Bollettino_Salesiano_198106


Bollettino_Salesiano_198106

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ETTINO
ANNO 105 N. 6 1• Gl.UINDICINA 1 APRILE 1881
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° 170)
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877
Sangradouro (Brasile):
Particolare
da un quadro di
Rudoll Neutzner
OnLO
li
Il
ISO

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BOLLETTINO SALESIANO
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
tondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale d'informazione e cultura religìosa
edito dalla Congregazione Salesìana di san Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE DON ENZO BIANCO
Collaboratori. Giuliana Accornero - Marco Bongioanni - Teresio
Bosco Ella Ferrante - Domenica Grassiano - Adolfo L'Arco
Foto.grafia Fulgenzio Ceccon
Archivio Guido Cantoni
Diffusione Arnaldo Montecchio
Fotocomposl:done e Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa Officine Grafiche SEI - Torino
Registrazione Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
- Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto) per la
Famiglia Salesiana:
- 1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione. La Direzione invita a mandare notizie e foto r,.
guardanti /a Famiglia Salesiana, e s'impegna a pubblicarle secondo
il loro interesse generale e la disponlbllltà di spazio.
Edizione di metà mese. Redattore don Armando Buttarelll. Viale del
Salesiani 9, 00175 Roma. Tel. (06) 74.80.433.
IL e BOLLETTINO SALESIANO» NEL MONDO
Il BS esce nel mondo In 40 edizioni nazionali e 20 lingue diverse
(tiratura annua oltre 10 milioni di copie) In:
Antille (a Santo Domingo) - Argentina Australia - Austria Belgio
(in fiammingo) - Bolivia• Brasile - Canada• Centro America (a San
Salvador)• Cile - BS Cinese (a Hong Kong) - Colombia - Ecuador -
FIiippine - Francia - Germania - Giappone - Gran Bretagna - India
(in Inglese, malayalam. tamil e telugu) - Irlanda - Italia Jugoslavia
(in croato e In sloveno) - Korea del Sud• 8S Lituano (edito a Roma)
- Malta - Messico - Olanda - Perù - Polonia - Portogallo Spagna
Stati Uniti - Sudafrica Thallandla Uruguay Venezuela.
DIFFUSIONE E ABBONAMENTI
Il BS è dono di Don Bosco ai componenti la Famiglia Saleslana, agli
amici e sostenitori delle sue Opere.
E' Invialo In omaggio a quanti lo richiedono all'Ufficio Propaganda.
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Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'Indirizzo vecchio.
Per queste operazioni: Ufficio Propaganda Salesiana
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I LIBRI PRESENTATI SUL BS vanno richiesti alle Editrici
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- o con versamento anticipato su conto corrente postale (spe-
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LAS: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1, 00139
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00163 Roma-Aurelio. Tel. (06) 69.31.341
Conio corrente postale numero 46.20.02 Intestato a:
Direzione Generale Opere Don Bosco, Roma.
IL GRAZIE CORDIALE DI DON BOSCO al lettori che
- contribuiscono a sostenere le spese per Il Bollettino,
- aiutano le Opere di Don Bosco nel mondo,
- e sopraltutto le Missioni Salesiane.
2 BOLLETTINO SALESIANO 1' APRILE 1981
IN QUESTO NUMERO
APRILE 1981
ANNO 105 - NUMERO 6
Sangradouro ( Brasile):
Particolare
da un quadro di
Rudolf Neutzner
Servizio di copertina: pag. 7-11
.IL, E
EDUCAZIONE
Cosa farai da grande? 12-13
GIOVANNI PAOLO II I
Chiamati a evangelizzare con il catechismo, 27
L FO .- -
RETTOR MAGGIORE /
Appello a tutti gli amici di Don Bosco, 5
DOCUMENTARI r L'altra mano di Don Bosco, 5-6
FMA / Nel centenario di una morte la festa della vita, 20-21
UPS , Cinque ore con Papa Wojtyla, 26
F
AUSTRALIA ; A Sunbury la fantasia è al potere, 18-19
BRASILE / Una nuova diocesi per mons. Rosa, 4.5
Plccolo Xavante, sarai con me In paradiso, 7-11
Gli lndios Xavante sono cosi. 9
I salesiani sulle piste degli Xavante, 11
ECUADOR I M ons. Arroyo, nuovo vescovo degli Shuar, 3
HAITI / Sette moribondi per sette giorni, 6
INDIA ; Anche i Mao hanno il loro sacerdote, 3
ITALIA ; Una cartol ina dal Mundialito, 3-4
Nonno Sandro è stato promosso, 5
Venti più Uno per animare un quartiere, 14-16
MADAGASCAR I A Tulear aspettano I salesiani di Sicilia, 4
SPAGNA , Grazìe, Slgn'ore, che cl hai mandato Don Bosco,
22-25
,r
PROTAGONISTI I Don Alfredo, cuore oratoriano, 28
STORIA SALESIANA ; Correva l'anno 1881, 29-31
r UL I': .e Brevi dai mondo, 3-6 Libreria, 6 Caro Bol-
lettino, 17 - I nostri santi, 32-33 I nostri morti. 34 - Soli-
darietà, 35.
VIGNETTA uDIECI E LODE»

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BREVI DAL MONDO
Nagaland (India). I tipici eoaluml del danzatori Naga, Il gruppo etnico a
cui appartengono I Mao.
INDIA
ANCHE I MAO
HANNO Il LORO SACERDOTE
Grande festa per la tribù
Mao, perché uno di loro -
padre Joseph Kashupru - è
stato consacrato sacerdote: è il
primo sacerdote della tribù. A
consacrarlo è stato mons.
Abraham. il vescovo salesiano
di Kohima. Il rito ha coinciso
con Il 25• di attività missionaria
tra I Mao stessi, e perciò la fe-
sta è stata doppia.
La tribù Mao, molto numero-
sa, fa parte del più vasto grup-
po etnico dei Naga, che dà il
nome allo stato indiano del
Nagaland. I Mao vivono ancora
ne, villaggi, conducono una vi-
ta semplice, sono pacifici e
ospitali. E di animo profonda-
mente religioso. Ben se ne ac-
corse don Ravaiico, Il primo
missionario salesiano che Il
accostò attorno al 1954: giunto
una sera stanco nel loro villag-
gio dl Tung-joy, chiese la loro
ospitalità. Quei bravi Mao.
benché pagani, gli misero a di-
sposizione la capanna del fo-
restieri e gli portarono riso e
uova. Al mattino seguente don
Ravallco aveva già fatto un
buon pezzo di strada quando si
vide raggiungere di corsa dal
capo villaggio, che gli disse
con parole di sapore biblico:
l"ol siamo stati molto contenti
de1t., tua visita, ma ora tu c, la-
sci. Noi camminiamo nella not-
te, e non conosciamo la via.
Mandaci presto una guidai
Poco dopo la guida arrivò, e
si chiamava don Pietro Bianchi
(un pioniere, che ha ancora
oggi l'hobby della fondazione):
si fermò alcuni giorni a Puna-
namai e cominciò a istruire I
primi catecumeni. Qualche
tempo dopo giunse mons
Oreste Marengo. allora vesco-
vo di tutto l'Immenso territorio,
e tu cosi ben impressionato
che decise di costruire sul po-
sto una chiesa. I Mao fecero la
loro parte: disboscarono un
pezzo di giungla, la coltivarono
a patate e col ricavato contri-
buirono alle spese...
0991 i Mao che hanno ab-
bracciato la fede sono quasi
diecimila sparsi In una cin-
quantina di villaggi; anche gll
altri sono ben disposti al Van-
gelo, ma purtroppo mancano I
catechisti e l sacerdoti. Ora
hanno Il loro primo sacerdote e
il seminario. Anzi la diocesi ne
ha due. Il primo a Dimapur, era
un seminario minore per I ra-
gazzi della diocesi, che ora
sono cresciuti e fanno gli studi
liceali Perciò da minore to
hanno promosso a seminarlo
maggiore. E nello scorso gen-
naio Il vescovo ha aperto un
nuovo seminario minore a Ju-
luke. dOve altri bravi ragazzi,
anche della tribu Mao, studiano
e si interrogano sulla toro vo-
cazione.
ECUA-DO-R - -
MONS. ARROYO
VESCOVO DEGLI SHUAR
Cambio di guardia nel vica-
riato apostolico d1 Méndez,
nell' Oriente Ecuatoriano. la
Santa Sede ha accolto le di-
missioni che Il vescovo mons.
José Félix Pintado aveva da
qualche tempo presentato per
raggiunti limiti di età, e ha
chiamato a sostituirlo l'attuale
Ispettore salesiano dell'Ecua-
dor padre Luis Teodoro Arroyo
Robelly.
Il nuovo vescovo ha 51 anni.
è nato a Riobamba (Ecuador)
nel 1929, e ha cominciato a
frequentare gli ambienti sale-
siani fin da ragazzino delle
scuole elementari. Nel ·49 era
salesiano, nel '58 sacerdote,
poi dal '71 direttore nelle case
di Guayaqull e Quito. Nel 1979
li Rettor Maggiore gli affidava
la responsabilllà delle opere
salesiane in Ecuador, ma la
Santa Sede ha già posto fine al
suo incarico di ispettore nomi-
nandolo vescovo.
Egll prende Il posto che fu di
mons. Pintado, Vicario Apo-
stolico di Méndez dal 1963 a
oggi. Forte tempra di vescovo
missionario, quest'ultimo nel
1957 era giunto dalla natia
Spagna in Ecuador con l'inca-
rico di ispettore, ma neppure
lui potè svolgere questo com-
Mons. Luls Teodoro Arroyo.
p1to perché dopo due anni la
Santa Sede gli affidava Il Vica-
riato Apostolico.
Prima di mons. Pintado, il
Vicariato aveva avuto due soli
vescovi: per 43 anni mons. Co-
mln, e agli Inizi mons. Giacomo
Costamagna mandato in Ame-
rica da Don Bosco stesso.
Il Vicariato apostolico di
Méndez con i suoi 35 000 kmq
è vasto due volte Il Lazio. ma
conta appena 61 000 abitanti.
Di essi 38.000 sono coloni, e
23 000 indigeni del gruppo
Shuar. La popolazione è quasi
tutta cristiana: I cattolici sono
53.000, i protestanti 2.000, gli
lndlos non evangelizzati 6.500.
lavorano nelle 12 parroc-
chie del Vicariato 34 sacerdoti,
quasi tutti salesiani, 14 religiosi
laici, e 71 suore (in grande
maggioranz.a Figlie di Maria
Auslllatrlce). Si contano Inoltre
212 catechisti. I missionari sa-
lesiani hanno organizzato gli
Shuar In una Federazione che
difende I loro diritti e promuove
Il loro sviluppo. Dirigono da
Sucua una stazione radio che è
alla base del sistema scolastico
per gli lndios. (I dati sono del
1980).
Il Vicariato si trova sul confi-
ne dell'Ecuador con il Perù, in
zona calda: per la nota contesa
territoriale, i soldati delle due
parti si fronteggiano e ogni
tanto si combattono. Possa Il
nuovo vescovo, che è il 120•
scelto dal Papa tra le file sale-
siane, trovare la pace di cui la
sua Chiesa ha bisogno.
ITA-LIA- -
UNA CARTOLINA
DAL MUNDIALITO
I ragazzi del Convitto sale-
siano San Benedetto di Parma
nel gennaio scorso hanno ri-
cevuto una cartolina che li ha
mandati In brodo di giuggiole.
Era Indirizzata • agli amici del
San Benedetto .., proveniva da
Montevideo dove in quel giorni
si disputava il torneo di calcio
" Mundlalito •, e portava una
firma prestigiosa· quella del-
l'attaccante romanista e azzur-
ro Carlo Ancelotti. Ancelottl
aveva degli amici al convitto
salesiano di Parma, per li sem-
plice motivo che tre anni prima
era stato uno di loro.
Questo ragazzo che dice
« Sono nato con il pallone tra 1
piedi• e sul campo lo dimostra.
Ire anni prima era stato acqui-
stato per un milione, più o me-
no, dal Parma, che militava In
serie « C • E s1 cercava un po-
sto sicuro per lui, così giovane,
e rassicurante per i suol geni-
tori. Il convitto, appunto E lui ci
si trovò bene. Ricorda don
Umberto Pasini: Alternava gli
allenamenti di calcio all'Impe-
gno dì studio presso una
scuola crttadlna. Ma al pome-
riggio e alla sera era qui, oltre Il
cancello di via Mentana, ospite
del convitto, tutto preso da
compiti e lezioni, regolarmente
iscritto nell'elenco del col-
legiall come uno dei tanti
Nessun privilegio, non ne pre-
BOLLETTINO SALESI.ANO 1 APRILE 1981 3

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tendeva. Si considerava uno
come tuttl gli altri, e infatti lo
era, incluso nei ritmi di orari e
programmi della comunità. Il
fatto che alla domenica fosse
un altro non gli concedeva di-
ritti, né lui li esigeva».
Un dispiacere provava In
collegio: " Non g li era conces-
so di g iocare al calcio con i
suoi compagni, In ottemperan-
za a un regolamento sever o
della sua società sportiva. Al-
lora si lasciava andare a focose
partite al calcetto, e muoveva
le dita sulle manopole con la
stessa agilità con cui giostrava
le gambe la domenica in cam-
po• · Una volta però un calcio
al pallone lo diede, in collegio:
« Lo invitai a dare il calcio d 'I-
nizio in un torneo dei miei ra-
gazzini della scuola media.
Accettò con riluttanza, chie-
dendomi perché lo volessi
mettere in vetrina. Calclò Il
pallone e si ritirò tosto nei ran-
ghi tranquillo e sorridente,
mentre i miei alunni si conten-
devano la palla che a loro
sembrava come stregata dopo
il tocco magico del campio-
ne... » .
Poi ha preso li volo per la
capitale, per giocare in serie A,
nella Roma. Ed eccolo subito a
chiedere di poter vedere il Pa-
pa. Lo rassicurano: ci sareb-
bero andati con tutta la squa-
dra. A quanto sembra è rimasto
il ragazzo tranquillo e sereno
che veniva dalla campagna,
che giocava in collegio.
Gli hanno domandato che
cosa fosse importante per lui
nella vita; ha risposto: « Essere
semplice, essere onesto con
tutti, non far mai pesare la
propria personalità per oppri-
mere qualcuno.. Gli hanno
osservato che sta diventando
un personaggio; ha replicato:
Voglio dlventare un buon
giocatore, non un personag-
gio. Fuori del campo vorrei es-
sere una persona normale».
Gli hanno fatto notare che Ro-
ma ha guastato molti; ha ri-
sposto: « lo non voglio. Spero
di non deludere prima di tutto
me stesso"· Lo hanno Interro-
gato sulla sua vita di fede:
" Ritiene possibile conciliare gli
impegni del calciatore con la
pratica religiosa? » "Un cre-
dente - ha risposto - il tem-
po lo trova sempre. Per me si
tratta di educazione familiare,
indipendentemente dal fatto df
essere stato d-.! salesiani... ».
Sul campo non oelude, è ti-
tolare della Roma e già riserva
della nazionale, e al Mundialito
ha segnato una splendida rete
contro l'Olanda. Don Pasini,
che continua a considerarlo
uno dei suoi ragazzi, crede di
sapere che non si è ancora
montato la testa. E da bravo
salesiano preoccupato della
salute dell'anima •, gli fa dire:
Resta così, Carlo. In un am-
biente ambiguo e pericoloso
come quello del calcio, cerca
di rimanere tranquillo e sorri-
dente. Se un giorno ingigantirai
- come tu desideri e noi ti
auguriamo - , vorremmo che
non ti vergognassi mai di es-
sere stato un tempo sereno
fanciullone del convitto San
Benedetto•·
MADAGASCAR
A TULEAR ASPETTANO
I SALESIANI DI SICILIA
A suo tempo i Salesiani d i
Sicilia, riuniti In Capitolo lspet-
toriale, avevano deciso il loro
impegno missionario In Africa e
accettato l'Invito, rivolto dal
Rettor Maggiore, di recarsi nel
Madagascar. Nei mesi scorsi
l'Ispettore don Arturo Morlupi è
andato sul posto, ha incontrato
i vescovi, ha scelto la localltà
(che è Tulear). Soprattutto, è
tornato carico di impressioni
positive e ben deciso a comin-
ciare. Ha, rilevato " tre aspetti di
estremo interesse •.
• Il primo - dice don Morlupi
- riguarda la grande massa
dei giovani. I nostri occhi occi-
dentalizzati si spalancano di
meraviglia su questa realtà In-
consueta in un'Europa ormai In
via di decrepitezza. In Mada-
gascar oltre il 50% della popo-
lazione si trova al di sotto dei
20 anni. Durante I giorni tra-
scorsi laggiù ci sentivamo rag-
giunti da un'invocazione co-
stante: " Qui ci vuole Don Bo-
sco. qui non possono mancare
I salesiani e le Figlie di Maria
Ausiliatrice"».
Il secondo aspetto - pro-
segue l'ispettore dì Sicilia - è
la povertà di quei giovani, po-
vertà d 'ogni tipo, di cui quella
materiale (pure evidentissima)
forse non è la peggiore. C'è
anche la povertà derivante
dalla mancanza di Cristo e
delle sue verità evangeliche: in
talune parti la percentuale dei
cattolici non raggiunge l'uno
per cento... Il terzo aspetto,
che colpisce invece favorevol-
mente, è la fedeltà ai valori,
compresi quelli cristiani, e la
completa disponibilità ad ac-
coglierli ".
L'lspettoria Sicula sta lavo-
rando con molto Impegno per
la prossima presenza in Mada-
gascar. I Salesiani che sì sono
offerti a partire sono numerosi,
le trattative per l'apertura della
prima casa a Telear sono a
buon punto.
BRASILE
UNA NUOVA DIOCESI
PER MONS. CANDIDO ROSA
La Santa Sede ha creato in
Brasile una nuova diocesi, e ha
chiamato a reggerla il Vescovo
salesiano mons. Onofre Candi-
do Rosa.
La nuova diocesi è quella di
Jardim, nel Malo Grosso do
Sul. Il suo territorio è stato
staccato dalla diocesi di Co-
rumba sul confine con la Boli-
via, che come estensione era di
proporzioni quasi gigantesche:
140.000 kmq, quasi mezza Ita-
lia, con 280.000 abitanti quasi
tutti battezzati. Mons. Rosa,
che ha 56 anni, dal 1978 era
vescovo di Corumba, e ora
passa a reggere la nuova sede.
Lascia oioè un centro già or-
ganizzato, con due grandi
opere salesiane e altre due
delle Figlie di Maria Ausiliatri-
ce, per trasferirsi a Jardlm do-
Ventotto anni dopo, In Australia. La loto di sinistra presenta padre quell'anno. Nella loto di destra ancora I quattro salesiani nella
Edward Power, Il maestro del novizi nel 1952, con I suol tre novizi di stessa posizione, ma con 28 anni In più e un po' di neve tra I capelli...
4 BOU.ETTINO SALESIANO 1° APRILE 1981

1.5 Page 5

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ve praticamente dovrà comin- mettere sulla scrivania. Il Pre-
ciare da capo. Ma proprio per sidente nel riceverlo ci ha detto
questo mandano lui, perché ha che ha studiato dai salesiani.
esperienza di governo pasto- Cristina lo ha intervistato: « Ri-
rale, e è anche abituato ai corda volentieri i suol profes-
cambiamenti (la sua sede pre- sori?» « Con molto piacere -
cedente, Uberlandia, era mille ha risposto-. LI ricordo a uno
chilometri più lontana...). I suoi a uno». Poi Cristina gli ha do-
confratelli andranno ad aiutar- mandato se potevamo chia-
lo? Non potrà essere altrimenti, marlo « nonno Sandro• invece
perché in quella regione il se- che presidente.• È più bella la
minario è un bel sogno e Il parola nonno, perché di presi-
clero diocesano quasi non esi- denti ce ne sono molti», ha ri-
ste.
sposto.
Alla fine le scolarette gli
hanno consegnato un attesta-
Appello
a tutti
gli amici
di Don Bosco
Quiri nale, loto di gruppo con nonno Sandro•. Ancora una volta Il pre-
sidente Pertlnl ha dimostrato la sua dlsponlbllltà verso I giovani.
ITALIA
NONNO SANDRO
È STATO PROMOSSO
È avvenuta una cosa molto
strana: invece di essere i pro-
fessori con tanto di laurea a
promuovere. siamo state noi, le
alunne della terza elementare.
a promuovere Il presidente
Pertini. È quanto riferiscono sul
giornale «Dialogo» della loro
parrocchia le scolarette dell'i-
stituto Mazzarello di Roma, e
conoscendo il presidente Per-
tini nonché il candido coraggio
dell'infanzia, la cosa non stu-
pisce affatto.
Siamo state ricevute dal
Presidente della Repubblica al
Quirinale - raccontano le
piccole allieve delle FMA nella
loro relazione -, e non potete
immaginare la nostra gioia. Ci
ha detto: • Sapete che lo sono
molto amico del Papa, e che ci
telefoniamo spesso? I deputati
che hanno eletto me come
Presidente, e i cardinali che
hanno eletto il Papa, dicono:
"Ma cosa abbiamo mai tatto, a
eleggere questi due?" E sapete
perché lo dicono? Perché a noi
non piace il protocollo, ci piace
essere liberi di stare in mezzo
alla gente, come io in questo
momento».
Paola gli ha offerto un mazzo
di fiori tatto da noi. Federica un
quadretto di Don Bosco da
to. incorniciato con una bella
cornicetta dorata, con cui pro-
muovevano il presidente Perti-
ni a primo cittadino italiano,
perché è affettuoso con i pic-
coli, comprensivo con I giova-
ni, umano con chi soffre».
DOCUMENTARI FILMATI
IL COADIUTORE,
ALTRA MANO
DI DON BOSCO
Due turisti in visita al Mate
Grosso (Brasile) si imbattono In
alcuni uomini « del posto• che
li guidano attraverso l'incanto
della selva a visitare alcune
colonie di indios. Interessanti
gli indios ma interessanti an-
che queste guide, che risu ltano
al corrente di tutto, impegnate
a tondo nel progettare e rea-
lizzare quanto sta sorgendo in
quello smarrito angolo di mon-
do: dighe, ponti, strade... Chi
sono? I turisti lo scoprono
quando vengono accompa-
gnati In una chiesetta quasi
sepolta nel verde: sono religio-
si laici, Salesiani Coadiutori di
Don Bosco.
Si apre a questo punto un
ampio discorso, ricco di parti-
colari suggestivi, sulla realtà e
sulle possibilità apostoliche di
questa originale vocazione in-
ventata da Don Bosco In vista
Carissimi,
gli Anni Ottanta ci ricorderanno il nostro
buon Padre Don Bosco con degli anniversari
straordinariamente significativi: Lra i più im-
portant.i:
,.. il SO.mo della sua canonizzazione ( 1984);
* e il centenario della sua morte (I 988).
Questo mi spinge a rivolgere un appello ai
membri della Famiglia Salesiana, ai numerosi
devot.i cLi san Giovanni Bosco e agli Amici tutti,
per un'adeguata preparazione anche esterna a
queste ricorrenze.
Aderendo alle richieste pervenute da varie
parli specie in qucsù uhimi anni, si è presa la
decisione di parlare a termine il Tempio di Don
Bosco sul suo Colle natio, divenuto meta di tanti
pellegrinaggi.
Si Lralla di completare la Chiesa superiore,
che nella parte interna ha solo le strutture ru-
stiche e all'esterno ha bisogno di notevoli ur-
genti riparazioni. Si dovrà poi provvedere a un
ampio accogliente Salone per i pellegrini e ai
locali per una Mostra missionaria salesiana,
che comincerà ad arricchirsi anche con gli ap-
porli dei nuovi missionari cieli'Africa.
Ciò comporterà spese non lievi, che vorrem-
mo affrontare, come faceva Don Bosco, solleci-
tando l'aiuto di tutti.
Ecco allora il mio invito a voler prendere
parte concreta al compimento di un'opera che,
mentre rende omaggio al nostro Padre nella sua
te1Ta natale, prepara un centro vivo di religiosità
giovanile e popolare e una fonte di spititualità
salesiana.
Don Bo~co ricompenserà la generosità di tutti
i collaboratori. Per loro assicuro il mio ricordo
quotidiano nell'Eucaristia. Grazie fin d'ora... e
appuntamento a tutti presso la Casetta di Don
Bosco. Con affetto e animo grato
Don Egidio Viganò
Rettor Maggiore
BOLLETTINO SALESIANO 1' APRILE 1981 5

1.6 Page 6

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del suo progetto per la gio- ra, dice solo: « Cercate di tra-
ventù.
sferirla all'ospedale•
LIBRERIA
Questo vivace documentario Sono le 9 del mattino. e
filmato a colori, girato a 16mm chiamo l'ambulanza prometto-
e della durata di 35 minuti è no di venire. ma poi non ven-
l'ennesima produzione d~lla
SAF, la Scuola Applicazioni
Fotografiche di Valdocco. Do-
po Zingari di Dio e e Un uo-
mo e la foresta •, due docu-
mentari a contenuto missiona-
rio usciti l'anno scorso, ecco
ora e L 'altra mano di Don Bo-
sco •· che ha per tema Il Sale-
siano Coadiutore e risulta una
valida proposta vocazionale
per i giovani degfl ambienti sa-
lesiani.
Per informazioni: Scuola
Applicazione Fotografiche, via
Maria Ausiliatrice 36, 10152
Torino. Tel. 011 148 28.1O.
HAITI
_ _S_E_T_TE- MORIBON_D_I - -
PER SETTE GIORNI
• In sette giorni - scr,ve il
missionario olandese padre
Peter Aarts - ho trovato e
raccolto sette moribondi ab-
bandonati per la strada•· Pa-
dre Aarts lavora nelle missione
salesiana alla periferie di Port-
au-Prince, capitale di Haiti, in
gono. All'una qualcuno ml av-
visa che la donna è morta. Alle
4 del pomeriggio finalmente
l'ambulanza arriva, e gli incari-
cati dell'ospedale mi dichiara-
no responsabile del caso
perché la donna è morta nella
canonica. e Va bene - dico
- . Ho del testimoni che diran-
no che non ho lasciato morire
questa donna sul marciapiede
come avreste fatto voi, e che vi
ho chiamati alle 9 del mattino •·
Rimangono un po' perplessi,
poi tirano fuori le scartotfle e
registrano il decesso, e scrivo-
no per ben sei volte che si
tratta di una •ignota ....
lntltolato a un salesiano Il
liceo di Randazzo (Catania). La
cerimonia di dedicazione si è
svolta nel novembre scorso, Il
salesiano che ha meritato il ri-
conoscimento è don France-
sco Cavlna scomparso nel
1946. Il fatto è che Randazzo
non lo può dimenticare (gll ha
già dedicato una via cittadina).
Ricordano la sua figura vigo-
rosa di sacerdote educatore.
Ricordano d'averlo visto torna-
-.r DE VANNA UMBERTO
Area verde
LDC 1981. Pag. 288. lire 6.200
E una raccolta di « letture per
la riflessione personale e l'ani-
mazione di gruppo degll ado-
lescenti •. come spiega Il sot-
totitolo. Un volume a uso del-
l'educatore, ma anche da met-
tere nelle mani del ragazzi
stessi. Le letture proposte for-
niscono un sufficiente quanti-
tativo di informazione su vari
argomenti, e le piste di discus-
sione che le accompagnano
consentono di trasformare la
riunione con i ragazzi in una
tavola rotonda di piccoli
esperti. Gli argomenti trattati
sono decine; all'animatore e ai
ragazzi Il compito di aggiunge-
re la documentazione che vie-
ne dall'a1tualilà.
me offre dapprima un • ap-
proccio metodologico a que-
sto particolare lfnguagglo, tan-
to più da prendersi sul serio in
questa nostra cultura in cui
l'uomo si sente a disagio nel
confronti del proprio corpc. E
pcl offre delle prospettive pe-
dagogiche che gli animatori
Impegnati nell'educazione fisi-
co-motoria sapranno certa-
mente apprezzare e utilizzare.
BONCORI LUCIA
Educazione Ungulstica
e sviluppo Intellettuale
SEI 1980. Pag. 180, lire 5.000
Agile volumetto della collana
« Scuola Viva., che awla gli
insegnanti sulla strada dell'ag-
giornamento della professione.
L'autore parte dal comune
concetto di lingua intesa come
strumento per l'elaborazione
mentale dell'esperienza, e co-
me strumento di comunicazio-
ne e di integrazione sociale
Considera quindi ·a pedagogia
e la didattica cc,me scienza
mirante a favorire lo svlluppo
della persona
una delle zone più povere del re a casa a piedi nudi perché
povero paese. In una relazione aveva donato a un povero le
intitolata e La morte nella par- scarpe. Ricordano che portava
rocchia racconta le storia dei vìa al rornalo e alla mensa del
suoi sette moribondi. Ed ecco collegio tutto quel che riusciva
uno dei sette casi.
a cacciare nelle tasche, e che
Vengono a dirmi che una poi svuotava le tasche spar-
donna nera giace moribonda tendo ogni cosa con i poveri.
alla porta della nostra chiesa;
accorro e trovo una povera Le Memorie Biografiche di
mendicante, ridotta in uno sta-
to che la compassione e ri-
brezzo. Gli occhi sono ancora
limpidi, ma il corpo è già im-
mobile. Nessuno sa dire il suo
nome, l'origine, la famiglia.
Viene portata nella canonica, e
chiamo il medico. Egli la guar-
da, non le pratica nessuna cu-
san Giovanni Bosco saranno
tradotte In spagnolo. Quest'o-
pera monumentale in 20 volu-
mi, pubblicata in Italia tra Il
1898 e li 1948, è già In fase di
avanzata pubblicazione In lin-
gua Inglese. I primi due volumi
di spagnolo dovrebbero appa-
rire entro Il 1981
FIZZOTTI EUGENIO
Lottare per l'uomo
Ed. Dehontane 1981, lire 3.500
L'autore, noto studioso sale-
siano di problemi psicologici,
arfronta la crisi del valori del
mondo attuale Indicandone la
soluzione nella coscienza mo-
rale: una coscienza a cui non
a-ia I loVpOI
viene affidato il ruolo sempli•
Edllrice Elle DI a
cemente notarile dl segnalare e
distinguere il buono dal cattivo, RISSO PAOLO
ma che viene Intesa come sa- A migliaia lo vollero prete
crario entro Il quale l' uomo de- LDC 1981. Pag. 120, lire 2.500
cide di se stesso e progetta Il Davvero lo vollero prete: don
suo destino. Una scelta di vita Pietro Gonella. Nel 1949 semi-
costruita a partire dalla propria narista diciottenne. fu colpito
lrrepetibile personalità e origi- da un male incurabile che lo
nale collocazione storica L'o- Inchiodò a letto per sempre.
pera, che muove dagli studi più Nel 1978, dietro tante Insisten-
recenti della psicoanalisi, non ze del suol amici e con l'auto-
è per specialisti e risulta utile rizzazione del Papa, è stato
agli operatori pastorali
ordinato sacerdote. La sua
messa è stata breve, la sua of-
,f?
BOSSU - CHALAGUIER
ferta qui in terra è durata solo
L'espressione corporale
15 mesi, per continuare - sa-
LDC 1980. Pag. 216, /Ire 5.000 cerdote In eterno - nel cielo
Il linguaggio, si sa, non è so- Questa meravigliosa avventura
Kwangju (Korea del Sud). Tutti gli anni le allieve della scuola •uperlore -
sotto la regia delle Figlie di Maria Auslllatrlce - danno vita a qualche
lo verbale: cl sl esprime in tanti
modi, anche col corpo. Il volu-
è raccontata con atfetto da un
amico che gli fu a lungo vicino
genllle, lmpecçablle coreografia. Questa 6 l'ultlma.
6 BOLLETTINO SALESIANO r• APRILE 1ga1

