Bollettino_Salesiano_197201


Bollettino_Salesiano_197201

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1.1 Page 1

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BOLLETTINO
SALESIANO
1a
ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI
ANNO xcvr N. 1 GENNAIO 1972
Spedlz. in abbon . post. - Gruppo 2 0 (70) - 1 quindicina

1.2 Page 2

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I N QUESTO NUMERO
li Rettor Maggiore ai Coope-
ratori Salesiani
Un secolo di vita
I l Capitolo Generale chiude.
E adesso?
Enciclopedia della Bibbia
A. D. S.: un movimento che
si diffonde nel silenzio
Educhiamo come Don Bosco:
fateli conoscere fra loro
Santi Mantarro : un vita per
l 'india
La parrocchia di Maria Ausi-
li atrice di Jarabacoa
La mia parrocchia è vasta co-
me mezza diocesi di Vicenza
Le Figlie di Maria Ausiliatrice
i n terra di missione
19 chilometri di speranza
Nel mondo salesiano
Grazie di Maria Ausiliatrice
Grazie di altri servi di Dio
Salesiani e Cooperatori defunti
Borse Missionarie
IN COPERTINA
1972: anno centenario delle
Figlie di Maria Ausiliatrice
La Figlie di Maria Ausiliatrice hanno
l avorato in Kohima, capitale del Na-
galand (India Nord), in tempi dif-
ficilissimi. Oggi hanno una bella
scuola secondaria molto conosciuta
e apprezzata.
31 gennaio:
Festa di
San Giovanni
Bosco
« L'opera di questo Santo (Don Bosco)
è principalmente rivolta a una delle questioni
più gravi della nostra società, quella dell'educazione
della gioventù, con preferenza verso la gioventù
del popolo lavoratore. Così che siamo oggi richiamati,
nel ricordo di San Giovanni Bosco, alla riflessione
sopra questo problema, ora che la gioventù
è più impaziente che mai d'essere iniziata alla
cultura moderna, mediante una formazione completa,
intellettuale, morale e professionale, e che la
scuola è in via di riforma e di sviluppo.
Noi tutti dobbiamo, come Don Bosco, avere
grande amore, stima e fiducia, quasi una passione,
per la gioventù, qualunque sia la forma con cui
essa ci si presenta.
Essa prevale per numero, per vivacità, per necessità
nel consorzio sociale. È doveroso volerle bene,
dedicarle cura e interesse».
PAOLO Vi, 1/ 31 gennaio 1971
«,k doveroso riconoscere che non possono in nessun
modo essere ignorati o sottovalutati i progressi
le conquiste della scienza psicotecnica moderna;
vogliamo però ricordare che meritano ancor maggiore
fiducia da parte degli educatori i princìpi umani
cristiani sui quali si basa il sapiente metodo
di Don Bosco, che ha saputo offrirci un incomparabile
esempio di umanesimo pedagogico e cristiano».
PAOLO VI, il 29 ottobre 1966

1.3 Page 3

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Il Rettor Maggiore
ai Cooperatori Salesiani
Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici,
Roma, Immacolata 1971
quest'anno mi rivolgo a voi non da Torino, ma da Roma, dove mi trovo con i rappresentanti di tutta la Con-
gregazione per il Capitolo Generale Speciale nella nuova sede della Casa Generalizia. Quando riceverete
questo numero del Bollettino Salesiano, i nostri lavori con ogni probabilità saranno finiti: nel momento
in cui scrivo essi stanno entrando decisamente nella fase conclusiva.
È stata una grande esperienza salesiana quella vissuta in questi mesi, mentre ai membri del Capitolo Gene-
rale, provenienti da tutte le parti del mondo, si venivano prospettando come in una lunga sequenza cine-
matografica tutte le situazioni, tutti i problemi e tutti gli interessi della Congregazione. Era una realtà
viva che giorno per giorno rivelava nuovi aspetti e prendeva più precisa consistenza davanti a noi attraverso
il comune studio, la valutazione e le scelte operative concrete, che sui numerosi e importanti argomenti
man mano si facevano.
Abbiamo così approfondito più chiaramente la missione che la nostra Famiglia è chiamata a svolgere nel
mondo di oggi e abbiamo preso coscienza della responsabilità alla quale il Signore ci chiama nella vita
della Chiesa.
È stato motivo di particolare soddisfazione per me, scoprendo meglio le opere e le attività della Congrega-
zione - quelle già realizzate e quelle in prospettiva - costatare sempre la presenza dei Cooperatori nel
nostro lavoro, collaboratori veramente fattivi e talvolta determinanti per allargare le nostre possibilità
di attuare nei vari Paesi la nostra Missione.
Tutti gli Ispettori, specialmente in occasione della tradizionale buona notte salesiana, hanno fatto la pre-
sentazione di quanto si opera dai salesiani nelle varie parti del mondo ed è sempre emerso l'e tace apporto
da voi prestato in varie forme per il successo e l'incremento delle loro opere apostoliche.
Anche durante le laboriose discussioni capitolari, quando si studiavano le strade aperte alle nostre attività
nelle difficili situazioni del nostro tempo, ci veniva spontaneo rilevare l'aiuto particolarmente efficace che
poteva esserci offerto dalla vostra collaborazione, soprattutto per quei settori e in quelle circostanze in
cui si impone all'evidenza l'intervento e la partecipazione dei laici. Per l'apostolato della scuola e per la
diffusione della stampa, per le parrocchie e per gli oratori, per l'attività missionaria e per le vocazioni, per
le opere e iniziative di carattere sociale come per moltissimi altri settori del nostro lavoro si sentiva fare
appello con piena fiducia alla vostra cooperazione. La crescente difficoltà di disporre di personale salesiano
nelle nostre opere e il diffondersi di forme sempre più spinte di secolarismo sembrano accentuare la necessità
e l'urgenza della vostra cooperazione, animata da coscienza cristiana e da spirito salesiano.
Don Bosco ci ha orientato veramente con provvidenziale, intuito apostolico quando ha previsto, un secolo
fa, l'esigenza di unire le forze di noi religiosi con quelle di voi laici per le opere di apostolato. Mi pare
senz'altro di poter affermare che la riscoperta di questa intuizione del nostro Padre sia stato uno degli elementi
più caratterizzanti e fecondi del nostro Capitolo Generale. Abbiamo così ritrovato, o meglio illuminato, uno
degli aspetti essenziali della nostra Congregazione, che non sarebbe come la concepì Don Bosco, se non si
aprisse, nella realtà più vasta della Famiglia Salesiana, verso coloro che condividono con essa lo stesso
spirito e la stessa missione, e non si preoccupasse di valorizzare nei modi più efficaci la loro azione di ,mten-
tica integrazione.
È stato giustamente rilevato attraverso le discussioni del Capitolo Generale, che tale integrazione tra Sa-
lesiani e Cooperatori nella Famiglia di Don Bosco crea come un flusso di risorse spirituali, che passa dagli
uni agli altri e che tutti arricchisce per i compiti comuni nel servizio soprattutto dei giovani. Voi cercate
nella Congregazione un appoggio spirituale per la vostra santificazione e per l'animazione del vostro apo-
stolato, e i Salesiani ricevono da voi quelle esperienze di vita secolare che li rendono capaci di meglio com-
prendere i segni dei tempi e gli uomini, e di compiere così verso di loro la propria missione. Per questa 1

1.4 Page 4

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comunione spirituale e per questa unità di sforzi e di
intenti nella medesima azione, noi ubbidiamo a una
delle indicazioni più pressanti del Concilio per il rin-
novamento della vita cristiana: quella di un unico
dovere che impegna nell'apostolato tutti i membri del
popolo di Dio.
Questa ricca e rinnovatrice riflessione del Capitolo
Generale è già una chiara indicazione del programma
di lavoro che dobbiamo affrontare nell'anno che
stiamo incominciando.
La « strenna » per il -1972
La Congregazione Salesiana, dopo il grande con-
fronto con le direttive del Concilio e con la realtà
concreta del nostro tempo, deve raccogliere ora tutte
le sue energie per attuare, con prontezza e integral-
mente, il rinnovamento richiesto dalla sua stessa mis-
sione. C'è attorno a noi una situazione molto più al-
larmante di quella che esistesse dinanzi a Don Bosco
giovane sacerdote, mentre stava per scegliere il campo
e i modi del suo apostolato. A Don
che gli
chiedeva quale richiamo sentisse più prepotente nel-
l'animo per la sua scelta, il nostro Santo rispondeva:
« In questo momento mi sembra di essere in mezzo
a una moltitudine di giovani che invocano aiuto »
Questo grido noi l'abbiamo inteso con insistenza quasi
lacerante durante il nostro Capitolo attraverso la
voce degli Ispettori e dei Delegati che riportavano
l'eco di tutti i Paesi del mondo. Non vogliamo deludere
coloro che ci aspettano con una attesa che direi sem-
pre più impaziente, e intendiamo dare la nostra
risposta con lo stesso animo col quale l'avrebbe data
Don Bosco.
Certo la prima e più impegnativa responsabilità nel-
l'attuare il rinnovamento di cui il Capitolo Generale
ha segnato la direzione ed ha indicato gli strumenti,
la debbono sentire i salesiani (come, per la loro parte,
le Figlie di Maria Ausiliatrice) in coerenza con la
propria scelta di vita consacrata per la missione sa-
lesiana.
Ma io rivolgo anche a voi, proprio per il vincolo che
vi unisce intimamente alla Famiglia Salesiana,
l'appello a partecipare, con il vostro appoggio e con
la vostra collaborazione - sulla via da voi seguita
sempre generosamente fin dai tempi di Don Bosco -
a quest'opera straordinaria che ci attende nel prossimo
futuro. Sia un'azione comune nella finalità, nei me-
todi e nei mezzi, una identica responsabilità che
ci unisce nel servizio della Chiesa e dei giovani.
A rendere efficace questa nostra azione comune eccovi
la « strenna* per il 1972:
« Per rendere attuale e valida tra gli uomini del
nostro tempo, specialmente tra la gioventù, la
di Don Bosco, nello spirito e secondo le
2 direttive del Capitolo Generale Speciale,
ogni membro della Famiglia Salesiana si im-
pegni in un deciso rinnovamento personale
della propria vita spirituale, fondamento indi-
spensabile per rinnovare efficacemente la mis-
sione affidata dalla Provvidenza e dalla Chiesa
alla Famiglia di Don Bosco ».
I Cooperatori « Salesiani esterni »
Desidero solo aggiungere una notizia che conferma
in qualche modo quanto ho detto precedentemente
intorno ai nostri reciproci rapporti.
Finora, nelle Costituzioni Salesiane, si parlava dei
Cooperatori solo come di una Associazione della quale
la Congregazione si doveva prendere la cura e la
responsabilità. Nelle Costituzioni rinnovate, proprio
tra i primi articoli, si è voluto invece riconoscere in
forma ufficiale la realtà della Famiglia Salesiana
tra tutti coloro che, in unione con la Congregazione,
vivono dello spirito di Don Bosco e partecipano alla
sua missione. E i Cooperatori Salesiani, tra i laici,
hanno avuto il primo posto per l'origine che li lega
direttamente al santo Fondatore e, per sua volontà, alla
stessa Congregazione. Questo riconoscimento defi-
nisce meglio e in termini giuridici la realtà della nostra,
Famiglia e per esso noi ci ricongiungiamo al primo
progetto di Don Bosco, che pensò ai Cooperatori come
« Salesiani esterni ». Prendiamo coscienza di questo,
e il grande sogno di Don Bosco si realizzi sempre più
decisamente nei fatti: i giovani di tutto il mondo,
specialmente_ i più poveri e bisognosi, saranno i primi
beneficiari di questa più intima e cosciente comunione.
Salesiani
L'elenco delle nuove opere è esiguo anche
perché, più che a una espansione quantitativa
della Congregazione, si è provveduto a una
revisione delle opere esistenti, all'adeguamento
di esse alle esigenze postconciliari e alla qua-
lificazione del personale per le nuove attività
EUROPA
(Spagna): Parrocchia,
Centro Giovanile, Oratorio festivo.
(Spagna): Scuole professio-
nali, Centro giovanile.
La
de Dona
(Spagna): Residenza studenti inge-
gneria.
ASIA
W
(India): Residenza
-
o
chia.
, Scuole elementari, Parroc-
(India): Residen-
za Missionaria, Parrocchia, Missione,
Z
Oratorio festivo.

1.5 Page 5

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Perdonate se quest'anno non vi presento una relazione
più dettagliata sulle nostre nuove opere e sulle attività
salesiane. L'avvenimento del Capitolo Generale ha
polarizzato tutto il nostro sforzo. So che anche voi
l'avete seguito con la vostra attenzione e la vostra
preghiera, e perciò mi è parso doveroso trattenermi
con voi su questo argomento, anche se in termini
generali per ora. Vuole essere un modo per esprimervi
la nostra riconoscenza per questa cordiale e attiva
partecipazione alle cose nostre; e in pari tempo un
segno tangibile che vi teniamo appunto quali membri
vivi e integrati nella nostra famiglia.
1972: una beatificazione
e un centenario
L'anno nuovo sarà contrassegnato da un fatto che
attendiamo con animo esultante: la beatificazione
di Don Michele . Appena possibile vi darò mag-
giori particolari sulla data e sulle manifestazioni
che l'accompagneranno. Fin d'ora è bene ricordare
che la glorificazione del primo Successore di Don
Bosco è un richiamo che giunge quanto mai opportuno
in questo momento. E un chiaro ed efficace invito alla
santità e alla fedeltà a Don Bosco; ma è pure un
pressante richiamo alla collaborazione tra Salesiani e
Cooperatori: Don
ne fu validissimo assertore,
specialmente in alcuni Congressi che furono tra le più
grandiose manifestazioni cattoliche del tempo. Da
questa beatificazione io mi riprometto per tutti un
rinnovato impulso di generosità nella nostra missione.
Prepariamoci a raccogliere la grande lezione
veniente da Colui che più lungamente di tutti e con
totale fedeltà visse vicino a Don Bosco.
Su un altro avvenimento rivolgo la vostra attenzione
per il 1972, perché ragione di interesse e di gioia
per tutta la Famiglia Salesiana. Le Figlie di Maria
Ausiliatrice celebrano quest'anno il Centenario della
Fondazione del loro Istituto. Esse hanno comune
con noi il Fondatore, vivono del suo stesso spirito
e partecipano alla identica missione, collaborano
efficacemente con i Salesiani per l'Associazione dei
Cooperatori. Per questo la loro celebrazione ci trova
in solidarietà d'animo per ringraziare il Signore del
bene compiuto in un secolo di straordinaria azione apo-
stolica. Le accompagna anche il nostro augurio e la
nostra preghiera per il nuovo secolo di vita che si apre,
ed esprimeremo questi sentimenti anche partecipando
alle manifestazioni indette per la solenne ricorrenza.
La Vergine Ausiliatrice in questo nuovo anno che la
Provvidenza ci concede di iniziare, benedica voi, le
vostre famiglie, il vostro lavoro e i vostri interessi
spirituali e materiali. Vi sia conforto nella prova, vi
ottenga luce e aiuto nel risolvere i tanti problemi che
la vita familiare e sociale oggi vi pone.
Con tutti i Confratelli prego ogni giorno per queste
intenzioni. Anche se durante il prossimo anno la
Casa Generalizia si trasferirà definitivamente a
Roma, il cuore dell'opera salesiana sarà sempre il
Santuario di Maria Ausiliatrice di Torino: di là
la Madonna di Don Bosco continuerà a spandere su
tutti la sua benedizione.
DON LUIGI
Maggiore
(India): Residenza Mis-
sionaria, Scuola apostolica, Scuole
medie e ginnasiali.
(India): Residenza Mis-
sionaria, Parrocchia, Missione, Ora-
torio festivo.
(India): Residenza Mis-
sionaria, Parrocchia, Missione, Ora-
torio festivo.
( Vietnam del Sud):
filosofico e teologico, Universitari.
AFRICA
(Congo):
Centro di formazione agricola.
Figlie di
Maria Ausiliatrice
Le Figlie di Maria Ausiliatrice, attenendosi al
pchoaianrnsnooo ddlioimrpiitdoaitmiol eCanlasmpiioatonslsaoimmGeoenantnoecrdhaeelellqedueoelps1te'a9ren6n9ino,
il numero della nuove fondazioni. Le poche
rceaaralitztezraete psoonpoolianrepreevdailefonrzmaamziisosnioensaoriceiaeled.i
EUROPA
- (Seine et Marne -
Francia): una casa per Catechesi e
Pastorale giovanile in tre parrocchie.
(Inghilterra): una casa per
Esercizi Spirituali, Pensionato studenti
universitarie.
AFRICA
per giovani, Catechesi, Scuola
materna.
AMERICA
S.
( Brasile): una se-
conda Casa con Scuola materna, ele-
mentare, serale - Oratorio e Catechesi.
Olimpo -
(Paraguay): una Casa Mis-
sione per l'apostolato parrocchiale -
Catechesi anche nelle Scuole statali
e a Puerto
- Opere di pro-
mozione sociale - Laboratorio per le
giovani e per le donne - Centro gio-
vanile - Visita alle Famiglie e assi-
stenza alle famiglie indigene.
Beli
- California (Stati
Uniti): Scuola parrocchiale, elemen-
tare e ginnasiale - Catechesi e Oratorio.
AMERICA
(Canada): Parrocchia.
(Ecuador): Missione tra gli
, I nternato, Scuole elemen-
tari.
(Congo): una Casa Mis-
sione per l'evangelizzazione e pro-
mozione sociale delle giovani e delle
donne con «Foyer
» per ra-
gazze e donne - Catechesi - Oratorio -
e, prossimamente, Ambulatorio.
lf&llllliltll ( Gabon): « Foyer So-
ASIA
(India Sud): un Centro
di assistenza ai lebbrosi, particolar-
mente per le donne e i bambini, con
~ e Dispensario, annessi
all'Opera fondata da don Mantovani.
3

1.6 Page 6

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Un
secolo
di
vita
L
Il piccolo drappello
delle prime
15 suore
che un secolo fa
diedero inizio
all'Istituto delle
Figlie di Maria
Ausiliatrice
è diventato oggi
una falange di
oltre 18.600
religiose di tutte
le lingue e di
tutti i continenti
con 1450 case
operanti
nello spirito
di Don Bosco
e col programma
tracciato dal
4 santo Fondatore
L'Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, fondato da San Giovanni
Bosco per ispirazione della Vergine
ani una, che - come ha affermato
il Rettor Maggiore Don Ricceri nella
sua calda adesione alle celebrazioni
dell'anno centenario - ben se ne
può dire la vera Fondatrice, compie
quest'anno un secolo di vita.
Don Bosco volle l'Istituto quale
« Monumento vivente della sua rico-
noscenza alla Madonna». Lo andò
preparando mentre erigeva a Torino
il monumento di pietra, la Basilica
di Maria Ausiliatrice, il grande tem-
pio visto in sogno con la scritta pro-
fetica: « Qui la mia casa, di qui la
mia gloria».
Circostanze
provvidenziali
V'è un singolare parallelismo nella
erezione dei due monumenti: per
tutti e due il Santo poté contare
sull'aiuto della Vergine. Per l'uno
iarj Ausiliatrice andò moltiplican-
do favori e grazie a quanti vi coo-
perarono, così da far dire a Don Bo-
sco che ogni mattone testimonia
l'amore di Maria. Per l'altro - la
cui storia attesta a ogni pagina lo
stesso amore - la Madonna scelse
e radunò le pietre solide delle fon-
da.mcntn.
Le trasse dal piccolo e allora igno-
rato borgo monferrino di l rnc e,
in diocesi di Acqui: un paese di an-
tiche tradizioni mariane e che già
invocava la Madonna sotto il titolo
allora quasi sconosciuto di « Ausilia-
trice ».
Subito dopo la proclamazione del
dogma dell'Immacolata, nel 1855, un
pio sacerdote del luogo, don Dome-
nico Pestarino, vi aveva istituito la
Pia Unione delle Figlie dell'Immaco-
lata, fra le quali spiccava per virtù
Maria Domenica Mazzarello, che do-
veva essere la pietra angolare del fu-
turo monumento all'Ausiliatrice.
Per vie inattese la giovane, tutta
pietà e candore, dal lavoro dei campi
era stata condotta a quello di un
fervido apostolato giovanile, con un
laboratorio, un oratorio festivo e un
incipiente ospizio per fanciulle po-
vere. Su di lei e sulle compagne
Don Bosco posò lo sguardo per la
fondazione della sua seconda fami-
glia religiosa. Era un disegno ancora
racchiuso nel suo cuore, ma che la
luce dall'alto andava illuminando in
un progetto sempre più chiaro e
definito.
I passi per giungere a realizzarlo
si u semrrrono cauti. Don Bosco,
prima di accingersi a darvi compi-
mento, volle avere la parola di
Pio IX. Il grande Papa l'assicurò

