Bollettino_Salesiano_199107


Bollettino_Salesiano_199107

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2 · 1 LUGLIO 1991
~ il
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religi_osa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post . 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/65.92.915.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo De Nicolò -
Eugenio Fizzotti - Francesco Motto.
Collaboratori: Giuliana Accornero - Teresio Bosco - Paolo
del Vaglio - Monica Ferrari - Sergio Giordani - Pierdante
_Giordano - Antonio Mélida - Gaetano Nanetti - Maurizio
Nicita - Nicola Palmisano - Angelo Paoluzi - Cosimo
Semeraro - Silvano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto)
per tutti.
1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di. metà mese. A cura dell 'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfonso Alfano) - Via Marsala 42 - 00185 Ro-
ma - Tel. (06) 44.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 40 edizioni nazionali e 19 lingue
diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in : An-
tille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Cecoslovacchia (in slovacco) - Centro America
(in Guatemala) - Cile - Cina (a Hong Kong) - Colombia
- Ecuador - Filippine - Francia - Germania - Giappone
- India (in inglese, malayalam, tamil e telugu) - Irlanda
e Gran Bret_agna - Italia - Jugoslavia (in croato e in slo-
veno) - Korea del Sud - Lituania (edito a Roma) - Malta
- Messico - Olanda - Paraguay - Perù - Polonia - Por-
togallo - Spagna - Stati Uniti - Thailandia - Uruguay
- Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei limiti
del possibile.
Cambio di indirizzo : comunicare anche l'indirizzo vec-
chio .
SOMMARIO
3 SUI SENTIERI DEL TEMPO
di don Egidio Viganò
12 ATTUALITÀ ECCLESIALE
Salto di qualità per le nostre vacanze
di Silvano Stracca
16 PROTAGONISTI
Una famiglia felice
di Monica Ferrari
20 REPORTAGE
I nuovi salesiani
di Menico Corrente
23 TERZO MONDO
Prima accoglienza a Torino
di Margherita Dal Lago
25 INTERVISTA
Gli anni d 'oro dell'oratorio Crocetta
di Gaetano Nanetti
28 VITA MISSIONARIA
Don Bosco è popolare a Jakarta
di Umberto De Vanna
32 DALLE MISSIONI
Chacas, risposta ai poveri della Cordillera
di Elvira Bianco
34 LA GUERRA DEL GOLFO
Nella polveriera del Medio Oriente
servizio redazionale
36 MISSIONARI IN KENIA
Il «Progetto Thiba»
servizio redazionale
37 ANNIVERSARI
Don Unia, il primo salesiano tra i lebbrosi
di Teresio Bosco
RUBRICHE
Attualità Salesiane, 4 - Lettere, 1O - Padre e
Maestro dei giovani , 11 - La Buona Notte, 15
- Come Don Bosco , 19 - Libri , 31 - Probl emi
educativi , 35 - I Nostri Santi , 41 - I Nostri Morti ,
42 - Solidarietà, 43
1 Luglio 1991
Anno 115
Numero 12
In copertina:
Alcuni protagonisti
del nostro servizio
a pag. 16
(Foto Marzi)

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-----------sJJ-
Cf e
e
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1 LUGLIO 1991 3
::=====-.:::=-.:::::-==-..:::::--=------~_ui-sentien_--_ - _::::::::-_=:::- - -
====--de :];,,,po=========
Don Egidio Viganò
Verità e riconciliazione
Il bene è più forte del male. Ce ne giunge una lezio-
ne dal Cile. Una speciale Commissione, composta da
persone competenti e credibili, ha realizzato una inve-
stigazione, dettagliata e documentata, sulle violazioni
dei diritti umani nel periodo che va dall' 11 settembre
1973 all'll marzo 1990, durante il governo militare di
Pinochet. Il frutto delle accurate indagini - il cosid-
detto «Informe Rettig» - è stato consegnato al nuo-
vo Presidente della repubblica, sig. Patrizio Aylwin.
Vi si esaminano 2.279 casi di efferata prepotenza. Di
essi: 164 sono« vittime della violenza politica» e 2.115
sono « vittime della violazione dei loro diritti». La
Commissione ha potuto documentare che centinaia di
persone furono assassinate da agenti dello Stato o da
arruolati al suo servizio; alcune sono decedute per ec-
cessi di repressione; numerose furono torturate. Ci sono
poi 957 persone scomparse nel nulla («desaparecidas»)
dopo essere state detenute da agenti dello Stato. Il pre-
sidente Aylwin, politico di alta qualità, cattolico pra-
ticante ed exallievo di Don Bosco, ha creduto
opportuno di far conoscere il documento all'opinione
pubblica, commentandolo con parole ispirate, prudenti
e commoventi.
Qualcuno si può chiedere: ma una simile verità ser-
ve davvero alla riconciliazione? A noi interessa racco-
gliere una lezione di fondo.
Il Vangelo proclama che la verità ci fa liberi. È, que-
sta, un'affermazione che misura la statura del creden-
te. La fede si colloca sempre dalla parte della verità;
non si appoggia mai su menzogne, ignoranze od oc-
cultamenti. Nel documento cileno la verità individua
e condanna l'ingiustizia e la violenza, smaschera il di-
namismo di peccato che le muove, esorcizza ogni dot-
trina sociale che ne giustifichi l'uso, invita a non
lasciarsi coinvolgere dalla stessa brutale passione e sug-
gerisce atteggiamenti di magnanimità per una risposta
differente. Alla verità il credente aggiunge due altri va-
lori : il «perdono » e la «riconciliazione». Essi proce-
dono dalla forza dell'amore. L'originalità del
«perdono» cristiano consiste nell'essere «penitenti» e
«misericordiosi», ossia nel divenir capaci, da una parte,
di chiedere perdono ·e, dall'altra, di saper perdonare
come si prega nel Padre nostro. Essere colpevole è un
male, ma divenire penitente e misericordioso è una di-
gnità. Anzi, è un aspetto costitutivo dello stesso « sa-
cramento» della Chiesa che pellegrina nei secoli ed è
una viva partecipazione al mistero di Dio. E l'origina-
lità della «riconciliazione» è guardare agli·altri come .
a fratelli, partendo dall'unico Padre. Così la verità, de-
nunciando le vigliaccherie, dischiude gli orizzonti del-
la riconciliazione.
Nella vita di Cristo ci sono state false accuse, tortu-
re, ingiustizie, lavata di mani, però è emersa in Lui do-
minante la forza dell'amore, del perdono, della
risurrezione. In noi, feriti dal peccato, il perdono e la
riconciliazione esigono sempre «conversione»: ossia
una personale c;apacità di saper leggere gli eventi con
gli occhi di Cristo. Egli non odia mai; ama sempre; per-
dona e ricostruisce. Davvero con Lui la verità rende
liberi e sprona a vincere il male con progetti di riconci-
liazione.

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4~·1~LUGL~/019~91 ~~==---AttuaIUà,-~ ========================~
= = = = = = = = = - =8alesiane--== = = = = =
BELGIO
~IBANO
OLANqA
ITALIA
La prospettiva
pon Bosco in tv
missionaria del
Capitolo Generale 23 « Un santo diverso », « un
uomo », « un lo ttatore
tenace», questi e altri simili
A metà aprile si è tenuto a sono stati i commenti della
Bruxelles un seminario sul gente che ha visto alla
Capitolo Generale 23 al
televisione il film Don
quale hanno partecipato i
Bosco. L'ha diffuso la LBC,
procuratori delle missioni e i · l'emittente cristiana che ha il
delegati ispettoriali incaricati più alto indice di ascolto nel
dell'animazione missionaria Libano e che può essere
dell'Europa, Stati Uniti e
captata anche al di là delle
Canada. I 50 partecipanti
frontiere fino a Cipro. È
hanno studiato la
stato programmato la sera
prospettiva missionaria
del Venerdì santo, quando
nell'ottica dei vari contesti cinema e ri trovi erano
socio-culturali così come
chiusi. Il telegiornale delle
sono stati presentati dal
20 era seguito da un recital
documento del Capitolo
di canti religiosi, poi alle 22
generale « Educare i giovani in punto iniziò il film, con
alla fede». I relatori,
le sovrimpressioni in
provenienti dall'India, dal
francese e arabo. Grazie al
Medio Oriente, dall'Africa, Venerdì santo, il film non
dall'America Latina, dalla fu interrotto dalla pubblicità
Spagna e dalla Polonia
e quella sera, fatto
hanno offerto un quadro dei straordinario, la corrente
vari «contesti» mondiali in elettrica è durata tutto il
cui i salesiani sono chiamati tempo ed è arrivata
ad operare.
dappertutto .
Giornata della
famigli~ salesiana
A Leusden si è tenuta la
prima giornata nazionale
della Famjglia salesiana
olandese. L'ispettore don
Asma ha spiegato
l'importanza di
quell'iniziativa, che si
proponevq di rendere più
vivace lo scambio tra
religiosi e laici nella
conduzione delle opere. Iry
particolare si è parlato della
formazione e
dell'organizzazione dei
gruppi zonali e delle
iniziative per avvicinare i
ragazzi in difficoltà . È stata
proposta inoltre una gita-
pellegrinaggio al Colle Don
Bosco per trovare nuove
ispirazioni: la proposta è
stata accolta con un
caloroso applauso.
Bruxelles. I procuratori
e gli ~nimatori missio~ari
a convegno.
L'Istituto
Bernardi-Semeria
àl Colle Don Bosco
La scuola annessa al
complesso del Colle Don
Bosco ha celebrato con
particolare solennità i suoi
primi 50 anni di vita.
Momenti centrali sono stati
la festa di Don Bosco, con
la presenza del Rettor
Maggiore; una mostra
fotografica curata da Zo11ta
e Simeoni; l'inaugurazione
del salone teatro alla
presenza di numerosissin1e
autorità e l'intervento di
don Giovanni Fedrigotti,
Superiore regionale d'Italia.
Nel mese di maggio invece
ci sono stati momenti di
festa per salesiani, allievi e
famiglie della comunità
attuale e si sono raccolti a
convegno i numerosi
exallievi della prestigiosa
scuola grafica.
AFRICA
Le nuove
vocazioni africane
I salesiani formatori della
regione occidentale
dell'Africa, rappresentanti di
dieci nazioni (dallo Zaire
fino al Senegal!) si 'Sano
radunati nel mese di aprile a
Lomé, capitale del Togo,
per trattare i problemi della
formazione dei giovani
africani che chiedono di
farsi salesiani. L'incontro, a
cui hanno partecipato anche
il Rettor Maggiore e don
Nicolussi, consigliere
generale per la Formazione,
ha permesso un utile
scambio di esperienze. Tra
l'altro sono stati chiariti i

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- - - - - -- -- - -s8-
1 LUGLIO 1991 , 5
BRASILE
Colle Don Bosco. L'assessore reQionale
Giuseppe Cerchio iriaugura la mo~tra fotog rafica .
criteri vocazionali e si è
fatto un bi lancio del periodo
del pre-noviziafo e del
tirocinio pratico . L' impegno
e la fio ritura vocazionale in
Africa si stanno rivelando
notevoli: i novizi attuali
so no 37, dei quali il 40%
salesiani laici. I ch ierici in
formazione sono 126.
Altrettanto signi ficativa è
apparsa la comune volontà
di impiantare l'autentico
carisma salesiano in quelle
nazioni.
Missionari a Pari-Cachoeira.
I 50 anni della missione
di Pari-Cachoeira
Justino Rezende , salesiano indio Tuiuca, scrive sulla
fondazione della missione salesiana di Pari-
Cachoeira, avvenuta nel 1940. Egl i dice: «-Siamo in-
vitati a guardare al passato e a riconoscere il lungo
e faticoso cammino fatto. Sono stati anni di lavoro,
zelo, sudore dei nostri missionari. Essi hanno abban-
donato tutto e sono venuti ad abitare tra noi. E an-
cora oggi sono a lavorare per gli indigeni. Ma essi
dicono che molto hanno imparato dalle nostre po-
polazioni e che molte cose sono state fatte nella mu-
tua collaborazione . La cultura indigena oggi la si
scopre come una novità, anch!3 se era presente pri-
ma dell'arrivo dei missionari. E dall 'incontro di due
culture che possono nascere cose migliori ». Per
questo la ricorrenza cinquantenaria è stata solen-
nizzata dando spazio a molti riti tradizionali : rappre-
sentazioni simboliche , costumi e danze, «caxiri »
(una antica bevanda) per tutti. « Il motivo della festa
è stata la presenza salesiana nella missione », pro-
segue Justino. «Tutto il popolo riconosce che i mis-
sionari sono venuti con l'unico obiettivo di aiutare
il popolo . Se non fossero arrivati , noi non saremmo
quello che siamo. Dobbiamo molto a loro, sia i più
vecchi che i giovani, sia i buoni che i ribelli. Ciascu-
no ha un motivo per dire grazie. Oggi il rn issionario
però non riesci? più a far fronte a tutte le necessità
e occorrono delle vocazioni indigene. Queste voca-
zion i rappresentano la speranza del futuro , anche
se le difficoltà sono molte, sia per assicurare la loro
perseveranza che per prepararle in modo specifico».

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====~6•~1LU~GL/0~19 1~~~====--A.ttualità-==~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
=========8alesiane~==============
ITALIA
Nicola Pivano Vice
presidente AIE
Il 7 maggio, il consiglio
generale dell'AIE
(Associazione Italiana
Editori) ha proceduto alla
nomina dei componenti della
giunta esecutiva per il
biennio 1991-1992. Il
dr. Gian Nicola Pivano,
amministratore delegato e
direttore generale della
S.E.I. è stato nominato vice
presidente della Associazione
e presidente del Settore
Editoriale Educativo. La
nomina del dr. Pivano
risulta un segno di stima per
la nota Editrice dei
Salesiani.
IRAN
Una singolare testimonianza
La rivista iraniana« Rochd-e Mo'Al/em" (Crescita del
maestro}, edita dal Ministero della Pubblica Istruzio-
ne, pubblica un articolo del sottosegretario dott. Gho-
lomali Haddad Ade/, presidente dell'Istituto di
Ricerca e Programmazione didattica. L'autore fari-
ferimento a un suo viaggio in Thailandia, dove ha
visitato l'Istituto Tecnico Don Bosco di Bangkok. Ac-
compagnato dal direttore, don Andrea Boccotti, il
sottosegretario ha visto i laboratori e si è informato
sulla gestione e sul metodo educativo dei Salesia-
ni, che lui in parte già conosceva, perché prima della
rivoluzione in Iran vi era un 'ottima scuola salesia-
na. L'articolo si conclude con queste sorprendenti
parole: « Uscimmo dalla scuola. E dopo quella visi-
ta una domanda mi si è presentata alla mente e non
mi ha ancora abbandonato. Noi consideriamo il cri- .
stianesimo come la religione della fuga dal mondo ·
e della vita monastica, e consideriamo giustamente
l'Islam come una religione sociale che guarda al
mondo con entrambi gli occhi e che ritiene culto la
promozione del progresso e dello sviluppo. Ma al-
lora perché questi preti partono dall'altro capo del
mondo e si recano in altri paesi, fondano scuole tec-
niche e professionali, si immergono in questo mo-
do nella vita reale della popolazione ed educano dei
bravi tecnici per aum~ntare la produzione e il rendi-
mento? Mentre i nostri fedeli e religiosi spendono
delle somme ingenti ed enormi per costruire nume-
rose moschee, una vicino all'altra, moschee che di
solito rimangono vuote, eccettuata una mezz'ora a
mezzogiorno o la sera. E i nostri studenti di fianco
a queste moschee studiano in scuole che fanno tre
o quattro turni e si ammassano uno sull 'altro. Eque-
sto non in scuole professionali fornite di strumenti
e macchinari, ma in edifici che non hanno neppure
un semplice laboratorio. Questa domanda, come ho
detto, non mi ha ancora abbandonato».
Rosanna BeQzi
cooperatrice s~lesiana
Rosanna Benzi, che ha
trascorso quasi trent'anni in
un polmone d'acciaio, era
cooperatrice salesiara dal
1969. Questa donna
coraggiosa, che ha vissuto il
suo handicap senza
chiudersi, scriveva
nell'ultimo numero della sua
rivista « Gli altri»: « Sembra
che la gente sia ormai
stanca, che si lasci
trascinare, quasi non
reagisce più ... ». Nei suoi 43
anni di vita Rosanna non si
è stancata di guardj:l.rsi
attorno, di aiutare tutti ad
amare la vita e ad j:tprirsi
con più slancio alla
solidarietà. Nel 1969 un
gruppo di giovani volontari
liguri-toscani suscitati da lei
si recò in Palestina per farsi
messaggeri di pace. Nel suo
nome, dopo la guerra del
Golfo, essi torneranno là
anche quest'anno . Il
patriarca di Gerusalemme
Miche) Sabbah da parte sua
li ha incoraggiati: « Non
lasciateci soli . Venite giù,
con noi, non abbiate
paura».
Due giovani
albanesi a Roma
chiedono solidarietà
Durante l'assemblea
nazionale del CNOS tenuta
al Salesianum di Roma, due
giovani albanesi, Adrian e
Alket Rocco, ospiti dei
Salesiani di Lecce, si sono
presentati a nome di tutti i
loro compagni, per
sollecitare la solidarietà
verso le centinaia di giovani
che non hanno ancora
trovato adeguata accoglienza
in Italia. Nella casa
generalizia hanno incontrato
il Vicario generale don
Vecchi (qui nella foto, con
loro), al quale hanno chiesto
anche di aprire una scuola
professionale in Albania .
Roma. Gli albélnesi Adrian e Rocco con don Vecchi.

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----------s8-
1 LUGLIO 1991 , 7
BRASILE _ _ ___, MESSICO _ _ ___,
Tra i poveri della
periferia di Macei6
Il quartiere « Frei Damiao »
nella periferia di Macei6,
pochi anni fa fu colpito da
due terribili alluvioni che
distrussero ogni cosa. Il
presidente del Brasile
Fernando Collor, che
proviene da quella regione,
si interessò perché fossero
costruite le case popolari per
600 famiglie e nascesse così
il nuovo quartiere, che volle
inaugurai-e egli stesso. In
quella occasione
l'arcivescovo salesiano di
Macei6 mons . Edvaldo
Gonçalves Amara) propose
al presidente la costruzione
di una chiesa dedicata a
Don Bosco, che fu costruita
e inaugurata con
straordinaria rapidità.
Anche questa volta il
presidente Collor ha voluto
essere presente. Il quartiere
è popolato per il 70 per
cento da giovanissimi, per
questo « la scelta di Don
Bosco come protettore di
questa giovane comunità >>,
ha detto mons. Amara!,
« non poteva essere più
felice».
Un salesiano
proclamato uomo
dell'anno
Ogni anno la città di
Irapuato (Messico) segnala e
premia !'«uomo dell'anno» .
La giuria ha scelto
quest'anno padre Alberto
Llamas. Padre Alberto
cominciò il suo lavoro tra i
lebbrosi a Agua de Dios in
Colombia e negli ultimi 9
anni è ritornato in Messico
per occuparsi dei lebbrosi
della sua patria. Il
governatore dello Stato ha
presieduto la cerimonia e gli
ha consegnato una statua
d'argento di Vasco de
Quiroga. Padre Llamas
ringraziando, disse di
accettare quell'onore a nome
della Congregazione
Salesiana, che quest'anno
festeggia i cento anni di
lavoro tra i lebbrosi. Ha
detto ancora Padre· Alberto:
« La lebbra non è
particolarmente contagiosa,
né ereditaria ed è curabile.
Ciò di cui hanno bisogno
questi lebbrosi è di
comprensione, affetto e
accoglienza».
Ci scrive Cesare Bullo da Açfdis Abeba (Etiopia):
Amici carissimi, il cerchio della rivolta Tigrina ed Eri-
trea che per oltre 15 anni ha resistito, tra guerra e
fame, al governo dittatoriale di Menghistu, si sta
chiudendo attorno a noi in una situazione incerta per
il futuro di questa nostra amata Etiopia. Gli aweni-
menti militari e civili si sono succeduti con una rapi-
dità tale da incutere più spavento che fiducia.
Abbiamo seguito battaglie spietate su tutti i fronti e
su tutte le strade che da ovest, est, sud e nord, por-
tano ad Addis Abeba, fino a chiudere in una morsa
di ferro la capitale. Dopo la fuga del presidente Men-
ghistu, abbiamo assistito a momenti di gioia popo-
lare, come nell'abbattimento della statua di Lenin ;
gioia però subito offuscata dalla vista di migliaia di
soldati che, dopo l'ultima disfatta, assetati, sporchi
e feriti cercavano rifugio MIia capitale. Le armi ven-
dute per un tozzo di pane. Il panico prendeva la gen-
te. Gli stranieri stanno evacuando in massa,
trasportati da aerei di emergenza. Ora nella notte
le sparatorie ci assordano e noi, nel silenzio, pre-
ghiamo e pensiamo ai milioni di persone che al Nord
del paese muoiono di fame. Ora gli uomini li hanno
abbandonati; forse questi stessi uomini che ora
muoiono combattendo e sperando nella pace. C'è
tanta sete di pace, ·c'è tanta preghiera,-c'è tanta spe-
ranza anche per noi che, sereni, restiamo pronti a
ripartire, a ricostruire, a servire nell'amore per testi-
moniare che la pace è possibile.
Vi abbiamo scritto questa lettera per assicurarvi che,
fedeli all'amore verso i nostri fratelli etiopici, noi re-
stiamo al nostro posto. Siamo sicuri che le vostre .
preghiere ci daranno quella forza che al cuore uma-
no può venir meno.
Messico. Padre Alberto Llamas, uomo dell'anno.

