Bollettino_Salesiano_198107


Bollettino_Salesiano_198107

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BOLLETTINO
ANNO l(JS N 7 2' QUINDIC INA • 15 APRILE 19B1
SPEDIZION E IN ABBONAMFNTO POSTALE GRUPPO 2• (70!
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877
IBS-CC ]
Cooperatori: continuate a vivere
il meraviglioso ideale salesiano nella famiglia,
nella società, sul lavoro, nella scuola...
Giovanni Paolo Il
(3 settembre 1980)
A COME 'AMORE'
L COME 'LIBERTÀ'
Rita Bandinelli è una giovane cooperatrice. ScriVe con uno stile immediato, per-
suasivo. Soprattutto non sopporta minimamente la violenza, specialmente quando...
A come ' Aborto'. Una parola ricorrente, da un po' di
tempo. Una parola antica, anche. Sembra così faclle
parlarne, discuterne il significato, le conseguenze, te
giustificazioni. Eppure non è così. Cl si accorge che è
una parola troppo grossa, con un significato pesante,
gonfio di morte.
L come 'Libertà'. Nel suo nome, si rivendicano oggi
mille cose. Ed è bello che sia così, è giusto. Ma fino a
che punto la mia libertà non lede quella del mio pros-
simo, diventando egoismo? Fino a che punto io ho la
libertà di scegliere per un altro? Esiste, poi, questo ti•
po di libertà: scegliere di far vivere una persona o di
ucciderla, ad esempio? Adesso si fa un gran parlare di
pena di morte. Scandalizzati, molti fremono di sdegno
(e con ragione, direi), ma spesso questi stessi accet-
tano - e difendono a spada tratta - l'Idea e I'« ideale»
dell'aborto, proprio in nome di un malinteso senso di
libertà (e umanitarismo).
Purtroppo, quando si parla dell'aborto, soprattutto
delle ragioni per negarne la legittimità, è facile cadere
nel moralismo, o sembrare di farlo. Tante sono Inoltre
te obiezioni che vengono fatte. Cl sono I figli della
violenza, per esempio. Ma perché compiere a nostra
volta una violenza su di foro, su esseri totalmente In-
nocenti? Il fatto è che troppo spesso cerchiamo di
sostituirci a Dio e con Il nostro egoismo pensiamo sia
lecito decidere addirittura sull'esistenza o meno di una
vita. Perché è di vita che si tratta, non dimentichiamo-
celo. L'ovulo fecondato - sono del medici e degli
scienziati che l'hanno detto - ha In tutti I caratteri
fondamentali dell'uomo che se ne svilupperà. Tra l'o-
vulo fecondato ed il neonato la differenza è quantitati-
va, non qualitativa. E prova ne sia che l'ovulo dipende
dal corpo materno solo per il nutrimento, non riceven-
done cellule, o tessuti, o sangue.
Naturalmente, la pretesa di consentire e legalizzare
l'aborto è una conseguenza logica di chi nega che Il
bambino, prima di nascere, sia persona umana. La le-
galizzazione dell' aborto è anche una conseguenza del
materialismo che nega Dio e la Sua Legge.
«La gloria di Dio è l'uomo vivente», ebbe a dire una
volta iÌ Cardinale Karol Wojtyla. E la vita è tutto un di•
scorso d 'amore: amore di Dio per l'uomo, Innanzitutto,
e risposta dell' uomo a questo amore con un NO deciso
all'egoismo che lo chiude a se stesso e agli altri.
A come 'Amore', dunque!
R. B.
SPEC ALE sulla Settimana di spiritualità della Famiglia
Salesiana: Apporto della donna al carisma salesiano
PARTICO LARM ENTE INDICATO PER
COOPERA TO RI SALESIANI
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La nostra Associazione impegnata per la difesa della vita
Difendere la vita nascente: È questione
di giustizia e di coerenza
In adesione ai propri principi e alle indicazioni del-
l'episcopato italiano fa Giunta esecutiva nazionale, a
nome dell'Intera Associazione, ha emesso il seguente
COMUNICATO:
L'Associazione Cooperatori Salesiani, il ramo seco-
lare della Famiglia spirituale fondata da Don Bosco, non
può restare passiva e indifferente nell'attuale momento
che prepara e orienta alle previste consultazioni a
mezzo referendum. Essendo In gioco valori che ritiene
essenziali per una società che vuole avere a fonda-
mento la giustizia, la Giunta esecutiva nazionale del-
l'Associazione invita i membri degli oltre cinquecento
Centri e gruppi, non tanto ad esprimersi con un voto
coer.ente ai propri principi cristiani più volte sostenuti in
circostanze analoghe, comportamento questo più che
ovvio e atteso perché nella linea della coerenza, quanto
ad intervenire attivamente per sostenere, ìllumlnando
con la parola e lo scritto, quante più altre persone
possibili, che, vittime di argomenti speciosi, potrebbero
sostenere le tesi opposte.
A quanti si professano cristiani I Cooperatori sale-
siani ricorderanno l'invito del Consiglio permanente
della Conferenza dei Vescovi italiani che si può riassu-
mere con le seguenti affermazioni di principio: 1) l'a-
borto procurato è assolutamente e gravemente Illecito.
come lo è la legge 194 nei riguardi di cui si terrà Il re-
ferendum; 2) chi vota a favore della proposta del partilo
radicale, qualora questa venisse sostenuta dalla mag-
gioranza, contribuirebbe ad estendere ancora di più i
già gravi danni dell'interruzione della gravidanza; 3)
appoggiare con il voto la proposta del « Movimento per
la vita• significa tentare di limitare almeno i mali della
vigente legge che è quanto mai ingiusta.
Un'opera intelligente di persuasione coinvolgerà al
Si in favore della proposta del Movimento per la vita
anche quanti non sono cristiani o tali non si dicono,
solo che essi siano aiutati a persuadersi che il nascituro
è persona umana fin dal concepimento e che quindi su
questa persona nessuno può mettere le mani. anche
perché «lo stato tutela la vita umana fin dal suo inizio»
come afferma la nostra Costituzione.
La Giunta esecutiva nazionale invita, in concreto, I
propri soci a dedicare alcune riunioni all'approfondi-
mento del problema e allo studio delle due proposte
ammesse a referendum, comparandole dettagliata-
mente perché sia chiaro a quali danni la società italiana
andrebbe incontro se fosse accolla la proposta del
partito radicale. Sollecita inoltre a una presenza attiva,
singolarmente e di gruppo, per una vittoria della verità
sull'egoismo, della vita sulla morte.
2 ' ~()
Estende anche l'Invito, per una mobilitazione delle
coscienze rette e sane, a quanti vivono nell'area sale-
siana; genitori i cui tigli sono educati nelle opere sale-
siane, fedeli delle parrocchie affidate ai figli di Dqn
Bosco, I numerosi antichi alllevi, perché aderiscano
senza tentennamento all'invito dei Vescovi. Alla filiale
obbedienza ai pastori e al magistero della Chiesa ri-
chiamava infatti, con costanza eccezionale, il più
grande apostolo del giovani dei nostri tempi.
17 MAGGIO
UN APPUNTAMENTO
DA
A RE!
Slamo chiamati a decidere au di una legge
c he reca violenza alla coscienza di ogni uomo.
Slamo chiamati a Impegnarci
perc hé trionfi la giustizia.
Non dimenticare:
L'ASSOCIAZIONE AIUTA I COOPERATORI A FOR-
MARSI UNA COSCIENZA RETTA SUL PROPRIO IM-
PEGNO PER LA GIUSTIZIA EVITANDO OGNI FORMA
DI ASSENTEISMO E DI DISIMPEGNO; RIFIUTA CIO
CHE PROVOCA E ALIMENTA L' OPPRESSIONE, LA
VIOLENZA E LA MISERIA, E OPERA CORAGGIOSA-
MENTE PER RIMUOVERNE LE CAUSE, (N. Regola:
mento, art. 1O)
A aoateano della dottrina della China In materia di
aborto perché l'Impegno per la vita ala anunto dal
maggior numero ponlblle di persone, diffondiamo
largamente I due opuscoli della collana 'Mondo Nuo-
vo':
N• 17 - •DI FRONTE ALLA LEGGE DI ABORTO»
(riporta tra l'altro H testo della legge oggetto del refe-
rendum)
N• 24 - «NOI NON ABBIAMO ABORTITO», tnti-
monlanze dal vivo.

