Bollettino_Salesiano_199106


Bollettino_Salesiano_199106

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2 · 1 GIUGNO 1991
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/65.92.915.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco , Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo De Nicolò -
Eugenio Fizzotti - Francesco Motto.
Collaboratori: Giuliana Accornero - Teresio Bosco - Paolo
del Vaglio - Monica Ferrari - Sergio Giordani - Pierdante
Giordano - Antonio Mélida - Gaetano Nanetti - Maurizio
Nicita - Nicola Palmisano - Angelo Paoluzi - Cosimo
Semeraro - Silvano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione : Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri , eccetto agosto)
per tutti.
1115 del mese per i Cooperatori Salesiani .
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di. metà mese. A cura dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfonso Alfano) - Via Marsala 42 - 00185 Ro-
ma - Tel. (06) 44.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 40 edizioni nazionali e 19 lingue
diverse (tiratura annua oltre 1O milioni di copie) in: An-
tille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Cecoslovacchia (in slovacco) - Centro America
(in Guatemala) - Cile - Cina (a Hong Kong) - Colombia
- Ecuador - Filippine - Francia - Germania - Giappone
- India (in inglese, malayalam, tamil e telugù) - Irlanda
e Gran Bretagna - Italia - Jugoslavia (in croato e in slo-
veno) - Korea del Sud - Lituania (edito a Roma) - Malta
- Messico - Olanda - Paraguay - Perù - Polonia - Por-
togallo - Spagna - Stati Uniti - Thailandia - Uruguay
- Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede .
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta , nei limiti
del possibile .
Cambio di indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vec -
chio.
SOMMARIO
3 SUI SENTIERI DEL TEMPO
di don Egidio Viganò
12 ANNIVERSARI
Il prete Giovanni Bosco
di Teresio Bosco
16 ATTUALITÀ ECCLESIALE
Giovani a Czestochowa
di Silvano Stracca
20 LA SCUOLA IN ITALIA
Quale futuro per la scuola professionale?
di Gaetano Nanetti
24 OBIETTIVO BS
Per i giovani alla grande nella Firenze
del Sud
di Monica Ferrari
28 FORUM
Intolleranti e razzisti?
a cura di Gaetano Nanetti
32 VITA MISSIONARIA
L 'opera di padre Mantovani continua
di Elvira Bianco
36 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
Una scuola per ventimila
di Graziella Curti
RUBRICHE
Attualità Salesi ane , 4 - Lettere , 11 - Padre e
maestro dei giovani , 19 - Libri , 23 - Come
Don Bosco, 27 - La Buona Notte, 35 - Problemi
Educativi , 39 - I Nostri Santi , 41 - i Nostri
Morti , 42 - Solidarietà, 43
1 Giugno 1991
Anno 115
Numero 10
In copertina:
1841 - 1991:
150 anni fa
l'ordinazione
sacerdotale di
Don Bosco
(servizio
di T . Bosco
a pag . 12).
Disegno LDC -
Musio.

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-----------sB-
;::=======-Sui--sentieri-== = = --1-G/UG-N0-19 1~·3
=======~~~~~ -d,elTempo~~~-==-==-~~..=:::::::::~===
Don Egidio Viganò
Il Prete
compagno indispensabile
Ogni Giovedì Santo il Papa scrive una lettera-
meditazione ai presbiteri. Quest'anno ha proposto lo-
ro la questione dell'identità sacerdotale. Infatti da un.
po' di tempo la consapevolezza di ciò che è il prete è
divenuta incerta in alcuni ambienti.
Mi ha colpito la seguente affermazione della lette-
ra: «i laici vedono la indispensabile necessità dei sacer-
doti come condizione della loro autentica vita e del loro
stesso apostolato». Il prete è necessario non certo «in
una qualche forma "laicizzata" (che è caricatura!), ma
in quella che si attinge dal Vangelo e dalla ricca tradi-
zione della Chiesa». Ne abbiamo numerosi e famosi
esempi lungo i secoli. Ognuno di noi ne ha, inoltre e
assai probabilmente, anche una conferma personale.
Osserviamone uno a noi caro.
Il 5 giugno 1841 fu ordinato sacerdote a Torino Gio-
vanni Bosco. È stato prete per più di 45 anni. La sua
esistenza fu tutta segnata, prima del '41 - ossia fino
all'età di 26 anni-, come «via al sacerdozio», e dopo
- fino al 1888 -, come «via del sacerdozio», che è
«via della vita e del servizio».
Non c'è dubbio che Don Bosco ebbe chiara consa-
pevolezza dell'identità della sua vocazione e che testi-
moniò l'autenticità del ministero ovunque e sempre.
«Sappia eccellenza - dichiarò con garbo e franchezza
al ministro Bettino Ricasoli che lo aveva convocato a
Firenze nel dicembre del 1866 -, che Don Bosco èprete
all'altare, prete in confessionale, prete in mezzo ai suoi
giovani, e come è prete in Torino, così è prete a Firen-
ze, prete nella casa del povero, prete nel palazzo del
re e dei ministri» (MB, 8, 534). Dunque: un prete
camuffato, né rinchiuso in sacrestia. Esercitò il mini-
stero con sana apertura al sacro e al profano, al Van-
gelo e alla cultura, alla fede e alla promozione umana,
ai valori religiosi e al divenire delle professioni nella
società, alla Chiesa e al mondo. Tutto e sempre come
«ministro di Cristo». Puntò a promuovere una sintesi
tra fede e vita: non più dicotomia tra corpo e anima;
non antitesi tra cittadino e cristiano; ma unità organi-
ca nell'alveo del mistero dell'incarnazione di Dio.
I giovani del mondo lo proclamano oggi «padre,
maestro e amico»; sentono il fascino del suo sacerdo-
zio, senza del quale si considererebbero più poveri; così
pure tanti laici e i gruppi della Famiglia salesiana. In
lui si percepisce la forza attrattiva di quel sacerdozio
cristiano che fa del prete l'indispensabile compagno di
viaggio per tutti.
Il termine «compagno» può sembrare ormai declas-
sato per un certo suo uso politico . Ma, nel prete, esso
riacquista la sua ricchezza etimologica: insieme («cum»)
condividendo lo stesso pane («panis») della vita, nel
bene (con l'incremento dell'Eucaristia) e nel male (con
la medicina della Penitenza).
È «insostituibile» perché illumina tutto con la Pa-
rola di Dio in dialogo di bontà e di sincerità; così è «pa-
dre» nello spirito, è «maestro» nella verità di salvezza,
è «amico» nelle vicissitudini dell'esistenza. Preghiamo
di più per l'identità del prete!

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__ 4•-1GI_UGN-019-91_ _ _ __ __ _~--~--A_ttualità--==============================~
~ ====~========"-8alesian~ ~ ~ =====
EGITTO ~ - - - - - '
Suor Luigia,
cavaliere della
Repubblica Italiana
Nel nome di Don Bosco e
per il suo servizio ai figli di
italiani residenti in
Alessandria d'Egitto, è stato
conferito a Suor Luigia
Manica, Figlia di Maria
Ausiliatrice, il titolo di
«cavaliere» della Repubblica
Italiana. Da 40 anni Suor
Luigia insegna nella scuola
Italiana. Ad Alessandria
tutti la conoscono: arabi e
cristiani. Per tutti è il suo
sorriso e la sua accoglienza.
ITALIA
giovani del posto perché si
crede fortemente allo
scambio di ricchezze e di
valori che ogni giovane
porta con sé.
Giovani danno
volto alla solidarietà
Per l'estate 1991 i volontari
VIDES (Volontariato
Internazionale Donne
Educazione Sviluppo),
ragazzi e ragazze, hanno
progettato un altro campo
di animazione in Calabria.
Roccaforte del Greco è un
piccolo paese che da qualche
anno conosce la presenza di
questi giovani, provenienti
dall'Italia e dall'Europa, che
vogliono esprimere con gesti
semplici e concreti la loro
solidarietà con i più poveri.
Dal 14 al 29 luglio ci
andranno 40 volontari.
Il progetto vuole potenziare
le forze giovani del
territorio, attraverso la loro
attività.
Durante questo servizio i
volontari dedicano tre ore al
giorno alla propria
formazione personale: una
formazione aperta anche ai
BELGIO _ _ _ __.
Un amico
di Don Bosco
Un momento
di animazione con
i ragazzi di Roccaforte
del Greco nell'agosto
1990.
Giovanni Paolo II ha
nominato nuovo Vescovo di
Namur Monsignor André-
Mutien Léonard, di 51 anni,
professore all'Università
cattolica di Lovanio,
responsabile del seminario
Saint-Paul di Lovanio-la-
Neuve, meìnbro della
Commissione teologica
internazionale, autore di un
numero impressionante di
scritti filosofici e dottdnali.
Adesso lo attende una
nuova esperienza, quella di
pastore del popolo di Dio in
una grande diocesi. Nella
sua prima intervista si è
espresso così nei confronti
di Don Bosco: «Vedete
bene, il mio appartamento è
ricoperto di foto di Don
Bosco, il prete della difesa
sociale. È un mio grande
amico. È grazie a lui che io
trovo il coraggio di sfidare
la Provvidenza. Del resto, la
decisione di Giovanni Paolo II
di nominarmi vescovo è
stata presa proprio il giorno
della sua festa, il 31
gennaio!». ·
ITALIA
Onorificenza·
pontificia
Nel febbraio scorso a Roma
il salesiano signor Pietro
Vespa è sfato insignito della
dignità di « Commendatore
dell'Ordine di San Silvestro
Papa». L'onorificenza gli è
stata consegnata dal Rettor
Maggiore a nome del
Segretario di Stato Mons.
Angelo Sodano. Il signor

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- - - - - - -- - - -# -
1 GIUGNO 199 1 , 5
Ves pa di rige da 25 anni la
T ipografia dell ' Istituto
Pio XI, che svo lge un
servi zio notevole a varie
istitu zioni civili ed
~ ecclesiastiche. Per ben 12
anni questa tipogra fi a ha
curato anche la stampa del
Bollettino Salesiano.
·.J
· '----'
Il signor Vespa , nuovo
"Commendatore
dell'Ordine di San
Silvestro Papa »
IRAQ
Mons. Bettazzi
a Bagdad
Mons. Luigi Bettazzi,
vescovo di Ivrea , antico
presidente di Pax Christi , si
è recato a Bagdad , dopo i
terribili giorni della Guerra
del Golfo . È stato un
incontro breve, ma
certamente non
insignificante. Per il suo
MONUMENTO A GIOVANNI CAGLIERO
AL COLLE DON BOSCO
Il Museo missionario al Colle Don Bosco è stato intito-
lato al Card . Giovanni Cagliero , illustre concittadino di
Castelnuovo, primo missionario salesiano e poi primo
Vescovo e primo Cardinale salesiano . Il monumento è
stato inaugurato alla presenza di Don Egidio Viganò,
cittadino onorario di Castelnuovo.
Del Card . Cagliero in quella circostanza è stato ricor-
dato quanto gli scrisse Pio Xl : «Sei la gloria più bella
della Società Salesiana , non solo per lo splendore del-
la sacra porpora, ma soprattutto per due caratteristiche
che in te rifulgono : la costanza con cui ti sei mantenu-
to fedele allo spirito del grande Fondatore Don Bosco
e l'instancabile attività di missionario che dalla Pata-
gonia, primo campo del tuo zelo apostolico , si estese
alle altre vaste regioni del!'America meridionale e
centrale ».
Il Card . Cagliero è stato festeggiato anche come citta-
dino di Castelnuovo . Quando nel 1866 il colera miete-
va vittime a Castelnuovo e lo spavento rendeva difficile
il _trovare chi avesse cura dei malati, Don Bosco pensò
d1 mandare uno dei suoi preti in soccorso del parroco
e ?el vic_e-parroco. Si presentò Don Cagl iero, che gli
chiese d1 andare ad assistere i suoi compaesani. Don
Bosco lo lasciò partire , nonostante che Don Cagliero
fosse indispensabile all'Oratorio. E gli diede una buo-
na somma di denaro perché si trovasse in grado di soc-
correre i bisognosi. Lo zelo profuso e il coraggio di Don
Cagliero nell'assistere i colerosi gli fecero meritare la
medaglia di bronzo al merito civile .
Del Card . Cagliero si ricordò naturalmente anche il ta-
lento musicale e la geniale creatività. E si disse che Giu-
seppe Verdi aveva sottolineato di lui la «grande fantasia
e potenza creativa »; e il Perosi «La grande ispirazione
religiosa della sua musica sacra ».
Il Museo Missionario al Colle Don Bosco porterà dun-
que il suo nome. Il gruppo bronzeo è un dono del ca-
stelnovese Massimo Cagliero ed è opera dello scultore
Riccardo Cordero, docente all 'Accademia Brera di Mi-
lano. Presenta il Card . Cagliero tra Zeffirino Namuncu-
rà e Laura Vicufi11. Il primo , ora Venerabile , è il
Domenico Savio dell 'Argentina; Laura, proclamata Bea-
ta nell'88 al Colle Don Bosco , è stata cresimata dal Ca-
gliero a Junin de los Andes nel 1902.
Angelo Viganò

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_s_.1_GIUG_No_1991----:Attualità----================================;
===========~~~ak~ane~ ~=~~ ====~
viaggio ha fatto arrivare
dalla Tunisia Don Giacomo
Amateis, un salesiano
piemontese da oltre 30 anni
in Medio Oriente, profondo
conoscitore della lingua e
della cultura araba. Dice
Mons. Bettazzi: « La sua
compagnia è stata
determinante non solo per
facilitare i contatti con la
gente, in particolare con i
numerosi posti di blocco
prima e dopo la frontiera
giordano-irachena, ma
proprio per cogliere e per
accogliere la sensibilità e
l'impostazione che il mondo
arabo ha dato e dà a tutta
la vicenda». Il Vescovo, che
era latore di un'offerta per
iniziative di solidarietà e di
riconciliazione, ha avuto
contatti con vescovi, con
sacerdoti, con gente
comune, cristiana e
musulmana, testimoniando
la solidarietà non per i
regimi e le dittature, ma col
popolo iracheno e col
popolo arabo in genere.
Mentre dall'Iraq venivano
espulsi tutti i giornalisti, a
Mons. Bettazzi e al suo
accompagnatore è stato
concesso il visto,
probabilmente anche per la
stima e la simpatia che il
Papa gode oggi nel mondo
arabo.
BRASILE
Nuovo vescovo
salesiano
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo di Humaita
(Brasile) il salesiano Don
José Jovencio Balestieri.
Nato nel 1939 a Alto
Guarani Açu, Massaranduba
(Brasile), entrò da ragazzo
nel co llegio salesiano di
Ascurra. Divenne salesiano
nel 1958 e sacerdote nel
1968 . Fu direttore a Bagé e
per vari anni maestro dei
novizi e direttore a Rio dos
Cedros. Dal 1984 era
ispettore di Porto Alegre.
LITUANIA
Prima messa nella
« Chiesa del Silenzio»
Don Francesco Gavénas ha
dovuto aspèttare 41 anni per
poter celebrare la prima
Messa nella sua parrocchia
natale, Kalvarija, nel sud
della Lituania. Trascorsi 51
anni di vita salesiana e 41 di
sacerdozio in Italia e in
Brasile, finalmente è riuscito
a ottenere il visto sovietico
per entrare in Lituania e
passare 24 giorni nella sua
patria. Don Francesco è
venuto in Italia da
ragazzino, dove fu ordinato
sacerdote a Torino nel 1939 .
Intanto continuavano gli
anni duri per la Lituania,
divenuta « Chiesa del
silenzio». A Kalvarija, la
parrocchia dove Don
Francesco fu battezzato1 e
dove ha sentito la vocazione
sacerdotale, si è fatto festa.
In pochi giorni è stata
improvvisata una
«solennità »: sacerdoti,
giornalisti, radio, TV,
giovani, -un coro nazionale
di professionisti: tutti si
sono stretti attorno al
sacerdote e si sono messi a
servizio dell'avvenimento.
Attualmente Don Gavénas è
parroco della comunità
lituana a San Paolo in
Brasile.
NUOVE FONDAZIONI
DELLE FIGLIE
DI MARIA AUSILIATRICE
Africa
Addis Abeba (Etiopia): Casa Sacro Cuore - Accoglienza missio-
naria F.M.A. Aspirantato
Maputo (Mozambico): Casa S. Giovanni Bosco. Sede della Visi-
tatoria. Oratorio, catechesi parrocchiale, Centro di promozione
umana.
Kasama (Zam bi a): Casa Laura Vicuiia. Centro giovanile, con at-
tività di an imazione parrocchiale e insegnamento nella sc uola
statale.
America
Campana (Argentina): Casa Laura Vicuiia . Animazione dei grup-
pi giovanili, in particolare promozione della donna. Visite alle fa-
mi gl ie.
Santiago del Estero (Argentina): Casa Nostra Signora de Sumam-
pa. Opere parrocchiali e pastorale giovani le in gruppi del barrio.
Aiuaba (Brasile): Residencia Laura Vicuiia. Oratorio-Centro gio-
vanile, catechesi parrocchiale, attività di evangelizzazione e impe-
gno di co llaborazione con la Diocesi.
Guarantigueta (Brasile): Betania. Casa della giovane con Corsi pro-
fess ionali, _cateches[, attività di promozione cleJlii clo11n.11 e,..in .ge-
nere, opera promozionale per ragazzi e ragazze della strada.
Itajai (Brasile_: Lar Padre Jac6 . Internato per ragazze e ragazzi
abbandonati .
'Jia,ja'ò' (•Brasile),,. Casa-1.:aura -Vicu"iia. An.imazione delle Comuni-
tà di base, catechesi ed opere parrocchiali.
Medellin et Rinc6n (Colombia): Centro di Orientamento Vocazio-
nale, Centro di formazione per i catechisti. Oratorio-Centro gio-
vanile.
Rexdale (Canada): St. Joseph Convent. Insegnamento e animazione
pastorale nelle scuole pubbliche.
Pacayas (Costa Rica) : Casa Maria Auxiliadora. Casa di spi ri tuali -
tà, Oratorio-Centro giovanile, catechesi parrocchiale.
Cobdn (Guatemala): Collegio La Inmaculada. Scuola materna, ele-
mentare e media, Oratorio-Centro giovanile, catechesi parrocchiale.
Port-c1U-Prince (Haiti) : Casa Maria Auxiliadora. Noviziato.

