Bollettino_Salesiano_199109


Bollettino_Salesiano_199109

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2 · 1 SETTEMBRE 1991
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Ca!:iella post. 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/65.92.915.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco , Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo De Nicolò -
Eugenio Fizzotti - Francesco Motto.
Collaboratori: Giuliana Accornero - Teresio Bosco - Paolo
del Vaglio - Monica Ferrari - Sergio Giordani - Pierdante
Giordano - Antonio Mélida - Gaetano Nanetti - Maurizio
Nicita - Nicola Palmisano - Angelo Paoluzi - Cosimo
Semeraro - Silvano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE -Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri , eccetto agosto)
per tutti.
1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di. metà mese. A cura dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfonso Alfano)- Via Marsala 42- 00185 Ro-
ma - Tel. (06) 44.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 40 edizioni nazionali e 19 lingue
diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in: An-
tille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Cecoslovacchia (in slovacco) - Centro America
(in Guatemala) - Cile - Cina (a Hong Kong) - Colombia
- Ecuador - Filippine - Francia - Germania - Giappone
- India (in inglese, malayalam, tamil e telugu) - Irlanda
e Gran Bretagna - Italia - Jugoslavia (in croato e in slo-
veno) - Korèa del Sud - Lituania (edito a Roma) - Malta
- Messico - Olanda - Paraguay - Perù - Polonia - Por-
togallo - Spagna - Stati Uniti - Thailandia - Uruguay
- Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei limiti
del possibile.
Cambio di indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vec-
chio.
SOMMARIO
3 SUI SENTIERI DEL TEMPO
di don Egidio Viganò
12 EST EUROPEO
Per la Slovacchia è tempo di ricominciare
di Ernst Macak
16 PASTORALE
La parrocchia dei filippini a Roma
di Gaetano Nanetti
19 ANNIVERSARI
Il compleanno di un oratorio
servizio redazionale
20 INIZIATIVE PASTORALI
Il santuario della cioccolata a Bogotà
di Elvira Bianco
22 TELEVISIONE
I ragazzi di Mondo Erre a Big!
di Menico Corrente
24 I NOSTRI SANTI
Per Dio e per l'uomo con tutta l'anima
di Teresio Bosco
28 LA REDEMPTORIS MISSIO
Il Papa Missionario
di Angelo Paoluzi
32 PASTORALE MISSIONARIA
Il centro catechistico di Makalala
di Joseph Pulikkal
35 PROTAGONISTI
Il cuore oratoriano di Giuseppe Nidasio
di Francesco Viganò
RUBRICHE
Attualità Salesiane, 4 - Lettere , 10 - Come Don
Bosco , 11 - Padre e Maestro dei giovani , 15
- Libri , 31 - Problemi educativi , 38 - La Buona
Notte , 40 - I Nostri Santi, 41 - I Nostri Morti ,
42 - Solidarietà, 43
1 Settembre 1991
Anno 115
Numero 13
In copertina:
·A Venezia
il nuovo Istituto
per la ricerca
educativa
(ISRE).
(Foto De Marie)

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:=========================-Sui-sentieri--============'=SE=T=T™==BR=E=1=99=1:•:3;
~=============del ;&,,,po-============~====='.
Don Egidio Viganò
Emergenza del fatto educativo
La caduta dei muri ha lasciato nell'Est europeo tanta
gioventù spaesata: lo era anche prima . Due anni fa, in
una lunga conversazione con il Sig. Carneado, ministro
del governo di Fide! Castro a La Habana, ero rimasto
impressionato dalle sue preoccupazioni circa la « gioven-
della rivoluzione »: l'immoralità e la carenza di misti-
ca politica gliela facevano considerare inabile per
l'edificazione del futuro. Pure nei paesi cosiddetti liberi
il panorama è sconfortante: l'ebbrezza dell'effimero suo-
le portare nei giovani la caduta degli ideali, l'indefini -
tezza, il relativismo, per imboccare strade a rischio e,
magari, naufragare.
Crisi? Senz'altro! Ne sentono la problematica non solo
i giovani, ma anche le famiglie, la società e la Chiesa.
È sfida di vita: ossia una sfida che è sintesi e matrice di
tante altre; non riguarda solo questo o quell'aspetto del-
l'esistenza; vengono mutilate e immiserite le basi pro-
fonde dell 'essere e dell'agire. Ma «crisi » non significa
sconfitta. I giovani sono in ricerca di senso, bramano
scoprire il segreto dell'esistenza, vorrebbero penetrarne
il mistero. Quale mistero? Quello dell'uomo: chi è, do-
ve va, che missione porta con sé?
Le molteplici novità che si vanno affacciando all'o-
rizzonte proclamano la centralità dell'uomo nel cosmo
e nella storia; si parla di « svolta antropologica». È bel-
lo! L'uomo è al centro perché possiede tesori preziosi :
l'intelligenza, la libertà, la creatività, l'amore, l'auda-
cia, la curiosità, la voglia d'avventura. Sono qualità pre-
ziose, raggirate però da svariati miraggi . I giovani oggi
non trovano il vero modello su cui fissare lo sguardo;
vivono all'oscuro, senza la luce del sole; si smarriscono
dietro piccole stelle cadenti. Anelano, però, alla verità.
Ormai non si lasciano ingannare dalle ideologie; non
s'accontentano di surrogati, anche se ne gustano il sa-
pore. Bramano incontrare il Profeta del mistero, il Mae-
stro che sa tutto dell'uomo, Colui che è egli stesso
l'Uomo nuovo.
L'attuale svolta antropologica, pur tanto affascinan-
te, sta diventando un fallimento se nza Cristo; prescin-
dendo da Lui i giovani continueranno ad essere irretiti
dai miraggi; con Lui, invece, imboccheranno la sicura
orbita della regalità umana. Urge oggi includere la fede
nel fatto educativo; una fede viva che scopra nel Cristo
la sua nuova vita, la sua verità, la sua vita . Fede che si
traduca in spiritualità del quotidiano per la for-
Foto Archivio Salesiano Centrale
mazione della coscienza, per l'autenticità dell'amore, per
la dimensione sociale della persona: fede che sia la carta
d'identità del credente lanciato come fermento nella sto-
ria. •« Una fede che si ponesse ai margini di ciò che è uma-
no, quindi di ciò che è cultura - detto il Papa agli
universitari di Medellin nel 1986 - , sarebbe una fede
che non rispecchia la pienezza di ciò che la Parola di Dio
manifesta e rivela, una fede decapitata, peggio ancora,
una fede in processo di autoannullamento». .
Nell'attuale emergenza del fatto educativo, la Fami-
glia Salesiana trova nella simbiosi tra valori umani emer-
genti e fede impegnata, un vasto e allettante programma
di rinnovamento del proprio impegno sociale ed ec-
clesiale.

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-====-~ _4. _1SE-TTE-MBR_E 19-91 ttualità--==================: : : : : : : : : : : : : : : : : : : : :=: ;
-======================~alesiane~ =~:::::::::=:::=========
MOZAMBICO
Un buon
samaritano
tra i prigionieri
Gli stess i prigionieri di
Map ut o (Moza mbi co) ci
co muni cano che quest'anno
hanno potuto ce lebrare la
Pasqua nel recint o della
prigione. An imatore e
coo rdin atore della festa è
stato il sa les iano signor
Carlos Marq ues Mo nt eiro.
Alla festa part eci parono
alcune centi naia cli fedeli ,
tra rec lu si, Figlie della
Ca rit à, un coro di bambin e
della parrocchia San
Giuseppe di Lhanguene e di
Ca tembe e rappresentanti
della direzione della
prigione. La cerimonia è
stata pres ied ut a dal
seg retari o dell a Delegazione
Apos toli ca. Erano presenti
anche fedeli di altre
co nfessioni cri stiane. Al
Vangelo il celebran te ha
fatto riferimento alla guerra
che si vive in Mozambico e
agli sf~irzi ciel governo e
dell 'o pposizione per
giun gere alla pace. La festa
è sra ta coro nata eia un
pran zo ab bondante e
gustoso offerto dalla Caritas
diocesa na.
\\·DAVA
ITALIA
Sardegna in festa
per Madre Marinella
Un pizzico di folklore per Madre Marinella
Quest 'a nno la festa della
Madre Genera le delle Figli e
cli !Viaria Ausili atri ce è stata
celebrata in Sard egna. Un a
festa sempli ce, che ha
co in vo lto tutti . Un modo
per es primere il grazie per la
speran za che Madre
Marinella Castagno sa
donare, per il suo ottimismo
e le sue aud aci intui zioni .
Soprattutto i giova ni si sono
es press i nell a gioia , con i
loro canti , le dan ze e le
azio ni sceniche. Durante la
so lenne Euca risti a è' stato
consegnato il croci fi sso
missionario a suor Graziell a
Cuccuru , che ora si prepara
a partire pe1· raggiungere i
più poveri in Afri ca.
Due nuovi vescovi salesiani
Foto A. Mari
A succedere a mons. Jaime De Nevares alla guida
della diocesi di Neuquén in Patagonia (Argentina) è sta-
to chiamato don Agustin Radrizzani, un salesiano di 47
anni , nativo della provincia di Buenos Aires. Don Ra-
drizzani ha compiuto gli studi teologici a Torino-
Crocetta. Dopo essere stato più volte direttore e anche
ispettore a La Plata, dal 1989 svolgeva con particolare
sensibilità e competenza l'ufficio di «maestro" nel no-
viziato per l'Argentina e il Paraguay.
Don Tarcisio Bertone, rettore dell'Università Salesia-
na di Roma, è stato eletto nuovo arcivescovo metropo-
lita di Vercelli . Don Bertone ha 57 anni ed è piemontese.
Nell ' università salesiana romana ha insegnato prima
teologia morale e poi diritto canonico , divenendo suc-
cessivamente pro-decano e decano della facoltà e uno
dei maggiori esperti di diritto canonico in Italia. Nel 1989
venne infine nominato Rettor magnifico. Mons . Tarci-
sio Bertone attualmente collabora con l'Istituto dell'En-
ciclopedia Italiana, la «Treccani » , ed è collaboratore di
vari organismi della Santa Sede .
L'abbraccio del Papa al nuovo arcivescovo
di Vercelli mons . Tarcisio Berto.ne

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- -- ~ - - - - -- - ~ -
1 SETTEMBRE 1991 5
IL NUOVO ISTITUTO
DI RICERCA EDUCATIVA
A VENEZIA
Nell'aula magna " Palladiano " della Fondazione Ci-
ni all 'isola di San Giorgio a Venezia si è svolta 1'11 mag-
gio scorso la presentazione ufficiale dell'Istituto
Superiore Internazionale Salesiano di Ricerca Educq-
tiva (ISRE). Come ha detto il Rettor Maggiore, il nuovo
Istituto , che si avvale della collaborazione della facoltà
di Scienze dell'Educazione dell 'Università Salesiana di
Roma , "nasce per la volontà della congregazione sa-
lesiana di mantenere a Venezia una presenza qualifi-
cata" , avendo come finalità la ricerca, la formazione di
ricercatori, dirigenti e operatori nel campo culturale e
educativo, nei settori della condizione giovanile, dell 'o-
rientamento professionale, dell 'emarginazione, dei
mass media, del volontariato . L'lsre, che sorge in una
delle zone più suggestive del mondo, nasce anche con
un respiro europeo. Le recenti trasformazioni in atto nei
paesi del centro Europa e dell 'Est, pongono la sede di
Venezia in una posizione strategica per attivare fecon-
de future collaborazioni tra le ispettorie della Comuni-
tà Europea e le altre ispettorie d'Europa, alla ricerca
di nuove vie per l'educazione e l'evangelizzazione dei
giovani secondo il metodo di Don Bosco.
Venezia-San Giorgio: il nuovo istituto
europeo nasce in una delle zone più suggestive
del mondo. L'opera si trova in posizione
strategica tra i paesi della
Comunità Europea e dell'Est.

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:==--6·_,s_ETT_™_BRE_,9_9,-=======--A.ttualità,----=========-- - -
~ =---=============================--=~lesiane~=================:::::====
ITALIA
Gu Occhiena
a Caprilio
ECUADOR
I cooperatori
di Guayaquil
Sono arrivati da tutta
l'Italia per festeggiare
l'anniversario della nascita
di Margherita Occhiena, la
mamma di Don Bosco.
Erano oltre 400 persone,
delle quali 150 discendenti
degli Occhiena cli Caprilio, il
paese natale di Mamma
Margherita . Il sindaco del
paese ha salutato i presenti,
dei quali era assente
«giustificato»
l'ambasciatore USA in Italia
Peter Secchia, legato anche
lui da parentela con la
famiglia Occhiena. Mons.
Poletto, vescovo di Asti, si è
detto positivamente sorpreso
non solo per l'originalità
della manifestazione, ma
soprattutto dal clima di
cordialità e di entusiasmo
che si percepiva.
Scuola
per immigrati
La rivista « Cooperatores »
presenta una rassegna delle
attività particolarmente
intense e cli buona qualità
svolte dai vari centri-
cooperatori di Guayaquil in
Ecuador. Il centro « J uan
Giovenale » lavora per la
promozione delle donne
adulte: corsi di taglio e
cucito, tessuto, ricamo,
attività manuali, estetica,
artigianato ed economia
domestica . Il centro
«Catechesi» svolge attività
catechistica nei collegi
Cristobal Colon e Domingo
Comin. Quelli del centro
«Lebbrosario» sono
impegnati in un ospedale cli
isolamento e si dedicano ai
lebbrosi, provvedendo alle
loro necessità materiali
(medicine, alimenti) e a
quelle spirituali. Il centro
« Guardaroba del povero»
ha di specifico il compito di
provvedere il corredo ai
neonati delle famiglie
bisognose. Inoltre paga gli
La scuola professionale per
saldo-carpentieri Don Bosco
di Vercelli ha tenuto un
corso di 300 ore per avviare
al lavoro un gruppo di
extracomunitari. Agli allievi
ha proposto lezioni di
italiano, disegno meccanico
ed esercitazioni di saldatura
elettrica. « Siamo
soddisfatti», ha detto il
docente di saldatura; « i
ragazzi hanno seguito con
interesse e hanno raggiunto
una buona preparazione.
Speriamo ora che ci sia
qualche azienda che voglia
mettere alla prova le loro
capacità» . Tredici di loro
hanno anche affrontato
l'esame finale.
studi ad alcuni studenti
poveri. Il centro «Scuola
famiglia Cayetano Tarr.uel »
è presente nei vari gradi
dell'insegnamento: asilo e
scuola primaria, corsi
profess,ionali di taglio,
cucito e di estetica, corsi di
promozione sociale per
adulte. Questi cooperatori
hanno anche costruito una
chiesa, inaugurata l'anno
scorso nel giorno della festa
di Maria Ausiliatrice.
pastorale giovanile, hanno
compiuto una singolare
« marcia della gioia»
attraverso la città tra
l'entusiasmo della
popolazione, non abituata a
simili manifestazioni.
Raggiunta la zona dei due
stadi, hanno dato inizio alle
gare sportive, alle quali
furono presenti numerosi
genitori e insegnanti.
POLONIA
Festa dei giovani
a Cracovia
INDIA
l1 riconoscimento
dei poveri
Nel nome di Domenico
Savio oltre un migliaio di
giovani polacchi « under 18 »
si sono incontrati per due
giorni di festa a Cracovia,
presso la parrocchia
salesiana che è stata per sei
anni quella dello stesso
Giovanni Paolo II. I
partecipanti, dopo
l'Eucaristia, celebrata da
Don Luc Van Looy,
consigliere generale per la
La casa S. Maria
Mazzarello, delle Figlie di
Maria Ausiliatrice di
Shillong, è stata insignita cli
una onorificienza nazionale.
Le più alte autorità del
Governo indiano hanno
riconosciuto a una scuola
cattolica il merito di aver
sempre operato per dare
dignità ai più poveri . A
Jowai le suore lavorano dal
1926 in mezzo a mille
difficoltà. Non sono lontani
i tempi in cui mancava
perfino la luce e in cui
occorreva percorrere a piedi
i 55 Km che separano il
villaggio da Shillong. Una
delle prime missionarie, suor
Vallino ha addirittura
scambiato parte del suo
corredo per poter acquistare
il riso. La scuola primaria e
il piccolo laboratorio sono
stati ampliati.
Oggi, oltre alle 150 ragazze
convittrici, c'è una scuola
secondaria che prepara
maestre per i villaggi vicini.
E, per assicura re la
promozione dei più poveri
funzionano anche il
laboratorio, un corso di
ortocultura e un ...
allevamento di galline.

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----------s/1-
1 SETTEMBRE 1991 , 7
SPAGNA
La venerabile
Dorotea de Chopitea:
1891-1991
Cento anni fa moriva la
cooperatrice salesiana
Dorotea de Chopitea,
«mamma » dei salesiani di
Spagna e ora venerabile.
Sposa e madre cristiana,
convinta dell'urgenza di
venire incontro
all'educazione della
gioventù, le capitò tra le
mani un numero del
Bollettino Salesiano, dal
quale conobbe Don Bosco e
la sua opera. Scrisse allo
stesso Don Bosco e non si
arrese di fronte alle sue .
difficoltà. Ricorse perfino al
Papa, pur di avere i
salesiani a Barcellona.
Diresse lei stessa i lavori a
Sarrià, sobborgo di
Barcellona, dove sorsero le
prime scuole professionali
salesiane della città (i famosi
Talleres di Sarrià, che
avranno poi grande
sviluppo). Fino alla sua
morte rimase sempre
mamma affettuosa e
generosa dei suoi salesiani e
in particolare di Don Filippo
Rinaldi , allora superiore
dell'opera salesiana di
Spagna.
STATI UNITI
Sponsorizzazione
di una missione
I cooperatori dell'ispettoria
dell'est degli USA si sono
messi in linea con le scelte
dei cooperatori del mondo
occidentale e stanno
preparandosi a finanziare
una missione cieli' America
del Sud . Sono in
FRANCIA
Exallievi: incontro europeo a Samoens
Presidenti e delegati exallievi d'Europa si sono ritrova-
ti nel maggio scorso per fare il punto sullo stato della
Confederazione: realizzazioni, difficoltà, progetti come
sono apparsi dal lavoro degli ultimi sei anni. Si sono
inoltre messe le basi per l'assemblea elettiva dell 'apri-
le '92 che si terrà a Roma e che avrà il compito di rin-
novare le cariche della Confederazione. Ogni nazione
sarà invitata a presentare tre nominativi. Sono stati quin-
di confermati i progetti culturali dell'Eurobosco di Taor-
mina, in modo particolare le iniziative a favore dei paesi
dell'Est, e si è data relazione dell'inchiesta realizzata
in questi anni sulla situazione di fede degli exallievi Don
Bosco nel mondo.
·
Samoens, il luogo dell'incontro, si trova a poco più di
mezz'ora da Ginevra, ed è uno dei quattro villaggi turi-
stici gestiti dagli exallievi francesi. Complessivamente
dispongono di 1800 posti letto e sono organizzati da un
comitato direttivo, di cui fanno parte SDB ed FMA. Lo
scopo è di offrire un servizio sociale e di realizzare un
turismo familiare , vissuto in un ambiente ospitale tipi-
camente salesiano. ·
Il villaggio turistico di Forgeassould
Gli exallievi francesi hanno posto ai presenti ancora una
volta il problema dell'identità dell'exallievo salesiano.
E si è confermato quanto è stato scritto nel nuovo Sta-
tuto: « Exallievi ed Exallieve di Don Bosco sono coloro
che, per aver frequentato un oratorio, una scuola o una
qualsiasi altra opera salesiana,.hanno ricevuto in essa
una preparazione per la vita secondo i principi del Si-
stema Preventivo di Don Bosco» (art. 1).
Si è parlato infine della esigenza di un segretariato eu-
ropeo GEX (Giovani Exallievi) e ,di una comune tesse-
ra exallievi europea in vista del '92.
Uno degli aspetti di maggior soddisfazione è stata la
constatq2ione che ovunque exallievi SDB ed exallieve
FMA lavorano insieme vivendo concretamente in sen-
so pieno la Famiglia Salesiana.