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DUCUMENTI
A Roma, dal 26 al 31 gennaio, con oltre cento par-
tecipanti, in prevalenza salesiani e FMA, ma con rap-
presentanze degli altri gruppi della Famiglia salesiana.
Si trattò un tema originale e impegnativo perché lo si
affrontava per la prima volta: Apporto della donna, e in
particolare di S. Maria Domenica Mazzarello, al Cari-
sma salesiano.
Sei furono le relazioni, approfondite nei gruppi di
studio: Apporto della donna all'esperienza carismatica
di Don Bosco fondatore (Don Giuseppe Aubry); Voca-
zione carismatica di Maria Domenica Mazzarello; i suoi
rapporti con Don Pestarino e con Don Bosco (Don
Carlo Colli); Santa Maria Domenica Mazzarello: signifi-
cato storico e spirituale della sua figura (Suor M. Ester
Posada); Maria Domenica Mazzarello interpella la don-
na d'oggi (Suor Margherita Maderni); Originalità e at-
tualità della vocazione VDB nella Famiglia Salesiana
(Anna Marocco); Le Exallieve FMA. li loro ideale di
donna. Contributo alla missione della Chiesa in stile
salesiano (Silvana Aloisi); Originalità e attualità della
vocazione di Cooperatrice (Daniela Marletta).
L'introduzione di Don Giovanni Raineri, gli interventi
di Madre Ersilia Canta e del Rettor Maggiore Don Egidio
Viganò, diedero autorevolezza e sostanza alla settima-
na.
Ancora una volta Giovanni Paolo Il, con la sua pa-
rola e la sua benedizione, confortò i figli di Don Bosco a
proseguire nel cammino per la salvezza dei giovani.
L'Associazione era presente con sette elementi e
con il contributo di una delle sei relazioni, svolta da
Daniela Marletta del Gruppo centrale dei GG.CC., e con
un contributo ai due pane!, offerti da Lella Foti sagre-
tarla coordinatrice della Sicilia e da Giuseppe Testa-
verde di Perugia, anche a nome della sposa Anna, as-
sente per Indisposizione.
In questa edizione del Bollettino si vuole offrire una
breve raccolta di brani delle relazioni, i più significativi
in ordine a quella parte del tema (l'apporto della donna
al Carisma salesiano) che può interessare anzitutto le
Cooperatrici che sono in prevalenza numerica nell'As-
sociazione, ma anche i Cooperatori che potranno cosi
apprezzare e valorizzare di più in avvenire la presenza
preziosa, anzi insostituibile, della donna In seno alla
Associazione e a/l'intera famiglia di Don Bosco.
Gli atti della Settimana usciranno fra non molto. Se
ne raccomanda vivamente la lettura.
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IL SENSO
DELLA SETTIMANA
Don Giovanni Raineri
Un incontro come questo è sempre denso di molti significati, difficili da cogliere nel loro insieme.
Mi pare che esso si iscriva come uno, non l'ultimo perché la storia cammina, di una serie di avvenimenti
che hanno origine nell'incontro tra Santa Maria Domenica Mazzarello e don Bosco a Mornese nel 1864.
« Don Bosco è un santo e io lo sento!" disse allora Maria che « confidò - poi - a Petronilla di avere
provato qualcosa di straordinario, non mai avvertito prima, che non sapeva spiegarsi, ma che le riempiva
l'anima di una felicità celeste.
Le pareva che la parola di don Bosco fosse come l'eco di un linguaggio che sentiva in cuore senza
saperlo esprimere, come la traduzione del suo stesso sentimento, come una cosa aspettata sempre e fi.
nalmente venuta»...
Suor Maria Pia Giudici, nella sua biografia, significativamente intitolata « Una Donna di ieri e di
oggi», così attenta ai fatti anche più semplici, e cosi felice nel coglierne le significazioni profonde, narra
che Maria non temeva di « andarsi a ficcare tra tanti uomini e giovani» per ascoltarlo, per il motivo,
appunto, che «sentiva» che era un santo.
Mi sembra rilevante e centrata la interpretazione di tutta la vicenda. « Nel disegno di Dio quella
complementarietà tra l'uomo e la donna che è alle origini di ogni fecondità, scandiva anche a Mornese, in
quell'ora, un castissimo contatto nello Spirito. Ne sarebbe nata, tra non molto, una Congregazione di
vergini consacrate, tutte dedite alla salvezza delle giovani».
La storia non si fa sulle ipotesi di ieri o sui futuribili di domani. Più che chiederci cosa sarebbe
avvenuto se don Bosco e la simpatica Main non si fossero incontrati, prendiamo nota con gioia che essa,
con sensibilità spirituale e fedeltà generosa ha accettato fino in fondo le conseguenze di quel momento di
grazia entrando nel disegno di Dio, di cui don Bosco era portatore, iJ1serendovi la sua vita spirituale già
molto ricca e la sua azione apostolica promettente, senza rimpianti per ciò che lasciava, anzi, con grande
gioia per quanto acquistava. Diventava anch'essa protagonista nella realizzazione della missione di don
Bosco per cui oggi tutti i membri della Famiglia Salesiana la considerano come una animatrice comune,
una esemplare e benefica santa di famiglia, e guardano alle sue figlie spirituali come le sorelle maggiori.
Don Bosco poi estendeva con lei al mondo femminile la sua missione.
Noi Salesiani speriamo di trarre dalla Settimana indicazioni per un migliore servizio pastorale da
offrire alle Figlie di Maria Ausiliatrice e ai gruppi femminili della nostra Famiglia e alle loro attività per
essere fedeli a don Bosco, e per compensare la generosa collaborazione che esse continuano a dare ÌJ1
tanti modi all'impegno salesiano nella Chiesa..
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APPORTO DELLA DONNA
ALL'ESPERIENZA CARISMATICA
DI DON BOSCO FONDATORE
dalla conferenza di Don J. Aubry
Don Bosco è stato un uomo guidato dall'alto e ob-
bediente: proprio un grande carismatico, a lai punto da
essere, più volte, tenuto per pazzo secondo i criteri
umani.
Mi sembra che sia in questa cornice di soprannatu-
ralità che si debba vedere la presenza della donna nel-
l'esperienza di don Bosco fondatore. Lui, per tempera-
mento, come vedremo, l'avrebbe piuttosto scartata. Ma
la Provvidenza l'ha fatta entrare in modi diversi e per-
sino sconcertanti; ed egli, obbediente, l'ha ricevuta con
serenità e riconoscenza.
A. Riflessione introduttiva. Una MISTICA PRESEN-
ZA FEMMINILE domina tutta la vita di don Bosco:
quella di MARIA.
l. Il fauo oggeuivo della presenza intensa di Maria.
2. li duplice significato di questa presenza intensa di
Maria.
B. DON BOSCO EBBE RILUTTANZA NELL'AVVI-
CINARE LE DONNE?
I. L'estrema riserva e persino la riluttanza di don
Bosco.
2. Spiegazione e commento di un suo certo linguaggio
in proposito.
3. L'altra faccia di don Bosco: La semplicità disinvolta
e cordiale con Le donne.
C. DUE PRESENZE FEMMINILI NEGLI INIZI
DELL'OPERA SALESIANA (1844-1856).
J. La Marchesa di Barolo: la donna fondatrice che
tenne don Bosco prete al suo servizio pastorale durante
ventun mesi (ottobre 1844 - luglio 1846).
2. Mamma Margherita: una presenza
materna nei dieci anni decisivi del-
la fondazione dell'opera salesiana
(3 nov. 1846 - 25 nov. 1856)
Lasciato il Rifugio e la marchesa,
don Bosco trova a Valdocco un'altra
donna, di un tutt'altro tipo: sua
mamma. È lui che la fa venire, ed
essa viene non per comandare, ma
per mettersi, a cinquantasei anni, a
piena disposizione di suo figlio e della
sua opera. La sua impronta sul cari-
sma salesiano è stata decisiva.
a. Una presenza negli anni decisivi
della fondazione
Evidentemente, avrei potuto parla-
re di mamma Margherita molto pri-
ma, dicendo che, a titolo di sua
mamma educatrice, aveva segnato
profondissimamente l'anima e la vo-
cazione del suo figlio Giovanni, in-
culcandogli queste quattro cose fon-
damentali; la fede e fiducia assoluta
in Dio Padre e in Maria e il senso
della preghiera; la necessità del lavo-
ro e il valore della povertà («Lavoro e
Temperanza!»); un modello concreto
di educazione: l'amore educativo fat-
to di ragione serena e di bontà virile;
infine la grandezza e gravità estrema
del sacerdozio. J:: vero: tutti questi
valori, entrati nel cuore di Don Bosco,
si ritrovano nelle ricchezze del cari-
sma salesiano.
Ma si può dire che tutte le madri di
fondatori hanno influito in modo in-
diretto nella fondazione attraverso
l'influsso diretto, sul loro figlio. Ciò
che appare singolare nel caso di don
Bosco è che sua madre sia stata pre-
sente anche alla fondazione stessa
della sua opera, come sua prima e
principale cooperatrice, incidendo in
modo diretto sul carisma di fonda-
zione.
Questo certamente non è capitato
senza un disegno provvidenziale di
grande significato e importanza.
Quando don Lemoyne, nel volume Il
delle MB, sta per descrivere la discesa
di mamma Margherita dai Becchi a
Valdocco, volendo far capire che si
tratta di uno di quegli eventi che si
possono chiamare «storici» e «prov-
videnzi_ali», cambia stile, e, in una in-
troduzione solenne, si lancia in un
elogio ditirambico della donna, piut-
tosto inabituale sotto la sua penna:
«La donna entrò sempre in tutti gli
avvenimenti più o meno avventurosi
per la misera umanità e per la salute
delle anime. Non è qui il luogo di
passare in rassegna turte le grandi
eroine che, per divino volere, nell'an-
tica e nella nuova Legge, presero lo-
devole parte al compimento di fatti
egregL Ma siccome per noi e per la
gioventù in genere lo stabile impianto
dell'Oratorio e dell'Ospizio di San
Francesco di Sales fu un avvenimen-
to di tanta importanza, così è pregio
dell'opera notare aver disposto lddio
che le donne altresì vi avessero una
parte singolare...
Ma tra tutte una donna vi ha, che vi
prese una parte precipua; donna che
diede in questo l'esempio e l'eccita-
m ento a tutte le altre; donna che per
la prima inalberò su questo suolo il
vess.illo della carità a vantaggio dei
giovani poveri e abbandonati, i quali
a giusto titolo la chiamarono madre;
donna che per questa impresa si pose
come alla testa di una fila di altre in-
numerevoli, che camminarono e
cammineranno sopra le sue pedale
forse fino alla fine dei secoli (sic!). E
questa donna è Margherita Occhiena,
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vedova Bosco, la madre del nostro
indimenticabile Padre» (MB II.
517-518).
Don Lemoyne ha ragione di sotto-
lineare il carattere eccezionale del
fatto. Mamma Margherita è stata at-
tivamente presente all'origine stessa
dell'opera di Valdocco e nei dieci anni
del suo assestamento e primo svilup-
po esterno (oratorio, « casa annessa»
o pensionato per i primi artigiani e
studenti, internalo, prin1e scuole e
primi laboratori, chiesetta di san
Francesco, lancio delle Letture Cat-
toliche), e del suo sviluppo ,,spiritua-
le» ancora più decisivo: formazione
del metodo e del clima salesiano,
presenza dei primi discepoli: Cagliero
(1851), D. Rua (1852), D. Alasonatti e
Domenico Savio (1854), prime com-
pagnie, Grigio, primi Erutti di santità,
preparazione della fondazione della
Società Salesiana.
b) Un contributo originale al
carisma salesiano
Don Viganò, invitando i cal?ilolari a
ritrovare « il cuore oratoriano di don
Bosco», ha citato loro la riflessione di
don Caviglia: « Io credo che non s'in-
tenderà mai a Condo la ragione intima
del suo sistema educativo, se non si
tien conto della fonte prima della sua
concezione, che era il ricordo e, di-
ciamo pure, la nostalgia di quei primi
tempi». E aggiungeva: « La prima ora
dell'Oratorio di Valdocco non è tanto
da concepirsi come l'inizio di questa
o quella «istituzione», ma come l'e-
spressione più chiara e la concrezione
primigenia della carità pastorale di
don Bosco» (ACG 21, 567). Ma questa
era già l'idea di don Bosco stesso:
nella famosa lettera da Roma del IO
maggio 1884, il criterio del buon an-
damento della casa di Valdocco è il
ritorno al clima dei primi tempi:
«Sapete che cosa desidera da voi
questo povero vecchio che per i suoi
cari giovani ha consumata tutta la
vita? Niente altro fuorché, fatte le
debite proporzioni, ritornino i giorni
felici dell'antico Oratorio: i giorni
dell'affetto e della confidenza cristia-
na tra i giovani e i superiori, i giorni
dello spirito di accondiscendenza e
sopportazione per amore di Gesù
Cristo degli uni verso gli altri, i giorni
dei cuori aperti con tutta semplicità e
candore, i giorni della carità e della
vera allegrezza per tutti» (MB XVII,
114).
Ora, alla formazione di questo
clima, di questi valori che costituì!
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scono il nucleo più sostanziale dello
spirito e del metodo salesiano, Mam-
ma Margherita ha apportato il suo
contributo originale e insòstituibilc,
la sua presenza attiva di donna saggia
e di mamma santa e sacrificata. Cosa
ha fatto? Tutto ciò che fa una mam-
ma in una famiglia numerosa: cuci-
nare, pulire, cucire, rammendare, e
soprattutto accogliere i ragazzi, fare
da assistente quando don Bosco si
assentava, essere buona con loro,
correggerli con dolcezza, instillare nei
loro cuori la fede, l'amore di Dio e di
Maria, e più ancora essere paziente,
pa2iente all'infinito, sopportare il loro
chiasso, le loro negligenze, i loro di-
fetti di ragazzi della strada.
A questi dieci anni di eroismo
quotidiano nascosto si deve, per una
buona parte, la crescita origina:e del-
!'opera salesiana. Nella sua nuova
biografia di don Bosco, Teresio Bosco
dice magnificamente: «La Congrega-
zione Salesiana è stata cullata sulle
ginocchia di mamma Ma;gherita»
(Don Bosco, Una Biografia nuova,
SEI 1979, 264).
c. Immagine concreta della presenza
di Maria madre Ausiliatrice
Quando mor1 questa santa donna, a
sessantort'anni, don Bosco, accom-
pagnato da Giuseppe Buzzetti (uno
dei due exallievi che egli vedrà nel
sogno di Roma), andò a celebrare la
messa per lei nel santuario della
Consolata. Poi si fermò a pregare
lungamente davanti all'immagine di
Maria Consolatrice, e disse: « O pie-
tosissima Vergine, io e i miei figlioli
siamo ora senza madre quaggiù: deh!
siate voi d'ora innanzi, in particolar
modo, la Madre mia e la Madre loro»
(MB V, 566).
Don Bosco stesso ci rimanda così
da sua madre alla Madre per eccel-
lenza di cui ho parlato all'inizio. Cre-
do che le due realtà si corrispondano.
Mamma Margherita è stata il segno
vivo ed efficace della presenza di
Maria Madre «ausiliatrice» nel!'opera
salesiana in questi anni decisivi della
sua fondazione, così come Maria
stessa era stata presente nei momenti
della fondazione della Chiesa. [I de-
stino di mamma Margherita ha il
privilegio di somigliare a quello di
Maria: l'una e l'altra madre sono di-
ventate le cooperatrici dell'opera di
redenzione dei loro figli, a prezzo del
sacrificio. Basti ricordare come don
Bosco, con un solo gesto, il dito
umil.mente puntato verso il crocifisso,
ha rimesso in piedi sotto la croce sua
mamma tentata di fuggire davanti
all'enormità della fatica.
Tentiamo di capire il significato fi-
nale di tutto questo: non c'è Chiesa
senza presenza di Maria madre; non
c'è Famiglia né opera Salesiana senza
presenza della stessa madre Maria,
significata in concreto alle origini
nella presenza di mamma Margheri-
ta, sostituita poi da mamma Rua, che
lavorò a Valdocco vent'anni
(1856-1876), e da mamma Magone
(t 1872), e da altre sante donne (MB
V, 569; X 299; Cfr Stella, Don Bosco...
1, 115).
Viene spontanea una domanda:
nelle opere salesiane maschili, può
bastare la presenza mistica della Ma-
donna? Chi tiene il posto storico di
mamma Margherita? Oppw·e questo
posto rimane il solo privilegio delle
origini? ...
Forse qui verrebbe bene il discorso
sulle mamme dei Salesiani, alle quali
don Bosco manifestò sempre tanto
rispetto e affetto,11 e che in diversi
modi e in tante occasioni hanno fauo
sentire con delicatezza la loro pre-
senza.
D. GRANDT COOPÈR ATRICI S TRETTAMENTE ASSOCIATE
ALLO SVILUPP O DELL'OPERA SALES IANA (1847- 1888)
Dopo la marchesa di Barolo e
mamma Margherita, bisognerebbe
parlare di un'altra donna, meglio, di
un gruppetto di donne, che la Prov-
videnza, dopo averle attentamente
preparate, ha fatto entrare in modo
diretto e nuovo nella vita e ne!J'opera
di don Bosco « fondatore»: Maria
Domenica Mazzarello e le sue com-
pagne di Mornese. Ma se ne parlerà
in abbondanza nelle relazioni se-
guenti.
Resta dunque da considerare la
parte presa da un altro tipo di donne
al sostegno e allo sviluppo dell'opera
di don Bosco: le Cooperatrici.
1. Ruolo decisivo svolto dalle Coo-
peratrici, in modo globaJe
a) Quarant 'anni di attiva presenza
Sotto il nome di Cooperatrici in-
tendo designare le migliaia e migliaia
di donne che, a Torino, in Piemonte,