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___.-.8=·:_-1-LU~G-W~199~1-~---A.ttua1Uà.-============================
- -- = = = == -8alesiane: . . = = = = = = = = =
ITALIA
La formazione
professionale in
Europa
Al termine del mese di
aprile si sono dati convegno
a Roma alcuni
rappresentanti delle scuole
professionali e tecniche
europee, per avere una
panoramica qualificata e
completa di questa realtà e
per dare maggior consistenza
alla presenza salesiana nella
scuola professionale in
Europa alla vigilia della
scadenza del '92. L'azione
dei Centri salesiani si è
rivelata notevole, e si è
decisò di giungere a un più
intenso coordinamento tra
nazioni, anche a livello di
scambio di materiale
didattico. È stata
sottolineata in particolare la
necessità di un'intesa con la
CEE allo scopo di
promuovere progetti di
formazione professionale. Si
è parlato infine della
esigenza della qualificazione
del personale insegnante,
come pure della formazione
del personale docente laico.
Don Van Looy, che ha
promosso il convegno, ha
rinnova,to l'appuntamento al
prossilllO ottobr~. Allora in
particolare verr4 avviato uno
studio sui giovapi d'Europa
che approdano alla scuola
professjonale e che nella
nuova realtà europea
rischiano l'emarginazione.
~oma-Sa,esianum.
Don Van Looy al 'incontro
sulla scuola professionale
in Europa.
CECOSLOVACCHIA
UNA VISITA STORICA
1salesiani delle due ispettorie di Praga è di Bratislava
hanno vissuto delle giornate indimenticabili. Don
Viganò, primo Rettor Maggiore a varcare la frontiera
cecoslovacca, si è recato tra di loro e ha consegnato
a ciascuno la croce del Buon Pastore che viene data
a ogni salesiano nel giorno della professione
religiosa perpetua. Vissuti per oltre 40 anni nella
clandestinità sotto il regime più duro dei paesi
dell'Est, questi salesiani stanno vivendo adesso la
loro primavera, pur tra molte difficoltà. Il Rettor
Maggiore, che era accompagnato da don Nicolussi,
ha incontrato autorità religiose e civili, tra i quali il
cardinale Tomasek e il vice primo ministro del
governo di Praga.
La vita salesiana in queste due ispettorie si sta
lentamente riorganizzando, anche se la chiusura
forzata di tutte le case e la vita clandestina ha reso
tutto più difficile. Attualmente sembrano· questi i
principali problemi:
1. Ricomporre la vita di comunità. «Vivere e lavorare
insieme» è infatti per i salesiani un elemento
essenziale. Oggi ognuno di loro invece vive e lavora
da solo.
2. Far evolvere le loro opere {per lo più parrocchie)
perché esprimano sempre meglio lo stile salesiano,
che ha nell'oratorio di Valdocco il suo modello.
3. La formazione permanente. Vissuti in clandestinità
per oltre 40 anni, questi salesiani non hanno potuto
vivere in modo pieno nè il Concilio Vaticano Il,
i vari Capitoli Generali della Congregazione
salesiana. Essi in questi anni eroici hanno salvato
l'essenziale: la loro fedeltà a Cristo e alla Chiesa,
la loro vocazione. Ora però sono chiamati a un
difficile lavoro di ricupero teologico e pastorale.
Don Viganò con il card. Tomasek
(Foto Archivio Salesiano Centrale).
4. Hanno in.fine bisogno di sostegno economico per
rimettere in piedi le loro opere. «Il primo contributo»,
ha detto il Rettor Maggiore, «dovrebbe essere di
alcune centinaia di milioni per ognuna delle due
ispettorie». Dove prendere però tanto denaro? Tutti,
salesiani e benefattori, devono con,piere un grande
sforzo di solidarietà che darà sicuramente i suoi
frutti. Sono tanti i giovani boemi 13 slovacchi che
hanno bisogno dell'intervento dei salesiani. L'antico
regime marxista ha impedito a questi giovani di
incontrarsi con i valori cristiani: oggj bisogna aiutarli
a ricuperare il tempo perduto e a trovare finalmente
anche questa dimensione della loro vita.

1.9 Page 9

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1 LUGLIO 1991 9
era stato alla guida
dell'ispettoria di New
Rochelle, aprendo 14 nuove
opere (più di una all'anno!).
INDIA _ _ _ __
L'impegno
missionario degli
indiani
LITUANIA
Nuovo tempio a
Don Bosco
A Vilnius, in un quartiere
nuovo della capitale,
l'Archidiocesi ha progettato
una nuova chiesa a Don
Bosco, il patrono dei
giovani. In Lituania Don
Bosco è ben conosci uto. In
quasi tutte le chiese e in
molte case parrocchiali si
trovano immagini del Santo,
magari ancora del « Beatus
Johannes Bosco» del '29. E
la sua biografia (q uei pochi
esemplari salvati dalla
persecuzione) passa di mano
in mano per essere letta con
grande interesse. È ancora il
frutto della grande
campagna fatta prima della
guerra dal Bollettino
Salesiano in lingua lituana
(27 .000 cop ie) e dai
numerosi cooperatori,
ammiratori e amici.
Giovannini e don Alfredo
Broccardo. Partiti insieme
poco più che ragazzi
dall'Italia, sono diventati
insieme salesiani a New
Rochelle nel I922 e sono
stati ordinati preti nella
chiesa di San Pietro e Paolo
a San Francisco nel 1931 .
Don Broccardo dopo aver
ricope rto le più svari ate
cariche, tra le quali quelle di
direttore e parroco, ora si
trova coi novizi a
Rosemead. Don Giovannini,
molto ricordato tra i
salesiani d'Italia per la sua
carica di simpatia e
umanità, ha fatto parte del
Consiglio Generale dei
Salesiani come consigliere
profess·ionale e poi come
regiona le . Dal 1944 al 1958
Don Odorico, Consigliere
generale per le Missioni ha
vis itato in India le opere del
Gujarat di recente
fondazio ne. L'ispettoria di
Bombay, che negli ultimi 12
anni ha destinato 20
confratelli giovani per il
« Progetto Africa»,
desiderava avere un
territorio di missione anche
in India e ha fondato sei
comunità nel Gujarat. È
impressionante lo sviluppo
struttura le, catechistico ,
pastorale e ed ucativo
realizzato in pochi anni.
Particolarmente cordiale è
stata l'accoglienza da parte
della popolazione. Sono 30 i
salesiani occupati in questo
progetto, ben visto anche
dall' Ispettori a, che lo ha
assunto come stimolo per il
proprio rinnovamento.
STATI UNITI _ __
120 anni di
servizio pastorale
Negli Stati Uniti sono stati
festeggiati per i loro 60 anni
di sacerdozio don Ernesto
India. Don Odorico nel Gujarat.
ITALIA
Teresio Chiesa,
fotoreporter
per la storia
A quasi 72 anni il signor
Chiesa ha deposto per
sempre la macchina fo-
tografica, dopo averla
usata per tanti anni a
servizio della catechesi
e della storia salesiana.
Era stato chiamato alla
LDC a impegnarsi negli
audiovisivi e vi si dedicò
con passione. Poi ebbe
l'ispirazione e il manda-
to di darsi alla ricerca e
alla documentazione
delle memorie di Don
Bosco. Convinto che
ogni uomo reca con sé
un po' della terra dove è
nato e cresciuto, si mise
a studiare l'ambiente in
cui Don Bosco trascorse
la sua vita. E fissò in im-
magini i vecchi paesi e i
cascinali, gli antichi mu-
ri , la periferia della Tori-
no dell'800, con le sue
1jcene di miseria, racco-
gliendo in un museo i re-
pérti della cultura
contadina che andava ri-
cercando con tenacia ,
passando quasi di casa
in casa. Un cuore giova-
ne, quello del signor
Chiesa, che si è dedica-
to all 'antico solo perché
qualcuno doveva salva-
re quelle immagini e
quegli oggetti per affi-
darli al futuro. La sua
opera più significativa ri-
mane la raccolta « Don.
Bosco e il suo ambien-
te» . Nel corso della sua
ultima malattia, lo stes-
so Rettor Maggiore ha
voluto dirgli grazie per il
suo prezioso lavoro.

1.10 Page 10

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10 · 1 LUGLIO 1991
=========J!ttere
Ho acquistato per curiosità che di più perché è stata sem- Avete scritto che i giovani cità. Non ha risorse minerarie.
i! nuovo quotidiano Qui giova- pre fedele alla Chiesa di non ne vogliono sapere di po- D'altra parte con i suoi quasi
ni. Ho letto tra l'altro: «Co- Roma».
litica (cf BS/aprile '91). Sarà 45 milioni di abitanti, l'Etiopia
me sarà vestita la donna nella
Dott. Nicola Tovt, vero . Non siamo più quelli del è il terzo paese più popoloso
prossima stagione? Sarebbe via Umbria, 61, 74100 Taranto '68. In realtà sentiamo l'esi- dell'Africa. Oggi circa 10 mi-
meglio dire come sarà svestita,
genza di una politica diversa, lioni di abitanti sono ridotti
visto che gli stilisti europei la Anche altri lettori ucraini ci ma noQ sappiamo da dove co- praticamente alla fame. Gli
presentano con un abbiglia- 1hanno fatto sentire il loro di- minciare.
aiuti alimentari che vengono
mento ridotto ai minimi termi- sappunto. Ci scusiamo con lo-
Stefano Mi/ani, inviati incontrano difficoltà
ni, scandaloso e irriverente. ro e con lei. Segnaliamo a tutti
Parma nella distribuzione e danno
Quante saranno così coraggio- il suo interessante volumetto di
luogo a tensioni coi funziona-
se da seguire la moda?» . Mi
domando se si tratti di co(ag-
gio o di incoscienza . Fino a
quando le donne si lasceranno
usare in questo modo e rinun-
ceranno alla loro dignità?
Paolo Clerici,
Milano
cui ci ha fatto omaggio: « Con
me attraverso la storia dell'U-
craina».
Sono un invalido civile da 33
·anni . Sono felice di leggere il
Bollettino Salesiano e sono
Ringrazio per il vostro bel-
lissimo periodico. Ho letto su
un calepdario che nel 1990 l'E-
tiopia aveva la più bassa spe-
ranza di vita al mondo, con
una media di 38 anni. A voi ri-
suita così?
Gastone Borni,
ri etiopici. Nonostante la gra-
vissima situazione economica,
l'Etiopia affronta sistematica-
mente grandi spese militari.
A pag. 7 di questo numero
del Bollettino i nostri salesiani
parlano dell'attuale situazione
di instabilità politica di questo
amante della poesia. Chiedo
gentilmente a tutti i lettori di
Genova paese.
Nel BS di marzo trovo un
articolo molto interessante:
« Europa dell'Est: tempo di
Pasqua dopo gli anni oscuri».
A questo proposito vorrei ri-
cordare che i primi cristiani
dell'Est furono gli Ucraini.
Vladimiro il Grande battezzò
il suo popolo a Kiev nel fiume
Dniprò nel lontano 988. Il cri-
stianesimo si propagò verso il
Nord - odierna Russia - mol-
ti anni dopo . Per 50 anni la
Chiesa cattolica ucraina si
mantenne nelle catacombe.
Ora ho notato una fotografia
sul Bollettino Salesiano a pag.
13. Un gruppo di ragazzi con
le bandure, tipico strumento
ucraino. La fotografia è stata
mandarmi' qualche poesia, una
lettera, un segno di amicizia
sincera e semplice. Ringrazio
tutti.
Mario Massaria,
via G. Dorso, 9,
Vibo Valentia (Cz)
L'Etiopia è in assoluto uno
dei paesi più poveri del mon-
do. È priva di risorse naturali
e l'agricoltura, che è la mag-
gior risorsa del paese, è afflit-
ta da continue situazioni di
emergenza per la ricorrente sic-
c1,, dd~lio
Lé Ni1SC!"Te
l)IMINVISCDNO
L /:I SOCJf;.~'"
INVE.Cl:I-IIA
f f i -=::;:===,-)
J 00
2~2~
«La mia compagna è salita
alla casa del Padre dopo ses-
santa anni di vita assieme. I di-
sagi durante la mia esistenz~
sono stati molti : la guerra del
1915/18, la guerra del
1940/ 45, malattie, ma ho seml
pre fatto onore ad una vita
onesta. Ho cinque figli, ed ho
anche un insieme di cose non
gradevoli; non mi manca nien-
te, ma mi manca tutto. Ho 86
anni, molta fede in Dio, nella
Beata Vergine e sia fatta lavo-
lontà di Dio, affinché mi aiuti
a portare a termine quello che
ho nel cuore» .
Giovanni Scope/,
Dueville (Vi)
fatta nel cortile della chiesa
S. Sofia a Roma, davanti al
monumento del sommo poeta COM6 LO f/0>! VN
ucraino Taras Shevchenko . MONPO Sf;}lbQ ér/O//A>II?
l .... POCO s.4leSJANO
Grazie per questo amico
prezioso che mi spedite ogni
mese, portando gioia a me e a
Sotto la fotografia lo scritto:
Ragazzi lituani nei loro tipici
costumi e strumenti. Voglio
credere che è stato un errore di
stampa, per cui sarebbe dove-
roso e corretto nel prossimo
l!,, ~ J E!:1
2~ "_E_E
tante persone. Vivo sola e so-
no anziana e la vostra riviste!
)J mi porta serenità e rischiara gli
orizzonti. Ogni giorno vado a
messa delle ç>re 17 e dopo va-
do a trovare altri anziani e rac-
numero ripetere la fotografia
conto a loro quanto ho letto.
con la scritta corretta. La Chie-
Genia Lascio/i,
sa cattolica ucraina merita an-
Novi Zmigròd (Jasto), Polonia

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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-------s/J-
1 LUGLIO 1991 11
;:::=::::=====:==:::::::======Pf!-llre e maem~==============;
- - - - -de~gi,vvani
di Antonio Martinelli
LA RAGIONE, CARDINE DEL SISTEMA PREVENTIVO
Tutti conosciamo i tre termini che
costituiscono la sostanza del sistema
educativo di Don Bosco: ragione, re-
ligione, amorevolezza.
Volendo capire meglio la ricchez-
za del progetto educativo salesiano,
porremo sotto la lente di ingrandi-
mento i tre termini, incominciando
dal primo, cioè dalla ragione.
L'ho definito « il cardine». Non ci
si meravigli, perché nell'organizzazio-
ne educativa ha una funzione simile
al «cardine» di una porta. Quando
un cardine cigola si sente subito un
certo disturbo diffuso. Così nel siste-
ma preventivo, se non funziona a do-
vere la «ragione».
UMANESIMO
CRISTIANO
Dare alla ragione il posto d'onore
nell'enumerazione degli elementi che
compongono il sistema è compiere
una scelta ben precisa. Don Bosco si
colloca chiaramente nell'alveo
dell'«umanesimo», dell'« umanesimo
cristiano » di San Francesco di Sales
scelto come patrono, del« superuma-
nesimo cristocentrico », come com-
menta Paolo VI.
E Gidvanni Paolo II specifica: « Il
termine «ragione» sottolinea, secon-
do l'autentica visione dell'umanesimo
cristiano, il valore della persona, della
coscienza, della natura umana, della
cultura, del mondo del lavoro, del vi-
vere sociale.. . ».
La scelta di partire dalla ragione
mette in evidenza una prospettiva
molto cara a Don Bosco: quella « sto-
rica». Ogni soggetto che intraprende
un processo educativo va colloca-
to dentro una condizione storica per-
sonale e comunitaria. Va colto con
tutto il peso della realtà che lo cir-
conda.
Questa considerazione provoca un
tipico atteggiamento salesiano che
Giovanni Paolo II esprime con due
parole congiunte: « moderazione e
realismo»: un'unione ben riuscita tra
la permanenza dell'essenziale e la con-
tingenza storica, tra ·il tradizionale e
il nuovo».
DALLA PARTE
DELL'EDUCATORE
La «ragione» vista dalla parte del-
1'educatore è fondamentalmente:
Ragionevolezza: la definisce così
Don Bosco stesso « per quel necessa-
rio spazio di comprensione, di dialo-
go e di pazienza inalterabile in cui
trova attuazione il non facile eserci-
zio della razionalità».
, Prudenza cristiana: la ragione nel
sistema serve per indicare i valori del
bene, per definire gli obiettivi da rag-
giungere, per organizzare i mezzi atti
al loro raggiungimento, per creare il
clima e le modalità necessarie all'in-
tervento èducativo.
Criterio normativo del rapporto:
nel processo educativo interagiscono
la libertà dell'educando, il suo futu-
ro professionale, l'inserimento pro-
gressivo nelle responsabilità civili e
sociali che la vita richiede a ciascuno.
Chi orienta l'armonia dei diversi
aspetti nell'educazione salesiana? An-
cora una volta la ragione.
DALLA PARTE
DEI GIOVANI
La «ragione» vista dalla parte del-
1'educando è fondamentalmente:
Gioia di vivere: L'ottimismo rego-
la «ragionevolmente» i rapporti. Non
si chiudono gli occhi di fronte alla du-
rezza che la storia e la vita compor-
tano, ma si guarda con fiducia al
dono che cerca la maniera di
esprimersi.
Impegno responsabile: Don Bosco
«ragionava» con i suoi ragazzi. Il ri-
chiamo costante allo «studio», al
«lavoro», alla «saggezza», alla
« condivisione del bene» era uno sti-
molo ad allargare l'orizzonte della
propria vita, assumendo fraternamen-
te i pesi degli altri compagni di
cammino.
Accoglienza del nuovo: annota
Giovanni Paolo II: «L'educatore mo-
derno deve saper leggere attentamente
i segni dei tempi per individuarne i va-
lori emergenti che attraggono i giova-
ni: la pace, la libertà, la giustizia, la
comunione e la partecipazione, la
promozione della donna, la solidarie-
tà, lo sviluppo, le urgenze eco-
logiche».
Ci troviamo di fronte ad una « ra-
gione» che non è chiusa in se stessa,
ma disponibile a prospettive superio-
ri. Ad una ragione che è « dono » di
Dio.
Don Bosco è un umanista, non un
razionalista!
Conosciamo bene l'espressione uti-
lizzata frequentemente nei suoi di-
scorsi ai giovani: « Onesti cittadini e
buoni cristiani».
Sembra che col passar del tempo
l'espressione più articòlata usata da
Don Bosco sia stata: « Onesti cittadi-
ni perché buoni cristiani».
Ci troviamo ormai di fronte ad una
ragione che si affaccia sul secondo
termine del sistema: la religione.
o

2.2 Page 12

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12 · I LUGLIO 1991
ATTUALITÀ ECCLESIALJ:
SALTO D~ QUALITÀ
PER LE NOSTRE
VAC"NZE
di Silvano Stracca
Il turis1no di massa ha
assunto in questi anni
dimensioni
ùnpressionanti.
Mons. Carlo Mazza è
responsabile
dell'Ufficio Nazionale
della CE/ per la
pastorale del te,npo
libero, del turismo,
dello sport e dei
pellegrinaggi. Parliamo
con lui di questo
fenomeno estivo che
coinvolge diretta,nente
un numero crescente
di co,nunità ecclesiali.
Non accade tutti i gior-
ni che il consiglio pastorale cli un ' im-
portante diocesi si riunisca attorno
ad un tavolo per discutere, per un'in-
tera seduta, i temi del tempo libero,
del turismo, dello sport. È avvenuto
nei mesi scorsi a Trento, una provin-
cia letteralmente invasa ormai dal
turismo di massa . Fra stagione inver-
na le ed estiva, gli ospiti superano i
quattro milioni ed in certe zone il
rapporto turisti-abitanti arriva sino
a cinquanta a uno.
Ce n'è, dunque, abbastanza per
comprendere perché una Chiesa lo-
cale si senta interpellata da un feno-
meno che negli ultimi anni ha assun-
to ovunque un crescendo impressio-
nante. La società tecnologica allar-
ga, infatti, sempre più i tempi liberi
dal lavoro. Se un secolo fa il lavoro
occupava il 400Jo del tempo di un uo-
mo, 70 ore settimanali, oggi ne oc-
cupa la metà e previsioni attendibili
parlano per il Duemila di una setti-
maqa lavorativa di trenta ore.
Tempo di libertà
e di nuovi valori
« Il tempo libero è un dato positi-
vo, perché consente di liberarsi dai
condizionamenti del sistema, di ritro-
vare sé stessi, di esprimere le proprie
doti , d'affermare la propria creati-
vità », dice monsignor Carlo Mazza,
un sacerdote d'origini bergamasche
che è stato cappellano della squadra
italiana alle Olimpiadi di Seul e che
è responsabile dell'ufficio nazionale
della CEI, cioè della Conferenza epi-
scopale italiana, per la pastorale del
tempo libero, del turismo, dello sport
e dei pellegrinaggi.
L'istituzione di quest'ufficio è un
segno dell'attenzione della Chiesa
per )'impiego da parte degli italiani
di quel « tempo di frontiera » che è
il tempo del non lavoro . Un interes-
se che viene di lontano, se già alla fi-
ne degli anni '50 una Settimana
Sociale veniva dedicata ai problemi,
allora emergenti, del tempo libero e

