Bollettino_Salesiano_198201


Bollettino_Salesiano_198201

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ETTINO
ANNO 108 N. 1 1' QUINDICINA 1 GENNAIO 1982
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° 1701
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO N EL 1877

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BOLLETTINO SALESIANO
_.,,,,,
~
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
Fondata da un Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di Informazione e cultura
religiosa edito dalla Congregazione
Salesiana di San Giovanni Bosco
INDIRIZZO
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Stampa Officina Grafiche SEI - Torino
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IL cBOLLE"l'TINO SALESIANO• NEL MONDO
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2 BOUETTIIIO SALESIANO I GENN,\\/0 rlla2
IN QUESTO NUMERO
fflisIANo 1 GENNAIO 1982
ANNO 106 - NUMERO 1
IN COPIRTINA:
L'educazione è un fatto di cuore
(Don Bosco).
Foto Josè Luls Mena.
Servizio di copertina a pag. 20-22,
LE IDEE
DON EGIDIO VIGANÒ /
Uno atlla di vita eh• contuta Il mondo, 4-7
La paca un dono di Dio, 11· 12
Par I giovani con la ganlalltà di Don Bosco, 20-22
LE FORZE
Aperto un noviziato a Timor, 8
PROGETTO AFRICA /
L'lspettorla di Sicilia saluta I •Suol• missionari, a
ITALIA /
Nuovo Presidente alla Federazione Italiana, 9
COOPERATORI /
Giovane cooperatore si fa prete, 8
L 'ordinazione episcopale di monsignor Domenico Amoroso, 7
L'AZIONE
C"è gente che vuol bene al giovani , 9
Presentata l'Indagine sulla religiosità giovanile, 1O
Pierre Octave Fasanl espone a San Benigno. 10
Torte a chili per rifare la scuola, 10
GIAPPONE / Inaugurato un teatro a MIJazaki
Lo dica Angelo llontonatl: Don Boaco efundona , 13•14
FILIPPINE / La donne di Pasll, 15· 18
ZAIRE /
A Knungaml c'6 una china CM craace, 17
ARGENTINA /
La acommHN di Tralew, 18•111
EXALLIEVI /
Tra di loro t••uropa è di cau, 23•24
HONG KONG /
Le scuole serali di Mr Lae & Rev. Lae, 27•28
IL PASSATO
Omaggio a Don Bosco, 3
Quasi un diario canto anni dopo, 25-27
RUBRICHI, Oon Bosco è notizia, 8·10 - Il successore di Con
Bosco, 4•7 - Libreria, 29 - I nostri santi, 30•32 - I nostri morti,
33-34 - Solldarletà, 35
)}

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OMAGGIO
A DON BOSCO di Paul Claudel.,'(
Uno di quei santi, direi, ai quali puoi dare Cristo senza che si confessi.
(Non mi sento di dire altrettanto di aureolati e volontari della medesima causa).
Subito vedi che non è solo un santo, ma un onest'uomo.
Chiaro come un mattino di maggio, rubizzo come una mela.
Mi piacciono quei forti capelli crespi sulla fronte e l'impressione di forza e agilità ch'egli emana.
Dovunque mette mano Don Bosco là senti presenza di autorità.
Autorità e dolcezza, amore di Dio e amore di giovani senza padre, che sono suoi.
Dovunque sono ragazzi poveri, questi sono suoi.
Gioventù, povertà, con la stella del mattino sulla fronte.
Ecco, era quella la Chiesa dei suoi desideri.
Una Chiesa grezza di magli e martelli, che crede e lavora e canta a squarciagola.
Come Mosè in mezzo a tutti, lui con saggezza e ordine e parole e conforto e sacramenti. A riformare
- egli sa come - ilmondo.
Tenetevi le vostre teorie, voialtri, le dispute e i governi.
lo mi stringo a questo popolo di ragazzi che cresce e apprende con me il buon Dio.
Questo popolo che apprende con me a leggere, e adoperare le dita.
«ll Padre opera senza sosta in me, e io nel Padre».
Uditemi, figli, queste sono le parole di Gesù Cristo.
Il lavoro, ecco ciò che nessuno può fare senza gli altri.
Sforzo comune per prolungare insieme la creazione, la nostra.
«Voi tutti che lavorate e faticate - dice il Signore - venite a me».
La croce e il mio corpo, quando vorrete mangiarne... lo ve l'avrei detto se vi fosse stato di meglio.
Perciò, quando è finito il giorno e la settimana è finita e domani è domenica, sporco di ferro e d'o-
lio l'operaio si lava, indossa la camicia bianca;
e rivantm1do le cose apprese come suo pm1e e sua acqua,
come un figlio, come un ragazzino, si restituisce alle braccia di Don Bosco.
Padre, eccoti tra le braccia quest'uomo, fatto dj semplicità, di confidenza, di meccanica...
Dimmi se è vero che andremo tutti in cielo, e che nostra sarà la repubblica...
Padre, anche se so lavorare ora, e mi è cresciuta la barba sul mento,
questa non è una ragioneperché tra le tue braccia io non sia più il tuo ragazzo!
Apro a te il cuore, la bocca, e tu, Padre, chiedi a Dio che con il pane quotidiano mi sfami,
e che a tutti i miei compagni dia giustizia perché siamo cristiani.
Abbiamo ripreso a credere in Dio, a ritrovare nella Chiesa qualcuno più forte.
Abbiamo ritrovato smarrite certezze sulla vita e sulla morte.
Essere vecchi non è una ragione per smettere di sentirsi ragazzi.
Ragazzi e uomini e donne non sono che aspetti d'un tuttuno.
Tutto ribolle e sospinge e collima e vuole insieme. Ed è tutto inizio.
Giovanni Bosco, patrono dell'eterna adolescenza, prega per noi.
(Lrad. M. Bongioanni)
* Nella fesla di S. Giovanni Bosco.
(31 - 1- 1938)
3 BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 1982

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LETTERA DEL RETTOR MAGGIORE ALLA FAMIGLIA SALESIANA
Uno stile di vita
che contesta il inondo
Don Egidio Viganò ha proposto alla Famiglia Salesiana come «Strenna per l'anno 1982 » il motto di
Don Bosco «Lavoro e temperanza». E in questa lettera di commento alla Strenna invita gll amici di
Don Bosco a tradurre lavoro e temperanza in atteggiamenti concreti di vita, che contestino il
mondo d'oggi impregnato di materialismo.
e ari runici della Famiglia Sa-
lesiana, porgo con gioia a
ciascuno di voi il mio più
cordiale augurio per il nuovo anno,
nella fiducia che il Signore vorrà
colmarvi della sua grazia. E vi pre-
sento - secondo una simpatica
tradizione di fruniglia che risale a
Don Bosco - la mia Strenna, che
per il nuovo anno è incentrata sul
binomio «lavoro e temperanza».
1. Perché questo argomento
La Strenna nasce dalla preoc-
cupazione della vocazione salesiana,
che abbiamo in comune e rea-
lizziamo in forme diverse nel mon-
do. A guardare la realtà di oggi -
soprattutto la gioventù, ma un po'
tutte le struttw·e della nostra so-
cietà - balza agli occhi uno stile di
vita che è impregnato di ma-
te1falismo, ispirato sia alle ideologie
liberali di un benessere sempre
maggiore, sia a quelle collettiviste.
Questo stile di vita, molto diffuso e
tutto improntato all'interpretazione
materialistica dell'esistenza, lo ve-
diamo riflesso soprattutto nei gio-
vani, e questo fatto ci tocca da vi-
cino. Al centro della spiritualità
salesiana, della nostra vocazione, c'è
appunto il dono della predilezione
verso i giovani, una preoccupazione
di servizio alla gioventù. L'elemento
centi·ale della nostra vocazione è la
carità pastorale, che ci spinge ad
agire. Di fronte al quadro in-
quietante della gioventù il nostro
«cuore oratoriano» non può ri-
manere passivo. Sentiamo l'urger.za
di fare qualcosa a servizio di questa
gioventù, di cambiare il modo di
essere di una società che fa del-
l'amore un elemento di piacere e di
egoismo, e fa del sacrificio un ele-
mento negativo e da evitare.
Sentiamo quindi tutta l'urgenza
di contestare una soci.età che non
4 BOLLETTINO SALESIANO l GENNAIO !982
permette lo sviluppo e la pro-
mozione della persona umana.
Il nostro lavorn in mezzo ai gio-
vani deve fai loro vedere che questo
dissidio, questa dicotomia tra amore
e sacrificio, è uno dei più gravi errori
che si commettono nella società, e
va combattuto con tutte le forze.
Oltre a queste consitjerazioni, è
intervenuta a suggerire la Strenna
una particolare circostanza. 8 ri-
corso nel settembre scorso il cen-
tenario di un singolare «sogno» di
Don Bosco, quello detto «dei dieci
ctiamanti». In esso un personaggio
misterioso avvolto in un manto or-
nato cti diamanti illustra a Don
Bosco con immagini suggestive
quale debba essere la spiritualità
salesiana. Tra quei diamanti due
occupano una pogjzione importante
ben in vista, sostengono tutto il
manto: il diamante del lavoro, e
quello della temperanza. Prèndendo
lo spunto dal centenario, nei mesi
scorsi avevo inviato ai confratelli
salesiani un commento al sogno,
osservando tra l'altro che quei due
diamanti, ossia il binomio lavoro e
temperanza, costituivano a mio
modo di vedere l'espressione di una
risposta salesiana contestatrice di
questo mondo impregnato di ma-
terialismo.
Diversi runici in seguito mi hanno
scritto sull'argomento, e uno ha
sugge1ito che sarebbe stato di
straordinaria attualità dare la
Strenna proprio su questo binomio.
Ho accettato la proposta, quanto
mai opportuna.
2 Uno stemma e uno stile
di vita
Vediamo dunque come dovremo
intendere il binomio «lavoro e
temperanza». Anzitutto i due ter-
mini vanno presi insieme, in quanto
costituiscono lo stemma salesiano.
In una lettera che Don Bosco scri-
veva al missionario don Fagnano nel
1877, gli diceva: «Ma tu, caro Fa-
gnano, ricorda sempre a tutti i sa-
lesiani il monogramma da noi
adottato: Labor et Temperantia.
Sono due armi con cui noi 1-iusciamo
a vincere tutto e tutti».
C'è poi un altro sogno di Don
Bosco, che è stato chiamato «del
toro infuriato», in cui il nostro santo
si sente dire: «Guarda, bisogna che
tu faccia stampare queste parole che
sru·anno come il vostro stemma, la
vostra parola d'ordine, il vostro di-
stintivo. Notate bene: "il lavoro e la
temperanza faranno fiorire la
Congregazione Saksiana". Queste
parole le farai spiegare, le ripeterai,
insisterai. Farai stampare il ma-
nuale che le spieghi e faccia capir
bene che il lavoro e la temperanza
sono l'eredità che lasci alJa Con-
gregazione, e nello stesso tempo ne
saranno anche la gloria».

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Noi sappiamo il valore dei «sogni»
nella vita di Don Bosco, l'influs.50
che hanno avuto sulla spiritualità e
la prassi salesiana. Ci troviamo
quindi proprio di fronte allo stemma
salesiano, all'eredità che Don Bosco
stesso ci ha lasciata.
Resta da precisai-e come questo
stemma diventi per noi uno stile di
vita. Una prima indicazione: quan-
do parliamo di lavoro e temperanza,
non usiamo questi termini con
mentalità moralistica, come se in-
dicassero due mezzucci con cui
portare avanti un vago impegno
ascetico. Non è questo. Lavoro e
temperanza in senso salesiano co-
stituiscono uno stile di vita che
rappresenta un proclama profetico
per la nuova cultura.
Mi spiego. Abbiamo assistito
nella storia della Chiesa a grandi
trapassi culturali, per esempio alla
fine dell'impero romano. In quei
secoli si compì la cristianizzazione
del1e popolazioni trasmigrate in
Europa da lontane regioni. Quando
si realizzò questo incontro di popoli
nella fede, la cultura romana aveva
ancora delle grandi qualità, e anche
dei grandi difetti. Ora prop1io in
quei secoli sorsero nella Chiesa delle
figure eccezionali di santi - come
Agostino, Ambrogio, Paolino di
Nola, Leone Magno ecc. - che
seppero assimila.re nell'orbita del
cristianesimo quei grandi valori etici
della cultura romana, e li seppero
trasmettere come elementi co-
struttori della nuova società.
Ora a me pare che anche Don
Bosco appartenga a un'epoca storica
di «terminazione di una cultura» -
che possiamo chiamare contadina -
in cui, nei secoli anteriori, si erano
accumulati pregi e qu alità, frutto
anche dell'evangelizzazione della
Chiesa. Questa cultura contadina ci
è stata così bene descritta ed evi-
denziata per esempio nel film
«L'albero degli zoccoli», in cui era
facile notare come il Vangelo stesse
permeando tutta la giornata, tutta
la maniera di vivere della gente, dei
contadini, del popolo. Li risco-
priamo nelle radici della storia sa-
lesiana, per esempio in mamma
Margh erita, negli ambienti in cui
visse santa Maria Mazzarello. O, più
vicino a noi, per chi abbia un certo
numero di anni, gli è sufficiente
riandare alla mentalità culturale
impregnata di fede riscontrata negli
anziani della propria famiglia.
Bene, tutte queste persone erano
ricche di grandi valori vincolati con
la lor o cultura popolare. E tra que-
sti loro valori è facile scoprire pro-
«LAVORO E
TEMPERANZA»
siano per noi,
alla scuola di D on Bosco
testimonianza ascetica
di carità pastorale
uaam~•r~ contestatrice di un mondo
che promuove il dissidio
prio quelli fondamentali del lavoro e
della temperanza. Non si t ratta di
due p iccoli strumenti ascetici a
stanti, ma di atteggiamenti fon-
damentali, in cui confluivano tante
virtù. In realtà questi due valori
erano come le due solide colonne che
sostenevano allora, nei nostri popoli
cristiani, la maniera di vivere la
propria cultura.
Ora io dico che questo stile di vi-
ta, questi due valo1i profondamente
cristiani, portati sugli altari da Don
Bosco e dalla Mazzarello sono di-
ventati per i primi Salesiani - e
devono continuare a essere per noi
- una autentica profezia per la
nuova cultura emergente, un pro-
clama vivo d'evangelizzazione per
questa nostra società tecnico-in-
dustriale, tanto aperta al lavoro ma
tanto deteriorata dal materialismo e
negatrice della temperanza. lo altre
parole, gli atteggiamenti del l,avoro
e della temperanza vissuti insieme
costituiscono per noi, per la Fa-
miglia Salesiana, uno stile di spi-
ritualità che ci rende in questa
nuova cultura dei profeti del Van-
ge!,o. Cioè dei portatori della te-
stimomama che certi valori po-
polari di ieri, ispirati al Vangelo, si
possono e si debbono pienamente
realizzare anche in una civiltà così
dinamica e utilitarista come l'at-
tuale.
3 Il lavoro in stile
salesiano
Vediamo dunque come vivere il
lavoro in stile salesiano. E notiamo
subito che esso, nel suo senso sociale
e specifico, è oggi un elemento cen-
trale nella nostra società; gli stessi
stati si dichiarano «fondati sul la-
voro». Anche il Papa recentemente
nella sua enciclica «Laborem Exer-
cens» ha condotto un'analisi ap-
profondita sul lavoro umano, sulla
sua problematica, sulle cause che
hanno condotto alla manipolazione
dell'attività umana e a tante in-
giustizie nell'organizzazione della
società. Noi parliamo qui del lavoro
in un senso salesiano. Dell'enciclica
del Papa ci interessa più da vicino
l'ultima parte, doye si tracciano le
linee di una spiritualità del lavoro, e
si suggeriscono gli atteggiamenti
cristiani della persona del la-
voratore, la sua capacità di per-
fezionare con tale impegno la stessa
società.
Per noi della Famiglia Salesiana il
lavoro diventa il modo concreto di
vivere la carità pastorale. Essa è un
dinamismo della fede, della spe-
ranza, dell'amore, tradotto in stile
di vita, in attività. In questa pro-
spettiva san Francesco di Sales
parlava di «estasi dell'azione». Ve-
diamo di comprendere questo suo
pensiero profondo.
11 salesiano è uno che non vive per
ma per Dio, e perciò per gli altri,
che vede le necessità soprattutto dei
giovani, i loro probleini: è uno che
vive per la 1oro educazione, la loro
crescita umana e cristiana. E quindi,
in prospettiva di futuro, il salesiano
lavora per la costruzione della
nuova società, perché per essa sta
preparando degli «onesti cittadini».
Questi vasti orizzonti, il salesiano
BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 1982 5

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li guarda dal centro della carità
pastorale, ossia dall'unione con Dio;
contempla e scopre nell'amore di
Dio l'esigenza di agire, si lancia per
il Signore in una vita operativa, che
è appunto ciò che san Francesco di
Sales chiama «estasi dell'azione».
Quindi niente egoismi, ma vivere
aiutando gli altri: l'amore di Dio è
la sorgente dell'amore del prossimo.
Si guarda al Padre che ha tanto
amato il mondo, da mandare il Fi-
glio non per condannare il mondo
ma per salvarlo.
Si tratta pertanto di un lavoro
apostolico. Non necessariamente
tale in forma diretta (c'è anche un
lavoro che si realizza in cucina, nello
stabilimento, ecc.), ma che è in de-
finitiva un lavorare per gli altri in
Cristo, e che spinge alla ricerca
creativa di «pratiche di Carità».
Questo lavoro fa del salesiano un
uomo sempre occupato, sempre de-
dito agli altri, sempre inventivo,
ricercatore di possibilità di maggior
bene verso tutti. Don Bosco diceva:
«Quando vedo o sento che nelle
nostre case si lavora molto, vivo
tranquillo». Diceva pure: «Dove c'è
il lavoro non c'è il demonio». Egli
non badava tanto ai difetti (che ci
sono sempre), ma se c'era molta
dedizione a realizzare le finalità
apostoliche per cui un'opera era
sorta.
Cosi anche noi oggi dobbiamo
guardare se le nostre opere, le as-
sociazioni di Cooperatori, di Exal-
lievi ecc. e i membri che le com-
pongono, realizzano un intenso la-
voro in questo senso.
4 La temperanza in stile
salesiano
La temperanza richiama a tutta
prima l'idea della mortificazione,
fatta di macerazione e di com-
battimento interiore. Ma, pur
comportando un legame con la
mortificazione, la temperanza non si
esaurisce in essa. Don Bosco voleva
la mortificazione piuttosto nascosta,
e invece voleva la temperanza ben
visibile, perché deve comportare, in
chi la vive con carità pastorale, un
atteggiamento simpatico e at-
traente. Infatti frutto di questa
temperanza è una rasserenante ca-
pacità di dominio di sé, di mo-
derazione, di equilibrio. Ne consegue
quella «regalità» del battezzato, che
acquista la signoria su di sé.
Questo dominio è un atteggia-
mento necessario, perché ogni uomo
ha istinti, inclinazioni, passioni e
gusti personali. E dovendo il sa-
6 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1982
lesiano lanciare tutta la sua persona
nell'attività, sarebbe un errore im-
perdonabile se a sospingerlo nel-
l'agire fosse primariamente il tu-
multo della passione o la preferenza
delle sue idee, e non la carità pa-
storale.
Occorre dunque la temperanza a
moderare istinti, inclinazioni, pas-
sioni, gusti e scelte personali. Ma
essa non appare semplicemente co-
me singola virtù, bensi come centro
cli convergenza di svariate virtù. Per
questo La si è chiamata virtù «car-
dinale», perché molte altre muovono
intorno a essa come intorno a UD
c~dine. Quali? Proviamo a enun-
ciarle, e risulterà anche più chiaro
che cosa sia temperanza.
Per esempio: la continenza contro
le tendenze di lussuria, l'umiltà
contro le tendenze di superbia, la
mansuetudine contro lè tendenze
della violenza, la modestia contro la
tendenza all'esibizionismo del corpo,
la clemenza contro le tendenze della
crudeltà e della vendetta, la sobrietà
e astinenza contro le tendenze e gli
eccessi della bevanda e del cibo,
l'economia e la semplicità contro le
tendenze dello sperpero e del lusso,
l'austerità nel tenore di vita contro
le tendenze del comodismo...
Sono tutte cose che formano ciò
che chiamiamo temperanza. Ne ri-
sulta un uso dell'intelligenza che
guida la volontà a dominare ciò che
è eccessivo, i propri slanci in-
controllati, le passioni. Ne risulta -
come frutto della capacità di frenare
le proprie reazioni - uno stile di
vita spartano, fatto di sacrificio e di
orario esigente, caratterizzato da un
senso di misura e di equilibrio, che
ha effetti benefici sulla psiche dei
giovani, sempre in avida ricerca di
modelli validi da imitare.
5L'effetto sui giovani
Rientra in questa temperanza
una caratteristica curiosa della
spiritualità di Don Bosco, in-
dividuata da don Rinaldi: la fur-
bizia. Evidentemente non una fur-
bizia intesa come scaltrezza e ca-
pacità di inganno, ma in senso pie-
namente positivo e spirituale. Mi
spi_ego.
E attraverso il dominio di sé che
si conquistano le persone, in par-
t icolare i giovani. In tutto ciò che fa,
il salesiano dovrebbe essere l'uomo
che sa farsi amare: non per sé, ma
per Dio. Ora farsi amare comporta
anche presentarsi con una certa
simpatia, una certa capacità di at-
trazione. Al contrario quel che è
ecces&vo, incontrollato, passionale,
nell'educatore, provoca sempre delle
resistenze. Così tutto ciò che aiuta a
dominare se stessi, a moderare gli
inizi di eccessi, è anche ciò che ci
apre la porta all'incontro con i ra-
gazzi.
Il dominio di rende così pos-
sibile con i giovani quella furbizia
che porta a intervenire con mo-
derazione e tempestività. Tempe-
stività non vuol dire intervenire
subito, ma saper aspettare il mo-
mento opportuno. Tante volte con i
ragazzi bisogna far finta di niente,
non sentirsi offesi per UD gesto o una
parola. E ciò non perché non si è
visto, ma perché è nell'interesse del
giovane. Il dominio di porta così
non a pretendere giustizia, a ot-
tenere riparazioni di torti alla pro-
pria dignità offesa, ma ad aiutare
nella pazienza il ragazzo, che deve
ancora maturare.
Don Rinaldi voleva che il sa-
lesiano fosse - sull'esempio cli Don
Bosco - «dominatore di anche
nel gioco misurato col ragazzo che lo
fa disperare, capace di tacere e di
dissimulare, di parlare a tempo de-
bito, di essere... furbo». Una furbizia
che è resa possibile dal dominio, che
rende l'educatore amabile, e lo abi-
lita a quell'amicizia che è alla base
dell'educazione.
Altrettanta efficacia sui giovani
ottiene l'esempio del lavoro, quando
sgorga dalla carità pastorale. n

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giovane è colpito da una persona
che si preoccupa degli altri, che se
ne occupa in forma pratica, os&a
che fa, che non solo desidera o con-
siglia ma interviene, risolve i pro-
blemi, si tira su lemaniche. Il nostro
don Rasmussen, incaricato di se-
guire le nuove fondazioni mis-
sionarie in Africa, di ritomo in
questi giorni dalla Liberia ha rac-
contato che ciò che più ha im-
pressionato la gente del posto è ve-
dere i tre missionari salesiani che si
costruivano la loro casetta, come
muratori... Così succede all'edu-
catore salesiano che si mostra
preoccupato delle associazioni gio-
vanili, che organizza, mette su le
squadre, i cinecircoli ecc. 1 giovani
hanno bisogno di vedere questi sa-
lesiani creativi, pieni di iniziativa.
Credono in questi uomini sempre
disponibili, che non badano a orari,
dimenticano le proprie comodità,
non si fermano dinanzi a incomodi
di salute, si espongono con ge-
nerosità.
Sono tutti comportamenti, questi,
che nascono dal lavoro e dalla tem-
peranza vissute in stile salesiano,
che contestano la società di oggi,
che nelle sue linee generali è orien-
tata all'imborghesimento. Ma oc-
corre comprendere bene il senso di
questa contestazione. Non è che il
salesiano, o colui che si ispira a Don
Bosco come modello di vita, si pro-
ponga esplicitamente l'atteggia-
mento contestativo, quasi per gri-
dare da una t1i.buna il suo spirito di
opposizione o rifiuto. La con-
testazione invece consegue ne-
cessariamente al solo fatto che lui si
impegna nel far che quel tipo di
lavoro e quel tipo di temperanza
diventino atteggiamenti abituali di
vita, risalendo contro corrente la
fiumana del comodismo.
la fame, le fatiche e il disprezzo,
ogni volta che si tratti della gloria di
Dio e della salvezza degli uominh.
11 salesiano sa tutto questo, perciò
ogni mattina rinnovando la sua
dedizione al Signore chiede a Maria
Ausiliatrice «l'amore al lavoro e alla
temperanza, la bontà e la donazione
illimitata a.i fratelli». Maria Au-
siliatrice possa donare anche a tutti
gli amici di Don Bosco questi sen-
timenti.
A tutti va il mio augurio di im-
pegno e di efficacia nel realizzare
questa Strenna, così difficile ma così
utile per i giovani e la società.
Cordialmente, nel Signore: buon
anno e buon lavoro!
Don Egidio Viganò
Rettor Maggiore
6 A tutti buon anno
e buon lavoro
Queste considerazioni sono già
state codificate per i salesiani nelle
loro Costituzioni. L'articolo 42, do-
po aver ricordato le paxole del sogno
«Il lavoro e la temperanza faranno
fiorire la Congregazione», li avverte
del pericolo contrario: «La ricerca
delle comodità e delle agiatezze ne
saranno invece la morte». Il sa-
lesiano - prosegue iI Lesto - «si
alla sua missione con operosità in-
stancabile. li lavoro apostolico è la
sua mistica, perché ne percepisce la
grandezza divina e l'urgenza; è la
sua ascetica, perché ne accetta le
dure esigenze. 8 pronto a sop-
portare il caldo e il freddo, la sete e
Messina. La foto mostra uno dei momenti più suggestlVI dell'ord1naz1one
episcopale di don Domenico Amoroso nominato recentemente Ausiliare
della Diocesi di Messina: il cardinale Salvatore Pappalardo, arcivescovo di
Palermo, invoca lo Spirito Santo sull'eletto.
Assieme a tanta gente che ha gremito la Cattedrale di Messina. la sera
del 24 ottobre 1981, hanno partecipato. concelebrando, 26 vescovi e oltre
300 sacerdoti Particolarmente numerosa è stata la presenza della Fa-
miglia Salesiana guidata dal Vicario del Rettor Maggiore Don Gaetano
Scrivo e dall'Ispettore dei Sales1an1 della Sicilia don Calogero Montanti.
80LLETTINO S.-LESIANO I GENNAIO IU2 7

