vedeva qualcuno in di-
sparte, lo avvicinava, gli rivolgeva la
3 Da soldato a direttore
deJJa Casa di Trapani
parola, magari uno scherzo finché lo
faceva sorridere».
A Trapani don Cognata scopre
La guerra mondiale intanto im-
una paternità spirituale che lo
perversa e il sacerdote Giuseppe
contraddistinguerà per tutta la sua
Cognata viene arruolato nella
compagnia di sanità dal luglio 1916
Il vescovo Cognata nell'anno dell'ordl• vita ed è in questa città che trarrà la
nazione.
prima madre generale delle Sa-
al febbraio 1919 con destinazione
lesiane Oblate, suor Vita Michelina
Trapani. Questa città diventerà da guerra finita nel 1919, allorché unitamente ad innumerevoli altre
questo momento un po' sua e per il mons. Francesco Maria Raiti, ve- vocazioni, fra le quali Vincenzina De
bene che farà in mezzo Ai militari e scovo della diocesi, chiese al Rettor Simone a cui il 20 luglio 1924, an-
per il ruolo determinante avuto Maggiore di aprire un'opera sa- ticipando una spiritualità che con-
nell'apertura dell'opera salesiana di lesiana indicò l'uomo adatto in don trassegnerà la sua vita, scriverà: «Il
quella città. La nuova situazione Cognata che al dire del vescovo, cuore teme per il futuro ?Abbandoni
non ne oscurò la figura sacerdotale. appariva «l'unico soggetto adatto a I.e sue speranze nei cuore di Gesù: si
«In una domenica autunnale del porre le basi dell'edificio morale ed faccia forte dell'uniformi,tà alla
1916 - racconta Carmelo Cer- educativo al quale si intendeva dar vo/,ontà di Dio ma non dimentichi il
nigliaro - lo vidi sulle pendici del vita».
pane quotidiano dello spirito che è
monte Erice nei pressi della città
I superiori cedettero alle in- l,a pregliiera. Si ricordi che il mi-
mentre guidando una folta schiera sistenze del vescovo e don Cognata glior nwdo di pregare è quello di
di giovani era alla ricerca di un po- da soldato divenne così primo di- unire i propri sospiri con l'offerta
sto per ristoro».
rettore della casa salesiana di Tra- del Martire Divino che si ripete sui
Quella scena a chi la racconta pani. In verità egli stesso ·durante la nostri alta,i alla santa Messa».
sembrò strana: a Trapani in quei guerra aveva pensato a quella pre-
tempi il clero era osteggiato dalla
massoneria locale; i pochi uomini
che frequentavano la chiesa ve-
nivano derisi e si riteneva in-
senza con l'appoggio finanziario
della principessa di Resuttana e
della marchesa Antonietta di Pla-
tamone, sua sorella. Nel settembre
4 Negli Istituti
di Randazzo, Gualdo
Tadino e Roma
concepibile che un sacerdote cir- 1919 i superiori autorizzarono l'a- Nel settembre 1925 don Cognat.a,
colasse in compagnia di giovani. pertura. Avvenne in un grande ap- finito il suo sessennio di direttorato
Quell'anno a Trapani sorse anche partamento cittadino di via Ga- viene trasferito a Randazzo al col-
l'oratorio frequentato da militari e ribaldi per trasferirsi suc- legio San Basilio. Considerata
don Cognata quasi tutti i pomeriggi ce~ivamente nella nuova e più l'importanza per la Sicilia del primo
era li pronto a spiegare o correggere spaziosa sede di via Fardella, nel Novecento di quell'istituzione, si
compiti di italiano e latino, dire una 1921.
trattò certamente di un incarico di
buona parola, confessare. Fu cosi Le difficoltà iniziali non man- fiducia che premiava, per cosi dire,
che l'elegante figura di don Cognata carono. Non a tutti, infatti era don Giuseppe. Vi rimase per tre
divenne nota in città tanto che a gradito il successo che il giovane anni e con la sua guida, anche qui
12 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1982

2.3 Page 13

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maturarono numerose vocazioni.
L'8 agosto del 1928 veniva de-
stinato alla cfuezione del collegio
San Roberto di Gualdo Tadino in
provincia di Perugia e l'anno suc-
cessivo all'Ospizio Sacro Cuore di
Roma. Si trattava di dirigere un'o-
pera complessa per le sue molteplici
attività e per la sua collocàzione:
situata a poche decine di metri dalla
stazione Tennini di Roma, questa
casa era un autentico porto di mare
per i confratelli italiani e non, di
passaggio o in visita alla città.
L'annessa Basilica poi rappre-
sentava una vera ed eccezionale
palestra di apostolato. Il polacco
don Giuseppe Necek allora studente
all'Università Gregoriana afferma:
..non Cognata era uomo di grande
cultura, cortese e sommamente pa-
drone di sè... Per tutti aveva il più
bel sorriso: a tutti porgeva un sa-
luto. Per la sua gentilezza scher-
zosamente lo chiamavamo: «il si-
gnor per piacere•. Predicare, con-
fessa.re, cercare vocazioni era la sua
vita e lo fu anche negli anni in cui
rimase direttore a Roma.
5 Vescovo a Bova
• e Fondatore
Nel 1933 - proclamato da Pio XI
Anno Santo straordinario della
Redenzione - don Cognata era al
quarto anno della sua cfuezione ro-
mana ed aveva 47 anni: appariva
ricco di esperienw. e di vigore ma
soprattutto uomo di Dio e amico
delle anime. I frequenti contatti con
gli uomini della curia romana - per
tutti basta ricordare mons. Carlo
Salotti - e la stessa stima dei su-
periori facevano ormai di don Co-
gnata un prete di primo piano. Cosi
allorché il Papa dovette scegliere un
vescovo per la difficile diocesi di
Bova in Calabria, pensò a lui. La
nomina ufficiale avvenne il 16
mart0 1933 e gli suscitò attorno
un'ondata di simpatia. Fu ordinato
il 23 aprile dal cardinale salesiano
Augusto Hlond assistito dal vescovo
di Sutri e Nepi, anch'egli salesiano,
mons. Luigi Olivares e mons. Ro-
molo Genuardi, vescovo ausiliare di
Palermo e cugino di don Cognata.
Che fosse un bell'incontro è in-
dubitabile: il cardinale Hlond e
mons. Olivares sono Servi di Dio,
mons. Genuardi lo meriterebbe.
Anche ad Agrigento ci fu una
grande festa ed in quella circostanza
- riferisce madre Bice Carini -
l'avvocato don Vitale Cognata andò
aJla cattedra episcopale a baciare
pubblicamente l'anello del figlio
mentre la cittadinanza conoscendo
chi egli fosse applaudi.
Poi venne l'ingresso a Bova in
Calabria. Andarvi oggi non è un
problema: vi si accede per comode
vie di comunicazione. Lo stesso è
per il suo entroterra. Non così cin-
quant'anni fa.
L'ingresso del vescovo in diocesi
avvenne il 10 giugno 1933. Per
motto aveva scelto: «Caritas Christi
urç-et nos•. Ci spinge l'amore di
Onsto. Mentre come regalo chie-
deva che in ogni parrocchia si pen-
sasse a bambini e giovani.
Africo, Roghudi, Roccaforte del
Greco, Staiti, Brancaleone su-
periore, Gallicianò, Palizzi Marina,
Palizzi Superiore, Condofuri: ecco
alcuni paesi della diocesi di Bova
altrettanti centri bisognosi di pro-
mozione umana e di evange-
lizzazione.
Mons. Cognata si tuffò ge-
nerosamente nel lavoro pastorale.
Egli s'avvide immediatamente che
senza braccia sarebbe stato im-
possibile rimuovere situazioni di
sottosviluppo non soltanto religioso
in una diocesi «piccola e bisognosa
di aiuto proprio per la posizione
geografica con paesetti e casolari
sparsi sui monti e immersi nella
povertà e nell'ignoranza».
Anche il clero risentiva della si-
tuazione.
A due mesi dall'ingresso in diocesi
si era lamentato. Il trionfalismo
politico del tempo non sopportava
che un vescovo visitasse la diocesi
come in terra di missione! Nel-
l'estate del 1933 il neo vescovo ela-
borò dunque il suo primo piano di
azione: cercare braccia e offrixe la-
voro a quanti volevano.
Si era nell'anno Santo che ri-
cordava l'offerta di Gesù sulla Croce
per la redenzione del mondo e mons.
Cognata cercò di unire a quella non
soltanto l'offerta della propria vita
ma anche di quanti erano di-
sponibili a farlo. La diocesi mancava
delle infrastrutture più elementari:
un seminario decente, degli asili per
i bambini ad esempio. Come primo
passo il vescovo chiese aiuto agli
istituti femminili che già operavano
in diocesi, invitandoli ad allargare le
loro presenze. All'appello risposero
soltanto le Figlie di Maria Au-
siliatrice aprendo un asilo a Bran-
caleone Marina. Troppo poco. Che
fare?
ln una udienza di 9uei mesi pre-
sentò la situazione a Pio XI. TI Papa
gli rispose: «Ci pensi Lei!•
Non trovando Istituti disposti ad
adattarsi alla povera situazione di
quei paesi, nell'ardente e creativo
cuore apostolico di mons. Cognata
balenò allora l'idea di fondare una
nuova congregazione femminile.
Paese montano della DlocHI di love.
mons. Cognata era di nuovo a Roma
al Sacro Cuore per la chiusura del-
l'anno scolBstico e in quella cir-
costanza raccontò che essendo state
diffuse sue fotografie a dorso di
mulo - alcuni paesi mancavano di
strade di collegamento - qualcuno
L'occasione gli fu data dal parroco
di San Giovanni Péllaro in diocesi di
Reggio, Don Vincenzo Quattrone.
Questi aveva costruito alcuni mo-
desti edifici - che a mons. Cognata
parvero sontuosi - per opere sociali
affidandole a suore che da poco si
BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1982 13

2.4 Page 14

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oblate sgombravano ogni mattina la
camera da letto. Era una si-
stemazione cli grande sacrificio, ma
sentivo la massima urgenza del-
l'opera delle suore in quella povera
parrocchia, dove avevo trovato una
spaventevole ignoranza religiosa,
per la lunga mancanza cli un sa-
cerdote stabile..
A metà strada fra Bova e Roc-
caforte c'è Ragudi, un paese tal-
mente misero e infelice per la po-
sizione topografica che il governo,
destinandolo all'abbandono, l'aveva
escluso perfino dalla «legge per la
ricostruzione• dopo il terremoto del
1908: anche qui si apri una mis&one.
Mentre si continuano ad aprire
altre miSffioni in Calabria, nel 1935
mons. Cognata ha l'occasione di
aprirne una a Battipaglia in pro-
In molti paHI della DlocHI di ■ova l'ac:qua giungeva c:osl a di tanto In tanto: per la Oblate vincia di Trapani. Quale il segreto di
era unafntal
questo sviluppo? B doveroso os-
servare che inizialmente contribuì la
erano ritirate. Il parroco Quattrone
fu lieto di metterli a sua di-
sposizione. Consigliatosi con il ve-
scovo di Reggio mons. Cannelo
Pujia che incoraggiò l'iniziativa,
restate piccole, Limitate... amate il
poco che siete. Cosi ui ha uolut,o il
Signore: missionarie senza ilp/,auso
della terra».
Quantunque piantato in un an-
personalità cli mons. Cognata: molte
delle prime suore erano donne che La
Provvidenza aveva messo sul cam-
mino del suo apostolato sacerdotale.
In un momento poi di pace e di
mons, Cognata diede il via al suo golo osc.'Uro dell'Italia il germoglio grande risveglio religioso giovanile
progetto. Bisognava soltanto tro- della Oblazione crebbe subito forte e in Italia, quelle suore «oblate» per il
vare le persone disponibili ed esse rigoglioso.
Cristo in località cosi impervie, che
vennero in Grazia Anastasi, Ca- Appena tre mesi dopo la prima, si accontentavano di strutture mi-
terina Pitzalis e Antonietta Marano. sorse la seconda fondazione: Saline nime, apparivano come la concreta
La prima l'aveva conosciuta a Ioniche, povera frazione del comune realizzazione di un affascinante
Randazzo, le altre due venivano cli Montebello. Nella Pasqua 1934 le ideale di vita.
presentate dalle Figlie cli Maria Oblate entravano in cliocesi a Bova.
6 Ausiliatrice cli Roma.
In agosto eccole a Roccaforte, di
L'8 dicembre 1933 Grazia Ana- quest'ultima fondazione cosi rac-
Una Croce pesante
• portata in silenzio
stasi emette «i tre voti privati» e conterà lo stesso monsignore: «Una
diventa «suor Grazia, superiora e buona signora offrì un ap- Ma non tutto era cosi felice.
maestra delle due sorelle datale partamento di due stanze e cucina L'ambiente in cui operava mons.
dalla Prowidenza». Il 17 dello per le suore; ed io potei adattare per Cognata non era certo dei più facili
stesso mese ricevono la benedizione aule di asilo un magazzino, preso in sotto il profilo religioso, ne' tanto
dall'arcivescovo di Reggio e da qui affitto; per il laboratorio le povere meno sotto quello culturale. Qual-
si recano, accompagnate dalla di-
rettrice FMA della città, a Pellaro.
Era nato l'istituto delle Salesiane
Oblate del Sacro Cuore.
Con quale «struttura spirituale?».
C'è innanzi tutto da dire che esso
nasceva in quella spinta dell'amore
cli Dio a cui mons. Cognata ispirava
la sua azione e come risposta ai bi-
sogni concreti cli una zona geo-
grafica.
Nasceva ancora in un momento in
cui la riflessione ecclesiale era tutta
orientata al Cristo crocefisso, of-
ferta al Padre per La redenzione del
mondo: il nascente istituto voleva
essere una «oblazione» a C1isto e ai
fratelli.
«Non grandi opere - clirà mons.
Cognata - ma case modeste e pic-
cole, al servizio dei gruppi sociali
più diseredati e trascurati., nei posti
doue altri incontravano difficoltà a
operare» ed ancora: «Raccogliete le
briciole dell'apostolato. Nell'azione Bambine di uno d•I tanti •••• animati dalle Saletlane Oblate.
14 BOUETT/110 SAlESIANO 1 FEBBRAIO 111/12