1.7 Page 7

▲back to top
* BRASILE UN ESPERIMENTO
DI EVANGELIZZAZIONE
Piccolo Xavante
sarai con me in paradiso
Un gruppo etnico di soli 6.000 indios avvicinato dai missionari sale-
siani appena nel 1952, trova in una moderna catechesi i motivi della
sua coesione sociale e della sua adesione al vangelo
I I piccolo Xavante che alla scuola
della rnjssione impara il sillabario
e il catechismo insieme con i miti
suggesUvi e le antiche tradizioni del
suo popolo, neppw·e immagina
quanti problemi teorici e pratici sta
ponendo a padre Giaccaria e agli altri
nove missionari salesiani che si oc-
cupano del suo gruppo etnico.
Questi ragazzini Xavante. educati
nel villaggio in maniera piuttosto
spartana, allegri e simpatici, fanno
bene la loro pane. Vanno matti per il
disegno e coloriscono con gusto, se-
guono docil1 e attenti i loro monitori
(maestri), partecipano con occhi
sgranati alle feste della tribù, sono
diventati grandi amici del missiona-
rio. Ma padre Giaccaria e gli altri si
domandano con preoccupazione:
questi ragazzini, diventati giovani e
adulti, non si vergogneranno un gior-
no di essere degli indios? Non cer-
cheranno di lTadire, camuffandosi, la
loro gente? Non riniranno col perdere
la loro identità stmica senza riuscire
ad acquistare in cambio un'altra
identità?
Ridotti a tre o quattrocento. Gli
Xavante sono ora quasi 6.000, ma
qualche tempo ra si erano ridotti al
lumicino, mentre in epoche an tiche
dovevano essere un popolo abba-
stanza numeroso.
La loro storia è piena di lacune. Un
giorno lontano dovettero abitare sulla
sponda dell'Oceano Atlantico, perché
nei loro miti fanno riferimento al
mare. All'inizio della colonizzazione
portoghese erano insediati nella parte
settentrfonale delJ'attuale stato cli
Goias, e per il loro coraggio dettero
non poco (ilo da torcere ai primi go-
vernanti bianchi. Poi i bianchi con
\\'arie spedizioni militari riuscirono a
«pacificarli», e attorno al 1790 gli
Xavante accettarono di rimanersene
quieti nelle loro aldce (villaggi),
« protetti eia una guarnigione milita-
re». Per effetto di questa protezione
cominciarono a decadere e a morire.
Tra malattie e violenze subite, nel
1860 e rano ridoni a tre o quattrocen-
to, e i superstiti una nolle -abbando-
narono tulli insieme i villaggi cer-
cando scampo più all'interno del
paese.
Si rifu1,,riarono in una zona allora
ùcserta, abbandonata dai garimpei-
ros (cercatori d'oro). Costoro nel
XVI Il secolo avevano costretto con
stragi gli indios della zona a sloggiare,
poi avevano fabbricato una città che
rimase in vita f'inché la ricerca del-
l'oro ru vamaggiosa; poi se ne anda-
rono lasciando il vuoto dietro di sé.
corsero a stabilirsi gli Xavante fug-
giaschi, e poterono trascorrere un
buon secolo in pace. Li separava dal
resto dell'umanità il famigerato Rio
das Mortcs, cd essi ne fecero come
una frontiera uccidendo quanti ten-
tavano di varcarlo. Accadde purtrop-
po anche a due missionari salesiani,
nel 1934.
Poi, all'epoca della seconda guerra
mondiale, le autorità brasiliane fece-
ro costruire da quelle parti una stra-
da; arrivarono gU operai, con soldati
e aerei, e gli Xavante scagliavano le
frecce contro gli aerei che volavano a
bassa quota. Ma bastava una schiop-
pettata perché gli indios scappassero
a gambe in spalla con alte urla. In-
tanto i loro contatti con i bianchi - a
distanza, e guardandosi in cagnesco
- si facevano più frequenti, finché
nel 1952 gli Xavanle non strinsero
amicizia con i missionari.
Da allora il problema è di vedere se
questiindios giungeranno a diventare
brasiliani e cristiani continuando a
essere se stessi, cioè Xavante. E è iJ
problema che assilla padre Giaccaria
con gli altri missionari. Ecco dunque
il suo punto di vista.
La scuola in lingua materna. Do-
manda. Padre Giaccaria, s1a11do alla
storia dobbiamo concludere che il
contatto con i bianchì è stato e rimane
per gli Xavante qualcosa dì negativo?
Padre Giaccaria. Il contatto è ne-
gativo quando non è ben condotto.
Nelle missioni, per vari anni, finché
gli Xavante sono rimas1i a contatto
quasi solo con noi, si erano rassere-
nati, avevano compreso le situazioni,
progredivano bene. Ora che c'è at-
torno a loro gente che ha fretta di
farli progredire, si sta risvegliando di
nuovo una rivalità inten1a tra loro,
con nuove tensioni.
Noi missionari continuiamo ad
aiutarli a capire, att.-averso l'istruzio-
ne. Perché ci pare questa la via: por-
tarli a capire quel che sta accadendo
a ttorno a lorn, a capire se s tessi, e
aiutarli a fare buon uso dei mezzi che
vengono messi nelle loro mani.
D. Che co.~a fate per istruire i m-
gazzi Xavante?
R. La scuola, evidentemente. Ma
c'è modo e modo di fa1·e scuola.
Quando sono giunto in Malo Grosso
nel 1957, ho cominciato a fare la soli-
ta scuola, ma i ragazzi non capivano
niente della lingua portoghese, e dei
miei metodi. E così abbiamo messo al
più presto nelle loro mani un piccolo
sillabario, ciclostilato, in lingua xa-
vante. L'operazione non è stata facile,
non sono mancati quelli che sostene-
vano: « No, essi devcrno imparare il
portoghese, devono inserirsi nell'am-
biente in cui sono destinati a vivere».
Così abbiamo avuto vent'anni di
BOLLETTINO SALESIANO 1• APRILE 1981 7

1.8 Page 8

▲back to top
contrasti, ci sono voluti venti anni per
ottenere l'approvazione da parte delle
varie istituzioni. Solo ora sono tutt.i
più o meno d'accordo che bisogna
cominciare dalla lingua materna, che
solo in un secondo tempo si può
passare ad altre lingue.
D. A parte quesro, si tratta di fare
scuola ai ragazzi xavante come la si
farebbe ai ragazzi italiani?
R. Anche il modo di fare scuola è
un punto controverso. Non si può di-
menticare che i bambini xavante una
scuola ce l'avevano già da secoli, che
gli adulti e gli anziani dei villaggi già
insegnavano ai bambini quanto oc-
coneva loro per essere Xavante. Ma
era una scuola di ben altro genere,
consisteva nel « lrequentare » la fore-
sta per imparare a cacciare e pescare,
consisteva nel menersi in ascolto de-
gli anziani per imparare le tradizioni,
nel partecipare alle feste per cogliere
il significalo dei riti e dei miti.
deve essere solo la lingua materna.
Soltanto cos.ì l'imparare a leggere e
scrivere per gli Xavante viene a far
parte pienamente della loro cultura,
come lutto il resto che inipa.-ano nelle
feste e dagli anziani.
Per questo abbiamo fatto in modo
che essi stessi si preparassero i loro
libri di testo, libri che riOetlano vera-
mente la loro vita. fn essi i ragazzi si
ritrovano, respirano la loro cultura.
Gli piacciono. Ora in tre o qua1tro
mesi otteniamo dai ragazzi gli stessi
risultali che un tempò si ottenevano
in tre o quattro anni.
D. Quale i11flusso avrà quesw scuo-
la nella /01'0 vita?
R. Vede, c'è il pericolo, serio e
grave, che questi ragazzi a un certo
punto provino vergogna di essere
quel che sono. A quel punto sarebbe-
ro perduti, non si riuscirebbe più a
ricavarne nulla di buono. Già accade
a qualche ragazzo che non osa piLt
Scene di vita Xavante. A destra uno Xavanle Insegna I segreti della selva al figlio di un colono; a
sinistra un missionario sottopone a vaccinazione un ragazzo Xavante.
Le loro feste infatti non trasmetto-
no solo un cerimoniale esterno, ma
anche significati molto profondi,
espressi nel mito, che poi vengono
tradotti nella vita di ogni giorno. Le
cerimonie non sono solo folclore, co-
me potremmo pensare, ma sono vita
vissuta, condensano in la loro
concezione del mondo.
Non si vergognano di essere Xa-
vante. D. Cosi insegnate a leggere e
scrivere in lingua xavante?
R. Certo; il portoghese verrà in se-
guito come seconda lingua. Ma non si
tratta solo di imparare a leggere e
scrivere nella loro lingua materna: i
ragazzi devono imparare a fare di
questa lingua il loro strumento nor-
male per capire la realtà, per espri-
mer·si e comunicare. Questo stru-
mento non può essere wrn lingua
estranea imposta dal di fuori; può e
pettinarsi alla maniera xavante, che
quando va in mezzo ai bianchi quasi
si traveste per non essere riconosciu-
to come indio. È uno spostato, un
emargi.nato. Noi pensiamo che il no-
stro tipo di scuola può evitare questo
pericolo. Alla scuola della missione i
ragazzi scoprono che hanno una lin-
gua idonea come tutte le altre a co-
noscere e comw1icarc, che possiedo-
no una cultura non inferiore. È que-
sto l'obiettivo a cui miriamo: si con-
vincano che la loro cultura non è in-
feriore a quella dei bianchi, che non è
neppLu-e superiore, che siamo tutti
ugualL
Di fatto molti giovani Xavante ora
l'hanno capito, vanno in città tran-
quillamente, non si nascondono, non
si tagliano più i capelli, non cercano
di nascondere i loro tatuaggi, non si
fanno passare per altri. Sono contenti
di essere riconosciuli come Xavante,
e noi sentiamo che non abbiamo
perduto il nostro tempo.
1.500 scolaretti. D. Come pote1e vai
bianchi insegnare ai ragazzi Xavante
secondo la loro 111e111alità? Non siere
estranei alla loro cu/wra?
R. Sì, noi conosciamo imperfetta-
mente la loro cultura, e se vogliamo
arrivare fino a loro dobbiamo passaTe
attraverso qualcuno che faccia da
mediatore. Questo qualcuno è il mo-
nitore. In passato la Funai (organiz-
zazione che in Brasile si occupa dello
sviluppo degli indios) assumeva degli
insegnanti stipendiati, ma l'operazio-
ne risultò un faJlimento: veniva gente
di fuori che non conosceva i ragazzi
il loro mondo. che per· di più mo-
riva di solitudine e di nostalgia, e do-
po pochi mesi se ne tornava a casa
sua. Risultato: in vent'anni quasi non
sono riusci ti ad alfabetizzare nessu-
no. Noi invece nelle missioni ricor-
riamo ai monitori, che hanno dato
ben altri risultati. I monitori sono
giovani Xavante che hanno già avuto
una certa preparazione scolast.ica, e
che sono ben accettali dal loro grup-
po. Essi [anno da mediatori fra noi e i
ragazzi Xavante. Noi arriviamo fino a
metà strada, e loro percorrono l'altra
metà. Gli Xavante con meno di 30
anni, vissuti a contatto con le missio-
ni, grazie a questi monitori sono tutti
alfabetizzati. Sanno tulli leggere e
scrivere.
D. Qual è l'allua/e sistema scolasri-
co per questi indios?
R. I ragazzi vanno a scuola per
quattro anni, a partire dall'età di 6-7
anni. In tutto, gli scolari sono l.500 su
una popolazione di quasi 6.000 in dios.
La Funai rer assicurare queste scuole
ha ora adottato il sistema dei moni-
tori: li sceglie tra la gente xavante, e li
prepara sul posto. Mandarli fuori non
servirebbe: i giovani xavantc che ab-
biano frequentato corsi altTove, o non
tornano più o se tornano non riesco-
no più a inserirsi nel loro gruppo. La
preparazione avviene quindi sul po-
sto, e dura quattro mesi: due mesi di
istruzione vera e propria, e due mesi
di tirocinio pratico.
Noi m1ss10nari collaboriamo in
pieno con questi organismi scolastici.
per il bene degli Xavanle. L'ideale a
cui miriamo è di portare gli anni di
scuola da quattro a ollo, per unifor-
marci alla legislazione del Brasile
sulla scuola dell'obbligo. U traguardo
è ancora lontano, ma noi missionari
diamo piena collaborazione...».
Lo Xavante mi consegnò le sue
armi. Una collaborazione cominciata
per volontà degli stessi Xavante il 14
maggio 1952. Quel giorno il missio-
nario salesiano don Antonio Colbac-
chini, che da anni sognava l'incontro
8 BOLLETTINO SALESIANO 1• APRILE 1981

1.9 Page 9

▲back to top
GLI INDIOS XAVANTE SONO COSÌ
Il loro nome. Xavante (pronuncia
sciavànte) è il nome che i portoghesi
dettero alla tribù verso la fine del XVI
secolo. Non se ne conosce il signifi-
cato. Essi si autodefiniscono Auwe,
cioè persone, gente».
Chi sono. Appartengono alla gran-
de famiglia linguistica « Je •, monosil-
labica, agglutinante. Vivevano di cac-
cia e pesca, oggi stanno passando
all'agricoltura, I più evoluti sanno già
usare le macchine agricole. La prima
preoccupazione del membri della
tribù è l'uguale ripartizione dei beni
tra la famiglia e il gruppo. Gli Xavante
sono persone allegre, e manifestano
la loro allegria in feste e competizioni
ben distribuite durante l'anno.
Quanti sono. Oggi sono quasi
6.000. In tempi antichi dovettero es-
sere molto numerosi, ma li contatto
con I bianchi (malattie e violenze su-
bite) Il aveva decimati e stavano per
scomparire. Il loro attuale incremento
è tra I più alti del mondo, superando il
6% annuo.
Dove vivono. Oggi sono insediati
nella parte mediorientale dell'altipiano
del Brasile Centrale, nello stato del
Malo Grosso. La zona da loro occu-
pata è compresa fra due fiumi, Il Rio
Coluene e il Rio das Mortes.
La loro abitazione. Il villaggio origi-
nale xavante, detto aldea, è formato
da diverse capanne disposte a forma
di ferro di cavallo, aperto dalla parte
del fiume (sempre vicino). Al centro
dell'aldea c'è uno spiazzo dove si
svolgono le riunioni degli uomini e le
principali cerimonie religiose. La ca-
panna ha forma di cupola, ed è abitata
da due o tre famiglie.
La donna è la vera regina della ca-
sa, e dispone dei beni che si trovano
nel suo interno. Per questo gli uomini
si trattengono molto poco 'lelle ca-
panne, preferendo stare sulla piazza o
andare fuori a caccia.
La loro religione. Le cerimonie reli-
giose degli Xavante sono incentrate
su un'idea base: Il culto della vita e
della fecondità. Credono nell'esisten-
za di spiriti buoni che favoriscono la
crescita della tribù, e di spiriti cattivi
che invece portano distruzione, ma-
lattie e morte.
La situazione attuale. Gli indigeni
oggi vivono raccolti ufficialmente In
sette centri, di fatto in 19 villaggi. La
maggior parte dei bambini e giovani
- specie quelll venuti a contatto col
missionario - sono oggi alfabetizzatì;
I migliori cominciano a fare da mae-
stri.
con_ quesli indios, si trovava nella zo-
na che poi sarebbe stata chiamata
Xavantina.
« D'improvviso - ha raccontato -
vedo sbucare di dietro un tronco tra
cespugli e foglie un selvaggio xavante
dall'aspetto !"croce, dalla faccia Lrucc.
Nella mano sinistra impugnava l'arco
e le frecce, con la destra brandiva un
grosso randello. Furioso si avvicina, e
con un urlo di rabbia si avventa su di
me e alza la terribile clava per mena-
re il colpo di morte... Ma una fona
occulta lo trattiene; tuttavia con un
tremendo spintone mi scarave111a
contro un grosso tronco; io ballo la
testa e rimango intonLito. Quando mi
riprendo, mi guardo attorno e non
vedo più nessuno.
« Che fare? fuggire? Sapevo che il
selvaggio non era lontano, e che di
nascosto stava osservando con l'in-
tuizione propria di quesli primitivi.
Mi venne allora spontanea l'invoca-
zione alla Vergine. Poco dopo lo vedo
uscire dalla boscaglia, prendere il
sentiero e diligersì verso di mc.
Brandiva ancora le sue armi, ma in
atteggiamento non più ostile. Osser-
vai che tTemava tutto da capo a piedi;
il suo aspetto e il suo sguardo non
erano più truci e sinistri come prima.
Giuntomi d'appresso, stende le armi
verso di me e fa atto di consegnar-
mele. Intuisco il pensiero del selvag-
gio e prendo dalle sue mani l'arco e la
freccia; ma con mia grande meravi-
glia vedo che mi consegna anche la
pesante clava...
« Quando ebbi tutto nelle mani, lo
Xavante mi feçe un sorriso, mi pose
la mano sulla testa e con intimità di
fratello più che di amico accarezzò la
mia barba. Subito altri selvaggi sbu-
carono dal bosco, mi circondarono,
mi presero per mano e vollero che
danzassi con loro! Cessò l'odio, svanì
la diffidenza e apparve il fiore dell'a-
micizia... ».
L'intesa non fu raggiunta così
d'improvviso. Gli Xavante parlavano
una lingua incomprensibile, apparte-
nevano a un altro mondo. Ce ne volle
di pazienza da una parte dall'altra per
cominciare a capirsi. Soprattutto, i
missionari avevano un dono enorme
da fare agli indios, quello della fede,
per il quale occo1Teva il massimo di
reciproca comprensione... Ma sentia-
mo padre Giaccaria.
ll mito è la loro bibbia. D. Come è
avvenuta l'istruzione religiosa degli
Xavante?
R. All'inizio secondo il metodo
tradizionale, con catechismo a base
di domande e risposte. Si cercava di
dare le spiegazioni nel modo più
comprensibile per loro. Ma abbiamo
sentito il bisogno, perché la fede tro-
vasse un innesto naturale nella loro
cultura, di partire proprio dai loro
mili e dalle loro tradizionL
D. Questi miti non possono costi-
tuire una difficoltà per una proposta di
fede?
R. No, è il contrario. U mjto è la
base della vita xavante; e va rispetta-
to e accolto. Anche nei documenti del
Concilio Vaticano si dice che in ogni
cultura e religione ci sono i germi del
Vangelo. Anche nei miti degli Xava11-
te, che sono tutta la loro sapienza, il
loro modo di concepire il mondo. li
mito è la loro bibbia, è il condensato
della loro morale. Si deve perciò par-
tire da queste loro credenze, perché
altrimenti si corre il rischio di creare
un doppione, di produrre in loro co-
me una doppia vita. Se il Vangelo non
si radica nelle loro credenze, rimane
per loro qualcosa di estraneo che non
possono vivere veramente in profon-
dità. Mancherebbe la base, il fonda-
menlo. Per questo si deve partire
dalle loro leggende e tradizioni.
D. Come può avvenire l'innesto
della fede sulle loro credenze?
R. 11 mito è qualcosa di vivo, che
non si trasmette staticamente come
un testo definitivo, ma che gli anziani
dei villaggi adattano aJle circostanze
:.Lesse della vita. il mito non dovrebbe
mai essere scritto. Per esempio non
possiamo scrivere un mito e presen-
tarlo ai ragazzi come testo scolastico,
andare a scuola e dire: « Oggi leggia-
mo il tale mito,,. Così facendo si cri-
stallizza una cosa viva, e al tempo
stesso la si distrugge. Il mito così ri-
dotto perde tullo il suo valore.
Quando gli anziani « sognano ».
D. Come awiene allora la trasmissio-
ne del mito?
R. Avvien_e attraverso la festa, a l-
BOLLETTINO SALESIANO 1' APRILE 1981 9

1.10 Page 10

▲back to top
traverso l'esempio delle vicende fa-
miliari, aw·averso il vissuto. Non è
mai qualcosa che cade casualmente
come una lezione all'europea sul
banco scolastico di un ragazzo, ma è
sempre una dsposta concreta a qual-
che problema concreto del gruppo.
Anche i Protestanti hanno lavorato
in mezzo agli Xavante, e pensavano
di poterli convertire con una massic-
cia inie2ione di testi biblici. Si erano
messi in testa cU tradurre la Bibbia in
lingua xavante, hanno anche comin-
ciato, ma hanno solo creato dei gravi
conflitti tra gli Xava□ te con cui lavo-
ravano, dei seri problemi sociali. Era
una strada sbagliata.
All'inizio del mito, del racconto,
sovente c'è un caso da risolvere, e c'è
il «sogno» dell'anziano del gruppo.
Dopo il contatto con i protestanti, per
esempio, accadeva che l'anziano rac-
contasse un sogno. e che all'udirlo
esporre noi bianchi si fosse tentati di
dire: « Ma è ricavato dalla Bibbia!»
Era vero, ma era qualcosa di com-
pletamente trasformato e rivissuto in
una situazione nuova, con un mes-
saggio diverso, con un'applicazione
originale alla vita concreta.
Xavante !>ono molto crca11v1, sanno
rivivere e trasformare continuamente
il ,nito).
Ma si potrebbe dare il caso limite
del rifiuto dei giovani, e allora l'an-
ziano conclude con ti-istezza: ,, Ades-
so io non posso pii'., sognare, perché
voi non mi credete più».
D. ln questo componamento de/-
/'anzia,10 non c'è fantasticheria. fin-
zione?
R. Non credQ: c'è negli indios un
rapporto con la realtà molto cUvcrso
dal nostro, che dovrà ~sere 5ludiato
a tondo prima di dru·e giudizi defini-
tivi. Non è tanto la rispondenza del
sogno con la realtà, quanto il nocciolo
dì verità morale, la sua capacità di
dare una risposta a un problema
concreto, che vanno lenuti in consi-
derazione.
Punto di partenza, il mit o. D. S11
q11es1a base di sogni che reinterpreta-
no il mito adatwndolo di co111i11uo alle
siluazioni co11crere. come potere voi
missionari introdurre le 1•eri1à del
Vangelo?
R. Noi consideriamo i loro miti, la
loro cultura, come la base e il punto
di partenza. li Vangelo non ne può
nel nostro insegnamento religioso,
uLilizzando un catechismo molto di-
verso da quello delle domande e ri-
sposte precostituite e da mandare a
memoria.
D . Com'è du11q11e il mw1•0 catechi-
.mw?
R . Dopo quanto ho detto, il suo
principio basilare non dovrebbe più
~orprendere: il punto di partenza, per
ogni lezione di catechismo, è la loro
vita reale, interpretata auraverso il
mila. Su questa base innestiamo la
visione cristiana.
D. Un esempio?
R. Ecco, quello della creazione. Si
pane dalle piantagioni, e come atti-
vità pratica si chiede ai ragazzi di
realizzare una piccola piantagione:
piantano un seme, una verdura, che
porti a considerare come le cose
hanno origine. Insomma si pa,·te dal-
la vista delle cose, pianle, animali. Poi
li si interroga sulle loro leggende ri-
guardanti l'origine delle cose.
Da notare aJ riguardo che manca
loro il mito della I.oro origine. E ciò è
periellamente logico: se a raccontare
i miti sono degli uomini, quale uomo
avrebbe potuto essere presente alfa
W,O.t&i.• ub,, t_~ !.!:. ~
Tu. SUA ~ 1::&~t~ ~ 1.!:. ~ ~
~':i&.~~~
t!>Lb,
l6L
1,._
t,,.i,_ ~bo, t, "'"""""
HÒIMANA'U'O
T E AIMA ROWABUTU
-~- -
I
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t
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CATECISMO PARA OSXAVA:ITE
'--- - - - - - LIVRO DO A LUNO
- -- - - - - - '
oa sinistra: una pagina di sillabarlo, la copertina del catechismo, pagina di caleehJsmo con gll spazi per le risposte e Il disegno da colorare.
D. Può fare un esempio di questo
ada11a1ne1110 dei contenuti evangelici
alla 11iw xavanre?
R. Si dà il caso che l'anziano di un
gruppo noti con disappunto che i
giovani a contatto con i bianchi stan-
no abbandonando le tracUzioni della
trìbt1. E vuole impedirlo. Ecco che un
mattino raccoglie i giovani e dice:
« Voi avete ricevuto il bauesimo, siete
cristiani. Ora Gesù CrislO io l'ho visto
in sogno, e mi ha dello... Perciò se mi
volete bene dovete fare la tal festa,
cantate questo canto"· Ed espone un
canto. che magari inventa per (gli
10 BOLLETTINO SALESIANO 1' APRILE 1981
essere dissocialo sen1:a gravi pericoli.
Se per esempio noi insegniamo loro
delle verità morali che essi già ri-
scontrano come patrimonio della loro
tradizione, e nello stesso tempo essi le
vedono contraddette dai bianchi nel-
la vita di ogni giorno, essi finiscono
per domandarsi: ma perché dovrem-
mo lasciare la no~tra tradizione che è
buona, per accogliere ciò che i bian-
chi dicono ma non [anno? Ed entre•
rebbero in crisi.
La verità cristiana va dunque in-
nestata sulla solida base del loro mi-
Lo. È quanU> cerchiamo di realizzare
propria creazione per poter raccon-
tare com'è avvenuta? Essi «sanno»
solo l'origine delle cose venute dopo
l'uomo. Sanno che stavano in un
mondo oscuro dove non c'era da
mangiare, e che gli spiriti buoni han-
no dato origine alle varie cose proprio
per loro, per la loro vita.
Quando i bambini xavante hanno
rievocato nella scuola tullo qucslo,
diventa facile dir loro: « La nostra
bibbia ci racconta quello che voi an-
cora non sapete, cioè come ha avuto
origine ruomo. È stato Dio che lo ha
creato... ». E cU qui è facile passare

