Bollettino_Salesiano_199009


Bollettino_Salesiano_199009

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2 ·1 SETTEMBRE 1990
~ il
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/65.92.915.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Pierdante Giordano -
Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi - Cosimo Semeraro .
Collaboratori: Nino Barraco - Sergio Centofanti - Paolo
del Vaglio - Umberto De Vanna - Monica Ferrari - Maria
Galluzzo - Maurizio Nicita - Silvano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SE I
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: Il TE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri , eccetto agosto)
per tutti.
1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle re lativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell 'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano, Rinaldini) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lingue
diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in: An-
tille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Centro America (in Guatemala) - Cile - Cina (a
Hong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine - Francia
- Germania - Giappone - India (in inglese, malayalam,
tamil e telugù) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia - Jugo-
slavia (in croato e in sloveno) - Korea del Sud - Litua-
nia (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Para-
guay - Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - Stati Uni-
ti - Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede .
Copie arretrate o di propaganda: a rich iesta, nei limiti
del possibile.
Cambio di indirizzo : comunicare anche l'indirizzo vec-
chio .
SOMMARIO
3 CRONACHE SALESIANE
7 VITA ECCLESIALE
Appuntamento della Chiesa italiana
con la Missione
servizio redazionale
12 Un sinodo per l'Europa
di Silvano Stracca
17 PROBLEMI EDUCATIVI
I deputati vogliono saperne di più sulla con-
dizione giovanile
di Gaetano Nanetti
21 Lettera dei Salesiani ai giovani
di Don Egidio Viganò
25 Orientamento sulle orme di Don Bosco per
aiutare nelle scelte della vita
servizio redazionale
30 PROTAGONISTI
A Paranà c'è una Chiesa fondata sui laici
di Giampiero Forcesi
35 STORIA SALESIANA
Ha aperto la strada alla promozione cultu-
rale della donna
di Monica Ferrari
RUBRICHE
Pigy di Del Vaglio, 3 - I Nostri Santi, 40 - I Nostri
Morti, 41 - Solidarietà , 42
1 Settembre 1990
Anno 114
Numero 14
In copertina:
Immagine di
bambine africane
in una missione
(Foto SAF)

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I!
MALTA
Annullo postale per
incontro europeo
PGS
La marcofilia a soggetto
salesiano si arricchisce
sempre più. Proprio in
occasione dei primi giochi
europei delle Polisportive
Giovanili Salesiane le Poste
di Malta hanno concesso un
annullo speciale per la
manifestazione.
Con l'annullo è stata
preparata anche una speciale
cartolina raffigurante il
manifesto dei giochi. Per i
collezionisti ricordiamo che
l'annullo è stato realizzato
nei giorni 16/17/18 aprile
1990.
I Nelle foto: Annulli
e Cartolina.
ITALIA
Str;,.da di Brindisi
dediçata a
don Tommaso Stile
La città di Brindisi ha
voluto ricordare don
Tommaso Stile dedicandogli
una strada. È un segno della
stima e dell'affetto che la
città pugliese ha sempre
mostrato per i Figli di Don
Bosco ed in particolare per
questo salesiano.
..
Don Stile nacque a Napoli Il
24 Inarzo 1883. Entrò in
Congregazione affascinato
dalla figura di don Piccono,
che appiccò al suo giovane
cuore il fuoco salesiano. A
Genzano fu novizio del
Beato mons. Versiglia. Nel
1909 venne ordinato
sacerdote e fu rettore della
chiesa del Vomero . Dal 1921
al 1931 lavorò come prefetto
a Napoli. Fu quello un
decennio di grandi
realizzazioni che suscitarono
vaste simpatie.
L'istituto di Bari
attraversava un periodo di
difficoltà eccezionali e dçm
Rinaldi, il santo, vi mise a
capo don Stile perché
facesse rifiorire l'opera. Il
Servo di Dio gli scriveva:
«Caro don Tommasq -
quello che crede senza
vedere! - sono contento
che tu sei destinato alla casa
di Bari in questo momento
così difficile . Hai una
missione soprannaturale da
compiere; ci' vuole fede
teologale. La Vergine
Ausiliatrice e il beato don
Bosco ti sosterranno nel
duro lavoro». Don Stile fu
direttore instancabile,
geniale ed audace. Quando
l'ubbidienza gli affidò la
direzione della casa di
Ferrara, il cardinale Mimmi
scrisse: « Bari nostra, oserei
dire, è vuota, perché chi la
riempiva della sua
multiforme attività è partito.
Il bene che ella ha fatto a
questa città ed arcidiocesi è
così grande, che non potrà
essere dimenticato; e se
anche il tempo tentasse di
cancellarne la memoria, la
bella e monumentale chiesa
del Redentore, nel suo muto
linguaggio, ne esalterebbe il
nome». Questo napoletano
simpatico, quest'oratore
mirabile, questo animatore
d'eccezione si manifestò
sublime come padre dei
poveri. Lo Spirito Santo per
un decennio intero a
Brindisi lo inondò della
gioia ineffabile che dona
agli evangelizzatori dei
poveri. Quale rettore della
chiesa di Brindisi si ·prese
VICTOEìA - GOZO
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4 • 1 SETTEMBRE 1990
cura soprattutto dei sinistrati
di guerra, alloggiati in
miseri baraccamenti, in
penose condizioni spirituali
ed economiche. Per quei
suoi figlioli prediletti, don
Stile mendicò presso ricchi,
istituzioni ed enti pubblici.
Per quei sinistrati il nostro
apostolo fu protettore,
amico, fratello, padre e
anche madre. Per quei
poveri don Stile era
diventato il sole dell'anima .
Quando l'obbedienza spostò
quel sole, ci fu una vera
eclissi. Fu come sradicare
una quercia per trapiantarla
altrove. Don Stile era stato
un bravo ufficiale e da
soldato di Cristo rispose: « I
desideri dei superiori per me
s_ono comandi; vengo» ..
Andò a Castellammare, ma
la salute ne risentì molto.
Lo spirito era fortissimo,
ma il cuore napoletano era
debole. La notte del 24
dicembre del 1955 la
Madonna venne a prendere
il suo cantore perché
festeggiasse in cielo il
Natale.
ZAMBIA
Inaugurata
libreria cattolica
a Lusaka
Il 5 maggio u.s. i Salesiani
dello Zambia hanno
inaugurato una nuova
libreria cattolica a Lusaka.
La cerimonia d'apertura è
stata presieduta dal
cardinale Tomko in
occasione della sua visita
ufficiale allo Zambia e dal
presidente della Conferenza
Episcopale monsignor
Medardo Mazombwe. La
libreria è stata affidata al
coadiutore salesiano
Wojciech Kozlowicz il quale
è stato assistito dalle Suore
Paoline di Nairobi dove
hanno una avviatissima
libreria.
Nelle foto:
l'inaugurazione, alla
presenza del Card.
Tanko, ed una veduta
della libreria.
I MISSIONARI SCRIVONO - - - - - - - - - - -
Embu, 11/2/1990
Sempre carissimi,
dopo dieci anni di Africa e venticinque di sacerdozio, vi scrivo questa lettera,
come impulso del momento. Vedetelo solo come un biglietto informativo e per di più
personale, senza altre esigenze particolari che quella di farvi sapere dove sono, cosa
faccio, e quella di dirvi, ancora una volta, il mio GRAZIE vivo, sincero, commosso.
Il 28 gennaio, a Siakago, abbiamo celebrato la Festa di Don Bosco, con il Vescovo.
Grande afflusso di gente da tutta la missione, con l'addio al «vecchio» parroco e l'in-
sediamento del «nuovo»: don Bruno. Dopo la Messa solenne, canti e feste fino a sera,
conclusi con i regali: uova, galline, granoturco e fagioli, un alveare, due maglie e la
«busta» di oltre... centomila lire. Sono stati davvero commoventi.
Ora, come saprete, mi trovo a Embu in questo Centro.
È una scuola che abbiamo aperto cinque anni fa.
Comprende un Istituto Tecnico con circa 180 giovani, interni, per un periodo
di quattro anni, un centro di Formazione Professionale con oltre 80 esterni per un periodo
di due anni . Specializzazioni in meccanica, falegnameria, muratura e agricoltura. Siamo
cinque salesiani con una trentina di laici (irisegnanti, operai, addetti ai servizi).
È un aiuto offerto ai giovani più pove'ri della zona.
Vi assicuro che non è una parola: pensate che in scuole come queste i giovani
pagano oltre mezzo milione l'anno, i nostri, quelli che possono, non arrivano alle cen-
tomila lire annue, tutto compreso, e vari sono gratis o quasi.
È una scuola molto bella, che si estende su uno spazio di ottanta ettari (molti
per l'agricoltura), dove speriamo di aiutare il maggior numero di ragazzi bisognosi a
prepararsi un posto dignitoso nella vita e nella società.

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- - -- - -- ---s/1~
1 SETTEMBRE 1990 5
ITALIA
Una mostra
salesiana
permanente
a Pinerolo
I novizi di Monte Oliveto
con la guida di don
Giuseppe Roggia e del
professor Marchiando hanno
realizzato nel loro Istituto
una interessante mostra di
storia e attualità salesiana.
La mostra inaugurata già da
un anno dall' ispettrice delle
FMA suor G. Buffa e dal
vescovo monsignor
Giachetti, si è dimostrata un
ottimo veicolo per la
diffusione della storia
salesiana e per la conoscenza
della Famiglia salesiana.
Essa documenta la nascita e
lo sviluppo delle opere
salesiane attraverso lo
svolgimento dei capitoli
generali, la nascita delle
varie ispettorie, i
protagonisti (fra questi
vengono evidenziate 31
figure di insigni missionari),
la Famiglia salesiana.
Un exallievo
per Don Bosco
a Priolo (Sr) »
Pubblichiamo volentieri la
lettera che segue. L'ha
inviata un exallievo .
Sono un ex allievo di Don
Bosco che abita ormai da
diciotto anni a P riolo
Gargallo (Siracusa). Mi
chiamo Lilla Di Forti. Da
queste parti i Salesiani sono
poco conosciuti nonostante
centinaia di persone si
chiamino «BOSCO »;
(nell'elenco telefonico ne ho
contati trentadue!).
A me invece, cresciuto
all'Oratorio Salesiano di San
Cataldo (Caltanissetta), lo
spirito di Don Bosco è
rimasto nel cuore .
Mi sto occupando (di
nuovo) di sport con la
Parrocchia Angelo Custode
di Priolo .
È stata una gioia per me
riuscire ad intitolare a Don
Bosco una struttura sportiva
sprovvista di denominazione
sebbene operante da diverso
tempo.
Confido nelle Vs . preghiere
ricordando che l' amore
verso i giovani è una molla
comune che, nel nome di
Don Bosco, ci unisce al
Signore.
Formazione
professionale
e reinserimento
sociale
Il Centro Nazionale Opere
salesiane ha curato
recentemente uno
studio/ricerca finanziato dal
Miuistero del Lavoro
italiano relativo ad alcune
esperienze di formazione
professionale tra giovani
carcerati ed ex.
Tali esperienze si riferiscono
ai centri di rieducazione di
Torino, Milano, Venezia e
Vicenza.
L'indagine, prossimamente
ne presenteremo ampiamente
il significato, oltre che un
contributo
propositivo/ innovativo nei
confronti di questa
problematica intende porsi
come elemento di verifica
nei confronti di quanto è già
stato fatto.
Anche su missioni e missionari e terzomondo si moltiplicano congressi e conve-
gni, studi e conferenze, riviste e articoli, problematiche, riflessioni e provocazioni. E
va tanto bene. La missione della Chiesa, i missionari, la testimonianza della carità, la
scelta dei poveri, la cooperazione missionaria, il volontariato. E va tanto bene.
Ciao! E ancora grazie!
·
Sempre, un povero prete qualunque, tuo
Don Dario Superina
Salesiano Òf Don Bosco
P.Q . Box 1121 - Embu (Kenya)

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6 · 1 SETTEMBRE 1990
erchiamo di capire
Si apre il 19° Capitolo Generale delle FMA
SEMPRE SETTANTA
VOLTE SETTE
Preceduto da un corso di
esercizi spirituali a Mornese
e da una visita ai luoghi
salesiani, il 19 settembre
1990 si apre il 19° Capitolo
Generale delle Figlie di
Maria Ausiliatrice.
L'Assemblea composta da
oltre 170 fra Superiore e
delegate, si riunirà presso la
Casa generalizia FMA di
Roma ed avrà come tema:
« Educare le giovani:
apporto delle FMA a una
nuova evangelizzazione nei
diversi contesti
socio/Culturali».
L'assise di settembre è stata
preceduta da 78 capitoli
ispettoriali, tanti quante
sono le circoscrizioni che
riuniscono le oltre 17 mila
Figlie di Maria Ausiliatrice
nel mondo .
Dalle « Sintesi delle
Relazioni dei capitoli
ispettoriali e di visitatoria » e
dallo «Strumento di lavoro»
preparati da una
commissione preparatoria
presieduta dalla regolatrice
dello stesso capitolo mad·re
Rosalba Perotti, emerge una
grande volontà di
rinnovamento e di risposta
agli appelli dello Spirito.
A pochi mesi di chiusura del
23'° Capitolo Generale dei
Salesiani, la Famiglia
Salesiana si accinge,
attraverso una sua
componente costitutiva, a
riflettere sul tema
dell'educazione e
dell'evangelizzazione visti in
ottica femminile.
Alle Capitolari con l'augurio
qi buon lavoro vada anche
l'assicurazione della nostra
fraterna preghiera.
In quei giorni il riconoscimento fu unanime: l'appello di Paolo
VI agli «uomini delle Brigate Rosse » per la liberazione di Aldo
Moro va considerato come uno dei momenti più alti fra gli inter-
venti «civili » di Papa Montini. Era la domenica 23 aprile 1978,
trentotto giorni dopo il rapimento, diciassette prima del ritrova-
mento del cadavere del segretario della DC nella Renault rossa
abbandonata in via Caetani a Roma. «Vi prego in ginocchio ...
Uomini delle Brigate Rosse, lasciate a me, interprete di tanti vostri
concittadini, la speranza che ancora nei vostri animi alberghi un
vittorioso sentimento di umanità. Io ne aspetto pregando, e pur
sempre amandovi, la prova ».
Ma la risposta non venne. Come non era venuta, alcuni anni
prima, dal dittatore spagnolo Francisco Franco dopo una dram-
matica telefonata con la quale Paolo VI implorato la grazia per
un condannato a morte dalla «giustizia» falangista. Ma Grimau
fu «garrotato » nonostante l'intervento del Pontefice. In ambedue
i casi una folle logica di morte, il disprezzo dell'uomo avevano pre-
valso su ogni altra considerazione. Ma, in tutte e due le situazioni,
non passò molto tempo prima che si verificasse lo spappolamento
della sanguinaria dittatura franchista e del terrorismo rosso.
Paolo VI si era deciso all'appello non per un gesto verso l'opi-
nione pubblica ma dopo che altre vie, più riservate, erano state
percorse invano. Soltanto di recente è stato possibile venire a cono-
scenza di quei tentativi, contenuti nella deposizione che l'allora
segretario del Papa, don Pasquale Macchi (attualmente arcivescovo
di Loreto) rese ai giudici che lo interrogarono. Le dichiarazioni
sono oggi pubbliche perché si sta celebrando l'ultimo processo, il
quarto,· sulla vicenda Moro .
Viene così testimoniata la sollecitudine di Papa Montini in rap-
porto a un avvenimento che stava scuotendo l'Europa (posso affer-
marlo personalmente perché mi trovavo all'estero durante la fase
iniziale della prigionia dello statista). Attraverso cappellani delle
carceri, e dopo aver avuto la certezza di non interferire nell'auto-
nomia delle indagini che lo stato italiano stava conducendo, ogni
via fu tentata. Come abbiamo detto, invano. E chi ha assistito ai
funerali dello statista in San Giovanni in Laterano ricorderà anche
l'accorata omelia, il grido a Dio levato dal Pontefice per la morte
del giusto.
Cerchiamo di capire, di fronte a un avvenimento nel quale la
giustizia umana sta per esaurire il suo ruolo facendo subentrare
la storia, quale possa essere l'atteggiamento del cristiano. La risposta
si trova in quel breve inciso della lettera di Paolo VI: « ... e pur
sempre amandovi. ..». Quante volte perdonerai: sette? No, settanta
volte sette. È forse duro ammetterlo, sembra quasi sovrumano: gli
uomini delle Brigate Rosse e Francisco Franco, quali che siano i
loro delitti, vanno amati e perdonati non sette volte, ma settanta
volte sette. Non c'è teologia del « delitto e castigo» o « della libe-
razione» che conti. Questa, e questa soltanto, è la coerenza del
Vangelo .
Angelo Paoluzi

