Bollettino_Salesiano_197109


Bollettino_Salesiano_197109

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1.1 Page 1

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BIllEJJIN I SALESIAN I ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI
ANNO XCV N. 9 1° MAGG I O 1971
Spedlz. In obbon. post.• Gruppo 2° (70) - \\ •quindicina

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IN QUESTO NUMERO
Paolo VI a 24 nuovi sacerdoti salesiani
Don Ricceri in udienza da Paolo VI
Il Rosario, Vangelo della gioia
Un pugno di lievito tra i grattacieli di San Paolo
Scuola serale di ricupero per adulti
Educhiamo come Don Bosco. Ragazzi che rubano: come fare?
Tra i neosacerdoti anche un collaudatore di aviogetti
Fra i drogati di Hong Kong
Alla Generala come Don Bosco
Documenti senza commenti
Con il Rettor Maggiore, in Austria
I sette gioielli dei selvaggi dell'Amazzonia
La grande festa delle ossa carbonizzate
IN COPERTINA
Fiori e pre9hier-e a Maria Ausiliatrice
In questo mese a Lel sacro, per la
Chiesa, il Papa a la Famlglia Sale-
sia.na c h e sl appresta a celebrare il
s uo Capitolo Generala Speciale.
COOPERATORI SALESIANI
Chi sono?... Che fanno?...
Si possono definire: Fedeli che vogliono tendere alla perfezione cristiana nel proprio
stato secondo lo spirito di San Giovanni Bosco. Perciò si mettono a servizio della
Chiesa prevalentemente nel campo dell'educazione giovanile, in fraterna unione
con la Famiglia Salesiana.
La Famiglia di Don Bosco è perciò formata da
Salesiani (S.D.B.)
Figlie di Maria Ausiliatrice (F.M.A.)
Cooperatori Salesiani (C.S.)
che hanno in comune
il Fondatore Don Bosco,
lo spirito apostolico che li anima,
il fine a cui tendono,
il campo di lavoro.
I Cooperatori Salesiani
non hanno molti impegni, ma debbon(? impegnarsi molto per gli altri, specialmente
per la salvezza della gioventù povera e della povera gioventù, facendo proprio il
motto di Don Bosco: da mihi animas.
Per la loro formazione e crescita spirituale hanno a disposizione ogni anno un corso
di Esercizi Spirituali e le due Conferenze annuali; ogni mese l'incontro per l'Esercizio
della buona morte o Conferenza mensile; in ogni tempo, secondo la propria occupa-
zione e la buona volontà, hanno il tesoro della Liturgia, della Parola di Dio e dello
spirito di Don Bosco, appreso mediante la lettura della sua vita.
Organo di informazione e di formazione dei Cooperatori è il Bollettino Salesiano.
lse1·izion.e tra i Cooperato1·i.. Chi desidera essere iscritto tra i Cooperatori deve rivolgersi alla più vicina
Casa dei Salesiani o delle Figlie di Maria Ausiliatrice e attenersi a q11anto il Delegato o la Delegata dei
Cooperatori gli indicherà.

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PAOLO VI A 24 NUOVI SACERDOTI SALESIANI
Il primato di Dio nella vita sacerdotale
« Non lasciatev i suggestionare da teorie e da esempi che mettono in dub-
bio la vostra fede, le vostre scelte, la vostra irrevocabile dedizione a Dio»
11 .1 aprile scorso, il Santo Padre
Paolo V I riceveva nella Sala del
Concistoro 24 nuovi sacerdoti del
Pontificio Ateneo Salesiano. Ai
novelli sacerdoti, che appartengono
a varie nazioni, e ai loro familiari
il Papa ha rivolto il discorso che
riportiamo, <1/acendolo precedere -
scriveva L'Osservatore Romano del
4 aprile - da un'amahile conver-
sazione con i nuovi leviti e i loro
familiari, rievocando la sua predile-
zione e ammirazione per Don Bosco
e per l'intera famiglia salesiana.
Sua Santità, inoltre, ricordava come
un suo cugino, don Luigi Montini,
fu sacerdote della famiglia salesia-
na, missionario per I7 anni a Macao
e successivamente in Brasile, dove
morì dopo u11'intensa attività di
apostolato e di predicazione ».
Figli carissimi,
Siamo lieti di dedicare anche a voi, questa mattina, un poco del nostro tempo, purtroppo cosl scarso,
per rivolgervi il nostro saluto e il nostro augurio. Ve lo dedichiamo di gran cuore, perché vi è
dovuto per un duplice titolo: siete sacerdoti novelli, e per di pii, salesiani, membri cioè di una
famiglia religiosa a cui ci legano tanti dolci ricordi e tanti vincoli di affetto e di stima.
È naturale che una bella e confidente circostanza come questa susciti in noi un'onda di senti-
menti a cui possiamo appena accennare, ma che voi potrete facilmente intuire.
Nel ricevervi insieme ai Superiori che vi han.no guidato all'Altare e circondati dai vostri familiari
esultanti e commossi nel vedervi giunti ormai, al traguardo sospirato del sacerdozio, ci pare di
leggere nei vostri cuori un desiderio che lddio non ha certamente mancato di accendere nella tre-
pida vigilia della vostra ordinazione: il desiderio di sapere che cosa la Chiesa oggi attende da voi,

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affinché possiate vivere in maniera piena, efficace ed autentica Ja totale donazione di voi stessi al
Signore e alle anime.
Crediamo dovervi rispondere ricordando a voi le parole rivolte da Gesù ai suoi apostoli nell'Ultima
Cena: <• Manete in dilectìone mea •1 (Gio·v. I5, 9). Questò invito esprime il culmine delle aspirazioni
del Signore nei riguardi dei suoi sacerdoti. Ecco allora la consegna che vi affidiamo: coltivate, figli
carissimi, l'intimità con Cristo attraverso upa sincera e profonda vita interiore. È il primo e il
più dolce dovere della vostra vita sacerdotale. È l'atteggiamento più caratteristico di chi ha rice-
vuto l'investitura sacramcntaJe di <• dispensatore dei misteri di Dio•> (I Cor. 4, I}. È la logica ri-
sposta a chi vi ha prescelto, con un singolare atto di amore, ad essere suoi amici (cfr. Giov. I5,
I6) e ha chiesto le vostre vite, i vostri talenti, la vostra intera disponibilità, per servirsi di voi
come suoi vivi strumenti, come i canali della sua grazia, come i trasmettitori dei suoi esempi e
della sua parola, come il suo prolungamento nel mondo.
Non abbiate mai a credere che l'anelito all'intimo colloquio con Cristo arresti o rallenti il dina-
mismo del vostro ministero; ritardi cioè lo svolgimento del vostro apostolato esteriore, o fors'an-
che serva di pretesto per non impegnarsi a fondo nel servizio degli altri e per sottrarsi alle proprie
responsabilità terrene. È vero esattamente il contrario. Ciò che si dà a Dio non è mai perduto
per l'uomo; è stimolo anzi all'azione e sorgente feconda di energie apostoliche. Ve ne dà lumi-
nosa co.nferma il vostro santo Fondatore. Non si comprenderebbe infatti l'apostolato sociale di San
Giovanni Bosco, se non si riconoscesse che proprio dalla sua vita interiore traeva alimento quel
suo ardente zelo che lo ha impegnato in un'attività davvero prodigiosa a servizio degli altri.
Purtroppo nel momento che la Chiesa sta attraversando voci insidiose si avvertono che tendono
a misconoscere il primato di Dio nella vita e nella azione del sacerdote. E ciò si fa in nome di
un adeguamento ai tempi che è invece conformità aJJo spirito del mondo, sollevando dubbi e in-
certezze sulla vera natura del sacerdozio, sulle sue primarie funzioni, sulla sua giusta collocazione
in seno alla società.
Figli carissimi, noi vi ripetiamo con nostro Signore: <, Non turbetur cor vestrum 1) (Giov. I4, I, 27).
Non lasciatevi suggestionare da teorie e da esempi che mettono -i.n dubbio la vostra fede, le vostre
scelte, la vostra irrevocabile dedizione a Dio. Le profonde esigenze della spiritualità e del mini-
stero sacerdotale restano, nella loro sostanza, immutate nei secoli, e do~ come oggi si chia-
meranno: unione con Dio, amore alla croce, distacco dai beni della terra, spirito di preghiera, ge-
nerosa e vigilante castità, ubbidienza piena ai rappresentanti di Dio e dedizione totale al servizio
del prossimo.
È questo lo spirito di San Giovanni Bosco. Ed è questa la testimonianza che la grande famiglia
salesiana continua a dare nel mondo, infaticabile nello zelo e santamente fiera di riporre nell'amore
e nell'obbedienza al Papa la sua nota distintiva e il suo più bel titolo di gloria. Questa stessa te-
stimonianza la Chiesa oggi richiede da voi, giovani carissimi. Offritela sempre franca ed aperta,
fattiva e semplice, ed in serenità e letizia, sulle orme del vostro Fondatore. Ed è bello che questo
impegno sia riaffermato da voi qui davanti al Papa, all'alba del vostro sacerdozio, così pieno di
tante p romesse per il domani del vostro Istituto.
Noi vi incoraggiamo dunque a prendere il vostro posto nella Chiesa con spmto di fede e di sa-
crificio. Pregheremo per voi, affinché i vostri santi propositi non vengano mai meno e vi atte-
stiamo la nostra benevolenza con una particolare Apostolica Benedizione, che estendiamo volen-
tieri ai vostri Superiori e a tutti i vostri familiari.
Al termine del Discorso il Santo Padre si è intrattenuto con i giovani sacerdoti, ai quali ha donato il
volume di P. Loew sul Cristo, contenente il testo degli esercizi spirituali tenuti lo scorso anno in Vaticano
dal noto religioso domenicano.
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Don Ricceri in udienza
da Paolo VI
Il 22 marzo scorso il Santo Padre
Paolo VI ha ricevuto in privata
udienza il nostro Rettor Maggiore.
Il Papa ha intrattenuto Don Ricceri
in paterno colloquio e ha mostrato
attento e benevolo interesse per
quanto gli era prospettato nei ri-
guardi della nostra Famiglia.
Mentre gli si parlava del lavoro
che la Congregazione svolge tra i
poveri e i popoli in via di sviluppo,
Egli ha benignamente ricordato la
sua recente visita a Tondo nelle Fi-
lippine. (< Quei salesiani - disse -
sono eroici... Li ho visti io. Ho visto
quelle frotte e moltitudini di ragazzi,
poveri, miseri, in mezzo ai quali i
salesiani vivono ogni giorno, ogni
ora... Sono eroi, sono eroi. .. >).
Il Papa accennava quindi alle ur-
genti necessità della Chiesa nel-
1'America Latina ed esprimeva la sua
paterna compiacenza per quanto i
figli di Don Bosco cercano di fare
in quelle terre, esortandoli a conti-
nuare a rendersi disponibili per colla-
borare alla soluzione dei complessi
problemi della Chiesa e della società
in quelle Repubbliche.
Don Ricceri ha intrattenuto il
Santo Padre anche sul prossimo Ca-
pitolo Generale, presentandogli a
grandi linee il programma dei la-
vori. Il Papa si mostrò molto interes-
sato e fu largo di paterni orienta-
menti. Ricordò che la nostra mis-
sione specifica nella Chiesa è la sal-
vezza dei giovani, attraverso le mol-
teplici forme dell'apostolato voluto
dai tempi, compresa evidentemente
la scuola, quando è scuola pastorale
che forma i cuori e non si limita a
imbottire le menti.
Insistette anche paternamente sul-
1'essenza immutabile della vita reli-
giosa: << Consacràti, consacràti ! -
disse - siete e rimanete dei con-
sacrati. La Chiesa, la Congregazione
vi vogliono dei religiosi. Siate anche
religiosi moderni, nella _coerenza con
la vostra vocazione. La vostra Con-
gregazione non è una Congregazione
vecchia che pòssa accusare fenomeni
ùi senilità. Voi siete in piena vita-
lità... >>. Invitava quindi a crunmi-
nare nella fedeltà, pur nelle forme e
con gli sviluppi voluti dalle condi-
zioni di vita dell'uomo d'oggi.
Erano trascorsi 50 minuti e il
Rettor Maggiore, prima di prendere
commiato, diceva al Papa: «Santo
Padre, la Congregazione è con Vostra
Santità, come lo era Don Bosco >>.
E Paolo VI aggiunse: << Ed è con la
Chiesa come Don Bosco >>.
Nel congedarsi Don Ricceri chie-
deva la benedizione del Papa per
tutti e singoli i membri della nostra
triplice famiglia - Salesiani, Figlie
di Maria Ausiliatrice, Cooperatori, -
per gli allievi, gli exallievi e per
quanti sono uniti nel nome Don Bo-
sco. Paolo Vf allargò le braccia in
un ampio gesto di benedizione. Il
Rettor Maggiore è lieto di comuni-
care la benedizione del Vicario di
Gesù Cristo e invita tutti i lettori
del Bollettino Salesiano a pregare
per il Papa e a mantenersi fedeli al
suo alto Magistero, anche per la
riconoscenza filiale che gli deve tutta
la famiglia salesiana.
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Il Rosario,
In un mondo impregnato di ateismo
ogni battezzato deve saper scoprire le meraviglie
che Dio ha compiuto in lui. E, come Maria,
meditarle nel suo cuore. Il Rosario è un mezzo
efficacissimo per raggiungere tale scopo.
(<D i Gerusalemme io farò Gioia. e del suo popolo io
farò Letizia,>. Cosi parlava il Signore per bocca
del profeta Isaia (65, r7-r9). All'Annunciazione, questa
promessa divenne realtà. L'Angelo salutò Maria con
parole folgoranti di gioia: << Sia gioia a te, o Piena di
grazia, il Signore è con te•>. In quell'istante si realiz-
zava un'altra espressione di Isaia: «La terra si schiuda
per maturare la salvezza•> (45, 8). Maria è questa terra,
e la salvezza che deve maturare in lei è per tutti noi.
Ecco perché il nostro nome, il nome del popolo a cui
apparteniamo, è Letizia. A risalire a monte nella storia
del Rosario, cioè fino alle sue origini, vi si scopre nel
secolo XII e XIII la devozione alle gioie di Maria, che
sono allegrezze non soltanto umane, ma tutte intrise
dello spirito del Vangelo: una di queste allegrezze era
la gioia di Maria ai piedi della croce, poiché proprio
la salvezza finiva di maturare.
In un mondo impregnato di ateismo, ogni battezzato
deve sentire l'originalità della sua appartenenza al po-
polo di Dio. La Chiesa è un « popolo messianico •> che
<< ha per capo il Cristo». A questo popolo occorrono
uno spirito, un canto, una preghiera. Senza dubbio,
la liturgia esprime tutto ciò men1vigliosamente. Ma oc-
corre anche che ognuno dei suoi membri possa a suo
gradimento e «nel segreto» meditare sulla sua appar-
tenenza al popolo messianico, scoprire le meraviglie che
lJ~u ha compiuto in lui e, come Maria, << meditarle nel
suo cuore ». li Rosario risponde appunto a tale bisogno.
Una lettera di Lucia di Fatima
Lucia di Fatima, l'unica superstite dei tre fanciulli
(Francesco, Giacinta, Lucia) a cui apparve la Madonna
a Fatima in Portogallo nel 1917, ha scritto a un sacer-
dote salesiano di Torino una bellissima lettera sul Ro-
sario, che collima perfettamente con le visuali più pro-
4 fonde di Don Bosco.
Da notare che, in risposta all'invito della Madonna
di Fatima, 1'8 dicembre 1942 il Papa Pio XII faceva
a Roma, nella basilica dì San Pietro, la consacrazione
del genere umano al Cuore Immacolato di Maria con
le seguenti parole: << Regina del santissimo Rosario, Au-
siliatrice dei cristiani, vittoriosa di tutte le battaglie di
Dio, eccoci prostrati ai piedi del tuo trono, nella cer-
tezza di ricevere grazie dall'immensa bontà del tuo
Cuore materno ~-
Dalla lunga lettera di suor Lucia di Fatima stral-
ciamo le espressioni più significative:
«Lo scadimento del mondo è senza dubbio frutto della
decadenza dello spirito di preghiera. È stato in previ-
sione di questo disorientamento che la Madonna ha racco-
mandato con tanta insistenza la recita del Rosario. E
proprio perché la preghiera del Rosario è, dopo la Sacra
Liturgia Eucaristica, la più propizia per conservare e
aumentare la fede nelle anime, il demonio ha sollevato
contro di essa La sua campagna; sfortunatamente, noi
vediamo quali rovine ha causato.
Per questo abbiamo bisogno di lavorare incessante-
mente per ristabilire e aumentare lo spirito di preghiera
nelle anime; infatti è la preghiera che ci avvicina a
Dio; è in questo incontro che Dio ci comunica le sue
grazie, ci dà luce e forza per vincere le tentazioni e le
difficoltà .
La preghiera del Rosario ci pone in contatto con la
Santissima Trinità: Gloria al Padre, al Figlio e allo
Spi.rito Santo. E ripetiamo il Gloria in tutti i misteri,
per lodare la Santissima Trinità. Penso che il Rosario
più che orazione mariana si possa chiamare «preghiera
Trinitaria ». Dopo il Glaria, recitiamo il Padre Nostro,
orazione rivolta al Padre e insegnataci da Gesù: essa
è unicamente lode e supplica diretta a Dio. Non ha
derto Gesù che doveva essere questa la formula di
preghiera e che non ne cercassimo altre? << Pregate
cosi: Padre Nostro, che sei nei cieli (Matteo 6, 9-13).
Anche l'Ave Maria è una preghiera rivolta a Dio, e
vi troviamo la prima rivelazione da Lui fatta agli uo-
mini sul mistero della Trinità».

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elo della gioia
L'arma più potente
Visto in questa luce, il Rosario si rivela come una
devozione specifica ali'l ncarnazione. I ncamazione così
perfetta e così vera che non basta dire che il Verbo
si è fatto carne, ma bisogna aggiungere che è <' nato
dalla Donna•> (Galati 4, +), che è « uscito secondo la
carne dalla razza di Davide>> ( Romani I , 3). Maria
non ha soltanto rivestito di una «carne» il Figlio di
Dio, ma l'ha radicato nell'umanità. Il Rosario mette
l'accento forte su Gesù, il Figlio di Maria, <• il frutto
del suo seno•>. LI Padre Nostro è la preghiera dei figli
e il Rosario con la meditazione dei misteri evangelici
ci racconta come noi siamo diventati figli di Dio.
Aggiunge ancora suor Lucia di Fatima nella sua
lettera:
« Qui in Portogallo vi sono ragazze impegnate a orga-
nizzare una campagna di preghiere per mezzo del Ro-
sario, per ristabilì.re la pratica di questa devozione nelle
anime e nelle famiglie, comunitariamente e da soli,
tra le diverse popolazioni: villaggi, paesi, città, ecc.
A questo scopo stanno reclutando il maggior numero
di famiglie che in ogni luogo si impegnino a recitare il
Rosario tutti i giorni; e in certi giorni e ore, come la
domenica e i giorni festivi, si riuniscono in gruppi,
percorrono le strade recitando ad alta voce il Rosario
e cantano fino alla chiesa o cappella scelta per termi-
narvi la preghiera. Se hanno un sacerdote, terminano
con la benedizione:: del Santissimo o con la santa Messa.
Se non hanno sacerdote, terminano con la visita al
Santissimo. Se nella cappella non vi è l'Eucaristia con-
chiudono con una lode alla Madonna. Queste ragazze
hanno trovato gente piena <li entusiasmo; io credo che
al momento presente sia il miglior apostolato per au-
mentare e conservare la fede.
In Argentino hanno fondato recentemente un Isti-
tuto Secolare sotto il titolo di « Madonna di Fatima >>
che ha come scopo questo stesso apostolato. Si radu-
nano nelle piazze e recitano il Rosario col popolo; si
racconta che radunano grandi moltitudini. Vanno pure
a recitarlo negli ospedali e nelle prigioni; raccontano che
tutti pregano con una devozione inspiegabile. I Vescovi
ne sono tanto contenti che la Santa Sede ha alttoriz-
zato le Fondatrici a venire da me per parlarmi dell'ar-
gomento».
Suor Lucia di Fatima conclude la sua lettera con
un'espressione che sarebbe piaciuta immensamente a
Don Bosco:
q Il Rosario è l'arma più potente con cui possiamo di-
f cnderci in campo di battaglia •>.
l 'apertura del CAPITOLO GENERALE SPE-
CIALE dei Salesiani è stata rimandata di un
mese; avrà quindi luogo il 1O giugno.
Varie ragioni di carattere pratico hanno ritar-
dato i lavori per la costruzione della Casa
Generalizia e dell'annessa Casa per Esercizi,
dove si terrà il Capitolo Generale.
Il prossimo 1O giugno coinciderà con la festa
del Corpus Domini : il Capitolo si aprirà
quindi sotto i migliori auspici.
Nel frattempo rinnoviamo a tutti l'invito a in-
tensificare la preghiera, interessando partico-
larmente Maria Ausiliatrice in questo suo mese
e nella testa del 24 maggio.
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Un pugno di lie
tra i grattacieli
D all'oblò dell'aereo abbiamo visto
una fungaia di grattacieli. Una
distesa senza limiti, difficile da im-
maginare. Forse nemmeno New York
ne ha tanti: affastellati uno accanto
all'altro, cubi e prismi di ogni di-
mensione. Pensai a una scatola di
solidi geometrici gettati Il alla rinfusa
da un popolo di giganti.
Ognuno di quegli scatoloni di
cemento armato s'arrampicava verso
l'alto pe r rubare la sua razione di aria
e di spazio: due degli elementi più
preziosi in questa città. Il terzo ele-
mento, il pit'.i prezioso d i tutti, è il
tempo, tradotto in, velocità.
Il centro radar dell'aeroporto sol-
lecitò il nostro jet a infilarsi nella
pista n. 18 al più presto, perché altri
aerei l'avevano già prenotata per
pochi minuti dopo. Ci tuffammo alla
svelta. I carrelli morsero violente-
mente il cemento della pista, lasciando
chilogrammi di gomma nera in lun-
ghe striscie. Scendemmo afferrando
al volo le valigie che un nastro tra-
sportatore ci faceva sfilare davanti
al naso.
Ogni giorno 64
nuove costruzioni
Sono a San Paolo, la città p1u
grande, dinamica, produttiva del Bra-
sile, la Capitale dello stato più ricco
della Nazione.
Due salesiani mi accolgono fra-
ternamente all'uscita dell'aeroporto
e mi accompagnano alla Casa Ispet-
toriale. E mentre l'autista sfodera
tutta la sua abilità nel traffico caotico
delle strade, fisso i primi appunti
rapidi sulle dimensioni di questa
straordinaria metropoli.
San Paolo sta subendo una t:splo-
sione demografica senza uguali. Nel
dicembre del 1967 la sua popolazione
era di 5 milioni e mezzo di persone.
Ora ha passato i 6 milioni, e som-
6 mando la cintura metropo.litana (chia-
In questa mastodontica città vivono 1O milioni di persone, s in121ano
64 nuove costruzioni ogni giorno, si produce il 51 per cento dei prodotti
industriali dell'intero Brasile, si dice Messa in 60 lingue.
237 salesiani, come un piccolo pugno di lievito in una massa di farina,
lavorano silenziosamente tra i grattacieli di questa grande metropoli e nel
retroterra dello stato di San Paolo. Nelle scuole e nei cenacoli giova-
nili si preparano i leaders della prossima generazione.