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-----------sB-
1 GIUGNO 1991 7
Tegucigalpa (Honduras): Casa Auxiliadora Inniaculada. Casa di
formazione.
Acambay (Messico): Centro Juvenil Don Bosco. Pastorale giova-
nile nella parrocchia, attività di promozione dei ragazzi e delle ra-
gazze della zona.
Santo Domingo (Repubblica Dominicana): Casa sr. Maria Rome-
ro. Direzione e amministrazione dell'Istituto politecnico misto «Pi-
lar Constanzo ».
El Valle de Ant611 (Panama): Casa San José. Oratorio-Centro gio-
vanile, animazione parrocchiale e catechesi.
Beli Gardens (Stati Uniti): St. Gertrud Convent. Scuola materna,
elementare e secondaria, Oratorio, catechesi, scuola per catechisti.
Asia
Manila (Filippine): Casa San Giovanni Bosco. Scuola materna ed
elementare, Scuola professionale, corsi formativi, Oratorio . Cen-
tro di accoglienza per giovani.
Dii( (Indonesia): Casa San Giovanni Bosco. Scuola media, Oratorio-
Centro giovanile. Visita alle famiglie .
Benaulim (India): St. Francis Xavier's. Scuola Materna e profes-
sionale, doposcuola, Oratorio, opere parrocchiali e visite alle fa-
miglie .
Boko (India): Vicufia Niketan. Oratorio, insegnamento nella scuola
parrocchiale, opere parrocchiali, visite ai villaggi e alle famiglie.
Majbat (India) : Auxilium Convent. Oratorio, insegnamento nella
scuola parrocchiale, opere parrocchiali, visite ai villaggi e alle fa-
miglie.
Maram (India) : Auxilium Convent. Internato, Oratorio, i_nsegna-
mento nella scuola parrocchiale, opere parrocchiali, dispensario,
visite ai villaggi .
Sivagangai (India): Casa Stella Matutina: Insegnamento nella scuola
elementare parrocchiale, Oratorio, opere parrocchiali, attività di
· promozione sociale.
Su/corna (India) : Mornese Vihar. Internato, nido d'infanzia, Ora-
torio, insegnamento nella scuola diretta dai Salesiani di Don Bo-
sco. Corsi promozionali, dispensario, visite alle famiglie.
Tae Jòn (Korea) : Nazareth. Casa-famiglia per l'accoglienza di ra-
gazze in difficoltà e abbandonate.
Europa
Sol/ies-Pont (Francia): Casa San Giovanni Bosco . Centro giova-
nile con catechesi e attività parrocchiali.
Alghero (Italia): Casa San Giovanni Bosco . Opere parrocchiali .
Dairago (Italia): Casa Maria Immacolata . Direzione della scuola
materna, Oratorio-Centro giovanile, opere parrocchiali.
Mestre-Marghera (Italia): Casa Regina Mundi. Comunità allog-
gio per preadolescenti, scuola materna, Oratorio-Centro giovani-
le, animazione di attività parrocchiali.
Roma (Italia): Casa Madre Ersilia Canta. Residenza per le studenti
del Corso di spiritualità presso la Facoltà Auxilium .
Venezia Castello (Italia): Casa San Giuseppe. Scuola materna, opere
parrocchiali.
Jastrzebie (Polonia): Casa Laura Vicufia - Oratorio-Centro gio-
vanile, catechesi parrocchiale.
Suwalki (Polonia): Casa Madonna de Ostra Brama. Catechesi par-
rocchiale.
Lugo (Spagna): Golegio Compagnia de Maria. Scuola materna ed
elementare.
San Sebastian Intxaurrondo (Spagna): Casa Teresa Valsé. Attivi-
tà di promozione della donna e animazione parrocchiale.
Budapest (Ungheria): Casa Maria Ausiliatrice. Casa di formazio-
ne. Casa di accoglienza per le giovani, catechesi.
ITALIA
Mons. Tonini con
gli ispettori salesiani
d'Italia
Mons. Tonini, vescovo
emerito di Ravenna, dopo
aver predicato gli Esercizi
Spirituali al Papa e alla
Curia pontificia, ha dettato
gli Esercizi Spirituali anche
agli Ispettori d'Italia e
Medio Oriente nella casa di
Loreto. È stata una
settimana ricca di
spiritualità, vissuta in un
clima di grande fraternità.
Al termine Mons. Tonini
con un gesto di squisita
sensibilità e generosità, ha
trasmesso all'Ispettore del
Medio Oriente l'offerta che
. gli yenjlté! c9_nse~nata e che
egli ha voluto devolvere per
le case salesiane coinvolte
nella guerra del Golfo.
Garibaldi. La presenza dei
Salesiani a Riesi ha
introdotto tante iniziative e
ha cambiato usi e costumi
della popolazione che negli
anni '40 viveva momenti
delicati. Nella quasi totalità
della popolazione vi era
diffidenza verso il sacerdote,
scarsa affluenza alla messa
domenicale, alcune chiese in
completo abbandono. Tra
gli altri problemi, il difficile
rapporto tra cattolici e
valdesi. Dopo 50 anni a
Riesi ci sono quattro
parrocchie salesiane (una è
affidata a un sacerdote
diocesano exallievo), le
chiese sono state restaurate,
i movimenti giovanili e le
associazioni cattoliche
funzionano, gli oratori
accolgono centinaia di
ragazzi, le caritas
parrocchiali assistono malati
e bisognosi. È stato
rinnovato il volto della città.
l1 Rettor Maggiore
per i 50 anni di Riesi
Riesi ha aperto i
festeggiamenti per il 50°
anniversario dell'arrivo dei
Salesiani nella cittadina. Tra
le iniziative, l'inaugurazione
di una statua di Don Bosco,
opera dell'artista riesino
Onofrio La Leggia, che
sorge al centro di un grande
parco giochi Robinson, in
uno dei quartieri più
popolati alla periferia della
città. Recentemente, alla
presenza del Rettor
Maggiore, in una giornata di
grande partecipazione
gioiosa di tutta la
cittadinanza, è stato
solennemente riaperto il
vecchio teatro dell'Oratorio
Salesiano in piazza

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~ -8·1-GIUG-N0-1991----=== = =AttualUà :::::::::::===============:::::::====~
=~= ====~==~8alesiane·"'=~~~====~
ITALIA
Le exallieve/i di
Maria Ausiliatrice di
fronte alle sfide del
nostro tempo
Rocca di Papa 1-6 marzo
1991. Prima Assemblea
Mondiale delle exallieve
délle Figlie di Maria
Ausiliatrice. Riflettono sulle
sfide del nostro tempo per
individuare quale contributo
possono dare alla «nuova»
evangelizzazione.
150 exallieve di ogni parte
del mondo si sono
incontrate per la prima
volta, secondo le norme ciel
nuovo Statuto, per eleggere
il nuovo Consiglio e per
condividere un cammino
formativo.
Madre Marinella Castagno,
Superiora Generale delle
Figlie cli Maria Ausiliatrice,
ha aperto ufficialmente
l'Assemblea Mondiale. La
sua parola è il richiamo alla
coscienza dell'apporto che la
donna può dare alla
Famiglia Salesiana, alla
Chiesa e alla società.
La signora Rosaclele Regge,
Presidente confederale
uscente, saluta Madre
Georgina McPake che per la
prima volta incontra
un'assemblea così
significativa di exallieve/i .
È un incontro spontaneo,
ricco di entusiasmo: è
l'inizio cli un cammino tutto
eia scoprire. È l'impegno a
procedere insieme, radicati
nella stessa spiritualità.
Un uditorio rappresentativo
e attentissimo segue le
provocazioni del Doli.
Giuseppe De Rita, Direttore
Generale ciel Censis, il
prestigioso centro cli ricerche
sociali che, ogni anno,
disegna le aspettative e i
problemi dell'Italia.
Vengono tracciati alcuni
percorsi culturali dentro cui
il credente deve ritrovare lo
spazio e il tempo per dire la
propria fede. In Cile come
nello Zaire e nelle Filippine
il credente deve misurarsi
con una società in cui il
pluralismo sociale, culturale
e religioso richiede una
riflessione sulle proprie
convinzioni .
A queste provocazioni
spalancate sugli orizzonti cli
oggi e di domani fa eco la
parola di sr. Maria Esler
Posada che richiama i
grandi ideali che hanno
animato anche il primo
collegio delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, dove si aveva il
coraggio cli vivere aperte ad
una missionarietà vasta e
coinvolgente.
Si fa strada una
consapevolezza nuova tra le
exallieve/i: un'associazione
laicale dentro la Chiesa non
vive ai margini, né
all'ombra di una
Congregazione .religiosa: è
chiamata ad assumersi la
propria responsabilità e a
vivere la ·coraggiosa speranza
di chi fa crescere qualcosa
cli nuovo.
Dopo aver eletto il nuovo
Consiglio confederale, che
animerà l'Associazione per i
prossimi sei anni, i
partecipanti sono stati a
Mornese, ai Becchi e a
Valdocco per attingere a
quella sorgente di spiritualità
che aiuta a riscoprire nel
quotidiano il nostro
mandato a proclamare la
gioia.
L'Assemblea Mondiale è
stata un'occasione
privilegiata per verificare la
vita e gli impegni
dell'Associazione, ma ora
questa vita deve pulsare
forte nei mille rivoli in cui si
moltiplica l'azione concreta
cli ogni exallieva/o.
I tempi della condivisione
sono sempre tempi benedetti
in cui si rafforza il senso di
essere famiglia. Tocca a noi,
oggi, ritessere i sogni cli Don
Bosco e cli madre
Mazzarello . E che non ci
venga meno il coraggio cli
lottare perché questi sogni
diventino veri.

1.9 Page 9

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-----------#-
1 GIUGNO 1991 9
PERÙ
A Lima
il COMLA 4
In America Latina ogni
quattro anni si celebra il
Congresso Missionario
Latinoamericano (COMLA).
Quello cli quest'anno, che si
è tenuto a Lima in Perù nel
febbraio scorso, è sta ta la
quarta edizione. La
precedente si era tenuta in
Colombia. Quella ciel 1995
si terrà in Brasile. Si è
trattato cli una
manifestazione imponente.
Erano presenti 82 vescovi e
più cli 600 sacerdoti. Molte
centinaia erano le religiose e
i laici. La cattedrale cli Lima
per la cerimonia cli apertura
non è stata sufficiente a
ospitare tutti i congressisti. I
lavori si so no svolti presso il
gra ndioso co llegio degli
Agostiniani cli Lima. Per
l'occasione è stato ricoperto
e allestito un grande cortile
interno, ri cavandone 2600
posti a sedere. Altri 2300
hanno potuto seguire
l'andamento ciel Congresso
tramite monitor presso
l'attiguo Auditorium, reso
capace cli 2300 posti.
Obiettivo generale ciel
Congresso è stato quello cli
« Rafforzare la risposta delle
Chiese locali cieli' America
Latina perché rispondano
a lle sfide della missio ne
universale "ad gentes" ». E
lo slogan: « America Latina
clescle tu Fe envfa
Misioneros » è stato ripetuto
e cantato decine cli volte. È
stato un riprendere l'invito
cli Puebla cli andare « ad
gentes », nonostante la
povertà e la scarsità ciel
clero delle Chiese locali. È
quanto ha sottolineato sin
dall'inizio il Legato
Pontificio Card. Jozef
Tomko, Prefetto della
Congregazione per
l'Evangelizzazione dei
Popoli. Egli ricordava che
oggi in America Latina si
trovano oltre la metà dei
cattolici del mondo, ma che
soltanto il 2% dei missionari
proviene eia questi Paesi.
Alla fine ciel secolo i
cattolici cieli' America Latina
diventeranno il 62%: quanti
saranno allora i missionari
latinoamericani? E
concludeva citando
un'espressione della recente
enciclica « Reclemptoris
missio», accolta dai
partecipanti al COMLA 4
come un clono cli Giovanni
Paolo II. Dice il Papa:
« Vedo come l'aurora cli una
nuova epoca missionaria».
E il Card . Tomko
giustamente la riproponeva
ali' America Latina come un
auspicio.

1.10 Page 10

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10 · 1 GIUGNO 1991
ITALIA
STATI UNITI - - - -
Lanzo:
non è solo storia
Incontro
interispettoriale del
,Nord America
Il Collegio di Lanzo è
inscindibilmente legato a
Do n Bosco . Il Santo, che lo
ha aperto nel 1864 , vi ha
tenu to i primi tre Capitoli
Generali della nascente
Congregazione salesiana e vi
ha passato gli ul timi mesi
della sua vi ta. A Lanzo
riposano le spoglie d i Don
Vittorio Alaso natti e di
Giuseppe Buzzetti. Lanzo è
oggi un 'opera salesiana in
piena attività . Oltre alla
scµ ola, i Salesiani animano
la parrocchia, qu ella che fu
del Beato Federico Albert
(la chiesa parrocchiale
fes teggia quest' anno i
quattro secoli di vi ta) e un
vivace oratorio-centro
giovanile. La più recente
novità è legata all' apertura
della scuola alle ragazzi ne.
Sono poi ormai una
consuetudine i corsi di
info rmatica, che sono segui ti
con grande interesse dai
ragazzi.
Lanzo (Torino)
Il laboratorio
di informatica
In California si è tenuto il
primo incontro tra le
is petto rie dei Salesiani
dell' Est Canada, New
Roc helle e Sa n Francisco e
quelle delle Figlie di Maria
Ausi liatrice di Haledon ,
New Jersey e San Antonio
(Texas). I partecipa nti
hanno voluto riflettere
insieme sulle conclusioni dei
loro due ultimi Capi toli
Generali , dedicati
all' educazione e
all' evangelizzazione dei
giova ni oggi nelle loro
rispetti ve cultu re. L'incontro
è stato caratterizzato da un
clima di cordiale
collaborazione. Oltre a
discutere i grandi temi
capitolari, c'è stato spazio
per uno scambio di
informazioni e l'indicazione
di progetti comuni,
soprattutto per l'animazione
pastorale e la qualificazione
dei laici. Di comune accordo
si è ma nifes tata l'intenzione
di ripetere questo incontro
almeno ogni tre o quattro
an ni.
I.
l i.- .
I
e
~:-. :-
_, _ ~.::...~ .;::_,
L50.000 TESTI DI RELIGIONE
PER LA LITUANIA
Il crollo dei regimi comunisti dell'Est ha messo in
evidenza una fame plurisecolare di letteratura
religiosa da parte _di 9u~lle ~op_olazi?~i. Oggi file
di Tir, cariche d1 81bb1e, libn e nv1ste hanno
finalmente varcato le frontiere per portare tra loro
la Parola che non muore. Anche la Editrice ELLE
DI Cl di Leumann ha preso parte a questa nuova
«marcia del Vangelo» . N13I giro di pochi mesi~
stata visitata da polacchi , cechi , slovacchi ,
ungheresi, moravi, ecc. che hanno chiesto aiuto
per stabilire centri editoriali nei rispettivi Paesi._Du~
iniziative spiccano tra le altre: 27.000 copie _d1
filmine di carattere religioso (in particolare la vita
di Gesù di Zeffirelli), destinate alla Romania, subito
dopo la caduta di Ceaucesc_~; e sopr~ttutt~
l'edizione in lingua lituana del p1u recente libro d!
religione per le scuole ele_men_t~ri in cinq_ue volumi
dal titolo «Il mio libro d1 religione ». S1 tratta d1
un 'edizione bellissima, redatta da Bartolino
Bartolini e Mario Filippi che è tutta una gioia di
colori. li libro è stato scelto tra i tanti in Europa dallo
stesso Mons. Algimantas Bartkus, retto.re del
Seminario lituano S. Casimiro di Roma . E stato
conservato , per la sua bellezza, l'imJ?ianto
illustrativo dell'edizione italiana, salvo piccole
modifiche che presentavano aspetti tipici dell~
cultura religiosa e della vita lituana (santuari
celebri icone Madonne, momenti di folklore, ecc.).
Ne ris~ltò un,.opera davvero apprezzabile . Di ogni
volume furono stampate 50.000 copie per un totale
di 250 .000 esemplari. La LDC ha offerto
gratuitamente testi e illustrazio~i. Un aiu~o
finanziario della «Kirche in Not» d1 Kornngstein
permise di coprire le spese di ~tampa. ~~ 250.0~0
copie sono ora in mano a tanti ragazz!rn l1tua~1 e
alle loro famiglie, disavvezze a un cosi fantastico
mondo di immagini tra le più sacre della loro fede.
Una nuova pianticella ha rinverdito una fede che,
in realtà, non si era mai spenta. Carlo _Fiore

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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-~---------,5'1-
1 GIUGNO 1991 11
« Portare il Vangelo nella
città dell'uomo, avete scritto
nel numero di gennaio. Bene.
Ma vorrei sottolineare che tut-
to comincia dalla famiglia. La
fede si riceve lì. E bisogna che
il Vangelo sia una cosa impor-
tante già tra i due giovani fu-
turi sposi. Allora gli ideali
sono comuni e diventa possi-
bile anche realizzare una socie-
nuova . È il Vangelo la
nostra identità e la nostra for-
za, quella che non solo ci la
gioia di vivere, ma facilita la
soluzione dei tanti problemi
personali e sociali».
Luciana Mezzane, Roma
«Ho cambiato religione e
non voglio più ricevere il Bol-
lettino Salesiano. Vi chiedo di
cancellare il mio nome. Non
importa se mi viene inviato
gratuitamente, non voglio
nemmeno che venga messo
nella mia buca delle lettere» .
Annunziata Carciola,
95035 Ma/etto (Catania)
« Sono un ammiratore di
Don Bosco. L'ho conosciuto
sette anni fa lavorando come
animatore dei ragazzi in orato-
rio. Da allora non ho più ab-
bandonato questa attività. Ora
considero l'oratorio come la
mia seconda casa».
Aurelio Duca, Barcellona (Me)
« Desidero che sia ricordato
1' exallievo salesiano Salvo
D'Acquisto, assassinato a Tor-
re del Greco; medaglia d'oro al
valor militare. Chiedo che si
trovi il modo di affrettarne la
beatificazione».
Leonardo Pisano, Napoli
Ci scusiamo per non poter
pubblicare la sua poesia, pur
così significativa. Il vicebriga-
diere dell'arma dei carabinieri
Salvo D 'Acquisto aveva 23 an-
ni quando im111olò la sua vita
per risparmiare quella di 22
ostaggi. Lo stesso Giovanni
Paolo li ha ricordato il suo
« eroico co111portamento, /u111i-
noso ese111pio di abnegazione
e di sacrificio». Salvo D 'A c-
quisto si è già conquistata una
grande popolarità: sono state
intitolate a lui ben 21 caser111e,
55 scuole, 355 strade, 52 piaz-
ze e 18 monumenti.
« Ho trent'anni e sono spo-
sata. Ricevo il Bollettino Sale-
siano da un anno e mi fa
buona compagnia, tenendomi
informata sui giovani e su
quanto i salesiani fanno per lo-
ro. Sono affezionata a Don
Bosco. Forse perché ho trova-
to in lui quell ' aiuto psicologi-
co che mio padre non ha
saputo darmi, pur essendo un
padre molto responsabile che
non mi ha fatto mancare nien-
te . Grazie a Don Bosco ho ri-
preso a parlare con lui e ho
rimosso vari blocchi psicologi-
ci che mi portavo dentro sin da
bambina. Mi piacerebbe sape-
re se ci sono altre persone che
hanno fatto la mia esperienza,
cioè che hanno trovato in Don
Bosco l'aiuto a crescere nel
rapporto con gli altri e vorrei
corrispondere con queste per-
sone. Ringrazio sin d'ora chi
mi scriverà».
Olimpia Trentadue Manetti,
Via P. M. Gabriel/i, 68
53100 Siena
« Mi sono sposata l'anno
scorso e non volevo avere su-
bito figli e invece dopo solo un
mese mi sono trovata ad aspet-
tare un bambino. Subito non
ho accolto con gioia la notizia,
poi pian piano mi sono abitua-
ta all ' idea di diventare mamma
e quando a 11 settimane ho vi-
sto mio figlio (con l'ecografia)
ho provato l'emozione più bel-
la di tutta la mia vita. Vi chie-
do di pregare per me, perché
ho rischiato di perdere il bam-
bino e mi sono sentita in colpa
per quello che avevo pensato
all'inizio della gravidanza» .
Giusi Nicotra, Catania
« Ho 23 anni, vivo in un pic-
colo paese della provincia di
Taranto. Per fortuna ho trova-
to un impiego nel mio paese.
È proprio qui che ho avuto
l' occasioné di sfogliare la vo-
stra rivista. Per vari motivi mi
ero allontanata un poco dalla
Chiesa e dalla religione e ora,
leggendo le testimonianze del-
la gente che vi scrive, sento
dentro di me una forza, la vo-
glia di saperne di più. Vorrei
non essere sola in questo cam-
mino e voi potete aiutarmi. Mi
piacerebbe anche impegnarmi
in qualunque forma di volon-
tariato, pur di essere utile.
Vorrei che qualcuno corri-
spondesse con me. Mi aiute-
rebbe tantissimo a sentirmi
meno sola. Chiedo di non pub-
blicare il mio indirizzo, perché
sono circondata da gente che
non può capirmi».
(Indirizzate le vostre lettere
alla Redazione)
Grazie per i compli-
menti e soprattutto per
le osservazioni. Non en-
triamo nel merito delle
singole lettere. Siamo
però disponibili a offri-
re il nostro spazio a chi
volesse replicare, e so-
prattutto siamo ricono-
scenti a chi vorrà
ampliare il terreno del-
le osservazioni e dei
suggerimenti.