2.5 Page 15

▲back to top
cuno, ad esempio trovava eccessivo
che il vescovo con il suo autista
portasse di tanto in tanto in mac-
china quelle signorine da un paesino
all'altro per non dire che a qualche
prete dava fastidio la presenza di
suore che potevano comunque ri-
ferire al vescovo. Mons. Cognata
infatti era stato costretto a ri-
muovere qualche sacerdote. Corse
cosl qualche lettera e volantino
anonimi insinuanti sul conto del
vescovo chissà quali reati.
Mons. Cognata non se ne curò,
troppo intento com'era ai suoi im-
pegni apostolici e fedele alla mas-
sima: «Male non fa.re paura non
avere».
Nel 1937 l'istituto ebbe la pos-
sibilità di aprire un'opera a Casa.I
Bruciato nei pressi di Roma. Ini-
zialmente si fu tutti contenti anche
perché in tal maniera la giovane
istituzione avrebbe avuto una pre-
senza al centro de!Ja cristianità. Fu
tuttavia un'opera che, se fece un po'
di bene iniziale provocò anche molti
guai. Non riscontrandovi infatti
obiettive condizioni per una cor-
retta vita religiosa, mons. Cognata
fu costretto ad intervenire or-
dinando prima una diversa si-
stemazione e successivamente nella
Pasqua 1934 la chiusura. La cosa
provocò le reazioni di chi aveva
messo a disposizione ambienti e
mezzi finanziari nonché delle tre
suore che vi lavoravano.
Nella seconda metà del mese di
aprile mons. Cognata, accogliendo
l'invito a partecipare al Omgresso
Nazionale dei sacerdoti adoratori,
salì da Bova a Roma.
L'attendeva una dolorosa e im-
pensabile sorpresa: c'erano presso la
Santa Sede accuse e denunce contro
la sua persona.
In quel frattempo, il 7 giugno,
moriva ad Agrigento il padre che
prima di morire ebbe modo di con-
vertirsi. L'offerta del figlio Giu-
seppe, che non fu presente nemmeno
ai funerali, erastata accolta.
Poté rientrare a Bova soltanto il
19 luglio ma non pi~ in veste di su-
periore delle Oblate: in temùni
molto cortesi era stato esonerato. Si
aggiunse cosi un'altra amarezza alla
morte del padre. Ma non era finita.
Il 5 gennaio 1940 mons. Cognata,
ritornava ad essere, per disposizione
della Santa Sede l'umile don Co-
gnata, semplice religioso salesiano.
Le accuse e le denunzie di CasaJ
Bruciato erano forse andate oltre il
previsto e davano frutti amarissimi.
Fu un momento triste per molti.
Mons. Cognata non si inalberò né
inveì. «Non mi resta - esclamò -
che appellarmi a Dio, giusto e mi-
sericordioso,.. Un suo amico e be-
nefattore, Lucio Principali, rac-
conta:
«Lo rividi nell'inverno del 1940; e
fu allora che sem,a dirmene il per-
ché, si scuci lui stesso i filetti rossi
dell'abito, ripetendo più volte: «Cosi
si viaggia meglio!
A quel punto le Salesiane Oblate
erano 101 con 22 novizie e 2 po-
stulanti. Le Missioni ammontavano
a 26 ed erano sparse in 7 diocesi. Chi
fu incaricato di seguire l'Istituto,
padre Lazzaro d'Arbonne, trovò un
albero ricco di buoni frutti e ormai
ben piantato.
7 In attesa di giustizia
Yerso un sereno
tran10-,t
D'intesa con don Ricaldone, ret-
tor maggiore dei Salesiani, fu scelta
una casa dove mons. Cognata po-
tesse dimenticare in attesa di una
chiarificazione. Si scelse Trento
dove fu acoolto affettuosamente da
quei confratelli.
Con grande segretezza - giacché
al nuovo arrivato non si dovevano
usare trattamenti che ricordassero il
suo passato - il direttore della casa
aveva dato incarico al coadiutore
Vincenzo Lebesco di sovraintendere
alla camera dell'ospite. Al suo arrivo
il confratello si presentò a mons.
Cognata e si mise a disposizione per
quanto potesse occorrere.
Monsignore ringraziando cor-
dialmente e SOl'l'idendo disse: «No,
no! Non ho bisogno di nulla. La
prego solo di un favore: mi faccia
trovare in camera una scopa... e un
po' di segatura; al resto penso io».
Rimase a Trento appena un anno
perché nell'autunno del 1941 si
trasferì al Convitto salesiano di
Rovereto dove rimase fino al 1952.
L'ISTITUTO DELLE SALESIANE OBLATE
DEL S. CUORE
Dal 1934 al 1936 le Suore ope-
rarono In diverse case (meglio
«Missioni») nelle due diocesi d1
Reggio Calabria e Bova.
Nel 1936. aumentando mi-
rabilmente il numero delle nuove
•missionarie», si aprirono Missioni
in Slcllla, nel Lazio e nella diocesi
di Squlllace (CZ).
Nel dopo-guerra sorsero altre
Missioni In To1cana e poi in Sar•
degna.
Dopo Il I Capitolo generale (1959)
si aprirono successivamente altre
case in Lombardia, EmUla-Ao•
magna, Veneto, -.,che, Pugile.
Oggi l'Istituto conta circa 300
religiose distribuite in 80 Missioni,
In 27 diocesi d'Italia:
Calabria: 20 case (6 in diocesi di
Reggio Calabria. 2 a Bova, 2 a
Oppido, 6 a Locri, 3 a Squillace,
1 a Catanzaro)
Lazio: 12 case (6 in diocesi di Tivoli,
1 a Roma, 4 a Subiaco, 1 a Pog-
gio Mlrteto)
Toscana: 9 case (3 in diocesi di
Arezzo, 2 a Firenze, 3 a San Mi-
niato (PI), 1 a Lucca)
Sardegna: 5 case (tutte in diocesi di
Oristano)
Emllla•Aomagna: 7 case (3 in dio-
cesi di Bologna. 1 a Ferrara, 1 a
Ravenna, 1 a Faenza, 1 a Forlì)
Lombardia: 2 case (in diocesi di
Brescia)
Veneto: 7 case (tulle in diocesi di
Treviso)
Sicilia: 18 case (1 O in diocesi di
Trapani, 2 a Mazara del Vallo, 1
ad Agrigento, 2 a Caltanissetta. 3
a Catania)
BOLLETTINO SALESlANO 1 FESBRA/0 11182 15

2.6 Page 16

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LE TAPPE DI MONS. GIUSEPPE COGNATA
14 ottobre 1885: Nasce ad Agri-
gento, secondogenito di sei figli
dei coniugi Vitale Cognata e Ro-
sa Montana.
2 ottobre 1897: Entra nel Collegio
salesiano San Basilio di Ran-
dazzo (CT)
Ottobre 1900: Frequenta il liceo
Visconti a Roma ed alloggia al
Convitto Nazionale dell'Urbe.
11 novembre 1901: Entra nella
Casa salesiana di San Gregorio
di Catania.
1901-1903: Completa il liceo.
6 ottobre 1903: Inizia il noviziato.
1904•1906: È a Messina per il ti-
rocinio pratico e frequenta l'U-
niversità.
6 maggio 1905: Emette i primi voti
religiosi.
22 giugno 1908: Si laurea al-
l"Università di Catania in Lettere.
29 agosto 1909: Viene ordinato
sacerdote a Acireale da mons.
Arista, vescovo di quella città.
1909: Collegio Capizzi di Brente
(CT).
1909-1910: Al Manfredini di Este
(Padova).
1912-1916: All'Istituto San Giu-
seppe di Macerata.
1916-1919: Militare a Trapani.
1919•1925: Fonda e dirige l'opera
salesiana di Trapani.
11 settembre 1925: Direttore a
Randazzo.
8 ottobre 1928: Direttore a Gualdo
Tadino.
1929: Direttore al Sacro Cuore di
Roma, in via Marsala.
16 marzo 1933: Viene nominato da
Papa Pio Xl vescovo della Dio-
cesi di Bova.
23 aprile 1933: Viene ordinato ve-
scovo dal cardinale salesiano
Augusto Hlond, arcivescovo di
Gàiezno e Poznàm.
10 giugno 1933: Ingresso in Dio-
cesi.
8 dicembre 1933: Emissione dei
«voti privati» di Grazia Anastasi.
17 dicembre 1933: Prima fon-
dazione a Pèllaro in provincia di
Reggio Calabria.
14 ottobre 1937: Fondazione di
Casal Bruciato a Roma.
Pasqua 1939: Chiusura della Casa
di Casal Bruciato a Roma.
7 giugno 1939: Muore ad Agrigento
il padre.
Luglio 1939: Esonerato dall'oc-
cuparsi delle Suore Oblate.
5 gennaio 1940: Sospeso dalla
Diocesi.
Primavera 1940: Trento.
Autunno 1941: Rovereto.
Ottobre 1952: Castello di Gòdego.
Pasqua 1962: Papa Giovanni lo
riabilita. Con decreto della Con-
gregazione dei religiosi l'Istituto
delle Salesiane oblate del S.
Cuore diventa di diritto pontificio.
29 gennaio 1972: Approvazione
definitiva e decreto di lode per
l'Istituto.
Giugno 1972: Viene integrato nelle
sue funzioni di fondatore e su-
periore delle Suore Salesiane
Oblate.
22 lugllo 1972: Muore a Pèllaro in
Calabria, luogo della prima fon-
dazione oblata. I suoi resti ri-
posano nella cappella della Casa
generalizia delle Salesiane
Oblate di Tivoli.
16 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1982
Qui, anche per la guerra in corso,
non ebbe che rare visite. Fra queste
meritano di essere ricordate quelle
di due sue accusatrici di Casal
Bruciato: chiedevano perdono e
l'ottennero largamente.
Da Rovereto fu trasferito a Ca-
stello di Godego in provincia di
Treviso dove ebbe modo d'in-
contrare nel 1958 mons. Mistrorigo,
vescovo della diocesi.
«Non dimenticherò mai - ebbe a
dichiarare questo vescovo com-
memorando mons. Cognata a tre
mesi dalla morte - il primo in-
contro avuto con lui nel tardo au-
tunno del 1958. Si presentò umile e
sereno e passammo insieme circa
un'ora. Attraverso il suo parlare
calmo e edificante ebbi modo di
conoscere la sua vocazione, la sua
vita di studente, di laureat.o, di sa-
lesiano, di militare, di superiore
nelle varie case della Congregazione,
il suo intenso apostolato in mezzo
alla gioventù. Venni a conoscere le
opere di bene compiute in sette anni
di episcopato a Bova... Conobbi so-
prattutto la sua croce: pesantissima
in verità, ma non tale da piegarlo e
vincerlo; anzi capace di mettere in
evidenza l'alto suo grado di virtù».
Castello di Godego grazie anche
all'impegno del vescovo di Treviso,
per mons. Cognata fu l'anticamera
della speranza. Nella Pasqua del
1962 Papa Roncalli - che a Venezia
era venuto a conoscenza di mons.
Cognata e della sua storia - re-
stituisce a don Cognata le insegne
episcopali. Tirerà fuori la croce do-
natagli da Pio XI.
Il suo confessore don Albertin
racconta: «La mattina della par-
tenza per Roma fu lui a dirmi il
motivo del viaggio; ed io al colmo
della soddisfazione: "Finalmente! -
esclamai -. Dopo 22 anni...!" E lui,
prendendomi la mano in segno cli
amicizia: "Si, è vero... - disse -: li
ho vissuti un giorno dopo l'altro"».
L 'opera in favore di monsignor
Cognata verrà completata da Paolo
VI, successo il 21 giugno 1963 a
Giovanni XXIII, che gli concederà
il Titolo di Farsalo e nel giugno 1972
la possibilità di occuparsi pie-
namente delle Suore che aveva
fondato nel lontano 1933.
Poteva ormai morire se-
renamente; lo fece un mese dopo a
Pèllaro in Calabria, prima fon-
dazione dell'Oblazione. Era il 22
luglio ed ancora una volta la Prov-
videnza aveva giocato.
Giuseppe Costa
(condensato dal volume
diLuigi Castano,
Il Calvario di un Vescovo,
LDC, Leumann 1981, pp. 260)

2.7 Page 17

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LIBRERIA
Padri nella prospettiva di una statazione il volume presenta forma chiara e stimolante
Parliamo
dei
Cristiani
riattualizzazione.
Il volume raccoglie gli in-
terventi che docenti ed
esperti hanno realizzato in
quella circostanza.
il «problema donna» proprio
sotto questo profilo. Lo fa in
tre momenti.
Il primo è quello del-
l'analisi culturale che tende
ad evidenziare l'evoluzione
aiutano i genitori a cogliere
gli aspetti più salienti e pro-
blematici dei figli in età fra gli
otto e gli undici anni.
Fra le altre cose viene
sottolineata la necessità che
* ANTONIO ALESSI
delle idee in tema di fem- i genitori sappiano con-
minilità, del senso della ses- quistarsi la confidenza dei
Il vescovo delle tribù
sualità e del rapporto uomo- figli e che questi trovino nel
lmalalane
donna.
gruppo degli amici e inat-
LDC 1981. Pag. 303, L. 5.000 Tale stimolo culturale sol- tività extrascolastiche oc-
Don Antonio Alassi ancora lecita la Chiesa ad in- casioni di incontro e di so-
una volta cl regala una bio- terrogare se stessa, la pro- cializzazione.
grafia.
pria tradizione e le proprie
* È la vita di monsignor fonti di pensiero per capire,
Oreste Marengo, vescovo come si ponga oggi in essa
FRANCO ROBERTO
salesiano missionario in In- lo stesso dibattito sulla po- Facciamo teatro
tfk J, ti ali1,,,-,
dia tutt'ora vivente.
sizione della donna nella LDC 1981. Pag. 174, L. 4.200
Rivivono in queste pagine Chiesa.
L'autore di questo volume
non soltanto le vicende di Il terzo momento è quello è noto a quanti, spettatori o
CENTRO CATECHISTICO SA- questo testimone e apostolo delle prospettive verso le attori, hanno frequentato i
LESIANO (a cura di)
ma anche quelle di altre fi- quali si orienta l'attuale ri- teatri parrocchiali o ora-
Parliamo del cristiani
gure salesiane che tanto flessione sulla donna e come
LDC 1981. Pag. 221, L. 4.800 bene hanno operato in vivere cristianamente la
È una traduzione dal fran- quella nazione. Conoscere la condizione femminile oggi.
cese con qualche adat- vita di monsignor Marengo Per la qualità degli in-
tamento all'esperienza dei non è soltanto un ar- terventi - il volume rac-
cristiani in Italia realizzata a
cura del Centro Catechistico
Salesiano di Leumann (To-
rino).
Si può imparare ad essere
__,......,
ILVESCOVQ
DB.I.ElllBU
coglie tra gli altri le relazioni
di monsignor Carlo Maria
Martini, arcivescovo di Mi- ,
lano, del teologo Giuseppe
Colombo, di Giuseppe An-
cristiani anche conoscendo
come vivono i cristiani.
IMALAIANE
gelini, del professor Virgilio
Melchiorre, di suor Maria Pia
Questo libro vuol proprio
Giudici - è un libro che si
presentare la vita dei cristiani
raccomanda a chiunque vo-
di ieri e di oggi - vengono
glia approfondire seriamente
presentati molti profili - e
il problema femminile.
farne catechesi.
Il volume, una vera e pro-
pria antologia, può essere
una stimolante lettura per
* R. TOSCO..M. MACINIO
Quota dieci
tutti come può essere uti-
Il fanciullo da 8 a 11 anni:
lizzato per gruppi come pro-
proposte educative per I ge-
ficuo strumento di ma-
nitori.
toriani dove centinaia di
turazione e formazione cri-
LD_C 1981. Pag. 32, L. 350
giovani hanno potuto fare le
stiana.
Codllnr;,._.OIO
E il 43° volumetto della prime esperienze di «ap-
* SERGIO FELICI (a cura di)
Crlstologla e
Catechesi patristica
LAS 1981. Pag. 193, L.
12.000
ricchimento culturale ma è la
constatazione che il Signore
opera ancor'oggi meraviglie.
* ADRIANO CAPRIOLI e LU-
collana Mondo Nuovo che
grazie all'impegno coordi-
nato dei Cooperatori Sa-
lesiani e dell'Editrice LDC sta
facendo rivivere in forma at-
tuale la serie "Letture cat-
toliche,; di san Giovanni Bo-
parizione in pubblico». In
questo volume. Franco Ro-
berto ha inserito parte del
suo vasto repertorio re-
galandoci dei materiali utili
per l'allestimento di spet-
tacoli teatrali in gruppi gio-
La tradizione dei Padri CIANO VACCARO (a cura di)
della Chiesa ha saputo in- La donna nella Chiesa
carnare in forme ricche di oggi
sco.
vanili e perché no? anche in
Sono otto capitoletti che in incontri familiari.
fedeltà evangelica e di crea- Sono gli Atti del convegno
tività dottrinale e pastorale promosso dalla Fondazione I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno richiesti
l'impegno proprio della co- Ambrosiana Paolo VI nel- alle Editrici
munità ecclesiale: «An- l'aprile 1981 a Gazzada (Va-
o contrassegno (spese di spedizione a carico del ri-
nunciare Cristo».
rese).
chiedente);
Nel rinnovato clima degli
studi teologici che vedono
una riscoperta anche degli
scritti e della fede dei Padri
della Chiesa, l'Università
Salesiana ha organizzato un
convegno di approfon-
dimento del rapporto fra la
cristologia e la catechesi nei
L'attualità della questione
femminile è indiscussa. Tut-
tavia va rilevato che alla col-
luvie di pubblicazioni e studi
di carattere psicosociologico
non corrisponde un'altret-
tanta abbondante riflessione
filosofico-teologica.
Partendo da questa con-
o con versamento anticipato su conto corrente postale
(spedizione a carico dell'Editrice):
LAS: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1,
00139 Roma. Ccp. 57.49.20.01.
LDC: Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (TO). Ccp.
8128.
SEI: Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita
176. 10152 Torino. Ccp. 20.41 .07.
17 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1982

2.8 Page 18

▲back to top
N ella bella stagione, si sa,
viene voglia di uscire. Ha
inizio allora il periodo delle
passeggiate in campagna e in luoghi
ameni. Da alcuni anni poi, specie
nelle città, vengono organizzate «le
marce». Quest'anno ci siamo abi-
tuati particolarmente a vedere lun-
ghi serpenti llill.8lli che si snoda-
no per le strade dal momento che
ne sono state organizzate molte in
funzione pacifista. Le marce sono
buone, dicono i giovani, per ogni
circostam.a.
C'è una festa patronale o un
problema a cui sensibilizzarsi? C'è
da raccogliere fondi per un'i-
niziativa benefica o si vuole scoprire
il vecchio centro sto1ico cittadino?
Se ci sono giovani in mezzo, sia-
tene certi: verrà fuori una marcia.
Già Don Bosco nel secolo scorso in
autunno era solito porta.re a spasso i
suoi ragazzi per le contrade pie-
montesi. Era una festa per tutti che
si concludeva sempre con una buona
merenda e un incontro di preghiera.
Per Don Bosco era anche l'occasione
per nuovi incontri e per nuove con-
quiste. I suoi «eredi» cercano di fare
altrettanto e per la verità, se guar-
diamo almeno il numero, ci riescono.
Le prove? Eccole.
ITALIA / LE MARCE DELLA FRATERNITÀ E DELL'IMPEGNO
Marciando
alle rant nte 1ns1e01e
SI moltiplicano sempre più le marce. : espressione di Impegno
e di gioco. Eccone qualcuna, tra le tante, organizzate dal
Salesiani