1.8 Page 8

▲back to top
DON BOSCO È NOTIZIA
ffMOR
APERTO IL SECONDO NO•
VIZIATO DELL'ISPETTORIA
PORTOGHESI!
Con decreto del 24 set-
tembre 1981 il Rettor Mag-
giore dei salesiani ha eretto
canonicamente un secondo
noviziato nell'lspettoria por-
toghese. Come luogo è stata
prescelta la casa di Fa-
tumaca nell'isola di Timor;
con lo stesso decreto Il Ret-
tor Maggiore ha nominato
maestro dei novizi don Car-
«Non si tratta solo di una
straordinaria,produzione mu-
sicale - dicono i "pro-
duttori" - ma di una vendita
a straordinarie condizioni
per un nobile fine•. In pratica
ci si propone di distribuire
viveri a bambini par-
ticolarmente
bisognosi.
Cento famiglie, per iniziare,
sono state incluse in un par-
ticolare elenco. Ad ognuna
di esse viene consegnato
ogni due settimane un pac-
chetto per Il valore di sette
marchi; In questo modo si
assicura la nutrizione quo-
tidiana di 600 bambini.
riamo possa soccorrere «Divina Prowidenza. quan-
molta gente il più a lungo do si incominciò a costruire
possibile•. (ANS)
ECUADOR
un centro per ragazzi poveri.
Quante difficoltàl Eppure alla
fine arrivavano sempre i soldi
per pagare operai e ma-
teriale... proprio come Don
ORDINATO SACERDOTE A Bosco a Valdocco. Questa
GUAY.&QUIL UN GIOVANE esperienza mi fece co-
COOPERATORE
noscere il dono della sa-
lesianità: non l'ho più persa e
«Molti mi chiedono: per- spero di metterla a servizio
ché ti sei fatto prete? Posso della chiesa locale di Cuen-
rispondere a questa do- ca".
manda soltanto alla luce
della persona di Gesù Cristo
e della sua chiesa. Tuttavia
posso affermare che la
PROGETTO AFRICA
.suoi. los Filipe Ximenez Belo pri- Non è possibile per Il mo- Congregazione Salesiana ha L'ISPETTOIIIA SICULA SA·
mo salesiano nativo dì Timor. mento allargare di più questo molta parte in questa mia LUTA I
MISSIONARI
È cer.tamente questo un fatto
che premia i sacrifici di tanti
missionari e che lascia ben
sperare per il futuro.
GERMANIA
intervento data la scarsità
dei fondi: ma si scelgono i
più poveri tra i poveri, ed è
un primo passo. Da cosa
nascerà cosa. Gli artefici
dell'iniziativa seguono vie
d'intervento diretto. Termi-
scelta.... .
A parlare cosl è Stanlej Il 29 novembre 1981 la
Enriquez, 35 anni, ecua- Famiglia Salesiana di Sicilia
doriano di Guayaquil, or- ha salutato i quattro mis-
dinato sacerdote il 26 luglio sionari destinati ad aprire
1981 nel santuario di Maria un'opera di Don Bosco a
Ausiliatrice di Cuenca. En- Tulear in Madagascar.
È SCATTATA L'cOPERAZIONE
GLORIA•
nato il ciclo dell'cOpera-
zione Gloria• Il salesiano
don Karl Oerder di Bonn e il
riquez ha conosciuto Don
Bosco al collegio salesiano
Cristobal Colon della sua
Essen. 600 bambini poveri parroco M. Zillekens di Es- città d'origine: qui ha fre-
che vivono negli stums La- sen saranno presenti a Bo- quentato per 12 anni e qui è
tino-Americani verranno gior- gotà sia per le consegne dei diventato Cooperatore sa-
nalmente nutriti con... dischi fondi, sia per ulteriori svi- lesiano. Ma ecco come ne
e musicassette. L 'idea è ba- luppi del programma. «Con parla egli stesso: "Debbo
lenata al «Katolìsche ju- questi sussidi - ha di- molto a don Giovenale. Con ,
gendant,, operante in Re- chiarato Olivia Molina - non lui infatti ho lavorato negli
nania e Ruhr. Si tratta della
«operazione Gloria• che,
tramite la vendita di incisioni
musicali realizzate in Ger-
mania dall'attrice cantante
messicana Olivia Molina in
facciamo un'elemosina ma
contrattiamo uno scambio:
l'America Latina ci offre un
pezzo della propria cultura
noi le diamo in contropartita
un finanziamento che spe-
ultimi anni di collegio per
formare a Guayaquil i Coo-
peratori. Furono anni duri e
difficili ma pieni di speranza.
Con don Giovenale ml toccò
vivere anche un periodo di
collaborazione con alcuni
impresari e I'«Adveniab si
propone di reperire I fondi
necessari a sfamare i bam-
bini della parrocchia del
Bambin Gesù, alla periferia
di Bogotà in Colombia. Il
quartiere è affidato ai sa-
lesiani della provincia co-
lombiana che si sono ge-
Il saluto è awenuto a Ca-
tania ed in una maniera che
mellati in questa impresa con
i confratelli tedeschi. Olivia
ha visto centinaia di giovani
ascoltare I quattro partenti,
Molina, insieme con una or-
intervistarli e certamente
chestra latino americana e
un coro di ragazzi pro-
venienti da una scuola sa-
lesiana di Bogotà, si pro-
pongono di offrire in tournée,
anche farsi provocare. Era
presente anche il Consigliere
Generale per le Missioni sa-
lesiane, don Bernard Tohill.
Una concelebrazione con
e incidere, concerti di mu-
l'Arcivescovo della città et-
siche religiose scelte tra il
repertorio loro proprio. È
nea e con il vescovo sa-
lesiano monsignor Amoroso
prevista una vendita di al-
meno 30 mila dischi e mu-
ha voluto sottolineare il
coinvolgimento, in respon-
sicassette. Quattro marchi
sabilità e solidarietà, della
del ricavato per ogni unità
chiesa locale di Sicilia per
venduta saranno destinati
all'cOperazione Gloria• os-
Zaire. Don Egidio Viganò e don Pietro Gavioll posano con l'ultlma
nata di un crl■tlano di Kasungaml. (Servizio a pag. 17).
questa iniziativa.
I quattro «scanzonati ra-
sia al programma di Bogotà.
gazzi» - così qualcuno ha
8 BOLLETTINO SALESV,,NO I GENNAIO 1982

1.9 Page 9

▲back to top
voluto chiamare simpati- non pochi a Donada e par- spaziosa sala giochi con altri critici di tanti genitori e per-
camente i neo missionari - larono di incoscienza. Ora ambienti annessi con un'a- sone che hanno condiviso le
sono: don Vittorio Costanzo, tutto è realtà. Sabato 1O ot- rea di 254 mq. Se a qualcuno ansietà dei salesiani: offrire
don Giovanni Corselli, don tobre a San Giusto di Do- potrà sembrare poca cosa la possibilità ai giovani del
Rosario Vella, don Paolo nada è stata inaugurata una sappia che è il frutto di sa- basso Polesine di fre-
Longo.
quentare un ambiente ricco
Di don Vittorio - capo
di contatto umano, di ami-
spedizione - diciamo sol-
cizia e di impegno. Il centro
tanto che fa parte di una fa-
giovanile san Giusto di Do-
miglia di religiosi: due suore
nada non si ferma con que-
e un sacerdote, è stato di-
sta inaugurazione perché già
rettore per alcuni anni ed è
si sta pensando a nuovi svi-
laureato in lettere; di don
luppi, ad iniziative sempre
Giovanni che ha studiato
più interessanti per aiutare i
Catechetica all'Università
genitori nel difficile problema
Salesiana di Roma predi-
legendo sempre esperienze
pastorali difficili; di don Ro-
sario che è laureato in fi-
losofia all'Università di Pa-
dell'educazione dei loro figli.
ITAUA
lermo e di don Paolo, il più
giovane, che si è fatto le os-
sa all'Oratorio catanese di
via Teatro Greco.
EXAWEVI
ASSEGNATO IL PREMIO «XX
SECOLO» AL SALESIANO
DON FAUSTO CURTO
La società «XX secolo»
fondata a Bologna da pro-
fessionisti delle arti e delle
lettere, chiama a rap-
LA FEDERAZIONE ITALIANA
HA UN NUOVO PRESIDENTE
Il 23° consiglio nazionale
della Federazione italiana
Exallievi Don Bosco tenuto a
Frascati dall'11 al 13 set-
tembre 1981, ha eletto il suo
nuovo presidente nella per-
sona del dr. Walter Su-
danese che succede cosl
all'aw. Nicola Ciancio. Su-
danese è nato a Bologna il
20 settembre 1919 e fin dal-
l'età di 12 anni frequenta
l'oratorio salesiano della
parrocchia del Sacro Cuore
del capoluogo romagnolo.
Da sempre è impegnato nelle
associazioni cattoliche, nel
1949 assieme ad altri ha
fondato l'unione Exallievi di
Bologna oratorio. Dal 1965 al
ITALIA
UN FESTIVAL PER
FARE L'EUROPA
L·5 dicembre 1981 la televisione italiana ha mandato in
onda sul primo canale la edizione 1981 de «La Scaletta». Il
programma realizzato dallo studio Audio Cine Televisivo di
Roma, via della Pisana, è stato filmato In Belgio, Inghilterra,
Scozia, Irlanda. Hanno partecipato i gruppi artistici salesiani
e delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Groot-Bijagarden, Li-
verpool, Manchester, Bolton, Paislej. Glasgow, Dublin e Li-
meric. Tema del programma è stata la «difficile fraternità
europea»: per costruire veramente una Europa «patria deglì
europei» non bastano i compromessi politici, I giochi...
l'Europa deve riscoprire e accettare alcuni valori umani e
sociali fondamentali: la generosità, il rispetto delle culture,
la solidarietà... deve bandire la violenza. I giovani credono In
un futuro per l'Europa e ripetono con i loro canti, le loro
danze i loro mimi questo messaggio di speranza e di gioia.
presentare le varie regioni
operatori culturali, artisti,
fotografi d'arte, partico-
larmente meritevoli. Tale so-
cietà assegna ogni anno un
premio e un titolo di di-
mensione internazionale: il
premio è Il titolo di «scrittore
del XX secolo», «artista del
XX secolo». «fotografo del
XX secolo»; si vuol così ce-
lebrare l'effettiva presenza e
la continuità che artisti
scrittori poeti e critici hanno
nel variegato mondo della
cultura. Per la Sicilia assieme
ad altri cinque è stato pre-
miato un salesiano estroso e
simpatico don Fausto Curto
D'Andrea. Il premio è stato
consegnato a Bologna il 31
ottobre scorso.
1973 è stato segretario re-
gionale della sua asso-
ciazione per diventare prima
vicepresidente fino al 1975 e
CAMBIO DI DIRETTORE AL BS
quindi presidente ispet-
toriale. Walter Sudanese è
anche Cooperatore sale-
siano ed è laureato in me-
dicina veterinaria. È sposato.
Da presidente della Fe-
derazione italiana ha una
Dopo parecchi anni di lavoro al Bollettino Salesiano come redattore prima, a fianco
di Teresio Bosco, e direttore dopo, don Enzo Bianco lascia questo compito per as-
sumerne un altro nella sua Torino.
Don Bianco è a tutti noto: i suoi articoli infatti sono giunti in ogni parte del mondo.
Ha lavorato con passione. puntualità e competenza ed il Bollettino in questi anni è
cresciuto in tutti i sensi diventando per i lettori un amico atteso e desiderato. Lo con-
sola aspirazione: «Lavorare fermano altresi i consensi che dappertutto abbiamo avuto /'opportunità di ascoltare.
per Don Bosco onde re-
stituire a lui non poco di
quanto egli ci ha donato!».
ITAUA
Lo sostituisce don Giuseppe Costa. giovane sacerdote siciliano, giornalista pub-
blicista da alcuni anni nonché attento osservatore del mondo giovanile e salesiano,
che ha accettato l'incarico in spirito di servizio alla missione salesiana.
Gli auguriamo di portare avantì con gioiosa efficacia quel dialogo con la grande
Famiglia salesiana avviato da Don Bosco attraverso il Bollettino sin dal lontano 1877 a
servizio della comune missione.
NEL BASSO POLESINE A DO•
NADA C't GENTE CHE VUOL
A nome del Rettor Maggiore, dei Superiori e della Famiglia Salesiana sono lieto di
esprimere una riconoscenza affettuosa a don Enzo Bianco che si accinge a con-
BENE Al GIOVANI
tinuare, in altra sede e con altra responsabilità, il suo lavoro, e un sentimento di fi-
Quando un anno fa circa
un gruppo di persone ventilò
ducia a don Giuseppe Costa nelle cui mani è ora la speranza del Bollettino Salesiano,
/'«incompiuta», attualissima, di Don Bosco.
l'idea di iniziare a costruire
un luogo d'incontro sano e
Roma, 24 novembre 1981
don Giovanni Rainerl
(Consigliere Generale per la Famiglia Salesiana)
sereno per il basso Polesine
9 SOi.LETTiNO SALESIANO I GENNAIO 1982

1.10 Page 10

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UNIORSITA' SALESIANA raggiunto quotazioni no-
PRESl!NTATA L'INDAGINE
SULLA RIUQIOIITl CUO-
VAIDLI
tevoli, ha esposto ufficial-
mente nella cittadina dove
risiede e lavora da oltre un
trentennio: San Benigno
Con una tavola rotonda
organizzata dalla Facoltà di
Scienze dell'educazione del-
l'Università Pontificia Sale-
siana di Roma è stata pre-
sentata il 3 dicembre 1981
l'indagine sociologica sulla
religiosità del giovani delle
ultime generazioni condotta
dal prof. Don Giancarlo Mi-
lanesi. Alla tavola rotonda
moderata da don Riccardo
Tonelli hanno partecipato il
prof. Roberto Cipriani del-
l'Università di Roma, il dr.
Ruggero Orfei dell'Ufficio
studi ACLI, il prof. Giovanni
Schaschlng dell'Università
Gregoriana, Pasquale Stra-
ziota dell'Azione Cattolica
Italiana, lo stesso don Gian-
carlo Milanesi. Con la pub-
blicazione di questa indagine
la Facoltà di Scienze del-
l'Educazione celebra cosl
degnamente il suo 25° di
approvazione.
Canavese. L'opportunità si è
presentata in occasione del
compimento da parte del
pittore di un'opera grandiosa
e originale: la Via Crucis.
Quello del maestro Fasani è
un invito a contemplare il
volto divino di Gesù che
soffre lungo la Via Crucis. Si
tratta di 15 tavole che cer-
ca, ,o di esprimere la pas-
sione del Signore attraverso
le sembianze del suo volto e
di attrarre l'uomo al suo Re-
dentore. La tecnica usata da
Fasani è il «Bois Brulè• con
essa riesce - scrive un cri-
tico - ad evocare un'aura
ascetica Intorno alle figure,
specie quelle di Ispirazione
sacrale, suggerendo per es-
se, attraverso smussati tagli
di luce, un'impronta ieratica
da icona antica. Il pittore,
continuando la sua ap-
passionata ricerca artistica e
spirituale, ha iniziato una
serie di quadri Ispirati al-
i'Apocalisse: vi lavorerà per
almeno tre anni.
ITAUA
IL SALESIANO COADIUTORE
PIERRE OCTAYE FAHNI
F1IA
ESPONE A SAN BENIGNO
TORTEACHIU
CANAVESI!
PER RIFARE LA SCUOLA
GIAPPONE
INAUGURATO UN TEATRO A MIJAZAKI
«Hyuga» in giapponese significa «ver~o il sole•. «Hyug'.3
Gakuin• è denominata la scuola supenore fondata a M1-
jazaki in Giappone da don Vincenzo Cimatti nel 1946:
Quando Il Servo di Dio acquistò quel terreno a guardarsi
attorno c'era proprio d'aver paura: di fronte le vecchie car-
ceri a sinistra le fabbriche, a destra il macello. Adesso tutto
è c~rnbiato: al posto delle carceri stanno sorgendo un cen-
tro culturale e campi da tennis, al posto del macello ur:i ef-
ficientissimo «Riabllitatlon Center», al posto delle fabbriche
un quartiere residenziale. La scuola salesiana è cosi oggi al
centro della città.
Qui il 9 ottobre 1981 si è festeggiato il 35° di fondazione
Inaugurando con un concerto il nuovo salone teatro. Per c~i
conosce la sensibilità giapponese per la musica e_la ~tona
salesiana in quella nazione nc:m poteva_ess~~c1 m1g_ho~
commemorazione. Come don Vincenzo Ctmatt1 1 salesiani
del Giappone continuano cosi ad evangelizzare con la mu-
sica e lo spettacolo.
Dopo tanti anni di moltiforme È accaduto a Sondrio,
attività artistica, il salesiano presso l'Oratorio Au.xilium. In
Pierre Octave Fasani, pittore una bella giornata del pas- tenuto una vera e propria realizzata per dare una mano
e scultore i cui lavori hanno sato autunno le FMA hanno mostra-mercato della torta. al salesiano don Botti, son-
Una festa - dicono - driese e missionario; un'altra
ormai tradizionale ma ohe, alla famiglia Tam, due spo-
LA VOCAZIONE DI MAX
questa volta, ha avuto una sini missionari laici in Kenya;
particolare finalità: racco- una terza ad una suora di
Caro Bollettino, chi ti scrive è un insegnante di let-
tere di scuola media statale; là dentro cerca come
può di aprire le porte a Cristo, sotto lo sguardo e con
l'aiuto di Maria. Voglio segnalarti un «miracolo• fatto
da Don Bosco tra i miei alunni. Qualche anno fa, nella
mia prima media, c'era un ragazzino di 11 anni che
aveva perso entrambi i genitori. Qui lo chiamerò Max.
Intelligente, di carattere dolcissimo, diventammo
amici. Cosi amici che lui mi volle come padrino per la
sua cresima. Durante le vacanze estive lo portai alla
basilica di Maria Ausiliatrice in Torino, e là, davanti
alla Madonna e all'urna di Don Bosco, pregai più o
meno cosl: «Don Bosco, tu sai che lavoro nella
scuola per portare Gesù ai ragazzi. Ora, guarda il mio
piccolo Max e prendilo tu, nella tua banda, fa di lui u!1
altro Cristo•. Passarono gli anni. Max crebbe e di-
ventò un giovane forte, studioso, generoso quanto
mai. Incontrò sul suo cammino del salesiani me-
ravigliosi. S'innamorò di Cristo. Scoprl il progetto di
Don Bosco: vivere e consumarsi per i giovani.
Nel luglio scorso Max ha conseguito_ la _maturità
tecnica in modo brillante... ed ora, ecco «11 miracolo.:
Max ha deciso: «Sarò salesiano e sacerdote per ser-
vire tanti giovani•. E oggi è novizio salesiano. Grazie,
Don Bosco fa che ogni anno nella mia scuola medié!,
nella mia classe ci sia almeno un ragazzo che Gesu
chiama a continuare la sua missione. (P.R.)
gliere fondi da devolve~e
alla missione di Sllvanla m
Brasile nella zona di Belo
Horizonte, perché si possa
ricostruire una scuola di-
strutta recentemente da un
uragano.
La fiera del dolce è per-
fettamente riuscita.
Il merito del successo va
diviso in parti uguali alle
suore, ·alle mamme delle ra-
gazze e alle ragazze stesse
che hanno «costretto. le
genitrici a fare autentici
«tour de torce» con mat-
tarello, uova, lievito e in-
gredienti vari, panna com-
presa si capisce, per far
realizzare loro due o più tor-
te.
C'era di che far in-
digestione: profitterol, alla
frutta, al cioccolato, con bi-
gnè, la crema a più strati,
con le meringhe, insomma
tutta roba da acquolina In
bocca.
Grosio missionaria in India
ed un'altra a don Ugo De
Censi impegnato in Perù.
Quest'anno l'esperienza
maturata in passato è stata
messa a frutto in favore della
scuola abbattuta da un tifone
a Silvania.
Un brutto colpo per quella
missione.
La testa del dolce di Son-
drio ha pensato alla ri-
costruzione. Durante l'intera
giornata c'·è stato un con:
tinuo via vai di gente: chi
entrava da una porta con la
torta in mano e chi ne usciva
dall'altra con il dolce ben
confezionato. È stata cer-
tamente una giornata allegra
ma anche di intensa co-
munione spirituale e sociale
nell'ambito di una ma-
nifestazione sentita e pia-
cevole grazie alla quale In
uno sperduto angolo del
Brasile si potrà fare un passo
avanti nella ricostruzione di
In passato l'iniziativa si era una scuola.
1Q BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 1982

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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VITA ECCLESIALE / GIORNATA DELLA PACE
La pace
dono di Dio
Dal 1968 Il Papa, tutti gli anni, cl Invita a dedicare Il primo giorno
dell'anno alla pace. La Giornata di quest'anno per molti motivi è
di particolare importanza. Proponiamo una riflessione alla Fa•
miglia Salesiana tradizionalmente attenta alla parola del Papa e
agli avvenimenti del mondo.
e osì, la delegazione della
Santa Sede si augura vi-
vamente e fermamente che
si riesca a convocare una Conferenza
sul disarmo in Europa, perché essa è
convinta che ogni autentico sforzo
di trattativa serva la causa della
pace». Come spesso accade, un in-
vito tanto pressante - e che equi-
vale a una proposta - si è perduto
nelle schermaglie procedurali e negli
scontri verbali di una pur im-
portante riunione come quella che,
apertasi a Madrid nel novembre del
1980, figura da seconda «verifica» -
dopo quella di Belgrado del '77-'78
- dell'attuazione degli impegni
presi dai finnatari del solenne «Atto
finale» della Conferenza, tenutasi a
Helsinki nel 1975, per la sicurezza e
la cooperazione in Europa.
Il brano citato è contenuto nel-
l'intervento, del 3 novembre 1981,
del domenicano p. Paul Gros.srieder,
che fa parte della Delegazione della
Santa Sede a Madrid. Aveva detto
in precedenza: «Chi potrebbe cre-
dere che il silenzio e l'assenza delle
armi porterebbe alla pace se l'odio e
il risentimento abitano ancora nel
cuore di uomini impediti di trovare
uno spazio per la vita dello spirito?
La pace non meriterà questo nome
sino a quando le persone non po-
tranno, tutte e dappertutto, fruire
di una espansione integrale, nel loro
corpo e nella loro anima».
Si tratta di un discorso non ca-
suale ma profondamente radicato in
un'azione di pace che, per la Santa
Sede, ha trovato in questo senso un
lineare sviluppo, particolarmente
nel nostro secolo. A partire dagli
sforzi di Benedetto XV per porre
termine alla «inutile strage» della
prima guerra mondiale, sino alla
serie di Radiomessaggi di Pio XII,
alla vigilia e durante il secondo
sanguinoso conflitto, e ancora alla
«Pacem in terris», l'Enciclica del
1963 dovuta a Giovanni XXIII, per
arrivare alle ..Giornate della pace»,
volute da Paolo VI nel L968 e che
quest'anno si celebrano per la
quindicesima volta con il tema,
dettato da Giovanni Paolo II, di
"'La Pace, dono di Dio».
Riflettiamo al mondo che ci
circonda: nel 1980 il «bilancio-armi»
del pianeta è stato di due-
milaseicento miliardi di dollari, nel
1981 è cresciuto, anche se le stime
sono soltanto approssimative, e nel
1982 dovrebbe compiere un ulteriore
balzo all'insù se non interverranno
fatti nuovi - di saggezza, si spera
- che stronchino questa spirale
perversa. Due milioni e nove-
centomila miliardi di lire: una cifra
da capogiro che basterebbe, da sola,
a risolvere in un decennio, o quanto
meno a far incamminare sulla via
della soluzione, quei problemi della
fame e del sottosviluppo di fronte ai
quali ci si sente tanto impotenti. Gli
Stati Uniti e l'Unione Sovietica
hanno concorso a quel bilancio con
oltre seicentoventimila miliardi di
lire per uno, mentre i Paesi del-
]'Alleanza Atlantica hanno speso,
comples.sivamente, altri cin-
quecentomila miliardi circa e la Ci-
na popolare più di due-
centosettantamila. C'è un grosso e
florido mercato della morte nel
mondo. Ad esso contribuiscono -
cifre del 1980 - gli Stati Uniti con
il 43 per cento del totale, l'Unione
Sovietica con il 24 e la Francia con
l'undici.
A questo punto è pura ipocrisia
rifriggere vecchi brocardi del tipo
«se vuoi la pace, prepara la guerra»,
coniati da un popolo, il latino-ro-
mano, di avventurieri, predatori e
conquistatori sanguinari. Se si vuole
la pace, bisogna preparare soltanto
la pace. Perciò è necessario rivedere
tutti i criteri di giudizio partendo
dallo «Sheiama lekòn» aramaico -
«la pace sta con voi» (Giov., 20, 19)
- con il quale Gesù si presentò agli
Apostoli dopo la Resurrezione e, in
quella logica, accingersi a leggere il
messaggio che i successori di Pietro
ci stanno inviando. Non si tratta di
un discorso isolato, ma dello svi-
luppo di una pedagogia che acquista
tutta la sua forza proprio di fronte
alla realtà nella quale ci troviamo a
vivere. Qui e oggi.
Dal 1977 l'Unione Sovietica ha
provveduto a istallare centinaia di
missili sempre più perfezionati, da-
gli iniziali «SS e «SS a quelli
della stessa serie che hanno rag-
giunto il numero 20 e che pro-
babilmente si trasformeranno nel
ss giro di poco tempo nei molto più
sofisticati .. 21» e «SS 22». Dopo
aver negato per tanti anni che quei
vettori nucleari esistessero, e che
fossero puntati contro i paesi eu-
ropei della Nato, ne~li ultimi tempi
i dirigenti sovietici hanno fatto
ampiamente sapere che dispongono
di un migliaio di ogive. Nello scorso
novembre il massimo leader del-
)'URSS, Leonid I. Breznev, lo ha
esplicitamente dichiarato all'au-
torevole settimanale tedesco «Der
Spiegel» (un milione di copie di
diffusione). Nessuna fonte di in-
formazione orientale, che pw· ha
rilanciato l'intervista, ba però ri-
portato questa parte del-
l'informazione: il mondo socialista,
per definizione, è pacifico, anche se
non lo sa ed è chiamato ad «aiutare»
l'Afghanistan.
Gli Stati Uniti, per quanto li ri-
guarda, non costituiscono certo il
polo del pacifismo ideale. A parte le
cifre che abbiamo citato, alcuni er-
rori di natura politica sono stati
Roma. Giovanni Paolo Il ha visitato,
domenica 8 novembre 1981 l'I-
stituto dei Santi Cirillo e Metodio. I
Salesiani vi dirigono Il seminarlo, si
occupano del centro catechistico e
di altre attività. Nella foto: il Papa si
Intrattiene con Iministranti.
11 BOI.LE7TINO SALESIANO r GENNAIO 1982

