Bollettino_Salesiano_197207


Bollettino_Salesiano_197207

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BIllETTIN I SALESIAN I ORGANO DELLA FAMIGLIA SALESIANA
ANNO XCVI N . 7 • APRILE 1972
Spedlz. in abbon. post.• Gruppo 2• (70) • 1• quindicina

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IN QUESTO NUMERO
Domenica: piccola Pasqua
Dichiarazione del Capitolo
Generale Speciale ai Coope-
ratori
Abbandonò i beni della terra
per acquistare quelli del Cielo
70 anni di lavoro in Ecuador
delle Figlie di M. Ausiliatrice
Animazione e testimonianza
cristiana nei campi di lavoro
dei Giovani Cooperatori
Nelle carceri cinesi
Educhiamo come Don Bosco:
Educateli alla bellezza
Corsi di Esercizi Spirituali per
i Cooperatori
Domani non ci sarò più
I salesiani nella tragedia del
Vietnam (1941-1954)
Rubriche
Nel mondo salesiano
Documenti senza commenti
Grazie di Maria Ausiliatrice
Grazie di S. Domenico Savio
Salesiani e Cooperatori de-
funti
Crociata Missionaria
In copertina
Gioventù che s'Interroga, «Sapete voi
in quale direzione procedere 7 Avete chiara
coscienza degli scopi del vostro avanzare 7
Perseguite la ricerca dei veri valori 7 Siete
convinti che non si può essere veramente
liberi, se non nella misura che si è re•
sponsabill 7» (Paolo VI).
BOLLETTINO SALESIANO
Anno XCVI - N. 7 - Aprile 1972
D i r e z i on e
DON PIETRO ZERBINO
~ •dazione
DON PIETRO AMBROSIO
DON TERESIO BOSCO
DON CARLO DE AMBROGIO
Direzione e Amministrazione
Via Maria Ausiliatrice, 32
10100 Torino
Officine Grafiche SEI
6 aprile 1972
LXll ANNlVERSARIO
DELLA MORTE DI DON RUA
I due volti
di una stessa
santità
Il giudizio che definisce Don Rua un altro Don Bosco non
eccelle per esattezza. Il Signore non lavora in serie, specie
quando crea i santi. Don Rua è anch'egli una parola
d'amore irrepetibile, che lddio ha proferito per l'umanità.
Don Bosco scende da Dio verso gli uomini sorridente;
Don Rua dagli uomini sale verso Dio assorto. Il Fonda-
tore aveva tutte le doti del grande attore: il suo volto
avrebbe fatto la fortuna del video. In Don Rua, invece,
il fisico costituiva un semplice legame che teneva unita al
mondo la sua grande anima.
La santità di Don Bosco era quella dei giorni festivi, ,la
santità di Don Rua, invece, era quella dei giorni feriali.
Tutti e due vivevano intensamente l'intero mistero pa-
squale, ma sul volto di Don Rua risplendeva di più il Ve-
nerdì Santo, mentre su quello di Don Bosco risplendeva
meglio la luce del mattino di Resurrezione.
Il Fondatore potrebbe paragonarsi ad una statua perfet-
tamente levigata; il Successore, invece, ad una statua,
non meno artistica, in cui però _siano troppo evidenti i
colpi di sgorbia; nel Padre, infatti, la mortificazione è ben
celata, nel figlio, invece, è proclamata da quel viso di ana-
coreta. Don Bosco suscita irresistibilmente simpatia, Don
Rua incontra incondizionata ammirazione. Don Bosco è il
Beethoven, insuperabile compositore; Don Rua il Tosca-
nini, incomparabile esecutore.
Se c'è però una virtù, in cui i lineamenti del figlio ripre-
sentano fedelmente quelli del Padre, questa è la bontà.
Da L'Arco, DON RUA, ed. Gribaudi, Torino

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Domenica:
piccola Pasqua
In una editrice cattolica francese si preparava un numero speciale, a colori e in rotocalco, sulla
domenica cristiana. Nella sala di redazione entravano, uscivano, giravano attorno ai tavoli laici
e preti. Ad un tratto un redattore ebbe un'idea. Bloccò tutti coloro che erano in sala e domandò
ad alta voce: << Che cosa fate alla domenica?>>. Ci fu un silenzio imbarazzato. Molti laici risposero:
<< Vado a Messa e poi... non so proprio cosa fare. Ci sono i ragazzi in casa... bisogna occuparli... •>.
I preti, ai quali fu chiesto cosa facessero in faniiglia, alla Domenica, quand'erano ragazzi, tro-
varono uguale difficoltà a rispondere. Qualcuno, esplorando i ricordi che si affacciavano al di là
degli anni di seminario, disse: <(Andavamo a passeggio. Avevamo l'abito bello della domenica.
L'essenziale della passeggiata era di non sporcarsi il vestito della festa>>.
Facciamo pure la tara a queste dichiarazioni improvvisate. Ma domandiamoci: lavoriamo otto
ore al giorno; attendiamo le meraviglie di un giorno di libertà. Ma alla sera della domenica, ci
sentiamo davvero rifatti a nuovo?
Ci sono coloro che approfittano della domenica per fare un lavoro straordinario. Sono più nume-
rosi di quello che si pensi.
Ci sono q_uelli che organizzano i divertimenti: lo sport, un viaggio, un buon cinema. Altri scel-
gono come caratteristica della domenica un pranzo robusto. Il lunedl mattina la testa farà un
po' male alla levata, ma si sa che le gioie si pagano...
Ci sono poi coloro che si annoiano. Sono legioni. Dai ragazzini ai quali si proibisce di giocare
per non rovinare il vestito della festa, ai vecchi che sono soli nella vita, ai malati. Anche gli adulti
<1 nonnali >> si annoiano: si finisce per rimpiangere il lavoro degli altri giorni, che aiutava a passare
il tempo.
Anche i cristiani si annoiano. Al mattino si dorme di più e si va a Messa. Ma al pomeriggio? La
gioia della domenica si colora per molti di grigia tristezza.
Che cosa ne abbiamo fatto della domenica? Perché stiamo sciupando un grande dono che Dio
ha fatto ai cristiani? La domenica infatti è un dono che Dio ha fatto proprio ai cristiani.
Il primo giorno del nuovo mondo
Gli Atti degli Apostoli ci hanno conservato la descrizione di una domenica dell'anno 58, cele-
brata dai cristiani di Troade insieme all'apostolo Paolo: <1 Il primo giorno della settimana ci
riunimmo per spezzare il pane. Paolo conversò fino alla mezzanotte. Nella sala superiore dove
eravamo riuniti erano accese molte lampade 1>.
È una festosa riunione di fratelli, per celebrare l'Eucarestia: nel ricordo della Resurrezione di
Gesù (avvenuta nella notte di Pasqua), e nell'attesa del suo ritorno.
Gli antichi avevano dato ad ogni giorno della settimana il nome di un astro: lunedì giorno della
Luna, martedì giorno di Marte, ecc. Il primo giorno della settimana era il giorno del Sole. An-
cora oggi in Inghilterra è chiamato Simday. I cristiani chian1arono questo giorno Dominica dies,
giorno del Signore, ma potremmo anche dire: un giorno che eccelle sugli altri, il<< signor giorno >>.
E infatti il giorno che ha visto la Resurrezione di Gesù, in cui è cominciato un mondo nuovo.
La domenica è il primo giorno di questo mondo nuovo, del mondo risuscitato da Cristo. È il punto
di partenza d'una umanità liberata dalla morte e ridonata alla gioia e alla grazia.

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Se la Resurrezione di Cristo annuncia la nostra resurrezione,
era bene che tutta la giornata della Domenica fosse come un
anticipo del Cielo: giorno di libertà e non di lavoro, giorno di
gioia e non di impegni, giorno di riposo e non di preoccupazioni.
Occorreva che tutto il. giorno della domenica fosse consacrato
al Signore e alla gioia. L'arresto del lavoro divenne indispen-
sabile non perché questo giorno è << il sabato dei cristiani ••
ma perché potesse essere un <1 giorno del mondo nuovo •>, nella
libertà e nella gioia dei figli di Dio.
La Messa della domenica
San Giustino così descrive la riunione dei cristiani di Roma
in una domenica dell'anno r 50: << Si leggono le memorie degli
Apostoli e gli scritti <lei Profeti. Quando il lettore ha finito,
il presidente dell'assemblea prende la parola per esortarci all'imi-
tazione di queste belle lezioni... Poi si porta del pane con del
vino e dell'acqua. Il presidente pronuncia de.Ile preghiere e
rende grazie a Dio... e tutto il popolo acclama dicendo~ Amen•>.
E allora a<l ognuno viene distribuita l'Eucarestia. Agli assenti si
manda la loro parte per mezzo dei diaconi ,1.
È esattamente la santa Messa, come ancora la celebriamo oggi.
Si ascolta la lettura delle memorie degli .\\.postoli e del Vangelo
di Gesù. Essa rafforza la nostra fede, riaccendendo la nostra
speranza nella Resurrezione e quindi il motivo della nostra
gioia. Come è possibile allora arrivare costantemente in ritardo
alla 1\\lfessa « perché tanto è tutta una lunga chiacchierata dei
preti~?
La grande preghiera <lei canone (la seconda parte della :viessa)
è un ringraziamento a Dio, per averci dato suo Figlio Gesù e
per tutto il bene che ci vuole e che ci fo.
Spesso noi siamo paurosamente lontani da questo stato d'animo.
Preghiamo volentieri per domandare, ma non sappiamo affatto
ringraziare.
l\\1a potremmo prepararci prima. Per esempio, il sabato sera,
nelle preghiere della famiglia, potremmo fare una preghiera di
ringraziamento a nome di tutti: <! Noi ti ringraziamo, Signore,
di averci chiamato al battesimo... Ti ringraziamo della salute
che oggi ci hai dato... di aYerci fatto incontrare quell'amico...
Ti ringraziamo per la scuola che è andata bene... per la buona
volontà che siamo riusciti a mettere nei nostri impegni... >>. È
una splend ida anticipazione della Messa.
Il pranzo della domenica
Forse qualcuno potrà rifiutarsi di vedere la linea profonda che
unisce il pranzo e la Messa della domenica. Ma è certo che
l'Eucarestia è stata istituita durante un banchetto. Nel Vangelo
il banchetto è il luogo dell'incontro, della gioia, dell'amicizia,
della festa. Tutta la tradizione cristiana l'ha compreso così.
Ecco perché il pranzo della domenica fa parte della celebrazione
della domenica.
Ci sono dei pranzi in famiglia che sono noiosi. Questo accade
quando il papà legge il giornale, o qualcuno tiene accesa la
radio con una trasmissione che interessa lui solo. La gioia di un
pranzo, invece, è di trovarsi insieme, totalmente disponibili gli
uni per gli altri . Bisogna sedersi a ta,·ola con una buona prov-
2 vista di allegria e di buon umore.

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Ascoltiamo la le ttura
dalla memorie degli
Apos toli e del Van-
gelo d i Gtsù. Essa
rafforza la nostra fa..
de, riaccende l a no-
st:ra speranza nella
Risurrezione, e quindi
il motivo della nostra
gioia.
La g ioia di un pran&O
è di t'rovarsi Insie me,
totalmente dispo nibili
gli uni per gll altri.
Bis ogna sedersi a ta-
vola con una buona
provvista di allegria
e di buon· umore.
Attorno a noi si e-
stende la natura. Essa
è l'opera di Dio. Guar-
dare il cielo e il mare,
correre per i boschi e
in riva a i fiumi. fare
tutto questo con gioia,
è rivivere lo spirito
della domenica.
La lista delle vivande, alla domenica, è normalmente miglio-
rata rispetto alla settimana. Ma il pranzo della domenica non
dev'essere un'impresa gastronomica. La domenica non è un
festival del palato o dello stomaco, ma una festa religiosa. Il
pranzo della domenica è il prolungamento della Messa. Ciò
sarà più evidente se la tavola sarà ben preparata, la tovaglia e i
tovaglioli ben puliti e piegati. Qualche fiore sulla tavola è più
utile che un'abbondanza di piatti cucinati con maestria.
Ma non tutti hanno una famiglia per pranzare insieme. Ci sono
dei vedovi e delle vedove, ci sono dei vecchi, dei nonni, che
vivono costantemente soli. È normale che una famiglia cristiana,
all'uscire dalla Messa, rientri in casa felice, dimenticando questi
isolati che sono suoi fratelli ?
Non è profondamente cristiano invitarne qualcuno ? Essi ver-
ranno tanto più volentieri quanto più la nostra accoglienza sarà
semplice, quando più sarà chiaro che non vogliamo far loro
l'elemosina di un pezzo di pollo, ma vogliamo loro bene, perché
li consideriamo nostri fratelli.
Vivande migliori e tavola << aperta» significano un sovraccarico
di lavoro per la mamma che sta in cucina. Non è giusto
che la gioia di tutti debba gravare solo sulle sue spalle. Il
papà e i figli dovranno dare una mano nel preparare e lavare
i piatti, perché anche la mamma possa vivere la gioia della
domenica.
Il riposo della domenica
L'arresto del lavoro nel giorno di domenica non ha lo scopo
di condurci all'oziosità, ma di permetterci di incontrare Dio e di
vivere nella gioia con i nostri fratelli, in una parola: di vivere
una giomata di risorti.
Attorno a noi si estende la natura. Essa è l'opera di Dio. Guar-
dare il cielo e il mare, andare a passeggio, correre per i boschi
e arrampicarsi per le montagne, ammirare ciò che vediamo,
fare tutto questo con gioia, è sicuramente vivere lo spirito della
domenica, nella libertà dei figli di Dio.
Molti di noi custodiscono la segreta aspirazione ad un'occu-
pazione cui vorrebbero dedicarsi: giardinaggio, musica, pesca
alla lenza, pittura, ricamo. In settimana tutto questo è impossi-
bile, o raramente possibile a causa del lavoro professionale.
Queste attività sono l'espressione medesima della nostra libertà,
della nostra gioia. Esse non contraddicono al riposo domenicale:
anzi, ne sono l'espressione.
La natura dell'occupazione domenicale, ha molto meno impor-
tanza dello spirito con cui si fa. L'orologiaio alla domenica
smetta di pensàre agli orologi. Ma il contabile che ha sempre
sognato di avvitare ruote, aggiusti pure il suo orologio!
L'ideale sarebbe che le attività della domenica, attività gioiose,
fossero delle attività familiari, che fanno ritrovare insieme
tutta la famiglia, cosi spesso divisa dal lavoro durante la setti-
mana. Ma se la famiglia non può, è meglio che essa affidi i suoi
figli in quel giomo a movimenti giovanili, all'Oratorio, ad amici
sicuri. T utto è preferibile alla noia.
Come è possibile annoiarsi in questo giorno, mentre tutta la
natura attende di essere riscoperta, mentre ammalati e vecchi
attendono una nostra visita?
Donare gioia è trovare la strada della gioia, che è poi la strada
che conduce a Dio.
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IN RISPOSTA AL MESSAGGIO DEL 2 LUGLIO 1971
Dichiarazione d
Generale specia
Carissimi,
abbiamo ricevuto il Messaggio sin-
cero ed accorato, che avete voluto in-
dirizzare a noi, membri del Capitolo
Generale Speciale. Abbiamo accolto
il Messaggio con soddisfazione e con
interesse: ve ne ringraziamo.
ella vigilia della Festa dell' Im-
macolata, a 130 anni clall'in,izio della
nostra Opera, iI Capitolo Generale
Speciale ha approvato un documento
sulla identità e sulla vocaiione della
Società Salesiana oggi.
Questo documento, che porta il ti-
tolo (( I Salesiani di Don Bosco nella
Chiesa >> ha trattato ampiamente il
tema della Famiglia Salesiana in ge-
nere e dei vari gruppi che in diversa
forma e a diversi livelli di impegno
la compongono.
Fra questi gruppi vi trovate in modo
tutto particolare voi, Salesiani Coo-
peratori.
Ora vogliamo, alla luce del vostro
Messaggio e del Documento da noi
approvato, darvi la nostra risposta
franca ed aperta.
Quello che vi offriamo non è un do-
cumento, ma un insieme di ri.flessioni
sui princìpi da noi esposti e appro-
vati, per arrivare, assieme a voi, a con-
clusioni e impegni concreti.
0 Il contesto storico
attuale
Innanzi tutto vi possiamo dire di
essere coscienti come voi del ni1ovo
contesto sociale ed ecclesiale in cui ci
troviamo e delle conseguenze decisive
che da esso dovratlno derivare per le
nostre reciproche relazioni:
a) il contesto sociale particolar-
mente sensibile al processo di socia-
lizzazione ci porta alla necessità di
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e"itare qualsiasi forma di isolamento,
di autosufficienza ed al l'urgenza di
unire tutte le forze per conseguire più
sicuramente e più efficacemente le
mete a noi proposte;
b) il contesto ecclesiale, da parte
sua, con la riscoperta del Popolo dì
Dio come graude protagonista della
sroria della salvezza e, conseguente-
mente, della promozione del laicato,
che prende nella Chiesa il proprio
posto in pie.i1a corresponsabilità con
la Geran:hia e con i Religiosi, ci offre
la possibilità di realizzare il grande
progetto di Don Bosco: l'unione di
tutti coloro che si sentono di lavorare
nel suo spirito per la gioventù.
Crediamo che il CO!ltesto sociale ed
ecclesiale in cui ci avete chiesto di
aiutarvi a scoprire la vostra identità
nel seno della Famiglia Salesiana, non
soltanto non nega la geniale intui-
zione, il progetto originale di Don
Bosco, ma lo rende ancora attuale e
urgente.
Il Alla scoperta della
vostra identità
Se vogliamo sul serio scoprire la
vera identità del Cooperatore, pro-
blema che urge e rende ansiosi anche
noi, bisogna andare necessariamente
alla ricerca dell'idea primigenia di
Don Bosco.
Di fronte alle molteplici forze del
male, innegabilmente efficaci perché
unite, di fronte alla messe abbondante
che si presentava agli occhi e, più an-
cora, al cuore di Don Bosco, egli
volle preparare una vera schiera di
apostoli, strettamente uniti e discipli-
nati in un lavoro deciso ed efficace
per la salvezza della gioventù perico-
lante.
A lcuni di questi apostoli, rispon-
dendo ad un dono particolare del Si-
gnore, decisero di rimanere «stabil-
mente nell'Oratorio, facendo vita co-
n11111e con Don Bosco, sempre pronti
ai suoi comandi o (P. S'rELLA, Don
Bosco, voi. I, p. 140).
Altri invece, sentendo di dover se-
guire la strada comune a tutti i cri-
stiani, «dimoravano a casa loro•> im-
pegnandosi sul serio, secondo il pro-
prio stato, le proprie possibi.lità, i
propri doni personali, ad una vita
apostolica che in qualche modo ri-
specLhiasse, completasse ed arric-
chisse quella dei primi. Tutti però,
in quanto rispondenti ad una comune
vocazione di servizio a favore dei gio-
vani, si impegnavano a vivere e pra-
ticare «tutto lo spirito dei Salesiani i>
(cfr. I Capit. Gen. 1877), in un plu-
ralismo di forme, secondo la situa-
zione concreta di ognuno e i bisogni
reali della gioventù in un determinato
luogo, in una determinata ora.
Nella mente e nel cuore di Don
Bosco, dunque, la Famiglia Salesiana
è UNA! L'unità originale di questa
famiglia ha la sua radice ulti{llll nella
comunanza dello spirito e della mis-
sione a servizio totale della gioventù
e del popolo. Realizza cosi, a livello
superiore, una vera comunità nella
quale tutti i membri sono integrati
secondo i propri doni, le loro speci-
fiche funzioni e le diverse forme cli
vita possibili in seno alla Chiesa.
e Jl Cooperatore, perciò, nel pensiero
primigenio di Don Bosco, un vero
Salesiano nel mondo, cioè un cristiano,
laico o sacerdote, che - anche senza
vincoli di voti religiosi - realizza la
propria vocazione alla santità impe-
gnandosi in una missione giovanile
popolare secondo lo spirito di Don
Bosco, al servizio della Chiesa locale