1.7 Page 7

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che l'impresa sarebbe tornata a gloria
di Dio e a bene delle anime, e avrebbe
completato nel campo femminile l'o-
pera salesiana, già affermata con mi-
rabili frutti di salvezza tra la gio-
ventù maschile più povera e biso-
gnosa.
La data di fondazione non fu fis-
sata in antecedenza, ma cadde prov-
videnzialmente il 5 agosto, festa della
Madonna della Neve, quasi a rin-
novare simbolicamente il miracolo
della neve e consacrare la base del
nuovo monumento, come un giorno
ull'E quilino aveva segnato la trac-
cia della prima basilica mariana. Il
Vescovo di Acqui mons . ciandra,
presente alla cerimonia della vesti-
zione e della professione religiosa,
fece questa affermazione, che volle
inserita nell'atto di fondazione: « Un
cumulo di circostanze dimostrano una
speciale provvidenza del Signore per
questo nuovo Istituto ».
« La Madonna
è qui »
f
Come tutte le opere di Dio, l'Isti-
tuto si aprì il cammino tra mcom-
prensioni , povertà e sacrifici, che as-
sodarono le prime religiose in una
vita austera e serena, forte e irra-
diante. L'espansione fu rapida. Le
fondazioni andarono moltiplicandosi
in Italia, e fin dai primi anni var-
carono le frontiere e l'oceano con la
pricraim, aneslpl'eUdriuzgiounaey.del 1877 in Ame-
Tre anni dopo, le Figlie di Maria
Ausiliatrice scendevano in pieno cam-
po missionario nella Patagonia , la
terra vaticinata dai sogni di Don
Bosco, dove fino allora nessuna re-
ligiosa aveva posto piede; e prote-
sero i primi fili di quella vasta rete
di apostolato missionario che oggi si
estende fino ai posti più avanzati di
prima linea.
Anche l'Istituto delle Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice, come già l'Oratorio
di Don Bosco, nel suo progressivo
sviluppo conobbe la legge del tra-
pianto. Da l\\'lornesè nel 1879 Don
Bosco trasferì la Casa centrale a
Nizza Monferrato, nell'ex convento
di N. S. delle Grazie. Qui due anni
dopo la santa Confondatrice Maria
.:.Iazzarello si spense in un canto
d'amore a l\\faria . E qui nel 1885 la
Vergine Ausiliatrice confortò il Fon-
datore con la visione della sua pre-
senza sensibile, che lo commosse
fino al pianto, facendogli esclamare:
« La Madonna è qui e passeggia in
questa casa ».
Vicino al cuore
del Papa
La sede centrale rimase a Nizza
per cinquant'anni, che segnarono
l'espansione dell'Istituto in gran parte
del mondo. Nel 1929, per la beati-
ficazione di Don Bosco, la Casa Ge-
neralizia veniva trasferita a Torino,
come aveva predetto Don Bosco; e
vi restò per quarant'anni, traendo
dalla vicina Basilica di Maria Ausi-
liatrice impulso e vigore per una
progressiva dinamica espansione.
Il recente trapianto di due anni
fa, quando era già stabilito il trasfe-
rimento della Direzione Generale .dei
Salesiani a Roma, portò la sede
dell'Istituto al centro della cristia-
nità, vicino al cuore del Papa.
Nei cento anni di vita dell'Istituto
si susseguirono sei Papi: da Pio Idi
a Paolo VI: tutti incoraggiarono, so-
stennero e benedissero largamente
l'opera delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, sempre inserita nella vita
della Chiesa.
Molteplici le attività dell'Istituto
per l'educazione della gioventù fem-
minile, con gli oratori, la vasta rete
della catechesi, le scuole di vari or-
dini e gradi, gli istituti assistenziali
e le opere sociali, rispondenti alle
esigenze dei tempi, e con la dedi-
zione generosa e sacrificatissima nel
vasto campo missionario.
Il piccolo drappello delle prime
15 suore che un secolo fa diedero
inizio all'Istituto è diventato oggi
una falange di oltre 18.600 religiose
di tutte le lingue e di tutti i conti-
nenti, con 1450 case operanti nello
spirito di Don Bosco e col pro-
gramma tracciato dal santo Fon-
datore.
È Lei che ha
fat o tutto »
Allo scoccare del primo secolo di
vita, l'Istituto canta la sua perenne
riconoscenza a Maria Ausiliatrice, fa-
cendo proprie le parole di Don Bo-
sco: «E Lei che ha fatto tutto ».
Il bene che col prezioso aiuto e
la guida sicura dei Successori e dei
Figli di Don Bosco, ha potuto com-
piere e va compiendo, sgorga dalla
sua ricchezza interiore e si afferma
in consolanti frutti di vita cristiana
e di santità.
Accanto alla Confondatrice Santa
Maria Mazzarello, altre Figlie di
Maria Ausiliatrice sono avviate alla
gloria degli altari. Tra di esse, due
segnate dal sigillo del martirio. E
non manca, nella luminosa scia di
santità, una candida e forte figura
di ragazza, Laura Vicuna . È la pri-
mizia dell'apostolato delle Figlie di
Maria Ausiliatrice in terra ameri-
cana e, come Domenico Savio tra i
giovani, è il più bel frutto del siste-
ma educativo di Don Bosco tra le
ragazze.
Grate a Dio, alla Vergine e a
quanti hanno cooperato al consoli-
damento e allo sviluppo dell'Istituto,
le Figlie di Maria Ausiliatrice si
dispongono a celebrare il loro primo
centenario nella preghiera e nell'im-
pegno di rinnovarsi nello spirito
primitivo, raccogliendo dalle sorelle
che le hanno precedute l'eredità sa-
cra della fede operosa, della fiducia
piena nell'aiuto di Maria Ausilia-
trice e della fedeltà a Don Bosco e
al suo spirito che, come furono il
segreto della prodigiosa espansione
dei primi cento anni di vita, sono
oggi motivo di sicura speranza per
il domani.
a5

1.8 Page 8

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Il Capitolo
Generale
chiude.
E adesso?
DON CARLO DE AMBROGIO
Tra le frasi correnti negli Stati Uniti ce n'è una che
lascia sconcertati: di una persona e anche di un avve-
nimento che ormai ha fatto il suo tempo e che è durato
abbastanza si è soliti dire: He iJ a « l,as bee11 ». Intra-
ducibile colpo di mazza sulla testa: «IL uno che è stato ».
- Potremmo dire lo stesso anche del nostro Capi-
tolo Generale Speciale ? - chiedo a don Fox, un
salesiano intelligente, di un'aristocrazia nell'anima che
6 è tipica degli anglosassoni.
- Lo escludo assolutamente, - mi risponde.
Don Fcrreira, autentico brasiliano, in una conversa-
zione di « buona notte » ai capitolari, parlò di un Capi-
tolo Generale che non sarà nella Congregazione Sale-
siana come un rotolio di tuoni tempestosi o come un
uragano, ma piuttosto come una pioggerella che feconda.
- Lo scopo che il Capitolo si è proposto, cioè il rin-
novamento in base al Vangelo e il ritorno alle origini,
si può dire raggiunto ? - domando all'improvviso.
- Comincia adesso - mi dice l'Ispettore cinese di
Hong Kong, don Machuy.
Il rinnovamento è appena iniziato. Per rinnovarsi e
mantenersi giovani, nonostante i cent'anni e oltre della
Congregazione, bisogna avere nel cuore un grande ideale
ogno ra presente. La Congregazione si ripresenta giovane.
Non è la giovinezza che fa il giovane ma un grande
ideale, un immenso sogno presente in tutta la vita fino
alla morte inclusa. Un grande sogno scorre caldo anche
in vecchie vene. Occorre vivere con gli occhi fissi su
ciò che abbiamo da compiere. L tempo di rinascere e
di rinnovarsi: in tutti gli istanti della nostra vita, sino
alla morte. Dopo la morte, tutto sarà rinascita e rin-
novamento.
I nuovi eletti
Dal io giugno 1971 al mese di gennaio '72 il Capitolo
ha vissuto la sua esistenza: 20 0 nella lista dei Capitoli
della Congregazione; Capitolo « speciale » per la sua to-
tale innovazione e ristrutturazione. Sarebbe interessante
fare la somma di tutti i fogli ciclostilati per gli schemi,

1.9 Page 9

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per i dibattiti e le discussioni, calcolare tutte le votazioni
in aula, tutti gli interventi e dibattiti. Se fossi scienziato,
mi piacerebbe fare il conto delle unità di materia grigia
consumate per stilare le Costituzioni e i Regolamenti.
Le assemblee capitolari hanno avuto le loro alterne
vicende, con momenti forti e momenti deboli, con ore
di tensione e ore di raccoglimento. Una delle punte la
si ebbe il 6 dicembre, quando il Capitolo Generale con-
fermò al Rev.mo Don Luigi Ricceri l'incarico di Rettor
Maggiore. Don Ricceri era stato eletto Rc:ttor Maggiore
nel 1965 per dodici anni. Il suo incarico doveva quindi
prolungarsi fino al 1977. Ma il Capitolo Generale Spe-
ciale aveva approvato la nuova norma che prevede la
durata del mandato del Rettor Maggiore per sei anni,
con possibilità di rielezione.
Perciò Don Ricceri, per un atto di riguardo e di
disponibilità verso la Congregazione e le decisioni del
Capitolo Generale, volle sottoporre al voto del Capitolo
Generale la continuazione del suo mandato. L'assemblea
ha espresso con largo suffragio la volontà che Don Ricceri
prosegua nel governo della Congregazione fino al termine
dell'incarico affidatogli nel 1965.
Altri momenti forti furono quelli della elezione del
Consiglio Generale, cioè di quei Superiori che insieme
al Rettor Maggiore guidano l'intera Congregazione.
Dopo le elezioni del 9-11 dicembre scorso, il Consiglio
Generale risulta così formato:
Rettor Maggiore: Don Luigi Rie ·m·i
Vicario: Don Gaetano Scrivo
Consigliere per la Formazione; Don Egidio Viganò
Consigliere per la Pastorale Giovanile: Don Rosalia
C'astillo
Consigliere per la Pastorale degli adulti: Don Gio-
'Vanni Rain ri
Consigliere per le Missioni: Don Bernardo Tolitll
Economo Generale: Don Ruggiero Pilla
A questi sei Superiori di dicastero si aggiungono altri
sei Consiglieri Regionali, che sono i seguenti:
Per l'Italia e il Medio Oriente: Don Luigi
Per l'Europa Centro-Nord e l'Africa Centrale:
Don Giovanni 'l'er· Schu·,·e
Per il Gruppo di lingua inglese: Inghilterra, Irlan -
da, Stati Uniti, Australia, Asia: Don Giorgio
Williams
Per la Spagna e il Portogallo: Don Antonio Mélida
Per l'America Latina del Pacifico: Don Giuseppe
Em·iquez
Per l'America Latina dell'Atlantico: Don Giuseppe
Gottarcli
Al Rettor Maggiore e ai Membri del Consiglio
Generale le felicitazioni, gli auguri e le pre-
ghiere di tutta la Famiglia Salesiana.
DON BOSCO PREVIDE, MA AMMONÌ
Le meraviglie, a compiere le quali il Signore vuol servirsi di noi, miserabili salesiani, sono grandi. Voi
stessi vi meraviglierete e sarete stupiti nel vedere come abbiate potuto fare tutto questo innanzi
agli occhi del mondo e per il bene dell'umana società.
1nloS, iEggnloirceofluvCoolglueirechdeeginlicaonmnini lceiòsolescteorsreà,, EEggllii sletecsosnodduierrdàealocrooml'pavimvieanmtoen. Itdodeiol'ièncprreomnetontaofcahree thuatnte-
qduaensotei: gcrhaenndoi ci onsoen cchi erecnodniatrmibouiirnadnengonai ldl'iatuamnteanstouambeoranvtàigeliomsiosedreici osordciia. .Una sola cosa Egli richiede
Fin che noi corrisponderemo alle sue grazie col lavoro, con la moralità, col buon esempio, il Signore
si servirà di noi, e voi vi stupirete che si sia potuto fare tanto, e che voi possiate fare tanto; poi-
ché, se si procede con lo spirito dolce e con l'operosità di San Francesco di Sales, il mondo deve
cedere e ne verrà la gloria di Dio e il bene della Società.
DON BOSCO, il 3 febbraio 1876
7

1.10 Page 10

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Gli schemi su cui hanno lavorato per mesi i Ca-
pitolari erano i seguenti: I Salesiani oggi - La Pa-
storale giovanile - Le Parrocchie - L'azione missionaria -
Le comunicazioni sociali - La Comunità fraterna - La Co-
munità
- La Castità - La Povertà - L'Obbedienza
- La Formazione - Le Strutture : princìpi generali -
Strutture locali - Strutture
- Strutture mon-
diali - L'Oratorio paradigma - Evangelizzazione e
.
È stato un volume di lavoro veramente enorme; un
sondaggio a fondo della situazione attuale, con un pro-
spetto di
ai tempi nuovi.
Trascrivo alcuni scampoli di paragrafi sui problemi
più scottanti del momento. Per esempio: l'azione sale-
siana nell'impegno parrocchiale. Un paragrafo del docu-
mento dice così: « Il Capitolo Generale tiene conto della
vastità e varietà del nostro lavoro nelle parrocchie (sono
attualmente 665 le parrocchie a noi affidate, per un to-
tale di 7.400.000 abitanti) e invita a ricordare che i primi
orientamenti pastorali che le parrocchie salesiane devono
seguire sono quelli delle Chiese locali in cui prestano
il loro servizio. Segnala alcuni campi preferiti di azione
in cui è urgente portare la creatività dello spirito del
nostro Fondatore e aprire nuove strade per incontrare
il mondo moderno e annunciare il Vangelo ». E specifica:
le parrocchie popolari; le parrocchie giovanili; le par-
rocchie degli emigranti; l'azione pastorale nel mondo
del lavoro; la pastorale del turismo. Si sofferma sulle
comunità di base e invita a non perdere e a non sciu-
pare un valore molto caratteristico dello spirito sale-
siano: quello della gioia, dell'allegria spontanea e serena.
In stato di missione
Un altro esempio: il Documento sulle Missioni. Ha
degli spunti molto incisivi. Sembra quasi che faccia rul-
lare il tamburo dell'azione. Dice: «Oggi viviamo un
momento forte per un rilancio robusto dell'azione mis-
sionaria. Come elemento incoraggiante emerge la gene-
rosità dei giovani. Ai giovani non manca una piena di-
sponibilità; gli manca una sufficiente chiarezza delle mo-
tivazioni missionarie. Tocca a noi illuminarli e fargli
comprendere che l'evangelizzazione, "rispondendo alle
più nobili aspirazioni dell'uomo, diventa anche un fer-
mento di sviluppo". Alcune iniziative sbocciate nella
nostra Congregazione accennano a un risveglio missio-
nario. Sono segni di speranza: la generosità dei Volon-
tari per l'America Latina; le prime iniziative missio-
narie delle Volontarie di Don Bosco; il costituirsi del
laicato missionario "Terra Nova" l'interessamento di
numerosi Gruppi Giovanili per il Terzo Mondo; la cam-
pagna della solidarietà salesiana; le realizzazioni con-
crete delle Procure salesiane e dell'Ufficio missionario.
Don Bosco da giovane carezzava il sogno di consacrarsi
alle missioni. Il pensiero di essere missionario non lo
abbandonava mai. Sentiva in sé una forte inclinazione
di portare la luce del Vangelo agli infedeli. Don
gli sbarrò la strada dicendogli: "Voi non dovete
andare nelle missioni". Don Bosco volle fortemente mis-
sionaria la sua Società Salesiana. Nel 1875 fu lui a sce-
gliere nel mazzo dei primi Salesiani i dieci da inviare
i n America. Prima di morire aveva già lanciato dieci spe-
dizioni missionarie. Parallelamente partivano per le mis-
sioni anche le Figlie di Maria Ausiliatrice, che da allora
affiancarono sempre l'opera dei missionari salesiani. Alla
8
morte di Don Bosco,
erano 153, cioè quasi
nilel21o 08/,8, 8d,eii
Salesiani oltre mare
soci di allora ».
Slancio giovanile
Un terzo esempio: le Comunicazioni sociali. « Gli Stru-
menti delle Comunicazioni sociali - dice il Capitolo -
(stampa, cinema, radio, TV) sviluppatisi vertiginosamente,
possono raggiungere istantaneamente ogni ceto di persone
e trasmettergli i più svariati contenuti con una potenza
enorme di suggestione; rappresentano quindi uno dei
fattori più importanti che fanno accelerare la storia...
Don Bosco ebbe coraggio e zelo apostolico nel realizzare
fiunizuiantaivededlileavparningcuipaardliiaiminprqeuseesctohesemttioareff.id"òLlaasDtaivminpaa
Provvidenza... Non esito a chiamare divino questo mezzo,
poiché Dio stesso se ne giovò a rigenerazione dell'uomo".
Sono parole della Circolare di Don Bosco ai Salesiani
del 1q marzo 1885: compendiano il pensiero e l'opera
del Fondatore. Al futuro Papa Pio XI il Santo ebbe
a dire: "In questo campo Don Bosco vuole essere sempre
all'avanguardia del progresso" ». E il Capitolo Generale
suggerisce che « per un annuncio sempre fresco e vi-
tale del Vangelo, per una catechesi essenziale e incisiva,
per una liturgia più giovanile e festosa e anche per un
dialogo educativo più efficace, il Salesiano si deve im-
pegnare ad apprendere e ad adoperare il linguaggio del
suo tempo e del suo ambiente e in particolare il linguag-
gio audiovisivo, così vicino alla mentalità dei giovani ».
Qual è il futuro ?
E adesso il post-Capitolo: ecco il futuro che più che
in ogni altra epoca entra oggi nella sostanza del tempo
presente in cui viviamo.
Da tanti segni convergenti si indovina e si prevede
che il tempo (su cui si sono sempre chinati a riflettere
i filosofi) è in atto di cambiare natura, come nelle epoche
i n cui una fine si sta approssimando. Trent'anni fa, per
esempio, si concepiva il tempo alla maniera di
, di
, come una freccia, uno slancio, un'evoluzione, un
flusso orientato verso l'avvenire. Oggi, soprattutto dopo la
fine della seconda guerra mondiale, si ha piuttosto l'im-
pressione che il flusso del tempo, invece di dispiegarsi,
tenda a raccorciarsi, a chiudersi, quasi a concentrarsi,
a precipitarsi verso un unico sbocco finale. L'immagine
della convergenza delle linee verso un « punto Omega» la
si avverte nella vita che scorre più in fretta, nella storia
umana che è vorticosa, nel salto delle generazioni giova-
nili. La gente vive più alla svelta, è innegabile. Al pari
dell'uomo che noi chiamiamo preistorico, siamo alla vi-
gilia di una post-istoria, o piuttosto di un'altra storia, di
un altro ciclo storico. Dovremo scegliere tra una
o una
, i n un mondo che rinasce e si
.
In questa prospettiva qual è il futuro della nostra
Congregazione? o meglio qual è il futuro della Chiesa?
Attualmente noi siamo impressionati dalla crisi che
travaglia la Chiesa. Ma nulla è più oscuro del momento,
presente, in cui si vedono le onde e la schiuma, ma non
le correnti e i movimenti profondi. Ogni crisi è ambigua
per sua essenza: è segno di una fine o di un rinnova-
mento. Il segno di un grande cambiamento è che sono
messi in discussione e contestati i, princìpi supremi su
cui poggiava la vita dell'umanità. E vicino il momento
in cui si getterà via il bambino con l'acqua del suo bagno.
Ma la svolta si compirà nella luce. « Fatevi coraggio »
ripeteva Gesù ai suoi discepoli, « Io ho vinto il mondo ».
Con questo coraggio e con questa fiducia il Capitolo
Generale si apre verso un futuro che spera migliore.
Gli è al fianco, come sempre, la Vergine Ausiliatrice,
Madre della Chiesa.
a

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

▲back to top
DIA
DELLA
« Un'opera veramente monumentale, certo la più completa e aggiornata
finora uscita (Bollettino Bibliografico Internazionale).
ENCICLOPEDIA DELLA BIBBIA - Editrice Elle Di Ci - 10096 Torino - Leumann.
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F
L'Editrice Elle Di Ci presenta al pubblico il sesto e ultimo volume della Enciclopedia della Bibbia, edizione italiana ag-
giornata e adattata della « Enciclopedia de la Biblia» di Barcellona È una delle più notevoli fra le molte iniziative cultu-
rali sorte nella scia del rinnovamento biblico promosso dal Vaticano li. Ed è unica nel suo genere, sia per il carattere enciclo-
pedico, posto però a un livello che oltrepassa la pura
tributi di 305 studiosi appartenenti a molte nazioni e a
informazione, e sia
diverse confessioni
preelrigl'iaopseerturaIl
emcuamteerniailcea.trRatatactcoogabliberiancfcaitatii
ipcrionnc-i-
pali campi che toccano l'ambiente e i contenuti della Bibbia: onomastica e toponimia, linguistica e letteratura biblica, geo-
graLfi'ae,daizricohneeoliotagliiaa,nsatoèrisat,aitsatirteuazliioznziartealisgoitotsoelae
civili, etnografia, legislazione, scienze naturali, ma soprattutto la dottrina religiosa
direzione di mons. Armando Rolla del Pontificio Seminario Regionale di Bene-
vento, coadiuvato da
il frutto di un ampio e
tre professori del Seminario di
profondo lavoro di adattamento
Torino. Essa non è
e di aggiornamento
soloPuenrastarcaedrudzoitoineerdelailgl'ioorsiigfionratleemsepnatgenoocloc,umpaatièe
i mpossibilitati a un aggiornamento sistematico, non è facile approfondire tutte le questioni che vengono oggi suscitate nel
campo della introduzione e dell'esegesi biblica. Inoltre' con il rinnovamento liturgico ormai i passi della Scrittura nelle cele-
brazioni liturgiche vengono letti in italiano e richiedono una chiara spiegazione da parte dei sacerdoti. Si comprende quindi
quanto possa riuscire utile una pubblicazione così ampia e documentata com'è la Enciclopedia della Bibbia D'altra parte
l a volontà della Chiesa è chiara: «La lettura della Sacra Scrittura sia ordinata in modo che i tesori rll!1JB, Parola divina siano
accessibili più facilmente e con maggior ampiezza» (Sacrosanctum Concilium, 92). Ecco perché la pubblicazione della
Enciclopedia della Bibbia torna provvidenziale ai sacerdoti in cura d'anime e a tutti gli educatori.
9

2.2 Page 12

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Amici di
Domenico
Tra questi Amici di Domenico Savio regna l'allegria, la disci-
plina e lo studio.
un movimento
che SI*
de iffonde
in silenzio
Per gli Amici ilibDeormo enico Savio l'ozio è il nemico numero
uno, e il tempod
è sfruttato per lavori e iniziative varie.
L'amicizia con Domenico Savio sensibilizza i ragazzi ai loro
doveri religiosi e li abitua a una pietà spontanea e convinta.
Qui Amici di Domenico Savio di Cuneo attorno al presepio.