2.2 Page 12

▲back to top
commessi negli ultimi tempi, in
particolare la mancata ratifica del
trattato '\\Salt II» che avrebbe per-
messo di disporre di uno strumento
con il quale controllare - e forse
impedire - già da tempo la di-
slocazione e il numero dei missili
sovi.eticL La incerta strategia del
penultimo presidente americano,
Jimmy Carter, è stata corretta in
senso inverso dall'attuale, Ronald
Reagan, tutto proteso a una politica
di nuovo «containment» della po-
tenza sovietica.
Nel dicembre del 1979, intanto, i
Paesi dell'Alleanza Atlantica ave-
vano sottoscritto il principio della
cosiddetta «doppia decisione»: av-
vertire il blocco comunista di essere
disposti all'istallazione di missili
nucleari con testata multipla a
lunga e media gittata, i «Cruise» e i
«Pershing 2» - particolarmente
sofisticati e capaci di sorprendere i
controlli radar -, e nello stesso
tempo a negoziare per raggiungere
un accordo sulla diminuzione del
livello atomico in Europa e «ri-
costituire» l'equilibrio rotto dal-
1'URSS.
Dopo l'avvento di Reagan alla
Casa Bianca - novembre 1980 -
c'è stato un momento di franco
contrasto fra gli americani e gli al-
leati europei della NATO, poiché
sembrava che Washington fosse
decisa ad applicare soltanto la fase
«istallazione» della doppia de-
cisione. Ma l'opinione pubblica eu-
ropea si è mOSM., sia pure in modo
differenziato e con diversi gradi di
responsabilità: le marce della pace
- in un primo momento viste con
compiacimento dall'Unione So-
vietica, che credeva fossero tutte a
favore di un pacifismo unilaterale
~ lei conveniente, e in un secondo
tempo delusa dal fatto che la ri-
guardassero polemicamente allo
stesso modo degli Stati Uniti -;
l'opera della diplomazia, in par-
ticolare tedesca e italiana, ferma nei
principii e duttile nell'approccio a
un possibile negoziato; il deciso ri-
fiuto di fronte a ipotesi come quella
della costruzione della bomba al
neutrone, detta «atomica pulita»
perché distrugge «soltanto» la vita e
non danneggia le cose; la r eazione di
fronte a rozzi tentativi di pressione
e di intimidazione come quelli fatti,
in tempi successivi, da diversi
esponenti dell'amministrazione
americana circa l'eventualità che
l'Europa divenga teatro di un con-
flitto atomico localizzato e cir-
coscritto.
Di fronte a questa situazione di
carattere generale, di cui è bene
tutti siamo consapevoli, assume
12 BOUETTINO SALESIANO I GENNAIO 1982
un'assoluta pregnanza l'appello
continuo che ci viene ancora una
volta quest'anno appunto con il te-
ma «La pace, dono di Dio», lanciato
da Giovanni Paolo II per la Gior-
nata della pace del 1° gennaio 1982.
C'è un'eco della prima Enciclica, la
«Redemptor Hominis», del nuovo
Papa polacco, là dove dice «...invece
del pane e dell'aiuto culturale ai
nuovi stati e nazioni che si stanno
destando alla vita indipendente,
vengono offerti, talvolta in ab-
bondanza, armi moderne e mezzi di
distruzione, posti a servizio di con-
flitti armati e di guerre, che non
sono tanto un'esigenza della difesa
dei loro giusti diritti e della loro
sovranità, quanto piuttosto una
forma di sciovinismo, di im-
perialismo, di neocolonialismo di
vario genere». La Chiesa, quindi,
«non cessa di pregare ciascuna delle
due parti, e di chiedere a tutti nel
nome di Dio e nel nome dell'uomo:
Non uccidete! Non preparate agli
uomini distruzione e sterminio!
Pensate ai vostri fratelli che sof-
frono fame e miseria! Rispettate la
dignità e la libertà di ciascuno!».
Ricordiamo qualche tema sug-
gerito da Paolo VI: 1971, Ogni uomo
è mio fratello; 1972, Se vuoi la pace,
lavora per la giustizia; 1974, La pace
dipende anche da te; 1977, Se vuoi
la pace, difendi la vita; e con Gio-
vanni Paolo II, 1978, No alla vio-
lenza, sì alla pace; 1979, Per giun-
gere alla pace, educare alla pace... In
quel grande discorso che aveva
pronunciato alle Nazioni Unite -
ottobre 1965 - , Papa Montini
aveva esclamato: «..•non più ·la
guerra, non più la guerra! La pace,
la pace deve guidare le sorti dei
popoli e dell'intera umanità»; e, in
un altro passo del discorso: «Non si
può amare con armi offensive in
pugno!».
Non senza il ricordo e la memoria
di un messaggio radiofonico del 24
agosto 1939, pochi giorni prima
dello scoppio del secondo conflitto
mondiale, in cui Pio X.II dava in
poche righe un codice di com-
portamento per uomini di pace dei
giorni nostri: «Nulla è perduto con
la pace. Tutto può esserlo con la
guerra. Ritornino gli uomini a
comprendersi. Riprendano a trat-
tare. Trattando con buona volontà e
con rispetto dei reciproci diritti si
accorgeranno che ai sinceri e fattivi
negoziati non è mai escluso un
onorevole successo». Ancora una
volta sarà stato proclamato, come
più tardi nella «giornata» del 1973,
«la pace è possibile». Perché «beati
gli operatori di pace» (Mt. 5,9).
Angelo Paoluzi
Amici di
Don Bosco
senza
Bollettino
Salesiano?
Eppure...
...eppure Il BS è Il dono
cordiale che Don Bosco dal
lontano 1877 Invia al suol
amici.
È la rivista della Famlglla
Salesiana: Informa sul la-
voro che I figli di Don Bosco
svolgono tra I giovani e nelle
missioni.
Lei non riceve Il BS? È
Interessato al suol con•
tenuti? Lo richieda.
Conosce persone spi-
ritualmente vicine a Don
Bosco, che gradirebbero
riceverlo? Lo rlcheda .
Scriva chiedendo per sé,
per aHrl, !'omaggio del Bol-
lettlno Salesiano.
Comunichi gll Indirizzi
chiari e completi a:
DIREZIONE
BOLLETTINO SALESIANO
CASELLA POSTALE 9092
00183 ROIIIA•AUREUO

2.3 Page 13

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PROTAGONISTI
Lo dice Angelo Montonati:
Don Bosco <<funziona>>
11 più diffuso sett~~anale italiano, Famiglia Cristiana, Il 22 novembre 1 981 ha pubblicato un «ap-
passionato» serv1z10 su Don Bosco e l 'opera salesiana. L'ha fatto Angelo Montonati giornallsta di
razza ma anche salesiano a 18 carati. Il Bollettino Salesiano lo ha intervistato.
D. - Perché e come è arrivat.o R. - "Ha rappresentato in-
al giornalismo?
nanzitutto una piena realizzazione
. R. - "Più per caso che per pre-
crsa scelta personale, anche se mi è
sempre piaciuto scrivere. Ricordo
che in quinta elementare - nel
collegio salesiano di Caviglia -
venni premiato per un tema che
avevo fatto rielaborando libera-
mente un rncconto lettoci in pre-
cedenza dal maestro. Mi diedero
un'intera annata de «Lo Scolaro»
un settimanale per ragazzi allor~
molto diffuso.
Più che lo scrivere, la mia più viva
aspirazione era la musica: sognavo
p~nale, gr~zie all'amp~o spazio
lasciato alla libertà e all'mventiva
dei giornalisti. Credo che in pochi
periodici si possa lavorare con tanta
larghezza di responsabilità e di
mezzi.
Naturalmente, rispetto agli altri
giornali c'è il vantaggio di poter
dare una lettura degli avvenimenti
in chiave cristiana, di fare della
nostra fede un messaggio per gli
altri. Oltre che come uomo mi sono
sentito dunque realizza~ anche
come cristiano".
di diventare un pianista famoso o
un dirett.ore d'orchestra. Tra le
professioni, invece, mi appassionava
la medicina. Ma erano traguardi
impossibili per me, data la povertà
della mia famiglia, a cui era venuto
improvvisamente a mancare il padre
(per incidente stradale) quando
avevo appena un anno e mezzo.
Gli studi li feci in diverse case di
Don Bosco, coltivando per un certo
periodo anche l'ideale della vita
salesiana e del sacerdozio. Fu dopo
la maturità classica che mi si apri-
rono le porte di un giornale. Per
paganni l'università, mi ero im-
piegato presso l'Ente Provinciale
per il Turismo di Varese, dove col-
laboravo anche alla stesura del no-
tiziario destinato alla stampa. Una
serie di circostanze fortuite mi
chiamò nel 1958 alla redazione de
«La Prealpina», dove rimasi fino al
1963, per passare a Milano (Il Sole)
e infine a Roma; qui ho vissuto le
mie esperienze giornalistiche più
importanti, appassionandomi to-
talmente a quella che avevo capito
essere la mia vera strada. In spirito
di servizio accettai, nel 1980, la di-
rezione del quotidiano comasco
«L'Ordine», che poi le precarie
D. - Il giornalismo per lei è
soprattutto un mestiere o un
impegno sociale?
R. - "Da quanto ha premesso si
capisce che quello del giornalista
non è soltant.o un appassionante
mestiere, che gratifica sul piano
privato e anche materiale, ma anche
un impegno sociale di notevole re-
sponsabilità.
Oggi viviamo sotto il dominio dei
mass-media, alla gente abbiamo
l'?bbligo morale di dire la verità, di
mutarla a capire e a giudicare. Il
lettore deve avere la sensazione di
essere rispettato e servito, non ma-
nipolato o sfruttato. Ricordo che un
giorno Vitt.orio G. Rossi - il noto
scrittore scomparso - intervistato
alla 'l'v sulla stampa in Italia, usci
COI_} _questo giudizio su Famiglia
Cristiana: «Talvolta è mal, scritta (e
da uno del suo calibro, è un rilievo
che si può accettare e discutere,
n.d.r.) ma ha un pregio abbastanza
raro: ti la certezza che non ti
imbroglia».
Ecco, direi che il far percepire alla
gente in modo palpabile che siamo
credibili è la sostanza del nostro
impegno sociale."
condizioni economiche costrinsero D. - Ed è anche un impegno -
alla chiusura e al passaggio di pro-
prietà."
cristiano?
R. - "Certo. Per un cristiano la
D. - Che cosa ha rappre- parola ha la «P» maiuscola, assume
sentat.o per lei il suo lavoro a valore direttamente legati alla no-
Famiglia Cristiana?
stra fede.
i,.
Il glornallsta Angelo Montonatl.
13 BOLI.ETTINO SALESIANO I Gt;NNAIO 1982

2.4 Page 14

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La stessa realtà di Cristo - Pa-
rola di Dio rivestita di umiltà e di
storia - dà al nostro lavoro una
dignità e una finalità specifiche; ne
fa strumento di evangelizzazione
collegandolo intimamente alla te-
stimonianza nella vita cli ogni gior-
no.
Il Concilio e il magistero della
Chiesa al riguardo ci insegnano co-
me concretare l'impegno cristiano
nei mass-media e coi mass-media.
Ciò, lungi dal crearci complessi nei
confronti dei colle~ «laici», fa cli
noi degli autent1ci intellettuali,
poiché ci impedisce di piegarci ai
compromessi tipici del mestierante
mercenario, dandoci il coraggio cli
scelte coerenti coi principi e coi va-
lori in cui crediamo, e di pagarne di
persona il costo a volte elevato».
D. - Che cosa ha significato
per lei essere direttore di un
quotidiano?
R. - "Devo precisare, nel caso de
L'Ordine, che si trattava di un
quotidiano cattolico, rimasto tale
anche dopo il passaggio di pro-
prietà. Perciò luogo ideale per tra-
durre in pratica la mia fede.
Anche da questa angolatura il
dialogo con la gente ha costituito
un'esperienza indimenticabile: es-
sere seguiti, letti, scrutati, giudicati
e anche castigati al momento op-
portuno mi ha fatto crescere in re-
sponsabilità e in umiltà. Ho capito
davvero che il nostro lavoro è so-
prattutto servizio».
D. - C'è qualcosa di Don Bo-
sco in lei? Che cosa?
R. - "Don Bosco in me è rimasto
tutto intero; fa parte della mia
esperienza di vita, della mia cultura,
del mio modo di essere. Ciò che è
l'accento e il dialetto di un paese per
uno che vi è nato, ecco Don Bosco lo
è per la mia anima, che ritengo non
possa non dirsi veramente salesiana.
Ho trascorso gli anni felici del-
l'adolescenza all'ombra del suo
sorriso, il suo inquietante mistero -
o «enigma», chiamatelo come volete
- non cessa di appassionarmi.
Personaggi come Don Bosco sono
chiavi di interpretazione di un'e-
poca storica. Pensate alla carica di
speranza che questo prete ha saputo
dare dalla chiesa, all'Italia e al
mondo ai suoi tempi e ancora oggi,
attraverso l'opera dei suoi figli.
Bisogna essere ciechi e in ma-
lafede per non ammetterlo. Sul
piano personale, Don Bosco è ri-
masto in me attraverso il ricordo
vivo dei miei educatori molti dei
14 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO I 982
CHI È ANGELO MONTONATI
Nato a Varese il 25 ottobre 1931 , ha frequentato case sa-
lesiane dalla quinta elementare (a Cavaglia Biellese) alla media
(Casale Monferrato e Chieri) e al liceo (Nave).
Ha esordito nel giornalismo professionistico come redattore
a la Prealpina, quotidiano di Varese, per passare poi al quo-
tidiano economico-finanziario «Il Sole» prima della fusione con
«24 Ore». Nel 1966 era redattore al Radiogiornale della Radio
Vaticana, e nel 1969 passava alla redazione romana di Famiglia
Cristiana come vaticanista e inviato speciale. Dal marzo 1980 al
giugno 1981 ha diretto il quotidiano cattolico comasco «L'Or-
dine» ed attualmente è caporedattore di Jesus.
Ha pubblicato «Continente uomo» (SEI), «Siate liberi quando
leggete» (LDC), «Morire in Africa, morire per l'Africa» (Edizioni
Paoline) e «33 anni con Dio» (Edizioni Paoline).
Ha collaborato per diversi anni alla redazione di «Voci Fra-
terne» . Al congresso nazionale Exallievi di Pompei gli è stato
assegnato il distintivo d'oro dell'Associazione.
È sposato dal 1967 con Teresa Marci e ha 3 figlie: Cecilia, 13
anni, Elisabetta di 12, Chiara di 4. (Nella foto in alto: la sua Fa-
miglia)
quali, fortunatamente ancora vi-
venti, mi onorano della loro sincera
amicizia; è rimasto nel mio ca-
rattere come qualcosa che mi man-
tiene giovane e mi aiuta a capire i
giovani.
È rimasto nel modo con cui cerco
di educare le mie tre figlie, ba-
sandomi sulla ragione, sulla re-
ligione e sulla amorevolezza, i car-
dini del sistema educativo salesiano.
Come exallievo militante e coo-
peratore, cerco di non far fare
brutta figura a Don Bosco e ai suoi
figli che cosi profondamente banno
inciso sulla mia formazione.
Posso dire infine che Don Bosco è
presente nella mia casa anche fi-
sicamente: un mio antico insegnante
mi ha regalato un frammento di
ossa del Santo, custodito in un
prezioso reliquiario d'argento.
L'aspirazione di mia moglie e mia
era cli battezzare col nome di Gio-
vanni il primo maschio della fa-
miglia. E qui ci è andata male: sono
venute tre bambine. Ma posso dirle
che su Don B osco sanno tutto, vita
e miracoli".

2.5 Page 15

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FILIPPINE
gente ha l'acqua in casa; gli altri
dopo averla comprata se la tra-
sportano in bidoni. Il Comune, non
molto lontano dalla chiesa par-
Le donne di Pasil
rocchiale, ha costruito un gabinetto
pubblico ma è in condizioni igie-
niche impossibili.
L'infermiera del gruppo è preoc-
A Cebu, l'Isola più antica e popolosa delle Filippine, tre giovani cupata per il pericolo di tubercolosi
donne hanno preso sul serio la loro fede. Ne è nata per Nar• e dissenteria. Dice che molte per-
dallta, Regina e Ceniza un'azione coraggiosa tra i poveri più sone, incoraggiate dal tiepido clima
poveri
tropicale, dormono sul terreno per-
ché mancano di letti. Le ciminiere
delle fabbriche espellono odori non
U n giorno di primavera del L'équipe è composta da tre soltanto cattivi ma nocivi alla sa-
1521 Ferdinando Magellano, donne che vivono in mezzo alla lute. Dagli acquitrini stagnanti
dopo aver attraversato quel gente: un'infermiera, un'igienista, mosche e zanzare vanno e vengono
mare che chiamò Pacifico, piantò la una catechista. C'è anche una posandosi sui cibi e sulla gente mi-
croce sulle spiagge di Cebu fa- coordinatrice. Quest'ultima assieme nacciando continue infezioni. La
cendone l'ultimo avamposto cri- alla catechista non soltanto lavora sporcizia, insomma, è dappertutto
stiano alle porte della Cina.
in mezzo alla gente quotidia- nella più assoluta mancanza di fo-
Oggi quest'isola con più di due namente ma anche vi abita. Ciò non gne e con bambini che si muovono
milioni di abitanti è la provincia più è cosa facile dal momento che Pasil nudi e scalzi.
antica e popolosa delle Filippine. non è Cebu: qui non ci sono gra- Nardalita Manangan, la ca-
Roccaforte del cristianesimo, Cebu devoli foreste di banane e di noci di techista, dice che le attuali con-
ba anche una presenza salesiana cocco strade principali; le poche dizioni di Pasil sono migliori ri-
robusta. Qui, come del resto altrove stradine esistenti sono quasi sempre spetto a quattro anni fa; è una bella
nel mondo, i Salesiani lavorano per i allagate dall'ultima pioggia o dal ragazza dall'apparente età di ven-
poveri dando aiuti materiali, pren- mare e attraversarle è già un'av- t'anni e proviene dalla vicina isola
dendosi cura degli affamati e dando ventura.
di Negros. Sorridendo splendida-
un mestiere a centinaia di ragazzi Generalmente non c'è corrente mente dice che il suo nome è il di-
attraverso la scuola professionale. elettrica; tutto perciò si svolge al- minuit ivo della parola ,,narda» il
Qui un'équipe di giovani donne fi- l'aperto, dalla cucina alla pulizia fiore usato dalla Maddalena per
lippine aiuta i poveri più poveri personale, cosicché maiali, polli e ungere i piedi del Cristo ma non
dell'isola.
persone umane debbono sovente sorride più quando incomincia a ri-
Quest'ultimi sono immigrati e combattere per un po' di spazio in cordare l'inizio a P asil.
profughi giunti su barche e zattere quelle viuzze infangate.
«Rimasi sconvolta. Non vi era
dalle isole vicine in cerca di un la- Le famiglie filippine sono nu- igiene, né la gente, comprese le ra-
voro e di una sistemazione. Il loro merose e sovente con sette e più fi- gazze, sapeva vestirsi e pulirsi. Non
nuovo domicilio diventa cosi una gli.
vi era morale. Tutti erano soliti farsi
bidonville sullespiagge del quartiere Gli uomini che lavorano sulle navi il bagno nella strada. I genitori non
Pasil di Cebu City che è il ca- o come portatori di pesce riescono a amavano i bambini e del resto non
poluogo.
pagarsi la condotta idrica. Tuttavia avevano nemmeno la forza e la sa-
I Salesiani sono a Pasil sin dal soltanto il dieci per cento della lute fisica per cucinare loro. La
1969 ed iniziarono con un centro
giovanile. Il primo maggio 1977 ac-
cettarono la responsabilità di una
parrocchia dedicata a Gesù Bam-
bino patrono delle Filippine sin da
quando Magellano portò una statua
del «Santo Nifio,. a Cebu.
La prima iniziativa del parroco,
don Giuseppe Giaime, fu di creare
con la responsabilità di alcune
donne, un centro di apostolato fa-
miliare.
Come le donne della Bibbia,
quelle di Pasil cosi iniziano a dare
testimonianza con atti di fede., di
speranza e di carità.
Pasil non è un luogo dove si la-
vorerebbe volentieri: mucchi di ba-
racche in legno e lamiera sorgono su
un terreno rubato al mare con gli
scarichi dei rifiuti della città mentre
gli odori nauseabondi che da questi
esalano, si mescolano a quelli in-
quinanti delle ciminiere e ciò anche
quando il vento soffia in direzione
contraria.
Cebu-Pa■U, Tra ■porclzla ml■erla 1'6qulpe ■emina ■egnl di ■peranza.
BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 1982 15

2.6 Page 16

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Miss Ceniza Cequli'ia. L'Infermier a del
g rupp o .
maggior parte dei bambini non an-
dava a scuola e cominciammo a
raccoglierli in gruppo insegnando un
po' cli igiene e moralità».
Anche i ricordi di Regina Pa-
lencia, la coordinatrice del gruppo,
sono terribili.
Regina è una donna sui trent'anni
apparentemente ingenua come una
ragazzina che si offre per l'opera
buona settimanale eppure pas.sa
quasi tutta la giornata fra il fango
delle strade e la puzza delle ba-
racche.
Regina, come le altre ragazze del
gruppo, è vestita con una sobria
eleganza. Vogliono ricordare alla
gente, anche in questo modo, che è
possibile una vita diversa.
«Durante i primi anni - racconta
Regina - rientravo a casa presto
per la paura di trovanni coinvoltain
una delle frequenti «battaglie» fra
delinquenti. Ora non più: la gente
mi conosce ed alcuni mi scambiano
per suora».
La casa per Regina e Narda, la
catechista, è un appartamento al
secondo piano di un edificio in le-
gno: dista appena cento metri dalla
Parrocchia anche se vicoli e stradine
la fanno sembrare più lontana.
Le donne si alzano alle quattro e
mezzo e si preparano per la messa;
alle sette hanno già fatto colazione e
sono pronte per il lavoro. Si met-
tono a letto alle nove della sera: qui
non c'è televisione ed anche se ci
fosse - osserva Regina - sarebbero
troppo stanche per poterla vedere.
Durante il giorno, l'équipe si
muove per il quartiere. Ci sono circa
ventimila abitanti.
Ciascun membro del gruppo ha il
16 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1982
p.roprio lavoro ma tutte hanno un
continuo scambio cli informazioni.
Cosi l'infermiera Ceniza Ce-
quina facendo una visita per fare
una puntura di streptomicina a una
mamma con la tubercolosi, ha ve-
duto un bambino che probabilmente
non va a scuola; Cecilia Erasmo,
l'esperta in igiene, visitando una
famiglia nota che la povera baracca
in cui questa abita, necessita di ri-
parazioni urgenti. Una volta alla
settimana l'équipe si incontra con il
parroco.
Essa avvicina le famiglie per l'i-
giene e la salute.
Un medico il suo aiuto gra-
tuito due ore al giorno mentre un
dentista :iene a Pasil una volta alla
settimana. Ogni giovedì mattina
l'infermiera mette a clisposizione un
ambulatorio pre-natale mentre sul
suo taccuino ci sono i nomi di 200
ammalati cli TBC da visitare.
Sono state riedificate quasi trenta
baracche e rese agibili settanta. Al
Centro giovanile Don Bosco ci sono
corsi per la formazione di meccanici
e falegnami ment re per le donne si
tengono corsi cli cucito.
Le visite alle famiglie hanno ri-
velato - soltanto l'anno scorso -
400 bambini denutriti con notevoli
carenze.
Grazie all'impegno del gruppo,
adesso sono bambini normali. I
bambini ricevono un pasto caldo
quotidiano in 16 centri (piccole sale
affollate di bambini dai sei mesi ai
sei anni).
Forse una quinta parte delle
coppie a Pasil non sono sposate e fra
le cause c'è anche il costo della ce-
rimonia a cui qui si tiene tanto.
L'équipe si muove anche per questo:
accompagna la coppia al municipio
per i documenti, ricicla abiti ma-
trimoniali graditissimi perché made
in USA o in Italy.
Prima del matrimonio si tengono
corsi di istruzione.
Narda, la catechista, pensa ad
organizzare i giovani. Una dozzina
di ragazze si ritrovano nell'asso-
ciazione Maria Ausiliatrice per la
diffusione del Rosario. Il 13 di ogni
mese si ricorda la Madonna di Fa-
tima mentre il 24 si celebra la mes.sa
per l'Associazione.
Il Moviment,o Giovani Catechisti
- sono circa 24 giovani dai 15 ai 18
anni - insegna strada per strada:
un catechista parla mentre l'altro
scrive. Ogni sera c'è una mes.sa per i
più piccoli ai quali Naroa... da la
buona notte assieme ad un mes-
saggio dell'amore di Dio.
Come Narda, Regina la coor-
dinatrice, viene dall'isola di Negros.
È la più grande di una famiglia cli 10
fratelli e sorelle. Regina trascorreva
il suo tempo quasi sempre presso le
Figlie di Maria Ausiliatrice tanto
che la mamma scherzando le diceva
di restarsene sempre dalle suore. In
effetti Regina voleva farsi suora ma
le sue condizioni di salute non
l'hanl\\o permesso.
Nel 1976 ha partecipato ad un
corso di «vita familiare» organizzato
dalla Conferenza Episcopale Fi-
lippina.
«Io mi sentivo un po' terrorizzata
- ricorda la coordinatrice - perché
quasi tutti i partecipanti a quel
corso erano sacerdoti e suore o, ge-
neralmente, gente che aveva -di-
mestichezza con la teologia, il di-
ritto, ecc. Mi hanno invece detto che
essi stessi erano sconcertati dal
momento che io riuscivo a fare in
pratica quel che loro studiavano sui
libri».
Bambini a Pasll.
Dopo quel corso Regina ha la-
vorato a pieno tempo nella sua
parrocchia per i problemi della fa-
miglia. Racconta:
«Non ho subito affrontato j pro-
blemi della coppia e della famiglia;
prima ho cercato cli guadagnare la
fiducia della gente e di essere loro
amica. Poi cominciavano a dirmi i
loro problemi: la povertà, i figli, il
marito ubriaco... e quindi c'era
sempre l'opportunità di fare ca-
techesi. Proprio come il nostro
obiettivo: aiutare la coppia e la fa-
miglia e far catechesi ai genitori.
Siamo, insomma, cliventati amici a
tal punto che queste famiglie si ri-
volgono a noi per ogni cosa. A la-
vorare siamo in quindici. Tutte
donne».
A Pasil ci sono anche momenti di
scoraggiamento ma Regina sorride e
dice: «Noi siamo qui per mettere in
terra i semi, altri ci seguiranno».
Daniel M. Madden