1.7 Page 7

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el Capitolo
le ai Cooperatori
e in comunione con la Congrega-
zione salesiana.
Questa riscoperta deve oggi portare
voi - come anche r10i - ad un cam-
bio radicale di mentalità.
Infatti bisogna prendere coscienza
chiara che impegnarsi come «Sale-
siano Cooperatore >> è rispondere a
una vera <<chiamata•>: è dunque ac-
cettare una autentica vocazione sale-
siana, è rispondere a una vera voca-
zione apostolica. « Voi siete illuminati
e chiamati per grazia divina a parte-
cipare della missione del Fondatore,
secondo differenti stati di vita e ri-
chiamandovi al suo spirito,> (Docu-
mento 1).
Una vocazione che Don Bosco andò
esplicitando sempre di più. Nei di-
versi suoi scritti espresse con parole
ardenti e incisive il suo pensiero.
La vocazione del Cooperatore è es-
senzialmente un appello a servire nella
Cliiesa. Il Cooperatore non è stato
pensato per servire la Congregazione
Salesiana. ma per servire la Chiesa nei
molteplici bisogni che sorgono inces-
santemente io essa. li vostro «vero
scopo diretto è quello di prestare aiuto
alla Chiesa, ai Vescovi, ai Parroci,
sotto l'alta direzione dei Salesiani ».
Voi siete << strumenti nelle mani del
Vescovo )> (MB, XVIl 25).
[I servizio richiesto dalla vostra vo-
cazione è agile ed opportuno, va verso
la gioventù in pericolo con movimenti
rapidi e mezzi efficaci. Esso risponde
audacemente alle urgenze da cui è
sollecitato. Saranno i bisogni a deter-
minare di volta in volta le forme di
servizio da rendere, senza mai retro-
cedere davanti a difficoltà di sorta.
Lo stile salesiano implica normal-
mente la presenza di chi offre un ser-
vizio accanto a colui cui il servizio è
diretto. Bisogna trovarsi sempre
<( dove c'è un male da impedire o un
bene da promuovere » ( Bollettino Sa-
lesiano, gennaio 1878). Ed è appunto
il carattere laicale della maggior parte
dei Cooperatori che permette di assi-
curare, in qualsiasi luogo, una efficace
presenza cristiana, oggi più che mai
necessaria ...
Finalmente il servizio salesiano è
realizzato nell'unità. f: veramente im-
pressionante la insistenza di Don Bo-
sco nell'inculcare a tutti i suoi seguaci
il bisogno assolut0 dell'unione: «se
in ogni tempo fu giudicata utile l'u-
nione tra i buoni cristiani per pro-
muovere e sostenere il bene, per im-
pedire e distruggere il male, oggidì è
necessaria e indispensabile ».
Bisogna (( unirci tra noi e tutti con
la Congregazione. Uniamoci dunque
con il mirare allo stesso fine e con
l'usare gli stessi mezzi per conse-
guirlo... Uniamoci dunque come una
sola famiglia con i vincoli della fra-
terna carità* (Ivi).
In questo movimento di unità, pre-
occupazione assillante nel pensiero di
Don Bosco, c'è un elemento vera-
mente fondamentale che garantisce in
modo partico)are l'unione di tutti noi
e l'efficacia apostolica da essa deri-
vante: il Rettor Maggiore, Superiore
e Padre comune dei Salesiani e dei
Cooperatori. In lui, come Successore
di Don Dosco, troviamo il vincolo
esterno più stabile, la garanzia più si-
cura di una unità organica ed efficace
(cfr. Regol. 1876, V 3).
Il Chi siamo noi per voi
Siamo i <( vostri fratelli religiosi >>.
Ce lo avete ricordato nel vostro Mes-
saggio e noi lo riconosciamo con tutta
chiarezza e gioia, perché è stato Don
Bosco per primo a volerlo e rammen-
tarlo : «i membri della Congregazione
salesiana considerano tutti i Coopera-
tori come altrettanti fratelli in Gesù
Cristo•> (Regolam. 1963, p. 13).
Abbiamo poi preso coscic11Za del
nostro ruolo veramente specifico e
decisivo in seno alla Famiglia sale-
siana:
1) pensiamo di essere il vincolo si-
curo e stabile voluto espressamente
da Don Bqsco a garanzia di unità nello
stesso spirito, di efficacia apostolica
nella comune missione, di vitalità pe-
renne nell'Opera da lui fondata, di
forza ed entusiasmo vocazionale nel
rilancio d'un vasto ed organico movi-
mento cli salvezza della gioventù po-
vera o pericolante... (MB, V 692;
VII 6n; X 663; Xl 85);
2) pensiamo di dover essere sempre
più il centro propulsore di questo mo-
vimento apostolico di battezzati, che,
nello spirito di Don Bosco, si met-
tono completamente al servizio della
Chiesa per la salvezza della gioventù.
Vi sentiamo, in conseguenza, impe-
gnati concretamente con noi nei pro-
blemi e nelle ansie apostoliche della
Congregazione, fino al punto di pen-
sare che, senza di voi, non soltanto
non potremmo assolvere in pienezza
la missione affidataci dal Fondatore
<i per mancanza di mezzi personali o
materiali l> (Capitolo Gen. I, 1877),
ma nemmeno saremmo quello che
Don Bosco ha pensato e voluto che
no.i fossimo.
Il Chi siete voi per noi
Nel progetto di deliberazioni pre-
parato personalmente da Don Bosco
per il Primo Capitolo Generale della
Congregazione del 1878 (di cui si
conserva ancora il manoscritto) si leg-
gono delle parole che mettono in piena
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luce la natura della vostra Associa-
zione nei riguardi della Congregazione
Salesiana : << una associazione per noi
importantissima, che è l'anima della
nostra Congregazione è l'Opera dei
Cooperatori salesiani 1>.
Noi non potremmo pronunciare pa-
role più profonde e più impegnaùve
nei vostri riguardi. Pensiamo perciò
che l'unica cosa da fare, affinché que-
ste parole non restino nella retorica,
sia quella di prenderle su I serio e
trarne rinnovatrici conseguenze.
Alla luce di questa affermazione ci
sentiamo obbligati ad essere sempre
più noi stessi, cioe sempre più sale-
siani e più religiosi.
La vostra presenza così vicin.a ci
sprona ad una maggiore e più dina-
mica fedeltà alla comune vocazione
salesiana, che noi vogliamo vivere da
religiosi, cioè da battezzati che si pro-
pongono un ideale di vita evangelica:
castità verginale, d istacco assoluto
nella povertà, disponibilità rotale nel-
l'obbedienza.
D'altra parte, nel pensiero di Don
Bosco, voi Cooperatori siete corre-
sponsabili con noi, nell'ambito della
vostra specifica vocazione, dei destini
della famiglia salesiana. Siete i nostri
primi e necessari colJaboratori, spe-
cificamente diversi da altri collabora-
tori laici: << i nostri collaboratori, in
quello che si presenta da fare per la
maggior gloria di Dio, ma per cui a
noi mancano i mezzi materiali o per-
sonali i> (lvi).
El Il nostro impegno oggi
In quest'ora decisiva di rinnova-
mento, che ci avvicina alle ore feb-
brili sofferte da Don Bosco nella Fon-
dazione della sua FAl\\lllGLlA, noi
tutti ci sentiamo chiamati ad un im-
pegno molteplice e ben definito verso
di voi.
Pensiamo anzitutto, con voi, che
((i tempi siano maturi•>. Crediamo di
dover coltivare il germe che Don
Bosco ha seminato da cento anni; di
dover avanzare decisamente per redi-
. gere, particolarmente in questo cam-
po, la << bella copia 1> di quel progetto
veramente geniale di cui Don Bosco
ha potuto appena fare l'abbozzo (cfr.
MB, X l 309).
Abbiamo preso coscienza chiara
che sarebbe un vero tradimento se
non riuscissimo a fare questo lavoro,
e crediamo che a ragione voi lanciate
il vostro appello.
In fedeltà dinamica dunque al Fon-
datore ci dichiariamo desiderosi e
pronti a (< rivitalizzare la vostra asso-
ciazione, perché, finalmente si com-
pleti il geniale progetto tanto caro al
Fondatore» (Messaggio 2 luglio 1971).
Questa stessa fedeltà ci porta a fare
sl che voi possiate (( diventa.re collabo-
ratori coscienti, integrali, a fianco a
noi, non sotto di noi; non solo quindi
fedeli e docili esecutori, ma capaci di
responsabilità apostolica>> (D. R1c-
CER1), sempre nel contesto ecclesiale
di una pastorale d'insieme.
Del resto questo Lavoro ci permet-
terà di (< instaurare ad ogni livello,
come suggerite anche voi, un rap-
porto vicendevole di vera fraternità,
che costituisca d'ora in poi un nuovo
stile di vita salesiana all'interno delle
comunità educative e al di fuori di
esse >> (Messaggio v.s.).
Il Come si articola
e concretizza
questo impegno
Analogamente a quanto dovremo
fare con i nostri Confratelli, la vostra
formazione salesiana sia spirituale che
apostolica costituirà la nostra prima
urgenza pastorale. Crediamo così di
soddisfare il vostro desiderio, di fare
cioè << un autorevole invito ai Sale-
siani sacerdoti perché come maestri
di spirito e di dottrina, si rendano
completamente disponibili per la for-
mazione e la guida spirituale dei Coo-
peratori >>.
Meta di questa formazione dovrà
essere il pieno raggiungimento del-
l'impegno specifico che spetta alla
maggior parte di voi, come laici: l'ani-
mazione cristiana delle realtà terrestri
in spirito salesiano (cfr. LG 36-37;
AA 7).
Noi non possiamo e non dobbiamo
prendere il vostro posto, sostituen-
dovi nei compiti che sono specifica-
mente vostri (cfr. GS 43 b).Vogliamo
perciò essere accanto a voi, per aiu-
tarvi senza patt:rnalismo a prendere e
portare avanti il vostro ruolo nel co-
mune dovere di edificazione della
Chiesa (cfr. AA 25; AG 21).
U11 passo successivo, in fedeltà al
geniale progetto tanto caro al Fonda-
tore, sarà il vostro inserimento, con
tutte le conseguenze che ne derivano,
nella programmazione, realizzazione
e valutazione del piano pastorale delle
Comunità salesiane cui appartenete.
Il Delegato locale, vi sarà sempre
accanto. Ma vogliamo ribadire, con
particolare forza, che, secondo il pen-
siero di Don Bosco, deve essere tutta
la comunità a prendersi l'impegno di
essere vocazionalmente feconda anche
nei vostri riguardi. La Comunità deve
essere sinceramente interessata a for-
mare e vincolare i salesiani Coopera-
tori, per assicurare più efficacemente
6
Il Rettor Maggiore
Don luigi Riccerl
consegna la
te Dic hiar&Jione
del Capitolo
Generala speciale
ai Cooperatori».,
a due rappresentanti
dei Cooperat ori Salesia ni.

1.9 Page 9

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la salvezza della gioventù, motivo es-
sem~iale della nostra presenza in un
determinato luogo.
Per concretizzare questa rinnovata
visione ed assicurare la comune effi-
cacia apostolica, il Capitolo Genera le
Speciale stabilisce che una Comnùs-
sione composta di Salesiani e Coope-
ratori, prepari una bozza di nuovo
Regolamento da sperimentare local-
mente, che sia sintesi del Regola-
mento di Don Bosco e dell'attuale
visione del laico nella Chiesa.
Ma dobbiamo pure ricordare che,
al di sopra di qualsiasi preoccupazione
organizzativa, pur sempre necessaria,
daremo la priorità pastorale alla for-
mazione degli uomini.
Il Alcuni campi del
vostro lavoro
nella comune missione
Le riflessioni che abbiamo con-
dotto ci portano a segnalarvi alcuni
campi della missione salesiana che
dobbiamo condividere in una forma
sempre più organica, anche se con di-
versa specificità.
1) L'impegno nei settori e nei pro-
blemi in cui si trova socialmente e spi-
ritualmente più bisognosa la gioventù
di oggi (cfr. GS 7; AA 12; Rego-
lam. 1876, IV 4).
2) La preoccupazione per i pro-
blemi riguardanti la famiglia in ge-
nere e in specie l'educazione dei figli
e la preparazione dei giovani al matri-
monio (cfr. GS 52; AA 11; GE 3).
3) Il serio lavoro catechistico nelle
forme attuali e con i mezzi corrispon-
denti alle esigenze della nostra società
secolarizzata (cfr. LG 35; GS 62;
CD 30; AA 10; Regolam. 1876,
IV 1).
4) La ricerca e la promozione delle
vocazioni sacerdotali, religiose e lai-
cali, specialmente missionarie (cfr.
PO II; OT 2; Regolam. 1876,
IV 2).
5) L'impegno per la giustizia nel
mondo, attuato opportunamente e
nelle diverse forme politicamente e
socialmente possibili (cfr. LG 36;
GS 75, 88, 90; AA 13).
6) La piena inserzione nei movi-
menti apostolici mondiali, special-
mente in quelli che hanno di mira il
servizio della gioventù.
7) La promozione e valorizzazione
cristiana dei mezzi di comunicazione
sociale (cfr. IM 13; Regolam. 1876,
IV 3).
Tutti questi compiti cd ala; che
sorgeranno certamente, a seconda dei
bisogni, nei diversi luoghi e nei di-
versi tempi, potranno essere disim-
pegnati da voi nell'ambito delle opere
educative della Congregazione, come
anche in opere ed ambienti non pro-
priamente salesiani.
In particolare, sarà nostra preoccu-
pazione inserirvi più pienamente, se-
condo le vostre possibilità e la vostra
preparazione, nelle opere educative
nostre e studiare il modo di affidarv-i
altre opere apostoliche più confacenti
al vostro carattere laicale.
Saluto finale
Carissimi, noi vi siamo riconoscenti
della vostra vicinanza, del vostro af-
fetto, della vostra fiducia.
Vi sarà gradito sapere che il Capi-
tolo Generale Speciale ha lanciato un
appello altrettanto sincero e concreto
a tutti i Confratelli. Siamo sicuri che
esso sarà accolto anche dalle Figlie di
Maria Ausiliatrice.
Ci ritroveremo sempre nella pre-
ghiera e nel comune amore al nostro
Fondatore, con l'aiuto di Maria Ausi-
liatrice.
Roma, nella festa del Natale r971
7

1.10 Page 10

▲back to top
N clic tormentate vicende del mondo finanziario, molti
ricchi negli ultimi dece1111Ì si sono trovati poveri
all'improvviso. Crolli di borsa, svalutazione di moneta,
fallimenti di imprese e di banche. Ma che un uomo ricco,
anzi ricchissimo, si sia ridotto di propria volontà a una
vita poverissima, si è verificato probabilmente una volta
sola.
È la vicenda di don Adolfo Torquinst, salesiano.
Vicenda sconcertante, perfino incredibile, per chi non
sa prendere alla lettera le parole di Cristo: << Vai, vendi
quello che hai e donalo ai poveri, poi vieni e seguimi,).
L'ha raccontata lui stesso, con parole semplici e
scarne: «Mio padre si chiamava Ernesto, di origine
svedese e protestante. Fu un grosso finanziere e indu-
striale della Repubblica Argentina. Fondò il Banco
Torquinst, la città di Torquinst nelle vicinanze di Bahia
Bianca, 52 compagnie commerciali, e diede vita ad
aziende, trasporti e fattorie. Fu deputato al parlamento
di Buenos Aires. Mia madre si chiamava Rosa Altgelt,
ed era nata ad Amburgo in Germania.
<< Ebbero 13 figli. Io fui il decimo, il più delicato e
fragile di salute. Nacqui a Buenos Aires nel lontano
1887, e il mio primo maestro fu un professore tedesco,
che viveva in casa nostra. Era un protestante, ma una
persona retta e di buon cuore.
<1 Nel 1899 partii con un mio fratello per l'Inghilterra.
Dovevamo imparare l'inglese e continuare gli studi.
Fummo ospiti di una scuola protestante. Alla domenica
potevamo partecipare alla S. lVIessa in una chiesa cat-
tolica, ma non mi accostavo ai sacramenti perché,
nonostante i miei 12 anni, non avevo ancora fatto la
prima Comunione. Potei ricevere Gesù-Eucaristia solo
a 14 anni compiuti.
,, A 18 anni entrai all'Università, iscrivendomi alla
facoltà di ingegneria. Però, più che gli studi, mi attirava
la vita religiosa. Nella parrocchia del Soccorso, che
frequentavo quasi ogni giorno, avevo trovato uno splen-
dido direttore spirituale, padre Barbarossa. Con lui
cominciai a discutere seriamente sul senso da dare alla
mia vita>>.
La vocazione nasce in Patagonia
In quegli anni, Adolfo Torquinst fa un viaggio al-
l'estremo sud dell'Argentina e visita la Patagonia.
Incontra il superiore dei missionari salesiani, don Luigi
Pedcmonte. Cosa si siano detti quell'aitante giovanotto
dagli occhi azzurri e dai folti baffi neri e quell'uomo di
Dio, non è stato mai raccontato. Ma Adolfo Torquinst
dirà un giorno: << Don Pedemonte gettò nella mia anima
il· seme della vocazione sacerdotale».
1908. Enrico Torquinst muore all'improvviso, a
65 anni. I figli maggiori hal)nO già preso saldamente
in mano gli affari di papà, e la famiglia non subisce nes-
suna scossa. Adolfo, a cui è assegnata una ricca parte
delJ'eredità paterna, decide di continuare l'Università per
far piacere alla madre Ma ha già deciso che la sua vita
non sarà quella. Scrive: << l\\.E sarei consacrato al Signore.
Non sapevo come, quando, né dove. Ma la mia
decisione era quella •>.
8 Nel 1910 compie un viaggio in Europa, e a Torino
Abbandonò
i beni
della terra
per
acquistare
quelli
del cielo

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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incontra per la prima volta Don Rua, successore di
Don Bosco. Nel 1914 affronta una lunga escursione
lungo il Rio Negro. lncontra missionari salesiani spersi
in lontanissime residenze, che vivono una vita poveris-
sima tra tribù indigene. Questo ricordo non si cancel-
lerà più dalla sua mente.
Luglio 1915. Adolfo Torquinst consegue la laurea io
ingegneria civile. Ha 28 anni e un patrimonio favoloso.
Decide di iniziare gli studi seminaristici per essere
ordinato sacerdote.
Nel portafoglio una lettera di raccomandazione del-
l'arcivescovo di Buenos Aires, l'ingegner Torquinst si
reca dai salesiani di New York. <• Mi ricevette l'ispettore
don Coppo - scrive - e mi abbracciò cordialmente.
Mi spedì al collegio salesiano di Hawthorne, dove ini-
ziai lo studio del latino avendo per professore don Paolo
Zolin, direttore della casa. Due anni dopo iiliziai gli
studi filosofici, e subito dopo quelli teologici. Ero curvo
sµi libri quando si sviluppò il grave incendio che di-
strusse la casa. Dovemmo abbandonarla ed emigrare
a New Rochelle, dove si riuscì a comprare un'altra
casa•>.
Adolfo non dice che contribuì notevolmente al.l'ac-
quisto.
Ne potremo sempre « riparlare »
Nel 1920 si rase i neri e folti baffi. In maggio a Brook-
lyn fu ordinato sacerdote dal vescovo tedesco mons.
\\-Valleser. Nei programmi dell'arcivescovo di. Buenos
Aires, don Torquinst era destinato a una splendida
carriera ecclesiastica. Nel giorno della prima Messa gli
fu consegnato un anello e una croce pettorale vescovile...
Il sogno di don Adolfo invece era un altro. Scrive:
<• Nel luglio 1920 mi imbarcai per l'Europa, per incon-
trare mia madre che abitava a Parigi, ma anche per
recarmi a Torino, alla sede centrale dei Salesiani».
Fu accolto con cordialità, ma quando avanzò con
franchezza la domanda di entrare tra i figli di Don Bosco,
trovò una certa perplessità. Gl.i fu risposto: «La nostra
vita è troppo povera per un uomo come lei, cresciuto
in un ambiente ricco di ogni possibilità. Pensiamo che
il nostro genere di vita sarebbe una prova troppo dura
per lei. Tuttavia pensiamoci su per un po' di tempo.
Ne potremo sempre riparlare•>.
Ma il giovane sacerdote era impaziente, e raggiunse
a Roma il cardinal Cagliero, che aveva gLùdato io Ar-
gentina la p rima spedizione dei missionari salesiani.
Mons. Cagliero lo ascoltò, e concluse sorridendo: «Non
abbia più fretta del Signore. Adesso mi tenga compagnia
per un po' di giorni, poi andremo insieme a Torino e
aggiusteremo tutto •>.
Il cardinale, in quei giorni di vicinanza, studiò in
silenzio il giovane sacerdote. E concluse che non era
un cadetto aristocratico in cerca di avventure mistiche,
ma una splendida vocazione religiosa. Io ottobre lo
accompagnò a Torino, e lo invitò a fare con lui un corso
di Esercizi Spirituali. Furono predicati da Don Filippo
Rinaldi, il futuro rettor maggiore dei Salesiani. In quei
giorni don Adolfo poté capire fino in fondo che cosa
voleva dire «diventare un figlio di Don Bosco >>: mettersi
a completa disposizione della gioventù povera, con una
laboriosità che non conosce soste, e una serena e casta
gioia che affonda le radici nella speranza del Cielo.
Al termine degli Esercizi, don Adolfo rinnova la sua
domanda di entrare nellà Congregazione salesiana, e
viene accettato. Il 13 novembre 1921 entra nel noviziato
di Ivrea.
14 novembre 1922. D on Adolfo Torquinst è salesiano.
Riceve la priina <<obbedienza•>: andrà a Roma per essere
segretario dell'anziano Cardinal Cagliero. Rimarrà ac-
canto al vecchio missionario fino alla sua morte, nel
febbraio del .1 926.
Un patrimonio per far del bene
E i suoi milioni? Don Torquinst ha dai superiori un
permesso speciale: può fare del bene, aiutare i biso-
gnosi e le opere che gli sembrano meritevoli di aiuto.
Una sola raccomandazione: non si limiti a beneficare le
opere salesiane. Non sarebbe giusto, e nemmeno di
buon gusto. Farebbe dire a qualcuno che la Congre-
gazione l'ha accettato per avere un finanziatore.
In un registro privato, il figlio del finanziere argentino
tiene una contabilità rigorosa. Sono elencate le dona-
zioni che egli fa, attingendo dapprima soltanto agli
interessi del suo patrimonio, e poi anche al capitale.
Sulla prima pagina ha scritto: «.Possa Dio perdonare
tutti i miei peccq.fi. Sia ringraziato per avermi permesso
di fare del be11e ►>.
Le opere realizzate con le sue donazioni sono una
lista Lunghissima. Impossibile elencarle tutte, impos-
sibi.le anche accennare alle principali. Una benemerita
istituzione religiosa era sull'orlo del fallimento. D on Tor-
quinst intervenne silenziosamente pagando tutti i debiti.
Il cardinale Copello organizzava le nuove parrocchie
di Buenos Aires. E ra tormentato dai debiti per le grosse
somme assorbite dalJa costruzione delle chiese. D on T or-
quinst si accollò interamente la costruzione della grande
chiesa della Risurrezione. A Bahfa Bianca, di fronte al
collegio Don Bosco sorgeva il teatro Colon. Ogni sera
si svolgevano scene poco edificanti per un istituto di
educazione. L'ispettore salesiano della Patagonia ne
parlò con don T orquinst. Si decide di comprare il
teatro, che fu trasformato nell'attuale <• Teatro Don Bo-
sco I).
Nell'Istituto Internazionale di teologia, a Torino,
c'e un grande quadro con la figura di don Torquinst.
La scritta lo indica come « insigne benefattore•>. T rat-
tandosi infatti di comprare un edificio dove radunare
i più promettenti teologi della Congregazione Salesiana,
don Adolfo donò la somma totale occorrente: un milione
di lire (e un milione, a quei tempi,... era un mjJione!).
Ma se u11 ritratto di don Torquinst fosse stato collocato
in ogni istituto, parrocchia, casa di formazione in cui
intervenne la sua mano benefica e silenziosa, la sua
faccia sarebbe familiare a milioni di persone. Cile,
Equatore, Stati Uniti, Uruguay, Spagna, I nghilterra,
Svezia, Germania, F rancia, I talia, India, Giappone e
Cina: così esteso fu il raggio della sua azione benefica. 9