2.2 Page 12

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12 · 1 GIUGNO 1991
ANNIVERSARI
IL PRETE GIOVANNI BOSCO
di Teresio Bosco
150 anni fa,
il 5 giugno 1841,
Don Bosco fu
ordinato sacerdote.
Vogliamo ricordare
quel giorno, ciò che lo
precedette e che
immediatamente lo
seguì. L'imposizione
delle mani del
vescovo fissarono
definitivamente la sua
paternità: non di
sangue, ma di spirito e
di cuore, aperta fin
dall'inizio a tutti i
ragazzi «poveri» che
incontrerà nei/a sua
vita.
le virtù che si ricercano per questo
importante (e subito dopo modifica
l'ultima parola in) importantissimo
passo, resto convinto che io non ero
abbastanza preparato... ». E nel fo-
glio 77 continua: « Desideravo di
compiere i miei studi, ma tremavo di
legarmi tutta la vita ». Come i giova-
ni d'oggi , in una società in rapido
cambiamento, che apriva impensate
prospettive a chiunque fosse dotato
di intelligenza e buona volontà, il
chierico Bosco trema davanti a un
impegno che lo legherà tutta la vita.
Ce lo rende molto vicino e simpati-
co, questa esitazione. Non è un rigi-
do stereotipo predestinato, è un
giovane uomo che si consacra a Dio
dopo averci pensato e ripensato su.
Riceve il suddiaconato il 19 set-
tembre 1840. Il 26 maggio 1841 ini-
zia gli Esercizi Spirituali che lo
prepareranno all' ordinazione sacer-
dotale.
SEI - Musio
Jt prete
non va solo al cielo
Nel taccuino di 140 paginette che
la tradizione salesiana chiama « testa-
mento spirituale», Don Bosco ricor-
da telegraficamente quei giorni.
Scrive:
« Ho cominciato gli esercizi spiri-
tuali nella casa della Missione il gior-
no 26 maggio festa di S. Filippo
Neri, 1841. Conclusione degli eser-
cizifatti in preparazione alla celebra-
zione della prima S. Messa, fu: Il
prete non va solo al cielo, non va so-
lo all'inferno. Se fa bene andrà al
cielo con le anime da lui salvate col
suo buon esempio; se fa male, se dà
scandalo andrà alla perdizione colle
anime dannate pel suo scandalo ».
E prenderà, tra gli altri , questi
propositi:
Il passo decisivo per in-
camminarsi a diventare sacerdote, ai
tempi di Don Bosco (e per cent'anni
dopo) consisteva nel chiedere e rice-
vere l'ordine del Suddiaconato. Il se-
minarista che lo riceveva, faceva
voto di castità per tutta la vita. Da
questo voto, la Chiesa non dispen-
sa.va nessuno per nessun motivo.
Prima di ricevere quest'ordine, il
seminarista era invitato a chiudersi
nel silenzio per dieci giorni di Eser-
cizi Spirituali. In essi faceva la con-
fessione generale, cioè un riesame
totale di tutta la vita, per chiedere a
se stesso e al confessore rappresen-
tante di Dio se era in grado di impe-
gnarsi per sempre.
Nel foglio 76 delle sue Memorie,
Don Bosco scrive: « Ora che conosco

2.3 Page 13

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- ----------#1-
Patire, fare, umiliarsi in tutto e
sempre, quando trattasi di salvare
anime.
La carità e dolcezza di S. Fran -
cesco di Sales mi guidino in ogni
cosa.
Mi mostrerò sempre contento
del cibo che mi verrà apprestato,
purché non sia nocevole alla sanità.
li lavoro è un'arma potente con-
tro ai nemici dell'anima, perciò non,
darò al co,po più di cinque ore di
sonno ogni notte. Lungo il giorno,
specialmente dopo pranzo, non pren-
derò alcun riposo. Farò qualche ec-
cezione in casi di malattia.
Ogni giorno darò qualche tem-
po alla meditazione, alla lettura spi-
rituale. Nel corso della giornata farò
breve visita o almeno una preghiera
al SS.mo Sacramento. Farò almeno
un quarto d'ora di preparazione, ed
altro quarto d'ora di ringraziamen-
to alla S. Messa.
Dopo averci pensato e ripensato,
Don Bosco ha deciso . Ha scelto di es-
sere sacerdote per sempre. Non avrà
mai più un'esitazione.
ft dono della parola
Nel taccuino Don Bosco annota
ancora: « La sacra ordinazione sacer-
dotale fu tenuta da mons. Luigi
Franzoni nostro arcivescovo nel suo
episcopio il giorno 5 giugno di quel-
l'anno » . Nei fogli 77 e 78 delle sue
Memorie continua: « Ho celebrato la
mia prima messa nella chiesa di
S. Francesco d'Assisi.. . Ero ansiosa-
mente aspettato in mia patria .. . ma
qo preferito di celebrarla in Torino
senza rumore, e quello posso chia-
marlo il più bel giorno della mia vi-
ta. Nel memento (momento in cui i
sacerdoti ric'ordano i loro cari) di
quella memoranda messa ho procu-
rato di fare divota menzione di tutti
i miei professori, benefattori spiri-
tuali e temporali, e segnatamente del
compianto don Calosso che ho sem-
pre ricordato come grande e insigne
benefattore. Lunedì andai a celebra-
re alla chiesa della SS. Consolata, per
ringraziare la gran Vergine Maria de-
gli innumerabili favori che mi aveva
ottenuto dal Suo Divin Figliuolo
Gesù».
Due particolari significativi si pos-
sono aggiungere a queste scarne no-
te di Don Bosco . La prima Messa,
nella chiesa di S. Francesco d' Assi-
si, la celebrò all'altare dell'Angelo
Custode. (Così attestò padre Luigi
Dadesso, rettore della stessa chiesa,
dopo ricerche fatte nel 1891). In
quella prima Messa, come ogni sa-
cerdote, Don Bosco chiese una « gra-
zia speciale» al Signore. Ascanio
Savio, uno dei suoi primi ragazzi, di-
ventato poi sacerdote diocesano, at-
testò al processo di beatificazione:
« Posso solamente attestare, come
egli mi disse, che in occasione della
sua ordinazione egli domandò, insie-
me ad altre grazie, il dono della pa-
rola per fare del bene alle anime . A
mio avviso, Don Bosco ottenne ab-
bondantemente la grazia domanda-
ta, perché, durante il suo ministero,
quando parlava si impadroniva del-
la volontà e dei cuori».
Il giovedì seguente, festa del Cor-
pus Domini (allora festa di precetto),
Don Bosco andò a dire la Messa al
suo paese. Le campane avevano suo-
nato e squillato a lungo. Tanta gen-
te era ammucchiata nella chiesa di
Castelnuovo . Don Bosco ricordava:
« Ero molto amato dai miei cittadini
ed ognuno godeva di tutto quello che
avesse potuto tornare a mio bene. La
sera di quel giorno mi sono restitui-
to in famiglia . Ma quando fui vici-
N LIBRE
1 GIUGNO 1991 · 13
unw IUIIIILlA
PREcGonARE
LA BIBBIA
dalla Cenasi al Profeti
Pregare con la Bibbia
Dalla Genesi ai Profeli, di GAETANO
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a lla lettura della Bibbia e alla preghie-
ra dei Salmi.
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'I
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"lf~i :i: della
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2.4 Page 14

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14 1 GIUGNO 1991
no a casa e mirai il luogo del sogno
« Andate, guardatevi attorno ». Don
fatto all'età di circa nove anni, non «Andate,
potei frenare le lacrime e dire: Quan-
to mai sono meravigliosi i disegni
guardatevi intorno»
Bosco finora conosce solo la pover-
tà delle campagne. Non si è ancora
imbattuto nella miseria delle perife-
della divina provvidenza! Dio ha ve-
rie cittadine. Don Cafasso lo manda
ramente tolto dalla terra un povero Don Bosco narra che dopo quei ad incontrarla. Michele Rua, uno dei
fanciullo per collocarlo coi primari cinque mesi gli furono offerti tre im- primi ragazzi di Don Bosco, testimo-
del suo popolo » .
pieghi, e che scese a Torino per chie- nierà: « Fin dalle prime domeniche
dere il parere di don Cafasso sul andò per la città, per farsi un'idea
Le parole della
madre
« che fare ». Ma (al di là di ogni
drammatizzazione) la risposta è già
stata delineata dal sogno dei 9 anni,
da quel suo scegliere l'altare dell'An-
della condizione morale in cui si tro-
vava la gioventù ».
Che cosa vide Don Bosco in quel-
la prima esplorazione? Abbiamo due
Una persona che accanto a Don
Bosco visse quel giorno con gioia e
con fede fu mamma Margherita. Al
processo di beatificazione don Le-
moyne attestò sotto giuramento di
aver sentito dalla bocca stessa di Don
Bosco queste parole: « Mia madre in
quel giorno, avutomi da solo a solo,
mi disse queste memorabili parole:
Sei prete, dici la Messa, da qui avanti
sei adunque più vicino a Gesù Cri-
sto. Ricordati però che incomincia-
re a dir Messa vuol dire ·cominciare
gelo Custode per dire la sua prima
Messa, dallo « stato festoso » che ha
provato per cinque mesi circondato
dai ragazzi. Tanto che quando don
Cafasso gli chiederà a bruciapelo:
« In questo momento che cosa occu-
pa il vostro cuore? che si ravvolge in
mente vostra? », risponderà: « In
questo momento mi pare di trovar-
mi in mezzo a una moltitudine di
fanciulli che mi dimandano aiuto ».
Dopo avergli detto che deve rima-
nere a Torino, don Cafasso gli dice:
risposte « canoniche »: quella del Le-
moyne nel secondo volume delle Me-
morie Biografiche di Don Bosco (le
11 pagine del sesto capitolo) e quel-
la di Don Bosco stesso (il foglio 85
delle sue Memorie) . Oggi sono guar-
date entrambe con sospetto dagli
ipercritici accademici, come descri-
zioni « romantiche e di maniera».
Per fortuna, in occasione dell'an-
no centenario di Don Bosco, tre ri-
cercatori dell'Università di Torino
hanno lavorato a lungo, e ci hanno
a patire. Non te ne accorgerai subi-
to, ma a poco a poco vedrai che tua SEI · Musio
madre ti ha ·detto la verità. Sono si-
cura che tutti i giorni pregherai per
me, sia ancora io viva o sia già mor-
ta; ciò mi basta. Tu da qui innanzi
pensa solamente alla salvezza delle
anime e non prenderti nessun pensie-
ro di me ».
I primi cinque mesi del suo sacer-
!r
-!
"
dozio, Don Bosco li spese come vi-
ceparroco di Castelnuovo, il suo
paese. Ecco le precise parole con cui
ricorda quei giorni: « Provavo il più
1\\
tlll
::
,,
grande piacere a lavorare. Predica-
vo tutte le domeniche, visitavo gli
ammalati, amministravo loro i santi
sacramenti... Assistevo alle sepoltu-
-::
,.
I
'
re, tenevo in ordine i libri parrocchia-
.
li, facevo certificati di povertà o di
altro genere. Ma la mia delizia era fa-
re catechismo ai fanciulli, trattener-
mi con loro, parlare con loro ...
Uscendo dalla casa parrocchiale ero
sempre attorniato da' miei piccoli
amici, che mi festeggiavano» (Don
Bosco prima ha scritto « accompa-
gnavano », ma poi ha sostituito quel-
.r
~.
~l
r' i,, ,,'(t··,Jla.._
I I.
"I\\
V
1.\\~T~~
'~
la parola con «festeggiavano »,
perché il suo camminare con i ragazzi
era - e lo sarà sempre - una festa).
Ma i cinque mesi di « festa» tra-
scorsero presto. In autunno l'aspet-
tava Torino, i ragazzi sbandati per
le strade, quelli chiusi nelle prigioni.

2.5 Page 15

▲back to top
- - - - - --5'1-
tracciato un quadro « scientifico » dei
ceti popolari e della gioventù della
Torino in cui arrivò nel 1841 Don
Bosco . Sono i professori Umberto
Levra, Claudio Felloni e Roberto
Audisio. Le loro ricerche sono state
pubblicate nel volume Torino e Don
Bosco a cura di Giuseppe Bracco .
Cerco di fare un brevissimo con-
densato delle pagine più pertinenti
(dopo aver notato con soddisfazio-
ne che né Lemoyne né Don Bosco
sono caduti nella descrizione « di
maniera»).
J fanciulli delle
manifatture
Nel 1840 Lorenzo Valerio (citato
dal Felloni) scriveva: « Chi avrà po-
sto il piede in una manifattura e spe-
cialmente in un setificio sarà rimasto
sorpreso dolorosamente scorgendo
uno sciame di fanciullini colla be-
stemmia ad ogni momento sulla boc-
ca inconsapevole, smunti, laceri e su-
dici avvolgersi nel fango, battersi
l'un l'altro, e avviarsi coi piccoli fur-
ti, colle piccole truffe per la via del
delitto; e sarà rimasto raccapriccia-
to pensando al tristo avvenire che
aspetta quelle bionde testoline a cui
poche cure basterebbero per rende-
re tutti i vezzi, tutte le grazie, tutte
le virtù (che anche questa tenera età
ha le sue virtù) della fanciullezza ».
Nella Torino di quell'anno, nelle
manifatture della lana, seta e coto-
ne er.;mo impiegati 6170 lavoratori
adulti, e ben 1115 ragazzini .
J ragazzi di strada
Se quella descritta da Valerio era
la condizione dei ragazzi « lavoran-
ti », più triste era quella dei ragazzi
« altrettanti numerosi » che passava-
no la giornata sulle strade e sulle
piazze, « abbandonati a sé stessi, lon-
tani da .casa e da genitori troppo in-
tenti a procurare il magro pane
quotidiano» .
Le occupazioni-espedienti con cui
quei fanciulli cercavano di sbarcare
il lunario erano una mezza dozzina .
Facevano i venditori ambulanti,
quando potevano . « Taluni (accetta-
vano) di buon grado di circolare per
l'abitato, in sfida alle proibizioni del-
la polizia, smerciando ''pirofori ( =
fiammiferi) ed altri articoli di com-
mercio" (biglietti della lotteria,
ecc.) ». Se non c'era nulla da vende-
re, mendicavano. « Un po' di spon-
tanea volontà, un po' perché
convinti dai genitori, si sedevano lun-
go un passaggio frequentato e al-
lungavano la mano per chiedere l'e-
lemosina. Tra costoro vi era chi, co-
me Antonio B. , figlio di un
imbianchino, "dell'età di dieci an-
ni", "caduta la sera, costantemente
stazionava sotto i Portici del Po, di-
rimpetto alla Bottega del Caffé Flo-
rio" dove ostinatamente e con
"sfacciataggine, di gran lunga ecce-
dente la di lui età , inseguiva, annoia-
va, e molestava tutti i passeggieri,
nell'iscopo di commoverli, e di ritrar-
ne una buona questua" (Rapporto di
polizia) . Più spesso erano intere fa-
miglie che ... giungevano dalle cam-
pagne con la speranza di vivere degli
1 GIUGNO 1991 · 15
aiuti altrui . Molti... mendicavano
servendosi di bambini fatti sdraiare
lungo le vie della capitale o portan-
doli appresso alle porte delle chiese ».
Più triste era la condizione dei ra-
gazzini «venduti» ai mendicanti « li
quali se ne valevano per ritrarre al-
l'altrui pietà più abbondanti elemo-
sine » (Circolare del Vicariato) .
Un « espediente » sempre taciuto
dagli storici di Torino e dai biografi
di Don Bosco, ma che può spiegare
certi atteggiamenti del Santo educa-
tore (giudicati da alcuni troppi al-
larmati) ci è rivelato dal Felloni.
« Quando la fame fosse diventata più
forte di qualsiasi scrupolo, capitava
anche che (un ragazzo qualsiasi)
seguisse le tracce di quell'anonimo
sedicenne, tradotto nel 1842 al sifi-
locomio dell'Ospedale di carità in se-
guito alla lue venerea trasmessagli da
alcuni soldati della Cittadella ».
L'espediente più diffuso , pratica-
to da soli o in gruppo dai giovani, era
il furto : dai banchi dei mercati o dal-
le tasche dei cittadini. << Man mano
che ci si inoltra negli anni Quaran-
ta, i richiami, tra i verbali di polizia,
ai giovanissimi ladri e fanciulli fug-
giti di casa paiono moltiplicarsi ... Un
numero via via maggiore di arrestati
al di sotto dei vent'anni, il moltipli-
carsi delle bande di piccoli vagabon-
di, di ladruncoli, di acerbi borsaioli
cominciava ad apparire agli occhi
delle autorità » (C. Felloni) . ·
Arrestati, i piccoli ladri finivano in
prigione insieme ai giovani rivendi-
tori e mendicanti . Don Bosco li in-
contrò lì, seguendo don Cafasse,
cappellano della Misericordia e con-
fortatore dei prigionieri.
Quanto durò la prima esplorazio-
ne di Don Bosco per Torino? Non
sappiamo. Ma fu sufficiente a fargli
concludere: « Chi sa, se questi giova-
netti avessero fuori un amico , che si
prendesse cura di loro, li assistesse e
li istruisse nella religione nei giorni
festivi, chi sa che non possano tenersi
lontano dalla rovina? ».
Questo suo pensiero lo segnò nel
foglio 85 delle sue Memorie. Nel fo-
glio 86 raccontò l'incontro con Bar-
tolomeo Garelli, il primo ragazzo
« strappato dalla strada ». La gran-
de m_issione del prete di Castelnuo-
vo cominciava.
Teresio Bosco

2.6 Page 16

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16, 1 GIUGNO 1991
ATTUALITÀ ECCLESIALE
G10VANI A CZESTOCHOWA
di Silvano Stracca
Solo dall'Italia
partiranno in
trentamila,
forse più. Un milione
dal resto del mondo.
Tutti con un 'unica
destinazione: il
santuario di Jasna
Gora, a Czestochowa,
in' Polonia. Tutti
per lo stesso
appuntamento:
incontrare il loro
«amico», Giovanni
Paolo II, nel corso del
grande raduno
mondiale voluto dal
Papa nei giorni del
14 e 15 agosto.
Saranno i giovani che
risponderanno per la
terza volta alla
chiamata di Giovanni
Paolo II, che vuole
incontrarli quest'anno
nella sua terra
natale, dopo gli
indimenticabili raduni
dell'aprile 1987 a
Bùenos Aires e
dell'agosto di due anni
orsono a Santiago di
Compostella.
Sono passati sei anni da
quando Giovanni Paolo II, sulla scia
dei grandi raduni dei giovani di tut-
to il mondo in piazza San Pietro per
l'Anno Santo del 1984 e per l'Anno
internazionale della Gioventù del
1985, istituì la Giornata mondiale
della Gioventù da celebrarsi annual-
mente, la Domenica delle Palme, in
tutte le Chiese locali e con il suggel-
lo, ogni due anni, di un incontro in-
ternazionale con la partecipazione
del Papa.
« Tutti i giovani », spiegò allora
Giovanni Paolo II , « devono sentir-
si seguiti dalla Chiesa; perciò, tutta
la Chiesa, in unione con il successo-
re di Pietro, si sente maggiormente
impegnata, a livello mondiale , in fa-
vore della gioventù, delle sue ansie
e sollecitudini , delle sue aperture e
speranze, per corrispondere alle sue
attese , comunicando la certezza che
è Cristo, la verità che è Cristo, l'a-
more che è Cristo ».
Giovanni Paolo II ha grande fidu-
. eia nei giovani. Chi non ricorda le
sue parole, quella domenica di otto-
bre del 1978, appena eletto , quando
disse: « Voi siete la speranza della
Chiesa, la mia speranza »? Il Papa
ama i giovani, di cui si professa
« amico ». Non perde occasione per
ripeterlo .. « Amo essere amico dei
giovani, ma un amico esigente... »,
precisò a Strasburgo·, capitale morale
dell'Europa, incontrando tre anni fa
i giovani dei paesi occidentali.

2.7 Page 17

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r - - - - - - - - - - - - - s B -·
Perché questa attenzione partico-
lare? Perché Giovanni Paolo II ritie-
ne fondamentale il dinamismo
profetico dei giovani per la « nuova
evangelizzazione» del mondo con-
temporaneo alle soglie ct"e! Terzo Mil-
lennio. Dal canto loro, i giovani
danno molta importanza al contat-
to « de visu » con il Papa, di cui ri-
conoscono il grande carisma e la
forza del messaggio che egli sa loro
trasmettere in ogni occasione.
Ecco le parole di una ragazza fran-
cese, di 17 anni, all'indomani dell'in-
Giovanni Paolo Il
nel suo precedente
viaggio in Polonia.
Il 14-15 Agosto
sono attesi a Jasna
Gora oltre un
milione dj giovani.
Foto A. Mari
contro di Santiago di Compostella:
« Anche se non si ha una fede molto
profonda, il Papa è talmente pieno
di fede che vederlo ci trasforma». E
quelle di un giovane italiano, venti-
quattrenne: « Ai giovani piacciono le
sfide: incontrare il Papa ed accetta-
re il suo messaggio significa sfidare
la propria vita per condurla su sen-
tieri nuovi».
Il raduno di Czestochowa avrà per
tema: «Avete ricevuto uno spirito da
figli ». Scegliendolo, Giovanni Pao-
1 GIUGNO 1991 17
lo II ha inteso sottolineare il valore
di « vero elemento propulsore della
storia dei popoli e della vita delle per-
sone» che « questo spirito di figli di
Dio» costituisce in un momento di
svolta storica e di cambiamenti epo-
cali nei paesi dell'Europa centrale ed
orientale.
Il primo Papa slavo nella storia
della Chiesa invita i giovani dell'O-
vest e dell'Est ad un significativo
scambio di. testimonianze di fede
proprio alla vigilia del Sinodo dei Ve-
scovi delle Chiese di tutta l'Europa.
Le une alle prese con la secolarizza-
zione ed il materialismo pratico del
consumismo occidentale, le altre ap-
pena uscite dalle catacombe. In au-
tunno, il Sinodo dovrà elaborare una
strategia comune di tutte le Chiese
europee per una rievangelizzazione
del continente dall'Atlantico agli
Urali.
Quale altra sede si poteva, dun-
que, scegliere per il raduno dei gio-
vani se non la collina di Jasna Gora,
che significa Chiaro Monte e che do-
mina la città industriale di Czesto-
chowa, nel cuore della grande
pianura polacca che è stata per pri-
ma investita da quel « vento dell'Est»
che, soffiando da Danzica, ha por-
tato al crollo delle cortine di ferro e
dei muri eretti sulle rovine della se-
conda guerra mondiale?
Ma c'è anche un altro motivo per
la scelta di Jasna Gora, che è il più
importante santuario mariano del-
l'Est. È il Papa stesso a svelarlo ai
giovani: « Ci insegni Maria a vivere
da veri figli del Padre!»; «dove, se
non nel suo cuore materno, si può
meglio custodire l'eredità di figli di
Dio promessa dal Padre?». E Gio-
vanni Paolo Il, che, giovane sacer-
dote, nella penÒmbra di Jasna Gora
si è messo alla scuola di Maria, a me-
tà agosto affiderà qui alla Madre di
Dio la gioventù di tutto il mondo.
Il Chiaro Monte di Czestochowa
è da sei secoli il cuore della pietà ma-
riana del popolo polacco e di tutti i
popoli dell'Est. Fondato da un prin-
cipe di nome Ladislao, la storia di
questo santuario è lo specchio di tut-
.ta la storia della Polonia, dai mo-
menti di grande splendore a quelli
delle sconfitte, delle sofferenze, del-
le invasioni e delle spartizioni, quan-
do per più di un secolo il nome di
questa nazione fu addirittura canee!-