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in Italia e all'estero, hanno conosciu-
to, incontrato e aiutato direttamente
don Bosco, ammirando la sua perso-
na e condividendo con entusiasmo la
sua nuss1one giovanile, popolare
missionaria, durante quarant'anni,
dal 1847 alla fine del 1887. Sono state
certamente più numerose degli uo-
mini, perché naturalmente più sensi-
bili al tipo di miseria che egli si im-
pegnava a sollevare, e più disponibili
riguardo a l tempo e ai mezzi per in-
contrarlo e aiutarlo. Don Bosco non
ha mai fatto differenza tra quelle che
l'avevano aiutato nei primi trent'anni
e quelle che ricevettero il nome «uf-
ficiale» di Cooperatrici sulla base del
Regolamento del 1876, perché nel suo
pensiero la continuità tra le une e le
altre era perfetta:13 la costituzione
della « Pia Unione» non è stato altro
che una forma più organizzata e più
ufficiale del gruppo dei Cooperatori
già esisten ti da trent'anni.
b. La piena accoglie11za ne/l'Associa-
zione (1876)
A questo riguardo bisogna forse
ringraziare la Provvidenza di non
aver permesso la reali:a;azione del
famoso progetto dei «Salesiani ester-
ni» aggregati alla Pia Società di San
Francesco di Sales e impegnati a os-
servare le regole « in quella parte che
è compatibile con la loro età, stato e
condizione» (MB VII, 885), perché
certamente sarebbero stati soltanto
degli uomini. La distinzione piuttosto
netta che don Bosco faceva sponta-
neamente tra i Cooperatori e le Coo-
peratrici si ritrova in un suo altro
progetto, verso il l875, di organizzare
a parte i Cooperatori, uniti ai Sale-
siani, e a parte le Cooperatrici, ag-
gregate alle Figlie di Maria Ausiliatri-
ce o forse lasciate senza organizza-
1.ione (MB XI, 73; XIV 132)... Quando
presentò a Pio JX, nell'udie01.a del JS
aprile 1876, il progetto definitivo dei
Cooperatori Salesiani, ossia un modo
pratico..., il Papa si meravigliò di non
trovarvi alcun accenno alle coopera-
trici; «Le donne, gli disse, ebbero
sempre parte principale nelle opere
buone, nella Chiesa stessa, nella con-
versione dei popoli. Esse sono bene-
fiche e intraprendenti nel sosten ere le
opere buone anche per inclinazione
naturale, più che gli uomini. Esclu-
dendole, vi privereste del più grande
degli aiuti» (MB X l 73-74). Credo che,
in fondo, don Bosco sia stato con-
tento di tale osservazione, e nel Lesto
ormai consideralo come il Regola-
mento di un'unica Associazione mi-
sta, aggiunse, nel cap. IV, art. 4
«Tutto quello che si raccomanda per i
fanciulli pedcolanti, si propone
eziandio per le ragazze che si trovino
in pari cond'.zione,..''
Questa ur.ificazione tuttavia non gli
ha impedito di apprezzare l'apporto
specifico delle Cooperatrici. A partire
dal 1879, ogni volta che il numero dei
partecipanti o intenzioni particolari
invitavano a procedere in questo
modo, egli tenne una conferenLa ai
Cooperatori e un'altra a parte alle
Cooperatrici, in qualche chiesa o in
qualche casa delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, con discorso più adatto
ad esse, e in particolare per interes-
sarle alle opere delle Figlie di Maria
cAiaulsiilciahtericdea. vTarainglqi uoerisetantaomcceanstiiosnpee,,-s
colpisce la sua insistenza sul distac-
co: « on lasciate entrare ·nel vostro
cuore e nelle vostre case la gran pia-
ga, il gran flagello del lusso né in
grande né in piccolo... La donna (cri-
stiana) è obbligata a non cÒrrcre die-
tro le vanità del secolo, a disporre del
suo superfluo a vantaggio del suo
prossimo» (M B X JV, 134; XV 170).
c. li lavoro salesiano compiuro
Sul piano apostolico salesiano che
cosa chiedeva don Bosco a queste
sante donne? e che cosa hanno fatto?
In primo luogo, evidentemente, chie-
deva l'aiuto per le proprie opere:
aiuto materiale e educativo sull'e-
sempio di Mamma Margherita, e so-
prattutto aiuto economico per pagare
il pane, il vestito, i libri, i terreni
compraù, i lunghi lavori di costruzio-
ne (in particolare delle chiese), ì
viaggi dei missionari... Insieme con i
mariti, queste donne hanno dato a
don Bosco somme incalcolabili, con
una generosità ammirevole, senza la
quale, come egli ha detto cento volte,
non avrebbe potuto fare quasi niente.
Ma immediatamente le ha anche
orientate verso un lavoro tipicamente
salesiano nel proprio ambiente: edu-
cazione cristiana della propria fami-
glia, cura dei ragazzi e delle ragaz.i:e
del proprio paese, in modo speciale di
quelli e quelle povere abbandonate e
pericolanti, ricerca di vocazioni sa-
cerdotali e religiose, aiuto ai parroci,
soprattullo per il catechismo e per le
feste, diffusione della buona stampa,
in particolare delle Letture Cattoli-
che, interessamento della parentela e
delle amiche a queste attività... (MB
XIH, 626-629; XIV, 132-133; ecc.). E
cosl le Cooperatrici sono state non
solo le benefattrici delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, ma le loro imita-
trici per promuovere l'educazione e la
salvcna di tante fanciulle, e ragazze.
La loro azione entusiasta, generosa
ed efficace ha aiutato don Bosco a
convincersi che la sua missione cari-
smatica era valida tanto per il mondo
femminile che per quello maschile.
2. Alcune figure d i Cooperatrici che
hanno conosciuto, amato e aiuta-
to personalmente don Bosco ·du-
rante lunghi anni
Nella folla delle Cooperatrici s1
staccano alcune ligure. In effetù,
7 35

1.8 Page 8

▲back to top
molte donne hanno avuto con don
Bosco un contatto occasionale o ri-
masto superficiale, per ragioni di di-
stanza, di mancanza di tempo o di
mezzi, di interesse più globale per la
sua opera. Invece un certo numero,
soprattutto di Torino o del Piemonte
o delle città dove don Bosco andava
spesso, hanno tessuto con lui dei
rapporti di una straordinaria profon-
dità, donne di grande fede certamen-
te, ma anche, quasi sempre, donne
dell'aristocrazia o dell'alta borghesia,
di grande cultura, ricchissime, ma dal
cuore generosissimo. Sono state con-
quistate dalla personalità di don Bo-
sco, più ancora dalla sua santità e
dall'evidente grandezza e utilità della
sua opera. La loro ammirazione e
venerazione per lui è stata senza li-
miti. Si sono confidate con lui per le
cose dell'anima e tante volte per gli
affari di questo mondo. Andare a
fargli visita o, meglio, riceverlo nella
propria casa era sempre per loro una
festa, aiutarlo in qualunque modo
una gioia, saperlo interessato alle loro
cose una sicurezza. A questi senti-
menti e atteggiamenti don Bosco ba
risposto con una perfetta grandezza
di animo, dando loro non mai adula-
zioni, ma stima, affetto, aiuto morale
e spirituale, come lo rivela in parti-
colare la sua corrispondenza (a cui ho
già fatto cenno prima). Ci sarebbe UD
libro da scrivere su questi rapporti tra
il contadino dei Becchi divenuto
«capo dei birichini» e queste nobili
signore dell'Ottocento.
Difatti sono tutte nobili le quattro
Cooperatrici di cui vorrei dire una
parola: una marchesa e tre contesse;
ma don Bosco, per essere perfetta-
mente all'agio con loro, dava (almeno
alle tre contesse) l'appeJJativo di
«mamma", anche se erano più gio-
vani di lui di una decina di anni.
a. La marchesa Maria Passati - De
Mais/re, di Torino (1824-1905)
Questa signora, figlia del conte
Rodolfo de Maistre, primogenito del-
l'illustre scrittore Giuseppe, fu Coo-
peratrice durante quarant'anni, vi-
vente don Bosco (1847-1888). e ancora
sedici anni sotto don Rua. Tutta la
sua famiglia era devota a don Bosco,
in particolare una sua zia, Costanza, e
due fratelli, Eugenio e Francesco.
Dama di corte della regina Maria
Adelaide, sposò, a vent'anni, il mar-
chese Domenico Fassati, comandante
deJJe guardie del corpo di Vittorio
Emanuele Il. Dal 1847, furono Coo-
peratori zelantissimi: mentre lui ve-
niva a fare il catechismo agli artigia-
ni, lei veniva ad aiutare mamma
Margherita a rammendare la loro
biancheria. Furono poi generosi do-
natori: si assunsero la spesa della
cappella della Madonna nella chie-
setta di San Francesco di Sales (MB
IV 249), diverse spese per il santuario
di Maria Ausiliatrice... La sua figlia
Azelia divenne anche lei, col marito
barone Carlo Ricci des Ferres, una
generosissima Cooperatrice. Mori-
bonda nel 1884, disse a don Bosco
venuto a visitarla: «Sono disposta a
fare tutto quello che Maria Ausilia-
trice vorrà da me per sua maggior
gloria». Guarl e visse ancora vent'an-
ni. TI 24 nov. 1885, don Bosco le
mandava UD cestino di uva maturata
alle sue finestre, con questo biglietto:
« Frutti cresciuti sotto l'ombra e pro-
tezione di Maria Ausiliatrice. Così
cresca la sua santità e quella della sua
famiglia. Cosi sia... Preghi per questo
poverello che sarà sempre, in Gesù
Cristo, Obbl.mo servitore Sac. G.B."
(MB XVII 675).
Ci restano 25 lettere mandatele da
don Bosco.
b. La contessa Carlotta Callori, di
Casale Monferrato (1826-1911)
Mandate aJJa contessa Carlotta, in-
vece, ci restano 56 lettere di don Bo-
sco, perché abitava non a Torino, ma
a Casale Monferrato; quindi la cono-
sciamo meglio. Fu Cooperatrice 27
anni vivente don Bosco (dal 1861), e
ancora ventitré con don Rua (un bel
totale di SO anni). Aiutò don Bosco in
modo decisivo per la fondazione del
collegio di Mirabello (diocesi di Ca-
sale, 1863), trasportato poi a Borgo S.
Martino (1870), per l'edizione del
Cattolico Provveduto (1868), per le
chiese di Maria Ausiliatrice e di san
Giovanni, e per tanti altri bisogni.
Dice don Lemoyne: «Per don Bo-
sco fu sempre una vera madre. Egli
soleva chiederle consiglio in molte
cose» (MB VII 286). Donna saggia
dunque, zelante, ma debole di salute
e incline alla malinconia, anche
perché dovette accettare molte e dure
prove. Perciò don Bosco l'incorag-
giava, scherzava deliziosamente con
lei, le manifestava un affetto delica-
tissimo. Cominciava così le sue lette-
re: « Eccellenza? Chiarissima? Bene-
merita? Mamma carissima? Mi dirà
quale titolo gradisce... » (Epistolario,
8/ 36
II, 183), «Mia buona mamma»; e fir-
mava spesso: «Obligatissimo e affe-
zionatissimo servo figlio scialacqua-
tore, Sac. G.B.» (ibidem); «Affezio-
natissimo figlio cattivo» (Ep. II, 463).
Il 7 gennaio 1872, convalescente da
una malattia mortale, le scrisse un
biglietto « Mia buona mamma, ...con-
tinui a pregare per questo discolo af-
finché si faccia buono e sia sempre
verso di Lei». Dentro la busta c'era
una lettera del direttore di Varazze,
don Francesia, firmata: «Suo ricono-
scente nipote» (MB X, 280).
c. La contessa Girolama Uguccioni,
di Firenze
d. La contessa Gabriella Corsi,
di Torino
e. Alcuni altri nomi...
Tra le Cooperatrici non italiane,
conviene ricordare le due francesi, a
cui il voi. XV delle MB dedica due
capitoli: la contessa Maria Sofia Col-
le, sposa dell'avv. Colle di Tolone, e la
«damigella» Clara Louvet, che incon-
trarono don Bosco nel 1881 e furono
tutte e due per lui di straordinaria
generosità.
La prima è la mamma del giovane
Luigi, morto a diciassette anni, di-
ventato il misterioso confidente di
don Bosco e la sua guida in due fa-
mosi sogni-viaggi missionari in Aine-
rica e in Africa-Asia (MB XVI 385-394;
XVH 643-647).
La seconda che, dal nord della
Francia, venne più volte a Torino, è
una delle poche Cooperatrici su cui
abbiamo informazioni precise di di-
rezione spirituale da parte di don
Bosco. Ci restano 76 lettere di don
Bosco agli sposi Colle, e 57 alla si-
gnorina Clara.
lnfine, dalla Spagna, la grandissi-
ma Cooperatrice Dorotea Chopitea, la
Barolo di Barcellona, che provocò
don Bosco a mandare U i suoi figli,
che l'accolse con venerazione e gioia
nell'aprile 1886 e si sentì allora dire:
«Oh, signora Dorotea, ogni giorno io
pregavo Iddio che mi facesse la gra-
7ja di conoscere lei prima di morire!»
(MB XVIII, 69).
Anche lei ha avuto la fortuna di
essere chiamata «la nostra buona
mamma di Barcellona".