2.2 Page 12

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.. .
.d. .~ ..
·, ;
f
Il centro della città di Torquinst, con la statua del fondatore
delle città (il padre di don Adolfo), e la chiesa di Santa Rosa.
Missionario in India
1929. Il Prefetto generale della Congregazione, don
Pietro Ricaldone, che ha dato un grande impulso alle
missioni salesiane, invia don Adolfo Torquinst a fare
un largo giro per i centri missionari dell'Asia. La sua
esperienza economica e organizzativa potrà essere van-
taggiosa per tanti missionari alle prese con difficili pro-
blemi finanziari. Don Adolfo scrive: << Fui in Palestina.
Di qui passai in India e successivamente in Indocina.
Soggiornai a Manila, e di qui raggiunsi Hong Kong e
penetrai in Cina. Da Shiu-Chow a Shanghai. Qui
purtroppo presi il tifo, ma grazie a Dio migliorai
rapidamente e potei riprendere il viaggio. Raggiunsi
Pekino. La situazione mi parve ottima per fondare una
missione salesiana nella capitale. Trattai a lungo per
comprare un terreno e fondare un istituto, ma non ci
riuscii. Attraverso la Manciuria e la Corea raggiunsi alla
fine il Giappone. Visitai attentamente la nostra mis-
sione nel Kyu-Shiu, e detti una mano a fondare due
nostre case a Beppu: una per noi, l'altra per le Figlie
di Maria Ausiliatrice. Proseguii per Tokio, e anche
ottenni dall'arcivescovo il permesso per dare inizio ad
un'opera salesiana. Quando tornai in Europa nel maggio
1O del 1931, ero passato pet gli Stati Uniti, il Messico,
Cuba, Santo Domingo e Porto Rico. Anche in quest'ul-
tima repubblica mi ero interessato alla fondazione di
una casa salesiana. Qualcuno mi disse che ero stato il
primo salesiano a fare il «giro del mondo D. Se questa
notizia può far onore alla Congregazione, ne sono orgo-
glioso anch'io•>.
Nell'India, don Adolfo Torquinst aveva incontrato
per la prima volta la miseria diifusa tra vaste masse di
popolazione. Da autentico religioso chiese ai Superiori
di poter impegnare per i fratelli più poveri non soltanto
il suo denaro, ma la sua vita. << Conosco bene la lingua
inglese - scrisse in una lettera al Rettor Maggiore, -
credo perciò di poter servire i poveri e la nostra Congre-
gazione in India •>.
Nell'ottobre del 1931 ricevette l'<< ubbidienza•> e
partì per l'India del sud. Sette mesi dopo fu nominato
direttore del Collegio salesiano di Bombay.
Quattro anni di lavoro duro, in un clima difficile,
con un ritmo logorante. In quei quattro anni il numero
dei ragazzi poveri ospitati dai Salesiani si raddoppiò.
Ma la salute di don Adolfo andò a fondo. Indebolito
oltre i limiti della sicurezza fu colpito dalla febbre gialla.
I medici gli ordinarono di lasciare l'India e di tornare
all'aria nativa.
Fu il sacrificio più grave di tutta la sua vita. Tornò
a Buenos Aires nel novembre del 1936. Sperava ferma-
mente che la salute sarebbe tornata e che avrebbe potuto
ripartire per Bombay. Ma un giorno, tra il serio e il
faceto, il medico gli disse: ~ Don Adolfo, credo pro-
prio che per la sua salute sarebbe opportuno tagliare la
lunga barba che s'è portato dall'India•>.
Don Torquinst capì. Si rase davvero la barba, e
ripose per sempre nel cassetto i sogni m'issionari. << La
mia India è qui - mormorò a un amico. - Il Si-
gnore vuole così, e cercherò di essere missionario nel
posto che mi dà il Signore•>.
La più difficile missione
La sua più difficile missione la cominciò nel 1946,
quando fu assegnato alla casa di Alta Gracia, che ospita
salesiani ammalati e anziani.
Per 25 anni visse in una stanzetta piccola, disadorna,
appoggiandosi nel suo lento camminare a un pesante
bastone. In quella stanzetta ricevette a una a una le
penose notizie della scomparsa dei suoi cari. I dodici
frat_elli morirono tutti prima di lui. In qualche momento
di tristezza mormorava a un giovane salesiano: << Sono
l'ultimo dei Torquinst •>. Ma non furono anni di tristezza.
<< La sua stanza - testimonia don Pietro Giacomini -
fu sempre un mini-oratorio festivo. Piccoli e grandi bus-
savano ed entravano per parlare con lui, per confessarsi,
per confidare le loro pene». Non aveva più denaro da
donare, ma donava se stesso, la sua serenità, la sua
speranza.
Dio gli venne incontro all'alba del 20 aprile 197r.
Aveva 83 anni. Su un biglietto aveva lasciato scritto le
parole che desiderava sulla sua tomba: Don Adolfo
Torquinst, sacerdote salesiano, rnissfonario dell'India.
Abbandonò i beni della terra per acquistare quelli del
Cielo.

2.3 Page 13

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70 anni di lavoro delle
Figlie di M. Ausiliatrice
in Ecuador
In visita alle kivarie, tra vicende e pericoli d'ogni genere.
Ampio scenario pieno di contrasti, l'Ecuador è diviso in tre parti nettamente distinte da due tron-
coni della Cordigliera delle Ande. La costa, aperta al progresso, vide arrivare nel porto di Guayaquil -
il 30 novembre 1902 - provenienti dal Perù, le prime tre Figlie di Maria Ausiliatàce: Sr. Teresa Tap-
parello, Sr. Rosa De Valle e Sr. Vittoria Orijuela, peruana. Le aveva chiamate mons. Costamagna.
Non si fermarono, però, nella bella città costiera e neanche lungo la Sierra agricola dal clima tem-
perato. Andarono con sei giorni di viaggio fino a Cuenca, dove dovettero fermarsi venti giorni... poi,
a cavallo, fino a Sig Sig. Un'altra sosta di quaranta giorni, e ancora a cavallo, per giungere, dopo quasi
tre mesi di viaggio, a Gualaquiza nel misterioso e sconosciuto Oriente dove regnavano indisturbati
i tagliatori di teste.
Furono accolte con gran festa dai numerosi coloni, dai Kivari, dai missionari e dal Vicario apostolico.
Per nove anni si spesero, senza cont:;tre i sacrifici, nell'ufficio di catechiste, infermiere, maestre e di
vere mamme dei missionari e dei Kivari, in un lavoro durissimo che dovettero interrompere nel 191 I
di fronte a difficoltà insormontabili e vicissitudini capaci di stroncare ogni resistenza.
Ma Dio vegliava. Rientrate a Cu.enca, si trattennero nelJa << Casa del Corazon de Maria>>, già fondata
nel 1904, nella speranza di un ritorno che, tuttavia, si fece attendere fino al 1930. Prima però, l'evangeliz-
zazione dei Kivari poté essere ripresa in altra località.
11

2.4 Page 14

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30 giorni per raggiungere
i Kivari a Méndez
Nel 1925 da Chunc/ii - una casa
della Sierra aperta una decina di anni
prima - , la missionaria Sr. Maria
Troncatti, dopo un tirocinio di tre
anni in quella casa, si avventurava
verso !a selva di Jvlorona-Satzti'.ago,
con altre due giovani sorelle, Sr. Do-
menica Barale e Sr. Carlotta Nicto,
furono le prime religiose a iniziare
una difficile opera di civiltà e di fede.
Lunga e fervida la storia di Macas,
raccolta ora in un libro di recente
pubblicazione: Selva, patria del cuore
di Domenica Grassiano, a cura delle
Figlie di Maria Ausiliatrice (Roma).
Con l'avvincente interesse di un ro-
manzo veramente vissuto, narra le
vicende e l'eroismo di Sr. Maria, me-
dico dei corpi e delle anime.
quipa e il turbolento Upano, tomba
di molti e valenti missionari. La po-
polazione di questo paesetto è costi-
tuita da famiglie Kivare formate negli
internati salesiani.
Altri internati per IGvarette s'ini-
ziarono nel 1953 a Bomboiza; ne! 1956
a Ghiguaza; nel 1959 a Y aupi. Gli
internati per le fanciu!!e Kivare sono
stati Ja chiave che ha aperto !a con-
quista del!a popolazione IGvara a
Da sinistra a de-
st,a: Cuenca (E-
cuador). Le c< lea-
ders » del Collegio
Maria Ausiliatrice.
gioiose animatrici
di vita cristiana.
Una piccola india
del Sig-Sig (Ecua-
dor) sorride a Ma-
dre Melchiorrina.
Anche lo giovani
Kivare contribui-
scono all'urgente
lavoro di d isbo-
scamento.
equatoriana. Guidava la carovana l'in-
trepido mons. Comin, succeduto a
mons. Costamagna. Ne facevano parte
i due grandi missionari padre Albino
del Curto e padre Crespi e la valorosa
Ispettrice Madre Mioletti. Andavano
in cerca di anime, fiduciose solo in
Dio e nei Santi Angeli.
Impossibile descrivere l'avventu-
roso viaggio durato più di un mese,
fra vicende e pericoli d'ogni genere.
Cosi n~cque la casa-missione di Ma-
cas che diede principio alla mirabile
fioritura delle case-missione dissemi-
nate nel Vicariato di Mendez, centro
dell'apostolato dei Kivari.
In questo le Figlie di Maria Ausi-
liatrice, come già nella Patagonia,
12 nella Terra del Fuoco e tra i Bororos,
In riva al turbolento Upano
Molte altre Figlie di Maria Ausi-
liatrice si donarono al!'opera evange-
lizzatrice nei vari centri missionari
aperti nell'Oriente equ~toriano. A
Mendez-Cuchanza, fondato nel 1928,
le Suo.re furono le mamme buone
della popolazione e le valide collabo-
ratrici dei missionari. L'internato per
le Kivarette costituì l'opera più im-
portante in favore dei Kivari della
vasta regione di Mendez.
Seguirono le fondazioni di Limon
nel 1940; Sucua nel 1942; Sevilla
D. Bosco nel 1944, meraviglia di
tutto il Vicariato, proprio di fronte a
Macas, tra il tranquillo fiume Yu-
Cristo. In questi ambienti di serenità
e di famiglia si sono formate molte
giovani shuar alla luce del Vangelo,
lievito efficace per una nuova epoca
civile e cristiana.
Le madrecitas dei Suhar
La missione di Macas, che nel 1938
subl la grande prova dell'incendio, ri-
nata poi con opere più rigogliose,
ebbe anche una scuola normale ru-
rale ove si preparavano e si preparano
le <(maestrine>> Kivare, catechiste e
infermiere, che disseminate nelle più
interne località della selva, diventano
esse stesse apostole dei fratelli.
In settant'anni di intenso, sacrifì.-

2.5 Page 15

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catissimo lavoro, tante F iglie di Maria
Ausiliatrice si donarono totalmente a
Dio e ai poveri shuar o kivari, che si
trasformarono, da selvaggi che erano,
in popolo di Dio. Ne è autorevole
conferma la parola dell'attuale Vicario
apostolico, mons. Felix José P intado:
<< È il tat to fine e delicato unito ad un
amore senza limiti e a una pazienza
smisurata di queste Figlie di Maria
Ausiliatrice o madreàtas, gentile nome
col quale qui le conosciamo, che ce-
menta i focolari shuar nei quali la
presenza della donna, interna per vari
anni alla missione, costituisce la ga-
ranzia della perseveranza e della stessa
conversione dei pagani. I n nessun
altro modo avremmo ottenuto le fami-
glie cristiane che ora si contano a mi-
gliaia, quando per testimonianza di
mons. Comin, appena esisteva una
famiglia che lo fosse completamente.
Lo spettacolo che si contempla ogni
domenica nelle nostre chiese o cap-
pelle, quando le giovani madri si ac-
costano alla santa Comunione rac-
colte e ad occhi bassi, mentre i loro
figlioletti le seguono con gli occhioni
ben spalancati, e indice consolante
del lavoro fatto ... >>. Ma ci vollero
suore capaci di tutte le rinunce: anche
quella di -non rivedere mai più il
suolo natio, i parenti, gli runici...
La fioritura, dovuta tanto ai missio-
nari quanto alle missionarie, attual-
mente si conta cosl nell'Oriente equa-
toriano: I 1 scuole, dove lavorano
63 Suore, dal giardino d'infanzia alle
magistrali, 31 centri catechistici, 26 di
alfabetizzazione, 3 ospedali e 7 di-
spensari. I Kivari o slmar cnst1ani
sono 18.000 e quasi tutti ormai iscrit-
ti alla t Federacion Sucuu collegati,
via radio, alla missione.
26 opere in Ecuadòr
Contemporaneamente all'opera mis-
sionaria tra i Kivari, le Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice hanno svolto e svol-
gono nell'Equatore la loro opera edu-
cativa in territorio civile. Prima, come
si è detto, a Cuenca, poi a Sig Sig
(1908), stazione di arrivo e di par-
tenza per le missionarie; nel 1911 a
Guayaquil con un'opera provviden-
ziale per tante fanciulle orfane, po-
vere e abbandonate. Ivi oggi le opere
sono tre. Una è retta da un comitato
di pie signore che dal 1928 sono la
provvidenza visibile per tante fan-
ciulle orfane, povere o abbandonate.
L'opera delle Catechesi e sostenuta
da Suore ed exallieve. Citiamo un
episodio.
Nell'autunno del 1969 una ragaz-
zina molto, molto povera, si recava a
scuola, appunto dalle Suore. Lungo
la via, da una macchina in corsa, al-
cuni malviventi inseguiti gettarono un
pacco di banconote rubate ai piedi
della fanciulla che lo raccolse. Poiché
alcune donne le gridarono: ~ Divi-
diamoci la somma », corse a perdi-
fiato a scuola e consegnò il malloppo,
che fu portato al Vescovo. Doman-
darono poi alla fanciulla: «Perché
non l'hai tenuto? Sei tanto povera ».
Rispose: «Ah, no! Avevo il profumo
della Comunione sulle labbra... •>.
Dopo la fondazione di Riobamba
nel 1928, Quito, la capitale dell'Equa-
tore, ricevette le Figlie di Maria Au-
siliatrice nel r935 per la generosità di
Dona Dila Salas che donò il suo pa-
lazzo per un'opera sociale con scuole
elementari, catechesi e oratorio.
Nel 1941 si aprì sempre a Quito il
collegio «Maria Auxiliadora >>; nel
1955 una casa di formazione; nel
1959 il collegio <• Cardinal Spellman >>,
bilingue; nel 1968 il Noviziato, tra-
sferito da Cuenca con annesse opere
parrocchiali; nel 1969 fu aperta la
casa di Manta che promette un con-
solante sviluppo.
In breve: le opere delle Figlie di
Maria Ausiliatrice in Ecuador sono
26 e vi lavorano 283 Suore. Le anime
per le quali sia le missionarie che le
numerose Suore equatoriane lavo-
rano chi le conterà ?
In questo primo centenario della
fondazione dell'Istituto, a settan-
t'anni dalJ'arrivo in Ecuador, da ogni
punto dell'ampio scenario di monti
altissimi, di immense foreste, di pro-
fonde valli, si leva un coro immenso
a cantare la gloria di Dio e dell'Au-
siliatrice.
13

2.6 Page 16

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Animazione e
testimonianza
cristiana
neicampi
di lavoro
dei Giovani
Cooperatori
CUPONE DI CERRO (Isernia). I Giovani Cooperatori
hanno organizzato una colonia per 60 bambini con
servizio sociale e la voro manuale.
USSASSAI (Nuoro). I giovani Cooperatori, tra le varie
a ttività della colonia, ha nno fatto ripetizione a un
gruppo di ragazzi.
~
Aumenta l'esperienza e con essa
l'impegno
Per chi desidera mettersi «a serv1z10 degli altri gio-
vani>> con lo spirito dì Don Bosco, l'estate offre un'oc-
casione unica. Siamo più liberi da impegni di studio e
di lavoro e sciupar questo tempo sarebbe un peccato.
È così che da alcuni anni facciamo in estate un'espe-
rienza più forte e verifichiamo le possibilità di ognuno
di noi.
Siamo fatti per essere educatori e ad esserlo con lo
stile di Don Bosco. In questo caP1po apostolico quali
possibilità può esplicitare ognuno di noi ? Ecco la ve-
rifica del campo di lavoro. Lasci famiglia e amici per
un mese e vai ai << campi di lavoro e di animazione cri-
stiana>> (~i chiamano proprio così). Ti paghi il viaggio
e dài un contributo per il tuo mantenimento. Poi ti
metti a lavorare tra i ragazzi e i giovani del luogo, fai
amicizia, organizzi gruppi che ruotano attorno agli in-
teressi di ogni giovane (sport, ripetizioni, incontri di
amicizia, liturgia, catechesi, servizio sociale); offri dalle
sei alle otto ore di l.avoro al giorno che, per i ragazzi,
in parte è anche manuale.
Intanto c'è chi ti consiglia e ti sostiene: gli amici più
14 esperti e i salesiani animatori del campo.
PALMA 01 MONTECHIARO (Agrige nto). Giovani
........ Cooperatori a l lavoro per la costruzione degli a mbienti
per la comunità locale.