2.9 Page 19

▲back to top
li 4 novembre 1981 i Salesiani di
Chieri vogliono ricordare i 160 anni
del soggiorno di Don Bosco in quella
cittadina e che fanno? Una marcia
denominata «verso la vita con Don
Bosco» alla quaJe partecipano cen-
tinaia di persone.
Si vuol ricordare il centenario
della presenza saJesiana in Sicilia?
Ed ecco a PaJermo, organizzata dai·
giovani cooperatori, una marcia non
competitiva dove può vincere un
premio anche chi ha i capelli più
corti o la barba più lunga.
Di marce cos1 i gruppi saJesiani ne
organizzano tante: la «marcia in fa e
in do» di tremila ragazzi organizzata
a Torino cper i bambini e i ragazzi
più poveri del Kenya», la cmarcia di
primavera• a Padova con duemila
partecipanti, la «marcia del giglio» a
Firenze, «della pace» a Sondrio,
«della vita• a Nizza, «della spe-
ranza• a Potenza.
Alle marce, insomma, si fa dire di
tutto: protesta, sensibilizzazione,
partecipazione, solidarietà e perfino
preghiera.
Più una marcia è numerosa più la
sua organizzazione è complessa e va
previsto tutto: dal medico del
pronto soccorso al vigile per l'au-
tomobilista impaziente che vuol
r
passare a tutti i costi. Se poi la
marcia è finalizzata culturalmente
alJora bisogna prevedere perfino chi
urla slogans e suggerisce ritornelli al
momento opportuno.
Fra le tante marce organizzate dai
gruppi salesiani spicca «Su e w per i
ponti• marcia non competitiva che
si ripeterà a Venezia il prossimo 14
marzo per l'ottava volta.
Ne è infaticabile organizzatore
don Dino Berti assieme ad uno
stuolo di salesiani e tecnici legati
dalla comune volontà di servire i
giovani nella gioia. L'ultima edi-
zione di «Su e zo per i ponti» ha vi-
sto «marciare» insieme di-
ciottomilaottocento giovani, bam-
bini e anziani. Diciottomi-
laottocento •storie» che si snodano
in un lungo allegro, coloratissimo
serpente dove i primi inseguono e
spesso doppiano gli ultimi. Qui è
possibile ascoltare dialogtù come
questo: ...Ma chi xei sti mati de la
marcia?» •Ti lo sa, semo noialtri,
mi, Michele e la Sandra, i do fioi del
pian de soto, Francesco e Giovanni,
se gh'à iscrito anche el _papà de Be-
pi, e anca el nono...• «Chi? el vecio
Giacomo? Ma se el gavarà 80 ani...•
«Ma el gh'à el cuor san». 8 proprio
questo incontrarsi fra la gente,
scambiarsi il nome, ridere che in una
società anonima fa dire: marciare è
bello.
Le foto del fffYWo sJ rlfwfsctono alla marcia
•Su • zo per I ponti. edizione 1981.
19 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1982

2.10 Page 20

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FMA / XVII CAPITOLO GENERALE
Una ricca
esperienza spirituale
Il XVII Capitolo Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice volge al
termine. Esso si è caratterizzato per alcunl avvenimenti. Eccoli
L'elezione della Madre e de]
Consiglio Superiore. Compito di
questo capitolo era anche il rinnovo
del Consiglio superiore dell'Istituto.
Esso è stato fatto in tempi diversi.
L'elezione della Superiora Ge-
nerale è avvenuta il 24 ottobre 1981
nella persona di Madre Rosetta
Marchese (cfr. BS, dic. 1981) alla
presenza di don Viganò.
Il Rettor Maggiore fra la com-
mozione e la curiosità delle presenti,
dopo essersi congratulato con l'e-
letta, ha tirato fuori da un cofanetto
I l XVII Capitolo Generale delle
Figlie di Maria Ausiliatrice,
dopo quattro mesi di lavoro
appassionato volge al termine.
Centoquarantotto suore capitolari,
in rappresentanza di circa 17.000
consorelle sparse in 69 Ispettorie di
56 nazioni hanno vissuto questo
Capitolo come una profonda ed in-
tensa esperienza spirituale che era
stata avviata nel mese di settembre
da un corso di esercizi spirituali
dettato dal Rettor Maggiore don
Egidio Viganò.
Dibattiti assembleari e in gruppo,
approfondimenti e puntualizzazioni,
tutto su un unico argomento: la
revisione delle Costituzioni del-
l'Istituto.
Le Capitolari, suddivise in dieci
commissioni, hanno affrontato i
molti aspetti della vita religiosa
delle FMA quali, fra gli altri, l'i-
dentità, il modo specifico di vivere i
voti religiosi, la vita di pregruera, la
missione apostolica delle FMA ed i
destinatari.
Il tutto è stato preceduto da una
attenta analisi della situazione
dell'Istituto in generale e delle sin-
gole ispettorie arricchita anche da
interventi di numerosi esperti.
Sui contenuti e le prospettive
operative aperte da questo XVII
Capitolo si tornerà a parlare. Per
intanto ecco alcuni avvenimenti si-
gnificativi che l'hanno caratte-
* rizzato.
Il pellegrinaggio alle ori-
gini. Fin dall'inizio il ritmo dei la-
vori capitolari aveva previsto un
pelleg1:inaggio ai luoghi d'origine
dell'Istituto (Mornese, Torino,
Nizza).
Il viaggio è avvenuto dal 7 al 10
ottobre 1981. Tornare ai luoghi delle
proprie origini è un po' come sco-
prire il senso della nascita e perciò
della vita.
L'8 ottobre a Mornese è stato per
tutte le capitolari una giornata di
contemplazione e di pace. La Messa
in parrocchia; la visita al piccolo
cimitero; la passeggiata fino al
Collegio, con lo sguardo attento per
20 BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1982
l
Ecco le Capltolarl In una delle tante -■semblee del XVII Capitolo FMA.
scoprire le lapidi murali che fissano
in brevi parole l'umile eloquente
storia dell'Istituto FMA.
Eloquente è anche lo stesso si-
lenzio raccolto delle Capitolari che a
100 anni dalla morte della Madre
Mazzarello ne attraversavano il
paese.
Il giorno dopo si è partiti per
Torino. Nella basilica di Maria
Ausiliatrice hanno partecipato alla
messa concelebrata dagli ispettori
don Luigi Testa, don Mario Co-
lombo e don Piero Scalabrino.
È stato il segno di una comunione
familiare nata proprio all'ombra di
questo Santuario. Il viaggio veloce
riprendeva quindi per Nizza dove
Madre Mazzarello morì e dove, poco
più di un secolo fa venne sepolta. Da
Nizza ancora a Mornese e a Roma
con la volontà di riconiugare con
l'oggi lo stesso Spirito di Mornese.
una lettera autografa che Don Bo-
sco inviò a Madre Daghero che
succedeva a Madre Mazzarello; ec-
cola: «Reverenda Madre Superiora
Generale, eccovi alcuni confetti da
di,stribuire alle vostre figlie. Ri-
tenete per voi l,a dolcezza da pra-
ticarsi sempre e con tutte; ma siate
sempre pronta a ricevere gli ama-
retti o meglio i bocconi amari
quando a Dio piacesse di man-
darvene. Dio vi benedica e vi dia
virtù e coraggio da santificare voi e
tutta l,a comunità a voi affidata.
Pregate per me che vi so,w in Gesù
Cristo Umil,e servitore Sac. Gio-
vanni Bosco, Nizza Monferrato 12
agosto 1881».
Due giorni dopo veniva eletta la
Vicaria Generale ed era Madre
Maria del Pilar Letòn.
Nel mese di novembre è stata la
volta delle altre Madri e sono state

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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elette: Madre Ilka Perillier Moraes
(Consigliera pe.r la formazione);
Madre Marinella Castagno (Con-
sigliera per la pastorale); Madre
Carmen Martin Moreno (Con-
sigliera per le missioni); Madre
Laura Maraviglia (Consigliera per
l'amministrazione); Madre Dolores
Acosta; Madre Lina Chiandotto,
Madre Maria Ausilia Corallo, Ma-
dre Anna Maria Deumer, Madre
Letizia Galletti, Madre Elisabetta
Maioli, Madre Elba Montaldi (tutte
Consigliere Visitatrici).
I primi articoli approvati.
Dopo le ele--'ioni il Capitolo ha già
cominciato a studiare la bozza delJe
costituzioni che, definitivamente
rinnovate, serviranno all'Istituto
come progetto di vita e di azione nei
prossimi decenni.
11 primo tema affrontato è quello
dell'identità della FMA. In alcuni
densi articoli si delinea l'origine
soprannaturale dell'istituto chia-
mato dallo Spirito Santo a par-
tecipare alla missione salvifica della
Chiesa, con la mediazione di san
Giovanni Bosco e di Santa Maria
Domenica Mazzarello, che insieme
con le prime consorelle, visse e lasciò
in eredità alle FMA lo «spirito di
Mornese" geniale interpretazione
dello spirito salesiano che Don Bo-
sco vi~ a Valdocco.
Viene quindi al discorso sulla
collocazione delJ'Istituto nella Fa-
miglia Salesiana, dove si perpetua
integra l'eredità spi.rituale del
Fondatore, sulla sua connotazione
mariana, sulla consacrazione re-
ligiosa nella vita comunitaria, sulla
sua metodologia pastorale ispirata
al «sistema preventivo» di Don
Bosco. Cosi la FMA acquista la sua
fisionomia originale tra quanti
considerano Don Bosco come iI
mediatore scelto dallo Spirito Santo
per inserire nella chiesa una vo-
cazione originale per la evan-
gelizzazione della gioventù - per le
FMA specialmente quella femminile
- e i ceti popolari.
Sono articoli di una densità e
chiarezza sorprendenti che daranno
luce a tutte le altre parti delle nuove
costituzioni.
Qualcuno si interrogava sulJa
durata del Capitolo delle FMA;
l'interrogativo è legittimo, ma
l'importante è congiungere insieme
la esigenza salesiana di fare presto
con quella altrettanto importante di
fare bene: se chi ben comincia ha
fatto già lunga strada, è indubbio
che il Capitolo Generale 17° delle
FMA, con i primi 7 articoli delle
nuove Costituzioni, ha avuto un
ottimo inizio, sia nella scelta delle
persone, sia nella definizione del-
l'identità delle FMA, che ad esse è
affidata. Madre Mazzarello trova
qui, pensiamo, il migliore frutto del
* suo centenario.
In udienza da Papa Gio-
v anni P aolo Il. Nella tarda mat-
tinata del 12 dicembre le Capitolari
rAAlizzano l'aspirazione di tutte:
esserericevute dal Papa ed ascoltare
le sue parole. Vengono ac-
compagnate da don Viganò.
L'udienza inizia con il saluto di
Madre Marchese che fra l'altro dice:
«Vorremmo avere gli stessi sen-
timenti di Santa Maria Mazzarello
quando, nell'udienza del novembre
1877, umile e commossa, senza di-
stogliere lo sguardo dalla veneranda
figura di Pio lX, riusci a ripetere
soltanto: «O Signore, benedite il
vostro vicario".
Quelle poche, sommesse parole
dense di fede e di fedeltà, erano
l'umile eco della forte affermazione
di Don Bosco: «Qualunque fatica è
poca quando si tratta della Chiesa e
del Papa», e del programma preciso
lasciato da lui ru suoi figli: «la pa-
rola del Papa deve essere la vostra
regola in tutto e per tutto».
Subito dopo ha parlato il Papa il
cui discorso riportiamo in-
tegralmente:
- - - - - «Carissime Sorelle,.
mentre riuolgo il mio rin-
graziamento aUa nuova Madre
Generale per /,e bel/,e par-o/,e che a
nome di tutte ha voluto in-
dirizzarmi, saluto ciascuna di uoi
che siete venute a rendere visita al
Vicario di Cristo, in occasione del
XVII Capitolo Generale, tappa
importante per I.a viro del vostro
Istituto. Da esso, infatti, dovranno
scaturire le nuove Costituzioni che,
dopo l'approvazione dell'Autorità
ecc!,esiastica, vi saranno di sicuro
orienl:amento per l'attuazione dei
vostri ideali religiosi in quella so-
cietà aperta sull'orizzonte del teno
mi/1.ennio cristi.ano.
1. Dai tempi della Comunità di
Mornese, dai primordi eroici e
promettenti dell'Istituto delle Figlie
di Maria Ausiliatrice, è stato com-
piuto un lungo cammino, con-
trassegnat-0 da prove e sacrifici, ma
anche coronato da frutti consolanti
Tra la curiosità 11en•rale Il Rtttor Manlor• cont ttna alla n•o•l•tta Superiora G•nerale
d•II• FMA una l•ttara autografa di Don Boaco.
21 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1982

3.2 Page 22

▲back to top
e preziosi per la uostra Famiglia e
per la Chiesa intera, dei quali vo-
gliamo essere grati al Signore dal
profondo dell,o spirito. Le circa
duecento Figlie di Maria Au-
siliatrice lasdate dalla Santa Ma-
ria Domenica Mazzarello al mo-
mento della sua morte, di cui si ce-
lebra quest'anno il centenario, sono
diventate più di diciassettemila,
sparse in sessantadue Nazioni su
ogni Continente; e le Case, nell'arco
di un secolc, sono passat.e da ven-
tisei circa a quasi mille e cin•
quecento.
Alla prova dei fatti, suonano oggi
profetiche le parole del Vescovo di
Acqui di allora, Monsignor G.
Sciandra, present.e alla cerimonia
della prima professione il 5 qgosto
1872: « Vi è un cumulo di circostanze
che dinwstrano una speciale Prov-
videnza del Signore per questo
nuovo Istituto». Oggi voi suolget.e il
uosh·o apostolato per la gioventù in
tutti i settori della fomwzione, in
ordine e grado e scuole, anche di
livello universitario, come pure in
campo missionario, sempre in. sin-
tonia con le finalità. del carisma di
fon.do.zione. Di front.e ad un insieme
tanto complesso di opere, nat.e dal-
l'impulso di Don Bosco e dalla fe- Città del Vaticano, 12 dicembre 1981. Giovanni Paolo Il fra Madre AoHtlll Marchen, don
deltà. ubbidiente di una giovane Egidio Viganò• oltre clnquacento FIIA.
umile di origine e povera di cultura,
ma ricca di Spirito Santo, mentre Tale atteggiamenro di letizia è ventivo salesiano, racchiuso n.el
da una part.e viene naturale di co- radicato anzitutt-0 in un profondo trinomio: «ragione - religi.one -
statare che il dito di Dio è presente senso di fede, in cui domina ed è amore». Il rispetto delle esigenze
in tanta crescit.a, dall'altra è in- sempre prevalente la presenza ciel della ragione e della religione -
t.erpellat,a la vostra responsabilità Signore come Colui che ama e sal- cioè un fiducioso atteggiamento di
nei con/ronti delle giovani di oggi, va, come Padre che ha cura, nella fronte ai valori naturali e so-
dei loro problemi e delle /,oro spe- sua provvidenza, di ogni nostra prannaturali della persona - è
ranze. In aUre parole, siete diia- cosa. Se non approfondiamo un tale cerwmente fondamenuzle in un
mat.e ad assicurare la continuità contatto inferiore col Padre Celeste, proposito edu.ca./i.vo. Tuttavia, per
della vostra missione, dirett,a a che ci metta al riparo da tutti i no- ristrettezza di t.empo, aggiungerò
coinvolgere anche le figlie di quest,a stri timori, dubbi ed angosce, e che una parola sol,o sulla t.erza ca-
generazione nell'avventura me- ci consenta di superarli, è vano ratt.eristica del sist.ema preventivo,
ravigliosa di una vita secondo il pensare alla gioia del cuore e tanto quella cioè dell'amore, o, per espri-
Vangelo, missi.one che richiede da meno cercare di esprimerla. Ne ri- mermi con Don Bosco, del-
voi un animo pieno di gioia.
sulterebbe un atteggic.mento forzato l'«amorevolezza».
e non convincente.
Questa non è soltanto per lui un
Messaggio di gioia
Dal cont,atto intenso con Di.o, da caposaldc del suo metodo educativo,
un convinto spirito di fede, che trova ma si può dire che ne sia ilprincipio
2. È tale gioia una delle note concreta espressione nella costante ispiratore. Riflesso e partecipazione
caratt.eristiche del carisma pe- adesione alla Chiesa . ed al suo della pat.emità di Dio, l'«amo-
dagogico salesiano assimilato in- Magistero, voi trarrete le mo- revolezza» sa'lesiana ha. nel cuore
tegralment.e dalla Madre Maria tivazi.oni profonde della vostra gioia st.esso di Crist.o la sua sorgent.e ed in
Domenica, con a.ssoluta fedeltà ed salesiana, ed anche la capacità di Maria Santissima. il modello e l'i-
intuizione personale. Ella, infatti, si discernimento delle situazioni e spiratrice. Essa è zelo ardent.e per
preoccupava continuament.e della soprattutto dei cuori delle giovani, la salvezza int.egrale delle giovani; è
gioia delle sue figlie, quasi fosse la discernimento intelligent.e e so- sollecitudine pastoral.e estre-
prova principale della loro santità, prannaturale che ha qualificato maTTU!nte r~pettosa della persona; è
e sol.eua chiedere con frequenza a inconfondibilmente il minist.ero potenza affettiva capace di gua-
ciascuna: «sei aUegra?». Si tratta di educativo di Don Bosco e di Madre dagnare il cuore, che ha un val,ore
quelki gioia che Gesù promise ai Maria Domenica.
det.erminant.e, seconde /,o spirito
suoi e sempre raccoman.dat.a da San
Paolc (cfr. Fil 3,1; 4,4), che ne ha
Dono di «amorevolezza»
salesiano, nel processo educativo.
Traducendo in pratica le esigenze
fatto uno dei primi frutti dello Spi- 3. A proposito di tale ministero dell'«amorevolezza» appare subito
rito: «il frutto dello Spirito invece è vorrei ora soffermarmi un momento fondamentale il rispetto nei con-
amore, gioia» (Galat. 5,22).
sul ben conosciuto sistema pre- fronti dei talenti delle giovani, cioè
22 BOLLETTINO SALESIANO I FE881WO lll82