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A Verona il Convegno
nazionale missionario
è un forte richiamo
al dovere di tutti
i cristiani di
partecipare
ali'evangelizzaiione
dei popoli.
La Chiesa italiana è
giunta a un importante appunta-
mento con la Missione, fissato per
questo mese di settembre a Verona,
dove, dal 12 al 15, è in programma
il Convegno missionario nazionale.
C'è arrivata dopo un lungo cammino
di preparazione, che ha coinvolto
tutte le Diocesi, sotto la guida del-
l'Ufficio nazionale per la coopera-
zione missionaria tra le Chiese. La
CEI - Conferenza episcopale ita-
liana - attribuisce a questo incon-
tro la stessa rilevanza riconosciuta ai

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8 · I SETTEMBRE 1990
Foto SAF
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due grandi convegni ecclesiali del
1976, su «Evangelizzazione e promo-
zione umana», e del 1985, a Loreto.
Da tempo la Chiesa italiana ha
fatto dell'evangelizzazione legata alla
comunione una sua specifica scelta·
pastorale, in continuità con la presa
·di coscienza del suo primario dovere
di diffondere il Vangelo. Non si con-
tano i documenti, le esortazioni, gli
indirizzi del magistero ecclesiale
diretti a far maturare nei cristiani un
forte impegno missionario, capace di
trasferire nella realtà le parole di
Giovanni Paolo II pronunciate in
occasione dell'ultima Giornata mis-
sionaria: « La Chiesa esiste per ev~n-
gelizzare: se questo è il suo compito
specifico, tutti, in essa, debbono
avere viva coscienza della propria
responsabilità in ordine della diffu-
sione del Vangelo».
Formidabile sfida
Bisogna riconoscere che, sul piano
concreto, questo risultato non è stato
ancora pienamente raggiunto. E ciò
ha come conseguenza un dato di
fatto di estrema gravità: a duemila
anni dalla venuta di Cristo, oltre due
terzi dell'umanità non conoscono
ancora il suo Vangelo. «È una situa-
zione - si legge nel documento
"Comunione e comunità missiona-
ria" della CEI - che pone alla
Chiesa una sfida urgente e formida-
bile, soprattutto se si pensa al
numero assolutamente sproporzio-
nato di forze apostoliche che vi sono
impegnate e all'insieme di difficoltà
e di problemi che oggi, più che in
passato, si debbono affrontare » .
Dal dato globale si può scendere
a qualche cifra di dettaglio, non
meno inquietante. Sono più di 150
mila nel mondo le comunità cattoli-
che che non dispongono di un sacer-
dote residenziale. L'aspetto dram-
matico di questa situazione lo
possiamo cogliere, noi che viviamo
nel mondo occidentale, se ci soffer-
miamo un istante a riflèttere sul fatto
che siamo abituati ad avere a dispo-
sizione, nelle giornate festive, due,
tre e anche quattro Messe, con la
possibilità, quindi di scegliere como-
damente l'orario più adatto alle
nostre esigenze. Invece, nei villaggi
africani o nelle foreste asiatiche, riu-
niti ai piedi dell'altare nelle modeste
chiesette o nelle cappelle, migliaia di
fedeli pregano da soli, senza la pre-
senza del sacerdote. Pregano per sé,
per le loro famiglie, per un buon rac-
colto... ma anche per ottenere la pre-

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- - - -- - - -- -- 5'1-
1 SETTEMBRE 1990 9
senza stabile di un sacerdote.
Almeno la domenica. E senza fare
questione di orario ...
Ancora qualche dato. In Africa è
disponibile un sacerdote ogni 4.024
cattolici contro un sacerdote ogni
1.197 cattolici in Europa. E non si
afferra la reale dimensione del diva-
rio se si trascura di considerare che
quei 4.024 cattolici sono il più delle
volte sparsi in piccoli e piccolissimi
centri, disseminati in estensioni ter-
ritoriali di centinaia di chilometri . In
Asia troviamo un sacerdote cattolico
ogni 107.562 abitanti (Cina esclusa),
in Africa uno ogni 60rnila (in Europa
uno ogni 4mila abitanti). In altri ter-
mini, l'evangelizzazione ha davanti
a spazi sconfinati.
C'è dunque uno schieramento di
« prima linea », esiguo, almeno
rispetto alle necessità. E c'è una mol-
titudine attestata nelle retrovie. In
prima linea i missionari, che operano
« sul campo». Nelle retrovie tutti gli
altri cristiani. Due collocazioni che,
però, non sono segno di separazione.
Per finalità e vocazione, gli uni e gli
altri fanno parte di quell'unico
popolo che, come ha detto il Papa,
« è per sua natura missionario ».
Certo, trovarsi in prima linea com-
porta maggiori rischi . E difatti i mis-
sionari contano da sempre i loro
caduti. Esposti alle frequenti esplo-
sioni di cieca violenza, coinvolti loro
malgrado nelle lotte tra fazioni con-
trapposte o nelle « guerre dei
poveri», non pochi di essi hanno tro-
vato la morte, altri se la son vista
passare vicino. In tanti hanno subìto
il penoso travaglio di rapimenti dagli
esiti incerti, altri ancora sono stati
allontanati con la forza dalle comu-
nità di fedeli cui hanno dedicato l'in-
tera loro esistenza.
Sostegno missionario
Nello svolgimento dell'opera di
evangelizzazione, nei momenti della
prova più dura, i missionari possono
trovare consolazione e forza nella
certezza che tutti i cristiani li sosten-
gono e partecipano alle loro soffe-
renze? Nelle retrovie, i ranghi sono
al completo o si debbono registrare
dei vuoti? Siamo tutti consapevoli
che per un cristiano uscire dalla
dimensione missionaria vuol dire
assumersi una pesante responsabi-
lità? E se in qualche parte del mondo
ci fosse anche un solo uomo dispo-
nibile all'annuncio cristiano e non

1.10 Page 10

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10 · 1 SETTEMBRE 1990
Foto SAF
trovasse accanto a sé chi può rispon-
dere a questa disponibilità?
Senza dubbio, la complessità del
mondo di oggi richiede un modo
nuovo di fare missione. È sotto gli ·
occhi di tutti la profonda conflittua-
lità, che si manifesta in contrappo-
sizioni di carattere economico, poli-
tìco, culturale, tra il Nord e il Sud del
Mondo, tra nazioni, gruppi o classi
sociali. Al tempo stesso è sempre più
evidente l'affermarsi dell'interdipen-
denza, che esige solidarietà. Per que-
sto, la Missione si caratterizza oggi
per una forte sensibilità verso proble-
matiche che coinvolgono la vita _dei
popoli: sottosviluppo, difesa dei
diritti umani, equa distribuzione
della rìcchezza e delle risorse, giusto
rapporto fra Nord e Sud, drammi
ecologici. E tuttavia, solo parzial-
mente si riesce a rendere cosciente la
gente della complessità e gravità dei
problemi in cui si dibattono i Paesi
poveri.
D'altra parte, il Magistero ci
rìcorda che l'annuncio del Regno di
Dio fatto da Gesù è annuncio di una
salvezza « che non è liberazione da
tutto ciò che opprime l'uomo, ma è
soprattutto liberazione dal peccato e
dal maligno, nella gioia di conoscere
Dio e di essere conosciuti da lui, di
-vederlo, di abbandonarsi a lui» . Al
tempo stesso ci ricorda che, pur
senza identificare liberazione umana
e salvezza in Cristo, « tra evangeliz-
zazione e promozione umana - svi-
luppo, liberazione - cj sono dei
legami profondi... È impossibile
accettare che nell'evangelizzazione si
possa e si debba trascurare l'impor-
tanza dei problemi, oggi così dibat-
tuti, che riguardano la giustizia, la
liberazione, lo sviluppo, la pace nel
mondo . Sarebbe dimenticare la
lezione che ci viene dal Vangelo sul-
l'amore del prossimo sofferente e
bisognoso». Resta fermo che« non
c'è vera evangelizzazione se il nome,
l'insegnamento, la vita, le promesse,
il regno, il mistero di Gesù di Naza-
reth, Figlio di Dio, non siano procla-
mati». E Giovanni Paolo II, a
Loreto, ha detto: « La missione della
Chiesa, sebbene sia spirituale,
implica la promozione anche sotto
l'aspetto temporale... Certamente in

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2.1 Page 11

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- - -- - - - - ---sB-
1 SETTEMBRE 1990 11
Foto SAF
questa missione c'è una chiara distin-
zione, ma non una separazione, tra
gli aspetti naturali e quelli sopranna-
turali ... ».
Stile dello· scambio
Un altro tema su cui la Chiesa ita-
liana insiste da _tempo è quello·dello
stretto rapporto fra comunione e
missione, che si realizza sopr_attutto
a livello inter-ecclesiale, come nuovo
impulso alle singole Chiese ad uscire
da se stesse per farsi carico della mis-
sione universale, adottando lo stile
dello scambio e della condivisione
totale di beni, persone, esperienze.
Nel documento su « L'impegno mis-
sionario della Chiesa italiana» si
legge: «Tutta la realtà e l'azione
ecclesiale vanno ripensate e vissute
alla luce della missione nella comu-
nione, prendendo sul serio l'afferma-
zione spesso ripetuta che noi, chiese
di antica tradizione, siamo aperte
non solo a dare, ma anche a ricevere
dalle giovani Chiese, a lasciarci inter-
rogare da loro sulle nostre sicurezze,
a metterci in un certo senso alla loro
scuola» . Il rapporto tra missione e
comunione è poi indispensabile
anche all'interno di ogni Chiesa par-
ticolare, per caratterizzare in senso
ecclesiale l'opera missionaria e la sua
attività.
Di fronte all'importanza fonda-
mentale dell'impegno missionario, la
Chiesa italiana ha sentito il bisogno
di raccogliersi e di confrontarsi con
la realtà, sia per una corretta com-
prensione della missione oggi, nella
visione nuova che ad essa è stata data
dal Concilio, sia per quanto riguarda
la cooperazione fra le nostre Chiese
e le Chiese del mondo missionario,
sia, ancora, per valutare le carenze
esistenti. Sono questi ·alcuni dei
momenti di riflessione cui si dedi-
cherà il convegno di Verona, base di
partenza per indicaziòni sull'impe-
gno futuro e sull'eventuale corre-
zione di rotta. Nei mesi scorsi, in
tutte le Diocesi, c'è stato un intenso
lavoro di preparazione, che si è arti-
colato in tre fasi: una fase catechi-
stica, poi quella del confronto e
infine la fase organizzativa. Tutte
hanno contribuito a sensibilizzare al
massimo i Centri missionari delle
Diocesi, gli istituti missionari, i
gruppi e le organizzazioni in vario
modo impegnati in campo missiona-
rio. Al Convegno di Verona si tire-
ranno le fila di questo lavoro prepa-
ratorio, soprattutto per approfondire
e chiarire temi attinenti a una ade-
guata preparazione per il futuro,
sulla base di elementi concreti e veri-
ficati.

2.2 Page 12

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12 · 1 SETTEMBRE 1990
VITA ECCLESIALE'
Intervista a Don Viganò
I,
r1
..'..
,,t_J:;,,
r..... ,,,. '.
UN SINODO
Varsavia, Mosca, Buda-
pest, Berlino, Praga, Sofia, Buca-
rest. Le tappe del lungo pellegrinag-
gio verso la libertà dei popoli
dell'Europa centrale ed orientale nel
1989. Una svolta storica in quest'ul-
timo scorcio ·del XX secolo, che ha
fatto crollare i muri ed aprire le porte
che dividevano il continente ed erano
il simbolo della seconda guerra mon-
diale, scatenata cinquant'anni fa.
I grandi cambiamenti politici e
sociali verificatisi l'anno passato nei
paesi del blocco comunista, e realiz-
zatisi incredibilmente per via di una
rivoluzione pacifica, con la sola ecce-
zione della Romania, hanno avuto
sovente come punto di partenza o
punto d'incontro una èhiesa. Poco a
poco si sono accese candele per indi-
care un vero cammino di luce in
regioni dove, per anni, un partito
aveva dettato la verità in cui credere
e il senso da dare alla storia.
· Sotto il nostro sguardo è andata
rinascendo un'« Europa dello spi-
rito», mentre un'ideologia totaliz-
zante mostrava il suo fallimento
dinanzi alla dura prova degli avve-
nimenti. Sistemi sedicenti scientifici
di rinnovamento sociale, miti di rea-
lizzazione rivoluzionaria dell'uomo,

2.3 Page 13

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- - -- -------s8-
1 SETTEMBRE 1990 13
i
I
lPER ·L'EUROPA
si son rivelati agli occhi del mondo
intero per quello che erano: tragiche
utopie che han portato con sé un'op-
pressione senza precedenti - nella
pur tormentata storia dell'umanità
- di uomini e popoli.
Grazie alla resistenza spesso eroica
delle comunità cristiane al di là della
« cortina di ferro», il mondo attuale
ha riscoperto che, lungi dall'essere
l'oppio dei popoli, la fede in Cristo
è la migliore garanzia e lo stimolo
della sua libertà. Di qui la decisione
di Giovanni Paolo II, annunciata a
Velehrad durante la visita in Ceco-
slovacchia, il 22 aprile scorso, di con-
vocare un'assemblea speciale per
l'Europa del Sinodo dei Vescovi che
dovrebbe tenersi entro il prossimo
anno .
Per mettere a fuoco il tema di que-
sto Sinodo, il Papa ha invitato una
quarantina di vescovi dell'Europa
dell'Ovest e dell'Est ad una riunione
svoltasi in Vaticano ai primi di giu-
gno. Accanto ai pastori Giovanni
Paolo II ha voluto anche la presenza
di alcuni superiori generali di Ordini
e Congregazioni religiose. Don Egi-
dio Viganò era uno dei tre rappresen-
tanti dei religiosi designati dal Papa
assieme al Preposito dei Gesuiti,

2.4 Page 14

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14, 1 SETTEMBRE 1990
padre Kolvenbach, e al superiore dei
Basiliani di San Giosafat, padre
Patrylo.
« Si è trattato di una prima consul-
tazione preparatoria e di una libera
discussione degli argomenti», dice il
Rettor Maggiore dei Salesiani.
« Punto di partenza è stato un ampio
discorso programmatico del Santo
Padre, che ha presentato una visione
generale del cammino della Chiesa
nell'Europa trasformata dagli eventi
provvidenziali del 1989. Il Papa ha
delineato come grande sfida posta
_alla responsabilità dei credenti del-
l'Est e dell'Ovest la costruzione della
«casa comune europea» alla luce
delle esperienze vissute dalla fede cri-
stiana in questo secolo, soprattutto
negli ultimi cinquant'anni.
« Quali risposte la fede deve dare
ai "segni dei tempi" nella prospet-
tiva della "nuova evangelizzazione"
dell'Europa del Terzo Millennio?
Ecco, in sintesi, il tema del Sinodo
che andrà formulato in termini brevi,
incisivi e comprensivi sia delle sfide
vissute all'Ovest e all'Est, sia delle
esperienze delle Chiese dell'Est e del-
1'Ovest. Le prime han mostrato la
forza e le possibilità della fede in
tempi di persecuzione e sotto regimi
totalitari inumani. Le seconde sono
alle prese con le difficoltà della fede
in società libere, democratiche, plu-
raliste, aperte a tutti gli influssi del
processo di secolarizzazione.
« Nella riunione», continua don
Viganò, « i rappresentanti delle
Chiese uscite da lunghi decenni di
oppressione hanno offerto testimo-
nianze impressionanti di personale e
comunitaria sofferenza per il Van-
gelo. Qualcuno di loro ha detto:
all'Est abbiamo portato una Croce
pesante. Qualche altro dell'Ovest ha
risposto: anche noi portiamo una
Croce dolorosa, anche se nascosta
nel nostro cuore di pastori. Sono
rimasto particolarmente colpito dal
forte senso di adesione dei fratelli
dell'Est alla persona del Papa. Essi
han dovuto difendere spesso il Papa
contro la propaganda atea e sono ora
sconcertati dinanzi alle contestazioni
di cui il Pontefice è oggetto in Occi-
dente all'interno della stessa Chiesa
cattolica.
«Il Sinodo dovrà mettere in comu-
nione le esperienze delle Chiese ad
occidente e ad oriente della « cortina
di ferro». La prima fase dei lavori,
che dovrebbero durare in tutto circa
due settimane, sarà dedicata allo
scambio reciproco di informazioni e
di testimonianze. La seconda
dovrebbe essere consacrata alla
messa a punto di un messaggio
finale, di un appello profetico che
faccia vedere come la costruzione
della nuova Europa abbia, bisogno di
essere vivificata dalla luce del cristia-
nesimo. Il Sinodo dovrebbe essere un
grande evento profetico che impegna
tutti i credenti in quest'opera storica.
« Al tempo stesso», puntualizza il
Rettor Maggiore, « il Sinodo dovrà
interrogarsi anche sulle responsabi-
lità della Chiesa !}ell'Europa nei con-
fronti della missione della Chiesa nel
mondo. L'unico pastore africano
presente alla riunione, il cardinale
Gantin, prefetto della Congregazione
vaticana per i vescovi, ci ha ricordato
queste responsabilità dicendo: «Io
sono stato battezzato, sono stato
ordinato sacerdote ed ora sono a

2.5 Page 15

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-----------sll-
Roma al servizio della Chiesa univer-
sale, perché nel mio paese, il Benin,
sono arrivati dei missionari europei.
Non dimenticate mai, dunque, che il
Sinodo europeo è un avvenimento
ecclesiale e che la costruzione del-
l'Europa unita deve restar fedele alla
storia e alla tradizione di questo con-
tinente, aperta a tutti i popoli del
mondo contro ogni tentazione di iso-
lamento egoistico».
« Il Sinodo dovrà pure interrogarsi
sulle divisioni tra le Chiese in
Europa. E non sarà così facile come
potrebbe pensare chi guarda all'ecu-
menismo come ad un problema di
esperd che affrontano le grandi que-
stioni dottrinali per trovare un
accordo: Un vescovo della Romania,
che ha trascorso sedici anni in car-
cere, ricordava durante la riunione:
"dopo sei anni di isolamento, ho
diviso la mia cella con uomini gettati
in prigione per motivi politici e non
1 SETTEMBRE 1990 15
credenti. Siamo diventati amici ed
ogni giorno discutevamo per ore su
temi come: Dio esiste? Gesù Cristo
è vero Dio? L'uomo ha un'anima
immortale? Qual è il vero uso della
libertà?"».
« E osservava ancora quel vescovo
romeno: "Questi sono i veri pro-
blemi sui quali dobbiamo costruire
un ponte tra tutti gli uomini. Le dif-
ferenze dottrinali tra cristiani sono
superabili. Io conosco fratelli orto-
dossi molto aperti sul piano ecume-
nico sinché si resta su questo terreno.
Ma quando devo discutere con loro
un problema concreto - la restitu-
zione di una chiesa che era nostra, la
costruzione di un nuovo edificio in
un certo posto, ecc. -, allora essi
appaiono i più chiusi ed oppongono
ogni sorta di ostacoli. Dove ci sono
stati conflitti, scontri, abusi, è tut-
t'altro eh.e facile riscoprirsi fra-
telli"».
« Il Sinodo», sottolinea don
Viganò, « dovrà inoltre riflettere
attentamente e chiedersi se e in quale
misura il soffocamento dei diritti
della Chiesa nei paesi comunisti non
sia stato causato da un'insufficiente
evangelizzazione. Ci dovremo do-
mandare se ci siano state carenze
nella catechesi in passato. Il crollo
delle ideologie lascia vedere che e' è
uno spazio da illuminare e che, al
tempo stesso, la fede non è stata pre-
sentata sinora in modo adeguato. In
avvenire sarà necessario insistere
sulla dimensione sociale della fede,
espressa in una parola che la ''Solle-
citudo rei socialis" ha reso ormai
internazionale: Solidarietà.
<< La preoccupazione di una fede
viva sarà centrale nel futuro Sinodo.
Nella riunione di giugno si è perce-
pito chiaramente che c'è più fede
all'Est che all'Ovest. Ad Oriente la
prepotenza del sistema ha fatto
vedere nella fede un elemento di sal-
vezza. In Occidente l'esplosione del
processo di secolarizzazione ha cau-
sato una specie di postcristianesimo,
che considera la fede quasi un
oggetto da museo. Il Sinodo dovrà
mostrare che la risposta alle sfide
non sta in una fede solo intellettuale,
ma in una fede che interpreta il mes-
saggio di Gesù Cristo come una forza
storica che dirige la vita delle persone
e delle società, pur nel rispetto della
libertà di ognuno.

2.6 Page 16

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16 · I SETTEMBRE 1990
Foto Archivio SEI - Raffini
« Occorre una "nuova evangeliz-
zazione" - insiste Don Viganò-.
Per costruire una fede di questo tipo
si devono prima di tutto formare dei
cristiani che siano collaboratori di
Dio nella storia. La fede deve assu-
mere i nuovi problemi ben descritti
nel capitolo sulle "nuove frontiere "
dell'evangelizzazione nell 'Esorta-
zione apostolica del Papa sui laici. Il
Sinodo non dovrà infine essere un
evento isolato, ma stimolare inizia-
tive in ogni Chiesa particolare. Penso
che un momento forte dovrebbe
essere la "Giornata mondiale della
gioventù'' del 1991 . Il pellegrinaggio
a Czestochowa potrebbe essere un
segno e mostrare visibilmente che la
speranza di una nuova Europa è
legata ai giovani».
Don Viganò, concludendo il suo
resoconto sulla riunione di giugno,
afferma d ' essersi trovato a suo agio
in quell'occasione soprattutto perché
era appena reduce dal Capitolo gene-
rale salesiano. Per la prima volta
erano potuti venire a Roma anche
rappresentanti dei diversi paesi del-
1'Est. Le differenze culturali, il plu-
ralismo di situazioni, la complessità
dei contesti erano già emersi nella
discussione del Capitolo , sia pure
sotto un'angolazione specifica.
Durante il Capitolo, e prima dell'an-
nuncio di un Sinodo per l'Europa, i
provinciali e gli ispettori del conti-
nente s'erano riuniti per discutere i
problemi della pastorale giovanile.
« È stato bello »,·sostiene il Rettor
Maggiore, « scoprire una sintonia di
preoccupazioni ». I nostri problemi
all'Est sono comunque comuni ad
altri Ordini religiosi. Si tratta di pro-
blemi molteplici e delicati. Un solo
esempio. La vita salesiana è una vita
in fraternità, in comunione: insieme
affrontiamo un problema, insieme
facciamo un progetto, insieme lo
portiamo avanti. Nei paesi ex comu-
nisti la vita religiosa non era sinora
permessa. I religiosi vivevano in clan-
destinità, dovevano lavorare e man-
tenersi col loro lavoro, erano
costretti ad esercitare il ministero di
nascosto. Di colpo tutto è cambiato.
Come sintonizzarsi? La risposta non
può essere immediata.
« C'è però un aspetto molto pro-
mettente », afferma don Viganò.
« Ali 'Est si assiste ad una vera fiori-
tura di vocazioni . Gli ispettori di
Praga e di Bratislava mi han comu-
nicato d'avere ognuno 15-20 novizi.
Dall'Ucraina dove non siamo mai
stati presenti, mi ha scritto un
gruppo di giovani che vogliono farsi
salesiani. Non so con chi possano
aver parlato. Ho mandato un sale-
siano di origini ucraine a vedere che
cosa si può fare. C'è insomma un
emergere di speranze e di attese.
Dovremo seguirlo con attenzione,
rispetto, dialogo, senza schemi pre-
fabbricati in Occidente e, soprat-
tutto, non dimenticando mai che si
tratta di persone convinte delle loro
scelte e che han lottato e sofferto per
le loro convinzioni ».
Silvano Stracca

2.7 Page 17

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----------s/1-
1 SETTEMBRE 1990 · 17
PROBLEMI EDUCATIVI
I
VOGI.I
SULL
RNE DI PI'
NDIZIONE
ILE
Colloquio con /'on. Renzo Lusetti,
membro della commissione di indagine
istituita dalla Camera. Ascoltati finora
i rappresentanti di un centinaio di
associazioni. Verso una legge-quadro?
Roma, settembre -
« No, non abbiamo fatto scoperte
sensazionali. Molte cose, sulla con-
dizione dei giovani in Ita)ia, le sape-
vamo , più o meno come le sanno
tutti . Però siamo riusciti a disegnare
una specie di mappa che coglie la

2.8 Page 18

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18 · 1 SETTEMBRE 1990
realtà giovanile in tutti i suoi aspetti.
E questo panorama, questo quadro
d'insieme mancava, e se ne sentiva
il bisogno». L'on. Renzo Lusetti,
deputato DC, è membro della Com-
missione parlamentare di indagine
sulla condiziÒne giovanile. È fra i più
giovani membri della Camera nell'at-
tuale legislatura. Ha infatti 31 anni,
essendo nato a Castelnuovo di Sotto,
in provincia di Reggio Emilia; nel
novembre 1958. Frequentazione di
una parrocchia salesiana a Reggio,
delegato provinciale dei Gruppi gio-
vanili DC dal '78 all'82, poi Delegato
nazionale dal 1984 al 1987. Laureato
in scienze 'politiche, sposato, padre
di una bambina, è entrato alla
Camera dei deputati nel 1987, eletto
nella circoscrizione di Salerno, Avel-
lino, Benevento.
Lusetti sembra piuttosto soddi-
sfatto del lavoro svolto finora dalla
Commissione istituita dalla Camera
con il compito di compiere una inda-
gine conoscitiva sul mondo giova-
nile. « Il quadro che siamo venuto
delineando è il risultato di una fitta
serie di colloqui con i diretti interes-
sati, vale a dire con i gruppi, le asso-
ciazioni, i centri cui aderiscono i gio-
vani, dai più grandi ai più piccoli,
politici e prepolitici, culturali espor-
tivi, cattolici e laici. Ne avremo sen-
titi un centinaio».
E pensa, on. Lusetti, che siano
tutti? Non ve ne è sfuggito qual-
cuno? «Be' , proprio tutti, no. Anzi,
ci è giunta all'orecchio la lamentela
di qualche escluso. Si tratta comun-
que di esclusioni non volute. Tanto
è vero che abbiamo chiesto e otte-
nuto una proroga di sei mesi della
conclusione dei nostri lavori proprio
allo scopo di cpmpletare le audizioni
sentendo i gruppi giovanili che sono
rimasti fuori. Possiamo invece dire
di aver completato l'indagine a
livello dei capoluoghi di regione,
dove ci siamo recati per raccogliere
la voce delle realtà periferiche e pren-
dere contatto, laddove esistono, con
gli assessori preposti alle politiche
giovanili. Abbiamo anche ascoltato
i ministri che a vario titolo sono inte-
ressati alle tematiche giovanili, da
Gava a Mattarella, da Donai Cattin
a Rosa Russo Jervolino, nonché
esperti e sociologi».
L'on. Lusetti
membro
della
Commissione
d'indagine
sulla
condizione
giovanile

2.9 Page 19

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- - - - - - - - - -- s11-
Il campo di indagine è vasto. Spa-
zia dal lavoro (disoccupazione,
lavoro nero, apprendistato, coopera-
zione giovanile, partecipazione sin-
dacale) alla scuola (evasione dell'ob-
bligo scolastico, frequenza negli
istituti di istruzione superiore, par-
tecipazione agli organi delegati della
scuola), dalla salute e lo sport (infor-
mazione sanitaria, tossicodipen-
denze, etilismo, tabagismo, infortuni
nella pratica sportiva) alla famiglia
(in relazione anche al processo edu-
cativo e formativo) e alla sessualità
(pratiche contraccettive, frequenza ai
consultori ecc.), dalla cultura (diffu-
sione tra i giovani di giornali e libri,
partecipazione a spettacoli teatrali e
cinematografici, scambi con l'estero)
all'associazionismo (volontariato,
impegno sociale ecc.), dalla giustizia
(condizione dei giovani detenuti o in
attesa di giudizio ecc.) all'assolvi-
mento degli obblighi di leva (condi-
zioni di vita dei militari di leva, ser-
vizio civile alternativo ecc.) .
1 SETTEMBRE 1990 19
Dalla condizione giovanile, che è
propria di ciascuna epoca, con sue
caratteristiche specifiche, nasce la
« questione giovanile ». Che idea se
ne è fatta l'on. Lusetti dopo questa
prima fase di lavoro della commis-
sione? « Ciò che è venuto in mag-
giore evidenza indagando sulla que-
stione giovanile tra la fine degli anni
Ottanta e l'inizio degli anni Novanta
è la maggiore difficoltà oggettiva che
incontrano i giovani del Sud rispetto
a quelli del Nord del Paese. La man-
canza di lavoro, di una occupazione
stabile, il difficile inserimento profes-
sionale sono nel Mezzogiorno causa
di grave disagio per i giovani, soprat-
tutto perché essi non intravvedono
prospettive, non sentono di avere un
futuro. Al Nord i problemi sono
altri: la carriera, la ricerca del benes-
sere, la professione come strumento
per affermarsi nella società. Questo
non vuol dire che nel Sud manchino
realtà vive, anzi abbiamo colto molti
fermenti positivi. In definitiva è

2.10 Page 20

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20 · 1 SETTEMBRE 1990
venuta la conferma che le condizioni
di sviluppo socio-economico del
Paese non consentono al Sud di cre-
scere in modo da poter rispondere
alle· aspirazioni dei giovani».
Quale è stata la richiesta su cui
hanno maggiormente insistito le
associazioni interpellate dalla Com-
missione? Ciò che sta loro più a
Foto LDC
cuore è la definizione di una legge-
quadro per la promozione e il coor-
dinamento delle politiche giovanili.
A questo riguardo bisogna dire che
l'on. Lusetti ha colto nel segno
quando, sul finire del 1988 ha pre-
sentato alla Camera, in qualità di
primo firmatario, una proposta di
legge diretta a conseguire proprio
questo obiettivo. In essa si suggeri-
sce l'istituzione di un Dipàrtimento
presso la Presidenza del Consiglio dei
ministri, con compiti di indirizzo
generale delle politiche giovanili.
« Esistono già diversi interventi da
parte di vari Ministeri rivolti al
mondo giovanile - precisa !'on.
Lusetti - ma si sente la mancanza
di un organismo che li coordini e li
renda perciò più efficaci. Accanto al
Dipartimento dovrebbe operare una
specie di "forum", o Consulta, com-
posto dai rappresentanti degli orga-
nismi giovanili, a livello nazionale e
locale. La proposta di legge prevede
anche l'istituzione di albi delle Asso-
ciazioni giovanili provviste di ade-
guati requisiti. Con la relazione
finale che la Commissione di inda-
gine redigerà di qui a pochi mesi, noi
forniremo alla Camera gli elementi
conoscitivi di base su cui impostare
il lavoro per una stesura definitiva
della legge-quadro».
Spetterà poi al Parlamento prov-
vedere con sollecitudine a varare la
legge, se vuole superare le vistose
carenze legislative del nostro Paese
in relazione alla condizione giova-
nile. A questo riguardo, !'on. Lusetti
ha richiamato, nella relazione che
accompagna il progetto di legge, le
condizioni di emarginazione, di insi-
curezza in cui molti giovani sono
costretti a vivere nel nostro tempo e
nel nostro Paese. « Un confronto con
l'esperienza di politiche giovanili
fatte all'estero, comdnce che in altri
Paesi i termini "youth-policy" (Gran
Bretagna) e di "politique de la jeu-
nesse'' (Francia) hanno assunto un
significato e un valore tecnico preciso
e stanno a rappresentare l'insieme
degli interventi coordinati, sviluppati
e realizzati dalle diverse amministra-
zioni. In Italia, invece, l'espressione
"politiche giovanili" sta ancora a
significare l'astratta sintesi di più
domande e di più interventi non col-
legati tra loro». Lusetti conclude
affermando che « è ormai indilazio-
nabile la risposta alla domanda di
parteE:ipazione dei giovani, che sem-
pre più insistentemente chiedono di
avere la possibilità di influire sulle
scelte politiche che riguardano la loro
esistenza ».
Gaetano Nanetti

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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- y l·-
, SETTEMBRE 1990, 21
L'Assemblea dei partecipanti al 23 ° Capitolo
Generale dei Salesiani ha dato mandato
al Rettor Maggiore di inviare
una lettera messaggio ai giovani.
Don Egidio Viganò l'ha scritta e per la festa
di Pentecoste l'ha pubblicata.
La portiamo a conoscenza anche dei nostri
lettori non soltanto come informazione
ma perché ne facciano attenta lettura.e diffusione.
A voi giovani,
a te che leggi questa lettera!
Con gioia prendo contatto con ciascuno di voi a
nome di Don Bosco, «padre, maestro e amico».
Do voce ai tanti Salesiani sparsi nei cinque continenti,
la cui patria e compagnia siete voi giovani.
Il Signore ha instillato nel cuore salesiano una grande
passione: stare con i giovani, comprenderli nel pro-
fondo, condividere fatiche e speranze, sogni e progetti.
Don Bosco è il modello geniale di questo cuore che
batte per i giovani. Egli ha trasformato la predilezione
per la gioventù in «missione», facendola diventare la
ragion d'essere della sua esistenza. Ha lanciato quel
« metodo della bontà» che è il manifesto su cui il sale-
siano scommette il suo impegno·per i giovani.
Il dono della vita
Tu, carissimo, cerchi di aprirti ogni giorno alle mera-
viglie della vita. Esplori il mondo che ti circonda, ti
immergi nell'amicizia, assapori la gioia di esistere,
costruisci il tuo futuro che vuoi felice, ti impegni nelle
cose che valgono. Sì: vuoi « realizzare in pienezza» il
dono della vita.
Ebbene, è per questo che Don Bosco si è fatto tuo
amico!
Ma la sua generosa passione risale a un più grande
Maestro d'amore che dà sapore, senso ed energia alla
vita di tutti. L'amicizia di Don Bosco per i giovani, e
anche la nostra, si radica nell'affascinante personalità
di Gesù Cristo, il Quale è venuto e viene con la potenza
di Dio a far nuove tutte le cose, a riempire il divenire
umano di speranza, di giustizia, di grandi ideali e valori,
di vera felicità. In Lui si intuisce la grandezza del-
l'uomo: è il Dio vicino che si fa nostro compagno di
viaggio e diviene, di fatto, Via, Verità e Vita nuova.
Vecchi miti e nuovi idoli
Oggi però l'umanità sta vivendo cambiamenti pro-
fondi. Anche voi giovani vi interrogate sui numerosi
e grandi problemi che travagliano le persone e le
società.
Assistiamo a cose impensate. Miti decennali stanno
crollando, ideologie ieri di moda si sono sgretolate; e
nello stesso tempo appaiono all'orizzonte preoccupanti
fenomeni che purtuttavia suscitano fascino. Tanti gio-
vani per primi scuotono dalle spalle i pesi che mortifi-
cano la libertà, che impediscono il fiorire della vita; ten-
tano vie nuove per proclamare valori che devono
irrobustirsi.
Ma in agguato ci sono nuovi idoli, miraggi emergenti
che attirano: ci vuole una coscienza vigile e un cuore
attento perché l'effimero, il piacere, la violenza, il desi-
derio di dominio, l'indifferenza o gli scoraggiamenti
non abbiano il sopravvento . Si impone dunque una

3.2 Page 22

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22 1 SETTEMBRE 1990
impegnativa ricerca e un discernimento coraggioso.
Le reazioni dei giovani costituiscono per gli educa-
tori delle provocazioni.
Di fronte a tante novità i Salesiani non intendono
fare da spettatori, rimanendo alla finestra. Hanno
preso un'iniziativa: si è chiamata« CG23 », un'assem-
blea mondiale («Capitolo Generale») che si è svolta con
intenso lavoro per ben due mesi - il marzo e l'aprile
scorsi-. Si sono radunati da tutti i continenti per riflet-
tere, per confrontarsi, per progettare intorno a un tema
sentito urgente: « come educare i giovani alla fede in
questo nostro tempo». Ne è risultato un avvenimento
le cui proiezioni operative intendono coinvolgere anche
voi, giovani. Vorremmo che suscitasse in noi e in voi
un vigoroso slancio per rinnovare la nostra mutua ami-
cizia e spingerci a camminare insieme verso gli ideali
del vero progetto-uomo.
I contesti giovanili dei popoli sono, però, molto vari.
Di fronte a tanta complessità è stato perciò importante
comprendere le culture, rilevare le domande giovanili
e individuare le sfide che emergono dalle principali
situazioni. Abbiamo avvertito che la fede nel Cristo non
è conosciuta o non è valutata nel suo originale aspetto
di storia di salvezza, ossia di evento centrale per tutti.
Persino nei paesi di tradizione cristiana essa non è più
da considerare cosa scontata.
Diventa allora rilevante per noi Salesiani chiederci
come vivere da credenti nel Signore, appassionati per
la causa del suo Regno, impegnati nel far risuonare la
sua « buona notizia» tra i giovani, come esser~ credi-
bili oggi; quale cammino compiere insieme a voi gio-
vani per crescere nella vita nuova; che stile di convi-
venza realizzare nelle comunità educative - l'oratorio,
la scuola, il gruppo - « pronti sempre a rispondere a
chiunque domandi ragione della speranza che è in noi»
(1 Pt 3, 15).
Come vedi, non sono interrogativi da poco. Ce li
siamo posti con sincerità e abbiamo tentato di formu-
lare una risposta, tracciando la strada che vorremmo
percorrere insieme e precisando la meta a cui tendere.
Adulti e giovani insieme
Una «prima» evidenza su cui riflettere è la diagnosi
della salute e capacità visiva dei vostri occhi giovanili:
dove si va fissando il vostro sguardo, la vostra sensibi-
lità, i vostri desideri e le vostre preoccupazioni.
Oggi più che mai voi giovani avvertite una crescente
consapevolezza dei valori delle persone di ciascuno.
Siete convinti che sempre e dovunque ognuno debba
essere ritenuto degno di vivere: soggetto della propria
esistenza, responsabile del proprio destino. Quindi un
rapporto educativo fondato sul qua1unquismo, sull'in-
differenza o sulla manipolazione delle persone, sarebbe
assolutamente contro la coscienza della vostra dignità.
Tra giovani e adulti ci educhiamo reciprocamente,
contribuendo ciascuno con il dono di ciò che è. Non
è una formula della moda, perciò, invitarvi a «cam-
minare insieme», è piuttosto un'esigenza pedagogica
dalle radici profonde.
In quanto adulti che si dedicano all'educazione dei
giovani, i Salesiani sentono dunque urgente rinnovare
una specie di « patto educativo» con voi, per progre-
dire insieme nel cammino della fede.
Un patto educativo impegna, ma fa crescere. Pro-
porsi di camminare insieme, esige attenzione e simpa-
tia verso i compagni di viaggio; chiede interesse reci-
proco per sintonizzarsi su una comune lunghezza
d'onda, disponibilità a individuare valori autentici,
voglia di condividere le ragioni che nutrono di senso
la vita.
Per realizzare tutto questo i Salesiani hanno bisogno
di voi giovani.
A voi, a te, spetta un contributo insostituibile: il

3.3 Page 23

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vigore della giovinezza, la voglia di vivere, la gioia di
sperare, la fantasia di ricercare, la generosità di agire,
l'entusia i:no di concreti impegni operativi.
Le are~ di interesse sono varie, ma complementari;
non c'è . onotonia, non c'è uniformità; si cammina
verso 1}Il1i comune meta da raggiungere con differenti
vdol'" à ma con chiarezza di rotta. Guardiamo insieme
al 'ratguardo.
Il « CG23 » ha consegnato ai Salesiani un documento
assa.' i teressante che indica le differenti possibilità di
ques·1\\ cammino, secondo le molteplici situazioni di
parte \\Za. Avvicinati a qualcuno di loro. Fattene rac-
cont:. è le preziose suggestioni, le analisi, le riflessioni ,
gli orientamenti.
È un dono d'attualità per camminare verso il 2000
e per arricchire di giovinezza la storia, la quale certo
continuerà oltre, avventurandosi con più forte speranza
nel terzo millennio della fede cristiana.
Guardando a Cristo
Ma c'è un argomento fondamentale che propongo
alla tua considerazione.
La nostra fede è centrata sulla storia·concreta del-
l'uomo: non è assolutamente quella religione - « oppio
del popolo» - che è stata irrisa -e avversata da certe
ideologie.
Nell'epoca degli antichi miti politeisti la fede cristiana
veniva considerata quasi come una specie di ateismo:
infatti non ha mai accettato né idoli sull'Olimpo, né
idoli nella città. Più recentemente, nel clima di un atei-
smo invadente, essa ha sempre professato un così forte
realismo da scavalcare gli stretti orizzonti dello stesso
materialismo, proclamando nientemeno che la «risur•
rezione della carne» e l'avvento di una «terra nuova».
Questa nostra fede fissa il suo sguardo sull'Uomo
di Nazareth, Gesù il Cristo, divenuto « Signore della
storia» a Gerusalemme nella Pasqua della Nuova
Alleanza. Lui ci ha rivelato chi è Dio: tutto Amore!
Il «Padre» che ha creato il mondo per noi e ci
accompagna con infinita misericordia; il «Figlio» che
si è fatto uno di noi divenendo il punto-omega dell'u-
manità nei secoli; lo « Spirito Santo» che è portatore
di verità e potenza di novità. Un Dio uno e trino, fonte
e corona di tutto!
Un «Amore», dunque, che ci invita a partecipare da
protagonisti nel far progredire il creato con il nostro
lavoro, con la scienza la tecnica l'ecologia... ; che ci
indica la storia come la patria della sua avventura di
donazione per lottare insieme a Lui contro il male a
favore della giustizia, della solidarietà, della pace... ;
che ci accompagna e ci aiuta nell'edificare il vero
progetto-uomo attraverso il primato dei valori della
risurrezione. Così il portatore di questa fede, l'auten-
tico credente, apprezza nel mondo i valori della vera
laicità; nelle vicende storiche, quelli della genuina libe-
razione; nei cambiamenti e nei segni dei tempi, quelli
dell'autentica evoluzione.
Non dire che tutto questo è difficile e astratto. È
invece la suprema realtà, sempre più affascinante
quanto più la si penetra. Qui sta la verità cui anela l'in-
telligenza; essa apre vasti orizzonti al protagonismo
dell'uomo.
Vedi: la fede cristiana ha gli occhi aperti su tutto;
non si rifugia nell'oscurità, né si compiace in riti occulti;
cerca la luce del Mistero dell'Amore e gioisce nel par-
teciparne le ricchezze. Ogni uomo sperimenta nel suo
intimo l'istinto e la nostalgia di questo Mistero, della
sua pienezza di verità, di luce e di bellezza. Esso s'as-
somiglia al sole che, anche se non può essere fissato
con gli occhi, illumina e riscalda tutto invogliandoci
alla grande festa della vita.
Ti dicevo che la fede rivolge il suo sguardo sul-
!'evento-Cristo . Davvero Egli non ti è estraneo. A Lui

3.4 Page 24

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24 · 1 SETTEMBRE 1990
sta a cuore che ti realizzi sino in fondo. Ti interpella
per farti crescere, Ti ama: è morto e vive per te; ti chiede
un rapporto di amicizia personale, quale risposta al dia-
logo iniziato da lui: un dialogo ampio, oggettivo e coin-
volgente. Sarebbe di fatto terribilmente distratto chi
non si accorgesse del suo amore e della sua verità.
Inoltre, siccome l'amicizia di fede non è mito o fan-
tasia o ideologia, ma storia, ti offre anche un aiuto e
un modello in una donna, Maria, la sua madre, « Colei
che ha creduto» e che è stata posta dallo stesso Signore
come Ausiliatrice di tutti i credenti. Ella ti accompa-
gna maternamente lungo il percorso del cammino che
ti viene proposto.
La sintonia con lo spirito
Ma come potrai progredire in questo cammino?
Sulle orme di Don Bosco il« CG23 » ti offre l'espe-
rienza salesiana in una proposta concreta di « spiritua-
lità» giovanile.
È qui il grande segreto della riuscita. La spiritualità
è un'energia interiore sempre in crescita che ti 'mette
gradualmente in sintonia con lo Spirito.del Signore. Egli
~ veramente presente con la sua soave potenza nella vita
di ognuno. Con Lui si fanno progressi incredibili:
guarda Domenico Savio, Laura Vicufia, Piergiorgio
Frassati. Con l'energia di una spiritualità il Signore ti
aiuta a costruire e a testimoniare quella sintesi tra fede
e vita che è il contenuto proprio della «santità».
Si tratta di vivere la fede immergendosi nel quoti-
diano come luogo privilegiato in cui ascoltare realisti-
camente gli inviti dello Spirito. Ciò che Don Bosco -
« maestro di spiritualità giovanile» - indica pedago-
gicamente non è solo preghiera o impegno in cose ecce-
zionali, bensì una proposta che abbraccia la totalità del-
l'esistenza nelle sue più diverse e molteplici espressioni.
Così la vita trascorre nella gioia e nell'impegno: lo
Spirito, infatti, non ti vuole triste o straniero in patria.
La tua giovinezza è un grande valore: ha tratti di somi-
glianza con la sua pi:esenza creatrice. Allegria e spe-
ranza, ansia di donazione e responsabilità, volontà di
preparazione alla vita e solidarietà sono da coniugàre
nel tuo cammino da percorrere. Il tipo di «spiritualità»
che ti offre Don Bosco educa alla formazione di una
coscienza personale attenta alla progressiva esperienza
del Mistero fino a farla esprimere in energia di vita.
È irt questo senso che la spiritualità diviene forza impul-
siva che dinamizza cristianamente l'esistenza.
In questo progredire evangelico, poi, non si cammina
soli, si è in compagnia: il gruppo, la comunità locale
dei credenti, la Chiesa - Corpo di Cristo e Popolo di
Dio - che accompagnano di tappa in tappa la marcia
in avanti.
Chiamati per nome
Ecco la sostanza di quanto desideravo comunicarti.
Don Bosco ti chiama per nome; ti propone un pro-
getto; ti offre buona compagnia; ti addita un ideale di
non difficile « santità giovanile»: semplice e quotidiana,
interiore e apostolica, gioiosa e condivisa.
Ma _egli lancia a te e a tutti voi, giovani, ancora un
appello che gli sta tanto a cuore. Lo esprimo con lo
slogan « giovani per i giovani» inventato da alcuni di
voi. Il suo significato l'hai già intuito: coltivare l'ami-
cizia con Cristo vuol dire schierarsi dalla sua parte, farsi
carico del suo concreto progetto, vivere per gli altri,
far crescere il bene nella società. Le« beatitudini evan-
geliche», che sono l'autobiografia di Gesù, costitui-
scono la vera modalità interiore con cui impegnarsi.
Le ricorrenti forme di morte come lo sfruttamento,
l'alienazione, la prepotenza, l'ingiustizia, la discrimi-
nazione, l'intolleranza... rappresentano minacce che
fanno degenerare la vita e rovinano la storia. Servono
lottatori per il trionfo del bene! Così, con lo spirito delle
beatitudini, la fede cristiana apparirà veramente come
energia della storia.
A te, a ciascuno di voi tocca il compito di apportare
questa forza spirituale alla trasformazione del mondo.
Nuove pagine di storia
È bello pensare che ad ogni generazione spetta scri-
vere una sua storia, un suo vangelo; ogni nuovo flusso
di gioventù è un'ora di speranza. Come ha scritto un
famoso autore, «il giorno in cui si raffreddi l'animo
giovanile, il mondo intero si metterebbe a battere i
denti».
Io prego per te, prego per tutti voi giovani. Anche
i Salesiani lo fanno.
E Don Bosco, proclamato dal Papa «padre e mae-
stro della gioventù», intercede, precede e guida con il
suo infuocato cuore di discepolo del Signore.
A te e a tutti il più sincero augurio di correre verso
il traguardo.
Con grande simpatia e a nome dei Salesiani,
Don Egidio l iganò
Roma, Pentecoste dello Spirito,
3 giugno 1990
I
I

3.5 Page 25

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- - - -- -- -- --s/1-
PROBLEMI EDUCATIVI
1 SETTEMBRE 1990 25
Foto Archivio SEI - Naretto
ORIENTAMENTO
SULLE ORME DI DON BOSCO
PER AIUTARE
NELLE SCELTE DELLA VITA
L'attività dei Centri COSPES sparsi
in tutta Italia. Un atteso e significativo
riconoscimento per l'Università pontificia
salesiana e per l'«Auxilium ».
•••■ Il 1990 si è iniziato por-
tando una grossa soddisfazione
all'Università pontificia salesiana
(UPS): con un decreto, in data 2 gen-
naio, del ministro dell'Università e
della ricerca scientifica, Ruberti, si

3.6 Page 26

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26 1 SETTEMBRE 1990
Foto Archivio SEI - Demarie
stabilisce che i titoli di licenza e di
dottorato in psicologia rilasciati dal-
l'UPS - Facoltà di scienze dell'edu-
cazione - sono considerati equipol-
lenti al diploma di laurea in
psicologia rilasciato dalle Università
italiane. La soddisfazione dell'UPS
si è estesa alla Facoltà di « Auxi-
lium », fondata e diretta dalle suore
salesiane, l'unico ateneo femminile
operante nel nostro Paese: anch'essa
ha ottenuto analogo riconoscimento
con apposito decreto.
Il provvedimento del ministro è
giunto dopo una lunga attesa. Il suo
faticoso iter era stato seguito con
speciale attenzione da don Guglielmo
Malizia per l'UPS e da suor Antonia
Colombo per l'«Auxilium », che si
sono interessati alla questione con-
siderandola un problema di giustizia.
Infatti, la legge n. 56 del 18 febbraio
1989, di cui è stato relatore l'on.
Lino Armellin, aveva portato all'au-
spicato riconoscimento giuridico
della. professione di psicologo con
l'istituzione dell'Ordine e dell'Albo
degli Psicologi, e fissati i requisiti per
l'esercizio di questa specifica attività.
Se non fosse intervenuto il decreto
che sancisce l'equipollenza (peraltro
sollecitato dallo stesso on. Armellin),
coloro i quali avevano conseguho la
laurea presso i due Atenei e che già
operavano come psicologi, sarebbero
stati automaticamente esclusi dal-
l'Ordine e quindi dall'esercizioidella
professione. E nulla avrebbe giusti-
ficato una tanto grave situazibne.
I
Esigenze moderne
Il riconoscimento, oltre che sod-
disfare una giusta esigenza di plura-
lismo scolastico, è giunto anche a
marcare il prestigio oggi unir rsal-

3.7 Page 27

▲back to top
- - -- -------s8-
che « sa orientare» nella direzione
più utile al conseguimento dei fini
della persona e della società, le
potenzialità in sviluppo dei giovani,
per farne degli « onesti cittadini e dei
buoni cristiani» oltre che dei quali-
ficati professionisti.
Sulla base di un indirizzo di studi
specificamente rivolto all'orienta-
mento professionale, con finalità psi-
copedagogiche venne in seguito isti-
tuita quella che sarebbe diventata la
Facoltà di pedagogia del Pontificio
ateneo salesiano, come naturale inte-
grazione della missione educativa dei
salesiani. E, nel contempo, andò
definendosi la fisionomia dei Centri
di orientamento, nei due rami del
« Centro studi» e del « Servizio di
consulenza psico-medico-pedagogica
e di orientamento», affinché prassi
e teoria si integrassero in un mutuo
perfezionamento. Anche in questo
campo si innovava nello spirito della
tradizione, sempre sulle orme di Don
Bosco, definito da padre Gemelli,
fondatore dell'Università Cattolica
del Sacro Cuore e il maggiore stu-
dioso di allora dei problemi dell'o-
rientamento, il santo « orientatore »
(un'altra definizione è quella del
prof. Mario Ponzo, dell'Università
di Roma, che presentò Don Bosco
come «il grande pioniere dell'orien-
tamento» in Italia).
Sviluppo del Cen-tro
Sarebbe lungo ripercorrere le
tappe di sviluppo del Centro di orien-
tamento, ricordare i successi e i rico-
noscimenti ottenuti in Italia e all'e-
stero, le sue articolazioni territoriali
mente riconosciuto all'Ateneo sale- e il costante ammodernamento delle
siano. Sembra lontano quel 1938 che attrezzature. Tutto ciò andò a sfo-
vide nascere, per volontà dell'allora ciare, nel 1968, nella costituzione -
Rettor Maggiore don Ricaldone, promossa dal Centro nazionale opere
l'Istituto di psicologia sperimentale, salesiane (CNOS) e dal Centro ita-
nell'ambito della Facoltà di filosofia liano opera femminili salesiane
e nel quadro dell'Ateneo che all'e- (CIOFS) - del COSPES, Centro di
poca muoveva i primi passi. Con orientamento scolastico professio-
eccezionale previsione delle esigenze nale e sociale. Ma è forse tempo di
moderne, don Ricaldone volle l'Isti- fornire qualche elemento per consen-
tuto per dare un contributo scienti- tire al lettore di entrare un po' più
fico e tecnico all'approfondimento addentro alla questione dell'orienta-
della pedagogia di Don Bosco, fatta mento scolastico e professionale (di
<~ di cuore·», cioè basata su relazioni cui, è bene sottolinearlo, il ruolo
di fiducia e di comprensione, le sole - dello psicologo assolve a una fun-
capaci di fare dell'educatore colui zione di basilare rilievo) e di com-
1 SETTEMBRE 1990 27
VUOI
RICEVERE
Il BOLLETTINO
SALESIANO1
Dal lontano 1877
questa rivista viene
inviata gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Scrivi subito il tuo
indirizzo a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA

3.8 Page 28

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28 · I SETTEMBRE 1990
prenderne l'importanza pratica. Lo
facciamo riportando alcuni dati for-
niti dall'ing. Fabio Padoa, consu-
lente del CNEL, il Consiglio nazio-
nale dell'economia e del lavoro.
L'ing. Padoa ha a sua volta fatto
riferimento a una inchiesta del CEN-
SIS sui giovani diciottenni del Mez-
zogiorno d'Italia. È risultato che il
44 per cento degli interpellati avrebbe
compiuto scelte diverse se avesse
avuto maggiori informazioni. La
percentuale è più elevata tra i giovani
con titolo di studio più basso, i quali
dichiarano che avrebbero continuato
a studiare se fossero stati informati
sulle possibilità e i vantaggi otteni-
bili con lo studio. « Bastano questi
dati - sottolinea l'ing. Padoa - per
mostrare quanto sia necessaria una
efficace azione di orientamento in
Italia e quanti costi sociali comporti
la sua mancanza ». E aggiunge: « La
previsione a medio termine fa rite-
nere che in futuro ci sarà sempre
meno occupazione in Italia e negli
altri Paesi della Comunità europea,
per chi non sia stato orientato ad
acquisire professionalità nei settori di
prevedibile sviluppo ».
È una constatazione che, in teoria,
solleva l'interessamento delle pubbli-
che istituzioni, tanto che, come rileva
Mario Viglietti del Centro salesiano
di orientamento di Torino, negli
ultimi cinquant'anni si sono susse-
guiti ben 12 progetti di legge sull'o-
rientamento. Ciò nonostante, « il
problema dell'orientamento è ancora
rimasto a livello di ... problema », in
attesa di soluzione operativa istitu-
zionalizzata. Alla latitanza pratica
del potere politico supplisce, come
spesso accade, l'iniziativa spontanea
della società civile, consapevole del-
1'importanza dell'orientamento. Gli
Anni Ottanta hanno visto un vero e
proprio «boom» di progetti e di ten-
tativi, non coordinati, e nei quali -
nota l'ing. Padoa - «l'entusiasmo
e la dedizione spesso si sono accom-
pagnati all'incompetenza, all'assenza
di preparazione specifica e allo
spreco di risorse ». L' auspicio è che,
di fronte alle esigenze del Paese1, il
Parlamento riprenda l'esame del
testo unificato di legge-quadro sul-
l'orientamento professionale e scola-
stico, decaduto con la fine della qas-
sata legislatura e, apportandovi se
necessario le eventuali modifiohe,
giunga alla sua approvazione.
Esperienza pluriennL e
Nel frattempo il COSPES, ft te
della sua esperienza pluriennale,/dei
risultati conseguiti, della serie~à e
professionalità dei suoi operatpri,
continua la propria attività. I cep.tri
di orientamento sono oggi una tren-
tina, vi lavorano 50 operatori s1ale-
siani - suore e sacerdoti - e altret-
tanti collaboratori laici qualifidati.
Sono presenti nelle principali dittà
italiane in quasi tutte le regioni.
Di che cosa si occupa sostanzial-
mente l'orientamento? Rispdnde
Luciano Ciano: « Si occupa della ere-
Foto Di Francescantonio
G. ;~·i
'
' ---?-

3.9 Page 29

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- - - - -- - - - -- s8-
Foto Archivio SEI
1 SETTEMBRE 1990 29
scita totale dell'individuo. Cessando
di essere considerato come un aiuto
momentaneo, l'orientamento di-
venta processo continuato che ha
come obiettivi la personalizzazione,
la socializzazione, l'interiorizzazione
della persona attraverso il potenzia-
mento massimo delle sue capacità,
nell'ambiente in continua trasforma-
zione » , Il campo di attività è ampio
e non è facile riassumere gli elementi
che lo compongono. Si può dire che
la funzione specifica del COSPES è
l'aiuto psicopedagogico, con atten-
zione particolare alla problematica
dell'orientamento, con interventi
destinati a sostenere la promozione
umana, le scelte scolastiche e profes-
sionale, l'aggiornamento pedagogico
degli educatori e l'inserimento socio-
lavorativo di giovani e adulti.
Più in dettaglio, i settori privile-
giati sono: l'orientamento scolastico-
professionale dalle scuole elementari
all'Università, l' assistenza e l'.orien-
tamento di ·centri di formazione pro-
fessionale e di lavoratori giovani e
adulti, la consulenza psicopedago-
gica per soggetti in età scolare con
problemi di apprendimento, disadat-
tamento ecc., la consulenza psicocli-
nica e vocazionale, corsi di forma-
zione permanente e di animazione
culturale, attività di studio e di
ricerca, l'allestimento di biblioteche
specializzate, l'osservatorio sul
mondo delle professioni e del lavoro.
Seguendo questi filoni di attività,
ogni Centro ha potuto raggiungere·
migliaia di soggetti e avviarli alla
scelta della scuola superiore o della
facoltà universitaria, ha assistito gio-
vani in cerca di primo lavoro e lavo-
ratori impegnati in campi di riquali-
ficazione. Ha inoltre fornito gli stru-
menti per indirizzare i ragazzi in età
evolutiva che incontrano difficoltà di
adattamento scolastico, sociale,
familiare o hanno problemi di
apprendimento. Il COSPES si è
messo a disposizione di insegnanti e
genitori per aiutarli a comprendere
la realtà sociopsicologica dei loro
alunni e figli .
Questi e altri servizi di carattere
orientativo hanno al centro la per-
sona, per evidenziarne e svilupparne
la potenzialità in vista di una scelta
professionale che, rispondendo ai
bisogni della persona di sentirsi ele-
mento attivo e considerato, sia fina-
lizzato al conseguimento del benes-
sere e del progresso sociale.

3.10 Page 30

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30 · 1 SETTEMBRE 1990
PROTAGONISTI
Mons. Antonio
Possamai
AFONPDAATRAANSAUICL'AEIUCIN,A_.,."C"H""I1ESA
A colloquio con
il vescovo di Paranà,
mons. Antonio
Possamai. «Per noi
- dice - l'importante
non è costruire chiese
ma è costruire centri
di formazione
dei laici... ».
Nel cortile di San Calli-
sto mons. Antonio Possamai era, dei
quattro vescovi dell'Amazzonia bra-
siliana che dovevo accompagnare in
via della Conciliazione per la confe-
renza stampa, quello vestito più sem-
plicemente. Una piccola croce sulla
giacca grigia e una maglia bianca col
colletto. Gli altri - don Moacyr
Grechi, Aldo Mongiano, Clovis Frai-
ner - avevano concesso qualcosa di
più all'appuntamento cui stavano
per andare. Non quello della confe-
renza stampa, perché non ce ne
sarebbe stato davvero bisogno, bensì
quello subito successivo. Infatti
quella mattina, a mezzogiorno,
insieme ad altri confratelli erano a
pranzo dal Papa. Era per quel
pranzo che si erano vestiti al meglio.
Aldo Mongiano, vescovo di

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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- -- - - --
----sB-
1 SETTEMBRE 1990 31
Roraima, addirittura con la fascia
viola. E, infatti, tra loro scherzavano
un po'; prima di allora non si erano
mai visti così eleganti e si prendevano
in giro: « Se ci vedessero nelle nostre
diocesi!».
Per la ventina di vescovi dell'A-
mazzonia brasiliana venuti a Roma
per la visita ad limina e per lanciare
un appello alla società e alla chiesa
in Italia il Ceial di Verona, insieme
al volontariato internazionale della
Focsiv e alla Caritas, hanno organiz-
zato una settimana di accoglienza. In
quei giorni Antonio Possamai l'ho
incontrato più volte. Alto, asciutto,
magro, paterno ma di poche parole,
questo religioso salesiano di una ses-
santina d'anni, nipote di italiani emi-
grati in Brasile alla fine del secolo
scorso, vescovo di Ji-Paranà, nello
stato di Rondonia, nel sud dell 'A-
mazzonia brasiliana, ha testimoniato
con il rigore delle parole e la sobrietà
dei gesti il senso e il valore del suo
impegno di vita.
Aveva colpito subito i giornalisti,
alla conferenza stampa di via della
Conciliazione, il 21 maggio, per que-
sta sua semplicità e fermezza. I quat-
tro vescovi avevano poco tempo per
parlare: si cominciava alle undici e
a mezzogiorno meno dieci dovevano
correre via per infilarsi nel portone
di bronzo. Ai pranzi del Papa, è
ovvio, bisogna essere puntuali. Del
grande e complesso dramma che sta
vivendo l'Amazzonia ognuno dei
quattro vescovi s'era riservato un
aspetto da illustrare brevemente.
Secondo le proprie competenze.
Antonio Possamai ne ha una di com-
petenza: vive in una città - Ji-
Paranà - formata per il 950Jo di emi-
granti affluiti nel piccolo villaggio
preesistente nell'arco degli ultimi
vent'anni; ed è il responsabile per la
pastorale delle migrazioni della Con-
ferenza episcopale brasiliana. Sono
40 milioni i cittadini brasiliani che
negli ultimi due decenni si sono messi
in movimento all'interno del Paese,
spinti via dalle proprie terre e indi-
rizzati verso « nuove frontiere»
agricole.
Del dramma dei contadini brasi-
liani costretti ad affrontare una
nuova vita in condizioni spesso
disperate, Antonio Possamai ha par-
lato offrendo non solo un'esposi-
zione lucida delle ragioni sociali che

4.2 Page 32

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32 · 1 SETTEMBRE 1990
vi stanno alla base ma dando una
testimonianza piena di composta
passione. Ha parlato con l'intensità,
ad un tempo forte e serena, che gli
viene dall'avere conservato dentro di
sé, nella memoria familiare e forse
nella tempra stessa della sua persona,
le tracce di una analoga storia di
terra, amata ma resa invivibile da un
sistema sociale ingiusto che rende
impossibile alle famiglie di piccoli
contadini la sopravvivenza nei loro
campi e favorisce la formazione di
grandi proprietà.
Fu così nelle campagne italiane nel
secolo scorso e poi fin oltre la metà
di questo secolo. Dai suoi nonni emi-
grati proprio in Brasile, Antonio
Possamai ha preso l'amore alla gente
del campo e la volontà tenace di ser-
virla con tutte le sue energie in una
battaglia che pure appare quasi sem-
pre impossibile a vincersi.
Ha spiegato come nelle grandi
estensioni di terra fertile del Sud del
Brasile - nello stato di Paranà e di
Rio Grande do Sul - il governo
abbia favorito l'inserimento di
grandi aziende agrarie e di colture
intensive, soprattutto di soja, in
modo da aumentare l'esportazione e
ridurre il debito estero. Alle famiglie
contadine del Sud non è rimasto che
imboccare la strada del Nord del
paese, della regione amazzonica, la
«nuova frontiera» . A milioni si sono
spostati.
Lo stato di Rondonia, ad esempio,
è nato così, nel corso degli ultimi
venti anni. Il governo non ha offerto
nulla ai nuovi arrivati: né strade, né
ospedali, pochissime scuole. La gente
è stata obbligata a disboscare per
poter seminare la terra. Più del venti
per cento della regione dove vive
mons . Possamai è stata disboscata.
Ma la vita è troppo dura. E la gente
spesso si mette in marcia di nuovo,
cercando altre terre oppure una via
più facile, quella di cercare l'oro
lungo i fiumi . E si scontra allora con
le popolazioni indigene della foresta.
Inquina i loro fiumi con il mercurio
che serve per pulire le scaglie del-
1' oro. Trasmette le malattie tipiche
dell'uomo bianco «civilizzato». Si
scontra con gli indios che difendono
il loro ambiente . Spara e uccide.
Una delle grandi ferite inferte alla
terra d'Amazzonia e ai « figli della
terra», gli indios, viene proprio da
Foto SAF.
qui: da un « sistema sociale per-
verso», come lo ha chiamato mons.
Possamai, un sistema « che non ha
alcun progetto per l'uomo», e che
prima caccia via la gente della sua
terra, poi non l'aiuta a inserirsi nelle
nuove zone d'insediamento lasciando
che vada allo sbaraglio e finisca con
l'entrare in conflitto con altre popo-
lazioni, ancora più deboli e indifese. .

4.3 Page 33

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- - -- -- - -- - - sB-
Ma a colpire, di mons. Possamai,
in quella prima conferenza stampa
- poi una seconda se ne è tenuta ad
Assisi qualche giorno dopo, all'indo-
mani della grande concelebrazione
eucaristica in San Francesco - è
stato quando ha riassunto in poche
frasi il senso della presenza della
chiesa in quella regione, e in parti-
colare la sua personale preoccupa-
zione di pastore. « Che cosa fa la
chiesa? - si è chiesto per prevenire
le domande dei giornalisti -. La
chiesa cerca di dare al popolo una
forte educazione politica, perché noi
sappiamo che le grandi trasforma-
zioni di cui abbiamo bisogno ver-
ranno solo se ci saranno dei politici
capaci, guidati da sentimenti cri-
stiani. La chiesa aiuta il popolo a
formare le comunità di base. A for-
mare dei loro sindacati, per lottare
per i propri diritti. A formare asso-
ciazioni di base. Facciamo questo
non per un attivismo puramente poli-
tico, ma perché crediamo che la fede
deve far sorgere dei cittadini capaci
di lavorare per una società più giu-
sta, ispirata alle esigenze del Van-
gelo».
Monsignor Possamai è stato tra i
primi a rientrare in Brasile dopo il
breve soggiorno italiano. Non era
ancora finita la conferenza stampa,
trasformatasi in un'appassionata
assemblea pubblica, quando
abbiamo lasciato la sala del Comune
di Assisi e siamo scesi a passo veloce
verso il convento francescano a riti-
rare il bagaglio. Il vescovo di Ji-
Paranà non voleva, ma alla fine sono
riuscito a convincerlo a prendere un
panino e un frutto che avevo chiesto
ai frati per lui. A dire il vero il frate
della portineria trovava complicato
rimediare quel po' di cibo così su due
piedi e appariva seccato. Poi s'è
deciso e ha fatto appena in tempo ad
arrivare dalla cucina con la busta: il
vescovo aveva già ritirato il suo
bagaglio dalla staoza •ed era ridi-
sceso . Ha ringraziato il frate con tale
1 SETTEMBRE 1990 , 33
amabilità e con una benedizione così
fraterna (e paterna) che il frate, final-
mente, ha sorriso e, anzi, s'è com-
mosso.
Nella mezz'ora che è passata
prima della sua partenza mons. Pos-
samai ha mostrato il fondo ricco del
suo carisma salesiano, ritemprato in
terra d'Amazzonia. « L'aiuto che
potete darci - mi diceva - non è
s.olo quello di impegnarvi come
potete qui al Nord perché le grandi
multinazionali presenti in Brasile non
abbiano un comportamento di
rapina. Questo è molto importante;
ma quello che come comunità eccle-
siali potreste fare in modo partico-
lare è aiutarci a far andare avanti i
nostri progetti di educazione del
popolo. Non solo nella scuola, anche
perché non possiamo più tenere
scuole nostre - il governo ce lo
impedisce perché teme .che inse-
gnamo al popolo a p·ensare -; ma
a livello di educazione di base, nei
movimenti popolari, e poi soprat-
tutto nelle comunità di base».
«Per noi - dice mons . Possamai
- l'importante non è costruire
chiese ma è costruire centri di forma-
zione dei laici: per essere catechisti,
per essere agenti di liturgia, per
essere agenti di pastorale familiare e
giovanile. E poi formazione per
essere cristiani nella politica, nel sin-
dacato, nei gruppi popolari. Questa
è la preoccupazione numero uno che
abbiamo nella mia diocesi. La nostra
è veramente una chiesa fondata sui
laici. Ab biamo un territorio
immenso e siamo appena 41 sacer-
doti e circa 80 suore a tempo pieno.
Chi fa camminare le comunità di
base sono i laici ». In realtà, mi
spiega il vescovo sulla pensilina della
stazione di Assisi, le parrocchie sono
soltanto 21, mentre le comunità di
base sono ben 1400, quasi tutte in
zone rurali, ma ora cominciano a
sorgere anche nelle periferie delle
città di nuova formazione (Ji-Paranà
ha 150 mila abitanti); si punta su
gruppi di famiglie non troppo nume-
rosi : 50-60 famiglie.
Quale appoggio si può dare a que-
st'uomo impegnato in questo tenace
lavoro di educazione popolare, che
parte dalla Parola di Dio e poi segue
le necessità della gente passo passo
fino a rafforzarne la coscienza
sociale e la capacità di vivere con

4.4 Page 34

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34 1 SETTEMBRE 1990
Foto SAF.
I
dignità? Forse, mi spiega mefitre il
treno che viene da Terontola a pare
all'orizzonte, potreste venire lì, in
piccoli gruppi di laici, e anche sacer-
doti e religiosi, persone che 1anno
qualche esperienza pastorale e1asso-
ciativa, stare un po' con la gente del
posto, ascoltare, capire; e poi dopo
un po' di tempo tornare e collabo-
rare nei centri di educazione popo-
lare.
I
Non c'è nessun gruppo itrliano
nella diocesi di mons. Pos~amai.
Qualcuno aveva provato, ?la la
malaria li ha intimoriti. Lui,[però,
sorridendo un poco, mi fa capire che
oggi con la malaria non si muote più.
Lui stesso la piglia ogni anno,/anche
più di una volta. Come a dire: sono
contento se qualcuno di voi dàll'lta-
lia ha fiducia nel nostro lavoro e,
prendendo il coraggio a due mani,
viene a darci una mano.
1
1
Giampiero Forcesi
I

4.5 Page 35

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- - - -- - ----,5'1-
STORIA SALESIANA
1 SETTEMBRE 1990 35
HA APERTO LA STRADA
ALLA PROMOZIONE CULTURALE
DELLA DONNA
Nella foto una classe dell'Istituto nell'anno 1914
L<:, scuola «Nostra
Signora delle Grazie»
fondata da Don Bosco
nel 1877 a Nizza
M(!nferrato, ha dato
ongzne a una
tradizione educativa
valida ancora oggi.
.
Dieci anni dopo l'unifi-
caz10ne del Regno d'Italia, il censi-
mento anagrafico del 1871 indicava
un tasso complessivo di analfabeti-
sm~ del 69 per cento, con punte
dell 84 per cento nell'Italia meridio-
nale. La povertà, la mancanza di
strutt~r~ scolastiche, le impellenti
1;e~ess1ta cui si legavano le possibi-
hta ~tesse_ della sopravvivenza, i cicli
stag10nah della produzione agricola
~stac~lavano il progresso di alfabe-
t1zzaz~one della penisola. Le più
penalizzate erano ovviamente I
?onn~:. ~ra i giovani sposi, nel 1867:
1ma~ltl 10 _grado di firmare l'atto del
matnmorno erano il 40 per cento
mentre . le mogli raggiungevan~
appena 11 21 per cento.
. Qu~ndo Don ·Bosco, nel 1877
fir!llò 1( contratto che lo rendeva pro:
pnetano del convento dedicato a

4.6 Page 36

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Uno studio esemplare
L'articolo che pubblichiamo trae lo spunto dalla pubblicazione dello stu
dio della prof. suor Piera Cavaglià « Educazione e cultura per la donna» .
La Scuola « Nostra Signora delle Grazie» di Nizza Monferrato dalle orij
gini alla riforma Gentile (1878-1923) nella collana il Prisma a cura dellj
Pontificia Facoltà di Scienze dell'Educazione Auxilium di Roma. Lo stu
dio di suor Cavaglià, ricco e documentato, ricostruisce le fappe più rileJ
vanti dell'itinerario storico e pedagogico della Scuola attraverso i protaf
gonisti, le difficoltà affrontate, le cronache quotidiane in un periodo
decisivo per l'istruzione scolastica femminile salesiana. L'ipotesi chJ
sostiene la ricerca - come si legge nell'Introduzione - è che questa «ScuolJ
abbia una intrinseca rilevanza non solo storica, ma pedagogica e tipolot
gica, tale da dare origine a una vera e propria tradizione educativa valida
ancora oggi». Il volume si inserisce a pieno titolo nella storia dell'educa~
I
zione e della scuola italiana dell'800, portando un notevole contributo a!l
capitolo ancora oggi semi-inesplorato dell'educazione femminile in campé
religioso.
-
1

4.7 Page 37

▲back to top
r- - - - - - - -- --#1-
S. Maria delle Grazie a Nizza Mon-
ferrato, in provincia di Asti, aveva
già chiaro cosa fare della nuova casa:
una scuola destinata alle ragazze e
affidata alle cure delle FMA, una
scuola che doveva rappresentare una
risposta concreta a una delle neces-
sità più urgenti della povera città di
Nizza. L'antico convento della
Madonna, che negli anni precedenti
era stato dato in affitto a una società
enologica e trasformato in un magaz-
zino, sarebbe diventato una« casa di
educazione», luogo di apostolato e
di promozione dei ceti popolari.
Un ambiente ostile
Il periodo storico in cui si muove
il Santo non è certo dei più propizi:
è salita al potere la Sinistra di Ago-
stino De Pretis che è favorevole a
una progressiva laicizzazione della
scuola e non intende agevolare le isti-
tuzioni private di stampo cattolico.
L'apertura di scuole era invece per
Don Bosco una delle opere più
urgenti che una Congregazione
potesse fare, in un'ottica di educa-
zione dei ceti popolari e delle donne.
Bisogna considerare, infatti, che se
la sollecitudine delle autorità pubbli-
che per l'istruzione popolare
maschile era abbastanza viva, scarso
era invece l'interesse per quella fem-
minile, abbandonata spesso all'ini-
ziativa privata, molte volte spora-
dica. L'apertura della scuola a Nizza
fu così una viva testimonianza, una
delle espressioni più concrete della
fede operativa di Don Bosco e venne
ad appagare di fatto le attese di tante
persone.
Nel 1878 fu trasferito a Nizza da
Mornese l'istituto Centrale delle
FMA e si cominciarono subito le pra-
1 SETTEMBRE 1990 , 37
tiche per l'apertura della scuola.
Quello che ci si prefiggeva era di dare
« alle figlie del popolo, insieme con
la educazione religiosa e morale,
quella cultura intellettuale che alla
donna si addice». L'anno scolastico
1878-79 cominciò con appena trenta
iscritte. Nel 1923 le alunne, tra le
scuole elementari, scuola Normale,
giardino d'infanzia e il corso froebe-
liano per maestre giardiniere, erano
diventate quattrocentonovanta. Il
primo nucleo si formò intorno alle
scuole elementari, che dovevano assi-
curare la risposta più urgente al biso-
. gno di istruzione, ma ben presto si
s.viluppò e assunse sempre maggior
importanza la scuola Normale per la
formazione delle maestre (che, dopo
la riforma Gentile, prenderà il nome
di Istituto Magistrale).
I programmi della scuola elemen-
tare non andavano molto al di del
classico «leggere, scrivere e far di
conto». A «Nostra Signora delle
Grazie», però, questo non si ridu-
ceva al puro conferimento di abilità
strumentali, ma era compenetrato di
principi morali. Si voleva creare un
clima in cui le allieve potessero impa-
rare i valori cristiani non solo dalle
materie scolastiche, ma dalla vita
stessa e dalle esperienze comuni. Le
ragazze si esercitavano in tutti i
lavori più ordinari che si svolgevano
in famiglia e imparavano a sapersi
cucire da sole gli abiti, a rammen-
dare, a lavorare a maglia e a rica-
mare. Queste attività si alternavano
con lo studio nella prospettiva di uno
sviluppo armonico della persona
considerata nelle sue esigenze reli-
giose, culturali e ricreative. Leg-
giamo l'orario interno della scuola:
« Ore 6 Levata; 6,30 Preghiera e
Messa; 7 Studio; 8 Colazione e
ricreazione; 9 Scuola; 11 Studio; 12
Pranzo e ricreazione; 14 Lavoro;
16,30 Merenda e ricreazjone; 17
Scuola; 18 Studio; 19,30 Cena; 20
Preghiera e riposo. NB. Vi sarà pure
ogni dì Scuola di ginnastica educa-
tiva e di canto».
Modello familiare
La Scuola voleva ricalcare un
modello di ambiente domestico,
familiare e per questo venne subito

4.8 Page 38

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38 1 SETTEMBRE 1990
adottato l'appellativo di « casa di
educazione ». Inoltre, l'opinione
dominante era che per la donna
l'educazione fosse più importante
che l'istruzione. Leggiamo nel Rego-
lamento della Scuola: «Il metodo
che si segue è paterno, quello cioè
che privilegiando la via del cuore
anziché quella della durezza e del
rigore, avvezza poco a poco le alunne
ad operare il bene con spontaneità e
sincerità. Memori che la scuola non
deve essere disgiunta dalla vita e il
Cònvitto deve presentare l'immagine
di una famiglia bene ordinata, le isti-
tutrici porranno tutta la cura perché
le allieve si formino pure a quel
vivere casalingo, semplice ad un
tempo e dignitoso, che costituisce
uno dei più bei pregi della vita sociale
femminile».
Il modello di donna che costituiva
l'ideale del corso elementare era
soprattutto quello della casalinga,
della donna capace di gestire la vita
domestica. Testimonianze di questo
orientamento non sono solo le atten-
zioni riservate alle attività manuali,
I
ma anche le tracce dei temi di ita-
liano assegnate, che non si scostano
dagli interessi della ristretta cerchia
della famiglia o della casa: « Vostra
madre è la persona che più amate
sulla terra. Che cosa fareste per
lei?»; « Oh mamma, ben meschino
è ciò che imparo dai libri di fronte
a ciò che mi insegna il tuo esempio»;
« La mamma ha dei dispiaceri; voi le
scrivete una lettera affettuosa per
consolarla». La donna che si inten-
deva formare sarebbe stata una
madre, una moglie, una casalinga;
tuttavia doveva essere una donna
consapevole del suo ruolo e dignito-
samente orgogliosa dei suoi compiti
familiari.
Altro spessore aveva invece la
Scuola Normale, dove, diversifican- Don Bosco, guardavano con spe- infatti ancora proibiti alle onne
dosi gli obiettivi, si ampliava l'oriz- ranza tutti i «pionieri» salesiani. quasi tutti i pubblici impieghi *resso
zonte cùlturale e pedagogico della L'istituzione di una scuola per mae- le amministrazioni locali e statali e
donna, attribuendole un insostitui- stre era sentita, infatti, da chi si dedi- per chi viveva nelle città minoti o in
bile ruolo sociale. La scuola, unica cava all'educazione dei giovani, centri rurali era molto difficile essere
nel suo genere nell'Istituto delle come un problema di coerenza e di assunte in impieghi privati.
FMA fino al 1916, si proponeva di giustizia e significava in pratica la
formare maestre e di educarle a con- possibilità di dar vita a una rete dif-
siderare il loro lavoro come una mis- fusa di scuole. « Nostra Signora delle
sione. C'era la necessità, per il dif- Grazie» era frequentata sia da suore Esemplarità didattica
fuso analfabetismo, di nuove sia da giovani ragazze che le famiglie
maestre e alla scuola di Nizza, sorta volevano avviare all'insegnamento, Nei primi tempi la Scuola d"/Nizza
come una imprescindibile esigenza di uno dei pochi canali lavorativi aperti dovette superare non poche diffi-
fedeltà all'ispirazione pedagogica di per la donna in quegli anni. Erano coltà, che provenivano essr zial-

4.9 Page 39

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- - -s8-
IUna recita nell'anno 1913, nella foto in alto a
sinistra. Un momento di attività ginnica e uno
ricreativo nel 1914.
{Le foto del servizio sono tratte dal volume
«Educazione e cultura per la donna»
della prof. Piera Cavaglià)
Don Rinaldi alle allieve:
«Un po' di ribellione
vi farà bene...»
La Scuola Normale di Nizza ha conosciuto numerosi interventi e rifles-
sioni riguardo alle prassi educative nel corso delle annuali conferenze desti-
nate alle educande. Il primo dei due interventi che riportiamo è di madre
Emilia Mosca, direttrice generale della Scuola, e costituisce una pagina
di acuta e fine psicologia salesiana in cui si integrano elementi tipici del
progetto educativo salesiano; il secondo è un brano «provocatorio» di una
conferenza, che porta la data del 1°·gennaio 1910, tenuta alle educande
della seconda e terza normale da don Filippo Rinaldi, che in varie occa-
sioni onorò la Scuola delle sue visite.
«Almeno ogni oretta, concedete qualche minuto di sollievo, un sollievo
che si accordi con "la scuola è un tempio"; non chiasso esagerato, ma
sollievo libero, durante il quale la maestra possa vedere, sentire e darsi
conto esatto della scolaresca, non restando, no, impalata e fredda come
una sentinella, ma sorridendo all'una, dando uno sguardo all'altra, vol-
gendo la parola a una terza, e non passando quei pochi minuti in far pre-
diche o sermoni. Sembrerà di perdere tempo qualche volta con la conces-
sione di tali sollievi, ma no, è tempo guadagnato invece, e tutte, compresa
l'insegnante si sentiranno più disposte a seguire serenamente il resto che
vien dietro».
« Non vorrei che foste schiave delle abitudini, delle usanze del Collegio.
Arrivate anche a qualche ribellione, io dico che è bene, perché darete così
occasione di correggervi. Siete qui per istruirvi, è vero, ma soprattutto per
educarvi, e le vostre superiore non intendono già di stringervi come in una
morsa, ma di darvi quella educazione che vi sarà utile nella vita. E quindi
come Educatrici preferiscono vedere gli scatti della vostra collera, mani-
festati alla loro presenza, per poterli correggere meglio. Se siete sincere
nel manifestare i vostri sentimenti, siate però anche buone per ricevere bene
le correzioni».
1 SETTEMBRE 1990 39
mente da un ambiente Ministeriale
ostile all'istruzione cattolica: esami
fuori sede con rigorosa selezione dei
privatisti, rapporti complessi con
Commissari e Provveditori agli
Studi. Mano a mano, però, la
Scuola, sotto la direzione di madre
Emilia Mosca e poi di madre Marina
Coppa, dopo aver ottenuto il pareg-
giamento alle statali, conquistò la
stima e la fiducia delle autorità sco-
lastiche. La scuola di Nizza si impe-
gnò non tanto in una competi'tività
con altre istituzioni, ma nella ricerca
di una propria peculiare esemplarità
didattica ed educativa. Nella fedeltà
alle origini e all'impegno di elaborare
e vivere il sistema preventivo,
« Nostra Signora delle Grazie»
risultò capace di misurarsi con i pro-
blemi sempre nuovi attinenti alla for-
mazione della donna. Il suo scopo
era la promozione integrale delle
alunne. Vennero così organizzate
conferenze di aggiornamento per le
maestre tenute da don Cerruti e da
madre Emilia Mosca, contatti con la
nascente Università Cattolica di
Milano e possibilità di approfondi-
menti e sviluppi didattici educativi.
Nell'ambito della Scuola Normale di
Nizza appare evidente quindi una
formazione della donna di carattere
innovativo.
La preparazione delle maestre por-
tava un innegabile contributo a una
coscienza socialmente più aperta
della donna, grazie anche alla aper-
tura della scuola ai più diversi ceti
sociali. Le ragazze assumevano la
consapevolezza di svolgere una fun-
zione insostituibile all'interno di un
ampio disegno di trasformazione
sociale. Anche se l'ordinamento sco-
lastico italiano, che la Scuola di
Nizza seguiva, non era improntato
certo a un ideale di parità assoluta tra
i sessi, i mezzi culturali che <<"Nostra
Signora delle Grazie» offriva alle
ragazze risultavano adatti ad operare
una irreversibile evoluzione sociale,
perseguendo l'elevazione culturale
della donna. Si tratta quindi di una
vera Scuola salesiana, fedele al pro-
getto educativo di Don Bosco, con
la peculiare capacità di formare
donne e mfiestre cristiane e di rappre-
sentare un valore non solo emblema-
tico per le altre scuole.
Monica Ferrari

4.10 Page 40

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40 1 SETTEMBRE 1990
FELICI
D'ESSERE ESAUDITI
S iamo felici di essere stati
esauditi e adempiamo alla
nostra promessa.
Mia moglie ha partorito senza
taglio cesareo nonostante che le
varici vulvari fossero grosse.
Ringraziamo ai cuore il «Sc1nto
delle culle».
Famiglia Abbà - Leinì (TO)
NON FU
NECESSARIO
L'INTERVENTO
L a mia bambina Cristina, si
era fatta male in bocca e per
questo doveva essere operata.
Incominciai una novena a San
Domenico Savio affinché non
venisse operata.
La bambina guarì. Non ci fu più
bisogno dell'intervento. Grazie
San Domenico Savio. Grazie
Maria Ausiliatrice.
Silvana Pozzo - S. Raffaele
RIPRESA DA
UN GRAVE INCIDENTE
S ono un ' Exallieva delle
F.M.A. e scrivo queste po-
che righe per ringraziare Maria
Ausiliatrice e Don Bosco per la
protezione sperimentata in occa-
sione di un grave incidente stra-
dale occorsomi nel settembre
scorso.
Mentre alla guida del mio
motorino attraversavo un incro-
cio, con il semaforo verde, venivo
investita in pieno da un'auto che
transitava a velocità sostenuta,
nonostante avesse il semaforo
rosso dalla sua parte.
Ricoverata in rianimazione
all'Ospedale Maria Vittoria, ho
trascorso i primi dieci giorni in
pericolo di vita per trauma cra-
nico, frattura di dodici costole e
contusioni varie. Mi sono ripresa
e sono stata trasportata in reparto
Ortopedia dove ho trascorso altri
venti giorni..
Oggi , a distanza di sei mesi
dall' incidente, sto ancora
facendo controlli e sedute di fisio-
terapia: tutti i medici dopo aver
osservato le lastre e le cartelle cli-
niche, affermano che si tratta di
un vero miracolo il fatto che sia
ancora in vita.
Debbo questa guarigione alla
bontà materna di Maria Ausilia-
trice invocata con fede in quei
giorni , e di cui sono devota in
qualità di Exallieva.
Francesca Bollati ved. Fumia
10155 TORINO
PROPRIO LA SERA DI
SAN GIOVANNI BOSCO
A ttribuisco la grazia ricevuta
a San Giovanni Bosco e
a san Domenico Savio. Proprio la
sera della sua festa infatti una
mia nipotina di 7 anni avrebbe
potuto rimanere fulminata dalla
corrente elettrica. A parte un
grande spavento per lei e per tutti
i presenti non è rimasta. Ora
chiedo preghiere per due altri
casi che mi stanno a cuore.
Peruffo Bruna
Trissino (VI)
UN SEMPLICE
GRAZIE
R ingrazio infinitamente i cari
Santi salesiani per una gra-
zia ricevuta.
Caò Donatella - Lecce
P.S.: Spero in una pubblica-
zione per poter soddisfare la pro-
messa fatta .
VARI~ CIRCOSTANZE
D esidero esprimere la mra
più profonda gratitudine a
Maria Ausiliatrice, a san Giovanni
Bosco e a san Domenico Savio
che invocai in varie circostanze,
mi hanno sempre protetta, soste-
nuta ed esaudita, specie negli
ultimi tempi in occasione di un
intervento chirurgico al seno, dal-
1'esito incerto, conclusosi feli-
cemente .
M.R.B.
21013 Gallarate (Varese)
TUMORE AL SENO
S ento il dovere di ringraziare
la beata Laura Vicuna
per avermi esaudita quando l'ho
invocata. Mia mamma improwi-
samente si ammalò di un tumore
al seno.
Urgentemente fu operata con
poche speranze da parte dei
medici. Dopo una settimana dal-
l'operazione mia mamma comin-
ciava a star bene e dall'esito del-
l'esame istologico non occorreva
intervenire con nessuna cura
chemioterapica. Ringrazio anche
le Suore salesiane di Pavia per
la solidarietà manifestatami nella
circostanza .
Emma - Pavia
GRAVE ROTTURA
DEL FEMORE
U na mia sorella di circa set-
tant'anni, mentre osserva-
va dei fiori sul terrazzo, si trovò
a terra riportando (o rivelando)
una grave rottura del femore . Il
caso si presentava evidente-
mente serio per il tipo di rottura.
Quando ne-venni informata per
telefono, fui molto preoccupata.
Per quanto non mi sia facile
vagare fra altre devozioni che
non siano quelle essenziali di
Don Bosco, mi corse il pensiero
a Don Rinaldi, ricordando forse
la grazia-miracolo della ricostru-
zione dell'osso nella mand,ibola
frantumata di Sr Carla De Noni ,
delle Missionarie della Passione
di Gesù ; Lo pregai con vivai fede
e incorniciai un'antica ca~olina
che lo rappresentava sorri<ilente
e rasserenante. L'operazidne fu
travagliata, ma si risolse bène e
fu superata dalla paziente { spor-
tivamente» al dire del chi riurgo.
Si pervenne alla guarigione
secondo i ritmi normali , aecele-
rati , anzi, dalla intelligente 1colla-
borazione dell'interessata, del
marito e dei familiari. Altre cono-
scenti , contemporanearliente
oparate, ebbero conseguenze
I negative che conclusero la loro
giornata.
Sono ormai trascorsi parecchi
anni dal fatto che può cohside-
rarsi episodio.
/
Lettera firmata - Messina
I
CADE IN PISCINA
V aglio ringraziare, innanzi-
tutto, il Bollettino dhe mi
permette di pubblicare i i 'iei rin-
graziamenti.
Ho 19 anni e frequento l1ultimo
anno in un istituto professionale;
ero ad una gita scolastica men-
tre scherzavo con le mie amiche,
una di loro mi spinge in una
piscina dove ho corso il rischio di
rimanerci.
I
In quel momento, presa dal
panico, non ho invocato pessun
Santo, ma appena ho ripreso i
sensi , ho capito che tuttiJi Santi
e in particolar modo Man,a Ausi-
liatrice e Don Bosco, sj erano
presi cura di me attraverso il mio
insegnante che mi ha salvata. Li
ringrazio anche perché hon ho
avuto conseguenze fisithe
psicologiche e mantengo, come
promesso subito dopo liaweni-
mento, l'impegno di far)pubbli-
care la grazia, grazie a 1Voi.
N.B. : Complimenti pe[ il gior-
nale molto jnteressante /sempre
più ricco e completo.
Carmela S.
Motti /a (TA)

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

▲back to top
-----------s8-
•·
1 SETTEMBRE 1990 41
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
VINCENZI sac. Lorenzo - salesiano, t Mogliano
Veneto il 4/12/89 a 45 anni.
Nasce a Ronco all'Adige il 4/12/1946.
Da Mirabello va a fare il noviziato in Libano; fa
la prima professione nel '64. Dopo lo studentato,
per tre anni è a Teheran per il tirocinio. Riceve l'or-
dinazione sacerdotale a Gerusalemme nel 1975.
Altri 3 anni a Teheran, poi frequenta l'Università
a Milano. Arriva al Cairo Flell'82. Dal 1988 è amma-
lato a Mogliano Veneto.
Di lui chi l'ha conosciuto da ammalato ha scritto:
« L'ho conosciuto solo da ammalato e non so
quasi nulla del suo lavoro, certo serio e generoso,
fra i giovani.
Frequentandolo ed osservandolo all'Astori, mi
ha colpito e fatto riflettere il suo collocarsi di fronte
al male, in un mescolarsi di atteggiamenti di non
facile lettura.
Certo, voleva vivere! ha lottato con caparbietà
per non arrendersi, quasi sicuro che l'essere gio-
vane dovesse, in qualche modo, propiziargli la
vittoria.
Però sono anche convinto che dalla sofferta con-
sapevolezza della ineluttabilità del male evadesse
più che altro a beneficio dei visitatori occasionali
e per non rattristare troppo i parenti e gli amici.
I lunghi mesi trascorsi fra ospedali e infermeria
l'hanno lavorato in profondità pur lasciandogli le
caratteristiche fondamentali del suo tempera-
mento: estremamente preciso, qualche volta pun-
tiglioso e perfezionista, senza fargli perdere il
gusto di intavolare qualche bella discussione!
Aveva il senso dell'amicizia che apprezzava ed
esprimeva in piccole confidenze, in cordiale rico-
noscenza e, alla fine, in stentati sorrisi. Non este-
riorizzava la sua preghiera: bisognava arrivare
all'improwiso per coglierla ed intuire quanto gli
facesse compagnia ».
MORETTI sac. Domenico , t Follina (TV) a 89
anni. ·
È santamente spirato il 26 agosto 1989 don
Domenico Moretti, a Follina (TV) presso i suoi
fratelli.
Era nato a Padova nel lontano 1900. Dopo aver
compiuto i primi studi presso i salesiani di Este
(PD) dove era venuto a contatto con figure bellis-
sime di confratelli, maturò la decisione di diven-
tare figlio di Don Bosco, sacerdote e missionario.
Diventò sacerdote nel 1925 e venne quasi subito
chiamato a dirigere le case salesiane del Piemonte
che preparavano i futuri missionari: Ivrea
(1925-30), Penango (1930-33), Torino-Rebaudengo
(1933-35) . Tra i moltissimi giovani che partirono
missionari, ebbe come allievi affezionatissimi
mons. Pietro Carretto, vescovo in Tailandia e
mons. Camillo Faresin, vescovo nel Malo Grosso.
· Emergono in questi anni le sue non comuni doti
di capacità organizzativa, di entusiasmo salesiano.
Dal 1935 al 1965 iniziò il suo periodo oratoriano:
fu direttore degli oratori di Gaeta, Pordenone, S.
Donà di Piave, Trieste e Chioggia. Nel 1965 fu
inviato all'Istituto Bearzi di Udine, dove vi rimase
fino alla morte.
Don Moretti è stato una figura straordinaria di
salesiano: entusiasta, fedele, ricco di saggezza e
di ottimismo; fu un padre buono e cordiale, servi-
tore energico, generoso e instancabile della Con-
gregazione salesiana e dei giovani.
Di certo· ha ricevuto il premio del servo buono
e fedele nel regno di Dio, accanto ali'Ausiliatrice
che tanto amò e fece amare in vita.
LASAGNA sig . Anselmo - cooperatore, t Novi
Ligure il 23 novembre 1989.
Una vita esemplare per semplicità di comporta-
mento, dirittura morale, umile e schietta disponi-
bilità verso tutti.
Per la sua fede autentica, l'amicizia che donava
spontaneamente, sarà ricordato, con accorato rim-
pianto, non solo dai suoi famigliari, ma da quanti
lo hanno conosciuto.
GIANGRAVÈ sig. Rosario - cooperatore, t a
Roma a 87 anni il 13 maggio u.s.
Devotissimo a Don Bosco, fedele lettore del Bol-
lettino Salesiano, amico di bravi sacerdoti, ha par-
tecipato a diversi corsi di esercizi spirituali per coo-
peratoci, insieme alla moglie, anch'essa
cooperatrice. Con lei condivideva i sani principi di
fede e di amore a Cristo, alla Madonna, alla
Chiesa, alla Congregazione della quale fa parte
una figlia come suora F.M.A. Una vita semplice
arricchita di preghiera e di sacramenti , di bontà e
di delicatezza. Dalla sua persona traspariva una
forw. religiosa e morale che tutt'ora sostiene quanti
l'hanno conosciuto e amato.
DUTTO Irma in Bonini - cooperatrice salesiana,
t Torino il 6/05/1990 a 50 anni di età.
Exallieva delle F.M .A., ha dedicato la·sua vita
alla cura della famiglia alla quale ha "lasciato una
testimonianza stupenda di bontà, di tenerezza
materna, di semplicità, di pazienza nell'ascolto e
nel consiglio, di povertà di spirito...
Sentiva l'impegno di « far qualcosa per gli altri »
e nella sua umiltà ritenendo~i incapace di altri
lavori per la Famiglia Salesiana, trascorreva il
tempo libero dagli impegni di famiglia, presso le
suore FMA del Rebaudengo, prestandosi per lavori
di cucito e rammendo. E il quotidiano era santifi-
cato dalla preghiera intensa e continua.
Da appena un anno e mezzo aveva fatto la Pro-
messa come Cooperatrice Salesiana, quando la
sua salute era già provata per una grave opera-
zione subita e per il riacutizzarsi del male che in
seguito l'avrebbe consumata. Accettò allora di
essere Cooperatrice nella preghiera, nella offerta
delle proprie sofferenze e nella accettazione
serena, anche se sofferta, del distacco totale dai
suoi cari e da questo mondo.
MAROCCO sac. Antonio Mario - cooperatore,
t Villafranca d' Asti a. 75 anni.
Parroco di Villafranca d'Asti, fu zelante Decu-
rione Salesiano, sostenne ed amò l'Associazione
CC.SS. fondò l'oratorio S. Domenico Savio. Diret-
tore spirituale del Centro-giovanile delle F.M.A.
Instancabile Apostolo inculcò, tra i giovani e i non
più giovani, l'amore a Gesù Sacramentato; una
tenera filiale devozione a Maria Ausiliatrice, a Don
Bosco e a S. Domenico Savio. Questi sono i
modelli che sovente presentava ai suoi affezionati
parrocchiani.
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don° Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istitu,to
Salesiano per le missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire..., (oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti d<1ll'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure 11stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
ifirma per disteso)

5.2 Page 42

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42 1 SETTEMBRE 1990
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla direzione
operft Don Bosco
Borsa: In memoria del marito Gala•
tioto Sante e del figlio Aldo, a cura di
Ricciardl Umiltà, L. 1.200.000
Borsa: Don Filippo Rinaldi, ringra-
ziamento per grazia ricevuta, a cura
dej Coniugi Torasso Domenico-
A~tonietta, L. 1.000.000
Borsa: Don Bosco, a cura di Ronchi
Arigelo, L. 1.000.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Liliana Talarico, L. 1.000.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Bertorelli Maurizio, L. 1.000.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, in memo-
ria di Umberto, a cura di Lea - Milano,
L. 1.000.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco , in ringraziamento e
invocando continua protezione, a cura
di f .A., L. 900.000
Borsa: Maria Mazzarello, a cura di
N.N., L. 600.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, Don Rlnaldl, per ringrazia-
mento e protezione , a cura di A.R., L.
5Q0.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vapni Bosco, invocando protezione e
gu.i,igione sorella Elia, a cura di
Genco Gaspare, L. 500.000
Borsa: Don Filippo Rlnaldi, per rin•
graziamento, a cura di Zannini Anna,
L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, ringraziando e invocando.pro•
lezione per il figlio, a cura di N.N .,
L. 500.000
Borsa: SS. Cuori di Gesù e Maria,
a ricordo e suffragio dei miei defunti,
a cura di Colombano Renzo, L.
5QP.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura dei
S~lesianl • Bearzi Udine, L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Dome-
nipo Savio, chiedendo aiuto e prote-
zione, a cura di Rossi Maria Nella,
L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
v~,,ni Bosco a cura di R.M . -
Modica, L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, in suffragio di Valerio Ferrari,
a pura della moglie Clara Ferrare,
L. 300.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, in ringra-
ziamento e invocando protezione, a
cura di Raviolo Cristoforo, L. 300.000
Borsa: In suffragio di Margherita
Cereslto, a cura delle Amiche di Acqui
Terme, L. 300.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Marton Maria, L. 300.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, a cura di N.N., L.
300.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, implo-
rando protezione, a cura di Don
Domenico Trasalti, L. 300.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, invocando
protezione, a cura di Gaido Giuseppe,
L. 300.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e San Gio-
vanni Bosco, a cura di Nicastro
Matilde, L. 300.000
Borsa: In memoria di Luisa ed Attilio
Masotti Cristofoli, a cura dei familiari,
L. 300.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, a suffragio
anime del purgatorio, a cura di Coc-
cia Maria Santa, L. 300.000
Borsa: In memoria e suffragio dei
genitori Battista e Felicita, a cura delle
figlie Lidia e Gianna, L. 250.000
Borsa: Maria Auslliatrlce, implo-
rando importante grazia, a cura di
Gallelll M. Anna Lidia, L. 250.000
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, in suffragio
di mio padre Gerardo e protezione
sulla famiglia , a cura di Musuraca
Flora, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, per pro-
messa fatta , invocando continua pro-
tezione, a cura di Ricci Marcosanti
Amalia, L. 200.000
Borsa: Don Natale Noguier de Mali-
jay, apostolo della Sindone (14°
Borsa), a cura di Don Luigi Fossati
SDB, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, per ringraziamento e
protezione, a cura della Famiglia Bar-
bero, L. 200.000
Borsa: Don Pietro Chiesa, a cura di
Cautero Giannino, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, Domenico Savio, a suffragio
dei miei defunti e invocando prole•
zione, a cura di Tagliarelli Giusep-
pina, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, per grazia ricevuta, a cura di
Pozzi Cristiano, L. 200.000
Borsa: Don Bosco, invocando pre•
ghiere e protezione sulla famiglia , a
cura di Roveda Giovanni, L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, in suffra-
gio di Lina e Giuseppe Bal/aira, a cura
dei figli, L. 200 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Dome-
nico Savio, a cura di Santamaria Vin-
cenzo, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don
Rinaldl, Beata Panacea, a cura di
Agabio Rina, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, ringraziando e invocando pro-
tezione, a cura di Adele Sarati - Ex-
Allieva, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, invocando protezione e gra-
zie, a cura di Tagliaferri Domenico, L.
200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Simonetti Albiria, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Giu-
seppe, Don Bosco, invocando salute
e prosperità per la famiglia, a cura di
Codazzi Leopoldo, L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, ringra-
ziando con tanta gratitudine , a cura di
N.N. - ExAllieva, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, ringra-
ziando per grazia ricevuta , a cura di
Allaria Francesco, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, in suffra-
gio dei genitori defunti, a cura di
Verardo Luigina - Pordenone, L.
200.000
Borsa: Maria Auslliatrlce, a cura di
Franca Malano Tallo, L. 200.000
Borsa: Don Bosco e Domenico
Savio, a cura di A.F.M. - Edolo, L.
200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, a cura di Reggio Vittorio,/ L.
200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi
Salesiani, ringraziando e invocalJdO
protezione, a cura di N.N., L. 150.900
Borsa: Don Bosco, proteggi i riliei
nipotini, a cura di Cristina Marche,se,
L. 150.000
.
I Borsa: Maria Auslllatrlce, a cur! di
Grissino Lucia, L. 150.000
Borsa: Maria Auslliatrice e Don
Bosco, a suffragio di Lina Profili~, a
cura di Profilia Valeria, L. 150.000
I Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Pedretti Laura, L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e ~on
Bosco, in suffragio del defunti Angela
e battista Ferrefi, a cura di Feri/eemi
Graziella, L. 150.000
I Borsa: Don Rua, in memoria dei
genitori, a cura di Zavarise Maria ar-
mala, L. 120.000
Borse Missionarie
L. 100.000
I Borsa: In memoria di Boschi P)etro,
a cura di S.E. Roncegno
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. [Gio-
vanni Bosco, ringraziando e Jnvo-
I cando continua protezione, a c radi
Bramati Luigia
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni .Bosco, per favori rice v/:.ti e
continua protezione, a cura della
Famiglia Emanuel
I
Borsa: Maria Auslliatrlce, Santi
Salesiani, ringraziando e invodàndo
protezione per la famiglia, a dra di
C.R. - Torino
J
Borsa: Maria Ausiliatrice, in 0emo-
ria di Carlo Braga, a cura di Brasca
Giovanna Danise
Borsa: Don Bosco , a cura d Zeni
Giuseppe
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
r Agostoni Pietro
Borsa: maria Ausiliatrice e Don
Bosco, per protezione della farriglia,
a'"" d; Frao=oo e Maria

5.3 Page 43

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-------s/J-
1 SETTEMBRE 1990 43
Borsa: Maria Ausiliatrice, invocando Borsa: Maria Ausiliatrice, e S. Gio- Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
protezione sulla famiglia, a cura di vanni Bosco, in ringraziamento, a Bosco, Domenico Savio, a cura di vanni Bosco, per aiuto e protezione,
Agostino e Vera Giacca
cura di Ricotti Ignazio
Moneta Emilia
a cura di N.N.
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Albini Anna Maria
Borsa: Don Bosco, a cura di
Moschetti Stellamaris
Borsa: Don Bosco, a cura di Marino
Giovanna
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per ringraziamento e
protezione, ·a cura di Moretti Maria
Letizia
Borsa: Maria Ausiliatrice, per prote-
zione sulla famiglia , a cura di G.C.P.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, invocando protezione,
a cura di Aidala Signorino
Borsa: In memoria di mio padre Car-
melo Arecchi, a cura di Arecchi Prof.
Carmela
Borsa: Maria Ausiliatrice, per ringra-
ziamento, a cura di Maccario Piero
Borsa: In memoria della defunta
Maria Busa, a cura del marito
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, in suffragio dei genitori, a cura
della figlia Costanza
Borsa: Don Bosco, a cura di Totaro
Antonietta.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi
Salesiani, invocando grazie e prote-
zione, a cura di S.L.V.
Borsa: Don Bosco, a cura di Rulli
Mario
Borsa: Don Giuseppe Quadrio, in
suffragio di Merati Giorgio, a cura di
Merati Bianca
Borsa: S.Domenico Savio, in suffra-
gio della sorella Caterina e implo-
rando grazie, a cura di Ginjusa Eosa
Borsa: S. Giovanni Bosco, in memo-
ria del padre Giovanni, dello zio
Umberto e di Don Zavattaro, a cura di
Valeria Russo
Borsa: Don Bosco, a cura di Gerenza
prof. Enrico
Borsa: Maria Ausiliatrice, affidan-
dole Nuccio gravemente ammalato, a
cura di Lidia Villa
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, Domenico Savio, invocando
protezione sulla famiglia , a cura di
Maggi Mario
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Pinuccia e Giuseppe Airoldi
Borsa: Maria Ausiliatrice , Don
Bosco, Domenico Savio, impe-
trando grazia per la nipote Anna
Fumagalli, a cura di Vitali Cornelia
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e implo-
rando protezione, a cura di Tarditi
Wilma
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, invocando grazia per la
sorella, a cura di Zarella Bruna
Borsa: Maria Ausiliatrice, in ringra-
ziamento, a cura di G.P.D. - Udine
Borsa: S. Domenico Savio, a cura di
Nilla Fumagalli Calai
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Chiodo Adelia
Borsa: Don Bosco, a cura di Mastino
Bruno
Borsa: In memoria di mia mamma
Casella Maria Spartà , a cura di Diego
Spartà
Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi
Salesiani, invocando protezione, a
cura di N.N. - Castellanza
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per protezione della
mia famiglia, a cura di Bernardi Ester
Calgaro
Borsa: Don giovanni Crippa, mis-
sionario salesiano, a cura della
nipote Elisa Grippa Martinella
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, per protezione e in suffragio
di Ettore Frigerio , a cura di Frigerio
Maria
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e invo-
cando protezione, a cura di D'Angelo
Baldi Vittoria
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in memoria e suffragio
di mia nipote Amalia , a cura di Fulvia
De Marco
Borsa: S. Giovanni Bosco, guarisci
la mia mamma e impetra quanto desi-
dero per i miei figli, a cura di N.N.
ExAllieva
Borsa: Don Rua, per ringraziamento ,
a cura di Focione Erminia
Borsa: Don Bosco, Santi Salesiani,
ringraziando e chiedendo protezione,
a cura di Alesse Ornella
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in suffragio di Schepis
Salvatore, a cura della moglie Nina
Schepis
Borsa: S. Giovanni Bosco, ringrazia-
mento, a cura di Giovanna Bizzarri
Borsa: S. Giovanni Bosco, a cura di
Dellacalle Adriana
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, invocando protezione ,
a cura di Prato Mario
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, Domenico Savio, invocando
protezione, a cura di Dettona Angela
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, invocando protezione di vita
e in morte, a cura di Poggese Sal-
vatore
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Nastrandrea Celina
Borsa : S. Giovanni Bosco, in ringra-
ziamento e invocando protezione, a
cura di una Mamma
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per ringraziamento , a
cura di L.S . - Asti
Borsa: S. Domenico Savio, perché
continui a proteggere i miei cari, a
cura di Martini Renata
Borsa: S. Giovanni Bosco , a cura di
Nocera Franca
Borsa: SS. Cuori di Gesù e di Maria,
a cura di N.N.
Borsa: Don Bosco, in memoria e suf-
fragio di Mauro Cignini, a cura della
Mamma Armida
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, Domenico Savio, implorando
protezione sulla famiglia, a cura di
Morino Giuseppina
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, a cura di N.N. - Torino
Borsa: Don Bosco, in ringraziamento
e per protezione, a cura di Diemoz
Maria
Borsa: Don Bosco, in memoria di
Carmela , a cura di Laurita Rocco
Borsa: B.M. Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, Domenico Savio, per la pro-
tezione dei miei cari, a cura di pip-
pione Luigina
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, in memoria e suffragio di
Lisetta , a cura del marito Franco
Barba
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per protezione della
famiglia, a cura di Pezzin Oliviero
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e invo-
cando costante protezione, a cura di
Colombo Giovanna
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e invo-
cando ancora protezione, a cura di
G.T. - Alessandria
Borsa: In memoria e suffragio di
Paleari Giorgio, a cura di Paleari
Bianca
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, in ringraziamento, a cura di
M.D.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, a cura di Rabbiosi Amabile
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per protezione, a cura
di Ferrero Rosa Maria
Borsa: S. Leonardo Murialdo, per
ringraziamento, a cura di Malagogini
Luisa
Borsa: Don Bosco, a cura di Bian-
chini Maria
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, Domenico Savio, in ringra-
ziamento , a cura di Bruno Maddalena
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di Bertetto Anna
Maria
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, per grazia ricevuta, a cura di
Maria Lombardo Maira

5.4 Page 44

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10152 Torino
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Illustrato dal pittore Aurelio Craffonara
Carlo Collodi
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I Promessi Sposi
Libri illustrati, pag . 528 , L. 70.000
Illustrazioni di A. Craffonara.
Rilegato in tela, in cofanetto.
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Libri illustrati, pag. 280, L. 35.000
Illustrazioni di G.B. Galizzi.
Rilegato in tela, in cofanetto.