2.7 Page 17

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CUPONE DI CERRO (Isernia). I Giovani Cooperatori
della colonia programmano le loro attività.
SADALI (Nuoro). I Giovani Cooperatori al lavoro ma-
nu••• ha nno unito, come nelle altra colonie, la cate-
chesi e l'animazione liturgica.
~
In quale direzione ?
Il metodo educativo da esperi,mentare è quello di
Don Bosco, studiato in precedenza sui libri e in incontri
di preparazione, ma che riceve qui il suo collaudo. I ri-
sultati ? Buoni certamente, anche se talvolta accanto alla
gioia di aver dato, riporti piccole sconfitte e delusioni,
frutto di inesperienza.
Intanto ti sei fatto le ossa e capisci sempre meglio
quanto sia bello servire Cristo tra i più piccoli. Chi
dovrà fare una scelta definitiva ed entrare nella famiglia
salesiana come Cooperatore, lo farà a ragion veduta.
E quando si torna a casa, ai propri centri, allora balza
in luce il frutto del campo. L'impegno si trasferisce nel-
l'ambiente di tutti i giorni. I giovani non sono più
quelli del campo estivo, ma il campo continua a casa
propria.
Gli obiettivi
Già sono evidenti. I campi estivi dei Giovani Coope-
ratori non hanno obiettivi generici né si effettuano co-
munque: il lavoro principale è per i ragazzi e i giovani,
e le zone prescelte sono quelle spiritualmente e peda-
gogicamente depresse. Lo stesso lavoro manuale tende
a produrre qualcosa di utile da lasciare -ei giovani del
posto. Ciò che interessa è una forte presenza cristiana
ohe offra modelli di comportamento tali da contestare
a fatti l'andazzo di tanta gioventù che, particolarmente
d'estate, va aUa deriva. Convinti poi che il Sistema edu-
cativo salesiano è attuale e valido, i Giovani <;;oopera-
tori cercano di non distaccarsene e lo presentano aper-
tamente come loro metodo di lavoro. ·
Una breve panoramica
Nell'estate scorsa si è operato in quattro zone d'Italia
(in una quinta fu organizzato un campo aperto anche a
non Cooperatori) con un totale di 150 partecipanti.
Una breve panoramica ci mostra i risultati:
A Cupo11e di Cerro (Isernia): colonia per 60 bambini,
servizio sociale, lavoro manuale; a Palma di Monte-
chiaro (Agrigento): gruppi giovanili, ripetizioni, servizio
sociale, proseguimento della costruzione degli ambienti
per la comunità locale; a Gressoney (Aosta): colonia con
pernottamento per 40 bambini poverissimi; a Sadali e
Ussassai (Nuoro): colonia, gruppi giovanili e lavori ma-
nuali-. In tutti i campi catechesi, animazione liturgica e
incontri vari. A Cupone, zona montana pressoché priva
di assistenza religiosa, preparazione alla prima comu-
nione di 30 bambini delle varie frazioni.
Ovviamente in questo dare agli altri c'è anche il ri-
cevere. I campisti si portano via un carico di esperienza,.
di amicizia e tanta gioia nel cuore.
In cantiere
Ora si sta preparando il programma ugualmente denso
per l'estate '7z. L'esperienza passata suggerisce modi-
fiche o ritocchi, ma il servizio ai giovani sarà sempre
forte.
15

2.8 Page 18

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ne
carceri
DON CARLO
Quello che accadde nel novembre
-1964 al Riformatorio per ragazzi<< dif-
ficili» tra i 16 e i 18 anni, a Sek Pik
nell'isola di Lantau, vicino a Hong
Kong, sembra ancor oggi un miracolo.
All'isola cli Lantau, partendo dallo
Studentato salesiano di Cheung Chau
(New Territories) ci si arriva con una
mezz'ora di battello e una mezz'ora
di auto. Mi raccontava il direttore
dello Studentato, il salesiano cinese
don Giovanni Zen (nativo cli Shan-
gai'): << Un ragazzo cattolico era finito
al riformatorio. Aveva sempre fatto
molta fatica a inserirsi nella vita so-
ciale: disadattato, indìetro rispetto ai
suoi compagni cli scuola, Teo (mi
pare che si chiamasse cosi) un bel ra-
gazzo, dai capelli neri, era diventato
cupo, intrattabile e di umore can-
giante. L 'avevano acciuffato e con-
dotto al Riformatorio. Poi uno dei di-
rigenti del Riformatorio parlò con un
16 prete salesiano di Cheung Chau pro-
ponendogli di venirlo a trovare; fa-
ceva pena più degli altri ragazzi. Il
prete accettò la proposta e da quel
giorno ogni domenica puntualmente,
insieme a un giovane chierico venne
a visitare i ragazzi cattolici del Rifor-
ma.torio, a celebrarvi la Messa e a
farvi il catechismo. Teo rivelò quasi
subito un sorprendente· migliora-
mento. Dopo un mese era già cam-
biato. Dopo un anno era cosi bravo
da poter frequentare i suoi coetanei.
Via via che le capacità sociali di T eo
progredivano, tutti poterono notare
in lui profondi mutamenti. La silen-
ziosa disperazione e il senso di estre-
ma frustrazione che prima domina-
vano i suoi stati d'animo, scompar-
vero. Oggi a 25 anni Teo ha un me-
stiere onorato a Hong Kong. Si è
sposato ed è un marito esemplare 1>.
Un miracolo? Don Giovanni Zen,
il gentile sacerdote cinese, direttore
della Sa/esian House of Studies di
Cheung Chau, che simpatizza tanto
per il Riformatorio di Sek Pik, non
la pensa così. << Evidentemente - mi
spiega - il sistema preventivo di
Don Bosco si è di.mostrato per una
ennesima volta meravigliosamente ef-
ficace nel ricupero di questi ragazzi
disadattati. L'amorevolezza, la ragio-
ne e la Ieligione stimolano ancora di
più le energie migliori che sonnec-
chiano in quelle anime giovanili e le
concentrano >J.
Nel riformatorio giovanile
e Il caso di Teo non unico. Grazie
al sistema educativo di Don Bosco,
applicato dai salesiani di Cheung
Chau, centinaia di ragazzi, alcuni dei
quali moralmente al di sotto della
media e definiti irrecuperabili, sono
stati portati a un tale di miglioramen-
to da poterli definire «normalizzati ».

2.9 Page 19

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Ile
c1nes1
DE AMBROGIO
Per invogliare i giovani a seguire il
catechismo con maggior interesse, dal
marzo 1966 vi si infiltrò regolarmente
un gruppo di chierici cinesi; vi orga-
nizzavano giochi e davano tratteni-
menti. Più tardi vi si aggiunsero an-
che alcuni chierici salesiani che sape-
vano masticare solo poche parole di
dnese.
Ci fu un'altra innovazione ogni do-
menica. A merenda si distribuiva uno
spuntino e qualche dolce che umet-
tava di glucosio la bocca dei ragazzi
del riformatorio, anche di quelli che
non partecipavano alle attività orga-
nizzate dai chierici e nemmeno alle le-
zioni di catechismo o alla Messa: il
picnic divenne aconfessionale.
Attualmente al Riformatorio lavo-
rano un sacerdote e sei chierici di
Cheung Chau. Per varie ragioni
l'evangelizzazione in mezzo a questa
gioventù realmente << povera e abban-
donata » (in senso materiale ma so-
prattutto in senso morale e sptn-
tuale) prende un avvio meno diretto,
dato che la stragrande maggioranza
di quei ragazzi sono pagani.
<< Lo chiamerei - mi dice don Zen,
sottolineando le parole con un gesto
della mano - una specie di Oratorio
volante ».
Don Zen consulta un suo piccolo
noticino e poi mi spiega: << Vede: le
spese annuali per questa nostra atti-
vità nel Riformatorio di Sek Pik, viste
sotto il profilo finanziario, ammon-
tano a 1.300.000 lire: 200.000 lire ci
vengono donate dalla Caritas di Hong
Kong; da 400 a 500.000 da alcuni in-
signi benefattori; il resto viene ver-
sato dalla nostra Casa salesiana di
Cheung Chau >>. E conclude il suo di-
scorsetto, sulla terrazzina dello Stu-
dentato che domina un lungo tratto
di mare cinese increspato di bagliori
e di luci del tramonto: << Sono con-
vinto che tutto quello che noi 110n siamo
capaci di dare agli altri, finisce col pos-
sederci e col renderci schiavi*·
Liberazione ai prigionieri
<< Il giorno di Natale del 1967 - mi
racconta ancora - un nostro prete
fu invitato nelle carceri di Chi Ma
Wan. La cappellania delle carceri di
Chi Ma Wan fu assunta in forza dalla
nostra comunità salesiana di Cheung
Chau ancora nel lontano settembre
del r963 e quella delle prigioni di
Tong Fuk nel marzo del 1967. Quan-
do nel Natale del 1967 un carcerato,
uno dei tipi più aggressivi e perico-
losi, offri, senza dire una parola, un
cartoncino di auguri, di una commo-
vente rozza semplicità, che lui stesso
aveva fatto, il nostro sacerdote sentì
come un fiotto di gioia invadergli il
cuore. Gli vennero le lagrime agli
occhi. Pensi che è dal settembre del
1963 che ogni domenica un sacerdote
salesiano vi celebra la Messa, mentre
un chierico dirige le preghiere e i
canti dei detenuti. Vi partecipano in
media una decina di carcerati catto-
lici e, in più, alcuni membri dei per-
sonale della prigione insieme ai loro
familiari e ai fedeli del paesetto vi-
dno. Nel pomeriggio si tiene una le-
zione catechismo, aperta anche ai
non cattolici, resa più divertente e fa-
cile mediante la proiezione di filmine
a colori. A volte, mentre il chierico
spiega e commenta le filmi.ne, il cap-
pellano, nel cono d'ombra della mac-
china da proiezione, colloquia con i
singoli carcerati e, a tempo giusto, li
confessa. Il mare sotto di noi sembra
una lastra enorme di acciaio liquido.
Fanno davvero pena quegli uomini
che in un certo senso si sono auto-
condannati a perdere la libertà, - in-
terloquisco. Ma non lo spirito di li-
bertà - rettifica don Zen.
Lo guardo stupito.
- Che cosa intende lei per spirito
di libertà?
Don Zen sorride; e il suo volto di
cinese si illumina, soprattutto negli
occhi a mandorla, di una dolcissima
rima mongolica.
- Non potrei definirlo - mi spie-
ga - ; però le posso dire come io me
lo raffiguro, da quando appunto ci si
interessa delle carceri. Lo spirito di
libertà è lo spirito che non è troppo
sicuro di essere personalmente im-
mune da qualche infrazione morale
che lo renderebbe capace di imprigio-
namento. Lo spirito di libertà è lo spi-
rito che cerca e condivide il pensiero
e le sofferenze degli altri. Lo spirito
di libertà non dimentica che neppure
un passero può cadere a terra, inos-
servato dal Padre che è nei Cieli. Lo
spirito di libertà è lo spirito di Gesù
Cristo che, duemila anni orsono, in-
segnò all'umanità una lezione che l'uo-
mo non ha mai imparato, ma non lza
nemmeno dimenticato del tutto : che
cioè può esserci un Regno, senza più
sbarre e prigioni, dove i piu umili sa-
ranno ascoltati e giudicati accamo ai
più grandi.
Come il Cafasso
e Don Bosco
Poi, don Zen mi racconta: dopo il
lavoro domenicale a Chi Ma Wan, il
cappellano su una jeep governativa
messagli a disposizione, si reca alle
carceri di Tong Fuk, dove un chie-
rico, arrivato in precedenza, già svolge
la scuola di catechismo ai figli del per-
sonale. A Natale, al Capodanno lu-
nare e a Pasqua si organizzano varie
attività: spettacoli, partite di calcio,
tombole, concerti, recitals musicali,
cinema. Il pubblico dei prigionieri in
queste occasioni sale a 700 carcerati
circa a Chi Ma Wan; e a 1100 a
Tong Fuk; in più bisogna aggiungere
150 guardie e 120 ragazzi dei dintorni.
- Scusi, don Zen, un'ultima do-
manda - gli chiedo mentre si fa buio
e si accendono le luci dello Studen-
tato. - Chi sarebbe il cappellano
delle prigioni ?
per li si schernisce. Poi, dietro
le mie insistenze, con un sorriso che
si irradia fine negli occhi a mandorla,
dalla dolce rima mongolica, sussurra:
- Sono io.
Capisco. Nelle isole di Hong Kong,
a cent'anni di distanza, si sta ripe-
tendo quello che a Torino fecero per
lungo tempo due santi conosciutis-
simi: Don Cafasso e Don Bosco. 17

2.10 Page 20

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Esercizi spirituali 1972
Pubblichiamo l'elenco dei corsi dei quali ci è pervenuta notizia.
PER COOPERATORI
PIEMONTE
Casellette (Torino): 31 maggio - 4 giugno
Muzzano (Vercelli) : 16-20 agosto
LOMBARDIA
Como (Salesianum - Via Concìliezlone 98) : 29 giugno -
2 luglio
Como (Via Conciliazione 98): 31 agosto -3 s ettembre
VENETO
Montericco (Padova): 31 agosto - 3 settembre .
EMILIA
Bologna (Villa S. Giuseppe): 16-19 agosto
Bologna (Villa S. Maria - Tossignano) : 22-24 settembre
LAZIO
Frascati, Villa Tuscoldna: 26-29 giugno - 24-27 set-
tembre
MARCHE
Loreto {Ancona): 13-17 s ettembre
PUGLIE
Ostum, Villa Specchio ( Brindisi) : 28 giugno - luglio
Martina (S. Paolo): 27-30 agosto
LUCANIA
Potenza: 17-19 agosto
CAMPANIA
Seleno dì Vico Equensa ( Napoli) : 14-18 settembre
(Cooperatori - exallievi e familiari)
CALABRIA
Bova Marina ( Reggio C.): 22-26 settembre
Soverato (Catanzaro): 27-30 settembre
SICILIA
Zafferana (Catania): 25-29 giugno
Zafferana (Catania): 26-30 luglio
Zafferana (Catania) : 23-27 settembre
(Cooperatori - exallievi e famiglie)
Poggio S. Francesco ( Palermo) : 15-18 settembre
( Cooperator e Cooperatrici)
PER COOPERATRICI
PIEMONTE
M uzzano (Vercelli): 30 luglio - 3 ago sto
M uzzano (Vercelli) : 3 agosto - 7 agosto
Muzzano (Vercelli) : 7 agosto - 11 agosto
M uzzano (Vercelli): 20 agosto - 24 agosto
Casellette (Torino): 27 agosto - 31 a gosto
LOMBARDIA
Como (Salesianum - Via Conciliazione 98): 10-1 4 agosto
(signore e signorine)
Casbeno (Varese), Casa dello studente, Piazza Libertà:
3.7 settembre
Zoverallo di Verbania (Novara): 9 -13 settembre (si-
gnore e signorine)
Zoverallo di Verbania (Novara) : 17-21 settembre (si-
gnore e signorine)
VENETO
Cesuna (Vicenza) : 20-23 agosto.
L AZ I O
Frascati, Villa Tusco lana: 26-2S giugno - 24-27 set-
tembre
EMILIA
Bologna (Villa S. Giuseppe): 25-28 giugno
MARCHE
Loreto (Ancona): 27-31 agosto
PUGLIE
Ostuni, Villa Specchio (Brindisi): 28 giugno - 1 luglio
CAMPANIA
Seìano' di Vico Equense ( Napoli): 23-29 g iugno
Seiano di Vico Equense ( Napoli): 20-24 settembre (con
sezione signorine)
Seìano di Vico Equense ( Napo 1) : 26-30 settembre
SICI LIA
Zafferana (Catania): 25-29 giugno
PER GIOVANI
MARCHE
Loreto (A ncona): 20-24 settembre (solo per signorine)
CAMPANIA
Seiano di Vico Equense (Napoli) : 29 aprile - 2 maggio
Seiano di Vico Equense (Napoli): 20-24 settembre
SILICIA
Bagheria (Palermo): 1-4 giugno
PER CONIUGI
PIEMONTE
M uzzano (Vercelli) : 12-16 agosto
Muzzano (Vercelli): 16-20 agosto
LOMBARDIA
Como (Salesianum - Via Conciliazione 98): 7-10 set-
tembre
LAZIO
Villa Tuscolana: 24-27 settembre
PER INSEGNANTI
CAMPANIA
(Luogo da destin•arsi): 30 giugno - 2 luglio
ORIENTAMENTO VOCAZIONALE
LAZIO
Frascati, Villa Tuscolana: 26-29 giugno
(Giovan e signorine)
SICILIA
Zafferana (Catania) : 19-23 sette mbre
( Per signorine dai 18 al 25 anni)
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi al 11 Delegato Cooperatori» della locale Casa Sale-
18 siana o delle Figlie di Maria Ausiliatrice, oppure ai/a casa più vicina.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Educhiamo
come
Don Bosco
Educateli
alla bellezza
« Conosco una splendente corona di fiori
che rende bello chiunque la porta - di-
ceva Don Bos.co ai ragazzi nell'estate del
1871. - La corona è composta di cinque
fiori, cioè di cinque virtù, alle quali si al-
lacciano tutte le altre. I fiori sono: il giglio,
la purezza; la viola, l'umiltà; la rosa, la
carità; il girasole, l'obbedienza; il mu-
ghetto, la fede».
Di questa meravigliosa corona di fiori
- racconta il biografo di Don Bosco -
il Santo in diverse occasioni parlò spesso,
sia ai suoi ragazzi che nella predicazione
agli adulti. E quando ne parlava, il suo
volto si illuminava; una radiosa bellezza
di cielo pareva sfavillargli negli occhi, e
si irradiava per contagio in chi lo stava
ad ascoltare.
adolescenti e nei grandi è sempre un in-
dice di disarmonia o di contrasto fra il
vero, il buono e il bello. È una malattia
che si guarisce solo curando lo spirito,
come appunto faceva Don Bosco. La se-
renità dell'anima, la pace del cuore, la
vittoria sulla passione. la gioia del do-
vere, si rifletterebbero subito anche nel
volto e nell'armonia di tutto il corpo, ma
soprattutto nella vivezza dell'occhio, de-
finito da Gesù « la lucerna del corpo».
Bellezza e occhio sono due coordinate
in stretta relazione tra loro. Solo in un se-
condo tempo la bellezza può anche di-
ventare una tentazione. Diceva uno psi-
cologo: « Purezza e avvenenza sono come
due sorelle che hanno nostalgia una del-
l'altra».
L'educatore deve sapere che il de-
siderio di essere bello è un postu-
Il giovane è estremamente sensi- lato naturale dell'adolescente. È
bile alla bellezza. «Tutto ciò che esiste quindi indispensabile parlare al giovane
è bello». dicevano già i filosofi medioe- della bellezza. E facendolo, occorre insi-
vali. Ciò è verissimo, perché ogni essere
proviene da Dio, che non è soltanto la
suprema Verità e il sommo Bene, ma
anche la più fascinosa Bellezza. La vera
bellezza è una fusione armoniosa di bel-
lezza spirituale interiore e di avvenenza
fisica. Il « mondo» - vale a dire il mondo
dei rotocalchi, del cinema, della televi-
sione, delle boutiques d'alta moda, della
pubblicità - esalta troppo facilmente la
bellezza esteriore e la scinde dal suo polo
spirituale, cioè la bellezza interiore. Nel
celebre sogno di Don Bosco a Lanzo in
cui vìde il suo ex alunno Domenich Savio,
il Santo descrive in maniera impareggia-
bile il fascino della bellezza suggestiva di
quell'adolescente in perfetta armonia con
stere nel chiamare bellezza più la com-
ponente spirituale che quella corporea.
Quest'ultima è caduca. Dice un proverbio:
«Bellezza è come un fiore che nasce e
presto muore». Bisogna anche ribadire
che un compagno bello non sempre è
anche buono: occorre ricordare ai ragazzi
che le qualità spirituali non possono mai
venire sostituite dalla bellezza fisica. Nel-
l'adolescente pulsa l'idea primordiale che
la creatura bella debba essere necessaria-
mente anche buona; e ognì ragazzo de-
sidera quindi realizzare nella sua person-
cina questo armonioso ideale. Perciò egli
vuole poter costatare che effettivamente
all'educatore stanno a cuore le due com-
la luce incantevole della sua anima ver- ponenti: ciò che è buono e ciò che è
ginale.
bello.
In Paradiso, dove il bello, il buono e il
vero sfavilleranno in eterna armonia, non o Il vero educatore cura l 'armonia
ci sarà più nessun difetto fisico: ogni di tutta la persona. Nella lingua dei
corpo risorto sarà quindi perfetto.
Vangeli, come del resto già nel greco
classico, i tre aggettivi bello-buono-vero
Una malattia contagiosa di oggi: sono molto spesso tre sinonimi. Per esem-
la bruttezza. Oggi si vedono degli ado- pio « il buon pastore» è detto nel testo
lescenti e degli uomini tendere al brutto: greco «il be/ pastore» e in italiano si do-
vagolano scarmigliati e malvestiti, veri vrebbe tradurre « il vero pastore» come
beats ossia scarafaggi. La ragione pro- contrapposto al prezzolato, che è pastore
fonda di questa depravazione estetica è solo di nome. L'educatore vero (in greco
proprio nella disarmonia spirituale o psi- si direbbe il be/l'educatore) deve quindi
chica. L'anima in subbuglio per qualche saper creare l'armonia dei tre valori di-
crisi o per un moto di rivolta e di protesta vini che ornano simultaneamente l'anima
esige la coerente rispondenza anche nel e il corpo: verità, bontà e bellezza. Gesù
corpo, trascurato e depresso. Come per ci ha detto: « La verità vi farà liberi l>
contagio anche molti ragazzetti, ancor (Giov. 8, 32). E la libertà ci affranca non
semplici e buoni, si t rascurano nel vestito solo da ciò che è male, ma anche da ciò
e nella capigliatura solo per il vezzo di che è brutto. San Paolo infatti nell'inno
imitare i più grandi, neppur sospettando alla carità (/ Cor. 13) non ha timore di af-
l'intima tensione che sta sotto a quel- fermare che essa non è «sgraziata», non
l'orrido. L'ostentazione del brutto negli si rende «antipatica».
19

3.2 Page 22

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NEL
MONDO
SALESIANO
Le giornate di Grottaferrata sullo spirito salesiano
Dal 9 al 13 febbraio si è tenuto a Grottaferrata il 1° Con-
vegno Nazionale di Cooperatori scelti da tutte le regioni
per lo studio dello spirito salesiano. I partecipanti furono 84.
Cifra che fa pensare ai 12 apostoli e ai 72 discepoli:
gli 84 più vicini al Messia, gli impegnati a diffondere il
messaggio del Regno dei Cieli.
I nostri 84, in massima parte giovani dai 20 ai 30 anni,
presentavano la stessa varietà e lo stesso ardore dei di-
scepoli: caratteri ardenti e caratteri riflessivi che si ma-
nifestavano specialmente nei Gruppi di studio che se-
guivano alle dotte relazioni d i Don Giuseppe Aubry,
uno specialista in materia. le sette relazioni che offri-
rono materia di studio e di applicazioni pratiche ai vari
Gruppi ebbero per tema la spiritualità salesiana nelle
seguenti visuali:
1) il carisma e lo spirito originale della Famiglia sale-
siana; 2) il centro vitale dello spirito salesiano: la carità
apostolica, attinta alla sua sorgente, il Cuore di Cristo;
3) i valori evangelici particolarmente vissuti nello spi-
rito salesiano; 4) /o stile salesiano di azione e di rela-
zioni; 5) attualità e prospettive dello spirito salesiano.
La giornata iniziava sempre con la Meditazione sul Van -
gelo, dettata dal Segretario dell'Ufficio Centrale di To-
rino, don Agostino Archenti. Seguiva la S. Messa con -
celebrata dai sacerdoti presenti al Convegno: il Delegato
· Nazionale, don Armando Buttarelli (infaticabile promotore
delle giornate di studio), il relatore don Giuseppe Aubry,
i Delegati lspettoriali don Antonio Broggiato, don Giu-
seppe Ferri, don Ruggero Coin, don Enrico Da Rold,
direttore dei corsi di spiritualità di Loreto, il Delegato di
Terni, don Antonio Manca, e quello di Porto Recanati,
don Antonio Fanesi. Negli ultimi tre giorni partecipò
al Convegno e quindi alla concelebrazione anche il De-
legato ispettoriale e nazionale dell'Austria, don Sigfrido
Hornauer di Vienna, tanto simpatico nel suo modo di
esprimersi con l'ausilio di tre lingue e soprattutto della
sua mimica. lui e don Aubry hanno reso in certo modo
20
internazionale questo 1° Convegno Nazionale di spiri-
tualità salesiana.
Dopo che alla grazia di Dio dobbiamo attribuire il bril-
lante successo di queste giornate di studio all'intenso
lavoro di tutti i partecipanti : dalle prime ore del mattino
sino a tarda sera, col solo respiro dei pasti e di un'ora
di sosta nel pomeriggio. l 'applicazione dei convegnisti
fu espressa molto bene in tedesco dal Delegato del-
l'Austria: «Sehr fleissig diese junge leute ! Impegnatis-
simi questi giovaniI»
E qui non si può sottacere l'opera svolta dalla coordina-
trice del convegno, la signora Giovanna Albert di Terni,
già specializzata in questo compito.
Pur provenendo da 15 regioni diverse (non escluse la
Sicilia e la Sardegna) i Cooperatori si dimostrarono subito
veri Salesiani, affratellati in Don Bosco. L' affiatamento
venne collaudato con la tornata "Conoscerci'" effettuata
subito dopo la prima cena del 9 febbraio. Nel grande
salone di ritrovo gli 84, disposti in cerchio, si passarono
il microfono l'uno dopo l'altro, fra applausi e risate cor-
diali. Il giorno dopo, primo giorno pieno, la fraternità
era perfetta e il dialogo si faceva sempre più aperto e
spontaneo, soprattutto nei Gruppi di studio. Il frutto del
tanto riuscito convegno si può cogliere anche dalla ri-
sposta al messaggio del Rettor Maggiore, risposta com-
pilata dal gruppo che faceva capo al prof. Graziano di
Salerno e che venne poi votata da tutta l' assemblea.
Eccone il pensiero centrale:
«Alla luce di tutto quanto abbiamo sentito e discusso,
passiamo adesso a/razione, avendo sottolineato la mis-
sione salesiana per i giovani nell'impegno tenace e disin-
teressato che tutti chiama: Salesiani Religiosi e Salesiani
Cooperatori.
Riuniti a formare vere comunità cristiane di amorevolezza
e di gioia, ci presenteremo ai fratelli come testimoni cre-
dibili di una azione cristiana e dinamica; vivendo con
apostolica disponibilità accanto al semplice, al piccolo,
al povero 11.

