Bollettino_Salesiano_197102


Bollettino_Salesiano_197102

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1.1 Page 1

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BOLLETTINO
Vogliamo portare I Coope ratori S ale siani
a diventare collabora tori coscienti,
Integrali, a fianco di noi, non sotto di noi:
non salo, quindi, fedeli e docili esecutori,
ma capaci di responsabllitll apostoliche,
pur sempre d 'accordo e In sintonia col Sacerdote.
DON LUIGI RICCERI
SALESIANO
Spedizione In abbonamento postale - Gruppo 2° (70) - 26 quindicina
EDIZIONE PER I DIRIGENTI
A. XCV. N. 2 GENNAIO 1 9 71 • DIREZIONE GENERALE 10100 TORINO VIA MARIA A.USILIATRICE , 3 2 • TEL. 48. 29 . 24
Atti dei cinque convegni di studio
per direttori
delegati - assistenti, sul
« rinnovainento » dell'associazione:
Pacognano - Zafferana - Loreto
Castiglione Torinese - Como
Mi rivolgo a voi, Direttori e Delegati dei nostri Centri, perché con il vostro
aiuto e al vostro fianco i Cooperatori si accingano a rinnovare., ad accentuare
la loro presenza di cristiani nella vita sociale, nell'impegno verso la gioventù...
... Un apostolo dei giovani deve saper suscitare altri apostoli di giovani...

1.2 Page 2

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Questo numero speciale del Bollettino Dirigenti
vuole essere un sussidio particolarmente utile per
conoscere in modo genuino la figura del Coope-
ratore e quella del Delegato.
L'Associazione l'offre a tutti i Dirigenti nella fiducia
che venga utilizzato opportunamente.
In particolare lo presenta alle Comunità salesiane
e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
I Direttori, le Direttrici potranno farne oggetto di
conferenze o utilizzarlo per la lettura comunitaria.
-
IL RETTOR MAGGIORE Cl ADDITA UN
TRAGUARDO CON LA SUA STRENNA 1971
« Di fronte ai gravissimi problemi del sotto-
sviluppo, quanti ci sentiamo in qualsiasi modo
membri della Famiglia Salesiana impegniamoci co-
raggiosamente a vivere e attuare il . carisma tutto
proprio di Don Bosco per la promozione spirituale,
culturale e materiale di quelli che egli r,!--i~rnava i
giovani poveri e abbandonati.
In partic·olare : 1. Salesiani, Figlie di Maria Au-
siliatrice, Cooperatori ed Exallievi prendano effica-
cemente coscienza, ognuno secondo la sua condi-
zione, di questa vocazione essenziale allo spirito
salesiano.
2. Secondo le situazioni e le esigenze dei singoli
paesi e sempre con senso cristiano, si promuovano
attività concrete per l'elevazione sociale e morale
dei giovani.
3. Si educhino soprattutto i giovani nelle nostre
opere al senso vivo della socialità e si avviino ini-
ziative concrete di servizio verso gli altri ».
2

1.3 Page 3

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IL PBRGBÉ Dli COIVIOII
Mentre tutto il laicato p rende
coscienza dei suoi ruoli nella Chiesa
e i cooperatori ricercano, in una
linea di .rinnovamento, la loro << iden-
tità » per non defraudare la comunità
ecclesiale di ciò che attende da loro;
mentre le Figlie di Maria Ausilia-
trice hanno mostrato con una squisita
sensibilità alle urgenze dei tempi, di
volere partecipare aU'opera d i pro-
mozione della Terza Famiglia;
alla vigilia di un Capitolo Generale
speciale salesiano per il quale è
grande l'attesa;
non si poteva tralasciare di sen-
sibilizzare il settore tanto essenziale
di quei salesiani (direttori, delegati,
assistenti) che, a buon diritto, sono
chiamati i (< maestri di spirito ►> dei
cooperatori.
E questo particolarmente per un
motivo di fondo: non è un mistero
che mentre non pochi cooperatori
scoprono sempre di più il valore della
loro appartenenza alla famiglia di
Don Bosco, vi sono salesiani (fortu-
natamente non molti) che, presi
dall'affanno quotidiano e senza la
possibilità di approfondire la cono-
scenza dell'Associazione, considerano
estraneo a loro l'impegno per i CC.
e talvolta addirittura inattuale. L'in-
conveniente si aggrava quando è
l'intera comunità a disinteressarsi
del problema. Ci si chiedeva allora:
i Salesiani (a livello di ispettori,
direttori, comunità) vogliono impegnarsi
per questa << parte di Don Bosco >> che
il Sa11to chiamava «anima della Con-
gregazio1te )>?
· I convegni sarebbero stati un'oc-
casione per interrogarsi e per pro-
vocare una risposta.
Com.e si sono svolti,
idee emerse e soluzione
dei problemi
Si è seguito questo itinerario:
andare prima alla ricerca dell'identità
del cooperatore (citi è e deve essere,
quale la sua collocazione nella Chiesa
locale, in che rapporto co11 i salesiani
e il loro superiore...), per poi meglio
definire la rnusione del delegato e la
responsabilità del suo impegno.
E ne sono venute fuori due risposte:
e A) Il cooperatore parte integrante
dell'intera famiglia salesiana con la
quale condivide il carisma (quindi la
missione educativa) che realizza 11el
medesimo spirito e stile di vita ma al
modo proprio dei laici, tendendo alla
santità con particolare impegno e in
unione indissolubile con le altre f ami-
glie salesir.me.
Ci si è chiesto (più vivacemente in
due dei cinque convegni): si può
parlare di vera vocazione a proposito
di cooperatori ? La risposta è stata
per il sì, poiché parlando di cooperato-
ri si fa riferimento ad un marcato im-
pegno per la << sequela Christi »,
nella tensione verso la perfezione
evangelica, e ad un carisma che
implica una chiamata dall'alto.
Si è cosl avuta una certa soluzione
a obiezioni come queste: l'insistere
per questo tipo di apostolato non
è «fare ghetto)) nella Chiesa, quasi
non bastasse l'impegno della voca-
zione battesimale ? e cosa offre di
più l'essere cooperatore a chi è
già cristiano impegnato ?
Si è risposto che il desiderio più
grande di ogni uomo deve essere
quello di realizzare il d isegno del
Padre nei propri riguardi. Chi è
chiamato ad essere cooperatore realiz-
zerà il disegno divino dando una
risposta positiva ed entrando a far
parte della T erza Famiglia: solo
allora sarà veramente autentico, cioè
quello che deve essere e conviene
che sia.
Un'altra obiezione, che può avere
un certo fondamento, è emersa viva-
cemente: laici associati con un Supe-
riore religioso, specialmente oggi che
il Concilio ha incoraggiato la promo-
zione dei laici a tutti gli effetti?
Non è un controsenso ? E come
potranno essere coinvolti negli interes-
si dell'Associazione e maturarsi ad
una responsabilità piena? I dibat-
titi hanno contribuito e vedere più
chiaro, fino a giungere a queste
riflessioni: non si applichi indi-
scnm.matamente quanto il Concilio
afferma a proposito dei laici in
genere, ai cooperatori che si con-
figurano invece in modo tipico e
particolare; la libertà della persona
è salva in partenza, nel momento cioè
in cui, spontaneamente e dopo un
periodo di maturazione, si chiede di
far parte dell'Associazione; il su-
periore non viene subìto perché non
viene imposto da alcuno, ma scelto
dall'interessato; un'Associazione che
unisce laici e religiosi con identici
ideali è segno di comunione molto
efficace per. il cristiano di oggi; i
cooperatori mai hanno pensato ad
una «separazione )) dalla Congrega-
zione, tanto bene hanno compreso
il primitivo pensiero di Don Bosco
(unica famiglia in due modi di realiz-
zazione); il Superiore, ai vari livelli,
è vincolo di unione, oltre che garanzia
di fedeltà al carisma e allo spirito
salesiano; diverso è il discorso sul
modo di ellercitare l'autorità che
può essere contestato. Nell'ambito
dei CC. è innegabile che vi sia stata
in passato un'accentuàta forma di
autorità che spiega come oggi siano,
per dirla con Don Ricceri, piuttosto
<1 abili e docili esecutori * che non
<< capaci di responsabilità proprie».
Perciò l'avvenire dovrebbe segnare
una svolta verso una sincera e corag-
giosa forma di corresponsabilità, cia-
scuno nei propri ruoli.
Ma tutto ciò potrà verificarsi se
p rima la comunità non avrà fatto suo
l'impegno per i Cooperatori? Certa-
mente no, è stato affermato da molti;
infatti, oggi specialmente, chi lavora
da solo produce ben poco e tutto
sembra realizzarsi nel gruppo e con
l'apporto di ciascun membro di esso.
Conseguentemente i direttori pre-
senti hanno assunto l'impegno di
rendere la loro comunità più sensi-
bile a questo problema coinvolgen-
dovi tutti i confratelli. Si tratterà
di esaminare comunitariamente la
situazione e di gettare le basi per un
lavoro in collaborazione con tutti.
Il delegato non dovrà essere un
emarginato; anch'egli però dovrà
farsi avanti informando, domandando
pareri e collaborazione.
Operando in tale modo sarà facile
attuare quella forma di cooperazione
che è la più ovvia e naturale : gruppo 3

1.4 Page 4

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di cooperatori che operano nella casa
salesiana a fianco del salesiano pre-
posto ai settori della parrocchia, del
centro giovanile, e - perché no? -
nella stessa scuola.
A questo proposito qualcuno si
è chiesto: se si hanno già' validi
collaboratori laici che operano con
spirito salesiano insieme a noi, a che
scopo farn1; dei cooperatori che poi
rischiano di esse.re distolti e assorbiti
dagli impegni della nuova loro as-
sociazione? Una chiarificazione si è
resa necessaria : non è indifferente che
i giovani di un oratorio abbiano,
anziché dei semplici collaboratori,
generosi quanto si voglia ma sempre
affidati alle: provvisorietà, degli un-
pegnati che condividono in pieno
le nostre responsabilità con la volontà
di essere << stabili o e che si sentono
membri di una stessa comunità
educativa, quali sono appunto i
CC. Inoltre non si deve pensare che
i collaboratori, una volta divenuti
CC., verranno distolti dal normale
impegno di lavoro; tutt'altro! Po-
tenziati dalla carica formativa e
spirituale, saranno più << radicati » nel
proprio ambiente. Per questo il
Delegato di tale gruppo di CC.
potrebbe opportunamente essere lo
stesso parroco o il direttore di ora-
torio o il preside della scuola, ecc.
E co11 la Chiesa locale, co11 la
pastorale unitaria, come la mettiamo?
Ci si è chiesto più volte.
Ricordato che il Concilio (e Paolo VI
non rare volte, anche recentemente)
raccomanda caldamente l'apostolato
associato che costituisce una forza
irrinunciabile nella Chiesa, ed esorta
i laici interessati ad approfondire la
loro specifica spi ritualità, è stato
riaffermato: a) il pluralismo delle
forme con cui possono operare i CC.
(individualmente, in gruppo all'ester-
no dell'opera salesiana, in gruppo
ma inseriti in un settore dell'opera
salesiana); b) la più ampia dispo11ibili1à
all'attuazione del programma di azio-
ne che Vescavi e Consigli pastorali
formulano nelle diocesi (ma non si
commetta l' errore di confondere la
Chiesa con le sue strutture, e con-
siderare presenza ecclesiale solo le
attività diocesllne o parrocchiali; <( più
salesiani, più e meglio Chiesa», è
stato detto).
B) «Di u11 Delegato tuttofare e abile
organizzatore, il centro no11 sa che
farsene. L'attesa è un'altra: il Delegato
sia un sacerdote autentico e 1111 salesiano
4 convinto >>.
Tante volte in passato i CC. erano
pervenuti a questa conclusione: in
questi convegni si è voluto mettere
l'accento sull'irrinunciabile esigenza
che il delegato svolga un ruolo ben
preciso: sia maestro di spiritualità
salesiana, testimoniata prima che
teorizzata, strumento per la liturgia
comunitaria, uomo di Dio disponibile
per chi lo sceglie come direttore
spirituale o per chi desidera aprirsi
in particolari situazioni di vita. In
fin dei conti tutto ciò è un atto di
fiducia e di stima da parte dei CC.
nel sacerdote e nel salesiano. La
richiesta pertanto non dovrà più
essere delusa in avvenire; se lo fosse,
il danno sarebbe irrimediabile: centri
vuoti di sostanza, cooperatori su-
perficiali, e... addio, allora, la cura
della gioventù povera e bisognosa l
In pratica però le cose stanno così:
i delegati (e il discorso vale per
molta parte anche per le delegate)
sono già oberati da eccessivo lavoro;
vorrebbero sì rendersi più disponi-
bili , e prepararsi meglio ad assolvere
ai loro compiti; ma come fare a
conciliare due esigenze che sembrano
irrinunciabili? Una soluzione magica
al problema non sembra esistere.
Forse si potrebbe agire così: a) da
una parte i Superiori, nell'assegnare
l'incarico di delegato dovrebbero
avere sempre presente quale onere
di tempo, di energie e <li responsa-
bilità esso comporta, ed alleggerire
l' interessato di impegni che non gli
consentirebbero di svolgere il suo
ruolo (qui è in ballo w1 diritto pre-
valente dei CC.), e considerare come
il Delegato, se opera conveniente-
mente, diviene un formatore di
educatori; b) d'altra parte i laici
dovrebbero assumersi tutte quelle
incombenze che sono loro proprie
con l'aiuto del Delegato stesso, che
dovrà compiere un vero cambio di
mentalità, abituato com'è a fare
tutto lui. .
Una nota nuova è stata portata
ai Convegni dalla presenza degli
stessi Cooperatori. Era più che logico,
che dovendosi trattare i loro pro-
blemi si ascoltasse anche la loro
voce, che si è rivelata, in alcuni casi
almeno, determinante per risolvere
problemi e dipanare difficoltà. I
giovani (particolarmente a Zafferana,
Castiglione e Loreto) hanno dato
un valido contributo alla riuscita degli
incontri, perché hanno mostrato oriz-
zonti nuovi e un volto inatteso per
una Associazione come la nostra
nella quale gli adulti-anziani pre-
valgono e il termine cooperatore
fino a qualche anno fa appariva
come sinonimo di persona anziana.
Tutto bene allora?
L 'avvenire darà la risposta. Un
sano realismo ci dice che non tutto
ciò che si semina si raccoglie, ma
ci conferma anche che le idee si
fanno st rada attraverso i canali co-
muni degli incontri di studio, degli
scambi di esperienze. (Alcuni dele-
gati e direttori parlavano, a conve-
gno finito, di una loro << quasi-
conversione 11•••). L'ottimismo a cui,
come salesiani, non possiamo rinun-
ciare, ci fa sperare bene per il do-
mani dell'Associazione, che resta
affidato alla sensibilità e all'impegno
della Congregazione, ma anche - e
per la più parte - alla presa di
coscienza dei cooperatori, che dovran-
no essere sempre più come li pensò
Don Bosco e li vuole la Chiesa.
Concludendo
IMPEGNI ...
Se ne sono presi molti e ab-
bastanza pesanti.
Anzitutto, uno di fondo: ac-
quistare maggiore sensibilità nella
cura spirituale dei CC., con con-
seguente atteggiamento pratico
nelle varie situazioni; considerare,
da ora in av:lllti, i CC. parte in-
tegrante della famiglia salesiana.
Più in concreto poi;
• i Direttori, anche come testi-
monianza del loro amore alla
Chiesa e a Don Bosco, che li
renderà più credibili, renderanno
la propria cmnunità partecipe
degli interessi e dei problemi
dei CC. (ad es. dedicando qualche
riunione mensile a questo scopo,
curando l'occasione di incontri
tra i membri delle due famiglie...);
offriranno un servizio spirituale
più ampio e generoso ai centri
rispettando il diritto prevalente
della Terza Famiglia (ottima cosa
l'assistenza spirituale a gruppi
e opere non salesiane, a patto