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;=--8·1-S=ETT=~B=RE1=991 = =-:é-== ~ t t u a l i t à--== = = = = = = =
'.::==============================--8alesiane~ :====:===========~=====
programma un ventaglio di
interve nti : un a presenza di
vo lontariato laicale
missionario, adozioni di
bambini poveri, la fornitura
di vestiario, libri e a ltro
materiale, il sos tegno
economi co per avviare
alc uni giova ni a un 'attività
artigianale o a un negozio in
proprio.
ITALIA
Famiglia Salesiana
di Calabria
P er un incontro
spirituale a Soverato
so no stati presenti
ben 230 cooperatori e
aspiranti. Dopo aver
ascoltato una brillante
riflessione di Don Sti gliano,
si sono appartati per fare un
po' di « deserto» e per
preparare una confessione
più coinvolgente. Nel
pomeriggio « la cerimonia
del sì»: 15 laici e un
sacerdote diocesano hanno
pronunciato la «promessa »
e hanno ricevuto l'attestato
di cooperatori salesiani. La
Famiglia Salesiana di
Calab ria ha ora come
a nimatore Don Mario
Coglia ndro , già delegato
centrale dei Cooperatori.
Diocesano . La diocesi di
Alghero-Bosa è investita in
pieno da l fe nomeno del
turismo. Tutto ciò richiede
formazione dei sacerdoti e
dei laici e una migliore
impostazione della pastorale
dei gio va ni: catechesi,
spiritualità, inco ntri
culturali. Il Centro si pone a
servizio dei salesiani della
re'gio ne, ma a nche della
diocesi di Alghero e delle
altre di ocesi. Una prima
équipe qualificata di
salesia ni si trova sul posto
si n dal mese di settemb re cli
quest 'anno.
FRANCIA
La rosa
«Don Bosco»
La Società Francese delle
rose presenta nella copertina
del suo catalogo '90-91 la
« rosa Don Bosco ». A
pagina 9 del suo catalogo si
può leggere: « Rosa Don
Bosco . Medaglia d' oro -
Ginevra 1987 . La rosa rende
omaggio al fondatore dei
Salesiani . La perfezione del
fiore, la delicatezza del
colore rosso chiaro irida to la
rendono decisamente
specia le ».
so no già arrivate a
desti nazione in q uel grand e
paese che oggi finalmente è
chiamato con tutto l' Est ad
ap rirsi all a speranza.
ITALIA
pa lestra, che è stata
immediatamente testimone
dei canti, bans e degli
scroscianti applausi dei
ragazzi. L' ispettore Don
Costanzo ha celebrato
l' Eucaristia e ha premia to i
ragazzi pi ù meritevoli.
Festa dei ragazzi
in Sicilia
Oltre 700 ragazzi provenienti
da tutta la Sicilia so no stati
acco lti al Gesù Ado lescente
di Pa lernio per un gra nd e
incontro giovanile . È stato
uno spettacolo festoso,
aperto dal cardinale
Pappalardo, arcivescovo di
Pa lermo. Per l'occasio ne è
stata inaugurata la nuova
URUGUAY
Incontro assistenti
VDB
Le Volontarie di Don Bosco
(V DB) sono nel mondo
11 21. Di queste oltre 200 si
trovano nell 'Europ a
dell'Est. In America sono
344. A Mon tevideo si è
tenuta nei mesi scorsi una
Palermo. L'ispettore don Costanzo
tra i ragazzi in festa
l1 Centro Pastorale
di Alghero
Mons. Pes, vescovo di
Alghero-Bosa ha chiesto la
colla borazione dei salesian i
per la pastorale giovanile
della sua diocesi e a questo
scopo ha messo a
disposizione le strutture
cieli ' attuale Centro
POLONIA
La vita
di Don Bosco
in lingua russa
Una biografi a di Don Bosco
è stata tradotta in lingua
russa per iniziativa della
ispettoria polacca di
C racov ia. Le tremila copie

1.9 Page 9

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- - -- ------s/J-
1 SETTEMBRE 1991 , 9
Con questa vignetta il nostro collaboratore Paolo Del
Vaglio ha vinto il Prémio Forte dei Marmi per l'ecologia.
NON 1/VQtJtNARrH !>10 TI
V€J)E ML BI/CO .);)ell-10'èONO
f? ~
\\.
I/
riunione di assistenti
ecclesiastici VDB. Del
consiglio centrale erano
presenti l'assistente Don
Vallino e la consigliera
Laura. Erano 18 salesiani,
per lo più parroci e
direttori, assistenti di 112
VDB dell'Argentina, Cile,
Uruguay, Paraguay e
Bolivia. Convinti che la
consacrazione secolare
rappresenti il vertice della
spiritualità laicale, si
dedicano con particolare
entusiasmo a questo
impegno, perché la presenza
delle VDB nelle loro
comunità le arricchisce e
moltiplica le possibilità
apostoliche.
La squadra di basket della «Cité des Jeunès»
ZAIRE
La squadra
campione
di don Léopold
La « Cité des Jeunes » di
Lubumbashi, fondata nel
1964, e diretta dai salesiani
belgi e africani, accoglie
migliaia di giovani della
città e della provincia,
offrendo preparazione
professionale e promozione
sociale. La loro squadra di
pallacanestro ha partecipato
e vinto i campionati
nazionali, e ora si sta
preparando per la Coppa
dell'Africa Centrale.

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10 1 SETTEMBRE 1991
« Vi chiedo di inviare copia
della vostra rivista al mio no-
ìninàtivo presso l'Istituto Pe-
nale Minorenni G. P. Meucci
di Firenze, in via degli Orti
Oricellari 18. Sono infatti edu-
catore presso questo carcere
·per minorenni e potrò far leg-
gere ogni 15 giorni la rivista ai
ragazzi qui ospiti».
A4essandro Targioni,
Firenze
« Nel marzo del 1941, desti-
nati al fronte albanese, fummo
accompagnati alla Basilica di
Maria Ausiliatrice di Torino
per la confessione pasquale .
Avendo lasciato il mio recapi-
to, ricevo puntualmente da 50
anni il vostro gradito Bolletti-
no . Attraverso la vostra rivista
desidero ringraziare i salesiani
del mondo che in molti modi
manifestano il loro amore e il
loro aiuto al prossimo».
Luigi Soru,
Macomer
« Sono a ringraziarla per il
suo articolo su don Marco
Bongioanni, comparso (final-
mente!) sul Bollettino (cf.
BS/maggio '91). Ebbi occasio-
ne di incontrarmi con don
Marco sia qui in Trentino per
il festival della Montagna, sia
a Torino , in occasione delle
mie sporadiche visite. In don
Marco ho trovato il rammari-
co dei «fren i », delle « incom-
prensioni» (forse inevitabili)
nella sua proiezione verso quel
mondo «laico» nel quale il
messaggi o cristiano-salesiano
avrebbe potuto entrare soltan-
to a patto di essere frequenta-
to ed accettato nella sua
dinamicità non sempre cristia-
na . Forse don Marco non è
sempre stato capito e sostenu-
to nella sua antiveggenza di
« prete-comunicatore». Egli
sentiva che il mondo dell'infor-
mazione reclamava parteci-
pazione diretta, costante, ap-
propriata».
Dott. Mario Antolini,
Tione (TN)
« Sono un lettore del Bollet-
tino Salesiano almeno da tre
lustri . Leggo il suo interessan-
te profilo su don Marco Bon-
gioanni prete-comunicatore.
Di don Marco conservo un
inobliabile ricordo, per averlo
conosciuto a San Miniato,
allorché era Direttore del
Dramma popolare. Fu lui a te-
lefonarmi per esprimermi tut-
to il suo affettuoso cordoglio
per la morte del vescovo mons.
Ghizzoni. Due uomini di Dio .
È detto tutto . Il vescovo Pao-
lo era mio conterraneo e ne ho
scritto un profilo nel quale l'a-
micizia del vescovo con il ca-
rissimo don Marco, comuni-
catore carismatico, salesiano a
24 karati, è messa in buona
evidenza».
Don Eugenio Fornasari,
A lba
«A Rovereto (Trento), pres-
so i salesiani funzionava da ol-
tre 20 anni il laboratorio
mamma Margherita. Coopera-
trici volenterose preparavano e
spedivano pacchi con indu-
menti ai missionari salesiani.
Non mancava niente e si lavo-
rava con armonia. Sempre c'è
stato un grazie del missionario,
segno che il pacco era utile e
gradito. Ora da circa due anni
non si lavora più. Grande è lo
sconforto p\\;!r chi con amore si
dedicava a questo lavoro ed
era _convinta della bontà del
suo ideale. Ora che i salesiani
del convitto si sono ritirati e i
pochi che ci sono sono impe-
gnati in altre attività, da soli
non riusciamo a metterci d'ac-
cordo e a lavorare come prima.
Cosa diranno i missionari che
non vedono più arrivare pun-
tualmente i nostri pacchi? Ca-
ri missionari, va a voi il mio
pensiero: c'era tanta voglia di
aiutarvi, ma oggi non sembra
più possibile. A me è rimasto
un grosso vuoto nel cuore».
Lettera firmata
« Da diversi mesi mi propon-
go di scrivere per un preciso
motivo: ringraziare l'ex diret-
tore del Bollettino Salesiano
don Giuseppe Costa per il pre-
zioso lavoro svolto per circa un
decennio, con competenza,
professionalità e amore alla
Famiglia Salesiana. Ho ap-
prezzato molto la discrezione
e la creatività con cui ha lavo-
rato e nello stesso tempo la
semplici e la disponibilità
con cui ha lasciato questo la-
voro . Auguro al nuovo diret-
tore , che ormai vi lavora da
vari mesi, di poter donare alla
rivista, molto apprezzata dai
lettori, lo stesso slancio e intra-
prendenza che l'ha caratteriz-
zata in questi anni».
Rosaria Ventura,
Roma
« Gesù ha preso il posto di
nostro fratello Antonio in fa-
miglia, da quando ha scelto la
strada del sacerdozio e il ser-
vizio nella chiesa di Don Bo-
sco. Ora è missionario a lvato
in Madagascar . Vorremmo ri-
cevere il Bollettino per seguire
meglio la vita di tanti salesiani
in Italia e ali'estero».
Vito Russo,
Monca/ieri (To)

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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-------5'1-
(Jome
1 SETTEMBRE 1991 11
di Nicola Palmisano
Nel 1857 Don Bosco accetta in comunità un ragazzo che
le guardie hanno trovato in una piazza tutto intirizzito dal
freddo. Dopo qualche giorno lo conduce in città presso un
bravo fabbro. Il ragazzo per un paio di settimane si com-
porta bene, poi il fabbro è costretto a mandarlo via. Don
Bosco lo conduce da un altro fabbro, ma anche questi do-
po appena una settimana lo licenzia.
Per circa due anni Don Bosco continua a raccomandar-
lo in più officine. Un giorno il ragazzo, licenziato dall'ulti-
mo padrone, se ne torna all'Oratorio e va difilato in
refettorio dove si trova a pranzare Don Bosco e gli dice che
il padrone non lo vuole più in bottega e quindi gliene cer-
chi un aÌtro.
Don Bosco gli risponde: « Abbi pazienza; aspetta che ab-
bia finito di pranzare, poi ci parleremo. E tu hai
pranzato?».
«Sì», gli risponde il giovane.
« Allora aspettami».
Ma il giovane insiste sgarbatamente perché Don Bosco
vada subito con lui. E Don Bosco con calma gli dice: « Non
vedi che non c'è più nessuno che ti voglia accettare perché
sei la disperazione di tutti? Non vedi quanti padroni hai già
stancato? Se continui di questo passo non diventerai mai
capace di guadagnarti un pezzo di pane».
A queste parole il giovane indispettito si gira e se ne va
e non ritorna più in comunità. (MB, 5, 745-747).
Narrando ai ragazzi un sogno, nel 1861, dopo aver detto
tutto il suo disappunto e cruccio nel vedere che alcuni gio-
vani dell'oratorio non corrispondevano alla sua intenzio-
nalità e proposta educativa, proseguiva:
« Oh, il superbo! Vedete il superbo! E chi sei tu dunque
che pret(!ndi di convertire perché lavori? Perché tu ami i
tuoi giovani, pretendi di vederli tutti corrispondere alle tue
intenzioni? Credi tu forse di essere da più del nostro divin
Salvatore nell'amare le anime, faticare e patire per esse?
Credi tu che la tua parola debba essere più efficace di quel-
la di Gesù Cristo? Predichi tu forse meglio di lui? Credi
tu di aver usata più carità, maggior cura verso i tuoi giova-
ni, di quella che abbia usata il Salvatore verso i suoi apo-
stoli? Tu sai che vivevano con lui continuamente, erano
ricolmi ad ogni istante d'ogni sorta di suoi benefici, udiva-
no giorno e notte i suoi ammonimenti e i precetti della sua
dottrina, vedevano le opere sue, che dovevano essere un vivo
stimolo per la santificazione dei loro costumi. E tu fra cin-
quecento ti meravigli di questo picco/ numero che 11011 cor-
risponde alle tue cure?. Pretendi di riuscire a non averne
alcuno cattivo alcuno che sia perverso? Oh, il superbo» .
È il tema degli insuccessi educativi, svolto esplicitamen-
te da Don Bosco!
È un tema troppo importante, in ordine ad una forma-
zione alla nonviolenza e alla pace, per non farne almeno
un cenno.
Può succedere che l'aver di mira determinati prÒgetti per
i propri figli, o il proporre ai propri giovani ben precisi obiet-
tivi di itinerari educativi voglia dire già mettersi su una strada
nervosa di esigenza di risultati, strada che potrebbe con-
durre all'intolleranza e alla collera, che saranno tanto mag-
giori quanto più ci si sentirà pieni di e offesi dalla mancata
corrispondenza.
Ma torniamo a quella disperazione di giovane, di cui s'è
parlato sopra. Dopo tanti anni, ammalato, torna a Tori-
no. E che fa? Si presenta a Don Bosco per chiedergli per-
dono dei dispiaceri che gli aveva dato e raccontargli tutte
le peripezie: ha girato mezzo mondo, facendo vari mestieri
e campando alla meglio . E Don Bosco, lieto di rivederlo
dopo tanti anni, lo incoraggia, gli dice che gli vuole sem-
pre bene e che in tutti questi anni ha sempre pregato per
lui . « Guarda, l'Oratorio è sempre casa tua... Don Bosco
è sempre il tuo buon amico che altro non cerca che la sal-
vezza dell'anima tua».
« Forse per alcuni - ci dice Don Bosco - vi sembreran-
no gettate al vento le vostre fatiche e sprecati i vostri sudo-
ri. Per il momento forse sarà così: ma 11011 sarà sempre,
neppure per quelli che vi paiono più indocili. I tratti di cnno-
revo/ezza che avrete loro usati, rimarranno loro impressi
nella mente e nel cuore, verrà tempo che il buon seme ger-
moglierà, metterà i suoi fiori e produrrà i suoi frutti» (MB
14, 513).

2.2 Page 12

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12 · 1 SETTEMBRE 1991
Tra l'entusiasmo di
salesiani e giovani,
don Viganò ha
compiuto recentemente
una visita ad alcuni
paesi dell'Est. Un
salesiano ci racconta
del passaggio del
Rettor Maggiore dalla
Slovacchia. Questo
paese, uscito da 40
anni di clandestinità,
sta vivendo ora giorni
di grande speranza.
di Ernst Macak
_ _ Visita storica per la no-
stra ispettoria della Slovacchia è stata
quella che il Rettor Maggiore don Vi-
&anò ha compiuto nell'aprile scorso.
E stato infatti il primo Rettor Mag-
giore a entrare nel nostro paese. An-
ni fa c'era stato clandestinamente e
con grande rischio l'allora suo vica-
rio generale don Scrivo; sempre clan-
destinamente c'erano stati anche i
superiori maggiori don Van Severen
e don Britchu. E adesso, finalmen-
te, con il nuovo clima di libertà che
viviamo, pur tra le incertezze del no-
stro futuro, è arrivato il Rettor Mag-
giore in persona, per aiutarci a rico-
minciare l'opera salesiana in Slovac-
chia per la terza volta.
La nostra storia
Don Bosco era conosciuto in Slo-
vacchia già durante la sua vita. Ne
sono testimonianza le pagelline scrit-
te da lui stesso ai benefattori. Sin dal
1889 era stata pubblicata una sua
biografia scritta dal sacerdote Palo

2.3 Page 13

▲back to top
----------'---#-
Jedlicka, che aveva tenuto nello stes-
so anno una conferenza sul sistema
preventivo agli insegnanti della pro-
vincia di Trnava. Alcuni giovani slo-
vacchi divennero salesiani già prima
della prima guerra mondiale. Dopo
la guerra sorsero alcune case per
aspiranti salesiani slovacchi fuori na-
zione, a Cracovia e in Italia: a Roma-
Sacro Cuore e a Perosa Argentina
(Torino). Nel 1924, su invito dei ve-
scovi slovacchi, i salesiani approda-
Tutto distrutto
in una notte...
Il governo stalinista stroncò e bru-
talmente calpestò tutte queste spe-
ranze in una sola notte. Tra il 13 e
il 14 aprile 1950, furono messi in
campo di concentramento tutti i re-
ligiosi della Cecoslovacchia. Le case
salesiane furono sequestrate dallo
stato, i religiosi dispersi: i giovani sa-
1 SETTEMBRE 1991 13
IN LIBRERIA - - -
F2
L'INDUISMO
rono in Slovacchia. La culla fu Sa- lesiani furono costretti al servizio mi-
stin, una piccola cittadina posta a oc- - Iitare; chi non era finito nei campi di
cidente, presso il celebre santuario concentramento dovette cercarsi un
della Vergine Addolorata, patrona lavoro manuale per sopravvivere.
della Slovacchia. Nel 1929 si aprì il Anche nei campi di concentramen-
noviziato a Hronsky Benadik, quin- to si progettavano nuove forme di
di un oratorio-centro giovanile nella presenza di vita religiosa e nuove
capitale Bratislava. L'opera di Don modalità di apostolato: senza case,
Bosco fu accolta con grande simpa- senza formazione: tutto veniva ri-
tia dal popolo e dalle autorità eccle- pensato, provato, rischiato. Il Signo-
siastiche. In 25 anni si poterono re ha benedetto questi sforzi, ci ha
fondare tredici fiorenti case salesia- fatto superare anche l'orrore dei no-
ne , tra oratori, parrocchie, convitti stri 45 confratelli condannati a più
e case di formazione.
di trecento anni di carcere. Tra que-
Nel I950 l'ispettoria slovacca Ma- ste difficoltà è sorta quasi una nuo-
ria Ausiliatrice aveva più di 300 va ispettoria fondata sulle circostan-
confratelli, per lo più giovani e gio- ze specialissime di quella vita clan-
vanissimi . Dal 1930 pubblicava il destina . Clandestinamente si orga-
Bollettino Salesiano e in collabora- nizzarono aspirantato e noviziato, gli
zione con le Figlie di Maria Ausilia- studi filosofici e teologici, l'aposto-
trice si preparava ad aprire un lato tra i giovani. In questi anni di
oratorio in ogni città. Ottanta sale- oscurità, l'ispettoria formò più di
siani erano partiti missionari.
cento nuovi confratelli.
Le grandi Religioni
la collana offre a gio vani e adulti una
prima conoscenza, essenziale e precisa,
delle grahdi religioni del mondo. l 'ap-
pamto iconografico è costituito da foto
di documentazione a colori.
È prevedibile la più varia utilizzazione
dei sussidi, con preferenza per la scuola
e la catechesi.
Il Buddhismo
li mondo buddhista , il fond atore dell a
religione, la sua dottrina, la vita dei mo-
naci buddhisti , il cullo popolare, i lu o-
ghi di culto .
L'Induismo
Il programma a iuta a comprendere il
messaggio di una religi one che con 383
milion i di fedeli , è la terza nel mo ndo .
L'Islamismo
(in prep a,:azione).
L'Ebraismo-Giudaismo
(in preparazione).
Ciascun programma: Filmina 13.500
Diapositi ve 33.000. Cassetla 8.000
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91 .091 -
c/c Postale 8128