3.3 Page 23

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Sessant'anni di gloria per la Scuola
Grafica Salesiana di Bologna
Una folla enorme gremiva domenica 30 gen- ~
naio la chiesa metropolitana di Bologna. dove
la celebrazione di San Giovanni Bosco assunse
una solennità particolare perché si commemo-
rava il 60° della Scuola Grafica Salesiana.
Un gruppo di autorità circondavano il cardinale
arcivescovo Poma, che officiava con quattro
superiori salesiani. All'offertorio, gli allievi pre-
sentarono al Cardinale i doni "fabbricati" dai
laboratori tecnici salesiani, "frutto del loro la-
voro": un lampadario in ferro battuto, una car-
tella con lavori grafici fra cui due lito di Giorgio
Lenzi, una enciclopedia della Bibbia, una me-
daglia d'argento dell'incisore Viola e altre of-
ferte. Al termine del rito le autorità si porta-
rono all'Istituto Salesiano: saluto del direttore
don Felice Rizzini, premiazione di due tecnici
del lavoro per i lunghi anni di servizio inin-
terrotto, visita alla mostra del settore mecca-
nico e grafico. Quest'ultimo settore esibiva nei
suoi stands il meglio della produzione edito-
riale della L.D.C. e della SEI (due editrici sale-
siane). Nel settore meccanico venivano pre-
sentati i lavori delle varie specializzazioni.
La Scuola Grafica Salesiana di Bologna è
nata all'indomani del Primo Congresso Inter-
nazionale Salesiano di Bologna nel 1895.
Nelle deliberazioni del Congresso erano state
approvate all'unanimità due mozioni sulla
Stampa popolare e sulla Stampa scolastica,
che concludevano con l'augurio che «l'azione
Salesiana anche nell'ambito della stampa con-
tinuasse e accrescesse la sua espansione».
Rifacendosi alla Rerum Novarum (l'Enciclica
Sociale di Leone Xlii) i Cooperatori Salesiani
si impegnavano «a collegarsi a tutti gli uomini
di cuore per ottenere, dove fosse possibile,
disposizioni legislative che moderassero le esi-
genze delle grandi industrie, conciliando i soli
veri interessi legittimi di queste con l'obbligo
che hanno di rispettare i sacri diritti e doveri
della m·aternità. della giusta mercede, della li-
bertà di associazione. del miglioramento delle
case operaie, della fede e morale cristiana, del
riposo festivo-».
Don Bosco aveva fondato nel 1853 in Torino
la prima Scuola Grafica Salesiana. Quella di
Bologna ne fu «una gemmazione».
Un trio salesiano
primo premio al festival
della musica in Irlanda
Tre dicembre ultimo scorso a Dublino: un
trio di studenti-chierici salesiani si presentano
per una Canzonissima nella Great Hall, l'Audi-
torium di Dublino. Il pubblico di selezionati
era di oltre seicento spettatori; la giuria di
quindici esperti intenditori. In palio erano due
canzoni: una di tipo "commerciale" e l'altra
di tipo "originale". Il Trio salesiano vinse in
bellezza la gara nella canzone "commerciale"
eseguendo "Butterfly" (Farfalla) un canto ar-
monioso, ritmato, che strappò glì applausi più
fragorosi al gran pubblico.

3.4 Page 24

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NEL
MONDO
SALESIANO
Ancona. Una visione de lla tendopoli nei cortili dell'Orat orio Salesiano. Al
fondo, a sinistra, v i s o no alt re te nde, di c u i si vedono le prime quattro .
L'opera dei Salesiani in occasione del terremoto di Ancona
I Salesiani di Anc ona, tin dalla prima grande scossa del
4 febbraio mattino, hanno aperto la loro Casa per dare
nei posti più sicuri rifugio, conforto e assistenza. Tutte
le porte della Casa e dei Cortili sono rimaste aperte
notte e giorno per dare possibilità di entrare in qualsiasi
momento: il luogo di raccolta è stata la sala del Teatro,
dove un centinaio di persone ha trascorso varie notti;
molti anzi vi si sono soffermati anche di giorno. L'am-
biente è stato ininterrottamente riscaldato.
Un'altra opera: il trasporto con mezzi dell'Istituto di fa-
miglie, soprattutto di molti ammalati e vecchi, nei posti
di r.iccolta (vagoni ferrovi.iri, tendopoli, p,iesi viciniori).
Non è mancata mai a chi si presentava la possibilità di
consumare dei pasti alla mensa stessa dei salesiani.
Non meno aperte e generose si sono dimostrate le Figlie
di Maria Ausiliatrice nel soccorrere le popolazioni cir-
c-0stanti.
L'opera più impegnativa fu l'allestimento ed il funziona-
mento della tendopoli nei cortili dell'Oratorio. Dopo aver
offerto ogni disponibilità per quanto bisognava nello
stato di emergenza, si è stabilita una piena collaborazione
con le persone inviate a realizzare e a far funzionare la
tendopoli. In questo lavoro i giovani del nostro Centro
22_
Giovanile sono stati i veri protagonisti della assistenza.
In loro aiuto sono giunti in fasi successive anche giovani
dei nostri Centri giovanili di Vasto, Portorecanati e Terni.
Guidati, animati dal Salesiano responsabi le, non si sono
risparmiati giorno e notte prodigandosi oltre ogni limite.
Simpatica la familiarità che ben presto si stabili tra quanti
(autprità, vigili del Fuoco, Assistenti di Polizia, A.A.I.,
Esercito...) si sono impegnati nel campo. L'ottimo an-
damento della tendopoli ha avuto il riconoscimento delle
varie Autorità; soprattutto i giovani si sono meritati il
loro elogio incondizionato.
La Casa per Esercizi Spirituali di Loreto ha ricevuto fin
dal mattino del 4 febbraio gli Anconetani che fuggivano
sotto l'imperversare delle scosse telluriche. In breve si è
fatto il pieno. Per una diecina di giorni ha ospitato gra-
tuitamente una sessantina di persone. Queste sono ri-
maste ammirate ed edificate per la bontà e l'affetto con
cui sono stati accolte e trattate.
Parimenti gli Istituti Salesiani di Macerata e di Fos•
sombrone hanno ospitato, secondo le loro possibilità,
coloro che l'hanno richiesto.

3.5 Page 25

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Dal Centro di Sollievo Sociale « Le Beatitudini »
Miei cari Benefattori,
Il 1971 è stato un grande anno. Abbiamo diviso le nostre responsa-
bilità con due comunità di suore: il nostro personale ha dovuto essere
rinforzato per attendere a tutto il lavoro, considerevolmente aumentato.
Poi abbiamo avuto parecchi volontari che hanno fatto un lavoro ma-
gnifico I Dio li ricompensi I Nel 1972 si prevedono progressi soprat-
tutto nel lebbrosario. Forse lo Stato olandese provvederà alla costru-
zione dell'edificio per il personale e della clinica. Il Lion's Club si
è pure fatto avanti assicurandoci grandi progetti. Anche la Misereor
probabilmente ci verrà in aiuto per la nostra Scuola guida, il segreta-
riato e la scuola di cucito.
Dall'Italia riceviamo sempre le offerte che ci pervengono tramite le
Missioni Salesiane di Torino. Inoltre non dobbiamo dimenticare il
cospicuo contributo di coloro che inviano le loro offerte tramite il quo-
tidiano "La Stampa" di Torino. Poi manteniamo i nostri rapporti con
la Confederazione Svizzera che invia regolarmente il latte in polvere
per i 1200 pasti giornalieri e con i nostri cari Ticinesi del numeroso
gruppo "Amici di Padre Mantovani".
Tutti voi siete per noi come quel bimbo che, ogni mattino alle undici,
rifletteva con uno specchietto i raggi del sole su una finestra al piano
di sopra. Quando gliene chiesero il significato rispose: « Mio fratello
è a letto paralizzato in quella stanza di sopra, molto buia, dove non
entra mai il sole. Ogni mattina io vengo qua per fare entrare un po'
di sole nella sua camera, perché so che questo lo fa tanto felice I».
Questa è esattamente la vostra azione nei nostri riguardi.
Volete conoscere Il nostro motto per il 1972 7
«Ciò che importa non è la quantità che tu dai, ma l'amore con il
quale dai I)>.
Riconoscente
DON FRANCESCO SCHLOOZ
con tutte le Perle e I Gioielli (i lebbrosi)
193, A. Sundaramudali SIree1 • MADRAS-39 (India)
L'annuale festa di Don Bosco
a Valdocco
Anche quest'anno il 31 gennaio a Valdocco è
stato' giorno di grande movimento spirituale:
concelebrazioni ininterrotte, Basilica sempre af-
follata, altare e sacra urna di Don Bosco assie-
pati, confessionali e mensa Eucaristica sempre
in attività. Di particolare interesse· le concele-
brazioni e le omelie di mons. Rossi, Vescovo
di Vigevano, di mons. Ferrando, già arcivescovo
di Shillong, e del Rettor Maggiore dei Salesiani,
don Luigi Ricceri. Commovente l'afflusso po-
meridiano delle mamme all'altare di Don Bosco
per chiedere la benedizione del Padre dei gio-
vani sui loro figliuoli.
La domenica successiva, 6 febbraio, i Coope-
ratori Salesiani di Torino hanno partecipato alla
prima delle due conferenze annuali prescritte
da Don Bosco, tenuta da don Luigi Fiora,
Superiore regionale per le lspettorie d'Italia e
del Medio Oriente. Nel salone teatro segui un
vivace trattenimento-omaggio offerto dai Gio-
vani Cooperatori delle lspettorie Centrale e
Subalpina al Cooperatori intervenut i e alle loro
famig lie.
Nella foto: mons. Rossi tiene l'omelia durante
la concelebrazione da lui p1esieduta il 31 gen-
naio.
23

3.6 Page 26

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nDoonmca1.nisaro' .p1u'
Sono un vecchio vescovo missionario salesiano. È naturale
che i miei ricordi riaffiorino costantemente. E mi tengono
compagnia. Mai come adesso ho capito la frase della
Madonna a Giovannino Bosco nel sogno dei nove anni:
<< A suo tempo tutto comprenderai>>.
Adesso comprendo meglio il lavoro meraviglioso svolto dalla
grazia di Dio nell'anima dei miei indi dell'Amazzonia;
uno di questi è il vecchio Marcello di Pari-Cachoeira. Eppure
son passati quasi quarant'anni. Ricordo come f asse ieri.
Era il I935 quando feci visita alla Mi.ssione di Taracuà, dove i nostri salesiani vivevano ancora sottn l'in-
cubo delle grandi febbri malariche. Alcuni erano ammalati; i più, convalescenti, si trascinavano in uno
stato di debolezza da far pietà. C'era inoltre molta scarsità di viveri, specialmente di farina di mandioca,
che è il pane quotidiano in quelle regioni dell'Amazzonia. Nessuno dei salesiani era in grado di intrapren-
dere 1m viaggio sino al fiume Tiquié per fare provviste. Fu allora che mi offrii spontaneamente; cosi avrei
avuto modo di rivedere gli indi di quelfiume che da anni non incontravo. Con una barca a motore, in piccolo
cabotaggio, toccai tutti i villaggi della riva: mi ricevevano in festa, scambiavano le mie merci con farina di
mandioca, con banane, con galline e frutta; distribuivo mediàne, specialmente antimalariche; incoraggiavo,
promettevo che saremmo presto venuti a f andare qualche mùsione locale e li lasciavo contenti.
In cinque giorni di navigazione potei tranquillamente accostare tutti gli indi, specialmente i malati gravi.
Ero ormai vicino al termine del mio viaggio quando mi avvertirono che il vecchio Marcello di Pari. Cachoeira
era altalenante tra la vita e la morte: da due settimane la sua situazione si presentava molto grave. Mi rife-
rirono che mi voleva vedere prima di morire. Era uno degli uomini più influenti tra i Tucanos; ricordava
ancora molto bene i missionarifrancescani da cui era stato battezzato ragazzo nel I88o. Accelerai il viaggio
e arrivai alla capanna del caro Marcello a notte inoltrata. Mi accolse con gioia, si sedette sull'amaca, mi
baciò lungamente la mano. Poi con voce lenta mi disse: << Vedi, io ti aspettavo già da una settimana. Sto
per morire. Sono cristiano; in questo luogo i missionari mi battezzarono tanti 4nnifa. Ti mi devi preparare
perché io possa andare lietamente al Signore)).
Fece uscire tutti i suoi familiari dalla capanna, mi invitò a sedere sul suo cumù (un caratteristico sedile
dei Tucanos) ben accosto a lui e cominciò la sua confessione con fede e pietà profonda. Era ben disposto,
mostrava tutti i segni evidenti del dolore; lo assolsi, pregai ancora con lui. Mi pareva che Marcello e io
fossimo come due mani giunte in preghiera. Poi gli amministrai il Sacramento degli Infermi. Fuori comin-
ciava a farsi chiaro. Le prime luci dell'alba illuminavano il villaggio. Celebrai la messa accanto alla sua
amaca. Poi pregammo ancora un poco insieme. Scoccò tanti baci al crocifisso. Gli di.ssi: - Marcello, ci
vedremo ancora, domani al mio ritorno. Mi fissò, scosse la testa scarna; il suo volto, tutto una ragnatela
di rughe, ebbe un sorriso e mi rispose: - Domani, Padre, io non ci sarò più.
Prima di congedarmi mi chiese un favare: «Padre, vedi come i miei abi'ti sono sporchi. Dammi un vestito
nuovo>>. Pensai fra di me: << che voglia proprio l'abito nuziale di cui parla Gesù?>>. Avevo effettivamente
u~ vestito nuovo, del suo taglio, in valigia. Glielo diedi. Lo ricevette contento. I suoi familiari lo aiutarono
a vestirsi. Il volto gli rideva dalla gioia. Gli infilai una medaglietta di Maria Ausiliatrice al collo; gli
impartii la benedizione della Madonna per l'ultima volta. E lui scotendo la testa mormorò nella sua lingua
della selva: Nicanoa ca ice nagueti, che vuol dire: << Ancora un poco e poi me ne vado».
Uscii e mi avviai lungo il fiume a visitare altri nuclei di capanne e di abitazioni degli indi. Avevo fatto
poche svolte del fiume; il motorino della barca cantava senza tregua, quando udii due colpi secchi di fucile.
Alt: era l'avviso della morte di Marcello.
Il giorno dopo fui di ritorno. Non lo trovai più. L'avevano già sepolto nella sua stessa capanna. Pregai
sulla sua tomba. Ero sicuro che il Signore l'aveva portato direttamente in cielo. Caro Marcello!
24
MONS. GIOVANNI MARC H ESI Vescovo missionario

3.7 Page 27

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I Salesiani nella tra-
gedia del Vietnam (~::!)
DON TERESIO BOSCO
In piena notte l'orfanotrofio è occupato. I ragazzi, schierati a forza davanti a P adre
Dupont, sono obbligati a sputargli in faccia. Poi lo uccidono a randellate. I ragazzi lo sen-
tono gridare <<aiuto!>> ma non possono far niente. Si compie così il martirio del primo sale-
siano in Vietnam.
In queste prime pagine tracciamo una panoramica dell'attività salesiana in Vietnam dal
r94r al 1954, nel contesto della grande tragedia che sconvolse la nazione e la chiesa viet-
namita. I n pagine successive narreremo le vicende dei" Salesiani dal 1954 ad oggi.
Dicembre 1941. Il ciclone della seconda guerra mon-
diale sta scuotendo il mondo. Il Giappone che s'è get-
tato nella mischia attaccando la flotta statunitense a
Pearl Harbour, occupa il Vietnam strappandolo alla
Francia, che da 60 anni ne aveva fatto una sua colonia.
I nazionalisti vietnamiti pensano che sia finalmente
giunta l'ora dell'indipendenza della loro patria. Sulle
montagne si formano le prime bande armate di << com-
battenti per la libertà 1>. I cattolici colgono al volo l'oc-
casione. Fino a quel momento è pesata sul loro capo la
silenziosa accusa di essere << servi della religione dei do-
minatori francesi >>. Formano due nuclei patriottici molto
attivi. Uno è comandato da Diem.
Ma il movimento nazionalista più organizzato è quello
comunista. Per iniziativa del suo capo, Ho Ci-minh,
nel maggio del 1941 sorge il Viet Mùzh, cioè la Lega
per l'indipendenza del Vietnam. Comprende quasi tutti
i movimenti patriottici, anche i cattolici. Le bande ar-
mate, in prevalenza comuniste, sono dirette dal profes-
sore di storia Giap.
È in questi anni che in Vietnam arriva il primo sa-
lesiano. Si chiama padre Dupont, ed è francese. Arri-
vato ad Haiphong per fare il suo servizio militare, vi è
stato bloccato dalla guerra. È molto amico di padre Seitz,
·delle Missioni Estere, che si occupa dei ragazzi abban-
donati. Padre Dupont è uno splendido predicatore, ed
ha anche il talento dell'organizzatore. Il vescovo di
Hanoi, vedendolo disponibile, lo prega di organizzare
un orfanotrofio per i ragazzini eurasiani, poveri figli della
guerra, abbandonati sia dai francesi che dai vietnamiti.
Con l'aiuto di un altro sacerdote francese, padre Du-
pont si mette all'opera, si fa amici quei ragazzi sbandati
e incamminati ormai per brutte strade, li porta nella sua
casa. Col passare dei mesi ne riesce a radunare, a man-
tenere, a mandare a scuola più di 250. Padre Seitz gli
è vicino e lo aiuta.
Il martirio di padre Dupont
Nel novembre del 1944 Ho Ci-minh dà il via alla
guerriglia in grande stile. Il 15 agosto del 1945, mentre
il Giappone si arrende, tutto il Vietnam è sotto il con-
trollo del Viet Mi11h. Quattordici giorni dopo Ho Ci-
rninh forma il primo governo nazionale con rappresen-
tanti di ogni partito.
Sono giorni esaltanti, ma anche torbidi. Nonostante
che i cattolici siano presenti sia nel governo sia nel Viet
Minh, i comunisti sono molto potenti, e le loro accuse
contro i missionari stranieri sono continue e pesanti.
<< La propaganda antifrancese - lamenta il Bulletin des
Missio11s - è orchestrata in modo speciale contro i mis-
sionari. La radio e la stampa del Viet l\\1inh non solo li
accusano di essere agenti di una potenza coloniale stra-
niera, ma spacciano contro di essi le accuse più assurde,
come di avvelenare i pozzi, nascondere armi, distruggere
le dighe per provocare inondazioni e carestie •>.
Le accuse sono accompagnate da atti di vandalismo:
incendio di chiese, assalti a case religiose. Anche il padre
D upont è minacciato più volte di morte.
I vescovi, che al vertice c-ollaborano col governo, pro-
testano presso il presidente Ho Ci-minh. E il presidente
pare volenteroso : un suo decreto del 20 settembre com-
mina pene severe a chi danneggia chiese e pagode; viene
scelta come festa nazionale la prima domenica di set-
tembre, in cui i cattolici festeggiano i loro martiri per
la fede.
Nonostante questi gesti di buona volontà, proprio in
questi mesi si accentuano i contrasti sul piano militare.
Le forze armate sono saldamente in mano ai comunisti,
e occupano progressivamente tutto il Paese.
È in questa situazione che matura il sacrificio di padre
Dupont. In piena notte, l'orfanotrofio è occupato dai
comunisti. I ragazzi, schierati a forza davanti a lui, sono
25