2.3 Page 13

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Una maestra di Salerno scrive:
« La mia scolaresca è composta di
23 alunni, piuttosto vivaci. Con pia-
cere ho accettato l'incarico di esporre
ai ragazzi la vita e le virtù di San
Domenico Savio. Al termine di una
chiacchierata, chiesi loro se c'era
qualcuno che volesse far parte degli
Amici di Domenico Savio. Con mia
sorpresa, tutti alzarono la mano.
Non immaginavo proprio un'unità
così compatta. Ora i piccoli amici
del Santo recitano la sua preghiera
prima d'iniziare la lezione, e si
sforzano di migliorare la loro dili-
genza in classe e a casa. Hanno de-
ciso poco tempo fa di dividersi in
gruppi, per discutere insieme, per
impegnarsi di più. Io sono entu-
siasta, e mi dico a volte: chissà
quante cose belle combineremo con
l'aiuto di Domenico Savio ».
La sorpresa della maestrina di Sa-
lerno si comunica a chiunque viene
a conoscenza degli Amici di Dome-
nico Savio. Il Movimento è nato
quasi spontaneamente, si è svilup-
pato senza rumore, ingigantisce in
ogni parte d'Italia, non è legato a
tessere né a distintivi, non ha una
fisionomia rigida: fiorisce ugualmente
bene nelle scuole e negli oratori,
nelle case salesiane e nelle parroc-
chie di città e di campagna. Ha sol-
tanto un fondamento comune: Do-
menico Savio, il suo programma di
vita allegra e santa, serena e impe-
gnata.
Il Centro del Movimento,
a Roma
Il Movimento ha ormai tali pro-
porzioni che a Roma, in Viale dei
Salesiani 9, si è creduto bene di
creare un «Centro ». Ma, per pre-
venire ogni paura di «una struttura
in più », il Centro si presenta con
parole chiare e decise: « Il Movi-
mento A.D.S . non ha un'organizza-
zione prestabilita, né un regolamento
fisso, né un tesseramento obbliga-
torio. Chi fonda un gruppo A.D.S .
l'organizza se crede e come crede;
prende spunto da un regolamento
indicativo o se ne crea uno lui o
non ne usa affatto ; unisce il gruppo
senza tessera o utilizza un tesserino
generico o una medaglia o un di-
stintivo. L'unico legame col Centro
è quello di segnalare l'esistenza del
gruppo per essere informato e aiu-
tato, se lo chiede. Egli poi con i suoi
ragazzi, pochi o molti, divisi in più
nuclei o uniti in un solo gruppo,
agisce da vero educatore responsa-
bile. Se, come è logico, gli occorre
l'aiuto di un sacerdote, il parroco o
il cappellano o l'insegnante di reli-
gione del posto, saranno le persone
a cui potrà riferirsi. Il Centro A.D.S.
non coordina, non regolamenta, non
tessera, non chiede quote, ma so-
lamente aiuta, serve, consiglia, in-
forma ogni gruppo, direttamente dal-
l'u no nazionale o attraverso gli uf-
fici regionali ».
Un esempio:
il Savio-Club
Se il « Centro » di Roma non in-
tende dare norme, vuole però for-
nire un esempio che possa essere
i mitato. Per questo, nell'Oratorio sa-
lesiano « Roma - Don Bosco », è sorto
un Savio-Club che nella sua struttura
e nel suo programma si presenta
come esemplare.
Eccone la fisionomia: Tre cerchi
concentrici. Nel primo, il più ampio,
si collocano i soci e i simpatizzanti
A. D. S., quale massa da lievitare cri-
stianamente. Nel secondo, il Cena-
colo dei capi, vengono radunati i
leaders , i ragazzi che hanno la stoffa
e le capacità dei capi. Gli incontri
del Cenacolo dei Capi sono diretti
da don Elio Scotti, il direttore gene-
rale del Movimento. Nel terzo, il
Gruppo animatori, si radunano gli
adulti che desiderano dedicare parte
della loro attività all'animazione del
Savio-Club.
Il Savio-Club funziona così. Si in-
coraggia tra i ragazzi la crescita di
gruppi spontanei, cementati dall'ami-
cizia e animati da vari interessi:
sport, giochi, concorsi, gite, spetta-
coli, interessi culturali. I gruppi
vengono invitati ad adunanze setti-
manali, guidate dagli animatori. Si
individuano intanto i leaders naturali,
che vengono raccolti mensilmente
nel Cenacolo dei Capi per una soda
formazione apostolica, che poi ri-
verseranno sui compagni. Un Campo
scuola che si organizza durante le
vacanze estive, e a cui partecipano
i leaders , corona tutto un anno di
lavoro formativo.
Il Savio-Club vuol formare così. Lo
scopo del Savio-Club è di formare
Cristo nelle anime dei soci sul mo-
dello di Domenico Savio. Ci si
sforza di ottenere questo risultato
attraverso tre mezzi principali: cate-
chesi (ecclesiale, sociale, lezioni di
« orientamento nella vita»); liturgia
( Messa, Sacramenti, Parola di Dio,
giornata vissuta con Dio); comu-
nione (incontro con «gli altri »: nel
proprio gruppo, nell'oratorio, nel-
l'azione caritativa per i poveri e gli
isolati).
Il programma del Savio-Club per
il 1972 è stato sintetizzato in questo
slogan: apostoli di Cristo nella Chiesa.
L'assistente del Club, presentandone
il programma, termina con queste
parole: « Usando bene di questi
mezzi meravigliosi, si può sperare di
ottenere buoni frutti di santità e di
vocazioni ».
Il Savio-Club di Roma si presenta
come modello per un'organizzazione
oratoriana. In un paesino del nord,
a Peveragno (Cuneo), è invece sorta
una specie di centrale per gli Amici
Domenico Savio che si ramificano e
quasi si polverizzano in moltissime
scuole elementari e medie.
Una rivista
e un'idea geniale
Il Movimento che s'irradia da
Peveragno fa perno su una rivistina
fondata e diretta dal salesiano don Ce-
sare Rosa: REAZIONE A CATENA,
edita dal «Centro A.D.S . » - Sa-
lesiani - 12o16 Peveragno (Cuneo).
In articoletti brevi, scintillanti, sono
presentate pagine della vita di Do-
menico Savio, profili di ragazzi in
gamba, notizie e corrispondenze di
vari gruppi A.D.S.
In questi ultimi anni è partita da
Peveragno una iniziativa originale,
una gara scolastica chiamata Bontà
e Studio, che ha immediatamente
attecchito e s'è divulgata, come tutte
le idee semplici e geniali. L'inse-
gnante presenta innanzitutto la fi-
gura di Domenico Savio ai ragazzi,
come ideale concreto, affascinante,
alla loro portata. I migliori, quelli
che hanno ascendente sui compagni,
sono invitati a diventare Amici di
Domenico Savio. A questo punto
inizia la gara: la classe viene divisa
in gruppi di cinque o sei ragazzi
con un « capo » Amico di Dome-
nico Savio. Il « capo», diventa così
l'anima del gruppo, gli dà slancio,
lo trascina in una serie di «gare a
catena » con gli altri gruppi. Gare
che interessano il campo stretta-
mente scolastico, e si spingono in
ogni altra attività: dallo sport alla
bontà, all'impegno per gli altri.
Le classi che adottano questa ini-
ziativa, largamente appoggiata dalle
autorità scolastiche, sono invitate a
scambiarsi periodicamente un breve
resoconto sulle mete raggiunte, per
incoraggiarsi a vicenda.
L'iniziativa appare estremamente
semplice, eppure i frutti che sta
dando sono notevoli. Ecco le im-
pressioni di alcuni insegnanti che
l'hanno adottata.
Un'insegnante di Busca (Cuneo)
scrive: « Mi ha colpito il fatto che i l

2.4 Page 14

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i capi sono diventati pazienti, gene-
rosi e disinteressati nell'aiutare e sti-
molare gli altri, per cui la scuola è
diventata una vera famiglia, e io
faccio solo più metà fatica rispetto
allo scorso anno. Uno dei capi, un
ripetente, dimostra un'applicazione
costante e continua, che dà frutti ri-
tenuti impossibili ».
Un'insegnante di Castelletto affer-
ma: «Nella mia quinta elementare,
i ragazzi sono diventati più franchi
e coraggiosi, più allegri e buoni.
Nessuno si fa più trascinare. I ra-
gazzi sarebbero disposti a continuare
l'iniziativa anche nelle Medie».
Da Mondovì, un'insegnante di
quinta elementare mista scrive: «Da
quando abbiamo iniziato la gara, noto
che i ragazzi vanno più d'accordo,
si sopportano di più, vincono il ri-
spetto umano e danno maggior peso
ai miei suggerimenti. Farò di tutto
per continuarla ».
A Napoli si progredisce
senza chiasso
Un altro centro fiorente del Mo-
vimento A.D.S . è la città e la pro-
vincia di Napoli. Vi è stato fondato
nsiealnloondtoannoAn1t9o5n9io
dall'ispettore sale-
Marrone, che de-
legò un sacerdote a far sorgere do-
vunque gli Amici di Domenico Savio.
« In questi dodici anni - si legge
in una recentissima relazione - il
Movimento si è sviluppato moltis-
simo, ma senza chiasso, in sordina:
è penetrato in tante Scuole elemen-
tari di Napoli e provincia, nelle Par-
rocchie, nei Seminari, negli Ospedali,
negli Istituti di Educazione maschili
e femminili, nelle Associazioni del
Piccolo Clero e tra i Cooperatori e
gli ExaJlieyj. Attualmente gli Anima-
tori-insegnanti che seguono perso-
nalmente un gruppo A.D.S. sono 93 .
Nel 1972 s'impegneranno nel Movi-
mento 125 nuovi insegnanti. Il nu-
mero dei ragazzi che ogni anno
chiede di essere iscritto al Movi-
mento si aggira sui 1500 »-
IL interessante leggere quanto scri-
vono gli A.D.c . di quella zona. Ci-
tiamo i primi che ci vengono sot-
t'occhio:
« Da quando sono diventato A.D.S.,
vado meglio a scuola e la mia inse-
gnante è più soddisfatta di me. Inoltre
sto lavorando il mio compagno di
banco affinché insieme imitiamo Do-
menico Savio nell'adempimento dei
nostri doveri scolastici » (alunno
Agretto Angelo, classe I V maschile,
Torre del Greco).
« Siamo Amici di Domenico Sa-
12 VJO . Col consenso di tutta la classe
abbiamo deciso di formare un solo
gruppo: il gruppo della Carità. Vo-
gliamo imitare San Domenico Savio
che voleva bene e aiutava i suoi
compagni. Abbiamo imparato che la
carità non consiste solo nel dare
qualche moneta al povero, ma anche
nel voler bene ai compagni, pregare
per i cattivi e dire loro una buona
parola » (alunno Borz.•e Giovanni, classe
V maschile, Portici).
« Il mio Gruppo A.D .•' . in questa
quaresima si è proposto come pro-
gramma l'ubbidienza ai genitori a
casa e all'insegnante a scuola. Pra-
ticheremo anche la carità, non bistic-
ciandoci con i compagni all'uscita da
scuola » (alunno icotera Ciro, V classe
maschile, .rlfragola ).
« Il mio Gruppo nel mese scorso
si è preoccupato della disciplina in
classe, dando buon esempio e aiu-
tando gli indisciplinati a compor-
tarsi bene. In questo mese di qua-
resima si preoccupa di dare molta
i mportanza alla Parola di Dio, che
l'insegnante ci legge ogni giorno nel
S. Vangelo» (alunno Tango Giuseppe,
classe IV mista, San Giorgio a Cre-
mano).
Un censimento
che rompe il silenzio
Nei mesi scorsi, la rivista REA-
ZIONE A CATENA ha voluto fare
un piccolo censimento dei gruppi
A.D. . Senza pretese di comple-
tezza, il direttore della rivista ha
mandato a tutti i centri conosciuti
del Movimento un invito a stendere
una breve relazione dell'attività che
si svolge nella zona. Sono arrivate
decine di lettere, che ad un solo
colpo d'occhio dànno la sensazione
della capillarità e della vasta esten-
sione del Movimento. Da San Donà
di Piave a Catania, da 1\\ Iazzarìno
all'Aquila, da Todi a Borgomanero,
da Palermo a Torino, gli Amici di
e Domenico Savio si moltiplicano e
lavorano per preparare nell'allegria
nell'amicizia del Signore i giova-
nissimi.
La Sicilia si è rivelata un centro
molto attivo degli Amici di Dome-
nico Savio. Sono giunte relazioni da
Palermo, Caltanissetta, Agrigento,
Messina e Catania. Il risultato più
i mportante, forse, viene segnalato
dalla provincia di Agrigento: dieci
Amici di Domenico Savio sono en-
trati nell'aspirantato, e dànno spe-
ranza che tra loro possa maturare
qualche vocazione sacerdotale.
Un ragazzo di terza media di To-
rino, scrive nella sua « relazione sul-
l'attività del gruppo A.D. . »: « Sia-
HM
Omaggio floreale degli A.D.S . di Napoli a
San Domenico Savio.
L'amore all'Euc-a'Tistra , una caratteristica
simpatica degli A.D .S. Qui Messa al campo
degli A.D.S . di San Donà di Piave.
mo 144 ragazzi di terza media. Ci
riuniamo in una baràcca il sabato.
Le riunioni sono centro di discus-
sione di argomenti vasti e di pro-
blemi personali. Nel gruppo voglia-
mo realizzarci, diventare veri uo-
mini. Cerchiamo di essere amici
nello stile di Domenico Savio: una
amicizia vera, un contatto sincero
con gli altri. Un punto fermo è il
rispetto dell'opinione e dell'idea dei
compagni, la stima di tutti e il ser-
vizio della gente che ci sta attorno,
perché le persone sono le immagini
di Dio vivo. Ogni domenica ci tro-
viamo insieme alla celebrazione del-
l' Eucaristia, che ci dà la forza di
essere in gamba ».
Se il Movimento A. . . sa for-
mare dei ragazzi così, è ora che si
rompa il silenzio che finora l'ha fa-
sciato, e che molti si rimbocchino le
maniche per diffonderlo tra i ra-
gazzi di oggi. Piangere sui giovani
difficili e lontani è cosa facile. La-
vorare per portarli a Dio è più diffi.-
cile, ma è l'unica maniera per sco-
prire tra essi i Domenico Savio
delle nuove generazioni.
a

2.5 Page 15

▲back to top
Educhiamo
come
Don Bosco
quei ragazzi che mi sono come voi posto di lavoro, condizione sociale, luogo
molto cari. Vi dirò solo che ieri sera,, di residenza. In confronto alle genera-
ebbi finito di parlare loro, a una ! zìonl passate, i cui legami personali
voce mi dissero: "Dica ai ragazzi del- erano relativamente pochi e stabili, noi
l'Oratorio di Torino che noi li amiamo í abbiamo a che fare con molte più per-
tanto, che li consideriamo come nostri' sane nel corso della nostra vita quoti-
amici., come nostri fratelli e che spe - diana. Oggi il ragazzo comincia
riamo che anch'essi ci vorranno bene, molto presto ad abituarsi alla «di-
come noi glielo vogliamo. Dica che saffezione ». Chiedete a una classe
speriamo qualche volta di andare a To- di ragazzi di una grande città quanti
rino per salutarli, come desideriamo che di loro hanno perso il miglior amico
essi vengano qui a Lanzo a passare; l' anno scorso perché la sua famiglia si
qualche giorno con noi". lo mi feci % è trasferita altrove e vedrete quante
ii
interprete dei vostri sentimenti, o miei
cari figliuoli,: e dissi potersi dare benis-
mani si alzeranno. Nelle generazioni
precedenti il «miglior amico» durava
simo che qualcuno di voi vada a Lanzo, molto tempo. Oggi i nostri ragazzi, tra-
o per starvi definitivamente, oppure volti dal ritmo vorticoso della nostra ci-
Fateli
fcroandosi cloerreo
temporaneamente, secondo il volere dei viltà, cambiano le amicizie a una velo-
superiori. Dissi che se qualcuno di loro; cità frenetica con risultati desolanti che
si porterà qui a Torino, sarà accolto da i si esprimono in solitudine, isolamento e
voi come un fratello, tanto più sapendo mancanza di impegno emulativo.
per fama come siano buoni gli alunni
di Lanzo. Pensate la contentezza dei • Tocca ai genitori e agli educatori
ragazzi di Lanzo a queste mie parole: tessere la tela degli incontri e della
Probabilmente c'era nell'aria un leg -
gero sfarinlo di neve il 17 gennaio 1865,
quando al mattino Don Bosco si recò
si alzarono in punta di piedi, si fecero
più alti che poterono e si tirarono su
il nodo della cravatta».
conoscenza vicendevole fra ragazzi
buoni e tenere lontane le occasioni di
accostare ragazzi guasti o viziati. È
a Lanzo in provincia di Torino. Voleva ,
visitare il collegio appena fondato ( e , `
con intenzione precisa, dedicato a San
Filippo Neri) e desiderava conoscere
personalmente quei ragazzi. In ogni sua
Ecco un accorgimento educativo di Don
Bosco: favorire la conoscenza e l'ami-
cizia tra ragazzi che vivono in uno stesso
clima religioso e ambientale.
un'opera di vigile e delicata sorveglianza.
• San Giovanni della Croce scriveva:
«Dove non c'è amore, mettete amore e
otterrete amore». Santa Teresa d'Avila
visita Don Bosco metteva in primo piano
esprimeva lo stesso pensiero con tre
gli interessi spirituali. Fu una capatina
semplici parole: «Amore attira amo-
rapida; ma il suo occhio vide tutto.
Rientrato a Torino, la sera del 18 gen-
naio ai ragazzi dell'Oratorio in una
«buona notte» (una specie di familiare
• La vita moderna porta questo svan-
taggio: le persone passano attraverso la
nostra vita più in fretta che un tempo.
Stabiliamo rapporti senza impegnarci mai
re». È bello per un educatore trasmet-
tere queste certezze ai suoi ragazzi.
Era quello che faceva Don Bosco,
quando, con la sua genialità guidata
e confidenziale «chiacchierata al cami- del tutto e abbandoniamo facilmente le dall'amore, stabiliva una specie di ge-
netto») Don Bosco riferì le sue impres- amicizie: è troppo difficile rimanere in mellaggio tra i ragazzi di Lanzo e di
sioni: «Sono stato a Lanzo a vedere contatto con la gente quando si cambia Torino.
È uscito il tanto atteso vo-
lumetto « EDUCHIAMO
COME DON BOSCO»,
che raccoglie gli articoli
pubblicati finora nella ru-
brica « Educhiamo come
Don Bosco».
È un gioiello che sta
esaurendosi appena uscito.
Edizione a cura dei Cooperatori
Salesiani - L. 500.
Richiederlo a:
Ufficio Cooperatori Salesiani
13
Via Maria Ausiliatrice, 32
IOIOO TORINO