3.3 Page 23

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dei doni e degli orientamenti del
Signore nei loro confronti. È questo
un atteggiamento di profondo os-
sequio dell'azione di Dio, e di ra-
dicata fede in Lui.
Tak rispetto fiducioso condurrà
inevitabilmente ad una seconda
tappa molto importante, cioè a farsi
vokr bene. Affinché /,a vostra sol-
kcitudine per l,e giovani raggiunga i
loro cuori, è necessario farsi ac-
cettare, porsi coraggiosamente per
quello che siamo e come t,a/,e venire
accolti. Se non è salvaguardata una
tak acquisizione, ogni zelo nei
confronti delk giovani rischia di
rimanere senza successo, senza i
desiderati frutti, perché non si
giungerà mai alla tappa successiva,
quella cioè di farsi ascoltare e di
farsi ubbidire.
Modelli dell'ideale
È necessario quindi imporsi con
/,a coerenza serena della propria
testimonianza in ordine a tutti quei
valori, in cui si crede e che si vo-
gliono partecipare. È questo un
dovere ineludibik; nulla di valido
passerà da noi ai giovani, nulla di
stabik potremo loro «tradurre», se
non ci ~i preoccupa di essere con-
seguenti con /,a nostra con-
sacr~ione. A questo riguardo vor-
rei attirare /,a vostra attenzione
sull'importanza di una te-
stimonianza anche esterna, che
abbraccia /,e parok, gli at-
teggiamenti e lo stesso abito, qual.e
segno di una missione e di una ap-
partenenza.
La gioua,re ha bi,sogno di rrwcklli
che avvincano anche /,a sua sen-
sibilità e /,a rendarw cosi disposta -
come sopra accennavo
ad
ascoltare e ad ubbidire. È questa
una esigenza profonda, anche se
talvolta inconfessata e rimossa,
della nostra gioventù: essere in-
camminati verso una formazione
esigente nu:diante /,a fiducia in
quanti propongono loro ideali di
vita.
Le altre rifl,essioni che potrebbero
scaturire dall'approfondimento di
questo tema /,e affido al/,a vostra
perspicace intuizione, mentre prego
Maria Santissima Ausiliatrice, da
voi tanto amata, a suggeriruek ed a
radicar/,e nei vostri cuori. A Lei
consegno tutta /,a vostra Famiglia,
voluta da Don Bosco come «mo-
numento vivente di amore ma-
riano», e La prego di proteggervi in
ogni momento della vostra crescita
per /,e vie del mondo.
In pegno di questi fervidi voti, vi
imparto di cuore /,a mia Be-
nedizione Apostolica.
1982 / ANNO DELL'ANZIANO
Gli anziani:
che fare?
Essere anziani è una preziosa energia per tutti. Una realtà che cl
provoca Impegnandoci nelle moltepllcl realtà terrltorlall. Un
.anno» da non perdere
U na volta dicevamo, af-
fettuosamente, «i vecchi»;
oggi diciamo, burocrati-
camente, «gli anziani», perché
sentiamo la necessità di mettere
tranquilla la nostra cattiva co-
scienza. Invece di ascoltare il con-
siglio di chi ha più esperienza di vi-
ta, nella risoluzione dei vari pro-
blemi, abbiamo fatto degH anziani
un problema.
Facciamo a meno cli una preziosa
energia, che naturalmente presente,
non solo tendiamo ad ignorare, ma
addirittura a sopprimere. Tutto ciò
non rientra nella logica di una so-
cietà umana e civile.
Sarebbe improprio portare come
esempio di influenza dell'anziano
su.ila società i pochi che, nonostante
l'età avanzata, fanno sentire, in di-
versi campi, il loro peso: anzi si può
dire che queste sono eccezioni che,
in un'ampia visione sociale, cli-
ventano ulteriore segno di in-
giustizia.
È necessario invece prendere in
considerazione la moltitudine delle
persone che invecchiando perdono
la loro dimensione umana. Sembra
quasi, da un modo di essere col-
lettivo, che superando l'età in cui
non si produce più, si superi anche,
paradossalmente, il diritto di con-
tinuaTe ad essere uomini. Questo il
risultato di una società che giudica
per quello che si ha e non per ciò che
si è.
Bisogna cambiare il nostro at-
teggiamento interiore per ottenere
delle leggi il cui spirito non manchi
di cuore e di entusiasmo.
L'operazione «iniziative per
gli anziani» è scattata da molto
tempo nelle grandi e piccole città,
ma, stranamente il problema rimane
ancora vivo e drammatico. Una
spiegazione, a mio avviso, si può ri-
scontrare nella superficialità del-
1'agire. Infatti organizzare gite,
soggiorni fuori sede, feste e centri di
ricreazione, può risolvere solo in
minima parte il vero bisogno del~
l'anziano. Importante è creare il
rapporto costante con la realtà che
stimoli la personalità dell'anziano.
Sarebbe interessante promuovere,
nelle molteplici realtà ter_ritoriali,
dei centri dove possano nascere va-
rie attività che vedano impegnate le
diverse fasce generazionali, per ri-
scoprire il significato vero e po-
liedrico della vita.
Questo tipo di iniziativa, si-
curamente complessa ma non dif-
ficile da realizzare, produrrebbe
vantaggi e benefici utili alla di-
namica dell'essere società. Con-
siderando che la crescita culturale e
le diverse condizioni socio-am-
bientali, non possono essere limitati
e circoscritti, occorrerebbe in-
centivare, tra gli ipotetici centri, dei
collegamenti. Tali collegamenti
dovrebbero servire a ravvivare e a
confrontare i metodi di espressione
basati sulla dialettica e la con-
cretezza dei fatti. Inoltre i centri
dovrebbero essere provvisti di ser-
vizi assistenziali, che possano ope-
23 BOLLETTINO SALf.SIANO I FEBBRAIO 1982

3.4 Page 24

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SPAGNA
rare anche a domicilio. Per attuare
W1 simile progetto sarebbe ne-
cessaria, da parte delle autonomie
locali, una pianificazione economica,
rispettosa delle esigenze territoriali.
Certamente gli anziani riacqui-
sterebbero, con questo tipo di ini-
ziativa - esposta, per ragioni di
spazio, a grandi linee -, una vi-
talità più consona al loro status.
Riscoprirebbero la loro naturale
funzione di mediatori di cultura.
Creoo sia ooveroso riaprire con
loro, ad esempio, il discorso sulla
tradizione, per ritrovare insieme le
nostre radici, che sembrano non
esserci più. Da questo confronto non
potremmo che uscirne tutti ar-
ricchiti, dal momento che la vita
non può e non deve essere a com-
partimenti stagni. La vita è la con-
tinuità dei nostri sforzi, che ge-
nerano l'esperienza che gli anziani
possano contribuire a trasmettere,
per una probabilità minore di com-
mettere errori.
Se ascoltassimo «i nostri vecchi»
potremmo averne la conferma,
poiché il bene sociale e individuale è
il risultato ultimo delle più piccole
azioni, mentre l'insuccesso sociale e
individuale è la mancata riflessione
sulle più piccole azioni.
Tutto ciò deve soprattutto essere
trasferito nel patrimonio spirituale
dei giovani, che devono apprendere
ilsaper invecchiare.
Il contatto tra le diverse età, e in
particolare tra due età cosi im-
24 BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1962
portanti e distanti, incide pro-
fondamente sull'equilibrio sociale.
Da tale contatto il giovane riac-
quisterebbe quella sicurezza che
deriva dalla presenza dell'anziano, e
che gli permetterebbe, una volta
diventato adulto, di porsi più se-
renamente, intelligentemente e
umilmente di fronte alle respon-
sabilità che dovrà assumere. E
l'anziano continuerebbe, in veste
qualitativamente diversa, la sua
produzione
socio-politica-eco-
nomica.
Se gli anziani sono diventati un
problema dell'attuale società è
perché noi siamo diventati un pro-
blema per noi stessi.
Siamo sopraffatti dal con-
sumismo, dalle insoddisfazioni e
dalle frustrazioni, ma se la sera
prima di addormentarci, possibil-
mente senza essere troppo storditi
dalla televisione, pensassimo un
momento: «anziani non si nasce...».
Sono sicura che il nostro spirito di
conservazione, in mei:zo a suoni,
immagini e colori, risponderebbe:
« •••si divent;a».
Perché, a Dio piacendo, prima o
poi tutti, indiscriminatamente, sa-
remo anziani. Cerchiamo di mettere
a fuoco il concetto senza troppe
elaborazioni vocali. Abbiamo da-
vanti un intero anno dedicato al-
l'anziano, per pensare e agire in si-
multanea, con l'obbligo di essere
incisivi per il nostro stesso bene.
Clarita Bollettini
T ra le manifestazioni del
Cent.enario Salesiano in
Spagna (di cui il «Bollettino
Salesiano» si è occupato già lar-
gamente nei mesi precedenti) e or-
ganizzate dalla Commissione Na-
zionale Salesiana di Pastorale Gio-
vanile, si sono svolte le IV giornate
nazi.-Onali di Past,orale Giovanil.e
proprio attorno al tema della Mis-
sione pastorale della scuola sa•
lesiana, come frutto prezioso e come
stimolo della stessa commemo-
razione centenaria.
Lo scopo era ben preciso: mo-
bilitare i membri della Famiglia
Salesiana impegnati nella Scuola a
rinnovare la loro presenza, cosi nu-
merosa - più di 240 opere e circa
114.000 allievi - e così significativa
in questo campo della pastorale
della Chiesa (infatti, su un totale di
8.500.000 allievi scolarizzati nei li-
velli non universitari, in Spagna
l'insegnamento non ·statale
Chiesa e privati - raggiunge il
41,64%, e di questa percentuale, le
istituzioni ecclesiali coprono il 65%
degli allievi e il 60% dei centri).
Gli incontri si sono realizzati, dal
31 agosto al 10 settembre, in tre
sedi, allargate dopo a una quarta,
quella di Lisbona, cioè: Barcellona,
per le Ispettorie di Barcellona e
Valencia; Vallaoolid, per le Ispet-
torie di Bilbao, Le6n e Madrid; Si-
viglia, per quelle di C6rdoba e Si-
viglia; e Lisbona, per il Portogallo.
Vi hanno partecipato oltre 600 Sa-
lesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice,
Cooperatori, altri membri im-
pegnati della Famiglia Salesiana e
docenti laici delle nostre Comunità
Educative. Da sottolineare la nu-
merosa presenza di questi ultimi,
soprattutto nell'incontro di Siviglia.
Le Giornate si erano prefissate
degli obiettivi concreti:
- riscoprire il valore e le pos-
sibilità dell'azione pastorale nella
Scuola Salesiana;
- condividere criteri ed espe-
rienze che aiutino a far diventare la
Scuola Salesiana ambiente adeguato
per l'azione pastorale;
- determinare le linee di azione
per raggiungere gli obiettivi ca-
ratterizzanti la Scuola Salesiana nel
campo pastorale.
La semplice enumerazione dei
temi proposti dalle relazioni fa ve-
dere l'attualità, l'urgenza e il taglio
pratico:
- La Scuola come ambiente di
evangelizzazione;
- L'educazione cristiana at-

3.5 Page 25

▲back to top
La MisiO, _ _o,_oRNATE SULLA PASTORALE SCOLASTICA SALESIAN_A=~~~=-'=""-_~--....
nastor·eal:a ~ ~
SaE\\escsu1ae1~),aa Envaelnigaes1s}cZauZgoanIraae U
fri.re o il modello di uomo secondo il
quale vuol educare, non fa altro che
formulare e descrivere i valori che
orientanolasuaazioneedefiniscono
la sua identità. E soltanto sarà fe-
dele a questa identità se tutta la
~r::~~al~~t~:r:~t:r~u~; :
getto. Proclamare e vivere certi va-
lori influisce intensamente nel-
l'ambiente di una Scuola. E se è
vero che i valori soltanto si pro-
I Saleslanl spagnoli si Interrogano sulla scuola. Rinnovato lm• clamano quando si «vivono», quali
pegno educativo In una realtà In crescita. Significato e con• valori dobbiamo vivere? Cioè, che
cluslonl di un convegno.
valori devono diventare criterio di
azione per noi nella program-
mazione, negli interventi, nel ser•
traverso l'assinùlazi-0n.e della cul• come proposta viva e dinamica dei vizio reso, nelle relazioni, nel-
tura;
valori e come luogo di esperienza ed l'orientamento?
- L'Insegnanumto Religioso identificazione. Nella costruzione di Allo stesso tempo, gli at•
nella Scuola;
un ambiente educativo giuocano sia teggi,amenti sono creatori di am-
- Catechesi e celebrazione del/,a
fede nel/,a Scuola Salesiana;
- La Scuo/,a Salesiana, piat-
t,aforma di euangelizzazi.one e di
azione pastorale.
gli elementi relazionali, sia gli ele-
menti personali e strutturali. Di
fatto però, sempre c'è un ambiente,
educante o meno. Per costruire
quello fortemente educativo per la
Scuola Salesiana, ci vogliono l'a-
biente. Atteggiamenti che, ov-
viamente, vengono motivati e con-
dizionati dai valori scelti. wi vei-
colano l'espres&one dei valori e con
essi possiamo esprimere. da edu-
catori credenti, in modo esplicito o
nalisi e la verifica continua, e l'a- implicito, la nostra condizione.
zfone coraggiosa degli animatori.
Difficilmente si potranno slegare gli
Creare un «ambiente».
Valori ed atteggiamenti. atteggiamenti d1 una comunità, di
Elencando le opere giovanili a cui ci Come opera di persone credenti, un educatore, dai valori da questi
dedichiamo, le Costituzioni Sa- l'ambiente di evangelizzazione della professati... Inoltre, per noi, edu-
lesiane all'articolo 28 affermano: nostra Scuola dipende sempre dai catori salesiani, questi atteggia-
«In esse, secondo lo spi.rito di Don valori vissuti, dagli atteggiamenti menti sono respres.sione della nostra
Bosco, coltiviamo con particolare espr~i e dalle attività promosse. «carità pastorale•, che realizza
sollecitudine una atmosfera di fa- Quando una scuola elabora un pro- !'«educare evangelizzando - evan-
miglia, vissuta nella Comunità getto educativo e in esso esprime il gelizzare educando» del nostro
Educativa. I giovani, poi, sono av- tipo di educazione che intende of- Progetto Pastorale.
viati all'esperienza della vita cri-
stiana in una comunità di fede, e si
formano alle proprie responsabilità
SPAGNA. ALLIEVI NELLE SCUOLE SALESIANE
attraverso l'esercizio graduale della
libertà e della partecipazione alla
stessa organizzazione della loro vi- lspettoria
Materna Primaria Media FP
Totale
ta».
In sintonia con questi orien- S.D.B.
tamenti, vogliamo sottolineare, tra
le Relazioni, appunto quella sul-
1'«ambiente». Infatti, come figli di
Don Bosco, ci è congeniale la con-
sapevolezza che l'educazione è an-
che opera di ambiente. La prassi
Barcellona
Bilbao
Còrdoba
Le6n
Madrid
9 .0 9 3
4 .4 2 9
7.382
3 .6 4 9
8 .9 2 6
1.356
743
716
1.799
2 .261
2 .8 0 3
2 .3 0 9
1.248
2 .821
2.799
13.252
7.481
9.346
8.269
13.986
origina/,e del Fondatore a Valdocco Siviglia
12.332 2.159 2.228 16.719
cost lo conferma: lo spirito di fa- Valencia
11 .531
976 1.787 14.294
miglia e il clima d'allegria come
elementi basilari, il ruolo fon- Totale
damentale dei pastori-educatori
57.342 10.010 15.995 83.347
attraverso una presenza attiva ed
amorosa vissuta con atteggiamenti F.M.A.
prettamente salesiani (ricerca, Barcellona
1.212 5.804
766 627
8 .4 0 9
apertura, incontro, dialogo spon-
taneo, amorevolezza e bontà) e nei
momenti privilegiati (feste, ce-
Madrid
Siviglia
1.913
1.488
6 .1 0 2
9.340
673 614
9.302
636 681 12.145
lebrazioni, la «buona notte», le
«paroline» e il colloquio spirituale).
Totale
4.613 21 .246 2.075 1.922 29.856
Anche la pedagogia attuale va-
luta decisamente l'incidenza del- TOTALE GEN.
4.613 78.588 12.085 17.917 113.203
l'ambiente nel processo educativo
25 80Ul'TTIN0 SloLE-5/ANO I FEBBRAIO 1982