3.8 Page 28

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obbligati a sputargli in faccia. Poi lo uccidono a ran-
dellate e sparandogli a bruciapelo con i fucili. I ragazzi
lo sentono gridare <e Aiuto! >> ma non possono far niente.
Il cadavere è gettato in un canale.
In compagnia di una signora francese, madame Du-
bois, i ragazzi il giorno dopo cercano il corpo del loro
amico. Lo trovano sfigurato.
I « colpi di mano » del Viet Minh
6 gennaio 1946. Mentre proseguono difficili trattative
tra governo francese e vietnamita stÙ futuro del Paese,
in Vietnam si tengono le elezioni generali. Sono le prime,
e saranno anche le ultime. Sono elezioni libere, anche se
l'esercito di Giap controlla quasi tutto il territorio. I ri-
swtati sono molto diversi da quelli che i comunisti si
aspettavano. Ho Ci-minh ottiene un grandioso successo
personale, ma il suo partito, presentatosi sotto la sigla
del Viet Minh, si vede assegnati soltanto 82 seggi su 272.
I Partiti nazionalisti indipendenti (tra cui i cattolici) ot-
tengono 90 seggi.
Ma in primavera cominciano i << colpi di mano » dei
Viet Minh. Le bande militari non comuniste sono attac-
cate all'improvviso ed eliminate, La lotta contro l'anal-
fabetismo è affidata all'esercito di Giap. I testi scolastici
sono d'ispirazione marxista, gli insegnanti che si rifiu-
tano di adottarli sono eliminati.
I centri. delle sètte buddistiche Hoa Hao e Cao-Dai
sono presi d'assalto all'improvviso, le personalità più in
vista dei vari partiti sono arrestate sotto varie accuse.
I giornali d'opposizione vengono soppressi.
L'Assemblea nazionale si riunisce il 30 ottobre. A di-
stanza di otto mesi dalla prima seduta, i rappresentanti
dei partiti non comunisti sono scesi da 190 a 37. Nove
giorni dopo saranno ancora ridotti da 37 a 2.
La repubblica fondata da un vescovo
Ad aggravare e aggrovigliare la situazione, arrivano i
colpi di forza dei militari francesi. Il 26 novembre due
incrociatori aprono il fuoco all'improvviso sul porto di
Haiphong. Migliaia di morti. È l'inizio della guerra
aperta.
Inizia il <e problema di coscienza >> dei cattolici e di
tutti i vietnamiti non comunisti. Essi vogliono l'indipen-
denza della patria, e sono pronti a lottare per conqui-
starla. Ma temono anche una vittoria comunista.
Espressione di questo << problema di coscienza >> è la
<< repubblica cattolica di mons. Tu •>. Questo vescovo or-
ganizza nella regione di Phat-Diem e di Bui-Chu, al
delta del Fiume Rosso, un territorio indipendente dai
francesi e dal Viet Min/z. Gli abitanti della repubblica
sono 1.600.000, di cui 500.000 cattolici. Essa diventa il
rifugio degli uomini politici di ogni partito. Si stampano
gli unici giornali indipendenti del Vietnam. Ha truppe
e amministrazione proprie.
Nell'ottobre del 1949 la << repubblica cattolica di mon-
signor Tu >> fu assalita contemporaneamente dai Viet
Minh e dai paracadutisti francesi. Il vescovo spinse la
sua lealtà verso la patria fino ad un gesto incredibile:
telegrafò a Ho Ci-minh proponendogli di unire le forze
contro i francesi . Poi avrebbero discusso insieme l'av-
venire della repubblica. Ho Ci-minh rifiutò.
Di fronte a questa profonda perfidia, mons. Tu fece
un gesto clamoroso: si rifugiò al Sud, dove da tre mesi,
sotto la protezione francese, si era formato un governo
nazionalista con a capo l'ex imperatore Bao Dai.
26
Don Mario Acquistapaca (attuala superiore dei Sale-
siani in V ietnam) stringa il braccio ad un exalllevo,
tenente aviatore. NeUe azioni di guerra cui ha dovuto
partecipare egli ha sempre portato con e recitato
il Rosario. A questa preghiera attribuisce la s ua in-
columità.

3.9 Page 29

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Queste tre foto documentano le attuali attività salesia ne in Vietnam: o spitare, istruire e insegnare un lavoro ai ragazzi poveri
di questa nazione dilaniata da una guerra senza fine.
Cattolici, buddisti, nazionalisti che non volevano
il colonialismo francese né il comunismo del Viet Minh
s'accorsero con disperazione che non esisteva una terz~
via.
I ragazzi abbandonati e i Salesiani
I ntanto la guerra porta terribili devastazioni al Paese.
La fame e le epidemie, nel solo 1952, mietono 2 milioni
di vittime. Folle di ragazzi macilenti e sfigurati errano
pei: le_strade. Vag~bondi, mendicanti e ladri, questi pic-
coli vivono una vita sotto-umana.
Padre Seitz, il sacerdote che fu amico e collaboratore
di padre .Dupont, cerca questi ragazzi, li toglie dalle
sr:rade. Riesce a comprare un vasto terreno e vi orga-
ruzza una << città dei ragazzi » secondo il sistema ameri-
cano di_ J?adre Flanagan. I suoi 400 e più ragazzi sono
collocatJ m 12 case. Ognuna di esse funziona come una
famiglia: ha una cucina, un orto, un capo-famiglia scelto
tra i ragazzi più grandi.
Ogni sera padre Seitz dà la «buona notte o al suo vil-
laggio, e invita i ragazzi a recitare con lui il Padre 1w.otro
perché vengano presto i Figli di Don Bosco a dargli
una mano.
Nel 1952, in piena guerra, padre Seitz è nominato
ve~covo di Kontum. . A chi lasciare i suoi ragazzi? La
pnma lettera che scnve dopo la nomina vescovile è in-
dirizzata al Rettor Maggiore dei Salesiani, a Torino. Lo
sup_plica a non permet~ere 1~ -fine della sua opera e la
rovma morale e materiale d1 450 ragazzi.
li 3 ottobre arrivano ad Hanoi due sacerdoti salesiani,
l'ar~entino don Giacomino e il jugoslavo don Majcen.
Arrivano da Hong Kong. Sono gli anni in cui nella Cina
di Mao le opere cattoliche devono chiudere una ad una.
I salesiani che Lavoravano in Cina stanno disseminan-
dosi per tutto l' Oriente: hanno raggiunto Le Filippine,
ha~n?
dati m
raddoppiato
Corea. Ora
leraogpg7iurengdoinHo oinl gVKieotnngam, s.ono
appro-
Mons. Seitz li abbraccia con le lacrime agli occhi e li
porta alla «città dei ragazzi >>. << Eccovi a casa vòstra »
dice. In pochi giorni, don Giaconimo e don Majcen si
guadagnano L'amicizia di tutti i giovani, e come prima
meta decidono di realizzare alcuni laboratori interni. I
ra_gazz~ no_n ,dovranno più ~ndare ad imparare un me-
sttere in c1tta, presso fabbnche che finiscono per sfrut-
tarli. L'ostacolo più grande sono i soldi. è'è una povertà
assoluta, totale. Mons. Seitz sorride quando i due sale-
siani parlano di necessità materiali: << Avete Maria Au-
sili~trice e Don Bosco! - dice. - Lavorate per i po-
ven e non mi mancherà niente I ».
Ed è realmente cosi. In quel groviglio di politica e di
guerra che è il Vietnam 1953, i Salesiani tendono Je mani
a tutti. Non fanno politica, non si schieràno con nes-
suno:. stanno dalla parte dei poveri, dei ragazzi abban-
donati. Lo capiscono tutti, e tutti li aiutano.
pa_l _seminari? di?ces~no, ad aiutarli, vengono dieci
ch1enc1. Uno d1 essi, Isidoro Le Huong, domanderà di
entrare nella Congregazione, e sarà il primo sacerdote
salesiano vietnamita.
Arrivano altri sacerdoti: il brasiliano don Generoso
l'olandese De Bohnen, il francese don Cuisset, l'italian~
Andrea Braggion. Si sviluppano i laboratori e le scuole.
I_ ragazzi della << città »toccano il numero di 540. l\\fon-
sigaor Khoe, vescovo di Hanoi, viene spesso tra loro.
E di~e e rip~te ai ~alesiani: «Voi dovrete sempre occu-
parvi della g10vemu povera e abbandonata, e mai cam-
biare questa destinazione per costruire altre opere».
~a la ~itua~_ione militare peggiora di giorno in giorno.
Vtet Mmli sin.filtrano dappertutto. <( Ogni notte vicino
alla !}OStra casa - scrive don Majcen - si sentono le
mitragliatrici. Le strade diventano poco sicure: automo-
bili e treni saJtano ogni giorno sulle mine, i villaggi sono
bombardati. La nostra casa è vicina all'aeroporto /TIÌli-
~are, e presto di viene impossibile dormire: per il caldo,
11 rumore continuo degli aerei e i frequenti combatti-
menti. Sono momenti di profonda stanchezza. Qualcuno
di noi si perde di coraggio. Discutiamo persino l'even-
tualità di riconsegnare l'opera al Vescovo e di ritirarci.
Ma mons. Khoe e iJ delegato apostolico insistono perché
rimaniamo al nostro posto ».
I Salesiani rimangono. Attendono che Dio indichi
loro la strada nell'incerto avvenire.
N el PTossimo mw,ero: La lunga foga verso il Sud. - Tende
e baracche alla periferia di Saigon. - Di nuovo la guerra.
- Un incerto domani.
27

3.10 Page 30

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OCCORRE FERMARE
L'"ESCALATION,,
DEL MALCOSTUME
Cos titufto a Roma, a conclu-
sione di un convegno di studio,
un organismo per il coordina-
mento a livello nazionale della
lotta contro la pornografia.
La lotta contro la pornografia è un
tema che di per non è /'esclusiva
né di un partito, né di una religione:
è un tema civile, poiché riguarda quella
morale della convivenza sociale, che
interessa ogni cittadino. Su di essa
dovrebbe quindi realizzarsi la più larga
convergenza civile e politica, al di là
degli abituali schieramenti, soprat-
tutto nell'interesse delle larghe masse
popolari che maggiormente ne sono
colpite.
Con queste parole di Sergio Cotta,
ordinario di filosofia del diritto nel-
l'università di Roma, si è aperto a
Roma, in un teatro cittadino, alla pre-
senza di oltre tremila persone prove-
nienti da tutta Italia, il Convegno Na -
zionale per la lotta contro la porno-
grafia. Il Convegno, cui hanno parte-
cipato ufficialmente una quarantina di
organismi italiani e internazionali che
si sentono coinvolti nella campagna
a favore della pubblica moralità e con-
tro gli speculatori della pornografia,
aveva tre scopi ben precisi: illustrare
il valore umano e sociale della lotta
contro la pornografia; lanciare tutta
una serie di iniziative da intraprendersi
per Il rispetto aelle leggi vigenti in ma-
teria di moralità pubblica e di buon
costume, e per promuovere /'emana-
zione di una nuova legislazione atta a
tutelare meglio la pubblica moralità;
costrruire un organismo centrale, a li-
vello nazionale, che coordini e dia im-
pulso alle atUvità ed alle molteplici
iniziative che in diverse parti d'Italia
28 organizzazioni di vario genere stanno
gestendo contro il malcostume nella
stampa e negli spettacoli.
Fino ad oggi, infatti, la dispersione
delle forze e la mancanza di un pro-
gramma unitario hanno reso pressoché
vani i vari tentativi, con i risultati che
tutti ben conosciamo. E ci sembra che
effettivamente, alla conclusione del
convegno, si siano raggiunti dei buoni
risultati in relazione agli scopi che il
convegno appunto si l!ra prefissi.
Ma torniamo alla relazione di Cotta,
in cui sono state delineate le cause e
le condizioni storiche dell'attuale al-
luvione pornografica. Uno dei fattori
che hanno provocato questo triste fe-
nomeno, ha detto Cotta, deve ricer-
carsi nella convinzione assai diffusa
che la tolleranza della pornografia co-
stituisca un segno di modernità e di
libertà di idee. In realtà si tratta di un
fenomeno vecchio quanto il mondo,
diffuso in tutte le epoche di decadenza
e di disfacimento sociale, ma che nel
nostro tempo ha trovato l'ausilio di
strumenti potentissimi di diffusione e
di penetrazione, in cui le immagini
sono divenute predominanti sulla pa-
rola scritta. t questo che rende la por-
nografia un problema gravissimo e la
cui soluzione è indifferibile.
Dopo aver sottolineato come l'osce-
nità ormai assalga letteralmente, e con
prepotenza, nelle strade, nelle edicole,
nei cinematografi e come essa si im-
ponga anche a chi non la vuole, co-
stituendo cosi una insopportabile vio-
lazione della libertà individuale, il pro-
fessor Cotta ha ricordato che essa in
ogni caso è lesiva della personalità del
fanciullo e del giovane, nell'età del-
l'instabilità affettiva e della formazione
morale. Nessuna educazione sessuale,
ha detto, è in grado di difendere effi-
cacemente gli adolescenti dalla por-
nografia odierna, divulgata senza al-
cuna misura e discriminazione selet-
tiva. L'oratore ha richiamato altresl le
norme internazionali e, soprattutto,
quella dichiarazione dei diritti del fan -
ciullo elaborata dall'ONU che si pre-
occupano di garantire lo sviluppo
sano e normale sul piano fisico, intel-
lettuale, morale, spirituale e sociale
del fanciullo. Queste disposizioni sono
gravemente e continuamente violate.
Ma la pornografia offende tutU, non
solo i fanciulli, in quanto 11 dissocia
ciò che nell'atto sessuale è profonda-
mente unito e che in tutte le civiltà
lo ha fatto considerare con profondo
rispetto della sua riservatezza: la crea-
zione della vita umana, rincontro
pieno, spirituale e fisico, fra due per-
sone, e il piacere dei sensi. Nella por-
nografia viene considerato ed esaltato
soltanto quest'ultimo, con il risultato
di spingere ossessivamente alla sua
ricerca. In tal modo viene mutilata la
personalità dell'individuo, e viene ri-
dotta a puro strumento, a oggetto la
persona che può procurare piacere ii.
È stato scritto giustamente che II sulla
repressione degli istinti è basato quan-
to di più prezioso vi è nella civiltà
umana». Non sono parole di un bi-
gotto o di un oscurantista, ma di
Freud, il padre delle psicanalisi.
Sugli aspetti psicologici del problema
della pornografia ha parlato un me-
dico, il prof. Giusto Feggiz, ilquale ha
cercato di delineare quelle che sono
le reazioni normali della psiche infan-
tile nei riguafdi di scene e spettacoli
basati sulla violenza e sul sesso. A
questo proposito l'oratore ha ricor-
dato come gli psicologi infantili siano
d'accordo nell'altribuire ad avveni-
menti che portano uno shok, come
quello di assistere a scene fortemente
erotiche, un peso assai rilevante per
il successivo sviluppo della personalità
del bambino. t vero, si, che il nostro
organismo, anche al livello psichico.
determina reazioni difensive ad ogni
stimolo patologico, ma fino e non
oltre certi limiti. Per questo, ha detto
l'oratore, sul piano rigorosamente me-
dico-scientifico è dimostrato che l'ac-
costamento del ragazzo, dell'adole-
scente o dell'adulto sub-normale a

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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quegli spettacoli che gli si offrono sui
giornali. sui cartelloni pubblicitari, nei
cinema e nei teatri, sono fonte di gravi
traumi psichici che finiscono per pa-
ralizzare le normali reazioni di difesa
che la natura ha fornito agli uomini.
Ha quindi parlato /'on. Pia Colini
Lombardi la quale ha delineato l'atti-
vità che a livello internazionale con-
duce da una ventina d'anni /'Unione
Internazionale di azione morale e so-
ciale, che si propone di coordinare gli
sforzi intrapresi nelle diverse nazioni
per assicurare Il rispetto della dignità
della persona umana, contro gli abusi
della libertà definite nella Dichiara-
zione universale dei diritti dell'uomo.
Ed ha ricordato in proposito le con-
clusioni dell'ultimo convegno tenu-
tosi nel novembre scorso a Bon-Bad
Godesberg, in cui si afferma che "la
diffusione della pornografia è incon-
ciliabile con la dignità umana. Essa
annulla i valori spirituali della nostra
civiltà. Distrugge la stima reciproca.
specialmente il rispetto per la donna.
che considera soltanto un oggetto e
un genere di sfruttamento. Annulla
tutte le possibilità di vero amore, e
sminuisce il valore della famiglia"·
Parlando della situazione italiana,
ton. Colini Lombardi ha ricordato
come vi sia una maggioranza di con-
trari al/'ondata pornografica in atto,
ma trattasi di una maggioranza silen-
ziosa. che ora però deve essere posta
in grado di far sentire la sua voce con-
tro il decadere dei costumi e gli atten-
tati che continuamente si compiDno
nei confronti della pubblica moralità.
Ed ha concluso ricordando i contenuti
del messaggio rivolto a nome del Pon-
tefice dal cardinale Villot ai parteci-
panti al recente congresso del-
/'U.I.A.M.S., in cui si sottolineava il
dovere di tutti, privati cittadini ed au-
torità, di combattere 11 /'espansione di
una sessualità sfrenata promossa dai
prodotti di una industria potente e
senza scrupoli11.
"Scempio della psiche infantile» ha
definito la senalrice Maria Pia Dal
Canton il modo con cui alcuni grossi
speculatori del sesso procedono nelle
loro illecite e squallide attività, non
ostante alcune formulazioni di princi-
pio contenute nella Costituzione ita-
liana, e che dovrebbero farsi rispettare
veramente. Si pensi, ad esempio, a
quell'art. 3, In cui si dice fra l'altro che
e compito della Repubblica rimuovete
gli ostacoli di ordine sociale che limi-
tando di fatto la libertà, impediscono
il pieno sviluppo della personalità
umana: a quell'art. 21 che pone un li-
mite agli abusi della libertà di mani-
festazione del pensiero, vietando le
pubblicazioni a stampa, gli spettacoli
e tutte le altre manifestazioni con-
trarie al buon costume; a quell'art. 31,
che assicura la protezione dell'infanzia
e della gioventù; a quell'art. 41, in-
fine, in cui si ammonisce che l'inizia-
tiva economica non può svolgersi,
ancorché libera, in modo da recare
danno alla dignità umana.
In relazione alle conseguenze che la
pornografia ha inevitabilmente nei
confronti dell'istituto familiare, la
sen. Dal Canton ha affermato para-
dossalmente che gli italiani potrebbero
tra qualche mese, attraverso il refe-
rendum, sconfiggere la legge per il di-
vorzio, ma potrebbero a breve sca-
denza ritrovarsi sconfitti nella batta-
glia per la famiglia, appunto a causa
della pornografia. Ed ha concluso an-
nu_nziando una proposta cfl legge
d'iniziativa parlamentare per una 11 in-
chiesta parlamentare 1> sulla idoneità
degli strumenti legislativi vigenti per
la tutela sia repressiva che preventiva
del buon costume, in tutte le pubbli-
che manifestazioni, cosi come espres-
samente richieste nell'art. 12 della
Costituzione.
Ma oltre alle disposizioni costituzio-
nali. esistono in Italia alcune buone
norme a tutela della pubblica mora-
lità e del buon costume. Si pensi agli
articoli 525, 528, 529 e 725 del co-
dice penale per i reati di oscenità ed
anche di offesa alla pubblica decenza,
nonché l'ottima legge Migliori del
12 dicembre 1960. intesa in partico-
lare alla tutela dei minori. Tutte queste
norme e, in particolare. questa legge
non hanno oggi in Italia - ha detto
l'ultimo oratore /'on. Agostino Greg-
gi - alcuna applicazione, vista la vera
e propria mostra pornografica alle-
stita nei chioschi dei rivenditori dei
giornali e sulle vetrine dei cinemato-
grafi. Perché? Responsabilità in pro-
posito non le hanno soltanto Il legi-
slatore, per aver emanato alcune leggi
che sostanzialmente hanno favorito il
fenomeno della pornografia, o la ma-
gistratura; le hanno anche tutti i citta-
dini, se si pensa alla esiguità delle de-
nunce di spettacoli e di pubblicazioni
oscene che pervengono annualmente
al magistrato. Il che certamente non
facilita, anzi, la sua opera di determi-
nazione nei singoli casi del concetto
di ,1 comune sentimento di pudore»
che si asserisce violato.
L'on. Greggi ha concluso ricordando
come il convegno avesse anche lo
scopo di proporre alla sottoscrizione
degli Italiani una proposta di legge di
iniziativa popolare, per garantire una
sicura tutela dei minori e delle loro esi-
genze, e per rendere vana l'opera dei
fabbricanti e dei protettori della por-
nografia.
Facendo un bilancio della manifesta-
zione. non si può fare a meno di sot-
tolineare la positività di iniziative di
vario genere che spontaneamente si
vanno prendendo in tutta Italia con-
tro il pericoloso diffondersi del mal-
costume, e la spinta sempre più forte
che, dalla base, sollecita un'azione
tempestiva e adeguata dei responsa-
bili. Il che starebbe a significare che.
finalmente, quella che è stata definita
una "maggioranza silenziosa » co-
mincia a muoversi e far sentire la pro-
pria voce.
GIUSEPPE DALLA TORRE jr.
Da L' Osservatore Roma no dell"B-2-1972.
29