2.7 Page 17

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ZAIRE / SI EVANGELIZZA ALLA PERIFERIA DI LUBUMBASHI
A Kasunga01i c'è
-
una chiesa che cresce
Lubumbashl, nel profondo sud dello Zaire. Qui I Salesiani agi-
scono dal lontano 1911 e sono cresciuti a tal punto da formare
una lspettoria. Tuttavia c'è sempre tanto da fare.
K asungami, quartiere pe-
riferico di Lubumbashi, nel
profondo Sud dello Zaire.
Sorse alcuni anni dopo l'in-
dipendenza, quando la città non
poté più accogliere l'ondata d'im-
migrati che incalzava a invaderla
dall'interno del paese. Costoro oc-
cuparono un'area piena di termitai,
oltre il fiume Kafubu a dieci chi-
lometri dal centro città, e vi co-
struirono le loro casupole: quattro
muri rimediati a secco e un tetto di
latta.
Ne risultò qualcosa di mezzo tra il
villaggio africano e la bidonville
occidentale.
Benché non esistano statistiche
ufficiali, gli abitanti di Kasungami
si aggiravano sui 30 mila negli anni
'70. Ne restano oggi 5-6 mila, aven-
do la maggior parte degli altri tro-
vato da sistemarsi in sedi più vicine
alla città, sulla sponda interna del
Kafubu. L'attuale popolazione
sembra relativamente stabile. Parte
della gente lavora presso le aziende
cittadine e parte - soprattutto le
donne - coltiva un pezzetto di
terra presso casa o anche più lon-
tano, nella boscaglia, senza alcun
riparo dai furti...
Non poche persone attempate
*sono abbandonate a se stesse.
Una comunità che si fa ca-
rico dei poveri. Questa gente si
dice in maggioranza cristiana, circa
la metà cattolica. Agli inizi un prete
della vicina parrocchia di San
Martin a Katuba veniva a dire
messa in una cappella provvisoria.
In seguito venne costruita una sala
a più mansioni, chiesa e foyer so-
ciale all'occorrenza, con una casa
annessa. Primo parroco «stabile» fu
il rev. Adolfo Kukekwa (1970-72).
Nel 1972 diventa parroco di Ka-
sungami il salesiano don Mario
Valente. Un altro salesiano, don
Pietro Gavioli, va a stabilirsi con lui
l'anno dopo. Dal settembre 1979 la
cura della parrocchia - dedicata al
martire S. Mattia Mulumba - è
gestita, per diverse ragioni, dalla
residenza della «Cité de Jeunes» a
quattro chilometri da Kasungami.
Come tutte le paroccbie di Lu-
bumbashi anche questa è ripartita
in quartieri. Ne ha quattro. I cri-
stiani dei singoli quartieri formano
quella che si dice una «comunitii
eccksiale di base». Questa si fa ca-
rico dell'assistenza ai poveri e agli
anziani, della catechesi e della pre-
parazione ai sacramenti (specie per
gli adulti), delle veglie e funzioni
funebri, e via dicendo.
Due rappresentanti per ogni
quartiere - un uomo e una donna
- partecipano una volta alla set-
timana al raduno del comitato
parrocchiale insieme a tre re-
sponsabili (eletti) della parrocchia e
a un rappresentante dei giovanL
Una volta al mese il consiglio par-
rocchiale raduna tutti i cristiani che
lo desiderano per fare il punto sulle
attività, per approvare i bilanci, per
discutere i problemi comunitari.
A livello parrocchiale operano
alcuni movimenti cristiani di adulti
(Azione Cattolica, «Legio Mariae»,
etc.) che si occupano della for-
mazione spirituale dei rispettivi
membri e svolgono sovente un ruolo
apostolico molto efficace.
* Un ponte, un mulino e un
dispensario. Anni addietro, al-
l'inizio della nostra presenza a Ka-
sungru:ni, noi chiedemmo al consiglio
parrocchiale di definire quali fossero
i bisogni più urgenti della comunità.
Le risposte furono, nell'ordine, le
~eguenti: un ponte, un mulino, un
d1Spensario. Grazie alla: collabo-
razione dei parrocchiani e a qualche
aiuto estero oggi i tre desideri sono
n stati appagati.
pont:e. Va ricordato che Ka-
sungami è separata dalla città dal
fiume Kafubu. Questo non era va-
licabile nei periodi di piena, quando
l'acqua si portava via anche le pas-
serelle gettate alla bell'e meglio con
tronchi d'albero e pezzi d'assi
sconnessi. Oggi esiste un ponte me-
tallico sicuro, a costruire il quale
hanno collaborato per diverse va-
canze i giovani, mentre siamo in
attesa di un ponte in cemento ar-
Don Pietro Gavloll conclude una dram•
matlzzuione religiosa.
mato grazie a finanziamenti della
Comunità Europea.
Il mulino. Sta ottimamente fun-
zionando dall'ottobre 1976. Tutta la
popolazione ha sottoscritto un
contributo per costruire l'edificio in
cui è stato sistemato. Rende un
servizio innegabile: vengono al
mulino a macinare mais, cereali,
manioca, molti clienti anche da
lontano... Parte del reddito è de-
voluto ai poveri.
Il dispensario. Abbiamo una
scorta di medicinali «di base» per i
malanni più comuni: vermifughi,
aspirina, chinino... L'afflusso dei
malati è notevolmente aumentato
nel corso dell'ultimo anno: circa un
centinaio al giorno. Fortunatamente
i membri del Lion's Club Kampala
banno scelto Kasungami per rea-
lizzare opere a favore della gente
bisognosa. Il Centro medico-sociale
da essi costruito è praticamente al
termine: attendiamo che una pic-
cola comunità di suore venga ad
assumerne la gestione.
Svolgiamo altre attività di in-
teresse sociale: asilo nido e pue-
ricultura, agricoltura in cooperativa,
mercati e scambi... con una par-
ticolare attenzione: che pur essendo
fondamentale il ruolo da noi eser-
citato, esso coinvolga e respon-
sabilizzi sempre la gente locale, che
viene chiamata a partecipare se-
condo le capacità di ciascuno. Un
consiglio amministrativo par-
rocchiale controlla le varie attività.
In particolare esso è responsabile
dell'assistenza ai poveri che sono a
carico (vitto, alloggio, spesso la se-
poltura...) della comunità par-
1·occhiale.
* Si favorisce il «centro gio-
vanile». È ovvio che, come sa-
lesiani, rivolgiamo speciali at-
tenzioni ai ceti giovanili. La nostra
( S!?f,IIE' rl pag. 20)
1 7 BOUETTINO SAlESIANO I GENNJ/0 1982

2.8 Page 18

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ARGENTINA / I COOPERATORI NEL CHUBUT
La scommessa
di Trelew
Da cinque anni i Cooperatori italiani e argentini
hanno una «loro» missione. Il centro comunitario
Nuestra Seiiora del Carmen al Barrlo Norie cresce
sempre più.
T relew, in pie na P atagonia, ti ormai nota a chi legge il Bol-
leuino. Qui, rra un agglomerato di haracche e nugoli di
ragazzini si svolge dal 1976 l'cspc1icnza missionaria <lei
Cooperatori italiru,i.
Il progello, si ricorderà, nacque come impegno pe1- il cen-
Lena1io delle Missioni Salesiane e come approfondimento del-
J'Evangelii nuntiandi, il documento con cui, rra l'altro papa
Paolo VI esortava i laici ad a,-sumcre proprie ini.r.ia1ivc evan-
gelizzatrici e missionarie.
1 cooperato ri italiani hanno inteso anche reali;,..zarc a Trclew
una esperienza che concretizzasse quanto si legge nel loro re-
golamento: «l'ru;sociaziune incoraggia grnppi di Cooperatori
idonel e di;,ponibili a dar vita a nuove opere, e ad a~sumerlc in
proprio dove le esigenze locali ne suggeriscano l'utilità» (An.
106).
Due ragazzi, Bernardino Proietti e Romano Ridolf'i, f'urono i
piimi a partire; furono qua;,i subito affiancati da due argentini,
Maria del Camwn e Lui;,, e da altri tre i1aliani: Giuseppe Be-
lardo, Oliviero Zoli e Daniela Berctla. Recentemente q11e-
st'ultima - ultimati i due anni di aspettativa che si era preso
dalla scuola - è tornaw e ne ~om, parlile altre due: Maria Con-
cetta Firrincieli e O limpia Dc Gennaro.
Torino. È il 7 novembre 1976 - El dia de Trelew - : il rettor maggiore
del tempo, don Luigi Rlccerl, consegna il Crocifisso di missionari ai
primi giovani cooperatori.
In diretto contano con la loro Assudazionc questi ragazzi
stanno promuovendo tulla una serie di attività missionarie che
vanno dai eon1atti giornalic1i con i «caniUita.,», piccoli ri-
venditori di giornali, al gioco, alla catechesi.
U gruppo dei Coopcrawri - afferma il Vescovo del luugo
monsignor Moure - ha avuto l'incarico di una parrocchia, pro-
priamente di un ccmru comunitario che ha il carauere di una
pruTocchia. •
"Una espe rienza di questo tipo - scrive da laggiù don Lucio
Sabaui - nonoslamc i limiti e i problemi, marca a fuoco l'animo
dei ,prutagonb1i, semina ne-I loro cuon! «una grande in-
quietudine» e per il resto della loro vita si sentiranno «obbligali»
a fare qualcosa pe1· gli altri... A Trclew il gruppo conduce anche
un'intensa vita di preghiera: mcs;,a qu<>titliana. ritiro mensile.
cserciyj spirituali.
Si lavora assieme, si progella assieme.
«Noi s tiamo be ne - esst sc1ivonu - le Suore e i salesiani ci
sono sempre vicini e ci dannu in ogni circostanza, aiuto. con-
siglio e appoggi<>». Qui a Trelew. si capisce meglio la [orza uel-
l'intuizione d i Don Bosco nel fondare la Famiglia salesiana.
li quartiere auorno al CenLro comunitario L,mde a crc,.ccrc
sempre più cosicché esistono problemi di spazio e di... braccia.
Olimpia e Maria Concclla - dicono laggiù - sono stati due
regali preziosi per mii.
Con Rusa, Giuseppe. Oliviero. Maria del Carmen c con il
gnt(?PO dei Cooperatori locali. fanno rii iorirc la vita della Fa-
miglia Salesiana.
Per il prossimo marzo si ~pera di inaugurare una nuova chie-
sa mentre a ltre strullurc sociali sono in cost1-uzionc.
Per sostenere l'iniziativa i Cuopcraturi italiani hanm> idcaw
«El diti de Trele11·» una giurnata cioè di preghiera, di :.cn-
sibilizzazione e di raccolta d i fondi.
Sc1ive Rita Bald inelli, del Gruppo Centrale Giovani Coo-
perntori: «Noi siamo LUtti chiamat i a lavorare per Trelew e ciò è
possibile in tanti modi. Rinunciare per un mc~c alle ~igarctte o al
caffè, al bar... fa a nche bene a lla ~alu1e! È un sacrificio co~l in-
sormontabile (per chi ha la fortuna di avere un lavoro!) ded icare
una pane - u na piccola parte - del nostro stipendio a Trclew?
Noi s iamo tutti Trclew, perché Trelcw è i Couperatori, le la-
miglie povere della Patagonia, Don Bosco che pensava già di Roma, 8 dicembre 1979. Don Egidio Viganò compie la stessa funzione
salvare la gioventù di quei luoghi»''.
con altri••.

2.9 Page 19

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Da Trelew Romano scrive: avevo voglia di strlllare dalla rabbia,
perché tutta quella povertà penso ala dovuta al no■tro egol■mo.
Immersi fra quHtl r119azzl I Cooperatori ltallanl ■coprono la gioia
d'ea■ere ■ale■lanl.
\\
\\
Anche nel Chubut al Incomincia con Il gioco: da Don Bo■co I Coo-
peratori hanno Imparato ad amare le «cose• del ragaul.
Ecco un plc:colo «■trlllon•• prima di vendere Il ■uo fasc:lo di glor•
nall: non succede tutti I giorni di fare una colazlone coal!
I cooperatori hanno la pulenz.a di ■egulre uno per uno que■tl ra•
guzl. Ecco Maria del Carmen Impegnata nel dopo■cuola.
Il volto di qu..tl tre ragaul - come di altl'I - è sempre quello di
un Crl■to che I Cooperatori hanno Imparato ad amare• servire.

2.10 Page 20

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presenza e animazione è soprattutto
rivolta ai gruppi, anche se spesso
sono labili e provvisori, e solo in
qualche caso perseveranti. Abbiamo
gruppi per la liturgia, per l'azione
sociale, per l'apostolato, per la for-
mazione, per l'animazione dei ra-
gazzi, per giovani operai, per fi-
danzati e sposi... tutti coordinati in
un Centro giovanile. Teniamo corsi
serali della durata di un anno che
chiamiamo «Libera Università di
Kasungami» e che dedichiamo alla
formazione permanente di tutti gli
iscritti. Questi corsi si differenziano
secondo estrazioni di gruppo: ca-
techesi, lavoro, pedagogia, ecc.
Durante le vacanze i giovani
uniscono volontariamente al tempo
libero altre utili attività sociali. Tra
l'altro hanno gettato una diga-
passaggio sul fiume Kafubu; hanno
allestito campi da gioco; hanno co-
struito un edificio per la scuola
primaria (sei classi), un foyer per
ragazze, una casa per ragazzi... e
quattro chilometri di strada per il
collegamento di Kasungami con le
vie cittadine.
Le feste trascorrono in liete ini-
ziative. Disponiamo di cinema e
televisione grazie all'aiuto di alcuni
benefattori, ma chiediamo un mi-
nimo di contributo agli utenti per
coprire le spese del gruppo elet-
trogeno. Il che giova anche alle or-
ganizzazioni dei gruppi sportivi, che
sono abbastanza numerosi e al-
lenati. Disponiamo di diverse
squadre di calcio (che disputano un
campionato annuale), di una squa-
dra di basket, di gruppi di ping-
pong, di giochi da tavolo... e non
manca la possibilità di coltivare la
boxe e di dedicarsi all'atletica.
Delle ragazze e del loro foyer si
occupa soprattutto una signora
spagnola distinguendo anche in
questo caso le varie attività di ap-
prendimento (le preferenze vanno al
cucito e al ricamo).
Un'assembl,ea settimanal,e con-
voca tutti i giovani all'incontro e
alla discussione sulle attività in
corso, sui progetti a venire. Non
stiamo a parlare di questi ultimi,
che le necessità e la creatività gio-
vanile vede e vorrebbe presto rea-
lizzati. Lo speriamo anche noi in-
sieme ai nostri ragazzi, perché la
missione acquisti sempre maggiore
slancio e forza di penetrazione tra
tutta la gente del territorio.. Come
dimostrano i dati siamo vivi e vivaci
nel sentirci chiesa, nel realizzare in
noi e nell'estendere ad -altri l'an-
nuncio di Cristo. Qu~to de-
sideriamo fare sempre più e meglio.
Mario Valente e Pietro Gavioli
B.P. 4852 Lubumbashi (Zaire)
20 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1982
VIAGGIO NELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Per i giovani
con la genialità
di Don Bosco
La situazione dei giovam m Italia non è certo felice né so-
cialmente né religiosamente. Così mentre la crisi economica ci
segnala un graduale incremento della disoccupazione giovanile -
è soltanto uno dei tanti problemi - una recente indagine so-
ciologica condotta da don Giancarlo Milanesi docente al-
l'Università Pontificia Salesiana ci fa sapere, sul versante re-
ligioso, che l'ateismo giovanile raggiunge cifre fra il 13 ed il 15%
dell'intera popolazione giovanile italiana dai 18 ai 25 anni. Né il
prossimo decennio si prospetta meglio. Un recente rapporto del-
I'Unesco - che ha proclamato il 1985 anno internazionale della
gioventù~ ci informa infatti che per molti giovani diminufranno
le possibilità cli impegnarsi in moli adulti di fronte alle condizioni
che.caratterizzeranno probabilmente il prossimo decennio.
La stessa religiosità giovanile - pur non volendo dare un
credito assoluto alle indagini sociologiche - anche se in alcuni
gruppi elitari si esprime in forme compiute e mature, nella mi-
gl¾>re delle ipotesi rischia di diventai·e un <<residuo storico)) per
non pochi giovani.
La situazione giovanile italiana poi non sembra molto dis-
simile dagli altri paesi emopei. Occuparsi di giovani diventa al-
lori.ed in poche parole sempre più difficile e w·gente. Cosa fanno
i salesiani <,evangelizzatori dei giovani» per antonomasia? Come
.si·organizzano?
Iniziamo un viaggio nella pastorale giovanile salesiana pre-
sentando in una intervista il Dicastero della Pastorale gio-
vanile. Si tratta di una struttura centrale di governo voluta nel
1978 dal Capitolo Generale della Congregazione per il coor-
dinamento e lo stimolo dell'azione salesiana fra i giovani. Ne è
i-esponsabile il Consigliere generale don Giovanni Vecchi.
Giuseppe Costa
Bollettino Salesiano - Alcune
indagini sociowgiche ci segnal,a,no
una caduta di religiosità fra i gio-
vani. Ritiene che sia in .crisi /,a, re-
ligione oppure sono in crisi i mewdi
di evangelizzazione?
Don Vecchi - "Non ritengo che
siamo entrati in un'epoca post re-
ligiosa dove cioè gli interessi re-
ligiosi non hanno senso e non pro-
vocano interrogativi. Il perno del
problema piuttosto sta nel fatto che
la religiosità emerge ed è sentita in
forme diverse con il mutare delle
condizioni socio-culturali.
E entrano in crisi i metodi di
evangelizzazione per i quali si im-
pone una capacità nuova di dialogo
anche provocante con il mondo
giovanile. In questo senso ci sono
prol;>lemi sul «come» arrivare ai
tanti giovani che un tempo erano
raggiunti dalle struttu.re pastorali
tradizionali (tipo la parrocchia).
Altro problema è quello della
qualità del «linguaggio adeguato -
nel senso più profondo e non sol-
tanto delle parole - per fare in
modo che la questione religiosa di-
venti rilevante per i giovani.
BS - Sembra che l'esperienza di
alcuni movimenti giovanili (Co-
munione e Liberazione, Gen,
Scouts...) si stia dimostrando valida
ai fini della maturazione religiosa
dei giovani. Come giudica il fatto
che oggi i salesiani non hanno dei
grossi movimenti per i giovani dai

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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18 ai 25 anni?
D. Vecchi - "Oggi certamente
l'esperienza di chiesa e la ma-
turazione nella fede si porta avanti
in modo molto più profondo e per-
sonalizzato nei gruppi. Per quanto
riguarda i salesiani c'è da dire che
per essi il gruppo è stato tra-
dizionalmente uno strumento edu-
cativo e perciò mai movimento
giovanile ecclesiale. Le Compagnie
sorgevano all'interno di un am-
biente con lo scopo di far maturare i
ragazzi.
C'è poi da osservare che i Sa-
lesiani come primo loro impegno
pastorale hanno degli ambienti po-
polari giovanili (tipo oratorio)
aperti a tutti. Essi cioè si rivolgono
non soltanto all'élite giovanile ma
anche alla massa indifferente ed
apatica per aiutarla ad «esprimersi»
religiosamente. C'è ancora da os-
servare che il fenomeno della co-
siddetta «adolescenza prolungata»
tra i giovani è una novità non sol-
tanto sociologica ma anche sa-
lesiana.
Qui infatti l'associazionismo in-
teressava fino ai 17 anni circa es-
sendo soltanto educativo ed im-
pegnato all'interno di un ambiente.
Per chi voleva c'erano i Cooperatori,
forza viva nella e per la Chiesa. Bi-
sogna ancora dire che molti nostri
adolescenti sono andati ad ali-
mentare tanti movimenti giovanili.
Certamente non possiamo oggi af-
fermare che tradizionalmente siamo
fatti per i preadolescenti e gli ado-
lescenti perché esiste il fenomeno
dell'allungamento dell'età ~ovanile.
Bisogna prendere questa gioventù e
portare un po' più di forze verso
l'età adulta senza per questo smo-
bilitare nell'età preadolescenziale e
adolescenziale. Io penso che le Co-
stituzioni Salesiane dicano bene: i
salesiani si occuperanno di ado-
lescenti e giovani. Tuttavia qualcosa
già si muove...
A livello di adolescenti in Italia
ad esempio ci sono gli Amici di Do-
menico Savio (ADS) mentre in
qualche regione esistono forme di
collegamento fra gruppi giovanili
che rappresentano un piccolo mo-
vimento. Un'altra cosa da ag-
giungere in questo senso è quello che
in Italia chiamano «spiritualità
giovanile salesiana» cioè un'i-
tinerario comune di maturazione
per gruppi. Non si pensa tanto a
una organizzazione monolitica
quanto ad un insieme di gruppi che
fanno un itinerario pedagogico e
spirituale comune".
BS - È stato detto che oggi non
basta più la buona uo/,ontà ma oc-
corre una «politica» g/,oba/,e nella
n societiL e nella chiesa per risolvere il
problemagiouanik. suo Dicastero
come «fa politica»?
D. Vecchi - "Il Dicastero ha il
compito di agire verso le Ispettorie e
le Case salesiane, le quali, nei propri
ambienti, svolgono quest'azione. Per
il Dicastero dunque si tratterà di
vedere che stimoli dare alle Ispet-
torie perché queste si facciano ca-
rico di tale impegno. In pratica vuol
dire sensibilizzare la Chiesa alla
centralità del problema giovanile in
ogni azione pastorale anche perché
se non si comunica la fede alle nuove
generazioni la battaglia è perduta.
Far si che i salesiani diventino un
po' come gli specialisti della con-
dizione giovanile, della pastorale
giovanile all'interno della chiesa
locale. Nella società poi occorre
dialogare con quanti nel territorio
(quartiere, comune, distretti sco-
lastici ecc.) sono interessati al pro-
blema giovanile ed appurare le idee,
confrontare i progetti e perfino sti-
molare legislatori e politici.
Ecco. Tutto questa problematica
il Dicastero l'ha raccolta nei co-
siddetti progetti educativi dove si
dice sempre che la comunità edu-
cativa salesiana ha un ruolo di tipo
politico sociale verso il quartiere a
cui si propone anche come centro di
aggregazione e di interessi umani.
Del resto compito della comunità
educativa è anche quello di col•
legarsi con le strutture ecclesiali
locali e con le associazioni pro-
fessionali impegnate nel settore. Se i
nuclei ispettoriali e locali non fun-
zionassero in tal senso sarebbe
troppo pesante per il Dicastero as-
sumere tali compiti perché esso deve
pensare non soltanto all'Italia, ma
all'India, alle Filippine, allo Zaire
ecc., e sempre in egual misura".
BS - La Congregazione sa-
lesiana dispone di a/,cune «centrali
culturali» quali l'Università, /,e
editrici, i centri catechistici. Quali
collegamenti in particolare il Di-
castero ha con l'UniversifiL sa-
l,esiana?
D. Vecchl - "I nostri rapporti
con l'Università salesiana sono
molto buoni, frequenti e fruttuosi.
Don Giovanni Vecchi
. ...,...
11 Dicastero di pastor-aie giovanile ha redatto numerosi documenti per stimolare le lspettorie
e le Case Salesiane a qualificare li loro Impegno per I giovani.
21 BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 1982

3.2 Page 22

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Bisognerebbe senz'altro dire che gli
uomini dell'Università ci hanno
aiutato a sviluppare ed elaborare la
nostra politica, i nostri contenuti
sebbene da parte nostra si sia sem-
pre dato l'apporto che dà il contatto
con le cose concrete.
BS - Seguendo un'indicazione del
Capito/,o General,e del 1978, il Di-
castero ha el.o.borato in alcuni <kJ.
cumenti /,e linee fondamentali del
progetto educativo salesiano. Fino a
che punto ritiene che queste siano
state fatte proprie dall.o. «periferia»?
D. Vecchi - "Mah! penso che in
questo momento come per otpri do-
cumento del resto stia arnvando
l'avanguardia, i più sensibili. Bi-
sogna dire che la periferia ha ri-
cevuto i progetti con grande ca-
pacità di accoglienza intuendone
anche le linee fondamentali assieme
all'esigenza del cammino di qua-
lificazione che questo comporta. Del
resto è la stessa situazione giovanile
che oggi esige un più alto livello di
qualificazione, più alto rispetto a
quello a cui eravamo abituati".
BS - Qual è il rapporto fra I.o.
strategia del progetto e I.o. numerosa
Fa.miglia salesiana? ·
D. Vecchi - "Direi che questa
famiglia salesiana è unificata nei
punti sostanziali del progetto, che
vuol dire: una predilezione par-
ticolare per l'area giovanile e la co-
noscenza del metodo educativo ti-
pico di Don Bosco. Si stanno fa.
cendo passi poi presso le Figlie di
Maria Ausiliatrice, gli Exallievi ed
altri se ne faranno con tutte le
componenti della famiglia salesiana
22 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1lla2
ma sempre al livello di Dicastero.
La caratteristica del governo sa-
lesiano infatti affida le realizzazioni
concrete alle comunità locali. Noi
facciamo questo a livello di strut-
ture mondiali però non vuol dire che
tutto ciò influisca in ciascuna parte
del mondo salesiano".
BS - Guardando al suo di-
castero e ai oocumenti el.o.borati si
ha l'impressione che al suo interno
si l.o.vori assieme. Vuol dirci come?
D. Vecchi - "Per noi il punto di
BS - Quale ruolo hanno i ge-
nitori nel progetto educativo sa-
1,esiano?
D. Vecchi - "Io, per essere rea-
listico, distinguerei: a livello di di-
rettive diciamo: i genitori nella co-
munità educativa debbono avere
grande spazio, il più ampio pos-
sibile! A livello pratico si fa questo?
Non sempre. Il cammino resta
aperto...
BS - Nel suo girovagare per il
mondo sal,esiano ha certamente
incontrato dell,e esperienze di pa-
storal,e giovanil,e efficace, autentica.
Vuol ricordarne qualcuna?
D. Vecchi - "Sì. Prima alcune
inquadrate nelle strutture tra-
dizionali quali scuole o centri gio-
vanili profondamente rinnovati al
loro interno.
Esistono scuole che hanno rea-
lizzato veri modelli operativi di
scuola cattolica (comunità edu-
cativa, struttura di partecipazione,
inserimento nel quartiere, una ri-
flessione culturale su che tipo di
uomo si vuol costruire...). Esistono
altresi centri giovanili che riescono a
stabilire un dialogo con un certo
numero di giovani e de1 resto oggi
raccogliere tutta la gioventù sarebbe
un'utopia; dobbiamo perciò ac-
contentarci di avvicinarne una
parte.
Accanto a queste realizzazioni
non mancano quelle di tipo nuovo.
Qui si realizza un'approccio con
partenza è stato il progetto. Un'é-
quipe infatti si costituisce in base a
quel che si vuol realizzare. Avendo
per intanto visto che il progetto
educativo salesiano ba due grandi
settori, quello dell'educazione e
quello dell'evangelizzazione, ab-
biamo affidato ad un confratello il
primo tema e ad un altro il secondo.
Avendo ancora osservato che il
progetto salesiano sbocca nel-
l'orientamento vocazionale del ra-
gazzo e che la nostra metodologia
personalistica punta alla dinamica
di gruppo e di comunità, abbiamo
affidato rispettivamente l'uno e
l'altro settore ad altrettanti con-
fratelli.
giovani in situazione di estremo bi-
sogno e di povertà. Di queste si-
tuazioni ne esistono tante e molto
spesso ne ha anche parlato il Bol-
lettino Salesiano. Le nostre presenze
nelle periferie latino-americane o
asiatiche, quelle tra gli emigrati
d'Europa; alcune presenze - non
molto numerose in verità - tra i
giovani drogati. Una novità di pre-
senza è anche per me l'organizzarsi
in ente giuridico nazionale ed essere
così presenti nel territorio per un
impegno educativo culturale a fa.
vore dei giovani. Questo lo fa cer-
tamente l'Italia con le Polisportive
Giovanili Salesiane (PGS) ed i Cir-
coli Giovanili Culturali (CGS).
Ciascuno di questi settori poi si
verifica in una particolare struttura
(scuola, centri giovanili, strutture
BS - Vuol dire qualcosa ai !,et.
tori del Boll,ettino Sal,esiano par-
vocazionali...). Insomma abbiamo ticol.o.rmente attenti ai probl,emi cki
costituito l'équipe non in base a giovani?
delle cose da fare ma come un D. Vecchi - "Credo che una si
gruppo interdisciplinare d'appro- possa dire assieme all'invito a qua-
fondimento delle dimensioni stesse lificarsi costantemente; tornare alla
del progetto. C'è cosi lo sforzo, un genialità primitiva di Don Bosco
po' pratico ed un po' dottrinale, di acquistando la stessa sua ispi-
far convergere questi quattro am- razione, forza e creatività per la
biti".
gioventù di oggi".