3.6 Page 26

▲back to top
ì
L'Ispettore di Le6n, don Laguna Aureliano,
mentre svolge Il suo Intervento.
La Scuola Salesiana, piat.
taforma di evangelizzazione e di
azione pastorale. Nella relazione
conclusiva, Don Giovanni Vecchi,
Consigliere Generale per la Pa-
storale Giovanile - che partecipò
alle sedute nelle quattro sedi -, ha
ribadito come oggi, chiariti ormai i
principi sul valore della Scuola
Cattolica in merito alla cultura e
all'evangelizzazione, resta vivo il
problema cli creare MODELLI
operativi.. In ogni «modello» ap-
paiono sempre tre aspetti che si ri-
chiamano e si intrecciano a vicenda:
la cultura, l'evangelizzazione, la
qualità operativa.
Privilegiando una sintesi tra le
correnti che vogliono affrontare la
frattura «educazione - esperienza
cristiana», tutti quelli che si ispi-
rano a Don Bosco, puntano oggi
sull'opzione dell'animazione pa-
storal.e nella Scuola. Questa, infatt~
è davvero luogo di esperienza
evangelica, dove si tiene conto della
pratica e della «dottrina», delle
nom1e e delle proposte, dei pro-
grammi e del ritmo personale, dei
ruoli specifici e della correspon-
sabilità. A sua volta, 1'Animazione
richiede il percorso obbligato degli
itinerari di evangelizzazione propri
della Scuola, e maggior rapporto e
organicità tra i vari elementi, temi e
settori di azione.
Tutto ciò esige una Comunità
Educativa «in stato di formazione
permanente», di «conversione», con
la persona e partecipazione dei laici,
l'azione animatrice e l'apertura alla
Chiesa locale, all'associazionismo
civico-professionale, all'inserimento
nei bisogni reali del territorio.
In più, la Scuola Salesiana fa una
vera proposta di cultura al-
ternativa, in cui vanno tenuti pre-
senti il fenomeno «cultura» come
26 BOLLETTINO SALES/A/I/O 1 FE9BRAIO 1982
patrim~mi? di beni, valori ed
espress1om, il tipo di cultura e di
trasmissione della medesima, la
crescita della persona, la so-
cializzazione...; ma anche e so-
prattutto la permeazione evan-
gelica, attraverso l'insegnamento
religioso, la catechesi scolastica e
una pastorale fatta nella scuola e
dalla scuola.
In fine, nelle nostre Scuole va
sottolineata fortemente l'originautà
salesiana, nei suoi svariati aspetti e,
alla loro radice, l'attenzione prio-
ritaria alla persona e alla uita del
ragazzo, così come va sottolineata
pure la funzionalità della Scuola nei
confronti della missione salesiana
tra i giovani, che oggi è una vera
opzione pastorale «missionaria».
Tirando le somme. L'i-
nizlativa di questi incontri ha rag-
giunto tra i partecipanti alte quote
di consenso e interesse. Il discorso
dell'ambiente educativo, del-
l'insegnamento religioso e del-
l'evangelizzazione furono oggetto di
vivaci interventi e di dialogo pro-
ficuo. Il pluralisnw di persone e di
esperienze ha giovato al-
l'acquisizione di una giusta pa-
noramica e a farci sentire membri di
una grande Famiglia Educativa che
si interroga coraggiosamente su
come «rendere questo servizio edu-
cativo-pastorale» più incisivo e at-
tuale. Ne è segno la richiesta, quasi
unanime, perché l'esperienza si .ri-
peta, auspicando una specie d'i-
stituzionalizzazione periodica delle
Giornate sul tema della Pastorale
della Scuola.
Sono emersi con evidenza il ruolo
prioritario della Comunità Sa-
lesiana come animatrice di tutto il
Progetto Educativo-Pastorale e di
tutta la Comunità Educativa, l'at-
tualità crescente del tema del-
l'evangelizzazione della cultura co-
me punto chiave per un'educazione
cattolica, il dinamismo e l'o-
riginalità di un piano di educazione
integrale come quello cli Don Bosco.
Tutto questo lavoro, cosi im-
pegnativo e partecipato, è servito
per illuminare ed incoraggiare l'a-
zione delle nostre Comunità, per
intensificare lo sforzo di rin-
novamento già in atto e l'efficacia
culturale-pastorale della Scuola
Salesiana. Ma soprattutto, al di là
del fatto tecnico dell'educazione, si è
confermata in noi la coscienza che
«come Salesiani siamo tutti e in
ogni occasione educatori della Fede»
e che evangelizziamo «nella scuola e
attraverso la scuola>, dove svol-
giamo, sulla scia di Don Bosco, una
specifica presenza pastora/,e.
J. Mairal
STORIA SALESIANA
E -«
un onore che ci fanno i Sa-
lesiani, permettendo che la
nostra umile cappella ac-
colga e custodisca le spoglie morali
di questo grande sociologo cri-
stiano». Cosi il Presidente del Cir-
colo Operai di Rosario, in Ar-
gentina, davanti a un'imponente
folla di rappresentanze religiose,
civili e operaie giunte da varie lo-
calità per onorare chi aveva con-
sacrato la sua vita a Dio e al pro-
gresso religioso, morale e sociale dei
giovani e dei lavoratori. Si potrebbe
dire: una vita per gli altri, per af-
fermare e diffondere i valori cri-
stiani nella soluzione dei problemi
del mondo del lavoro, ecco chi era il
salesiano coadiutore Carlo Conci
(1887-1947).
Problemi del mondo del lavoro,
problemi sempre attuali: anche per
questo ci sembra importante, giusto
rievocare il pensiero e l'azione di
questa vivace, eccezionale per-
sonalità di salesiano, pure a oltre
trent'anni dalla morte.
Il problema del lavoro in rapporto
all'uomo è stato riproposto re-
centemente dal messaggio di Gio-
vanni Paolo II, anche per ricordare
a distanza di cinquant'anni il do-
cumento di Pio Xl «Quadrngesimo
anno» (1931) e a distanza di no-
vant'anni quello di Leone XIII
«Rerum novarum» (1891), che di-
mostrano quanto la Chiesa sia pre-
sente e operante anche nei grandi
fatti sociali. Esso continuerà a in•
teressare e impegnare la coscienza di
imprenditori, sindacalisti e as-
sociazioni di lavoratori. Allo stesso
tempo fa rievocare i «pionieri»,
quelli che per intuizione ed espe-
rienza, per capacità di dare ap-
plicazione pratica ai principi dot-
trinali, tentano di dare le soluzioni
adatte, aperte agli sviluppi futuri.
Tra questi emerge, ancora dagli
inizi del secolo, Carlo Conci.
Egli proveniva da quel 'l'rentino
(da Malè, in Val di Sole), terra fe-
conda di lavoro, di fede e di vo-
cazioni, da cui erano partite prima
di lui, per raggiungere don Bosco e
le sue missioni nell'America Me-
ridionale, personalità eccezionali di
salesiani: il coad. Giacinto Panchèri
(da Romallo) e primo di tutti don
Alessandro Stefenelli (da Fondo).
Visse e ope1·ò in Argentina per
tutta la prima metà del nostro se-
colo. Per la sua azione a favore dei
giovani e del mondo operaio fu
chiamato da eminenti personalità
della cultura e della vita sociale, in
riferimento al grande sociologo

3.7 Page 27

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Carlo Conci: un
salesiano per gli operai
Singolare figura di coadiutore. Nacque nel Trentino ma mori In
Argentina nel 1947 dopo una vita a servizio della classe operala
posti direttivi, che accettò in spirito
di servizio alla Chiesa e sempre con
l'autorizzazione dei suoi superiori. E
così fu ben presto eletto Presidente
della Commissione di Azione Sociale
dei Circoli Operai di ispirazione
cristiana, che dovevano confrontarsi
e contrastare con due forze allora
dominanti: il hòeralismo capitalista
con frange massoniche e un mar-
xismo aggressivo e spesso anarchico.
cattolico della Germania, il «Ket-
teler argentino»; altri lo con-
frontarono con Ozanam e la sua
opera in Francia, qualcuno, oggi,
potrebbe rievocarlo nella persona e
nei tentativi di Walesa in Polonia.
Perciò così veniva comunicata
alla famiglia salesiID}a la notizia
della sua morte: «E certamente
questa una perdita sensibilissima
per 1a nostra ispettoria e possiamo
dire per tutta l'opera di don Bosco
nella Repubblica Argentina ed an-
che nelle Nazioni confinanti» (d.
Raspanti).
Un progetto diverso
per il suo avvenire
Carlo è nato in una famiglia no-
bile e numerosa, ma soprattutto
molto religiosa, che affidò il ragazzo
per la sua istruzione ed educazione
all'Istituto dei Pavoniani ad Ala
(Trento) per i primi studi. Com-
pletati questi, il padre, preoccupato
della situazione familiare, gli fece
capire che non era il caso cli con-
tinuare gli studi, ma di imparare a
lavorare per bastare al più presto a
se stesso. Specializzatosi nel settore
tipografico, il giovane si occupò per
un certo tempo in una stamperia
della città. Ma andava progettando
un altro avvenire.
Ben diretto spiritualmente dal
sacerdote della parrocchia, avido di
letture serie, un giorno gli capitò tra
mano il libro «I cinque lustri di
storia dell'Oratorio» e cosi scoprì
don Bosco, la sua opera a Torino e
vent'anni di azione missionaria sa-
lesiana in Patagonia, Argentina.
Sognava da tempo una vita di
piena consacrazione all'amore di
Dio e dei giovani; e ora Iddio gli
indicava la strada che avrebbe po-
tuto - o dovuto - percorrere.
Scelse allora quello che Dio aveva
scelto per lui. Aveva 19 anni. Si
presentò alla Casa Madre dei Sa-
lesiani a Torino, incominciò con un
centinaio di giovani come lui l'anno
di «noviziato», cioè di iniziazione
alla vita salesiana, che concluse
impegnandosi davani a Dio e alla
Chiesa a vivere e operare to-
talmente e per sempre come sa-
lesiano «coadiutore», ossia religioso
laico.
Un mese dopo, con quasi cin-
quanta altri giovani, partiva per
l'Argentina, destinazione Buenos "
Aires, la capitale, dove l'azione sa-
lesiana si era già est~; e da dove si
era irraggiata la penetrazione mis-
sionaria nell'immenso, quasi de-
sertico territorio a sud, abitato dai
primitivi araucani, da poco con-
quistato e aggregato alla nazione
argentina: la Patagonia.
Contro il liberalismo
e il marxismo
In questa città Carlo Conci, ca-
pace, volitivo, lavorativo ed esem-
plare come religioso fu subito va-
lorizzato. Aveva compiuto da poco i
21 anni, quando fu incaricato di di-
rigere la scuola grafica dell'Opera
Pio IX. Un posto di responsabilità e
di prestigio. Ma non si sentiva per
niente un «arrivato». Insisteva nella
sua preparazione tecnica e pe-
dagogica; e si prestava, la domenica,
ad animare le attività dei ragazzi,
negli oratori salesiani della periferia.
Fu direttore della scuola grafica
per oltre vent'anni.
Cresceva intanto in lui la sen-
sibilità ai problemi sociali, anche
davanti all'urgenza di continuare la
formazione dei suoi allievi dopo la
conclusione del corso ·di pre-
parazione professionale, nella vita; e
sotto la pressione di disordini che
accadevano in città, tra i giovani e
nel mondo del lavoro.
Così, inserendosi nell'azione so-
ciale cattolica, promossa e sostenuta
dalle autorità ecdesiastiche, avviò
la fondazione e la diffusione dei
«Circoli di Studio», dei quali il S.
Carlo, diretto personalmente da lui,
fu considerato il modello.
I dirigenti di associazioni e
movimenti cattolici comin-
ciarono a conoscerlo, a valel'si della
sua collaborazione, fino ad affidargli
Il ule■lano coadiutore Carto Conci.
Ma, mentre andava maturando
la sua abilità e disposizione al-
1'azione sociale, specie tra i giovani,
venne a trovarsi poco alla volta in
mezzo alla lotta non solo contro i
nemici della dottrina sociale cri-
stiana, ma anche tra le fazioni cat-
toliche in contrasto tra loro e tra cui
bisognava prendere posizione.
Per lui la scelta è facile: la parola
del Papa. Riassume e commenta
discorsi ed encicliche e mette tutto a
disposizione dei suoi compagni in
tutte le campagne che intraprende:
incontri di fede, manifestazioni po-
polari, circoli di studio, comitati di
azione.
Per gli emigrati italiani, tra i
quali si diffondeva l'anarchismo,
fonda e amministra il quotidiano
«Italia»; per tutti dirige per-
sonalmente il giornale «El Pueblo»
(Il Popolo); assume la carica di Se-
gr-etario Generale dell'Unione Po-
polare Cattolica Argentina; convoca
il Congresso dei Cattolici Sociali
27 BOU.ETTINO SALESIANO i FEBBRAIO 1982

3.8 Page 28

▲back to top
dell'America Latina a Buenos Afres,
nel 1920.
L'anno più amaro della sua vita
Però i contrasti si acuivano, ag-
gravati dalle tensioni tra la S. Sede
di Roma e il Governo a Buenos Ai-
res (che aveva il diritto di «pa-
tronato», cioè di proporre una per-
sona gradita) per la nomina del
successore dell'Arcivescovo nella
capitale. Le organizzazioni cat-
toliche sociali insistevano su mons.
Il templo di Maria Aualllatrlce e l'l•tftuto San
cario cli Buenoa Alr••·
De Andrea, loro presidente, gradito
sia ai Vescovi che al Governo. Le
cose però si complicarono e il ve-
scovo ritirò la sua disponibilità, in-
contrando l'opposizione del governo.
Il coad. Conci, segretario, per so-
lidarietà col presidente rinunciò
all'incarico, inconti-ando però l'op-
posizione dei vescovi che lo ob-
bligarono a restare sulla breccia...
Allora i superiori salesiani, per
contribuire a un chiarimento e a una
soluzione accettabile da tutti e per
trarre il confratello dal grave di-
sagio, gli ordinarono di tornare in
Italia, «dove passò l'anno più amaro
della sua vita,,, annota l'autore del
libro «Conci», il salesiano J. Belza.
In quello stesso anno, quasi a
confortarlo, o come rivalsa, il Go-
28 o BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1982
vemo argentino lo raggiungeva in
Italia per nominarlo suo Delegato
operaio alla VII Conferenza In-
ternazionale del Lavoro, a Ginevra,
nel 1925, alla quale partecipò
avendo avuto via libera, anzi in-
coraggiamento, dai superiori sa-
lesiani. Assolto questo compito,
poteva rientrare in Argentina a ri-
prende.re la sua attività.
Dal canto loro, riconoscendo le
sua capacità e meriti - e so-
prattutto la sua buona fede - le
Associazioni Cattoliche e il nuovo
Arcivescovo, lo nominarono Pre-
sidente della Delegazione argentina
alla Commemorazione dell'enciclica
«Re.rum novanrm», a Roma, nel
1931.
Ma il coad. Conci non voleva fare
soprattutto l'uomo di rappresen-
tanza; e accompagnato da questa
rinnovata, unanime fiducia, pur in
mezzo a certi strascichi alle vicende
di qualche anno prima, continuò a
operare con serenità e slancio per un
altro decennio attraverso la stampa
periodica e gli opuscoli a portata di
tutti, i suoi interventi e la sua pa-
rola, per approfondi.re e divulgare la
dottrina sociale della Chiesa.
Pubblicò i manuali «Los pon-
tifices romanos», «La cuesti6n so-
cial», «El Papa y la humanidad»,
«Verdades y Hechos», ecc.
Fondò e diresse la Rivista «Re-
stauraci6n social» nella quale riaf-
fermava i principi sociali della
Chiesa, dimostrava la sua profonda
conoscenza dei problemi. e una ele-
vata mentalità e coscienza di cre-
dente. Vi collaborarono studiosi e
pubblicisti di grande rinomanza. Per
questo lavoro (che finì, dopo anni di
successo, con la soppressione, in re-
gime dittatoriale) ebbe ri-
conoscimenti da tutti gli ambienti,
ecclesiastici e laici, in tutta l'A-
merica Latina.
Sulla breccia, fino alla morte
Dopo quarant'anni passati a
Buenos Aires, il coad. Conci visse gli
ultimi dieci anni della ·sua vita a
Rosario, nella locale opera salesiana,
trasferitovi dai superiori ed accolto
con grande entusiasmo dall'Arci-
vescovo il card. Caggiano e dalle
organizzazioni cattoliche.
Fu subito nominato Direttore del
Segretariato per l'Azione Sociale,
per la città e l'ampia diocesi. Lavorò
alla formazione dei segretariati nelle
parrocchie, parlò nelle riunioni,
tenne corsi di sociologia cristiana e
spesso fu chiamato a risolvere con-
tlitti tra imprenditori ed operai; e
dopo l'ultima guerra mondiale si
impegnò e sacrificò ~utto nella rac-
colta di denaro, vestiario e viveri per
gli orfani e i sinistrati dei Paesi eu-
ropei e asiatici, a capo dell'orga-
nizzazione promossa dall'Arcive-
scovo per rispondere all'appello di
Pio XII.
Era qui la sua caratteristica, ciò
che ispirava pensieri e sentimenti e
lo spronava al lavoro: l'amore al
Papa.
Fu uno dei principali promotori
dell'introduzione della Festa del
Papa in Argentina, oratore ufficiale
nelle celebrazioni, studioso e di-
vulgatore delle encicliche dei Papi,
specie nel campo sociale. Scriveva
nell'ultima lettera al suo Ar-
civescovo: «Per me lavorare per la
Chiesa... è un onore e causa di
grande gioia!». E di lui l'Arcivescovo
di Salta mons. Tavella diceva:
«Conoscendo l'amore che il sig.
Carlo sentiva per la Chiesa e il modo
con cui la servì, molto volentieri
rendo testimonianza di questi sen-
timenti che provo nel giorno della
sua morte e prego i miei confratelli
salesiani che li accettino come ade-
sione mia alla loro gioia più che al
loro lutto, perché essi possono of-
frire a Dio questo salesiano cosi
impegnato e fecondo nell'azione
sociale; e legano alla storia ar-
gentina la sua figura sommamente
esemplare e incancellabile».
Pio XII gli conferi l'onorificenza
«Pro Ecclesia et Pontifice» a ri-
conoscimento del suo fervido apo-
stolato e della sua inalterata de-
vozione al Papa e ai pastori della
Chiesa.
L'altra sua caratteristica fu di
essere una salesiano fedele alla sua
vocazione, entusiasta di quanto i
suoi confratelli riuscivano ad ope-
rare nel nome di don Bosco, in tutto
il mondo.
La vita, l'azione spesso frenetica, i
viaggi, i contatti con tanti ambienti
e persone non lo distolsero mai
dall'intimità della preghiera e dalla
piena dedizione al servizio degli al-
tri, fatto con semplicità e sacrificio
di sé. Sono le concordi te-
stimonianze di quanti lo hanno av-
vicinato.
Era preparato a morire, scriveva
al suo superiore: "Prevedo prossima
la mia morte: non la desidero, ma
neppure la temo». E la morte arrivò,
quasi fulminea, suscitando emozione
e compianto, espressi anche da una
larghissima partecipazione ai fu-
nerali e da numerose iniziative in
varie città dell'Argentina per com-
memoralo.
Lo abbiamo fatto anche noi, in
queste pagine, con commozione e
riconoscenza.
Giuseppe Clemente}