2.4 Page 14

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14 · 1 SETTEMBRE 1991
La grande concelebrazione
di Sastin. Al centro, dietro
don Viganò, don Nicolussi.
Sotto, pellegrinaggio giovanile
La libertà
giunta improvvisa
Oggi improvvisamente siamo usci-
ti dalla clandestinità. Siamo 150 sa:
lesiani con un'età media di 48 anni.
Torniamo progressivamente nelle
nostre case, ricominciamo ad aprire
i centri giovanili, lavoriamo nelle
parrocchie, abbiamo aperto il novi-
ziato. I cambiamenti a cui siamo
chiamati, sono per noi come una
nuova, terza rifondazione dell'ispet-
toria . Ci troviamo davanti a due
grossi problemi: anzitutto il progres-
sivo ritorno alle case e la riorganiz-
zazione delle nostre comunità
salesiane e apostoliche. Non è cosa
facile e non si realizzerà in un gior-
no. li secondo problema è il passag-
gio da una forma di vita religiosa e
apostolica clandestina a quella pub-
blica e aperta.
In questa situazione di passaggio
abbiamo accolto con entusiasmo la
speranza che è venuta a portarci il
Rettor Maggiore. Non solo per far-
gli vedere il rifiorire nella libertà del-
l'opera salesiana, ma per sentire la
sua voce, che è quella del magistero
di Don Bosco, su questi nostri pro-
blemi . La sua presenza piena di di-
namismo, di gioia, di entusiasmo ha
avuto in questi giorni davvero qual-
cosa del fascino di Don Bosco.
La sua visita è cominciata con un
primo incontro con una quarantina Il giorno dopo visitò l'opera sale-
di confratelli della capitale. li suo siana nella zona orientale della Slo-
breve discorso al pranzo ha lasciato . vacchia a Kosice. Anche qui prima
questo messaggio: « Voi siete Don di tutto ci fu l'incontro col vescovo
Bosco oggi in questa terra e tra que- mons. Tkac. Quindi l'abbraccio coi
sti cambiamenti. Dovete abituarvi a confratelli e la Famiglia Salesiana.
vivere in tempi di continuo cambia- L'Accademia e l'incontro coi giova-
mento». Nel pomeriggio a Trnava lo ni si tenne nella grande sala dei 1500,
hanno accolto i giovani con il pane nel cosiddetto Biely dom, la nostra
e il sale, come si accolgono in que- Casa Bianca, fino a pochi mesi fa se-
sto paese gli ospiti importanti. Due de centrale del partito comunista.
gruppi di cantori e musicisti lo aspet- L'entusiasmo fu davvero straordina-
tavano davanti alla sede arcivescovile rio . Alla domanda di un giovane
e un terzo coro Io accolse davanti alla quindicenne: « Se lei avesse 15 anni
casa salesiana. La sera stessa già lo come me, che cosa vorrebbe fare del-
aspettavano altri giovani all'aeropo- la sua vita? », don Viganò rispose:
roto di Poprad. Nel noviziato di Po- « Mi farei salesiano per poter stare
prad coi giovani vi era anche il coi giovani! ».
vescovo mons. Tondra . Tra le do- L'ultimo giorno don Viganò Io
mande dei novizi e le risposte , don trascorse presso la basilica della Ver-
Viganò fu occupato fino a tarda gine Addolorata di Sastfn, patrona
notte.
della Slovacchia, dove sorse nel 1924
l'opera salesiana. Alla concelebrazio-
ne vi erano oltre centro confratelli e
moltissimi fedeli . Come a Kosice, an-
che qui il Rettor Maggiore consegnò
ai confratelli la croce del Buon Pa-
store, con l'iscrizione « Studia di farti
amare» .
Quindi il Rettor Maggiore partì
per fare visita ai confratelli dell'ispet-
toria Boema.
Questa visita in Slovacchia darà
certamente un grande impulso a que-
sta terza« fondazione» dell' ispetto-
ria, dopo quarant'anni di prove,
carcere e clandestinità.
Ernst Macak

2.5 Page 15

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-------#1--
=====/'<µIre e=maestro
1 SETTEMBRE 1991 15
==::=::=::=::========.::::dei giovani=:::::.~~~~~~~=====--
di Antonio Martinelli
« Onesti cittadini» perché « buoni
cristiani»! Ci troviamo ormai di fron-
te ad una ragione che si affaccia sul
secondo termine del sistema: la reli-
gione. Concludevo così il precedente
intervento. La «religione» è in real-
tà nel sistema di Don Bosco l'anima
che vivi fica .
RELIGIONE:
ANIMA DEL SISTEMA
PREVENTIVO
candi ad aprirsi ai valori asso luti e ad
interpretare la vita e la storia secon -
do le profondità del Mistero». L'e-
ducazione salesiana tende a formare
i giovani « al senso religioso» che per-
mea tutta l'esistenza, più che giovani
preoccupati unicamente di «gesti re-
ligiosi».
EDUCARE IL GIOVANE
ALLA FEDE
Coloro che hanno studiato a lun-
go Don Bosco per capire il mistero
che si nasconde nella persona e la ma-
gia della capacità educativa, hanno
concluso con due semplici espressio-
ni intercambiabili. Tutta l'opera di
Don Bosco è una pedagogia teologi-
ca o una teologia pedagogica. Al di
là delle parole che possono anche ri-
sultare tecniche e non immediate, re-
sta il fatto che per Don Bosco
l'obiettivo della sua opera e della sua
istituzione è la formazione del creden-
te. « La sua educazione è un itinera-
rio di preghiera, di liturgia, di vita
sacramentale, di direzione spirituale:
per alcuni, risposta alla vocazione di
speciale consacrazione; per 'lutti, la
prospettiva e il conseguimento della
santità».
Sarebbe facile raccogliere mille epi-
sodi della vita del Padre e Maestro dei
giovani dai quali ricavare sempre lo
stesso insegnamento: la disponibilità
a trattare con tutti, anche« con il dia-
volo» (usando una sua parola) e a
mettere in discussione tutto l'organi -
smo educativo costruito in tanti anni
di esperienza, purché non si tocchi
l'« anima» più profonda e l'« obiet-
tivo» più ambito, cioè la formazione
morale e cristiana della gioventù . Sa-
rebbe preferibile perdere tutto, di-
struggere l'istituzione stessa!
RELIGIOSITÀ VISSUTA
La «religione» dal punto di vista
dell'educa,ndo è:
Costruire l'uomo nuovo. Il·tempo
cli Don Bosco è un tempo di trasfor-
mazioni civi li e sociali. Incomincia
un'epoca nuova giunta fino ai nostri
giorni. Nasce il cittadino nuovo del-
la nuova cultura.
Per Don Bosco « l'uomo formato
e maturo è il cittadino che ha fede,
che mette al centro della sua vita l'i-
deale d!;!ll'uomo nuovo proclamato da
Gesù Cristo e che è coraggioso testi-
mone de lle proprie convinzioni reli-
giose» . È nota la tesi che don Bosco
esprime e difende nel suo volume« La
storia d'Italia». Il vero primato che
l'Italia deve ambire è la formazione
umana e cristiana dei suoi giovani.
lnte11Jretare la vita alla luce del
«Mistero» . Don Bosco si preoccupa
di orientare tutto il processo educati-
vo al fine religioso. Però non vede e
non considera la dimensione religio-
sa come un aspetto che si aggiunge
agli altri elementi della storia di un
giovane. Non è un momento tra gli
altri momenti.« Comporta l'impegno
assai più profondo di aiutare gli edu-
L'·IMPEGNO
DELL'EDUCATORE
La «reli gione» dal punto di vista
dell'educatore è:
Armonia interiore. La« religione» del
sistema preventivo è più esigente nei
confronti dell'educatore che dell'edu-
cando. Richiede un 'armonia interio-
re: è il segno della maturità umana
raggiunta. Domanda uno sguardo se-
reno e ottimista su ll a vita: è il segno
di un riferimento superiore ritrovato .
Esige una composizione difficile ma
indispensabile: l'amore di Dio insie-
me all'amore del prossimo.
Oua/itcì educativa. La competenza
pedagogica è lo strumento più valido
per sostenere un intervento di effica-
ce evangelizzazione. Dove manca la
prima non potrà immaginarsi la se-
conda come una supplenza che ripa-
ra le manchevolezze del rapporto. La
competenza pedagogica « mentre
puntualizza la dinamica evolutiva del-
le facoltà umane, suscita nei giovani
le condizioni di una libera e graduale
risposta». Suscita e accompagna.
IN TUTTE LE CULTURE
E RELIGIONI
Un'espressione di Giovanni Pao-
lo Il apre un orizzonte interessatue del
sistema preventivo. « Questo aspetto
della trascendenza religiosa, caposal-
do del metodo pedagogico di Don Bo-
sco, non solo è applicabile a tutte le
culture, ma è adattabile con frutto ~n-
che alle religioni non cristiane». E il
riconoscimento di una « ragione reli-
giosa» e di una « religione ragionevo-
le» che permeano tutto l'organismo
educativo voluto da Don Bosco.
o

2.6 Page 16

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16 • 1 SETTEMBRE 1991
PASTORALE
Roma. Il Sacro Cuore,
presso la stazione
Termini
LA PARROCCHIA
DEI FILIPPINI
AROMA
di Gaetano Nanetti
Sono oltre 600, tutti giovanissimi sotto
i trent'anni. Sono arrivati a Roma
dalle innumerevoli isole dell'arcipelago
delle Filippine. Abbandonando la patria,
hanno portato con sé la loro fede. Un salesiano
ora si prende cura di loro a tempo pieno.
« Ciò che più mi colpisce
è che coloro ai quali in un lontano
passato abbiamo portato l'annuncio
del Vangelo, siano oggi in mezzo a
noi a darci testimonianza di come si
vive la fede». Quando parla dei suoi
amici filippini, don Vito Fabbian si
accalora, sembra voler trasmettere in
chi lo ascolta il senso profondo del-
1' accoglienza che anima la singolare
esperienza vissuta dalla sua comuni-
tà parrocchiale.
Sessant'anni, veneziano d'origine
ma trapiantato in Toscana dove ha
vissuto per molti anni, don Fabian
è dal 1989 parroco del Sacro Cuore,
la basilica-santuario di Roma stret-
tamente legata al nome di Don Bo-
sco, che la volle con tenacia e la
realizzò a prezzo di enormi sacrifici,
dispiegando tutta la sua fantasia per
reperire i mezzi finanziari necessari
al suo completamento . Parroco di
una bella comunità di fedeli ... « in-
digeni», ma parroco anche, da qual-
che tempo, di un nutrito gruppo di
immigrati filippini , che del Sacro

2.7 Page 17

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- - - - - -- - - -- s8-
Cuore ha fatto un punto fisso di ri-
ferimento.
Sono oltre 600, uomini e donne,
tutti sotto i trent'anni, provenienti da
molte delle innumerevoli isole che
compongono l'arcipelago delle Filip-
pine. La loro storia è quella di tutti
coloro che ci siamo abituati a defi-
nire extracomunitari. La miseria li ha
spinti ad abbandonare la patria, per
cercare nel nostro Paese quel po' di
benessere che la loro terra non sem-
bra in grado di promettere.
Con una differenza, però, rispet-
to a tanti altri nella loro ~tessa con-
dizione: hanno portato con sé la
fede. Quella fede che i loro padri
hanno ricevuto in passato dai missio-
nari cattolici e che ora non solo cu-
stodiscono come un bene prezioso e
tengono viva qui, in Italia, ma che
sembrano voler ritrasmettere con l'e-
sempio a tanti che da noi, con la se-
colarizzazione dilagante, l' hanno
perduta o la sentono affievolita. In-
somma, sono quasi i nuovi « missio-
nari» in una terra - la nostra -
diventata a sua volta terra di missio-
ne.
La parrocchia del Sacro Cuore ha
da tempo avviato iniziative di assi-
stenza ai terzomondiali. Attualmen-
te offre ospitalità per la notte a 40
persone . « È una iniziativa di carat-
tere umanitario - precisa don Fab-
bian - perché con queste persone,
quasi tutte di religione islamica, le
possibilità di un approccio religioso
sono pressoché inesistenti. Con i fi-
lippini, invece, il discorso è del tutto
diverso. Loro si sono pienamente in-
seriti nella parrocchia, alla quale si
sono avvicinati per chiedere un ser-
vizio di assistenza religiosa. E anche
se si sono organizzati al loro interno
creando proprie forme di associazio-
nismo, al tempo stesso partecipano
a pieno titolo alla vita parrocchiale.
Per esempio, hanno espresso un
Consiglio della comunità formato da
trenta membri, ma tre di essi fanno
parte del Consiglio pastorale della
parrocchia.
« Finora sono stati assistiti - con-
tinua don Fabbian - da alcuni sa-
1 SETTEMBRE 1991 17
cerdoti filippini e da un diacono che
studiano presso l'Ateneo salesiano,
ma ora dalle Filippine è arrivato il sa-
lesiano don Remo Bati, che si occu-
perà di loro a tempo pieno. Hanno
costituito molti gruppi, da quello so-
ciale a quello di preghiera. Non man-
cano poi di coltivare le tradizioni
della loro terra. In breve, sono inse-
riti nella parrocchia senza per que-
sto perdere i legami con la loro
cultura ».
Forse ora si può capire meglio per-
ché don Fabbian parli con tanto en-
tusiasmo della comunità filippina del
Sacro Cuore. Ma c'è dell'altro.
« Credo - soggiunge il parroco -
che un ruolo Io giochi anche il loro
carattere, improntato alla giovialità
e alla mitezza. Tutti sono in regola
con le disposizioni delle leggi italia-
ne sull'immigrazione, sono laborio-
si, una volta accettato un lavoro lo
svolgono con puntualità, onestà e
precisione, pur pretendendo giusta-
mente il rispetto della loro dignità
umana e delle norme contrattuali. Se
a tutto ciò si aggiunge la loro religio-
sità manifestata senza rispetti uma-
ni, è facile capire perché non
fatichino a trovare occupazione. E
difatti sono richiestissimi .
« Tra di essi circola una forte cor-
rente di fratellanza e di solidarietà.
Accolgono con gioia il compatriota
che arriva, si impegnano per fargli

2.8 Page 18

▲back to top
18 7 SETTEMBRE 1991
trovare un lavoro e un alloggio. Inol-
tre sono parsimoniosi e risparmiano
per aiutare le famiglie nelle Fi-
lippine».
Ma Cjuali prospettive hanno que-
ste persone, quali sono le loro inten-
zioni per il futuro? « Vogl iono
rimanere in Italia. Si sposano qui,
hanno figli che parlano correntemen-
te l'italiano anche se capiscono la
lingua dei genitori. Proprio in rife-
rimento a questa loro intenzione, il
Vicariato di Roma sta studiando una
specie di affidamento della Comuni-
tà filippina al parroco, quasi una
parrocchia "ad personam". E ciò
perché ormai battezziamo circa una
ventina di filippini l'anno, ammini-
striamo la Cresima e presto celebre-
remo matrimoni, con tutti gli
impegni, anche civili, che questo
comporta».
E la gente, gli italiani, come guar-
dano questa folta comunità stranie-
ra? « Con grande simpatia. Certo,
specie in passato, ci sono stati mo-
menti di tensione fra gli abitanti del
quartiere e gli extracomunitari. Ma
questo problema con i filippini non
è neppure sorto. Loro non hanno
mai dato fastidio a nessuno, si com-
portano con il massimo della cor-
rettezza». E dal punto di vista sale-
In occasione della visita «ad limina,, al Santo Padre, i vescovi delle Fi-
lippine hanno trascorso una settimana accanto ai loro compatrioti del-
la Comunità del Sacro Cuore , incontrando i vari gruppi per raccogliere
i problemi di tutti. La Conferenza Episcopale Filippina, che già è stata
rappresentata al Sacro Cuore da mons. Arguellas, ha ora inviato a Ro-
ma un sacerdote salesiano , don Remo Bati, che, a tempo pieno, si as-
sumerà la cura pastorale della comunità filippina, per ora ancora
nell 'ambito della parrocchia (D . Bati nella foto è con Cory Aquino, pri-
ma della partenza dalle Filippine) .
siano, questa esperienza che cosa
vuole dire? « Intanto non va dimen-
ticato che sono tutti giovani. Poi so-
no stati loro a chiederci di aiutarli
nelle loro necessità spirituali. Han-
no cercato noi perché i salesiani nel-
le Filippine sono molto conosciuti. Il
fatto che siano stati loro a venire è
già una scelta, che denota una chia-
ra identità cristiana».
Don Fabbian insiste molto sul va-
lore « missionario » di questa presen-
za. Come si concretizza? « In molti
modi. Voglio fare un esempio. Nel-
le case dove lavorano, i filippini so-
no soliti raccogliersi per un momento
di preghiera a fine giornata. Ebbene
so che in molti casi a quella preghie-
ra hanno finito per unirsi anche i
membri della famiglia che ospita. In
molte case è il filippino che prepara
la visita del sacerdote per la benedi-
zione pasquale, facendo trovare la
candela accesa e diffondendo un sen-
so di festa, di accoglienza, facendo
scoprire a molti il senso vero della
benedizione, che è rivolta alla fami-
glia e non ai muri della casa. La do-
menica pomeriggio, poi, molte delle
persone che vengono per accordarsi
sulle modalità di lavoro con i filip-
pini, si trattengono per assistere alla
Messa e rimangono letteralmente in-
cantati dalla intensità della parte-
cipazione di questi giovani alla cele-
brazione eucaristica. E tutto questo
non è forse evangelizzazione?».
Gaetano Nanetti

2.9 Page 19

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-------s8-
1 SETTEMBRE 1991 19
ANNIVERSARI
IL COMPLEANNO
DIUN
ORATORIO
L 'oratorio-parrocchia
San Giovanni Bosco
a Torino-Mirafiori
Quando Don Bosco, un
secolo e mezzo fa, si recava alla Ge-
nerala per incontrare i ragazzi in car-
cere, mai più avrebbe pensato che
quella vas.ta distesa di prati che dal
Mauriziano si estendono fino a Stu-
pinigi, si sarebbe popolata di fabbri-
che e di case. Tanto meno avrebbe
previsto che in questa stessa zona, a
due passi dalla Generala, sarebbe
sorta una sua opera. E invece all'i-
nizio della seconda guerra mondiale
e pur sotto i bombardamenti, nacque
e si sviluppò questa nuova grande
realtà salesiana, con la parrocchia
e l'oratorio-centro giovanile e due
grandi scuole che raggiungono 1400
studenti a vari livelli e sono gestite
dalle Figlie di Maria Ausiliatrice e dai
salesiani, che hanno un prestigioso
istituto tecnico.
Don Gianni è l'attuale direttore
dell'oratorio. L'attività pastorale si
snoda attorno a progetti chiari ed è
mandata avanti in collaborazione
con un nutrito gruppo di giovani e
adulti che hanno deciso di impegnar-
si nel servizio di animazione tra i ra-
gazzi. Tante le iniziative: incontri di
gruppo e catechistici, campi scuola
estivi e invernali, animazione liturgi-
ca, sco ut, Estate Ragazzi, intensa vi-
ta associativa con gruppi per tutte le
età e tutti i gusti: Jolly (elementari),
gli Igoosmile (medie), il DG (Diven-
teremo Grandi, biennio), Triennio,
Postriennio (animatori e giovani
adulti) e gli Universitari. « Nel nostro
oratorio», dice don Gianni, « il pro-
blema non sono però i giovani dei
gruppi, ma quelli che non fanno o
non vogliono fare gruppo. Cosa in-
ventare p·er loro? Personalmente so-
no sempre presente in mezzo a loro,
tutti i giorni. Questo permette di co-
noscerli e di farseli amici e apre la
porta a qualche timida proposta».
Ma sono altre le iniziative che don
Gianni definisce« tipiche» di questo
oratorio e che lo qualificano. Anzi-
tutto il cinema. « Il nostro locale è
apprezzato e svolge un prezioso ser-
vizio culturale ai giovani del territo-
rio. Per questo scegliamo pellicole di
qualità, appena sfornate dalla prima
visione e accompagnamo lo spetta-
tore con una scheda critica. I prezzi
sono bassissimi, sicché nella rassegna
autunnale abbiamo avuto quasi mil-
le giovani abbonati». Poi vi è il grup-
po dei giovani universitari: « Sono
oltre 120 e provengono da tutta To-
rino. Gestiscono loro stessi l'anda-
mento del gruppo, proponendo
incontl'i e dibattiti sui temi scelti de-
mocraticamente all'inizio dell'anno.
Ci sono anche momenti di ritiro, gi-
te e occasioni di gioco e di svago».
E poi vi è il rapporto tutto speciale
di questo Oratorio con lo sport:
« Una nostra caratteristica è la man-
canza di sport organizzato. In pas-
sato ve ne fu tanto e creò dei
problemi. Oggi i cortili sono sempre
ben animati, come pure le sale. So-
prattutto il sabato e la domenica.
Non c'è però quell'organizzazione
sportiva che lega i giovani in socie-
tà. Mentre altri oratori spendono ci -
fre da capogiro e tante energie per lo
sport e danno poco sul piano asso-
ciativo e formativo, da noi per il mo-
mento avviene il contrario. Ma
qualcosa potrebbe cambiare in que-
sto settore, soprattutto se avremo
animatori sportivi capaci. Sarebbe
un servizio per chi non ha un aggan-
cio stabile con l'oratorio» .