2.8 Page 18

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18 · 1 GIUGNO 1991
lato sulla carta geografica dell'Euro-
pa.
«Jasna Gora», diceva il cardina-
le Stefano Wyzynski, il grande pri-
mate del Millennio del battesimo
del\\a Polonia, amato da Karol Woi-
tyla come un padre, « non è solo un
simbolo, ma una realtà presente nella
storia della nostra nazione cattolica;
... sfogliando la storia della Polonia
sino ai tempi più recenti, vediamo
Jasna Gora che ogni tanto spunta co-
me una lanterna in mezzo alle nostre
vicende tempestose, come una stri-
scia di luce tra le tenebre che circon-
dano la nazione. È la sua grande
forza e il suo grande mistero».
Il mistero di J asna Gora è racchi'u-
so nell'immagine miracolosa della
Madonna Nera, dal bel volto orien-
tale, sfregiato dalla spada di un us-
saro. Da secoli, quell'immagine è
venerata, custodita nel segreto dei
cuori, portata dai soldati polacchi
nelle tante battaglie per la libertà del-
la loro terra, dagli emigrati, dai pro-
fughi politici di ogni regime sino agli
operai di «Solidarnosc», come segno
inequivocabile della presenza di Ma-
ria nella vita di ogni polacco.
Sulle orme dei milioni di pellegri-
ni che ogni anno arrivano a Czesto-
chowa, si metteranno in cammino ad
agosto anche i giovani di tutto il
Ogni Giornata mondiale della
Gioventù ha un tema specifico,
scelto dal Papa e spiegato da lui
stesso in un apposito messaggio
pubblicato per l'occasione. Ecco
l'elenco dei temi delle Giornate
finora celebrate. Come si vede ,
si tratta di una vera catechesi
che viene sviluppata organica-
mente intorno ai temi fondamen-
tali del messaggio evangelico.
1986: «Sempre pronti a ri-
spondere a chiunque vi doman-
di ragione della speranza che è
in voi».
1987: « Noi abbiamo conosciu-
to e creduto all'amore che Dio ha
per noi ».
1988: «Fate quello che Egli vi
dirà».
1989: «lo sono la via, la verità
e la vita ».
1990: «lo sono la vite, voi i
tralci» .
1991 : «Avete ricevuto uno spi-
rito da figli».
I gruppi, le associazioni ed i movimenti della Chiesa italiana hanno in-
viato a tutti i giovani una « lettera aperta» per invitarli a Czestochowa.
«Anche quest'anno», scrivono, «il Papa ci propone una meta altissima:
Volate ad alta quota, siate tra coloro che mirano a mete degne dei Figli
di Dio».
Non possiamo più accontentarci di libertà apparenti parziali, superfi-
ciali. Più che rivendicazione e spazio di autonomia, essere liberi vorrà di-
re impegno sincero e concreto a costruire in noi e attorno a noi l'uomo,
tutto l'uomo. Solo nell'amore questo sarà possibile. Libero è chi ama. Sa-
rà dunque un pellegrinaggio di libertà attraverso le frontiere degli Stati
che si aprono sempre più a Cristo redentore dell'uomo.
« Ritrovandoci a Czestochowa, accolti dalle Chiese dell'Est che stanno
vivendo un'esperienza profonda di cammino di libertà, avremo l'occasio-
ne di testimoniare al mondo il bisogno irrinunciabile della Pace. Una pace
che nasce dal dono della fratellanza universale che ci viene dall'unico Pa-
dre, dalla testimonianza dell'amore scambievole, dall'impegno per la giu-
stizia, dalla capacità di accoglienza e dialogo con chi è diverso e lontano,
da un nuovo rapporto con la natura e l'ambiente».
mondo. Ma ha ancora un senso og- chowa per i giovani di tutto il mon-
gi, quando si possono contare sulle do. Saranno anche più di un milio-
dita delle mani gli anni che ci sepa- ne quando, nella tarda mattinata del
rano dal Duemila, una pratica qual 14 agosto, il Papa salirà sul Chiaro
è il pellegrinaggio che affonda le sue Monte. Il tempo di pregare in ginoc-
radici nella notte dei tempi?
. chio dinanzi alla Madonna Nera -
Lasciamo parlare gli stessi giova- e di sussurrare ancora una volta
ni che, nel 1989, per le strade di tut- «Totus tuus», «tutto tuo», il suo
ta l'Europa, hanno ripercorso i passi motto, le prime parole salite sulle sue
dei pellegrini medievali diretti con le labbra dopo l'attentato del 13 mag-
loro bisacce a « Finisterrae », la fine gio 1981 - e Giovanni Paolo II sa-
del mondo allora conosciuto e che si rà tra i pellegrini.
credeva terminasse sulle rive dell' A- A sera, sull'immensa radura di-
tlantico, poco oltre Santiago di Com- nanzi al santuario e lungo il viale del-
postella, lo splendido santuario nel 1'Immacolata, si svolgerà la grande
nord della Spagna legato alla veglia mariana assieme al Papa.
memoria spirituale dell'apostolo L'indomani, dopo aver vegliato al-
Giacomo.
l'aperto tutta la notte che precede la
Tutti i giovani pellegrini a Santia- festa dell'Assunzione di Maria, il
go di Campostella testimoniano il momento culminante del raduno: la
grande fascino spirituale che il pel- Messa, l'omelia di Giovanni Paolo II
legrinare conserva ai nostri giorni. che traccerà la missione dei giovani
Per loro, il pellegrinaggio è stato una nella società e nella Chiesa per gli ul-
forte esperienza di fede, un cammi- timi anni di questo millennio, l'atto
no di conversione e una scuola di di affidamento della gioventù alla
preghiera, un'esperienza gioiosa di Madre di Dio.
amicizia e di solidarietà. Per qualcu- E sarà già tempo di ritornare,
no, il pellegrinare è come la metafo- mentre Giovanni Paolo II, passando
ra del pellegrinaggio che si compie per la sua Cracovia, prenderà la via
nella vita dei credenti.
dell'Ungheria, il terzo paese dell'ex
Ascoltiamo questo giovane india- impero comunista che visiterà dopo
no che vive la sua fede cristiana alla Polonia e Cecoslovacchia. Tentò di
luce dell'esperienza spirituale mille- ·ripartire con l'impegno di quella ra-
naria dell'Oriente non cristiano: « La gazza italiana che,' dopo Santiago di
mia vita cristiana è un pellegrinag- Compostella, confidava: « Questi in-
gio... Quando vedo che devo cerca- contri servono come carica, come
re costantemente Cristo intorno a me scossa al solito tran tran della vita;
e nel mio quotidiano, sento che que- ed è quel che serve per far cambiare
sto è un pellegrinaggio».
qualcosa in questo mondo».
Appuntamento, quindi, a Czesto-
Silvano Stracca

2.9 Page 19

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- - --
- - - - - - -~ -
;;;;;;;;;;;=;::=;;;---;;;;;;;;;::;;;;;;;;-p_ttdre e mueslro
1 GIUGNO 1991 19
- - - - - dei-giovani~~~-;:;:_- -- - -- -~
« L'oratorio caratterizzerà tutta la
sua opera, ed egli lo modellerà secon-
do la sua originale prospettiva, adat-
ta all'ambiente, ai suoi giovani e ai
loro bisogni». Un riconoscimento che
Giovanni Paolo II esprime con sim-
patia nei confronti di Don Bosco. Co-
me il Sistema Preventivo identifica la
figura di Don Bosco educatore con
quella di un padre e maestro dei suoi
giovani, così l'istituzione dell'Orato-
rio lo qualifica amico e compagno nel
cammino della loro crescita. All'Ora-
torio la Congregazione ha sempre de-
dicato molta riflessione e attenzione
operativa, perché convinta di tratta-
re un punto essenziale della vocazio-
ne di Don Bosco e un elemento
caratteristico del carisma salesiano.
UNA RICCA
DOCUMENTAZIONE
Nel rinnovamento seguito al Con-
cilio Vaticano 2° i Salesiani hanno sa-
puto formulare, in maniera anche
poetica, il significato e l'obiettivo
proprio dell 'Oratorio secondo il pen-
siero del Fondatore. Riporto mate-
rialmente dalle Costituzioni Salesiane:
« Don Bosco visse una tipica esperien-
za pastorale nel suo primo oratorio,
che fu per i giovani: casa che acco-
glie, parrocchia che evangelizza, scuo-
la che nvvia alla vita e cortile per
incontrarsi da amici e vivere in al-
legria » .
I giovani sono entusiasti di una de-
scrizione così formulata. La sentono
vicina alla loro esperienza . Risponde
pienamente ai bisogni che avvertono
e ai quali l'oratorio viene loro incon-
tro. Ritrovano la possibilità di una
educazione globale.
Le caratteristiche fondamentali che
costituiscono la fisionomia dell'am-
biente oratoriano sono le seguenti: la
relazione personale di amicizia tra il
salesiano e il ragazzo e la presenza
fraterna de/l'educatore tra i giovani,
la creazione di un ambiente chefaci-
lita l'incontro, l'offerta di alfività
molteplici per il tempo libero, la sen-
sibilità missionaria delle porte sempre
aperte e aperte a tutti i ragazzi che vo-
gliono entrare, l'apertura alla massa
unitamente a/l'attenzione verso i sin-
goli e i gruppi, la formazione progres-
siva di una comunità giovanile
di Antonio Martinelli
Una felice formula
educativa:
l'oratorio
mediante la pedagogia della festa, la
catechesi occasionale e sistematica, la
vita di gruppo, per arrivare alla for-
mazione di una forte personalità
umana e cristiana».
COME NASCE
ORDINARIAMENTE
UN ORATORIO?
I nomi che assume nelle diverse Re-
gioni in cui operano i Salesiani (ac-
canto al termine «oratorio» si
trovano « centro giovani le», « porte
aperte», « fra amici»... e vari altri)
sono indicativi di una certa visione e
organizzazione della struttura flessi-
bile dell'Oratorio: si adatta a tutte le
esigenze e situazioni giovani li e assu-
me volti continuamente nuovi .
Alla base si ritrova, abitualmente,
un'intuizione del reale della situazio-
ne dei giovani, dei problemi educati-
vi, della storia di una particolare zona
umana.
La comprensione più approfondi-
ta del comportamento della gente, e
dei giovaniìn specie, suscita la voglia
di aggregare persone e di intessere re-
lazioni di amicizia, di costituirsi cen-
tro di riferimento e di animazione di
altre forze presenti in territorio.
Da qui, poi, la volontà espressa di
agire a favore dei più bisognosi, per-
ché sentano tutti rinascere il deside-
rio di vivere, superando pigrizie e
complessi di frustrazioni.
Nasce, infine, il desiderio di essere
l'uno a disposizione dell'altro, for-
mando insieme una grande famiglia.
Le esperienze che si vivono con
soddisfazione personale e collettiva
diventano orizzonte per nuovi deside-
ri eia realizzare, in un continuo e pro-
gressivo procedere di crescita in
crescita, dalla promozione umana fi-
no all'evangelizzazione e ad una vita
cristiana seriamente impegnata.
L'anima profonda di un oratorio
nello stile di Don Bosco rimane la sin-
cera accoglienza del ragazzo e del gio-
vane. Un'accoglienza che si colora di
·manifestazioni vive e concrete di quel-
l'amore di Dio gi unto fino a noi nel-
la persona del Signore Gesti.
L'oratorio, perciò, richiede zelo
multiforme, umanissima bontà e dol-
cezza nel tratto, perché è l'ambiente
che viene ricercato, in maniera prefe-
renziale, dai giovani che mancano di
riferimenti umani e religiosi.
LA FUNZIONE
«MEDIATRICE»
DI UN ORATORIO
STILE DON BOSCO
È un aspetto originalissimo dell'o-
ratorio salesiano. Si pone, cioè, tra
realtà da congiungere . Vive tra le esi-
genze della comunità civile e della
Chiesa, rappresentando un'istituzio-
ne ecclesiale alla frontiera con lo Sta-
to, e un'esperienza limite di laicità
permeata di vangelo. Raccoglie in sin-
tesi il rapporto tra concretezza e de-
siderio. Si presenta come una palestra
dove i giovani sono contemporanea-
mente allievi e docenti . Ricordino gli
adulti che spesso restano attoniti di
fronte alla multiforme attività di un
ambiente tanto aperto: non è possi-
bile amare l'oratorio se non si ama-
no incondizionatamente i giovani.
Don Bosco resta un modello impareg-
giabile.

2.10 Page 20

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20 • l GIUGNO 1991
LA SCUOLA
IN ITALIA
In Italia i tempi sono
maturi per elevare
l'obbligo scolastico
fino ai 16 anni. Ma il
problema è quello
dei giovani «poveri»:
che sarà di chi
desidera qualificarsi
presto per entrare
subito nel mondo
del lavoro?
QUALE FUTURO
PER LA SCUOLA
PROFESSIONALE?
di Gaetano Nanetti
Un fantasma si aggira
ormai da anni lungo i corridoi del
Pa.rlamento italiano: è il provvedi-
mento legislativo che dovrebbe ele-
vare da otto a dieci anni l'obbligo
dell'istruzione. Non riesce a trovare
la strada per materializzarsi con l'ap-
provazione. La cosa curiosa è che
tutti i gruppi politici sono d'accor-
do sull'obiettivo finale . I guai nasco-
no quando si tratta di stabilire come
arrivarci.
Accordarsi sulla finalità è fin trop-
po facile. Infatti portare da 14 a 16
anni la scuola dell'obbligo è un'esi-
genza imposta dai tempi e da una so-
cietà complessa che richiede una
istruzione di base più elevata rispet-
•to a quella attuale. Si può aggiunge-
re che è una necessità urgente, se
l'Italia vuole, in vista del mercato
unico del 1993, mettersi al passo con
le nazion'i europee più evolute. Ba-
sterà ricordare che in Belgio già og-
gi si studia obbligatoriamente fino a
18 anni, in Danimarca e Francia fi-
no a 16, come in Inghilterra e Irlan-
da dove i ragazzi cominciano ad
andare a scuola a 5 anni.
Dov'è l'ostacolo che tiene l'Italia
al palo dei 14 anni? Nelle divergen-
ze fra i partiti su come strutturare i
due anni aggiuntivi. Il nodo più stret-
to da sciogliere riguarda la formazio-
ne professionale e il rifiuto da parte
di alcune forze politiche di conside-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

▲back to top
- - --
-------~-
rarla un canale percorribile per l'as-
solvimento dell'obbligo .
C' è una proposta di legge presen-
tata dal democristiano Francesco Ca-
sati - presidente della Confap, la
Confederazione degli enti di forma-
zione di ispirazione cristiana - che
prevede questo tipo di percorso ac-
canto a quello di natura prettamen-
te scolastica. Ha l'appoggio della DC
- il secondo firmatario è l'on. Gian-
carlo Tesini, responsabile dell'Uffh
cio scuola del partito - e l'adesione
dei socialdemocratici e dei liberali. I
socialisti lasciano intravedere qual-
che spiraglio, ma avanzano riserve.
Fierissima l'opposizione dei repub-
blicani. Gli ex comunisti del PDS
hanno presentato un loro progetto.
Alla proposta Casati si contrappo-
ne una strategia che affida l'assolvi-
mento dell'obbligo a un biennio
unificato sostanzialmente uguale per
tutti e con caratteristiche prettamente
scolastiche. Un tentativo di media-
zione fra i diversi orientamenti è
stato fatto al Senato dal sen. Mezza-
pesa, con una sintesi sulla quale si
svolge ora un faticoso dibattito .
Questo, a grandi linee, il quadro en-
tro cui si colloca il problema.
Fino a che punto si tiene conto del-
la realtà rappresentata dalla condi-
zione scolastica dei giovani italiani?
Per don Felice Rizzini, presidente del
Centro nazionale opere salesiane
(CNOS) questa realtà è semplice e
chiara . «Il punto di partenza - dice
- è il ragazzo che ha ultimato la
scuola media inferiore. Vuole prose-
guire gli studi? Benissimo, non ci so-
no · problemi: ha a disposizione il
biennio scolastico. Non se la sente di
avviarsi su questa strada e tuttavia
abbisogna di un allargamento della
sua base culturale per rispondere al-
le esigenze del moderno mondo del
lavoro? E allora diamogli la forma-
zione professionale, resa magari più
idonea, capace di fornire un adegua-
to livello culturale e di favorire un
più maturo irtserimento nella socie-
tà e nei settori produttivi».
Insomma, offriamo ai ragazzi una
pluralità di scelte, proponiamo loro
percorsi differenziati. E ciò per dare
risposte articolate a situazioni fra lo-
ro molto diversificate. Se da un lato
oggi c'è chi punta con determinazio-
ne al diploma di scuola media supe-
riore o addirittura alla laurea,
dall'altro c'è chi, ultimate le medie
inferiori, vuole immettersi diretta-
mente nel mondo del lavoro. E c'è
anche chi, per le condizioni econo-
miche della famiglia ha bisogno di
trovare subito _un lavoro e pensa di
completare la propria formazione se-
guendo corsi serali ; c'è chi tenta di
proseguire negli studi ma poi abban-
dona la media superiore o, per le
condizioni in cui versa oggi la scuo-
la, ne è addirittura espulso; e poi ci
sono gli handicappati.
«Come si può pensare - si chie-
de don Rizzini - di costringere que-
1 GIUGNO 1991 21
« GAMIN »
Classi f.: GSAM / Durata: 26'
Recupero dei ragazzi emarginati a
Bogotà.
LA TERRA E IL SEME
Classif. : GSAME I Durata: 34'
Progetto Africa.
RITORNO A KAMI
Classif.: GMESA / Durata: 27'
Storia vera di un ragazzo Ira i minato-
ri di Kami (Bolivia) .
TONDO CASA MIA
Classif.: SMGAE I Durata: 27'
Interventi salesiani nel più malfamato
quartiere di Manila.
UNA VITA PER L'INDIA
Classif. : GASME I Durata: 30'
P. Maschio e P. A /essi per i po veri del-
l'In dia.
UN SORRISO NEGLI SLUMS
Class.if.: AGSME / Dura ta: 40'
L'eroico lavoro delle « Suore del sor-
riso » nello slum più grande del m on-
do a Bombay .
ZINGARI DI DIO
Classif. : GMSEA / Durata 32'
Vocazione, sacrificio e impegno m is-
sionario.
Le indicazioni (AMSGE) sono orien-
tative: E= elementari : M = medie:
S =superiori: A = adulti : G = gruppi.
Disponibili in pellicola 16 mm e in vi-
deocassetta.
Per acquisto o noleggio,
rivolgersi alla:
SAF
Via Maria Ausiliatrice, 36
10152 TORINO
Tel. (011) 52.24.310

3.2 Page 22

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22 · 1 GIUGNO 1991
Nelle foto del servizio i laboratori del nuovo Istituto Salesiano
di Venezia-Mestre
sta varietà di posizioni entro un uni-
co canale scolastico, uguale per tut-
ti? » E alla domanda risponde che a
influenzare questa concezione è la
vena di stampo illuministico tuttora
presente in Italia, che privilegia il la-
voro intellettuale mentre sottostima
il lavoro manuale, che rimane prigio-
niera di una cultura letteraria, di ti-
po classico, per intenderci, senza ac-
corgersi che oggi i due modi di
collocarsi nella professione si sono
molto avvicinati. Tanto è vero che la
stessa formazione professionale si è
aperta a una istruzione più ampia e
procede su tre aree: culturale,
scientifico-tecnologico, operativo. Ci
si muove di pari passo su tutte e tre,
anche se si parte dalla concreta real-
tà per risalire ai principi .
Penalizzando la formazione pro-
fessionale, si finisce per colpire i più
deboli. C'è la consapevolezza che
una larga parte dei giovani allievi dei
Centri di formazione professionale
provengono dai ceti popolari? Che
molte delle loro famiglie non sono in
grado di mantenerli agli studi oltre
una certa età? Quanti sono i ragazzi
che abbandonano la scuola perché la
famiglia ha bisogno di loro per tira-
re avanti?
Da parte di chi rifiuta la formazio-
ne professionale come possibilità di
assolvere all'obbligo scolastico, si so-
stiene che troppi enti operanti in que-
sto settore non assolvono in modo
soddisfacente al loro compito. E ag-
giungono: se tutti gli enti fossero co-
me quello salesiano, la cui efficienza
è fuori discussione, non sorgerebbe
al.cun problema. Ma tanti altri .. . È
comprensibile che qualche deficien-
za ci sia, che qualche Ente faccia ac-
qua. La perfezione non è di questo
mondo, come si dice. Del resto, an-
che nel settore pubblico, in talune
Regioni che hanno interamente as-
sorbito l'istruzione professionale, si
è dato spesso prova di non saper ge-
stire al meglio il settore .
Ma è giustificabile, per la presen-
za di alcune disfunzioni (che vanno
per quanto possibile eliminate), una
soppressione generalizzata degli en-
ti di formazione professionale? Per-
ché è proprio a questo che si giungerà
se a prevalere sarà la tesi di chi vuo-
le un unico percorso formativo . O,
quanto meno, a una falcidia cui po-
chi potranno resistere.
«Come salesiani - afferma don
Rizzini - condurremo avanti questa
battaglia in difesa della formazione
professionale, convinti che se ad
emergere fosse la preoccupazione
educativa, il settore andrebbe svilup-
pato, non ridimensionato. E anche
perché è nella nostra tradizione im-
pegnarci nell'eduqtzione dei giovani
appartenenti ai ceti popolari . Noi fa-
remo fino in fondo il nostro dovere.
Confidiamo che gli altri , quelli che
debbono decidere, facciano, con sen-
so di responsabilità e realismo, il
loro».
Gaetano Nanetti