1.9 Page 9

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CONCLUSIONE. LA DONNA NEL CARISMA SALESIANO.
e di generosità. Se mai fosse stato
S IGNIFICATO
necessario, lo hanno riconciliato con
il sesso femminile. L 'hanno provoca-
Qual'è stato l'apporto di tutte que- Le donne hanno incoraggiato don to.a rispondere con un atteggiamento
ste donne a don Bosco fondatore e al Bosco per il presente; lo hanno ras- di apertura, fatto di vero affetto e di
carisma salesiano? Tutto ciò che è sicurato per l'avvenire.
infinito rispetto, per mezzo di una
stato ricordato l'avrà fatto capire o Ugualmente lo hanno rinforzato grazia di equilibrio, di saggezza evan-
intuire, forse in modo ancora confu- nella convinzione che le ragazze me- gelica, di unione armoniosa dei due
so. È difficile sintetizare in poche ritano attenzione e banno bisogno di elementi.
parole una realtà cosl viva e com-
plessa. Concludo rischiando le affer-
mazioni seguenti.
l. C'è, nella vita e nell'opera di don
Bosco, un posto provvidenziale estre-
mamente chiaro della donna, e una
comprensione profonda del carisma
cura premurosa tanto quanto i ra-
gazzi. Gli hanno forse permesso di
scoprire che il metodo salesiano si
può applicare con frutto nella fami-
glia stessa, precisamente perché si
ispira ai suoi tipici valori: l'amorevo-
lezza salesiana ha valore universale.
6. Tale atteggiamento indica la
giusta strada che gli ·uomini, per la
loro parte, devono seguire per la so-
luzione del problema-chiave del fem-
minismo oggi: trovare e realizzare il
giusto rapporto uomo-donna. Final-
mente, fa anche capire meglio che
salesiano non può fare a meno di
questa sua presenza.
2. Questa presenza sembra preva-
lentemente di tipo materno, cioè mette
in rilievo i valori femminili inclusi
nell'amore materno, il che è piuttosto
normale in una «famiglia» tutta
orientata verso il servizio dei fanciulli
4. Se è valida la chiave d'interpre-
tazione che abbiamo dato sopra del
rapporto dj don Bosco con le donne,
ci viene indicato il criterio delle giuste
relazioni all'interno della Famiglia
Salesiana: il senso vivo della missione
comune. Siamo fratelli e sorelle im-
pegnati insieme nella salvezza dei
l'uomo e la donna non trovano la loro
felicità né nell'isolamento né in un
faccia a faccia chiuso: si guardano
con rispetto e affetto per prepararsi a
guardare meglio nella stessa direzio-
ne: quella dei figli e dei fratelli da
salvare, e quella di Dio da servire, con
amore.
e dei giovani, ragazzi e ragazze. Que-
sti valori indicano ai Salesiani uomini
che il loro lavoro pastorale deve in-
cludere una tenerezza anche mater-
na. Alle Salesiane donne, dicono che
ci deve superare il pericolo di «ma-
ternalismo» (in particolare Maria e
mamma Margherita si rivelano come
madri educative forti ed esigenti e
don Bosco ha saputo resistere alla
pressione maternalista della Barolo).
Ma esiste anche una preseza femmi-
nile di tipo filiale, in quanto m olte
donne (tutte le prime Figlie di Maria
Ausiliatrice e numerose Cooperatrici)
hanno sperimentato La squisita pa-
ternità salesiana di don Bosco e ne
hanno tratto profitto per il loro com-
pito educativo. Invece non appare tra
giovani in spirito salesiano e senza
dominazione di un gruppo sull'altro.
Nella misura in cui avremo questo
senso vivo e uno zelo autentico, tutto
sarà positivo. Nella m isura in cui
mancheranno, tutto rischia di essere
falsificato e controproducente.
5. La realtà precedente pennette di
capire con esattezza il principio che
l'amorevolezza salesiana sia valida
anche nei rapporti tra i gruppi della
Famiglia Salesiana. Essa deve espri-
mersi in un vero rapporto fraterno,
arricchente, ma all'interno della pro-
spettiva missionaria del Da mihi ani-
mas, e non in forma parallela. Nelle
donne che l'hanno aiutato, don Bosco
ha scoperto e ammirato tesori di fede
12 Per citare un esempio: alla mamma
Vespignani, scrisse il 30 novembre 1877:
«Don Giuseppe va ìn America Don Gio-
vanni ( = io) ne prenderà il posto: lo per-
metterà? Io prego tanto per Lei• (Epist.
m, 246).
13 Cfr il famoso documento mandato a
Mons. Castaldi nel 1876, MB XI, 84-86; la
confereJ')za del 16 maggio 1878, MB XIII,
624-626; e il progettato articolo storico per
il B.S. pubblicato in AA.VV., La Famiglia
Salesiana, LDC 1974, 341-343.
14 Paragonare il testo presentato a Pio
IX e il testo ufficiale stampato in G. Favini,
Il cammino di una grande idea, LDC 1962,
pp. 65 e 75; oppure in Opere edite, voi.
xxcm, 262 e 369.
15 In particolare nelle conferenze alle
Cooperatrici di Torino nel mese cli maggio
1879, 1880, 1881 e 1883: MB XIV, 132-134,
501; XV, 169-170; XVI, 284-285; e cronaca
nel Bollettino Salesiano del giugno 1879 e
luglio 1880, 188 1 e 1883.
don Bosco e quaJche donna il rap-
porto di tipo fraterno (come capita
nella vita di altri fondatori, ad esem-
VI sono del campi nel quall le Cooperatrici riescono a dare un partico-
pio san Benedetto); in questa linea
lare contributo proprio come donne. Penso al campo della scuola dove esse
forse si potrebbe scoprire il ruolo
« fraterno~ di don Cagliero e di don
Costarnagna verso Maria Domenica
Mazzarello. Questo, tuttavia, non im-
pedisce che ci sia stato un rapporto di'
collaborazione (co-operazione) tra
don Bosco e parecchie donne.
possono assumere un ruolo Importantissimo, per la loro senelbllltà di
mamme o di eorelle maggiori. Quando Insegnano a ragazzi delle case ea-
leslane portano una nota caratteristica che I ragazzi colgono, specialmente
quelll che provengono da famiglie scombinate.
Penso alla presenza delle Cooperatrici anziane nella vita associativa:
essa è prezloslHlma. Hanno una sensibilità, un'esperienza, una generosità
di donazione che è commovente. Dicono diversi Salesiani che fa bene an-
che a loro Il vedere queste donne che ricordano la loro madre perché sono
3. L'interesse vivissimo delle don-
ne per l'opera salesiana ha rinforzato
in don Bosco la convinzione che il
problema giovanile è importante e
merita la dedizione degli adulti, che
la causa salesian a è valida e merita di
sempre pronte a donare, perché non si tirano mal Indietro di fronte al lavoro,
per la loro gentilezza nel porgere, per le loro mllle attenzioni.
Penso alle missioni, a Daniela Baratta che à andata a Trelew, In Argen-
tina, per dedicarsi al bambini più poveri e abbandonati. Anche gll altri gio-
vani Cooperatori maschi che si sono recati laggiù hanno fatto un grande
bene, ma Daniela ha portato proprio questo senso di maternità - pur non
essendo sposata - che ha Istintivamente nel riguardi del plccoll.
essere appoggiata e sviluppata, che
(intervento di Luigi Sarcheletti sulla conferenza di Daniela Marletta)
essa può andare avanti con fiducia.
9/37

1.10 Page 10

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ORIGINALITÀ E ATTUALITÀ
DELLA VOCAZIONE DI COOPERATRICE
Daniela Marletta, Cooperatrice
Quando mi fu proposto di svolgere
la relazione sull'originalità e attualità
della vocazione di Cooperatrice, ac-
cettai con entusiasmo per due motivi:
primo perché avevo appena risco-
perto la mia vocazione di Coopera-
trice ed ero piena della voglia di co-
municare questa scoperta, secondo
perché sono sempre stata sensibile
alla problematica femminile e in
questo mi considero sanamente
«femminista~.
Quando si trattò di iniziare a scri-
vere, l'entusiasmo diminuì notevol-
mente davanti alle difficoltà e com-
plessità dell'argomento e aJ pericolo o
di scrivere un trattato sulla donna
senza sfiorare il tema, o di parlare
della vocazione del Cooperatore in
generale tralasciando l'originalità
della vocazione di Cooperatrice. Una
preghiera allo Spirito Santo e il con-
tributo di altre mie sorelle Coopera-
trici hanno sbloccato la situazione, e
di questo ringrazio il Signore.
La mia relazione è una relazione
comunitaria nel senso che è nata con
l'apporto di varie Cooperatrici. Si in-
centra sui tre punt.i fondamentali del
tema:
A) La vocazione di Cooperatrice
nei riguardi di quella di Cooperatore.
B) La sua originalità nei rigua rdi
delle altre donne salesiane.
C) La sua attualità.
A) LA VOCAZIONE DI COOPERATRlCE NEI RIGUARDI
DI QUELLA DI COOPERATORE
Se lo scopo della relazione è quello
di mostrare l'originalità e attualità
della vocazione di Cooperatrice, il
primo passo da fare è quello di spe-
cificare in cosa consiste questa voca-
zione. Secondo m e, non è altro che la
vocazione del Cooperatore in genera-
le vissuta in un ottica e con una sen-
sibilità particolari femminili.
1. Vocazione del Cooperatore
Secondo quanto dichiarato dal Ca-
pitolo Generale Speciale, «il Coopera-
tore, nel pensiero primigenio di Don
Bosco, è un ver·o Salesiano nel mon-
do, cioè un cristiano, laico o sacerdo-
te, che, anche senza vincoli di voti
religiosi, realizza la propria vocazione
alla santità impegnandosi in una
m issione giovanile o popolare secon-
do lo spirito di Don Bosco, al servizio
della Chiesa locale e in comunione
con la Congregazione Salesiana»
(CGS 730, 739). Quindi, in generale, il
campo della missione del Cooperato-
re è la gioventù povera, e in maniera
più dettagliata comprende:
«J) l'impegno nei settori e neì pro-
blemi in cui si trova socialmente e
spiritualmente più bisognosa la gio-
ventù di oggi:
10/38
2) la preoccupazione per i proble-
mi riguardanti la famiglia in generale,
e in specie l'educazione dei figli e la
preparazione dei giovani al matrimo-
nio;
3) il serio lavoro catechetico n elle
forme attuali e con i mezzi corri-
spondenti alle esigenze della nostra
società secolarizzata;
4) la ricerca e la promozione delle
vocazioni sacerdotali, religiose e lai-
cali, specialmente missionarie;
5) l'impegno per la giustizia nel
mondo, attuato opportunamente e
nelle diverse forme politicamente e
socialmente possibili;
6) la piena inserzione n ei movi-
menti apostolici mondiali, special-
mente in quelli che hanno di mira il
servizio della gioventù;
7) la promozione e valorizzazione
cristiana dei mezzi di comunicazione
sociale» (CGS 736).
Questi campi della missione, già
sostanzialmente indicati da don Bo-
sco stesso nel capitolo IV del Regola-
mento del 1876, sono .-ipresi dal no-
s tro Nuovo Regolamento negli articoli
2, 3, 4, 8 e 10, che specificano l'impe-
gno del Cooperatore nella famiglia,
nella società, nella Chiesa, per «svi-
luppare le doti di natura e di grazia
(dei giovani e ad ul ti) in vista della
loro piena maturità di persone» (NR
9).
Don Aubry nel suo libretto Una
vocazione con.creta nella Chiesa: Coo-
peratore Salesiano dice: «L'obiettivo
della missione salesiana è l'opera di
costruzione di un mondo veramente
'umano' e di edificazione della Chiesa
locale e universale, specialmente con
l'inserimento nell'uno e nell'altra dei
giovani e delle classi più umili, me-
diante la loro promozione umana e
cristiana... È opera di liberazione dei
giovani e dei poveri da ogni forma di
oppressione... t impegno per com-
pletare quest'opera dj umanizzazione
con l'animaz ione cristiana, insere ndo
in tutte le aree umane i valori evan-
gelici... È educare la gioventù e il
'popolo' alla fede... È formarli agli
'atti religiosi' in senso stretto aura-
verso esperienze religiose concrete e
la partecipazione alla vita della Chie-
sa locale... Si tratta in sintesi di esse-
re, come don Bosco, per i giovani e
per i poveri, un segno vivente di Cri-
sto, Liberatore di ogni forma di
schiavitù, Evangelizzatore dei poveri,
perfetto Adoratore del Padre» (pp.
55-56). Tutto questo viene realizzato
in unione con tutta la Famiglia Sale-
siana, che «nella mente e nel cuore di
Don Bosco è UNA! » (CGS 729).
2. Ottica e sensibilità femmùtiJi
a. Di/ficoltà di una riflessione
precisa
Come ho prima detto, la vocazione
di Cooperatrice consiste nel vivere
con una ottica e sensibilità femminili
la generale vocazione di Cooperatore
presentata sopra. In cosa consistono
questa ottica e sensibilità particolari?
A questo punto credo che sia neces-
sario dire alcune parole su l momento
storico che sta vivendo la donna. Ci
troviamo senza dubbio in un periodo
di grande confusione circa la propria
identità per quanto riguarda la donna
e di conseguenza per quanto riguarda
l'uomo. Dal duplice punto di vista