2.10 Page 20

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20 · I SETTEMBRE 1991
IL SANTUARIO
DELLA CIOCCOLATA
Il santuario Nino
Jesus in Colo,nbia
forse non ha l'eguale
al mondo per presenza
di pellegrini. Ma sono
notevoli e varie le
attività pastorali, che
hanno avuto inizio
dalla carità e fantasia
di padre Juan del
Rizzo nel 1941.
A
BOGOTÀ
di Elvira Bianco
Nel 1928 i Salesiani del
Collegio Leone XIII acquistarono a
sud di Bogotà un terreno in una zo-
na ampia e iso lata, che utilizzarono
subito come campo eia gioco per gli
st udenti ciel co ll egio. Qualche a nno
più tardi, nel 1932, si cominciò a ce-
lebrare la Messa per la gente del po-
sto. Nel 1935 arrivò Padre Juan del
Rizzo, che introdusse la devozione
del Bambino Gesù. Padre Juan fece
fare anche un'immagine apposita.
L'artista pensò a un bambino con
la croce, ma Padre J uan gl iela fece
togliere e rimase l'immagine attuale:

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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il bambino Gesù sorridente con le
braccia allargate. Padre Juan poi
come Don Bosco cominciò a fa re ca-
techismo ai ragazz i nei campi, all 'a-
perto o sotto un a tettoia. Ragazzi
poverissimi, che lui accolse con ge-
nerosità, entrando anche a co nt atto
con le loro famig lie. Di ventarono col
tempo più di 2.000 e nacque un ora-
torio simi le a quello di Yaldocco. Nel
1941 pad re Juan del Rizzo escogitò
con i suoi benefattori una catena cli
carità, con la qua le essi si impegna-
vano a dare a tutti i ragazzi pane e
cioccolata ca ld a dopo la Messa. Co-
minciò così una tradiz ione che è du-
stenza medica, corsi cli estetica e mo-
da, ecc.; e poi i vari corsi catec hi sti-
ci ai vari li velli .
Il santuario è o rganizzato in par-
rocchia sin dal 1942 . Padre .lu an ciel
Ri zzo av rebbe vo lu to costru ire un
tempio gra nd e e maestoso co me un a
cattedra le. Ma la commissione tecni-
ca la considerò una esagerazione. La
gen te però cominciò a ve nire eia ogni
do ve e a aumentare cli numero. Co-
gli anni la ch iesa non bastò più ad
ospitare parrocc hi ani e pellegrini.
Oggi nei giorni festiv i si celebra no
due Messe ad ogni ora, co nt empora-
nea mente nell a chi esa e nell a piazza
DON BOSCO
UN SOGNO
CHE CONTINUA
Chi annuncerà
Cristo ai giovani
nel 2000?
Oltre centomila persone sotto il sole o la pioggia
ogni domenica e festa
rata fino ad oggi. La gente continu a
a portare al santua rio tanto ciocco-
lato che viene distribuito all e fami-
glie povere . Si pe nsi che l'anno
scorso ne sono state distribuite 120
tonnellate.
Adesso però ai ragazzi riconosciuti
poveri e all e loro famiglie non si dà
solo una tavoletta di cioccolato, ma
un grosso pacco , comprendent e an-
che altri alimenti. A tut ti poi, pic-
co li e grand i, si fa obb li go cli parte-
cipare a un ce rto numero di lezioni
scolastiche, perché ess i insieme al ci-
bo materiale possano trovare aiuto
per la loro elevazione sociale.
Non è possibile qui dare un elen-
co neanche sommario delle nume-
rosissime attività organizzate dal
sa ntuario-parrocchia: proposte per le
fa mi gli e, .club per gli anzian i, ass i-
antista nte, per un totale di 27 Mes-
se. Aci ogni Messa sono presenti mi-
gli aia di persone, sotto il sole o la
pioggia (si tratta nel complesso di
non meno di 13 0.000 fede li ad« ogn i
domen ica e festa »!). E sono im pe-
gnati un a dozzin a cli confesso ri.
I benefattori so no numerosissimi,
e vengo no anche dal Giappone e dal-
la Spagna.
L'attuale parroco Padre Rodrigo
A. Diaz, con l'intera co muni tà sale-
sia na, co ll abora e assiste al fenome-
no cli tanta beneficenza e religiosità.
E accanto al miracolo di questa enor-
me risposta di fo ll a che forse non ha
l'eguale nel mondo, afferma di do-
ve r registra re anche tante co nversic-
ni e autentici miracol i.
o
Milioni di giovani vogliono
dare un significato al pro-
prio vivere, attendono una
parola di speranza, l'aiuto
per vincere la loro soli-
tudine.
I SALESIANI
DI DON BOSCO
Oltre 35.000 sacerdoti, suore
e religiosi laici che da oltre 100
anni come Don Bosco hanno
scelto come programma di vita
quello di portare ai giovani l'amo-
re di Dio in tutte le nazioni del
mondo.
Se la proposta ti interessa e
vuoi saperne di più, eccoti qual-
che riferimento telefonico :
Piemonte:
D. Francesco lotto (011) 26.61 .60
D. Pietro Migliasso (0321) 27.166
D. luigi Prunetto (0161) 64 .705
D. Alberto Zanin i (011) 52 .24.514
Lombardia :
D. Virginio Ferrari (0363) 49.255
Emilia-Romagna
D. Maurizio Spreafico (()51) 35.85.01
Veneto:
D. Gigetto De liberali (045) 56 .30.44
D. Carlo Susana (045) 56.30.44
D. Claudio Filippin (04) 59.02.338
Liguria-Toscana :
D. Ermanno Branchetti (010) 64.69.288
Zona centro-est
D. Alvaro Force llini (085) 90.63.330
Lazio:
D. Maurizio Verlezza (06) 780.68.41
Sardegna:
D. Salvatore Cossu (070) 65.86.53
Zona Sud:
D. Tobia Carotenuto (081) 75.11 .029
Sicilia :
D. Enzo Grasso (095) 72.11.569

3.2 Page 22

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22 · 1 SETTEMBRE 1991
"fELE~ISIONE
I RAGAZZI
DI MONDO ERRE
A BIG!
di Menico Corrente
« BigI», la trasmissione televisiva pomeridiana
per i giovanissimi, si è aperta per q'l_fattro giorni
alle domande religiose dei ragazzi. E stato
un tiro incrociato di domande rivolte
a tre giornalisti di Mondo Erre, che ha
rivelato l'interesse, ma anche la sommaria
infarinatura dei ragazzi italiani
quanto a cultura religiosa.
Il 57% dei ragazzi italia-
ni dai 13 ai 19 anni non ha più letto
un brano di Bibbia dopo la prima co-
munione, mentre 28 su 100 afferma-
no che mettersi a leggerla sarebbe
una perdita di tempo. 31 su I00 non
sanno che cosa significhi la parola
« Vangelo» e per il 62 % I' Apocalis-
se è la fine del mondo. Sono i dati
di un'inchiesta realizzata dall'Azio-
ne Cattolica Italiana su nove scuole
di Roma e pubblicata su Prospettive
nel mondo nel periodo pasquale di
quest 'anno. Il 63,6% di questi ragaz-
zi non conosce il nome dei quattro
evangelisti, mentre la parola Genesi

3.3 Page 23

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per 36 su 100 fa riferimento a un
gruppo rock inglese (i Genesis). II
75% dice di non avere la Bibbia in
casa, il 52% non conosce Abramo e
Noè.
Inutile fare gli scandalizzati. È no-
to a tutti che la cultura religiosa dei
giovanissimi è un'infarinatura po-
sticcia e incompleta che emerge ap-
pena si scava un poco. Ci serva di
scarna consolazione la certezza che
risultati simili si otterrebbero anche
su altri fronti. Anche a domande su
altre realtà e personaggi i ragazzi da-
rebbero risposte altrettanto sor-
prendenti.
Spiace accorgersi che dietro a do-
mande e dubbi di questi ragazzi, ci
sono però interrogativi più sinceri, la
ricerca di risposte non di maniera. È
la conclusione che si ricava dall'ini-
ziativa di Rai Uno di offrire il micro-
fono per qualche giorno nel corso
della trasmissione per ragazzi « Big! »
alle domande dei giovanissimi su Ge-
e la fede. Una esperienza in diret-
ta piuttosto rischiosa, ma Luciano
Scaffa, capostruttura dei programmi
per ragazzi e Gianfranco Scancarel-
lo, ideatore e curatore di «Bigi»
l'hanno affrontata. E sono stati pre-
miati, perché i ragazzi hanno preso
d'assalto la trasmissione. Il centrali-
no di « Big! » si è trovato inondato
di domande come queste: « Come si
fa a dire che ciò che dice il Vangelo
è vero?»; «Se Dio è spirito, perché
ha creato l'uomo con il co,po, pur
avendolo fatto a sua immagine e so-
miglianza? »; « Se Gesù non fosse esi-
stilo, che cosa sarebbe successo?»;
«Perché Gesù ha scelto Giuda, se sa-
peva che poi lo avrebbe tradito?»;
« Come mai gli apostoli sono tutti
orientali?»; «Da che parte starebbe
Gesù nella questione tra ebrei e pa-
lestinesi?».
A queste e a tantissime altre do-
mande rispondeva la redazione di
Mondo Erre. II direttore Valerio
Bocci e i giornalisti Teresio Bosco e
Giuseppe Pelizza hanno avuto il dif-
ficile compito di rispondere in diret-
ta e in trenta secondi a queste
domande. E i tre salesiani hanno da-
to risposte attualizzate, giornalistiche
e semplici, mai scontate. A chi chie-
deva «Ma Dio esiste sul serio?»,
hanno risposto: « Quando tu torni a
casa nel giorno del tuo compleanno
e trovi un bel mazzo di fiori sulla ta-
vola e ti guardi attorno e non c'è nes-
suno, tu pensi sicuramente che una
persona gentile ti ha detto in quel
modo che ti vuole bene, anche se non
vedi nessuno. Se guardi la natura,
scoprirai tanti di questi indizi». Alla
domanda: «Perché i dieci comanda-
menti, con i loro fare e non fare?»,
è stata questa la risposta: « Anche
l'automobile di papà ha un manuale
che dice ciò che si deve fare e non fa-
re, se si vuole che funzioni e si muo-
va ». « Gesù si è arrabbiato: perché
io non posso farlo?»; risposta: « Ge-
sù è sceso nel tempio e ha visto quei
venditori che sfruttavano la povera
gente ... immagina che in piazza san
Pietro qualcuno venda la droga e il
Papa scenda a cacciarli via... ». «È
una sciocchezza fare il segno della
croce prima di una partita?»:« Se Io
fanno perché Dio mandi dritti i loro
tiri storti, fanno una sciocchezza:
.Dio non è un portafortuna o un go-
leador; ma se Io fanno per offrire a
Dio il loro lavoro perché è impegna-
tivo, allora va bene. Lo facciamo an-
che noi».
Le domande e le risposte si sono
sgranate su que~to tono, rivelando
molta curiosità, /una curiosità che è
durata a lungo, perché la redazione
di Mondo Erre ha continuato a rice-
vere telefonate anche nei giorni se-
guenti. Domande che rivelano però
anche la frammentarietà, la fragili-
e le lacune della cultura religiosa
di questi ragazzi , nonostante il cate-
chismo e le ore di religione .
IN LIBR
1 SETTEMBRE 1991 23
IA---
li rond21orc dtU2 Croa Hos.u:
12 çu2 Pltl!I h2 ~ln110 mllloni di uomini
Collana « Persone che
hanno aiutato il mondo»
Eleganti volumi cartonati, con illustra-
zioni documentarie a qua/lro colori e in
bianco e nero, e cartine. Di ogni perso-
naggio è fornita la cronologia; di ogni
rema un glossario essenziale. A.ffronw-
no problemi 1noderni come razzismo,
lebbra, terzo mondo, nonviolenza. So-
no particolarmente indicati per le biblio-
teche scolastiche.
Henry Dunant
di P AM BROWN.
Pagine 64. Lire 10.000.
Il fondatore dell a Croce Rossa: ha sal-
vato milioni di uomini .
Madre Teresa
di C HARLOTTE GRAY.
Pagine 64. Lire 10.000.
La suora la cui « missione d 'amore» ha
aiutato milioni di poveri nel mondo.
Alberi Schwcitzcr
di JAMES 8ENTLEY .
Pagine 64. Lire 10.000.
Il famoso scrittore e musicista che rinunc
ciò a una brillante carriera per di venta-
re uno dei primi medici in Africa.
Mahatma Gandhi
di MIKE N! CHOLSON.
Pagine 64. Lire 10.000.
L'uomo che ha liberato l' India, e ha fat-
to conoscere a l mondo la forza della
nonviolenza.
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95 .91 .091 -
c/c Postale 8128

3.4 Page 24

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24 7 SETTEMBRE 1991
I NOSTRI SANTI
La storia non si fa con i
«se». IVI a per una volta possiamo az-
zardarci. Se Alberto IVlarvelli fosse
sopravviss uto al terribile incidente
del 1946, oggi sarebbe un vecchio e
grintoso politico cristia no di 73 an-
ni , come Oscar Luigi Scalfaro (suo
coeta neo), come lo fu Benigno Zac-
cagnini, suo amico, di sei anni più
vecchio di lui.
li racconto della vicenda di Alber-
to IVlarvelli si fo nda su due documen-
ti fonda ment ali, sodi e densi: il
Diario (che cominciò a scrivere quan-
do aveva 15 anni) e la biografia cli
Maria IVlassani, che conobbe perso-
nalmente Alberto.
A questi documenti-base si aggi llll-
gono le dichiarazioni cli molti suoi
amici e co ll aboratori, da Fellini a
Gedda, eia Zaccagnini a La Pira.
Quest'ultimo, ammirato sindaco di
Firenze, quando seppe che si vo leva
iniziare la ca usa per dichiarare « San-
to» Albe rto IVlarvelli, dichiarò: « A
me pare che questo risponda alle esi-
genze più pressanti della Chi esa, og-
gi: perché il prob lema delle
generazioni nuove è, oggi, fonda-
menta lmente, quello della loro vita
interiore, ciel loro mod o cli unione
con Dio ... La Chi esa di Rimini po-
trà dire alle generazioni nu ove: ecco,
io vi mostro cos'è l'autent ica vit a cri-
stiana nel mondo».
Alberto nasce il 21 marzo I9 I8 a
Ferrara, presso i nonni materni. La
casa della famiglia però è a Rovigo,
dove papà è direttore cli banca.
A Rovigo è nato Ado lfo, il primo-
ge nito, e dopo Alberto vedranno la
lu ce Carlo , Raffaello (eletto Lello),
Gio rgio e Geltrude. Fa mi gli a crist ia-
nissima . Qualche vo lta i ragazzi, to r-
na nclo affamati da ll a scuo la,
dovevano acco nt ent arsi della mine-
st ra. « E la pietanza?» chi edevano
ansios i. E la mamma: « È passato
Ges ù che aveva fame, e gli ho dato
quello che c'e ra» . Nell a famiglia
IVlarvelli i pove ri so no Gesù. E quan-
do la banca cli papà, per decisio ne ciel
governo fascista, dovette fa llire (era
una « banca cattoli ca»), una donna
che aveva depositato i suoi ri sparmi
PER DIO
E PER L'UOMO
CON TUTTA
L'ANIMA
di Teresio Bosco
La parrocchia dell 'Ausiliatrice a Rimini.
Alberto frequentò l'oratorio salesiano
sin dal 1932 . (Foto Casa Marvelli)
Alberto Marvelli, aggi
venerabile, visse con
passione la vita
cristiana e il servizio
agli uo,nini del suo
te111po. Co111e disse
La Pira, ha fatto
vedere cosa significa
vivere cristiana,nente
nel mondo.

3.5 Page 25

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- -- - -- - - - - -#1-
poco tempo prima, e piangeva per il
suo piccolo disastro, si vide restitui-
re poco a poco dal signor Marvelli
tutto il suo denaro. li « banchiere»
lo detraeva mese per mese dal suo sti-
pendio .
Jlibri che nutrono
Da Rovigo la famiglia Marvelli si
trasferisce a Modena, ad Ancona, e
cli qui , nel 1931, definitivamente a
Rimini, seguendo papà nei suoi nuo-
vi impegni finanziari .
Alberto ha una salute buona ero-
busta, un temperamento impetuoso
e ardente, ma anche una serietà che
a tratti fa pensare a un uomo adul-
to. Il ginnasio è superato felicemen-
te tra tirate cli studio e gare sportive
clamorose. A I5 anni si iscrive al li-
ceo classico, ma proprio in qu ei me-
si la famiglia è colpita in modo
durissimo: una malattia si porta via
papà . L'amore alla mamma, ai Fra-
telli è alla sorellina si pongono im-
mediatamente al centro della vita cli
Alberto. Non è il figlio maggiore, ma
un giorno la mamma testimonierà:
« Dopo la morte cli mio marito, Al-
berto divenne il babbo dei suoi
Fratelli ».
Nell'ottobre ciel 1933, l'anno che
ha segnato la morte ciel padre, Alber-
to ini zia il suo diario, a tratti essen-
ziale, a tratti esuberante. Si assiste
attraverso quelle righe alla sua cre-
scita cli uomo e cli cristiano. I libri
che legge, medita, e a tratti trasc rive
su quelle pagine sono il Vangelo, I' I-
mitazione di Cristo, Irradiare il Cri-
sto cli padre Plus. Un pensiero che
trascrive e sottolinea è questo: « È ve-
ra ogni mortificazione che spezza ciò
che è da spezzare e fortifica ciò che
è da fortificare». Fissa un « piccolo
schema» rigido e forte, come le ner-
vature d'acciaio che reggono il ce-
mento armato:
« I. Alla mattina orazione, e se è
possibile, un po' cli meditazione. 2.
Una visita giornaliera in chiesa e il
più possibile Frequentare i sacramen-
ti. Oh, se mi riuscisse cli comunicar-
mi tutti i giorni! 3. Recitare ogni
giorno il santo rosario. 4. Non cer-
care in nessun modo occasioni cli ma-
le. 5. Alla sera, orazione, meditazi o-
ne, esame di coscienza. 6. Vincere i
1 SETTEMBRE 1991 25
difetti più grossi: la pigri zia, la go-
la , l'impazienza, la curiosità e tanti
altri. 7. In vocare l'aiuto cli Gesù in
ogni momento difficile. Se non do-
vessi mantenerlo, infliggermi una
q·ualche pena fisi ca» (Diario p. 16) .
Questo programma, Alberto lo at-
tuerà per tutta la vita.
Immaginare però Alberto chiuso
in se stesso, arroccato ,sulla difesa,
sarebbe un errore totale. Egli viveva
nel mondo, in mezzo agli altri, nel
tran-tran cli una attività eia sfinimen-
to, per aiutare tutti e« irradiare Cri-
sto » su tutti . « lo vedo camminare
Alberto Marvelli per le strade della
nostra piccola città - scrive la bio-
grafa - ancora studente con la car-
tella dei libri come quando veniva al
Liceo, e lo vedo correre in biciclet-
ta, e lo so intensamente occupato al-
i ' Associazione cli Azione Cattolica
dei salesiani (della quale fu, per tan-
to tempo , presidente) o in Federazio-
ne Azione Cattolica (cli cui fu
segretario e vicepresidente). Quel suo
sorriso pensoso, luminoso , incante-
vole ». Gli è maestra silenziosa la ma-
dre, un po' mamma di tutti i ragazzi
della parrocchia salesiana di Maria
Ausiliatrice , instancabile nella Con-
ferenza di San Vincenzo, nella Unio-
ne Donne di Azione Cattolica, nella
Protezione della giovane.
Benigno Zaccagnini
testimonia
Tra i 60 candidati alla maturit à
classica si classifica secondo. Il IO di-
cembre 1936 (a 18 anni) ini zia il pri-
mo anno cli ingegneria all'Università
di Bologna: inizia il via vai cli
studente-pendolare tra Rimini e Bo-
logna. Studio e apostolato in entram-
be le città . La donna cli servizio della
zia che Io ospita a Bologna, testimo-
nierà con le parole dei semplici: « Lo
vedevo cli giorno e cli notte ammaz-
zato cli lavoro per l'uni ve rsità e l'a-
postolato. Qualche volta lo trovavo
addormentato sui libri e con la co-
rona in mano . Al mattino lo vedevo
in chiesa alle 6, o se gli impegni non
gli consentivano cli comunicarsi pri-
ma , stava digiuno fino a mezzog ior-
no . Di quaresima era cli grande
austerità nel cibo, osservava proprio