3.9 Page 29

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MACAO / UN COADIUTORE PER I PICCOLI DELINQUENTI
I due volti
di Macao
Una realtà contraddittoria di consumismo e miseria. Tra sfruttati
e rifugiati vietnamiti. L'azione del Salesiani e di un coadiutore:
Il signor Ao.
La corsa al casinò è tanto nu-
merosa da costringere la Compagnia
di navigazione che gestisce il col-
legamento con Hong Kong a met-
tere battelli straordinari ogni fine
settimana senza per questo smaltire
le lunghe file dei passeggeri.
Due miglia lontano, sull'isola di
Taipa, c'è il percorso per le corse dei
cavalli bardati ed i turisti che vo-
gliono assistervi sono costretti ad
*andare in taxi o in bus.
L'altro vol to. Diverse centinaia
di vietnamiti vivono in grosse zat-
S in da quando l'esploratore
portoghese Vasco De Gama
fece il suo storico viaggio via
mare nel lontano Oriente, quasi
cinque secoli fa, il porto di Macao
nella Cina del sud, è stato un centro
per commercianti e missionari.
Per primi vi giunsero i Gesuiti.
Tre quarti dj secolo fa anche i Sa-
lesiani che incominciarono a la-
vorare nella parte est di Macao.
Guardando al suo passato o al suo
presente, Macao sembra il posto
ideale per la non comune e nem-
meno rara attività salesiana: ope-
rare in una istituzione per giovani
* delinquenti.
Una città e due isole. Macao
è formata dalla città principale -
che porta lo stesso nome e che
guarda al continente cinese - e da
due isole, ad una certa distanza
dalla costa - Taipa e Coloane -
tutte unite su una linea da vie so-
praelevate.
Una mezza dozzina di miglia in
linea d'aria, giacenti 40 miglia ad
ovest di Hong Kong e i rimanenti 60
miglia al sud di Canton.
Guardando in un senso Macao è
alla fine della linea. Non ha ae-
reoporto. La sola via per rag-
giungerla è una barca da Hong
Kong ed è anche la sola via per la-
sciarla.
Macao è il più vecchio in-
sediamento straniero nel lontano
oriente ed è t utt'oggi possedimento
portoghese. Vi si trnva l'atmosfera
di una comoda città lungo il confine
tra la Spagna e il Portogallo. Strade
strette contornate da negozi che
vendono di tutto: dalle olive al vino,
alle campane per le chiese e le torri;
non di rado nelle vicine piazze si
sentono suonare alcune bande.
Gli unici portoghesi che con-
tinuano a risiedere a Macao sono
militari e domestici. I quattro mi-
lioni di residenti sono dunque in
massima parte cinesi. La lingua co-
mune è l'inglese. I commercianti di
Macao si occupano di riso, pesce ed
olio assieme ad altri prodotti ne-
cessari all'esistenza umana, ma
Macao ha avuto anche fama d'es-
sere patria di spacciatori e con-
trabbandieri di oppio. Per la sua
posizione geografica - sull'orlo del
continente cinese - Macao è stata
considerata come centro per il
traffico dei «Coolie» (nome dato a
operai, scaricatori di porto e por-
tabagagli soprattutto in India e in
Cina).
C'è così chi ha fatto fortuna sulla
pelle di lavoratori non specializzati
ed inesperti. Oggi questa forza la-
voro si lamenta per la concorrenza
che viene dai profughi cinesi e
vietnamiti. Quest'ultimi infatti la-
vorano per un piatto di riso e un
letto.
L'economia di Macao in tempi
recenti ha trovato ossigeno in una
sorta di turismo pendolare che
porta nell'isola un certo numero di
persone. Molte di queste persone
tuttavia di Macao conoscono sol-
tanto il casinò ed i percmsi della
famosa corsa dei cavalli bardati.
Il casinò è grosso modo situato a
12 dozzine di yards dal-
l'imbarcadero. È costruito nei pressi
di un albergo: una bianca, splen-
dente struttura con una torre co-
ronata da un mazzo di gigantesche
palle da «roulotte».
tere o barconi ru·enate su un faz-
zoletto di spiaggia poche centinaia
di yards giù dalla strada principale
del percorso della corsa.
Essi sono i più senza casa dei
senza casa dal momento che non
godono nemmeno della qualifica
ufficiale di rifugiati. Essi hanno
raggiunto Macao non direttamente
dal Vietnam ma dalla Cina ri-
manendo li il tempo sufficiente per
esservi registrati.
Il loro essere stati in Cina li
squalifica come rifugiati secondo la
definizione che di questi viene data
dalle Nazioni Unite.
I vietnamiti sono stati aiutati con
riso e qualche altra cosa necessaria
dalla Caritas e da benefattori pri-
vati. Per poter loro dare acqua po-
tabile è stato deviato il percorso
delle corse.
I patiti di queste, tuttavia, non
vedono nemmeno lungo il percorso i
rifugiati accalcati sulla spiaggia né,
tanto meno la casa salesiana per la
rieducazione dei minori dedicata a
San Francesco Saverio nell'estre-
* mità dell'isola di Coloane.
La St. Francis Xavier school.
Una lapide sull'edificio identifica la
scuola di origine americana. Essa
dice: «La scuola originaria fu co-
29 BOLLE'TTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1982

3.10 Page 30

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struita per dono del popolo ame-
ricano attraverso il Catholic Relief
Service, USCC, e inaugurata dal
console generale degli USA Charles
T. Cross il 3 maggio 1974».
Inizialmente il S. Francesco Sa-
verio fu usato dai Salesiani come
tipica scuola professionale; gra-
dualmente le autorità inserirono
ragazzi che presentavano particolari
problemi educativi. L'arrivo di
questi finì con il creare una certa
inquieturune tra gli altri studenti.
Vi fw-ono episodi dj violenza, mi-
nacce e perfino estorsioni. La scuola
regolare andò man mano scemando.
Del resto le pubbliche autorità non
volevano mettere i giovani nelle
prigioni dj stato. Come nel Por-
togallo, il Governo si rivolse alla
Chiesa per aiuto. TI Vescovo cercò
fra le varie congregazioni e la cosa
finì sui Salesiani.
Il progetto fu discusso con le au-
torità e per un periodo dj tempo i
Salesiani decisero dj provare. Dal
momento che il lavoro era alquanto
differente dalla loro attività abi-
tuale ebbero particolari accordi con
le autorità, come ad esempio, l'età
dei ragazzi che dovevano essere ac-
cettati e cosi via. Il governo fi-
nanziava il progetto mentre i Sa-
lesiani avrebbero pensato al resto.
Altra condjzjone era che la con-
venzione fosse annuale e rin-
novabile. Questo accadeva cinque
anni fa.
Secondo il signor Ao, coadiutore
salesiano e direttore del centro le
cose vanno bene anche se gli alunni
sono cambiati ed il nome della
scuola è rimasto lo stesso.
«Chiamarla St. Francis Xavier
school suona bene», osserva il Si-
gnor Ao.
La scuola è essenzialmente per i
minorenni tra i 9 e i 16 anni anche se
spesso questo limite è alzato per
inserire qualche ragazzo più grande.
L'«eccezionale» popolazione è di
circa quaranta ragazzi che restano
nella scuola per uno o due anni, al-
cune volte meno, altre dj più.
Periodicamente il giudice dei
minori chiede informazioni sulla
condotta di ognuno e se le in-
formazioni sono positive, il giovane
viene rilasciato.
I rei tipici sono ladri di poca im-
portanza - si direbbe di galline - e
scassinatori di macchine. U signor
Ao dice che quasi il 90% vengono da
famiglie povere dei bassifondj ru
Macao.
«Se domandate loro perché ru-
bano, generalmente avrete questa
risposta: aiutare mia madre».
Del resto non hanno altro modo
di avere denaro e la maggior parte
30 BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1982
Ec:eo Macao, Il ■uo mare e In primo plano la CaH del Governatore,
dei loro genitori non banno il tempo
di curarli.
Il signor Ao non ha studiato di-
ritto penale, né ha avuto una diretta
esperienza di assistenza sociale. Per
27 anni, prima di questo lavoro, ha
lavorato nella,_tipografia salesiana ru
Hong Kong. E nativo di Macao ed è
salesiano dal 1946. Dopo aver stu-
diato in Europa è ritornato nel
lontano oriente per andare nella ti-
pografia di Hong Kong. Ma non è
del tutto estraneo alle carceri dal
momento che ad Hong Kong aveva
organizzato un coro di alunni che
andava a tenere concerti e spettacoli
negli istituti di pena.
La sua ubbidienza - l'anno pas-
sato alla St. Francis Xavier school a
capo del gruppo degli insegnanti
laici interni -; è stata inaspettata.
Quando don Matthew Tchong, il
direttore originario, dovette essere
sostituito per motivi di salute, fu
chiesto un volontario. Il signor Ao
rispose.
«Alzai la mano - dice - e fui
mandato io».
TI programma scolastico è una
combinazione fra teoria e pratica.
Mattina e pomeriggio ci sono lezioni
di cinese, matematica o altro. Vi
sono cinque ore di lavoro pratico al
giorno, soprattutto: stipettaio e
meccanico.
Il coadiutore Ao crede che tutti i
ragazzi «sono buoni dentro». Il suo
metodo è: «trattarli come tali»
usando i principi salesiani. TI suo
metodo sembra buono.
«Non puoi vedere subito gli ef-
fetti del trattamento - dice - ma
a poco a poco te ne accorgi. Ora
possiamo lasciare il cancello aperto
perché nessuno scappa».
Racconta di un giorno in cui sta-
va conducendo per un picnic presso
la casa ispettoriale di Macao, un
gruppo di rngazzi. All'improvviso,
su di un passaggio rialzato la mac-
china si bloccò. Il signor Ao disse ad
un agente di custodia di rimanere in
macchina mentre lui andava con
l'auto-stop all'istituto per prendere
gli attrezzi per ripararla. Ai suoi
giovani diede i soldi per l'autobus e
le indicazioni per raggiungere la
casa ispettoriale, con l'ora di ap-
puntamento.
«Ogni cosa riuscì perfettamente»,
dice.
Quando il signor Ao va ad Hong
Kong chiede ai suoi ragazzi se de-
siderino qualcosa. Uno chiede la
corda della chitarra, un altro i semi
per dei fiori ed un altro ancora un
libro di canzoni.
«Lo faccio per incoraggiarli -
dice - nell'ultima gita bo comprato
un cubo magico ciascuno».
Nei compleanni organizza una
festa con il dolce. C'è un bicchiere di
vino per i professori e bibite per i
ragazzi.
«Vi sono molte facce sorridenti
perché si respira aria di famiglia».
Andare a nuotare e a pescare, or-
ganizzarn una rosticciata sono at-
tività facoltative e «premio per i più
buoni».
Qualche volta porta i 1·agazzi al
ristorante per un pasto diverso.
Quasi tutti i giovani sono pagani,
ma ogni giorno prima dei pasti si
recita il Padre Nostro. Nella tra-
ruzionale «Buona notte» parla per
un'ora.
«Qualche volta parliamo della
Parabola del figlio prodigo e di altre
oppure della vita dei santi di cui
l'indomani ricorre la festa. La mo-
ralità, poi, per i cinesi è un fre-
quente argomento di discussione.
Insegno come deve essere un uomo
onesto, un uomo dj successo. Anche
se sono pagani. voglio che siano
buoni pagani».
Daniel M. Madden

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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PROBLEMI EDUCATIVI
Riciclare
la bontà
Q uel giorno mezza Italia aveva
cominciato la giornata con
nel cervello un gran ri-
sentimento verso i giovani. Il gior-
nalista di turno al TGl sin dalle
prime edizioni del mattino aveva
diffuso la notizia che due giovani
dell'Arkansas avevano derubato e
appeso per il collo a un segnale
stradale un pacifico autista, perché
dopo aver concesso loro l'autostop,
si ~ra poi rifiutato di pagare da bere.
E un episodio di un paio di anni
fa, ma l'insensibilità dei giovani sta
diventando praticamente un fe-
nomeno di cui si lamentano un po'
tutti.
Sono soprattutto gli anziani a
dire che i giovani d'oggi sono me-
nefreghisti e qualunquisti: non sa-
lutano, mancano di precisione e non
mantengono g)j impegni, non dicono
grazie nemmeno quando ti fai in
quattro per loro.
E sono maleducati ed arroganti.
«Fatti i cavolacci tuoi!», ha risposto
un ragazzo di 12 anni alla madre
troppo premurosa, che lo voleva
vicino sul tram.
Qualche mese fa un quotidiano ha
pubblicato nella rubrica «Specchio
dei tempi» una lettera destinata a
suscitare un vespaio di reazioni. Ne
riportiamo qualche brano, eli-
minando un paio di volgarità (ma
non gli errori d'italiano):
«Ciao io sono Silvia, lui Marco.
Ore 10.30 ora di fisica. Uffa. Sono
stufa e rotta; ho appena finito di
leggere la lettera di colei che si firma
Bella Moiso. E uno schifo. Penso,
ma che cavolo gliene frega a lei se a
noi ci stà bene di stare seduti sui
tram e di non cedere il posto? O
forse pensa che solo i vecchiacci...
siano stanchi?
Noi ci siamo rotti della stupida
ipocrisia e del ributtante qua-
lunquismo come il suo, cara Bella
(centoventenne, o centosessantenne)
e restiamo seduti continuando im-
perterriti a far finta di niente (il
prof. di fisica mi sta lanciando
un'occhiata cattiva).
Adesso Lei e tutti quelli come Lei,
mi diano pure della maleducata,
della sfacciata e se vuole anche della
sovversiva, a me non me ne frega un
tubo! Noi ce ne sbattiamo degli
stupidi giudizi dei bigotti dementi, e
arteriosclerotici (il prof. mi ha
schiaffato un quattro perché non stò
attenta). E lei cara, anzi carissima
signora, e tutti quelli che come lei
infettano questa schifezza di società
con il loro scandalismo e la loro in-
dignazione, ci fanno venire il latte
alle ginocchia. Volete un consiglio?
Buttatevi nel Po o scappate nel
Tibet e datevi al maomettanismo.
Perché noi ce ne strafottiamo di voi,
perché noi siamo giovani, facciamo
l'amore quando ci pare, e se ci ci
spinelJiamo, perché noi amiamo la
pace e le cose vere!» (Silvia e Mar-
co).
La lettera, com'è facile im-
maginare, ba fatto sgranare gli oc-
chi. Discussa in migliaia di classi e
di famigliie, moltissimi giovani
hanno sentito il bisogno di replicare
per dire che rifiutavano in blocco il
loro discorso:
«Cara Silvia, più che lo sfogo
violento mi ha colpito la rabbia e il
rancore che traspaiono dalle tue
parole» (Agnese).
«Abbiamo letto anche noi la de-
lirante lettera e non ci siamo certo
scandalizzati: chi l'ha scritta non è
giovane, ma apprutiene ad una ca-
tegoria purtrnppo senza età, quella
degli aridi, degli insensibili...»
(Alessandro, Giampiero, Monica e
Simone).
«Certo la vostra lettera è violenta,
volutamente provocatoria e dis-
sacratoria. La società è una schi-
fezza: rifiutarne in blocco ogni sua
componente può sembrare un fatto
rivoluzionario. Ebbene, sfacciati e
maleducati sì, ma soversivi no. Il
vostro razzismo non costituisce un
fatto rivoluzionario» (Maria Gra-
zia).
«Della lettera di Silvia mi ha
colpito il desolante conformismo: le
solite parole, le solite volgarità...»
(Maria Teresa).
Queste risposte hanno colto nel
segno. Perché ciò che davvero col-
pisce nella lettera di Silvia e Marco
non è tanto il linguaggio a cui forse
non tutti sono abituati e nemmeno
probabilmente ciò che dicono degli
anziani. Nella foga della polemica,
certamente hanno scritto qualche
parola di più. Ciò che appare dav-
vero drammatico è che senza vole.rio
Silvia e Marco hanno dato con
quella lettera un ritratto di se stessi.
Salta cosi fuori il proftlo e lo stato
d'animo di quei due ragazzi, ap-
parentemente liberi e spregiudicati,
ma che sono diventati prigionieri
delle barriere che essi stessi si sono
costruite.
Si sono messi fuori della società,
ma lo hanno fatto con arroganza,
con risentimento, con rabbia. Di-
cono di amare le cose vere e la pace,
in realtà vivono chiusi nel loro
mondo.
Nonostante l'apparente disin-
voltura che ostentano, Silvia e
Marco sono semplicemente due ra-
gazzi carichi di problemi e che de-
vono ancora imparare a vivere.
Oggi i ragazzi imparano presto ad
arrangiarsi. In un mondo di pre-
potenti, si fanno largo a gomitate.
Sin dai primi anni di scuola, ca-
piscono che se vogliono sopravvivere
devono misurarsi con gli altri, con-
m- siderarli come dei rivali, superare
ogni debolezza o complesso di
feriorità, non permettere a nessuno
di avere la meglio su di loro. Lara-
gazza passa all'attacco soprattutto
con la violenza della parola e del-
l'atteggiamento per emarginare le
rivali; i maschi invece si difendono
anche con i pugni ed hanno reazioni
insospettabili nel vendicarsi.
Ragazzi e ragazze crescono con la
convinzione che il mondo sia dei
furbi e che per avere diritto di cit-
tadinanza in una società mont.ata
così si deve andare all'arrembaggio.
«Vale la pena essere gentile e one-
sto, quando la gente ti ripaga di-
cendo: guardo quanto è stupido?»
(Carlo).
La parola d'orgine è quindi quella
di far tacere i sentimenti, di di-
ventare dei «duri». Non c'è amicizia
o affetto che tenga. «Ho creduto per
un certo momento di poter cambiare
il mondo, ma ora non lo credo più.
La gente non mi piace. Il prossimo
non lo amo. Sono cose che ho im-
parato vivendo, giorno per giorno.
Tutte le volte che ho creduto nel-
l'amore e nell'amicizia ho riportato
solo profonde ferite. Ma questa non
è una posa, è una faccenda ter-
ribilmente triste. lo sono un uomo
solo».
31 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1982