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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anche al concello della paternità di
Dio. del suo amore...
Il Vangelo consolida il gruppo. D.
E il ,·ostro carechismo come è rea/iz-
:.a10 concretamente?
R. Ogni !et.ione presenta due do-
mande, scritte nella loro lingua, o
anche in portoghese. La prima do-
manda si riferisce ai loro miti, e i ra-
gazzi si meltono d'intesa l'ra loro per
formulare la risposta. Poi la scrivono.
La seconda domanda interroga sul
completamento cristiano che il cate-
chista ha spiegato, e che di nuovo i
ragazzi riassumono. Ci sono poi i di-
segni, traiti dal loro mondo, che i ra-
gazzi possono non solo colorire ma
anche completare con l'aggiunta di
particolari che ritengono significativi.
D. Quale va111aggio porra questo
111e10do rispetto a quello tradizionale
delle domande-risposte?
R. Qui tullo avviene naLUralmenle,
e le due culture si fondono. La nuova
cultura non viene a ~cacciare la pri-
ma, ma a integrarla e arTicchirla. E
quel che più conta, è lo stesso Xa-
vante che compie l'operazione, che fa
il passo avan ti. In questo modo l'a-
desione al Vangelo, l'acce11azione
della fede. raggiunge anche lo scopo
di consolidare i1 gruppo emico attor-
no ai valori a cui crede, e di salvarne
l'identità in mezzo agli altri gruppi
11mani.
D. Padre Giaccaria, quami sono gli
X{ll'(mtes cristiani?
R. Sono un 500 su quasi 6.000. Co-
me vede, non abbiamo fretta di bat-
1ezzare. Ma va aggiunto che anche i
non battezzati, quasi lulli, vivono or-
mai da cristiani, e quindi si può dire
che l'ora del battesimo è vicina. Ciò
larebbc felice quei nostri due primi
missionad che per affrettare questo
momento dellero il sangue...»
Padre Giaccaria allude a padre
Giovanni Fuchs, svizzero, e a padre
Pietro Sacilotli. brasilian o di discen-
denza italiana. Quell'anno 1934 Don
Bosco era !>Lato proclamato sanw, e
ai due missionari sembrava come un
dovere offrirgli in dono l'incontro con
gli indios Xavanle. Partirono da San-
ta Teresina dove sorgeva una povera
cappellina missionaria, e affrontaro-
no con altre cinque persone la navi-
gazione sul Rio das Mortes. A un
tratto scorsero su una radura due
Xavantc, e vollero andare a incon-
t.l'arli Scesero e si avviarono, soli.
Forse un gesto male interpretato da-
gli Xavante li tradì. 1 loro compagni
l'indomani li ritrovarono col cranio
rracassato e col corpo orrendamente
contuso. Era il primo novembre, festa
di tutti i santi, e - come suggerisce la
nostra speranza - quel giorno di
santi in cielo se ne contarono due in
più.
Enzo Bianco
Protagonisti nella storia Xavante. A sinistra, con don Igino Fasso, Il primo ragazzo della tribù
che volle vivere nella missione: Domlngos Savio Bu.za, figlio del caclco Jururan. A destra un
bonario don Antonio Colbacchlnl, Il missionario che per primo Ieee amicizia con gll Xavante.
I SALESIANI SULLE PISTE DEGLI XAVANTE
1894, primavera. I primi salesiani co-
minciano a lavorare nello stato brasilia-
no del Mato Grosso.
1934, 1 novembre. I missionari Fuchs
e Sacilotti vengono trucidati sul Rio das
Mortes dagli Xavante che erano andati a
incontrare.
1952, 14 maggio. Incontro inatteso e
drammatico di don Antonio Colbacchini
con un gruppo di Xavante, a•Xavantina.
Gli indios come pegno di pace e di
amicizia gli offrono frecce e archi.
1953, 9 marzo. Secondo incontro. Il
figlio del caclco, sui 13-14 anni, non
vuole Rjù abbandonare la residenza
missionaria. Costretto a tornare, sfugge
alla sorveglianza della famiglia e rientra
nella residenza. Quel giorno era festa di
san Domenico Savio, e riceve ìl nome
Domingos Savio. Nel mesi successivi i
contatti amichevoli si moltiplicano.
1953, 2 dicembre. Due missionari si
recano a Santa Teresina e ·tondano la
nuova residenza missionaria. Poche
settimane dopo, gli Xavante si raccol-
gono sull'altra sponda del fiume e co-
struiscono Il loro villaggio. Comincia
una stretta collaborazione.
1957, 24 febbraio. A Sangradouro,
missione In cui I salesiani da 50 anni
lavorano con gli indios Bororo, si pre-
senta un secondo gruppo di Xavante e
costruiscono il villaggio accanto alla
missione.
1957. Il Rettor Maggiore don Renato
Zigglotti visita gli Xavante: Il missionario
traduce le sue parole di saluto. Poi Il
Rettor Maggiore rivolge un pensiero
spirituale, e il missionario interrompe la
traduzione: quei concetti non hanno
nella lingua xavante i termini corri-
spondenti...
1958, 24 maggio. A Torino don Col-
bacchini depone sull'altare dì Maria
Ausiliatrice le frecce avvelenate, l'arco
e la clava ricevuti come segno di ami-
cizia e di pace nel suo primo incontro
con gli Xavante.
1959. Il villaggio Xavante di Santa
Teresina è assalito da altri gruppi della
tribù, e solo con un po' di fortuna I
missionari riescono a evitare una car-
neficina. Seguono vendette dall'una e
dall'altra parte.
1960-61 . Il villaggio Indio per maggior
sicurezza viene trasferito a San Marcos,
che è ancora oggi ìl maggior centro
Xavante con 500 indìos.
1963, 14 luglio. Dopo un lungo cate-
cumenato, i primi 16 Xavante ricevono il
battesimo dalle mani del vescovo sale-
siano mons. Camlllo Faresln. Gli altri
Xavante accompagnano il rito cantando
nella loro lingua ì canti tradizionali.
1981. Oggi 1O salesiani sì occupano
degli indios Xavante, ln tre località: nelle
Colonie Xavante,. di San Marcos e
Xavantina; e nella «Colonia per Bororo
e Xavante di Sangradouro.
Padre Luis Giaccaria, Il missionario
intervistato, è un cuneese di Chiusa
Pesio. Ha 49 anni e da 24 lavora in Malo
Grosso. A lui e al salesiano coadiutore
Adalberto Heide, si devono studi fon-
damentali sugli indios Xavante, di cui
due tradotti in italiano:
• « Auwe Uptabi (Uomini veri)"· Sei
1871 , pag. 280;
Geromlno Xavante racconta•·
LAS 1980, pag. 276.
BOLLETTINO SALESIANO 1• APRILE 1981 11

2.2 Page 12

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PROBLEMI EDUCATIVI
sionali, con cicli che durano non oltre
tre anni. Permettono una buona qua-
Cosa farai da grande?
lificazione in vista di un inserimento
*immediato nel mondo del lavoro;
un corso di studi a medio tenni-
Non hanno le idee chiare
ne: sono i vari Istituti Tecnici, che
durano 5 anni (l'istituto Magistrale 4
anni). Rilasciano un diploma e si di-
venta tecnki specializzali (geometra,
È questa la conclusione di una recente indagine. Ecco le indicazioni
fondamentali per una scelta dopo la terza media. Ricordando che la
scelta dovrà essere non solo professionale, ma « vocazionale »
*ragioniere, perito, ecc.);
un corso di studi a lungo termi-
ne: dopo la maturità classica o scien-
tifica si passa alle varie Facoltà Uni-
e osa farai da grande?», è la do-
manda che a tutti i ragazzi
viene rivolta un'infinità di vol-
gran numero di ragazzi e ragazze ab-
bandona definitivamenLe la scuola.
Alcuni sono costretti a farlo per le
versitarie (a queste si può accedere
anche dagli Istituti Tecnici).
Alla ricerca del posto sicuro. Una
delle maggiori preoccupazioni dei
te. A dieci anni giocano di fantasia: dilTicoltà socio-economiche della fa- genitori è giustamente quella di ga-
« Voglio fare l'aviatore, il ferroviere, il miglia; altri, specie quelli che vivono rantire ai propri figli uno sbocco
giocatore di calcio, l'hostess, la mo- fuori città, perché si trovano troppo professionale sicw·o. È sconfortante
della... ». Al termine della scuola me- lontani dalla scuola. Su JOO giovani infati-i che con un diploma in tasca e
dia però la loro rispo~ta deve farsi più delle scuole superiori, solo 56 infatti magari una laurea sudata si debba
precisa, dal momento che sono chia- possono frequentare un istituto che si entrare nella lista dei disoccupati. Per
mati a decidere concretamente sul trovi nel proprio comune, mentre 35 questo tra le varie scelte possibili oggi
proprio avvenire. La maggior parte vanno a scuola in istituti della stessa si stanno facendo strada nuovi
dei ragazzi continua a studiare, ma gli provincia, e 9 sono costretti a trasfe- orientamenti che presentano una
orientamenti diventano già notevol- rirsi lontani dalla famiglia.
maggiore possibilità di occupazione.
mente diversificati: indirizzo tecnico- Le tre possibilità. Non ci fermiamo Tra queste, le cosiddette « profes-
scientifico o indirizzo letterario-uma- qui a presentare le varie possibilità sioni della salute». Si tratta di pro-
nistico? O subito al lavoro?
che si aprono davanti a chi vuole fessioni pan.1mediche indispensabili
Le statistiche degli ultimi anni af- proseguir·e negli studi dopo la scuola per rendere efficiente ogni quadro
fermano che aumentano le iscrizioni media (la cosa lisulta abbastanza dell'assistenza sanitaria: infermiere,
agli Istituti professionali. Talvolta si chiara dal riquadro in fondo alla pa- odontotecnico, ottico, tecnico di la-
parla di questa scuola come di « una gina). I provveditorati, i distretti sco- boratorio, ecc. ln questo campo ci
scelta di serie B ,,, ma è ingiusto, se si lastici e i vari comuni distribuiscono a sono ampie possibilità di specializza-
pensa alla necessità alluale di_ trovare primavera nelle singole scuole aglj zione. (Maggiori dettagli si trovano
una buona occupazione, e a quella di allievi di terza media dei libretti per nel libro di Giacomina Lapenna « Le
qualificare sempre meglio il proprio orientarsi, con indirizzi e numeri te- professioni della salute»: ci sono an-
lavoro.
lefonici e altre notizie pratiche. Però che gli indirizzi delle scuole).
Un censimento. La regione Lom- questi prontuari non sono tali da to- È particolarmente interessante,
bardia ha fatto un censimento insoli- gliere genitori e figli dall'imbarazzo nella ricerca del posto «sicuro», an-
to: ha sottoposto a i_ndagine 406 mila della scelta. Così come non basta a che tutto il settore alberghiero, con
ragazzi che frequentano le tre classi sciogliere ogni dubbio il giudizio glo- possibilità di imp iego non solo in ri-
della scuola media nelle l.166 scuole bale che iJ consiglio cli classe ha tra- storanti e albe1·ghl, ma anche nelle
pubbliche e private della regione. Le scriuo sulla pagella di ogni allievo. aziende turistiche e nelle compagnie
risposte hanno posto di fronte a dati Scendendo al pratico, Ire sono le cli navigazione aerea e marittima;
* sorprendenti. Per esempio si viene a possibilità di realizzare questa l>cclta:
conoscere che il 19,8 per cento dei
un corso di studi a breve fermi-
ragazzi delle medie è in ritardo sui ne: si tratta dei vari Istituti Profes-
corsi di studio, che il 25% dei ragaz7j
I SCUOLA
lavora (con i genitori o presso terzi)
nelle ore libere. La cosa più stimo-
I
I
I
I
I
I
I
lante dell'inchiesta riguarda però ciò
che si riferisce al futuro di questi
giovani studenti. Dal questionario
emerge un'incertezza di fondo molto
Uceo
Classico
(anni 5)
Liceo
Sclentlllco
(anni 5)
Istituti
Tecnici
(anni$)
Liceo
Llnsulslico
(anni 5)
Istituto
Maglsl•ale
(anni 4)
Liceo
Artlsllco
(anni 4)
l s t l t ul o
d'Arte
(anm 3)
diffusa nel dichiarare il proprio
orientamento. Più di metà afferma
che proseguirà gli studi; il J59ò è certo
I
di lasciare gli Studi per andare a la-
I
I
I .-i Lr
r-
vorare; il 6,2qo dice che dopo le medie
studierà e lavorerà. 11 resto, cioè uno
su quattro, ammette di non sapere
Facoltà di
Magistero
(anni 4)
Corso
Integrativo
(anni 1)
-
Accademia
Belle Arti
(anni 4)
ancora quale sarà la sua strada.
Questo quadro dj incertezza fa
pensare che i ragazzi d'oggi si trova-
no di fronte a problemi che fino a non
-
Facollà di
Archttettura
(ann1 5)
molti anni fa riguardavano i giovani
di età superiore.
- - Dopo la terza media comunque un
I
Qualalasl Facolli Unlverallarla • (anni da 4 a 6)
12 BOLLETTINO SALESIANO 1' APRILE1987

2.3 Page 13

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GLI ASSESSORATI REGIONALI PER LE SCUOLE
A CUI CHIEDERE INFORMAZIONI
Abruzzo: Viale Michelangelo 18, 65100 Pescara
Basilicata: Via Filzi, Rione Francioso, 85100 Potenza
Calabria: Viale De Fillppis, 88100 Catanzaro
Campania: Via Santa Lucia 81 , 80132 Napoli
Emilia-Romagna: Viale Silvani 6, 40122 Bologna
Friuli-Venezia Giulia: Via Vidali 1, 34129 Trieste
Lazio: Via Maria Adelaide 14, 00196 Roma
Liguria: Via XX Settembre 36, 16121 Genova
Lombardia: Via Soderini 24, 20126 Milano
Marche: P.le della Libertà 9, 60100 Ancona
Molise: Cardarelli 17, 86100 Campobasso
Piemonte: Via Magenta 12, 10128 Torino
Puglia: Via Magna Grecia 7, 70126 Bari
Sardegna: Viale Trento 69, 09100 Cagliari
Sicilia: Via Notarbartolo 17, 90141 Palermo
Toscana: Via Farini 8, 50121 Firenze
Trentino-Alto Adige: Gall. Europa 6, 39100 Bolzano (lingua Italiana)
- Via Crlspi, 39100 Bolzano (lingua tedesca)
- Gall. Legionari Trentini, 38100 Trento
Umbria: Via S. Bonaventura 1, 06100 Perugia
Valle d'Aosta: Piazza Deffeyes, 111 00 Aosta
Veneto: S. Marco 3488, corte Lucatello, 30124 Venezia
come pure il settore delle profes~ioni
del verde: esperti e tecnici agrari, vi-
ticoltori, enotecn ici ecc.
I Centri di formazione professio-
naJe. Chi ha compiuto 15 anni, e n on
intende o non può più prosegui.re ne-
gH sllldi, può entrare immediata-
mente nel mondo del lavoro. La pri-
ma cosa da fare è iscriversi al vicino
ufficio d i collocamento. Una com-
missione stabi lirà e aggiornerà la
graduatoria delle precedenze, e rila-
scerà il nulla osta per il lavoro.
Chi lo desidera (ed è preferibile)
può isciiversi a i Corsi di formazione
professionale organizzati dalle regio-
ni: a l termine di due anni ottiene un
attestato di qua lifica professionale.
La freq uenza a un buon Centro di
formazione professionale assicura
più facilmen1e e immediatamente il
MEDIA
I
passaggio a l mondo del lavoro. Ogni
regione organjzza gratis i corsi.
Essi durano in gcnerc due o tre
anni, e sono organ izzati tenendo
conto delle esigenze dell'economia
locale (per questo, talvolta variano
anche di a nno in anno). Si iiferiscono
ai settori pili diversi, dall'abbiglia-
mento a l giardinaggio e all'alimenta-
zione (panettiere, dolcierc); dall'am-
ministrazione alla meccanica (fresa-
tore, motorista...) e alla grafica.
Per avere informazioni precise su
questi Centri professionali ci si può
rivolgere al proprio Preside o al
Provveditore. Oppure si può sciiverc
direttamente all'Associazione Ita liana
tli Orien tamento Scolastico e Profes-
sionale, viale Trastevere 82, 00 153
Roma, che è in grado di dare in for-
mazioni anch e sui Centri locali.
Apprendista. Si può accedere a lle
aziende an che in m odo di rcllo, comc>
apprendista. Non è la soluzione mi-
I
lslllull
Prolesslo-
nall
,anni 2-3-4)
I
-, I
Classi per
la Maturità
(anni 1-2-S)
I
Scuoi•
Magistrale
del grado
prepara,
torio
(anno 3)
I
Cons.er-
vatorlo
di
Musica
Carini da 5
a 10)
I
lsllluto
Profess.
per l'Arte
Bianca
e per l'lnd.
Dolciaria
(anni 1)
I
CorrispondenJi
tipi di
Istituti Tecnici
(anni 2-3)
I
Corsi
Liberi
I
Centri
di
Formar:.
Protesa.
C.F.P.
Qualsiasi Facoltà Universitaria• (anni da 4 a 6)
I
--
gliore, ma talvolta potrebbe e~sere un
buon ripiego, specie se si viene inse-
riti in un'azienda preoccupa ta non
tanto di sfruttare il giovane lavorato-
re, qua1110 di aiutarlo a prepararsi
l'avvenire professionale. Chi è ap-
*prendista tenga presenti q ueste cose:
l'imprenditore è tenuto a im-
partire all'apprendista l'insegnamen-
to necessario perché possa consegui-
re la capacità tecnica per migliorare
la qualifica di la\\'oratore all'interno
*della fabbrica;
l'imprenditore d ovrà sollecitare
l'apprendista a frequentare senza
1rattem1te sulla paga corsi d i inse-
gnamento compleme ntare per com-
plessive 200 ore an nue (8 ore alla set-
timana);
~ l'orario di lavoro d i un appren-
d is1a non può superare le ou o ore
*giorn a l i e r e ;
l'apprendista non può essere
adibito a lavori a collimo e in serie,
a lavoro nollurno.
Per chi continua. Un'ultima osser-
vazione per i tanti ragazzi che conti-
nuano a studiare: è importante che
prima di tutlo conoscano bene se
stessi e le proprie a ttitudini, e non si
affidino a l caso nel cercare la scuola
che frequenteranno. Nella scelta non
dovrebbero lasciarsi guida re solo dal
desideiio di farsi una posizione di
prestigio, dalla prospetLiva di guada-
gnare con facilità. Una delle cose più
imponanti, da tener presente nel
mom ento della scelta, è che il futuro
sia programmato facendo una scelta
vocazionale, e non solo professionale.
Il lavoro che farà lo dovrà infatti
realizzare il più possibile come « per-
sona», e dovrà permeuergli di essere
utile al prossimo.
Umberto De Vanna
BOLLETTINO SALESIANO 1• APRILE 1981 13

2.4 Page 14

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ITALIA
A volte basta un dettaglio per
capire il tullo. Eccolo. « Siamo
stati ospiti di una parrocchia
alla pedfcria di Genova, Masone, po-
che migliaia di fedeli. Cordialità e
accoglienze s uperlative. Al sabato se-
ra, con un teatro gremito al completo,
abbiamo intrauenuto la popolazione
con «L'ereditiera» di Rutb Goitz
(adattamento dal romanzo di Henry
James). Applausi a scena aperta,
chiamate ripetute a fine speu acolo.
Avevamo portato con successo il no-
stro messaggio.
« Ci eravamo dati appuntamento
per l'indomani, domenica, alla messa
delle 11. Chiesa piena di fedeli. Ha
presieduto il nostro don Baldan, che
con parola calda ha dato il tono al-
l'assemblea. Ha parlato del nostro
quartiere e della nostra storia, e ab-
biamo sentito crescere l'alone di
simpatia. Per parte nostra abbiamo
animato la liLUrgia, come usiamo fare
a Pisa. Abbiamo pregato, letro, can-
tato. Al termine della messa abbiamo
fallo ascoltare ancora qualche canto,
e la gente non se ne andava più. Poi ci
ha attesi fuori della chiesa per salu-
tarci ancora. Infine ci prepararono in
aperta campagna un pranzo con i
fiocchi, a lla casalinga... ».
Questo il dettaglio. LI tutto che si
comincia a intravedere, è il centro
giovanile« Venti Più Uno» di Pisa. Un
pugnello di salesiani e decine di gio-
vani che si rifiutano di permettere
che il loro villaggio si trasformi in
dormitorio ma vogliono che acquisti
dimensioni umane. E cristiane. Una
storia nuova. che si innesta in una
storia più lunga, cominciata per i sa-
lesiani già nel secolo scorso, nel 1897.
Nel vilJaggio senza nome. Anzi la
storia era cominciata nel 1880, quan-
do il vecchio arcivescovo M.icalefl
scrisse a Don Bosco: «Venga, venga,
Don Bosco, e intonerò il Nunc dimit-
ris ». Don Bosco rispose anche lui in
latino: « Deus e/ dies», cioè con l'aiuto
di Dio e col tempo. Infatti solo 17
anni dopo, quando si mosse anche
l'uomo illustre dj Pisa, l'economista e
sociologo Giuseppe Toniolo, i sale-
siani arrivarono.
Cominciarono in via dei Mille
un'opera all'insegna della duttilità.
L'oratorio fu la base fissa della loro
presenza, ma tulio il resto cambiava.
Dapprima apdrono la scuola ele-
mentare, poi il Comune provvide agli
scolaretti ed essi apdrono le scuole
serali. Poi venne la prima guerra
mondiale e l'opera si trasformò in
« Casa del soldato». Poi in pensionato
per gli studenti della rinomata uni-
versità cittadina. E nel 1964 la duui-
lità si spinse fino al mutamento della
Venti Più Uno
per animare il quartiere
Il Centro di Edilizia Popolare sorto in zona Du' Arnl alla periferia di
Pisa, correva il rischio di diventare un dormitorio per 4.000 abitanti.
Non lo è diventato, e qui si spiega il perché
sede. Nella periferia ovest di Pisa
slava sorgendo un quartiere popolare
con tutti i requisiti del dormitorio...
La località era « Du' Ami», u·a San
Rossore Barbaricina e l'Arno stesso, a
una decina di chilometri dal mare. Il
neonato quartiere era un Cep, cioè
~ Centro di edilizia popolare• per
4.000 abitanti, lalmente dimenticato
che neppure gli avevano dato un no-
nll'. Rimase Villaggio Ccp » e ba~ta.
Ai salesianj la giunta democristiana
promise mari e monti, ed essi nel 1964
lasciarono via dei Mille per trasferirsi
nel villaggio-dormitorio.
Ma poi subentrarono le giunte rO!,Se...
Gli injzi furono duri, scoraggianti.
Nel '67 si cominciò a costruire, e con
gli anni sarebbe sorto un complesso
consi<lerevole: chiesa (con campanile
imperLinente, quasi volesse rifare il
verso a quello di Giotto), !>aie di riu-
nione, campi e aurezzature sponive,
cinema-teatro. Bisognava attirare i
giovani, aiutarli a capire i problemi
del quartiere, responsabilizzarli <li
fronte ai rischi del villaggio-dormito-
rio, trasformarli in protagonisti. E nel
1968 arrivò <lon Baldan. Era arrivata
am:he la contestazione giovanile, e gli
bisognò tirarsi su le maniche due
volte, perché la fatica sarebbe stata
doppia.
«Il Venti Più Uno». Don Baldan
Lrovò alcuni locali e uno stanzino
adibito a cinema. In più un gruppo di
ragazzi e ragazze di buona volontà,
quasi tutti universitari ma anche
qualche operaio, e con loro decise di
creare un centro di aggregazione gio-
vanile. « li 7 dicembre 1968 - rac-
conta - ci trovammo insieme per
decidere come <lare corpo al nostro
ambizioso programma, e fissare una
riunione successiva per tracciarne le
prime linee. Alla riunione di qualche
giorno più tardi ci trovavamo in ven-
tuno, venti giovani e io don Baldan.
Saltammo il rosso e decidemmo che H
gruppo si sarebbe impegnato fin da
allora a favore del quartiere. Ecco, il
centro giovanile è nato così. Ed ecco
spiegato anche il suo nome, Venti Più
Uno».
Lavorarono molto, abbastanza so-
s tenuti dalla gente del quartiere: lu
spianato un campetto, e poco alla
volta - « con molta audacia, tanti
debiti e cercando aiuti da ogni par-
te», ricorda don Ba ldan - fu messo
in piedi un impianto sportivo d i tutto
rispetto, ru aperta la chiesa. il bar, la
biblioteca, il teatro... Ma i tempi dif-
ficili non passavarw. I ragazzi veni-
vano a giocare, però don Baldan e i
suoi collaboralOri avevano l'impres-
: 14 BOLLETTINO SALESIANO 1• APRILE 1981

2.5 Page 15

▲back to top
-,ione di non riuscire a far breccia.
E invece no, ci voleva solo un po' di
pazien1a, la gente in fondo era buona
e ha risposto. Soprallullo i giovani.
Ora la parrocchia-oratorio-centro
giovanile di wna Du' Ami è un pu l-
lulnrc di gruppi giova11ili e di iniziati-
ve. JI villaggio Ccp conlinua a essere
arrlillo dalla -,ua cronica èare111a
strullurale e sociale, ma la gentt: rca-
gi,ce, panecipa, ,i organi,o;za e fa.
Lo dice in modo inequivocabile il
giornalino • Don Bo:;,·o a Pi:;a nel
suo ulLimo numero, in cui i vai-i
gruppi «si racconiano». Difficile dire
quanti sono, perché il « Venti Pii'.,
Uno» si è !>uddiviso e frazionalo, e
soprallutto lascia -.pazio ai grnppi
che gli ,·ogliono cn:<,cL·rc accanto.
Pattinatrici Under 4. Una comunitò
che gioca e pratica gli spon più , ari,
quella del Villaggio Ccp. Giocano 1
ragazzini in cortile e nelle sale, d't•-
slatL· hanno le olimpiadi, la colonia ol
mare, a suo tempo il carnevale ecc.
Ma poi ci sono le.· ,;4uadrc-, tutte 'iOllo
l'egida• Unione spo11iva Turri.::. .
La sessione di pal/amlo coma otlo
,c1uadre maschili pre-,cnli nelle serie
AI, B. C2 ecc., con <1uasi 200 partcci
panti. Nel ~e11ore fcmrninlle la squa-
dra maggiore aspira alla serie B, ma
,i fanno onore anche le categorie Ju•
niorcs, Ragazzc, llndcr 15. L'cstalc
scorsa, col propm,1to di animare le
,erate all'aria ape1 ta, si è organiuato
un torneo di palla,olo popolare «do-
,e ha giocato anche chi non ne sape-
va niente, con dbpcratione degli ar-
biu i. 11 divertimcnlo è stato davvcrn
pc, lutti, ancht• per i vecchi, cioè i
genitori, che hanno disputato l'ultima
gara. Vedere per credere... ».
Nel calcio le squadre ufficiali sono
cinque e il tifo per I bianco\\'erdi della
Turris è sempre alle' stelle. « Prima di
l\\atale, lutti, dirigenti e allenatori, ~i
sono trovati con don Baldan per
merza giornata di preghiera c rifles-
sione. Sono siate ore pre1iose, e bi-
~ogna ripe1erlc pl.'rché 1n,ppo belle
troppo nCCC',!>3ril.' •.
Il patrinaggio ha almeno un centi-
naio di rngazze a rotelle che dO\\e ar-
rirnno in competizione fanno man
bassa di medaglie e trofei. Ma ln:-
qucnlano una scuola severa, e co-
minciano da piccolil,simc: al cor-,o
principianti si ~ono viste perfino delle
Under ➔- C'è- poi il • centro di gin11a-
s1irn formati\\a e corretli\\·a•. a cui
partecipano ragani dai 3 ai 13 anni...
1 groppi: nascono, muoiono, rina-
scono. Spiega il giornalino: « Tanti
gruppi, che nascono e qualche volla
muoiono ma poi rinascono, alcuni ri-
gogliosi, altri un pu' fiacchi. Ma ne
nascono sempre dei nuod per arri-
vare a tulle le età, <,e possibile. e a
tulli I temperamenti• Il giornalino li
r,a~sa in rassegna.
Al primo posto melle « 1 111i11istl'a11-
1i •· cioè i chiericheui: sono incaricati
di • creare la famiglia di Dio, perciò il
lorn gruppo ci sembra il più impor-
tante». Devono cs:..crc « coscienti del-
la loro voca1io11c di servire all'alt.\\l'e
come primi aiutanli del celcbranle »;
perciò riunioni, prove, sluilio della li-
lurgia.
li gruppo «Gioia di ,·ivel'e•. «Mo-
dc:..tia a parte ci sono qui le raga.ue
più belle del Cep •, clicono loro. Dai 13
ai 16 anni,• lanto entusiasmo ma an-
che un tantino di confusione». Fanno
visite agli an1iani, hanno messo su la
gara dei pre,cpi, hanno orga11izzato
la \\'isita al cimi1cru <• Ci siamo ~ol-
lermale prc-.~o le tombe più abban-
donale rm·vi\\ andole con fiori, ma
!>Oprauu110 col noqro ricordo»).
Gruppo « Cla11 2000». « Abbiamo
17-18 anni: il grur,po è nato per pre-
parare un 2000 migliore». Fanno sta-
riuniamo ogni settimana per un mo-
mento di preghiera e di studio della
Bibbia; abbiamo imparato a pregare
con i salmi•·
Grnppo Happy tlays •· • È l'ultimo
noto, e come tu11i i neonati dà molto
da fare». È so1 lo tra i ragazzi dell'o-
ratorio che nell'estate scorsa faceva-
no capannello allomo a un chierico.
Si sono di\\'ertiti un sacco, anche an-
dando a • fare cartone• per rendersi
utili. Poi il chierico è tornato a stu-
diare « per di\\ entarc prete salesia-
no», e loro ~ono rimasti scn7.a capo:
cercano qualche adulto o quasi adul-
to che si prenda cura di loro.
Gruppo« Pi11k Pa111her». « L'intcnlo
era di tro,·are un ideale in cui credere
e uno spa;,,jo su cui costruire, per una
banda di ragazzi di I+15 anni•·
Hanno fallo lunghi discorsi :.ul tema
dell'amicizia, hanno imbiancato più
volte la loro <icdc (ma poi i muri lor•
navano sempre sporchi), hanno fa1to
! f~- <&
"
'l:;."'b.
~ ~..
,,
>~
Ma per forza da grandi 11 diventa campioni di pattinaggio, se da plccoll 11 già del campioncini.
Foto sopra li titolo; Interno della bella chleaa parrocchlale, durante la me■aa, In un giorno di lesta.
t1stichc, inchie.,,c, cartelloni, riunioni
tra loro e con i genitori. Ma anche
...chcdatura dd malati, am.iani, e loro
a-,si-.ten,.a. Fanno catechismo ai
bambini.
Gruppo « Momlu Giowme ». Raga1-
1i e ragaa:c di 1-1- 15 anni. Allravcr:.o
Ire anni di prepara1ione avevano ri-
Ce\\·uto insieme la cresima, e hanno
londato il gruppo • per meucre in
pratica quel che a, e, amo imparato
durante la cateclws1 •· Era naia tra
loro "una vera amicizia, non chiusa
in -.e stessa ma pronta all'apcrlura
verso gli altri, e con dbponibilità a
fare•· Perciò l'CColì impegnali Ira ì
ragazzini più piccoli dcll'oralorio e
tra i bisognosi ddla pan-occhia. Aiu-
tano anche una mbsione lontana. • Ci
.. recite da Ja.,ciare a bocca apena.
per... non aver studiato la parte•.
"Collaboriamo con gli altri gruppi,
aiutiamo i piccoli"·
C'è ancora il « Veliero Clu/1 ». Sono
giovani di 18-20 anni. Si riufliscono
ogni scuiman.1 nel loro piccolo « por-
lo» accanto al bar dell'oratorio. Leg-
gono il Vangelo. ogni mese hanno un
breve ritiro <,pirituale, e danno una
mano agli scolarc11i in difficohà...
Buona sera ln nome di Don Bosco.
Esistono -.trunurc più ad alto livello,
con collegamento nazion ale. Gli
Scouts, per esempio: i ragaui col
tazzole110, e <,ovente con lo zaino, in-
namorati della natura ma impègnati
anche nella parrocchia: una simpali-
ca nota di colore. E, in campo ~trct-
BOLLETTINO SALESIANO 1• APRILE 1961 15