2.6 Page 16

▲back to top
S hillong, domenica i ° agosto 1971: un corteo intermi-
nabile, non meno di settemila persone, accompagna,
raccolto e commosso, un feretro verso il cimitero cri-
stiano. «Mai visto nulla di simile - scrive don Battista
Bu olin , missionario in Assam -. Quella folla enorme
di povera gente non accompagnava alla tomba un grande
di questo mondo, ma un umile salesiano coadiutore, nel
quale aveva visto incarnato l'ideale della santità cri-
stiana ».-
Si chiamava Santi Mantano , ed era nato in Sicilia
81 anni prima. Aveva trascorso la giovinezza nel lavoro
dei campi, ma un anno dopo l'altro era maturata in lui
la convinzione che doveva fare qualcosa di più per valo-
rizzare la sua vita. Circostanze particolari gli fecero
conoscere l'opera di Don Bosco, e ne rimase conquistato.
Allora decise: si sarebbe fatto salesiano anche lui, si
sarebbe consacrato a Dio come religioso laico.
Ma prima la guerra libica e poi il conflitto mondiale
lo costrinsero a indossare la divisa militare anziché
quella religiosa, e a partire per il fronte. Attribuì a una
grazia speciale dell'Ausiliatrice l'essere riuscito a ripor-
tare a casa la pelle. «Nel 1915-18 - amava raccontare -
facevo parte della banda della Divisione, e spesso ci
mandavano a suonare nelle trincee per incoraggiare i
combattenti. Un giorno eravamo rannicchiati in trincea
come topi nei buchi, quando a un tratto cominciarono
a scoppiare bombe davanti, di dietro, a destra e a si-
nistra. " Ta-pum" da tutte le parti. Eravamo circondati,
e fu giocoforza arrendersi. Fummo deportati in Ger-
mania, ma io non abbandonai la mia fedele cornetta,
e così potei continuare a suonare anche da prigioniero,
senza quegli spaventosi " ta-pum ! ".
Nei lunghi anni di vita militare e nella dura prova
della guerra il suo desiderio di farsi salesiano non venne
meno. Congedato, compì l'anno di preparazione, pro-
nunciò i voti, e chiese di partire missionario.
Un linguaggio che tutti capiscono
Fu destinato
Mons. Mathias,
all'India e arrivò in Assam
allora superiore a ShiHong,
nel
ne
1 92 9 .
cono-
sceva già le belle doti, e lo accolse con un abbraccio
affettuoso, mentre lui cercava di esprimersi nel miglior
siciliano che conosceva. Imparare la lingua khasi non
gli fu davvero facile. Finì per foggiarsi un linguaggio
tutto suo, non sempre comprensibile. Ma gli assamesi
si accorsero subito che egli era abituato a parlare una
lingua internazionale che tutti capiscono al volo: il
linguaggio della bontà che si dona senza riserve.
Si mise immediatamente al lavoro. Non aveva com-
piuto nessuno studio particolare, ma sapeva fare un
mucchio di cose: era musico e falegname, muratore e
capomastro, e perfino architetto. Mons. athias gli
affidò le imprese edilizie della missione, e Mantarro
diventò costruttore di cappelle, di chiese, di scuole,
fino ai capolavori dell'ospedale e della cattedrale di
Sru)long .
« Santi - gli domandai un giorno -, come fai a
sapere e a fare tante cose ? ». « Ci penso su », rispose
semplicemente. Non intendeva certo citare il Manzoni,
ma un principio di antica saggezza che aveva fatto suo.
Era stato sempre un osservatore attentissimo, come
Giovannino Bosco tra i saltimbanchi, ed era riuscito
a carpire i segreti delle attività più diverse. Ma il segreto
più vero e profondo era un altro: anche lui, come
Don Bosco, credeva nella sua missione, voleva bene
davvero ai giovani, era risoluto a donare la sua vita
14 per gli altri dimenticando se stesso.
Santi Manta
La prima chiesa, costruita a 64 km. da Shillong ,
parve una meraviglia agli Indi khasi: « È bella come il
paradiso», esclamavano. Una meraviglia che gli era
costata tre anni di sudori. Aveva voluto costruirla in
cemento armato, perché resistesse ai terremoti, piut-
tosto frequenti in quelle regioni, e alle formiche bianche
voracissime. Una fatica estenuante: mancava l'attrez-
zatura adeguata e bisognava portare tutto il materiale
a spalle per una mulattiera che si inerpicava tra balze
e dirupi. Anche le pesanti putrelle di ferro. Gli operai,
già sfiancati dai sacchi di cemento, non volevano saperne.
Mantarro non stette a far parole. Si curvò da solo sotto
il peso disumano e partì stringendo i denti. Ma la spalla
fu presto una piaga sola, e dovette arrendersi. Allora
« ci pensò su » finché riuscì a trovare il sistema di tra-
sportare le putrelle senza demolire i suoi uomini.
Il lavoro si moltiplica
Nel 1940, quando l'Italia entrò in guerra, i salesiani
italiani furono internati in un campo di concentramento
lontano migliaia di chilometri dall' ssam. Per Man-
tarro invece si fece un'eccezione. In proposito egli era
solito raccontare un curioso episodio. Un giorno era
stato fermato dal capo della polizia per un interroga-
torio. Mantarro, che non capiva una parola di inglese,
si limitò a ripetere: « I english... no! », lontanissimo dal-
i
l'i mmaginare che quel «no » italiano poteva significare
per le orecchie inglesi « conosco ». 11 poliziotto non riu-
sciva a capire come quell'uomo continuasse a ripetere:
« Io conosco l'inglese », e poi non sapesse dire più di
quelle tre parole. Si convinse comunque che l'Impero
britannico non aveva nulla da temere da lui, e lo lasciò
in pace.

2.7 Page 17

▲back to top
rro: Una vita per l'India
11 console italiano di
Calcutta decora il
salesiano coadiutore
Santi Mentano con la
Croce di Cavaliere
della Repubblica.
Il Seminario Minore
di Shillong ( A ssam -
lnd ia), una delle ope-
re architettoniche di
Santi Mantarro.
Rimase dunque a hillong, ma dovette moltiplicare
il lavoro per supplire in qualche modo anche gli inter-
nati. Si alzava prestissimo, e immancabilmente si re-
cava in cappella per la prima e più importante azione
della giornata: rinnovare le sue energie al contatto vivo
con Gesù nella messa e nella meditazione. Il mattino e
il pomeriggio li trascorreva nel duro lavoro del cantiere,
a dirigere gli operai e a faticare non meno di loro. Alle
quattro, finito il lavoro, apriva l'oratorio a un nugolo di
ragazzi impazienti. Giochi, preparazione di recite, di
saggi ginnici, catechismi, preghiere della sera, una lunga
« buona notte», e finalmente i ragazzi se ne vanno gri-
dando il loro cordiale « Kbublei ! » (addio!).
Mantarro mangia un boccone, e poi torna all'ora-
torio dove lo attendono giovani e uomini che possono
venire soltanto di sera, per un po' di svago, prove di
banda, discussioni religiose. Quando anche quelli se
ne vanno, gli rimane ancora sempre qualcosa da fare,
e soltanto verso mezzanotte riesce a infilare la porta
della sua « cameretta », uno sgabuzzino ove, tra una
quantità inverosimile di oggetti di ogni genere, c'è anche
un lettuccio sul quale può finalmente prendere riposo.
I santi sono così
Una volta ci accorgemmo di un fatto insolito: ogni
tanto Mantarro si recava dal caposarto di hi11ong.
Che volesse farsi un vestito nuovo era da escludere,
perché si contentava sempre e soltanto di quelli già usati
che ci venivano offerti. Che volesse imparare anche a
fare il sarto ? Il mistero fu svelato qualche tempo dopo.
In occasione di una festa solenne, ecco apparire i ban-
disti in alta uniforme, e alla loro testa antarro che
sfoggiava con evidente soddisfazione una brillante divisa
con i gradi del comando. Proprio come la banda del
primo Oratorio di Valclocco, ai tempi del famoso maestro
Garbellone. E non fu l'unica sorpresa: un po' alla volta
riuscì a procurarsi anche divise da marina retti, che ren-
devano felici i ragazzi delle prime comunioni e dei saggi
ginnici, e rendevano più solenni quelle celebrazioni.
In 42 anni di vita missionaria Mantarro non conobbe
vacanze, e non chiese mai di tornare nella sua bella
Sicilia. Era di costituzione robusta, ma gli anni e le
fatiche ebbero ragione anche su di lui. Un giorno,
mentre si stava celebrando in chiesa una festa solenne,
ebbe un improvviso sbocco di sangue e perse i sensi.
Portato immediatamente all'ospedale di Calcutta, i
medici pronunciarono una diagnosi preoccupante: can-
cro al polmone destro.
Un rinomato chirurgo tentò di salvarlo estirpando il
polmone, ma poco mancò che il paziente non rimanesse
sotto i ferri: a un tratto il cuore cessò di battere, e sol-
tanto il pronto ed esperto massaggio del medico riuscì
a riattivare la circolazione. Mantarro guarì, lasciò
l'ospedale, e riprese a lavorare con lo stesso entusiasmo
di prima. Aveva un grande desiderio: terminare la co-
struzione della cattedrale di hillong . Ma quando
l'edificio giunse al tetto, le forze lo abbandonarono.
Ricoverato nello stesso ospedale che egli aveva costruito,
si spense lentamente: sul volto diafano, incorniciato
dalla candida barba, restò il sorriso che aveva illuminato
tutti i suoi giorni.
« Non ho mai visto un santo canonizzato, mi confidò
un confratello. Ma ripensando a Mantarro, a questo
uomo che ha fatto della sua vita una continua donazione
nell'amore, nella preghiera e nel lavoro, penso che i
santi siano così ».
MONS. STEFANO FERRANDO
(già arcivescovo di Shillong )
15

2.8 Page 18

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Una delle I povere
Si cominciò cinque anni fa molto
modestamente. E ora, con la grazia
di Dio che feconda e sviluppa le opere
a vantaggio dei bisognosi, la Parroc-
chia Maria Ausiliatrice di Jarabacoa
nella Repubblica Dominicana, una
delle più povere del mondo salesiano,
svolge una attività di promozione
umana e sociale molto bene organizzata.
La parrocchia si estende in una regione
montagnosa e conta 30 mila fedeli,
quasi tutti poveri contadini senza terra,
che vivono di miseria.
Il nostro confratello coadiutore Carlo
Colombo ha cominciato a fare da ponte
tra la " Caritas " Internazionale e la
povera gente che vive in catapecchie
che chiamano " bohios", raggruppati in
otto principali "'Pohlados" o borgate:
Paso Bajito, Peàregaf, Pina-r Quemado,
Arroyo Cercado, Hato Viejo , Piedra
Bianca, La Pùìa e Bue11a Vista.
Il coadiutore Colombo ha scelto e
formato un uomo responsabile in cia-
scuna di queste località e ha costi-
tuito con questi uomini di fiducia una
specie di comitato parrocchiale cen-
trale. Nello stesso tempo li ha messi
a capo della loro gente. Ciascuno di
questi uomini ha cercato nel suo gruppo
umano altri quattro collaboratori, con i
quali ha formato il comitato locale.
La " Carilas " Internazionale, attra-
verso il nostro confratello e per mezzo
di questa semplice ma bene organizzata
struttura parrocchiale, fa giungere ali-
menti in grano, olio e cereali a circa
1 7 mila persone, registrate secondo il
posto che occupano nella famiglia e
secondo lo stato economico-sociale e
culturale di questa, in modo da poterli
aiutare anche in altre loro necessità
che non siano soltanto quelle del nu
trirri·. In più, circa 600 bambini rice-
vono quotidianamente la colazione
calda.
Vicino alla chiesa parrocchiale e in
alcune cappelle delle località più popo-
late le Figlie di Maria Ausiliatrice
prestano la loro efficace collaborazione
con laboratori di confezione e cucito
per la gioventù femminile. Più di
30o ragazze si preparano alla loro
missione di madre, formandosi nei la-
vori indispensabili per una donna di
casa.
Da due anni ha preso molta vitalità
anche un dispensario medico, dove
sono curati mensilmente più di 800 pa-
zienti. I medici provengono dalla città
di La Vega , distante circa 30 chilo-
metri, e prestano il loro servizio gn-
tuito in collaborazione con alcune infer-
miere. Il salesiano ne dirige l'ammini-
strazione, che si appoggia sulla carità
e la collaborazione di istituzioni e
persone private, tanto del paese che
dell'estero.
In ogni località poi, con la collabora-
zione degli stessi abitanti, che si pre-
stano ad aiutare con giornate di la-
voro, si sta costruendo il salone sociale,
che risolverà il problema di un locale
adatto per le varie attività di promo-
zione umana e cristiana.
Mediante il lavoro di questi centri e
in collaborazione con altre entità be-
nefiche, si riesce a destare interesse
per il miglioramento di strade e ponti
che facilitino l'accesso ai "bohios" sulle
montagne e nelle valli coperte dalla
lussureggiante vegetazione tropicale.
E con tutto questo complesso d'inizia-
tive per la promozione umana si pre-
para e facilita l'opera di evangelizza-
zione per questi figli di Dio.
a
7. Uno dei capi responsabili di comunità
registra le schede dei beneficati in lo-
calità « Paso Bajito ».
2. I membri del comitato locale di «Ar-
rogo Cercado » aiutano il loro capo a
distribuire gli alimenti.
3. Nel dispensario, un medico all'opera.
4. Un gruppo di bambini in attesa di ri-
cevere la colazione calda.
5. Le famiglie sono molto numerose e
vivono in una miseria estrema.
16
6. Ragazze al lavoro nel Centro di confe-
zioni e cucito, assistite dalle Figlie di
Maria Ausiliatrice.
7. II salesiano coadiutore Carlo Colombo,
I animatore di tutta l'opera sociale di Ja-
rabacoa .
8. Uomini di u ~ato \\liejo", che lavorano
nella costruzione di una strada di mon-
tagna, in collaborazione con la « Cari-
» i nternazionale.

2.9 Page 19

▲back to top
parrocchie salesiane
5
.---

2.10 Page 20

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L aereo «Samurai », arrivando a Sal-
vador di
si tuffa in un fu-
rioso temporale. Scariche di pioggia
sulle ali, garza fitta di nubi che ci
avvolge. Il pilota porta l'aereo a una
quota superiore, poi si tuffa per
cercare un corridoio libero. Balliamo.
Per venti minuti non si riesce ad at-
terrare. Accanto a me, un sacerdote
brasiliano mormora: « Atterraggio
molto difficile ». Qualche goccia di
sudore riga la fronte, mentre l'aereo
continua a risalire e a rituffarsi. Ecco,
l'aereo è riuscito finalmente a bu-
care il soffitto di garza, e la terra ci
appare vicinissima. Sotto scrosci di
pioggia, il « Samurai » imbocca la
pista. Il fischio delle eliche frenanti
ci fa portare le mani agli orecchi.
Scendiamo in mezzo al diluvio. È
strano. Salvador, l'antica capitale del
Brasile, è famosa per il mare e il
cielo « sempre azzurri ». È la capitale
del turismo per il suo clima meravi-
gliosamente dolce. Almeno, così ho
letto sulla guida turistica...
Afferro le valigie e corro sotto la
pioggia battente verso l'aeroporto.
Per me è sempre il momento più
duro, questo. Mi ritrovo solo, in una
città totalmente sconosciuta, senza
sapere la lingua. Ora dovrò fare la
solita pantomima con i
per
far capire l'indirizzo senza farmi pe-
lare dalla tariffa.
Mentre passo le sbarre e mi tiro
all'asciutto, una persona dalla faccia
olivastra fissa il crocifisso che porto
all'occhiello, e mi sussurra: «Padre
Bosco? ». Quasi grido: « So-
no io ». E lo abbraccio. E don
,
il prefetto della Casa Salesiana, che
mi sta aspettando. Sento quant'è
bello trovare un fratello, un salesiano.
Non ci siamo mai visti, non riuscia-
mo a capirci, ma ci sorridiamo come
fossimo amici da sempre. Don Bo-
sco è il nostro padre comune che ci
unisce anche al di là degli oceani.
Nel Collegio salesiano stringo la
mano a don Celestino Capra, mila-
nese schietto, che da 45 anni lavora
qui in Brasile. È stato costruttore
di case, forgiatore di novizi, ora gli
è stata affidata una parrocchia della
città alla bella età di 71 anni.
Il vicentino
lingua internazionale
Poi mi arriva accanto un aitante,
giovane confratello, che mi stringe
vigorosamente la mano. Capelli ne-
, spalle quadrate e forti. È
don Pietro Lapo, 31 anni. Mi dice
subito: « Scusi se parlerò più in ve-
che in italiano. Nella mia par-
18
ho sei suore' di Vicenza, e il
Mi arriva accanto un aitante, giovane confratello,
che mi stringe vigorosamente l a mano.
Capelli nerissimi, spalle quadrate e forti. Mi dice subito:
« Scusi se parlerò più i n veneto che i n i taliano.
Nella mia parrocchia ci sono sei suore di Vicenza,
·--------- ---- e il vicentino è la nostra li ngua i nternazionale».
Nella sua parrocchia di periferia, a Salvador (Brasile),
questo salesiano deve pensare a 35 mila persone.
Non c'è una famiglia ricca a cercarla con la lanterna.
La mia
parrocchia
è vasta
come mezza
- diocesi
di Vicenza

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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vicentino è la nostra lingua interna-
zionale ».
So già qualcosa della parrocchia
di periferia di don Lapo. Sono ve-
nuto qui a Salvador per vedere spe-
cialmente questa esperienza aposto-
lica, giudicata dall'Ispettore «una
delle più avanzate e promettenti».
Il giorno dopo saliamo a bordo
di una grossa Volkswagen e andia-
mo a dare un'occhiata. Don Lapo
è accanto a me, e mi dà le prime
notizie sommarie. Fino a pochi anni
fa, lo Stato di Bahia era fortemente
sottosviluppato. Tutta la sua eco-
nomia dipendeva dalla monocultura
del cacao. Poi, all'improvviso, ci fu-
rono grandi scoperte di giacimenti
di petrolio. I pozzi dànno oggi
p1e5toromlioila
barili al giorno.. Dietro al
sta arrivando l'industria-
lizzazione. Salvador, la città capitale
del turismo, famosa per il suo fol-
clore e per le 135 chiese, si incam-
mina a diventare città industriale.
Come conseguenza, la periferia si è
intasata di casupole e di baracche
che si estendono sempre più. L ca-
pitato così in tutte le città del mondo.
L la conseguenza normale di ogni
inizio di industrializzazione: la gente
è richiamata dalla possibilità di avere
lavoro. Manca però l'abitazione, e
spesso anche il posto di lavoro di-
venta un miraggio. La periferia si
trasforma così in una distesa di ba-
racche di sottoproletari, dove la mi-
seria è la condizione normale di vita.
« La mia parrocchia comprende
una vasta fetta di periferia - mi
dice don Lapo - e si estende anche
molto più in là. Tutto il rione si
chiama Pau da Lima. L grande co-
me mezza diocesi di Vicenza, e ha
3g5liamriiclacaabaitcaenrtci.arNla ocnonc'èlaulannatfearmnai-.
Famiglie malcostruite. Marito e mo-
glie non sono sposati regolarmente,
o vengono- da naufragi familiari pre-
cedenti. E tante malattie. I bambini
hanno i vermi, gli adulti sono de-
nutriti. La verminosi è portata dal-
l'acqua. Insegniamo a filtrarla, ma
nessuno lo fa. E poi c'è la polvere
rossa, sollevata dai pullman e dalle
macchine che passano sulle strade
in terra battuta. I bambini la respi-
rano e sono sempre ammalati ai
bronchi e ai polmoni. Il medico viene
rare volte, e quando viene bisogna
fare una fila di sei, sette giorni. Non
c'è telefono per chiamarlo nei casi
urgenti. Non c'è dentista, e sarebbe
necessario più ancora del medico,
perché gli organismi sono poveri di
calcio e i denti vanno in rovina
prestissimo.
Quelli che vanno a lavorare in
città, si alzano regolarmente alle
cinque, e devono fare lunghe code
per prendere l'autobus. Tornano a
casa alle dieci di notte. La maggio-
ranza sono muratori, altri operai di
ogni genere, altri ancora rivenditori
ambulanti. Il salario che ricevono è
basso, e hanno una media di otto
figli. Le case, escluse quelle nuovis-
sime costruite dal governo, sono in
maggioranza di terra e di paglia.
La luce elettrica è solo in qualche
casa. L'acqua potabile non c'è. Si
compra da chi ha una pompa. Sono
in arrivo per, le case la bombola di
gas e la televisione. Quelli che sanno
leggere sono pochi. Anche le scuole
sono poche, e dispongono di pochis-
sime aule».
Nella casa del povero
La Volkswagen viaggia ormai da
parecchi minuti tra case dai muri
sbrecciati, a cui si reggono baracche
e capanne. Folle di ragazzini semi-
nudi e sorridenti si affollano attorno
alla macchina ogni volta che ci fer-
miamo. Su una baracca è scritto a
grandi lettere: « Cristo è l'unica spe-
ranza ». A un tratto don Lapo mi
invita a scendere. Camminiamo per
un sentierucolo che parte dalla strada
19

3.2 Page 22

▲back to top
« Camminiamo per un
che parte
dalla strada principale e si spinge in un
i ntrico di capanne».
C'è un uomo rannicchiato in una
coperta, disteso su un pagliericcio.
Le pareti di fango e di rami sono
perforate. Il vento entra da ogni lato.
principale e si spinge in un intrico
di capanne. Entriamo abbassando la
testa in una di esse. C'è un uomo
rannicchiato in una coperta, disteso
su un pagliericcio. Le pareti di fango
e di rami sono tutte perforate. Il
vento entra da ogni lato. Don Lapo
siede sul pagliericcio, parla adagio,
a lungo. Fa scivolare tra le pieghe
della coperta un fagottino di viveri
che ha portato con sé. Quando ce
ne andiamo, gli domando: « Che
malattia ha? ». Mi risponde: « Fame
cronica ».
Un tabernacolo
per sei suore
Attorno a noi la povertà è oppri-
mente. Mi invade un senso di sco-
raggiamento. Un gruppo di ragazze
si è fermato per salutare il parroco.
Don Lapo me le presenta: sono un
gruppo impegnato nella vita parroc-
chiale. Domando a bruciapelo: « Voi,
fate qualcosa per questi vostri fra-
telli poveri? ». Ali guardano un po '
smarrite. Una risponde: « La buona
volontà l'abbiamo. Ma che cosa
possiamo fare? ».
20 Arriviamo alla casa delle suore.
Una casetta di legno tra alcuni al-
beri. Entriamo e ci troviamo imme-
diatamente davanti al tabernacolo del
Santissimo. È collocato nell'entrata,
adattata a piccola cappella. Una suora
mi dice: « L'abbiamo sempre con
noi. Se non ci fosse Lui, ci perde-
remmo di coraggio in mezza gior-
nata ». Le suore presenti sono due,
allegre, vivaci. Un'allegria che col-
pisce, inspiegabile senza il taberna-
colo. Le altre quattro sono per le
case dei poveri, a fare le infermiere,
le assistenti sociali, le insegnanti di
catechismo. Don Lapo mi dice: «Il
vero parroco sono loro. Io posso
venire solo poche ore alla settimana,
a finire il lavoro che loro hanno co-
minciato e portato quasi a termine ».
Stanno costruendo una casetta per
una «volontaria » che verrà presto
a dar loro una mano. Prima che par-
tiamo una di esse mi dice: « Faccia
sapere alle ragazze d'Italia che qui
abbiamo bisogno di gente. Vengano a
passare qualche anno a rau de Lima,
a far le infermiere e le insegnanti.
Le accoglieremo a braccia _aperte».
In una stanza male illuminata,
troviamo un gruppetto di ragazze
che lavorano con aghi e due mac-
chine da cucire. Ci viene incontro
una ragazza dal sorriso aperto, che
fa da maestra alle altre. « È una
studentessa - mi dice Padre Lapo. -
Di giorno si dedica a questa scuola
di cucito, gratuita, per le sue com-
pagne povere. Di sera studia. Ma
la salute è delicata. Chissà fino a
quando reggerà ».
Su una collina c'è un caseggiato
lungo una trentina di metri. Vi hanno
trovato alloggio 8o famiglie con am-
malati incurabili. Saliamo lassù a
dare un'occhiata. Incontriamo un
giovanotton statunitense che sta
prendendo misure sul terreno. È un
ingegnere del Corpo della Pace. Ha
costruito lui il caseggiato con ele-
menti prefabbricati, e ora sta pre-
parando il terreno per una seconda
costruzione. Ci stringe vigorosamente
la mano e grida a don Lapo che loro
due assieme devono fare qualcosa
di grande per quella gente.
Primo sforzo:
formare una comunità
Mentre continuiamo ad andare su
e giù per le colline, don Lapo mi
dice: « Sarebbe bello poter dedicare
tutta la settimana a Pau de Lima.