4.2 Page 32

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PER
INTERCESSIONE
DI
MARIA
AUSILIATRICE
E DEL
SUO APOSTOI.:O
SAN
GIOVANNI
BOSCO
UN PAUROSO INCIDENTE
La sera del 26 dicembre scorso tornavo in
macchina con mio genero quando, per la
nebbia fittissima che aveva ridotto quasi
a zero la visibilità, egli pensò di fermarsi
un momento per riposare gli occhi, affa-
ticati dal lungo guidare in quelle condi-
zioni proibitive. Nonostante che i fari fos-
sero accesi, improvvisamente ci piombò
addosso una 850. L'urto fu tremendo.
La nostra macchina, pur essendo di grossa
cilindrata, fu sbalzata al centro della
strada proprio mentre stava sopraggiun-
gendo un furgone.
In quel terribile momento invocai con i
miei la Vergine Ausiliatrice. E lei ci salvò.
Tranne qualche lieve escoriazione a mio
genero e a me, tutto si risolse con molto
spavento e gravi danni alla macchina.
Potenza
MARIA A/MO ved. AURIEMMA
LA SITUAZIONE ERA DISPERATA
La mamma, anziana e già sofferente per
dolorose complicazioni renali, veniva col-
pita da polmonite bìlaterale. In pochi
giorni la situazione era disperata. Allora
Invocai fervorosamente l'aiuto della Ver-
gine Ausiliatrice e del piccolo Domenico
Savio, e invitai altre persone a pregare.
L'ammalata cominciò a migliorare, e ora
gode buona salute.
lo stessa ero sofferente per lungo e no-
a distanza di due anni sto molto meglio.
Ringrazio la Madonna e Don Bosco che
mi hanno tanto aiutato, e invito tutti ad
aver fiducia in loro, anche nei casi più
disperati.
Torino
VASCELLO CARLO
ERO CONDANNATA A MORTE
I medici mi avevano riscontrato un tu-
more al cervello e avevano pronunciata
la sentenza di morte. Passai quattro mesi
immobile, paralizzata, perdendo anche
progressivamente la vista. Ma la mia fi-
ducia e la mia preghiera all'Ausiliatrice
non vennero mai meno, e la grazia venne.
Dalla sera al mattino tutto spari. cominciai
a stare meglio e dopo tre anni potei rea-
lizzare il mio sogno: diventare Figlia di
Maria Ausiliatrice.
Tre anni fa mio padre fu portato d'urgenza
all'ospedale per ulcera perforata, cui si
aggiunse il blocco renale e altre compli-
cazioni. I medici disperavano di salvarlo.
Per venti giorni rimase tra la vita e la
morte; ma anche questa volta l'Ausilia-
trice esaudl le nostre suppliche. Il caro
papà si riprese, poté sostenere l'opera-
zione e, con meraviglia dei medici, rista-
bilirsi completamente.
Castellanza (Varese)
Sr. VITTORIA CIAPPARELLA FMA e famiglia
ven!lt:O - Calia Morcddu Lucia - Cam•rata Morfo -
Campodonico Maria - Canara Lucia - Canepa:
Rizzo Benedetta - Capra Assunta - Cargnino Maria
- Cusalone ins. Tcresit~ - Casu Co.tona Barbnra ..
Cav.igliano Domenico - Cecchini Marcell~, - Cento
Fiorentina - Chie~a Antonietta - Cocco Veneranda
- Colli lnes - Colussi Silvio - Corbaoese Adolfo -
Cranna Luciano - Cravjotto Maria ved. Ace.i.anelli
- Dllmiani Eled.ia - Oavico Clelia - De Leo Maria -
De Nardo Vincemn - De Sa.ntis Tina - Dimaiuta
A.ntonietrn - Di Rosa. Do.ra - Driussi Antonietta
- El iano Anna ... F aggiani Gherardo - Faustini
dott. comm. Giov. Battista - Favre ~idia - Fazio
Santa - J':'errari Pietro - Fcrr-ero Frane.esca - Ferrin
Cudini Elisa - Finetd D<>menico Egidio - Flores
Angela .. FoiS- Assunta Annetta .. Fontana Rattin
Maria - Foscorini Amarilla - Fraire Teresio -
Fumanelli Dario - Gagliardi Gina - Gallo Maria
- Galluffo Carolina e Mario - Gandolfo Ines -
Cariato Lucia - Gasparc1to Ruggçro - Guvau, Dc
Vincentis Beatrice ... Gemma Caterina - Geraci
Rosalfa - Gfangnrri. Sebastiano - Giardiao Ortensia
- Giocosa Ad<la - Giovando Mi•lvina - Giudice
Giuseppe .. Cone.lla Maria - Guarducci Vanna -
Gugliotta Antonino - lmpallaria Marianna - Jsoardi
Costaozion e Sebastiana - Lantelmi Emma - L.ntino
Anna - Lazzari Fratelli - Leonetti Antoniett3 •
Loi Onol"3to - Lorello M.nria - Losi Franca - Lotti
An(<ela - Lupo Maria Consololll - Maffe.i Cele,itina
- Manfredini Aurora - Marchetta Alfonsa - Mar-
guerettay Farine] Emilia - Marocco Giovanna -
Maruco Gino - Maspoli Margherita - MaT.i:ini
ltalo - M.ig1iore Rosa - Monica Giuseppì_nn .. Mo-
rnndini mons. Andrea - l\\1orandini Giacominu -
Motta Erminia - Mundola Maria Dora - Nava
EmiJja - Obert Rosina - Pallodino Giovanni e
Maria - Pnpalero Emilia ... Pareto C:ibrieUa - Pu-
solli Oreste - Pate.r-j M:1url7,io - Pedemonte JVlaria
Vittoria - Pelizzari Oliva - PeJoso l<la vt.-d. Ferraz-
zuni - Persi Balbi Teresa - Pet:rellj Luisn - P1c-
chcui Rinaldo - Pierinl Vinccru,,a - Pollicino R<>-
s-nnna - Ponti Ida - Ponzio Santina - Porcella J\\nnn
Puddu Amedeo - Quatr-a.ro Rosa - Raineto Sorelle
- Ribaudo Santo - Riconda Stefan9 - Rossitto
Maria - Rotondi Illuminata - Rubagoui G . Ra1-
tista - Russo Froncesca, - $abatini $calmati cl.r. Eu-
ioso malessere. Senza aver chiesto nulla
genio - Salvati Giselda - S<Lm<1lç N icola - SnnJi-
per me, ho visto sparire la febbre che ogni
tanto ricompariva. Ho promesso di far
Cl HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
lippo G.rnzia - Sasso Maddalena - Scacciànoce Ca-
terina - S~verino Pinuccia - Sinjsi Attilio - Solaro
Alc.sandrn - Stoppa L.uciana - Strambio Lucia -
pubblicare la grazia, e invio piccola of-
ferta.
Gu8'do Tadina (Perugia)
LUCIA PENNACCHIOLI Cooperatnce salesiana
LA MIA FIDUCIA NON FU VANA
Sono un giovane di trent'anni, e da circa
Abbona MD.ria e Grazia - J\\gostinetti Rosa - (\\Jioto
Giuseppe - Allarc Moda Germana - Ansaldi Mari:,
- Arena Salvatore - Azzanl Vito - J3aglicsi Dicevi
Irrna - Ballasina Maria - Barbaà Giuseppina jn
Marin<> - B•rtani Agaca - 13assignnna Ros,, Einilfa
- Battista Con:ettina - DeHanca Vincenzo - De.r-
teotti Luigia - Biancheri ~1odlde - Biliardo Rosalia
- B<>na.ri Giuseppe - Bordone Margberit• - Bor-
settJ GaSpare - llregoli Giovanna Maria .. llron-
dello Gemma - Bruzzone Maria - Busc.eddu Ben-
Tarnhra Anna e F'nm. - Tart:oglin Giu.seppioa -
Tasoara Clotilde - 'Tedaldi Anna - Termignoni
Madda - Testore Carpinello - Tolu Eli$io - Tono-
lini Leonilde - Toschino Michélc - Tresso Ricca-
donna M. Maddalena - 'l"r::evisiol Emilio - Trisoglìo
Carmelina - Ucchino Fiurnara Maria ... VnJseccbi
Rosa.rio - Vegni Tommaso - Vernieri Emilia - Viti
Adriana - Vb·~ini Lina - Volontieri Enrioo - Z~c:.çhé
Coniugi .. Zaffaron.i Luigfa - Znnnello Rosa Za.non
Jlòsina - Zanon Umberto .. Zinno Maria - Zunino
GaUo Claudia - Zurli G'otto Renoto.
1re5braanleniesnoeffurrivoomdusi cuonlaaregrianvecoanssteegnuiaenczea- ..==================================~================================~=~"'4'
di un violento trauma cranico. Due anni
fa mi ero aggravato al punto da sentirmi
23 APRILE
agli estremi. Fui ricoverato in ospedale,
e per tre mesi i medici tentarono invano
INIZIO DEL MESE DI MARIA AUSILIATRICE
tutte le cure possibili. Allora mi consiglia-
Giornata mondiale delle Exallieve delle F .M.A.
rono di tornare al paese, pensando che
l'aria natia mi avrebbe giovato. Ma io ero
talmente estenuato che non mi sentii di
affrontare il viaggio, piuttosto lungo, e
rimasi a casa, convinto che umanamente
oi:e 15,30: Celebrazione della Parola e Adorazione Eucaristica
Ogni giorno del mese:
ore 7: Messa comunitaria concelebrata
ore IT Predica mariana - Adorazione Eucaristica
non c·era più nulla da fare. Allora mi ri-
volsi con maggior fede alla Madonna Au-
siliatrice e a San Giovanni Bosco, la cui
immagine avevo sempre tenuto accanto
a me. La mia fiducia non fu vana. Dopo
30 alcuni mesi cominciai a migliorare, e ora
ore 18,30: Celebrazione Eucar-istica con omelia
«O V ergine Ausiliatrice, ti preghiamo di ottenerci pietà illuminata,
inno~enza di costumi, dottrina penetrata, carità ardente, affinchè in
ciascuno di noi Gesà appaia al mondo come trasfigurato, sempre ope-
rante e benedicente•>.
GIOVANNI xxn1

4.3 Page 33

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PER
INTERCESSIONE
DI
SAN DOMENICO
SAVIO
IL BIMBO ERA PERDUTO
San Domenico Savio mi ha ottenuto una
grande grazia. Aspettavo 11 mio bambino
da sei mesi, quando la rottura precoce
delle membrane e la conseguente perdita
del liquido amniotico fecero dire agli oste-
trici che il bimbo era Irrimediabilmente
perduto.
Ma io non cessai di pregare il Santo, e
dopo una settimana gli ostetrici poterono
sentire dinuovo il battito del cuoricino
della mia creatura. viva e vitale. Mi con-
fermarono che tutto sarebbe andato bene
a patto che osservassi un riposo quasi
assoluto.
Purtroppo, motivi di ordine pratico non
mi permisero tale riposo: fino a pochi
giorni prima dell'evento dovetti percor-
rere ogni giorno 80 km. per recarmi a
scuola.
Ma per grazia di Domenico Savio il parto
riusci felicemente. L"ostetrico mi assicurò
che solo l'intervento divino aveva impe-
dito l'irreparabile, dopo tutto quello che
mi era capitato. La riconoscenza mia e
dei miei verso il Santo è infinita. Al pic-
colo abbiamo imposto il nome Giuseppe
Savio Angelo.
S. Stefano del Sole (Avefllno)
VITA MARIA FURCOLO
NON RIUSCIVA A CAMMINARE
Appena nato, il nostro piccolo Domenico
Ignazio fu afflitto da malattia convulsiva.
Mia sorella, Figlia di M .A., mi suggerì di
mettergll el collo l'abitino di San Dome-
nico Savio. Da quel momento Il nostro
Domenico cominciò a migliorare. Ma a
due anni non era ancora in grado di cam-
minare. e neanche di reggersi in piedi.
Medici e professori non davano molte
speranze: chi diceva che per guarire oc-
correvano quattro o cinque anni di cura,
chi affermava che sarebbe rimasto sem-
pre cosi. Noi non cessammo di invocare
con fiducia San Domenico Savio, e cosi
un giorno, mentre piangevo disperata-
mente, v1d1 spuntarmi davanti il mio bam-
bino: camminava da solo.
Carrub• (C•tania)
VENERA PREVITERA
nità mi trovo di nuovo nel pericolo di in-
terromperla. Ero disperatissima, quando
una mia amica mr consigliò di rare la no-
vena a San Domenico Savio e di indos-
sare l'abitino; cosa che ho eseguito im•
mediatamente. Nonostante le previslon
allarmistiche, ero certa che questa volta
ce l"avrei fatta. Per nove mesi ho indos-
sato l'abitino e recitata la novena, ed ecco
la più grande grazia che potessi ricevere;
la groia immensa d1 vedermi fra le braccia
un bimbo meraviglioso. Sono cena che
San Domenico Savro non l'abbandonerà
mai, e lo ringrazio con tutto l'affetto di
cui è capace una mamma. Appena pos-
sibile, ci recheremo nella Basilica di Maria
Ausiliatrice a Torino per ringrazfarlo per-
sonalmente.
Vic1s1ro (Ca1anza10J
LINA VERSO in GRANDINETTI
GENITORI PREMIATI
NELLA LORO FEDE
Ebbi da Dio per tre volte il dono di una
creatura; ma ogni volta mi è morta, con
m,o immenso dolore. Le Suore salesiane
di Vercelli, quando seppero che ero rn at-
tesa di un altro figlio, ml consigliarono di
portare l'abitino di San Domenico Savio
e di invocare con fiducia il Santo. Cosi
feci, e mi nacque una bella bimba, che
ora ha compiuto quattro anni. Piena di
gioia e di riconoscenza , la pongo sono
la protezione dr Maria Ausiliatrice e dr
San Domenico Savio.
Trino Vercellese LINA PERAZZO DELLAROLE
Ero mamma di un bel bambino, e ne de-
sideravo altri. Ma il secondo e il terzo non
giunsero vivi alla luce. Ero in attesa del
quano, e avevo li terrore che mi capi-
tasse la stessa cosa. Confidai la mia pena
a una Figlia di M . A., ed essa mi suggeri
di aver tanta fede In San Domenico Savio.
Ne indossai l'abitino e lo pregai con fi-
ducia. La sua protezione fu palese: mi
nacque una bella bambina che chiamai
Domenica Raffaella. Ringraziamo di cuore
S.D.S. e mandiamo !"offerta promessa.
C1V(lg/lo d'Agogna (Nov1ra)
LINA o NICOLA DELLA RATTA
abitino di San Domenico Savio invitan-
domi a indossarlo e a pregare con fede.
Il piccolo Santo non tardò ad accogliere
le mie suppliche. la creaturina, prema-
tura, riusci a soprawivere e a crescere
contro ogni speranza e le previsioni
della scienza medica.
Cornedo (Vlcenz,)
GIARETTA BERTILLA IN VIGOLO
Durante l'attesa del mio secondo figlio
(il primo m, era mono appena nato).
trascorsi mesi d1 grande ansietà, essendo
portatrice del gruppo sanguigno RH.
Molto mi raccomanda i a San Domenico
Savio, di cui sono particolarmente de-
vota. E tutto andò bene. Il bimbo è
sano, vispo e allegro. lo pure godo
buona salute. Sento quindi il dovere di
rendere pubblica questa grazia a onore
del Santo e a conforto di tante mamme
trepidanti.
Finalpfa
MARIA RAVERA
Sono sposata da quattro anni e per due
volte non ho veduto realizzato ìl mio
sogno di diventare madre. Ora per la
terza volta ho pregato con fervore San
Domenico Savio, ho indossato con fede
il suo abitino, mi sono affidata a lui
promettendogli una offerta e la pubbli-
cazione della grazia. E la grazia è ve-
nuta: è nato un bel bambino. sano e
sveglio, che ha portato tanta gioia nella
nostra casa.
Verona
FRANCA VENTURINI TOMMASI
Venturin i C. (Tonno) è guanta da d1s1urt:n circo-
la1ori da quando ha indossalo l'ab111no di San Do-
menico Savio; e ora con1inue a Invoca,lo-con fede
per altre grazio importanti.
Severino Bollo n (Charvensod • Aosia) si rivolse
con fede a San Domenico Savio o ouonne la gua•
rigione del n,po1e da pericolosa emorragia. Invano
curata dai medie,.
La levatrlca Fra ncesca D e Simo ne (Marcianise
- Casertll) ,n un caso di parto assai d1ff,cile pro-
pose alla mamma d, chiamare Domenico Srvìo la
s ua creatura. L"ovento nuscl fehcomon111, e oggi
tanto la mammo che Il piccolo " Domenico Savio•
stanno bene.
UN DONO MERAVIGLIOSO
Mozzi Maria In Sarchi (Arena Po . Pavia) ,in-
grazia San Domenico Savio alla cui lnrercessione
Sono sposata da tre anni. Per due volte Da più giorni mi trovavo ricoverata attribuisca lo gua11gione del nipotino ofletto da
ho avuto da Dio il dono di una creatura, presso l'ospedale di Valdagno in attesa grave malallia.
ma con grande dolore mio e di mio ma- del mio terzo figlio. I medici avevano 1 coniugi Alba e Angelo M ichela (Cavaglià
rito. tutte e due le volte mi morirono prima
perso ogni speranza perché ero al sesto
Vercelli) ringraziano San Domenico Savio per la
guang,one dolla loro piccola Crislma da menmg,ta.
ancora di nascere. Ero desolata; mi sono mese e in condizioni precarie di salute.
rivolta alla scienza medica, ma invano.
La Direttrice della Scuola Materna, Fi-
SIivie Del Forno Vlole (Cancello Arnone Ca•
seria) ~ riconoscente 11 San OomMICo Savio per
Ed ecco che all'inizio della terza mater- glia di M. Ausllia1rice. mi procurò un un notevole mrgl,oramento nella salu1e.
31