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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delle caratteristiche psicologiche e dei
ruoli, il divario tra uomo e donna si
va assottigliando. Ad esempio sul
piano dell'essere, non è detto che ciò
che un tempo era considerato natu-
rale e innato nella donna o solo a lei
appartenente, come dolcezza, tene-
rezza, ecc., non si trovi anche in molti
uomini. Sul piano del fare, la donna
rifiuta ormai i ruoli di sottomissione e
dipendenza da sempre a lei attribuiti
e assume funzioni sociali e politiche,
mentre l'uomo accetta di condividere
mollo di più il lavo ro familiare. Certo,
non si può negare che esista un'iden-
tità maschile e un'identità femminile,
una psicologia maschile e una psico-
logia femminile, come esiste un corpo
maschile e un corpo femminile. Ma
abbiamo imparato ad essere molto
più prudenti nel modo di precisare i
tratti di tale identità e psicologia, e
soprattutto nel fame l'applicazione
stretta a un tale uomo o a una tale
donna. Per questo dicevo che, in
concreto, riesce difficile delineare
con precisione in cosa consista l'otti-
ca e la sensibilità tipicamente fem-
minili. È cosa che si percepisce sul
vivo più che non si descrive o si teo-
rizza. Conta di più la personalità
concreta di ogni persona che non il
fatto di essere di sesso maschile o
femminile. Il mondo femminile è va-
sto quanto numerose sono le donne e
complesso quanto differente è ogrti
donna da un'altra. 11 ruolo della don-
na, che può essere solo suo, è di aiu-
tare l'uomo a penetrare in questo
mondo e a capirlo, per suscitare col-
laborazioni valide e utili a tutti.
b. La Cooperatrice in famiglia
e presso i giovani
Quando si parla d'impegno del
Cooperatore nella famiglia, nella
Chiesa, nella società, parliamo di una
missione che è comune al Coopera-
tore e aJla Cooperatrice, e dove la
collaborazione è massimamente de-
siderabile. Nella costruzione di un
mondo veramente umano, nel lavoro
di educazione, nello sviluppare le doti
di natura e di grazia della persona, la
Cooperatrice, cercando di calare i
valori cristiani nella sua realtà di
donna, sarà più sensibile in famiglia,
come madre, ad educare le figlie
verso la loro maturità di donna, e per
quanto riguarda i figli, a far loro da
guida, con un'ottica cristiana, dentro
il mondo femminile. È da auspicare
Nell'Intervallo si rafforza la conoscenza reciproca.
Nella foto: Joseflna Rlbas Terradel di Barcellona con Daniela.
che, in questo lavoro, sia aiutata dal
marito che si muoverà nello stesso
modo, partendo dalla sua sensibilità
di uomo.
Lo stesso discorso vale per il rap-
porto di coppia che così si svolgerà su
un piano paritario, verso una inte-
grazione e compenetrazione dei ri-
spettivi mondi e ruoli, e una com-
prensione reciproca di come l'altro
vive gli stessi valori cristiani e sale-
siani.
Tutto ciò che riguarda questo
«ruolo» della donna all'interno della
famiglia vale anche per gli altri campi
della missione salesiana. Nelle attività
che comportano, per esempio, un
rapporto diretto con la gioventù: ora-
torio, assistenza ai drogati o ai carce-
rati, catechesi, ecc., può porsi come
figura di donna positiva per quei
giovani che forse non hanno avuto
questa esperienza, in un'attività
maggiormente efficace se affiancata
da un Cooperatore. Esercita a modo
suo Ja tipica amorevolezza salesiana,
la pazienza e la serenità di mamma
Margherita; propone col proprio
esempio un tipo di famiglia che edu-
ca alla piena maturità di persona e di
cristiano.
È chiaro che una Cooperatrice
agirà in quanto tale anche se il suo
marito o fidanzato non è Cooperato-
re. Però quale grazia e quaJe pro-
messa di approfondimento nell'amo-
re e di efficienza nell'apostolato se
tutti e due hanno scelto di seguire la
stessa strada salesiana! Le « coppie
salesiane» di fidanzali e di sposi sono
oggi una delle speranze più vive del-
l'Associazione, e già ci offrono esem-
pi di magnifica riuscita salesiana sia
dentro la propria famiglia che fuori.
Tra i tanti cito I'esperie·nza di « casa-
oratorio,, di Maddaloni in Italia, e
quella del!'Aldea de Hermanos a
Santiago del Cile.
c . La Cooperatrice dentro la
Famiglia Salesiana
Tenendo presente quanto detto,
sono davvero da considerare provvi-
denziali per la Congregazione Sale-
siana la vocazione di Maria Domenica
Mauare/lo e l'invito di Pio IX a don
Bosco di inserire le Cooperatrici ac-
canto ai Cooperatori: «Le donne eb-
bero sempre parte principale nelle
opere buone, nella Chiesa stessa, nel-
la conversione dei popoli. Esse sono
benefiche e intraprendenti nel soste-
nere le opere buone anche per incli-
nazione naturale, più degli uomini.
Escludendole, vi privereste del più
grande degli aiuti» (MB XI, 74). Que-
sti due fatti hanno permesso la na-
scita della Famiglìa Salesiana, e le
hanno dato la possibilità di andare a
tutti, a uomini e donne, ragazzi e ra-
gazze, che così hanno la possibilità di
trovare un proprio posto e l'interlo-
cutore che desiderano secondo le
esigenze, mantenendo unito lo spiri-
to.
Perciò il compito che la Coopera-
trice ha all'interno della missione sa-
lesiana si trasferisce alla più ampia
Famiglia Salesiana nell'aiutare i Sa-
lesiani come singoli, la Congregazio-
ne, i Cooperatori dell'Associazione, a
capire il mondo femminile, e quindi a
programmare interventi che siano
validi non solo per un mondo popo-
lato di soli uomini, ma anche di don-
ne. l n particolare, in tante occasioni,
la Cooperatrice ha svolto, presso il
suo fratello salesiano, un ruolo di
educatrice, aiutandolo a trovare il
comportamento giusto verso la don-
na, a uguale distanza tra la rigidezza e
l'eccessiva familiarità.
11/ 39

2.2 Page 12

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B) ORIGINALITÀ DELLA VOCAZIONE DI COOPERATRICE
RIGUARDO ALLE ALTRE DONNE SALESIANE
Ho parlato d ell'originalità della vo-
cazione della Cooperatrice rispetto al
Cooperatore, ma questo paragone
non esaurisce tutto l'ambito della sua
originalità, che si contradistingue an-
che rispetto alla Figlia di Maria Ausi-
liatrice, alla Volontaria di don Bosco,
e ad altre vocazioni femminili laiche
all'interno della Chiesa.
1. Origin alità rispetto alla FMA
e al Salesiano
L'originalità rispetto alla FMA è
data dallo stato pienamente laicale
della Cooperatrice, che le permette
l'inserimento nei settori in cui si trova
socialmente e spiritualmente più bi-
sognosa la gioventù di oggi, con una
libertà d'azione maggiore rispetto alla
suora legata alla propria comunità.
Le permette pure di essere più vicina
e sensibile ad alcune problematiche
dei giovani, e quindi in alcune occa-
sioni di essere una interlocutrice più
valida proprio perché inserita in quel
mondo e in quei rapporti da cui na-
scono questi problemi.
Lo stesso discorso vale anche per il
Salesiano, con l'aggiunta all'essere
laica l'essere donna. Chi meglio di
una Cooperatrice, unita al Salesiano
da uno stesso spirito, può aiutarlo e
cooperare con lui nel Lavoro di apo-
stolato in quei settori a lui affidati,
come ad esempio un oratorio, in cui è
indispensabile la presenza di una
donna educatrice e una donna laica.
Se il nostro compitonell'educazione è
quello di presentare modelli, è im-
portante che al giovane, o chiunque
sia il destinatario dell'educazione,
vengano presentati più modi di in-
carnare una stessa vocazione cristia-
na e nel nostro caso salesiana, così
che possa meglio orientarsi e matu-
rare una propria scelta.
2. Originalità rispetto ad altre voca-
zionl femminili laiche nella Chie-
sa
Non credo che su questo punto ci
sia molto da dire, in quanto l'origi-
nalità è la stessa che distingue la vo-
cazione di Cooperatore da altre vo-
cazioni nella Chiesa. Ciò che distin-
gue la Cooperatrice è il suo spirito,
cioè quello salesiano, e il suo campo
di missione e apostolato comune a
tutti gli altri salesiani.'
Tuttavia bisogna rilevare che la
Cooperatrice si sente molto vicina al-
la Volontaria di Don Bosco. La diffe-
renza, certo importante, è che la VDB
professa la vita consacrata, ma la
professa in pieno mondo, nella stessa
area di vita e di lavoro secolare della
Cooperatrice. Tutte e due si sforzano
di realizzare la missione salesiana
nelle strutture ordinarie del mondo,
impregnando di spirito cristiano sa-
lesiano gli ambienti secolari nei quali
sono in gioco i giovani e i problemi
giovanili oppure la fede degli am-
bienti popolari. Forse si deve dire
che, in molti casi, la Cooperatrice
sarà più portata ad andare a «co-
operare» dentro le istituzioni eccle-
siali dei SDB o della FMA. Ma Coo-
peratrice e VDB si possono direi na-
turalmente aiutare lavorando negli
stessi settori e in simili condizioni Di
fatto molte VDB fanno parte, aJ loro
titolo di membro secolare della Fa-
miglia, di Centri Cooperatori e vi
svolgono un lavoro stimolante pre-
ziosissimo.
propria identità adulta. La Coopera-
trice offre un'immagine di donna che
trae la propria identità da modelli
proposti non dal mondo, ma dalla
fede divenuta vita da trasmettere agli
altri e dall'ideale che don Bosco pro-
poneva alle sue Cooperatrici, una vita
tesa non verso il raggiungimento di
una realizzazione puramente umana,
ma verso la scoperta del progetto di-
vino su di lei e quindi libera dalla
tentazione di aderire agli schemi che
la vorrebbero secondo caratteristiche
ben precise. E alJ'interno della fede
cristiana, trae la propria identità in
modo più preciso da grandi modelJi
di vita salesiana femminile: mamma
Margherita, Maria Domenica Mazza-
rello che visse trentacinque anni della
sua vita come semplice ragazza im-
pegnata, le grandi o le più umili Coo-
peratrici di don Bosco...
Proprio perché tesa, come ogni
cristiano, verso Dio e il servizio del
suo regno, la Cooperatrice sarà sem-
pre attuale. Non credo che si possa
p01Te un problema di «attualità» per
una vocazione cristiana, a meno che
non si tratti di vocazioni molto spe-
cifiche nel senso di Limitate a situa-
zioni particolari, e non mi pare che
questo sia il caso della Cooperatrice.
Dei giovani poveri e abbandonati,
delle fanciulle e ragazze che hanno
bisogno di una assistenza e di una
tenerezza tipicamente salesiane, ce
ne saranno sempre! U problema va
spostato a un'altra domanda: «Sono
attuali le singole Cooperatrici? Noi
singolarmente abbiamo qualche cosa
da dire?» Ritengo che la risposta a
questa domanda la debba dare
ognuna di noi personalmente, adat-
tandosi alla propria situazione, che
evolve nel tempo.
2. Avrà sempre da fare secondo
la propria situazione
C) ATTUALITÀ DELLA VOCAZIONE DI COOPERATRiCE
J. La Cooperatrice avrà sempre
da f are
È bene chiedersi adesso se questa
vocazione originale di Cooperatrice
ha qualche cosa da dire e da dare
oggi e nel futuro. Da quanto scritto
sopra e dall'esperienza concreta delle
Cooperatrici che collaborano attiva-
mente alla missione salesian a, la ri-
sposta è senz'altro positiva.
12/40
Proprio in questo momento di to-
tale sbandamento della gioventù che si
trova davanti un mondo alla ricerca
di un nuovo assetto e in cui sono ca-
dutii punti di riferimento tradizionali
che un tempo guidavano il giovane
verso la maturazione della propria
personalità/ è importante presentare
dei modelli solidi a cui potersi riferire
e a cui potersi rifare nel cammino d i
crescita verso l'acquisizione di una
Infatti, per concretizzare quest'at-
tualità della vocazione di Cooperatri-
ce, si potrebbe delineare una specie
di «tipologia» delle Cooperatrici. La
nostra Associazione sta pubblicando
una serie di fascicoli intitolata Col-
lana Modelli la collana «verde»,
accanto a una collana «arancio»
Idee). Presenta alcune figure di Coo-
peratrici di una certa-fama: mamma
Margherita, due serve di Dio: Dorotea
Chopitea, spagnola, e Alexandrina da
Costa, portoghese, Maria Casella...
Speriamo che molte altre figure ci