2.3 Page 13

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-----------#-
1 LUGLIO 1991 13
se nel 1980 i nostri vescovi pubblica-
vano un documento sulla pastorale
del tempo libero e del turismo.
Se la Chiesa ritiene di dover assu-
mere un ruolo nella società del tem-
po libero, non è per estendere la sua
autorità su questa realtà umana o per
preservare i cattolici da nuovi peri-
coli, ma per restare fedele alla pro-
pria missione di evangelizzare
l'uomo nelle molteplici e mutevoli
circostanze della sua vita, presentan-
dogli un messaggio che esprima in-
tegralmente anche nel « tempo della
vacanza » la verità su Dio e la verità
sull'uomo.
È quanto raccomanda Giovanni
Paolo Il, che qualche anno fa a
Courmayeur, uno dei centri più fre-
quentati del turismo internazionale,
ripeteva: « La Chiesa si sente solida-
le con l'uomo e la sua storia e vuole
servire l'uomo quale oggi si presen-
ta nel contesto delle realtà che sono
proprie della civiltà odierna... L'in-
dustrializzazione, il progresso posso-
no e debbono dare agli uomini una
maggiore possibilità di tempo per il
riposo, la ricreazione, la cultura, il
dialogo, lo svago, la meditazione, la
preghiera ».
« Oggi », diceva ancora il Papa che
ama le montagne, çlinanzi al sugge-
sti vo scenario del Monte Bianco, « si
avverte e si scopre l'importanza del
tempo libero come valore, capace di
far crescere interiormente; esso infat-
ti rappresenta una delle più concrete
ed efficaci affermazioni di libertà
dell'individuo, perché gli consente di
staccarsi dal ritmo del lavoro e di
realizzare meglio la propria persona-
lità mediante attività ed iniziative
autonomamente scelte e program-
mate ».
Senza dimenticare ambiguità e pe-
ricoli, il tempo libero viene quindi vi-
sto dalla Chiesa come un « segno dei
tempi » ; come espressione di libertà,
di benessere, di possibilità di cresci-
ta umana e culturale, di socializza-
zione, ecc.; come problema che
riguarda ormai tutte le generazioni,
dagli anziani, soprattutto dall'età del
pensionamento in poi, sino ai giova-
ni ed ai giovanissimi, in quanto mo-
mento fondamentale per gli sviluppi
successivi della loro esistenza.
In sostanza, la Chiesa si trova da-
vanti ad un compito educativo sia

2.4 Page 14

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14 1 LUGLIO 1991
per i giovani che per gli adulti. Deve
adeguarsi alle esigenze moderne, di-
mostrando uno spirito di compren-
sione per i nuovi strumenti o le nuove
forme del tempo libero ed un'esatta
conoscenza delle condizioni ambien-
tali in cui lo svago si svolge. Deve in-
segnare agli uomini ad usare del
tempo libero in senso morale, ma de-
ve anche inculcare il senso del diver-
timento veramente costruttivo della
personalità propria ed altrui.
Fra le forme d'impiego del tempo
libero è indubbio che il turismo s'im-
pone come un fenomeno che coin-
volge tutte le classi sociali e come un
fenomeno di massa non più circo-
scritto esclusivamente a determinati
periodi, ma esteso a tutto l'anno.
Anche qui la Chiesa è chiamata a dif-
fondere una concezione del turismo
alla luce dei valori cristiani, prepa-
rando i «locali» ad accettare i turi- Foto F. Marzi
sti non come polli da spennare, ma
come forestieri e fratelli da accogliere
e rispettare. È chiamata pure ad
un'opera di educazione ecologica,
per il sano e sobrio godimento delle
bellezze naturali.
« Il turismo», sottolinea monsi-
gnor Mazza, « è un fenomeno essen-
zialmente laico nel senso che si tratta
inventivo di fronte alla novità del fe-
nomeno, di « uno sforzo costante di
studio e di approfondimento» - co-
me chiede Giovanni Paolo II - « per
svilupparne le grandi possibilità di
umanizzazione, di elevazione cultu-
rale, di irradiazione evangelica».
di un prodotto della modernità che
nasce in un preciso contesto caratte-
rizzato dallo sviluppo economico, La risposta pastorale
dal benessere sociale, dalla crescita
della secolarizzazione, dall'allungarsi Monsignor Mazza non si nascon-
dello stesso tempo libero, dall'af- de certamente le «difficoltà» d'or-
francamento da dipendenze ideolo- dine culturale e strutturale per una
giche e morali».
risposta pastorale «adeguata» alla
«Anche del turismo», continua complessità e alla diversità del feno-
monsignor Mazza, « la Chiesa dà un meno. «Siamo ancora in una fase
giudizio positivo, perché è un feno- propedeutica», afferma con reali-
meno che reintegra la persòna nelle smo. « Si confonde, ad esempio, la
sue possibilità di riposo del corpo e pastorale del turismo con il turismo
della mente ed è fattore d'incontro religioso tout-court, con i pellegti-
e di pace fra gli uomini e fra i popo- naggi, oppure con il problema delle
li. Tuttavia il giudizio della Chiesa messe per i turisti o altro genere di
appare venato da cautele, perché il assistenza religiosa. Inoltre, ci sono
turismo è spesso fattore di disgrega- · grandi differenze d'approccio pasto-
zione delle persone e delle comunità rale, per esen.ipio, fra il turismo di
familiari, diventa occasione di spre- mare, sfuggevole, difficilmente ag-
co consumistico, di sfoggio di« sta- gregabile, e quello di montagna, più
tus symbol·», di prevalere di aspetti stabile, più sensibile ai valori del si-
effimeri e edonistici sui veri valori». lenzio, della riflessione».
Il turismo interpella dunque la Esistono anche - perché tacerlo?
Chiesa perché veicola visioni di vita, - problemi di comunicazione e di
concezioni del mondo, intimamente linguaggio da parte degli stessi sacer-
congiunte con i modelli culturali do- doti delle località turistiche più rino-
minanti. Di qui l'urgenza di un im- mate nel trovare le vie giuste per
pegno ecclesiale attivo, coraggioso ed avvicinare, parlare, ascoltare perso-
ne provenienti da tante aree religio-
se e culturali e così diverse tra loro.
E obiettivamente si deve riconosce-
re che non è facile per il prete incari-
cato di una comunità di mille,
duemila anime, trovarsi improvvisa-
mente dinanzi a venti, trentamila
persone, come accade nei periodi di
punta.
« Nonostante siano sempre meno
e sempre più anziani e oberati di im-
pegni», tiene però a ricordare mon-
signor Mazza, « i sacerdoti italiani
sono molto generosi e riescono ad as-
sicurare, sia pure con sacrifici non
lievi, almeno quella che è la richie-
sta culturale.e religiosa più diffusa:
messa, sacramenti, ascolto spiritua-
le. Certamente è già molto, ma non
abbastanza per le possibilità che si
offrono nel periodo delle vacanze,
quando la gente è molto più dispo-
nibile al discorso religioso, più aperta
ad un rapporto che può diventare pa-
trimonio della coscienza».
In definitiva, è necessario un « sal-
to di qualità» della pastorale del tu-
rismo. Da opera di pochi ad impegno
di Chiesa. Per far sì che, contro
rischi è manipolazioni di questo fe-
nomeno, l'uomo sia sempre il « pro-
tagonista delle sue vacanze». Poiché
«il turismo è fatto per l'uomo e non
l'uomo per il turismo», come non si
stanca di ripetere Giovanni Paolo II.
Silvano Stracca

2.5 Page 15

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-------#-
1 LUGLIO 1991. 15
di Don Stelvio*
* Parroco di S. Maria della Speranza in Roma.
BUONE VACANZE!
Vacanze: tempo di riposo. La parola stessa lo dice: at-
tendere a «ricrearsi» al mare, in montagna, in collina...
per qualcuno forse in città o nel proprio paese, finalmen-
te restituito a misura d'uomo perché molti sono partiti
e quindi .c'è calma, un certo silenzio che riconcilia con il
territorio al quale spesso i residenti non hanno prestato
alcuna attenzione.
Comunque, buone vacanze a tutta la famiglia: papà,
mamma, figli, forse anche alla nonna o allo zio. Satà fa-
cile realizzare una vacanza tutti insieme, mettere in co-
mune i gusti di ciascuno, realizzare una certa scelta che
non scontenti chi vuole andare o là? Non è un proble-
ma di facile soluzione; occorre dialogo e reciprç,ca com-
prensione. Certo non tutti amano arrostire su di una
spiaggia affollata o sotto un ombrellone, a contatto di go-
mito con quelli dello sdraio accanto, attenti alla radio Hi-
Fi a tutto volume, magari con il pericolo incombente di
una pallonata dall'alto.
La stabilità di un mese, nel medesimo posto è gradita
ad un certo tipo di persone. Forse i figli amano la mobili-
tà: muoversi, cambiare itinerari e traguardi, ogni giorno
differenti, nuove amicizie, alla scoperta di località sco-
nosciute: con un gruppo di simpatici amici...
Per alcuni altri la montagna è una vacanza ideale: aria
pura, belle passeggiate, sudate salutari, conquista di ri-
fugi alpini a quote raggiungibili anche con seggiovie o fu-
nivie, pranzo al sacco e tanta allegria nei momenti di relax,
con il naso all'insù verso un cielo azzurro, larga volta su
ghiacciai dalle vette immacolate innevate di fresco. Poe-
sia? no, gusto del bello naturale nel senso più giusto del
termine, contatto con la natura capolavoro del Creàtore.
Mettere insieme questo coctail di desideri, di preferen-
ze non sarà facile, ma non impossibile. Ci riferiamo ora
ai genitori: i vostri figli chiedono vacanze differenziate?
partecipazione a campeggi organizzati da enti, gruppi qua-
lificati (oratorio, parrocchia, scuola)? A mio parere è be-
ne che i giovani socializzino con i loro coetanei, facciano
esperienze di vita comune, impegnati magari a collabo-
rare in cucina, addetti alle pulizie, trasporto zaino, pron-
to soccorso, canti, chitarra, serate attorno al falò,
preghiera.
Tanti giovani che a suo tempo sono stati con me irt que-
sto tipo di vacanze, sono rimasti particolarmente segnati
nella loro vita e a distanza di anni ricordano quei giorni
con gioia e nostalgia come una bella pagina della Iorb cre-
scita umana e cristiana. Cito una cartolina per tutte... «Da
Livigno sotto la neve, 30 anni fa qui con lei e il gruppo:
un ricordo indimenticabile e un saluto!»: Ma forse una
parola ancora si può aggiungere. Dopo le vacanze « per-
parola ancora si può aggiungere. Dopo le vacanze « per-
sonalizzate», il papà e la mamma possono proporre ai
figli anche una vacanza insieme, programmata in manie-
ra tale che sia gradita a tutti.
Sentirsi, dialogare, organizzare: né lungaggini da salot-
to, né giovanilismi fuoriposto.
Anche qui Don Bosco ci è maestro: fate quello che piace
ai giovani se volete· che i giovani facciano ciò che piace
a voi. È un po' la metodologia di Papa Giovanni: cer-
chiamo quello che ci unisce e non quello che ci divide:
un passo da una parte e un altro passo dall'altra. Le gior-
nate estive diventano momenti di incontro, passeggiate
gradite a tutti perché fatte con uno stile... misto: non cor-
rere troppo avanti, né rimanere eccessivamente indietro,
voi mi capite! Una volta potrà venire fuori una meta ad
un santuario, un'altra volta un interesse culturale turisti-
co. Alla domenica poi la scelta di una bella e caratteristi-
ca chiesa per partecipare alla S. Messa, non troppo
lunga... II tutto nella gioia, nella serenità accompagnata
anche, perché no? da un buon pranzo, una merenda, una
bibita o un gelato. E non dimenticate qualche canto che
ci starà molto bene!! Opere tutte lodate il Signore. Sia
che mangiate, sia che beviate, fate tutto a gloria di Dio!

2.6 Page 16

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16 7 LUGLIO 1991
PROTAGONISTI
u
Le folo del servizio sono di F. Marzi
La straordinaria storia
di una f wniglia
«nonna/e»
serena con
z.cshueozv.ive
quindici figli.
« Ti fermi a pranzo con
noi?» È la prima cosa che mi chiede
Sara, cinque anni e due grandi occhi
neri che hanno l'intensità della vita.
È domenica mattina e sono appena
arrivata a casa Buonomini. Sara è
una dei più piccoli di questa nume-
rosa famiglia, composta da diciotto
persone, che vive a Frascati, alle por-
te di Roma. Mino Buonomini e Te-
resa Mennini, entrambi medici spe-
cializzati in oncologia, sono i geni-
tori della pacifica «tribù » e i
promotori di quello che si è dimo-
strato essere un vero e proprio « pro-
getto di vita » , realizzato fin dai
primi anni del loro matrimonio. Via
via che nascevano dei bambini, otto
in tutto, a ltri ne venivano adottati o
erano presi in affidamento.
Quando telefono per chiedere
un'intervista, la prima reazione è di
perplessità. « Non pensiamo di fare
nulla di speciale, la nostra è una
famiglia come tante altre» è la rispo-
sta. Potrebbe sembrare falsa mode-
stia, invece questa dimensione
rimane invariata durante tuho il col-
loquio . Nessuna pretesa di fare qual-

2.7 Page 17

▲back to top
-----------s/J-
cosa di particolare, hessun atteggia-
mento eroico, solo la consapevolez-
za che « l' amore come unica e vera
espressione di vita umana non può
avere confini, limitazioni o traguar-
di». Sono parole di Teresa, una don-
na minuta, capelli alta maschietta e
tanta carica vitale.
1
Quando parla del suoi ragazzi e
impossibile capire quali siano i suoi
figli naturali e quali ·quelli adottati.
Durante l'intervista, marito e moglie
si alternano nel raccontare con im-
mediatezza e tanto entusiasmo la lo-
ro esperienza di vita.
« Come è nata l'idea di questa
grande famiglia?»
Teresa: « balle necessità che ci sta-
vano attorno. La prima ragazza,
Amina, la prendemmo in affidamen-
to tredici anni fa, ora ha ventinove
anni e si sta laureando in lettere» .
Mino: « Sì, non c'è stato nessun
programma prestabilito, sono occa-
sioni che ·possono capitare a tutti, na-
te dalle necessità di cui venivamo a
conoscenza». Teresa: « Sara, per
esempio, ci è stata segnalata dalla ca-
posala dell'ospedale dove lavoriamo.
Sara è una bambina sieropositiva che
è rimasta in ospedale durante i suoi
primi diciotto mesi di vita. La neces-
sità di avere dei genitori era enorme,
quando è venuta con noi presentava
già i segni di abbandono che si ma-
nifestavano attraverso certi automa-
tismi. Erano i primi tempi in cui si
parlava di bambini sieropositivi e in
giro c'era tanta paura, dovuta all'i-
gnoranza. Ora Sara sta bene e cre-
sce con tanta gioia di vivere » .
Insieme a Sara e ad Amina vivo-
no Barbara, 22 anni, con i suoi due
figli, Manuela e Luca, Francesco, I9,
Mariella, 18, Stefano·, 17, Annarita,
16, Sandra, 15, Antonio, 13 , Marta,
12, Paola, 10, Manuel, figlio di Ami-
na, 9 anni e Filippo 8 anni . Ci sono
anche due cani, Lilla e Dalila, un nu-
mero imprecisato di gatti e non man-
cano i pesci rossi e la gabbia con gli
uccellini. Casa Buonomini-Mennini
è una casa che comunica un'imma-
gine di vita e di calore. Una acco-
gliente cucina - dove stamattina è
di turno Stefano, alle prese con il la-
vaggio di grossi pentoloni - un lun-
go tavolo capace di ospitare la
famiglia riunita, libri dappertutto,
un tavolo da ping-pong. Nel salotto
tanti quadri, di amici o pazienti, una
chitarra, un pianoforte. « È una ca-
sa "in costruzione" - afferma Mi-
no - che cambia a seconda delle
esigenze: si aprono stanze o si tira-
no sù dei muri per dare posto a
tutti ».
« Come è organizzato I'andamen-
to della casa?».
Teresa: « È molto semplice, forse
è più difficile dirlo ... ». Mino: « Lei
- e indica Teresa - è sicuramente il
perno» .
Teresa: «Tutti sono coinvolti, an-
1 LUGLIO 1991 , 17
che i più piccoli, ognuno fa quello
che può fare nel tempo che ha, im-
parando ad usarlo nel modo mi-
gliore».
« Come sono i rapporti tra i
ragazzi? ».
Teresa: « Non ci sono grandi liti,
si accettano benissi)Jlo l'uno con l'al-
tro, con i piccoli bisticci che succe-
dono normalmente tra bambini. C'è
un fondo, comunque, di sostanziale
accettazione reciproca, non si sento-
no defraudati di nulla, anche perché
ciascuno ha il proprio spazio in cui
tiene le cose personali» .
Mino: « Mi ricordo il primo turno
di lavoro . L'avevano organizzato lo-
ro: era una tabella molto colorata,
piena di disegni. Ognuno era coin-
volto in qualche mansione domesti-
ca. Mancava solo Annarita e la
tabella ne spiegava il perché: "An-
narita è esonerata, perché dove c'è
lavoro da fare c'è Annarita".
Teresa: «Tutti studiano e si aiuta-
no l'un l'altro. I grandi soddisfano
con semplicità le richieste dei più pic-
coli. Molti, poi, sono nell'età in cui
si innamorano per la prima volta e
fra di loro si consigliano e si con-
fidano».
« Quali sono state le difficoltà più
grandi che avete incontrato?»
Mino: « Senz'altro il venire in con-
tatto con i diversi linguaggi, con i va-
ri modi di comportamento, il farli
combaciare tra di loro, il capirli » .
Teresa: « Le maggiori difficoltà
sorgono quando i ragazzi arrivano in
famiglia che sono già grandi, sui
dodici-tredici anni e mancano di mo-
delli interiori» .
Mino: « Spesso, per loro, lo stare
in famiglia consiste solo nell'aver fat-
to il letto».
Teresa: «Dentro ad ognuno, an-
che se spesso non riescono a dirtelo,
c'è però un grosso desiderio di inte-
grazione. Dalla mia esperienza pos-
so affermare che l'affidamento
prima viene fatto e meglio è. Ai ra-
gazzi va assicurata la continuità, la
certezza di una famiglia».
Mino: « Un momento difficile
l'abbiamo passato quando Stefano,
in affidamento fino alla maggiore
età, è scappato. Eravamo imprepa-
rati a questa evenienza. Ci ha lascia-
to due righe, ha preso dei soldi ed è
sparito, non sapevamo più dove cer-
carlo. È stata un'esperienza dura,

2.8 Page 18

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18 1 LUGLIO 1991
Foto F. Marzi
che aveva sconvolto tutti, i bambini
si mettevano seduti in silenzio do-
mandandosi cosa stesse succedendo.
Poi è tornato da solo. Ha telefonato
da Milano, ha risposto mia moglie ed
è stata bravissima, gli ha fatto capi-
re la nostra massima disponibilità nei
suoi confronti».
« La vostra esperienza ora è diven-
tata un punto di riferimento per i
giudici minorili?».
Teresa: « Sì, anche se le questioni
giuridiche per noi sono ai margini.
Abbiamo sempre rifiutato i soldi che
danno negli affidamenti: il bambino
che viene deve sentirsi come tutti gli
altri».
Mino: «La nostra idea è "se vuoi
fare del bene a uno fattelo figlio".
Con le più grandi ormai non c'è più
nessun rapporto legale, esiste solo un
rapporto affettivo, di intesa. Sono
questi i rapporti più profondi, che
non si interrompono. Hanno scelto
di continuare a vivere qui, perché
questa è casa loro».
« Quali sono i momenti in cui la
famiglia si ritrova? Quali le occasio-
ni più festeggiate?».
Teresa: « Il momento in cui ci si ri-
trova quasi tutti è il pranzo, tra le
due o le tre e poi la sera dopo le 11.
I ragazzi, infatti, prima sono impe-
.
I
gnati a turno in un piccolo locale che
hanno.aperto nella vecchia Frascati.
È una "creperie", ci lavora una cuo-
ca, loro fanno i camerieri e gestisco-
no l'attività. Abbiamo appoggiato
questa iniziativa perché i ragazzi pos-
sano avere un punto di riferimento
anche fuori casa. Senza troppo one-
re per lo studio, visto che sono tanti
e lavorano a turno, si guadagnano
quei quattro soldarelli che gli consen-
tono di pagarsi le piccole spese, la
benzina per il motorino, il cinema.
I ragazzi sono entusiasti, è un impe-
gno che li responsabilizza e anche in
questo riescono a relazionarsi bene».
Mino: « Qui a casa è molto festeg-
giato il nostro anniversario di matri-
monio. Quando erano più piccoli
organizzavano in giardino la recita di
scenette che chiamavano "il circo".
Il tutto con molta semplicità, senza
grandi pompe: sono loro il punto fo-
cale della famiglia».
« Il fatto di essere medici vi ha aiu-
tato durante questi anni?»
Teresa: «Senz'altro, ma la cosa
più incredibile è che l'avere una fa-
miglia così mi aiuta, di rimando, a
fare il medico».
Mino Buonomini e Teresa Menni-
ni sono entrambi impegnati a pro-
muovere il servizio di assistenza
1 .. ~,.-R."t1
.,,
~ ®ll&l@ ~ Ìo)r., -
domiciliare per i malati di tumore.
Sono tra i fondatori dell'ACROS,
una associazione di volontariato che
si propone di creare - inoltre - una
autentica « cultura della prevenzio-
ne» e di avviare delle campagne di
diagnosi precoce. « L'assistenza do-
miciliare affianca la famiglia nella
cura del malato in fase avanzata» -
ci spiega Mino - «È il momento in
cui il paziente viene rimandato a ca-
sa con la solita frase di condanna,
"non c'è più niente da fare", oppu-
re viene costretto a ospedalizzazioni
anonime in reparti per acuti. Il grup-
po di assistenza domiciliare, costitui-
to da un medico, due infermieri e dei
volontari cerca di aiutare a far vive-
re la morte come Ùn momento del-
l'esistenza».
La difesa della vita, in ogni occa-
sione e in ogni componente, nella sua
dimensione più ampia è il valore por-
tante di questa famiglia che ha aper-
to spontaneamente le braccia a ogni
nuovo componente che via via l'ha
arricchita. « Siamo tanti e ci voglia-
mo tutti molto bene - mi dice salu-
tandomi Teresa - ma credo che
ognuno di noi sia pronto a volerne
anche agli altri. Finché è possibile vo-
gliamo allargare i nostri orizzonti».
Monica Ferrari