4.2 Page 32

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La testimonianza è di Marlon
Brando, un adulto che pensa però
ancora come molti adolescenti.
La bontà non è debolezza. So-
prattutto oggi, in cui gli egoismi di
tanti si assommano, creando un
clima di diffidenza reciproca e di
rivalità.
Decidere di diventare «buoni»
quindi è sempre una scelta difficile e
coraggiosa, anche perché ben presto
si passa per «strani» perfino agli
occhi degli amici.
Il problema grosso però è proprio
quello di incominciare. Il giorno in
cui qualcuno comincerà a sorridere
alla gente, molti faranno delle
smorfie di diffidenza. Ma se si con-
tinua a sorridere, probabilmente i
gesti di apertura verranno capiti e
condivisi e qualcosa si sgelerà at-
torno, e si creerà un clima diverso.
Sono in molti infatti a sperare che la
gioia e l'amore siano ancora pos-
sibili.
La bontà d'animo, se si vuole,
riassume un poco un insieme di
sentimenti che ci fanno accostare gli
altri in modo diverso e che ci fanno
vedere chi ci è vicino non come ad
un nemico da schiacciare, ma come
ad un amico con il quale si può fare
un po' di strada insieme.
Ma «riciclarela bontà» non basta.
È tutto un mondo di sentimenti che
andrebbero ricuperati: la fedeltà, la
lealtà, la semplicità, la sincerità, la
tolleranza, la disponibilità, lo spirito
di sacrificio... Sono sentimenti in-
dispensabili per eliminare i rapporti
fatti di prepotenza o dj indifferenza.
La tolleranza. E accettare di
mettersi al livello degli altri, anche
se hanno dei limiti. È capacità di
perdonare, di ridare fiducia all'altro
che ha sbagliato; è gioia di ac-
corgersi che gli altri sono diversi da
noi, che fanno fatica come noi ad
essere autentici. Per questo la tol-
leranza, che parte dall'esperienza e
crea simpatia, è anche segno di in-
telligenza.
La fedeltà e la lealtà. Si-
gnifica non mollare neanche quando
«non ce la fai più»; assumersi le
proprie responsabilità, dimostrare
coi fatti che su di te si può sempre
contare. Vuol dire non lasciare le
cose a metà, avere l'ambizione di
vedere crescere il bene attorno a sé,
senza scoraggiarsi. Vuol dire anche
rispettare gli altri, evital'e il pet-
tegolezzo, l'ironia cretina.
La semplicità. «Oggi non si
bada più alla gioia di veder spuntare
un fiore, di vedere sorridere un
bimbo, di vedere spuntare la prima
stella. Forse sarò sentimentale, forse
sarò romantica, ma penso che oggi si
sia perduto il senso delle cose sem-
plici. Questo mondo così mec-
canizzato, così superattrezzato sta
facendo di noi degli automi, delle
teste vuote» (Franca). La semplicità
non è da confondersi con l'in-
genuità. Chi è semplice ha me8$0
ordine nella sua vita: è sincero con
se stesso e con gli altri, sa gustarn
l'esistenza e ogni forma di vita.
La disponibilità. Significa
non emarginare e non emarginarsi.
E donarsi agli altri cosi come si è,
sfruttando le buone qualità e
sm~ando i propri difetti.
E la disponibilità che qualifica
più di ogni altra cosa i giovani e fa
sperare che, nonostante tutto, rie-
scano a realizzare quel «riciclaggio,,
dei sentimenti che può trasformare
la società: «Giovane è chi si stupisce
e si meraviglia: sfida gli av-
venimenti e trova la sua gioia nel
gioco della vita...» (Mac Artur).
Umberto De Vanna
32 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1982
GERMANIA, Bonn. È
questo uno dei tanti
concerti organizzati in
Germania dalla procura
missionaria salesiana di
Bonn. In più di trenta
chiese la cantante-at-
trice Olivia Molina con
un coro di ragazzi co-
lombiani ha registrato il
tutto esaurito. La te-
levisione tedesca ha
prenotato due serate.
Don Karl Oerder, della
procura di Bonn, si au-
gura che ìl successo
continui per poter con-
cretizzare il progetto di
sviluppo per la par-
rocchia •Nino Jesus»
di Bogotà.
Amici di
Don Bosco
senza
Bollettino
Salesiano7
Eppure...
...eppure Il BS è Il dono
cordiale che Don Bosco dal
lontano 1877 Invia al suol
amici.
È la rivista della Famlglla
Saleslana: Informa aul la-
voro che I flgll di Don Bosco
svolgono tra I giovani e nelle
missioni.
Lei non riceve Il BS? È
Interessato al suol con•
tenuti? Lo richieda.
Conosce persone spi•
ritualmente vicine a Don
Bosco, che gradirebbero
riceverlo? Lo richieda.
Scriva chiedendo per sé,
per altrl, l'omagglo del Bol•
lettino Salnlano.
Comunichi gll Indirizzi
chiari • completi a:
UFFICIO
PROPAGANDA SALESIANA
CASELLA POSTALE 9092
00163 ROMA-AURELIO

4.3 Page 33

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I NOSTRI SANTI
Giuditta e Luciano Fontana, Ner-
viano (Ml), rinnovando sentimenti di
fiducia e di riconoscenza per l'in-
tercessione di san Domenico Savio,
invitano le coppie di sposi ad aver fede
nella preghiera.
RINGRAZIANO M. AUSILIATRICE,
D. BOSCO E I SAN- - 'I""
Lina Pacucci.
Bari,
ringrazia
Maria Aualllatrlce
per aver assistito
visibilmente la fi-
glia, sposata da
poco. a superare
varie difficoltà per
trovare una abi-
tazione decorosa e
definitiva, e giun-
gere a una so-
luzione pienamente soddisfacente.
Lucia Panasci,
Corleto Perticara
(PZ) è particolar-
mente riconoscen-
te a Don Bosco
per aver aiutato
la figlia a supera-
re il trauma di un
grave disturbo. con
diagnosi preoccu-
pante, dal mo-
mento che la cosa
s, è risolta bene.
confermata da una diagnosi ras,.
sicurante.
Sr Angela Gon-
za/es Visquel, La
Vega - Venezuela,
è felice di ri-
confermare la sua
rìconoscenza a
Madre Mazzerello,
In cui ha posto la
sua fìducla, avendo
conquistato in po-
co tempo. dopo
un'operazione chi-
rurgica, un'isperata, perfetta gua-
rigione da intensi dolori alla colonna
vertebrale, che l'hanno costretta a
tante precedenti cure e a dover far uso
della sedia a rotelle, per quattro anni.
Maria Vittoria Repetto (Genova)
ringrazia i Martiri Salesiani in Cina per
l'aiuto prestato durante una grave
malattia che aveva colpito il fratello,
attribuendo alla loro intercessione
•non solo il buon risultato, ma anche
te tante grazie spirituali ricevute nella
lunga prova~.
Marcello Pagana, Palermo, at-
tribuisce al santo vescovo mons. 011-
vares particolari favori materiali e spi-
rituali.
PER L'INTERCESSIONE
DI SAN DOMENICO - VIO
Il piccolo Davide
aveva frequentato
nel pomeriggio
l'oratorio. Rientrato
a casa. accusa forti
dolori all'addome,
con nausea evo-
mito. Gli vengono
prestati i primi ri-
medi, ma lo stato di
sofferenza perdura
tutta la notte. Il
medico. chiamato con urgenza, ordina
Il ricovero immediato all'ospedale. La
diagnosi incerta preoccupa i familiari.
Ci affidiamo a Hn Domenico Savio e
cominciamo tutti a pregare. Dopo ri-
petuti esami è comunicata la diagnosi:
attacco di febbre tifoide. Dovrebbe
essere trasferito al reparto d 'I-
solamento, ma invece la degenza
continua in ospedale, in pediatria. Si
vogliono attendere ulteriori ac-
certamenti, che
un po' in-
spiegabilmente - risultano negativi.
Noi siamo convìntì che si tratta di una
sensibile protezione di san Domenico
Savio, che ringraziamo e preghiamo
perché la sua assistenza continui: e
Davide lo Imiti nelle sue virtù.
sr Giovanna Borsani FMA
Varese
Elena Saracco, Calamandrana
(A T), attribuisce a san Domenico Savio
un'assistenza speciale al figlio Ste-
fano, che si è ripreso quasi im-
prowlsamente da grave malattia: e a
lei, per averla tratta felicemente da una
situazione difficile e dolorosa.
+ Floriana Scapln Vafentini, Vittorio
Veneto (TV). pregando con la novena e
portando l'abitino, si è sentita par-
ticolarmente aiutata nel superare le
difficoltà del parto, felice ora del due
figli, un bambino e una bambina.
Rosamaria Pace, Riposto (CT),
per merito del santo delle culle, più
volte nell'occasione del parto ha po-
tuto contare su una protezione par-
ticolare.
Luisa Palli. Milano, certamente
aiutata da san Domenico Savio (che
ha pregato tanto), è riuscita a superare
alcune gravi difficoltà, al di là delle sue
attese.
Leonarda Messana, Sommatino
(CL), dopo aver pregato tanto san Do-
menico Savio è felice di essere stata
esaudita con la nascita di un bimbo, Il
primo dopo più di dieci anni di ma-
trimonio.
Carmelina Graci, S. Cataldo (CL),
insieme col marito più di una volta ha
constatato l'Intercessione del santo
delle culle, con un'assistenza speciale
che ha accompagnato il periodo della
gravidanza, dei parto e dei primi mesi
di vita della loro bambina.
Caterina Piana, Osi/o (SS), li-
berata da una situazione pe-
ricolosissima - un incendio in camera
da letto - è certa di una speciale
protezione di san Domenico Savio, di
cui porta sulla persona l'immagine.
Bruno e Palma Brigida Vazzana.
Condofuri Mar. (RC), ringraziano Do-
menico Sé.vio per la nascita di Maria
Domenica.
Barrasi Alda, Scordia (CT), è ri-
conoscente a Domenico Savio per
aver aiutato la madre a liberarsi presto
da gravi disturbi cardiaci. che per-
duravano da mesi.
Ersilia Zen Glordannengo, Bo-
sconero (TO), sente il dovere di rin-
graziare Il santo ragazzo di Don Bosco
per una grazia speciale ottenuta per
sua Intercessione, a favore della figlia.
Giovanna Tognetti ved. Valenza,
Sovizzo (VI). ringrazia per l'assistenza
alla figlia e a sua madre, dandole fi-
nalmente la gioia di diventare nonna.
Olga Martin/, Borgo S. Da/mazzo
(CN). esprime riconoscenza al santo
delle culle per averla assistita e aver
dato a lei serenità e fiducia in una dif-
ficile gravidanza, pregando che la
creatura cresca sana e conservi un'a-
nima bella, come Dio l'ha consegnata
ai genitori.
Cl HANNO SEGN LATO GRAZIF
Avatano Esterina Azzolini Uliva• Balocco Crosllna
Bassano Rosina eecctilo Fam,gla • eenedetto Fa-
miglia Bonacossa Giuseppe Sorgesi Pinuccia
eosco Elena • R,enza Racl'lele • Brunello Pel•
hzzaroh Mana - Buono Mana Calandretll Luisa
Cannavò Anna CaSSI Maria - Cavaghano Rosanna
Carottm, Lucia Cesarm, Fulvra - Colett, Te,esa
Costa Domenica - Costanono Antonio • Cremooes,
Pierina - Dalla Grida Mana Del Tetto Maria Oe-
martlno Laura Desfree Barbera • Fenogho Gala
Piera Fontana Giuditta Luciano Fontanella Elsa
Tallone • FormI9onl Fernanda • Franco Zlla • GII•
Ialite Teodora • Garaglola Maria Gazzera Maria
Gecchele Gabriella • Grlla Famiglia Goggero An•
tonlo e Luc,a • Granata V,ncenza Gigloelmeltl Ca-
terina La Peria Mar,a Wsenda Maria Manco
Maria Vittoria• Mandur;o Irene Maranzana Franco
e Marco MarchIsI0 Norina Man1ano Maria
Maugeri Lucia • Oppeilo Cesarina Oleri Giuseppa
Nebbia Jotanda Nlc•ta Paolina Peronclnl Carlo e
Famfglla - Rallerì Carla Rasa Giovanna Re MB•
tilde Rinaldo Maria Rot>erto Francesca Rut>atto
Vrrgonia e Rinaldl - Saporii! Giuditta Samputro
Stefano • Serenza Lurgona - Scouano Alfonsa
Smengho Giacmta • Spanu Natalia Splroo Antonina
Spolh Anna SupartJno ManuCCJa Tartaro Mo-
desio - Terzolo Romano Tucc, Annamana
33 BOLLETTINO SALESIANO r FEBBAAIO 1981