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che si rispetti la norma della
precedenza);
• i Delegati compiranno un cam-
bio di mentalità operando un
coraggioso passaggio di ruoli e
dedicandosi scrupolosamente alla
loro specifica funzione.
... PROPOSTE
Ne sono emerse non poche,
alcune delle quali non accolte dai
convegnisti perché non realiz-
zabili o già in via di attuazione.
Riportiamo quelle che sem-
brano più interessanti:
• ogni anno si organizzi una
due-tre giorni di studio per i
neo-delegati, da farsi possibil-
mente nel mese di settembre
(scopo: evitare l'improvvisazione
e lo... scandalo che può dare il
Delegato quando corre il rischio
di saperne meno del discepolo;
evitare perdita di tempo prezioso
in occasione di convegni inter-
regionali, come i recenti, ove si
verifica ·una marcata disparità
di preparazione) (D. Papa - Pa-
cognano);
per sensibilizzare le loro co-
munità ai problemi dei CC. e
favorire una reciproca conoscenza,
i direttori organizzino, almeno
una volta l'anno, un «incontro di
famiglia » tra CC. e Salesiani, che
potrebbe fissarsi su questi punti:
preghiera comunitaria, scambio
di informazioni, piccolo rinfresco
(G. Albert - Loreto);
l'Ufficio Nazionale curi la pre-
parazione di due sussidi:
- un piccolo manuale o pron-
tuario di « varie », utili per chi
si prepara a divenire cooperatore
(carisma e spirito salesiano; me-
todo educativo, chi è il coopera-
tore, storia dell'Associazione...),
in termini facili e di piccola
mole (D. Ferri - Loreto);
- una « antologia » di quegli
studi, testimonianze, esperienze
che i nostri migliori laici ci
stanno offrendo da qualche tem-
po (D. Ceresa - Como).
5

1.6 Page 6

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unpo'
di
cronaca
PACOGNANO (NAPOLI)
{28-30 ottobre)
Partecipanti: D. Fiora, D. Buttarelli,
l'Ispettore D. Aracri, D. A. Fonseca
(Vicario lsp. Pugliese), i delegati ispet-
toriali D. Broggiato, D. Coin, D. Ton-
nini, D. Traversa; 17 direttori, 28 dele-
gati, per un totale di 52 presenze.
I due temi furono svolti da D. P. Ron -
chino e D. M. Bassi. Alla tavola rotonda
dei GG. CC.: E. Del Vecchio (Portici),
E. Del Monaco e S. Fanali (Roma),
R. Graziano e R. Mariani (Salerno),
M. Attanasio e M. Forleo (Napoli).
Portò il saluto del Consiglio Nazionale
e partecipò alle sedute G. De Martino.
Le omelie alla concelebrazione furono
dette da D. A. L'Arco, mentre i novizi
salesiani prestarono servizio animando
la liturgia.
Interventi particolari: D. Fiora (bozza
del nuovo Regolamento) D. G. Camite
(il documento CEI sul rinnovamento della
catechesi in Italia), D. S. Tannini (colla-
boratori laici delle nostre opere, che si
preparano a divenire CC. restando nel
proprio ambiente), D. G. Clemente! (apo-
stolato vocazionale), D. G. Traversa (tema
di studio dell'anno), D. Broggiato (ri-
lancio di M. 12), D. Coin (verifica-rile-
vazione dei CC. impegnati) .
ZAFFERANA (CATANIA)
(3-4 novembre)
P<trtecipanti: D. A. Verdecchia, Ispet-
tore, D. A. l;luttarelli, i Delegati ispetto-
riali D. Cogliandro, D. Fallica, 24 direttori,
17 delegati. Complessivamente: 43 con-
6 vegnisti.
I due temi furono trattati da D. P. Ron•
chino. Parteciparono alla tavola rotonda
S. Pulvirenti (Acicastello) - N. Scuderi -
E. Caruso - P. e G. Bellocchi (Catania) -
G. Biondo (Messina). Esperienze furono
riferite anche dal gruppo dei collabora-
tori dell'Oratorio salesiano di Catania-
Filippini, mentre il saluto del Consiglio
Nazionale fu presentato da N. Magnano.
Sul programma dell'anno in corso in-
tervennero i due Delegati ispettoriali.
Le omelie furono dette da D. Ronchino
e dall'Ispettore.
LORETO
(18-20 novembre)
Partecipanti: D. Flora, l'Ispettore D. A.
Morlupi, D. Archenti, D. Buttarelli, D. G.
Ferri, D. A. Pandimiglio, 11 direttori,
17 delegati, e le direttrici F. M. A. di
Ancona, Rimini, Lugo, Fusignano; in
tutto 36 partecipanti.
I temi furono svolti dalla signora Albert
Giovanna, del Consiglio Nazionale, e da
D. Buttarelli.
Interventi p1;1rticolari: D. R. Vecchi
(programma in atto nell'lspettor(a Adria-
tica per preparare animatori e collabo-
ratori laici), A. Tosti (Perugia, consigliere
nazionale - corresponsabilità in atto nei
centri), E. Ciarapica (Terni: i CC. do-
mandano un vero impegno dei Salesiani
per la loro cura spirituale). Alla ta'(ola
rotonda sui GG. CC.: A. Parrucci (To-
lentino) • M. T. Basso (Rimini) - G. Mar-
chitelli, M . P. Onofri (Roma).
Le omelie alla liturgia furono dette da
D. Flora e D. Ferri (di cui si ricordò il
25° di Messa).
CASTIGLIONE TORINESE
{28-29 d_ice mbre)
Presenti: D. Fiora, gli Ispettori D. M.
Bava, D. T. Sartor, i cinque Delegati
ispettoriali interessati (D. Giusto, D. Botta,
D. Bassi, D. Sala, D. Orlandi), D. Giu~
seppe Zavattaro, D. Buttarelli, A. Fos-
sati, 31 direttori, 41 delegati; in tutto
79 partecipanti.
I temi furono svolti da D. P. Ronchino
e D. E. Da Rold; interventi particolari:
D. Botta (verifica-rilevazione e iniziativa
referendum sul divorzio), D. Orlandi
(tema di studi9), D. Fiora (nuovo Rego-
lamento). Parlarono sul rilancio di M. 12
D. D'Alessandro e F. Canta.
Il saluto del Consiglio Nazionale fu por-
tato da G. Guerzoni, presente C. Ruspa.
Esperienze di Giovani CC. furono pre-
sentate dal gruppo di Torino-Valdocco
(G. Turello, C. e A. Burzio, Piero, Fede-
rico, Mariuccia, Rita, Maria).
COMO
{1 1-13 gennaio)
Presenti: D. Fiora, l'Ispettore D. Ber-
tolli, D. Buttarelli, D. Marton (Vicario
ispettoria Veneta-S. Zeno), i delegati
ispettoriali D. Strappazzon, D. Busato,
D. Ceresa, D. Tassello; D. A. Frontini,
30 direttori, 35 delegati, per un tota.fe di
71 partecipanti.
I due temi furono trattati da D. Fiora
e D. Da Rold.
Interventi sul programma furono fatti
da D. Fiora (nuovo Regolamento),
D. Busato (verifica), D. Strappazzon
(tema di studio), D. Clemente! (aposto-
lato vocazionale).
Sui GG. CC. parlarono Mauro e Claudio
(Bologna), Giannina e R. Maria (Cone-
gliano); M. Tamburello si fece portavoce
di un intervento di F. Naso (Bologna)
forzatamente assente. Portò il saluto dei
CC. L. Sarcheletti (Verona - Consigliere
nazionale). Le omelie furono dette da
D. Bertolli e D. Marton.
Riassumendo: i Convegni hanno visto
la presenza di 279 confratelli: 7 ispettori,
3 vicari. 16 delegati ispettoriali, 113 di-
rettori, 140 tra delegati e assistenti.
Questa cifra va completata con quella
dei partecipanti all'incontro che si terrà
in febbraio per i salesiani della Sar-
degna.

1.7 Page 7

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PRIMO TEMA
Apostoli per i giovani
di oggi: Cooperatori
coscienti, integrali
1.
GIOVANNA ALBERT
Stralci della conferenza
tenuta al convegno di Loreto
• Don Bosco ha il merito di aver anticipato di un
buon secolo l'organizzazione dei laici per l'apostolato
e di aver tentato uno degli esperimenti più audaci
che l'autorità competente non si sentl allora di appro-
vare: la fondazione di un'unica congregazione religiosa
con religiosi professi legati alla vita comune e semj>lici
fedeli, senza impeglli di voti, né di vita comune, legati
solo da un ideale di perfezione cristiana secondo il loro
stato, e di collaborazione nell'apostolato secondo le loro
possibilità.
Don Bosco organizzò questi suoi collaboratori come
terziari moderni col titolo di (( Cooperatori Salesiani l>,
in riferimento al concetto di San Paolo, che nella prima
lettera ai Corinti definisce gli apostoli «Cooperatori di
Dio>>. Ne derivò un'unione di fedeli, in massima parte
laici, che animati dallo stesso spirito della Società Sale-
siana e, al pari di questa, pronti ad ogni opera di ca-
rità, hanno per scopo di portare, secondo le circo-
stanze, valido aiuto ai Parroci, ai Vescovi e allo stesso
Sommo Pontefice.
Il Cooperatore è prima di tutto un cristiano che sa di
essere stato chiamato, crede alla sua vocazùme ed è co-
sciente che la sua collaborazione stil piano salesiano deve
allargarsi alla missione della Chiesa. «È un traguardo
da raggiungere>>, diciamolo pure francamente, ma !'im-
portante è essere convinti che qualche cosa deve cam-
biare, perché ci rendiamo conto delle manchevolezze,
delle insufficienze, e sentiamo l'urgenza di una reale
presa di coscienza per reagire e riprendere forza.
li sollecito che oggi ci viene dal Concilio esige una ri-
s~osta, un programma concreto; e noi, come prima cosa,
c1 proponiamo una «cooperazione vera 1> in seno alla
nostra famiglia. Come un unica forza apostolica al ser-
vizio della Chiesa, i tre rami germogliati dal cuore di un
unico fondatore e alimentati da un'unica linfa, si uni-
scono in un solo cuore, in 1m solo lavoro per promuovere
la propria e l'altrui salvezza secondo lo spirito salesiano.
Ci sono di sprone le parole che Don BoscQ ha la-
sciato per noi all'inizio del Re~olamento: «In ogni
tempo si giudicò necessaria l'uruone tra i buoni per
giovarsi vicendevolmente nel fare iJ bene e tenere lon-
tano il male. Una cordicella sola è cosa debole; unita
a due altre, difficilmente si rompe 1>.
Ed i fatti dimostrano quanto si sia fatto tesoro di
questo suggerimento, perché proprio quest'anno al Con-
vegno Delegate Ispettoriali FMA sono state formulate
delle norme per una comune intesa con i Salesiani
circa i Centri Cooperatori. Le parole di Don Bosco,
della Chiesa, e per lei, dei Padri Conciliari, ci richia-
mano ai valori dello spirito, e la nostra fiducia, il no-
stro impegno, la nostra corrispondenza, ne devono ga-
rantire e realizzare la difesa. Realizzare una difesa si-
gnifica ritrovare io noi stessi la volontà necessaria per
un'azione efficace nell'intento di ripristinare e rinvi-
gorire; e perché la ripresa sia immediata due sono i re-
quisiti essenziali e necessari: entusiasmo e convinzione.
Senza entusiasmo non è possibile aderire ad un'idea
e senza convinzione non è leale assumersi un impegno.
Se non crediamo alla validità di un'idea, non pos-
siamo pretendere d'invitare gli altri a condividerla.
Confrontiamo il nostro credo salesiano con il nostro
operare e sapremo quanto la nostra convinzione sia
vera e sentita. Riflettiamo sui nostri atteggiamenti,
sentiremo più vivo e pressante l'impegno apostolico che
1a Chiesa aspetta da noi, e saremo tutti più presenti
e più disponibili a tante esigenze e a tante responsa-
bilità. È venuto il momento della trasformazione per-
sonale, del rinnovamento interiore.
Dobbiamo cominciare a pensare in maniera nuova ai
Cooperatori, in maniera nuova alla nostra convivenza
nella famiglia salesiana... ; solo così possiamo far diven-
tare <<vita>► il nostro Cristianesimo, e avvalorare la ben
nota frase di Don Bosco: «Verrà un giorno in cui "coo-
peratore" vorrà dire "vero cristiano" >>.
È evidente che questo rinnovamento non si manife-
sterà se insisteremo nell'appagarci delle nostre riunioni
e nel compiacerci degli anniversari e delle rievoca-
zioni... Don Bosco ci vuole più giovani per i suoi gio-
vani, più volenterosi e più convinti. Per capire cosa
vuol dire << essere cooperatori>>, dobbiamo diventare coo-
peratori, mostrarci capaci d'iniziativa, di responsabilità
apostolica, degni della .fiducia accordataci, impegnarci
a formarci e a forma.re a u11a cooperazione fattiva e sempre
più responsabile. Un apostolato quindi con testimonianza 7