2.9 Page 19

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----------~-
;=====~-ome= = = = =
- -_ _- _-_Bon-Bosco-- -_ -_
di Nicola Palmisano
Educare alla pace
e all'ambiente
ONE
'WAY
Nel suo vagare per la periferia torinese alla ricerca di un posto per i suoi
giovani Don Bosco, nel novembre del 1845, era stato cacciato via anche
dai Molini Dora a causa di un esposto al Municipio, scritto da un tal Se-
gr.etario dei Molini che aveva raccolto ed esagerato tutte le false voci che
correvano in bocca ai nemici di Dort Bosco e diceva ... che Il con quella
masnada di giovinastri che si raccog!ievai;io attorno a quel prete era im-
possibile alla gente per bene lavorare, fare il proprio dovere e insomma
vivere tranquilla; e che c'era persino il pericolo che qualcuno di quei gio-
vani qualche giorno potesse rimetterci la pelle cadendo nel canale largo
e profondo con le acque che corrono alle ruote dei molini e che comunque
quella accozzaglia di giovani costituiva un insopportabile semenzaio di im-
moralità. Le autorità sapevano che !•esposto era a bella posta esagerato
e non corrispondeva alla realtà, ma, cedendo alla maggioranza del Consi-
glio, emisero una deliberazione in forza della quale veniva a cessare la con-
cessione dell'uso della Cappella della città presso i Molini Dora e Don Bosco
doveva lasciare libero quel posto a partire dal 1° gennaio 1846. Dopo qual-
che anno Don Bosco, seguendo i suggerimenti del suo cuore ricolmo di
quella carità che lo Spirito Santo effonde nei veri figli di Dio, accolse con
grande amore, crebbe ed educò come un figlio, nella sua casa di Valdoc-
co, il figlioletto di quel Segretario . Questi, tre anni dopo quelle false e in-
famanti accuse alle autorità contro Don Bosco, era morto e aveva lasciato
orfano il figlio, cosi come aveva lasciato, oltraggiato e solo, in mezzo ad
uria strada Don Bosco e tanti giovani bisognosi.
Non conosceva la vita di Don Bosco il Mahatma Gandhi ma, siccome
la Verità è Una, anche la sapienza è una e suggerisce identici e autonomi
comportamenti di perdono.
A_cavallo tra il 1947 e il 1948 violenti scontri tra indù e musulmani in-
sanguinano l'India, trascinandola in una vera e propria guerra civile. Per
porre fine a questa guerra Gandhi intraprende un digiuno a oltranza. Ar-
rivato all'estremo delle forze, finalmente indù e musulmani trovano fati-
cosamente le vie della riconciliazione. Un indù gli si avvicina e gli dice che
sì la pacificazione è avvenuta ma che lui non sa perdonare i musulmani
perché gli hanno ucciso un figlio, che era appena un bambino. Gandhi
lo guarda e gli dice: « È molto semplice. Cerca tra i musulmani un bambi-
no, di cui voi avete ucciso il padre, e crescilo e amalo come se fosse tuo
figlio».
Che sia mio figlio o figlio del mio nemico, è la stessa cosa, non c'è dif-
ferenza, perché la « carità è benigna» ed ama tutti ugualmente. È carne
della mia carne!
1 LUGLIO 1991 , 19
VOLONTARIATO
INTERNAZIONALE
PER
LO SVILUPPO
Via Appia Antica, 126 - 00179 Roma
Tel. (06) 513.02.53
Telefax (06) 513.02.76
II settimana di educazione
alla Mondialità
L'Aquila
Opera Salesiana - Via Don Bosco 6
lei, 0862-24440
20~28 Luglio 1991
QUALE SVILUPPO
PER QUALE UOMO
Don Egidio Viganò
Rettor Maggiore dei Salesiani
"Quale Uomo"
Prof. Don Luis Gallo,
docente all'Università
Pontificia Salesiana
"L'Uomo alla luce di Cristo"
Dott. Pino Gulia,
responsabile dell'Ufficio Educazione
alla Mondialità della Caritas Italiana
"Quale Sviluppo"
Dott. Gianni La Bella,
Commissione Pontificia
IUSTITIA ET PAX;
Università La Sapienza di Roma
"La Dottrina Sociale della Chiesa
tra abbandono e rinascita"
''La concezione economicistica
dell'uomo e dello sviluppo"
Prof. Mario Pollo,
Direttore della Fondazione LABOS,
docente all'Università
Pontificia Salesiana
"Uomo, cultura,
comunicazione''
Prof. Don Luigi Laudato,
missionario in Amazzonia, Brasile
"Uomo e Sviluppo
presso gli Yanomami"
Questa settimana di convivenza è rivol-
ta a coloro per i quali lo sviluppo è un
problema di umanità, di ogni uomo, di
tutti gli uomini .
In questo senso privilegia i giovani o, co-
munque, chi si sente capace di cambia-
mento e di compromissione con il
sociale. In particolare si pone in prospet-
tiva edu·cativa a servizio di chi ha com-
piti formativi nella scuola, nei gruppi,
nelle associazioni.

2.10 Page 20

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20 1 LUGLIO 1991
REPORTAGE
A Lanuvio (Roma) e a
Monte Oliveto
(Pinerolo), il prossimo
8 settembre
44 giovanotti
completeranno l'anno
di formazione e si
faranno Salesiani. Che
cosa spinge oggi un
giovane maturo a
scegliere questa vita?
E quali sono le nuove
difficoltà che deve
superare? Lo abbiamo
chiesto ai giovani
novizi di Monte
Oliveto e al loro
«maestro»,
don Beppe.
INUOVI SALESIANI
~
Di Monte Oliveto si par-
la già nel 1360, dove pare vi sorges-
se un castello b una semplice torre.
L'attuale vasto edificio risale invece
al 1728 ed è stato costruito per ini-
ziativa di un gesuita che vi investì i
beni di famigl1a . Qui i Gesuiti con-
ducevano in vacanza i loro ragazzi
del vicino collegio di Pinerolo-Santa
Croce e il clero della zona vi faceva
gli esercizi spitituali. Dal 1773, an-
rto della soppressione dei Gesuiti, la
villa cambiò vari proprietari, fino a
quando non fu acquistata dai Sale-
siani per aprirvi un piccolo collegio
per gli orfani di guerra. Don Rinal-
di nel 1930 vi apriva finalmente il
Noviziato e oggi è uno dei più anti-
chi della Congregazione. Don Egidio
Viganò elogiandone la straordinaria
bellezza panoramica e l'amenità del
clima, diceva: «Potrebbe diventate
il noviziato per tutto il nord-
Europa! ». A Monte Oliveto per
qualche tempo vi furono anche i no-
Pinerolo. I giovani novizi durànte una gita . Nel riquadro,
la chiesa di Monte Oliveto
vizi francesi e il prossimo autunno vi
arriveranno quelli dell'ispettoria di
Lubiana. Del resto è stato sempre un
noviziato interispettoriale e oggi è a
servizio delle sette ispettorie del nord-
Italia, con qualche presenza da altre
regioni.
J novizi di oggi
Da Monte Oliveto sono passati al-
meno 2.000 novizi. Un tempo diven-
tavano salesiani appena avevano
compiuto i 16 anni . Oggi l'età media
è di 22-23 anni . Tutti hanno frequen-
tato la scuola media superiore, mol-
ti sono universitari, alcuni laureati.
E c'è chi proviene già dal mondo del
lavoro.
L'8 di settembre con una proces-
sione solenne dichiareranno di voler-
si consacrare a Dio e alla Chiesa per
vivere il progetto di Don Bosco tra
i giovani. È una scelta impegnativa
che però li trova sempre più consa-
pevoli. « Dei miei 150 novizi », dice
11attuale direttore e maestro dei no-
vizi don Beppe Roggia, « solo tre si
sono ritirati dopo la professione. La
loro scelta oggi è certo frutto di una
maggiore maturazione. Si tratta di
una perseveranza che è conquista,
una vocazione che "si paga cara" sia
per l'opposizione della famiglia, sia
per i vari impedimenti degli amici ».
L'opposizione della famiglia di-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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L loro identikit
di Manico Corrente
La maggior parte dei novizi pro-
viene dall'impegno in oratorio e dal-
l'animazione nella catechesi. C'è chi
ha fatto un periodo di volontariato
nel terzo mondo. Ma il passaggio
dall ' essere un buon animatore ad es-
sere un religioso non è automatico.
E qualcuno ci arriva anche in punta
di piedi, quasi per provare. Come si
diceva, reagiscono però poi tutti
piuttosto bene alla scelta che stanno
maturando.
Il gruppo dei novizi di quest ' anno
si presenta particolarmente interes-
sante . Silvino è stato il primo eletto
alle elezioni comunali del suo paese
e sarebbe diventato sindaco . Uno di
loro ha fatto sette anni in finanza e
un altro era sergente e si orientava al-
la carriera militare. Alcuni erano im-
pegnati in politica. Achille per vari
anni ha fatto il cuoco . C'è un restau-
ratore di mobili antichi. Uno dei tre
novizi che provengono dall'oratorio
di Chieri è figlio di un diacono per-
manente. Oriano ha la licenza in teo-
logia. Qiorgio praticamente portava
il peso dell'oratorio di Vercelli. Tut-
ti hanno sentito il bisogno di allar-
gare i loro orizzonti, di vivere ogni
giorno 24 ore per dei progetti che
fossero al servizio dei giovani d'og-
gi. Naturalmi:mte è stato l'incontro
con il Signore che ha dato loro il co-
raggio delle scelte difficili.
venta quasi sempre lo scoglio più dif-
ficile da superare. E la famiglia di so-
lito è contraria a questa vocazione
« speciale ». Per questo, dice don
Roggia, « mentre i giovani fanno il
lorq anno di Noviziato, mi propon-
go di farlo fare anche in qualche mo-
do alla loro famiglia» .
« A Natale mandiamo i novizi a
casa per qualche giorno. È il nostro
modo di far loro aprire gli occhi an-
cora una volta sulla scelta che stan-
no maturando . A Pasqua invece
facciamo venire i genitori qui e Invi-
tiamo anche alcune famiglie dell'an-
no precedente. Questo dialogo
aperto tra di loro cancella qualche
paura o diffidenza e dà inizio a un
clima più positivo ».
Alessandro viene da Padova
DON BOSCO
UN SOGNO
CHE CONTINUA
Chi annuncerà
Cristo ai giovani
nel 2000?
Milioni di giovani vogliono
dare un significato al pro-
prio vivere, attendono una
parola di speranza, l'aiuto
pe~ vincere la loro soli-
tudine.
I SALESIANI
DI DON BOSCO
Oltre 35.000 sacerdoti, suore
e religiosi laici che da oltre 100
anrli come Don Bosco hanno
scelto come programma di vita
quello di portare ai giovani l'amo-
re di Dio in tutte le nazioni del
mondo.
Se la proposta ti interessa e
vuoi saperne di più, eccoti qual-
che riferimento telefonico:
Piemonte:
D. Francesco Lotto (011).26.61 .60
D. Pietro Migliasso (0321) 27.166
D. Luigi Prunotto (0161) 64.705
D. Alberto Zanini (011) 52.24.514
Lombardia:
D. ~ irginio Ferrari (0363) 49.255
Emilia-Romagna
D. Maurizio Spreafìco (051) 35.85.Dl
Veneto:
D. Gigetto De liberali (045) 56.30.44
D. Cario ~usana (045) 56.30.44
D. Claudio Filippln (04) 59.02.338
Liguria-Toscana:
D. Ermanno Branchetti (010) 64.69.288
Zona centro-est
D. Alvaro Forcellinì (085) 90.63.330
Lazio:
D. Maurizio Verlezza (06) 780.68.41
Sardegna:
D. Salvatore Cossu (070) 65.86.53
Zona Sud:
D. Tobia Carotenuto (081) 75.11 .029
Slciha:
D. Enzo Grasso (095) 72,11 .569

3.2 Page 22

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22 1 LUGLIO 1991
La storia di
Alessandro e di
Salvatore
Salvatore ha sentito la chiamata
del Signore a 14 anni. Stava guardan-
do delle diapositive durante l'ora di
religione e sentì forte il bisogno di
darsi agli altri. Il giorno dopo scris-
se in segreto al professore (un laico),
il quale pensò di dirlo alla madre. A
casa, Salvatore fu accolto da una
violenta reazione di rifiuto. « Vidi co-
me innalzarsi un muro davanti a
me», ricorda oggi, « e accantonai
ogni proposito». Ma il fascino di
quel ricordo ritornò dopo vari anni,
quando ormai aveva quasi finito gli
studi; e maturò negli anni del lavo-
ro. Oggi è uno dei tre novizi dell'o-
ratorio di Chieri .
Alessandro è nato in provincia di
Padova. La sua è stata una giovinez-
za serena. Il primo choc lo ha avuto
durante il servizio militare. Un sol-
dato sparò in bocca a un compagno
e fu lui a salvarlo portandolo in ospe-
dale. Poi cominciò il lavoro. Perito
elettronico, aveva trovato impiego in
Il gesto simbolico di una direzione di marcia
una azienda leader nel settore dell'a-
vicultura. Girò il mondo . Sette mesi
li trascorse in Africa; andò in Inghil-
terra e in Francia.
Gli piaceva viaggiare, ma l'am-
biente di lavoro era pesante; il gio-
vane di provincia si trovò spaesato
e andò in crisi.
L' aiutò uno zio benedettino, dal
quale si recava per confidarsi. Ave-
va 25 anni e si era già costruita la ca-
sa. «Un giorno», dice, «è arrivato
·il Signore e mi ha chiamato. L'ho
sentito che diceva «Padre, perdona
loro, perché non sanno quello che
fanno». Stavo lavorando e quella
voce l'ho sentita ·dentro distintamen-
te. Da quel momento ho pensato al
futuro seriamente. Mi sentivo attira-
to dalla vita religiosa, ma lo zio be-
nedettino cercava di dissuadermi .
« Devi trovarti una ragazza e sposar-
ti», mi ripeteva. Poco prima di mo-
rire, alle rriie insistenze, mi disse: « Se
proprio vuoi provare, vai dai salesia-
ni o dai frati di Padova». Al mio
paese c'erano molti exallievi salesia-
ni e mi sono fatto avanti a Verona.
coi salesiani ho trovato semplice-
mente quello che cercavo e mio zio
non si era sbagliato a darmi quel con-
siglio.
I giovani novizi salesiani nel mondo sono circa 650 ogni anno. Gli ita-
liani sono 44. Nella foto, le ragazze del Noviziato internazionale delle
Figlie di Maria Ausiliatrice di Castelgandolfo. Sono 37 e provengono
oltre che dall'Italia, dall'Austria, dalla Germania, dalla Francia, dalla Gran
Bretagna e dagli Stati Uniti. Le novizie FMA italiane sono 81. Nel mon-
do le attuali novizie delle Figlie di Maria Ausiliatrice sono circa 530.
Salesiani oggi
e do,nani
Questi sono i nuovi novizi. Ognu-
no con il suo volto e la sua storia. Di-
ce Salvatore: «Mai nessuno mi ha
detto "Vuoi farti salesiano? vuoijar-
ti prete?" È un discorso che ho sem-
pre cominciato io, anche se poi sono
stato aiutato». A quanto pare il Si-
gnore in persona si sta cercando i
nuovi salesiani.
Don Roggia , il loro maestro, li in-
coraggia: « Non siete chiamati a ri-
nunciare alla vostra personalità: è
Don Bosco al contrario che assume
oggi il vostro volto» .
È il modo esatto di guardare oggi
e domani alla Congregazione salesia-
na. Saranno questi novizi i nuovi
protagonisti .
Menico Corrente

3.3 Page 23

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y 1 _ _L___ _ _ _ _ _ _
1 LUGLIO 1991 23
TERZO MONDO
PRIMA
ACCOGLIENZA Per le Figlie di Maria
Ausiliatrice di Torino
le decisioni sono
,naturate poco per
A TORINO
volta. Guardando le
giovani che bussavano
alla porta. Ascoltando
di Margherita
Dal Lago
storie di tristezza. Non
ci sono le grandi
strutture. Ma nel
piccolo di ogni giorno
si moltiplicano i gesti
di coraggio.
Khadro, 21 anni. Soma-
lia. Negli occhi scuri ancora una
grande nostalgia. Ha lasciato Moga-
discio da poco e pensa ai fratelli e alle
sorelle lasciate laggiù. Lei, con la
speranza di un lavoro, per poter
mandare qualche soldo ai suoi, è par-
tita per l'Italia, come la sorella mag-
giore. Nella comunità di Via Paolo
Sarpi 123 trova accoglienza, alcuni
giorni di convivenza familiare e la ri-
cerca, di casa in casa, di un onesto
lavoro. Finalmente, un'anziana si-
gnora la assume in una grande villa
signorile: ha bisogno di assistenza e
compagnia. Khadro si appassiona e,
ogni settimana, mentre ancora fati-
ca per i permessi di soggiorno e le
pratiche burocratiche, ritorna per
raccontare i suoi progressi e le sue
scoperte. In Via Paolo Sarpi 123 c'è
un poco della sua famiglia. Poi, im-
provvisamente, la Guerra del Golfo.
Di più le immagini della Somalia la-
cerata dalla: guerriglia. La Paura del-
le immagini in diretta. La serenità di
Khadro si incrina. La paura affiora
nei suoi occhi scuri. Viene licenziata
e rimandata in Via Paolo Sarpi. Ri-
comincerò a cercare, a provare...
Storiq di una scelta
La storia di Khadro è simile a tante
altre storie di giovani don_ne che ap-
prodano a Torino in cerca di lavo-
ro. La Caritas, per far fronte al-
Da sinistra a destra: Cecilia (Hong Kong), Saida (Somalia), Khadiga
(Marocco), Lulu (Somalia), Sanaa (Marocco).
l'emergenza invernale, nell'autunno
del 1989, ha rivolto un appello a tutte
le comunità religiose. Le Figlie di
Maria Ausiliatrice hanno voluto ri-
spondere con gesti concreti di solida-
rietà, senza attendere di avere lo-
cali adatti, strutture libere, grandi
possibilità di accoglienza. E sono na-
ti così alcuni «punti» di prima acco-
glienza.
A Torino ci sono molti extracomu-
nitari: passano, sono risucchiati dalle
industrie, raramente trovano casa. E
per le donne, più o meno giovani, la
faccenda si complica. Poco il lavo-
ro. Molte le difficoltà e i pericoli.
L'emergenza, nell'inverno 1990-1991
ha orientato in questa direzione an-
che la campagna di fraternità quare-
simale. E perciò ci si trova tutte
impegnate a fare un po' di largo.
«Certo. Abbiamo discusso, prima
di decidere. Abbiamo dovuto dirci,
con tutta verità, che il nostro amore
sarebbe stato ben piccolo se non
avessimo avuto il coraggio di strin-
gerci un poco e di far largo a qual-
che giovane. Abbiamo dovuto
superare i sentimenti di razzismo che
si insinuano nel cuore e metterci a
guardare la nostra casa, sempre trop-
po piccola, con occhi diversi».
« Abbiamo solo una camera con
due letti, per ora. Ma assicuriamo i
pasti caldi e, soprattutto, una con-
vivenza familiare, che attutisce il di-
stacco. Abbiamo toccato con mano
la sofferenza di queste giovani don-
ne: spesso si ammalano di solitudi-
ne e di nostalgia. Sono terribilmente
esposte ai pericoli e indifese». « In
due anni e mezzo sono passate più di
50 ragazze: con ciascuna si è intes-
suto un rapporto speciale, che mol-
te volte continua.
La nostra banca-dati è UJ~a sempli-
ce agenda per il momento. Ma è ag-
giornata dal nostro amore e ha la
memoria dei piccoli gesti».
La Direttrice della comunità di Via
Paolo Sarpi 123, una Figlia di Ma-
ria Ausiliatrice vivace e attiva, spie-
ga rapidamente i passi che hanno
portato a questa scelta: il richiamo
della Caritas, la discussione comuni-
taria, l'interessamento delle Superio-
re e... l'arrivo della prima ospite, la
sera del 31 gennaio 1990.
Quella sera ci fu festa come il gior-
no in cui Don Bosco si incontrò con