3.6 Page 26

▲back to top
26 · 1 SETTEMBRE 1991
il digiuno ... Imponeva una formida-
bile penitenza al suo appetito».
Benigno Zaccagnini, che gli diven-
ta amico a Bologna, ha testimonia-
to: « Più volte, entrando nella chiesa
di San Bartolomeo in Bologna, al
termine delle lezioni, fra mezzogior-
no e mezzogiorno e mezzo, lo vede-
vo accostarsi alla Comunione.
Alberto arrivava da Rimini in treno,
era digiuno dalla mezzanotte (allora
era questo il digiuno prescritto per
chi voleva fare la Comunione), ave-
va fatto il viaggio e partecipato alle
lezioni . Gli dissi: "Io non sarei in
grado di fare altrettanto". Aggiunsi
che tutto ciò mi sembrava eccessivo.
La sua risposta fu un sorriso: il sor:
riso che aveva lui, una limpidezza
che chiamerei da bambino». E con-
tinuava: « Aveva un candore che in -
cantava anche chi non condivideva
le sue idee. Era circondato dalla sim-
patia di tutti. Non ho forse conosciu-
to nessuno così naturalmente umano
e insieme così umanamente cri-
stiano».
Mentre Alberto sta terminando
l'università, sull'Europa scoppia il
ciclone della seconda guerra mondia-
le. I O settembre 1939: Hitler dittatore
germanico, attacca la Polonia . Fran-
cia e Inghilterra rispondono dichia-
randogli guerra. Giu gno 1940:
Mussolini fa scendere in guerra l' I-
talia a fianco di Hitler e della Ger-
mania.
Laureando in fonderia
Laureando in ingegneria, dall'ago-
sto al novembre 1940 Alberto è a Mi-
lano, impiegato nella fonderia
Bagnagatti, sotto i primi bombarda-
menti, tra le prime famiglie in diffi-
coltà per la chiamata alle armi dei
padri e dei figli più grandi. L'indu-
striale Bagnagatti testimonierà:
« Trascorse presso di me alcuni mesi
in fonderia. Notai, fin dai primi gior-
ni, il pronto affiatamento con tutti
i dipendenti e particolarmente con i
più giovani e i più umili. S'interessò
dei bisogni familiari degli operai e mi
prospettò le particolari necessità di
ognuno, sollecitando gli aiuti che ri-
teneva Opportuni. Visitava gli amma-
lati, incitava gli apprendisti a
frequentare le scuole serali. Infonde-
va in tutti un immediato e vivo sen-
so di simpatica cordialità».
Questi primi mesi di guerra han-
no tracciato la strada che Alberto se-
guirà fino alla sua ormai vicina e
imprevedibile morte: spendersi tutto
per chi gli sta attorno e soffre dd-
1'immane ciclone che travolgerà in
cinque anni gran parte dell'Italia, e
ogni giorno trovare la forza di rico-
minciare nell'Eucarestia e nella me-
ditazione.
·30 giugno 1941. È appena finita la
tragica guerra in Grecia, e da otto
giorni è iniziata la fatale guerra con-
tro l'URSS. Alberto si laurea in in-
gegneria industriale col mass imo dei
voti. Subito dopo indossa pure lui la
divisa grigioverde e parte per il ser-
vizio militare. Quattro mesi a Trie-
ste, dopo dei quali è rimandato a
casa perché già due suoi fratelli so-
no sotto le armi. A Rimini insegna
meccanica nell'Istituto Tecnico Indu-
striale.
fL tremendo 1943
Comincia il tremendo 1943. Nel
gennaio i Russi attaccano e distru g-
gono l' ARMIR (Armata Italiana in
Russia), costringono i superstiti a
una leggendaria ritirata sugli infiniti
campi ghiacciati. Lassù è appena ar-
rivato Raffaello Marvelli , ed è ucci-
so in combattimento. Negli stessi
giorni, Alberto è chiamato alle armi.
Per mamma Maria è un momento
durissimo. Alberto scrive sul Diario
parole scarne, sanguinanti: « Il dolo-
re è venuto ancora a visitarci, in fa-
miglia e in associazione. Sia fatta la
volontà del Signore». E ancora: « La
guerra è un castigo per la nostra cat-
tiveria, per punire il nostro poco
amore a Dio e agli uomini. Manca lo
spirito di carità.nel mondo, e perciò
ci odiamo come nemici invece di
amarci come fratelli tutti redenti dal
Cristo» .
È destinato a una caserma di Tre-
viso. Ed è qui che si compie il « mi-
racolo» di Marvelli. Don Zanotto,
parroco di S. Maria di Piave, ha
scritto: « Quando l'ing. Marvelli ar-
rivò a Treviso, nella caserma di 2000
soldati tutti bestemmiavano e la ma-
lavita imperava. Dopo qualche tem-
po nessuno più bestemmiava, dico
proprio nessuno, nemmeno i supe-
riori. Il colonnello, da bestemmiato-
re, si diede a reprimere lui stesso, nei
soldati, la bestemmia» (Citato da
Domenico Mondrone).
In caserma dal marzo all'8 settem-
bre, giorno in cui l' Italia si ritira dal-
la guerra firmando l'armistizio
separato con gli Alleati (USA - Gran
Bretagna - Francia). In settembre Al-
berto è a casa, e riprende dopo po-
chi giorni l'insegnamento all'Istituto
Tecnico.
Ma la guerra non è finita. I solda-
ti tedeschi hanno invaso l'Italia, ci
chiamano «traditori», deportano in
Germania gli uomini validi. E gli Al-
leati, poiché la guerra continua, in-
tensificano i bombardamenti sulle
nostre città. Il I O novembre Rimini
è investita dal primo bombardamen-
to aereo. Ne subirà trecento, e sarà
ridotta a un tappeto di macerie.
Marvelli lavora come una formi-
ca instancabile, mentre l'uragano di-
strugge il formicaio. Va in chiesa a
mezzogiorno, finita la scuola, a fare
la Comunione. Poi aiuta la gente a
sgombrare la città ogni giorno semi-
nata di bombe.
Porta la sua famiglia a Vergiano,
un paese a sette chilometri. La mam-
ma è come paralizzata dal dolore:
Lello ucciso, Carlo prigioniero in
Africa, Adolfo sotto le armi, Gior-
gio è un adolescente, Geltrude una
ragazzina spaventata. Alberto aiuta
altre famiglie a raggiungere i paesi in-
torno. La TODT è l'organizzazione
militare tedesca che requisisce lavo-
ratori italiani per farli lavorare alle

3.7 Page 27

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-------~-
1 SETTEMBRE 1991 · 27
ft servo di tutt;
Alberto a 17 anni ,
durante un'azione
di gioco.
· ciclette cariche di cibo con cui so-
Nella foto a sinistra
Alberto, tredici anni,
è al centro del gruppo.
(Foto Casa Marvelli)
pravvivere. Vengono accettati in uno
dei cameroni del collegio Belluzzi.
Altre famiglie sono nei magazzini
della repubblica, moltissime altre si
ammucchiano nelle gallerie ferrovia-
fortificazioni e per spedirli in Germa-
nia ai lavori forzati. Per la lingua te-
desca che conosce abbastanza e il ti-
tolo di ingegnere, Alberto è guardato
con rispetto dai tedeschi. Gli chiedo-
no consulenze tecniche, ottiene fidu-
cia. Se ne serve per far fuggire molti
giovani destinati ai campi della Ger-
mania. Il gioco è troppo scoperto ,'e
Alberto viene arrestato e destinato
anche lui alla deportazione. Ma alla
prima tappa del treno (S. Arcange-
lo, dieci chilo.metri da Rimini), ap-
profittando di un mitragliamento di
aerei alleati, organizza la fuga di tutti
i prigionieri. Guadano di notte il Ma-
recchia, si spargono per le campagne
e le case.
rie. È facile, in questi momenti, chiu-
dersi in se stessi, pensare alla
sopravvivenza dei propri cari e ba-
sta. Alberto è invece al centro dell'as-
sistenza, a disposizione di tutti .
Scrive la Massani: « A sera recitava
forte il rosario nei cameroni del col-
legio Belluzzi, poi andava a dormire
alla meglio dai conventuali; e al mat-
tino nella chiesa zeppa di sfollati,
servi~a la Messa e si comunicava. Poi
via di nuovo per tutte le vie e per an-
dare incontro a tutti i bisognosi.
Prendeva nota delle necessità, e
quando non poteva arrivare, affida-
va ad altri il lavoro . C'era da anda-
re qua e là, nelle gallerie da dove la
gente non osava uscire». Aggiunge
Mondrone: « Ogni giorno faceva chi-
lometri di strada in bicicletta racco-
gliendo roba da mangiare talvolta
Nelle gallerie
di San Marino
tornò a casa con il tascapane forato
dalle schegge di granate che scoppia-
vano da ogni parte. Ma lui, con gli
amici che ne emulavano il coraggio,
Tre giorni dopo Alberto è a casa. non si arrestava».
Rimini e la zona costiere sono deva- 21 novembre I944. Gli Alleati en-
state ogni giorno di più. Occorre fug- trano in Rimini. Tutto intorno sono
gire lontano, nella libera Repubblica paesi e boschi che bruciano, ingor-
di San Marino. In poche settimane, ghi di carri, camion, macchine. Mor-
quel francobollo di territorio sicuro ti e desolazione. Alberto torna con
passa da 14 mila a 120 mila abitanti. la famiglia. La sua casa (colpita ma
Alberto vi arriva reggendo la cavez- ancora abitabile) è occupata da uf-
za di un asino. Sul calesse è la mam- ficiali inglesi. I Marvelli si sistema-
ma . Giorgio e Geltrude spingono bi- no alla meglio nello scantinato.
In quel terribile inverno (l ' ultimo
di guerra) Alberto fu il servo di tut -
ti. Il Comitato di Liberazione gli af-
fidò l'ufficio alloggi, il comune gli
affidò il genio ci vile per la ricostru-
zione, la neonata Democrazia Cri-
stiana lo fece membro dell'esecutivo,
il Vescovo gli affidò i Laureati Cat-
tolici della diocesi, i poveri assedia-
vano in permanenza le due stanzucce
del suo ufficio, lo seguivano a casa
quando andava a mangiare un boc-
cone con sua madre . Alberto non ne
allontanò mai uno . Diceva: « l poveri
passino subito, gli altri abbiano la
cortesia di aspettare».
L'anno 1946 fu mangiato giorno
per giorno da infinite necessità, tut-
te urgenti. Alberto faceva la Comu-
nione, poi era a disposizione. Alla
fine di quell'anno c'erano le prime
e!eLJoni amministrative. Un comuni-
sta disse: « Anche se perde il mio par-
tito... purché risultasse si ndaco
l'ingegnere Marvelli ».
Non lo diventò. La sera del 5 ot-
tobre cenò in fretta accanto alla
mamma, poi uscì in bicicletta per te-
nere un comizio a San Giuliano a
Mare. A 20 chilometri da casa sua,
un camion alleato correndo a velo-
cità pazzesca lo investì, lo scagliò nel
giardino di una villa e scomparve nel-
la notte. Fu raccolto dal filobus. Due
ore dopo moriva. Aveva 28 anni.
Quando la sua bara passò per le stra-
de, i poveri piangevano e mandava-
no baci. Un manifesto diceva a
caratteri cubitali: « I comunisti di
Bellariva si inchinano riverenti a sa-
lutare il figlio, il fratello, che ha spar-
so su questa terra tanto bene » .
Luigi Gedda, Presidente dell' Azio-
ne Cattolica, scrisse: « Il ricordo di
Alberto mi accompagna nella vita
come testimonianza di quella giovi-
nezza nuova che la Chiesa produce
per i tempi nuovi: una giovinezza se-
rena di mente, ardente di cuore, forte
di volontà, con il corpo agile sano e
puro. Per la nuova civiltà occorro-
no giovani che conoscano la bellez-
za degli anni verdi, ma anche la
precisa responsabilità di produrre
fiori di virtù e frutti di opere».
Teresio Bosco

3.8 Page 28

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\\
28 · 7 SETTEMBRE 1991
LA « REDEMPTORIS MISSIO »
Giovanni Paolo II
passerà alla storia non
smoelsoz.peemr easvze. rz.ntrascorso
pellegrinaggio nei
cinque continenti, ma
anche per aver dato a
ogni viaggio il
carattere
dell'evangelizzazione.
La «Redemptoris
Missio» è il /rutto
maturo del contatto
diretto del Papa
con popoli, culture
e religioni.
IL PAPA
MISSIONARIO
di Angelo Paoluzi
Foto Arch ivio Salesiano Centrale
Ricordo l'emozione con
la quale Giovanni Paolo II si imbar-
cò, ormai più di dodici anni fa, alla
fine di gennaio del 1979, per il pri-
mo viaggio che lo portò in Messico,
preceduto da una tappa nella Repub-
blica Dominicana, e seguito al ritor-
no da una breve sosta notturna a
Nassau, nelle Bahamas. Noi giorna-
listi che eravamo con lui non co-
gliemmo forse tutta la pienezza di
significato di quell'iniziale farsi apo-
stolo, missionario, di andare ad an-
nunciare il messaggio a tutte le genti
sino ai confini della terra.
Rammento il trepido incontro con
l'America latina, il continente dalle
grandi potenzialità spirituali e dai ri-
schi di sbandate altrettanto vistose:
ieri la strumentalizzazione di una
« teologia della liberazione » conside-
rata soltanto nel suo aspetto di scel-
ta politica di parte, oggi il proliferare
delle sètte . A tutti noi operatori del-
la comunicazione sociale non sfuggì
però il segnale, preciso, di una scel-
ta di campo per gli ultimi fra gli ul-
timi, con una sottolineatura sulla
«I giovani in numerosi Paesi costituiscono già più della metà della popolazione.
Come far giungere il messaggio di Cristo ai giovani non cristiani ,
che sono il futuro di interi continenti?» (Redemptoris Missio , 37).

3.9 Page 29

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- - - - -- -----s/1-
1 SETTEMBRE 1991 29
«L'attività missionaria rappresenta ancora oggi la massima sfida
per la Chiesa» (Redemptoris Missio, 40) (Foto A. Mari)
« opzione sociale della proprietà»
proclamata dinanzi agli sfruttati
« campesinos » di Oaxaca, e che in-
dusse i detentori delle mal gestite ric-
chezze a gridare allo scandalo. Fu
chiaro, infine, il senso della parteci-
pazione al grande evento ecclesiale
della Conferenza di Puebla.
Il Papa missionario. Resterà tale
nella storia non solamente per aver
trascorso mesi e mesi, dal giorno del-
1' elezione alla Cattedra di Pietro, in
pellegrinaggio nei cinque continenti,
visitando quasi metà dei Paesi del
globo, ma anche per aver caratteriz-
zato con il filo rosso de!I'evangeliz-
zazione ogni intervento; compresa
l'ultima, sofferta partecipazione al
dramma della guerra del Golfo. E
proprio durante la tragica fase del
conflitto ha visto la luce l'Enciclica
« Redemptoris Missio » . Doverosa
celebrazione del documento concilia-
re « Ad Gentes » - dal quale, venti-
cinque anni prima, aveva avuto
nuovo impulso l'impegno evangeliz-
zatore della Chiesa - e, al tempo
stesso , frutto di una esperienza, di
una conoscenza diretta di Giovanni
Paolo II a contatto con popoli, cui-
ture, religioni dal difficile approccio.
Sterminate folle in Polonia, in Co-
rea, in Africa, stadi pieni di giovani
musulmani, di credenti buddhisti o
scintoisti, di coloriti « campesinos »
latinoamericani, di spettatori indif-
ferenti e forse ostili. Ma anche l' u-
miltà di visite quasi solitarie (ero
presente a quella, con una austera
mancanza di pubblico, svoltasi in
Turchia; anche a non voler rammen-
tare la fredd~zza formale del mon-
èio scandinavo), o in contesti di
greggi inquieti , come in Nicaragua,
in Germania, negli Stati Uniti, in al-
cuni Paesi d'Africa. Ma rimaneva la
testimonianza.
E « Redemptoris Missio» è la
« magna charta » del cristiano dei no-
stri anni che si deve misurare con tut-
ti i problemi del tempo presente, non
per risolverli - è soltanto parzial-
mente nelle sue forze -, ma perché
non taccia la sua voce, la voce della
Chiesa, in questo deserto che si ap-
presta a diventare il mondo. L'En-
ciclica si sviluppa, è bene sot-
tolinearlo, sotto il segno di una pie-
nezza di redenzione: altri due testi
« Redemptor Hominis »e« Redemp-
«GAMIN»
Classi f.: GSAM / Durata: 26'
Recupero dei ragazzi emarginati a
Bogotà.
LA TERRA E IL SEME
Classif. : GSI\\.ME / Durata: 34'
Proge//o Africa.
RITORNO A KAMI
Classif.: GMESA / Durata: 27'
Storia vera di un ragazzo tra i mina-
tori di Kami (Bolivia).
TONDO CASA MIA
Classif. : SMGAE / Durata: 27'
Interventi salesiani nel più malfama-
to quartiere di Manila.
SUL CAMMINO DEI POVERI
Classif.: GSMA / Durata: 30'
Diario tra i poveri e i figli di lebbrosi
a Madras.
PALUDE AMARA
Classif.: MSGAE / Durata: 30'
100 anni di la voro apostolico in Bra-
sile con i ragazzi della strada.
ZINGARI DI DIO
Classif. : GMSEA / Durata: 32'
Vocazione, sacrificio e impegno mis-
sionario.
Le indicazioni (AMSGE) sono orien-
tative: E= elementari; M = medie;
S = superiori; A= adulti; G = gruppi.
Disponibili in pellicola 16 mm e in vi-
deocassetta.
Per acquisto o noleggio,
rivolgersi alla:
SAF
Via Maria Ausiliatrice, 36
10152 TORINO
Tel. (011) 52.24.310

3.10 Page 30

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30 · 1 SETTEMBRE 1991
"I primi destinatari
della missione sono i poveri"
(Redemptoris Missio, 60)
toris Mater» portano. lo stesso sigil-
lo, come un messaggio ripetuto di
speranza, la grandezza misericordio-
sa di Dio fattosi uomo con il proprio
Figlio. E la parte, diciamo, teologi-
ca del documento approfondisce l'a-
spetto trinitario che dà impulso al
mandato evangelizzatore.
L'Enciclica è comunque un invito
alla comunità dei fedeli per un rin-
novato impegno missionario, perché
questo costituisce il primo servizio
che la Chiesa può offrire all'uomo e
all'intera umanità. Quindi si aprono
« gli immensi orizzonti della missio-
ne "ad gentes" », primo, fonda-
mentale, permanente dovere della
çhiesa, essenziale e mai completato.
E « un grido» - così l'ha definita,
presentandola, il cardinale prefetto
della Congregazione per l'Evangeliz-
zazione dei Popoli, Jozef Tomko -,
un grido che nasce dalla situazione
attuale e che Giovanni Paolo II con-
cretizza nei paragrafi dedicati agli
«ambiti» della missione. Mondi e fe-
nomeni sociali nuovi, che egli stesso
ha. incontrato e visto.
Le conseguenze dell'urbanizzazio-
ne, le megalopoli del Terzo Mondo,
una gioveatù che esplode, le spinte
dell'emigrazione, lo scandalo dei ri-
fugiati, le vecchie e nuove povertà:
soggetti - non oggetti - delle solle-
citazioni missionarie di una Chiesa
sempre più consapevole dei propri
compiti e doveri. E nello stesso tem-
po Giovanni Paolo Il indica ai cre-
denti gli «aeropaghi» d'oggi, quegli
ambienti e quelle aree cui parlare un
linguaggio moderno, comprensibile,
adeguando le parole del messaggio
alle esigenze della società reale che
vuole ascoltare per capire.
Ai pulpiti classici della predicazio-
ne, dall'altare alla scuola, si deve in
primo luogo aggiungere il mondo
delle comunicazioni sociali - alle
quali era peraltro attentissimo anche
Paolo VI, che ~eva dato vita alla se-
rie dei messaggi per le apposite Gior-
nate mondiali -, e poi la nuova
cultura planetaria creatrice di origi-
nali forme di linguaggio, le perenni
sensibilità nei confronti dei diritti
umani, per la promozione della con-
dizione della donna, per la tutela del-
!'infanzia, per la salvaguardia del
creato.
Questa « Redemptoris Missio» è
un contributo che ci sarà utile per an-
ni: dovremo ricorrere ad esso perché
ci permetta di orizzontarci nella real-
tà vecchio/nuova dell'evangeliz-
zazione, nella prospettiva delle esi-
genze, delle sfide da raccogliere e so-
stenere per essere fedeli all'impegno
di credenti. Certo, con una adegua-
ta mediazione e assimilazione degli
otto capitoli divisi in 92 paragrafi, e
che costituiscono una cifra di inter-
pretazione (in qualche caso anche
complessa) per una presenza nel
mondo del cristiano quale seme di
grano , li evito nella pasta.
Fra le tante parti citabili, ecco l'a-
pologia del missionario quale emer-
ge nel capitolo a lui dedicato: « li
missionario - è scritto nell'Enciclica
- è l'uomo della carità: per poter
annunziare ad ogni fratelio che è
amato da Dio e che può lui stesso
amare, egli deve testimoniare la ca-
rità verso tutti, spendendo la vita per
il prossimo. Il missionario è il "fra-
tello universale", porta in sè lo spi-
rito della Chiesa, la sua apertura ed
interesse per tutti i popoli e per tutti
gli uomini, specie per i più piccoli e·
poveri. Come tale, supera le frontiere
e le divisioni di razza, casta e ideo-
logia: è segno dell'amore di Dio nel
mondo, che è amore sénza esclusio-
ne né preferenza».
Tra le novità più originali dell'En-
ciclica, il risalto dato alle giovani
Chiese nella missione ai non cristia-
ni, con le ripetute esortazioni ad
aprirsi in uno scambio di dare-avere
da e per le altre parti del mondo ri-
cevendo e mandando missionari. Ma
anche una sottolineatura dei temi
scottanti dell'inculturazione e del
dialogo interreligioso. Inoltre la
« Redemptoris Missio » introduce, ri-
spetto anche alla precedente «Solli-
citudo Rei Socialis», due concetti
nuovi: nello stesso tempo in cui evan-
gelizza, la Chiesa promuove lo svi-
luppo; l'esortazione al Nord del
mondo non soltanto a essere solida-
le con il Sud, ma anche a riportarsi
a una maggiore austerità di vita.
Un'Enciclica ottimistica, una gui-
da per il Duemila. Perché - come
scrive il Papa nella conclusione -
« Dio prepara una nuova primavera
del Vangelo» .
Angelo Paoluzi