1.9 Page 9

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Vlto
diSanPaolO TERESIO BOSCO
mata << la grande San Paolo 1>) rag-
giunge i 10 milioni.
In questa babele di cemento ar-
mato e di struttUie metalliche si con-
centra la maggior quantità di denaro
ùel Brasile, creata da un'industria
moderna, un commercio esplosivo e
una popolazione che lavora sul serio.
San Paolo occupa un'area di 1 500
chilometri quadrati e ha 8000 chilo-
metri di strade. Nonostante questa
fittissima ragnatela il traffico rimane
uno dei problemi più assillanti.
Si sta costruendo una strada so-
praelevata che scavalca il centro cit-
tadino, e s'iniziano a scavare le gal-
lerie per la futura metropolitana.
La città è dominata dalla febbre
edilizia. La sua fisionomia, per i pa-
lazzi che vengouo demoliti e conti-
nuamente ricostruiti, cambia e.li anno
in anno. È difficile, per chi rimane
assente un anno, ritrovare al ritorno
strade e palazzi. Ogni giorno, dit·ono
le ultime statistiche, si iniziano 64
nuove costruzioni. Negli ultimi sette
anni ne sono state portate a termine
165.520. << Qui da noi - dicono con
orgoglio i paulisti - costruiamo una
Brasilia all'anno 1).
La dimensione umana di questa
super-città è pure data dal ritmo di
consumo. Ogni giorno la popolazione
cittadina assorbe 2 milioni di litri
ùi latte, 24 milioni di chilogran1mi
di generi alimentari, 150 mila chili
ùi carne.
A San Paolo si produce il 51 per
cento dei prodotti industriali di tutto
il Brasile. Ogni mattina entrano nelle
fabbriche un milione di operai. È il
più grande complesso industriale del-
1'America Latina.
fl tempo libero di questa massa dì
lavoratori è preso d'assalto da 9 emit-
tenti televisive, 91 stazioni rad.io,
centinaia di giornali e di riviste.
300 mila automobili fabbriqite ol?ni
anno offrono la possibilità di fuggire
dalla metropoli verso le incantevoli
spiagge di Santos, dove, se il mare
non basta, c'è lo stadio dove gioca il
Santos, la più famosa squadra cal-
cistica di San Paolo, guidata dal leg-
gendario Pelé.
La frana umana
che investe San Paolo
In questa babilonica città, e nello
stato che la circonda (17 milioni di
abitanti) lavorano 237 salesiani, coa-
gulati in 20 case.
Ho chiesto a Don Walter Bini ,
vicario ispettorialc, di tracciarmi un
quadro dei problemi che investono
oggi le opere salesiane di quest'ispet-
toria, e le linee direttive su cui essi
intendono lavorare per la gioventù
di oggi e di domani.
Raccolto nella penombra del suo
ufficio, la faccia illuminata a metà
dal fascio di luce che piove dall'abat-
jour, don Bini sorride e rimane a
lungo in silenzio. Poi inlzia a parlare
adagio, scandendo con chiarezza ogni
frase ed ogni concetto:
~ lo credo che prima di parlare dei
problemi che investono le opere sa-
lesiane, occorra parlare dei problemi
che in questa mastodontica città
investono la Chiesa. Noi salesiani
siamo una cellula viva ti~ questa
Chiesa, e viviamo e respiriamo den-
tro di essa. Se non fosse così, ci
condanneremmo a trasformarci i11
un piccolo ghetto, con poca impor-
tanza e pochi risultati.
Il primo grande problema che la
Chiesa deve affrontare a San Paolo
nasce dalla situazione sociale. A
prima vista il nostro stato, più ricco
e più sviluppato, non presenta le
urgenze sociali degli altri stati bra-
siliani. Ma se si guarda a fondo, il
problema sociale esiste, e presenta
aspetti diversi e inquietanti. San Paolo
è un nome affascinante, <• qui c'è
lavoro per tutti">> si dice, e in parte
è vero. E così non solo dall'interno
del nostro stato, ma da ogni parte
del Brasile chi è senza lavoro e ba
voglia di lavorare prende l'autobus 7

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per San Paolo. Ma dove trovare
un'abitazione? Dove inserirsi in una
comunità che dia a questi lavoratori
la possibilità di vi.vere come esseri
umani, socievoli, con interessi e re-
sponsabilità? Nascono così le grandi
<< cinture nere >> della periferia, dove
s' ammassa gente che non solo non
ha casa, ma che è "sradicata" da
ogni cultura e da ogni vita autenti-
camente umana.
li governo federale e Jo stato pau-
lista compiono grandi sforzi per tam-
ponare queste falle, ma ogni sforzo
è piccola cosa in confronto alla frana
umana che ci investe da ogni parte.
E questo non è un problema dello
stato soltanto. È un problema auten-
ticamente ecclesiale. La Chiesa, che
è Cristo oggi, è chiamata a portare
un messaggio di salvezza, di più,
a salvare questa massa di sradicati.
Pensi soltanto al problema delle
chiese, dei sacerdoti, dei centri so-
ciali, dell'assistenza morale a questa
massa di gente. E questo è ancor
poco, forse è ancora qualcosa di
esterno. Bisogna "entrare dentro"
questa massa, lievitarla dal di den-
tro, darle una mentalità cristiana,
che vuol dire farla comunità. Una
catechesi "incarnata" che toglie il
sonno a chiunque ci pensi seria-
mente.
Su 17 milioni di abitanti
10 milioni sono giovani
Il terzo problema:
mentalità diverse e opposte
C un terzo problema molto
grave, che sta preoccupando le per-
sone responsabili della Chiesa: lo
squilibrio di mentalità. Nelle zone
industriali, come del resto avviene
da voi in Italia, la mentalità della
gente è in rapida trasformazione: si
abbandonano tradizioni secolari con
estrema facilità, entra la secolariz-
zazione, e la religiosità o assume
forme più moderne e progressiste
o si annulla. Nelle fasce agricole del
nostro stato, invece, la trasforma-
zione è molto più lenta: le tradizioni
resistono con tenacia, la religione
conserva tutte le caratteristiche di
una cuJtura agricola che tn passato
ha avuto il suo massimo splendore.
Le situazioni possono raggiungere
il paradosso: persone di opposta
mentalità nella stessa famiglia, e,
a volte, forme di opposta mentalità
si verificano nella stessa persona,
in momenti diversi. Abbiamo nostri
exallievi che furono allevati da fami-
glie con religione sentimentale, dove
si ricorreva al prete per battesimo,
matrimonio e funerale. Nei nostri
istituti approfondirono un cristia-
nesimo più cosciente e impegnato.
I nnestati ne!J'ambiente di lavoro .ri-
masero investiti dalla secolarizza-
zione e dall'indifferenza materialista.
I pastori d'anime che lavorano in
città non sanno a volte che linguag-
gio parlare, perché il pubblico cui si
rivolgono è un tale miscuglio di
mentalità da lasciare sconcertati.
Anche i rinnovamenti apportati
dal Concilio hanno trovato grosse
di.fficoltà in vaste falde del popolo
di Dio. L'urto di nuove concezioni,
di nuovi linguaggi usati senza la do-
vuta prudenza, ha scandaljzzato masse
di gente afferrate alle loro devozioni
semplici, ai loro santi, ai loro sca-
polari. Si devt: fare coraggiosamente
marcia indietro in certe zone, se si
vuole portare la salvezza di Dio e
non la nostra povera sapienza.
237 salesiani: un pugno di
lievito nella grande massa
È in questo contesto ecclesiale,
in queste situazioni concrete e for-
midabili, in quesfa regione dove si
dice Messa in 60 lingue diverse che
i 237 salesiani della nostra lspettoria
cercano di rendere il loro servizio.
Abbiamo un senso realistico dei
nostri limiti, delle proporzioni vera-
mente piccole del nostro lavoro al
cospetto delle urgenti e colossali
esigenze pastorali della nostra zona.
Ma teniamo ben presenti le parole
del Signore: "Il lievito è cosa piccola
Il secondo grande problema della
Chiesa, che investe più da vicino la
nostra missione salesiana, è la gio-
ventù. Su 17 milioni di abitanti, lo
stato di San Paolo ha 10 mii.ioni di
giovani con meno di 25 anni. Il pro-
blema scolare di questa massa gio-
vanile è affrontato da 123 istituti
superiori serviti da 5.537 professori.
Ogni anno alle tre università citta-
dine (la Statale, la Cattolica e la Mac-
kenzie) si presentano 50 mila ma-
tricole. Come conseguenza, questa
popolazione giovanile ha trasformato
San Paolo nel centro dell'espressione
e della moda giovane. Compositori,
cantanti, artisti del cinema e del
teatro, case discografiche, alimentano
un mercato enorme. Lo sport ha
pure uno sviluppo fantastico: esi-
stono in San Paolo 2370 squadre
calcistiche. L a Chiesa gioca tra que-
sta gioventù il suo avvenire: nella
misura in cui riesce a dare a questi
giovani una mentalità evangelica e
cristiana, il Brasile di domani sarà
cristiano. Nella misura in cui il ma-
terialismo consumista fa presa su
questa gioventù, il Brasile di domani
8 sarà pagano.
Nella città di San
Paolo, dove s i dice
Messa In 60 ling ue
divers e, 237 s ale-
s iani cercano di
rendere un servi•
zio valido alle ur-
g enti e colossali
esigenze della zo-
na. Nella f o to : il
comples s o sale -
s iano del Sacro
Cuore in S. Paolo.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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i11 confronto alla massa della farina,
ma quando è mescolato, nel silenzio
e nel nascondimento, fa fermentare
tutta la 1ruissa". È questo il senso
della gioiosa speranza che accom-
pagna il nosrro lavoro.
Il settore specifico in cui inne-
stiamo la nostra opera apostolica è
la gioventù, e a differenza di altre
ispettorie brasiliane, la massa delle
nostre opere è costituita da collegi
e scuole. Scuole per esterni e per
interni.
Ultimamente in gran parte dei
salesiani di San Paolo s'è destata
una viva ansietà per la situazione
scolastica che si sta creando da parte
del governo. Somme ingenti sono
state destinate a ogni genere di scuola,
ogni centro è fornito di sempre nuove
scuole specializzate. L'ansia nasce
dalla domanda: "Quando le scuole
statali avranno coperto tutto il fab-
bisogno scolare della popolazione,
che ci staremo a fare noi ?".
Io credo, anzi ne sono convinto,
che quest'ansietà non abbia ragione
di esistere nell'l spettoria di San
Paolo. L'esplosione demografica della
zona, la p9polazione giovane in
aumento pauroso, ci possono garan-
tire che per almeno vent'anni le
nostre scuole saranno sempre prese
d'assalto. Ma questa, come com-
prende, sarebbe una soluzione ba-
nale, una pura ricerca di sopravvi-
Per un contatto d iretto con i popoli in via di sviluppo
VISITA ALLE MISSIONI DELL'INDIA
• Dal 23 novembre al 12 dicembre c. a. si effettuerà un viaggio aereo.
• Scopo: consentire ai Cooperatori e simpatizzanti, particolarmente sensi-
bili ai problemi dello sviluppo e della evangelizzazione, di avere un contatto
diretto con le popolazioni di una zona quanto mai interessante: !'I NDIA.
• Una cosa infatti è parlare con il missionario che torna in patria o leggere
un réportage, e altra cosa è vedere da vicino 111 Missioni e andare alla scuola
diretta del missionario o dei promotori dello sviluppo.
Il viaggio interessa particolarmente dirigenti di associazioni missionarie,
insegnanti. professionisti, tecnici.
• I partecipanti, una volta tornati, non resteranno inattivi. Sensibilizzati
per primi essi stessi, saranno poi anima e fermento del proprio ambiente.
A queste conclusioni si è giunti dopo l'esperienza di un analogo viaggio
effettuato due anni or sono.
Itinerario: ROMA, KATMANDU, MADRAS, BANARES, CAL-
CUTTA, BANGALORE, MYSORE, DELHI, BOMBAY, COCHIN,
THERAN, ROMA.
Son previsti incontri con le comunità cristiane del luogo, e tavole ro-
tonde, nonché contatti spontanei con la popolazione.
Per informazioni rivolgersi all'Ufficio Nazionale Cooperatori - Viale dei
Salesiani, 9 - 00775 ROMA - Te/. 74.80.433 - a cui si può chiedere il
programma particolareggiato.
venza. Il problema è molto più pro-
fondo, ed è stato affrontato dai di-
rettori delle scuole salesiane in alcune
riunioni tenute negli ultimi mesi.
Le decisioni mi sembrano della
massima importanza. Si è concor-
demente tracciato un piano per cui
le nostre scuole, da semplici "scuole
di supplenza" (giustificate quando
lo stato non aveva i mezzi per l'istru-
zione popolare), si trasformeranno
in scuole per formazione di dirigenti,
di leaders. Scuole autenticamente e
modernamente missionarie, con scopo
primario di evangelizzazione.
Ogni scuola un cerchio
che s'allarga sulla città
Il piano prevede purè una gra-
duale (ma non lenta) trasformazione
delle scuole in cerchio d'influenza
sulle famiglie, sui maestri, e attra-
verso i cooperatori e gli exallievi,
sull'ambiente cittadino che circonda
ogni opera. Questo, evidentemente,
non come azione autonoma, ma come
inserimento nei piani pastorali vo-
luti e approvati dai vescovi e dai
consigli pastorali interdiocesani.
Per farle un esempio concreto,
le citerò l'opera in cui ci troviamo,
il "Liceu Coraçao de Jesus". In
questo grande collegio è molto effi-
ciente l'organizzazione dei genitori
degli alunni e dei maestri, che s'in-
contrano per stabilire insieme pro-
grammi e mete educative e cristiane.
:E: pure bene articolata l'organizza-
zione degli exallievi, che nella città
è a livello dei grandi clubs che hanno
influenza sulla vita civile e politica.
La Parrocchia, inoltre, ha in corso
ormai da molto tempo un'opera a
favore dei fidanzati cristiani, per
prepararli alla vita familiare. In
questi ultimi due anni, 548 coppie
di .fidanzati hanno partecipato ai
corsi di preparazione al matrimonio.
Un altro settore che stiamo cu-
rando con molta trepidazione in,
questi u ltimi anni sono i "gruppì
specializzati". Il cent,ro di pastorale
giovanile ispettoriale ha lavorato sul
serio, e in ogni nostra casa si sono
formati cenacoli di giovani che sono
seguiti con una formazione parti-
colarmente accurata. oi speriamo
ardentemente che da questi cenacoli
dove si studia e si vive il cristiane-
simo in profondità, possano uscire i
leaders della prossima generazione,
gli adulti che prenderanno in mano
questa nostra città, questo nostro
stato, per impostare una civiltà radi-
calmente cristiana.
Se riusciremo a far questo, il pic-
colo lievito costituito dai 237 sale-
siani di San Paolo avrà compiuto,
nel silenzio, la sua missione•>. 9

2.2 Page 12

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Scuola serale di ricupero per adulti
«lo mi chiamo A. B. e abito in Calle
Colonne, mia motlie si chiama C. D.,
mio figlio si chiama A. E. e mia figlia
si chiama A. F.».
Questo compunto scolaretto ha 44 anni.
Si è seduto insieme con altri 75 amici
sui banchi della scuola sorta quest'anno
nel Patronato Salesiano ~ Leone XIII ,,,
in uno degli angoli più popolati e forse
meno curati di Venezia.
Questa non molto giovane, ma ardita
schiera di studenti è formata da persone
che hanno famiglia, che lavorano da
anni, che hanno una notevole espe-
rienza di vita. Manca loro q_uel titolo
di studio, la Il] Media, che il nostro
attuale ordinamento sociale richiede per
una decorosa sistemazione economica.
La proposta di attuare questo importante serv1z10 sociale, lanciata dalla Comunità Salesiana, ha avuto la
immediata e cordiale adesione di un gruppo di insegnanti abitanti nelle parrocchie salesiane della zona, i
quali hanno offerto la loro opera gratuitamente. Nel giro di poche ore sono giunte le iscrizioni degli allievi,
per la maggior parte dipendenti di aziende pubbliche cittadine.
Numerosi anche i giovani operai, costretti da necessità di famiglia a entrare troppo presto nelle vetrerie e
nelle altre industrie della zona, e ora desiderosi di. un titolo di studio che li metta alla pari con la maggior
parte dei loro coetanei.
Gli ambienti, messi a disposizione dalla nostra Parrocchia di San Francesco, non sono esattamente con-
fortevoli, ma vi si è creata un'atmosfera di familiare collaborazione, di entusiastico impegno tale da far
provare a insegnanti dalla ormai lunga carriera scolastica, una emozione nuova quanto intensa di fronte a
questa generosa dedizione da parte degli allievi all'apprendimento.
È stata subito curata una consultazione del Centro Salesiano di Orientamento del Veneto-Est, il quale ha
inviato due suoi esperti per consigliare il curriculum di studi più adatto alla preparazione di base di cia-
scun allievo. Al momento in cui scriviamo, gli allievi sono 75, divisi in tre classi: una elementare e due
medie. Tutti impegnatissimi ogni sera dalle 19,30 alle 22,30, quando ognuno ha già sulle spalle una gior-
nata di lavoro. (< Pensi - ci dice uno - che adesso in qualche materia ho la soddisfazione di poter aiu-
tare mia figlia che frequenta la scuola media. Quand'ero ragazzino, ho cominciato subito a portare gerle
di pane. Adesso da anni e anni sono alla nettezza urbana. Mi alzo alle quattro del mattino, vado al la-
voro, poi spesso ho riunioni sindacali. Ma alla sera alle 7,30 voglio essere qui, anche se non sono riu-
scito a mangiare. Lei non può immaginare la soddisfazione che si prova quando, oltre tutto, questa istru-
zione la si conquista con sacrificio 1).
Ci è sorta, stendendo queste righe, una domanda che abbiamo prontamente girata agli allievi: è stata la
prospettiva del titolo di studio l'unica motivazione che ha portato questi uomini sui banchi della scuola?
Dalle risposte si è potuto rilevare che per più d'uno, già economicamente sistemato, la scuola viene consi-
derata come un valore in se stessa, capace di dare all'entusiasmo iniziale una risposta soddisfacente, capace
di arricchire l'umanità dell'allievo adulto, di aprirlo a una più profonda comprensione del mondo studen-
tesco e del mondo del pensiero.
Un primo risultato di quegta singolare istituzione si è ottenuto l't1 gennaio con la presentazione di quat-
tro allievi all'esame di licenza elementare e di altri sei il 5 marzo scorso. Sono stati tutti promossi.
Nessuno degli allievi fino a questo punto si è ritirato; al contrarfo nuovi allievi si affiancano ogni settimana
a dire quanto questa opera sia stata collocata nello spazio e nel tempo più adatto.
L'approvazione e il riconoscimento da parte del Ministero della P. I. ha dato nuovo impulso all'opera e
1O ha portato a tutti - insegnanti e allievi - vivo compiacimento e nuovo entusiasmo.

2.3 Page 13

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Educhiamo
come
Don Bosco
Ragazzi
che rubano:
come fare?
Il 17 dicembre 1859 Don Bosco, dando
la «buona notte» ai giovani dell'Ora-
torio, prese a dire: << La consegna che
fate tutte le sere degli oggetti trovati
durante il giorno, e anche dei più pic-
coli, non permette di supporre che al-
cuno si lasci andare a ritenere roba
che non sia sua. Tuttavia siccome il
demonio è molto astuto e potrebbe in-
gannare qualcuno, ricordatevi sempre che
il vizio di prendere la roba d'altri è il
vizio più disonorante che ci sia al mondo.
Uno che venga riconosciuto per ladro
non si toglie più di dosso questo brutto
nome. - Quel tale è un ladro I - di-
ranno i compagni. - Quel tale è un
ladro I - ripeteranno quelli del paese.
E sarà fuggito da tutti. Ma poi ciò che
fa paura è la parola dello Spirito Santo:
"I ladri non entreranno in paradiso".
Sapete quanta roba ci può stare dentro
un occhio? nemmeno una paglia. Eb-
bene cosi è del paradiso. Lassù non
entra neppure una paglia di roba degli
alt ri. Se uno morisse con un ago solo
rubato, questo basterebbe per non la-
sciarlo entrare subito in paradiso. È
vero che un ago è furto da poco, ma
in purgatorio lo pagherebbe caro.
E poi il ladro ha un bel confessare il
suo peccato: non sarà mai perdonato
finché non abbia restitu ito; ben inteso
che egli possa restituire e che si tratti
di un furto grave. E state attenti perché
molte materie leggere a poco a poco
formano materia grave. Oggi due soldi,
domani una cravatta, poi un quaderno,
poi un libro: si fa presto a prepararsi
un conto serio al tribunale di Dio.
Dunque, se non vogliamo esporci al
pericolo di essere disonorati presso tutti
e non vogliamo aggravarci la coscienza,
stiamo bene in guardia a non toccare
nulla che non sia nostro. La roba degli
altri dobbiamo considerarla come il fuoco.
Se una scintilla ci viene addosso, la
scotiamo subito. Cosl se vediamo presso
di noi qualche cosa che non sia nostra,
sia anche un pennino, una matita. la-
sciamola dov'è. Abbisognate di qualche
cosa? domandatela ai compagni: sono
abbastanza graziosi per darvela. Del
resto ci sono i superiori: essi vi provve-
deranno quanto vi sarà necessario».
(Voi. VI, 353).
spensa presso la finestra aperta. Ed ecco,
dopo un'ora, tutte le mele scomparse.
La suora della cucina vede Don Bosco,
che era là di passaggio, e gli dice:
<< Sa, padre, che cosa ci han fatto i ra-
gazzi questa mattina? Avevamo prov-
veduto un po' di belle mele per il pranzo
degli ospiti e ce le hanno rubate tutte».
E Don Bosco, con la sua calma abituale:
«Il torto non è dei giovani ma vostro.
Ricordatevi di non mettere mai i giovani
nell'occasione di commettere qualche
mancanza: ecco il nostro sistema pre-
ventivo».
La seconda cat egoria è quella dei
ragazzi che rubano per debolezza di
ca rattere. Qualcuno ruba trascinato e
spinto da un compagno; qualcun altro
ruba perché non sa resistere alla voglia
di impadronirsi di oggetti che gli piac-
ciono e che gli fanno gola. Il compito
degli educatori non è quello di svergo-
gnare il ragazzo e nemmeno di condan-
narlo. Occorre fargli prendere coscienza
del fatto che viene a ledere altre persone.
E se i suoi compagni sono dei cattivi
compagni, bisogna fare in modo che i
loro rapporti si tronchino. Il ragazzo va
aiutato a restituire oppure a rimborsare
col suo lavoro quello che ha rubato.
La terza categoria è quella dei ra-
gazzi che rubano sotto l'effetto di
un impulso irresistibile, spesso pre-
ceduto da qualche ora o da qualche
giorno di un'angoscia indefinibile.
È frequente il fatto che l'angoscia inde-
finibile venga sostituita dal timore di
venir colti sul fatto. Molto spesso il ra-
gazzo-ladro (di questa seconda cate-
goria) ruba il medesimo tipo di oggetti
dei quali poi nemmeno si serve. Sono
furti morbosi: L'angoscia rivela che il
ragazzo ruba per compensarsi o per ven-
dicarsi di un affetto che gli manca da
parte dei genitori. Per esempio, dal giorno
in cui la mamma comincia a lavorare·
fuori casa, Giorgio comincia a rubare.
Graziella, a cui la mamma impedisce di
invitare per qualche ora le sue amiche
in casa, sottrae denari per comperare
caramelle che poi distribuisce a scuola;
quando la mamma le dà il permesso
di ricevere le compagne in casa, i furti
cessano.
Con i ragazzi che rubano non c'è
*
che un comportamento da tenere,
da parte di genitori ed educatori :
quello di Don Bosco. Sul piano mo-
I ragazzi che rubano si possono dividere rale, bisogna portarli al soprannaturale,
in tre categorie.
educarli a prendere coscienza e a ri-
La prima categoria è quella dei ra- conoscere i propri falli; sul piano edu-
gazzi che rubano perché si trovano cativo bisogna formarli a sentire orrore
nell'occasione. In un collegio sale- per il furto, e mostrargli, nonostante
siano avevano comperato un cesto di tutto, fiducia, comprensione e affetto,
mele e lo avevano collocato nella di- come faceva Don Bosco.
11

2.4 Page 14

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<<se sapeste quanti stenti ho sofferto per diventare
chierico! Ho sempre avuto bisogno dj tutto e di tutti
per andare avanti 1>, confessò lUÌ giorno Don Bosco.
Divenuto poi Sacerdote, lavorò tutta la vita per le
vocazioni: furono varie migliaia i Sacerdoti religiosi o
diocesani che uscirono in qualche modo dalle Case di
Don Bosco, pruna della sua morte. «Mentre noi stiamo
per disfa.rei dei religiosi e impedire le vocazioru eccle-
siastiche, Don Bosco ci fabbrica i preti a vapore sotto
il naso! •>, dovette esclamare con disappunto un com-
missario regio.
Oggi i Salesiani continuano con impegno la sua opera.
Anche quest'anno saranno più di trecento i nuovi Sa-
cerdoti che, con l'entusiasmo proprio degli inizi, an-
dranno a lavorare nelle Case di Don Bosco.
Mi sono incontrato con ltll gruppo di loro: sono gli
studenti dell'Ateneo Salesiano di Torino; quasi tutti
sono stati ordinati nella Basilica di Maria Ausiliatrice
il 3 aprile.
L'allegria non manca: uno di loro, alto e biondo,
ha la battuta facile e riscalda l'ambiente. Don Am-
brogio, un autentico << fusto 1>, è stato alcuru anni nella
casa di rieducazione di Arese, come assistente-inse-
gnante; altri due portano la nota di colore: provengono
dalla Repubblica Dominicana.
La... contestazione per alcuni è cominciata molto
prima del Concilio : qualcuno per poter diventare Sa-
cerdote ha dovuto lasciare patria, parenti, casa: altri
incontrarono particolari difficoltà nel djstacco dalla fa-
miglia (ma oggi - dice scherzosamente uno di questi -
i miei genitori sono più contenti di me!). Più di uno
ha lasciato w1 lavoro ben retribuito e una promettente
carriera: Don John era collaudatore di aviogetti; Don
J aroslao costruiva radioriceventi.
<< Com'è che vi siete decisi per il Sacerdozio? •> Jo-
mando loro.
Mi risponde Don John: << Da giovanotto cercavo di
fare il bene quasi da solo: volli aUora tentare di vivere
iJ mio cristianesimo in gruppo. Dapprima accettai
qualsiasi apostolato del dopolavoro che mi veniva affi-
dato dalla mia parrocchia. :Via una domenica mi decisi
a parlare col mio parroco del mio avvenire: proprio
quella domenica però si era dovuto assentare ed era
stato sostituito da un altro sacerdote. Avevo deciso di
parlare e lo feci ugualmente con quel sacerdote. Dopo
due minuti di colloquio, mi disse: "Penso che dovresti
diventare sacerdote". Avevo 23 anni: decisi immedia-
tamente che quella sarebbe stata la mia strada>>.
Don John proviene da Londra e degli Inglesj ha
tutta la meticolosità e il senso di digrutà. Cordiale e
ben visto da tutti, in breve tempo ha intrecciato rela-
zioni con molte famiglie inglesi abitanti a Torino,
prendendosi cura della formazione spirituale dei loro figli.
Per Don Jaroslao la cosa fu meno facile. Don Jaro
ha superato da un pezzo la trentina. Alto e robusto,
dalle abitudini tipicamente nordiche, ovunque si è
reso famoso per le sue genialità inventive. Gli amici
dicono che sa fare di rutto. La sua terra, al confine
dell'Austria, è attraversata dal Danubio; alle spalle
sorgono i Piccoli Carpazi. D alla sua terra ha ereditato
il temperamento forte e la costanza. (< In un primo
tempo furono i miei genitori a opporsi, preferendo che
completassi prima i miei studi tecnici; poi, quando
12 tutte le case religiose erano ormai passate sotto il con-
Tra i neo-sac
anche un ex
di aviogetti

2.5 Page 15

▲back to top
erdoti
collaudatore
trollo dello Stato, fui rifiutato due volte dal Seminario
(mi dicevano che non conoscevo abbastanza il latino!).
Nel 1964, durante una gita turistica a Vienna, decisi
di non fare più ritorno a Bratislava e partii per To-
rino: volevo diventare sacerdote e sacerdote salesiano ».
John e Jaro
Sia Don John che Don Jaro parlano un italiano ap-
pena comprensibile, ma le loro parole mettono a con-
tatto con esperienze particolarmente interessanti.
Don John ha fano il servizio militare nell'aereonau-
tica come tenente aviatore. [n qualità di istruttore-pilota
dovette volare spesso: «r changed heaven for Hcaven ! ~
(Ho cambiata il cielo col Regno dei Cieli!), dice con
un sorriso. Egli è laureato in fisica nucleare e prima
di decidersi per il sacerdozio lavorava come collauda-
tore di aviogetti nella Bristol-Sidley (ricorda ancora
con molta soddisfazione di aver collaudato il motore
del G. 91 della Fiat).
Don J aroslao da ragazzo frequentava l'Oratorio sa-
lesiano e suonava il bombardino nella piccola banda.
Finito il servizio militare, si impiegò in una fabbrica
di radioriceventi: aveva ormai l'età giusta e pensava
con una certa serietà al matrimonio, ma l'ideale del
sacerdozio gli affiorava sempre e non lo lasciava in pace.
« Dal momento della decisione a Oj?gi - dico loro -
è passato molto tempo. on avete esitato a diventare
sacerdoti, oggi in cui il prete sembra in crisi? Non
temete di potervi sentire a disagio in una via che molti
definiscono dura e difficile? •·
«Non mi piace troppo questo modo di parlare tipi-
camente giornalistico I ,>, dice Don J ohn sorridendo. In
ogni caso di fronte ai dubbiosi mi sento sempre più
deciso a rimanere sacecdou: fino alla morte. Provi a
ri\\'olgere queste domande a San Paolo: cosa rispon-
derebbe? «No11 abbiate uno zelo pigro, siate ferventi di
spirito, servite il Sigt1ore. Gioite nel!fJ spera11za, siate
pazie11ti nelle prove, persroera,:ti nella pregliiera... ~-
Questo è ciò che dice San Paolo nel capitolo 12 della
Lettera ai Romani. Spero non le dispiaccia che la pensi
anch'io così •·
Anche Don J aro non parla volentieri della crisi del
prete, almeno di quella degli altri. 11 Per me - dice -
nei periodi di crisi devo sempre affrontare problemi
di fede. li fondamento di ogni decisione è la fede. Se
non si crede nella vita eterna non ha senso farsi prete! •·
<< Se si intende però per crisi la soluzione del problema
dell'inserimento del sacerdote nella società d'oggi, lo
sappi'amo tutti che è necessario uno sforzo di aggior-
namento ~-
Con giugno, dopo aver terminato i loro studi teo-
logici, questi nuovi sacerdotj faranno ritorno alle re-
gioni d'origine. Don Jobn ritornerà a Londra per in-
segnare nella scuola di Chertsey, che comprende pa-
recchie centinaia di allievi tra ragazzi e ragazze; vi
insegnano Salesiani, Figlie di :.viarfa Ausiliatrice e al-
cuni insegnanti laici. Don Jaro vorrebbe ritornare in
Cecoslovacchia al più presto, ma per ora rimane a fare
un po' di esperienza pastorale in Italia e lo fa volen-
tieri, perché vuole rimanere a contatto con la storia
della Chiesa dal centro della cristianità: ~on c'è
niente da fare - esclama - il centro del Cristiane-
simo è Roma I •>.
u. o. 13

2.6 Page 16

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Il porto di Hong Kong è un bru-
lichio di traghetti, di rimorchiatori,
di navi da carico grandi e piccole.
Le scavatrici sulle colline mordono
la roccia rer fare spazio a grattacieli
e a edifici sempre più grandi. (( Fra
breve tempo - mi dice don Lo-
mazzi - un tunnel gigante colle-
gherà l'isola alla terraferma i>. In-
tanto una fiumana di bimbi scuri
con gli occhi a mandorla si affaticano
sui banchi delle scuole a imparare
gli strani ideogrammi cinesi. A Hong
Kong impera la frenesia del lavoro
e del commercio. Tutti gli adulti a
Hong Kong (dal pescatore di Aber-
deen che vive su una giunca, al ric-
chissimo banchiere di Queens Street,
che manda i suoi figli a perfezionarsi
a Londra) sono quasi messi alla
frusta da una stessa aspirazione e
ansia: far denaro nella maggiore
9,uantità e nel più breve tempo pos-
sibile. Praticamente Hong Kong non
conosce disoccupazione. Anche negli
alveari dei profughi, che da poco
hanno attraversato la rigida cortina
di bambù, vedo che una ciotola di
riso condito di soia c'è sempre per
ognuno.
«La vocazione storica e geografica
di Hong Kong è sempre stata quella
di far denaro •>, mi dice ancora don
Lomazzi. Quando, nel 1842, il trat-
tato di N anchine riconobbe la sovra-
nità inglese sull'isola di Hong Kong,
a Londra imprecarono contro quel
minuscolo pezzo di territorio e l'am-
miraglio Elliott che aveva comandato
la spedizione inglese nella guerra
dell'oppio venne destituito. Diciot-
t'anni dopo, con l'acquisto di Kow-
loon, cominciò il decollo economico
di Hong Kong. Le cifre dell'esplo-
sione demografica sono significative:
nel 1937 la popolazione di Hong Kong
era di un milione e mezzo di persone;
nel 1945, alla fine della seconda
guerra mondiale, era scesa a 600.000.
Oggi ha superato i quattro milioni
di abitanti. Appena trentamila sono
i bianchi che vivono in città.
~ t:-,·
if~
111,
rj f t
Ili',.
I
Fra i drogati
di Hong Kong
Don CARLO DE AMBROGIO
Appuntamento con
Padre Melis
Don Silvio Lomazzi, mentre m1
conduce a un appuntamento con
Padre ,Melis, il miglior sinologo di
Hong Kong, mi parla della sua sca-
pigliata giovinezza in Lombardia:
«Il Signore mi ha fulminato come
Paolo sulla via di Damasco e mi ha
sospinto qui tn Asia•>. Sorride men-
tre guida la macchina con superlativa
scioltezza nel traffico caotico della
14 città. ~ La patente di guida l'ho

2.7 Page 17

▲back to top
Kong è amorfa. Chi si occupa della
povera gente? So una cosa: che _i
negozi comunisti vendono tante sta-
tuine di Mao. Io credo che non ci
sia famiglia a Hong Kong senza la
statuina di Mao. I cinesi di Hong
Kong vogliono in qualsiasi eventua-
lità comperarsi Mao. I cinesi, sa,
sono previdenti: pensano sempre al
futuro.
presa sotto i comunisti a Shangai.
Un esame di estrema rigorosità. Han
tentato di tutto per bocciarmi >>. E
continua a sorridere mentre emer-
gono i lontani ricordi di tempi indi-
menticabili.
Eccoci da Padre Melis. Padre
Melis è un giovane sacerdote gesuita
che vive a Hong Kong dopo essere
stato alcuni anni in Cina. Nato in
Sardegna, ha sempre sognato di fare
il missionario in Asia. Partito a poco
più di vent'anni, riuscì in parte a
realizzare il suo sogno. Poi gli toccò
venir via. Padre Melis parla e scrive
il mandarino come un cinese colto
e un intellettuale. Questa sua cono-
scenza gli serve per ascoltare al mat-
tino e alla sera le stazioni radio cinesi
e trascrivere ciò che ascolta. li suo
studio in Robinson Road è un pic-
colo arsenale di apparecchi radio e
di registratori. La sua biblioteca è
una collezione di volumi che scre-
mano le notizie più significative della
Cina. Con quella folta messe di in-
formazioni pubblica un settimanale
assai serio, dal titolo China News
Analysis : è scritto in un inglese della
più pura grana. Non vi trovo un
pollice di adipe; anche gli aggettivi
sono dosati. Mi dicono che la CIA
degli Stati Uniti è meno informata
di lui. Lo aiutano altri due sacerdoti
che parlano il mandarino ed è una
delle pochissime persone che sap-
piano al di qua della Cina quello che
veramente accade in Cina. Soppesa
le parole, e mentre ci offre un caffè,
parla con voce dolcissima, bari-tonale.
Padre Melis Dall'ascolto della ra-
dio cinese concludo che in Cina
regna spesso il caos. Il 98 per cento
della popolazione qui a Hong Kong
è cinese. Se Mao non si è ancora
ripreso Hong Kong è per tre ragioni.
La prima è che ha cose piq importanti
da fare che perdere tempo dietro a
un pugno di cinesi in massima parte
evasi dalla cortina di bambù. La
seconda è che da un punto di vista
militare e strategico Hong Kong non
costituisce alcuna minaccia. La terza,
e più importante, è che Hong Kong
fa più comodo e vantaggio alla Cina
di quanto faccia comodo agli inglesi.
L'analfabetismo è incredibile qui a
Hong Kong. Il governo inglese pensa
di instaurare l'insegnamento elemen-
tare obbligatorio, ma la spesa sarebbe
tale da rompere le gambe all' eco-
nomia. La massa cinese di Hong
Don Lomazzi Mentre mi riaccom-
pagna dopo l'incontro con Padre
M elis, mi parla del suo apostolato
fra i drogati di Hong Kong. Me ne
dà una cifra approssimativa: i dro-
gati sono circa 100.000. Mi informa:
A << Hong Kong, e precisamente sulla
penisola di Kowloon, sorge una
casbah di cinque blocchi di case, dove
vivono oltre diecimila intossicati che
l'oppio ha condannato a morte. Non
ci crede? La droga è diffusissima
soprattutto fra i tassisti. Conosco
una bimbetta cinese di tredici anni;
morirà, non c'è più niente da fare;
è drogata all'ultimo stadio. Ragaz-
zine come quella stendono la mano
a chiedere l'elemosina per vivere,
ma soprattutto per comperarsi 1a
droga (droga leggera e droga forte,
poco gliene importa) fanno di tutto
per averla; vivono giorno e notte in
preda alla droga. La prima espe-
rienza è deludente, come la prima
sigaretta. Si comincia con la mari-
juana, la più debole delle droghe,
ma a poco a poco la marijuana non
basta più; si ricorre agli allucinogeni
e poi ci si accorge di essere perduti e
rovinati: a pezzi, glielo dico io. Alla
domenica vado a svolgere il mio apo-
stolato nell'isola di disintossicazione.
È una pena vederli, poveri allucinati!
Li conforto, parlo al loro cuore, cerco
di fargli coraggio. Mi promettono
tante cose: che appena fuori non si
drogheranno più, che non andranno
più nelle fumerie. Ci crede? Niente
li tiene, nemmeno i legami del sangue.
Hanno un prepotente bisogno di
mutare se stessi, nel tentativo illu-
sorio di trovare la pace, una piacevole
distensione, l'euforia. Mi fanno tri-
ste, quei ~iovani. L'animo di tanti
di questi grnvani cinesi di Hong Kong
è vuoto, povero, desertificato. Si
sentono tremendamente soli, sentono
il mondo grigio, un mondo che esalta
il piacere brado, immediato, il de-
naro, il lusso. È triste vedere che
ragazzi e ragazze di Hong Kong,
spesso di 10, 13, 15 anni, si facciano
iniezioni di eroina, di morfina, si
diano a fumare oppio e marijuana,
peggio ancora a procurarsi visioni
colorate e allucinate con l'acido liser-
gico e la mescalina: è in definitiva una
sfida al sistema di corsa al denaro, 15

2.8 Page 18

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Negli oratori dei saleslanl e delle Figlie
di Ma ria Ausllletrice a Hong Kong
centinaia di raga:ui trovano nella gioia a
nell'affetto degll educatori la difesa più
efficace contro i pericoli della strada.
Avevo compreso che la società trat-
tava i drogati come esseri viziosi,
non come malati da ricuperare. Mi
dicevano persone assennate: la cli-
nica migliore per i drogati è ancora
la prigione. Non mi faccio illusioni:
per quanto la legge possa essere
severa e repressiva, non riuscirà mai
da sola a smontare il fenomeno droga
e la sua diffusione. Ci vuole Dio:
questo è tutto. Ecco perché mi sono
inserito nel circuito della droga: per
far saltare gli anelli della morte per
mezzo della grazia di Dio e della
Parola di Gesù. Evangelizzare? Ma
certo. Ai drogati, alla domenica,
parlo di Lui, del Signore. Soprat-
tutto con i cattolici e i protestanti.
I pagani si interessano anche loro.
Si possono ricuperare i drogati? L'im-
presa è difficile. Nell'isola di disin-
tossicazione si punta sulla disassue-
fazione rapida: prelevano sangue
dalle vene, che contiene una quantità
infima di tossico, e lo riiniettano nel
muscolo, al posto della droga quo-
tidiana; oppure interrompono im-
mediatamente la somministrazione
della droga. La convalescenza dei
drogati è il periodo più delicato della
cura. È facile che ci ricaschino: hanno
un prepotente bisogno di libertà,
psicologicamente gli ex-drogati sono
fragili, esposti a ogni suggestione.
Mi sono convinto di una cosa: il dro-
gato è uno che evade sempre, che
sfugge la società. Non si sente ac-
colto, non si sente amato, e perciò
scappa. Un giovane, qua11do 11011 è
amato, scappa. Specialmente se è
ferito, scappa. Una società, come
quella di Hong Kong, che non ama,
genera per necessità la fuga di molti
giovani. Non importa se tale fuga
è reale, può essere una fuga, un'eva-
sione interiore, che è peggio.
un'eva;ione da una spirale di irri-
tazione e di insoddisfazione. L'età
giovane della droga, gli psicologi la
chiamano la «cortina dei tredici
anni 1►, i fisiologi la chiamano {( l'età
delle alte e basse maree ormoniche>>,
gli educatori 1, l'età dell'allontana-
mento affettivo fra genitori e figli».
Centomila drogati a Hong Kong: è
una nevrosi colossale. In prevalenza
sono giovani: una protesta tremenda
contro una società in decadenza. La
droga è il sintomo di una malattia.
16 Perché me ne occupo come prete ?
Don Lomazzi con una brusca fre-
nata dinanzi all'ultimo semaforo di
Pokfulam Road mi ha riportato in
Casa Ispettoriale, dove c'è l'ispettore
cinese don Maclmy ad attendermi: ,
don Machuy è di un'estrema gen-
tilezza e bontà. Mentre attende il
fuoco verde di via libera don Lo-
mazzi mi dice: <i Dal di dentro co-
mincia la disintegrazione dei giovani
drogati di Hong Kong, dal di dentro
comincia la loro fuga. Il giorno in
cui riescono di nuovo a sentirsi amati,
tutto cambia, è una risurrezione.
Solo l'amore genera amore. Per que-
sto io vado ogni domenica a portargli
Lui, che è l'Amore ,>. E mentre scende
dalla macchina e si avvia all'ascen-
sore, don Lomazzi ripete sottovoce
una frase di San Giovanni: 1, Noi
abbiamo creduto all'Amore>>.
C'è in Caracas un sacerdoti
per minorenni delinquenti. ~
con il sacerdote salesiano è
dano Don Bosco con i ra
sistema preventivo quando

2.9 Page 19

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;enentla» come Don Bosco
Don ENZO BIANCO
salesiano che presta assistenza ai ragazzi di un istituto
no assassini, rapinatori, violenti, ladri, drogati. A contatto
;bocciata una fioritura di episodi e situazioni che ricor-
az.zi della « Generala», e riconfermano la validità del
vissuto con fed eltà e dedizione.
L'edificio destinato alle punizioni è stato demolito. I
ragazz.i giocano attorno alla cancellate con i chiavi-
s telli arrugginiti# rimaste sul posto come monumento.
Lo chiameremo Pablito (i motivi per nascondere la
sua identità appariranno presto evidenti). Era un
ragazzotto di 16 anni, robusto campagnolo, tranquillo
e affettuoso, legatissimo alla sua famiglia. Lavorava
come commesso e a sera studiava da radiotecnico. Poi
accadde il fattaccio: un giovinastro gli uccise una so-
rella e lui, Pablito ragazzo tranquillo e affettuoso, non
ci vide più. Imbracciò il fucile e si appostò. Gli venne
a tiro il padre dell'assassino e lo freddò con una fuci-
lata. 'Fu arrestato, e perché era minorenne fu avviato
alla <• Casa di osservazione per ragazzi » di Caracas.
Così vuole la legge del Venezuela. Il «Consiglio ve-
nezuelano del balT}bino •> ha ottenuto dalla legge che i
minori prima di affrontare il tribunale vengano tenuti
sei mesi sotto osservazione da un gruppo di studiosi,
i quali al termine del periodo invieranno ai giudici un
dossier con i dati raccolti, le conclusioni e le raccoman-
dazioni del caso.
Pablito nella << Casa di osservazione 1> a poco a poco
tornò il ragazzo tranquillo di prima. Collaborava con i
tecnici che lo interrogavano, strinse amicizie con il
cappellano, s' incontrava sovente con lui. Otto mesi
dopo il suo ingresso, il gruppo dei tecnici rilasciò un
dossier molto positivo a suo riguardo, e il tribunale
dei minorenni sentenziò che Pablito - non ostante
avesse ucciso - non meritava il carcere e poteva tor-
nare in pace a casa sua.
Pablito tornò a casa sua, ma non si trovò in pace.
Dalle sue parti, in una natura selvaggia, sangue chiama
sangue: le famiglie si distruggono a vicenda. Pablito
presto si accorse di essere pedinato dai congiunti della
persona che aveva ucciso, si rese conto che se lo
avessero sorpreso solo lo avrebbero fatto fuori . Si pro-
curò una pistola e fuggì. Viveva braccato e spaventato,
non era una vita.
Qualcuno informò di queste cose il cappellano, che
fece la valigia e partì a cercarlo. Tre giorni il cappel-
lano dovette girare: Pablito si era rifugiato nella Gua-
yana a sud deU'Orinoco. Lo rintracciò, lo ragionò a
lungo e lo convinse a tornare alla «Casa di osserva-
zione ~- Qui lo sottoposero a intensa psicoterapia, gli
drenarono l'anima da tutti i rancori che covava, lo ras-
serenarono, e dopo t re mesi lo rimisero in libertà. Ma
non doveva più tornare a casa, era troppo pericoloso,
e gli trovarono un'occupazione in Caracas.
Ora Pablito è finalmente libero, e lavora sicuro e
tranquillo. Periodicamente va a farsi vedere dal gruppo
tecnico. Soprattutto s'incontra volentieri con il suo
cappellano che era andato a cercarlo in capo al mondo.
Il suo cappellano: un giovane sacerdote salesiano che
da quattro anni lavora in mezzo ai ragazzi sfortunati
come Pablito, per restituire loro un po' di speranza.
17

2.10 Page 20

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Ladri, assassini, violenti, drogati
Il cappellano: don Ivan Simmons, cognome di ori-
gine scozzese, è nato a Caracas nel r934 e cresciuto
- lui e la sua vocazione salesiana - nell'oratorio di
Sarrfa. Ha studiato in Italia e in Guatemala, ora sta
terminando l'università statale.
All'inizio, nella « Casa di osservazione>>, il cappellano
non c'era, neppure era previsto nei quadri direttivi. E
la <<Casa >>aveva tanti aspetti in comw1e con il carcere,
compresa la cella di rigore con le sbarre e i catenacci.
Poi cambiò il direttore, venne un cristiano tutto ù'un
pezzo come se ne incontrano in Venezuela, conoscitore
del sistema preventivo di Don BoscC>, e volle il cap-
pellano. Ma doveva essere salesiano. Ora l'edificio de-
stinato alle punizioni è stato demolito; alcune cancel-
late con i chiavistelli arrugginiti sono rimasti sul posto
come monumento, e i ragazzi vi giocano attorno.
Il cappellano dapprima prestava le sue cure alla casa
solo nei giorni festivi , ma non poteva realizzare molto.
Don Simmons, quattro anni fa, ottenne di fare tre visite
alla settimana oltre la domenica, poi si vide costretto a
farsi vivo ogni giorno, ora ci va anche due volte al
giorno. I suoi protetti sono i delinquenti minorenni. Arri-
vano con un procedimento penale a loro carico, accusati
di almeno una di queste colpe: omicidio, rapina a mano
armata (sovente sono spinti a delinquere da adulti,
anche per motivi politici), atti di violenza, iJ furto
(è la colpa più frequente), la droga (tre ragazzi su quat-
tro hanno conosciuto la droga, anche se sono finiti lJ
per altri motivi; hanno usato marijuana, qualche volta
certi medicinali che chiamano genericamente «ciba ►>
dal nome del laboratorio farmaceutico che li produce);
e ancora: la fuga da casa e l'inademeienza scolastica
(preferiscono imparare sul marciapiede).
A questi poveri ragazzi moralmente a terra, don Sim-
mons va a parlare di uno sconosciuto: Gesù Cristo.
Suo compito - delicatissimo - è perfezionare sul
piano morale e religioso un lungo lavorio di ricostru-
zione umana che un'équipe di esperti sta conducendo
con estrema pazienza. Più di cento adulti lavorano
con varie mansioni attorno ai duecento ragazzi della
<<Casa»: l'assistente sociale, lo psicologo, lo psichiatra,
il medico, l'odontoiatra, il maestro di scuola, i capi
dei laboratori, i sorvegliauti, eccetera.
Mentre l'équipe dei tecnici studia il caso del ragazzo,
egli viene impegnato sul piano scolastico (quasi sempre
ha da finire le elementari), e frequenta corsi di prepa-
razione professionale (pittura industriale, elettricità, fa-
legnameria, carpenteria, barbieria, giardinaggio).
I ragazzi sono divisi in gruppi di 30-35, secondo l'età
e la pericolosità. Quelli di sicuro affidamento fanno
parte dei gruppi « porte aperte», ai quali come segno
di fiducia vengono davvero lasciate all'interno dell'isti-
tuto aperte le porte. Premiati con fiducia ancora mag-
giore sono i «gruppi di sei», che passano il tempo li-
bero in un ampio soggiorno tutto per loro, con libri,
giradjschi e televisione.
Li ho visti, tutti questi ragazzi, in piena ricreazione
nei campi da gioco: sorridevano e salutavano, cordia-
lissimi. Laùri, assassini, violenti, drogati. Faticosamente
intenti al loro lavoro di ricostruzione.
«Quando entrai qui - mi racconta don Simmons -
rni resi conto che prima di parlare a questi ragazzi di
Dio era necessario conquistarmi la loro amicizia».
Esatto: anche Don Bosco faceva cosi.
18
I
Vl
.......
I
..
Premiati con fiducia anche maggiore
sono i « gruppi di sei» che passano il
tempo libero in un ampio soggiorno tutto
per loro, con libri, giradischi e TV.
«Arrivavano da ambienti lontani daDio-prosegue-,
dove il sacerdote era visto molto male. Dovevo conqui-
starmi la loro fiducia. E anche quella del personale 1>.
Ne andava di mezzo l'efficacia del !\\uo lavoro, ed ecco
come don Sìmmons c'è riuscito.
Anche Don Bosco faceva cosi
«Formai - racconta - un gruppo di persone esterne
all'istituto che mi aiutassero in varie iniziative. Ad
esempio, per i compleanni dei ragazzi. Una volta al
mese, verso la fine, scelgo un giorno e organizzo una
festa per quelli che compiono gli anni in tale periodo.
Diverse signore di Caracas hanno accettato di fare da
«mamme•> a questi ragazzi; cinque o sei di esse, per
questa circostanza, preparano piccoli regali, una torta,
dei dolci. Alla festa partecipano i 15-20 ragazzi da fe-
steggiare, più altri particolarmente soli e bisognosi di
conforto. Siamo una cinquantina ogni volta. La festa
ha una portata che va al di là del semplice gesto: questi
ragazzi che si sentono puniti Jal mondo degli adulti,
nel "trovarsi così hen accolti da queste signore, trattati
con amicizia e senza prevenzioni, tornano con la sen-
sazione di non essere stati rifiutati dalle società, di
poter ancora tornare un giorno a vivere a testa alta
come gli altri ».
E provano gratitudine per il loro cappellano. Il
quale organizza anche gite di una giornata. La meta
sovente è una casa salesiana, con il campo di calcio,
la piscina, la sala cinematografica. I ragazzi potrebbero
scappare, come quelli della Generala a Torino, ai tempi
di Don Bosco. Ma come non scappavano allora, nep-
pure questi scappano. Don Simmons dimostra fiducia
in loro ed essi si comportano con lealtà.
I ragazzi sanno di avere nel cappellano un amico,

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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e vanno da lui a parlargli. Un colloquio che a volte
nasce spontaneo per l'iniziativa stessa dei ragazzi, che
altre volte viene accettato volentierj su proposta del
cappellano. Don Simmons dispone, accanto alla cap-
pella moderna, di dne stanzette: un salotto d'attesa
in cui i ragazzi trovano sovente qualche sigaretta, e
l'ufficio. I ragazzi si mostrano molto sinceri, non hanno
difficoltà a raccontare i loro trascorsi, sentono quasi il
bisogno di esporre il fattaccio della loro vita per rice-
vere un conforto, un consiglio.
<i Faccio parte anch'io del gruppo tecnico - spiega
don Simmons. - Quando si discute un caso per la dia-
gnosi, ci sono presente anch'io. Per questo evito di
confessare i ragazzi, se non ne sono richiesto diretta-
mente d-a loro. Ma faccio in modo che i confessori
non manchino mai•>.
Don Simmons è riuscito a portare questi ragazzi a
un buon livello di vita sacramentale. La domenica c'è
la messa, ci vanno tutti, senza bisogno di tante esor-
tazioni. Non tutti i ragazzi hanno il battesimo, e il
cappellano li prepara. Così per la cresima, così per la
prima comunione. Sono occasioni, queste, per una
catechesi personale e comunitaria molto efficace. E
sempre, in queste occasioni, una festicciola, per con-
tagiare il "materiale" con la gioia dello spirito. Anche
D on Bosco faceva così.
Ricostruirli dall'interno
A poco a poco si compie in questi ragazzi una pro-
fonda trasformazione. Alcuni di essi sono tarati, anor-
mali, afflitti da paurose infermità mentali:, è molto
difficile influire su di loro. Ma in maggioranza sono
stati traviati dall'ambiente pessimo in cm vivevano,
dai cattivi esempi dei gerutori e dei compagni, rima-
nendo in fondo ragazzi normali. Su di essi il lavoro
de~li educatori specialinati ha molta efficacia, e la ri-
fimtura nello spirituale, operata dal cappellano, porta
a una profonda trasformazione di mentalità.
Don Simmons non nasconde le sue preoccupazioni
per il futuro dj questi ragazzi. <• Quando usciranno di
qui - dice - il tribunale dovrà scegliere tra il car-
cere e la famiglia. Se entreranno in carcere, troveranno
un ambiente tale che quasi sempre ne escono poi ro-
vinati per tutta la vita. Del resto, se sono ragazzi pe-
ricolosi, non li si può certo restituire alle famiglie . E
poi raramente la famiglia rappresenta per questi ra-
gazzi una buona soluzione; in pratica si ritroveranno
nello stesso ambiente elle li aveva già spinti al male
una volta •>.
Non rimane che ricostruire questi ragazzi dall'in-
terno il più possibile, per renderli capaci di scelte
libere e responsabili. A questo mira quel clima da << si-
stema preventivo » che è stato introdotto alla «Casa
di osservazione•>. Nei loro gruppi vengono avviati a
forme di autogoverno, con distribuzione di cariche e
responsabilità. Cosi i ragazzi si abituano a rispettare
gli altri. Quando giun~e un ragazzo nuovo, non ci
sono secondini che gli infliggono un regolamento car-
cerario, ma j suoi compagni gli spiegano i suoi doveri
e i suoi diritti, e lo introducono a vivere fraternamente
in comurutà. Sul piano religioso i ragazzi sono liberi,
e ciò li aiuta a compiere scelte valide perché volontarie.
Questa maturazione interiore è documentata dal-
l'episodio di Carrasquero. Vicino a questa città, verso
il confine con la Colombia, sorge una scuola agraria
salesiana. Lì l'estate scorsa don Simmons ha condotto
alcuni di questi ragazzi per una vacanza. << Erano set-
tanta - racconta - . e siamo rimasti ventidue giorni.
Eravamo ad assisterli in due sacerdoti, tre chierici e
due maestri. Nessun secondino. C'erano ragazzi pe-
ricolosi: cinque omicjru, nove o dieci colpevoli di
aver rapinato a mano annata, ecc. Orgaruzzammo un
accampamento estivo, con attività sportive e anche di
istruzjone. I settanta si comportarono come ragazzi
normali. Un solo ragazzo si assentò, durante iJ viaggio
di trasferimento, quando passammo nella città di Coro.
Era la sua città, vi aveva la sua famiglia, da tanto non
la rivedeva, non resistette. Ma poi tornò, spontanea-
mente. E fu tutto. Avessero voluto fuggire, lo avrebbero
potuto fare in qualsiasi momento. Sapevo che arri-
schiavo grosso, ma lo aveva fatto anche Don Bosco
con i ragazzi della Generala. Non me ne sono pentito,
e quest'anno ripeteremo l'esperienza>>.
La maturazione interiore dà i suoi frutti per molti
ragazzi tornati in libertà. <• In questi giorni - racconta
don Simmons - è venuto a trovarmi un ragazzo. Mi
disse che desiderava sturuare, per migliorare un poco
la sua situazione. Mi chiese di aiutarlo. Gli suggerii
un corso di dattilografia, e fu d 1accordo. G li ho tro-
vato un benefattore che gli pagherà le spese della scuola».
Questo ragazzo fu raccolto delinquente e viene resti-
tuito maturo alla società.
«Tornano a salutare i loro antichi maestri . Tornano
con la stessa frequenza dei ragazzi che hanno lasciato
un collegio normale. A volte Ji incontro per le strade,
mi corrono incontro pieni di gioia e dicono se non
con le labbra almeno con gli occhi la loro gratitudine».
D on Simmons è la prova evidente che il sistema
preventivo è valido ancora oggi, e perfino con quei
rifiuti di società che chiamiamo delinquenti.
19

3.2 Page 22

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DOCUMENTI SENZA COMMENTI
Lettera a una suora
Cara sordla, ho fermato l'occhio
e il cuore sulle tue parole desolate:
« È venuta Id polizia nel nostro asilo,
come se fossimo dei delinquenti,
degli sfruttatori, delle donne dal
cuore di sasso. Non avc::vruno un
pezzo ùi carta con cui i'OMN I deve
dichiarare l'idoneità dell'edificio e
del nostro lavoro. Siamo state accu-
sate, dobbiamo sceglierci un difen-
sore, andremo in tribunale. E in-
tanto la stampa presenta i nostri asili
come dei lager e io, quando esco e
quando mi presento alle mamme. ho
l'impressione che mi dicano quello
che viene ripetuto da qualche gior-
nale, e cioè che non vogliamo bene
ai bambini perché non siamo spo-
sate, perché non siamo mamme •·
on sei l'unica che mi ha scritto.
Un'altra sorella, che vive giorno e
notte con delle bambine raccolte
dalla strada, mi ha narrato la sua an-
goscia pe r l'ispezione improvvisa,
come se ci fossero delle tortura-
trici, e non delle giovani che hanno
scelto la via del sacrificio e della
generosità per fare da mamma a chi
la sua ce l'ha sui marciapiedi. E ad
accusarla di uno schiaffo, che poi
era stato uno scappellotto dopo una
giornata <li pazienza senza fine, oltre
lo spasimo dei nervi spezzali, era
stata una ragazzina di dodici anni
tenuta dentro l'Istituto senza che
nessuno pagasse un centesimo, tanto
meno lo Stato, chi: pare sappid solo
colpi.re chi • abusa di mezzi di cor-
rezione», e non anche aiutare chi
lavora per l' infanzia.
La legge proihiscc gli schiaffi:
quelli morali sono forse leciti ? Ilo
sofferto e persino pianto in questi
giorni, non perché hanno messo in
prigione un prete e due chierici - se
sono colpevoli dovranno pagare - ,
ma perché tutte le nostre opere -
asili, istituti assistenziali , orfano-
trofi - vcngon<> sepolte sotto la ver-
gogna di un sospetto e di un'accusa:
quella di sfruttare, di maltrattare,
e perfino di sfog.irc la libidine sul-
20 l'innocenza dei bimbi.
Cara sorella, questa è l'ora della
croce. Qualcuno l'ha meritata perché
ha trascurato alcune adempicnze di
legge, ciò che è considerato un reato
e che può a,·ere conseguenze dannose
per i bambini. E dove c'è colpa e
trascuratezza bisogna accettare la
pena. l\\1a questa è pure un'ora in
cui viene processata l' idea evange-
lica del servizio del prossimo come
se noi fossimo tutti infedeli. come se
un'immensa cloaca di vizio e di di-
sordine si nascondesse là dove dei
preti o delle llUorc accolgono dei
bimbi. Si ha l'impressione che certe
forze politiche non tentino solo di
riforma re ciò che non va, ma di eli-
minare la presenza religiosa nel campo
tducatjvo e di statalinarc il settore
dell'assistenza infantile.
Il ministro della sanità, se le in-
formazioni dei giornali sono veritiere,
avrebbe dichi:irato: «Intendo pro-
porre lo scioglimento dell'OMNl e
assieme degli istituti privati e reli-
giosi di ricovero per bambini ~- L'ono-
revole :\\Tariotti non è nuovo a inten-
zioni del genere. Ha già dimenticato
di dire almcno grazie alle suore e
alle istituzioni caritative cattoliche,
quando passb la riforma sanitaria,
quasi che l'avvento della giustizia
dovesse segnare la fine della carità.
Ed è stata appunto Ja carità che
spinse nel passato a far sorgere tante
opere di misericordia. La Chiesa ha
una benemerenza storica, di cui qual-
che parte politica vuole ora cancellare
il rkordo e la realtà. ~ella tua lettera,
cara sorella, mi dici che nel tuo asilo
le mamme pagano tremila lire al
mese, e che con questa somma vien
data la minestra ai bambini, tutta
l'as..o;;istenza educativa, e per voi avan-
zano 15 mila lire al mese. Il contri-
buto dello Stato è servito per ripa-
rare lo stabile e per qualche bam-
bino che non può dare nemmeno la
misera somma della r etta. Mi pare
che, se di sfruttamento si deve par-
lare, questo sia delle suore I
Lo Stato ha approvato una legge
della scuola materna che tarda
andare avanti e che mette le vostre
scuole in gravi difficoltà, almeno per
il futuro. Ma tali scuole statali sono
ancora lontane e costeranno molto.
I ntanto, invece di riconoscere quello
che fate con generosità, senza mi-
sura, invece di aiutarvi perché i bam-
bini assistiti sono pure figli del po-
polo, l'opinione pubblica viene solle-
citata a ~eneralizzare, a stimarvi
come mai n gnc.
Tre parol.: ricorrono continua-
mente: sfruttamento, durezza, libi-
dine. t·n caso o due, per adesso in
istruttoria, e che domani potrebbero
pure dissolversi nella mancanza di
prove, riempiono i giornali, fanno
notizia e creano opinione. Chi stam-
perà la notizia delJ'assoluzione con
lo stesso rilievo?
Nella tua lettera accenni ad un
fatto sconcertante. Si sono trovati
molti agenti per un'ispezione gene-
rale; ma sotto le finestre del tuo asilo,
sul viale alberato, la notte stanno in
attesa le prostitute, si ode il vociare
degli uomini in cerca di amore mer-

3.3 Page 23

▲back to top
cenario e si ripete il colpetto di clacson
per chiamare le donne perdute. Hai
protestato e non è venuto nessuno,
perché la città è grande c la prosti-
tuzione ha certe norme difensive.
<< Per me che credo e opero nella
si ripete l'ondata anticlericale e an-
tireligiosa. I discepoli di Cristo co-
noscono, come del resto Gesù, l'in-
gratitudine wnana e sanno che il
rifiuto della loro opera generosa è
motivato con altre ragioni. Gesù
non fu condannato come agitatore
politico ? Il venerdì santo non è lon-
tano e la croce va portata con sere-
nità. Non tutti, per la verità, sono
lravolti dalla valanga dell'insulto e
della calunnia. Molti vedono il bene
che fate, vi apprezzano e vi amano.
Che cosa succederebbe se domani
manina portaste in piazza. magari
a Roma davanti a qualche ministero,
tutto il vostro carico di povertà e di
dolore: i paralitici, gli spastici, gli
abbandonati, gli orfarù, gli innume-
revoli bambini assistiti? Sa.rete forse
costrette anche voi a fare cortei della
protesta, perché la gente veda. E lo
Stato vi sostituirà con gli appuntati,
con i vigili, con le maestrine, giorno
e notte, senza orario, e con r5 - 20
mila lire al mese?
La tua forza spirituale, cara so-
rella, non deve affievolirsi. Questa
ora di «pulizia>>, come si dice in lll1
certo gergo, sarebbe bene che an-
dasse lino in fondo: nel mondo dello
spettacolo, nel sottobosco della cor-
ruzione, nel vulcano della violenza,
e specialmente dove i bambini
vengono turbati e colpiti. dal mani-
festo, ùal !i"iornale, dall'esibizione,
dall'ingiustizia, dall'abbandono.
Questa ora di «pulizia >>, per lo
stimolo che produce sulle anime
amanti di Dio, porterà frutti che ma-
turano sull'albero dell'umiliazione e
della purificazione. Non avere l'ani-
mo turbato. Prencli il tuo rosario e
sgrana un'Ave Maria dopo l'altra,
ritta, come la Vergine, sotto la croce.
E prega anche per chi ti percuote la
guancia. E sorridi perché il seguace
di Cristo è forte e libero. Ti benedico
cordialmente.
Mons. ALDO GOBBI
Amministratore apostolìco di Imola
Un comunista indiano ai cattolici
dedizione di un'anima consacrata,
per me donna che ho scelto la ver-
ginità come un ideale di vita e di
amore, è venuta la polizia e la legge.
Io sento questa disc.riminazione i.n
un modo così bruciante che la mia
anima è straziata. Ho letto sui p:ior-
nali che si sono radunate a Roma
delle donne per reclamare la libertà
delle pillole anticoncezie)nali e quella
dell'aborto e ciò in nome della eman-
cipazione femminile. lo sono qui per
i bambini degli altri , altre mie sorelle
raccolgono con amore i figli dei di-
vorziati; e poi siamo a\\"Vilite come
prezzolate... ,>.
Cara sorella, questo è il tempo
del coraggio. Non è la prima volta
che in Italia si cacciano le suore dagli
ospedali e dagli asili. Fu già tentato
e fatto al principio del secolo ed ora
<< Per quanto ci riguarda, voi cat-
tolici non siete a passo coi tempi in
questo Paese. Siete in ritardo almeno
di due secoli. Voi ignorate tutti i
metodi moderni di propaganda e
di diffusione delle idee. I vostri soldi
voi li investite nel costruire scuole e
edifici, noi invece nello stampare
libri e riviste. Voi fondate scuole e
insegnate ai ragazzi a leggere, ma
non avete nulla da dargli da leggere;
noi invece gli diamo il materiale da
leggere. In verità, ci aiutate molto
nel nostro lavoro. Un giorno o l'altro
noi vi p renderemo le scuole e le use-
remo per insegnare il marxismo,
come abbiamo già fatto in altre
nazioni. Voi st ampate per fare soldi,
noi invece per propaganda. \\"oi cre-
scete pochi orfani con i soldi che
guadagnate nella vostra attività di
stampa; noi li addottriniamo 24 ore
su 24 con le nostre pubblicazioni di
partito: Voi distribuite latte in pol-
vere a1 poveri; noi distribuiamo la
vita di Lef\\in a quelli che Safi1'o pen-
sare. Voi riempite gli stomachi, noi
i cervelli. Voi dite che le idee domi-
nano il mondo, ma voi vi dimenti-
cate d i d iffonderle. 1n India voi
a\\·ete già perduto la battaglia delle
idee. Visitate le edicole in città a
Calcutta e specialmente attorno al-
l'università. Ci troverete decine e
decine di libri comunisti, ma non
ci troverete un solo libro cattolico.
Noi formiamo l'opinione pubblica,
voi no. St: voi aveste un minimo di
comprensione dei tempi in cui vi-
vete, voi spendereste soldi, dieci
volte di più in pubblicazioni . IJ mio
suggerimento meriterebbe migliaia di
ruplc, ma temo che sarò cacciato
fuori dal fartito per avervelo dato•>.
Da e< OUR LADV OF BANDEL »
(Rivista salesiana di Bandel-Calcuna - India) 21

3.4 Page 24

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Con il Rettor Maggiore,
in Austria
Ci volle l'Austria per smuovere
il Rettor Maggiore da Torjno e
staccarlo almeno per qualche giorno
dal ponderoso lavoro di preparazione
del Capitolo Generale Speciale. Do-
po l'ultimo viaggio nell'America del
Sud (25 maggio - 4 luglio 1970) don
Ricceri non era più uscito dall'Italia.
Solo qualche capatina a Roma per
riunioni già programmate dell'Unione
Superiori Generali o per interessi
della Congregazione.
Dal 25 al 27 febbraio don Ricceri
ha fatto uno strappo e si è recato
a Vienna, chiamatovi insistentemente
da quell'lspettoria Salesiana, per con-
cludere i lavori dei Direttori di tutte
le case dell'Austria, convenuti a
Vienna sotto la presidenza del Su-
periore Regionale don Giovanni Ter
Schure. Fu un incontro familiare,
di netta marca salesiana. A tutti
don Ricceri rivolse la sua parola
nella riunione conclusiva, toccando
soprattutto i punti che erano stati
messi iri vista dal resoconto del Con-
sigliere Regionale, dopo un e.r:cursus
alle 23 Case Salesiane <lcll'Ispettoria.
Da Vienna, salutati i Direttori,
don Ricceri si portò nella casa di
aspirantato di U nterwaltersdorf; lo
<1 Studienheim Maria Hilf )}., cioè il
Villaggio degli studi Maria Ausilia-
trice. Effettivamente ha uno Stu-
dentato filosofico, un aspirantato per
vocazioni adulte, un Ginnasio e un
Liceo pareggiati oltre a un Oratorio
quotidiano. Accoglienza gioiosa: ra-
gazzi allegri, espansivi; giovani aperti
che danno l'assalto di benvenuto al
Rettor Maggiore e gli fanno cerchja
attorno e ressa affettuosa.
Il 25 febbraio, ricevimento. Can-
zoni tipiche e corali come sanno fare
i giovani austriaci; poi, sullo schermo
la proiezione di una sequenza cine-
matografica: <i Aus dem Leben in den
Don Bosco Heimen Osterreichs >>
(Dalla vita delle case salesiane in Au-
stria: documentario), un canto a
Don Bosco che suona così: << Pur se
portiamo in cuore pianto o gioia,
quando c'è lo spiritò di Don Bosco,
noi ci sentiamo Liberi in Dio. Poiché
Don Bosco è il nostro amico, è il no-
stro eroe; era 1111 santo e amava
l'umanità». Alla <e Buona Notte>>,
don Ricceri parlò ascoltatissimo. Il
giorno dopo, inaugurazione dei nuovi
locali della palestra; santa messa dei
giovani dal titolo «Rufe uns >> (Chia-
maci); concerto di mezzogiorno da
parte di un'orchestra meravigliosa e
più tardi l'accadel')'lia, un «recital•>
di musiche, di canti, di spettacoli e
di folclore austriaco.
Un numero fuori programma fu
l'incontro, si potrebbe dire il <1 car-
refour •>, con i salesiani della Casa
di Unterwaltersdorf. Gliene avevano
fatto espressa richiesta e il Rettor
Maggiore si mostrò lieto di aderirvi.
Una serie di domande come quest~:
<< La missione dei Salesiani, come è
stata voluta da D on Bosco, è ancora
attuale ? 1>. Risposta di don Ricceri:
<e Senz'altro. Dobbiamo però adat-
tarci a.i tempi con le loro esigenze.
Occorre sentire .le richieste locali dei
vari Paesi che ogni giorno più si
diversificano nei particolari; ma il
nocciolo essenziale rimane sempre
quello voluto da Don Bosco>>.
Nella mattinata di sabato 27 feb-
braio ritorno a Vienna per l'udienza
del cardinale Koenig: incontro cor-
dialissimo. li cardinale di Vienna
apri il colloquio con questa battuta:
<e Sono molto contento del lavoro dei
suoi Salesiani. I figli di Don Bosco
operano molto bene nelle cinque
parrocchie della città. Se ha altri
Salesiani pronti, io so subito come
occuparli >). Dopo l'udienza il Rettor
Maggiore si recò a visitare una di
quelle parrocchie in periferia (campo
classico di azione dei salesiani) con
l' immancabile Oratorio. Costatazione :
la povertà vi regna proprio sovrana.
Sembrava quasi di rivedere l'otto-
centesca tettoia Pinardi di Valdocco.
Una sala dell'Oratorio era stata ri-
cavata da un vecchio pullman in de-
molizione; l'inventiva del sacerdote
salesiano e dei suoi oratoriani ne
aveva fatto saltar fuori una discreta
sala per adunanze e riunioni.
Orologio alla mano, il tempo stringe.
Occorre ripartire. Dispiace. Il Rettor
Maggiore lascia Vienna col cuore
commosso per la dedizione e l'im-
pegno dei confratelli d'Austria: sono
un conforto ed una speranza.

3.5 Page 25

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Torino. Inaugurato il
Centro per l'Elettronica all'Istituto
Tecnico Industriale « E. Agnelli»
Seguendo il nuovo orientamento scolastico ~
che tende ad avvicinarsi alle più moderne esi-
genze dell'industria. da tempo si sentiva il bi-
sogno di un nuovo laboratorio che permettesse
a ogni allievo di rendersi conto personalmente
del funzionamento delle varie apparecchiature
che avrebbe trovato al suo ingresso nel mondo
del lavoro. A questo bisogno risponde il nuovo
Centro di Elettronica, inaugurato la vigilia della
festa di Don Bosco. Alla cerimonia volle essere
presente il Renor Maggiore don Luigi Rìcceri
per ringraziare le Autorità civili, nella persona
del sindaco di Torino, ing. Giovanni Porcellana;
le Autorità scolastiche. nella persona del Prov-
veditore agli Studi, dotr. Umberto Lenzi; la
Famiglia Agnelli e i Dirigenti FIAT, nella per-
sona dell'ing. Giovanni Nasi; e tutti coloro
che seguono con simpatia e interesse lo sforzo
religioso. educativo e sociale che, attraverso
la Scuola, l'Oratorio e l'Opera parrocchiale, i
salesiani compiono in mezzo alla gioventù e
alla popolazione della zona.
Corsi accelerati di
qualificazione tecnica per giovani
« campesinos » boliviani
La Bolivia. come tutte le nazioni sudamericane,
è ìn pieno sviluppo industriale. Nonostante gli
sforzi del governo. si fa sentire la carenza di
manodopera qualificata. I Salesiani hanno spon-
taneamente offerto al governo i loro laboratori
e scuole professionali per qualificare quei gio-
vani operai che aspirano a tecnicizzarsi. L'ini- ~
ziativa è partita dal Collegio Don Bosco di
La Paz, a nome di tutta l'Opera Salesiana in
Bolivia. Risultato delle prime conversazioni: il
generale A lfredo Ovando Candia, presidente
della Repubblica, firmò il 12 febbraio del cor-
rente anno il Decreto ministeriale 09091 con
cui autorizzava il Ministero dell'Educazione a
sottoscrivere un accordo per « aprire, nel Col-
leg io Don Bosco di La Paz. corsi intensivi e
accelerat i di formazione di manodopera qua-
lificata, assolutamente gratuita». I titoli rila-
sciati a f ine corso dalla Congreg azione Sale-
siana avranno detto nel decreto-legge)
pieno valore legale, implicando uno stipendio
maggiore, conforme alla Legislazione Generale
del Lavoro. L'accordo siglato tra il Ministro
dell'Educazione e il Direttore del Collegio
Don Bosco, don Artale, stabilisce, tra le varie
clausole, l'uso dei laboratori e aule scolastiche
del Collegio, quotidianamente dalle ore 19
alle 22. Appena firmato l'accordo, si iscrissero
140 giovani operai, numero massimo contem-
plato dalla legge. Questo accordo potrà essere
esteso alle altre Scuole professionali salesiane
della Bolivia.
Nella foto: il Ministro dell'Educazione e il di-
rettore don Artale firmano l'accordo.
NEL
MONDO
SALESIANO

3.6 Page 26

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NEL
MONDO
SALESIANO
Una Scuola e un monumento
a Don Bosco
A Caltagirone (Catania) per iniziativa di un ~
affezionato ex allievo Dr. Salvatore Prlvitera,
il Circolo Didattico e il plesso scolastico da
lui diretto e frequentato da oltre 600 alunni è
stato intitolato a Don Bosco. Per l'occasione
fu inaugurato un monumento all'Apostolo dei
giovani. posto all'ingresso della Scuola, opera
del prof. Francesco Alberghina, anche lui no-
stro ex allievo. Il gruppo raffigura due bambini
e una bambina che si aggrappano gioiosamente
a Don Bosco.
All'inaugurazione, tenutasi il 13 febbraio scorso,
paneciparono S. E. il Vescovo Mons. Carmelo
Canzonieri. il Prowedltore agli studi di Ca-
tania, il Sindaco della Città ed altre autorità
civili e scolastiche. Queste, prendendo la pa-
rola, manifestarono i loro sentimenti di plauso
per l'iniziativa espnmendo l'augurio che i
maestri ispirino la loro missione agli insegna-
menti della pedagogia di Don Bosco.
Una nuova emittente TV
a Lubumbashi
Alla stazione di Televisione del Collegio Sale• ~
siano S. Francesco di Sales di Lubumbashi
(Congo), è stata messa in servizio una nuova
eminente che permette di estendere il raggio
di diffusione e di raggiungere. a mezzo di
" relais'·, le località di Likasi (120 km) e di
Kolwezl (340 km) . Le personalità presenti
alla cerimonia dell'inaugurazione rappresenta•
vano le più alte autorità della Provincia del
Katanga. Negli studi televisivi alle 11 del mat-
tino ci fu una breve allocuzione di benvenuto:
parlò il salesiano don Van Houtte. Il vicario
vescovile, che sostituiva l'arcivescovo impe-
dito a Kinshasa. benedl il nuovo apparecchio
e parlò dei vantaggi culturali e sociali di questi
mezzi di comunicazione, pur non sottovalu-
tandone i rischi e i pericoli.
Nel frattempo le telecamere circolavano e tutta
la cerimonia veniva teletrasmessa in diretta
sulle onde.
Nella loto: don Dethier, tecnico della TV, da-
vanti alla nuova emittente.
Finale Ligure (Savona)
Alla festa di Don Bosco un
exallievo che l'ha conosciuto
Il decano degli Exallievl salesiani di Finale Li- ~
gure, signor Piet ro Arosio di 97 anni, ha assi-
stito alla festa di San Giovanni Bosco. cele-
brata nella Chìesa dei Neri, per iniziativa degli
Exallievi e del Rettore don Agostino Valle. Il
signor Arosio ha parlato con Don Bosco
quando era allievo falegname a Sampierdarena
ed è uno degli ormai rarissimi superstiti che
24 hanno conosciuto il Santo.

3.7 Page 27

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I sette gioielli
dei selvaggi
dell'Amazzonia
II Decreto Conciliare sulle Missioni ha questa stupenda
frase: «La Chiesa per essere in grado di offrire a tutti
il mistero della salvezza e la vita, che Dio ho portato
al/'11umo, deve imerirsi in tut11· i raggruppamenti umani
1'/111 lo stesso slancio cori cui CristQ, attraverso la sua in-
carnazione, si legò a quel certo ambiente socio-culturale
degli uomini, in mezzo ai quali egli visse•>. Si diventa
cristiani non per sé, ma per gli altri; o piuttosto, lo si
è per sé, soltanto quando lo si è per gli altri. L'esi-
stenza cristiana è un appello alla generosità dell'uomo,
alla sua nobiltà di cuore, perché sia pronto a cammi-
nare con Simone di Cirene sotto la croce di Gesù Cristo.
L'inserirsi in tutti i raggruppamenti umani, l'accettare
l'ambiente socio-culturale dei miei indi selvaggi del-
l'Amazzonia fa park della generosità e della bontà
cristiana. Solo l' amore di Cristo ci fa costatare i tesori
di ricchezza umana che esistono anche nei popoli più
primitivi. Questi valori devono servire come di base
su cui fondare la loro perso.nalità cristiana. Occorre
distinguere bene quello che negli indi è pura super-
stizione, o puro costume tribale imposto dalle loro ri-
gide leggi totemiche da quanto in loro è fondo psico-
logico natural.e.
Nei miei 50 anni di vita trascorsi con loro e in mezzo
a loro ho riscontrato alcuni elementi preziosi in cui
mi è stato facile inserirmi per avviarli al cristianesimu.
Ne elenco sette.
1. Onestà naturale
È impressionante la loro nnestà naturale. Se trovano
un oggetto smarrito, iniziano subito delle ricerche per
restituirlo al proprietario. I miei giovani quando la-
voravano nella sdva dimenticavano spesso per sbada-
tezza quale.be strumento di lavoro. 11 primo pass:mte
indio che lo vedeva, lo raccoglieva e si faceva scrupolo
di portarlo alla nostra missione. Quando i civilizzati
donavano agli indi oggetti o mercanzie, essi non po-
tevano fare a meno di contraccambiare con l'equiva-
lente in prodotti di natura. Ricordo un nostro missio-
nario appena arrivato: aveva bisogno di un cerlo quan-
titativo di farina di n1anclioca per mantenere i ragazzi
nella missione. Durante 110 viaggio tra gli indi distribui
oggetti e merci in abbondanza pur di raccogliere farina;
non conservò neppure una nota dei suoi debitori.
Quasi subito dopo venne, per necessità di cose, tra-
sferito a un'altra missione; il suo successore si vide
arrivare barche piene di farina, a pagamento delle
mercanzie ricevute. Nel giro di pochi mesi il grosso
debito fu interamente saldato in tutto il suo ammontare.
2 . Ospitalità
L'ospitalità tra i primitivi è! sacra. La porta della
loro abitazione (o maloca) si apre a qualsiasi persona
che vi bussa. L'ospite viene cordialmente accolto e
salutato; lo si invita a sedere; gli si offre cibo e alla
sera gli preparano un luogo comodo per agganciarvi
l'amaca e dormire. I,a conversazione amichevole con
l'ospite può durare fino a notte fonda.. Al mattino
l'invitano a colazione e prima di congedarlo gli of-
frono ancon1 qualche alimento o frutta per il viaggio,
una specie di l:Cstino da viag!!io del tutto gratuito.
Se si deve ,·iaggiare in mezzo agli inJi non occorre
portare con sé scorra di viveri; dappertutto si è bene
accolti e sfamati. Eventualmente si può portare con sé
un po' di farina di mandioca da sciogliere in acqua
quando non si incontra alcuna rnaloca o villaggio in-
digeno.
3. Lavoro comunitario
La costruzione di ogni singola maloca, il disbosca-
mento della selva sono lavori che vengono fatti in co-
mune. Tutti vi si sentono obbligati. Una cosa che mi
commuove è il vedere come per i vecchi, per le vedove
e per gli orfani la comunità si offre a costruire gratui-
tamente l'abitazione o a ripararla, così pure a lavo-
rare la piantagione nei luoghi indicati, senza retribu-
zione di sorta. 11 lavoro comunitario è sentito anche per
tutti quei servizi che sono di pubblica utilità: per esem-
pio, nella costruzione di una scuola, di una strada, di
una chiesa. Un simile lavoro collettivo è perfettamente
gratuito.
4. Allegria e serenità
I nostri indi. sembrano eterni fanciulloni. Anche
nella povertà più assoluta non perdono mai il loro tim-
bro di allegria e di serenità e la loro gioia abituale. Sen-
titeli quandq ridono: scoppiano in risa frequenti e con-
tagiose. L'allegria è diffusa in tutti i loro villaggi come 25

3.8 Page 28

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un virus benefico. Verrebbe da pensare che 1100 ab-
biano preoccupazioni; le hanno invece, e come; ma
le sanno portare con calma e con molto ottimismo.
5. Spirito di sacrificio
L'ho potuto notare ùovunque tra gli iudi: un forte
spirito di sacrificio impregna tutta la loro esistenza.
11 lavoro in un clima sfibrante, la lotta spinosa contro
la natura selvaggia del loro habitat, le privazioni delle
cose piiì indispensabili non li disanimano, non tolgono
loro la calma e la serenità. Accettano con molta sop-
portazione. Ecco un valore che, fatti cristiani, acquista
uno smalto meraviglioso.
6. Religiosità naturale
Gli indi sono profondamente e istintivamente reli-
giosi. Nei villaggi ci sono alcuni individui, chiamati
«Comum •> (che io preferirei chiamare sacerdoti) a cui
è affidato il compito di accompagnare con la preghiera
e con frequenti orazioni deprecatorie le famiglie indi-
gene. Ì\\asce un bimbo? Il Comum subito supplica lo
Spirito Buono che scenda su questa nuova creaturina
e lo faccia crescere sano, buono, immune dai malefìci
dei cattivi. Un bimbo si ammala? Aumentano le sup-
pliche allo Spirito Buono perché Lo abhia a liberare da
ogni malanno. La famiglia deve intraprendere un viag-
gio? IL Comum l'accompagna con la sul! preghiera
deprecatoria perché non si imbatta in malefici o in ma-
lattie, ma possa ritornare sana e salva alla propria casa.
Si inaugura una nuova maloca? n Comun1 prega perché
in quella casa non entri il male, non irromp~no gli
spiriti maligni e perché i cattivi non turbino mai la
sua pace. Si finisce il lavoro di seminagione? Il Comum
supplica lo Spirito Buono perché gli animali nocivi e
le formiche divoratrici non distruggano quella pianta-
gione ma possa dare un abbondante raccolto. Questo
spirito di preghiera ha reso facile agli inùi imparare
le preghiere cristiane; ecco perché gli piace molto
riunirsi nelle cappelle per La recita comunitaria della
preghiera al Signore.
7. Pudore
È fortissimo tra gli indigeni. Gli uomini e le donne
prendono il bagno nettamente separati, ben diversa-
mente ùalle saune finlandesi o dai bagni a vapore giap-
ponesi. Usano fare il bagno in costumini appositi.
L'uomo mmitra un profondo rispetto e riserho verso
la donna. Gli anziani su questo punto sono molto vi-
gilanti per impedire ogni leggerezza o qualsiasi scherzo
tra giovanotti e ragazze. Solo gli uomini stringono la
mano agli ospiti nt:I saluto. Le donne mai. Non ho mai
visto alc1ma donna salutare un uomo con una stretta
di mano: le basta un saluto puro e semplice con un
cenno del capo o con la voce. Nelle orge delle grandi
feste, se avvenivano disordini morali, intervenivano i
vecchi con ltna giustizia e una rigorosità implacabile,
fino a cacciare i colpevoli dalla maloca e a buttarli
fuori nella selva inospitale.
Ecco la cosiddetta ~ praeparatio evangelica •> di cui
parla la costituzione conciliare Lumen Gentium e che
è così limpidamente formulata nelle parole del numero 13:
<• Tutto ciò che di buono e di vero si trova nei pagani e
nei popoli primitim è ritenuto dalla ChiPSa come una
preparazione ad accogliere il Vangelo >>.
26
Mons. GIOVANNI MARCHESI, Vescovo titolare di Cela
La grande
F;ra i numerosi fiumi che come
giga 11teschi serpenti si snodano
nell'immensa regione amazzonica, il
fa1me ì\\Iaturaca forse è uno dei più
pittoreschi. Questo fiume, il cui
nome non figura neppure nelle carte
geografiche più perfette, nasce nel
vicino Venezuela. Le sue acque scun:
e fredde entrano in territorio bra-
siliano formando una bellissima ca-
scata. Il l\\'laturaca si è aperto il cam-
mino verso il fiume Cauaburis di
cui è affiuente, attraverso le Cordi-
gliere altissime che Lo circondano da
tutti i lati.
Sulle sponde di questo piccolo
fiume, ai piedi ùella montagna più
alta del Brasile, <• il Picco della Neb-
bia ►1 (così chiamato perché sempre
avvolto da una densa cortina di nu-
yole), sorge un minuscolo villaggio
indigeno di appena trecento persone.
Una delle tante tribù che popohinu
questa regione si conserva ancora
tale quale uscì d:11la mano di Dio.
La zona è solitaria, ma allo stesso
tempo piena di vira perché è proprio
qui che uno sente più che mai la
presenza del Creatore.
Questa regione è feudo della tribù
degli indi Knroscitari. Fino a pochi
anni fa i Koroscitari erano il terrore
dei civilizzati ché si avventuranno
nel fiume Cauaburis in cerca di av-
Vt:i\\ture ò di qualche metallo pre-
zioso; furono avvicinati per la prima
volta dal salesiano don Antonio Gois.
Adesso vivono vicino alla missione
trasformando a poco a poco i lorn
costumi e assimilando quello che di
hunno e di utile gli si può offrire.
Subito al primo contatto si nota
una grande differenza fra questi indi
e gli indi di altr(' tribù della regione
del Rio Negro. È un popolo che canta.
Cantano nel percorrere distanze enor-
mi nella foresta da un villaggio al-
l'altro; cantano durante i loro lavori;
cantano gli uomini per ore e ore
quando sotto gli etfetti di una droga
narrano con il canto scene di caccia,
lotte sostenute con gli avversari o
addirittura con degli spiriti malefici.

3.9 Page 29

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festa delle ossa carboniz~ate
È stato possibile avvicinare gli indi Koroscitari, fino a pochi anni fa
evanescenti e misteriosi.
Ecco alcune curiose particolarità della loro vita tribale.
Il m issionario salesiano Don Luigi Di Stefano tra gli indi Koroscitari.
Cantano soprattutto durante le feste
tradizionali per notti intere, prima
le donne fino alla mezzanotte e dopo
gli uomini fino all'alba. Gli jndi Ko-
roscitarj hanno una fisionomia più
delicata; il colore della pelle più
chi_aro; sono pi1ì espansivi, sopr at-
tutto i bambini, che hanno una
abilità tutta speciale per farsi ben-
volere e per farsi coccolare.
A caccia di spiriti
Il popolo Koroscitaro è rimasto
ancora all'età della pietra. Indossano
ornamenti fatti con penne variopinte
di uccelli, con denti di scimmie, orna-
menti che il più delle volte insieme
alla pittura di tutto il corpo, costitui-
scono l'urùco indumento di gala.
Abilissimi nel cacciare con l'arco e
la freccia, maneggiano queste armi
con vera maestria e precisione.
Fra le usanze, quella che impres-
siona maggiormente è la cerimonia
funebre che segue la morte di un
membro della tribù. Gli indi credono
nell'esistenza dell'anima; credono an-
che nell'esistenza di un premio, di
una vita felice per coloro che non
furono avari, dal momento che il
peccato più grave, considerato cosi
dalla loro morale, è appunro l'ava-
rizia. Molto sentito è il senso comu-
nitario.
Esiste per loro tutto un mondo
che noi difficilmente possiamo pene-
trare e comprendere; in questo loro
mondo capitano cose davanti alle
quali uno non può negare la pre-
senza di forze superiori alle forze
della natura. Auto-suggestione? effetto
di droghe stupefacenri? spiriti più
o meno benèfiei o malèfiei ? Il mi-
stero esiste e per adesso rimane
senza una soluzione.
L a malattia di una persona è sem-
pre causata da un nemico, reale o
immaginario, del malato. Gli indi
credono nell'esistenza di uno spirito
che come un angelo custode li ac-
compagna; ed è proprio questo spi-
rito la parte vitale dell'individuo.
Quando una persona si ammala, è
il nemico che, per dirlo con una
parola di moda ai nostri giornj, ha
sequestrato il suo spirito. La cura
dell'individuo dipende perciò nel
ritrovare quel determinato spirito e
ricondurlo al legittimo proprietario;
in caso contrario la morte verrà
inesorabilmente .
Se già è una cosa difficile trovare
una persona perduta in mezzo alla
foresta, trovarvi uno spirito djventa
una cosa impossibile . Per questo
sono necessarie cerimonie e scon-
giuri che esigono la presenza di
tutti gli anziani della tribù, i qua1i
abbondantemente drogati realizzano
uno spettacolo degno di una tra-
smissione televisiva a colori . Con
glj ornamenti ru gala, penne e ta-
tuaggio, gesticolano, urlano entrando
e uscendo dalla capanna del malato;
corrono attraverso il villaggio come
inseguendo un fantasma. E difficile
descrivere la mimica non solo della
faccia ma di tutto il corpo.
Due o tre ore dura questa panto-
mima. Alle volte penso come riesca
il malato, che pure avrebbe bisogno
di calma e di riposo, a sopportare
tutto quel fracasso con la stessa pa-
zienza e fiducia con la quale noi ci
sottoponiamo a una visita medica.
27

3.10 Page 30

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Vigilia d i festa: questo vestito...
va a pennello.
Alla fine salta fuori il risultato della
consulta. Se lo spirito è stato ritro-
vato, il malato continuerà a vivere;
in caso contrario è bene che il nostro
amico s.i prepari a lasciare questa
valle di lacrime.
Il vecchio Cabrai
Qualche volta capita che il ma-
lato guarisca anche se il suo spirito
continua a rimanere ostaggio presso
qualche tribù nemica. È proprio
quello che capitò con il vecchio
Cabrai, che già varie volte si era
preparato a morire senza però riu-
scirvi. Questa volta sembrava pro-
prio l'ultima. Volle vicino a sé il capo
tribù con il quale chiacchierò per
molto tempo. Diede gli ultimi con-
sigli alla vecchia moglie, ben felice
dell'imminente separazione del con-
sorte, ma clie seguendo le tradizioni
tribali, mostrava li per un certo
qual dolore. Infine l'abbracciò come
se stesse per fare un viaggio senza
ritorno. Poi fu iJ mio turno. Anche a
me un abbraccio che mi sembrò un
po' troppo vigoroso per un mori-
bond_o. D'~ltra parte la pressione
artenale e 11 polso erano quasi nor-
mali. Tutto questo mi diceva che il
vecchio Cabrai non sarebbe morto
così in fretta.
Mi venne un'idea e allo stesso
tempo una domanda spontanea che
indirizzai al malato: 11 Cabral, hai
fame 1 vuoi mangiare/>>. Il vecchio
non ripose con parole, ma aprì una
bocca larga come un forno. Avevo
scoperto la causa della malattia. Corsi
alla missione dove feci preparare una
buona tazza di latte. E così nei giorni
successivi. ln meno di una settimana
il vecchio Cahral già si era alzato;
e adesso quando qualche epidemia
28
minaccia di invadere il villaggio è
sempre il primo a prendere la sua
amaca, vecchia come lui, e a fuggire
nella selva lontano dal contagio. Non
so se lo spirito del vecchiu Cabrai
c~ntinui a rimanere ostaggio presso la
trihù nemica o se la morte, già vari<::
volte burlata. si sia dimenticata di lui.
La morte di una persona è annun-
ziata da grida e pianti di tutti i mem-
bri della tribù. Il cadavere vienr
bruciato. Ma prima deve essere rin-
chiuso in un cesto di vimini. Per
questo quando più o meno si sa che
l'individuo dovrà morire già lo si
pone nella posizione esatta e cioè
con le gambe e tutto il corpo ben
rannicchiato per poter con facilità
dopo morto farlo entrare nel cesto.
Mesi fa mocl una bambina e la mam-
ma rimase tutta la notte con la figlia
fra le braccia i_n quella posizione, strin-
gendola a sé nel tentativo di infonderle
ancora, con il calore <lei suo corpo, la
vita che l'aveva abbandonata.
Stabilita l'ora della cremazione del
cadavere, si prepara la legna davanti
alla capanna del defunto. Insieme
al corpo viene bruciato tutto ciò che
in vita apparteneva aJ morto. 'on
può rimanere assolutamente nulla
che più tardi possa far ricordare la
persona dello scomparso. Terminata
la cerimonia, sempre accompagnata
da pianti e lamentazioni strazianti,
le ossa vengono raccolte dai parenti
del defunto, triturate e ridotte in
polvere e così Conservate fino al
giorno della cerimonia finale.
Per dieci giorni di seguito i parenti
bagneranno con acqua la terra dove
fu bruciato il cadavere e alla fine
raccoglieranno quella terra per get-
tarla nel fiume. Così scompare tutto
ciò che può far ricordare il defunto.
Restano ancora le ceneri delle oss.1.
Si stabilisce la data di una festa alla
quale prenderà parte tutta la tribù.
Una settimana prima i giovani, ar-
Sotto l'effetto della droga
canteranno imprese gloriose...
mati di arco e freccia, andranno in
ce_rca di selvaggina; gli altri racco-
glieranno l.Ula grande quantità di
banane e altra frutta .
Ceneri e banane
Per tutta la settimana, di notte le
donne canteranno fino alla mezza-
notte quando saraHno sostituite ùal
coro degli uomini che continueranno
i canti fino al sorgert: <lei sole. :-Jel
giorno della festa si nota un'allegria
davvero contagiosa in tutto il Yillag-
gio. Uomini e donne si dipingono
nei modi più strani, perché ogni di-
segno fatto sul 1.:orpo. e lo stesso
coloi:e hanno u:1 . si~nificat<;> tutto
speciale. Gh uom1111 e 1 ragazzi armati
di arco e freccia fanno il loro ingresso
trionfale nel villaggio, ciascuno mo-
strando il suo coraggio e vaJore con
grida e gesti impressionanti . I bam-
bini più piccoli cercano di imitare i
grandi dando così origine a scenette
interessanti. In mezz'l a questa eufo-
ria e allegria i parenti del defunto con
in mano le ceneri deile ossa piangono
e decantano con una serie di nenie
le virtù e le qualità dello scomparso.
La festa termina ton una ceri-
monia molto significativa. Delle gran-
di pentole piene di banane cotte
vengono portate fuori dalle capanne
e collocate al centro del villa~gio. I
parenti del defunto versano m cia-
scuna pentola un poco delle ceneri
deile ossa. In seguito, prima i parenti
e poi le persone invitate mangiano di
quelle banane e di quelle ceneri.
Non so cosa diranno i moralisti
moderni di questa cerimonia. Gli
antichi la definirebbero una forma
di cannibalismo. Per me ha tLn signi-
ficato molto profondo, tanto che in-
sieme al coadiutore Mario Cravero
invitati al funebre banchetto, mess~
da parte le norme igieniche. ehe qui
non hanno valore, e una certa qual
ripugnanza. non abbiamo avuto il
coraggio di rifiutare l'invito e così
abbiamo anche noi sorbito la nostra
parte. Adesso ci sentiamo più inti-
mamente uniti ai n<Jstri indi per i
quali il bianco, anche se missionario,
i: sempre un individuo a cui guardano
con un po' di diffidenza.
Ecco che cosa accade nella selva
in pieno secolo ventesimo; gli uomini
hanno conquistato la luna, ma non
hanno finito di scoprire la terra con
parte dei suoi abitanti che ancora
vivono come all'età della pietra.
Don LUIGI DI STEFANO
Missione del Maturac~ - Amazonas (Brasile)

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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PER
INTERCESSIONE
DI
MARIA
AUSILIATRICE
E DEL
SUO APOSTOLO
SAN
GIOVANNI
BOSCO
BIMBO DI DUE ANNI
CHE PRECIPITA DAL
QUINTO PIANO ED È SALVO
Per espresso desiderio dei coniugi Giu-
seppe e Giuditta Aleggi, riportiamo dai
giornali la tragica notizia d ella caduta
del loro bimbo da 20 metri di altezza.
Essi ne attribuiscono l'incolumità all'in-
tercessione di Maria Ausiliatrice.
Il protagonista della tremenda avventura
è il piccolo Giancarlo Aleggi, che abita
con i genitori e i tre fratelli più grandi
in un appartamento delle case INCIS a
Roma. Il padre era uscito con i tre figli
maggiori. In casa era rimasto con la
mamma Giancarlo, bimbo di due anni,
vivacissimo. 11 piccolo si divertiva con
un quadretto dipinto dal fratello per eser-
citazione scolastica. A un tratto lo buttò
giù dalla finestra. La mamma scese nel
cortile erboso, recintato da un filo di
ferro, per ricuperare il disegno, che il
fratello avrebbe dovuto presentare a
scuola. Il piccolo Giancarlo, rimasto solo,
riusci a trascinare una sedia fin sono
il davanzale per guardare la mamma. A
quel punto perse l'equilibrio e precipitò
senza un grido. Dopo il pauroso volo
di venti metri, batté col f ianco sinistro
sul filo di ferro, che lo ha sbalzato sul
cortile erboso. Tra i primi ad accorrere
ci fu l'infermiere Stefano Speranza, che
si chinò per tastargli il polso. Il bimbo
non dava più segni di vita, tuttavia egli
volle praticargli la respirazione bocca a
bocca. A un tratto il bimbo si rianimò;
fu trasportato al Policlinico, dove i sa -
nitari, riservandosi la prognosi, riscon-
trarono solo echimosi alla regione lom-
bare e qualche leggera ferita. Oggi il
bimbo è stato dimesso dal Policlinico
completamente guarito e i genitori rin-
graziano commossi Maria Ausiliatrice,
che nel pauroso volo l' ha sostenuto tra
le sue braccia materne.
(Relazione confermala da Giuseppe e
Giuditta Aleggi Roma)
l'operaio. « Madonna, salvalo I». È il
grido della suora presente alla caduta.
accorre con l'angoscia nel cuore,
pensando di trovarlo morto e sfracellato,
mentre s'invoca Maria Ausiliatrice perché
salvi il giovane padre di sei bimbi. Ma
la Madonna l'ha già salvato. L'operaio,
dopo qualche istante, apre gli occhi e
rinviene. Gli si prestano i soccorsi del
caso, si accompagna dal radiologo... Il
referto è incredibile: nessuna frattura non
solo, ma neppure la minima lesione.
Anche l'operaio, nel cadere, aveva in-
vocato la Madonna : « Madunnuzza mia
Salvo nel nome di Maria, con la gioia
di poter riprendere il lavoro nella villa
del Comune e pieno di riconoscenza
verso la potente Ausiliatrice dei Cristiani.
Acireale (Catania)
La Direttrice de/l'Istituto •Spirito Santo »
Sorafina Marcholli vod. Porazza (Carpeneto -
Alessandrìa) preoccupata per la salute del figlio,
lo raccomandò a M. A. e ai Sànti salesiani con
le novena consigliata da Don Bosco, e fu esaudita.
N. L. V. (Firenze), ridona in pessime condizioni
di salute dopo la morte del marito, promise a M. A.
e a S. G. B. la fondazione di una Borsa Missionaria
se l'avessero aiutata a riprendersi. Esaudita, adem-
pie la sua promessa.
Renzo Rastrelli (Montenero • Livorno) dosidera
esprimere p ubblicamente la sua riconoscenza e
M. A. e a S. G. B. per la guarigione di una nipotlna
da un male Insidioso, divenuto più pericoloso per
un lungo rampo trascorso senza cure adeguate.
Clementina Aropallo (Molano - Benevento),
mamma di un salesiano e devoussima di M. A. e
d i S. G. B., ebbe a esperimentarne la evidente pro-
tezfone durante una difficile operazione chirurgica.
Cl HANNO PURE
SEGNALATO GRAZIE
Abbà Antonietta ,\\bbìati Linn Abbo Ale.~s•n-
dro • Abbo Elio • Agliata Giuseppn 1\\.Ì.\\ssa
Ennehndn - Alain monti. Frnne<;:sco - Albera
Richieri frma - Albertini Anna Ma.rio - Ales-
sandria Vittoria ... J\\lfon:so Concettin:a - Aliotto
G iuseppe • Allemand Giovanna - Aluffi Agnese .
Amerio Amalia - Am ico Luigi - Amil(bcui Cate-
rin:li - Amoroso Giuseppe - Andomo lda. .. Angelo
S alvatrice - Ansaldi Ca-rerin~ - Antonelli Lui'fanna -
Apostolo Rìna - Aicse Margherita - Arisci Gio-
vl,nni - Arbndini Claudio - Arnoldi Carlotta -
Artusio llinn - .\\.ztuli G1ac:-omo - .BagJiesi Di-
tevi rn;, - llaglioni Gina ved. Vit'nri - Riiietut
Agnese Baldovini Ubaldina - Dalìstreri Salva-
tore - U;rndinl Domenico Bandoni Franca -
Barocchi Romilda .8:trbagallo R. - Bnrbcris Rita
Barbero Emma - Burhiseui Elisaheun - .Barbuto
l\\fntin Antonia - Uarceltona Giovannin:1 - B.ari-
sone Elisa • lfarlerti FeJiciu. - Bartolotto Rosa -
Bassi Aurelia - Basso Elisa - D~.s~o Gabriele -
Bastone Giulia • Battaglia Giuseppe • Batr:oglia
Vittoria - Recchino Rom - Beffa Ros:t ved. Il3va -
Ballassai Michele - Bellini Elsu • Denazzo Mad-
<hllena - Re.ne.venti Filomena vi::d, Mezzogori -
Beninca,a Cald1ero Lucia - llcrdino sorelle -
Berga M:1ria - ll~rnusconi Aida - Da.masconi
Gìovunon - Bernocco Teresa - Bersani Mariotti
Arseni..i - Beneno Cri$Unn - Bertolini Lidi:. -
Bertolino M:1.cia ... Derton Antonio - Jlenoncini
Ester - Beschin Teresa - Ilessani Artenfo - Betini
Laurn - Biomonte Iride - Bionr hì M. Stella ved.
fvbcchi - Bianco SjJvia - Diancorù Elena - Bie-
tresnto E lisa - 81gnme11i Renzo - Billiu Rina
- .8jsconte Rosarìa - Bisio Maria Elvira .. Disio
Rosa - Bocco Carmen - lloggio Fumo Liliana -
Bolcato !viario - Bollini r\\delaide - Bompi Giuditta -
Bonaudo Luigi - Bondoni Mari.1 ''l'eresa - Bonini
Tilde Boriomo Annamaria. - Honora fam. -
Bordoli Giovanna - Bor_gnna Beatrice- - Borghese
Lea - Borgo,ina Giovanna • Dorgogno Oberto
Moddalcna • Borgogno Racca M. Ausili• - Bosonin
Maria - Bosotti Luigi - Bosso Clnra Bovero
Lorenzo - 1Jrncco Vezzoso Anna - llrand.iere
Gruzian-o - llrigJfa lrmn - llrun Eufrosina - Brundu
M1;1r1a Paola - Oruno Mario - Brussone Maria -
Bru~110 Francesca - Ru.ratti Rita - Bu.rchieri Rosa-
ria - "urzi Rosanna - Bussa Srefano - flusso Anto-
nietta - Burina Roh<>no ... C afani Angela (OOl"TINtrA)
24 Maggio:
SOLENNITÀ DI MARIA AUSILIATRICE
A Valdocco si svolgeranno le tradizionali grandiose celebrazioni:
PENSAVANO DI TROVARLO
Veglia Santa la vigilia
MORTO E SFRACELLATO
Solenni Concelebrazioni durante tutto il 2-1- maggio
L'Istituto Spirito Santo di Acireale vuo le
rendere pubblica la grazia miracolosa
verificatasi il primo sabato dello scorso
dicembre. L·operaio del miracolo - cosi
Processione serale
L'illuminazione con i due concerti musicali della vigilia e della festa
sulla Pi.azza Maria Ausiliatrice.
chiamiamo l'uomo venuto nel nostro
Istituto a sfrondare le due palme del
cortile - a lavoro ultimato si accorge Dicci giorni pnma della morte Papa Giovanni affermava :
di aver lasciato sulla palma più alta
un ramo penzolante in forma antieste-
<< 1 primi anni della mia vita f urono allietati e protelli dalla cara im-
tica; risale per toglierlo, quando al ma- magine dell' Ausiliatrice... Oh! ,ma riproduzione molto semplice: il ri-
novratore della scala «pompieri» sfugge taglio del Bollettino Salesiano che il pro-zio Zaverio riceveva e leggeva
la manovella provocando la caduta del- a tutti noi con grande trasporto. La pia immagi11e sta11a a capo del letto... ~. 29

4.2 Page 32

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PER
INTERCESSIONE
DI
SANTA MARIA
MAZZARELLO
LA BAMBINA
stato iniziai con grande fiducia una
VOLLE ADDORMENTARSI
novena a Santa Maria Mazzarello, mentre
CON LA RELIQUIA
le Suore del Collegio Maria Ausiliatrice
SULL' ORECCHIO
pregavano con me. E la buona Madre
La mia bambina di dieci anni non udiva
dall'orecchio destro e aveva sempre
qualche linea di febbre. La portai dal
medico, che mi disse trattarsi di ma-
stoidite con infiammazione ossea. Fatta
la cura prescritta senza nessun miglio-
ramento, decisi di condurla dallo spe-
cialista, il quale confermò la diagnosi e
prescrisse una forte cura antibiotica.
mi ottenne la grazia, che consideriamo
tutte un vero miracolo. Sen21a essere
stata sottoposta all'operazione ritenuta
necessaria, i dolori scomparvero, né
sono più ritornati; e oggi, dopo oltre
due anni, mi sento completamente gua-
rita. Come prova, unisco le radiografie.
Col cuore traboccante di gratitudine,
ringrazio Dio e la mia Protettrice.
Anche questa, però, non portò miglio- Campo Grande (Bras11e)
ramento alcuno. anzi la sordità aumen-
ANTONIA MARIA DA CRUZ
tava e la febbre non le dava tregua, di
modo che il professore curante consi-
gliò il ricovero all'Ospedale. Mi rasse-
gnai, perchè erano trascorsi tre lunghi
mesi di intensa preoccupazione di giorno
e di notte.
la vigilia d'essere ricoverata, la bambina
volle andare a salutare la Figlia di Maria
Ausiliatrice, sua assistente all'Oratorio.
Questa le diede la reliquia di S. Maria
Mazzarello dicendole di pregarla con
fede che l'avrebbe fatta guarire. La sera
IN AIUTO ALLE MISSIONARIE
Nella tribù dei Monoteri. che vivono
accanto alla Missione, si trovava un
indietto di nome Mamoaraue gravemente
ammalato per broncopolmonite, diarrea
e disidratazione. Si fece il possibile per
curarlo, anche perché se fosse morto,
la famiglia e la tribù - secondo le con-
suetudini di questi indi - si sarebbero
la bambina volle addormentarsi con la allontanate dalla Missione, per internarsi
reliquia posata sull'orecchio. Tutta la nuovamente nella selva.
notte riposò tranquilla; e potei riposare Purtroppo peggiorava sempre più, e visto
anch'io, senza alzarmi per darle le solite che si trattava di encefalite, gli si ammi-
medicine prescritte. Giunte all'Ospedale nistrò il battesimo, perché il caso sem-
per il ricovero, il professore la visitò di brava ormai disperato, né vi era possi-
nuovo; ma quale non. fu la sua mera- bilità di assistenza medica. Intanto rac-
viglia nel constatare che la bambina comandammo l'ammalato a S. Maria
non aveva più nulla I Per maggior tran- Mazzarello, incominciando una novena.
quillità volli condurla da un altro pro- Al termine della novena il fanciullo ri-
fessore; e anche questo non trovò traccia prese vita, rimanendo però come assente,
di male. Chiesi se dovevo riportarla per senza poter reggersi in piedi né par-
una visita di controllo: mi rispose che lare.
non c'era bisogno. S. Maria Mazzarello Venne intanto in visita alla Missione il
aveva concesso la grazia desiderata. medico della Commissione indigenista,
Dopo due anni, l'orecchio non ha dato il quale confermò la diagnosi di encefa-
più alcun fastidio. e io adempio la pro- 1ite virale.
messa di pubblicare la grazia.
Incominciammo una seconda novena,
Scanno (L'Aquila)
FLORA MACINELLI RAPONE
mentre l'ammalato non reagiva alle cure
e i genitori, non volendo un figlio disgra-
ziato, pensavano già di ucciderlo.
Terminata la seconda novena, l'indietto
LO CONSIDERIAMO
era migliorato, ma senza parola.
UN VERO MIRACOLO
Ravvivammo la nostra fiducia in S. Maria
Per un male originato, a detta del me-
dico, da un difetto congenito alla co-
lonna vertebrale, avrei dovuto subire un
difficile intervento chirurgico di innesto
fra le vertebre. Non sapevo decidermi:
intanto le mie condizioni peggioravano,
causandomi dolori acutissimi e lascian-
Mazzarello con una terza novena. L'in-
dietto ricuperò la parola e incominciò a
camminare da solo.
Oggi, dopo otto mesi, Mamoaraue, com-
pletamente guarito, forma la consolazione
dei suoi genitori, che lo credevano or-
mai perduto.
domi alle volte rigida, senza poter cam- Baca del Mavaca (Venezu11la - Alto Orinoco)
30 minare e nemmeno muovermi. In tale
SR. MARIA WACHTLER diretcrice F.M.A.
14 Maggio:
S. Maria Mazzarello
UMILE ISSOPO
<< Stamattina guardavo il pro-
gramma della festa di Santa
Maria Mazzarello e trovavo
segnato: "Panegirico di Sua
Em. il card. Schuster ,,. Ma
q~es~o _panegirico, per quanto
mt c1 sta provato, non vuol ve-
nire. Perché mai? Perché solo
Salomone-dice la Sacra Scrit-
tura - era capace di dispu-
tare cominciando dai cedri del
Libano sino all'umile erbetta
simile al piccolo issopo che
cresce tra le muraglie.
È più facile fare il panegirico
di Don Bosco, della sua fi-
gura veramente gigantesca, che
non decantare le glorie di que-
st'umile issopo.
Entrando in chiesa e contem-
plando il quadro, scorgendo la
Beata Mazzarello così in alto,
pensavo: «Quanto pit't alta sta
nella gloria, tanto più è stata
bassa ttell'umiltà >>. Ecco il mo-
tivo per cui, per quanto abbia
cercato di preparare il pane-
girico, questo non è venuto.
Perché non so scendere negli
abissi di quella umiltà, nella
quale il Signore ha gettato le
fondamenta dell'Istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice.
Per fondarlo Don Bosco aveva
bisogno di solido fondamento.
Le fondamenta si scavano nel
suolo, in terra; g iù, ben spro-
fondate e schiacciate sorto la
mole della fabbrica. Esse non
si vedono, ma sostengono tutto
l'edificio. La Mazzarello, con
la sua obbedie117,a, con la sua
umiltà eroica, col suò spirito
di penitenza, con la scienza
dei Santi, che possedeva in
larga misura, fu lo strumento
più idoneo nelle mani di Dòn
Bosco per venir calato nelle
fondamenta della nuova Con-
gregazione <li Maria Ausilia-
trice. Nell'esercizio di queste
eroiche virtù l'umile Mazza-
rello consumò la sua vita...
Non tutti sono chiamati <la
Dio a illustrare Italia, Francia
e Spagna disseminando mira-
coli come Don Bosco; ma chi
non potrà imitare l'umiltà, la
obbedienza, la sottomissione,
la devozione alla Madonna,
della Beata Mazzarello ?
ll Servo di Dio
Card. ILDEFONSO SCHUSTER
l'u dicembre r938

4.3 Page 33

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PER
INTERCESSIONE
DI
SAN DOMENICO
SAVIO
L'~QUIPE OPERATORIA
vita la riconoscenza che dobbiamo a maternità, che al dire dei medici si pro-
GRIDA AL MIRACOLO
Dio e al Santino, che da oggi è parte spettava difficile e molto incerta. Oggi
Ero malato di cuore dal 1964. Il 15 mag-
gio del '70 fui ricoverato nella clinica
"VIiia Pia" del prof. Actis Dato a To-
rino. Gli esami accertarono l'insufficienza
delle tre valvole: aortica. mitralica. tri-
cuspide. Ma tutta I'équipe operatoria fu
contraria all'intervento per le mie con-
dizioni di salute. Tra alti e bassi si giunse
alla fine di agosto. Il prof. Actis. viste
migliorate le condizioni generali ma non
quelle valvolari, consigliò mia moglie di
portarmi a casa, giudicando l'intervento
un suicidio. Mentre il professore parlava,
la moglie di un mio compagno di stanza,
signora Grasso. senza perder tempo,
tolse l'abitino di San Domenico Savio
dal petto di suo marito e lo fece appun-
tare sul mio petto. Da quel momento
qualcosa in me cambiò. poiché la notte
dormii sereno; inoltre il mio progressivo
miglioramento cominciò a convincere i
medici che l'intervento era possibile. Si
eseguirono nuovi esami radiologici dai
quali risultò che la valvola tricuspide era
guarita (prima grazia). Fu fissata l'ope-
razione per il 16 dicembre con intervento
su due valvole. Quando ebbe il cuore
tra le mani. tutta l'équipe operatoria
gridò al miracolo, poiché la valvola da
operare era soltanto l'aortica (seconda
grazia). La terza grazia fu la pazienza
e la serenità con cui attesi prima l'inco-
gnito e poi la data dell'operazione.
Amantea (Cosenza) Insegnante EGIDIO AMATO
SALVATO DA USTIONI
GRAVISSIME
Il 21 ottobre scorso il nostro Fabio di
due anni era custodito dalla zia Flora,
della nostra famiglia. A quanti lo vanno
a trovare il piccolo Fabio indica il qua-
dretto del suo amico che lo ha salvato.
E noi ripetiamo a tutti: Domenico Savio
è un grande santo che vuole veramente
bene ai bambini I
Santorsod/Vfcenza ALBANO E RITA CARRETTA
MAMME PREMIATE
NELLA LORO FEDE
Sono sposata da 11 anni. Il nostro ma-
trimonio è stato allietato da un bambino
10 anni fa. In seguito altre due creature
non sono arrivate alla nascita. L'anno
scorso mi sembrava di essere in attesa
di un bimbo. I medici erano discordi:
chi diceva che non esisteva nessun
essere, chi diceva che era morto, chi
aff.ermava che avrei dovuto soccombere
anch'io. Allora decisi di affidarmi a un
solo medico, San Domenico Savio, e gli
chiesi che mi ottenesse da Dio un se-
condo figlio. Ne indossai l'abitino e
ogni giorno lo pregavo sicura che non
mi avrebbe delusa. Al momento oppor-
tuno è nata una bella bambina, che ho
chiamato Domenica in onore del Santo
che. pur essendo piccolo, fa miracoli
come i grandi Santi. Accludo un segno
della mia riconoscenza.
Ca/111nlssett11
ANGELA LO MONACO
Ero sposata da tre anni. Dopo una ma-
ternità non portata a termine malgrado
le cure e le precauzioni del caso. le
Suore mi esortarono a pregare con viva
fede San Domenico Savio. Subito ne
indossai con fervore l'abitino e mi af-
fidai a Lui nel periodo della seconda
dichiaro con gioia indicibile la nascita
del mio bambino in ottima salute. Ri-
conoscente, ringrazio e invio offerta.
Carpanoto (Piacenza} MARIA LUISA FRANCHI
La mia bambina era molto grave per
encefalite. Fattole indossare l'abitino di
San Domenico Savio, noi tutti ci ri-
volgemmo al piccolo Santo con tanta
fiducia. E Domenico Savio non soto ci
salvò da morte la bambina, ma aiutò
anche me, che mi trovavo in attesa con
tanta sofferenza e paura. Sono nati in-
fatti due gemelli che sono la meraviglia
di tutti. Prego San Domenico Savio che
continui a proteggere noi e i miei tre
bambini: Laura, Maurizio, Sara.
Masons (Genova)
MARIA ROSA TARDITO PASTOR/NO
Carla lnvernlnl (Orlano - Como) ricorda con
commozione la notte in cui d0vette ricoverare
d'urgenza In ospedale Il figlio Ferdinando. in
gravi condizioni, e ringrazia S. D. S. che glielo
ha protetto.
Colomba Moraschini Poli (Ponte Selva -
Bergamo) attribuisce all'intercessione di S. D. S.
e del venerabile Don Rue la guarigione da toni
dolori cervicali e altre grazie.
Mariettina Dal Bello (Fonte - Treviso) co-
munica: « Un bambino di circa un anno e mezzo
era molto ammalato per una grave intossicazione.
Quando I medici disperavano ormai di salvarlo,
mi sono rivolta con tanta fiducia a S. D. S. perché
in1ercedesse presso il Signore per la sospirata
guarigione. Ora il bambino sta bene».
Miranda Scettrini (Gordola - Svizzere) dichiara
che S. D. S.• da lei pregato per nove mesi ~nse-
cutivi. l'ha aiutata a superare le gravi diffico!tà
che hanno accompagnato l'attesa e la nascita
del suo piccolo Marzio.
come tutte le mezze giornate in cui noi
due siamo a lavorare contemporanea-1-::======================::-":c!..=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.:,;i
mente, quando spinto da curiosità verso
una p~ntola colma di minestrone che
bolliva sulla stufa. col mestolo si rove-
sciò addosso la mistura. All'ospedale.
Ecco apparire al nostro sguardo
l'immagine di Domenico Savio,
dove fu subito ricoverato. i medici non
si sono pronunciati. Le ustioni, gravissi-
me, erano estese in quasi tutto il corpi-
cino e più profond_e nel petto. Negli at-
timi di angoscia in cui il bambino già
6 Maggio:
SAN
gracile adolescente, dal corpo debole,
ma dall'anima tesa
in una pura oblazione di sé
all'amore sovranamente delicato ed esigente
stava manifestando il pallore della morte,
ci fu chi, avendo altre volte sperimentato
la potente intercessione di San Dome-
nico Savio a favore dei bambini, consa-
crò il piccolo Fabio al grande Santo.
DOMENICO
SAVIO
di Cristo.
Alla scuola del suo 1\\llaestro spirituale,
il grande Santo Don Bosco,
Egli apprese come la gioia cli servire Dio
Ebbene, oggi, contro ogni previsione,
e di farlo amare dagli altri
siamo qui a dichiarare che Domenico
Savio ha salvato il nostro figlioletto. Il
bimbo rifiorito ci ricorderà per tutta la
può djvenire
un potente mezzo di apostolato.
PIO xn
31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Coad. GiovannJ Bass o t a Tonnn Valdocco a R7 anni.
Entnuo nella Casa Madre nel U)t2. v, tratcorsc qu..-s1 t.utt• la ,;ra. Ptr
,+:: o.nni fu (e.dele e 11crificato poruruuo notturno. pQr c:omnltt0 la su11
11nmola.zione con una lunga rnala.urn rhe iunrificb nc-11" preghicr-t1 e
nolln serena nccèthtzlonc delle volontà dl D10.
Coad. GlovannJ Garlno t a Cri•,1,lun 11ietlemn1c) • 8~ •nni.
Entrato• Cn:m11an nel 1011 pi:.r il novhd1un. vi rimase? Lullw In vita. Una
eolo volta tornò alla sua nauva Cuneo. (.;h 1ve\\"1no affidata proV\\"lsoaa-
~nt.e la r-dporaab1htA dell"a.zienda \\·1n,cula. e I• •~nne per 50 anm,
potenz:i1ndul.a ..a 1o•teRno sopn.uuuo dd1' c.asa di formai:,one-. Lavoro
e prtgh;ux furQru:t lt ■ue cacafttn1111,;hc. condite da qudlw 1erena al-
learla thc rendevA p1acc\\·ole. a tun, la uu1 compaan11.
Sa c . Angelo J ancovlc t a Rajcc (Slovacchia) • 66 nnnt.
l.uboriuso e allc~ro, fece conoscere !Jon llo•co nella Slovucchin orion-
11,1.le fondando l'opera cli ~1ichRlovtt,.. Por h. sua voc11i1one sale.shanl'l
e t1ace.rdotale 10ffrl il c•r,.,cre e i lavori (Qrzati. E tuuavu1 non perden.:
mai il au.o ou1rni•n10 Appt:n... pocé, ,i dedicò al mini•tcro au.udotale
ncll• par-rocchi-a 1t11tale-. ove è ncordato t:omt buon padrt- tpuitu3.le M■
dea confr•telh eh• Jc, fedeli.
Coad . Barto lotneo Love ra t ad .\\v1Rh•n• (Torino) 50 anni.
Cfuc;iuto in una fmm11(lu, p r ofond11mentc c:r,snana, Hl cui la ~1!S- &A e
1I Ro81i1rio ;1.pritnno e chiudevano la a;r,ornata d1 lavQro, mnturò la voca•
zione nell'O ra1nric, dl Cuneo. Lavorn.tore infaticab, lo, e insieme vero
uomo di lJio, da\\'u A chi 1'1,1vvidn:t"-'-' l'impr~.s,one tH aaprr \\'e.dere tutto
ne.Ila luce soprunnllturale. La mvrt~ lo col~tt d'in1provviso, mentre
lavorava, per trapi:.nl■rlo 1n Cielo,
Coad. Tommaso OrsoUn t Uelluno a 63 anru.
li mdc e obbedten1c, p,o r labonoto, aveva dona.to 32 anni ddla .5ua vn1
alle m,aa,oni dello C,na e dell~ hhpp,n•. Tornaco ,n Italia per attive
condii-ioni di salute, h1 ~ggiunto ,n Cì<"lo ::a solo due mui di di$t:a..n:n
i1 suo lspettorc Oon hrngu , che gh ll\\CVf1 sempre: d1mo.srrato tanto afteuo
e fiduda. L ~ a u ;,1 vh1, dernplare htt hu,14.•IJuu u n gran ricordo in tutti.
Sac. Glus~ppe llade t • Cremi••" (Uc1lemmc) • 91 ann,.
Ciunto ancora chierico nell'l spc11orla del Medio Oricn1e, ne ua ormai
11 conirate.llo più 11nz:iano. vcncr•to t. amato per la •ua lununo.11 fedelti
a Don Bosco. P1uò 45 anni nelle. case di formazione come diren.or-e.
maestro dc:i novu::a. 1n1can1nte di ceoloaua e confenor t-. Il fe.rvon: con
rui e~ebrò la S . Mena fino 11l'uhàmo giorno vita. il suo amore
aJI'.\\usiliatnc.e e a Oon Bosco, la ,ua labonosica. e att•cr1mento alla vna
comune, lo hunno re10 un simbolo t un eacmpiQ p~r tutti I tonfratelU.
Coad. Paolo Blanc t Morsigl in 85 •nnl.
Sac. Emanuele Goma les t Mé,rico 67 ,nni,
Coad. Emanuele Martin t '.\\iadrid a 74 anni.
Sac. Ftorenso Mardnu t Hucnot .\\irn a 76 anni
COOPERATORI DEFUNTI
M ons. Evasio Collì, Vescovo ti, P.,m., t il 13.3. 197,.
J-:ra nato a L,u Monftrrato, terra profondame.ntc crittì■ na f! patria dì
tinti illustn 1afu11ni. Da bambino aveva frcque.ntato l"u,to renuro daJJe
F1srhe di t\\lari• Au,,lt.urice. e vi aetin.se que.lramore: • Don Bosco e: ■i
Salesiani che .:olravò per ,urta la vita. Dopo (!li studi liloto6ci compiuti
nel Seminario d1 C1.$ale. si e r a laureato all'università Apollinare: di
Rom•. Ordin.uo ,,u~crcJote, in-sc,:nb atona e diritto nel seminario di
Caule, menrrc dinw-cva il ba t n.qzliero • C'"..oniere di Cau,le ♦• Parroco
• Ocrimiano per 12 11nni, poi vcsc0Vt) <li Aci reale p er c.1oque1 e in fine
per _.o Ve$tovo d1 Parmn, diede prova di .tdo illumimno è fo r te, dì ~uore
,:c.ncro~u e masrnun1mo. Sempre in mt:11:n al suo pnpolo, ne condivi!;e
Q:101e. e soffuentc apec1aJmenre n~1 J..oloroso periodo dtlla guerra.
Sotto 11 suo governo. fa diocesi vide r,fioti.-e il se-m,nar10. l'A~one
Canohca (ne fu per un quadriennio .\\1111tente ecdc:11a1tico generale).~
b vita cristiana, ■ n1mu• dal suo cost1ntc ed efficace m:a.ats-tero pasrora.fr.
Uurarue tutta la v1u diede c.ontlnut, prove di amie:iz.hl e di ben c-
volenz11 venso i fiwh d, Don Bosco, 111 qu•h offidò ll\\Chc lo parrocch.iu
di Montechia rugolo, nominandovi Vicario foraneo U coinpionto d\\)n
Lnzr.cro. Ad oijn1 occasione e ra lieto di esprimere 1dma t r1conosC!e.nza
,·crso le Figlie d, Maria Ausiliatrice, ~~Il• funzione dcllA posa ddlA
pnm• ptetTil dell',\\hue Ji Don Bo,co a Valdocco. ,I u •prile <93+,
prvnunci6 un d11c;orao che nmanc: un documento perenne dc.ila sua
anumrazionc e dd ,uo amore per il S•n&o e per ta tu• opera.
La (arn1glia sale--iana neorda la fi11una dd J1TI1nde \\'ncovo ,comparso con
profundo sc:m.o di qrat1tud.ine, che concrc:::i:-a nella preghic:::ra. d, suffn1s10.
Pluloa Bercello nJ Corte ved. Arrlgonl t • Belluno 84 onn, .
Sc.rcniu\\1 tede l.' pre.ihitrQ di.s1inicro h, lur1gu ~lor nlUII di (luesta i n com•
P•rabllc mamma, chd tu:ppc educare i.-On mano fort~ e •oavc ono figli,
tra cui Sr~ L.ieta. donata al Signore come FlgLa di !\\1arì$ .;\\usili11trice.
Cooper.t1.rri1.·e convinta e affezionata, Lavorò molti ann.i per gli 0,(11.ni
del locale l1tt1uto Salesiano. l1sn11ndo v,~·o nmpu1nto 1n quanti l'h.annu
conosauu e amata.
SaJvat:ore Benlnunde t llucchen (Siracuu) a I>◄ •nni.
:S:nbile figur• J, r•dre, tuuo dcù,10 .tlh f:imiglio e al lavoro. Profu,c
le sue energie ntiU'cducozionc dl'J trtt figli; ne donò due a l Si11norc,
d i -.:u1 uno ta le3i"no. Fu n 1rna10 e Qmato du quanti conobbero Jn n111
bontà e one<t~.
Giovanni Blf llone t O5"sro ('l'orino) a 7Q anni,
Profondamernc onc~10 e ,oi;inccro. ,cppe .superar~ con fedt le contnricd1
della -,,a. 11 ouo amore al lavoro, alla famigli•. alla Ch1t•••• la sua co1un1c
g1ovialiti Jo rc.11cro amabile a unu. e 1n 1utt1 11.acu 11 rie.ardo di una
vita 1inccramcn1c 1;;risti2;na.
Felice Borello t a ;\\l anJ!o d' \\lb• (Cuneo) a 75 anni,
Padre di nunierou 1amigli:1, obbc un fratello e rre fì~h salcsioni, Onesto
e infaticabile lavoratote fi nch~ ebhc for ze, torn(') " ' Shrnore purific,uo
e.la 12 unni di paulìii sopportnta c;ri111IJ1namt:nte.
Battista Del lllsw t ,\\..ann (Pordenone) 75 anni.
Era pieno di ammirazione p(', i 11lu1ani. e ,iopnuuuo per il cuaino
Don Gio,-anni Ori Riz:zo. • paJr~ Juan •• nu1iss1mo apC>ttoJo ,a1e.-iano
a Bogotà (Columbia). Ocs.idoro,• tanto cb~ almo.no uno dei suoi undici
figli fosse ,-ac4:rdote, e il ~lgnArc: premiò ht sua fede- chiamando tn. i
aaJesisru Don l\\lario, ora sacerdote e m.ìs.sionario 1n \\r~eatira.
Pasqualina Dla co ved, Sgr6 t a Satrfa110 (C:~tan:oaro).
Dedicò la auu lun,io. vcdo\\fonzll u u nn vit:1 d i pier-.\\ e di bont.\\. C oopera-
trice fervida e c:onvin ta, è passatv foce.ndo del bene~ tutti, special mcnre
•• più bisoa-noa1.
Maria Duca t • Cangi (Palermo) 83 anni.
Donna fonc. e iru.ie:mc stm1b1le ~ premurosa. diede luminoso esempio
di laboriosu.,}. nterbo e semphcaù.. Nu1nva il s.uo 1p1ri10 di pieù con
letture edificanu, aopra.nuuo salesuLne. Jn circostanze difficili. seppe
prodigar.si eon amore e. g_enero,id 1111a famiglia. educando 1alesian.amenie
1 fia li, lieta. d1 donarne ben tre • Don Bosco.
Sac. Matteo Francone, porroco di S. P ietro in Snigliano (Cun•o)
t a 63 anni.
Pieno di zc:lo pastora.le e dcvoti111mo d1 ~lari■ Au1i1ia1rice1 .allt molte
altre iniziauve aegiungcva il pellewnn•ario annuale alla Basilica torinèile.
per as.sicurair e 11 1é ~ suoi panocchiani le bcncd1:iinrù de.Ua 1-.'ladonna.
Ida Ohlgllone t a Dor~o d'Ale (V.,rcclli),
Fu nuintna , nel 1ens.o p·1cno della parola: prep,rava gli allievi alla
vita cun il metodo di D~m Dvtco. Come cooperatrice &alcsiana coluvl>
lt: voClltioni, pt.r le q uali pfl'riva a faceva celebrare SS. Messe. C olpì tG
d m alanis, passava le sue a-iorn11tc meditando e o rcaando per lulti.
ColotnbJna Gru3"n.ettl t a \\'aresc • ijJ an ni.
.Er• uni fervente cooperatrice. ule,ian■, cr uch.111111 &ll1 scuola del com-
piamo moru. Zo!Ulni, fondatore deJle Ancella di San Giuseppe e
de\\·otissìmo d1 Oon Bosco. ,\\jutò le mis5ioni ■nche adottando un chie-
rico, ora ucerdote, in Giappone. Nella lunga infcrrrutl offriva b S. Co-
mumone quotidiana per te arumc legate al AU0 apostolluo .
lng. Carlo Nocel.11, t Varane a 70 anni.
L , uru tosi in lnacgn eri• civile u Pi'" nel 1927, n el 1929 •i mise• diepo-
aizione dei S1,1le•loni di Varazze, dove es-ercicò un notc\\o·ole influaso
nell'educazione dr:i g_iovaru, 1i1 nella scuola ch e nelle •.\\ssociaz.iuni
di A.C. e dcli' A.S.C.l. Ebbe 1trone relazioni con I fomb rori dello
Scauriamo itahano, il conce Mano di Carpcgna e il prof. Mario Mano;
nella regione haure •volse 11 ru~lo di Commi.u■rio retriona.le e provin-
cia.le. :-lei lu11ho del '45 fond~va 11 lfTUPPO Scaut di Vanne, e po1 qu.,llo
di Celle. Nel 1050, convinto della necessità che , popoli •i a.tinrellino
tria loro, si valse dell'amicii.ia del france.se Abb6 foan ny per realiziare
n u merosi incontri di frat e.rniu\\ con Esplorator (rnncesì. austriac:1.
avìzzerj, tcdeachì, ecc. Non ~olu diede il meglio di ae 1tcaso n eUa fo r ma-
zione delle. lliova.m gcn er;azioni. ,na fu u n 111.Ioo impegnato in ognì
opera di bene: presidente dcli• Cìunta parrocchiale, d el Coml1a10
Civico, medaRli• di bronzo dcli' A.V. 1.8 ., ecc.
P••"• Questo insigne educatore e coopcntore salesiano la,cia un e5empio cli
lovoro ,ns1anc1b1le " di profnnd•
di iodo,inata fWlionc del metodo
educativo sa..lubno con quello a-.;aut I va.nt-asrglo di in numerevoli 1Povani.
Comm. Giuseppe R.edaelll t Varese a 85 anni.
P rèsid e.nto dell'Associazione t ndui1triale per fo c1ttigori11 grafici, ertl
considerato uoo degli u onùnl pili Mlt 1vi e competen ti in Qu esto ramo,
che coltivava da 45 anni. La •Tipoi,ralica Varese• d• lui fonda •• ~
tra sili a-ubiUcnenti grn.flcl pili moderni e 1pe..-.11i%uti. Exttllie\\l'O di
:'-1,lano. ricordava con ventr1~1onc spca.almentc Jnn S■-huzo. A Varese
fondO l'Unione Exallicva, e ne renne la presidcnu pe·r mohi anni.
Cooperatore a1les1ano fin dai primi tempi. aiutò materialmente tutu
quelli che porf. Per la beattfi<UiQnc e la canoni:nn1one <h Don Bo.co
nrumò, con wH ,1lrri cxallievi, tutta la citta di Varuc. Da più di Jo anni
freq uentova la cuppella del Col lc11t0 Sde,iano . La domenica prcccdenll•
il s uo impruvviso lrapasso :1vcvu flUrted pato come il solito alla mcu..
de.Ile l/,Jo t1omunicandusl. I funernll furono un tilonfo per quell'uomo
dalla grande ledé.
L' ISTITUTO SALES IANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, e re tto in Ente Morale con OKtato 12 g ennaio 1924, n. 22. può legalmente rice-
vere Legati ed Eredità. Ad ellitoro possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule:
Se trattasi d'un legato; 1 ... lascio all'lstliuto Salesiano par la Missioni con seda In Torino o titolo di legato la s omma di Lire... (oppure) !immobile
sito In... >.
Se trattas i, ln11eco, di nominate erede di ogni sostanza l'Is tituto. la formula potrebbe 1!$$8te quest11:
•-· Annullo ogni mia precedente dlspoalzlone testamemarl11. Nomino mio erede unilla,,.,11 l'lstiiuto Sales/11no per /e lvfisslonl con sede in Torino
lasciando ad esso quanto mi appanlene a qualsiasi titolo •·
(luogo e d illa)
32
(firma pt1r e.rtaso)