2.6 Page 16

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tamemc salesiano, gli Exallievi e i
Cooperatori. Le Cooperatrici hanno
messo su il L aborato1io Mamma
Margherita e a iutano le missioni. I
Giovani Cooperatori di Pisa sono stati
il primo gruppo del genere sorto in
Toscana. Un loro spar.io di attività è
« il sabato all'oratorio»: prendono in
consegna i ragazzi, li Ianno giocare, li
impegnano in un sacco di allività
format ive, li portano a riflettere con
la « buona notte» data in nome di
Don Bosco (cbe nel loro caso diventa
« buona sera»). E va anche detto che
sono i Cooperatori l'anima di tanti
gruppi e di tante atùvità.
Nel giornalino c'è un apposito
elenco di queste attività, tra cui figu-
rano le mostre (per J'am10 del fan-
ciullo, nel febbraio scorso su Don
Bosco come lo vedono i ragazzi), le
gite (alcune di turismo, altre con ta-
glio spirituale e formativo), le raccol-
te di carta e indumenli, l'animazione
della liturgia, i campi scuola estivi, i
corsi di cartellonbtica, i convegni e
dibattiti (sulla droga, sul sindacato,
~ui problemi sociali), la scuola cli
VENTI PIÙ UNO»: IL TEATRO
MOMENTO DI COMUNIONE
Metti una sera a teatro. Un intero
quartiere, non soltanto alcune decine
o c entina ia di pe rsone. E so prattutto
un quartiere im pegnato ad accud ire
alle piccole grandi cose che fanno un
lavoro teatrale . e non soltanto Inte-
ressato a guardare lo spettaco-
lo...Metti un quartiere a teatro, dun-
que: ecco la frase che fotografa esat-
tamente una rea ltà. Accade a Pisa, al
Centro Edilizia Popolare.
Aggancio li giovane Gian Marco, gli
parlo, sa di teatro e pe rsino ne scrive.
• Oggi - mi dice in sostanza - Il
teatro non vuole essere solo frutto d i
fantasia, ma specchio della vita di tutti
i giorni •. « Cerchiamo - agg iunge -
di adoperare questo bellissimo mezzo
di comunicazione sociale e di cultura
popolare non per compiacerci, ma per
comunicare. Fin da piccoli abbiamo
calcato la scena, sono più di dieci
anni che questa a ttività ci affascina».
Li vedo al lavoro. «Imparano a fare
l'operatore, il macchinista, l'elettrici-
sta, il costumista, lo scenografo... e
acquistano a quanto pare una certa
professionalità, tale da garantire alle-
stimenti decorosi, e da divertire nel
contempo anche quelli che li prepa-
rano... Me lo assicura don Gastone
Baldan, il parroco salesiano, I'« uno»
tra i venti.
Ma che cosa spinge questi ragazzi a
fare così seriamente teatro? Oggi
recitare vuole dire comunicare -
teologia al giovedì, le iiunioni sulla
Bibbia il lunedì, la biblioteca Ctlll
6.000 volumi. C'era un vecchio ca-
pannone, e ora è d.iventato un ambu-
latorio...
La parrocchia respira di tutte que-
ste atlività, e anche le sue (este di-
ventano più autentiche. Per la festa di
Don Bosco l'Arcivescovo ha il posto
prenotato tutti gli anni, la festa del-
l"Ausiliatrice vede una processione
convinta. L'S dicembre quelli del
Venti PiCt Uno ricordano la nascita
del loro gruppo con una recita. Poi
vengono solennizzate a ltre feste tli
famiglia: del papà, della mamma, dei
malati, degli anziani.
Non è ancora tutto, resta da dire il
segreto di don Baldan, il grimaldello
un po' galeotto con cui è riuscito ad
aprirsi i cuori. E cioè, il teatro.
Scena da • La signora delle camelie .,
l'ultimo Impegnativo allesllmento teatrale
della tllodrammallca Venti plu Uno •.
conclude Gian Marco - vuole dire
stimolare d ivertendo, avvincere per
far ragionare. Il teatro non deve esse-
re più un divertimento per pochi. ma
un momento di comunione e di c ultura
per tutti, piccoli e grandi».
Sembra di riascoltare Don Bosco:
divertire, istruire, ed ucare, fu per lui la
missione del teatro. E sembra di rive-
dere il santo al centro del suo cerchio
di giovanotti, quando ii coinvolge nella
creatività dì un te:.to, nell'ideazione di
una messinscena, al tempi dell'Orato-
rìo vagabondo. dopo che egli e la sua
squadra di birichini erano stati scac-
ciati da ogni parte e per consolarsi si
aggregavano in una rappresentazione
comica spontanea. Così nacque - ai
Molini di Dora - il primo teatro sale-
siano: e fu opera di... • Venti Più
Uno»: i giovanotti e Don Bosco.
Da un articolo di
Marco Bongioannl
ll grimandello. « Tutti vogliono re-
citare - spiega il giornalino - . La
passione del teatro ha preso anche i
vecchi: una commissione di genitori
ha fatto regolare richiesta per calcare
le scene e dare qualche lezione al
Venti Più Uno». Don Baldan - ve-
neziano come Goldoni - si porta il
bacillo del teatro nel sangue, e lo tra-
smene a tutti.
TI cartellone del teatro al Cep è
succulento. Vi recitano quelli del
centro giovanile anzitutto, ma anche
altri gruppi locali, e poi vengono so-
vente compagnie da fuori. Il reperto-
rio è tra i più vari: testi classici (Pi-
randello, Molière, Goldoni), ma anche
recitals sac.-i composti da loro, spet-
tacoli per i ragazzi, concerti stru-
mentali e corali, danza classica...
ll cemro giovanile van ta un ta lento,
Gian Marco Braccini, che affianca
don Baldan nella regia, ma è anche
autore di testi e ha idee molto avan-
zate. La dimensione dello spettacolo
attraversa poi llllte le iniziative. Già il
cinema è uùlizzato con cdteri di servi-
zio per il tempo libero dei ragazzi e del-
le famiglie; il cineforum poi matura gli
spcllatori. Anche il teatro è occasione
di discussioni: più cli una volta il
pubblico è stato coinvolto nella i-i-
cerca del messaggio contenuto dai
lavori prescnlat i in scena. Sovente
poi la festa. qualsiasi fcsLa, anche
l'onomastico e il compleanno, diven-
ta motivo di creatività e di proposte
auravcrso la recita, il can to, la danza.
La ste~sa proposta delle letture liLur-
gichc g iunge attraverso la maturazio-
ne di un corso cli dizione. C'è scuola
di canto e di chitarra. E c"è il « labo-
ratorio di costumistica », cioè un
gi·uppo di signore che preparano i
costumi per le recite, premettendo
studi e rice1·chc nei libri sull'abbiglia-
mento lungo i secoli.
Tutti giovani, anziano inclus o.
Evidentemente il Cep in zona Du'
Arni non è diventato un dorm itorio.
Da 13 anni don Baldan con i suoi
cullaboralori è al lavoro, e ora non è
più pessimista. Sente che gli anni
passano (ne ha 65, e scriveva a un
amico: « Sapessi quanto mi dispiace
di diventare vecchio! A ogni modo
cerco di difondermi »). Ma è chiaro
che i Venti Più Uno sono rimasti tulli
giovani, l'anziano incluso.
Lui dice ai suoi ragazzi: « Cristo ha
messo in noi un germe che il mondo
non porrà mai sopprimere, nono-
stante tutte le sue calliverie e disgra-
zie. li mondo può invece esserne tra-
sformaLO, in qualsiasi momento, an-
che se fosse giunto agli estremi della
decomposiz.ione. Basta volere, e cre-
dere». E i giovani accellano q ucsto
suo messaggio.
Ferruccio Vaglino
16 BOLLETTINO SALESIANO 1' APRILE 1981

2.7 Page 17

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CARO BOLLETTINO
questi ultimi tempi diversi di
loro sono stati allontanati.
La lettrice poi non si stupirà
se, stante la scarsità di clero
anche in casa nostra, un ve-
scovo stia tentando nella sua
diocesi - con prudenza - un
E FUGGITO DI CASA. ECCO COSA LEGGEVA.
E VOI CHE NE PENSATE?
gogia. Ma hanno l'impressione
che le FMA sono un po' tra-
scurate: essi hanno conosciuto
e stimato le FMA, e vorrebbero
Un Exallievo di Trento ci ha inviato un ritaglio di giornale, che leggere qualcosa di più sul loro
esperimento di seminario per
uomini della terza età il ve-
scovo di Fano, mons. Costanzo
Mlcci). Vede come vanno le
cose?
racconta la storia di un ragazzo scappato di casa.
In questi ultimi tempi - racconta nel ritaglio il padre del ra-
conto...
Poi si scattano le foto ricor-
TERZI IN CLASSIFICA
gazzo fuggito - nostro fig lio parlava pochissimo con noi in fa- do, e si raccolgono nuovi indi- ... Si può sapere quanti sono
miglia. Stava sempre sui libri, fino alle ore piccole della notte. Ora rizzi a cui ìl bravo signor Mon- i salesiani, e che posto occu-
che se n'è andato, sono stato in camera sua a frugare fra i suoi tecchio da Torino invierà Il BS. pano in classifica tra le con-
libri. Ho letto i titoli (ne dico solo alcuni):
Questa iniziativa è tutta me- gregazioni religiose?
• Il diritto all'odio: testi di autonomia - Testo di psicologia per
la formazione del ribelle a oltranza - Sociologia per una società
senza padri - Le comuni: spazio di una vera libertà - Droga e
drogati per un mondo diverso - Il sesso senza tabù - Ideologia
i::lella libertà senza limiti - Tecnica dello scasso e della rapina -
L'obbedienza borghese è un vizio - La schiavitù degli affetti
familiari•·
Sul tavolo c'erano fogli ciclostilati, con frasi come queste: • La
rito di un Cooperatore del po-
sto, Il maestro Luigi Gonzato,
che continua a fare la sua parte
anche se le suore sono andate
via. E ha dato a tutti l'appunta-
mento a maggio, per un nuovo
incontro dei lettori del BS.
don Gianni Bazzoll
Pierino Lusardi (Roma)
Al Pierino di terza media che
considera i salesiani come ci-
clisti in corsa. diremo che essi
sono 17.266 e occupano in
classifica il terzo posto, dopo i
Gesuiti (che indossano la ma-
glia rosa In 27.249) e i France-
famiglia è una struttura creata dalla borghesia per la difesa del
scani (21 ,066). Dopo di loro
capitalismo» , Noi giovani siamo la forza d"urto che deve rove-
sciare violentemente l'ordine costituito». E poi slogans: «Smetti
di studiare, è l'ora di sparare - Se vedi nero spara a vista: o è un
ORDINATO PRETE
A 73 ANNI
vengono i Cappuccini (12.206),
I Fratelli delle Scuole Cristiane
(10.446), e via via tutti gli altri,
prete o è un fascista•·
Ora capisco perché è scappato! Ha succhiato tutto questo
Caro BS, ho letto con sor-
presa sul tuo fascicolo di mar-
come dicono i cronisti sportivi.
I dati sono del 1980.
veleno...
zo che un salesiano Coadiuto-
Fin qui il testo del giornale. L ·amico Exallievo ora domanda il
giudizio del BS sulla vicenda. A noi sembra che quando un figlio
scappa di casa, chiamare in causa le sue letture può essere
giusto ma non sufficiente.
E come giudicano questa vicenda I lettori del BS? Fate co-
noscere il vostro punto di vista, magari arricchito da esperienze e
testimonianze di vita. Apriamo uno scambio di Idee sopra un te-
ma che appassionerebbe Don Bosco. Scrivete a:
Bollettino Salesiano - Casella p. 9092 - 00163 Roma-Aurelio.
RIUNITI A BARBANO
I LETTORI DEL BOLLETTINO
Riferisce il Delegato Coope-
ratori dell'lspettoria Veneta
Ovest, don Gianni Bazzoli.
Ecco un'esperienza che ha
colmato di gioia tante persone.
Domenica 8 febbraio scorso ml
sono recato con due Giovani
lo leggono da cima a fondo.
Hanno delle preferenze? Delle
critiche? Intanto notano l'as-
senza totale della « pubbli-
cità , mentre tante altre pub-
blicazioni simili ne sono piene
(mancano di fiducia nella
Provvidenza?). Trovano molto
interessanti I racconti missio-
nari e utilì gli articoli di peda-
re di 73 anni è stato ordinato
prete. Non è un po' tardi, data
l"età più che pensionabile?
Lorenzina Ghlonl (Genova)
Ma la signorina Ghioni sa
che cosa vuol dire prete? Deri-
va da presbùteros, parola gre-
ca che significa «anziano»... A
parte l'etimologia (che in que-
sto caso non costituisce una
risposta), veniamo al caso del
signor Aldo Martini, il Coadiu-
tore salesiano in Iran a cui lei si
riferisce: si tratta d'un caso
eccezionale. Intanto da tempo
era diacono permanente; e poi,
come non tener presente la
singolare situazione del clero
in quel singolarissimo paese? I
preti erano molto pochi, e In
UNA SUORA DI 94 ANNI:
PREGO PER VOI
Sovente giungono al BS te-
stimonianze affettuose: ne ri-
portiamo alcune per ringrazia-
re chi scrive, anche se gli elogi
risultano dettati più dal buon
cuore che dalla verità.
* Caro BS, sei impagabile.
Sei buono, e soprattutto sei
tanto desiderato e amato. Ce-
leste Colombatti (Torino)
,., Il BS è sempre attesissima
fonte di luce e di bene spiri-
tuale. Umberto Ridoni (San
Secondo di Pinerolo, Torino)
Il Bollettino entra In casa
nostra come la benedizione del
Signore. Paolo Frlgerio (Mele-
gnano, Ml)
Cooperatori a Barbano di Zoc-
co, un paesino sulla statale Vi-
cenza-Padova. un tempo le
" Di tanti periodici buoni
che ricevo, il più interessante è
il BS. Clementina Grazio/i (La-
Figlie di Maria Ausiliatrice te-
veno Mombello, VA)
nevano una scuola materna: da
sette anni si sono ritirate, ma
"' Non trovo parole per
esprimere il piacere, il confor-
quanto amore a Don Bosco
hanno lasciato dietro di sé.
to, la serenità che provo quan-
do ricevo il BS. Alfredo Lasetti
Per quel pomeriggio erano
(Cascine Vica, TO)
invitati nella chiesa tutti i lettori
Caro BS, sono una suora
del BS. Abbiamo pregato in-
di 94 anni, che gioisce nel leg-
sieme, poi ho rivolto loro due
gere le tue belle notizie. Da
parole per ricordare le figure di
parte mia ormai posso solo
Don Bosco e Madre Mazzarel-
pregare, ma lo faccio con tutto
lo, poi la benedizione eucari-
il cuore: ogni giorno prego in
stica. E quando la funzione è
modo speciale, per voi, per tutti
finita, nessuno se ne va...
I sacerdoti di Don Bosco,
Restano lì In chiesa, vogliono
scambiare quattro chiacchiere
perché Il Signore conceda loro
tutte le grazie di cui abbiso-
con Il delegato. E allora si dia-
gnano nel lavorare all'esten-
loga, con serenità e schiettez- BS aveva parlato di loro, e loro si sono latti vivi: sono I ragazzi del semi- sione del suo regno. Suor Lu-
za. L'argomento è Il Bollettino: narlo minore di Surat Thanl, la diocesi altldata al salesiani in Thailandia. cia Lana (Assisi)
BOLLETTINO SALESIANO APRILE 1981 17

2.8 Page 18

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AUSTRALIA
A Sunbury
la fantasia
è al potere
e ose dell'altro mondo. Infatti sia-
mo agli antipodi o quasi. Una
scuola agricola in località Sun-
btLI"y vicino a Melbourne, sLalo di Vic-
Lo.-ia, Australia. È la casa madre della
Congregazione salesiana in quel lonta-
no conlinenLe. Madre nel senso pieno
della parola, perché ha dato il latte ai
primi l'igli di Don Bosco australiani,
quello di mucca, di pecora. E non solo il
lauc, ma anche il formaggio: pecorino,
mozzarella, ricoLla...
Una scuola agraria per ragazzi estre-
mamenLe pratici, mandati dai genitori
propricLari di fattorie perché imparino
bene il mestiere dell'agricoltore; ma in-
tanto questi ragazzi pratici si armano
con sciabole, fucili e cannoni del secolo
scorso, allo scopo di respingere un'e-
ventuale invasione di soldati russL on
già un'invasione dei russi d'oggi (che
risulta molto improbabile), bensì dei
russi del secolo scorso (che risulta or-
mai impossibile). Cose dunque dell'al-
Lro mondo, in un'opera salesiana dove
la fantasia insieme con la concretezza è
saldamente al potere.
I tempi eroici. A Sunbury i salesiani
arrivarono a seguilo cli un mezzo fa l-
limento. Erano slati chiamati in Au-
stralia poco dopo la prima guerra
mondiale, per sostituir·c i missionari
Pallottini tedeschi nel lavoro tra gli
aborigeni. Poco pratici della zona e di
quegli strani abitanti, i salesiani com-
binarono roco e finirono col restituire
la missione ai PalloLLini. Ma non la-
sciarono l'Ausu·alia: veniva loro offerta
la fattoria dei Rupertswood a Sunbury,
l'arcivescovo li sollecitava a andare, e ci
andarono. I primi ragazzi entrarono
nella nuova scuola agraria nel 1928 e
condivisero con i salesiani quei tempi
eroici. La fattoria era enorme, qualcosa
come 700 ettari, ma doveva ospitare
ogni sorta di colture e di allevamenti.
Bisognava però pagarla, e purtroppo il
costo era alle stelle. Non si trattava di
La casa di Sunbury vicino a
Melbourne è la culla dei salesia-
ni australiani, e come tutte le
culle è piena di ricordi, incanti e
sorprese
una rollia? Era piu ttosto l'inizio della
fantasia al potere.
Il Collegio, che conservò il nome dei
Rupertswood, antichi proprietari della
Iattoria, si riempì di debiti, ma anche di
ragaLZi e poi dei primi salesiani austra-
liani. « Vita dura agli inizi - ricorda
uno di loro, padre Alan MeDonald che
ci visse lin da ragazzo -. A volte per
mangiare dovevano attendere che il
salesiano uscito di buon mattino col
lucile tornasse dalla battuta di caccia
con i suoi selle o otto conigli per il
pranzo».
Una volta per 18 mesi di seguito non
cadde una goccia d'acqua, e solo per un
atto di fede (o di incoscienza) si riapri-
rono le scuole. Per fortuna piovve. Ma
non tutti i missionari giunti dall'Europa
o dagli Stati Uniti si sentivano di rare
quella vita, e un anno in sei se ne tor-
narono alle loro patrie d'origine. Sem-
brava impossibile continuare, si pensò
(Segue a pag. 31 col. 2°)
'•....
Sunbury nello stato di Victoria' (Auslralia) è dal lontano 1928 una scuola agricola gestita dal
salesiani. I loro quasi cinquecento ragazzi vivono in un mondo agreste pieno di poesia....
... e pieno di concretezza. A scuola bisogna
Imparare anche a tosare le pecore.

2.9 Page 19

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Sopravvive a Sunbury " meua batteria" di Nel secolo scorso il signore del posto doveva mettere Insieme truppe contro un'eventuale
soldati In erba pronti a difendere la patria. invasione russa, e le loro divise ora sono un simpatico ornamento per i giorni di lesta.
1
V
Festival Eucaristico: si celebra ogni anno a novembre, e la gente Anche gli Scouts, naturalmente, al Festival Eucaristico. E i soldati
accorre con le auto, per una giornata tra Il verde e vicino al Signore. della " mezza batterla,. con le loro belle divise, e l'arcivescovo.
E bisogna anche imparare la mungitura meccanica. Tornati nella
tenuta agricola paterna, saranno soli e dovranno saper lare tutto.
Sunbury, la parte nuova dell'opera salesiana. Sullo sfondo la guglia
dell'antico edificio, che lu residenza dei Rupertswood.

2.10 Page 20

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A PRIMAVERA VIENE RICORDATA SANTA MARIA MAZZARELLO
I
I « Convegno europeo MM81 » e
la « Festa della vita» a Roma in
aprile, la « Marcia della vita» a
Mornese in maggio. Non sono slogans
Nel centenario di una morte
e date qualsiasi: per le giovani delle
Figlie di Maria Ausiliatrice saranno il
realizzarsi di un'attesa, le-tappe di un
la «festa della vita>>
cammino, i momenti forti d'una con-
divisione di vita, di stile, di valori sa- Migliaia di giovani delle FMA insieme con le loro educatrici stanno
lesianamente vissuLi.
per dare vita a manifestazioni ricche di messaggio, con cui intendo-
A Roma e a Mornese. Anzitutto a no « fare memoria» della Santa di Mornese. Un testo del Centro di
Roma: circa 500 giovani provenienti
pastorale giovanile FMA sul significato delle manifestazioni
da Italia, Austria, Belgio, Francia,
Germania, Gran Bretagna, [rlanda,
Malta, Polonia e Spagna si incontre- d'amore nelJ'offena della stessa vita. memorare una morte; ha senso inve-
ranno a Sassone per sostare in pre- Come il grano che muore per por- ce se si considera una « chiamala di-
ghiera, riscoprire e delineare un'i- tare frullo, anche quella morte segnò vina straordinaria che ci fa rivivere
dentità, proporre ad altre giovani un l'inizio di una nuova fecondi tà, l'e- oggi il clima pentecostale delle origi-
messaggio di speranza. Messaggio spandersi di un carisma che proprio ni». Se i santi, come li ha definiti
che sarà diretto prima di tutto alle nell'umile e sperduta Mornese trovò Giovanni Paolo li , « sono sempre uo-
7.500 giovani provenienti da tutta le sue origini. Le priroe fanciu lle mini e donne del domani, dell'avve-
Europa, che converranno anch'esse a mornesine sono diventate migliaia e nire evangelico, del1' umanità e della
Roma per celebrare con la « Festa migliaia di ragazze, sparse in ogni Chiesa, i testi moni del mondo f utu-
della vita» il centenario di santa Ma- parte del mondo.
ro», anche santa Mazzarello può giu-
ria Mazzarello.
A ricordarci la loro presenza, la lo- stamente chiamarsi « donna di ieri e
E poi a Mornese... ln quesw paesi- ro vitalità, la loro voglia di vivere, la di oggi ».
no del MonfeITato, dove la « Maù1 » perennità di un carisma sempre gio- Cosa può significare rutto questo
maturò le tappe più importanti della vane e aauale, sarà allestita a Mor- per un Istituto che ha la sua ragione
sua vita di donna cristiana e di reli- nese una mostra-messaggio. Le varie d'essere nell'educazione cristiana
giosa educatrice, 5000 preadolescenti espressioni grafiche, pittoriche, foto- delle giovani? Come rivivere oggi ciò
provenienti da quasi 1utta l'Italia si grafiche, poetiche, musicali, teatrali che santa Mazzarello è stata come
ritroveranno a « fare memoria» di lei. che le fanciulle e le preadolescenti donna cristiana e religiosa educatri-
Con una « marcia della vita» ripcr- stanno realizzando, indicheranno. ce? Sono intetTogativi che hanno
cmTeranno i suoi scmicri e sosteran- nella terra di Maria Mazzarello, la coinvolto contemporaneamente alcu-
no nei luoghi più signiHcativi di presenza delle generazioni giovani ne giovani e educatrici nella rifles-
Mornese, per Iiviverc un itinerario come appello continuo alle comunità sione, segnando l'inizio di un cammi-
che apertosi nella scoperta e acco- delle FMA.
no che, partito dal loro piccolo grup-
glicnw della vita come dono del Pa- Alle radici della fesla. Celebrare un po, ha fermentato la mas,;a in ogni
dre, come sua chiamata che impegna centenario può significare poco se si parte del nostro mondo salesiano.
a una rispos ta, si concluse come allo tratta d i guardare al passato, di com- « Un volto oggi per un futuro di spe-
ranza» è il motto-programma che
esprime un cammino di riflessione, di
verifica, di conversione di vita, che
vede impegnate educatrici e giovani.
Si LTatta di un confronto comune per
rivivere l'originalità, I'atl ualità e la
freschezza di un carisma e d i una
presenza, quella di santa Mazzarello.
Giovani che vogliono « fare me -
moria». Qual è il volto dei giovani
d'oggi? Come i giovani vorrebbero
essere? Che cosa richiedono per que-
sto loro dover essere? In base all'e-
sperienza, quale idea hanno dell'edu-
catrice e dell'ambien te salesiano?
Ecco alcune domande poste a varie
adolescenti delle nostre Case. Dall'e-
same e dalla discussione delle rispo-
ste ha preso. l'avvio una propos ta
rappresentata poi semplicemente con
la sigla« MM8 1 ».
Nella calura dei pi-imi giorni d i
agosto dello scorso anno il gruppo ùi
giovani provenienti da tutta Italia ha
vissuto con alcune educatrici un'e-
Santo Domingo (Repubblica Dominicana). Nello stadio sportivo manllestazlone delle allieve delle sperienza che b.i visto a lternarsi mo-
FMA per Il centenario della Mazz:arello. In tutte le 1428 case delle FMA Il centenario è occasione di menti di preghiera, di discussione. di
festa, ma anche di approfondimento e maturazione.
ricerca, di distensione, di proposta
20 BOLLETTINO SALE.SIANO 1' APRILE1981