3.4 Page 24

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24 · 1 LUGLIO 1991
Bartolomeo Garelli. « Per noi, oggi
quell'incontro segna una svolta di vi-
ta. C'è una maggior essenzialità nel-
le nostte scelte. Maggior cdndivi-
sione. Girando per Torino ci guar-
diamo in giro con occhi più attenti:
chissà ! Ci capita di tornare a pranzo
in due».
Jt mondo chiama
La comunità di Via Paolo Sarpi
123 non è l'unica casa che ha scelto
di operare anche se in piccolo nel-
!' ambito della prima accogliertza. In
Torino le comunità FMA disponibi-
li sono almeno 6. « Ci siamo chieste
cosa avrebbe fatto Don Bosco oggi»,
racconta suor Enedina. « Certamen-
te avrebbe aperto a queste giovani
cuore e casa. Una volta erano mura-
tori e spazzacamini a girare per la cit-
tà. Oggi ci sono le facce brune
latinoamericane, ci sono dom"'e afri-
cane, ci sono cristiani e musulmani.
« La prima ragazza che ha vissuto
qui è stata una peruviana: Angelita.
Per noi è stata come una sfida. Un
interrogativo al nostro perbenismo e
alla nostra tranquillità. Da allora so-
no passate molte ospiti. Abbiamo
raccolto molte storie di sofferenza.
Abbiamo imparato a cercare lavoro
e a mantenere contatti con ditte, in-
dustrie, signori. Forse stiamo facen-
do esperienza di cosa vuol dire
scegliere i più poveri ed essere dalla
loro parte.
« La nostra scelta di fare prima ac-
coglienza non è una scelta margina-
le. Si inserisce nelle scelte educative
di fondo, tipiche della nostra missio-
ne salesiana. Anche con le donne ter-
zomondiali noi facciamo educa-
zione.
La prima accoglienza è una scelta
preventiva. Si interviene, anche se nel
piccolo, perché le giovani donne ·non
siano sfruttate dalla malavita, dal gi-
ro della prostituzione. Inoltre, viven-
do in una comunità, imparano a
convivere, a rispettarsi al di là delle
differenze di razza e di religione».
Suor Maria è convinta che la scel-
ta dei poveri, oggi, si configuri co-
me scelta rischiosa e urgente. « Non
si può più ignorare questo fenome-
no. A Torino il Sermig sta lavoran-
do da molto tempo. Ali' Arsenale
della Pace il Servizio Missionario
Giovani ogni sera ospita fino a 100
uomini. E noi come salesiane dove-
vamo dare una risposta al richiamo
della carità senza pensare ad atti di
eroismo. Sono gesti cristiani. Questa
scelta, che si sta allargando, ha fat-
to nascere tra le Figlie di Maria
Ausiliatrice una riflessione più ap-
profondita sul fendmeno e una sen-
sibilità nuova, in linea con la
solidarietà di cui si è parlato duran-
te il Capitolo Generale».
Suor Enedina, che anima il centro
di accoglienza di Via Cumiana, af-
ferma: «Sembra di vedere in questo
ambito un'opportunità per risponde-
re a un'urgenza e per risvegliare il vo-
lontariato sociale di tanti cristiani, di
exallieve/i, cli genitori, di cooperato-
ri. È un campo immenso in cui ci vo-
gliono competenza, .tempo, energie.
Le nostre risorse sono poche. Tutta-
via noi crediamo che la nostra goc-
cia non sia inutile».
« Per le comunità religiose più
grandi e strutturate», prosegue suor
Anna, «l'impatto con queste giova-
ni ha aperto un cammino di verità:
scopriamo da vicino il mondo dei po-
veri, ci confrontiamo con la povertà
senza fantasticare e abbiamo mille
gesti per vivere (non per parlare) di
solidarietà. Come donne e come re-
ligiose siamo oggi consapevoli che
aprire la porta di casa è un rischio.
Vogliamo correrlo per queste sorel-
le, sicure che ogni vita è preziosa.
Anche questo è amore alla vita».
Jt cuore nell'agenda
Guardo incuriosita. Tutto lì: un'a-
genda fitta di indirizzi e numeri tele-
fonici. Sì: è quella la banca-dati
dentro la cui memoria si incrociano
le storie delle giovani donne passate
attraverso i centri di prima accoglien-
za delle comunità delle Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice di Torino. Se affiora
un sorriso, pensandoci, è un sorriso
di tenerezza e di fiducia. È nel calo-
re umano con cui si stringono altre
mani che si comunica. È guardando-
ci in faccia con un sorriso. È speri-
mentando la fatica di sentirsi dire di
no. Ormai su ll'agenda sgualcita so-
no annotati tanti nomi: di tutte lena-
zionalità. Dietro ogni nome c'è un
volto e un dramma. Sono poche le
storie felici. Chi approda qui ha sem-
pre dei sogni. E la realtà, invece, è
dura.
Molte aziende cominciano ad es-
sere meno sospettose e ad aprire
qualche spiraglio. Ma gli immigrati
arrivano ad ondate successive, qua-
si richiamati gli uni dagli altri. Così
la lista si allunga . E il telefono, cer-
te sere, è rovente. « Non mi vergogno
più di dover domandare lavoro»,
confida sr. Maria. « Non lo ch iedo
per me. È il lavoro per il pane. Mi
sento così vicina alla storia delle pri-
me comunità salesiane, che giravano
cli bottega in bottega per incontrare
i ragazzi e le ragazze!».
Margherita Dal Lago

3.5 Page 25

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- ----------#-
1 LUGLIO 1991 , 25
INTERVISTA
GLI ANNI D'ORO
DELL'ORATORIO CROCETTA
di Gaetano Nanetti
Carlo Carretto,
Donat Cattin,
Aldo Notario,
!'on. Sabatini: nomi
illustri di un Oratorio
che ha ispirato le
scelte religiose e civili
di uomini che furono
protagonisti del nostro
temp'o.
Per il mondo salesiano, « Dichiaro solennemente il mio or-
la Crocetta, a Torino, non è soltan- goglio di aver fondato le mie radici
to un oratorio (e che oratorio!), è su un terreno tanto favorevole come
quasi un mito. Vi sono passate gene- quello dell'oratorio , dove ho ricevu-
razioni di giovani formati alla scuo- to uha formazione cristiana senza la
la di Don Bosco, ha dato alla Con- quale chissà che cosa mi avrebbe ri-
gregazione numerose vocazioni sa- servato la vita » . Queste parole le ha
terdotali, ha promosso parecchi dei scritte frate! Carlo Carretto, che al-
suoi frequentatori a livelli di respon- la Crocetta approdò nel 1927 e che
sabilità sia ecclesiali che civili. Evo- in seguito divenne uno dei dirigenti
care la Crocetta vuol dire per tanti del Circolo di Azione Cattolica« Pier
aprirsi al ricordo indelebile di un pe- Giorgio Frassati » nato nell'ambito
riodo della lo ro vita che ha segnato dell'oratorio. Gli fa eco un altro ex
profondamente gli anni a venire. . giovane della Crocetta, Aldo Nota-

3.6 Page 26

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26 · 1 LUGLIO 1991
rio, già presidente del Centro Spor-
tivo Italiano (CSI): « Una scuola di
formazione senza eguali, un periodo
indimenticabile della mia vita». E le
confermava Carlo Donat Cattin, lo
statista scomparso pochi mesi fa.
Frequentò l'oratorio torinese fin da
bambino e mantenne sempre rappor-
ti di cordiale e stretta amicizia con i
salesiani della Crocetta, i quali ne ap-
prezzarono la testimonianza di fede
e l'attaccamento al bene pubblico.
Ma su che cosa si è fondata la
straordinaria vitalità di quell;orato-
rio salesiano? Secondo Aldo Nota-
rio va messo in primo piano il
metodo salesiano. «Noi giovani, i
chierici, i professori dell'Istituto in-
ternazionale Don Bosco (dal quale
sarebbe poi nata l'Università salesia-
na) formavamo un tutto unico, mol-
to affiatato e in costante comuni-
cazione. Erano i professori a fare da
assistenti ecclesiastici dell'Associa-
zione di A.C. Ricordo don Foglias-
so, don Eugenio Valentini, don
Luzzi e, più tardi, don Raineri... Lo-
ro facevano catechismo a ndi e noi
lo facevamo ai ragazzi più piccoli. Il
mio catechista, quando ero ragazzo,
fu proprio Carlo Donat Cadin. Mi
regalò il primo Messale quotidiano
sul quale mi insegnò a seguire la
Messa».
Alla Crocetta c'era una grande
vivacità culturale dovuta anchè al
prevalere, nel quartiere torinese ciel-
l'oratorio, di famiglie appartenenti
· alla media borghesia, i cui figli fre-
quentavano scuole di prestigio, co-
me il famoso liceo D'Azeglio. « Ma
non eravamo tutti studenti - preci-
sa Notario - c'erano anche gli ope-
rai. Il presidente del Circolo1
Sabatini, lavorava alla Fiat Grindi
Motori. Anzi noi lo ammiravamo
molto perché, pur autodidatta, sape-
va tutto su Sant'Agostino. Nel do-
poguerra è stato parlamentare per
diverse legislature. L'integrarsi di
culture e di esperienze diverse arric-
chiva la dinamica culturale dell' As- .
sociazione ».
In un ambiente dove la discussio-
ne e il confronto di opinioni erano
un dato costante, non poteva esserci
molto spazio per l'ideologia totalita-
ria del fascismo. Se ne ebbe la ripro-
va all'epoca della Resistenza, quando
molti soci presero la via della mon-
tagna. «Fra questi - ricorda Nbta-
rio - c'era Donat Cattin, che
antifascista lo era sempre stato per
tradizione familiare. Ma rammento
anche altri, per esempio Ernesto Ba-
roni, che ebbe un ruolo di primo pia-
no nelle formazioni partigiane, e
Leopoldo Saletti, il delegato aspiran-
ti, catturato due volte dai fascisti e
per due volte evaso dal carcere. An-
che Carlo Carretto non era ben vi-
sto dai fascisti torinesi, tanto che,
dopo aver vinto un concorso per di-
rettori didattici, fu assegnato a una
scuola in Sardegna, destinazione che
assomigliava molto al confino. Del
resto, nell'oratorio si riuni più volte
il Comitato di liberazione pie-
montese».
La Crocetta forni larga parte del-
la dirigenza diocesana dell'Azione
Cattolica. Carretto fu anzi nomina-
to vice presidente nazionale della
GIAC, con l'incarico - quando l'I-
talia rimase divisa in due dalla guer-
ra - di rappresentare la presidenza
nazionale dell' AC helle regioni a
nord de1la linea Gotica. Tornata la
pace, Carretto fu chiamato a Roma
con l'incarico di presidente della Gio-
ventù di Azione Cattolica. Lavorò
senza tisparmiarsi per fare della
GIAC una forte organizzazione di
1933 alla Casa della Pace di Chieri. Carlo Donat Cattin è l'ultimo in alto a destra.
7

3.7 Page 27

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-------#-
1 LUGLIO 1991 27
IN LIBRERIA - - -
DAVID HELLER
IL
indagine scientifica
sull'idea di Dio
in bambini di diverse religioni
EDITRICE
ELLE DICI
Aldo Notario (secondo da sinistra) con Francesco e Aldo Moser,
entrambi atleti del CSI.
giovani impegnati a sostenere e dif-
fondere gli ideali religiosi, morali,
sociali della Chiesa.
Poco dopo il suo arrivo a Roma,
Carretto volle con sè, come delega-
to nazionale aspiranti, Aldo Notario,
che all'epoca aveva 22 anni. A No-
tario, Carretto chiese in seguito di
mettere in piedi il Centro Sportivo
Italiano, che egli vedeva come una
organizzazione diretta a promuove-
re l'attività sportiva a fini educativi.
« In fondo - osserva Notario - mi
collocava nella tradizione di Don Bo-
sco, la stessa che oggi i salesiani con-
tinuano con le Polisportive Giovanili
Salesiane, le quali hanno come ani-
matore don Gino Borgogno, anche
lui uscito dalla Crocetta, dove ai miei
tempi era un chierico».
Notario ha mantenuto la presiden-
za per vent'anni, e quando l'ha la-
sciata il CSI poteva definirsi il
maggiore ente di promozione spor-
tiva del Paese, ma anche una delle
più grandi associazioni giovanili: 600
mila soci e presenza in tutte le Pro-
vince. Attualmente Notario - che è
sposato con tre figli e due nipoti -
si interessa di scambi culturali inter-
nazionali fra i giovani.
La Crocetta ha visto fiorire tante
vocazioni. Dalla famiglia di Carlo
Carretto è uscito (oltre alle due so-
relle Figlie di Maria Ausiliatrice) un
sacerdote salesiano, mons. Pietro,
oggi vescovo missionario in Thailan-
dia, e che fu con Carlo uno dei pri-
mi frequentatori dell'oratorio
torinese.
Rievocare i tempi andati non vuol
dire lasciare nell'ombra la realtà di
oggi, perché l'oratorio della Crocet-
ta continua a tenere alta la sua tra-
dizione. AI servizio, come sempre,
dei giovani.
Gaetano Nanetti
Il Dio dei bambini
di DAVID HELLER
indagine scientifica sull'idea di Dio in
bambini di diverse religioni
Pagg. 16-S, lire 12.000
I bambini interrogano
sulla sofferenza
di RALPH SAUER
Stimoli per un dialogo educativo
Pagg. 100, lire 7.500
In risposta a Cristo
di SABINO FRIGATO
Piste per l'educazione morale e politica
Migliorate le vostre riunioni
di ENZO BIANCO
Guida pratica per le comunità e i grup-
pi ecclesiali . Terza edizione rinnovata.
Pagg. 120, lire 8.500
Organizziamo una serata
di KUHNKE-CHRISTIANSEN
Ingredienti, spunti e suggerimenti per
tante serate allegre e educative.
Pagg. 160, lire 10.000
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91.091
e/e Postale 8128

3.8 Page 28

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28 · 1 LUGLIO 1991
VITA MISSIONARIA
DoN aosco È POPOLARE
A Tùnor i salesiani
fecero una prirhtt
apparizione dal 1926
al '29. Ma solo negli
ultùni decenni stanno
vivendo un prddigioso
sviluppo, mentre
l'isola è stata scossa
dai problemi della
guerra civile e dalla
guerriglia di
liberazione.
I
L'Indonesia è oggi la più
grande nazione islamica . Degli ormai
quasi 200 milioni di abitahti, solo 16
milioni sono cristiani, gli altri sono
per 1'85% mussulmani; vi sono poi
minoranze di buddisti e Induisti. I sa-
lesiani hanno nella capitale Jakarta
una casa per post-novlzi, collocata
proprio a pochi metri dalla moschea.
I rapporti però sono tolleranti e ami-
chevoli e i chierici vanno a giocare a
pallacanestro nel cortile della mo-
schea. Accanto alla casa salesiana c'è
anche una scuola professionale fre-
quentata da oltre 400 giovani dai 18
ai 20 anni. È una scuola di cui è re-
sponsabile il vescovo e che viene ani-
mata pastoralmente dai salesiani.
Gli allievi sono per il 70% cattoli-
ci, ma ci sono anche protestanti, mu-
sulmani e buddisti. I discorsi
formativi fanno riferimento alla
buona coscienza, all'onestà, all'ami-
cizia, alla gioia, alla pace interiore.
E questi temi li agganciano subito.
I giovani diventano amici dei salesia-
ni, si recano volentieri nella loro ca-
sa per altri incontri, per assistere alla
proiezione di diapositive catechisti-
che, o per avere un colloquio a tu per
tu. Tengono tutti molto, anche i non
cattolici, a questo colloquio persona-
le, che porta loro la pace del cuore
e la gioia, e li aiuta a superare i pro-
blemi della loro età. Si presentano
con un biglietto su cui hanno scritto
i loro peccati e i loro problemi (pres-
soché uguali per tutti i giovani del
mondo!), e il prete li lascia sereni. I
cattolici ricevono l'assoluzione, gli
altri si sentono dire una parola che
li rasserena e ricevono una bene-
dizione.
A Tùnor negli anni
della guerra civile
Dal 1979 il governo di Jakarta
proibisce l'ingresso di nuovi missio-
nari cattolici nel paese. Ma coi sale-
siani sono tolleranti, perché il
governo apprezza molto il lavoro che
essi fanno nell'isola di Timor.
La parte orientale dell'isola di Ti-
mor, una delle 14.000 isole dell'ar-
cipelago indonesiano, ex colonia
portoghese, da 15 anni è travagliata
da guerre civili e da movimenti di li-
berazione. Dal 1976 è stata integra-
ta nello stato dell'Indonesia, ma
l'ONU non ne ha ancora ratificato
il possesso.
Anche i salesiani, pur conservan-

3.9 Page 29

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-----------#-
1 LUGLIO 1991 , 29
AJAKARTA
di Umberto De Vanna
do sempre un grande equilibrio, so-
no stati coinvolti nelle sanguinose
battaglie dell'isola: sono stati basto-
nati e imprigionati, sia dai guerriglie-
ri del Frettelim che dai soldati
indonesiani. Padre Alfonso Nacher,
eia 35 anni in Timor, ricorda un mo-
mento particolarmente drammatico,
in cui, col fucile alla gola, si erano
ormai raccbmandati a Dio, ma era-
no giunte appena in tempo le auto-
rità a rassicurare i soldati. La scuola
agricola cli Fuiloro fu bruciata e di-
strutta dai guerriglieri, tra i quali vi
erano anche degli exallievi e degli ex
seminaristi . Rubarono quanto pote-
rono e diedero alle fiamme il resto.
Cercarono di fare la stessa cosa a Fa-
tumaka, ma Padre Nacher minacciò
un conflitto internazionale svento-
lando . .. la bandiera ciel Vaticano.
I conflitti armati hanno portato
vittime e sofferenze tra la popolazio-
ne. In tutta l'isola vi sono orfani e
famiglie in difficoltà, tenute forza-
tamente lolltane dai loro campi fer-
tili e coltivabili. Ovunque fame e
malattie.
I salesiani attualmente ospitano
500 orfani : a Venilale, Los Patos,
Baucau, Laga. Ai ragazzi provvedo-
no tutto il necessario, in collabora-
zione con le Figlie di Maria
Ausiliatrice, che nell'isola hanno due
presenze, e con gli aiuti cli tanti ge-
nerosi sparsi in tutto il mondo.
Una presenza
feconda
A Timor-est 01:,erano 25 salesiani
in sette opere. I salesiani sono quasi
tutti stranieri: quattro italiani, quat-
tro spagnoli, quattro filippini, tre
portoghesi, un belga, un cecoslovac-
co, un messicano, un indiano; gli al-
tri sono di Timor.
A Los Patos vi sono la parrocchia,
l'orfanotrofio, chiese e scuole mis-
sionarie nei villaggi; a Baucau, par-
rocchia, scuola elementare, media e
liceale. Ma vi sono anche la scuola
per catechisti, l'oratorio, chiese e
scuole missionarie nei villaggi . A Fa-
Fatumaka. In primo plano
il salesiano bergamasco
padre Locatelli. · .
Grazie al suo interessamento
si è costruito un canale
per l'irrigazione dei campi
che vengono coltivati da una
cooperativa di 700 famiglie.
Al centro, nella foto a destra,
Padre Carbonell, delegato
dell'Indonesia.
tumaca l'opera è particolarmente
completa: vi è una scuola tecnico-
professionale legalmente riconosciu-
ta; vi sono aspiranclato e noviziato,
chiese e scuole missionarie nei villag-
gi. Sempre a Fatumaca dirigono an-
che una grossa azienda agricola,
provvidenziale sia per sostenere I' o-
pera, sia per il lavoro che a 200
famiglie. C'è anche un centro di as-
sistenza sanitaria. A Fui/oro vi sono
una scuola agricola, la scuola ele-
mentare e media. A Laga, l'orfano-
trofio, la scuola elementare e media,
chiese e scuole nei villaggi; nella zo-
na vi sono anche altri due orfanotro-
fi e un'altra scuola media. A Venila/e
la parrocchia, la scuola elementare e