3.3 Page 23

▲back to top
Ma, per ora non mi è possibile. Il
nostro collegio ha complessivamente
56o alunni. Siamo q salesiani. E
dobbiamo anche occuparci di due
parrocchie e dell'ospedale cittadino.
Inoltre l'arcivescovo ha affidato a
uno di noi l'organizzazione della pa-
storale giovanile in tutta l'archidio-
cesi. Personalmente devo attendere
all'ospedale, che ha 400 malati, co-
me cappellano. Sono consigliere del
liceo e ho 7 ore d'insegnamento di
religione. Come parroco posso de-
dicare alla mia parrocchia soltanto il
pomeriggio del mercoledì, e le gior-
nate di sabato e domenica.
La prima impressione che ho rice-
vuto, arrivando qui come parroco, è
stata bruttina. Ho trovato tutto di-
viso, separato. Gente che abita uno
accanto all'altro ma non si conosce,
non si aiuta. E tante beghe. Il mio
primo sforzo è stato allora quello di
formare una comunità. Ho visitato
tEutsttealtea
famiglie, tutti
una faticaccia
gli ammalati.
lunga, ma en-
tusiasmante. Sono stato accolto da
tutti a braccia aperte. Subito dopo
ci siamo messi a costruire un centro
della comunità parrocchiale. Un luo-
go dove incontrarci, dove guardarci
in faccia, dove poterci parlare. E
anche un luogo dove poter fornire
i servizi essenziali alla comunità.
Con le nostre mani e i nostri poveri
soldi abbiamo gettato le fondamenta
di pietra. Ho scritto in Germania,
la Charitas ci manderà 22 mila
marchi per finire la costruzione. Lì
faremo la sala di medicazione: per
il medico, il dentista e le suore; e
il salone ci servirà per le riunioni ma
anche per la scuola di cucito, ricamo
dattilografia. Poi faremo la chiesa.
Una chiesa non sfarzosa, ma povera.
Al Signore non rincrescerà se per
ora la sua casa sarà povera come
quella dei suoi fratelli.
Alla costruzione del centro parte-
cipano in tanti. C'è chi va a pren-
dere la sabbia, chi presta gli arnesi,
chi dà una mano. Cominciamo a
incontrarci nel lavoro, a conoscerci
così, con la pala in mano. Il resto
verrà.
Il mio secondo problema è la
grande varietà di religioni. Qui sono
mescolati i testimoni di Geova, gli
spiritisti, i pentecostali, i battisti, i
seguaci dei riti afro-americani Con-
domb}è e _ angò . Spesso sono me-
scolati in una stessa famiglia. Tra i
cattolici ho trovato un fenomeno
strano, che assolutamente non mi
aspettavo. Davanti ai riti rumorosi
pittoreschi del ondomblè, alle
riunioni grandiose dei pentecostali,
essi si scoraggiavano. "La nostra re-
ligione non ha niente di grandioso
- dicevano abbattuti. - Non pos-
siamo sentire orgoglio di essere cat-
tolici". Ho capito che dovevo fare
un po ' di rumore. Il venerdì santo
abbiamo organizzato una Via Crucis
che durò due ore. Tre chilometri di
percorso guidato dall'altoparlante.
Alla fine avevamo in processione
cinquemila persone. È stato un av-
venimento che «ha tirato su » il mo-
rale dei cattolici. Ora vedono cre-
scere il centro sociale e dicono:
"Siamo orgogliosi della nostra re-
ligione".
Il problema più vivo:
i giovani
Ma il problema più vivo che porto
nel cuore come salesiano, sono i
giovani. Dopo averli studiati per
parecchi giorni, li riunii con una
scusa qualsiasi: l'organizzazione di
una lotteria per la costruzione del
Centro. Diventai così amico di una
decina di giovanotti. Proposi loro di
riunirci ogni sabato in una sala
i mprestataci dal Comune, per parlare
delle nostre cose. Ci stettero, e por-
tarono degli amici. Rotto il ghiaccio,
cominciarono a formare un gruppo
sportivo con al centro la classica
squadra di calcio. Ma lentamente
sorsero altri gruppi: quello biblico-
culturale per lo studio e la diffusione
della Bibbia, quello liturgico che mi
dà una mano nelle varie Messe do-
menicali, e quello sociale che orga-
nizza le feste della gioventù. Ho già
cominciato a lavorarmi quest'ultimo
gruppo, cercando di far loro capire
che le attività `sociali" non finiscono
con un rumoroso carnevale. Occorre
che si diano da fare negli uffici go-
vernativi per far arrivare a Pnu de
Lima il telefono, l'acqua, l'asfalto.
Per ora ho concluso poco, ma in-
sisto. I giovani con cui sono amico
sono ora una cinquantina. Tutti i
sabati, alle 20, ne ho una quarantina
alla riunione. Il primo successo
moroso
no". E
è stato
norma,
il carnevale "cristia-
qui, che il carnevale
finisca con ubriacature, pestaggi e
code in questura. Abbiamo deciso
di fare un carnevale senza alcoolici,
e con una gioia tutta pulita. Ci sono
riusciti, con gran meraviglia delle fa-
miglie.
Un altro avvenimento, purtroppo
doloroso, ci ha uniti strettamente.
Avevamo preparato una splendida
festa di San Giovanni, con le danze
tipiche della regione, quando la mi-
glior ragazza del gruppo, Maria Das
Dori , morì di meningite fulminante.
Alla Messa e al funerale la gioventù
di Pau de Lima era tutta presente.
Tutti conoscevano e stimavano Ma-
ria. Era bravissima, aiutava le suore
come infermiera. Quest'anno si sa-
rebbe diplomata maestra. Avrebbe
finalmente cominciato ad aiutare la
sua famiglia, numerosa e poverissima.
Abbiamo pregato insieme, molti han-
no pianto. Il gruppo di giovani de-
cise da solo di sospendere ogni festa
per un mese.
Ho altri progetti che mi stanno a
cuore: riunire periodicamente le gio-
vani coppie di sposi per dare inizio
a un movimento familiare cristiano;
dedicare maggiore attenzione ai' ra-
gazzi, che per ora sono affidati in-
teramente alle suore. C'è però un
problema che mi fa soffrire, e che
dovrò risolvere ad ogni costo. Le
sette ore di religione che faccio ogni
settimana in collegio, sono rivolte ai
ragazzi benestanti, che abitano in
città. Vorrei mettere in contatto quei
ragazzi con quelli di Pau de Lima,
portarli a contatto diretto con la
vita sottoumana di tanti miei par-
rocchiani, perché prendano coscienza
delle loro responsabilità cristiane.
Per ora non ci sono riuscito. Ho af-
fidato la cosa a Don Bosco e son
sicuro che col suo aiuto ci riuscirò ».
DON TERESIO BOSCO 21

3.4 Page 24

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NEL
MONDO
SALESIANO
Consacrazione episcopale
di S. E. Mons . Sebhatlaab Worku,
salesiano, eletto Eparca
della Diocesi di Adigrat,
suffraganea dell'Archidiocesi
di Addis Abeba, capitale
dell'impero Etiopico
Mons. Sebhatlaab Worku era salesiano da po-
chi anni, quando il Santo Padre Paolo VI, lo
scorso giugno, lo nominò Eparca di Adigrat ,
che comprende tutto il territorio etiopico del
Tigrai . Era nato a Monoxoito nel 1919, aveva
compiuto gli studi presso i Monaci Cistercensi
di Casamari, era quindi passato al Collegio
Etiopico nella Città del Vaticano, dove si era
l aureato in filosofia e teologia. Ordinato sa-
cerdote nel 1947, era tornato in patria come
i nsegnante nel seminario diocesano. Per le sue
doti e l'ottimo spirito sacerdotale era stato ri-
chiamato a Roma come vice rettore del Pon-
tificio Collegio Etiopico, ma dopo solo due
anni e sei mesi aveva chiesto e ottenuto di
entrare nella Famiglia Salesiana.
L'elezione a Vescovo lo riporta nella sua pa-
tria, dove il novello Pastore ha viva fiducia
che presto si realizzi una fondazione salesiana.
La preparazione ascetico-teologica, la cono-
scenza di molte lingue e paesi sono di buon
auspicio per la missione pastorale del novello
Vescovo, al quale la Famiglia Salesiana porge
vive felicitazioni e auguri, e offre preghiere per
una feconda opera di evangelizzazione.
Nella foto: un momento della consacrazione,
compiuta dal metropolita di Addis Abeba, pre-
senti tutti i Vescovi cattolici dell'impero con
a capo mons. Maurice Perrìn, Pro-nunzio Apo-
stolico presso il Governo Imperiale.
UN GIUSTO RICONOSCIMENTO
Il premio « Albert Schweitzer 1 970» è stato assegnato - per l'Italia - ai Giovani Cooperatori sale-
siani. Si tratta di un premio che annualmente viene assegnato a istituzioni giovanili d'Europa che si
distinguono per iniziative umanitarie a servizio degli altri.
La motivazione che ha accompagnato il premio è quanto mai eloquente: « In zone particolarmente
bisognose 196 giovani Cooperatori prestarono - nell'estate 1970 - la loro opera gratuita-
mente per l'elevazione culturale e sociale di gruppi di fanciulli e giovani, combattendo
l'analfabetismo, la mancanza di igiene e di educazione civica. Essi hanno sostenuto per-
sonalmente il notevole onere finanziario necessario per i campi di lavoro».
II 13 ottobre scorso, a Vienna, nella sede dell'Accademia Nazionale, venne consegnato solennemente il
premio ad una delegazione ufficiale composta da tre giovani Cooperatori sorteggiati da tre zone d'Italia.
Erano presenti - tra gli altri - l'Ambasciatore d'Italia a Vienna e il Senatore M ontini, membro della giuria.
La medaglia d'oro e il premio in danaro (che servirà a sanare il deficit dei campi) saranno uno stimolo
per i nascenti gruppi giovanili di Cooperatori ad attuare sempre il loro ideale: « A servizio degli altri
22 giovani, con lo spirito di Don Bosco ».

3.5 Page 25

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Celebrati i 75 anni
di presenza salesiana
nel Paraguay
I primi salesiani giunsero nel Paraguay il 23 lu-
glio del 1896, dando compimento a un voto
di Don Bosco, che fin dal 1879, per un pre-
cedente invito di Pio IX, aveva fatto i primi passi
per una fondazione nel Paraguay.
Al compiersi dei 75 anni dall'arrivo dei salesiani
ad Asunci6n , l a Famiglia salesiana si è riu-
nita nella Cattedrale per rendere grazie a Dio
del lavoro compiuto nelle dieci case del Paese
e negli otto centri missionari del Chaco Pa-
raguayo. Ha presieduto la solenne concele-
brazione l'arcivescovo salesiano della capitale
mons. lsmael Rol6n , presente il Nunzio mons .
Antonio Innocenti, altri Vescovi, Superiori di
Ordini religiosi, exallievi , allievi e una nutrita
rappresentanza di Cooperatori. Seguì la com-
memorazione ufficiale e una giornata di studio
per i dirigenti dei Cooperatori dell'Uruguay.
San Juan (Argentina)
Onorato un grande salesiano
L'11 l uglio 1963, nella città di San Juan (Ar-
gentina), la morte di don Antonio Garbini fu
considerata lutto cittadino. II 20 novembre
scorso la popolazione volle essere presente al
triplice omaggio reso dalla città a questo grande
figlio di Don Bosco, che ancor oggi è ricordato
come amico e padre di tutti i bisognosi, parti-
colarmente dei giovani, e come apostolo della
divozione a Maria Ausiliatrice. In suo onore
furono inaugurati un monumento in bronzo,
umneantpoiadzizceet:ta«Oemuangagvioiad. iLSaadnedJiucaandealllamoCnoun--
gregazione Salesiana nella persona del figlio
diletto di Don Bosco don Antonio Garbini».
A dare solennità all'atto intervennero le auto-
q~ rità civili, ecclesiastiche e militari della pro-
vincia .
COOPERATORI
AL
LAVORO
UNA MODERNA «CAPPELLA ,PINARDl>1 - La zona di
periferia di Acqui-Terme , corso Divisione, è separata dal centro
da un passaggio a livello, che crea una difficoltà da parte
delle famiglie a mandare i figli in parrocchia per la Messa
festiva e per la Catechesi, nel timore di eventuali pericoli.
I noltre molti anziani e madri con i bimbi piccoli omettono
l a Messa festiva perché la parrocchia-cattedrale è lontana
da questo centro di periferia.
La preoccupazione del parroco, mons. Giovanni Gallìano ,
direttore diocesano dei Cooperatori di Acqui , è grande per
l a difficoltà di avvicinare questi suoi parrocchiani bisognosi
di
dei
assistenza spirituale. Durante una riunione di Consiglio
Cooperatori mons. Galliano ha lanciato l'iniziativa di cer-
care in detta zona periferica un capannone da adibire a
cappella per la celebrazione della Messa vespertina, e af-
fittare un campo annesso alla cappella da attrezzare a campo
da gioco per i ragazzi e per le fanciulle: così accogliendo i
figli, si avvicinano anche i genitori.
La proposta è stata accolta con entusiasmo dai Coopera-
tori. E oggi è una realtà: dal 24 maggio scorso la cappella
funziona regolarmente. Per ora fa pensare alla cappella
Pinardi , ma lentamente si va trasformando in un luogo de-
coroso per le sacre funzioni. La popolazione della zona
benedice l'iniziativa dei Cooperatori.
Tutte le feste due Figlie di M. A. prestano la loro opera di
assistenza alle bambine. Nel pomeriggio le trattengono fa-
cendole giocare e preparandole a partecipare alla S. Messa.
Si sta ora allestendo il campo da gioco per dare la possi-
bilità ai giovani di avere un ritrovo sano e senza pericoli
morali.
I Cooperatori s'impegnano a turno ad assistere e guidare
i giochi. E ammirevole lo zelo, la fraternità e l'unità di spiriti
che li anima.
Nel centro della cappella troneggia una bella immagine di
San Giovanni Bosco, che invita e accoglie col suo sorriso
genitori e figli.
UNA INIZIATIVA FELICE - Da tre anni in quasi tutti i
Centri organizzati dei Cooperatori della Calabria si tengono
corsi di Esercizi Spirituali c aperti » per Giovani Cooperatori. La
i niziativa ha avuto tanto successo che si è dovuto limitare
l' afflusso dei partecipanti. Nel 1971 i Giovani che si sono
raccolti nelle rispettive sedi dei Centri per la pratica degli
Esercizi, sono stati complessivamente 467.
La condotta tenuta dai Giovani Cooperatori che vi hanno
partecipato e i frutti raccolti inducono a credere che questa
sia una forma valida almeno per quei giovani (e sono i più)
che non fanno gli Esercizi Spirituali chiusi. È confortevole
la serietà e la serenità con cui gli esercitanti compiono questo
lavoro spirituale e la viva riconoscenza che conservano verso
i due sacerdoti che per tre giorni sono a loro disposizione
per la predicazione, le confessioni e gli incontri a tu per tu,
come per le celebrazioni liturgiche.
Per le ragazze svolgono un ruolo determinante le Figlie di
Maria Ausiliatrice, che si tengono a loro completa disposi-
zione durante tutto il corso degli Esercizi.
23

3.6 Page 26

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NEL
MONDO SALESIANO
IN B
MESSINA. Una suora tra le giovani Hanno iniziato un Centro Culturale To-
operaie • Dal 1966 a Messina suor tontepecano (dispensario, scuola di in-
Maria Milazzo, Figlia di Maria Ausilia- segnamento della lingua spagnola, scuole
trice, si occupa dell'assistenza morale e elementari, corsi di preparazione alla
religiosa alle giovani operaie con par- vita). Ogni sera, riuniscono un gruppo
ticolari incontri di fabbrica. L'idea nacque del Vangelo: 32 ragazze che studiano
meditando su una frase rivoltale da una l a Parola di Dio e 15 catechiste che
ragazza: « Siamo un centinaio di ragazze vogliono evangelizzare i loro fratelli
i n fabbrica; vi ci vorrebbero le suore. MiKes .
All'oratorio le mie compagne non ver-
ranno mai; dopo una settimana di la- OSTERCAPPELN (Germania). Me-
voro, alla domenica le mie compagne daglia d'oro a una cooperatrice
vogliono tenersi libere». Primi accosta- La signora Johanna Lux di Ostercappeln
menti, durissimi. L'industriale dopo al- ( Germania) ha ricevuto una medaglia
cune esitazioni permise l'avvicinamento d'oro per i 50 anni di appartenenza
delle giovani operaie, solo però in tempo all'Associazione dei Cooperatori Sale-
di pranzo e di ricreazione. Suor Maria siani. Fu il suo parroco che le fece co-
cominciò con riviste e libri, poi con noscere le Opere salesiane. Da allora,
giochi e dischi. A Pasqua ci fu una tre nel corso della sua lunga attività apo-
giorni di accesa spiritualità. Altre Ditte stolica, persuase 300 famiglie a soste-
chiesero l'assistenza della suora per le nere a loro spese le vocazioni tardive e
l oro operaie. Ultime, si accostarono di adulti al sacerdozio.
anche le commesse dei grandi negozi.
La rete di apostolato si era allargata. CAMPO GRANDE (Brasile). Le ra-
SHIZUOKA (Giappone). Una sciar-
pa per ogni anziano Le allieve delle
Figlie di Maria Ausiliatrice della S ibl
Gakuen di Shizuoka ( Giappone), lan-
ciarono l'originale iniziativa di « una
sciarpa per ogni anziano», lavorata a
maglia da ciascuna di loro. Le ragazze
sono più di mille. Vennero confezionate
sciarpe di screziati colori. Poi le ragazze
si recarono alla Casa di riposo per an-
ziani di Mlho, che è un'istituzione go-
vernativa, e offrirono il dono. Alla casa
similare di riposo tenuta dalle suore della
Madonna degli Angeli le ragazze passa-
rono di letto in letto, posando affettuo-
samente sulle spalle di ogni degente la
sciarpa e intrattenendo con essi un
breve dialogo di amicizia e di simpatia.
gazze festeggiano 400 netturbini
A Campo Grande (Stato del Mato
Grosso) le allieve del Collegio "'Maria
Ausiliatrice" idearono una "'Giornata di
Riconoscenza e di Gratitudine agli
operai addetti ai servizi pubblici" della
l oro città, cioè ai netturbini. La prepa-
razione fu capillare: i nviti personali,
collaborazione del complesso musicale,
della corale del Collegio e delle Exallìeve
per concorrere alle spese del lvnch e
dei ricordini-dono. Circa 400 persone
risposero all'invito: uomini e donne di
ogni età, spazzini, custodi, addetti ai
giardini pubblici, cantonieri. Era pre-
sente alla festa il vescovo salesiano
mons. Antonio Barbosa. La signora del
sindaco, dott. Mays Canale, exallieva,
ringraziò i netturbini per la loro opera
LIEGI (Belgio). Ex lli&Vo salesiano
ordinato diacono permanente - Il
di umile e indispensabile servizio alla
comunità di Campo Grande.
23 maggio 1971, nella parrocchia di San
Francesco di Sales a Liegi, il professore
Jean-Marie Masson, che al Congresso
Mondiale degli Exalllevl era stato re-
l atore di una applaudita conferenza, è
stato ordinato diacono permanente du-
rante una concelebrazJone eucaristica
presieduta da mons. Guìllau111 -M rie
Van Zuylen, vescovo di Liegi. Alla or-
dinazione erano presenti la sposa Maria-
Thérèse , i loro figli Jean -Claude, Clau-
dìne, Dominlque e Bernadette , il clero
della parrocchia, la comunità salesiana
di Liegi, la federazione degli Ex1111ievi
Salesiani e la comunità dei diaconi del
Belgio.
A M AUS, nel quartiere chiamato
«Le Paglie» • Nella città di Manaus,
nello Stato del!'Amazonas i n Brasile,
sorge un quartiere che si chiama Le
Paglie" perché formato di case col tetto
coperto di paglia. Il governo aveva lot-
tizzato l'area fabbricabile 'e ne aveva
distribuito i lotti a famiglie povere, esi-
gendo però che vi costruissero qualche
cosa nel giro di una settimana. Sorsero
i mmediatamente, come funghi dopo la
pioggia, "le paglie". I Salesiani di Ma-
nau si interessarono per andare subito
i n aiuto agli inquilini del quartiere. Tra
breve sarà completata la costruzione
della chiesa e della scuola. Alla dome-
TOTONTEPEC ( Messico). Tra i Mi -
x es le Figlie di Maria Ausiliatrice
Quattro Figlie di Maria Ausiliatrice si
sono aggiunte a dare una mano nel
l avoro dei Salesiani tra i Mixes del Mes-
sico. Collaborano nelle opere parroc -
nica le Figlie di Maria Ausiliatrice visi-
tano le famiglie, catechizzano per il
battesimo, insegnano lavori domestici
alle ragazze e alle mamme. Alla sera
viene celebrata una messa su un pal-
chetto preparato dalla popolazione del
24 chiali di Totontepec e villaggi viciniori. l uogo.