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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d'una modalità per rivivere un cente-
nario. Là, tra il verde del Saltino di
Vallombrosa nei pressi della famosa
abbazia, è scaturito un messaggio
giovane, un sì alla vita con stile sale-
siano.
« È necessario - diceva ques to
messaggio - capire il progetto che
Dio ha su di noi, e scoprire così il
senso della vita. Ecco la nostra pro-
posta. ricerchiamo insieme il valore
della vita come dono-chiamata. Ci
stai? Von-emmo poter dire insieme
con te, al mondo, una parola cli spe-
ranza». Il messaggio ha varcato l'o-
ceano per interpellare altre giovani,
ogni giovane, di qualsiasi pa11e del
mondo.
Ri-creare Mornese. Ma il gruppo di
giovani di Vallombrosa ha pensato
anche alle educatrici, a loro ha rivolto
un appello: « Per comprendere il vero
senso della vita abbiamo bisogno
della vostra attiva collaborazione.
Come potete aiutarci?» Ogni comu-
nità FMA si è sentita così interpellata,
coinvolta, chiamata a i-i-creare Mor-
nese là dove si trova, dove ciascLllla
FMA vive il proprio quotidiano im-
pegno, dove ciascuna lavora ad an-
nunciare ai giovani che la vita è un
dono che esige una risposta. Ri-crea-
re Mornese significa ricreare uno sti-
le, un tipico modo di dire il proprio
alla vita.
Così al disimpegno, all'insicurezza,
all'apatia, alla sfiducia, all'egoismo,
all'immediato, alla noia, alla stan-
chezza, al conformismo presente oggi
in lanti giovani, l'ambiente salesiano
contrappone e propone i valori del-
1'i111pegno 11el quotidiano, del.la spe-
ranza, della gra1uità, della festa. L'aria
di Mornese è fatta di quesLi valori e
queste sono le attese delle giovani che
respirano quest'aria. Lo hanno con-
fcnnato agli inizi di questo centena-
rio. Lo confermano ancora l'entusia-
smo, la vivacità, l'impegno con ClLi in
ogni Jspeuoria educatrici e giovani di
ogni età si sono messe in azione per
« fare memoria» vitale di questo cen-
lenario.
L'iniziativa si è ormai estesa in ogni
pane del nostro mondo, e spesso
giungono gli echi di incontri a Livello
locale e ispettoriale: per tutte è la i-i-
scoperta del.l'attualità di un carisma
capace di suscitare una forLa-for-
mento nella Chiesa.
Le propos te di riflessione. La
scoperta della vita come dono-chia-
mata che impegna a una risposta è il
tema che lega insieme, pur con mo-
dalità diverse, fanciulle, preadole-
scenti, adolescenti. Per facilitare la
ri(lessione su alcuni comenuli sono
stati preparati dei sussidi: adolcscemi
e giovani si sono impegnale con le
loro educatrici a costruire in modo
creativo i propri sussidi, facendo ri-
ferimento alle linee di contenuto
proposte dal gruppo di Vallombrosa.
Schede, disegni, poesie, canzoni, in-
1•er 011 fofl1nt ,li s11emuza
GLI APPUNTAMENTI
DI ROMA E MORNESE
Sassone (Roma), 21-24 aprile
Convegno Europeo MM81
Sono attese 500 giovani di 14-17
anni per una preghiera in comune,
una riflessione sui valori, la risco-
perta della propria identità, la pro-
posta di un messaggio.
Roma, 25 aprile
Festa della vita
7.500 giovani di 14-17 anni si tro-
veranno in San Pietro per una pro-
fessione di fede e per l'incontro col
Papa, poi all'Eur per un momento di
fraternità.
Mornese, 3 maggio
Mostra messaggio e
Marcia della vita
5,000 preadolescenti delle varie
parti d'Italia percorreranno i sentieri
e rivedranno I luoghi in cui visse
santa Maria Mazzarello.
contri di riflessione e di allegria sale-
siana, confronto tra educatrici e gio-
vani, sono tra le espressioni più belle
di lUl grande desiderio di vivere e di
dare Lll1 senso alla vita. Sono anche
preparazione a un momento celebra-
tivo molto importante per « un futuro
cli speranza».
ll senso della festa. Il Convegno
Europeo, la celebrazione della vita,
sono inseriti in questo iter e si pre-
sentano carichi di significato e ricchi
di prospeltive. In particolare il Con-
vegno Europeo, al quale partecipe-
ranno le giovani che si sono impe-
gnate nella preparazione, intende:
lf- celebrare la vita nella ricerca del
significato dell'esistenza e dei valori
*per cui vale la pena di viverla:
far prendere coscienza di essere
una forza-fermento con una precisa
fisionomia, radicata in una spùitua-
lità, con uno stile e un compito pre-
ciso;
,t far assumere precisi impegni da
comunicare attraverso un messaggio
a tulli i giovani.
La Festa del 25 aprile avrà lo scopo
di celebrare la vita come speranza,
co111e festa da a11n1111cùll'e. La giornata
si articolerà:
li- nella /esta della fede: un mo-
mento forte di professione di fede
nella Basilica di San Pietro e, atteso
con ansia, un incontro col Papa;
.._ nella festa di fa111iglia: lm mo-
mento di fraternità tra le giovani e
con la nostra Madre Generale, colei
che unisce passato e presente, realtà
storica e futuro di speranza;
-te nella festa da annunciw·e: ascol-
to e condivisione di un «messaggio»
da annunciare e da vivere.
Quali le prospe ttive? A convegno
concluso potranno emergere indica-
zioni più puntuali; per il momento
l'incontro appare un'occasione per
focalizzare le linee di una spiritualità
giovanile salesiana, un momento per
fru·c il punto su lm cammino che -
iniziato insieme e.la giovani e educa-
trici - lascia intravedere la necessità
di continua1·e insieme per delineare
concretamente « un volto nuovo».
li centenario della morte di santa
Mazzarello è« la presa di coscienza di
un seme di vita affondato dalla mano
di Dio nel cuore della Congregazio-
ne», una vila che le FMA si sentono
chiamate a rendere presente nel
tempo con la loro risposta educativa
alle esigenze delle giovani.
La speranza che il carisma salesia-
no porta con sé si tTaduce in que-
st'anno centenario in uno sforzo per
rispondere con « un volto nuovo» alla
ricerca di senso della vita delle gio·
vani.
li Centro di pas torale giovanile
delle Figlie di Maria Ausiliatrice
BOLLETTINO SALESIANO I ' APRILE 1981 21

3.2 Page 22

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SPAGNA * NEL CENTENARIO
DELLA PRESENZA SALESIANA
Grazie,
Signore
che ci hai
mandato
Don Bosco
Giunti al giro di boa del primo secolo, i
salesiani di Spagna hanno tracciato in
un numero speciale del loro Bollettino
un bilancio del lavoro svolto tra la
gioventù. Ecco una sintesi di quel bi-
lancio, particolarmente ricco di dati
l e lllustrazlonl di questo articolo sono tutte ricavate da
recenti copertine del BS spagnolo.
I I nostro ringra1Jamento - si legge
nella Presentazione del numero
speciale - va in primo luogo a
Dio. che ci inviò il carisma di Don
Bosco per vivere la vita cristiana in
stile salesiano. Crediamo che questo
modo di vivere ha arricchito la Chiesa
spagnola durante questi cento anni.
Grazie anche a Maria Ausiliatrice
che ha continuato a fare nella nostra
patria l'opera di Don Bosco in [avere
dei giovani.
Grazie poi al popolo spagnolo per
la buona accoglienza offena ai prirrii
salesiani, fino a l punto di fare propria
quella vita salesiana che accoglieva.
E grazie a quei salesiani eh.e lungo
questo secolo hanno lavorato dedi-
cando la vita ai giovani. TI piccolo
seme che i primi sei si portarono
dietro giungendo dall'ltalia si è fatto
albero gigante. Oggi l'opera di Don
Bosco in Spagna comprende - tra
salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice
- 10 ispettoric CC>n 24 1 comunità e
3.266 consacrati. Dopo l' Italia, la
Spagna è il paese in cui i figli di Don
Bosco sm10 piu numerosi. A loro va
JJ1Ji aggiunta u;,a g1 ande 0,11antità di
Cooperatone Exallicvi, 53 Volontarie
di Don Bosco (un giovane istituto se-
colare) distribuite in cinque centri, le
schiere innumerevoli di allievi, gli
aderenti alle tante associazioni...
C'è forse da restare meravigliati di
fronte a quanto è stato realizzato in
22 BOLLETTINO SALESIANO 1 APRILE 1981
soli cento anni. Ma la meraviglia as-
sume i connotati del «magnificat» di
Maria: anche noi crediamo che « lut-
to è stato opera di Dio. È lui che ha
compiuto opere mirabili con umili
mezzi».
1. Le forze al lavoro
Il BS spagnolo prosegue presen-
tando in due ampie sezioni « le forze
al lavoro» e « l'azione tra i giovani».
2.J00 salesiani a servizio dei giovani
I primi sei salesiani giungevano a
Utrcra nel 1881 (la storia di questo
ini.zio è raccontata nel BS dello scorso
febbruio, pag. 19-21). Alla fine del se-
colo in Spagna c'erano già 256 sale-
siani in 16 opere. Nel 1902 venivano
formate tre ispettorie con sede a Se-
villa, Madrid, Bru·celona. Nel 1936,
quando esplode la guerra civile e l'o-
pera salesiana si blocca, le case erano
salite a 53 e i salesiani a 767.
Molle case allora devono essere
abbandonate, molte saranno perdLite.
E i figli di Don Bosco danno il loro
tragico contributo al martimlogio
della Chiesa di quegli anni, con 97
vittime: 36 sacerdoti, 22 chierici, 26
coadiutori, 2 Figlie di Maria Ausilia-
trice; 3 aspiranti, 3 Cooperatori e 2
collaboratori... È stata avviata la
causa della loro beatificazione.
Poi la ripresa: nel I946 i salesiani
s uperano il muro dei 1.000, nel ·51
sono 1.575 in 57 opere. Nel 1954 ven-
gono aggiunte le ispettode di Zamora
e C6rdoba, nel '57 è superata la parete
dei 2.000 salesiani, nel '58 è aggiunta
l'ispettoria di Valcncia e nel '61 quella
di Bilbao. Po i nell 'epoca del post-
concilio anche i salesiani di Spagna
conoscono un mo mento di crisi, ma
oggi sono 2.084 con 161 case. E con-
tano ogni anno su un coniortante
numero di novizi, garanzia di futmo:
67 nel 1979, 53 nell'80 (all'incirca il
doppio rispetto all'Italia).
Questi salesiani <li Spagna hanno
preso sul serio il progetto di Don Bo-
sco, cioè « essere con stile :.alesiano i
segni e i portatori dell'amore di Dio ai
giovani, specialmente i più poveri».
Nelle loro scuole e collegi contano
88.000 allievi. negli oraLori, ccn tri
giovanili e parrocchie pullulano le
associazioni nuove e tradizìonali, le-
gate al teatro, alla musica, cinema,
turismo, spon ecc.
Chi in Spagna entra nelle file sale-
siane sa che avrà Lill campo vasto e
vru·iato di impegno con la gioventù, a
cui dedicarsi.
1.200 Figlie d i Maria Aus iliatrice
a servizio delle giovani
Come le FMA trovarono la loro
prima casa. pare leggenda e invece è
storia. Nel 1886 Don Bosco era a

3.3 Page 23

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Barcelona, dove già da due anni i sa-
lesianj erano al lavoro, chiamati da
quell'eccezionale figura che ru donna
Dorotea. Un giorno Don Bosco pas-
seggiava nella zona di Sarrià, e scorse
una villa detta Torre Gironella. « È
proprio questa! - disse a don Bran-
da, il direuorc salesiano che lo ac-
compagnava - . Acquista questa casa
per le Figlie di Maria Ausiliatrice, e io
le mandc1-ò al più presto».
Partito Don Bosco, il direl!ore co-
minciò a informarsi se mai la villa
fosse in ,·enùita. Subito i proprietari
chiesero un prezzo scoraggiante:
I.250.000 pesctas. Poi informati della
sua destinazione scesern a 250.000,
ma erano ancora tanti. Poi 180.000,
I30.000. Alla Iinl! si sarebbero accon-
tentati di 70.000 pe!.etas, ma <;uhito e
in contanti. ed era quasi regalatéi.
Per don Branda c'era un unico in-
conveniente, non aveva le 70.000 pe-
sctas. Che fare se non ricorrere a
donna Dorotea, perché provvedesse
alle ragaae come aveva già provve-
duto ai ragazzi? Don Branda andò a
tn>varla e prese a raccontare tulti i
l'atti. Ma che succede? La buona si-
gnora man mano si commuove, gli
occhi le si gonfiano di lacrime, pian-
ge.« Perché piange?-, domanda don
Branda -. Se non si può pensare a
un versamento simile, lasciamo stare.
È segno che il Signore non vuole... ».
« No, no - si affretta a dire donna
Dorotea -, mi sono commossa per
altro. Deve sapere che nel dividere il
mio patrimonio tra le mie figlie, mi
ero riservaté'I solo l'usufrutto dei benj
e 70.000 pesetas, che ho depositato in
banca pensando che se avessi perdu-
to tutto mi sarebbero bastate per vi-
vere. Adesso vedo che il Signore mi
vuole povera, e povera sarò». E don
Branda, più allarmato ancora: « Ci
pensi bene, signora». E lei:« Ci ho già
pensato, le 70.000 pcsetas sono per la
villa».
Così nel maggio 1867 anche le FMA
erano a Barcclona. Ora in Spagna
sono I. I82, ripartite in 3 ispcttorie con
sede a Barcclona, Madrid, Sevilla, e le
loro case da una sono passate a 82. Si
occupano cli ogni sorta di scuole per
la gioventù: asili infantili, centri pre-
scolastici, scuole elementari e medie,
scuole professionali, oratl>ri e centri
giovanili, anche scuole universitarie
per la formazione dei l'uturi inse-
gnanti.
Cooperatori impegnati
come voleva Don Bosc o
Quella donna Dorotea che procurò
la prima casa alle FMA di Spagna, nel
1891 morendo lasciava in Barcelona e
dintorni qualcosa come una lrentina
di opere sociali, messe su insieme col
marito, in gran parte a vantaggio
della gioventù. E non slupisce che
oggi sia avviata agli onori degli altari.
Era anche Cooperatrice salesiana, e i
Cooperatori di Spagna ne vanno fieri.
REVlS'TA DE. L.A F~UA SALESlAHA
»IO"""
-'
lo spirito e lo stile di Don Bosco. In
Spagna essi costituiscono oggi una
federazione nazionale comprendente
96 centri, molto attivi. Sono impe-
gnali presso le parrocchie nella cate-
chesi e neJl'animazjone liturgica, in-
segnano nei collegi, animano i cenL1i
giovanili, gli oratori, le colonie estive.
Hanno dato vita agli « H ogares (fo-
colari) Don Bosco», un movimento di
spirituaLità matrimoniale e familiare
(si veda il BS dello scorso dicembre,
pag. 7-10). Aiutano le missioni co.n l'i-
niziativa « Cooperazione salesiana e
Terzo Mondo»: hanno scelto con cu-
~I
~
') ' ' .
è,.., -
Figlio di Don Bosco e di Spagna in Vaticano:
mons. Antonio Javierre, Segretario della S.
Congregazione per l'Educazione Cattolica.
ra 5 opere salesiane tra le più povere,
e le aiutano: nel giro di pochi anni
hanno inviato più di 55 milioni di pe-
setas (660 milioni cli lire).
REVISTA DE LA FAMll.lA SALESIANA
Spagna. la lamlglla salesiana a convegno
sotto lo sguardo attento di Don Bosco.
Guglie del templo al Sacro Cuore _(Barc:;:o~:!).
Ma non· fu la prima: il primo di-
ploma di cooperatore inviato laggiù
da Don Bosco, con data 1880, era in-
testato al marchese di Casa Ulloa, che
chiamava i salesiani a Utrera. Si con-
tano poi a decine i Cooperatori di
Spagna che con la loro generosità
resero possibili nella Penisola Iberica
le prime opere salesiane per la gio-
ventù.
I Cooperatori però, secondo Don
Bosco. non sono solo i benefattori,
ma qLLBJlli si impegnano nei modi più
vari a vantaggio dei ragazzi, al fianco
dei salesiani o in altre situuioni, con
Gli Exallievi chi li può contare?
Quanti ragazzi e ragazze sono pa:.-
sati sui banchi di scuola e per i cortili
delle 24J case di Don Bosco in Spa-
gna? Mezzo milione, un milione?
Forse tanti cosl, ricevendo almeno
un'infarinatura, un buon consiglio,
ma molti un serio programma di vita.
E ora, cresciuti, si trovano inseriti in
lullc le manifestazioni della realtà
nazionale: nella cultura, nell'arte,
nell'economia, nelle comunicazioni
sociali, nella politica, nello sport...
A volte la casa di Don Bosco è ser-
vita loro da tTampolino per emergere.
Tra i più noti, alcuni a11che a livello
mondiale, figmano il ministro Gil
Robles, il giornalista José M. Javierre,
il poeta Murciano, il cantame Miguel
Rios, il presenta1ore della radio De-
glané, i calciatori Asensi, Benito,
Cardenosa. Zoeo, i toreri Ord6iiez e
Manolete... Non tutti saranno s tinchi
BOLLETTINO SALESIANO 1' APRILE 1981 23

3.4 Page 24

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di santo, ma tanLi conservano simpa-
tia verso i loro educatori d'un tempo,
e mettono a frullo qualcosa di ciò che
hanno imparato.
In un numero più limitato aderi-
scono all"associazione degli Exallievi:
sono 20.000, raggruppati in 80 centri.
Un'organizzazione parallela anche
più numerosa hanno pure le Figlie di
Maria Ausiliatrice. Questi Exallicvi,
strettamente associati, fanno parte
del la Famiglia Salesiana « a titolo
dell'educazione ricevuta», e condivi-
dono l'impegno di realizzare il pro-
getto educativo di Don Bosco: ragazzi
di ieri, si occupano a loro volta dei
ragazzi di oggi. La loro associazione
non è impegnata politicamente ma
essi possono esserlo, e sovente lo sò-
no, a livello ,personale. « Don Bosco
on Espaiìa », una rivista a diffusione
nazionale, li tiene collegati.
Don Bosco ha dato anche a loro il
suo limpido programma: « Ovunque
andrete, ricordatevi che siete figli di
Don Bosco. Fate vedere al mondo che
si può essere al tempo stesso buoni
cristiani e onesti cittadini».
2. L'azione tra i giovani
Anche in Spagna i salesiani sono
visti come « amici della gioventù».
Tutta la loro attività è « paslorale
giovan ile»: oratori, centri giovanili,
associazioni, scuole di ogni tipo... E
perfino le paJTocchic hanno un tagl.io
giovan ile.
Fare grnppo con i giovani
I salesiani di Spagna sembrano gli
specialisti
dell'associazionismo:
Scouls, Amici di Domenico Savie>,
complessi musicali, compagnie tea-
trali, cori, cineclub; e poi movimenti
origin ali, come Adsis, Cristo vive, Ca-
tccumenato giovanile...
Adsis, movimento di impegno, oggi
è diffuso in tutta la Spagna e ha an-
che i suoi sacerdoti; si è staccato dal
ceppo salesiano per conseguire la
necessaria autonomia, ma non scon-
fessa la sua derivazione salesiana e ne
conserva per tanLi aspetti lo stile.
Il movimento Cristo Vive, nato in
Andalusia, è già stato presentato ai
lettori del BS (fascicolo di aprile
1980); la celebrazione della Pasqua
costituisce il suo momento forte, ma i
giovani aderenti diventano durante
tutto l'anno fermento in mezzo ai
compagni. Il Catecume11aio giovanile,
nato a Le6n, raccoglie giovani tra i 14
e i 18 anni portandoli a una forte
esperienza che li matura come cri-
stiani nella comunità di fede. I movi-
menti L11;:. e Vida, sviluppatisi a C6r-
doba, puntano sulla maturazione vo-
cazionale dei ragazzi, rispettivamente
della scuola primaria e secondaria.
24 BOLLETTINO SALESIANO t• APRILE 1981
Sono movimenti originali, che nasco-
no dall'esperienza della base, e ten-
dono a diffondersi in tutto iJ paese.
A sostenere le varie iniziative c'è a
Barcelona un Istituto di pastorale
giovanile, e a Scvilla un Centro studi
catechistici. Tutto comunque fa capo
al Centro ,wz,ionale salesiano di pa-
.'itora/e ~io1·t111i/e, che edita la rivista
«Misi6n Jovcn».
Formazione professionale per 20.000
Il Papa Giovanni XXIII nel suo
breve pontilicato trovò modo di di-
chiarare Don Bosco « patrono degli
Guinea: la regina Sofia con i ragazzini neri.
apprendisti di Spagna». E il titolo
apparve più che lcgiltimo, tanto nu-
merosi erano nella penisola i mucha-
chos spagnoli che imparavano un
mestiere nelle scuole professionali di
Don Bosco.
La prima di esse fu apena per loro
nel 1884 a Barcclona, ed era dovuta a
donna Dorotea. Tante altre persone
sensibili ai problemi della gioventù
aiutarono in seguito i salesiani ad
aprire le altTc scuole professiona!i, ed
esse sorsero così numerose che a un
certo pumo per la gente dire salesiani
equivaleva dire scuole professionali.
AiuLi da parte governativa per lun-
ghissimo tempo non ne vennero, e
quelle scuole particolarmente costose
erano frut to esclusivo della carità dei
buoni. Dai governi, almeno in w,
certo periodo prima della guerra ci-
vile, vcnnc,·o se mai le difficoltà. Nel
1929 un ministro belga visitava le
scuole profossionali di Sarria, e ve-
dendole a11rczza1c a lutto punto do-
mandò: « Quanto vi passa il governo
per sostenere queste scuole?» Rispo-
se il direttore: « Eccellenza, ci accon-
tenteremmo che ci lasciasse vivere!»
Il ministro si mise le mani nei capelli.
Questa cooperazione degli enti
pubblici, tanto necessaria, venne do-
po la guerra civile e le scuole profes-
sionali si moltiplicarono. Nell'anno
scolastico 1966-67 i salesiani di Spa-
gna dirigevano 67 centTi con 23.000
allievi. Fu la punta massima. Qualco-
sa è cambiato con il nuovo corso po-
liiico, ma non molto: nel 1980 gli
alunni delle scuole professionali sa-
lesiane erano 18.064, a cui vanno ag-
giunte 1.728 alunne delle FMA. Quasi
20.000 apprendisti, in 60 centri scola-
stici, per una Spagna il cui processo
di industrializzazione si fa sempre più
rapido ed esigente.
Altri centomila ragazzi
ne lle altre scuole
Accanto alle scuole professionali, le
altre: dalle prc-elcmentari agli istituti
dove si preparane, gli insegnanti. La
prima scuoletta, quella di Utrera, mi-
rava a tirar fuori i raga,:zi dalla strada
(più ancora dal ton-ente, dove i ra-
gazzi si divertivano un mondo ma
imparavano troppo poco). Altre
scuole cominciarono a sorgere in
piccoli centri, o anche nei grossi cen-
tri ma alla periferia. E non si limita-
vano a impartire le lezioni: l'opera
salesiana tante volte diventava rer la
popolazione uno strumento di pro-
mozione culturale, con scuole serali,
teatro. banda musicale, attiviLà gin-
niche e sportive. Parecchie opere
avevano anche l'internato per ragazzi
che altrimenti non avrebbero potut<)
frequenta.re.
La crescita numerica dei centri
scolastici è stata vertiginosa: nel 195 1
gli istituti erano 88 (rispettivamente
56 salesiani e 32 delle FMA); nel 1960
erano 129, nel 1970 erano 159. Si sa-
rebbe tentati di di.re basta, eccoci ar-
rivati gli anni della crisi. Invece nel

3.5 Page 25

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1980 i cen tri scolastici erano 170.
E diversi centri con più tipi di
scuola: in tutto 41 istituzioni pre-sco-
lari, 132 della scuola dell'obbligo, 47
scuole superiori. Di internati, una
quarantina. Le forze salesiane non
bastano più, ed ecco oggi al loro
fianco i laici: 3.500 insegnanti.
Nel paese si sta dibattendo il serio
problema: a chi compete l'educazio-
ne? al cittadino o allo stato? alla
scuola pubblica o p1·ivata? Al di di
quelle che possono essere le conclu-
sioni teo1;che, c'è la risposta delle fa-
miglie: i ragazzi e le ragazze a scuola
da Don Bosco sono oggi ~ui centomi-
la, e non c'è posto per tanti altri che
bussano e vorrebbero enlrare.
Ben presenti nel mondo de Ua carta
« La stampa è una fra le precipue
imprese che mi affidò la Divina
Provvidenza». diceva Don Bosco. E i
salesiani di Spagna hanno ereditato
da lui questa « precipua impresa».
Hanno aperto 9 tipografie. dove non
solo stampano ma anche insegnano
ai ragazzi il mestiere. Stampano, per
sé e per gli altri, fin dal secolo scorso.
La tipografia di Sevilla nei primi de-
Stimolante la fioritura delle riviste:
1-20 (Dove la "J" sta per j6venes) con
IO anni di vita e vari premi vinti come
migliore periodico per la gioventù;
En Marcha diretta per le giovani dalle
FMA; Misi611 Jove11 sulla pastorale
giovanile, Juventud Misionera; la ri-
vista mariana Madre Nuesrra; Don
Bosco en EspaFw degli ExaUievi; e il
Boletin Salesiano per tutta la Fami-
glia di Don Bosco (60.000 copie men-
sili). Queste sono solo le principali.
Non basta stampare, occorre anche
diffondere, e a questo servono anche
le I Olibrerie già in funzione...
REVISl)I
DE LA FAMUA
SALES1ANA
OICIEMBIIE 1975
Poesia di chitarre e gioventù.
Una scuola professlonale delle FMA.
cenni di questo secolo ha stampato i
140 volumi della « Biblioteca Agricola
Solariana », in tutto più di un milione
di copie. La tipografia di Barcelona è
dotata di impianti moderni. compre-
sa la fotocomposizione.
Alcune di queste tipografie fanno
pane di un'editTice: a Barcelona la
« Ediciones Don Bosco» (EDB), a
Madrid la « Centrai Catequfstica Sa-
lesiana» (CCS) specializzata in testi
catechistici ecc. Sfornano libri, molte
riviste e audiovisivi, che in parte var-
cano l'Oceano e sono diffusi in Ame-
rica La tina.
In 43 parrocchie con s tile g iovanile
Il primo Don Bosco diceva di voler
essere solo « il parroco dei ragazzi
senza parrocchia», ma prima di mo-
rire aveva finito per accettare 7 par-
rocchie. E così fanno i salesiani di
Spagna, che di paffocchie ne hanno
già accettate 43. I fedeli a loro affidati
superano il mezzo milione.
La parrocchia è la comunità delle
comunità, e non stupisce se la par-
rocchia salesiana ha molte comunità
salesiane e giovanili. Magari sul ter-
ritorio c'è il collegio, l'opera delle
FMA; di sicuro c'è l'oratorio, il centro
Cooperatori, il gruppo degli Exallievi.
E i tanti gruppi dei ragazzi, che sono
gruppe/lari pèr natura.
Le -B parrocchie salesiane sono
popolari: 4 sorgono in zona rurale, 15
in zona di periferia, I I tra la classe
media, nessuna in zone d i classe alta.
I salesiani impegnati a tempo pieno
nell'attività parrocchiale sono 165.
Una « piedre cita »
n eU'edificio d elle missio ni
Don Bosco con i suoi figli missio-
nari intese collocare - come diceva
nel 1875 - « un sassolino nel grande
edificio della Chiesa». E in Spagna
questo sassolino lo chiamano piedre-
cita. Ma non è poi tanto piccolo se i
salesiani spagnoli partili per le mis-
sioni sono già 953.
E non potrebbe essere d iversa-
mente: fin dalle origini essi hanno
sentilo il richiamo missionario. I pri-
mi sei salesiani furono accompagnati
in Spagna proprio dal primo missio-
nario di Don Bosco, il futuro card.
Cagliero; e quanto a Don Bosco an-
dato nel 1886 a Barcelona vi ebbe uno
dei suoi sogni mi.ssionari più signifi-
cativi. Le premesse dunque c'erano.
Infatti. appena cinque anni dopo, i
primi tre salesiani spagnoli partivano
per l'America LaLina (due destinali al
Venezuela, il terzo al Brasile). Poi a ltri
in Argentina. in Ecuador. Poi a loro è
affidato l'incarico di cominciare l'o-
pera salesiana in Cuba... E numerosi
poi in l ndia, tra cui le belle figure di
mons. Bars, e di padre Carreno, che
guardando lontano si batlè per la
fioritura delle vocazioni natie (e i fatti
gli stanno dando ragione).
Nel 1925 veniva aperta la casa di
formazione missionaria di Astudillo,
che preparò un ceminaio cli aposLOli
recatisi in missione, e ne avrebbe
preparati tanti a ltri se la guerra civile
non l'avesse costretta a chiude,·c.
La Spagna ha accolto il « Progetto
Africa» con enwsiasmo. Ognuna del-
le sette ispellorie si è scelta un campo
di lavoro, e ha già cominciato o è sul
punto di cominciare. I salesiani di
Barcelona saranno in Costa d'Avorio
entro il I981. Quelli di Bilbao già la-
vorano nel Benin e presto mande-
ranno rinforzi. Le ispeltoric di C6r·
doba e Sevilla hanno scelto Togo e
Camerun, e hanno già u·ovato il posto
dove piantare le tende. Quelli di Le6n
sono in Senegal con due opere. Quelli
di Madrid sono in Guinea Equatoria-
le: c'::rano andati anni fa, li avevano
cacciati via, e ora sono tornati. Quelli
di Valencia andranno nel Ma li...
Sono i primi, gli apripista delle
nuove missioni. Don Bosco ai suol
tempi aveva mandato appena sei sa-
lesiani in Spagna, e ora i salesiani
sono più di 2.000. Quanti salesiani ci
saranno in quei paesi d'Africa tra
cem 'anni?
S ecoli di avvenire. Lo sguardo al
passato della Spagna salesiana po1·ta
così a fantasticare sugli anni che ver-
ranno. È il Rettor Maggiore stesso
che autorizza a farlo. Ha detto infatti
a quei salesiani: « È il Signore che
guida la storia. non noi. Perciò non
dobbiamo avere pau ra. C'è più fut uro
che passato: cento anni d i storia, e
secoli di avvenire».
Condens ato dal fascicolo di febbraio
del BS spagnolo.
BOLLETTINO SALESIANO 1• APRILE 1981 25