1.8 Page 8

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di buon esempio, di affermazione convinta di idee e
p~incì(?i t:vangelici nell'ambiente di lavoro, di famiglia,
d1 società, e responsabilità nel sentirsi forza viva nel
sentirsi qualcuno in un organismo che richiede la' col-
laborazione di tutti.
<< Li riconoscerete dai loro frutti >), dice Gesù nel
V.angelo. Non basta essere presenti agli incontri; dob-
biamo farci parte diligente, sforzarci di fornire idee,
proporre soluzioni, essere disponibili, avere la capacità
di comprendere le cose che ci circondano per trasfor-
marle in verità ed amore. Una presa di coscienza a
questo livello, intesa come chiamata di Dio a collabo-
rare con Lui, ci renderà cristiani autentici, più coopera-
tori, più salesiani.
Essere cooperatore, essere salesiano, vuol dire assu-
mere u~i nuovo modo di essere, un nuovo stato, vivere
nel camma salesiano, che è tm dono dello Spirito Santo
alla Chiesa, per un migb:ore svolgimento di una parti-
colare missi~ne_ a favo~e del{a gioven_tù. Ecco perché la
Terza Failllglia Salesiana e essenzialmente legata sia
ai Salesiani che alle FMA, ed attualissima nella sua es-
senza. I suoi requisiti, vita di fede e di grazia ben vis-
suta, capacità e volontà di apostolato secondo le proprie
possibilità e condizioni di vita, sono i requisiti che il
Concilio richiede a tutti i battezzati, impegnandoli ad
essere nel mondo un «sacramento ~ di Cristo, a far
trasparire dalla loro vita la Vita e 1a Missione stessa
del Signore; di conseguenza anche gli ideali spirituali
e apostolici che Don Bosco le ha proposti: gioventù,
evang~~zll:zione, missioni, stampa, catechismo, sono
attualissum.
Il Cooperatore resta sempre un laico nella Chiesa
e quindi deve partecipare alla missione della Chiesa
locai~ restando al suo posto, ma agendo sempre << da
salesiano», e se è vero salesiano esterno ha diritto di
partecipazione all'educazione della gioventù, la prima
e più importante impresa apostolica di Don Bosco.
I Cooperatori sono il frutto di un impulso di carità e
di amore per i giovani e Don Bosco per i giovani ha
dato vita a tante idee, idee di cui 1a società ancora
oggi ha bisogno, ma noi corriamo il rischio di fermarci
troppo a lungo in contemplazione di questa idea; ne
studiamo magari le forme e gli sviluppi, ma non ci diamo
troppo pensiero di scrutarne a fondo il principio ani-
matore, quello che è stato il grande segreto di Don Bo-
sco: lo spirito di preghiera e di unione con Dio. No11
occorre parlare di programmi nuovi perché i programmi
ci sono e così pure le idee, ma è la cooparazio11e che lan-
gue, è l'impegno che va rinnovato. Vivo spirito di fede,
senso profondo della unione con Dio e defJa preghiera,
amore filiale e affettuoso a Maria Ausiliatrice, fiducia
nella Provvidenza, queste e tante altre sono le virtù
caratteristiche di Don Bosco, e se le vogliamo far no-
stre, dobbiamo metterle in pratica.
La società ha bisogno di questa controffensiva co-
stante di apostoli consacrati al servizio dei giovani,
alla comprensione, coscienti dall' indistruttibilità dei
valori morali e spirituali, ma non solo a parole, perché
quello che accadrà domani dipenderà anche da quello
che loro faranno o non faranno.
Mi rivolgo a voi tutti, rev.di Direttori e Delegati dei
nostri Centri, perché abbiate la bontà di accogliere questi
miei pensieri, di modificar/i, perché sarà necessario; ma
quel che conta è che li rendiate efficaci' con la vostra vo-
lontà e santità, per riproporli ai Cooperatori perché con
il vostro aÌuto, al vostro fianco, si accingano a rinnovare,
ad accentuare la loro presenza di cristiani nella vita so-
a ciale, nell'impegno verso la gioventu.
Tra non molto i Cooperatori avranno un regolamento
nuovo, un regolamento sempre fedele ai principi di
J?~n Bos~o, ma ringiovanito con gli elementi del Con-
cilio Vaticano Il, che vuole la promozione dei laici
e nello stesso tempo corresponsabilità e collaborazione
tra sacerdoti e laici. Questa collaborazione sarà senz'al-
tro il contributo più valido che potremo dare ai nostri
Centri per renderli efficienti e farli risultare informati
dello <• stile familiare~ caratteristico di Don Bosco.
Diamo più spirito alle nostre riunioni, più apertura di
dialogo, più fusione di animi alle nostre attività; e tutte
le idee e i desideri di Don Bosco troveranno in noi
degli ottimi esecutori.
Penso che tra tante responsabilità, quella che un sale-
siano deve sentire principalmente è quella di curare
la propria vita interiore, poiché «si dà quanto si pos-
siede e la ricchezza di ogni apostolato è strettamente
legata a questa .ricchezza >>.
Don Bosco pensò ai Cooperatori per formare dei
<< cristiani adulti» che animassero cristianamente la
società, e l'argomento più valido per far credere alla
validità ed attualità dei Cooperatori è proprio questo:
dimostrare come essi riescano ad integrare, in modo
vitale ed essenziale, l'Opera Salesiana, proiettandone
e moltiplicandone l'efficacia, soprattutto per quanto
e riguarda i giovani, nella società. Perché gli scopi siano
raggiunti necessario che i Cooperatori suscitino stima
intorno a sé, diversamente le norme di vita a cui loro
si_ ispirano non sa~anno. re~epite dai giovani. La ci-
viltà moderna ha dunens1oru nuove e la Chiesa ha di-
mostrato di anrnre questa nuova civiltà, di gioire delle
<< meravigliose invenzioni umane>), di considerarle << doni
di Dio ed espressioni delle capacità spirituali e crea-
trici dell'uomo>>; essa chiede ai cristiani che vivono ed
operano in questo mondo nuovo, di riconoscerne i

1.9 Page 9

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valori ma di dare il loro contributo perché si sviluppi
secondo i disegni di Dio nel rispetto della persona
umana. Chiede che si armonizzino i valori materiali
con quelli dello spirito, con le esigenze del bello, del
vero, del buono e per questo, il Decreto Conciliare
c'invita ad una responsabile preparazione personale
per una più coraggiosa azione sociale in tutti i settori,
formazione religiosa, ~ioventù, mezzi di comunicazione
sociale, vocazioni, missioni, assistenza sociale... e se
le preoccupazioni della Chiesa ci riguardano come
cattolici, maggiormente ci riguardano come cattolici
qualificati, come «Cooperatori>> che intendono assi-
milare, vivere e irradiare la spiritualità salesiana con
un'impostazione di vita ricca di fede, di speranza, di
carità, di ottimismo e gioia cristiana.
Adeguarci ai tempi significa perciò adeguare la no-
stra attività a_i tempi per realizzare il pensiero di Don
Bosco, che era solito dire: <1 Con gli oratori, gli istituti,
le parrocchie... salviamo i giov011i; con i Cooperatori
inondiamo il mondo di salvatori di giovani!». Un apostolo
di giovani deve saper generare altn· apostoli dei giovani...,
ma con il lavoro fatto di unione e di sacrificio! Idee e
spu1:iti per lavorare, per far lavorare, ne abbiamo, ma
occorre utilizzarli; occorre stimolare l'impegno del
singolo, occorre rendere << giovani 1> questi nostri in-
contri per andare verso i giovani, per attirare i gio-
vani a lavorare con noi.
L'Opera salesiana ha bisogno di Cooperatori, come al
tempo di Don Bosco, che si rendano disponibili per
richiamare, per segu~re gli elementi giovani in Par-
rocchia, all'Oratorio; e rendersi disponibili significa
essere come Don Bosco (( servitori di Dio e delle anime,>.
E altrettanto dobbiamo dire per tutti gli altri settori:
stampa, pubblica moralità, mezzi di comunicazione
sociale; per tutti c'è il richiamo del Concilio, tutti re-
clamano cristiani che prendano coscienza della gravità
del problema per gli influssi positivi o negativi che
possono derivare da questi strumenti per i giovani.
La stampa, il cinema, la televisione sono strumenti
di comunicazione sociale... ; Don Bosco allora intul
e fu apostolo della stampa e del t~trino... ! Oggi cosa
farebbe? si lamenterebbe? si avvilirebbe? Oggi ci
troviamo di fronte a uno stato di cose che sembra ir-
rimediabile, a un processo di disumanizzazione che
tenta di travolgere tutto, ma questo non ci dispensa
dalle nostre responsabilità e se ci lasciamo prendere
dallo scoramento finiamo con l'esserne noi i primi re-
sponsabili. f Cooperatori sono << ••• un modo pratico per
giovare al buou costume•> ha detto Don Bosco, e se vo-
gliamo applicare i suoi principi, siamo chiamati a edu-
care le coscienze, a limitare il male, salvando il salvabile.
• Un apostolato efficiente, efficace, esige Cooperatori
veri, ·animati da una corrente di preghiera che li tra-
scini sulla scia di Don Bosco con dedizione generosa,
attratti daH'aspirazione evangelica di servire al di
della misura, del dovere e della soddisfazione, per la
realizzazione di un mondo più cristiano, che faccia
sentire ai giovani la realtà della loro fede, che dia amore
ai loro fratelli e a loro stessi.
«Un traguardo da raggiu1Zgere ,> - torno a ripetere -
ma, anche se della famiglia dei Cooperatori, oggi, ab-
biamo messo in risalto soltanto la validità, l'attualità,
ne abbiamo centrati i problemi, Ùlluiti i difetti, questo è
già u11 buon avvio per un deciso rinnovamento e aggiorna-
mento della nostra «cooperazione,>.
Dobbiamo esser,e ottimisti perché D011 Bosco ci ha messi
sulla strada giusta. Ci vuole << cooperatori di Dio•>, ci vuole
santi e ci sarà sempre di guida con il suo carisma.
9