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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·- - - - - - - 5 ' 1 -
1 SETTEMBRE 1991 , 31
a cura di Eugenio Fizzotti
MAURO M. MORFINO
Leggere la Bibbia con la vita ,
Magnano (VC), Edizioni Qiqajon
Comunità di Bose, 1990,
pp. 192, lire 20.000
raccolta di queste «parole» , e
può essere bene utilizzato per la
preghiera e la meditazione per-
sonale, oltre che come itinerario
di crescita e di maturazione uma-
na e cristiana.
BRUNO MARTELOSSI
Vogliamo vedere Gesù! ,
Camposampiero (PD),
Edizioni del noce, 1991,
pp. 244, lire 26.000
Destinato sia a studenti di
teologia che a quanti intendono
iniziare uno studio biblico siste-
matico e approfondito, questo ori-
ginale volume intende offrire,
sinteticamente, la possibilità di
confrontare alcuni testi della tra-
dizione ebraica e della tradizio-
ne patristica. Da tale confronto
emergono i prfncipali atteggia-
menti «vitali» con cui accostare
la Parola di Dio: umiltà, conver-
sione/ascesi, preghiera, amore.
Autore del volume è un giova-
ne salesiano che, attraverso gli
:3tudi biblici che da anni sta con-
ducendo a Gerusalemme, mani-
festa una grande passione per la
Parola di Dio e un notevole desi-
derio di comunicarla agli altri per-
ché possano leggerla e viverla
con simpatia nella loro vita.
VITO MAGNO
Tonache al sole.
Roma,
Editrice Rogate, 1990,
pp. 154, lire 14.000
Scritto con fresco stìle giorna-
listico, il volumetto presenta una
serie di interviste a 40 personaggi
sui temi pr[ncipali della vita reli-
giosa. Intellettuali, politici , lette-
rati, artisti, sociologi, attori,
cantanti, studiosi di storia civile
e religiosa esprimono le loro opi-
nioni sui religiosi, lasciando tra-
sparire talvolta perplessità per
alcune controtestimonianze, ma
il più delle volte entusiasmo e
convinta partecipazione per
quanti testimoniano la speranza
e manifestano giorno per giorno
il valore della fedeltà a Dio e
all ' uom·o.
Il volume si lascia leggere tut-
to d'un fiato , ma chiede un suc-
cessivo ripensamento per
impostare un vero cammino di
formazione per quanti sono chia-
mati dal Signore ad abbracciare
la vita religiosa.
JEAN LAFRANCHE
Dimmi una parola.
Sentenze sulla preghiera,
Milano, Editrice Ancora, 1990,
pp. 301 , lire 32.000
Nulla suscita il desiderio del-
la preghiera più dell'incontro con
una persona trasfigurata da es-
sa. Il monaco Arsene aveva un al-
lievo che andava a fargli visita
semplicemente per vederlo in
preghiera: «Le mani levate - ri-
ferisce l'autore - erano simili a
dieci ceri ardenti e il suo viso
emanava uno splendore insoste-
nibile per chi non fosse immerso
nella sua stessa luce ». Il disce-
polo dei padri del deserto pren-
deva congedo dal maestro
usando la formula tradizionale:
« Padre , dimmi una parola! ». La
parola che il discepolo chiedeva
riguardava la preghiera, ed era la
richiesta di farsi guidare nel cam-
mino verso Dio.
Il presente libro è appunto una
CAROL WATSON
365 preghiere per fanciulli,
Leumann (Torino),
Elle Di Ci, 1990,
· pp. 158, lire 18.000
Scritte e raccolte da Carol
Watson, queste semplici preghie-
re sono raggruppate per temi. Ini-
ziano con la casa, la scuola e le
esperienze di ogni giorno per trat-
tare poi temi più vasti: il mondo,
gli altri, i nostri sentimenti.
Si tratta di una raccolta prezio-
sa di preghiere tradizionali e po-
polari, di preghiere moderne e
anche di preghier.e composte da
bambini. Non si tratta, owiamen-
te, di testi da ripetere meccani-
camente. La migliore preghiera,
infatti, è quella che scaturisce dal
cuore spontaneamente. Un aiu-
to però nel pregare non dispiaçe.
L' importante è riuscire a lodare
Dio, a ringraziarlo per quanto -fa
per noi, ad avvicinarsi a lui per
cercare di vivere con più entusia-
smo il suo costante e inesauribi-
le amore .
Non è difficile incontrare Ge-
: basta mettersi in strada e
camminare. La strada, infatti , era
la sua casa, la sua famiglia, il suo
mondo. Lungo la strada incontrò
amarezza e odio, miseria e dispe-
razione, gioia e stupore, e a tutti
rivolse la sua Parola di speranza.
In questo volume, scritto tut-
to in versi e di cu i è autore un di-
namico salesiano che da anni
opera tra gli exallievi del Veneto,
siamo invitati a scoprire l'amore
di Gesù, a seguire i suoi passi ,
a fare le sue stesse scelte, a ri-
scrivere il Vangelo del nostro per-
sonale incontro con Lui. li libro va
richiesto a Edizioni del noce,
35012 Camposampiero (PD).
SERGE BOLSHAKOFF
Incontro con la spiritualità
russa ,
SEI, Torino, 1990,
pp. 239, lire 29. 000
Tra gli effetti positivi che il
Concilio Ecumenico Vaticano Il
ha avuto sulla riflessione teologi-
ca va annoverato l'intensificarsi
del dialogo non solo con i prote-
stanti, ma anche e soprattutto
con gli ortodossi. Una prova del
ricchissimo patrimonio spirituale
degli orientali è rappresentato da
quest'opera in cui si analizza l'af-
fascinante ideale mistico dei mo-
naci ortodossi, spesso incontrati
personalmente dall'autore, e se
ne evide·nzia il grande valore
umano e cristiano. La lettura con-
sente anche 'di riconoscere che
i valori religiosi , fatti rifluire dal
monachesimo in tutti i settori del-
la cultura, costituiscono la base
e la sorgente dell 'apporto origi-
nale del popolo russo alla cresci -
ta della civiltà europea.

4.2 Page 32

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32 · 1 SETTEMBRE 1991
PASTORALE MISSIONARIA
IL CENTRO
CATECHISTICO
DI MAKALALA
di Joseph Pulikkal
In Africa è impensabile qualsiasi attività
pastorale senza la collaborazione dei catechisti.
In Tanzania i parroci sono al centro di tanti
villaggi distanti tra loro.
Essi li visitano, quando possono,
una volta al mese. In alcuni casi addirittura
una volta all'anno. È il catechista quindi
che ha cura della comunità cristiana locale,
che prepara ai sacramenti e diri_ge
il consiglio pastorale dei laici. E il catechista
che presiede la celebrazione
della Parola alla domenica.
Il Vescovo di Iringa ha
invitato i salesiani a insegnare nel
Centro Catechistico diocesano di
Makalala già dieci anni fa, al loro ar-
rivo. E dal 1986 la responsabilità è
stata interamente affidata a loro. La
presenza dei Salesiani in Tanzania ri-
sale al «Progetto Africa», ed ha
quindi una decina d'anni. Oggi i Sa-
lesiani in Tanzania sono 27 ed han-
no sette opere, tra cui due ben
avviate scuole professionali.
ft gruppo det catechisti
Il Centro Catechistico di Makala-
la si occupa quasi esclusivamente del-
la formazione di catechisti adulti,
uomini e donne che hanno già da
molti anni la responsabilità della pa-
storale nei vari villaggi . Attualmen-
te c'è posto per 70-80 catechisti. Es-
si hanno un 'età che varia dai 20-25
anni ai 30-50. Passano qui un anno
o due, per essere meglio preparati al
loro compito.
Occupano i locali della vecchia
parrocchia, ri strutturati alla meglio
per ospitare catechisti e catechiste, ed
anche un gruppo di suore locali e re-
ligiosi laici che collaborano nell'in-
segnamento, e i due salesiani. Al
centro della casa è rimasta la chiesa.
Parecchi catechisti sono sposati,
ma al Centro non si dà ospitalità al-
le loro famiglie. L'esperienza ha di-
mostrato che la vita di coppia, con
i vari problemi famigliari e quello dei
figli impedisce al catechista di impe-
gnarsi seriamente negli studi.
Sono i vari parroci a inviare i loro
catechisti al Centro. I Salesiani ne ac-
Catechisti a lringa.
È molto curata la loro
formazione teologica

4.3 Page 33

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-----------~-
1 SETTEMBRE 1991 , 33
cettano non più di uno o due per par-
rocchia. C'è molto apprezzamento
per il lavoro svolto e ci sono richie-
ste anche da altre diocesi.
In alto, festa per la prima messa di un giovane sacerdote
della diocesi di lringa. Sotto, i giovani catechisti
impegnati anche in lavori agricoli
Intensa vita
di comunità
Nel Centro Catechistico il clima è
cordiale e positivo e i giovani si tro-
vano bene, tanto che molti chiedo-
no di poter ripetere l'esperienza,
anche se per ora non è possibile. Ma
rimangono legati al Centro e se pos-
sono ritornano per una breve visita.
Le distanze qui come si può imma-
ginare sono enormi e le strade impra-
ticabili . Le strade della Tanzania
sono più disastrate dello stesso Mali
che è considerato il paese più pove-
ro dell'Africa.
Nel Centro viene curata la forma-
zione teologica e spirituale dei cate-
chisti. Materie di studio sono
soprattutto di tipo biblico (proprio
perché possano parlarne ai cristiani
dei villaggi). Ma si parla anche di
teologia, liturgia, di psicologia, di
pedagogia, di dinamica di gruppo:
materie che intendono preparare il
catechista nell'animazione pastorale
della comunità cristiana. Àl Centro
si parla e si fa scuola solo in swahili.
Si dà molta importanza alla for-
mazione alla preghiera. Vi è l'Euca-
ristia quotidiana e quella festiva è
solenne, con molti canti. Gli africa-
ni amano il canto e lo eseguono be-
ne insieme. Ci sono piccoli gruppi
formativi che si ritrovano per mo-
menti di preghiera autogestita. La
preghiera è varia: rosario, adorazio-
ne , vespri cantati, perché serva di
esempio per come i catechisti do-
vranno organizzare la vita di preghie-
ra nei villaggi.
ft lavoro manuale
I vescovi africani sono concordi
nel voler tenere basse le retribuzioni
dei catechisti. Desiderano che sia
chiaro che essi lo fanno per vocazio-
ne, e non come per una professione.
I parroci danno a loro cifre modeste.
Un catechista mi diceva che per an-
ni non aveva ricevuto assolutamen-

4.4 Page 34

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34 1 SETTEMBRE 1991
te nulla. Ciascuno di loro quindi al
proprio villaggio continua a lavora-
re come tutti per mantenere se stes-
so e la sua famiglia. Quasi tutti
coltivano il campo.
I catechisti contribuiscono al loro
mantenimento nel Centro prestando-
si per il lavoro manuale quattro gior-
ni alla settimana per un paio di ore
al giorno . C'è anche un piccolo alle-
vamento. Tutta l'attività manuale è
autogestita: sono persone mature e
capaci di responsabilità. Scelgono es-
si stessi i loro capi. ;per la sua sussi-
stenza il Centro può contare su un
piccolo contributo della diocesi e su
modeste offerte dei parroci. Il resto
lo devono trovare con l'interessa-
mento personale, suscitando la gene-
rosità di tanta gente.
ft catechista
nella sua comunità
Come dicevo, il catechista è l'ani-
ma della vita cristiana della comuni-
tà ed ha un buon ascendente nel suo
In alto, i giovani
catechisti al lavoro.
Nella foto a fianco,
l'autore dell'articolo
con don Michael
Karikunnel (al centro
il superiore della
Visitatoria)
villaggio. La celebrazione della Pa-
rola è il momento qualificante del
suo servizio «ministeriale», anche se
non distribuisce la Comunione per-
ché non potrebbe essere conservata
con sicurezza nelle povere cappelle
dei villaggi. Molti di loro danno vita
all'oratorio per i ragazzi.
Al nostro Centro Catechistico di
Makalala di domenica facciamo ora-
torio per i ragazzi dei villaggi più vi-
cini. L'oratorio è mandato avanti dai
catechisti, in modo che imparino ad
organizzarlo anche nei loro villaggi.
Nei giqrni feriali invece non c'è ora-
torio, ma i ragazzi passano dal Cen-
tro ogni giorno, quando vanno al
mulino che si trova nel Centro Cate-
chistico, per macinare il mais della
loro famiglia.
Luci ed ombre
di questo paese africano
La Tanzania è un paese bellissimo
ed ha sicuramente un futuro turisti-
co indiscusso. È un paese che per ri-
serve, parchi, animali e bellezze na-
turali non è secondo a nessuno. Ma,
come dicevamo, le strade sono sca-·
denti, l'organizzazione turistica e in
generale l'interessamento pubblico
non è pari alle sue bellezze. La gente
è povera, anche se non manca di ci-
bo sufficiente. Acquista nei mercati
gli abiti usati dell'Occidente, svendu-
ti a poco prezzo, e quindi s9no an-
che vestiti con dignità. Ma la
Tanzania non ha grandi risorse, l'in-
dustria è agli inizi ed è un paese non
bengovernato. Molte città hanno più
di un milione di abitanti, ma nemme-
no Dar-es-Salaam, la capitale, ha l'a-
spetto di una metropoli.
La Chiesa è in sviluppo e cresce
più di qualunque altro paese africa-
no (sono in aumento anche i musul-
mani, aiutati dai paesi arabi). I
cattolici sono il 350Jo della popo-
lazione.
L'africano è religioso per natura,
e la sua religiosità è di tipo vitale. Es-
si non amano i lunghi momenti di
preghiera, ma la loro religiosità en-
tra davvero in ogni ma.nifestazione
della loro vita, specialmente quella
comunitaria e si trasforma in impe-
gno sociale. Piacciono agli africani
celebrazioni e feste di qualunque ti-
po, specialmente quelle religiose.
Una cosa che colpisce subito lo stra-
niero è la vivacità delle assemblee eu-
caristiche, che vengono celebrate con
canti polifonici ben preparati. Non
si danno a molte devozioni (non so-
no troppo predisposti al culto dei
santi, ai p~llegrinaggi, ecc.), ma ama-
no molto la Parola di Dio e la appro-
fondiscono in assemblea. Hanno poi
un grandissimo senso di partecipa-
zione. La vita cristiana al villaggio è
nelle loro mani (e gli abusi tutto som-
mato sono insignificanti) . Questo ti-
po di partecipazione ha molto da
insegnare alle comunità cristiane di
vecchio stampo. Un esempio: è il
consiglio pastorale del villaggio con
il suo catechista che decide se dare il
Battesimo a un bambino o no. Ed es-
si sono piuttosto rigidi con le fami-
glie non regolari e che non sono
presenti alle celebrazioni. Il parroco
semplicemente accetta la loro de-
cisione.
Joseph Pulikkal
Chuo Cha Maketekista
P.O. Box 57
Mafinga - TANZANIA

4.5 Page 35

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PROTAGONISTI
1 SETTEMBRE 1991 , 35
IL CUORE ORATORIANO
DI GIUSEPPE NIDASIO di Francesco Viganò
La storia del signor
Giuseppe Nidasio,
un salesiano grafico
compositore. Per
vocazione educatore e
amico dei ragazzi
all'oratorio.
Giuseppe Nidasio è mor-
to ad Arese all'età di 94 anni. Un
lungo tramonto rischiarato da un co-
stante sorriso. Un tramonto dolce,
ricco di suggestioni, per nulla malin-
conico. Si muore infatti come si vi-
ve. Sempre sereno e contento di
tutto, viveva in una prospettiva di-
versa: era nel cuore di Dio e aveva
Dio nel cuore. Viveva ad un piano in
cui le modalità esteriori apparivano
a lui secondarie; sembrava che vives-
se già «altrove».
Una persona dinamica quando in-
vecchia tende a lamentarsi degli ac-
ciacchi e a desiderare la morte.
Nidasio invece non era per nulla ir-
requieto e ansioso. Guardava alla
morte come si guarda a un appunta-
mento da onorare. La sua esempla-
rità luminosa sta qui. Per lui la morte
come la vita sono state un « incon-
tro» continuo, un'amicizia con Dio,
con Don Bosco, con i ragazzi, con
tutti.
La storia di un
soprannome curioso
La sua storia è racchiusa nel so-
prannome « Bociu » con cui lo chia-
mavano . li suo soprannome è il
suo testamento spirituale. Nome-
definizione, come i nomi biblici dei
Il signor Nidasio, una vita
vissuta per l'oratorio
(Foto E. De Negri)
patriarchi, dei profeti e degli aposto-
li . « Bociu » vuol dire ragazzo, e dire
« Bociu » al S. Agostino di Milano
vuol dire evocare i tempi belli dell'o-
ratorio . Bociu era il nome persona-
lizzato e nuovo di ogni ragazzo che
entrava all'Oratorio S. Agostino.
Pensava Nidasio: « Non riuscivo a ri-
cordare tutti i nomi. Erano più di
mille. E allora, un'idea: chiamiamoli
tutti con lo stesso nome. Uno vale
l'altro quando ci si capisce» .
« Ma, signore, io non mi chiamo
così. Mia mamma non vuole! Mi
chiamo Paolo ». «Tua mamma fa in
fretta a chiamarti Paolo, perché a ca-
sa siete in pochi», tagliava corto Ni-
dasio. «Se tu avessi mille fratellini,
te li ricorderesti tutti i nomi? Quin-
di, quando senti questo nome, corri
qui subito, altrimenti... fucilato! Per
un anno di seguito».

4.6 Page 36

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36 1 SETTEMBRE 1991
Giovane carabiniere
Nel 1916, siamo in piena guerra
mondiale, a soli 19 anni deve inter-
rompere le sue attività per prestare
servizio sotto le armi. Non riesce pe-
rò a capire che senso abbia uccide-
re. Approfitta allora dell'opportu-
nità offerta di servire la patria nel-
!' Arma dei Carabinieri, la« Beneme-
rita», assicurando l'ordine pubblico.
Un breve corso istruttivo di tre mesi
a Roma lo rende all'altezza dei com-
piti affidati all'Arma. E poi in ser-
vizio effettivo in Trentino e a Gravel-
lona Lomellina. Ma Nidasio non era
fatto nemmeno per l'ordine pubbli-
co. Nella zona di Gravellona, in quel
tempo si approfittava della confusio-
ne per sfogare il malcontento incen-
diando i fienili e i pagliai dei padroni
abbienti e poco sensibili. Ricordava
Nidasio: «Bisogna curare i pagliai!
Di notte. Ma i pagliai erano molti.
Sorvegliavi qua e incendiavano di là.
Si correva sempre e si era sempre da
capo». Il capitano era categorico:
« lo vi lascio dormire anche tutto il
giorno, ma, la notte, dovete sorve-
gliare i fienili».
« Era un bel dire! E poi quella po-
vera gente... ». È questa l'espressio-
ne con la quale Nidasio-Bociu
innesta la marcia della sua bontà:
una bontà irresistibile e corazzata
contro ogni obiezione. Saper com-
prendere e condividere. Anche con-
tro i delinquentelli il nostro ca-
rabiniere ha una politica più umana
e spicciola di quella dell'Arma.
« E perché l'avete lasciato scappa-
re, mezze cartucce?» . Il capitano al-
ludeva a un ladruncolo, ancora una
volta lasciato sfuggire. « Perché cor-
reva più di noi!». «E non avevate il
fucile? Sparate! Che tiratore scelto
siete?». (Riflessione interiore: « Spa-
rare per un furterello, magari 'da
niente? Si fa in fretta a dirlo! E poi
era un ragazzino! Sparare a un ra-
gazzino?). «Vaia fare il sacrestano,
tu, non il carabiniere!». « Signorsì,
signor capitano!» .. La sua vocazio-
ne evidentemente era un'altra. Co-
munque Nidasio ricorderà sempre
con simpatia l'esperienza nell'Arma
dei Carabinieri il cui modo di salu-
tare, portando la mano irrigidita al-
la visiera del berretto, gli rimarrà
caratteristico.
Maestro d'arte grafica Cuore oratoriano
A guerra finita, riprende il lavoro Ma a rendere grande il signor Ni-
di tipografo e a frequentare l'orato- dasio non è stata la scuola , bensì l'a-
rio. Ma il fascino di Don Bosco, da more per l'oratorio . Chi vuol
lui conosciuto negli anni della scuo- lavorare con successo all ' oratorio de-
la, gli era rimasto ancora dentro e nel ve essere puro, povero, obbed iente,
1930 a 33 anni si fa salesiano. Da al- fedele. All'oratorio si vive inchi oda-
lora lavora alla scuola grafica sale- ti : non si scende dalla croce per an-
siana di Milano come maestro dare altrove. Se si vuole capire come
compositore e vi rimane, salvo una Don Bosco ha sentito l'oratorio, ba-
breve parentesi a Verona e a Raven- . sta avere conosciuto Nidasio-Bociu .
na, sino alla morte.
All'oratorio erano destinati tutti i
I giovani da lui imparano il mestie- suoi pensieri, gli impegni, le fatiche,
re, riga di piombo su riga di piom- il tempo.
bo. TI lavoro del tipografo allora era Ali' oratorio per far giocare i ra-
nocivo alla salute: l'uso del piombo gazzi. Si parte dal gioco. Come si
e dell'antimonio rovinava i polmo- può educare un ragazzo se non si
ni. Era però un mestiere prometten- amano le cose che preferisce? Nida-•
te. Era possibile agli allievi acquistare sio andava alla fiera di Milano, nel
competenza e esperienza già nella padiglione dei giochi e dei giocatto-
scuola, perché allora tecnologia e li. Li guardava bene, li copiava e poi
teoria non erano così distanti com·e a poco a poco imparava a costruirli
lo sono oggi.
per i suoi ragazzi. E sapeva anche
Ai giovani però i salesiani voleva- rompere le scatole a qualcuno, per
no insegnare qualcosa di più di un farsi aiutare .
mestiere: essere anzitutto uomini nel-
la piena assunzione delle responsabi-
lità sociali, civili, politiche e religiose.
Nidasio non giocò con i suoi gio-
vani la carta dei grandi discorsi, ma L'anima di ogni gioco
quella della testimonianza persona-
le. In questo caso, anche rare e sem - Nidasio non faceva mai vacanza.
plici parole funzionavano più di Per lui riposare voleva dire cambia-
cento prediche.
re lavoro. E qualcuno gli faceva ca-

4.7 Page 37

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- - - - - - --
---sB-
1 SETTEMBRE 1991 · 37
no . E alla fine della domenica Nicla-
sio rimaneva sempre afono.
La domenica, dopo la messa delle
dieci, la marea dei ragazzi riempiva
i cortili . Dai bunker uscivano i gio-
chi fantastici cli Nidasio. Tesserine
alla mano, si poteva accedere. Ogni
domenica i ragazzi aumentavano e i
giochi non bastavano mai. Bisogna-
va arrangiarsi e cercare di non scon-
tentare nessuno.
Tutto lo cercavano ed egli era di
tutti. « Bociu, Bociu! » . E quando
riusciva a rispondere, il discorso fi-
niva lì, perché il ragazzo voleva sol-
tanto catturare per sè, un attimo
almeno, l'attenzione di quel grande
amico. Da tutto questo nasceva la
cosa più grande nell'educazione: la
confidenza. Così ha insegnato Don
Bosco.
Tutto
per un catechismo
pire: « Quante storie per questi ragaz-
zi, che poi ti rompono tutto e non ti
salutano neanche!». Ma il Nidasio
non cambiava parere: finita la gior-
nata sindacale di lavoro, iniziava nei
vari laboratori ore di lavoro« nero»,
straordinario e notturno, per la gioia
dei suoi oratoriani. Un ragazzo sa-
no non puoi tenerlo fermo. E i gio-
chi di Nidasio erano sempre
all'ultimo grido, indistruttibili, colo-
ratissimi e rifiniti bene, con allegria.
« I ragazzi con i particolari curiosi
scoprono il mondo», diceva. E, se
necessario, giochi rumorosi. Per i
ragazzi ogni rumore strano è gra-
dito .
La gente che vede divertirsi i ra-
gazzi a quel modo non si lamenta
neanche. Qualcuno dice: « Bociu,
dag l'oli!», ma sorride divertito, per-
ché su tutti i rumori dominava una
voce, quella poco vellutata del Nida-
sio, resa più stridente da un megafo-
È possibile individuare la molla di
tanto impegno: l'evangelizzazione.
« Ma signor Nidasio, tutta questa or-
gani;. nione per un catechismo? ».
« Sì, vale proprio la spesa. Per un ca-
techismo!». Nidasio è stato vera-
mente il catechista che amando ciò
che piaceva ai ragazzi, insegnava ad
amare quello che piaceva a lui: la fe-
de, la preghiera, l'amore al prossi-
mo, la sincerità, la disciplina ... E i
ragazzi lo capivano e gli volevano be-
ne. Diventati adulti, conservavano di
lui il più caro dei ricordi . Quanti pa-
tornavano all'oratorio con i pro-
pri figli e glieli presentavano con
parole di riconoscente affetto.
Conoscere il signor Nidasio era
una grazia e una ricchezza. Varie ge-
nerazioni di ragazzi gli devono gra-
titudine perché li ha aiutati a ...
sognare e a crescere onesti.
Dal mese di febbraio il signor Ni-
dasio è partito per destinazione mi-
steriosa. Chi dice per una meritata
vacanza, chi per Disneyland. I me-
glio informati affermano che si è re-
cato a un appuntamento fissato
molti anni fa con il Signore e Don
Bosco . In sogno li hanno visti alle-
gri e sorridenti giocare su un prato
in mezzo a una moltitudine di ragazzi
felici.
Francesco Viganò

4.8 Page 38

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38 1 SETTEMBRE 1991
di Jean-François Meurs
IL DIARIO DI ANDREA
La pratica religiosa a una certa età diventa un problema, soprattutto negli anni
in cui l'esempio degli amici ha un grande peso nella ricerca della propria identi-
tà. Quanto alla preghiera in famiglia , è anche più difficile, perché esige che i ge-
nitori abbiano un grande rispetto e una grande capacità di adattamento alla
maturazione della fede dei loro figli nelle diverse età. Ci vuole fantasia e qualche
volta coraggio , per far progredire ciascuno con rispetto . Del resto vi è una prati-
ca cristiana quotidiana che è possibile a tutti, che è poi la più importante: è lo
stile di vita vissuto in famiglia, dove il dialogo appare decisivo: «Guardate come
si amano! Naturalmente passando attraverso gi inevitabili conflitti!
MAMMA È POTENTE
L'a ltro giorno , mamma ha lasciato nel bagno una spec ie
di clessidra. Sulla scatola c'era scri tto « predizioni »·. lo non
ho visto di più , perché lei è entrata sub ito a portarsi· via
tu tto. Spero che non si stia dando all 'occ ul tismo! Ma que-
sto mi stupirebbe: lei è piuttosto presa dal suo gruppo cli
preghiera. Ci va tutte le settimane ed è convinta che sia utile.
In casa abbi amo un ango lino per la preghiera, do ve le
piccole Mirella e Giusy lasciano dei di segnini , certi loro la-
voretti con la carta. Non sono cose per gente dell a mia età,
anche se non rifiu to di accendere talvolta una cadela e guar-
do i loro disegni. Vi è anche un cesto cl i vimini con del « pa-
ne». Si tra tta cli piccoli ritagli cli carta a form a di pagnotta
e su cui sono state scritte frasi della Bibbi a. Se ne prende
una al mattino e la si mette intasca per ripensarci più volte
du ra nte il giorno. Mamma dice che bisogna « mangiare la
Parola». Lo faccio anch' io solo per curios it à. Alle vo lt e
ti lasc ia pensoso. Papà fa il «goloso» e ne prend e du e per
vedere se il secondo si adatta bene come il primo .
L'estate séorsa c'era un grande raduno al Santuario cl i
Fonta nelle. Per me e Valerio è sempre un pro blema. Non
vorremmo che i nostri amici venissero a saperlo. La mam-
ma però ci ha pregat i per un mese cli segui to e noi ci siamo
anelati . Bisogna di re che lei aveva usato il trucco cli in vita-
re anche degli amici . Questo re ndeva tutto più fac ile. Devo
dire che abbiamo incontrato dei ragazzi e delle ragazze dav-
vero tosti, niente affa tto bigot ti.
Dopo questo , lei si era convinta che una bicicletta av rebbe

4.9 Page 39

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-------s'l-
I SETTEMBRE 1991 39
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'ff\\ C\\'\\~:·:
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- fai¼. ---·--·-,--·-··..-.-_-
aiu tato a star meglio Giusy. Papà non vo leva. Allora lei ha pregato: « Signore,
sia fatta la tua vo lont à». E paf!, per il giorno ciel compleanno di Giusy, papà
si sveg lia ispirato: « lo penso che ci vorre bbe una bicicleua per Giusy » e andò
subito a comprargliela. Dopo , Giusy non ha più fa110 la pipì nel le110! E la mamma
era felicissima .
Ma non basta. Si sa che con la televisione è una guerra tutti i giorni. Siamo
sempre davanti. E c'è la rottura di lavare i piatti . Per questo si mangiava in
tutta fre11a e non c'era più verso di parlarsi. In breve, lei prega : « Signore, per
la pace e il dialogo, ra che questo stupido apparecchio si guasti!». Sono bastati
tre giorni (dico-tre-giorni) e si è rollo. Siamo rimasti senza fiato.
Per noi è stato un disastro. È durato una se11ima na. Abbiamo dovuto tirar
fuori i giochi , i fumetti, le biciclelle .. . Quando sabato è tornato Fabiano (duran-
te la settimana è all'università), abbiamo escogitato un mezzo per collegare la
televisione al computer. Ha fun zionato. Mamma non sembrava socld isfa11a. Al-
lora le abbiamo dello cli scegliere una cassetta. Tutti eravamo soddis falli . Dopo
il film, siamo rimasti a discutere. Ci siamo messi d'accordo di mettere un limit e
alla tele e faremo scambio di cassetle con gli amici.
lo credo che ci sia stato una specie di miracolo: ci siamo resi con to che si stava
bene a discutere e che era piacevole incontrare gli amici. Da allora , mi sono ac-
corto che piacevo alla sore lla di Giuseppe.
o
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gratuitamente a chi ne fa
richiesta.
Diffondila tra i tuoi parenti e
amici.
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Scrivi a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA

4.10 Page 40

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40 · 1 SETTEMBRE 1991
di Don Stelvio *
;,, Parroco di S..Viaria della Spemnw in Ro111a
LA FATICA DELLA RIPRESA
Ci siamo lasciati in lugli o ... ri co rdate? Parlavamo cli « va-
ca nze insi eme ... » Anche il Bo llettino si è preso un periodo
di meritato riposo. Eccoci dunque alla ripresa ciel nostro
colloquio . Come è a nd a to il progetto es ti vo familiare? So-
no venuti con voi i fi glioli ? Avete trovato l'accorcio? Si tra tta
solo cli ricordi cert a mente interessa nti per quello che avete
visto e realizzato : c'è stato un po' cli tempo eia dedicare al-
la vostra vita spirituale? Qu anti interrogativi, diret e! Ma
è proprio in questo senso che vogliamo parlare cli ripresa
dopo la pausa vacanziera.
Ci chiediamo: riprendere che cosa? ritornare a quale nor-
malità? riposati per intraprend ere quale cammino? verso
dove?
Carissimi, credo che qù es te righ e ve_rranno lette eia adul-
ti e a nche eia giovani; i problemi quindi sono variegati. Forse
per qualche gio va notto c'è un a materia eia riparare , ecco
quindi la ripresa dei libri per studiare un po' . C'è poi la
ripresa ciel la voro per chi ha consumato le ferie in agosto;
per alcuni si tralla cli riprendere i contatti con Dio a11ra-
ve rso l'incontro domenicale trasc urato durante le vacanze .
Spesso succede così: proprio nel periodo di maggiore pos-
sibilità, talvolta si verifica un paradosso : nei mesi di scuo-
la e di lavoro non si può andare in Chiesa perché al za ndosi
presto tutti i giorni, alla domenica ... si dorme un po' di più.
Nel periodo estivo rinalmente si è liberi, ma c'è il mare e
la montagna, inviti così a llettanti che non si possono rifiu-
tare, altrimenti che vacanza è? Allora? conclusione: non
c'è spazio per il Signore ! Pessimista? può darsi. Mi ri cor-
do che tempo fa Leda Zaccagnini, curatrice del program-
ma«/ Giorni » di Radio due mi in vitò alla sua tras missione
ponendomi una preci sa domanda: qual'è il mese in cui si
pecca di più? Risposi: cominciamo in vece a dire in qual e
mese si pecca cli men o! È febbraio , perché .. . ha soltanto
28 giorni! A parte la battut a, continuai così: Don Bosco
da esperto educatore quale era, ripeteva: « Le vacanze pos-
sono divenrare la vende111111ia del diavolo ... ».
È proprio nei mesi di luglio e agosto che, girando di qua
e di là, si va incontro alla dissipa zione , nel gusto di una
certa trasgressione che oggi va di moda. Occasioni non man-
ca no . Ecco perché si stenta a riprendere il ritmo dei propri
impegni (famiglia, sc uola , C hiesa) . Chissà se nei due mesi
passati, una pausa di riflessione ci ha porta ti ad abbattere
lo steccato degli egoismi, degli interessi personali , a ve rifi -
care se si è cittadini dei' mondo e non solo gli occupanti di
un pezzetto di terra, di una tenda, d'una roulotte , d ' una
seconda casa. Ad assumere atteggiamenti di apertura ver-
so gli ammalati, gli an ziani, i soli?
Comunque dopo la diagnosi cerchiamo insieme la tera-
Foto Archivio SEI De Marie
pi a. In un sano realismo, co n l'a iuto del Signore, possia-
mo trovare la buona volontà di ricominciare.
Ril egge ndo il titolo di queste righe, potremmo comple-
tare così: «Che fatica la ripresa» se confidiamo nelle sole
nostre forze: ma se cerchiamo l'aiuto di Dio , potremmo cer-
tamente farcela . Gesù nel Va ngelo ci avverte Senza di me,
non potete far nulla! » . San Pao lo però ci assicura: « Pos-
so tutto in colui che mi da for za». Possiamo quindi affer-
mare che se il Signore è con noi , chi sa contro cli noi?
C oraggio: riallacciamo le comunicazioni interrotte, la pre-
ghi era come colloquio con il Padre, la confessione come
incontro con il p·erdono misericordioso di Dio, l' Eucaristia
come cibo spirituale. Forse proprio il digiuno dell'anima
può aver determinato quella flessione estiva, quei compro-
messi, quella fragilità dinanzi alle proposte negati ve dell ' am-
biente . Aveva ragione L. Armand quando sc riveva: « Le
vaca nze sono uno dei fili del mondo moderno: se lo tirate,
tu11i i problemi dell a nostra epoca ve rra nno allo scoperto,
uno dopo l' altro! ».
Anch'io ho cercato di tirare uno di questi fil i.
Ci siamo conrrontati suggerendo a lcun e soluzioni per ri-
prendere con sere11irà e gioia il cammino. Lo auguro di cuore
a tutti e vi sa luto cordialmente.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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- - -- - - - # 1 -
J/Vmm
I SETTEMBRE 1991 . 41
-======================--aanti-=====-------=========== ~~
FINIRONO COSÌ
I MIEI INCUBI
D CC
urante la gravidanza ho
avuto varie cadute , sve-
nimenti e ricoveri in ospedale. I
medici erano preoccupati. Preve-
devano parto cesareo difficolto-
so, sia per me , sia per la mia
creatura. Mio marito , coltivatore
diretto , doveva starmi vicino ab-
bandonando la campagna e il la-
voro . Ma ecco scoppiare la
bomba finale . Mi dissero che ef-
fettivamente c'erano dei proble-
mi per la bambina; notavano dei
sedimenti nel cervello , ventricoli
dilatati, placenta invecchiata e il
liquido amniotico scarso e un fe-
to piccolo. Non sapendo più che
fare, chiesi aiuto a San Domeni-
co Savio, al quale avevo già co-
minciato una novena. Il giorno
dopo andai a fare la verifica del-
1' ecografia ad un centro specia-
lizzato, misi al collo l'abitino e il
tutto risultò completamente diver-
so. Il parto, prospettato tanto dif-
ficoltoso , risultò spontaneo e
senza problemi , ponendo fine ai
miei incubi. La bambina è sana ...
Maria Vitulli, Grumo Appula (Ba)
PER ESSERE
BUONI GENITORI
R CC
ingrazio San Domenico
Savio perché mi ha pro-
tetta durante tre gravidanze e so-
no felicemente nati Maurizio, An-
drea e Valeria. Gli chiedo che
protegga i miei figli e noi, affin-
ché sappiano svolgere bene il dif-
ficile mestiere di educatori
Gilda Biasetti, Besana B.za (Mi)
È UNA VISPA
BAMBINA
M ia nipotina nascendo ha
avuto gravi problemi. Al re-
parto rianimazione è rimasta per
9 giorni senza speranza . Potete
imm ag inare il nostro sconforto .
Dopo venti giorni , grazie alla
Mamma Celeste , abbiamo avu-
to la fortuna di portarla a casa.
Ora ha quattro anni ed è una vi-
spa bambina senza che abbia ri -
portato alcuna conseguenza.
Maria Ferrero, La Loggia (To)
UN GRAZIE
LUNµO UNA VITA
A vevo poco più di tre anni
quando per un incidente
scolastico , si sarebbe dovuta am-
putare la falange di un dito ,
schiacciato da una pesante
porta.
Sr. Adele Pizzuti,. Figlia di Maria
Ausiliatrice , si .oppose é curò la
mano, invocando la protezione di
Madre Mazzarello; su una bam-
bina che , forse , avrebbe potuto
-essere suora .
Oggi sono Figlia di Maria Ausilia-
trice da molti anni e sento il bi-
sogno di esprimere il mio grazie
per una continua presenza di Ma-
dre Mazzarello nella mia vita, an-
che quando meno ci pensavo.
Posso ringraziarla per il dono
stesso della mia Professione re-
ligiosa: per motivi di salute , infat-
ti, c'era il dubbio che io potessi
restare nell ' Istituto.
In molte occasioni mi fu vicina. E,
molto recentemente, mi sono ri -
volta a lei per chiedere la sua in-
tercessione in modo da poter
continuare il mio servizio nell ' I-
stituto .
Penso che nei momenti più- forti
della mia vita Madre Mazzarello
mi è stata (e mi è) fonte di forza
e traccia per un cammino di fe-
deltà alla chiamata del Signore .
Sr. M. D. L. ,
Figlia di Maria Ausiliatrice, Roma
HO CONOSCIUTO
DON RINALDI
S CC
ono una anziana exallie-
va del Collegio Salesia-
no di Casale Monferrato, dove ,
ragazzina, ho conosciuto Don Fi-
lippo Rinaldi (gli ho recitato la
poesia di occasione) . Don Rinal-
di mi ha fatto ricuperare l'allog-
gio di cui avevo tanto bisogno e
desidero farlo sapere. Lo prego
ancora perché ho bisogno di
un 'altra grazia " .
Caterina Sassi, ved. Rosetta,
Vercelli
PER DARE LA MIA
TESTIMONIANZA
S ano un'exallieva di Maria
Ausiliatrice, molto devota di
Simone Srugi , da cui ho ricevu-
to grazie. Ho letto che Simone
Srugi, Servo di Dio , verrà prima
o poi beatificato, ma perché que-
sto avvenga è necessario che co-
loro che hanno ricevuto grazie
per sua intercessione lo facciano
sapere. lo vi scrivo proprio per
oare la mia testimonianza.
Ernestina Chilò, Breme (Pv)
ORA HA 20 ANNI
D esideravo avere un bambi-
no, ma avevo 41 anni . Ho
portato l'abitino di San Domeni-
co Savio al collo per nove mesi.
Il bambino è nato sano ed è sem-
pre stato un bambino meraviglio-
so. Ora ha 20 anni e sta facendo
il servizio militare . Prego anche
per la pace nel mondo . Le perso-
ne oggi sono più intelligenti e ca-
paci di risolvere i problemi con la
ragione e la bontà , senza spar-
gere sangue innocente e inutile.
Dio non vuole certe assurdità .
Alba Sbolli, Casaloldo (Mn)
LA PROTEZIONE
DI MARIA AUSILIATRICE
M CC
entre ero in bicicletta
sono stato violente-
mente investito di fianco da una
macchina. Nell 'urto sono capitato
sul cofano e poi , caduto a terra,
ancora trascinato. Ne riportai so-
lo qualche escoriazione e un
ematoma al polpaccio sinistro.
Ringrazio la potente protezione di
Maria Ausiliatrice e anche Suor
Eusebia Palomino u.
Don Cesare Carnevale, SDB,
Corigliano D'Otranto ·(Lecce)
Per la pubblicazione non
si tiene conto delle lette-
re non firmate e senza re-
capito. Su richiesta si
potrà omettere l'indica-
zione del nome.

5.2 Page 42

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42 1 SETTEMBRE 1991
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1 -1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure ali'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
<<... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure 11stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
Suor ALFONSI Pia, Figlia di Maria Ausiliatrice,
t a Roma il 7/5/1991 , a 70 anni.
Poco prima di celebrare le nozze d'oro della sua
professione religiosa, sr. Pia è andata a incontra-
re il suo Signore. Serena e mite è sempre vissuta
donando a tutti il suo sorriso. Da circa undici anni
lavorava nel guardaroba della casa generalizia dei
Salesiani, in via della Pisana, con molto amore e
con fraterna attenzione.
MASSIMINO Sac . Luigi , salesiano , t a Hong
Kong il 9/3/1991 a 84 anni.
Nato a Villafranca Piemonte, ha lavorato senza
risparmiarsi per 58 anni a Hong Kong e nel Viet-
nam. Dotato di belle qualità, fu un uomo equilibra-
to, religioso di solidi principi , sacerdote zelante,
insegnante preparato , buon formatore. Per 11 an-
ni fu maestro dei novizi. Come ispettore ha dato
impulso alle opere salesiane in Hong Kong, Ma-
cau e Taiwan . Aveva detto: « Vivere per lavorare
e morire sul lavoro ... E cosi fu .
D'ANDREA Sig. Ernesto, salesiano, t a Porde-
none 1' 11/3/1991 a 83 anni.
Salesiano semplice e buono, profondamente fe-
dele alla sua vocazione , ha realizzato nel servizio
giornaliero la sua consacrazione a Dio. Nei più di
sessant'anni di vita salesiana ha prestato il suo
servizio in molte comunità del Veneto sempre ap-
prezzato per la sua disponibilità.
SIVILIA Michele, exallievo, t a Venosa a 64 anni.
Come insegnante ha saputo trasmettere ai suoi
alunni quanto aveva appreso dalla scuola di Don
Bosco. Prima di morire ha voluto avere una copia
del « Giovane provvedulo " , il libro col quale ave-
va pregato da ragazzo.
FELTRIN Sac. Alessandro, salesiano, t a Mo-
gliano Veneto il 1/4/1991 a 81 anni.
Una vita salesiana intensa e ricca di responsa-
bilità. Direttore a Canelli, a soli 28 anni, e a Cu-
miana, dove interpretando i desideri di don
Ricaldone , organizzò la scuola agricola . Fu quin-
di direttore al Colle Don Bosco e a San Donà di
Piave, suscitando amicizia e conquistandosi il ri-
cordo dei numerosi exallievi. Infine, avendo colti-
vato gli studi di psicologia, lavorò fino agli ultimi
giorni della sua vita al Centro Cospes di Mogliano
Veneto, aiutando e sostenendo molte vocazioni sa-
cerdotali e religiose con squisita sensibilità.
Suor LUNARDI Francesca, Figlia di Maria Ausi-
liatrice, t a Conegliano Veneto (TV) a 58 anni.
In una famiglia dove si è imparato a vivere la fe-
de con semplicità e decisione, in ogni campo, è
cresciuta la scelta radicale di sr. Francesca. La sua
vita potrebbe essere raccontata sul filo del sud
slancio pastorale: ha lavorato molto, con diversi in-
carichi perché i giovani potessero vivere esperien-
ze positive. Accanto a lei, salesiana entusiasta e
felice, molti h;inno cercato di definire le scelte della
propria vita. Gli ultimi mesi furono segnati dal ao-
lare, ma anche da una profonda unione con Dio.
Lei conosceva bene il male che la minava; con
molta fiducia si è consegnata a Dio nella morte,
sicura che Egli è Vita per sempre.
PICRON Sac. René Marie, sal!lsiano, t a Bulare
(Rwanda) il 25/1/1991 a 84 anni.
Fu un salesiano esemplare , un grande lavora-
tore, eslremamente semplice. Un sacerdote che
visse in pienezza i tre voti religiosi. Manifestò un'a-.
pertura slraordinaria al Valicano Il: apostolato dei
laici , sensibilità biblica e liturgica dei fedeli , cura
generosa e delicata dei poveri e degli ammalati,
rispetto per la cultura africana. Devoto di Maria Au-
siliatrice e di Don Bosco, si occupò con zelo an-
che del movimento dei cooperatori. Fu ispettore
dal 1952 al '59 .
NAVONE Sig. Giovanni , salesiano, t a Castel-
lamare di Stabia (Na) a 86 anni.
Nativo di Soglio (Asli) , era una vocazione adul-
ta. Dedicò la maggior parte della sua vita alle mis-
sioni in Cile. Rientrato in Italia per motivi di salute,
continuò a prestarsi per molti lavori sempre con
spirito di sacrificio e con generosa e umile dispo-
nibililà.
SANTINI Clorinda ved. D'Antoni, cooperatrice,
t a Roma a 95 anni.
Generosa e amabile con tutti , offrì con la sua vi-
ta una continua testimonianza di onestà e di fede.
Cooperatrice fin dal 1930, era assidua all'incon-
tro mensile e alle iniziative benefiche del suo Cen-
tro. Ricordava con gioia di aver ricevuto la Cresima
dal Card. Cagliero.
GNOLFO Sac. Giovanni, salesiano, t a Catania
1' 1/9/1990 a 86 anni.
Missionario in Medio Oriente , dove conobbe e
fu amico di mons. Roncalli, futuro Papa Giovan-
ni XXIII, fu insegnante, scrittore, archeologo. Aper-
to al dialogo, per tutti aveva una buona parola, un
sorriso , un motto di spirito.
GIACOMETTO Sac. Luigi, salesiano, t a Asti il
10/3/1991 a 75 anni.
Era nato a Torino e visse quasi tutta la sua vita
salesiana nell'ispettoria Novarese. Fu maestro dei
novizi per 9 anni a Borgomanero e a Marzano, di-
rettore a Alessandria , Mareggia e Marzano. Sale-
siano esemplare, fu apprezzato confessore dei
salesiani e dei parrocchiani.
REATO Avv. Riccardo, exallievo, t a Venosa a
60 anni.
Exallievo affezionato, fu un uomo di fede. Ge-
neroso nell'offrire il suo servizio alla famiglia, alla
scuola, alla parrocchia, all'associazione exallievi.
Amò la musica ed era piacevole trovarsi in sua
compagnia.

5.3 Page 43

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: , - - - - - - - - - - - - ~ -
1 SETTEMBRE 1991 , 43
Sotidarietà
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
Borsa: Don Bosco, in vocando la sua in-
tercessione, a cura di Navone Mariel-
la, L. 2.000.000 - Borsa : Ma ria
alla direzione
opere Don Bosco
A usiliat rice e Don Bosco , in suffragio
dei miei defunti e per protezione, a cu-
ra di N.N., L. 1.500.000 - Borsa: Ge-
sù Sacramenta to, Maria A usiliatrice,
Santi Salesiani , in vocando protezione
in vita e in morte, a cu ra delle sorelle
G.M.T., L. 1. 000.000- Borsa: Maria
A usiliatrice, Don Bosco, Don Ru a, in
ringraziamento e invocando continua
protezione, a cura di N.N., L.
1.000.000 - Borsa: Vittorio Talarico ,
a cura di Li liana Talarico Capasso, L.
1.000.000 - Borsa: Maria A usiliatrice
e Don Bosco, in memoria e suffragio
di m ia moglie Barbara , a cura di De
Paola Francesco, L. 1.000.000 - Bor-
sa: Maria A usiliatrice e S. Do menico
Savio, in ringraziamento e invocando
protezione per la famig lia, a cura di una
mamma, L. 1.000.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice, Don Bosco , Domenico Sa-
vio, implorando guarigione del nipote,
a cura di Don Francesco Giuffrida, L.
1.000.000 - Borsa: S. Giovanni Bosco,
in voca ndo sempre grazie e benedi zioni,
a cura di P-iantavalli Rosa lia, L.
500.000 - Borsa: Maria A usiliatrice e
Sa nti Sa lesiani, in suffragio dei gen ito-
Viet-nam: salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice
ad Hanoi.
ri e suoceri, a cu ra di Sergio e Eda , L.
500.000 - Borsa: Beato Don Rinaldi ,
guida nostro figlio e la sua famig lia a
salvezza, a cura di M.G.G., L. 500.000
- Borsa : Ma ri a A usiliatrice e S. Gio-
van ni Bosco, in vocando continua pro-
tezione per la mia famiglia , a cura di
N.C., L. 300.000- Borsa: Maria A u-
siliat rice, per ringraziamento e prote-
zio ne dei miei figli Emi lia e Giacomo,
a cura di A.A ., L. 300.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Santi Salesia ni , in-
voca ndo protezione in vita e in morte ,
a cura dei coniugi G.C.B., Bra, L.
300.000 - Borsa: S . Giova nni Bosco,
in memoria e suffragio del M 0 Dante
Bononcini, a cura de ll a moglie , L.
260.000 - Borsa : Ma ria A usiliatrice e
Don Bosco, ringraziando e invocando
protezione, a cura di Marino Sofia, L.
250.000 - Borsa: Maria Ausiliatrice,
ringraziando, a cura di NN., L. 240 .000
- Borsa: S. Giova nni Bosco, per gra-
zia ri cevuta , in voca ndo protezione, a
cura d i M.E., L. 200.000 - Borsa:
S.ma Ma ria Mazzarello, ringraziando
per protezione ricevuta in una bruna
caduta, a cura di N. N., L. 200.000 -
Borsa: S. Gio van ni Bosco, in voca ndo
protezione per mio nipote nella scelta
professionale, a cura di A.G.T., L.
200 .000 - Borsa: Maria A usiliat ri ce e
S. G iovanni Bosco, per grazia ricevuta
e invocando protezione, a cura di Com-
ba Antoniena, L. 200.000 - Borsa: S.
Domenico Savio, in ringraziamento, a
cura di Di Bona Giuseppe, L. 200 .000
- Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e invocando
protezione, a cura di Frazzetta Concet-
ta e Ignazio , L. 200 .000 - Borsa: Don
Bosco, invocando la sua protezione, a
cura di Roveda G iovanni, L. 200.000
- Borsa: S. Giovanni Bosco, in suffra-
gio di M ass ucco Michele e fi glio Stefa-
no , a c ura di Massucco G iuseppe, L.
200.000 - Borsa: Maria A usiliat rice e
S. Giovanni Bosco, in voca ndo prote-
zione per i figli e la famiglia, a cura di
Carla Dall 'O ' Pini, L. 200.000 - Bor-
sa: In memoria di Reboulaz Luca, a cu-
ra di Rebou laz Mario , L. 200.000 -
Bo rsa: Maria A usiliat rice, Don Bosco,
Domenico Savio , per la protezione de l-
la famiglia, a cura di Tardito Luigia,
L. 200 .000 - Borsa: Ma ri a A usilia tri-
ce e Don Bosco, a cura di Reggio Vit-
torio, L. 200.000 - Borsa: Maria
Ausilia trice e Don Bosco, a cura di Ta-
gliaferri Domenico, L. 200.000 - Bor-
sa: Maria A usiliatrice, Don Bosco, Sr.
Eusebia, per grazia ricevuta, a cura di
Fortuna Concena, L. 200.000 - Bor-
sa: S. Domenico Savio, a cura di a lun-
ni 2• elem.; e insegnante Sr. Agata
Borzi, L. 200 .000 - Borsa: S. Giovan-
ni Bosco, in suffragio di Vacca Rosa,
a cura d i Belzer Prof. Giuseppe, L.
200.000 - Borsa: Ma ria A usiliatrice e
S. Giovanni Bosco , a cura di Avidano
Patrizia, L. 200 .000 - Borsa: Maria
A usili at ri ce e Don Bosco, per aiuto e
protezione, a cura di Caterina e Fami-
glia , L. 150 .000 - Borsa: S. Domeni-
co Savio, per guarigione de lla sorella e
protezione dei nostri bimbi, a cura di
Caterina e Famiglia, L. 150.000 - Bor-
sa: Santi e Beati Salesiani , a cura di Ca-
terina e Famiglia, L. 150.000 - Borsa:
S. Gio vann i Bosco, in suffragio dei ge-
nitori, a cura di F . e P., L. 150.000 -
Borsa: Don Bosco , per rin graziamento
e protezione della famig lia, a cura di
B.E., L. 150.000 - Borsa: Maria Au-
siliatrice e S. G iova nni Bosco, ringra-
ziando e invocando protezione , a cu ra
di G.P.D. , Udine, L. 130.000 - Bor-
sa: Ma ri a A usiliatrice, proteggi e aiuta
mio figlio Cristiano, a cura di G.P .D. ,
Udine, L. 120.000 - Borsa: Maria A u-
siliatrice e Don Bosco , per ringra zia-
mento e protezione della fa miglia, a
cura di Serini Liliana, L. 120.000 -
Borsa: Don Rua , in mem oria dei geni-
tori, a cura di Zavarise Maria Carme-
la, L. 120.000 - Borsa: S. Domenico
Savio, ringraziando e invocando prote-
zion e per il piccolo Gabriele, a cura di
Oro fino Gi useppina , L. 11 O.ODO .
Borse Missionarie da
L. 100.000
Borsa: S. Gio van ni Bosco, S. Ma ria
Mazzarello, Sr. Euseb ia, abbiate pietà
di me, della mia mamma, dei miei fi-
gli , a cura di un a Exallieva. - Borsa:
Don Bosco, in suffragio di papà e
mamma , a cura di Moschetti Stellama-
ris. - Borsa: Maria A usiliat ri ce, Don
Bosco , Domenico Sav io, a cura di Nil-
la Fumaga lli Ca loni. - Borsa: Maria
Ausiliatrice, Santi Salesiani, a cura di
Ersilio e Carolina. - Borsa: Maria Au-
silia trice, per ringraziamento e .suffra-
gio dei miei defunti, a cu ra di Buccelli
Vera. - Borsa: Domenico Savio e San-
ti Salesiani , a cura di N. N. - Borsa:
Maria Ausiliatrice, invocando preghiere
per la famiglia, a cura di Soldi A lice.
- Borsa: S. Domenico Savio, per rin-
graziamento, a cura di Tozzi Piera . -
Borsa: S. Cuore di Gesù e Ma ri a A usi-
latrice, a cura di Perosino Palmira. -
Borsa: Laura Vicuiia e in suffragio dei
defu nti , a cura di Vretenar Felice. -
Borsa: Maria Ausiliatrice, per ringra-
ziamento , a cura di Bell i Natalina . -
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per protezione de lla fam iglia, a cura d i
Giacomo e Antonella Carducci. - Bor-
sa: Maria A usiliatrice e Don Bosco, per
protezione della famiglia , a cura di
Agostino e Vera Giacca. - Borsa: Ma-
ria A usiliat rice e Don Bosco, per pro-
lezione della famig lia, a cu ra di Paola
e Simona Carducci. - Borsa: Maria
Ausiliatrice e Don Bosco , per protezio-
ne della fam iglia, a cura di Francesco
e Rita Fani . - Borsa : Maria A usilia-
trice, a cura di N. N., Montesiro. -
Borsa: In memoria di Luigi Gusmero-
li, a cura di Fabrizi Bianca. - Borsa :
Maria Ausilia trice, Don Bosco , in me-
moria di Romel ia Parlanti, a cura dei
figli e del marito. - Borsa: Maria A u-
siliatrice, Don Bosco, Papa Giovanni,
a cura di Pan zetti Cavall i Vittorin a. -
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di Za-
nin Ivana. - Borsa: Maria A usiliatri-
ce, Don Bosco , Domenico Sav io,
ringraziando e invocando protezione, a
cura di N. . - Borsa : Maria Aus ili a-
trice , Don Bosco, Domenico Savio, a
cura di Bulgari Franca . - Borsa: Ma-
ria A usilia trice, Sa nti Salesiani, a cura
di Mamm a Pros perina. - Borsa: Ma-
ria Ausi liatrice, in suffragio dei ge ni tori
e de ll a sore lla, a cura della figlia. -
Borsa: Maria A usiliatrice e Don Bosco,
in suffragio di Stefano, a cura di Gio-
va nnina. - Borsa: Ma ri a A usiliat ri ce,
Sa nti Salesia ni , a cura di N . N. - Bor-
sa: Ma ri a Aus iliatrice, invocando gra-
zie, a cura di Loddo M. Rosaria . -
Bo rsa: Maria Aus il iatrice, in suffragio
cl i Ra ffae lla Ausi lia, a cura dei genito-
ri Levi Vincenzo e C. - Borsa: Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, Domenico Sa-
vio , a cura di Maro Maria. - Borsa:
Maria Ausiliatrice, ringraz.iando e invo-
cando protezione per la mia famig lia,
a cura di Corti Alessandro. - Borsa:
Madre Mazzarell o, per ringraziamento,
a cura di Exallieva di Conegliano. -
Borsa: Maria Aus iliatrice e Santi Sale-
sia ni , invocando protezione, salute e
tranqui ll ità, a cura di G. e C.F. - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni Bo-
sco, invocando continua protezione, a
cura di Bramati Luigia . - Borsa: In
memoria di Barone Battista, a cura di
Oppezzo Barone Rosa. - Borsa: S.
Do menico Savio, proteggi la mia fami-
glia, a cura di A.B. - Bo rsa : Ma ri a
Ausiliatrice, Don Bosco, Domen ico Sa-
vio, in vocando grazia tanto desiderata,
a cura di Maddalena Vincenzo. - Bor-
sa: Maria A usiliatrice e Don Bosco, per
grazia ricevuta e invoca ndo protezione,
a cura di Garelli Ca rlo. - Borsa : Ma-
ria Aus iliatrice e S. Giovanni Bosco,
per grazia ricevuta , a cura di A lfredi
Edoardo. - Borsa: In memoria di Giu-
seppina, a cura di N .N. - Borsa: Ma-
ria A usiliatrice, a cura di Nadia
Michelazzi. - Borsa: S. Maria Mazza-
rello e Sa nti Salesian i, in ringraziamen-
to e invocando protezione per la
famigli a , a cura di Macchi Armando.
- Borsa: Ma ri a A usilia trice, Don Bo-
sco, Domenico Savio , a cura di Tarditi
Wilma . - Borsa: Don Bosco, a cura
di Giussani Rosa. - Borsa : Ma ria A u•
siliatrice, invocando salute per persona
cara, a cura di C.M . - Borsa: Ma ri a
Ausiliatrice e Don Bosco, a cu ra di Si -
riotto Lucia. - Borsa: Maria A usili ~-
trice, Don Bosco, Domenico Savio, a
cura di Bordin Sandro. - Borsa: Ma-
ria Ausiliatrice, ringraziando e invocan-
do protezione, a cura di Castellanza L.

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASS A RISCOSSA
TORINO FERROVIA
éèn SOCIETÀ EDITRICE
Z/ INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176
10152 Torino
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V. Le Polain de Waroux
Una vita possibile
Handicap mentale e famiglia
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Scritto a tre mani con infinita
delicatezza, il libro-testimonianza
tratta il problema dell 'educazione
dei portatori di handicap mentali .
Genitori, specialisti ed educatori
si confrontano con
gli appuntamenti più problematici
nella vita dei portatori di handicap
(scuola, istituto, socializzazione,
sessualità, affettività, ecc.)
e sviluppano una proposta
educativa, molto partecipata
e nello stesso tempo molto utile
sul piano pratico.
José Davùt Esther De/vin
Vivian~-LePolàùz de·Waroùx
UNA VITA POSSIBILE
Handicap mentale e.famiglia