3.3 Page 23

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-------~-
1 GIUGNO 199 1 , 23
a cura di Eugenio Fizzotti
SILVANO COLA
Le donne nella Bibbia,
Milano, Edizioni Paoline, 1991,
pp. 101, lire 25.000
Le figure femminili hanno
svolto un ruolo centrale nella sto-
ria della salvezza. Ad esse, come
è testimoniato abbondantemen-
te dai testi sacri, Dio ha affidato
compiti delicati per realizzare il
suo disegno di amore. Basti pen-
sare a Sara, che nella sua vec-
chiaia diede alla luce Isacco;
oppure a Raab, che venne rispar-
miata durante la distruzione di
Gerico a motivo della sua fede;
o a Debora, che liberò il suo po-
polo dall'oppressione dei
cananei.
Il volume di Cola raccoglie
proprio alcune delle figure fem-
minili presenti nell'Antico Testa-
mento e ne traccia il profilo con
delicatezza e sensibilità, cosi da
permettere al lettore di scoprire
ed evidenziare il profondo lega-
me che da sempre unisce la don-
na al piano salvifico di Dio.
NORBERTO GALLI
Educazione familiare e società
complessa ,
Milano, Vita e Pensiero, 1991
pp. 482, lire 38.000
I sociologi ci dicono che la so-
cietà in c•Ji viviamo è segnata dal-
la complessità, in seguito alla
quale molteplici sono le decisio-
ni da prendere e numerosi i mez-
zi e gli strumenti da impiegare.
L'ambito familiare non è esente
da tali problematiche e ne sono
consapevoli quei genitori che
prendono sul serio il loro «mestie-
re .. , cercando di qualificarsi e di
individuare le strategie più
adeguate.
Questo poderoso volume, il
cui autore - formatosi all 'Univer-
sità Salesiana di Roma - è do-
cente di pedagogia all' Università
Cattolica di Milano, passa in ras-
segna proprio i nodi più rilevanti
Ell UC,IZIO NI•:
1-i\\ 1\\IIUAIIE
. ,_ E ~OCIET,Ì
Cm~ ll'l.\\·!!Ì!-iA
della realtà familiare e offre nu-
merose e puntuali indicazioni per
la riscoperta dei valori della soli-
darietà, dell'accoglienza e della
coniugalità, grazie ai quali la fa-
miglia può trasformarsi in luogo
privilegiato per la formazione di
uomini nuovi.
ANGELO MONTONATI
L'anticamera del Regno,
Le parabole di Gesù lette da un
giornalista,
Milano, Edizioni Paoline, 1990,
pp. 127, lire 12.000
È un autentico piacere legge-
re questo volumetto in cui sono
riportate alcune delle più belle
parabole evangeliche commenta-
te da uno dei più apprezzati gior-
nalisti cattolici che , oltre a seguire
jri ~·~,wL.~
~- ~ :,
.
· "':" ,.:
kll~d.i ~ ~-
·"1~
...._, ('
- ~l~
r
a
'
"',;- .
con attenzione le vicende eccle-
siali grazie al lavoro di capo-
redattore del mensile Jesus, è
anche exallievo salesiano.
Con stile vivace e ricchezza di
immagini , Montonati rende awin-
cente e palpitante il messaggio
che Gesù intende trasmettere
con le sue parabole. Ne conse-
gue che tutti possono trovarsi a
proprio agio alla sua presenza e,
sentendosi chiamati in causa,
possono individuare quei fram-
menti di speranza e di salvezza
che, rivolti a ciascuno con un lin-
guaggio sempre nuovo, germo-
gliano, maturano e si traducono
in frutti , capaci di trasformare in-
numerevoli cuori.
FRANCESCO LICINIO
GALATI
Sul filo della speranza.
Variazioni sui Vangeli, Milano,
Edizioni Paoline, 1991,
pp. 336, lire 18.000
Se la vita si svolge tra amarez-
ze e delusioni, tra fallimenti e
drammi, è pur vero che il cuore
dell 'uomo riesce ad aprirsi alla
parola dell'Amore e ad attingere
la certezza di essere infinitamen-
te, teneramente amato, a dispet-
to del male che alberga in lui. Il
Dio che si è lasciato morire per
il bene dell'umanità diventa così
quella parola d'amore che, viva
ed efficace, viene trasmessa ai
lettori di questo simpatico volu-
me. In esso sono raccolti i testi
di numerosi interventi radiofoni-
ci e risultano pertanto scritti con
stile brioso e colloquiale. Non so-
no però ricette pronte per risol-
vere i problemi quotidiani .
Piuttosto invitano a raggiungere
il centro di se stesso, a rileggere
la propria storia seguendo il cam-
mino tracciato da Gesù, Verbo in-
carnato e ad assumere il proprio
ruolo responsabile di costruttore
della storia, della società, della
Chiesa.
UBALDO TERRINONI
Lineamenti di pedagogia
evangelica ,
Roma, Boria, 1990,
pp. 165, lire 16.000
Nel corso della storia, molte-
plici sono stati e continuano ad
essere gli atteggiamenti nei con-
fronti del Cristo: paura, rifiuto, ac-
coglienza, negazione, inquietu-
dine, entusiasmo. Difficilmente si
resta indifferenti. Perché questo?
Non certo perché ha propugna-
to un sistema filosofico o delle
idee affascinanti. Piuttosto per-
ché, entrando nella parte più sa-
cra e intima di ogni uomo, ne
guarisce le ferite , ne rimette a po-
sto i cuori sciupati dal male, ne
risveglia le capacità e le poten-
zialità.
Le riflessioni raccolte nel vo-
lumetto hanno un duplice scopo:
da una parte infatti tendono a
scoprire e interpretare la dimen-
sione umana del Cristo con i suoi
sentimenti e i suoi stati d'animo,
e dall 'altra sollecitano il lettore a
incamminarsi con entusiasmo
lungo quel cammino di ricerca
che, impegnativo perché sostan-
ziato di verità, consente di incon-
trare quel maestro che, solo , ha
parole di vita eterna.

3.4 Page 24

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24 · 1 GIUGNO 1991
OBIETTIVO BS
A Lecce, dove sono
avvenuti i due miracoli
per la canonizzazione
di San Do,nenico
Savio, è sorto uno dei
più maestosi santuari
dell'Italia del Sud.
L'opera ferve di
attività sportive, ma il
fiore all'occhiello è il
Centro Professionale,
che ha preparato al
lavoro 1nigliaia di
giovani della zona.
S. Domenico Savio e
Lecce: il nome del Santo e quello del-
la cittadina pugliese sono ormai da
anni legati in maniera inscindibile. A
Lecce Domenico Savio ha voluto
operare, nel marzo 1950, i due mi-
racoli che furono determinanti a far-
lo dichiarare Santo da Pio XII il 12
giugno 1954. A Lecce sorge la gran- ,
diosa basilica che i salesiani hanno
voluto costruire a testimonianza del-
la riconoscepza per i prodigi operati
e come punto di riferimento per la
crescita e la diffusione della devozio-
ne al Santo.
14 novembre 1949: data ufficiale
dell'arrivo dei salesiani a Lecce. Og-
gi l'opera comprende la parrocchia,
il centro giovanile e la scuola profes-
sionale, ma i primi tempi non sono
stati facili. Inizialmente l'oratorio
era dislocato in un'ex fabbrica di ma-
nufatti in cemento che aveva «fatto
la guerr·a», era stata cioè a lungo re-
quisita dai militari durante l'ultimo
conflitto. Mancavano le strutture in-
dispensabili come pavimenti, infissi,
servizi igienici . Tra la gente del quar-
tiere, c'è ancora chi ricorda che nel-
le giornate di pioggia sbucavano dai ,
tetti delle stanze dei primi due sacer-
doti , don Ciro San toro e don Vincen-
zo Guastaferro, degli ombrelli usati
come «tappabuchi».
PER I GIOVANÌ
ALLA GRANDE
NELLA FIRENZE
DEL SUD
di Monica Ferrari

3.5 Page 25

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- - - - - -- ----#1-
1 GIUGNO 1991 25
Ma, come sempre, l'entusiasmo
era tanto e, soprattutto, aveva un ef-
fetto a ltamente contagioso. I ragaz-
zi cominciarono ad arrivare a frotte
ed il fat to che l'oratorio fosse in real-
tà un ca ntiere costituiva un ulteriore
motivo di divertimento. Si giocava a
fare i piccoli muratori. Oltretutto
quei preti erano così «insoliti» ... ec-
co come ricorda l'incontro con i sa-
lesiani un ex allievo di quei giorni,
Franceschino De Giovanni: «Alcuni
miei compagni mi riferirono che era-
no arrivati a Lecce dei preti che da-
vano le pagnotte. Con mia madre e
mio fratello andammo a curiosare:
quei preti davano davvero pagnotte,
stavano sempre in mezzo ai ragazzi,
giocavano con loro.. . cosa strana per
noi che non avevamo mai visto preti
come quei salesiani. La domenica,
poi, proiettavano anche il film. Pa-
gnotte, film, pallone, una vera cuc-
cagna per noi! Bisognava ricavare il
primo piano dell'Oratorio sul lato si-
nistro della fabbrica e noi ci diverti-
va mo un mondo trasportando
mattonelle e calce su e giù per un a
sca la quasi inesistente».
1954: anno in cui Domenico Savio
viene proclamato Santo e altra tap-
pa storica importante per i salesiani
di Lecce. Sono state proprio due si-
gnore del Salento a sfuggire alla mor-
te grazie a ll ' intercessione del Santo.
I miracoli sono avvenuti nello stesso
periodo, nel marzo del 1950. Si trat-
tava in entrambi i casi di situazioni
disperate. La signora Maria Porcelli
era entrata in coma a causa di una
emorragia interna: fu il suo medico
curante, il dott. Rizzelli, a pregare
per lei Domenico Savio. Improvvisa-
mente il polso tornò a battere nor-
malmente e i grumi di sangue interni
vennero riassorbiti in maniera così
rapida che non ci fu neanche bisogno
cli un intervento per asportarli. Nel
caso della signora Antonia Micelli
Miglietta, invece, fu lei stessa una se-
ra a pregare il Santo dopo averne vi-
sta per la prima volta l'immagine su
un giornale. Era in attesa di essere
portata a Bologna per un'operazio-
ne alla testa che i più ritenevano sen-
za speranza . Quella notte, la notte
ciel 9 marzo, la stessa in cui era
morto Domenico Savio, avvenne il
Lecce. Le strutture sportive. I giovani sor:io campioni.
PGS europei e nazionali di pattinaggio.
Sotto, una processione in onore di S. Domenico Savio

3.6 Page 26

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26 1 GIUGNO 1991
miracolo. Dopo un sonno profondis-
simo, i dolori cessarono di colpo e la
signora Antonia, per la gioia di sen-
tirsi guarita, cominciò subito ad af-
facendarsi in casa, sotto gli occhi
stupefatti dei familiari e dei medici .
Dal giorno della elevazione di Do-
menico Savio agli altari si fa strada
nella mente dei salesiani di Lecce un
progetto ambizioso: ampliare l'ope-
ra in una zona nuova della città e co-
struire una grande chiesa che possa
diventare una parrocchia intitolata al
Lecce. Il Centro
di Formazione
professionale per
l'industria
metalmeccanica e
elettrotecnica.
nuovo santo salesiano. Il 19 marzo
1971 è un giorno di festa , si realizza
un sogno: il vescovo benedice la pri-
ma pietra del tempio che diventerà
uno dei più grandi e moderni del Sud
Italia. Lo stesso giorno il vicario del
Rettor Maggiore, don Gaetano Scri-
vo, che proprio nel '54 era il diretto-
re dell'opera di Lecce, inaugura
ufficialmente il Centro Polivalente,
la scuola professionale, e celebra
l'Eucarestia nell'officina dell'isti-
tuto.
1991: la chiesa parrocchiale San
Domenico Savio, dal 1984 elevata a
Basilica minore, ormai da anni è la
testimonianza dell ' importanza del
culto attribuito nel Salento al Santo
adolescente. La sua struttura archi-
tettonica è stata concepita come la
rappresentazione della tenda di Dio
in mezzo agli uomini: all'interno tut-
to converge verso l'altare e la statua
del Santo, mentre all'esterno il tetto
ha una ben definita e caratteristica
intelaiatura che ricorda una tenda
asimmetrica. Accanto a questa mae-
stosa ma nello stesso tempo coinvol-
gente struttura ferve l'attività del
Centro giovanile frequentatissimo
dai giovani, dotato di campi di cal-
cio, pattinaggio, calcetto, basket e
tennis.
Ulteriore fiore all'occhiello dei sa-
lesiani di Lecce il Centro di Forma-
zione professionale. In funzione da
più di venti anni ha qualificato e spe-
cializzato migliaia di giovani per
l'industria metalmeccanica e elettro-
meccanica, cercando di affiancare e
incrementare lo svìluppo industriale
della zona.
1992: centocinquanta anni dalla
nascita di San Domenico Savio. Qua-
le sarà il nuovo capitolo che i sale-
siani di Lecce scriveranno?
Monica Ferrari

3.7 Page 27

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----------s/J-
;;;=;;;;;====:-:;;;;;=====;;;::::==== ( f t m e --==========1G=/U=G=N=0 =19=91=·=27-
~::::::========::===::===::=======/Jon~Bosco---=====================
di Nicola Palmisano
Una domenica, finite le funzioni in
chiesa, Don Bosco non si vedeva nel
cortile fra i ragazzi.
L'insolita assenza non poteva pas-
sare inosservata. Un giovane, l'affe-
zionatissimo Brosio, meravigliato e
preoccupato, si mise alla ricerca di lui:
lo trovò, finalmente, in una camera,
molto triste e quasi piangente. Alle
sue incalzanti domande , Don Bosco,
che gli voleva tanto bene, rispose che
un giovane oratoriano l'aveva offe-
so tanto gravemente da oltraggiarlo
e da recargli così un forte dispiacere.
Brosio, con la furia del giovane po-
polano che va in bestia, stava per av-
ventarsi fuori per dare una lezione
all'insolente, ma Don Bosco, muta-
to aspetto, fece in tempo a fermarlo
dicendo pacatamente: «Tu vuoi pu-
nire l'offensore di Don Bosco; hai ra-
gione; faremo insieme la vendetta: sei
contento? ». Don Bosco lo prese dol-
cemente per mano, lo condusse in
chiesa, lo fece pregare accanto a sé,
rimase lui stesso a lungo raccolto in
preghiera e dovette aver pregato an-
che per il vicino, se questi in quei mo-
menti passò dall'ira scatenata e
vendicativa all'amore e alla forte mi-
tezza di Gesù. Usciti che furono, Don
Bosco paternamente gli disse: « Vedi,
mio caro, la vendetta del cristiano è
perdonare e pregare per l'offensore».
Ed uno dei Ricordi per giovani, in
appendice ad un opuscoletto dello
stesso Don Bosco («Germano l'eba-
nista e gli effetti di un buon consi-
glio», edito a Torino da Paravia nel
1862), intenzionalmente insegnava gli
inizi dello spirito della nonviolenza
evangelica: «Quel giovanetto che non
è ancora capace a sopportare una in-
giuria senza farne vendetta(. ..) è an-
cora troppo indietro nella virtù»
(MB 7, 292).
Nel '62 si voleva ad ogni costo far-
gli chiudere le scuole dell'Oratorio. Il
regio Provveditore agli Studi gli ac-
cordò un'udienza e, dopo averlo fat-
to attendere due ore, finalmente lo
ricevette, restando pomposamente se-
duto in poltrona. Prima che Don Bo-
sco, rimasto di fronte a lui in piedi,
potesse aprir bocca ed esporre i suoi
motivi, il Provveditore lo investì con
un diluvio di male parole, scagliando-
si non solo contro le sue scuole e i suoi
libri , ma coinvolgendo nella indegna
reprimenda Papa , preti e frati e
avrebbe continuato chissà per quan-
to tempo, se non che, al vederlo là in
piedi sempre calmo e immobile e sen-
·za il minimo cenno di reazione, gli
diede dell'imbecille e chiuse il di-
scorso .
Allora prese la parola Don Bosco
e, con il tono grave e mite tipico del
Nonviolento Evangelico, lo pregò di
osservare che tutto il detto fino a quel
momento non aveva proprio nulla a
che fare con lo scopo della sua venu-
ta; poi passò ad esporgli il perché del-
la sua richiesta di quell'udienza.
Il Provveditore, che forse mai ave-
va avuto a che fare con una persona
e con una reazione simile, non crede-
va ai suoi occhi né alle sue orecchie.
E di meraviglia in meraviglia infine si
sentì talmente crescere dentro la sti-
ma e la benevolenza verso lo svilla-
neggiato di poco prima che, diventato
un altro, lo colmò di gentilezze e di-
ventò e si mantenne per sempre ami-
co di Don Bosco e protettore della sua
opera, che faceva i salti mortali per
essere di vantaggio ai giovani più po-
veri e abbandonati.

3.8 Page 28

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28 . 1 GIUGNO 199'1
fORUM
INTOLLERANTI E
De Vanna - Difendere il
proprio spazio di sopravvivenza da
chiunque non sia nel loro «giro» sem-
bra essere diventato l'atteggiamento
usuale di molti giovani. Di fronte ai
«diversi », agli zingari, ai drogati alla
gente di colore essi sembrano essersi ar-
roccati in posizione di difesa, forse di
paura. È un atteggiamento che finisce
per diventare intolleranza, insensibili-
tà, rifiuto di incontrare altre culture, al-
tri mondi. È un tema su cui si è
discusso di recente - anche nei suoi
riflessi sull'educazione alla solidarietà
- durante un convegno promosso dal-
!'Ateneo salesiano. Il prof. Alberich
potrebbe aprire questa nostra conver-
sazione sintetizzandoci i risultati.
Alberich - Ci siamo interrogati sul
feaomeno dell'intolleranza, del pregiu-
dizio, per poi cercare di dare, come
educatori, delle risposte. Un primo da-
to riassuntivo: non ci sono molte dif-
ferenze, a questo riguardo, fra giovani
e adulti. È emerso nel modo più visto-
so che l'intolleranza esiste sia fra gli uni
che fra gli altri. Ma ancora più evidente
- ecco il secondo dato - è la tran-
quilla convivenza fra l'essere intolleran-
te e il professarsi cristiano. Ed è questo
il dato più inquietante.
Federica - Direi che è un quadro che
conferma la mia personale esperienza.
Fra i miei compagni di scuola quasi
nessuno si dichiara intollerante o raz-
zista. Ma sono affermazioni teoriche
perché in pratica si ha ogni giorno oc-
casione di vedere che gli intolleranti so-
no più numerosi di quanto si pensi,
anche fra coloro che si dicono credenti.
Andrea - Sono d'accordo. Anche
perché l'intolleranza è diffusa non so-
lo nei confronti degli extracomunitari,
ma coinvolge coloro che ci sono più vi-
cini e dei quali non riusciamo a com-
prendere i bisogni.
Federica - Credo però che si com-
metta spesso l'errore di parlare di in-
tolleranza a senso unico. Se è vero che
c'è intolleranza da una parte, è altret-
tanto vero, a mio parere, che c'è qual-
cosa di simile anche dall'altra. Per
superare la barriera bisogna essere in
Sono intolleranti, sono razzisti i giovani italiani?
In un 'epoca in cui anche il nostro Paese registra
manifestazioni di razzismo, questa domanda
è posta alla base di molti sondaggi d'opinione.
Ma il più delle volte si sono ottenute risposte
contraddittorie. Il «Bollettino Salesiano»
ha preferito sentire il parere di persone
che hanno consuetudine di rapporti con i giovani,
sia come educatori sia come coetanei degli stessi
giovani. Alla « tavola rotonda», moderata dal
nostro direttore Umberto De Vanna,

3.9 Page 29

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- - - - - - - - - -~
-
AZZISTI?
Servizio !olografico
di F. Marzi
hanno partecipato E1nilio Alberich, preside
della Facoltà di scienze dell'educazione
dell'Ateneo salesiano, don Marcello Ricci,
preside della scuola inedia « Teresa Gerini » e
direttore della Co,nunità San Dom(?nico Savio,
don Ugo Santucci, direttore del liceo-ginnasio
« Villa Sara» di Frascati, Federica Tozzi,
studentessa del III liceo classico e
Andrea Tempestini, studente del
V liceo scientifico.
1 GIUGNO 1991 ·29
due e quindi un certo sforzo di adat-
tamento dovrebbe essere reciproco.
De Vanna - A questo punto, sta-
bilito che l'intolleranza esiste, dob-
biamo chiederci di dove nasce, dove
si consuma . In famiglia, nella scuo-
la, fra gli amici?
Don Santucci - Sono convinto che
nasca negli ambienti frequentati dai
ragazzi. Si pensi allo sport: si dice
che unisce e invece sappiamo quan-
ta violenza si consuma negli stadi ai
danni di coloro che sono colpevoli
solo di tifare per la squadra avver-
saria. I giovani non accettano posi-
zioni diverse dalle loro. Preso
individualmente, il ragazzo rivela va-
lori, dedizione, spirito di accoglien-
za, che fanno bene sperare. Ma nel
complesso sono fortemente condizio-
nati dalla società che li circonda.
Andrea - Credo che una grossa fet-
ta di intolleranza nasca dalla disin-
formazione. Spesso si considerano
gli zingari o gli immigrati come un
pericolo per la società e si esprimo-
no giudizi generalizzati basandosi su
fatti singoli. Certo, ci sono zingari
che rubano e tossicodipendenti che
scippano. Ma ciò non vuol dire che
tutti gli zingari rubino e tutti i tossi-
codipendenti scippino.
De Santucci - La disinformazione
è sicuramente una causa dell'intolle-
ranza, ma io ci aggiungerei la fragi-
lità dei giovani, la loro propensione
a far valere i diritti piuttosto che i do-
veri. Se qualcuno tocca il loro spa-
zio - e molti credono che gli
immigrati li minaccino proprio in
questo - allora scatta la molla del-
1' intolleranza.
Don Ricci - A me sembra che il di-
scorso vada allargato fino a investi-
re la cultura. È difficile ottenere
tolleranza quando la cultura preva-
lente privilegia la forza, risente delle
divisioni, insiste sul ruolo dominan-
te dell'economia disancorata dall'e-
tica. È una realtà che fa paura e che
influisce sui giovani rendendoli intol-
leranti proprio perché sono impau-
riti. La definisco « intolleranza
passiva », di cui i giovani non porta-
no la responsabilità o, almeno, n_on
tutta la responsabilità. ·In sintesi, ve-
do una società malata che fa amma-
lare anche i giovani.
Alberich - Se consideriamo l'intol-
l~ranza come un fatto di cultura dob-
biamo arrivare a concludere che essa