3.7 Page 27

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DOCUMENTI SENZA COMMENTI
« Non conosco molto la Congregazio-
ne Salesiana in genere, ma conosco
molti salesiani missionari e li ho visti
lavoro in numerosi paesi e situazioni:
ho visto salesiani fra i baraccati a
Tondo (Manila) e ad
, li
ho visti nelle opere per i profughi a
( Vietnam), nelle loro grandi
scuole tecniche a Calcutta e Madras
(India) fra popolazioni marginali e
«primitive» in
brasiliana
e
(India) e poi ancora in
tanti altri posti (a
e San Paolo
in Brasile, a Cuba, in
, in
Messico, .).
Si è scritto che « dai poveri non si
può andare in visita », ma bisogna
viverci insieme: beh, io ho visto sale-
siani che vivono fra i più poveri uomini
del mondo, di fronte ai quali, sia
detto senza provocazione, i baraccati
di Prato Rotondo a Roma sono dei
benpensanti; e ci vivono non da due-tre
anni, ma da venti o trenta. Ricordo
don
in Vietnam, che
vive in Oriente da non so quanti
decenni, le grosse mani rugose e callose
per il molto lavoro manuale; e ho
sentito quanto ha fatto per i poveri e i
profughi in Vietnam, ad
,
nelle Filippine.
E come lui tanti altri: il vescovo
, altro salesiano, che a Madras
chiamavano «il vescovo dei poveri » per-
ché da più di trent'anni aveva intrapre-
so innumerevoli iniziative per i poveri:
cooperative, costruzioni di casette popo-
lari, banche rurali per liberare i con-
tadini dagli usurai, scuole tecniche,
lebbrosari, .
Posso permettermi ancora un ricor-
do personale? Nell'estate 1966 ri-
masi 12 giorni ospite di
.
e con lui visitai gran parte
della città di
e soprattutto i
quartieri più poveri della capitale del
Nord-Est. Un pomeriggio visitai la
scuola d'arti e mestieri che i salesiani
hanno nel quartiere popolare di
e poi, parlando con
.
, egli
mi disse: « Vedi, i ragazzi che escono
da quella scuola sono gli unici fra i
nostri poveri che riescono a tirarsi
fuori dalla povertà. In città, infatti,
c'è tanto bisogno di meccanici, elettri-
cisti, falegnami, che tutti trovano su-
bito un buon impiego ».
Io mi chiedo perché nessun giorna-
lista ha mai parlato di questi salesiani,
e di quelli, molto più sacrificati, che ho
visto fra gli
in
e
fra i
ei
.A
proposito di
, quando visitai
quelle regioni nel 1964, infuriava la
guerriglia fra le tribù dei monti e il
governo indiano, che temeva l'indipen-
denza dei tribali, ai confini col Tibet e
la Cina. A
parlai con un
alto funzionario del governo indiano
che tornava da una visita a tutto
. Ricorderò sempre che lui, indù,
continuava a esaltare il lavoro dei
salesiani fra le popolazioni tribali, che
vivono ai margini della vite indiana ed
esprimeva meraviglia perché, mentre i
funzionari governativi non riuscivano
a prendere contatti amichevoli con
quelle tribù, i salesiani erano riusciti,
pur essendo stranieri, a stabilire solidi
legami di amicizia ».
nPeIEl RseOttimanale «Nostro Tempo,,
C'è un clima che non può essere
sanato con provvedimenti repressivi.
Bisogna scendere alla radice del male,
che è la droga sottile non perseguibile
dalla polizia più oculata, una droga
che mina alle origini, alle stesse fonti,
la vita sociale.
Questa droga sottile, direi impalpa-
bile, invisibile, è quotidianamente pro-
pinata dalla stampa immorale e por-
nografica, dalla ossessione del sesso
che ci soffoca ormai, dalla irrisione
di ogni freno religioso, dalla licenza
che si definisce libertà, dalla negazione
di Dio, che si va, con satanico intento,
iniettando nel cuore dei giovani.
Che cosa sarà la generazione di do-
mani? Cresciuta in questa vampata di
; , che è favorita da spettacoli
indecenti di film pornografici, sem-
pre più liberi e sfrenati, che è eccitata
dai mille giornali e giornaletti sfaccia-
tamente esposti nelle edicole, la povera
adolescenza che ci è cara, che è nostro
sangue, che sarà domani? Non si dica
che i tempi sono cambiati, che non bi-
sogna essere arretrati, che il ragazzo
deve sapere... che cosa deve sapere?
Quello che nella maniera più sconcia è
offerto dallo schermo nella penombra
complice o nella pagina della rivista
dove l'obiettivo fotografico o la penna
di un dissoluto ha disegnato o scritto?
Se c'è da insegnare qualcosa agli
adolescenti di oggi sono i genitori, sono
maestri onesti e capaci, psicologi e pe-
dagogisti, sono i sacerdoti, che lo pos-
sono e lo debbono fare.
Un grande educatore, San Giovanni
Bosco, presentando nella pratica più
che nella teoria il « suo sistema pre-
ventivo », sistema pedagogico che senza
troppo analizzare sul freddo tavolo
anatomico la psicologia del fanciullo,
lo educa veramente e interamente,
diceva un giorno a un ministro della
regina d'Inghilterra che si meravi-
gliava dell'efficacia del suo metodo:
- Signor e, il mezzo che si usa tra
noi non si può usare fra voi. Noi cat-
tolici abbiamo la frequente Confes-
sione e Comunione e la Messa quoti-
diana ben ascoltata.
- Avete proprio ragione, noi man-
chiamo di questi mezzi di educazione.
Non si può supplire con altri mezzi?
- Se non si usano questi elementi
di religione, bisogna ricorrere alle mi-
nacce o al bastone.
- Avete ragione! Avete ragione!
O religione o bastone.
L'episodio di cento anni fa oggi ri-
propone la necessità di un ripensa-
mento sulla educazione dei nostri fi-
gli, che vediamo spesso con terrore cor-
rere il pericolo della droga e della cor-
ruzione. Chi la Religione (qualunque
Religione) ha cancellato nel suo si-
stema, definendola « oppio dei popoli »
ha collocato un idolo nel suo cielo,
che si chiamerà oggi un nome, domani
un altro, e a questo idolo sacrifica le
vittime umane: primo, le anime dei
giovani, che al Dio che allieta la gio-
vinezza preferiscono la droga sottile
che li avvelena e li trascina al disa-
more, alla ribellione, al delitto.
Nella coscienza del nostro dovere
di cristiani leviamo la voce e po-
niamo la mano all'azione, perché que-
sto sottile veleno, più dell'hascisc o
della marijuana o di altri allucinogeni,
non sia iniettato nel sangue dei nostri
figli.
Da «L'Osservatore Romano,,
25

3.8 Page 28

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Le Figlie di Maria
in terre
In quest'anno centenario delle Figlie di Maria Ausiliatrice
offriremo ai nostri lettori la descrizione
di qualche loro opera e missione più caratteristica.
Qui una rapida sintesi della loro prima ardita
« avventura » missionaria nella Patagonia e Terra del Fuoco
Pioniere con i primi missionari salesiani
Si parla molto oggi di America Latina; assai meno
se ne parlava un secolo fa, quando intere regioni erano
ancora da civilizzare e da evangelizzare.
Don Bosco pensò proprio a queste, guidato dalla luce
soprannaturale dei suoi mirabili sogni, che gli mostra-
rono il campo affidatogli dal Signore nelle ancor quasi
i nesplorate estensioni della Patagonia e della Terra del
Fuoco.
Con santo ardimento vi mandò, ad affiancare l'ardua
opera dei suoi eroici Missionari, per la cura delle donne
e dei fanciulli, le Figlie di Maria Ausiliatrice, fondate
solo da pochi anni.
26 Si può dire che esse furono missionarie fin dalle ori-
dgienlis, apnetrochFéosnodratetoirneuend'oi rnaodni
fervido ardore missionario
meno vivida ansia aposto-
lica della santa onfondatrice M. Mazzarello che, pur
non avendo mai varcato gli oceani, seppe trasfonderla
nelle sue prime figlie.
L'Istituto, al compiersi dei suoi cento anni di vita,
è oggi considerato nella Chiesa tra i grandi Istituti
Missionari, contando ben i So case sparse nei più dispa-
rati territori di Missione d'occidente e d'oriente.
dalIlnaizpiròimil asusopeadpiozsitoonlaetod'iAnmPeartiacgao, nafiafe, ramdaunedaonnsiuabpitpoenlaa
nota caratteristica di « pioniere », che doveva distinguere
le Figlie di Maria Ausiliatrice nei vari campi di mis-
sione. Infatti nel 188o, quando da Buenos Aires si avven-
turarono verso le terre australi, nessuna religiosa - come

3.9 Page 29

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Ausiliatrice
di missione
A sinistra: Le prime Figlie di Maria Ausi-
liatrice giunte a Punta A rerias il 3 dicem-
bre 1888. Al centro. Madre Angela Vall He,
la prima e più ardita missionaria delle terre
magellanlcha. A destra: L'india Raqual (delle
tribù On a■), una delle ultime superstiti
evangelizzate nell'isola D a w s on (Cile) dalle
Figlie di Maria Ausiliatrice, con le quali
passò 23 anni.
rilevarono i giornali argentini del tempo - prima di
allora vi aveva posto piede.
Guidate e sostenute dai grandi missionari. mons. Ca-
glìer e mons. Fagnano, incominciarono la loro opera
di sacrificato amore tra gli indi nraucani, tehu lces e
patagoni. Li visitarono nei disseminati toldos, sparsero
semi di evangelizzazione nella carità, accolsero le in-
clieLLe alla scuola, coadiuvarono i missionari nei cate-
chismi, prepararono i primi battesimi.
E all'aprirsi dell'ospedale di Viedma, in grande
povertà di mezzi e d'attrezzatura ma in larga ricchezza
d'amore, si donarono all'assistenza dei malati, condot-
tivi talora per misteriose vie; li vegliarono giorno e
notte e dischiusero ai morenti, per la forza irresistibile
di quello stesso amore, la luce della fede e la pace eterna.
« Kaste ciaci »
Alcuni anni più tardi le Figlie di Maria Ausiliatrice,
con a capo sempre Madre Angela alle , si spinsero
all'estremo sud, ancora pioniere, nel coadiuvare in quelle
fredde terre flagellate dai venti, l'opera di evangelizza-
zione degli indi fueghjni.
Da Pumarenas - allora solo incipiente paese dalle
case di legno - attraversarono il tempestoso stretto di
la llano e si avventurarono fra gli intricati canali
dell'arcipelago.
Penetrarono nell'isola aw on, stanziandosi nell'im-
provvisata Missione di « S. Raffaele». Qualche anno
dopo, si addentrarono nella Terra del Fuoco, e presero
dimora nella solitaria e squallida Missione della « Can-
d larìa », sempre tra gli indi « onas », «
ne » e « ala.-
calufe ». Ancora nel più misero stato primitivo, essi
non sapevano quali esseri fossero le nuove arrivate;
ma finirono per guardarle con simpatia, chiamandole
« Kasle citu:i » -- uccelli pinguini - per il bianco del
soggolo sul nero del vestito, simile al petto bianco dei
bruni uccelli acquatici, ritti sulle zampe, in stormi
numerosissimi, su quelle gelide rive australi.
In mezzo a questi poveri foeghini, avvolti in luride
pelli di guanaco, maleodoranti di grasso di balena, le
missionarie compirono prodigi di eroismo, vincendone
con la carità il selvaggio terrore verso i civilizzati, condi-
videndone le angosce, ospitando e difendendo le ve-
dove, accogliendo e istruendo i fanciulli.
E quando l'incendio distrusse in poche ore la Mis-
sione della , andelaria , restarono ancora lì tra gli sven-
turati indi, passando il gelido inverno con 2o e più gradi
sotto zero, in baracche provvisorie, per non interrom-
pere la lenta e faticosa opera di evangelizzazione.
Le perseguitate tribù, decimate poi dalle malattie,
non resistettero alla civilizzazione, ma giunsero alla
luce della verità e alla pratica del cristianesimo. Il Cielo
parve chinarsi pietoso su di loro, svelandosi con predi-
lezioni d'amore. Le cronache del tempo conservano la
memoria di morti edificamjssime, sorrise spesso da luci,
visioni e perfino da estasi, minutamente documentate.
Il soprannaturale pareva divenuto quasi ordinario, e la
parola morire era sostituita dai poveri fueghiru con la
confortante espressione « Vamos con la Virgen: andiamo
con la Madonna ».
Storia ormai passata, ma che sopravvive nel ricordo.
In quelle gloriose gesta dell'epopea salesiana le Figlie
di Maria Ausiliatrice hanno scritto silenziosamente le
prime pagine di storia della loro vita missionaria.
Altre pagine sono andate via via scrivendo e conti-
nuano a scrivere nel Mato Grosso, n li'Amazzonia, nel-
l' Oriente Equatoriano, nel haco ParaQ'Ua •o, nell'Alto
Orino, nel Congo, nell'India, nella "fhailancli , nel-
l' Estremo Oriente, fino alle più recenti Missioni del Mo-
zambico e dell' axaca fra i « 1ixc » del Messico. 27

3.10 Page 30

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19 chilometri
di speranza
SURAT-THANI ( Thailandia). Il Governatore della provincia con
mon s. Carretto inaugurano il ponte « Maria Ausiliatrice ». Dietro,
il capo dei bonzi e altre autorità.
Il primo centro del villaggio « Maria Ausiliatrice», costruito da
mons. Pietro Carretto nella foresta vergine, con l'aiuto dei mis-
sionari don J ellic i, don Gomi aro• e don Crespi.
La seconda guerra mondiale era
terminata da qualche anno, quando
a Ratburi cominciò il grande esodo.
Il territorio agricolo che circondava
la . missione cattolica era ormai stra-
carico di braccia e di bocche. Ad
ogni fazzoletto di terra verde si
attaccavano due, tre famiglie, che
lo sfruttavano fino all'esaurimento.
I giovani guardavano quell'alveare
umano, scuotevano la testa e se ne
andavano.
Con ogni mezzo cercavano di
superare i
devano da
3B54ancghkilookm, elatrci acphietaliled.iLvià-
si intruppavano nelle baracche della
periferia, disposti a vivere di espe-
dienti finché un «colpo di fortuna»
li avrebbe portati a un posto di la-
voro ben retribuito.
Io ero il vescovo di Ratburi, e
vedevo i giovani partire e il cuore mi
sanguinava. Non potevo dire « n-
28 manete », perché non si può dire a
un ragazzo di vent'anni: rimani a
far la fame. Ma io sapevo a che cosa
andavano incontro nella periferia di
Bangkok.
Nel 1952, finalmente, riuscii a otte-
nere dal governo una grossa fetta
di foresta: sei chilometri quadrati.
Terra fertile, anche se invasa da
i ntrichi di liane e di radici. Tornato
tra i miei giovani, potei annunciare
trionfante: « Ora, per chi vuole, il
lavoro c'è. Andate, disboscate, pian-
tate cocco, banana, canna da zuc-
chero, tapioca. È terra vostra e delle
vostre famiglie ».
La Penisola d'Oro, che si estende
dalla Birmania e dalla Thailandia
giù fino alla Malaysia , è attraver-
sata dalla grande « strada del Sud ».
Chi la percorre, al 254° chilometro,
vede oggi il « Villaggio Stella Mat-
tutina », che si distende arioso at-
torno alla chiesa e alla moderna
scuola frequentata da 50o ragazzi.
Lì erano i sei chilometri quadrati di
foresta. Lì abitano oggi oltre mille
thailandesi, sfuggiti alle baracche
della periferia di Bangkok.
La seconda crisi
Ma nel 1969, a distanza di 17 anni,
vidi ripetersi puntualmente la crisi
e il grande esodo dei giovani. Le
braccia e le bocche si erano nuova-
mente moltiplicate. I giovani della
nuova generazione tentavano di la\\o-
rare come braccianti al servizio dei
grossi latifondisti. Ma venivano sfrut-
tati, e finivano per partire. In quello
stesso anno la missione-diocesi di
Ratburi passò al clero autoctono.
Nella mia nuova diocesi di Surat-
Thani (50o chilometri più a sud),
decisi di ricominciare da capo: creare
un nuovo grande villaggio su ter-
reno strappato alla foresta.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Presentai il progetto al governa-
tore della provincia. Nel dicembre
del 1969 si riunì il consiglio pro-
vinciale, e mi chiamò a presentare
nei minimi particolari il piano dei
lavori. Non bastò. Dovetti incontrare
personalmente il ministro dell'Agri-
coltura. E finalmente il governo
assegnò alla missione mille ettari di
foresta vergine per la realizzazione
delle opere programmate.
Ora dovevamo rimboccarci le ma-
niche, perché il progetto prevedeva
lavori molto più impegnativi di quelli
realizzati nel 1952. Si trattava, in-
nanzitutto, di tracciare le strade.
Dalla provinciale al centro del nuovo
villaggio correvano 19 chilometri di
foresta fittissima, percorsa in ogni
senso da un groviglio di 8o torrenti.
Dissi alla Madonna: «Il villaggio lo
chiamerò con il tuo nome, Maria
Ausiliatrice. Dammi una mano. Non
farmi fare brutta figura».
Per superare il groviglio dei torrenti
si doveva costruire un ponte: ferro
e
4
cdeimlaenrgtoh,ez3z0a,m6edtrii
di lunghezza,
altezza. I co-
struttori delle splendide autostrade
italiane si metteranno a ridere leg-
gendo queste cifre, veramente mi-
croscopiche a paragone dei superbi
viadotti che essi gettano sulle valli
italiane. Ma vorrei vederli qui, nel-
l'intrico della foresta vergine, alle
prese col nostro clima e con i nostri
strumenti rudimentali...
A capo dei lavori si pose il mio
vicario generale, il missionario don
Pietro Jellici . Con l'aiuto di don Go-
miero e di don Crespi condusse
velocemente a termine la strada e
il ponte. Tempo di realizzazione:
mesi.
L'inaugurazione della strada è avve-
nuta l'8 settembre scorso. In uno
spiazzo appena disboscato da alberi
secolari, convennero le autorità pro-
vinciali: il governatore, il sindaco,
il bonzo-abate del vicino monastero
e altri funzionari. Parlai tra il canto
e lo strepito degli uccelli della vici-
nissima foresta. Ringraziai Maria
Ausiliatrice, la nostra prima benefat-
trice, poi gli altri benefattori: l'in-
gegner Berlingeri della !tal-Thai, che
ci aveva fornito il ferro per il ponte,
la FIAT che ci aveva donato un
trattore da 8 tonnellate, e tutti gli
umili e ignoti benefattori che dal-
l'Italia ci avevano fatto giungere pic-
cole e grandi somme per la missione.
Terminai dicendo: « Non stiamo lavo-
rando per far soldi, né perché qual-
cuno metta una lapide in nostro
onore. Il nostro unico desiderio è
servire i poveri, è dar lavoro ai lavo-
ratori, è preparare un avvenire sicuro
:ai giovani Thai ».
Mi rispose il governatore. Disse
che lui personalmente e il suo governo
ammiravano i missionari cattolici,
per il bene che facevano, e per il
disinteresse che dimostravano.
Cristo nelle baracche,
come i suoi fratelli
Mentre scrivo frettolosamente que-
ste parole, sento il rombo metallico
del trattore, il martellare ritmico delle
scuri. È cominciato da 20 giorni il
disboscamento della vasta zona dove
sorgerà il villaggio Maria Ausilia-
trice. Il terreno è stato diviso in
200 lotti, ognuno dei quali verrà
assegnato in proprietà a una fami-
glia. Un centinaio di famiglie è già
qui: sta lavorando al disboscamento
e ha cominciato la piantagione: cocco,
durian, aranci. Abitano per ora in
capanne di bambù. Le donne e i
ragazzi, negli orti che circondano le
capanne, stanno piantando verdura,
banane, papaie. Presto le capanne
dovranno essere sostituite da casette
in legno con tetto di zinco, che per-
metta di raccogliere l'acqua piovana
per bere.
Quando il villaggio sarà terminato,
inizieremo a costruire la residenza
missionaria e la cappella. Per ora
Gesù-Eucaristia abita in una capanna
di bambù, come i suoi fratelli. Poi
dovremo pensare alla scuola e alle
altre opere sociali.
Quando penso ai debiti che abbia-
mo, alle cifre che aspettano di essere
pagate, mi si rizzano i capelli sulla
testa. Ma poi penso a Don Bosco,
alla sua vita che fu una continua,
penosa eppur sorridente battaglia
con i debiti, e mi faccio coraggio.
Dico alla Madonna: «In fondo, sei
più compromessa Tu di me».
Con l'aiuto di tante persone silen-
ziose e buone abbiamo tirato avanti
fino adesso. Lo faremo anche in
avvenire. Don Bosco diceva che ogni
pietra del Santuario di Maria Ausi-
liatrice è una grazia della Madonna.
Io posso dire che ogni casetta, ogni
metro di strada del villaggio Maria
Ausiliatrice è altrettanto. E la Ma-
donna non ci abbandonerà. Perché
abbiamo una sola ambizione: dif-
fondere il Regno di Dio tra i poveri
e i piccoli.
MONS . PIETRO CARRETTO
Vescovo Salesiano di Suret-Tbani
(Thailandia )
PARTE PRIMA DON BOSCO IN iTHAILANDIA
RTE SECONDA CONQUISTE DI DON BOSCO
NELLA TERRA DEI LIBERI
r1 Il! i Ci -Torino -
-L. 1400
C esare Castelllno, uno del primo gruppo di missionari salesiani arrivati
i n Thailandia (1927) ci dà in questi due volumi un quadro storico e
attuale della Missione di Ratburi . La lettura di questa storia dà una vera
pittura dell'attività missionaria vissuta dal paese e dal popolo thai , per
i quali traspare simpatia e rispetto. È una propaganda buona, seria e
destinata a dare una vera immagine dell'azione missionaria nella «Terra
dei liberi».
Da «Bibliografia Missionaria» anno XXXIII, 1969, della
Pontificia Biblioteca Missionaria «De Prop . Fide»
« L'omaggio del tuo lavoro mi è riuscito graditissimo, tanto che me lo
sono letto d'un fiato. Spero che avrà dappertutto un'accoglienza cordiale
come si merita, e sono certo che servirà a ravvivare lo spirito missionario.
Anche gli episodi edificanti intercalati sono opportunissimi e servono a
colorire l'ambiente già molto simpatico... »
Don Renato Ziggiotli,, rettore maggiore emerito dei salesiani
29