3.6 Page 26

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* ITALIA VISITA DEL PAPA ALL'UPS
Cinque ore
con Papa Wojtyla
Nel pomeriggio del 31 gennaio scorso Il Papa si è recato in visita
nella sede romana dell'Università Pontificia Salesiana: vi ha tenuto
un denso discorso, poi si è trattenuto a cena con la comunità e si è
accomiatato con la tradizionale «buonanotte"
Papa Giovanni Paolo [I ba tra-
scorso esattamente cinque ore
nella più in Lernazionale delle
case di Don Bosco, l'Università sale-
siana cli Roma, il 31 gennaio scorso
dedicato alla memoria del Santo dei
giovani. Alle 17,53 è sceso dall'auto
targata Città del Vaticano n. I, da-
vanti al piazzale dell'Università: alle
21,35 è risalito sulla medesima auto
per far ritomo in Vaticano.
La visita è da ascrivere alla nor-
male sollecitudine con cui Papa
Wojtyla intende mantenere al vivo i
contatli con la Chiesa: l'Università
salesiana è infatti la quinta da lui vi-
sitata in Roma.
Ore 17,35, l'arrivo. Una breve sosta
di preghiera nella chiesa dedicata a
Gesù Maestro, poi il Papa raggiunge-
va l'aula magna. Erano riunite circa
duemila persone: docenti, studenti,
amici, invitati... E lo accolgono con
un inno polacco composto per l'oc-
casione. Ha quindi preso La parola il
Reuor Magnifico don Raffaele Fari-
na: « Vorremmo che a dare il benve-
nuto al Papa fosse il nostro fondatore
e padre Don Bosco, con la for1.a della
sua indefettibile dedizione alla Chiesa
e alla Santa Sede... Vi apriamo La casa
e il cuore. vogliamo che le ore della
vostra permanenza tra noi siano un
conforto per voi, e per noi un inco-
raggiamento a un impegno più i.1-
luminato e generoso nella missione
affidataci... ».
Ore 18,30, il colloquio. Quindi il
Papa ba rivolto aU'assemblea il di-
scorso di cui presentiamo una sintesi
neUa pagina seguente.
Al termine del discorso, il Papa
donava all'Università un quadro di
pregiata ceramica di Faenza, con
l'effigie di Maria « MaLcr Hospitalita-
tis ». Poi, mentre si diffondevano le
note dell'Inno alla gioia dalla Nona di
Beethoven, venivano presentate al
Papa le varie personalità.
Poi l'Università ha presentato i suoi
doni al Papa: una medaglia d'argento
appositamente coniata, una tavola
dipinta a f-uoco con la tecnica del
« bois brulé » raffigurante la Madon-
na di Czestochowa, opera del pittore
salesiano Pierre-Octave Fasani.
Nella sua visita all'Università pontificia sale-
siana Il Papa si Imbatte In una bacheca con le
foto della sua Infanzia e gioventù.
Concludendo l'incontro nell'Aula
Magna, il Papa ha osservato sorri-
dendo: « Finora tulio corrisponde alla
salesianità. Ho saputo che uno dei
vostri corsi di studio ha proprio que-
sto tema: la salesianità. lo ho una
certa esperienza di questa salesiani1à,
essendo stato durante alcuni anni
della mia vita un parm~chiano, non
tanto buono, dei salesiani a Cracovia.
Per questo posso dire che tutto quello
che ho trovato finora, sta in ordine
con la salesianità ».
Ore 19,50, iJ pane insieme. È quindi
cominciata la pane meno ufficiale
della visita del Papa. Dapprima l'in-
con tru con i gruppi che partecipano
alla vita dell'Università, tra cui il
personale dipendente con le proprie
fam iglie. Quindi visita alla nuova se-
de della Libreria: i.I Papa ha bene-
detto i locali, poi li ha attentamente
visitati sostando a scorrere i tanti vo-
lumi che i professori dell'UPS hanno
dedicato alle scienze religiose, a
quelle educative, storiche ecc.
Intanto rutti si erano riuniti nel
grande refettorio, per la cena comu-
nitaria col Papa. Quando egli ebbe
preso posto, don Carlo Colli, delegalo
del Rettor Maggiore per l'Università,
presentando le mense ha detto:
"Penso in questo momento alla gioia
di Don Bosco se avesse potu to ospi-
tare il Papa alla sua mensa. Allora
non era neppure pensabile una cosa
simile, però Don Bosco potè avere
alla sua mensa due personaggi che
poi divennero Papi. Il primo fu
Achille Ratti, che giovanissimo sa-
cerdote stette con Don Bosco parec-
chi giorni nel 1883... L'altro incontro
fu con il canonico Sarto, diventato
poi Pio X. Un altro canonico lo ac-
compagnava, e costoro rimasero
molto ammfrati della frugalità e po-
vertà del pranzo offerto loro da Don
Bo!:.co: ma pensarono bene - su
proposta dello stesso canonico Sarto
- di andarsene a mangiare un boc-
cone in un ristorante vicino. Penso
che almeno su questo punto qualche
progresso oggi l'abbiamo fatto...».
Ore 20,30 iJ commiato. Prima che la
visita si concludesse, il Papa 'ii è re-
cato nella piccola cappella per un ul-
timo appuntamento di p1-eghiera. Il
Renor Maggiore allora lo ha ringra-
ziato « per questa signil'icativa visita
Non potevamo ricevere. un regalo più
bello nel "dies~ natalis" del nostro pa-
dre e fondatore san Giovanni Bosco.
Da lui abbiamo imparato a coltivare
- tra i valori caratterizzanti il nostro
spirito e il nostro stile apostolico -
quello dell'apprezzamento, dèll'ade-
sione e dell'amore verso il ministe1·0
di Pietro nella Chiesa... La vostra vi-
sita rinsalda quest'aspello papale
della nostra vocazione, che ci deve
sorreggere e guidare nell'arduo com-
pito di essere missionari della gio-
ventù».
Ore 21,10 La « buona notte ». Dopo
aver espresso « il proposito di scolpire
nel nostro cuore e in questa Univer-
sità il significato emblematico della
visita» del Papa, il Reltor Maggiore
ha aggiunto: « E adesso, Sanl6 Padre,
come conclusione di questa vosu·a
visita tanto gradita, consentiteci di
chiedervi ancora l'ultimo regalo d i
una breve parola: tra noi in casa la
chiamiamo familiarmente "i.I pensie-
rino di buonanot1e" ».
E il Papa, forte della sua antica
esperienza di « parrocchiano salesia-
no», ha accolto di buon grado l'invi-
10. Facendo riferimento al vangelo
della festa di Don Bosco ha concluso:
« Oggi tuua la Chiesa ha contemplato
le parole dette un giorno da nostro
Signore, di ricevere cioè i giovani nel
suo nome. Ecco il carisma di Don
Bosco: ricevere i giovani, ricevere
ciascun giovane e in ciascun giovane
Lutti i giovani, nel suo nome. Vi au-
guro che questo carisma sia sempre
vostro, della vostra famiglia religiosa,
della ~ocietà salesiana, e anche di
questa Università salesiana Con
questo augurio vi benedico di cuore».
Marco Bongioanni
26

3.7 Page 27

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IL PAPA ALL'UNIVERSITÀ SALESIANA
Chiamati a evangelizzare
con il catechismo
Ecco I brani più significativi del discor-
so che Giovanni Paolo Il ha indirizzato il
31.1.1981 al corpo docente e agli studenti
dell'Università Pontificia Salesiana.
Dopo il saluto iniziale il Papa ha cosi
riassunto l'intero discorso:
Il complesso di Iniziative e di imprese
apostoliche germogliate dal peculiare
carisma del vostro santo fondatore, e
chiamate « Opere di Don Bosco•· sono
un dono dello Spirito alla Chiesa. Esse,
per essere davvero fedeli a se stesse,
devono vivere e operare con profonda
coscienza ecclesiale, nell'ìntento d'In-
contrare con la Chiesa l'uomo di oggi, e
specialmente la gioventù di oggi, facen-
dosi per loro via a Cristo e al Padre...
DA UN SEMPLICE CATECHISMO
Il Papa ha poi proseguito: Il Rettore, nel
suo nobile indirizzo, ha detto che il vostro
Istituto di alti studi è una piccola Uni-
versità, l'ultima arrivata• nel coro delle
Università ecclesiastiche romane. Circa la
vostra Università, infatti, è più giusto par-
lare di cronaca, anziché di storia, tanto è
giovane la sua esistenza.
La mia odierna visita vuole essere
espressione dell'affetto, dell'apprezza-
mento e della sollecitudine che nutro
verso la vostra Università. Il Papa è mollo
interessato al buon successo di questo
centro di studi nella Chiesa e per la
Chiesa ...
Il Papa ha quindi rivolto ai docenti sa-
lesiani l'appello a formulare incessante-
mente una sintesi vitale delle scienze e
delle prassi umane con i valori religiosi,
sicché tutta la cultura ne resti permeata e
unificata.
Vorrei osservare - ha proseguito -
che la vostra Università si trova in una
condizione particolarmente privilegiata di
fronte a tale compito. Intatti la caratteri-
stica propria di essa è quella che fruisce
dal carisma di san Giovanni Bosco, e cioè
la promozione dell'uomo Integrale, vale a
dire la formazione intellettuale, morale e
sociale della gioventù, operata alla luce
del Vangelo. Il vostro santo Fondatore
non ebbe timore di definire l'essenza
della sua opera con queste precise paro-
le: • Questa Società era fin dall'inizio un
semplice catechismo •...
In conseguente armonia con questa vi-
sione, le Costituzioni dei Salesiani stabi-
liscono che L'attività evangelizzatrice e
catechistica è la dimensione fondamen-
tale della nostra missione. Come Salesia-
ni siamo tutti e in ogni occasione educa-
tori della fede,. (art. 20).
È chiaro che la Pontificia Università
Salesiana. senza detrimento per Il suo
carattere di Istituto di Studi Superiori, è
chiamata a potenziare la sua funzione
evangelizzatrice In chiave specificamente
« catechetìca •.
Vivete dunque una tale vocazione tipi-
camente salesiana a favore dell'uomo
odierno ed In particolare de'la gioventù.
Essa potrebbe sintetizzarsi in una frase
programmatica, che pur privilegiando -
come è naturale in una struttura univer-
sitaria - la sfera della conoscenza, sia
però comprensiva dell'intero progetto
della vostra Università: Conoscere Dio
nell'uomo e conoscere l'uomo In Dio».
Ciò, più in concreto, comporta di cono-
scere Cristo nell'uomo e conoscere l'uo-
mo In Cristo•·
È quindi owio che Il vostro lavoro deve
svolgersi con un orientamento sostan-
zialmente teocentrico e crlstocentrico,
per divenire poi lavoro autenticamente
antropocentrico. Non si tratta di chiudersi
nella cittadella dello studio, lasciando che
il mondo percorra le sue strade, ma piut-
tosto di salire, come vigili sentinelle, sulla
torre della fede, avvalendosi di tutti gli
ausllli della scienza per Indagare, a una
luce superiore e veramente divina, sul
presente cammino e sulla sorte dell'uo-
mo, per intervenire tempestivamente ed
efficacemente in suo soccorso, sospin-
gendo per quanto possibile tutti a un in-
contro determinante con la Verità, che 11-
lumina e salva l'uomo e la sua storia.
LE SCIENZE DELL'UOMO
Come ho sopra accennato, la promo-
zione dell'uomo integrale rientra nella
missione specifica della Pontificia Uni-
versità Salesiana. In seno a essa vi è la
Facoltà di Scienze dell'Educazione, la
quale caratterizza notevolmente l'Intero
Ateneo; Facoltà che si potrebbe definire
come espressione del carisma proprio dei
figli e delle figlie di Don Bosco.
A nessuno sfugge che oggi si sono
sviluppati umanesimi chiusi In visioni pu-
ramente economiche, biologiche e psi-
cologiche dell'uomo. con la conseguente
Insufficienza di penetrare nel mistero ul-
timo dell'uomo stesso. Sollecitare una
tale penetrazione si inserisce nella mis-
sione specifica dì questa benemerita
Università...
Desidero in particolare esortarvi ad
avere vivo e profondo Il senso della re-
sponsabilità ecclesiale, quale nota es-
senziale del vostro compito. Tale senso di
responsabilità rappresenta la nota dlstin-
!Iva di un Ateneo cattolico, chiamato a
formare gli studenti, sacerdoti e laici, af-
finché essi siano qualificati maestri del-
l'Insegnamento di Cristo, secondo Il
mandato: « Andate e ammaestrate tutte le
nazioni... •· In pratica, un atteggiamento
responsabile di fronte alla Chiesa com-
porla lealtà verso la Sede Apostolica,
verso la sacra Gerarchia, verso il popolo
di Dio e - per voi soprattutto - verso i
giovani che anelano alla conoscenza
certa della Verità. Essi hanno il diritto di
non essere turbati da Ipotesi o da prese di
posizione avventurose, che non hanno
ancora la capacità di giudicare...
FEDE E SCIENZA DELL'UOMO
Il vostro studio universitario deve ap-
profondire le varie scienze, e particolar-
mente la conoscenza dell'uomo nella sua
storia e nella sua psicologia: deve inter-
pretare In modo aggiornato e sensibile le
esigenze e i problemi della società mo-
derna, ma avendo In mente al di sopra di
tutto che la Verità viene dall'alto, e che la
scienza autentica deve essere costante-
mente accompagnata dall'umiltà della
ragione, dal senso dell'adorazione e della
preghiera, dall'ascetica della propria per-
sonale santificazione.
Da un tale organico e lineare atteggia-
mento, deriva la necessità per un Istituto
ecclesiastico di Studi Superiori di riferirsi
alla conoscenza del dato rivelato come a
quadro d'insieme, organizzatore e critico
a un tempo. Solo all'interno di esso si
dovrà condurre l'attività di ricerca e dì
docenza in modo che il necessario dialo-
go tra le varie discipline e le varie strut-
ture universitarie giovi a Illuminare cor-
rettamente I contenuti della fede con gli
apporti delle scienze umanistiche e delle
scienze dell'uomo, dando contempora-
neamente a queste la possibilità di eser-
citare una attenzione costante, appro-
fondita e non casuale agli interrogativi e
agli apporti delle scienze teologiche.
Alla luce dell'ideale di Verità e di Amore
che animò Don Bosco, si potrà continua-
re il dialogo col mondo moderno, il dialo-
go con ogni persona, un dialogo costrut-
tivo, elevante e trasformante, che testi-
moni la certezza della fede e che sia an-
sioso di portar tutti al Cristo "Redentore
dell'uomo».
Vi illumini il Padre delle misericordie
per mezzo del Cristo, Figlio del suo amo-
re, vi sostenga lo Spirito di carità, e vi sia
di conforto l'Intercessione della Vergine
Ausiliatrice e del suo fedele servitore san
Giovanni Bosco.
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3.8 Page 28

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PROTAGONISTI
Don Alfredo
cuore oratoriano
Aveva scritto« È bello tramontare al mondo per risorgere a Dio ». Ma
gli ex ragazzi del suo oratorio di Schio sentono molto la sua assenza,
ora che Don Brancalion non telefonerà più per l'onomastico e il
compleanno, o per la quota d'associazione...
B rancalion o Brancaleon? Nes-
sW10 lo saprà mai con preci-
sione, anche perché era per
tutti soltanto l'amico don Alfredo. Nel
Polesine dov'era nato sulla fiJ1e del
secolo scorso, imparò a battersi per la
vita; a dieci anni era orfano di padre
e madre, e si temprò nel duro lavoro
della campagna. Desiderava essere
sacerdote, ma solo a 17 anni potè ri-
prendere gli studi, al Manfredini di
Este. Dovette interrompere il novi-
ziato per indossare il grigioverde. e
solo nel 1920 potè essere tutto di Don
Bosco. Fu direttore ed economo in
diverse case, ma la sua casa fu Schio,
dove portò la massima responsabilità
nei duri anni della guerra e del do-
poguerra.
Era « fiero di essere salesiano», e
per lui essere salesiano voleva dire
lavorare all'oratorio. Di poche parole,
carattere forte, Lm fare che poteva
sembrare anche burbero, ma ci vole-
va poco a capire che « aveva il cuore
in mano». I suoi ragazzi, ora padri di
famiglia, lo ricordano compagno di
giochi: « Quante partite a carte, a
scacchi, a monopoli... » Ricordano le
sue castagne secche, le sue caramelle:
« Quante caramelle uscivano dalle
capaci tasche della sua veste, e
quante corse facevamo per prenderle
al volo quando le lanciava a manciate
suJ cortile... ».
L'attuale presidente Exallievi ri-
corda come lo accolse aJl'oraLorio:
« Avevo nove anni, era la prima volta
che entravo, e mi disse: "Sii il ben-
venuto, pinocchicuo" ». I ragazzi fre-
quentavano a centinaia, ne combina-
vano di rutti i colori, ma - ancora
ricordano - « lui ci attendeva al var-
co, miLe e burbero insieme, là nel
confessionale in fondo alla cappella.
Che autorità, ma che bontà in quel
suo "Io ti assolvo"!».
Poi la guerra: visse il periodo bel-
lico da protagonista, si fece carico di
tutti i problemi della città. Dopo i
bombardamenti mise l'oratorio a di-
sposizione delle autotità; veniva da
loro incaricato di recare ai familiari il
pietoso annuncio della morte in
guerra di qualche congiunto; accolse
all'orato1io centinaia di rimpatriati (a
dicembre 1945 ne aveva già contati
583). E tra questi giovanottoni ancora
distribuiva le sigarette: èrano Lesse-
rate, introvabili, ma lui era riuscito a
racimolare -48 tessere.
Poi la ricostruzione. Durante la
guerra aveva coltivato un orto prov-
videnziale, con una vigna continua-
mente insidiata dai raga;i;zi, a cui era
auaccatissimo; nel dopoguena qual-
CW10 avanzò la proposLa di farne un
campo da gioco. « Se è per i ragazzi,
sono d'accordo», e r inunciò all'orlo.
Dopo un'assenza da Schio di pochi
anni, vi tornò nel '52 per non partire
più. Lo incaricarono degli Exallievi
ed era il compito giusto. Di memoria
tenace, non dimenticava nessuno, e il
rapporto educativo iniziato negli anni
della giovinezza non si interrompeva
più. Ricordava onomastici e com-
pleanni, i momenLi gioiosi e quelli
llisti, e sapeva rendersi presente con
poche parole (era sempre di poche
parole), ma essenziali.
Un giorno gli proposero di lasciare
Schio, ma lui fu chiaro ed esplicito
nel dire di no: sentiva profonda la
responsabilità verso quell'ambiente e
verso le tante person e che aveva
cor.Lribuito a costruire. Col succedersi
delle generazioni diventò sempre più
il confessore dell'oratorio. LI suo spi-
rito non si chiudeva; Iu aperto di
fronte alle innovazioni del Concilio,
accolse la liturgia in italiano escla-
mando: « Finalmente si capisce tutto,
e si prega meglio».
lnconu·ando all'oratorio un nuovo
ragazzino gli chiedeva chi fosse. Sa-
puto il nome, s ubito gli diceva chi era
suo padre e dove abitava: via e nu-
mero. Il ragazzo restava interdetto,
ma lui spiegava che anche suo padre
era stato ragazzino all'oratorio, e lo
incaricava di portargli tanti saluti.
Col passare degli anni ridusse l'at-
tività, si rinchiuse man mano nella
sua camera. aveva un comò con
grossa specchiera, ma cominciò a
mettere sullo specchio le foto e i ri-
cordini funebri dei suoi amici. A un
certo punto lo spazio fu Lutto invaso,
e don Alfredo si specchiava nei suoi
ragai:zi. Nel '76, l'hanno festeggiato
per il 50'' di messa, e lui ha ricordato il
suo orto: « L'ho coltivato, buon vino.
Ma ho coltivato soprattutto la vigna
del Signore». « Eravamo noi - han-
no osservato gli exallievi - i grappoli
di quella vigna... L'oratorio ci vedeva
ormai di rado, ma lui don Alfredo
non ci aveva persi di vista».
Poi il bastone per camminare, le
lunghe soste forzate in camera, dove
gli exallievi andavano sovente a tro-
varlo. Una camera piccola e povera:
un letto, un tavolino, l'attaccapanni, e
il comò. E LUne le foto-ricordo degli
exallievi, con cui trascorrere la gior-
nata, per cui pregare sera e mattina.
Poi la malattia. Il medico aveva
deciso di dimetterlo dall'ospedale or-
mai guarito, ma la crisi arrivò im-
provvisa. Aveva scritto: « È bello tra-
montare al mondo per risorgere a
Dio», e è stalo un tramonto rapido e
sereno. Al funerale c'era la bandiera
del comW1e e quella dei combattenti;
l'arciprete chiese e ottenne che fosse
seppellito nella tomba riservata ai
sacerdoti in cura d'anime della città.
Gli Exallievi nel discorso lo definiro-
no « Segno dell'amore di Dio, vissuto
nello spirito di Don Bosco». E into-
narono l'inno «Giù dai colli».
28 BOUETTINO SALESIANO 1' APRILE1981

3.9 Page 29

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STORIA SALESIANA
Correva l'anno 1881
Mentre Collodi scriveva il suo Pinocchio e Pasteur inventava il vac-
cino contro l'idrofobia, che ne era di Don Bosco e delle sue opere?
Ecco una rapida carrellata su quell'anno di grazia, che lo vedeva
venerato ormai dai più ma ancora combattuto da qualcuno, e tutto
intento a consolidare le sue istituzioni per la gioventù
e orreva l'anno di grazia 1881,
anno favoloso, in cui gli adulti
si occupavano dei bambjni e
un certo Carlo Lorenzi.ni detto Collodi
pubblicava per loro Pinocchio: la
prima puntala del libro appariva a
Roma il 21 luglio sul « Giornale per i
bambini,,. Anche un ceno Pasteur in
Francia dava una mano aU'umanjtà,
mettendo a punto il vaccino contro
l'idrofobia. Grandi passi in avanti fa-
cevano pure le fcmmmi.ste in Gran
Bretagna e Svezia, ottenendo ru e~er-
citare le professioni, fino allora ma-
schili, di avvocato e professore. Per il
resto erano gli anru della grande de-
pressione, quando la rivoluzione in-
dustriale con le sue in·imediabili crisi
cicliche gettava nella miseria intere
popolazioni. Naturalmente avveniva-
no baruffe tra i capi di stato europei.
preoccupati di estendere le loro con-
quiste coloniali.
La Tunisia per esempio era con tesa
tra Francia, Gran Bretagna e Italia
(Tunisi pullulava allora di itali.ani),
ma viene invasa dai francesi che le
impongono il loro protettorato (trat-
tato del Bardo). La Gran Bretagna se
l'ha a male, e progetta per l'anno
prossimo l'occupazione dell'Egitto.
Intanto perde Thomas Carlyle, che
nei suoi libri aveva spiegato agli in-
glesi come mai la Gran Bretagna fos-
se la « nazione eletta», con una mb-
sione universalistica di civiltà nel
mondo.
Le cose vanno male in Russia, do-
ve lo zar Alessandro 11, che pure
aveva abolito i servi della gleba e al-
largàto di pa1·ecchio i confini del-
l'Impero, viene brutalmente assassi-
nato dai nichilisti. Gli succede pron-
tamente il figlio Alessandro III, che
amplierà ancor pii:i l'Impero russo.
Grandi processi contro i nichilisti,
condannati a morte o all'esilio. Ma
anche guai per gli ebrei, rinchiusi nei
ghetti e souoposti a massacd e sac-
cheggi (pogrom). Intanto Fiodor Do-
stoevskij, vista i.nu tile la lezione mo-
rale impartita ai compatrioti altra-
verso i suoi romanzj immortali, pre-
ferisce morire. Lo imita anche il
compositore Modesto Mussorgskij.
Segni di rivolta nel Sudan occupalo
dagli egiziani, dove Mohammed Ah-
mcd detto il Mahdi (in arabo « il ben
guidato») indice la guerra santa per
la liberazione del paese.
In America l'ingegnere Lesseps co-
mincia i lavori per il taglio dell'istmo
di Panamà. Negli Stati Uniti tutto
bene, a pane quella brutta abitudine,
radicata ancora oggi, di ammazzare
ogni tanto i presidenti: quest'anno è
la volta di James Garfield, grande
combauen1e per la libertà degli
schiavi, che potè abitare alla Casa
Bianca solo quauro mesi e poi venne
assassinato.
E in Italia? Re Umberto I regna su
28.953.000 sudditi (censimento del
3J.12.l881), tra i quali gli uomini su-
perano le donne di 461 .000 unità. Essi
risultano analfabeti al 62%, e dire che
per essere considerati alfabeti baste-
rebbe saper fare la firma. E perché
analfabeti, non hanno diritto di voto.
Del resto solo il 2°0 degli italiani ha
per il momento questo diritto di
prendere parte alle elezioni.
Al governo, il mjnistro Agos tino
Depretis s uccede a Benedetto Cairoti
ma la musica non cambia: ambedue
Una delle cinque foto scattate a Don Bosco
•Con baverlna alla francese., nel 1881 a Mar-
siglia.
sono esponenti della sm1stra parla-
mentare, e riescono a governare solo
mescolando le carte con gli avversari
della destra parlamentare quel fe-
nomeno detto ,, trasformismo politi-
co», praticato a quanto pare in tante
altre epoche storiche).
Quanto a Don Bosco, è lullo as-
sorbito dal compito impegnativo di
rafforzare le sue varie organizzazioni
per la gioventù: i salesiani al lavoro in
due continenti, le FMA che perde-
ranno durante l'anno la loro confon-
datrice, e quella meravigliosa colonna
che sono i Coopcrat01i. Ha in pro-
gramma un viaggio piuttosto lungo in
Francia, e poi un altro a Fircm:e e
Roma. I giornali ogni tanto lo pun-
zecchiano con articoli malevoli, e an-
che il suo arcivescovo - che non l'ha
ancora capito bene - gli crea non po-
che difficoltà. Ma lui continua im-
perterrito nel suo lavoro: orgaruzza
due spedizioni missionarie, apre 12
case di qua e di là dell'Oceano, rin-
nova la sua tipografia a Valdocco e
acceua di impiantare una rete mete-
reologica in America Latina. E come
se non bastasse, sogna: sogna le mis-
sioni, e l'avvenire delle sue suore...
A fine anno Don Bosco potrà con-
tare una quarantina di case per i suoi
596 salesiani, e altre 33 case per le sue
*268 suore.
L'anno si apre con una spedi-
zione missionaria, la sesta dei sale-
siani e terza delle Figlie di Maria Au-
siliatrice (i partenti sono rispettiva-
mente 6 e 8). La cerimonia dell'adruo
si svolge il 20 gennaio alla presenza cli
duemila fedeli, in una basilica di Ma-
ria Ausiliatrice inondala di commo-
zione. Riferisce « L'Unità Cattolica»
che al momento della separazione
« spettatori e spettatrici piangevano
come Lanli padri e madri, fratelli e
sorelle». Soprauullo le suore fanno
tenerezza: « Pie signore e nobili ma-
trone piegavano il ginocchio a terra e
con le lacrime agli occhj domanda-
vano di baciare loro la mano, come a
spose predilette di Gesù Cri.sto... ». E
naturalmente « le buone reUgiose
mescolavano le loro lacrime con
*quelle delle loro devote ammiratrici».
Ai primi di febbraio Don Bosco
è a Genova, poi a Marsiglia, per ri-
manere il più a lungo possibile vicino
ai suoi missionari che stanno per im-
barcarsi. È con loro e per lo stesso
motivo anche madre Mazzarello, or-
mai minata dal male che presto la
porterà alla tomba. A Marsiglia gli
amicì cU Don Bosco gli pongono l'as-
sedio, tuui vogliono parlargli e avere
qualcosa di suo: a llora lo fotografano
in cinque pose diverse,« con cintura e
rabat (baverina) alla francese», e le
foto abbondantemente moltiplicate
vanno a ruba.
t>
BOLLETTINO SALESIANO 1• APRILE 1981 29