3.10 Page 30

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30 · 1 GIUGNO 1991
IA----r
SUSSIDI PER
CAMPI ESTIVI
Quattro campiscuola
per adolescenti
di Autori Vari. Pagine 160. Lire 10.000
Materiale per quattro campiscuola di
diversa durata: quattro, cinque, sette
giorni. L'adolescente è posto di fron-
te a se stesso , alla religione, al mon-
do, alla vita con le sue difficoltà e i suoi
problemi.
Yosef il sognatore
Sussidio per un campo estivo con grup-
pi giovanili, di Gurno PASIN I. Pagine
40, Lire 2.000 .
Sei celebrazioni della parola. Argomen-
to: la vicenda di Giuseppe figlio di Gia-
cobbe, venduto dai suoi fratelli, come
anticipazione della vicenda di Gesù.
Per una riflessione del gruppo giova-
nile sul proprio impegno di solidarie-
tà e sul rischio di tradire l'amicizia.
TRE CAMPI ESTIVI
PER GRUPPI DI ADOLE-
SCENTI
Propongono per ogni giorno un rema
attorno al quale organizzare le attivi-
tà. L 'animazione del campo estivo va-
lorizza gli aspetti ricreativi, ma li
orienta alla formazione.
Campo spazio
Pagine 48 . Lire 3.000
Il campo è previsto di sei giorni, con
sei temi sulla scoperta del mondo del-
l'uomo: il creato, la terra, l'aria, l'ac-
qua, il fuoco, l'uomo.
Costruire la casa
Pagine 48. Lire 3.000
Il campo è previsto di sei giorni, con
sei temi connessi con la casa dell'uo-
mo : una terra, un progetto, la costru-
zione, il cantiere, pietre vive, casa-
mondo (i fratelli).
La strada
Pagine 48. Lire 3.000.
Per un campo estivo di sei giorni, in-
centrato sul tema suggestivo della stra-
da. Ogni giorno quattro momenti :
partire, camminare, incontrare, ar-
ri va re .
Presso le librerie cattoliche o di-
rettamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91.091 -
c/c POSTALE 8128
nasce in tutte le agenzie che diffon-
dono cultura: famiglia, scuola, mass
media ecc. Il convegno dell'Ateneo
salesiano ha messo in evidenza la
profonda ignoranza che esiste in tutti
questi ambienti circa le ragioni che
generano certi fenomeni . Si respin-
gono gli extracomunitari perché fra
essi c'è chi ruba, ma si ignorano le
ragioni di fondo di questi spostamen-
ti di massa. Voglio dire che non ci si
interroga su un ordine economico in-
ternazionale ingiusto che anche noi,
nazioni ricche, abbiamo contribuito
a creare.
Don Ricci - Aggiungerei la gran-
de confusione che regna oggi nella
società. Essa nasce dalla mancanza
di consapevolezza dei valori che pos-
sono aiutare la gente a trovare il pro-
prio posto accanto agli altri.
Potrebbe essere di aiuto la fede e non
dico solo la fede religiosa, ma la fe-
de in alcuni valori, umani e religio-
si, che arrivino all'interno dell'uo-
mo, che lo convincano. Definendo
meglio pochi ma saldi valori, po-
tremmo dare sicurezza ai giovani, sti-
molare gli slanci che sono propri
della loro età.
De Vanna - Il nostro Paese vive
oggi il fenomeno dell'intolleranza. È
soJo italiano o è comune a tutti i
Paesi?
Don Santucci - Non c'è dubbio che
inizialmente gli stranieri erano visti
dagli italiani con simpatia. Oggi tut-
Federica Tozzi: «Nessuno a parole
si dichiara intollerante,, •·
Andrea Tempestini: « L'intolleranza
è diffusa »
to è cambiato e credo che ciò sia do-
vuto a una presenza che si è fatta
massiccia e che non si sa come argi-
nare. Ma è accaduto e accade anche
in altri Paesi.
Alberich - Penso anch'io che non
si tratti di un fenomeno solo italia-
no. Anzi il carattere degli italiani fa-
vorisce l'incontro, l'accoglienza.
L'intolleranza è un fatto comune a
tutto il mondo occidentale, via via
che le migrazioni di massa si intensi-
ficano. Interviene allora quel feno-
meno psicologico che sembra far
prevalere, e non da oggi, l'opposizio-
ne all'accettazione delle differenze.
Se posso anticipare una risposta in
positivo, vorrei dire che è indispen-
sabile passare dal «noi o loro» al
« noi e loro » e convincere la gente
che tutti abbiamo da guadagnare dal-
1'incontro con gli altri.
Don Santucci - In questa direzio-
ne un ruolo decisivo va assegnato al-
la scuola, proprio perché sono
convinto che essa sia una fonte pri-
maria di intolleranza. Come salesia-
ni ci battiamo da tempo per fare
della scuola una comunità educativa.
Ma in moltissime scuole si è ben lon-
tani da questa impÒstazione. Di con-
seguenza non si favorisce il passaggio
dall' «io» al« no.i». Se non educhia-
mo i ragazzi all'apertura verso gli al-
tri, creiamo degli intolleranti attenti
solo al proprio punto di vista.
Andrea - Sono d'accordo con don

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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-----------i11-
Santucci quando dice che bisogna af-
fermare la cultura del «noi» . Ciò
vuol dire comprendere quali sono i
diritti e i doveri di tutti, da una par-
te e dall'altra.
Alberich - Innegabilmente il ruo-
lo della scuola è importante, ma a
mio parere non basta. Bisogna muo-
versi in tutte le direzioni, a comin-
ciare dalla famiglia. Se poi si è vera-
mente cristiani e si è coerenti con la
propria fede, non mancano gli stimo-
li per superare i pregiu9izi e afferma-
re la cultura della solidarietà.
Don Ricci - E non dimentichiamo
il ruolo della stampa, ·della TV. I
mass-media spesso amplificano i fatti
che comportano invece la responsa-
bilità di singole persone, distorcono
la realtà contribuendo a far vivere la
cultura della contrapposizione, del-
la lotta. Poche voci si levano, anche
in termini di linguaggio, per contra-
stare questo tipo di cultura.
De Vanna - Il prof. Alberich ha
accennato alla cultura della solidarie-
tà. Ecco un altro aspetto su cui vor-
rei sentire-il vostro parere. È vero, c'è
intolleranza fra i giovani, ma c'è an-
che volontà di pace, manifestazioni
d'amore. Può essere, quella del vo-
lontariato, una linea di soluzione?
Alberich - Senza dubbio. Accan-
to alla scuola e alla famiglia, il vo-
lontariato è un filone ricchissimo di
risultati. Esperienze che avvicinano
i giovani di Paesi diversi, di culture
Don Marcello Ricci: .. Pochi
valori, ma saldi, potrebbero
dare sicurezza ai giovani»
Don Ugo Santucci:
"Nella scuola non si favorisce il
passaggio dall'io al noi»
diverse creano conversione alla soli-
darietà.
Don Ricci - Non vorrei essere con-
siderato contrario al volontariato,
che considero uno sbocco verso il be-
ne. Il mio timore, però, è che l'ato-
mizzazione, il fare molte esperienze
frazionate non aiuti colui che sta cre-
scendo a capire qual è il diritto, da
cui non si può mai prescindere, e
quel che può essere accettato come
diverso. Insisto nel dire che spesso
manca la chiarezza nel definire le dif-
ferenze, che, quando ci sono ci so-
no. Si va avanti con proposte timide,
vaghe, mentre l'educatore deve offri-
re certezze, altrimenti non aiuta ad
arrivare alla verità.
Andrea - La mia esperienza divo-
lontariato è nata proprio nella scuo-
la. Ho vissuto con un gruppo di
handicappati e siamo diventati ami-
ci. E non perché li ho aiutati a spin-
gere la carrozzella, ma perché tra noi
si è instaurato un rapporto di condi-
visione che ha fatto scomparire ogni
forma di diversità.
Federica - Col volontariato mi so-
no avvicinata a bambini handicappa-
ti. Credevo di portare loro amore e
invece sono stati loro che mi hanno
avvolta d'amore. Dovremo tutti fa-
vorire la conversione alla solidarietà
allargando le esperienze di volon-
tariato.
De Vanna - Guardando alla gene-
ralità dei giovani, si può dire che rie-
1 GIUGNO 1991 31
scano a cogliere il messaggio vero che
viene dal volontariato?
Andrea - La mia risposta è sì, a
patto che il volontariato si faccia
concretamente. Temo invece che sia-
no ancora pochi i giovani ai quali la
proposta di volontariato viene fatta .
E non sempre viene fatta nei termini
giusti.
Don Santucci - Credo che il volon-
tariato possa nascondere delle insi-
die. La mia esperienza in questo
campo mi ha messo in contatto, nel
Terzo Mondo, con persone che pre-
tendevano di agire senza conoscere
la realtà sociale dei Paesi dove ope-
ravano e quindi pretendevano di im-
porre il proprio metodo di vita.
Alberich - Il volontario che si re-
ca in un Paese, realizza un progetto
e se ne va, forse ha realizzato un'o-
pera utile, ma non ha adempiuto al-
la vera funzione del volontariato, che
è quella di stimolare la creatività del-
la gente perché possa continuare da
sola a migliorare. E il primo a cam- ·
biare deve essere proprio il volonta-
rio, il quale deve poter dire di aver
dato ma anche di aver ricevuto.
Emilio Alberichi: "Tutti abbiamo
da guadagnare dall'incontro
con gli altri ..
Don Ricci - Uno dei rischi che ve-
do nel volontariato è che vi appro-
dino giovani che vedono in esso un
rifugio alle loro paure. Quanti fan-
no un'esperienza di donazione gra-
tuita? È compito anche di noi
salesiani essere educatori anche nel
volontariato per far emergere il se-
gno della carità.
(a cura di Gaetano Nanetti)

4.2 Page 32

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32 · I GIUGNO 1991
VITA MISSIONARIA
L'OPERA DI
PADRE MANTOVANI
CONTINUA
di Elvira Bianco
A Ila presenza del
Vicario del Rettor
Maggiore, nel febbraio
scorso a Madras-
Vyasaipady è stato
inaugurato un nuovo
padiglione per i malati
di lebbra. Da 25 anni
è sorta in questa zona
un 'opera di grande
solidarietà e speranza.
Padre Tarcisio
continua oggi con lo
stesso slancio l'opera
iniziata da Padre
Mantovani.
Quando nel 1968 Padre
Orfeo Mantovani morì, l'opera che
aveva fondato tra i più poveri del sud
dell'India sembrava dovesse finire.
Ben presto invece gli subentrò un
prete olandese, Don Francesco
Schl0oz, missionario in India sin da
giovanissimo. Un salesiano dinami-
co e sereno, dal volto scavato, pron-
to a ogni fatica. E con lui due anni
dopo sono arrivate le figlie di Maria
Ausi liatrice. A 68 anni, dopo mo lti
anni cli lavoro coraggioso, Don
Sch looz fu sostitu ito da Padre Tar-
cisio Rathnaswami, un indiano che
ha compiuto gli studi in Italia e che
pare riassumere nella sua persona le
qualità dei suoi predecessori.
«Don Bosco
Beatitudes »
Il Centro fondato da Padre Man-
tovani sorge alla periferia di Madras,
in una località detta Vyasarpady, do-
ve prima esistevano so lo paludi e
acque salmastre. Su questa desola-
zione, sorsero poco a lla volta, capan-
noni per ogni genere di infelici e
sofferenti. Oggi oltre alla parrocchia
e alle scuole, vi sono il dispensario,
vari laboratori per handicappati,
opere sociali per minorati, casa e
ospedale per anziani, un grande leb-
brosario, un istituto per figli di leb-
brosi e una gra nde fattoria. Si tratta
di un'opera varia, complessa e dina-
micamente accogliente, che raggiun-
ge migliaia cli persone in difficoltà.
E riesce a responsabili zzare e coin-
volgere ognuno di loro. Di ceva Pa-
dre Schlooz: « Noi non vogliamo fare
l'elemosina, non vogli amo umiliare
nessuno. Desideriamo che ogn uno
produca in proporzione delle sue
possibilità. I vecchi possono dare una
mano per la pulizia. I minorati fisici
e psichici fan no qualche lavoretto.
Ad esempio, un ragazzo paralitico
estrae chiodi da vecchie casse . Quan-

4.3 Page 33

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-----------5'1-
do la sera mi porta I8-20 chiodi, si
sente soddisfatto: pensa di non esse-
re più un mendicante e può accetta-
re senza rossore la ricompensa che gli
do». Per questo i giovani e gli uo-
mini vengono avviati a un mestiere.
Le ragazze imparano cucito, sotto la
guida di una volontaria. Dopo qual-
che mese cominciano a guadagnare
e si dà loro uno stipendio propor-
zionato.
È questo lo spirito de\\ « Don Bo-
sco Beatitudes » che continua tutto-
ra sotto l'impulso di Padre Tarcisio
e di vari gruppi di suore, tra le quali
cinque suore indiane di San Carlo
Borromeo e, come dicevamo, le Fi-
glie di Maria Ausiliatrice, che si oc-
cupano in modo specifico delle
ragazze e preparano le assistenti
sociali.
La casa
per gli anziani
È la « St. Thomas Home ». Qui
tutto è semplice e povero. Gli anzia-
ni sono un centinaio. Alcuni allo sta-
1 GIUGNO 1991 33
to terminale, altri sono qui sempli-
cemente per avere un rifugio. Tutti
sono stati tolti dalla strada. La situa-
zione degli anziani in India è parti-
colarmente difficile. Per chi conduce
una vita di espedienti non si può par-
lare di pensione e quindi diventa
scarsa e problematica la sua soprav-
vivenza. Al contrario, un anziano
con la pensione, anche se malato e
lebbroso, viene trattato con riguar-
do. E non importa se la pensione è
solo di qualche centinaio di rupie
(poche migliaia di lire): è pur sempre
un'entrata fissa. Ma per chi ha biso-
gno di essere mantenuto, la situazio-
ne è triste. Pur avendo un grande
rispetto per gli anziani, la
linea di condotta segue un ragiona-
mento freddo e crudelmente realisti-
co. Dove non c'è da mangiare, sono
inevitabilmente i più vecchi a patire .
Se una famiglia ha cinque figli e due
anziani, prima sfama i figli e poi, se
ce n'è, gli anziani. E così li vedi
ovunque per le strade a mendicare.
E tanti si lasciano cadere dove so-
no, sfiniti e disfatti. Qualcuno viene
raccolto dalle giovani assistenti so-
ciali e portato alla « St. Thomas Ho-
Padre Tarcisio Rathnaswami, il salesiano indiano che continua l'opera di
Padre Mantovani a Madras. Qui tra i suoi lebbrosi

4.4 Page 34

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34 · 7 GIUGNO 199 1
me», dove trascorrerà gli ultimi an-
ni della sua vita in una vera famiglia,
rendendosi in qualche modo ancora
utile. E col tempo questi anziani di-
ventano sempre più generosi, sereni,
riconoscenti.
GLI AMICI DI PADRE TARCISIO
IN ITALIA
It Giardino
di Papa Giovanni
È il lebbrosario. Sorge a una deci-
na di chilometri dalla casa, un vasto
e bellissimo terreno che Padre Man-
tovani era riuscito a comperare.
cominciò a ospitare i lebbrosi. Ora
sono 350. Il lebbroso in India tende
a nascondersi. Si trova le mani, il na-
so, i piedi mangiati dalla lebbra e si
nasconde. Bisogna quindi andarli a
scovare e c'è chi lo fa. Sono sempre
le ragazze-assistenti sociali che ani-
mate dalle suore percorrono gli
slums che circondano l'opera salesia-
na e li convincono ad andare con lo-
ro. troyano un riparo in un grande
padiglione. E chi può intraprende
un'attività : c'è chi tesse al telaio, chi
lavora il legno, chi fa le candele. Pa-
recchi diventano agricoltori.·Il Giar-
dino di Papa Giovanni appare oggi
come un grande parco : vi si còltiva-
Antoinette e Domenico Catari-
nella sono andati in India nell'e-
state 1990. Quasi per éaso hanno
visitato Vyasarpady a Madras, ri-
manendo conquistati da Padre
Tarcisio. Ora sono diventati i suoi
intraprendenti sostenitori e si so-
no fatti promotori di una campa-
gna a favore delle «adozioni mo-
rali"· Chi desidera prendere
contatto con loro può scrivere a
questo indirizzo: Via M. Raineri, 9
00151 Roma, te/. 06/533.062.
no banane, noci di cocco, la papaia. vendeva. Ora è stato adottato moral-
La vegetazione è lusstirreggiante, la mente da una famiglia italiana.
terra e fertile: la frutta cresce-bene. Padre Tarcisio ha dato impulso a tut-
I lebbrosi sono traboccanti di grati- to. Sempre calmo, dotato di un gran-
tudine e quando Padre Tarcisio o al- de ascendente, è continuamente al
tri visitatori vanno tra di loro è una lavoro e non ha un attimo per sé. I
festa . La lebbra non è particolarmen- bimbi lo prendono d'assalto, gli vo-
te .contagiosa. E soprattutto non è gliono bene. Mette in programma
ereditaria. Tuttavia i figli dei lebbrosi senza stancarsi progetti nuovi. Alcu-
non vengono accolti nelle scuole ne nuove strutture sono state inau-
pubbliche. Per questo è stata aperta gurate nel febbraio scorso, perché la
una sezione scolastica per loro. Qui sua gente possa vivere in ambienti
ci vivono e vengono mantenuti: fino- più accoglienti. In quella circostan-
ra grazie agli aiuti di un'istituzione za si è fatto festa e Padre Tarcisio ha
benefica olandese. Ora però che que- distribuito a ciascuno degli oltre 3000,
sta istituzione ha cessato la sua atti- presenti una pagnotta e cinque rupie.
vità, Padre Tarcisio si trova in un Pur essendo indiano, Padre Tar-
mare di guai. E dire che per mante- . cisio non si vergogna di dire che nel-
nere un ragazzino sono sufficienti tre la sua regione le persone vivono in
dollari al mese (36 dollari l'anno, una situazione di tragica realtà. Ma
pi;aticamente 50.000 lire). Questi ra- non ama« mendicare »: si limita a di-
gazzi si accontentano di molto poco: re che se avesse più mezzi potrebbe
un piatto di riso e un bicchiere di lat- offrire la sua ospitalità a tanti altri
te al giorno. Accanto a questi figli di infelici.
lebbrosi ci sono anche ragazzi che
vengono raccolti nelle strade.dalle as-
Elvira Bianco
sistenti sociali. Un bambino di otto
anni bellissimo e intelligente, che non
aveva più nessuno, da due anni so-.
pravviveva raccogliendo bicchieri di
plastica alla stazione: li lavava e li ri-
Padre Tarcisio
D. Bosco Beatitudes
50, Sundaram Street
Vyasarpady Madras
600039 India