1.10 Page 10

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PRIMO TEMA
Apostoli per i giovani
di oggi: Cooperatori
coscienti, integrali
2.
DON MARIO BASSI
Introduzione
1. Qualsiasi discorso in tema di Cooperatori sale-
siani deve ovviamente fare riferimento a Don Bosco
e a come egli li ha concepiti.
2. È ,ma delle grandi idee, fra le più complesse, le
più originali e le più soggette a evoluzione, direi a
«scorrimento storico •> in Don Bosco.
3. C'è l'intenzione originale di Don Bosco, legata
alla sua prima esperienza diretta di uomini, collabo-
ratori ecclesiastici e laici, dei cosiddetti << Salesiani
esterni 1>:
quelli che avevano desiderato restare con Don Bosco
e non l'avevano potuto realizzare per circostanze
diverse;
quelli che dopo i voti si ritiravano dalla Congrega-
zione;
benefattori e amici che incarnavano i suoi ideali e
il suo spirito;
quelli a cui Don Bosco prospettava una «vocazione
propria 1>, quella del << religioso nel secolo», quale
veniva promosso, proprio in quegli anni, ad esempio
dal Frassinetti.
Sappiamo che l'idea di Don Bosco non fiori per le
opposizioni della curia, e l'ultimo tentativo di Don
Bosco di averli almeno legati (in appendice alle Re-
gole) alla Con~regazione fu cassato dalla Congregazione
dei Religiosi (1874).
4. Don Bosco non lasciò perire la sua idea primitiva:
come al solito non potendo scavalcare il masso, girò
attorno, finché trovò il passaggio a lato.. .
Erano gli anni ( 1870-1880) in cui i cattolici si rior-
ganizzavano e puntavano, dopo la caduta del potere
temporale, su una nuova strategia:
unità di forze cattoliche;
attività sociali per la rianimazione cattolica del secolo.
Don Bosco entra in pieno in questo clima storico,
vi si adatta e coinvolge insieme i suoi primi ideali circa
il Salesiano esterno con quelli dell'apostolo nel secolo
in aiuto alla Congregazione, cioè del laico di buona
volontà, che non deve essere respinto, se vuol coope-
rare al bene delle anime con la Congregazione e la
Chiesa in generale...
Ecco allora come scrive don Stella: ( 1° vol. Don Bosco,
pag. 217):
«In definitiva le sue istanze personali, fluite dal-
l'esperienza pluridecennale di educatore e di orga1liz-
zatorc, sotto lo stimolo di suggestioni ambientali nuove,
che si erano sviluppate dopo il 1870, fanno emergere
in un solo conglomerato sei progetti formalmente di-
stinti:
10 , . salesiani religiosi nel secolo;
2 . collaboratori dei salesiani nelle loro case, che si
prestano di persona per catechismi o per altre atti-
vità;
3. sostenitori dell'opera salesiana nel mondo me-
diante la preghiera e l'obolo;
4. associati per opere giovanili e l'incremento della
fede alle dipendenze dei vescovi e dei parroci;
5. lega per controbattere, specialmente con la stampa,
anticlericali e protestanti;
6. unione per promuovere l'elevazione morale e ci-
vile della gioventù. Questi progetti sono nuclei per
sé ben individualizzabili, quasi altrettanti pianeti in
cerca di un sistema in cui gravitare, ma che dalle dr-
costanze e dal desiderio di Don Bosco stesso vengono
spinti a muoversi in due campi (sono la Congregazione
salesiana e la Diocesi), i cui centri d'attrazione e di equi-
librio potevano essere sorgente d'impulsi non sempre
tra loro componibili 1>.
Si spiegano così varie fluttuazipni di idee e di con-
cetti di Don Bosco stesso.
Don Bosco non ha il tempo né lo stile del teorizza-
tore. <• La chiarificazione delle idee e la gerarchizza-
zione delle attività venne affidata alla dialettica dei
fatti» (ibid., pag. 218).
Lui vivente, ad esempio, l'Unione senti l'ambiva-
lenza di dover far capo al Rettor Maggiore dei Salesiani
e poggiare sulla Congregazione; e per altro verso, in
che senso doveva considerarsi <1 strumento nelle mani
del vescovo, e dei parroci?•>.
Mai del tutto defuùta neppure la figura giuridica:
azione caritativa e pluralistica - salesianità vissuta
nel secolo ( = religioso!) - benefattori dei Salesiani -
apostoli laici ?
Pio XII definì molto acutamente l'Unione _Coopera-
tori nella mente di Don Bosco come il «germe» di quel
movimento del1'apostolato dei laici, che proprio in quel
momento storico si andava formando in Italia.
<1 Sorta quasi contemporaneamente alle Società ope-
raie con fisionomia e finalità diverse, ma con in comune
l'anelito alla coesione, essa venne ad assumere un'orbita
diversa» (ibid., pag. 228).
L'introduzione storica è stata un po' lunga... ma è
necessaria, credo, per affermare un'idea:
l'iotuizione di Don Bosco è un nucleo di poten-
ziale altissimo, calato in un magma storico, dinamico
e imprevedibile;
devono essere le <1 circostanze 1) e i «bisogni del.la
. Chiesa», il « carisma della Congregazione» e degli
uomini di ogni epoca a saperne cavare le energie
potenziali.
Così come Don Bosco stesso aveva fatto per due
decenni ...
Noi ogg,:, Salesiani r970, dopo il Concilio Vaticano Il
e tutto il rinnovamento della Chiesa (nuova ecclesio-
logia) e l'attivissima presenza del Laicato nella nuova
Pentecoste che vive la Chiesa del Vaticano II; noi
non possiamo fermarci oziosamente su un passato per
quanto ~ sano Il della tradizione salesiana, falsamente
appellandoci a Don Bosco...
Lui stesso ci sconfesserebbe con le sue parole e il
suo esempio. È necessario, studiando Don Bosco, fare
opera di «esegesi•> del suo pensiero e riportarlo al no-
stro tempo.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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1. Il Cooperatore, vero maestro
della Famiglia Salesiana
Nel corso di un secolo le idee hanno camminato e
i Salesiani come i Cooperatori, nelle più varie circo-
stanze di tempi e di luoghi, hanno sottolineato, svilup-
pato o lasciato cadere or l'uno or l'altro dei sei pro-
getti inizialmente <<conglomerati>} da Don Bosco nel
~uo primo abbozzo.
Il <<germe•> dell'apostolato dei laici si è sviluppato
nella Chiesa.
Ci domandiamo: oggi a che svolta ci troviamo nello
sviluppo storico dell'idea fondamentale di Don Bosco?
I << segni dei tempi>), i <<carismi>) più manifesti fra i
Cooperatori o fra i Salesiani, cbe ci hanno dato i più
validi contributi di lavoro e riflessione, che cosa sugge-
riscono ? Mi pare che sommariamente si sono fatta
strada alcune convinzioni, già fortemente tradotte nella
storia del nostr(? tempo.
r. Dopo il 1947 con il decreto sul nuovo tipo di
apostolato laico consacrato - gli << Istituti secolari >> -
l'idea primigenia di Don Bosco del <• Salesiano esterno>>
ha preso, agli occhi di tutti, sempre più forma e appare
chiaramente una intuizione geniale da riprendere e
sviluppare.
2 . C'è stato per conseguenza lo studio e il lancio
della figura del Cooperatore come personalità bene in-
dividuata fra la massa delle Pie Unioni, dei Terziari,
degli associati comuni per opere pie, dei <• benefattori•>
e sostenitori delle opere salesiane; anzi si è fatto una
notevole distinzione fra i cooperatori e la massa dei
simpatizzanti della più grande cerchia << di salesiani
nel mondo 1)1 lettori del Bollettino e formati in qualsiasi
modo alla scuola dei salesiani.
3. 1l passo che forse i tempi potranno suggerire
pare debba essere quello di rilanciare integralmente
l'idea di Don Bosco, che sembra a noi, oggi, più co-
stante nel tempo e pm sicura d'avvenire e di poten-
zialità apostolica: it cooperatore, vero mem})ro della Fa-
miglia salesiana più grande:
con specifica fisionomia canonica, da determinarsi con
gli organi responsabili della Chiesa;
con finalità, para(lele e comuni a quelle dei Salesiani
e delle Figlie di Maria Ausiliatrice;
con impegno di santità attraverso la «via secolare >l,
ma nello spirito proprio di Don Bosco 'e di San Fra11-
cesco di Sales;
con collaborazione, pieno impegno e responsabilità
attiva di unione nei rapporti con 1a Congregazione
salesiana.
Sono certo idee già molto in prospettiva.
Si può comunque cogliere il graduale maturare del-
l'idea attraverso questi decenni. Solo alcuni anni fa
(ante Concilio) pareva assurdo chiedere che lo scopo
dei Cooperatori fosse ben definito e caratterizzato
sulla linea stessa di quello proprio della Congregazione
salesiana, cioè con accentuazione per l'apostolato gio-
vanile-popolare.
Ora non fa più effetto. Bisvgna però saperne cogliere
gli aspetti di novità e di freschezza per tutta l'Unione.
2. Alcuni aspetti più evidenti
del cooperatore oggi
PRIMO ASPETTO
È suggerito dalla situazione della Chiesa e del lai-
cato oggi.
È evidente che bisogna anzitutto uscire dagli equi-
voci. La Chiesa stessa si considera oggi << in situazione
di diaspora•>, cioè (< una piccola comunità in mezzo
a un mondo pagano e lontano •> (BRUGNOLJ, pag, 20:
(< La missione dei laici nel mondo di oggi i>).
11

2.2 Page 12

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Il <<laicato», situato dentro questa presa di coscienza,
si considererà per conseguenza il «piccolo gregge evan-
gelico•>; ma<< costituito per tutta l'umanità, quale germe
validissimo di unità, di speranza e di salvezza» (L. G. 9).
A questo piccolo gregge non viene richiesto dal
Vangelo il successo esterno «la riconversione
delle masse o, ma soltanto dj rendere «testimonianza
a Lui» sempre e dovunque.
Ora il discorso diventa ancora più stretto ed esigente
per la Congregazione salesiana e per quella piccola fra-
zione di Laicato che collabora con essa e che chiamiamo
Cooperatori salesiani, sparsi nella <1 diaspora 1> di chiesa
e di mondo.
Si deve assieme affermare:
Rinuncia a ogni pretesa di <1 successo» e di afferma-
zioni di massa, di potenza terrena, di trionfalismo
apostolico.
Siamo piccola massa di «lievito>}... nella pasta del
mondo.
I Cooperatori sono apostoli, convinti della propria
vocazione e scelti... con «carisma•> proprio e perso-
nale.
Necessità di una formazione e di una spiritualità
laica moderna e salesiana: passando da categoria di
<• potenza>> e di difesa riservata, o di segregazione
dal «mondo» dannato, a quella di «comunione fra-
terna•>.
Comunione di fede, di speranza, di carità e di en-
tusiasmo per l'apostolato salesiano.
SECONDO ASPETTO
La nuova ottica ecclesiologica (= popolo di Dio,
fondamentale incontro di ugua~lianza dei figli di Dio,
che hanno come fine e massimo valore la grazia...)
ha messo in risalto, per conseguenza, l'uguale dignità
e corresponsabilità di missione salvifica, che coinvolge
tutti e singoli i membri della Chiesa.
«C'è un solo Signore, una sola fede, un solo batte-
simo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è sopra tutti,
e opera in tutti ed è in tutti•> (.Bfes., IV, 5-6) (cfr.
L. G. 32).
Ne deriva per noi salesiani la presa di coscienza:
I. che i Cooperatori come laici hanno La nostra stessa
missione 11ella Chiesa; sono anzi «la Chiesa>> (salesiana)
nel mondo secolare, con modalità proprie, cioè, nelle
situazioni di vita propria, che è quella secolare;
2. che i Salesiani 11011 sono tutto, neppure per i Coo-
peratori. Il Concilio Vaticano II ha ribadito per i laici
una parte propria di missione, dentro tutta la vita della
Chiesa (L. G., 30-33);
3. il superamento quindi di certo invadente clerica-
lis11w salesiano, autentico pericolo, come per la Chiesa,
cosi per i Cooperatori salesiani;
4. dovere da parte dei Direttori spirituali di for-
mare i Cooperatori a intendere la << grazia speciale ))
loro propria:
a) Dio li ha «resi partecipi secondo una loro mo-
dalità ("modo suo") dell'Ufficio sacerdotale profetico
e regale di Cristo, e per la loro parte ("pro parte sua")
compiono nella Chiesa e nel mondo, la missione di
tutto il popolo cristiano)) (L. G. 31).
b) Configurati (< nel mistero di Cristo>> esprimeranno
poi la loro (1 secolarità>), come momento della grazia
loro concessa, perché Dio li ha situati nel mondo e li
ha chiamati a fermentare dall'interno il mondo, san-
tificandolo, attraverso l'esercizio del proprio ufficio o
12 professione.
1111
TERZO ASPETTO
Quanto sopra si applica in generale, in gradi di-
versi, a tutti i laici cattolici impegnati...
Il Cooperatore salesiano si caratterizza fra essi per
due specifiche modalità:
a) Per il livello proprio nella << Scafa della secolarità»
(cfr. G. M. GIORDANO, La teologia spirituale del lai-
cato nel Vat-icano li) . Il fondamento comune è d'essere
«cristiani batte.zzati )); si collocano poi in scala:
Laici di piena secolarità.
Laici membri di I stituti secolari.
Religiosi laici.
Il Cooperatore dove lo collochiamo ? Non vorrei
vederlo confuso... con iJ. primo livello. Ma allora ?
b) Per il «cari,<ma salesiano>) clze gli è dato, fra gli
altri doni dello Spirito, come vocazione propria a en-
trare nella Famiglia di Don Bosco e a vivere lo << spirito
salesiauo >>, che è frutto dello Spirjto nella sua anima
(cfr. MroALJ, Il carisma salesiano) (passim).
Ne deriva allora-,c:he il Cooperatore salesiano, << quasi
religioso o nel secolo e con piena sensibilità di stile e
<< grazia propria•>:
I. Vive del suo carisma salesiano, che cerca di appro-
fondi.re, studiare e (comunitariamente e con i Sale-
siani) sviluppare (di quj tutta l'opera di formazione).
2. Fa proprio il fine de[/a Congregazione, e, i.n forme
autentiche e autonome, lavora da secolare nello spirito
di Don Bosco.
3. Sviluppa quindi tutta una comunione di fraternità
e di collaborazione (attiva, a pari!) con i confratelli
salesiani o con le FMA:
approfondendo la comune origine nel «carisma di
fondazione•> di Don Bosco;
partecipando vitalmente alla «grande Famiglia Sa-
lesiana)) (per l'unione al superiore comune - le

2.3 Page 13

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---
comuni mete apostoliche - lo stesso spirito del
fondatore...).
4. È evidente allora che:
apostolato giovanile e popolare;
gioiosa manifestazione di fraternità e bontà sale-
siana nell'ambiente di vita;
semplicità di vita e generosa donazione ai poveri;
attenzione ai bisogni della Chiesa e dt:l Papa con
l'animo di Don llosco;
rappresentano sicun: linee della sua individuazione
personale e associativa.
3. Alcune conseguenze logiche
È chiara allora la risposta ad una più pressante do-
manda rivolta al Salesiano degli anni '70.
È valida e attuale - oggi - la forma associativa dei
Cooperatori salesiani?
Dobbiamo anzitutto riportare il movimento dei Coo-
peratori, con sforzo e chiarezza di idee, alle grandi
linee della dottrina del Vaticano II sull'apostolato
dei laici, e alle suggestioni dei vari Capitoli ispettoriali
salesiani, che ci parlano corr insistenza di una com-
prensiva e larga << Famiglia Salesiana •>.
Ricordiamo poi l'insegnamento delJa Chiesa di oggi
circa il fondamentale principio dell'unicità ·della Mù-
sìone di Chiesa cui partecipano, secondo gradi diversi,
tutti i battezzati, e il riconoscimento del Vaticano II
per il pluralismo di fonne, in cui si manifesta lo svaria-
tissimo impegno di apostolato fra i cattolici impegnati.
Ciò premesso dobbiamo rispondere: il Cooperatore ha
il suo posto 11eUa Chiesa oggi; ha una sua missione attua-
lissima (in comune coi Salesiani); a11zi ogçi forse è giunto
il tempo che l'idea di Don Bosco sia condotta al suo ma-
turo svolgimento.
Un'ultima domanda:
Cosa si deve fare oggi per attuare praticamente e gra-
dualmente l'idea di D011 Bosco?
1. Studiare attentamente la teologia del Vaticano II
sulla spiritualità e l'apostolato dei laici; studiare e in-
terpretare attentamente il pensiero e l'esempio di Don
Bosco e dei suoi Successori relativamente all'Unione
dei Cooperatori salesiani, superando facili pregiudizi
e sbrigativi atteggiamenti di rifiuto.
2 . Tradurre praticamente la teologia dell'apostolato
dei laici, collocandosi, come Salesiani, in posizione
non di governo, ma di formazione (scelta e sviluppo).
3. Esperimentare forme concrete di collaborazione
nella «Missione» salesiana fra salesiani e cooperatori:
nell'Oratorio (_risolvendo il problema del numero di
salesiani presenti - degli animatori di gruppo -
dei dir igenti stabili nella mobilità dei giO\\"ani e dei...
salesiani).
tiella scuola (assumendo come insegnanti e assistenti
di preferenza i cooperatori salesiani).
Laici missionari (s'apre ora 1'attività...).
Situazioni ecclesiali di emergenza (in cui intervenga
un gruppo «missionario>> misto di salesiani e coo-
peratori qualificati...).
4. Oggi, come in altri momenti di riflessione co-
munitaria, i responsabili, ai vari livelli (ispettoriali o
locali), alla luce della dottrina del Concilio e di Don
Bosco, con responsabilità di Salesiani che devono por-
tare avanti un'idea geniale di Don Bosco:
si interrogano;
verificano;
ripropongono e programmano (la loro azione, non
quella dei Cooperatori...).
13

2.4 Page 14

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PRIMO TEMA
Apostoli per i giovani
di oggi: Cooperatori
coscienti, integrali
3. DON PIETRO RONCHINO
Introduzione
Pensando a Don Bosco, pensiamo necessariamente
ai giovani. Per salvarli Don Bosco si fece subito aiutare:
fin dal 1841.
In quella data Don Bosco fa nascere i Cooperatori.
Nel 1852 la Congregazione di S. Francesco di Sales
«fu divisa in due categorie o piuttosto in due famiglie •>
(Do11 Bosco; M . B., XI, 85).
Quindi:
- La Congregazione è nata dai Cooperatori!
- La Congregazione è nata per potenziarli!
Ecco perché Don Bosco poté definù·li << anima della
nostra Congregazione•>.
Due pericoli quindi:
Chiuderci, nella nostra Congregazione, senza capire
l'idea di Don Bosco (come i direttori quando Don Bosco
parlò di questa iniziativa...). Questo sarebbe <<mutilare »
l'opera di Don Bosco (Don Ricceri).
Non capirli rettamente.
Per questo facciamo un po' di analisi.
Chiavi fondamentali per capire
i Cooperatori salesiani
1. UNIONE
Necessità:
proprio per poter raggiungere lo scopo: i giovani.
(( Che cosa avrebbe potuto fare da solo un povero prete?,>
(Don Bosco). Ecco perché è presentata fin dai primi
abbozzi sui cooperatori;
di qua lo stesso nome: Unione (fin dal 1850: Unione
provvisoria di S. Francesco di Sales).
/11 tulle le direzio11i:
- è l'idea dominante
- nel primo numero del Bollettino Salesiano la vuole
tra di loro, con gli altri uomini, con la Congregazione
e il Rettor Maggiore, con il Papa, i vescovi, i sacerdoti...
- dunque unione espansiva.
Unione intorno ai Salesiani:
- Appare per la prima volta nel regolamento pre-
sentato a Pio IX: vincolo dei Cooperatori è la Congrega-
zione:
- perché definitivamente approvata dalla S. Sede:
partecipa della << missione >> ecclesiale;
14 trova un inserimento giuridico;
- perché i Cooperatori sono solo uno dei mezzi per
salvare i giovani, ma secondo uno spirito: motiva-
zione ascettica.
- Unione intorno al Superiore Generale dei Salesiani:
- Diversità sottolineata dallo stesso Don Bosco riguardo
ai Terziari Francescani: unità efficiente nel contesto
attuale.
- Don Bosco la difese anche di fronte a <<regionalismi»
molto comprensibili (cfr. il caso del sacerdote di
Baviera che voleva firmare gli attestati di appartenenza
all'Unione).
2. STILE SALESIANO
Nel primo Bollettino:« fare del bene... non in generale,
ma in ispecie, d'accordo e secondo lo spirito della Con-
gregazione di S. Francesco di Sales•>.
Sotto questo aspetto, dunque, non è concepibile una
((indipendenza•> dei Cooperatori, anche se istituzione
secolare. Basti pensare che Don Bosco aveva messo il
famoso capo XVI nelle stesse Costituzioni !
- (( Stile •> vuol dire il campo di lavoro: la gioventù, lo
spirito, il sistema educativo, le stesse opere, (< in quanto
è possibile >l.
3. VITA SECOLARE
Sin dal 1850: quegli associati si dicevano (( cattolici
e laici >>. Volevano evitare di essere considerati« ritrovato
pretesco della bottega>>.
Quindi lavorano nel proprio ambiente:
- generico : nel mondo dove si trovano
- specifico: la propria famiglia, il proprio ufficio...
Don Bosco scriveva nel primo Bollettino: «Nelle vostre
famiglie, nei vostri paesi... bifine poi non dimenticate
i vostri fratelli salesiani•>...
Per questo non sono «riconoscibili ,). Ecco perché lo
stesso Don Bosco ebbe a chlamarli la << massoneria cat-
tolica >>.
Distinguiamo allora un doppio aspetto:
- secolare: secondo la propria indole e ambiente:
aiutano economicamente i salesiani: nella Lettera-Testa-
mento Don Bosco parla di «benefattori 1>.
<< Cosa avrei potuto fare senza di voi ? >l
(Cfr. L'osservazione tanto <<secolare•> del Comm. Cotta,
ivi ricordata: più aiuta Don Bosco, meglio vanno i suoi
affari...).
Dànno appoggio secondo la propria posizione:
- autorità ecclesiastica o civile (Don Bosco si rivolgeva
in questo senso sia ai vescovi, sia alle autorità civili);
- le persone che occupano buone posizioni nell'in-
dustria, nel commercio (Don Bosco amico dei banchieri,
dell'armatore Piaggio);
- i professionisti, la gente di alta posizione: cfr. esem-
pio- di Do,1 Bosco sin dal 1841.
Aiutano a creare una « opinione pubblica•> favorevole.
Essendo competenti e inappuntabili nel proprio
posto «impegnato >>(rigùardo alla fede e alla sua testi-
monianza).
La santificazione del Cooperatore è presente fin dal
primo abbozzo: «questa unione è un mezzo di perfezione
per eh.i non è chiamato alla vita religiosa >>...
Nella formula d'impegno proposta, si parla di << van-
taggio dell'anima·•>.
Quindi Mons. Morganti aveva ragione di parlare di
dovere di santificazione del Cooperatore, come fonda-
mentale.
Nella discretissima presentazione di Don Bosco nel re-
golamento sono suggerite realizzazioni dei consigli evan-
gelici: «Ai Cooperatori salesiani non è prescritta alcuna

2.5 Page 15

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opera esteriore; ma affinché la loro vita si possa in qualche
modo assimilare a quella di chi vive in comunità religiosa,
loro si raccomanda: la modestia negli abiti, la frugalità
nella mensa, la semplicità nel suppellettile domestico,
la castigatezza nei discorsi, l'esattezza nei doveri del
proprio stato •·
4. PER LA CHIESA
- Don Bosco approvò la conferenza del vescovo di
Padova: ~l'unico che mi ha capito!>>
- Dunque i Cooperatori devono salvare non soltanto i
«nostri >> giovani.
- Particolare suggestivo: Don Bosco cominciava sem-
pre pregando il parroco a voler essere decurione!
Spunti per capire meglio l'attualità
dei Cooperatori salesiani
L'attualità dei Cooperatori la possiamo desumere
vedendo, nella traccia seguita poc'anzi, da una parte le
richieste del Vaticano II e dall'altra analizzando i fatti
sia come contesto nel quale si inseriscono i Cooperatori,
sia come realizzazione concreta.
1. 11 Vaticano II chiede:
- Unione per l'apostolato: cfr. Apost. Act. 18.
- Culto delle diverse spiritualità, per i laici: cfr.
ibid. 4.
- Cura speciale dei giovani: Apost. Act. 12.
- Secolarità per i laici: cfr. /,11111en Gentium 31 ; ma
allo stesso tempo invita tutti alla santità: Capo V della
Lumen G,mtium e in particolare il n. 42, che riecheggia le
espressioni di Don Bosco nel regolamento, citate sopra.
- Centrare tutto nella Chiesa: è il documento fonda-
mentale del Concilio, quello della Chiesa!
Tutti questi aspetti ci fanno vedere l'urgente attualità
dei Cooperatori che vivono appunto questa realtà.
Quindi è da sottolineare l'espressione del Card. Cento,
presidente delle Commissioni preconciliare, conciliare
e post-conciliare per !'apostolato dei laici:« L'Apostoficam
Actuositatem è fa cano11izzazio11e delle idee di Dori Bosco
sull'apostolato laicale ».
2. Il mondo di oggi ci presenta:
Una autentica «esplosione » dei giovani:
- saranno sempre più numerosi assolutamente, ma
anche relativamente, rispetto alla popolazione mondiale
- hanno sempre più peso nei diversi settori della vita
- sono più sensibili al mondo futuro che ci attende
- l'esperienza ci fa vedere che se trovano delle guide
sicure sono capaci di magnifiche realizzazioni.
Dunque tutta questa gioventù ha sempre più bisogno di
guide.
Una «secolarizzazione•> progressiva:
- non parliamo qui dal punto di vista deontologico:
constatiamo solo fatti;
- ~ucsto significa che molti gio\\'ani non sono più im-
mediatamente raggiungibili dai e preti •·
Questo ci fa capire il bisogno che anche in questo nuo-
vo contesto la missione salvifica della Chiesa attraverso
la Congregazione e lo spirito salesiano deve trovare
una adeguata espressione: Don Bosco si diceva disposto
addirittura a togliersi il cappello davanti al diavolo,
pur di salvare anime!
Un crescente bisogno di organizzazione:
- lo si scorge in tUtti i settori: economico, sociale,
politico, militare, culturale...
- ma allo stesso tempo deve essere una organizzazione
eminentemente funzionale.
3. I fatti ci convincono che i Cooperatori sono
attuali.
Anche senza voler negare deficienze, i fatti ci convin-
cono che queste impostazioni teoriche trovano una
risposta adeguata e magnifica nei Cooperatori. Se al-
meno in alcune circostanze questo si ottiene, vuol dire
che è possibile.
Conclusione
I Cooperatori sono come il seme evangelico i finora è
caduto in terreno preso da altre preoccupazioni... Se
saremo capaci di offrire la terra buona, vedremo di che
meraviglie essi sono capaci.
15

2.6 Page 16

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"i . . -
~~ECONDO' TEMA_
-
.
Afianco del Cooperatore,
on Sacerdote autentico,
on Salesiano convinto
1.
DON ENRICO DA ROLD
Il Delegato dei salesiani cooperatori ?
Un uomo autentico
Un cristiano autentico
Un sacerdote autentico
Un salesiano autentico
che ha e che a ogni salesiano cooperatore:
Il senso di Dio - in cui viviamo, siamo e ci moviamo
in rapporto vitale.
Il senso di Cristo - sacramento della presenza di Dio.
Il senso della Chiesa - sacramento vivo, parlante, ope-
rante della presenza continua di Cristo.
Il smso della persona umana - creatura tanto più
viva e felice tanto più amata ed amante da e di Dio,
da e di se stessa, da e dei fratelli.
Il senso del cristiano
- un altro Cristo
prolungamento dell'incarnazione di Cristo
- sacramento della presenza del Cristo
- << Esaminate voi stessi, per vedere se siete nella fede,
fate la prova di voi medesimi, o non conoscete forse
quel che voi siete, cioè che è i.n voi Cristo Gesù ? >>.
(II Cor. 13, s)
- consacrato, per il Battesimo
- chiamato in Cristo
Il senso della vocazione umana e cristiana
- essere una vera incarnazione del Verbo
~ portare la presenza dinamica di Cristo a ogni uomo
- essere uomo, essere cristiano, per poi fare l'opera
dell'uomo, l'opera del Cristo
- essere co-operatori del Cristo
- «Andarono... dovunque, co-operati dal Signore, il
quale confermava le parole con i miracoli» (Mc. r6, 20)
Il senso della vocazione laicale
- prima di sentirsi salesiano cooperatore deve sentirsi
cooperatore cristiano, cooperatore di Dio, per il suo
piano di salvezza; cooperatore perché battezzato:
i 6 - ogni laico nella Chiesa è persona consacrata (in
rapporto ontologico, vitale, con il Cristo, con lo Spirito
di Cristo, per una missione)
- è persona per vocazio11e apostolo (inviato, per con-
tinuare la missione di Cristo)
- è persona rivestita di funzioni (testimonianza, culto,
servizio all'umanità)
Il laico partecipa alla m1ss1one di Cristo e della
Chiesa in un << modo •> particolare, che lo qualifica come
laico. Questo «moùo ij non è solo
- vivere in situazione mondana
- offrire al progresso ùella costruzione del mondo,
un apporto materiale (tutto questo lo fa anche un
laico non cristiano, non credente), ma, missione specifica
del cristiano è:
- costruire un mondo, un'umanità secondo Dio
- inserire nell'umanità valori spirituali tipicamente
cristiani: verità, giustizia, fraternità, libertà, redenzione
dal male, spirito delle beatitudini, pace
- presenza del laico cristiano è presenza cristiana
(del Cristo), è presenza ecclesiale (della Chiesa).
Il senso del << movimento salesiano •> nel mondo
- movimento essenzialmente specializzato, articolato
in isLituzioni, inserito vitalmente nella Chiesa, con com-
piti precisi, con modalità proprie (anche se non esclu-
sive), costitutive del carisma permanente di Don Bosco
- movimento unico in tre famiglie, sorto e sviluppato
sott!) la spinta del Vangelo (salesiani interni, FMA,
salesiani esterni)
- È il Cristo dei giovani. Ogni salesiano si sente Cri-
sto dei giovani: rivive in sé l'esperienza spirituale di
Don Bosco, che così rimane sempre viva e operante nei
salesiani delle tre famiglie.
N.B Don Bosco aveva ideato un'uni.ca Congregazione
religiosa, composta da: religiosi legati con voti e vita
comune, e collaboratori laici cd ecclesiastici, viventi nel
mondo, senza voti: salesiani esterni.
Il se11so della «vocazione salesiana >> dei << salesiani
esterni•> nella Chiesa
- I salesiani cooperatori a.on sono 110 quid marginale
del movimento salesiano, ma un modo cli essere, di pre-
sentarsi., del movimento salesiano, un modo distintivo,
non rinunciabile. Don Bosco volle armonica fusione,

2.7 Page 17

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con moltiplicata efficacia, delle forze apostoliche,
religiose, sacerdotali e laicali. È la formula del Vati-
cano II. La vocazione a salesiano esterno cooperatore,
non è «un colore •> (il colore sul muro, passa, può
mutare, il muro no; il muro «è 1>).
<• È essere », è «uno stato >>; una «vocazione >>, una
<•risposta>> (dato l'essere... segue l'agire!).
Il senso di ciò che la ~ vocazione salesiana •> suppone e
richiede
- la vocazione salesiana richiede doti umane e cristiane:
capacità di sintonizzare, di convivere, di collaborare
con i giovani
sensibilità alle istanze giovanili; disponibilità totale;
duttilità costante; un genere di vita che mantiene intatta
la capacità di vivere le situazioni dei giovani (anche col
crescere degli anni... in vecchiaia!); prontezza a cogliere
simpatie; interessamenti, possibilità di lavoro; capacità
di convogliare forze vive per la promozione umana
e cristiana; piena dispo11ibilità a collabor(ll'e con chiunque
opera per i giovani, per i poveri, per le missioni; in-
serimento dullile nelle strutture, nelle forme organizzative,
nelle esigenze associative dei giovani; capacità di essere
presenti apostolicamente in tu/li gli ambienti in cui i
giovani realizzano la loro vita concreta; capacità di utiliz-
zare mezzi, metodi, tecniche per La formazione umana
e cristiana dei giovani (catechesi, liturgia, scuole, servizi
sociali, audiovisivi, stampa, sport, cultura); apertura e
sensibilità per il terzo mondo (sposi missionari per i
giovani)
NB. Il dono della vocazione Cristo che chiama alla
vita salesiana, all'azione salesiana I) non va ridotto a
semplici doti umane, ma si radica nelle doti wnane, le
potenzia, le finalizza a mete cristiane e salesiane.
Il senso del «carisma » salesiano
- è l'azione di Dio, del Cristo, che viene incontro ai
salesiani, che dona il suo Spirito, che li abilita a compiere
la loro missione
- è particolare lettura del Vangelo del Cristo, che pre-
dilige i giovani (<1 intuitus dilexit eum )))
- è apostolato popolare, apostolato missionario, forma-
zione umana e cristiana, animazione umana, evangeliz-
zazione e formazione religiosa, con azione comunitaria
(organizzata) corresponsabile, secondo le condizioni,
in stile di rapporto familiare. Credere al carisma è que-
stione di fede chiara e sicura nella realtà cristiana
Il se11so dello «spirito >> salesiano
- spirito è l'a.desio11e dei salesiani, dinamica, amorosa,
apostolica, allo spirito presente, e la maniera originale,
con cui i salesiani attuano e rivelano la loro adesione
nella loro esistenza quotidiana, dietro l'esempio di Don
Bosco.
Don Bosco ha ricevuto il carisma salesiano dallo Spirito,
e ha risposto con il suo spirito; alla vocazione e azione da
parte di Dio (carisma), c'è stata la risposta e la coopera-
zione da parte de[/'uomo Don Bosco, secondo il suo stile
proprio (spirito).
I sei tratti più importanti dello spirito salesiano:
a) amore appassionalo: 1) sentimento della grandezza
dell'uomo e della sua vocazione; 2) sentimento della
miseria di coloro per i quali questa vocazione non può
realizzarsi concretamente; 3) sentimento dell'cfficaci.a
apostolica della Chiesa e nella Chiesa
b) amore realista: 1) risposta adatta alle situazioni;
2) attenzione alle persone, e fiducia in loro; - 3) amore
della vita nella semplicità e nella gioia (cfr.: Oremus
della Messa di Don Bosco; la lettura, Fil. 4, 4-9: la «ma-
gna charta >> dell'umanesimo salesiano)
Il senso della comunione
- comunione con Dio - con Cristo - con la Chiesa,
popolo di Dio; unione reciproca dei cristiani tra loro;
unione con l'umanità: << Ogni uomo è mio fratello 1>
- fondata sulla fede comune, nella speranza, carità,
Eucarestia, preghiera, parola, perdono comune.
- comunione sacramentale - sacerdotale - regale -
profetica - carismatica - missionaria - strutturata -
peccatrice (evita il clericalismo, l'infantilismo, il pa-
ternalismo)
- comporta: 1) sul piano della mentalità il superamento
di ogni forma di <• appartenenza•>, di essere <1 con» gli
altri, di essere «per•> gli altri; di essere e vivere, e la-
vorare <1 con e per» «a servizio>> degli altri; ESSERE NOI,
consapevoli dei propri ed altrui limiti accettati; i) sul
piano operativo: collaborazione, con graduazioni dif-
ferenti; 3) rn/ piano delle strutture: strutture di comu-
nione cioè forme apostoliche organizzate, organismi
di studio e di consulta; gruppi operativi.
- Essere << uomo di comunione>> comporta sul piano
morale l'obbligo umano della responsabilità e della
corresponsabilità
Il ~·e11So della responsabi:lità
- responsabile è chi deve rispondere alla propria
coscienza, alla società, al mondo, a Cristo Signore, a
Dio. Perciò il responsabile diventa cosciente della propria
<< id~ntità »; del proprio <1 essere'> uomo, cristiano, sale-
siano; del proprio «agire •> da uomo, da cristiano, da
salesiano; dei propri doveri e diritti di uomo, di cristiano,
di salesiano cooperatore
Il se11so della corresponsabilità
- corresponsabilità non è dire belle parole insieme e...
squagliarsela; non è avere belle idee e affidarle agli
altri da attuare; è: «tutti alle stanghe>> (D. Riccerì),
ciascuno secondo le proprie capacità e i propri limiti
(nessuno superiore all'altro, nessuno che impone il suo
io, il suo parere);
- nella corresponsabilità si mettono insieme idee, sug-
gerimenti, metodi, tecniche, e, insieme, si arriva al
<•meglio~-
- IL movimento salesiano ha una guida; le tre famiglie
salesiane hanno un Padre. È l'affermazione di fondo 17

2.8 Page 18

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per tutti i salesiani. I salesiani cooperatori hanno la
responsabilità dell'Associazione, ne hanno il governo,
ma c'è anche la responsabilità della Guida e del Padre
(attraverso il delegato). Dalle due responsabilità nasce
la corresponsabilità; dalla somma delle due attività
nasce la collaborazione.
Il senso della spiritualità salesiana
- per questa il delegato ha un servizio esclusivamente
sacerdotale e salesiano
- servizio che i salesiani cooperatori presentano come
esigenza irrinunciabile
- primato della formazione spirituale, che esige com-
petenza (preparazione, generosità, disponibilità)
- i salesiani cooperatori aspettano dal delegato luce e
forza spirituale
- Pio XII: << Pensate, diletti figli, come l'urgenza stessa
del vostro lavoro molteplice, oggi, diremmo quasi,
angosciosamente richiesto dalla Chiesa, vi obbliga alla
più gelosa cura della vostra vita imeriore; di quella vita, ,
cioè, a cui ben provvide la sapienza del Santo dell'azione,
dettando a voi, non meno che alla duplice famiglia...
una regola di vita spirituale, ordinata a formarsi, pur
senza la vita comune, alla religiosità interna ed esterna di
chi seriamente fa sua; nel suo mondo familiare e sociale,
l'opera di tutte la più eccelsa, della perfezione cristiana >
- Pio XII: (< Bisogna curarli, questi cooperatori, cari
salesiani; bisogna curarli >>
- essere guida spirituale salesiana è lavoro non sempre
facile che richiede coraggio salesiano, e fiducia salesiana
- la formazione spirituale dei salesiani cooperatori si fa
attraverso preghiera, meditazione, accettazione vivificante
della sofferenza, testimonianza di vita, partecipazione
al mistero eucaristico, amore casto secondo il proprio
stato, generosità, povertà, obbedienza fedele al Papa,
amore filiale alla Vergine
- maestro di spiritualità il delegato I Spiritualità:
(rapporto con Dio) cristiana (attraverso Cristo) salesiana
(al modo di Don Bosco). Perciò studio approfondito
e spirituale della Scrittura, della spiritualità di San
Francesco di Sales, di Don Bosco e dei migliori salesiani
n ,se11So de[la concretezza
- Gesù «coepit facere et docere o
- Don Bosco ebbe visione serena, ottimista, aderente
alla realtà e ai bisogni spirituali del mondo suo. Positivo
concreto, ha pensato, voluto, sofferto, realizzato
- I salesiani cooperatori sono persone che esigono il
massimo di concretezza perché impegnati nell'azione
con vivo senso di responsabilità, di generosità, di fede
- essi hanno tutti una funzione profetica, ma debbono
essere << profeti delle opere», << profeti dell'azione>>
- hanno idee chiare espresse con parole felici, ma, più
che parlatori sono operatori, <1 co-operatori ». Nella linea
di Don Bosco, << poche parole e molti fatti >>
- essi sono promotori di simpatiche, incisive iniziative
di avanguardia, non per esibizione, per pionierismo
avventuroso, ma per dare evidenza a fatti esemplari
- L'opera dei salesiani cooperatori è opera fattiva che
grida facendo
- è presenza costruttiva, responsabile, che denuncia,
facendo, abusi ed ingiu~tizie
Il se11so delle idee chiare
- sulla natura, struttura, attività dei salesiani cooperato-
ri: è la prima condizione
- Le idee chiare pongono l'accento su ciò che qualifica
il salesiano cooperatore (destinazione giovani, spirito sa-
lesiano)
- Salesiani cooperatori «non qualunquisti •>, ma au-
18 tentici, definiti, con identità propria, inconfondibile
- l'Associazione salesiani cooperatori è una del1e grandi
idee nate dalla mente illuminata e dal cuore apostolico
di Don Bosco
Il senso dell'ideale
- scorrendo le Memorie Biografiche si resta sorpresi
del grandioso ideale che Don Bosco si è proposto fondando
i Salesiani cooperatori
- Egli li voleva altrettanti salesiani operanti nel mondo
- << Non abbiate paura di darci alte mete» (Salvatore,
un giovane al Convegno Delegati di Loreto)
Il semo della formazione
- attiva, paziente, graduale
- il cambiamento di mentalità, la maturazione umana,
cristiana, salesiana, per essere capaci, corresponsabili
collaboratori sensibili, non è problema di un giorno, di
un anno...
- premere per cambiare... sì, ma con la violenza non si
combina nulla; la violenza al servizio del bene, è la
più grave tentazione
- bisogna convivere, persuadere, conquistare; il lavoro
è lungo, paziente. Una pazienza attiva... ma lunga,
che lavora a lunga scadenza... e rispettando l'ora di
Dio! (Dio ha le sue ore !)
Il se71So della comunità
- non essere de~li isolati - tutta la comunità << sente»
fratelli i salesiaru cooperatori
- tutta la comunità è responsabile... Perciò opera di il-
luminazione sulla terza famiglia, fatta con carità, con
prudenza, senza polemiche
- il Delegato nella comunità è modello di osservanza e
di zelo
Il senso della semplicità
- Spontaneità salesiana che rende facili le cose difficili,
senza problematicismi, senza etichette borghesi che
complicano, che allontanano, senza formalismi divisori
Il senso della fiduci.a in Dio, in sé, e negli altri
- se l'opera è di Dio, Dio darà le persone, i metodi, le
tecniche, i mezzi

2.9 Page 19

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Il senso del rapporto umat!Q pacificatore
- ogni uomo è mio fratello: questa è la pace (Paolo VI)
Il se11so dell'autorità che è servizio
- servizio che è sacrificio, sacrificio che è amore, amore
che è gioia
- non autoritarismo ((( non è l'autorità che dispiace, è
il modo di esercitarla)))
- il fratello a fianco al fratello ... non sopra
IL senso del dono
- è donazione totale, consacrazione, di mente, di energie
- sentirsi << dono di Dio agli altri>►
- essere <( dono di Dio agli altri »
- ma anche gli altri << dono di Dio a noi ~ (dare... ma
anche nell'umiltà del ricevere nell'interscambio)
IL semo della condivisione :
- fatto tutto a tutti: << Chi soffre e io non soffro>> ?,
S. Paolo
- condividere ideale, azione, difficoltà, fatiche, gioie,
sofferenze
Il senso del prestigio
- non si deve chiedere il prestigio a chi sa chi, il pre-
stigio si guadagna. Quando si vede che il salesiano co-
operatore vale, lo si stima
Il senso dell'incontro e del dialogo
- in esso avviene l'osmòsi e lo scambio di energie, di
idee, di verità, di iniziative, di esperienze
- in esso si diventa amici, si capisce, si vogliono o non
si vogliono le stesse cose
Il senso della testimonianza
- si dà più con ciò che si è, che con quello che si fa
e si dice (le cinque prove dell'esistenza di Dio non
bastano più; occorre la sesta: testimonianza)
IL senso de/l'avanzare
- non solo camminare, o camminare comunque (anche
lo smarrito cammina, ma non giunge, non conclude)
- avanzare è progredire, migliorare
Il senso della psicologia umana
- affinare le capacità di penetrazione psicologica, di
comprensione delle intime esigenze delle persone che
si incontrano, delle situazioni...
Il senso del dinamismo
- Don Bosco: «Noi non ci fermiamo mai... >>
- il dinamismo è proprio dei giovani
Il senso del gruppo
- è nel gruppo che si verificano le idee; nello scambio
che si alimenta il patrimonio spirituale e si trova << spa-
zio~ per l'approfondimento dei problemi anche personali
Il senso della contestazione costruttrice
- essere contestatori - costruttori, nella carità:
- la carità costruisce: (1 Charitas aedificat >> (S. Paolo)
IL senso dell'umanesimo cristiano integrale
- Don Bosco ha valorizzato pienamente gli elementi
umani e religiosi in perfetta sintesi
- I Salesiani cooperatori diffusori di un umanesimo
cristian.o: degli elementi umani delle realtà terrestri, in
stretto rapporto con i valori soprannaturali
IL se11so dell'attualità del movimento sales1:a110
- i! movimento salesiano è attuale: può essere capito,
accettato, vissuto, oggi, con facilità, con attrattiva,
da persone che ne abbiano i requisiti: vita di fede (Cristo
in noi), capacità e volontà di apostolato, ideale di Don
Bosco (giovani, popolo, missioni); requisiti attualissimi,
forme di azione vive, moderne, dinamiche, attraenti
Il senso della organizzazione unitaria
- si può Jar del bene anche da soli, ma il frutto è li-
mitato e poco duraturo
- uniti agli altri (in équipe) organizzati, si trova ap-
poggio, consiglio, coraggio (forze unite anche se deboli,
più forti, meno fatica, più frutti).
Nei salesiani delle tre famiglie, Cristo Gesù vuol ,parlare
il linguaggio dei giovani, del popolo, delle missioni, di
oggi... e di domani, stile Don Bosco !
19

2.10 Page 20

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SECONDO TEMA
Afianco del Cooperatore,
un Sacerdote autentico,
un Salesiano convinto
2.
DON ARMANDO BUTTARELLI
DELEGATO: CHI È , COME AGISCE
Premessa
li Delegato è preposto «alla cura dcll'Associazione
e applica le disposizioni dei superiori nel governo
della medesima)> (Manuale dirigenti), e ne assume per
delega la responsabilità.
Egli è fondamentalmente la guida spirituale dell'As-
sociazione e dei singoli cooperatori e il maggiore re-
sponsabile della fedeltà al carisma di Don Bosco. Cosi
è desiderato dai cooperatori, i quali non chiedono un
delegato qualsiasi, bensl i1 <1 loro )) de.legato.
Cura la catechesi e la litorgia dando un contributo
essenziale a che ogni centro divenga una autentica
comunità ecclesiale.
Si mette a disposizione di quanti nel centro doman-
dano la sua opera sia nel ministero sacerdotale che
in quello della direzione spìtituale. In tal modo sarà
più padre che superiore dei soci.
Si preoccupa di alimentare la spiritualità salesiana
dei CC. È suo dovere aiutare questi a scoprire sempre
più Don Bosco e a rinnovarne la testimonianza.
Si dedica alla formazione degli aspiranti cooperatori
e ne garantisce l'idoneità a far parte dell'Associazione.
(Dal documento: Il Delegato visto dai CC).
Ciò premesso si può affermare
che il delegato
È 1m formatore ad wz cristianesimo adulto e cosciente.
Sua massima preoccupazione: catechesi - liturgia -
esercizi - ritiro mensile - senso ecclesiale...
È un formatore all'apostolato laico salesiano.
Pertanto: deve divenìte un esperto di Don Bosco e
del suo spirito - presentarlo in modo autentico, ge-
nuino - amarlo molto e trasfondere questo suo amore.
Insegna il metodo educativo salesiano.
Cosi formerà i CC. al vero spirito salesiano più con
20 la sua testimonianza che con belle parole.
Come deve essere ?
U,i esperto per assolvere bene al suo mandato;
mi co,ivinto, per convincere (gli altri si debbono ac-
corgere che ci crede);
,m entusiasta, per non privare i CC. della ca.dea che
è propria di ogni istiruzione salesiana.
Come deve agire
VERSO I CC.
Da sacerdote e da salesiano: al suo posto, svolgendo
il suo ruolo; guida spirituale: i CC. lo vogliono
sacerdote e salesiano; << di un delegato tuttofare e
abile organizzatore, il centro non sa che farsene)>);
come uno che sa di assolvere ad un mandato della
Congregazione, che comporta grande responsabilità
dinanzi alla Chiesa e alla Congregazione stessa (si
rende garante della idoneità degli aspiranti ad es-
sere CC.);
con apertura mentale, non in modo esclusivista o
trionfalista;
vicino a loro nei momenti cli grazia e di dolore fa-
cendo suoi i loro problemi;
a.I fianco loro, in senso di umile servizio, con pa-
ternità senza paternalismo, con autorità senza auto-
ritarismo.
VERSO LA COMUNITÀ SALESIANA
Se l'impegno per i CC. deve essere di tutta intera
la comunità, il delegato deve agire io modo tale da fa-
vorire questa assunzione di impegno.
Quindi:
mostrare con delicatezza e fermezza quale è il suo
ruolo e come si tratti di una responsabilità non in-
differente;
illuminare i confratelli sulla situazione e la vita del
centro e informarli sui cooperatori che di volta in
volta vengono accettati nell'associazione;
domandare collaborazione e sapersela conquistare
mostrando per questa molta gratitudine ;
non isolarsi, non emarginarsi;
rendere conto al direttore del suo operato.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Aconclusione dei cinque Oonvepi
U Direttore generale Don Luigi
Fiora a conclusione dei vari incontri,
faceva i seguenti rilievi che ripor-
tiamo schematicamente.
1. È motivo di soddisfazione la
presenza ai Convegni, se non di tutti,
cli molti Direttori. Ciò fa sperare che
possa penetrare sempre più larga-
mente e profondamente nelle nostre
Comunità. l'interesse per i CC., con-
siderati non come opera marginale,
ma integrante del nostro apostolato,
non come preoccupazione del solo
Delegato, ma di tutti i Confratelli e
della Co1111utità come tale.
2. Se oggi ci sono difficoltà per il
5e h ~ lii ttl'\\II~ ~ signore
;,bili 11'1 CUON? rdl~ ai c111tantc
o)i8~1')lll lii tu.l .-inÌllli\\
C 01111 lur·b,lrh SI.lii(\\ I,) p
lavoro tra i CC., ciò proviene anche
da ragioni di carattere generale, pro-
prie della situazione presente nella
Chiesa e nella Congregazione. U
problema dei CC. pertanto deve es-
sere visto non come a sé stante, ma
in relazione a problemi di' più vasto
interesse.
Per quanto riguarda la Congrega-
zione si può affermare che ìJ rinno-
vamento spirituale e apostolico del
prossimo Capitolo Generale Speciale
è assolutamente necessario perché un
rinnovamento possa essere promosso
anche nel settore specifico dei CC.
Senza u,1 rim1ovame11lo profondo e
generale, che vada all'anima del no-
stro apostolato, non ci sarà una ri-
presa operando solamente in un sin-
golo settore.
Così pure sarà molto vantaggioso
lo studio sulla natura precisa di
quella che è chiamata (vedi Pro-
spettive) «La Grande Famiglia Sa-
[esia11a •>, sui Legami che hanno i
suoi diversi rami con la Congrega-
zione, e sulle conseguenti reciproche
responsabilità. Individuata la posi-
zione esatta dei CC. nella Famiglia
Salesiana sarà più facile chiarirne
i fini, l'organizzazione, le attività,
l'inserimento più efficace nella vita
della Chiesa.
3. Dalle discussioni sono emersi
degli eleme,iti negativi e delle incer-
tezze in campo teorico e pratico,
ma, se nelle discussioni questi sem-
brano, per varie ragioni, più impres-
sionanti, si deve onestamente rico-
noscere che ci sono tanti elementi
positiui, ai quali è doveroso dare
giusto rilievo.
a) Cercando di definire il C. si
è messa in evidenza con maggiore
chiarezza e come punto di partenza
di ogni attività una chiamata del
Signore ad attuare con particolare
impegno la vocazione fondamentale
del cristiano alla santità e all'aposto-
lato: il che qualifica il C. con una
sua carattert"stica speciale ed orienta
nella scelta, nella f ormazio11e e nella
azione apostolica del C. stesso. Il
rilievo a questa chiamata ad un
particolare imfiegno del C. nella vita
cristiana è d1 fondamentale impor-
tanza pratica.
b) Si è ribadita con insistenza la
necessità che i Salesiani apprendano
a non voler fare tutto da soli (<1 fare,
strafare, dimenarsi in tutti i sensi •>,
Pio XII), ma a scegliersi nella loro
sfera dei collaboratori laici e a orga-
nizzarli in gruppi qualificati di apo-
stolato che possono essere nella
maggior parte dei casi di veri CC.
Questa collaborazione dei laici è
stata illustrata come una esigenza
essenziale di ogni apostolato e come
una esigenza ecclesiale attuale, a cui
non è possibìJe evadere, dal mo-
mento che la Chiesa affida il suo
rinnovamento postconciliare proprio
alla promozione dei laici nell'aposto-
lato: sarebbe incomprensibile che la
Congregazione non si ponesse su
questa linea ecclesiale.
È stato anche ribadito il fatto
che l'apostolato dei CC. corrisponde
ad una esigenza autenticawente sa-
lesiana. Il ritorno alle nostre origini
promosso dal Cap. Gen. Spec. ci fa
ritrovare la collaborazione con i laici 21

3.2 Page 22

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come una caratteristica dell'aziolle
apostolica di Don Bosco e perciò
della 11ostra Congrega:::ione.
,w- e) Si è constatato che ci sono
fJÌl<Ì rilevanti nei vari settori della
Associazione. Per esempio:
1. i gruppi giovanili sorti in quasi
tutte le Ispeuorie con una imposta-
zione seria, spi.ritualmente e aposto-
licamente, e molto promettente;
2. nella sempre pitì larga respo11-
sabilitti lruciata ai laici, specialmente
nei Consigli ad ogni Livello;
3. nè!Ja collaborazione con gli altri
settori salesiani: pastorale giovanile,
cxallievi, vocazioni;
4. nella migliore qualificazio11e dei
soci non permettendo più troppo
facili iscrizioni;
5. nelle attività dei cooperatori
che si vengono sempre meglio i11di-
'1Jidua11do, ed attuando n11rhe, nelle
nostre opere, specialmente negli ora-
tori, nelle parrocchie, nelle missioni... ;
6. nella esigenza sempre pii'1 sen-
tita di una specializzazio11e, special-
mente nel campo giovanile.
4. Come risultato pratico e imme-
diato dei vari Convegni il Direttore
generale dei CC. proponeva questo
programma minimo, ma da attuarsi
con decisione e concretezza:
1) Si promuova nelle singole Co-
munità un incontro co11 i Confratelli
per fare una relazione sui lavori ùcl
Convegno e presentare i problemi
ge11erafi dei CC. Si cerchi in tal modo
eh.e 111/fa la Comunità cominci a
senrire di più la propria respo11sahilità
nel lavoro tra i CC. e ad impegnarsi
nella collaboraz1one col delegato.
2) Nella programmazione ammale
e trimestrale della Casa sia tenuto
esplicitamente presente anche il set-
tore dei CC'. e si studi in ogni Casa
quale at1i1•ihì ro11creta e pratica possa
esserr avviata, tenendo presenti le
sit11a:rio11i particolari di ogni am-
biente. Si cominci dal poco, ma si
abbia il coraggio di dare il via u
qualche attività che non può man-
care, in nessuna opera nostra. Da
cosa nascerà cosa. !\\folte Comunità
non hanno mai fatto un tale studio
e mai si sono compromesse con qual-
che iniziativa.
3) Si raccomandino oon particolare
interesse i giOfJani cooperatori, perché
l'esperienza dimostra che i giovani
sanno comprendere la missione del C.
e la sanno attuare. Vari gruppi lavo-
rano già veramente bene e in qualche
Convegno, se non in tutti, il loro
incontro ha prodotto una ottim11
impressione nei Confratelli. Nel venir
meno di altre Associazioni, questi
gruppi, impegnati spiritualmente e
apostolicamente, corrispondono a
quello che è l'ideale a."-sociatjvo pro-
posto da Don Bosco e alle esigenze
psicologiche dei giovani del nostro
tempo. Il Rettor Maggiore incoraggia
a proseguire decisamente su questo
cammino.
Riprendendo una espressione, che
ebbe successo nella discussione an-
che se con una punta benevolmente
maliziosa, Don Fiora riassumeva
l'impegno che tutti dovevano sentire
dopo i Convegni, invitando i Confra-
telli a sentirsi coi11volti in questo campo
salesianissimo di apostolato.
PARTECIPANTI Al CONVEGNI
ISPETTORIA ADRIATICA
lspettoro: A. Morlupi - Delegato ispeu.: G. Ferri. Direttori:
V. Di Meo (Ancona) - P. Santoro (Macerata) C. Baio
(Fossombrone) - C. Melis (L'Aquila) - F. Fabbrizl (Ortona)
U. Tanoni (Vasto) - A. Pacione (Terni) • E. Pastorbonj
(Terni) - T. Ciurciola (Gualdo T.) - G. Pieri (Perugia) - M. Sca-
rale (Ravenna). Delegati: M. Marinelli (Ancona) - E. Miglia-
vacca (Porto Recanati) - O. Germano (Porto Civitanova) -
G. Damiani (Macerata) - S. Cruc1anel!i (Macerata) - S. Halesz
(Ortona) - L. Colucci (L'Aquila) - P. Garbin (Faenza) -
C. Caldarola (Forlì) - L Vecchi (Forll) - S. Coz:zi (Rimini) -
V. Giancola (Ravenna) - A. Manca (Terni) - V. Albanesi
(Terni) U. Terenzi (Gualdo T.) - G. Sciarra (Perugia).
Direttrici F.M.A. di: Rimini Ancona - Lugo - Fusignano.
CALABRIA
Delegato /spett.: D. R. Coln (Soverato). Delegati: G. Ba-
ranello (Bova Marina) - P. Del Vento (Soverato) • D. Papa
(Soverato) - D. Tristano (Vibo Valen1ia).
CAMPANIA
lspottore: D. C. Aracri. Delegato /spett.: D. A. Broggiaro.
22 Direttori: A. Martinelli (Castellammare) - M. De Paolis (Na-
poli) G. Iodica (Buonalbergo) G. Manente (Napoli) -
G. Sannino (Pied1monte d'Alife) - G. Careviello (Portici)
G. Camite (Vietri) - C. Dannarumma (Torre Ann.ta). Delegati:
T. Cuomo (Caserta) C. Settica (Castellammare) • T. Stella
(Napoli) - P. Massaro (Napoli) P. Pasquariello (Vietri)
- A. Brogglato (Napoli) - G. Castaldi (Salerno). Assi-
stenti: E. Pollice (Napoli) - A. Murto (Napoli) - O. Cirelli
(Napoli).
ISPETTORIA CENTRALE
Delegato /spett.: D. A. Sala. Delegati: T. Fasano (Castel-
nuovo D. B.) E. Stringhini (Castelnuovo D. B.) - P. Sem-
prini (Ivrea) D. Firrone (LDC-Leumann) - A. Pagliero
(Torino) A. Gallenca (Cumiana).
EMILIA
Delegato /spett.: D. P. Ceresa. Direttori: L. Gadda (Bo-
logna) - R. Coghati (Ferrara) R. Guffi (Parma) - F. De
Censi (Parma) - V. Montrasio (Bologna). Delegati: M. Fo-
glio (Bologna) - M. Novaglio (Bologna) - G. De Ponti (Fer-
rara) • G. B. Magistrelli (Modena) • G. Polatti (Parma) -
G. A. Macchi (Parma).

3.3 Page 23

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LAZIO
Delegato !spett.: D. S. Tonnini. Direttori: U. Baiocco (Roma) .
M. Ballerini (Roma) • P. Muscinelli (Roma) - P. lacoangeli
(Roma) - A. Di Cola (Castelgandolfo) - I. Nanni(Frascati).
Delegati: A. Fasolato (Roma) - P. Angelini (Roma) •
V. Gallo (Roma) - F. Varese (Genzano) - U. Romani (Latina)
G. Mereu (Roma) G. Gorgoglione (Civitavecchia) - A. Di Ni-
cola (Roma).
LIGURtA
Delegato !spett.: D. G. Giusto. Direttori: G. Chiarlo (Genova) -
A. Scaramal (Alassio) • A. Gambaro (Vallecrosia) - S. Breschi
(La Spezia) - G. Socc hi (La Spezia) • G. Sangalli (vicario).
Delegati: A. Bassano (Genova) - G. Mancardi (Alassio) -
B. Partile (La Spezia) V. Dalla Valle (La Spezia) - U. Ber-
loffa (Varazze) - W. Masieri (Varazze).
tallo) - L. Sabatino (Trapani). Delegati: G. Melilli (Palermo)
- N. Zuccaro (Mazzarino) - S. Cumbo (S. Cataldo) • G. Dol-
cimascolo (Caltaniss.) - C. Zammit (Riesi) - G. Giardina
(Alcamo) - V. Bonaventura (Palermo) • G. Milan (Palermo).
SICILIA ORIENTALE
Delegato !spett.: D. N. Fallica. Dlreltori: S. Fronte (Ca-
tania) - G. Conti (Catania) - S. Bluso (Catania) - R. Di
Mauro (Catania) - B. D"Amico (Gela) - S. Barrasi (Messina)
- G. Polizzi (Pedara) - E. Cammarata (Messina) - P. libe-
ratore (Messina) • G. Farina (Ragusa) B. Saitta ( Ragusa) -
P. Ippolito (Catania) - A. Munafò (Catania) - F. Giannone
(Ali Terme) • G. Jacono (Caltagirone) - G. Milana (Catania) -
V. Zappalà (Taormina). Delegati: R. Callari (Catania)
G. Donzelli (Ragusa) - S. Nicoletti (Zafferana) - N. Barcel-
lona (Catania) - G. D'Antona (Catania) - G. Costa (Catania) •
C. Ricceri (Catania) - P. Farina (Messina) - N. Paterni>
(Zafferana).
LOMBARDIA
Ispettore: D. Bartolli. Delegato /speti: D. T. Strappazzon.
Direttori: M. Montani (Brescia) - L. Malesi (Arese) • L Vì-
gnati (Chiari) • G. Brambilla (Fiesco) - R. Zagnoli (Milano)
G. Tevema (Milano) • E. Furlotti (Sondrio) - F. Viganò
(Treviglio) • C. Pavanl (Sesto S. Giovanni) - P. Colombo
(Varese)· S. Stagnoli (Darfo). Delegati: O. Paganelli (Brescia) -
S. Galli (Chiari) • G. Zanardini (Milano) - R. Loss (Nave) -
L. Consadorl (Treviglio) - A. Bandiera (Varese) - L. Marchesi
(Vendrogno) - L. Gioachin (Sondrio) - A. Montagnoli
(Milano).
ISPETTORIA NOVARESE
Ispettore: D. T. Sartor. Delegato !spett.: D. R. Orlandi. Di-
rettori: L. Brugnaro (Vercelli) L. Monti (lntra) . S. Viotti
(Alessandria) - A. Fumagalli (Maroggia • Svizzera) - G. Lu -
cettl (Novara) • A. Volpato (Muzzano). Delegatì: R. Natali
(Vercelli) - G. Gasparin (Biella) • G. Cucco (Mirabello) •
V. Revolon (Canelli) - P. Puerari (Maroggia) • D. Brunoldi
(Zurigo) - G. Migliasso (Asti) - E. Bosisio (Borgomanero) -
P. Temporini (Borgomanero) - A. Suraci (Alessandria)
L. Prunotto (Novara) M. Zavattaro (Vigliano).
PUGLIE
Delegato !spett.: D. O. Traversa. Direttori: A. Fonseca
(Bari) - M. Marucci (Bari) - F. Glielmi (Taranto). Delegati:
G. Ferrara (Andria) • F. Esposito (Brindisi) - L Cella (Cori-
gliano: d'Otranto) • P. Finamore (Molfetta) - E. Presta (Ostunl)
G. D'Ando!a' (Taranto) • G. Schiavarelli (Taranto).
SARDEGNA
(Il Convegno si è svolto più tardi)
SICILIA OCCIDENTALE
Ispettore: D. A : Verdecchia. Delegato /spett.: D. M. Co-
gliandro. Direttori: V. Sangiorgi (Caltanissetta) - R. Domlnici
(Caltanissetta) • R. Tripoli (Marsala) - P. De Luca (Palermo) -
V. Lo Giudice (Palermo) - C. Di Gregorio ($agata di Mili-
SUBALPINA
Ispettore: D. M. Bava. Delegato /spett.: D. C. Beffa. Di-
rettori: M. Colombo (Peveragno) - B. Corrado (Torino)
M. Cattaneo (Torino) • G. Ferrero (Torino) - E. Galliano
(Aosta) - G. Morgando (Foglizzo) - A. Ferrero (Saluzzo) -
G. Abà (Torino) L. Zanella (Torino) - A. Bianco (Torino)
A. Perolari (Fossano) - G. Stievanl (Torino) P. Pellegrino
(Cuneo) • G. Colombo (Bra) - S. Patron (Cuneo) • M . Morra
(Torino) - G. Salni (Cuorgné) - G. B. Pernigotti (S. Benigno
Canavese) - A. Gallenca (Lanzo Torinese) • E. Bongiovanni
(Torino) G. Aprà (Perosa Arg.). Delegati: G. Parola (Avi-
gliana) - P. Pellegrino (Lombriasco) - F. Baracco (Chieri)
- E. Di Lenarda (Cha1illon) - M. Zanotto (Saluzzo) - R. Maz-
zola (Torino) - N. Nicoletto (Saluzzo) - L Pocchiola (Torino) -
F. Valle (Fossano) - G. Ca!ova (Torino) S. Venzon (Cuneo) -
A. De Amicis (Bra) - F. Barello (Cuneo) · R. Artusio (To-
rino) - F. Ferrarino (Torino) - I. Bonvicino (S. Benigno
Canavese) - E. De Fillppi (Lanzo TorinesE1) - C. Rosa (Peve-
ragno) - C. Sitla (Torino).
TOSCANA
Delegato /spett.: D. G. Bassi. Direttori: G. Favaro (Livorno)
- E. Torrigiani (Firenze) • F. Mazzon (Pietrasanta). Delegati:
G. Dani (Collesalvetti) - T ~Torracchi (Collevalenza) - V. Bl-
cego (Firenze).
ISPETTORIA VENETA (MOGLIANO)
Delegato /spett.: D. F. Tassello. Direttori: S. Salvadori (Ve-
nezia) - A. Bort (Mog1iano V.). Delegati: G. Zanuso (Venezia) •
A. Conti (Udine) - A. Carraro (Trieste) - C. Drago (Treviso) -
G. Resi (Pordenone) S. Pavani (Venezia) - M. Zucchet
(Venezia).
ISPETTORIA VENETA {VERONA)
Vicario: D. Marton. Delegato !spett.: D. G. Busato. Dirattori:
L. Prezzi (Belluno) - R. Bettin (Legnago) - A. Venco (Pa-
dova) - O. Sartori (Rovereto) • L Fantlnato (Vicenza) - G. Mo-
saner (Trento) R. Trevisan (Verona). Del. e Dir.: E. Bai-
dina (Albaré di C.). Delegati: D. Marini (Bardolino) • A. Crosta
(Belluno) • D. Gioppi (Bolzano) - M. Rizzo (Este) - P. Paoli
(Legnago) . N. De Lugan (Padova) - G. Padrin (Rovereto) •
V. Zannoni (Schio) - G. Zini (Trento) - N. Gilardi (Verona). 23

3.4 Page 24

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Spediz. in abbon. postale - Gruppo 2• (70) 2• q uindicìna
BOLLETTINO SALESIANO
Si f.ubblicB il 1• del mese per I Cooperatori Salesiani: il 15
de mese per i Dirigenti dei Cooperatori
S'invia gratuitamente ai Cooperatori, Bene-
fattori e Amici delle Opere Don Bosco
Direzione e amministrazione: via Maria Au-
siliatrice, 32 - 10100 Torino - Tel. 48.29.24
Direttore responsabile: Don Pietro Zerbino
Autorizz. del Trib. di Torino n. 403 dal 16 febbraio 194S
Par Inviare offerte servirsi dal e.e. Postala n. 2-1355
intestato a : Diraz. Generala Opera Don Bosco Torino
Per cambio d'Indirizzo inviare anche l'Indirizzo precedente
Pag. 279 L. 1.800
NUOVA VERSIONE E REVISIONE DI V. MESSORI
* Traducendo il rigoroso scrupolo di storico in linguaggio adeguato alle esigenze del lettore moderno,
Agostino Auffray parla a coloro che desiderano accostarsi alla vita e al messaggio di Don Bosco.
* I desideri, le speranze, le ansie, i sentimenti vissuti dall'umile prete dei Becchi
nella febbrile corsa verso il raggiungimento dei suoi sogni :
una casa per i fanciulli, la diffusione della stampa cattolica, l'avvio alle missioni.
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