3.10 Page 30

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30 · 1 LUGLIO 1991
media, l'orfanotrofio; cappelle e
scuole nei villaggi. Nei vari villaggi
vi sono poi più di trenta scuole pri-
marie sostenute dalla missione. So-
no importanti anche per la catechesi
e la preparazione ai sacramenti. A
Diii vi sono una scuola per appren-
disti, l'oratorio, un convitto e la se-
de della procura missionaria.
Come è facile immaginare, una
delle preoccupazioni maggiori dei sa-
lesiani è quella di far sorgere delle vo-
cazioni locali. Recentemente nove
giovani hanno fatto la prima profes-
sione, mentre altri tredi'ci sono in no-
viziato e altri ventiquattro si
preparano a entrarvi il prossimo an-
no. Questo« miracolo» è dovuto so-
prattutto ali' apertura di un
seminario minore con 85 ragazzi; ma
alcune vocazioni vengono anche dal-
le scuole della missione.
Jfrutti pastorali
Padre Loèatelli-con i figli dei guerriglieri, insieme a suor Paola, FMA.
Dice il salesiano mons. Ximenes
Belo, vescovo di Diii:« Nel 1983 nel-
la mia diocesi c'erano 280 mila cat-
tolici, oggi sono 540 mila. Questo
aumento è dovuto anche a fattori so-
ciologici, perché il governo costrin-
ge soprattutto gli animisti a
convertirsi a una delle cinque religio-
ni conosciute nel paese e la gente tro-
va molta affinità tra i riti cattolici e
i riti tradizionali. Ma c'è anche il la-
voro pastorale dei preti, delle suore,
dei catechisti».
E Don Eligio Locatelli: « Ci trovia-
mo in un periodo favorevole e di
grande responsabilità. Nella nostra
zona tutti tendono a farsi cattolici:
non occorre cercarli, vengono da sé.
Abbiamo così continuamente grossi
gruppi di catecumeni da istruire, e il
problema di curare pastoralmente i
neofiti in modo che la fede si radi-
chi e la vita cristiana entri nella tra-
dizione. Per fortuna nella tradizione
etico-culturale del popolo ci sono dei
valori molto positivi dal punto di vi-
sta cristiano; ad esempio, la solidità
della famiglia monogamica e i costu-
mi semplici e austeri. Naturalmente
abbiamo forze limitate. Nel lavoro
pastorale ci sono di grande aiuto i ca-
techisti, numerosi e discretamente
preparati, e i maestri delle scuole dei
villaggi ».
La popolarità
di Don Bosco
Lo spagnolo Padre José Carbonell
è l'attuale responsabile della presen-
za salesiana in Indonesia e Timor-est.
Vive a J akarta in un edificio ristret-
to dove studiano i chierici del post-
noviziato, accanto alla moschea, co-
me già abbiamo ricordato, e a1Ia
scuola professionale della diocesi,
·animata pastoralmente dai salesiani.
« La presenza dei salesiani nella ca-
pitale Jakarta», dice padre José, «a
cui è unita politicamente Timor, dà
l'impressione che noi non ci riducia-
mo a lavorare soltanto in quell'iso-
la, antica colonia portoghese, ma che
di fatto siamo in Indocina. Esperia~
mo di poter impiantare qui altre ope-
re. Jakarta offre un immenso campo
di apostolato giovanile. È qualcosa
di impressionante vedere la quantità
di giovani che si vedono dappertut-
to, anche molto poveri e abban-
donati».
Padre Carbonell può considerarsi
il primo salesiano entrato in Indone-
sia. Quando si interessò per l'aper-
tura della prima opera salesiana a
Jakarta, si accorse però con meravi-
glia che Don Bosco stesso l'aveva già
preceduto in quella nazione. Un
gruppo di exallievi di Celebes aveva
infatti fondato qui una scuola per i
loro figli intitolandola a Don Bosco.
E subito padre José fu invitato a te-
nere delle conversazioni a quei ragaz-
zi. Ma ricorda che proprio nelle
prime due ore di permanenza a Ja-
karta, egli aveva visto una statuetta
di Don Bosco in una scuola tenuta
da religiosi e nello stesso giorno a ca-
sa di un benefattore aveva trovato la
statua di Maria Ausiliatrice. Ma poi
con sua grande meraviglia dovette
constatare che tantissime scuole del-
1' Indonesia, erano state dedicate a
Don Bosco: Don Bosco-Malang,
Don Bosco-Manado, Don Bosco-
Padang, Don Bosco-Medan, Don
Bosco-Semarang, Don Bosco-
Subaraya, Don Bosco- Ujunpan-
dang, ecc. E quasi sempre la gente
non sa esattamente chi sia Don Bo-
sco. Per questo l'infaticabile padre
Carbonell ha fatto stampare una bre-
ve biografia di Don Bosco, che ha già
diffuso in decine di migliaia di copie.
Umberto De Vanna

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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-------#1-
1 LUGLIO 1991 , 31
~======================---Libri---=----..,.----=====-----=========::::
a cura di Eugenio Fizzotti
LUIGI VALDEVIT
Cercare più in là,
Meditazioni sul senso cristiano
della vita,
Bologna, Edizioni
Studio Domenicano, 1991,
pp. 167, lire 16.000
Perché affannarsi e correre
tanto, se poi si dovrà morire e la-
sciare tutto? Perché vivere, se
poi tutto dovrà finire? Meditare
sul senso della vita e della mor-
te è il problema più importante
per l'uomo. Ma egli non ha tem-
po, perché ha troppo da fare: de-
ve accumulare ricchezze e tesori
che il tarlo consuma e i ladri ru-
bano. E così l'uomo finisce per vi-
vere perché si vive e basta.
Per ritrovare se stesso l' uomo
dovrebbe fermarsi, sostare, riflet-
tere, interrogarsi, lasciarsi inter-
pellare. È l'invito rivoltoci da Luigi
Valdevit e l'aiuto che, con sensi-
bilità e scioltezza di linguaggio,
oltre che con la forte carica uma-
na, egli ci offre con queste sue
splendide meditazioni. li libro va
richiesto in via dell 'Osservanza,
72 - 40136 Bologna.
LAURA VINCENZI
Lettere di una fidanzata ,
a cura di Guido Botti,
Roma, Città Nuova, 1991,
pp. 159, lire 12.000
SI tratta di una raccolta di let-
tere, pagine di diario, pensieri e
appunti , semplici e commoventi ,
di una ragazza innamorata del
suo Guido. Ma nella sua vita ir-
rompe Dio con la forza del dolo-
re, e quella che poteva essere
una delle tante storie quotidiane
diventa un'ardita avventura spi-
rituale , che si conclude con la
morte di Laura, dopo tre anni di
atroci sofferenze.
LAUII< ~INC8"2l
LETTERE
DIUNA
FIDANlATA
o curo di Guido Soffi
Cllt6 Nuovo
A egregie cose il forte animo
accendono gli esempi dei « picco-
li » grandi. Laura è tra questi.
ENRICO dal COVOLO
Maria di Nazaret,
La tua storia è la mia storia,
Roma, Edizioni Dehoniane, 1990,
pp. 39, lire 4.000
Per far sì che l'eredità del giu-
bileo mariano e l'anno centena-
rio di don Bosco continu ino ad
alimentare la nostra vita di fede,
don dal Covolo, docente all ' Uni-
versità Salesiana di Roma, ha
pensato di meditare sulla voca-
zione di Maria, ricercando i pun-
ti di contatto tra la sua (pur
singolarissima) e la nostra (di sa-
cerdoti , religiosi e laici) vo-
cazione .
Queste le brevi quanto cristal-
line meditazioni raccolte nel vo-
lumetto: la chiamata di Dio, la
risposta alla chiamata, la missio-
ne, i dubbi e i turbamenti del
chiamato, l'atteggiamento rassi-
curante di Dio.
Povera ma bella
memorie tm sogno e l\\',alt:ì
EDGARDA FERRI
Luigi Gonzaga. 1568-1591.
Milano, Edizioni Paoline, 1991,
pp. 256, lire 25. 000
Il destino di Luigi Gonzaga era già segnato prima ancora della sua nascita: resta-
va solo da stabilire se doveva diventare marchese, succedendo al padre con l'altis-
simo titolo di principe dell 'Impero, o se invece doveva diventare una badessa
(dipendeva solo dal sesso). Egli invece sbatte la porta in faccia alla futura carriera
e agli onori , e sceglie la semplicità, la povertà, l'azione in favore di chi soffre e di
chi muore.
Da questa indagine storico-archeologica nel '500, balza fuori , liberata dalle in-
crostazioni dell'agiografia e iconografia manieristiche che vogliono vedere in Luigi
il principino smunto e sciapitino col giglio in mano, la figura di un giovane dei nostri
giorni, che lotta per i suoi ideali e si fa carico del fratello sofferente, del fratello biso-
gnoso di pane e dignità, riconoscendo Cristo in -lui.
Nawn:no Ribbrctti
otllZ:IOnl pnol,no
NAZARENO FABBRETTI
Povera ma bella,
Memorie tra sogno e realtà,
Milano, Edizioni Paoline, 1991,
pp. 204, lire 18.000
Pagine autobiografiche in cui
sono raccolte, come delle confi-
denze fatte a un amico, le memo-
rie di padre Nazareno Fabbretti
e la sua nostalgia del perduto. Ma
come tutte le confidenze, anche
queste finiscono per diventare la
radiografia di un uomo che, fa-
cendos.i compagno di cammino,
si rende presente nella nostra vita
per aiutare a riconquistarne il sa-
pore e la gioia.

4.2 Page 32

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32 · 1 LUGLIO 1991
DALLE MISSIONI
CHACAS, RISPOSTA Al POVERI
Nel 1976, incalzato dagli
stessi giovani volontari, don Ugo De
Censi decise infine di recarsi anche
lui in Perù .
La partenza dalla , Lombardia gli
dovette costare molto. Aveva 52 an-
ni e in Italia era molto conosciuto e
indaffarato. Oggi fa il parroco sulla
Cordillera Bianca.
« È la chiesa il centro della parroc-
chia », dice. « È stupendo vedere que-
sta gente pregare. È questo il tesoro
più grande. Ma fin dall'inizio della
mia missione di parroco mi sono
impegnato anche nell'intervento so-
ciale: strade, scuole, ponti , medici-
ne ... ». Tante iniziative, per far
capire subito alla sua gente venuta da
secoli di emarginazione e di abban-
dono, che qualcosa di nuovo stava
cominciando.
Don Ugo De Censi tra la sua gente. Nelle altre foto,
ragazzi e giovani nel laboratorio di intarsio
di Elvira Bianco
A Chacas funziona la migliore scuola
di incisione del legno del Perù
e, molto probabilmente,
la migliore dell'America Latina. Il fondatore è
il salesiano don Ugo De Censi,
che ha dato impulso a un movimento
di volontariato attuahnente impegnato
anche in Brasile, in Bolivia e in Ecuador.

4.3 Page 33

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-------.sll-
RERI
1 LUGLIO 1991 33
l>onrMS persona
aadva e singolare
DELLA CORDILLERA
La Scuola Don Bosco di Chacas è
la vetrina di questo colossale impe-
gno. Nella scuola vengono educati
150 ragazzi che imparano a intaglia-
re il legno e ricevono gratuitamente
cibo e alloggio . Alla fine del quinto
anno di studio, ogni ragazzo viene
fornito di una valigia con tutti gli
strumenti che gli saranno necessari
per esercitare la professione impara-
ta . E a quelli che vogliono si dà la
possibilità di iscriversi alla.« Coope-
rativa artigianale Don Bosco -de Cha-
cas », sorta per favorire il lavdro
nella propria terra . « Uno degli obiet-
tivi principali che ci proponiamo è
proprio quello di mantenere i ragaz-
zi sulla Sierra, evitare che finita la
scuola lascino il loro paese per·anda-
re in città o nella foresta a coltivare
le piante di coca attratti dai facili
guadagni e dai dollari dei narcotraf-
ficanti». Per loro, figli di poverissi-
mi agricoltori, è grande la tentazione
di trasferirsi nella capitale, dove si
pensa di trovare tutto a portata di
mano: ìl mercato, le macchine, il de-
naro. Molti decidono di rimanere nel
loro paese e lo arricchiscono con la
loro professione, mettendola anche
a servizio di chi non ha avuto l'op-
portunità di una vera educazione. La
cooperativa ha favorito la solidarie-
tà e ha dato impulso alla vita sociale
ed economica locale. E la promozio-
ne sociale lentamente arriva molto in
alto: « Tranne qualche volontario ita-
liano, tutti i professori attuali della
scuola sono peruviani», dice soddi-
sfatto don Ugo. « È giusto che sia co-
». Il lavoro nella scuola comunque
è difficile. Mantenere i ragazzi per
cinque anni, seguire la loro salute,
comprare il legname, seccarlo, tra-
sportarlo da 3400 metri alla Sierra,
procurare il lavoro, vendere i manu-
fatti sia a Lima che in Italia, seguire
le pratiche burocratiche, è una gros-
sa fatica, sia per don Ugo che per i
suoi amici volontari.
Quanto ai lavoratori, c'è chi rima-
ne con don Ugo per qualche mese;
ma un centinaio sono per un servi-
zio « permanente» e lavorano gratui-
tamente a Chacas -e in diverse altre
scuole e oratori (a Lima, Llamellin,
Piscobampa, Yanama, Tomanga,
Jangas e Marcarà), dove ospitano
complessivamente 500 ragazzi e ra-
gazze tra i più poveri . Gli oratori poi
sono un momento di ritrovo per ol-
tre mille bambini. E attraverso i
bambini si raggiungono le famiglie
per offrire ogni genere di aiuto: dai
vestiti al cibo , dagli aiuti in campo
agricolo alla potabilizzazione dell'ac-
qua e alla costruzione di un ospedale.
Elvira Bianco
Ha collaboralo Vfrente Santi/li
Collana ccMondo Nuovo»
Con i suoi opuscoli di 32-48 pagine, dif-
fusi in oltre 4. 500.000 copie, la collana
costituisce una piccola « enciclopedia
della f ede».
Ecco una selezione cli titoli:
BIBBIA• 87. La Bibbia parola dell'uo-
mo, pa rola di Dio• 103 . Tu conosci Ge-
sù?• 105 . La Bibbia « Lettera d' amore»
di Dio agli uomini
TEOLOGIA• 2. Ma c'è poi questo Dio?
• 82. Dibatt ito sul diavolo • 101. Che
cosa significa dire « C redo » • 107. Ma
Dio a cosa serve?
RELIGIONE 75 . Una religione vale
l'altra? • 91 . Processo alla religione •
114. Dossier cristia nesimo
SACRAMENTI 30. La dom enica an-
dando alla Messa ... • 46. L'amore si co-
struisce • 78 . Quando un matrimonio è
nullo • 97 . Confessione, festa .del
perdono
MORALE• 33. Che male c'è?• 55 . Fa-
miglia , diventa ciò ch e sei • 71 . Eutana-
sia, la « dolce mo rte » • 73 . T ra oroscopi
e magia
CHIESA• 12 . Perché i missionari? • 64.
C ri sto sì, Chiesa no? • 66 . Parrocchia
aperta • 90. Il laico : fermento e te-
stimone
PROBLEMI SOCIALI 44. La fa mi-
glia e gli anzian i 56. Il cri stiano e la
pace • 58 . Ma liberaci dall a solitudine
• 84. Res pon sabili della creazione
Prezzo degli opuscoli: Lire 850
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI Cl
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4.4 Page 34

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34 • 1 LUGLIO 1991
LA GUERRA DEL GOLFO
NELLA POLVERIERA mine c'era solo il problema della
sopravvivenza. Uno di loro, un per-
DEL MEDIO ORIENTE sonaggio influente, ha scritto: «Non
abbiamo né denaro, né latte; non ab-
biamo avuto carne sin dall'inizio del-
la guerra. Se i militari pescano i
ragazzi fuori casa li picchiano mala-
mente e i più grandi li portano in pri-
gione. Siamo trattati peggio delle
bestie perché teniamo per Saddam
Hussein. Solo un quinto dei palesti-
nesi ha ricevuto la maschera. Per più
di un mese abbiamo avuto solo po-
che ore di libera Ùscita per fare prov-
viste. Nessun aiuto. È diminuito il
lavoro a tal punto che non si ha nul-
la da mangiare. Siamo ridotti alla
miseria. E la popolazione mostra se-
gni di disperazione. Ogni casa è una
pentola sotto pressione. Tutto il gior-
no in casa davanti alla televisione. La
disperazione ci aveva fatto gridare di
gioia quando abbiamo visto arriva-
re il primo missile su Israele. Anche
gli ebrei provavano finalmente ciò
che hanno fatto provare a noi...».
D. «Le case salesiane hanno avu-
to problemi?».
R. « Ovunque siamo stati coinvolti
nel clima generale. Anche noi come
ogni famiglia dovevamo avere una
camera ermeticamente chiusa e sigil-
lata per evitare infiltrazioni di gas;
ai ragazzi è stata distribuita la ma-
schera. A Betlemme, nella zona oc-
Foto F. Marzi
cupata, non si è interrotta del tutto
la nostra produzione di pane. Qual-
_ _ _ Don Alfredo Picchioni è
l'ispettore salesiano del Medio Oden-
te. La sua sede è a Betlemme, nel
cuore del territorio arabo occupato.
Ci facciamo raccontare come hanno
vissuto la guerra del Golfo le opere
salesiane che si trovano in territorio
israeliano.
« Dal settembre scorso», dice, « le
nostre scuole della zona araba han-
no fatto 36 giorni di scuola. Un po'
per l'intifada e un po' per la guerra
del Golfo. Nella zona israeliana in-
vece è stata sospesa l'attività solo per
15 giorni. Il periodo del coprifuoco
totale è stato però terribile per tutti.
Nessuna possibilità di lavoro e quindi
notevoli difficoltà finanziarie per
ogni famiglia. A molti è mancato il
necessario per vivere. Mai Betlemme
si è trovata in una situazione di così
grande difficoltà».
D. « Sono stati gli arabi del terri-
torio occupato a vivere l'esperienza
più dura... ».
R. «Certo. Quando videro cadere
su Israele i primi scud, erano felici.
Ma poi la gioia si è smorzata e alter-
cuno di noi lo portava come poteva
alle famiglie. Nella zona israeliana si
è sentito forte il timore dei missili.
Ovunque c'era un'oppressione terri-
bile. I patriot hanno fermato quelli
che hanno potuto, ma ci sono stati
danni a Tel Aviv, Haifa e nella zona
del Carmelo. Noi non abbiamo avu-
to nessuna vittima e nessun danno
perché non furono mai colpite Na-
zaret, Gerusalemme e la zona occu-
pata dagli arabi. C'era difficoltà a
comunicare. Ci volevano permessi
speciali».
0