4.5 Page 35

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- - - -- ------#1-
Lao=Notte 1GIUGNO 1991 •35
~~~=========~ ~=ouona==-----==~==================
di Don Stelvio*
''' Parroco di S. Maria della Speranza in Roma
FRATELLI DA AMARE,
I
MA NON DA ASSECONDARE
« Testimoni di Geova. La loro insistenza è soltanto fa-
stidiosa? Le loro argomentazioni hanno diritto di lasciarci
pe1plessi? -Possiamo .ancora ignorare la loro presenza nel
nostro territorio? nei nostri palazzi, sulle nostre porte di
casa?». Questo messaggio è stato affidato a 10.000
volantini diffusi in una grande parrocchia romana. Forse
qualche lettore di questa pagina avrà partecipato alla « ta-
vola rotonda» tenuta a Roma da mons . Lorenzo Minuti :
incontro interessante sia per la larga presenza di ascoltato-
ri attenti (anche con il registratore), sia per la tematica chia-
rificatrice. È stata una esposizione pacata, rispettosa, ma
precisa e puntuale circa il metodo di questi nostri fratelli
di manipolare la Bibbia a loro uso e consumo .
Credetemi, cari amici, siamo arrivati ad un punto in cui
non è più possibile sottovalutare il problema. Nelle singole
diocesi e città si sta sviluppando un largo interesse pei" ren-
derci più attenti e responsabili dinanzi a questo fenomeno.
Secondo alcune attendibili statistiche, in Italia, dopo i cat-
tolici e i mussulmani, i Testimoni di Geova sono al terzo
posto: oltre 300.000 aderenti sempre in progressivo
aumento.
È doveroso perciò chiederci: perché questi nostri fratelli
se ne vanno dalla Chiesa cattolica.? che cosa trovano dal-
l'altra parte? che cosa non hanno trovato da noi? ,Sono adul-
ti, giovani, anziani: delle intere famiglie: papà, mamma,
figlioli. Forse analizzando alcune «defezioni » si pOS$Ono
tirare delle conseguenze. Non sarà il caso di ricordarci che
della Chiesa dei primi tempi e dei cristiani di allora si dice-
va: «Guardate come si amano»? Uno scrittore dei nostri
tempi ha detto, alludendo ai cristiani di oggi: « Guardate
come sono in disaccordo!» come si ignorano!!. .. Pensate
a certi condomini: tante scale, tanti piani ... Si nasce, si vi-
ve, si muore senza conoscersi, senza salutarci, senza aiu-
tarci: se ci si incontra nell'ascensore ognuno avverte il
disagio di stare insieme. È così che ci vogliamo bene?
Cose che succedono ... si dice; ma non dovrebbero acca-
dere . Forse qualche nostro fratello Testimone di Geova non
ha trovato in parrocchia l'accoglienza, l'aiuto che deside-
rava, la solidarietà nella simpatia che etimologicamente si-
gnifica « soffrire insieme ».
So che moltissimi affermeranno di non meritare questo
rimproyero. Benissimo! Ma se solo uno (anch'io) dovesse
constatare che si può fare qualche cosa di più lo faccia!
Susci~iamo nei nostri ambienti un clima di grande atten-
zione e di carità cristiana verso i più bisognosi non sempre
di denaro .
In questo mese r.icorre il 150° anniversario dell'ordina-
zione Sacerdotale di Don Bosco: guardiamo a lui prete dei
giovani e del popolo .
Cosa farebbe Don Bosco per aiutare questi nostri fratel-
li? Ai suoi tempi ebbe molto a soffrire con i protestanti :
davano molto fastidio le sue pubblicazioni popolari, le let-
ture cattoliche, opuscoli nei quali si mettevano in guardia
i cattolici: il ·primato del Papa, il problema della grazia, del
peccato, la confessione, la presenza reale di Gesù nell'Eu-
caristia. Il contrasto fu così acceso che addirittura alcuni
tentarono di ucciderlo con una fucilata attraverso la fine-
stra e con il coltello in un agguato lungo la strada. Don Bo-
sco rispose sempre con il perdono ma dichiarò con fermezza
che amare quei fratelli separati non implicava accettare i
loro errori. Amore sì, ma non condivisione dell'eresia.
Cari amici, giugno ci fa pensare alle prossime ferie, va-
canze al mare o in montagna. Attenzione! Ne incontrerete
parecchi di questi nostri fratelli. Vi sentite preparati ad in-
tavolare una serena conversazione con i Testimoni di Geo-
va? Attingete alla Parola di Dio e approfondite le vostre
cognizioni consultando un buon commento: però state at-
tenti, avete davanti delle persone furbe . « Vi mando ape-
scare, non ad essere pescati ».
Potete anche ai loro inviti rispondere: «No, grazie». For-
se per molti questa è la soluzione migliore.
Paolo Nante
Perché ho iasciato
i testimoni di Geova
Centro Mariano Salesiano, Torino 1990, - pagg. 70, lire 4.000.
Il libro vuole dare una semplice ma precisa informazione sui metodi e le teorie dei
Testimoni di Geova. L'Autore è stato uno di loro per 14 anni, anche con funzioni
direttive. Ne ha fatto parte prima con entusiasmo, poi gradualmente ha scoperto
l'inganno e ha trovato la forza di uscire.
Il libro va richiesto al Centro Mariano Salesiano, Via .Maria Ausiliatrice, 32 - 10152
Torino.

4.6 Page 36

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36 · I GIUGNO 1991
EVANGELIZZAZIONE
E SVILUPPO
UNA SCUOLA
PER
VENTIMILA
di Graziella Curti

4.7 Page 37

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-~---------~-
1 GIUGNO 1991 , 37
Imparano a leggere e a scrivere via radio
e ne hanno ormai raggiunto un numero
considerevole. Sono campesinos, giovani
disoccupati, ragazzi che non possono
frequentare la scuola e diventano sempre più
poveri. Direttrice tecnica del programma
di alfabetizzazione è suor Marta Soto,
una Figlia di Maria Ausiliatrice con la passione
educativa di Don Bosco.
Suor Marta, FMA.
____ Suor Marta è una donna
ancora giovane dallo sguardo sorri-
dente e acuto . Proveniente dall'Hon-
duras, passa qualche giorno a Roma
in attesa di partecipare a un congres-
so in Germania e portare la sua
testimonianza sul lavoro di alfabetiz-
zazione via radio; che sta svolgendo
da più di 10 anni a Costa Rica, Gua-
temala e Honduras dove i tassi di
analfabetismo sono piuttosto alti.
Vogliamo che ci racconti la sua espe-
rienza.
Che storia ha la tua scuola?
« L'inizio è stato casuale. Un gior-
no del 1972 mi recai al provvedito-
rato di San José di Costa Rica per
alcune pratiche scolastiche delle no-
stre alunne e vi trovai padre Franz
Tattenbach, gesuita tedesco che era
per mettere a punto il suo program-
'ma "el maestro en casa". Mi spiegò
di che cosa si trattava e mi chiese una
piccola collaborazione. La cosa mi
appassionò subito e da allora ci ho
lavorato con entusiasmo, trasferen-
do la stessa esperienza in Guatema-
la e Honduras dove l'analfabetismo
è ancora più alto».
In che cosa consiste il programma?
« Si tratta della trasmissione via ra-
dio per 5 ore giornaliere di unità di-
dattiche parallele al testo di alcuni
libri preparati apposta che permetto-
no l'apprendimento della lettura e
della scrittura a giovani dai 14 anni
in su che per diverse ragioni non han-
no potuto frequentare scuole regola-
ri. Le persone raggiunte sono di
diverso tipo: ragazzi, donne, gente
matura. li corso si propone di stimo-
lare l'interesse per l'apprendimento
e facilitare lo sviluppo nelle stesse zo-
ne di residenza. Il nostro motto è: sa-
pendo di più, possiamo essere più
liberi e più fratelli».
Il tuo compito specifico qual è?
« Sono la direttrice tecnica, cioè mi
interesso che l'emissione del pro-
gramma venga fatta bene, a tempo,
che le registrazioni siano aggiornate
insieme con i testi in uso a seconda
delle esigenze. E poi mi incontro con
gli animatori, uomini e donne che
tengono rapporti con i gruppi di
alunni visitandoli almeno una volta
la settimana e facendo gli esami al
termine di ogni corso».
Qual è il feed-back di questa espe-
rienza?
« Direi commovente. Mi capita
spesso di incontrarmi con qualche
alunno "radiofonico". Ultimamen-
te, per la realizzazione di una video-
cassetta come documentazione del
lavoro, ho sentito storie che varreb-
be la pena di far conoscere. C'è Ro-
berto, un ragazzo di 10 anni, che vive
in una zona sperduta della montagna
e piangendo mi dice: "Io non desi-
dero imparare per il titolo, ma per-
ché voglio sapere di più". C'è una
giovane mamma che sente la radio-
scuola e si tiene i suoi bimbi in grem-
bo. Pensa: "Sto imparando anche
per loro" . C'è Maria de los Santos,
una giovane donna di 23 anni, nata
con moncherini al posto delle gam-
be e delle braccia. Anche lei ha se-
guito il corso per radio e ora sa
leggere e scrivere. Questa è la sua più
grande felicità. Ci sono gruppi anche
di persone adulte che con fatica, ma
con una volontà di ferro seguono il
corso e ce la fanno, con l'aiuto degli

4.8 Page 38

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38 • 1 GIUGNO 1991
APECH
MISQUITO
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LENCA
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t;I, CHOROTEGA
~
I voti scolastici sono stati sostituiti dai cinque
simboli delle principali tribù indigene
Il programma radiofonico di°alta-
betizzazione si chiama I.H .E.R.
(lnstituto Hondurefio de Educa-
ci6n por Radio) . Ha ricevuto l'ap-
provazione ufficiale della
Educazione Pubblica di Hondu-
ras il 9 maggio 1990 per funzio-
nare come centro di educazione
accelerata per adulti al livello pri-
mario. I libri relativi ai vari gradi
di preparazione hanno il nome
delle principali tribù indigene
dell'Honduras. Questo tatto ci ha
permesso di descolarizzare il
programma e di far conoscere le
tradizioni dell'Honduras. I pro-
grammi radio comprendono tra-
smissioni di 23 minuti ciascuna.
Utjlizzano un linguaggio molto
semplice, vicino alle esperienze
quotidiane dei campesinos. Il
materiale stampato consta di un
centinaio di schemi, per una du-
rata di 17 settimane e svolgono
il programma della scuola ele-
mentare con un metodo adatto
ad adulti. Un animatore volonta-
rio, quasi sempre appartenente
alla comunità offre il suo aiuto,
le sue spiegazioni. Agli animatori
viene offerta una formazione si-
stematica negli incontri mensili.
La valutazione non utilizza né
numeri, né giudizi.
Si vuole uscire dalla logica sco-
lare vera e propria. Per questo gli
allievi sono raggruppati in 5 ca-
tegoria o livelli. Ogni livello è rap-
presentato dal simbolo e dal
nome delle principali tribù indige-
ne. Questo ci ha permesso di re-
cuperare un dato culturale tipico
del nostro Paese.
animatori, a superare l'esame fina-
le, ma soprattutto a togliersi dalla
grande povertà dell'analfabetismo.
Alcuni di loro, adesso che sanno leg-
gere e scrivere, hanno fondato una
cooperativa di lavoro ».
Qual è la zona raggiunta dalle tra-
smissioni radiofoniche?
« Il territorio dell'Honduras è piut-
tosto montagnoso ed esteso. Questa
realtà geografica rende difficoltose le
emissioni radiofoniche e quindi è dif-
ficile il cammino di penetrazione
educativa. Tuttavia chi viene a cono-
scenza del programma, non esita a
fare chilometri e chilometri ogni
giorno pur di poter seguire le lezio-
ni. Alcuni alunni sono ammirevoli e
non mollano, fino alla fine. Man ma-
no, sia perché aumentano le radio,
sia perché vengono potenziate le 3
emittenti che abbiamo, il raggio del-
la scuola-radio si allarga. All'inizio,
due anni fa, abbiamo cominciato a
raggiungere zone periferiche di Te-
gucigalpa. Agglomerati infraumani
di baracche costruite in lamiera e car-
tone, dove è molto evidente la pro-
miscuità e le condizioni morali sono
difficili. Attualmente raggiungiamo
zone interne, piccoli villaggi, altre
zone più lontane, ma attraverso la re-
te degli animatori, più disponibili al-
l'apprendimento ».
Ti senti realizzata come Figlia di
Maria Ausiliatrice in quest'opera?
« Certamente. Il nostro è un cari-
sma educativo e io sento che in que-
sta missione più che mai riesco a
realizzarlo. Solo quest'anno sono più
di 1600 gli immatricolati regolarmen-
te nella nostra scuola e si tratta ve-
ramente dei più poveri, che senza il
programma radio rimarrebbero nel-
la loro ignoranza. Inoltre attraverso
lo stesso programma di alfabetizza-
zione trasmettiamo alcuni elementi di
catechesi e di tradizione locale. Cer-
chiamo di inculturare al massimo le
lezioni delle quali alcune sono in lin-
gua spagnola, altre in lingua indige-
na. Quando penso alla grande rete
umana che prende origine dalle on-
de magnetiche della nostra cabina ra-
dio ricordo un desiderio della mia
giovinezza. Avevo . chiesto ancora
ventenne e agli inizi della mia vita re-
ligiosa: "Don Bosco, dammi il tuo
cuore". Credo di essere stata
esaudita » .
Graziella Curti

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- -- - - -- - -- -s8-
1 GIUGNO 1991 39
E Roblemi
~==================== ducativi-===========================
di Jean-François Meurs
IL DIARIO DI ANDREA
Migliaia di giovani francesi hanno scritto a Luc Besson dopo aver visto il suo film. Molti sono andati
a vederlo 1o, 15, 20 volte. Da quando è disponibile in cassetta, il fenomeno si è anche più dilatato.
Molti adolescenti si sono identificati con il film «Il Grande Blu», l'hanno vissuto come un rito magi-
co, una droga. E sotto sotto affiora un'idea che ogni tanto fa capolino, quella della reincarnazione.
Questo film poi, come il gruppo dei poeti scomparsi del film« L'attimo fuggente», presenta un sui-
cidio come modo plausibile di chiudere la vita. È bene che gli educatori e i genitori ne sentano parlare.
IL GRANDE BLU
Giovedì 28 marzo. « Mi vergogno un poco a parlare
dei miei problemi personali in questo periodo di crisi
internazionale. Ma ho vissuto un'esperienza che mi
ha davvero colpito. Tutto mi andava male _da quan-
do sono entrato in quarta, dopo aver mancato l'am-
missione all'ultimo anno. Io sono capitato in una
classe dove non conosco nessuno e mi sembra di tro-
varmi con dei poppanti senza personalità..Non pen-
sano che a ridere e a bisticciare tutto il tempo. Per
non parlare dei professori, poco apprezzabili o esi-
gentissimi. Avevo voglia di farla finita, volevo com-
piere qualche sciocchezza.
È allora che ho visto IL GRANDE BLU. È il pro-
fessore di italiano che ce lo ha fatto vedere. Con lui
si può ancora vivere. Il film mi ha preso completa-
mente. Ho trovato poi la cassetta e l'ho rivisto una
dozzina di volte. È originale. Il protagonista, Jacques,
viene da un altro mondo. Sempre nelle nuvole, non
è fatto per vivere sulla terra. E tale e quale a me.
Anch'io passo delle ore sotto la doccia. L'acqua
è davvero l'alimento dei solitari. Non vi è rumore,
non vi è nessuno che ti annoi, la comunicazione è ri-
dotta a pochissimo. Anna dice che è come sentirsi an-
cora nel ventre della madre. Può essere. Si stava
meglio nell'acqua, forse io ne ho ancora bisogno: de-
sidero entrare nell'acqua e restarci. Non so perché.
Lo trovo fortissimo.
D'altra parte si dice che i delfini abbiano provato
ad adattarsi a vivere sulla terra, ma poi hanno capito
e sono ritornati a vivere nell'oceano. Sono meravi-
gliosi i delfini, intelligentissimi, probabilmente più de-
gli uomini. La vita sulla terra è così complicata. La
scuola e poi la disoccupazione: è scoraggiante. Ogni
giorno le solite cose. E la storia della guerra, il Gol-
fo, e tutti quegli sporchi interessi. I delfini invece so-
no sempre sereni. Non hanno delle preoccupazioni
(non troppe almeno). Vivono senza tante complica-
zioni, senza tradimenti. L'oceano è la purezza, l'in-
finito, la tenerezza. Io credo, come Jacques Mayol

4.10 Page 40

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40 1 GIUGNO 1991
(ho letto il suo libro), che l'uomo potrebbe progredi-
re se potesse ridiventare delfino.
È poi un film vero, triste. Enzo è morto e Jacques
vuole assolutamente scendere al fondo. Peccato che
deve lasciare Giovanna e il suo bambino; ma era il
suo destino. Io credo però che non avrei tirato la cor-
da per far scendere la macchina che trascina Jacques
al fondo. È il professore che ci ha posto la domanda.
Allora si è capito che era quasi come un suicidio. Que-
sto non mi piace. È curioso, perché se è così, a me
il film ha dato piuttosto la voglia di vivere. Anche se
vivo in un inferno, io mi dico che non si lascia tutto
a 15 anni. lo ho voglia di vivere prima qualcosa di
bello.
È vero che alla fine il delfino attende Jacques . An-
che se Giovanna aveva detto che sotto tutto era
freddo, buio e non vi era nessuno. È importante sa-
pere che vi è qualcuno che ti ama, che ti attende: sa-
pere che vi è qualcosa in alto (verso il cielo) e qualche
cosa in basso. È _come rinascere. Dopo aver visto il
film io so che vi è qualcosa dopo la morte. Non esi-
ste il nulla .. . ora lo so. Jacques va verso altre cose,
egli non scende veramente, è come se lui entrasse in
un ' altra dimensione. Il professore dice che lui ha pen-
sato all'affresco di Michelangelo, dove Dio tende la
mano all'uomo e l'uomo fa lo stesso. Jacques tende
la mano al delfino. Io penso che lui sia diventato del-
fino. Io mi chiedo se la reincarnazione non sia possi -
bile. Il professore dice che non bisogna sognare (altre
/ SEI S!CUR.4
CHE AIJDQEA
5 11 A e; UARDA 1-JDO
(I IL GRANDE BLU"
ALLA ìHE. p
JL~~==.:===o=ù=uò= -
- e ./:~--------~- :-- --
~/
volte ha detto che bisogna sognare) . lo credo che lui
abbia voluto dire che bisogna accettare la realtà quan-
do ha dei limiti. Non fare come Icaro che non ha te-
nuto conto dei giusti consigli del padre e ha fatto la
grande caduta.
Se io dovessi reincarnarmi, vorrei essere un delfi-
no. È elegante, splendido, affettuoso . Qualche volta
sogno di essere un delfino e mi vedo pieno di amici.
Con loro reali zzo la n1ia vera fami glia e mi vedo ac-
cettato. E sono più forte ».
D

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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- ------ - - ---sB-
1 GIUGNO 199 1 41
.=============-=-=====- -------"~"'~- ===============---===;-
aunt,--------
IL LAVORO
È ARRIVATO
e on tanta gratitudine ringra-
zio Don Quadrio : ho letto
la sua vita sul Bollettino Salesia-
no e l'ho pregato con fiducia per
mia figlia che è stata abbandona-
ta dal marito con una bimba di 3
anni e senza lavoro. li lavoro è ar-
rivato e redditizio. Ogni giorno
prego questo prete santo.
Lettera firmata, Varese
speranza. Abbiamo pregato tutti
Don Bosco: salesiani, ragazzi,
genitori , parrocchiani , amici. Du -
rante un lieve miglioramento fu
deciso l'intervento, che non si sa-
peva come ci avrebbe restituito
il nostro confratello. Tutto riuscì
bene e ora Don Rossano è in
mezzo ai suoi ragazzi perfetta-
mente ristabilito, come era prima
dell'incidente. Grazie, Don Bo-
sco, per tutti quelli che che han-
no pregato e creduto .
Don Walter Cusinato, Venezia .
DONARE AMORE A UNA
NUOVA CREATURA
H o indossato l'abitino di San
Domenico Savio e ho da-
to alla luce uno splendido bam-
bino che abbiamo chiamato Fe-
derico. Ora ha dieci mesi. Con la
maternità.ho realizzato un sogno
stupendo: donare amore e atten-
zione a un essere che con i suoi
progressi mi stupisce ogni
giorno.
Ornella Marras, Serrenti (Ca)
GRAZIE, DON RINALDI!
R endo pubblico il mio rin-
graziamento per la grazia
ricevuta per intercessione del
Beato Filippo Rinaldi . Sono sta-
to sottoposto a una operazione
chirurgica che è andata bene, no-
nostante avessi avuto anterior-
mente due lievi infarti.
Don Antonio Colussi, SDB
Cuiaba, Brasile.
Cl HA AIUTATI IN
MODO STRAORDINARIO
A seguito di grande operazio-
ne chirurgica felicemente
riuscita, anche a nome di mio
marito ringrazio con immensa ri-
conoscensa Mamma Margheri-
ta , da me ripetutamente invocata.
Giuseppina Schio, Padova
CHIEDO
UN FRATELLINO
PER GIANDOMENICO
LO CONSIDERIAMO
UN MIRACOLO
D esidero ringraziare San Do-
.
menico Savio per la na-
D scita di un bellissimo bambino
on Rossano Zanellato , che si chiama Giandomenico, do-
un sacerdote salesiano di po 1Oanni di tormentate ricerche .
33 anni, mentre guidava un fur- Chiedo umilmente preghiere per-
gone Mercedes carico di ragaz- ché San Domenico ci voglia an-
zi, fu colpito da «ictus cerebrale». cora bene facendogli arrivare un
Riuscì a tenere in strada il pulmi- fratellino . Pubblicate la grazia,
no. Portato all 'ospedale, rimase perché aiuti tante mamme aspe-
25 giorni tra la vita e la morte. Fu- rare e ad avere fede .
rono 25 giorni di preghiera e di
Rita Schiena, Milano
TRE GRAZIE
GRANDISSIME
R ingrazio Maria Ausiliatrice,
San Giovanni Bosco e
San Domenico Savio per aver-
mi concesso tre grazie grandis-
sime. lo sono guarita da una forte
nevrosi ossessiva, il bambino da
una anoressia mentale della qua-
le poteva morire e mio marito è
ritornato a Dio e alla famig lia.
Lettera firmata, Torino
DOMENICO SAVIO
COME PROTETTORE
D omenico Savio mi ha sem-
pre aiutato: nei momenti
bui , per ricorrenti disturbi fisici , e
ultimamente per superare un 'im-
portante e difficile esame univer-
sitario. Desidero farlo sapere ai
lettori del Bollettino Salesiano.
Lettera firmata
Raggiano Gravina (CS)
HANNO OTTENUTO
« GRAZIE »
Casali R. Clementina
Casalini Maria Bernardina
Caltabiano Sgro Maria
Ciani Lidia
Chiarle Bruno e Rina
Colautti Pi etro
Costa Maria
Costa Nerina
Cracco Dina
Dacquino Aurelia
Dal Bolcan Valentina
Dainotti Elena
Del Lungo Franco,
Maria e B.
D'Ambrosia Amalia
Daval Angela
Delladio Rosina
Di Grigoli A.
Di Laura Enrichetta
Dominioni Anselmo
Emilio Giovanni
Favretto Pierina
Ferrando Angela
Figini Maria
Fiorentino Giuseppina
Fiorito Amalia
Frigerio Chiara
Forte Filomena
Fumagalli Vercesi
Giuseppina
Gaiero Maddalena
Gardi Davide
Giovinazzo Silvia
Golisano Maria
Goria Paola
Guà.ssi -Emma
Guerinoni Pierina
Per la pubblicazione non
si tiene conto delle lette-
re non firmate e senza re-
capito. Su richiesta si
potrà omettere l'indica-
zione del nome.

5.2 Page 42

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42 · 1 MAGGIO 1991
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
;:::::::==:============-___,l-Na-'Stri-;--l.---.--==========:.
= ==--M»-ti·-====-=
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
.Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don·Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti délll'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
<<.•• annullo ogni mi~
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l1stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto•mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
GORKIC Sac . Giovanni, salesiano, t a Lanuvio
(Roma) il 22/12/1990 a 83 anni.
Nacque a Vertolba (Gorizia). Exallievo del col-
legio di Lubiana, fu ordinato sacerdote nel 1934.
Fu a lungo maestro dei novizi prima a Castelnuo-
vo e poi ad Amelia, Roma-San Callisto, Chieri-La
Moglia, Lanuvio, orientando più di 800 giovani nel-
la loro vocazione. Favori lo spirito di famiglia, l'ot-
timismo, la gioia e il lavoro secondo lo spirito di
Don Bosco . Ebbe vivo il senso di Chiesa che servi
con spirito aperto e flessibile. Negli ultimi anni si
distinse per la fedeltà e la qualità del ministero del-
la Riconciliazione . Fu un lettore assiduo del Bol-
lettino Salesiano, che riteneva uno strumento
efficace per crescere nell'appartenenza alla Con-
gregazione Salesiana.
BARONI Sac. Emilio, salesiano, t a Bangkok
(Thailandia) il 31/7/1990 a 80 anni. ·
Nativo di Semogo (Sondrio), a 20 anni•ricevette
la veste da Don Rinaldi a Ivrea e iniziò il noviziato
già in terra di missione. Per motivi di salute dovet-
te tornare in Italia, dove completò gli studi di teo-
logia e divenne sacerdote. Nel 1952 ritornò in
Thailandia. Ma i problemi di salute non lo abban-
doneranno più e l'ospedale diventerà quasi la sua
seconda casa. La medicazione sarà la sua croce
quotidiana.)
Quanti infermieri si sono messi in fila per un at-
to di amore· nei suoi confronti! Don Baroni ha ac-
cettato tuttavia la sua situazione con serenità. « Si
è trovato bene con Don Bosco ", ha scritto il suo
direttore, « e a Don Bosco ha saputo portare altri
giovani del suo paese " · Confessore della comu-
nità, ha lasciato in tutti qualcosa di indelebile.
MC LINDEN Sac. James, salesiano, t Kawasaki
(Giappone) il 3/1/1991 a 62 anni.
Don Jim mori nella sua terra di adozione, il Giap-
pone, circondato dall'affetto dei suoi confratelli e
amici. Exallievo di Richmond e Suffren (New York),
aveva fatto il noviziato a Newton-New Jersey. Nel
1950 era partito per il Giappone, dove lavorò per
35 anni con generosità e senso di responsabilità,
suscitando tanta simpatia. Nel 1986 fu chiamato
a Roma per collaborare con Don Van Looy al Di-
castero per le Missioni. Per gravi motivi di salute
dovette tornare in Giappone . A Tokyo rimase in
ospedale per un anno intero, e furono messi alla
prova la sua fede e il suo ottimismo. I suoi fratelli,
tra i quali il salesiano laico Jack, lo visitarono va-
rie volte durante la sua ultima malattia. La madre
di Don Jim, morta a 96 anni nel 1987, dopo sua
andata in pensione, aveva collaborato per 25 an-
ni al Don Bosco Technical lnstitute di Los Angeles.
RASPANTI Mons. Miguel, salesiano , t a C6rdo-
ba {Argentina) il 18/2/1991 a 86 anni.
Nacque in una famiglia profondamente cristia-
na , ohe aveva portato dall'Italia con l' amore a l la-
voro, la fede, che seppe trasmettere ai figli. Due
sorelle divennero Figlie di Maria Ausiliatrice. Fat-
tosi salesiano, Miguel fu inviato allo studentato teo-
logico di Torino-Crocetta. Ricordò se mpre quei
quattro anni felici 1di studio e di vicinanza al cen-
tro della Congregazione. Era fier© di aver cono-
sciuto il Card. Cagliero, Don Francesia, Don Ri-
naldi, Don Ricaldone e altri grandi salesiani della
prima ora. Fu ordinato sacerdote a Torino, nella
Basilica di Maria Ausiliatri ce , Ritornato in patria,
fu prima catechista dei chierici e poi direttore e più
volte ispettore. Nel 1953 la Santa Sede lo designò
segretario generale del Congresso Internazionale.
dei Religiosi che veniva celebrato a Buenos Aires.
Nel 1957, nonostante le sue resistenze, fu nomi-
nato vescovo della nuova diocesi di Mor6n. Il suo
programma di azione fu « pane e catechismo" ed
ebbe riconoscimenti per il suo impegno nella ca-
techesi. Per 23 anni fu pastore zelante della sua
comunità. Ai 75 anni si ritirò nella casa salesiana
di Ramos Mejfa, venerato da tutti.
CHINELLATO Sac. Primo, salesiano , t a Gori-
zia il 23/9/1990 a 85 anni.
Primogenito di undici fratelli , entrò a 19 anni nel-
l'Istituto di Legnago . Fu un qualificato maestro di
musica e insegnante di lettere. A Bologna insegnò
musica anche al Seminario Regionale Pontificio e
spesse vol te il coro da lui diretto fu invitato nella
cattedrale e in San Petronio per solennizzare le fe-
ste più significative. Don Primo incontrò i giovani
attraverso la musica e il canto, ricavandone una
fruttuosa risonanza educativa.
CAMPELLO Riècardo, cooperatore, t a Fossal-
ta di Trebaseleghe (Padova) il 20/12/1990 a 62
anni.
Exallievo della casa di Penango e di Mogliano-
Astori, si portò sempre dentro un grande amore
per Don Bosco. I suoi figli studiarono dai salesiani
e uno è attualmente studente di teologia alla Cro-
cetta. Pochi giorni prima di morire, in una lettera
al figlio salesiano, aveva scritto: « Confida sempre
nella Mamma (perché la Madonna é veramente
mamma) e abbi fiducia cieca in Lei: terrà per ma-
no anche te come fa con me ». Per lui si é realiz-
zato ciò che il libro della Sapienza dice dell'uomo
giusto: « Chi ha fiducia nel Signore capirà i suoi
progetti e chi gli é fedele nell'amore vivrà unito a
lui,,.
CIGHETTI Suor Clementina Figl ia di Maria Au-
siliatrice, t a Neuquén (Argentina) il 28/12/1990
a 59 anni.
Nata a Castiglione d'Adda (Milano) sr. Clemen-
tina espresse subito la sua vocazione missionaria
e parti nel 1958 per l'Argentina dove visse inten-
samente, promuovendo con tutte le forze i più po-
veri. Da 13 anni lunghi anni il dolore fisico la
logorava e quando il cancro riapparve la consu-
mò in poche settimane: il tempo necessario per-
ché molta della sua gente ritornasse accanto a lei
per sentire ancora una volta la sua parola buona
e la sua grande speranza nel Signore.
ALBANESE Norina, ved. CINETTO , cooperatri-
ce , t a Padova il 2/1/1991 a 89 anni.
Figura simpatica di insegnante, insigne pianista,
seppe comunicare agli allievi i grandi valori cristia-
ni. Visse gli ultimi anni nella sofferenza fisica , ma
sempre a contatto con l'associazione dei Coope-
ratori.

5.3 Page 43

▲back to top
------------58-
1 GIUGNO 1991, 43
Sofidarietà
Borsa : Maria A usiliatrice e Don Bosco,
a cura di R.F. Brescia, L. 2.000.000 -
Borsa: Maria A usiliatrice e Don Rin al-
di , a cura di N.N ., L. 1.000.000-Bor-
sa: Maria A usilia trice e Don Bosco, per
grazia ricevuta e invocando protezione,
a cura d i Catto Primo , L. 1.000.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
N.N., L. 1.000 .000 - Borsa: Maria
A usiliatrice , S. Domenico Savio , invo-
cando protezione per il piccolo Giulio,
a cura di nonna bis e zio bis, L. 700.000
- Borsa: In memoria del Prof. Carlo
Vidano, a cura ciel personale e della As-
sociazione Dottori in Agraria e Foresta-
li della Provincia di Torino , L. 500.000
- Borsa: In suffragio della Sig.ra Ma-
ria Passeroni, a cura di Don P. Oli vi-
ni, L. 500.000 - Borsa: Maria
A usiliatrice e S. Gio vanni Bosco, in vo-
cando a iuto e protezione sulla famiglia,
a cura di A.C., L. 400.000 - Borsa:
Don Bosco , a cura di Goitre Angela , L.
400 .000 - Borsa: Maria A usiliatrice,
Sa nti Salesiani , invocando protezione,
sa lu te e tra nqu illità, a cura di G. e
C.G., L. 300.000 - Borsa: Maria A u-
siliatrice e S. Giova nni Bosco, per gra-
zia ri cevuta e in voca ndo protezione, a
cura cli B.A., L. 300.000 - Borsa:
Mons. Versiglia , Don Rinaldi e Sr. Eu-
sebia , a cura di R.P. Monza, L. 300.000
- Borsa: Maria A usiliat rice, invocan-
do protezione per la fam iglia, a cura di
Lodi Gi ldo , L. 250.000 - Borsa : Ma-
ria A usiliat rice e Do n Bosco, in suffra-
gio di Lina e Tommaso, a cura di Forte
Caterina, L. 200.000 - Borsa: Maria
A usiliatrice, Don Bòsco, Domenico Sa-
vio , invoca ndo protezione sulla ni pot i-
na Sabrina M., a cura della nonna, L.
200.000 - Borsa: Maria A usiliatrice e
Do n Bosco, a cura di Matta Caterina ,
L. 200.000 - Borsa: Maria Ausiliatri-
ce, per protezione e salute di persona
ca ra , a cura di C.R., L. 200.000- Bor-
sa: S. Giova nni Bosco, in suffragio cli
Don Mauro di Mo lfetta, a cura della
Associazione Maria Au siliatrice-
Bisceglie, L. 200.000 - Borsa: Maria
A usiliat rice a cura di Sabà Novello
Vanna , L. 200.000 - Borsa: Beato
Do n Rinaldi, per grazia ricevuta e in-
voca ndo protezione per sorella e fami-
gli a, à cura di Bigli one Maria , L.
200.000 - Borsa: Maria A usiliatrice e
Don Bosco, proteggeteci sempre, a cu-
ra di Musuraca Ceci li a, L. 200.000 -
Borsa: Maria A usiliatrice e Don Bosco,
per ringrazia mento e protezione, a cu-
ra d i Marnetto-Perrone, L. 200.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Riccardi Ansaldi, L. 200.000 - Borsa:
Beato Don Rinaldi, per grazia ricevuta
e protezione di e di mamma, a cura
di Cena Maria , L. 200.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in rin-
graziamento e invocando protezione, a
cura di Glavina Luigia , L. 200.000 -
Borsa: Ma ria A usilia trice, in memoria
di Don Paolo Tempori ni , a cura di Ta-
gliarelli Giu seppina, L. 200.000 - Bor-
sa: S . Domenico Savio, per
ri ngraziamento e protezione, a cura di
Caterina, L. 150.000 - Borsa: Beato
Don Rinaldi, per ottene re aiuto e pro-
Lezione, a cu ra di una oraLoriana, L.
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla direzione
opere Don Bosco
Ondo (Nigeria) . Giovane mamma della
parrocchia Don Bosco .
r50 .000 - Borsà: Ma ria Ausiliatrice,
per ringraziamento e protezione, a cu-
ra di Caterina, L. 150.000 - Borsa:
Maria A usiliatrice e Don Bosco, per
ringraziamenlo e prolezione, a cura di
R.L.V. , L. 150 .000 - Bo rsa: Sacro
C uore di Gesù, Maria Aus ili atrice e
Don Bosco, per protezione della fam i-
glia , a cura di Musso Giuseppe, L.
150 .000 - Borsa: Ma ria A usiliatrice,
Don Bosco, Domenico Savio , a cura di
Cucco De Rubeis Annina, L. J50.000
- Borsa: Ma ria Aus iliatrice e S. Gio -
va nni Bosco, a cura di Varvello Tizia-
no e Marzia, L. 150 .000 - Borsa: Don
Bosco, per grazia ricevuta, a cura d i
Moll o Ornella, L. 150.000 - Borsa:
Maria Ausiliat rice, Sa nti Salesian i, a
cura di Pecchioli Lucia Mangini, L.
I50.000 - Borsa: Maria Ausi liatrice e
S. Giova nni Bosco, ringraziando e in-
vocando protezione , a cura di A. B. ,
Casale Mo n ferrato, L. 150.000 - Bor-
sa: In memoria di Rita Bolognino, a cu-
ra cli D. Quirico Terrul i, L. 130.000
Borse Missionarie da
L. 100.000
Borsa: In suffragio di Carnino Pietro
e per protezione dell a fam iglia, a cura
de lla moglie Gina. - Borsa: Maria Au-
siliatrice e Do n Bosco, a cura di Fasoli
Esteri na - Borsa: S. Giovanni Bosco,
salva il tuo exallievo, a cura di N. N. -
Borsa: Don Cocco, a cura di Salino Ce-
sarino - Borsa: Maria Ausiliatrice,
Do n Bosco, Dome nico Savio, ringra-
ziando e invocando ancora protezione
sulla famigli a, a cura di una mamma.
- Borsa: Ma ria A usiliatrice, in memo-
ria di papà Orlando e cli mamma Tri-
vero Teresa, a cura di Mauro Laura
Giboni. - Borsa: Beato Michele Rua,
per ringraziamemo e protezione, a cu-
ra di Verino Edoardo . - Borsa: Don
Bosco, per grazia ricevuta, a cura di
Bogino Lina. - Borsa: S. Domenico
Savio, per la nascita di un bambino , a
cura di Uriz Maria Puicher. - Borsa:
Maria Ausi liatrice e S. Giovanni Bosco,
a cura di Maria Grandini Veneroni. -
Borsa: Don Bosco , invocando aiuto e
protezione, a cura di Galli Teresa . -
Bo rsa: Ma ria Aus iliatrice e Don Bosco,
in suffragio di Anzalone Salvatore, a
cura di Lombardo Maria Maira. -
Borsa: Ma ria Aus ili atrice, Don Bosco,
Domenico Savio, per ringraziamento,
a cura di P.D.B. - Borsa: Maria Au-
siliatrice, in memoria e suffragio dei
miei defunti, a cura cli R.D. - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, per
grazia ricevuta, a cura di Donati Pie-
tro. - Borsa: Maria A usiliatrice e S.
Giovanni Bosco, invocando protezione
per i miei cari, a cura di Pistone Mina.
- Borsa: SS. Cuori di Gesù e Maria e
Don Bosco, a cura di Diana De Renzo.
- Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo -
sco, Don Rinaldi, per grazia ricevuta e
in voca ndo la pace nelle mie fam iglie, a
cura di Nove lli D. - Borsa: In memo-
ria di mia madre Maria C. Spartà, a cu-
ra d i Spartà Diego. - Borsa: Maria
A us iliatrice, a cura di Sandrini A nto-
nella. - Borsa: Maria A usiliatrice e
Santi Salesiani, in suffragio dei paren-
ti de funti , a cura di Giorgio e Ivana
Mensitieri. - Borsa: Don Fi li ppo Ri -
mlldi, per grazia ricevuta, a cura di Ac-
cardi Caterina. - Borsa: Maria
Ausiliatrice e S. Giovanni Bosco, a cu-
ra di Baldi Maria Laura. - Borsa: Ma-
ria Ausiliat ri ce e S. Do menico Savio, a
cura di Laura D'Angelo. - Borsa: Ma-
ria A usili at rice, Don Bosco, Domeni-
co Savio, a cura cli Rubes Angelina. -
Borsa: Maria Ausi li atr ice e S. Giovan -
ni Bosco, per ringraziamenlO e in me-
moria dei geni tor i, a cura d i Cipria no
Aniello. - Borsa: Maria A usiliatrice,
a cura di Pezzoli Capponi Teresa . -
Borsa: Maria Ausi liatrice, Don Bosco,
Domen ico Sav io, a cura di Ricci Pieri-
na . - Borsa: Ma ria A usiliatrice, Do n
Bosco, Domenico Savio, invocando
a iuto e protezione, a cura cli G ualtero-
ni Maria T eresa . - Borsa : Don Bosco,
Sr. Eusebia, invocando protezione per
la mamma e per tutte le necessità e pro-
blemi, a cura di N.N. Exallieva. - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio , a cura di Martini Re-
nata. - Borsa: Maria Ausil iat rice, Do n
Bosco, Domen ico Savio, in memoria e
suffragio di Lisetta Barba, a cura del
marito Franco. - Borsa: Maria Ausi-
liatrice e Sa nti Sa lesiani , per protezio-
ne delle fam iglie dei miei cari, a cura
di Scaglia Alciato Armida. - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Do n Bosco, per
grazia ricevuta, a cura di Pucci Rosy .
- Borsa: Don Bosco , a cura di Barba-
rotta Francesco. - Borsa: Sr. Eusebia
Palomino , grazie di tutto, continua a
proteggerci, a cura di una exallieva. -
Borsa: Maria Aus iliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, per grazia ricevuta e
invoca ndo protezione, a c ura di
M.G.C .S., Biel la. - Borsa: Don Bo-
sco, in vocando proLezione e aiuto, a cu~
ra di Giovanni e Maria Paola.
Borsa: Don Bosco, a cura di Vignola
Bruno. - Borsa: Maria Immacolata
aiuto dei cristian i, affidando la vita a l-
la tua protezione, a cura di Poggese Sal-
vatore. - Borsa: Maria Ausiliat rice e
S. Giovanni Bosco, ringraziando e in-
vocando protezione sulla famiglia , a
cura di B.P. - Bo rsa: Maria Aus ilia-
trice, S. Giovanni Bosco, in suffragio
di Gallo Ernesta e Mario, a cura di Bor-
gatello Angela. - Borsa: Don Bosco e
Don Rua, in suffragio dei miei genito-
ri, a cura di Luciana Merlo. - Borsa:
Maria Ausiliatrice, invoca ndo protezio-
ne per il nipote , a cura di una nonna.
- Borsa: Maria Ausiliatrice e Sa nti Sa-
lesiani, a cura di M.C.-Vigone - Bor-
sa: Don Bosco, per protezione di Pietro
Antonio Simeoni, a cura di Don Carlo
Pettenuzzo. - Borsa: Maria Ausiliatri-
ce, per protezione di Mey Campagna-
ro, a cura di Don Carlo Pettenuzzo. -
Borsa: Maria Ausiliatrice, Sant i Sale-
siani, per protezione di Ida e Lia Bia-
sio, a cura di Don Carlo Pettenuzzo. -
Borsa: Maria Aus iliatrice e S. Giova n-
ni Bosco, a cura di Rina Nasi Serra. -
Borsa: S . Giovan ni Bosco, in suffrag io
di Riccardo Vescovo e invocando pro-
tezione sulla nostra famig li a, a cura di
Maruell a e Elena Vescovo. - Borsa:
Maria A usiliatr ice e Don Bosco, per
ringraziamenlo e protezione, a cura di
M.P., Acqui T. - Borsa: Maria Ausi-
liatrice e S. Giovanni Bosco, a cura di
Fabrizi Bianca e Raineri Antonia. -
Borsa: Don Bosco, a cura di Bozze tto
Antonio. - Borsa: Maria Ausiliatrice,
S. Giovanni Bosco in suffragio di mio
marito e dei fam iliari, a cura di Pri sco
Concetta. - Borsa: Ma ri a Ausiliatrice
e Don Bosco, per protezione della fa-
miglia , a cu ra di Rappaciuolo Amali a.
- Borsa: Maria Ausili atrice, per rin-
graziamento e protezione, a cura di
N .N., Carignano.

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO FERROVIA
Un SOCIETÀ EDITRICE
Z/ INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176
10152 Torino
Anastasio Ballestrero
Dio, l'uomo e la preghiera
Religione, pag.136 , rii, L. 18.000
A un discorso
psico-antropologico, in cui
si evidenzia come nel rapporto
dell'uomo con Dio interrogativi e
risposte , riflessione e preghiera
scandiscano una ricerca di
senso , un bisogno di sintesi e
di riferimento delle varie
esperienze, una precisa domanda
di trascendenza, segue
la riflessione più propriamente
teologica .
Se l'uomo ha bisogno di Dio,
Dio risponde con l'Incarnazione
esprimendo un suo «bisogno »
di ricerca dell 'uomo,
di identificazione con lui.
Una serie di riflessioni sulle varie
modalità e sui vari tipi
di preghiera, dalla liturgica
alla preghiera personale,
dalla meditazime
alla contemplazione alla mistica
conclude il volume.
Anastasio Ba/lestrero
DIO, L'UOMO
E LA PREGHIERA