4.4 Page 34

▲back to top
lii PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Sac. Giac omo Italo Maggi t o Betlemme a 81 anni.
Si affezionò a Don Bosco frequen tan do l'Oratorio saJe~ian o d i Genova
Sampìer d arena. Dive ntato salesiano, svolse il s u o apoStolato soprattutto
negli oratori festivi di Betlemme e di H aifa. La sua indole tudente,
generosa e pia. lo rese anche ricercato direttore spiritua le da parie dei
confratelli, di distinti membri del cluo locale, e di cristiani tafoi. Seppe
coltivare con tatto vocazioni sacerdotal i e religiose. Chiuse in modo
edificante la sua vita apostolica pudficato dalls. sofferenza.
Co a d. Ber n ardo Rb:s o t o Bagnolo (Cuneo) a 76 anni.
Lurnin.osa 6guru di coadiutore. Per la sua abililA tecnica potè svolgere
compiti di a.lta responsnbiJita, fin.ché. fu chiamato in VaticAno, dove
per 24 anni fu direttore tecnico deU'Osservatorc Romano e dèUa Po-
liglotta V!ilticana. Rettitudjne di spirito, coerenza religiosa, bontà di
cuore e nffa.bilit:.i di tratto, lo resero stimato e cnro a tutti. Una gnlve
malattia, ribelle a ogni cura, lo strappò dall'azione e lo costrinse a lunghi
anni di ritiro e di sofferenza. Lascia il ricordo di un grande amore a
Don Bosco e alla Congregazione, e di un profondo spirito di preghiera,
che lo aiutò ad accettare con serena fiducia la volontà di Dio.
Sac. Eraldo De Rossi t a AlessandTial d'Egitto a 66 anni.
Con lui scompar e una delle figure più ca.rattcriuiche e care. dell'Jspet-
toria. Dotato di spiccato ingegno e dl forte volontà, aveva impanno
alla perfezione l'arabo, l' inglese e il france.se, e si era arricchito di va.su
cultura. P oté così esercitare un'attività multiforme e instancabile:
Insegnante, maestro dei novi.2i, dìretrore dell'orato.rio festivo di Ales•
sa.ndria d'Egitto. Soprattu tto tta i poverissimi di questo orat orio e tra g li
ammalati dell'ospedale, lavorò senza conoscere riposo o vacanze. Le
fatiche e In malattia vinsero la sua robustissima fibra. ed egli tornò 11 Dio
lasciando vivo ricordo della sua pietà e del suo zelo.
Sac. Luigi Oclello t al Coiro • 65 aoni.
È .5comparso improvvisamente, dopo 36 anni di permanenza in questo
Istituto, lasciando tutti in profondo dolore. Bella figu,ra di salesiano:
volle lavorore sempre e lavorò con entusiasmo giovanile. Direttore della
Scuola Italiana lsrnaiJia, direttore di quèno lstitu,o negli anni pre-
beJUci. assistente spirituale durant e i lunghi a n ni di internamento, pro•
vett o insegnante, anjmatore di gruppj scau.tistici da 25 anni: ovunque
ha lasciato il ricordo delle sue non comuni dot i di mente e di cuo.ré: e
della sua passione salesiana per le anime.
Sac-, lgruulo Parclo t Ciénagn (Colombia) a 57 anni.
Aveva ç.ompiuto gli studi teologici a Tori.no durante. la seconda guerra
mondiale. Tornato nella sua Colombia, si ammalò gravemente di me-
ningite, tanto c.he i medici lo dichiararono perduto, e invece gunrì per
u,n miracolo che egli attribul all'intercessione di Maria Ausiliatrice
della qua.le era. molto devoto. Tornato al lavoro, fondò una scuola ngri.
cola, ritenuta oggi la m igliore del genere i n Colombia, tanto da essere
visi tata da ve.rie missioni nazionali e internn1.-ionali. [n fatto di agro...
nomia era un'autorità. Il Governo riconobbe i suoi meriti con una de-
corazione al merito educativo. Dist urbi ca rdiaci l o portarono prematura-♦
men te alla tomba.
Sac. Giu seppe Castlglion l t a Cerignola (Foggia) a 54 anni.
Parroco jn zone popol.ar i.ssime, conosceva a meraviglia il t linguaggio•
dci gi ovani, e contin uava ad impararlo, per poterli c-api re e ajutare.
L'onimismo che sapeva diffondere attorno a sé lo facevano riconoscere
salesiano per isti nto.
Sac. Mlroslav Vaslna t • Vcrbanio (Novara) a 43 anoi.
Dalla natia Cecoslovacchia ve.nne in Italia con il cuor e p ieno di no-♦
stalgia. per la sua patria senza libertà. Ci rivelò un cristianesi mo inrriso
cli carità, un sacerdoz;o vibrante e generoso, e un grande amore per
la Chiesa e la Congregazione. L'ultimo tragico giorno lo trovò pronto
a l sacxiiìc.io .
Coad. Luigi Sunnik t a Maddd a 89 onni.
Sac . Pi etro More n o t Monte,-ideo • 84 aoni.
Sa c. Michele Arocen a t a Bahfa Bianca (Argentina) a 73 anni.
Sac. Enrico Ton eatto t a Berna! (Argentillll) a 71 a nni.
Sac. Gi ovanni Donuno t a Jaciazek (Polonia) • 74 a nni,
Coa d . Carlo Gartner t a Roma a 63 anni.
Sac. Giuseppe Moncléjar t a Las Palmas (Spagna) a 59 anni.
Sac. Lodovico Englert t a MOnchen (Germania) a S9 anni.
Sac . Ferdinando Orteca t • Bucacamanga (Colombia) a 54 a nni.
Coad. Lucio Sans t a O rense (Spagna) a 37 aoni.
Ch. Vincenzo Sajk o t a Zeli.mlje (Jugoslavia) a 22 anni.
COOPERATORI DEFUNTI
P. Rlecuodo Vittorio Plana O. P. t • Varazze • 65 anni.
Al u nno del locale Oratorio salesiano, vi apprese lo zelo per la s al vezia.
dello anime diffusovi du Don Bosco stesso, il cui ricordo era vivissimo tra
lo. popolazione. Oiven tnto religioso dom~nicano, nello. su.a intensa vita
di predicatore, conf essore e -superiore. seppe veram-ente farsi e t\\Jtto a
tutti•• c:ome gli avevano i nsegnato i pcimì maestri. Colpito da dolor osa
malattia, voUe "ec.arsi nella sua Varazze neU•an.no centenario del sog-
Stiorno miracoloso di Don Bosco, e nella sua soffetenza s_i affidò alla
proteiione del Santo, del quale in varie occasioni aveva saputo tessere
mo.gist ralmente te lodi.
Margh erita Grassa t a Giav.,no (T orino).
Dal ven. D. Fìlippo Rinoldi attinse q uella spiritualità o cui rimase
fedele pec tutta la vita. Fu il sostegno del frateUo Melu •. exallievo
salesiano. capo d'art e a Macao e poi marti re della Resistenza e Medaglia
d"Oro V. M.; fu valida cooperatrice sia delle opere di Don Bosco che
de.llu p arrocchia, A p ostola de.Ila carità e della pr eghiera - disse il s uo
Parroco, - unùle. semplice, buona, vera trasparenza di D io •·
Dott. Pletl'O Lauda n .l t Catania.
Vice presidente dell ' Unione Exallievì del San Fili ppo Neri di Cat,uùa,
mantenn e con l'l stituto rapporti dì continua e affettuosa colla bor azion e,
u nitamente alla. su.a Sofia e alle giovani figlie, zelanti cooperatrici saJe-
sfanc.. Con.siglie.re di Cone d• Ap pt:116, u.nl alle doti di magistrato inte-♦
gerri mo q u elle d i una rara. amabilità, che gli cattivava la si mpatia e
J'a.ffetto d i quanti J'nccostavano. La sua morte serena ha chluso u na vita
di c:sempla.re testim onian.za c:rlati-ana.
lng. M iche le M e li t a Caltavuturo (PaleTmo) a 60 anni.
Animnto do nobili ideali fin dalla giovinezza, aderl con entusiasmo al -
i'Azione Cattolica. Fu poi saggio amministra·tor e della cosa pubblica.,
sempre pronto a d aiut are i bisognosi. Membro d el Con siglio loca.le dei
CooperntQri, vi profuse le rar e doti dc:.1 suo cuore e della sua anima pro-
fond.ame.ntc cristiana.
Maggtorl n a Carraro t a Torriglia (Genova).
U na vitn di lavoro in$taneabile., tutta dedita aJla c.ur-a dei famiHari che
amò senza limiti, e. pu- i quali non ris·par mib i sacr:i.6d più g ravi. Si è
p reparata al Cielo sopporta ndo le mala ttia con una pazienza sorpre nden te.
Francesca Sfona ved . Tristano t a Vibo Valentia (Cata nzaro).
Pia, lavoratrice, devota della Madonna e di Don Bòsco, ha coltivato
con amore la vocazion e del figlio Domen ico, o ra diretto r e e parroco a
Vibo Valentia. Le Cooperatrici di Vibo hanno voluto o norarn e la me-
mor ia offrendo una borsa di studio agli aspiranti calabr esi di Torr e
A nnunziata.
Andrein a Danti t a Milnnino (Milano).
J.,a sua gioia e il euo impegno e.rano far contenti gli altri con il dono
dtl su.o tempo, de) suo ascolro. deHa s1,1a ser enità, del s u o a iu to i in
u na parola, con il dono d i sé, ç.he è la testimonianza più convincent•
del c.rjstianesimo autentico. lJ s uo motto e.ra: • Pe.rché angustiarsi? .t
il S ig no r,e che vuole così I •· Questa serena accet tazion e della volontà
di Dio, rnai disgiunto. da un'intelligente attivjtà, la sosten ne nell'ultima
lun_ghissima malattia.
Aldo Bai t Varese.
Cooperat ore affezionato e -zelant e, eser citava il suo apostofoto i n m ezz.o
ai giovani studenti, tra i quali si trovò per m o lti anni come impiegato
alle scuole statali. Da anni freq u entava pu ntualmente la Messa e i
Sacramenti il 24 del mese, e la Madonna lo chiamò a sé pToprio il 24
di geollllio.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
Anse)mo Clemeotina - Aragon Mngdo - l3a.ra.le Maddalena - BaTatta
Antonio - Barone Tere5a ved. Ardui no - Besio Giovanna - Caa.tellina
Natalina ved. Simondi - Cauchi G r a?.iella - Cena Giovanni ... De Maron
Caté:rina - Di Nuzzo Anna ved. Conti - Fenoglictto Benedetta - Ferrer o
Romuald o - Gili Eugenio - Gi()va.ndo Francesca - L agrotta M aria -
L api P ietro - La Rocca Giuseppe - P anetti Letizia Bertolino - Rabbia
Vittoria • Russo Vincenza ... Setio La Mantia Maria .. Tam" gnonc M a-
ria - Vigllllò Maria.
L'ISTITUTO SALESIANO Pl:R LE MISSIONI con sede in TORINO, eretto in Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924. n. 22, pu6 legalmente rice-
vere legati ed Etedìtll. Ad evitare possibili é ontestazloni si consigliano I.e segue111l formule:
Se 1rattasl <l'un legato : «... lascio all' Istituto Sales/ano pt/r te Ml$$fonl con sede In Torino a ti~olo di legato la soq1ma di Lire.,. (oppure) l'lmmobite
s ito in... , .
Se trattasi, invece, di nominare e rede di ogni sostanza l'Istituto, la fo rmula potrebbe essere q uesta:
«•.. Annullo ogni mia precedtJtlle di$POSiiione testamentaria. Nomino mio erede u niversale l'Istituto S11/ff/aflo per le Missioni con sede ili' Torino,
laseiando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo&.
,~(luogo e data)
32
(firma per esteso)

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CROCIATA
MISSIONARIA
TOTALE MINIMO PER BORSA
L. 50.000 Avvertiamo che la
pubblicazione di una Borsa In-
completa si effettua quando Il
vers amento iniziale ragglunga
fa somma di L. 25.000, ovvero
quando tale somma vtene rag--
giunta con offerte successiva.
Non potendo formare una Borsa, si
può contribuire con qualsiasi som-
ma a completare Borse già fondate
BORSE COMPLETE
Borsa: Maria Ausiliatrice, in tuffragio di Ga,ta,10
Zini, a curo di don Lorenzo Peaorari (Livigno ..
Sondrio), L. 100.000.
Borsa: Maria Auslllaldce e Don Bosco, fJ.g. r.
e inwcarrdo protezione. a cura di Alberto Mana.ra
(Domodossola - Novara), L. 100.000.
Borsa: Maria AusUiatrlce, in suffragio d,i nostri
cari d,junti, cura di Cristoforo Sollai ([glesias
- Caglino'), L. 100.000.
Borsa: San Domenico Savio, in n·ngraziamento,
a cura di Anna D'Agostino (Cassino - Frosinone,
L . 50.000.
Borsa: Maria Auslllatrlce, invoc.ando grazia, a
cura di Anna O'Agostino (Cassino - Frosinone),
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, invocando protezioM
sui figli Aimo e Mario. Grazia, a cura di Giovanni,
Fusi (Calcinato - Bre,oc!a), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, invocando fJrote:done
sulla figlia Brun,lda, a cura di GiovnMi Fusi (Cal-
cinato Brescia), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, prote11gici l, a cura
di N. N. (Milano), L. 100.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, invo-
cantk, la loro potente inlercessione, cura di Edoardo
Alifredi (Torino), L. 80.000.
Borsa: Alfredo Casciarri, in ,rrenu,n·a e suffeagi(),
a cura della sorella Margherita (Perugia), L. 60.000.
Borsa: Don Bosco, prote11111 la inia rarn.lgJ.la !,
a cura di Clotilde De Michcli in Curonc (Roma),
L. 58.000.
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. G. Booco, in wf-
frasio del cav. Vinc•n~o Mari, a cuni ddla moglie
Vittorina (Tolmezzo - Udine), L. 52.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. D, Savio, in rin-
gra,:iamento, a cura di Adele Oggero (Torino),
L. 50.000.
Borsa: Maria AusUiatrlce, a cura di L. A. (Mi-
lano), L. 50,000,
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, a cura
di J. L. {Roma), L. 50.000,
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. M. D. Mazza-
rello, a cura di Carla Jannaoo (Compiobbi - Fi-
renze). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, pro-
tergete mio figlio exalllevo e famiglia!, a cura
di N. N., L. 50.000.
Borsa: Maria AusUiatrice, Ven. Don M. Rua
e Don G. Simonetti, in ringraziaminto e ,"nvocand.o
o-ne.ara protenOne, a cura del don.. Cesare Mancini
(Porto S. Giorgio - A.coli Piceno), L. 50,000.
Borsa: San Giovanni Bosco e S. M, D. Maz-
zareUo, intJOc.ando prote....--ione .sui miei s-posf, a cura
di N. N., L . 50. 000.
Borsa: Don AD.gelo Amadel, a cura di Guido
Rizzoglio (Rivoli - Torino), L. 50.000.
Borsa: 011 educatori al loro Santo, in suffragio
de; 1oci defuntl, a cura dell'Un.ione •Don Bosco,
Educatori (Torino), L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, invocando gra.,,..;a,
o cura di don Mario Salaroli (Bergamo), L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, proteggi la mia Piera!, o
curo di N. N. (Piacenza), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, i11 ricordo ,u.ff,·agio
dti m•ti genitori e di mia soulla .Angt.la, a cura di
Caterina Lnmbèrti (Bari), L. 50.000,
Borsa: Gesù Sacramentato e Maria Ausilia-
trice, invoc.ando grazi.e sulla mia famiglia e tu.i sa-
ardoti, a cura di N. N., L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e 6. G. Bosco, a curn
di Angela Bestazzi (Roma), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, a cura
del dott. Antonio Bosco (Carmagnol• - Torino),
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, inoo-
cando la loro potmte fo.ttrcestione, a cura di Ines
Pugno (Torino), L . 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura dei coniugi
Bianchini (Alassio • Savona), L. 50.000.
Borsa: Don Bosco e S. D. Savio, i11 suffragio
d,lla fa,nig/ia Pecchio, a cura della famiglia Ban-
dlnì (M;lano), L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco e S. D. Savio, pro-
teggete la mia famiglia!, a cura di Doni D'Erme
(Latina}, L. 50.000.
Borsa: Anime sante del Purgatorio, a cura dei
coniugi N. N., L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, in suffragio di Gia-
como Bassi, a cura di N. N.1 L. 50.000.
B orsa : Maria Ausiliatrice e S, G. Bosco, invo-
cando prote.zi.tm.e su nu e sulla mia famiglia, a cura
di Giovann• Bocci ved. Tedesco (Forno Canavese
- Torino), L. 50.000.
Borsa: Maria Auslliatrice e S. G. Bosco, in •uf-
fragio dti mi•i cari genitori, cura di R. C. (Mon-
dovl - Cuneo), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausl.lJatrice e S. M. D. Mazza.
rello, in riccrdo e suffraaio dt!i mùi e.ari defunti e
invocando grazi,, a cura di N. N. (Polonghera •
Cuneo), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, ,e.
condo le nostre intenzioni, a cura. di P. M. e P. A.,
L. 50. 000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, per inten::ioni partico-
la.ri e in suffragio delle anime llll purgatorio, o cura
di Margherit11 Pa&1amonti (Firenze), L. 50.000.
Bor5a: Maria Ausillatrlco e S, G, Bosco, in n·n.
graziammto e invocando grazia, a cura di Orsoln
Ferrc.ro (Valdieri - Cuneo), L. 50.000.
Borsa: Mada Ausiliatrice, S. G. Bosco e S. D.
SavJoJ invocando grazie ru mio figlio, a curo. di Giu-
ditta De Zolt (Roma), L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, a cura di Maria
Manneschi (Firenze), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. D. Savio, fJ,g.r.,
a cura di Fernando Toeschi (Ronco all'Adige -
Verona), L. 50,000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, invo-
cando prot~zi<mt tu un mio figlio ttudent.t, a cura
di N. N., L. 50.000.
Borsa: Don Bosco e Santi SalesianJ, cura di
don Luigi Cetto (Pergjne - Trento), L. 50.000,
Borsa: San Domenico Savio, proteggi Luisa!,
a cura di N. N., L. 50.000.
Borsa: Padre Massuniliano Kolbe, A cuni di
Biagio Fnlco (F=olasco - Torino), L. 50,000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G Bosco, p.g.r.
" implorando co11linua prole%Ì()ne, a cura di Eugenia
Cnrando (Moncrivello - Vercelli), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco, Santi
Salesiani e Papa Giovanni, p.g.r. implorando
gra;,it, a cura dj Sarlna Falanp (Roma), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausillatrjce e S. G. Bosco, in wf-
fragio della moglie ·Giovanna, a cun1 di Gio11anni
Pelliccioni (Lucca), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, s. G. Bosco, Don
Rua, Don Rinaldl e Padre Pio, a cura di Camilla
Carobbio (Colzate - Ber11amo), L. 50.000.
Borsa: M .arla Ausiliatrice e S. G. Bosco, in suf-
fragio dei* miei cari de/unii, a curn di Mar,ia Poscola
Balestra (Prdà Valloria - Imperia), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, n cura
dei ooniugi Negri (Vigevano - Pavia), L. 50.000.
Borsa: Don Bosco e Don Rua, in ringraziammto
e. imJOCando continua prott.zioni sulla mio famiaUa,
o cura di Rosy Pucci (Alessandria), L . 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, p.g.r., a cura di M. R.
(Bagnolo .Piemonte - Cuneo), L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, suondo le tnie in-
tenzioni, a curu. di Giova.nna Sainaghi (Rho - Mi-
lano), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, eon
prQ/onda ri,onoscenza e suppli,ando protaiom; a
cura. di M. N, (Pino Torinese - Torino), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in ri-
corda e suffragio dai mili cm·i defunti" 11 invocando
gra,.,·•ie, a cura di A. Barbera (Torino), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, pre-
eate per noi, per la pace nel mondo e pro-
teggeteci sempre, a cura di P. G. E. C., L. 50,000.
Borsa: San Giovanni Bo~co. a cura di Maria
Vcmetti (Taino - Var..e), L. 50.000 ,
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, MarJa Ausilia
t.rice e S. G . Bosco in n·n.grazia.m~nto e implò-
rando continua protezione sulla nostra /ami.glia. a
cura di E. M. P. Fagiolo, L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, e S. G. Bosco, in
m.ffrggio di L11ici Cpstanzq, a curo di N. N. (Romn),
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Ven. Don A. B.el-
trrunl, p.g.r,, a cura di Zarlllla Morelli (Piu),
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice. S. G, Bosco e S. D.
Savio, in n'ngraziamento e intJOCando gra:rid, a cura
di Luigia Bonacina (Galbiate - Como), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in
suffragio dei no.stri genilon·, s cura di Te.resa e
Maria Battaglia (Cavaglià - Vercelli), L. 50.000.
Borsa: Maria AusUiatrice e S. G. Bosco, p .g.r.,
a cura di Carlo Cattaneo (Bergamo), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G . Bosco e Ven.
Don M. Rua, impl.ora,ul.o una grazia, a cura di
Teresa Venturi (Reagio E,), L. 50.000. (ooa~urv•>

4.6 Page 36

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BOLLETTINO SALESIANO
SI pubblica il 1• del mese per I Cooperatori Salesiani; il 15
w
del mese per I Dirigenti dei Cooperatori
".,'
S'invia gratuitamente ai Cooperatori, Bene-
,o:;
fattori e Amici delle Opere Don Bosco
e~.:.;
Direzione e amministrazione: via Maria Au-
siliatrice, 32 - 10100 Torino - Tel. 48.29.24
·e.;
Direttore responsabile Don Pietro Zerbino
oii:
Autoriz. del Trib. di Torino n. 403 del 16 fe bbraio 1949
Per inviere offerte servirsi del C.C. Postala n. 2-1355
Intestato a: Oirez. Genarala Opara Don Bosco - Torino
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. s.e.i. .r, best sellers
L. J. Lebret • PREGHIERE
Pag. 343 L. 1.600
Preghiere nate dalle esperienze di un autentico uomo d'azione Parole, frasi e sentimenti che
riflettono una strepitosa forza interiore che si esprime, a volte, con toni di aggressività e spregiu-
dicatezza Un libro «contro>> i soliti libri devozionali e le solite raccolte di preghiere composte
a tavolino.
Albert Lutbuli • AFRICA IN CAMMINO
Pag. 414 L. 1.500
L'autobiografia del grande leader sudafricano, Premio Nobel per la Pace. morto tragicamente il
21 luglio 1967 Un'opera che porta in il valore autentico di una testimonianza umana e cri-
stiana E che. come tale, rispecchia la vita di un uomo che ha avuto un preciso ideale da se-
guire e vi è rimasto fedele. con coerenza e fermezza, fino alla morte.
Jacques Ledercq
LA RIVOLUZIONE DELL'UOMO NEL X.X:0
Pag. 303 · L. 1.300
Una attenta e profonda analisi dei radicali mutamenti che hanno rivoluzionato la vita dell'uomo
..d. el ventesimo secolo 11 progresso tecnico e scientifico come condizione al progresso sociale.
L'uguaglianza, non soltanto giuridica. quale unico aspetto del mondo nuovo in grado di liberare
la persona umana dai tradizionali condizionamenti Uno dei più profondi studi sociali effettuati,
in modo analitico, sull'argomento.
Spett. SEI: Speditemi contrassegno (più spese postali)
n._ _ copie di:
~
o
L4 J. Lebret • PREGHIERE
oz~
n._ _ copie di:
Albert Luthull AFRICA IN CAMMINO
oa: n._ _ copie di:
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