2.3 Page 13

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vengano presentate, illustri o meno,
perché ce ne sono tante, ad esempio
Maria Viganò, mamma dell'attuale
Rettor Maggiore e di altri due sacer-
doti salesiani.l La vocazione di Coo-
peratrice in effetti viene assunta per
tutta la vita, e si può viverla in tutte le
età e in tutte le situazioni, in tal modo
da offrirci dei «tipi» molto diversi,
ma tutti simpatici e tutti efficienti:
- la giovane Cooperatrice,' stu-
dentessa oppure operaia, che cerca di
maturare come donna e come donna
cristiana nello spirilO di don Bosco,
che progetta il suo avvenire come un
servizio agli altri, e neU'immediato
apporta il suo contributo entusiasta
alle attività del suo Centro;
- la Cooperatrice fidanzata o gio-
vane sposa, che matura la sua espe-
rienza di amore con serenità e pro-
fondità, ma rifiuta di chiudersi in un
egoismo in due, rimane aperta alle
amiche, soprattutto per aiutarle nella
loro esperienza di fidanzata o sposa, e
trova il tempo di partecipare alle ini-
ziative salesiane del luogo;
- la Cooperarrice madre di fami-
glia ed eventualmente operaia o pro-
fessionista, che irradia lo spirito cri-
stiano salesiano nella propria fami-
glia e nel proprio ambiente di lavoro,
e in tutta la misura possibile si
preoccupa dei fanciulli, delle ragazze,
delle mamme del vicinato, e parteci-
pa anche lei alle principali iniziative
salesiane locali;
- la Cooperatrice matura non spo-
sata: sarà forse insegnante, o infer-
miera, o assistente sociale, o sempli-
cemente vivrà in famiglia aiutando i
genitori, le sorelle, i nipoti: magnifico
campo salesiano! Ha probabilmente
più tempo per animare le attività sa-
lesiane del Centro o della parrocchia,
il servizio della buona stampa o
quello delle vocazioni, eventualmente
per contribuire alle attività sociali o
politiche del luogo, preoccupata
sempre dei problemi dei giovani, del-
la famiglia, della cultura;
- la Cooperatrice anziana, della
« terza età»: ha accumulato tesori di
bontà e di saggezza, e li riversa at-
torno a sé, presso i figli e i nipoti,
presso le altre persone anziane, am-
malate, emarginate, in qualche casa
salesiana, in qualche « laboratorio
Mamma Margherita», in qualche
centro missionario... ; non si annoia
mai e trova che il tempo corre troppo
veloce;
- la Coopera1rice ammalata, im-
mobilizzata, che coopera preziosa-
mente con la preghiera e la sofferen-
za offerta, sull'esempio di Alex:andri-
na da Costa ;5 don Bosco e la Famiglia
hanno sempre creduto fermamente
all'efficienza particolare di questo
contributo, nel mistero della Comu-
nione dei santi;
- la Cooperatrice missionaria, che
lascia tutto, o per un tempo determi-
nato, o per sempre, per andare a
cooperare dfrettamente all'opera
missionaria salesiana in qualche pae-
se lontano; è un aspetto nuovo della
vocazione di Cooperatrice, ricchissi-
mo di promesse e di fecondità sale-
siana per il regno di Dio: il Gore più
bello di questa vocazione!
La cosa ammirevole è che tutte
queste Cooperatrici non si possono
concepire come chiuse sulle proprie
responsabilità: lavorano in spirito di
Famiglia e di Chiesa, nell'emulazione
e nella gioia fraterna, ricordandosi
quanto don Bosco voleva l'unione e
la collaborazione stretta. In partico-
lare le Cooperatrici cercheranno di
conoscere meglio le loro sorelle sale-
siane FMA e VDB, Ex:allieve, pronte a
ricevere da loro l'esempio stimolante
e a dare umilmente e generosamente
il loro tipico contributo.
' Sullo spirito salesiano e sul significato
dell'essere Cooperatore è stato scritto
molto. Mi limito a ricordare i due libretti di
don J. AUBRY. Lo spiri/O salesiano. Linea-
menti, e Una vocazione concreta nella
Chiesa: Cooperatore salesiano; e per l'Italia
il Corso di Qualificazione, fase. C, Roma,
ediz. Cooperatori 1978.
i Al riguardo è molto interessante il le-
sto di don M. EMMA. La violenza sui giova-
ni, tema di studio della nostra Associazio-
ne in Italia per l'anno 1980-1981, collana
Quaderni per l'apostolato dei laici n. 13,
Roma, ediz. Cooperatori J980, pp. 222.
J Morta il 24 febbraio 1976 a novanta-
due anni; cf Bollettino Salesiano, luglio
1976, p. 15.
' Da don Bosco ad oggi si può diventare
Cooperatrice dai sedici anni compiuti:
Regolamento del 1876, cap. V I; Nuovo
Regolamento del 1974, art. 20. Evidente-
mente ci vuole anche una seria riflessione
e preparazione.
5 «Si può cooperare con la preghiera»,
dichiarava don Bosco nel Regolamento del
1876, cap. IV 5. E il Nuovo Regolamento
afferma aU'art. 11: I Cooperatori provati
dal dolore o impossibilitati a prestare altri
aiuti sanno dì poter rendere efficace il
nostro apostolato offrendo La loro soffe.
renza e preghiera•·
COME VEDO SANTA MARIA D. MAZZARELLO
dall'intervento di Lella Foti, Coordinatrice ispettoriale della Sicilia, al pane] del 27 gennaio.
Da allieva delle FMA vedevo M.
Mazzarello come suora educatrice;
ora guardandola da Cooperatrice la
vedo e la sento come membro della
Famiglia Salesiana, come santa con
cui condivido la vocazione, lo spirito,
la missione.
Ho guardato alla vita di M. Mazza-
rello soprattutto come donna cristia-
na impegnata nel mondo prima di
diventare FMA. È stato bello scoprire
tanti tratti comuni che mi hanno
confermata nell'idea che nella Fami-
glia Salesiana, pur nella diversità di
appartenenza dei vari rami, unico è lo
spirito, il carisma, il progetto pasto-
rale...
Dice la Cronistoria che « M. Mazza-
rello, nell'incontrare D. Bosco, provò
qualcosa di straordinario che le
riempiva l'animo di felicità e senti
spontanea l'attrattiva spirituale verso
di lui», con intuizione e sentimento
prettamente femminile esclama: -
D. Bosco è un Santo ed io lo sento!
Leggendo ciò ho ripensato alla
gioia che anch'io - e con me tanti
altri cooperatori - ho avuto nell'io-
contrare D. Bosco, quella che D. Au-
bry, nello scritto 'Carta d'identità del
Cooperatore' definisce « una specie di
colpo al cuore».
Leggendo la biografia di M. Maz-
zarello ho notato come Maria Maz-
zarello fosse « straordinaria nell'ordi-
nario» e realizzasse sin da ragazza la
santità nella concretezza dei fatti,
delle situazioni, e nelle piccole cose
(in casa cuciva, cucinava, accudiva ai
fratellini, aiutava nel lavoro dei cam-
pi, etc). « t necessario saper fare un
po' di tutto» dirà poi alle sue suore...
13/ 41

2.4 Page 14

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È questo un invito per il Coopera-
tore a realizzare la perfezione nella
vita di ogni giorno, dando valore so-
prannaturale alle cose ordinarie: co-
me appunto invita a fare il nostro
Regolamento.
Bello e attuale m'è parso il con-
cetto - che è poi realtà - del labo-
ratorio della santa, preludio agli
odierni « Corsi professionali» tenuti
da SDB e FMA cd in cui lavorano
oggi diversi Cooperatori; in esso s'in-
culcava l'amor di Dio e si dava un
mestiere in vista d i un inserimento
nel mondo del lavoro...
L'espressione di M. Mazzarello:
«Ogni punto d'ago un atto d 'amor d i
Dio» è, secondo me, tutto il suo pro-
gramma di vita: il lavoro santificato,
la pietà operativa, la preziosità del
tempo ben organizzato. Si tratta di
«fare del lavoro pregh iera» per rea-
lizzare « l'ininterrotta unione con
Dio» di cui parla Don Bosco. Que-
st'esempio può spingere an cora di pil'.1
noi Cooperatori a fare di ogni azione
un atto d'amore di Dio.
Un'altra considerazione: Maria
Mazzarello, pur sapendo cucire ab-
bastanza bene, decide di andare dal
sano più bravo del paese, il sig.
Campi, per migliorarsi nell'arte del
taglio e del cucito. Non vi pare un
invito ad incarnare l'odierno concerto
di aggiornamen to e qualificazione,
ricordandoci la necessità, non solo a
livello sp irituale, bensì anche a livello
professionale, di una preparazione
seria per crescere personalmente e
per servire meglio i giovani?
Marìa MazzareUo ha qualcosa
da dire a tutti i Cooperatori, sposati e
non; penso senz'altro che la gioia,
l'amorevolezza, la carità apostolica,
la semplicità, la fedeltà e la fiducia in
D. Bosco, la serena accettazione di sé
e della realtà, l'umiltà siano valori
validi ancora oggi per tutti, anche se
incarnati in modalità diverse.
L'esempio di vita in te1i9re di M.
Mazzarello è un invito a valorizzare e
a trafficare i ta lenti che Dio ci ha do-
nato, ad entrare con coraggio nelle
prospettive della fede, ad abbracciare
in pieno il disegno di Don Bosco.
I Cooperatori salesiani debbono
essere adulti, au tonomi, protagonisti
che cercano di vivere in pienezza nel
tentativo di riuscire ad essere, così
come ebbe ad augurarci il Rettor
Maggiore, « Cristiani di qualità» ; essi
sono chiamati dunque ad esplicitare
il carisma salesiano animando le
realtà temporali, attenti ai segni dei
tempi, nei p vari e disparati am-
bienti, compromettendosi in prima
persona, promuovendo, animando,
suscitando, cercando di incidere
sempre più nel sociale, p rivilegiando i
giovani poveri e abbandonati.
Scorrendo la biografia della nostra
santa - ora sento proprio di poterla
chiamare così - mi è parso di leggere
in chiave nuova il mio Regolamento,
o, meglio, di leggere un nuovo com-
mento ad esso.
PROPOSTE PRATICHE EMERSE NELLA SETTIMANA
1. Durante la Settimana è emersa la necessità, pe r I gruppi
maschUJ e fe mminili della Famiglia Salesiana, di studiare IN-
SIEME il progetto educativo-pastorale salesiano, l'opportunltà e
I modi per un'efficace COLLABORAZIONE per un'integrazione
dei propri valori e per la complementarietà nell'adone educativa
ed apostolica, in uno spirito di salesiana fraternità . È apparsa
subito l'esigenza di una collaborazione di qualità» a Uvello
umano e spirituale.
2. Le rlflessloni di questa Settimana dovranno aiutarci a RJ.
VEDERE alcuni atteggiamenti inadeguati del passato nel RAP-
PORTO UOMINI-DONNE neJla FamigUa Salesiana e a TROVA-
RE gli atteggiamenti richiesti dal nostro carisma s tesso e dal
contesto culturale attuale. Il che r ende necessario, negli Is tituti
SDB e FMA una FORMAZIONE aperta e solida, sulla base di un
senso vivo della comune missione, delle sue esigenze di matu-
razione e di appartenenza alla medesima Famiglia.
3. Riguardo al problema della collaborazione e complemen•
tarietà pastorale-spirituale tra le FMA, SDB e gli altri gruppi
della F.S., si sottolineano DUE ISTANZE:
a) Importanza di una valida e qualificata direzione spirituale
14/ 42
da parte dei SDB verso le suore e verso le ragazze, in particolare
pe r aiutare queste ultim e a trovare la loro vocazione nella Chie-
sa. Questo suppo ne tra l'altro per i Salesiani una conoscenza
profonda dello «spirito di Momese...
b) Urgenza, in alcuni ambienti, di una collaboraz:ione tra
gruppi maschili e gruppi femminili della F.S. per una soluzione
del problema della coeducazione in s pi.rito e stile salesiano.
4. t necessario prendere coscienza dell'obiettivo della Fa-
miglia Salesiana, incarica ta di una precisa missione EDUCATI-
VA nel mondo attuale, per permettere ai s uoi membri e ai gruppi
di contribuire insie m e secondo U proprio specifico carisma, al-
l'educazione integrale e alla liberazione della donna, special-
mente per le generazioni future.
5. In sintesi si è maturata la convinzione che la ricchezza
della Famiglia Salesiana s ta, In primo luogo, nella FEDELTÀ DI
OGNI GRUPPO ALLA PROPRIA IDENTITÀ. Un'Identità che,
nella coscienza della propria autonomia si apre alla comunione,
alla collaborazione, al pluralismo dei ruoli per realizzare più
fecondamente la missione.
Roma, 31 gennaio 1981

2.5 Page 15

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1981:
ANNO INTERNAZIONALE
DELL'HANDICAPPATO
FORSE SARÀ L'OCCASIONE BUONA PER FARE
QUALCHE COSA DI SERIO E DI COSTRUTTIVO PER
L' INSERIMENTO DI QUESTE PERSONE NEL MONDO
DEL LAVORO E IN QUELLO DELLE ATTIVITÀ RI-
CREATIVE.
« Il Segretario Coordinatore relaziona sull' incontro
della Consulta Laici che ha evidenziato l'opportunità di
inserire gli handicappati nella vita ecclesiale, special-
mente per quanto riguarda la partecipazione alla Mes-
sa. Secondo Don Basso, è necessario che tutti i nostri
Centri si propongano di vivere l'anno dell' handicappato
attuando qualcosa di concreto, come, per es. anima-
zione, compagnia, insomma piccoli gesti che possano
concorrere a superare lo stato di emarginazione in cui
la maggior parte degli handicappati vive.
(dal verbale n. 3 del Consiglio ispettoriale
della 'Meridionale', 17 febbraio 1981)
Cooperatori Salesiani
Centro di GENOVA - e.so Sardegna
GIORNATA DI AMICIZIA
CON GLI HANDICAPPATI
NEL LORO ANNO INTERNAZIONALE
Domenica 5 aprile 1981
Vieni anche tu con la tua famiglia a trascorrere, in-
sieme a noi, alcune ore di gioia, speranza, ed amicizia.
Programma: ore 9: accoglienza; 10.30: preparazione
alla S. Messa e concelebrazione; ore 12: Angelus can-
tato; ore 15.30: spettacolo di arte varia.
SOCIETA EDITRICE
INTERNAZIONALE
TO RINO
TEMPO DI ADOZIONE
DEI TESTI SCOLASTICI
(dedicato ai Cooperatori insegnanti)
LA «NOSTRA EDITRICE»
Dal 1976 la SEI, con un successo crescente, è In
primo piano con le sue opere per le scuole elementari,
per la scuola media e per le scuole medie superiori, tutti
testi di grande qualità didattica, scientifica, letteraria,
pedagogica.
Il valore dei testi SEI ha valso, nel 1980, alla casa
editrice, il primo posto nella classifica dei testi più
adottati nella scuola media e una posizione di premi-
nenza con i suoi testi di storia, filosofia, letteratura nelle
scuole medie superiori. Un successo di prestigio che
l'impegno culturale della SEI ben merita e che inorgo-
glisce il mondo della scuola cattolica.
Per questo I testi SEI vanno propagandati, sostenuti
e adottati dai Cooperatori Salesiani. È un Invito e un
impegno che gli insegnanti Cooperatori salesiani
debbono prendere non solo con la SEI ma con la
scuola e la cultura cattolica, che la SEI rappresenta
con tanta autorità.
Con i Cooperatori
al Congresso Eucaristico
Internazionale di Lourdes
insieme al Papa
« Nell'anno in corso la memoria della Beata Vergine
di Lourdes indirizza i nostri pensieri e i nostri affetti
verso il Congresso Eucaristico Internazionale, che avrà
luogo,. come è noto, appunto a Lourdes dal 16 al 23
luglio prossimo. Il solenne avvenimento, che intende
ricordare anche il centenario del primo Congresso Eu-
caristico Internazionale, svoltosi pur esso in Francia, a
Lille, si prefigge di approfondire nella preghiera e nella
riflessione, il tema: « Cristo, pane spezzato per un
mondo nuovo». Fin da ora vogliamo assicurare un ri-
cordo speciale nella preghiera per quanti sono impe-
gnati nei lavori di preparazione del Congresso Eucari-
stico, e per Il suo felice esito».
(Giovanni Paolo Il,
domenica 8 febbraio, a/l'Angelus)
(Per Informazioni e Iscrizioni rivolgersi con sollecltudlne al
proprio Consiglio lspettorlale - Posti limitati).
15/ 43