4.5 Page 35

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----------s8-
~~~~~~-------Roblemi---_-_---1L-UGL-/01-~1-•35
dueativi=---============~===
di Jean-François Meurs
IL DIARIO DI ANDREA
"Idealmente », avrebbe detto Seneca, un umanista, "la schiavitù do-
vrebbe essere abolita. Ma siamo realisti. I cittadini romani tenevano ai
loro privilegi e la mano d'opera gratuita è essenziale al benessere del-
l'Impero». L'uomo della strada avrebbe avuto un punto di vista più sem-
plice ancora: «Vi sono uomini schiavi e uomini liberi, così come vi sono
cani e gatti ».
Ci sono delle frasi che uccidono. Ve ne sono delle altre che fanno
1 evolvere la sensibilità collettiva dell' umanità.
DOPO DI NOI IL DILUVIO!
Martedì, 19 marzo. Mi dà sui nervi quel tipo . Mi ha
appena ripetuto il solito ritornello: « Ciò che ci vorrebbe
per i giovani d'oggi è una buona guerra .. Questo li rad-
drizzerebbe» . Ma vi rendete conto? Sarebbe meglio riflet-
tere a ciò che si dice, soprattutto in questi momenti! Mi
ha risposto: « Non si può fare a meno della guerra». Ec-
co un'altra frase su misura per cervelli piccoli: «È me-
glio una buona guerra che una cattiva pace». Ho preferito
lasciar perdere. A sentirlo parlare così fa cader le brac-
cia. È con gente come questa che si potrebbe rifare la sto-
ria. Naturalmente a rovescio.
« Nei paesi in cui si vendono armi», egli dice: « se non
gliele vendiamo noi, gliele venderanno altri al nostro po-
sto!». È ragionare come il farmacista che, nonostante la
legge, vende due scatole di barbiturici a una ragazza che
vuole pagarsi un «viaggio» perché, dice: « tanto, se non
gliele vendo io, va altrove», e così crede di avere la co-
scienza libera, come il suo naso dopo che ha respirato il
Vicks. Criminale! Anche così il mondo va all'indietro.
Abbiamo avuto un'epoca in cui i bambini di otto anni
lavoravano 16 ore al giorno nelle miniere di carbone. E
si diceva: « È la dura legge dell'esistenza». Nella stessa
epoca vi era un giovanottone che diceva al suo fratellino
Giovannino Bosco: « Se sei un contadino, rimani conta-
dino e fai sogni da contadino. Senti questo muscolo e non
montarti la testa con i tuoi libri». Il fratelli no lo ha ta-
stato e ha detto: « Perbacco! È duro come il fondo schie-
na di un asino!» Fortunatamente aveva letto nei libri che
conveniva mettere della distanza tra lui e suo fratello pri-
ma che capisse!
E nella preistoria? Che cosa è avvenuto? Che cosa si
poteva fare con un vecchio che non sapeva più fare dodi-
ci frecce al giorno? Non lo si poteva mica nutrire senza
GCLEÌ RVffO;fV, DQ ) ... Bl50GtVA
VN fl)C ll.1t-
VI.VPEU-RRE.I...
I
- - - - - YJ.~
che facesse niente! Allora si faceva un Gran Consiglio e
il capo della tribù diceva: pro-du-zio-ne. Ci costa più di
quello che rende. Lo si deve mangiare . C'è della gente che
trovava tutto questo triste, rria lui diceva sicuro di sé, con
un 'aria ispirata: « Che cosa volete, si dovranno sempre
sopprimere i vecchi. D'altra parte se non ne facciamo car-
ne da mangiare, un altro lo farà al nostro posto».
Aiuto! Non si accorgeva che sputando 1,ella minestra
degli altri sputava nella sua! Meno male che non tutti la
pensano come lui, perché una pentola è davvero un luo-
go strano per finire i propri giorni!
o

4.6 Page 36

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36 · 1 LUGLIO 1991
MISSIONARI IN K~NYA
IL 11PROGETTO THl~A11
- - ~ - Il progetto si propone di
sconfiggere la fame, l'analfabetismo
e le malattie nella provincia di Em-
bu, in una zona arida attraversata
dal «Thiba », fiume che nasce dalle
nevi perenni del Kenya. Il « Proget-
to Thiba », segnato dal Ministero Af-
fari Esteri italiano con. la sigla
« Caritas/Fa 41 C Kenya» è frutto
della collaborazione di vari enti: il
governo italiano, la Caritas, i missio-
nari salesiani, i volontari laici del VIS
(Volontariato Internazionale per lo
Sviluppo, un organismo che opera in
ambito salesiano). Alcune realizza-
zioni sono già giunte a compimento:
16 km di tubi interrati per facilitare
l'irrigazione; una stazione di pom-
paggio sul fiume; l'arrivo dell'ener-
gia elettrica; l'impianto di
potalizzazione dell'acqua del fiume;
la costruzione di capannoni, uffici ,
magazzini, frigori ferì, tettoie, salo-
ne polivalente, case di abitazione,
polytechnic, dispensario. È stata co-
struita una nuova strada con varie di-
ramazioni per i necessari collega-
menti; l'azienda agricola è stata do-
tata di una serie di macchinari agri-
coli per la messa a cultura dei terreni.
Sono state praticamente avviate, e
con progetti chiari, tre realtà:
I. La FARM: circa 160 ettari di
terreno sono stati disboscati, dece-
spugliati, puliti e avviati alla coltiva-
zione. Questo per rispondere al
problema della fame.
2. li POLYTECHNIC, la scuola,
che ha cominciato con corsi di agro-
meccanica, di edilizia rurale, di fa-
legnameria, di agricoltura e di
legislazione amministrativa. Per ri~
spandere al problema dell'analfabe-
tismo e del lavoro .
3. TI DISPENSARIO, che ha già
una sede decorosa, ma si attende il
completamento dell'attrezzatura. È
una risposta al problema della ma-
lattia.
Il Rettor Maggiore nella sua recen-
te visita compiuta in Kenya, ha com-
mentato: « La fede cristiana deve
misurarsi sempre più sul piano con-
creto dei problemi dell'uomo, come
avete fatto voi con il Progetto Thi -
ba. Vedere il deserto fiorire e produr-
re ogni genere di ortaggi e alberi da
frutto; scorgere tanta gepte lavora-
re, imparare, guadagnare e sapere
che alcuni prodotti agricoli di que-
sto progetto arrivano sul mercato di
Embu e di Nairobi, anzi le primizie
raggiungono perfino i mercati este-
ri , e sapere che fino a qualche anno
fa qui era deserto, tutto 9uesto met-
te davvero in evidenza la forza della
solidarietà».

4.7 Page 37

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·-------~-
ANNIVERSARI
1 LUGLIO 1991 37
DoN UNIA,
IL PRIMO SAL~SIANO
TRA I LEBBROSI
di Teresio Bosco
Cento anni fa,
il 26 agosto 1891,
giungeva tra gli 850 _
lebbrosi di Agua de
Dios un salesiano
ruvido e dal cuore
d'oro. Sorrise ai
ba,nbini, si sedette
accanto ai ·malati e
visse con loro.
Nato a Roccaforte di
Cuneo nel 1849, Michele Unia ave-
va desiderfltO fin da giovanissimo di
diventare sacerdote. Ma il padre, cri-
stianissimo, aveva chiuso la questio-
ne con sette parole: « Non possiamo.
Siamo poveri e dobbiamo lavornre ».
A quell'età in cui a certi giovanotti
pare tutto permesso era così severo
e deciso nel bene che tutti lo chiama-
vano il prete. Possedeva, tra altre
belle qualità, una speciale capacità di
calmare le liti e di togliere le disun io-
ni in famiglia .
Panor~nia di Agua de Dios.
In alto, don Michele Unia.
Quando compì 27 anni , i fratelli
e le sorelle erano cresciuti , la fa.mi-
glia aveva r~ggiunto una certa tran-
quillità economica, e proprio allora
il Bollettino Salesiano pubblicò il
programma di Don Bosco per i Figli
di Maria: giovani adulti che deside-
ravano, cqn un corso accelerato di
studi, diveptare sacerdoti, potevano
rivolgersi ~ Don Bosco . Un numero
di quel Bollettino lo lesse la madri-

4.8 Page 38

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38 1 LUGLIO 1991
na di Michele, che subito corse alla
casa del suo figlioccio.
« Chi avesse detto a quella po.vera
vecchietta - annota G.B. Francesia
- che essa in quel momento provve-
deva un padre e un benefattore a mi-
gliaia di infelici, l'avrebbe fatta
sorridere come di cosa impossibile.
Eppure era così».
La festa di San Giuseppe, 19 mar-
zo, Michele Unia è a Torino, e parla
con Don Bosco. Gli dice con sbriga-
tiva franchezza: « Vorrei diventare
prete ma non salesiano. Mia inten-
zione è fare gli studi e poi tornare
prete nella mia Diocesi, possibilmen-
te nel mio paese». Don Bosco sorri-
de: «Va bene. Torna ai primi di
agosto con la tua valigia e verrai con
me a Lanzo a fare gli Esercizi Spi-
rituali».
In quegli Esercizi; Michele andò a
confessarsi da Don Bosco. Egli lo
guardò, sorrise di nuovo, e gli disse:
«Tu vuoi tornare a fare il prete al tuo
paese. Va bene. Ma se il Signore vo-
lesse che ti fermassi a lavorare con
Don Bosco e ti desse un segno che
questa è la sua volontà, cosa fare-
sti?». Michele lo guardò fisso e ri-
spose con una sola parola:
«Obbedirei>>. Don Bosco continuò:
« Se Dio mi rivelasse il tuo interno,
e io te lo dicessi qui, a te, lo ricono0
sceresti come un segno che ti vuole
con me?».
« Io lo guardai fisso per assicurar-
mi che non mi burlasse - racconte-
rà poi tante volte Michele Unia -. E
lui cominciò a dirmi tutto il mio pas-
sato, con tanta precisione ed esattez-
za, che meglio io non avrei potuto
desiderare. A me pareva di sognare.
Ero commosso all'estremo, non sa-
pevo . riprendermi dallo stupore.
"Caro Don Bosco - gli dissi - in
che maniera è venuto a sapere tutte
queste miserie?". Credo che veden-
domi tutto mortificato, abbia volu-
to confortarmi con questo esattissi-
mo episodio: "So ben altro ancora!
Tu avevi circa 11 anni e ti trovavi una
domenica nel coro della tua chiesa
mentre si cantavano i vespri. Giran-
do gli occhi qua e là, ti sei accorto
che un tuo compagno si era addor-
mentato vicino a te con la bocca
aperta. Tu avevi delle susine in tasca,
cercasti la più grossa e gliela gettasti
in gola. Il poveretto fu sul punto di
soffocare. Balzò su gridando, e tut-
to il coro sospese il canto. Di questo
peccato, tuo cugino prete te ne die-
de subito la penitenza con una mez-
za dozzina di scappellotti". Da quel
momento io appartenevo a Don Bo-
sco. Non potevo più rifiutarmi di fa-
re la volontà del Signore.»
Ad Agua de Dios
Nel 1889 Papa Leone XIII, che
aveva appena esortato i Salesiani a
non aprire altre opere per non espan-
dersi troppo, invitò don Rua, succes-
sore di Don Bosco, ad aprire con
urgenza in Colombia una Scuola
professionale.
Don Michele Unia chiese di far
parte della spedizione e arrivò a Bo-
gotà nel gennaio 1890. Da pochi mesi
si era spento nell'isola di Molokai,
nelle Hawaii, il grande apostolo dei
lebbrosi, padre Damiano De Veu-
ster. Tutti i giornali del mondo ne
parlavano come di un martire, che
aveva condiviso con quei malati la vi-
ta e la malattia.
Anche in Colombia c'erano molti
lebbrosi: era un folto gruppo am-
mucchiato (730 adulti più 120 bam-
bini inferiori ai dieci anni) ad Agua
de Dios, una località tra le monta-
gne, a tre giorni di viaggio dalla ca-
pitale e a venti chilometri dalla città
di Tocaima. A quella povera gente
mancavano specialmente due cose:
l'acqua per dissetarsi e pulirsi, e un
prete per vivere senza violenza e sen-
za disperazione.
L'Arcivescovo di Bogotà cercava
un prete da mandare lassù, ma nes-
suno, nemmeno alcuni preti colpiti
dalla lebbra, se l'era sentito di ac-
cettare.
Nella tredicesima domenica dopo
Pentecoste, don Michele Unia stava
leggendo il Breviario, e s'imbattè nel
brano di Vangelo che racconta la
guarigione di dieci lebbrosi da parte
di Gesù. Non riuscì più ad andare
avanti. Gli era spuntata evidentissi-
ma nella mente la convinzione che
con quelle parole Gesù chiamava lui
ad Agua de"Dios. Era il pomeriggio,

4.9 Page 39

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- - -- -------s/1-
sopravvenne la notte, e don Unia
non riusciva a prendere sonno. Pur
sapendo di f!).re una stranezza, andò
a bussare alla stanza di don Raba-
gliati, suo direttore, che stava dor-
mendo. Un dialogo drammatico,
quasi folle: « Ne parliamo domani».
«No, ne parliamo adesso». «Ma
non posso permetterti di andare a ri-
schiare la vita». « Lei mi permetta
solo di andare a vedere quei lebbro-
si. Intanto chiederò il permesso a
don Rua di poter rimanere». «Va
bene, vai a dormire».
Prima di partire, il 18 agosto 1891,
scrive al successore di Don Bosco.
Gli racconta l'idea scoppi&ta nella
mente, il dialogo con il direttore, la
situazione dei lebbrosi. « La notizia
come un lampo si sparse nella città
- gli scrive -, e tosto mi vedo arri-
vare una lettera dell'Arcivescovado
colla quale canonicamente sono elet-
to cappellano di Agua de Dios. Gli
amici mi credono quasi pazzo, cer-
cano di dissuadermi, ma si accorgo-
no che la mia testa è veramente dura.
Scrivo a lei, signor don Rua... Que-
sta settimana mi metterò in viaggio,
e per i primi di settembre spero di po-
ter celebrare la Messa in mezzo ai
lebbrosi. Là attenderò la sua rispo-
sta... Userò tutti i riguardi, se poi Id-
dio vorrà che sia colpito dal morbo,
Egli che mi chiama mi darà la pazien-
za di sopportarlo».
Don Unia ha dimenticato un pic-
colo calcolo: le lettere, portate dalle
navi, impiegano mesi ad arrivare; i
tel(lgrammi da e per l'Italia (in quel
tempo in cui un operaio guadagna 3
lire al giorno, costano oltre cento li-
re. Ne nasceranno contrattempi e
sofferenze, ma intanto don Unia par-
te e arriva tra gli sfortunati abitanti
di Agua de Dios.
Il 26 agosto 1891 don Unia giun-
ge ~d Agua de Dios. Ha perso il tre-
no che lo doveva portare fino alla
città di Tocaìma, ma ha detto al ca-
postazione: « Uno di Cuneo non si
spaventa per così poco!». Arriva a
dorso di mulo.
Quegli infelici « dimenticati com-
pletamente dai parenti e dagli ami-
ci, i quali si vergognano persino di
scrivere loro», gli fanno un'acco-
glienza commovente. «Alle 11 del
mattino, l'ora più calda del giorno,
con un sole cocentissimo - scrive a
don Rua - coloro che non tengono
il letto, chi a cavallo, chi a piedi ven-
nero a incontrarmi tra i boschi. Av-
vicinandomi, incontrai un centinaio
di 11agazzini, poi un drappello di gio-
vanette bianco-vestite con palme e
fiori in mano. Fu una scena che mi
commosse fino alle lacrime! Ma uno
Agua de Dios. Sempre più adeguata l'assistenza sanitaria.
1 LUGLIO 1991 39
spettacolo ben straziante mi ebbi
quando andai a visitare quelli che
stanno coricati nel lazzaretto. Sono
più di cinquanta, che non hanno
quasi più forma umana. Piaghe. Pu-
trefazione. Membra che cadono a
brani. Poveri infelici! Ma dai loro
volti tr,aspariva un non so che d'in-
solito. Il sorriso sulle labbra, i mo-
vimenti vivaci degli occhi mi dava a
conoscere eh'erano contenti della
mia venuta. Mi feci animo e rivolsi
a ciascuno un saluto speciale. Io sta-
rò con voi. Son venuto per condivi-
dere cpn voi le vostre pene, i vostri
dolori, per recarvi le consolazioni del
Cielo.
« E cosa faccio ora in questo laz-
zaretto? Sono sacerdote e solo. Avrò
da attendere a tutte queste anime, ce-
lebrare la S. Messa, amministrare lo-
ro i ~S. Sacramenti e consolare i
poveri sofferenti visitandoli più vol-
te al giorno. Di più, ci sarà da fare
il catechismo a un bel numero di fan-
ciulli ... Io vivo allegramente con i
lebbròsi. Soffro un po' per il clima
troppo calcjo: sempre dai 30 ai 35
gradi centigradi. La mia abitazione:
due camerette coperte di foglie di
palma. Un buon ragazzetto due vol-
te al gforno mi porta di che cibarmi.
Il pane è sempre duro, perché qui
non se ne fa e quel ohe si vede arriva
da Bogotà. L'acqua poi pare acqua
d'inferno: si fa venire ad un'ora di
distanza sulla schiena degli asini e
con un calore di 35 gradi. Ora sto
fabbricandomi una piccola cucina, e
allora il ragazzetto si fermerà con
me. Se lei, don Rua, me lo permet-
te, chiamerò questa la Famiglia Sa-
lesiana tra i lebbrosi di Agua de
Dios ».
Se la lebbra verrà...
Questo strano nome della località
veniv~ dal fatto che non c'era al-
tra acqua che quella che mandava
Dio sotto forma di pioggia. Per due
chilometri intorno non c'era un fiu-
me, uno stagno, un pozzo. L'acqua
portata a dorso d'asino, calda, agi-
tata, qualche volta imputridita, avrà
tristi conseguenze sulla salute di don
Unia.
Le prime cose a cui pensò, oltre al-
la normale vita di prete tra i lebbra-

4.10 Page 40

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40 1 LUGLIO 1991
si, fu un acquedotto. in tubi di ghisa parti : si ha paura della lebbra. Al so-
che ottenne in regalo da un coope- lo parlare di questa peste si ha pau-
ratore salesiano, e un asilo per i bam- ra, si rabbrividisce. Chi viene qui è
bini piccoli, figli di lebbrosi, sovente oggetto della pubblica abbominazio·-
già lebbrosi essi stessi, e comunque ne. Non sarà tanto facile tornare ~
semi-abbandonati.
Bogotà!». Egli invece la paura noq
Ottenne la venuta ad Agua qe Dios sa cosa sia. Scrive: « Partendo da Bo-
di due suore della Presentazione di gotà, vari medici vollero darmi con-
Tours, due splendide e coraggiose sigli e avvisi: Non li tocchi! Non si
donne con cui il 4 marzo I892 poté lasci toccare! E come faccio? Tutti
inaugurare l'asilo. Scrive: « Duran- i giorni ne ho la casa piena. E grazie
te la benedizione i bambini cantaro- al Signore ne ho già confessati mol-
no un dolce e melanconico inno alla. ti. Vado all'ospedale almeno unq
Vergine Addolorata. Tutti i malati volta al giorno, se non due o tre. Li
che potevano reggersi in pied j vi as- saluto ad uno ad uno, ascolto le lo-
sistevano a capo scoperto . Quanta ro miserie. E come si fa a non essere
pena al pensare che i visetti paffuti in contatto? Però questa familiarità
e rosei di quei cento bambini saran- . me li rende riverenti cpme figli . Se a
no fra non molto deturpati dall'ine- lungo andare sarò colpito anch'io
sorabile morbo ... ».
dalla lebbra, sia pure» .
La paura della lebbra era ossessio-
4p nante. Don Unia scriveva: « Agua de
Dios è tra monti e colli deliziosi . Vi Btoccato a
anni
sono estese vallate che sarebbero fer-
tilissime, se fossero coltivate . Ma Mese dopo mese, il suo lavoro
nessuno cerca di venire da queste continua, delicato e tenace. Arriva
l'acquedotto con l'acqua fresca e ab-
bondante per tutti. Arrivano due sa-
lesiani, tra cui don Raffaele Crippa
che sarà il secondo padre dei lebbro-
si. Una colletta nazionale, aperta dai
carcerati di Bogotà, porta il denaro
sufficiente per rinnovare e ingrandi-
re l'ospedale. Inizia l'Oratorio festi-
vo, con la banda musicale e il teatro.
Arriva dall'Italia un chierichietto gio-
vanissimo (I 9 anni), Luigi Variara,
che diventerà presto il cuore e l'ani-
ma ardente di Agua de Dios. Tutto
arriva. Se ne va soltanto la salute di
d~n Michele Unia, che viene colpito
da idropisia (un nome che a quel
tempo indicava la presenza ç.li molti
edemi), poi da nefrite.
Deve tornare in Italia, per sempre.
Si spegne a Valdocco il 9 djcembre
I895. Il « ruvido prete di Cuneo» ha
soltanto 46 anni. È stato sacerdote
pe~ soli tredici anni. Ma ha lasciato-
una traccia indelebile di amore tra le
più infelici persone della terra.
Teresip Bosco

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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----------#1-
1 LUGLIO 1991 41
PROTEZIONE
COSTANTE
H o sperimentato in molte oc-
casioni la protezione di
Santa Maria Mazzarello. Due an-
ni fa ha fatto guarire la mia pri-
ma bambina e poi quella di una
mia sorella. Alcuni mesi fa ho
avuto occasione di ricorrere an-
cora a lei per la nascita del mio
quinto figlio. La posizione anoma-
la del feto e alcune complicazio-
ni richiesero un atto operatorio.
Ripresi la preghiera alla Santa e
mi sentii presto sollevata. Da al-
lora mi sento come rinata , ed è
cresciuto in me il desiderio di aiu-
tare il mio prossimo. Le occasio-
ni non mi mancano, poiché sono
infermiera. Mi faccio aiutare sem-
pre dalla Santa, che protegge co-
stantemente la mia famiglia ».
Miria Diaz de Huerta,
Lima, Perù
UNA VOCE
Ml INCORAGGIAVA
H o sempre avuto un brutto
carattere, chiuso e solitario,
molto timido. Niente di strano
quindi se fino a 24 anni avevo fat-
to solo esperienze brevi e nega-
tive con i ragazzi. lo che avevo
sempre avuto poca fede (sono
sorella di exallievi salesiani), in i-
ziai a pregare Don Bosco, pro-
prio quando allo~JQ_iai .in ~n
pensionato delle Fighe d1 Mana
Ausiliatrice per motivi di studio.
Ho fatto novene e preghiere, so-
no andata presso l'urna di Don
Bosco in Torino e una voce im-