3.10 Page 30

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* Ai primi di marzo tre salesiani
aprono casa a Firenze, menu-e Don
Bosco in Francia visita Tolone, poi
Nice, poi Cannes. C'è ancora molto
astio contro le Congregazioni religio-
se allora in Francia, e per quella sa-
lesiana non si fa eccezione. Don Bo-
sco rianima i suoi salesiani, e riorga-
*nizza i Cooperatori.
Rientrato in Italia, Don Bosco in
aprile non torna a Torino ma prose-
gue per Roma con sosta a Firenze. La
casa aperta dai ,-alesiani nella città di
Dante è così minuta che non c'è mo-
do di ospitarvi Don Bosco (lo acco-
glierà la sua « buona mamma», mar-
chesa Uguccioni). A Roma è ricevuto
dal Papa, e si prodiga per accelerare i
lavori della costruzione del tempio al
*Sacro Cuore.
Il 16 maggio Don Bosco rientra
a Valdocco, e una triste notizia lo af-
nigge: due giorni prima è ispirata a
Nizza madre Mazzarello. Subito ne fa
dare l'annuncio sul BS, poi ne fa
tracciare un bel protilo in cinque lun-
ghe puntate. li 24 maggio è allietato
dalla presenza eccezionale, accanto ai
priori della festa, anche di un « prio-
rino », il figlio dei conti di Villeneuve,
cbe a detta dei genitori ha ottenuto la
guarigione da Don Bosco.
In Patagonia il missionario don
Fagnano partendo da Viedma compie
un'escursione di mille chilometri a
cavallo fino al lago Nabuel-H,uapi
suUa Cordigliera, incontra coloni ab-
bandonati a se stessi (battezza, con-
fessa, regolarizza matrimoni ecc.), e
anche indios. Scrive: « È assoluta-
mente necessario un buon numero di
m1ss1onari: stanle la sterminala
estensione della Patagonia, i missio-
nari che vi si trovano oggi sono come
tre o quat1:ro pesciolini che guizzas-
sero in un vasto mare».
In giugno giunge a Valdocco un
manoscritLo a firma del medico
Charles D' Espiney di Nice: è una
biografia di Don Bosco, la prima vera
biografia che sia stata scritta finora
su di lui. Don Rua la rivede, consi-
gliando e correggendo. Ma per uno
che scrive bene cli Don Bosco, in
Francia si ba un attacco violento sul
giornale « Le Radical» contro di lui e
le sue opere d'oltralpe: « Noi tornia-
mo a domandare che cosa aspetti
l'autorità per scacciare questi fratacci
indegni di pietà, né cesseremo mai di
chiederne l'espulsione d'accordo col
grande Partito Radicale».
Don Bosco ha a Faenza molli
amici, che vorrebbero una sua casa
nella città. A luglio manda a prendere
accordi per l'apertura dell'opera, e
viene trovato l'edificio adatto; ma
non c'è personale: i mesi passano e i
figli di Don Bosco non arrivano. Anzi
arrivano i protestami. Allora don
Paolo Taroni direttore spirituale del
seminario, che più di tutti si è dato da
fare per quest'opera, scrive versi me-
morabili (non del tutto nuovi per
Vincenzo Bellini) e li manda a Val-
docco:
« Vengono i Salesiani?», domandc1-
110 i cristiani. I « Vengono i Proles1an-
1i! », rispondono i birbanti. I I Prote-
stantis~ i Salesiani no. I Maria guardare
qui, quello che ci ioccò. t Mira o ma-
dre ai tuoi ginouchi ta111i cari pargo-
!eui: I Deh, pietà per lor ti tocchi se
no11 hai di noi pietà.
lf- TI 12 agosto le Figlie di Maria
Ausiliatrice danno una nuova supe-
riora al loro Istituto. Le suore sono
riunite a Nizza, e c'è anche Don Bo-
sco. Incontrando suor Caterina Da-
ghero, sulla cui elezione non ci sono
dubbi, egli le bisbiglia: « Per la pove-
rina che dovrà succedere a Madre
Mazzarcllo, ho già pronta una bella
scatola di amaretti». Come previsto
la Daghero è elena, ma ha solo 25
anni invece dei 35 ricbiesli. e Don
la persona... " E su quel manto c'è
un'infinità di cose raffigurate, da leg-
gere e da capire. C'è anLitutto la de-
scrizione della Congregazione sale-
siana «come deve essere», illustrata
con diamanti e scritte in latino. Don
Bosco legge con attenzione le singole
parti di quella curiosa lavagna lumi-
nosa, poi d'improvviso si fa buio. Poi
di nuovo chiaro, e quel signore ora
indossa « un manto divenuto scolora-
to, tarlato e sdrucito». Al posto dei
diamanti ci sono buchi provocati da
tarli e altri insetti. li manto, pieno di
nuove scritte latine, raffigura ora « la
Società Salesiana come corre il ri-
scbio cli diventare».
Intanto nella missione cli Patagones
(Argentina) vengono aperti per i ligli
degli indios due internati, maschile e
femminile, che Don Bosco del inisce
« di grande importanza, imperocché
porgono il destro cli guadagnare i pa-
dri per mezzo dei figli».
Jf A novembre durante il « terzo
congresso geografico» di Torino vie-
Nel 1881 I missionari aprono Il loro primo Internato per ragazzi lndlos, e qualche anno dopo rac-
colgono I primi frutti del loro pa~lente lavoro: ecco le prime comunioni.
Bosco deve concedere la dispem,a.
Poi le manda non una ma due scatole
di confetti: una con cioccolatini dolci
da distribuire alle suore, e l'altra di
*amaretti da tenere per sé.
Nella notte tra il 10 e l'l 1 set-
tembre Don Bosco è a San Benigno
Canavese, casa di formazione dei
giovani salesiani, e ha un :,ogno sul-
l'avvenire della sua CongregaLionc.
Gli pare tanto importante che lo
mette per iscriuo di suo pugno. « Ap-
parve tra noi un uomo di aspello cosi
maestoso che non potevamo reggerne
la vis ta... Un ricco manto gli ricopriva
ne proposta ai salesiani la creazione
di una rete di osservatori meteorolo-
gici nelle missioni dcli'America Lati-
na. Qualche mese dopo, don Lasagna
a Montevideo realina il primo osser-
vatorio, e altri seguiranno: si tratta,
come dicono quelli del congresso, di
« un'opera in apparenza difficile non
poco, ma pur cotanto vantaggiosa per
la fisica del globo».
lf- Il IO dicembre, addio a Lma
nuova spedizione missionaria (la set-
tima) con 8 salesiani partenti. C'è un
tempo cane: « neve, freddo e vento»,
ma c'è pure una spiegazione: « A noi
30 BOLLETTINO SALESIANO APRILE 1981

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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sembra che Dio stesso abbia così vo-
luto, quasi per additare ai giovani
apostoli la vita di travagli e di pene
che avrebbero dovuto condurre per
amor· suo». Sul finire del mese Don
Bosco sogna il suo castagneto presso
la casetta dei Becchi: c'è una racco-
glitrice abusiva cLi castagne, e Don
Bosco vorrebbe sgridarla. Ma poi si
accorge c.he è la Madonna, e ogni ca-
stagna che depone nel canestro cor-
risponde a una futura casa delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice. Intanto esce
a Marsiglia la biografia « Dom Bo-
sco» del D'Espiney, e va a ruba, e
bisogna subito ristamparla.
Nelle culle. Quell'anno cominciano
a frignire nelle loro culle dei piccolini
che un giorno sa,·anno grandi amici
di Don Bosco e gli faranno onore. U
30 gennaio nasce nel bresciano il sa-
lesiano coadiutore Giulio Vallotti,
futuro architetlo, che clonerà alla
Congregazione i progelli di una cin-
quantina di opere (tra esse il tempio
cli Maria Ausiliatrice a Roma, gli isti-
tuti Rebaudengo e Agnelli a Torino,
l'istituto di Cumiana, il nuovo com-
plesso del Colle Don Bosco, l'amplia-
mento della basilica a Valdocco).
Il 29 febbraio nasce a Bassano del
Grappa don Antonio Colbacchini,
missionario in Brasile, apostolo degli
inclios Bororo, che lo nomineranno
cacico (a pag. 8-9 di questo fascicolo è
rievocato il suo incontro con gli Xa-
vante). Il 5 luglio nasce in Polonia
Augusto H lond, secondo di quattro
fratelli divenuti tutti salesiani, e fu.
turo cardinale primate di Polonia (i
suoi compatrioti sono intenzionali a
intTodurne la causa d i beatificazione).
li 3 settembre nasce ad Arquata
Scrivia suor Maria Avio, che ini,derà
le attività delle FMA nelle missioni
dell'Assam e poi della Thailandia:
desiderosa di lavorare da semplice
gregaria nei ranghi, fu invece supe-
riora a vita, e diceva « Il Signore mi
perseguita».
Noi semplicioni. Ogni anno Don
Bosco invia ai suoi amici « Il galan-
tuomo», almanacco che costa cente-
simi IS. In esso ricorda cose utili a
sapersi. Nel 188) - ricorda - ci sono
quattro eclissi di cui uno totale di
Luna, e il passaggio di Mercurio sul
elisco solare. Ci sono anche 6 1 feste di
precetto e 301 giorni lavorativi. Ma
Don Bosco offre anche, a e agli
altri, delle utili rincssioni. Per esem-
pio nota quanto sia sbagliato dire
« abbiamo un anno in più dell'anno
scorso». Se gli chiedono quanti anni
ha. lui risponde 65, ma poi spiega che
non è vero: « Noi semplicioni non ci
accorgiamo che la cosa avviene tullo
all"opposto, e che gli anni cbe dicia-
mo d i avere sono i.nvece quelli che
non abbiamo più».
(Segue da pag. 18)
A Sunbury
la fantasia
è al potere
seriamente di chiudere tutto. Ma ar-
rivarono aiuti, e poi anche le vacche
olandesi fecero bene la loro parte.
Cioè fecero tanto latte. Gli agricoltori
della zona al principio le guardavano
con diffidenza, giudicavano il loro
latte di qualità scadente. Ora invece
hanno le stalle piene di vacche olan-
desi, le nobili discendemi di quella
prima generazione introdotta dai
missionari salesiani.
1 picnic. Col latte venne anche il
fornrnggio, e la cosa runziona ancora
oggi: i salesiani hanno affidato il set-
tore caseario a un esperto emigrato
italiano, che produce pecorino, moz-
zareUa e ricotta in quantità. La gente
dei dintorni lo sa, alla domenica salta
sull'auto e arriva. Anche da 30-40 km
di distanza. C'è un vasto prato a di-
sposizione per il p icnic; la gente (in
massima parte oriundi italiani) com-
pra, consuma sul posto, e soprattutto
porta a casa. Questa piccola inclu-
st1ia, basata sulla cordiale collabora-
zione di pecore e mucche, e sul fifty-
fifty del ricavato dalle vendite diviso
coi' fattore, ha aiutato nei decenni
scorsi a pagare i debiti, a sfamare i
ragazzi (la quota della pensione è di-
mezzata rispetto a quella d i altri col-
legi), e ad allevare le prime genera-
zioni salesiane. A Sunburv sono in-
fatti vissuti per decenni gli aspiranti,
novizi, chierici e studenti di teologia,
che ora fom,ano l'ispettoria salesiana
d'Australia. Di 11 essi sono partiti per
ap rire le altre case. Sunbury è stata
davvero « casa madre», perfino nel
senso che ha d ato a tutti il !alle, e in
più il fo1·maggio...
Festival e Camival. A Sunbury oggi
lavorano J6 salesiani con 245 ragauJ
interni e quasi a ltrettanti esterni. Ci
sono Le scuole normali che p reparano
all'università, e la scuola ai;,•-raria. Es-
sa comprende un biennio, riservato a
una quarantina di ragazzi che vera-
mente imparano il mestiere. Impara-
no tutto: la coltivazione dei campi,
l'allevamento del bestiame, ma anche
falegnameria e meccanica agricola
perché un giorno saranno soli e do-
vranno liparare il trattore guasto.
Questi ragazzi sono quasi tutti cat-
tolici. Nelle altre scuole salesiane la
percentuale dei non callolici è molto
alta, qui invece è minima: qui i geni-
tori cattolici mandano i figli anche da
mille chilometri di distanza, perché li
vogliono educati nella fede.
Una fede che trova l'esplosione
gioiosa ogni anno nel Festival Euca-
ristico presieduto dall'arcivescovo.
Lo si celebra da più di 50 anni, la
prima domenica di novembre (che
laggiù corrisponde a l nostro maggio),
con la partecipazione di migliaia di
persone. Arrivano da tutte le parti,
con le auto, per una giornata di festa
e di fede. In tempi andati la parteci-
pazione era impressionante, un anno
si contarono 65.000 persone.
I ragazzi poi vanno matti per il
« Provincia) Cam ival", una specie di
olimpiade dei collegi salesiani. Quat-
tro o cinque collegi sono relativa-
mente vicini. ma le squadre giungono
anche dai collegi lontani, ùa Sydney,
dalla Tasmania, dal Sud Australia. Si
disputano i titoli di campione nel
tennis da tavolo, nel basket, e so-
praLLutto nel football austraLiano. Un
gioco velocissimo, e più pericoloso
elci rugby: sono 18 giocatori per
squadra. ma privi di ginocchiere e di
casco, e se !<battono zuccate i ber-
noccoli sono autentici.
Per difendere la patria. In tulle le
circostanze poi l'attrattiva è formata
dal « Rupertswood Half Battery »,
una mezza balleria di ragazzi-soldati
a cavallo, in divisa militare ottocen-
tesca, con sciabole e fuciLi e un can-
none. I ragazzi !anno rivivere così
una suggestiva pagina cli storia pa-
tria: nel 1885 in Australia si temeva
un'inva~ione da parte della Russia, e
le autorità ordinarono ai grandi pro-
prietari di costituire dei gruppi armati
per d ifendere la patria. Sir William
Clarkc, il proprietario cli Sunbury,
non se lo fece dire due volte. Altrove
l'episodio è sepolto e dimenticato, a
Sunburv invece rivive ancora nel
folklore' e nella fantasia dei ragazzi.
Le n,amme conle:zioi1ai10 le belle di-
vise, e sovente il Rupertswood Half
Battery è richiesto - armi e bagagli
- da varie parli dello Stato per dare
lw,tro alle feste cittadine.
Così è oggi Sunbu.ry, dove la fan-
tasia è al potere. Dalla Casa madre
dei salesiani d'Australia f>ono germi-
nate finora altre 13 opere, tra cui due
nelle i.sole Samoa in piena Oceania, e
una parrocchia tra gLi aborigeni. I
salesiani !:>Ono 126, di cui 67 nati in
Australia. Vanno anche in missione:
tre sono in lndia, quattro in America
Latina e uno in Africa. L'impegno
assun to dall'lspettoria Australiana è
di inviare nelle missioni un salesiano
all'anno. Hanno anche aperto la
strada alle Figlie di Maria Ausiliatri-
ce, cbe sono 31 in cinque opere. Gli
uni e le altre hanno sul continente i
noviziati, e così il numero dei Figli di
Don Bosco lievita, di poco ma co-
stantemente, ogni anno.
Cose deU'altro mondo.
BOLLETTINO SALESIANO 1• APRILE 1981 31

4.2 Page 32

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I NOSTRI SANTI
MARIA AUSILIATRICE
PROTEGGE ANCHE LE SCUOLE
~ Alla fine dello
scorso mese di giu-
gno il direttore di
una delle nostre
scuole, un laico, cl
aveva avvertite che
avrebbe lasciato il
suo posto perché ne
aveva trovato un al-
tro che riteneva più
conveniente. Do-
vemmo metterci su-
bito alla ricerca di chi lo potesse sostitui-
re, e la cosa non era facile perché ave-
vamo bisogno di uno che svolgesse que-
sto compito delicato secondo lo stile e il
cuore di Don Bosco. Abbiamo pregato a
lungo Maria Auslllatrlce e Don Bosco
stesso, ma le settimane e I mesi passava-
no e l'apertura delle scuole si avvicinava,
senza che noi riuscissimo a trovare la
persona giusta. Ma abbiamo continuato a
pregare con piena fiducia, e all'inizio dì
ottobre abbiamo assunto un nuovo diret-
tore. La nostra sorpresa è stata subito
grande, perché fin dall'inizio egli ha
sentito il bisogno di animare la scuola in
senso pienamente cristiano e salesiano.
Soeur Jacqueline (Lyon)
* Impegnati in attività educativo-pa-
storali, nello scorso luglio ci trovammo
d'improvviso privi della sede in cui svol-
gevamo le nostre attività, costretti a la-
sciare liberi i locali entro tre mesi. Du-
rante il periodo estivo era difficile trovare
ambienti che rispondessero alle nostre
esigenze di lavoro, e arrivammo alla sca-
denza fissata senza aver trovato assolu-
tamente nulla. Si chiese una dilazione, ma
la ottenemmo per pochi giorni soltanto:
entro Il 10 ottobre i locali dovevano es-
sere assolutamente liberi. I pochi am-
bienti che durante le nostre ricerche era-
no risultati eventualmente disponibili, non
rispondevano alle nostre esigenze di la-
voro. Così, la mattina del giorno nove,
non avevamo ancora trovato una solu-
zione positiva. Ciò nonostante, non venne
meno la nostra fiducia nel Signore: se
l'attività che svolgiamo era secondo la
volontà di Dio, il Signore non avrebbe
deluso le nostre attese. E proprio nella
tarda mattinata del nove si aprì quello
spiraglio che portò alla felice soluzione di
cui oggi godiamo: la Madonna Ausiliatri-
ce ci venne incontro per mezzo dei suoi
figli, nel modo più impensato, trovandoci
la sede desiderata proprio in una casa
salesiana.
Riconoscenti chiediamo a Don Bosco
di aiutarci a formare educatrici veramente
impegnate, a vantaggio di quell'età che è
la speranza della Chiesa, per una società
migliore.
Il Consiglio Provincia/e della Federazione
Italiana Scuole Materne (Torino)
* Franca Pirrone (Catania): Il chirur-
go mi disse che dovevo essere operata
subito. Entrai in sala operatoria fiduciosa
nell'intercessione di Maria Ausiliatrice e
di Don Bosco, e quale non fu la sorpresa
nell'apprendere poi che gli interventi
eseguiti furono non uno ma tre contem-
poraneamente. SI prospettava però il
dubbio di dover tornare per. una quarta
operaz.ione: ricorsi allora con più fede alla
preghiera, e quest'ultima eventualità fu
scongiurata. Con queste poche righe de-
sidero far conoscere a tutti la potenza
della preghiera•.
LA FESTA DI DON BOSCO
FU l'ULTIMO GIORNO DI FEBBRE
La mia bambina d1
sei anni aveva feb-
bre alta da sette
giorni, che resisteva
anche alla cura già
cominciata della pe-
nicillina. La dotto-
ressa mi aveva detto
trattarsi di semplice
influenza, ma io, da
mamma forse un po'
troppo apprensiva,
temevo e non mi spiegavo quel prolun-
garsi dell'indisposizione. La domenica
primo febbraio si celebrava in chiesa la
festa di Don Bosco, e un altro mio bam-
bino portò a casa l'immaginetta con reli-
quia del santo dei giovani. Ho subito po-
sto la reliquia vicino alla bimba ammalata,
e per lei quello è stato l'ultimo giorno di
febbre. Ora prego Don Bosco soprattutto
perché mi guidi nel difficile compito di
guida spirituale dei miei figli , e nello
stesso tempo Il affido a lui nelle piccole
necessità quotidiane.
Famiglia Salich (Trieste)
HA RICUPERATO LA VISTA
CON MERAVIGLIA DEI MEDICI
Mio figlio in pochi giorni stava perden-
do la vista In modo pauroso, era rimasto
con una sola diottria in un occhio e con
due nell'altro. In precedenza non aveva
mai avuto menomazioni alla vista, perciò
ricorremmo subito all'oculista, che dia-
gnosticò un tumore ipofisale, e ordinò
l' immediato ricovero In clinica. Il caso era
molto serio, e ricorremmo subito all'in-
tercessione di Maria Auslllatrlce e Don
Bosco, Invocandoli con grande fiducia.
Non solo l'operaz.ione è andata bene, ma
nostro figlio ha ricuperato quasi tutta la
vista con grande meraviglia degli stessi
medici curanti; poi ha potuto continuare
gli studi, e ora si è laureato brillantemen-
te. Grazie Maria Ausiliatrice, grazie Don
Bosco.
Delia Ferro (Verona)
* D.G.: Ho pregato tanto, anche se le
speranz.e erano poche, ma Don Bosco e
Maria Ausiliatrice sono stati buoni con me
(perdonate se vi chiedo di non pubblicare
la mia firma. gradirei che i miei non sa-
*pessero nulla)•·
B. Bonfiglio (Stai/avena, VR) ringra-
zia per il felice esito di un delicato inter-
vento subito dalla mamma, a cui i medici
*assegnavano pochi giorni di vita.
Anche Alberta Ghirardi e famiglia
(Mìlano) ringraz.iano Don Bosco per aver
protetto il figlio in un difficile intervento
chirurgico al cuore.
SE Cl RITIENI CAPACI
DI ALLEVARE DEI BAMBINI..
Da tredici anni lo e
mio marito desidera-
vamo vedere la no-
stra casa allietata da
qualche bimbo, che
non arrivava mal.
Con la mia mamma
presi a pregare Il
Santino delle culle,
dicendogli che se ci
riteneva capaci di
allevare dei bimbi
nel santo timore di Dio non ci facesse
aspettare più oltre. E è arrivato Claudio
Domenico, per ìl quale non finiremo mai
di ringraziare il Signore che cl ha resi cosl
felici. Ora speriamo che qualche altro
fratellino venga a te·nere compagnia al
piccolo, e continuiamo a pregare.
Gabriella e Oreste Cavallero (Torino)
RINGRAZIANO ANCORA
SAN DOMENICO SAVIO
* Rina Molinari (Pieve di Taco, IM):
Da tanti anni ero sposata ma non riu-
scivo ad avere bambini, perciò ero molto
triste. Venuta In possesso di un abitino lo
portai al collo e mi raccomandai anima e
cuore a san Domenico Savio. Ora sono
stata esaudita: ci è nata Katia Valeria, che
Intendo mettere sotto la protezione del
*piccolo santo~-
Irene Galbiano (Bagnolo Piemonte,
HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Abbruscato Salvlna Albenzio Orsola Ammirata
Concetta Amoroso Teresa - Ballsterl Salvatore
Bandinl Domenico• Battagloltl Carla - Bechlnl Desde-
mona • Sellia Lucrezia Belomettl Rina Bersano M.
Maddalena BerselH Virginia Berta Virginia Berti
Grazia Bertot F. Bianca Radogna Bonaclna Enrica
Borcan Marta - Borghe~e Lea Briglia Irma Calosso
Michelina - Campana Riccardo • Camplal Sofia Can-
toni Raimonda Caplnl Salvalrlce . Capra Velia e
Maria Carapelll Iva• Caroll Antonietta - C.A.J>,. Roma
Cavallone Pasquale Castellotll B. Paola • Cossu
Maddalena - Chiappa Anna Maria Chlarablnl Dom&-
nlco • Cella Malllde Cipolla Rosario - Clvall Flaviana -
Colombo Pierangela • Coppi Alma • Corsi Maria era-
vino Giuseppina Damlanl E. • D'Angelo Gaspare
D'Aurla Calogero• Del Matteo Ida• Oe Moro Zaira DI
Bernardo Anna Leone - DI Laura Elisabetta - 01 Rosa
Giuseppina • Sr. Dongu Lina Duranti Dema D'Angelo
Gaspare - Ellena Maria Euseblone Letizia - Falzone
Rosa - Favre Domenica Foml Angelo Flslchella
Paolo• Fracchla Emilia• Fumagalli MarlM e Giancarlo
• Gabblo Caterina • Gattoni Rosa Gauoll Maria Ge-
raci Francesca - Gh1rardl Laura - GlacaJone Ros.amarla
Gianetti Maria Gioia Maria Gnecchl Anselmo
Gramola Sonia - Grande Giuseppina - Grasso Gina -
Greco Immacolata Gugllelml Gisella • Gugllotto Ro-
setta - Guldottl Margherita • lnlranca Angela • Laconl
32 BOUETTINO SALESIANO 1• APRILE 1981

4.3 Page 33

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CN), in attesa di un figlio, rimase forte-
mente spaventata per una disgrazia av-
venuta sotto i suoi occhi, e temeva con-
seguenze che potessero riflettersi sul na-
scituro. Nulla di male è accaduto, e ora
ringrazia san Domenico Savio.
Leonilde Migliorati (Canonica San
Filippo, PT): « Una mia nipote in attesa di
un bimbo fu trovata dal medici affetta da
forte diabete: i medici temevano non solo
per lei ma anche che Il bambino potesse
nascere deforme. Pregammo intensa-
mente il piccolo santo perché ci aiutasse
in tanto dolore, e siamo stati esauditi • .
Coniugi Di Ruggero (Trani, BA):
« Nel 1979 avevamo perso tragicamente
un figlio di 11 anni. Massimo, perito in un
incidente stradale. Allora chiedemmo un
abitino rosa con l'effigie di san Domenico
Savio, nella speranza di avere una bam-
bina. Così è stato: ci è nata la piccola Ol-
ga, e desideriamo esprimere tutta la no-
*stra riconoscenza».
Mariella Santucci (Civitanova, MC):
« Erano trascorsi sette anni dalla nascita
della prima bambina, ma non riuscivo a
superare Il senso di paura nell'eventualità
di una nuova maternità. I medici In quelle
condizioni di spirito la sconsigliavano, ma
io mi sentivo egoista e di poca fede. Allora
ho pregato e affidato Il mio caso a san
Domenico Savio, di cui avevo ricevuto
l'abitino da una sorella FMA. E pur In
mezzo a notevoli difficoltà dovute a catti-
ve condizioni di salute, ho potuto avere in
piena tranquillità di spirito Il dono di un
bimbo che completa la gioia della nostra
*casa».
L 'exallieva CG ringrazia per la gua-
rigione della sua bambina di pochi giorni,
colpita da meningite purulenta: « La de-
genza si prevedeva lunga e non si sapeva
con quali conseguenze; Invece tutto si è
risolto e positivamente in pochi giorni •.
lf- Almarosa e Giambattista Brena
(Pontevico, BS): Il mio secondogenito,
sano alla nascita, dopo pochi giorni evi-
denziò g ravi disturbi. Fu ricoverato nella
clinica pediatrica ma la sua situazione
diventò disperata e lo battezzarono in
tutta fretta. Per consiglio di un sacerdote
Irma Lamber11 Giuseppina • La Rocca Giuseppe
Lazz:arlnl Maddalena Luca Al. Pasquate Maccarone
Giovanni - Manfrlnolll Anna Rosa - Manfrlnottl Emma-
rosa • Marcon Anna - Massacco Angela Mawo Anna
Mauro Valerla • Mascheroni Ernestina Mauanzem
Mariuccia Melllnl Lucrezia - Mlgllavacca Angiolina -
Mlalo Irma - Mllone Nietta• Mlrabelll Giuditta - Modica
Frank (U.S.A.) - Mogavero Salvalore - Morgavl \\linea -
Morniroll Teresa - Motta Grazia - Nana Paolo • Ober-
mlto Giovanna - Od<lone Anna - Ottonello Anna - Pace
Nalale - Pagllanl Maria - Palalo Maria • Palenzona Rina
Palermo Teresa - Parodi Lorenzo • Papettl Carla -
Pellitteri Angela - Perret Dino - Peti• L Maria - Pietra
Don Giuseppe Plllon Arduino - Pira• Pappina - Polla
Anselma Ponzio Mi.chela Prete Ernesta Picchiotti
Famiglia Ranghetll Timotea - Renzl Sergio Rlnaldl
Maria• Rlnaudo Gemma - Rizzo Ignazio - Rizzo Nellna -
Rossi Amalia Rossini Giuditta Salldu Margherita
Sapuccl Maria Sardo Guido Savino Francesco Sa•
vino Nunziatina Scarlatelia Maria Scarpelli Emilia
Saelba Salvatore • Spe,andlo Bruno • Spiga Plttan •
Sostar Irma • Sieri Marzia M. - Sulas Bruna Tolazzl
Ada - Ternavasfo Tere.sfna - Testa Clara • Tlg~no loie -
Timossl Margherita • Tosi Pierina • Trlbocco Giuseppe
- Valentino Carla - Ve-ntura Carmela - Vescovi Mar•
gherlta • Villa Teresa. \\linci Rosa . Violi Maria. Vlsalll
Caterina Visconti Anna • Vitali Manlio Zaccaria
Giuseppina - Zanon Rosina Zenl Luigia • Frlgerlo Lu-
ela4
Epinay (Francia). La bella chiesa dedicata a san Domenico Savio.
salesiano rivolgemmo la nostra preghiera
a san Domenico Savio, e dopo pochi
giorni la sua situazione - inspiegabil-
mente per noi e soprattutto per i medici
- d 'improvviso migliorò. Il bimbo è stato
dimesso, completamente (ma noi diciamo
miracolosamente) guarito •·
Marina Macchiare/la (Partinico, PA),
ringrazia per la guarigione di un con-
giunto. risanato dopo un grave incidente
e due operazioni chirurgiche.
* Giuseppe Cipolla e famiglia (Motta
V/gana, Ml) perché la loro unica bambina
di cinque anni, colpita da grave malattia e
ricoverata d'urgenza all'ospedale, ha co-
minciato a migliorare quando le fu messo
l'abitino di Domenico Savio, e ora è in via
di completa guarigione.
LE RIPETEVO: SE TU VUOI
PUOI FARMI QUESTE GRAZIE
Il 15 aprile scorso
un nos1ro caro con-
giunto venne ricove-
rato d 'urgenza, e i
medici diagnostica-
rono un carcinoma:
una diagnosi terribi-
le, che lasciava ben
poche speranze. Mia
sorella Figlia di Ma-
ria Ausiliatrice ml
portò un'immaginet-
ta di suor Eusebia Palomino, e disse a
tutti noi di pregarla chiedendo la guari-
gione completa, cosa che sembrava
semplicemente assurda. In quei giorni
mio tiglio, per colpa di gente' disonesta,
venne a trovarsi in una situazione finan-
ziaria disastrosa, che avrebbe potuto
portare a tragiche conseguenze. Pregai
allora suor Eusebia per entrambi i casi; la
pregai con assiduità, quasi con accani-
mento e con rabbia. E pur essendo ras-
segnata alla volontà del Signore. le ripe-
tevo fino alla nausea: • Se tu vuoi, puoi
farmi queste grazie•·
Il nostro malato, a distanza di nove mesi
e - come dicono i medici curanti -
con una ripresa inspiegabile•, è tornato
a casa e sta bene. Ha subito tre interventi
demolitori, ha perduto 38 chili di peso , ma
ora ne ha già recuperati 14. Quanto a
nostro figlio, ogni sua difficoltà si è risolta
nel migliore dei modi: è tornato sereno, e
soprattutto è tornato alla vita di fede che
sembrava aver perduto.
Sento il dovere di raccomandare a tutti
questa piccola grande suora, sicura in-
termediaria tra noi e il Signore, e non
cesserò più di ringraziarla.
Enza Mezzano (San Remo, Imperla)
NON POTEVO OBBEDIRE
AL MEDICO. E ALLORA...
Da parecchi anni
soffrivo di una colite
accentuatissima.
Dopo alcune cure
migliorai un poco,
ma il medico mi dis-
se che si trattava di
malattia cronica e
che avrei vissuto a
lungo soltanto se
avessi seguito i suoi
consigli: poco lavo-
ro, e dieta rigorosissima. Di fatto non ml
era possibile obbedire al medico perché
assai povera. e quindi dovevo ritornare
sovente dal medico, che mi ordinava
sempre nuove cure. Avendo saputo delle
grazie ottenute da Alexandrina Da Costa,
mi rivolsi a lei supplicandola che mi otte-
nesse di poter mangiare di tutto, proprio a
motivo della nostra povertà. Da quel
giorno incominciai a prendere il vitto di
famiglia, e... non ho più avuto bisogno del
medico.
Graziosa Alvez Castro (Viana do Caste/o)
LA FEBBRE NON VIENE PIU:
Cl PENSA ALEXANDRINA
Ho 49 anni, e ho sempre avuto una sa-
lute fragile. Da alcuni anni mi affliggeva
un'Infezione alla gola, di quelle che vanno
e vengono. Gli antibiotici sembravano gli
unici rimedi, ma lo specialista con ragione
ne sconsigliava l'uso frequente; poi però
era costretto a prescriverli... Nessuna
cura fermava quest'infezione con febbre
persistente. Poi un giorno mi è capitato
fra le mani il libro su Alexandrlna, e mi
sono aggrappata a lei. Devo dire che non
ho più avuto bisogno di cure, e che la
febbre non c'è più. Cl pensa Alexandrina.
Tutto questo lo testimonia anche mio
marito. Questa Serva di Dio è veramente
grande.
B.I.M. (Mesero, Portogallo)
BOLLETTINO SALESIANO 1• APRILE 1981 33