2.6 Page 16

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TRELEW: Patagonia
La << nostra missione,,
Tre/ew 29. 1280
Carissimi amici Cooperatori:
prima che arrivi la fine dell'anno vogliamo fare una relazione
sintetica del nostro lavoro negli ultimi quattro mesi. Sappiamo
molto bene che avremmo dovuto farla prima, ma diversi motivi
ci hanno costretto ad aspettare. L'ultima nostra lettera «co-
munitaria• è stata quella che abbiamo inviato quando è tor-
nata in Italia Daniela, nel mese di agosto. Dopo la sua partenza
abbiamo vissuto un periodo dì adattamento alla nuova situa-
zione, perché non è stato facile abituarsi alla sua mancanza e
sostituirla nel lavoro. In quel periodo abbiamo intensificato le
riunioni con I Cooperatori e gli aspiranti Cooperatori per pre-
pararci all'incontro nazionale del Giovani Cooperatori salesia-
ni, svoltosi a Villa Giardino (Cordoba) dal 29 al 31 agosto. Per
arrivare a questa città abbiamo dovuto fare 30 ore di viaggio In
autobus. Eravamo In 7: noi tre del Barrio Norte, Luis e la si-
gnora Krebs (I primi Cooperatori «trelewensi•) e altri 2 del
nascente gruppo di Cooperatori locali. L'incontro è stato una
bellissima esperienza; ci siamo riuniti con i giovani Cooperatori
provenienti da tutte le regioni dell'Argentina e anche alcuni
venuti dal Paraguay e dall'Uruguay. Ci siamo Incontrati con
Don Cogliandro, abbiamo chiacchierato parecchio con lui e
abbiamo ricevuto il saluto di tutti ì Cooperatori d'Italia che si
preparavano per l'Incontro di preghiera a Roma. Contentissimi
di questa esperienza, siamo ritornati a Trelew dopo altre 30 ore
di viaggio.
Nel mese di settembre abbiamo organizzato con i bambini
del Centro Comunitario un concorso sulla Madonna in prepa-
razione al grande evento nazionale: il Congresso Mariano di
Mendoza. Questo concorso, In base a domande e risposte,
cruciverba. disegni e racconti, ha interessato tanto tutti ì
bambini e anche i giovani, del nostro Centro. Il premio è stato
per tutti quelli che avevano partecipato: una gita in autobus
fino al 'Dique Aureghino', un bellissimo posto dove c'è un lago
artificiale e un' importante diga. Il concorso è durato dal 6 al 21
settembre e domenica 28 abbiamo fatto la gita. Tutti I parteci-
panti sono rimasti contentissimi ed è stata anche una bellissi-
ma esperienza di vita, perché tutti hanno collaborato affinché il
viaggio, i giochi, Il momento della preghiera e del pranzo, le
passeggiate e i canti, tutto riuscisse bene in armonica allegria.
L'11 settembre è incominciata nel nostro Centro Comuni-
tario un'altra bellissima esperienza: Il corso di preparazione al
16/44
matrimonio per coppie che si sono sposate soltanto col ma-
trimonio civile. Hanno partecipato tre coppie.
Domenica 14 settembre è stata una giornata di festa perché
durante la Messa si sono celebrati diversi battesimi e anche Il
matrimonio religioso delle tre coppie che si erano preparate
partecipando a delle riunioni con P. Lucio, un dottore e un'al-
tra coppia della Parrocchia.
Venerdì 3 ottobre è arrivata Rosa, finalmente dopo lunghi
mesi di attesa e di aspettative.
Grande allegria in tutti i bambini e la gente del Barrlo, vi-
vissima emozione per tutti noi! L'abbiamo accolta con fraterno
affetto e tanta felicità. Lei ha dimostrato subito di sentirsi come
a casa sua e Il giorno dopo ci ha subito accompagnati In un
pellegrinaggio a Rawson e Playa uniòn con i bambini del Ca-
techismo.
Era una dimostrazione dì fede e di amore alla Madonna,
organizzata dalla Parrocchia in adesione all'Anno Mariano
Nazionale (lì abbiamo scattato la prima foto di Rosa con I
bambini, che vi abbiamo già inviato).
Lunedl 6 ottobre, Suor Carmen, le ragazze del V anno del
Collegio « Maria Ausiliatrice•, Suor Marta ed alcuni genitori
delle ragazze, Rosa ed io, siamo partite per Mendoza dove
abbiamo partecipato alla chiusura dell'anno Mariano Nazio-
nale nel solenne Congresso Mariano al quale parteciparono
migliaia di persone provenienti da tutte le regioni dell'Argenti-
na èd anche giovani venuti dal Cile. È stata un'esperienza
meravigliosa, particolarmente utile per Rosa perché le ha of-
ferto la possibilità di toccare con mano la religiosità del popolo
argentino, Il profondo amore alla Madonna e al Papa, la sem-
plicità della gente delle province dell'interno, l'immensità del
territorio argentino, le distanze favolose che bisogna percor-
rere per andare da un punto all'altro, il senso dell'ospitalità
caratteristico della gente delle campagne e tanti altri aspetti
della vita e del carattere degli argentini.
Oliviero e Giuseppe, rimasti a Trelew, hanno partecipato
con Luis e con tutti i bambini del Centro Comunitario alle di-
verse cerimonie orga nizzate dalla Parrocchia in adesione al
Congresso Mariano Nazionale.
Domenica 12 ottobre, nello stadio municipale, con una so-
lenne Messa concelebrata, tutti I fedeli di Trelew hanno reso

2.7 Page 17

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onore alla Madonna. I nostri giovani ed anche i nostri bambini
erano presenti.
Domenica 19 ottobre era la Festa della Madonna.
In collaborazione con la scuola abbiamo organizzato, dopo
la S. Messa delle ore 17 un tè per le mamme, e I bambini hanno
offerto loro anche un piccolo spettacolo di canzoni e danze
folcloristiche, con alcune barzellette scenificate. Le mamme
erano contentissime ed è stato un bel momento per incontrarci
tutti insieme, come fn famiglia.
I gloml 24/ 25/26 ottobre siamo andati a Fortln Mercedes
per glf esercizi spirituali del Cooperatori. Eravamo in sette. Il
tema: • Il Cooperatore salesiano e la figura del Buon Pastore»
ci spinse a una profònda riflessione e a un rinnovamento in-
teriore, specialmente perché il clima era raccolto e sereno e ci
furono bellissimi momenti di preghiera comunitaria.
Venerdl 17 ottobre abbiamo celebrato la chiusura delle
riunioni df approfondimento della vita cristiana che quest'an-
no, a modo di esperienza, avevamo incominciato nel nostro
Centro Comunitario e alle quali partecipavano giovani dei di-
versi Centri della Parrocchia. Il risultato è stato veramente
positivo: si è stabilito un rapporto di simpatia ed amicizia tra i
giovani, che si sono interessali vivamente degli argomenti
proposti e hanno incominciato a vivere la loro fede in un modo
diverso, più profondo e più impegnativo.
Il 2 novembre, commemorazione del Defunti, abbiamo
partecipato con I bambini e la gente del Barrlo alla s. Messa
celebrata nel Camposanto con tanta devozione.
Venerdl 7 novembre sono incominciate nella Parrocchia le
riunioni per preparare la colonia estiva che si terrà con i gio-
vani e f bambini del Barrio Norte dal 2 al 18 gennaio. Diversi
ragazzi e ragazze del nostro Centro hanno collaborato con noi
come organizzatori e aiutanti, perciò vengono alle riunioni e
dimostrano tanto entusiasmo e disponibilità.
Sabato 22 novembre, al Barrio Pianta de Gas abbiamo
avuto la gioia di partecipare alla Prima Comunione di 8 bambini
e bambine del Barrio. Era la prima volta che questo succedeva
nel Barrlo. Molte persone hanno partecipato alla S. Messa e la
cappella, sebbene piccola e povera, sembrava un'altra. Con
Suor Carmen e i bambini del primo anno dì catechismo l'ave-
vamo pulita e preparata per la festa. Dopo la Messa abbiamo
offerto un rinfresco ai bambini della Prima Comunione ed an-
che ai loro familiari. Tutto è riuscito bene e abbiamo vissuto
momenti bellissimi in compagnia delle persone del Barrio.
Domenica 30 novembre abbiamo incominciato un Concor-
so sull'Awento ed il Natale. SI tratta di domande, disegni e
piccoli lavori scritti che i nostri ragazzi hanno presentato prima
del 24 dicembre. Il premio per I vincitori sarà una cena.
Sabato 6 dicembre, in preparazione alla Prima Comunione
del bambini del Barrio Norte, I loro genitori sono stati invitati a
una bellissima Celebrazione penitenziale alla quale hanno po-
tuto accostarsi al sacramento della Rlconciliazione e, dopo,
fare la Comunione insieme ai figli.
La Messa delle Prime Comunioni l'abbiamo celebrata do-
menica 7 dicembre alle ore 11 .30. È stata molto semplice e
raccolta. Hanno partecipato molti genitori dei bambini. Tutti
abbiamo pregato e cantato con vera devozione. Dopo la Messa
abbiamo festeggiato tutti insieme con vera allegria salesiana. I
bambini e i loro genitori avevano portato torte, biscotti e alcu-
ne bibite. Noi pure avevamo preparato qualcosa ed è riuscita
una bella festa di famlglla.
I bambini del terzo anno di catechesi (quelli che hanno fatto
la Prima Comunione nel 1979) hanno offerto ad ogni bambino
e bambina della Prima Comunione un crocifisso fatto da loro
sotto la guida di Luis. Sulla croce, ricoperta di fiammiferi di
legno, c'era un Cristo di gesso, tutto ben verniciato; un lavo-
rino bello e delicato che è piaciuto moltissimo a tutti.
Dopo la consegna dei regali abbiamo cantato un po'; Oli-
viero ha fatto delle foto e cosi è arrivato il momento di porre
fine alla riunione perché le famiglie volevano pure festeggiare
ognuna nella propria casa la Prima Comunione dei figli.
Lunedl 8 dicembre a mezzogiorno ci siamo unili a tutti r
Cooperatori del mondo nel Cerchio Mariano. Rosa, Luis e io
qui, nella nostra casa, abbiamo letto il brano delle Memorie
Biografiche che racconta l'incontro di Don Bosco con Barto-
lomeo Garelli, abbiamo recitato una decina del Rosario davanti
alla statua della Madonna del Carmine nella nostra Cappella e
dopo abbiamo cantato l'Angelus. Oliviero e Giuseppe erano a
Puerto Madryn con alcuni ragazzi del Barrio perché erano
dovuti andare ad aiutare Padre Renzo a preparare un'esposi-
zione della Parrocchia in adesione all'Anno Mariano Naziona-
le. Anche loro si sono riuniti e hanno pregato come noi, a
mezzogiorno. Alle ore 17 è venuto Padre Zatti a celebrare la
Santa Messa e, nell'Omelia, ha ricordato Il significato di questa
data per i membri della Famiglia Salesiana. Noi l' avevamo già
spiegato ai ragazzi e alle famiglie che avevamo invitato per la
Santa Messa. Dopo la Comunione abbiamo recitato tutti l'Ave
Maria e abbiamo cantato in onore della Madonna Pre-cate-
chesi, primo, secondo e terzo anno ci siamo riuniti un mo-
mento nel salone per cantare, mangiare un po' di torta con
aranciata e festeggiare la chiusura dell'anno del Catechismo.
Poi, quelli della prima Comunione sono andati in parrocchia
perché c'era una Messa speciale per i neo-comunicandi.
Dall'B dicembre In poi, tutti i giorni, prima della merenda
che è sempre alle ore 17, abbiamo presentato diapositive, fil-
mine, cartelloni per Intensificare la preparazione al Santo Na-
tale e abbiamo continuato col Concorso sull'Awento.
Dato che ormai sono già incominciate le vacanze della
scuola sono molti I bambini che vengono al Centro comunita-
rio e noi abbiamo, per fortuna, più comodità nel nostri locali
perché la scuola che funzionava quf si è ritirata. Adesso pos-
siamo adoperare il salone per i giochi e per tutte le diverse
attività e lasciare la Cappella per usarla soltanto nei momenti di
preghiera e per la celebrazione della S. Messa. Questo è un
grandissimo vantaggio perché così si creano le necessarie
17/ 45