periosa mi diceva di avere pa-
zienza. Ho così conosciuto un
giovane che mi vuole bene e pro:
babilmente il prossimo anno m1
sposerò. Ora sono felice. Chiedo GRATITUDINE
a Pon Bosco di aiutarmi ancora, A SUOR EUSEBIA
perché ho ancora bisogno di lui ».
S Lettera firmata, Cuneo
ono vivamente riconoscen-
te alla Serva di Dio suor
Eusebia Palomino per la sensi-
bile ripresa del nipote, dopo c~e
un gravissimo incidente stradale
ORA È FELICEMENTE
SPOSATO
aveva reso necessari tre inter-
venti al torace a distanza di po-
che ore. Ora il giovane è fuori
H o pregato tante volte S~n
Giovanni Bosco nelle mie
difficoltà, da quando il bambino
pericolo.
Matilde Diliberto Bigott?,
Milan,o
mì portò la sua immagine dall 'a-
silo (tutti i miei quattro flgl1 han-
no frequentato istituti salesiani).
Uno di loro quattro anni fa ruppe
il fidanzamento con una ragazza
a cui si era molto affezionato. Egli
rimase addolorato e sembrava
tutto finito. lo cominciai ogni gior- UN IMPORTANTE
no a pregare Don Bosco, perché
se la felicità di mio figlio era quel-
DOCUMENTO
la ragazza , li facesse incontrare
di nuovo. Ora mio figlio si è spo-
sato con lei e sono molto felici».
Lina lntraini, Palermo
D on Quadrio mi ha ottenuto
una grazia. Avevo bisogrl o
di un documento per me molto
importante. Mi venne offer_to yn
biglietto con una sua preghiera~
uCristo fratello ». Prima la scor~1 .
poi la recitai più.attentamente, ri-
manendo eolpita dalla sua pro-
ELISABETTA
È CON NOI
fonda convinzione di fede. Affidpi
a Don Quadrio la mia angosci?.
Tre giorni più tardi ricevetti, j~
modo assolutamente inatteso, 11
D documento richiesto, dopo c~e
opo 13 anni di matrimonio , l'ultima risposta definitiva era stp-
anche noi siamo diventati ta una recisa negazione. Spero
genitori di una bella bambina. . che questa figura di sacerdote,
Suor Elsa Destro ci esortò a met- cosl ricco di fede e di amore per
tere l'abitino e fare la novena a Dio e per i fratelli, sia largamen-
San Domenico Savio. E noi lo te conosciuta e proposta presto
abbiamo fatto per lungo tempo. dalla Chiesa alla venerazione d~i
Elisabetta adesso è con noi ». fedeli ».
Piero e Alba Dini,
Firenze
Suor G.S., FMA,
Ronia
HANNO OTTENUTO
« GRAZIE »
Guardo Rosalia
Gonella Rina
lsella Giuseppina
lulia Ester Grazia
lbea Maria
Latore Giacomo
Cotti Lazari Zita
Lico Pietro
Locatelli Battista
Lo Faro Fabrizio
Magni Ausilia
Malfatto Maria Teresa
Manuzzi Luciana
Marelli Rosaria
Masera Alba
Messina Iolanda
Micheletti Clara
Moffolini Serafina
Montis Giuseppina
Mussu Marra Alberto
Nicolini Maria
Pagani Nardina
Pagano Pistoia Maria
Panero Caterina M1=1ria
Panero Giovenale
Quey Luisa
Pecolla Orsola
Pecori Girardi Maria
Pedrazzini Luigi
Polerani Giovanna
Poletto Luigina
Pollini Maria
Poloni Maria
Raso Rina
Rizzo Caterina
Rogina Concessa
Ronco Giovanni
Rota Angiolina
Per la pubblicazione non
si tiene conto delle·lette-
re non firmate e se11za re-
capito. Su richiesta si
potrà omettere l'indica-
zione del nome.

5.2 Page 42

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42 · 1 LUGLIO 1991
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
;::::=:::==~ ----'Wa-----::,stri~=========--
=======U r t·-=====:::==:=::=========:::::::::=
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Foqnule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire..., (oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti d~ll'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'ùno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere.Don Bosco con
sede in Roma (oppure l1stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e pacticolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
RELLA Maria e Marcello, cooperatori, t a Orti-
sei (Val Gardena), rispettivamente il 26/7/90 a 80
anni e 1'8/9/90 a 85 anni.
Don Tullio Taller, delegato cooperatori, scrive da
Bolzano: « I coniugi Rella meritano di essere ricor-
dati perché furono ricchi di fede e di carità cristia-
na, e aiutarono molto le missioni. Furono
soprattutto grandi benefattori del Giappone di Don
Cimatti, il quale ogni volta che veniva in Italia fa-
ceva loro visita. Vollero che i figli fossero educati
dai salesiani•.
BEVILACQUA Antonio, cooperatore, t a Man-
calvo il 5/10/1990 a 78 anni.
Fu un uomo attivo e dal cuore buono, che ha
collaborato per anni nel lavoro con le Figlie pi Ma-
ria Ausiliatrice, alle quali era molto affezionato.
Amava la Madonna e ogni anno, in occasione del-
la fiaccolata del 24 maggio, non risparmiava fati-
ca perché riuscisse bene.
CHIESA Agostino, cooperatore, t a S. Stefano
Roero (Alba) il 10/11/1990 a 70 anni.
Rimasto orfano di guerra, fu educato dalla ma-
dre nell'austera disciplina del lavoro dei campi e
nell 'onestà. Come padre di famiglia, fece cresce-
re nella fede i suoi dodici figli, di cui due sacerdoti
(don Gino, nella diocesi di Alba, e don Serafino,
missionario in Bolivia) e una Figlia di Maria Ausi-
liatrice, suor Francesca. Fu un uomo esemplare
e un fervido cooperatore. Con la sua bella voce
ha onorato la cantoria e le funzioni religiose della
sua parrocchia. Ogni anno faceva gli esercizi spi-
rituali di una settimana. Negli ultimi anni una ma-
lattia gli tolse la parola, ma fu di esempio per la
sua disponibilità alla volontà di Dio. Ora riposa nel-
la pace di Dio con il fratello Serafino, trucidato nel-
l'ultima guerra e con il fratello Teresio, salesiano
laico.
RIZZANTE Angelo, cooperatore, t a Mogliano
Veneto (TV) a 96 anni.
Magnifica figura di sposo e di padre cristiano.
Seppe trasmettere ai suoi figli l'immagine vivente
della paternità di Dio. Papà Angelo aiutò a deci-
dersi per Dio quattro figli, che donò generosamen-
te a Don Bosco, e indicò la vita cristiana agli altri
due. Fu un uomo saggio, che costruì la sua casa
sulla roccia della fede e della speranza. La Madon-
na gli fu vicina in vita e nell'ora della morte.
so insieme agli altri salesiani nel 1980. Di caratte-
re gioviale e simpatico, facile all'umorismo, il si-
gnor Bacis era un uomo di profonda vita interiore
e di una grande disporfi'.:lilità per il lavoro. Nessu-
na fatica lo spaventava. Visse poveramente e alla
sua morte non si trovò quasi nulla nella sua ca-
mera. Amava la lettura, soprattutto la Sacra Scrit-
tura e le agiografie. Si faceva ben volere perché
era premuroso verso tutti. Fu un dono prezioso per
l'ispettoria del Medio Oriente.
CORALLO Suor Giuseppina, Figlia di Maria Au-
siliatrice, t a Catania il 1/2/1991 a 83 anni.
Cresciuta sotto la guida sapiente di mons. Co-
gnata, maturò la vocazione in un ambiente ricco
di fede e poté per lunghi anni annunciare Cristo
alle giovani attraverso l' insegnamento in varie
scuole della Sicilia. Insieme con i suoi fratelli , di
cui due salesiani di Don Bosco e altre due Figlie
di Maria Ausiliatrice, la ricordano generazioni di
exallieve che l'hanno conosciuta educatrice esi-
gente e attenta.
ALVAREZ Mons. Ernesto, salesiano, t Quito
(Ecuador) il 12/2/1991 a 66 anni.
Si fece salesiano a 20 anni, perché il padre si
opponeva al suo grande desiderio di seguire lavo-
cazione. Si preparò bene agli Impegni pastorali e
si specializzò in scienze sociali. Dopo aver rico-
perto vari incarichi nelle case salesiane (fu diret-
tore a Col6n), fu nominato Vescovo Ausiliare di
Guayaquil e poi Arcivescovo di Cuenca. Rinunciò
poi all'incarico per problemi di salute. Fu un sa-
cerdote e un vescovo interamente dedicato al suo
ministero. Da vero salesiano fu sensibile alle esi-
genze del poveri.
RODRIGUEZ Suor Ana Genara Figlia di Maria
Ausiliatrice, t a Las Piedras (Uruguay) il
22/1/1991 a 70 anni.
Insieme con altre due sorelle donò all'Istituto la
sua vita con la generosità semplice di chi crede
fermamente alla parola di Gesù: " Vieni e segui-
mi . I poveri l'hanno vista accanto a loro in parec-
chi Paesi dell'Uruguay: lottava per le loro case, per
i loro salari, per il loro diritto alla verità e alla giu-
stizia. Fedele ogni giorno alla spiritualità salesia-
na del « vado io .., non risparmiò alcuna fatica pur
di annunciare la buona notizia di Gesù a tutti . Gli
anni della malattia non le fecero perdere il sorri-
so, la fede, la serenità.
BACIS Slg. Secondo, salesiano, t a Cremisan
(Betlemme) il 23/8/1990 a 84 anni.
Era nato a Treviglio da una famiglia profonda-
mente cristiana. Andò sin da ragazzo a garzone
e fece i più svariati mestieri: muratore, lattoniere,
elettricista, meccanico. Dopo il servizio militare si
trasferì a Milano come operaio in una grossa azien-
da. In un momento di crisi economica, venne pe-
rò licenziato. Un sacerdote gli consigliò allora di
entrare nell'aspirantato di Ivrea, dove trovò lavo-
ro, ma soprattutto quel clima spirituale che desi-
derava. Fu inviato a Cremisan nel 1934, dove fece
il noviziato, divenne salesiano e ifl1parò il mestie-
re del cuoco, attività che lo accompagnerà tutta
la vita. Visse in varie case salesiane del Medio
Oriente. A Teheran fece il cuoco e il manutentore
della casa per 25 anni, fino a quando non fu espul-
TURA doti. Ferrante, exallievo, t a Comacchio
il 28/12/1990.
«La presidenza exallievi di Comacchio ne trac-
cia il profilo, ricordando la sua militanza giovani-
le, la partecipazione alla lotta di liberazione,
l'appartenenza al Comitato di Liberazione da cui
ebbe la nomina di Assessore della città. Giovane
awocato, seppe vivere con coerenza i suoi ideali
di cittadino e di cristiano. Fu presidente diocesa-
no dell'Azione Cattolica. Trasferitosi come notaio
a Comacchio, si distinse per la generosità a so-
stegno della locale banda salesiana e della corale
Don Bosco. Grazie alla sua discrezione e affabili-
tà, unite a un grande senso di correttezza profes-
sionale, tanti hanno potuto godere della sua
amicizia n.

5.3 Page 43

▲back to top
-------5'1-
1 LUGLIO 1991 , 43
Solidarietà
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
ricordando tutti i nostri cari, a cura di
N.N., L. 1.000.000 - Borsa: Bealo
Don Rinaldi, a cura di G.M., L .
1.000.000 - Borsa: Maria Ausiliatrice,
S. Giovanni Bosco, S. Domenico Savio,
a cura di M. Mentigazzi, L. 1. 000.000
- Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e invocando
continua protezione , a cura di Taranto
Fortunata, L. 500.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice e Don Bosco , in ringrazia-
mento e in suffragio dei genitori
Zavagno-Moroso e fam iliari defunti , a
cura di Vittorio Zavagno, L. 340 .000 -
Borsa: In memoria di Attilio e Luisa,
a cura di Masotti Cristofoli, L. 300.000
- Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per ringra-
ziamento, a cura di Romanisio Marghe-
rita, L. 300.000 - Borsa: Maria A usi-
liatrice e Santi Sa lesian i, per
ringraziamento e protezione della fami-
glia, a cura d i Marcella D., L. 250.000
- Borsa: Maria Ausi liatrice e Don Bo-
sco, in memoria e suffragio di papà
Agostino e mamma Giulia , a cura del-
la Famiglia Bosetti, L. 250.000 - Bor-
sa: San Giova nn i Bosco, perché
protegga e guidi i miei nipotini , a cura
di Cristina Marchese, L. 230.000 -
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria Au-
siliatrice , Don Bosco , in suffragio di
mio padre Gerardo e per protezione
della famiglia, a cura di Musuraca Flo-
ra, L. 200.000 - Borsa: Maria Ausi-
liatrice, Don Bosco, Domenico Savio,
per ringraziamento e protezione , a cu-
ra di N.N., ;forino, L. 200.000-Bor-
sa: Don BoSco, per grazia ri cevuta, a
cura di Aprile Ceci lia, L. 200.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
per grazia ricevuta e implorando pro-
tezione , a cura di Cauda Agostino-
Livio-Gianni, L. 200.000 - Borsa: Ma-
ria Ausiliatrice e Don Bosco , in ringra-
ziamento e invocando protezione, a
cura di Cirio Augusto, L. 200.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Giovan-
ni Bosco, per grazia ricevuta, a cura di
N.N., L. 200.000 - Borsa: Maria Au -
siliat rice, Don Bosco, Laura Vicufia, a
cura di Clelia G., L. 200.000 - Borsa:
Don Bosco, per ringraziamento e pro-
tezione sul lavoro e nella salute , a cura
di Davide-Annamaria-Irene-Luigino,
L. 200.000 - Borsa: Don Bosco, pro-
teggi Raffaella, a cura d i N.N. , L.
200.000 - Borsa: Maria Ausi li atrice,
Don Bosco, Don Rinaldi, invocando
protezione in vita e in morìe per la fa-
miglia, a cura di M .C., L. 200.000 -
Borsa: Maria Aus iliatrice e Don Bosco,
proteggete mio figlio, a cura di una
mamma in pena, P.O. , Torino , L.
200.000 - Borsa: Maria A usiliatrice e
Don Bosco, per ringraziamento e pro-
tezione e in suffragio dei ge nitori , a cu-
ra di Fi locamo Mariella, L. 200.000 -
Borsa: Maria Ausilialrice, in suffragio
di Maria e di Aronni, a cura di N.N.,
L. 200.000 - Borsà: S. Domenico Sa-
vio , a cura di Brazzalotto Teresa, L.
200.000 - Borsa: In suffragio di Pe-
golo Amelia, a cura dei figli, L. 155.000
- Borsa: Maria Ausilia trice e Santi Sa-
lesiani , per ringraziamento, protezione
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla direzione
opere Don Bosco
Padre Alfonso Nacher, missionari.o a Timor da 35 anni
e in suffragio di Luigi Castagno, a cu -
ra della moglie Rosa, L. I50.000 -
Borsa: Don Bosco, in ringraziamento
per grazia ricevuta, a cura di lntraini
Lino, L. 150.000 - Borsa: Maria Au -
siliatrice e Sa nti Salesiani, a cura di
A.G., L. 150.000.
Borse Missionarie da
L. 100.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Pier Giorgio
Frassati, per i bisogni spirituali e ma-
teriali della mia famiglia, a cura di NN.,
Milano. - Borsa: Maria Ausiliatrice,
a cura di Viola Rosa. - Borsa: Maria
A usiliatrice e S. Giovanni Bosco, a cu-
ra di Bottazzi Margherita. - Borsa:
Maria Ausiliatrice e S . Giovanni Bosco,
in suffragio dei miei defunti, a cura di
Sainaghi Maria P. - Borsa: S. Giovan-
ni Bosco , per protezione di mio figlio
Mauro, a cura di N.N. - Borsa: S. Do-
menico Savio, a cura di Lucia Crosta .
- Borsa: S. Giovann i Bosco, Beato F i-
lippo Rinaldi, Bealo Innocenzo XI, a
cura di E lisa Mell oni. - Borsa: Maria
Ausiliatrice , chiedendo protezione per
la famiglia, a cura di Sr. Aurora Nico-
li. - Borsa: Don Bosco, a cura di Lu-
ciano Cavallari. - Borsa: Maria
Ausiliatrice , a cura di Maria Vagliasin-
di. - Borsa: Maria Aus iliatrice, Don
Bosco, Domenico Savio, invocando
aiuto e protezione, a cura di Ausidio
Eugenio. - Borsa: Maria Ausiliatrice,
a cura di N.N. - Borsa: Maria A usi-
liatrice, Domenico Sav io, invocando
protezione per tutti i familiari, a cura
di Papà. - Borsa: Maria Ausi lialrice,
Don Bosco, in suffragio dei genitori
Luigi e Sorella Maria e invocando pro-
tezione , a cura di Romagnoli Enrico . -
Borsa: Don Bosco, a cura di Argilli Ric-
cardo. - Borsa: In suffragio di Am-
brogio Domenico, a cura di Panero
Agnese. - Borsa: Don Bosco e Dome-
nico Savio, a cura di Forte Antonietta.
- Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G io-
vann i Bosco, a cura di Maglione Ma-
ria Giuseppa. - Borsa: Maria
Ausi liatrice e S. Giovanni Bosco, a cu-
ra di Diego Spartà. - Borsa: SS. Cuo-
ri di Gesù e Maria, a cura di N . N. -
Borsa: Don Bosco, in vocando protezio-
ne e sa ntità per i miei nipoti e parenti,
a cura di Guarracino Rosa. - Borsa:
Beato Michele Rua, a cura di Gaeta
prof. Manfredo. - Borsa: Maria A u-
siliatrice, Don Bosco, Domenico Savio,
ringraziando e invocando protezione, a
cura di N.N . - Borsa: Edvige Carbo-
ni, per ringraziamento e protezione, a
cura di Accardi Caterina. - Borsa: S.
Giovan ni Bosco, in suffragio di Gio-
vanni Serina, a cura di Enrico. - Bor-
sa: In suffragio dei defunti della
Famiglia Peltenuzzo , a cura di' T eresa
e Carlo Pettenuzzo. - Borsa: Maria
Ausilia trice, per ringraziamento e in
suffragio dei miei defunti, a cura di
Carbonara Santa . - Borsa: Beato l•i-
lippo Rinaldi , in suffragio dei miei de-
funti, a cura di Rinaldi Pierina. -
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
invocando protezione su lla mia fami -
glia, a cura di M .S., Alessandria. -
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per grazia ricevuta, a cura di Ungaro
Giovanni. - Borsa: S. Giovanni Bo-
sco, chiedendo protezione, a cura di
N .N., Tirano. - Borsa: Maria Aus ilia-
trice, in suffragio dei defunti Luigi e
Maria, a cura di Pessina Teresa. -
Borsa: Maria Aus iliatrice e S. Giova n-
ni Bosco, ringrazio e imploro protezio-
ne, a cura di Calosso Michelina. -
Borsa: S. Domenico Savio, per prote-
zio ne di Patrizia Giordano, a cura di
Pezzotti Maria. - Borsa: Maria Ausi -
liatrice , S. Giovanni Bosco, a cu ra di
Natoli Maria. - Borsa: Maria Ausilia-
trice e Don Bosco, per ringraziamento
e protezione, a cura di Int eri Vincen-
zo. - Borsa: Bealo Filippo Rinaldi , a
cura di Co lombino Renzo. - Borsa:
Bealo Filippo Rinaldi, in ringraziamen-
to e invocando protezione, a cura di Re-
bora Pia. - Borsa: Maria Ausiliatrice
e Santi Salesiani, per protezione della
famiglia a cura d i Giorgio e Ivana Men-
sitelli. - Borsa: Maria Ausil ia trice e
Santi Sa lesian i, per aiuto e protezione,
a cura di Negro Cesarina . - Borsa:
Maria Ausi liatrice, in ringraziamento,
a cura di N.N. - Borsa: S. Giovanni
Bosco, Bealo Filippo Rinaldi, invocan-
do aiuto e protezione nelle molteplici
necessità, a cura di N.N. Exallieva. -
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
invocando protezione e grazie a cura
della Prof. Dott. C lelia Tealdi. - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, rin-
graziando e invocando continua
protezione, a cura del le famiglie Vai e
Massaglia. - Borsa: Maria Aus iliatri-
ce, Santi Salesiani, S. Gaspa re del Bu-
falo, invocando protezione su lavoro e
famiglia, a cura di N .N. - Borsa: Don
Bosco, in ringraziamento a cura di
N. N. - Borsa: Don Bosco, a cura di
Cordero Maria. - Borsa: Maria A us i-
li atrice, per ringra ziamento e protezio-
ne , a cura di Pugno Ines. - Borsa:
Maria Ausiliatrice, Don Bosco, Dome-
nico Savio, per protezione della figlia
e delle nipotine, a cura di M.R. - Bor-
sa: S. Giovanni Bosco, a cura di N .N.
- Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Sa-
lesiani, per ringra ziamento , a cura di
N.N. - Borsa: Maria Ausilialrice e
Don Bosco, per protezione, a cura di
Castagno Valeria. - Borsa: Sant i Sa-
lesiani, invocando protezione per la fa-
miglia e i nipoti , a cura di Piazza
Giuseppina. - Borsa: Maria Ausi lia-
trice, Don Bosco, Domenico Savio, a
cura di Pozzo Maddalena. - Borsa:
Maria Ausiliatrice e-S . Giovanni Bosco,
per protezione dei familiari, a cura di
N .N. - Borsa: SS. C uori di Gesù e di
Maria, a cura di N.N . - Borsa: Maria
Ausi liat rice e Santi Salesiani, imploran-
do grazia, a cura di Roncoroni Uslen-
ghi Lui sa . - Borsa: In memoria e
suffragio di Sr. Maria Tagl iaferri,
FMA, a cura di N.N. - Borsa: Maria
Ausiliatrice, S. G iovanni Bosco, a cu-
ra di Bruni Bianca. - Borsa: S . G io-
.vanni Bosco e S. Maria Mazzarello, a
cura di l. Borello. - Borsa: Maria Au-
siliatrice , Don Bosco , Sr. Eusebia, in
ringra ziamento, a cura di Bosia Paola.
- Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, invocando pro-
tezione, a cura di un Exallievo . -
Borsa: Maria A usi lialrice e S. Giovan-
ni Bosco, implorando protezione, a cu-
ra di Scovazzi Paola. - Borsa: Simone
Srugi, a cura di S.G. - Borsa: S. Gio-
vanni Bosco, per grazia ricevuta, a cu-
ra di N.N . - Borsa: In suffragio di
Carmelo Arecchi, a cura della figlia
Prof. Carmela Arecch i. - Borsa: Ma-
ria Ausiliatrice, S. G iovan ni Bosco, in
ringraziamento, a cura di Nicolodi Ani-
ta. - Borsa: Maria Ausiliatri ce, Don
Bosco, Domenico Savio, in suffragio
dei miei defunti e per protezione, a cu-
ra di un Exallievo. - Borsa: In suffra-
gio dei miei fratelli, a cura di Lo Voi
Maddalena. - Borsa: Maria Aus ilialri-
ce e Don Bosco, a cura di Parrinello
Nun zio. - Borsa: Don Giuseppe Qua-
drio, a cura di Merati Bianca.

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