4.4 Page 34

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I NOSTRI MORTI
t BROZZO PIERINO Cooperatore La
Spezia a 70 anni
Ragioniere di profess,one, dedicava il
tempo libero a organizzare I Pellegrinaggi
Paolini, e proprio durante questi pellegr~
naggl conobbe I Cooperator1 salesiani:
simpatizzò con loro. finctlé si sentì uno di
loro, e chiese di far parte della loro asso-
ciazione. Era più che giusto. tra l'altro,
alulò negli studi un giovane handicappa•
to. seguendolo con s1lle salesiano. Aveva
chiesto al Signore di morire senza d1stur-
bare nessuno, e Il Signore lo ha esaudito
chiamandolo a nel sonno.
CALANDRI MARIA ved. SONATO Coo-
t pe,atr1ee Areuo a 80 anni
R•cordeva che Il Beato don Rua al
tempo della sua infanzia era stato più
volte ospite della sua famiglia Crebbe
nella devozione di Maria Ausiliatrice e a
questa spintualltà educò ancne le sue 11-
gUe. SI impegnò per una scuola efficiente,
e poi raggiunto li limite della pensione
aumentò la collaborazlone che già pre-
stava al suo parroco In Arezzo, come pu-
re al delegato del Cooperatori ed EJcallie-
vl. Per tenti anni le celebrazioni salesiane
In città furono da lei promosse e appog•
giate con plena generosità e dedizione.
CAPRA GIUSEPPE Cooperatore t Bene
Vagienna (CN) a 94 anrn
Padre di dieci tigli, di cui ire religlosl
(uno salesiano), La sua lunga vlla fu
contrassegnata dall'urgenza di lavorare,
pregare. amare: componenti che hanno
creal o In lui una personalità sicura, sere•
na e simpatica. Tenll si rivolgevano e lui
per una p.arola di lede, una promessa di
preghiera, un augurio di benedizione.
Onorò la Madonna con infìnilo rosari. a cui
Invitava I presenli, In 1empo dl guerra, di
prigionia, durante 11 lavoro duro di conta-
dino. la sera immancabilmente con tutta
la famiglià. L'Eucaristia e la Madonna re-
sero visibilmente sereno li suo tramonto~
t CONTARIN GIUSEPPE Cooperatore
BessIca (TV) a 87 anni
Don Bosco aveva preso nella sua fami-
glia un tralello, che fu salesiano coadlu-
lore e missionario per oilre 50 anni
Ouan10 al signor Giuseppe, affezionalo a
Don Bosco e ali'Ausiliatrice. educo con
spirito salesiano I suol ffgll Nutriva la sua
saleslanllà con Il BS, ohe leggeva da cima
e fondo appena giungeva, e che faceva
leggere al suol.
t MERCIECA JOSEPH Vlclorla (Gozo,
Malta) a 86 anni
Di poche parole, ma sereno e onlmlsta.
ln gioventù dovette lasciare la patria per
trovare lavoro In Australia. SI dedicò con
generosità alla famiglia, ricca di sei figli,
tra I quali Il Signore scelse tre vocazioni
sacerdotali. Uno dei Ire sacerdoti, padre
George. è salesiano, e dirige Il Bollettino
maltese.
t RIZZINI 98C. MARIO Salesiano Brescia
a 42 anni
Partito missionario per l'America Latt-
na, compi gli studi teologici In Cile ma
lavorò In Ecuador dove pure si laureò in
Scienze dell'educazlone. Per 8$Sere più
radicato nena sua nuova patria chiese e
ottenne la cittadinanza ectJatoriana. La•
11orò prima nell'Aspiranlato salesiano e
p0i nel grande lstltuto tecnico di Cuenca
che seppe portare al rasllgl. Oues10 col-
legio sotto la sua guida diventò un mo-
dello di serietà professionale, di valldllà
educativa, e anche di sensibilità ap0stoli-
ca, perché I suol giovani si impegnavano
concre1amente per I diseredati e per le
missioni nel vicariato di Méndez. Don
Mario godeva la massima stima delle au-
torità scolastiche, e sovente era consul-
tato dal Ministero della pubblica Istruzio-
ne per la sua competenza. Non meno sU•
mato era dal giovani, diversi del quali lo
seguirono sulla strada della vocazione
saJeslana. A 42 anni la lremenda verità:
un tumore Inesorabile stava minando la
sue e.ststenza. Tornato in Italia presso la
mamma anziana e I frateHJ. nuscl a far
dimenticare se stesso continuando a OC·
cupars1 dei problemi della Congregazio-
ne, dell'Ecuador e della gioventù, Il BS
ecuatorlano gli ha dedicato dleel pagine,
che cominciano con le parole: Don Ma·
rio, la tua morte cl sembra una bugia•·
t SABATINI GIUSEPPINA Cooperalrlce
Roma a 86 anni
Quando ancora non conosceva l'asso-
ciazione del Cooperatori, sognò Don Bo-
sco e le parve che le dicesse di dover la--
vorare molto per te sue opere. Si presento
alla casa delle FlgUe di Maria Ausiliatrice
In 11Ia Appia Nuov~, e fu aggregata al lo-
caie Centro Cooperatori. Instancabile, si
è prodigala per 21 anni soprattutto a fa-
vore delle missioni Solo una grave ma•
lattla la costrinse a des1Stere dagli Impe-
gna che aveva assunto volentlerr e gene-
rosamente con Don Bosco. Vero angelo
di bontà, affrontò serena la morie, con-
fortata dal pensiero di Maria Ausiliatrice
di cui era teneramente devota_
SADY STOPPA FRANCESCO SAVERIO
t Salesiano Coadiutore Hong Kong a 67
anni
Studi ,n elellromeccanlca, e poi per sei
anni pohz1otto nel Canton Ticino. sua pa-
tna. E ,01 passò nelle file di Don Bosco
Nel 19l7 è inviato a Hong Kong nella
scuola Industriale salesiana, poi per tre
anni è relle FIiippine ad aprire un labora-
torio d1 elettromeccanica. Poi torna a
Hong Kong per dare vila a un nuovo la·
boratorio. Insegnante severo ma amato
dal suo, ragazzi, Il educò alla scuola del
dovere e h preparò al successo nella vita
Era sllrrato dalle.autorità scolasllctle, clie
gli affidavano sovente compiti lmportan11
Poi un I-nprovvlso cedimento della salute,
un'operazione. E I medici che lo volevano
ancora sotto osservazione, ma lui aveva
lretta di tornare tra I ragazzi. Dopo poche
settimane Il male lo costringeva al rico-
vero definitivo In ospedale. , Ho prepara-
to lantl giovani ai loro esami finali, e ora
tocca a me prepararmi al mio ultimo esa•
me,, conlidò Ma era preparalo
TARTARINI RINALDO Exalllevo e Coo-
peratore t La Spezia a 91 anni
rmparò a conoscere Don Bosco all'o-
ratorio, e fin da ragazzo si impegnò nei
tanti settori dell'at1iv1tà oratoriana. Maturò
un carattere dolce e deciso; la sua sicu-
rezza rell'ailone gU proveniva da una
piena confidenza in •Don Bosco e Maria
Ausmatrice, che aveva scelto come sue
guide_ ..,ssal slimalo anche nella profes-
sione di ra.9ioniere, atlrontll Incarichi In
campo religioso e civlle a volte delicati e
dlfllcili, nia Il seppe portare a compimento
con quella serenità e fiducia che gli veni-
va dalla sua coscienza neHa. Nell'oratorio
era sempre presente aHe rlu.nlooi e ai ritiri,
esortan:lo gll altri già col solo esempio.
t TROVATI ANTONIO Cooperalore Lu•
ga.gnano d'Arda (PC) a 72 anni
Era em,co e benefattore delle opere
salesiane. Era apprezzato per bontà e per
l'impegno verso la glovenlu.
t UGUCCIONI &ac. VIRGILIO Salesiano
Venezia a 81 anni
A 1Ganni arnvava a Mogllano sulla scia
del lratelll più anziani don Ruflllo e don
Ruben· conquistato dall'allegria che re-
gnava 1, quella casa, volle anche lui co-
me I fratelli essere salesiano di Don Bo-
sco Un• sola parentesi: Il servizio militare
durante la prima guerra mondiale, quan-
do si merllò una croce di guerra (ed è
stata ritrovata intatta nel suo astuccio,
nuova e luccicante, perché non l'ha mal
ponata). Fu direttore per 30 anni. e anche
maestro dei novtz:l. Apr1re il proprio cuore
e la propoa anlma con lui era la cosa pìù
naturale del mondo, e lo sanno bene I
1antl figli di Don Bosco cresciuti alla vita
salesiana attorno a fui Era uomo di poche
parole e - al contrario del rratello scrlt-
tore don Rumlo - niente di penna; ma
seppe trasrnettere il suo magistero sale-
siano attraverso la vita, per contatto
umano e spirituale. Al suo ultimo addio gli
hanno applicalo le parole che don Rinaldi
pronunciò per Don Bosco: Non è stato
altro che padre, nel senso più nobile della
parola. Tutta la sua vita è un 1raHato
completo di quella pa1ernl1a che viene dal
Padre celeste, e che Don Bosco ha pratJa
ceto In sommo grado».
t VIGOLO ANTONIO Cooperatore Mon-
teortone (PO) a 70 anni
Nel 1937, quando I salesiani aprirono la
loro opera a Monl'EtOrtone e avevano bJ.
sogno di tutto, subilo trovarono nel signor
Vigolo un aiuto. E un aiuto per loro è ri-
masto da allora per tulla la vita Lui che
non era ricco. anzi doveva lavorare senza
risparmiarsi per ricavare dal campl non
suol Il n ecessario per la sua famiglia,
avanzava sempre qualcosa per soccorre-
re gli altrl. Fu Ira I primi soci del FAC
quando sorSe subito dopo la guerra
mondiate. e vl collaborò con entusiasmo e
con lnizlattve originali La sua adesione
alle alllvllà del Cooperatori saleslanl lu
piena, e anche ,n questi anni recenti as-
secondò con Impegno Il loro rinnova-
mento Ha fatto del bene sempre a tun,,
det male mal a nessuno ... era Il com-
mento riconoscente degli amici che gli
davano l'ultimo addio.
VIGANEGO LAZZARO Salesiano Coa-
t dlulore Genova Samp,erd a 90 anni
Genovese, di professione fabbro, a 36
anni si donò a Oon Bosco senza riserve.
Lavorò a Torino Valdocco, poi a lungo
nelI'Assam (India), poi tornò nella sua
Genova. Sentl sempre Ione Il legame con
le associazioni del lavoratori cattollei
dalle cui file proventva_ Fu vocazione fe-
dele af cento per cento. attaccaliss1mo
ana sua Congregazione. difensore acca•
nito delta Chiesa. La sua presenza m co-
munlta e fra gli amici era sempre vivace e
arguta. Fino agli ulliml giorni dette singo-
lare esempio di fedeltà agli atti In comune
della sua comunilà religiosa.
VISCONTI ANTONIETTA In IZZO t Ma·
rano d1 Napoli a 72 anni
Oonò generosamente a Don Bosco I
suol figli, divenuti uno salesiano e l'altra
suora di Maria Ausiliatrice. Guardò sem-
pre al figli consacratl con materno orgo-
glio e con venerazione; la sua fede la
portava anche a contessa,sl dal ttgilo sa-
cerdote L esempio della mamma rimane
ora al flgll come stimolo e Incoraggia-
mento nel cammino dlf11cile della ledeltà
al Signore.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
Botto Rodollo t a Torino• Cason Anlonlo
t Rarnpazzo di Camisano (VI) a 85 anni
Clottl morur. Raffaele t negli Stati Uniti •
t Ferslnl Vincenzo, exallievo C11stro Citta
(LE) a 33 anni Lecca Zuddas Luigi na t
cagliar, a 70 anni - Pomlc:11 Nini t Ver-
cem
A quanti hanno chiest o informaz1on1, annunciamo che LA D IR E-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-
sciuta giuridicamente con D.P. del 2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER L E MI SSIONI con sede In TORINO. avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22. possono legal mente ri-
cevere Legati ed Eredit1i.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato . ...lascio alla Dmuione Generale Opere
Don Bosco con sede In Roma (oppure ali'Istituto Salesiano per le
missioni con sede In Torino) a titolo di legato la somma d i lire. .
(oppure) l'Immobile sito in... per gli scop, perseguili dall'Ente. e parti-
colarmente d1 assistenza e beneficenza, di Istruzione e educazione, di
cullo e di religione•
- se si tratta Invece di nominare erede d i ogni sostanza l'uno o
!'altre def due Enti su Indicat i:
, ...annullo ogni mia precedente dlspos,zlone testamentaria. Nomi-
no m,o erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure /'ls f1tuto Salesiano per le Missioni con sede in
Torme) lasciando ad esso quanto ml appartiene a qualsiasi titolo, per
gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, di Ist r u zione e educazione, di culto ed, religione,
(luogo e data)
(firma per disteso)
34 BOLLETTINO SALESIANO 1• APRILE 1981

4.5 Page 35

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Bo,aa: Maria Auslllalrlce, perché continui
a proteggere la mia famiglia tn vita e In
morte. a cura di 0.G L 1.100.000
SOLIDARI ETA'
Borsa: Papa Giovanni Paolo 1. a cura d1
N N , Padova L 1.000.000
Borsa: Don Bosco Santo. a cura di N.N L Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
1 000.000
80f1a; S. Cuore di Gesù, Maria Ausilia•
trice, Santi Salesiani, in nngraz,amento e
mvocando con ffduc,a ur1a grande grazia,
a cure d1 Scarpe.tt1 Emilia, Roma L
500.000
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dei mie, famll1an defunti. a cura di Rmaldl
Filomena. Lu Monf (Alessandria) L
400.000
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Bosco: proteggetec, sempre. a cura d i
Ermanno e Maria Crist ina Fontana L.
400.000
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gnosi. a cura di Maroso Chiarina, Altavilla
(VI) L 350.000
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Bo&co, rn suffragio df Angela e Paolo, a
cura della foglia Maria L 300 .000
Borsa: 5 . Cuore, Maria Ausllfalrlce e S.
Giovanni Bosco, In memoria e suffragio
del Rag. Piero Ce/faro, a cura delle so-
relle L 300 000
Borsa: Don Luigi Nano, a cura di un ex
allievo riconoscenle L 250 000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, In suffra gio d1 Saccaro Giovanni,
a cura di N N L 237 000
Borsa: S. Domenico Savio, Invocando
protezione. a cura di Llga to Antonio, So-
veralo (CZ) L 230.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bosco, In
memor,a e suffragio d t Don Andrea Ber-
ro/a, a cura do Allievi e loro genitori della
'S' B del Richelmy. Torino L 2 00.000
Borsa: Maria Auafllatrlce e Santi Sale-
siani, invocando protezione sulla fam~
glia, a cura di M G L 200.000
Boraa: Maria Auslllatrlce, Santi Saleslanl,
Papa Giovanni, ,n suffragio de, m1e1 cari
defunti, a cura di F.C.. Borgomanero (NO)
L 200.000
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Don M Gh1g/1en o e lam1gha, m rrcono-
scenza. a cura d1 N.N L 200.000
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B&sozzt e GoneHa Mano, a c ura di Go--
nella Aurora Artuslo. Albe (Cuneo) L
150.000
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cura di N N Ch1ogg1a
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cevuta a cura di Ottoglia Giuseppe, Ma-
losco (TN)
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Domenico Savio, per ass,stenza avuta, a
cura di Viacava Annamaria, Ouerceta
(LU)
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Da/masso, a c ura di Dalmasso Dr Fede,
Mondovl (CN)
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trlce, Don Bosco: esauditemi, a cura di
CM
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Bosco~ per grazia ricevuta e invocando
protezione. a cura di Scamperfe Caterina,
Fumane
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memona e suffragro di Ravenna Tomaso
S1/Vio, a cura della figlia Giuseppina
B0<s.a: Don Bosco. a cura d1 Voarino As~
sunta
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grezia ricevula, a cura di Plerotti Teresa,
Pletrasan1a (LU)
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Bosco+per grazia rrcevuta, a c ura d , N.N.
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Saleslanl, m nngraz,amento protezione. e
In suffrag ,o d e, mIeI car,, a cura di Blagt
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10. a cura di N.N.• Canton Tic ino
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Chatillon (AO)
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Bosco, per grazia rfcevuta. a c:ura di
Carpanetto Margnerota, Cassolnovo (PV)
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rassa a cura di una exatlleva, T orino
Borsa: S~ Glo"annl Bosco. invocando
protezione sul nipotino Fabrizio, a cura di
Leone Nunziata1 Torfno
Borsa: Maria Auslllatrlce- e Don Bosco, ,n
ringraziamento e mvocando proruzlonfl
sulla famiglia, a cura di N,N
Borsa: Maria Aus.fliatrice e S. Giovanni
Bosco. per graz,a r,cevuta. a cura d1 Ah..
fredl Edoatdo, Torino
Bo,sa: Maria Auslllalrice, a cura dr N.N
Borsa: Marta Auslllatrlce, Santi Salesi ani,
proteggete la nostra famiglia, a c ura di
F.F
Borsa: Maria Auslllatrfce, invocando
protezione a cura di F.F
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Rua, ,n
memoria , suffragio del Cav LBntler,
Ferruccio, a cura della Famigha
Borsa: S. Cuore, Maria Auslllatrlce, Don
Bosco, inV'Jcan do proiezione e pace sul
mondo, a cura del Slgg Paghano, Moa.
Borsa: Mater Miaertcordlae. m,ser,cordla.
non giustiziai a cura di Fascle Dr Luigi.
Finale Ligure (SV)
Borsa; Maria Ausiliat,ice. ,n momona di
Orlando e Anna Go/i, a cura di G.F.
Borsa: Maria Ausiliatrice. Santi Salesianl1
rrngra21ando per le gra2Ie r,cevute, a cura
d1Piras Peppina, Bitti (NU)
Borsa: Maria Auslllatrice, Santi Saleslanl,
rmgrazIando e invocando ancora p,o,e.•
z,one. a cura di Borg,atlono Luigia. (TO)
Borsa: SS. Cuori di Gesù e di Maria, Santi
Salesiani, In suffragio dei defUnU e per la
nostra salvezrn. a cura di Patrone Elvira,
(TO)
Borsa: Mons. Verstglia, Don Caravarlo.
Alexandrlna da Costa, chiedendo prote-
zrone, a cura di N.N , Poirino (TO)
Borsa: In memona della Cooperatnce
Se/es. Gemma Padula, a cura dei parenti.
Borsa: Don Bosco, a cura di Leonori Ma-
rio. Naml (TR)
Bor&a: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, per grazia ricevuta o ,nvocancJo
protez,one, a cura dl Lusso Rina, Alba
(CN)
Borsa: Don Flllppo Rl natdl, a cura do Rota
Licia e Z~vattaro Guido
Borsa: Mari a Au.aillatrice e S. Giovanni
Bos.co. rnvocando protezione. a cura di
T esl a Maria, Scorzé (VE)
Borsa: Maria Ausiliatri ce, Santi SaleslanJ.
per grazra ncevuta e invocando ancora
prorez,oner a cura di Bosso Anna Maria,
Torino
Borsa: S. Cuore di Gesù e S. Domenico
Savio, rmgraztando, a cura di Enrtco Al·
bina~ Tormo
Borsa: ,n ncorcJo e sulfrag,o di Venerc1nda
e Giuseppe C1ccotfi, a cura della figlia
Anna
Borsa: Mons. Clmalll, per immutata rico-
noscenza, a cura di Ferraro Rag Oreste
Borsa: Maria Auslllalrlce e S. Giovanni
Bosco, a cura di Ouallrl nl Giorgio (TN)
Borsa: Don Bosco, chiedendo preghiere,
a cura d1 G.V
Borsa: ,n memon a e suffragio di Vanoni S. Domenico Savio, mvocando pro/ez10-
G1ovanm e Teresa. a cura delle figlie An- ne. a cura di Bassine Nicola, Pino Tori-
gela e Maria e D.M. Ghislnl L . 150.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco1 in suffragio di mio marito Fo/lls
Gaspare. a c ura di A1mmo Orsolina F.AE
L 150.000
Borsa: Maria Aualllalrke e S . Domenico
Savio1 In ringraziamento per la felice na-
soua a, Andrea a Marco. a cura della fa-
miglia Saeuone. Trino (Vercelli) L
130.000
Bo,sa: Mons. Malhlas, a c ura di Cubela
Giuseppe, Messina L 80 000
Bo,sa; Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, ,n suffragio dei miei parenti, a
cura di DI Donato An gelo. Modena L
70000
Bo,sa: Maria Aualllatrlce, Santi Sale.sian!,
,n suffragio de, miei defunti, a cura di
Masona Angela, Cassano Magnago L
70.000
Borsa: Maria AuslllalTlce e S. Giovanni
Bosco, per grazia r,cevuta e Imploran do
benediz,one, a cura di Clscalo Graziano
(PD) L. 6 0.000
nese
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria Ausi--
lJalrlee, Don Bosco, Jn ringraziamen to e
sullra gI0 del d efunti, a cura di GiarelU
Francesca, Pino Tonnese
Borsa-: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, In
rJngrazramenl o, a c ure di Bas$lno Nicota,
Ptno Torinese
Bor·sa: S. Domeni co Savio, fn rlcono.
scenzil al/a loro Direttrice, Sr M Feyt~s. a
cura delle Suore e Collaboratrici Casa
Mamma Marghelta (TO)
Bo,sa: Idem
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Giovanni
Bosco, S. Domenico Savio, In ringra~/a-
menlo, a cura della Famiglia Da!lara, Tri-
cerro (VC)
Borsa: Marla Auslllalr1ce, 11ngrazIando e
lnvo,ando prote:z,one sullo piccola Ema-
nue/la, a cura 01 Antona SMdra, Mede
(PV)
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Ausllla-
trlce e Santi Salesiani, ,mplorando pro-
rez,oM, a c ura di P E e M
Bo,sa: Maria Auslfiatrice e Don Bosco, In
rmgrazramento e mvocando protezione. a
cura di Magnoni Giuseppina M,. MIiano L
60. 0 0 0
Bo,sa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, In sullragio della madre B. Nleddu
Del Rio e invocando particolare grazia, a
c ura di Carla Dora, Abbasanta (OR)
cailerl (TO)
Borsa, Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosc o, con riconoscenza e Invoco prote-
zione, a cixa di N N., Pino Torinese
Borsa: Maria Aualllatrlce, Implorando
protezione sulla signora Assunta e sulla
Famlglra a cura di Savio Achille, Milano
BotSa: Marta Auslllatrice, Santi Salesiani,
per grazia ~1cevwa e mvocando protez,o~
ne, a c ura della famlglla Glorcelll, Gru-
gliasco (TO) ·
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
slanl1rnvocando protezione, a cura di ts~
gllanottl Ambrosiana, Santhià
Borsa: Maria Ausiliatri ce, Invocando
p rotezu;me sulla fam1glla, a c ura di Maram
Teresa
Borsa: S. Comenl co Savio. ,n suftragio d1
Tassi M Assunta e Va/Joron, Vmcenza. a
cura di Cla,aton1 Sandra, O lhda (CH)
Borsa: Maria Ausltlalrlce. a cura di Maz-
>aglia Maroa, Tarcento (UD)
Borsa: In memorm dJ mia madre, a cura di
De Paoli Fabio. Piove di Sacco (PD)
BOIS8: Don Bosco. invocando prote-rione
sulla mia neonata, a cura di Antona Carta
v. Rozzano (Ml)
Borsa: S. Domenico Savio. proteggi I miei
giovani nipofl, a cura dl Mlch ell Bema.rdl-
na, Strada Casdntlno (AR)
Borsa: Maria Auslllatrlce. Don Bosco,
proteggere la mia famrglia, a cura di N N,
(CN)
Borsa: Bealo Don Orione, progeltJ i m,e,
cari, a cura di Caru Dr Angel o. Pavia
Borsa: Preztoslsslmo Sanguet Maria Au--
slllatrlce, a cura do N N , Poirino (TO)
Borsa: D. Domenico Savio, a cura di
A.IR
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sai.,.
slanl, a cura di A.M.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Anime de/ Purgatorio, a cura di Ma1zza
Rosina, Monopoli (BA)
Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Sal esiani,
a cura di N N., Cosenza
Borsa; Don Bosco, Domenico Savi o, per
la pace in /amtg/ia, a cura di D M DI Bia-
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Borsa: SS. Cuori di Gnò e di Maria, Santi
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AWISO PER IL
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CENTRO CORRISPONDENZA
per la restituzione al mittente
Mosè narra ai bimbi di oggi la storia più bella
e più antica del mondo: la creazione. Adamo
ed Eva, Abramo ··e Isacco, il lungo viaggio
del popolo d'Israele verso la Terra Promessa.
La narrazione, illustrata da delicati disegni
a colori , si sviluppa come una piacevolissima
fiaba, consentendo ai piccoli lettori una immediata
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È un'opera stupenda. che affascinerà
grandi e piccini.
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11 & E l SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE