Bollettino_Salesiano_197107


Bollettino_Salesiano_197107

1 Pages 1-10

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1.1 Page 1

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BIllETTIN I SALESIAN I ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI
ANNO XCV N . 7 1° APRILE 1971
Spedlz. In abbon. posL Gruppo 2 (70) 1• quindicina

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IN QUESTO NUMERO
Centro vivo della Catechesi
Alfabetizzazione: la «nuova frontiera» del Brasile
Cinque convegni sui Cooperatori
Il lungo "iter JJ del Capitolo Generale Speciale
Educhiamo come Don Bosco. Compagnie cattive: come fare?
Tre avventure di Settimana Santa in Venezuela
Esercizi Spirituali 1971
A scuola dai poveri
Don Braga: pioniere del Regno di Dio
Il Gen Rosso morde i giovani
Nella Terra dei Liberi
Una lettera dal Chaco Borea/
IN COPERTINA
Si celebra Il mistero pasquale
« La radan~ione umana è stata com•
pluta da Crhlto Signore, spec ialmente
pe r mezzo del mi■tero pasquale ...,
c ol qua le ..m o rando ha diatrutto la
nostra morte e rl■orgendo cl ha ri-
donato fa vita" n.
Concilio. se. n. 7
Una sacrilega profanazione delle spoglie mortali di San Domenico Savio, venerate nella Basilica di Maria
Ausiliatrice in Torino, è stata compiuta nel febbraio scorso.
Il gesto ha suscitato viva costernazione e sconcerto nei fedeli per l'indegno e assurdo oltraggio alla luminosa
e innocente figura del Ragazzo santo.
I giovani di Torino, il prossimo maggio,· ricorrendo la festa di San Domenico Savio, si raccoglieranno attorno
al suo altare per un solenne atto di riparazione e per n·confermare, contro la grave offesa, la loro adesione
agli inviolati ideali di santità rappresentati dal discepolo prediletto di San Giovanni Bosco.

1.3 Page 3

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Centro vivo della Catechesi
I sismografi. dello spmto segnalano con allarmante preoccupazione le tremende scosse sismiche
che attualmente investono la Chiesa e i fedeli. Nel campo educativo si avvertono situazioni di grave
crisi: diminuzione delle vocazioni, calo della pratica sacramentale, impressionante declino della mo-
ralità e del pudore, avversione e fuga dagli ambienti educativi cristiani, atteggiamenti di contesta-
zione e di rifiuto, disinteresse religioso, teorie estremiste, eccetera.
Qual è l'epicentro di tutto questo terremoto? È facile rispondere : la fede. La fede sta saltando, la
fede viene colpita e smantellata, la fede viene tolta dalle anime dei giovani, attraverso un'insidiosa
campagna di corruzione.
Si smorzano ogni giorno di p le convinzioni religiose, difetta l'istruzione catechetica o, se c'è,
risulta disorganica e sconnessa.
Di fronte a questa situazione di emergenza, iJ Documento Base sul Rinnovamento della Catechèsi
invita a un lavoro di unificazione: far convergere tutto in Cristo. Ricapitolare tutto in Cristo, era
l'idea forza che metteva alla frusta San Paolo. « Chi fa catechèsi - afferma il Documento Base -
vede nelle manifestazioni dell'intelligenza, della volontà, dell'amore dell'uomo, nei suoi
molteplici sentimenti e gusti, un aiuto a capire Cristo e in Cristo a rendere più vicino e
comprensibile Dio »·
UNA CATECHESI SCONNESSA
Se la catechèsi risultasse disorganizzata e sconnessa, se mancasse di un centro unificatore, si avrebbero
le seguenti conseguenze:
• il fenon1.eno dei doppioni : il ragazzo riceve lo stesso messaggio educativo, materialmente uguale,
con lo stesso tipo di lezione o di sermoncino, nella scuola, nella parrocchia, nei gruppi giovanili, in
famiglia; e ne òporta un disgusto e una nausea da insofferenza;
il fenomeno delle « lacune» : famiglia, parrocchia, scuola e associazioni non dànno al catecu-
meno un'istruzione catechetica sufficientemente complementare, tagliata sulla sua particolare strut-
tura; rivelano anzi delle paurose carenze;
• il fenomeno delle contraddizioni: oozioni slegate portano facilmente a contraddizioni e a rea-
zioni di rigetto: la mente è come lo stomaco: ciò che non assimila, lo rigetta;
il fenomeno della superficialità: la cultura religiosa può diventare frammentaria ed episodica;
le viene perciò a mancare una solida impostazione di fondo;
l'incapacità a' dialogo: priva di un centro unificatore, l'istruzione religiosa risulta inadatta e
non rende idonei ad affrontare il dialogo con altri individui sul campo religioso.
In tutti questi fenomeni di smagliatura del tessuto catechetico si avverte la carenza di un nocciolo
profondo : il Cristo, che dovrebbe portare all'unità interiore della persona del catechizzando. T utte
.le istruzioni catechetiche dovrebbero convergere in Cristo. Solo cosi si attua un equilibrio umano
(che risulta dall'unità tra esperienze spirituali ed esperienze corporali) e un conseguente equilibrio
cristiano (che risulta dall'unità tra natura e soprannatura). Principio di concentrazione è Gesù Cristo:
tutto si r iassume in Cristo. Occorre quindi vivere tutti i valori umani, ma in dialogo con Cristo, quale
centro-vertice- radice. In base a ciò, è necessario impostare su nuove basi i modi di programmare la
vita di pietà, la meditazione e lo studio del mistero di Cristo.

1.4 Page 4

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IL MESSAGGIO CHE TRASMETTE LA CHIESA
All'udienza generale di mercoledì 10 febbraio, il Santo Padre ribadiva questi stessi concetti:« )l'eU'area
evangelica di San Gio,·anni, l'identità sia personaJe che operativa di Gesù occupa tutta la trama del
racconto. Sarebbe interessantissimo fare l'elenco dei titoli, con cui è designato Gesù nei Yangeli;
ciascun titolo potrebbe essere soggetto ùi studio e, ancor più, di estatica meditazione. Gesù, il Maestro,
il Figlio di David, è detto l'acqua che sola disseta, il Pane del cielo, la luce del mondo, la porta della
salvezza, il Pastore buono, la risunezione e la vita, la via, la verità e la vita ~-
Gesù è tutto; perciò occorre concentrare tutto in Cristo. Il Documento Base chiede da parte dei cate-
ch.isti il « riconoscimento <lell'azione di Dio •>. La catechèsi è atto religioso, gui<la alla fede, al ricono-
scimento di Dio e del suo primato su tutte le cose. Per conoscere sempre meglio il Cristo, il Docu-
mento Base invita a una <• consuetudine con i testi della Rivelazione>>, cioè a un continuo riferimento
alle fonti della Sacra Scrittura. È questa una delle istanze più vive e caratteristiche che ha animato
il movimento catechistico negli ultimi 4uarant'anni: il ritorno cioè alla Bibbia, alla liturgia, aUa ,·ita
ddla Chiesa. Il filosofo e animatore del movimento catechistico francese del dopoguerra, Colomb,
affermava esplicitamente: <• C'è allii base del movimento catechistico l'idea seguente: il messaggio
che trasmette la Chiesa, se.: è ben presentato, se si rispetta la sua natura, la sua ricchezza, il suo valore
di vita, de\\'c assicurare.: per :.e stesso, senza mezzi esteriori artificiali, senza appello alla sensibilità,
una catechèsi autentica e quindi efficace, poiché in esso si ritrova la forza del \\ 'angelo, che è la forza
stessa di Dio •· <• li messaggio che trnsmettc la Chiesa •> è Dio che ci parla nel presente, nella sua Chiesa,
nella storia di ogni uomo e nella storia collettiva dell'umanità. Ecco perché il Documento Base chiede
che il catechista sia capace di << testimoniare un messaggio che l'intero popolo di Dio vive con trepida-
zione e con gioia >>.
CENTRO VIVO DELLA CATECHESI
Il Documento Base esige ancora dal catechista un altro atteggiamento di fondo: << Fare posto a Dio,
a Cristo, alla Chiesa •· • Sapersi ritirare al momento opportuno, saper attendere, rispettare l'azione
dello Spirito Santo •>. «Cristo può essere accolto se presentato come evento salvifico presente nelle
vicende quotidiane degli uomini>>. ~ il Cristo che deve illuminare la nostra esistenza quotidiana.
Ecco un'altra linea di concentrazione: mentre noi cerchiamo di scrutare sempre più a fondo il mistero
di Dio, in altezza e in profondità, il Cristo ci guida verso la sua presenza nelle esistenze qualunque,
piene di gioia e di sofferenza qualunque.
Concentrare il contenuto d ella catechèsi significa « unificarlo » attorno a un centro v ivo,
capace di dare unjtà, coordinamento e significato a tutte Je sue parti. Le verità della fede non devono
perciò essere presentate una dopo l'altra come gli anelli di una catena, ma piuttosto come i raggi di
una ruota che convergono verso il centro. Da ogni punto periferico il cristiano deve sapersi istintiva-
mente dirigere verso quel nucleo di dottrina che giustifica tutta Ja sua fede. Centro vivo della catechèsi
è definito, al capitolo IV del Documento Base, Gesù C risto, « la sua persona vivente, nella pienezza
della sua umanità e divinità, come Salvatore e Capo della Chiesa e di tutto il creato>>.
ic R icordate il celebre colloquio di Gesù con i suoi discepoli) nella regione di Cesarea di Filippo? -
domandava il Papa nell'udienza generale del IO fehbraio. - È Gesù stesso che li interroga, non certo
per informarsi, ma per stimolarli a precjsare il concetto che s'erano fatti di lui, e a pronunciarsi secondo
la nuova scienza, la fede che Dio avrebbe dato loro sopra la sua misteriosa personalità: << Chi dicono
che sia il Figlio dell'uomo?» (cioè Gesù stesso; cosl Egli si nominava). È poi, dopo le risposte dispa-
rate circa le voci correnti su di Lui, la grande domanda: « E voi, chi dite che io sia?», subito seguita
dalla risposta impetuosa di Pietro, ispirata da Dio Padre: <• Tu sci il Cristo, il Figlio del Dio vivente,>.
La meravigliosa definizione, gioia dei credenti, problema per gli esegèti, tormento e bersaglio degli
increduli, grandeggia per due successive conferme: l'una data da Gesù stesso, a suggello eterno della
scopert a verità, con la sua risposta: « Beato te, Simone figlio di Giovanni, perché non te lo ha rivelato
la carne e il sangue (cioè la via naturale della conoscenza), bensl il Padre mio che è nei cieli; e io dico
a te che sei Pietro». L'altra conferma è data dal fatto della trasfigurazione notturna di Gesù, avvenuta
sei giorni dopo, sul monte, mentre risuona una voce dalla nube luminosa: « Questo è il mio Fjglio
2 diletto, nel quaJc io mi sono compiaciuto; ascoltatelo 9.

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ALFABETIZ
ZAZIONE:
la «nuova frontiem»
del Brasile
Don TERESIO BOSCO
U n pretino dai capelli riccioluti
e dalle guance leggermente ca-
scanti si avvicinò quasi in punta di
piedi. Si sedette e mi porse la mano.
<< Sono padre Tiago >> sussurrò. Strinsi
la mano con effusione e lo fissai
intensamente. Dietro le lenti velate
di marron, scorsi due occhi sorri-
denti, ma stanchi. Niente, in quel
piccolo prete dall'aspetto dimesso,
rivelava al primo sguardo la grande
personalità. Eppure mi trovavo da-
vanti all'iniziatore di uno dei più
vasti movimenti che stavano inve-
stendo iI Brasile: un movimento
che lanciava la gioventù dell'immensa
na1.ione verso una << nuova frontiera 1>
di fraternità e di 'progresso umano.
Il Brasile ha 90 milioni di abi-
tanti. Secondo le statistiche più ot-
timistiche gli analfabeti sono 25 mi-
lioni. L'analfabeta, per legge, non
ha diritto di voto, e nelle città trova
lavoro con estrema difficoltà. Le
conseguenze per Jui, per la sua fa-
miglia, per l'intero Paese sono pe-
nose. Essi finiscono per formare
una sotto-nazione, una casta per cui
il progresso è una parola senza senso.
Il Governo ha lanciato in questi
ultimi anni delle vaste campagne di
alfabetizzazione. Vi si sono impegnati
Ja stampa, la radio e la TV. Persino
Je fabbriche di sigarette hanno lan-
ciato nuove scatole con sopra dise-
gnate le varie lettere dell'alfabeto.
C'è però un punto di strozzamento
per ogni processo di aJfabetizzazjone
di massa: i maestri e le aule. Si cal-
cola che per ricuperare 25 milioni
di analfabeti occorrano 1.250.000
maestri. Una cifra impossibile nel
Brasile di oggi.
Il Brasile
ha 90 milioni di abitanti.
25 milioni di essi
sono analfabeti.
Per legge, chi non sa
né leggere né scrivere non
può votare, e non è preso
a lavorare nell'industria.
Un piccolo prete è riuscito a
mobilitare un esercito
di 60.000 giovani, che in
questi mesi hanno scatenato
la più grande battaglia
che il Brasile abbia mai visto:
in 5400 centri, con
un corso accelerato di 30 ore,
ogni brasiliano può imparare
a leggere e a scrivere.
Il nostro inviato,
nel cuore del Brasile,
ha incontrato il piccolo prete
e i suoi giovani.
Il metodo SDB inviato al
Concorso internazionale
dei programmi educativi TV
tenuto recentemente
in Giappone,
su 104 programmi
presentati da 56 paesi
diversi ha ottenuto
il primo premio.
L'unico movimento che ha su-
perato questo punto di strozzamento
e sta coinvolgendo in una campagna
senza precedenti la gioventù cattolica
e tutta la Chiesa brasiliana, è stato
lanciato da questo piccolo sacerdote
brasiliano che mi sta davanti, padre
Tiago de· Almeida.
Le tre povertà
della povera gente
Mi racconta sottovoce: «Vengo da
una famiglia molto povera. Mio pa-
dre ha sempre fatto il contadino la-
vorando la terra degli altri. Mia
madre, per guadagnare qualche soldo
in più, lavava i panni delle altre fa-
miglie. Hanno fatto molti sacrifici
perché potessi diventare sacerdote.
Appena prete, fui destinato a in-
segnare sociologia a Sao Joao del
Rei. Chiesi e ottenni di lavorare
pure tra i poveri del nostro quar-
tiere. E mi accorsi che quella po-
vertà non era solo di cibo, di disoccu-
pazione, ma specialmente di igno-
ranza. La maggioranza dei poveri
era totalmente analfabeta. Allora pen-
sai di inventare un metodo rapido,
facile, che permettesse a quella gente
di scavalcare il burrone che la divi-
deva dal resto della società. Studiai
due sistemi che in passato avevano
avuto una certa fortuna: Caminho
Suave di Branca Lima e Cartillza
di Benedicta Sodré.
Poi incontrai un terzo metodo
chiamato Cima. Nell'insegnamento
partiva dalle sillabe elementari per
formare le parole. Partendo da que-
ste tre radici, elaborai il mio metodo 3

1.6 Page 6

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stendendo lill primo schema di cin-
que _fogli dattiloscritti. La prima
esperienza la feci in Goiània, nel
1963. Alcuni ragazzi di sedici anni.
che frequentavano il primo anno del
corso scientifico, mi diedero una mano
come mo,iitori. Organizzammo un
corso notturno per 81 adulti analfa-
beti. Dopo trentacinque ore quella
gente leg~c,·a, scrivcrn, ese~uim le
quattro operazioni. Consegnammo i
diplomi di "alfabeliz;,;ati" a 76 su
81 dei partecipanti al corso.
In seguilo a questa esperienza,
modificai ancora il metodo. Nel 1964
feci altre esperienze. li metodo fun-
zionava. Lo banczimi "SDB", cioè
"Salesiani di Don Bosco", e allargai
le esperienze. Nel 1966 lo utiliz-
zammo in una \\'asta campagna nelle
favelas di Belo Horizonte, e subito
dopo in altre ciuà dello stato Minas
Gerais. A San Paolo, la "Legione
Brasiliana di Assistenza" e il "Ser-
vizio Sociale dt:i Minori" lo adot-
tarono ufficialmente. Poi fu la ,•olta
di Recife, Hahia, Espirito Santo, Pa-
rana e Mato Grosso. Applicalo nelle
aree urbane industrializzate, nelle
zone rurali, tra i pescatori e tra i
venditori ambulanti, il metodo SDB
diede sempre risultati positivi •·
I tre punti rivoluzionari del me-
todo SDB erano: la rapidità e l'ef-
ficienza (l'alfabetizzazione si rag-
giungeva in circa 30 ore), la richiesta
minima di materiale didattico (ma-
tita, quaderno, laYagna e ~esso) e
speci3lrnente la possihilità di svol-
gerlo senza insegnanti specializzali
(giovani di livello ginnasiale potevano
dirigere una classe dopo una pre-
parazione di appena sei ore).
Consiste nell'insegnamento di 27
sillabe fondamentali della Lingua por-
toghese. Componendo le 27 sillabe,
qualunque persona può leggere e
scrivere le parole principali della
lingua.
« Voglio i giovani
più ribelli »
Padre Decio Tcxeira, che aveva
seguito il metodo SDB fin dalla
prima esperienza di Goiania, divenne
Ispettore dei Salcsianj a Belo Hori-
zonte, e nel 1967 propose di impe-
gnare tutta l'Ispettoria in una cam-
pagna di alfabetizzazione. I risul-
tati furono superiori al previsto. Le
case salesiane divennero centri di
speranza per i poveri. I collegi, che
sovente non trovavano un sistema
per spingere i giovani verso un im-
pegno sociale cristiano, li videro
accendersi d'entusiasmo, gettarsi
4 anima e corpo nel movimento. Ra-
gazzi giudicati p1gn e svoE{liati
sacrificavano il sonno e le vacanze
per seguire i loro "scolari adulti".
Padre Tiago mi racconta: An-
davt> nelle nostre scuole e dicevo al
direttore: "Avrei bisogno che lei mi
affidasse i giovani più in<lisciplinati,
più ribelli". Dopo poche ore di av-
viamento li portavo ai corsi notturni
affollati di lavoratori rudi, dalla
barba malrasata, dalle mani incallite.
Affidavo loro una classe. Cambia-
vano completamente, si capovolge-
vano addirittura. Prendevano con-
tatto con un mondo che ave\\'ano
fino allora ignorato. Lavoravano fino
a notte alta gratuitamente, dimenti-
cando cinema, bar, e ancl1e la fi-
danzata. :Non so se il metodo SDB
faccia più bene aJl'analfabeta o ai
giova1ù che dirigono le classi. Li
carica di ideale, fa loro vivere giorni
straordinari>).
Negli anni x967 e 1968, col me-
todo SDB vengono alfabetizzati circa
10.000 adulti. :Nel 1968 padre Tiago
viene ricevuto dal presidente del Bra-
sile, e gli presenta il metodo. Ri-
ceve un ampio consenso, e l'assicu-
razione che il Ministero dell'Educa-
zione si interesserà della divulga-
zione. l\\la al termine di quell'anno,
sfinito dalla fatica, il piccolo prete
ha un collasso. Il medico diagnostica
un esaurimento preoccupante, e or-
dina riposo per più di un mese.
f.; in questo momento delicato che
un altro sacerdote salesiano, don Le-
lio de Bai:ros, prende in mano il
movimento e gli imprime un robusto
impulso. Don Barros è un pensa-
tore e un parlatore formidabile.
Studia i fondamenti scientifici del
metodo, cura l'illustrazione sem-
plice ed efficacissima delle varie le-
zioni, prepara un piano organizza-
tivo per lanciare la campagna di al-
fabeuzzazione a raggio nazionale.
T969. Don Tiago e don Barros
pubblicano il Mmmale del Metodo
SDB di educazione di base. Il volu-
metto a due colori contiene la guida
completa per lo svolgimento del
corso di alfabetiz1.azione. È di sole
64 pagine, e costa pochissimo. Se
ne esauriscono rapidamente 30.000
copie.
Nel settembre dello stesso anno
la *Televisione Tupi, Canale 6 pre-
senta il corso completo. La prima le-
zione va in onda 1'8 settembre,
l'ultima (la 38") appare sugli schermi
iI 3I ottobre. ~ un successo nazio-
nale, clamoroso. Le lezioni sono pre-
sentate da nn artista molto popolare,
Bibi Ferreira. Ogni lezione dura 25
minuti, e va in onda dalle 14,30
alle 15. I calcoli fatti dall'ufficio sta-
tistico rivelano che ogni lezione è
Cac hoelra do Cam po .
Attorno a don Barros.
un g ruppo d i giovani
b rasllla nj si prepa ra per
la « Campagna di f r•
ternltà » 19TI .
seguita in media da 100.000 analfa-
beti. L'alunno più giovane è un
bambino di quattro anni. Una nonna
di cinquantotto anni segue tutto il
corso accanto alla nipotina di otto
anni. Al termine, una pioggia di let-
tere arri.va alla sede delJa TV. Sono
lettere povere, commoventi, scrine
dagli ex analfabeti. Ringraziano e
incoraggiano a proseguire. Alcune let-
tere arrivano dal carcere di Brasilia,
dove alcuni prigionieri hanno imparato
finalmente a leggere e a scrivere, e
impiegano le prime parole per ma-
nifestare propositi di redenzione.
La prova generale
1970. L'archidiocesi di Belo Ho-
rizonte assume l'alfabetizzazione co-
me obiettivo concreto della <t Cam-
pagna de]Ja Fraternità, ». I supervi-
sori (tra cui don Tiago e don Barros)
in alcuni raduni di tre ~iorni prepa-
rano gli 800 ma11itori, cioè i giovani
che assumeranno la direzione delle
varie classi. Il «momento forte 1> della
campagna scatt11 in marzo, cioè nel
centro della quaresima. Nelle 76
parrocchie si iscrivono ai corsi 10.130
analfabeti. Secondo il programma
pensato da don Barros, questa è
l'esperienza pilota. Se va a buon

1.7 Page 7

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termine, nella quaresima del 1971
la «Campagna di fraternità•> sarà
lanciata in tutte le 5400 parrocchie
del Brasile, arruolando 60.000 gio-
vani monitori per l'alfabetizzazione
di 700.000 adulti.
L'esperienza di Belo Horizonte si
conclude con un successo pieno. Il
metodo SDB viene sviluppato nella
sua pienezza, 1:he non prevede solo
l'alfabetizzazione, ma anche una com-
pleta <• educazione di base >>. Ogni
incontro scolastico ha la durata di
un'ora e mezza, e si svolge con que-
st'ordint:: preghiere d'inizio senza
formula fissa, che può consistere an-
che solo in alcuni attimi di rifles-
sione silenziosa; 30 minuti di scrit-
tura e lettura; intermezzo di 20 mi-
nuti in cui il mo11itore propone w,
argomento di conversazione riguar-
dante l'educazione civica e morale a
cui , tutti partecipano; altri 30 mi-
nuti dedicati alla matematica; 1o
minuti per assegnare compiti <:: le-
zioni. Gli argomenti che il monitore
propone alla conversazione durante
l'intervallo sono indicati dal manuale:
la comunità, la famiglia, la casa,
l'educazione, lo Stato, il voto, la
democrazia, il lavoro, i diritti e i
doveri dell'uomo, le c<\\Operati\\'e, i
sindacati, gli scioperi, i partiti po-
litici, il sottosviluppo, il latifondo,
l'anarchia, il comunismo, il capita-
lismo ecc. Di ognuno di questi ar-
gomenti il manuale dà una piccola
traccia di convergazione, esortando
i monitori a continuare le conversa-
zio1ù (appena gli alfabetizzati sono
in grado di leggere) leggendo e com-
mentando i giorna li. Gli argomenti
strettamente religiosi sono pure pro-
posti nel pieno rispetto della libertà
di coscienza.
Al termine della quaresima 1970,
nell'archidiocesi di Belo Horizonte
furono distribuiti 10.130 diplomi di
alfabetizzazione, a ognuno dei quali
era congiunto il diritto di voto.
I cartellini sul risvolto
della giacca
I giovani monitori che si sono im-
pegnali nella << Campagna della fra-
ternità 1970 », li ho incontrati nella
casa salesiana di Cachoeira do Campo.
Insieme ad altri ragazzi provenienti
da ogni angolo del Brasile si prepa-
ravano, sotto la guida di don Tiago
e di don Barros, a diventare i su-
pervison: della <( Campagna della fra-
ternità 1971 •> a livellò nazionak. Sono
entrato nel salone affollato, nel pieno
della discussione generale. Ragazzi
« normali;>, nesswl capellone. Ra-
gazze graziose con vestiti coloratis-
simi. Suorine sigillate nel velo nero.
Sacerdoti in veste nera o in borghese
(nelle varie diocesi c'è grande li-
bertà e diversità di vestito). Mi hanno
stretto la mano cordialmente. Leg-
gevo i cartellini appesi al risvolto
della giacca: Recife, Bahia, Porto
Alegre, Brasilia, Rio, San Paolo.
C'era proprio tutto il Brasile. E
tutti avevano lo stesso sorriso, la
stessa carica ideale. Q11esti giovani
che stavano ptr dar vita al più vasto
movimento del Brasile si sentivano
la (( nuova frontiera ò del loro Paese.
La frontiera della cultura, dello svi-
luppo, della redenzione di 25 mi-
lioni di brasiliani per cui la parola
scritta è un continente misterioso,
e per cui è chiusa la porta del lavoro
industriale e del diritto al voto po-
litico.
Assisto ad alcune loro assemblee.
Discutono sulla validità del loro me-
todo. Interventi appassionati sul modo
più facile di insegnare la/ o la dop-
pia s. I reduci dalla <1 Campagna 11
di Belo Horizonte raccontano le
loro esperienze. Episodi che affer-
rano nd profondo e scuotono la com-
mozione. Un ragazzo racconta cbe
i suoi venticinque alunni erano la-
voratori della strada, che lungo il
giorno manovravano le pesanti per- 5

1.8 Page 8

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foratrici elettriche. on riuscivano
a chiudere la mano attorno alla ma-
lita. Ma dopo cinque giorni di sforzi
cc la fecero tuui. Gli adulti di un'al-
tra classe erano così pm eri da non
potersi comprare un quadernetto.
Passarono la prima ora di scuola a
fabbricarseli, con carL1 da boucgn.
La madre che s'alzò
a mezzanotte
Una mo11itrice di diciassette anni
racconta che, dopo le sci on: di ad-
destramento, non a,·cva nessuna fi-
ducia nel metodo SOB Arrivata a
casa a sera tardi volle Care una prova.
Sua mamma era analfohcta, e aveva
cinquantacin4uc a.noi Jn un quarto
d'ora lt> insegnò le prime due ftil-
labe (il metodo SDB consiste, come
abbiamo detto, rn..ll'apprentlimcnto
di 27 sillabe fondamentali). Poi ar-
rivò l'orn di cena e ()Ut:lla di cori-
car~i. Ma quella donna, che per la
prima ,·olt,1 i11 ,-ita su.a ave\\'U a ,·ut0
la possibilità di scrivere una parola
e di leggerla, dopo mezz'ora si alzò,
destò la figlia: i Non riesco ad ad-
dormentarmi. Puoi insegmirrni di
più? >l. Prima di mezzanotte le aveVll
insegnato otto sillabe, quasi suffi-
cienti a formare una fr.ise. La ragazza
è sulla pedana, e mentre racconta
piange di gioia.
Ora è salita sulla pedana un'altra
ragana, chiusa in un vestitino mo-
desto. Dice che la sua famiglia abita
in una J,ivelri di Belo Horizonte.
I[anno tolto il tramezzo di legno
tra la cucina e la stanza da letto
per trasformare la casupola in un'aula
per venti allievi. Nei primi giorni
hanno coscruito insieme le sedie e
i ta,olini, per appo~gian-i i quaderni.
I ,ci era la maestra, alla lavagna. Tra
gli alunni c'era suo papà.
°'\\ella festa finale della consegna
dei diplomi. un neo-alfabetiz:r,ato
tenne il discorso. Scrigse lt: sue cose
su un foglio e le lesse. Ma finito
il foglio continuò con foga, descri-
,entlo le sue cominzioni e la sua
riconoscenza. Una suora, lì accanto,
gli tirava la manica SUS$Urrando:
~Basta•►. E lui: l~ la prima volta
che parlo in pubblico. '.\\li lasci dire
tutta la mia gioia •·
Una fo to storica. Padra T logo tiene la sua prima leiione con motodo
SDB alla « Rodio Rio d o Sul 11. Nell'aula da cui avviene la tras m is-
sione un gruppo di analfnbeti segua dal vivo 111 lezion e.
La «Campagna di Fraternità• ha
avuto frutti anche ptu specifica-
mente cristiani. Un signore di 62
anni conobbe dalle discussioni li-
bere la bellezza della religione cat-
tolica, e al termine del corso chiese
il battesimo.
Un altro vecchietto di 65 anni,
11 Silvianopolis, disse a padre Tiago:
, Ora sono contento, perché quanao
vado a Messa alla domenica, posso
accompagnare il sacerdote leggendo
le preghiere sul messale•·
La città di :Belo JIorizonte (un mi-
lione e 400.000 abitanti) non rimase
indifferente alla grande ~ Campagna
di Fraternità •· Un'inchiesta rivelò che
il 97° 0 della popolazione sapeva
dello svolgimento dei corsi, e che
una grande maggioranza aveva ac-
cresciuto la propria stima per la
Chiesa che prendeva iniziative di
questo gent:re.
« È arrivata con tragica
urgenza l'ora dell'azione»
All'inizio della quaresima di que-
st'anno è scattata la 11 Campagna di
Fratenità ,, in tutto il Brasile. Ses-
santamila giovani si mettono quoti-
dianamente a disposizione di 700.000
loro fratelli poveri e analfabeti per
poter celebrare con loro una Pasqua
<li redenzione e di liberazione dal
sottosviluppo. La ~Campagna• è
stata presentata a tutta la nazione
in una pubblicazione che comincia
..:on queste parole: o L'alfabetiz::a-
~io11e, i11tesa a/l'i11terno di 11110 vera
aluca:::io11e di base, è la co11dizio11r
f onda111e11tale e quasi imprescindibile
perché tm1ti brasiliani 111.argi11aliz:::at1
po.~sa110 ele'11are il loro lit1ello di vita.
Essa costituisce 1111 grande gesto d,
fraternità e di rico11ciliazìo11e. l'ora
·,111110/e - come dire il doetlmento d1
lledellln - 11011 cessa di essere l'ora
della parola, ma l .i:ià arrivata, co11
frnE:ica urgenza, l'ora dell'azione>>.
J}11 marzo la televisione ha dato
inizio al corso di alfabetizzazione
rnn il metodo SDB. Terminerà il
25 aprile.
Don Lelio Ba rros, stringendomi
l.1 mano a Cachocira do Campo, mi
ha detto: << Tutto questo movimento
non è soltanto un aiuto ai poveri.
Esso ha portato a uuti i sacerdoti,
a tutte le parrocchie nuo,·o vigore.
E sarà un vaJido aiuto allo sviluppo
della nostra patria. Perché non ci
formeremo. ~el nome di Oon Bosco
dobbiamo raggiungere tutti gli anal-
fabeti hrasiliani, che superano an-
cora i 20 milioni •.

1.9 Page 9

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5 Convegni sui Cooperatori
Si sono svolti a Pacognano (Napoli), Zafferana
(Catania), Loreto, Castiglione Torinese, Como,
e hanno avuto come fine primario quello di sensibi-
lizzare il settore di quei salesiani (direttori, delegati,
assistenti) che a buon diritto sono chiamati i << maestri
di spirito•> dei Cooperatori !5alesiani.
Poiché la Chiesa tende a rinnovarsi dopo il Concilio
attraverso l'azione dei laici, la nosti-a Famiglia vuole
inserirsi in questo rinnovamento ecclesiale con un
potenziamento dcli'organizzazione laicale dei Coo-
peratori.
Ai cinque convegni h.anno partecipato, nella grande
maggioranza, i direttori e i delegati delle case sale-
siane d'Italia, e rappresentanti qualificati degli
stessi Cooperatori.
Nei lavori si è seguito questo itinerario: andare
prima alla ricerca dell'identità del Cooperatore (chi
è, qual è la sua posil'.ione nella Ch_iesa, in che rap-
porto si trova con i Salesiani) per poi megliu dctìnirc
la missione del Delegato Cooperatori e la responsa-
bilità del suo impegno.
E ne sono emerse due risposte:
1. li Cooperatore è parte integrante della Famiglia
Salcsiarta, con la quale condivide il carisma- quindi
anche la missione educativa - e lo realizza nel me-
desimo spirito e stile di vita, ma al moJo proprio
dei laici, tendendo alla santità con particolare irn-
rcr:no e intima unione con le altre due Famiglie
S,tlesianc.
Ciò premesso, è evidente che la forma di coopera-
zione più ovvia e naturale è quella di un gruppo di
Cooperatori che operano nella casa salesiana, a
fianco del salt'siano, nei settori parrocchia, oratorio,
centro giovanile, scuola ecc. Resta però valido il
pluralismo delle forme con cui essi possono operare
all'esterno dell'opera sak:siana, individualnten1e o
in gruppi, per l'attuazione del programma d'azione
clu: Vescovi e Consigli pastorali formulano nelle
singole ùiocesi e parr01:d,ie.
2. li Deleg,1to Cooperatori svolge un ruolo bi.:n pre-
ciso: è maestro di spiritualità salesiana, mantiene
il legame con la Chiesa c. la Congre~azior,c e si rende
disponibile per chi desidera aprirsi in pai·ticolari
situ,1zioni della \\"Ìta. C'onseguenteme11te spetla ai
Cooperatori assumersi le incombenze organizzative
e apostoliche che sono loro proprie; essi sono corre-
sponsabili, soprattutto attraverso i loro Consi~li,
con il Delegato salesiano, della vita e delle attività
ùel loro Centro.
Una nota nuova è stata portata ai convegni dalla pre-
senza degli ste~si Cooperatori, che si è rivelata utilis-
sifna proprio per realizzare, già in fase di studio,
il loro ruolo di cor'responsabilità. Anche i giovani
hanno dato un valido contributo alla riuscita degli
incontri, perché hanno mostralo oriz✓,onti nuovi a
un'A&sociazione che ha per apostolato specifico la
cura della gioventù: il loro impegno spirituale e
apostolico, veramente ammirevole, è stato un segno
della disponibilità delle nuove generazioni ad auten-
tici ideali di vita cristiana.
T utto fa sperare bene per il domani cieli'Associa-
zione, che resta affidato alla sensibilità e all'impegno
della Congregazione, ma anche alla presa di co-
scienza da parte dei Cooperatori, dei compiti che
Don Bosco ha loro assegnato e la Chiesa ha ricon-
fermato nel Concilio.
7

1.10 Page 10

▲back to top
Il lungo «iter»
al Capitolo Genemle
La scadenza del Capitolo Generale Speciale dei Sale-
siani sta per scoccare. Crediamo opportuno dare ai
nostri lettori un rnpi<lo cenno del lungo iter che l'ha
preceduto: un ftash-bark (una panoramica all'indietro),
direbbero i cinematografari. Eccone la storia.
Estate 1968 li Consiglio Superiore dei Salesiani
decide <li riunire a Roma una Commissione di StuJio
per l'impostazione dell'iter di preparazione del C,1pi-
tolo Generale Speciale.
25 ottobre 1968 li Renor :\\llaggiore don Luigi
Ricceri dirama a tutte le case della Congregazione l'an-
nuncio ufficiale della convocazione del Capitolo con un
numero straordinario del fascicolo degli Atti del Con-
siglio Superiore (n. 254) e con una lettera personale
indirizzata a ciascun confratello salesiano: «li miu
affet1110s0 sa/utu. Tlo il piacere di darti personalme,1fe una
11oti:::ia che sarà certamente OTLche per te motiv" di gioia.
I11ùsiamo in Congregazio11e il lavoro per prepararci al
Capitolo Generale Speciale v!Jluto dalla Chiesa. La Chiesa
ri chiede esse11zial11umte di lavorare sotto /'i11fi11sso dello
Spirito Sonto e lo suo guida, per il ri11110va111ento dello
vita reli(fiosa, che comporta "il co11timio ritorno alle fomi
di ogni forma di vita rnstia11a e allo sp11ito primitivu
dP.rli btituli, e nello .rtesso tempo l'adattamento degli
lstit11ti stessi alle mutale condizioni dei tempi" >1.
Ottobre-dicembre 1968 I Consiglieri regionali
segnalano i salesiani delle loro regioni particolarmente
qualificati per un lavoro di studio sulle richieste della
Chiesa per il rinnovamento della Congregazione. Sono
teologi, pedagogisti, giuristi, salesianisti, uomini di
governo e di esperienza pastorale.
Gennaio-luglio 1969 Ogni Ispettoria Salesiana
nel mondo convoca il suo primo Capitolo Ispettoriale
Speciale. Ne sono membri i dircltori delle case, un
delegato per ogni casa e un proporzionato numero di
confratelli eletti dalla base. Su ogni ccma proposto dal
Rettor ;\\laggiore i partecipanti, dopo le discussioni di
obbligo, elaborano uno schema conclusivo. Gli schemi
elaborati, in 4- copie, vengono spediti a Torino.
Settembre 1969 Una commissione ristretta, elet-
ta dalle Commissioni Centrali Preparatorie di Roma,
elabora e diffonde un fascicolo in cui sono sintetizzate
8 272 proposte e istanze emerse dal Primo Capitolo Spe-
ciale delle diverse Ispettorie salesiane del mondo. Ne
risulta una vasta «radiografia» della Congregazione.
La stesura e redazione definitiva viene svolta da una
Commissione ristretta sollo la presidenza del regola-
tore del prossimo Capitolo Generale, don Gaetano
Scrivo, a Caselette presso Torino, alla fine di settembre.
Vengono f.ilte traduzioni nelle lingue principali e spe-
dite alle bpettorie intercst:iate. t·iter verso il Capitolo
Generale ritorna a livello personale, rimbalza su ogni
confratello e si prepara il secondo Capitolo Ispettorialc
Speciale. I singoli Confratelli compilano la Sc/ieda Per-
sonale ~n eventuali nuove proposte.
Primavera- estate 1970 Elezione <lei delegati delle
Case e dei Confratelli dell'lspcttoria. Catalogazione del
materiale giunto dai confratelli e delle loro Schede Per-
sonali. Stesura delle relazioni ùa parte delle Commjs-
sioni di srudio. Si convocano i secondi C:1pitoli Ispet-
toriali Speciali. Si eleggono i delegari di ogni ispettoria
al Capitolo Generale. Giungono a Torino le conclusioni
e i deliberati dei Capitoli lspettoriali Speciali (secondo
turno) e si preparano le Commissioni per l'ultima fase.
I tempi serrano e il lavoro viene inalveato nelle fornm-
lazioni conclusive.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Inverno 1970-1971 Dal 10 dicembre 1970 fin verso
la fine Ji febbraio 1971, nella casa di Esercizi Spirituali
dell'Ispclloria Romana a Fruscati-Villa Tuscolana, si
ha l' ultimo raccordo con i lavori J el prossimo Capitolo
Generale Speciale: le Commissioni Prccapitolari (5 com-
missioni, formate da salesiani già membri delle Com-
missioni precedenti pe.r avere continuità, da esperti e
da membri del prossimo Capitolo Generale, che comu-
niclteranno il pensiero della Congregazione e le rifles-
sioni delle Commissioni all'Assemblea Generale) sten-
dono gli schemi dei doc11111e11ti-basl' da offrire alla di-
scussione del prossimo mese di maggio a Roma.
I Salesiani con i loro allievi, i Cooperatori e gli Ex-
allievi sentono più che mai l'ohbligo di appoggiare
tutto quel vasto lavoro con la preghiera perché la Con-
gregazione qualis esse debet (diceva Don Bosco) sia
all'altezr.a della sua missione nella Chiesa. È in questo
senso che il Retror Maggiore invita i Salesiani del
mondo ~ a vivere e operare iu clima di cenacolo: attomo
a ./ltfaria Ausiliatrice e a Don Bosco, in attesa umile,
docile, fervorosa, dello Spirito 8a11to, da cui provengono,
quali doni dnll'alto e semi di fecondità spirituale, lulli i
carismi •.
I membri del Capitolo G anerala ultimo (1965) hanno chiuso I la-
vori preuo la Tomba di San Piatro con una solenne professione
di fede e di amore alla Chiesa al Vicario di Cristo.
1}-U,Oi, ed,d,elJ,e,
alt,~
.dell'(J,Mr,O., 2 DDD?
«Vuoi sapere il modo di accrescere, e
presto, il numero dei buoni preti? >>.
Una voce misteriosa interpellò cosi Don
Bosco mentre un giorno del gennaio
1875 stava confessando i suoi ragazzi.
« Osserva quel registro sul tavolino della
tua camera». La voce era insistente: era
la voce della Madonna. Racconta Don
Bosco: « Mi volli alzare per vedere Colei
che mi aveva parlato. I ragazzi, spaven-
tati, credettero che mi venisse male e
mi sorressero; li rassicurai e continuai
a confessare. Ma quando, finite le con-
fessioni, rientrai in camera, vidi sul ta-
volino un registro di nomi. Lo esaminai,
per obbedire al comando di quella voce
misteriosa: notai che di tanti ragazzi che
Iniziano gli studi per il sacerdozio, ap-
pena 15 su 100, cioè neppure 2 su 1O,
arrivano al sacerdozio. Invece di co-
loro che iniziano più adulti, 8 su 1O vi
arrivano con minor tempo e con minor
fatica. Conclusi: "Questi sono più si-
curi e possono fare più presto; è ciò
che cercavo. Bisognerà quindi che mi
occupi di loro"».
Effettivamente Don Bosco se ne oc-
cupò. Anche oggi Don Bosco si oc-
cupa di te dal cielo e ti rivolge questa
domanda:
« Ragazzo mio, vuoi essere un prete
dell'anno 2000? ».
La Chiesa di domani è dell'anno 2000.
La Chiesa delranno 2000 è quella che
si costruisce oggi.
I preti del 2000 sono i ragazzi d'oggi, i
giovani d'oggi. La Chiesa di domani,
nel mondo di domani, con la grazia di
Dio, dipende anche da te.
Ragazzo che leggi, verresti da Don Bo-
sco per diventare un prete del 2000 7
Scrivici subito. Ecco il nostro indirizzo:
ISPETTORIA CENTRALE
VIA MARIA AUSILIATRICE, 32
10100 TORINO
9

2.2 Page 12

▲back to top
Educhiamo
come
Don Bosco
retata di tutti quei ragazzacci, che già si
erano fatti degli amici tra i più ingenui,
e Il allontanò dall' Oratorio. Volle però sa-
pere da quel ragazzo dodicenne in che
modo fosse riuscito a scoprire la cricca.
Dopo molte ritrosie ne ebbe in risposta
che da alcuni giorni il Signore gli faceva
vedere tutto come in uno specchio per-
ché lo rivelasse a Don Bosco e che per
dialogo era già cessato da parecchio
tempo. Ma ritornava una volta alla setti-
mana, a giorno fisso, per trovare la mam-
ma e aiutarla a riordinare la biancheria,
parlando «del più e del meno». Il luci-
gnolo non era ancora spento e quella
buona mamma lo manteneva fumigante:
c'è sempre qualche speranza.
Compagnie
cattive:
come fare?
non averlo ancora svelato ne era stato
quella mattina severamente rimproverato
da Gesù dopo la Comunione.
Don Bosco, oltre ai soliti mezzi umani,
per rompere le cattive amicizie dava molta
importanza ai clima di vita sacramentale
che impedisce il formarsi di tali amicizie.
L' Eucaristia in questi casi agisce come
una cartina dì tornaso le : fa emergere e
individuare ii guasto che c' è nelle anime.
e Sopprimere un'amic izia cattiva è
molto difficile quando non la si so-
stituisce con un'altra. Non è suffi-
ciente indurre il ragazzo a prendere
una decisione, a fare un taglio netto.
Occorre anche aiutarlo a crearsi
altre amicizie, a battere nuove stra-
de. I genitori e gli educatori devono in-
telligentemente pilotarlo verso ambienti
e compagnie spiritualmente sani. So-
*
Genitori ed educatori si trovano spesso
di fronte al problema delle cattive ami-
cizie dei loro ragazzi. i ragazzi non av-
vertono il rischio che corrono; anzi ac-
cusano i loro educatori d i non capirli e
di non apprezzare i loro amici. Come fare?
e Occorre allontanare, almeno per
un certo pe,riodo di tempo, l'adole-
prattutto in un periodo in c,ii i giovani si
sentono affettivamente frustrati, occorre
sfruttare ogni occasione per colmare il
loro vuoto sentimentale, per mostrargli
che gli si vuol bene. A questo scopo b i-
sogna che glì educatori abbiano sempre
vigili le antenne dei loro spirito, pronte a
captare tutte le implorazioni di aiuto che
si levano misteriosamente dal cuore dei
giovani. Diceva un grande educatore:
«Occorre sentire un grillo anche nel fra-
stuono ,1.
scente dal suo solito ambiente di
Un ragazzo sui dodici anni entrò una mat-
tina nella stanza di Don Bosco, senza bus-
sare alla porta. Appena entrato, con tono
deciso gli disse: « Don Bosco, scriva >>.
Don Bosco, che conosceva quel ragazzo
(un piccolo angelo di candore) prese la
penna e si mise a scrivere sotto dettatura.
Il ragazzo gli dettò una lista di nomi e co-
vita : un soggiorno di studio, viaggi, in -
viti volutamente provocat i da parte di pa-
renti o conoscenti, sono spesso una buona
occasione per rompere le cattive ami-
cizie: durante l'assenza l'amicizia si al-
lenta, si smorza e spesso si spegne. Fuori
del contatto con una compagnia cattiva,
il ragazzo compie una riflessione e una
maturazione benefica.
gnomi: era un gruppo di giovani intro-
dotti diabolicamente all'Oratorio di Val - E se nulla cambia? Se l'adole-
docco dalla massoneria per corrompere i scent e e il ragazzo per$istono nelle
ragazzi di Don Bosco e reclutarli nei mo- loro ami cizie dannose ? Bisogna ri -
vimenti giovanili massonici. Avevano spe- correre a Dio, con la preghiera. Da
cia li tessere di r iconoscimento e una astu - parte umana, la sola regola sempre
tissima programmazione di lavoro: erano valida è la necessità di mantenere
insomma una organizzata quinta colonna vivo a ogni costo l'affetto e il dia-
del demonio.
logo. Luisella, a 19 anni, dopo molti
Il ragazzo rivelò a Don Bosco per filo e
per segno tutti i particolari del piano cor-
ruttore. Don Bosco, sensibilissimo al pe-
ricolo delle «mele guaste i> (come le chia-
mava lui) che rovinano la massa delle
mele buone, con quel filo in mano iniziò
mesi di continua tensione e di forti con -
trasti con i propri genitori, li piantò in
asso e andò a vivere con un amico che
i genitori. sembra con ragione, non _ave-
vano mai visto di buon occhio. Partl senza
una parola per suo padre, uomo severo
10 l'indagine; nel giro di poche ore fece una ed esigente, addirittura aspro: con lui il

2.3 Page 13

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Tre avventure
di Settimana
Santa
in Venezuela
Don ENZO BIANCO
Siamo tre sacerdoti salesiani che l' u11110 scorso
a quest'epoca partecipavano in Venezuela al
<< secondo noviziato ». Giunta la settimana, santa,
noi mcerdnti del Corso ci spargemmo in giro nelle
parrocchie, anche /011lane, per ministero. li Ve-
nezuela è un paese di fede, ma in qualche posto
rischia di perderla e in qualche posto l'ha già
perduta. Proprio i11 que~·ti posti più bùognosi
abbiamo vissuto vicende sconvolgenti per una
coscienza ·sacerdotàle. Ora che la settimana santa
ritorna, sentimno la tristezza di non essere là.
Chissà se ci sarà u11 altro sacerdote al nostro
posto...
1 Il loro ultimo saluto:
« Padre, quando torni? »
l\\1i chiamo Eliseo Bezze, sono italiano, ve-
nuto da chierico nel 1949 missionario i_n Ve-
nezuela. Ho alle spaUe dieci anni di sacerdozio
e sette anni di lavoro missionario nella foresta.
Per la settimana santa mi avevano mandato
nella diocesi di Falc6n, retta dal vescovo sa-
lesiano mons. Iturriza, e precisamente nel paesino di
Pccaya tra i monti. Vi trovai 800 persone, il sindaco,
tre poliziotti con pistola al cinturone per tenere a freno
gli ubriachi molesti, e tante capre.
C'era la casa parrocchiale, un rudere, ma non il par-
roco: l'ultimo parroco era morto nel 1914 e da allora
non ce n'erano stati più. Quando i guerriglieri erano
particolarmente attivi, bazzicavano da quelle parti.
Ho potuto costatare che quella gente ha bisogno del
sacerdote come, dopo mesi che non piove, la terra secca
chiama l'acqua. Sono rimasti fedeli alla Chiesa. Mi
hanno accolto con braccia aperte, con semplicità che
incanta. Ma non ho trovato che i rimasugli di un'antica
fede. Ricordavano il Padre Nostro e l'Ave "Jlfaria, ma
avevano dimenticato la vita sacramentale. Conserrn-
vano venerazione verso' il Papa, la Madonna, verso
qualche santo locale, verso iI sacerdote, ma la loro
devozione senza sacerdozio si era ridotta a discutibili
pratiche tradizionali.
Arrivai il sabato prima della festa delle Palme, e
subito volevano fare la processione. Dovetti faticare
a rinviarla all'indomani. L'indomani c'erano tutti.
Benedizione delle palme, la sospirata processione (solen-
nissii:oa e devota), poi la messa e neppure una comu-
nione. Che pena!
Per il giorno di martedì convocai le donne del paese.
Feci loro una breve istruzione, le preparai alla confes-
sione e poi entrai nel confessionale. Ne confessai un'ot-
tantin,t. Ma le donne in chiesa erano molte di più: le
altre erano rimaste a guardare, non potevano confes-
sarsi, non avevano ancora fatto la prima comunione,
alcune non avevano il battesimo.
Per il venerdl convocai gli uomini. Si confessarono
in cinquanta, e bene. Celebrai per loro e li comunicai.
I farisei pregavano con gli Apostoli
Quel pomeriggio era il grande momento atteso con
impazienza da tutto il paese: la solenne processione
con Gesù nell'orto. Dovetti fare la predica delle sette 11

2.4 Page 14

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parole, pot tirarono fuori il <1 santo sepolcro>>, una
specie di bara di vetro contenente la statua di Gesù
morto e disteso. Uscimmo dj chiesa e mi trovai in mezzo
a inattesi personaggi antichi . Proprjo dietro la bara
scorsi la Madonna irrigidita nel suo dolore, vestita di
nero. Un giovane glabro avvolto in una tunica era di
sicuro San Giovanni. Poi il santo patrono del paese,
dai lineamenti irriconoscibili. Erano statue vecchie e
logore, portate a spalla. Dietro, una piccola banda
musicale comprendente un violino, una chitarra, un
tamburo, e basta. Attorno, tutta la gente. Poi d'im-
prowiso, come per un misterioso segnale convenuto,
tutti' fuggono: restano solo i portatori della bara, i
suonatori e io. Tutto è tranquillo, deve far parte del
cerimoniale.
Poco dopo vedo spuntare da una stradina laterale
la Ma<lonna: la portano diritto davanti alla bara e inchi-
nandosi le fanno fare una riverenza al crocifisso. Ci
incarhminiamo. Venti metri più avanti arriva di corsa
un bambino vestito di tunica bianca, si avvicina a Gesù
e piange. Piange con naturalezza e convinzione. Lo
issano sulla bara e si riparte; ma la hara sovente ondeg-
gia, lui si regge in eqwlibrio a fatica, poi scivola, cade
e si fa male. Ora piange per morivi personali e non
vuole più tornare su. Ritorna 1a statua di Giovanni
dal volto glabro, chiuso nella tunica. Poi gli altri apo-
stoli. Come arrivano, statue e persone vere, fanno
l'inchino e si mettono in fila. (lltim.i arrivano i farisei.
Sono numerosi , tutti con la tunica violacea e il tur-
bante rosso.
Ora si prega con molta devozione, i farisei non
meno <legu Apostoli.
Ho l'impressione che finalmente ci siamo tutti,
perché la processione muta volto. La banda intona un
ritmo lento e cadenzato, e tutti si mettono al passo.
Una marcia curiosa, fatta · di due passi avanti e uno
indietro. Ho timore che non arriveremo mai. Dove,
del resto? Non lo so. Vado con loro. Sono qui
per loro.
A quel passo, non so come abbiamo fatto, finalmente
verso il tramonto giungiamo a uRa cappdla. LI tutti si
fermano e Gesù viene deposto. Ora gli uomini <lei
paese gli si mettono attorno a fare la guardia. E sono
proprio loro, fuori di ogni finzione scenica, con i loro
mustacchi, i cappellacci in testa, e il pericoloso coltello,
il machete, pronto a entrare in azione. Fanno la guardia
a Gesù.
A questo punto è prescritta la Via crucis, e la fac-
ciamo. Poi si riparte, a quel passo. Due avanti e uno
inilietro. A un tratto mi sento prendere per un braccio.
Un signore mi tira fuori della processione e mi porta
da qualche parte a fare cena. Ne avevo bisogno, e rin-
grazio il buon CÌieneo.
E poi daccapo con la processione. Insomma, abbiamo
terminato a mezzanotte.
Ancora adesso rivedo tutto come in sogno.
Mia preoccupazione in quei giorni fu d i portare
quella brava gente alla vita sacramentale. H o preparato
come ho potuto adulti e bambini al battesimo e alla
prima comunione, celebrati con solennità e commo-
zione nel giorno di Pasqua.
Rimango ancora turbato dal ricordo di quella povertà
rassegnata di fronte alla vita, che ha dell'eroico. Gente
che diffida e sospetta di ogni straniero, che ha fiducia
solo nel sacerdote, che solo con lui parla apertamente,
che lo ama. E sentivo tutto il mio ùrarnma: vedermi
12 incapace di d~re una risposta ai loro problemi . Quante
volte noi sacerdoti preniliamo le cose alla leggera, men-
tre la gente ha cosl bisogno di noi. Ricordo il momento
della partenza. Sulla piazza del paese c'erano tutti e
ottocento, a salutarmi. Le loro ultime parole pesano
ancora nel mio cuore. Mi dissero semplicemente:
<< P adre, quando torni?,>.
2 Fra centomila
parrocchiani d'anagrafe
Mi chiamo Ugo Izurieta, sono un sacerdote argentino,
prima ero rurettorc e parroco. Durante la settimana
santa l'anno scorso ho lavorato a Caracas in un quar-
tiere di periferia intitolato a }osé Feli.x Rivas che conta
molti pove.ri, quelli che vivono - come si dice qw con un
eufemismo - nei ra,zchos, cioè nelle baracche. La zona
forma una sola parrocchia di quasj centomila abitanti,
e il clero locale non può segwre il suo enorme gregge.
I n questa enorme parrocchia di cattolici d'anagrafe,
durante la settimana santa ho lavorato accanto a un
gruppo ili militanti della Legio Mariae. Erano giovani
universitari, padri di famiglia, ma anche studenti medi
e operai, ragazzi e ragazze, venuti appositamente dalla
capitale. All'inizio erano una trentina, ma ogni giorno
ne arrivavano dei nuovi e nel giorno di Pasqua si tro-
varono in 84. Avevano ottenuto come campo base una
scuola. Di partivano il mattino, Il tornavano a mezzo-
giorno e a sera, - dormendo sovente per terra -
passavano la notte. Con loro eravamo in due sacerdoti
salesiani, per assisterli in tutti i mo<li, spiritualmente
e materialm<'nte, consigliandoli e aiutanùoli a risolvere
i loro problenu.
A gruppetti di due o tre i militanti andavano a visi-
tare i ranchos. Bussavano, quando esisteva, alla porta;
salutavano e chiedevano ru entrare. Il primo giorno
furono accolti molto freddamente, in qualche posto
ricevettero sassate. Venivano scambiati per Testimoni
di Geova. Impararono a loro spese che bisognava pre-
sentarsi subito dicendo: «Siamo cattolici 1>. Anche cosl,
sovente si vedevano fermati sull'uscio, ma da quando
furono conosciuti meglio si sentirono dire un cordiale:
<< E ntrate>). Q uanto a: «Sedetevi•>, era un invito che
non si poteva fare in tutti i ranchos per mancanza ili
sedie. Presto la voce d i queste visite cord iali e benefiche
corse di rancho in rancho lungo il filo di un qualche
primitivo mezzo ili comunicazione diventato scono-
sciuto agli uomini della civiltà tecnologica, e i militanti
si videro accolti ogru giorno meglio.
Entrati nel rancho, salutavano tutti a uno a uno, si
intrattenevano familiarmente con i bambini, portavano
il discorso sui p roblemi sempre numerosi e anche vistosi
della famiglia, si informavano con d iscrezione sulla
situazione familiare (i matrimon i soltanto civili e le

2.5 Page 15

▲back to top
semplici unioni di fatto erano fin troppo frequenti),
dicevano una buona parola. In genere non portavano
aiuti materiali; non rientrano nel metodo della Legio
Mariae, e del resto non erano neppure richiesti. Né si
ingolfavano in pratiche e procedure per sanare le situa-
zioni familiari: sarebbe risultato troppo complicato,
e perfino inopportuno. Solo portavano l'interessamento
cristiano di chi pub dire una buona parola, suggerire
una soluzione per uscire da particolari difficoltà (quanta
gente non sa, e annega in un bicchiere <l'acqua), inco-
raggiare alla speranza cristiana, stimolare a un affetto
più illuminato e più pratico nei confronti dei figli,
ricordare che c'è un Padre per tutti in cielo, e una par-
rocchia vicino dove andarlo a pregare.
Le visite non erano appari:tioni fuggitive ma dura-
vano 30-45 minuti. Questi giovanottoni e queste ra-
gazze pratiche di buona famiglia \\'edevano nei ranc/1os
tante cose da fare e da aggiustare, e spinti da un im-
pulso irresistibile a volte si improvvisavano sguattere,
donne di servizio, carpentieri, idraulici. Con l'aiuto
non richiesto e ingombrante m;i l!ntusiasta dei bambini,
in un clima di grande allegria.
A volte i problemi sollevati dalle famiglie erano troppo
grandi per l'inesperienza di alcuni militami troppo
giovani. Essi tornando ne riferivano, si facevano consi-
glinre, e l'indomani andavano a portare la. soluzione.
La giornata dei militanti
La giornata dei militanti si svolgeva così. Al mattino
li svegliavamo con pena, perché li sapevamo ben stanchi.
Poi tutti insieme si esaminava il lavoro del giorno prima.
Ogni $ruppetto era tenuto a fare una relazione scritta.
Si criticavano gli errori commessi, si davano le direttive
per la nuova giornata. Si formavano i gruppi variandoli
ogni giorno. E si parti,,a: lavoro dalle 9,30 alle 12. Alle
12,30 pranzo. Poi era contemplato un riposo fino alle
14, ma i giovani ripartivano subito.
i\\lolti, soprattutto studenti, nel pomeriggio si fer-
mavano alla scuola per fare l'ora.torio e i catechismi ai
ragazzi. Infatti le visite del mattino terminavano inva-
ri:ibilmente invitando i m-uchachos a venire ai cate-
chismi. Bambini e bambine affiuivano nei pomeriggi
come mosche. Gli studenti li inquadravano, li porta-
vano a vedere le filmine catechistiche, ne preparavano
molti alla prima comunione.
Tra le cinque e le sei di sera tutti i militanti dove-
vano rientrare. Alle sei e mezzo messa in campo. Uno
dei due sacerdoti celebrava, l'altro confessava, i giovani
dirigevano la liturgia e i canti. Nel mezzo del cortile
della scuola. Poi una gran fame e una grande stanchezza.
Il venerdì santo tentammo la Via cmcis per le strade
del quartiere. Temevamo un fiasco, invece finimmo
per temere che travolgessero tutto. l\\lostravano tanto
fervore, ma che ceffi!
Al sabato santo, messa di mezzanotte con affluenza
eccezionale. Quando sono via tutti e siamo rimasti noi
due sacerdoti con gli 84 militanti, ci accorgiamo di aver
fame e ceniamo. Poi un sonno di marmo. Ci svegliamo,
è Pasqua, il sole è alto. Ci mettiamo a compiere la nostra
ultima fatica: ripulire la scuola. Quando gli alunni
torneranno dovranno trovare tutto in ordine come se
nulla fosse stato. E così ci accorgiamo che è tempo di
Lasciarci. Dopo che si è lavorato insieme tanto. Dopo
che si sono strette tante vere amiciiie. Dopo che si
sono vissute le giornate forse più intense della vita.
Mi sono portato dietro il ricordo di quella gente po-
vera e tenace, che soffre enormi privazioni e vive di
speranza in quell'unico meraviglioso dono che hanno
ricevuto nella vita: i figli. E ho il ricordo di quei mili-
tanti, del loro · apostolato contagioso: ora sono sorti
nella zona, dal niente, due Praesidium della legio Mariae
(come Li chiamano). Esempio cib che sanno fare i
laici nella Chiesa, quando si accetta di , ivere e lavorare
con loro.
3 Mi guardavano
come uno stregone
Mi chfamo Alberto Salazar L6pez, sono un sacerdote
messicano. l lo trascorso la. settimana santa nella diocesi
di Falc6n, in un paese chiamato Cabure, che conta
1500 abitanti religiosamente a terra. Talmente a terra
che l'ultimo parroco, dopo aver lavorato in mezzo a
loro per anni senza riuscire a concludere nulla, h:i
chiesto e ottenuto di lasciare la parrocchia. Così da più
di un anno erano senza parroco. Ma anchè prima vive-
vano come se non ci fosse.
All'arrivo mi accoglie un gruppo di giovani che mi
accompagnano in canonica. Trovo un:i stanza, un ta-
volo, e nient'altro. Mancano non solo mobili e suppel-
lettili ma tutto il necessario per la messa, e devo correre
a chiedere aiuto al paese vicino.
Trovo che la gente vive una religiosità per conto suo,
fatta di pratiche accessorie, di superstizione, lontana
dalla chiesa. Suonavo le campane per invitare alle
confessioni, alla messa, e nessuno si moveva. Suonavo
per le processioni, e la gente correva. Gli addobbi, i
costumi, la musica, i ritmi (due passi avanti e uno in-
dietro), due o tre ore di sfilata, metà gente a sfilare e
metà a guardare. Vivevano tutto l'accessorio, sabotavano
il nucleo centrale della vita liturgica e sacramentale.
~elle due domeniche amministrai complessivamente
settanta battesimi, ma con molti scrupoli. Mentre i
bambini frignavano e la gente mi guardava con occhi
spiri!ati come se fossi uno stregone, mi domandavo che
senso potevano avere quei battesimi su bambini che
genitori impreparati non sarebbero stati capaci di cre-
scere nella fede.
li venerdl santo mi permise di scandagliare sino in
fondo quello squallore religioso. Durante la celebrazione
pomeridiana, verso le cinque, sentii il sibilo di un'auto-
ambulanza. Al termine del rito mi avvertirono che un
autocarro carico di gente andata a bagnarsi nel fiume,
e già sulla via del ritorno, si era rovesciato: parecchi i
feriti e un bambino di dodici anni morto.
Corsi all'ospedale: c'era molta ressa, sul frastuono
dominavano i pianti e i lamenti a voce alta dei familiari,
serpeggiava una disperazione cupa che neppure in Dio
trovava conforto. li bambino morto giaceva su una
barella, gli infermieri lo lavavano dai grwni di sangue.
Ed ecco, arriva il padre. Una scena disumana. Si butta 13

2.6 Page 16

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sul cadavere del figlio, scoppia a piangere, a urlare, a
imprecare. «Figlio, - dice - sei morto come uno
stupido l Dio, perché me lo hai preso? Se esisti, perché
fai di queste cose? >>. Quali parole di conforto posso
trovare, io, per quest'uomo senza un briciolo di fede e
di amore verso Dio? Lasciamo che si sfoghi, perché
il dolore lo rende incosciente e irresponsabile. A poco
a poco si calma come spossato; io passo a visitare gli
altri feriti.
Sul tardi era in programma la processione. Prego che
rinuncino in segno di lutto, ma non ne vogliono sapere.
Scongiuro che almeno tralascino le musiche, non cedono.
Allora, prima di metterci_ in marcia, rivolgo a tutti
parole chiare. (< Avete visto - dico. - Coloro che non
hanno fede, non hanno speranza in Cristo risorto, si tro-
vano come travolti dal dolore, distrutti dalla sventura.
Per loro la sofferenza diventa una tragedia senza spe-
ranza e senza rassegna~ione. [I lutto che ci ha colpiti
aumenti in noi la fede in Dio•>. La processione si svolge
devota e tutti pregano di più.
La risposta di Don Bosco
A sera, tornato in canonica sfinito, mi sentii d'im-
provviso solo in un paese di sconosciuti, contro i quali
dovevo lottare per far loro del bene, e d'improvviso mi
parve di capire i drammi di quei sacerdoti che proprio
tra quelle stesse mura avevano portato per anni il peso
di una solituùinc che io in quel momento appena sfio-
ravo. Finora avevo sempre lavorato in case salesiane,
accoglienti e chiassose, tra confratelli cordiali. e com-
prensivi; mai mi ero sentito solo. Adesso mi pareva di
capire che se non si è eroi ma soltanto uomini, in certi
momenti si può anche non trovare più la forza del pro-
prio difficile dovere, si può sentire Dio lontano e il com-
promesso vicino, si può cedere allo scoraggiamento,
dimenticare il proprio sacerdozio e ripiegare su cose
più umane. E capivo che proprio il fallimento di questi
sacerdoti aveva contribuito a rendere più incredula la
gente, e più lontana da Dio. Era un circolo chiuso: i
cattivi cristiani guastavano i sacerdoti e i cattivi sacer-
doti rendevano peggiori i cristiani. Il tutto in una squal-
lida cornice di povertà materiale, intellettuale e morale
che Dio non ha voluto e che gli uomini non devono
tollerare.
Mi domandai se questo paese avrebbe trovato in sé
le forze per risorgere a una vita autenticamente cri-
stiana. Ricordavo che quasi tutti i bambini da me bat-
tezzati in quei giorni erano illegittimi, senza padre.
Andai a sfogliare il registro parrocchiale dei battesimi,
lo sfogliai n~lle pagine degli anni andati, trovai che la
me<lia degli illegittimi si aggirava sull'853/o. Dunque,
non esisteva la famiglia. E dove manca questa base
naturale, non si può costruire il soprannaturale.
Da allora ho riflettuto a lungo, e alle inquietudini
che mi tribolavano credo di aver trovato una risposta.
L? risposta di Don Bosco: anelare ai giovani, incomin-
ciare dai giovani.
Solo dai giovani si può partire per risanare le famiglie.
I nostri collegi, pensionati, oratori, circoli giovanili de-
vono sfornare giovani cristianamente a posto, impegnati,
leaders tra i loro compagni, capaci di responsabilità.
Solo un laicato preparato, attivo e coraggioso può ren-
dere efficace il lavoro dei sacerdoti io cura d'anime.
Così, grazie all'esperienza inquietante che ho vissuto
a Cabure, un paesino venezuelano religiosamente a
terra, durante una settimana santa che fu per me una
settimana di passione, ho capito tutta l'importanza della
14 mia vocazione sacerdotale e salesiana.
VOCI DELL'ESPERIENZA
,, Era la mia prima esperienza di Esercizi
e, creda sinceramente, che ne ho avuto
un grande godimento spirituale del quale
non mi stancherò di rendere grazie al
Signore. Il mio animo si è aperto a verità
prima appena intraviste o addirittura sco-
nosciute... Se tutti i Cooperatori potes-
sero conoscerli e praticarli almeno una
volta l'anno I Per mio conto, sin da ora,
mi sono fatto fervente propagandista
degli Esercizi... JJ.
11 Per me tanto provata è/al dolore prima
con la morte di una figlia (26 anni), e da
quattro mesi con la morte di mio marito,
gli Esercizi, giorni di raccoglimento e di
preghiera, sono stati un vero balsamo, e
ne ringrazio il Signore... JJ.
,, Carissimi Salesiani, continuate sempre
cosi in questi vostri turni di Esercizi santi·
/'austerità va bene, il silenzio va bene, la
meditazione va anche bene: ma /'entu-
siasmo, la serenità, l'allegria sana e sor-
ridente, sono prettamente vostre. Il co-
statare quanto sia facile meditare con voi
sulle grandi misteriose verità della nostra
vita, quanto sia facile avvicinarsi sorri-
dendo, pur nella coscienza della propria
miseria, alla grandezza, all'amore, alla
misericordia infinita di Dio, fa bene a/-
l'anima, conforta a ritornare a immergersi
nella lotta quotidiana, conservando nel-
!'anima la gioia e la serenità JJ.
*
Sono brani autentici di lettere giunte
dopo un corso di Esercizi.
Certamente trovano la conferma di quei
Cooperatori che hanno potuto fare que-
sta meravigliosa esperienza di vita.
Esortiamo i tanti, i troppi Cooperatori che
non hanno mai fatto in vita loro gli Eser-
cizi, a seguire l'esempio.
Si programmano ferie, cure termali, viaggi
e crociere impiegando tempo e denaro
in larga misura; perché non pensare a ciò
che vale di più e costa di meno?

2.7 Page 17

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Esercizi spirituali 1971
PER COOPERATORI
PIEMONTE
Caselette (Torino): 9 - 13 giugno
Muzzano (Vercelli): 6 -9 agosto
LOMBARDIA
..;;:=== Como: 26-29 giugno
~ Como: 6-8 settembre
VENETO
Trento, Villa Belfonte: 15-18 luglio
Montencco di Monselice (Padova): 26- 29 agosto
Cison di Valmarino (Treviso): 22-26 settembre
EMILIA
Bologna: 11 -14 agosto
TOSCANA
Collesalvettl (Livorno): 29 luglio-1° agosto
MARCHE
Loreto (Ancona): 22-26 agosto
LAZIO
Frascati, Villa Tuscolan-a (Roma): 27-30 giugno
PUGLIE
Ostunl, VIila Specchio (Brindisi): 30 giugno-3 lugllo
CAMPANIA
Seiano di Vico Equense (Napoli): 14-18 settembre
(Cooperatori e familiari)
LUCANIA
Potenza, Casa S. Cuore: 25-28 agosto
SICILIA
Poggio San Francesco (Palermo): 1-4 giugno
Zafferana (Catania): 26-30 giugno
Zatterana (Catania): 27-31 agosto
Zafferana (Catania): 20-24 settembre (Cooperatori e
femiliari)
CAMPANIA
Seiano di Vico Equense (Napoli): 23-29 giugno
Seiano dl Vìco Equense (Napoli): 20-24 settembre (con
sezione per signorine)
CALABRIA
Bova Marìna (Reggio C.): 22-26 settembre
Soverato (Catanzaro): 27-30 settembre
SICILIA
Zatterana (Catania): 26-30 giugno
PER GIOVANI
PIEMONTE
Vische Can. - Betania S. Cuore: 18-21 marzo
VENETO
Valgrande di Comelico Sup. (Belluno): 1 -11 luglio
MARCHE
Lore10 (Ancona): 1-5 settembre (solo signorine)
CAMPANIA
Seieno di Vico Equense (Napoli): 29 aprile-2 maggio
Seiano di Vico Equense (Napoli): 20-24 settembre
PER CONIUGI
PIEMONTE
Muzzano (Vercelli): 13-17 agosto
LOMBARDIA
Como: 9-12 settembre
VENETO
Cison d, Valmarlno (Treviso): 18-22 agosto
LAZIO
Frascati, Villa Tuscolana: 27-30 giugno
PER COOPERATRICI
ORIENTAMENTO VOCAZIONALE
PIEMONTE
Muzzano (Vercelli): 1-6 agosto
Saluzzo, Casa « M. Regina»: 26-30 agosto
Muzzano (Vercellf): 30 agosto-3 settembre
Caseleue (Torino); 5-9 settembre
LAZIO
Frascati. Villa Tuscolana: 27-30 gi ugno (gìovanottì e si-
gnorine)
LOMBARDIA
Como: 10-14 agosto (signore e signonne)
Casbeno (Varese): 31 agosto- 4 settembre (signore e
signorine)
Zoverallo di Verbania (Novara): 10-14 settembre (signore
e signorine)
Zoverallo di Verbania (Novara) : 15-19 settembre (signore
e signorine)
VENETO
Clson di Valmarìno (Treviso): 8 -12 settembre
Verona, San Fldem:io: 9-12 settembre
PER INSEGNANTI
' CAMPANIA
(Sede da destinarsi): 30 giugno-2 luglio
PER SACERDOTI
PIEMONTE
Muzzano (Vercelli): 5-11 settembre
TOSCANA
Cale, (Pisa): 4 -8 agosto
MARCHE
Loreto (Ancona); 27-31 agosto
LAZIO
Frascati, Villa Tuscolana: 9-12 settembre
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi al
,, Delegato Cooperatori 11 della locale Casa
Salesiana o delle Figlie di Maria Ausilia-
trice, oppure alla casa più vicina.
15

2.8 Page 18

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scu
A ru:he da noi era tradizione che
la vita del noviziato avçsse una
variante nella passeggiata ànnuale.
Quando cominciammo a pensarci,
dalla nost ra coscienza emerse un
inquietante interrogativo: «Può an-
dare d'accordo con la nostra profes-
sione di povertà una passeggiata di
centinaia di chilometri, che costa
più di mille pesos e si esaurisce
in pochi •giorni?,>.
Discutendo la cosa tra noi, ci
trovammo d'accordo su di un'altra
costatazione: nella nostra vita, tutti,
etti più chi meno, abbiamo sempre
avuto tutto il necessario. Anche al
noviziato non ci manca nulla. Non
corriamo il rischio di ignorare che
cosa siala vera povertà che intendiamo
di professare, e di non maturare nella
nostra responsabilità personale? I
documenti conciliari, e in particolare
l'ultima istruzione sulla formazione
dei novizi, invitano a fare esperienza
concreta della povertà e del lavoro,
«per conoscere meglio gli uomini,
per irrobustire t"I carattere e la volollfà,
per sviluppare il senso di responsa-
bilità e imparare a santificare il
lavoro».
D'accordo col nostro Maestro,
decidemmo di rinunciare alla pas-
seggiata e di trascorrere un mese tra
i poveri lavorando e imparando da
loro la fatica e le privazioni.
Nell'oriente boliviano
Un mattino di primavera lasciammo
il noviziato con il cuore pieno di
sogni. In 15 ore di viaggio attraverso
570 chilometri, scendemmo da 2500
metri a 400, e dal mite clima di
Cochabamba a quello t ropicale di
Santa Cruz de la Sierra. Cominciam-
mo a sudare giorno e notte.
Ci vollero alcuni giorni per ac-
climatarci, e ne approfittammo per
un primo contatto con le popolazioni
dei dintorni, tra le quali avremmo
svolto in sc::guito un'attività pastorale.
Poi lasciammo la comunità salesiana
16 della Muyurina a Santa Cruz, che
S I pa rte pe r il lavoro.
ci ospitava, e ci recammo a circa
90 chilometri di distanza, per lavorare
tra i campesinos del nord.
Questa popolazione era riuscita, me-
diante un lavoro improbo e ignorato,
a trasformare terre selvagge e incolte
in campi di riso, mais e mandioca,
base dell'alimentazione locale. Noi
volevamo provare a vivere come loro,
condividendone il lavoro, la mensa,
la mancanza assoluta di ogni como-
dità. Non vi eravamo abituati perché
tutti studenti e, i più, di origine
cittadina. Pochi di noi avevano ma-
neggiato strumenti agricoli, e per
poco tempo.
Ecco il ritmo della nostra giornata.
Levata alle sei. Rifornimento allo
spirito con la meditazione e al corpo
con la colazione, e via subito per
portarci tra i coloni, lontani da 5 a
8 chilometri. Lungo I-a strada ci
fermavamo per visitare a gruppi. di
due le famiglie più bisognose, e
recare qualche soccorso.
Giunti sul posto, ci inoltravamo
nella selva armati Ji accet.te e di scuri,
per disboscarla e renderla coltivabile.
Prima bisognava liberare il suolo dalla
sterpaglia, e poJi abbattere gli alberi,
dal più piccolo al più grande. Alcuni
di essi impegnavano i nostri sforzi
per una giornata intera. Un lavoro
duro e faticoso . Il caldo tropicale,
la sete, i mosquitos e le formiche
rosse erano i compagni inseparabili
e tormentosi della nostra fatica.
Il campesino affila g li strume nti.
Abbiamo capito che cosa voglia
dire guadagnarsi il pane quotidiano
col sudore della fronte.
A mezzogiorno tor.navamo dalla
selva per la refezione. La consumava-
mo nelle capanne dei coloni, alla
loro stessa tavola, senza alcuna distm-
zione. Una zuppa di mandioca,
un piatto di riso con pomodori e un
po' di carne, il più delle volte sec-
cata al sole, con pane pure di mandio-
ca. La bevanda era l'acqua del fiume
che filtrava da piccoli pozzi. Non
c'erano stoviglie per tutti, e così si
mangiava a tu1 no. Questo nutrimento
doveva bastare fino a cena, alle
8 di sera. Di merenda, neanche
parlarne. Al più, qualche papaya
raccolta durante il ritorno.
La seconda parte della giornata
era anche più dura. Il lavoro conti-
nuava fino alle 17,30, quando stan-
chissimi, con le mani piene di vesciche
e affamati, affrontavamo i 5-8 chilo-
metri del ritorno. Meno male che
ci attendeva una doccia ristoratrice
con un'acqua tiepida che saliva da
c70 metri di profondità. Neppure la
cena era tanto desiderala come quel
ristoro.
Ma la stanchezza della giornata non
ci impediva assolutamente di parte-
cipare alla santa Messa, e di rendere
omaggio alla Vergine con la recita
del Rosario. La nostra unione al
Sacrificio del Signore ci sembrava
più vera: lo dicevano le nostre mani,

2.9 Page 19

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I
l
oven'
I novizi di Cochabamba (Bolivia)
raccontano la loro esperienza di vita
e di lavoro in mezzo ai campesinos
del chaco boliviano.
A l l avoro nella selva.
N ella « chosa1> di motacu riposa, mangia, si dorme.
iJ nostro volto, e un poco anche la
nostra fantasia.
Al termine della giornata non si
sognava altro che un buon letto.
In realtà ci attendeva un misero
giaciglio di tre o quattro centimetri
di spessore, steso in un angolo del
deposito ove i campesinos custodi-
scono i loro raccolti. Ma gli occhi
si chiudevano immediatamente e noi
sprofondavamo in un sonno ininter-
rotto fino al mattino seguente.
L'esperienza pastorale
Cosi per dodici giorni. Poi tornam-
mo a Santa Cruz. Fu un distacco
doloroso. Lasciavamo qualcosa di
noi stessi, ma portavamo nel nostro
animo qualcosa di quei campesinos:
la loro amicizia, la bontà, la sempli-
cità, il loro esempio. È gente vera-
mente povera; ma possiede ricchezze
invidiabili: fiducia nella Provviden-
za,· spirito di fraternità e di collahora-
zione, sincero amore vicendevole.
A Santa Cruz, nella casa salesiana
«La Muyurina 1>, ci attendevano i
festeggiamenti per il primo decennale
di fondazione. Noi abbiamo potuto
ammirare la ricchezza apostolica di
quella comunità, che non esaurisce
il suo lavoro nei diversi tipi di scuola,
ma si prodiga in varie opere assisten-
ziali e sanitarie per la gente del luogo.
La seconda parte della nostra
esperienza fu molto diversa. Al
mattino seguivamo lezioni di« teologia
della vita religiosa » e preparavamo
una relazione personale sul periodo
trascorso tra i campesinos. La sera,
fino a notte inoltrata, ci si occupava
nel lavoro pastorale. Volevamo portare
la parola di Dio alle popolazioni
assistite dai fratelli della Muyurina,
organizzando una specie di missione
popolare, allo scopo di purificare la
loro religiosità e costruire una vera
comunità cristiana.
La preparazione fu fatta in forma
capillare. A gruppi di due visitam-
mo famiglia per famiglia, invitando
tutti a partecipare alle conferenze
serali. Questo incontro familiare fu
utilissimo: creava un clima di con-
fidenza, ci metteva a contatto con la
loro vita, la loro mentalità, i loro
problemi, assicurando così alla no-
stra parola l'aderenza alle loro esi-
genze concrete.
Per lo svolgimento della setùmana
pastorale fummo aiutati da due
sacerdoti e da cinque Figlie di. Maria
Ausiliatrice. Si partiva verso le 8
di sera attrezzati con moderni mezzi
audiovisivi e svolgevamo argomenti
diversi a seconda delle categorie di
persone a cui si parlava: uomini,
donne, giovani, ragazzi. Non dapper-
tutto trovavamo l'energia elettrica
per far funzionare i nostri strumenti,
ma la buona volontà e il vivo deside-
rio di ascoltare la parola di Dio non
mancavano mai. Crediamo di aver
fatto qualche cosa; soprattutto cre-
diamo d'aver imparato molto da
quella gente semplice e buona.
Abbiamo concluso questo mese
straordinario con una profonda revi-
sione non soltanto dell'esperienza
fatta, ma di tutto il nostro anno di
noviziato.
Ecco le conclusioni a cui siamo
arrivati.
Vogliamo che questa esperienza
non resti una semplice parentesi
nella nostra vita, e non vada perduta
una grazia così straordinaria del
Signore. Desideriamo dimostrare con
i fatti che i giovani non intendono
consacrarsi a Dio per metà, ma
totalmente. Cosl abbiamo riesaminato
il nostro orario, ìl lavoro, lo studio,
il vitto, l'apostolato, insomma, tutti
gli elementi della nostra vita, e
abbiamo deciso di assumere un tono
di maggior austerità, di vera povertà
e di responsabilità, mediante l'occu-
pazione integrale del tempo e la lotta
a!Je agiatezze e all'improvvisazione.
Prima di lasciare la Muyurina,
abbiamo fatto un giorno di ritiro
spirituale, che segnasse come l'inizio
d i una nuova vita. Poi siamo tornati
a Cochabamba, per iniziare il tri-
mestre che ci porterà alla consacra-
zione religiosa più coscienti e ri-
soluti a essere (< uomini di parola>>.
I NOVIZI SALESIANI DELLA BOLIVIA 17

2.10 Page 20

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Don CARLO BRAGA, pioniere d
I1 3 gennaio di quest'anno moriva don Carlo Braga,
nelle Filippine. Pochi giorni prima, parlando ai no-
vizi di Canlubang, aveva fatto balenare la sua non
lontana messa di diamante: sarebbe stata per il 1974:
un triennio quindi di preparazione. Di ricordo in ricordo,
il suo cuore fece un gran balzo indietro di nostalgia.
Si rivide ragazzetto a Sondrio, nell'Istituto Salesiano;
era stato incaricato di prendersi cura della cameretta
di Don Rua, primo successore di Don Bosco, di pas-
saggio in quella città. Gli si era presentato felice e
Don Rua gli aveva preso le mani e, tenendole strette
nelle sue, gli aveva sussurrato, con un timbro di voce
indimenticabile: << Carlo, Carlo, noi staremo sempre
insieme ». Quello sguardo gli aveva perforato l'anima
come un raggio di luce. << Ah - diceva don Braga ai
novizi fìljppini di Canlubang - po~essi essere presente
a Roma per la prossima beatificazione di Don Rual •>.
Poi, aveva dato un altro colpo d'ala al suo discorso
avviandolo sulla pista del cielo e dicendo con scherzosa
sicurezza: (( Se debbo stare sempre con Don Rua, del
Paradiso io sono sicuro... beh, quanto al Purgatorio... >>.
Era stato quello il suo testamento, a cinque giorni di
distanza dalla morte.
Dall'Italia alla Cina
Era nato a Tirano, in provincia di Sondrio, il 23 mag-
gio 1889. Rimasto orfano di madre fin da fanciullo, era
cresciuto nell'Istituto Salesiano di Sondrio. Gli piacque
il clima di famiglia della casa di Don Bosco; vi si affe-
zionò e decise di viverci per sempre. ì.\\folti anni dopo,
don Braga sarà in Cina un autentico padre di orfani.
Ci sono a questo proposito tantissime testimonianze
di orfani cinesi (sacerdoti, salesiani e laici) che dichia-
rano di dover tutto al suo grande cuore.
A diciassette anni faceva i voti religiosi nella Società
Salesiana. Pass6 a Torino a compiere i suoi studi di
filosofia nel Liceo di Vals,1lice, dove ebbe come in-
segnanti don Cimatti, iJ futuro apostolo del Giappone,
e don Cojazzi, un conosciutissimo apostolo dei giovani.
Sull'Italia intanto si abbatteva la guerra; il gio':ane
Carlo Braga venne raggiunto dalla cartolina precetto
e inviato al fronte: tre anni di vita dura e rischiosa in
trincea. Alla fine delle ostilità viene smobilitato col
grado di sergente e si affretta subito a reindossare la
veste clericale.
Ordinato sacerdote, sente fortissima l'attrazione delle
missioni. La Cinll b.a un fascino su di lui inesistibile.
Raggiunge a Shiu Chow nel sud della Cina il vescovo
salesiano mons. Versiglia, grande leader dei missionari
salesiani in Estremo Oriente. Mons. Versiglia intuisci;
subito le doti educative di don Braga e gli affida la
direzione della «Don Bosco Middle School ,1 di Shiu
Chow. Don Braga vi esplica tutte le sue attività: peda-
gogiche, musicali, educative, ricreative. Ne fa un vivaio
di vocazioni, un terreno di collaudo per il lancio dei
missionari nel fronte fluido del Regno di 'Dio, un luogo
18 di rodaggio per i catechisti cinesi nei villaggi pagani.
Si susseguono intanto le grandi convulsioni politiche
del continente Cina, la guerra cino-giapponese, il mas-
sacro di mons. Versiglia e di don Caravario (martiriz-
zati dai pirati), l'urto fra i nazionalisti di Ciang Kai-shek
è i comunisti di Mao Tse-tung. Don Braga, all'età di
40 anni, è chiamato a sostituire l'ispettore salesiano
don Canazei, eletto vescovo. Il nuovo Ispettore lette-
ralmente esplode di slancio missionario: conosce Ja
lingua e i costumi cinesi, intreccia una fitta rete di
amjcizie e di conoscenze, utilizza ·te belle doti che gli
ha dato il Signore, ama i giovani come pochissimi altrir
è imbevuto fino all'osso di ottimismo e di spirito sale-
siano. Le missioni salesiane della Cina sotto la sua
direzione conoscono un'improvvisa epoca d'oro e una
fioritura rigogliosa: l'orfanotrofio e le scuole di Macao
fioriscono nei due prestigiosi collegi <• Yuet Wah •> e
«Do11 Bosco•>. A Hong Kong sorgono cinque grandi
e moderni~simc scuole con una popolazione scolastica
di circa 10.000 allievi.
Seconda guerra mondiale: molti confratelli salesiani
di varie nazionalità vengono internati dalle autorità
inglesi a Hong Kong. Don Braga ottiene, attraverso
la rete deJle sue amicizie, di raccoglierli tutti nella grande
città cinese di Shangai. Per invogliarli maggiormente
descrive loro la casa di Nantan come un'abitazione mi-
gliore che Hong Kong, quasi un palazzo fiabesco.
Trovarono invece una casa diroccata, ridotta dalla
guerra a un cumulo di macerie. Ma vi incontrarono
don Braga. Il suo cuore fu come la bacchetta magica
di una fata turchina che operò il miracolo di una tra-
sformazione radicale. Il deserto divenne prateria:
160 aspiranti salesiani cinesi, 400 ragazzi interni in
massima parte orfani, un rujgliaio di ragazzi esterni.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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el Regno di Dio
A Shangai funz:ionava solo la casa di Yangtsepou;
don Braga fece rinascere la seconda di Nantao e ne
fondò w1a terza. Si interessò della sorte degli italiani
della grande nave <<Conte Verde~ affondata nel porto
all'armistizio dell'8 settembre. Poi si spinse coraggio-
samente nel nord della Cina e impiantò l'opera salesiana
nella capitale Pechino: l'opera era per gli orfani, per i
ragazzi poveri e abbandonati che in quegli anni vaga-
vano numerosissimi nelle strade o morivano di fame.
A Pechino si realizzò i.l sogno profetico di Don Bosco
che molti anni prima aveva visto i Salesiani insediarsi
in quella vastissima capitale.
Una lampada che arde e che splende
Contemporaneamente l'opera salesiana sotto il suo
impuJso si irradia fino a Kuemming, ai confuù della
Birmania, nei centri chiave della penetrazione del
Vangelo. Don Braga lo fa con una tecnica istintiva di
apostolo; pare quasi di rileggere le pagine più splen-
denti degli Atti degli Apostoli, con San Paolo che fonda
nuove comunità cristiane in zone di grande importanza
demografica.
Era ormai ispettore da vent'anni, quando si abbatté
suJJa Cina la tremenda bufera comunista. Don Braga
si trovò nell'occhio del ciclone. Il comunismo spazzò
via tutto. Fu uno schianto. Tutto distrutto? Apparen-
Lemente sl, ma i.I Regno di Dio lavora occultamente:
è <1 il mistero~ del Regno di Dio. Su suggerimento del
Rettor Maggiore don Pietro Ricaldone, don Braga
dirottò il suo lavoro verso il sud-est asiatico c in tre
anni di.ede inizio all'opera salesiana nelle Filippine,
(t:<Jlllinua a pag, 20)
Don Braga all'cc lnter-
nationa l .lambor6e 1>
del 19S9, rivelò un di-
namismo e un entu•
siasmo in contrasto
con i suoi 70 anni.
_Jj.
È uscito il quarto volume
della prima
ENCICLOPEDIA
DELLA BIBBIA
in lingua italiana
Opera grandiosa in sei volumi. Sarà completata
entro il 1971.
CONTENUTO
Si tratta del lavoro più complesso e impegnativo
affrontato in questi ultimi anni nel campo edito-
riale cattolico.
Tutto ciò che la Bibbia può dire all'uomo di
cultura, nel campo teologico, filosofico, storico.
geografico, etnografico. liturgico. catechistico,
P,astorale.
Aggiornato al documenti del Vaticano Il e
alle ultime scoperte archeologiche. filologiche e
scientifiche.
Oltre 300 esperti, in ogni parte del mondo,
appartenenti a diverse confessioni religiose,
hanno studiato, vagliato, coordinato innumere-
voli dati.
L'opera, realizzata con l'apporto dei migliori
esegeti e biblisti, è alla portata di tutti e mette a
disposizione una massa enorme di dati, non
sempre reperibi/1 negli altri commenti o anche
in trattazioni scientifiche.
PER L"ACQUISTO:
Prezzo compless. dei sei volumi L. 90.000
Prezzo di ogni volume L. 15.000
Malgrado i forti aumenti nel settore editoriale ri-
mangono ancora valide le seguenti facilitazioni
di acquisto:
Prenotazione con pagamento antici-
pato di tutta l'opera L. 78.000
Acquisto dei primi 4 volumi e prenota-
zione degli altri, ogni volume L. 13.500
ORDINATE DIRETTAMENTE A:
EDITRICE L.0.C. • 10096 T0RIN0·LEUMANN
oppure tramite una delle Filiali L.D.C. o
Libreria di vostra fiducia.
19

3.2 Page 22

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con la fondazione di Tarlac, e in Indocina (oggi Viet-
nam) con la fondazione di Hanoi.
Don Braga aveva allora 63 anni; sentiva che era
tempo di tirare i remi in barca. La sua lampada, rimasta
sempre accesa in mezzo alle tempeste, dava una luce
sempre più spirituale. Come semplice confratello rien-
trò nei ranghi e si diede a un'opera più fine: quella di
confessore dei giovani e di direttore spirituale di anime
consacrate. Si faceva inviare dall'Italia le pubblicazioni
più belle sulla Sacra Scrittura, soprattutto sui Vangeli;
si abbeverava alle sorgenti della Parola di Dio. La sua
anima diventava, secondo l'espressione di Gesù, <• una
sorgente di acqua viva che zampilla in vita eterna ».
Negli ultimi tempi gli ritornava vivo il ricordo degli
anni lontani della sua prima giovinezza salesiana in
rtalia : ricordava i suoi indimenùcabili exallievi del
San Giuseppe e del San Giovanni a Torino; che a cin-
quant'anni di distanza gli si mantenevano affezionatis-
simi. Don Braga li chiudeva nel circuito del suo affetto
e della sua preghiera.
Aveva partecipato a sette Capitoli Generali della
Società Salesiana, portandovi una nota tutta sua di entu-
siasmo, di gioia e di ottimismo; conosceva la Congre-
gazione come i vecchi salesiani della scuola di Don Bosco;
era stato un pioniere del Regno di Dio. Poteva quindi
dire sorridendo ai giovani novizi filippini che pensava
al Paradiso come se già lo possedesse.
Mons. Versiglia, il f uturo primo martire salesiano,
In umile servizio di parrucchiere a don Braga.
Il 3 gennaio, alle 5130 del mattino, a San Fernando
(Filippine) si accingeva a scendere in chiesa come il
solito per la celebrazione della Messa. Un improvviso
malore lo afferrò come una morsa. Chiamò aiuto. Due
sacerdoti salesiani accorsero, lo aiutarono a coricarsi
sul letto. Respirava faticosamente. Erano gJj ultimi
guizzi della lampada. Improvvisamente spirò, senza
un sussulto di agonia. Il dottore, accorso pochi minuti
dopo, costatò il collasso cardiaco. 11 suo grande cuore
si era spezzato. Il volto spirava ancora serenità e pace.
Don Braga resta per le nuove generazioni l'indimen-
ticabile Patriarca delle Missioni della Cina, del Vietnam
e delle Filippine: << cara immagine paterna», «lampada
20 che arde e splende ,i.
Il GEN
sso
1gm1oovradme

3.3 Page 23

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Sera del 28 gennaio r97r: spettacolo folcloristico al Teatro Salesiano di V aldocco (Torino) da parte del
complesso artistico-musicale del GEN ROSSO. La parola GEN è un'abbreviazione indovinata di Gene-
razione Nuova. Sono i giovani alla ribalta. La sala è strapiena di giovani: un immenso catino giovanile.
In prima fila il Rettor Maggiore, don luigi Ricceri.
Ore nove precise: ha inizio Lo spettacolo. Incatena mbito. Orchestra, voci, musiche, luci armonicamente
fuse. Due ore di spettacolo: lo sovrasta un'unica idea, alternativamente variata e ripetuta: «Siamo tutti
fratelli, siamo tutti figli di un solo Padre che è nei cieli, vogliamoci bene, facciamo unità, troveremo
la gioia ». li un'interpretazione modema con i mass-media moderni della grande preghiera di Cristo nel-
/' Ultima Cena: <( Che tutti siano UNO •>. E ce lo dice Luciano, il cantante solista con la sua bella voce
di trascinatore giovanile e incantatore di anime; ce lo dicono le chitarre·e le parole degli italiani Lode e
Gioi, dell'argentino Horaào, del tedesco Wilfried, del belga Guy. Il cantante folk statunitense Aurelio
del Far West ha fatto delirare la platea. ivlario tempestava i cuori dei giovani con la sua bella voce pastosa
e la batteria del brasiliano Lucilio, i giochi ritmici con le noci di cocco dei filippini Cris e Edy, la tromba
dell'amerirano Rod, il pianoforte dell'italiano Nino, il sax del tedesco Manfred, l'organo di Billy, la bat-
teria dell'inglese Iv.like lo seguivano con wi mare di suoni.
Abbiamo parlato con qualcuno di quei giovani intemazionalisti dell'amore cristiano. Vengono da Loppiano
vicino a Firenze; han voluto dare uno spettacolo nella Casa Madre di Don B osco per esprimere la loro
--':ic01zoscenza al Sa11to che ha capito e amato tanto i giovani. <<E gli hippi.es e i contPstatori, e tutti gli altri
giovani ribelli?». Ci rispondono: << Sono una mitzoranza esigua, ma fanno notizia e tutti ne parlano. I
giovani che studiano e lavorano sono la stragrande maggioranza ma non fanno notizia e vengono dimen-
ticati. la stampu, la TV, le riviste giovanili dam10 spesso un'immagine falsa della gioventù. Ma i giovani
sono migliori della loro fama e sono più idealisti degli adulti>>.
Le canzoni che più hanno fatto bersaglio sono state quelle meditative e di contenuto profondo: Gioco
d'amore (<( Prendi, Signore, il mio nulla; ciò che io sono ti do >l), Il canto della libertà («I want w be
free, Voglio essere libero>>), Maria (una filigranata dichiarazione di· amore alla Madonna, in cui il Verbo
si è fatto carne), ~olo grazie (<< Finché respir_o avrò, vorrei poterti dire con la mia vita solo grazie>>).
Alla fine, quando tutta la platea giovanile ritmò la canzone finale Ho tanta gioia, pensavamo a Don
Bosco. Più di cent'anni fa, girava i paesi (come l'attuale complesso Gen) con la banda; le voci pulite dei
suoi giovani; allestiva il teatro, elettrizzava la folla, facetia una predica originale. La stessa che fanno
oggi i giovani del Gen con le loro chitarre elettriche.
21

3.4 Page 24

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NEL
MONDO
SALESIANO
La prima Conferenza annuale
ai Cooperatori di Torino
La domenica 7 febbraio, nella Basilica di Maria ~
Ausiliatrice a Valdocco, i Cooperatori Salesiani
di Torino hanno partecipato alla prima delle due
Conferenze annuali prescritte da Don Bosco,
seguita nel teatro della Casa Madre dal tradizio-
nale trattenimento-omaggio, presenti mons. Li-
vio Maritano, Vescovo Ausiliare e Vicario Gene-
rale di Torino, e Il nostro Rettor Maggiore
don Ricceri. Tenne la Conferenza mons. Mari-
tano, sul tema Il Carisma di Don Bosco, apo-
stolo dei giovani. con particolare riferimento al
fatto che Don Bosco, questo dono di Dio lo par-
tecipò ai suoi figli e ai suoi Cooperatori, renden-
doli parte viva della sua missione salvifica tra i
giovani. «Quello dei giovani - notò il Ve-
scovo - oggi non è solo problema attuale, ma
è problema acutissimo. I fenomeni dl cui siamo
spettatori, sgomentano l'opinione pubblica, la
Chiesa anzitutto. Ora il fatto che Don Bosco ad-
dita ai suoi Cooperatori come campo privilegiato
di lavoro la gioventll "povera e abbandonata",
rende la missione della sua terza Famiglia più
che mai attuale e urgente oggi nella Chiesa>>.
Rijeka (Jugoslavia)
Ventinove chierici salesiani
indossano l'abito religioso
Il 31 gennaio scorso, festa di San Giovanni ~
Bosco, la giovane Visitatoria Croata di Zagreb
ha festeggiato col Padre anche 29 giovani vir-
gulti salesiani. che hanno indossato la veste
chiericale nel noviziato di Rijeka. Il rito della ve-
stizione fu celebrato da don Ter Schure, membro
del Consiglio Superiore, presenti l'Ispettore don
Pavicic, i familiari dei novizi e una folla di par-
rocchiani. La nuova Visitatoria è entrata nel suo
primo anno di vita con evidenti indizi di una
promettente vitalità.
Buenos Aires (Argentina)
Due monumenti inaugurati
alla « Città Sportiva Don Bosco»
Al compiersi del primo centenario della chiesa ~
degli italiani «Mater Misericordiae» e del 95°
dell'arrivo dei Salesiani in Argentina, nella «Città
Sportiva Don Bosco». alla periferia di Buenos
Aires, sono stati inaugurati due monumenti: uno
dedicato a Don Bosco e l'altro a Zeffirino Na-
muncurà. Presenti le autorità, il vescovo dioce-
sano mons. Giorgio Carreras benedisse i monu-
menti in marmo, opera dello scultore italiano
Mario Pelletti. Tenne concerto la banda del
3° Reggimento Fanteria. Il rettore della Chiesa
degli italiani, don Francescò Daparo, illustrò Il
significato dei monumenti e presentò una pano-
ramica delle attività della « Città Sportiva Don
22 Bosco».

3.5 Page 25

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Don Ceria commemorato
nel centenario della nascita
Lo scorso 31 gennaio. festa di San Giovanni
Bosco. a Biella, per iniziativa dei Cooperatori,
fu commemorato i l centenario della nascita di
don Eugenio Ceria, lo storico di Don Bosco e
della Società Salesiana. Don Favini rievocò la
f igura dell'umanista, dello scrittore e del sale-
siano. L' « Orchestra d'Archi Biellese». diretta dal
M Emilio Straudi, eseguì un grandioso con-
certo di musica classica.
Don Ceria nacque a Biella (Vercelli) nel 1870.
S, consacrò a Dio, vivente Don Bosco, a 16 anni
di età, morì a Valdocco nel 1957. Dedicò il primo
periodo della sua vrta ai class ici greci e latini,
il secondo ai classici cristiani, il terzo (1929-57)
a Don Bosco e alla storia della Congregazione.
In quest'ultimo periodo, il più fecondo, continuò
le Memorie Biografiche di Don Bosco, lasciate
interrotte da don Lemoyne (scrisse gli ultimi
9 volumi); compilò gli Annali della Società Sa-
lesiana (4 volumi) e le biografie di Don Rua, di
Don Rina/di. di S. Maria MaZZ11rello, ecc.; de-
dicò gli ultimf anni alla pubblicazione dell'Epi-
stolario di Don Bosco (4 grandi volumi) e
dei Profili dei Capitolari Salesiani e di 33
Coadiutori salesiani. C'è da domandarsi come
abbia potuto compiere tanto lavoro scrivendo
tutto personalmente e a mano. Ma chi ha co-
nosciuto don Ceria ricorda che resisteva a tavo-
lino anche 12-13 ore al giorno, sorretto dalla
forte fibra, dalla potenza di sintesi dell'ingegno
e soprattutto dal suo abituale trasparente racco-
glimento in Dio.
A destra : un'istantanea di don Cerio storico che.. .
cons ulta le « fonti » .
Expo-Libro a Santo Domingo
Lo scorso ottobre il Presidente della Repubblica ~
Dominicana. dottor Joaquln Balaguer, inaugurò
nella capita le Santo Domingo l'Esposizione
Mondiale del Libro e il Primo Festival Inter-
nazionale della Cultura. Parteciparono alla Mo-
stra venti nazioni e molte Case editrici di di-
versi Paesì. Ogni notte nei locali della Expo-
Libro si alternavano spettacoli di complessi ar-
tist ici locali e internazionali. I Salesiani vi fecero
spicco con la presentazione d i diversi cori musi-
ca li e compagnie teatrali. Lo stand salesiano nel-
l'Esposizione del Libro metteva in mostra la pro-
duzione salesiana e quella delle Figlie d i Maria
Ausiliatrice nei cinque continenti: lavori di ca-
rattere catechistico, di formazione biblica e pa-
storale, diapositive e filmine della Elle Di Ci di
Torino-Leumann, del Centro Salesiano di Ma-
drid, del Salesian Cat. Centre di Hong Kong, di
editrici salesiane del Venezuela, Argentina, Bo-
livia, Portogallo, Francia e altre; volumi editi dal
f'ontiflcio Ateneo Salesiano di Roma su argo-
menti di filosofia, psicologia e pedagogiajedi-
zioni di letteratura, storia e cultura generale delle
editrici salesiane del Cile, Perù, Argentina, Bra-
sile; opere di spiritualità dell'editrice « Don Bo-
sco» di M onaco di Baviera; libri di sociologia,
diritto romano e un abbondante assortimento di
testi scolastici. catechismi moderni dell'editrice
«Don Bosco)> della Bolivia; varie enciclopedie;
interessanti collane di libri tecnicì, tutti di autori
salesiani. Suscitò stupore la Bibbia in giappo-
nese della « Don Bosco Sha » di Tokyo. Cosi
pure ammirate le riviste salesiane. Al centro il
Bollettino Salesiano nelle varie edizioni.
NEL
MONDO
SALESIANO

3.6 Page 26

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dalla sua patria adottiva. Quando ci
decidiamo di ritirarci, mi accompagna
in camera e, dopo qualche battuta
scherzosa, mi augura la buona notte.
Mentre ricambio l'augurio, gli scorgo
nelle pupille una luce w felicità. È
la gioia di chi si è donato totalmente
a Dio ed è felice della sua vocazione
salesiana e missionaria.
L' Ispettore don Colombini e don Laconi visitano la
moschea di Pattalung, la più bella della Thailandia,
Tla m10 arrivo in Thailandia -
li Terra dei Liberi - è stato
come quello del ladro nella parabola
evangelica: nel cuore della notte.
Ma l'Ispettore don Colombini e i
due direttori del Collegio Don Bosco
e San Domenico Savio, don Smit
e don Praphon, hanno montato la
guardia all'aeroporto. Impossibile
quindi eludere la loro sorveglianza.
Co~i quando mi affaccio all'uscita
dell'aeroporto di Bangkok, sono
a darmi il più fraterno benvenuto.
Ci dirigiamo subito verso la casa
<< St. Dominic >>, dove ha sede l'uf-
ficio ispettoriale. L'aria è calda: è
il clima di stagione, che va dai 30
ai 40 gradi.
Quando varchiamo la soglia della
«St. Dorninic School >>, un esile
salesiano coadiutore ci ha già aperto
tutte le porte e sorridente mi stringe
la mano. Al vederlo mi arresto
stupito. Non credo a me stesso.
La sottile figura mi trasporta di
colpo a decenni indietro, e mi ritrovo
24 sulla soglia di un'altra casa salesiana,
quella dì Bei1gemal in Israele. E
vi rivedo un altro salesiano coadiu-
tore: la medesima statura, la stessa
luce nello sguardo sereno, la stessa
premura verso gli ospiti.
li signor Della Valle - questo
è il suo nome - ha pensato a tutto
e vuole che si celebri questo primo
incontro con un rinfresco. E mentre
h.Li prepara, mi chino ali'orecchio
dell'Ispettore e gli sussurro che ho
trovato il sosia del sei:vo di Dio
Simone Srugi di Nazaret. E non
si tratta soltanto di una somiglianza
fisica; c'è anche il tratto, fatto di
grazia e bontà genuina.
Mentre ci si disseta, il discorso
si snoda limpido e arguto da parte
del signor Della Valle, che chiede
notizie di tutti: di Valdocco, dei
Superiori, del suo antico collegio
di fvrea, degli amici e compagni.
Sono tanti anni che non visita
l'Italia. Mi dice che la -firma per la
Thailandia l'ha messa per sempre.
E io penso che ormai nessuna forza
al mondo lo potrebbe smuovere
I miracoli della solidarietà
fraterna
Una nota che affiora tutte le volte
che un missionario è costretto a
marcare visita e a sostare in ospe-
dale, è il tormento della forzata ina-
zione, accresciuto dal pensiero del
superlavoro <li chi deve fare anche
la sua parte.
Cosi è di don Ponchione. Gli
faccio visita all'ospedale. Col corpo
è dentro, ma col pensiero è al «Phet-
bury Roaù i>, nel suo collegio. Mi
dice: «Caro don Làconi, mi con-
forta il pensiero che siamo in tempo
vacanza, perché quando uno si
ammala, sono guai per gli altri.
Siamo così ridotti di munero che se
manca uno, la sostituzione si fa
veramente dura •>. Ma in questi
casi pare si compia il miracolo della
moltiplicazione ùei pani: si molti-
plicano le forze di quelli che restano.
Accanto a don Ponchione incontro
mons. Jadot, Delegato Apostolico.
Anche lui è costretto a letto. Gradi-
sce la visita e ricorda le ~iornate
di missiologia a Lovanio, 1 nostri
dibattiti e le nostre conversazioni.
«Erano una gran bella cosa -
osserva parlando con fatica - ma
muoversi sulle prime linee, assistere
al lavoro che i missionari svolgono
giorno e notte per portare la luce
del Vangelo è tutt'altra missiologia.
Certe cose si ~piscono soltanto
vivendole. Ed è quello che cerco di
fare».
Mi ritiro perché monsignore è
troppo spossato per sostenere una
conversazione. Anche lui è stato
costretto a segnare il passo. Mentre
esco dall'ospedale, penso: «Ah, se
si potesse dare a.i missionari, tra

3.7 Page 27

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et' ' en'
le tante obbedienze, anche quella di
non ammalarsi mai1».
Le due opere salesiane di Bangkok,
la <◄ Don Bosco School •> e la <I St.
Dominic School >>, si guardano in
faccia, l'una di fronte all'altra. Sono
sorte come per miracolo dalle risaie
e dalle paludi. Un tempo questa
zona della città era un deserto, fuori
di Bangkok. Oggi siamo in piena
città. La larga via che le separa è
movimentatissima, come nelle grandi
metropoli.
Intensa la vita delle due scuole,
straripante il numero degli allievi.
Qui la crisi degli alunni non si
conosce; sono gli uomini che man-
cano. Giovani sacerdoti si sono rim-
boccate le maniche, hanno indossato
la tuta, ed è un mistero come riescano
a condurre avanti l'enorme istituto
tecnico-professionale con tutti i re-
parti di tipografia, saldatura mec-
canica, elettromeccanica, radiotecnica,
elettronica ecc. I ragazzi accorrono
da tutte le parti della Thailandia,
le autorità premono perché le due
opere si allarghino per accogliere
un sempre maggior numero di al-
lievi. Don Sanna mi fa da guida.
A visita finita, il solito ritornello:
<< Dica al Rettor Maggiore e al
Prefetto Generale che abbiamo biso-
gno di un valente coadiutore per
dirigere questi laboratori ».
O~gi il SOS è stato raccolto e il
coad iutore Silvio Dalla TotTC è
già consigliere professionale. Non
so se gli avanzi tempo per ripensare
al << Rebaudengo >>, che generosa-
mente è venuto in aiuto cedendolo
alle Missioni; ma se non ha tempo
lui a voltarsi indietro, tutti al «Don
Bosco » di Bangkok sentono la ri-
conoscenza per questa stupenda soli-
darietà fraterna che nella Congrega-
zione permette realizzazioni che han-
no dell'incredibile.
La vestizione d'un bonzo
Con l'Ispettore e altri confratelli
facciamo visita all'Arcivescovo di
Bangkok. Monsignore ha l'aria del
Pastore mite e buono. Ci intrattiene
in un clima di famiglia. I problemi
sono dovunque gli stessi; soprattutto
qui si sente il bisogno di operai
evangelici che siano capaci di in-
serirsi nella società thai in modo che la
luce del Vangelo penetri senza scher-
mo e apra la via al Cristo, nel quale
tutti possano trovare la salvezza
che cercano, spesso anche incon-
sciamente.
Dall'arcivescovado don Colombini
mi conduce alla Pagoda Imperiale
di Bangkok. Una meraviglia. Bangkok
è una città di pagode, veri gioielli
d'arte. Non finisco di ammirare.
Nella pagoda assistiamo alla vesti-
zione di un bonzo. Prende posto
Quando sto per uscire mi avv1cma
un altro bonzo e mi saluta in un
ingle.se passabile. Mi chiede donde
vengo. Gli rispondo con un nome
noto: Roma. Parliamo di tante cose,
poi eccolo voltare il discorso su di un
argomento che non mi sarei atteso.
Scandendo le parole, il monaco
buddista dice : << Coloro che profes-
sano una religione e sono consacrati
alla Divinità dovrebbero portare un
abito che li distingua. Noi qui in
Thailandia pensiamo così. Tanti vo-
stri preti e religiosi non portano
l'abito. Come si fa a riconoscerli?
Un soldato si mimetizza durante le
Ba ngk ok . Adoratori da va nt i a lla st a tua dì Budda nella
pri m a pagoda del r egno in ordine di t empo e di dignità.
davanti al Superiore attorniato da
altri bonzi. A destra di chi guarda,
un gigantesco Budda dorato, presso
cui assistono i parenti e un gruppo
di fedeli.
Il rito è severo, profondamenle
religioso. Odo inrncazioni e preghiere,
ùomande e risposte che non com-
pn:ndo. Alto, ascetico, con la tesla
rasa e la toga ~ialla, il novello monaco
buddista mi impressiona per il suo
aspetto convinto e raccolto durante
tutta la cerimonia.
operazioni belliche e così non lo si
distingue. dal verde della giungla.
Ma i religiosi sono annunciatori di
pace. Noi bonzi portiamo sempre la
nostra toga gialla ». Il discorso pro-
segue finché non mi raggiungono
don Colo,nbini e don Smit. Saluto
il bonzo e rientro al « St. Dominic 1>
raccontando alle mie guide il collo-
quio col bonzo. Don Colombini mi
ricorda che a Banpong incontrerò
don Ulliana, un esperto i_n materia
di buddismo.
25

3.8 Page 28

▲back to top
Che cos'è il buddismo
Siamo a Banpong per la festa di
San Giuseppe. Don Ulliana, chl·
è parroco a Danpong, ha una co-
munità cli fedeli assai bene organiz-
zata. Tra l'altro mi colpisce l'organiz-
zazione catechistica. Impressiona la
partecipazione dei fedeli, in parti-
colare dei gi0vanj e delle ragazze.
Tutti vi prendono parte attiva. Alla
sera si svolge una processione devo-
tissima. Strano, però: si porta lungo
le Yie la statua della i\\laùonna invece
di quella di ~an Giuseppe. Don
l ' lliana mi dà una motivazione di
sapore orientale. Dice: << Quando si
vuole onorare un sovrano, si onora
e si loda la sua sposa, la regina.
Cosl facciamo noi con San Giuseppe:
onorando la Regina sua Sposa, siamo
ru certi di rendergli l'onore più gradito>>.
Discutere buddismo con don
Ulliana c'è gusto perché rivela una
particolare competenza. Da anni egli
tiene corsi di filosofia cristiana ai
bonzi e.li Bangkok, e tra di essi conta
numerosi amici. Uno di questi ci
fa da guida nella visita a \\·arie pagode.
Don l'Iliana mi dice che il buddismo
è un sistema di vita monacale. Per
alc:uni abbraccia tutta l'esistenza,
per altri un solo periodo.
La figura del monaco huddista è
parte viva della vita della Thailandia.
Già in lontananza sì staglia, ben
distinta, la figurn cli un uomo che
porta una toga gialla che mai depone,
neppure quando va a dormire, perché
essa è il segno permanente di quello
che un monaco è o dovrebbe essere.
La toga gialla originariamente era
un drappo utilizzato per coprire un
cadavere. A sepoltura fatta, il drappo
veniva raccolto e indossato dal mona-
co. 1 buddisti riguardano la veste
gialla con un rispetto sommo, scor-
~endo in essa il simbolo della per-
sona che ha rinunciato a tutto. Per
ru questo l'incontro con <<monaci» -
come li chiamano essi - altre re-
ligioni che non portano nessuna
di\\'isa, urta la loro sensibilità.
Se i monaci buddisti vestissero
come gli altri, chi penserebbe ad
arruolarvisi ? E La gente non darebbe
loro da man~iare come fanno ora.
Fornire a decine e decine di migliaia
di monaci il nutrimento quotidiano
è un dovere sacro per tutti. Don
lJlliana mi compendia la conver-
sazione sul buddismo affermando:
<< fl buddismo 11011 è una dottri11a
Leolngica, ma è vita. vissuta•>.
Annualmente si hanno da 300.000
monaci temporanei e dai 45 ai 50.000
stabili. li genere di vita che condu-
cono nel silenzio, nel la meditazione,
26 nella preghiera, impone serie rifles-
J
,
.
fI
,
\\
,il,
,.
, li
sioni a tutti 1 missionari. l\\rerita
studio La strategia con la quale il
buddismo si è diffuso così rapida-
mente, per scoprire le vie più con-
naturali al popolo thai per una più
rapida penetrazione dd cristiane-
simo.
Don Ulliana mi confida che in
,ma riunione di sacerdoti tenuta nel-
l'agosto del 1968, presente mons.
:.'\\ittayo, tutti convennero sulla neces-
sità della vita monacale e contempla-
tiva quale forma adatta al tempera-
mento dell'anima thailandese.
La scimmia-operaia
Il programma preparato dall'I spet-
tore ci conduce fino alle porte della
Malesia. Al volante si alter-nano
don Smit e don Praphon. Dovunque
la gente accoglie con un sorriso.
Il sorridere è per i thailandesi come
il profumo delle rose. Lo spandono
sempre e s i confonde con la lumi-
nosità Jel loro sole e della loro terra.
Don Praphon mi assicura che questa,
non la Pale!"tina, è la terra promessa.
Fermando la macchin.a davanti a un
mercato di frutta: «Guardi - mi
dice - che varietà! Vede l'uva
bianca e nera? Vìene tre vohe al-
1'anno•>. Don Praphcm ha ragi_one:
la Thailandia è una terra promesscJ,
ma perché alligni e prosperj la «vite
vera•> che è Cristo, quanto lavoro
resta da fare!
Intanto si arriva alla Bishop's
House della diocesi ili Surat Thani.
Ci accoglie mons. Carretto, già vesco-
vo <li Ratbury. '.\\lonsignore mi de-
scrive la sua nuova diocesi . << QuanJo
sarà pronta - mi dice sorridendo -
passerà come la precedente a un
Vcscovo autoctono •>. Egli nel suo
lavoro si è prefisso questo traguardo:
dice che ciò che conta è che Cristo
sia predicato. Egli intanto svolge
una intensa attività pastorale cli
promozione umana e cristiana.
:\\rei congedarnù ammiro i cocchi
altissimi del giaTdino. Tutta la Thai-
landia i.; ricca di piantagioni di cocchi.
Osservc) e mi viene spontanea una
domanda: << Come si fa a raccoglier-
li?». Semplicissimo: servendosi della
((scimmia-operaia•>. Nessun senso di-
spregiativo nel termine. J raccogli-
lori <li noci di cocco ammaestrano
tielle scimmie, che salgono con una
svelte1.za incredibile fino in cima
alla pianta, legate a lll1a corda che
tiene nelle mani il padrone. Con
sicurezza e maestria afferrano i coc-
chi a uno a uno, li storcono fino a
che:: non si staccano e li lasciano
cadere al suolo. Alcuni proprietari
hanno una decina di queste scimmie.
1I possederne un paio è già una pic-
cola forhma,
Una ragazza regista
Ai confini della Malesia lavorano
tra i cinesini don Forlazzini e don
Casetta. .Nella selva certi tipi di
guerriglieri formano una catena in-
visibile che dalla Cina va fino a
Singapore. «Se dobbiamo girare
mi dice don Forlazzini - si va

3.9 Page 29

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A Surat Tha ni, n ella
diocesi di mons. Car-
retto ( ìl pr imo a s 1ni•
s tra) . Alla conve r sa-
zione sembra prender
parta anche la cc scim -
mia - o peraia», c he il
suo padrone porta al
lav oro in bic i.
Don L6coni con bam -
bini delle nostre scuo-
l e di Bet ong, un·oasi
cinese in un gruppo
etnico malese.
con la veste talare. Solo così ci
riconoscono e rispeltano. L'abito
sacerdotale è un buon lasciapassare
anche agli occl1i dei briganti! >>.
La sera è stupenda. Nel giardino
della missione si gode una brezza
deliziosa. Ragazzi e ragazze improv-
visano un'accademia per festeggiare
l'arrivo dell'Ispettore e dei tre com-
pagni di viaggio: canti e recite,
danze e musiche a non finire. Og11i
gesto è pieno di leggiadria. Una
ragazzina di 14 anni pr~senta e dirige
tutto il programma. E una regista
nata, con un'_anima ùi artista. Yla
noto che un'ombra di malinconia
le vela il volto. Don Forlazzini mi
informa che è la figlia del sacrestano
della Missione. Poch i mesi fa il papà
fu sospettato di fare la spia ai guer-
riglieri e ai banditi che e~torcono dai
piantatori di un canone per ogni
pianta. Con un facile pretesto d'ami-
cizia vennero a prelen1rlo in casa
sul calar della notte. Dalle mani di
quegli strani amit:i non tornò più
vivo.
Davanti alla porta di casa fu rin-
venuto un grande cesto. Scopert'I
macabra: dentro c'era il corpo del
poveretto fatto a pezzi! ...
La balena di Hua Hin
Sulla via ùcl ritorno percorriamo
mille cl1ilornetri in un giorno. Una
breve sos~a a Yala da don Frigerio
e da don Sacco. Qui come da tutti
i rniss1onari e:i si sente di colpo a
casa propria. E l'ospitalità dei tempi
apostolici, fatta dj gioia e ùi cordialità
fraterna.
Lungo il camminf> sostiamo ad
ammirare il grande Budda dormiente,
dentro un'enorme grotta scavata nella
roccia. È un santuario con lo sfondo
di uno scenario incantevole. Turisti
e pellegrini vi act:orrono numerosi.
Dovunque oggetti di devozione come
in un santuario d'Europa. Centinaia
di fedeli vengono a pre~are, a chiedere
fortuna e successo negh affari. Ancora
ci arrestiamo a visitare la montagna
delle scimmie, donde furono scelti
degli esemplari per i voli spaziali.
A Hua Hin ci aspetta don Provera.
Tra le cose interessanti, vi ammiria-
mo il museo, allestito con gusto arti-
stico e divenuto celebre per lo
scheletro gigamesco di una balena.
In tutta la Tlrnilandia esistono soltan-
to due scheletri di balene così gi-
gantt-schi. Uno in un museo statale
e l'altro dai salesiani di Hua rnn.
Oon Provera raccont,1. La balena si
era adagiata morente suUa spiaggia
e Il, sp()ssata, si era fermata per
sempre. I salesiani con i lorn aspiranti
a..:corsero e. dopo un lavoro di due
~ettimanc per spol parla e ripulirla con
l'aiuto di g-entc esperta, riuscirono a
portare in casa il mostruoso scheletro.
La balena di Hua Hin è un'at-
trattiva che ha il suo peso su molti
visitatori, ma è anche un'espre~sione
dei contributi che i missionari hanno
sempre saputo dare alla scienza.
Nel musco è raccolto altro mate-
riale -prezio!-o che offre aI visitatore
un saggio delle ricchezze naturali
del paese.
Anche i ciechi
ricevono la luce
Durante il corso di Esercizi spi-
rituali predicati alle Figlie di Mai ia
Ausiliatrice l'Ispettrice madre Gal-
lina mi parla dei vari progetti per
il futuro del loro apostolato in
Thailandia e del bisogno di suore
giovani, aperte e intelligenti per
conoscere bene la lingua e il tempera-
mento thai e così essere in grado di
svolgere un apostolato proficuo.
Ma c'è un'opera che la Madre
Ispettrice mi esorta a visitare: è la
Scuola per bambini ciechi di Bangkok,
un'opera che attira tanta simpatia e
benevolenza verso le Suore di Don
Ilosco. La visito e vi trovo una piccola
folla di bambini e di bambine con
gli occhi senza luce, che vanno e
vengono e s-i muovono sicuri come
se ci vedessero. Avvertono quasi
per istinto la presenza delle suore,
che sono per loro guide, sorelle,
mamme.
Esse prestano loro i propri occhi e
le proprie mani e tutta la loro vita
stessa per renderli meno infelici. E io
penso che anche quei bimbi e bimbe
dagli occhi spenti ci vedono in forza
deUa carità che anima le Figlie di
Maria Ausiliatrice. Chi ama è nella
luce e la diffonde. Alla Scuola per
bimbi ciechi di Bangkok anche i cie-
chi ricevono la luce.
Ed è la luce vera, Cristo.
DON FRANCESCO LACONI 27

3.10 Page 30

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Una ra
I nvio qualche notizia sulla missione fra gli indi Moros.
L'articolo che -venne pubblicato l'anno scorso a ri-
guardo dei Moros sul Bollettino Salesiano fece del gran
bene: l'ingegnere agronomo laico, che lavora attual-
mente qui con me, deve tutto a quell'articolo.
Ecco allora le notizie: il 19 aprile di quest'anno ci fu
una festa meravigliosa. Il vescovo mons. Alessio Obelar
battezzò 33 nuovi. indigeni l\\Ioros, oltre a 55 cresime,
23 prime comunioni, 9 matrimoni. Le famiglie cri-
stiane sono salite a 31. Le autorità paraguayane e quelle
brasiliane del vicino Mato Grosso presenziarono alla
cerimonia e fecero da padrini.
La ao,itra missione è in un rapido processo di tra-
sformazione: diventa sempre più bella e più grande,
Ogni sera del mese di maggio ci furono più <li cento
comunioni da parte di questi uomini che fino a ieri
erano selvaggi, ancorati all'età Jella pietra. Poco
tempo fa un gruppo di tz uomini partì per la
selva per cercare di trascinare qui nella missione i loro
parenti. Sono migliaia i selvaggi che vivono ancora
dispersi nella foresta. La foresta dà loro il necessario
per vivere: frutti, micie, sch·aggina (danno la caccia
alfa tartaruga, al maiale selvatico, all'armadillo e al
formichiere). Nei luoghi dove ci sono acquitrini e corsi
d'acqua praticano la pesca con grandi reti circolari.
La trihtì dei Moros o Ayoveos è suddivisa in diversi
gruppi. lo conosco i seguenti: Guiday Goosode (che
vuol dire Gente del Paese), Nupedoy Goosode (Gente
del Buco), Kuchocoy Goosode (Gente della Casa), Garay
Goosode (Gente della Pampa), Wechiomito Goosode
(Gente che vive più in là), Tolodié Goowde (Gente del
Maiale). Altri 8 gruppi sono stati falciati dalla morta-
lità o si sono incorporati con diversi clan.
Tra i Moros, oltre ai gruppi, esistono anche i clan.
I clan formano una maglia di parentado, in genere
28
esogamico. La discendenza segue la linea paterna, ma

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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ChacoBo
la residenza è matriarcale. Quando portano in casa la
cacciagione, la madre della sposa del cacciatore riceve
la porzione più grossa e più bella del bottino; ultimi,
quelli del clan. O~ni clan ha un suo totem e si autodi-
chiara padrone d1 un gruppo di oggetti naturali che
costituiscono come il suo distintivo, la sua carta di
identità. IL clan può lasciare come segno della sua pre-
senza alcuni di quegli oggetti, pc.r esempio le piume
dei pappagalli, se i pappagalli sono patrimonio del clan.
Per incorporare al clan un l(Ualche nuovo individuo,
gli fanno un bagno rituale. A me, per esempio, nella
foresta al primo incontro fecero cosi: mi lavarono,
mi dipinsero e verniciarono tre volte. Oltre al proprio
nome individuale, il maschio adulto porta pure il co-
gnome tratto dal nome del figlio. Si fa così: si prende
il nome del figlio o della figlia, gli si aggiunge il suffisso
finale «>> che vuol dire <1 padre di >> cd ecco fatto.
Se un uomo, per esempio, ha un figlio di nome Pahei,
quell'uomo avrà il cognome di << Paheidé >I che vuol dire
«padre di Pahei •>.
Un individuo diventa capo tribù se possiede qual-
cuna di queste connotazioni: Asuté l'uomo che uccise
un ·altro uomo, il guerriero degno Ji rispetto), Edugenay
(l'uomo più alto di statura e più grande), Angarani
(l'uomo degno di essere ascoltato, cioè il miglior par-
latore). Il rispetto per un Asuté dipende dal suo valore
di guerriero e dal numero di nemici abbattuti in com-
battimento.
Una delle feste più importanti dei Moros è la ceri-
monia rituale per un uccello notturno chiamato Asonia.
Ogni anno, il 15 di agosto (e i Moros non si sbagliano
mai, pur senza calendario e orologio; sanno cronome-
trare il tempo molto bene) Lavano tutti gli oggetti di
uso personale e digiunano 3 giorni: gli uomini a parte,
e le donne a parte. Al quarto giorno sciamano nella
selva a cercare miele silvestre e lo portano a casa senza
mangiarlo. Poi fanno festa per Asonia. Asonia per loro
fu la prima donna a1 mondo uccisa dal marito perché
infedele. Dopo la morte si cambiò in uccello notturno;
cercò le tenebre per la vergogna.
Le malattie e la morte, secondo loro, sono provocate
dagli spiriti cattivi; per esorciz.zarli piantano dei pali
dipinti di nero davanti all'ingresso delle case.
Quando nasce come primogenito una femminuccia,
la uccidono. Uccidono anche i vecchi incurabili e i
gemelli. Manifestano il loro dolore per la morte di
qualcuno del gruppo bruciandosi le braccia o tagliuz-
.zandosi La fronte; poi piangono e gemono tutta la notte.
L'uomo bianco lo chiamano << Amuranakot •> che vuol
dire «indemoniato 1>. «Naròpie » è il luogo di soggiorno
dei morti e significa «acque bianche •>. Credono in un
premio e in un castigo.
Sono convinto che abbandonare di propria volontà
tutte queste credenze e tradizioni di clan per aderire
alla -religione cristiana non sia una cosa facile. Però
guello che non riesce a fare il missionario, lo fa Dio.
E Lui che trasforma le anime. Ogni sera nella recita del
Rosario con i Moros, quando cadono le tenebre sull'im-
mensa selva del Chaco Borea!, noi preghiamo per i
benefattori della nostra missione.
Ci sentite al filo telefonico della preghiera ?
Grazie.
DON BRUNO STELLA
Miss. Sales. « lndios Moros»
Pueno Maria Auxiliadora
Chaco Paraguayo - Paraguay
Abbiamo ricevuto una seconda lettera di don Stella,
nella q1uùe parla del sorprendente fervore di vita cristiana
tra i Moros. La pubblicheremo in un prossimo numero. 29

4.2 Page 32

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PER
INTERCESSIONE
DI
MARIA
AUSILIATRICE
E DEL
SUO APOSTOLO
SAN
GIOVANNI
BOSCO
L' HA AFFERMATO
LO STESSO CHIRURGO
Il mio bambino Ignazio di due anni di età
ebbe un forte attacco di appendicite. 11
medico lo mandò alla clinica della città.
il professore, al vederlo, disse: « Si
tratta di una peritonite gravissima: tento
di operarlo tra la vita e la mortel>. lo che
sono devoto di Maria Ausiliatrice, lo af-
fidai a Lei, sicuro che l'operaz·ione sarebbe
riuscita bene. Non fui deluso. Ma undici
giorni dopo ebbe un altro attacco e il pro-
fessore dichiarò: « Lo aprirò, ma questa
volta solo un miracolo del cielo può sal -
varlo ll. Lo affidammo nuovamente a
Maria Ausiliatrice e l'intervento ebbe un
esito così felice che lo stesso chirurgo
disse: « Questo è stato un vero mira-
condizioni fisiche. Mi furono imposte
visite mediche e radiografie. Il mio male
misterioso venne diagnosticato. Occor-
reva un intervento urgente perché si
profilava un'occlusione intestinale che
si prevedeva letale. Cosciente delle con-
dizioni del fratello e mie, misi me e il
fratello sotto la protezione di Maria Au-
siliatrice e dei Santi salesiani. Venni
operato il 6 agosto mentre i l fratello
continuava a trovarsi tra la vita e la
morte, nella completa immobilità. Nel
settembre tutti e due uscivamo dalla cli-
nica guariti. Ora siamo in buone condi-
zioni, ma attendiamo ancora dalla Ver-
gine un completo ricupero delle forze.
DON GIUSEPPE VIRZ/, sales/ano
Cl HANNO PURE
SEGNALATO GRAZIE
MESE D1 MARZO (continuazione)
llordlga Caterinn - Bordone Domenica - Borgbesio
Pic·rirm - Bottoli ,Bortolo - Bosco f..·tm. - Bosisfo
Luigi!I • fiosso Clara - Bovìo AnRcla - Iloz.zano
Arge.nu..na - Bracco Scrutino - Bramanti Bruna -
Urischi Augw,to - J3nmo Caterina - Bufoni Ra-
chele - Brune.ro Gili M~rgheri1a - Dusetto l.n:na -
Cabhni Enric;\\ - Caciagll Ananmaria - Caffa
Silvio - Calligaris Morfo Dolores - Camot'.la Car-
men - Cand1..-ò Mario e Giannina - Canriello Pri-
mula - Cao S antuzz:l - Cupodicas.1 Carolina -
Capriolo Riui - Cnromuntc Lena - Caretta Grosio
IVbt1u - Cascina Giovannn - Cassano Francesco -
Cassjs Anna - Cnmnia Mari« Tfta - Cavallasca
Curia Cavassa Luigioo - Celada Maria - Cerri
A1bio11 - Chnsseur Rosa - Cicca.resi Anna - Cimino
Rosinu - Cipriani Ponzinoo .. Cisl Fausto - Colombi
colo». Oggi che il bimbo corre e gioca
come tutti g li altri bambini della sua età,
desidero che la grazia venga conosciuta
a gloria di Maria Ausiliatrice.
VUOLE CONTRATTARE CON LA MADONNA
Villardondiego (Zamora)
SIRO MANTl:CA
caoperalore salesiano
Una signora di 80 anni, ricchissima, piena di spavento nel vedersi
vicina la morte, chiese a Don Bosco la grazia della guarigione.
- La Madonna - rispose Don Bosco - le farà la grazia ·purché
lei sia disposta a fare un'offerta per la chiesa che si sta costruendo in
GUARITA DA COLLASSO
CARDIOCIRCOLATORIO
suo onore a Valdocco.
- E quale somma devo dare?
Nel gennaio 1970 mia madre fu colpita
da grave collasso card iocircolatorio, che
fece temere per la sua vita. Pregai allora
con fervore Maria Ausiliatrice e San Gio-
vanni Bosco perché mi ottenessero la
- Veda lei. Dia una somma che sia proporzionata alle sue sostanze.
Consideri la gravità del suo male e la sua età avanzata. Pensi che, es-
sendo sul punto di lasciare tutto, per conservare tutto può ben sacrifi-
care qualche cosa.
- Ma io non saprei che cosa fare per la sua chiesa.
guarigione, promettendo l'invio di un"of-
ferta e la pubblicazione della grazia. Oggi
lo stato di salute della mamma é soddi-
sfacente. Adempio quindi di tutto cuore
la promessa fatta, confidando nella co-
stante protezione di Maria Ausiliatrice e
del suo Aposto lo.
Granozzo (Novara)
ANNA MONTALDI
- Se crede, potrebbe incaricarsi della costruzione di un altare.
- E quanto costerebbe?
- Non saprei, ma credo dalle sei alle otto mila lire.
- Otto mila lire! È troppo, non posso.
- Faccia quello che può. Desse anche solamente un soldo, se questa
offerta è proporzionata alle sue sostanze, la Madonna le farà La grazia.
- Va bene: ci penserò.
Intanto la malarcia precipita. Ed ecco venire due suoi cugini a far
visita a Don Bosco. L'inferma infatti non aveva né figli né nipoti, ai
quali trasmettere L'eredità. Dopo i primi complimenti, costoro vennero
GUARISCE DUE FRATELLI
IN GRAVI CONDIZIONI
al sodo.
- Perdoni, Don Bosco, ma la somma di otto mila lire non le pare
un po' forte?
li" 6 luglio scorso. mio fratello cadeva
riportando la frattura alla base cranica
con fuoriuscita dall'orecchio destro di
sangue e di materia cerebrale. Traspor-
tato subito all'ospedale, è rimasto im-
mobile con continue crisi, tra la vita e
la morte, per circa 50 giorni. lo non potei
accorrere aI letto del fratello perché in
quei giorni ero febbricitante a causa di
un male non ancora diagnosticato. Fi-
nalmente il 24 luglio potei raggiungere
il fratello a Lucca. La mia presenza ag-
30 giunse dolore a dolore a causa delle mie
- Come sarebbe a dire?
- Che siamo venuti a pregarla a nome della signora di farle la grazia
per un prezzo più basso...
- Buona gente! Ma non capite che non sono io che faccio la grazia,
bensì la Madonna ? Io non propongo nulla: né otto mila né cento mila.
Ho detto solamente una parola perché ne sono stato pregato. Del resto
che cosa sono anche cento mila li.re per una riccona come quella? E
volete che la Madonna esaudisca un cuore così gretto, accordandole la
grazia tanto straordinaria della guarigione a quell'età e in quelle condi-
zioni? Ad ogni modo, la signora è libera di fare quello che vuole; però
da questo momento io non c'entro più, non posso più entrarci.
All'indomani la vecchia signora moriva lasciando tutto a gente non sua.

4.3 Page 33

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Matilde - Comino 1\\monici.b1 - Conta Cnnovn
Pietro - Conti Giuii:eppe - Coriuzzi Nurnlina -
PER
CornagJia Marin - Cor'$ico Giuseppina - CortesL
De :\\itarchi MB.ria - Coni Aleunndro - Coninovis
Giuseppe - Crive.llaro timhilina - Cultrera Vita -
Dagmt F'rilnca - Dalmaso Mnrut - Onlmn!.SO Musio
Lea - Dal Santo Nildu - D'Aversa A<lu;l ,\\J\\nn -
INTERCESSIONE
DI ALTRI
De Giorgi Ros, - Del Gotro O.terinn - Dol Giu-
dice Lucrezia - Dtllarole 1\\11:tna - Demo Cutc.rinn -
SERVI
Dente Pio·rlno - Dc Rcnzi Annn - Dessi M.1rian-
geln - D imoln Francesco - Oirc1triçe F.M ♦A ..
DI DIO
Tsola d',\\sll - Direttrice F.:\\1..-\\., Ccla - Oiret- Don Michele
trice F.M..\\., Codivc-rno • Diversi Rt.1$J. - Pon:1.-
doni Carolina. - Facc.hm Ecminia Fugnani T e-
Rua
Don Filippo
Rinaldi
Laura
Vìcuìia
resina - Fann::1 Mnriu - F'"vrt: Palt11i.ra • Fazio
Maria ved. Gustari.no - Fcrrari Fr:Hu.·esco .. F'cr-
rori Nunziata .. Fcrra.ris Cristina .. Fe.rr.las (Tlo-
vanna - 'Fi~icaro Ma.aannn - Fu11t1J11.1 Corn:etu,. -
Fo111anll ~1arfa - Fon:dff Maritt - Forenien Linn - GRAZIA CONFERMATA
che non lo potevo fare. Cosi la nostra ri-
Forna.m Antoniett:i - Fra Ammin,i Ccs-nrina ..
Fru,rigia Antonia - Fr'-!:lh.:in ?v1ìrclb VL!d. Gaiùo -
Fumagalli Srefonn • Fusi don Francc:,;ro - Ga-
dolini Cacerinn - GaRlinrdo F'ortunarn - Gallo
Riva Carla - Ga!pcrti Pr11-,sede - Unrberogtio
Teresa - Gn..ro1..zo Snlvmore -- Ga.rrone (::1rln -
Gotti Rosa - Gcrltro Adalgisa - Gent:1-81 Frnn..
ces<.~ - Ghidone Virginiu - Ghagnont C1ovQnna -
DAI MEDICI
La heta notizia della prossima beatifica-
zione del venerabile D on M ichele Rua mi
spinge a compiere un dovere rimandato
da anni. Nel maggio del 1963 mio fratello
conoscenza al Servo di Dio s'intrecciò
con un fervidissimo grazie alla Vergine
Immacolata.
Alts Gracia (Argentina)
Sr FLORINDA BALBI F.M.A.
Ghh,oni Rita - Ofammoac Concetta \\'ed. Mt'rt.in.ì
- Gioberto Maria .. Giord.i.no Ortensin - Gior-
Luigi di 23 anni, mentre viaggiava al vo-
(lmi Ros.si Elisa - Cu10.ni Rita - Giuh:ini (;1.,cco lante di un camion sull'autostrada Padova -
Rino - Ciuricin Maria - Gr,ndc Mnrio - Cm.-i
Cesira - Gregorio Giuseppina - Grl"gorio rre-
Venezia, ebbe uno scontro con un altro
resa - Grosso Roscu.u - Cu1tsone E.nricn - Gueu,0 camion. L'urto fu cosi violento che impie-
SI SENTI SUBITO MEGLIO
Fede - Guerzoni Armando - Gugliclmi C~•znhl garono quasi un'ora per estrarlo dai rot-
Gisc!lls - Guidouì Sdatùni Teresa - Gulio Fra11co
- lacono Angela - Ja.monc Marco - lunnelli tir-
tami. All'ospedale di Padova gli riscon-
Da molti anni soffrivo di un'ulcera vari-
cosa che mi cagionava dolori atroci e
bono l,ollì Oc Corralis !vi.aria La Spinu Te- trarono tredici fratture e la commozione mi impediva di assolvere i lavori casa-
resa - Laudani MaLteo .. Lct h:idoro - Liberali
Giustina ved, Pellissier - Ligoru1i Vinccnzirw ..
cerebra le. li caso fu giudicato gravissimo.
linghi. Consigliata da mia sorella, Suor
Lonnu Chiara - Losl Fn1111;0 - 1....-ucaL Zil.3 - Lu.. Per tre giorni i dottori lo vegliarono inin- Anna F. M. A., a ricorrere con fede a
patini Bracchi Angelina - 1\\1;1glioeoo Catc:rina - terrottamente cercando di strapparlo alla Don Filippo Rina ldi, facendo una
Malfntti l\\llaria - Malfatto Anna - Mnngiap:tnc:
Giuseppina - Mnntione Salvatrice - M,,nzot..u
morte, Intanto da Torino, con i miei geni-
novena in onore del Servo di Dio e
Carmel• • Mapelli Mo1-2.i Giampaolo - Muranì tori e familiari, giunsi anch'io, che in quel- applicando una sua reliquia, mi sentii
Vera - 1\\.1arazza Oomenic:a - l\\il:.trCèhAro Giuseppe -
i\\rlo.rchioro Giovnnni - Marrone Elviru e St1lvt1-
tore - l\\<1arrig:nago Augusta - Mn..rtinclli Dc:,m<..'-
l'anno ero novizia delle Figlie di M. A. a
Casanova. Prima che partissi, la mia mae-
subito meglio. Oggi posso lavorare con
gioia e dormire senza alcuno dei pas-
nica. - Maninelli sorelle - Marrini 1'1cconi J\\n..
gioln - Melloni Paola - Meou Piero - Mco Elena -
Merlo Giuseppina - M~s.sina P1rsnc.-o l..uigi::\\ -
stra mi diede una reliquia di Don Rua as-
sicurandomi la preghiera di tutta la co-
sati dolori. Invio offerta per la causa di
beatificazione.
Miceli Piero - Mina Stefania - Minardo Esmeralda
- 1vlinella G1ovannn - Minneci !\\1'aria - Mira Ta-
vella - ~1òccht:lto OclfinD - Moirano Vfocenzo -
munità. Arrivata all'ospedale, misi subito
sotto il guanciale del fratello la re liquia
Obergrleshelm (Germania) HEDWIG LIERHEIMER
Mo-iso Rosetta - Molinelli Guglic1mina. - Mollea e tutti insieme pregammo il Venerabile di
coniugi - Moncri l,lda - MoMU1di Rinakli Ma-
ria - 1\\1orelli Fiorav~li e lmlia - IVlore.tti 1\\1à.J'..-
ghcrita - Moric<ll Lirui - Mori.lli Luigi - Mor-
lani Mnrìa .... Moscht1u L-astrico Moriuccia -
Motm Ennima - Napoletano fnm. - Ne.geo Lu1g1
e fam. - Nicola Mari:\\ Teresa - Novnrese Aldo
e Not:tlin - Oberto Mariu - Odino Maggiorina -
intercedere presso Maria Ausiliatrice per
la guarigione del fratello. Dopo le cure
del caso, questa venne e perfetta. La no-
stra convinzione che si trattasse di cosa
straordinaria fu confermata dai medici, i
« NON OCCORRE PIÙ
USARE IL BUSTO »
Ero dalla pettinatrice quando entrò una
Pnganoni Tcrcim - Pngliarulo lmm:icolatn - Pa-
gliolino Eugenia - Pandolfo Elìsabeun - Panznrdi
Lucio. - P;irisi AnlQnierrn ... Parnisari Rcggiori
Rita - Parodi Adelina - Porodt Tercs:i. vc.-d. Rot-
te:ro - Pasini Lind:t - Pnte.Ui Agnese - Patri 'J'r.1..
verso Marisa - Pecor:clll fon'I. Perego Cesnre -
Paressini Assunto. - Perrn Annn Gh.1seppa - Pt,.r-
sonnettoz Olgu - Petilli Mafalda e Marcella -
Pertiuclli Emilia - Pezzinì Cc.lcs'lin!l - Pi<;.-'lrti
Vito Leone .. Picco Auostino - Pira Caterina ...
Pisani Giulia - Pistone Gju1,1 - Piziuti Vincenz.o
- Podestà Federico - Pollini Giustino - Po!Hno
Giovanna - Prntolongc, Angela - PrcncisvaJle i\\ln-
di.no .. Privitern D'Elia Mn.r1a Santa - Pu~liese
Filomena - Pugni Antoniclta - Racca Argenuna -
quali asserirono più volte che la guari-
gione era da attribuirsi all'intervento del
Cielo. Ora sono passati sette anni e il fra-
tell.o continua il suo lavoro senza sentire
alcuna conseguenza. Sono lieta di ren-
dere, insieme con tutta la mia famiglia,
questa pubblica testimonianza alla po-
tente intercessione del venerabile Don
Michele Rua.
Torino Sr. MARIA-TERESA PRONELLO F.M.A.
signora tutta rattrappita per certi dolori
alla spina dorsale, e ci chiese che le
permettessimo di essere servita per
prima. La stessa dichiarò che si sa-
rebbe recata a S. Paolo per un tratt11-
mento rigoroso in un ospedale, e che
dopo avrebbe dovuto indossare un busto
metallico per averne un po' di sollievo.
Provai pena per quella signora e dopo
essermi assicurata che era cattolica, le
parlai della prodigiosa Laura Vicui'ia,
Rao Angélina - Ravnrino F~licita - Ravclla Ed-
vige - .Rescaldani Giuditta - Revd.u Peirano Fio-
renzo - Riccardi dott. Adele - Riccnrd1 Anto-
ohe a me ottenne già molte grazie. Alla
signora dissi di avere certezza che
nicrta. - Riccohe:nc Vincenzo - llivasi M . Anto-
anch'essa sarebbe stata esaudita. Poi la
nietta - Rocco Domenicn - Roggeri Maria - Ro.. LA GUARISCE IL GIORNO
lnndeUi Albinu - Rolfo Mnria - Roncolato Ri~, -
Rossi Luciana. . Saccani Domenica - Sa,tlio DELL' IMMACOLATA
invitai nella mia casa e le diedi un fo-
glietto con più ampie spiegazioni. Quella
OlG• - Santinelli Dinn - Snrtoris Elsa - Scachori
signora pregò con fede. Lo stesso
Mm.tf'3 - Scaglione C:.nl"ldintt - Scognamiglio
Lérizia Cloùlde - Sechi "\\1icht:langdo - Segolinì
P. - Serri Cleo(e - Sessi ,\\ntonio Sorrentino
Colpita da reumi infettivi che mi produ-
cevano dolori tali che non potevano nep•
giorno andò a S. Paolo e quando fu
esaminata da un consulto medico, ne
Antonio - Sozzi Del.finn - Spagnoli Ftùnccsca
- Spi\\gnoli Pia vcd. C iccone • Spaziale Lucia -
Stefani Celestina - Stelln Bianca - Stcrponc An-
gela - Stucchi Esterina - Sutto En1mu - 'J'a.gUani
Tomari Rina Ta_glinrini Mari" - l'arditi Anna. -
Tamirell! Anna Maria - Telò Yos - Testolini
ldo - Ricozielli T~lvnzza !viaria - Tommaso Mas-
simo - Torretta l\\'laria - Trainili Albina - Tra.
verso C.1rolino - Trentini Lina - -rurunetti An-
tonietta - 'T'urrn Moraschi Mn.ria - Ug:1zzi Este-
rina - Valent.,ini Augustll - \\\\~.Lan. Vilma - Vern
Elena - Viir.mò Carlo - Vittoni Anna - Volpe
Ada - Zaccone Maria ved. Giorgia - Zndn Ro-
pure toccarmi, fui internata nell'Ospedale
Italiano di Cordoba. Un trattamento ener-
gico mitigò i dolori e dopo dieci giorni
fui dimessa. Segui un mese di cure in
casa, ma i dolori non cessavano. Comin-
ciai allora una novena a Don Filippo
Rinaldi. Con me pregarono varie altre
comunità e un mio fratello sacerdote sa-
lesiano. E Don Rinaldi mi guarl proprio
i l giorno -lel\\'lmmacolata_ Quel mattino
ebbe una grande sorpresa: «Per incre-
dibile che sembri». le dissero, «lei è
completamente guarita. Non occorre più
usare busto metallico né quello ela-
stico». Questa stessa signora ritornò a
casa mia per ringraziarmi e chiedermi
di pubblicare questa grande grazia, ot-
tenuta pregando la serva di Dio Laura
Vicuiia.
saria - Zaio Giuseppe. - Zambrin.i Clara • ZanellQ
Rosa - Zappn Maria_ e lsidùrn - Zincono Mi-
mi vestii da sola, scesi in cappella e potei
S. Sebsstiao do Paraiso (Brss/le)
chdè - Zopcllo AnRiolina - Zuccolo ttlvirn.
inginocchiarmi dopo due mesi e mezzo
APARECIDA DE SOUZA
31

4.4 Page 34

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. PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don Goffredo Mor once lll t a Varazze (Savona) a s6 anni.
Figura assai nota e stimat.a nei centri dove svolse il suo apostol,ato, e
specialmente n Varazze, dove in due riprese. diresse 1--0pera Salesiana.
Sono la sua direzione ebbero un forte impulso rutte le attività del
complesso: la Scuola, POretorio e la col1abora2ione col Clero locale.
Dinamico e alle~ro, otthnistà e incoraggiante. intraprendent"e e prudente,
don Moroncelli la•cia il .icordo di un degno figlio di Don Bosco.
Don Francesco Trlcerrl t a T.ino Vcrccllc•e a 68 anni.
Consacrò l'intera sua vita al m.inistero pastorale rra i giovani degli
Oratori prima, poi come parroco e confessore. Zelo e bontà con tutti,
esemplarità di vita sacerdotale e salesiana, spirito e pratica delJa po\\,crt:.\\
e di docile ubbidien.zn furono le vin-U che arricchirono la vita semplice
e umile di que.,qto a.pos..tolo salesiano.
Don Angelo Conti a Pordenone a 64 anni.
Lo fedeltà a Don Bosco Iu norma costante della sua vita. Sentl alta..
mente In missione del sacerdote e fu prete ovunque l'obbedienza lo
inviò: come Delegato ispcttoriale dei Cooperatori. pioniere del mo-
vimento ACL! a Ver:ona~ primo parroco della nostra Parrocchia di
Padovn t: infine confe$Sore nella chiesa di San Giovanni B01cQ di
Pordenone.
Don Guido De Mattia t a Mncul-Santiago (Cile) 71 anni.
Semplice, allegro, lavoratore, sempre pronto al $BCrHicio: s ono i tratti
della luminos• figur• di questo salesiano. Ne.i collegi jo mezzo ai gio-
vani, per i quali nutrì sempre singola.re predilezione, come nella po-
polosa parroccbia della Grutitud Nacional di Ssntia!lo, svolse un la-
voro in profoodit.A fra le mi1diaia di persone di ogni condizione che
seppe avvicinare con senso di sacerdote tutto consncrato alle ,mime.
Don Candido Valentln l t a Gorizia o 86 nnni.
La nota carorrerist!ca che brillò io tutta hl sua vita fu la serenità so-
stenuta e illuminntl\\ d-alla fede. Aveva ricevuto l1abito religioso a Fo...
gliz"zo d.nlle mani del ,renerabile Don Rua, e questo incontro rimase
vivo e •timolanre in lui durante lutto tta.rco dei suoi 68 anni di vita
salesiana. come un incitamento all'amore e alla feùeltà a Don Bosco.
Don Martino Jankowski t a MarsUllki • 87 anni.
Don Emilio Colombo t a Buenos Aires (Argentina) a 77 anni.
Don Francesco Donnelly t a Londra (Ingbiltem,) a 76 anni.
Coad. VJ.rglllo Aluffi t a l.lucnos Aires (Argentina) a 73 anni.
Don Lodovico Re fi t a Ualatvnfenyves (Ungheria) a 70 anni.
Don Ulrlch V an d er Steen t a Rues (Spa,zna) a 64 anni.
Coad, Antoni o Murphy t a Oxford (lnghi\\terro) a 63 anni.
Don Clodomlro Bove t a Vico Equcnse (Napoli) a 62 anni.
Don Cirlllo Goemaere t a Lie,zi (Belgio) a 58 anni.
Don Guglielmo van Ek t a Korbeek-Lo (Belgio) a 56 anni.
Coad. Ugo Fassbender t a Helenenberg (Germo.nia) a 56 anni.
Don Gia como Ag u Uar t a Caracas (Venezuela) a 45 anni.
Co a d. Adolfo Forb t Valcnei• (Spagna) a 2+ anni.
COOPERATORI DEFUNTI
Lu igi Bertonl t a Fnen7,a (Ravenna) • SQ anni.
Classico tipo del Cooperatore salesiano onnipresente in ogn.i attività
oratorfona. Una malattia inguaribile, ci.usato forse dalle soffe.ren:t:e
di lunghi tlnn1 di ~uerrn e di prigionia. lo struncò anzi Ltmpo, quaudo
ancora i suoi figli minorcnn.i nve·V$nO biso~no dell'opera sua. lJon
Bosco volle io l'..ìelo per fa sua festa il Cooperatore buono, che nvevn
realizzato in pirno il suo programma « Lavoro e preghiera•·
Giovanni Battista Marche se t ad Aosta n 78 .1ruù.
Con fede incrollabile, militù ntll'Azione Cattolica e diede il suo vnJido
contributo a tutte le iniziative di bene. prod1~andosi a difesa dei po-
veTi e degli umili. Podre esemplare. meritò di da.re all'hdtuto delle
Figlie di Mari.a Ausiliatrice J.ue figlie, Suor Rosetta, Ispettrice a Roma,
e Suor Anna. Sua prstica quoridi11na la. recita dcl S. Rosario. Sua di-
vozione prediletta, il Sacro Cuore di Gesù, .che lo chiamò nel primo
Venerd\\ del mese.
Cav . V lnce nso Conce tti t a Fermo (hscoli. Pjceno).
Uno tra i migliori e più fedeli exallicvi cli Ma~erata. Conservò lo spi-
rito profondamente cristiano dell'educazione ricevuta. che lo rese a
sua volta p:idre modello eJ effkace nella sua opera educativa, amico
affézionato dei salesiani -e santamente orgoglioso della sua qualifica
di cxallievo di Don !tosco.
Giovanni Motelnelli t a Edolo (Brescia) a 60 anni.
Padre esemplare, ded.icò In sua vita fatta di fede e lnvoro, alla fa-
miglia, donando con gioia due dci tre figli alla Famiglia Salesiana.
lns. Tanda Cle Ua t a Roma 68 anni.
Visse tutta per 1tli altri. J\\lla scuola dedicò 45 a.nni dj gioiosa fatica:
nell'apostolato non conobbe stanchezza. Prima presidente di A. C.
nelht parrocchia di Mirande, poi presidente diocesana a bernia1 dele-
gata diocesana per le Missioni e zelatrice per le vo·cazioni, L 'autorità
$colastica le con.forl la medaglia d'oro a1 merito cducatìvo e il premio
al merito de!J.a • Città di M;lano per il 1967. S i prodigò perché la
festa di Don ·aosco ~i cele.brassc ogni anno nella su-a pnrrocchia. con
partecipazione cli rutto il popolo. li duro calvario dell'ultima malattia
rivelò la ricchezz11 del suo animo. La fiumana di gente che intervenne
nllc:- sue esequie, celebrate daJ Ve.scovo di Isernia, fu la ctimostntzione
più convincente del bene che può fare una Cooperatrice autentica.
Suor Antonietta Fusco t a :-lapoli-Vomero.
.r--iglia di Maria J\\.usiliatrice. la.vorò per dieci :1nni neU'Assoc.iaz'ionu
dei Cooperatori Salesiani, come delegata a Cerignola prima e poi a
Gragnano, con dedizione e competenza non comuni. La sua scomparsa
ha lasciato un grande vuoto anche nella farnii;tlì.n dei Cooperatori, ai
qoa1i affida questo messaggio: 11 Camminare verso il Paradiso accet-
tando con gioia tutte le sofferenze che a Gesù piacerà mandarci •·
CMRuiannreaigaZoBnudcricaahrZealulvlcacthIanell5Rl7 toadnaenUi77aadatnAnairda6e8sVioaanl(cnBaienrangleaTm(rBoe)em.rgoasminoe). (Brescia).
Tre mamme d i fede profonda e di pietà convinta. Le hanno unite
una sentita devozione a Maria Ausiliatrice e la grazia di aver donato àlle
Figlie di M. A. Suor l'elicim e Suor Elvirn, Suor Maria, Suor Ma.iM.
Mamma Cunegonda allevò una numero.sa fami(dia e consumò gli
ultimi anni in ,una lunga malattia accettata e offerta con esemplare
fede e serenità..
!vJ.nmmn. Rina destinava ì pochi risparmi, fatti di sacrifici e di priva-
;doni, alle Missioni.
~1amma ~Jaria era sempre dove la carità cristi.ina la chiamava, in
un servi:tio generoso e djsinteressato.
M.addalena RlgaJ'detto t a OzeJlna (Torino) a 83 anni.
$posa e madre cristiana esempi-are., sensibilissima. nlle nec~ssiti\\ del
prossimo, appena vide j Salesiani nl Borgo Snn Paolo di Todno prodi-
garsi per la gioventù, accorse con altre buone rnamme a prestare i
servizi più umili: scopare., lavu.,e, rammendar-e biancheria e paramenti
sai:ri. Nel r924 ebbe. la gioia di assistere alla benedizione del gagliar-
detto della se-iione ,\\spirantì ._ Don Filippo Rioaldl , , donato do lei
e benedetto dallo stesso Servo di Dio.
Baa,onessa Mar ia Crini To sti t a Napoli.
Era membro del Cons.igUo lspettoriate. dei Cooperatori della Cam-
pania, Come patrones~• dell'Oratorio delle f'ighe di M. A. al Vo-
n1ero. si prodigav:l con zelo infaticabile in modo Particolare per le
vocazioni e le missioni. Sosteneva finanziariamente ogni anno una
vocazione $scerdotnle del!o Sn.1denror-o Teotottico. As$idut1 ai ritiri
mensili e Agli Esercizi Spirituali, ritor0;lVa ogni anno rinnovata nello
spirito e nell 'impegno di 1 apostolato. Collaborò efficacemente. anche
nll' inctemento del lsboratoc10 litutgic.o.. m_issionnrio.
Elisa Casta gn a t n Vibo Vakntin (Catnn,,0ro).
Visse di fede sincera, semplice e forte.,. sopporrando con amore le
non lievi infermitA a cui il Signore la. sottopose per tutta la vita. Le
Coopc.rnu:ici della città banno donato in sua memorin e suffragio una
llor-s.a di studìo pro vocazioni sacerdotali calabresi.
Angela M erlino n. Gandigllo .
Seppe affrontare con fede. coraggio e uniformità !\\Ila volontà di Dio
dure prove, -ali1ncntando lo. sua. vita cristiana n.lla preghier a personale
e soprauurto 3Jla santa Messa e alla Ctomunio ne quasj quotidiana. 11 Si•
gnore benedisse la 8U.tl opera di madre cristiana anche con la vocazione
religiosa di due figlie, di cui una tra Je Figlie cli Ma.ia Ausiliatrice.
Marta Loc ati t a Monza (Milano) il 14-1-1971.
Sorretta da una fede viva, che concretava nel motto di Don Bosco
..- pane, favoro, Paradiso,, e da una filiale devozione- n ?\\1adu Ausi-
liJltric,:, si dun() alfo famigl_ia, eh.e rulevò cristianamente - offri anche
un fi1:lio al PL\\1E di Milano - e a quanti poté beneficare e.on il
suo zelo e con l'offertu delle sui.: sofferenie.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
Aog(olinl Albcrrina - Aptosio Maria - Bobbio Adelina - Bruzzone
Carla - Cannarozzo Clementina - Casa.idi Bonario - Cotta Cate,rina -
Gallo Frnncèsca - Gande.lli Lorenzo - Groppi Giuseppe - Guarttieri
Antonietta - Lantcri Bianca - La--vesa Coazzini Luigina - Macc.ario
Virgilio - Merello Nicolb - Riva Tina - Zavaglio Achille.
L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO. eretto in Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n. 22, può legalmente rice-
vere LegBti ed Eredità, Ad evltare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formulo:
Se trattasi d'un legato: «... lascio all"/stltuto Salesiano per ls Missioni con sede in Torino a titolo di legato la somma di Lire... (oppure) l'immobile
sito in... ».
Se trattasi, invece, di nominare erede di ogni sostanza l'Istituto, le formula potrebbe essere questa:
«... Annullo ogni mie precedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede universale l'lsUtuto Salesiano per le Missioni con sed<1 in Torino
lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo,.
(luogo e dat:.)
32
(firma per esteso)

4.5 Page 35

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TOTALE MINIMO PER BORSA
L. 60.000 • Avvertiamo che la
pubblicazione di una Borsa in-
completa si effettua quando il
ver•amento Iniziala raggiunge
la •omma di L. 26.000, ovvero
quando tal• aomma viene rag-
giunta con offerta s uccasaive.
Non potondo formam una Borsa, si
pub contnbulro con qualsiasi som-
ma a completare Borsa già fondate
BORSE COMPLETE
Bor&a: MAria Awsillatrlce e S. O. Bosco, a
cun di Aa1unta Ra (Corteolona -Pavia). L. 500.000.
Borsa: Mllria Ausiliatrice o S. G. B-, a
cura di (\\hddalcna Fonnenti (Preac1rlic • Brc-
r.cla). L. 250.000.
Borsa: Don Pietro Ricaldon.e, in rrumoria,
cun di 1'. N. I,. roo.ooo.
Bona: Mllrla Ausiliatrice e Don Bosco Santo,
in rin,ra.;ammto in wjJragio tui propri d,funli,
• curu di Fiorini (Faenza Jùvenna). L. 100,000.
Bona: Tutd I SanU Salesiani, in n,ffro,io d•i
propri earl dt/11nti, a cur• di Emma Rovc1rno
(N. Y•• U.S.A.). L. 60.000.
Borsa: San Domenico Savio, inW<ando prot<-
:ion,, cu111 di Stefano Piombo (Monleonc
Genova). L. 6o.ooo.
Borsa: Fnncaco Plquet, in riawdo, cun della
nipo1c G,ua•ppina Chatrian (Roma). L. 60.000.
Borsa: Maria Auallliatrice, a cun di N. N.
L. 50.000.
Borsa: Don Bosco. B c:ura di N. N., L. 50.000.
Borsa: Snn Lullfi, a CW'Q di N. N., L. 50.000.
Born: Maria Fawsto e Antonio Domenico,
,•. • cura deUa cooperatrice Concemn• Trecco
(L'Aquila). L. 50.000.
Borsa: Maria Fausto o Anloruo Domenico,
2 •, a cura della cooperatrice Concemna Trecco
(L'Aquil,). L. 50.000.
Borsa: Don Lulfl IUbaldone, minionario ntl
.B,1110/a, ÌN mnnqria, a cura di Analolina Rib•l-
don" in l~erruo (Lu Monfunto - AlcaHndrio).
L. so.ooo.
Boria: Don Lul11l Rlbaldone, mi,rionario ml
Bengala, ;,, m.fmoria, a cu.ra di SBndn• RiboJ-
donc in Fcrrcro (Lu Monfemtto • Alca,andria).
L. 50.000.
Borsa: Marla Ausiliatrice e S. G. BotlCo, ,,.
memaria , 1118ra,i1> di Gwvanni ,J111onc, a a,n
Mli» aorella 'l'c,- (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausllliatrice e S. G. Bosco, a
cun del dottor Antonio Bosco (Carma,-nola .
Torino). L. 50.000.
Boro: Sacnt Famiglia, in ringra:ziam,1110 prr
li ra11iuni• No11•e d'oro•• t. in propi•ioswna
p11r l1t ritompomioM d{ tanJt unioni pt.rr',olanri,
cun dei coniugi Pino e Cari• Fiz2ottl (Torino).
L. 50.000.
Borsa: Lldla DI Marco, Gaeta.no o Clarice
Marlmph,trl Di Marco, in ri<ord,, ,~Qra,io,
per volonti della dcfunt11 Lidia Di Marco (L'A.
quila). I,. 50.000.
Borsa: Umberto Gra.ndo, i.n •~lii.Oria, cun di
Santina Orando (Oemoru, - Udine). L. 50.000.
Bona: Maria Auslllalricc o Don BoJ1CO, pro-
ftUtll la rtostra famiglia, a cura della (am111lia
Donna (Tonno). l... 50.000.
Borsa: Don Pietro Farina, aaleslAno, Mari.a
Aus!Ua1rlce e Don Boaco, in suffragio dti no;iri
drfu:nti, a cura di Anna Andrconi Bal~ e Maria
Spim Morlni (lùpaUo • Genova). L. 50.000.
Bonsa: Don Michele Rua, in n,/Jragù, ddl'amma
di Giovanm· Com11.:.::-1, a cura di Emetto An-alini
(Treviso). L. 50,000.
Borsa: Maria Au•Jllatrlce, S. G. Bosco, Don
Rua e Don Rlnaldl. • cun di Camilla Carobbio
(Colzate - &r1ramo). L. 50.000.
Borsa: Laura Sanno La-uc. Nuoro. ,·,, rfo}lra~,'a..
mento p,r il 1110 /1/1<1 111otrimonio, o curn dell'in1.
Fanny Maaola (Budduso - Sassari). L. 50,000.
Borsa: M .ont. OIU1eppe Rolandlno, in ril:ordo
suff,azio, cura dello sorella Nat:alina (S«ra-
valle Scrivia • Alcuandria). L. 50.000.
Borsa: Maria Aualllatrlco e S. D. Savio, ,,..
u«ando f)rolt:rwM ,a,,,a hu • ; m;,ou·, CUl'll
di FBTUU1do T~h• (Ronco all'Atuge • Verona).
L. 50.000.
Bo,sa: Maria Ausillatrlco e DoD lk>sco, -a cura
di Luiai• Avarwnl (MUano). L. 50.000.
Borsa: Sacri Cuori di Oesù e di Marln, fo
ricordo 111/frQJTio dti mki g,niu,ri de/uritl, a cum
di Giuseppina Domlniouo Zanni (Borgoacalll -
Vercelli). L. 50.000.
Borsa: Don Glovannl Cantoni, in ricordo 111/•
frflllo, a cun di Clotilde Gilardoni (Bellaalo -
Como). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, proteffl tutto
le Missioni!, a cura d~l'oxallievo Angelo Combi
e famialia (Cremeno - Como). L. 50.000.
Bor"": Maria Aualllatrlco e Don Bosco, inuo-
cando prot,::ion~, cura di Lorenzo Boccudi.
L. 50.000.
Borsa; Maria Auslllatrlco e Don Boaco, invo-
cand,, proc.•io,u, a cura di Mario Boccudi.
L. 50.000.
Bona: Maria Aualllatrice e Don Bosco, inw-
trmdo pro1uio11,, a cura di Vittorio Bocnnli.
L. 50.000.
Bonsa: Don Glovannl Pitnocco, 1111 tx4/ulf1JO "
rla,rd,:, ru,1/a ,ua positiva maturitd, a c;ura di Clau-
dio Oi.aclletti (Torino). L. 50.000.
Borsa: San DomtnJco Savio, OJ'ela per me l,
a cura di Nlcolao Luitri (Trento). L. so.ooo.
Borsa: Madeua Rilbuazzo, in rleordo 1ujfr111io,
a cura del m•ril0 e, del Bali (CalanÌA). L. 50.000.
Borsa: Maria Aualllatrlco e S. G. Bosco, in
1ulfragù, ddlt anim, dti coniugi Maria Luill
Mazzolini, a cura di An11da M.zzolini ((\\haiora
Novara). L. 50.000.
Borsa: San Glovannl Bosco, in rif18rturiommto
pn la sùuma,none d,l nipou, imlocandi> prott•
n>ne, a cu.ra clello cooperatrice lnes Gelo,a M•lti'
(!\\tifano). L. 50,000.
Borsa: Bianca Amalia Carboni, in ricordo
w/Jragio, a cun di Jolanda Carboni (Novan),
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in 111,-
mor,a suffragio di Emilio Opramol/a , A1111,la
Atoriru>, cura di Elena Spinola vcd. Opromoll•
(Manno Napali). L. 50.000.
Borsa: Maria Autlllarrlc11, S. O. Bosco e Don
Ru.a. invoamdh protnion,, a a,ra dclh Ditta
Tortone (SaVÌifliano Torino). (,. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, ;,..
rxx:ando proturont, cun di Zoccolo Linda ved.
Bitioco {Nimis • Udine). L. 50.000.
Borsa: San Domenico Savio, p.g.-r,, i11vor.a11do
prot~:iione sopra di 11 e 10/)ra lo rua famiglia, a
cura dell'iru. Roulia Lo Turco in Miceli (Cam-
muata. • ;\\grigcnto). L. 50.000.
Borsa: Mam.m.a Mar&herll,a, curo di Tcre,o
Colombo (Novara). L. 50.000.
Boru: Maria Auslllatrlco e S. G. Bosco, in
ri.n,pa~iammto < supplicando prot~;ÌfnY-. a cura di
Anna Colonnello SroeU (Milano). L. 50.000.
Borsa: Marla AuslUatrlce, S. G. Bosco e Santi
Sale.-ianl, <Onlinuatt a /JYOltRIUll "'"'"'"' • cun
della famiglia Giu1eppe Morra (Rivoli • Torino).
L. 50.000.
Borsa: Don Anatelo Amadel, in m,moria, a
cuna di Guido R.no11lio (Rivoli • Torino).
l,. 50.000.
BorA; Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, p.,.r.,
a cura di Gerlando V,c:carino (Torino). L. 50.000.
Borsa: SaC1'o Cuon, di Gesù. Maria A\\Uilia-
lrlce e S. D. Savio, prot<'U•l«I·, a cura di Franca
Buaino (Torino), L. 50,000•
Borsa: Maria Autlllalrlce, Don Bosco e S.
D. Savio, p.g.r., a cura di N. N. (Villonova d'Asti).
1.,. 50.000.
Borsa: Maria Auslllatrlco o S. O. Bosco,
cura di Ezio Fontan• (Pcuro). L. 50.000.
s. Borsa: Maria Autllialrlce, S. G. Bosco e
D. Sario, in n,Jfragi,, dti miti defun:ri e i""""""1o
prottzioM su rutta la /amitha, cura di AnjfÌollna
Varale e sorella (Soprana - Ven:elltl, L. 50.000.
Borsa:
• a,ra
Suor
delb
.fEamddiialliMa oAlnallr"oI1O;,M. roielaor,odo(tS
suj/ragio,
edegliano
Coderno Udini:), L, 50.000,
Borsa: Maria Aualllalrlce e Don Bosco, in
>tif!ragio dei propri eari tlt/tmti, a cura delle 80•
rcllo Anna e Moria Ocro,a (Dervio • Como).
L. 50.000.
Borsa: Maria Autlllaulce e Don Bosco, f)ro-
ttir•U la nostra Jamitlia t i no,tri nipati, a cun
della f:tmiglia Alf"ea• (Ponttduaio • Imperia).
L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausilla-
1rlce e S. D. Savio, p,1.r., a a,ra di ltalia Sil-
v. .ui (Avcllino). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni BotlCo, a cura del M• cav.
Clemente e Mugherita Picco (Pinerolo - Torino).
L. 50.000.
(H■ftff.t.)

4.6 Page 36

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oe
~
Spedìz. in abbon. POSlale GrupPQ 2• (70) - 1 • quind,cin1
BOLLETTINO SALESIANO
SI pubblica il 1• do/ mesa p11r i Cooparotorl Salesiani; Il 16
do/ mese per I Dirigenti doi Cooperatori
S'invia gratuit amente ai Cooperatori, Bene-
fattori e Amici delle Opere Don Bosco
D irezione e amminist razione: via M aria Au-
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NUOVA VERSIONE E REVIS I ONE DI V. MESSORI
* Traducendo il rigoroso scrupolo di storico in linguaggio adeguato alle esigenze del lettore moderno,
Agostino Auffray parla a coloro che desiderano accostarsi alla vita e al messaggio di Don Bosco.
* I desideri, le speranze, le ansie, i sentimenti vissuti dall'umile prete dei Becchi
nella febbrile corsa verso il raggiungimento dei suoi sogni:
una casa per i fanciulli, la diffusione della stampa cattolica, l'avvio alle missioni.
* Testimonianze numerose, precise, circostanziate di chi gli fu vicino. Un libro nuovo, vivo, reale, importante
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