4.5 Page 35

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CROCIATA
MISSIONARIA
TOTALE MINIMO PER BORSA
L. 50.000 Avvertiamo che la
pubblicazione di una Borsa In-
completa si effettua quando Il
versam ento iniziale raggiunge
la somma di L. 25.000, ovvero
quando tale somma viene rag•
giunta con offerte succesalve.
Non potendo formare una Borsa, si
può contribuire con qualsiasi som-
ma a completare Borse già fondate
BORSE COMPLETE
Borsa: Ma.ria Ausiliatrice, ,a, in r-kordo e suf-
fragio di Pucci e Renato BeTnardi, a cura dei co-
niugi Elena e Gian Nicolo Pivano ('T'orìno).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, 2•, in ricordo e n,f-
/ragio di Pucci e R~nato Be-r11ardi, a cura dej co-
niugi Elena e Gian Nicola Pivano (Torìno).
L. 50.000.
Borsa: Mar·ia Ausiliatrice, 3•, in ricordo e $"/-
fragùJ di Pucci e R e.nato Bernardi, a cura del co-
niugi Elena e Gian Nicol3 Pivano {Torino),
L. 50.000.
Borsa: M.aria Ausiliatrice, 4 11, i11 ricordo t! suf-
fragio di P11.cti t. Rt'tlato Btrnardi, n cura de.i co-
niugi Elena e Gian Nicola Piveno (Torino).
L. 5 0.000.
Borsa: Don Bosco, proteggi e guarisci la mia
Laura, a cura di N. N. (Piacenza). L. 50,000.
Borsa: Don Bosco, proteggr t giun-isci il mio Gia-
cimo, a cura di N. N. {Piacenza). L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, risolvi r' mUi prob/~mi, a curo
di 1'. N. (Pincenzn). L. 50.000.
Borsa: San GJovanni Bosco1 in rico11<>.sct1.11za. a
cura degli Exallievi lsptnoria Centrnle (Torino).
L . 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, invotando protl!-
·:done, a curn degJi Exallievi Tspettorin Ctntcale
('T'orino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
Santi Salesiani, in ringraziomtnlo t irroocandr,
grazie, a cuf'a della Cooperarrice Esterin;1 Ttsta
(Fobiano La Sp.,,,in), L. 60,000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in
iu/Jragfo di tutti i mi~i dt/«mri, a curol M,ario
Riga.monti (Vimercate - Milnno). L . 60.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, i,, suf/rngt'o di Rosa
Viétto, a cura delle sorelle. L. 55.000.
Borsa: Mada Ausiliatrice e S. G. Bosco, p. g. r ..
a cura dJ Edoardo Alifred1 (Torino), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice. in ringra...-iamemo I!.
i,rvocando grazia, a cura di Caterina Forteleoni
(Ortuerì Nuoro). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, rit:o-
noscente supplico prote.zion~. a cura di M. N. (Pino
Torinese). L. 50.000.
BorSa: San Gio'Vanni Bosco, proteggi qu,sta
famiglia, à cun, della famiglia Di Nardo (Roma),
L. 50.000.
Borsa: Don Giovanni Plgnocco e Don Ago-
stino Sangalli, in ricordo ~ sujf1agio, a cura del-
l'Exalllevo dottor Bn,ilio C hiare! (Torino),
L. 50,000.
Borsa: Mamma Margherita Bosco, Santi Sa-
les-iani, 'ricordate j mièi gnritori pèrché pr~sto siano
accolli tòn voi in p,qadiro1 a cura di Arge01eri
Mlgnolli Mercedes ( Bussoleno - Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e Ven.
Michele Rua, 3 cura di Teresa Venturi (Reggio
Emilia). L. 50.000.
Borsa: Papa Giovanni XXIll, cura di Adele
Venturini (Vioreggio - Lucca). L. 50.000.
Borsa: Marfa Ausiliatrice, S. G. Bosco e S. D.
Savio, in riffllYa::iamtnto e i11VQCa.ndQ prouaìone
sul nipori-rw Giorgio Galli, o cura de.i nonni Ida e
Romeo Gnrone (Novoro). L. 50.000.
Borsa: Maria Auslllatrice e Don Michele Rua1
invocando grazia, a cu.m di Pierina Finai:zi (Nem-
bro - Bergamo). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, p. g. r., a cura di
M .nria Cappellnzzo (S. Vendeminno - Treviso),
L. 50.000.
Borsa: Don Setiè, invocotulo prou::-fone, a cura
di Ada Scelsi (Alessandrìa). L. 50.000.
Borsa: Linda ToffalooJ Rossi, in rie-0rdo suf-
fragio, a cura di N. N. L. 50.000.
Borsa: Pietro Domingo De Mi.stura, twvan, di
22 anni, dotato di t.ccezi,onale b<,ntà, ufrtù ~ inttlll•
gm::a, perito vittima di imprndenzl allnti in un
focidente strada/J! rull'at.ttosirado d.el Brennero
1'8 f•bbraio 1971, a cun di N. N. L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, iw°'andu grwzie
1plri1uali pu~onali t. pro'te.ziane ru rm sale1iana,
a curo della Superiorn Suore Ancelle dél S. Cuore
(Cooenza). L. 50.000.
Borsa: Maria Au5iliatrlce, S. G. Bosco e Santi
Salesiani, i11vocando protu.ione, a cura di Angela
Ghezzi (Concorezzo - Milano). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, inTJO-
ca;nda la grwrigfon.e rklla proprfa con.sort~, a cura
dell'exaltievo Luigi Broccoli (Budrio - Bologna),
L. 50.000.
Borsa: Toso Angela, w 1,umroria t suffragio. a cura
dei figli (Udine). L . 50.000.
Borsa: Lidia Di Marco, Gaetano e Clarice
MarlmpletrJ DJ Marco, in ricordo < ,uffragio,
per volontà delln defunta Lidia di Mnroo (L'Aquila}.
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco. pro-
ltggeu; miei nipoti e pronipoli1 a cura dc.Ila M ... Lina
De Podn. L . 50.000,
Borsa: Don Bosco e S. D. Savio, in ringra:::ia-
mmto ,: tupplicand() prntt~ione. a cura di Prassede
Caravaggi (S. Damiano al CoUe • Pavia). L . 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco. invo-
cando prot~::ione, n cura di Carmela S3.f'elice
(S. Severo • Foggia). L. 5-0.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, i11 ,;,,_
grazia~nto e invocando aiuto ,i prott:::Ù:m4 sui pro-
pri figli e m'j)(Jti, a cura cli Marin Pecori Girnldi
(Roma). L. 50,000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, $. G. Bosco e Don
Michele Rua. in:vocando grazi.a, a cura di Roman.in
Mamoné (Rimbiolo • Catanzaro). L. 50.000.
Borsa: M.ar ia AusiUatrice e Don Bosco, f). g. r.
i invotando protezion«, a cura di F. A., L. 50.000.
Borsa: Mal"ia Ausiliatrice, Don Bosco e Don
Filippo Rinaldi1 fn suffragio di mio marito t dei
,nì~i C01'Ì da/unti~ Ptr la salvtzza mia e dei miei cari,
a cura di N. N. L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, pre-
gate pcer trai, per la pau nel mondo e prottgg~ttci
s,tt,pre, cura di P. G. e C. L. 50.000.
Bocsa: Maria Auslliatrice e S. G. Bogjco, invo-
cantlo pro1tzio11t, a cura di Dora D'Enne (Latina).
L . 50.000.
Borsa: Don Ezio Polla, in nèordiJ e suff,agio,
cura del fratello. L. 50.000.
Borsa: Simone Srugi, ric9noi,tntt, r°tn;t>C-o prQ•
tt1-""Wntt, a cura di RiL.a Botta:ro (i\\tilano) . L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, a rit.ordo ~ '11/fragio
di JV/on.s. Domu,ico Monditzi. per 2j amn' panoeo
in S. Agortfoo di Ftu:n::w (Ravenno). L. 50.000.
Borsa: Sacri Cuori dì Gesù e Maria e Santi
Salesiani, it1 s11jfragio dti 11o;tn €.Ori defunti t. in-
voeando prottzione in vita e in m orte, a cura di
Luigia e ,\\ ngela Trucco (Borgomaro lmpuia).
L. 50.000.
Borsa: Maria AU5iliatrice, in rìngrtUiaml!nto,
o cura di Annumaria Bonomo (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e tutti i Santl, in
ringra-"'1a11ttwto ~ suffrogìo defunti famiglia Bri-
gnone Salvt1.tt)r~1 o cura di Maria Gedda ved. Bri-
gnone (Trìno Vercelli). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, a cura di Mariella
e Carlo Garis (Vinovo - Torino). L. 50.000.
Borsa: Don Filippo RlnaldJ, o suf!ragio delle
anim:t:- purganti ~ i'nt1txt:mdo protezione, a cura di
Pia Rcbora (Genova). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliat,rice e S. G. Bosco, a cura
di Gina e Giuseppe Giannone (Barì). L. 50.000.
Borsa: Madre Graciela Rodrigo dei SS. CC.,
• cura di Jolanda Longo (Roma). L. 50.000.
Borsa: Macia Ausiliatrice e Don Bosco. pro-
teggete ,: mi.e;i figli t i 111,.e,· nipoti, a curn di Ro8y
Pucci (Alessandrìa). L. 50.000.
Borsa: Ma.da AusUiatrice, ;,, mtm.ori.a di Fac-
cenda Teresa e Carolina Costa e. inuocand() prote...
:;.r"one su.i propri fiJfli, n c.urn di Giovanni. L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, in memoria di F,u.-
cenda Roso. Aloi t intJocando protezione sui propri
figli, a cu.rn. del marito. L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, i11
tr~tnoria. " ruffragio di i\\1aria Allara, n curn del
masito Secondo G.mbolati (Vignale Monferrato
Alessandria). L. 50.000.
Borsa: Maria AusiUatrlce, S. G. Bosco e S. D.
Savio, a cura di Maria Rulfo (Fossa.no - Cuneo).
L . 50.000,
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco e S. D.
Savio, p. g. r., a cura di N. N. (Rivoli- Torino).
L. 50.000.
Borsa: Giuseppe Palmeri, perché il Signore lo
abbia nella sua luce, 0 cura di Solvntc:>re Pnlmeri
(Brescia). L. 50.000,
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in
suffragio dr.Ile m1inu del Purgatorio, a curn di N. N.
(Savona). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a cura
di G. C. (Roma). L. 50.000.
Bor-.a: Sacro Cuore dl Gesù, Maria Ausil..la-
trlce e S. G. Bosco. in ringraziamento t, frwoctmdo
prottzione, n cura di N. N. L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, invo-
cando prott~fone, :1 curn di N. N. L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco. n cura
di Jginia Pinnforini (unrigione - Reggio Emilia).
L. 50.000,
1
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, Ìrlvo-
tando pro~::ione, a cura di Beppe e Sandro Stratu
(Vesime Asd). L. 50.000,
Borsa: Gesù, Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco,
in suffrag-W del/'anin,a di Clarino Bortllo, a cura
della sorella Giuseppina, ved. Buffa, e del nipote
Romolo Buffa (Canove • Cuneo). L. 50.000.
Borsa: San Domenico Savio. invoca11do prott.-
zitme, a cura di Carla Jannaco (Firenze). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, i11 mt-
moria delle carissime zù Sr. Albertina Campori,
saleria.na i111t.grratilt, t A m~lia Competi. DirrtJricl!
didattica~ 11 cura della nipote Angelina, ricono-
scente (Rocc,,biancn - Panna). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e S, D.
Savio, in ringrazioment.o pe., lt 11oz-zt d'oro dti mi~i
geni-tari &possi Antonio t! 1\\.Jolo Cherublna ~ irmo..
cando prottzi'qnr. a cura di Rosina Repossi (Abbfa..
regrasso - Milano). L. 50,000.
(çoll''l'r,iuA,)

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Spediz. in abbon. postale - Gruppo 2• (70) - 1• quindicina
BOLLETTINO SALESIANO
Si pubblica Il 1° del mese per i Cooperatori Salesiani; il 15
del mese per i Dirigenti dei Cooperatori
S'invia gratuitamente ai Cooperatori, Bene-
fattori e Amici delle Opere Don Bosco
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siliatrice, 32 10100 Torino - Tel. 48.29.24
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intestato a: Direz. Generale Opere Don Bosco -Torino
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ANDRÉ MARTIN
FEDE EREALTA'
PAG. 303 · L. 1800
La situazione della Chiesa in Russia:
la versione ufficiale e la realtà.
LA PREGHIERA DI
ALEXANDR SOLGENITSIN:
PREMIO NOBEL 1970
11 processo dei credenti:
resistenza spirituale, verdetto, appello.
«Molti nostri fratelli hanno scelto il martirio della prigione, del bagno penale.
Noi abbiamo scelto il martirio della menzogna, perché almeno qualcuna delle nostre chiese rimanga aperta I
Altri sopportano la tortura dei corpi: noi accettiamo la tortura delle coscienze.
Nòi siamo obbligati a mentire, ma come è mai possibile
che i nostri fratelli dell'Occidente prendano sul serio quello che diciamo?».
Questo l'appello che sale verso di noi dalla Chiesa sotterranea, dalla Chiesa catacombale di Russia.
Il libro di André Martin si propone di sollevare questa tragica realtà
e di farla apparire in tutta la sua straziante evidenza.
Un documento che ha carattere d'urgenza. La denunzia di una situazione intollerabile.
La storia di un popolo che sopravvive e s'incarna,
più che in qualsiasi altro paese, nei suoi credenti perseguitati.
a<. -·············-·- ······- - - - ~
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