3.3 Page 23

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EXALLIEVI
belgi, assicura la presenza degli
Exallievi Salesiani e il loro con-
tributo di studio e riflessione ai la-
vori alle Commissioni consultive del
Tra di loro
Consiglio d'Europa sui giovani,
sull'educazione, sulla famiglia.
(Il Consiglio d'Europa, che non ha
l'Europa è d· casa
niente a che vedere con le Comunità
Europee, è stato istituito il 5 maggio
del 1949 per promuovere una più
stretta unione al fine di salva-
Fare l'Europa non è facile. GII Exalllevl di Don Bosco sono con- guardare il patrimonio comune di
vinti europeisti. Ecco quel che fanno e dicono...
ideali e di favorire il progresso eco-
nomico degli Stati membri che sono
a tutt'oggi Belgio, Danimarca,
P arlare oggi di Europa non fa vuole costruire per il domani deve Francia, Gran Bretagna, Irlanda,
quasi più novità. Sono pas- essere la società della perfetta «co- Italia, Lussemburgo, Norvegia,
sati infatti i tempi «gloriosi» municazione». Cosa vuol dire? Non Paesi Bassi, Svezia. Austria, Re-
di quando le prime elezioni a suf. certo nel senso di una sofisticata pubblica Federale di Germania,
fragio diretto per il Parlamento evoluzione di quei mezzi tecnici che Islanda, Turchia, Grecia, Cipro,
Europeo facevano accorrere uditori oggi sono sempre più in grado di Svizzera, Malta, Portogallo, Spa-
nutriti ad ascoltare oratori, non informare e condizionare le masse gn.a. Liechtenstein).
sempre purtroppo europeisti della ma nel senso di una comunicazione Ma non solo nelle sedi di presenza
prima ora, che disquisivano di sto- capace di andare al cuore della istituzionale gli Exallievi hanno
ria, economia, politica e diritto, persona e di riconoscerla nella sua operato per l'Europa.
spiegando come egualmente l'Eu- vera essenza. L'amore cristiano, in Anche in «periferia" sono state
ropa fosse la soluzione di tutti i altri termini.
organizzate attività di formazione
mali.
Soltanto cosi l'Europa diventerà all'ideale europeistico, come la Set-
Gli Exallievi Salesiani invece realtà visibile e tangibile tra gli eu- timana europeistica di Catania,
continuano a parlare ancora oggj di ropei, invece di rimanere un insieme nell'autunno del 1979, con l'in-
Europa. E lo hanno fatto anche a di istituzioni tragicamente scollate tervento di Maria Romana De Ga-
Lugano dal 15 al 19 ottobre scorsi, dal cuore della gente comune.
speri, figlia del grande statista ita-
celebrando il loro IV Eurobosco Un Segretariato Europeo. Non liano che a ragione viene chiamato
(cosi si chiamano i Congressi Eu- da ieri gli Exallievi si occupano uno dei Padri dell'Europa; in quel-
ropei degli Exallievi).
dell'Europa con questo spirito. Già 1'occasione il senatore Petrilli, Pre-
Il tema. «Il nostro impegno con i negli altri Eurobosco, partico- sidentedel Movimento Europeo, e il
giovani e per i giovani d'Europa», larmente in quello del 1975 a Lo- giornalista Marcello Palombo, eu-
chiarisce già cosa intendano gli vanio, il secondo, si lasciarono in- ropeista convinto e rappresentante
Exallievi come Europa: non una terrogare dalle nuove realtà isti- italiano nella Segreteria europea
semplice realtà istituzionale, non tuzionali delle Comunità Europee, deflli Exallievi, tennero interessanti
soltanto un apparato burocratico in cercando di vedere quale potesse relazioni.
più, ma una concreta esperienza di essere il loro ruolo in questa Europa Un momento di incontro europeo
solidarietà fra i popoli. Erano oltre che si sta costruendo giorno per ci fu ancora a Maroggia. nell'estate
400 i delegati delle varie Fede- giorno.
del 1980, per il primo Eurogex,
razioni Nazionali europee (c'erano E da allora un Segretariato Eu- l'incontro europeo degli exallievi
anche polacchi e jugoslavi a ri- ropeo, coordinato dagli Exallievi giovani, che fu un momento di stu-
cordare che l'Europa, sotto il segno
di Benedetto, Cirillo e Metodio, non
si arresta alla cortina di ferro).
E tutti insieme hanno discusso
della loro condizionendi laici im-
pegnati nell'apostolato a favore
della gioventù europea. Anzi più che
discutere, hanno vissuto l'Europa,
unita al di delle frontiere, nella
convivenza quotidiana, mangiando
allo stesso tavolo, vivendo gli stessi
momenti di gioia, offrendo lo stesso
Sacrificio Eucaristico.
I quattrocento convegnisti
hanno articolato i lavori in gruppi di
studio su ciascuno dei seguenti
sottotemi: «Giovani e società».
«Giovani e scuola». «Giovani e
Chiesa». «Giovani e Famiglia,..
«Giovani e Organizzazione degli
Exallievi».
Al termine è stata approvata una
mozione tutta centrata sull'idea che
la nuova società europea che si Lugano. J.'Eurobosco 1981 è alato anche un momento di vita ed allegra fraternità salesiana.
23 BOLLETTINO SALES1,tNO I GENNAIO 1982

3.4 Page 24

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dio e dibattito sul messaggio di Don
Bosco, sul suo progetto educativo e
sulle attuali esigenze dell'Europa.
Questa, tra cronaca e... storia, la
vicenda delle attività europeistiche
degli Exallievi salesiani. Ma quali
sono i contenuti cli questo impegno?
Il contributo dei cristiani Si
parte da una constatazione che
molti fanno oggi: l'Europa o sarà
costnrita momento per momento,
quasi continuamente, nella vita di
tutti i giorni, inaugurando una
nuova mentalità cli comprensione, cli
sprovincializzazione nel cuore cli
tutti gli uomini, o resterà una sem-
plice entità istituzionale che, a di-
spetto cli anni cli storia e di civiltà
comune, sarà condannata alla ste-
rilità. Se questo è il problema, quale
potrà essere il contributo cli laici
cristianamente impegnati?
A Lugano, nel corso di una tavola
rotonda dedicata a questi problemi,
gli Exallievi hanno avuto modo di
affermare cose fondamentali in
merito a questo interrogativo. Vi
parteciparono con don Giovanni
Raineri, l'exallievo e ministro
Zamberletti, il Presidente del Go-
verno del Canton Ticino, Flavio
UNA MEDAGLIA
PER L'EUROBOSCO
l'Eurobosco di Lugano ha mes-
so in evidenza, fra le altre cose an-
che la capacità organizzativa degli
exallievi svizzeri guidati dal pre-
sidente confederale Giuseppe Ca-
stelli.
Con la precisione che li con-
traddistingue gli svizzeri hanno
pensato persino alla medaglia
commemorativa. Ne è risultato un
piccolo capolavoro anche perché
l'ha realizzata uno scultore che
unisce alla valentia del proprio
mestiere, l'amore verso Don Bosco.
È l'exallievo Tomaso Pizio di
Schilpario. La medaglia preparata
in 20 esemplari d'argento e 100 in
rame, rappresenta profilo San
Giovanni Bosco, con di fronte l'im-
magine di un bambino e, in alto a
sinistra, il simbolo •E• che lega il
volto del bambino con quello del
Santo.
Lo scultore ha inteso mettere in
risalto l'attualità di Don Bosco at-
traverso Il suo messaggio di bontà
che rivive nei salesiani con l'opera
educativa a favore dei giovani.
Il bambino presente nella fa-
miglia, al quale si rivolge lo sguardo
di San Giovanni Bosco, è il simbolo
della purezza, della semplicità,
dell'amore di cui ha bisogno l'u-
manità.
Sul piano stilistico la medaglia
riflette quello che dicono essere
l'inconfondibile «mano• dello
scultore di Schilpario: il segno è
forte ed incisivo, ma pastoso nel-
l'insieme.
Il velato sorriso di Don Bosco è
messo in risalto dalle vibrazioni
della materia che, nell'esprimere
molto bene i lineamenti del Santo,
dona all'immagine un accento di
grande dolcezza e serenità.
Il retro della medaglia porta la
dicitura: •Con i giovani per i giovani
'- IV Eurobosco - Lugano 15-19 ot-
tobre 1981".
~, .-~.
Catania. Settlm•I'• Europeistica nel-
l'autunno 1979: parla la signora Maria Ro•
mana De Gasperl figlia dell'Illustre eu-
ropeista, on. Alclde De Gasperl.
Cotti, il senatcwe Giuseppe Petrilli.
Tutti furono concordi con quanto
affermò Giovanni Paolo II nel giu-
gno del 1979 parlando in Polonia:
«Il cristianesimo deve nuovamente
impegnarsi nella formazione del-
l'unità spirituale dell'Europa. Le
sole ragioni economiche e politiche
non sono in grado di farlo. Dob-
biamo scendere più a fondo alle ra-
gioni etiche».
Lo slancio europeistico - è stato
detto - rappresenta quindi una
manifestazione per noi cristiani di
quell'atteggiamento d'amore che
deve stare alla base cli ogni nostra
azione sociale. Superare tutte le
24 BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 1982
barriere per costruire una società
più a misura d'uomo è il compito
oggi di un'azione sociale cristia-
namente ispirata, che in quanto
tale, dialoga con tutte le culture e
tutte le supera.
Al fianco dei giovani. Ma c'è,
per gli Exallievi Salesiani, un modo
particolare di contribuire a costruire
un'Europa cristiana, in conformità
con il carisma dell'intera Con-
gregazione: essere presenti al fianco
dei giovani, di quei giovani che sa-
ranno, che sono già adesso l'Europa
di domani. Giovani che sono oggi
fatti oggetto delle attenzioni più o
meno strumentalizzatrici cli tutti e
che chiedono invece una parola che
li aiuti a trovare la strada della li-
berazione autentica.
E questa verità è emersa più volte
nel corso dei lavori del Congresso di
Lugano, anche nelle parole di Giu-
seppe Castelli. svizzero, Presidente
della Confederazione Mondiale degli
Exallievi.
Occorre, se si vuole costruire
l'Europa, lavorare nel cantiere che
Don Bosco ci ha indicato: lavorare
per la formazione e l'educazione dei
giovani. Ed occorre farlo con una
particolare attenzione al problema
dell'Europa, ricordando che educare
all'Europa non è soltanto un modo
di acquisire una dimensione cul-
turale attuale, ma un modo so-
prattutto cli acquisire valori ope-
rando per una crescita globale del-
l'uomo.
Tre temi chiave. In questo im-
pegno educativo secondo gli Exal-
lievi è possibile individuare almeno
tre temi fondamentali:
- abbandono cli una visione
«provinciale• della vita. In con-
fronto diretto con altre modalità cli
essere uomo, aiuta a trovare, in
fondo e al cli là, quel che veramente
«fa» uomini.
- Acquisizione di una mentalità
di «partecipazione» come mezzo di
ricerca del bene comune. Non c'è
infatti integrazione se non c'è par-
tecipazione, e non c'è bene comune
se non se ne condivide la ricerca e la
faticosa costruzione.
- Una visione del mondo fon-
data non sulla conflittualità, ma
sulla ricerca di spazi di incontro e di
integrazione. La ricerca della libertà
cli ognuno non può infatti pre-
scindere dal limite che gli deriva
dall'«altro».
Questa in sintesi la storia e queste
le idee della scelta europea degli
Exallievi. Un cammino difficile,
iniziato ormai da anni e che pro-
segue, per le strade d'Europa, al
servizio della gioventù, nello spirito
di Don Bosco.
Rosario Sapienza

3.5 Page 25

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STORIA SALESIANA
Quasi un diario
cento anni dopo
Il 1882 è per Don Bosco un anno di realizzazioni e di con•
solidamento. Mentre In ltalla e nel resto d'Europa è di moda at-
taccare la Chiesa Egli si muove con la certezza che il Signore fa
bene ogni cosa. È l'anno in cui si completa la Chiesa di San Gio•
vannl Evangellsta a Torino e s'avvia a completamento, tra dlf•
ficoltà, la Baslllca del Sacro Cuore a Roma.
Q uella mattina del 25 aprile crementare l'industria pesante e con
1882 gli anticlericali italiani accendere l'aspirazione a far del-
dovettero gioire non poco l'Italia «una grande potenza».
nell'apprendere dalla Gazzetta del C'è chi non è molto convinto.
Popolo di Torino la seguente no- È il caso di Pasquale Vullari il
tizia: «Il Governo (della Repubblica quale ammoniva dicendo che i veri
francese) ha dato ordine ai prefetti nemici dell'Italia erano «la nostra
di Nimes, Tolosa e Marsiglia, di col~le ignoranza, le moltitudini
sorvegliare il sacerdote Bosco di analfabete, i burocrati-macchina, i
Torino, il quale col pretesto di rac- professori ignoranti, i politici bam-
cogliere in Francia sottoscrizioni per bini, i diplomatici impossibili, i ge-
un monumento a Pio IX, si è ab- nerali incapaci, l'operaio inesperto,
boccato coi capi del partito rea- l'agricoltura patriarcale, e la reto-
zionario periscopi politici».
rica che ci rode le ossa,,.
B questo soltanto un episodio fra In effetti i nostri governanti,
i tanti di quel 1882, anno non fa- troppo intenti a realizzare una po-
voloso ma certamente importante litica estera megalomane, non si
per l'Italia e la giovane Congre- accorgono dei veri problemi del
gazione salesiana.
Paese.
L'Italia è retta dalla Sinistra de- Quell'anno, dunque, fa cultura
mocratica, che, grazie al tra- essere antifrancesi ed anticlericali.
sformismo e al parlamentarismo Cosi mentre il non più giovane
favorito dalla nuova legge elettorale Carducci a Bologna ed in altre
del gennaio 1882 nonché all'abilità piazze declama versi commisti a
manovriera di Depretis, raccoglie feroci battute anticlericali, l'anziano
parlamentari d'ogni regione e colore. generale Garibaldi - morirà a Ca-
In politica estera è l'anno della prera il 2 giugno 1882 -, ritornato
Triplice Alleanza con la quale si in una Sicilia irrequieta e delusa,
spera di rifarsi sulla Francia dopo la per celebrare il sesto anniversario
delusione tunisina. Con essa giunge dei Vespri Siciliani, accusa la
in Italia un'ondata militaristica fi- Francia e offende la Chiesa.
lotedesca che finirà con l'io- Questa, intanto è retta sempre da
La Chiesa di S. Giovanni Evangellsta Inau-
gurata nell'ottobre 1882.
Papa Leone XIII e si fa sempre più
attenta ai problemi sociali.
L'impegno dei cattolici italiani,
organizzati nell'Opera dei congressi
e dei comitati cattolici, diventa
massiccio e sollecita la ripresa di un
dialogo Stato-Chiesa fino a tal
punto da sembrare imminente,
proprio quell'anno, un accordo. Non
se ne farà niente e si dovrà at-
tendere i Patti Lateranensi del 1929.
La Francia vive la sua terza re-
pubblica e proprio quell'anno al
moderato Ferry succede il radicale
Gambetta, legato alla massoneria
che gridava: «Il clericalismo, ecco il
nemico». Eppure il 1882 per Don
Bosco in Francia è un trionfo tanto
che Madre Caterina Daghero, su-
peri.ora delle Figlie di Maria Au-
siliatrice, recatasi in quella nazione
La Casa Salesiana di Marsiglia.
La Casa Salesiana «Astori . fondata nel t 882 a Mogllano.
25 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1982

3.6 Page 26

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su proposta dello stesso Santo,
scrive alle sue consorelle che nella
Costa Azzurra persino la brezza del
mare parla di Don Bosco.
Ma aneliamo con ordine, mese
dopo mese.
Gennaio. È proprio del primo
gennaio l'inizio della corrispondenza
fra Don Bosco e Mada.moiselle
Clara Louvet. Seguiranno oltre 57
lettere fino al 5 settembre 1887. La
signorina Clara - francese del nord,
che a maggio parteciperà alla festa
torinese di Maria Ausiliatrice - fu
per lei di straordinaria generosità ed
è una delle poche cooperatrici di cui
applaUBi dei presenti - racconta la
storia dei due preti che tentarono di
mandare Don Bosco al manicomio e
come questi fini con il mandar loro.
Febbraio. La mezzanotte del 4
giunge a Tolosa. L'alba del 5 vede
una folla cli cittadini per ascoltare la
sua messa. ln cattedrale, qualche
giorno dopo con una «simplicità
charmante» racconterà le origini
della sua opera soffermandosi SO·
prattutto sul tema delle scuole
professionali e della cooperazione
salesiana. A metà mese ritorna a
Marsiglia carico cli stanchezza ma
anche cli... franchi.
La Colonla agricola di Maroc«:4 dl.,.ndente dalla Casa di Moglleno Veneto in une foto del
1882.
abbia.mo informazioni precise di
direzione spirituale da parte di Don
Bosco.
La metà del mese vede il Santo in
Francia dove le quattro case sa-
lesiane erano state da poco affidate
a Don Paolo Albera, futuro suo
successore. A Lione Don Bosco
viene accolto dal rettore della locale
Università cattolica, monsignor
Guiol.
Le sue principali preoccupazioni
in Francia saranno: far questue
dopo le conferenze, visitare am-
malati guarendone non pochi, dare
udienze. In questa città - prima
sede dell'Opera cli Propaganda Fide
- Don Bosco ha modo cli esporre i
problemi delle sue Missioni al Con-
siglio centrale dell'Opera. La sera
del 21 giunge a Valenza, città a
metà strada fra Lione e Marsiglia;
qui, fra l'altro, assiste ad uno spet-
tacolo il cui incasso è destinato al
completamento della costruzione
della Basilica del Sacro Cuore in via
Marsala a Roma. Nell'intervallo -
dietro insistenza dell'amica abate
Didelot e fra le risate seguite dagli
«Il soggiorno cli Don Bosco a
Marsiglia - scrisse don Bologna -
è veramente qualcosa cli me-
raviglioso. La gente lo considera
come un santo. Staziona nei corridoi
a centinaia tutta la giornata. lo non
so veramente come Don Bosco possa
reggere a tante fatiche•.
Il 20 febbraio parte per Tolone.
Qui, fra l'altro, parlando ai Coo-
peratori dice: «Essi non debbono
solamente raccogliere limosine per i
nostri ospizi, ma anche adoperarsi
con ogni mezzo possibile per coo-
perare alla salvezza dei loro fratelli
ed in particolar modo della gio-
ventù. Cerchino pertanto di man-
dare i ragazzi al catechismo, aiutino
personalmente i parroci a farlo,
preparino i fanciulli alla comunione
e vedano che abbiano anche gli abiti
convenienti, diffondano buoni libri e
si appongano energicamente alla
stampa irregolare e immorale».
Marzo. Sawvebonne, Cuers,
Frejus, Nizza, Canne;, sono al-
trettante tappe del mese di marzo.
In Costa Azzurra Don Bosco an-
dava volentieri perché vi incontrava
26 801.tHTINO SALESIANO 24 I GENNAIO IQ82
generosi benefattori che non man-
cavano di presentargli amici e sim-
patizzanti. Uno di questi è il gior•
nalist.a Saint-Genest. «Confesso -
ebbe a scrivere - che a tutta prima
l'atteggiamento e la fisionomia del
Santo non mi fece impressione. Ma
Don Bosco non è quello che appare
a primo acchito. Sull'esordire cli una
conversazione generale, qualsiasi
altro ha maggior importanza cli lui.
Esprimendosi con difficoltà in
francese, resta nella penombra. Poi
a poco a poco certe parole dette
sotto voce sono lampi luminosi.
Questi sprazzi vanno crescendo.
Tosto si fa silenzio, e non si guarda e
non si ascolta che lui. Allora chi ne
osserva bene il volto, vi scorge lo
stampo cli un uomo creato da Dio
per qualche cosa... Quello che in lui
colpisce è la finezza del sorriso,
l'occhio furbo e un'aria cli bontà
superiore e cli volontà indomita».
Intanto quel vedere Don Bosco,
un prete, circondato sempre da
tanta folla ~petti qualche ze-
lante funzionario repubblicano che
informa a modo suo, il governo cli
Parigi. Il provvedi.mento - di cui
abbiamo riferito - ·giunge un po'
tarcli ...
Aprile. La primavera vede
Don Bosco trattenersi qualche
pomo in Li~~: ne approfit_ta per
mcontrare anuct e cooperatone per
spronarli a sostenere la sua opera
educativa. Ma il desiderio del Santo
è quello cli essere, come l'anno pre-
cedente, a Firenze per la Pasqua. Il
suo primo gesto in terra fiorentina è
quello cli visitare la cont.essa Gi-
roloma Ugoccioni. Cooperatrice dal
1866 la nobildonna fiorentina ve-
niva considerata come «la nostra
buona mamma cli Firenze».
Il 12 aprile è a Roma per af.
frontare tre problemi: la costruzione
della chiesa del Sacro Cuore che va
a rilento, le Missioni d'America e gli
affari con le Congregazioni romane.
Il 25 viene ricevuto in udienza da
Leone XIII il quale l'esorta a rac-
comandare ai cooperatori la pre-
ghiera e l'azione.
Maggio. Fino al 9 il Santo è a
Roma; il 13 è a Faenza, il 15 a Bo-
logna.
Finalmente rieccolo a Valdocco
dove da un giorno era iniziata la
novena di Maria Ausiliatrice. La
festa viene celebrata con l'ormai
consueta solennità. Fra i pellegrini
fanno spicco un gruppo cli francesi
con in testa il conte e la contessa
Colle rispettivamente 'priore' e
'priora' della festa.
Giugno. Non è un mese lieto
per Don Bosco.
Si apre con un articolo de «La