4.2 Page 32

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PER
INTERCESSIONE
DI
MARIA
AUSILIATRICE
E DEL
SUO APOSTOLO
SAN
GIOVANNI
BOSCO
I NVESTITO DA UNA MACCHINA, malformazione della creaturina che do- a causa di un incendio che si sviluppò
SI ALZA ILLESO
veva nascere a causa dei forti medici- nella nostra casa alle quattro del mat-
L'8 novembre scorso facevo l'autostop
sulla Flamìnia , all'inizio di Cagli. Vidi
una macchina che si era fermata sulla
destra, mentre io mi trovavo sulla si-
nistra. Credendo che si fosse fermata
per me, senza pensare a voltarmi per
vedere se venivano altre macchine, at-
traversai la strada di corsa e in senso
obliquo. Proprio in quel momento so-
praggiungeva la macchina di un mio
conoscente di Cagli, il quale frenava
bruscamente; tuttavia io fui colpito
dalla parte anteriore della macchina e
l anciato in alto; poi caddi lungo e di-
steso per terra. Con meraviglia dei pre-
senti, mi rialzai subito completamente
i ncolume. Il torto era tutto mio, ma il
mio investitore volle accompagnarmi
gentilmente fino a casa. Attribuisco que-
sta grazia alla potente intercessione di
San Giovanni Bosco e del Beato Mas-
similiano Kolbe , che prego quotidiana-
mente e dei quali porto con me le im-
magini.
Cagli (Pesaro)
FRANCO UBALDELLI
nali propinati per salvare la mamma. In
quel periodo ospitai in casa mio figlio
con gli altri due bambini, mentre la
mamma fu ricoverata in ospedale dove
trascorse altri due mesi di forti soffe-
renze. Noi si piangeva, e sì pregava
i ntensamente. Ed ecco come la Vergine
Ausiliatrice mi fece toccare con mano
il suo aiuto. All'ultimo giorno della no-
vena in suo onore, mia nuora veniva
dimessa dall'ospedale. Il 24 luglio se-
guente, commemorazione di Maria Au-
siliatrice, nacque una bella bambina con
stupore di tutti, perché i medici ave-
vano pronosticato che sarebbe venuto
al mondo un sserìno deforme. La bam-
bina è florida, sana, vivacissima. Prego
di pubblicare questa mia relazione af-
finché si conosca quanto grande è il
patrocinio di Maria Ausiliatrice e quanto
potente l'intercessione di San Dome-
nico Savio. Per riconoscenza sono stati
i mposti alla bimba i nomi di Maria
Domenica.
Napoli (TcEoRuEpSwA. eBllUlllS~I.LPLaOtr. S. Cuore, al Vomsra )
tino. Mia figlia, mio genero, i miei due
nipoti e io ci vedemmo sorpresi quando
già l'incendio aveva invaso parte della
casa, impedendoci di uscire. Spontanea
uscì dalle nostre labbra l'invocazione
angosciata a Maria Ausiliatrice. E la
Vergine ci esaudì, perché ci rese mira-
colosamente possibile uscire di casa e
salvarci. Inoltre poco tempo dopo po-
temmo anche spegnere l'incendio. Con-
serviamo l'immagine di Maria Ausilia-
trice molto deteriorata dal fuoco, ma
per noi ben significativa perché ci ri-
corda la straordinaria protezione avuta.
Po11Jd1TuER(ECSoArdSoAbaNT-ISApGaOgnVaE)D . DE SORRfBAS
La cooperatrice ComHI tl■ Lluz:zl i n Ba-
site ( Martina Franca - Taranto) desidera rin-
graziare pubblicamente S. G. B. per grazia ri-
cevuta.
Elvira Cristof■ rl V•d . CHII (Roma) invia of-
ferta e scrive: «Per grazia ottenuta da Don
Pietro Benuù , supplicando per sua intercessione
Maria Ausiliatrice per i miei figli e per i loro bi-
sogni spirituali e temporali».
Colombina Roll ( Tollegno - Vercelli) scrive:
« Mio figlio Giovanni,
li va salesiano, venne
colpito da infarto. Ricoverato in ospedale, lo af-
ERA STATA TRE VOLTE
I N PERICOLO DI MORTE
SORPRESI DALL'INCENDIO
fidai a Don Bosco. Ora sta benissimo e non ha
più avuto disturbo alcuno».
Dopo un anno rendo pubblica una grazia
di Maria Ausiliatrice. Ho tardato per CO-
statarna l a verità. Una mia nuora, al-
l 'i nizio della sua terza maternità, fu col-
pita da tifo intestinale e per ben tre
ALLE QUATTRO DEL MATTINO
Fin dall'arrivo dei Salesiani a Pos
l a scrivente e tutta la nostra famiglia ci
sentimmo dolcemente attratti alla de-
vozione verso la Vergine sotto il titolo
CI HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Teresa - Al...! Maria Auailia - Andtt.ru
Mandato Giulia - Bandi Daniele - O I cmli de t'i .
Anna - Ber_arutt Giuseppe - Brtt..a,,. Giovanni
Battista - Bìnascbi Cesarina - o!WW AngiD!inJI
volte si trovò in pericolo imminente di
morte. I professori temevano anche la
di Maria Ausiliatrice. Ed essa ci ri-
compensò salvandoci da morte sicura
- Booun. Rosa - Borra Maria cd . Secchi - Bosco
Maria - Botti R<>Unn.a - B=ni Maria - C.lde-
nna Angelina - Camm..i.rat Rosa - Cardinale
Giuseppina - Casaitnnd Lina -
Teresa
- C 1 Cataldo - Churo Ern -
Rosa
Cop-polino Benedetta -
Concetta -
D'Abbraccio Rosa - On11lio M. Angela e Clarissa
- Dell'Isola Antonio - De Stclanl Vittorio - Do-
vttno Giuseppe - Fascio Sebastiano - Fini Elena
LE DUE CONFERENZE
AI COOPERATORI
- Fontana Au_gcllo Maria -
Annamaria -
G riom Giuseppe - Gay
-
Maria - Gbin:oru Rita -
Rosa - Giar-
dino ,\\nani,, - GiUII Zuccone Maria - Ginl
nol
Antonietta - Ci
E. - Greppi
Il Regolamento dei Cooperatori Salesiani prescrive che ogni anno si
tengano almeno due Conferenze, una nella festa di San Giovanni Bosco
e l'altra in quella di Maria Ausiliatrice.
Famiglia - Gull Laura -
- Lacoana<a: Rosalba -
rrtd Fèff\\J.ZZa Gaetana
mmul Francesca -
l.orcflcc Carmelo -
Giuseppe - Maggiore
w Giuseppe -
- , fuprcme Fa-
miglia - Martino Carmela - Mauro mmùna e
Maria - Meneghe11l Franco - Ml no Firmino -
Questi incontri sono di grande utilità per i Cooperatori; sono l'anima
e la vita della nostra terza Famiglia.
Milan, Nardi Carolina - M1n.1eul Dcvinia - Mon-
tagna Maria - Mnntu111:e.hl Lorenzo - Mu.surncai
Anna - Napoli De Stilo Emilia - Novelli Silla -
Pazzi Maria - Pl!rllc.ehi Elisabetta - Perni Emma -
L'argomento di quest'anno è quanto mai interessante: «Conosciamo
Plndn. Genoveffa - Pironi Immacolata - Rampa
Elvira - Resalda.nì Giuditta - Rkb.iardi Antonio
Don Bosco e il suo messaggio educativo ». I Cooperatori non
potranno mai dirsi pienamente <i salesiani » finché non avranno «scoperto»
- Romano Antonino - Rodn:n..i Giuseppina - San-
uindti Olga - Saracco Luigi -
Rosa -
Son Anna - Sauu prll'I . Irma - Stella Antonia -
Don Bosco in tutta la sua poliedrica e ricca figura.
TOICéllì Rosa ~-t!d . •nacmi - T.Hllhra Bi1gina -
Tuc:enti Luisa - Testa r IU11'I - Tirundi Giuseppe
Rivolgiamo quindi caldo invito a tutti i nostri Cooperatori a partecipare
- 'romamlo Mario - Tosi Ester - Tra.,..Hni Al-
dina - Trentini Lina - Vaccaro Maria - \\'iccia
30
alla prima Conferenza che si terrà nel loro Centro, secondo le direttive
che riceveranno dal Delegato locale.
doti. Costanza - V!lLmo I' Anna - Virt,tto
Margherita - Vuill rmìn Carolina - Zanocco
Maddalena.

4.3 Page 33

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Don Michele
Rua
Simone
Srugi
Madre Maddalena
Morano
Zeffirino
Namu ncura
PER
I NTERCESSIONE
DI ALTRI
SERVI
DI DIO
Dorotea de
Chop l tea
DON RUA LO GUARISCE
AL NERVO TRIGEMINO
Da parecchi anni ero tormentato da do-
l ori spasmodici al nervo trigemino. Erano
sofferenze terribili. I dottori specialisti
mi ordinavano delle cure il cui giova-
mento era di breve durata. Mi pareva
i mpossibile, specialmente negli ultimi
tempi, continuare con quei dolori. Mi
rivolsi con fiducia al venerabile Don
Michele Rua e ottenni che lo pre-
gassero anche persone veramente buone.
E Don Rua si rivelò compassionevole e
potente presso Dio perché mi ottenne
l a grazia. Infatti sono trascorsi due anni
circa e non ho più avuto alcun disturbo
del genere. Oggi mantengo la promessa
di pubblicare la grazia ed esulto per la
prossima beatificazione del Venerabile,
anche perché a Don Rua debbo molta
gratitudine per altre segnalate grazie.
Mnnteollveto (Pinerolo) SAC . ANTONIO MASON
l'infezione era già molto diffusa. I me-
dici applicarono diverse cure per cin-
que settimane, ma sempre nell'incer-
tezza. Si giunse così al punto di perdere
quasi la speranza di poter salvare la
bambina. Animati da grande fede, ci
siamo rivolti a Maria Ausiliatrice inter-
ponendo l'intercessione di Madre Mad-
dalena Morano. Dopo due mesi di
ospedale, Daniela uscì guarita lasciando
meravigliati gli stessi medici, che ci
chiesero quale santo avessimo pregato
per ottenere un simile esito. Grazie al-
l'intervento di Madre M orano , l a no-
stra bambina ha potuto riprendere la
scuola e continuare bene per tutto
l'anno scolastico.
Vaflongo (Torino)
FAMIGLIA APPENDINO
SOFFRIVA DI OSTIOMIELITE
DAL 1933
Nei 24 anni che trascorse senza alcun
trattamento medico al piede, soffriva
ogni quindici giorni dolori con febbre,
che diminuivano solo all'aprirsi della
ferita.
Fortln MtJrcedet. (Argentina)
SAC. ALBERTO GREGHI
GUARISCE DA NEFRITE
Mia figlia si ammalò di nefrite. Fu sot-
toposta a trattamento medico, ma dopo
otto giorni non sentiva alcun sollievo
ai suoi dolori. Allora mi rivolsi alla serva
di Dio donna Dorotea de Chopite.:i
con una fervorosa novena. Non erano
ancora trascorsi i nove giorni che mia
figlia aveva riacquistato in pieno la
sua salute. Esprimo la mia riconoscenza
alla Serva di Dio e prego per la sua
beatificazione.
Vl/lenà ( Alleante - Spagna) JUAN FELICIDAD
ERA STATO COLPITO
DA COMMOZIONE CEREBRALE
Nel settembre u. s. andai in Brasile per
visitare i miei fratelli. Appena giunto,
ebbi il dolore di vedere un mio fratello
colpito da commozione cerebrale con
perdita dell'uso della parola. La situa-
zione si aggravò a causa di complica-
zioni renali e alto tasso di urea. Im-
mediatamente affidai il caso all'interces-
sione del servo di Dio Simone Srugi,
chiedendo ai fratelli e ai parenti speciali
preghiere per questa intenzione. Tutti
abbiamo pregato il Servo di Dio, fidu-
ciosi nel suo intervento. Tornato in
Terra Santa, sostai parecchie volte in
preghiera presso la tomba del venerato
i nfermiere di Beitgemal. Ora che ab-
biamo ottenuto la grazia straordinaria,
l a riconoscenza di tutta la famiglia è
vivissima e io adempio la promessa di
pubblicarla anche per incoraggiare altri
a ricorrere all'efficace intercessione di
questo santo salesiano coadiutore.
Betlemme - Cremisan SAC. ANTONIO CHARBEL
I MEDICI CI CHIESERO
QUALE SANTO
AVESSIMO PREGATO
Alfredo Seq ueira soffriva di ostiomlelite
al calcagno fin dal 1933. Dopo dieci
anni di cure infruttuose lasciò il gesso
e, sfiduciato, abbandonò ogni cura me-
dica fino al 1968. In quell'anno una
sua sorella lo consigliò di raccoman-
darsi al servo di Dio Zeffirino Na-
muncurà. Accolse l'invito, pregò con
fede e in poco tempo si sentì guarito.
Pieno di riconoscenza, volle pellegrinare
alla tomba di Zeffirino qui a Fortln Mer-
cedes. I n quella occasione ci assicurò
che il buon indietto gli aveva anche
sistemato la situazione economica e
quella spirituale. Un particolare che ac-
cresce il valore della grazia è questo.
Carla Basso scrive: « A causa della mia malferma
salute non potevo seguire i miei bambini nelle loro
ricreazioni. Preoccupatissima, mi raccomandai cal-
damente al servo di Dio Simone Srugi, promet-
tendo di far pubblicare la grazia, e sono stata
esaudita ».
Gaetana Montes Fedeli (Civitavecchia - Roma)
è riconoscente a mons. Luigi Olivares , per la cui
i ntercessione ha ottenuto da Dio una grazia,
« quasi un miracolo », e offre per una santa Messa
i n suo onore.
Lidia Blangetti ( Quarto dei Mille - Genova)
ringrazia il venerabile don Andrea Be/trami per
il felice esito di un intervento chirurgico e per
l a guarigione da altre complicazioni. Invia of-
ferta promessa e invoca ancora la sua protezione
sulla famiglia.
LA CAUSA DI BEATIFICAZIONE
DEL SALESIANO SIMONE SRUGI
Il S. Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica con a capo Sua Beati-
tudine Maximos V Hakim, Patriarca di A ntiochia e di tutto l'Oriente,
di Alessandria e di Gerusalemme, ha espresso al Santo Padre Paolo VI
il desiderio di veder presto condotta a buon termine la causa di beatifi-
cazione del servo di Dio Simone
, salesiano coadiutore di az aret.
Il fatto riveste una particolare importanza, trattandosi di una petizione
fatta dal Sinodo al completo.
La nostra cara Daniela era affetta da
Il Segretario di Stato cardinale Tlillot ha risposto che il Santo Padre
pericardite. Il male non era stato indi-
viduato subito dai medici. Siccome
aveva sempre febbre alta, si pensava
trattarsi di una grave forma di angina,
e quando il male venne conosciuto,
ha preso a cuore il desiderio del S. Sinodo della Chiesa Greco- Cattolica
di vedere riconosciuta solennemente dalla Chiesa « la santità del valo-
roso coadiutore salesiano Simone Srngi di azaret » e che avrebbe racco-
mandato la causa al Dicastero competente.
31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
. Martino Domenico Serre t a Santiago (Cile) a 73 anni.
Italiano di nascita, fattosi salesiano dopo il militare, trascorse tutta la
sua vita in Cile, lavorando nelle case di formazione e specialmente
nello
Teologico. Ancora giovane perdette quasi completa-
mente la vista, ma con la sua vita di lavoratore sempre allegro, generoso
e piissimo, fu luminoso esempio di vita salesiana a tante generazioni di
sacerdoti che si formarono nello
.
Il buon coadiutore ricordava con commozione che don
(futuro
prefetto generale dei salesiani) gli aveva insegnato l'arte di santificare
il lavoro: n Di tutto si serviva per farci lavorare per il Signore. Io mi
trovavo a lavorare nel vigneto e a volte, senza che io me ne accorgessi,
si avvicinava don
e sotto voce mi diceva: "Serre, Serre, per
chi lavori ? Non dimenticare di fare tutto per il Signore". Ricordo che
ancora nell'ultima visita, nel 1949, dopo avermi ricordato con molto
affetto quegli anni felici, mi diresse queste sue ultime parole: "O Serre,
quando saremo in Paradiso, quante cose belle vedremo!". E questo disse
sicuramente per consolarmi di essere rimasto quasi cieco ».
La santa morte di questo esemplare coadiutore mise in maggior risalto
le esimie sue virtù.
. Davide
ta
Bianca (Argentina) a 8o anni.
Questo caro salesiano dovette passare gran parte della sua vita nel
lavoro d'ufficio, ma non rinunciò mai, per lo spazio di 4o anni, a un
t dopolavoro n tutto suo caratteristico: la preparazione dei bambini
alla prima Comunione. Nei suoi quaderni se ne trovano segnati oltre
4.000. Ed era commovente, in questi ultimi anni, vederlo assiepato da
bambini che erano i figli e i nipoti di quelli che lui stesso aveva prepa-
rato alla prima Comunione.
L
. Alpino
ta
( Lucca) a 5o anni.
stato stroncato de un incidente d'auto. Anima delicata e tutta di
Dio, nei tempi disponibili dall'insegnamento e
dell'Istituto, predilesse due apostolati: l'assidua cura degli
,
dai quali è
, e la direzione spirituale di molte anime,
specialmente di varie comunità religiose della zona. Troviamo in un
suo taccuino un pensiero che lo caratterizza: a Ho una sola parola da
dire a Dio, mio Padre, e a tutti gli uomini, miei fratelli: Grazie i.
. Giacomo
ta
(Iran) a 68 anni.
Nato in Baviera, si trovava dal 1938 in Iran come addetto all'allora
Delegazione Apostolica e incaricato dei cattolici di lingua tedesca per
tutto l'Iran. A lui si deve il riconoscimento ufficiale della Congrega-
zione Salesiana come opera di
iraniana da parte del Go-
verno dell'Iran. Per le sue industrie sono giunti i capitali necessari
per la compera dei terreni dell'opera di
e della colonia estiva
al Mar Caspio. In lui rifulse lo zelo per le anime, specialmente nel
ministero delle confessioni e della predicazione e nella cura dei malati.
.
t a Roma a 75 anni.
Semplicità, umiltà, giovialità ne caratterizzarono la vita di apostolo.
Per questo si trovò sempre bene tra i giovani. Consacrò le sue sollecitudini
migliori al « Piccolo Clero , l'associazione che nel pensiero di Don
Bosco forma in ogni casa salesiana il vivaio delle vocazioni e un mezzo
efficace per alimentare nei giovani migliori la pietà eucaristica. E Dio
lo premiò
Sante
con
non poche
t a Lanzo
sacerdotali.
(Torino) a 8o anni.
Seguì con entusiasmo la vocazione salesiana e la visse in piena coerenza.
Il culto liturgico e l'amore al Papa, alla Chiesa, alla Congregazione
furono gli ideali per i quali profuse la ricchezza della sua intelligenza
vivace e della sua laboriosità.
. Francesco
t a Rosario (Argentina) a 65 anni.
In Argentina, dove ancora giovanissimo era stato inviato dalla sua
nativa Sardegna, occupò diversi posti di responsabilità. Fu rettore del
Seminario di
in Bolivia, segretario e vicario
a Rosario. Fu ricco di quelle virtù umane e cristiane che caratterizzano
l'uomo di Dio.
. Luigi Bacca t a Faenza (Ravenna) a
Prodigò generosamente le sue energie tra i
g5i7ovaannni ii.n
varie
opere
, manifestando doti di organizzatore. Fu per molti anni
direttore di Oratorio, amministratore e insegnante. Ovunque lasciò
un grato ricordo tra gli
.
. Giuseppe
t a Buenos Aires (Argentina) a 8o anni.
.
ta
(Argentina) a 7o anni.
. Rodolfo
. Giorgio
. Giuseppe
. Maurizio
. Ladislao
t
a
t
Santiago (Cile) a 7o anni.
a Buenos Aires (Argentina)
a
69
anni.
t
t
t a Valencia (Spagna) a 68 anni.
a Lima (Perù) a 6o anni.
a Punta
( Cile) a 58 anni.
.
.
Giacinto
Silvio
Molinto
a
t a Santiago
Trento a 49
(Cile)
anni.
a
58
anni.
.
.
.
Luigi
ta
AFlreasnscaensdcrooVBaalellnòtit
tToarino
a
46 anni.
a 45 anni.
a Madrid (Spagna) a 44
anni.
. Patrizio
t a Hong Kong a 43 anni.
COOPERATORI DEFUNTI
. Edgardo
t ad Alessandria a 72 anni.
affezionato e Cooperatore impegnato, dedicò tutta la sua
32
esistenza al bene della gioventù. Predilesse i poveri, gli ammalati, i
bisognosi. 'Putti lo ricordano per la sua carità gioviale e generosa.
Ammiratore entusiasta dell'Opera salesiana, si servì della scuola per
riversare nel cuore degli alunni il grande amore che sempre nutrì per
Don Bosco. Donò l'unica figlia, Sr. Eugenia, a Dio nell'Istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, di cui fu insigne benefattore.
Elisabetta Novello t a
V. (Treviso) a 75 anni.
Trascorse ben 5 anni presso il Collegio Astori di
in un
lavoro silenzioso e umile, prima nella guardaroba e poi nella cucina.
Sempre serena, paziente con tutti, ha dato esempio di carità evangelica
soccorrendo,
Maria
putr
nelle limitate possibilità,
a Venezia a 89 anni.
chiunque
sapesse
bisognoso.
Fu cristiana fervente, Cooperatrice e grande benefattrice delle Opere
Salesiane.
nari di
Aiutò soprattutto
. Marengo e di
le Missioni,
don
in particolare i centri missio-
. Il suo passaggio fu una scia
luminosa che aiutò molti a essere più buoni.
Angela De
in
t a Mede (Pavia).
Cristiana esemplare, soffrì edificando. Amò intensamente Don Bosco
e le sue Opere. Lavorò con zelo per le Missioni Salesiane. Ammala-
tasi, offrì serenamente le sue gravi sofferenze per tutti i Salesiani.
Eleonora
n.
t a Campo C. (Reggio C.) a 82 anni.
Madre esemplare, alimentò la sua bell'anima di fede eucaristica e mariana.
Cooperatrice dal 1927, devotissima di Maria Ausiliatrice e di Don Bo-
sco, ne introdusse il culto nella sua parrocchia, vi collocò
del
Santo e sostenne le spese
solennità del 31 gennaio. Educò
alla fede con l'esempio la sua famiglia e si dichiarò contenta di non
aver ostacolato la vocazione religiosa a due figlie: Sr. Caterina, Figlia
di M. A., e Sr. Maria Cecilia, Missionaria della Famiglia
.
Cara Violino t a Novara a 77 anni.
Per quasi 40 anni dedicò tutta la sua vita e attività al Laboratorio
del Santuario di Maria Ausiliatrice e alle Missioni Salesiane. Zelatrice
i nfaticabile, era sempre pronta ad assecondare le iniziative della Terza
Famiglia salesiana.
Ginevra De'
.
t a Paese di Treviso a 9o anni.
Donna di fede e di vita profondamente cristiana, dei suoi otto figli
diede con gioia due figlie all'Istituto di Maria Ausiliatrice: Sr. Regina e
Sr. Giuseppina. Era Cooperatrice Salesiana fin dal iato. Pregò e of-
ferse tanti sacrifici e le ultime sofferenze per il prediletto nipote Missio-
nario della Consolata, P. Pio
.
Pasqualina Marino
.
ta
a 88 anni.
(FG)
Donna di intensa spiritualità, fu a tutti di esempio per la fede semplice e
la carità operosa. Donò a Don Bosco il figlio Luigi, da 4o anni coadiu-
tore nella Congregazione Salesiana.
Luigi Rizzante t a
di
( Venezia) a 77 anni.
Padre di sei figli e di sei figlie, di cui una Suora tra le Figlie di Maria
Ausiliatrice. Tutto dedito a fare il bene nella gioia del dono di sé,
ri mane magnifico
Giuseppina
esempio
di
vita
.
cristiana
Guerci
itntaedssAulteasdsiafneddreiae
di sacrificio.
a 85 anni.
Forte nella fede e profonda nella sua religiosità, rimasta vedova a soli
42 anni, si diede unicamente ad attività culturali, religiose e caritative.
Non ebbe figli, ma molti figli ebbero in lei una mamma. Dignitosa e
umile, colta e fine, quale Dama di carità di S. Vincenzo (per 2o anni
ne fu anche presidente), entrava nelle case dei poveri e donava con
abbondanza e modestia tutta sua. In ogni apostolato lavorò con lo
spirito di Don Bosco e si disse fortunata di aver dato a Dio il nipote e
figlioccio don Sebastiano
, direttore dei salesiani ad Alessandria.
Maria Lucia
.
ta
(Belluno) a 8o anni.
Sorella del nostro don
, era una fervente terziaria francescana e
una non meno fervente cooperatrice salesiana. Suo vanto, essere stata
cresimata da San Pio X, quando era patriarca di Venezia. Professoressa di
ricamo, donava con gioia i frutti della sua arte. Predilesse la Famiglia
Salesiana, di cui si considerava parte integrante.
.
t a Milano a 82 anni.
Una lunga vita la sua, tutta rivolta a un profondo amore familiare e
all'educazione dei figli, di cui due
,
. Mario e
. Piero.
Offerse generosamente alla Congregazione il figlio don Andrea. Divora
di Maria Ausiliatrice e di Don Bosco, nella sua terra d'origine Palermo
e a Milano, ha dato magnifico esempio di vita cristiana.
Salvatore Permisi t a S. Gregorio di Catania a 77 anni.
Si formò alla scuola dei primi salesiani giunti in Sicilia, dai quali at-
tinse quella sua profonda pietà e quel suo grande amore a Don Bosco e alla
Chiesa che lo distinsero. Affezionato Cooperatore, seguiva attraverso
la lettura del Bollettino i progressi dell'Opera salesiana. Era fiero di
avere una sua figlia, Sr. Giovanna, tra le Figlie di Maria Ausiliatrice.
Annunziata Rosato
.
t a Roma a 82 anni.
Madre esemplare, educò i figli agli ideali della fede e dell'onestà. Era
Cooperatrice del centro di Gaeta fin dalla fondazione dell'opera, si sen-
tiva salesiana e operò senza tregua, finché le forze glielo consentirono. Pre-
diligeva
i
gioTvoam nimasapsiorant tiae
le
missioni, che
('l'orino)
beneficava
a 63 anni.
con
generosità.
Famiglia, chiesa e lavoro furono gli unici interessi della sua vita sem-
plice e laboriosa. Nutrì un grande amore all'Eucaristia, meritando di
riceverla quasi tutti i giorni nella sua lunga malattia.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
-Coppo Gea - Fossati Caterina - Fossati Giuseppe -
Angela -
Antonio -
Maria -
Maria fu Savino - Leone
. Don Nicola - nnrfflP:1 Amalia - Passera Carolina -
Cristina -
Giuseppe - Replica Celestina -
Guglielmina
- RMìlUlìmi Test Luigia -
Elena - Truffo
Rosa.

4.5 Page 35

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CROCIATA
MISSIONARIA
TOTALE MINIMO PER BORSA
L. 50.000 Avvertiamo che la
pubblicazione di una Borsa in-
completa si effettua quando il
versamento iniziale raggiunge
la somma di L. 25.000, ovvero
quando tale somma viene rag-
giunta con offerte successive.
Non potendo formare una Borsa, si
può contribuire con qualsiasi som-
ma a completare Borse già fondate
BORSE COMPLETE
Borsa: Maria
dLe. ll:a2:p00r.o00f.C
G.
.
Ausiliatrice e
S. (Deaenzano
dSe. lGG. aBrdoasc-oB,raesccuiar)a,
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in
saLu.fcfur1a0rga0io.0dd0ie0Ml.le aarniiameNpigrboisnoegnvoesde.
della mia
Frigcri
f(aCmoimgloia),,
Borsa: Maria
protezione di un
Ausiliatrice e
giovane, a cura
Don
di N.
Bosco,
N., L. I
per la
. 0 0 . 0 0 0
Borsa:
suffragio
Maria
delle
Ausiliatrice e S. G.
anime del purgatorio,
Baosccuor,a
dini
N. N., L. 100.000.
BdLi.or1Ps0aa0o:.l0Da00oM. neFlliolnipi po(FinRoin.aMldoir,!laglicrOazie- !, aCocmuor)a,
CBLi.ouri5ns0aa,:t0o0M,0 a. arciuaraAduisCiloiasttrainctei,noin
suffragio
Cusinato
(dRi oAmda)a,
Ba ocrusraa:dDi oCnosBtaonstcion,o inCsuusifnfraa1g0io( RdioBmrau)n,oL.Cm5i01.10a0ta0.,
BgDroaozvrisiaoa.m: (MePnitanoreiraeoilAnovuo-scialTinaotdrrionicoger),aezSLia..,G5a0. .cB0u0or0sa.cdoi, Tienreristia-
Bmdeoellm rasoamr: ioaMgleiaesruTiaeffrrAeasguaios(Pildìinai etBrroieclsoseo-ne~TSo.rViGnitot.o)Br,ioLo,.s5ca0oc.0,u0irn0a.
Bcguloiarras-ad:IemllMpaefararimaia)i,glALia.uGs5ii0ul.i0sa0et0pr.piceeDee
SG.uGgl.ieBlmoisc( Oo,n
a
e-
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, invo-
aca1c1uàorapdriotGeziuiosneepspuel Tbiomrbeolload(TototirvionoM),aLss.imbioli.aonooo,.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Salesiani,
ap
,cgu. rr.ae
dinivLociannadoGpurloitnezi(oTnreiessutet)u,ttaLl.a
mia famiglia,
50.000 .
Borsa: Maria Ausiliatrice,
Scaevlliio(,Rinovmocaa)n, dLo.
protezione,
50.000.
Sa.
Gcu. rBa odsicEo.
eA.SP. oDr-.
Borsa: San Domenico Savio e Papa
XRoXsIaII,Mpo.rog.(rM. eilainnvoo)c, aLn.d5o0p.0r0o0te. zione,
Gaiocuvaranndii
Bcuorrasad: i
Maria Ausiliatrice e S. G.
Camilla Carobbio ( Colzate -
Bosco, a
Bergamo),
L. 50.000.
Br(iSno:agrvrsiaag:zliiaaMnmo ae-nritCaoupAn.uegos.)ir,l.iL,a.tar5icc0ue.0r0ea0.Sdi. ADn.nSaavGiioac,o.isna.
,Bcruroerreas,ad:iniSvNaoc.craNon.dC,ouLpo. rroe5t0edz.0iio0Gn0.eessùulelaMmaiarifaamAiuglsiiali,aa-
Baocrusara: Mdai ria
AusCilioamtraicsecheiS(.RGom. Bao),sLco. ,
p. g. r.,
50.000.
BJaocrissa:(BSoalznanDoo),mLen. ic5o0.S0a00v.io, a cura di Riccardo
BSaolressai:anMi,aaricauAruasdiliiaNt.riNc.e,,
LS..
G. Bosco
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e Santi
Borsa:
iegget.e
Maria
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BFLi.oorr5sit0ao.:0B0M0o.arpriian(AI, uasciluiaratrdiceel ,mianristouffcr1a.g,.i1oad(iRLoamuara),
BOroersstae :FIenrroanraor(eTodriinmo),.onLs..
Clmatti, a cura di
50.000. ,
BSaorvsiao:,
aMiuartiaateAmusi!i,liaatcruicrea,
Sd.i
GN..
BNo.,scLo.
e S. D.
5 0 . 0 0 0.
Borsa: San Domenico Savio, in suffragio di
Ga icaucroamdoi,
GMiuaserpiapeCoPnasluigmlibao
e(
Vincenzo
Calvizzano
-PNalaupmoblio),,
L. 50.000.
Btaoli,rsaa:cFuarma idgiliSailRviicacRi,icpceir
(leRvoomcaaz)i,oLn.i
sacerdo-
50.000.
cPBaionnrdnsoa:GpMurontaderoziliafoanAeu(Assulilalliasastriiomcei-aSefaaSmv.oiGgnl.iaaB),, oLsa.ccou5, 0ri.an0:0vda0-i.
Borsa: Divina Provvidenza, in ricordo e suffragio
daL.eci um50ri.ea0i0dc0ai.rTi eedreeisdaefuFenrtried-riomo(lMte ofarmetitgalie- oCffuenreenoti),,
Ba ocrusraa: dMi aCreicailAiauPsiialinaotri(cTeo,rincoon),tiLn.ua5a1d.00a0iu. tarci,
BeBioiamrnspcaalo: rMUannadiraioap(AGrouetsneizoliivaoantr)e,icpLee.re5iS0m..0iG0e0i..fBigolis,coa, cpu.rga.dr.i
Bdeolrsi:ar:ofM. Va.riAa.Aeuasmiliiactiri(cTeoreinDoo),nLB. o5s0c.o0,00a. cura
BdMfreooaidrncsi ofa(r:nMeiduoDig,niodiMnnoavoBni-aooCrsCecu<odn>i,reiPsM oo)ab,a.pLraei.aGinA 50giuo..0sv0iGl0aiia.notvnraiicne,neiaMcDuaornna-
Bdiosrcsaic:iM, aarciauSraS.,dRi eNg.inNa.d(eOglrimAepa)o,stLo.li,
esau-
55.000.
Borsa: Don Pietro Berrutl, a cura di N. N.,
L. 50.000.
BSaolressai:anMi earPiaapAauGsiliioatvraicnen,iS, .iGn s.eBgnooscdoi ,fiSdauncitai
nVeulliallelonrnoininat~erc(eBssoirodneigehperroate-ziIomnep,eraiacu),raL.di
Teresa
50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S.
oLt.ten5e0re.0p0r0o.tezione sui miei nipotini,
aDc.uSraavdiioN, .
Npe.r,
BdAoeUiresnmaos:sntDrdiiomn(So.BrtDoi,sacmaoiacenuoPraaMpdaaicRGraiino- avCaunRnnaepio,e)l,ilniL.seu5fM0fr.0aa0gri0iao.
Btroicresae:SS.aGcr. oBCosucoor,eadciuGraesdùi,NM. aNr.i,aLA. u5s0.i0li0a0-.
Bmfraoetmreslolaor:iaGMeiosavurafifnarnaAigi(ouBsdairilliaCastserisniacar.ee-eBMrSìio.la,Gcnho.ì,)B, aLo.csu5cr0oa.0,d0ien0l.
BSaLa.ocvur5isro0aa,.:0d0Mii0nG.vaoriicuaasneApduopsipinlriaao,tterPizacitoeen,reSn.osGu(lSl.apBeomrasica-oTfaermeSnig.tloDia),.,
Bc( oGonertnsaaon:vtIaam)r,imcLo.naoc5soc0le.a0nt0az0aC. po. ng.cre.z, ioanceurea
Sd.i
GPia.
Bosco,
Rebol'll
Bcuorrasad:i EMmmaraiaArAicui s( Tileilagtàrtiec-eBeerSga. mGo.),BLo. s5c0.o0,00a.
Binovorcsaan: doMunaariagrAazuiasisltiraatorricdien,ariMa,adarceuaramdoirIonseas,
Continetto (Fratta Polesine - Rovigo), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, per
ue( Anplisemareclneanrdmo-itaePamfaliem srsmiigoolni)aa,,rLio.ae5cin0u.vr0oa0c0ad.ni dToergersaazieBpeellrinmae
ABe ioumdrspi alo(:rCaMonradi.rooiap-rAoTtueozsriioilnniaeot,)r,iacLec.uer5aS0.d.0iG0C0..aBteorsincao,
p. g. r.
Drun~le
Borsa: Beata Vergine di Oropa , con grande
fbLide. ura5cióa.P0n0cer0lo.lan.,sua( Oincctebriceepsspioone,Inafecruioraredi- EVldearcBelalir)-,
Bg( Ceotaerscstiael:onMvuuoanvrqoiuaeD,AouansciBluiaortsarcicdoei-DeAoDsmotine),nBLioc. asc5o5A,.0g0pn0rgo.ltiengte-
BcLa.onrds5oa0:.p0r0Mo0te.azriioaneApuesriilifaigtlri iacecueraDodni TB. oCs.c(Too, riinnvoo),-
Borsa: Adriana e
Maria Ausiliatrice e
lina Garini MeUs
(RSC.iacGgcl.aiaBrrdoi)s,ocoML,. ae5lcl0us.,0ra0i0nd.ionMoircehdei-
VBSLa.iobvrei5sor0at.:ie00MDC0.ae. rrMirai.(ASRu.usaiMl,iaaimtrripaicloeLr,aaSn.dMoGgor.raBrzaioes,-cCao,ucunSr.eaoDd),i.
BMoarrsiaa:
Maria
Ferrero
A(Ruisviolilait-riTceo,rinp.o)g,.Lr..,
a cura
50.000.
di
Borsa: Maria Ausiliatrice, p. g. r. e invocando
aGAnlieocsvosaraannndparrioat)Me, zii~Lon.noen5se1u.l0lR0a0am .vieiarafa(Smilivgalinao, aDc'Ourrbaad-i
Borsa: San Domenico Savio, in memoria e suf-
fragio
figlia
Addi aA(gMneesnedreisEiott-oreSviBzzinearag)h,i,
L.a
cura della
52.500.
Borsa:
Vanoni
D(MoinlanFoil)i,pLp.o
Rinaldl,
50.000.
a cura di Elena
BsTurofefrnrsataog:)i,oMdLea.irmi5ai0eA.i0d0ue0sf.uilniatit,raicceueraS.dGi B..BSo. s(Mcoo,riin-
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, -
Kse"m"'prpe,erancoui,rpaedrilaP.pGac.eEd.eCl m., oLn.dSooe. epcroot.eggeteci
BtLr.iocre5s,0a.:p0.0G0g.. er.s,ùaScaucraradmi Aennttoantoellea MIadanrinazaA(uRsoimliaa)-,
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria Ausilia -
ltrarihicmletioane,fSaCm. oGign.loiBa. ,o-sacUoc.,Su.irAma.p)d,loirLaL.nud5ì0og.j0sn0aa0lu. tNeeegrpiac(eTpoerr-
BlLu.oi ru5sn0ab.:0a0Dm0o.bninoBnoosrcmoa,lep, raotceugrgai
dili
mN.ioNL. u(Pciaaceenfazad),i
(CONTINUA)

4.6 Page 36

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S ediz·. i n abbon . postale - Gruppo 2' (70) - 1' quindicina
BOLLETTINO SALESIANO
Sdei lpmubebsleicpaeirl ilDo irdigeel nmtiedseei pCeoroipCeoraotpoeriratori Salesiani; il 15
S'invia gratuitamente ai Cooperatori, Bene-
fattori e Amici delle Opere Don Bosco
Direzione e amministrazione: via Maria Au-
siliatrice, 32 - 10100 Torino - Tel. 48.29.24
Direttore responsabile Don Pietro Zerbino
Autoriz . del Trib . di Torino n. 403 del 16 febbraio 1949
Pineter sintavtioarae:
oDffierertze.
sGeernveirrsailedeOlpeer.eeD. oPnoBstoaslecon.-
2-1355
Torino
Per cambio d'indirizzo inviare anche l'indirizzo precedente
Gustave Thibon
L'UOMO
MASCHERA
DI DIO
Contro le grandi
imposture
del mondo moderno
Pag. 274 - L. 1.800
La forza esplosiva delle meditazioni
del più grande mistico moderno,
erede legittimo di Bloy, Peguy, Ber~
nanos e Simone Weil.
La fervida testimonianza di una per-
sonalità eccezionalmente impegnata
in una battaglia spirituale contro le
mistificazioni e le imposture del
nostro tempo.
Una voce ammonitrice che invita
a un dialogo profondo con se stessi,
gli altri e il Dio nascosto che è in noi.
Pagine folgoranti di uno scrittore che
ha ottenuto il Gran Premio per la Let-
teratura dell'« Académie Française ».
---------------------------------------------- --------------------------------------------
wZ0
N
Spetr. SEI: Speditemi contrassegno (più spese postali)
n.
copie di:
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Gustave Thi'bon
°so
L'UOMO MASCHERA DI DIO
° Nome e cognome
oZ Indirizzo
Q C.A.P.
Città
Firma
BS 11172
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