2.8 Page 18

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disposizioni di rispetto e devozione per la Casa di Dio. I bam-
bini a poco a poco si stanno abituando e le cerimonie liturgi-
che acquistano tutto un altro aspetto. C'è un clima favoloso e
raccolto, di fede semplice ma profonda. L'ultima settimana
prima di Natale abbiamo cominciato a preparare il Presepe
vivente e alcuni cartelli-messaggio da disporre nella Cappella.
Questo lavoro l' hanno fatto I ragazzi e le ragazze. Abbiamo
preparato anche un saluto natalizio per le famiglie e conti-
nuiamo ancora con le riunioni per la preparazione della «Co-
lonia estiva» che si terrà dal 2 al 18 gennaio.
Questa è un'esperienza importantissima per i nostri giova-
ni, è uno dei momenti forti» nella vita del Centro comunitario.
Quest'anno vogliamo che I ragazzi e le ragazze più grandi
assumano la responsabilità di portare avanti questo lavoro in-
sieme con noi, perciò cerchiamo di programmare tutto assie-
C'erano molte persone. Abbiamo pregato e cantato, ab-
biamo ascoltato tutto il racconto dei rispettivi passi del Van-
gelo e dopo, alle ore 21 ,30, c'è stata una bellissima Messa. Nel
cortile, sopra la capanna del Presepio, splendeva una stella
d'argento quasi come quella della grotta del Bambino Gesù.
Dopo la Messa ci siamo riuniti per festeggiare con la clas-
sica «sidra» (succo di mele fatte fermentare) e Il panettone un
altro Natale con le famiglie del nostro Barrio.
Adesso stiamo preparando una Messa per Il 31 dicembre
che sarà motivo per riunirci di nuovo con I nostri giovani e le
loro famiglie.
Dopo, ci sarà tutto il lavoro della «Colonia ».
Con tanto affetto salutiamo tutti i Cooperatori e le Coope-
ratrici d'Italia anche da parte dei nostri ragazzini. Vi auguriamo
un anno ricco di benedizioni del Signore e di esperienze di
amore e servizio verso i piccoli e i più bisognosi. Aspettiamo
nuovi amici con vocazione missionaria. Qui c posto per tutti
e c'è anche tanto lavoro. Venite!
Un abbraccio forte e tanti saluti.
Maria del Carmen, Josè, Rosa, Oliviero
PER IL CENTRO COMUNITARIO
DI TRELEW
Offerte dal 20.1.1981 al 20.2.1981
me. e facciamo delle riunioni nella Parrocchia e nel Centro
Comunitario tre volte alla settimana. La «Colonia• è una spe-
cie di Campo di lavoro» con momenti per la catechesi, giochi,
canto, un po' di studio, e attività diverse. Ai bambini piace
molto. È già il terzo anno che si fa nel nostro Centro comuni-
tario, ma sempre ci sono delle novità, perciò l'interesse dei
ragazzi non diminuisce.
Domenica 14 dicembre nella Messa delle ore 19,30 hanno
tatto la Promessa 9 Cooperatori e Cooperatrici trelewensi. È
stata una bellissima cerimonia alla quale segul un'allegra festa
di famiglia.
L'avevano preparata con un Ritiro spirituale Il mercoledì
precedente. Adesso, a Trelew, slamo 15 i Cooperatori con
Promessa ma cl sono pure due bei gruppi di Cooperatori a
Rawson, la capitale del Chubut che è a solo 20 Km da Trelew.
Con loro ci siamo Incontrati a Raawson lunedì 15 e abbiamo
passato una bella serata insieme.
N.N.
L. 7.000
De Maggio Gennaro -
Napoli
L. 20.000
CC. Sicilia
L. 2.000.000
CC. Chieri - FMA
L. 700.000
CC. Torino - S. Paolo L. 50.000
NN. Foligno
L. 70.000
CC. Castel di Codego L 200.000
CC. Romagna
L. 184.000
CC. Chatillon (Aosta) L. 50.000
CC. Torino - Sassi L. 50.000
CC. Rovereto (vendi-
ta francobolli)
L. 25.000
Fam. Faes
L. 70.000
CC. Roma - V. Ginori
- FMA
L 20.000
N.N. Roma
L. 30.000
CC. Civitavecchia
L. 150.000
Totale L. 3.626.000
dal 21.2.1981 al 30.3.1981
GG.CC. Roma - Su-
baugusta
L.
De Vlncenzl Antonio -
Roma (dal 1. stì-
pendio)
L.
CC. Forll - Roma
L.
CC. Lugo - FMA
L.
CC. Reggio Emilia L.
GG.CC. Padova
L.
CC. La Spezia -
S. Paolo
L.
CC. La Spezia - Ca-
naletto
L.
CC, Roma - V. Appia L.
OC. lsp. Veneto-Or. L.
CC. Sardegna
L.
cc. Palermo - Are-
nella
L.
GG.CC. Napoli-Vo-
mero - FMA
L.
100.000
50.000
30.000
10.000
100.000
2 1 7. 0 0 0
200.000
100.000
50.000
130.000
57.000
300.000
100.000
USCITE
Totale L. 1.580.000
Corso missiologia L.
Spedizioni
L.
Patagonia - offerta
missio11ario
L.
Pratica partenza Cl-
me
L.
23.000
32.800
100.000
70.000
USCITE
Per corso preparato-
rio parenti
L.
Dispense corso ani-
mat. miss.
L.
200.000
32.000
Totale L. 225.800
Totale L. 232.000
Il 24 dicembre alle ore 20,30, in un incrocio delle vie più
frequentate del Barrio, abbiamo incominciato la rappresenta-
zione dell'Annunciazione a Maria, poi li cammino a Betlemme e
l'annuncio degli angeli ai pastori, per finire nel cortile del
Centro comunitario, davanti al Presepe vivente con l'arrivo del
pastori e dei Re Magi. Tutti I personaggi erano bambini, bam-
bine e g iovani del Barrio. Bellissimi Maria, Giuseppe e il Bam-
bino Gesù, ma specialmente simpatici I pastori e le pastorelle
con i loro doni: conigli, pane, frutta, un gatto e anche uno
scoiattolo.
18/46
cosi VA BENE
•...Al Don Bosco di Messina (V. Brescia) la compagnia "A.
Cuslmano' su Invito della consigliera per le Mlulonl e delle
Cooperatrici del laboratorio M. Margherita, ha offerto uno
spettacolo teatrale applauditissimo, Il 15 febbraio scorso. Il
ricavato sarà interamente devoluto alla •'nostra' Missione di
Trelew... ■ •

2.9 Page 19

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RENDICONTO
ANNO SOCI E 1979/80
(dal 1.10.79 al 30.9.80)
ENTRATE--------
Contributo Economato gene-
rale:
- per arretrati anno 78 / 79
- per anno 79/ 80
Edizione
Autofinanziamento (contributi
Centri)
Convegni e consigli
Incontro • Roma-80.
Per Bollettino CC.
Per materiale Cerchio Maria-
no
Offerte da simpatizzanti
Attività promosse dall'Uff.:
- vacanze a Fontanazzo
- visita Missioni India
Interessi e.e. postale
Proventi vari
L. 2.000.000
L. 3.000.000
L. 5.000.000
L. 4.663.100
L. 4.490.000
L. 4.947.500
L. 11.449.800
L. 168.000
L. 121 ,000
L. 224.050
L 800.000
L. 500.000
L. 1.300.000
L. 17.240
L
83.750
Totale L. 32.464.440
USCITE
Tipografia (edizioni - ciclostila-
ti)
Convegni e consigli
Incontro « Roma-80•
Onorari per conferenze e edi-
zionl
Abbonamenti, libri, audiovisivi
Contributi:
- a Ufficio centrale e.e.
- a Consulta gen. apost. laici
- a Ente Ass. carcerati
L. 5.826.935
L. 4.835.000
L. 13.600.165
L. 772.000
L. 409.550
L. 256.335
L 150.200
L. 30.200
Rimborso a personale di se-
greteria
Spese viaggi e locomozione
Assicurazione, bollo, manuten-
zione auto
Spese di rappresentanza
Spese postali
Spese telefoniche
Cancelleria e manutenzione
macchine d'ufficio
L. 436.735
L. 4.977.035
L 446.900
L. 148.500
L. 378.870
L. 819.735
L. 1.149.500
Totale
L. 231 .350
L. 34.032.27 5
Totale entrate
Totale uscite
Saldo passivo anno '79/'80
L. 32.464.440
L. 34.032.275
L. 1.567.835
Il suddetto saldo è stato coperto con:
- utilizzo saldo attivo anno sociale '78/ '79
pari a
L. 313.080
- prestito da restituire a terzi (per sostenere
le spese di Roma-80)
Detratto saldo passivo anno sociale 79/80
restano
Rimanenza in cassa su c.c.p. al 30.9.80
L. 2.150.365
L. 2.463.445
L. 1.567.835
L. 895.610
La situazione crediti-debiti al 30.9.80 è la seguente:
- per edizioni
- per Incontro Roma-80
crediti
L. 1.932.4501
L. 1.205.000
debiti
L. 1.248.935
L. 2.150.365
L. 3.137.450 L. 3.399.300
1 Questa somma è indicativa; I crediti sono inferiori perché do-
vranno essere diminuiti dell'importo relativo alle 'rese').
Informarsi per comprendere
COME SI SOSTIENE
ECONOMICAMENTE
LA NOSTRA ASSOCIA2'1ONE?
In ogni anno sociale il Cooperatore, anche se fuori sede o
impedito a frequentare il Centro, offre un contributo (libero e
anonimo) proporzionato alle sue possibilità (si indica come
punto di riferimento l'equivalente di una giornata di lavoro o di
pensione).
Detto contributo è distinto dalle offerte che si danno nelle
conferenze annuali o che si inviano alle Missioni salesiani o
alle Opere salesiane In genere. Esso è destinato a sostenere le
spese necessarie per i vari servizi che l'Associazione offre ai
soci.
Stando alle norme che ci ha dato il Consiglio nazionale
quanto è raccolto dai Centri viene ripartito così:
resta
al
Centro
Il 50%
ossia
la metà
viene lr,vlato
al Consiglio
lapettorlal•
viene inviato
all'IJttlclo
Nazionale
che Invierà un 5%
all'Uff. cemrale
I CONTRIBUTI A CHE COSA SERVONO?
A pagare le spese del seguenti servizi:
- spese di ufficio: postali, telefoniche, cancelleria, fotocopie,
ciclostilati, ecc., spese che non debbono gravare sulla
economia della casa salesiana o delle FMA;
- spese per la preparazione e fornitura di sussidi formativi
(ad esempio: Bollettino per CC, sussidi vari, onorari per
conferenzieri, ecc.);
- spese per eventuale impiegato negli uffici !spett.le e naz.le;
- spese per necessità di viaggi di rappresentanza o di con-
tatti con CC. di altre regioni, nonché con altre Associazioni;
- spese minute 'varie'.
19147

2.10 Page 20

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Spediz. in abbon. postale - Gruppo 2° (70) • 2• Quindicina
BOLLETTINO SALESIANO
Oumd;c,nale di mformozlonc e di cultura reliciosa
L'edizione di metà mese del BS è partico-
larmente destinata al Cooperatori Salesiani
Direzione e amministrazione: Via della Pi-
nna, 1111 C.P. 9092 - 00100 Roma-Aurelio
Tel. 69.31.341
Direttore responsabile: Enzo Bianco
Redattore: Armando Buttarelll - Viale dei Sale-
siani, 9 00175 Roma Tel. (06) 74.80.433
Autorizz. del Trib. di Torino n. 403 del 16 febbraio 1949
C. C. Postale n . 2-1355 intestato a: Direzione Generale
Opere Don Bosco Torino
C.C.P. 462002 lnt&at. a Dir. G·en. Opere O. Bosco - Roma
Per cambio d'indirizzo inviare a.nché l'indiriuo precedente
NOVITÀ NELLA COLLANA « IDEE»
Un prezioso sussidio per una meditazione personale in vista di
un 'ritorno alle fonti'.
" Mentre l'Associazione vive in questo 1981 «l'anno del Regola-
mento», a 7 anni dalla sua promulgazione, il "Tornate alle fonti, fi-
glioli» di Paolo VI da invito passa a risposta: per una verifica, non di
fredde norme giuridiche, ma di uno spirito «SALESIANO» di cui
componente essenziale è quella vita interiore che il Rettor Maggiore
ci ha proposto come «Strenna». E la salesianità in cui noi dobbiamo
crescere - anche con questi modestissimi sussidi - non dimenti-
chiamolo, è ricchezza di Chiesa!"
(D. Mario Cogliandro nella presentazione)
Indirizzare le richieste a:
Cooperatori Salesiani
Ufficio centrale
Via della Pisana, 1111 - ROMA
MONDO NUOVO
Nuova serie delle
È USCITO
IL NUMERO 38
« LETTURE CATTOLICHE»
fondate da Don Bosco
Giorgio Basatlonna
CREATI
PER AMARE
lllfUSSIO~I l 011100 AMENTI
PER lA VITA
20 48