3.7 Page 27

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cronaca dei tribunali» che ha l'e-
loquente, offensivo, titolo: «Don
Bosco e la sua bottegu mentre a
metà mese, per mancanza di mezzi
si blocca la costruzione della Chiesa
del Sacro Cuore a Roma.
I mesi cli luglio, agosto e set-
tembre sono alquanto tranquilli;
Don Bosco ne a pprofitta per vi-
sitare la casa salesiana di B orgo San
Martino mentre si completano i la-
vori della Chiesa di San Giovanni
Evangelista.
Ottobre. Il 4 ottobre muore a
Torino il conte Carlo Alberto Cays
di Gileta e Caselette. Nato il 21
novembre del 1813 era stato fra
l'altro deputato al Parlamento
Subalpino dal 1857 al 1860. Mor-
tagli la moglie e sistemato il figlio si
era fatto salesiano. Il 28 ottobre
viene consacrata dall'arcivescovo cli
Torino, mons. Castaldi, la Chiesa di
San Giovanni. «In quel giorno av-
venturato - si legge nel Bollettino
Salesiano del novembte 1882 - fu-
rono coronate le fatiche e le sol-
lecitudini di tante benemerite per-
sone che nel volgere di più anm col
senno, coll'arte e colla mano ci aiu-
tarono a consacrare a Dio questo
sacro edificio». All'interno della
chiesa vi fa spicco una statua: è
quella di Pio IX; un gesto d'amore e
di riconoscenza per un Papa che gli
fu padre e amico.
Novembre. Il 18 novembre
viene aperta l'opera salesiana di
Mogliano Veneto. L'iniziativa di
una casa salesiana in Veneto si può
realizzare grazie all'impegno e alla
generosità della signora Elisabetta
Astori.
Dicembre. L'ultimo mese
dell'anno D on Bosco lo trascorre a
Valdocco, t ra i suoi.
«Nell'anno ora decorso - dice ad
amici e cooperatori - molte furono
le opere, che colla benedizione del
Cielo e coll'appoggio della carità
vostra abbiamo potuto compiere in
Europa e specialmente in Francia.
Di molto si accrebbe il numero dei
giovanetti tolti dall'abbandono,
strappati ai pericoli dell'immo-
ralità... Tutte le Case furono così
piene di fanciulli che non ebbe più
luogo ove mettere quelli, i quali ogni
giorno facevano richiesta d'essere
accettati...».
E di fronte alle difficoltà del
momento Don Bosco continua:
«Noi non dobbiamo temere, anzi
dobbiamo aprire il cuore alla più
grande speranza, e continuare ad
occuparci della maggior gloria di
Dio, sicuri che Egli non lascerà di
favorirci a misura dei nostri bi-
sogni».
Giuseppe Costa
HONG KONG
Le scuole serali
di r. Lee & Rev. Lee
Oltre 30.000 giovani hanno frequentato I corsi della St. Louls
School. È una Iniziativa gestita Interamente da Exalllevl Don
Bosco. Mr. Lee non ha dubbi: « la gente di Hong Kong ha un
grande rispetto per I Salesiani »
e hiamarsi Lee tra i cinesi non
è cosa insolita. Ad H on~
Kong due uomini che s1
chiamano Lee sono accomunati a un
insolito progetto degli exallievi della
Scuola salesiana St. Louis. Uno, il
reverendo Giuseppe Lee, è prete ed
ex insegnante del St. Louis; l'altro,
il signor Giuseppe Lee, è insegnante
ed exallievo della stessa scuola.
I due Lee, assieme ad altri amici
exallievi, hanno organizzato nello
spirito di Don Bosco altre scuole
mol tiplicando in tal modo in ma-
niera nuova, l'efficacia missionaria
salesiana.
Padre Lee è diventato nel frattempo
assistente spirituale dell'Associa-
zione Exallievi Don Bosco di Hong
Kong.
Il progetto degli exallievi del St.
Louis - conosciuti in quell'isola con
il termine inglese «old boys» -
rende possibile l'estensione della
presenza di Don Bosco nell'edu-
cazione giovanile di scuole non di-
rettamente gestite dai Salesiani.
Senza l'aiuto cli questo originale
progetto la presenza salesiana ad
Hong Kong sarebbe limitata di
molto; mentre infatti il numero dei
missionari salesiani resta limitato,
la popolazione giovanile dell'isola
aumenta in maniera spettacolare.
Come dice infatti il signor Lee,
quando frequentava il liceo cli St .
Louis vi erano 26 sacerdoti ed era-
vamo nel 1958.
·
Oggi vi sono 8 salesiani mentre la
popolazione di Hong Kong continua
a crescere.
Vera lanterna magica di luci
affascinanti dal tramonto al sorgere
del sole, Hong Kong è stata una
calamita per profughi fin dal 1842
quando con il concordato cli Nan-
chino fu consegnata agli Inglesi.
Dall'inizio poi del potere comunista
di Mao Tse Tung, - anno 1949 - il
numero dei rifugiati ha avuto un
incredibile aumento.
Oggi la popolazione è di cinque
milioni; il doppio circa di un quarto
La Chiesa di St. Anthony.
di secolo fa. I cattolici sono appena
il 6%.
Più di 200 parrocchie servono i
cattolici residenti nelle 235 isole che
compongono questa colonia bri-
tannica di 403.000 metri quadrati.
L'isola principale è appunto Hong
Kong e con i suoi 32.000 mq cli
estensione è poco più grande della
Sicilia.
È collegata alla penisola di
Kowloon attraverso piccoli tra-
ghetti ed un tunnel sottomarino.
La St. Louis School si trova al
nord dell'isola e proprio di fronte a
Kowloon.
È in una zona collinare dove pe-
doni, taxi e bus si contendono il
poco spazio delle caratteristiche
viuzze piene di negozietti che ven-
dono tutto.
È l'opera salesiana più antica di
Hong Kong essendo stata fondata
nel 1927. L'anno dopo la visitatoria
cinese veniva elevata ad ispettoria.
La scuola inizialmente fu di tipo
professionale; successivamente vi si
aprì l'elementare e la scuola su-
periore. Oggi è frequentata da 2.000
alunni.
2 7 BOUE.TTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1982

3.8 Page 28

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La St. Louls School ••Ima mater• et.sii halllevl di Hong Kong.
Gli exallievi, in accordo con i sa-
lesiani, hanno iniziato questa loro
esperienza educativa 10 anni fa con
una scuola serale e proprio presso il
St. Louis, loro «alma mater».
Mi...'lt.er Lee fu invitato a fare il
preside.
«L'invito - ricorda egli s ~
con un sorriso - mi venne fatto il
30 luglio e la scuola iniziò il 15 ago-
sto successivo...
Il signor Lee ha sempre fatto l'e-
ducatore. Dopo essersi laureato nel
1963, è tornato come insegnante di
chimica al St. Louis riuscendo anche
ad insegnare presso la scuola dei
Gesuiti di Hong Kong.
La scuola serale degli exallievi è
indirizzata a quei giovani che non
hanno ultimato la scuola superiore
ed hanno bisogno del diploma per
accedere all'università.
«Messa una inserzione pubbli-
citaria sui giornali - dice il signor
Lee - si ebbe una risposta in-
coraggiante. Risposero subito quasi
300 giovani che frequentarono tutte
le sere e l'intera giornata del sabato
per due anni. Essa continua tut-
t 'oggi. Ai nostri corsi abbiamo re-
gi.strato ben 30.000 ahJnni di cui
5.000 nella succursale di Kowloon.
Quasi due terzi degli studenti pa-
gano per seguire questi corsi».
La scuola serale di St. Louis è ad
indirizzo tecnico-scientifico e que-
sto, secondo Mr. Lee è il motivo che
rende i ragazzi di gran lunga più
numerosi delle ragazze,..
Egli è anche molto orgoglioso del
livello di rendimenw raggiunto dalla
scuola.
"I risultati di ammissione al-
l'università sono inferiori soltanto
dell'uno, due per cento rispetto agli
alunni proveruenti dai corsi diurni».
Un giovane studente della
scuola è stato il primo non pro-
veniente da scuole diurne ad essere
accettato all'università di Hong
Kong. Si è iscritto alla facoltà di
28 BOU/iTTINO SALESIANO 1 GENNAIO 19~
medicina.
Centinaia di allievi serali vanno
ogni anno nelle altre università al-
cuni alle Hawaii e in Canada.
Quelli che vanno all'università di
Taiwan sono cosi numerosi che
adesso questa università manda i
propri professori al St. Louis.
L'iniziativa è finanziariamente in
attivo. Con le entrate si è pensato di
aiutare gli alunni della scuola di
Wan Chai nella parte est dell'isola
di Hong Kong. In questa scuola
dalle elementari alle superiori ci
sono 1.900 alunni ed i Salesiani vi
insegnano religione.
Una scuola privata con 80 allievi
rilevata da questi eullievi nel giro
di due anni è arrivata ad averne
1.400.
Mr. Lee non ba dubbi: la gente
di Hong Kong ha un grande rispetto
per i salesiani e questo spiega il
successo dei corsi serali.
Per queste scuole diurne e serali è
stato formato un corpo insegnante
denominato «St. Louis Matri-
culation Course Ltd.•: appartiene
completamente all'associazione
completamente all'associazione ex-
allievi. Il salesiano don Deane è il
dfrettore di questo gruppo assieme
al signor Lee ed altri tre exallievi,
Winston Chu e John Liu, avvocati, e
Anthony Liu, ingegnere.
Quest'ultimo ha lavorato per la
costruzione di un secondo tunnel
per Kowloon ed attualmente è in-
gegnere capo al Dipartimento go-
vernativo delle acque.
11 signor Lee è molto occupato.
Sei volte alla settimanalascia la sua
abitazione alle 7 del mattino e non
vi fa ritorno prima delle 11 di sera.
È padre di quattro bambini, tre
maschi ed una femmina. Il più
grande ha 16 anni.
L'iniziativa degli exallievi con-
tinua la sua espansione.
Essi hanno intenzione di prendere
un collegio privato vicino alla scuola
di Wan Chai. Il direttore di questa
scuola infatti è morto e la famiglia
non pensa di continua.me l'attività;
attualmente ci sono 300 alunni e
Mr. Lee pensa che ne potrebbe
avere altri 1.500.
La St. Louis school è stata non
soltant.o all'origine di queste nuove
iniziative educative ma anche la
pietra angolare della prese11Za sa•
ksiana ad Hong Kong. Negli anni
successivi alla fondazione le si sono
aggiunte altre opere come la par-
rocchia St. Anthony con l'annessa
scuola elementare.
Qui ogni mattina il reverendo
Lee, assistente spirituale del-
l'associazione, celebra la messa. Egli
è nato in Cina e da ragazzo ha fre-
quentato la scuola salesiana di
Shanghai.
Alcuni membri dell'associazione
exallievi, egli dice, sono discendenti
di nobili famiglie emigrate da Ma-
cao nel 1920. Un certo numero di
exallievi sono giovani altri arrivano
fino ad ottant'anni. Gli exallievi di
Hong Kong sono_più di 100.000.
Come tutti i Salesiani padre Lee
ha una speciale devozione alla Ma-
donna. Ricorda la chiesa di Maria
Ausiliatrice costruita dai Gesuiti a
So Se, vicino Shanghai, dopo essere
sopravvissuti alla rivoluzione Boxer.
Maria si mostra in abiti regali
cinesi copiati dalJa madre del-
l'ultimo re della dinastia Cbing.
La sua faccia è orientale; la sta-
tua fu realizzata per quella chiesa ed
oggi viene chiamata la Madonna
della Cina. Ci sono molti pel-
legrinaggi e ciò dà fastidio alle au-
torità cinesi.
Attualmente è in mano ai preti
«patriottici•. Quando nacque padre
Lee, la nonna felice esclamò: «Ab-
biamo preso un drago•. Il drago è
infatti per i cinesi un segno por-
tafortuna.
Padre Lee ricorda bene come U
giorno della sua prima comunione,
all'età di 12 anni, accompagnato
dallii mamma P. dalJa nonna si recò
in pellegrinaggio a quel Santuario.
La strada era infangata e temette di
sporcare il vestito bianco della ce-
rimonia; la mamma lo rassicurò
raccontandogli questo episodio: «Il
sacerdote del Santuario di So Se
aveva pregato la Madonna perché lo
aiutasse a trovare i soldi necessari
alla sistemazione della strada ma la
Madonna gli rispose di non preoc-
cuparsi perché i pellegrini ingi-
nocchiandosi non si sarebbero
sporcati•.
Questo accadde quasi 48 anni fa
ma padre Lee si ricorda che i suoi
vestiti bianchi non divennero spor-
chi. Non se ne è mai dimenticato.

3.9 Page 29

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LIBRERIA
* AGOSTINO FAVALE
(a cura di)
sere utile a tanti genitori essendo attrezzato di un dell'Ufficio Catethistico di
sempre desiderosi d'ap- apparato scientifico tipico Trento. è diretto chi fa della
Vocazione comune • vo- prendere il loro difficile dei lavori universitari, esso catechesi un impegno per gli
cazioni specifiche. Aspetti .mestiere». Pur ripromet- ha anche il pregio di un lin- altri: ai catechisti.
blbllcl, teologici, • psico tendoci di tornare su questo guaggio chiaro anche se Partendo dalla lettura di
pedagogico. paston1ll1 LAS,
Roma, 1981, pp. 533, Lire
20.000
Don Agostino Favale, do-
volume, diciamo subito che i
22 capitoli che lo com-
pongono sono altrettanti
«quadri» di vita e di espe-
tecnico.
* AUTORI VARI
Spezziamo Il pane,
alcuni catechismi, gli Autori
vogliono affermare la ne-
cessità che i catechisti di una
LDC, chiesa locale vi si scoprano
cente all'Università Sale- rienza non soltanto riferiti al Leumann, 1981, pp. 215, Lire anche come gruppo che la-
siana, continua a farci dono rapporto genitori-figli ma 5.500
vora insieme ed insieme si
di volumi che certamente anche alla vita di coppia. Questo volume, compilato confronta con la Parola di
sono illuminanti ed esaustivi. Centottantadue pagine in- da un gruppo di specialisti Dio.
Così dopo «Movimenti ec- somma, semplici ed efficaci.
clesiali contemporanei• edi-
to dalla stessa Libreria Ate-
neo Salesiano, ecco que-
st'altro volume sulla vo-
cazione considerata da di-
versi aspetti.
Il saggio di don Favale
raccoglie i contributi di nu-
merosi studiosi che dalla
propria specifica compe-
tenza affrontano il comune
tema vocazionale.
Così gli aspetti biblici sono
affrontati oltre che dallo
stesso Curatore, da Giovanni
Helewa, Martino Conti, Ce-
sare Bissoli, Antonio Sicari,
Stefano Vlrgulin, Juan Picca,
Salvatore M. Meo: tutti bi-
blisti e teologi insignì.
La seconda parte del vo-
lume analizza gli aspetti
* MICHELE PELLEREY
Progettar•
l'educ■zlon•
nella scuola cattolica, LAS,
Roma 1981, pp. 234, Lire
12.000.
Dal 2 al 4 gennaio 1981 la
Facoltà di Scienze del-
l'Educazione dell'Università
Salesiana ha organizzato a
Roma un convegno sul tema
della progettazione edu-
cativa nella scuola cattolica.
Gli Atti di quel riuscito in-
contro sono ora raccolti in
questo volume. È a tutti nota
la difficile situazione in cui
vivono i ragazzi ed i giovani.
Ciò esige un rinnovato im-
pegno da parte degli edu-
catori.
teologici del fatto voca- Questo volume - che ri-
zionale ed è affidata a Jo- porta le relazioni tenute al
seph Gevaert, Guido Gatti, Convegno - rappresenta un
Juan Esquerda Bifet, Alberto contributo notevole per la
Altana, Joseph Aubry, Ar- chiarificazione dei termini
mando Oberti, Ugo Vanni. La del rapporto fra educazione
terza ed ultima parte è svolta cattolica e scuola, tra questa
interamente da Paul Grieger e la comunità ecclesiale. fra
ed affronta gli aspetti più cultura e professione, tra in-
propriamente psicopedago- segnamento della religione e
gici e pastorali della vo- delle altre discipline sco-
cazione.
lastiche.
Pur essendo un volume Progettare l'educazione
OGGI
OGG
CREDONO
COS11
1
I RISULTATI
C COR SI
E~ 2
APPROFOHDIMENTI
* GIANCARLO MILANESI E COLLABORATORI
Oggi credono cosi, Indagine multldlsclpllnare sulla do·
manda di rellglone del giovani, Voi. 1 - I rlaultaU, pp.
496, Lire 18.000, Voi. 2 - Approfondlmenu ternaUcl
commento multldlsclpllnare, pp. 344, Lire 13.000, LDC,
Leumann. 1981
Questi due volumi raccolgono i risultati - con le re-
lative indicazioni metodologiche - dell'indagine sulla
religiosità di 5.000 giovani condotta da don Giancarlo
Milanesi e dai suoi collaboratori, in massima parte do-
centi dell'Università Salesiana di Roma.
destinato agli studiosi, potrà nei suoi aspetti globali e
essere utile anche a chi, ai particolari non è un lusso
diversi livelli ecclesiali, sente accademico ma l'esigenza
il bisogno di un aggiorna- prima di chi opera in mezzo
Va segnalata innanzitutto la generosità dell'Editrice
che dopo aver in parte finanziato, ha anche pubblicato la
ricerca.
mento.
ai giovani.
È questo un contributo non indifferente che viene dato
* VALERIA E ODILLA
VERONESI
E questo il messaggio del
volume che, del resto, rac-
coglie con il saluto di don
alla conoscenza degli atteggiamenti e delle aspirazioni
dei giovani di oggi.
Il primo volume (i risultati) raccoglie i dati dell'indagine
Il llbro della famlglla. Come Egidio Viganò nella sua ed è una parte densa di grafici e diagrammi; più pa-
educare I nostri fltll, LDC, qualità di Gran Cancelliere storale e metodologico invece è il secondo volume (ap-
Leumann, 1981, pp. 182, Lire dell'Università, gli interventi profondimenti tematici e commento multidisciplinare)
5200.
qualificati di Michele Pel- che vede raccolti. fra gli altri, i contributi di Guido Gatti.
Questo volume - scrive lerey, Luigi Sartori, Luciano Cesare Bissoli, Riccardo Tonelli, Greta Chavez, Sandra
l'Editore presentandolo - è Corradini, Pio Scilligo, An- Chistolini.
il risultato di una lunga tonio Pieretti, Domenico
Certo, questi volumi sono particolarmente utili per pa-
esperienza educativa con- Conti, Emilio Alberich, Josef storalisti e catecheti, cioè per chi studia a livello scien-
dotta con cuore materno e Gevaert, Riccardo Tonelli e tifico i problemi di metodo e di contenuto derivanti dal-
con costante ottimismo da Antonio M. Javierre.
l'annuncio del vangelo ai giovani di oggi. Tuttavia se-
due maestre nella scuola Per chi opera con diverse gnaliamo ben volentieri la pubblicazione per l'im-
elementare.
motivazioni nel mondo della portanza che ha nel panorama degli studi sociologici e
Si tratta In effetti, di un la- scuola, questo volume può pastorali sulla situazione giovanile.
voro semplice che potrà es- essere di notevole utilità. Pur
29 BOLLHTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1982

3.10 Page 30

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I NOSTRI SANTI
HO CONFIDATO NELL'AUSIUATRICE
CHE TANTO PUÒ PRESSO DIO
Mi trovo presso
alcuni miei fa-
miliari, quando ri-
cevo per lettera la
notizia che mio
fratello medico
chirurgo, facente
parte di una équipe
molto conosciuta,
entro 15 giorni de-
v'essere operato di
tumore maligno. Il
parroco del luogo, salesiano, inizia
una novena di preghiere e ci invita a
confidare in Maria Auslllatrlce, che
tanto può presso il Signore. Rivedo
mio fratello serenamente cosciente del
suo grave stato, mentre tutti in famiglia
siamo angosciati, come è ben com-
prensibile. L'operazione, però, dopo
tutte le diagnosi del caso, rivela non
solo che il tumore non ha radici, ma
che è chiaramente benigno. A un anno
di distanza, mio fratello sta bene e ha
ripreso la sua normale attività.
lettera firmata
Adempio alla promessa fatta al-
l'Ausiliatrice di pubblicare la grazia
avuta per la guarigione di mio padre.
All'età di 76 anni si è ammalato gra-
vemente di ulcera gastrica; e quindi è
stato ricoverato all'ospedale con forti,
continui dolori. Allora iniziai con fede
la novena di preghiere all'Ausiliatrice,
consigliata da Don Bosco. Intanto il
controllo medico escludeva che fosse
possibìle la guarigione senza in-
tervento. lo continuavo a pregare. Il
successivo controllo, con grande stu-
pore il medico notò che l'ulcera era
cicatrizzata; e la guarigione sicura.
Nella Sprega
Voghera (PV)
Ringrazio pubblicamente Maria Au-
siliatrice per aver aiutato la nipote Ka-
tia a superare un momento difficile e
doloroso, perché ridotta in fin di vita
da una emorragia interna.
Maria Gomiero
Scorzè (VE)
Mio figlio di 11 anni ha subito l'anno
scorso in aprile un grave incidente
stradale. È rimasto in coma al-
l'ospedale per 90 giorni. Ai primi di
giugno i medici ci hanno awisato che
non c'era più nulla da fare. Non ci sia-
mo rassegnati: abbiamo consultato
spedalisti in Italia e all'estero. Ab-
biamo pregato l'Ausiliatrice e i santi
salesiani. Finalmente la grazia è ar-
rivata, quando la notte fra il 12 e il 13
luglio il bambino ha dato i primi se.g~i
di risveglio. Sono passati 15 mesi, 11
bambino è stato seguito da cure adatte
e ora sta frequentando la 5• ele-
mentare; e in casa è tornata la se-
renità.
Vincenzo Versace
Romanò d'lnvernigo (CO)
CREDO NELLA FORZA DEI.I.A FEDE
In agosto mia
madre fu colpita da
una terribile forma
di arteriosclerosi
celebrale, perden-
do l'uso della pa-
rola. Le sue sof-
ferenze
erano
espresse da gemiti,
lacrime e sguardi
Imploranti... Allora
ml impegnai a
pregare giorno e notte, invocando
l'aiuto di Don Bosco perché implorasse
la grazia dall'Ausiliatrice. La fiducia
nell'aiuto soprannaturale cresceva a
misura che si dileguava la speranza
nelle cure mediche. Ora (in ottobre)
mia madre con sorriso giovanile e pa-
role spedite celebra le lodi del Signore,
mentre parenti e amici non credono ai
loro occhi; e io credo nella forza della
fede.
Anna Della Paolera
Napoli
RINGRAZIANO
I SANn SALESIANI
Vorrei veder pubblicate sul Bollettino
Salesiano diverse grazie, che ho ri-
cevuto da Dio per l'intercessione di
Maria Ausiliatrice, Don Bosco e Do-
menico Savio. Mio fratello e mia sorella
colpiti da grave forma di esaurimento
nervoso sono ormai guariti; mio padre
si è ristabilito da una brutta caduta, la
mamma da una forte asma. Continuo a
pregare.
·
lettera firmata (CN)
* Graziella Ca/visi Cherchi, di Or-
tignano (AR). Mio figlio di
ricoverato all'ospedale
9 anni
dove
vs1~nnri7-
scontra una fimòsi, che richiede l'in-
tervento chirurgico. La famiglia, in at-
tesa delle ultime diagnosi, prega Don
Bosco e don Rua. L'intervento chi-
rurgico viene escluso e il bambino
viene curato in cinque minuti in am-
bulatorio, senza anestesia. Guarigione
completa.
* Maddalena lori (San Nicola da
Crissa, CZ): a 75 anni sofferente di
30 BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 1982
numerosi disturbi, e ricoverata d'ur-
genza all'ospedale perché colpita da
embolia polmonare, ringrazia don Mi-
chele Rua perché ha accolto le sue
preghiere concedendole di ricuperare
la salute e di lasciare l'ospedale dopo
pochissimi giorni.
* Heliodoro Riveros (Bogotà, Co-
lombia): «Sono un salesiano coa-
diutore di 80 anni; da due anni soffrivo
di vertigini che mi lasciavano per vari
giorni senza vigore, e che dato il mio
tipo di lavoro potevano risultare molto
pericolose. I medici non riuscivano a
liberarmi da questa infermità, ma ciò
che essi non seppero fare me lo ot-
tennero il beato Don Rua e la Ma-
donna, a cui sono ricorso con fede:
ora dico loro Il mio grazie, perché ho
ricuperato In pieno la salute».
* Floridia Maria, di Catanzaro. Da
anni invoco tutte le mattine, leggendo
la preghiera sull'immaginetta, don Fi-
lippo Rinaldi, che mi ha fatto co-
noscere ed amare i santi salesiani, i
quali hanno aiutato mia nuora a su-
perare difficili gravidanze.
* Rosalia Patanè, di Ma/etto (CT). Ho
pregato tanto per salvare il mio bam-
bino diagnosticato in fin di vita, ora in
ottima salute.
~ Loredana Scordo, di Bova Marina
(RC). Ho pregato perché fosse provata
l'innocenza di mio padre e sono stata
esaudita.
Ml HANNO INVITATO A PREGARE
LA MADRE MAZZARELLO
Mio marito è
stato ricoverato
all'ospedale con
una diagnosi ter-
ribile: la neoplasia
alla testa del pan-
creas. Confidai la
mia angoscia alle
Figlie di Maria Au-
siliatrice, che mi
invitarono a pre-
gare tanto e fer-
vorosamente Madre Mauarello. L'in-
tervento chirurgico non confermò la
diagnosi di prima; e mio marito ora sta
benissimo.
lettera firmata
Mia sorella è stata colpita da emor-
ragia cerebrale. L'hanno portata gra-
vissima dall'ospedale di Melegnano
all'Istituto Nevrologico di Milano.
L'abbiamo assistita per 10 giorni e
notti, mentre da noi, a Paullo, in-
cominciavano le feste per il Centenario
di Madre Mazzarello. Mi misi a pregare
la santa con fede. Dopo 15 giorni mia
sorella è stata dimessa in buona sa-
lute.
Angela Moretti
Paullo (Ml)
Mi ero raccomandata ai santi sa-
lesiani, particolarmente a Madre Maz-
zarello perché mi aiutasse a superare

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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le difficoltà che si frapponevano alla
realizzazione della mia vocazione mo-
nastica. Nel giorno della mia entrata
nel monastero benedettino adempio la
promessa di scrivervi, chiedendo di
pubblicare la grazia.
Eloisa de' Santis
Chieri (TO)
Cl SlAMO RACCOMANDATI
A SUOR PALOIIINO
Mio fratello spo-
sato con due figlie
tu colpito da ma-
lore, ricoverato e
messo in camera di
rianimazione. Av-
visata dai parenti,
pensai subito di
raccomandarlo a
suor Palomlno. In-
tanto il fratello si
aggrava, i medici
non sanno come diagnosticare il male:
virus, tetano, epatite virale, polmonite
fulminante?... Non sanno a che ap-
pigliarsì. lo, continuo con tutti in fa-
miglia a supplicare suor Palomino.
Dopo cinque giorni il malato riprende a
migliorare. Dopo dieci giorni viene di-
messo.
Una F.M.A.,
Paullo (Ml)
Ero stata sfrattata dal mio antico al-
loggio e, nonostante tutte le ricerche,
non ne trovavo uno che fosse adatto
anche per la mia vecchia zia, di oltre
90 anni. Sono stata consigliata di ri-
volgermi a suor Patomino, che co-
minciai a pregare, unitamente alle
suore della comunità locale. Fi-
nalmente, contro tutte le difficoltà, le
speranze e le delusioni, l'abbiamo tro-
vato, adatto e confortevole.
Clementina Galbani
Vercelli
Ho ricevuto una grande grazia da
Dio, mediante l'intercessione di suor
Palomino. Mia madre è stata per mesi
ammalata, senza che i medici po-
tessero diagnosticare la natura dei
gravi disturbi. Allora, Insieme a lei, ho
cominciato una novena. La mamma
cominciò a migliorare, i medici ten-
tarono una nuova terapia con esito
positivo; e così la paziente di giorno in
giorno si riprese bene.
suor Francesca Trombadore
Modica (RG)
IL MIO GRAZIE A DON Cl Am
Voglio qui rin-
graziare mediante
il Bollettìno Sa-
lesiano don Clrnattl
per la guarigione
da una grave ma-
lattia. Nel pieno
della crisi dovuta
ad embolo da fle-
bite e che si tra-
sformò poi in
broncopolmonite, Il
medico disse: «Ci fu un momento in
cui solo Dio mise mano! Noi non po-
tevamo più fare niente. Se Lui ti ha
salvato, vuol dire che ti vuole ancora
laggiù, con la tua gente in Bolivia•.
Don Cimatti era stato a casa mia due
volte e la mamma e il papà lo ri-
cordano con molto affetto; io mi affidai
a lui appena soprawenne la malattia,
con la scusa che ero partito per la
missione alla sua stessa età. La mia
fiducia fu ben riposta; lo prego che
ancora ci aiuti con la sua potente in-
tercessione: io per la missione, i miei
per vivere sereni la volontà di Dio.
d. Ermanno Nigris
Missione S. Carlos - Bolivia
La signora Eloisa Flores V. Fuentes
da mesi era ammalata di cancro. I
dottori dichiararono che non c'era
nulla da tare. L'ammalata raccomandò
i cinque figlioli ancora in tenera età
alle suore e si dispose a morire. Ma i
figli e le suore non disperarono. Alla
più grandicella fu messa in mano l'im-
magine con la reliquia di mons. V. Ci-
matti, perché con i fratellini, vicino alla
mamma, recitassero tutte le sere la
preghiera e poi lasciassero l'immagine
sotto il guanciale dell'ammalata. «Non
erano passati dieci giorni, il cam-
panello daH'esterno suonò, aprii la
porta e mi vidi davanti la signora Eloi-
sa. Fuori di me per la sorpresa, la presi
per un braccio, domandandole se era
proprio lei...• . Andò avanti per qualche
tempo senza medicine. Ora continua a
fare i lavori di sempre.
suor Angela Piovesan
Santiago (Cile)
Mi sono ammalato gravemente e
sono ricorso a don Cimatti per guarire,
pregando unitamente a tutti quelli che
mi conoscono, perché egli guidasse i
medici nelle loro decisioni e il caso mio
si risolvesse senza operazioni. Ero at-
taccato da quattro virus in tutto l'or-
ganismo, con emorragie interne, vo-
miti, febbri alte e continue. Fra le di-
verse soluzioni i medici si pro-
spettavano un'esplorazione su tutti gli
organismi Interni, con una laparatomia
all'addome. Invece si scartò l'ipotesi
dell'operazione e prevalse la decisione
di una terapia antibiotica. Ora sto bene
e ringrazio i medici; e soprattutto don
Cimatti.
don Darbino Stringnini, sales.
Torlno-Rebaudengo
PENSAI A SI ONE 3RUGI
La signora Maria Giolli, di anni 76, è
stata ricoverata all'Ospedale di Ales-
sandria-Egitto, con molti dolori e una
piaga a una gamba che ne rendeva
necessaria l'amputazione. La po-
veretta non voleva e piangeva di-
speratamente. lo pensai al salesiano
coad. Srugl, le ho dato l'immagine, in-
vitandola a pregare. Da allora i dolori
diminuirono e la piaga si è chiusa man
mano quasi completamente. I dottori si
sono meravigliati e non sanno ancora
cosa dire.
don Ferruccio Bordignon, sales.
Alessandria-Egitto
ABBIAMO PREGATO
I MARTIRI CINESI
* Pierina Gibin,
Oulx (TO) con la
famiglia desidera
rendere pubblica la
riconoscenza ai
martiri salesiani in
Cina mons. Ver,,
alglla • don Ca-
ravarto, perché da
essi hanno ot-
tenuto grazie spi-
rituali e nello stesso tempo guarigione
da seri disturbi nella salute.
* Maria Vittoria Repetto (Genova)
ringrazia i Martiri Salesiani in Cina per
l'aiuto prestato durante una grave
malattia che aveva colpito il fratello,
attribuendo alla loro intercessione
«non solo il buon risultato, ma anche
le tante grazie spirituali ricevute nella
lunga prova».
* Angela ved. Rosso, Livorno Ferraris
(VC). A 85 anni, colpita da acciacchi e
da una tosse che la tormentava da una
settimana giorno e notte, si è rivolta
con tede ai due martiri. Ricoverata
d'urgenza all'ospedale, dopo tre giorni
la tosse è scomparsa e la salute è ri-
tornata. Non sa come spiegare la
guarigione così rapida.
* Lettera firmata,
Verona. Per il mio
bambino malato i
medici ormai pre-
vedevano il ri-
covero e l'in-
tervento c hirur-
gico. Il tempo
passava e il pro-
blema si ag-
gravava. Mi sono
rivolta a Zeffirino Namuncurà perché
lo aiutasse. Nel giro di pochi giorni
tutto si è risolto senza bisogno di in-
tervento chirurgico.
* Giuseppe Fonte, di Cave (Roma),
per il superamento di una grave ma-
lattia e tre giorni passati In coma; e il
suo ristabilimento in salute.
1i: Lina Pompeo, di Caltagirone (CT),
per la protezione accordata alla figlia
in un parto che sembrava impossibile;
e per la nascita di un bel bambino.
* Caterina Ro-
berto comune Co-
staurana (VC). Ho
pregato con fede
Laura Vlcuiia e la
ringrazio
pub-
blicamente, perché
con la sua in-
tercessione mi ha
liberato da una fa-
stidiosa malattia.
* Fausta Cassinelli, di Vetria (SV), per
la guarigione lmprowisa e totale di un
carissimo parente e un aiuto insperato
per lei.
31 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1982

4.2 Page 32

▲back to top
* N.S. Bronte (CA). Eravamo an-
gosciati per una seconda operazione a
papà, che sembrava indispensabile.
Ma io vedendo sul Bollettino Salesiano
la foto di Laura Vicuf'la che pri-
meggiava, la invocai, chiedendole che
facesse qualche cosa per mio padre. Il
risultato ci fu. Così scoprii di avere in
cielo un'amica meravigliosa, che sarà
sempre nei miei pensieri e nel mio
cuore.
* Gina Caroti, Genova. In una si-
tuazione difficile che mi ha addolorato
tanto, ho avuto l'ispirazione di in-
vocare per prima Laura Vicuna: e tutto
si è risolto bene. Penso sia bene se-
gnalare tali aiuti, perché non sono im-
portanti solo gli aiuti materiali, ma an-
che quelli spirituali.
RINGRAZIANO
S. DOMENICO SAVIO
Mi sento in do-
vere di far co-
noscere una grazia
ricevuta. Un bam-
R
bino mio parente si
-
ferì e gravemente
vicino all'occhio.
Fu trasportato al-
1'ospedale, però
l'intervento chi-
rurgico sembrava
impossibile. In quei
tremendi minuti mi rivolsi con de-
vozione al protettore dei bambini san
Domenico Savio. Dopo vari tentativi i
medici riuscirono a dare i punti ne-
cessari, riservandosi la prognosi dopo
qualche ora. Ma tutto si è risolto bene;
e dopo tre settimane il bimbo è del
tutto guarito.
Maria Rosarla'Masu/fo
Vietri sul Mare (SA)
Da alcuni anni abbiamo desiderato
che la nostra unione fosse allietata
dalla nascita di un bambino. Co-
minciammo con molta fede a fare tutti i
giorni la novena, promettendo di por-
tare addosso l'abitino, di aggiungere il
nome Domenico e di pubblicare la
grazia. Dopo alcuni mesi è venuto al
mondo un bellissimo bambino, che ha
riempito di felicità i nostri cuori. Rin-
graziamo san Domenico Savio, rac-
comandandogli di proteggerci e di
custodire il nostro piccolo.
Mariella e Salvatore
lnterguglielmi (PA)
Dal febbraio dell'anno scorso fino a
tutto settembre, mi assalivano crampi
dolorosi all'addome. La sofferenza era
indicibile e permanente. Ml rivolsi a
san Domenico Savio e misi al collo
l'abitino con la sua reliquia. Ma le sof-
ferenze continuavano. Un giorno mi
sono uscite queste parole: «Do-
menichino, tu hai fatto guarire tua
madre con l'abitino, ma a me non
pensi!». Invece, fui proprio esaudita,
avendo lui interceduto per me presso
Maria Ausiliatrice e il SignorP; e non ho
più accusato i fastidiosi dolori.
Maria Palermo Moliterno (PZ)
32 BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 1982
Alla fine di maggio dello scorso anno
nostro figlio fu colpito da un im-
prowiso e grave malore, per cui fu ri-
coverato d'urgenza all'ospedale spe-
cializzato per malattie infantili. Fu
subito diagnosticata una grave ma-
lattia, che avrebbe potuto avere con-
seguenze deleterie per tutta la vita, se
fosse scampato alla morte. Angosciati
ma fiduciosi, invocammo san Do-
menico Savio, promettendo la pub-
blicazione della grazia. Un sacerdote
salesiano portò l'abitino che noi ap-
plicammo all'ammalato; e impartì la
benedizione di Maria Ausiliatrice.
Quando a tarda sera si attendeva Il
primario per un ultimo accertamento e
in sala operatoria era tutto pronto il
nostro bambino, che da 40 ore non
riusciva a calmarsi e a riposare, con
sorpresa di tutti si addormentò pla-
cidamente. Giunto il primario, decise di
rimandare l'accertamento al giorno
seguente, ma non fu più necessario,
perché al risveglio il bambino non ac-
cusava più alcun male. Da quella sera
il nostro bambino è sempre stato bene,
senza bisogno di cure.
Marisa e Bruno Be/legati
Roletto (TO)
Non mi è stata concessa subito la
gioia di diventare madre. Dopo la
morte della mia prima creatura, mi ri-
volsi con mio marito a san Domenico
Savio perché mi intercedesse la grazia
presso Dio di avere una nostra crea-
tura, come desideravamo tanto. Ho
portato l'abitino; e dopo un'attesa
piena di fiducia, sono diventata madre
di una bambina bellissima, alla quale
abbiamo dato il nome Roberta Do-
menica. Vi prego di pubblicare la gra-
zia.
Bianca Damiano
Vietri sul Mare (SA)
Mia zia·di 76 anni era stata colpita da
un tumore maligno all'intestino e al
pancreas. Non si era potuto operarla,
perché il male era diffuso in tutto il
corpo. I medici preannunciavano do-
lori atroci, ma io mi rivolsi con intensa
fiducia a san Domenico Savio, con le
preghiere della novena; e feci in-
dossare alla zia l'abitino, perché al-
meno non soffrisse. Sono stata ascol-
tata. Con grande meraviglia dei medici
l'ammalata non ha più avuto dolori ed
è vissuta per quasi un anno con nor-
mali analgesici, trovando · negli ultimi
giorni lucidità e forza per fare co-
scientemente le pratiche religiose in
preparazione alla morte.
Tina Quarta - Lecce
Il piccolo Davide è stato ricoverato
all'ospedale gravissimo. Una équipe di
medici e di specialisti non erano in
grado di fare una diagnosi del male.
Una persona amica ha portato in casa
un abitino di san Domenico Savio, che
con venerazione e fiducia i familiari
hanno portato sul lettino del bambino
all'ospedale. Il bambino era in coma
da tre settimane. Alla scadenza del
mese i genitori furono avvisati che Il
figlio aveva un'ora sola di vita... Il pa-
dre al mattino prestissimo accorre e
trova Davide seduto sul letto che
chiede da bere e da mangiare. I medici
non sanno cosa fare. Dicono che il
bambino comunque resterà me-
nomato, ad esempio negli occhi, o al-
trove. Ma Davide dopo un altro mese è
dimesso sano e forte, che sembra stia
meglio di prima la malattia. Chiede la
pubblicazione della grazia la madre.
Anna Lucantonio
Melbourne (Australia)
* Bruno e Palma Brigida Vazzana,
Condofuri Mar. (RC), ringraziano Do-
menico Savio per la nascita di Maria
*Domenica.
Silvana e Gianni Baldi, Ostia (Roma)
si sono rivolti con fiducia al santo delle
culle e la neonata Michela quasi subito
è stata liberata da febbre e con-
*vulsioni.
Antonietta De Francesco, Roma, ha
avuto fiducia in san Domenico Savio
ed è stata esaudita, sia nel parto dif-
ficile, sia nell'occasione di due in-
*terventi medici sulla figlia Donatella.
I coniugi Lo Groi, Cammarata (AG),
in attesa da quasi sette anni di un
bambino, hanno pregato san Do-
menico Savio con familiari e amici; e
ultimamente sono stati felici della na-
*scita di Domenico.
Mariuccia e Renato lnvernizzi, rin-
graziano per la grazia loro accordata
della felice nascita di Filippo.
HANNO SEGNALATO GRAZIE
Anluso Gabriella - Angileri Anna Maria - Annlno
Maria - Avaro Franca - Bacussi Adele - Badellino
Laura - Balma Maria - Basso Donatella - Basso
Marta - Bellone Margherita - Bondl Angelina - Bor-
setto Paolo - Bosco cav. Pietro - Buzzoni Santina
CalraU Antonio - Cantoni Giuseppina - Carapelll Eva
- Cardinale Maria - Carezzano Luigina e Pietro -
Castello Teresa - Castiglione Giovanna - Catalano
Concetta • Chiesa Linda • Chiesa Maria Chlolalo
Giuseppe - Colombo Sandra - Coppo Santino - Cri-
stoforo Giustina - Croce Calogera - Cossu Maria -
Dalla Balla GJuseppina - Della Prooera Anna - De-
brio Paola - De Melina Norma - DI Renzo sac. Fran-
cesco - Epls Noemi - Fadda Dina - Fermanl Simone -
Ferraris Cristina - Ferrere Angela - Fosson Fran-
cesco - Fracchia Emilia - Furieri De Stefanls Olga
Gandolfi Rosa - Garau Maria - Garavaglia Rosa -
Gennarelll Una Ghiazza Luigia • Ghlsolli An-
tonietta - Glovannelll EIVlra - Giovanninl dr. Bruno -
Suor Girolama - Giummazza Sebastiana - Grasso
Francesco - Iorio Marta - La Spina Giuseppina - La
Vecchia Epifania - Lazzati Ada - Leonetti Luisa - Li-
gia C. Maria - Lucchl Emma • Malpassuto Maria
Mancini Ida - Marchlaro Giovanni - Massa Eliana -
Massara Giuseppina - Mastai Agata - Maurelli Una -
Mlchero G. Rosa - Mlchero Marilena - Mìgllavacca
Angela - Mingoia Salvatrice - Mitti Gabriella • Negro
Pietro - Lellc Nicoletoa - Novara Giovanna - Olivelli
Ester - 01eri Giuseppina • Ottani sr. Anna Ottonello
Anna - Paone Una - Parodi Renzo - Paluzzl Agnese
- Perret Dina Pezzoli Dora - Plntus M. Paola - Pi-
stoia Giuseppe - Podda Marlannlna - Ponte Ba-
m!detta - N.N. Ouarona - Reveglia Antonio - Rista
Cecilia - Roocella Lucia Roggero Irma Rolla Lu-
cia - Romano Luigi - Rosso cav. Pietro - Rubagotti
Giuditta - Ruggiero Salvatore - Sammartino Barbara
• Savarese Rita - Scatola Ines• Stantero Margherita
- Strazzonl Maria - Taddei Angelica - Tornasi Ollm-
pra - Tosca Angelica Vaglio Lucia - Va/chiusa
Marta - Vallana Egidio - Vezzaro Lucia - Vlanello
Gigetta - Vuillermin Maria - Zacchia Maria - Zambon
Benedetta - Zanello Lucia • Zeppa Piero Zito Giu-
seppe • Zullan Carmela.

4.3 Page 33

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I NOSTRI MORTI
IIAIA MC. Alfl'OIIIIO lalnlano t
Pedara (CT) a 83 anni
Il contatto col salesiani della prima
ora, Il clima austero di vita ohe sca-
turiva dal fondatore e dai primi grandi
salesiani, Il ritmo di lavoro entusiasta e
fervido trovarono In lui una natura e un
temperamento capaci di pronta e pie-
na asslmllazlone. Non si pul> di-
IORRA uc. GUIDO S.lnlano t Novl
Ligure (AL) a 85 anni
Fu una bella figura di salesiano, en-
tuslas1a ed attivo, di grande apertura e
cordialità, tra le più conosciute del &&-
condo cinquantennio della Con-
gregazlone. SI preparava a celebrare
70 anni di vita con Don Bosco e 60
anni di sacerdote di Dio, quando lo ha
colto la morte In quel periodo di stasi a
cui lo ha costretto l'età, Il logorio di
una vita operosissima e le sofferenze
della malattia. Ha passato gli ultimi
anni di vita In Liguria. alla Spezia, an•
cora pieno di vitalità e di Impegno pa-
storale, con la parola e con gli scritti.
Mi è ricordato soprattutto come Con-
sigliere Generalè alla Casa Madre del
Salesiani a Torino per la guida spi·
rituale della Federazione Mondiale
AllACRI MC. c«SAIII! lale9l8M t
Roma-S. Tarcisio a 71 anni
L •aspetto della sua personall1à più
evidente era ,·entusiasmo salesiano,
concretato nella vitalità e nel lavoro,
nella parola laclle e trascinatrice, nel
gesto festoso e net sorriso aperto e
amico. Nella sua eccezionale vitalità
era creativo e disponibile si pul> dire
cda sempre•, da quando ragazzo s1u-
dente salesiano a Bove Marina lu al•
ferrato dall'amore a Don Bosco alla
sua prima attività da salesiano fra I
giovani a Napoli, Taranto, Venosa In
Lucania, fino alle responsabilità as-
sunte come Ispettore a MIiano, Novara
e a Napoli, concluse con la direzione
del cS. Cuore. a Roma, dove la ma-
lattia di cuore lo fermò e lo costrinse al
riposo al cS. Tarcisio•. Il lavoro di don
Aracrl Ispettore lu molteplice e sempre
a ritmo fervido, fondato su un grande
aplrito di lede, alimentato e sorretto
dalla preghiera. Fu lui ad aprire la Ca-
sa di Arese. vicino a MIiano, per I ra•
gazzl In difficoltà e In pericolo, da sot-
trarre alla delinquenza. Ma Il campo
dove agli ha saputo e voluto dare il
meglio di sé è stato senza dubbio
quello dell'animazione delle comunità
e del membri della Famiglia Salesiana
alrimpegno per l'orientamento vo-
cazionale dei giovani, con attenzione
particolare alle vocazioni saleslane.
Apri o Incrementi> Noviziati e Aspi•
rantati; e moltipllcl> lnlzlative rivolte a
una più convin1a e appropriata pa-
storale vocazJonale. È morto al suo
paese natale, a Petrizzi (Catanzaro)
mentre si preparava a celebrare la
terza messa per I fedeli, Il 15 agosto,
res1a di Maria assunta In cielo.
Orfano di padre in tenerissima età,
ebbe sempre vicina la madre, anche
nella malattia, fino al suo trapasso. Un
confratello da ricordare.
FOIIALO$SO MC. ANTONIO Salnlano
t Brescia a 71 anni
Brillante negli studi lln da ragazzo,
come pure Impegnatissimo nella sue
formazione personale. Per prepa-
razione scientifica e profonda spi-
ritualità, appena conseguite due lauree
presso le università eccleslas1iche a
Roma, tu chiamato pur cosi giovane
ancora egli stesso ad essere cfor-
matore, del giovani salesiani. Pareva
che la sua strada fosse già segnata,
ma non fu cosi. Sembrava tutto scon-
tato per gll uomini, ma non altrettanto
per Dio. C'era un altro tirocinio, un'al-
tra formazione che attendeva don An-
tonio: quella della sofferenza nella
malattia, In una casa di cura. In tutto
sette lunghi anni. Ne usci mi-
racolosamente - dirà lui - ma anche
Immensamente arricchito di espe-
rienza. La utilizzerà al massimo, a
contatto con chi soffre. E ritorni) al la•
voro, come superiore e formatore, con
una vitalilà gioiosa anche se segnata
dalla tribolazione. I suol giovani sa•
lesiani, ora già maturi di età e di espe-
rienza, da Foglino (Torino) a Roma-S.
Cuore e Roma-S. Callisto, a Cison di
Valmarino (Treviso), lo hanno ri-
cordato e lo ricordano come uomo,
salesiano di grande cultura, di viva
sensibllltà e attività da attirare stima e
simpatia. luce e forza per la fedeltà alla
loro vocazione. Tutto sommato: una
vita Invidiabile.
menticare la sua carica salesiana di
ottimismo e di gioia contagiosa, sia
che si trovasse tra I giovani, o che si
sentisse Impegnato come delegato per
I Centri dei cooperatori salesiani, che
animi> per tanto tempo, o tutto preso In
una rete di azioni carfta1lve a van-
taggio di molti poveri, che ben lo co-
noscevano e lo ricercavano come sa-
cerdote e come benefattore. Egli rea-
lizzi) Il sacerdozio secondo Il cuore di
Cristo, sempre, ovunque, «;tutto• sa-
cerdote. con tutti sacerdote. In lui non
erano altri Interessi se non quem del
Regno di Dio; sentiva di essere pro-
lungamento dell'azione di salvezza di-
sposta da Dio, convinto che Il risultato
pastorale dipende dall'unione con Dio
e si regola di conseguenza nelle
espressioni della pietà sempllce, della
spiritualità salesiana. Fu pure sa-
cerdote secondo il cuore di Don Bo-
sco: trovars, tra i giovani, essere in-
traprendente, lavoratore lns1ancabile.
Amava ripetere «lavorare vivendo,
morire lavorandol■• Con don Rasà si
spegne uno di quel salesiani di spicco,
che furono artefici dell'opera salesiana
ln Sicilia.
PATIII IIAIIIA BIANCA "'9Ua di llarta
Aualllatrlce t Torino a 87 anni
Ha avuto commosse onoranze e so-
lenni esequie nella Basilica del-
l'Ausiliatrice a Torino, proprio alla vi-
gilia del giomo in cui avrebbe com-
piuto gli 87 anni di età. La sua è stata
una lunga operosissima vi1a, con-
sacrata a Dio e alla missione che 1'1·
stìtuto, sotto l'impulso dei due santi
fondatori Don Bosco e Madre Maz-
degli ExaJllevi Don Bosco. Questo In-
zarello, attua nel mondo, nella pa-
carico, che svolse con grande con-
GAUZIA LUIGI Salealano Coadiutore t storale della gioventù e degli adulti. Ha
vinzione e passione, era sopravvenuto BOffAZZI uo. LUIGI Sai.alano t Ge- a Palermo a 76 anni
svolto pure compiti di grande re-
dopo una lunga, avventurosa espe- nova.Quarto a 68 anni
Saleslano convinto, senti pro- sponsabilità: è stata direttrice, ispet-
rienza missionaria In Brasile - quasi Per un trentennio lu visto come sa- fondamente e coltivi> Intensamente trice e per 25 anni Economa Generale
venticinque annll - . prima come di-• lesiano attivo ed esemplare nella vlla l'amicizia e Il rappor1o umano con tutti, delle Figlie di Maria Aus,liatrice. SI era
rettore In una oasa salesiana del nord, personale e nella missione di edu- specialmente col giovani. Seppe In- prodigata di più specialmente nel-
poi come Ispettore delle opere di Don catore. All'Inizio degli anni '60 In- trecciare rapporti assai preziosi al fini l'organizzare ed espandere le scuole
Bosco al nord e quindi a sudovest cominci/) Il suo calvario di malattie e di caritativi e assistenziali con par- di formazione della Congregazione_
dell'immenso paese. Da qui mandi) dolori, che si prolungherà per oltre sonaggl del mondo politico e sociale. Aveva del tratti dl personalità che non
frequenU e Interessanti Informazioni quindici anni, duranta I quali dovrà af- Si prodigava verso tutti, a tutti do- si dimenticano: buona, comprensiva,
pubblicate sul Bollettino Salesiano: e frontare otto interventi chirurgici. An- nando qualcosa di s6 e del suo tempo. paziente. instancabile, spirituale. Da
qui raccolse la documentazione del che negli ultimi mesi lottava contro Il Sua mansione principale dal 1948 fu Il otto anni si era ritirata dalla vita attiva,
sacrificio dei due eroici missionari sa- male con rassegnazione e coraggio. A servizio di infermiere, ma da buon sa- dedicandosi tutta alla preghiera e a
lesiani don Fuchs e don Sacllotti,
massacrati insieme dai Xavantes sul
Rio das Mortes (che pubblici> su
drammatiche pagine del Bollettino
chi gli domandava: •Come sta?■ abi-
tualmente rispondeva: «E IeI dubita
della mia salute?,. Pregava molto; e
anche all'ospedale non tralasciava la
lesiano aveva già svolto diversi com-
piti.
GOIIOOOUONa - . QIUIIPPE la·
preparare Il suo Incontro con Dio.
Salesiano, nel febbraio del 1959, a 25 recita della liturgia delle ore e del ro- ' " ' - t a Roma-Tes1acclo a 74 anni AIPUI GIOVANNA Coopent,lce t a
anni dal fatto). Fu qui che si ritenne sario. Una pietà semplice e concreta: Scorrendo la scheda personale del Cardano al Campo (YA) a 72 anni
miracolato dal Servo di Dio don Filippo Dio, Maria Auslllatrlce, S. Giuseppe, suo •Curriculum vitae. si resta me- Fu provata, giovane sposa, dalle
Rinaldi, perché guarito In modo In• Don Bosco. Trascorse la maggior ravigliati come egli, con docilità e perdita del marito; e poi anehe di
spiegabile dopo appena un mese da parte della vita nelle scuole pro- prontezza, passasse da un'occu- quello cui si era unita nel secondo
gravi fratture alle gambe. riportate in fessionali, quelle che stavano a cuore pazione aJl'aitra, da un lslltuto sa- matrimonio. Madre di due bimbe do-
una caduta durante una visita alle In modo particolare a Don Bosco. lesiano atl"altro conservando Inalterata vette compiere molV sacrifici per
missioni del Mato Grosso.
Tanti exallievl lo ricordano per gli la serenità dello spirito e sempre fer- mantenerle ed educarle. A renderle
Questa intensa, sacrificata attività esempi, gll Insegnamenti e gli aluU vide la sua attività di insegnante. anl- meno dura l'accettazione di queste
missionaria era s1ata preceduta da al• avuti nella ricerca del posti di lavoro. mato~e della comunità educativa e sofferenze, lu il dono che la pri-
cuni anni tra i giovani, come In- Uno scrive: .era un superiore d'ac- nella paslOrale della parrocchia. Que- mogenita fece di all'Istituto delle
segnante ed animatore aI. liceo sa- ciaio, instancabile, presente ovunque. sto soprattutto nella Casa di Roma- Figlie di Maria Ausiliatrice. Donna di
lesiano di Torlno-Valsalfce, ove maturi> Accorto osservatore, sapeva In- Testaccio ove lu tempo addietro di• fede e di preghiera, attese S&-
per l'apostolato Giacomo MatfeJ e altri tervenire con prontezza, prevenendo il rettore pieno di iniziativa e di coraggio renamente la venuta del Signore. che
lndlmen1Icablll giovani, di cui don male. Formava noi ragazzi con cor- per lo sviluppo dell'opera; e dove tor- venne Improvvisa ma non Imprevista.
Coiauf raccolse le memorie_
diale fermezza_ Non ammetteva de- ni>, già anziano, per dedicarsi al-
Lo ricorda con stima e riconoscenza bolezze. Diceva; per riuscire, occorre l'animazione di vari gruppi giovanili e BIANCHI PACIUIIA vact. IJICOU C -
un'intera generazione di salesiani che essere convinto delle proprie buone di adulti. ~ stata la sua una vita piena -atrtce t La Spezia a 82 anni
operano in Brasile; e di exalllevl di Don intenzioni, altrimenti. mancando le ed esemplare, come sacerdote, re- Dotata di energica vttalità, vedova da
Bosco. In tutto Il mondo.
basi, è inutile cominciare a costruirei,. ligioso, salesiano.
quasi clnquant'annl, mal si è concessa
33 BOLLETTINO SALéSIANO 1 GéNNA/O 1982

4.4 Page 34

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spazi di tempo libero o attività che non
le consentissero educazione severa
dei Hgli, dedizione generosa al lavoro.
onestà senza cedimenti, anche di
fronte a una lunga serie di penosi sa-
Criffci. La sua lede religiosa, senza
fronzoli, ma vigorosa e tenace, le ha
dato forza per assecondare la vo-
cazione salesiana e sacerdotale del
Hgllo don Osvaldo, al quale torna Il
soave e prezioso ricordo degli In-
segnamenti suol e dell'ammirazione e
benevolenza da parte di quanti la co-
nobbero.
■IIOQQI• HlfflNA ~atrlca t a
Calellodi Gallarate (I/A) a 84 anni
La sua lunga esistenza tu segnata
da numerose e grandi sofferenze.
Traglcamentè, In Incidenti stradali ri-
petuti perse Il marito e due Hgll. La sua
vita, purificata da tanto dolore, divenne
abbandono In Dio e donazione ge-
nerosa agli altri. Una delle figlie si do-
nò all'Istituto di Mana Auslliatrice, fa.
cendosl suora di Don Bosco. Passò gli
ultimi anni in compagnia delle suore
della Scuola Materna di Caiello, che la
tennero come loro mamma. Passava la
sua giornata riempiendo di preghiera e
di servizio umlle e generoso tutto il
tempo disponibile.
IIUSAffO ■AGGIO AIIPAUCIE Coo-
_.tnoe t Cavazzale (1/1) a 91 anni
La sua vita è stata una testimonianza
attiva e gioviale di madre cristiana.
Alimentava la sua lede ogni giorno con
la partecipazione alla santa Messa,
comunicandosi. Rendeva molto pra-
tica la sua cooperazione salesiana
Impegnandosi In parrocchia per tutte
le lnl.zletlve apostoliche e missionarie.
Fu cooperatrice di Don Bosco nel
senso pieno della parola: dei suol
quattro figli tre si consacrarono ge-
nerosamente a DiO, dei quali due nella
Famiglia Salesiana: don Federico
missionario in Giappone e Il coa-
diutore Flavio; e una figlia tra le Suore
di Nostra Signora al Monta Calvario.
Tra I suol meriti spicca pure quello di
aver letto conoscere anche ad altri
giovani la Congregazlone salesiana,
nella quele poi sono entrali. Maria Au-
slilatrlce, che Ella tanto amava, la volle
con proprio Il giorno della sua
commemorazione. Il 2• del mese (In
settembre), mentre li figlio sacerdote
Federico Iniziava la celèbrazlone della
santa Messa, In ospedale.
Insegnante elementare, educatrice
nel pieno senso della parola, medaglia
d'oro della Pubblica Istruzione. Con lo
spirito di Don Bosco, nella sua mis-
sione educativa ha collabora1o al fio-
rire di vocazioni sacerdotali. Tre suoi
scolari, ora già sacerdoti, per rl•
conoscenza alla loro Insegnante si
sono trovati al suo funerale, con-
celebrando la santa Messa. Sempre
generosa Inogni Iniziativa salesiana.
QAVIOU NUA Cooperavtc. t Padova
a 80 anni
SI è spenta serenamente, dopo Il rl-
COVBl"O all'ospedale. Rimasta vedova
giovanissima, ebbe li grande dolore di
perdere anche Il figlio poco più che
ventenne e la figlia dopo poco che si
era sposata. Cosi, rimasta sola, con
grande sacrificio e generosità si de-
dicò tutta all'amore di Dio e del pros-
simo. Era Impegnata In pa1Tocchia
nell'apostolato della preghiera e della
carità, aiutava chi soffriva con la pa-
rola e te opere. Fedele alle riunioni del
Coop81"atorl, fino a quando venne ri-
coverata, vi prendeva parte con In-
teresse e con amore, generosa sem-
pre, anche se le sue possibilità non
erano florida, Ma sapeva sempre dare
senza nulla chiedere. Amò Don Bosco
e l'Opera Salesiana: leggeva volentieri
e diffondeva Il Bollettino Saleslano.
LOIIQHI QINl!TTA Cooperetrtoe ed
llulhYa t Mede (PV) a 71 anni
Educata dalle Figlie di Maria Au-
slllatrice, ne aveva assimilato pro-
fondamente lo spirito salesiano. Era
presidente dell'Unione EJ<allleve, le
Invitava, le guidava, le accompagnava
nei momenti difficili della loro vita. La
sua pr-nza. ispirava fiducie, spa-
lancava I cuori. Tutti gli Impegni apo-
stolici hanno sempre ruotato attorno
alla sua persona: catechismo, stampa,
azione cattolica, associazione Coo-
pera1orl salesiani. Era conosciuta da
tutti proprio perché In tutte le cir-
costanze era la persona dlsponlblle a
dare una mano, con tanto amore. L'e-
sempio della sua fedeltà al principi
dell'educazione salesiana e Il suo cn-
stlaneslmo vissuto in pienezza e tra-
dotto In delicatezza e forza di sen-
timenti resta un segno di grande spe-
ranza per la crescita della nostra co-
munità cristiana, delle unioni Coo-
peratori ed Exallleve.
CIUVIEU..UO CATTACIN UIISIUNA
Cootiaratrtce 1 a Biandronno (VA)
La figlia Teresa con grande dolore
dà notizia della morte, chiedendo Il
passaggio dell'abbonamento di Bol-
lettino Salesiano dalla madre al suo
nome, perché questo le farà sembrare
di avere ancora la sua adorata mamma
assieme a lei.
l'IIACCtllA VlffOIIINA Caap-trtce I
Alessandria a 87 anni
IIASIETTI Z A - ALIESUIIDIIA
Cooper■ll'IH t Bologna a 80 anni
Di nobile ed antica famiglia bo-
logn- servi Il Signore nella gioia e
nella sofferenza. Reagl al male che
1·aveva colpita nella prima giovinezza
riuscendo a conseguire Il diploma di
pianoforte e a dedicarsi tutta al-
l'insegnamento. Ma la sua vita fu to-
prattutto una continua preghiera e
un'offerta a Dio di tutti I suol dolori per
l'apostolato del sacerdoti. Attiva e ge-
nerosa cooperatrice, visse nella più
rigida povertà, passò gli ultimi anni
quasi costantemente In cllnlca; e li suo
letto diventò altare dl dolore san-
tificante. Ritornò alla casa del Padre
con le mani cariche di opere di bene e
Il cuore colmo di gioia.
PACI: f'llltACIE IIAIIIA ~ldrlo4' f
Palermo a 47 anni
È deceduta Il 1• venerdl del mese di
ottobre, lesta degli Angeli Custodi.
Durante la sua malattia diede prove di
grande pazienza, serenità e ab-
bandono In Dio. La Madonna su Il suo
sostegno e li suo conforto. Ha fatto
una morte lnvldlablle, con Il distacco
totale di tutto senza rincrescimenti. Ha
lasciato la mamma novantenne, Il me-
rito e due figli al quali prodigava tutta
la sua vita. Partecipava volentieri am,
riunioni del Labo<atorlo •Mamma
Marg~erita, dova era felice di poter
lncon1rare le altre sorelle Cooperatrici.
Con il suo modo grazioso e faceto te-
neva tutte allegre. Pregava con farvore
e la. sua preghiera preferita era il santo
Rosario.
PASI■ IIUUIU. 1NNI. _,SAffl t
Montechiarugolo (PR) a 86 anni
Cristiana coerente, fervente Coo-
peratrice educò I figli al valori della le-
de. Tre di essi si sono consacrati al
Signore: Il maggiore !ratei Antonio,
diacono permanente dei Servi di Ma-
ria, e due figlie suor Velia e suor Mana
nelle Figlie di Maria Ausiliatrice. SI lm•
pegnò a diffondere la devozione al S.
Cuore, la recita del Rosario, la buona
stampa, anche In ambienti ostili, non
badando a sacrifici. Fece della sua vita
un dono per alleviare le sofferenze al-
trui e ne preparò molti all'Incontro con
Dio. Sempre disponibile nelle opere di
bene, anche nell'assistenza agli am•
malati, di preferenza I più soli e bi·
sognosl, sempre gratuitamente. Offrl le
sue ultime, lunghe sofferenze per la
Chiesa e per tante Intenzioni, per i
medici e le Infermiere che la curavano
e che rimasero edlllcatl per la serenità
e fortezza dal suo animo di fronte alla
morte.
Pt:1111:ffl CATEIIIIIA ved, VALLA
Cooperatrice t a Castagnole Piemonte
(Torino) a 73 anni
Ogni giorno Messa con la Co-
munione erano per lei tutto. De-
votissima di Maria Auslllatrloe (il 24
maggio di ogni anno era liii che guf-
dava l'Incontro di preghiera nella cap,
pella di Maria Ausiliatrice), era en-
tusiasta della persona e dell'opera di
Don Bosco e benefattrice Insigne del
missionari salesiani, del quali si In-
teressava costantementa. Lascia un
grande rimpianto, colmato dalla cer-
tezza che questa sorella, pur chiamata
improvvisamenta alla casa del Padre, è
già nalla pace di Dio.
PIS.Ala SAlfflNA CaapI ■blue t a
Messina a 65 anni
Una grave malattia l'ha portata alla
morte In due, tre giorni, lasciando tutti
sgomenti, ma nello stesso tempo S&-
renl, perché essa visse una vita di sa-
crificio vero, rinunciando al ma•
trlmonlo per assistere I suoi lamfllarl,
specialmente la mamma, morta a 97
anni. Era sempre presente alle riunioni
delle Cooperatrici, faceva a tutti Il do-
no della sua gioia Interiore e della sua
bella voce: era la prima ad lnalzare Il
canto di lode a Gesù e alle Madonna
Ausiliatrice, con Don Bosco santo, SI
ricorda la sua generosità nel sostenere
Il laboratorio .Mamma Margherita,, Il
cui scopo è aiutare l'oratorio e le mis-
sioni.
ZOLA ■IIAClAQUA EUDI! C -
pwalrtoe t Nave (BS)
Aveva tanta lede In Dio, semplice ma
profonda, devozlone vivissima a'Maria
vergine e madre. che diffuse nella sua
famiglia, ricca di sette figli; a amava lo
spirito di Don Bosco (era sorella di una
Figlia dl M. Auslilatrice). Vlsse con fe-
deltà totale la sua missione di sposa e
di madre. Dedita anche all"apostolato
in parrocchia, partecipò a movimenti e
Iniziative. Sopportò con grande ras-
segnazione la lunga, dolorosa ma-
lattia, da commuovere ed edificare
quanti l'avvicinarono, fino alla sua se-
rena morte.
ZORTl:A GUIDO Coopar■tore l Canal
S. Bovo (TN) a 77 anni
Da ragano - assieme ai suoi cugini
saleslani don Giovanni e don Luigi -
lu ospitato all'Oratorio di Torlno-Val-
docco, come profugo della Prima
Guerra Mondiale (1914-18). Per questo
ha sempre conservato una grande
devozione a Don Bosco, seguiva con
interesse sul Bollettino Salesiano le
vicende della sua opera e con cuore
generoso e grato aiutava In modo
particolare le missioni salesiani. A
questo spirito cristiano e salesiano
Ispirò la sua larnlglla, tanto che le llglle
insegnanti continuano a vivere e ope-
rare sull'esempio del padre. Impiegato
per quasi mezzo secolo nel Comune,
era ben voluto e stimato da tutti per la
sua rettitudine ed interessamento, per
le persone e le cose, In Parrocchia era
presente per tutte le pratiche religiose
e le opere di bene. Negli ultimi anni,
colpito da un malessere preoccupante
agli occhi, si era raccomandato al•
l"onterèéssioné cli don Filippo Rlnaldl; e
si eia sentito liberato da quel grave
disturbo. Andava preparandosi alla
morte, che lo colse di sorpresa, ma
non Impreparato. Parenti (tra cui un
nipote sacerdote salesiano) e il paese
tutto. a lui tento caro, lo considerano
un protettore in Cielo.
A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ncono-
sciuta giuridicamente con O. P del 2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
I SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO. avente perso-
nalità giuridica per Décreto 13-1-1924 n 22, possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredità.
Formule valide sono:
- se s1 tratta d'un legato: • ...lascio alla Direzione Generale Opere
Don Bosco con sede ;n Roma (oppure all'/sfituro Salesiano per le
missioni con sede In Torino) a titolo di legato la somma d i lire...
(oppure) l'immobile sito in... per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti•
colarmentedi assistenza e beneficenza. di istruzione e educazione, di
culto e d1 religione,
- se s1 tratta mvece di nominare erede d i ogni sostanza l'uno o
l"altro del due Enti su Indicati·
...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no m,o erede universale la Direzione Genera/e Opere Don Bosco con
sede In Roma (oppure l'Istituto Salesiano per /e M,ss,oni con sede in
Torino; lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, per
g li scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, d i Istruzione e educazione, di culto e di religione•
(luogo e data)
(firma per disteso)
34 BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO <982

4.5 Page 35

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.le.,a.l.a.n.,l, IlaarciaurAauadllilaElr.Flc.Le .MSaIinantioSaL.·
1.000.000
soL I D A RI ETA-
llon.l: Anna Scarfone, a cura delle
Cooperatrici Salesiane di Latina L. Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
600.000
llon.l: ll•rte Aualllattlce, confido nel
tuo aiuto, a cura di N.N. L. 500.000
Borea: llarte Au•IHatrtce • s. Glov1111nl
lo•co, In memoria e su/fregio di Bo-
nino Caterina, a cura della cognata e
nipoti L. 500.000
eorea: Ilaria Aualllalrlce • Don eoaco,
in ringraziamento e Invacando pro-
tezione, a cura di M.P., Torino L.
500.000
lloru: Sacro Cuore di Gaaù, Ilaria
Au•lllalrlca • Don eoaco, In rln-
g1aziamento e In suffragio del fratello
Battista, a cura di N.N. L. 500.000
Borea: lllll'la Aualllalrlca, Santi Sa·
lealanl, per grazia ricevuta e In-
vocandone altre, a cura di Patuzzl
Agnese. Bassano del Grappa, VI L.
500.000
llon.l: ea.to Don Rua, In memoria 11
suffragio della mamma Ines Pini e del
nostri defunti. a cura dei F.lli Verga L.
500.000
loru: Ilaria Auenlatrlca, in memoria
di Zenasso Battista, a cura di Stoppani
Gaudenzio Junior, L 500.000
lorsa: s. Ilaria llaurallo, a cura di
N. N.. Bresso L. 400.000
■orea: S. Domenico Savio, par grazia
ricevuta e Implorando protezione. a
cura di Bozzolino Paolo e Rosalba,
Torino
lloru: Ilaria A11alllll1rlca • S. Giovanni
8oaco, In ringraziamento, a cura di
Mombellardo Enrichetta e Antonietta,
Torino
llorea: s. Giovanni lloaco, per grazia
ricevuta, a cura di C.F.. Torino
lloru: llarta AuaNlatrk:a, per grazia
ricevuta, a cure di C.F., Torino
■orea: llarla Aullllatrica e Santi Sa-
a-: In suffragio di Bergonzl Gia-
comina, e cura della sorella Teresa
lona: Maria Aualllatrlce • Santi Sa·
lallanl, Invocando protezione sulla
famiglia in urgente bisogno, a cura di
De Agostini Silvia, Bemete CO
lloru: Ilaria AueHlll1rlca, Don lloaco,
Don llua, lnvocando protezione, a cura
di Tengattinl Angelo, Paratico BS
llon.l: In suffragio dai nostri genitori
defunti, a cura di Guidotti Zerblne e
Vittorio
Argentina, a cura di Drovandl Gio-
vanr,a e Rossetti Vittorio
lorea: Don lloaco, a cura di Follioley
Vittoria e Castagno Alfredo
eoru: Marte Aualllatrlce, a cura di
Maglstronl Angelo e Mascia Laura
.. eorea: Don haco, a cura di Zanettl
Francesca e Pessina Teresa
8orea: Ilaria Auelllatrlca a Santi Sa-
lHl■nl, in ringraziamento e chiedendo
protezione, a cura di Scentamburlo
Maria, Arsago PD
......., Don FII- Rlnaldl, In 8Uffraglo
di Don Lorenzo Demartlni, a cura della
nipote M. Grazia, Mede PV
8orea: ...,.. Aullllatrloa • s. Giovanni
lloaco, proteggete I miei figli, a cura di
D.S.
lorea: RepossiAntonio di sempre cara
memoria, a cura della figlia Repossl
Rosina, Abbiategrasso Ml
llorN: Don Mario Bianchi, invocando
preghiera per il figi/o Antonio e la ni-
pote orfana, a cura di Mastroianni TI·
na, Vlllaguardla CO
lorea: Ilaria Au1lllatrlca, per la saluta
di Daniele a di noi tutti, a cura dl Fer-
rigno Latteria, Messina L. 250.000
lorea: lllll'la AueU1111rlca a Santi Sa·
IHlanl, a cura di N.N.. Trino ve L.
200.000
llon.l: Ilaria Aualllatrlca, in suffragio
di Gino Pediglleri, Invocando pro-
lazione sul nipote prossimo al sa-
cardozlo, a cura F. M.A. Sampolo, Pa-
lermo L. 200.000
lorea: lkato lllcllala Rua, a cure di
Olivari Maria Rizzo, Campo Ligure, GE
L. 200.000
8orea: llarla Aulllllatrtca, Don lloaco,
in suffragio di Dino. Cesira e Irma Ca-
sanova, a cure di Casanova Ales-
sandro, Cerreto d'Esl AN
lorea: llatla Aullllalrlca, ringraziando
a Invocando protezione, a cura di N.N.,
S. Giorgio di Nogare
• - •Ilaria Auelllatrlca• Don lloaco,
In memoria e suffragio di Dematt6
Maria, e cura del famnleri
8orsa: Don lloaco, a cura di Rinaldl
Anna, Legnago VR
Borea: Ga■il •aar1corc11a, In suffragio
di Dante, a cura di Rebore Pia, Genova
lorea: Sacro Cuora di Gaaù, Mana
AuaHlatrk:a a Santi SalNa..t, par
grazia ricevuta e Invocando pro-
tezione, a cura di Caldinl Laura, Lasino
TN L. 200.000
lorea: In memoria e suffragio defunti
Famiglia Baldassarre Ronzoni, a cura
di Zorlonl Emilio, Seregno Ml L.
200.000
lorea: Donhaco, a cura di De Sandra
A. Teresa, Padova L 150.000
BORSE DI LIRE 100.000
lorea: In memoria e suffragio di Poli
Emma, a cura di Poli Clementine, BG
lorea: llarla Aualllatrtca, Don lloaco,
par grazia ric11vuta, a cura di Gel-
somlno Pietro. Mussameli CL
lorea: Ilaria Auelllatrlca • S. Glctv1111nl
loeco, prot&ggete I miei nipoti e te-
neteli lonteni da ogni mala, e cura di
Chlrlco Bello Assunta, RC
lorea: Sacro Cuore di Gaaù, Ilaria
Aullllalrlce, S . Giovanni loeco, in
ringraziamento a Implorando grazia
per le persone cafll, a cure di N.N.,
lseoBS
Borea: O..ù, eterno Sacerdote, fa· che
i sacardoti siano sempre fedeli alla loro
vocazione e siano santi, a cura di N.N..
Brescia
lnlanl, In ringraziamento e Invocando
protezione, a cure di F.P.. Torino
llon.l: Santi Sala■lanl, In rin-
graziamento e Invocando protezione
sulla famiglia, a cura di Segafredo
Olivetta, Rosà VI
a - : llarta AuaUlatrk:a, invocando
guarlgiona, a cure di Berti Marisa, To-
rino
• -: Don FUI- Rlnakll, In-
vocandone protezione e Intercessione
di grazie. a cura di Paslnl Giannina,
Torino
lloru: Ilaria Aulllllatrlca • S. Giovanni
8oaco, per la guarigione della cugina a
In memoria della zia. a cura di F.C.,
Ovada AL
Borea: Maria Aulllllatrtca, S . Glov1111nl
8oaco, S. Domenico Savio, per grazia
ricevuta, a cure di Ivonne Cavanna,
Ovada AL
lona: Ilaria A111lllatrlca, Santi Sa-
lnlanl, In ringraziamento e Invocando
ancor11 protezione, a cura di N.N,S.
lloru: Don Palestro Romeo. In me-
moria, a cura d1 G.C., Torino
8 -: DlvlM Provvldenu, a cure di
Bogllone Francesco, Torino
lorea: lllll'la Aualllatrlca, 9, Giovanni
lloaco, per grazia ricevuta e Invocando
protezione per I nipoti, a cura di N.N.,
GE-Voltri
lorer. llarla Aullllatrlca, S. Glovennl
8oaco, I. .,_lco Savio, pro-
teggeteci sempre, a cura ili Scor-
tegagna Bruno, Piovane Rocchette VI
a - , In suffragio del miei famlllari, a
cure di Travaglino Rosanna, Bor-
gomanero NO
..,,._, In ringraziamento ai nostri
Santi, a cura di Zambiesl Alda, Tre-
score CR
8 - : Don 8oaco, a cura di Ghlzzonl
Giuliano, Cedeo PC
lorea: s. Ilaria aa-rello, per grazia
ricevuta, a cura di Macchi Annanda,
Bogliasco. GE
llon.l: In memorie e :iuffreg/o di mia
madre, 4 cura di De Paoli Fabio, Piove
diSacco,PO
lorea: llarla AuaHlatrloa, a cura di
Agostani Pietro, Monza Ml
■-: Ilaria Aullllatrlca, S. GloHnnl
loeco, In suffragio di Mollna Giu-
seppe, nel X di sua morte, a cure di
Molina Claudia, Novara
■-: llarla Aualllalrlce, invocando
protezione per la mia famiglia, a cura
di Noli Clvati Pina, Rogoredo CO
■-, llarle A111lllatrlce, per grazia
ricevuta, a cura di Maccionl Lina e
Ferrar! Barbare
■-: In memoria dr Drovandi Tito e
lorea: Ilaria Aualllatrlca a S, Glovennl
loeco, per grazia ricevuta e invocando
protezione, a cura di Favre Lino, P&-
rlasc Ayas AO
lorea: In suffragio del defunto Barassi
Luigi, a cura di Barassi Mariuccia,
Grantola VA
lorer. lllll'la AueHlll1rlca • Santi Sa-
lellanl, In suffragio di Adolfo Te/esca,
a cure di Telesca Rosa, Maschito PZ
. _, Don lloaco, s. Domenico Savio,
par la pace in famiglia, a cura di Di
Biagio Don Ugo, Spoleto PG
lloru: llarla Aualllalrlc., S. Giovanni
eoaco, Implorando protezione sulla
famiglia, a cure di Leonardl C. Maria,
Sassuolo MO
llorN: Ilaria Aullflalrlce, per aiuto ri-
cevuto e chiedendo protezione, a cure
di Gennari Angioletta, Scurano PR
lloru: Ilaria Aualllatrlca, e cure di
lala Maria, Castellana Grotte BA
lorea: llarte Aullllatrtca, S. Giovanni
loeco, In ringraziamento. a cura di
Tononl Angelo, MIiano
lorea: Don 8-o, Invocando pro-
tezione, In suffragio di Cartasso Lino e
Paolina, e cure di Cartesso Pia, Cro-
cefieschi GE
llorN: lllarla Aualllatrlca, in memoria
di Mariuccia Visconti, a cura degli zii
Bonzano. Vercelli
35 BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 1982

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Spediz. In abbon. postale Gruppo 2° (70) - 1• quindicina
AVVISO PER IL
PORTALETTERE
In caso di
MANCATO RECAPITO
inviare a:
TOR IN O
CENTRO CORRISPONDENZA
per la restituzione al mittente
Ml sono sentito se
molto vicino al gto
non si può non am
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SEI
SOCIETÀ EDITRICE
INTERNAZIONALE
TORINO
Dante Alimenti
Alberto Michelini
IL PAPA
I GIOVANI
LASPERANZA
Oggi tutti, e specialmente i giovani,
interrogano il · Papa. A loro è destinato
questo libro, una originalissima
« intervista» con Giovanni Paolo 11
sui temi maggiormente dibattuti nel
mondo giovanile. In esso il lettore
può trovare una risposta alle difficoltà
e alle attese di ogni giorno.
Collana «Speciale Dossier »