4.4 Page 34

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I NOSTRI MORTI
dendo al familiari che chiamassero Il
sacerdote e che questi gli prestasse
tutta l'assistenza religiosa. Diceva
,Queste cose bisogna prenderle sul
serio, bisogna farle bene e per tempo!•
Seguiva con interesse e simpatia la
locale opera delle Flglle di Maria ALI·
slllatrlce.
IIARCHISIO uc. CARLO Salfflano t a Torino/Valdocco a 75 anni
È stato un sacerdote fedele. al
servizio di Dio e degli altri. nei modi
che le sue personali spiccate capacità,
la disponibilità alle richieste del su-
periori e agli impulsi della grazia gli
hanno suggerito e consentito, su lutto
l"arco della sua vita salesiana sa-
cerdotale. Lavorò con fedeltà e lm•
pegno come amministratore degli aiuti
della Pontificia Opera di Assistenza
nelle terre devastale dall"ullima guerra;
e successivamente come coordinatore
delle amminlstraz.lonl di molte opere di
Don Bosco in Piemonte (lspettorla
Subalpina). Fu educatore e Direttore
delle comunità educative a S. Mau-
ro/Torino e a Fossano. fedele in-
terprete del sistema educativo di Don
Bosco. Diede Il meglio di a Torino, Basilica di Maria Ausillatrlce, dove come
parroco incontrò migliaia e migliaia di persone, alle quali - piccoli e grandi -
ha comunicato le verità. i principi morali e I valori religiosi della fede cristiana; e
negli ultimi anni di vita come confessore ha donato il perdono di Dio.
■ECHRU MARTINO GIUSEPPE Sa•
IHlano Coadluto,- I S. Pietro in Pa-
lazzi (Livorno) a 68 anni.
Nonostante la sua malferma salute,
lu un saleslano di vita esemplare per-
pensiero cercava di conoscere al•
traverso la lettura dell'«Osservatore
Romano, e del glornall cattolici. Ra-
gione, religione, amorevolezza sono
stati I mezzi di cui si servl nella sua
sonalmente e nella comunità; e un la• lunga presenza e missione di edu-
voratore tenace, pronto a ogni mo- catore-insegnante: lo ricordano rl·
mento a dare una mano a chi ne conoscenti e ammirali gli exallievl.
avesse bisogno. Sebbene non fosse di
carattere espansivo, partecipava vo- IIACHI aac. BIAGIO SalHlano t a
lentieri a conversazioni che lo in-
teressavano e non mancava di so-
estenere I suol punti di vista con calore
con una certa competenza. Un male
che aveva radici lontane andò in questi
ultimi tempi aggravandosi. Cl lascia un
esempio di pietà e carità, da ricordare
e praticare.
Messina a 69 anni.
Fin dalla prima giovinezza entusiasta
della sua donazione a Oio nella .Chie-
sa, al servizio dei giovani con Don Bo-
sco. Ebbe un carattere semplice, cor•
diale aperto. Visse sempre in mezzo al
giovano, al quali ha dedicato il suo
amore di educatore e dai quali è stato
tanto stimato e amato. Lavorò quasJ
FERRARA PASQUALE PRUDENTE
SalKi.no Coadiutore f Trino (Vercelli)
a 88ennl.
Rimane nel ricordo di coloro che lo
hanno conosciuto una figura Ideale del
esclusivamente nelle scuole e centri di
rormazione prolesslonale e negli ora•
tori, In mezzo ai ragazzi poveri. Fu un
salesiano esemplare e sacerdote de-
gno, annunciatore Infaticabile della
Coadiutore secondo il cuore di Don
Bosco. Nel suoi settant'anni dl vita sa-
lesiana si dlstìnse per l'umiltà e la ca-
rità verso tutti: scherzosamente stuz-
Parola di Oio, apostolo del sacramento
della riconciliazione. lavoratore ge-
niale in tante attività di apostolato glo-
vanile.
zicato a dire o almeoo ad ammettere
qualche diletto nel confratelli, trovava
sempre Il modo di sfuggire per arrivare
al contrario, ad etoglarn. Scru-
polosamente ledete alle pratiche di AGRESTI GIUSEPPE Exalllevo a Coo•
pietà comunitarie, Il suo contegno in -atora t a Pornassio (Imperia)
chiesa e il suo modo di awlcinarst a Impresario edile del paese, serio ed
Gesù Eucaristia edificavano. Onorava apprezzato, da, ruderi delle caserme
Maria, madre di Cristo e della Chiesa. e militari progettò e condusse a termine
soleva tenere tra le mani il Rosario con tenacia e costanza l'accogliente
specie in questi ultimi anni di vita. «Soggiorno Don Bosco• a Col di Nava
Amava con tutto il cuore il Papa. 11 cui ( Imperia), meta gradita dei Salesiani,
alunni, ragazzi delle colonie estive,
campi-scuola, corsi di orlentamenlo
ecc.. e sede del corsi di esercizi spi-
rituali per Salesiani, Cooperatori,
Exalllevi che ora lo ricordano con ri-
conoscenza. Fedelfssimo al convegni
annuan con i quattro suoi nipoti, pure
8K8llleVi.
CAIIIIIZZO IIICHELI: Cooperatore t
Piedìmonte Malese (Caserta) a 72 an-
nl.
Marescfallo della Guardia di Fi-
nanza, si distinse nel suo ambiente e
nel contatto con enti e persone per Il
suo attaccamento al dovere, per la sua
onestà e bontà che sapeva diffondere
attorno a sé con spirito salesiano.
Cooperatore esemplare con profonda
lede amò Don Bosco e tutta la Fa-
miglia Salesiana. che lo ricorda con
stima e riconoscenza.
POZZOLI AMALIA Esallleva I Lecco
(Como) a 53 anni
Compiuti gli studi e diplomata pres-
so l'Istituto magistrale delle Figlie di
Maria Ausfllatrlce si dedicò al-
l'Insegnamento e all'educazione del
giovani al di ruori dell'ambleote sco-
lastico. Tutti la ricordano come gio-
viale, generosa animatrice nelle as-
DI MATTl!O QIILIA Cooperatrtce I
Piedimonte Malese (Caserta) a 79 an-
ni.
Fu educatrice in lamlglia con Ieee
semplice e sollda, con l'esempio per-
sonale prime ancora che con le sue
premurose attenzioni al problemi del
figli. Molto devota a Don Bosco, coo-
peratrice generosa e attiva. legata alla
Famiglia Salesiana. volle essere di-
sponibile verso tutti, portando Il suo
valido aluto in tutte le opere.di bene.
GRADII RUBINI MARIA Coo-atrlce t
Gualdo Tadino (Perugia).
Devota df Marra Ausiliatrice e di Oon
Bosco, affezionata all'opera salesrana,
dedicò molto tempo alla cappella del-
l'Oratorio con puntualità, precisione e
generosità. nonostante l'età avanzata.
Considerava la Casa salesiana un po'
come la propria; e vi trascorse molle
ore di serenità.
GUARINO MARIO Cooperatore t Santo
Spirito (BA) a 77 anni
Considerato da tutti un carissimo
fratello, è stato membro del Consiglio
lspettorlale del Cooperatori salesiani.
Ha lasciato un segno della sua grande
spiritualità In tutti. DI animo buono e
semplice, di fede profonda, ha riempito
tutta la sua vita dedicandosi agli altro
ed al lavoro.
LEONE W IQI Coo-atore I Rivarolo
Can. (Torino) a 65 anni
Uom9 di buon umore, semplice.
cordiale, era soprattutto uomo di fede,
di cui rese testimonianza sempre e In
modo particolare nel periodo di ma•
lattla che lo portò alla morte, chfe-
sociaz.loni Scaut. Azione Cattolica e
Maestri Cattolici; e della catechesi
parrocchiale. Fedele agli Incontri delle
eKallleve dell'opera locale delle Figlie
di Maria Ausiliatrice e al sistema edu•
catlvo di Don Bosco, che ha Ispirato e
animato tutta la sua vita di educatrice.
RIZZA CANIZZO IIARIA EsalHeva
Cooperatrice t Modica Alta (Ragusa) a
69annl
Ha valorizzato l'educazione ricevuta
dalle Flglie di Maria Ausiliatrice nella
maturazione della sua vlla cristiana e
nelle opere di apostolato, nell"Aziona
Cattolica e nelle Conferenze di S. Vil>-
cenzo, andando personalmente a vi•
sltare i poveri e aiutandoli ma-
terialmente e spiritualmente. Esperta di
musica accompagnava i canli nella
chiesa parrocchiale. Durante la ma-
lattia riceveva ogni giorno l'Eucaristia
e diceva di sentlrsl pronta per andare
alla Casa del Padre.
SANDIANO LUIGI EJraHlevo t Torino a
67 anni
Allievo degh istituti salesiani di Bor•
go S. Martino e Torino-Valsalìce lu fe-
dele per tutta la sua vita al progetto di
vita cristiana appreso e sperimentato
alla luce degli Insegnamenti di Don
Bosco. Generale del carabinieri. nel
difficile corso del suo servizio alla pa-
1rla, mostrò una straordinaria de-
dizione, grande nobfltà d"animo. Il
senso della bontà e li gusto del-
l'amicizia. Della tede. autentica e so•
lfdisslma, diede coraggiosa te-
stimonianza in ogni situazione e da-
vanti a iutti.
A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE OON BOSCO con sede in ROMA, ricono-
sciuta giuridicamente con O.P.. del 2.g.1 g71 n 959, e L 'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22, possono legalmente ri-
cevere Legatied Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato. ...lascio alla D1rez1one Generale Opere
Don Bosco con sede in Roma (oppure all'lst//uto Salesiano per le
missioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire....
(oppure) l'Immobile sito In... per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmente di assistenzae beneficenza. di Istruzione e educazione, di
culto e di religione.
- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due Enti su indicati:
, ...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede ,n Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in
Tor/no) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, per
gliscopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, di istruzione e educazione. di culto e di religione•·
(luogo e data)
(firma per disteso)
34 BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1982

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Borsa: Per onorare la memoria del sa-
lesiana Don Luigi Pasa, a cura di S.G.,
Padova, L, 2.000.000
Borsa: Pasinl Luigi, In memoria e suf-
fragio, a cura della sorella Gina, L.
1.000.000
SOLIDARIETÀ
Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
Borsa, Per vocazioni missionarie sa-
lesiane, in memoria di Don Cesare
Aracrl SDB, a cura della Fam. Aracrl,
Roma_, L 1.000.000
Borsa: Maccagno Giovanni, in me-
moria e suffragio, a cura del figlio
Giacomo. L. 500.000
Boru: Maria Au■lllatrlc■, per grazia
ricevuta, In memoria di Don Luigi
Cocco, a cura dei Coniugi Franco,
Torino, L. 500.000
Borsa: Maria Au■lllatrlca • S . Giovanni
Bo■co, a ricordo e suffragio di Sr. Vir-
ginia Sartorio, a cura delle Exallieve e
della popolazione di Campo Ligure
GE, L 500.000
Bor■a: Maria Aualllatrlc■ S . Giovanni
Boaco, invocandone protezione. a cu-
ra di Favare Bartolomeo, Poirino TO,
L. 300.000
Borsa: Maria Au■lllatrlca, s. Giovanni
Bosco • Van. Don B■ltr■ml, in me-
moria e suffragio di Umberto Lucchini,
a cura della moglie Rina, L 250.000
Bora■: Don De Amicis Antonio, In me-
moria e suffragio, a cura del Coo•
paratori Salesiani di Bra CN. L 250.000
Bora■: Don Natale Noguler de Mal/Jay.
studioso della S. Sindone e apostolo
della devozione al sacro volto di Cristo,
ne/ 50" della morte, a cura di Don Luigi
Fossati sdb, L. 246.000
Bona: Santa Maria Mauar■llo • S,
Domenico Savio, In suffragio di mio
marito e invocando protezione e gra-
zie, a cura di Aimino Orsolina ved.
Follls, Reggio Emilia, L 200.000
Bora■: Mari■ Au■lllatrlc■ $. Giovanni
Boaco, in suffragio delpropri defunti, a
cura della Famiglia Paoli. L. 200.000
Bo,.■: Mari■ Auamatrlc■ S . Giovanni
Boaco, invocando guarigione e pro-
tezione sulla Famlglla, a cura di Della
Ferrera Domenica, lsolabella TO, L.
200.000
Bora■: Maria Aualllatrlca Santi S■-
le■l■nl, in ringraziamento e per ot-
tenere ancora protezione, a cura di
F.P., Torino. L. 200.000
Bo,.■, Mona. Clm■ttl, par ri-
conoscenza, a cura dei F.111 Orecchia.
Torino, L. 200.000
Bora■: Maria Au■lll■trlce, per grazia
rlcevuta e ancora invacando pro-
tezione, a cura di DI Mauro Giu-
seppina, Catania, L. 200.000
Bor■a: Nari■ Au■ lll■trlc■ S. Giovanni
Boaco, invocando protezione e par-
ticolari grazie, a cura di N.N.. Chieri
TO, L 200,000
B0rt■: In memoria di Papa Giovanni
Paolo I, a cura di Piccaluga R. Piera,
Bellinzona. Svlz.zera, L 120.000
B0rt■ : M■rl• Au■lllatrtc• • Don Boeco,
In suffragio dei defunti, a cura di F.B.,
SaviglianoCN, L. 110.000
Bora■ : Maria Au■IU■trlc■ Don Boaco,
a cura do Gualini Clara. Torino, L 105,000
BORSE DI LIRE 100.000
Bora■: Don Filippo fllnaldl, invocando
protezione per I nipoti, a cura di Dap-
plno Maria ved. Marenco, Alba CN
Bora■ : M0 Ferrara sdb, In memoria, a
cura degli Exallievl di Cavaglià
Bora■ : Mari■ Aualllatrlce S. Giovanni
Bo9Co, par grazia ricevuta e ancora
invocando protezione, a cura di A.A.•
Torino
Borsa: S. Domenico Savio, ottìenlml la
grazia, a cura di Montecchlni Maria,
TO
Bora■ : Don Flllppo fllnaldl, per rin•
gr■zl■m■nto • per ottenere ancor■
grazi■, a cura di Bigatti Ida, Torino
■orsa: s. Cuore di Gesù, Maria Au-
elllatrlce • s. Giovanni Boaco, per la
pace nel mondo e chiedendo grazia e
protezione, a cura di P.G. e A.E .
Bors■: Maria Aualll■trlc■ s. Giovanni
Bosco, In suffragio di mio marito, a
cura di N.N.
Bor1■: S. Domenico Savio, Invocando
protezione sulla nipotina Claudia
Olearo, a cura di Bersano Giuseppina,
AzzanoAT
Boru: Marta Auslllatrlca, S. Giovanni
Bo9Co S. Antonio, per grazia rice vuta
e invocando protezione, a cura di
Grappio Angela, Torino
s. 8or-■: M•I• Aualll■trlc■ Giovanni
Bosco, in mf/morla e suffragio di Pa-
nero Anto,,io, a cura di Panero Anna e
Ausilia
Bora■: S . Cuor■ di G■aù, M■rl■ Au•
alllatrlce • Santi S■lulanl, Invocando
protezione e per la pace del mondo, a
cura di P.E.
Borsa: Maria Auelll■trtc■, proteggi la
mia famlgUa, a cura di LM., Torino
Bor1■: s. Domenico Savio • Don Cl•
matti, invocando protezione per i ni-
poti, a cura di N.N.. S, Benigno di Cu-
neo
Bora■: S . Cuor■ di Gnù, Mari■ Au•
alll■trlce, Santi S■lul■nl, invocando
protezione e ringraziando per papll a
mamma, a cura di Serra Adriano, TO
8oru: Mari■ Aualll■trtce, Don Bosco
s. Domenico Savio, par le grazie ri-
cevuta, invocendona altre, a cura di
Cavallarl Elsa. Torino
Bora■: S. Giovanni Boaco S. Do-
menico Savio, proteggete sempre I
miei cinque nipoti, a cura di F.M.
s. Bor■a: Cuo,. di Gaaù, Maria Au•
■lll■trlce, S. Giovanni Boaco, in-
vocando prote:ziona per la famiglia, a
cura di N.N.. Torino
Borsa: S, Domenico Savio, Invocando
protezione e grazia panico/are per I fi.
gli, a cura di Fiacca Vera, Perugia
Bora■ : In suffragio dei defunti dalla
famlglle Rolla, Tolasi, Ca/dero/a e De
Mauri, a cura di Sr. Rosa Reslelll, Ml
Bora■ : M■rl■ Au■lll■trlce, S, Giovanni
Bo9Co, s. Domenico Savio, invocando
protezione sulla famiglia. a cura di E. e
P.
Botu: Divina Provvidenza, a cura di
Bogllone Francesco, Torino
Bot1■ : Mari■ Au1Ulatrlca • S. Giovanni
Bo9Co, Invocando protezione e in suf-
fragio del defunti dalla Famiglla, a cura
diA.M.A.
Bor■a: S. Mari■ Muurallo, rin-
graziando e invocando protezione. a
cura di A.MA
Bor1■ : Mari■ Ausiliatrice, Santi S■•
l■•l■nl, invocando protezione per me e
per la famiglia, a cura di Pesce Lina,
GE-Samplerdarena
Bot■a: Maria Aualllatrlc■ S . Giovanni
ao,co, par grazia ricevuta a In suf-
fragio d&i miei defunti, a cura di Man-
cuso Eugenio, Novl Ligure AL
Bor■a: M■rl■ Aualllatrlca • S. Giovanni
Boaco, Implorando una grazia, a cura
di Alllone Margherita. Moncalierl, TO
Borsa: Sr. Eu■■bla Palomlno, Im-
plorando una grazia, a cura di N.N..
Moncalvo
Bor1■: In memoria e suffragio dalla
sorella Ester, a cura di Butturlnl Luigia,
Pescantina VR
Bor■a: S. Giovanni Bosco, per rin-
graziamento e Implorazione. a cura di
N.N., Carlentini SA
Borsa: In memoria del salesiano Don
Cesare Aracrl e della F.M.A. Madre
Pierina Magnani, a cura di Cellerlno
Franca, Roma
Bor■a: In memoria di Giuseppe Donati,
nel 50" della sua mot1& In asi/lo. a
conforto delle figlie Sr. Severa e Gra-
zia, a cura di N,N.
Boru: Marta Aualll■trlce S, Giovanni
Bo■co, ringraziando e chiedendo pro-
tezione, a cura di Bemardinls Callista,
Udine
Borsa: Mm■ Aualll■trtce Don Bo■co,
chiedendo grazia e protezione per me
e /a famiglia, a cura di Silvestri Italia,
Avellino
B -: Mons. Clm■ttl, con Immutata
riconoscenza, a cura di Ferrere Rag.
Oreste
Borsa: Mari■ Aualll■trtce I . Giovanni
Bosco, a cura di Mura Vittoria, Lecce
Bora■ : Maria Au,lll■trlce • S. Giovanni
Bosco, per grazia ricevuta, a cura di
Scuderl Carmelo, Ragalna CT
35 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1982

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AVVISO PER IL
PORTALETTERE
In caso di
MANCATO RECAPITO
inviare a:
TORINO
CENTRO CORRISPONDENZA
per la restituzione al mittente
LA VITA
PUO'
RICOMINCIARE
Ferito da un colpo di pistola, Patrick Segai, 24 anni, perde
l' uso delle gambe. Condannato sulla sedia a rotelle, Patrick
non si rassegna : decide di diventare fotoreporter e, un
anno dopo, si imbarca per la Cina. Questa è la sua
straordinaria biografia; la storia, giorno per giorno, del
suo coraggioso ritorno alla vita. È un libro che porta un
messaggio di speranza, di fiducia, di fede.
SOCIET~ EDITRICE INTERNAZIONALE